CENACOLO DEI COGITANTI |
Shen Wei pronto ad
affascinare la platea dell'Ariosto
( da "Gazzetta di Reggio"
del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nato in Cina nel
Crisi. Persi in Europa
130mila posti. ( da "AmericaOggi
Online" del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso al Wto - sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India. Usa Si continua a lavorare sul piano salva-banche NEW YORK.
disoccupazione, allarme
della ue in quattro mesi persi 130mila posti - alberto d'argenio
( da "Repubblica, La"
del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A preoccupare anche la reazione scomposta di molte grandi economia, Cina e Usa in testa, che di fronte alla crisi globale si arroccano nel protezionismo i cui effetti potrebbero aggravare le difficoltà dell´industria europea, che nell´export ha sempre visto una grande risorsa. Nel mirino di Bruxelles soprattutto Cina, Russia, Brasile e India.
diario elettorale
( da "Nuova Sardegna, La"
del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Attualità dei valori della Costituzione nel mondo globalizzato». è il titolo del convegno, coordinato da Franco Pilo (già presidente della sezione penale del Tribunale di Sassari), in programma oggi alle 16 nella sala convegni dell'hotel Grazia Deledda. Intervengono l'onorevole Giovanni Bachelet, Università La Sapienza di Roma;
"Non è il capitalismo
dei territori contro la Fiat"
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: almeno dodici di queste piattaforme che competono nella globalizzazione. Ognuno ha le sue imprese di riferimento che hanno verticalizzato verso l?alto i sistemi una volta più decentrati». Eppure nel Rapporto emerge una qualche differenza tra Nordest e Nordovest: il primo più attaccato ai valori tradizionali delle piccole e medie aziende, il secondo più vicino a quello delle grandi.
Financial Sailing La nuova
guerra tra Usa e Cina ( da "Affari
e Finanza (La Repubblica)" del
09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 24 Financial Sailing La nuova guerra tra Usa e Cina DI COMPASS Al 39° Forum di Davos la maggioranza dei seduti in prima fila era tutta cinese. Mentre l'economia del Dragone rallenta drasticamente (8,5% 2008 contro 13% 2007) s?infiamma la polemica sui tassi di cambio. Dopo due anni di tregua lo yuan torna a sconquassare le relazioni tra Cina e Stati Uniti.
Camera con vista sugli
investimenti gli hotel tornano a fare shopping
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: impatto della globalizzazione i piccoli, che pero? hanno adottato strategie da grandi: un esempio lo offre l?albergo umbro Tre Vaselle di Torgiano, Perugia, della famiglia di produttori di vino Lungarotti, eletto il più lussuoso albergo del mondo. E per reazione alla globalizzazione, che appiattisce i marchi e le specificità territoriali,
CIN CIN SPOGLI PENNELLONE
RONALD TORNA A CASA CON 1200 BOTTIGLIE ("PREVALENTEMENTE ROSSO") - MA
DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARÀ IL "WINE LOVER" TORNANDO IN AMERICA? I
RAPPORTI C ( da "Dagospia.com"
del 09-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: HomePage | Segnala articolo --> CIN CIN SPOGLI ? PENNELLONE RONALD TORNA A CASA CON 1200 BOTTIGLIE (?PREVALENTEMENTE ROSSO?) - MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARà IL ?WINE LOVER? TORNANDO IN AMERICA? ? I RAPPORTI CON la Winebow di Lo Cascio, importatore di vini italiani negli States?
8 marzo e dintorni:
intervista a Maria Cristina Bombelli
( da "Targatocn.it" del
09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ora la situazione sta cambiando sia negli USA che in Europa, dove moltissime donne si affacciano a posizioni di leadership. Anche la Cina, pur con un retaggio culturale molto profondo di discriminazione, sta inserendo molte donne al vertice. Che cosa si può fare di concreto per cambiare le cose?
Caso Eluana, un giudizio
controcorrente che fa riflettere ( da "Giornale.it,
Il" del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.
SUMMIT SULLA CRISI
( da "Gazzettino, Il"
del 09-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso alla Wto - sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India.
Lavoratori in Mali
( da "Blogosfere" del
09-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: dagli USA, dalla Russia, alla Cina, esso presenta oggi un conto devastante. Milioni di disoccupati in america ed europa. Lavoratori senza tutela ovunque. Industrie in crisi, aziende evanescenti, banche svampate. un economia affondata. Di fronte a questo 983 milioni di esseri umani che muoiono di fame.
Gb/ Il broccolo
mediteranneo scalza il cavolfiore: è
( da "Virgilio Notizie"
del 09-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: la nuova frontiera del protezionismo d'oltremanica si incarna nella lotta tra il tradizionale cavolfiore e il mediteraneo broccolo. Già, perché la globalizzazione pare aver mandato in soffitta il tanto amato contorno dei "Sunday roast", l'ortaggio bianco che - alla pari di patate e carote - da anni fa parte del pranzo domenicale degli inglesi.
Eventi economici e
finanziari del 10 febbraio ( da "Miaeconomia"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: indice dei prezzi al consumo della Cina per il mese di gennaio. Alle 6,00 tocca al Giappone rendere noto l'andamento dell'indice che copia la fiducia delle famiglie a gennaio. Alle 8,45 si approda in Europa, la Francia pubblica i dati sulla produzione industriale e sulla produzione manifatturiera per il mese di dicembre.
Circolo virtuoso per WiMAX
( da "Punto Informatico"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: bacini di utenza e potenze economiche come Cina e USA. Entrambi i paesi sono sul punto di mettere sul piatto un consistente investimento per potenziare le proprie offerte di banda larga, pensate come veicolo di sviluppo o rilancio economico del paese, e nonostante qualche balletto sulle cifre, potrebbero comunque togliere le castagne dal fuoco a Taiwan e alla sua scommessa sul WiMAX.
15:52 VINI: VINITALY US
TOUR, DA SETTE ANNI PONTE PER L'EXPORT
( da "Agi" del
10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e Giappone), che avra' una seconda fase negli USA, come da tradizione, nel mese di ottobre in altre tre citta' di diversi stati. La Florida e' una meta ideale per le aziende italiane, rappresentando l'8% dell'intero mercato a "Stelle e Strisce" e piazzandosi solo dopo la California, con un tasso di crescita delle vendite del 60%
Globalizzazione,
interviene Rampini ( da "Gazzetta
di Reggio" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Globalizzazione, interviene Rampini Oggi pomeriggio incontro con il giornalista di Repubblica e scrittore Nell'ambito di «Visioni di città-dialoghi sull'urbanesimo, l'uomo e la società contemporanei con protagonisti testimoni della cultura contemporanea», oggi alle 17.
In trenta al
"CafèLingua" ( da "Alto
Adige" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: opportunità per conoscere culture e tradizioni lontane ma senz'altro di interesse, tantopiù in un mondo ormai globalizzato». Al termine di questo primo appuntamento gli organizzatori hanno annunciato il prossimo con "CafèLingua" che è stato fissato per giovedì 5 marzo, dalle 19 alle 21,30 sempre alla Jugendhaus Josef Noldin.
In Germania l'eolico tira
( da "Trentino" del
10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Germania, Stati Uniti e Cina continuano a contendersi il primo posto sul mercato dell'energia eolica. Nel 2008 i migliori, secondo i dati pubblicati dal Gwec (Global wind energy council), sono stati gli States, scalzando la Germania, da sempre leader incontrastata del settore.
Geithner: Nella bad bank
Usa voglio anche i capitali privati
( da "Finanza e Mercati"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa e Cina ed è quindi importante un dialogo stretto, soprattutto nel periodo di crisi attuale». Sempre in tema di novità Obama ha poi lanciato la proposta di creare «un board indipendente e super partes rispetto a Democratici e Repubblicani che controlli come viene speso il denaro, perché dobbiamo essere sicuri che i fondi non vadano sprecati o non siano spesi in progetti che non
came mette jolly motor nel
gruppo ( da "Nuova
Venezia, La" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: con Australia e Cina in evidenza. «Il nostro Gruppo ha creduto in un'azienda che, come noi, fa dell'alta tecnologia Made in Italy il suo cavallo di battaglia - spiega il presidente di Came, Paolo Menuzzo -. Con questa alleanza rafforzeremo la nostra leadership negli automatismi tubolari e accessori per sistemi oscuranti,
quando la paura fa alzare
le barriere - vittorio zucconi ( da "Repubblica,
La" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: Ue, Nafta, Gatt, Mercosur, Wto, Asean, il "protezionismo", che è spesso soltanto un sinonimo di «nazionalismo», torna prepotente a tentare i delusi dal proprio antagonista, il "liberismo" ora esploso nella globalizzazione e a promettere garanzie e sicurezza a governi impopolari e popoli terrorizzati.
quanto costa all'italia -
marcello de cecco ( da "Repubblica,
La" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: ha poi esordito nel ruolo accusando la Cina di manipolare la propria moneta. Se anche questa volta sono i paesi leader ad abbandonare per primi il libero scambio, il loro esempio sarà di nuovo seguito da tutti gli altri. Questo perché, di fronte ad alti tassi di disoccupazione, tassi di crescita del Pil negativi e deflazione dei prezzi, il protezionismo può apparire (
Accolgo con piacere
l'invito di Luigi La Spina ad aprire un dibattito pubblico sulla costruzione di
... ( da "Stampa,
La" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: sociali e le nuove frontiere che la globalizzazione stabilisce per la qualità della vita materiale e i diritti fondamentali di ognuno. Progettualità significa investire senza miopia sul futuro internazionale di Torino in un mondo globalizzato. Bisogna moltiplicare e sistematizzare gli sforzi finanziari verso le infrastrutture formative,
l'expo non è una medicina
- luca beltrami gadola ( da "Repubblica,
La" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: ingresso nella globalizzazione come fatto passivo senza la capacità culturale di assimilazione e metabolizzazione. L´elenco dei vecchi mali potrebbe continuare e per i nuovi non è necessario fare grandi sforzi di fantasia: un succedersi di amministrazioni sempre più estranee alla città e sempre più in preda al raptus berlusconiano dell´
moschea, il sonno della
ragione - alberto gagliardi ( da "Repubblica,
La" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: attività sovversive va garantita sempre ed in ogni contesto sia laico che religioso ed è semplicemente risibile pensare che in piena globalizzazione l´estremismo islamico si possa diffondere soltanto all´ombra delle moschee. I genovesi devono semplicemente pretendere la eliminazione delle attuali moschee ambigue e semiclandestine esistenti in città, queste sì a rischio sicurezza.
la giunta approva il piano
emergenze: 10 milioni per interventi in 40 comuni
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: la Regione stanzia immediatamente dieci milioni di euro per gli interventi urgenti della protezione civile. Nella giunta della scorsa settimana, l'assessore regionale alla protezione civile, Vanni Lenna, ha proposto una delibera che impegna dieci milioni di euro per interventi in decine di Comuni che sono stati colpiti da dissesti idrogeologici.
PARLAMENTO EUROPEO:
AGEVOLARE L'ACCESSO DELLE PMI AI MERCATI MONDIALI
( da "marketpress.info"
del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: globalizzata», anche perché «l´internazionalizzazione genera competitività e crescita, contribuendo all´espansione delle imprese e quindi all´occupazione». La Commissione dovrebbe quindi affrontare in modo esplicito le difficoltà incontrate dalle Pmi nelle esportazioni, precisando con quali strumenti nazionali o europei è possibile aiutare le Pmi a migliorare le loro prestazioni
) CRISI Le rottamazioni
non servono PASSANO sui giornali odierni le n...
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: sui giornali odierni le notizie di una Italia che scende al quinto posto nel mondo per turisti annui (dopo Francia, Spagna, USA e Cina ), con valore del PIL prodotto dal settore già all'ottava posizione (ci superano anche Germania e Giappone...). Nonostante abbiamo i posti più belli del Mediterrano (mare e monti) e il 70% del patrimonio artistico mondiale (città e opere d'arte).
Calano le rimesse,
emergenti a rischio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per India e Messico (insieme a Cina, con 27 miliardi, e alle più piccole Filippine, con 11 miliardi) i numeri sono elevati, ma l'incidenza sul Prodotto interno lordo è bassa. Per altri, invece, persino il Kerala è fortunato. In Tajikistan, le rimesse toccano il 45% del Pil, in Moldova il 38%, in Honduras il 25%, in Giordania il 23%,
Alla Protezione civile c'è
già il decreto Stanca ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: INDISCRETO Alla Protezione civile c'è già il «decreto Stanca» I l dispositivo per arrivare al commissariamento di Expo 2015 esiste già e si chiama decreto Grandi Eventi, varato dal governo il 13 settembre 2008. Al suo interno, si sa, si disciplinano quelle manifestazioni su cui la Protezione Civile ha o può avere potestà nell'organizzazione,
Addio alla britishness
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: La globalizzazione sbianchetta con una mano di pudore la britishness di realtà planetarie. Wedgwood, marchio della porcellana diventa americana, Woolworths, gloria dei grandi magazzini, sarà solo online, i pub chiudono perchè la birra cede al vino e la shepherds pie, il pasticcio di carne, affoga nel sushi.
Brasile, auto sprint In
Usa nodo mutui e l'Euribor va giù
( da "Manifesto, Il"
del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: considerato fino a poco tempo fa l'economia più solida dell'Asia (poi è stato scavalcato dalla Cina): sta salendo il numero delle imprese che annunciano la bancarotta. Solo a gennaio, il numero delle corporate in fallimento è cresciuto del 16%, ai massimi da sei anni. Tante aziende sono ormai costrette a rivolgersi alle banche se vogliono sopravvivere.
la consulta intercomunale
gallura si rilancia e diventa istituto di ricerca
( da "Nuova Sardegna, La"
del 10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: ragioni di spazio e di diffusione ma oggi sempre più strette dal prevalere di forme di vita e di comunicazione tendenti alla globalizzazione e al prevaricare dei mezzi di comunicazione di massa. Ecco appunto la determinazione, da parte dell'Istituto, di tenerli per quanto possibile vivi, inducendo, per quanto riguarda la lingua, prima di tutto a parlarla nei tradizionali consessi.
lotta tra imperi in un bel
libro di paraq khanna ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, USA e Unione Europea sono da tempo impegnati in una lotta senza quartiere per imporre il proprio modello di sviluppo e il proprio stile di vita nel cosiddetto "Secondo mondo", in bilico fra il tentativo di emergere e lo sprofondare nuovamente in una realtà da Terzo mondo.
Società civile e responsabilità
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: L'era della globalizzazione insomma. Che vuole, pretende, impone; nuovi e diversi approcci per l'individuazione, la valutazione, la soluzione dei problemi. A tutti i livelli: regionale, nazionale, continentale, globale. Di qui la cosiddetta «glocalizzazione», «l'agire locale e pensare globale».
Tempo di responsabilità
per tutti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione responsabile, dove inclusività e sostenibilità abbiano la precedenza sull'arricchimento di pochi,e questo significa concentrarsi su una crescita che includa opportunità per i poveri, sviluppo tecnologico, microfinanza e prestiti a piccoli imprenditori, accordi commerciali che vadano a beneficio di entrambe le parti e livelli di aiuti sufficienti per centrare gli obiettivi
Cina si difende all'Onu:
noi proteggiamo i diritti umani ( da "Reuters
Italia" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: GINEVRA (Reuters) - La Cina ha difeso oggi davanti a un organismo dell'Onu il suo comportamento riguardo ai diritti umani, respingendo le accuse da parte dell'Occidente secondo cui il gigante asiatico usa la tortura e imprigiona i dissidenti e insistendo che le sue politiche sono a norma di legge.
AMBIENTE. Lazio,
Protezione civile e Guardia di Finanza insieme contro gli incendi
( da "HelpConsumatori"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Protezione civile e Guardia di Finanza insieme contro gli incendi 10/02/2009 - 09:31 Protezione civile e Guardia di Finanza alleate contro gli incendi boschivi nel Lazio attraverso un accordo di più stretta collaborazione. L'intesa prevede una più ampia collaborazione fra Regione e Fiamme Gialle per aumentare l'impegno sul territorio,
Intervento della
Protezione Civile per frana a Verezzo
( da "Sanremo news" del
10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Protezione Civile per frana a Verezzo Lungo intervento della protezione civile di Sanremo, per la riapertura della strada che porta in zona San Donato a verezzo, frazione di Sanremo. Per la messa in sicurezza e lo sgombro del tratto interessato dalla frana verificatasi nella tarda serata di sabato, sono intervenuti già dalle prime ore di domenica mattina i volontari della Protezione
Auto, la Cina diventa il
primo mercato ( da "Corriere.it"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina diventa il primo mercato A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti PECHINO (CINA) - La crisi economica colpisce in tutto il mondo, ma in Cina il settore auto resiste. La Repubblica Popolare cinese ha infatti superato gli Stati Uniti per la prima volta,
AUTO, LA CINA DIVENTA IL
PRIMO MERCATO ( da "Wall
Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Auto, la Cina diventa il primo mercato -->A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti
CRISI: AUTO, LA CINA
SUPERA GLI USA E DIVENTA PRIMO MERCATO
( da "Wall Street Italia"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato di ANSA A gennaio vendute 735mila vetture, 657mila negli Stati Uniti -->(ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/o mercato del mondo.
Crisi: auto, la Cina
supera gli Usa e diventa primo mercato
( da "Trend-online" del
10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 10.02.2009 13:14 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/
14:12 AGRICOLTURA:
TRENTINI ELETTO PRESIDENTE DI EUROASPER
( da "Agi" del
10-02-2009)
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Cina Usa
Abstract: Europea per difendere un prodotto che in questi ultimi anni si sta sempre di piu' globalizzando. Il nuovo incarico internazionale per Luciano Trentini che si aggiunge a quello gia' ricoperto nella AREFLH, l'Assemblea delle Regioni Ortofrutticole Europee e che proietta il CSO sempre di piu' verso quel percorso di internazionalizzazione ormai indispensabile per lo sviluppo del settore.
L'Italia patria del
phishing ( da "Vnunet.it"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 4%) e Usa (2,8%). In calo invece la presenza del dominio ".it" tra quelli di origine per lo spam: se infatti nel 2007 i server italiani erano responsabili del 3,9 della email spazzatura , nel 2008 questa cifra si assesta al di sotto del 3% (la Cina primeggia con 20,6% e ha recentemente superato gli Usa, fermi al 19,
Ma il caso di Eluana ci
sta davvero a cuore?. ( da "Giornale.it,
Il" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.
CRISI: AUTO, AIUTI UE PER
1,69 MLN DI EURO IN SPAGNA ( da "Wall
Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.
Ucraina/ Presidente
Parlamento lancia SOS all'Ue: aiutateci
( da "Virgilio Notizie"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, Cina, Giappone e all'Unione europea. Per ora ha risposto solo Mosca, che sta trattando per una linea di credito di 5 miliardi di dollari. Secondo Lytvyn gli aiuti Ue potrebbero essere canalizzati all'Ucraina nell'ambito del 'Partenariato per l'Est' (ancora in fase di gestazione) oppure potrebbero essere concretizzati nel campo della modernizzazione della rete del gas ucraina,
Crisi: auto, aiuti Ue per
1,69 mln di euro in Spagna ( da "Trend-online"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.
L'ultima truffa della
casta dei banchieri ( da "Giornale.it,
Il" del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.
Dialogo e consenso
internazionali per uscire dal tunnel
( da "Giornale.it, Il"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ritirarsi dalla globalizzazione e ridurre la crescita mondiale, oppure affrontare i problemi di un nuovo ordine mondiale operando i necessari adeguamenti per garantire un futuro migliore. Il Regno Unito, come l'Italia e altri Paesi, ha intrapreso una serie di interventi nazionali per stabilizzare e rilanciare la propria economia.
Agroalimentare - Errani:
"Parma può fare da locomotiva"
( da "Gazzetta di Parma Online, La"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per dire che le istituzioni sono in campo per superare le difficoltà e per investire sul futuro». E l?agroalimentare «è un elemento portante della nostra economia: ci scommettiamo anche per il futuro. Sappiamo che ci sono delle difficoltà, ma vogliamo contribuire a riattrezzare questo settore per le sfide della globalizzazione».
Il Dalai Lama è 'cittadino
di Roma' La Cina: "Conseguenze per l'Italia"
( da "Quotidiano.net"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Salute Tecnologia Meteo Scommesse Casa Dieta DOPO LA VISITA NEL NOSTRO PAESE Il Dalai Lama è 'cittadino di Roma' La Cina: "Conseguenze per l'Italia" Pechino ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?Italia per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama Pechino, 10 febbraio 2009 - La Cina ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?
( da "Gazzetta di Reggio" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Shen Wei pronto ad
affascinare la platea dell'Ariosto Il coreografo, pittore e designer
cinese-americano domani accompagnato da musica e canti tibetani REGGIO. La
stagione di danza 2008-2009 riporta a Reggio Emilia, domani sera alle ore 21 al
Teatro Ariosto, il coreografo, ballerino, pittore e designer cinese-americano
Shen Wei con la sua prestigiosa Compagnia Shen Wei Dance Arts, che presenterà
Re-(Part I) su musica e canti tradizionali tibetani e Map, su musica di Steve
Reich. Un'occasione unica e imperdibile per osservare da vicino l'opera di
questo particolarissimo artista, conosciuto in tutto il mondo per l'originalità
e la visione interculturale dei suoi spettacoli. Re-(Part I) - come spiega lo stesso
coreografo - «è prevalentemente basato sui sentimenti suscitati dalla terra,
dalla gente, dalla religione e dalla cultura tibetana che hanno caratterizzato
i miei recenti viaggi». Presenta infatti i canti buddisti tradizionali,
interpretati dal monaco tibetano Choying Dolma che influiscono sulla natura
spirituale della danza. Grazie alle luci di Jennifer Tipton, Shen Wei ha
trovato un nuovo modo per esprimere i mandala del Tibet sacro. Invece della
sabbia usata in Tibet per creare intricati disegni spirituali buddisti, Shen
Wei usa piccoli pezzi di carta bianca e blu. Man mano che i ballerini si
muovono attraverso il disegno, lo distruggono appositamente, come si usa fare
in Tibet, a rappresentare la vita fisica e il modo in cui tutti gli esseri viventi
ritornano agli elementi e non muoiono mai. In Map, Shen Wei esplora il concetto
di rotazione, salto, isolamento interno, movimento circolare interno e
movimento interno individuale. Le tecniche circolari e di rotazione sono state
introdotte da Shen Wei nella sua Sagra della Primavera (2003) e in Connect
Transfer (2004), per poi venire ulteriormente sviluppate in Map. Map è sulla
musica di The Desert Music di Steve Reich, divisa in cinque sezioni organizzate
in forma simmetrica: Abcba. Nella coreografia di Shen Wei, gli elementi di
«Rotation Map» (primo movimento) ritornano nel quinto movimento, «The Map» in
modo molto energico. La storia di Shen Wei, che a Reggio Emilia venne e fu
molto applaudito nella stagione di danza 2005 è una storia di grande successo,
nonostante abbia dovuto affrontare grandi difficoltà. Nato
in Cina nel
( da "AmericaOggi Online" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi. Persi in
Europa 130mila posti. 09-02-2009 BRUXELLES. Allarme Ue sull'occupazione: in
quattro mesi si sono persi 130.000 posti di lavoro nei settori dell'industria e
dell'edilizia. Settori che hanno fatto registrare in termini di produzione
perdite pari a 150 miliardi di euro nell'ultimo anno. Questo mentre la crisi
molto probabilmente non ha ancora raggiunto il suo apice. Particolarmente
"drammatica" appare la situazione del settore automobilistico, che
più di altri soffre le persistenti condizioni di stretta del credito. Il
rischio chiusura per molte fabbriche, anche dell'indotto, è dietro l'angolo.
