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Report "Globalizzazione"  27-30 aprile 2009

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Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

virus e panico - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma nell´era della globalizzazione e dei voli intercontinentali non ci sono più a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è indebolito: l´allarme si diffonde troppo tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo.

superati gli usa il mercato cinese verso il primato - daniele p. m. pellegrini shanghai ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina ne avrà circa 2000 a conferma che dopo Usa e Germania questo è il terzo mercato per la marca. A parte la Porsche la propensione al lusso dei cinesi resta evidente anche in mezzo agli stand del Salone, dove le marche occidentali di prestigio sono presenti in forze: da Rolls Royce (che proprio qui ha annunciato il nome del futuro secondo modello:

Virus e panico, i due pericoli ( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma nell'era della globalizzazione e dei voli intercontinentali non ci sono più a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è indebolito: l'allarme si diffonde troppo tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo.

Prima emissione di bond dell'Fmi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: India e Cina), a fornire nuove risorse all'Fmi senza aver avuto assicurazioni che le loro quote nel capitale del Fondo vengano aumentate per riflettere il peso guadagnato nell'economia globale. Portavoce dei Bric è il ministro brasiliano Guido Mantega, secondo cui questi Paesi non sono disposti a fare un prestito al Fondo secondo le modalità usua-

Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la globalizzazione- spiega Pagano - è stata questo: proprietà intellettuale Usa, servizi indiani e produzione cinese. Gli investimenti erano fatti dai proprietari di conoscenze, e i risparmi di tutti venivano " riciclati" dagli Stati Uniti». Finché è stato possibile: le opportunità di investimento hanno presto iniziato a scarseggiare:

Perché il G8 di Siracusa avvicina l'accordo sul clima ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa e non vincola ad alcuna riduzione presente e futura India e Cina, i tre Paesi che oggi sono, ed ancor di più domani saranno, responsabili delle maggiori emissioni di Co2 sul pianeta, insieme all'Europa. Il G8 Ambiente si era posto due obiettivi: l'approvazione della «Carta di Siracusa» sulla biodiversità e registrare dei progressi significativi nel percorso verso un accordo globale

Ahmadinejad su Israele: "Sì ai due Stati separati" ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) e della Germania su una ripresa dei negoziati. "Le relazioni tra l?Iran e gli Stati Uniti dipendono dalle decisioni dell?amministrazione americana" ha chiuso il presidente iraniano, sostenendo che Teheran "è sempre pronta a discutere", ma chiedendo "un quadro chiaro e un ordine del giorno chiaro"

La Cina conquista il mondo ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 27 pagina 14 La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Dalla Giamaica al Kazakhstan, Pechino usa le sue immense disponibilità finanziarie per aiutare e quindi attrarre nella propria orbita nazioni in difficoltà economica. E l?Occidente senza liquidità assiste impotente A lanciare l'allarme è stato il ministro delle Finanze della Corea del Sud,

Fiat, Altavilla e i manager dei due mondi ( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Diventa prima capo dell'ufficio di Pechino e poi dei progetti Cina e India. Ora è da settimane a far la spola fra Auburn Hills, nel Michigan, quartier generale di Chrysler, e Washington. Deve chiudere al meglio, con Marchionne, la trattativa politica probabilmente più delicata nella storia del Lingotto.

Ma ora serve anche una politica globale ( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Abbiamo rafforzato molto le nostre difese doganali, tanto da intercettare una parte consistente dei flussi in arrivo. Ma la difesa di marchi e brevetti è sempre più una lotta globale. Insomma, le imprese si internazionalizzano, ma anche le politiche si devono globalizzare. di Giuseppe Roma direttore generale Fondazione Censis

Roberto Gotta ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di Geronimo La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Nave da crociera italiana sfugge ai... di Fausto Biloslavo Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Franceschini batte Veltroni E fa il... di Redazione Commento Il controsenso... di Geronimo La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Franceschini non si accorge di aver.

LA GRANDE OCCASIONE DELL'EURO ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pensiamo innanzitutto alla Cina. La banca centrale cinese ha oggi circa duemila miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Il 70% di queste sono denominate in dollari. Se effettivamente avremo in futuro una grande inflazione americana, le banche centrali asiatiche rischiano di subire ingenti perdite nel valore delle proprie riserve estere.

Israele, Ahmadinejad: Stati separati ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) e della Germania su una ripresa dei negoziati. "Le relazioni tra l?Iran e gli Stati Uniti dipendono dalle decisioni dell?amministrazione americana" ha chiuso il presidente iraniano, sostenendo che Teheran "è sempre pronta a discutere", ma chiedendo "un quadro chiaro e un ordine del giorno chiaro"

Geronimo ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di Sabrina Cottone La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Franceschini batte Veltroni. E fa il... di Peppino Caldarola Il controsenso... di Geronimo Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Nave da crociera italiana sfugge ai.

E la Cina diventa sempre più influente nel mondo. ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta.

Influenza suina, una psicosi molto sospetta ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta.

Febbre suina, l'Oms alza il livello di allerta Quasi 150 morti in Messico, primi casi in Europa ( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni Stati americani: lo ha confermato il Rappresentante commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio estero.

VENERDI' 24 Ambrosio 1 CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 14,30 "Black Narcissus" ("Nar... ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa 2007) "Tongzhi in Love" di Ruby Yang (Cina 2008) OMAGGIO: SHU-LEA CHEANG Ore 15,30 "Sex Fish" (Usa 1993) "Sex Bowl" (Usa 1994) "Coming Home" (Giappone 1995) "Fingers and Kisses" (Giappone 1995) "Fluid" (Installation) ( Norvegia 1994) "The Fisting Club" (Germania 2008) "I Am You Are High on Milk" (Spagna 2008) ARDORFO ARRIETA:

Concerto a Sanremo poi doppia trasferta ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa (con debutto nel 1994 nella Carnegie Hall di New York), Austria, Francia, Svezia, Finlandia, Olanda, Romania, Croazia, Polonia, Messico, Brasile, Italia, Cina. Ha suonato con alcune delle maggiori orchestre mentre suoi concerti sono stati trasmessi in diretta dalle radio e tv nazionali di Corea, Romania,

new york ora teme l'isolamento obama: "prese le misure necessarie" - (segue dalla prima pagina) vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: "Prese le misure necessarie" Contagiati 28 studenti, bandite carni Usa in Russia e Cina Gli Stati Uniti La psicosi della pandemia fa volare a Wall Street le azioni di Big Pharma (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) VITTORIO ZUCCONI Sugli Stati Uniti il resto del mondo ha issato la "bandiera gialla" di una semi quarantena globale.

"nel 2009 ripresa lentissima ma è ora di tornare a investire" - ettore livini ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è vero che l´economia in Cina ed Estremo oriente è già tornata a decollare? «In parte sì. Anche se Pechino è in mezzo a una trasformazione epocale da paese esportatore a produttore per il mercato interno. Al momento il Pil tiene grazie agli investimenti infrastrutturali.

la febbre suina sbarca in europa primi malati in spagna e scozia - pietro del re ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A causa dei timori di una pandemia, Cina, Ucraina, Kazakhstan, Filippine, Thailandia ed Emirati Arabi hanno vietato l´import di carne di maiale dagli Stati Uniti. Arrivano pessime notizie dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta: il virus si propagherebbe anche da uomo a uomo.

gli enigmi della politica italiana - marc lazar ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: spaventate dalla modernizzazione, dalla globalizzazione, dall´Europa, dagli stranieri. In definitiva, il berlusconismo consiste nell´unificare le destre e una parte del centro, ieri in una coalizione e oggi nel Pdl, alleandosi al tempo stesso con la Lega. Senza dubbio il Pdl è fragile, e dipende dalle sorti del suo creatore.

cartoline dai cittadini che pensano positivo - paola naldi ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dagli scatti emerge poi che la gioia è forse l´essenza della globalizzazione, linguaggio comune a tutti i popoli che non ha bisogno di traduzione: in Oriente come sotto le Due Torri. E qui basta tenere gli occhi ben aperti per scoprire che il sorriso è ancora una costante di chi vive in centro come nei quartieri di periferia.

cassa integrazione anche ai precari - paolo russo ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Barbieri ha ribadito la disponibilità di finanziamenti all´interno dell´accordo di programma regionale cui Natuzzi ha partecipato. Le possibili soluzioni potrebbe essere legate al Feag, il fondo di adeguamento alla Globalizzazione, o alla reintroduzione dei contratti di solidarietà.

Un virus che accompagna (e fa) la storia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: adesso che non è affatto chiara la natura di questo virus che è già globalizzato ma ha fatto vittime solo in Messico, sembrano aver imparato la lezione di Philadelphia. Ma con un avversario così invisibile e - soprattutto- dall'animo così mutevole, è difficile prevedere. E guerreggiare. John Barry, nel suo libro, espone un'altra teoria.

DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE A OGGI ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: curando le infezioni secondarie, riducono la mortalità Nel 1976 i primi casi di suina Un soldato del New Jersey èi primo caso mortale di influenza suina. La Sars, nel 2002, è una polmonite atipica che, a partire dalla Cina, uccide 800 persone. L'influenza aviaria del 2003,nel Sud-Est asiatico, fa 250 morti ALINARI CORBIS

In breve ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche per le carni made in Usa Russia, Cina, Kazakhstan, Ucraina, Filippinee Thailandia hanno imposto un bando all'import di carne suina dagli Stati Usa colpiti. Critiche del rappresentante americano per il commercio: «Il bando per la carne di maiale e di prodotti a base di carne di maiale, non ha una base scientifica e può provocare gravi danni al commercio senza una vera causa»

Scuse made in Usa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: bisogno della Cina, tanto per cominciare,e di chi acquisti i loro titoli pubblici. E poi probabilmente sanno che non potranno da soli ricostruire un capitale sociale importante come la fiducia che hanno potentemente contribuito a incrinare. Del resto, qualche precedente confortante c'è: nel 1985,l'accordo del Plaza funzionò e contribuì a ricostruire un equilibrio sui mercati valutari.

Benessere, altro che crescita zero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Meno globalizzazione e più potere alle nazioni. Consumi moderati e modelli di vita più frugali. Auto più piccole e ritorno ai prodotti locali. E si potrebbe continuare. Se tutto ciò fosse vero, sarebbe facile disegnare il futuro e capire dove stiamo andando: basterebbe immaginare e fare il contrario di quanto è avvenuto fino ad oggi.

Nessun G-2, Pechino punta sul mondo multipolare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Shanghai Association of International Relations ed è autore di varie pubblicazioni, specialmente sui rapporti Cina-Usa e sulla cooperazione interasiatica. La Cina nella Trilaterale: un tempo sarebbe stato impensabile. Sono cambiati di più la Cina, il mondo o la Trilaterale? Tutto è cambiato. La Trilaterale era nata come un club delle sole cosiddette democrazie industrializzate.

L'integrazione coinvolga anche l'America di Obama ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alleanza bilaterale nonostante la sempre maggiore importanza delle relazioni Usa-Cina. Joseph Nye, 72 anni, docente a Harvard ed ex vicesegretario alla Difesa, è l'ideatore del termine soft power, entrato anche nel lessico politico giapponese a nobilitare una strategia internazionale di Tokyo, spesso considerata timida.

ALLEANZA OBBLIGATA ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: interscambio di beni Usa-Cina è di poco superiore 16 miliardi Export Usa 2008 di servizi Il surplus Usa con la Cina nei servizi è cresciuto del 36% l'anno nel passato quinquennio 60 miliardi Investimenti di imprese Usa I soldi investiti in 57mila progetti in Cina dalle compagnie americane - 6,8% Calo degli scambi Il valore della contrazione anno su anno nell'

Tedeschi a lezione di consumi cinesi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: corrispondente In marzo Volkswagen ha venduto in Cina 112mila auto, un record storico. In tempi di recessione, il grande mercato cinese è considerato il salvagente mondiale. E non solo nelle infrastrutture: le imprese tedesche guardanocon crescente interesse ai consumi, tanto che di recente la Asien-Pazifik-Ausschuss der Deutschen Wirtschaft, un'associazione imprenditoriale tedesca,

Il volto dell'Asia che verrà ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A fronte di una caduta della fiducia negli Usa - provocata da una crisi finanziaria il cui effetto sarà il crescente ruolo della mano pubblica nell'economia - Kissinger ritiene fondamentale portare Cina e India dentro una coerente cornice internazionale che va messa in grado di funzionare anche senza la leadership di un solo Paese.

Una marcia veloce da nonsottovalutare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Asia in marcia nel mondo globalizzato aveva il volto delle multinazionali emergenti: dalle cinesi Huawei e Haier alla sudcoreana Lg, dalla taiwanese Acer alle indiane Tata e Infosys Technologies. Oggi al plotone iniziale se ne sono aggiunti altri: dalla BYD di Wuang Chuangfu con quartier generale a Shenzhen( pile ricaricabili per cellulari e auto elettriche)

Non solo Cina. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 30 autore: Non solo Cina. Fondo di 800 milioni di dollari per riserve strategiche di riso e grano Anche i sauditi nella partita latina BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente Cinesi e arabi. Sono loro i nuovi player in America latina. I primi non sono una sorpresa, i secondi sì.

Sale a livello <4>l'allarme per la febbre suina ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India e Sudafrica, per affrontare il problema della febbre suina «a livello globale». Dalla Spagna sono arrivate rassicurazioni di buona risposta alle cure del primo caso di febbre suina in Europa. Le autorità sanitarie scozzesi hanno reso noto che i due contagiati ricoverati nell'ospedale di Airdrie,

L'Apocalisse moderna e la sindrome del formicaio impazzito ( da "Tempo, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Per lui Apocalisse e globalizzazione sono la stessa cosa. Si specchiano. Fini, l'influenza da suini è arrivata anche in Europa. Esattamente in Spagna, Francia e Scozia. Pure in Italia è stato segnalato un caso, poi fortunatamente rientrato. Ormai è la psicosi, nonostante le rassicurazioni delle istituzioni, italiane ed europee.

In ginocchio nel film ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: una luce negativa sulla Cina. I commenti sono affiorati sui vari forum cinesi a ridosso dell'uscita del film a Singapore, prevista per dopodomani. Un giornale dello Yunnan ha riferito delle critiche, negli Usa, per la qualità dell'inglese parlato dall'attrice. Ma sono due gli aspetti che hanno irritato i detrattori di Zhang Ziyi: il suddetto inginocchiamento e le fotografie che,>

Febbre suina, in Messico 152 vittime Il virus "sbarca" in Europa: 3 casi certi ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Carne suina messa al bando Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni stati americani: lo ha confermato l'ufficio del Rappresentante Commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio Estero.

Banche e crisi, il peggio deve ancora venire?. ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

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Febbre suina, in Messico 152 vittime... ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Carne suina messa al bando Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni stati americani: lo ha confermato l'ufficio del Rappresentante Commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio Estero.

Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 21 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta.

Luca Crovi ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ispettore Zulu Così anche il noir si globalizza 05-03-2009 - Wilbur Smith: "La mia vita è tutta un safari" 02-03-2009 - «Tutto cominciò quando, a 16 anni, mi capitò di fare il testimone detective» 25-02-2009 - Crais: "Il mio compito? Togliervi il sonno" 10-02-2009 - "Io scrittore eretico?

"La febbre suina ha avuto origine in Asia" ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: possibilmente in Cina, e da lì dei viaggiatori l?hanno portata negli Stati Uniti e, sicuramente, poi nel Distretto Federale di Città del Messico e nello Stato di Messico". Secondo il governatore, il virus "non può essere associato con l?attività dell?azienda Granjas Carroll" che, nella regione di Perote, si dedica all?

tre contagiati, il virus è arrivato in europa - natalia andreani ( da "Tirreno, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Due casi accertati si segnalano invece in Canada, sulle due coste del paese, mentre in Israele due pazienti sono stati messi in isolamento dalle autorità sanitarie. Altri nove casi sospetti sono in Colombia, quattro in Brasile, uno in Perù. Nessun caso, per ora, è invece segnalato in Cina.

Febbre suina, l'Oms alza il livello di allerta I morti in Messico sono 152, primi casi in Europa ( da "Repubblica.it" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni Stati americani: lo ha confermato il Rappresentante commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio estero.

Suini, l'Oms: "La pandemia è evitabile" Usa: due morti sospette in California ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si allunga la lista dei Paesi con il fiato sospeso in attesa del responso dei test (primo tra tutti la Cina dove le autorità indagano su alcuni casi dubbi). Berlusconi tranquillo "Non c?è nessun pericolo". Silvio Berlusconi torna a parlare dell?influenza suina spiegando che la situazione "è sotto controllo" anche se adesso l?Ue "deve trovare un antidoto che ancora non c?

Febbre suina, cresce la paura in Usa Oms annuncia: ( da "Corriere.it" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Alcuni casi di possibili persone contagiate vengono intanto segnalati in Cina, dove le autorità hanno posto sotto osservazione diverse persone sospettate di essere portatrici del virus. LA PSICOSI NEL MONDO - Ma quella della febbre suina sta diventando sempre più una vera psicosi. Ne risentono le Borse mondiali, che temono ripercussioni sull'economia globale.

Oms: la pandemia è alle porte ( da "Corriere delle Alpi" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L'ombra del contagio si allunga anche su Cina e Corea del Sud dove i casi sospetti sono numerosi. Pechino ha già disposto il blocco delle importazioni di carni suine dalle aree di contagio. Tokyo ha bloccato i visti da e per il Messico. Ma l'Oms ripete che la chiusura delle frontiere «è inutile» ad arginare il contagio.

febbre suina, la paura contagia gli usa l'oms: pandemia ancora evitabile - pietro del re ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Segnalazioni di possibili contagi arrivano anche da alcune nazioni asiatiche, prima tra tutte la Cina, ancora segnata dal ricordo della Sars, dove le autorità indagano su alcuni casi dubbi. Nel frattempo, Hong Kong ha imposto restrizioni a persone provenienti dai paesi dove si è manifestato il virus e mette in quarantena chiunque sbarchi con più di 38 di febbre.

un altro shock per l'economia - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: annunciati dal banchiere centrale Usa Ben Bernanke sono solo, tecnicamente, segnali di rallentamento nella velocità di de-crescita. E la febbre suina ne alimenta già un´altra: il contagio del protezionismo. Cina, Russia, Ucraina ne hanno approfittato per vietare l´import di carni suine dal Messico e da alcuni Stati Usa.

la cultura della crisi - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con il decollo produttivo della Cina, dell´India, del Brasile, dell´Est europeo, la pluridecennale crescita americana, la tenuta dell´Europa continentale, con la creazione di quel potente ammortizzatore monetario che si è rivelato l´euro. Proprio perché tutto ciò era innestato da una creazione crescente di debito andavano assicurate norme che garantissero le possibilità a corto,

Mai così stretta la rete di protezione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma soprattutto, la rete di protezione del mondo globalizzato non è mai stata così stretta. La Shoc Room, com'è familiarmente chiamata la centrale sotterranea di Ginevra, è figlia della Sars: è stata concepita nel 2003, dopo il temibile virus che era apparso in Cina e volato fino al Canada.

Palestre chiuse alle donne Protesta in Arabia Saudita ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione e il desiderio di avere un corpo più armonico hanno fatto sì che il loro numero crescesse oltre livelli "desiderabili". Il Dipartimento per lo Sport si è così aggrappato al pretesto che, per legge, può concedere licenze solo alle palestre maschili.

Drs sostiene i conti Finmeccanica ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La società ha inoltre ricordato l'imminente apertura di una nuova società in Cina. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PREVISIONI Per il 2009 il giro d'affari è atteso tra 17,1 e 17,7 miliardi, mentre nel 2010 il fatturato potrebbe toccare i 18,6 miliardi

Gli impianti restino in mano pubblica ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Per un'area come quella torinese, capace di produrre cultura di alto livello, sarebbe un vero peccato. Almeno qui, cerchiamo di non far vincere la globalizzazione. Ma.Fe. © RIPRODUZIONE RISERVATA Produttore. David Zard, a Torino per «Notre Dame de Paris» LAPRESSE

Brusca frenata per la nautica ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le aspettative si concentrano su paesi come la Cina e gli Emirati Arabi Uniti, mentre le difficoltà restano per gli Usa e la Russia». A dare il segnale delle difficoltà è la decisione del leader nel settore dei megayacht il gruppo Azimut-Benetti di avviare un articolato programma di riorganizzazione strategica e logistica.

Gallo: presto tutto potrebbe sgonfiarsi ( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione, dobbiamo globalizzare anche la lotta contro i virus ». E se la pandemia esplodesse nel Terzo mondo? «Tali centri avrebbero l'obbligo di collaborare con le nazioni in via di sviluppo per creare una rete di controllo globale. Se un nuovo focolaio esplodesse in Indonesia, ad esempio, essi interverrebbero in loco e subito.

Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti. ( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli usa e il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione -

La "crociata del kebab": divieti, multe e sequestri ( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Legge o non legge la globalizzazione alimentare passa anche attraverso il kebab. Questione di gusti. Ma anche questione di soldi... - Viaggio tra i kebab di Milano - di Orlando Sacchelli - Ma di notte si può mangiare solo kebab - di Francesco Maria Del Vigo - GUARDA IL VIDEO: "La crociata del kebab" © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.

Viaggio tra i kebab di Milano ( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ci tiene a rimarcare la differenza. Eppure non è greca Celina, è polacca. Ma lavora lì da dieci anni... Anche Celina è figlia, come un po' tutti noi, della globalizzazione alimentare. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Illy, caffè in lattina a Berlino ( da "Corriere delle Alpi" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tramite la joint-venture con la Coca-Cola - la Ilko Cofee International - è di «globalizzare questo mercato, che oggi è prevalentemente asiatico». Se il mercato globale del caffè in lattina vale 17 miliardi di dollari, quello della tazzina di caffè ne vale 75. La Germania è «la cartina di tornasole di tutta la strategia».

la politica del "fondo" non basta all'economia - vincenzo provenzano ( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Alla globalizzazione mondiale la Sicilia risponde con la «fondalizzazione» - scusate il termine - dell´economia regionale, che ha poco respiro per una regione economicamente asmatica e trattata con terapie che i presunti medici a stento conoscono.

Alla Tosi svanisce il sogno indiano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Qui la globalizzazione ha un effetto spiazzante sui vecchi schemi delle relazioni industriali. Della Gammon, gli stessi sindacati italiani dicono di non sapere molto, navigando sul sito internet hanno scoperto che è sparito il numero degli addetti nel mondo.

Balzo di mais e soia, recuperano i non ferrosi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Questi ultimi sono saliti anche per effetto del taglio delle stime sul raccolto argentino e nonostante la cancellazione di alcuni cargo da parte della Cina. Bene anche il grano (+2%) e al Nyce il cotone sodo (+1,5%). Poco mossi i coloniali.

Il party di Mr Doom, da Marx a Wall Street ( da "Corriere della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: da Londra alla Cina. Ed ora diventa anche l'eroe di OR Movement, l'organizzazione ebraica che cerca di trasformare il deserto del Negev e la Galilea in aree «vivibili», densamente popolate: l'altra sera il grande ovale neoclassico della Gotham Hall di Broadway ha ospitato una serata di gala in onore dell'economista della New York University,

manda nel mercato frenando l'economia. La scarsità della domanda - una spesa privata ... ( da "Corriere delle Alpi" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il nocciolo è che non si è voluto o saputo opporsi alla globalizzazione selvaggia della quale siamo tutti vittime. Problema politico perché viviamo ormai in un mondo dove i principali mezzi di comunicazione, sempre più controllati dalla destra conservatrice, cercano di convincere la gente che gli aspetti negativi di un mercato senza regole - ineguaglianza,

La natura vista da Addamiano Ultimo giorno in mostra a Brera ( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la globalizzazione. Figlio di un carabiniere e di una sarta, allievo del vero, impressionista di fatto, Addamiano nel suo ultimo periodo artistico ci mostra la sua terra lontana vista con occhi estatici, poetici. Sono proprio questi i lavori in cui la luce del giorno viene esaltata, mentre l'immagine è simile a un sogno nei quadri che rappresentano campi bruciati e cieli stellati.

La "Crociata del kebab" tra divieti e sequestri ( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Legge o non legge la globalizzazione alimentare passa anche attraverso il kebab. Questione di gusti. Ma anche questione di soldi... - Viaggio tra i kebab di Milano - di Orlando Sacchelli - Ma di notte si può mangiare solo kebab - di Francesco Maria Del Vigo - GUARDA IL VIDEO: "La crociata del kebab" © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.

Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora. ( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Influenza suina, una psicosi molto sospetta.

Commesse da tutto il mondo per il MiniMetro firmato Leitner ( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Track Machines della canadese Camoplast Inc sta dando un ulteriore decisivo contributo all'azione espansiva di Leitner negli USA, ma anche in Cina, India e Russia. Con un investimento di 30 milioni di euro il Gruppo si è assicurato la linea di veicoli cingolati, capaci di muoversi su ogni superficie e nelle più difficili situazioni logistiche, per cui Camoplast è nota nel mondo.


Articoli

virus e panico - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 20 - Commenti VIRUS E PANICO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Da allora gli spettri come il morbo della mucca pazza , la Sars e l´influenza aviaria sono stati scacciati con le misure sanitarie e preventive opportune. è vero che paradossalmente sul terreno delle malattie infettive il mondo moderno appare più fragile del mondo antico. Abbiamo imparato a difenderci da infezioni quasi certamente mortali (pensiamo al vaiolo, la peste, il tifo, il colera), ma nell´era della globalizzazione e dei voli intercontinentali non ci sono più a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è indebolito: l´allarme si diffonde troppo tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo. Sono interrogativi nuovi, di fronte ai quali chiudere gli occhi non serve ma alzare la guardia sì. Io sono convinto che oggi anche una pandemia può essere affrontata e risolta, se si procede con una organizzazione efficace e moderna, come si sta dimostrando quella subito attivata dall´Europa e dall´Italia. Questo "sistema di salvataggio" rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazioni di comportamento, perdendosi nelle sue ansie. E qui arriviamo al secondo pericolo. Tutti capiamo bene che i media per loro natura sono alla ricerca della notizia e vivono sull´onda emotiva che questa inevitabilmente scatena. Nel caso però di un allarme di malattia, l´emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l´obiettivo di debellare più la paura che il virus. Ad esempio per l´influenza aviaria son stati investiti milioni di euro in farmaci che non sono mai stati utilizzati. Era forte la pressione della popolazione spaventata e a questa forza certo hanno contribuito le immagini di migliaia di polli arsi vivi che rimbalzavano da una tv all´altra. Ho vissuto in prima persona, quando ero ministro della Sanità, l´odissea dell´encefalite bovina da prione (mucca pazza) che mise il mio ministero e l´intero Paese in serie difficoltà. L´impegno maggiore per noi fu di controllare e bonificare gli allevamenti bovini, ma lo sforzo più duro fu quello di rassicurare gli italiani, sapendo che il rischio di ammalarsi risultò per loro inferiore a quello di aspirare una boccata di fumo di sigaretta o percorrere 700 metri in auto. I virus non emergono da mondi ed epoche oscure, senza un perché. Gli animalisti pensano, nei casi di virus da animali, ad una sorta di nemesi della natura. Malattie temibili vengono sguinzagliate nel mondo perché l´uomo nel suo avido consumismo ha violato le leggi della natura: mucche e buoi vengono colpiti da prioni perché l´uomo li costringe a mangiare farine animali come se fossero cannibali, i polli e i maiali sono costretti ad ingozzarsi di cibo e non muoversi mai se non in spazi angusti in cui si accalcano, quasi senza sapere che esiste il sole e l´aria aperta. Io non mangio gli animali perché li amo davvero, ma rispetto la posizione di chi consuma carne e non mi sento di accusare gli allevatori per la diffusione di alcun virus. è certo tuttavia che migliori condizioni di allevamento e un maggior rispetto per i diritti degli animali contribuirebbero a un miglioramento generale della situazione igienico-sanitaria internazionale. Se da un lato i rischi per la salute in un mondo consumista e globalizzato aumentano, dall´altro aumentano anche gli strumenti per capirle e le misure per farvi fronte. Faccio quindi un appello alla gente perché, proprio nei momenti di maggiore insicurezza, come questo, abbia ancora più fiducia nella scienza, nella medicina, e nelle capacità dei suoi uomini di salvaguardare il loro bene più prezioso: la salute.

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superati gli usa il mercato cinese verso il primato - daniele p. m. pellegrini shanghai (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 26 - Automotori Ferrari Mercedes General Motors Lamborghini Superati gli Usa il mercato cinese verso il primato Al via uno dei saloni più interessanti dell´anno. Tutti gli occhi sulla Panamera, prima coupé a 4 porte della Porsche Ma a stupire sono ancora i modelli dei costruttori di casa Dalla Byd alla Brilliance ecco tutti i modelli ecologici e supermini per affrontare il traffico delle grandi città Siamo presenti dal 2004 e in questa area nel 2008 abbiamo raggiunto il record di 1000 Ferrari vendute Con i tempi che corrono è bello essere finalmente in un posto dove le cose vanno bene Questo mercato continuerà a crescere e per il 2009 prevediamo ancora un aumento dal 5 al 10% Continueremo a investire su questo grande mercato potenzialmente uno dei più importanti DANIELE P. M. PELLEGRINI SHANGHAI L´anteprima di una Porsche in Cina è sicuramente una novità intrigante, ma accanto alla nuova Panamera la sorpresa del mega-show di Shanghai è la presenza massiccia dei grandi manager di tutto il mondo. La rassegna cade proprio nel momento del sorpasso cinese nei confronti del mercato americano e che anche per questo abbandona definitivamente l´immagine di pittoresca esposizione di cloni delle auto occidentali per diventare un appuntamento obbligato. Quest´anno poi c´è un motivo in più ed è il fatto che nella valle di lacrime del mercato mondiale dell´auto c´è un´isola felice, che nei numeri vale un continente, dove invece le cose vanno bene e per tutti quelli che contano c´è il clima giusto per permettersi di cambiare registro e parlare di business con i toni del ragionevole ottimismo. Lo può fare a maggior ragione Klaus Berning, vicepresidente e responsabile marketing di Porsche, che dall´alto del 94° piano del World Financial center presenta con orgoglio la quarta linea di prodotto della più importante azienda di auto sportive, destinata ad allargare ulteriormente il settore delle sportive di lusso. Con Panamera Porsche anticipa una nuova generazione di quattro porte esclusive di altissime prestazioni, che vede già altri aspiranti come Aston Martin e Lamborghini, puntando su una formula ambigua che Bering non esita a definire «fra la coupé e la station wagon»; e per restare in famiglia entrambe le definizioni appaiono calzanti se i riferimenti sono la Cayenne (di cui la Panamera potrebbe essere la coupé, o la 911 (di cui la Panamera sarebbe invece la wagon). Tecnicamente si tratta di una 5 porte 4x4, con motori V8 da 400 e 500 Cv, che un po´ a sorpresa vanta una sua attitudine ecologica grazie al sistema stop&start e alla annunciata versione ibrida che arriverà nel 2010. Delle 20.000 prodotte, la Cina ne avrà circa 2000 a conferma che dopo Usa e Germania questo è il terzo mercato per la marca. A parte la Porsche la propensione al lusso dei cinesi resta evidente anche in mezzo agli stand del Salone, dove le marche occidentali di prestigio sono presenti in forze: da Rolls Royce (che proprio qui ha annunciato il nome del futuro secondo modello: Ghost) a Bentley, da Mercedes (con le nuove AMG e S400 Hybrid) a Bmw (con la versione lunga della serie 7 e il nuovo motore V12 biturbo da 760i) per finire con la coraggiosa e spettacolare proposta di Stile Bertone che espone la Mantide su base Corvette. E i cinesi? Non stanno certo a guardare, o almeno non più, dato che hanno imparato abbastanza e lo dimostrano con una serie di concept molto meno ingenui del passato e con novità locali che hanno sempre meno da invidiare alle proposte occidentali. Escludendo la risibile Geely GE (immediatamente soprannominata «spring rolls»), modelli come la monovolume M6 della Byd, la Roeve (ex Rover) N1, la Brilliance EV, la Great Wall chc011 e le tante minivetture da megalopoli cinese, sono realizzazioni più che decorose in rappresentanza di un´industria che ha oramai raggiunto una grande consapevolezza delle proprie capacità e possibilità.

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Virus e panico, i due pericoli (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

CON la comparsa di nuovi virus, come in questi giorni quello messicano, si affacciano non uno solo, ma due pericoli. Il primo è l'effettiva diffusione della malattia a livello mondiale; il secondo è il panico in cui la gente può essere trascinata. Va innanzitutto chiarito che, benché questo nuovo virus si presenti, dal numero dei primi contagi, abbastanza aggressivo, una pandemia virale non si osserva nel mondo sin dal secolo scorso, ai tempi della terribile influenza Spagnola. Da allora gli spettri come il morbo della mucca pazza, la Sars e l'influenza aviaria sono stati scacciati con le misure sanitarie e preventive opportune. È vero che paradossalmente sul terreno delle malattie infettive il mondo moderno appare più fragile del mondo antico. Abbiamo imparato a difenderci da infezioni quasi certamente mortali (pensiamo al vaiolo, la peste, il tifo, il colera), ma nell'era della globalizzazione e dei voli intercontinentali non ci sono più a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è indebolito: l'allarme si diffonde troppo tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo. Sono interrogativi nuovi, di fronte ai quali chiudere gli occhi non serve ma alzare la guardia sì. Io sono convinto che oggi anche una pandemia può essere affrontata e risolta, se si procede con una organizzazione efficace e moderna, come si sta dimostrando quella subito attivata dall'Europa e dall'Italia. Questo "sistema di salvataggio" rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazioni di comportamento, perdendosi nelle sue ansie. E qui arriviamo al secondo pericolo. Tutti capiamo bene che i media per loro natura sono alla ricerca della notizia e vivono sull'onda emotiva che questa inevitabilmente scatena. Nel caso però di un allarme di malattia, l'emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo di debellare più la paura che il virus. Ad esempio per l'influenza aviaria son stati investiti milioni di euro in farmaci che non sono mai stati utilizzati. Era forte la pressione della popolazione spaventata e a questa forza certo hanno contribuito le immagini di migliaia di polli arsi vivi che rimbalzavano da una tv all'altra. Ho vissuto in prima persona, quando ero ministro della Sanità, l'odissea dell'encefalite bovina da prione (mucca pazza) che mise il mio ministero e l'intero Paese in serie difficoltà. L'impegno maggiore per noi fu di controllare e bonificare gli allevamenti bovini, ma lo sforzo più duro fu quello di rassicurare gli italiani, sapendo che il rischio di ammalarsi risultò per loro inferiore a quello di aspirare una boccata di fumo di sigaretta o percorrere 700 metri in auto. OAS_RICH('Middle'); I virus non emergono da mondi ed epoche oscure, senza un perché. Gli animalisti pensano, nei casi di virus da animali, ad una sorta di nemesi della natura. Malattie temibili vengono sguinzagliate nel mondo perché l'uomo nel suo avido consumismo ha violato le leggi della natura: mucche e buoi vengono colpiti da prioni perché l'uomo li costringe a mangiare farine animali come se fossero cannibali, i polli e i maiali sono costretti ad ingozzarsi di cibo e non muoversi mai se non in spazi angusti in cui si accalcano, quasi senza sapere che esiste il sole e l'aria aperta. Io non mangio gli animali perché li amo davvero, ma rispetto la posizione di chi consuma carne e non mi sento di accusare gli allevatori per la diffusione di alcun virus. È certo tuttavia che migliori condizioni di allevamento e un maggior rispetto per i diritti degli animali contribuirebbero a un miglioramento generale della situazione igienico-sanitaria internazionale. Se da un lato i rischi per la salute in un mondo consumista e globalizzato aumentano, dall'altro aumentano anche gli strumenti per capirle e le misure per farvi fronte. Faccio quindi un appello alla gente perché, proprio nei momenti di maggiore insicurezza, come questo, abbia ancora più fiducia nella scienza, nella medicina, e nelle capacità dei suoi uomini di salvaguardare il loro bene più prezioso: la salute. (27 aprile 2009

