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INDICE DEI DOSSIER

Report "Globalizzazione"   9-10 febbraio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Shen Wei pronto ad affascinare la platea dell'Ariosto ( da "Gazzetta di Reggio" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nato in Cina nel 1968, l'anno della scimmia, all'età di due anni ha dovuto trasferirsi con la famiglia in un centro di rieducazione. Da questo infausto inizio è nata una coscienza artistica con«un'immaginazione sorprendente» (New York Times). Nonostante il successo nel suo Paese, Shen Wei ha deciso di farsi una vita nuova in Occidente,

Crisi. Persi in Europa 130mila posti. ( da "AmericaOggi Online" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso al Wto - sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India. Usa Si continua a lavorare sul piano salva-banche NEW YORK.

disoccupazione, allarme della ue in quattro mesi persi 130mila posti - alberto d'argenio ( da "Repubblica, La" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A preoccupare anche la reazione scomposta di molte grandi economia, Cina e Usa in testa, che di fronte alla crisi globale si arroccano nel protezionismo i cui effetti potrebbero aggravare le difficoltà dell´industria europea, che nell´export ha sempre visto una grande risorsa. Nel mirino di Bruxelles soprattutto Cina, Russia, Brasile e India.

diario elettorale ( da "Nuova Sardegna, La" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Attualità dei valori della Costituzione nel mondo globalizzato». è il titolo del convegno, coordinato da Franco Pilo (già presidente della sezione penale del Tribunale di Sassari), in programma oggi alle 16 nella sala convegni dell'hotel Grazia Deledda. Intervengono l'onorevole Giovanni Bachelet, Università La Sapienza di Roma;

"Non è il capitalismo dei territori contro la Fiat" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: almeno dodici di queste piattaforme che competono nella globalizzazione. Ognuno ha le sue imprese di riferimento che hanno verticalizzato verso l?alto i sistemi una volta più decentrati». Eppure nel Rapporto emerge una qualche differenza tra Nordest e Nordovest: il primo più attaccato ai valori tradizionali delle piccole e medie aziende, il secondo più vicino a quello delle grandi.

Financial Sailing La nuova guerra tra Usa e Cina ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 24 Financial Sailing La nuova guerra tra Usa e Cina DI COMPASS Al 39° Forum di Davos la maggioranza dei seduti in prima fila era tutta cinese. Mentre l'economia del Dragone rallenta drasticamente (8,5% 2008 contro 13% 2007) s?infiamma la polemica sui tassi di cambio. Dopo due anni di tregua lo yuan torna a sconquassare le relazioni tra Cina e Stati Uniti.

Camera con vista sugli investimenti gli hotel tornano a fare shopping ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: impatto della globalizzazione i piccoli, che pero? hanno adottato strategie da grandi: un esempio lo offre l?albergo umbro Tre Vaselle di Torgiano, Perugia, della famiglia di produttori di vino Lungarotti, eletto il più lussuoso albergo del mondo. E per reazione alla globalizzazione, che appiattisce i marchi e le specificità territoriali,

CIN CIN SPOGLI PENNELLONE RONALD TORNA A CASA CON 1200 BOTTIGLIE ("PREVALENTEMENTE ROSSO") - MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARÀ IL "WINE LOVER" TORNANDO IN AMERICA? I RAPPORTI C ( da "Dagospia.com" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: HomePage | Segnala articolo --> CIN CIN SPOGLI ? PENNELLONE RONALD TORNA A CASA CON 1200 BOTTIGLIE (?PREVALENTEMENTE ROSSO?) - MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARà IL ?WINE LOVER? TORNANDO IN AMERICA? ? I RAPPORTI CON la Winebow di Lo Cascio, importatore di vini italiani negli States?

8 marzo e dintorni: intervista a Maria Cristina Bombelli ( da "Targatocn.it" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ora la situazione sta cambiando sia negli USA che in Europa, dove moltissime donne si affacciano a posizioni di leadership. Anche la Cina, pur con un retaggio culturale molto profondo di discriminazione, sta inserendo molte donne al vertice. Che cosa si può fare di concreto per cambiare le cose?

Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere ( da "Giornale.it, Il" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.

SUMMIT SULLA CRISI ( da "Gazzettino, Il" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso alla Wto - sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India.

Lavoratori in Mali ( da "Blogosfere" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dagli USA, dalla Russia, alla Cina, esso presenta oggi un conto devastante. Milioni di disoccupati in america ed europa. Lavoratori senza tutela ovunque. Industrie in crisi, aziende evanescenti, banche svampate. un economia affondata. Di fronte a questo 983 milioni di esseri umani che muoiono di fame.

Gb/ Il broccolo mediteranneo scalza il cavolfiore: è ( da "Virgilio Notizie" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la nuova frontiera del protezionismo d'oltremanica si incarna nella lotta tra il tradizionale cavolfiore e il mediteraneo broccolo. Già, perché la globalizzazione pare aver mandato in soffitta il tanto amato contorno dei "Sunday roast", l'ortaggio bianco che - alla pari di patate e carote - da anni fa parte del pranzo domenicale degli inglesi.

Eventi economici e finanziari del 10 febbraio ( da "Miaeconomia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: indice dei prezzi al consumo della Cina per il mese di gennaio. Alle 6,00 tocca al Giappone rendere noto l'andamento dell'indice che copia la fiducia delle famiglie a gennaio. Alle 8,45 si approda in Europa, la Francia pubblica i dati sulla produzione industriale e sulla produzione manifatturiera per il mese di dicembre.

Circolo virtuoso per WiMAX ( da "Punto Informatico" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: bacini di utenza e potenze economiche come Cina e USA. Entrambi i paesi sono sul punto di mettere sul piatto un consistente investimento per potenziare le proprie offerte di banda larga, pensate come veicolo di sviluppo o rilancio economico del paese, e nonostante qualche balletto sulle cifre, potrebbero comunque togliere le castagne dal fuoco a Taiwan e alla sua scommessa sul WiMAX.

15:52 VINI: VINITALY US TOUR, DA SETTE ANNI PONTE PER L'EXPORT ( da "Agi" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Giappone), che avra' una seconda fase negli USA, come da tradizione, nel mese di ottobre in altre tre citta' di diversi stati. La Florida e' una meta ideale per le aziende italiane, rappresentando l'8% dell'intero mercato a "Stelle e Strisce" e piazzandosi solo dopo la California, con un tasso di crescita delle vendite del 60%

Globalizzazione, interviene Rampini ( da "Gazzetta di Reggio" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Globalizzazione, interviene Rampini Oggi pomeriggio incontro con il giornalista di Repubblica e scrittore Nell'ambito di «Visioni di città-dialoghi sull'urbanesimo, l'uomo e la società contemporanei con protagonisti testimoni della cultura contemporanea», oggi alle 17.

In trenta al "CafèLingua" ( da "Alto Adige" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: opportunità per conoscere culture e tradizioni lontane ma senz'altro di interesse, tantopiù in un mondo ormai globalizzato». Al termine di questo primo appuntamento gli organizzatori hanno annunciato il prossimo con "CafèLingua" che è stato fissato per giovedì 5 marzo, dalle 19 alle 21,30 sempre alla Jugendhaus Josef Noldin.

In Germania l'eolico tira ( da "Trentino" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Germania, Stati Uniti e Cina continuano a contendersi il primo posto sul mercato dell'energia eolica. Nel 2008 i migliori, secondo i dati pubblicati dal Gwec (Global wind energy council), sono stati gli States, scalzando la Germania, da sempre leader incontrastata del settore.

Geithner: Nella bad bank Usa voglio anche i capitali privati ( da "Finanza e Mercati" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa e Cina ed è quindi importante un dialogo stretto, soprattutto nel periodo di crisi attuale». Sempre in tema di novità Obama ha poi lanciato la proposta di creare «un board indipendente e super partes rispetto a Democratici e Repubblicani che controlli come viene speso il denaro, perché dobbiamo essere sicuri che i fondi non vadano sprecati o non siano spesi in progetti che non

came mette jolly motor nel gruppo ( da "Nuova Venezia, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con Australia e Cina in evidenza. «Il nostro Gruppo ha creduto in un'azienda che, come noi, fa dell'alta tecnologia Made in Italy il suo cavallo di battaglia - spiega il presidente di Came, Paolo Menuzzo -. Con questa alleanza rafforzeremo la nostra leadership negli automatismi tubolari e accessori per sistemi oscuranti,

quando la paura fa alzare le barriere - vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ue, Nafta, Gatt, Mercosur, Wto, Asean, il "protezionismo", che è spesso soltanto un sinonimo di «nazionalismo», torna prepotente a tentare i delusi dal proprio antagonista, il "liberismo" ora esploso nella globalizzazione e a promettere garanzie e sicurezza a governi impopolari e popoli terrorizzati.

quanto costa all'italia - marcello de cecco ( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ha poi esordito nel ruolo accusando la Cina di manipolare la propria moneta. Se anche questa volta sono i paesi leader ad abbandonare per primi il libero scambio, il loro esempio sarà di nuovo seguito da tutti gli altri. Questo perché, di fronte ad alti tassi di disoccupazione, tassi di crescita del Pil negativi e deflazione dei prezzi, il protezionismo può apparire (

Accolgo con piacere l'invito di Luigi La Spina ad aprire un dibattito pubblico sulla costruzione di ... ( da "Stampa, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sociali e le nuove frontiere che la globalizzazione stabilisce per la qualità della vita materiale e i diritti fondamentali di ognuno. Progettualità significa investire senza miopia sul futuro internazionale di Torino in un mondo globalizzato. Bisogna moltiplicare e sistematizzare gli sforzi finanziari verso le infrastrutture formative,

l'expo non è una medicina - luca beltrami gadola ( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ingresso nella globalizzazione come fatto passivo senza la capacità culturale di assimilazione e metabolizzazione. L´elenco dei vecchi mali potrebbe continuare e per i nuovi non è necessario fare grandi sforzi di fantasia: un succedersi di amministrazioni sempre più estranee alla città e sempre più in preda al raptus berlusconiano dell´

moschea, il sonno della ragione - alberto gagliardi ( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: attività sovversive va garantita sempre ed in ogni contesto sia laico che religioso ed è semplicemente risibile pensare che in piena globalizzazione l´estremismo islamico si possa diffondere soltanto all´ombra delle moschee. I genovesi devono semplicemente pretendere la eliminazione delle attuali moschee ambigue e semiclandestine esistenti in città, queste sì a rischio sicurezza.

la giunta approva il piano emergenze: 10 milioni per interventi in 40 comuni ( da "Messaggero Veneto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Regione stanzia immediatamente dieci milioni di euro per gli interventi urgenti della protezione civile. Nella giunta della scorsa settimana, l'assessore regionale alla protezione civile, Vanni Lenna, ha proposto una delibera che impegna dieci milioni di euro per interventi in decine di Comuni che sono stati colpiti da dissesti idrogeologici.

PARLAMENTO EUROPEO: AGEVOLARE L'ACCESSO DELLE PMI AI MERCATI MONDIALI ( da "marketpress.info" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzata», anche perché «l´internazionalizzazione genera competitività e crescita, contribuendo all´espansione delle imprese e quindi all´occupazione». La Commissione dovrebbe quindi affrontare in modo esplicito le difficoltà incontrate dalle Pmi nelle esportazioni, precisando con quali strumenti nazionali o europei è possibile aiutare le Pmi a migliorare le loro prestazioni

) CRISI Le rottamazioni non servono PASSANO sui giornali odierni le n... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sui giornali odierni le notizie di una Italia che scende al quinto posto nel mondo per turisti annui (dopo Francia, Spagna, USA e Cina ), con valore del PIL prodotto dal settore già all'ottava posizione (ci superano anche Germania e Giappone...). Nonostante abbiamo i posti più belli del Mediterrano (mare e monti) e il 70% del patrimonio artistico mondiale (città e opere d'arte).

Calano le rimesse, emergenti a rischio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Per India e Messico (insieme a Cina, con 27 miliardi, e alle più piccole Filippine, con 11 miliardi) i numeri sono elevati, ma l'incidenza sul Prodotto interno lordo è bassa. Per altri, invece, persino il Kerala è fortunato. In Tajikistan, le rimesse toccano il 45% del Pil, in Moldova il 38%, in Honduras il 25%, in Giordania il 23%,

Alla Protezione civile c'è già il decreto Stanca ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: INDISCRETO Alla Protezione civile c'è già il «decreto Stanca» I l dispositivo per arrivare al commissariamento di Expo 2015 esiste già e si chiama decreto Grandi Eventi, varato dal governo il 13 settembre 2008. Al suo interno, si sa, si disciplinano quelle manifestazioni su cui la Protezione Civile ha o può avere potestà nell'organizzazione,

Addio alla britishness ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione sbianchetta con una mano di pudore la britishness di realtà planetarie. Wedgwood, marchio della porcellana diventa americana, Woolworths, gloria dei grandi magazzini, sarà solo online, i pub chiudono perchè la birra cede al vino e la shepherds pie, il pasticcio di carne, affoga nel sushi.

Brasile, auto sprint In Usa nodo mutui e l'Euribor va giù ( da "Manifesto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: considerato fino a poco tempo fa l'economia più solida dell'Asia (poi è stato scavalcato dalla Cina): sta salendo il numero delle imprese che annunciano la bancarotta. Solo a gennaio, il numero delle corporate in fallimento è cresciuto del 16%, ai massimi da sei anni. Tante aziende sono ormai costrette a rivolgersi alle banche se vogliono sopravvivere.

la consulta intercomunale gallura si rilancia e diventa istituto di ricerca ( da "Nuova Sardegna, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ragioni di spazio e di diffusione ma oggi sempre più strette dal prevalere di forme di vita e di comunicazione tendenti alla globalizzazione e al prevaricare dei mezzi di comunicazione di massa. Ecco appunto la determinazione, da parte dell'Istituto, di tenerli per quanto possibile vivi, inducendo, per quanto riguarda la lingua, prima di tutto a parlarla nei tradizionali consessi.

lotta tra imperi in un bel libro di paraq khanna ( da "Messaggero Veneto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, USA e Unione Europea sono da tempo impegnati in una lotta senza quartiere per imporre il proprio modello di sviluppo e il proprio stile di vita nel cosiddetto "Secondo mondo", in bilico fra il tentativo di emergere e lo sprofondare nuovamente in una realtà da Terzo mondo.

Società civile e responsabilità ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L'era della globalizzazione insomma. Che vuole, pretende, impone; nuovi e diversi approcci per l'individuazione, la valutazione, la soluzione dei problemi. A tutti i livelli: regionale, nazionale, continentale, globale. Di qui la cosiddetta «glocalizzazione», «l'agire locale e pensare globale».

Tempo di responsabilità per tutti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione responsabile, dove inclusività e sostenibilità abbiano la precedenza sull'arricchimento di pochi,e questo significa concentrarsi su una crescita che includa opportunità per i poveri, sviluppo tecnologico, microfinanza e prestiti a piccoli imprenditori, accordi commerciali che vadano a beneficio di entrambe le parti e livelli di aiuti sufficienti per centrare gli obiettivi

Cina si difende all'Onu: noi proteggiamo i diritti umani ( da "Reuters Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: GINEVRA (Reuters) - La Cina ha difeso oggi davanti a un organismo dell'Onu il suo comportamento riguardo ai diritti umani, respingendo le accuse da parte dell'Occidente secondo cui il gigante asiatico usa la tortura e imprigiona i dissidenti e insistendo che le sue politiche sono a norma di legge.

AMBIENTE. Lazio, Protezione civile e Guardia di Finanza insieme contro gli incendi ( da "HelpConsumatori" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protezione civile e Guardia di Finanza insieme contro gli incendi 10/02/2009 - 09:31 Protezione civile e Guardia di Finanza alleate contro gli incendi boschivi nel Lazio attraverso un accordo di più stretta collaborazione. L'intesa prevede una più ampia collaborazione fra Regione e Fiamme Gialle per aumentare l'impegno sul territorio,

Intervento della Protezione Civile per frana a Verezzo ( da "Sanremo news" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protezione Civile per frana a Verezzo Lungo intervento della protezione civile di Sanremo, per la riapertura della strada che porta in zona San Donato a verezzo, frazione di Sanremo. Per la messa in sicurezza e lo sgombro del tratto interessato dalla frana verificatasi nella tarda serata di sabato, sono intervenuti già dalle prime ore di domenica mattina i volontari della Protezione

Auto, la Cina diventa il primo mercato ( da "Corriere.it" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina diventa il primo mercato A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti PECHINO (CINA) - La crisi economica colpisce in tutto il mondo, ma in Cina il settore auto resiste. La Repubblica Popolare cinese ha infatti superato gli Stati Uniti per la prima volta,

AUTO, LA CINA DIVENTA IL PRIMO MERCATO ( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Auto, la Cina diventa il primo mercato -->A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti

CRISI: AUTO, LA CINA SUPERA GLI USA E DIVENTA PRIMO MERCATO ( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato di ANSA A gennaio vendute 735mila vetture, 657mila negli Stati Uniti -->(ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/o mercato del mondo.

Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato ( da "Trend-online" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 10.02.2009 13:14 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/

14:12 AGRICOLTURA: TRENTINI ELETTO PRESIDENTE DI EUROASPER ( da "Agi" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Europea per difendere un prodotto che in questi ultimi anni si sta sempre di piu' globalizzando. Il nuovo incarico internazionale per Luciano Trentini che si aggiunge a quello gia' ricoperto nella AREFLH, l'Assemblea delle Regioni Ortofrutticole Europee e che proietta il CSO sempre di piu' verso quel percorso di internazionalizzazione ormai indispensabile per lo sviluppo del settore.

L'Italia patria del phishing ( da "Vnunet.it" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 4%) e Usa (2,8%). In calo invece la presenza del dominio ".it" tra quelli di origine per lo spam: se infatti nel 2007 i server italiani erano responsabili del 3,9 della email spazzatura , nel 2008 questa cifra si assesta al di sotto del 3% (la Cina primeggia con 20,6% e ha recentemente superato gli Usa, fermi al 19,

Ma il caso di Eluana ci sta davvero a cuore?. ( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.

CRISI: AUTO, AIUTI UE PER 1,69 MLN DI EURO IN SPAGNA ( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.

Ucraina/ Presidente Parlamento lancia SOS all'Ue: aiutateci ( da "Virgilio Notizie" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina, Giappone e all'Unione europea. Per ora ha risposto solo Mosca, che sta trattando per una linea di credito di 5 miliardi di dollari. Secondo Lytvyn gli aiuti Ue potrebbero essere canalizzati all'Ucraina nell'ambito del 'Partenariato per l'Est' (ancora in fase di gestazione) oppure potrebbero essere concretizzati nel campo della modernizzazione della rete del gas ucraina,

Crisi: auto, aiuti Ue per 1,69 mln di euro in Spagna ( da "Trend-online" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.

L'ultima truffa della casta dei banchieri ( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.

Dialogo e consenso internazionali per uscire dal tunnel ( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ritirarsi dalla globalizzazione e ridurre la crescita mondiale, oppure affrontare i problemi di un nuovo ordine mondiale operando i necessari adeguamenti per garantire un futuro migliore. Il Regno Unito, come l'Italia e altri Paesi, ha intrapreso una serie di interventi nazionali per stabilizzare e rilanciare la propria economia.

Agroalimentare - Errani: "Parma può fare da locomotiva" ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: per dire che le istituzioni sono in campo per superare le difficoltà e per investire sul futuro». E l?agroalimentare «è un elemento portante della nostra economia: ci scommettiamo anche per il futuro. Sappiamo che ci sono delle difficoltà, ma vogliamo contribuire a riattrezzare questo settore per le sfide della globalizzazione».

Il Dalai Lama è 'cittadino di Roma' La Cina: "Conseguenze per l'Italia" ( da "Quotidiano.net" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Salute Tecnologia Meteo Scommesse Casa Dieta DOPO LA VISITA NEL NOSTRO PAESE Il Dalai Lama è 'cittadino di Roma' La Cina: "Conseguenze per l'Italia" Pechino ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?Italia per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama Pechino, 10 febbraio 2009 - La Cina ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?


Articoli

Shen Wei pronto ad affascinare la platea dell'Ariosto (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Reggio" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Shen Wei pronto ad affascinare la platea dell'Ariosto Il coreografo, pittore e designer cinese-americano domani accompagnato da musica e canti tibetani REGGIO. La stagione di danza 2008-2009 riporta a Reggio Emilia, domani sera alle ore 21 al Teatro Ariosto, il coreografo, ballerino, pittore e designer cinese-americano Shen Wei con la sua prestigiosa Compagnia Shen Wei Dance Arts, che presenterà Re-(Part I) su musica e canti tradizionali tibetani e Map, su musica di Steve Reich. Un'occasione unica e imperdibile per osservare da vicino l'opera di questo particolarissimo artista, conosciuto in tutto il mondo per l'originalità e la visione interculturale dei suoi spettacoli. Re-(Part I) - come spiega lo stesso coreografo - «è prevalentemente basato sui sentimenti suscitati dalla terra, dalla gente, dalla religione e dalla cultura tibetana che hanno caratterizzato i miei recenti viaggi». Presenta infatti i canti buddisti tradizionali, interpretati dal monaco tibetano Choying Dolma che influiscono sulla natura spirituale della danza. Grazie alle luci di Jennifer Tipton, Shen Wei ha trovato un nuovo modo per esprimere i mandala del Tibet sacro. Invece della sabbia usata in Tibet per creare intricati disegni spirituali buddisti, Shen Wei usa piccoli pezzi di carta bianca e blu. Man mano che i ballerini si muovono attraverso il disegno, lo distruggono appositamente, come si usa fare in Tibet, a rappresentare la vita fisica e il modo in cui tutti gli esseri viventi ritornano agli elementi e non muoiono mai. In Map, Shen Wei esplora il concetto di rotazione, salto, isolamento interno, movimento circolare interno e movimento interno individuale. Le tecniche circolari e di rotazione sono state introdotte da Shen Wei nella sua Sagra della Primavera (2003) e in Connect Transfer (2004), per poi venire ulteriormente sviluppate in Map. Map è sulla musica di The Desert Music di Steve Reich, divisa in cinque sezioni organizzate in forma simmetrica: Abcba. Nella coreografia di Shen Wei, gli elementi di «Rotation Map» (primo movimento) ritornano nel quinto movimento, «The Map» in modo molto energico. La storia di Shen Wei, che a Reggio Emilia venne e fu molto applaudito nella stagione di danza 2005 è una storia di grande successo, nonostante abbia dovuto affrontare grandi difficoltà. Nato in Cina nel 1968, l'anno della scimmia, all'età di due anni ha dovuto trasferirsi con la famiglia in un centro di rieducazione. Da questo infausto inizio è nata una coscienza artistica con«un'immaginazione sorprendente» (New York Times). Nonostante il successo nel suo Paese, Shen Wei ha deciso di farsi una vita nuova in Occidente, trovando più libertà e meno sovvenzioni statali. La sua carriera da lì è iniziata e Shen Wei è divenuto in brevissimo tempo artista conosciuto a livello internazionale: nel 2000 ha fondato la sua Compagnia, impegnata da allora nei cinque continenti.

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Crisi. Persi in Europa 130mila posti. (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi. Persi in Europa 130mila posti. 09-02-2009 BRUXELLES. Allarme Ue sull'occupazione: in quattro mesi si sono persi 130.000 posti di lavoro nei settori dell'industria e dell'edilizia. Settori che hanno fatto registrare in termini di produzione perdite pari a 150 miliardi di euro nell'ultimo anno. Questo mentre la crisi molto probabilmente non ha ancora raggiunto il suo apice. Particolarmente "drammatica" appare la situazione del settore automobilistico, che più di altri soffre le persistenti condizioni di stretta del credito. Il rischio chiusura per molte fabbriche, anche dell'indotto, è dietro l'angolo. Questo il quadro contenuto in un documento riservato della Commissione Ue datato 6 febbraio 2009 e preparato per i ministri finanziari europei che lunedì e martedì si riuniranno a Bruxelles. All'ordine del giorno: fare il punto della situazione, dare una prima valutazione sui piani anticrisi varati dai governi europei e discutere sulle prossime mosse da compiere. Sul tavolo di Eurogruppo ed Ecofin ci sarà dunque anche il pacchetto di misure varato venerdì dal governo italiano, che - così come gli altri piani - dovrebbe ricevere un sostanziale via libera, con l'avvertenza di non cedere più del dovuto sul fronte dei conti pubblici. - PRODUZIONE, 150 MILIARDI IN FUMO. L'analisi della Commissione Ue mette in evidenza come più che mai in questa fase la crisi si stia abbattendo sui settori trainanti dell'industria e dell'edilizia. "La produzione - si legge nel documento dell'esecutivo europeo - fa registrare il declino più forte delle ultime decadi" e "la fiducia delle imprese è crollata ai livelli più bassi dal 1985". I dati parlano chiaro: industria ed edilizia hanno fatto registrare complessivamente perdite sul fronte della produzione per 150 miliardi di euro dal novembre 2007 al novembre 2008, senza contare, dunque, gli ultimi due mesi in cui la crisi si è acuita. Inevitabili i riflessi sull'occupazione: dall'inizio dell'ottobre 2008 alla fine di gennaio 2009, "le riduzioni di posti di lavoro pianificate sono aumentate significativamente a 158.000 unità, mentre la creazione di nuovi posti di lavoro è caduta a 25.000 unità. È dunque attesa "una perdita netta di 130.000 posti di lavoro". Un dato molto preoccupante - si sottolinea nel documento - visto che ancora nel terzo trimestre 2008 il saldo tra posti persi e posti creati era leggermente positivo. E visto che la crisi economica è attesa a peggiorare nei prossimi mesi, almeno fino a metà 2009. - AUTO, STABILIMENTI A RISCHIO CHIUSURA. Nessun settore è risparmiato dal calo della produzione e dell'occupazione: meccanico, chimico, farmaceutico, alimentare, tessile, siderurgico. E anche la cantieristica e l'aeronautica. Ma - ribadisce l'esecutivo europeo - la crisi è "particolarmente grave e drammatica" nel settore dell'auto, con un 2009 che per produzione e vendite andrà peggio del 2008 (previsto un crollo delle immatricolazioni tra il 12% e il 18%) e "una potenziale ripresa solo nel 2010 e nel 2011". La Commissione Ue sottolinea quindi come "la contrazione della produzione nel settore auto ha più che in altri settori un immediato effetto negativo anche sull'occupazione nelle aziende fornitrici". Dunque in pericolo non sono solo gli stabilimenti automobilistici "che rischiano di chiudere in molti Stati membri", ma anche le aziende dell'indotto, con una su dieci che - secondo gli ultimi dati europei - rischia il fallimento nei prossimi mesi. Sul banco degli imputati c'é soprattutto "la particolare difficoltà" delle industrie e imprese del settore auto nell'accedere al credito, "soprattutto al credito di lungo termine". Senza contare la crisi del credito al consumo, che rappresenta tra il 60% e l'80% degli acquisti di nuove auto. - ANCHE BUY AMERICAN IN ALLARME PROTEZIONISMO. Nel suo documento la Commissione Ue sottolinea infine come "di fronte a una crisi economica sempre più profonda c'é il forte rischio di una ripresa del protezionismo, che colpirebbe ancor più duramente l'industria dei Paesi dell'Ue". E nella "lista nera" delle misure incriminate resta anche il piano Obama, con la clausola del "Buy american". Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso al Wto - sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India. Usa Si continua a lavorare sul piano salva-banche NEW YORK. L'amministrazione Obama punta sul piano di stimolo al Congresso e fa slittare di ventiquattro ore l'annuncio del programma per rilanciare il credito e stabilizzare i mercati finanziari. Larry Summers, advisor del presidente Barack Obama, conferma le indiscrezioni e precisa che la presentazione del nuovo piano di salvataggio dovrebbe essere martedì 10 febbraio e non più il 9 febbraio come precedentemente annunciato. Uno slittamento che offre la possibilità di limare il progetto, intorno al quale c'é grande attesa dato il perpetrarsi delle difficoltà del sistema finanziario. L'annuncio giungerà poche ore prima che i vertici delle maggiori banche americane sbarchino a Washington per presentarsi alla Commissione Servizi Finanziari della camera: uno sbarco in massa con aerei commerciali e treni. I big di Wall Street - secondo quanto riportato dal Financial Times - per evitare ulteriori critiche dovrebbero optare per lasciare nei rispettivi hangar i jet aziendali, privilegiando i mezzi pubblici. Per rilanciare il credito e stabilizzare i mercati, il segertario al Tesoro Timothy Geithner e la sua squadra starebbero valutando anche la possibilità di servirsi dell'aiuto del settore privato per pulire i bilanci delle banche dagli asset tossici: una soluzione che consetirebbe al mercato di fissare i prezzi di tali asset e di limitare le spese per lo stato. La partnership pubblico-privata per finanziare la banca aggregatore - secondo il Wall Street Journal - "non è sicuro che venga inclusa nel progetto finale", ma al momento appare una delle ipotesi più accreditate. La "banca aggregatore" dovrebbe così essere finanziata in parte con i fondi del Tarp (Troubled Asset Relief Program) e nella maggior parte con risorse provenienti dal settore privato che, nel caso gli asset tossici aumentassero di valore, godrebbe di alcuni benefici. Nel piano dovrebbero così rientrare nuovi programmi per aiutare i proprietari di case in difficoltà per 50-100 miliardi di dollari; iniezioni di capitale nelle banche; un meccanismo per pulire i bilanci delle banche; e l'ampliamento dei programmi della Fed per rilanciare il credito. Incontrando i democratici della camera, Geithner ha osservato come il sistema finanziario americano resta "gravemente danneggiato. Ci ha detto - ha riferito Brad Miller, memro della Commissione servizi finanziari della camera - che dobbiamo agire per prevenire che le cose vadano ancora peggio. Ci ha inoltre precisato che le istituzioni che riceveranno assistenza dovranno partecipare ai programmi di modifica dei mutui e rispettare altri standard che saranno imposti. L'assistenza pubblica è un privilegio non un diritto". Proprio in quest'ottica, e alla luce del nuovo tetto sui compensi imposto dall'amministrazione alle banche salvate e alle polemiche sulle spese per viaggi aziendali e benefit, i big di Wall Street avrebbero deciso - riporta il Financial Times - di recarsi a Washington per l'audizione alla Commissione Servizi Finanziari della Camera con mezzi pubblici. Dallo scalo newyorkese di La Guardia dovrebbero così partire fra martedì sera e mercoledì mattina, a bordo di commerciali air-shuttle, i numeri uno di Morgan Stanley, Citigroup e Goldman Sachs, rispettivamente John Mack, Vikram Pandit e Lloyd Blankfein. Effettuerà il coast-to-coast a bordo di un volo comemrciale anche John Stumpf di Wells Fargo, mentre Kenneth Lewis, amministratore delegato di Bank of America, coprirà le 400 miglia che separano Charlotte (North Carolina), sede della banca, e Washington in treno.