Questo il quadro contenuto in un documento riservato della Commissione Ue datato
6 febbraio 2009 e preparato per i ministri finanziari europei che lunedì e
martedì si riuniranno a Bruxelles. All'ordine del giorno: fare il punto della
situazione, dare una prima valutazione sui piani anticrisi varati dai governi
europei e discutere sulle prossime mosse da compiere. Sul tavolo di Eurogruppo
ed Ecofin ci sarà dunque anche il pacchetto di misure varato venerdì dal
governo italiano, che - così come gli altri piani - dovrebbe ricevere un
sostanziale via libera, con l'avvertenza di non cedere più del dovuto sul
fronte dei conti pubblici. - PRODUZIONE, 150 MILIARDI IN FUMO. L'analisi della
Commissione Ue mette in evidenza come più che mai in questa fase la crisi si
stia abbattendo sui settori trainanti dell'industria e dell'edilizia. "La
produzione - si legge nel documento dell'esecutivo europeo - fa registrare il
declino più forte delle ultime decadi" e "la fiducia delle imprese è
crollata ai livelli più bassi dal 1985". I dati parlano chiaro: industria
ed edilizia hanno fatto registrare complessivamente perdite sul fronte della
produzione per 150 miliardi di euro dal novembre 2007 al novembre 2008, senza
contare, dunque, gli ultimi due mesi in cui la crisi si è acuita. Inevitabili i
riflessi sull'occupazione: dall'inizio dell'ottobre 2008 alla fine di gennaio
2009, "le riduzioni di posti di lavoro pianificate sono aumentate
significativamente a 158.000 unità, mentre la creazione di nuovi posti di
lavoro è caduta a 25.000 unità. È dunque attesa "una perdita netta di
130.000 posti di lavoro". Un dato molto preoccupante - si sottolinea nel
documento - visto che ancora nel terzo trimestre 2008 il saldo tra posti persi
e posti creati era leggermente positivo. E visto che la crisi economica è
attesa a peggiorare nei prossimi mesi, almeno fino a metà 2009. - AUTO,
STABILIMENTI A RISCHIO CHIUSURA. Nessun settore è risparmiato dal calo della
produzione e dell'occupazione: meccanico, chimico, farmaceutico, alimentare,
tessile, siderurgico. E anche la cantieristica e l'aeronautica. Ma - ribadisce
l'esecutivo europeo - la crisi è "particolarmente grave e drammatica"
nel settore dell'auto, con un 2009 che per produzione e vendite andrà peggio
del 2008 (previsto un crollo delle immatricolazioni tra il 12% e il 18%) e
"una potenziale ripresa solo nel 2010 e nel 2011". La Commissione Ue
sottolinea quindi come "la contrazione della produzione nel settore auto
ha più che in altri settori un immediato effetto negativo anche
sull'occupazione nelle aziende fornitrici". Dunque in pericolo non sono
solo gli stabilimenti automobilistici "che rischiano di chiudere in molti
Stati membri", ma anche le aziende dell'indotto, con una su dieci che -
secondo gli ultimi dati europei - rischia il fallimento nei prossimi mesi. Sul
banco degli imputati c'é soprattutto "la particolare difficoltà"
delle industrie e imprese del settore auto nell'accedere al credito,
"soprattutto al credito di lungo termine". Senza contare la crisi del
credito al consumo, che rappresenta tra il 60% e l'80% degli acquisti di nuove
auto. - ANCHE BUY AMERICAN IN ALLARME PROTEZIONISMO. Nel suo documento la
Commissione Ue sottolinea infine come "di fronte a una crisi economica
sempre più profonda c'é il forte rischio di una ripresa del protezionismo, che
colpirebbe ancor più duramente l'industria dei Paesi dell'Ue". E nella
"lista nera" delle misure incriminate resta anche il piano Obama, con
la clausola del "Buy american". Questo nonostante
le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles
- dopo aver minacciato il ricorso al Wto - sembrava aver accolto con cauta
soddisfazione. Nel mirino anche altri provvedimenti presi di recente da Paesi
terzi, come Russia, Cina, Brasile e India. Usa Si continua a
lavorare sul piano salva-banche NEW YORK. L'amministrazione Obama punta
sul piano di stimolo al Congresso e fa slittare di ventiquattro ore l'annuncio
del programma per rilanciare il credito e stabilizzare i mercati finanziari.
Larry Summers, advisor del presidente Barack Obama, conferma le indiscrezioni e
precisa che la presentazione del nuovo piano di salvataggio dovrebbe essere
martedì 10 febbraio e non più il 9 febbraio come precedentemente annunciato.
Uno slittamento che offre la possibilità di limare il progetto, intorno al
quale c'é grande attesa dato il perpetrarsi delle difficoltà del sistema finanziario.
L'annuncio giungerà poche ore prima che i vertici delle maggiori banche
americane sbarchino a Washington per presentarsi alla Commissione Servizi
Finanziari della camera: uno sbarco in massa con aerei commerciali e treni. I
big di Wall Street - secondo quanto riportato dal Financial Times - per evitare
ulteriori critiche dovrebbero optare per lasciare nei rispettivi hangar i jet
aziendali, privilegiando i mezzi pubblici. Per rilanciare il credito e
stabilizzare i mercati, il segertario al Tesoro Timothy Geithner e la sua
squadra starebbero valutando anche la possibilità di servirsi dell'aiuto del
settore privato per pulire i bilanci delle banche dagli asset tossici: una
soluzione che consetirebbe al mercato di fissare i prezzi di tali asset e di
limitare le spese per lo stato. La partnership pubblico-privata per finanziare
la banca aggregatore - secondo il Wall Street Journal - "non è sicuro che
venga inclusa nel progetto finale", ma al momento appare una delle ipotesi
più accreditate. La "banca aggregatore" dovrebbe così essere
finanziata in parte con i fondi del Tarp (Troubled Asset Relief Program) e
nella maggior parte con risorse provenienti dal settore privato che, nel caso
gli asset tossici aumentassero di valore, godrebbe di alcuni benefici. Nel piano
dovrebbero così rientrare nuovi programmi per aiutare i proprietari di case in
difficoltà per 50-100 miliardi di dollari; iniezioni di capitale nelle banche;
un meccanismo per pulire i bilanci delle banche; e l'ampliamento dei programmi
della Fed per rilanciare il credito. Incontrando i democratici della camera,
Geithner ha osservato come il sistema finanziario americano resta
"gravemente danneggiato. Ci ha detto - ha riferito Brad Miller, memro
della Commissione servizi finanziari della camera - che dobbiamo agire per
prevenire che le cose vadano ancora peggio. Ci ha inoltre precisato che le
istituzioni che riceveranno assistenza dovranno partecipare ai programmi di
modifica dei mutui e rispettare altri standard che saranno imposti.
L'assistenza pubblica è un privilegio non un diritto". Proprio in
quest'ottica, e alla luce del nuovo tetto sui compensi imposto
dall'amministrazione alle banche salvate e alle polemiche sulle spese per
viaggi aziendali e benefit, i big di Wall Street avrebbero deciso - riporta il
Financial Times - di recarsi a Washington per l'audizione alla Commissione
Servizi Finanziari della Camera con mezzi pubblici. Dallo scalo newyorkese di
La Guardia dovrebbero così partire fra martedì sera e mercoledì mattina, a
bordo di commerciali air-shuttle, i numeri uno di Morgan Stanley, Citigroup e
Goldman Sachs, rispettivamente John Mack, Vikram Pandit e Lloyd Blankfein.
Effettuerà il coast-to-coast a bordo di un volo comemrciale anche John Stumpf
di Wells Fargo, mentre Kenneth Lewis, amministratore delegato di Bank of
America, coprirà le
( da "Repubblica, La" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 10 - Economia
Disoccupazione, allarme della Ue in quattro mesi persi 130mila posti Confindustria:
più ore di lavoro, meno giorni di ferie e malattia Il rapporto della
Commissione: auto e costruzioni strangolate dalla stretta al credito ALBERTO
D´ARGENIO BRUXELLES - La crisi economica morde, con effetti debordanti sulla
vita dei cittadini europei. Una situazione sotto gli occhi di tutti che la
Commissione Ue ha voluto riassumere in un documento dai toni drammatici. Da
quando la recessione ha iniziato a farsi sentire nel Vecchio Continente sono
stati bruciati 130 mila posti di lavoro e l´industria ha lasciato sul terreno
150 miliardi di euro. Numeri da capogiro se si considera che il periodo
esaminato è di appena quattro mesi - dallo scorso ottobre alla fine di gennaio
- e che il picco della crisi, nella migliore delle ipotesi, durerà fino a
giugno. Secondo l´analisi di Bruxelles - indirizzata ai ministri delle finanze
Ue che si riuniscono oggi e domani nella capitale belga - i comparti più
colpiti sono quello dell´auto, compreso l´indotto, e le costruzioni. «La
produzione in molti settori industriali e in quello dell´edilizia fa registrare
il declino più forte delle ultime decadi», scrive la Commissione prima di
indicare che la fiducia delle imprese è «crollata al livelli più bassi dal
1985». Da qui la perdita secca di centinaia di migliaia di posti di lavoro,
mentre ancora nel terzo trimestre 2008 il saldo tra impieghi persi e creati era
leggermente positivo. Un´ecatombe in mezzo alla quale le industrie cercheranno
di salvare gli operai specializzati, scaricando la crisi sui contratti a breve
termine o con la chiusura temporanea delle fabbriche. Come detto i settori più
martellati sono costruzioni e auto (per quest´ultima si parla di situazione
«drammatica»), messe in serie difficoltà dalla «persistente stretta
creditizia». Ma la recessione non risparmia nessuno: «Sono colpiti - scrive
Bruxelles - anche il settore meccanico, chimico, farmaceutico, alimentare,
tessile e abbigliamento, siderurgia, cantieristica e aeronautica». Praticamente
tutti. A preoccupare anche la reazione scomposta di molte
grandi economia, Cina e Usa in testa, che di fronte alla crisi globale si arroccano nel
protezionismo i cui effetti potrebbero aggravare le difficoltà dell´industria
europea, che nell´export ha sempre visto una grande risorsa. Nel mirino di
Bruxelles soprattutto Cina, Russia, Brasile e India. E non sfuggono gli Stati Uniti
dell´amministrazione Obama: nonostante mercoledì scorso il presidente Usa abbia fatto marcia indietro sul "Buy
American", la clausola che riserva gli aiuti pubblici del piano anti-crisi
alle industrie che usano prodotti statunitensi, l´Europa è ancora preoccupata
dall´approccio della Casa Bianca. Intanto da Roma Federica Guidi, presidente
dei Giovani di Confindustria, ha detto che si dovrebbe cominciare «a pensare al
numero di ore lavorate: dobbiamo aumentare la produttività - ha detto dagli
studi di Domenica In - lavorando più ore, 41, 42, 43, e rivedere il numero
delle ferie: quattro o cinque settimane all´anno sono forse un po´ troppe, come
i giorni di malattia. E´ grave perdere due punti di Pil - ha concluso - ma
sarebbe importante, quando ci sarà la ripresa, non crescere solo lo
zero-virgola».
( da "Nuova Sardegna, La" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 14 - sassa
DIARIO ELETTORALE Partito Democratico «Attualità dei valori
della Costituzione nel mondo globalizzato». è il titolo del convegno,
coordinato da Franco Pilo (già presidente della sezione penale del Tribunale di
Sassari), in programma oggi alle 16 nella sala convegni dell'hotel Grazia
Deledda. Intervengono l'onorevole Giovanni Bachelet, Università La Sapienza di
Roma; Francesco Soddu, docente dell'Università di Sassari e candidato
per il Pd alle elezioni regionali. Insieme per le Autonomie Oggi alle ore 19
Franco Cuccureddu, coordinatore regionale delle liste «Insieme per le
Autonomie) (inserite nella coalizione che sostiene Ugo Cappellacci) incontrerà
i soci del circolo dell'Anglona e i propro sostenitori nel ristorante La
Fazenda di Valledoria. Irs Incontro a Ozieri per discutere insieme di
fiscalità, energia, gestione delle risorse idriche, agricoltura. L'assemblea si
svolgerà questa sera alle 20 nella sala convegni dell'ex seminario, presso
l'unione delle due piazze. Saranno presenti Pasqualina Soro, del Tzda di
Sassari, Nello Cardenia e Giovanni Marco Ruggiu dell'assemblea nazionale e il
leader e candidato alla presidenza della Regione Gavino Sale. Per informazioni:
www.irs.sr.
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
PRIMO PIANO pag. 12
"Non è il capitalismo dei territori contro la Fiat" «Attenzione a non
sbagliare un?altra volta e a far oscillare il pendolo dell?analisi del
capitalismo manifatturiero italiano dalla retorica del declino di qualche anno
fa, all?esaltazione acritica di oggi. Se questa oscillazione produce oggi una
guerra tra capitalismo dei territori, grandi imprese e finanza non si va da
nessuna parte, perché non per bontà ma per destino sono costretti a convivere».
Aldo Bonomi, direttore di Aaster, un istituto di ricerche sociali sul
territorio, non ha bisogno di troppe presentazioni: è uno dei più attenti
conoscitori dei meccanismi di crescita dello sviluppo locale e delle logiche
economiche con sui si è costruito quel sistema manifatturiero italiano che oggi
viene osservato e blandito come uno dei punti di resistenza contro la crisi
globale. Così quando gli si chiede un giudizio sui dati che emergono dal
Rapporto sulle piccole e medie imprese della Fondazione per la sussidiarietà
mette subito in guardia da facili entusiasmi e un po? provocatoriamente dice:
«Il Rapporto descrive dei processi reali, ma non vorrei che fosse preso a
prestito dalla retorica di questi tempi: sarebbe meglio per tutti vedere i
processi reali e tornare a Marx». A Marx? «Si proprio ai classici, al processo
denaromercedenaro: prima abbiamo pensato di poter produrre denaro senza passare
per le merci, adesso pensiamo di produrre merci senza passare per il denaro».
Eppure la politica vede oggi questo mondo di piccole e medie aziende come
un?ancora di salvezza contro la crisi. Non è così? «Lo è, ma a patto che si
guardino i processi reali, che sono complessi e non l?oscillazione di quello
che definisco il pendolo della retorica». Cioè? «Per come si è costruito il
capitalismo dei territori oggi la contrapposizione tra grandi e piccoli, tra Nordovest
e Nordest non ha più senso. Quel mondo che noi immaginiamo ancora fondato su
distretti produttivi si è evoluto e si è aperto. Si è trasformato in un sistema
economico e anche sociale basato su piattaforme territoriali produttive,
logistiche, che tengono insieme piccole e medie aziende e nuove imprese leader
o grandi imprese preesistenti che ne costituiscono l?ossatura. E tra questi
sistemi che si gioca la competitività». Insomma non è Fiat contro tutti? «E?
così solo all?apparenza e solo se passiamo dalla lettura dei processi economici
che noi ricercatori abbiamo fatto in questi anni ai voli nel cielo della
politica. Ma a Nordovest non c?è la Fiat, c?è una piattaforma produttiva
TorinoCanavese nel quale c?è sì la Fiat e ma insieme ad essa una rete di 1200
imprese e 88mila addetti che formano un sistema. E altrettanto si può dire, per
restare a Nordovest, del sistema territoriale CuneoAlessandriaGenova, della
Pedemontana lombarda o per passare a Nordest della Pedemontana Veneta. In
Italia ci sono almeno dodici di queste piattaforme che competono nella
globalizzazione. Ognuno ha le sue imprese di riferimento che hanno
verticalizzato verso l?alto i sistemi una volta più decentrati». Eppure nel
Rapporto emerge una qualche differenza tra Nordest e Nordovest: il primo più
attaccato ai valori tradizionali delle piccole e medie aziende, il secondo più
vicino a quello delle grandi. «Chiaro che una cosa è un tessuto produttivo che
si è costruito con il « disordine» dal basso in una logica che, come dice il Rapporto,
è quella della sussidiarietà, un?altra sono sistemi dove pesa l?eredità
fordista e una cultura più di «ordine dall?alto». Ma sono retaggi di mondo
ormai che ormai sa benissimo che nella globalizzazione ci si sfida non solo e
non tanto attraverso le imprese quanto attraverso i territori e la loro
capacità di essere competitivi». A Nordest, però, la manifattura ha ancora un
peso enorme. In provincie come Treviso e Vicenza qualcosa che sfiora il 45% del
Pil viene ancora dall?industria. Come può affrontare la crisi questo mondo?
«Credo che il problema sia proprio quello di creare un capitalismo delle reti
che affianchi la manifattura e renda competitivo il territorio: se l?economia
dei servizi non innerva quella industriale allora sorgono i problemi. Dopo avere
esaltato il disordine creativo che viene dal basso che ha fatto proliferare le
imprese, che ha costruito un sistema economico e sociale straordinario, adesso
è il momento che questo trovi una via per non entrare in conflitto, anzi direi
per costruire, una vera e propria piattaforma produttiva efficiente. Se
capitalismo dei territori e capitalismo delle reti entrano in conflitto, sono
davvero guai per tutti» Perché? «Perché queste piattaforme produttive hanno
bisogno di modernizzarsi. Questo significa che devono avere infrastrutture
logistiche con una programmazione degli snodi necessari al territorio, devono
avere cultura, università di livello, multiutilities avanzate di grandi
dimensioni che ormai sono strategiche per lo sviluppo locale e anche sistemi
bancari e finanziari. Senza questo sono destinate a perdere nella
competizione». Ma queste iniziative nascono soprattutto nei territori di grande
impresa o nelle città più grandi, più difficile che arrivino da un?aggregazione
dal basso... «E? vero che il processo è più difficile. Ma è altrettanto vero
che può anche nascere e fare da collante a grandi aree metropolitane, come
ormai sono divenuti di fatto molti di questi territori. La sfida non è da poco:
è forse questo uno dei banchi di prova dell?efficienza di quei meccanismi di
sussidiarietà che hanno fatto crescere questo mondo». (a.car.) Scopri come
ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
FINANZA pag. 24
Financial Sailing La nuova guerra tra Usa e Cina DI COMPASS Al 39° Forum di Davos la maggioranza dei seduti
in prima fila era tutta cinese. Mentre l'economia del Dragone rallenta
drasticamente (8,5% 2008 contro 13% 2007) s?infiamma la polemica sui tassi di
cambio. Dopo due anni di tregua lo yuan torna a sconquassare le relazioni tra Cina e Stati Uniti. Sono stati gli attacchi diretti del
Segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner che,
insinuando la "manipolazione intenzionale" dello yuan da parte di
Pechino, hanno innescato una bomba ad orologeria nei rapporti diplomatici tra i
due Paesi. In pratica, Geithner sostiene che le autorità cinesi stiano
deliberatamente attuando una politica di svalutazione della moneta locale per
favorire il proprio export. In tempi di recessione acuta questa aggressione non
può che rendere ancor più incandescenti le tensioni commerciali. La parola
"manipolazione" non è stata scelta a caso. In base alla legislazione
americana (legge del 1988) Washington ha la facoltà di avviare un procedimento
sanzionatorio (dazi all?import) qualora ravvisasse appunto una manipolazione intenzionale
finalizzata a vantaggi commerciali. Ma quel che più colpisce dell?affondo di
Geithner è il repentino cambio di rotta dalla politica accomodante per esempio
perseguita dal suo predecessore al Tesoro, il repubblicano Paulson, che aveva
sempre privilegiato con le autorità di Pechino il cosiddetto dialogo
strategico, cioè incontri programmati due volte l'anno tra i responsabili
economicofinanziari dei due Paesi. È una deviazione significativa ma che
riflette l'atteggiamento ruffiano della nuova Amministrazione Obama verso la
maggioranza democratica in Congresso da tempo intollerante e sponsor accanito
di un approccio aggressivo nei rapporti economici con la Cina.