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Prima emissione di bond dell'Fmi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: Operazione per i Paesi in difficoltà ma i Bric vogliono garanzie Prima emissione di bond dell'Fmi WASHINGTON. Dal nostro inviato Il Fondo monetario emetterà obbligazioni per ricevere finanziamenti dai grandi Paesi emergenti per avere le risorse necessarie per assistere i Paesi in difficoltà a causa della crisi globale. è la prima volta che avviene nella storia ultrasessantennale del Fondo e, anche se i dettagli tecnici non sono ancora definiti, il direttore dell'Fmi, Dominque Strauss-Kahn, ha dichiarato che si va in questa direzione. Il vertice del G-20 del 2 aprile a Londra ha istruito i ministri finanziari perché trovino il modo di triplicare a 750 miliardi di dollari le risorse del Fondo, per poter soccorrere i Paesi investiti dalla crisi. Ma la discussione tecnica ha messo in luce una spaccatura, con l'opposizione delle grandi economie emergenti, i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina), a fornire nuove risorse all'Fmi senza aver avuto assicurazioni che le loro quote nel capitale del Fondo vengano aumentate per riflettere il peso guadagnato nell'economia globale. Portavoce dei Bric è il ministro brasiliano Guido Mantega, secondo cui questi Paesi non sono disposti a fare un prestito al Fondo secondo le modalità usua-li, il cosiddetto sportello Nab usato dai Paesi industriali. Giappone e Ue hanno già promesso 100 miliardi di dollari l'uno e gli Usa, Congresso permettendo, dovrebbero fare lo stesso. Altri Paesi offriranno contributi minori. Il sistema di prestiti al Fondo è governato da regole vecchie, ha detto Mantega, che non tengono conto dell'influenza degli emergenti. Brasilia e Pechino hanno insistito per l'emissione di obbligazioni dell'Fmi, a un tasso superiore a quello dei titoli del Tesoro Usa, in modo da servire anche come strumento di diversificazione delle riserve ufficiali. La revisione delle quote del Fondo deve completarsi entro l'inizio del 2011,secondo le indicazioni del summit del G- 20. L'altro punto controverso è la composizione del consiglio dell'Fmi, dove gli europei detengono 8 dei 24 seggi, rappresentanza anacronistica, secondo i Bric. La soluzione del problema non sarà facilecome dimostrano le dichiarazioni del ministro belga Didier Reynders (il Belgio è tra i principali candidati a perdere il seggio): «Lo status quo va benissimo». A.Me. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-26 - pag: 7 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Nessun dazio ma monopoli legali Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti di Riccardo Sorrentino T utti temono il protezionismo, in questi tempi di crisi. Spesso però si guarda dalla parte sbagliata. Perché nell'economia della conoscenza non contano i dazi o i sussidi all'export. Si osservino invece i flussi del sapere scientifico e tecnico e la libertà economica di utilizzarli. La conclusione può essere sorprendente: il protezionismo è con noi da tempo, e ha contribuito alla crisi. Questa tesi è stata consegnata da Ugo Pagano, docente all'Università di Siena al blog Goodwin Box (www.econ-pol.unisi. it/blog) del dipartimento di Economia politica dell'ateneo, e poi discusso in sede accademica. L'idea è semplice:gli Ipr ( Intellectual property rights), i diritti di proprietà intellettuale, incentivano la ricerca delle aziende, ma poi creano anche un monopolio. «è un tipo di proprietà particolare: possedere un pezzo di conoscenza significa impedirne l'uso in tutto il mondo, anche a chi la raggiunge autonomamente», spiega Pagano che parla di superprotezionismo: «Un Ipr è più forte di qualsiasi tariffa, che non impedisce mai di produrre i beni». Questi diritti hanno cambiato il mondo. Dal '94 in poi, sotto la tutela della Wto, l'organizzazione per il commercio internazionale, gli Ipr hanno ricevuto una protezione fortissima e, in un primo tempo, gli investimenti si sono moltiplicati. I Paesi ricchi di brevetti, come gli Usa e la Gran Bretagna,hanno dominato l'economia attraverso i monopoli legali delle loro multinazionali mentre «i Paesi più a valle nei processi di innovazione come la Germania, il Giappone, le Tigri asiatiche hanno subìto un calo di investimenti o sono andati in crisi ». La Wto, quindi, non avrebbe portato ovunque il libero mercato ma i monopoli che, una volta riempito il mondo, hanno dato vita a un «blocco reciproco» degli investimenti: poche aziende possono oggi inventare senza usare i brevetti di altre imprese e quindi godere di tutti i frutti delle loro innovazioni. Questo processo non è il frutto di un piano, ma di un po' di «lobbying, di strategie sofisticate e di convinzioni ideologiche». Tra conseguenze volute e non volute, «la globalizzazione- spiega Pagano - è stata questo: proprietà intellettuale Usa, servizi indiani e produzione cinese. Gli investimenti erano fatti dai proprietari di conoscenze, e i risparmi di tutti venivano " riciclati" dagli Stati Uniti». Finché è stato possibile: le opportunità di investimento hanno presto iniziato a scarseggiare: è stata l'altra faccia di quel savingglut, l'eccesso di risparmi, segnalato anni fa da Ben Bernanke. Quando poi, dal 2005, anche le aziende hanno iniziato a risparmiare perché non trovavano sbocchi per i profitti, l'effetto è stata la creazione di bolle speculative e poi la crisi. Ora un intervento è necessario. Pagano ricorda il paragone di Jefferson: «La conoscenza è come la fiamma della candela: accenderne una nuova non diminuisce la fiamma delle candele già accese. Ogni volta che impediamo l'uso della conoscenza creiamo allora uno spreco ». Non sarebbe però opportuna la soluzione di quei liberisti americani che vogliono abolire la proprietà intellettuale. Pagano propone l'intervento statale. Innanzitutto il rilancio della "scienza aperta" - quella delle università in cui i ricercatori corrono subito ad annunciare le loro scoperte. Poi, e da subito, misure per sbloccare la situazione: gli Stati (ma anche le Regioni) potrebbero acquisire brevetti dalle imprese private e metterli a disposizione di tutti. Senza nazionalizzare né penalizzare nessuno, si creerebbe un enorme volano per gli investimenti, e un grande incentivo a innovare: un "super-moltiplicatore", quindi, in grado di sbloccare il superprotezionismo. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA USCIRE DALL'IMPASSE La proposta: i poteri pubblici potrebbero acquistare proprietà intellettuale dai privati per rilanciare l'economia

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Perché il G8 di Siracusa avvicina l'accordo sul clima (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 27/04/2009 - pag: 18 La lettera Perché il G8 di Siracusa avvicina l'accordo sul clima Caro direttore, è una «lunga marcia per il clima» quella cominciata con il G8 Ambiente di Siracusa; una corsa a tappe (e ad ostacoli) che speriamo porti ad un accordo globale a dicembre a Copenaghen. Alcune cronache hanno parlato di mancato accordo sul clima, il che è certamente vero, come è vero da sempre, perché il protocollo di Kyoto, dall'immenso valore culturale e politico, non è stato firmato dagli Usa e non vincola ad alcuna riduzione presente e futura India e Cina, i tre Paesi che oggi sono, ed ancor di più domani saranno, responsabili delle maggiori emissioni di Co2 sul pianeta, insieme all'Europa. Il G8 Ambiente si era posto due obiettivi: l'approvazione della «Carta di Siracusa» sulla biodiversità e registrare dei progressi significativi nel percorso verso un accordo globale sul clima. Tali obiettivi sono stati raggiunti. L'intesa sulla biodiversità è un accordo di grande valenza strategica sul fronte ambientale e della sicurezza alimentare. Sul clima sono stati fatti decisivi passi avanti, che saranno la base per la discussione al Major Economy Forum che cominceremo oggi a Washington, altra tappa della lunga marcia. Tappe forzate perché si parte da molto lontano e a Siracusa abbiamo registrato un'accelerazione del delicatissimo processo che dovrebbe portare ad un accordo condiviso, l'unico utile per contrastare il global warning. A chi a conclusione del G8 mi chiedeva impegni e fondi, numeri e affermazioni vincolanti, ho cercato di spiegare che non poteva essere quello il momento né la sede, perché era come chiedere il risultato della partita a chi s'era riunito per discutere a che gioco giocare, in quanti e con quali regole. Perché fino a ieri si giocava in 8, a Siracusa ci siamo riuniti in 18. Si era giocato senza gli americani, a Siracusa c'erano. Si era giocato guardando solo al passato, cioè alle emissioni occidentali, a Siracusa si è parlato di futuro, delle emissioni derivanti dal processo di sviluppo delle economie emergenti. Questo quadro di riferimento, essenziale per qualsiasi trattativa concreta, ieri non c'era, oggi c'è. È il risultato ottenuto, non senza fatica, divergenze e scontri. E va sottolineato che per la prima volta è stato condiviso l'impegno che le misure abbiano non solo l'orizzonte del 2050 ma anche di breve-medio termine. Come dire: è necessario che i governi comincino da subito a concordare misure e ad attuarle. Dietro a questo panel di protagonisti e di regole finalmente condivise stanno ovviamente i numeri. Uno studio della World Bank sulle risorse necessarie per la ri-conversione della economia mondiale verso uno sviluppo sostenibile parla di un costo dall'1 al 3% del Pil mondiale da qui al 2050. In questo ambito gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo dovrebbero ammontare a 250 miliardi di dollari l'anno. Non sono i numeri, insomma, che mancano. Ciò che mancava, e che abbiamo iniziato a costruire, è un doppio filo negoziale che coinvolga tutti, anche chi fu assente dalla partita di Kyoto, e fornisca ai Paesi in via di sviluppo gli strumenti tecnologici e finanziari per partecipare alla battaglia sul clima. Un lavoro che richiede prudenza e concretezza per un risultato utile al pianeta. Prudenza e concretezza finora mancate. Come i risultati utili. Ma adesso non abbiamo più il tempo per sbagliare. Stefania Prestigiacomo Ministro dell'Ambiente Trattativa \\ In Sicilia eravamo in 18, c'erano gli americani. Si è parlato anche delle emissioni dei Paesi in via di sviluppo. Sono le basi per una trattativa concreta \\ Abbiamo iniziato a costruire un doppio filo negoziale che coinvolga tutti, anche chi fu assente nella partita sul protocollo di Kyoto. È una marcia a tappe

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Ahmadinejad su Israele: "Sì ai due Stati separati" (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 17 del 2009-04-27 pagina 0 Ahmadinejad su Israele: "Sì ai due Stati separati" di Redazione Il leader iraniano pronto al disgelo sulla situazione in Medio Oriente dopo le accuse di "razzismo" a Gerusalemme dalla conferenza di Ginevra. E a Obama: "Pronti ad aprire un tavolo" Teheran - Ahmadinejad si ammorbidisce. Dopo i tentativi di dialogo di Obama ecco la prima (timida) risposta di Teheran. Il presidente iraniano aggiusta il tiro rispetto ai suoi passati proclami contro Israele, sostenendo che non impedirà ai palestinesi di riconoscere lo Stato ebraico nell’ambito di una soluzione "a due Stati". In un’intervista al giornalista americano George Stephanopoulos, pubblicata dalla Abc sul proprio sito, Ahmadinejad ha affermato che se i palestinesi riconosceranno Israele, Teheran si piegherà alle loro decisioni. "Quale che sia la decisione che prenderanno" ha detto il leader ultra-conservatore "noi non la impediremo" anzi "la sosterremo". "Per noi - ha aggiunto - si tratta di un diritto del popolo palestinese e speriamo che gli altri Paesi la pensino allo stesso modo". Ahmadinejad ha ribadito comunque anche concetti espressi alla conferenza Onu di Ginevra, nella quale aveva definito quello israeliano come un "governo razzista". "Per me - ha ripetuto - il regime sionista è una manifestazione di razzismo". La replica a Obama Ha quindi criticato il presidente Usa Barack Obama che la settimana scorso aveva definito "spaventose" le sue dichiarazioni. Il presidente americano "ha il diritto di avere la sua opinione", gli ha risposto Ahmadinejad sulla Abc. E a proposito della mano tesa di Obama verso l’Iran, secondo Ahmadinejad il presidente americano "ci ha inviato un messaggio di amicizia ma nel comunicato elaborato dai 5+1 c’era dell’ostilità" con riferimento alla richiesta dei cinque membri del Consiglio di sicurezza (Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) e della Germania su una ripresa dei negoziati. "Le relazioni tra l’Iran e gli Stati Uniti dipendono dalle decisioni dell’amministrazione americana" ha chiuso il presidente iraniano, sostenendo che Teheran "è sempre pronta a discutere", ma chiedendo "un quadro chiaro e un ordine del giorno chiaro" per un eventuale dialogo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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La Cina conquista il mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 17 del 2009-04-27 pagina 14 La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Dalla Giamaica al Kazakhstan, Pechino usa le sue immense disponibilità finanziarie per aiutare e quindi attrarre nella propria orbita nazioni in difficoltà economica. E l’Occidente senza liquidità assiste impotente A lanciare l'allarme è stato il ministro delle Finanze della Corea del Sud, un mese fa: la Cina sta approfittando della crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus», la cui formula è nota, ma sempre meno popolare: privatizzazioni, libero commercio, diminuzione del ruolo dello Stato e deregolamentazione. Pechino, invece, propone un approccio che, senza rinnegare l'economia di mercato, è più politico. Lo studioso cinese Cheng Enfu, citato recentemente dalla Washington Post, lo descrive così: lo Stato mantiene una presenza importante in alcuni settori strategici; incoraggia riforme graduali preferendole alle terapie di choc; partecipa al commercio mondiale ma mantenendo come riferimento e risorsa primaria l'economia interna. Infine, non antepone i cambiamenti culturali e politici allo sviluppo dei mercati su ampia scala. Come dire: si può essere consumisti mantenendo la propria identità e, soprattutto, senza concedere democrazia e libertà. Un modello, battezzato «consenso di Pechino», che risulta seducente non solo per i danni provocati da Wall Street, che ha eroso la credibilità della Casa Bianca, ma innanzitutto perché sostenuto da una risorsa ormai rara: la disponibilità finanziaria. La Cina è uno dei pochi Paesi a disporre di ingenti riserve valutarie, che da qualche mese usa in maniera più articolata. Per rilanciare l'economia interna? Certo, ma non solo. Pechino compra meno Treasury bonds americani, mentre aumenta rapidamente le riserve d'oro e, soprattutto, gli aiuti ai Paesi internazionali. Non solo in Africa dove, da tempo, sottrae zone d'influenza agli Stati uniti e alla Francia. Fino a qualche tempo fa, i Paesi in difficoltà potevano contare solo sull'aiuto degli Usa, diretto o tramite il Fondo monetario internazionale. Ma l'America, indebolita dalla recessione, non può più rispondere agli Sos altrui; Pechino, invece, sì. E generosamente, anche con Stati tradizionalmente amici di Washington. Ad esempio, la piccola e lontana (da Pechino) Giamaica, che qualche settimana fa era sull'orlo del fallimento. I cinesi l'hanno salvata accordandole un prestito da 128 milioni di dollari. Nell'America Latina hanno stretto rapporti economici privilegiati con il Venezuela (ricco di petrolio), la Bolivia (per le materie prime), strizzano l'occhio al Brasile e hanno aderito all'Inter-American Development Bank, la banca che promuove lo sviluppo economico nel Sud e nel centro America, nelle vesti di Paese donatore. La stessa strategia viene applicata nel cortile di casa, ovvero in Asia e con Paesi importanti come il Kazakhstan e persino la Russia, dove molte società petrolifere azzoppate dal crollo delle quotazioni del greggio hanno trovato i fondi necessari per sopravvivere a Pechino anziché ad Alma Ata o a Mosca. Le cifre investite non sono enormi - 10 miliardi di dollari ai kazakhi, 25 ai russi - ma sufficienti per stabilire nuovi, insperati legami. L'espansionismo cinese avviene a prezzi di saldo e nell'ambito di un progetto a lungo termine che mira a modificare gli equilibri della finanza internazionale. Già perché Pechino concede i prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan. E negli ultimi cinque mesi ha firmato accordi valutari per 95 miliardi di dollari con sette Paesi, che, in cambio, hanno convertito in valuta cinese una parte delle proprie riserve. Pechino è in agguato e si rafforza, mentre l'America, nonostante Obama, soffre. http://blog.ilgiornale.it/foa/ © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Fiat, Altavilla e i manager dei due mondi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 4 La partita dell'auto/1 Obiettivi e funzioni dei dirigenti del Lingotto sull'asse Torino-Detroit. Con l'incognita di Opel Fiat, Altavilla e i manager dei due mondi Dal «ministro degli esteri» ai tedeschi Wester e Ketter: ecco la squadra di Marchionne per Chrysler DI ALESSANDRA PUATO U n tarantino «di poche parole, dinamico e concreto, abile nella negoziazione». È il ritratto dall'America di Alfredo Altavilla, tracciato dall'analista di un noto fondo specializzato nell'auto. Significativo è che il buon giudizio coincida con quello dei sindacati italiani: «Lo consideriamo capace», dice Enzo Masini, coordinatore nazionale auto per la Fiom. Finanza e lavoratori: sono due riconoscimenti importanti per il braccio destro di Sergio Marchionne nelle trattative con Chrysler, sulla cui sorte il Tesoro americano dovrà decidere giovedì, 30 aprile. È lo stesso giorno in cui le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm incontreranno, a Roma, i presidenti delle Regioni dove hanno sede gli stabilimenti Fiat, «per premere sul mantenimento occupazionale, che però non dovrebbe essere minacciato da Chrysler», dice Masini («Al contrario di Psa», precisa). Altavilla è un poliedrico pragmatico. Responsabile delle alleanze industriali e dello sviluppo internazionale del gruppo Fiat (fu lui a seguire General Motors, nel 2002), è anche amministratore delegato di quella Powertrain che ha appena lanciato Multiair: il motore che apre la strada a propulsori a benzina alternativi agli ibridi per i bassi consumi. Laurea in Economia a Taranto, esordisce da assistente universitario in Cattolica a Milano. Il primo impiego, nel '90, è in Fiat Auto. Diventa prima capo dell'ufficio di Pechino e poi dei progetti Cina e India. Ora è da settimane a far la spola fra Auburn Hills, nel Michigan, quartier generale di Chrysler, e Washington. Deve chiudere al meglio, con Marchionne, la trattativa politica probabilmente più delicata nella storia del Lingotto. Se va, nel futuro azionariato di Fiat-Chrysler ci saranno le banche creditrici e, probabilmente, i lavoratori, indirettamente tramite la Veba, Voluntary Employee Beneficiary Association, il fondo sanitario dei dipendenti gestito dal sindacato. Di qui l'importanza delle relazioni con le due variabili cruciali, le banche e i sindacati: la Uaw (dei dipendenti americani) e la Caw (dei canadesi). Fiat, con il previsto 20% iniziale, sarebbe il primo e solo socio industriale, destinato quindi a indicare il management. Chi? Le competenze Premesso che non esiste in Fiat un gruppo specifico di persone dedicato a Chrysler («piuttosto un contributo di competenze individuali, secondo necessità », sottolineano al Lingotto), si possono però individuare alcuni dirigenti particolarmente coinvolti nel progetto americano. Pronti a virare su altre mete (come Opel), se il piano Usa non decollerà. Altavilla «l'americano», 45 anni, il «ministro degli esteri di Marchionne», com'è stato definito, è l'uomo Fiat-Chrysler per eccellenza. È lui che, con Marchionne, ha contatti con i protagonisti della trattativa, da Chrysler al Tesoro, ai consulenti (come il Boston Consulting Group). La partita della casa delle Jeep è il suo debutto pubblico, la grande occasione per mettere a frutto le abilità negoziali acquisite in Oriente. Conclusa la tessitura politica, si dovrà passare alla fase 2: costruire le auto con tecnologia Fiat per il consumatore americano. Le Panda pick-up, per intendersi. E qui entrano in gioco, da subito, i tre dirigenti- chiave, sul dossier Usa, del Gec, il Group executive council: la plancia di comando del gruppo Fiat. Diversamente da Altavilla, sono tre ingegneri. Meccanici. L'«anima tecnica» Uno è Gianni Coda, 62 anni, torinese di Azeglio: amministratore delegato di Fiat Group Purchasing, a Torino da 30 anni (inizi in Teksid), gestisce gli acquisti di tutte le società del gruppo Fiat. Poi c'è il «duo» tedesco Wester-Ketter: all'anagrafe, Harald e Stefan. L'«anima tecnica» di Fiat. Renano di Linz, 51 anni, Wester è anche amministratore delegato di Maserati e Abarth. Come capo della struttura tecnica di tutto il gruppo Fiat , coordina la progettazione delle auto. Ketter, invece, nato in Brasile e laurea a Monaco, 49 anni, le fa costruire, da capo della produzione. È Wester che decide che motori montare, quanti posti prevedere, se mettere le tre porte o no. Ed è Ketter che assicura all'azienda che le sue fabbriche producano i modelli messi a punto da Wester, rispettando qualità e costi. Due supertecnici, insomma, quadrati, entrati in Fiat nello stesso anno (il 2004) e provenienti entrambi da Volkswagen (guarda caso, dove sono andati a lavorare i tre ex Fiat Walter De Silva, Flavio Manzoni e Luca De Meo). Wester ha iniziato proprio a Wolfsburg, prima di passare in Audi e in Ferrari; Ketter, dopo un avvio in Bmw, è stato responsabile della qualità di Audi e, poi, di Volkswagen of America. È lui che ha sviluppato la fabbrica brasiliana del gruppo tedesco. La 500 di Jim Press Su Chrysler sarebbero coinvolti anche altri di Fiat. Negli Usa si fa il nome di Richard Palmer, il direttore finanziario; e utile è ritenuta l'esperienza, per esempio, di Pietro Gorlier, responsabile della rete commerciale. Gli analisti, però, considerano irrealistica l'ipotesi che Fiat sposti Oltreoceano dei dirigenti italiani: se non altro, perché resterebbe sguarnita la prima linea nazionale. Nel caso, possono essere mantenuti alcuni manager di Chrysler ritenuti capaci (e graditi al Tesoro Usa che, tra prima e dopo, presterebbe 10 miliardi di dollari). Si parla soprattutto del vicepresidente Jim Press, che fu l'artefice del successo Toyota in America. È quello che, il 9 aprile, si è presentato al Salone di New York scendendo da una Fiat 500. Partita Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat

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Ma ora serve anche una politica globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 15 Qui Censis Ma ora serve anche una politica globale Regole uguali per tutti: protezione di marchi e brevetti, norme certe e trasparenza dei conti L a proiezione internazionale ha guidato la nostra industria nel suo continuo miglioramento tecnologico e organizzativo. Anche nella crisi, presidiare i mercati esteri e trovarne di nuovi, sollecita una continua innovazione. Ora che tutti ci riconoscono una solida capacità competitiva è bene considerare anche i rischi insiti in una rilevante presenza sull'estero, in modo da prendere le necessarie contro misure. Sempre di più si allarga la geografia dell'internazionalizzazione e con essa la possibilità di bilanciare i cali di domanda delle economie in crisi, con la presenza in nuovi mercati. Dei 181 stati del mondo sono pochissimi quelli dove non arrivino merci italiane. Vendiamo in Suriname come a Trinidad e Tobago, in Togo e in Uzbekistan,fino alla Polinesia e alla Nuova Caledonia. Su cento euro fatturati all'estero 44 riguardano l'area della moneta comune, 15 gli altri paesi dell'Unione Europea. Il restante 41% è collocato in aree economiche extra - comunitarie , dove la nostra penetrazione commerciale registra dinamiche assai positive come in Russia e nei paesi balcanici, in Turchia, nei paesi Opec,nel Mercosur. Notevole resta il peso dell'estremo Oriente dove esportiamo un volume paragonabile a quello degli Stati Uniti. La prima e più importante garanzia viene dall'affidabilità degli interlocutori e dalla trasparenza dei diversi Paesi. Già in Italia, gli imprenditori sperimentano quotidianamente alcune rilevanti distorsioni nella conduzione degli affari e segnatamente nei rapporti commerciali. Ritardi nei pagamenti, specie con la pubblica amministrazione, serie difficoltà a recuperare crediti per via giudiziaria, sono fra le ragioni che rendono il nostro paese poco attrattivo per investitori stranieri. Le aziende convivono con tali arretratezze e cercano di farvi fronte pragmaticamente. Ma all'estero risulta più complicato trovare aggiustamenti e transazioni, mentre è sempre più necessario poter contare su strumenti conoscitivi e sostegni in grado di ricondurre i rischi in un ragionevole alveo. Secondo la World Bank, nei Paesi emergenti, il rischio è meno elevato ove si interviene con riforme incisive volte a rendere più affidabile l'avvio di un'iniziativa, il rilascio di permessi, il recupero crediti, le garanzie sugli investimenti, la validità dei contratti. Nell'ultimo anno hanno migliorato i propri standard soprattutto l'Europa dell'Est e l'Asia centrale, ma restano ancora molte incognite in America Latina, in Africa e in diversi paesi asiatici. L'altra necessaria linea di sostegno è di tipo assicurativo. È forse necessario pensare a una Sace per le Pmi. Non dobbiamo ,infine, dimenticare come le aperture ai mercati lontani comportino l'ulteriore rischio che i nostri prodotti vengano copiati e contraffatti. Abbiamo rafforzato molto le nostre difese doganali, tanto da intercettare una parte consistente dei flussi in arrivo. Ma la difesa di marchi e brevetti è sempre più una lotta globale. Insomma, le imprese si internazionalizzano, ma anche le politiche si devono globalizzare. di Giuseppe Roma direttore generale Fondazione Censis

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Roberto Gotta (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

27-04-2009 - Aiuto, è in arrivo un altro Ferguson 06-04-2009 - Dalla tribuna ho visto un puntino: giocava a basket 16-03-2009 - L'artista del basket che scoprì Kobe Bryant 03-02-2009 - E sul più bello va in meta un film hard 01-02-2009 - Io, telecronista per caso, alla pazza festa del football 19-01-2009 - Nba: Gallinari, rientro ok "Visto che cosa so fare?" 31-12-2008 - Rocky Belinelli lancia Golden State e vince il derby d'America 17-12-2008 - Esoneri a raffica, ecco gli Zamparini della Nba 28-10-2008 - Torna lo spettacolo Nba e gli Usa temono l'euro 13-09-2008 - la sfida 25-08-2008 - Il basket torna agli Usa ma il futuro è in Spagna 28-06-2008 - Un Gallo a New York accolto dai fischi «Ma li convincerò» 19-06-2008 - Boston mette fine al digiuno Dopo 21 anni è campione Nba 17-06-2008 - Ballack toglie la Germania dai guai 14-06-2008 - E Boston nella Nba prepara il delitto perfetto 19-04-2008 - Los Angeles contro Boston il ritorno del basket anni '80 18-04-2008 - Krulak, il generale dei marines diventato comandante degli ultrà 16-04-2008 - Marco Belinelli: "Presto conquisterò l’Nba" 06-04-2008 - E finalmente la Nba scopre Belinelli 03-04-2008 - E dall'Italia ora arrivano i club dei pendolari del tifo 17-03-2008 - «Io, un italiano all'università del grande basket» 07-02-2008 - Shaq porta i suoi 150 chili in casa di Mike D’Antoni 05-02-2008 - Manning, ovvero il trionfo dei perdenti di successo 03-02-2008 - L'America tra Patrioti perfetti e Giganti emergenti 26-01-2008 - Nel supermarket Italia squadre senza identità caricamento in corso... più letti più votati più commentati Franceschini batte Veltroni E fa il... di Redazione Commento Il controsenso... di Geronimo La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Nave da crociera italiana sfugge ai... di Fausto Biloslavo Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Franceschini batte Veltroni E fa il... di Redazione Commento Il controsenso... di Geronimo La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi «Sinistra al lumicino,... di Laura Cesaretti I clandestini liberati sono... di Andrea Cuomo Commento Il controsenso... di Geronimo Franceschini batte Veltroni E fa il... di Redazione Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Berlusconi: «Ora superiamo il... di Redazione Pubblicità Pubblicità I nostri servizi Ricevi ilGiornale a casa tua Le iniziative in edicola Ricevi ilGiornale.it sul tuo computer Ricevi ilGiornale.it sul tuo lettore portatile Entra nella community de ilGiornale.it Archivio ilGiornale e ilGiornale.it © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961 Chi siamo - Codice Etico - Disclaimer - Privacy Policy - Pubblicità - Contatti - Aiuto

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LA GRANDE OCCASIONE DELL'EURO (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pietro Garibaldi LA GRANDE OCCASIONE DELL'EURO Nonostante vi sia qualche primo e importante segnale di schiarita legato al rialzo delle borse, la riunione autunnale del Fondo monetario internazionale è avvenuta durante la «peggior recessione dell'economia mondiale», come esplicitamente riconosciuto dagli economisti di Washington. Fortunatamente, gli osservatori internazionali sono ormai convinti che quella che stiamo vivendo sarà ricordata come la grande recessione, ma non dovrebbe avere nulla a che fare con la grande depressione degli Anni Trenta. La ripresa dell'economia è prevista a partire dal 2010 e in Europa già dal quarto trimestre di quest'anno. Con l'arrivo della ripresa, il nuovo panorama finanziario internazionale sarà caratterizzato da una forte riduzione del peso del dollaro. La stabilità dell'euro rappresenta una grande opportunità per l'Europa e vi sono le condizioni affinché l'euro diventi la moneta di riferimento del sistema mondiale. In altre parole, l'Europa potrebbe uscire dalla crisi molto più forte di come vi è entrata. L'economia americana è afflitta da un eccesso di debito. Gli imponenti interventi del Tesoro degli Stati Uniti a difesa del sistema finanziario hanno certamente permesso alla banche americane di sopravvivere, ma vi è stato un trasferimento di vecchio debito privato in nuovo debito pubblico. Ciò nonostante, l'eccesso di debito Usa non è ancora stato eliminato. Se effettivamente l'economia mondiale riuscirà a superare lo spettro della grande depressione, molto lo si dovrà all'imponente azione di politica monetaria. Nei mesi passati le banche centrali di tutto il mondo hanno ridotto in modo aggressivo il costo del denaro. La Federal Reserve, la banca centrale americana, è arrivata addirittura a prestare denaro a costo zero, il limite più basso a cui si possa arrivare. Anche i tassi di interesse in Europa sono diminuiti in modo sostanziale, ma la Banca Centrale Europea ha per ora evitato di arrivare a prestare denaro a costo zero. Il tasso di riferimento in Europa è oggi pari a 1,25% e il Governatore Trichet ha escluso che in Europa vi sia la necessità di abbassare i tassi di interesse fino allo zero. Come ha anche suggerito questa settimana Martin Feldstein sulle colonne del Financial Times, la politica monetaria americana di denaro a costo zero avrà importanti conseguenze con l'arrivo della ripresa. La più ovvia si chiama inflazione. Una volta che la domanda riprenderà fiato, l'eccesso di moneta in circolazione non potrà che trasformarsi in inflazione. In aggiunta, attraverso l'aumento dei prezzi, l'economia americana riuscirà in parte anche a ridurre il problema dell'eccesso di debito. L'inflazione è un modo forse odioso ma comunque efficace per ridurre il valore reale del debito, dal momento che la restituzione del debito avviene con una moneta dal potere d'acquisto molto inferiore a quello che aveva nel momento in cui il debito stesso è stato contratto. Questa futura grande inflazione americana avrà conseguenze globali. Pensiamo innanzitutto alla Cina. La banca centrale cinese ha oggi circa duemila miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Il 70% di queste sono denominate in dollari. Se effettivamente avremo in futuro una grande inflazione americana, le banche centrali asiatiche rischiano di subire ingenti perdite nel valore delle proprie riserve estere. Un'ovvia possibilità per le autorità monetarie cinesi sarebbe quella di sostituire le riserve denominate in dollari con titoli finanziari denominati in euro. È questa la grande occasione per l'Europa. La condizione necessaria affinché ciò avvenga è però la stabilità dell'euro. Bene quindi ha fatto in questi giorni il Governatore Trichet a escludere che l'Europa adotterà nei prossimi mesi una politica di zero tassi di interesse. Mantenendo una politica monetaria rigorosa, non vi sarà una grande inflazione europea. Ovviamente, anche in Europa la recessione è profonda e ulteriori interventi di politica economica potrebbero essere necessari. Se la crisi nei prossimi mesi dovesse peggiorare, meglio sarebbe che i governi europei si coordinassero per interventi di riduzioni di tasse o investimenti pubblici, piuttosto che ricorrere a una politica di zero tassi di interesse. L'occasione di vedere il vecchio continente al centro del sistema finanziario mondiale dei prossimi anni è troppo grande per lasciarsela scappare. È vero che questo favorevole scenario per l'Europa si apre più che altro per la debolezza americana. Ma la nascita dell'euro nel 1999 fu un miracolo di politica economica e la sua stabilità di oggi è una vera e propria virtù europea. pietro.garibaldi@unito.it CONTINUA A PAGINA 27

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Israele, Ahmadinejad: Stati separati (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 17 del 2009-04-27 pagina 0 Israele, Ahmadinejad: Stati separati di Redazione Il leader iraniano pronto al disgelo sulla situazione in Medio Oriente dopo le accuse di "razzismo" a Gerusalemme dalla conferenza di Ginevra. E a Obama: "Pronti ad aprire un tavolo" Teheran - Ahmadinejad si ammorbidisce. Dopo i tentativi di dialogo di Obama ecco la prima (timida) risposta di Teheran. Il presidente iraniano aggiusta il tiro rispetto ai suoi passati proclami contro Israele, sostenendo che non impedirà ai palestinesi di riconoscere lo Stato ebraico nell’ambito di una soluzione "a due Stati". In un’intervista al giornalista americano George Stephanopoulos, pubblicata dalla Abc sul proprio sito, Ahmadinejad ha affermato che se i palestinesi riconosceranno Israele, Teheran si piegherà alle loro decisioni. "Quale che sia la decisione che prenderanno" ha detto il leader ultra-conservatore "noi non la impediremo" anzi "la sosterremo". "Per noi - ha aggiunto - si tratta di un diritto del popolo palestinese e speriamo che gli altri Paesi la pensino allo stesso modo". Ahmadinejad ha ribadito comunque anche concetti espressi alla conferenza Onu di Ginevra, nella quale aveva definito quello israeliano come un "governo razzista". "Per me - ha ripetuto - il regime sionista è una manifestazione di razzismo". La replica a Obama Ha quindi criticato il presidente Usa Barack Obama che la settimana scorso aveva definito "spaventose" le sue dichiarazioni. Il presidente americano "ha il diritto di avere la sua opinione", gli ha risposto Ahmadinejad sulla Abc. E a proposito della mano tesa di Obama verso l’Iran, secondo Ahmadinejad il presidente americano "ci ha inviato un messaggio di amicizia ma nel comunicato elaborato dai 5+1 c’era dell’ostilità" con riferimento alla richiesta dei cinque membri del Consiglio di sicurezza (Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) e della Germania su una ripresa dei negoziati. "Le relazioni tra l’Iran e gli Stati Uniti dipendono dalle decisioni dell’amministrazione americana" ha chiuso il presidente iraniano, sostenendo che Teheran "è sempre pronta a discutere", ma chiedendo "un quadro chiaro e un ordine del giorno chiaro" per un eventuale dialogo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Geronimo (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

27-04-2009 - Pakistan, i servizi segreti: "Bin Laden è già morto" 27-04-2009 - Benevento, ucciso un uomo sulla sedia a rotelle 27-04-2009 - Gioco d'azzardo in mano ai Casalesi: 30 arresti 27-04-2009 - Influenza suina, in Messico 103 vittime Un caso in Spagna, uno forse a Venezia 27-04-2009 - Fiat-Chrysler, siglata l'intesa coi sindacati Usa 27-04-2009 - Maltempo, forte vento in Sicilia: due vittime Piogge e freddo al Nord 27-04-2009 - Israele, Ahmadinejad: Stati separati 27-04-2009 - Il campionato si riaccende Gol di mano e rigori: lite Moratti-Berlusconi 27-04-2009 - Cofferati condannato per condotta antisindacale 27-04-2009 - Francia, santone pedofilo evade di cella in elicottero 27-04-2009 - Istat: l'Italia supera quota 60 milioni di residenti 27-04-2009 - Coppia uccisa a fucilate nel Catanzarese 27-04-2009 - Ascolti bassi, chiude il Bagaglino 27-04-2009 - Altri 2.900 posti Ecco gli indirizzi e i numeri telefonici 27-04-2009 - Berlusconi: «Ora superiamo il passato» 27-04-2009 - AI LETTORI 27-04-2009 - I giornali inglesi bocciano Milano ma non è farina del loro sacco 27-04-2009 - «Piano casa a maggio Ma contro l'emergenza già pronti 561 milioni» 27-04-2009 - Il piano «I designer italiani arrederanno il G8» 27-04-2009 - BREVI 27-04-2009 - 20 27-04-2009 - 10 27-04-2009 - Scoppia la moda dei party del baratto di lusso 27-04-2009 - Otto casi a New York E Obama dichiara lo stato d'emergenza 27-04-2009 - Non si trasmette mangiando carne caricamento in corso... più letti più votati più commentati Franceschini batte Veltroni. E fa il... di Peppino Caldarola Il controsenso... di Geronimo Berlusconi rilancia: "Niente... di Sabrina Cottone La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Franceschini batte Veltroni. E fa il... di Peppino Caldarola Il controsenso... di Geronimo Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Nave da crociera italiana sfugge ai... di Fausto Biloslavo La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Franceschini batte Veltroni. E fa il... di Peppino Caldarola Berlusconi rilancia: "Niente... di Sabrina Cottone I clandestini liberati sono... di Andrea Cuomo Il controsenso... di Geronimo Franceschini non si accorge di aver... di Stefano Filippi Pubblicità Pubblicità I nostri servizi Ricevi ilGiornale a casa tua Le iniziative in edicola Ricevi ilGiornale.it sul tuo computer Ricevi ilGiornale.it sul tuo lettore portatile Entra nella community de ilGiornale.it Archivio ilGiornale e ilGiornale.it © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961 Chi siamo - Codice Etico - Disclaimer - Privacy Policy - Pubblicità - Contatti - Aiuto