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disoccupazione, allarme della ue in quattro mesi persi 130mila posti - alberto d'argenio (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 10 - Economia Disoccupazione, allarme della Ue in quattro mesi persi 130mila posti Confindustria: più ore di lavoro, meno giorni di ferie e malattia Il rapporto della Commissione: auto e costruzioni strangolate dalla stretta al credito ALBERTO D´ARGENIO BRUXELLES - La crisi economica morde, con effetti debordanti sulla vita dei cittadini europei. Una situazione sotto gli occhi di tutti che la Commissione Ue ha voluto riassumere in un documento dai toni drammatici. Da quando la recessione ha iniziato a farsi sentire nel Vecchio Continente sono stati bruciati 130 mila posti di lavoro e l´industria ha lasciato sul terreno 150 miliardi di euro. Numeri da capogiro se si considera che il periodo esaminato è di appena quattro mesi - dallo scorso ottobre alla fine di gennaio - e che il picco della crisi, nella migliore delle ipotesi, durerà fino a giugno. Secondo l´analisi di Bruxelles - indirizzata ai ministri delle finanze Ue che si riuniscono oggi e domani nella capitale belga - i comparti più colpiti sono quello dell´auto, compreso l´indotto, e le costruzioni. «La produzione in molti settori industriali e in quello dell´edilizia fa registrare il declino più forte delle ultime decadi», scrive la Commissione prima di indicare che la fiducia delle imprese è «crollata al livelli più bassi dal 1985». Da qui la perdita secca di centinaia di migliaia di posti di lavoro, mentre ancora nel terzo trimestre 2008 il saldo tra impieghi persi e creati era leggermente positivo. Un´ecatombe in mezzo alla quale le industrie cercheranno di salvare gli operai specializzati, scaricando la crisi sui contratti a breve termine o con la chiusura temporanea delle fabbriche. Come detto i settori più martellati sono costruzioni e auto (per quest´ultima si parla di situazione «drammatica»), messe in serie difficoltà dalla «persistente stretta creditizia». Ma la recessione non risparmia nessuno: «Sono colpiti - scrive Bruxelles - anche il settore meccanico, chimico, farmaceutico, alimentare, tessile e abbigliamento, siderurgia, cantieristica e aeronautica». Praticamente tutti. A preoccupare anche la reazione scomposta di molte grandi economia, Cina e Usa in testa, che di fronte alla crisi globale si arroccano nel protezionismo i cui effetti potrebbero aggravare le difficoltà dell´industria europea, che nell´export ha sempre visto una grande risorsa. Nel mirino di Bruxelles soprattutto Cina, Russia, Brasile e India. E non sfuggono gli Stati Uniti dell´amministrazione Obama: nonostante mercoledì scorso il presidente Usa abbia fatto marcia indietro sul "Buy American", la clausola che riserva gli aiuti pubblici del piano anti-crisi alle industrie che usano prodotti statunitensi, l´Europa è ancora preoccupata dall´approccio della Casa Bianca. Intanto da Roma Federica Guidi, presidente dei Giovani di Confindustria, ha detto che si dovrebbe cominciare «a pensare al numero di ore lavorate: dobbiamo aumentare la produttività - ha detto dagli studi di Domenica In - lavorando più ore, 41, 42, 43, e rivedere il numero delle ferie: quattro o cinque settimane all´anno sono forse un po´ troppe, come i giorni di malattia. E´ grave perdere due punti di Pil - ha concluso - ma sarebbe importante, quando ci sarà la ripresa, non crescere solo lo zero-virgola».

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diario elettorale (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Sardegna, La" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 14 - sassa DIARIO ELETTORALE Partito Democratico «Attualità dei valori della Costituzione nel mondo globalizzato». è il titolo del convegno, coordinato da Franco Pilo (già presidente della sezione penale del Tribunale di Sassari), in programma oggi alle 16 nella sala convegni dell'hotel Grazia Deledda. Intervengono l'onorevole Giovanni Bachelet, Università La Sapienza di Roma; Francesco Soddu, docente dell'Università di Sassari e candidato per il Pd alle elezioni regionali. Insieme per le Autonomie Oggi alle ore 19 Franco Cuccureddu, coordinatore regionale delle liste «Insieme per le Autonomie) (inserite nella coalizione che sostiene Ugo Cappellacci) incontrerà i soci del circolo dell'Anglona e i propro sostenitori nel ristorante La Fazenda di Valledoria. Irs Incontro a Ozieri per discutere insieme di fiscalità, energia, gestione delle risorse idriche, agricoltura. L'assemblea si svolgerà questa sera alle 20 nella sala convegni dell'ex seminario, presso l'unione delle due piazze. Saranno presenti Pasqualina Soro, del Tzda di Sassari, Nello Cardenia e Giovanni Marco Ruggiu dell'assemblea nazionale e il leader e candidato alla presidenza della Regione Gavino Sale. Per informazioni: www.irs.sr.

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"Non è il capitalismo dei territori contro la Fiat" (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 12 "Non è il capitalismo dei territori contro la Fiat" «Attenzione a non sbagliare un?altra volta e a far oscillare il pendolo dell?analisi del capitalismo manifatturiero italiano dalla retorica del declino di qualche anno fa, all?esaltazione acritica di oggi. Se questa oscillazione produce oggi una guerra tra capitalismo dei territori, grandi imprese e finanza non si va da nessuna parte, perché non per bontà ma per destino sono costretti a convivere». Aldo Bonomi, direttore di Aaster, un istituto di ricerche sociali sul territorio, non ha bisogno di troppe presentazioni: è uno dei più attenti conoscitori dei meccanismi di crescita dello sviluppo locale e delle logiche economiche con sui si è costruito quel sistema manifatturiero italiano che oggi viene osservato e blandito come uno dei punti di resistenza contro la crisi globale. Così quando gli si chiede un giudizio sui dati che emergono dal Rapporto sulle piccole e medie imprese della Fondazione per la sussidiarietà mette subito in guardia da facili entusiasmi e un po? provocatoriamente dice: «Il Rapporto descrive dei processi reali, ma non vorrei che fosse preso a prestito dalla retorica di questi tempi: sarebbe meglio per tutti vedere i processi reali e tornare a Marx». A Marx? «Si proprio ai classici, al processo denaromercedenaro: prima abbiamo pensato di poter produrre denaro senza passare per le merci, adesso pensiamo di produrre merci senza passare per il denaro». Eppure la politica vede oggi questo mondo di piccole e medie aziende come un?ancora di salvezza contro la crisi. Non è così? «Lo è, ma a patto che si guardino i processi reali, che sono complessi e non l?oscillazione di quello che definisco il pendolo della retorica». Cioè? «Per come si è costruito il capitalismo dei territori oggi la contrapposizione tra grandi e piccoli, tra Nordovest e Nordest non ha più senso. Quel mondo che noi immaginiamo ancora fondato su distretti produttivi si è evoluto e si è aperto. Si è trasformato in un sistema economico e anche sociale basato su piattaforme territoriali produttive, logistiche, che tengono insieme piccole e medie aziende e nuove imprese leader o grandi imprese preesistenti che ne costituiscono l?ossatura. E tra questi sistemi che si gioca la competitività». Insomma non è Fiat contro tutti? «E? così solo all?apparenza e solo se passiamo dalla lettura dei processi economici che noi ricercatori abbiamo fatto in questi anni ai voli nel cielo della politica. Ma a Nordovest non c?è la Fiat, c?è una piattaforma produttiva TorinoCanavese nel quale c?è sì la Fiat e ma insieme ad essa una rete di 1200 imprese e 88mila addetti che formano un sistema. E altrettanto si può dire, per restare a Nordovest, del sistema territoriale CuneoAlessandriaGenova, della Pedemontana lombarda o per passare a Nordest della Pedemontana Veneta. In Italia ci sono almeno dodici di queste piattaforme che competono nella globalizzazione. Ognuno ha le sue imprese di riferimento che hanno verticalizzato verso l?alto i sistemi una volta più decentrati». Eppure nel Rapporto emerge una qualche differenza tra Nordest e Nordovest: il primo più attaccato ai valori tradizionali delle piccole e medie aziende, il secondo più vicino a quello delle grandi. «Chiaro che una cosa è un tessuto produttivo che si è costruito con il « disordine» dal basso in una logica che, come dice il Rapporto, è quella della sussidiarietà, un?altra sono sistemi dove pesa l?eredità fordista e una cultura più di «ordine dall?alto». Ma sono retaggi di mondo ormai che ormai sa benissimo che nella globalizzazione ci si sfida non solo e non tanto attraverso le imprese quanto attraverso i territori e la loro capacità di essere competitivi». A Nordest, però, la manifattura ha ancora un peso enorme. In provincie come Treviso e Vicenza qualcosa che sfiora il 45% del Pil viene ancora dall?industria. Come può affrontare la crisi questo mondo? «Credo che il problema sia proprio quello di creare un capitalismo delle reti che affianchi la manifattura e renda competitivo il territorio: se l?economia dei servizi non innerva quella industriale allora sorgono i problemi. Dopo avere esaltato il disordine creativo che viene dal basso che ha fatto proliferare le imprese, che ha costruito un sistema economico e sociale straordinario, adesso è il momento che questo trovi una via per non entrare in conflitto, anzi direi per costruire, una vera e propria piattaforma produttiva efficiente. Se capitalismo dei territori e capitalismo delle reti entrano in conflitto, sono davvero guai per tutti» Perché? «Perché queste piattaforme produttive hanno bisogno di modernizzarsi. Questo significa che devono avere infrastrutture logistiche con una programmazione degli snodi necessari al territorio, devono avere cultura, università di livello, multiutilities avanzate di grandi dimensioni che ormai sono strategiche per lo sviluppo locale e anche sistemi bancari e finanziari. Senza questo sono destinate a perdere nella competizione». Ma queste iniziative nascono soprattutto nei territori di grande impresa o nelle città più grandi, più difficile che arrivino da un?aggregazione dal basso... «E? vero che il processo è più difficile. Ma è altrettanto vero che può anche nascere e fare da collante a grandi aree metropolitane, come ormai sono divenuti di fatto molti di questi territori. La sfida non è da poco: è forse questo uno dei banchi di prova dell?efficienza di quei meccanismi di sussidiarietà che hanno fatto crescere questo mondo». (a.car.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Financial Sailing La nuova guerra tra Usa e Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

FINANZA pag. 24 Financial Sailing La nuova guerra tra Usa e Cina DI COMPASS Al 39° Forum di Davos la maggioranza dei seduti in prima fila era tutta cinese. Mentre l'economia del Dragone rallenta drasticamente (8,5% 2008 contro 13% 2007) s?infiamma la polemica sui tassi di cambio. Dopo due anni di tregua lo yuan torna a sconquassare le relazioni tra Cina e Stati Uniti. Sono stati gli attacchi diretti del Segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner che, insinuando la "manipolazione intenzionale" dello yuan da parte di Pechino, hanno innescato una bomba ad orologeria nei rapporti diplomatici tra i due Paesi. In pratica, Geithner sostiene che le autorità cinesi stiano deliberatamente attuando una politica di svalutazione della moneta locale per favorire il proprio export. In tempi di recessione acuta questa aggressione non può che rendere ancor più incandescenti le tensioni commerciali. La parola "manipolazione" non è stata scelta a caso. In base alla legislazione americana (legge del 1988) Washington ha la facoltà di avviare un procedimento sanzionatorio (dazi all?import) qualora ravvisasse appunto una manipolazione intenzionale finalizzata a vantaggi commerciali. Ma quel che più colpisce dell?affondo di Geithner è il repentino cambio di rotta dalla politica accomodante per esempio perseguita dal suo predecessore al Tesoro, il repubblicano Paulson, che aveva sempre privilegiato con le autorità di Pechino il cosiddetto dialogo strategico, cioè incontri programmati due volte l'anno tra i responsabili economicofinanziari dei due Paesi. È una deviazione significativa ma che riflette l'atteggiamento ruffiano della nuova Amministrazione Obama verso la maggioranza democratica in Congresso da tempo intollerante e sponsor accanito di un approccio aggressivo nei rapporti economici con la Cina. Ed è anche l'effetto delle mutate condizioni economiche, vedi l'indebolimento dell'economia cinese che secondo dati ufficiali (considerati dagli americani sovrastimati) ha ceduto al 6,8% nel trimestre. Con buona soddisfazione di Tremonti che proprio nell?ingresso della Cina nel Wto aveva indicato una delle cause della crisi. Ma l?irrealizzabilità dell'obiettivo indicato da Geithner ci porta a pensare che si tratti solo di una scelta protezionistica. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Camera con vista sugli investimenti gli hotel tornano a fare shopping (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Camera con vista sugli investimenti gli hotel tornano a fare shopping PAOLA JADELUCA Compagnie alberghiere, riparte la corsa allo shopping. La riduzione del costo degli immobili favorisce la ripresa degli investimenti immobiliari, soprattutto da parte di quegli operatori del settore che in passato erano stati costretti a uscire dal business. Ora molti puntano a rientrare sul mercato, sfruttando lo sboom immobiliare. Magari approfittando proprio delle svendite in atto che altre figure di investitori puri, come fondi speculativi o banche, stanno mettendo in atto per far fronte alla crisi e alla mancanza di capitali in circolazione. A segnalare l?inversione di tendenza è l?Hotel Outlook 2009 di Jones Lang LaSalle Hotel, la divisione alberghi del gruppo di consulenza internazionale specializzato nel settore immobiliare. Secondo l?analisi, estesa a tutta l?aerea Emea Europa, Medio oriente e Africa le compravendite di immobili alberghieri hanno segnato il passo nel corso dell?ultimo anno. C?è stata una notevole riduzione degli investimenti, che hanno fatto registrare nel 2008 un decremento delle transazioni del 64% rispetto all?anno precedente. Una flessione ancora maggiore se invece del volume complessivo delle transazioni ci si sofferma sui soli portafogli immobiliari, asset più grandi e spesso di maggior valore hanno registrato un decremento del 71%. Un segnale chiaro: le dismissioni patrimoniali delle catene alberghiere sono sparite del tutto dai mercati, segnalano gli esperti di Jones Lang LaSalle. Uno scenario profondamente differente rispetto ai due anni fa,quando a movimentare il settore c?erano acquisizioni da capogiro, come quella dell?Hilton da parte del fondo Blackstone, per un valore di 26 miliardi di dollari. I prezzi degli immobili correvano, allora. E sul mercato, grazie alla facilità di accesso al credito, si buttavano in tanti, facendo schizzare alle stelle le quotazioni. Ai primi segnali di crisi tutto è cambiato. Chi ha i soldi in tasca compra, gli altri restano al palo. E, soprattutto nell?ultimo trimestre dell?anno, proprio in concomitanza con le ricadute del credit crunch, i big dell?hotellerie si sono tenuti stretti i loro cespiti. E ora si preparano a fare shopping. Oltre a non vendere, le catene hanno iniziato a fare incetta di altre tipologie di immobili, da trasformare in nuovi hotel. E ora si accingono a fare shopping di alberghi, puntando a comprare a sconto del 20% e anche più. «Se i prezzi subiranno delle correzioni al ribasso rispetto ai picchi registrati negli ultimi anni, l?investimento in alberghi puo? generare dei rendimenti interessanti sia per gestori privati che per quelli pubblici», commenta Roberto Galano, Executive Vice President di Jones Lang LaSalle Hotel Italia. Si esce, si rientra. Il settore ha tempi di reazione molto rapidi: «La gestione alberghiera si riprende più velocemente degli immobili per ufficio, soggetti a dinamiche differenti, c?è una correlazione strettissima con l?andamento del prodotto interno lordo, mentre negli altri segmenti c?è uno scarto di tempo maggiore sia per le fasi di crescita che di flessione», incalza Galano. La corsa a comprare vuole dire corsa a consolidarsi. Una nuova spinta alla concentrazione di questo settore già oggi nelle mani di pochi operatori globali. Un trend inevitabile, per di realizzare economie di scala, che vanno dalla distribuzione alla differenziazione geografica: le grandi catene che hanno alberghi in tutto il mondo possono far quadrare i bilanci compensando la forte flessione del turismo americano, con il boom dei paesi asiatici, che, secondo le stime dell?Unwto, l?organizzazione mondiale del turismo, dovrebbe continuare a tassi sostenuti. Le economie di scala sono una delle leve per comprimere i costi e fronte di margini sempre più compressi. «Se lo scorso anno vendevamo una stanza al prezzo medio a 138 euro, quest?anno lo stesso prodotto è stato venduto a 132 euro, una riduzione per camera del 4,6%», racconta Renzo Iorio, membro del consiglio direttivo di Aica, associazione italiana catene alberghiere, nonché amministratore delegato e direttore generale di Accor Hospitaly italia, la divisione italiana della gruppo francese che chiude il 2008 con 800 milioni di euro di risultato netto. Un record, considerata la crisi che fa registrare flessioni dei volumi di attività in tutta Europa, dall?11,5% dell?Italia, al 10,5% della Spagna, e 7% della Germania. I risultati positivi premiano le strategie di del gruppo, che già nel 2007 ha adottato un nuovo modello di sviluppo, basato su una diversificazione dell?offerta a livello di fascia media, e un riposizionamento sulla fascia lusso. Il mercato, infatti, è profondamente cambiato e la crisi sta accelerando i trend in atto. Le grandi catene, dicono gli analisti di Merrill Lynch e Citi, sono quelle che soffrono di più della media di mercato l?impatto del credit crunch. Eppure sono proprio quelle che, per anticipare il futuro, non fermano gli investimenti programmati: si prevede per il prossimo biennio un investimento globale di 1 miliardo di euro, tra nuove strutture e ristrutturazioni di edifici già esistenti. Soldi spesi differenziarsi dagli altri, acquisire un?identità, catturare nuovi target di clientela. L?alto di gamma punta sempre più su, come prova la ristrutturazione del Four Seasons Hotel di Firenze, destinato a élite di supericchi. Spariscono gli alberghi a una o due stella, sostituiti per lo più da bed& breakfast o agriturismi. Tra gli indipendenti, regge all?impatto della globalizzazione i piccoli, che pero? hanno adottato strategie da grandi: un esempio lo offre l?albergo umbro Tre Vaselle di Torgiano, Perugia, della famiglia di produttori di vino Lungarotti, eletto il più lussuoso albergo del mondo. E per reazione alla globalizzazione, che appiattisce i marchi e le specificità territoriali, nascono i network di nicchia: come il Fuller?s, 6 alberghi e 10 Inn, tutti su un antico pub inglese d?epoca, come il Mad Hatter di Londa. A prezzi accessibili, con mobili e atmosfera autenticamente british. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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CIN CIN SPOGLI PENNELLONE RONALD TORNA A CASA CON 1200 BOTTIGLIE ("PREVALENTEMENTE ROSSO") - MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARÀ IL "WINE LOVER" TORNANDO IN AMERICA? I RAPPORTI C (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> CIN CIN SPOGLI ? PENNELLONE RONALD TORNA A CASA CON 1200 BOTTIGLIE (?PREVALENTEMENTE ROSSO?) - MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARà IL ?WINE LOVER? TORNANDO IN AMERICA? ? I RAPPORTI CON la Winebow di Lo Cascio, importatore di vini italiani negli States? 1 - E ORA SPOGLI, COME SAI FARE TU Carlo Rossella per "Il Foglio" - Oggi Ronald Spogli, ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, lascia il suo incarico. Ieri, a Villa Taverna, ha salutato gli amici. Lo rimpiangeremo! 2 - RONALD SPOGLI TORNA A CASA E PORTA VIA 1200 BOTTIGLIE. MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARÀ TORNANDO IN AMERICA? Riceviamo e pubblichiamo: Vi segnalo questo articolo sull'ambasciatore Fogli dal Blog Kelablu del Gambero Rosso (autore il supplente) http://blog.gamberorosso.it/kelablu/node/1450 Ronald Spogli Ambasciata Usa: il mistero della cantina Sui giornali l'abbiamo letto tutti: Ronald Spogli, ambasciatore italiano nominato da Bush, si appresta a tornare in patria. La settimana scorsa in occasione del saluto ai giornalisti ha bacchettato il nostro Paese (con moltissime buone ragioni). Poi è andato a preparare mutande, pedalini, camicie e cose varie da portar via. Solo l'Ansa, non ripresa in questa parte da nessun giornale e non smentita dall'Ambasciata, ha scritto: "In valigia ha messo anche 1200 bottiglie di vino. Prevalentemente rosso." Ecco allora le mie domande. 1) si tratta forse di confezioni mignon? Come fanno altrimenti 1200 bottiglie a entrare in valigia? 2) Le bottiglie sono state prese dalla cantina di Villa Taverna, abitazione ufficiale dell'Ambasciatore, o sono sue personali? 3) Spogli è solo un appassionato cultore di vini o anche un abile investitore (o entrambe le cose)? Nel seguitissimo blog su Wine Spectator, tempo fa, James Suckling ha scritto che "Spogli is also a serious wine lover, and admits to having an extensive collection of Italian wines back home in Southern California. He is building a showcase 5,000-bottle wine cellar at the Ambassador's residence, with contributions from a handful of wineries in Italy and in California". 4) La cantina di Villa Taverna (un caveau sotterraneo profondo 10 metri, su tre livelli, è capace di ospitare fino a 5000 bottiglie) è stata quindi realizzata grazie anche all'aiuto finanziario di alcuni produttori di vino. Un ulteriore esempio di amicizia Italia-Usa o una preventiva operazione commerciale? spogli ronald Al fine di aiutare i lettori -grazie, siete sempre più numerosi- aggiungo le informazioni che già qualche tempo fa aveva dato nel suo blog Franco Ziliani (citazione d'obbligo): "Spogli è anche il co-fondatore della Freeman-Spogli, "a private investment firm dedicated exclusively to investing with management in retail, direct marketing and distribution companies positioned for growth", ovvero una delle principali società di investimenti degli Stati Uniti, la Freeman Spogli & Co., con sede a Los Angeles.(Tra le 36 società su cui la Freeman-Spogli ha investitito figura anche la celeberrima Winebow di Leonardo Lo Cascio, forse il principale importatore di vini italiani negli States, nel cui portafoglio figurano aziende produttrici di Brunello di Montalcino come Altesino, Fanti, Renieri, Salicutti, San Polo, Tassi." Attendo risposte. (Attenzione: non si vince nulla.) Personalmente ritengo che se Spogli si impegna a promuovere il vino italiano la cosa non può che essere positiva. Ovviamente farebbe piacere saperne di più. [09-02-2009]

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8 marzo e dintorni: intervista a Maria Cristina Bombelli (sezione: Globalizzazione)

( da "Targatocn.it" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

8 marzo e dintorni: intervista a Maria Cristina Bombelli Sono passati quasi dieci anni da quando Cristina Bombelli rese familiare anche in Italia il concetto di ?soffitto di vetro?, ovvero il gradino della scala gerarchica che, sebbene formalmente invisibile, le donne non riescono quasi mai a superare. Nel 2000 la fondatrice del Laboratorio Armonia che oggi ha sviluppato Wise Growth, una società di consulenza specializzata nella gestione delle diversità e nello sviluppo individuale, osservò che, in Italia più che altrove, l?incidenza delle donne si riduce drasticamente al crescere delle responsabilità aziendali e individuò alcune attenzioni organizzative che consentirebbero alle imprese di superare, almeno in parte, il problema. Che cosa è cambiato dal 2000 ad oggi? Dal punto di vista culturale molto. Oggi l?idea che l?assenza femminile sia un problema non tanto e non solo femminile, ma che riguarda l?intera società, è molto più diffusa di allora. Esiste una consapevolezza anche maschile e dei gruppi dirigenti del nostro Paese che questa mancanza costituisca un problema da risolvere. Ma, come è naturale, non seguono immediatamente delle azioni concrete. I tempi sono maturi affinché le donne entrino nei luoghi di potere, ma occorrerà del tempo affinché questo avvenga realmente. Com?è la situazione negli altri paesi europei e negli altri continenti? La situazione, come, è immaginabile, è differenziata. Le donne, in tutte le latitudini sono state escluse dal potere e, in molti casi, anche loro non sono state sufficientemente determinate nel perseguirlo. Ora la situazione sta cambiando sia negli USA che in Europa, dove moltissime donne si affacciano a posizioni di leadership. Anche la Cina, pur con un retaggio culturale molto profondo di discriminazione, sta inserendo molte donne al vertice. Che cosa si può fare di concreto per cambiare le cose? La mia personale idea è di supportare le donne nei percorsi di sviluppo, oltre che fare in modo che le aziende sviluppino programmi di rivisitazione delle proprie modalità di gestione del personale e di miglioramento delle loro culture. Lavorare insomma sui due versanti, gli individui e l?organizzazione, in modo da affrontare sia i processi di esclusione del femminile, ma anche le dinamiche di autoesclusione Potrebbe servire introdurre già nelle scuole una sorta di educazione alle Pari Opportunità? Credo che le scuole possano aiutare a comprendere i meccanismi di formazione degli stereotipi e la loro influenza sui processi di comunicazione, ma non solo per quanto riguarda le donne, ma tutte le classificazioni con cui dividiamo le persone nella quotidianità. A scuola, in realtà, le bambine e le ragazze, solitamente più brave, non hanno un problema di pari opportunità. Questi nascono successivamente nei luoghi di lavoro. Cosa ne pensa della nostra iniziativa e che rapporta ha con l?8 marzo? Un giorno che festeggia le donne ha sempre un?ambivalenza. Dal mio personale punto di vista non ho sempre apprezzato l?idea di un mento di celebrazione, che ci ricordi l?importanza del femminile nella società e che ci sostenga nelle fatiche che dobbiamo affrontare. Non apprezzo molto i convegni, i momenti rituali, che rischiano di limitare il tema a questo giorno, scaricando la coscienza di chi, in realtà, non ha nessun interesse reale ai temi delle donne. Detto questo, i buoni contenuti e le occasioni di discussione sono sempre apprezzabili, siano esse situate in marzo o in altro periodo dell?anno. Barbara Pasqua

