CENACOLO
DEI COGITANTI |
Vertice Nato: la Merkel lo
aspetta, ma Berlusconi è impegnato al telefono
( da "Corriere.it" del
05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Non faccio più conferenze stampa
d'ora in poi». Il premier non ha precisato il motivo della sua irritazione, ma
a contrariarlo sarebbero stati alcuni articoli sul G20 di Londra e sulla
presunta gaffe con la regina Elisabetta, poi smentita. stampa |
Il premier e quei gesti
pop :
Argomenti:
G 20
Abstract: allora, adoperare al G20 le battute
di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa Bianca «un tipo con lo
sguardo acchiapponico», eccolo stringere a sè in un abbraccio il presidente
americano e quello russo, e addirittura gridare «mister Obamaaa...» alla
photo-opportunity con la regina Elisabetta.
e il g20 cancellò mister
greenspan ( da "Repubblica,
La" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Economia e il g20 cancellò mister
greenspan Comincia a aumentare il numero di quelli che vedono, se non proprio
la ripresa in arrivo, almeno qualche isolata rondine, venuta in avanscoperta e
dietro alla quale è possibile che ci sia davvero il bel tempo. Intanto, mentre
si guarda la rondine che plana sul davanzale di casa,
bufera su summers, milioni
da un hedge fund - elena polidori
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: voluto dal G20 di Londra, insiste a
lungo sull´importanza di una vigilanza macroprudenziale, così la chiama, su
tutte le istituzioni che hanno una rilevanza sistemica. Annuncia per fine
aprile un rapporto congiunto, il primo nel suo genere, che definisce e sviluppa
la cornice operativa entro cui il suo «board» e il Fondo monetario
internazionale potranno condurre una sorta di test,
caccia ai soldi degli
evasori italiani nei paradisi un tesoro da 550 miliardi - ettore livini
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract:
quelle ricette ipocrite -
giorgio ruffolo ( da "Repubblica,
La" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: malgrado il frequente cinguettio
degli incontri internazionali (G8 G10 G20) non si vede traccia. Poiché una
ristrutturazione della macchina così impegnativa sembra altamente improbabile,
non rimane che essere ottimisti. Dopo un formidabile «pieno», la macchina
ripartirà. Tranquilli, dunque: come diceva Badoglio, la guerra continua.
franceschini, un leader
tra la gente "ci voleva un ex dc per fare la sinistra" - (segue dalla
prima pagina) sebastiano messina ( da "Repubblica,
La" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: e infatti quando gli viene subito
una perfidia sul presidente del Consiglio: «Ho visto che al G20 ha scoperto che
ci sono i disoccupati. Deve averglielo raccontato qualche capo di Stato
straniero...». «Bravo!» grida un professore che lo stava ascoltando, e la
parola passa ai manifestanti. Che si fanno fotografare con lui, gli chiedono
autografi, gli danno consigli.
Vertice UE-USA a Praga. In
agenda la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera
( da "AmericaOggi Online"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: economia mondiale con il G20 di
Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il
vertice Nato di Strasburgo, Barack Obama vuole incantare anche Praga. E oggi
avrà modo di farlo dando lezioni di "green economy", spiegando ai
suoi alleati europei come fare della difesa dell'ambiente un business che
stimoli la ripresa.
Nato. La soddisfazione dei
leader, le violenze dei black bloc a Strasburgo. Cronaca di un Vertice storico
( da "AmericaOggi Online"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: del vertice del G20 di Londra. La
riunione di Strasburgo-Kehl, sul confine franco-tedesco, in una giornata carica
di gesti simbolici, tiene a battesimo la nascita della nuova Nato, di
un'organizzazione che, per più di un motivo, ieri ha trovato nuovi stimoli,
nuove idee e anche due volti nuovi ai quali fare riferimento nei prossimi anni.
Il nuovo segretario
generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Berlusconi si prende il merito
della nomina ( da "AmericaOggi
Online" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: come dopo il G20 di Londra, quando
le cronache avevano descritto altri strappi al protocollo. Stavolta nel mirino
non ci sono solo i giornalisti italiani, che a notte fonda, di ritorno dalla
cena inaugurale del summit a Baden Baden, Berlusconi aveva accusato di
"lavorare contro il Paese", giurando che non avrebbe più parlato ai
cronisti o fatto una conferenza stampa.
DI SOLITO i grandi vertici
mondiali finiscono col deludere le aspettative che essi stessi avevan...
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Non nel caso del recente G20. La
crisi economica che sta colpendo davvero tutti ha spinto infatti verso una
saggezza collettiva che da qualche tempo non si vedeva. Questa volta la paura è
stata una saggia consigliera. Non che siamo di fronte a decisioni già
completamente operative, ma è certo cominciato un cammino nella giusta
direzione.
dal nostro inviato
CERNOBBIO (Como) Il 2009 ormai è perso...
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: ritengo che se le misure politiche
e le decisioni assunte dal G20 verranno implementate, possa esistere una buona
opportunità di un'inversione di tendenza l'anno prossimo». Quali sono gli
indicatori che ci possono confortare su una possibile ripresa? «Le previsioni
si basano sulla supposizione che le riforme in tema di regolamentazione e di
supervisione siano effettivamente adottate,
ROMA - Rieccoli in piazza
i lavoratori Cgil, come al solito con fischietti, magliette e band...
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: », le parole di Berlusconi al
vertice del G20 attraversano l'immensa spianata come un'onda, diventano il
tormentone della piazza. «Sono qui per protestare contro Berlusconi», Mariano
Vano per far questo ha affrontato 34 ore di viaggio dalla provincia di Ragusa a
Roma e ritorno, «ma ne valeva la pena».
CERNOBBIO - Quando si va
in un ristorante o in un hotel si guardano prima le guide, come la M...
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Il ministro ha paralto anche delle
conclusionei del G20. Ha segnato «un punto importante e una voce forte» ma, ha
aggiunto, «stiamo attenti perchè prima ci siamo fasciati la testa forse
eccessivamente e adesso non vorrei che, per vedere per forza la fine della crisi,
ci illudessimo». Un'ultima battuta sui dati relativi alle dichiarazioni dei
redditi 2007,
Come superare l'inferno
(della recessione) abolendo il paradiso (fiscale)? Come trovare, cioè, ...
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: approfittando della recente
"mini-rivoluzione" sulla fiscalità internazionale decisa al G20
londinese? La soluzione c'è, e deriva proprio dall'abolizione dei "tax
havens", i 38 paesi offshore ormai messi al bando e finiti in una lista
che, a seconda della impenetrabilità alle autorità fiscali straniere, è grigia
o decisamente nera.
Come osservavo in
precedenza non si tratta ancora di decisioni immediatamente esecutive ma d...
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: rilevare la grande importanza che
il comunicato del G20 ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi
più poveri e all'impegno prioritario e specifico nei confronti dell'Africa
Subsahariana. Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi
dovuti. Non è semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di
questi risultati migliori del previsto,
Nato, sì della Turchia a
Rasmussen Afghanistan, altri 5 mila soldati
( da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: dopo il G20 di Londra, è un
successo, personale ma anche di contenuti. Ieri, il vertice dell'Alleanza
atlantica è riuscito a eleggere il nuovo segretario generale, Anders Fogh
Rasmussen, nonostante la prolungata contrarietà turca. In più, dieci Paesi
hanno deciso di mandare più truppe in Afghanistan in vista delle elezioni di
agosto.
Cgil in piazza, fischi al
premier Epifani: ora un tavolo sulla crisi
( da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: come Berlusconi al G20. Diventa un
tormentone. Poi Epifani riprende e questo è il passaggio centrale del suo
discorso: «Il presidente del Consiglio prima di partire per Londra ha parlato
di un impegno sociale e di un patto globale contro la crisi. Chiediamo allora
formalmente al presidente del Consiglio, se le sue parole sono dette con
sincerità,
Migliaia di lavoratori
usati... ( da "Giornale.it,
Il" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: spunto dalle importanti decisioni
prese al G20 di Londra». A proposito, lei ha partecipato alla parte sindacale
del summit londinese: che impressione ne ha tratto? «è stato un vertice
importante, non ho dubbi in proposito. E vorrei anche ricordare che il
documento approvato dai sindacati di tutto il mondo prende spunto dal global
social pact di Angela Merkel e di Giulio Tremonti»
Obama è il nuovo
Gorbaciov?. ( da "Giornale.it,
Il" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto
ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri
era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed
è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo,
perlomeno, di sbloccare i consumi.
L'ossessione del Cavaliere
( da "Repubblica.it"
del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Il G20 sancisce una ritrovata unità
tra i Grandi del Pianeta? Berlusconi è prontissimo ad inseguire il presidente
americano al grido di "Mr. Obama!" e a costringerlo ad una
foto-ricordo con il russo Medvedev che farà la prima pagina di tutti i giornali.
Ue-Usa: dopo G20 e Nato,
Obama incanta Praga ( da "AmericaOggi
Online" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Ue-Usa: dopo G20 e Nato, Obama
incanta Praga 05-04-2009 PRAGA. In agenda c'é il rafforzamento dei legami euro-americani,
la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera. Ma il piatto forte
della giornata di domani a Praga sarà ciò che precederà l'evento ufficiale, il
vertice Ue-Usa.
La non-prolifération
nucléaire selon Barack Obama ( da "Monde,
Le" del 05-04-2009)
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G 20
Abstract: après le sommet du G20 et celui de
l'Otan où il a obtenu le soutien de l'alliance à sa stratégie en Afghanistan.
Les dirigeants de l'UE veulent profiter de l'occasion pour demander à M. Obama
de faire davantage d'efforts dans la lutte contre le réchauffement climatique,
en vue de la conférence de Copenhague en fin d'année sur l'après-Kyoto.
L'obiettivo è il rilancio
delle relazioni Resta l'incognita sullo Scudo spaziale
( da "Avvenire" del
05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: americano incontrerà i vertici
cechi e con gli europei parlerà anche del cambiamento climatico LE ULTIME DUE
TAPPE ALLA SCOPERTA DELLA VECCHIA EUROPA Si concluderà martedì in Turchia la
prima visita di Obama in Europa iniziata mercoledì con il G20 di Londra e i
vertici bilaterali con Hu Jintao e Dmitrij Medvedev. Oggi il leader
statunitense è a Praga per il vertice con l'Unione europea.