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E la Cina diventa sempre più influente nel mondo. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 78 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Influenza suina, una psicosi molto sospetta (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 83 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Febbre suina, l'Oms alza il livello di allerta Quasi 150 morti in Messico, primi casi in Europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA - Peggiora di ora in ora il bilancio dei morti a causa dell'influenza suina in Messico: le vittime sono 149. Intanto il virus ha attraversato l'oceano e, dopo gli Usa, si registrano i primi casi di contagio in Europa: uno in Spagna e due in Scozia. In questa situazione l'Oms ha innalzato il livello di allerta da 3 a 4 in una scala di 6 mentre da più parti, a cominciare dall'amministrazione americana e dalle autorità italiane, si cerca di frenare l'allarmismo. Oms pronta ad alzare il livello d'allerta. L'Organizzazione mondiale della sanità ha innalzato da 3 a 4 (su 6) il livello di allerta, il che implica un significativo incremento di pandemia. Il direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta (Cdc) ha confermato che il virus A/H1N1 "si propaga da uomo a uomo". "Abbiamo registrato percentuali di infezioni respiratorie - ha spiegato Richard Besse - tra quanti sono stati in contatto con i pazienti. Questo virus si sta comportando come un virus influenzale che si trasmette da persona a a persona". Messico. Il ministro della Sanità messicano Josè Angel Cordova ha reso noto che al momento le persone ricoverate con sintomi del virus A/H1N1 sono 1.650. Le vittime sono 149, tutte tra i 25 e i 50 anni di età. "Siamo nel momento più critico, ci saranno altre vittime", ha aggiunto il ministro, che non ha nascosto la gravità del problema. Si tratta di una malattia, ha assicurato Cordova, che "può essere curata". Nel precisare che tutti gli Stati nei quali è suddiviso il territorio nazionale registrano casi di virus, il titolare della sanità messicana ha sottolineato: "Le dosi di farmaci di cui disponiamo sono sufficienti. Sono in arrivo, ha aggiunto, altre 400 mila dosi che saranno messe a disposizione delle farmacie". OAS_RICH('Middle'); I decessi si sono registrati in dieci Stati del Messico. Il governo centrale ha deciso di chiudere le scuole fino al 6 maggio, a cominciare dagli asili nido. La notizia è stata data durante una conferenza stampa nella quale è stata avvertita una forte scossa di terremoto il cui epicentro è stato localizzato nello Stato meridionale di Guerrero (Acapulco). Il governo sta inoltre valutando un'altra misura drastica: lo stop delle attività economiche nella capitale, decisione che l'esecutivo sta esaminando con le confederazioni degli imprenditori. "Non è escluso, ma dobbiamo soppesare costi e benefici", ha precisato Cordova. L'influenza arriva in Europa. E' un ragazzo spagnolo di 23 anni il primo ad ammalarsi in Europa. Il giovane era ricoverato da sabato scorso nell'ospedale di Almasa (Albacete) dopo aver accusato, di ritorno da un viaggio in Messico, i sintomi dell'influenza. Attualmente si trova in isolamento, come altre 17 persone che si teme abbiano contratto la malattia. Ma quello spagnolo non è l'unico caso riscontrato in Europa. In Scozia due persone sono risultate positive ai test. "Si stanno riprendendo bene", ha assicurato il ministro della Sanità Nicola Sturgeon. La Ue. L'Unione europea ha intanto preso i primi provvedimenti: viaggi sconsigliati nelle aree a rischio di Messico e Stati Uniti e una riunione d'emergenza dei ministri della Sanità convocata per giovedì prossimo. L'esame della situazione è stato fatto dai capi delle diplomazie dei 27 a Lussemburgo, dove Franco Frattini ha annunciato un'inziativa della presidenza italiana del G8 per assicurare un coordinamento tra gli otto Grandi, la Ue e i Paesi emergenti. "In Italia rischi insignificanti". Frattini ha anche assicurato che per l'Italia "i rischi sono davvero insignificanti". Ma intanto l'unità di crisi al ministero del Welfare è al lavoro e sono state messe in campo precise misure di prevenzione, con un rafforzamento dei controlli anche per quanto riguarda gli aerei e le navi provenienti da zone a rischio. Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio ha comunque fornito un primo dato rassicurante: sono negativi i controlli sui primi cinque viaggiatori italiani che, tornati da zone a rischio per l'influenza dei suini, con alcuni sintomi, si sono sottoposti in Italia ad accertamenti. Presso il ministero, rassicura il governo, sono stoccate 40 milioni di dosi di farmaci antivirali. Domani alle 16.30 il ministro del Welfare Maurizio Sacconi riferirà in aula al Senato. Negli Usa 40 casi. Quella degli Stati Uniti resta l'area più colpita, dopo il Messico, dall'epidemia influenzale. Gli esami di laboratorio hanno confermato 40 casi in cinque diversi Stati (28 a New York, sette in California, due in Texas, due in Kansas e uno in Ohio). Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha detto che nella scuola del quartiere di Queens dove sono stati riscontrati i casi di contagio potrebbero essere 100 gli studenti colpiti dalla sindrome influenzale. "Abbiamo un unico focolaio di influenza in città ed è in quella scuola", ha detto il sindaco aggiungendo che tutti gli studenti colpiti hanno sintomi leggeri e, quel che è importante, nessuno mostra segni di peggioramento". In totale sono sei i casi confermati in Canada. In giornata il Cdc di Atlanta ha consigliato ai cittadini americani a non recarsi in Messico, "se non per motivi di forza maggiore". Preoccupazione, prudenza, ma non panico: il presidente Barack Obama ha cercato di calmare l'America. L'influenza " è ovviamente causa di preoccupazione - ha affermato - che richiede un aumentato stato di allerta, ma non è motivo di allarme". La prima crisi sanitaria dell'era Obama ha trovato la nuova amministrazione senza il ministro della Sanità e senza il Surgeon General (il medico che guida le agenzie federali). Import di carne suina al bando. Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni Stati americani: lo ha confermato il Rappresentante commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio estero. L'ufficio del Trade Representative ha stigmatizzato il bando che a suo giudizio "non ha fondamenti scientifici e rischia di danneggiare gravemente i commerci". (27 aprile 2009

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VENERDI' 24 Ambrosio 1 CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 14,30 "Black Narcissus" ("Nar... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

VENERDI' 24 Ambrosio 1 CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 14,30 "Black Narcissus" ("Narciso Nero") Michael Powell, Emeric Pressburger (GB 1947) Ore 16,30 "Leoni al sole" di Vittorio Caprioli (Italia 1961) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18,30 "Rückenwind" di Jan Krüger (Germania 2009) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 20,30 "Jag Är Bög" ("I am a gay") di Nicolas Kolovos (Svezia 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 21 "Patrick 1,5" di Ella Lemhagen (Svezia 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22,45 "El Patio de mi Cárcel" ("My Prison Yard") di Belén Macías (Spagna 2008) Ambrosio 2 PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 14,15 "Traces" di Rachel Zisser (Usa 2007) "Mok-yok" ("The Bath") di Lee Mi Rang (Corea del Sud 2007) "Les Hommes sans gravitè" ("Man Without Gravity") di Éleonore Weber (Francia 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 15,45 "Are you a Girl or What?" di Mathilda Piehl e Alex Fridunger (Sudafrica/Svezia 2007) "The Perfect Man" di Maria Akesson (Svezia/GB 2007) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 16,45 "Boriven nee yu pai tai Karn Kun Kun" ("This Area is Under Quarantine") di Thunska Pansittivorakul (Thailandia 2009) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 18,30 "Out in India: a Family's Journey" di Tom Keegan (Usa/India 2007) PREMIO SPECIALE MONIKA TREUT Ore 20 "Ghosted" ("Ai-Mei") di Monika Treut (Germania/Taiwan 2009) FUORI CONCORSO Ore 22 "Nés en 68" ("Born in 68") di Olivier Ducastel e Jacques Martineau (Francia 2008) Ambrosio 3 PANORAMICA CORTI Ore 14,15 "Rewind" di Anne De Léon, Sébastien Gordon (Canada 2008) "Man" di Myna Joseph (Usa 2007) "Shaonian bu dai hua" ("It Seems to Rain") di Tsai Chen-shu (Taiwan 2007) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 15,30 "Intimidades de Shakespearey y Victor Hugo" ("Shakespeare and Victor Hugo's Intimacies") di Yulene Olaizola (Messico 2008) GUY GILLES: IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 17 "Le Clair de terre" ("Heart Light") Guy Gilles (Francia 1970) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 18,45 "The Insomniacs" di Kami Chisholm (Usa 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 19 "Tch't'adore" di Laurence Chanfro (Francia 2007) "Blu in You" di Michelle Mohabeer (Canada/Trinidad 2008) A VENT'ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO Ore 20,30 "Coming Out" di Heiner Carow (Germania ex DDR 1989) CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 22,30 "Auntie Mame" ("La signora mia zia") di Morton Dacosta (Usa 1958) SABATO 25 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11,30 "El Patio de mi Cárcer" ("My Prison Yard") di Belén Macías (Spagna 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 14,30 "Rückenwind" di Jan Krüger (Germania 2009) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 16 "Addio, fratello crudele" di Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1971) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18 "Gu Huo" ("Fire in Silence") di Shen Weiwei (Cina 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 20 "Leonera" ("Lion's Den") di Pablo Trapero (Argentina/Corea del Sud/Brasile 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22,15 "Selda" ("The Inmate") di Ellen Ramos e Paolo Villaluna (Filippine 2008) Ambrosio 2 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Out in India: a Family's Journey" di Tom Keegan (Usa/India 2007) SERIE LESBICHE Ore 14,30 "Sugar Rush" (episodio 1) di Sean Grundy (GB 2005) "Sugar Rush" (episodio 2) di Sean Grundy (GB 2005) VOICE OVER Ore 15,30 "A Horse Is Not a Metaphor" di Barbara Hammer (Usa 2008) "Diving Women of Jeju-do" di Barbara Hammer (Corea del Sud 2007) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 16,30 "Giorgio/Giorgia: storia di una voce" di Gianfranco Mingozzi (Italia 2008) CONCORSO CORTOMETRAGGI Ore 18,15 "Heiko" di David Bonneville (Portogallo 2007) "Le Fossoyeur" di Sylvie Benavides (Francia 2008) "James" di Connor Clements (Irlanda del Nord 2008) "Clouded" di Ajae Clearway (Usa 2008) "En Compagnie de la poussière" di Jacques Molitor (Belgio 2008) "510 Meter über dem Meer" ("510 Meter Above the Sea Level") di Kerstin Polte (Svizzera 2008) "Les filles de feu" di Jean-Sébastien Chauvin (Francia 2008) PREMI SPECIALE VENTURA PONS Ore 20,45 "Foraster" ("Strangers") di Ventura Pons (Spagna 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 22,45 "Her own way" di Limor Ziv (Israele 2007) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 23 "Fucking Different Tel Aviv" di Elad Zakai, Eran Kublik Kedar, Ricardo Rojstaczer, Eyal Bromberg, Sivan Levi, Hagai Ayad, Nir Ne'eman, Yossi Brauman, Avital Barak, November Wanderin, Galit Florenz, Yasmin Max, Hila Ben Baruch, Stephanie Abramovich, Anat Salomon,Yair Hochner (Germania Israele 2008) Ambrosio 3 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Intimidades de Shakespeare y Victor Hugo" ("Shakespeare and Victor Hugo's Intimacies") di Yulene Olaizola (Messico 2008) EUROPA MON AMOUR- MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM ALL'ITALIANA Ore 14,15 "La Vendetta di Ercole" Vittorio Cottafavi (Italia/Francia 1960) ARDORFO ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 16 "Le jouet criminel" di Ardorfo Arrieta (Francia 1970) "Le château de Pointilly" di Ardorfo Arrieta (Francia 1972) VOICE OVER Ore 17,30 "Desertogrigio" di Maria Arena (Italia 2008) "Alleluia" di Stéphane Marti (Francia 2008) "Oratorio" di Stéphane Marti (Francia 2008) "Le Banquet de Chacals" di Stéphane Marti (Francia 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 19 "Homo Baby Boom" di Anna Boluda (Spagna 2008) "Pidá Kiinni" ("Hold On") di Sanna Liinamaa (Finlandia 2007) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 20,30 "Grasshoppers" di Deniz Buga (Usa 2009) "Incomplete Stories of New York" di Deniz Buga (Turchia/Usa 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 21 "Shank" di Simon Pearce (GB 2009) CINEMA IN VERSI: DOROTHY PORTER Ore 22,45 "The Monkey's Mask" ("La maschera di scimmia") di Samantha Lang (Australia/Can/Fra/ Ita/Giap 2000) DOMENICA 26 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Selda" ("The Inmate") di Ellen Ramos e Paolo Villaluna (Filippine 2008) Ore 14,15 "Gu Huo" ("Fire in Silence") di Shen Weiwei (Cina 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 16,15 "Zucht" ("Breath") di Margien Rogaar (Olanda 2007) "Mr A" di Joe Murphy (Usa 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI "The Houseboy" di Spencer Lee Schilly (Usa 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18,15 "A Festa da Menina Morta" di Matheus Nachtergaele (Brasile 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 20,30 "The Postcard" di Josh Kim (Corea del sud 2007) FUORI CONCORSO "Maman est chez le coiffeur" di Léa Pool (Canada 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22,45 "Serbis" ("Service") di Brillante Mendoza (Filippine/ Francia 2008) Ambrosio 2 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Giorgio/Giorgia: storia di una voce" di Gianfranco Mingozzi (Italia 2008) SERIE LESBICHE Ore 14 "Sugar Rush" (Episodio 3) di Sean Grundy(GB 2005) "Sugar Rush" (Episodio 4) di Sean Grundy (GB 2005) VOICE OVER Ore 15 "General Idea: Art. AIDS and the Fin du Siècle" di Annette Mangaard (Canada 2007) MUSIC & MOVIES ICONS - GB 1979/2009: FROM "ASHES TO ASHES" TO THE "COMMON PEOPLE" GENERATION Ore 16 Antologia di video musicali CONCORSO DOCUMENTARI Ore 17.20 "Falusi Románc: Meleg Szerelem" ("A Village Romance: Lesbian Love") di Kriszta Bódis (Ungheria 2007) CONCORSO CORTOMETRAGGI Ore 18,30 "Inkanyezi Yobusuku" ("Night Star") di Kekeletso Khena (Sudafrica 2007) "Wednesdays" di Deniz Buga (Usa 2008) "Tanjong Rhu" ("The Casuarina Cove") di Boo Junfeng (Singapore 2008) "El reloj" ("The Watch") di Marco Berger (Argentina 2008) "Senteurs" di Laura Schroeder (Lussemburgo 2008) "Lapsus" di Arnauld Visinet (Francia 2008) "Saliva" di Esmir Filho (Brasile 2007) "Over Vis en Revolutie" ("About Fish and Revolution") di Margien Rogaar (Olanda 2008) PREMIO SPECIALE JOHN GREYSON Ore 20,45 " Fig Trees" di John Greyson (Canada 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 22,45 "Ha-Sodot" ("The Secrets") di Avi Nesher (Israele/Francia 2007) Ambrosio 3 CONCORSO CORTOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Heiko" di David Bonneville (Portogallo 2007); "Le Fossoyeur" di Sylvie Benavidea (Francia 2008); "James" di Clements Connon (Irlanda del Nord 2008); "Clouded" di Ajae Clearway (Usa 08); "En compagnie de la poussière" di Jacques Molitor (Belgio 2008) "510 Meter über dem Meer"("510 Meter Above the Sea Level") di Kerstin Polte (Svizzera 2008) "Les filles de feu" di Jean-Sébastien Chauvin (Francia 2008) EUROPA MON AMOUR-MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM ALL'ITALIANA Ore 14,15 "Il figlio di Spartaco" di Sergio Corbucci (Italia 1963) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 16,15 " De Genere Family" di Massimiliano Tumino (Italia 2009) "L'ora d'amore" di Andrea Appetito e Christian Carmosino (Italia 2008) A VENT'ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO Ore 18 "Westler" di Wieland Speck (RFT 1985) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 20,30 "Ang Lihim ni Antonio" ("Antonio's Secret") di Joselito Altarejos (Filippine 2008) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 22,30 "Metti una sera a cena" di Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1969) LUNEDI' 27 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Leonera" di Pablo Trapero (Arg/Corea del Sud/Bras) Ore 14 "Serbis" ("Service") di Brillante Mendoza (Filippine/Francia 2008) Ore 15,45 "A Festa da Menina Morta" di Matheus Nachtergaele (Brasile 2008) PANORAMICA CORTI Ore 17.40 "Je vous hais petites filles" di Yann Gonzalez (Francia 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18,30 "Daybreak" di Adolfo Alix Jr. (Filippine 2008) FUORI CONCORSO Ore 20,15 "Another Gay Sequel: Gays Gone Wild!" di Todd Stephens (Usa 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22 "Wu sheng feng ling" ("Soundless Wind Chime") di Kit Hung (Hong Kong/Cina/Svizzera 2009) Ambrosio2 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Boriven nee yu pai tai Karn Kun Kun" ( "This Area is Under Quarantine") di Thunska Pansittivorakul (Thailandia 2009) SERIE LESBICHE Ore 14,15 "Sugar Rush (Episodio 5) di Sean Grundy (GB 2005) "Sugar Rush" (Episodio 6) di Harry Bradbeer (GB 2005) VOICE OVER Ore 15,15 "Pendant ce temps, dans une autre partie de la forêt" di Arnold Pasquier (Francia 2007) "Je flottererai sans envie" di Frank Beauvais (Francia 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 16,45 "L'altra altra metà del cielo" di Maria Laura Annibali (Italia 2009) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 17,45 "No Woman's Land" di Anne Smolar (Belgio 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 19.10 "Khastegi" ("Sex My Life") di Bahman Motamedian (Iran 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 20,45 "Benni Has 2 Mothers" di Vivid Tjipura (Sudafrica 2007) SERIE LESBICHE "Society" di Vincent Pontsho Moloi (Sudafrica 2007) VOICE OVER Ore 22,45 "Boucle noire" di Denis Guéguin (Francia 2008) "Miracle de la chute" di Denis Guéguin (Francia 2008) "A Well Hung Monk" di Daniel McKernan (USA/GB 2008) "Middle-Earth" di Thunska Pansittivorakul (Thailandia 2007) "Just a Kiss" di Michael Wilde (Usa 2008) "Failure" di Nelson Henricks ( Canada 2007) "The Lollipop Generation" di G.B. Jones (Canada 2008) Ambrosio 3 CONCORSO CORTOMETRAGGI REPLICHE Ore 11 "Inkanyezi Yobusuku" ("Night Star") di Kekeletso Khena (Sudafrica 2007) "Wednesdays" di Deniz Buga (Usa 2008); "Tanjong Rhu" ("The Casuarina Cove") di Boo Junfeng (Singapore 2008); "El reloj "("The Watch") di Marco Berger (Argentina 2008); "Senteurs" di Laura Schroeder (Lussemburgo 2008) "Lapsus" di Arnauld Visinet (Francia 2008); "Saliva" di Esmir Filho (Brasile 2007); "Over Vis en Revolutie" ("About Fish and Revolution") di Margien Rogaar (Olanda 2008) EUROPA MON AMOUR- MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM ALL'ITALIANA Ore 14,15 "Maciste all'inferno" di Riccardo Freda (Italia 1962) CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 15,45 "Double Indemnity" ("La fiamma del peccato") di Billy Wilder (Usa 1944) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 17,45 "Una questione delicata" di Peter Marcias (Italia 2009) "Sarajevo Queer Festival 2008" di ?azim Derviševi?, Maša Hil?išin (Bosnia Erzegovina 2008) GUY GILLES: IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 19,15 " Guy Gilles et le temps désaccordé" di Gaël Lépingle (Francia 2008) ARDORFO ARRIETA:DELIRI D'AMORE Ore 20,45 "Les Intrigues de Sylvia Couski" di Ardorfo Arrieta (Francia 1974) STONEWALL: DA JUDY GARLAND A HARVEY MILK Ore 22,30 "575 Castro St." di Jenni Olson (Usa 2008) "My name is Harvey Milk" di Leonardo Herrera (Usa 2008) "The Times of Harvey Milk" di Rob Epstein (Usa 1985) MARTEDI' 28 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Wu sheng feng ling" ("Soundless Wind Chime") di Kit Hung (Hong Kong/Cina/Sviz 2009) CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 15 "Daybreak" di Adolfo Alix Jr. (Filippine 2008) CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 16,30 "Bianca" di Nanni Moretti (Italia 1984) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 18,15 "Ynglinge" ("First Flush") di Mikkel Munch-Fals (Danimarca 2006) "En Forelskelse" ("Awakening") di Christian Tafdrup (Danimarca 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 20 "Luan qing chun" ("Beautiful Crazy") di Chi Y. Lee (Taiwan 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22 "Rabioso sol, rabioso cielo" di Julián Hernández (Messico 2008) Ambrosio 2 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "No Woman's Land" di Anne Smolar (Belgio 2008) "Falusi Románc: Meleg Szerelem" ("A Village Romance: Lesbian Love") di Kriszta Bódis (Ungheria 2007) SERIE LESBICHE Ore 14,30 "Sugar Rush" (Episodio 7) di Harry Bradbeer (GB 2005) "Sugar Rush" (Episodio 8) di Harry Bradbeer (GB 2005) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 15,30 "Center of the Universe" di Jarrah Gurrie (Usa/Australia 2007) "Somebody is Watching" di Maxime Desmons (Canada 2008) "The Honeymoon Suite" di Papkoom Treechairusmee (Thailandia/GB 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 16,30 "Les parents" di Christophe Hermans (Belgio 2008) Ore 18,15 "Queer China, 'Comrade' China" di Cui Zi'en (Cina 2008) OMAGGIO A FILIPPO TIMI Ore 20,45 "In principio erano le mutande" di Anna Negri (Italia 1999) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 22,30 "Il mare" di Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1962) Ambrosio 3 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Khastegi" ("Sex My Life") di Bahman Motamedian (Iran 2008) EUROPA MON AMOUR-MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM ALL'ITALIANA Ore 14,15 "Ercole contro Moloch" di Giorgio Ferroni (Italia 1963) GUY GILLES: IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 16,15 "Au pan coupé" ("Wall Engravings") di Guy Gilles (Francia 1968) ARDORFO ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 17,30 "El crimen de la pirindola" di Ardorfo Arrieta (Spagna m1965) "La imitaciòn del àngel " di Ardorfo Arrieta (Spagna 1967) "Tam-tam" di Ardorfo Arrieta (Fra/Spa/Usa 1976) VOICE OVER Ore 19 "Sois sage, ô ma Douleur..." ("Be Still, O My Sorrow.") di Damien Manivel (Francia 2008) "If One Thing Matters - A Film About Wolfgang Tillmans" di Heiko Kalmbach (Germania/Usa 2008) CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 20,45 "Il segno di Venere" di Dino Risi (Italia 1955) OMAGGIO A SHU-LEA CHEANG Ore 22,45 "Fresh Kill" di Shu-Lea Cheang (Usa 1994) MERCOLEDI' 29 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Rabioso sol, rabioso cielo" di Julián Hernández (Messico 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 15 "Luan qing chun" ("Beautiful Crazy") di Chi Y. Lee (Taiwan 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 16,45 "Chris & Don: A Love Story" di Guido Santi e Tina Mascara (Usa 2007) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 18,30 "Nesio" di Alan Coton (Messico 2007) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 20,30 "Elève libre" di Joachim Lafosse (Belgio 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 22,30 "Keluar Baris" ("Homecoming") di Boo Junfeng (Singapore 2007) FUORI CONCORSO "Boy" di Auraeus Solito (Filippine 2009) Ambrosio 2 CONCORSI O DOCUMENTARI REPLICA Ore 11 "Queer China, 'Comrade' China" di Cui Zi'en (Cina 2008) SERIE LESBICHE Ore 14,15 "Sugar Rush" (Episodio 9) di Harry Bradbeer (GB 2005) "Sugar Rush" (Episodio 10) di Harry Bradbeer(GB 2005) CONCORSO CORTOMETRAGGI Ore 15,15 "Bongo Bong" di Ken Wardrop (irlanda 2007) "Boy Meets Boy" di Peter Kim (Corea del Sud 2007) "En la luz del sol brillante" di Jesús Torres Torres (Messico 2008) "Mon printemps talons hauts" di Viva Delorme (Francia 2008) "Dish" di Brian Harris Krinsky (Usa 2009) "Kaveri" ("A Mate") di Teemu Nikki (Finlandia 2007) "Même pas mort" di Claudine Natkin (Francia 2007) "Paradise" di Mark Robinson (Australia 2007) "Xia wu" ("Summer Afternoon") di Ho Wi Ding (Taiwan 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 17,30 "Isola Nuda" di Debora Inguglia (Italia 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 19 "Punches' n' Ponytails" di Pankaj Rishi Kumar (India 2008) VOICE OVER Ore 20,45 "Umbrella" di Kerstin Schleppegrell e Inger Schwarz (Germania 2007/2008) "There is a Spider Living Between Us" di Tejal Shah (India 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI "Xiao shu da xia tian" ("Love Mime") di Zhu Yiye (Cina 2008) OMAGGIO: FILIPPO TIMI Ore 22,30 "Homo ominis lupus" di Matteo Rovere (Italia 2006) "In Memoria di me" di Saverio Costanzo (Italia 2007) Ambrosio 3 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Les parents" di Christophe Hermans (Belgio 2008) ARDORFO ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 14,30 "Flammes" di Ardorfo Arrieta (Francia 1978) VOICE OVER Ore 16 "Sérénade... In Fragments" di Marijo St-Amour (Canada 2008) "L'Apesanteur" di Pascal Robitaille (Canada 2008) Ore 17,15 "Samstag Abend im Eagle" ("Saturday Night at the Eagle") di Marc Adelman (USA 2007) "The Universe of Keith Haring" di Christina Clausen (Italia/Francia 2007) GUY GILLES: IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 19.10 "Absences répétées" di Guy Gilles (Francia 1978) STONEWALL: DA JUDY GARLAND A HARVEY MILK Ore 20,45 "I Could go on Singing" ("Ombre sul palcoscenico") di Ronald Neame (Gb 1963) OMAGGIO: SHU-LEA CHEANG Ore 22,45 "I.K.U" di Shu Lea Cheang (Giappone 2000) GIOVEDI' 30 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Elève libre" di Joachim Lafosse (Belgio 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 14,15 "Cowboy"di Till Kleinert (Germania 2008) "Somebody got Murdered" di Tor Iben (Germania 2008) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 15,45 "Divina Creatura" di Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1975) A VENT'ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO Ore 18 "Ein Traum in Erdbeerfolie" ("Comrade Couture") di Marco Wilms( Germania 2008) CINEMA IDEAL CITYPLEX PREMIAZIONE Ore 21,30 Cerimonia di chiusura con i premi del "Da Sodoma a Hollywood" Torino 24 GLBT Film Festival. Presenta Vladimir Luxuria FUORI CONCORSO Ore 22,45 "Mentiras y gordas" di Alfonso Albacete e David Menkes (Spagna 2009) Ambrosio2 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICHE Ore 11 "Isola Nuda" di Debora Inguglia (Italia 2008) "Punches' n' Ponytails" di Pankaj Rishi Kumar (India 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 14,15 "La Déchirure" di Mikael Buch (Francia 2007) "Easy Tiger" di Alkmini Boura (Svizzera 2008) "Im Sommer sitzen die Alten" di Beate Kunath (Germania 2009) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 15,15 "Excuse Me, What's Queever?" di Giulia Berto e Giulia Forgione (Italia 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI "Turistas" di Marcos de Miguel, Isabel Coll (Spagna 2008) "Tect" ("Test") di Borislav Kostov (Bulgaria 2008) "Rifiuto" di Stefano Bighi, Enrico Giovannone (Italia 2009) "The Window" di Philippe Gosselin, Ronald Regina (Usa 2008) "Youthquake" di Salvatore Cutaia, Emanuele Vara (Italia/Spagna 2008); "Half a Lifetime" di Howard Smith (Sudafrica 2007) "How Do I Say This? I'm Gay!" di Michael Bodie e Silas Howard (Usa 2007); "Pizza" di Ivan Cazzola (Italia 2008) VOICE OVER Ore 17 "Backstage" di Davide Maldi (Italia/Usa 2008) "Chapter 6 - The Bag Lady" di Daniel Barrow (Canada 2008) "Land Forms" di Li Ning e Erikk McKenzie (Cina/Nor /Olanda 2008); "Made Up" di Owen Eric Wood (Canada 2008) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 17,45 "Metti una sera con.Patroni Griffi" di Leopoldo Mastelloni (Italia 2008) Ambrosio 3 CONCORSO CORTOMETRAGGI REPLICA Ore 11,30 proiezione di "Bongo Bong" di Ken Wardrop (irlanda 2007) "Boy Meets Boy" di Peter Kim (Corea del Sud 2007) "En la luz del sol brillante" di Jesús Torres Torres (Messico 2008) "Mon printemps talons hauts" di Viva Delorme (Francia 2008) "Dish"di Brian Harris Krinsky (Usa 2009) "Kaveri" ("A Mate") di Teemu Nikki (Finlandia 2007) "Même pas mort" di Claudine Natkin (Francia 2007) "Paradise"di Mark Robinson (Australia 2007) "Xia wu" ("Summer Afternoon") di Ho Wi Ding (Taiwan 2008) PANORAMICHE DOCUMENTARI Ore 14,15 appuntamento con "When I Knew" di Fenton Bailey, Randy Barbato(Usa 2007) "Tongzhi in Love" di Ruby Yang (Cina 2008) OMAGGIO: SHU-LEA CHEANG Ore 15,30 "Sex Fish" (Usa 1993) "Sex Bowl" (Usa 1994) "Coming Home" (Giappone 1995) "Fingers and Kisses" (Giappone 1995) "Fluid" (Installation) ( Norvegia 1994) "The Fisting Club" (Germania 2008) "I Am You Are High on Milk" (Spagna 2008) ARDORFO ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 16,30 proiezione di "Grenouilles" di Adolfo Arrieta (Francia/Spagna 1983) "Vacanza Permanente" di Adolfo Arrieta (Italia 2006) OMAGGIO: FILIPPO TIMI Ore 18 "Atomique-les trois portes" diretto da Filippo Timi (Italia 2000) "L'eredità di Caino" di Luca Acito e Sebastiano Montresor (Italia 2006)

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Concerto a Sanremo poi doppia trasferta (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

ORCHESTRA SINFONICA GLI APPUNTAMENTI Concerto a Sanremo poi doppia trasferta Una pianista coreana di notevole fama per i tre concerti che la Sinfonica di Sanremo si appresta a tenere. Il primo giovedì alle 16,30 nel Teatro del casinò, gli altri il 2 maggio alle 21 nel Santuario di Santa Maria delle Grazie a Voghera e il 3 maggio alle 20,30 a Cattolica nel Teatro della Regina. In questo caso in occasione della «Mostra dei fiori e delle piante ornamentali». «Il Concerto di Rubinstein», come è stato battezzato, vedrà impegnata come solista al pianoforte Ilia Klim diretta dal maestro Piero Bellugi. In scaletta «La grotta di Fingal» Ouverture Op.26 (Le Ebridi) di Felix Mendelssohn (1809-1847); il Concerto n. 4 - in re minore Op.70 per Pianoforte e Orchestra di Anton Rubinstein (1829-1894); la Sinfonia in re maggiore di Luigi Cherubini (1760-1842). Ilia Kim, nata a Seul, ha cominciato a suonare il pianoforte a 4 anni debuttando a 11 nel Sae Jong Arts Centre di Seul. In quell'occasione ottenne una borsa di studio che le permise di trasferirsi all'estero. Così nel 1988 si iscrisse alla Hochschule der Kunste di Berlino per diplomarsi nel 1994 col massimo dei voti. Dopo vari corsi di perfezionamento eccola iniziare la carriera di solistica che l'ha portata a suonare in Germania, Usa (con debutto nel 1994 nella Carnegie Hall di New York), Austria, Francia, Svezia, Finlandia, Olanda, Romania, Croazia, Polonia, Messico, Brasile, Italia, Cina. Ha suonato con alcune delle maggiori orchestre mentre suoi concerti sono stati trasmessi in diretta dalle radio e tv nazionali di Corea, Romania, Germania, Messico e Italia. Dal 1998 risiede in Italia. Il direttore Piero Bellugi è uno dei più importanti che può oggi vantare l'Italia. E' anche direttore onorario della stessa Sinfonica.\

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new york ora teme l'isolamento obama: "prese le misure necessarie" - (segue dalla prima pagina) vittorio zucconi (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 6 - Esteri New York ora teme l´isolamento Obama: "Prese le misure necessarie" Contagiati 28 studenti, bandite carni Usa in Russia e Cina Gli Stati Uniti La psicosi della pandemia fa volare a Wall Street le azioni di Big Pharma (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) VITTORIO ZUCCONI Sugli Stati Uniti il resto del mondo ha issato la "bandiera gialla" di una semi quarantena globale. Non venite qui tra noi infetti, non mangiate i nostri maiali, sorvegliate i turisti che arrivano a voi da qui. L´influenza suina è divenuta il "virus nordamericano", nonostante il presidente Obama si affanni a dire che «non ci sono veri motivi di allarme» e il numero dei casi, fra accertati e probabili, sia per ora meno di 50, su una popolazione di 310 milioni. L´influenza mutante ha qualcosa di mostruosamente inquietante, nonostante la "solita" influenza stagionale uccida 36 mila americani ogni anno, secondo le cifre ufficiali del Centro per il Controllo delle Malattie, nella generale indifferenza. Ma la pandemia del panico, cominciata nel Messico, ha infettato tutta l´America del Nord, quando il ministro per la Sicurezza Nazionale, Janet Napolitano, ha proclamato lo stato d´emergenza per mettere in moto le procedure di controllo e liberare i fondi governativi destinati alla risposta nazionale contro minacce biologiche naturali o terroristiche. E gli Stati Uniti sono divenuti il centro dell´ansia e dell´attenzione. I casi accertati del morbo che i liceali dell´Istituto San Francesco di Queens hanno contratto in Messico e dal quale sono guariti in pochi giorni, aumenteranno, perché i 350 laboratori federali ora li cercano dietro ogni febbre e tosse. E dunque li trovano. Sono sotto il microscopio le scuole, soprattutto i licei di frontiera col Messico, in Texas, dove tre nuovi casi sono stati segnalati a San Antonio, perché questa infezione sembra colpire non i soliti "vecchi, bambini e malati", ma i giovani, come fece, 90 anni or sono, la madre orribile di tutte le pandemie influenza, la Spagnola. Starnutisce Wall Street, che aveva appena cominciato la convalescenza dalla terribile influenza finanziaria dell´estate scorsa, e barcolla tra la voglia di accasciarsi e la ricerca di quei titoli di farmaceutiche e industrie della sanità privata che rastrelleranno profitti dai milioni - già 40 milioni di flaconi messi in commercio dalle scorte strategiche nazionali - di confezioni di medicinali antivirali e di antibiotici per trattare le complicanze batteriche, perché non c´è dramma dal quale non si possa guadagnare qualche dollaro (la paura di una pandemia fa decollare le azioni di Big Pharma). S´indignano le voci pubbliche, scoprendo che la Unione Europea invita a non volare negli Usa, come se questo fosse divenuto il lebbrosario del mondo. Gli allevatori di maiali del Kansas e dell´Iowa scoprono che i loro porcelli sono stati messi al bando dal governo cinese, da quello russo, da Abu Dhabi e da Dubai, nonostante non esista alcun pericolo nel consumi di carni di suini cotte o insaccate. Il segretario di Stato Clinton ci ammonisce a non fare viaggi oltre frontiera, proprio mentre altre nazioni ammoniscono i loro cittadini a non venire in America, ma nei principali aeroporti internazionali sono stati installati sensori a infrarossi per provare a distanza la temperature dei passeggeri. E a tutti i viaggiatori in ingresso saranno distribuite schede, gialle naturalmente, con numeri di telefono ai quali rivolgersi in caso di sospetta infezione. «Quello che abbiamo fatto finora - diceva ieri mattina Obama che ora deve affrontare anche l´aggressione del maiale infettivo per la scadenza dei suoi 100 giorni - è creare le condizioni per rispondere a ogni emergenza». «La buona notizia è che finora non ci sono altri focolai di infezioni a New York oltre quelli del Liceo San Francesco - annuncia in diretta tv il sindaco Bloomberg - 45 giorni dopo l´identificazione dei primi casi. La cattiva notizia è che non sappiamo se ne troveremo altri». La bandiera gialla sventola sulla Statua della Libertà. Tra la sempre presente psicosi dell´attacco bioterroristico e la preoccupazione politica di farsi trovare impreparati come Bush a New Orleans, le autorità americane inconsapevolmente alimentano il panico mentre cercano di controllarlo. Il direttore del Cdc di Atlanta ha cercato di invertire gli ingranaggi della psicosi. Ha spiegato che la trasmissione dei casi è ancora minima, che non ci sono segnali di accelerazione dell´epidemia e che tutti i pazienti accertati sono colpiti da forme benigne. Ma le contee, le città dalle quali in America dipendono le scuole, cominciano a chiudere edifici, ad annullare funzioni pubbliche, perché la minaccia di future querele e di colossali cause per danni, sempre presenti negli Stati Uniti, ispira l´eccesso di cautela. Ci saranno altri casi, qui nel nostro lazzaretto nordamericano, perché l´indagine ora scoverà il virus. L´aumento produrrà le inevitabili mascherine chirurgiche bianche o blu, anche se al Centro per il Controllo delle Malattie spiegano che la loro efficacia preventiva è dubbia, e le precauzioni migliori restano l´acqua e il sapone ed evitare «il bacetto di saluto». In qualche zone di confine come la California le mascherine sono già comparse e la sindrome dell´untore si allarga. C´è qualcosa di irresistibilmente terrorizzante in questa influenza venuta dai porcili, quasi la vendetta sempre attesa degli animali contro chi li alleva per macellarli. In fondo, segretamente, ideologicamente, non dispiace al resto del mondo l´idea che proprio l´America che per otto anni ha preteso di esportare la democrazia, ora sia accusata di poter esportare l´influenza del maiale. E il liberatore sia divenuto l´untore.