Ed è anche l'effetto delle mutate condizioni economiche, vedi l'indebolimento
dell'economia cinese che secondo dati ufficiali (considerati dagli americani
sovrastimati) ha ceduto al 6,8% nel trimestre. Con buona soddisfazione di
Tremonti che proprio nell?ingresso della Cina nel Wto
aveva indicato una delle cause della crisi. Ma l?irrealizzabilità dell'obiettivo
indicato da Geithner ci porta a pensare che si tratti solo di una scelta
protezionistica. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold
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( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Camera con vista
sugli investimenti gli hotel tornano a fare shopping PAOLA JADELUCA Compagnie alberghiere,
riparte la corsa allo shopping. La riduzione del costo degli immobili favorisce
la ripresa degli investimenti immobiliari, soprattutto da parte di quegli
operatori del settore che in passato erano stati costretti a uscire dal
business. Ora molti puntano a rientrare sul mercato, sfruttando lo sboom
immobiliare. Magari approfittando proprio delle svendite in atto che altre
figure di investitori puri, come fondi speculativi o banche, stanno mettendo in
atto per far fronte alla crisi e alla mancanza di capitali in circolazione. A
segnalare l?inversione di tendenza è l?Hotel Outlook 2009 di Jones Lang LaSalle
Hotel, la divisione alberghi del gruppo di consulenza internazionale
specializzato nel settore immobiliare. Secondo l?analisi, estesa a tutta l?aerea
Emea Europa, Medio oriente e Africa le compravendite di immobili alberghieri
hanno segnato il passo nel corso dell?ultimo anno. C?è stata una notevole
riduzione degli investimenti, che hanno fatto registrare nel 2008 un decremento
delle transazioni del 64% rispetto all?anno precedente. Una flessione ancora
maggiore se invece del volume complessivo delle transazioni ci si sofferma sui
soli portafogli immobiliari, asset più grandi e spesso di maggior valore hanno
registrato un decremento del 71%. Un segnale chiaro: le dismissioni
patrimoniali delle catene alberghiere sono sparite del tutto dai mercati,
segnalano gli esperti di Jones Lang LaSalle. Uno scenario profondamente
differente rispetto ai due anni fa,quando a movimentare il settore c?erano acquisizioni
da capogiro, come quella dell?Hilton da parte del fondo Blackstone, per un
valore di 26 miliardi di dollari. I prezzi degli immobili correvano, allora. E
sul mercato, grazie alla facilità di accesso al credito, si buttavano in tanti,
facendo schizzare alle stelle le quotazioni. Ai primi segnali di crisi tutto è
cambiato. Chi ha i soldi in tasca compra, gli altri restano al palo. E,
soprattutto nell?ultimo trimestre dell?anno, proprio in concomitanza con le
ricadute del credit crunch, i big dell?hotellerie si sono tenuti stretti i loro
cespiti. E ora si preparano a fare shopping. Oltre a non vendere, le catene
hanno iniziato a fare incetta di altre tipologie di immobili, da trasformare in
nuovi hotel. E ora si accingono a fare shopping di alberghi, puntando a
comprare a sconto del 20% e anche più. «Se i prezzi subiranno delle correzioni
al ribasso rispetto ai picchi registrati negli ultimi anni, l?investimento in
alberghi puo? generare dei rendimenti interessanti sia per gestori privati che
per quelli pubblici», commenta Roberto Galano, Executive Vice President di
Jones Lang LaSalle Hotel Italia. Si esce, si rientra. Il settore ha tempi di
reazione molto rapidi: «La gestione alberghiera si riprende più velocemente
degli immobili per ufficio, soggetti a dinamiche differenti, c?è una
correlazione strettissima con l?andamento del prodotto interno lordo, mentre
negli altri segmenti c?è uno scarto di tempo maggiore sia per le fasi di
crescita che di flessione», incalza Galano. La corsa a comprare vuole dire corsa
a consolidarsi. Una nuova spinta alla concentrazione di questo settore già oggi
nelle mani di pochi operatori globali. Un trend inevitabile, per di realizzare
economie di scala, che vanno dalla distribuzione alla differenziazione
geografica: le grandi catene che hanno alberghi in tutto il mondo possono far
quadrare i bilanci compensando la forte flessione del turismo americano, con il
boom dei paesi asiatici, che, secondo le stime dell?Unwto, l?organizzazione
mondiale del turismo, dovrebbe continuare a tassi sostenuti. Le economie di
scala sono una delle leve per comprimere i costi e fronte di margini sempre più
compressi. «Se lo scorso anno vendevamo una stanza al prezzo medio a 138 euro,
quest?anno lo stesso prodotto è stato venduto a 132 euro, una riduzione per
camera del 4,6%», racconta Renzo Iorio, membro del consiglio direttivo di Aica,
associazione italiana catene alberghiere, nonché amministratore delegato e
direttore generale di Accor Hospitaly italia, la divisione italiana della
gruppo francese che chiude il 2008 con 800 milioni di euro di risultato netto.
Un record, considerata la crisi che fa registrare flessioni dei volumi di
attività in tutta Europa, dall?11,5% dell?Italia, al 10,5% della Spagna, e 7%
della Germania. I risultati positivi premiano le strategie di del gruppo, che
già nel
( da "Dagospia.com" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
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articolo --> CIN CIN SPOGLI ? PENNELLONE RONALD TORNA A CASA CON 1200
BOTTIGLIE (?PREVALENTEMENTE ROSSO?) - MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARà IL
?WINE LOVER? TORNANDO IN AMERICA? ? I RAPPORTI CON la Winebow di Lo Cascio,
importatore di vini italiani negli States? 1 - E ORA SPOGLI, COME SAI FARE TU
Carlo Rossella per "Il Foglio" - Oggi Ronald Spogli, ambasciatore
degli Stati Uniti a Roma, lascia il suo incarico. Ieri, a Villa Taverna, ha
salutato gli amici. Lo rimpiangeremo! 2 - RONALD SPOGLI TORNA A CASA E PORTA
VIA 1200 BOTTIGLIE. MA DI CHI SONO? E CHE LAVORO FARÀ TORNANDO IN AMERICA?
Riceviamo e pubblichiamo: Vi segnalo questo articolo sull'ambasciatore Fogli
dal Blog Kelablu del Gambero Rosso (autore il supplente)
http://blog.gamberorosso.it/kelablu/node/1450 Ronald Spogli Ambasciata Usa: il mistero della cantina Sui giornali l'abbiamo letto
tutti: Ronald Spogli, ambasciatore italiano nominato da Bush, si appresta a
tornare in patria. La settimana scorsa in occasione del saluto ai giornalisti
ha bacchettato il nostro Paese (con moltissime buone ragioni). Poi è andato a
preparare mutande, pedalini, camicie e cose varie da portar via. Solo l'Ansa,
non ripresa in questa parte da nessun giornale e non smentita dall'Ambasciata,
ha scritto: "In valigia ha messo anche 1200 bottiglie di vino.
Prevalentemente rosso." Ecco allora le mie domande. 1) si tratta forse di
confezioni mignon? Come fanno altrimenti 1200 bottiglie a entrare in valigia?
2) Le bottiglie sono state prese dalla cantina di Villa Taverna, abitazione
ufficiale dell'Ambasciatore, o sono sue personali? 3) Spogli è solo un
appassionato cultore di vini o anche un abile investitore (o entrambe le cose)?
Nel seguitissimo blog su Wine Spectator, tempo fa, James Suckling ha
scritto che "Spogli is also a serious wine lover, and admits to having an
extensive collection of Italian wines back home in
( da "Targatocn.it" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
8 marzo e dintorni:
intervista a Maria Cristina Bombelli Sono passati quasi dieci anni da quando
Cristina Bombelli rese familiare anche in Italia il concetto di ?soffitto di
vetro?, ovvero il gradino della scala gerarchica che, sebbene formalmente
invisibile, le donne non riescono quasi mai a superare. Nel 2000 la fondatrice
del Laboratorio Armonia che oggi ha sviluppato Wise Growth, una società di
consulenza specializzata nella gestione delle diversità e nello sviluppo
individuale, osservò che, in Italia più che altrove, l?incidenza delle donne si
riduce drasticamente al crescere delle responsabilità aziendali e individuò
alcune attenzioni organizzative che consentirebbero alle imprese di superare,
almeno in parte, il problema. Che cosa è cambiato dal 2000 ad oggi? Dal punto
di vista culturale molto. Oggi l?idea che l?assenza femminile sia un problema
non tanto e non solo femminile, ma che riguarda l?intera società, è molto più
diffusa di allora. Esiste una consapevolezza anche maschile e dei gruppi
dirigenti del nostro Paese che questa mancanza costituisca un problema da
risolvere. Ma, come è naturale, non seguono immediatamente delle azioni
concrete. I tempi sono maturi affinché le donne entrino nei luoghi di potere,
ma occorrerà del tempo affinché questo avvenga realmente. Com?è la situazione
negli altri paesi europei e negli altri continenti? La situazione, come, è
immaginabile, è differenziata. Le donne, in tutte le latitudini sono state
escluse dal potere e, in molti casi, anche loro non sono state sufficientemente
determinate nel perseguirlo. Ora la situazione sta
cambiando sia negli USA che in Europa, dove moltissime donne si affacciano a
posizioni di leadership. Anche la Cina, pur con un
retaggio culturale molto profondo di discriminazione, sta inserendo molte donne
al vertice. Che cosa si può fare di concreto per cambiare le cose? La
mia personale idea è di supportare le donne nei percorsi di sviluppo, oltre che
fare in modo che le aziende sviluppino programmi di rivisitazione delle proprie
modalità di gestione del personale e di miglioramento delle loro culture.
Lavorare insomma sui due versanti, gli individui e l?organizzazione, in modo da
affrontare sia i processi di esclusione del femminile, ma anche le dinamiche di
autoesclusione Potrebbe servire introdurre già nelle scuole una sorta di
educazione alle Pari Opportunità? Credo che le scuole possano aiutare a
comprendere i meccanismi di formazione degli stereotipi e la loro influenza sui
processi di comunicazione, ma non solo per quanto riguarda le donne, ma tutte
le classificazioni con cui dividiamo le persone nella quotidianità. A scuola,
in realtà, le bambine e le ragazze, solitamente più brave, non hanno un
problema di pari opportunità. Questi nascono successivamente nei luoghi di
lavoro. Cosa ne pensa della nostra iniziativa e che rapporta ha con l?8 marzo?
Un giorno che festeggia le donne ha sempre un?ambivalenza. Dal mio personale
punto di vista non ho sempre apprezzato l?idea di un mento di celebrazione, che
ci ricordi l?importanza del femminile nella società e che ci sostenga nelle
fatiche che dobbiamo affrontare. Non apprezzo molto i convegni, i momenti
rituali, che rischiano di limitare il tema a questo giorno, scaricando la
coscienza di chi, in realtà, non ha nessun interesse reale ai temi delle donne.
Detto questo, i buoni contenuti e le occasioni di discussione sono sempre
apprezzabili, siano esse situate in marzo o in altro periodo dell?anno. Barbara
Pasqua
( da "Giornale.it, Il" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Domani il segretario
al Tesoro Usa Geithner presenterà il nuovo piano per salvare
il sistema finanziario americano. Intanto, però, dalla casta dei banchieri
continuano a giungere pessimi segnali. La spartizione dei bonus milionari
continua, soprattutto negli istituti salvati dal contribuente (come ho spiegato
in questo articolo e in quest'altro). E Il Congressional Oversight Panel for
the bailout funds, un comitato incaricato di verificare come vengono spesi i
fondi già stanziati per salvare il sistema finanziario, ha scoperto un'altra
beffa; pardon un'altra truffa. Lo scorso ottobre il Tesoro americani ha
comprato titoli tossici dalle banche americane per 254 miliardi di dollari, ma
il valore reale è risultato essere di 176 miliardi di dollari. Insomma, le
banche americane hanno ingannato lo Stato 78 miliardi di dollari. E lo Stato,
ovvero il Tesoro Usa all'epoca guidato da Paulson, si
è verosimilmente lasciato amabilmente gabbare. Non a caso per molte settimane
si è rifiutato di spiegare pubblicamente quali criteri abbia adottato per
comprare i titoli tossici. Per non turbare il mercato, diceva. E qui veniamo al
punto: le attuali degenerazioni nascono dallo strapotere di quelle che Tito
Tettamanti, noto imprenditore e finanziere svizzero, ha definito in un articolo
sul Corriere del Ticino, le "gigantobanche", che hanno finito per falsare
le regole del capitalismo. Tettamanti, da sempre su posizioni liberiste, le
definisce "degenerazioni concettuali", come l'aver abolito la
distinzione tra banca di credi to e banca d'affari, l'aver permesso agli
istituti attività speculative al alto rischi che dovrebbero essere limitate
agli Hedge Funds. Secondo Tettamanti è "gravissimo anche il fatto che le
«gi gantobanche » abbiano creato tra di loro dei mercati, i famosi «over the
counter», per loro prodotti (certi de rivati), mercati dei quali erano ge
stori, attori, regolatori, escludendo altri partecipanti e sottraendosi ad ogni
esigenza di trasparenza e con trollo". Ma vi sono altre responsabilità:
"Quelle di chi ha accettato, quando non volu to, la creazione di banche
«too big to fail», vale a dire tanto gigantesche, tanto importanti per il
sistema che non ci si sarebbe mai potuti permet tere di farle fallire. E chi ha
accettato sono tra l'altro i controllori (vale a dire i rappresen tanti dello
Stato) chiamati ad appli care le numerose regolamentazioni esistenti. Non solo
ciò era in paten te contraddizione con il sistema di mercato che deve
sanzionare l'insuc cesso con il fallimento (anche perché le perdite non si
annullano trasci nando i debiti all'infinito), ma ha creato una categoria di privilegiati
tra le banche. Tettamanti si chiede: "I controllori che hanno assistito
alla degenerazione (magari facili tandola) perché non sono intervenu ti
applicando le regole?" e osserva che: - le regole ci sono, ma bisogna vole
re ed essere capaci di applicarle o correggerle quando sono errate. In fatti,
delle banche sono pratica mente fallite senza infrangere le re gole esistenti.
Attenzione: più rego le di dettaglio esistono, più si de responsabilizza il
soggetto delle re gole e si rende macchinoso l'inter vento; - lo Stato, di cui
i controllori sono un'emanazione, non può troppo facilmente declinare ogni
respon sabilità per i disastri originati dal le «gigantobanche», ma neppure
avere troppo il complesso del com plice per i salvataggi". L'ultima truffa,
quella dei 78 miliardi evdenzia un punto fondamentale: il salvataggio delle
banche rischia di essere inutile se non si scardinano il sistema delle
"gigantobanche" e, parallelamente, i privilegi inaccettabili dei
manager. Obama ne sarà capace? Sono scettico, la mia impressione è che
l'establishment americano miri a superare la tempesta, per poi permettere alla
casta dei banchieri e alle "gigantobanche" di continuare come prima.
Sarebbe l'ultima beffa. Sbaglio? Scritto in società, era obama, economia,
globalizzazione, notizie nascoste, gli usa e il mondo 1 Commento » (Nessun
voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 05Feb 09 Caso Eluana, un giudizio
controcorrente che fa riflettere Ho seguito con crescente turbamento le
polemiche sulla vicenda di Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi
assistere un proprio caro che ha subito danni al cervello, non può che provare
una struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma intimo,
straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il tema di una
battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti. Stamattina ho letto sulla
Stampa l'opinione controcorrente di un autorevole cattolico, quella
dell'arcivescovo Giuseppe Casale che dice: «Mi sento vicinissimo a papà
Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un
atto di misericordia». «Non è tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo
stucchevole can can. C'è poco da dire: l'alimentazione e l'idratazione
artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a
nessun beneficio può essere legittimamente interrotta». E ancora: "Si è
creato il 'caso Englarò agitando lo spettro dell'eutanasia, ma qui non si tratta
di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere
con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una
persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni,
alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere
tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinchè la sorte di Eluana
possa svilupparsi naturalmente - aggiunge monsignor Casale - . I trattamenti
medici cui è stata sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un
calvario disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.»
«L'alimentazione artificiale - conclude Monsignor Casale - è accanimento
terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime
volontà e non lasciamo solo un padre che, appena si saranno spenti i riflettori
di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io
lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere
attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la
spina. Eluana non c'è più già da tanto, da molto tempo prima della rimozione
del sondino che simula un'esistenza definitivamente svanita». Le parole di
Monsignor Casale fanno riflettere. Che abbia ragione lui? Scritto in società,
Italia, giornalismo Commenti ( 161 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Feb 09 Quei manager che si
tagliano lo stipendio. Dopo lo scandalo dei bonus da 18 miliardi distribuiti ai
manager dalle banche americane salvate dallo Stato, Obama corre ai ripari: oggi
annuncia una norma che impone un limite di 500mila dollari agli stipendi dei
dirigenti delle società che beneficiano dei sussidi pubblici. Bene, è un passo
nella giusta direzione. Tuttavia, mi chiedo: i 18 miliardi rappresentano un
abuso colossale e una distorsione di fondi pubblici: perchè Obama non ne
pretende la restituzione? Se lo avesse fatto sarebbe stato davvero credibile,
in questo modo invece premia la casta, legalizza l'ultima rapina. E invece in
un frangente di crisi come questo sarebbe stato necessario un segnale molto più
forte che, evidentemente, Obama non può permettersi. Segnali che invece
giungono da alcune aziende private. In Giappone, ad esempio, i manager di
alcune grandi società in difficoltà si sono ridotti del 30% lo stipendio. Lo
stesso è avvenuto in Italia, nel mio mondo, quello dell'editoria. Il gruppo del
Sole 24 Ore ha appena inviato una lettera a tutti i collaboratori in cui
annuncia una riduzione dei compensi del 25% per fare fronte a quella che
definisce la "Grande Crisi". La lettera è firmata dal direttore
Ferruccio de Bortoli e dall'amministratore delegato Claudio Calabi, che hanno dato
l'esempio riducendosi di un quarto lo stipendio. Che differenza rispetto ai
banchieri di Wall Street! Questa è la strada giusta: se i tempi sono duri, lo
sono per tutti. Ed è il capo che mostra la via assumendosi in prima persona i
sacrifici richiesti. Io lo chiamo capitalismo responsabile e mi piace
moltissimo. Scritto in economia, società, era obama, globalizzazione,
democrazia, Italia, notizie nascoste, giornalismo Commenti ( 80 ) » (4 voti, il
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Feb 09
Ecco perché il clandestino in realtà non viene espulso Sul Giornale di ieri
Stefano Zurlo ha scritto un bell'articolo, in cui racconta che cosa accade agli
irregolari che vengono arrestati. Mi ha colpito questo passaggio: "È un
meccanismo davvero surreale. Il clandestino viene espulso; non se ne va o torna
di nascosto nel nostro Paese e allora scatta, obbligatorio, l'arresto. Ma i
processi, di media, sono catene di montaggio delle scarcerazioni: l'imputato
esce, in attesa del verdetto, e tanti saluti. Oppure, se la sentenza arriva di
volata, viene condannato, ad una pena di 6-8-10 mesi. E subito dopo rimesso in
libertà. Come è normale quando la pena è inferiore ai due anni. Insomma,
l'irregolare viene afferrato dalla legge e dalla legge riconsegnato alla sua
vita invisibile. Con una postilla: se lo acciufferanno di nuovo, sempre senza
documenti, non potranno più processarlo: non si può giudicare due volte una
persona per lo stesso reato". Se questa è la realtà, e non dubito che lo
sia, la lotta ai clandestini è assolutamente inutile. Continueranno ad
arrivare, sempre più numerosi, proprio perché è garantita l'impunità. E allora
è necessario correre ai ripari, varando norme che non permettano la
scarcerazione in attesa del processo e, come ho già scritto, che rendano
obbligatorio il rilevamento, oltre delle impronte digitali, dell'iride
dell'occhio. Solo così l'Italia può assumere una credibilità che oggi non ha.
L'alternativa è che l'Italia si trasformi non in una società tendenzialmente
multietnica, ma in un Paese anarchico con profonde ingiustizie sociali e un
razzismo diffuso. Non c'è più tempo da perdere: tocca al governo di
centrodestra proporre misure concrete. E al centrosinistra moderato di Veltroni
sostenerle con spirito bipartisan. Perché il problema degli immigrati non ha
più colore politico ma è sentito, con angoscia, dalla stragrande maggioranza
degli italiani, compresi i progressisti. O no? Scritto in società, globalizzazione,
democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 69 ) » (6 voti, il voto medio è: 5
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jan 09 La casta
di Wall Street? Continua ad arricchirsi. Negli ultimi giorni mi sono occupato
nuovamente della casta dei banchieri, che ha inguaiato il mondo. Ho scoperto
alcuni dettagli interessanti, ad esempio, che l'ex numero uno di Lehman
Brothers, ha venduto la sua lussuosa residenza in Florida, stimata 14 milioni
di dollari. Il prezzo? Cento dollari. Chi l'ha comprata? La moglie. E così si
cautela contro eventuali creditori. Ipotesi peraltro remota, perché le leggi
americane offrono ampie protezioni ai banchieri protagonisti della truffa del
secolo. I protagonisti del disastro finanziario passano le loro giornate a
giocare, a golf, bridge, cricket. E quelli che non si sono ritirati continuano
ad arricchirsi. Nel 2008, mentre le loro società venivano salvate dal
fallimento, i manager delle banche si sono accordati bonus per 18,4 miliardi di
dollari, come spiego in un editoriale, nel quale pongo una domanda a questo
punto fondamentale: è giusto salvare le banche se la casta non viene
smantellata? Tremonti dice: a casa o in galera. Sono d'accordo con lui. Se il
capitalismo vuole risorgere deve riscoprire una virtù indispensabile, quella
della responsabilità individuale. E fare piazza pulita. Scritto in società, era
obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, democrazia, gli usa e il
mondo Commenti ( 73 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 28Jan 09 Immigrazione, stiamo sbagliando
(quasi) tutto? I fatti degli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta la
questione degli immigrati. Ne traggo tre riflessioni. 1) La crisi economica
renderà ancora più acuto il problema dell'immigrazione all'interno della Ue.