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Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Domani il segretario al Tesoro Usa Geithner presenterà il nuovo piano per salvare il sistema finanziario americano. Intanto, però, dalla casta dei banchieri continuano a giungere pessimi segnali. La spartizione dei bonus milionari continua, soprattutto negli istituti salvati dal contribuente (come ho spiegato in questo articolo e in quest'altro). E Il Congressional Oversight Panel for the bailout funds, un comitato incaricato di verificare come vengono spesi i fondi già stanziati per salvare il sistema finanziario, ha scoperto un'altra beffa; pardon un'altra truffa. Lo scorso ottobre il Tesoro americani ha comprato titoli tossici dalle banche americane per 254 miliardi di dollari, ma il valore reale è risultato essere di 176 miliardi di dollari. Insomma, le banche americane hanno ingannato lo Stato 78 miliardi di dollari. E lo Stato, ovvero il Tesoro Usa all'epoca guidato da Paulson, si è verosimilmente lasciato amabilmente gabbare. Non a caso per molte settimane si è rifiutato di spiegare pubblicamente quali criteri abbia adottato per comprare i titoli tossici. Per non turbare il mercato, diceva. E qui veniamo al punto: le attuali degenerazioni nascono dallo strapotere di quelle che Tito Tettamanti, noto imprenditore e finanziere svizzero, ha definito in un articolo sul Corriere del Ticino, le "gigantobanche", che hanno finito per falsare le regole del capitalismo. Tettamanti, da sempre su posizioni liberiste, le definisce "degenerazioni concettuali", come l'aver abolito la distinzione tra banca di credi to e banca d'affari, l'aver permesso agli istituti attività speculative al alto rischi che dovrebbero essere limitate agli Hedge Funds. Secondo Tettamanti è "gravissimo anche il fatto che le «gi gantobanche » abbiano creato tra di loro dei mercati, i famosi «over the counter», per loro prodotti (certi de rivati), mercati dei quali erano ge stori, attori, regolatori, escludendo altri partecipanti e sottraendosi ad ogni esigenza di trasparenza e con trollo". Ma vi sono altre responsabilità: "Quelle di chi ha accettato, quando non volu to, la creazione di banche «too big to fail», vale a dire tanto gigantesche, tanto importanti per il sistema che non ci si sarebbe mai potuti permet tere di farle fallire. E chi ha accettato sono tra l'altro i controllori (vale a dire i rappresen tanti dello Stato) chiamati ad appli care le numerose regolamentazioni esistenti. Non solo ciò era in paten te contraddizione con il sistema di mercato che deve sanzionare l'insuc cesso con il fallimento (anche perché le perdite non si annullano trasci nando i debiti all'infinito), ma ha creato una categoria di privilegiati tra le banche. Tettamanti si chiede: "I controllori che hanno assistito alla degenerazione (magari facili tandola) perché non sono intervenu ti applicando le regole?" e osserva che: - le regole ci sono, ma bisogna vole re ed essere capaci di applicarle o correggerle quando sono errate. In fatti, delle banche sono pratica mente fallite senza infrangere le re gole esistenti. Attenzione: più rego le di dettaglio esistono, più si de responsabilizza il soggetto delle re gole e si rende macchinoso l'inter vento; - lo Stato, di cui i controllori sono un'emanazione, non può troppo facilmente declinare ogni respon sabilità per i disastri originati dal le «gigantobanche», ma neppure avere troppo il complesso del com plice per i salvataggi". L'ultima truffa, quella dei 78 miliardi evdenzia un punto fondamentale: il salvataggio delle banche rischia di essere inutile se non si scardinano il sistema delle "gigantobanche" e, parallelamente, i privilegi inaccettabili dei manager. Obama ne sarà capace? Sono scettico, la mia impressione è che l'establishment americano miri a superare la tempesta, per poi permettere alla casta dei banchieri e alle "gigantobanche" di continuare come prima. Sarebbe l'ultima beffa. Sbaglio? Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, gli usa e il mondo 1 Commento » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Feb 09 Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere Ho seguito con crescente turbamento le polemiche sulla vicenda di Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi assistere un proprio caro che ha subito danni al cervello, non può che provare una struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma intimo, straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il tema di una battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti. Stamattina ho letto sulla Stampa l'opinione controcorrente di un autorevole cattolico, quella dell'arcivescovo Giuseppe Casale che dice: «Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia». «Non è tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo stucchevole can can. C'è poco da dire: l'alimentazione e l'idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio può essere legittimamente interrotta». E ancora: "Si è creato il 'caso Englarò agitando lo spettro dell'eutanasia, ma qui non si tratta di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinchè la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente - aggiunge monsignor Casale - . I trattamenti medici cui è stata sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un calvario disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.» «L'alimentazione artificiale - conclude Monsignor Casale - è accanimento terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime volontà e non lasciamo solo un padre che, appena si saranno spenti i riflettori di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la spina. Eluana non c'è più già da tanto, da molto tempo prima della rimozione del sondino che simula un'esistenza definitivamente svanita». Le parole di Monsignor Casale fanno riflettere. Che abbia ragione lui? Scritto in società, Italia, giornalismo Commenti ( 161 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Feb 09 Quei manager che si tagliano lo stipendio. Dopo lo scandalo dei bonus da 18 miliardi distribuiti ai manager dalle banche americane salvate dallo Stato, Obama corre ai ripari: oggi annuncia una norma che impone un limite di 500mila dollari agli stipendi dei dirigenti delle società che beneficiano dei sussidi pubblici. Bene, è un passo nella giusta direzione. Tuttavia, mi chiedo: i 18 miliardi rappresentano un abuso colossale e una distorsione di fondi pubblici: perchè Obama non ne pretende la restituzione? Se lo avesse fatto sarebbe stato davvero credibile, in questo modo invece premia la casta, legalizza l'ultima rapina. E invece in un frangente di crisi come questo sarebbe stato necessario un segnale molto più forte che, evidentemente, Obama non può permettersi. Segnali che invece giungono da alcune aziende private. In Giappone, ad esempio, i manager di alcune grandi società in difficoltà si sono ridotti del 30% lo stipendio. Lo stesso è avvenuto in Italia, nel mio mondo, quello dell'editoria. Il gruppo del Sole 24 Ore ha appena inviato una lettera a tutti i collaboratori in cui annuncia una riduzione dei compensi del 25% per fare fronte a quella che definisce la "Grande Crisi". La lettera è firmata dal direttore Ferruccio de Bortoli e dall'amministratore delegato Claudio Calabi, che hanno dato l'esempio riducendosi di un quarto lo stipendio. Che differenza rispetto ai banchieri di Wall Street! Questa è la strada giusta: se i tempi sono duri, lo sono per tutti. Ed è il capo che mostra la via assumendosi in prima persona i sacrifici richiesti. Io lo chiamo capitalismo responsabile e mi piace moltissimo. Scritto in economia, società, era obama, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, giornalismo Commenti ( 80 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Feb 09 Ecco perché il clandestino in realtà non viene espulso Sul Giornale di ieri Stefano Zurlo ha scritto un bell'articolo, in cui racconta che cosa accade agli irregolari che vengono arrestati. Mi ha colpito questo passaggio: "È un meccanismo davvero surreale. Il clandestino viene espulso; non se ne va o torna di nascosto nel nostro Paese e allora scatta, obbligatorio, l'arresto. Ma i processi, di media, sono catene di montaggio delle scarcerazioni: l'imputato esce, in attesa del verdetto, e tanti saluti. Oppure, se la sentenza arriva di volata, viene condannato, ad una pena di 6-8-10 mesi. E subito dopo rimesso in libertà. Come è normale quando la pena è inferiore ai due anni. Insomma, l'irregolare viene afferrato dalla legge e dalla legge riconsegnato alla sua vita invisibile. Con una postilla: se lo acciufferanno di nuovo, sempre senza documenti, non potranno più processarlo: non si può giudicare due volte una persona per lo stesso reato". Se questa è la realtà, e non dubito che lo sia, la lotta ai clandestini è assolutamente inutile. Continueranno ad arrivare, sempre più numerosi, proprio perché è garantita l'impunità. E allora è necessario correre ai ripari, varando norme che non permettano la scarcerazione in attesa del processo e, come ho già scritto, che rendano obbligatorio il rilevamento, oltre delle impronte digitali, dell'iride dell'occhio. Solo così l'Italia può assumere una credibilità che oggi non ha. L'alternativa è che l'Italia si trasformi non in una società tendenzialmente multietnica, ma in un Paese anarchico con profonde ingiustizie sociali e un razzismo diffuso. Non c'è più tempo da perdere: tocca al governo di centrodestra proporre misure concrete. E al centrosinistra moderato di Veltroni sostenerle con spirito bipartisan. Perché il problema degli immigrati non ha più colore politico ma è sentito, con angoscia, dalla stragrande maggioranza degli italiani, compresi i progressisti. O no? Scritto in società, globalizzazione, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 69 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jan 09 La casta di Wall Street? Continua ad arricchirsi. Negli ultimi giorni mi sono occupato nuovamente della casta dei banchieri, che ha inguaiato il mondo. Ho scoperto alcuni dettagli interessanti, ad esempio, che l'ex numero uno di Lehman Brothers, ha venduto la sua lussuosa residenza in Florida, stimata 14 milioni di dollari. Il prezzo? Cento dollari. Chi l'ha comprata? La moglie. E così si cautela contro eventuali creditori. Ipotesi peraltro remota, perché le leggi americane offrono ampie protezioni ai banchieri protagonisti della truffa del secolo. I protagonisti del disastro finanziario passano le loro giornate a giocare, a golf, bridge, cricket. E quelli che non si sono ritirati continuano ad arricchirsi. Nel 2008, mentre le loro società venivano salvate dal fallimento, i manager delle banche si sono accordati bonus per 18,4 miliardi di dollari, come spiego in un editoriale, nel quale pongo una domanda a questo punto fondamentale: è giusto salvare le banche se la casta non viene smantellata? Tremonti dice: a casa o in galera. Sono d'accordo con lui. Se il capitalismo vuole risorgere deve riscoprire una virtù indispensabile, quella della responsabilità individuale. E fare piazza pulita. Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, democrazia, gli usa e il mondo Commenti ( 73 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jan 09 Immigrazione, stiamo sbagliando (quasi) tutto? I fatti degli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta la questione degli immigrati. Ne traggo tre riflessioni. 1) La crisi economica renderà ancora più acuto il problema dell'immigrazione all'interno della Ue. Romania e Bulgaria sono già in forte crisi economica e non mi stupirebbe se nei prossimi mesi aumentasse il numero di cittadini di questi Paesi che cerca fortuna nei Paesi europei ricchi; che, però, come ben sappiamo, non sono risparmiati dalla recessione. Rumeni, bulgari verranno qui ma non troveranno lavoro e molti di quelli che già abitano in Italia lo perderanno. La situazione rischia di diventare rapidamente esplosiva: povertà, indegenza, disperazione, dunque probabile aumento della delinquenza spicciola e molto potenziale manodopera per la malavita e per gli imprenditori italiani schiavisti (che esistono e vanno combattuti energicamente) . Tutto questo alimenterà il razzismo e l'incomprensione reciproca. Occorre che l'Unione europea prenda iniziative straordinarie per limitare la libertà di circolazione delle persone, anche ripristinando, transitoriamente i visti. 2) L'immigrazione extra Ue non si combatte solo alzando barriere, che in realtà servono a poco, perchè, come ha dimostrato l'ultimi rapporto della Fondazione Ismu, dei 450 mila stranieri che arrivano illegalmente, solo 120mila attraversano il Mediterraneo. Gli altri sbarcano con un visto regolare (di studio, turistico o per lavori stagionali) e si danno alla macchia. Come si combatte questo fenomeno? Imitando gli americani: che prendono la foto e le impronte digitali a tutti i visitatori, In tal modo (magari anche con il controllo dell'iride) si creerebbe una banca dati europea che rende facilmente identificabili i clandestini. 3) Gli immigrati non partono spinti solo dalla povertà, ma anche - anzi, soprattutto - per inseguire il mito di un'Europa Eldorado, come ho spiegato in questa analisi. Il mito non viene mai scalfito dai media nè nè dalla sociteà africana, che anzi continu ad alimentarlo. «Gli africani quando partono non immaginano che fuori possa fare più freddo che dentro un frigorifero», mi ha detto Gustave Prosper Sanvee, direttore della tv cattolica del Togo. Dunque se vogliamo limitare le partenze è necessario che gli immigrati sappiano che l'Europa non è un paradiso, ma spesso un purgatorio fatto di stenti, sofferenza, spesso umiliazioni e che ci ce la fa deve rispettare regole sociali e di convivenza che sono molto diverse da quelle africane. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che l'Europa promuova una politica di comunicazione mirata alle popolazioni Africane, che oggi è inesistente. Da qui la mia riflessione: perché non provare un approccio diverso sull'immigrazione? Ho l'impressione che le misure tentate non abbiano prodotto gli effetti sperati e siano destinate al fallimento anche in futuro. In altre parole, l'Italia e l'Europa stanno sbagliando (quasi) tutto. O no? Scritto in società, europa, globalizzazione, immigrazione Commenti ( 72 ) » (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto. Negli ultimi due giorni sul Giornale ho scritto ancora di Obama, che ha litigato con il Vaticano sull'aborto e per la prima volta ha avuto qualche screzio con la stampa americana, finora notoriamente compiacente. I giornalisti Usa tra l'altro si sono accorti che un lobbista dell'industria delle armi è stato nominato numero due del Pentagono, vicenda di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi su questo blog. Era ora. Ma la notizia più significativa riguarda la Cina, sebbene non abbia avuto molto rilievo sui giornali italiani. E' accaduto questo: il segretario al Tesoro Timothy Geithner che giovedì, durante le audizioni alla Commissione finanze del Senato, aveva accusato Pechino di «manipolare le quotazioni dello yuan per ottenre scorrettamente vantaggi commerciali», aprendo di fatto l'iter che, in base a una legge del 1988, permetterebbe al governo americano di imporre sanzioni ovvero barriere tariffarie. La Cina ha risposto smentendo le accuse, mentre il ministro degli Esteri di Pechino ha chiamato Hillary Clinton ammonendola a non compiere passi falsi. Perchè questo screzio? I fattori di attrito sono diversi, ma a mio giudizio ne prevale uno: quello del debito americano. La Cina è da qualche anno il primo sottoscrittore al mondo di Buono del tesoro Usa, ma una decina di giorni fa ha annunciato che intende ridurre il proprio impegno e usare una parte delle risorse per rilanciare l'economia interna. L'America, però, non può permetterlo; anzi, visto che il suo deficit pubblico quest'anno triplicherà, vorrebbe che Pechino aumentasse gli acquisti di Treasury. L'affondo di Geithner ha l'aria di un monito ai cinesi: se Pechino non si ricrede, Washington si vendicherà alzando le barriere doganali; dunque rendendo impervio l'accesso a un mercato che rappresenta il principale sbocco ai beni «made in China». Si scatenerebbe una guerra commerciale e finanziaria da cui usciremmo tutti perdenti. Lo spettro è quello di un dollaro in caduta libera e di una Cina in profonda depressione, che aggraverebbe la crisi dell'economia mondiale. Domanda: lo scenario è credibile? Ragionavolmente uno scontro non conviene a nessuno e pertanto dovrebbe prevalere la ragionevolezza. Fino a quando la Cina, che secondo alcuni economisti sarebbe già in depressione, è disposta a usare le proprie risorse per finanziare il deficit americano? E Obama è in grado di gestire con saggezza rapporti delicati e cruciali come questi? Scritto in economia, era obama, globalizzazione, notizie nascoste, cina, gli usa e il mondo Commenti ( 23 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.44 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jan 09 Basta torture. Bravo Obama, ma come la mettiamo con l'Iran? "L'America non tortura", ha dichiarato ieri Obama rinfrancando chi ha sempre visto nell'America un baluardo di civiltà, saldamente ancorato ai valori della democrazia e della Costituzione. Quell'America è tornata. Bravo Obama, ma McCain, se avesse vinto, avrebbe fatto altrettanto. Entrambi sono convinti che la guerra al terrorismo non possa essere condotta violando i principi che l'America ha sempre proclamato di rispettare, proponendosi pertanto come un modello virtuoso per gli altri Paesi. La stragrande maggioranza dei detenuti di Guantanamo è risultata innocente, ma per molti mesi ha vissuto in condizioni orribili, da lager sovietico, senza assistenza legale, per molto tempo senza nemmeno il monitoraggio della Croce Rossa. Segregati, senza colpa. E nelle prigioni segrete della Cia è successo di tutto: sevizie orribili, alcuni prigionieri sono spariti nel nulla. Ma quanti di loro erano terroristi? Pochi. Obama (e McCain) sono convinti che la guerra ad Al Qaida debba essere risoluta ed energica, ma senza ricorrere a metodi tipici di una dittatura e non di una grande democrazia. La chiusura di Guantanamo e delle prigioni Cia ha anche una valenza politica, perché rafforza e precisa il messaggio di apertura al mondo arabo e all'Iran, con cui la Casa Bianca è pronta ad avviare "negoziati diretti senza precondizioni", come spiego in questo articolo, mentre si rafforzano i segnali di un raffreddamento dei rapporti con Israele (anticipati su questo blog il 14 gennaio). Ieri ho parlato con alcuni esperti di Washington e, off the record, una fonte qualificata del governo americano mi ha fatto notare che Obama nel suo discorso di insediamento non ha citato Israele. E chi è il primo leader straniero con cui Barack ha parlato? Il palestinese Abu Mazen. Basta torture ed è un bene; ma anche meno Israele e più Iran, rapporti ancora più stretti con le potenze del Golfo persico e dunque mano tesa all'Islam fondamentalista sia sunnita che sciita. Scelta strategica lungimirante o clamoroso errore che contraddice i valori degli Usa, premiando regimi come l'Iran e l'Arabia Saudita che calpestano i diritti umani? Scritto in israele, era obama, democrazia, medio oriente, gli usa e il mondo, islam Commenti ( 103 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jan 09 Ha ragione Tremonti: bisogna scegliere chi salvare. Le borse crollano, ci risiamo.. ma perchè? Colpa di Obama, come qualcuno ha suggerito sui giornali? No, i mercati finanziari scendono perchè temono che nemmeno Obama, nonostante gli interventi promessi, possa risollevare l'economia, perlomeno non i tempi brevi. Nonostante i ribassi di Piazza Affari e l'entità del debito pubblico, l'Italia è in una posizione più favorevole rispetto ad altri Paesi, come ha spiegato uno dei nostri economisti più brillanti Marco Fortis, in un'intervista a Rodolfo Parietti. Ma la crisi è globale e da sola l'Italia non ce la può fare. E allora bisogna capirne le ragioni e le dinamiche. Un giornalista del Corriere del Ticino, Alfonso Tuor, da tempo si segnala per la precisione e la lungimiranza delle sue analisi. Venerdì scorso, dunque prima del capitombolo di Wall Street, ha pubblicato un editoriale in cui spiega che cosa sta accadendo. La sua è una visione "tremontiana" e la ritengo assai convincente. Ecco i passaggi più significativi del suo articolo: Concluso il periodo delle ferie natalizie, è tornato alla ribalta il problema centrale di questa crisi: lo stato comatoso del settore finanziario. Infatti non vi sono miglioramenti delle condizioni di salute del sistema bancario, nonostante le ricapitalizzazioni degli istituti di credito americani ed europei operate dagli Stati e i continui interventi delle banche centrali. (.)Lo stesso presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha dovuto ammettere che non vi è alcuna speranza di uscire da questa crisi se non si risana il sistema bancario. Bernanke ha addirittura precisato che risulterà insufficiente anche il pacchetto fiscale di Obama da 800 miliardi di dollari. (.) Il motivo è semplice. La crisi finanziaria ha già investito l'economia reale. Le industrie europee, americane e di altri continenti si trovano strette in una tenaglia: da un canto, i fatturati diminuiscono rapidamente (in alcuni rami si registrano contrazioni del 30%) e, dall'altra, l'accesso al credito è chiuso, poiché il sistema bancario è riluttante a concedere nuovi crediti, oppure è estremamente oneroso, con tassi di interesse molto elevati nonostante il ribasso del costo del denaro attuato dalle banche centrali. La conseguenza è un circolo vizioso: la recessione produce nuove sofferenze che aggravano la crisi bancaria, le banche concedono meno prestiti rendendo più profonda la recessione e così via. In pratica, il settore bancario non svolge più (non concedendo crediti) il suo ruolo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria. Quindi, anche il taglio dei tassi europei riduce i costi di rifinanziamento delle banche, ma ha scarsa o nessuna influenza sull'accesso e sul costo del credito delle imprese industriali. Ora, l'oligarchia finanziaria che ha causato questa crisi, con l'autorevole sostegno della Federal Reserve, sostiene una tesi semplice: non si può uscire dalla crisi, se prima gli Stati non risanano il sistema bancario. Questa tesi, apparentemente seduttiva, dimentica di esplicitare i costi enormi di questo salvataggio. Un'idea della grandezza dei capitali necessari la si può ricavare dalle migliaia di miliardi finora spesi da Stati e da banche centrali senza ottenere alcun risultato apprezzabile. Negli Stati Uniti si sono già spesi 8.000 miliardi di dollari, nell'Unione Europea la cifra è di poco inferiore. Per risanare i catastrofici bilanci delle grandi banche occorrerebbero altre migliaia di miliardi. Se non si crede alla teoria che i soldi possano essere stampati all'infinito senza alcuna conseguenza negativa, bisogna concludere che i governi devono scegliere chi aiutare, poiché non hanno le risorse finanziarie per salvare sia le famiglie sia le imprese sia le banche. È quanto ha deto recentemente il ministro italiano Giulio Tremonti, il quale teme che il tentativo di salvare tutti farà sì che non si riuscirà ad aiutare nessuno e si provocherà unicamente un ulteriore peggioramento della crisi. Come sostiene Tremonti, bisogna ammettere realisticamente che si può salvare solo la parte buona del sistema bancario e concentrare le risorse per rilanciare l'economia, per difendere l'occupazione e il sistema industriale. Per essere più chiari, fino a quando non si cominceranno a fare queste scelte non vi è alcuna possibilità che si esca veramente dalla crisi. Il costo di salvare tutto e tutti rischia di essere tale da incrinare la fiducia nei titoli con cui gli Stati finanziano i loro disavanzi pubblici e nelle stesse monete. A questo riguardo già si cominciano ad avvertire alcuni segnali preoccupanti. (.) In attesa che le élites politiche si affranchino dallo stato di dipendenza nei confronti dell'oligarchia finanziaria, saremo costretti a confrontarci con l'aggravarsi della recessione, con continui interventi miliardari per salvare le banche e pacchetti di rilancio che non produrranno gli effetti desiderati, ma solo un sollievo temporaneo. Insomma, continueremo ad assistere al peggioramento della crisi. Domanda: Tuor ha ragione ? E' possibile salvare solo alcune banche mantenendo la funzionalità del sistema finanziario? Scritto in società, economia, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 26 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jan 09 Obama, l'uomo del Pentagono (e di Wall Street) Obama sarà davvero un riformatore? Più passa il tempo e più sono convinto di no. Sta diventando l'uomo dell'establishment ovvero di quel mondo che in campagna elettorale aveva promesso di cambiare. "Yes we can", ("sì, si può fare") e "Change we can believe in" (il cambiamento in cui credere) sono più che mai slogan retorici e dunque vuoti. E per averne conferma basta scorrere l'elenco dei ministri e dei consiglieri. Facce nuove? Pochissime, sono quasi tutti ex collaboratori di Bill Clinton e quasi tutti legati a interessi particolari, soprattutto in due campi: finanza e difesa. Come fa Obama a riformare il sistema finanziario se affida il Tesoro a Geithner e sceglie come superconsigliere Summers ovvero due pupilli del presidente di Citigroup ed ex ministro del tesoro Rubin? Non scordiamocelo: fu Rubin ad avviare il processo di deregolamentazione dei mercati finanziari che è all'origine dell'attuale recessione. E negli ultimi mesi dietro le quinte è stato lui a manovrare con lo stesso Obama e con Bush per ottenere gli aiuti multimilardari al settore e in particolare i miliardi necessari per salvare la stessa Citigroup. Che credibilità ha un presidente che conferma alla guida del Pentagono Robert Gates, il ministro di Bush, e, soprattutto, che nomina suo vice William Lynn? Voi direte: e chi è Lynn? E' uno dei più noti lobbisti dell'industria delle armi e al Pentagono è stato incaricato di presiedere il comitato per. gli acquisti di armamenti. ma la gente non lo sa: perchè i grandi media americani questa notizia l'hanno data in breve o non l'hanno pubblicata affatto. E' così che Obama intende combattere la corruzione e gli interessi particolari? Temo che una certa Washington abbia già inghiottito Barack.. o sbaglio? Scritto in democrazia, notizie nascoste, presidenziali usa, gli usa e il mondo Commenti ( 94 ) » (8 voti, il voto medio è: 3.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie cina (16) democrazia (50) economia (22) era obama (5) europa (9) francia (20) germania (3) giornalismo (44) gli usa e il mondo (51) globalizzazione (32) immigrazione (37) islam (18) israele (1) Italia (141) medio oriente (12) notizie nascoste (38) presidenziali usa (22) russia (13) sindacati (1) società (12) svizzera (4) turchia (12) Varie (16) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Antonio85: Ora ci sono persone che vogliono decidere non solo la vita,ma pure la morte di altre persone,ma chi siete... roger: al prossimo Onorevole Englaro la mia vergogna di appartenere alla sua stessa specie umana Ultime news An error has occured; the feed is probably down. Try again later. 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Obama, l'uomo del Pentagono (e di Wall Street) Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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SUMMIT SULLA CRISI (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

SUMMIT SULLA CRISI Lunedì 9 Febbraio 2009, BRUXELLES - Mentre l'amministrazione Obama punta sul piano di stimolo al Congresso e fa slittare di ventiquattro ore l'annuncio del programma per rilanciare il credito e stabilizzare i mercati finanziari, dalla Ue arriva un forte allarme per l'occupazione. In quattro mesi si sono persi 130.000 posti di lavoro nei settori dell'industria e dell'edilizia. Settori che hanno fatto registrare in termini di produzione perdite pari a 150 miliardi di euro nell'ultimo anno. Particolarmente drammatica appare la situazione dell'auto industry, che più di altri soffre le persistenti condizioni di stretta del credito con il rischio di chiusura per molte fabbriche, anche dell'indotto. Questo il quadro contenuto in un documento riservato della Commissione Ue datato 6 febbraio 2009 e preparato per i ministri finanziari europei che oggi e domani si riuniscono a Bruxelles. All'ordine del giorno: fare il punto della situazione, dare una prima valutazione sui piani anticrisi varati dai governi europei e discutere sulle prossime mosse da compiere. Sul tavolo di Eurogruppo ed Ecofin c'è dunque anche il pacchetto di misure varato venerdì dal governo italiano, che - così come gli altri piani - dovrebbe ricevere un sostanziale via libera, con l'avvertenza di non cedere più del dovuto nei conti pubblici. Nel suo documento l'eurocommissione sottolinea come «di fronte a una crisi economica sempre più profonda c'è il forte rischio di una ripresa del protezionismo, che colpirebbe ancor più duramente l'industria dei Paesi dell'Ue». E nella "lista nera" delle misure incriminate resta anche il piano Obama, con la clausola del "Buy american". Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso alla Wto - sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India.

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Lavoratori in Mali (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Feb 09 9 Lavoratori in Mali Pubblicato da Iperio alle 18:32 in Workmen on the move, originally uploaded by bdinphoenix. La crisi economica globale colpisce ancora una volta le condizioni dei lavoratori dai più poveri, come quelli che in Africa Asia e sud America non hanno mai vissuto stagioni di rivendicazioni dei diritti e di rivoluzioni, a quelli europei ed occidentali in generale. Fino a pochi mesi la ricetta magica per un mondo migliore era LIBERISMO. Applicato con scrupolo per un ventennio, a partire dal FMI, dalla Comunità Europea, dagli USA, dalla Russia, alla Cina, esso presenta oggi un conto devastante. Milioni di disoccupati in america ed europa. Lavoratori senza tutela ovunque. Industrie in crisi, aziende evanescenti, banche svampate. un economia affondata. Di fronte a questo 983 milioni di esseri umani che muoiono di fame. Non un teorico, un economista, un fanatico del liberismo ha pagato, si è dimesso, è stato licenziato, si è vergognato. Solo un governo è caduto, quello onesto dell'onesta ISLANDA. Non una associazione confindustriale ha dovuto rispondere della propria inefficenza ai suoi soci, ai lavoratori, al paese. Nessun organismo internazionale si è messo in discussione, ha ammesso di aver sbagliato, perlomeno di non aver controllato, vigilato, capito. I vertici di qualsiasi istituzione sono lì, al loro posto, sereni, a scrivere ricette che comprendono tagli al personale, limitazione di diritti dei lavoratori. la colpa della crisi globale è: ( polls)

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Gb/ Il broccolo mediteranneo scalza il cavolfiore: è (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 09-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 9 feb. (Apcom) - Dopo gli scioperi degli operai "anti-italiani" la nuova frontiera del protezionismo d'oltremanica si incarna nella lotta tra il tradizionale cavolfiore e il mediteraneo broccolo. Già, perché la globalizzazione pare aver mandato in soffitta il tanto amato contorno dei "Sunday roast", l'ortaggio bianco che - alla pari di patate e carote - da anni fa parte del pranzo domenicale degli inglesi. La coltivazione del cavolfiore in effetti ha subito un arresto: secondo quanto riferisce il Times - citando dati del governo - nell'ultimo anno solo 9.503 ettari di terreno sono stati utilizzati per la coltivazione di cavolfiore, contro i 13.382 ettari di dieci anni fa. Per gli agricoltori si tratta di un problema serio poiché a differenza del broccolo, che viene importato tra metà novembre e giugno, il cavolfiore è uno dei pochi ortaggi che può essere coltivato nella piovosa Gran Bretagna. Circa il 60 per cento dei cavolfiori britannici cresce nel Lincolnshire, nel Lancashire, nel Kent e in Cornovaglia. Sia il broccolo che il cavolfiore contengono le stesse proprietà antiossidanti, continuano a ripetere le associazioni degli agricoltori del Regno. Oltre che per le sue importanti qualità nutritive, ora il cavolfiore potrebbe diventare il nuovo simbolo della lotta contro la recessione. "Il cavolfiore è buono quanto il suo cugino verde. Comprando un cavolfiore britannico, il cittadino aiuta l'economia inglese" ha spiegato Philip Effingham, presidente del Brassica Growers Association.

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Eventi economici e finanziari del 10 febbraio (sezione: Globalizzazione)

( da "Miaeconomia" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gli ultimi articoli da: Esperto conti correnti Garanzia pubblica sui depositi di c/cEstratto conto onlineIscrizione Sic per fido c/cEmissione assegni e iscrizione CaiObblighi dei cointestatari del c/cC/c per deposito assegniFattura con pagamento di rimessa direttaAssegno protestato su c/c firma disgiuntaAssegno protestato pagato dopo 12 mesiApertura conto per protestato Gli ultimi articoli da: Esperto mutui casa Immobile e mutuo intestato a minoreMutuo per chi è protestatoMutuo immobile intestato a minoreRecesso fedeiussioneRitiro fideiussioneIntestare mutuo a minoreVendere immobile intestato a minoreSvincolarsi dalla fideiussioneObblighi del garanteImmobile a minorenne e affitto BORSA E MERCATI » AGENDA Eventi economici e finanziari del 10 febbraio (10/02/2009) Seduta ricca di appuntamenti di un certo rilievo, con nuove trimestrali in calendario sia in Europa che negli States. Attenzione in serata all'intervento dei vertici della Fed al Congresso statunitense. Alle 3,00 - ora italiana - sono in calendario i prezzi alla produzione e l'indice dei prezzi al consumo della Cina per il mese di gennaio. Alle 6,00 tocca al Giappone rendere noto l'andamento dell'indice che copia la fiducia delle famiglie a gennaio. Alle 8,45 si approda in Europa, la Francia pubblica i dati sulla produzione industriale e sulla produzione manifatturiera per il mese di dicembre. Alle 10,00 e' il turno dell'Italia, anche qui con la produzione industriale - dato corretto - per il mese di dicembre. Piu' tardi si passa agli States, alle 16,00 italiane arriva il dato sulle scorte all'ingrosso di dicembre. Inoltre sempre alle 16,00 occhi sull'intervento del segretario del Tesoro - Geithner - al Senato Usa per parlare del piano Tarp. Alle 19,00 audizione di Ben Bernanke - presidente della Federal Reserve, la banca centrale Usa - che illustrera' i programmi della Fed al Congresso Usa. Movimento anche tra le societa' quotate a Piazza Affari , si segnalano i risultati preliminari di Sorin, It Holding e di Sabaf; tra le trimestrali in Europa occhi su quelle di Ubs (settore finanziario, borsa di Zurigo) e di Tele2 (telecomunicazioni, Stoccolma). Infine, tra i nomi di un certo peso quotati a Wall Street, maggiore attenzione per i risultati di Applied Materials, NVIDIA Corporation, Pepsi Bottling Group, Qwest Communications. 9 voti - » Vota questa notizia »

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Circolo virtuoso per WiMAX (sezione: Globalizzazione)

( da "Punto Informatico" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma - Industria e Governo lavorano spalla a spalla per sostenerlo, e non sembrano disposti a lasciarsi scoraggiare da niente e da nessuno: il WiMAX a Taiwan è e sarà una realtà, nonostante le brutte notizie che arrivano dal primo operatore del paese, Fitel, pronto a mettere da parte il protocollo wireless e a dismettere la rete realizzata nella capitale Taipei. Ma si tratta, dice il Governo, solo di uno stop temporaneo: il WiMAX la trionferà. E dire che il progetto di Taipei, la prima città al mondo che avrebbe dovuto essere cablata senza fili grazie al WiMAX, aveva suscitato l'invidia e l'ammirazione di molte altre capitali in giro per il mondo, così come di quelle città - non ultima San Francisco - che avevano visto sfumare o comunque allontanarsi il sogno del wireless cittadino pervasivo. A quanto pare, tuttavia, l'entusiasmo della nazione asiatica che spera (ancora) di cavalcare l'onda del successo del WiMAX saltando a bordo per prima, non è bastato: Fitel non solo potrebbe abbandonare il progetto, ma potrebbe anche riconsegnare nelle mani del Governo la sua licenza per sfruttare le frequenze wireless assegnatele. O almeno si accinge a rivedere drasticamente tempi e modi di attuazione del lancio della sua rete, proprio come stanno facendo tutti gli altri operatori coinvolti, alla luce del drastico calo degli investimenti su scala globale per questa tecnologia. Nortel, tra i principali sponsor del WiMAX, da qualche settimana è in regime di amministrazione controllata ad un passo dalla bancarotta, ed ha già annunciato che proprio la tecnologia wireless sarà tra i primi rami ad essere potati. Lo stesso dicasi per Motorola, Intel, Time Warner e Google che hanno ridimensionato il loro impegno in Clearwire, un nome tra i più conosciuti in questo settore, in vista di tempi difficili e dunque per risparmiare liquidità. In ogni caso, a Taiwan non si mostrano particolarmente preoccupati. Se il presidente di D-Link, Anny Wei, ribadisce che "Il futuro del WiMAX è chiaro, e D-Link continuerà ad investire in questa tecnologia", il Governo per bocca di un rappresentante dell'Industrial Development Bureau si dichiara "molto ottimista su WiMAX", aggiungendo che il protocollo è "una forma di banda larga wireless destinata a rimanere sul mercato: ci saranno delle aziende che posticiperanno (i propri investimenti, ndr), ma il WiMAX è ancora una buona tecnologia". Tanta sicurezza potrebbe probabilmente essere legata ai piani di sviluppo dell'infrastruttura a banda larga di due enormi bacini di utenza e potenze economiche come Cina e USA. Entrambi i paesi sono sul punto di mettere sul piatto un consistente investimento per potenziare le proprie offerte di banda larga, pensate come veicolo di sviluppo o rilancio economico del paese, e nonostante qualche balletto sulle cifre, potrebbero comunque togliere le castagne dal fuoco a Taiwan e alla sua scommessa sul WiMAX. Luca Annunziata

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15:52 VINI: VINITALY US TOUR, DA SETTE ANNI PONTE PER L'EXPORT (sezione: Globalizzazione)

( da "Agi" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

VINI: VINITALY US TOUR, DA SETTE ANNI PONTE PER L'EXPORT (AGI) - Miami (Florida),9 feb - La Florida e' il primo stato americano per l'importazione di vino e il secondo per consumo. E proprio dalla Florida inizia oggi l'edizione 2009 del Vinitaly Us Tour (tappa del piu' ampio Vinitaly World Tour che tocca ogni anno India, Russia, Cina e Giappone), che avra' una seconda fase negli USA, come da tradizione, nel mese di ottobre in altre tre citta' di diversi stati. La Florida e' una meta ideale per le aziende italiane, rappresentando l'8% dell'intero mercato a "Stelle e Strisce" e piazzandosi solo dopo la California, con un tasso di crescita delle vendite del 60% in dieci anni. Ad aumentare l'interesse delle cantine nazionali e' l'alta capacita' di spesa degli abitanti di Miami e dei 60 milioni di turisti l'anno che qui trovano le massime espressioni di lusso e glamour. A cio' si aggiunge il ruolo della citta' quale capitale mondiale dell'industria crocieristica (5 milioni di passeggeri), e per questo polo dei principali centri di acquisto per i beni e i servizi del settore. Di grande importanza anche Palm Beach, dove si concentrano un gran numero di resort, strutture alberghiere e ristoranti tra i piu' esclusivi al mondo.