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"nel 2009 ripresa lentissima ma è ora di tornare a investire" - ettore livini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 9 - Economia Il governo La locomotiva Giorgio Squinzi, presidente Federchimica: chi fa impresa deve credere di più in se stesso "Nel 2009 ripresa lentissima ma è ora di tornare a investire" Lo Stato deve incentivare la vocazione internazionale e far scendere il costo-energia Il mondo ripartirà davvero quando gli Stati Uniti ritorneranno a consumare ETTORE LIVINI MILANO - «Il cammino per uscire dalla crisi sarà lungo. Però il peggio è già alle spalle. E noi stiamo già sperimentando una timida ripresa della domanda». Se a dirlo è Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica e numero uno di un gruppo – la Mapei – con 54 fabbriche in cinque continenti, c´è da credergli. Il suo settore è da sempre uno degli indicatori più sensibili della congiuntura economica («soffriamo da inizio 2008, ben prima del caso Lehman...») e un timido raggio di sole in un mondo presente in tante filiere produttive – dai prodotti di largo consumo, all´auto fino all´edilizia – vale doppio. Quali sono le ragioni per essere ottimisti, dottor Squinzi? «Sono i numeri a confortarci. Prenda l´etilene, una delle componenti base di tutta la nostra produzione. Tra dicembre e gennaio ne compravi una tonnellata con 500 euro. Ora ne servono 600, il 20% in più. In parte perché le aziende, dopo aver svuotato i magazzini, stanno tornando a riempirli. Ma lo fanno perché tutti hanno fiutato che il vento sta iniziando a cambiare». Con le plastiche avete un termometro congiunturale molto vicino al grande consumo. Ci sono segnali positivi? «Da febbraio il mercato si è stabilizzato. Anzi, in qualche area è tornato positivo. Solo l´edilizia ha qualche difficoltà in più. La mia previsione è questa: una ripresa lentissima quest´anno, destinata a continuare senza troppo sprint nel 2010. Il mondo ripartirà davvero quando gli americani torneranno a consumare. E non mi sembra che quel momento sia dietro l´angolo. La chimica vivrà un anno tranquillo solo nel 2011 se non nel 2012». La sua Mapei è presente in tutto il mondo. è vero che l´economia in Cina ed Estremo oriente è già tornata a decollare? «In parte sì. Anche se Pechino è in mezzo a una trasformazione epocale da paese esportatore a produttore per il mercato interno. Al momento il Pil tiene grazie agli investimenti infrastrutturali. La ripresa comunque è molto a macchia di leopardo. Negli Usa – per gente come noi che opera nel mattone – non va certo bene. In Italia siamo a -20% e la ripresa dipende molto da quando e come partirà il piano casa. In Germania e Francia, dove la bolla edilizia si era gonfiata meno, siamo a +8 e + 12%. La maglia nera va alla Spagna dove il segno negativo è del 40%». Come si esce dalla crisi? «Questo è il momento di investire ed internazionalizzarsi. Dobbiamo credere di più in noi stessi. Inutile difendere il proprio orticello sotto l´ombrello protezionistico dello Stato. Bisogna scommettere sull´innovazione (noi mettiamo 85 milioni l´anno, il 5% dei ricavi, in ricerca) evitando di prendere rischi finanziari». E lo Stato cosa può fare? «Deve incentivare l´internazionalizzazione. E sciogliere i lacciuoli che ci tolgono competitività. Va semplificata la burocrazia. E deve lavorare per ridurre i costi dell´energia. Noi paghiamo l´elettricità il 30% in più rispetto al resto dell´Europa. Poi c´è il capitolo delle infrastrutture fatiscenti. Sono nodi che dobbiamo affrontare. è qui che giochiamo sfida del futuro». Le imprese italiane negli ultimi mesi si sono lamentati della difficoltà d´accesso al credito bancario. è ancora così? «Non mi pare. Le nostre banche sono molto più solide di quelle di altri paesi. A noi non hanno mai negato un euro. Può darsi che in qualche caso ci sia stato un irrigidimento sui finanziamenti. Ma a me pare che si sia rarefatta molto anche la domanda. è un errore. Questo è il momento in cui le imprenditori devono credere in se stessi per uscire dalla crisi più forti di prima».

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la febbre suina sbarca in europa primi malati in spagna e scozia - pietro del re (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 2 - Cronaca La febbre suina sbarca in Europa primi malati in Spagna e Scozia Messico, 149 vittime. La Ue: nessun limite ai viaggi verso gli Usa L´emergenza Sintomi sospetti anche in Italia, ma i test sono negativi. Obama: niente panico PIETRO DEL RE ROMA - è spagnolo e ha 23 anni il paziente "zero" europeo. Il 22 aprile scorso, di ritorno da un viaggio di studio in Messico, è stato colto da nausea e febbre alta. Due giorni dopo, afflitto da estrema debolezza, è stato ricoverato all´ospedale di Almensa, nella regione della Castilla-La Mancha. Ieri, il verdetto: l´uomo è stato contagiato dal virus suino. Nel pomeriggio, altri due casi di infezione sono stati accertati in un ospedale della Scozia. Intanto, all´ospedale di Venezia una donna di 31 anni è stata ricoverata in isolamento nel reparto di malattie infettive. Era appena rientrata da San Diego in California con febbre alta ed è stata sottoposta in via precauzionale ad accertamenti. I primi test avrebbero già dimostrato che la sua non è influenza suina. Ma continua a salire il numero delle vittime in Messico, dove il virus A/H1N1 ha già ucciso 149 persone. «Preoccupazione, prudenza, ma non panico». Con queste parole il presidente Obama ha cercato di calmare l´America, dove cresce il numero di casi accertati (28 a New York, 8 in California, 2 in Texas, 2 in Kansas e 1 in Ohio). «Temiamo che possano essercene oltre 100 nella scuola Saint Francis Preparatory di Queens», ha detto il sindaco della Grande Mela, Michael Bloomberg, mentre il governo statunitense ha cominciato a distribuire 11 milioni di dosi di antivirali (Tamiflu e Relenza) negli stati più colpiti. A causa dei timori di una pandemia, Cina, Ucraina, Kazakhstan, Filippine, Thailandia ed Emirati Arabi hanno vietato l´import di carne di maiale dagli Stati Uniti. Arrivano pessime notizie dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta: il virus si propagherebbe anche da uomo a uomo. Persone venute in contatto con gli ammalati hanno iniziato a mostrare i primi sintomi dell´influenza. Sempre ieri è giunta la conferma di 4 casi in Canada e in Francia, Belgio e Germania si segnalano nuovi pazienti "in fase di indagine". Sei casi sospetti di febbre suina sono risultati negativi, ha informato ieri mattina il ministero francese della Sanità: si trattava di banale influenza senza alcun legame con l´epidemia che imperversa Oltreoceano. Un incidente diplomatico è scoppiato quando la Commissaria europea alla Salute, Androulla Vassiliou, ha chiesto che «vengano evitati i viaggi, ritenuti non-essenziali, nelle zone colpite dall´epidemia». Immediata la risposta del direttore del Centro americano di controllo e prevenzione delle malattie, Richard Besser: «Un avvertimento ingiustificato, in particolare negli Stati Uniti». è toccato allora al presidente di turno dell´Ue, Alexandr Vondra, rettificare il tiro: «Che io sappia non c´è alcun divieto europeo di andare negli Usa». Come ha spiegato il numero uno della Direzione generale salute della Commissione europea, Robert Madelin, tutte le esperienze e tutte le simulazioni condotte mostrano che azioni drastiche come la chiusura delle frontiere rallentano solo di qualche giorno il propagarsi di un virus pandemico, mentre costano enormemente sul piano umano e sul piano economico. Ma quanto ci vorrà per fabbricare un nuovo vaccino anti-influenzale? «Tra la comunicazione di un nuovo ceppo influenzale, soprattutto se è di un tipo simile a quello che circola attualmente in Messico, e la produzione delle prime dosi di vaccino, bisogna contare almeno quattro mesi», ha dichiarato il portavoce della filiale di Sanofi-Aventis, leader mondiale del settore. In Messico, dove sono circa duemila le persone ancora ricoverate in ospedale e dove tutte le scuole resteranno chiuse fino almeno a metà maggio, piove sul bagnato. Ieri, un terremoto di magnitudo 6 gradi della scala Richter ha colpito la capitale. La scossa è stata avvertita anche durante la conferenza stampa del ministro della Sanità, José Angel Cordova, che stava aggiornando i dati sulla diffusione della prima "peste" del Terzo millennio.

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gli enigmi della politica italiana - marc lazar (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 31 - Commenti GLI ENIGMI DELLA POLITICA ITALIANA MARC LAZAR Silvio Berlusconi e le difficoltà della sinistra costituiscono i due grandi enigmi politici italiani. E sono al centro del recente saggio di Aldo Schiavone, L´Italia contesa (Laterza), che sta suscitando un dibattito pubblico. Schiavone offre una serie di riflessioni stimolanti sull´Italia contemporanea, il solo Paese ad aver subìto a un tempo il grande sconvolgimento tecnologico iniziato oltre due decenni fa, e una crisi politica di vasta portata. A suo giudizio, Berlusconi è il frutto delle specificità italiane del XX secolo, e il berlusconismo un´"ideologia di transizione". Ma la vera originalità provocatoria del libro sta nel fatto che Aldo Schiavone parla di tutto questo al passato. Per lui il berlusconismo è in via di sparizione, perché si sta chiudendo il ciclo del liberismo e del declino della politica apertosi negli Anni 80, e incarnato appunto dall´attuale presidente del Consiglio. E inoltre perché dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla susseguente crisi economica starebbe per nascere un nuovo ciclo, segnato dall´imperativo delle regole e del ritorno alla politica. è una profezia che merita di essere discussa, innanzitutto per ragioni congiunturali: Berlusconi, come altri leader della destra – si pensi ad esempio a Sarkozy – si è immediatamente adattato alla nuova congiuntura economica, erigendosi a grande protettore di una popolazione fragile e prendendo disinvoltamente a prestito i temi cari alla sinistra. Ma anche per ragioni più profonde. Il berlusconismo è caratterizzato dalla combinazione di tre elementi: il tentativo di imporre un´egemonia culturale; la formazione di un blocco sociale, e infine la costruzione di un´alleanza politica. L´egemonia culturale trae la sua potenza dalla plasticità: lungi dall´essere univoca, confinata al liberismo, al mercato, al privato e alla violazione delle regole, associa in continuazione elementi contrari, includendo ad esempio oggi la protezione pubblica e la compassione sociale. Questa plasticità mira a coagulare le diverse componenti del vasto blocco elettorale del centro-destra, formato in larga maggioranza da cattolici praticanti, ma anche da laici: piccoli imprenditori, liberi professionisti, artigiani e commercianti da un lato, e dall´altro fasce popolari scarsamente politicizzate e a basso livello di istruzione, spaventate dalla modernizzazione, dalla globalizzazione, dall´Europa, dagli stranieri. In definitiva, il berlusconismo consiste nell´unificare le destre e una parte del centro, ieri in una coalizione e oggi nel Pdl, alleandosi al tempo stesso con la Lega. Senza dubbio il Pdl è fragile, e dipende dalle sorti del suo creatore. Eppure, oggi più che mai costituisce il partito dominante e dominatore di un bipartitismo incompleto, che approfitta pienamente della crisi della sinistra. Una crisi che a sua volta suscita molti interrogativi. Di fatto, per molto tempo la sinistra italiana, e in particolare il Partito comunista italiano, aveva esercitato un´attrazione irresistibile sulle altre formazioni della sinistra europea, ma anche su un gran numero di intellettuali che oggi stentano a comprendere le sue attuali avversità. Sedotti dal suo fascino, hanno celebrato il suo ruolo nella Resistenza, il suo antifascismo, la sua forza politica e sociale, la sua ricchezza intellettuale, la sua indipendenza da Mosca. E hanno preferito ignorare l´impotenza politica del Pci, perennemente in minoranza alle elezioni, il suo conformismo, e a partire dagli Anni 60 anche la sua incapacità di comprendere le trasformazioni in atto nella società, la sua sordità alle aspirazioni dei giovani, la sua organizzazione autoritaria e la sua impossibilità di rompere con il sistema comunista mondiale. Tutto questo ha contribuito, insieme ad altri fattori originati dalla Dc, a bloccare il sistema politico italiano. Alla fine degli Anni 80, la decisione di trasformarsi in Pds è stata coraggiosa e opportuna; ma ha comunque destabilizzato la sinistra italiana, resa orfana non solo dalla crisi del comunismo, ma anche da quella del socialismo. Dopo la sconfitta del 1994, nel confronto con Berlusconi, la sinistra ha avviato una manovra sagace: constatando che non avrebbe mai potuto vincere da sola, ha deciso di allearsi a una parte del centro, dapprima in una coalizione e più recentemente in seno al Pd. Ha cercato di legittimarsi prendendo le distanze da interi capitoli della sua storia, convertendosi al riformismo e dotandosi di una cultura di governo. Ma il compromesso tra ex comunisti ed ex centristi che è all´origine del Pd ha dato luogo a un consenso fiacco. E di conseguenza, il Pd trova grandissime difficoltà ad affermare un´identità, a elaborare un progetto, a estendere il suo elettorato, a costruire una strategia d´attacco, a rinnovare la sua leadership. E lascia quindi a Berlusconi un vasto campo libero. Ma allora la sinistra è davvero, come scrive Aldo Schiavone, nella posizione migliore per cogliere le opportunità offerte dalla nuova fase storica che si sta aprendo, in quanto «dispone ancora di più conoscenze, di un pensiero più educato, di un migliore allenamento alla riflessione» (pag. 76)? In verità, forse per la sinistra è venuto il momento di chiedersi perché mai non riesca ad attrarre un maggior numero di elettori, dato che in effetti dispone di talenti molteplici. Servirebbe un po´ più di umiltà. E anche un maggiore impegno per comprendere gli sviluppi complessi e contraddittori dell´Italia di oggi; più inventiva per rispondere alle aspirazioni di rinnovamento che emanano dalla società; più audacia nell´elaborare proposte per venire incontro ai giovani, alle donne, ai lavoratori del settore privato, ai precari, agli immigrati; più creatività per una narrativa che non cerchi di far sognare, o di proporre impossibili utopie, ma conferisca un senso alla sua azione; più mordente nel confronto con l´avversario, per valorizzare la propria differenza, ad esempio sulla questione della laicità; e infine una maggiore apertura al proprio interno, per consentire ai nuovi venuti e alle giovani generazioni di ampliare l´aggiornamento e far emergere un leader. Traduzione di Elisabetta Horvat

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cartoline dai cittadini che pensano positivo - paola naldi (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XIII - Bologna Cartoline dai cittadini che pensano positivo Messaggi anti-crisi, slogan ideati da studenti, persone di tutte le età, artisti Oggi all´Archiginnasio si inaugura la mostra con centinaia di immagini e dediche che hanno partecipato al Torneo fotografico-letterario del Centro Antartide PAOLA NALDI CON un gesto semplice come il sorriso si può sperare di cambiare lo spirito di una città. La voglia non manca come dimostrano i tanti scatti (più di 300) che sono arrivati per partecipare al torneo fotografico-letterario «Cara Bologna ti scrivo... e ti sorrido», promosso dal Centro Antartide, con la Repubblica e poi Coop Adriatica, Hera, Comune di Bologna, Quartieri Savena e Saragozza, Legacoop, Manutencoop, Azienda Usl, Infea Emilia Romagna, il liceo Laura Bassi, l´Istituto Comprensivo 1 e 12, la Direzione didattica 13. L´iniziativa, sostenuta dalla Fondazione Carisbo, è presentata in una mostra che si inaugura oggi alle 18 all´Archiginnasio (piazza Galvani 1) con una selezione dei lavori partecipanti - scatti in bianco e nero o a colori, affiancati da slogan, frasi, riflessioni - inviati da classi di studenti o da semplici cittadini che in questo modo hanno dimostrato di amare la propria città. «Il concorso è stato il pretesto per ripensare la città in senso positivo - spiega Giampiero Mucciaccio del Centro Antartide -. A Bologna ci sono grossi problemi e la gente ha sempre più lo sguardo a terra. Ma la grande partecipazione a questa iniziativa dimostra come ci sia la speranza di vedere una città non solo buia e nera». L´invito alla speranza è ben chiaro in quei sorrisi contagiosi che uniscono generazioni e colori della pelle. Sorrisi che spuntano dalla visiera di un casco, come nel caso della foto vincitrice scattata da Fabrizio Belardetti, o da volti incorniciati da capelli bianchi come negli scatti di Paolo Lambertini che vuole «mescolare la saggezza degli anziani e l´entusiasmo dei giovani per ridare la carica a Bologna». Tanti i lavori provenienti dai ragazzi delle scuole che hanno associato la voglia di ridere all´impegno sociale, a temi ambientali, alla solidarietà o semplicemente alla gioia di vivere. Così Eva Sciacca invita a «regalare un sorriso a chi dorme sotto i portici: gli farà da coperta», mentre la classe I A delle medie Farini si mette in fila e lancia la sfida: «Sorridi sempre oppure rendi ridicolo chi immagina che sorridere sia una cosa ormai inutile». Dagli scatti emerge poi che la gioia è forse l´essenza della globalizzazione, linguaggio comune a tutti i popoli che non ha bisogno di traduzione: in Oriente come sotto le Due Torri. E qui basta tenere gli occhi ben aperti per scoprire che il sorriso è ancora una costante di chi vive in centro come nei quartieri di periferia. Quello di Padre Gabriele, nella foto di Ermina Vezzelli, «che per 365 giorni all´anno sosta all´angolo di via Orefici, con il cappello miracoloso sulle ginocchia» o quello di Nela, immortalata da Simona Tonna, arrivata dalla Croazia, dove ha studiato per diventare parrucchiera, e che oggi ha un negozio alla Barca dove «tutti fanno due chiacchiere e danno una mano a spazzare». Insomma, pur nel degrado e nella crisi di oggi, dalla mostra arrivano messaggi di ottimismo e positività. Come quello di Massimo Minimo: «Cara Bologna ascolta il consiglio del mitico Jim Morrison: sorridi sempre, anche se è un sorriso triste, perchè più triste di un sorriso triste c´è la tristezza di non saper sorridere». Mostra aperta fino al 27 maggio, orari lunedì-venerdì 9-18,45, sabato 9-13,45; 1 maggio chiuso, gratuito. Info: 051260921.

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cassa integrazione anche ai precari - paolo russo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina II - Bari Cassa integrazione anche ai precari Patto con i sindacati: 63 milioni nel 2009 per 50 mila lavoratori Barbieri: "Unica condizione è di non licenziare" vertice in prefettura sulla crisi Natuzzi PAOLO RUSSO Da oggi arriva la cassa integrazione per oltre 50mila lavoratori pugliesi. Ieri sera, dopo una maratona di sette ore, l´assessore regionale al lavoro, Marco Barbieri ha chiuso la concertazione sugli ammortizzatori sociali in deroga. La Regione e i sindacati hanno raggiunto un accordo "erga omnes". Per tutto il 2009 potranno usufruire della cassa integrazione i dipendenti di tutte le imprese, anche quelle non industriali e di piccole dimensioni per le quali, la legge non prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali. La crisi ha cambiato le carte in tavola. Soprattutto per i lavoratori meno tutelati sul mercato. Precari, contratti a progetto e apprendisti: per la prima volta la cassa integrazione sarà estesa anche a loro. Due terzi dei 63 milioni di euro a disposizione per i lavoratori pugliesi potranno essere tecnicamente erogati già a partire da oggi. I soldi arrivati da Roma, 49 milioni, sono immediatamente spendibili. I 24 messi a disposizione dalla Regione devono prima ricevere il visto dell´Unione europea. «Con i sindacati abbiamo scelto di finanziare tutti i lavoratori per scongiurare i licenziamenti - ha spiegato l´assessore Barbieri - se i soldi a disposizione alla fine non basteranno, non esiteremo a chiedere nuove risorse al governo nazionale che, è bene ricordarlo, sta utilizzando i fondi Fas del Mezzogiorno per pagare gli ammortizzatori sociali in tutta Italia». Tutte le richieste delle aziende pugliesi saranno accolte. Le imprese che hanno già esaurito il monte ore a loro disposizione per la Cig potranno sfruttare una deroga fino alla fine del 2009. Un impegno su tutto il fronte che, secondo le stime dei sindacati dovrebbe interessare 30mila lavoratori in cassa integrazione e un esercito, difficile anche da quantificare, di precari e contratti termine non rinnovati. Non meno di 20mila unità. «L´unica condizione che poniamo per accedere a questi finanziamenti è quella di evitare i licenziamenti», ha ribadito l´assessore al Lavoro che ieri ha riscontrato un´apertura in questa direzione da parte di Natuzzi. Il colosso del divano, ieri ha annunciato di essere disponibile a rivedere il suo piano esuberi. Nel corso di un vertice straordinario in Prefettura (seguito da una folta delegazione di lavoratori) l´azienda, che stima una perdita di 1, 2 milioni di euro e ha presentato un piano di 1540 esuberi, ha aperto al dialogo con i sindacati e la Regione. Barbieri ha ribadito la disponibilità di finanziamenti all´interno dell´accordo di programma regionale cui Natuzzi ha partecipato. Le possibili soluzioni potrebbe essere legate al Feag, il fondo di adeguamento alla Globalizzazione, o alla reintroduzione dei contratti di solidarietà.

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Un virus che accompagna (e fa) la storia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 2 autore: Di mutazione in mutazione Un virus che accompagna (e fa) la storia di Marco Magrini A prile 1919. Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti, è a Parigi per gli ultimi dettagli del Trattato di Versailles. Sulle prime, c'è il timore che sia stato avvelenato. Invece, è influenza. Non un'influenza qualsiasi, ma la terribile Spagnola. La quale risparmia il primo cittadino americano, che resta seriamente debilitato proprio mentre si scriveva l'epilogo della Prima guerra mondiale, ma uccide un suo assistente. Anche i virus, nel loro piccolo, fanno la storia. Il virus che di recente è trasbordato da un maiale messicano a un essere umano, discende dallo stesso virus che potrebbe aver cambiato qualche passaggio del Trattato di Versailles. Entrambi si chiamano H1N1: un nome che suona come il virus primordiale. Il che, ovviamente, non è vero: nell'epopea dell'evoluzione,quei microscopici marchingegni capaci di sopravvivere solo mutando incessantemente, sono qui sul pianeta da qualche miliardo di anni in più dell'uomo. La primogenitura di Acca uno Enne-uno sta solo nell'essere stato studiato agli albori del Ventesimo secolo, quando la scienza aveva da poco scoperto la loro esistenza. La H sta per emoagglutinina, la proteina che serve ad attaccarsi alla cellula che fa da ospite involontaria (nell'influenzavirus se ne conoscono 16 varianti). E la N per neuraminidasi, l'altra proteina che compone l'involucro del virus (8 varianti). Nonostante il nome in comune però, la Spagnola e la Messicana - come sarà forse ricordata, qualora l'attuale epidemia salisse al rango di pandemia - sono ben diverse. La prima veniva dagli uccelli. La seconda dai maiali. Anzi, a voler essere precisi, la H dell'attuale virus viene dal mondo suino. Ma la N ha frammenti di geni che vengono da virus del mondo suino, aviario e umano. In altre parole, la storia del microcosmo virale è ancor più complessa e imprevedibile della storia umana. Nel 1920, quando la Prima guerra è ormai finita, la Spagnola ha fatto più vittime del conflitto bellico. E sono state imparate amare lezioni. Secondo John Barry, autore del fortunato The Great Influenza, la Spagnola era originalmente apparsa in Kansas. Nel paesino di Haskell, Barry ha trovato le lettere di un dottore che, nel febbraio del 1918, era stato subissato di casi di un'influenza mortale, che aveva interessato reclute per l'Europa. Da lì, il virus - poi documentato per la prima volta in Spagna - sarebbe stato esportato via nave nel Vecchio Continente. Ma non basta: nel settembre dello stesso anno, un bastimento dall'Europa carico di ammalati sbarca a Philadelphia e contagia l'ospedale. I medici chiedono alle autorità di cancellare la parata che doveva lanciare la sottoscrizione dei Liberty Bond. Ma la parata si fa lo stesso e Philadelphia è devastata dalla febbre e dalla morte. Dopo due anni, gli echi della Spagnola si affievoliscono. Il virus smette di mietere vite umane, a forza di mutare si spegne. Oggi, ne rimangono dei campioni in un laboratorio e nei resti di una donna inuit che era stata sepolta sotto il permafrost dell'Alaska. Però, i virus con la H e la N del primo tipo - in varianti innocue per gli uomini sono continuati a esistere: dentro gli uccelli, i suini e gli stessi esseri umani. Non a caso, una variante H1N1 è nel vaccino antinfluenzale dell'ultima stagione. A forza di mutare e di riprodursi velocemente ( molto più velocemente dell'Hiv, ad esempio), il virus ha continuato a sopravvivere negli anni, nonché a riprodursi a spese delle cellule ospiti. Oggi, quelle cellule si sono moltiplicate: dai tempi della Spagnola, il numero degli esseri umani è cresciuto di quattro volte. E la rapidità di crociera del virus è passata dalle navi militari della Grande guerra al turismo supersonico di massa. Le autorità sanitarie internazionali, adesso che non è affatto chiara la natura di questo virus che è già globalizzato ma ha fatto vittime solo in Messico, sembrano aver imparato la lezione di Philadelphia. Ma con un avversario così invisibile e - soprattutto- dall'animo così mutevole, è difficile prevedere. E guerreggiare. John Barry, nel suo libro, espone un'altra teoria. Che Wilson, debilitato dalla febbre a 39 e mezzo e segnato psicologicamente, alla fine abbia lasciato troppa mano libera al premier francese Georges Clemenceau, che impose di minare la Germania militarmente, ma anche economicamente. Così innescando le scintille nazionaliste che accenderanno la fiamma di Hitler. Anche i virus fanno la storia umana. E noi, a pensarci bene, facciamo la loro. © RIPRODUZIONE RISERVATA VERSAILLES 1919 Il presidente Usa Wilson, colpito dalla Spagnola, cede ai francesi e firma il trattato che punisce la Germania e innesca il nazionalismo

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DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE A OGGI (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 2 autore: DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE A OGGI La Spagnola del 1918 La grande influenza, la pandemia più grave tra quelle documentate, è nota come Spagnola. Si diffonde tra il 1918e il 1920 facendo, secondo le ultime stime, tra 50 e 100 milioni di morti. Di tipo A, sottotipo H1N1, prende il nome improprio di Spagnola perché solo in Spagna, Paese non coinvolto nella Prima guerra mondiale, non vengono censurate le notizie del contagio. Il virus arriva in Europa con le truppe americane.è un'influenza globale che si propaga fino all'Artico e alle isole del Pacifico. Muoiono di Spagnola anche il poeta francese Guillaume Apollinaire e il filosofo tedesco Max Weber ( nella foto) L'Asiatica e la Hong Kong Le altre due pandemie del XX secolo fanno meno vittime. L'Asiatica nel 1957 (tipo A,ceppo H2N2) uccide poco meno di 70mila persone.L'influenza di Hong Kong (tipo A, ceppo H3N2) fa un milione di morti nel 1968 ( nella foto una campagna informativa contro il contagio negli Usa). Gli antibiotici, curando le infezioni secondarie, riducono la mortalità Nel 1976 i primi casi di suina Un soldato del New Jersey èi primo caso mortale di influenza suina. La Sars, nel 2002, è una polmonite atipica che, a partire dalla Cina, uccide 800 persone. L'influenza aviaria del 2003,nel Sud-Est asiatico, fa 250 morti ALINARI CORBIS

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In breve (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 3 autore: In breve Israele chiede: chiamatela messicana Non chiamatela influenza suina! Chiamatela con il suo vero nome: «Influenza messicana». Quando il ministro della Salute è un fervente rabbino, può capitare che il primo provvedimento del Governo contro l'allarme influenza suina sia un invito ai media a non usare termini impropri o blasfemi. Yaakov Litzman, 61 anni, con barba bianca e cappotto nero, non ha dubbi: il maiale è un essere impuro. E persino pronunciare il suo nome agli ultraortodossi non andrebbe proprio giù. Finora in Israele sono stati segnalati due casi sospetti, due persone rientrate dal Messico nei giorni scorsi, e poste in isolamento. I Paesi arabi: «Punizione divina» Sul sito web della televisione al-Arabya, Nasrin, giordana, si esprime così: «Ogni giorno che passa dimostra l'infallibilità della fede musulmana, che è una religione valida per ogni tempo e luogo. L'Islam non avrebbe vietato di mangiare la carne di maiale se non causasse gravi danni alla salute». Su diversi media sono tanti a ringraziare la loro religione che li ha fatti scampare al pericolo. Una reazione forse ingenua: non fanno i conti con la globalizzazione e con il fatto che il nuovo ceppo si trasmette da uomo a uomo. E metropoli come Dubai o il Cairo sono città cosmopolite che pullulano di viaggiatori di ogni fede. Bando anche per le carni made in Usa Russia, Cina, Kazakhstan, Ucraina, Filippinee Thailandia hanno imposto un bando all'import di carne suina dagli Stati Usa colpiti. Critiche del rappresentante americano per il commercio: «Il bando per la carne di maiale e di prodotti a base di carne di maiale, non ha una base scientifica e può provocare gravi danni al commercio senza una vera causa». «Un divieto dalla Russia, grande acquirente di carne Usa, si tradurrà in un bando a tutti i tipi di animali e prodotti a base di carne dal Texas, Kansas e California», ha concluso. www.ilsole24ore.com Invia le tue domande sul virus

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Scuse made in Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-28 - pag: 12 autore: Scuse made in Usa Fa piacere leggere l'articolo di Timothy Geithner (si veda Il Sole 24 Ore del 25 aprile) che ammette che bisogna cambiare profondamente le regole di una finanza che si è detta creativa, ma si è dimostrata ampiamente distruttiva. Però non intravedo un sincero pentimento e una pura coscienza da parte di chi, come Tim, ha fatto parte delle schiere di coloro che consideravano ottime le teorie che ci hanno portato allo sfracello. So che, come diceva Gucciardini «la fede fa ostinazione» quindi è difficile abiurare, però quando gli Usa decisero di applicare le attuali regole non mi pare abbiano chiesto il parere dei G-8 o G-20e così via. Speriamo di vedere decisioni rapide; checché ne dicano i vati, io che sto in prima linea vedo la situazione delle attività produttive peggiorare. Giorgio Ortu email L ei vede il bicchiere mezzo vuo-to. L'ottimista potrebbe leggere l'intervento di Geithner come l'acquisita consapevolezza da parte degli Stati Uniti che, da soli, non potranno andare molto lontano. Hanno bisogno della Cina, tanto per cominciare,e di chi acquisti i loro titoli pubblici. E poi probabilmente sanno che non potranno da soli ricostruire un capitale sociale importante come la fiducia che hanno potentemente contribuito a incrinare. Del resto, qualche precedente confortante c'è: nel 1985,l'accordo del Plaza funzionò e contribuì a ricostruire un equilibrio sui mercati valutari.Il punto è che,allora, bastava la saletta di un albergo per raccogliere chi doveva decidere: oggi partiamo da 20 interlocutori, ciascuno con le proprie priorità,i propri orgogli e le proprie esigenze interne.L'intesa diventa più difficile, e merita qualche sacrificio, come il maggiore spazio da attribuire in sedi quale il Fondo monetario a quei Paesi rispetto ai quali siamo tutti, non solo gli Usa - sempre più interdipendenti. • Carta sprecata In anni di recessione e profonda crisi sarebbe utile pensare a qualche piccolo risparmio eliminando inutili sprechi. Questo dovrebbe costituire Vangelo per una amministrazione finanziaria alle prese con un disavanzo pauroso. Orbene, vi siete mai chiesti perché si debbano stampare dei plichi di oltre 70 pagine del mod. 730, in massima parte forniti gratuitamente, quando ad ogni contribuente dovrebbe essere sufficiente un solo plico di istruzioni mod. 730, mentre per le esigenze di ulteriori mod. 730 verie propri, da compilare, gli stessi potrebbero essere forniti a parte, non come succede adesso con grande spreco sia per la stampa che per la carta da buttare. Antonio Del Bosco email Bici blu Ho letto dell'assegnazione di ecoincentivi a favore di chi vuole comprarsi una bicicletta, un segno evidente della regressione alla quale la nostra società starebbe andando incontro: dall'auto stiamo tornando alle due ruote, l'unico mezzo che tra poco ci potremo permettere. A sorprendere sono le cifre che sono state decise. Si parla di uno sconto pari al 30% sul prezzo d'acquisto fino a un massimo di 700 euro. Con queste cifre i politici dimostrano che oltrea non sapere quanto costa un caffè o un litro di latte, non conoscono i prezzi delle biciclette. Per avere 700 euro di sconto pari al 30% del costo totale occorre che il valore del bene acquistato sia attornoa 2.300 euro. In commercio si possono anche trovare biciclette che si aggirano in media sui 50-100 euro, a meno di cercarne una da professionisti con telaio in carbonio. Dopo le auto blu, le bici blu. Ermanno Trovato email Senza biglietto Da parecchi mesi mi capita di prendere spesso il "trenino" da Roma Tiburtina all'Aeroporto di Fiumicino: mai una volta, sottolineo "mai", ho avuto la ventura di veder passare un controllore. Quanti sono i viaggiatori che non pagano il biglietto? Quanti quelli che, sapendo dell'inesistenza dei controlli,fannoi "furbi"? Naturalmente, chi paga si sente preso profondamente in giro. Lettera firmata

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Benessere, altro che crescita zero (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-28 - pag: 12 autore: Benessere, altro che crescita zero di Innocenzo Cipolletta «D opo questa crisi, nulla sarà più come prima». Quante volte abbiamo sentito, e ancora sentiremo, questa affermazione. Con essa s'intende, spesso, un ritorno al passato, dove tutte le novità, che si presume abbiano causato la crisi, finiranno per rappresentare gli emblemi di un "mondo che non ci sarà più". Basta con gli eccessi della finanza, ora si tornerà all'economia reale. Non più debito, ma capitale. Stop alle innovazioni finanziarie: solo strumenti che anche gli ingenui riescono a capire. Limiti alle remunerazioni dei manager e abolizione di bonus e stock option. Più regole e controlli pubblici e meno laissez faire nell'economia e nella finanza. Meno mercato e più Stato: torna la politica che conta. Meno globalizzazione e più potere alle nazioni. Consumi moderati e modelli di vita più frugali. Auto più piccole e ritorno ai prodotti locali. E si potrebbe continuare. Se tutto ciò fosse vero, sarebbe facile disegnare il futuro e capire dove stiamo andando: basterebbe immaginare e fare il contrario di quanto è avvenuto fino ad oggi. Purtroppo, o meglio per fortuna, queste profezie hanno poca probabilità di avverarsi, almeno nel loro insieme. E questo, non perché il mondo non avrebbe bisogno anche di maggiori equilibri, ma perché le crisi, con i loro disagi, agiscono anche da grandi acceleratori d'innovazioni, che emergono proprio nei periodi più tormentati. Infatti, è in tali periodi che conviene sperimentare innovazioni (tecnologiche, organizzative, finanziarie, eccetera) per superare le difficoltà presenti e prendere un vantaggio rispetto a quanti sono ancora alle prese con i vecchi problemi. Così è stato dopo la prima crisi da petrolio ( 1973), quando la carenza di greggio prima, e la moltiplicazione per quattro del suo prezzo poi, avevano sprofondato il mondo in una recessione molto simile all'attuale, per ampiezza geografica e per profondità di caduta del reddito. Anche allora, dopo la crisi e per un certo tempo, si era sicuri che si sarebbe tornati indietro: tutta l'economia dell'auto sarebbe scomparsa; si era certi che i viaggi e gli spostamenti sarebbero stati ridotti al minimo; che i consumi sarebbero tornati a quelli frugali del precedente dopoguerra; che non si sarebbe più vissuti a debito. Il Club di Roma profetizzò e reclamizzò la "crescita zero", per carenza di energia e di materie prime. L'era dello sviluppo e del consumismo sembrava tramontata per sempre. Invece avvenne tutto il contrario. Partì da quegli anni una forte spinta innovativa, generata proprio dalla crisi da petrolio, che consentì il ritrovamento di nuovi giacimenti di petrolio, l'avvio di fonti d'energia alternative, indusse al risparmio energetico e modificò ampiamente i sistemi di produzione e i modi di vita, attraverso le innovazione generate dall'elettronica, dall'informatica e dalle tecniche di comunicazione. Ne derivò una spinta forte alla crescita economica, allargata a nuovi Paesi e nuovi mercati (la globalizzazione); l'esplosione d'innovazioni finanziarie per consentire questa crescita e per collegare mercati e Paesi molto diversi tra di loro; il susseguirsi di bolle speculative. Contrariamente alle aspettative d'allora, il mondo s'avviò verso un periodo di forte crescita economica e di potenti innovazioni che, lungi da riportarci indietro negli anni, ci hanno proiettato in un nuovo futuro con cui poi abbiamo dovuto fare i conti, essendo sfociato nella crisi finanziaria attuale. Oggi nessuno è ancora in grado di predire quali saranno le innovazioni che ci consentiranno un nuovo ciclo di sviluppo, ma è certo che la ricerca sta facendo passi rilevanti in molti campi per dare risposte ai problemi attuali. E basti pensare a quanto ancora può darci l'informatica e l'elettronica. Oppure alla ricerca in campo biologico (compresa la neurologia) le cui applicazioni spaziano dalla sanità, all'alimentazione, alle fonti d'energia,fino ai nuovi materiali e all'introduzione dell'informatica nel campo biologico dei tessuti umani, consentendo nuove soluzioni a vecchi problemi e nuovi prodotti da immettere sul mercato. La ricerca è un potente fattore di crescita, non solo perché dà risposte a problemi della gente, ma anche perché rende obsoleti i beni e i servizi che imprese e famiglie utilizzano, inducendo a fenomeni di sostituzione accelerata. Questi fenomeni sono la molla dello sviluppo, sia perché fanno emergere nuove imprese capaci di fornire prodotti con nuove tecnologia, sia perché inducono famiglie e imprese a rinnovare il parco del loro beni, sia infine perché presuppongono nuovi modi di vita e di consumo a cui sono associati nuovi prodotti e nuovi servizi. Da qui nuovi cicli espansivi degli investimenti delle imprese e dei consumi delle famiglie in tutto il mondo. Poiché le innovazioni, come detto, hanno tendenza ad accelerare nei periodi di crisi, ecco che l'uscita dall'attuale crisi finanziaria e reale sarà tutto meno che il ritorno ai vecchi valori e alle vecchie abitudini, come qualcuno prevede, e forse spera. Tutto bene, dunque, e basta solo aspettare che la crisi giunga al termine? No di certo. Occorre invece prepararsi bene sia per sfruttare le nuove occasioni, sia per evitare le nuove tensioni che si produrranno. Le innovazioni, mentre risolveranno molti problemi, porteranno anche nuovi squilibri e tensioni, sia per la sostituzione di posti di lavoro e d'imprese che esse implicano, sia per la somma di problemi etici e politici che faranno esplodere. E l'Italia non è certo il Paese dove l'innovazione viene salutata con entusiasmo, per il forte conformismo corporativo e confessionale che ci caratterizza, come recenti esperienze in camposociale e in campo etico stanno a dimostrare. icipoll@tin.it © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI ESEMPI DELLA STORIA Nel 1973 molti pensarono che i consumi sarebbero tornati ai livelli del dopoguerra: in realtà lo sviluppo è stato imponente