Le Royaume-Uni face à la
pire récession depuis 1945 ( da "Monde,
Le" del 05-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: automne dernier a été bien plus
intense que les gens, nulle part dans le monde, ne l'attendaient", a-t-il
répété. Evoquant l'accord conclu lors du sommet du G20 jeudi à Londres,
susceptible de stimuler l'économie mondiale, M. Darling a jugé que son
importance ne pouvait pas être minimisée mais que l'on devait aussi "être
réaliste".
( da "Corriere.it"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
e ai giornalisti il
presidente del consiglio spiega: «non parlerò più con voi» Vertice Nato: la
Merkel lo aspetta, ma Berlusconi è impegnato al telefono Baden-Baden: mentre il
Cancelliere lo attendeva il premier parlava con Erdogan sulla riva del Reno BADEN
BADEN (GERMANIA) - Ancora un piccolo strappo diplomatico. Il premier Silvio
Berlusconi è arrivato a Baden Baden, ma invece di dirigersi verso la
cancelliera tedesca Angela Merkel, si e appartato sulla riva del fiume per
telefonare. La Merkel ha ricevuto nel frattempo gli altri leader senza
stringere la mano al premier italiano. I leader della Nato poi hanno
attraversato la passerella sul Reno, con il cancelliere tedesco e il presidente
Usa Barack Obama in testa, senza il presidente del Consiglio ancora impegnato
nella telefonata fuori programma. I capi di Stato e di governo dell'Alleanza,
accompagnati da una banda, sono stati accolti a metà della passerella dal
presidente francese Nicolas Sarkozy. L'evento simbolico celebra la
pacificazione franco-tedesca dopo le due guerre mondiali del ventesimo secolo.
Berlusconi non ha partecipato neanche al minuto di silenzio per ricordare i
caduti Nato, per ricongiungersi poi agli altri leader Nato solo per la seconda
foto di gruppo della giornata. Berlusconi prima della foto, è parso scusarsi
per il contrattempo con la Merkel e Sarkozy. TELEFONATA CON ERDOGAN - Alla fine
però il governo rivelava anche il misterioso interlocutore che aveva costretto
il premier a saltare il cerimoniale. Berlusconi era al telefono con il primo
ministro turco Tayyip Erdogan. Lo riferivano per l'appunto fonti governative,
spiegando che il colloquio del presidente del Consiglio e del premier turco
verteva sul nodo del successore alla carica di segretario generale della Nato.
Per la nomina del nuovo segretario della Nato era in pole position il (poi
nominato) premier danese Anders Fogh Rasmussen. Su questa proposta erano
concordi 27 membri della Nato su 28 ed era rimasto soltanto Erdogan ad opporsi
alla nomina di Rasmussen. Da qui il tentativo di Berlusconi per sbloccare una
situazione che sembrava a un passo dalla conclusione e che invece ancora non si
era realizzata. Un pressing poi andato a buon fine (grazie soprattutto anche
all'impegno di Obama) visto che Rasmussen è stato nominato segretario generale
della Nato a partire dal prossimo primo agosto. «ERDOGAN HA DATO A ME VIA
LIBERA» - E Berlusconi, rivendica il ruolo dell'Italia nell'accordo al vertice
Nato che ha portato a superare le perplessità turche e a nominare il premier
danese Rasmussen nuovo segretario generale della Nato. Il premier, incontrando
i giornalisti al termine del vertice, ha infatti spiegato: «Erdogan mi ha dato
l'accordo, poi ci siamo riuniti ancora e abbiamo proceduto alla nomina».
Berlusconi ha anche spiegato di aver avuto mandato a fare da mediatore nella
vicenda dallo stesso segretario della Nato, De Hop Scheffer, e che di questo la
cancelliera tedesca Angela Merkel era informata. «NON PARLO PIU'» - Ma il
premier in precedenza ai giornalisti che lo attendevano a tarda notte al
rientro in albergo a Baden-Baden, dopo la cena di apertura del vertice Nato, si
era rivolto così: «Non parlo più con voi. Io lavoro per l'Italia e voi contro. Non faccio più conferenze stampa d'ora in poi». Il premier non ha
precisato il motivo della sua irritazione, ma a contrariarlo sarebbero stati
alcuni articoli sul G20 di Londra e sulla presunta gaffe con la regina Elisabetta, poi
smentita. stampa |
( da "Corriere.it"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Sette giorni La
strategia per non apparire algido al suo elettorato Il premier e quei gesti pop
: «Sembra un amico tra amici» Le scelte mediatiche di Berlusconi durante i
vertici internazionali Come si fa a stringere la mano di Obama senza dare le
spalle alla casalinga di Voghera? Come si fa a discutere con Sarkozy senza
smettere di parlare con il pensionato di Palermo? Questo è il problema di
Berlusconi, muoversi tra i potenti della terra e al tempo stesso restare sul
predellino dell'auto in mezzo ai suoi elettori, «il mio popolo». Ecco l'origine
delle ormai famose gaffe che il premier ripete ad ogni appuntamento
internazionale: un misto di spontaneità e di strategia mediatica elaborata da
diabolici spin doctor. Il Cavaliere si fa «pop» per scongiurare il rischio di
apparire algido, per evitare che si crei una cesura con l'opinione pubblica,
una distanza che per uno come lui - in campagna elettorale permanente -
potrebbe ripercuotersi sugli amatissimi sondaggi. Eccolo, allora,
adoperare al G20 le battute di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa
Bianca «un tipo con lo sguardo acchiapponico», eccolo stringere a sè in un
abbraccio il presidente americano e quello russo, e addirittura gridare «mister
Obamaaa...» alla photo-opportunity con la regina Elisabetta. Così il
Cavaliere interpreta se stesso: resta un potente, sì, ma da bar sport. «E non
so se ci sia intenzionalità nei suoi gesti - dice Nando Pagnoncelli - però non
c'è dubbio che gli effetti siano quelli. L'idea cioè di trasmettere un
messaggio molto semplice al suo elettorato». L'ad di Ipsos sottolinea «suo
elettorato» perché «le reazioni che Berlusconi suscita non sono univoche»:
«Nella pubblica opinione di centrosinistra, infatti, provocano alzate di
sopracciglio. Nell'area di centrodestra sono accolte con benevolenza». È da
ricercatore che esamina «quelle che passano comunemente per gaffe», e che
invece «interpretano l'umore popolare, e si saldano con un sentire diffuso»:
«Tutti, per esempio, ricordano la sua frase sulla "superiorità della civiltà
occidentale" che suscitò grandi polemiche. Ebbene, numeri alla mano quel
concetto è largamente pensato dagli italiani». Il Daily Telegraph definisce il
Cavaliere «il giullare» dei vertici, il democratico Bersani ironizza sul «ruolo
da intrattenitrice» che ha avuto la delegazione italiana a Londra. Ed è vero
che l'Italia non ha tenuto il banco al risiko del G20,
e che il G8 della Maddalena rischia di non essere un appuntamento decisivo,
come spera il premier. «Ma la sua foto con Obama e Medvedev - secondo
Pagnoncelli - ha una potenza enorme»: «Quel gesto giocoso di Berlusconi ha
trasferito l'idea che lui è un amico tra amici, che conta, e che perciò il
nostro Paese conta». Berlusconi interpreta se stesso, «e noi vecchietti -
sorride Giampaolo Pansa - passata la barriera dei settanta un po' sbrocchiamo.
Tuttavia il rapporto che Berlusconi ha con l'opinione pubblica è fortissimo, la
sinistra non se n'è ancora resa conto fino in fondo. Lui ha un solo nemico: la
crisi economica. Per il resto è ormai un professionista della politica». Un
professionista anomalo. Lo scandalo provocato a corte con il «mister
Obamaaa...», si è rivelato uno spot, e non solo perché Buckingham palace ha
smentito che Sua Maestà si sarebbe offesa, anzi si è divertita. Tutti i
potenti, specie di questi tempi, hanno bisogno del consenso popolare. E con la
sua trovata il premier ha offerto l'immagine di chi non adotta lo stile delle
legazioni diplomatiche, ma fa discendere i suoi ragionamenti dalla digestione
del linguaggio dei passanti incrociati per strada. Raccontano che dopo il
siparietto fosse festante per aver strappato una citazione al presidente
americano: «Mi ha detto di non avermi chiamato "Berlusconi" perché
ancora non sa pronunciarlo. Dovrò educarlo a fargli dire "Silvio"».