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Globalizzazione, interviene Rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Reggio" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Globalizzazione, interviene Rampini Oggi pomeriggio incontro con il giornalista di Repubblica e scrittore Nell'ambito di «Visioni di città-dialoghi sull'urbanesimo, l'uomo e la società contemporanei con protagonisti testimoni della cultura contemporanea», oggi alle 17.30 sarà a Reggio il giornalista Federico Rampini, firma fra le più autorevoli e apprezzate in ambito internazionale, esperto in globalizzazione. L'incontro, promosso dal Comune di Reggio e da Reggio nel mondo, si svolgerà nell'Aula Magna dell'Università (viale Allegri, 15), prevede la partecipazione del sindaco Graziano Delrio e sarà condotto da Massimiliano Panarari. Editorialista e corrispondente da Pechino e dall'India (Cindia, la nuova frontiera del mondo globalizzato, come l'ha definita in suo fortunato libro) per il quotidiano la Repubblica, Rampini sarà reduce dal Forum di Davos (nel quale ogni anno i principali leader finanziari e politici e opinion leader intellettuali fanno il punto sugli scenari futuri del pianeta mondializzato). L'appuntamento sarà occasione, oltre che per delineare gli scenari globali, per una riflessione su come il nostro Paese e le città possano collocarsi in questo contesto globalizzato (tema fra l'altro dell'ultimo libro del giornalista, scritto insieme a Carlo De Benedetti e Francesco Daveri, Centomila punture di spillo. Come l'Italia può tornare a correre). Vi sarà spazio per una riflessione sulle città, i cittadini e la globalizzazione, in linea con gli altri incontri di «Visioni di città», e in particolare su Reggio, città creativa e di esperienze di rilievo internazionale come Reggio Children, sul suo «posto nel mondo» come «comunità etica», secondo la celebre definizione che ne ha dato lo psicologo americano Howard Gardner. Nei suoi ultimi lavori e articoli, Rampini evidenzia come, visto dal nostro Paese, il mondo in cui ci troviamo a vivere risulti davvero immenso, e a guardarlo nella sua complessità, possa fare paura. un mondo che sta cambiando a velocità inaudita, nel quale irrompono nuovi protagonisti di dimensioni inedite, dove antichi equilibri vengono rotti, mentre sfide e problemi mai incontrati prima chiedono una soluzione. Con questi presupposti, è più che mai importante intuire gli scenari del futuro, valutare la direzione del cambiamento, le tendenze di lungo periodo. Il riflesso più spontaneo davanti ai cambiamenti e alle incognite è difendersi. Ma qual è esattamente la natura dei pericoli che ci minacciano? E qual è il modo per «difendersi attaccando», per segnare dei punti, per vincere le sfide, senza accontentarsi semplicemente di limitare i danni? Rampini risponderà a queste domande offrendo un punto di vista nuovo, nato dall'osservazione della realtà, e a suo modo rivoluzionario: le scelte da fare non riguardano solo i governi e le classi dirigenti. Riguardano prima di tutto la vita quotidiana di ciascuno di noi, delle famiglie, delle imprese, grandi o piccole che siano. Siamo noi, uomini e donne in cerca del proprio futuro, che come tante «punture di spillo» possiamo agire per scuotere un sistema politico e produttivo a volte un po' indolente. Federico Rampini (nato a Genova nel 1956), ha scritto numerosi saggi di grande successo tra i lettori, gli ultimi dei quali sono, oltre a «Centomila punture di spillo»: «Il secolo cinese» (2005), «L'impero di Cindia» (2006), «L'ombra di Mao» (2006) e «La speranza indiana» (2007).

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In trenta al "CafèLingua" (sezione: Globalizzazione)

( da "Alto Adige" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Salorno. In biblioteca, attorno ad un tavolo, le tante lingue del mondo In trenta al "CafèLingua" Serata interculturale e di convivenza riuscita SALORNO. Un incontro tra popoli, tra lingue e culture diverse quello svoltosi nei giorni scorsi alla biblioteca comunale "Jugendhaus Josef Noldin" di Salorno. "CaféLingua" il titolo dato all'iniziativa promossa dalla biblioteca, dall'Upad e dal Centro "Andreas Palladio". Una trentina i partecipanti che, per amore o per lavoro, vivono ormai a Salorno e arrivano da altre nazioni. Sono stati preparati diversi tavoli decorati a seconda della lingua di appartenenza dei partecipanti e sono partite le conversazioni in italiano, tedesco, inglese, francese, olandese, russo, croato, slovacco, portoghese e spagnolo. Il responsabile della biblioteca, Claudio Tomasini, ha sottolineato quanto l'iniziativa sia «una grande opportunità di incontro, di scambio di opinioni e di crescita personale. Siamo qui per imparare dagli altri». I partecipanti hanno portato libri, riviste, fotografie per far conoscere la nazione dalla quale provengono, nella quale sono nati. Johanna Plasinger Scartezzini, presidente della Jugendhaus, ha rimarcato «la grande tradizione e vocazione di Salorno come paese di confine tra aree culturali dove da sempre si incontrano due lingue, quella italiana e quella tedesca». «Questa iniziativa - ha proseguito la presidente - non si propone solamente a chi sa già determinate lingue. Può infatti anche stimolare l'interesse per altre lingue, di cui si è curiosi ma che non si conoscono. E, insieme ad una lingua diversa dalla propria o non conosciuta, è pure un'opportunità per conoscere culture e tradizioni lontane ma senz'altro di interesse, tantopiù in un mondo ormai globalizzato». Al termine di questo primo appuntamento gli organizzatori hanno annunciato il prossimo con "CafèLingua" che è stato fissato per giovedì 5 marzo, dalle 19 alle 21,30 sempre alla Jugendhaus Josef Noldin.

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In Germania l'eolico tira (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

In Germania l'eolico tira BERLINO. Germania, Stati Uniti e Cina continuano a contendersi il primo posto sul mercato dell'energia eolica. Nel 2008 i migliori, secondo i dati pubblicati dal Gwec (Global wind energy council), sono stati gli States, scalzando la Germania, da sempre leader incontrastata del settore. La nuova capacità installata in Usa è stata di 8.358 MW, raggiungendo un potenziale di 25.170 MW, contro i 23.902 MW tedeschi. Se Nord America e Europa si contendono il titolo ciascuna con 8,9 GW di nuova capacità istallata, l'Asia li tallona con 8,6 GW.

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Geithner: Nella bad bank Usa voglio anche i capitali privati (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Geithner: «Nella bad bank Usa voglio anche i capitali privati» di Redazione del 10-02-2009 da Finanza&Mercati del 10-02-2009 [Nr. 026 pagina 2] La votazione al Senato è prevista per oggi. Il dato sulla disoccupazione di venerdì scorso dovrebbe agevolarne l'approvazione Da grande uomo di comunicazione quale è, Barack Obama si è recato a Elkhart per spronare i senatori ad approvare celermente il piano anti-crisi. La piccola cittadina dell'Indiana vanta infatti una tasso di disoccupazione del 15%, esattamente il doppio della media nazionale. «Se non agiamo immediatamente, andranno persi ancora milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione diventerà a due cifre - ha tuonato il neo inquilino della Casa Bianca - molte persone perderanno le proprie case e le cure mediche. La nostra nazione cadrà in una crisi, che potrebbe essere difficile recuperare». Mentre Barack cercava di coagulare il sostegno popolare attorno alla sua proposta, il suo segretario al Tesoro, Timothy Geithner, era a Washington a intrattenere i rapporti istituzionali e internazionali. La novità più clamorosa annunciata da Geithner riguarda la volontà dell'amministrazione Usa di coinvolgere i capitali privati alla costituzione della «bad bank» in cui dovranno confluire gli asset tossici degli istituti a stelle e strisce. In preparazione del vertice dei ministri delle Finanze del G7 che si terrà nel week end a Roma, ieri Geithner ha poi tenuto una conference call con i suoi omologhi che incontrerà e anch'egli ha sottolineato che tutto si gioca sui tempi. «L'imperativo è che tutti i Paesi agiscano rapidamente per ripristinare lo stato di salute dell'economia mondiale e del settore finanziario», ha detto Geithner che domenica aveva già parlato con il vice premier cinese Wang Qishan. I due politici hanno concordato sul fatto che una «forte cooperazione sulle questioni macroeconomiche, finanziarie e regolatorie è una parte essenziale delle relazioni fra Usa e Cina ed è quindi importante un dialogo stretto, soprattutto nel periodo di crisi attuale». Sempre in tema di novità Obama ha poi lanciato la proposta di creare «un board indipendente e super partes rispetto a Democratici e Repubblicani che controlli come viene speso il denaro, perché dobbiamo essere sicuri che i fondi non vadano sprecati o non siano spesi in progetti che non sono capaci di aiutare le persone». Il passaggio al Senato del pacchetto è previsto per oggi e i drammatici dati sull'occupazione rilasciati venerdì scorso dovrebbero agevolare il percorso della legge al Congresso. Barack ha infine detto che il piano di stimolo economico «è delle giuste dimensioni, ha gli obiettivi giusti e le giuste priorità. Posso dire con assoluta certezza che altri ritardi e ulteriore paralisi a Washington davanti a questa crisi avranno solo l'effetto di aumentare il disastro».

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came mette jolly motor nel gruppo (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Venezia, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

In dirittura d'arrivo i lavori per la sede Usa a Miami. Menuzzo: «Entro l'anno apriremo anche in Russia e India» Came mette Jolly Motor nel gruppo Acquisita la società di Rovereto attiva negli automatismi per tapparelle TREVISO. Came va in controtendenza. Mentre molte aziende, anche nel settore dell'automazione e sicurezza degli accessi industriali e domestici, tagliano investimenti e costi per far quadrare i conti, il gruppo trevigiano (150 milioni di fatturato 2008 e un Ebitda in netto miglioramento rispetto a quello del 2007, pari al 20% del fatturato consolidato), si ingrandisce e amplia la sua offerta acquisendo il controllo della Jolly Motor Srl di Rovereto, realtà di punta negli automatismi per tapparelle e sistemi oscuranti. L'ingresso di Jolly Motor nel gruppo - che arriva dopo quello, avvenuto all'inizio del 2008, di Furini, azienda milanese specializzata in progettazione e produzione di dispositivi di controllo accessi, e di Chaber Technologies, distributrice francese di automazioni - consente a Came di rafforzare la sua presenza nella home and building automation, un mercato che a livello mondiale cresce del 30% l'anno e che nella sola Italia vale 250 milioni (Assodomotica). Nata da una strategica riorganizzazione della storica Jolly Motor International fondata nel 1978, Jolly Motor Srl, con un fatturato atteso per il 2009 pari a 10 milioni, è uno dei marchi leader nei motori e automatismi di alta qualità per tapparelle, tende da sole, screen e veneziane, settore del valore globale di 820 milioni. Jolly Motor è presente in oltre 40 Paesi. L'export genera l'80% del fatturato, con Australia e Cina in evidenza. «Il nostro Gruppo ha creduto in un'azienda che, come noi, fa dell'alta tecnologia Made in Italy il suo cavallo di battaglia - spiega il presidente di Came, Paolo Menuzzo -. Con questa alleanza rafforzeremo la nostra leadership negli automatismi tubolari e accessori per sistemi oscuranti, consolidando il marchio Jolly Motor a fianco di quelli già nel nostro portafoglio». Intanto il gruppo, a fronte della stagnazione economica europea, prosegue la sua azione espansiva oltreoceano. è ormai pressoché terminata la nuova sede da 4 milioni della filiale Came Americas Automation, a Miami. «Con il suo magazzino di oltre 3.000 metri quadrati - spiega il presidente - costituisce un passo fondamentale per migliorare il servizio nel mercato Usa». Nuove sedi verranno aperte entro l'anno anche in Russia e in India, mentre per fine 2009 verrà inaugurato il magazzino automatizzato di Dosson che, realizzato su un'area di 30.000 metri quadrati, costerà complessivamente 18 milioni.Il gruppo conta 12 filiali nel mondo e investe in media oltre 5 milioni l'anno in R&D. I dipendenti, cresciuti del 20% rispetto al 2007, sono 370. (r.e.)

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quando la paura fa alzare le barriere - vittorio zucconi (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 36 - Cultura Ridicolo Cicli storici Gli Stati Uniti, grandi protettori dei mercati liberi scadono nel ridicolo quando Bush impose il dazio sul formaggio Roquefort o sull´acqua minerale italiana Tutti sono a favore delle porte aperte quando l´economia cresce e non ci sono problemi La voglia di protezione si fa subito sentire invece appena le cose vanno male Quando la paura fa alzare le barriere Il presidente Usa Barack Obama invita a previlegiare le merci americane. Dopo decenni di indiscutibile credo liberista la tentazione di chiudere i mercati contagia la politica nel mondo VITTORIO ZUCCONI Come una Fenice della storia economica, il "protezionismo", l´animale che una generazione credeva scomparso per sempre, risorge puntuale per tornare a volare sopra le tentazioni della generazione successiva. Invano esorcizzato da sigle, trattati e acronimi solenni inventati dall´umanità dopo le catastrofi provocate dal suo volo, Unctad, Ceca, Mec, Cee, Ue, Nafta, Gatt, Mercosur, Wto, Asean, il "protezionismo", che è spesso soltanto un sinonimo di «nazionalismo», torna prepotente a tentare i delusi dal proprio antagonista, il "liberismo" ora esploso nella globalizzazione e a promettere garanzie e sicurezza a governi impopolari e popoli terrorizzati. Arriva fino alla nuova amministrazione di Barack Obama costretto, dopo tante promesse elettorali agli Stati del Nord deindustrializzati, a limitare l´emorragia con una possibile legge "Buy American", scritta nel gigantesco pentolone dei soldi pubblici rovesciati sull´economia americana boccheggiante, per proteggere quello che rimane dell´industria siderurgica nazionale. Non ne resta immune neppure quella Unione Europea che riscopre quella bardatura di sovvenzioni statali ad agricoltori o industrie come l´auto che in realtà non aveva mai del tutto abbandonato, predicando agli altri comandamenti che neppure essa applicava. Proprio come gli animali mitici, né il "protezionismo", né il suo contrario, la "globalizzazione", evoluzione estrema del "liberismo" (o "neo liberismo" come vuole il vezzo corrente di appiccicare un "neo" sulle guance di pratiche e dottrine antichissime), sono mai realmente esistiti nella forma pura sognata dai propri apostoli come Jean Baptiste Colbert nella Francia del ´600 o Adam Smith, nella Scozia di un secolo dopo. I due poli opposti del commercio, e dunque dell´economia, si accontentano entrambi di ritagliarsi spazi occasionali a proprio favore, respirando con il respiro delle congiunture economiche favorevoli o sfavorevoli. L´altalena di favore pubblico fra protezionisti e liberisti è sempre stata soltanto l´indice di gradimento delle condizioni generali di un´economia. Quando un´economia prospera, le spinte a liberalizzare e aprire i mercati di beni e di capitali per aumentare la propria ricchezza privata o nazionale crescono, con il miraggio di favolosi mercati per le proprie esportazioni, come il celebre sogno del "miliardo di spazzolini da denti" da vendere ai Cinesi. Quando un´economia langue, o si scopre che i Cinesi sanno farsi benissimo da soli gli spazzolini e te li vendono anche, la Fenice del protezionismo risorge. Il favore del quale gode in questo momento il sogno del protezionismo è la dimostrazione del classico assioma che vuole tutti in favore delle porte aperte quando loro sono chiusi fuori, ma poi suggerisce di richiuderle, o almeno accostarle, quando dalla stessa porta irrompe chi stava dall´altra parte. Poiché le economie ricche oggi sono tutte "in unità coronarica", come ha detto Klaus Schwab, presidente del Forum Economico Mondiale e padre dell´Organizzazione Mondiale del Commercio, il Wto, oggi assai malconcio, la preoccupazione immediata è quella di "salvare il paziente" rinviando al dopo infarto la discussione sulle cause e i rimedi. Naturalmente, l´immagine di Schwab non risponde alla domanda principale: quale, dei troppi pazienti che affollano l´unità coronarica vada salvato e chi invece sia condannato a soccombere. Già gli interventi e le terapie intensive in corso, come il "Buy American" del piano Obama o le flebo di danaro nelle vene degli agricoltori (quasi sempre francesi) stanno aggravando le condizioni di altri più deboli. Il ministro del Commercio egiziano, Rashid Rashid, ha raccontato che gli allevatori stanno macellando in massa il loro bestiame, che non potrà più competere con i prezzi artificiali del bestiame europeo. La storia economica insegna che il commercio "equo e solidale", sognato dagli utopisti, è un ossimoro, una contraddizione in termini. Per definizione, il commercio è un gioco al quale tutti hanno sempre barato o giocato soltanto a condizione di vincere. Hanno barato a lungo e sfacciatamente i Giapponesi, come ora i Cinesi, che difesero la competitività della propria industria dall´aumento dei costi lavoro, manipolando artificialmente il corso della propria moneta. Se il valore di una moneta è basso, il costo internazionale dei prodotti venduti in quella moneta sarà basso, come sapeva bene l´industria italiana per decenni nascosta dietro una delle più classiche operazioni di protezionismo non doganale, la svalutazione periodica della Lira pagata dai consumatori con l´inflazione. La grande crisi del Giappone, cominciata nei secondi anni ´80, coincise infatti con la resa del governo di Tokyo alle pressioni americane per lasciare libero lo yen di salire alle stelle. E ha barato spudoratamente anche la grande protettrice ufficiale del liberismo (dopo decenni di accanito e ufficiale protezionismo nell´800) erigendo centinaia di "barriere non tariffarie", non doganali, ma pratiche (spesso giustificandole con pretesti igienici). E rischiando di finire nel ridicolo, come è accaduto alla fine della presidenza Bush, quando la Casa Bianca impose dazi punitivi contro il Roquefort francese o l´acqua minerale frizzate italiana, per castigare la Ue colpevole di rifiutare le carni bovine agli ormoni provenienti dalle stalle americane. Né i sacerdoti del nazionalismo commerciale, alias protezionismo, che ora spuntano per invocare guerre alle ciabatte cinesi o alle automobili coreane, né quelli del liberismo, come il Nobel Paul Krugman, che faticano a spiegare il collasso e il discredito generale del loro credo, vogliono ammettere che nessuna economia può crescere senza elementi dell´uno o dell´altra pratica, nella loro dialettica continua. Non esistono dalla rivoluzione industriale in poi nazioni in grado di autonutrirsi e di auto rifornirsi di materie prime essenziali (basti pensare al petrolio) o di cibo per popolazioni ormai cresciute oltre ogni capacità di autosostentamento. Il magnifico sogno di "sovranità alimentare" che oggi torna a sedurre, è, in nazioni come l´Italia incurabilmente a corto di superfici arabili o coltivabili, appunto un sogno. Dalla difesa delle industrie neonate, come voleva il santo protettore del mercantilismo americano, Hamilton, all´accanimento terapeutico per industrie invecchiate, come vorrebbe adesso Obama con gli altiforni Usa o i governi europei con i sussidi alle auto o al gorgonzola, il ritorno della chimera protezionista è forte, spinta dal vento dell´angoscia collettiva. Forte e illusorio, come fu il mito della globalizzazione che avrebbe prodotto una marea nuova capace, come avrebbe detto Ronald Reagan, di "sollevare tutte le barche". La realtà è che il mondo uscirà dalla unità coronarica con il solito mix di promesse e di carte false, di proclami e di mezzucci, fra protezionismo e liberismo, perché il "campo da gioco perfettamente piatto" invocato da tutti non è mai esistito. La domanda chiave è sapere quante dosi di protezionismo saranno somministrate alle economie infartate, ricordando il monito di uno dei profeti del liberismo, l´austriaco Ludwig von Mises che visse personalmente le due guerre europee del ´900, imbullonate sui miti della sovranità industriale e dello spazio vitale nazionale: «La cultura del protezionismo è sempre la cultura della guerra».

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quanto costa all'italia - marcello de cecco (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 37 - Cultura Conflitto nord-sud Una raffica di tariffe estere colpirebbe in modo più pesante le regioni del centro-nord, dove sono le imprese che esportano E il conflitto con il sud si farebbe ancora più aspro Per i paesi più deboli i danni sono maggiori QUANTO COSTA ALL´ITALIA MARCELLO DE CECCO Nel 1930 gli Usa, minacciati da una seria recessione, adottarono la punitiva Tariffa Doganale Smoot Hawley. Nel settembre 1931 la Gran Bretagna abbandonò il sistema aureo e pochi anni dopo anche il libero scambio che aveva lei stessa inventato ed esportato al resto del mondo. Gli altri paesi li imitarono, il commercio mondiale crollò. Anche oggi a riproporre il protezionismo sono Stati Uniti e Gran Bretagna. Gordon Brown due anni fa ha inventato lo slogan "posti di lavoro inglesi ai lavoratori inglesi" ora ripetuto dai lavoratori delle raffinerie. Barack Obama, per acquisire il favore dei sindacati, che preferivano Hillary Clinton, e degli industriali minacciati dalle importazioni, in un discorso ai lavoratori dell´automobile di un anno fa, ha inviato un messaggio protezionista, raccolto dal Congresso degli Stati Uniti di recente nel Piano di Stimolo dell´Economia. Sperando di facilitare l´approvazione dello stesso piano da parte del Congresso, il neo ministro del Tesoro americano, Geithner, ha poi esordito nel ruolo accusando la Cina di manipolare la propria moneta. Se anche questa volta sono i paesi leader ad abbandonare per primi il libero scambio, il loro esempio sarà di nuovo seguito da tutti gli altri. Questo perché, di fronte ad alti tassi di disoccupazione, tassi di crescita del Pil negativi e deflazione dei prezzi, il protezionismo può apparire (come spesso ammonisce Paul Krugman) una soluzione efficace nel breve periodo, a politici il cui orizzonte al massimo si estende da una elezione all´altra, a sindacalisti angustiati dalla disoccupazione, a industriali minacciati da profitti in picchiata e ad azionisti e fondi pensione rovinati dai crolli di borsa. Infatti, mettere in opera politiche di rilancio che non sacrifichino il libero scambio ha come conseguenza l´esportazione di parte dello stimolo di politica economica a beneficio di altri paesi, poiché la politica di rilancio fa salire le importazioni, ma i suoi costi, ad esempio in termini di debito pubblico accresciuto, pesano sul paese che la introduce. Se invece si erigono barriere protezioniste, una politica di stimolo, seguita da ciascun paese per suo conto, porta al rilancio del Pil e della occupazione in ciascun paese e quindi in tutto il mondo. Nel medio e lungo periodo, avverte però la teoria ortodossa, il mondo intero viene a soffrire una grave perdita di efficienza, e quindi ne soffre anche il tasso di crescita e il benessere mondiale. Il riproporsi del copione degli anni trenta in Inghilterra e negli Stati Uniti fornirà a tutti un´ottima scusa per rifugiarsi nel "sacro egoismo della ragion di stato", spingendo a ricercare "soluzioni nazionali". Il guaio è che questo lo stanno già facendo col massimo entusiasmo, come finalmente liberati da un giogo, anche i governanti della Unione Europea e dei paesi dell´Euro, malgrado l´economia europea abbia raggiunto un tasso di integrazione elevatissimo e che la moneta per i più importanti tra loro sia una sola dal 2002. In questa direzione spingono anche le soluzioni d´emergenza adottate in ciascun paese per far fronte alla crisi bancaria, che contengono pressanti direttive alle banche perché privilegino i prestiti a clienti nazionali. Il potenziale distruttivo di un ritorno al protezionismo è quindi per noi europei assai maggiore di quanto possa essere per paesi che hanno già dimensione continentale come Stati Uniti, Cina e India. La tariffa doganale esterna è una politica europea. Ma i governi sono ancora nazionali e così lo sono le politiche fiscali, di bilancio e la vigilanza bancaria. è lo stesso mercato unico interno, dunque a essere messo in pericolo da un diluvio di aiuti di stato di ogni genere e appelli agli acquisti di merci nazionali e a far circolare il denaro entro i confini di stato. Senza mercato unico esiste una seria minaccia alla sopravvivenza dell´Euro e anche della stessa unione doganale. Quanto all´Italia, una raffica di protezionismo che partisse dall´estero colpirebbe nella maniera più pesante le regioni del centro nord, che sono quelle che esportano. Sarebbe interessante allora vedere come riuscirebbe la Lega a far accettare il federalismo fiscale alle regioni del Sud, che dovrebbero comprare i prodotti del Nord, rifiutati dai mercati stranieri. Bisognerebbe dar loro i soldi per farlo. Le regioni esportatrici non potrebbero sperare di entrare a far parte della Mitteleuropa a cuore tedesco, senza sacrificare tutte le produzioni che competono con quelle tedesche e abbassare i salari a livello di quelli dei paesi ex socialisti come Ungheria e Polonia. Ne potrebbe derivare la spinta ad un nuovo patto unitario nazionale, ma questo è assai improbabile a causa della pluridecennale propaganda, non sempre infondata, che ha convinto gli abitanti del Centro Nord dello strutturale parassitismo meridionale. Più probabile sarebbe una ulteriore accentuazione delle forze centrifughe che operano ormai in tutto il paese. Federalismo e protezionismo potrebbero così allearsi per spingere l´Italia a diventare uno dei tanti "stati falliti", simile a quelli che già esistono sull´altra sponda dell´Adriatico.

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Accolgo con piacere l'invito di Luigi La Spina ad aprire un dibattito pubblico sulla costruzione di ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Accolgo con piacere l'invito di Luigi La Spina ad aprire un dibattito pubblico sulla costruzione di un polo del sapere che garantisca un grande avvenire a questa città dal passato culturale così ricco e prestigioso. Credo nel futuro di Torino, nel suo ruolo in Italia e all'estero ed è per questo che ho accettato qualche mese fa senza esitazioni la presidenza dell'International University College (Iuc), la nuova scuola accademica di Piazza Paleocapa dedicata al fenomeno della globalizzazione in campo economico, giuridico e finanziario. Proprio lo Iuc, che insieme ai rettori degli atenei piemontesi cercheremo di immaginare parte di un più ampio disegno, è un esempio di quella intelligenza e progettualità che La Spina domanda a istituzioni politiche, fondazioni, e imprese. Voluto dalla Compagnia di San Paolo, lo Iuc presenta infatti fra i suoi soci fondatori la Regione, il Consiglio Nazionale del Notariato, Banca Intesa San Paolo, l'Unione Industriale e la Camera di Commercio, e si inserisce nel panorama intellettuale della città con accordi che già lo legano a facoltà giuridica e dipartimento economico dell'Università, regolano l'accesso alle altre biblioteche, e prevedono l'organizzazione di eventi scientifici comuni con altri Istituti. Sostenuto dall'apporto scientifico di nomi internazionali prestigiosi come Sen, Calabresi, Kennedy, lo Iuc ha attratto a Torino una prima classe composta da 44 brillanti studenti di 19 nazionalità ed una ventina di docenti di tutto il mondo. Il biennio allo Iuc offre corsi d'avanguardia, che vanno dallo studio dei nuovi strumenti di regolazione finanziaria internazionale, alla finanza islamica, fino all'approfondimento specialistico dell'impatto della globalizzazione su macroaree economiche diverse (India, Cina, Russia e Nord America). Questi corsi sono integrati da attività pratiche a forte risvolto sociale svolte sul territorio dagli studenti in collegamento con studi professionali, imprese e attività del campus Onu. A molti studenti sono state assegnate borse di studio. Lo Iuc è gemellato con più di 20 prestigiose università nei cinque continenti, dove gli studenti trascorreranno il loro secondo anno di master. Il fine è studiare la globalizzazione, con un'attenzione particolare alle politiche possibili di lungo periodo. L'ambizione è quella di contribuire a creare proprio a Torino nuove e consapevoli classi dirigenti internazionali in grado di fare incontrare Nord e Sud del mondo su linee di collaborazione, sviluppo e sostenibilità delle risorse mondiali. Ecco una possibile risposta per far sì che la crisi economica non si trasformi in una crisi di idee. Ecco dunque un'iniziativa che, con le tante altre già presenti sul territorio, può far parte di quel grande progetto condiviso anche dal sindaco su queste pagine per fare diventare Torino un importante centro mondiale nell'offerta educativa e formativa di alta qualità. Per vincere la sfida ci vogliono coraggio e progettualità, qualità che le classi dirigenti torinesi hanno mostrato in più occasioni. La crisi a Torino e nel Piemonte è riflesso della dinamica internazionale, e per risolverla bisogna aprirsi al mondo com'è oggi, e comprenderne anche criticamente i recenti fenomeni economici, sociali e le nuove frontiere che la globalizzazione stabilisce per la qualità della vita materiale e i diritti fondamentali di ognuno. Progettualità significa investire senza miopia sul futuro internazionale di Torino in un mondo globalizzato. Bisogna moltiplicare e sistematizzare gli sforzi finanziari verso le infrastrutture formative, aprendosi all'intervento di un'imprenditoria privata capace di offrire sostegno al costituendo polo della conoscenza. Occorre insomma credere in un sistema del sapere che proponga il «sistema Torino» come polo di didattica e scienza a livello mondiale. Questo futuro internazionale della città non può fare a meno di un linguaggio progettuale fluentemente parlato dalle sue classi dirigenti, ed è per questo che ritengo importante che lo Iuc partecipi alla discussione pubblica autorevolmente in corso. Presidente International University College Torino

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l'expo non è una medicina - luca beltrami gadola (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina VIII - Milano L´EXPO NON è UNA MEDICINA LUCA BELTRAMI GADOLA La mancanza di luoghi di aggregazione, peggio, l´eliminazione di quei pochi che coagulavano soggetti di dissenso sparpagliandoli nel territorio nell´illusione così di cancellare anche le ragioni del loro disagio; l´abbassamento della soglia di tolleranza, una virtù milanese, legata all´accoglienza, anch´essa virtù locale; il formarsi di gruppi organizzati di cittadini che si oppongono come unico momento di aggregazione in città; l´ingresso nella globalizzazione come fatto passivo senza la capacità culturale di assimilazione e metabolizzazione. L´elenco dei vecchi mali potrebbe continuare e per i nuovi non è necessario fare grandi sforzi di fantasia: un succedersi di amministrazioni sempre più estranee alla città e sempre più in preda al raptus berlusconiano dell´"Unto del signore" nella sua declinazione bonapartista. Un succedersi di sindaci e giunte che hanno distrutto la macchina amministrativa nella voluta confusione tra forze politiche e istituzioni comunali, una sorta di occupazione ed espropriazione. Se questi sono i mali di Milano, e lo sono, la medicina è l´Expo? Certamente no. Guarire da questi mali è invece la condizione necessaria perché l´Expo abbia l´opportunità di farsi e la speranza di successo. Le conclamate infrastrutture non sono una medicina; la città del gusto non è una medicina; la cittadella della giustizia non è una medicina; la costruzione del quartiere dell´Expo non è una medicina. Anzi, se tutto quello che costruiremo nascerà nel clima di sospetto, di malaffare e di assalto spudorato alle poche risorse disponibili, di avidità personali e corporative, Milano ne uscirà morta del tutto e per sempre. Anche in quel cimitero qualcuno ci guadagnerà. I soliti.