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Nessun G-2, Pechino punta sul mondo multipolare (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Yang Jiemian. Presidente dello Shanghai Institute for International Studies «Nessun G-2, Pechino punta sul mondo multipolare» TOKYO. Dal nostro inviato Il responsabile della Trilaterale per la Cina è Yang Jiemian, 58 anni, presidente dello Shanghai Institute for International Studies; sarà lui a “reclutare” altri autorevoli esponenti non governativi oltre ai due già entrati come membri (Zhang Yunling, direttore degli studi internazionali alla Chinese Academy of Social Science di Pechino, e l'ex diplomatico di primo piano Wu Jianmin). Yang è fratello del ministro degli Esteri in carica, guida anche la Shanghai Association of International Relations ed è autore di varie pubblicazioni, specialmente sui rapporti Cina-Usa e sulla cooperazione interasiatica. La Cina nella Trilaterale: un tempo sarebbe stato impensabile. Sono cambiati di più la Cina, il mondo o la Trilaterale? Tutto è cambiato. La Trilaterale era nata come un club delle sole cosiddette democrazie industrializzate. Ora è razionale che tutti i principali attori in grado di contribuire alla stabilità internazionale siano rappresentati. Cina e India devono essere presenti. Altrimenti la Trilaterale rischia di diventare irrilevante. è un processo che si può notare anche nei principali consessi internazionali. Un segnale di svolta che arriva in un momento di crisi economica su scala globale... Vari Paesi sono concentrati oggi su priorità domestiche, ma ritengo che non si debba perdere di vista la necessità di sviluppare un pensiero strategico per il medio e lungo termine. In questo senso, anche per la Cina la sfida non è solo quella sul fronte dell'economia domestica, ma su come dare il migliore contributo all'esterno. Proprio perché sta acquisendo fiducia, la Cina, superando l'approccio bilaterale, si apre maggiormente al mul-tilateralismo, alla cooperazione e all'organizzazione internazionale in diverse forme, nel quadro di una assunzione di responsabilità condivisa. E il rapporto con l'East Asia sta diventando sempre più intenso e di reciproco beneficio. Comunque, l'Asia è talmente diversificata e pluralistica che in proposito non abbiamo ancora un " policy paper" governativo ufficiale, come per altre aree. Abbiamo cercato di rimediare con gli studi al nostro istituto, disponibili sul sito Web (www.siis.org.cn). In quali termini intravede la possibilità di concreti sviluppi in East Asia? Penso anzitutto a meccanismi per contrastare le minacce non tradizionali alla sicurezza. Va approfondito un consensus building secondo le nostre attitudini, e forgiato un nuovo consenso su una leadership regionale: non più, come in passato, intorno a un singolo Paese, ma come risultato della collaborazione di sub-leadership sul piano politico, economico, culturale e di sicurezza. E si potrebbe cercare di istituzionalizzare la cooperazione con altre aree. Penso, ad esempio, all'Africa. Perché non arrivare a un coordinamento della cooperazione con gli amici africani, anziché pensare solo in termini di partnership che si ignorano: Cina-Africa, Giappone- Africa o India-Africa? Per alcuni l'India rappresenta un elemento di complicazione nel processo di integrazione dell'East Asia. Con l'India non abbiamo risolto alcuni problemi bilaterali, ma essa partecipa già in parte al processo regionale e c'è la crescente percezione che il suo contributo possa essere utile. La cooperazione in East Asia è destinata a svilupparsi coinvolgendo attori esterni all'area,come gli Usa e, in misura minore, la Russia. E l'idea, per ora accademica, di un G-2 con gli Usa? Non è fattibile. In ogni caso, la Cina è contro ogni egemonismo e per un mondo multipolare. Vede all'orizzonte un ruolo di valuta internazionale per il renmimbi? è facile constatare che il renmimbi è diventato più forte ed è già accettato da vari Paesi, come dimostrano gli accordi di swap valutario, mentre anche i recenti esperimenti di trade settlement appaiono positivi. Detto questo, i tempi saranno molto lunghi. La Cina è ancora in via di sviluppo, il reddito pro-capite resta basso e non abbiamo ancora molta esperienza sul piano della gestione finanziaria e valutaria internazionale. Abbiamo ancora molto da imparare. S. Car. © RIPRODUZIONE RISERVATA YUAN VALUTA DI RIFERIMENTO «Il reminbi è più forte è accettato da vari Paesi in accordi di swap. Ma la strada sarà lunga» Esperto di cooperazione. Yang Jiemian

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L'integrazione coinvolga anche l'America di Obama (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Joseph Nye. Ex segretario alla Difesa Usa ed esperto di Giappone «L'integrazione coinvolga anche l'America di Obama» TOKYO. Dal nostro inviato Sta per essere nominato ambasciatore in Giappone, secondo le indiscrezioni. Di certo è già stato “nominato” da Tokyo, che lo considera un Japan hand, esperto del Paese e, come ribadito nel rapporto firmato con Richard Armitage, sostenitore dell'importanza cruciale dell'alleanza bilaterale nonostante la sempre maggiore importanza delle relazioni Usa-Cina. Joseph Nye, 72 anni, docente a Harvard ed ex vicesegretario alla Difesa, è l'ideatore del termine soft power, entrato anche nel lessico politico giapponese a nobilitare una strategia internazionale di Tokyo, spesso considerata timida. Nonostante la delicatezza personale del momento, Nye è disponibile a parlare del futuro dell'Asia, come presidente della Commissione Trilaterale per il Nord America. Che significato ha per la Trilaterale l'ingresso di Cina e India nei suoi ranghi? La Trilaterale è nata negli anni 70 per cercare di affrontare le turbolenze legate all'interdipendenza economica globale, in particolare portando il Giappone a contatto con Europa e Usa: l'idea era che sarebbe stato utile creare un canale non-governativo di discussione e approfondimento dei problemi transazionali. Nel secolo XXI, India e Cina stanno chiaramente diventando attori di primo piano nell'interdipendenza globale. E oggi è davvero utile, come lo era prima, una discussione dei problemi transazionali. Se il Giappone ha iniziato prima ad avere un ruolo più ampio nell'economia globale, altri sono seguiti. Il Sud-Est asiatico era già entrato, questo ulteriore passo è naturale. Dimostra anche la crescita della statura globale dell'Asia, che è stata la prima destinazione estera del segretario di Stato Hillary Clinton? Quella visita ha voluto deliberatamente dimostrare che gli Usa pongono molta attenzione all'Asia, dove c'era una diffusa percezione che l'Amministrazione Bush non avesse dimostrato un sufficiente interesse in quanto focalizzata solo sul Medio Oriente. Quali le prospettive di integrazione regionale, su cui gli Usa si sono mostrati a volte ambivalenti, per il timore di essere esclusi o marginalizzati? Il regionalismo asiatico è molto differente da quello europeo: non c'è mai stata una riconciliazione storica tra Cina e Giappone simile a quella tra Francia e Germania. Ma ci sono tante cose utili da fare, specie per costruire fiducia e sicurezza. In primo piano ci sono le questioni economiche. La teoria del decoupling e dell'autosufficienza asiatica, che andava di moda l'annoscorso, si è infranta sulla crisi attuale. Credo ci siano buoni argomenti per un rilancio dell'Apec, che ci coinvolge, senza escludere le altre forme esistenti di organizzazione. E le tentazioni protezionistiche? C'è sempre un pericolo di protezionismo, in tutti i Paesi. Dobbiamo fare in modo che non si arrivi a politiche di beggar-my-neighbor a spese altrui, che porterebbero il mondo in una situazione ben peggiore. La crisi attuale sembra aver intaccato anche il soft power Usa, specialmente in confronto ai cosiddetti valori asiatici... Non c'è dubbio che la crisi finanziaria abbia danneggiato il nostro soft power sul versante dell'economia, con il problema di credibilità del modello Wall Street. Ora molto dipenderà da che tipo di riforme saranno fatte, sviluppando nuove forme di regolamentazione e monitoraggio del sistema finanziario. Se ciò accadrà e se, come credo, l'economia Usa si risolleverà, ci sarà un recupero anche dell'influenza dei nostri modelli culturali e politici. Il premier Taro Aso ha citato, nel suo intervento, il soft power come uno dei trepilastri nelle strategie di rilancio del Giappone. Mi ha fatto molto piacere, Il Giappone dovrebbe considerarsi come un global civilian power, come dice il direttore dell'Asahi Shimbun, Yoichi Funabashi: una componente sta proprio nell'attrattività della cultura, anche popolare, così come in altri strumenti come gli aiuti allo sviluppo e così via. E Tokyo può giocare ruoli primari nelle operazioni Onu di peacekeeping e in questioni come quella dei cambiamenti climatici. S. Car. © RIPRODUZIONE RISERVATA NUOVI ASSETTI «L'atteso decoupling non c'è stato.Occorre rilanciare l'Apec tra le sponde del Pacifico» Ambasciatore a Tokyo? Joseph Nye

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ALLEANZA OBBLIGATA (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: ALLEANZA OBBLIGATA 300 miliardi Commercio bilaterale oggi L'interscambio di beni Usa-Cina è di poco superiore 16 miliardi Export Usa 2008 di servizi Il surplus Usa con la Cina nei servizi è cresciuto del 36% l'anno nel passato quinquennio 60 miliardi Investimenti di imprese Usa I soldi investiti in 57mila progetti in Cina dalle compagnie americane - 6,8% Calo degli scambi Il valore della contrazione anno su anno nell'ultimo trimestre 2008, secondo le statistiche cinesi -19,4% Calo degli investimenti Usa Sempre secondo le statistiche cinesi,nell'ultimo trimestre 2oo8 e el primo del 2009 500 miliardi Scambi futuri in dollari Questa l'aumento auspicato per l'interscambio Cina-Usa nei prossimi cinque anni

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Tedeschi a lezione di consumi cinesi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Oltre la crisi. La Germania moltiplica le strategie volte a soddisfare la domanda dei mercati-salvagente Tedeschi a lezione di consumi cinesi Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente In marzo Volkswagen ha venduto in Cina 112mila auto, un record storico. In tempi di recessione, il grande mercato cinese è considerato il salvagente mondiale. E non solo nelle infrastrutture: le imprese tedesche guardanocon crescente interesse ai consumi, tanto che di recente la Asien-Pazifik-Ausschuss der Deutschen Wirtschaft, un'associazione imprenditoriale tedesca, ha chiesto «un nuovo partenariato » tra la Germania e il continente asiatico. è in questo contesto che Dan Mintz, consulente americano di molte aziende europee e fondatore del Dynamic Marketing Group, ha tenuto la settimana scorsa a Berlino un seminario sul mercato cinese davanti a 1.500 direttori marketing tedeschi, austriaci e svizzeri: «Non è il momento di tagliare gli investimenti - ha avvertito - Il Paese ha un bacino di 350 milioni di consuma-tori, ancora molto liquidi». Mintz ha quindi esortato i manager tedeschi a guardare lontano e ad avere coraggio. Ha ricordato loro che il campionato di pallacanestro americano, l'Nba, conta in Cina 350 milioni di telespettatori e che tre catene di fastfood (McDonald's, Kfc e Pizza Hut) stanno avendo un grande successo. Significa che c'è spazio per proporre partite di Serie A e aprire una catena di pizzerie? «Direi di sì»! risponde Mintz. Il consulente americano ha aiutato Fendi a sbarcare sul mercato cinese. «La chiave è stata di capire il punto di contatto tra la società italiana e il consumatore locale. Troppo spesso vedo a Pechino o a Shanghai negozi occidentali vuoti. Non basta offrire i propri prodotti, bisogna adattarli al mercato, rispettando usi e costumi. Ai miei interlocutori dico sempre che per lavorare in Cina è importante parlare cinese. Ancor più importante è capire il cinese». Racconta Mintz che la prima campagna della Pepsi aveva come slogan "Come alive with the Pepsi Generation". Tradotto in cinese significava "Pepsi riporta in vita dalla tomba i vostri antenati". La formula fu cambiata. Lo stesso per Coca-Cola. Il nome in un primo tempo era pronunciato "ke-kou-ke-la", in altre parole: "Cavallo femmina piena di cera". Dopo molte ricerche l'equivalente fonetico fu modificato in "kokou- ko-le", "felicità in bocca". La Germania, tutta rivolta alle esportazioni di beni strumentali, sta soffrendo più di altri a causa della recessione mondiale, e guarda alla Cina con particolare speranza. Non a caso la presentazione dell'Asian Development Outlook 2009 da parte della Banca asiatica di sviluppo (Adb) ha riscosso grande interesse qualche settimana fa a Francoforte in banchieri ed economisti tedeschi, in cerca di aggiornamenti sulla situazione cinese. «Certo, anche la Cina rallenta - sostiene Joseph Zveglich, vice capo economista della Adb, che si aspetta una crescita economica nel Paese del 7,0% nel 2009 (il Fondo monetario internazionale punta al 6,5%) - , ma la crisi sta colpendo le economie asiatiche più aperte, meno quelle più chiuse. Peraltro il mercato cinese è enorme e le opportunità restano molte, nonostante tutto. Penso ai lavori pubblici, ma anche ai beni di consumo durevoli». L'interesse per i prodotti occidentali è elevato, ma Mintz spiega che i produttori europei non devono competere con quelli cinesi sul loro terreno. Rischiano di uscire sconfitti non solo sul fronte dei volumi, ma anche più semplicemente sul tipo di prodotto. «I marchi europei devono reinventarsi - spiega il consulente Usa - . Paradossalmente per avere successo devono diventare più sofisticati ed eleganti, puntare su un pubblico più esigente». Insomma, la partita sul fronte delle infrastrutture è nota; meno note sono le opportunità nel commercio. A proposito: nei giorni scorsi, Porsche ha presentato la nuova Panamera, non a Ginevra o a Detroit, ma a Shanghai. La Gran Turismo quattro portequattro posti è lunga cinque metri. Ormai i nuovi marchi nascono in Asia, non più negli Stati Uniti, se è vero che ai ricchi cinesi piacciono le auto imponenti, magari guidate da un autista. beda.romano@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA SEMINARIO PER ESPORTATORI L'esperto Usa che ha aiutato l'italiana Fendi a sbarcare oltre la Grande Muraglia: «Non è il momento di tagliare gli investimenti»

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Il volto dell'Asia che verrà (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Nuovi equilibri. Ufficializzato a Tokyo l'ingresso di Cina e India nella Commissione Trilaterale Il volto dell'Asia che verrà Cooperazione d'area, monete e protezionismi: scenari a confronto Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato La Commissione Trilaterale, dopo un periodo di crisi di identità, reinventa se stessa: come all'inizio degli anni 70 ebbe un ruolo di rilievo nell'inserire nello spazio politico-culturale "atlantico" un Giappone in forte crescita, così oggi si propone di agevolare una responsabile incorporazione dei più grandi Paesi emergenti dell'Asia nel nuovo ordine mondiale ormai multipolare. L'ingresso di Cina e India nella organizzazione - sorta nel 1973 su iniziativa di David Rockefeller per promuovere una più stretta collaborazione tra le democrazie industrializzate - è stato formalizzato nel weekend scorso all'assemblea plenaria svoltasi a Tokyo. Rockefeller (quasi 94enne), che nel recente passato aveva avuto il dubbio se archiviare l'esperienza della Trilaterale o rilanciarla, è stato accolto dal generale riconoscimento dell'importanza persino accresciuta di un forum (privato ma istituzionalizzato) di riflessione ed elaborazione di strategie per una leadership responsabile in un mondo sempre più interdipendente, tanto più in un momento in cui i Governi sembrano assorbiti dai problemi contingenti. Henry Kissinger (86 anni) l'uomo che "sdoganò" la Cina di Mao nel 1971-72 - ha ricordato il momento in cui Rockefeller venne al Dipartimento di Stato a spiegargli il suo progetto, cui diede un immediato consenso. «Da allora il sistema internazionale è cambiato in modo fondamentale, in particolare con il passaggio del centro di gravità degli affari internazionali dall'Atlantico al Pacifico – ha detto – Se in Asia la nozione di sovranità statale non è sotto attacco come in altri parti del mondo, la sua crescita va incanalata in un sistema internazione basato sulla cooperazione e il dialogo, alla luce di pressanti questioni globali». A fronte di una caduta della fiducia negli Usa - provocata da una crisi finanziaria il cui effetto sarà il crescente ruolo della mano pubblica nell'economia - Kissinger ritiene fondamentale portare Cina e India dentro una coerente cornice internazionale che va messa in grado di funzionare anche senza la leadership di un solo Paese. Asia al centro del dibattito, dunque. Ma quale Asia uscirà dalla crisi? Il Sole 24 Ore lo ha chiesto a due protagonisti dell'incontro di Tokyo: Joseph Nye e Yang Jiemian. A confronto i punti di vista di America e Cina, i due giganti del Terzo millennio le cui economie, più o meno in difficoltà, sono però strettamente collegate. stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Buddha all'Albert and Victoria Museum. Si è aperta ieri a Londra la mostra «I tanti volti del Buddhismo». Nella foto due opere esposte REUTERS

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Una marcia veloce da nonsottovalutare (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: M&M Una marcia veloce da nonsottovalutare di Sara Cristaldi P rima l'Asia in marcia nel mondo globalizzato aveva il volto delle multinazionali emergenti: dalle cinesi Huawei e Haier alla sudcoreana Lg, dalla taiwanese Acer alle indiane Tata e Infosys Technologies. Oggi al plotone iniziale se ne sono aggiunti altri: dalla BYD di Wuang Chuangfu con quartier generale a Shenzhen( pile ricaricabili per cellulari e auto elettriche), su cui scommette anche il re Mida americano Warren Buffet, alla Suntech Power di Shi Zhengrong lanciatissimo da Wuxi (provincia dello Jiangsu) nel business dei pannelli fotovoltaici, all'indiana Mahindra (autoveicoli per le più disparate necessità). Tutto accade a ritmi veloci in terra d'Asia, crisi o non crisi. Anzi dalle difficoltà, secondo molti osservatori, l'Asia dovrebbe uscire rafforzata. E altri protagonisti sono pronti a oltrepassare i patrii confini per andare alla ricerca di occasioni di business nel mondo rivoluzionato nei suoi pesi e nei suoi equilibri. Con circospezione, certo, dicono ad esempio i sondaggi tra le imprese cinesi 3.0, quelle cioè che si sono rafforzate negli anni passati in patria attraverso una serie di acquisizioni domestiche e ora hanno bisogno di fare un ulteriore salto di qualità alla ricerca di know-how sul fronte tecnologico come delle tecniche di marketing più avanzato. Anche per questo sarebbe controproducente per le imprese dei Paesi del Nord del mondo non seguire con attenzione o addirittura sottovalutare quanto sta accadendo nello scacchiere asiatico: i processi di integrazione, i movimenti delle valute, le mosse protezionistiche vere o presunte. Come nel caso dell'Indonesia che ha limitato a cinque i porti di ingresso delle merci straniere sul mercato domestico, ma due sono stati scelti per sperimentare nuove tecnologie ai fini di accelerare i processi di sdoganamento. Chi, come al solito, gioca d'anticipo e scommette "seriamente" fin d'ora sull'Asia, Cina in testa, è la Germania (vedi articolo qui sotto). E chi gioca al recupero, dopo gli anni di George W. Bush, è l'America di Barak Obama. La partita è solo all'inizio ed è tutta da giocare. Anche per questo Mondo & Mercati questa settimana dedica l'apertura al volto dell'Asia che verrà. sara.cristaldi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non solo Cina. (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 30 autore: Non solo Cina. Fondo di 800 milioni di dollari per riserve strategiche di riso e grano Anche i sauditi nella partita latina BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente Cinesi e arabi. Sono loro i nuovi player in America latina. I primi non sono una sorpresa, i secondi sì. Le grandi estensioni territoriali e l'assenza di accordi preferenziali con altri Paesi o blocchi commerciali hanno fatto del Subcontinente terra di conquista per Cina e, nelle ultime settimane, anche per Arabia Saudita. I sauditi hanno creato una societÁ statale dotata di un fondo di 800 milioni di dollari. Obiettivo è l'investimento agricolo in Paesi sudamericani e africani dopo il fallimento della produzione locale, troppo onerosa per il fabbisogno di acqua. Il viceministro saudita dell'Agricoltura, Abdullah al-Obaid, ha dichiarato che «la somma stanziata potrebbe lievitare nei prossimi mesi. L'Arabia Saudita vuole accumulare riserve strategiche di riso e di grano che possano garantire un serbatoio di consumo di tre-sei mesi». Nei programmi di Riad c'è la selezione di imprese con cui creare joint venture che possano sviluppare interessi comuni. Secondo indiscrezioni, c'è già una short list di 20 società. La produzione di cereali, iniziata negli anni Settanta, verrà abbandonata dall'Arabia nel 2016 a causa dei costi troppo sostenuti. Ma è la Cina il Paese che, da anni, è sbarcato con più determinazione in Sudamerica. Persino negli ultimi giorni, alla vigilia del viaggio di Barack Obama in Messico, ha rilanciato accordi e siglato intese. Dal Brasile all'Argentina, dal Venezuela all'Ecuador, da Cuba al Cile, la diplomazia di Pechino ha tessuto rapporti e fatto affari. Petrolio, mais, grano e rame sono le commodities di cui Pechino ha grande necessitÁ. Ecco perché ha offerto a Lula 10 miliardi di dollari per lo sviluppo di Petrobras, la societÁ nazionale. Ecco perché ha raddoppiato da 6 a 12 miliardi di dollari un fondo per lo sviluppo dell'industria petrolchimica venezuelana. In cambio Caracas incrementerÁ il greggio esportato a Pechino da 380mila a un milione di barili al giorno. Ecco perché due settimane fa ha siglato un accordo con l'Argentina per un currency swap di 70 miliardi di yuan per poter effettuare scambi commerciali tra Pechino e Buenos Aires. In altre parole le transazioni commerciali tra i due Paesi potranno essere regolate in valuta cinese. Quella cinese é una vera e propria strategia commerciale che non ha escluso neppure Paesi minori, come Ecuador e Cuba. Al Governo di Quito ha offerto un miliardo di dollari per costruire una centrale idroelettrica e a L'Avana ha messo sul piatto cifre considerevoli per sviluppare l'industria del turismo. In cambio, ancora una volta, materie prime. In questo caso il nichel, di cui Cuba è forte esportatore. Qualche dato per capire la forza di impatto della Cina: Yang Wanming, direttore del Dipartimento America latina e Caraibi del ministero degli Esteri di Pechino, parla di 100 miliardi di dollari di interscambio, realizzati nel 2008. è il doppio di quanto realizzato nel 2005. Un rapporto economico rafforzato che si riverbera anche nella cultura cinese. Wanming dice che «è aumentato sensibilmente il numero dei cinesi che studia lo spagnolo,e l'America latina èdiventata la terza meta turistica dopo Europa e Stati Uniti». L'espansione commerciale ha saputo fare leva, secondo la maggior parte degli analisti latinoamericani, sulla distanza politica cresciuta negli ultimi dieci anni tra Sudamerica e Stati Uniti. Il progetto dell'Alca, Area di libero scambio delle Americhe, un'unione doganale estesa dall'Alaska alla Terra del Fuoco, era fortemente voluto da George W. Bush, ma i Paesi sudamericani lo temevano in quanto minaccia al commercio regionale e disincentivo al miglioramento della produttività dei partner più deboli del rapporto di scambio, ovvero gli stessi sudamericani. Dopo un lungo travaglio l'Alca si è tradotto in una doppia sconfitta: il disegno è fallito e l'immagine Usa in America latina, negli ultimi cinque anni, è scesa ai minimi storici. Insomma, si é consumato un distacco ben espresso dall'autocritica di Hillary Clinton al vertice di Trinidad e Tobago, e confermato dalla volontÁ di Obama di riavvicinare Nord e Sudamerica. R. D. R. © RIPRODUZIONE RISERVATA PECHINO RADDOPPIA 100 miliardi di dollari l'interscambio 2008 contro i 50 del 2005 Non esclusi Paesi minori, come Ecuador e Cuba

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Sale a livello <4>l'allarme per la febbre suina (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 28/04/2009 - pag: 5 Sale a livello «4» l'allarme per la febbre suina La decisione dell'Oms. Tre casi in Spagna e Scozia, in Messico i morti sono 149 DAL NOSTRO INVIATO LUSSEMBURGO La febbre suina compare in Europa con un caso in Spagna e altri due in Scozia, confermati dalle autorità locali. Il Consiglio dei ministri Ue degli Esteri a Lussemburgo ha così iniziato a coordinare misure d'urgenza, che dovrebbero essere varate in un vertice straordinario dei responsabili Ue della Salute fissato per giovedì prossimo sempre nel Granducato. L'orientamento europeo è di ammettere le preoccupazioni per la trasmissione del virus tra persone, evitando però allarmi eccessivi. Anche il presidente degli Usa, Barack Obama, ha affermato che la febbre suina è causa di preoccupazione «ma non c'è ragione per un allarme», nonostante 40 casi confermati tra New York, California, Texas, Kansas, Ohio e molti altri sotto osservazione. L'Organizzazione mondiale della sanità ha elevato dalla fase tre alla quattro l'allerta internazionale sul rischio di contagio (il massimo è sei) e stima necessari almeno 4-6 mesi per realizzare un vaccino specifico. «In un'epoca in cui la gente viaggia rapidamente in aereo attraverso il mondo, non c'è alcuna regione dove il virus non potrebbe arrivare », ha detto il numero due dell'Oms, Keiji Fukuda. In Canada sono stati individuati sei casi. Ma l'epicentro della febbre suina resta il Messico, dove le autorità locali hanno ufficializzato 149 morti sospette, di cui 20 sicuramente collegabili all'influenza suina, che sembra colpire soprattutto tra giovani e adulti in buono stato di salute. I pazienti messicani sotto controllo sarebbero ormai poco meno di duemila. Le scuole del Messico sono state chiuse per motivi precauzionali fino al 6 maggio prossimo. Il commissario dell'Ue per la Salute, la cipriota Androulla Vassiliou, si è recata dai ministri degli Esteri a Lussemburgo per informarli degli sviluppi della febbre suina in Europa e per sollecitare le principali misure precauzionali, che spettano ai governi nazionali, ma dovrebbero essere coordinate a livello Ue nel vertice sanitario di giovedì. La Vassiliou ha consigliato di evitare i viaggi nelle area a rischio di Messico e Usa, precisando poi che il suo è un parere personale. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha indicato come zone ad alto rischio Città del Messico e la Baja California, ha annunciato che la presidenza italiana di turno degli otto Paesi più influenti (G8) intende attivare un coordinamento, allargato a Messico, Brasile, Cina, India e Sudafrica, per affrontare il problema della febbre suina «a livello globale». Dalla Spagna sono arrivate rassicurazioni di buona risposta alle cure del primo caso di febbre suina in Europa. Le autorità sanitarie scozzesi hanno reso noto che i due contagiati ricoverati nell'ospedale di Airdrie, vicino Glasgow, erano rientrati da poco dal Messico. Anche 28 studenti colpiti dalla febbre suina a New York erano reduci dalla «vacanza di primavera» in Messico. Casi sospetti di diffusione del virus vanno dall'Europa (Francia, Svezia, Danimarca o Svizzera) fino alla Nuova Zelanda. Ivo Caizzi

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L'Apocalisse moderna e la sindrome del formicaio impazzito (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa L'intervista allo scrittore Massimo Fini L'Apocalisse moderna e la sindrome del formicaio impazzito Attenzione, dopo il panico da influenza suina, verrà chi ci guadagnerà sopra. "Il formicaio impazzito", infatti, porta dritti-dritti alla speculazione. "è sempre stato così, durante e dopo i terremoti, le crisi economiche, le devastazioni naturali, le guerre, le malattie". La denuncia è di Massimo Fini, scrittore, giornalista e intellettuale «anticonformista», in procinto di pubblicare il suo primo romanzo «Il dio Thoth». Per lui Apocalisse e globalizzazione sono la stessa cosa. Si specchiano. Fini, l'influenza da suini è arrivata anche in Europa. Esattamente in Spagna, Francia e Scozia. Pure in Italia è stato segnalato un caso, poi fortunatamente rientrato. Ormai è la psicosi, nonostante le rassicurazioni delle istituzioni, italiane ed europee. Ci risiamo? «Si chiama sindrome del formicaio impazzito. La verità è che la società di oggi non è più sicura di nulla. E si trova di fronte ad un bivio lacerante: non può negare il proprio modello di sviluppo, figlio del pensiero unico, se non a costo di rinnegare se stessa». Ma il panico esiste fin dall'alba dell'umanità… «è vero, è un elemento indissolubile della psicologia umana. L'uomo, di fronte a eventi improvvisi, che non riesce a controllare, né a spiegare, come i terremoti, le eruzioni dei vulcani, gli tsunami, le catastrofi, le malattie, reagisce in modo irrazionale e folle. Però oggi il dato è più forte: malgrado una cultura illuminista e scientista che hanno la pretesa di capire, controllare razionalmente tutto, le rivolte, le manifestazioni cruente della natura, assumono tinte apocalittiche. Si tratta della reazione ancestrale e antica alla modernità e alla globalizzazione del dolore, della morte e del male». Società tradizionale contro società moderna? «è indubbio che le culture tradizionali reagiscano diversamente rispetto all'inconoscibile. Le faccio un esempio concreto. Lo tsunami asiatico di due anni fa, se lo confrontiamo con la reazione di noi occidentali, è stato vissuto in modo assai diverso dagli indigeni. Loro hanno fatto appello agli istinti, agli dei, magari alle budella degli animali, non hanno né potevano avere gli strumenti tecnici di noi moderni, mi riferisco alle popolazioni che abitavano nelle isole più vicine alla catastrofe. Ebbene, non hanno registrato quasi nessuna vittima, al contrario dei turisti occidentali in vacanza in quei posti, con gli atteggiamenti superficiali che ci connotano». Non può negare che la valenza religiosa e moralistica sia sempre, comunque, presente nel giudizio dell'inconoscibile. Pensiamo all'aids: l'analisi è che l'uomo sia stato punito per la sua immoralità. E questo non si è verificato nel Medioevo, ma adesso... «La nostra cultura, oltre che illuministica, è anche a sfondo religioso, mi riferisco all'idea dell'Apocalisse, del Male che irrompe, della punizione dei popoli, dei sensi di colpa che permangono nelle persone e nell'inconscio collettivo, ma nel caso dell'aids c'era pure l'aspetto omofobico». Le psicosi di massa sono anche pilotate? Magari per scopo di lucro? «C'è sempre qualcuno che gestisce il panico, spinge sul terrorismo della comunicazione per prepararsi il terreno al dopo. Questo nella storia è sempre accaduto: dopo le crisi economiche, le malattie, le devastazioni naturali. Anche ora, sicuramente, ci sarà chi speculerà, estremizzando la paura della gente, per agire da protagonista nelle cure, per debellare l'influenza suina. Forse le multinazionali della salute, vere e proprie industrie di morte». I media sono complici? «Anche i media fanno la loro parte nella mistica del dolore e diventano alleati oggettivi di chi si prepara al dopo».

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In ginocchio nel film (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 19 Polemiche La star cinese Zhang Ziyi In ginocchio nel film «Serva dell'Occidente» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Di nuovo lei. Di nuovo loro. Zhang Ziyi e i navigatori cinesi del web. In gennaio l'incontro-scontro era avvenuto in seguito alla pubblicazione delle foto che mostravano l'attrice bellissima di «Memorie di una geisha» e «La tigre e il dragone» in intimità con il fidanzato israeliano Vivi Nevo, sorpresi su una spiaggia caraibica. Adesso sono le gesta hollywoodiane di Zhang Ziyi a finire nel frullino della ribollente comunità online dei cinesi. La sua interpretazione del cupo «The Horsemen» (il riferimento è ai quattro cavalieri dell'Apocalisse) non ha convinto molti, in patria. Non tanto per il valore dell'interpretazione. Ma per i fotogrammi in cui l'interprete cinese si inginocchia al cospetto di un bianco, Dennis Quaid, e per altri aspetti che a giudizio dei più sensibili all'orgoglio della nazione gettano >una luce negativa sulla Cina. I commenti sono affiorati sui vari forum cinesi a ridosso dell'uscita del film a Singapore, prevista per dopodomani. Un giornale dello Yunnan ha riferito delle critiche, negli Usa, per la qualità dell'inglese parlato dall'attrice. Ma sono due gli aspetti che hanno irritato i detrattori di Zhang Ziyi: il suddetto inginocchiamento e le fotografie che, nello svolgimento della trama thriller, ritraggono il suo personaggio «in atteggiamenti passionali». Ecco allora l'ira funesta del web: «E' un insulto alla Cina», quasi come quando, lei cinese, aveva interpretato una geisha del detestato Giappone. I distributori di «The Horsemen» hanno provato a difenderla («è solo un film») ma invano. Resoconti del dibattito on line sono dilagati sulla stampa popolare, da Shanghai allo Yangtze Morning Post che riportava una categorica bocciatura pescata sul web: «Si rende schiava», sottointeso dell'Occidente. E un utente del portale Sina.com: «Non ha né orgoglio né stima di sé». Questa volta però gli internauti, e a seguire i giornali, l'hanno anche difesa, sottolineando l'ovvietà che una cosa è la parte nel film, un'altra l'attrice come persona. E comunque, «Zhang Ziyi è cinese, e come tale va protetta». Marco Del Corona Critiche online L'attrice Zhang Ziyi è stata attaccata dalla comunità online cinese perché nel suo nuovo film, «The Horsemen», si inginocchia al cospetto di un bianco, l'attore Dennis Quaid

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Febbre suina, in Messico 152 vittime Il virus "sbarca" in Europa: 3 casi certi (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 101 del 2009-04-28 pagina 0 Febbre suina, in Messico 152 vittime Il virus "sbarca" in Europa: 3 casi certi di Redazione L'Oms alza il livello di allerta per l'influenza da suini dalla fase tre alla fase quattro. Intanto il contagio della febbre suina dilaga: in Messico, dove il focolaio si è manifestato, il numero dei morti è salito a 152. Il virus arriva anche in Europa con tre casi accertati: due in Scozia e uno in Spagna. Il virologo: "Epidemia controllabile" L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha alzato il livello di allerta per l'influenza da suini dalla fase tre alla fase quattro, come ha annunciato ieri sera a Ginevra il vice direttore generale dell'organizzazione, Keiji Fukuda, dopo quattro ore di riunione del comitato d'emergenza. In Messico, dove il focolaio si è manifestato, il numero dei morti è salito a 152 mentre il virus arriva anche nella Ue, con tre casi accertati: due in Scozia e uno in Spagna. Negli Usa siamo a oltre 40 casi. L'Oms: "Nessun Paese è immune dal rischio" Nella sua conferenza stampa, il numero due dell'Oms ha detto che "nessun paese è immune da rischio" e che chiudere le frontiere nella speranza di arginare il virus non servirebbe a niente. Fukuda ha spiegato anche che la fase quattro indica "un significativo aumento" del livello d'allerta, ma che non significa che una pandemia è ormai inevitabile. L'Oms a considera prudente per le persone malate di rinviare viaggi all'estero. Per mettere a punto un vaccino, ha poi aggiunto, ci vorranno sei mesi e per produrne in grossi quantitativi occorrerà molto più tempo. Il bilancio in Messico lievita a 152 morti E' salito intanto a quota 152 il numero di morti da influenza da suini in Messico. A riferirlo è stato il ministro della Sanità José Angel Cordova, spiegando che al momento le persone ricoverate sono 1.650 con sintomi del virus A/H1N1. "Siamo nel momento più critico - ha aggiunto il ministro -, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi giorni". I casi di morte si sono registrati in 10 Stati del Messico, il governo centrale ha deciso di chiudere le scuole fino al sei maggio, a cominciare dagli asili nido. Oltre 40 casi negli Stati Uniti Quella degli Stati Uniti resta l'area più colpita, dopo il Messico, dall'epidemia influenzale. Gli esami di laboratorio hanno confermato 40 casi in cinque diversi stati (almeno 28 a New York, 11 in California, 2 in Texas, 2 in Kansas e 1 in Ohio). Il sindaco di New York, Michael Bloomberg ha detto che nella scuola del quartiere Queens, dove sono stati riscontrati i casi di influenza, potrebbero essere 100 gli studenti colpiti dalla sindrome influenzale. "Abbiamo un unico focolaio di influenza in città ed è in quella scuola", ha detto il sindaco aggiungendo che tutti gli studenti colpiti hanno sintomi leggeri e, quel che è importante, nessuno mostra segni di peggioramento". In totale sono 6 i casi confermati in Canada. In giornata il Cdc di Atlanta ha annunciato un ammonimento ai cittadini americani a non recarsi in Messico, "se non per motivi di forza maggiore". L'influenza "sbarca" in Europa E' un ragazzo spagnola di 23 anni il primo caso di influenza da suini riscontrato in Europa. Il giovane era ricoverato da sabato scorso nell'ospedale di Almasa (Albacete) dopo aver accusato, di ritorno da un viaggio in Messico, i sintomi dell'influenza. Attualmente si trova in isolamento, come gli altri 17 casi sospetti. Ma quello spagnolo non è l'unico caso riscontrato in Europa. In Scozia due persone sono risultate positive ai test. "Si stanno riprendendo bene", ha assicurato il ministro della Sanità, Nicola Sturgeon. Obama: "Preoccupazione, ma non panico" Preoccupazione, prudenza, ma non panico: il presidente Barack Obama, che come ha ribadito la Casa Bianca non corre rischi di contagio, ha cercato di calmare l'America. L'influenza " è ovviamente causa di preoccupazione - ha spiegato - che richiede un aumentato stato di allerta, ma non è motivo di allarme". Carne suina messa al bando Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni stati americani: lo ha confermato l'ufficio del Rappresentante Commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio Estero. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Banche e crisi, il peggio deve ancora venire?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 21 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 88 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Ad ogni modo ha un buon senso del umorismo, però prima o poi si vendicherà, dovrò stare... Ultime news Febbre suina, in Messico 152 vittime Il virus "sbarca" in Europa: 3 casi certiSmottamenti e frane in tutta la penisola Un disperso nel PaveseIl Papa in Abruzzo visita le famiglie terremotateNave militare spagnola intercetta e cattura i pirati della "Melody"Borse in territorio negativo: è psicosi influenzaNew York, paura nei cieli: l'Air Force One vola bassoTerremoto, i paperoni della F1 raccolgono soltanto 17mila euroTre nuovi giornali: la sinistra ora ne ha 8 (e li paghiamo noi)Carlo adesso fa Nostradamus "Tra 99 mesi il mondo finirà""Grazie al mio velo dialogo Obama-islamici" Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. 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Febbre suina, in Messico 152 vittime... (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 101 del 2009-04-28 pagina 0 Febbre suina, in Messico 152 vittime Il virus "sbarca" in Europa: 3 casi certi di Redazione L'Oms alza il livello di allerta per l'influenza da suini dalla fase tre alla fase quattro. Intanto il contagio della febbre suina dilaga: in Messico, dove il focolaio si è manifestato, il numero dei morti è salito a 152. Il virus arriva anche in Europa con tre casi accertati: due in Scozia e uno in Spagna. Il virologo: "Epidemia controllabile" L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha alzato il livello di allerta per l'influenza da suini dalla fase tre alla fase quattro, come ha annunciato ieri sera a Ginevra il vice direttore generale dell'organizzazione, Keiji Fukuda, dopo quattro ore di riunione del comitato d'emergenza. In Messico, dove il focolaio si è manifestato, il numero dei morti è salito a 152 mentre il virus arriva anche nella Ue, con tre casi accertati: due in Scozia e uno in Spagna. Negli Usa siamo a oltre 40 casi. L'Oms: "Nessun Paese è immune dal rischio" Nella sua conferenza stampa, il numero due dell'Oms ha detto che "nessun paese è immune da rischio" e che chiudere le frontiere nella speranza di arginare il virus non servirebbe a niente. Fukuda ha spiegato anche che la fase quattro indica "un significativo aumento" del livello d'allerta, ma che non significa che una pandemia è ormai inevitabile. L'Oms a considera prudente per le persone malate di rinviare viaggi all'estero. Per mettere a punto un vaccino, ha poi aggiunto, ci vorranno sei mesi e per produrne in grossi quantitativi occorrerà molto più tempo. Il bilancio in Messico lievita a 152 morti E' salito intanto a quota 152 il numero di morti da influenza da suini in Messico. A riferirlo è stato il ministro della Sanità José Angel Cordova, spiegando che al momento le persone ricoverate sono 1.650 con sintomi del virus A/H1N1. "Siamo nel momento più critico - ha aggiunto il ministro -, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi giorni". I casi di morte si sono registrati in 10 Stati del Messico, il governo centrale ha deciso di chiudere le scuole fino al sei maggio, a cominciare dagli asili nido. Oltre 40 casi negli Stati Uniti Quella degli Stati Uniti resta l'area più colpita, dopo il Messico, dall'epidemia influenzale. Gli esami di laboratorio hanno confermato 40 casi in cinque diversi stati (almeno 28 a New York, 11 in California, 2 in Texas, 2 in Kansas e 1 in Ohio). Il sindaco di New York, Michael Bloomberg ha detto che nella scuola del quartiere Queens, dove sono stati riscontrati i casi di influenza, potrebbero essere 100 gli studenti colpiti dalla sindrome influenzale. "Abbiamo un unico focolaio di influenza in città ed è in quella scuola", ha detto il sindaco aggiungendo che tutti gli studenti colpiti hanno sintomi leggeri e, quel che è importante, nessuno mostra segni di peggioramento". In totale sono 6 i casi confermati in Canada. In giornata il Cdc di Atlanta ha annunciato un ammonimento ai cittadini americani a non recarsi in Messico, "se non per motivi di forza maggiore". L'influenza "sbarca" in Europa E' un ragazzo spagnola di 23 anni il primo caso di influenza da suini riscontrato in Europa. Il giovane era ricoverato da sabato scorso nell'ospedale di Almasa (Albacete) dopo aver accusato, di ritorno da un viaggio in Messico, i sintomi dell'influenza. Attualmente si trova in isolamento, come gli altri 17 casi sospetti. Ma quello spagnolo non è l'unico caso riscontrato in Europa. In Scozia due persone sono risultate positive ai test. "Si stanno riprendendo bene", ha assicurato il ministro della Sanità, Nicola Sturgeon. Obama: "Preoccupazione, ma non panico" Preoccupazione, prudenza, ma non panico: il presidente Barack Obama, che come ha ribadito la Casa Bianca non corre rischi di contagio, ha cercato di calmare l'America. L'influenza " è ovviamente causa di preoccupazione - ha spiegato - che richiede un aumentato stato di allerta, ma non è motivo di allarme". Carne suina messa al bando Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni stati americani: lo ha confermato l'ufficio del Rappresentante Commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio Estero. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 21 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 88 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Ad ogni modo ha un buon senso del umorismo, però prima o poi si vendicherà, dovrò stare... 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Luca Crovi (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