Invece Obama ha già imparato, perché l'ha cercato senza trovarlo, mentre si
metteva in posa per un'altra foto: «Where is Bierluscone?». Ecco la vittoria
del gaffeur di professione. «Ma quale gaffe...», tuona divertito Giuliano
Ferrara: «Ma se Michelle Obama ha abbrancato la regina come fosse una vecchia
compagna di scuola. La verità è che quel bauscia del Cavaliere ha fatto saltare
il protocollo. È la vittoria sul perbenismo e sull'establishment. Così ha
fregato tutti. Lo dico io che gli voglio bene, rischiamo di tenercelo per
troppo tempo». Francesco Verderami stampa |
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 22 - Economia e il g20 cancellò mister greenspan Comincia a aumentare
il numero di quelli che vedono, se non proprio la ripresa in arrivo, almeno
qualche isolata rondine, venuta in avanscoperta e dietro alla quale è possibile
che ci sia davvero il bel tempo. Intanto, mentre si guarda la rondine che plana
sul davanzale di casa, si cerca di riflettere. La prima riflessione
riguarda il trenino della ripresa, che sembra già composto. E lo si vedrà
quando saranno resi i noti del Pil del primo trimestre nelle varie aree. In
testa a tutti ci sarà l´America che rischia di vedere il proprio Pil calare
(nella peggiore delle ipotesi) del 7 per cento (dato annualizzato). L´Europa
(che doveva cavarsela meglio) invece andrà giù dell´8 per cento e forse anche
peggio. Poi ci sarà il Giappone, a proposito del quale è inutile fare
previsioni perché da quelle parti può accadere di tutto. Se poi guardiamo al
trenino europeo, ci sono le idee chiare solo per gli ultimi posti. Il vagone
messo peggio è quello della Germania, e la cosa è comprensibile perché si
tratta del più grande paese esportatore del mondo e questa non è esattamente la
stagione degli esportatori (con la crisi globale dell´economia). Subito dopo la
Germania, nel gruppetto di quelli che arrivano tardi alla ripresa, ci siamo noi,
che dei tedeschi siamo una specie di filiale autonoma (e assai peggio
organizzata). Data un´occhiata al trenino della ripresa (che si spera arrivi a
fine anno), ci si chiede in quale mondo verremmo catapultati. E molti,
soprattutto dopo la riunione di Londra del G20 (i
venti maggiori paesi del pianeta), dicono che finalmente la finanza sarà
guardata a vista, i paradisi fiscali chiuderanno bottega e i banchieri faranno
i bravi scolari, diligenti, puntuali e magari anche con il grembiulino con il
colletto bianco. Io non credo molto a questo quadretto idilliaco, ci sono in
giro troppi interessi contrastanti e troppe contraddizioni perché il mondo
possa essere trasformato in un luogo totalmente per bene. Credo invece che di
una cosa ci siamo davvero liberati: il fantasma di Mister Greenspan. Alan
Greenspan è stato presidente della Federal Reserve americana dal 1987 al 2006
(quando gli è succeduto Ben Bernanke) e si era guadagnato la stima, l´affetto e
l´amore dei mercati perché sembrava che avesse la bacchetta magica contro le
crisi, contro tutte le crisi. C´è il crollo della new economy (con l´indice
Nasdaq che crolla da
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 22 - Economia
Bufera su Summers, milioni da un hedge fund Draghi e Fmi preparano un test
sull´ipotesi di crisi estrema dei mercati La Casa Bianca difende il
superconsigliere. Ecofin, adottate le regole contabili Usa ELENA POLIDORI DAL
NOSTRO INVIATO PRAGA - La Casa Bianca mette i redditi on line dei collaboratori
di Obama e subito nasce un caso Larry Summers. Il principale consigliere
economico del Presidente Usa, atterrato a Praga giusto ora dopo il vertice
Nato, avrebbe ricevuto lo scorso anno più di 5 milioni di dollari da un hedge
fund chiamato D. E. Shaw. Secondo il New York Times avrebbe incassato anche
altri 2,7 milioni di dollari da società di Wall Street che ora hanno accesso ai
finanziamenti del piano anti-crisi varato dall´amministrazione. Proprio questi
programmi, varati da tutti i governi, finiscono sul tavolo dei ministri e dei
governatori europei, riuniti nella capitale Ceca per valutare di nuovo la
portata e le conseguenze della recessione. Il summit fa emergere divisioni
sull´ipotesi di una vigilanza bancaria comune di tipo sistemico, magari da
affidare alla Bce: le forti resistenze inglesi provocano un allungamento dei
tempi; nel migliore dei casi se ne parlerà nel 2010. Nel chiuso della riunione,
Mario Draghi, governatore della Banca d´Italia e presidente del Financial
Stability Board, il neonato «consiglio» permanente sulla crisi voluto dal G20 di Londra, insiste a lungo sull´importanza di una vigilanza
macroprudenziale, così la chiama, su tutte le istituzioni che hanno una
rilevanza sistemica. Annuncia per fine aprile un rapporto congiunto, il primo
nel suo genere, che definisce e sviluppa la cornice operativa entro cui il suo
«board» e il Fondo monetario internazionale potranno condurre una sorta di test,
ovvero una simulazione, un esercizio di ricognizione, sulla tenuta del sistema
finanziario internazionale in caso di difficoltà estreme. Lo scopo: vedere le
reazioni e le vulnerabilità dei mercati e dunque per formulare in tempo
eventuali «azioni mitiganti», così da non essere presi alla sprovvista.
L´esercizio fa parte di quelle funzioni chiamate di «early warning», cioè di
preallarme. Proprio il G20 londinese di giovedì scorso
ha affidato congiuntamente al «board» e al Fondo monetario questo compito.
Parlando all´Ecofin, Draghi ricorda che una delle ragioni per cui le pratiche
di supervisione non hanno funzionato a dovere è perché si sono focalizzate su
società individuali «tenendo poco nel conto la stabilità del sistema
finanziario nel suo complesso». Nella sua analisi, una «lezione» della crisi
consiste proprio nella necessità di avere un maggior coordinamento
internazionale. Secondo il governatore è anche importante individuare standard
di valutazione comuni delle perdite delle banche. Dalla due giorni di Praga
emerge anche un gran pressing di tutti i paesi Ue per uniformare i criteri di
contabilità sulle perdite delle banche dovute ai titoli tossici, secondo il
modello soft deciso l´altro giorno proprio dagli Usa. Le nuove regole - si
legge in un documento - «possono dare alle istituzioni finanziarie americane
una maggiore flessibilità» e dunque penalizzare gli istituti al di qua
dell´Oceano. Sul modo di agire il ministro Tremonti non ha dubbi: «Con lo
stesso testo degli Usa. Bisogna tirarlo giù da Google o e dargli una
benedizione europea». Le diplomazie economiche Ue sono al tavolo per risolvere
la faccenda in tempi rapidi. Già si sono rivolte all´autorità competente perché
prenda provvedimenti.
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 23 - Economia
Caccia ai soldi degli evasori italiani nei paradisi un tesoro da 550 miliardi
Trema il segreto bancario ma Tremonti pensa allo scudo-tris Il dossier In
Svizzera nascosti quasi 300 mld,
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 25 - Commenti
QuelLe ricette ipocrite GIORGIO RUFFOLO La letteratura liberista è passata dal
tono maggiore, assertivo e imperioso, al tono minore, nostalgico e ammonitore.
Ieri affermava perentoriamente la superiorità del modello americano, autoregolato
da congegni finanziari sofisticati, su quello europeo, costretto nelle maglie
di una regolazione pubblica rozza e invadente. Oggi ci si chiede con ansia
quando tornerà il sereno e si invoca lo Stato, tornato necessario, ad
affrettare i tempi pagando i debiti e sgombrando subito dopo il campo. Ciò che
c´è di costante, nella sonata, è l´accento pedagogico. Lungi dal rileggersi le
lezioni fino a ieri impartite, i maestri continuano ad addottrinarci ex
cathedra. La diagnosi della crisi fornita da economisti di indubbio valore ma
di scarso senso dell´humour è disarmante. Il crollo dei titoli rappresentativi
della ricchezza, dicono, non è «credibile». Esso non è affatto dovuto a una
diminuzione del valore reale delle attività economiche che rappresentano, ma a
un crollo della fiducia che ha paralizzato il flusso della liquidità. Basta
quindi che qualcuno, incurante dei segnali fasulli del mercato, ristabilisca la
verità, offrendosi di ricomprare quei titoli a un valore ragionevole, non
quello stratosferico ante-crisi, né quello miserevole al quale sono caduti,
perché le transazioni riprendano e la fiducia ritorni. Qualcuno chi? Ma lo
Stato, ovviamente, quello che secondo la vulgata, non era la soluzione ma il
problema. Ma non era il mercato autoregolato l´unico strumento rivelatore della
verità economica? E non era in base a questa fede cieca che si sono convinti i
cittadini a legare le loro pensioni ai valori della borsa? Ora che hanno perso
i loro risparmi gli si dice che quei valori sono ingannevoli. E come è avvenuto
che quei valori diventassero ingannevoli? Attraverso una colossale inflazione
finanziaria, un flusso di liquidità originato dai crediti facili delle banche.
Inariditosi quel flusso, si pretende di ristabilirlo ricorrendo ai soldi dei
contribuenti. Questo è il senso del piano Geithner-Obama, che si distingue da
quello Paulson-Bush per una rappresentazione ipocrita. Si reinserisce liquidità
nel sistema riacquistando la spazzatura dei cosiddetti titoli tossici. Ma
invece di farli acquistare direttamente dai contribuenti si affida l´operazione
a operatori privati assicurandoli dei rischi che assumono con generose
sovvenzioni: pagate da chi? ma dai contribuenti: elementare, Watson! Insomma,
una crisi originata da un eccesso di liquidità finanziaria è fronteggiata con
una nuova immissione di liquidità. Probabilmente, allo stato delle cose non c´è
altro da fare. Uno però può pensare: va bene, paghiamo e diamo olio alle
macchine. Ma chi ci assicura che non si incepperanno di nuovo? E qui il
discorso diventa serio. Ai «restauratori» bisognerebbe fare osservare che
l´origine della crisi non è finanziaria, ma reale: consiste in una squilibrata
distribuzione dei redditi, che, non volendosi arrestare l´aumento dei consumi
americani, ha generato, per alimentare una domanda altrimenti insufficiente, il
ricorso a un indebitamento smisurato, annullando il risparmio interno e
ricorrendo al risparmio esterno: quello di una Cina che, finora, si è
preoccupata di sostenere le sue esportazioni in America più che di migliorare
le condizioni sociali del paese. Se è così non basta ridare olio alla macchina.
Bisognerebbe riparare la macchina: ristabilendo, per esempio, politiche dei
redditi all´interno dei paesi e una disciplina internazionale dei cambi che
riequilibri i flussi di risparmio mondiali. Ma per questo è necessaria una
visione lunga dello sviluppo (vedi in proposito il bel libro di Tommaso Padoa
Schioppa e la recensione di Eugenio Scalfari sulla Repubblica del 26 marzo) e
una capacità di coordinamento politico mondiale (una nuova Bretton Woods, come
è diventato di moda dire) delle quali, malgrado il
frequente cinguettio degli incontri internazionali (G8 G10 G20) non si vede traccia. Poiché una ristrutturazione della macchina
così impegnativa sembra altamente improbabile, non rimane che essere ottimisti.
Dopo un formidabile «pieno», la macchina ripartirà. Tranquilli, dunque: come
diceva Badoglio, la guerra continua. A dire tutta la verità, però,
un´altra via per uscire dalla crisi ci sarebbe. L´ha inventata il governo italiano.