Romania e Bulgaria sono già in forte crisi economica e non mi stupirebbe se nei
prossimi mesi aumentasse il numero di cittadini di questi Paesi che cerca
fortuna nei Paesi europei ricchi; che, però, come ben sappiamo, non sono
risparmiati dalla recessione. Rumeni, bulgari verranno qui ma non troveranno lavoro
e molti di quelli che già abitano in Italia lo perderanno. La situazione
rischia di diventare rapidamente esplosiva: povertà, indegenza, disperazione,
dunque probabile aumento della delinquenza spicciola e molto potenziale
manodopera per la malavita e per gli imprenditori italiani schiavisti (che
esistono e vanno combattuti energicamente) . Tutto questo alimenterà il
razzismo e l'incomprensione reciproca. Occorre che l'Unione europea prenda
iniziative straordinarie per limitare la libertà di circolazione delle persone,
anche ripristinando, transitoriamente i visti. 2) L'immigrazione extra Ue non
si combatte solo alzando barriere, che in realtà servono a poco, perchè, come
ha dimostrato l'ultimi rapporto della Fondazione Ismu, dei 450 mila stranieri che
arrivano illegalmente, solo 120mila attraversano il Mediterraneo. Gli altri
sbarcano con un visto regolare (di studio, turistico o per lavori stagionali) e
si danno alla macchia. Come si combatte questo fenomeno? Imitando gli
americani: che prendono la foto e le impronte digitali a tutti i visitatori, In
tal modo (magari anche con il controllo dell'iride) si creerebbe una banca dati
europea che rende facilmente identificabili i clandestini. 3) Gli immigrati non
partono spinti solo dalla povertà, ma anche - anzi, soprattutto - per inseguire
il mito di un'Europa Eldorado, come ho spiegato in questa analisi. Il mito non
viene mai scalfito dai media nè nè dalla sociteà africana, che anzi continu ad
alimentarlo. «Gli africani quando partono non immaginano che fuori possa fare
più freddo che dentro un frigorifero», mi ha detto Gustave Prosper Sanvee,
direttore della tv cattolica del Togo. Dunque se vogliamo limitare le partenze
è necessario che gli immigrati sappiano che l'Europa non è un paradiso, ma
spesso un purgatorio fatto di stenti, sofferenza, spesso umiliazioni e che ci
ce la fa deve rispettare regole sociali e di convivenza che sono molto diverse
da quelle africane. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che
l'Europa promuova una politica di comunicazione mirata alle popolazioni
Africane, che oggi è inesistente. Da qui la mia riflessione: perché non provare
un approccio diverso sull'immigrazione? Ho l'impressione che le misure tentate
non abbiano prodotto gli effetti sperati e siano destinate al fallimento anche
in futuro. In altre parole, l'Italia e l'Europa stanno sbagliando (quasi)
tutto. O no? Scritto in società, europa, globalizzazione, immigrazione Commenti
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Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare
la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è
stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo
inconveniente, ora risolto. Negli ultimi due giorni sul Giornale ho
scritto ancora di Obama, che ha litigato con il Vaticano sull'aborto e per la
prima volta ha avuto qualche screzio con la stampa americana, finora
notoriamente compiacente. I giornalisti Usa tra
l'altro si sono accorti che un lobbista dell'industria delle armi è stato
nominato numero due del Pentagono, vicenda di cui abbiamo già parlato nei
giorni scorsi su questo blog. Era ora. Ma la notizia più significativa riguarda
la Cina, sebbene non abbia avuto molto rilievo sui
giornali italiani. E' accaduto questo: il segretario al Tesoro Timothy Geithner
che giovedì, durante le audizioni alla Commissione finanze del Senato, aveva
accusato Pechino di «manipolare le quotazioni dello yuan per ottenre
scorrettamente vantaggi commerciali», aprendo di fatto l'iter che, in base a
una legge del 1988, permetterebbe al governo americano di imporre sanzioni
ovvero barriere tariffarie. La Cina ha risposto
smentendo le accuse, mentre il ministro degli Esteri di Pechino ha chiamato
Hillary Clinton ammonendola a non compiere passi falsi. Perchè questo screzio?
I fattori di attrito sono diversi, ma a mio giudizio ne prevale uno: quello del
debito americano. La Cina è da qualche anno il primo
sottoscrittore al mondo di Buono del tesoro Usa, ma
una decina di giorni fa ha annunciato che intende ridurre il proprio impegno e
usare una parte delle risorse per rilanciare l'economia interna. L'America,
però, non può permetterlo; anzi, visto che il suo deficit pubblico quest'anno
triplicherà, vorrebbe che Pechino aumentasse gli acquisti di Treasury.
L'affondo di Geithner ha l'aria di un monito ai cinesi: se Pechino non si
ricrede, Washington si vendicherà alzando le barriere doganali; dunque rendendo
impervio l'accesso a un mercato che rappresenta il principale sbocco ai beni
«made in China». Si scatenerebbe una guerra commerciale e finanziaria da cui
usciremmo tutti perdenti. Lo spettro è quello di un dollaro in caduta libera e
di una Cina in profonda depressione, che aggraverebbe
la crisi dell'economia mondiale. Domanda: lo scenario è credibile?
Ragionavolmente uno scontro non conviene a nessuno e pertanto dovrebbe
prevalere la ragionevolezza. Fino a quando la Cina,
che secondo alcuni economisti sarebbe già in depressione, è disposta a usare le
proprie risorse per finanziare il deficit americano? E Obama è in grado di
gestire con saggezza rapporti delicati e cruciali come questi? Scritto in economia,
era obama, globalizzazione, notizie nascoste, cina, gli usa e il mondo Commenti
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articolo a un amico 23Jan 09 Basta torture. Bravo Obama, ma come la mettiamo
con l'Iran? "L'America non tortura", ha dichiarato ieri Obama
rinfrancando chi ha sempre visto nell'America un baluardo di civiltà,
saldamente ancorato ai valori della democrazia e della Costituzione.
Quell'America è tornata. Bravo Obama, ma McCain, se avesse vinto, avrebbe fatto
altrettanto. Entrambi sono convinti che la guerra al terrorismo non possa
essere condotta violando i principi che l'America ha sempre proclamato di
rispettare, proponendosi pertanto come un modello virtuoso per gli altri Paesi.
La stragrande maggioranza dei detenuti di Guantanamo è risultata innocente, ma
per molti mesi ha vissuto in condizioni orribili, da lager sovietico, senza
assistenza legale, per molto tempo senza nemmeno il monitoraggio della Croce
Rossa. Segregati, senza colpa. E nelle prigioni segrete della Cia è successo di
tutto: sevizie orribili, alcuni prigionieri sono spariti nel nulla. Ma quanti
di loro erano terroristi? Pochi. Obama (e McCain) sono convinti che la guerra
ad Al Qaida debba essere risoluta ed energica, ma senza ricorrere a metodi
tipici di una dittatura e non di una grande democrazia. La chiusura di
Guantanamo e delle prigioni Cia ha anche una valenza politica, perché rafforza
e precisa il messaggio di apertura al mondo arabo e all'Iran, con cui la Casa
Bianca è pronta ad avviare "negoziati diretti senza precondizioni",
come spiego in questo articolo, mentre si rafforzano i segnali di un
raffreddamento dei rapporti con Israele (anticipati su questo blog il 14
gennaio). Ieri ho parlato con alcuni esperti di Washington e, off the record,
una fonte qualificata del governo americano mi ha fatto notare che Obama nel
suo discorso di insediamento non ha citato Israele. E chi è il primo leader
straniero con cui Barack ha parlato? Il palestinese Abu Mazen. Basta torture ed
è un bene; ma anche meno Israele e più Iran, rapporti ancora più stretti con le
potenze del Golfo persico e dunque mano tesa all'Islam fondamentalista sia
sunnita che sciita. Scelta strategica lungimirante o clamoroso errore che
contraddice i valori degli Usa, premiando regimi come
l'Iran e l'Arabia Saudita che calpestano i diritti umani? Scritto in israele,
era obama, democrazia, medio oriente, gli usa e il mondo, islam Commenti ( 103 )
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un amico 21Jan
( da "Gazzettino, Il" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
SUMMIT SULLA CRISI
Lunedì 9 Febbraio 2009, BRUXELLES - Mentre l'amministrazione Obama punta sul
piano di stimolo al Congresso e fa slittare di ventiquattro ore l'annuncio del
programma per rilanciare il credito e stabilizzare i mercati finanziari, dalla
Ue arriva un forte allarme per l'occupazione. In quattro mesi si sono persi
130.000 posti di lavoro nei settori dell'industria e dell'edilizia. Settori che
hanno fatto registrare in termini di produzione perdite pari a 150 miliardi di
euro nell'ultimo anno. Particolarmente drammatica appare la situazione
dell'auto industry, che più di altri soffre le persistenti condizioni di
stretta del credito con il rischio di chiusura per molte fabbriche, anche
dell'indotto. Questo il quadro contenuto in un documento riservato della
Commissione Ue datato 6 febbraio 2009 e preparato per i ministri finanziari
europei che oggi e domani si riuniscono a Bruxelles. All'ordine del giorno:
fare il punto della situazione, dare una prima valutazione sui piani anticrisi
varati dai governi europei e discutere sulle prossime mosse da compiere. Sul
tavolo di Eurogruppo ed Ecofin c'è dunque anche il pacchetto di misure varato
venerdì dal governo italiano, che - così come gli altri piani - dovrebbe
ricevere un sostanziale via libera, con l'avvertenza di non cedere più del
dovuto nei conti pubblici. Nel suo documento l'eurocommissione sottolinea come
«di fronte a una crisi economica sempre più profonda c'è il forte rischio di
una ripresa del protezionismo, che colpirebbe ancor più duramente l'industria
dei Paesi dell'Ue». E nella "lista nera" delle misure incriminate
resta anche il piano Obama, con la clausola del "Buy american". Questo nonostante le recenti rassicurazioni del presidente Usa che Bruxelles - dopo aver minacciato il ricorso alla Wto -
sembrava aver accolto con cauta soddisfazione. Nel mirino anche altri
provvedimenti presi di recente da Paesi terzi, come Russia, Cina, Brasile e India.
( da "Blogosfere" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Feb 09 9 Lavoratori in
Mali Pubblicato da Iperio alle 18:32 in Workmen on the move, originally
uploaded by bdinphoenix. La crisi economica globale colpisce ancora una volta
le condizioni dei lavoratori dai più poveri, come quelli che in Africa Asia e
sud America non hanno mai vissuto stagioni di rivendicazioni dei diritti e di
rivoluzioni, a quelli europei ed occidentali in generale. Fino a pochi mesi la
ricetta magica per un mondo migliore era LIBERISMO. Applicato con scrupolo per
un ventennio, a partire dal FMI, dalla Comunità Europea, dagli
USA, dalla Russia, alla Cina, esso presenta oggi un conto devastante. Milioni di disoccupati
in america ed europa. Lavoratori senza tutela ovunque. Industrie in crisi,
aziende evanescenti, banche svampate. un economia affondata. Di fronte a questo
983 milioni di esseri umani che muoiono di fame. Non un teorico, un
economista, un fanatico del liberismo ha pagato, si è dimesso, è stato
licenziato, si è vergognato. Solo un governo è caduto, quello onesto
dell'onesta ISLANDA. Non una associazione confindustriale ha dovuto rispondere
della propria inefficenza ai suoi soci, ai lavoratori, al paese. Nessun
organismo internazionale si è messo in discussione, ha ammesso di aver
sbagliato, perlomeno di non aver controllato, vigilato, capito. I vertici di
qualsiasi istituzione sono lì, al loro posto, sereni, a scrivere ricette che
comprendono tagli al personale, limitazione di diritti dei lavoratori. la colpa
della crisi globale è: ( polls)
( da "Virgilio Notizie" del 09-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma, 9 feb. (Apcom)
- Dopo gli scioperi degli operai "anti-italiani" la
nuova frontiera del protezionismo d'oltremanica si incarna nella lotta tra il tradizionale
cavolfiore e il mediteraneo broccolo. Già, perché la globalizzazione pare aver
mandato in soffitta il tanto amato contorno dei "Sunday roast",
l'ortaggio bianco che - alla pari di patate e carote - da anni fa parte del
pranzo domenicale degli inglesi. La coltivazione del cavolfiore in
effetti ha subito un arresto: secondo quanto riferisce il Times - citando dati
del governo - nell'ultimo anno solo
( da "Miaeconomia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Gli ultimi articoli
da: Esperto conti correnti Garanzia pubblica sui depositi di c/cEstratto conto
onlineIscrizione Sic per fido c/cEmissione assegni e iscrizione CaiObblighi dei
cointestatari del c/cC/c per deposito assegniFattura con pagamento di rimessa
direttaAssegno protestato su c/c firma disgiuntaAssegno protestato pagato dopo
12 mesiApertura conto per protestato Gli ultimi articoli da: Esperto mutui casa
Immobile e mutuo intestato a minoreMutuo per chi è protestatoMutuo immobile
intestato a minoreRecesso fedeiussioneRitiro fideiussioneIntestare mutuo a
minoreVendere immobile intestato a minoreSvincolarsi dalla fideiussioneObblighi
del garanteImmobile a minorenne e affitto BORSA E MERCATI » AGENDA Eventi
economici e finanziari del 10 febbraio (10/02/2009) Seduta ricca di
appuntamenti di un certo rilievo, con nuove trimestrali in calendario sia in
Europa che negli States. Attenzione in serata all'intervento dei vertici della Fed
al Congresso statunitense. Alle 3,00 - ora italiana - sono in calendario i
prezzi alla produzione e l'indice dei prezzi al consumo
della Cina per il mese di gennaio. Alle 6,00 tocca al Giappone rendere noto
l'andamento dell'indice che copia la fiducia delle famiglie a gennaio. Alle
8,45 si approda in Europa, la Francia pubblica i dati sulla produzione
industriale e sulla produzione manifatturiera per il mese di dicembre.
Alle 10,00 e' il turno dell'Italia, anche qui con la produzione industriale -
dato corretto - per il mese di dicembre. Piu' tardi si passa agli States, alle
16,00 italiane arriva il dato sulle scorte all'ingrosso di dicembre. Inoltre
sempre alle 16,00 occhi sull'intervento del segretario del Tesoro - Geithner -
al Senato Usa per parlare del piano Tarp. Alle 19,00
audizione di Ben Bernanke - presidente della Federal Reserve, la banca centrale
Usa - che illustrera' i programmi della Fed al
Congresso Usa. Movimento anche tra le societa' quotate
a Piazza Affari , si segnalano i risultati preliminari di Sorin, It Holding e
di Sabaf; tra le trimestrali in Europa occhi su quelle di Ubs (settore
finanziario, borsa di Zurigo) e di Tele2 (telecomunicazioni, Stoccolma).
Infine, tra i nomi di un certo peso quotati a Wall Street, maggiore attenzione
per i risultati di Applied Materials, NVIDIA Corporation, Pepsi Bottling Group,
Qwest Communications. 9 voti - » Vota questa notizia »
( da "Punto Informatico" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma - Industria e
Governo lavorano spalla a spalla per sostenerlo, e non sembrano disposti a
lasciarsi scoraggiare da niente e da nessuno: il WiMAX a Taiwan è e sarà una
realtà, nonostante le brutte notizie che arrivano dal primo operatore del
paese, Fitel, pronto a mettere da parte il protocollo wireless e a dismettere
la rete realizzata nella capitale Taipei. Ma si tratta, dice il Governo, solo
di uno stop temporaneo: il WiMAX la trionferà. E dire che il progetto di
Taipei, la prima città al mondo che avrebbe dovuto essere cablata senza fili
grazie al WiMAX, aveva suscitato l'invidia e l'ammirazione di molte altre
capitali in giro per il mondo, così come di quelle città - non ultima San Francisco
- che avevano visto sfumare o comunque allontanarsi il sogno del wireless
cittadino pervasivo. A quanto pare, tuttavia, l'entusiasmo della nazione
asiatica che spera (ancora) di cavalcare l'onda del successo del WiMAX saltando
a bordo per prima, non è bastato: Fitel non solo potrebbe abbandonare il
progetto, ma potrebbe anche riconsegnare nelle mani del Governo la sua licenza
per sfruttare le frequenze wireless assegnatele. O almeno si accinge a rivedere
drasticamente tempi e modi di attuazione del lancio della sua rete, proprio
come stanno facendo tutti gli altri operatori coinvolti, alla luce del drastico
calo degli investimenti su scala globale per questa tecnologia. Nortel, tra i
principali sponsor del WiMAX, da qualche settimana è in regime di amministrazione
controllata ad un passo dalla bancarotta, ed ha già annunciato che proprio la
tecnologia wireless sarà tra i primi rami ad essere potati. Lo stesso dicasi
per Motorola, Intel, Time Warner e Google che hanno ridimensionato il loro
impegno in Clearwire, un nome tra i più conosciuti in questo settore, in vista
di tempi difficili e dunque per risparmiare liquidità. In ogni caso, a Taiwan
non si mostrano particolarmente preoccupati. Se il presidente di D-Link, Anny
Wei, ribadisce che "Il futuro del WiMAX è chiaro, e D-Link continuerà ad
investire in questa tecnologia", il Governo per bocca di un rappresentante
dell'Industrial Development Bureau si dichiara "molto ottimista su
WiMAX", aggiungendo che il protocollo è "una forma di banda larga
wireless destinata a rimanere sul mercato: ci saranno delle aziende che
posticiperanno (i propri investimenti, ndr), ma il WiMAX è ancora una buona
tecnologia". Tanta sicurezza potrebbe probabilmente essere legata ai piani
di sviluppo dell'infrastruttura a banda larga di due enormi bacini di utenza e potenze economiche come Cina e USA. Entrambi i paesi sono sul punto di mettere sul piatto un
consistente investimento per potenziare le proprie offerte di banda larga,
pensate come veicolo di sviluppo o rilancio economico del paese, e nonostante
qualche balletto sulle cifre, potrebbero comunque togliere le castagne dal
fuoco a Taiwan e alla sua scommessa sul WiMAX. Luca Annunziata
( da "Agi" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
VINI: VINITALY US
TOUR, DA SETTE ANNI PONTE PER L'EXPORT (AGI) - Miami (Florida),9 feb - La
Florida e' il primo stato americano per l'importazione di vino e il secondo per
consumo. E proprio dalla Florida inizia oggi l'edizione 2009 del Vinitaly Us
Tour (tappa del piu' ampio Vinitaly World Tour che tocca ogni anno India,
Russia, Cina e Giappone), che avra' una seconda fase negli USA, come da
tradizione, nel mese di ottobre in altre tre citta' di diversi stati. La
Florida e' una meta ideale per le aziende italiane, rappresentando l'8%
dell'intero mercato a "Stelle e Strisce" e piazzandosi solo dopo la
California, con un tasso di crescita delle vendite del 60% in dieci
anni. Ad aumentare l'interesse delle cantine nazionali e' l'alta capacita' di
spesa degli abitanti di Miami e dei 60 milioni di turisti l'anno che qui
trovano le massime espressioni di lusso e glamour. A cio' si aggiunge il ruolo
della citta' quale capitale mondiale dell'industria crocieristica (5 milioni di
passeggeri), e per questo polo dei principali centri di acquisto per i beni e i
servizi del settore. Di grande importanza anche Palm Beach, dove si concentrano
un gran numero di resort, strutture alberghiere e ristoranti tra i piu'
esclusivi al mondo.
( da "Gazzetta di Reggio" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Globalizzazione, interviene Rampini Oggi
pomeriggio incontro con il giornalista di Repubblica e scrittore Nell'ambito di
«Visioni di città-dialoghi sull'urbanesimo, l'uomo e la società contemporanei
con protagonisti testimoni della cultura contemporanea», oggi alle 17.30 sarà a Reggio il giornalista
Federico Rampini, firma fra le più autorevoli e apprezzate in ambito
internazionale, esperto in globalizzazione. L'incontro, promosso dal Comune di
Reggio e da Reggio nel mondo, si svolgerà nell'Aula Magna dell'Università
(viale Allegri, 15), prevede la partecipazione del sindaco Graziano Delrio e
sarà condotto da Massimiliano Panarari. Editorialista e corrispondente da
Pechino e dall'India (Cindia, la nuova frontiera del mondo globalizzato, come
l'ha definita in suo fortunato libro) per il quotidiano la Repubblica, Rampini
sarà reduce dal Forum di Davos (nel quale ogni anno i principali leader
finanziari e politici e opinion leader intellettuali fanno il punto sugli
scenari futuri del pianeta mondializzato). L'appuntamento sarà occasione, oltre
che per delineare gli scenari globali, per una riflessione su come il nostro
Paese e le città possano collocarsi in questo contesto globalizzato (tema fra l'altro
dell'ultimo libro del giornalista, scritto insieme a Carlo De Benedetti e
Francesco Daveri, Centomila punture di spillo. Come l'Italia può tornare a
correre). Vi sarà spazio per una riflessione sulle città, i cittadini e la
globalizzazione, in linea con gli altri incontri di «Visioni di città», e in
particolare su Reggio, città creativa e di esperienze di rilievo internazionale
come Reggio Children, sul suo «posto nel mondo» come «comunità etica», secondo
la celebre definizione che ne ha dato lo psicologo americano Howard Gardner.
Nei suoi ultimi lavori e articoli, Rampini evidenzia come, visto dal nostro
Paese, il mondo in cui ci troviamo a vivere risulti davvero immenso, e a
guardarlo nella sua complessità, possa fare paura. un mondo che sta cambiando a
velocità inaudita, nel quale irrompono nuovi protagonisti di dimensioni
inedite, dove antichi equilibri vengono rotti, mentre sfide e problemi mai
incontrati prima chiedono una soluzione. Con questi presupposti, è più che mai
importante intuire gli scenari del futuro, valutare la direzione del
cambiamento, le tendenze di lungo periodo. Il riflesso più spontaneo davanti ai
cambiamenti e alle incognite è difendersi. Ma qual è esattamente la natura dei
pericoli che ci minacciano? E qual è il modo per «difendersi attaccando», per
segnare dei punti, per vincere le sfide, senza accontentarsi semplicemente di
limitare i danni? Rampini risponderà a queste domande offrendo un punto di
vista nuovo, nato dall'osservazione della realtà, e a suo modo rivoluzionario: le
scelte da fare non riguardano solo i governi e le classi dirigenti. Riguardano
prima di tutto la vita quotidiana di ciascuno di noi, delle famiglie, delle
imprese, grandi o piccole che siano. Siamo noi, uomini e donne in cerca del
proprio futuro, che come tante «punture di spillo» possiamo agire per scuotere
un sistema politico e produttivo a volte un po' indolente. Federico Rampini
(nato a Genova nel 1956), ha scritto numerosi saggi di grande successo tra i
lettori, gli ultimi dei quali sono, oltre a «Centomila punture di spillo»: «Il
secolo cinese» (2005), «L'impero di Cindia» (2006), «L'ombra di Mao» (2006) e
«La speranza indiana» (2007).
( da "Alto Adige" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Salorno. In
biblioteca, attorno ad un tavolo, le tante lingue del mondo In trenta al
"CafèLingua" Serata interculturale e di convivenza riuscita SALORNO.
Un incontro tra popoli, tra lingue e culture diverse quello svoltosi nei giorni
scorsi alla biblioteca comunale "Jugendhaus Josef Noldin" di Salorno.
"CaféLingua" il titolo dato all'iniziativa promossa dalla biblioteca,
dall'Upad e dal Centro "Andreas Palladio". Una trentina i partecipanti
che, per amore o per lavoro, vivono ormai a Salorno e arrivano da altre
nazioni. Sono stati preparati diversi tavoli decorati a seconda della lingua di
appartenenza dei partecipanti e sono partite le conversazioni in italiano,
tedesco, inglese, francese, olandese, russo, croato, slovacco, portoghese e
spagnolo. Il responsabile della biblioteca, Claudio Tomasini, ha sottolineato
quanto l'iniziativa sia «una grande opportunità di incontro, di scambio di
opinioni e di crescita personale. Siamo qui per imparare dagli altri». I
partecipanti hanno portato libri, riviste, fotografie per far conoscere la
nazione dalla quale provengono, nella quale sono nati. Johanna Plasinger
Scartezzini, presidente della Jugendhaus, ha rimarcato «la grande tradizione e
vocazione di Salorno come paese di confine tra aree culturali dove da sempre si
incontrano due lingue, quella italiana e quella tedesca». «Questa iniziativa -
ha proseguito la presidente - non si propone solamente a chi sa già determinate
lingue. Può infatti anche stimolare l'interesse per altre lingue, di cui si è
curiosi ma che non si conoscono. E, insieme ad una lingua diversa dalla propria
o non conosciuta, è pure un'opportunità per conoscere
culture e tradizioni lontane ma senz'altro di interesse, tantopiù in un mondo
ormai globalizzato». Al termine di questo primo appuntamento gli organizzatori
hanno annunciato il prossimo con "CafèLingua" che è stato fissato per
giovedì 5 marzo, dalle 19 alle 21,30 sempre alla Jugendhaus Josef Noldin.