28-04-2009 - "Sono il re del noir, ma non al cinema" 15-04-2009 - Comici da morire (e non dal ridere) 30-03-2009 - "Il mio lavoro? Scrivo film e sceneggio libri" 21-03-2009 - «Vi spiego i segreti di Kay Scarpetta» 17-03-2009 - Una lancia per lispettore Zulu Così anche il noir si globalizza 05-03-2009 - Wilbur Smith: "La mia vita è tutta un safari" 02-03-2009 - «Tutto cominciò quando, a 16 anni, mi capitò di fare il testimone detective» 25-02-2009 - Crais: "Il mio compito? Togliervi il sonno" 10-02-2009 - "Io scrittore eretico? Adoro Don Camillo" 31-01-2009 - Chi è senza peccato scagli il primo romanzo 20-01-2009 - Il thriller più atteso al mondo? è di un italiano sconosciuto 13-01-2009 - Così un cronista (morto) è diventato il re del thriller 22-12-2008 - Sono italiane le regine del fantasy 18-12-2008 - Ecco il genio del noir che non avete mai letto 04-12-2008 - Shaun Tan, l'arte di narrare favole senza parole 22-11-2008 - «Il mio maestro di paura? Pinocchio» 06-11-2008 - Un narratore di favole finito dietro la macchina da presa 30-10-2008 - Margherita Oggero sfoglia le stagioni del brivido 06-09-2008 - Maj SjÖwall: "Così nacque il Maigret del Nord" 04-09-2008 - Che paura la nuova Russia 30-08-2008 - «La malasanità? Un giallo con troppi colpevoli» 15-08-2008 - Il giro del mondo in 80 gialli 03-08-2008 - Il commissario De Vincenzi indaga fra le bancarelle 03-08-2008 - Il commissario De Vincenzi indaga fra le bancarelle 28-07-2008 - "Il western? Macché eroi. Erano ubriaconi" caricamento in corso... più letti più votati più commentati Di Pietro: "Farò il... di Luca Telese Epifani per dormire due notti ha... di Redazione I pensatori di Fini mettono il burqa... di Maria Giovanna Maglie La triste parabola di Cofferati:... di Massimiliano Lussana Berlusconi porta il 25 Aprile oltre... di Gianni Baget Bozzo Epifani per dormire due notti ha... di Redazione I pensatori di Fini mettono il burqa... di Maria Giovanna Maglie E LADY SANTORO ASSOLVE L'UOMO DI... di Filippo Facci Sprechi La sinistra apre altri 3... di Redazione La Toscana prepara la legge... di Antonio Signorini Di Pietro: "Farò il... di Luca Telese Epifani per dormire due notti ha... di Redazione I pensatori di Fini mettono il burqa... di Maria Giovanna Maglie La Toscana prepara la legge... di Antonio Signorini E LADY SANTORO ASSOLVE L'UOMO DI... di Filippo Facci Pubblicità Pubblicità I nostri servizi Ricevi ilGiornale a casa tua Le iniziative in edicola Ricevi ilGiornale.it sul tuo computer Ricevi ilGiornale.it sul tuo lettore portatile Entra nella community de ilGiornale.it Archivio ilGiornale e ilGiornale.it © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961 Chi siamo - Codice Etico - Disclaimer - Privacy Policy - Pubblicità - Contatti - Aiuto

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"La febbre suina ha avuto origine in Asia" (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 101 del 2009-04-28 pagina 0 "La febbre suina ha avuto origine in Asia" di Redazione Il governatore dello stato messicano di Veracruz, Fidel Herrera, ha negato che l’influenza da suini abbia avuto origine nella zona montuosa di Perote: "viene dall'Asia" Città del Messico - Il governatore dello stato messicano di Veracruz, Fidel Herrera, ha negato oggi che l’influenza da suini abbia avuto origine nella zona montuosa di Perote, come, secondo il quotidiano Reforma, ha sostenuto la società Usa Veratec, che si dedica alla "biovigilanza", in un rapporto inviato il 2 aprile scorso all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L'origine del virus In un messaggio diffuso dal suo ufficio, Herrera ha anche assicurato che l’influenza da suini "ha origine in Asia, possibilmente in Cina, e da lì dei viaggiatori l’hanno portata negli Stati Uniti e, sicuramente, poi nel Distretto Federale di Città del Messico e nello Stato di Messico". Secondo il governatore, il virus "non può essere associato con l’attività dell’azienda Granjas Carroll" che, nella regione di Perote, si dedica all’allevamento di suini. Secondo fonti giornalistiche, nella zona, a partire dallo scorso dicembre a tutto lo scorso marzo, circa 500 persone hanno avuto problemi alle vie respiratorie e due di esse sono decedute per "polmonite". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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tre contagiati, il virus è arrivato in europa - natalia andreani (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Attualità Tre contagiati, il virus è arrivato in Europa Due casi in Scozia e uno in Spagna. In Messico salgono a 149 le vittime Cresce la paura in tutto il mondo. In allerta anche Nuova Zelanda e Australia NATALIA ANDREANI ROMA. Si aggrava di ora in ora il bollettino delle vittime della febbre suina che ha messo in allarme tutti i paesi del mondo e che potrebbe portare l'Oms a dichiarare la pandemia. In Messico, epicentro dell'epidemia, i morti sono saliti a 149 e gli infetti sfiorano i duemila mentre negli Usa il numero dei contagi accertati è raddoppiato nel giro di una notte arrivando a 40, ventotto dei quali nella Grande Mela. Ma il virus è sbarcato anche in Europa dove le autorità confermano tre casi accertati e alcune decine di casi sospetti tra Spagna, Gran Bretagna e Francia. La situazione più preoccupante si registra in Messico. Davanti all'andamento dell'infezione, il governo messicano si prepara al peggio e ieri, come misura preventiva, è stata ordinata la chiusura di tutte le scuole del paese almeno fino al 6 maggio. «Siamo nel momento critico e sfortunatamente i casi continueranno ad aumentare», ha dichiarato ieri il ministro della sanità Jose Angel Cordova annunciando che altre e più severe misure sono allo studio dell'esecutivo. EMERGENZA USA. La diffusione del contagio è cresciuta anche negli Stati Uniti. Washington ha confermato 40 casi in cinque diversi stati: California, Kansas, Texas, Ohio e New York City. A New York i 28 casi sono concentrati in una scuola, la Saint Francis Perparatory, nel Queens. E questa circostanza ha portato il sindaco della città, Michael Bloomberg, a dichiarare che il bollettino potrebbe aggravarsi rapidamente e superare quota 100. «Abbiamo un focolaio in città ed è in quella scuola», ha detto Bloomberg sottolineando che ci sono altri 45 casi considerati tutt'ora sospetti. Unica consolazione: tutti gli studenti mostrano sintomi leggeri della malattia e nessun segno di peggioramento. Il Centro per il controllo della malattie trasmissibili di Atlanta ha intanto confermato ufficialmente che il virus si trasmette per via aerea tra esseri umani. «Si sta diffondendo da uomo a uomo come un normale virus influenzale», ha detto ieri sera il direttore del Cdc, Richard Besser, senza nascondere «forti preoccupazioni» per i possibili scenari. «Vista la situazione in Messico dobbiamo prepararci a casi più gravi e forse anche a dei morti: per questo è necessario prendere misure molto energiche», ha dichiarto Besser mentre il Dipartimento per la salute ha iniziato a distribuire undici milioni di dosi di antivirali (il 25 per cento delle scorte totali), ai cinque stati colpiti. IL QUADRO UE. Il governo di Madrid ha confermato ieri sera che dei 18 pazienti spagnoli sotto osservazione, tutte persone in rientro dal Messico, uno è risultato positivo al virus A H1N1. Due sono invece i casi accertati dalle autorità sanitarie scozzesi. Entrambi i pazienti sono ricoverati al Monklands Hospital di Airdrie. Tornavano da un viaggio in Messico e «si stanno riprendendo bene», ha riferito il ministero scozzese per la sanità mentre in Gran Bretagna si stanno verificando venticinque casi sospetti. Da Messico e Usa rientravano anche i quattro francesi residenti a Lione, Pau, Poitiers e Nantes attualmente sotto controllo assieme a sei cittadini del Belgio. PAESI IN ALLERTA. Come temevano gli esperti, l'ombra del contagio ha velocemente fatto il giro del mondo imponendo quasi ovunque controlli specifici alle frontiere. Dieci liceali rientrati da un viaggio in Messico sono finiti sotto osservazione in Nuova Zelanda mentre due ricoveri si registrano in Australia: per tutti si attende l'esito definitivo del test. Due casi accertati si segnalano invece in Canada, sulle due coste del paese, mentre in Israele due pazienti sono stati messi in isolamento dalle autorità sanitarie. Altri nove casi sospetti sono in Colombia, quattro in Brasile, uno in Perù. Nessun caso, per ora, è invece segnalato in Cina.

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Febbre suina, l'Oms alza il livello di allerta I morti in Messico sono 152, primi casi in Europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA - Peggiora di ora in ora il bilancio dei morti a causa dell'influenza suina in Messico: le vittime sono 152. Intanto il virus ha attraversato l'oceano e, dopo gli Usa, si registrano i primi casi di contagio in Europa: uno in Spagna e due in Scozia. In questa situazione l'Oms ha innalzato il livello di allerta da 3 a 4 in una scala di 6 mentre da più parti, a cominciare dall'amministrazione americana e dalle autorità italiane, si cerca di frenare l'allarmismo. Oms pronta ad alzare il livello d'allerta. Al termine di una riunione di quattro ore del comitato d'emergenza l'Organizzazione mondiale della sanità ha innalzato da 3 a 4 (su 6) il livello di allerta. Secondo la classificazione dell'Oms, nella fase 4 il virus compie un passo in avanti nella capacità di scatenare una pandemia, ma non ne indica ancora l'arrivo. L'Oms raccomanda ai governi di intensificare gli interventi per fronteggiare il diffondersi del virus ma per ora non consiglia né restrizioni ai viaggi né la chiusura delle frontiere. Per avere un vaccino efficace occorreranno dai quattro ai sei mesi, avverte l'Organizzazione che non ha ancora elementi sufficienti per valutazioni più accurate sul possibile evolversi della situazione. Messico. Il ministro della Sanità messicano Josè Angel Cordova ha reso noto che al momento le persone ricoverate con sintomi del virus A/H1N1 sono 1.650. Le vittime sono 152, tutte tra i 25 e i 50 anni di età. "Siamo nel momento più critico, ci saranno altre vittime", ha aggiunto il ministro, che non ha nascosto la gravità del problema. OAS_RICH('Middle'); Si tratta di una malattia, ha assicurato Cordova, che "può essere curata". Nel precisare che tutti gli Stati nei quali è suddiviso il territorio nazionale registrano casi di virus, il titolare della sanità messicana ha sottolineato: "Le dosi di farmaci di cui disponiamo sono sufficienti. Sono in arrivo, ha aggiunto, altre 400 mila dosi che saranno messe a disposizione delle farmacie". I decessi si sono registrati in dieci Stati del Messico. Il governo centrale ha deciso di chiudere le scuole fino al 6 maggio, a cominciare dagli asili nido. La notizia è stata data durante una conferenza stampa nella quale è stata avvertita una forte scossa di terremoto il cui epicentro è stato localizzato nello Stato meridionale di Guerrero (Acapulco). Il governo sta inoltre valutando un'altra misura drastica: lo stop delle attività economiche nella capitale, decisione che l'esecutivo sta esaminando con le confederazioni degli imprenditori. "Non è escluso, ma dobbiamo soppesare costi e benefici", ha precisato Cordova. L'influenza arriva in Europa. E' un ragazzo spagnolo di 23 anni il primo ad ammalarsi in Europa. Il giovane era ricoverato da sabato scorso nell'ospedale di Almasa (Albacete) dopo aver accusato, di ritorno da un viaggio in Messico, i sintomi dell'influenza. Attualmente si trova in isolamento, come altre 17 persone che si teme abbiano contratto la malattia. Ma quello spagnolo non è l'unico caso riscontrato in Europa. In Scozia due persone sono risultate positive ai test. "Si stanno riprendendo bene", ha assicurato il ministro della Sanità Nicola Sturgeon. La Ue. L'Unione europea ha intanto preso i primi provvedimenti: viaggi sconsigliati nelle aree a rischio di Messico e Stati Uniti e una riunione d'emergenza dei ministri della Sanità convocata per giovedì prossimo. L'esame della situazione è stato fatto dai capi delle diplomazie dei 27 a Lussemburgo, dove Franco Frattini ha annunciato un'inziativa della presidenza italiana del G8 per assicurare un coordinamento tra gli otto Grandi, la Ue e i Paesi emergenti. "In Italia rischi insignificanti". Frattini ha anche assicurato che per l'Italia "i rischi sono davvero insignificanti". Ma intanto l'unità di crisi al ministero del Welfare è al lavoro e sono state messe in campo precise misure di prevenzione, con un rafforzamento dei controlli anche per quanto riguarda gli aerei e le navi provenienti da zone a rischio. Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio ha comunque fornito un primo dato rassicurante: sono negativi i controlli sui primi cinque viaggiatori italiani che, tornati da zone a rischio per l'influenza dei suini, con alcuni sintomi, si sono sottoposti in Italia ad accertamenti. Presso il ministero, rassicura il governo, sono stoccate 40 milioni di dosi di farmaci antivirali. Domani alle 16.30 il ministro del Welfare Maurizio Sacconi riferirà in aula al Senato. Negli Usa 44 casi. Quella degli Stati Uniti resta l'area più colpita, dopo il Messico, dall'epidemia influenzale. Gli esami di laboratorio hanno confermato 44 casi in cinque diversi Stati (28 a New York, 11 in California, due in Texas, due in Kansas e uno in Ohio). Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha detto che nella scuola del quartiere di Queens dove sono stati riscontrati i casi di contagio potrebbero essere 100 gli studenti colpiti dalla sindrome influenzale. "Abbiamo un unico focolaio di influenza in città ed è in quella scuola", ha detto il sindaco aggiungendo che tutti gli studenti colpiti hanno sintomi leggeri e, quel che è importante, nessuno mostra segni di peggioramento". In totale sono sei i casi confermati in Canada. In giornata il Cdc di Atlanta ha consigliato ai cittadini americani a non recarsi in Messico, "se non per motivi di forza maggiore". Preoccupazione, prudenza, ma non panico: il presidente Barack Obama ha cercato di calmare l'America. L'influenza " è ovviamente causa di preoccupazione - ha affermato - che richiede un aumentato stato di allerta, ma non è motivo di allarme". La prima crisi sanitaria dell'era Obama ha trovato la nuova amministrazione senza il ministro della Sanità e senza il Surgeon General (il medico che guida le agenzie federali). Import di carne suina al bando. Cina, Ucraina, Kazhakstan, Filippine, Tailandia e gli Emirati Arabi Uniti hanno messo al bando carne di maiale proveniente da alcuni Stati americani: lo ha confermato il Rappresentante commerciale americano, l'equivalente del ministero del Commercio estero. L'ufficio del Trade Representative ha stigmatizzato il bando che a suo giudizio "non ha fondamenti scientifici e rischia di danneggiare gravemente i commerci". (27 aprile 2009

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Suini, l'Oms: "La pandemia è evitabile" Usa: due morti sospette in California (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 101 del 2009-04-28 pagina 0 Suini, l'Oms: "La pandemia è evitabile" Usa: due morti sospette in California di Redazione L'Oms rassicura: 7 morti e 79 casi accertati. Due morti sospette sono state riscontrate in California. "La situazione rimane molto seria: una pandemia non è affatto inevitabile". Secondo i dati statali il contagio dilaga: in Messico il numero dei morti è salito a 152. Il virus arriva anche in Europa con quattro casi accertati, 64 negli Usa. I casi nel mondo. Il virus generato in Asia: la denuncia Città del Messico - L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) mantiene al momento il livello 4 di allerta per il rischio di pandemia: lo ha annunciato il vicedirettore generale dell’Oms, Keiji Fukuda, sottolineando come "la situazione epidemiologica" della febbre suina sia in costante fase di evoluzione. Attualmente "la situazione rimane molto seria: una pandemia non è affatto inevitabile ma la possibilità viene considerata seriamente", ha spiegato Fukuda in conferenza stampa, precisando come rimanga "fondamentale identificare i turisti contagiati, perché ciò ci aiutererebbe a seguire il virus nel mondo e a stabilire come si propaga". Due morti sospette in California Le prime due vittime sospette di influenza suina negli Stati Uniti si sono registrate in California. Lo riferisce il sito web della Fox News secondo cui il coroner della contea di Los Angeles sta effettuando i test per verificare le cause del decesso. Si tratta di due uomini deceduti agli ospedali di Bellflower e di Norwalk. Il primo, ricoverato sabato, aveva 33 anni ed era di Long Beach. Il secondo, 45 anni, morto mercoledì scorso, risiedeva a La Mirada. Usa: 64 casi di febbre Il numero dei casi di febbre suina negli Usa è cresciuto a 64 nelle ultime ore, come segnalato sul sito web dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta. Finora le autorità sanitarie americane avevano riferito di 40 casi, in gran parte a New York e nessuno di particolare gravità, anche se dall’inizio della crisi, nello scorso fine settimana, avevano avvertito che il numero degli ammalati sarebbe potuto aumentare col passare dei giorni. Stando agli ultimi dati, lo stato di New York risulta il più colpito, con un totale di 45 casi accertati, contro i 28 di lunedì. Segue, con tre nuovi casi, la California, per un totale di dieci ammalati, e il Texas, dove da due casi si è passati a sei. Negli altri stati Usa colpiti dal virus H1N1, il Kansas (2 casi) e l’Ohio (1), mantengono al momento lo stesso numero di ammalati, segnalano infine i Cdc. Cresce la mappa dei contagi Continua ad allargarsi la mappa dei contagi per il virus dell’influenza da suini, all’indomani dell’innalzamento del livello di allerta da 3 a 4 deciso dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Nuovi casi sono stati confermati in Europa, Medio Oriente e Oceania e segnalazioni di possibili contagi arrivano anche dall’Asia. E l'Oms lancia l'allarme: "Alle frontieri i controlli non funzionano". Numeri Sono 79 i casi di influenza suina nel mondo confermati dai test in laboratorio: lo ha reso noto oggi l’assistente direttore generale facente funzioni dell’Oms. Keiji Fukuda ha anche detto ai giornalisti che i due casi registrati in Gran Bretagna e i tre della Nuova Zelanda sono tra quelli relativi a viaggiatori tornati dal Messico. La corsa al vaccino Quattro laboratori farmaceutici sono giunti a "differenti stadi" di lavoro su un ceppo virale che potrebbe servire come precursore di un vaccino contro l’epidemia di febbre suina in corso: lo hanno reso noto fonti dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms). Il passaggio alla fase cinque implicherebbe che il rischio pandemia sia non solo imminente, ma anche inevitabile; l’attuale fase quattro certifica la trasmissione umana diretta in almeno un Paese e segnala un aumento del rischio di un’epidemia globale, ma non indica che una pandemia sia inevitabile. La fase sei - massima allerta - è invece caratterizzata da trasmissione diffusa e prolungata del nuovo sottotipo di virus influenzale, in questo caso ormai classificato come pandemico. A preoccupare l’Oms sono soprattutto le modalità di trasmissione e la possibile diversificazione del virus, un ceppo mutante dell’A/H1N1 con componenti suine, aviarie e umane - ormai impropriamente definito come della febbre suina, dato che la trasmissione avviene direttamente fra esseri umani - visto che gli unici decessi si sono registrati in Messico mentre in tutti gli altri casi (pur avendo contratto la malattia negli stessi luoghi) la virulenza è stata assai minore. Si estende l'allarme La Spagna ha annunciato il suo secondo contagio accertato da influenza suina. Mentre il primo paziente, ricoverato in un reparto in isolamento all’ospedale di Almansa Albacete si sta riprendendo, il governo di Madrid ha reso noto che un altro giovane che faceva parte della stessa comitiva in Messico si è ammalato ed è stato ricoverato in un ospedale di Valencia. Ma ormai i contagi non si contano più: mentre Israele e la Nuova Zelanda hanno confermato i primi casi, si allunga la lista dei Paesi con il fiato sospeso in attesa del responso dei test (primo tra tutti la Cina dove le autorità indagano su alcuni casi dubbi). Berlusconi tranquillo "Non c’è nessun pericolo". Silvio Berlusconi torna a parlare dell’influenza suina spiegando che la situazione "è sotto controllo" anche se adesso l’Ue "deve trovare un antidoto che ancora non c’è". Per monitorare la situazione della febbre suina "l’Italia ha già costituito una unità di crisi affidata al sottosegretario Fazio" e ha attivato "linee telefoniche per raccogliere eventuali segnalazioni: a oggi, a pochi minuti fa, nessuna segnalazione era ancora pervenuta". Caso sospetto a Vicenza: tutto sotto controllo Un paziente di 45 anni è ricoverato sotto osservazione nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Vicenza, proveniente dal pronto Soccorso dell’Ospedale di Bassano del Grappa. Il ricovero, viene detto in una nota dell’Ulss 6 di Vicenza, è stato disposto "per motivi precauzionali, prevalentemente diagnostici e in base alla presenza nel paziente di modesta sintomatologia a carico delle vie respiratorie, insorta al rientro da un recente soggiorno in aree dove attualmente sono stati segnalati casi di influenza umana da virus dell’influenza suina". "Alle 16 di oggi sono 11 i casi sospetti di influenza suina riscontrati in Italia - ha avvertito il ministro Sacconi - i test effettuati hanno escluso però che si tratti di virus AH1N1". Il bilancio in Messico lievita a 152 morti E' salito intanto a quota 152 il numero di morti da influenza da suini in Messico. A riferirlo è stato il ministro della Sanità José Angel Cordova, spiegando che al momento le persone ricoverate sono 1.650 con sintomi del virus A/H1N1. "Siamo nel momento più critico - ha aggiunto il ministro -, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi giorni". I casi di morte si sono registrati in 10 Stati del Messico, il governo centrale ha deciso di chiudere le scuole fino al sei maggio, a cominciare dagli asili nido. Al momento gli univi casi di decessi ascrivibili all'influenza dei suini, sono sette, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Febbre suina, cresce la paura in Usa Oms annuncia: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

influenza suina - il ministro sacconi: «IN ITALIA TEST TUTTI NEGATIVI» Usa, cresce la paura febbre suina Oms: «Pandemia evitabile» Cresce il bilancio delle vittime, ma Ginevra smorza l'allarme:7 i decessi dovuti all'influenza. In Europa 4 casi MILANO - Gli Stati Uniti alle prese con i timori legati alla diffusione della febbre suina. In California, dove una decina di persone hanno finora contratto la malattia, il governatore Arnold Schwarzenegger ha proclamato lo stato di emergenza. Intanto a Washington il presidente, Barack Obama, ha chiesto al Congresso di stanziare 1,5 miliardi di dollari per combattere l'epidemia. Serviranno a «rafforzare le capacità» del paese di rispondere all'influenza da suini e per far fronte ad eventuali emergenze sanitarie, «ma non sono il segno di un aumento della preoccupazione», ha detto il portavoce Robert Gibbs. La nuova influenza ha ucciso circa 150 persone in Messico (anche se l'Oms ha ridimensionato il numero delle vittime) ma finora negli Stati Uniti, dove i casi accertati sono a oggi una settantina, quelli registrati ufficialmente sono legati a forme leggere. A Los Angeles, però, si sta indagando su due morti che potrebbero essere riconducibili alla febbre suina: un giovane di 33 anni di Long Beach ricoverato sabato con sintomi del'influenza respiratoria e un uomo di 45 anni morto il 22 aprile in un ospedale di Norwalk. Nessuna conferma ancora sui risultati dei test, di cui dà notizia sul suo sito online il Los Angeles Times. Mentre dei 45 casi confermati finora a New York un bambino di due anni del Bronx è finito in ospedale e così una donna a Brooklyn, ha detto il sindaco Michael Bloomberg. I due casi, entrambi fuori pericolo, non sembrano essere in rapporto con la scuola di Queens dove finora si erano concentrati i casi di febbre suina confermati a New York. Secondo cifre ufficiali ma provvisorie fornite dai Cdc federali (Centers for Disease Control and Prevention) e dai singoli Stati sono risultate finora positive al test per il virus H1N1 una settantina di persone: 13 in California, due in Kansas, uno in Ohio, uno in Indiana (un uomo di mezza età senza apparenti collegamenti con il Messico), sei in Texas. Quasi tutte sono guarite o in convalescenza. EPICENTRO - In Messico, il Paese "epicentro" dell'epidemia che sta mettendo in allarme il mondo e per la quale l'Organizzazione mondiale della santità (Oms) ha fatto salire il livello di allerta da 3 a 4 (su una scala di 6), il bilancio «probabile» delle vittime dell'influenza suina è salito a 152 morti. I dati sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa dal ministro messicano della Sanità, José Angel Cordova, il quale però per la prima volta ha fatto notare che l'epidemia potrebbe essere in una fase di recessione: il numero dei decessi sospetti è infatti in calo (sono stati 6 sabato, 5 domenica, 3 lunedì). Il Comune di Città del Messico ha disposto la chiusura di tutti i ristoranti della capitale. LE STIME OMS - Da parte sua l'Oms ridimensiona il numero delle vittime, mettendo comunque in guardia dal pericolo che anche un'epidemia dalle origini fiacche può generare, come avvenne nel 1918 con la Spagnola. Keiji Fukuda, vice direttore generale dell'Oms, ha detto che i casi di influenza certificati da test in laboratorio sono 79 e che «solo 7» hanno avuto esito letale: tutti in Messico. Fukuda ha anche spiegato che l'evoluzione dell'epidemia in pandemia non è inevitabile, ma che i Paesi dovrebbero prepararsi al peggio. QUATTRO CASI IN EUROPA - Nel frattempo, salgono a quattro i casi di contagio da influenza suina in Europa e a due quelli accertati in Israele. Oltre al giovane rientrato la settimana scorsa dal Messico e poi ricoverato in ospedale, anche su un secondo israeliano, reduce da un viaggio in Messico, è stato riscontrato il virus H1N1. In Europa, dopo i due riscontrati in Scozia e quello accertato in Spagna, le autorità di Madrid hanno confermato la presenza di un secondo caso di influenza suina nel Paese: lo riferisce la stampa spagnola citando dichiarazioni del ministro della Sanità Trinidad Jimenez. Il nuovo caso è stato registrato a Valencia. Secondo Jimenez comunque «data la evoluzione del suo stato, il paziente sarà dimesso nelle prossime ore». Il ministro ha inoltre indicato che anche il giovane di cui è stato accertato il contagio lunedì presenta un'evoluzione positiva del virus e potrebbe a sua volta essere dimesso «nelle prossime ore». «NUOVA INFLUENZA» - La situazione nel Vecchio Continente sembra destinata a cambiare nei prossimi giorni. Stando almeno a quanto ha spiegato la commissaria Ue alla Salute, Androulla Vassiliou. «I casi accertati si stanno riprendendo in modo soddisfacente» ha confermato la commissaria, aggiungendo però che «ci sono altri casi sospetti e nei prossimi giorni ci aspettiamo che la situazione cambi». La Vassiliou ha poi aggiunto che il virus «non si chiamerà più influenza da suini", ma abbiamo deciso di chiamarla "nuova influenza"»: «La definizione influenza da suini dava un'idea sbagliata nei confronti della carne di maiale, il cui consumo è sicuro purché sia cotta». La Vassiliou ha poi elencato i Paesi Ue nei quali si sono presentati dei casi sospetti: Italia (ma tutti i test sarebbero negativi), Danimarca, Svezia, Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Austria, Francia, Grecia e Irlanda. Un caso sospetto rilevato in Belgio si è rivelato non di febbre suina. LA SITUAZIONE IN ITALIA - Nel nostro Paese la situazione continua a essere sotto controllo. In Italia, ha spiegato il ministro Sacconi, hanno dato tutti esito negativo i test effettuati su undici casi sospetti. I CASI NEL MONDO - Cresce nel frattempo l'allarme nel mondo e nessun Paese sembra più immune dal rischio. Infezioni conclamate sono state riscontrate anche in Nuova Zelanda (11 casi confermati). Ma sono ormai molti i Paesi con casi che destano seri sospetti: 17 in Australia, 8 in Cile, 13 in Canada, 9 in Colombia, 20 in Brasile, uno in Corea del Sud. Alcuni casi di possibili persone contagiate vengono intanto segnalati in Cina, dove le autorità hanno posto sotto osservazione diverse persone sospettate di essere portatrici del virus. LA PSICOSI NEL MONDO - Ma quella della febbre suina sta diventando sempre più una vera psicosi. Ne risentono le Borse mondiali, che temono ripercussioni sull'economia globale. E ne risentono anche le politiche dei vari governi, combattuti tra l'esigenza di farsi trovare pronti per fronteggiare un'eventuale escalation dell'emergenza (molti stanno verificando o incrementando le scorte di antivirali) e quella di non diffondere panico tra la popolazione. In Egitto alcuni parlamentari hanno ad esempio chiesto il sacrificio di tutti i maiali del Paese, circa 35 mila suini, la cui carne viene consumata solo dalla minoranza cristiana. Un vice ministro israeliano lunedì ha spiegato che, pur di non citare il nome di questo animale non kosher, la pandemia sarà definita ufficialmente «influenza messicana». stampa |

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Oms: la pandemia è alle porte (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Oms: la pandemia è alle porte I sorvegliati speciali sono l'America e il Canada Pazienti sotto osservazione in otto paesi europei ROMA. L'Organizzazione mondiale della sanità mantiene lo stato di allerta in fase 4 e ribadisce che il bilancio ufficiale delle vittime dell'influenza suina conta, al momento, 79 casi di contagio, sette dei quali letali. Ma il rischio di una pandemia resta alle porte. I sorvegliati speciali, quelli che potrebbero portare l'Oms a dichiarare la fase 5 dell'emergenza, sono Canada e Stati Uniti. E proprio negli Usa si indaga su due decessi, i primi se confermati, avvenuti in California fra mercoledì e sabato. «La pandemia è ancora evitabile. Tuttavia dobbiamo prepararci a questa eventualità tenendo presente che l'influenza si sviluppa in modi per noi imprevedibili», ha detto ieri il vicedirettore generale dell'Oms, Keiji Fukuda, aggiornando le risposte dei laboratori accreditati ad accertare la presenza del virus A H1N1 nei campioni. «Se il Canada o gli Usa dovessero confermare la presenza di casi indigeni, vale dire non importati direttamente dal Messico, allora dovremmo passare allo stato di allerta cinque», ha spiegato il portavoce dell' Oms Gregory Hartl riferendosi alle sei fasi della scala di allarme pandemico. Uno dei requisiti della fase cinque è infatti la presenza di focali indigeni in almeno due paesi di una medesima regione Oms (in questo caso la Regione delle Americhe). Per dichiarare invece la 6, la fase di picco, è quantomeno necessario che i focolai indigeni si manifestino tra la popolazione anche in un paese di una seconda regione Oms (oltre alle Americhe, ci sono la regione africana, la regione europea, la mediterranea orientale, la Sud est asiatica e quella del Pacifico occidentale). Al momento è dunque su Canada e Stati Uniti - ieri un nuovo caso in Indiana, il settimo stato colpito - che si concentra l'interesse degli epidemiologi. Altre squadre dell'Oms e della Fao restano invece al lavoro in Messico dove la psicosi dilaga e dove dopo le scuole di tutto il paese è stata ordinata la chiusura dei 35mila ristoranti del distretto della capitale. Le vittime del virus killer, secondo il governo, sono salite a 153 e quasi duemila sono i contagi. Ma la paura cresce anche in Europa dove ai quattro casi confermati di Spagna e Regno Unito se ne aggiungono due rilevati in Israele (tutte persone rientrate da viaggi in Messico). Dalle zone rosse rientravano anche le decine di viaggiatori messi sotto osservazione in otto paesi della Ue: Italia, ma anche Francia, Germania, Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca, Irlanda e Grecia. Positivi al virus, ha confermato ieri il governo di Wellington, sono invece dieci studenti e un professore appena tornati in Nuova Zelanda dal Messico. In tutto il paese i casi sospetti sono 56 e quasi altrettante sono le persone sotto controllo in Australia. L'ombra del contagio si allunga anche su Cina e Corea del Sud dove i casi sospetti sono numerosi. Pechino ha già disposto il blocco delle importazioni di carni suine dalle aree di contagio. Tokyo ha bloccato i visti da e per il Messico. Ma l'Oms ripete che la chiusura delle frontiere «è inutile» ad arginare il contagio. N.A.