E´ la via del disarmo ecologico. Anzichè indebitarsi con le banche, ci si può
indebitare con l´ambiente: un debito che ha il vantaggio di non dover essere
restituito. Si lasci dunque libero campo al cemento. Quand le bàtiment va, tout
va.
( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 4 - Interni
Franceschini, un leader tra la gente "Ci voleva un ex dc per fare la
sinistra" Il segretario Pd: doveroso stare al fianco di chi chiede i
propri diritti La politica Bersani: "Oggi la Cgil dà voce alla crisi.
Lasciare il disagio nel silenzio è pericoloso" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
SEBASTIANO MESSINA e poi gli grida: «Ammazza, ce voleva un democristiano pe´
fa´ davero la sinistra!». Dario Franceschini si ferma, risponde con un sorriso
incerto, e per un attimo si capisce che si sta domandando se quello sia proprio
un complimento, per il segretario del Pd. Poi si guarda intorno, circondato da
una distesa che sembra senza fine di berretti rossi, bandiere rosse e casacche
rosse della Cgil, e decide che sì, per il popolo di sinistra questo è davvero
un gran complimento. Come se gli avesse letto nel pensiero, una pensionata di
Venezia gli prende il braccio guardandolo negli occhi: «Guardi, io vengo dal
Pci, e sono orgogliosa di lei». Non gli dà del tu, come tra compagni si usava
fare persino con Berlinguer, e questo è forse l´unico indizio che il segretario
- con il suo blazer blu, la camicia azzurra e la cravatta scura - non è,
appunto, un compagno. Ma il calore quasi imbarazzante con cui Franceschini
viene accolto nella sua prima manifestazione di piazza da leader del Pd rivela
che il popolo di sinistra non lo considera affatto «un democristiano», un corpo
estraneo o un ospite gradito, ma semplicemente «il segretario del partito»,
carica che per questa gente significa ancora qualcosa. Le nove sono passate da
poco e Franceschini ha raggiunto Guglielmo Epifani - abbracciandolo - in
piazzale dei Partigiani, alla testa di uno dei cinque cortei che confluiranno
al Circo Massimo. Certo, dev´essere bello per il leader dell´opposizione vedere
questo fiume di popolo che sfila contro Berlusconi, e
infatti quando gli viene subito una perfidia sul presidente del Consiglio: «Ho
visto che al G20 ha scoperto che ci sono i disoccupati. Deve averglielo
raccontato qualche capo di Stato straniero...». «Bravo!» grida un professore
che lo stava ascoltando, e la parola passa ai manifestanti. Che si fanno
fotografare con lui, gli chiedono autografi, gli danno consigli. «Dario
continua così, fai pagare le tasse a quei bastardi!» raccomanda un signore con
i capelli grigi. «Siamo incazzati, e tanto!» urla un operaio col giubbotto di
pelle. «E avete anche delle buone ragioni», gli risponde il segretario. «Però a
ottobre tu resti lì, eh? Non te vai mica» intima una militante di Bologna. «Eh,
vediamo...» fa lui, svicolando. Eppure Franceschini sa che un pezzo del Pd non
condivide la sua decisione di essere qui, stamattina. «Un grave errore
politico», l´ha definito Marco Follini, mentre Enrico Letta e Sergio D´Antoni
hanno voluto far sapere che non verranno. Non importa, dice lui: «Se sono qua,
vuol dire che il partito è qua». «Io credo - spiega - che il segretario del
Partito democratico abbia il dovere di stare a fianco dei lavoratori che
chiedono il rispetto dei loro diritti». Motivazione che sarebbe inattaccabile,
se lo straripante corteo di oggi non avesse anche un intrinseco ma evidente
sapore polemico verso Cisl e Uil. Se Franceschini non fosse venuto, avrebbe
fatto una scelta di campo. Ma adesso che è venuto, non vuole che la sua
decisione sia letta contro Bonanni e Angeletti: «Voglio dire alla Cgil -
scandisce - che è importante stare in piazza, ma mai contro gli altri
sindacati. Adesso serve una stagione di unità». Arriva Bertinotti, impermeabile
beige e sigaro (spento) in mano. Si abbracciano come due vecchi amici, poi l´ex
presidente della Camera gli sussurra in un orecchio: «Come ci si sente, a fare
il segretario di partito?». «Tu lo sai meglio di me: è una gran fatica...».
Ecco Leoluca Orlando, il vero stratega dei dipietristi. Bacio sulla guancia,
grande cordialità. «L´ultima volta che ci siamo visti - ricorda Orlando - Dario
mi ha mostrato una lettera del
( da "AmericaOggi Online"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Vertice UE-USA a
Praga. In agenda la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera
05-04-2009 PRAGA. In agenda c'é il rafforzamento dei legami euro-americani, la
lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera. Ma il piatto forte
della giornata di oggi a Praga sarà ciò che precederà l'evento ufficiale, il
vertice Ue-Usa. L'attenzione infatti è già tutta rivolta al discorso che Barack
Obama terrà alle dieci del mattino (ora locale) nella splendida piazza del
castello. Un evento pubblico per il quale sono attese migliaia di persone.
Potente ma discreta la sicurezza predisposta: i controlli sono delegati ad un
mare di agenti in divisa e da altrettanti uomini del secret service sparsi tra
la gente. Gli operai della repubblica più "americana" del vecchio
continente hanno montato l'enorme palco al centro della più antica fortezza
medievale del mondo al ritmo di musica "yankee" - molto Bruce
Springsteen - che veniva sparata dalle casse. Gli stessi diffusori che oggi serviranno
a diffondere la retorica obamiana in ogni angolo del castello. Una scelta di
grande suggestione che incoronerà simbolicamente 're' Obama, diventato ormai in
Europa un'icona dell'appeal e del cambiamento, più simile ad una rock star che
all'immagine tradizionale dei politici europei. Il successivo ben più severo
appuntamento al centro congressi di Praga - con le desuete "foto di
famiglia", il pranzo di lavoro ed i "giri di tavolo" della
liturgia verticistica europea - verrà quindi oscurato dalla scesa in piazza del
presidente Usa. Già ieri i tantissimi turisti che affollavano il complesso del
castello di Praga, complice una assolata giornata primaverile, chiedevano
informazioni alla sicurezza su quale fosse il posto migliore per
"vederlo" e a che ora fosse esattamente lo show. Ma non sarà un
concerto rap, e le attese per il discorso di Obama sono alte. Forse il
presidente statunitense parlerà anche dello scudo spaziale, spiegando così
finalmente ai fedelissimi alleati cechi se il progetto simbolo dell'era Bush
sarà veramente archiviato in nome delle relazioni con la Russia. Dopo aver
puntellato il traballante edificio dell'economia mondiale
con il G20 di Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare
dell'occidente con il vertice Nato di Strasburgo, Barack Obama vuole incantare
anche Praga. E oggi avrà modo di farlo dando lezioni di "green
economy", spiegando ai suoi alleati europei come fare della difesa
dell'ambiente un business che stimoli la ripresa. Tutti di corsa a
Praga, quindi. Quasi a voler carpire i segreti della ricetta a stelle e strisce
per non perdere il treno dell' "economia verde". L'appuntamento di
oggi conferma l'esistenza di una sorta di 'summit-mania', che si spiega certo
con la gravità della crisi in atto, ma che l'effetto-Obama ha amplificato.
Naturalmente i principali nodi di politica estera saranno affrontati nel
vertice Ue-Usa: a partire dalla crisi afghana, dal ruolo dell'Iran e
naturalmente dal Medio Oriente. A Praga i 27 potranno anche esplorare la
lettura che la Casa Bianca dà ai risultati delle elezioni in Israele, che tanto
preoccupano il mondo arabo. Ma soprattutto di Afghanistan si parlerà oggi al
castello di Praga: sarà il premier Silvio Berlusconi ad introdurre il tema con
una relazione sulle prospettive dell'area centrata su Afghanistan e Pakistan.
Un tema importante per l'Italia che ha già annunciato che metterà a
disposizione degli alleati 524 uomini in più in vista delle prossime elezioni
presidenziali di agosto, raggiungendo così la cifra totale di oltre 3000 uomini
dispiegati sul terreno.
( da "AmericaOggi Online"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Nato. La
soddisfazione dei leader, le violenze dei black bloc a Strasburgo. Cronaca di
un Vertice storico 05-04-2009 STRASBURGO. I sorrisi e la soddisfazione dei
leader della Nato, gli incendi e gli scontri in una Strasburgo messa a ferro e
fuoco dalla violenza dei black bloc. In queste due immagini, lontane e
apparentemente contraddittorie, c'é la sintesi di un vertice destinato, in
qualche modo, a passare alla storia dell'Alleanza atlantica e a segnare un
spartiacque nella sua politica strategica. Destinato anche, però, a essere
ricordato per il ritorno delle dimostrazioni in grande scala, dopo anni di
relativa tranquillità e dopo l'assaggio degli scontri, in tono minore rispetto
a quelli del summit Nato, del vertice del G20 di Londra. La riunione di Strasburgo-Kehl, sul confine
franco-tedesco, in una giornata carica di gesti simbolici, tiene a battesimo la
nascita della nuova Nato, di un'organizzazione che, per più di un motivo, ieri
ha trovato nuovi stimoli, nuove idee e anche due volti nuovi ai quali fare
riferimento nei prossimi anni. Il primo volto è quello di Barack Obama,
il presidente che al termine delle conferenze stampa riceve l'applauso dei
giornalisti (é successo a Londra e si è ripetuto a Strasburgo) e che sembra
davvero avere il carisma e lo spessore per poter indicare la strada da seguire
per affrontare le sfide di inizio millennio. Il secondo è quello aperto del
danese Anders Fogh Rasmussen, che dal primo agosto prenderà il testimone di
Jaap de Hoop Scheffer alla guida della Nato. Questa Alleanza - che ritrova la
Francia nel comando integrato e che accoglie tra i suoi membri l'Albania e la
Croazia - ha anche un duro banco di prova sul quale testare le sue nuove
ambizioni globali. Sarà in Afghanistan che la Nato dovrà dimostrare di poter
reggere l'urto di una sfida quasi impossibile, sarà lì che si gioca un pezzo
del futuro che ha cominciato a costruire oggi. Cinquemila nuovi soldati (524
dall'Italia) arriveranno entro l'estate per rafforzare il contingente, per
garantire la regolarità delle elezioni e per appoggiare la nuova politica nel
Paese, fatta anche di dialogo politico, ricostruzione civile, coinvolgimento
dei Paesi vicini, con Pakistan e Iran in cima alla lista. L'obiettivo
prioritario rimane comunque la sconfitta di al Qaeda, ha ricordato Obama
lanciando un messaggio preciso, da comandante in capo, ai suoi alleati: si deve
andare avanti tutti insieme, gli sforzi - e i sacrifici - devono essere
collettivi. Su questo devono riflettere bene i partner dell'Alleanza senza aspettarsi
una passeggiata nell'ombra dei militari a stelle e strisce. Così come
dovrebbero riflettere i leader della Nato e di tutta la comunità occidentale
sulle immagini degli scontri di ieri a Strasburgo e in Germania: alberghi in
preda alle fiamme, lanci di lacrimogeni e proiettili di gomma, vetrine
sfondate, auto distrutte. Il ritorno della violenza organizzata non sembra
casuale. Coincide con la più grave crisi economica da decenni a questa parte.