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moschea, il sonno della ragione - alberto gagliardi (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina IV - Genova MOSCHEA, IL SONNO DELLA RAGIONE ALBERTO GAGLIARDI (dalla prima di cronaca) L´opportunismo su questioni di principio come il rispetto del messaggio evangelico ha il fiato corto e solitamente ha effetti controproducenti: non è ammissibile condizionare l´esercizio della libertà di culto di una minoranza al volere di una maggioranza, accertato che in Italia tutte le religioni sono minoranza e minoranza sono ormai anche i praticanti cattolici. Molti genovesi in buona fede, ma emotivamente prevenuti e disinformati, vedono nella costruzione di una nuova moschea un rischio per la loro sicurezza personale. Purtroppo l´indiscutibile questione della sicurezza, per troppi anni colpevolmente sottovalutata dalle sinistre, è oggi preda di irrazionali strumentalizzazioni che fanno di ogni erba un fascio e portano anche all´aberrante creazione del medico-poliziotto contro i clandestini. Ma la sicurezza contro eventuali attività sovversive va garantita sempre ed in ogni contesto sia laico che religioso ed è semplicemente risibile pensare che in piena globalizzazione l´estremismo islamico si possa diffondere soltanto all´ombra delle moschee. I genovesi devono semplicemente pretendere la eliminazione delle attuali moschee ambigue e semiclandestine esistenti in città, queste sì a rischio sicurezza. E poi la costruzione in totale trasparenza di un nuovo tempio molto artistico, interamente finanziato dalla comunità islamica, che possa essere di esempio e modello non solo per l´Italia: un´opportunità di straordinario arricchimento culturale per la città. Anche la zona del Lagaccio è particolarmente azzeccata per l´edificazione perché toglie molte frecce agli oppositori strumentali: non è un ghetto di periferia, è isolata senza esserlo. E una bellissima moschea può diventare l´occasione per valorizzare il quartiere con piena soddisfazione di tutti.

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la giunta approva il piano emergenze: 10 milioni per interventi in 40 comuni (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Via libera dall'esecutivo alle operazioni di Protezione civile per fronteggiare il dissesto delle strade. E ora si pensa a un piano neve Interventi sulla fascia montana, ma anche a Cividale, Tarcento Venzone, San Daniele Pordenone, Sacile e a Spilimbergo La giunta approva il piano emergenze: 10 milioni per interventi in 40 comuni di PAOLO MOSANGHINI UDINE. Emergenze in quasi quaranta Comuni: la Regione stanzia immediatamente dieci milioni di euro per gli interventi urgenti della protezione civile. Nella giunta della scorsa settimana, l'assessore regionale alla protezione civile, Vanni Lenna, ha proposto una delibera che impegna dieci milioni di euro per interventi in decine di Comuni che sono stati colpiti da dissesti idrogeologici. Messa in sicurezza, frane, strade da sistemare, corsi d'acqua da mettere a regime e altri interventi urgenti sono compresi nel piano delle emergenze stilato dalla Protezione civile regionale. «L'impegno economico consistente permette di dare attuazione ad alcuni interventi di protezione civile ritenuti urgenti e che sono stati segnalati dalle singole amministrazioni», spiega l'assessore Lenna. «Parallellamente i tecnici della protezione civile sono impegnati in numerosi sopralluoghi soprattutto nell'area montana a seguito delle intense precipitazioni nevose che hanno causato una moltitudine di frane che interessavano le strade pubbliche o i centri abitati: Tarcento, Castelnovo del Friuli, Sauris, Cavasso Nuovo, Taipana, Forgaria, Pontebba e Polcenigo», afferma ancora Lenna, che spende parole di ringraziamento per i volontari e sottolinea la professionalità dei tecnici della protezione civile di Palmanova. Infatti, contestualmente, la protezione civile, per ridurre il rischio di isolamento dei centri abitati e di crollo di alcune strutture pubbliche, ha avviato interventi di sgombero della neve nei Comuni di Tarvisio, Malborghetto Valbruna, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Sauris e Prato Carnico. I finanziamenti per la protezione civile saranno cosí ripartiti: Barcis (250.000), Bordano (250.000), Cercivento (150.000), Cividale (200.000), Cordovado (100.000), Corno di Rosazzo (300.000), Duino Aurisina (250.000), Fiume Veneto, Pordenone, Zoppola (700.000), Forni Avoltri (450.000), Forni di Sopra (150.000), Forni di Sotto (420.000), Mereto di Tomba (200.000), Morsano al Tagliamento (100.000), Pordenone (1.450.000), Prata di Pordenone (550.000), Prato Carnico (580.000), Premariacco (300.000), Raveo (100.000), Rive d'Arcano - San Daniele del Friuli (439.144), Romans d'Isonzo (190.000), San Leonardo (100.000), Sacile (200.000), Socchieve (50.000), Spilimbergo (300.000), Tarcento (450.000), Tolmezzo (730.000), Tramonti di Sotto (100.000), Venzone (720.000). Inoltre, 40 mila euro saranno destinati all'acquisto di strumenti software per il monitoraggio e la modellazione di dati radarmeteorologici nelle aree soggette a rischio idrogeologico; cento mila euro contribuiranno a rafforzare i sistemi di monitoraggio mediante acquisizione di strumenti informatici per il controllo del rischio idrogeologico e idraulico. Ma ci sono anche 300 mila euro per il portale web della protezione civile e 103 mila euro per coprire gli oneri per le prestazioni di lavoro straordinario del personale regionale impiegato nelle emergenze. E il consigliere regionale del Pdl Luigi Cacitti, in un'interrogazione, chiede di «individuare le piú opportune modalità di intervento della Protezione civile e le risorse finanziarie per venire incontro alle necessità dei Comuni colpiti dal maltempo dei giorni scorsi».

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PARLAMENTO EUROPEO: AGEVOLARE L'ACCESSO DELLE PMI AI MERCATI MONDIALI (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 10 Febbraio 2009 PARLAMENTO EUROPEO: AGEVOLARE L´ACCESSO DELLE PMI AI MERCATI MONDIALI Bruxelles, 10 febbraio 2009 - Maggiore tutela dalle contraffazioni, marchio d´origine sui beni importati, protezione internazionale di Dop e Igp alimentari, migliore accesso alle procedure d´indagine sul dumping e norme Omc specifiche e semplificate. E´ quanto chiede il Parlamento europeo per promuovere l´internazionalizzazione delle Pmi e favorire competitività, crescita e occupazione. Occorre poi sostenere l´accesso delle Pmi ai mercati esteri, adottare il brevetto Ue e lo statuto della società europea e finanziare l´innovazione. Le Pmi dell´Unione europea, ossia quelle con un numero di dipendenti inferiore a 250 e un fatturato inferiore a 50 milioni di euro, rappresentano 23 milioni di imprese (99% del totale) e 75 milioni di posti di lavoro (70%) nell´Unione. Nell´osservare che oltre il 96% delle Pmi dell´Ue ha meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 10 milioni di euro, il Parlamento ha adottato con 437 voti favorevoli, 77 contrari e 69 astensioni la relazione di Cristiana Muscardini (Uen, It) rilevando che ciò «limita la loro capacità di esportare beni e servizi oltre i confini nazionali, dati gli elevati costi fissi» che questa attività comporta. La conseguenza è che solo l´8% delle Pmi dell´Ue esporta beni al di fuori delle frontiere nazionali mentre circa il 3% di esse considerano prioritaria l´esportazione di beni al di fuori dell´Unione. In proposito, i deputati rilevano che «i mercati aperti e la concorrenza leale rappresentano i migliori strumenti per garantire le opportunità per le Pmi nell´economia globalizzata», anche perché «l´internazionalizzazione genera competitività e crescita, contribuendo all´espansione delle imprese e quindi all´occupazione». La Commissione dovrebbe quindi affrontare in modo esplicito le difficoltà incontrate dalle Pmi nelle esportazioni, precisando con quali strumenti nazionali o europei è possibile aiutare le Pmi a migliorare le loro prestazioni sui mercati mondiali. Una più efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale e marcatura d´origine Il Parlamento sottolinea che le Pmi necessitano di un´efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale (Dpi) «come prerequisito per lo sviluppo di nuove tecnologie», al fine di consentire loro di intraprendere attività a livello internazionale. Rileva pertanto che l´introduzione di un sistema di Dpi semplice ed efficace «costituisca uno strumento fondamentale per promuovere l´internazionalizzazione delle Pmi». Anche perché la contraffazione colpisce le Pmi «che sono riuscite a creare prodotti di qualità e competitivi», mettendone talora «in pericolo la sopravvivenza». La Commissione e gli Stati membri dovrebbero quindi impegnarsi «con rinnovato vigore» nella prevenzione e nella repressione del fenomeno sia a livello interno sia esterno, attraverso iniziative multilaterali (ad esempio l´accordo Acta) e bilaterali (nuovi accordi di cooperazione economica con i paesi terzi). Dovrebbero anche migliorare il controllo sulle importazioni da parte delle autorità doganali. I deputati, d´altro canto, si rammaricano per la ritardata introduzione del sistema di marcatura d´origine comunitario per alcuni beni provenienti dai paesi extra-europei (quali i tessili e le calzature) ed esprimono preoccupazione «per questa chiara violazione dei diritti dei consumatori dell´Unione europea». Invitano quindi gli Stati membri e la Commissione a accelerare l´entrata in vigore di questa normativa e a mettere in valore l´origine europea di questi prodotti, «vista sovente dai consumatori come garanzia di qualità, di sicurezza e di rispetto di elevati standard produttivi». Dovrebbero inoltre incoraggiare le Pmi affinché si avvalgano di strumenti, come ad esempio i brevetti, per proteggere il loro patrimonio di conoscenze e per difendersi dai fenomeni di copiatura e/o contraffazione. Anche perché, per le Pmi, la protezione dei diritti di brevetto e delle indicazioni geografiche «sono altrettanto se non più importanti della protezione dei marchi e dei diritti d´autore». Indicazioni geografiche dei prodotti alimentari Nell´ambito delle future negoziazioni commerciali multilaterali e bilaterali, il Parlamento chiede di compiere progressi sostanziali affinché si giunga a un quadro internazionale di riferimento «più chiaro ed equilibrato» in materia di indicazioni geografiche per garantire che i prodotti agricoli europei più competitivi e conosciuti «non siano indebitamente penalizzati da pratiche anticoncorrenziali». A tale proposito, sostiene la creazione di un registro multilaterale internazionale delle indicazioni geografiche che permetta alle Pmi di proteggere le proprie denominazioni in modo semplice ed economico. Gli altri membri dell´Omc, d´altra parte, sono invitati a garantire pieno accesso ai prodotti Dop e Igp dell´Unione europea «ritirando . Dal commercio quei prodotti nazionali che usano indebitamente dette denominazioni» e, comunque, ad accordare pieno accesso alle indicazioni geografiche protette e alle denominazioni d´origine protette dell´Ue che erano precedentemente utilizzate o che sono diventate delle denominazioni generiche. Ricorrere più spesso agli strumenti di difesa commerciale Compiacendosi della decisione della Commissione di ritirare le proposte di riforma degli strumenti di difesa commerciale (Tdi), il Parlamento sottolinea che tale sistema «deve continuare a essere una procedura quasi giudiziaria, basata su valutazioni obiettive e fattuali, in modo da consentire prevedibilità e certezza giuridica». In mancanza di norme internazionalmente riconosciute in materia di concorrenza, ritiene che l´attuale sistema europeo di Tdi costituisca «lo strumento migliore per garantire pari condizioni a tutti gli operatori». Inoltre, vista l´importanza dei Tdi, i deputati invitano la Commissione ad accrescere la trasparenza, la prevedibilità e l´accessibilità delle procedure d´indagine in particolare per le Pmi e ad accelerare e semplificare le procedure. Anche perché il sistema serve «a tutelare gli interessi dei produttori e dei dipendenti nei confronti delle difficoltà causate dal dumping o dalle sovvenzioni illegali». La Commissione dovrebbe inoltre fornire un´assistenza mirata alle Pmi in tutte le fasi delle indagini in materia di difesa commerciale e, in tale contesto, occorre migliorare i servizi offerti alle Pmi dall´helpdesk per i Tdi. Norme Omc specifiche e semplificate per le Pmi Il Parlamento insiste sulla necessità che il sistema Omc faccia tenga in maggior conto il ruolo delle Pmi e i loro interessi ed è quindi necessario «un quadro normativo internazionale chiaro e funzionale». Invita pertanto la Commissione a prevedere nell´ambito dei negoziati dell´Omc «regole semplificate specifiche per le Pmi all´interno delle zone di libero scambio, nonché clausole speciali relative alle esigenze delle Pmi». Dovrebbe inoltre favorire la rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie, la promozione del commercio internazionale attraverso idonee misure di semplificazione e l´armonizzazione normativa. Inoltre, per rendere il sistema degli scambi internazionali meno oneroso per le Pmi, i deputati suggeriscono di prendere in considerazione la creazione di un sistema di corti arbitrali internazionali «rapido e poco oneroso che possa permettere alle Pmi di evitare le lungaggini e le difficoltà che un contenzioso con le autorità doganali o commerciali in alcuni paesi terzi comporta». Sostengono inoltre l´adozione di una posizione europea «ferma» nei negoziati sulle procedure relative alla facilitazione commerciale, al fine di ridurre i costi delle procedure doganali, che possono raggiungere anche il 15% del valore dei beni scambiati, attraverso la trasparenza e la semplificazione delle procedure, l´armonizzazione delle norme internazionali, l´efficace registrazione dell´origine dei beni e l´ammodernamento dei controlli doganali. Strategia di accesso ai mercati e agli appalti dei paesi terzi Per i deputati l´accesso delle Pmi ai mercati internazionali «può contribuire a creare nuovi posti di lavoro, a difendere e conferire valore aggiunto a quelli esistenti, a preservare e scambiare il know-how e le specificità dell´Unione europea, nonché a offrire agli Stati membri la garanzia di una crescita economica solida e duratura». Invitano quindi la Commissione e gli Stati membri a migliorare la diffusione delle informazioni relative ai mercati dei paesi terzi, razionalizzando e semplificando il "Market Access Database" e rafforzando i "Market Access Team" creati in seno alle delegazioni della Commissione nei paesi terzi (dotandoli di helpdesk specifici per le Pmi). Il Parlamento sostiene inoltre la creazione, nei mercati chiave di India e Cina, di "European Business Center" che collaborino con le camere di commercio nazionali e con i rappresentanti delle imprese per consentire alle Pmi di trovare partner dotati delle capacità necessarie per accedere a questi mercati locali. Dà anche il suo appoggio ai programmi bilaterali che promuovono l´accesso specifico delle Pmi ai mercati dei paesi terzi, come Al-invest (America latina), Medinvest (Mediterraneo) e Proinvest (Africa). Esprimendo preoccupazione per le persistenti restrizioni esistenti in molti paesi terzi in materia di appalti pubblici, il Parlamento ritiene che l´Unione europea debba intraprendere azioni accorte ed efficaci per garantire pari diritti alle imprese europee, in particolare alle Pmi. Invita pertanto la Commissione a presentare proposte realistiche e costruttive in vista di una futura rinegoziazione e di un rafforzamento dell´accordo sugli appalti pubblici dell´Omc. "Small Business Act" europeo e innovazione Il Parlamento si compiace dell´iniziativa della Commissione relativa allo "Small Business Act" «quale occasione importante per adattare in maniera efficace tutte le politiche dell´Unione europea alle Pmi» e ritiene che l´internazionalizzazione delle Pmi - obiettivo primario della politica commerciale - debba costituirne «una pietra angolare». Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a incentivare la creazione di consorzi di servizi destinati a supportare le Pmi nel processo di internazionalizzazione. I deputati vedono anche con favore l´aggiornamento dei programmi che permettono alle Pmi di accedere a finanziamenti per uno sviluppo internazionale, rammentando la necessità di adottare quanto prima il brevetto unico europeo e lo statuto della società europea. Ritengono inoltre che il sostegno politico e finanziario finalizzato all´innovazione dei prodotti e dei processi, il miglioramento dell´accesso ai finanziamenti e degli aspetti fiscali, la cooperazione nel campo della ricerca e il trasferimento tecnologico «siano fattori fondamentali per incrementare la produttività delle Pmi». Esortano poi una più intensa cooperazione tra le Pmi e le università allo scopo di migliorare la ricerca e l´innovazione e chiedono alla Commissione di prendere in considerazione la creazione di un programma speciale di scambi a livello di Unione europea per i giovani imprenditori. . <<BACK

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) CRISI Le rottamazioni non servono PASSANO sui giornali odierni le n... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

REGGIO LETTERE pag. 11 ) CRISI Le rottamazioni non servono PASSANO sui giornali odierni le n... ) CRISI Le rottamazioni non servono PASSANO sui giornali odierni le notizie di una Italia che scende al quinto posto nel mondo per turisti annui (dopo Francia, Spagna, USA e Cina ), con valore del PIL prodotto dal settore già all'ottava posizione (ci superano anche Germania e Giappone...). Nonostante abbiamo i posti più belli del Mediterrano (mare e monti) e il 70% del patrimonio artistico mondiale (città e opere d'arte). Buona parte del resto ce lo hanno rubato nel tempo... Eppure le nostre ricette in tema di crisi sono, come sempre, gli incentivi per la rottamazione delle auto e delle lavatrici! Possibile che nemmeno la crisi mondiale ci apra gli occhi sul nostro vero " core business " ? Ennio Ferrarini ) INPS 62 euro di multa? «Avviso bonario» CON RIFERIMENTO all'articolo comparso sul giornale del 4 febbraio scorso dal titolo "L'Inps le scrive: ci doveva un centesimo ora deve pagare 62 euro", ritengo opportuno fornire alcuni chiarimenti utili a meglio comprendere la situazione che si è venuta a creare. E' necessario precisare che la signora non aveva rispettato i termini per il pagamento dei contributi previdenziali obbligatori dovuti per i propri dipendenti. In conseguenza le era stato notificato un avviso bonario con cui le veniva richiesto di versare la somma di 62,19 euro a titolo di sanzioni per ritardato pagamento. La signora provvedeva a pagare quanto richiesto il 17 novembre 2008. Purtroppo il versamento è affluito con un leggero ritardo, che ha provocato l'emissione del secondo avviso per lo stesso importo e motivazione. La signora, al momento della ricezione della nota, si era rivolta ai nostri uffici per i chiarimenti del caso, ed era stata ampiamente rassicurata che la seconda lettera era da considerarsi così come evidenziato nel testo priva di effetti. Maria Piccinno Direttore provinciale

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Calano le rimesse, emergenti a rischio (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-08 - pag: 6 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Calano le rimesse, emergenti a rischio di Riccardo Sorrentino E ra una frontiera vera, di quelle che separano due mondi. Ancora quindici anni fa, quando l'India non era neanche la promessa di un miracolo economico, passare dal Tamil Nadu al Kerala, i due Stati del Sud del Paese, significava entrare, all'improvviso, in una realtà completamente diversa. Il Tamil Nadu era ancora molto povero, grigio, governato da integralisti indù che isolavano chi voleva mangiar carne in sale quasi completamente buie dei ristoranti. Il Kerala invece era, ed è, governato dai comunisti: i ritratti di Marx, Engels, e Lenin apparivano dovun-que tra falci, martelli e bandiere rosse. Secondo le statistiche era ancora più povero, ma difficilmente nel Tamil Nadu si sarebbero potute vedere le auto e le moto fiammanti, le case linde e l'evidente benessere immediatamente visibili appena superato il confine interno. La spiegazione era semplice: le rimesse. Ancora oggi, i lavoratori indiani occupati nelle piattaforme petrolifere del Golfo inviano a Kochi, o a Thiruvananthapuram, somme elevatissime, pari al 20% del Pil del Kerala. è reddito senza produzione, alimenta poco lo sviluppo - il Tamil Nadu nel frattempo è diventato lo Stato più industrializzato dell'India- ma crea benessere. Finché dura, naturalmente. Oggi, il Kerala infatti trema. I Paesi del Golfo in crisi licenziano lavoratori, che tornano in patria. Il piccolo Stato indiano potrebbe presto ritrovarsi di fronte a un crollo del reddito e a un'esplosione di disoccupati. Il problema non è solo del Kerala, e neanche della sola India, che pure manda all'estero almeno quattro milioni di lavoratori che hanno inviato alle loro famiglie, nel 2008, 30 miliardi di dollari. A preoccuparsi sono tutte le economie che vivono sulle rimesse. In un altro emisfero, quello Occidentale, il Messico soffre quanto l'India.I lavoratori emigrati negli Usa erano soliti inviare "a casa" somme notevoli: 23,8 miliardi di dollari, un multiplo del deficit commerciale. Con la crisi del settore delle costruzioni americane dove il 14% dei lavoratori è messicano - e dell'economia in genere questi flussi si sono ridotti nell'12% almeno nel 2008, e caleranno ulteriormente. La valuta, il peso ha già registrato qualche pressione. Altre economie soffriranno anche di più. Per India e Messico (insieme a Cina, con 27 miliardi, e alle più piccole Filippine, con 11 miliardi) i numeri sono elevati, ma l'incidenza sul Prodotto interno lordo è bassa. Per altri, invece, persino il Kerala è fortunato. In Tajikistan, le rimesse toccano il 45% del Pil, in Moldova il 38%, in Honduras il 25%, in Giordania il 23%, ad Haiti e in Jamaica il 20 per cento. Cosa accadrà in questi Stati? Le previsioni oggi disponibili sono ancora ottimistiche. La Banca mondiale, a novembre, prevedeva una caduta dello 0,9% delle rimesse come scenario "base" e uno scivolone del 6% in quello peggiore, con il Medio oriente e l'Africa del Nord (-13%) e l'Africa subsahariana (- 6,8%) tra le aree più colpite. Soffriranno in particolarei Paesi legati a Eurolandia, la quale vedrà le rimesse in uscita calare del 7,6% (nello scenario base), e quelli legati ai Paesi del Golfo (-9%). A rischio sono quindi le economie dell'Europa dell'Est, che già hanno qualche difficoltà a finanziare i loro deficit commerciali, e alcune asiatiche, come il Pakistan, il Bangladesh e le Filippine. Molti emigrati saranno poi costretti a tornare in patria. Non si sa quanti, ma questo sarà un dramma nel dramma. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com CRISI E DANNI COLLATERALI I tagli all'occupazione colpiscono duramente i lavoratori stranieri, che riducono l'invio di denaro Inevitabile l'impatto sul Pil

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Alla Protezione civile c'è già il decreto Stanca (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-02-08 - pag: 13 autore: INDISCRETO Alla Protezione civile c'è già il «decreto Stanca» I l dispositivo per arrivare al commissariamento di Expo 2015 esiste già e si chiama decreto Grandi Eventi, varato dal governo il 13 settembre 2008. Al suo interno, si sa, si disciplinano quelle manifestazioni su cui la Protezione Civile ha o può avere potestà nell'organizzazione, ovviamente in deroga e con procedure d'urgenza. C'è il G8 alla Maddalena, c'era il mondiale di ciclismo celebratosi a Varese lo scorso ottobre, e c'è anche tra gli altri l'Expo 2015. Ma la cosa che più colpisce, ex post e non senza malizia, è che a palazzo Chigi, negli uffici della Protezione Civile, quel decreto lo chiamano da sempre "Stanca". Proprio così: decreto Stanca. Perché fu esattamente l'ex ministro oggi alla ribalta nel toto Expo, a prepararlo in quei giorni. Persa la partita per diventare ministro della Funzione Pubblica, posto poi occupato da Rena-to Brunetta, Lucio Stanca ha continuato infatti a collaborare con palazzo Chigi. In attesa, appunto, di un qualche incarico di prestigio. M.Alf.

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Addio alla britishness (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: CORRISPONDENZA E INCONTRI data: 2009-02-08 - pag: 24 autore: Addio alla britishness La sterlina si deprezza, i magazzini si svuotano, il bulldog cambia faccia. Lo storico Paul Johnson: «Ci vuole una Thatcher» di Leonardo Maisano «S ir, la scorsa settimana ero ospite di un albergo a cinque stelle in Ucraina. Volevo cambiare alcune sterline in valuta locale ma mi è stato risposto che il pound non è più accettato. Solo dollari o euro. Ma dove siamo arrivati? è davvero imbarazzante per la nostra nazione. Chris Howard, Londra» Il direttore del Times non ha risposto al signor Howard. E neppure a Colin Green, lettore di Chester, che s'interroga in un'altra lettera. «Abbiamo raggiunto una così bassa considerazione del nostro Paese e così scarsa stima di noi stessi da accettare che British Airways, British Telecom, British airport authority tolgano dal logo aziendale la parola British limitandosi a presentarsi come Ba, Bt, Baa. Presto il Governo britannico si farà chiamare Bg». Non è policy del Times, si dirà. Il direttore non replica. Eppure un'eccezione la meritavano le ansie di due lettori che interpretano gli interrogativi della nazione. La forza centrifuga del credit crunch ha mandato un sistema intero in confusione; la forza di gravità della recessione ha messo al tappeto quanto resta. Un mondo ribaltato, dalle istituzioni alle bandiere, dagli uomini ai cani. Anche il Bulldog, simbolo supremo della churchilliana "inglesitudine", paga il prezzo del cambiamento. Dovrà essere più alto e più magro. Meno de-formato nella mascella, nata per agguantare il toro al collo, e nel naso, tanto arretrato per consentirgli di respirare mentre pende dalla gola dell'avversario.Lo hanno deciso i guru del Kennel club, perchè è politicamente più corretto. Insieme con il Bulldog slanciato, aumentano le voci di chi vorrebbe seppellire il pound sotto lo schiaffo dell'euro. In Ucraina anticipano i tempi. La globalizzazione sbianchetta con una mano di pudore la britishness di realtà planetarie. Wedgwood, marchio della porcellana diventa americana, Woolworths, gloria dei grandi magazzini, sarà solo online, i pub chiudono perchè la birra cede al vino e la shepherds pie, il pasticcio di carne, affoga nel sushi. Anche la Royal Mail vacilla,Postman Pat –il postino icona deiragazzini – non corre più come una volta. La vecchia Inghilterra se ne è andata e quella nuova la sta inseguendo.L'ultima metafora l'abbiamo vista nella raffineria di Lindsey. Il Paese che ha fatto della deregulation, della sovranazionalità, del liberismo, della flessibilità il mantra di un ventennio, s'accapiglia sulle quote per lavoratori inglesi. Quelle che sono opinioni in tutto il mondo, diventano contraddizioni in questo mondo, dove anche la personalità nella politica pareva aver fagocitato l'ideologia della politica. Fu un un thatcheriano di ferro, intellettuale ad ampio raggio, diviso com'è fra l'occupazione di storico e di saggista con un'inclinazione per il pamphlet e la passione dell'acquarello, a sostenere il primato dell'uomo sull'idea. «è vero, ho visto in Tony Blair il successore ideale di Margaret Thatcher».Paul Johnson ha ottant'anni e ne dimostra dieci di meno impegnato com'è a scrivere Umoristi, quarta fatica di una serie cominciata con Intellettuali, proseguita con Creativi, continuata con Eroi. Ritratti al vetriolo, opere ultimedi un'immensa produzione che affascinò a lungo Indro Montanelli. «Ma oggi non vedo una nuova Thatcher. Ci vorrebbe,ma semplicemente non c'è»,dice infastidito dal vuoto di personalità che gli nega il piacere della passione, quella che nasce nella pancia e solo poi raggiunge la testa. Non Gordon Brown, premier in waiting – dicono i sondaggi – per una fulminea uscita di scena ? «No, è un egoista. La gente non lo ama come ha amato Blair che è stato un bravo Primo ministro, nonostate le molte debolezze ». Nessuna Lady di Ferro – di cui lui cantò le gesta in altre epoche –, nemmeno sull'altro fronte della Camera dei Comuni, quello Tory. «Lo ribadisco: oggi non c'è. Anche se nessuno seppe intuire subito chi era e che cosa sarebbe diventata Margaret Thatcher. Ormai non mi occupo più di politica, ma sempre più di storiae per questo ho un solo suggerimento da dare per uscire da questa situazione. La Regina dovrebbe, come Giorgio V nel 1931, sollecitare un Governo di coalizione nazionale. Un'intesa bipartisan fra i laburisti e i conservatori di David Cameron avrebbe davvero la forza di gestire questa transizione, di introdurre leggi impopolari. Premier ci mettereiBlair.Gordon Brown– sorride del suo stesso pensiero – lo mandiamo in Scozia che gli sta tanto a cuore». La caduta degli Dei nell'Inghilterra di oggi è un deja vu che non lo scuote. «Attenti a dire che siamo finiti. Questo è un popolo solido e resistente, con mille risorse. L'abbiamo già sentita cantare tante volte la fine di questo Paese, dai generali francesi che firmarono la resa ai nazisti a casi molto più recenti. Ci riprenderemo come accadde allora. Come avvenne nel 1931 e poi ancora negli anni Settanta. Le Unions liquidarono, di fatto, tre Governi: Wilson, Heath, Callaghan, poi arrivò la signora Thatcher che liquidò loro». Paul Johnson non dice chi siano le Trade Unions di oggi, ma per lui, quelle di allora, non torneranno, con buona pace per gli scioperi nel Lincolnshire. La minaccia di oggi è meno fisica, è più subdola. Non ha un corpo, nè un'anima. è l'affermarsi della complessità sulla semplicità. «Questa crisi, penso a quella finanziaria, è prodotto di un avvitarsi crescente della complessità grazie anche agli strumenti dell'elettronica. L'ultima volta che intervistai Robert Maxwell, quando la sua struttura editoriale era già compromessa, glielo dissi. Si alzò arrabbiatissimoe lasciò la stanza urlando che non capivo niente. Poi abbiamo visto tutti la fine che ha fatto lui e il suo castello finanziario. Quando le banche funzionavano con penne e inchiostro, mi si permetta l'iperbole, quando gli amanuensi compilavano le note contabili, tutto ciò non succedeva. Non poteva succedere». Molte altre cose non avvenivano nel piccolo mondo antico che l'Inghilterra forse non rimpiange, ma a cui dedica oggi tanti pensieri. Lo fa interrogandosi sulle certezze che hanno illuminato la sua strada in vent'anni di rincorsa verso una modernizzazione che si infrange contro gli slogan neoprotezionisti delle raffinerie in sciopero. Per pretendere di assumere la guida della globalizzazione ci voleva visione e determinazione, nella consapevolezza che la scommessa non era sicuramente già vinta.«Per essere eroi –sostiene Paul Johnson –sono necessarie molte qualità,ma il coraggio non ha sostituti».L'Inghilterra ha avuto coraggio nel cambiare e, al tempo stesso, nel resistere al cambiamento per difendere tante peculiarità della britishness. è andata bene. Fino a ieri. Simboli di Inglesitudine. Sopra Paul Johnson, 80 anni, intellettuale conservatore. Nella foto grande un Bulldog, che diventerà più alto e magro CAMERAPRESS CORBIS

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Brasile, auto sprint In Usa nodo mutui e l'Euribor va giù (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI Brasile, auto sprint In Usa nodo mutui e l'Euribor va giù Maurizio Galvani Non tutti sono a conoscenza del fatto che il Canada, insieme a Messico e Usa, fa parte del trattato di libero commercio Nafta. E, come gli Usa, il Canada è esposto alla crisi: secondo la Camera di commercio, «nel corso del 2008, il numero dei cittadini che hanno dichiarato bancarotta è salito a 90.016, il 13,5% in più rispetto al 2007». Non va meglio in Giappone, considerato fino a poco tempo fa l'economia più solida dell'Asia (poi è stato scavalcato dalla Cina): sta salendo il numero delle imprese che annunciano la bancarotta. Solo a gennaio, il numero delle corporate in fallimento è cresciuto del 16%, ai massimi da sei anni. Tante aziende sono ormai costrette a rivolgersi alle banche se vogliono sopravvivere. In Spagna, la disoccupazione è pari al 14,4%: è il tasso più alto tra tutti i maggiori paesi appartenenti all'Ocse (la media è del 6,8%). Qui la banca Santader vuole licenziare 300 dipendenti e chiudere 48 succursali. La motivazione addotta è la solita: «si è ridotta l'attività commerciale». Per le stesse ragioni, Marco Venturi della Confesercenti denuncia che «in Italia hanno già chiuso 40 mila esercizi nel 2008 e sono andati persi 130 mila posti di lavoro. Nel 2009 - aggiunge Venturi - le chiusure delle attività commerciali saliranno fino a 50 mila unità». Intanto l'Fmi - ieri il premier inglese Gordon Brown ha detto che questo istituto è inadatto ad affrontare l'attuale crisi, come pure la Banca mondiale - comunica che i paesi del Golfo dimezzeranno la loro crescita alla fine del 2009. Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Oman e Bahrein - finora mai sfiorati dal dubbio di una crisi - presentano pesanti restrizioni del Pil. Secondo l'Fmi, «il Pil nel 2009 crollerà rispetto al +6,5% registrato alla fine del 2008». Sono tutte economie orientate e dipendenti dalle esportazioni di petrolio; ma l'oro nero continua a essere scambiato a 40 dollari a barile contro i 147 del luglio 2008. E mentre il Conference Board conferma il dato sulla disoccupazione Usa («a livello del 1974»), il neo ministro al tesoro Timothy Geitner prende tempo fino a giovedì per esaminare il piano di salvataggio dell'economia, il cosiddetto Tarp. Viene però alla luce che, per risolvere la crisi innescata dai subprime, il governo dovrà sborsare 9.700 miliardi di dollari per poter coprire il 90% dei mutui immobiliari. Nel frattempo, lo Spiegel online mette in evidenza che «in questa decade, il peso dell'indebitamento delle imprese dell'Unione europea è salito a 11 mila miliardi di euro. Molto di più di quanto detto dai singoli governi. «Questi soldi - rivela lo Spiegel - per il 95% derivano dalle società della Ue». In controtendenza è solo il dato relativo alla produzione di auto in Brasile. Dopo i cali di dicembre (-47,1%) e novembre (-34,4%), la produzione a gennaio è balzata del +92,7%. La ragione? Il governo ha deciso degli sgravi fiscali, e l'auto è ripartita. In Italia (ma anche in Europa) l'unica buona notizia arriva per chi ha un mutuo a tasso variabile: i tassi Euribor a tre mesi sono scesi ieri dal 2,02% al 2,01%.