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febbre suina, la paura contagia gli usa l'oms: pandemia ancora evitabile - pietro del re (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 6 - Cronaca Febbre suina, la paura contagia gli Usa l´Oms: pandemia ancora evitabile Obama chiede 1,5 miliardi. Berlusconi: qui nessun pericolo L´emergenza Allarme California: "Ci aspettiamo casi mortali". Fazio: "Il virus arriverà anche da noi" PIETRO DEL RE ROMA - è possibile, anzi probabile, che dopo aver attraversato l´Atlantico ed esser sbarcato in Scozia e Spagna il virus della febbre suina dilaghi anche da noi. Ma l´Italia è pronta ad affrontare una possibile epidemia. Mentre l´allarme cresce negli Stati Uniti, dove per contrastare l´espandersi del contagio il presidente Barack Obama ha deciso che chiederà al Congresso uno stanziamento di 1,5 miliardi di dollari, il governo italiano butta acqua sul fuoco sui rischi che corre il nostro paese. Per il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, «la situazione è sotto controllo». Dall´aula del Senato, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, fa sapere che «non dobbiamo sottovalutare il problema né creare allarmismi, anche perché le scorte di antivirali sono sufficienti per affrontare un´eventuale pandemia». Il ministro rende anche noto che in nessuno degli 11 casi sospetti i test di laboratorio hanno accertato di sindrome influenzale da virus messicano. In serata, tuttavia, quattro ragazzi appena rientrati dalla California sono stati ricoverati a Sant´Angelo Lodigiano con sintomi sospetti. Oggi, il responso delle analisi. Da Varsavia, dove partecipa al vertice bilaterale italo-polacco, anche il premier Berlusconi si dice ottimista: «Ad oggi non è pervenuta alcuna segnalazione: non c´è nessun pericolo». Mentre il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, consiglia ai consumatori di «fare grandi scorte di carne suina italiana dato che la troveranno a prezzi di saldo». Diversa la situazione negli Stati Uniti. Secondo il commissario alla salute di New York, Thomas Frieden, «molte centinaia» di studenti potrebbero aver contratto il virus. In California, dove ieri il governatore Arnold Schwarzenegger ha dichiarato lo stato di emergenza, sono state registrate le prime due morti sospette. Richard Besser, capo del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta, aveva appena detto di aspettarsi che l´influenza suina determini «casi mortali tra gli esseri umani anche negli Usa». Intanto, l´Organizzazione mondiale della sanità (Oms) fornisce dati meno eclatanti sul contagio: solo 79 malati e 7 decessi contro i 1.300 e 152 forniti dal Messico. «Una pandemia non è ancora inevitabile, ma tutti i governi devono prepararsi al peggio, specie nelle nazioni più povere», ha detto un suo portavoce. Insomma, il virus avrebbe fatto meno morti di quanto si pensasse, ma all´indomani dell´innalzamento del livello di allerta da 3 a 4 l´emergenza resta alta. L´Oms ha ventilato l´ipotesi che la conferma finale di casi negli Stati Uniti giustificherebbe l´innalzamento al livello 5, in quanto ciò dimostrerebbe che la febbre suina si trasmette in modo autonomo al di fuori dal Messico. Nel mondo la mappa dei contagi continua ad estendersi, sia pure più lentamente del previsto. Nuovi casi sono stati confermati in Europa, Medio Oriente e Oceania. Segnalazioni di possibili contagi arrivano anche da alcune nazioni asiatiche, prima tra tutte la Cina, ancora segnata dal ricordo della Sars, dove le autorità indagano su alcuni casi dubbi. Nel frattempo, Hong Kong ha imposto restrizioni a persone provenienti dai paesi dove si è manifestato il virus e mette in quarantena chiunque sbarchi con più di 38 di febbre. Cuba, invece, ha sospeso per le prossime 48 ore tutti i voli da e per il Messico. L´Oms e la Commissione Ue non hanno raccomandato restrizioni sui viaggi né la chiusura delle frontiere, ormai insufficienti a frenare il contagio. Ma da ieri la Farnesina sconsiglia i viaggi "non strettamente necessari" in tutto il territorio del Messico, e non solo negli stati più colpiti. Secondo le autorità sanitarie, il virus della febbre suina «non ha mostrato per ora alcuna resistenza ai due farmaci utilizzati per trattarlo», cioè l´Oseltamivir e lo Zanamivir. C´è stata però la trasmissione da uomo a uomo. Non è chiaro invece quale sarà il decorso dell´epidemia. Tutto dipenderà dalla furia con cui il virus riuscirà a trasmettersi.

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un altro shock per l'economia - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 32 - Commenti UN ALTRO SHOCK PER L´ECONOMIA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Le Borse mondiali hanno interrotto il rialzo che era in corso da alcune settimane. Torna la paura e ha una causa nuova: quali conseguenze può avere la febbre suina sull´economia globale? Per ora il bilancio delle vittime e l´estensione del contagio non giustificano catastrofismi, eppure un´ondata di vendite si è abbattuta sui mercati, colpendo per prime le attività economiche legate al turismo come le compagnie aeree. Le piazze asiatiche ieri sono state le più fragili. Per forza: in Estremo Oriente è ancora vivo il ricordo della Sars, un´emergenza sanitaria che nel 2003 per diverse settimane paralizzò settori cruciali degli scambi internazionali. "Se l´influenza suina sarà un´altra Sars – dice il presidente di South China Securities Howard Gorges – l´impatto economico sarà mondiale". A Hong Kong l´allarme ha già svuotato le farmacie di tutte le scorte di medicinali antivirali e mascherine respiratorie. Da Pechino a Shanghai sono tornati in funzione negli aeroporti i sensori elettronici misura-febbre per i passeggeri in arrivo. A Tokyo gli aerei dal Messico sono accolti da squadre mediche. Controlli speciali sui viaggiatori scattano dall´Indonesia all´Australia, dopo il primo contagio accertato in Nuova Zelanda, seguito da casi sospetti in Cina e Corea del Sud. "Può essere il colpo fatale per un mondo già in recessione", dice l´economista Sherman Chan di Moody´s Australia. La Banca mondiale stima che una vera pandemia potrebbe uccidere 70 milioni di persone, e far crollare il Pil mondiale di un altro 5 per cento. Le foto di Città del Messico con le vie deserte evocano ricordi freschi e dolorosi in Asia. Era l´inizio del 2003 quando le autorità cinesi – dopo mesi di colpevole silenzio – confermarono i focolai della Sars. La "desertificazione" da panico colpì per prima Hong Kong, dove il contagio era arrivato dal vicino Guangdong e le notizie circolavano senza censura. Le multinazionali americane con forti insediamenti in quest´area furono le prime a reagire con misure drastiche. La Intel, con 15.000 dipendenti in Cina, decise di "immobilizzarli" lasciandoli a casa per impedire contatti sui luoghi di lavoro. Hewlett-Packard chiuse la sede di Hong Kong. Microsoft sospese per tutto il personale trasferte di lavoro in Cina, Vietnam e Singapore. Presto iniziò l´esodo di manager delle multinazionali europee. Sulle rotte del Pacifico i Jumbo volavano semivuoti, quando i collegamenti non venivano cancellati dalle compagnie aeree. Sia pure tardive, anche le misure di semi-quarantena adottate dalle autorità cinesi furono un colpo per l´economia locale: intorno a Pechino un cordone sanitario di forze dell´ordine ostacolava il flusso dei pendolari. Il crollo del turismo fu immediato e brutale, anche ai livelli ufficiali: saltavano delegazioni governative e di chief executive. Disertata dai viaggiatori stranieri, con alberghi e shopping mall disperatamente vuoti, Hong Kong vide il suo tasso di disoccupazione raddoppiare all´8% in poche settimane. Nella primavera del 2003 molti esperti temevano che la Sars avrebbe avuto lo stesso impatto del crac finanziario thailandese del 1997: un effetto domino sull´Asia e sui mercati finanziari di tutto il mondo. Alla fine il bilancio fu meno grave del previsto perché il contagio si fermò presto. Ufficialmente la Sars colpì ottomila persone, ne uccise 900: tante in assoluto, ma un´inezia rispetto al bilancio di vittime della malaria o dell´Aids. La paura però non era stata infondata. Con il blocco dei traffici in alcuni crocevia strategici della globalizzazione – da Hong Kong a Toronto – l´allarme sanitario aveva dimostrato l´estrema vulnerabilità creata dall´integrazione economica mondiale. Molte grandi imprese dovettero dotarsi per la prima volta di piani d´emergenza-pandemica, per poter garantire il funzionamento della loro rete di attività integrate a livello planetario. La crescita dell´economia cinese riprese subito e a ritmi molto sostenuti, dopo il passato allarme del 2003. Il costo economico della Sars è stato stimato a 50 miliardi di dollari, una minuscola frazione delle perdite subite dal sistema bancario e dai risparmiatori nella grande recessione del 2008-2009. Ma è proprio il contesto diverso di oggi che tiene con il fiato sospeso i mercati. La Sars colpì l´Asia in una fase in cui la crescita mondiale era in ripresa. Si erano superati lo choc dell´11 settembre e il crac della bolla speculativa della New Economy. Ora invece il timore-pandemia coincide con la recessione globale più lunga del dopoguerra. I "germogli verdi" annunciati dal banchiere centrale Usa Ben Bernanke sono solo, tecnicamente, segnali di rallentamento nella velocità di de-crescita. E la febbre suina ne alimenta già un´altra: il contagio del protezionismo. Cina, Russia, Ucraina ne hanno approfittato per vietare l´import di carni suine dal Messico e da alcuni Stati Usa. Quella carne non comporta alcun pericolo, la spirale dei protezionismi sì.

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la cultura della crisi - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 33 - Commenti LA CULTURA DELLA CRISI (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il primo recita: «Nulla sarà più come prima», nel senso che i rapporti di produzione e di scambio, la distribuzione dei redditi, le condizioni del lavoro dovranno radicalmente mutare per dar vita ad un capitalismo temperato dall´intervento dello Stato, ad una nuova eguaglianza che includa i poveri e gli esclusi. Chi possa operare una rivoluzione di tal fatta e quali forze siano in grado di farsene carico, non è chiaro. Per cui l´assunto rimane allo stadio di auspicio, ma questo non significa che non abbia effetti di orientamento e di coagulazione di opinioni che potranno influenzare l´azione di governi, parlamenti, organizzazioni di rappresentanza sociale. Questo è soprattutto vero per quanto riguarda l´intervento dello Stato nell´economia, nella veste di arcangelo salvifico. Il secondo concetto è riassumibile nella chiamata di correo del «pensiero unico mercatista e liberista». La congiunzione dei due concetti («nulla sarà più come prima» e «liberismo sotto accusa») ha il difetto – a mio avviso – di sfociare in un paradigma nettamente ideologico. Il presupposto è che esista una ricetta economica, giusta di per sé in ogni tempo, contrapposta ad una ricetta in nuce errata, escogitata solo per arricchire i ricchi e impoverire i poveri. La crisi che attraversiamo è imputata a quest´ultima, mentre l´altra che chiamerei di «statalismo regolatore», se fosse stata applicata, avrebbe garantito ieri, oggi e sempre un progresso economico, accompagnato da equità e giustizia sociale. L´obiezione che mi permetto di muovere a questa dialettica degli opposti è che non esistono politiche economiche giuste o sbagliate per ogni tempo e luogo, traducibili in ricette valide per sempre, ma teorie e pratiche corrispondenti o incongrue in rapporto alla fase economica in corso, almeno a medio termine. L´errore emerge, a volte, come oggi, in maniera catastrofica, quando gli operatori politici ed economici, gli istituti che dovrebbero segnalare pericoli e mutazioni intervenute, non si rendono conto del cambiamento o non sono in grado d´imprimere la indispensabile svolta. è, quindi, più che giusto analizzare, ma con razionale laicità di pensiero, le varie fasi dell´apoteosi della liberalizzazione, coincidenti col processo di globalizzazione, dalla caduta del Muro in avanti. Compreso l´ultimo decennio in cui sono venute meno regole e vincoli. Se manteniamo uno sguardo d´assieme vedremo allora che il libero afflusso di capitali e mezzi finanziari ha permesso un periodo di sviluppo senza eguali nel mondo, la creazione di centinaia di milioni di posti di lavoro con il decollo produttivo della Cina, dell´India, del Brasile, dell´Est europeo, la pluridecennale crescita americana, la tenuta dell´Europa continentale, con la creazione di quel potente ammortizzatore monetario che si è rivelato l´euro. Proprio perché tutto ciò era innestato da una creazione crescente di debito andavano assicurate norme che garantissero le possibilità a corto, medio o lungo termine di ammortamento e recupero, a seconda del tipo di investimento. è avvenuto il contrario, basta evocare la conferenza stampa che annunciò l´allentamento della regolamentazione bancaria in America (giugno 2003), dove i rappresentanti delle quattro maggiori agenzie di supervisione si presentarono armati di cesoie per fare a pezzi una colonna di volumi sulla normativa fino allora vigente, affiancati dal capo dell´Office of Thrift Supervision (Ufficio per la Vigilanza sul Risparmio), James Gilleran, che partecipò al falò simbolico, impugnando una motosega. Nel 1999 era già stato abolito il divieto, introdotto da Roosevelt, di fusione tra banche commerciali e banche d´investimento, mentre nel 2000 era stata proibita la supervisione dei derivati finanziari. Nel 2004, poi, la Sec (la Consob Usa) permette di elevare a dismisura i livelli di indebitamento delle banche, fino allora ancorato ad un corrispettivo fra debito e patrimonio non superiore a 12. Con questa nuova «libertà» molte banche raggiungono un livello di debito 40 volte il patrimonio (è il caso Merrill Lynch), un rapporto che rende vulnerabili gli istituti di credito nel momento in cui l´insolvenza dei mutui si fosse materializzata. Un altro dato che spiega l´erosione del sistema regolatorio Usa è rappresentato dai finanziamenti politici lungo l´arco 1998-2008, resi noti a termine di legge. Un decennio in cui le società di revisione hanno conteggiato 81 milioni di dollari in finanziamenti elettorali e 122 in lobbying mentre le banche d´investimento hanno speso 513 milioni in sostegni elettorali e 600 in lobbying. Mi sembra evidente che non il liberismo del mercato è all´origine della crisi in atto ma lo smantellamento politico di ogni elementare norma di buon senso nella gestione del credito e della finanza. Pesantissime responsabilità pubbliche americane portano il peso dell´odierno disastro. La fame dissennata di profitti facili ha accecato banchieri e risparmiatori, semplici azionisti e squali della finanza. Nuove regole vanno stabilite e imposte su scala internazionale ma non possono più essere di sola matrice Usa. Da questo punto di vista Romano Prodi, intervenuto ripetutamente in questi ultimi giorni, ha dato una interpretazione più restrittiva ma assai più pregnante dello slogan «nulla sarà più come prima», affermando che le nuove regole potranno essere sancite solo da una nuova leadership internazionale, non limitata al G8, ma comprendente ad eguale livello la Cina, l´India e gli altri grandi attori della scena mondiale. I banchieri americani non vorrebbero ma è appunto questo il terreno del contendere. Non si tratta, quindi, di ripercorrere l´antica querelle tra statalisti e liberisti e di sbandierare una finta vittoria dei primi nei confronti dei secondi, alla ricerca della palma da assegnare a chi avrebbe avuto sempre ragione nei confronti di chi avrebbe avuto sempre torto. Quando si afferma che oggi occorre più Stato – ma sarebbe molto più pertinente dire che occorre più governo – non si enuncia alcun verdetto teorico o politico, ma una immediata esigenza pratica. è stato giustamente evocato il paragone dei pompieri chiamati a spegnere il fuoco quando la casa brucia, ma sarebbe logico dedurne che allora dovrebbe esser fatto obbligo di mantenere negli edifici un livello di umidità permanente, con l´acqua che scorre dalle pareti notte e giorno, magari con periodici innaffiamenti da parte dei medesimi pompieri, anche quando piove a dirotto e nessun incendio minaccia gli abitanti? Eppure una pulsione di questo tipo si sta impadronendo di politici, economisti, intellettuali che inneggiano al ritorno dello Stato, spinti a ripercorrere, forse inconsciamente, la grande discussione a cavallo degli anni Trenta, tra chi temeva il fallimento del capitalismo, evidenziato dalla crisi di allora e chi individuava la via alternativa nella pianificazione vittoriosa dell´Urss oppure nel dirigismo delle dittature nazi-fasciste. Certo, quegli edifici totalitari sono crollati e nessuno ne propugna il ritorno, pur tuttavia val la pena porsi il quesito se, soprattutto, dal crollo dell´Urss, prodottosi per implosione interna, non resti oggi che una memoria selettiva, un orrore giustificato dell´aspetto persecutorio e dittatoriale. Rimosso dal ricordo, invece, il fallimento insito nell´ideale della pianificazione economica. Eppure si è trattato del più imponente tentativo mai avvenuto nella Storia di costruire razionalmente il futuro dell´uomo, a partire dalla regolazione scientifica dell´economia, affidando allo Stato, guidato dal Partito, il compito di massimo Ordinatore. L´esperimento si è prolungato per più di settant´anni, si è esteso a vaste zone del mondo, da Mosca a Pechino, da Praga a Cuba, da Berlino alla Corea. La sua rappresentazione ideale e politica ha influenzato mezza Europa occidentale ma dalla glorificazione è ovunque precipitato nel disfacimento più totale. Solo la Cina, con una stupefacente capacità di mutazione dei fini, è riuscita a trasformare la dittatura maoista in un motore che genera e alimenta il suo turbo capitalismo a dimensione planetaria. Anche la socialdemocrazia, laddove ha tardato a liberarsi dell´idea che la diversificazione dal comunismo passava essenzialmente dal crinale della democrazia ma non delle finalità socio-economiche, ha conosciuto un declino con scarse possibilità di recupero. Tutto questo è stato rimosso dal dibattito odierno come se non fosse mai avvenuto. Un atto mancato, per dirla in termini psicoanalitici, che spiega almeno in parte il ritorno di una nostalgia statalista di stampo salvifico, il recupero di un fall out ancora radioattivo del pianeta scomparso.

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Mai così stretta la rete di protezione (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-29 - pag: 2 autore: I meccanismi globali di difesa Mai così stretta la rete di protezione di Marco Magrini A Ginevra c'è un bunker sotterraneo popolato di scienziati in camice bianco e tappezzato da monitor grandi come la parete. Da lì, nemici invisibili vengono pedinati a distanza, attraverso una rete di informatori dipanata in ogni angolo del mondo. Come in tutti i servizi segreti in tempi di guerra,c'è un codice di comportamento per gestire le situazioni più imprevedibili. è la epidemic intelligence, il servizio segreto internazionale contro le pandemie. Quel bunker lo chiamano Shoc, Strategic health operation center. è nato appena quattro anni fa, coi soldi dell'America e delle Nazioni Unite, infossato sotto al quartier generale dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ricalca il modello della divisione di intelligence del Cdc, il Center for disease control di Atlanta, a sua volta inaugurato nel '51 per fronteggiare i primi rischi di guerra biologica. Quelli che ci lavorano, tanto per dare un'idea, li chiamano virus detective. Gli 007 del mondo microbiotico. Nelle attuali circostanze — ora che la stessa Oms ha appena alzato di una tacca il rischio pandemia — non è il caso di sfoggiare un ottimismo alla Pangloss, il personaggio del CandidediVol-taire, che in tutto il libro ripete «è il migliore dei mondi possibili ». Ma non è neppure il caso di dare per scontato che un'altra pandemia di livello 5, ovvero con un tasso di mortalità sopra al 2%, come la Spagnola del 1918, sia libera per il mondo. Il ministro della Sanità del Messico, José Angel Cordova, ha detto ieri mattina che il numero di nuovi infetti sta calando: 141 sabato scorso, 119 domenica e 110 lunedì. La risposta del governo di Città del Messico è stata lenta, ma poteva andare peggio. I decessi causati da quest'influenza – che tutti chiamano "suina", ma non fa ammalare i maiali – sono registrati soltanto in Messico. Altrove, nonostante sia ampiamente dimostrata l'abilità del virus di salire sui voli intercontinentali senza biglietto, non si presentano casi clinici drammatici. Nell'ultima grande pandemia del passato, quella del 1918, in farmacia non vendevano gli inibitori del neuraminidase – una delle due proteine che riveste i virus – come l'oseltamivir ( meglio conosciuto col nome commerciale Tamiflu, prodotto dalla Roche) o lo zanamivir ( il Relenza della GlaxoSmithKline). Ma soprattutto, la rete di protezione del mondo globalizzato non è mai stata così stretta. La Shoc Room, com'è familiarmente chiamata la centrale sotterranea di Ginevra, è figlia della Sars: è stata concepita nel 2003, dopo il temibile virus che era apparso in Cina e volato fino al Canada. Ed è nata operativamente quattro anni fa, subito rodata dai timori che una variante dell'influenza aviaria potesse trasbordare in un essere umano, il cosiddetto paziente zero, come la signora messicana Adele Maria Gutierrez Cruz. Proprio grazie agli allarmi degli ultimi anni, gli Stati membri dell'Oms hanno accettato di dare più potere all'organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite la quale, all'occorrenza, potrà addirittura scavalcare le legislazioni nazionali. Gli ottimisti dicono che adesso l'Oms può arrivare dovunque in 24 ore, anche in quei Paesi che di norma preferiscono nascondere l'apparizione di un'epidemia. In compenso, un po' tuttii governi dovrebbero aver imparato la lezione della Cina, che aveva inizialmente censurato la Sars, salvo poi scoprire che così le stava scappando di mano. Lo spirito felice del povero Pangloss — con il quale Voltaire intendeva sbeffeggiare il filosofico ottimismo di Gottfried Leibniz — è stato poi stravolto: c'è chi parla di "pessimismo panglossiano". Un assurdo che ha una spiegazione logica: se questo è davvero «il migliore dei mondi possibili», non è possibile migliorarlo. Il passo della ricerca scientifica — grazie alla rivoluzione digitale e alla digitalizzazione dei genomi — sta crescendo in maniera esponenziale. Ed è lecito attendersi nel futuro nuove molecole per la profilassi e la cura di un nemico che, al contrario di altre patologie, ha l'arma evolutiva della mutazione, al servizio di un sistema riproduttivo molto, molto più efficiente di quello dei conigli. Il mondo può ancora migliorare. Certo, con un nemico così, tutte le intelligence possibili rischiano di essere inefficaci. Le capacità militari dell'influenzavirus sono impressionanti, ma anche regolate dalla casualità della mutazione genetica. In altre parole, gli esiti sono imprevedibili. Oltre alla scienza, ai sistemi di allarme e di prevenzione, ci vorrà anche un po' di fortuna. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA REGIA DELLO «SHOC» A Ginevra, sotto la sede dell'Oms, opera dal 2004 un «servizio segreto» internazionale contro le epidemie internazionali

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Palestre chiuse alle donne Protesta in Arabia Saudita (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-29 - pag: 10 autore: Politica e sport Palestre chiuse alle donne Protesta in Arabia Saudita L'esercizio fisico? Fatelo pure ma al riparo da occhi indiscreti, meglio se tra le mura domestiche. Se in America, e in altri Paesi occidentali afflitti dalla piaga dell'obesità, i rispettivi Governi incentivano la popolazione a praticare dello sport, ricorrendo anche a costose campagne sociali, in Arabia Saudita le cose vanno diversamente. Specie se entra in gioco la segregazione tra uomini e donne. Nel Paese culla del wahabismo, una rigida interpretazione del Corano, il ministero degli Affari municipali e rurali ha annunciato di voler chiudere le palestre femminili. Il motivo? Le autorità religiose le vedono come il fumo negli occhi. «Una vergogna», ripetono da tempo, sottolineando anche un pericoloso effetto: spingono le donne ad abbandonare la casa trascurando marito e figli. Ma alcune coraggiose saudite non ci stanno; irritate hanno lanciato su internet uno slogan contro la decisione governativa: «Lasciamole ingrassare ». In un Paese dove il 66% delle donne soffre di obesità la formula sembra aver fatto presa. Difficile prevedere se il Governo tornerà sui suoi passi. Finora il regime aveva chiuso un occhio. Le palestre per donne, spesso clandestine o camuffate da centri estetici, esistono da sei anni. La globalizzazione e il desiderio di avere un corpo più armonico hanno fatto sì che il loro numero crescesse oltre livelli "desiderabili". Il Dipartimento per lo Sport si è così aggrappato al pretesto che, per legge, può concedere licenze solo alle palestre maschili. Nelle scuole statali femminili lo sport è bandito. Ai luoghi di lavoro separati, al divieto di guidare e alle altre imposizioni, se ne aggiungerà ora un'altra. Il malcontento tra i religiosi ha dunque prevalso. Oppure è stata un'operazione per mitigarela loro reazione a un'altra notizia, diffusa qualche giorno fa: dopo aver nominato una donna vice- ministro, le autorità potrebbero autorizzare le donne a votare nelle elezioni amministrative del 2009. La strada delle riforme, avviata dall'ottuagenario monarca, Abdullah, ha rispettato il consueto copione: dopo due passi in avanti è meglio compierne uno indietro. R.Bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Drs sostiene i conti Finmeccanica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-29 - pag: 47 autore: Difesa. L'apporto della controllata Usa spinge i ricavi trimestrali a 3,9 miliardi (+34%) - Profitti a 108 milioni Drs sostiene i conti Finmeccanica Il presidente Guarguaglini: performance positive malgrado la crisi Mara Monti MILANO Finmeccanica prevede di chiudere quest'anno e ilprossimo anno con ricavi in crescita grazie all'acquisizione della società americana Drs Technologies, specializzata nell'elettronica per la difesa che compenserà il calo del settore civile. Finmeccanica che ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 108 milioni e ricavi per 3,911 miliardi di euro, stima per il 2009 un giro d'affari tra 17,1 e 17,7 miliardi di euro e un utile operativo (Ebitda adjusted) sui ricavi del 9,1% e per il 2010 ricavi tra 17,4 e 18,6 miliardi di euro, si legge in un comunicato della società.L'apporto di Drs si è fatto sentire sui ricavi trimestrali saliti del 34% (l'utile operativo è di 242 milioni di euro, pari al 6,2% dei ricavi): senza la società americana l'incremento del giro d'affari si sarebbe fermato al 9 per cento. Gli utili netti pari a 108 milioni di euro risultano in calo del 14% rispetto allo stesso periodo del 2008 che però godeva della plusvalenza di 54 milioni frutto della cessione del 2,85% di Stm. Escludendo questi proventi straordinari, l'utile netto del gruppo risulta in crescita del 50 per cento. Il contributo di Drs è incisivo anche sotto il profilo degli ordini che salgono nei primi tre mesi del 19% a 3,911 miliardi, compensando «la prevista flessione degli ordini nei settori dell'elicotteristica e dell'aeronautica civile». Il portafoglio ordini tocca «il massimo storico » a 43,3 miliardi di euro (+11%) assicurando «circa due anni e mezzo di produzione». «Il mercato americano, in particolare grazie a Drs ha spinto i risultati di tutto il gruppo», ha commentato in una nota il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini. «In uno scenario economico complesso qual è l'attuale, Finmeccanica riesce a mantenere e in qualche caso a migliorare le sue performance..consentendo di guardare al futuro con cauto ottimismo». Se escludendo Drs l'utile netto trimestrale sarebbe comunque cresciuto del 13% e i ricavi del 9%, al contrario gli ordini avrebbero accusato un calo del 15 per cento. La cassa generata dalla gestione (free operating cash flow) a fine periodo è negativa per 951 milioni di euro, ma per il 2009 il gruppo prevede «avanzi di cassa in linea con quelli registrati nel 2008» che si erano attestati a 469 milioni di euro. Infine, l'indebitamento finanziario netto è pari a 4,479 miliardi di euro con un incremento di 1,096 milioni rispetto a fine 2008. Questa mattina, intanto, si tiene l'assemblea degli azionisti per approvare il bilancio e nominare i nuovi sindaci. Ieri è stata la volta dell'assise di Ansaldo Sts che nel primo trimestre ha riportato ricavi in crescita del 20% e ordini per 528 milioni di euro. La società ha inoltre ricordato l'imminente apertura di una nuova società in Cina. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PREVISIONI Per il 2009 il giro d'affari è atteso tra 17,1 e 17,7 miliardi, mentre nel 2010 il fatturato potrebbe toccare i 18,6 miliardi

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Gli impianti restino in mano pubblica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Piemonte data: 2009-04-29 - pag: 12 autore: INTERVISTA David Zard «Gli impianti restino in mano pubblica» La settimana scorsa con il suo Notre Dame de Paris, per la quinta volta sotto la Mole, ha toccato i 20mila ingressi in cinque giorni. «Abbiamo raggiunto i livelli del primo tour», dice soddisfatto il produttore David Zard, 66 anni. Secondo il quale buona parte del merito è del Palasport Olimpico, «una struttura ottima sotto tutti i punti di vista. La gente ci viene volentieri ed è capiente, consentendoci di tenere i prezzi bassi ». Zard si sente di casa a Torino, dove vent'anni fa ha portato Madonna e prima ancora i Rolling Stones: non si sbilancia ma lascia intendere di avere per la testa nuovi, ambiziosi progetti: «La città ormai dispone della miglior offerta di spazi in Italia, non c'è dubbio». Merito delle olimpiadi? Senz'altro sì, e non solo perché si sono costruite nuove strutture. Rispetto ad altre città, vedo che qui lo spirito olimpico non si è esaurito: i palazzetti vengono utilizzati, e la città è bellissima. è di nuovo ordinata e composta come tanti anni fa. Meglio di Milano? A me piace più Torino. E anche per lo spettacolo ci sono molti vantaggi in più: basta pensare alla disponibilità di grandi strutture, anche in centro. Qual è quella che preferisce? Sicuramente il Palasport, ma anche il nuovo stadio, che insieme a quello in costruzione da parte della Juventus compone un'offerta molto bene assortita. Tra un mese e mezzo si chiuderà la gara per la gestione dei siti. Secondo lei qualcuno si presenterà? Spero di no. Anzi, spero che rimanga in mano alla Parcolimpico e agli enti pubblici, che hanno chiaramente dimostrato di essere capaci di lavorare con grande professionalità. Però la presenza di un grande gruppo aiuterebbe a migliorare l'offerta. Non è affatto vero. Quando si entra in un circuito si esce dal mercato e si diventa parte di un monopolio. Per un'area come quella torinese, capace di produrre cultura di alto livello, sarebbe un vero peccato. Almeno qui, cerchiamo di non far vincere la globalizzazione. Ma.Fe. © RIPRODUZIONE RISERVATA Produttore. David Zard, a Torino per «Notre Dame de Paris» LAPRESSE

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Brusca frenata per la nautica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Centro-Nord sezione: ECO-IMP (Toscana) data: 2009-04-29 - pag: 13 autore: Cantieristica. Da inizio anno le aziende denunciano un calo delle commesse fino al 50% Brusca frenata per la nautica La Cna lancia l'allarme sull'indotto: raddoppiati i tempi di pagamento FIRENZE Manolo Morandini La nautica toscana naviga in cattive acque. Da inizio anno la crisi economica è arrivata sulle banchine condizionando un mercato che su scala regionale genera un fatturato di oltre un miliardo di euro, di cui un 70% dovuto all'export. «è come aver inchiodato un'auto lanciata a tutta velocità: è difficile da governare.- afferma Manuela Paladini, coordinatrice toscana Cna Nautica - il comparto è alle prese con un fermo della produzione nell'ordine del 50%». Un migliaio le imprese che operano in Toscana, che con l'indotto e i settori collegati arrivano a circa 2.800, con 45 specializzazioni produttive diverse, a fronte di 15mila addetti, comprendendo anche quelli che operano in aziende dell'impiantistica, dei motori e dei servizi. «Il fermo della produzione si traduce in pari misura in un rallentamento di attività per l'indotto - dice Paladini - . In media per ogni dipendente diretto di un cantiere ce ne sono almeno tre nell'indotto». E aggiunge: «C'è un problema di liquidità, se il cantiere non paga con puntualità s'innesca un effetto a catena che si ripercuote su tutta la filiera. I pagamenti da 60 giorni sono stati portati a 120, anche 160 giorni». Il quadro è nero, ma ci sono anche dei segnali di ripresa. «Quello toscano è un mercato che per il 70% si rivolge all'estero. - spiega Manuela Paladini - le aspettative si concentrano su paesi come la Cina e gli Emirati Arabi Uniti, mentre le difficoltà restano per gli Usa e la Russia». A dare il segnale delle difficoltà è la decisione del leader nel settore dei megayacht il gruppo Azimut-Benetti di avviare un articolato programma di riorganizzazione strategica e logistica. Per fronteggiare il mercato ha deciso di far ricorso alla cassa integrazione ordinaria per parte dei dipendenti del sito produttivo di Viareggio, il provvedimento della durata di 13 settimane riguarda i due stabilimenti del gruppo. In parallelo è stato confermato dal gruppo che la produzione di tutte le imbarcazioni in vetroresina superiori ai 75 piedi verrà concentrata presso i cantieri viareggini, dove verrà anche trasferita la produzione di alcune nuove linee. «In presenza di una crisi congiunturale - dichiara Vincenzo Poerio, amministratore delegato Benetti Yachts una società solida e lungimirante come la nostra, non può che reagire con tempestività ridisegnando le sue strategie. Se da un lato è necessario razionalizzare la produzione adeguandosi alla variazione della domanda,dall'altro bisogna continuare ad investire in ricerca, innovazione e prodotto. A questo riguardo, Benetti ha in programma di realizzare 5 nuovi modelli entroi prossimi tre anni». La vicenda è seguita con attenzione dal mondo sindacale. «La situazione del gruppo Azimut Benetti è emblematica di ciò che sta avvenendo nel settore. - sostiene Andrea Antonioli, segretario Cgil Versilia - Nei megayacht il ciclo di produzione è lungo, da sei a quindici mesi, e adesso si stanno lavorando le imbarcazioni vendute nel 2008. Perciò la prossima stagione il portafoglio sarà molto più scarico e le difficoltà maggiori. Solo a Viareggio si contavano fino allo scorso anno 6mila addetti. Solo un migliaio oggi sta beneficiando degli ammortizzatori sociali». © RIPRODUZIONE RISERVATA 2.800 Le imprese. L'universo della nautica tra società dirette e aziende dell'indotto 1 miliardo Il business. La gran parte delle attività si concentra nell'area della provincia di Lucca 70% Il peso dell'export. Le attività locali stanno risentendo della crisi internazionale Al lavoro. Nella foto uno scorcio dell'area dei cantieri lungo i Navicelli di Pisa

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Gallo: presto tutto potrebbe sgonfiarsi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 29/04/2009 - pag: 6 Lo scienziato che scoprì l'Hiv Gallo: presto tutto potrebbe sgonfiarsi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK «Per evitare nuove e più devastanti epidemie future forse l'unica soluzione è diventare tutti vegetariani ». Robert Gallo, il leggendario scienziato di origine italo-americana che nell'83 scoprì il virus Hiv con il francese Luc Montagnier, non scherza: «La trasmissione di virus dagli animali all'uomo è iniziata quando quest'ultimo cominciò a cacciare e addomesticare le sue prede», spiega Gallo, oggi direttore dell'Institute of Human Virology dell'Università del Maryland, dove insegna microbiologia e immunologia. «Non a caso i nativi americani, che non possedevano animali domestici né usarono cavalli prima dell'arrivo degli europei, erano estranei alle malattie infettive». Quant'è grave questo virus? «Nessuno purtroppo è ancora in grado di dirlo. Cinque anni fa uno scienziato americano profetizzò una terribile pandemia mondiale per l'aviaria: si sbagliò, così come sbaglia chi oggi predice una nuova catastrofe». Il pericolo è stato dunque esagerato? «Non dico questo perché la febbre suina potrebbe mutare geneticamente e diventare ben più grave. Ma oggi questa è solo un'ipotesi, ed è altrettanto verosimile che l'emergenza presto si sgonfi del tutto». Che cosa succederebbe nel primo caso? «Mutando, il virus potrebbe diventare ben più infettivo con un effetto patogeno assai superiore. È il rischio di tutti i virus che entrano nel corpo umano attraverso le vie respiratorie, prendendo immediatamente di mira il tessuto di un organo vitale. Con conseguenze potenzialmente letali». Che rischio corre l'Italia? «Oggi come oggi, il panico collettivo è ingiustificato in Italia così come in America. Nel mondo esistono emergenze mediche ben più gravi, dall'Aids all'epatite C e dalla tubercolosi resistente ai farmaci alla malaria». Esiste un parallelo tra febbre suina e aviaria? «Nel senso che sono entrambe trasmesse dall'animale all'uomo e poi da uomo a uomo. E minacciano soprattutto i giovani, visto che la gravità della malattia è relazionata all'eccessiva risposta di un sistema immunitario sano. Ma l'aviaria continua a rappresentare una minaccia ben più grave per il tipo di genoma contenuto nel virus, in grado di scatenare una pandemia davvero letale. L'aviaria purtroppo non è stata ancora contenuta e potrebbe tornare a riesplodere con danni devastanti ». La febbre suina è sempre curabile? «Non direi. Certo, esistono alcuni farmaci efficaci, ma non abbiamo la garanzia che tutti i malati possano essere curati in tempo. Soltanto l'evoluzione del virus ci dirà quale strategia medicinali o vaccino adottare qualora la febbre suina dovesse mutare entro l'inverno, intensificandosi». Come si possono prevenire nuovi virus? «Lo spiego nel mio libro A caccia di virus (Rizzoli): creando nel mondo industrializzato un network di almeno una dozzina di centri d'eccellenza, specializzati come il mio istituto nello studio di virus nuovi, vecchi e futuri. Nell'era della globalizzazione, dobbiamo globalizzare anche la lotta contro i virus ». E se la pandemia esplodesse nel Terzo mondo? «Tali centri avrebbero l'obbligo di collaborare con le nazioni in via di sviluppo per creare una rete di controllo globale. Se un nuovo focolaio esplodesse in Indonesia, ad esempio, essi interverrebbero in loco e subito. Il problema, oggi, è che molti Paesi non posseggono neppure i più rudimentali strumenti di monitoraggio». In caso di pandemia, funziona meglio la sanità pubblica all'europea o quella privata all'americana? «Le ricordo che i Centers for Disease Control di Atlanta, e i National Institutes of Health di Washington sono enti governativi. È sbagliato stereotipare l'America. A Baltimora, dove io vivo, i contribuenti pagano non solo l'assistenza medica dei poveri, ma anche le loro cure anti-Aids». Alessandra Farkas Al microscopio Una immagine del virus A/H1N1 responsabile dell'influenza