La violenza brutale dei black bloc sfrutta il momento e torna mentre esplode
anche la rabbia dei semplici cittadini, nei giorni in cui i manager sono presi
in ostaggio e mentre milioni di posti di lavoro vengono persi in tutto il
mondo. A Strasburgo non c'erano soltanto i black bloc con la loro violenza
assurda, senza nessuna giustificazione possibile, da condannare e perseguire
fino in fondo. C'erano anche migliaia di manifestanti pacifici che da quella
violenza si sono dissociati e che hanno protestato per la loro presente e per
il loro futuro, sfilando lontano dai leader, arroccati nella loro cittadella,
nella inaccessibile zona rossa.
( da "AmericaOggi Online"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Il nuovo segretario
generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Berlusconi si prende il merito
della nomina 05-04-2009 STRASBURGO. Silvio Berlusconi ritaglia per sé il ruolo
di "suggeritore", di gran cerimoniere e tessitore di uno degli eventi
del summit Nato: la nomina del nuovo segretario generale Anders Fogh Rasmussen,
contrastata fino all'ultimo dal veto del governo turco. "Erdogan ha dato a
me l'accordo", rivendica il premier italiano prendendosi meriti pari a
quelli del presidente americano Barack Obama, che ha offerto garanzie politiche
decisive. Ma a tenere banco per tutto il giorno è quello che il Cavaliere
definisce "un caso montato dalla stampa" e che centinaia di
giornalisti di tutto il mondo, riuniti a Strasburgo per il summit, descrivono
come un nuovo strappo protocollare. La scena si svolge al mattino, quando
Berlusconi scende da una berlina nera con il telefonino attaccato all'orecchio,
prima della cerimonia sul Reno per ricordare la pacificazione franco-tedesca.
"Una telefonata importantissima, di trentadue minuti - spiegherà poi - per
convincere, su incarico del segretario generale uscente Nato Jaap de Hoop
Scheffer, il premier turco Erdogan ad acconsentire alla nomina del premier
danese Rasmussen". La mano in tasca, il Cavaliere si mette a passeggiare
lungo il fiume, lasciando la Cancelliera tedesca Angela Merkel ad attendere
inutilmente, su un tappeto rosso, di poter porgerli la mano, per dare così inizio
alla simbolica passeggiata dei 28 della Nato sul ponte che unisce le rive
francese e tedesca. Arrivano altri sei capi di Stato, Gordon Brown per ultimo,
la Merkel allarga le braccia rassegnata e poi fa partire la cerimonia.
Berlusconi non c'é: si è appartato sulla sponda del fiume e parla ancora al
cellulare. "Per continuare il mio lavoro di convincimento", dirà per
cancellare l'impressione di aver sciupato una così bella foto di famiglia con
la sua assenza. Ma sui megaschermi della immensa sala stampa della Alleanza
atlantica le immagini scorrono e sorprendono i cronisti, impegnati a seguire le
trattative per nuovi aiuti all'Afghanistan o per il rafforzamento dei rapporti
con la Russia. Poco dopo, i siti di diversi Paesi ne saranno invasi, ed in particolare
quelli tedeschi, dallo Spiegel al Die Zeit, particolarmente severi verso il
premier italiano. Ma Berlusconi parla di una 'montatura' e spiega che la Merkel
era perfettamente al corrente della sua telefonata ad Erdogan, che a sera varrà
al Cavaliere il ringraziamento ufficiale del presidente turco Abdullah Gul.
Berlusconi rivendica anche l'adesione dei partner Nato a diverse proposte
italiane: dal disgelo nei rapporti con la Russia, alla difesa dei diritti delle
donne afghane. "Abbiamo noi introdotto la necessità che l'Afghanistan
ripensi e si riposizioni circa i diritti delle donne - dice Berlusconi -. Non è
accettabile che non siano rispettati i diritti fondamentali delle donne".
Resta l'irritazione del premier italiano verso la stampa, evidente ieri sera, come dopo il G20 di Londra, quando le cronache
avevano descritto altri strappi al protocollo. Stavolta nel mirino non ci sono
solo i giornalisti italiani, che a notte fonda, di ritorno dalla cena
inaugurale del summit a Baden Baden, Berlusconi aveva accusato di
"lavorare contro il Paese", giurando che non avrebbe più parlato ai
cronisti o fatto una conferenza stampa. "Questo è quello che vi
dovevo comunicare, grazie dell'attenzione e buon lavoro", ha concluso.
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Domenica 05 Aprile
2009 Chiudi di ROMANO PRODI DI SOLITO i grandi vertici mondiali finiscono col
deludere le aspettative che essi stessi avevano creato. Non
nel caso del recente G20. La crisi economica che sta colpendo davvero tutti ha spinto
infatti verso una saggezza collettiva che da qualche tempo non si vedeva.
Questa volta la paura è stata una saggia consigliera. Non che siamo di fronte a
decisioni già completamente operative, ma è certo cominciato un cammino nella
giusta direzione. Cerchiamo ora di riassumere i passi di questo
cammino.Il primo passo è naturalmente l'impegno di operare con maggiore rigore
nel riattivare la crescita e nel creare posti di lavoro. Anche se le cifre
prospettate per questo obiettivo non trovano evidentemente ancora riscontro
nelle decisioni concrete dei governi, l'impegno nel favorire una ripresa
globale è chiaro e da tutti condiviso. Il secondo passo, già più concreto e
delineato in termini operativi, è quello dell'introduzione di nuovi interventi
per la regolamentazione dei mercati finanziari. È stato infatti deciso di
creare una struttura (chiamata Financial stability forum) con il compito di
estendere a livello mondiale la regolamentazione e la sorveglianza dei mercati
finanziari, a partire dagli strumenti che, con la loro incontrollata
espansione, sono stati alla base della presente crisi. Vi sono due corollari di
questa decisione che, messi in atto seriamente, possono davvero rendere più
difficili future crisi mondiali. Il primo corollario è l'azione contro i
paradisi fiscali, che sono stati il combustibile che ha alimentato il fuoco
della crisi finanziaria. Il secondo è l'azione per superare l'abitudine (comune
anche ai Paesi europei sia al di qua che al di là del canale della Manica) di
fare concorrenza agli altri adottando regole più permissive. Questi due corollari
potrebbero sembrare esclusivamente tecnici ma la concorrenza nel fisco e nella
permissività delle regole ha avvelenato per anni il funzionamento dei mercati e
reso impossibile accordi sulla trasparenza anche all'interno dell'Unione
Europea. Una terza decisione riguarda la comune volontà di tutti i Paesi del G20 di rinunciare alle misure protezionistiche e di
impegnarsi a chiudere al più presto i negoziati di Doha sulle nuove regole del
commercio internazionale. Anche questo può sembrare un fatto tecnico ma è
invece un contributo di importanza enorme per uscire dalla crisi in modo
ordinato. Ed è ancora una volta da sottolineare che questo è stato possibile
perché intorno allo stesso tavolo sedevano sia i grandi Paesi ricchi che le
nuove potenze emergenti come Cina, India e Brasile. Era stato infatti
soprattutto il conflitto fra Paesi ricchi e Paesi emergenti che aveva in
passato bloccato questa trattativa. È inoltre di importanza vitale l'impegnarsi
(come è stato solennemente dichiarato) a non ricorrere a svalutazioni
competitive delle monete ma di agire in questo campo in modo cooperativo e
responsabile. Come osservavo in precedenza non si tratta ancora di decisioni
immediatamente esecutive ma dell'inizio di un processo di riforme veramente
globali. A cui si aggiunge (in questo caso con una decisione già operativa) un
ingente aumento di quattro volte delle risorse a disposizione del fondo
monetario internazionale per l'aiuto ai Paesi in difficoltà e per ricostruire
le condizioni di crescita nei Paesi emergenti. Ed è a questo proposito da
rilevare la grande importanza che il comunicato del G20
ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi più poveri e
all'impegno prioritario e specifico nei confronti dell'Africa Subsahariana.
Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi dovuti. Non è
semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di questi
risultati migliori del previsto, perché essi non sono mai esclusivi di nessuno.
Un paio di risoluzioni in materia sono tuttavia necessarie. In primo luogo
Obama ha mostrato non solo una forte leadership personale ma una capacità di
dialogo che mancava all'amministrazione precedente. E questa leadership si è
puntualmente incontrata con una capacità di direzione e coordinamento insieme
tecnico e politico che porta da parte di un Gordon Brown, in cui le capacità
personali si fondono con una forte tensione etica. L'ultimo e forse più
importante aspetto da mettere in rilievo è che le decisioni (buone o cattive
che siano) possono essere prese solo da un organismo, come il G20, che rappresenta davvero i vecchi e i nuovi protagonisti
della politica mondiale. Posso infatti testimoniare che già da parecchi anni
nelle riunioni del G8 emergeva in modo sempre più chiaro la difficoltà di prendere
decisioni senza che attorno al tavolo sedessero la Cina, l'India e il Brasile.