( da "Trentino" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
In Germania l'eolico
tira BERLINO. Germania, Stati Uniti e Cina continuano a contendersi il primo posto sul mercato dell'energia
eolica. Nel 2008 i migliori, secondo i dati pubblicati dal Gwec (Global wind
energy council), sono stati gli States, scalzando la Germania, da sempre leader
incontrastata del settore. La nuova capacità installata in Usa è stata di 8.358 MW, raggiungendo un potenziale di
25.170 MW, contro i 23.902 MW tedeschi. Se Nord America e Europa si contendono
il titolo ciascuna con 8,9 GW di nuova capacità istallata, l'Asia li tallona
con 8,6 GW.
( da "Finanza e Mercati" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Geithner: «Nella bad
bank Usa voglio anche i capitali privati» di Redazione
del 10-02-2009 da Finanza&Mercati del 10-02-2009 [Nr. 026 pagina 2] La
votazione al Senato è prevista per oggi. Il dato sulla disoccupazione di
venerdì scorso dovrebbe agevolarne l'approvazione Da grande uomo di
comunicazione quale è, Barack Obama si è recato a Elkhart per spronare i
senatori ad approvare celermente il piano anti-crisi. La piccola cittadina
dell'Indiana vanta infatti una tasso di disoccupazione del 15%, esattamente il
doppio della media nazionale. «Se non agiamo immediatamente, andranno persi
ancora milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione diventerà a due
cifre - ha tuonato il neo inquilino della Casa Bianca - molte persone
perderanno le proprie case e le cure mediche. La nostra nazione cadrà in una
crisi, che potrebbe essere difficile recuperare». Mentre Barack cercava di
coagulare il sostegno popolare attorno alla sua proposta, il suo segretario al
Tesoro, Timothy Geithner, era a Washington a intrattenere i rapporti
istituzionali e internazionali. La novità più clamorosa annunciata da Geithner
riguarda la volontà dell'amministrazione Usa di
coinvolgere i capitali privati alla costituzione della «bad bank» in cui
dovranno confluire gli asset tossici degli istituti a stelle e strisce. In
preparazione del vertice dei ministri delle Finanze del G7 che si terrà nel
week end a Roma, ieri Geithner ha poi tenuto una conference call con i suoi
omologhi che incontrerà e anch'egli ha sottolineato che tutto si gioca sui
tempi. «L'imperativo è che tutti i Paesi agiscano rapidamente per ripristinare
lo stato di salute dell'economia mondiale e del settore finanziario», ha detto
Geithner che domenica aveva già parlato con il vice premier cinese Wang Qishan.
I due politici hanno concordato sul fatto che una «forte cooperazione sulle
questioni macroeconomiche, finanziarie e regolatorie è una parte essenziale
delle relazioni fra Usa e Cina ed è quindi importante un dialogo stretto, soprattutto nel
periodo di crisi attuale». Sempre in tema di novità Obama ha poi lanciato la
proposta di creare «un board indipendente e super partes rispetto a Democratici
e Repubblicani che controlli come viene speso il denaro, perché dobbiamo essere
sicuri che i fondi non vadano sprecati o non siano spesi in progetti che non
sono capaci di aiutare le persone». Il passaggio al Senato del pacchetto è
previsto per oggi e i drammatici dati sull'occupazione rilasciati venerdì
scorso dovrebbero agevolare il percorso della legge al Congresso. Barack ha
infine detto che il piano di stimolo economico «è delle giuste dimensioni, ha
gli obiettivi giusti e le giuste priorità. Posso dire con assoluta certezza che
altri ritardi e ulteriore paralisi a Washington davanti a questa crisi avranno
solo l'effetto di aumentare il disastro».
( da "Nuova Venezia, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
In dirittura
d'arrivo i lavori per la sede Usa a Miami. Menuzzo:
«Entro l'anno apriremo anche in Russia e India» Came mette Jolly Motor nel
gruppo Acquisita la società di Rovereto attiva negli automatismi per tapparelle
TREVISO. Came va in controtendenza. Mentre molte aziende, anche nel settore
dell'automazione e sicurezza degli accessi industriali e domestici, tagliano
investimenti e costi per far quadrare i conti, il gruppo trevigiano (150
milioni di fatturato 2008 e un Ebitda in netto miglioramento rispetto a quello
del 2007, pari al 20% del fatturato consolidato), si ingrandisce e amplia la
sua offerta acquisendo il controllo della Jolly Motor Srl di Rovereto, realtà
di punta negli automatismi per tapparelle e sistemi oscuranti. L'ingresso di
Jolly Motor nel gruppo - che arriva dopo quello, avvenuto all'inizio del 2008,
di Furini, azienda milanese specializzata in progettazione e produzione di
dispositivi di controllo accessi, e di Chaber Technologies, distributrice
francese di automazioni - consente a Came di rafforzare la sua presenza nella
home and building automation, un mercato che a livello mondiale cresce del 30%
l'anno e che nella sola Italia vale 250 milioni (Assodomotica). Nata da una
strategica riorganizzazione della storica Jolly Motor International fondata nel
1978, Jolly Motor Srl, con un fatturato atteso per il 2009 pari a 10 milioni, è
uno dei marchi leader nei motori e automatismi di alta qualità per tapparelle,
tende da sole, screen e veneziane, settore del valore globale di 820 milioni.
Jolly Motor è presente in oltre 40 Paesi. L'export genera l'80% del fatturato, con Australia e Cina in evidenza. «Il nostro Gruppo
ha creduto in un'azienda che, come noi, fa dell'alta tecnologia Made in Italy
il suo cavallo di battaglia - spiega il presidente di Came, Paolo Menuzzo -.
Con questa alleanza rafforzeremo la nostra leadership negli automatismi
tubolari e accessori per sistemi oscuranti, consolidando il marchio
Jolly Motor a fianco di quelli già nel nostro portafoglio». Intanto il gruppo,
a fronte della stagnazione economica europea, prosegue la sua azione espansiva
oltreoceano. è ormai pressoché terminata la nuova sede da 4 milioni della
filiale Came Americas Automation, a Miami. «Con il suo magazzino di oltre
( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 36 - Cultura
Ridicolo Cicli storici Gli Stati Uniti, grandi protettori dei mercati liberi
scadono nel ridicolo quando Bush impose il dazio sul formaggio Roquefort o
sull´acqua minerale italiana Tutti sono a favore delle porte aperte quando
l´economia cresce e non ci sono problemi La voglia di protezione si fa subito
sentire invece appena le cose vanno male Quando la paura fa alzare le barriere
Il presidente Usa Barack Obama invita a previlegiare le merci americane. Dopo
decenni di indiscutibile credo liberista la tentazione di chiudere i mercati
contagia la politica nel mondo VITTORIO ZUCCONI Come una Fenice della storia economica,
il "protezionismo", l´animale che una
generazione credeva scomparso per sempre, risorge puntuale per tornare a volare
sopra le tentazioni della generazione successiva. Invano esorcizzato da sigle,
trattati e acronimi solenni inventati dall´umanità dopo le catastrofi provocate
dal suo volo, Unctad, Ceca, Mec, Cee, Ue, Nafta, Gatt,
Mercosur, Wto, Asean, il "protezionismo", che è spesso
soltanto un sinonimo di «nazionalismo», torna prepotente a tentare i delusi dal
proprio antagonista, il "liberismo" ora esploso nella globalizzazione
e a promettere garanzie e sicurezza a governi impopolari e popoli terrorizzati.
Arriva fino alla nuova amministrazione di Barack Obama costretto, dopo tante
promesse elettorali agli Stati del Nord deindustrializzati, a limitare
l´emorragia con una possibile legge "Buy American", scritta nel
gigantesco pentolone dei soldi pubblici rovesciati sull´economia americana
boccheggiante, per proteggere quello che rimane dell´industria siderurgica
nazionale. Non ne resta immune neppure quella Unione Europea che riscopre
quella bardatura di sovvenzioni statali ad agricoltori o industrie come l´auto
che in realtà non aveva mai del tutto abbandonato, predicando agli altri
comandamenti che neppure essa applicava. Proprio come gli animali mitici, né il
"protezionismo", né il suo contrario, la
"globalizzazione", evoluzione estrema del "liberismo" (o
"neo liberismo" come vuole il vezzo corrente di appiccicare un
"neo" sulle guance di pratiche e dottrine antichissime), sono mai
realmente esistiti nella forma pura sognata dai propri apostoli come Jean
Baptiste Colbert nella Francia del ´600 o Adam Smith, nella Scozia di un secolo
dopo. I due poli opposti del commercio, e dunque dell´economia, si accontentano
entrambi di ritagliarsi spazi occasionali a proprio favore, respirando con il
respiro delle congiunture economiche favorevoli o sfavorevoli. L´altalena di
favore pubblico fra protezionisti e liberisti è sempre stata soltanto l´indice
di gradimento delle condizioni generali di un´economia. Quando un´economia
prospera, le spinte a liberalizzare e aprire i mercati di beni e di capitali
per aumentare la propria ricchezza privata o nazionale crescono, con il
miraggio di favolosi mercati per le proprie esportazioni, come il celebre sogno
del "miliardo di spazzolini da denti" da vendere ai Cinesi. Quando
un´economia langue, o si scopre che i Cinesi sanno farsi benissimo da soli gli
spazzolini e te li vendono anche, la Fenice del protezionismo
risorge. Il favore del quale gode in questo momento il sogno del protezionismo è la dimostrazione del classico assioma che
vuole tutti in favore delle porte aperte quando loro sono chiusi fuori, ma poi
suggerisce di richiuderle, o almeno accostarle, quando dalla stessa porta
irrompe chi stava dall´altra parte. Poiché le economie ricche oggi sono tutte
"in unità coronarica", come ha detto Klaus Schwab, presidente del
Forum Economico Mondiale e padre dell´Organizzazione Mondiale del Commercio, il
Wto, oggi assai malconcio, la preoccupazione immediata è quella di
"salvare il paziente" rinviando al dopo infarto la discussione sulle
cause e i rimedi. Naturalmente, l´immagine di Schwab non risponde alla domanda
principale: quale, dei troppi pazienti che affollano l´unità coronarica vada
salvato e chi invece sia condannato a soccombere. Già gli interventi e le
terapie intensive in corso, come il "Buy American" del piano Obama o
le flebo di danaro nelle vene degli agricoltori (quasi sempre francesi) stanno
aggravando le condizioni di altri più deboli. Il ministro del Commercio
egiziano, Rashid Rashid, ha raccontato che gli allevatori stanno macellando in
massa il loro bestiame, che non potrà più competere con i prezzi artificiali
del bestiame europeo. La storia economica insegna che il commercio "equo e
solidale", sognato dagli utopisti, è un ossimoro, una contraddizione in
termini. Per definizione, il commercio è un gioco al quale tutti hanno sempre
barato o giocato soltanto a condizione di vincere. Hanno barato a lungo e
sfacciatamente i Giapponesi, come ora i Cinesi, che difesero la competitività
della propria industria dall´aumento dei costi lavoro, manipolando
artificialmente il corso della propria moneta. Se il valore di una moneta è
basso, il costo internazionale dei prodotti venduti in quella moneta sarà
basso, come sapeva bene l´industria italiana per decenni nascosta dietro una
delle più classiche operazioni di protezionismo non
doganale, la svalutazione periodica della Lira pagata dai consumatori con
l´inflazione. La grande crisi del Giappone, cominciata nei secondi anni ´80,
coincise infatti con la resa del governo di Tokyo alle pressioni americane per
lasciare libero lo yen di salire alle stelle. E ha barato spudoratamente anche
la grande protettrice ufficiale del liberismo (dopo decenni di accanito e
ufficiale protezionismo nell´800) erigendo centinaia
di "barriere non tariffarie", non doganali, ma pratiche (spesso
giustificandole con pretesti igienici). E rischiando di finire nel ridicolo,
come è accaduto alla fine della presidenza Bush, quando la Casa Bianca impose
dazi punitivi contro il Roquefort francese o l´acqua minerale frizzate
italiana, per castigare la Ue colpevole di rifiutare le carni bovine agli
ormoni provenienti dalle stalle americane. Né i sacerdoti del nazionalismo
commerciale, alias protezionismo, che ora spuntano per
invocare guerre alle ciabatte cinesi o alle automobili coreane, né quelli del
liberismo, come il Nobel Paul Krugman, che faticano a spiegare il collasso e il
discredito generale del loro credo, vogliono ammettere che nessuna economia può
crescere senza elementi dell´uno o dell´altra pratica, nella loro dialettica
continua. Non esistono dalla rivoluzione industriale in poi nazioni in grado di
autonutrirsi e di auto rifornirsi di materie prime essenziali (basti pensare al
petrolio) o di cibo per popolazioni ormai cresciute oltre ogni capacità di
autosostentamento. Il magnifico sogno di "sovranità alimentare" che
oggi torna a sedurre, è, in nazioni come l´Italia incurabilmente a corto di
superfici arabili o coltivabili, appunto un sogno. Dalla difesa delle industrie
neonate, come voleva il santo protettore del mercantilismo americano, Hamilton,
all´accanimento terapeutico per industrie invecchiate, come vorrebbe adesso
Obama con gli altiforni Usa o i governi europei con i sussidi alle auto o al
gorgonzola, il ritorno della chimera protezionista è forte, spinta dal vento
dell´angoscia collettiva. Forte e illusorio, come fu il mito della
globalizzazione che avrebbe prodotto una marea nuova capace, come avrebbe detto
Ronald Reagan, di "sollevare tutte le barche". La realtà è che il
mondo uscirà dalla unità coronarica con il solito mix di promesse e di carte
false, di proclami e di mezzucci, fra protezionismo e
liberismo, perché il "campo da gioco perfettamente piatto" invocato
da tutti non è mai esistito. La domanda chiave è sapere quante dosi di protezionismo saranno somministrate alle economie infartate,
ricordando il monito di uno dei profeti del liberismo, l´austriaco Ludwig von
Mises che visse personalmente le due guerre europee del ´900, imbullonate sui
miti della sovranità industriale e dello spazio vitale nazionale: «La cultura
del protezionismo è sempre la cultura della guerra».
( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 37 - Cultura
Conflitto nord-sud Una raffica di tariffe estere colpirebbe in modo più pesante
le regioni del centro-nord, dove sono le imprese che esportano E il conflitto
con il sud si farebbe ancora più aspro Per i paesi più deboli i danni sono
maggiori QUANTO COSTA ALL´ITALIA MARCELLO DE CECCO Nel 1930 gli Usa, minacciati da una seria recessione, adottarono la
punitiva Tariffa Doganale Smoot Hawley. Nel settembre 1931 la Gran Bretagna
abbandonò il sistema aureo e pochi anni dopo anche il libero scambio che aveva
lei stessa inventato ed esportato al resto del mondo. Gli altri paesi li
imitarono, il commercio mondiale crollò. Anche oggi a riproporre il
protezionismo sono Stati Uniti e Gran Bretagna. Gordon Brown due anni fa ha
inventato lo slogan "posti di lavoro inglesi ai lavoratori inglesi"
ora ripetuto dai lavoratori delle raffinerie. Barack Obama, per acquisire il
favore dei sindacati, che preferivano Hillary Clinton, e degli industriali
minacciati dalle importazioni, in un discorso ai lavoratori dell´automobile di
un anno fa, ha inviato un messaggio protezionista, raccolto dal Congresso degli
Stati Uniti di recente nel Piano di Stimolo dell´Economia. Sperando di
facilitare l´approvazione dello stesso piano da parte del Congresso, il neo
ministro del Tesoro americano, Geithner, ha poi esordito
nel ruolo accusando la Cina di manipolare la propria moneta. Se anche questa volta sono i paesi
leader ad abbandonare per primi il libero scambio, il loro esempio sarà di
nuovo seguito da tutti gli altri. Questo perché, di fronte ad alti tassi di
disoccupazione, tassi di crescita del Pil negativi e deflazione dei prezzi, il
protezionismo può apparire (come spesso ammonisce Paul Krugman) una
soluzione efficace nel breve periodo, a politici il cui orizzonte al massimo si
estende da una elezione all´altra, a sindacalisti angustiati dalla
disoccupazione, a industriali minacciati da profitti in picchiata e ad
azionisti e fondi pensione rovinati dai crolli di borsa. Infatti, mettere in
opera politiche di rilancio che non sacrifichino il libero scambio ha come
conseguenza l´esportazione di parte dello stimolo di politica economica a
beneficio di altri paesi, poiché la politica di rilancio fa salire le
importazioni, ma i suoi costi, ad esempio in termini di debito pubblico
accresciuto, pesano sul paese che la introduce. Se invece si erigono barriere
protezioniste, una politica di stimolo, seguita da ciascun paese per suo conto,
porta al rilancio del Pil e della occupazione in ciascun paese e quindi in
tutto il mondo. Nel medio e lungo periodo, avverte però la teoria ortodossa, il
mondo intero viene a soffrire una grave perdita di efficienza, e quindi ne soffre
anche il tasso di crescita e il benessere mondiale. Il riproporsi del copione
degli anni trenta in Inghilterra e negli Stati Uniti fornirà a tutti un´ottima
scusa per rifugiarsi nel "sacro egoismo della ragion di stato",
spingendo a ricercare "soluzioni nazionali". Il guaio è che questo lo
stanno già facendo col massimo entusiasmo, come finalmente liberati da un
giogo, anche i governanti della Unione Europea e dei paesi dell´Euro, malgrado
l´economia europea abbia raggiunto un tasso di integrazione elevatissimo e che
la moneta per i più importanti tra loro sia una sola dal
( da "Stampa, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Accolgo con piacere l'invito
di Luigi La Spina ad aprire un dibattito pubblico sulla costruzione di un polo
del sapere che garantisca un grande avvenire a questa città dal passato
culturale così ricco e prestigioso. Credo nel futuro di Torino, nel suo ruolo
in Italia e all'estero ed è per questo che ho accettato qualche mese fa senza
esitazioni la presidenza dell'International University College (Iuc), la nuova
scuola accademica di Piazza Paleocapa dedicata al fenomeno della
globalizzazione in campo economico, giuridico e finanziario. Proprio lo Iuc,
che insieme ai rettori degli atenei piemontesi cercheremo di immaginare parte
di un più ampio disegno, è un esempio di quella intelligenza e progettualità
che La Spina domanda a istituzioni politiche, fondazioni, e imprese. Voluto dalla
Compagnia di San Paolo, lo Iuc presenta infatti fra i suoi soci fondatori la
Regione, il Consiglio Nazionale del Notariato, Banca Intesa San Paolo, l'Unione
Industriale e la Camera di Commercio, e si inserisce nel panorama intellettuale
della città con accordi che già lo legano a facoltà giuridica e dipartimento
economico dell'Università, regolano l'accesso alle altre biblioteche, e
prevedono l'organizzazione di eventi scientifici comuni con altri Istituti.
Sostenuto dall'apporto scientifico di nomi internazionali prestigiosi come Sen,
Calabresi, Kennedy, lo Iuc ha attratto a Torino una prima classe composta da 44
brillanti studenti di 19 nazionalità ed una ventina di docenti di tutto il
mondo. Il biennio allo Iuc offre corsi d'avanguardia, che vanno dallo studio
dei nuovi strumenti di regolazione finanziaria internazionale, alla finanza
islamica, fino all'approfondimento specialistico dell'impatto della
globalizzazione su macroaree economiche diverse (India, Cina, Russia e Nord
America). Questi corsi sono integrati da attività pratiche a forte risvolto
sociale svolte sul territorio dagli studenti in collegamento con studi
professionali, imprese e attività del campus Onu. A molti studenti sono state
assegnate borse di studio. Lo Iuc è gemellato con più di 20 prestigiose
università nei cinque continenti, dove gli studenti trascorreranno il loro
secondo anno di master. Il fine è studiare la globalizzazione, con
un'attenzione particolare alle politiche possibili di lungo periodo.
L'ambizione è quella di contribuire a creare proprio a Torino nuove e
consapevoli classi dirigenti internazionali in grado di fare incontrare Nord e
Sud del mondo su linee di collaborazione, sviluppo e sostenibilità delle
risorse mondiali. Ecco una possibile risposta per far sì che la crisi economica
non si trasformi in una crisi di idee. Ecco dunque un'iniziativa che, con le
tante altre già presenti sul territorio, può far parte di quel grande progetto
condiviso anche dal sindaco su queste pagine per fare diventare Torino un
importante centro mondiale nell'offerta educativa e formativa di alta qualità.
Per vincere la sfida ci vogliono coraggio e progettualità, qualità che le
classi dirigenti torinesi hanno mostrato in più occasioni. La crisi a Torino e
nel Piemonte è riflesso della dinamica internazionale, e per risolverla bisogna
aprirsi al mondo com'è oggi, e comprenderne anche criticamente i recenti
fenomeni economici, sociali e le nuove frontiere che la
globalizzazione stabilisce per la qualità della vita materiale e i diritti fondamentali
di ognuno. Progettualità significa investire senza miopia sul futuro
internazionale di Torino in un mondo globalizzato. Bisogna moltiplicare e
sistematizzare gli sforzi finanziari verso le infrastrutture formative,
aprendosi all'intervento di un'imprenditoria privata capace di offrire sostegno
al costituendo polo della conoscenza. Occorre insomma credere in un sistema del
sapere che proponga il «sistema Torino» come polo di didattica e scienza a
livello mondiale. Questo futuro internazionale della città non può fare a meno
di un linguaggio progettuale fluentemente parlato dalle sue classi dirigenti,
ed è per questo che ritengo importante che lo Iuc partecipi alla discussione
pubblica autorevolmente in corso. Presidente International University College
Torino
( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina VIII - Milano
L´EXPO NON è UNA MEDICINA LUCA BELTRAMI GADOLA La mancanza di luoghi di
aggregazione, peggio, l´eliminazione di quei pochi che coagulavano soggetti di
dissenso sparpagliandoli nel territorio nell´illusione così di cancellare anche
le ragioni del loro disagio; l´abbassamento della soglia di tolleranza, una
virtù milanese, legata all´accoglienza, anch´essa virtù locale; il formarsi di
gruppi organizzati di cittadini che si oppongono come unico momento di
aggregazione in città; l´ingresso nella globalizzazione
come fatto passivo senza la capacità culturale di assimilazione e
metabolizzazione. L´elenco dei vecchi mali potrebbe continuare e per i nuovi
non è necessario fare grandi sforzi di fantasia: un succedersi di
amministrazioni sempre più estranee alla città e sempre più in preda al raptus
berlusconiano dell´"Unto del signore" nella sua declinazione
bonapartista. Un succedersi di sindaci e giunte che hanno distrutto la macchina
amministrativa nella voluta confusione tra forze politiche e istituzioni
comunali, una sorta di occupazione ed espropriazione. Se questi sono i mali di
Milano, e lo sono, la medicina è l´Expo? Certamente no. Guarire da questi mali
è invece la condizione necessaria perché l´Expo abbia l´opportunità di farsi e
la speranza di successo. Le conclamate infrastrutture non sono una medicina; la
città del gusto non è una medicina; la cittadella della giustizia non è una
medicina; la costruzione del quartiere dell´Expo non è una medicina. Anzi, se
tutto quello che costruiremo nascerà nel clima di sospetto, di malaffare e di
assalto spudorato alle poche risorse disponibili, di avidità personali e
corporative, Milano ne uscirà morta del tutto e per sempre. Anche in quel
cimitero qualcuno ci guadagnerà. I soliti.
( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina IV - Genova
MOSCHEA, IL SONNO DELLA RAGIONE ALBERTO GAGLIARDI (dalla prima di cronaca)
L´opportunismo su questioni di principio come il rispetto del messaggio
evangelico ha il fiato corto e solitamente ha effetti controproducenti: non è
ammissibile condizionare l´esercizio della libertà di culto di una minoranza al
volere di una maggioranza, accertato che in Italia tutte le religioni sono
minoranza e minoranza sono ormai anche i praticanti cattolici. Molti genovesi
in buona fede, ma emotivamente prevenuti e disinformati, vedono nella
costruzione di una nuova moschea un rischio per la loro sicurezza personale.
Purtroppo l´indiscutibile questione della sicurezza, per troppi anni
colpevolmente sottovalutata dalle sinistre, è oggi preda di irrazionali
strumentalizzazioni che fanno di ogni erba un fascio e portano anche
all´aberrante creazione del medico-poliziotto contro i clandestini. Ma la
sicurezza contro eventuali attività sovversive va garantita
sempre ed in ogni contesto sia laico che religioso ed è semplicemente risibile
pensare che in piena globalizzazione l´estremismo islamico si possa diffondere
soltanto all´ombra delle moschee. I genovesi devono semplicemente pretendere la
eliminazione delle attuali moschee ambigue e semiclandestine esistenti in
città, queste sì a rischio sicurezza. E poi la costruzione in totale
trasparenza di un nuovo tempio molto artistico, interamente finanziato dalla
comunità islamica, che possa essere di esempio e modello non solo per l´Italia:
un´opportunità di straordinario arricchimento culturale per la città. Anche la
zona del Lagaccio è particolarmente azzeccata per l´edificazione perché toglie
molte frecce agli oppositori strumentali: non è un ghetto di periferia, è
isolata senza esserlo. E una bellissima moschea può diventare l´occasione per
valorizzare il quartiere con piena soddisfazione di tutti.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Via libera dall'esecutivo
alle operazioni di Protezione civile per fronteggiare il dissesto delle strade.
E ora si pensa a un piano neve Interventi sulla fascia montana, ma anche a
Cividale, Tarcento Venzone, San Daniele Pordenone, Sacile e a Spilimbergo La
giunta approva il piano emergenze: 10 milioni per interventi in 40 comuni di
PAOLO MOSANGHINI UDINE. Emergenze in quasi quaranta Comuni: la Regione stanzia immediatamente dieci milioni di euro per gli
interventi urgenti della protezione civile. Nella giunta della scorsa
settimana, l'assessore regionale alla protezione civile, Vanni Lenna, ha
proposto una delibera che impegna dieci milioni di euro per interventi in
decine di Comuni che sono stati colpiti da dissesti idrogeologici. Messa
in sicurezza, frane, strade da sistemare, corsi d'acqua da mettere a regime e
altri interventi urgenti sono compresi nel piano delle emergenze stilato dalla
Protezione civile regionale. «L'impegno economico consistente permette di dare
attuazione ad alcuni interventi di protezione civile ritenuti urgenti e che
sono stati segnalati dalle singole amministrazioni», spiega l'assessore Lenna.
«Parallellamente i tecnici della protezione civile sono impegnati in numerosi
sopralluoghi soprattutto nell'area montana a seguito delle intense precipitazioni
nevose che hanno causato una moltitudine di frane che interessavano le strade
pubbliche o i centri abitati: Tarcento, Castelnovo del Friuli, Sauris, Cavasso
Nuovo, Taipana, Forgaria, Pontebba e Polcenigo», afferma ancora Lenna, che
spende parole di ringraziamento per i volontari e sottolinea la professionalità
dei tecnici della protezione civile di Palmanova. Infatti, contestualmente, la
protezione civile, per ridurre il rischio di isolamento dei centri abitati e di
crollo di alcune strutture pubbliche, ha avviato interventi di sgombero della
neve nei Comuni di Tarvisio, Malborghetto Valbruna, Forni di Sopra, Forni di
Sotto, Sauris e Prato Carnico. I finanziamenti per la protezione civile saranno
cosí ripartiti: Barcis (250.000), Bordano (250.000), Cercivento (150.000),
Cividale (200.000), Cordovado (100.000), Corno di Rosazzo (300.000), Duino
Aurisina (250.000), Fiume Veneto, Pordenone, Zoppola (700.000), Forni Avoltri
(450.000), Forni di Sopra (150.000), Forni di Sotto (420.000), Mereto di Tomba
(200.000), Morsano al Tagliamento (100.000), Pordenone (1.450.000), Prata di
Pordenone (550.000), Prato Carnico (580.000), Premariacco (300.000), Raveo
(100.000), Rive d'Arcano - San Daniele del Friuli (439.144), Romans d'Isonzo
(190.000), San Leonardo (100.000), Sacile (200.000), Socchieve (50.000),
Spilimbergo (300.000), Tarcento (450.000), Tolmezzo (730.000), Tramonti di
Sotto (100.000), Venzone (720.000). Inoltre, 40 mila euro saranno destinati
all'acquisto di strumenti software per il monitoraggio e la modellazione di
dati radarmeteorologici nelle aree soggette a rischio idrogeologico; cento mila
euro contribuiranno a rafforzare i sistemi di monitoraggio mediante
acquisizione di strumenti informatici per il controllo del rischio
idrogeologico e idraulico. Ma ci sono anche 300 mila euro per il portale web
della protezione civile e 103 mila euro per coprire gli oneri per le
prestazioni di lavoro straordinario del personale regionale impiegato nelle
emergenze. E il consigliere regionale del Pdl Luigi Cacitti, in un'interrogazione,
chiede di «individuare le piú opportune modalità di intervento della Protezione
civile e le risorse finanziarie per venire incontro alle necessità dei Comuni
colpiti dal maltempo dei giorni scorsi».
( da "marketpress.info" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Martedì 10 Febbraio 2009
PARLAMENTO EUROPEO: AGEVOLARE L´ACCESSO DELLE PMI AI MERCATI MONDIALI
Bruxelles, 10 febbraio 2009 - Maggiore tutela dalle contraffazioni, marchio
d´origine sui beni importati, protezione internazionale di Dop e Igp
alimentari, migliore accesso alle procedure d´indagine sul dumping e norme O
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del
10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
REGGIO LETTERE pag.
11 ) CRISI Le rottamazioni non servono PASSANO sui giornali odierni le n... )
CRISI Le rottamazioni non servono PASSANO sui giornali
odierni le notizie di una Italia che scende al quinto posto nel mondo per
turisti annui (dopo Francia, Spagna, USA e Cina ), con valore
del PIL prodotto dal settore già all'ottava posizione (ci superano anche
Germania e Giappone...). Nonostante abbiamo i posti più belli del Mediterrano
(mare e monti) e il 70% del patrimonio artistico mondiale (città e opere
d'arte). Buona parte del resto ce lo hanno rubato nel tempo... Eppure le
nostre ricette in tema di crisi sono, come sempre, gli incentivi per la
rottamazione delle auto e delle lavatrici! Possibile che nemmeno la crisi
mondiale ci apra gli occhi sul nostro vero " core business " ? Ennio
Ferrarini ) INPS 62 euro di multa? «Avviso bonario» CON RIFERIMENTO
all'articolo comparso sul giornale del 4 febbraio scorso dal titolo
"L'Inps le scrive: ci doveva un centesimo ora deve pagare 62 euro",
ritengo opportuno fornire alcuni chiarimenti utili a meglio comprendere la
situazione che si è venuta a creare. E' necessario precisare che la signora non
aveva rispettato i termini per il pagamento dei contributi previdenziali
obbligatori dovuti per i propri dipendenti. In conseguenza le era stato
notificato un avviso bonario con cui le veniva richiesto di versare la somma di
62,19 euro a titolo di sanzioni per ritardato pagamento. La signora provvedeva
a pagare quanto richiesto il 17 novembre 2008. Purtroppo il versamento è
affluito con un leggero ritardo, che ha provocato l'emissione del secondo
avviso per lo stesso importo e motivazione. La signora, al momento della
ricezione della nota, si era rivolta ai nostri uffici per i chiarimenti del
caso, ed era stata ampiamente rassicurata che la seconda lettera era da
considerarsi così come evidenziato nel testo priva di effetti. Maria Piccinno
Direttore provinciale
( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore sezione:
MONDO data: 2009-02-08 - pag: 6 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Calano le
rimesse, emergenti a rischio di Riccardo Sorrentino E ra una frontiera vera, di
quelle che separano due mondi. Ancora quindici anni fa, quando l'India non era
neanche la promessa di un miracolo economico, passare dal Tamil Nadu al Kerala,
i due Stati del Sud del Paese, significava entrare, all'improvviso, in una
realtà completamente diversa. Il Tamil Nadu era ancora molto povero, grigio,
governato da integralisti indù che isolavano chi voleva mangiar carne in sale
quasi completamente buie dei ristoranti. Il Kerala invece era, ed è, governato
dai comunisti: i ritratti di Marx, Engels, e Lenin apparivano dovun-que tra
falci, martelli e bandiere rosse. Secondo le statistiche era ancora più povero,
ma difficilmente nel Tamil Nadu si sarebbero potute vedere le auto e le moto
fiammanti, le case linde e l'evidente benessere immediatamente visibili appena
superato il confine interno. La spiegazione era semplice: le rimesse. Ancora
oggi, i lavoratori indiani occupati nelle piattaforme petrolifere del Golfo
inviano a Kochi, o a Thiruvananthapuram, somme elevatissime, pari al 20% del
Pil del Kerala. è reddito senza produzione, alimenta poco lo sviluppo - il
Tamil Nadu nel frattempo è diventato lo Stato più industrializzato dell'India-
ma crea benessere. Finché dura, naturalmente. Oggi, il Kerala infatti trema. I
Paesi del Golfo in crisi licenziano lavoratori, che tornano in patria. Il
piccolo Stato indiano potrebbe presto ritrovarsi di fronte a un crollo del
reddito e a un'esplosione di disoccupati. Il problema non è solo del Kerala, e
neanche della sola India, che pure manda all'estero almeno quattro milioni di
lavoratori che hanno inviato alle loro famiglie, nel 2008, 30 miliardi di
dollari. A preoccuparsi sono tutte le economie che vivono sulle rimesse. In un
altro emisfero, quello Occidentale, il Messico soffre quanto l'India.I
lavoratori emigrati negli Usa erano soliti inviare
"a casa" somme notevoli: 23,8 miliardi di dollari, un multiplo del
deficit commerciale. Con la crisi del settore delle costruzioni americane dove
il 14% dei lavoratori è messicano - e dell'economia in genere questi flussi si
sono ridotti nell'12% almeno nel 2008, e caleranno ulteriormente. La valuta, il
peso ha già registrato qualche pressione. Altre economie soffriranno anche di
più. Per India e Messico (insieme a Cina, con 27 miliardi, e alle più piccole Filippine, con 11 miliardi)
i numeri sono elevati, ma l'incidenza sul Prodotto interno lordo è bassa. Per
altri, invece, persino il Kerala è fortunato. In Tajikistan, le rimesse toccano
il 45% del Pil, in Moldova il 38%, in Honduras il 25%, in Giordania il 23%,
ad Haiti e in Jamaica il 20 per cento. Cosa accadrà in questi Stati? Le
previsioni oggi disponibili sono ancora ottimistiche. La Banca mondiale, a
novembre, prevedeva una caduta dello 0,9% delle rimesse come scenario
"base" e uno scivolone del 6% in quello peggiore, con il Medio
oriente e l'Africa del Nord (-13%) e l'Africa subsahariana (- 6,8%) tra le aree
più colpite. Soffriranno in particolarei Paesi legati a Eurolandia, la quale
vedrà le rimesse in uscita calare del 7,6% (nello scenario base), e quelli
legati ai Paesi del Golfo (-9%). A rischio sono quindi le economie dell'Europa
dell'Est, che già hanno qualche difficoltà a finanziare i loro deficit
commerciali, e alcune asiatiche, come il Pakistan, il Bangladesh e le
Filippine. Molti emigrati saranno poi costretti a tornare in patria. Non si sa
quanti, ma questo sarà un dramma nel dramma. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com
CRISI E DANNI COLLATERALI I tagli all'occupazione colpiscono duramente i
lavoratori stranieri, che riducono l'invio di denaro Inevitabile l'impatto sul
Pil
( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-02-08 - pag: 13 autore: INDISCRETO Alla Protezione civile c'è già il «decreto Stanca» I l
dispositivo per arrivare al commissariamento di Expo 2015 esiste già e si
chiama decreto Grandi Eventi, varato dal governo il 13 settembre 2008. Al suo
interno, si sa, si disciplinano quelle manifestazioni su cui la Protezione
Civile ha o può avere potestà nell'organizzazione, ovviamente in deroga
e con procedure d'urgenza. C'è il G8 alla Maddalena, c'era il mondiale di
ciclismo celebratosi a Varese lo scorso ottobre, e c'è anche tra gli altri
l'Expo 2015. Ma la cosa che più colpisce, ex post e non senza malizia, è che a
palazzo Chigi, negli uffici della Protezione Civile, quel decreto lo chiamano
da sempre "Stanca". Proprio così: decreto Stanca. Perché fu
esattamente l'ex ministro oggi alla ribalta nel toto Expo, a prepararlo in quei
giorni. Persa la partita per diventare ministro della Funzione Pubblica, posto
poi occupato da Rena-to Brunetta, Lucio Stanca ha continuato infatti a
collaborare con palazzo Chigi. In attesa, appunto, di un qualche incarico di
prestigio. M.Alf.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: CORRISPONDENZA E INCONTRI data: 2009-02-08 - pag: 24 autore: Addio alla
britishness La sterlina si deprezza, i magazzini si svuotano, il bulldog cambia
faccia. Lo storico Paul Johnson: «Ci vuole una Thatcher» di Leonardo Maisano «S
ir, la scorsa settimana ero ospite di un albergo a cinque stelle in Ucraina.
Volevo cambiare alcune sterline in valuta locale ma mi è stato risposto che il
pound non è più accettato. Solo dollari o euro. Ma dove siamo arrivati? è
davvero imbarazzante per la nostra nazione. Chris Howard, Londra» Il direttore
del Times non ha risposto al signor Howard. E neppure a Colin Green, lettore di
Chester, che s'interroga in un'altra lettera. «Abbiamo raggiunto una così bassa
considerazione del nostro Paese e così scarsa stima di noi stessi da accettare
che British Airways, British Telecom, British airport authority tolgano dal
logo aziendale la parola British limitandosi a presentarsi come Ba, Bt, Baa.
Presto il Governo britannico si farà chiamare Bg». Non è policy del Times, si
dirà. Il direttore non replica. Eppure un'eccezione la meritavano le ansie di due
lettori che interpretano gli interrogativi della nazione. La forza centrifuga
del credit crunch ha mandato un sistema intero in confusione; la forza di
gravità della recessione ha messo al tappeto quanto resta. Un mondo ribaltato,
dalle istituzioni alle bandiere, dagli uomini ai cani. Anche il Bulldog,
simbolo supremo della churchilliana "inglesitudine", paga il prezzo
del cambiamento. Dovrà essere più alto e più magro. Meno de-formato nella
mascella, nata per agguantare il toro al collo, e nel naso, tanto arretrato per
consentirgli di respirare mentre pende dalla gola dell'avversario.Lo hanno
deciso i guru del Kennel club, perchè è politicamente più corretto. Insieme con
il Bulldog slanciato, aumentano le voci di chi vorrebbe seppellire il pound
sotto lo schiaffo dell'euro. In Ucraina anticipano i tempi. La globalizzazione sbianchetta con una mano di pudore la
britishness di realtà planetarie. Wedgwood, marchio della porcellana diventa
americana, Woolworths, gloria dei grandi magazzini, sarà solo online, i pub
chiudono perchè la birra cede al vino e la shepherds pie, il pasticcio di
carne, affoga nel sushi. Anche la Royal Mail vacilla,Postman Pat –il
postino icona deiragazzini – non corre più come una volta. La vecchia
Inghilterra se ne è andata e quella nuova la sta inseguendo.L'ultima metafora
l'abbiamo vista nella raffineria di Lindsey. Il Paese che ha fatto della
deregulation, della sovranazionalità, del liberismo, della flessibilità il
mantra di un ventennio, s'accapiglia sulle quote per lavoratori inglesi. Quelle
che sono opinioni in tutto il mondo, diventano contraddizioni in questo mondo,
dove anche la personalità nella politica pareva aver fagocitato l'ideologia
della politica. Fu un un thatcheriano di ferro, intellettuale ad ampio raggio,
diviso com'è fra l'occupazione di storico e di saggista con un'inclinazione per
il pamphlet e la passione dell'acquarello, a sostenere il primato dell'uomo
sull'idea. «è vero, ho visto in Tony Blair il successore ideale di Margaret
Thatcher».Paul Johnson ha ottant'anni e ne dimostra dieci di meno impegnato
com'è a scrivere Umoristi, quarta fatica di una serie cominciata con
Intellettuali, proseguita con Creativi, continuata con Eroi. Ritratti al
vetriolo, opere ultimedi un'immensa produzione che affascinò a lungo Indro
Montanelli. «Ma oggi non vedo una nuova Thatcher. Ci vorrebbe,ma semplicemente
non c'è»,dice infastidito dal vuoto di personalità che gli nega il piacere
della passione, quella che nasce nella pancia e solo poi raggiunge la testa.
Non Gordon Brown, premier in waiting – dicono i sondaggi – per una fulminea
uscita di scena ? «No, è un egoista. La gente non lo ama come ha amato Blair
che è stato un bravo Primo ministro, nonostate le molte debolezze ». Nessuna
Lady di Ferro – di cui lui cantò le gesta in altre epoche –, nemmeno sull'altro
fronte della Camera dei Comuni, quello Tory. «Lo ribadisco: oggi non c'è. Anche
se nessuno seppe intuire subito chi era e che cosa sarebbe diventata Margaret
Thatcher. Ormai non mi occupo più di politica, ma sempre più di storiae per
questo ho un solo suggerimento da dare per uscire da questa situazione. La
Regina dovrebbe, come Giorgio V nel 1931, sollecitare un Governo di coalizione
nazionale. Un'intesa bipartisan fra i laburisti e i conservatori di David
Cameron avrebbe davvero la forza di gestire questa transizione, di introdurre
leggi impopolari. Premier ci mettereiBlair.Gordon Brown– sorride del suo stesso
pensiero – lo mandiamo in Scozia che gli sta tanto a cuore». La caduta degli
Dei nell'Inghilterra di oggi è un deja vu che non lo scuote. «Attenti a dire
che siamo finiti. Questo è un popolo solido e resistente, con mille risorse.
L'abbiamo già sentita cantare tante volte la fine di questo Paese, dai generali
francesi che firmarono la resa ai nazisti a casi molto più recenti. Ci
riprenderemo come accadde allora. Come avvenne nel 1931 e poi ancora negli anni
Settanta. Le Unions liquidarono, di fatto, tre Governi: Wilson, Heath,
Callaghan, poi arrivò la signora Thatcher che liquidò loro». Paul Johnson non
dice chi siano le Trade Unions di oggi, ma per lui, quelle di allora, non
torneranno, con buona pace per gli scioperi nel Lincolnshire. La minaccia di
oggi è meno fisica, è più subdola. Non ha un corpo, nè un'anima. è l'affermarsi
della complessità sulla semplicità. «Questa crisi, penso a quella finanziaria,
è prodotto di un avvitarsi crescente della complessità grazie anche agli
strumenti dell'elettronica. L'ultima volta che intervistai Robert Maxwell,
quando la sua struttura editoriale era già compromessa, glielo dissi. Si alzò
arrabbiatissimoe lasciò la stanza urlando che non capivo niente. Poi abbiamo
visto tutti la fine che ha fatto lui e il suo castello finanziario. Quando le
banche funzionavano con penne e inchiostro, mi si permetta l'iperbole, quando
gli amanuensi compilavano le note contabili, tutto ciò non succedeva. Non
poteva succedere». Molte altre cose non avvenivano nel piccolo mondo antico che
l'Inghilterra forse non rimpiange, ma a cui dedica oggi tanti pensieri. Lo fa
interrogandosi sulle certezze che hanno illuminato la sua strada in vent'anni
di rincorsa verso una modernizzazione che si infrange contro gli slogan
neoprotezionisti delle raffinerie in sciopero. Per pretendere di assumere la
guida della globalizzazione ci voleva visione e determinazione, nella
consapevolezza che la scommessa non era sicuramente già vinta.«Per essere eroi
–sostiene Paul Johnson –sono necessarie molte qualità,ma il coraggio non ha
sostituti».L'Inghilterra ha avuto coraggio nel cambiare e, al tempo stesso, nel
resistere al cambiamento per difendere tante peculiarità della britishness. è
andata bene. Fino a ieri. Simboli di Inglesitudine. Sopra Paul Johnson, 80
anni, intellettuale conservatore. Nella foto grande un Bulldog, che diventerà
più alto e magro CAMERAPRESS CORBIS
( da "Manifesto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
DIARIO DELLA CRISI
Brasile, auto sprint In Usa nodo mutui e l'Euribor va
giù Maurizio Galvani Non tutti sono a conoscenza del fatto che il Canada,
insieme a Messico e Usa, fa parte del trattato di
libero commercio Nafta. E, come gli Usa, il Canada è
esposto alla crisi: secondo la Camera di commercio, «nel corso del 2008, il
numero dei cittadini che hanno dichiarato bancarotta è salito a 90.016, il
13,5% in più rispetto al 2007». Non va meglio in Giappone, considerato
fino a poco tempo fa l'economia più solida dell'Asia (poi è stato scavalcato
dalla Cina): sta salendo il numero delle imprese che annunciano la
bancarotta. Solo a gennaio, il numero delle corporate in fallimento è cresciuto
del 16%, ai massimi da sei anni. Tante aziende sono ormai costrette a
rivolgersi alle banche se vogliono sopravvivere. In Spagna, la
disoccupazione è pari al 14,4%: è il tasso più alto tra tutti i maggiori paesi
appartenenti all'Ocse (la media è del 6,8%). Qui la banca Santader vuole
licenziare 300 dipendenti e chiudere 48 succursali. La motivazione addotta è la
solita: «si è ridotta l'attività commerciale». Per le stesse ragioni, Marco
Venturi della Confesercenti denuncia che «in Italia hanno già chiuso 40 mila
esercizi nel 2008 e sono andati persi 130 mila posti di lavoro. Nel 2009 -
aggiunge Venturi - le chiusure delle attività commerciali saliranno fino a 50
mila unità». Intanto l'Fmi - ieri il premier inglese Gordon Brown ha detto che
questo istituto è inadatto ad affrontare l'attuale crisi, come pure la Banca
mondiale - comunica che i paesi del Golfo dimezzeranno la loro crescita alla
fine del 2009. Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Oman e Bahrein - finora
mai sfiorati dal dubbio di una crisi - presentano pesanti restrizioni del Pil.