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Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (13 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (12 voti, il voto medio è: 3.25 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (13) blog (2) capitalismo (15) cina (21) comunicazione (7) crisi (23) democrazia (64) economia (36) era obama (22) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (2) gli usa e il mondo (71) globalizzazione (52) immigrazione (41) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (11) medio oriente (13) notizie nascoste (52) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (2) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (32) spin (11) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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La "crociata del kebab": divieti, multe e sequestri (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 102 del 2009-04-29 pagina 0 La "crociata del kebab": divieti, multe e sequestri di Redazione Dopo Lucca la Regione Lombardia ha imposto un giro di vite: chiusura all'una di notte e niente tavolini all'aperto. Viaggio tra i kebab di Milano. Di notte si può mangiare solo kebab. E il consumo di cibo etnico aumenta. GUARDA IL VIDEO di Francesco M. Del Vigo e Orlando Sacchelli Orlando Sacchelli - Francesco Maria Del Vigo Milano – Girano per la città con un fagotto di carne colmo di salse, verdure e patate fritte. Sono una legione ormai. “Ci facciamo un kebab?”. Lo si sente dire a qualunque ora. Dalle undici del mattino alle prime luci dell’alba. Alla faccia di adipe e succhi gastrici. Ogni momento è buono per l’intingolo turco. E, per la legge del mercato, i kebab proliferano coi loro colori, i loro sapori e i loro odori. Inconfondibili. Certe strade nostrane più che di cassoeula e bagna cauda ormai sanno di spezie del Gran Bazar. Una pietanza che qualcuno non riesce proprio a digerire. Lombardia, giro di vite La Regione Lombardia ha imposto un giro di vite non solo sui kebab ma, più in generale, su tutti i cibi d'asporto. Pizza e gelati compresi. Innanzitutto il coprifuoco: chiusura all'una di notte. Regole igienico-sanitarie più severe. Divieto di consumare i cibi utilizzando sedie e tavolini all'aperto. Multe dai 150 ai 1000 euro. Si potrà mangiare in piedi, fuori dal locale, ma niente più bivacchi di notte. La legge permette ai Comuni di individuare aree off-limits per l'apertura di nuovi esercizi commerciali di un certo tipo: niente più kebab e ristoranti etnici nei centri storici. Il caso di Lucca ha fatto scuola. Esulta la Lega, promotrice della legge. L'opposizione parla di norma incostituzionale e prevede una bocciatura da parte del Tar. Staremo a vedere. Intanto la protesta pro kebab si mobilita su internet. Creati gruppi di disobbedienza che invitano a mangiare gelati e kebab anche di notte, sui marciapiede di fronte ai locali. Su Facebook è nato il Couscous Clan: un manifesto in dieci punti che esalta la cultura gastronomica come frutto di incontri, scambi e diversità. Il motto è questo: il cibo unisce i popoli, non li divide. Dilagano i cibi etnici Il consumo di cibi etnici è aumentato del 10,5% nel 2008. Kebab, cous-cous e involtini primavera dilagano nelle nostre città. C'è chi parla d' invasione. Ma è davvero così? La discussione è aperta. A gennaio il Comune di Lucca ha approvato un regolamento che vieta l'apertura di nuovi negozi etnici nel centro storico. All'interno delle mura della città toscana vivono 8mila lucchesi e ci sono 5 kebab. Per qualcuno sono già troppi. A Milano sono 350. Ma forse sono di più. Problemi sanitari I vigili urbani di Milano hanno fermato un furgone: trasportava carne in pessime condizioni igieniche. Il termometro segnava 9 gradi, per legge deve essere a -15. La carne, di provevienza ignota, era destinata ai kebab milanesi. Il proprietario del furgone era un turco di 35 anni. Riforniva, da quanto è risultato dalle bolle di consegna, tutto il capoluogo milanese. In tre mesi sono stati effettuati 80 controlli: 15 i sequestri di merce per cattiva conservazione. Venticinque le persone denunciate. Duecentosettanta i verbali per violazione di norme igieniche. L'operazione “Mangia sicuro”, condotta dai veterinari della Asl e dall'Annonaria del Comune di Milano, va avanti. Kebab come pizza o hamburger? Per mangiarsi un kebab bastano 3 euro e mezzo. Quelli più buoni sono fatti con carne scelta appositamente, condita con le spezie e messa sullo spiedo, fetta dopo fetta. La differenza si sente al palato. Poi ci sono i kebab già pronti: cilindri di carne semicongelata preparati dai grossisti, prevalentemente tedeschi. Con meno di cinque euro si mangia e si beve. Alla portata di tutte le tasche. Potrà fare, anzi fa già concorrenza alla pizza o agli hamburger di McDonald's. Legge o non legge la globalizzazione alimentare passa anche attraverso il kebab. Questione di gusti. Ma anche questione di soldi... - Viaggio tra i kebab di Milano - di Orlando Sacchelli - Ma di notte si può mangiare solo kebab - di Francesco Maria Del Vigo - GUARDA IL VIDEO: "La crociata del kebab" © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Viaggio tra i kebab di Milano (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 102 del 2009-04-29 pagina 0 Viaggio tra i kebab di Milano di Orlando Sacchelli Dalla stazione Centrale ai Navigli, i venditori di kebab nel capoluogo milanese sono alcune centinaia. Con tre euro e cinquanta si mangia, un cibo per tutte le tasche. Il prezzo è sempre uguale. La qualità della carne cambia Milano - Il “Meydan restorant” è in via Pergolesi, non lontano dalla stazione centrale. Lo gestiscono due fratelli turchi di etnia curda: Ali e Ismail Orde. E' conosciuto, a Milano, come uno dei migliori negozi di kebab. Ali ha lavorato per anni, come operaio, in una nota casa editrice. Poi, un giorno, ha deciso che la sua strada era quella di mettere in piedi un'attività autonoma e di lavorare nel campo della ristorazione. E' contento ma, ammette, “siamo qui dalla mattina alla sera, non abbiamo più una vita privata”. Gli affari non vanno male. Ha cinque dipendenti. Oltre al kebab preparano piatti tipici con carne e verdure, e le polpettine falafel, fatte con la farina di fave. Buonissime. "Non tutti i kebab sono uguali" Ali ci tiene a precisare una cosa: “Non tutti i kebab sono uguali. Io lo preparo ogni giorno scegliendo la carne e mettendo sullo spiedo le bistecche, una sull'altra, condite con le spezie. Tutt'altra cosa sono i rotoli di carne semicongelata che vengono usati in molti altri negozi”. La differenza di qualità si sente eccome. Basta fare una prova. Il prezzo però è lo stesso: 3,50 euro. “Tutti ormai si aspettano di pagarlo questa cifra, e anche se la nostra qualità è superiore dobbiamo adeguarci”. I clienti? L'80% sono italiani. Con meno di 5 euro prendono un panino, le patatine e una bibita. Un prezzo alla portata dei ragazzi ma anche di chi lavora e, con un ticket-restaurant da 5 euro, deve pagarsi ogni giorno il pranzo. "Non ho niente da dirvi..." A poche centinaia di metri, in corso Buenos Aires, c'è un altro kebab. Entriamo e spieghiamo che siamo giornalisti, vogliamo fare delle domande. I dipendenti sono contenti e pronti a risponderci. Uno di loro dice: “E' venuta anche la televisione, poco fa”. Poi, all'improvviso, dal retrobottega arriva il proprietario e ci fa capire che non vuole parlare. Lo dice in modo sbrigativo: “Le risposte che vi do io sono le stesse che vi hanno dato gli altri”. Proviamo a spiegargli che non ha niente da temere ma notiamo che è un po' troppo rigido. Togliamo il disturbo, con tutti i kebab che ci sono a Milano... Prima di uscire notiamo un cartello: carne congelata. Tra salse, patatine e carne speziata In Corso di Porta Ticinese parliamo con Mahmut Korurer, turco, titolare del Champion Panino e kebap. Sono le cinque del pomeriggio. Ci spiega che è il secondo rotolo di carne che gira intorno allo spiedo. Ognuno pesa sui 25 chili. Vitello, tacchino e spezie miste: questi gli ingredienti. Un tempo la carne era tagliata con un coltello affilatissimo. Oggi si usa una macchinetta elettrica rotante che asporta sottili fettine. Sembra quasi di “fare la barba” al kebab. Il rumore è inconfondibile. La carne viene servita in un panino arabo - oppure su un piatto - aggiungendo verdure miste e salse: le più tradizionali sono la harissa, piccante, l'hummus a base di ceci e tahini (pasta di sesamo) e il tzatziki, fatto con yogurt e aglio. Ma c'è chi azzarda anche abbinamenti più arditi mettendo maionese o ketchup. Il cliente, si sa, ha sempre ragione. "L'ho mangiato la prima volta in Germania" Entriamo in un altro negozio di kebab in corso San Gottardo. Anche questo è gestito da turchi. Parliamo con Mehmet. E' di Gaziantep, nel sud-est della Turchia. Vende anche pizza e arancini. Ci spiega che fa parte di una mini catena: due negozi a Cinisello Balsamo, due a Legnano e uno a Milano. Ci avviciniamo a un cliente, Diego. E' uno studente romano della Bocconi. “Passo da qui una volta ogni 10-15 giorni. Ho provato la prima volta il kebab in Germania, ad Amburgo, e mi è piaciuto moltissimo”. Chiede che non gli mettano salse e verdure ma solo carne. “E' più digeribile”, ci spiega. "Noi usiamo la carne di maiale..." Il nostro giro si conclude sui Navigli. Questa volta siamo attratti da un kebab un po' atipico. E' greco. Entriamo da “Ghiros”. Il titolare è di Salonicco e, oltre a questo locale, gestisce anche un ristorante, sempre a Milano. Parliamo con una commessa, Celina. Ci spiega tutti i piatti tipici che possiamo provare nel suo negozio. Ma prima di tutto ci rimprovera per la nostra ignoranza: “C'è un'enorme differenza dal kebab. Noi usiamo il maiale. Loro non possono, per religione. La loro carne è mista”. Ci tiene a rimarcare la differenza. Eppure non è greca Celina, è polacca. Ma lavora lì da dieci anni... Anche Celina è figlia, come un po' tutti noi, della globalizzazione alimentare. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Illy, caffè in lattina a Berlino (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Illy, caffè in lattina a Berlino BERLINO. Illy Caffè debutta in Germania con il caffè freddo in lattina Illy-Issimo, nato dall'alleanza con la Coca-Cola, con l'obiettivo di acquisire una dimensione globale in un mercato da 17 miliardi di dollari (15 mld di euro). Andrea Illy ha presentato a Berlino il nuovo caffè in lattina, insieme alla presidente di Coca-Cola Germania. Il «mercato tedesco è al terzo posto nel mondo per consumi di caffè dopo Stati Uniti e Giappone e al primo posto in Europa», ha detto Illy. L'obiettivo, tramite la joint-venture con la Coca-Cola - la Ilko Cofee International - è di «globalizzare questo mercato, che oggi è prevalentemente asiatico». Se il mercato globale del caffè in lattina vale 17 miliardi di dollari, quello della tazzina di caffè ne vale 75. La Germania è «la cartina di tornasole di tutta la strategia».

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la politica del "fondo" non basta all'economia - vincenzo provenzano (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XV - Palermo LA POLITICA DEL "FONDO" NON BASTA ALL´ECONOMIA Lascia interdetti la filosofia gestionale e amministrativa di una legge finanziaria che dovrebbe essere la migliore sintesi del primo anno di potere lombardiano a Palazzo d´Orleans VINCENZO PROVENZANO è la politica del «fondo»? La risposta è data dalla quantità degli interventi di varia natura previsti nel documento. Come già riportato ampiamente su queste pagine, essi vanno dagli aiuti (ancora incerti) ai comuni in crisi finanziaria fino all´apertura di cantieri di lavoro e alle iniziative definite di microcredito. Ci sono poi le necessità finanziarie - eufemismo di fallimento - degli Ato rifiuti, la cessione dei crediti per le imprese, e gli aiuti al settore agricolo, forse la parte meno generica e di impatto congiunturale. Il corposo documento è tutta una scrittura e determinazione di «fondi» dei quali in questo momento - mancandoci le tabelle finanziarie di riferimento - è difficile valutare l´impatto economico. Ma certo lascia interdetti la filosofia gestionale e amministrativa in quello che dovrebbe essere la migliore sintesi del primo anno lombardiano al potere. Governo che sconta - ammettiamolo pure - un maggioranza rissosa e poco omogenea e l´approccio dissonante con il governo nazionale, a oggi poco orientato ad agevolare le politiche lombardiane: lo dimostra la recente polemica sul mancato arrivo dei fondi per le aree svantaggiate (Fas), circostanza che ha costretto il governo a prevedere nel bilancio l´accensione di mutui per il reperimento di risorse aggiuntive. Alla globalizzazione mondiale la Sicilia risponde con la «fondalizzazione» - scusate il termine - dell´economia regionale, che ha poco respiro per una regione economicamente asmatica e trattata con terapie che i presunti medici a stento conoscono. Ma il biennio 2009-2010, se si va a osservare il profilo delle finanze regionali, è decisivo per le sorti dell´Isola. Anche perché sono anni in cui lo stesso profilo di indebitamento e gli alti flussi finanziari previsti in uscita per operazioni effettuate nel passato, dovranno essere onorati. Ma leggiamo ancora alcuni elementi del documento. A esempio le diverse proroghe. Rinnovo dei contratti di diritto privato a tempo determinato per il personale della protezione civile. Rinnovo fino al 2011 dei contratti per gli Enti parco. Rinnovo dei contratti all´Ircac per i progetti di internazionalizzazione. Proroga per i comuni per i contratti a tempo determinato per finalità connesse alla salvaguardia delle popolazioni. E l´elenco potrebbe continuare. Sembra tutta una proroga e l´impressione complessiva è che coloro i quali decidono delle sorti dei siciliani abbiano la destrezza dei dilettanti allo sbaraglio. Un altro esempio? La rinascita del fondo pensioni per i dipendenti, per la cui valorizzazione (pari a fine anno a oltre 885 milioni di euro) dovranno accantonarsi circa 59 milioni di euro all´anno per 15 anni utilizzando anche «eventuali conferimenti di beni immobili». Se l´esperienza sulle passate valorizzazioni dei beni immobili della Regione ha insegnato qualcosa, è meglio essere cauti sulla capacità degli immobili a partecipare all´accantonamento annuale previsto. La stessa possibile attivazione di iniziative di microcredito necessita di indicazioni meno generiche. L´istituzione del Fondo Etico della Regione Siciliana (Fers) deve essere chiarito non solo in termini di soldi, ma anche perché lo strumento non si può limitare solo a una convenzione con la Conferenza episcopale siciliana (Cesi): esso dovrebbe prevedere anche diverse organizzazioni del non profit siciliano che conoscono come la Cesi le criticità presenti in Sicilia. Un conto è poi l´indicazione di possibili aiuti alle famiglie, diverso è l´approccio per le imprese dove è meglio introdurre i concetti di microfinanza. Anche i rapporti con gli enti locali devono essere meglio specificati. Su questo fronte sono previste diverse azioni. I cantieri lavoro. Una maggiore flessibilità del patto di stabilità interno, per il quale le cosiddette spese di investimento non rientrerebbero nella indicazione per il livello di indebitamento dei comuni. La cancellazione, in caso di variazioni parziali riguardanti piccole aree, delle procedure di impatto ambientale. Si è di fronte, quindi, a una maggiore partecipazione e flessibilità dei comuni dell´Isola nei rapporti con l´ente regionale, circostanza che presuppone una profonda attenzione sulle competenze e anche una sorta di impegno di responsabilità personale dei singoli amministratori. Ma anche su questo, come per altri capitoli, il documento appare incompleto. E, in definitiva, inadeguato allo scenario sempre più incerto dell´economia siciliana.

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Alla Tosi svanisce il sogno indiano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-30 - pag: 21 autore: Sviluppo. Cresce l'incertezza anche per Sadelmi e Sofinter acquisite lo scorso anno da Gammon India Alla Tosi svanisce il sogno indiano I sindacati: piani industriali finiti nel nulla - A rischio 1.500 posti Rita Fatiguso MILANO L'imperativo assoluto, allo stato dei fatti, è incontrare Abhijit Rajan, il presidente operativo della Gammon India Limited. L'ultima volta di Rajan in Italia è stata un anno fa, da allora, però, sui destini della Franco Tosi di Legnano, della Sadelmi di Sesto San Giovanni, della Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, aziende ad alta tecnologia e, anche, ad alto indebitamento finanziario, il cielo si è annuvolato, piuttosto che schiarirsi. Non è bastato che la multinazionale indiana delle costruzioni acquisisse e ricapitalizzasse realtà industriali fondamentalmente sane, in qualche modo complementari, capaci di garantire la costruzione di centrali elettriche "chiavi in mano", grazie anche alle competenze di 1.500 tra operai, tecnici e ingegneri, incluse altre società più piccole. La Franco Tosi, con 586 dipendenti fa la parte del leone, la Gammon è proprietaria del 75% rilevato da Gianfranco Castiglioni. Obiettivo: costruire centrali idroelettriche chiavi in mano, specie in Asia, con tanto di possibilità di coprire l'intera filiera e, si legge in un comunicato di appena qualche mese fa, con il coinvolgimento di Tamini (trasformatori) e Fabbriche Caldaie Legnano. Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia cerca di analizzare a mente fredda l'ennesima emergenza (ogni giorno in Lombardia arriva una quarantina di richieste di cassa integrazione): «Dall'anno scorso nulla si è verificato dei ventilati piani industriali della Gammon, quei posti oggi sono a rischio, con vari livelli di pericolosità». Soprattutto, ma questa valutazione resta a mezz'aria, questa che coinvolge la Gammon non è una vertenza sindacale qualsiasi, non ci si ritrova davanti a una multinazionale angloamericana i cui codici di comportamento sono, in qualche modo, decifrabili. No. Qui la globalizzazione ha un effetto spiazzante sui vecchi schemi delle relazioni industriali. Della Gammon, gli stessi sindacati italiani dicono di non sapere molto, navigando sul sito internet hanno scoperto che è sparito il numero degli addetti nel mondo. La società – ma questa è una realtà più che accertata – non ha retto al tifone finanziario mondiale e, in Italia, il colpo di frusta è stato immediato: l'uscita di Gammon da Sadelmi che è stata girata in parte con la formula della cessione di ramo di azienda alla Busi di Ravenna. La Franco Tosi resta appesa a una precedente commessa in Sudan. Il motto sulla homepage di Gammon, in cambio, è rimasto intatto: Turning vision into reality, ma non è dato sapere quale sia stata la visione del colosso indiano per le aziende italiane acquisite, peraltro rimaste affidate allo stesso managment italiano. «Bisogna assolutamente incontrare il presidente – incalzano i vertici regionali Fim-Cisl – insieme agli altri sindacati metalmeccanici. Vogliamo chiedere un incontro in Regione Lombardia perchè vogliamo capire quali sono le strategie del gruppo, soprattutto ora che da oltre due settimane 150 addetti Franco Tosi sono in Cassa, e il 4 maggio sarà presentata la richiesta di concordato preventivo per Sadelmi con immediata uscita degli indiani dal gruppo». Intanto, corre voce di una Sadelmi India, perfettamente operativa. rita.fatiguso@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PRIORITà I lavoratori delle società lombarde specializzate nell'ingegneria energetica chiedono un incontro urgente con la proprietà

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Balzo di mais e soia, recuperano i non ferrosi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-04-30 - pag: 48 autore: COMMODITIES Balzo di mais e soia, recuperano i non ferrosi I m ercati delle materie prime sembrano aver superato le incertezze legate a una possibile epidemia di febbre suina, né si sono lasciati turbare dalla nuova forte contrazione del Pil statunitense nel primo trimestre. Ieri quasi tutte le commodities, a cominciare dal petrolio, hanno chiuso la seduta in rialzo, incoraggiate anche dalla vistosa riduzione delle scorte di magazzino negli Usa e, in serata, dalle affermazioni della Federal Reserve, che ritiene che la recessione stia rallentando il passo. Tra i metalli non ferrosi all'Lme solo il piombo è rimasto invariato: gli altri hanno registrato decisi rialzi. In particolare, spiccano il +4,1% dello zinco, il +3,2% del nickel, il +2,7% del rame. Tra i metalli preziosi, l'oro ha anch'esso recuperato terreno, ma in misura moderata. Tra le commodities agricole i maggiori rialzi, superiori al 4%, hanno riguardato il mais e i semi di soia al Cbot. Questi ultimi sono saliti anche per effetto del taglio delle stime sul raccolto argentino e nonostante la cancellazione di alcuni cargo da parte della Cina. Bene anche il grano (+2%) e al Nyce il cotone sodo (+1,5%). Poco mossi i coloniali.

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Il party di Mr Doom, da Marx a Wall Street (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 30/04/2009 - pag: 2 Roubini L'economista detto «Signor Catastrofe» che previde il grande crash: ma oggi è meno peggio Il party di Mr Doom, da Marx a Wall Street DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Il successo se l'è conquistato con analisi scomode, sgradevoli, esatte. Ma ora Nouriel Roubini, ex studente un po' chiuso ma con un intelletto brillante, rischia di essere addirittura travolto dalla sua improvvisa popolarità: è l'economista più ascoltato da quando, due anni e mezzo fa, avvertì che la festa della prosperità era finita; è approdato nelle classifiche di Time e Forbes degli uomini più influenti del mondo; ormai è un globetrotter che tiene conferenze ovunque, da Mosca al Brasile, da Londra alla Cina. Ed ora diventa anche l'eroe di OR Movement, l'organizzazione ebraica che cerca di trasformare il deserto del Negev e la Galilea in aree «vivibili», densamente popolate: l'altra sera il grande ovale neoclassico della Gotham Hall di Broadway ha ospitato una serata di gala in onore dell'economista della New York University, presentato dagli organizzatori come un «roccioso sionista». E Nouriel, accolto dal miliardario Ronald Perelman, uno degli uomini più ricchi del mondo, dai canti di Dudu Fischer, il Pavarotti israeliano, e dal violino di Miri Ben-Ari, vincitrice di un Grammy Award, non si è tirato indietro. Emozionato, sperduto dentro uno smoking due taglie più grandi del dovuto, ha manifestato tutto il suo orgoglio per gli onori ricevuti dalla comunità ebraica. Mr Doom (il Signor Catastrofe) ha evitato di mandare la cena di traverso ai commensali parlando d'economia. Tanto più che perfino Shai Baitel, il capo di OR negli Usa, aveva chiesto ai camerieri di servire il dessert prima di dargli la parola «così, almeno, avrete qualcosa di dolce». Con l'«anchor» televisivo Charlie Rose che aveva già provveduto a spiegare che «Mr Doom si è rivelato, in realtà, Mr Reality», Roubini si è limitato a dire che, anche se di luci all'orizzonte se ne vedono poche, oggi le cose vanno meno peggio di sei mesi fa. Meglio raccontare la sua esperienza umana di ebreo nato in Iran e cresciuto tra Turchia, Italia e Israele. Il liceo ebraico a Milano, poi l'università Bocconi (dove è stato allievo di Mario Monti). «Vagavo tra Marx e Mao» alla ricerca di un'identità trovata solo nelle estati in «kibbutz». L'orgoglio ebraico («Nouriel significa fuoco di Dio») e l'educazione sentimentale di un ragazzo con una certa aria da «calimero»: «Ero un turco un po' impacciato. Devo aver traumatizzato la prima fidanzata: mi ha piantato ed è finita a fare la terapista sessuale». Ora, da cinquantenne «scapolo d'oro», le belle fanciulle non gli mancano. Ma quello del sesso deve restare per Roubini un cantiere coi lavori perennemente in corso. Chiude raccontando di un'amica russa che ironizza sugli economisti: «Sa cosa si diceva, dai noi, sotto il comunismo? Che gli economisti sono come i sessuologi: conoscono mille posizioni, ma alla fine vanno in bianco». M. Ga. L'economista Nouriel Roubini

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manda nel mercato frenando l'economia. La scarsità della domanda - una spesa privata ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

manda nel mercato frenando l'economia. La scarsità della domanda - una spesa privata ... manda nel mercato frenando l'economia. La scarsità della domanda - una spesa privata non sufficiente a sfruttare la capacità produttiva che abbiamo a disposizione - è ormai diventata un chiaro ostacolo al benessere, quello dei lavoratori in particolare. Negli ultimi cinque anni in Italia profitti e rendite sono aumentati con tassi annui tre volte superiori ai salari e, nel 2007, ben 975 mila famiglie italiane, pari al 4,1% del totale, si trovano in condizioni di povertà assoluta. In queste famiglie vivono 2 milioni e 427 mila persone, pari al 4,1% della popolazione. L'Istat indicava recentemente che nel corso del 2008, il numero totale delle ore di sciopero nel Paese è stato del 22,4% inferiore a quello dell'anno precedente. Ciò non è certo dovuto ad un miglioramento delle condizioni di lavoro, ma alla limitazione della libertà sindacale voluta con la deregolamentazione del mercato del lavoro, con il ricatto delle imprese di delocalizzare nei paesi dove la libertà sindacale non è ammessa e/o dove i costi salariali sono molto più bassi e con la possibilità di ritorsioni contro quanti s'iscrivono al sindacato tra i lavoratori a tempo determinato. Vi ha contribuito anche una costante crescita del sommerso che nel nostro Paese, secondo l'ultimo rilievo Ocse, si aggira intorno al 30% degli occupati, quasi il doppio della media dei paesi industrializzati. Il problema, tuttavia, è prevalentemente politico. Il nocciolo è che non si è voluto o saputo opporsi alla globalizzazione selvaggia della quale siamo tutti vittime. Problema politico perché viviamo ormai in un mondo dove i principali mezzi di comunicazione, sempre più controllati dalla destra conservatrice, cercano di convincere la gente che gli aspetti negativi di un mercato senza regole - ineguaglianza, disoccupazione, ingiustizia - devono essere accettati come parte della vita. Che bisogna accontentarsi, nel senso che un cattivo lavoro con un basso stipendio e un contratto a tempo determinato, è pur sempre migliore di nessun lavoro. Che lo "welfare state" favorisce la pigrizia e l'ozio e contribuisce al declino del paese. Per questo prevale fra i lavoratori un senso d'insicurezza per il lavoro. Il timore di cadere nell'indigenza, di rimanere senza cure adeguate in caso di malattia, senza una pensione dignitosa nella vecchiaia. L'ansia per i figli che non trovano lavoro, o rischiano di perderlo. Il problema è politico anche perché da una parte si esige maggiore "flessibilità" nel mercato del lavoro e, dall'altra, un governo che non ha saputo creare una protezione sociale, una "flexisecurity", in grado di garantire la "sicurezza" per questi lavoratori. Sicurezza che la "flessibilità" mette appunto in causa. Se il Sindacato sarà capace di ritrovare l'unità d'intenti per poter svolgere compiutamente il suo ruolo e il mondo politico riformista, da parte sua, interpretare con determinazione le esigenze del mondo del lavoro, credo che sarà possibile capovolgere questi orientamenti rovinosi. Non danneggiano solamente i lavoratori ma tutto il Paese. Diversamente il rischio di un'esplosione sociale incontrollata, sarà inevitabile. Il protocollo d'intesa a favore dei lavoratori che hanno perso il lavoro, sottoscritto da Provincia, Camera di Commercio, Bim, associazioni di categoria e sindacati, che animano il tavolo anticrisi, è un fatto positivo. Auguriamoci che i lavori del tavolo continuino con lo stesso spirito per creare un fronte comune in grado di superare incomprensioni istituzionali sulla specificità del nostro territorio che ostacolano le attività economiche, l'occupazione e il benessere di tutta la popolazione. Il bollettino "Veneto Congiuntura" dell'ultimo trimestre 2008, indica un calo della produzione industriale bellunese dell'11,5% rispetto all'analogo periodo del 2007, il risultato peggiore di tutto il Veneto. Il 2008 è finito male anche per le imprese di commercio della nostra provincia, con un -5,5% il dato peggiore dell'anno. Gravi sono poi le previsioni per i mesi a venire. Enzo Friso

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La natura vista da Addamiano Ultimo giorno in mostra a Brera (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 103 del 2009-04-30 pagina 11 La natura vista da Addamiano Ultimo giorno in mostra a Brera di Redazione Il ciclo delle mostre dedicate ai maestri di Brera si cristallizza, all'interno dell'Accademia, nella figura di Natale Addamiano e nel suo «Diario con la natura»: ancora fino ad oggi sono esposte le sue opere ad olio, a pastello su carta o su quotidiano, che esprimono il profondo colloquio tra l'uomo e la natura. La successione delle opere in mostra è lo specchio del percorso artistico di Addamiano, compiuto dagli anni Settanta ad oggi. Il suo primo periodo, caratterizzato da un profondo esistenzialismo, è costellato da apparizioni inquietanti, dai fantasmi notturni che perseguitano l'uomo e che invocano al tempo stesso l'attenzione dello spettatore: teste sdoppiate, pensieri che evaporano, passeggiate nella notte, sedie abbandonate, colori scuri. Sono quasi dei diari notturni che, secondo l'artista, «nascono per questo mio allontanamento dalla famiglia natale, dalla mia terra, da Molfetta, in Puglia». Del'77 sono i dipinti rappresentanti proprio quei paesaggi dove hanno abitato i suoi cari, dove i contadini hanno sempre lavorato, dove l'aria è pulita e la vita è genuina, ancora oggi, nonostante la globalizzazione. Figlio di un carabiniere e di una sarta, allievo del vero, impressionista di fatto, Addamiano nel suo ultimo periodo artistico ci mostra la sua terra lontana vista con occhi estatici, poetici. Sono proprio questi i lavori in cui la luce del giorno viene esaltata, mentre l'immagine è simile a un sogno nei quadri che rappresentano campi bruciati e cieli stellati. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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La "Crociata del kebab" tra divieti e sequestri (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 103 del 2009-04-30 pagina 0 La "Crociata del kebab" tra divieti e sequestri di Redazione Dopo Lucca la Regione Lombardia ha imposto un giro di vite: chiusura all'una di notte e niente tavolini all'aperto. Viaggio tra i kebab di Milano. Di notte si può mangiare solo kebab. E il consumo di cibo etnico aumenta. GUARDA IL VIDEO di Francesco M. Del Vigo e Orlando Sacchelli Orlando Sacchelli - Francesco Maria Del Vigo Milano – Girano per la città con un fagotto di carne colmo di salse, verdure e patate fritte. Sono una legione ormai. “Ci facciamo un kebab?”. Lo si sente dire a qualunque ora. Dalle undici del mattino alle prime luci dell’alba. Alla faccia di adipe e succhi gastrici. Ogni momento è buono per l’intingolo turco. E, per la legge del mercato, i kebab proliferano coi loro colori, i loro sapori e i loro odori. Inconfondibili. Certe strade nostrane più che di cassoeula e bagna cauda ormai sanno di spezie del Gran Bazar. Una pietanza che qualcuno non riesce proprio a digerire. Lombardia, giro di vite La Regione Lombardia ha imposto un giro di vite non solo sui kebab ma, più in generale, su tutti i cibi d'asporto. Pizza e gelati compresi. Innanzitutto il coprifuoco: chiusura all'una di notte. Regole igienico-sanitarie più severe. Divieto di consumare i cibi utilizzando sedie e tavolini all'aperto. Multe dai 150 ai 1000 euro. Si potrà mangiare in piedi, fuori dal locale, ma niente più bivacchi di notte. La legge permette ai Comuni di individuare aree off-limits per l'apertura di nuovi esercizi commerciali di un certo tipo: niente più kebab e ristoranti etnici nei centri storici. Il caso di Lucca ha fatto scuola. Esulta la Lega, promotrice della legge. L'opposizione parla di norma incostituzionale e prevede una bocciatura da parte del Tar. Staremo a vedere. Intanto la protesta pro kebab si mobilita su internet. Creati gruppi di disobbedienza che invitano a mangiare gelati e kebab anche di notte, sui marciapiede di fronte ai locali. Su Facebook è nato il Couscous Clan: un manifesto in dieci punti che esalta la cultura gastronomica come frutto di incontri, scambi e diversità. Il motto è questo: il cibo unisce i popoli, non li divide. Dilagano i cibi etnici Il consumo di cibi etnici è aumentato del 10,5% nel 2008. Kebab, cous-cous e involtini primavera dilagano nelle nostre città. C'è chi parla d' invasione. Ma è davvero così? La discussione è aperta. A gennaio il Comune di Lucca ha approvato un regolamento che vieta l'apertura di nuovi negozi etnici nel centro storico. All'interno delle mura della città toscana vivono 8mila lucchesi e ci sono 5 kebab. Per qualcuno sono già troppi. A Milano sono 350. Ma forse sono di più. Problemi sanitari I vigili urbani di Milano hanno fermato un furgone: trasportava carne in pessime condizioni igieniche. Il termometro segnava 9 gradi, per legge deve essere a -15. La carne, di provevienza ignota, era destinata ai kebab milanesi. Il proprietario del furgone era un turco di 35 anni. Riforniva, da quanto è risultato dalle bolle di consegna, tutto il capoluogo milanese. In tre mesi sono stati effettuati 80 controlli: 15 i sequestri di merce per cattiva conservazione. Venticinque le persone denunciate. Duecentosettanta i verbali per violazione di norme igieniche. L'operazione “Mangia sicuro”, condotta dai veterinari della Asl e dall'Annonaria del Comune di Milano, va avanti. Kebab come pizza o hamburger? Per mangiarsi un kebab bastano 3 euro e mezzo. Quelli più buoni sono fatti con carne scelta appositamente, condita con le spezie e messa sullo spiedo, fetta dopo fetta. La differenza si sente al palato. Poi ci sono i kebab già pronti: cilindri di carne semicongelata preparati dai grossisti, prevalentemente tedeschi. Con meno di cinque euro si mangia e si beve. Alla portata di tutte le tasche. Potrà fare, anzi fa già concorrenza alla pizza o agli hamburger di McDonald's. Legge o non legge la globalizzazione alimentare passa anche attraverso il kebab. Questione di gusti. Ma anche questione di soldi... - Viaggio tra i kebab di Milano - di Orlando Sacchelli - Ma di notte si può mangiare solo kebab - di Francesco Maria Del Vigo - GUARDA IL VIDEO: "La crociata del kebab" © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il mondo continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto, grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 8 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 59 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 55 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 97 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (13 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (12 voti, il voto medio è: 3.25 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (14) blog (2) capitalismo (16) cina (21) comunicazione (7) crisi (24) democrazia (64) economia (37) era obama (23) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (3) gli usa e il mondo (72) globalizzazione (53) immigrazione (41) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (12) medio oriente (13) notizie nascoste (53) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (2) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (33) spin (11) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Commesse da tutto il mondo per il MiniMetro firmato Leitner (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 103 del 2009-04-30 pagina 0 Commesse da tutto il mondo per il MiniMetro firmato Leitner di Redazione Leitner Technologies, lo specialista negli impianti di trasporto a fune (fatturato 2008: 535 milioni), porta il suo MiniMetro nel mondo. Dopo il felice esperimento di Perugia datato 2008, l'innovativo sistema di trasporto passeggeri automatizzato verrà realizzato anche a Il Cairo. Il progetto prevede un collegamento di MiniMetro all'interno dell'area aeroportuale, tra il terminal 2 e il terminal 3, della lunghezza di 1,8 chilometri, e verrà realizzato da Leitner chiavi in mano, cioè completo sia della componente elettromeccanica che di quella civile. L'incarico è valso al gruppo altoatesino 60 milioni di euro. A Vienna intanto si attende la pubblicazione del bando di gara relativo alla realizzazione di un collegamento di trasporto automatizzato all'interno dell'areale ferroviario, che nei prossimi anni verrà completamente riammodernato: una commessa da svariate decine di milioni di euro, che Leitner ha buone possibilità di aggiudicarsi. L'azienda altoatesina nel frattempo, battendo la sua diretta concorrente, ha vinto l'appalto da 13 milioni di dollari per il rifacimento della storica funivia Roosevelt Island di New York. Un progetto di prestigio, una vetrina importante per la tecnologia altoatesina nel cuore della Grande Mela, che conferma Leitner quale protagonista del mercato mondiale dei sistemi di trasporto urbano. Per rafforzare la sua presenza sullo scenario mondiale Leitner ha aperto negli ultimi 5 mesi 3 nuovi stabilimenti in Austria, USA e India con un investimento di oltre 30 milioni di euro. Spiega il presidente Michael Seeber: «Con il centro produttivo di Telfs, vicino a Innsbruck, ci potenzieremo non solo in Tirolo, ma anche in tutta l'Europa centrale. Da questa sede, costata 12 milioni di euro, ci attendiamo un fatturato 2009 da 90 milioni. Per quanto riguarda gli USA lo stabilimento sorto a Grand Junction, in Colorado, costato 15 milioni di dollari, ha preso il posto della vecchia sede, impiantata nel 1981, ormai troppo piccola e inadeguata per rispondere a una domanda in continua crescita. In India abbiamo già due fabbriche realizzate con un partner locale; la terza, sorta su una superficie di 8 ettari, verrà inaugurata in estate». La recente acquisizione della divisione Track Machines della canadese Camoplast Inc sta dando un ulteriore decisivo contributo all'azione espansiva di Leitner negli USA, ma anche in Cina, India e Russia. Con un investimento di 30 milioni di euro il Gruppo si è assicurato la linea di veicoli cingolati, capaci di muoversi su ogni superficie e nelle più difficili situazioni logistiche, per cui Camoplast è nota nel mondo. «Tali prodotti – precisa Seeber – andranno ad ampliare la gamma Prinoth, azienda del Gruppo specializzata in battipista su neve, e contribuiranno quindi a destagionalizzare la nostra offerta. Una diversificazione di strategica importanza, in questa fase di contrazione dei mercati». La crisi non ha spiazzato la dirigenza Leitner. Afferma il presidente: «Proprio in questo momento difficile bisogna non fermarsi, ma con coraggio e spirito imprenditoriale guardare avanti. Dobbiamo affrontare le nuove sfide senza timori, puntando al profitto, ma anche tenendo sempre ben presente la responsabilità sociale che ogni imprenditore deve avere». In quest'ottica nell'ultimo anno il Gruppo di Vipiteno ha assunto 168 nuovi addetti e destinato oltre 16 milioni all'innovazione: un investimento che ha portato alla nascita di Beast, il più grande battipista del mondo, presentato agli addetti ai lavori nel corso di un evento-manifestazione tenutosi lo scorso marzo a Innsbruck. Leitner Technologies è attiva a livello internazionale nei settori impianti a fune (Leitner Ropeways), battipista (Prinoth), impianti di trasporto urbano (MiniMetro) ed energia eolica (Leitwind). Oltre l'80% della produzione va all'estero. I dipendenti, sparsi in tutto il mondo, superano le 2000 unità. Con la progressiva diffusione di MiniMetro, e grazie alla forte azione espansiva in corso, il Gruppo di Vipiteno conta di riuscire nel corso dell'anno a conquistare ulteriori quote sul mercato globale e, nonostante la congiuntura sfavorevole, a mantenersi in linea con i buoni risultati già ottenuti nel 2008. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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