La riunione del G20 è una conferma, fortunatamente in
positivo, di questo inarrestabile cammino della storia. Non resta che prenderne
atto e trarne le dovute conseguenze.
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Domenica 05 Aprile
2009 Chiudi CLAUDIA GUASCOdal nostro inviato CERNOBBIO (Como) Il 2009 «ormai è
perso», la questione è «se e quando nel 2010 la situazione migliorerà». Jacob
Frenkel è un banchiere di vasta esperienza che di crisi ne ha viste tante, ma anche
lui di fronte a questo crollo ha bisogno di raccogliere le idee. Presidente del
G30, il gruppo di "supersaggi" dell'economia, è stato ai vertici
dell'Fmi e governatore della banca centrale d'Israele dal '91 al 2000. Da
economista dice: «Il 50% delle sfide sta nell'identificare il problema e
nell'indirizzare le soluzioni». E da esperto dei mercati aggiunge: «Poi bisogna
vedere come viene attuata la fase operativa. Personalmente ritengo
che se le misure politiche e le decisioni assunte dal G20 verranno implementate,
possa esistere una buona opportunità di un'inversione di tendenza l'anno
prossimo». Quali sono gli indicatori che ci possono confortare su una possibile
ripresa? «Le previsioni si basano sulla supposizione che le riforme in tema di
regolamentazione e di supervisione siano effettivamente adottate, così
come il pacchetto di stimoli già approvato. Un fattore importante è che la
crisi attuale è di fiducia. I mercati sono diventati disfunzionali e il credito
non è stato ampliato, in tutto il mondo le banche centrali sono state impegnate
nell'espansione della loro politica monetaria mentre i governi si sono
concentrati sull'espansione delle politiche fiscali. Se da un lato queste
azioni erano necessarie, dall'altro non è stato abbastanza. Perché accanto a
ciò sarebbe stato indispensabile rafforzare i regolamenti e le attività di
controllo sugli istituti finanziari che operano nei mercati dei capitali». A
questo proposito il G20 ha fissato paletti importanti.
«Gli interventi possono essere suddivisi in due tipologie. La prima riguarda la
trasparenza dei mercati finanziari, fondamentale per poter valutare
concretamente i rischi. C'è un consenso generale sul fatto che buona parte di
questa crisi derivi proprio dal fallimento della gestione dei rischi. La seconda
tipologia è contabile, ovvero bisogna fare in modo che i report finanziari
siano una fotografia della realtà, che la riflettano e non la distorcano. E
molto opportunamente nel rapporto del G20 è stato
deciso di ridurre il livello di prociclicalità in tema di standard contabili.
Oggi quando le cose vanno male vengono mostrate peggio di quello che sono,
quando vanno bene si presentano ancora meglio. Ecco, questa visione
irrealistica è pericolosa e va impedita». La crisi però è stata innescata anche
dall'abuso della leva finanziaria. «E' cosa certa che i mercati si siano resi
troppo vulnerabili, portando la leva finanziaria a livelli irragionevoli. Ma
non è possibile costruire un edificio di tanti piani su fondamenta deboli, se
si toglie un mattone la casa crolla. E ora siamo di fronte a una crisi globale,
che ha avuto sugli Usa un impatto più evidente rispetto agli altri Paesi poiché
in diverse occasioni le banche in Europa si sono dimostrate più attente
nell'esporsi a rischi eccessivi. Vero però che quegli istituti che si sono
avventurati nell'acquisto di prodotti esotici ne hanno pagato le conseguenze a
caro prezzo».
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Domenica 05 Aprile
2009 Chiudi di MARIA LOMBARDI ROMA - Rieccoli in piazza i lavoratori Cgil, come
al solito con fischietti, magliette e bandiere rosse, palloncini, "O bella
ciao", ma questa volta senza più lavoro. Ildebrando Sciaqua, da Lucca, è
in cassa integrazione da luglio, «e per fortuna i miei figli sono già grandi»,
Mauro, di Bologna, licenziato a luglio adesso vive «facendo il giocoliere»,
Gianantonio Puglisi, da Ragusa, lavora 4 mesi sì e quattro no, Yao Kodom, del
Ghana, farebbe qualsiasi cosa e invece non fa niente, Rosalba Guerriero,
bolognese, prima era una precaria all'autogrill «e ora nemmeno quello»,
Riccardo rimasto senza stipendio in Lombardia è tornato in provincia di Cosenza
e sogna di fare quei mestieri (bracciante, muratore) che 20 anni ha rifiutato
«ma preferiscono gli immigrati che costano meno». Emilio Soncini,
metalmeccanico di Modena, solo una settimana di cassa integrazione al mese, si
sente «un miracolato». Lo slogan sul grande palco, alle spalle di Epifani,
invita a guardare avanti: "Futuro sì, indietro no". Ma il futuro che
vede la folla che calpesta la polvere del Circo Massimo mette i brividi, più
del presente, e verrebbe quasi voglia di girarsi indietro, quando in piazza si
scendeva per un contratto e non per un lavoro perduto, quando si era in tre (le
inseparabili tre sigle) e non da soli, «la natura del sindacato è quella di
stare insieme, peccato», si rammarica Emanuele Guzzetti di Assisi, ma con
questa Cisl e questa Uil «insieme non si può». La manifestazione sindacale al
tempo della crisi, quella che fa sentire la Cgil di nuovo grande e riunisce i
pezzi della sinistra sotto un unico palco, è nostalgia oltreché rabbia, orgoglio
ma anche senso di impotenza, lotta sì ma quanto pessimismo. «Mister Obamaaa...», le parole di Berlusconi al vertice del G20 attraversano l'immensa spianata come un'onda, diventano il
tormentone della piazza. «Sono qui per protestare contro Berlusconi», Mariano
Vano per far questo ha affrontato 34 ore di viaggio dalla provincia di Ragusa a
Roma e ritorno, «ma ne valeva la pena». A Roma per invocare misure più
efficaci contro al crisi, «non si pensi solo alla finanza ma anche
all'industria», Paolo Bruni, è segretario provinciale Filcem di Lucca. Sinistra
di nuovo unita? «Ma solo per un giorno», è sfiduciata Rosalba. «Ottimisti? E
come si fa?», Donatella Acervimi di Chiavari ha "perso" una collega
dietro l'altra, «ma siamo in tanti e mica tutti pazzi, questo mi fa sperare».
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Domenica 05 Aprile
2009 Chiudi CERNOBBIO - «Quando si va in un ristorante o in un hotel si
guardano prima le guide, come la Michelin, per vedere quante stellette
ha...perchè non fare altrettanto con le scuole, gli ospedali e gli sportelli
pubblici?». Così il ministro della Funzione Pubblica Amministrazione, Renato
Brunetta, a margine del Workshop finanza di Ambrosetti, spiega il senso
dell'Authority della Sanità. «Tutti i cittadini - ha detto Brunetta - hanno il
diritto di sapere la qualità dei servizi offerti». Grazie alla creazione
dell'Authority per la Sanità, ha aggiunto il ministro, «ci saranno standard e
strategie, si verificheranno discrepanze tra Regione e Regione, ospedale e
ospedale, servizio e servizio, e si definiranno degli obiettivi, un ranking»,
cioè «quello che normalmente - ha aggiunto - si fa in una struttura di
mercato». In questo modo, ha poi concluso, «il cittadino avrà modo di leggere
la qualità dei servizi offerti e con la lettura scegliere e, con la scelta,
premiare o penalizzare». Il ministro ha paralto anche delle
conclusionei del G20. Ha segnato «un punto importante e una voce forte» ma, ha
aggiunto, «stiamo attenti perchè prima ci siamo fasciati la testa forse
eccessivamente e adesso non vorrei che, per vedere per forza la fine della
crisi, ci illudessimo». Un'ultima battuta sui dati relativi alle dichiarazioni
dei redditi 2007, molto basse: «Questa è l'Italia, bambola, direbbe
Humfrey Bogart».
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Domenica 05 Aprile
2009 Chiudi Come superare l'inferno (della recessione) abolendo il paradiso
(fiscale)? Come trovare, cioè, nuove risorse per rimettere in moto l'economia
senza far aumentare l'esborso dello Stato, approfittando
della recente "mini-rivoluzione" sulla fiscalità internazionale
decisa al G20 londinese? La soluzione c'è, e deriva proprio dall'abolizione
dei "tax havens", i 38 paesi offshore ormai messi al bando e finiti
in una lista che, a seconda della impenetrabilità alle autorità fiscali
straniere, è grigia o decisamente nera. Cosa ne sarà dei denari che
sottraggono circa 7.000 miliardi di dollari di "gettito mondiale"
all'anno? In particolare, come si comporteranno gli italiani che si sono
affidati alle tante banche che hanno canalizzato all'estero utili aziendali e
risparmi individuali - Citigroup possiede da sola 427 sussidiarie nei paesi
off-shore, Bank of America 115 e Morgan Stanley 273 - cercheranno
disperatamente qualche investimento meno "scoperto" di altri o
preferiranno far ritrovare ai loro soldi la via di casa? Non sappiamo se sia
vero, come si vocifera, che il Governo abbia allo studio il progetto di un
possibile nuovo "scudo fiscale", ma è lecito domandarsi quale momento
migliore di questo ci possa essere per recuperare risorse che i più pessimisti
stimano in 100 miliardi di euro e gli ottimisti il doppio. Dunque, non ci
sarebbe nulla di scandaloso - anzi - se a seguito della scomparsa dei paradisi
fiscali si decidesse di consentire il rientro in forma anonima delle attività
finanziarie impiegate in centri offshore, previo il pagamento di una
"tassa di ingresso" e magari a condizione che siano reinvestiti sul
territorio nazionale nelle imprese o nell'acquisto di particolari categorie di
emissioni pubbliche. Fino a qualche giorno fa si sarebbe trattato di un
semplice condono, di un'erogazione di un'indulgenza alla quale non
corrispondeva una sanzione futura; oggi, invece, con la storica decisione presa
a Londra, abbiamo un nuovo quadro normativo e sanzionatorio. Siamo, se ci
pensiamo bene, nella stessa identica situazione del 1976. Allora, con uno
scenario di crisi economica fortissima e fughe di capitali diffuse, il
Parlamento, con un'iniziativa largamente bipartisan, arrivò a introdurre la
famosa 159, che trasformava l'esportazione di capitali da reato amministrativo
a reato penale, e al contempo lanciava una sanatoria straordinaria per il
rientro dei capitali. Oggi possiamo pensare ad un'iniziativa analoga,
naturalmente aggiornata al paradigma della globalizzazione. Così, a dettare un
nuovo quadro normativo internazionale in materia sarà l'Ocse, mentre il
Parlamento italiano dovrà invece attivarsi su un provvedimento finalizzato a rimettere
in circolo una massa critica di liquidità di cui vi è estremo bisogno.