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la consulta intercomunale gallura si rilancia e diventa istituto di ricerca (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Sardegna, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Gallura La Consulta intercomunale Gallura si rilancia e diventa istituto di ricerca OLBIA. La Consulta Intercomunale Gallura si rilancia e diventa Istituto di Studi e Ricerca sulla Lingua e la Cultura Gallurese. Decisa da qualche tempo, la nuova conformazione è stata formalizzata ieri al Olbia davanti al notaio nel corso di una riunione dei soci fondatori presso la sede dell'Area Marina Protetta di Tavolara. La riunione è valsa inoltre ad approvare il nuovo statuto e all'elezione del nuovo consiglio direttivo, che risulta composto da Michele Fresi, Quintino Mossa, Piero Bardanzellu, Piero Canu, Nino Mannoni, Salvatore Brandanu, Renzo De Martino, Pietro Zannoni e Tonio Biosa. Da tale gruppo scaturirà il presidente. L'Istituto raccoglie l'eredità della Consulta Intercomunale del Gallurese, nata una decina d'anni ed adottata dal comune di Arzachena dove permane la sede, e amplia gli originali intendimenti di valorizzazione, nelle forme più appropriate, della cultura, della lingua e delle tradizioni dell'area, tanto diversa dalle altre dell'intera isola, che va dal Rio Posada al fiume Coghinas e che si affaccia sulla Corsica del sud con la quale condivide aspetto fisico, usi e costumi e soprattutto parlata. Cultura, lingua e tradizioni già minoritarie per ragioni di spazio e di diffusione ma oggi sempre più strette dal prevalere di forme di vita e di comunicazione tendenti alla globalizzazione e al prevaricare dei mezzi di comunicazione di massa. Ecco appunto la determinazione, da parte dell'Istituto, di tenerli per quanto possibile vivi, inducendo, per quanto riguarda la lingua, prima di tutto a parlarla nei tradizionali consessi. E quindi promuovendo una serie di iniziative tese a far riconoscere loro dalle istituzioni pari dignità con quelle di altre aree culturali della Sardegna. Di qui l'invito agli interessati, persone fisiche o giuridiche, a divenir soci dell'Istituto.

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lotta tra imperi in un bel libro di paraq khanna (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL CONSIGLIO Lotta tra imperi in un bel libro di Paraq Khanna PORDENONE. Sicuri che abbiate ormai divorato tutti i libri consigliati la scorsa settimana, oggi vi proponiamo altri titoli che riteniamo adatti a farvi passare qualche ora di piacevole lettura. Aiutati da Valentina della libreria "Emporio Biblioteca dell'Immagine", iniziamo con "Le campane di Bicêtre" di George Simeon. Quando comincia a riprendere conoscenza all'ospedale di Bicétre, Rene Maugras, direttore del principale quotidiano parigino, ricorda poco o nulla di quanto è avvenuto la sera precedente: sa che era a cena, al Grand Véfour, con un gruppo di amici. A un certo punto era andato alla toilette, e lì lo avevano trovato privo di sensi un quarto d'ora dopo. Sa quindi di essere vivo e che guarirà. Un pensiero, però, gli si fa strada nella mente. Una domanda: «a che scopo»? Maugras, con la lucidità di una solitudine interiore spogliata da ogni maschera, fa un bilancio impietoso della propria esistenza, interrogandosi sul senso di quanto hanno fatto lui e quelli come lui per diventare ciò che sono. A seguire, del giovane esperto di geopolitica Paraq Khanna, "I tre imperi - Nuovi equilibri globali". Cina, USA e Unione Europea sono da tempo impegnati in una lotta senza quartiere per imporre il proprio modello di sviluppo e il proprio stile di vita nel cosiddetto "Secondo mondo", in bilico fra il tentativo di emergere e lo sprofondare nuovamente in una realtà da Terzo mondo. Controllare le risorse energetiche e naturali e i governi locali di tali nazioni si rivelerà sempre più decisivo. Un obiettivo ben chiaro agli Stati Uniti, che corrono il rischio non solo di perdere la propria supremazia a livello globale, ma di diventare, essi stessi, un Paese di serie B. Christian Di Meo

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Società civile e responsabilità (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: OPINIONI - data: 2009-02-10 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE REPLICA A DE GIOVANNI Società civile e responsabilità di ENZO GIUSTINO SEGUE DALLA PRIMA Al riguardo il 27 luglio del 2004, proprio sul Corriere del Mezzogiorno, annotavo tra l'altro: «scriveva poco più di due anni fa Aziz Choudry, in una nota densa di contenuti ma espressi sempre all'insegna dell'ironia. Tra l'altro, dopo aver ricordato le innumerevoli definizioni che ne avevano dato Gramsci, de Tocqueville, Putnam, Hegel, Marx, cita John Grimond che, in un articolo sull'Economist, proprio a proposito della società civile, afferma: «Che diavolo è?». Come può constatare il professor de Giovanni, gli autori in questione credo non abbiano bisogno di «frequentare», come lui invita a fare, «un corso elementare di storia delle idee politiche». Nel merito appare comunque evidente che quell'invito il professor de Giovanni, sia pure per interposta persona, intendeva rivolgerlo a me. In questa ipotesi mi sarei aspettato quanto meno un minimo di cortesia, tenuto conto che in relazione a questi argomenti, nella mia nota, dopo un breve richiamo al significato che comunemente, viene attribuito al termine «politica», ho testualmente affermato: «Ma mi fermo qui, va al di là delle mie competenze». Ciò comunque non può impedirmi di considerare, stimolato da de Giovanni, che ferma restante la fondamentale importanza dei richiami alla storia e ai grandi del passato, specie per i più giovani, siamo ormai nel XXI secolo. E soprattutto che la rivoluzione tecnologica, specie quella informativa — come l'ha chiamata John Naisbitt — ha completamente rivoluzionato il modo di essere della società — e quindi del peso, del ruolo e del significato stesso della cosiddetta società civile — della politica, dell'economia, della finanza; e ancora, del modo di produrre, degli usi e i costumi della vita stessa. Anche il dissolvimento dell'impero sovietico e la conseguente attenuazione del conflitto ideologico è dovuto a tutto questo. L'era della globalizzazione insomma. Che vuole, pretende, impone; nuovi e diversi approcci per l'individuazione, la valutazione, la soluzione dei problemi. A tutti i livelli: regionale, nazionale, continentale, globale. Di qui la cosiddetta «glocalizzazione», «l'agire locale e pensare globale». Tutto questo in una condizione di perenne cambiamento, la cui velocità ha imposto e impone, come profetizzò Albert Einstein, «un nuovo modo di pensare». In tutte le manifestazioni della vita. Oltre che nella politica, nell'economia, nel sociale. E a tutti i livelli. Specie in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando, dovuti proprio alla globalizzazione. Alimentati da ciò che Paul Samuelson ha definito «terremoto finanziario globale». In quanto poi alla classe dirigente e al progetto o ai progetti, vorrei fornire un ulteriore chiarimento. «Che la responsabilità sia di tutti e quindi di nessuno» è solo una illazione personale del professor de Giovanni. Non ho mai affermato questo, non l'ho mai pensato. Ho invece parlato di «corresponsabilità», tenuto conto delle posizioni che vengono assunte da alcune componenti la società, che «influenzano la mancanza di determinazione nel decidere e di coerenza nel realizzare; che alimentano la pratica dei veti incrociati, la paralisi delle istituzioni». In realtà è una storia di occasioni perdute. Qui da noi la «Sindrome del Principe », cioè la pratica di affidare a un principe esterno la soluzione dei nostri problemi, è degenerata nel «morbo dell'inconcludenza », come amo ripetere. «Il triangolo delle Bermuda» con ai vertici Bagnoli, centro storico e zona est, qui da noi ne è stata la più evidente conseguenza. Scrivevo alcuni anni fa, «Un triangolo all'interno del quale si perde la cognizione del tempo; attraversare il quale è impossibile; in cui ogni iniziativa, ogni intrapresa, ogni proposito, sembrerebbe sparire nel nulla; ogni manifestazione di coraggio puntualmente annientata. Come e da chi? E difficile dirlo. Da nessuno e da tutti insieme, come in un diabolico gioco a somma zero». Un'anomalia, aggiungo oggi, che salvo alcune pregevoli realizzazioni in corso, che nel corso degli anni ha impedito a questa città, a questa regione, al Mezzogiorno in generale, di realizzare quell'ampio processo di modernizzazione, necessario per essere al passo con la storia. Per poter dominare i tempi nuovi e quindi competere a pieno titolo con le altre realtà territoriali, in Italia, in Europa, e nel mondo. E tutto ciò malgrado vi fossero e vi sono notevoli potenzialità e preziose risorse, i giovani soprattutto. E che queste mie affermazioni non siano dovute all'improvvisazione del momento, lo provano le testimoniane e le iniziative cui ho partecipato nel corso degli anni. Talvolta anche a nome e per conto di organismi sociali interlocutori della politica e delle istituzioni. Il professor de Giovanni nel concludere, a proposito dei progetti irrealizzati, cita Barcellona. E lo fa con una intonazione nostalgica. In questo credo abbia ragione. Molti anni fa ebbi il privilegio di essere invitato, insieme a Franco Nobili e Luigi Arcuti a tenere una relazione al Simposio europeo delle costruzioni di Barcellona, era il 1988, promosso dal governo spagnolo e presieduto dal re di Spagna. Gli atti di quel simposio furono poi pubblicati in due volumi. In quella occasione dopo il mio intervento mi furono poste molte domande a proposito del «Regno del Possibile». In particolare su due punti; l'impostazione relativa al coinvolgimento dell'intera area metropolitana con finalità di sviluppo; i criteri di mobilitazione del capitale privato, la finanza di progetto, allora solo una proposta ispirata alla cultura anglosassone. è vero, Barcellona è andata avanti divenendo un esempio cui spesso si fa riferimento; noi invece siamo rimasti al punto di partenza. Fermo restanti le colpe della politica, che ci sono, non siamo forse, professor de Giovanni, tutti corresponsabili di questo stato di cose?

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Tempo di responsabilità per tutti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI data: 2009-02-08 - pag: 8 autore: GLOBAL VIEW COOPERAZIONE MONDIALE Gli squilibri internazionali impongono all'Occidente di avviare una nuova era Prima decisione: devolvere agli Stati più poveri lo 0,7% degli aiuti all'economia Tempo di responsabilità per tutti di Robert Zoellick PRESIDENTE BANCA MONDIALE G li storici hanno diviso la storia dell'Occidente in epoche che rappresentano i valori culturali, economici e politici del tempo. E dunque abbiamo il Medioevo, il Rinascimento, la Riforma e l'Illuminismo. Come sarà definita la prima metà del XXI secolo? Sarà l'era del Rovesciamento, con i Paesi che ripiegheranno su soluzioni nazionali, protetti dietro ai confini nazionali, portandosi dietro i loro ricordi di prosperità? Sarà l'era dell'Intolleranza, con immigrati e stranieri additati come i responsabili dell'aumento della disoccupazione? O sarà semplicemente l'era del Declino? Può e deve essere l'era della Responsabilità, come giustamente ha sottolineato il Presidente Barack Obama. Perché questo sia l'esito serviranno atteggiamenti nuovi e politiche cooperative, negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Quali caratteristiche dovrà avere questa era della Responsabilità? Innanzitutto, essere un'epoca di globalizzazione responsabile, dove inclusività e sostenibilità abbiano la precedenza sull'arricchimento di pochi,e questo significa concentrarsi su una crescita che includa opportunità per i poveri, sviluppo tecnologico, microfinanza e prestiti a piccoli imprenditori, accordi commerciali che vadano a beneficio di entrambe le parti e livelli di aiuti sufficienti per centrare gli obiettivi di sviluppo del millennio. I primi passi sono il completamento del round negoziale sugli scambi internazionali di Doha e un rinnovato impegno a erogare gli aiuti promessi. In secondo luogo, dovrà essere un'era di gestione responsabile dell'ambiente globale. Un accordo sui cambiamenti climatici al vertice di dicembre a Copenhagen, che tagli le emissioni di anidride carbonica usando le nuove tecnologie, potrebbe aprire la strada. In terzo luogo, dovrà essere un'era di responsabilità finanziaria, sia a livello individuale che a livello di sistema. Il punto di partenza dovrebbe essere un accordo al G-20 londinese, il vertice che riunirà le principali economie, per una cooperazione tra i Governi verso un'espansione della spesa pubblica nel quadro di una disciplina di bilancio. Servirebbe un accordo anche su un piano che riapra i mercati del credito e affronti il problema dei crediti inesigibili, in maniera da consentire la ricapitalizzazione delle banche e allontanare lo spettro del protezionismo. In quarto luogo, dovrà essere un'era di multilateralismo responsabile, che vedrebbe Paesi e istituzioni cercare soluzioni pratiche a problemi interdipendenti. Per fare qualche esempio, uno sforzo per raggiungere delle intese sulle forniture di cibo per ragioni umanitarie, sul prezzo dell'energia o sull'introduzione di tasse mirate a incoraggiare gli investimenti in fonti energetiche pulite e il risparmio energetico. In quinto luogo, dovrà essere un'era di partecipazione responsabile: prendere parte all'economia internazionale non porterà con sé solo benefici, ma anche responsabilità. I vecchi club dei Grandi (G-8 o 20) lascerebbero il posto a un gruppo allargato, ben radicato nelle realtà economiche correnti. Questo gruppo sarebbe chiamato ad agire, non soltanto a discutere. La nostra era della Responsabilità dovrà essere globale, non soltanto occidentale. Sarà la risposta che daremo alla crisi nei prossimi mesi a decidere la rotta. Come primo passo, i Paesi sviluppati dovrebbero destinare lo 0,7% dei loro piani di stimolo all'economia a un Fondo di vulnerabilità a sostegno della gente più bisognosa nei Paesi in via di sviluppo. La Banca mondiale potrebbe gestire la distribuzione dei soldi, insieme alle Nazioni Unite e alle banche regionali per lo sviluppo. Potremmo usare i meccanismi esistenti per erogare i fondi in modo veloce e flessibile, accompagnandoli con operazioni di monitoraggio e tutela per garantire che il denaro venga speso bene. I Paesi poveri necessitano di tre interventi: programmi di assistenza sociale per aiutare a limitare l'impatto della recessione sui poveri; investimenti in infrastrutture per gettare le basi della produttività e della crescita e al contempo far lavorare la gente; finanziamenti per piccole e medie imprese per creare occupazione. I donatori possono tarare i loro contributi al Fondo di vulnerabilità in modo da conciliarli con i loro interessi. Questo approccio ha funzionato bene nel caso del sostegno garantito recentemente da Germania e Giappone alla ricapitalizzazione, promossa dalla Banca mondiale, delle banche dei Paesi poveri, e nel caso della decisione di garantire finanziamenti provvisori per progetti infrastrutturali fattibili che negli ultimi tempi non riescono più a trovare i fondi. Si tratta di un piano realizzabile. Il traguardo fissato dall'Onu per gli aiuti è dello 0,7%di un'economia.Stabilire come obbiettivo l'erogazione dello 0,7% del piano di stimoli all'economia di ogni Paese sviluppato rappresenta solo una minuscola frazione delle centinaia di miliardi destinati ai salvataggi delle banche, ma potrebbe fare una grande differenza per quelle centinaia di milioni di persone chesono vittime di una crisi di cui non portano responsabilità. Soprattutto, darebbe il segnale che è il mondo che sceglie di delimitare la crisi, non il contrario. Azione internazionale o politiche che mirano a proteggere il proprio orticello a discapito degli altri? Era della Responsabilità o era del Rovesciamento? La scelta è chiara. (Traduzione di Fabio Galimberti) ANSA

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Cina si difende all'Onu: noi proteggiamo i diritti umani (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

GINEVRA (Reuters) - La Cina ha difeso oggi davanti a un organismo dell'Onu il suo comportamento riguardo ai diritti umani, respingendo le accuse da parte dell'Occidente secondo cui il gigante asiatico usa la tortura e imprigiona i dissidenti e insistendo che le sue politiche sono a norma di legge. Sostenuta da un certo numero di nazioni asiatiche e africane, la Cina ha detto al Consiglio Onu sui diritti umani che le speculazioni secondo cui opprimerebbe gruppi etnici in Tibet e in altre parti del Paese sono solo propaganda politica tesa a denigrarla. "Il nostro è uno stato in cui prevale la legge", ha detto un alto funzionario della Suprema Corte cinese al Consiglio formato da 47 nazioni. "La Cina è totalmente impegnata nella promozione e protezione dei diritti umani", ha aggiunto un altro funzionario della delegazione di Pechino. Altri esponenti del gruppo cinese hanno preso la parola per affermare che la gente in Cina ha libertà di parola e di stampa, che tutte le minoranze hanno pieni diritti e che il Paese vive in pace e in armonia. I vari oratori hanno negato l'esistenza di "prigioni nere" -- carceri segreti tenuti dal regime comunista dove, dicono dissidenti cinesi, si torturano gli oppositori -- e le restrizioni contro gruppi religiosi, né hanno ammesso la pratica del lavoro minorile nel Paese. Le dichiarazioni sono state effettuate all'interno di un nuovo processo chiamato "Universal Periodic Review" o UPR, nel quale tutti i membri dell'Onu devono sottoporsi ogni quattro anni ad uno scrutinio del loro grado di adesione ai diritti umani. La Cina aveva sempre evitato di sottoporsi ad esami simili in sede Onu, e la sua forte reazione mostra la grande delicatezza del tema, dicono gli osservatori.

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AMBIENTE. Lazio, Protezione civile e Guardia di Finanza insieme contro gli incendi (sezione: Globalizzazione)

( da "HelpConsumatori" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

News AMBIENTE. Lazio, Protezione civile e Guardia di Finanza insieme contro gli incendi 10/02/2009 - 09:31 Protezione civile e Guardia di Finanza alleate contro gli incendi boschivi nel Lazio attraverso un accordo di più stretta collaborazione. L'intesa prevede una più ampia collaborazione fra Regione e Fiamme Gialle per aumentare l'impegno sul territorio, in particolare la lotta agli incendi e il monitoraggio, il pattugliamento e la perlustrazione delle aree a rischio. Il protocollo d'intesa è stato firmato ieri dal presidente Piero Marrazzo e dal generale Filippo Ritondale, Comandante Regionale Lazio della Guardia di Finanza, alla presenza del Direttore regionale della Protezione civile, Maurizio Pucci. La Regione rafforzerà i rapporti esistenti con il comando generale della Guardia di Finanza, in particolare sul versante dello scambio di informazioni, mentre ci sarà il trasferimento in comodato gratuito alla Guardia di Finanza di mezzi della Protezione civile, sistemi di comunicazione radio portatili e altre attrezzature ad elevato contenuto tecnologico. Verranno inoltre organizzati corsi di aggiornamento ed esercitazione cui parteciperà il personale della protezione civile regionale e delle Fiamme Gialle. 2009 - redattore: BS

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Intervento della Protezione Civile per frana a Verezzo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sanremo news" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Intervento della Protezione Civile per frana a Verezzo Lungo intervento della protezione civile di Sanremo, per la riapertura della strada che porta in zona San Donato a verezzo, frazione di Sanremo. Per la messa in sicurezza e lo sgombro del tratto interessato dalla frana verificatasi nella tarda serata di sabato, sono intervenuti già dalle prime ore di domenica mattina i volontari della Protezione Civile Squadra Antincendio di San Bartolomeo e i Rangers d'Italia sezione di Imperia coaudiuvati dal geometra del Comune di Sanremo Retolatto. Grazie al tempestivo e accurato intervento, alle ore 17.00 si è potuto assicurare la normale circolazione.

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Auto, la Cina diventa il primo mercato (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

nella repubblica popolare il settore è ancora in crescita Auto, la Cina diventa il primo mercato A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti PECHINO (CINA) - La crisi economica colpisce in tutto il mondo, ma in Cina il settore auto resiste. La Repubblica Popolare cinese ha infatti superato gli Stati Uniti per la prima volta, in gennaio, diventando il primo mercato del mondo per le automobili. Secondo i dati diffusi da Dong Yang, vicedirettore della China Association of Automobile Manufacturers (Caam), il mese scorso in Cina sono state vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Usa (secondo le stime preliminari della società di ricerca Autodata). Gli analisti avvertono tuttavia che il sorpasso potrebbe essere temporaneo, perchè in gennaio gli Usa risentono di un calo fisiologico delle vendite nel dopo-Natale, mentre in Cina le festività del Capodanno Lunare provocano l'effetto opposto. Inoltre, la contrazione della domanda è stata meno forte in Cina che negli Usa, una circostanza che non promette nulla di buono per i produttori ma che aiuta a spiegare i dati. AUTO VENDUTE - Secondo Wu Ai Lian, direttrice delle vendite in una grande concessionaria dell'americana General Motors a Shanghai, «gli affari non vanno così male... in Cina la GM è da molti anni il numero uno, la auto magari sono più costose di altre ma noi diciamo ai nostri clienti che la sicurezza non ha prezzo». La valutazione di Wu non è del tutto precisa. Secondo la Caam, le auto più vendute nel Paese sono la Jetta e la Santana della tedesca Volkswagen - prodotte con due diversi soci cinesi - seguite dalla Buick della GM, anch'essa coprodotta con un partner cinese. L'automobile è il più popolare tra gli status symbol della crescente classe media cinese, e negli anni scorsi il mercato è cresciuto a ritmi del 40-50%, un ritmo impossibile da tenere a lungo. Yale Zhang, uno studioso del mercato dell'auto in Cina, sostiene che nel settore c' è ancora un grande spazio per la crescita. «Negli Usa - spiega - ci sono in media 800 auto per mille persone, in Cina le vetture sono 20 su mille» e per i consumatori cinesi l'acquisto di una vettura è ancora un «grande evento». Zhang vede nei prossimi mesi «gravi difficoltà» per i piccoli produttori. «Non mi sorprenderei - dice lo studioso - se nel 2010 vedessimo molti di loro scomparire dal mercato». Il governo ha lanciato una serie di misure di sostegno al mercato dell'automobile, tra cui una riduzione dell'imposta di circolazione per le vetture di bassa cilindrata e aiuti a chi si disfa della vecchia auto comprandone una nuova. Si ritiene che l'intervento governativo possa portare ad una crescita tra il 3% ed il 6% del mercato. stampa |

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AUTO, LA CINA DIVENTA IL PRIMO MERCATO (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Auto, la Cina diventa il primo mercato -->A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti

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CRISI: AUTO, LA CINA SUPERA GLI USA E DIVENTA PRIMO MERCATO (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato di ANSA A gennaio vendute 735mila vetture, 657mila negli Stati Uniti -->(ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/o mercato del mondo.Secondo i dati di China Association of Automobile Manufacturers, a gennaio in Cina ne sono state vendute 735mila contro 656.976 degli Usa. Per gli analisti il sorpasso potrebbe essere temporaneo, perche' a gennaio gli Usa risentono di un calo fisiologico delle vendite nel dopo-Natale mentre in Cina le festivita' del Capodanno provocano l'effetto opposto.

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Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 10.02.2009 13:14 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/o mercato del mondo.Secondo i dati di China Association of Automobile Manufacturers, a gennaio in Cina ne sono state vendute 735mila contro 656.976 degli Usa. Per gli analisti il sorpasso potrebbe essere temporaneo, perche' a gennaio gli Usa risentono di un calo fisiologico delle vendite nel dopo-Natale mentre in Cina le festivita' del Capodanno provocano l'effetto opposto.

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14:12 AGRICOLTURA: TRENTINI ELETTO PRESIDENTE DI EUROASPER (sezione: Globalizzazione)

( da "Agi" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

AGRICOLTURA: TRENTINI ELETTO PRESIDENTE DI EUROASPER (AGI) - Roma, 10 feb. - Il consiglio direttivo di Euroasper che si e' tenuta a Berlino in occasione di Fruit Logistica ha eletto alla Presidenza della Associazione Europea Euroasper per il prossimo triennio il dr. Luciano Trentini direttore del CSO chiamato a sostituire il francese Patrick Aumede Euroasper e' una associazione che ha sede ad Avignone ( Francia) e raggruppa le principali organizzazioni dei produttori di asparago europee di Germania, Olanda , Spagna, Francia, Grecia e Italia. Obiettivo dell'organizzione e' quello di promuovere gli interessi dei produttori europei di asparago, favorendone lo sviluppo sia in fase produttiva che di commercializzazione, promuovendo l'innovazione verietale e tecnica e lavorando a fianco della Comunita' Europea per difendere un prodotto che in questi ultimi anni si sta sempre di piu' globalizzando. Il nuovo incarico internazionale per Luciano Trentini che si aggiunge a quello gia' ricoperto nella AREFLH, l'Assemblea delle Regioni Ortofrutticole Europee e che proietta il CSO sempre di piu' verso quel percorso di internazionalizzazione ormai indispensabile per lo sviluppo del settore. " L'asparago - dichiara Trentini - e' una delle poche specie orticole che in questi anni non ha risentito della crisi dei consumi, infatti la dimensione di mercato di oggi e' pari a circa 110 milioni di Euro, in aumento del 55% rispetto ai primi anni duemila. Nell'immediato futuro - continua Trentini - la produzione italiana potrebbe soffrire la concorrenza dei Paesi Terzi a causa anche della soppressione delle norme di commercializzazione. Cercheremo da subito - conclude il Presidente Trentini - attraverso Euroasper di studiare le iniziative da mettere in atto per lo sviluppo di questa specie; il primo impegno sara' l'organizzazione dell' VIII convegno europeo della produzione e della commercializzazione dell'asparago che si terra' a Coventry, in Inghilterra nel 2010, organizzato dall' Associazione dei produttori inglesi".