Secondo l'Fmi, «il Pil nel 2009 crollerà rispetto al +6,5% registrato alla fine
del 2008». Sono tutte economie orientate e dipendenti dalle esportazioni di
petrolio; ma l'oro nero continua a essere scambiato a 40 dollari a barile
contro i 147 del luglio 2008. E mentre il Conference Board conferma il dato
sulla disoccupazione Usa («a livello del 1974»), il
neo ministro al tesoro Timothy Geitner prende tempo fino a giovedì per
esaminare il piano di salvataggio dell'economia, il cosiddetto Tarp. Viene però
alla luce che, per risolvere la crisi innescata dai subprime, il governo dovrà
sborsare 9.700 miliardi di dollari per poter coprire il 90% dei mutui
immobiliari. Nel frattempo, lo Spiegel online mette in evidenza che «in questa
decade, il peso dell'indebitamento delle imprese dell'Unione europea è salito a
11 mila miliardi di euro. Molto di più di quanto detto dai singoli governi.
«Questi soldi - rivela lo Spiegel - per il 95% derivano dalle società della
Ue». In controtendenza è solo il dato relativo alla produzione di auto in
Brasile. Dopo i cali di dicembre (-47,1%) e novembre (-34,4%), la produzione a
gennaio è balzata del +92,7%. La ragione? Il governo ha deciso degli sgravi
fiscali, e l'auto è ripartita. In Italia (ma anche in Europa) l'unica buona
notizia arriva per chi ha un mutuo a tasso variabile: i tassi Euribor a tre
mesi sono scesi ieri dal 2,02% al 2,01%.
( da "Nuova Sardegna, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 3 - Gallura
La Consulta intercomunale Gallura si rilancia e diventa istituto di ricerca
OLBIA. La Consulta Intercomunale Gallura si rilancia e diventa Istituto di
Studi e Ricerca sulla Lingua e la Cultura Gallurese. Decisa da qualche tempo,
la nuova conformazione è stata formalizzata ieri al Olbia davanti al notaio nel
corso di una riunione dei soci fondatori presso la sede dell'Area Marina
Protetta di Tavolara. La riunione è valsa inoltre ad approvare il nuovo statuto
e all'elezione del nuovo consiglio direttivo, che risulta composto da Michele
Fresi, Quintino Mossa, Piero Bardanzellu, Piero Canu, Nino Mannoni, Salvatore
Brandanu, Renzo De Martino, Pietro Zannoni e Tonio Biosa. Da tale gruppo
scaturirà il presidente. L'Istituto raccoglie l'eredità della Consulta
Intercomunale del Gallurese, nata una decina d'anni ed adottata dal comune di
Arzachena dove permane la sede, e amplia gli originali intendimenti di
valorizzazione, nelle forme più appropriate, della cultura, della lingua e
delle tradizioni dell'area, tanto diversa dalle altre dell'intera isola, che va
dal Rio Posada al fiume Coghinas e che si affaccia sulla Corsica del sud con la
quale condivide aspetto fisico, usi e costumi e soprattutto parlata. Cultura,
lingua e tradizioni già minoritarie per ragioni di spazio e
di diffusione ma oggi sempre più strette dal prevalere di forme di vita e di
comunicazione tendenti alla globalizzazione e al prevaricare dei mezzi di
comunicazione di massa. Ecco appunto la determinazione, da parte dell'Istituto,
di tenerli per quanto possibile vivi, inducendo, per quanto riguarda la lingua,
prima di tutto a parlarla nei tradizionali consessi. E quindi
promuovendo una serie di iniziative tese a far riconoscere loro dalle
istituzioni pari dignità con quelle di altre aree culturali della Sardegna. Di
qui l'invito agli interessati, persone fisiche o giuridiche, a divenir soci
dell'Istituto.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
IL CONSIGLIO Lotta
tra imperi in un bel libro di Paraq Khanna PORDENONE. Sicuri che abbiate ormai divorato
tutti i libri consigliati la scorsa settimana, oggi vi proponiamo altri titoli
che riteniamo adatti a farvi passare qualche ora di piacevole lettura. Aiutati
da Valentina della libreria "Emporio Biblioteca dell'Immagine",
iniziamo con "Le campane di Bicêtre" di George Simeon. Quando
comincia a riprendere conoscenza all'ospedale di Bicétre, Rene Maugras,
direttore del principale quotidiano parigino, ricorda poco o nulla di quanto è
avvenuto la sera precedente: sa che era a cena, al Grand Véfour, con un gruppo
di amici. A un certo punto era andato alla toilette, e lì lo avevano trovato
privo di sensi un quarto d'ora dopo. Sa quindi di essere vivo e che guarirà. Un
pensiero, però, gli si fa strada nella mente. Una domanda: «a che scopo»?
Maugras, con la lucidità di una solitudine interiore spogliata da ogni
maschera, fa un bilancio impietoso della propria esistenza, interrogandosi sul
senso di quanto hanno fatto lui e quelli come lui per diventare ciò che sono. A
seguire, del giovane esperto di geopolitica Paraq Khanna, "I tre imperi -
Nuovi equilibri globali". Cina, USA e Unione Europea sono da tempo impegnati in una lotta senza
quartiere per imporre il proprio modello di sviluppo e il proprio stile di vita
nel cosiddetto "Secondo mondo", in bilico fra il tentativo di
emergere e lo sprofondare nuovamente in una realtà da Terzo mondo.
Controllare le risorse energetiche e naturali e i governi locali di tali
nazioni si rivelerà sempre più decisivo. Un obiettivo ben chiaro agli Stati
Uniti, che corrono il rischio non solo di perdere la propria supremazia a
livello globale, ma di diventare, essi stessi, un Paese di serie B. Christian
Di Meo
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere del
Mezzogiorno - CASERTA - sezione: OPINIONI - data: 2009-02-10 num: - pag: 10
categoria: REDAZIONALE REPLICA A DE GIOVANNI Società civile e responsabilità di
ENZO GIUSTINO SEGUE DALLA PRIMA Al riguardo il 27 luglio del 2004, proprio sul
Corriere del Mezzogiorno, annotavo tra l'altro: «scriveva poco più di due anni
fa Aziz Choudry, in una nota densa di contenuti ma espressi sempre all'insegna
dell'ironia. Tra l'altro, dopo aver ricordato le innumerevoli definizioni che
ne avevano dato Gramsci, de Tocqueville, Putnam, Hegel, Marx, cita John Grimond
che, in un articolo sull'Economist, proprio a proposito della società civile,
afferma: «Che diavolo è?». Come può constatare il professor de Giovanni, gli
autori in questione credo non abbiano bisogno di «frequentare», come lui invita
a fare, «un corso elementare di storia delle idee politiche». Nel merito appare
comunque evidente che quell'invito il professor de Giovanni, sia pure per
interposta persona, intendeva rivolgerlo a me. In questa ipotesi mi sarei
aspettato quanto meno un minimo di cortesia, tenuto conto che in relazione a
questi argomenti, nella mia nota, dopo un breve richiamo al significato che
comunemente, viene attribuito al termine «politica», ho testualmente affermato:
«Ma mi fermo qui, va al di là delle mie competenze». Ciò comunque non può
impedirmi di considerare, stimolato da de Giovanni, che ferma restante la
fondamentale importanza dei richiami alla storia e ai grandi del passato,
specie per i più giovani, siamo ormai nel XXI secolo. E soprattutto che la
rivoluzione tecnologica, specie quella informativa — come l'ha chiamata John
Naisbitt — ha completamente rivoluzionato il modo di essere della società — e quindi
del peso, del ruolo e del significato stesso della cosiddetta società civile —
della politica, dell'economia, della finanza; e ancora, del modo di produrre,
degli usi e i costumi della vita stessa. Anche il dissolvimento dell'impero
sovietico e la conseguente attenuazione del conflitto ideologico è dovuto a
tutto questo. L'era della globalizzazione insomma. Che
vuole, pretende, impone; nuovi e diversi approcci per l'individuazione, la
valutazione, la soluzione dei problemi. A tutti i livelli: regionale,
nazionale, continentale, globale. Di qui la cosiddetta «glocalizzazione»,
«l'agire locale e pensare globale». Tutto questo in una condizione di
perenne cambiamento, la cui velocità ha imposto e impone, come profetizzò
Albert Einstein, «un nuovo modo di pensare». In tutte le manifestazioni della
vita. Oltre che nella politica, nell'economia, nel sociale. E a tutti i
livelli. Specie in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando,
dovuti proprio alla globalizzazione. Alimentati da ciò che Paul Samuelson ha
definito «terremoto finanziario globale». In quanto poi alla classe dirigente e
al progetto o ai progetti, vorrei fornire un ulteriore chiarimento. «Che la
responsabilità sia di tutti e quindi di nessuno» è solo una illazione personale
del professor de Giovanni. Non ho mai affermato questo, non l'ho mai pensato.
Ho invece parlato di «corresponsabilità», tenuto conto delle posizioni che
vengono assunte da alcune componenti la società, che «influenzano la mancanza
di determinazione nel decidere e di coerenza nel realizzare; che alimentano la
pratica dei veti incrociati, la paralisi delle istituzioni». In realtà è una
storia di occasioni perdute. Qui da noi la «Sindrome del Principe », cioè la
pratica di affidare a un principe esterno la soluzione dei nostri problemi, è
degenerata nel «morbo dell'inconcludenza », come amo ripetere. «Il triangolo
delle Bermuda» con ai vertici Bagnoli, centro storico e zona est, qui da noi ne
è stata la più evidente conseguenza. Scrivevo alcuni anni fa, «Un triangolo all'interno
del quale si perde la cognizione del tempo; attraversare il quale è
impossibile; in cui ogni iniziativa, ogni intrapresa, ogni proposito,
sembrerebbe sparire nel nulla; ogni manifestazione di coraggio puntualmente
annientata. Come e da chi? E difficile dirlo. Da nessuno e da tutti insieme,
come in un diabolico gioco a somma zero». Un'anomalia, aggiungo oggi, che salvo
alcune pregevoli realizzazioni in corso, che nel corso degli anni ha impedito a
questa città, a questa regione, al Mezzogiorno in generale, di realizzare
quell'ampio processo di modernizzazione, necessario per essere al passo con la
storia. Per poter dominare i tempi nuovi e quindi competere a pieno titolo con
le altre realtà territoriali, in Italia, in Europa, e nel mondo. E tutto ciò
malgrado vi fossero e vi sono notevoli potenzialità e preziose risorse, i
giovani soprattutto. E che queste mie affermazioni non siano dovute
all'improvvisazione del momento, lo provano le testimoniane e le iniziative cui
ho partecipato nel corso degli anni. Talvolta anche a nome e per conto di
organismi sociali interlocutori della politica e delle istituzioni. Il
professor de Giovanni nel concludere, a proposito dei progetti irrealizzati,
cita Barcellona. E lo fa con una intonazione nostalgica. In questo credo abbia
ragione. Molti anni fa ebbi il privilegio di essere invitato, insieme a Franco
Nobili e Luigi Arcuti a tenere una relazione al Simposio europeo delle
costruzioni di Barcellona, era il 1988, promosso dal governo spagnolo e
presieduto dal re di Spagna. Gli atti di quel simposio furono poi pubblicati in
due volumi. In quella occasione dopo il mio intervento mi furono poste molte
domande a proposito del «Regno del Possibile». In particolare su due punti;
l'impostazione relativa al coinvolgimento dell'intera area metropolitana con
finalità di sviluppo; i criteri di mobilitazione del capitale privato, la
finanza di progetto, allora solo una proposta ispirata alla cultura
anglosassone. è vero, Barcellona è andata avanti divenendo un esempio cui spesso
si fa riferimento; noi invece siamo rimasti al punto di partenza. Fermo
restanti le colpe della politica, che ci sono, non siamo forse, professor de
Giovanni, tutti corresponsabili di questo stato di cose?
( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI data: 2009-02-08 - pag: 8 autore: GLOBAL VIEW COOPERAZIONE MONDIALE
Gli squilibri internazionali impongono all'Occidente di avviare una nuova era
Prima decisione: devolvere agli Stati più poveri lo 0,7% degli aiuti
all'economia Tempo di responsabilità per tutti di Robert Zoellick PRESIDENTE
BANCA MONDIALE G li storici hanno diviso la storia dell'Occidente in epoche che
rappresentano i valori culturali, economici e politici del tempo. E dunque
abbiamo il Medioevo, il Rinascimento, la Riforma e l'Illuminismo. Come sarà
definita la prima metà del XXI secolo? Sarà l'era del Rovesciamento, con i
Paesi che ripiegheranno su soluzioni nazionali, protetti dietro ai confini
nazionali, portandosi dietro i loro ricordi di prosperità? Sarà l'era
dell'Intolleranza, con immigrati e stranieri additati come i responsabili
dell'aumento della disoccupazione? O sarà semplicemente l'era del Declino? Può
e deve essere l'era della Responsabilità, come giustamente ha sottolineato il
Presidente Barack Obama. Perché questo sia l'esito serviranno atteggiamenti
nuovi e politiche cooperative, negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Quali
caratteristiche dovrà avere questa era della Responsabilità? Innanzitutto,
essere un'epoca di globalizzazione responsabile, dove
inclusività e sostenibilità abbiano la precedenza sull'arricchimento di pochi,e
questo significa concentrarsi su una crescita che includa opportunità per i
poveri, sviluppo tecnologico, microfinanza e prestiti a piccoli imprenditori,
accordi commerciali che vadano a beneficio di entrambe le parti e livelli di
aiuti sufficienti per centrare gli obiettivi di sviluppo del millennio.
I primi passi sono il completamento del round negoziale sugli scambi
internazionali di Doha e un rinnovato impegno a erogare gli aiuti promessi. In
secondo luogo, dovrà essere un'era di gestione responsabile dell'ambiente
globale. Un accordo sui cambiamenti climatici al vertice di dicembre a
Copenhagen, che tagli le emissioni di anidride carbonica usando le nuove
tecnologie, potrebbe aprire la strada. In terzo luogo, dovrà essere un'era di
responsabilità finanziaria, sia a livello individuale che a livello di sistema.
Il punto di partenza dovrebbe essere un accordo al G-20 londinese, il vertice
che riunirà le principali economie, per una cooperazione tra i Governi verso
un'espansione della spesa pubblica nel quadro di una disciplina di bilancio.
Servirebbe un accordo anche su un piano che riapra i mercati del credito e
affronti il problema dei crediti inesigibili, in maniera da consentire la
ricapitalizzazione delle banche e allontanare lo spettro del protezionismo.
In quarto luogo, dovrà essere un'era di multilateralismo responsabile, che
vedrebbe Paesi e istituzioni cercare soluzioni pratiche a problemi
interdipendenti. Per fare qualche esempio, uno sforzo per raggiungere delle
intese sulle forniture di cibo per ragioni umanitarie, sul prezzo dell'energia
o sull'introduzione di tasse mirate a incoraggiare gli investimenti in fonti
energetiche pulite e il risparmio energetico. In quinto luogo, dovrà essere
un'era di partecipazione responsabile: prendere parte all'economia
internazionale non porterà con sé solo benefici, ma anche responsabilità. I
vecchi club dei Grandi (G-8 o 20) lascerebbero il posto a un gruppo allargato,
ben radicato nelle realtà economiche correnti. Questo gruppo sarebbe chiamato
ad agire, non soltanto a discutere. La nostra era della Responsabilità dovrà
essere globale, non soltanto occidentale. Sarà la risposta che daremo alla
crisi nei prossimi mesi a decidere la rotta. Come primo passo, i Paesi
sviluppati dovrebbero destinare lo 0,7% dei loro piani di stimolo all'economia
a un Fondo di vulnerabilità a sostegno della gente più bisognosa nei Paesi in
via di sviluppo. La Banca mondiale potrebbe gestire la distribuzione dei soldi,
insieme alle Nazioni Unite e alle banche regionali per lo sviluppo. Potremmo
usare i meccanismi esistenti per erogare i fondi in modo veloce e flessibile,
accompagnandoli con operazioni di monitoraggio e tutela per garantire che il
denaro venga speso bene. I Paesi poveri necessitano di tre interventi:
programmi di assistenza sociale per aiutare a limitare l'impatto della
recessione sui poveri; investimenti in infrastrutture per gettare le basi della
produttività e della crescita e al contempo far lavorare la gente;
finanziamenti per piccole e medie imprese per creare occupazione. I donatori
possono tarare i loro contributi al Fondo di vulnerabilità in modo da
conciliarli con i loro interessi. Questo approccio ha funzionato bene nel caso
del sostegno garantito recentemente da Germania e Giappone alla
ricapitalizzazione, promossa dalla Banca mondiale, delle banche dei Paesi
poveri, e nel caso della decisione di garantire finanziamenti provvisori per
progetti infrastrutturali fattibili che negli ultimi tempi non riescono più a
trovare i fondi. Si tratta di un piano realizzabile. Il traguardo fissato
dall'Onu per gli aiuti è dello 0,7%di un'economia.Stabilire come obbiettivo
l'erogazione dello 0,7% del piano di stimoli all'economia di ogni Paese
sviluppato rappresenta solo una minuscola frazione delle centinaia di miliardi
destinati ai salvataggi delle banche, ma potrebbe fare una grande differenza
per quelle centinaia di milioni di persone chesono vittime di una crisi di cui
non portano responsabilità. Soprattutto, darebbe il segnale che è il mondo che
sceglie di delimitare la crisi, non il contrario. Azione internazionale o
politiche che mirano a proteggere il proprio orticello a discapito degli altri?
Era della Responsabilità o era del Rovesciamento? La scelta è chiara.
(Traduzione di Fabio Galimberti) ANSA
( da "Reuters Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
GINEVRA
(Reuters) - La Cina ha difeso oggi davanti a un
organismo dell'Onu il suo comportamento riguardo ai diritti umani, respingendo
le accuse da parte dell'Occidente secondo cui il gigante asiatico usa la
tortura e imprigiona i dissidenti e insistendo che le sue politiche sono a
norma di legge.
Sostenuta da un certo numero di nazioni asiatiche e africane, la Cina ha detto al Consiglio Onu sui diritti umani che le
speculazioni secondo cui opprimerebbe gruppi etnici in Tibet e in altre parti
del Paese sono solo propaganda politica tesa a denigrarla. "Il nostro è
uno stato in cui prevale la legge", ha detto un alto funzionario della
Suprema Corte cinese al Consiglio formato da 47 nazioni. "La Cina è totalmente impegnata nella promozione e protezione
dei diritti umani", ha aggiunto un altro funzionario della delegazione di
Pechino. Altri esponenti del gruppo cinese hanno preso la parola per affermare
che la gente in Cina ha libertà di parola e di stampa,
che tutte le minoranze hanno pieni diritti e che il Paese vive in pace e in
armonia. I vari oratori hanno negato l'esistenza di "prigioni nere"
-- carceri segreti tenuti dal regime comunista dove, dicono dissidenti cinesi,
si torturano gli oppositori -- e le restrizioni contro gruppi religiosi, né
hanno ammesso la pratica del lavoro minorile nel Paese. Le dichiarazioni sono state
effettuate all'interno di un nuovo processo chiamato "Universal Periodic
Review" o UPR, nel quale tutti i membri dell'Onu devono sottoporsi ogni
quattro anni ad uno scrutinio del loro grado di adesione ai diritti umani. La Cina aveva sempre evitato di sottoporsi ad esami simili in
sede Onu, e la sua forte reazione mostra la grande delicatezza del tema, dicono
gli osservatori.
( da "HelpConsumatori" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
News AMBIENTE.
Lazio, Protezione civile e Guardia di Finanza insieme
contro gli incendi 10/02/2009 - 09:31 Protezione civile e Guardia di Finanza
alleate contro gli incendi boschivi nel Lazio attraverso un accordo di più
stretta collaborazione. L'intesa prevede una più ampia collaborazione fra
Regione e Fiamme Gialle per aumentare l'impegno sul territorio, in
particolare la lotta agli incendi e il monitoraggio, il pattugliamento e la
perlustrazione delle aree a rischio. Il protocollo d'intesa è stato firmato
ieri dal presidente Piero Marrazzo e dal generale Filippo Ritondale, Comandante
Regionale Lazio della Guardia di Finanza, alla presenza del Direttore regionale
della Protezione civile, Maurizio Pucci. La Regione rafforzerà i rapporti
esistenti con il comando generale della Guardia di Finanza, in particolare sul
versante dello scambio di informazioni, mentre ci sarà il trasferimento in
comodato gratuito alla Guardia di Finanza di mezzi della Protezione civile,
sistemi di comunicazione radio portatili e altre attrezzature ad elevato
contenuto tecnologico. Verranno inoltre organizzati corsi di aggiornamento ed
esercitazione cui parteciperà il personale della protezione civile regionale e
delle Fiamme Gialle. 2009 - redattore: BS
( da "Sanremo news" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Intervento della Protezione Civile per frana a Verezzo Lungo intervento della
protezione civile di Sanremo, per la riapertura della strada che porta in zona
San Donato a verezzo, frazione di Sanremo. Per la messa in sicurezza e lo
sgombro del tratto interessato dalla frana verificatasi nella tarda serata di
sabato, sono intervenuti già dalle prime ore di domenica mattina i volontari
della Protezione Civile Squadra Antincendio di San Bartolomeo e i
Rangers d'Italia sezione di Imperia coaudiuvati dal geometra del Comune di
Sanremo Retolatto. Grazie al tempestivo e accurato intervento, alle ore 17.00
si è potuto assicurare la normale circolazione.