Naturalmente, c'è una condizione fondamentale perché una simile operazione sia
accettabile a livello etico: che tutto ciò non comporti alcuna sanatoria o
"assoluzione" per eventuali altri reati commessi da cittadini
italiani e collegati alle violazioni fiscali. Se anche questa condizione verrà
rispettata, il nuovo "scudo fiscale" potrà trovare una sintesi più
che virtuosa tra due esigenze ugualmente urgenti: attivare degli "stimulus"
a un'economia che rischia di veder regredire il pil del 5%, e quella, non meno
importante, di ristabilire quel nuovo "legal standard" che
giustamente sta così a cuore al ministro Tremonti. (www.enricocisnetto.it)
( da "Messaggero, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Domenica 05 Aprile
2009 Chiudi di ROMANO PRODI Come osservavo in precedenza non si tratta ancora
di decisioni immediatamente esecutive ma dell'inizio di un processo di riforme
veramente globali. A cui si aggiunge (in questo caso con una decisione già operativa)
un ingente aumento di quattro volte delle risorse a disposizione del fondo
monetario internazionale per l'aiuto ai Paesi in difficoltà e per ricostruire
le condizioni di crescita nei Paesi emergenti. Ed è a questo proposito da rilevare la grande importanza che il comunicato del G20 ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi più
poveri e all'impegno prioritario e specifico nei confronti dell'Africa
Subsahariana. Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi
dovuti. Non è semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di
questi risultati migliori del previsto, perché essi non sono mai
esclusivi di nessuno. Un paio di risoluzioni in materia sono tuttavia
necessarie. In primo luogo Obama ha mostrato non solo una forte leadership
personale ma una capacità di dialogo che mancava all'amministrazione
precedente. E questa leadership si è puntualmente incontrata con una capacità
di direzione e coordinamento insieme tecnico e politico che porta da parte di
un Gordon Brown, in cui le capacità personali si fondono con una forte tensione
etica. L'ultimo e forse più importante aspetto da mettere in rilievo è che le
decisioni (buone o cattive che siano) possono essere prese solo da un
organismo, come il G20, che rappresenta davvero i
vecchi e i nuovi protagonisti della politica mondiale. Posso infatti
testimoniare che già da parecchi anni nelle riunioni del G8 emergeva in modo
sempre più chiaro la difficoltà di prendere decisioni senza che attorno al
tavolo sedessero la Cina, l'India e il Brasile. La riunione del G20 è una conferma, fortunatamente in positivo, di questo
inarrestabile cammino della storia. Non resta che prenderne atto e trarne le
dovute conseguenze.
( da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 05/04/2009 - pag: 3 Svolta Erdogan si opponeva alla
nomina del premier danese. «Ma accettiamo le garanzie Usa» Nato, sì della
Turchia a Rasmussen Afghanistan, altri 5 mila soldati Pressing di Obama su
Ankara. Gli alleati promettono nuove truppe In vista del voto afghano di agosto
l'Italia invierà 524 persone: 400 soldati più personale per istruire le forze
di sicurezza locali DA UNO DEI NOSTRI INVIATI STRASBURGO Barack Obama ha messo
le mani sulla Nato: in buona parte grazie alla sua leadership, un vertice che a
un certo punto sembrava sull'orlo del disastro alla fine ha prodotto risultati.
Per il presidente americano, la seconda tappa del primo viaggio europeo, dopo il G20 di Londra, è un successo, personale ma anche di contenuti. Ieri,
il vertice dell'Alleanza atlantica è riuscito a eleggere il nuovo segretario
generale, Anders Fogh Rasmussen, nonostante la prolungata contrarietà turca. In
più, dieci Paesi hanno deciso di mandare più truppe in Afghanistan in vista
delle elezioni di agosto. La nomina del segretario generale ha preso la
maggioranza del tempo del vertice organizzato da Germania e Francia in
occasione del 60Ú anniversario della nascita della Nato. Su 28 Paesi membri, 27
appoggiavano l'attuale primo ministro danese Rasmussen, la Turchia era
contraria. Il primo ministro di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, sosteneva che non
era un uomo di pace perché non aveva criticato la pubblicazione delle vignette
contro Maometto da parte di un giornale danese nel 2006 e perché non ha chiuso
un'emittente curda, Roj Tv, che trasmette dalla Danimarca e attacca il governo
turco. La mediazione di Obama è iniziata durante la cena di venerdì: ha
proposto di rinviare la decisione di qualche ora dopo avere ascoltato il discorso
convincente di Rasmussen, nel quale il danese prometteva aperture verso
tematiche care a turchi e mondo islamico. Poi, ieri, Obama ha parlato a lungo
con il presidente della Turchia, Abdullah Gül. Quando è rientrato, sorridente,
nella sala della riunione ha raccontato il suo consigliere per la sicurezza
nazionale, il generale James Jones tutti gli hanno stretto la mano.
Conclusione: dal 1Ú agosto Rasmussen prenderà il posto fino a oggi occupato da
Jaap de Hoop Scheffer. Da Istanbul, Erdogan ha fatto sapere di avere accettato
la nomina grazie alle «garanzie» date da Obama. Tra queste, anche la promessa
che un turco andrà al vertice dell'Alleanza, probabilmente nell'ufficio del
vicesegretario generale, e che nel comando militare entreranno nuovi ufficiali
turchi. Contrattazioni e merci di scambio, insomma. Alcune indiscrezioni dicono
che la Turchia abbia anche ottenuto altro: lo sveltimento di alcune procedure
per l'ingresso nell'Unione Europea e la promessa di una sua entrata nel--
l'Eda, l'Agenzia di difesa europea. Su questo, però, ci sono dubbi, anche
perché Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono contrari all'ingresso di Ankara
nell'Unione. La possibilità accennata ieri che alla Turchia sia anche stata
garantita la chiusura o lo spostamento in altro Paese della Roj Tv è stata
precisata da Rasmussen: ciò avverrà solo se sarà dimostrato che la tv compie
attività di terrorismo. Sul fronte dell'impegno in Afghanistan, Obama ha
ottenuto dai membri non americani dell'Alleanza secondo cifre fornite da lui
stesso 3.370 soldati in più da schierare su basi temporanee in occasione delle
elezioni di agosto. Inoltre, più di un migliaio tra addestratori e personale
civile e 600 milioni di dollari. L'Italia contribuirà in misura maggiore
rispetto ai 250 militari già annunciati: le truppe saranno 400, alle quali si
aggiungeranno tre elicotteri con equipaggio e personale finalizzato a istruire
le forze di sicurezza afghane. In tutto, 524 persone. Alla fine, tutti
soddisfatti. Le garanzie La promessa che un turco andrà al vertice
dell'Alleanza e che nuovi ufficiali turchi entreranno nel comando militare
Danilo Taino
( da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 05/04/2009 - pag: 8 Cgil in piazza, fischi al
premier Epifani: ora un tavolo sulla crisi «Siamo 2,7 milioni». Il Cavaliere:
il Viminale dice 200 mila, siete comunisti Il leader cgil ribadisce: «L'accordo
separato un errore gravissimo» Berlusconi ironico: il tavolo? In testa glielo
do... ROMA Tutti hanno in mente quel 23 marzo 2002, è inevitabile: i tre
milioni in piazza con Cofferati a difesa dell'articolo 18, anche allora c'era
Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. La Cgil torna al Circo Massimo e rischia
grosso coi numeri: questo, Guglielmo Epifani, lo sa. Quattro aprile 2009,
«Futuro Sì Indietro No», cinque cortei a Roma e una sola parola d'ordine per
precari, disoccupati, cassintegrati, famiglie in difficoltà, pensionati,
studenti, lavoratori immigrati. Gli organizzatori alla fine non hanno dubbi:
«Siamo 2 milioni e 700 mila», ma per la questura i manifestanti sono appena
«200 mila» e il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, più tardi
non si farà pregare: «Una scampagnata in più che non fa male... ». La crisi
mondiale incombe, «lunga e profonda» dice Epifani dal palco. E «il presidente
del Consiglio...», ma il segretario della Cgil stavolta non fa in tempo a
terminare la frase, perché il Circo Massimo diventa una bolgia, l'evocazione
del Cavaliere produce fischi e insulti. S'alza un coro: «Mister Obamaaaa», come Berlusconi al G20. Diventa un
tormentone. Poi Epifani riprende e questo è il passaggio centrale del suo
discorso: «Il presidente del Consiglio prima di partire per Londra ha parlato
di un impegno sociale e di un patto globale contro la crisi. Chiediamo allora
formalmente al presidente del Consiglio, se le sue parole sono dette con
sincerità, di aprire un tavolo vero sulla crisi. Non è una sfida, ma un
invito ». Il governo, però, in serata risponde picche. Berlusconi, da Praga, è
durissimo. Prima si concede una battuta scherzosa con i cronisti («Il tavolo?
In testa glielo do...»), poi affonda: «Hanno detto che erano due milioni e
invece il ministero dell'Interno fa sapere che non raggiungevano i 200 mila. Il
tavolo ci sarà, ma chi va in piazza e dice esattamente il contrario delle cose
che ho annunciato io, mi fa venire da dire che con i sordi non si può parlare».
Il premier, infine, replica aspro ai fischi del Circo Massimo: «Questo è il
sistema comunista che ancora vige in Italia. Non sono cambiati. Persone che
dicono io odio Berlusconi, Berlusconi è il ghigno del male... ». Anche per il
ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, la manifestazione della Cgil è
«politicamente e numericamente fallita ». E la richiesta di un tavolo sulla
crisi risulta «pretestuosa », perché il governo ha «sempre praticato il dialogo
». Pronta la replica del sindacato di Corso Italia: «Ma Sacconi ci vede bene?