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L'Italia patria del phishing (sezione: Globalizzazione)

( da "Vnunet.it" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'Italia patria del phishing 10-02-2009 eWeek Europe Rapporto Ibm X-force sulla sicurezza 2008: l'Italia al secondo posto mondiale come luogo d'origine del phishing La più recente edizione del rapporto X-Force Trend & Risk Report per il 2008 reso pubblica da Ibm contiene tra i suoi dati sull'evoluzione delle minacce alla sicurezza informatica,alcune pagine che riguardano direttamente l'Italia. Il documento , nella sua analisi della provenienza territoriale delle minacce, segnala come l'Italia si confermi al secondo posto a livello mondiale come luogo d'origine delle mail di phishing (14,0%), leggermente dietro la Spagna (15,1%) ma distanziando in misura notevole Paesi tecnologicamente avanzati come Francia (6,4%), Germania (4,4%) e Usa (2,8%). In calo invece la presenza del dominio ".it" tra quelli di origine per lo spam: se infatti nel 2007 i server italiani erano responsabili del 3,9 della email spazzatura , nel 2008 questa cifra si assesta al di sotto del 3% (la Cina primeggia con 20,6% e ha recentemente superato gli Usa, fermi al 19,4%). Ugualmente in calo la percentuale di siti italiani con contenuti socialmente devianti (estremismo politico, odio,discriminazione ) con una percentuale che passa dal 2,1% del 2007 all'1,3% del 2008. A livello generale, il report evidenzia come i siti web delle aziende rappresentino per i cyber criminali veri e propri trampolini di lancio per i propri attacchi. Le vulnerabilità delle applicazioni web rappresentano il tallone d'Achille della sicurezza IT aziendale. Il report registra ad esempio un incremento del 13,5% delle vulnerabilità rispetto al 2007 Secondo gli esperti di Ibm, le aziende utilizzano applicazioni standard disponibili sul mercato, zeppe di vulnerabilità, o peggio ancora applicazioni personalizzate che possono ospitare numerose vulnerabilità ignote, impossibili da correggere con una patch. Ad esempio le vulnerabilità da iniezione di codice SQL automatizzate e su grande scala emerse nei primi mesi del 2008, sono proseguite senza tregua. Alla fine del 2008, il volume di attacchi era salito a 30 volte il numero di attacchi osservati inizialmente quest'estate. I ricercatori X-Force hanno individuato un aumento di oltre il 50 % del numero di URL maligni che ospitano exploit, rispetto a quelli rilevati in tutto il 2007. La tecnica di ospitare messaggi di spam su blog famosi e siti web legati alle news è più che raddoppiata nella seconda metà di quest'anno. © Copyright 2007 tutti i diritti riservati | part of vnu.net europe

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Ma il caso di Eluana ci sta davvero a cuore?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lo confesso: non ne posso più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro. "Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua. Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è "a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave delicatezza. Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che l'Italia sia sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di ieri. Gli speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da 5,6 milioni di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9 milioni di telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il rapporto è di uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il tutto è falso, scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Che avesse ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di Eluana? Scritto in società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 8 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Feb 09 L'ultima truffa della casta dei banchieri Domani il segretario al Tesoro Usa Geithner presenterà il nuovo piano per salvare il sistema finanziario americano. Intanto, però, dalla casta dei banchieri continuano a giungere pessimi segnali. La spartizione dei bonus milionari continua, soprattutto negli istituti salvati dal contribuente (come ho spiegato in questo articolo e in quest'altro). E Il Congressional Oversight Panel for the bailout funds, un comitato incaricato di verificare come vengono spesi i fondi già stanziati per salvare il sistema finanziario, ha scoperto un'altra beffa; pardon un'altra truffa. Lo scorso ottobre il Tesoro americani ha comprato titoli tossici dalle banche americane per 254 miliardi di dollari, ma il valore reale è risultato essere di 176 miliardi di dollari. Insomma, le banche americane hanno ingannato lo Stato 78 miliardi di dollari. E lo Stato, ovvero il Tesoro Usa all'epoca guidato da Paulson, si è verosimilmente lasciato amabilmente gabbare. Non a caso per molte settimane si è rifiutato di spiegare pubblicamente quali criteri abbia adottato per comprare i titoli tossici. Per non turbare il mercato, diceva. E qui veniamo al punto: le attuali degenerazioni nascono dallo strapotere di quelle che Tito Tettamanti, noto imprenditore e finanziere svizzero, ha definito in un articolo sul Corriere del Ticino, le "gigantobanche", che hanno finito per falsare le regole del capitalismo. Tettamanti, da sempre su posizioni liberiste, le definisce "degenerazioni concettuali", come l'aver abolito la distinzione tra banca di credi to e banca d'affari, l'aver permesso agli istituti attività speculative al alto rischi che dovrebbero essere limitate agli Hedge Funds. Secondo Tettamanti è "gravissimo anche il fatto che le «gi gantobanche » abbiano creato tra di loro dei mercati, i famosi «over the counter», per loro prodotti (certi de rivati), mercati dei quali erano ge stori, attori, regolatori, escludendo altri partecipanti e sottraendosi ad ogni esigenza di trasparenza e con trollo". Ma vi sono altre responsabilità: "Quelle di chi ha accettato, quando non volu to, la creazione di banche «too big to fail», vale a dire tanto gigantesche, tanto importanti per il sistema che non ci si sarebbe mai potuti permet tere di farle fallire. E chi ha accettato sono tra l'altro i controllori (vale a dire i rappresen tanti dello Stato) chiamati ad appli care le numerose regolamentazioni esistenti. Non solo ciò era in paten te contraddizione con il sistema di mercato che deve sanzionare l'insuc cesso con il fallimento (anche perché le perdite non si annullano trasci nando i debiti all'infinito), ma ha creato una categoria di privilegiati tra le banche. Tettamanti si chiede: "I controllori che hanno assistito alla degenerazione (magari facili tandola) perché non sono intervenu ti applicando le regole?" e osserva che: - le regole ci sono, ma bisogna vole re ed essere capaci di applicarle o correggerle quando sono errate. In fatti, delle banche sono pratica mente fallite senza infrangere le re gole esistenti. Attenzione: più rego le di dettaglio esistono, più si de responsabilizza il soggetto delle re gole e si rende macchinoso l'inter vento; - lo Stato, di cui i controllori sono un'emanazione, non può troppo facilmente declinare ogni respon sabilità per i disastri originati dal le «gigantobanche», ma neppure avere troppo il complesso del com plice per i salvataggi". L'ultima truffa, quella dei 78 miliardi evdenzia un punto fondamentale: il salvataggio delle banche rischia di essere inutile se non si scardinano il sistema delle "gigantobanche" e, parallelamente, i privilegi inaccettabili dei manager. Obama ne sarà capace? Sono scettico, la mia impressione è che l'establishment americano miri a superare la tempesta, per poi permettere alla casta dei banchieri e alle "gigantobanche" di continuare come prima. Sarebbe l'ultima beffa. Sbaglio? Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 25 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Feb 09 Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere Ho seguito con crescente turbamento le polemiche sulla vicenda di Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi assistere un proprio caro che ha subito danni al cervello, non può che provare una struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma intimo, straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il tema di una battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti. Stamattina ho letto sulla Stampa l'opinione controcorrente di un autorevole cattolico, quella dell'arcivescovo Giuseppe Casale che dice: «Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia». «Non è tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo stucchevole can can. C'è poco da dire: l'alimentazione e l'idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio può essere legittimamente interrotta». E ancora: "Si è creato il 'caso Englarò agitando lo spettro dell'eutanasia, ma qui non si tratta di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinchè la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente - aggiunge monsignor Casale - . I trattamenti medici cui è stata sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un calvario disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.» «L'alimentazione artificiale - conclude Monsignor Casale - è accanimento terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime volontà e non lasciamo solo un padre che, appena si saranno spenti i riflettori di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la spina. Eluana non c'è più già da tanto, da molto tempo prima della rimozione del sondino che simula un'esistenza definitivamente svanita». Le parole di Monsignor Casale fanno riflettere. Che abbia ragione lui? Scritto in società, Italia, giornalismo Commenti ( 198 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Feb 09 Quei manager che si tagliano lo stipendio. Dopo lo scandalo dei bonus da 18 miliardi distribuiti ai manager dalle banche americane salvate dallo Stato, Obama corre ai ripari: oggi annuncia una norma che impone un limite di 500mila dollari agli stipendi dei dirigenti delle società che beneficiano dei sussidi pubblici. Bene, è un passo nella giusta direzione. Tuttavia, mi chiedo: i 18 miliardi rappresentano un abuso colossale e una distorsione di fondi pubblici: perchè Obama non ne pretende la restituzione? Se lo avesse fatto sarebbe stato davvero credibile, in questo modo invece premia la casta, legalizza l'ultima rapina. E invece in un frangente di crisi come questo sarebbe stato necessario un segnale molto più forte che, evidentemente, Obama non può permettersi. Segnali che invece giungono da alcune aziende private. In Giappone, ad esempio, i manager di alcune grandi società in difficoltà si sono ridotti del 30% lo stipendio. Lo stesso è avvenuto in Italia, nel mio mondo, quello dell'editoria. Il gruppo del Sole 24 Ore ha appena inviato una lettera a tutti i collaboratori in cui annuncia una riduzione dei compensi del 25% per fare fronte a quella che definisce la "Grande Crisi". La lettera è firmata dal direttore Ferruccio de Bortoli e dall'amministratore delegato Claudio Calabi, che hanno dato l'esempio riducendosi di un quarto lo stipendio. Che differenza rispetto ai banchieri di Wall Street! Questa è la strada giusta: se i tempi sono duri, lo sono per tutti. Ed è il capo che mostra la via assumendosi in prima persona i sacrifici richiesti. Io lo chiamo capitalismo responsabile e mi piace moltissimo. Scritto in economia, società, era obama, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, giornalismo Commenti ( 80 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Feb 09 Ecco perché il clandestino in realtà non viene espulso Sul Giornale di ieri Stefano Zurlo ha scritto un bell'articolo, in cui racconta che cosa accade agli irregolari che vengono arrestati. Mi ha colpito questo passaggio: "È un meccanismo davvero surreale. Il clandestino viene espulso; non se ne va o torna di nascosto nel nostro Paese e allora scatta, obbligatorio, l'arresto. Ma i processi, di media, sono catene di montaggio delle scarcerazioni: l'imputato esce, in attesa del verdetto, e tanti saluti. Oppure, se la sentenza arriva di volata, viene condannato, ad una pena di 6-8-10 mesi. E subito dopo rimesso in libertà. Come è normale quando la pena è inferiore ai due anni. Insomma, l'irregolare viene afferrato dalla legge e dalla legge riconsegnato alla sua vita invisibile. Con una postilla: se lo acciufferanno di nuovo, sempre senza documenti, non potranno più processarlo: non si può giudicare due volte una persona per lo stesso reato". Se questa è la realtà, e non dubito che lo sia, la lotta ai clandestini è assolutamente inutile. Continueranno ad arrivare, sempre più numerosi, proprio perché è garantita l'impunità. E allora è necessario correre ai ripari, varando norme che non permettano la scarcerazione in attesa del processo e, come ho già scritto, che rendano obbligatorio il rilevamento, oltre delle impronte digitali, dell'iride dell'occhio. Solo così l'Italia può assumere una credibilità che oggi non ha. L'alternativa è che l'Italia si trasformi non in una società tendenzialmente multietnica, ma in un Paese anarchico con profonde ingiustizie sociali e un razzismo diffuso. Non c'è più tempo da perdere: tocca al governo di centrodestra proporre misure concrete. E al centrosinistra moderato di Veltroni sostenerle con spirito bipartisan. Perché il problema degli immigrati non ha più colore politico ma è sentito, con angoscia, dalla stragrande maggioranza degli italiani, compresi i progressisti. O no? Scritto in società, globalizzazione, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 70 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jan 09 La casta di Wall Street? Continua ad arricchirsi. Negli ultimi giorni mi sono occupato nuovamente della casta dei banchieri, che ha inguaiato il mondo. Ho scoperto alcuni dettagli interessanti, ad esempio, che l'ex numero uno di Lehman Brothers, ha venduto la sua lussuosa residenza in Florida, stimata 14 milioni di dollari. Il prezzo? Cento dollari. Chi l'ha comprata? La moglie. E così si cautela contro eventuali creditori. Ipotesi peraltro remota, perché le leggi americane offrono ampie protezioni ai banchieri protagonisti della truffa del secolo. I protagonisti del disastro finanziario passano le loro giornate a giocare, a golf, bridge, cricket. E quelli che non si sono ritirati continuano ad arricchirsi. Nel 2008, mentre le loro società venivano salvate dal fallimento, i manager delle banche si sono accordati bonus per 18,4 miliardi di dollari, come spiego in un editoriale, nel quale pongo una domanda a questo punto fondamentale: è giusto salvare le banche se la casta non viene smantellata? Tremonti dice: a casa o in galera. Sono d'accordo con lui. Se il capitalismo vuole risorgere deve riscoprire una virtù indispensabile, quella della responsabilità individuale. E fare piazza pulita. Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, democrazia, gli usa e il mondo Commenti ( 73 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jan 09 Immigrazione, stiamo sbagliando (quasi) tutto? I fatti degli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta la questione degli immigrati. Ne traggo tre riflessioni. 1) La crisi economica renderà ancora più acuto il problema dell'immigrazione all'interno della Ue. Romania e Bulgaria sono già in forte crisi economica e non mi stupirebbe se nei prossimi mesi aumentasse il numero di cittadini di questi Paesi che cerca fortuna nei Paesi europei ricchi; che, però, come ben sappiamo, non sono risparmiati dalla recessione. Rumeni, bulgari verranno qui ma non troveranno lavoro e molti di quelli che già abitano in Italia lo perderanno. La situazione rischia di diventare rapidamente esplosiva: povertà, indegenza, disperazione, dunque probabile aumento della delinquenza spicciola e molto potenziale manodopera per la malavita e per gli imprenditori italiani schiavisti (che esistono e vanno combattuti energicamente) . Tutto questo alimenterà il razzismo e l'incomprensione reciproca. Occorre che l'Unione europea prenda iniziative straordinarie per limitare la libertà di circolazione delle persone, anche ripristinando, transitoriamente i visti. 2) L'immigrazione extra Ue non si combatte solo alzando barriere, che in realtà servono a poco, perchè, come ha dimostrato l'ultimi rapporto della Fondazione Ismu, dei 450 mila stranieri che arrivano illegalmente, solo 120mila attraversano il Mediterraneo. Gli altri sbarcano con un visto regolare (di studio, turistico o per lavori stagionali) e si danno alla macchia. Come si combatte questo fenomeno? Imitando gli americani: che prendono la foto e le impronte digitali a tutti i visitatori, In tal modo (magari anche con il controllo dell'iride) si creerebbe una banca dati europea che rende facilmente identificabili i clandestini. 3) Gli immigrati non partono spinti solo dalla povertà, ma anche - anzi, soprattutto - per inseguire il mito di un'Europa Eldorado, come ho spiegato in questa analisi. Il mito non viene mai scalfito dai media nè nè dalla sociteà africana, che anzi continu ad alimentarlo. «Gli africani quando partono non immaginano che fuori possa fare più freddo che dentro un frigorifero», mi ha detto Gustave Prosper Sanvee, direttore della tv cattolica del Togo. Dunque se vogliamo limitare le partenze è necessario che gli immigrati sappiano che l'Europa non è un paradiso, ma spesso un purgatorio fatto di stenti, sofferenza, spesso umiliazioni e che ci ce la fa deve rispettare regole sociali e di convivenza che sono molto diverse da quelle africane. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che l'Europa promuova una politica di comunicazione mirata alle popolazioni Africane, che oggi è inesistente. Da qui la mia riflessione: perché non provare un approccio diverso sull'immigrazione? Ho l'impressione che le misure tentate non abbiano prodotto gli effetti sperati e siano destinate al fallimento anche in futuro. In altre parole, l'Italia e l'Europa stanno sbagliando (quasi) tutto. O no? Scritto in società, europa, globalizzazione, immigrazione Commenti ( 72 ) » (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto. Negli ultimi due giorni sul Giornale ho scritto ancora di Obama, che ha litigato con il Vaticano sull'aborto e per la prima volta ha avuto qualche screzio con la stampa americana, finora notoriamente compiacente. I giornalisti Usa tra l'altro si sono accorti che un lobbista dell'industria delle armi è stato nominato numero due del Pentagono, vicenda di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi su questo blog. Era ora. Ma la notizia più significativa riguarda la Cina, sebbene non abbia avuto molto rilievo sui giornali italiani. E' accaduto questo: il segretario al Tesoro Timothy Geithner che giovedì, durante le audizioni alla Commissione finanze del Senato, aveva accusato Pechino di «manipolare le quotazioni dello yuan per ottenre scorrettamente vantaggi commerciali», aprendo di fatto l'iter che, in base a una legge del 1988, permetterebbe al governo americano di imporre sanzioni ovvero barriere tariffarie. La Cina ha risposto smentendo le accuse, mentre il ministro degli Esteri di Pechino ha chiamato Hillary Clinton ammonendola a non compiere passi falsi. Perchè questo screzio? I fattori di attrito sono diversi, ma a mio giudizio ne prevale uno: quello del debito americano. La Cina è da qualche anno il primo sottoscrittore al mondo di Buono del tesoro Usa, ma una decina di giorni fa ha annunciato che intende ridurre il proprio impegno e usare una parte delle risorse per rilanciare l'economia interna. L'America, però, non può permetterlo; anzi, visto che il suo deficit pubblico quest'anno triplicherà, vorrebbe che Pechino aumentasse gli acquisti di Treasury. L'affondo di Geithner ha l'aria di un monito ai cinesi: se Pechino non si ricrede, Washington si vendicherà alzando le barriere doganali; dunque rendendo impervio l'accesso a un mercato che rappresenta il principale sbocco ai beni «made in China». Si scatenerebbe una guerra commerciale e finanziaria da cui usciremmo tutti perdenti. Lo spettro è quello di un dollaro in caduta libera e di una Cina in profonda depressione, che aggraverebbe la crisi dell'economia mondiale. Domanda: lo scenario è credibile? Ragionavolmente uno scontro non conviene a nessuno e pertanto dovrebbe prevalere la ragionevolezza. Fino a quando la Cina, che secondo alcuni economisti sarebbe già in depressione, è disposta a usare le proprie risorse per finanziare il deficit americano? E Obama è in grado di gestire con saggezza rapporti delicati e cruciali come questi? Scritto in economia, era obama, globalizzazione, notizie nascoste, cina, gli usa e il mondo Commenti ( 23 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.44 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jan 09 Basta torture. Bravo Obama, ma come la mettiamo con l'Iran? "L'America non tortura", ha dichiarato ieri Obama rinfrancando chi ha sempre visto nell'America un baluardo di civiltà, saldamente ancorato ai valori della democrazia e della Costituzione. Quell'America è tornata. Bravo Obama, ma McCain, se avesse vinto, avrebbe fatto altrettanto. Entrambi sono convinti che la guerra al terrorismo non possa essere condotta violando i principi che l'America ha sempre proclamato di rispettare, proponendosi pertanto come un modello virtuoso per gli altri Paesi. La stragrande maggioranza dei detenuti di Guantanamo è risultata innocente, ma per molti mesi ha vissuto in condizioni orribili, da lager sovietico, senza assistenza legale, per molto tempo senza nemmeno il monitoraggio della Croce Rossa. Segregati, senza colpa. E nelle prigioni segrete della Cia è successo di tutto: sevizie orribili, alcuni prigionieri sono spariti nel nulla. Ma quanti di loro erano terroristi? Pochi. Obama (e McCain) sono convinti che la guerra ad Al Qaida debba essere risoluta ed energica, ma senza ricorrere a metodi tipici di una dittatura e non di una grande democrazia. La chiusura di Guantanamo e delle prigioni Cia ha anche una valenza politica, perché rafforza e precisa il messaggio di apertura al mondo arabo e all'Iran, con cui la Casa Bianca è pronta ad avviare "negoziati diretti senza precondizioni", come spiego in questo articolo, mentre si rafforzano i segnali di un raffreddamento dei rapporti con Israele (anticipati su questo blog il 14 gennaio). Ieri ho parlato con alcuni esperti di Washington e, off the record, una fonte qualificata del governo americano mi ha fatto notare che Obama nel suo discorso di insediamento non ha citato Israele. E chi è il primo leader straniero con cui Barack ha parlato? Il palestinese Abu Mazen. Basta torture ed è un bene; ma anche meno Israele e più Iran, rapporti ancora più stretti con le potenze del Golfo persico e dunque mano tesa all'Islam fondamentalista sia sunnita che sciita. Scelta strategica lungimirante o clamoroso errore che contraddice i valori degli Usa, premiando regimi come l'Iran e l'Arabia Saudita che calpestano i diritti umani? Scritto in israele, era obama, democrazia, medio oriente, gli usa e il mondo, islam Commenti ( 103 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jan 09 Ha ragione Tremonti: bisogna scegliere chi salvare. Le borse crollano, ci risiamo.. ma perchè? Colpa di Obama, come qualcuno ha suggerito sui giornali? No, i mercati finanziari scendono perchè temono che nemmeno Obama, nonostante gli interventi promessi, possa risollevare l'economia, perlomeno non i tempi brevi. Nonostante i ribassi di Piazza Affari e l'entità del debito pubblico, l'Italia è in una posizione più favorevole rispetto ad altri Paesi, come ha spiegato uno dei nostri economisti più brillanti Marco Fortis, in un'intervista a Rodolfo Parietti. Ma la crisi è globale e da sola l'Italia non ce la può fare. E allora bisogna capirne le ragioni e le dinamiche. Un giornalista del Corriere del Ticino, Alfonso Tuor, da tempo si segnala per la precisione e la lungimiranza delle sue analisi. Venerdì scorso, dunque prima del capitombolo di Wall Street, ha pubblicato un editoriale in cui spiega che cosa sta accadendo. La sua è una visione "tremontiana" e la ritengo assai convincente. Ecco i passaggi più significativi del suo articolo: Concluso il periodo delle ferie natalizie, è tornato alla ribalta il problema centrale di questa crisi: lo stato comatoso del settore finanziario. Infatti non vi sono miglioramenti delle condizioni di salute del sistema bancario, nonostante le ricapitalizzazioni degli istituti di credito americani ed europei operate dagli Stati e i continui interventi delle banche centrali. (.)Lo stesso presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha dovuto ammettere che non vi è alcuna speranza di uscire da questa crisi se non si risana il sistema bancario. Bernanke ha addirittura precisato che risulterà insufficiente anche il pacchetto fiscale di Obama da 800 miliardi di dollari. (.) Il motivo è semplice. La crisi finanziaria ha già investito l'economia reale. Le industrie europee, americane e di altri continenti si trovano strette in una tenaglia: da un canto, i fatturati diminuiscono rapidamente (in alcuni rami si registrano contrazioni del 30%) e, dall'altra, l'accesso al credito è chiuso, poiché il sistema bancario è riluttante a concedere nuovi crediti, oppure è estremamente oneroso, con tassi di interesse molto elevati nonostante il ribasso del costo del denaro attuato dalle banche centrali. La conseguenza è un circolo vizioso: la recessione produce nuove sofferenze che aggravano la crisi bancaria, le banche concedono meno prestiti rendendo più profonda la recessione e così via. In pratica, il settore bancario non svolge più (non concedendo crediti) il suo ruolo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria. Quindi, anche il taglio dei tassi europei riduce i costi di rifinanziamento delle banche, ma ha scarsa o nessuna influenza sull'accesso e sul costo del credito delle imprese industriali. Ora, l'oligarchia finanziaria che ha causato questa crisi, con l'autorevole sostegno della Federal Reserve, sostiene una tesi semplice: non si può uscire dalla crisi, se prima gli Stati non risanano il sistema bancario. Questa tesi, apparentemente seduttiva, dimentica di esplicitare i costi enormi di questo salvataggio. Un'idea della grandezza dei capitali necessari la si può ricavare dalle migliaia di miliardi finora spesi da Stati e da banche centrali senza ottenere alcun risultato apprezzabile. Negli Stati Uniti si sono già spesi 8.000 miliardi di dollari, nell'Unione Europea la cifra è di poco inferiore. Per risanare i catastrofici bilanci delle grandi banche occorrerebbero altre migliaia di miliardi. Se non si crede alla teoria che i soldi possano essere stampati all'infinito senza alcuna conseguenza negativa, bisogna concludere che i governi devono scegliere chi aiutare, poiché non hanno le risorse finanziarie per salvare sia le famiglie sia le imprese sia le banche. È quanto ha deto recentemente il ministro italiano Giulio Tremonti, il quale teme che il tentativo di salvare tutti farà sì che non si riuscirà ad aiutare nessuno e si provocherà unicamente un ulteriore peggioramento della crisi. Come sostiene Tremonti, bisogna ammettere realisticamente che si può salvare solo la parte buona del sistema bancario e concentrare le risorse per rilanciare l'economia, per difendere l'occupazione e il sistema industriale. Per essere più chiari, fino a quando non si cominceranno a fare queste scelte non vi è alcuna possibilità che si esca veramente dalla crisi. Il costo di salvare tutto e tutti rischia di essere tale da incrinare la fiducia nei titoli con cui gli Stati finanziano i loro disavanzi pubblici e nelle stesse monete. A questo riguardo già si cominciano ad avvertire alcuni segnali preoccupanti. (.) In attesa che le élites politiche si affranchino dallo stato di dipendenza nei confronti dell'oligarchia finanziaria, saremo costretti a confrontarci con l'aggravarsi della recessione, con continui interventi miliardari per salvare le banche e pacchetti di rilancio che non produrranno gli effetti desiderati, ma solo un sollievo temporaneo. Insomma, continueremo ad assistere al peggioramento della crisi. Domanda: Tuor ha ragione ? E' possibile salvare solo alcune banche mantenendo la funzionalità del sistema finanziario? Scritto in società, economia, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 26 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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CRISI: AUTO, AIUTI UE PER 1,69 MLN DI EURO IN SPAGNA (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: auto, aiuti Ue per 1,69 mln di euro in Spagna di ANSA Provvedimento riguarda 1.082 lavoratori del settore licenziati -->(ANSA) - MADRID, 10 FEB - La Ue ha approvato aiuti per 1,69 mln di euro per 1.082 lavoratori del settore auto che hanno perso il lavoro in 12 aziende spagnole. I finanziamenti, che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.

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Ucraina/ Presidente Parlamento lancia SOS all'Ue: aiutateci (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Bruxelles, 10 feb. (Apcom - Nuova Europa) - L'Unione europea "dovrebbe compiere tutti i passi possibili" per aiutare l'Ucraina, sommersa dalla crisi economica e alle prese con un'instabilità politica ormai cronica. E' quanto ha dichiarato il presidente del parlamento di Kiev, Volodymyr Lytvyn, nel corso di una visita a Bruxelles in cui sono previsti incontri con il Rappresentante Ue per la politica estera, Javier Solana, e i leader politici dell'Europarlamento. Tuttavia, Lytvyn si è rifiutato di entrare nei dettagli, sostenendo che "per quanto riguarda il prestito, è un affare di competenza del governo". Sabato scorso il primo ministro Yulia Tymoshenko ha lanciato una richiesta di aiuto a Russia, Usa, Cina, Giappone e all'Unione europea. Per ora ha risposto solo Mosca, che sta trattando per una linea di credito di 5 miliardi di dollari. Secondo Lytvyn gli aiuti Ue potrebbero essere canalizzati all'Ucraina nell'ambito del 'Partenariato per l'Est' (ancora in fase di gestazione) oppure potrebbero essere concretizzati nel campo della modernizzazione della rete del gas ucraina, sui cui è già prevista una conferenza dei donatori il 23 marzo a Bruxelles. In aggiunta, i Ventisette potrebbero decidere di firmare l'Accordo di associazione con Kiev e di fare qualche passo in avanti sul fronte dell'integrazione economica. "Sarebbe un grande contributo alla stabilizzazione dell'Ucraina", ha osservato il capo della 'Rada', riconoscendo però che difficilmente il nuovo accordo di partenariato tra Bruxelles e Kiev potrà essere firmato prima delle prossime elezioni presidenziali, attese a gennaio 2010. Lytvyn si è concentrato molto sul bisogno di stabilità politica. "L'Ue è preoccupata degli sviluppi negativi in Ucraina, forse ancora di più degli stessi politici ucraini", ha riferito dopo il colloquio con Solana. Il presidente dell'assemblea di Kiev ha definito "impossibile" interrompere la lotta politico tra Tymoshenko e il presidente Vitkor Yuschenko, suo eterno rivale. Ma ha proposto un "Piano d'azione" che indichi le priorità urgenti da affrontare "almeno fino alle elezioni presidenziali del gennaio 2010". Il presidente della Rada è una vecchia conoscenza della scena politica ucraina. Prima della 'Rivoluzione arancione' di Yushchenko e Tymoshenko, è stato capo di gabinetto dell'ex presidente Leonid Kuchma. In quella veste è stato accusato di essere stato implicato nel rapimento del giornalista d'inchiesta Georgi Gongadze, ritrovato decapitato nel 2000. Il caso - nonostante l'interessamento di numerose Ong occidentali e del Consiglio d'Europa - è tuttora irrisolto.

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Crisi: auto, aiuti Ue per 1,69 mln di euro in Spagna (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: auto, aiuti Ue per 1,69 mln di euro in Spagna ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 10.02.2009 17:27 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - MADRID, 10 FEB - La Ue ha approvato aiuti per 1,69 mln di euro per 1.082 lavoratori del settore auto che hanno perso il lavoro in 12 aziende spagnole. I finanziamenti, che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.