( da "Corriere.it" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
nella repubblica
popolare il settore è ancora in crescita Auto, la Cina diventa il primo mercato A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati Uniti
PECHINO (CINA) - La crisi economica colpisce in tutto il mondo, ma in Cina il settore auto resiste. La Repubblica Popolare cinese ha
infatti superato gli Stati Uniti per la prima volta, in gennaio,
diventando il primo mercato del mondo per le automobili. Secondo i dati diffusi
da Dong Yang, vicedirettore della China Association of Automobile Manufacturers
(Caam), il mese scorso in Cina sono state vendute
735mila vetture contro le 656.976 degli Usa (secondo
le stime preliminari della società di ricerca Autodata). Gli analisti avvertono
tuttavia che il sorpasso potrebbe essere temporaneo, perchè in gennaio gli Usa risentono di un calo fisiologico delle vendite nel
dopo-Natale, mentre in Cina le festività del Capodanno
Lunare provocano l'effetto opposto. Inoltre, la contrazione della domanda è
stata meno forte in Cina che negli Usa,
una circostanza che non promette nulla di buono per i produttori ma che aiuta a
spiegare i dati. AUTO VENDUTE - Secondo Wu Ai Lian, direttrice delle vendite in
una grande concessionaria dell'americana General Motors a Shanghai, «gli affari
non vanno così male... in Cina la GM è da molti anni
il numero uno, la auto magari sono più costose di altre ma noi diciamo ai
nostri clienti che la sicurezza non ha prezzo». La valutazione di Wu non è del
tutto precisa. Secondo la Caam, le auto più vendute nel Paese sono la Jetta e
la Santana della tedesca Volkswagen - prodotte con due diversi soci cinesi -
seguite dalla Buick della GM, anch'essa coprodotta con un partner cinese.
L'automobile è il più popolare tra gli status symbol della crescente classe
media cinese, e negli anni scorsi il mercato è cresciuto a ritmi del 40-50%, un
ritmo impossibile da tenere a lungo. Yale Zhang, uno studioso del mercato
dell'auto in Cina, sostiene che nel settore c' è
ancora un grande spazio per la crescita. «Negli Usa -
spiega - ci sono in media 800 auto per mille persone, in Cina
le vetture sono 20 su mille» e per i consumatori cinesi l'acquisto di una
vettura è ancora un «grande evento». Zhang vede nei prossimi mesi «gravi
difficoltà» per i piccoli produttori. «Non mi sorprenderei - dice lo studioso -
se nel 2010 vedessimo molti di loro scomparire dal mercato». Il governo ha
lanciato una serie di misure di sostegno al mercato dell'automobile, tra cui
una riduzione dell'imposta di circolazione per le vetture di bassa cilindrata e
aiuti a chi si disfa della vecchia auto comprandone una nuova. Si ritiene che
l'intervento governativo possa portare ad una crescita tra il 3% ed il 6% del
mercato. stampa |
( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Auto, la Cina diventa il primo mercato -->A gennaio superati gli Usa: vendute 735mila vetture contro le 656.976 degli Stati
Uniti
( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo
mercato di ANSA A gennaio vendute 735mila vetture, 657mila negli Stati Uniti
-->(ANSA) - PECHINO, 10 FEB - La crisi morde ma in Cina
il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima volta gli Usa diventando il 1/o mercato del mondo.Secondo i dati di
China Association of Automobile Manufacturers, a gennaio in Cina
ne sono state vendute 735mila contro 656.976 degli Usa.
Per gli analisti il sorpasso potrebbe essere temporaneo, perche' a gennaio gli Usa risentono di un calo fisiologico delle vendite nel
dopo-Natale mentre in Cina le festivita' del Capodanno
provocano l'effetto opposto.
( da "Trend-online" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi: auto, la Cina supera gli Usa e diventa primo mercato ANSA
NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 10.02.2009 13:14 Scopri le
migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - PECHINO, 10 FEB -
La crisi morde ma in Cina il settore auto resiste e a gennaio ha superato per la prima
volta gli Usa diventando il 1/o mercato del mondo.Secondo i dati di
China Association of Automobile Manufacturers, a gennaio in Cina
ne sono state vendute 735mila contro 656.976 degli Usa.
Per gli analisti il sorpasso potrebbe essere temporaneo, perche' a gennaio gli Usa risentono di un calo fisiologico delle vendite nel
dopo-Natale mentre in Cina le festivita' del Capodanno
provocano l'effetto opposto.
( da "Agi" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
AGRICOLTURA:
TRENTINI ELETTO PRESIDENTE DI EUROASPER (AGI) - Roma, 10 feb. - Il consiglio
direttivo di Euroasper che si e' tenuta a Berlino in occasione di Fruit
Logistica ha eletto alla Presidenza della Associazione Europea Euroasper per il
prossimo triennio il dr. Luciano Trentini direttore del CSO chiamato a
sostituire il francese Patrick Aumede Euroasper e' una associazione che ha sede
ad Avignone ( Francia) e raggruppa le principali organizzazioni dei produttori
di asparago europee di Germania, Olanda , Spagna, Francia, Grecia e Italia.
Obiettivo dell'organizzione e' quello di promuovere gli interessi dei
produttori europei di asparago, favorendone lo sviluppo sia in fase produttiva
che di commercializzazione, promuovendo l'innovazione verietale e tecnica e
lavorando a fianco della Comunita' Europea per difendere un
prodotto che in questi ultimi anni si sta sempre di piu' globalizzando. Il
nuovo incarico internazionale per Luciano Trentini che si aggiunge a quello
gia' ricoperto nella AREFLH, l'Assemblea delle Regioni Ortofrutticole Europee e
che proietta il CSO sempre di piu' verso quel percorso di
internazionalizzazione ormai indispensabile per lo sviluppo del settore.
" L'asparago - dichiara Trentini - e' una delle poche specie orticole che
in questi anni non ha risentito della crisi dei consumi, infatti la dimensione
di mercato di oggi e' pari a circa 110 milioni di Euro, in aumento del 55%
rispetto ai primi anni duemila. Nell'immediato futuro - continua Trentini - la
produzione italiana potrebbe soffrire la concorrenza dei Paesi Terzi a causa
anche della soppressione delle norme di commercializzazione. Cercheremo da
subito - conclude il Presidente Trentini - attraverso Euroasper di studiare le
iniziative da mettere in atto per lo sviluppo di questa specie; il primo
impegno sara' l'organizzazione dell' VIII convegno europeo della produzione e della
commercializzazione dell'asparago che si terra' a Coventry, in Inghilterra nel
2010, organizzato dall' Associazione dei produttori inglesi".
( da "Vnunet.it" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'Italia patria del
phishing 10-02-2009 eWeek Europe Rapporto Ibm X-force sulla sicurezza 2008:
l'Italia al secondo posto mondiale come luogo d'origine del phishing La più
recente edizione del rapporto X-Force Trend & Risk Report per il 2008 reso
pubblica da Ibm contiene tra i suoi dati sull'evoluzione delle minacce alla
sicurezza informatica,alcune pagine che riguardano direttamente l'Italia. Il
documento , nella sua analisi della provenienza territoriale delle minacce,
segnala come l'Italia si confermi al secondo posto a livello mondiale come
luogo d'origine delle mail di phishing (14,0%), leggermente dietro la Spagna
(15,1%) ma distanziando in misura notevole Paesi tecnologicamente avanzati come
Francia (6,4%), Germania (4,4%) e Usa (2,8%). In
calo invece la presenza del dominio ".it" tra quelli di origine per
lo spam: se infatti nel 2007 i server italiani erano responsabili del 3,9 della
email spazzatura , nel 2008 questa cifra si assesta al di sotto del 3% (la Cina primeggia con 20,6% e ha recentemente superato gli Usa, fermi al 19,4%). Ugualmente in calo la percentuale di
siti italiani con contenuti socialmente devianti (estremismo politico,
odio,discriminazione ) con una percentuale che passa dal 2,1% del 2007 all'1,3%
del
( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lo confesso: non ne posso
più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro.
"Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per
tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato
subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico
Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può
diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha
rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il
messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua.
Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il
consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca
farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore
Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una
morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez,
presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è
"a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da
Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il
miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave delicatezza.
Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che l'Italia sia
sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di ieri. Gli
speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da 5,6 milioni
di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9 milioni di
telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il rapporto è di
uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il tutto è falso,
scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la
fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di
tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Che avesse
ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di Eluana? Scritto in
società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 8 ) »
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( da "Wall Street Italia" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi: auto, aiuti
Ue per 1,69 mln di euro in Spagna di ANSA Provvedimento riguarda 1.082
lavoratori del settore licenziati -->(ANSA) - MADRID, 10 FEB - La Ue ha
approvato aiuti per 1,69 mln di euro per 1.082 lavoratori del settore auto che
hanno perso il lavoro in 12 aziende spagnole. I finanziamenti, che provengono dal Fondo europeo di globalizzazione, sono stati
sollecitati dal governo spagnolo dopo i licenziamenti dei lavoratori impiegati
in 3 fabbriche automobilistiche e in 9 imprese per la produzione di componenti
nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon. Si attende ora il via libera del
Parlamento Ue e del Consiglio.
( da "Virgilio Notizie" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Bruxelles, 10 feb.
(Apcom - Nuova Europa) - L'Unione europea "dovrebbe compiere tutti i passi
possibili" per aiutare l'Ucraina, sommersa dalla crisi economica e alle
prese con un'instabilità politica ormai cronica. E' quanto ha dichiarato il
presidente del parlamento di Kiev, Volodymyr Lytvyn, nel corso di una visita a
Bruxelles in cui sono previsti incontri con il Rappresentante Ue per la
politica estera, Javier Solana, e i leader politici dell'Europarlamento.
Tuttavia, Lytvyn si è rifiutato di entrare nei dettagli, sostenendo che
"per quanto riguarda il prestito, è un affare di competenza del governo".
Sabato scorso il primo ministro Yulia Tymoshenko ha lanciato una richiesta di
aiuto a Russia, Usa, Cina, Giappone e all'Unione europea. Per ora ha risposto solo Mosca,
che sta trattando per una linea di credito di 5 miliardi di dollari. Secondo
Lytvyn gli aiuti Ue potrebbero essere canalizzati all'Ucraina nell'ambito del
'Partenariato per l'Est' (ancora in fase di gestazione) oppure potrebbero
essere concretizzati nel campo della modernizzazione della rete del gas
ucraina, sui cui è già prevista una conferenza dei donatori il 23 marzo
a Bruxelles. In aggiunta, i Ventisette potrebbero decidere di firmare l'Accordo
di associazione con Kiev e di fare qualche passo in avanti sul fronte
dell'integrazione economica. "Sarebbe un grande contributo alla
stabilizzazione dell'Ucraina", ha osservato il capo della 'Rada',
riconoscendo però che difficilmente il nuovo accordo di partenariato tra
Bruxelles e Kiev potrà essere firmato prima delle prossime elezioni
presidenziali, attese a gennaio 2010. Lytvyn si è concentrato molto sul bisogno
di stabilità politica. "L'Ue è preoccupata degli sviluppi negativi in
Ucraina, forse ancora di più degli stessi politici ucraini", ha riferito
dopo il colloquio con Solana. Il presidente dell'assemblea di Kiev ha definito
"impossibile" interrompere la lotta politico tra Tymoshenko e il
presidente Vitkor Yuschenko, suo eterno rivale. Ma ha proposto un "Piano
d'azione" che indichi le priorità urgenti da affrontare "almeno fino
alle elezioni presidenziali del gennaio 2010". Il presidente della Rada è
una vecchia conoscenza della scena politica ucraina. Prima della 'Rivoluzione
arancione' di Yushchenko e Tymoshenko, è stato capo di gabinetto dell'ex
presidente Leonid Kuchma. In quella veste è stato accusato di essere stato
implicato nel rapimento del giornalista d'inchiesta Georgi Gongadze, ritrovato
decapitato nel 2000. Il caso - nonostante l'interessamento di numerose Ong
occidentali e del Consiglio d'Europa - è tuttora irrisolto.
( da "Trend-online" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi: auto, aiuti
Ue per 1,69 mln di euro in Spagna ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna
di Ansa , 10.02.2009 17:27 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! (ANSA) - MADRID, 10 FEB - La Ue ha approvato aiuti per 1,69 mln di
euro per 1.082 lavoratori del settore auto che hanno perso il lavoro in 12
aziende spagnole. I finanziamenti, che provengono dal Fondo
europeo di globalizzazione, sono stati sollecitati dal governo spagnolo dopo i
licenziamenti dei lavoratori impiegati in 3 fabbriche automobilistiche e in 9
imprese per la produzione di componenti nelle regioni di Castilla y Leon e di Aragon.
Si attende ora il via libera del Parlamento Ue e del Consiglio.
( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lo confesso: non ne
posso più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro.
"Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per
tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato
subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico
Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può
diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha
rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il
messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua.
Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il
consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca
farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore
Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una
morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez,
presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è
"a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da
Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il
miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave
delicatezza. Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che
l'Italia sia sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di
ieri. Gli speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da
5,6 milioni di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9
milioni di telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il
rapporto è di uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il
tutto è falso, scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci
fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi
dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega
niente. Che avesse ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di
Eluana? Scritto in società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo
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articolo a un amico 09Feb
( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 35 del 2009-02-10
pagina 26 Dialogo e consenso internazionali per uscire dal tunnel di Redazione
Gli appuntamenti previsti questa settimana tra Bruxelles e Roma costituiscono
due momenti di confronto importanti per la comunità internazionale. Stiamo
attraversando un periodo in cui ogni continente ed ogni nazione si trova a
fronteggiare sfide economiche senza pari. La crisi attuale, che ha un carattere
generalizzato e di cui il Regno Unito sta soffrendo in questo momento più
dell'Italia, non è stata innescata da una serie di fallimenti macroeconomici
nazionali, bensì da un fallimento senza precedenti di sistemi finanziari
internazionali e nazionali, i quali sono totalmente interdipendenti ed
interconnessi. Questo è un momento critico in cui i Paesi si trovano di fronte
ad una scelta fondamentale: ritirarsi dalla globalizzazione
e ridurre la crescita mondiale, oppure affrontare i problemi di un nuovo ordine
mondiale operando i necessari adeguamenti per garantire un futuro migliore. Il
Regno Unito, come l'Italia e altri Paesi, ha intrapreso una serie di interventi
nazionali per stabilizzare e rilanciare la propria economia. C'è stata
la ricapitalizzazione delle banche, è stato garantito il risparmio, sono stati
ridotti i tassi d'interesse, sono stati introdotti nuovi benefici ed eliminati
gli ostacoli ai crediti bancari. Si tratta di interventi sensati e validi, ma
da soli sono privi di effetti straordinari. In ogni singola fase, è possibile
moltiplicare notevolmente i benefici per l'occupazione e per la crescita
derivanti da tali interventi se questi vengono coordinati con i partner
internazionali. Con le rispettive presidenze del G8 e del G20, Italia e Regno
Unito hanno il dovere specifico in questo momento di garantire l'effettiva
attuazione di questo coordinamento internazionale. Dobbiamo lavorare uniti
all'istituzione di un sistema finanziario internazionale efficace e più
adeguato per il XXI secolo. Occorre monitorare adeguatamente i flussi di
capitale internazionale; occorre una regolamentazione internazionale più
efficace di questi flussi di capitale, inoltre occorre garantire trasparenza e
concertare norme di corporate governance. Nel suo intervento all'ultimo World
Economic Forum, il primo ministro Gordon Brown ha affermato che è necessario
che le nazioni ricreino la fiducia nel sistema bancario, sostituiscano il
«patchwork delle leggi attuali» e concordino norme internazionali di
trasparenza. Ha aggiunto che «in futuro il mondo lavorerà al meglio solo se lavorerà
unito». Sono molte le opzioni disponibili. Le banche potrebbero prendere in
considerazione la riduzione della propria reciproca esposizione invece di
ridurre i loro crediti alle imprese ed alle famiglie. Le istituzioni
finanziarie internazionali e le banche di sviluppo potrebbero accrescere i
crediti per compensare il ritiro delle banche dal settore privato, che riguarda
soprattutto i Paesi in cui il Tesoro nazionale non è in grado di contrastare il
rapido ritiro di capitale. Un ruolo diverso della Banca Mondiale potrebbe
portare all'ampliamento dei crediti per progetti vitali per le infrastrutture,
per l'ambiente e per la lotta alla povertà. L'International Finance Corporation
potrebbe aiutare il commercio mondiale con maggiori finanziamenti alle esportazioni.
Il primo ministro Brown ha aggiunto che i governi dei vari Paesi hanno «il
dovere urgente di confrontarsi con le sfide della leadership». La priorità
assoluta deve essere rappresentata dai milioni di persone preoccupate per il
proprio lavoro e la propria vita. Dopo il G7 a Roma del prossimo fine
settimana, il vertice del G20 a Londra, previsto per il 2 aprile, darà seguito
al vertice di Washington dello scorso novembre e rappresenterà un altro passo
importantissimo per ottenere il consenso internazionale su come lavorare
insieme per risolvere la crisi attuale e ricostruire le economie mondiali. Noi
continueremo a collaborare strettamente assieme ai nostri partner italiani per
raggiungere questo obiettivo, a beneficio di tutti i nostri cittadini. E
continueremo a sostenere che l'unico modo per andare avanti è attraverso il
dialogo ed il consenso internazionali, invece di ritrarsi nel protezionismo nazionale e nella
"deglobalizzazione". *Ambasciatore britannico in Italia © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Gazzetta di Parma Online, La" del
10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Agroalimentare -
Errani: "Parma può fare da locomotiva" «Che Parma rappresenti un
punto di eccellenza internazionale sull'agroalimentare è un dato di fatto, e
che la Regione l?abbia messa al centro della sua strategia è un altro dato di
fatto». Così il presidente Vasco Errani, in una nota diffusa dalla Provincia di
Parma dopo un incontro di settore e i nove milioni di euro stanziati dal Piano
di sviluppo rurale per dieci aziende del Parmense. Contento che «siano arrivate
a Parma il 31% delle risorse disponibili», Errani ha detto che questi fondi
premiano proprio «la qualità, il coraggio degli investimenti e quella
dimensione di impresa e territoriale che può fare da locomotiva a un processo
d?innovazione di cui abbiamo bisogno». Anche negli interventi in funzione
anticiclica della crisi globale, «la Regione considera l?agricoltura un
elemento irrinunciabile, e tutto ciò che possiamo investire deve essere
finalizzato a processi d?innovazione e di riorganizzazione. è importante che le
imprese investano – ha aggiunto – ed è importante riorganizzare la filiera per
andare sui mercati globali». Soddisfatto il presidente della Provincia di
Parma, Vincenzo Bernazzoli, nell?avere a fianco la Regione: «Siamo in un
momento di crisi, ma vogliamo lanciare un messaggio al mondo dell?economia e
del lavoro, per dire che le istituzioni sono in campo per superare le
difficoltà e per investire sul futuro». E l?agroalimentare «è un elemento
portante della nostra economia: ci scommettiamo anche per il futuro. Sappiamo
che ci sono delle difficoltà, ma vogliamo contribuire a riattrezzare questo
settore per le sfide della globalizzazione».
( da "Quotidiano.net" del 10-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pechino ha
annunciato conseguenze nelle relazioni con l’Italia per la decisione del Comune
di Roma di conferire la cittadinanza
onoraria al Dalai Lama
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'cittadino di Roma' La Cina: "Conseguenze per
l'Italia" Pechino ha annunciato conseguenze nelle relazioni con l?Italia
per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al
Dalai Lama Pechino, 10 febbraio 2009 - La Cina ha
annunciato conseguenze nelle relazioni con l?Italia per la decisione del Comune
di Roma di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. L?anno scorso
Pechino cancellò una summit franco-cinese dopo che Nicolas Sarkozy aveva
incontrato il leader spirituale tibetano. La concessione della cittadinanza
onoraria di Roma al Dalai Lama, ha detto la portavoce del ministero egli Esteri
cinese, Jiang Yu, "ferisce profondamente la sensibilità del popolo cinese.
Manifestiamo il nostro forte malcontento e la nostra contrarietà. Speriamo che
l?Italia presti attenzione alle profonde preoccupazioni della Cina e adotti immediate ed efficaci misure per correggere
l?impatto negativo e mantenere il salutare e stabile sviluppo delle relazioni
bilaterali". La questione tibetana, ha aggiunto Jiang, "è meramente
di politica interna". "Il Tibet" ha aggiunto "è parte
inseparabile della Cina" e il Dalai Lama
"non è solo una figura religiosa: indossa le insegne della religione, ma è
stato per molto tempo un leader politico in esilio, impegnato in attività
separatiste". LA FARNESINA Il governo italiano "sostiene la politica
di una sola Cina" e ricorda che la concessione
della cittadinanza onoraria è una scelta autonoma di un ente locale. La
Farnesina getta acqua sul fuoco delle polemiche dopo il disappunto espresso da
Pechino per la decisione del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria
al Dalai Lama. "è stato già chiarito in altre numerose occasioni
all?Ambasciatore cinese in Italia che i comuni italiani sono autonomi e
assumono le loro decisioni in assoluta indipendenza dal Governo" fa sapere
il ministero degli Esteri che "ricorda il fermo sostegno del Governo
italiano alla politica di una sola Cina, politica che
Silvio Berlusconi e Franco Frattini hanno ribadito ai loro omologhi anche in
occasione degli ultimi incontri avuti". fonte Agi Il premier dovrebbe
ricevere il Dalai Lama?Il Dalai Lama a RomaMULTIMEDIA La repressione in Tibet,
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restare nel Milan?Chi vincerà la Coppa Italia 2009 ?E' giusto che i medici
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dà la possibilità ai medici di denunciare i pazienti clandestini. Insorgono
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