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L'ultima truffa della casta dei banchieri (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lo confesso: non ne posso più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro. "Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua. Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è "a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave delicatezza. Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che l'Italia sia sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di ieri. Gli speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da 5,6 milioni di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9 milioni di telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il rapporto è di uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il tutto è falso, scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Che avesse ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di Eluana? Scritto in società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 13 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Feb 09 L'ultima truffa della casta dei banchieri Domani il segretario al Tesoro Usa Geithner presenterà il nuovo piano per salvare il sistema finanziario americano. Intanto, però, dalla casta dei banchieri continuano a giungere pessimi segnali. La spartizione dei bonus milionari continua, soprattutto negli istituti salvati dal contribuente (come ho spiegato in questo articolo e in quest'altro). E Il Congressional Oversight Panel for the bailout funds, un comitato incaricato di verificare come vengono spesi i fondi già stanziati per salvare il sistema finanziario, ha scoperto un'altra beffa; pardon un'altra truffa. Lo scorso ottobre il Tesoro americani ha comprato titoli tossici dalle banche americane per 254 miliardi di dollari, ma il valore reale è risultato essere di 176 miliardi di dollari. Insomma, le banche americane hanno ingannato lo Stato per 78 miliardi di dollari. E lo Stato, ovvero il Tesoro Usa all'epoca guidato da Paulson, si è verosimilmente lasciato amabilmente gabbare. Non a caso per molte settimane si è rifiutato di spiegare pubblicamente quali criteri abbia adottato per comprare i titoli tossici. Per non turbare il mercato, diceva.E qui veniamo al punto: le attuali degenerazioni nascono dallo strapotere di quelle che Tito Tettamanti, noto imprenditore e finanziere svizzero, ha definito in un articolo sul Corriere del Ticino, le "gigantobanche", che hanno finito per falsare le regole del capitalismo. Tettamanti, da sempre su posizioni liberiste, le definisce "degenerazioni concettuali", come l'aver abolito la distinzione tra banca di credi to e banca d'affari, l'aver permesso agli istituti attività speculative al alto rischi che dovrebbero essere limitate agli Hedge Funds. Secondo Tettamanti è "gravissimo anche il fatto che le «gi gantobanche » abbiano creato tra di loro dei mercati, i famosi «over the counter», per loro prodotti (certi de rivati), mercati dei quali erano ge stori, attori, regolatori, escludendo altri partecipanti e sottraendosi ad ogni esigenza di trasparenza e con trollo". Ma vi sono altre responsabilità: "Quelle di chi ha accettato, quando non volu to, la creazione di banche «too big to fail», vale a dire tanto gigantesche, tanto importanti per il sistema che non ci si sarebbe mai potuti permet tere di farle fallire. E chi ha accettato sono tra l'altro i controllori (vale a dire i rappresen tanti dello Stato) chiamati ad appli care le numerose regolamentazioni esistenti. Non solo ciò era in paten te contraddizione con il sistema di mercato che deve sanzionare l'insuc cesso con il fallimento (anche perché le perdite non si annullano trasci nando i debiti all'infinito), ma ha creato una categoria di privilegiati tra le banche. Tettamanti si chiede: "I controllori che hanno assistito alla degenerazione (magari facili tandola) perché non sono intervenu ti applicando le regole?" e osserva che: - le regole ci sono, ma bisogna vole re ed essere capaci di applicarle o correggerle quando sono errate. In fatti, delle banche sono pratica mente fallite senza infrangere le re gole esistenti. Attenzione: più rego le di dettaglio esistono, più si de responsabilizza il soggetto delle re gole e si rende macchinoso l'inter vento; - lo Stato, di cui i controllori sono un'emanazione, non può troppo facilmente declinare ogni respon sabilità per i disastri originati dal le «gigantobanche», ma neppure avere troppo il complesso del com plice per i salvataggi". L'ultima truffa, quella dei 78 miliardi evdenzia un punto fondamentale: il salvataggio delle banche rischia di essere inutile se non si scardinano il sistema delle "gigantobanche" e, parallelamente, i privilegi inaccettabili dei manager. Obama ne sarà capace? Sono scettico, la mia impressione è che l'establishment americano miri a superare la tempesta, per poi permettere alla casta dei banchieri e alle "gigantobanche" di continuare come prima. Sarebbe l'ultima beffa. Sbaglio? Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 27 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Feb 09 Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere Ho seguito con crescente turbamento le polemiche sulla vicenda di Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi assistere un proprio caro che ha subito danni al cervello, non può che provare una struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma intimo, straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il tema di una battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti. Stamattina ho letto sulla Stampa l'opinione controcorrente di un autorevole cattolico, quella dell'arcivescovo Giuseppe Casale che dice: «Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia». «Non è tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo stucchevole can can. C'è poco da dire: l'alimentazione e l'idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio può essere legittimamente interrotta». E ancora: "Si è creato il 'caso Englarò agitando lo spettro dell'eutanasia, ma qui non si tratta di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinchè la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente - aggiunge monsignor Casale - . I trattamenti medici cui è stata sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un calvario disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.» «L'alimentazione artificiale - conclude Monsignor Casale - è accanimento terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime volontà e non lasciamo solo un padre che, appena si saranno spenti i riflettori di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la spina. Eluana non c'è più già da tanto, da molto tempo prima della rimozione del sondino che simula un'esistenza definitivamente svanita». Le parole di Monsignor Casale fanno riflettere. Che abbia ragione lui? Scritto in società, Italia, giornalismo Commenti ( 203 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Feb 09 Quei manager che si tagliano lo stipendio. Dopo lo scandalo dei bonus da 18 miliardi distribuiti ai manager dalle banche americane salvate dallo Stato, Obama corre ai ripari: oggi annuncia una norma che impone un limite di 500mila dollari agli stipendi dei dirigenti delle società che beneficiano dei sussidi pubblici. Bene, è un passo nella giusta direzione. Tuttavia, mi chiedo: i 18 miliardi rappresentano un abuso colossale e una distorsione di fondi pubblici: perchè Obama non ne pretende la restituzione? Se lo avesse fatto sarebbe stato davvero credibile, in questo modo invece premia la casta, legalizza l'ultima rapina. E invece in un frangente di crisi come questo sarebbe stato necessario un segnale molto più forte che, evidentemente, Obama non può permettersi. Segnali che invece giungono da alcune aziende private. In Giappone, ad esempio, i manager di alcune grandi società in difficoltà si sono ridotti del 30% lo stipendio. Lo stesso è avvenuto in Italia, nel mio mondo, quello dell'editoria. Il gruppo del Sole 24 Ore ha appena inviato una lettera a tutti i collaboratori in cui annuncia una riduzione dei compensi del 25% per fare fronte a quella che definisce la "Grande Crisi". La lettera è firmata dal direttore Ferruccio de Bortoli e dall'amministratore delegato Claudio Calabi, che hanno dato l'esempio riducendosi di un quarto lo stipendio. Che differenza rispetto ai banchieri di Wall Street! Questa è la strada giusta: se i tempi sono duri, lo sono per tutti. Ed è il capo che mostra la via assumendosi in prima persona i sacrifici richiesti. Io lo chiamo capitalismo responsabile e mi piace moltissimo. Scritto in economia, società, era obama, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, giornalismo Commenti ( 80 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Feb 09 Ecco perché il clandestino in realtà non viene espulso Sul Giornale di ieri Stefano Zurlo ha scritto un bell'articolo, in cui racconta che cosa accade agli irregolari che vengono arrestati. Mi ha colpito questo passaggio: "È un meccanismo davvero surreale. Il clandestino viene espulso; non se ne va o torna di nascosto nel nostro Paese e allora scatta, obbligatorio, l'arresto. Ma i processi, di media, sono catene di montaggio delle scarcerazioni: l'imputato esce, in attesa del verdetto, e tanti saluti. Oppure, se la sentenza arriva di volata, viene condannato, ad una pena di 6-8-10 mesi. E subito dopo rimesso in libertà. Come è normale quando la pena è inferiore ai due anni. Insomma, l'irregolare viene afferrato dalla legge e dalla legge riconsegnato alla sua vita invisibile. Con una postilla: se lo acciufferanno di nuovo, sempre senza documenti, non potranno più processarlo: non si può giudicare due volte una persona per lo stesso reato". Se questa è la realtà, e non dubito che lo sia, la lotta ai clandestini è assolutamente inutile. Continueranno ad arrivare, sempre più numerosi, proprio perché è garantita l'impunità. E allora è necessario correre ai ripari, varando norme che non permettano la scarcerazione in attesa del processo e, come ho già scritto, che rendano obbligatorio il rilevamento, oltre delle impronte digitali, dell'iride dell'occhio. Solo così l'Italia può assumere una credibilità che oggi non ha. L'alternativa è che l'Italia si trasformi non in una società tendenzialmente multietnica, ma in un Paese anarchico con profonde ingiustizie sociali e un razzismo diffuso. Non c'è più tempo da perdere: tocca al governo di centrodestra proporre misure concrete. E al centrosinistra moderato di Veltroni sostenerle con spirito bipartisan. Perché il problema degli immigrati non ha più colore politico ma è sentito, con angoscia, dalla stragrande maggioranza degli italiani, compresi i progressisti. O no? Scritto in società, globalizzazione, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 70 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jan 09 La casta di Wall Street? Continua ad arricchirsi. Negli ultimi giorni mi sono occupato nuovamente della casta dei banchieri, che ha inguaiato il mondo. Ho scoperto alcuni dettagli interessanti, ad esempio, che l'ex numero uno di Lehman Brothers, ha venduto la sua lussuosa residenza in Florida, stimata 14 milioni di dollari. Il prezzo? Cento dollari. Chi l'ha comprata? La moglie. E così si cautela contro eventuali creditori. Ipotesi peraltro remota, perché le leggi americane offrono ampie protezioni ai banchieri protagonisti della truffa del secolo. I protagonisti del disastro finanziario passano le loro giornate a giocare, a golf, bridge, cricket. E quelli che non si sono ritirati continuano ad arricchirsi. Nel 2008, mentre le loro società venivano salvate dal fallimento, i manager delle banche si sono accordati bonus per 18,4 miliardi di dollari, come spiego in un editoriale, nel quale pongo una domanda a questo punto fondamentale: è giusto salvare le banche se la casta non viene smantellata? Tremonti dice: a casa o in galera. Sono d'accordo con lui. Se il capitalismo vuole risorgere deve riscoprire una virtù indispensabile, quella della responsabilità individuale. E fare piazza pulita. Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, democrazia, gli usa e il mondo Commenti ( 73 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jan 09 Immigrazione, stiamo sbagliando (quasi) tutto? I fatti degli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta la questione degli immigrati. Ne traggo tre riflessioni. 1) La crisi economica renderà ancora più acuto il problema dell'immigrazione all'interno della Ue. Romania e Bulgaria sono già in forte crisi economica e non mi stupirebbe se nei prossimi mesi aumentasse il numero di cittadini di questi Paesi che cerca fortuna nei Paesi europei ricchi; che, però, come ben sappiamo, non sono risparmiati dalla recessione. Rumeni, bulgari verranno qui ma non troveranno lavoro e molti di quelli che già abitano in Italia lo perderanno. La situazione rischia di diventare rapidamente esplosiva: povertà, indegenza, disperazione, dunque probabile aumento della delinquenza spicciola e molto potenziale manodopera per la malavita e per gli imprenditori italiani schiavisti (che esistono e vanno combattuti energicamente) . Tutto questo alimenterà il razzismo e l'incomprensione reciproca. Occorre che l'Unione europea prenda iniziative straordinarie per limitare la libertà di circolazione delle persone, anche ripristinando, transitoriamente i visti. 2) L'immigrazione extra Ue non si combatte solo alzando barriere, che in realtà servono a poco, perchè, come ha dimostrato l'ultimi rapporto della Fondazione Ismu, dei 450 mila stranieri che arrivano illegalmente, solo 120mila attraversano il Mediterraneo. Gli altri sbarcano con un visto regolare (di studio, turistico o per lavori stagionali) e si danno alla macchia. Come si combatte questo fenomeno? Imitando gli americani: che prendono la foto e le impronte digitali a tutti i visitatori, In tal modo (magari anche con il controllo dell'iride) si creerebbe una banca dati europea che rende facilmente identificabili i clandestini. 3) Gli immigrati non partono spinti solo dalla povertà, ma anche - anzi, soprattutto - per inseguire il mito di un'Europa Eldorado, come ho spiegato in questa analisi. Il mito non viene mai scalfito dai media nè nè dalla sociteà africana, che anzi continu ad alimentarlo. «Gli africani quando partono non immaginano che fuori possa fare più freddo che dentro un frigorifero», mi ha detto Gustave Prosper Sanvee, direttore della tv cattolica del Togo. Dunque se vogliamo limitare le partenze è necessario che gli immigrati sappiano che l'Europa non è un paradiso, ma spesso un purgatorio fatto di stenti, sofferenza, spesso umiliazioni e che ci ce la fa deve rispettare regole sociali e di convivenza che sono molto diverse da quelle africane. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che l'Europa promuova una politica di comunicazione mirata alle popolazioni Africane, che oggi è inesistente. Da qui la mia riflessione: perché non provare un approccio diverso sull'immigrazione? Ho l'impressione che le misure tentate non abbiano prodotto gli effetti sperati e siano destinate al fallimento anche in futuro. In altre parole, l'Italia e l'Europa stanno sbagliando (quasi) tutto. O no? Scritto in società, europa, globalizzazione, immigrazione Commenti ( 72 ) » (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto. Negli ultimi due giorni sul Giornale ho scritto ancora di Obama, che ha litigato con il Vaticano sull'aborto e per la prima volta ha avuto qualche screzio con la stampa americana, finora notoriamente compiacente. I giornalisti Usa tra l'altro si sono accorti che un lobbista dell'industria delle armi è stato nominato numero due del Pentagono, vicenda di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi su questo blog. Era ora. Ma la notizia più significativa riguarda la Cina, sebbene non abbia avuto molto rilievo sui giornali italiani. E' accaduto questo: il segretario al Tesoro Timothy Geithner che giovedì, durante le audizioni alla Commissione finanze del Senato, aveva accusato Pechino di «manipolare le quotazioni dello yuan per ottenre scorrettamente vantaggi commerciali», aprendo di fatto l'iter che, in base a una legge del 1988, permetterebbe al governo americano di imporre sanzioni ovvero barriere tariffarie. La Cina ha risposto smentendo le accuse, mentre il ministro degli Esteri di Pechino ha chiamato Hillary Clinton ammonendola a non compiere passi falsi. Perchè questo screzio? I fattori di attrito sono diversi, ma a mio giudizio ne prevale uno: quello del debito americano. La Cina è da qualche anno il primo sottoscrittore al mondo di Buono del tesoro Usa, ma una decina di giorni fa ha annunciato che intende ridurre il proprio impegno e usare una parte delle risorse per rilanciare l'economia interna. L'America, però, non può permetterlo; anzi, visto che il suo deficit pubblico quest'anno triplicherà, vorrebbe che Pechino aumentasse gli acquisti di Treasury. L'affondo di Geithner ha l'aria di un monito ai cinesi: se Pechino non si ricrede, Washington si vendicherà alzando le barriere doganali; dunque rendendo impervio l'accesso a un mercato che rappresenta il principale sbocco ai beni «made in China». Si scatenerebbe una guerra commerciale e finanziaria da cui usciremmo tutti perdenti. Lo spettro è quello di un dollaro in caduta libera e di una Cina in profonda depressione, che aggraverebbe la crisi dell'economia mondiale. Domanda: lo scenario è credibile? Ragionavolmente uno scontro non conviene a nessuno e pertanto dovrebbe prevalere la ragionevolezza. Fino a quando la Cina, che secondo alcuni economisti sarebbe già in depressione, è disposta a usare le proprie risorse per finanziare il deficit americano? E Obama è in grado di gestire con saggezza rapporti delicati e cruciali come questi? Scritto in economia, era obama, globalizzazione, notizie nascoste, cina, gli usa e il mondo Commenti ( 23 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.44 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jan 09 Basta torture. Bravo Obama, ma come la mettiamo con l'Iran? "L'America non tortura", ha dichiarato ieri Obama rinfrancando chi ha sempre visto nell'America un baluardo di civiltà, saldamente ancorato ai valori della democrazia e della Costituzione. Quell'America è tornata. Bravo Obama, ma McCain, se avesse vinto, avrebbe fatto altrettanto. Entrambi sono convinti che la guerra al terrorismo non possa essere condotta violando i principi che l'America ha sempre proclamato di rispettare, proponendosi pertanto come un modello virtuoso per gli altri Paesi. La stragrande maggioranza dei detenuti di Guantanamo è risultata innocente, ma per molti mesi ha vissuto in condizioni orribili, da lager sovietico, senza assistenza legale, per molto tempo senza nemmeno il monitoraggio della Croce Rossa. Segregati, senza colpa. E nelle prigioni segrete della Cia è successo di tutto: sevizie orribili, alcuni prigionieri sono spariti nel nulla. Ma quanti di loro erano terroristi? Pochi. Obama (e McCain) sono convinti che la guerra ad Al Qaida debba essere risoluta ed energica, ma senza ricorrere a metodi tipici di una dittatura e non di una grande democrazia. La chiusura di Guantanamo e delle prigioni Cia ha anche una valenza politica, perché rafforza e precisa il messaggio di apertura al mondo arabo e all'Iran, con cui la Casa Bianca è pronta ad avviare "negoziati diretti senza precondizioni", come spiego in questo articolo, mentre si rafforzano i segnali di un raffreddamento dei rapporti con Israele (anticipati su questo blog il 14 gennaio). Ieri ho parlato con alcuni esperti di Washington e, off the record, una fonte qualificata del governo americano mi ha fatto notare che Obama nel suo discorso di insediamento non ha citato Israele. E chi è il primo leader straniero con cui Barack ha parlato? Il palestinese Abu Mazen. Basta torture ed è un bene; ma anche meno Israele e più Iran, rapporti ancora più stretti con le potenze del Golfo persico e dunque mano tesa all'Islam fondamentalista sia sunnita che sciita. Scelta strategica lungimirante o clamoroso errore che contraddice i valori degli Usa, premiando regimi come l'Iran e l'Arabia Saudita che calpestano i diritti umani? Scritto in israele, era obama, democrazia, medio oriente, gli usa e il mondo, islam Commenti ( 103 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jan 09 Ha ragione Tremonti: bisogna scegliere chi salvare. Le borse crollano, ci risiamo.. ma perchè? Colpa di Obama, come qualcuno ha suggerito sui giornali? No, i mercati finanziari scendono perchè temono che nemmeno Obama, nonostante gli interventi promessi, possa risollevare l'economia, perlomeno non i tempi brevi. Nonostante i ribassi di Piazza Affari e l'entità del debito pubblico, l'Italia è in una posizione più favorevole rispetto ad altri Paesi, come ha spiegato uno dei nostri economisti più brillanti Marco Fortis, in un'intervista a Rodolfo Parietti. Ma la crisi è globale e da sola l'Italia non ce la può fare. E allora bisogna capirne le ragioni e le dinamiche. Un giornalista del Corriere del Ticino, Alfonso Tuor, da tempo si segnala per la precisione e la lungimiranza delle sue analisi. Venerdì scorso, dunque prima del capitombolo di Wall Street, ha pubblicato un editoriale in cui spiega che cosa sta accadendo. La sua è una visione "tremontiana" e la ritengo assai convincente. Ecco i passaggi più significativi del suo articolo: Concluso il periodo delle ferie natalizie, è tornato alla ribalta il problema centrale di questa crisi: lo stato comatoso del settore finanziario. Infatti non vi sono miglioramenti delle condizioni di salute del sistema bancario, nonostante le ricapitalizzazioni degli istituti di credito americani ed europei operate dagli Stati e i continui interventi delle banche centrali. (.)Lo stesso presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha dovuto ammettere che non vi è alcuna speranza di uscire da questa crisi se non si risana il sistema bancario. Bernanke ha addirittura precisato che risulterà insufficiente anche il pacchetto fiscale di Obama da 800 miliardi di dollari. (.) Il motivo è semplice. La crisi finanziaria ha già investito l'economia reale. Le industrie europee, americane e di altri continenti si trovano strette in una tenaglia: da un canto, i fatturati diminuiscono rapidamente (in alcuni rami si registrano contrazioni del 30%) e, dall'altra, l'accesso al credito è chiuso, poiché il sistema bancario è riluttante a concedere nuovi crediti, oppure è estremamente oneroso, con tassi di interesse molto elevati nonostante il ribasso del costo del denaro attuato dalle banche centrali. La conseguenza è un circolo vizioso: la recessione produce nuove sofferenze che aggravano la crisi bancaria, le banche concedono meno prestiti rendendo più profonda la recessione e così via. In pratica, il settore bancario non svolge più (non concedendo crediti) il suo ruolo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria. Quindi, anche il taglio dei tassi europei riduce i costi di rifinanziamento delle banche, ma ha scarsa o nessuna influenza sull'accesso e sul costo del credito delle imprese industriali. Ora, l'oligarchia finanziaria che ha causato questa crisi, con l'autorevole sostegno della Federal Reserve, sostiene una tesi semplice: non si può uscire dalla crisi, se prima gli Stati non risanano il sistema bancario. Questa tesi, apparentemente seduttiva, dimentica di esplicitare i costi enormi di questo salvataggio. Un'idea della grandezza dei capitali necessari la si può ricavare dalle migliaia di miliardi finora spesi da Stati e da banche centrali senza ottenere alcun risultato apprezzabile. Negli Stati Uniti si sono già spesi 8.000 miliardi di dollari, nell'Unione Europea la cifra è di poco inferiore. Per risanare i catastrofici bilanci delle grandi banche occorrerebbero altre migliaia di miliardi. Se non si crede alla teoria che i soldi possano essere stampati all'infinito senza alcuna conseguenza negativa, bisogna concludere che i governi devono scegliere chi aiutare, poiché non hanno le risorse finanziarie per salvare sia le famiglie sia le imprese sia le banche. È quanto ha deto recentemente il ministro italiano Giulio Tremonti, il quale teme che il tentativo di salvare tutti farà sì che non si riuscirà ad aiutare nessuno e si provocherà unicamente un ulteriore peggioramento della crisi. Come sostiene Tremonti, bisogna ammettere realisticamente che si può salvare solo la parte buona del sistema bancario e concentrare le risorse per rilanciare l'economia, per difendere l'occupazione e il sistema industriale. Per essere più chiari, fino a quando non si cominceranno a fare queste scelte non vi è alcuna possibilità che si esca veramente dalla crisi. Il costo di salvare tutto e tutti rischia di essere tale da incrinare la fiducia nei titoli con cui gli Stati finanziano i loro disavanzi pubblici e nelle stesse monete. A questo riguardo già si cominciano ad avvertire alcuni segnali preoccupanti. (.) In attesa che le élites politiche si affranchino dallo stato di dipendenza nei confronti dell'oligarchia finanziaria, saremo costretti a confrontarci con l'aggravarsi della recessione, con continui interventi miliardari per salvare le banche e pacchetti di rilancio che non produrranno gli effetti desiderati, ma solo un sollievo temporaneo. Insomma, continueremo ad assistere al peggioramento della crisi. Domanda: Tuor ha ragione ? E' possibile salvare solo alcune banche mantenendo la funzionalità del sistema finanziario? Scritto in società, economia, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 26 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Marina: hellestrike perchè ancora non è stata inventata la macchina.Quella di farsi i c..i loro.Ecco perchè. 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Dialogo e consenso internazionali per uscire dal tunnel (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 35 del 2009-02-10 pagina 26 Dialogo e consenso internazionali per uscire dal tunnel di Redazione Gli appuntamenti previsti questa settimana tra Bruxelles e Roma costituiscono due momenti di confronto importanti per la comunità internazionale. Stiamo attraversando un periodo in cui ogni continente ed ogni nazione si trova a fronteggiare sfide economiche senza pari. La crisi attuale, che ha un carattere generalizzato e di cui il Regno Unito sta soffrendo in questo momento più dell'Italia, non è stata innescata da una serie di fallimenti macroeconomici nazionali, bensì da un fallimento senza precedenti di sistemi finanziari internazionali e nazionali, i quali sono totalmente interdipendenti ed interconnessi. Questo è un momento critico in cui i Paesi si trovano di fronte ad una scelta fondamentale: ritirarsi dalla globalizzazione e ridurre la crescita mondiale, oppure affrontare i problemi di un nuovo ordine mondiale operando i necessari adeguamenti per garantire un futuro migliore. Il Regno Unito, come l'Italia e altri Paesi, ha intrapreso una serie di interventi nazionali per stabilizzare e rilanciare la propria economia. C'è stata la ricapitalizzazione delle banche, è stato garantito il risparmio, sono stati ridotti i tassi d'interesse, sono stati introdotti nuovi benefici ed eliminati gli ostacoli ai crediti bancari. Si tratta di interventi sensati e validi, ma da soli sono privi di effetti straordinari. In ogni singola fase, è possibile moltiplicare notevolmente i benefici per l'occupazione e per la crescita derivanti da tali interventi se questi vengono coordinati con i partner internazionali. Con le rispettive presidenze del G8 e del G20, Italia e Regno Unito hanno il dovere specifico in questo momento di garantire l'effettiva attuazione di questo coordinamento internazionale. Dobbiamo lavorare uniti all'istituzione di un sistema finanziario internazionale efficace e più adeguato per il XXI secolo. Occorre monitorare adeguatamente i flussi di capitale internazionale; occorre una regolamentazione internazionale più efficace di questi flussi di capitale, inoltre occorre garantire trasparenza e concertare norme di corporate governance. Nel suo intervento all'ultimo World Economic Forum, il primo ministro Gordon Brown ha affermato che è necessario che le nazioni ricreino la fiducia nel sistema bancario, sostituiscano il «patchwork delle leggi attuali» e concordino norme internazionali di trasparenza. Ha aggiunto che «in futuro il mondo lavorerà al meglio solo se lavorerà unito». Sono molte le opzioni disponibili. Le banche potrebbero prendere in considerazione la riduzione della propria reciproca esposizione invece di ridurre i loro crediti alle imprese ed alle famiglie. Le istituzioni finanziarie internazionali e le banche di sviluppo potrebbero accrescere i crediti per compensare il ritiro delle banche dal settore privato, che riguarda soprattutto i Paesi in cui il Tesoro nazionale non è in grado di contrastare il rapido ritiro di capitale. Un ruolo diverso della Banca Mondiale potrebbe portare all'ampliamento dei crediti per progetti vitali per le infrastrutture, per l'ambiente e per la lotta alla povertà. L'International Finance Corporation potrebbe aiutare il commercio mondiale con maggiori finanziamenti alle esportazioni. Il primo ministro Brown ha aggiunto che i governi dei vari Paesi hanno «il dovere urgente di confrontarsi con le sfide della leadership». La priorità assoluta deve essere rappresentata dai milioni di persone preoccupate per il proprio lavoro e la propria vita. Dopo il G7 a Roma del prossimo fine settimana, il vertice del G20 a Londra, previsto per il 2 aprile, darà seguito al vertice di Washington dello scorso novembre e rappresenterà un altro passo importantissimo per ottenere il consenso internazionale su come lavorare insieme per risolvere la crisi attuale e ricostruire le economie mondiali. Noi continueremo a collaborare strettamente assieme ai nostri partner italiani per raggiungere questo obiettivo, a beneficio di tutti i nostri cittadini. E continueremo a sostenere che l'unico modo per andare avanti è attraverso il dialogo ed il consenso internazionali, invece di ritrarsi nel protezionismo nazionale e nella "deglobalizzazione". *Ambasciatore britannico in Italia © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Agroalimentare - Errani: "Parma può fare da locomotiva" (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Agroalimentare - Errani: "Parma può fare da locomotiva" «Che Parma rappresenti un punto di eccellenza internazionale sull'agroalimentare è un dato di fatto, e che la Regione l?abbia messa al centro della sua strategia è un altro dato di fatto». Così il presidente Vasco Errani, in una nota diffusa dalla Provincia di Parma dopo un incontro di settore e i nove milioni di euro stanziati dal Piano di sviluppo rurale per dieci aziende del Parmense. Contento che «siano arrivate a Parma il 31% delle risorse disponibili», Errani ha detto che questi fondi premiano proprio «la qualità, il coraggio degli investimenti e quella dimensione di impresa e territoriale che può fare da locomotiva a un processo d?innovazione di cui abbiamo bisogno». Anche negli interventi in funzione anticiclica della crisi globale, «la Regione considera l?agricoltura un elemento irrinunciabile, e tutto ciò che possiamo investire deve essere finalizzato a processi d?innovazione e di riorganizzazione. è importante che le imprese investano – ha aggiunto – ed è importante riorganizzare la filiera per andare sui mercati globali». Soddisfatto il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli, nell?avere a fianco la Regione: «Siamo in un momento di crisi, ma vogliamo lanciare un messaggio al mondo dell?economia e del lavoro, per dire che le istituzioni sono in campo per superare le difficoltà e per investire sul futuro». E l?agroalimentare «è un elemento portante della nostra economia: ci scommettiamo anche per il futuro. Sappiamo che ci sono delle difficoltà, ma vogliamo contribuire a riattrezzare questo settore per le sfide della globalizzazione».

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Il Dalai Lama è 'cittadino di Roma' La Cina: "Conseguenze per l'Italia" (sezione: Globalizzazione)

( da "Quotidiano.net" del 10-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pechino ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l’Italia per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama

" /> Leggi il giornale Nome utente: Password: Prova GRATUITA Esteri TV FOTO E VIDEO MOTORI BLOG SERVIZI LAVORO ANNUNCI Stop al bullismo Cronaca Politica Esteri New York Libri Arte Musica Spettacolo Gossip Pazzo Mondo Salute Tecnologia Meteo Scommesse Casa Dieta DOPO LA VISITA NEL NOSTRO PAESE Il Dalai Lama è 'cittadino di Roma' La Cina: "Conseguenze per l'Italia" Pechino ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?Italia per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama Pechino, 10 febbraio 2009 - La Cina ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?Italia per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. L?anno scorso Pechino cancellò una summit franco-cinese dopo che Nicolas Sarkozy aveva incontrato il leader spirituale tibetano. La concessione della cittadinanza onoraria di Roma al Dalai Lama, ha detto la portavoce del ministero egli Esteri cinese, Jiang Yu, "ferisce profondamente la sensibilità del popolo cinese. Manifestiamo il nostro forte malcontento e la nostra contrarietà. Speriamo che l?Italia presti attenzione alle profonde preoccupazioni della Cina e adotti immediate ed efficaci misure per correggere l?impatto negativo e mantenere il salutare e stabile sviluppo delle relazioni bilaterali". La questione tibetana, ha aggiunto Jiang, "è meramente di politica interna". "Il Tibet" ha aggiunto "è parte inseparabile della Cina" e il Dalai Lama "non è solo una figura religiosa: indossa le insegne della religione, ma è stato per molto tempo un leader politico in esilio, impegnato in attività separatiste". LA FARNESINA Il governo italiano "sostiene la politica di una sola Cina" e ricorda che la concessione della cittadinanza onoraria è una scelta autonoma di un ente locale. La Farnesina getta acqua sul fuoco delle polemiche dopo il disappunto espresso da Pechino per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. "è stato già chiarito in altre numerose occasioni all?Ambasciatore cinese in Italia che i comuni italiani sono autonomi e assumono le loro decisioni in assoluta indipendenza dal Governo" fa sapere il ministero degli Esteri che "ricorda il fermo sostegno del Governo italiano alla politica di una sola Cina, politica che Silvio Berlusconi e Franco Frattini hanno ribadito ai loro omologhi anche in occasione degli ultimi incontri avuti". fonte Agi Il premier dovrebbe ricevere il Dalai Lama?Il Dalai Lama a RomaMULTIMEDIA La repressione in Tibet, le proteste nel mondo Segnala ad un amico Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.Net nel Web Più commentati Commenti Sondaggi Sei innamorato? 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Lascia il tuo messaggio d'amore18:55:53 - Eluana è morta 17 anni fa,la sua anima era già libera, il sig.Englaro ha liberato anche il suo corpo[...] Lascia il tuo pensiero per Eluana Mentana ha fatto bene a dimettersi da direttore editoriale Mediaset?Eluana poteva essere salvata?Caso arbitri, ha ragione Mourinho o Ranieri?Berlusconi dovrebbe ricevere il Dalai Lama?Chi vincerà il derby di Milano?Caso Eluana, scontro fra istituzioni, sei preoccupato?Contro il Brasile, Lippi non convoca Del Piero, cosa ne pensi?Caso Eluana, sei d'accordo col decreto del governo che impedisce lo stop all'alimentazione?Dove preferisci fare sesso?Primarie, chi voteresti come leader del Pd?Pensi che Beckham debba restare nel Milan?Chi vincerà la Coppa Italia 2009 ?E' giusto che i medici possano denunciare i clandestini che curano?Rugby, chi vincerà il Sei Nazioni?Stop ai ritocchi al seno per le minorenni, sei d'accordo? La foto del giorno Passa in Senato il Dl sicurezza Via libera all'emendamento leghista che dà la possibilità ai medici di denunciare i pazienti clandestini. Insorgono l'opposizione, i medici cattolici e la Cgil VOTA IL SONDAGGIO RICERCA ANNUNCI Archivio Notizie Anno: 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Ricerca libera: pubblicità contattaci guadagna con Quotidiano.net fai di Quotidiano.net la tua Homepage aggiungi ai preferiti le news sul tuo pc rss archivio HOME - Copyright © 2008 MONRIF NET S.r.l. P.Iva 12741650159, a company of MONRIF GROUP - Informativa al trattamento dei dati personali - Powered by Softec

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