Oppure la faziosità gli ha annebbiato la vista? Chiunque era presente ha potuto
constatare senza sforzi l'entità della manifestazione. La prossima volta il
ministro potrebbe venire a verificare di persona. Se vuole polemizzare con la
Cgil è bene che cerchi altri argomenti ». Intanto, però, la crisi aggredisce le
fabbriche, ingenera rabbia, basta sentire i cori di chi sfila, Pomigliano,
Indesit, Termini Imerese, Ilva, Atesia: «Il vero criminale è il capitale». Al Circo
Massimo viene osservato un minuto di silenzio per i morti sul lavoro e i
clandestini vittime degli sbarchi («Grazie a Napolitano - dice Epifani - per
l'impegno sul tema della sicurezza »). Il segretario lancia un messaggio chiaro
anche a Cisl e Uil: «La crisi ci chiede di restare uniti». A Confindustria:
«L'accordo separato è stato un gravissimo errore». E questa sì che è una sfida:
«Noi siamo pronti a un referendum unitario con esito vincolante» con Cisl e Uil
sulla riforma contrattuale. Un discorso di un'ora che scalda i cuori: «Col
compenso dei 100 manager italiani più importanti si possono pagare i salari di
10 mila lavoratori... ». Alla fine dal palco parte «Bella Ciao». Cantano tutti.
La protesta Il lancio della scarpa da parte degli studenti al ministero
dell'Istruzione Il cantante Guglielmo Epifani ieri con Shel Shapiro, che si è
esibito sul palco Fabrizio Caccia
( da "Giornale.it, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
n. 82 del 2009-04-05
pagina 2 Bonanni: "Migliaia di lavoratori usati per la campagna
elettorale" di Gian Battista Bozzo Il leader della Cisl: "Epifani ha
unidea di sindacato ottocentesca Loro cercano voti, noi soluzioni concrete per
superare la crisi" Fra una marcia e una protesta, il segretario della
Cgil, Guglielmo Epifani, ha trovato anche qualche minuto per invitare Cisl e
Uil a ritrovare lunità sindacale, perché – ha detto – per
affrontare la crisi cè bisogno «di tutto e tutti». Raffaele Bonanni, lei
è parte diretta in causa: che cosa ne pensa? «Che in un Paese – risponde il
segretario generale della Cisl – ci siano quelli che marciano e protestano, e
poi ci siano quelli che fanno le cose concrete, è unidea che non mi convince. Nelle
società complesse come la nostra, il compito di ciascuno è di mettere il suo
mattone per costruire qualcosa di positivo. Questo è vero in tempi normali, figuriamoci in
circostanze eccezionali come quelle che viviamo oggi. Nei momenti di crisi la
cooperazione è essenziale». Ci fa un esempio di buona cooperazione? «Gliene
faccio due, ammortizzatori sociali e piano casa. In entrambi i casi la Cisl ha
detto che si trattava di scelte che andavano nella direzione giusta; però abbiamo
subito aggiunto che non sarebbero state efficaci se non si fosse cercata, e
trovata, la collaborazione fra governo centrale e governi regionali, anche se
di diverso colore politico. Il governo lo ha fatto, e si sono trovate le
soluzioni. Questo è lo spirito costruttivo che ci interessa, mentre non ci
interessano le contrapposizioni. Dobbiamo essere tutti un po
più uniti di fronte a una crisi che inietta incertezze nel Paese». Sembra, al
contrario, che Epifani vi voglia vedere «uniti nella lotta». «è unidea da sindacato
ottocentesco, quello delle barricate e delle cariche di Bava Beccaris, non da
sindacato moderno. Nelle società evolute, e quindi anche in Italia, ognuno di
noi può fare qualcosa: lo abbiamo visto con gli ammortizzatori e il piano casa. Rispetto a quelle della Cgil, le
nostre opinioni sono diverse e distanti. Loro inseguono i risultati elettorali,
non i risultati per la comunità: la piazza viene utilizzata a fini politici,
non sindacali. Di fatto questa manifestazione è lapertura della campagna elettorale». Come fa a
dirlo con tanta sicurezza? «Sa come si riconoscono gli obiettivi sindacali?
Devono avere requisiti precisi. Intanto, devono essere costruiti con il
concorso di tutto il mondo del lavoro, e non di una sola parte. Poi, proposte e
obiettivi non devono poter essere accusabili di aver natura politica, né devono
essere demagogici. Vede, il sindacato non è la bocciofila, non deve esser
capace soltanto di urlare: questo lo sa fare anche mio zio. Il sindacato deve
portare a casa risultati concreti, non può dire ai lavoratori: volevo tutto,
però non mi hanno dato niente. Cisl e Uil lavorano per trovare soluzioni,
magari parziali e limitate, ma pur sempre soluzioni. E la gente lo ha
riconosciuto». Laltra richiesta che vi rivolge Epifani è di un referendum generale sulla
riforma dei contratti di lavoro, firmato nello scorso gennaio. Probabilmente
con lidea, o la speranza, che dal voto arrivi una bocciatura. «Che i
lavoratori si debbano pronunciare, a valle, sulle decisioni prese dai gruppi dirigenti eletti è unidea
obsoleta. è come se un sindaco o un presidente di Regione dovesse sempre
chiedere ai suoi cittadini la loro opinione attraverso i referendum. è un modo
di pensare davvero singolare, con questo sistema del “ricorso allagorà” dovremmo mobilitare ogni volta
milioni di persone. Prendo anche atto che il leader del Pd, Franceschini,
condivide la riforma contrattuale sottoscritta da Cisl, Uil e da tutte le
associazioni imprenditoriali. No, è solo un modo di buttarla in demagogia, e in
politica. Se poi Epifani ha problemi suoi nello scegliere luna
o laltra strada, può sempre farsi giudicare dallinterno. Ci sono i
congressi per attribuire le responsabilità». Alla riunione dei ministri
finanziari europei di Praga, Giulio Tremonti ha detto: è meglio avere i lavoratori in fabbrica che
per la strada, prevenire è meglio che curare. «Questa è sempre stata la nostra
opinione, e per questo la Cisl ha tanto insistito sui contratti di solidarietà
e su tutte le altre forme di intervento per mantenere i posti di lavoro.
Bisogna guadagnare i soldi lavorando, rimanendo ancorati ai posti di lavoro.
Questo ci renderà più forti, una volta che usciremo dalla crisi. Chiediamo al
governo di parlare di questi temi in un incontro di tutte le parti sociali, al
più presto, prendendo spunto dalle importanti decisioni
prese al G20 di Londra». A proposito, lei ha partecipato alla parte sindacale
del summit londinese: che impressione ne ha tratto? «è stato un vertice
importante, non ho dubbi in proposito. E vorrei anche ricordare che il
documento approvato dai sindacati di tutto il mondo prende spunto dal global
social pact di Angela Merkel e di Giulio Tremonti». © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Ammettiamolo: questo
viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama.
La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga
accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della
perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti
e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine
settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una
donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua
straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti,
possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era
viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le
proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov,
però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica
nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il
crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente
terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio
ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile,
a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i
compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20
è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto
l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice
della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati
per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento
di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse
settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli
europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no,
senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata
improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala.
Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà
intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi
finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha
bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere
un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore,
dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici
- G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di
negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre
il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà
transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov,
verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi
del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il
mondo, germania, francia Commenti ( 2 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti
Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti,
molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama
ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e
speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse
hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come
previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è
l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi,
saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli
hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora
stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci
saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora,
ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio,
deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto
le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset
tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i
Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora
lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul
Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio
mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa,
ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come
Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà
effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano
generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da
1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più
urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è
irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il
mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno
il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non
hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite
colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro
i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè
affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20
si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel
tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo
ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il
tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale?
Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli
usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 40 ) » (4
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Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine
di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle
banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e
un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi
frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un
altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama
dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena
del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di
Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini?
Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale.
Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico
oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la
seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta
contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che
le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli
spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli
animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime.
Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi
siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi
d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste,
giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e,
purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che
negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato
inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un
decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta
finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi
non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti
difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da
imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona
notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama,
spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie
nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti,
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2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar
09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più
paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei
venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti
fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti,
che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione
degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le
riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza
sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a
nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America
e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso
di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non
secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato
misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà,
toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30%
del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno
della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli
Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro
e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che
"Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del
pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra
mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà
un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da
sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti
pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui
economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo
l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà
inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a
poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe
al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da
indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così
debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a
Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio
di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo
non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi
si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a
un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della
crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli
usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 50 )
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un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene.
E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di
riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira
e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi
meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista
(ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un
centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo
stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti,
Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd,
che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha
saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post
comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di
appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia
e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà
riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai
militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta
sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc,
che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli
elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca
sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto
in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti,
il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar
09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo
parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto
colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la
lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru
economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i
fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri
durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato
questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari)
siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè
rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima
reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il
personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i
torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di
mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma
ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano
il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei
derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità
di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e
agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle
quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono
profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono
una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è
no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così
vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i
movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni.
Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro
che passa da
( da "Repubblica.it"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Cominciata male a
Strasburgo, la giornata di Silvio Berlusconi statista internazionale finisce
malissimo a Praga. Al vertice Nato il capo del governo si presenta con il
telefonino all'orecchio lasciando la cancelliera Merkel ad attenderlo sulle
rive del Reno e disertando la cerimonia solenne di commemorazione per i caduti
della Nato, tra cui parecchi soldati italiani. A Praga, dove domani si terrà
l'incontro Ue-Usa, il presidente del Consiglio lascia esplodere la sua rabbia
contro l'informazione. Se la prende, lui che è maestro delle tecniche
televisive, contro i video che ripropongono fedelmente su internet le sue gesta
maldestre sulla scena mondiale. E minaccia, lui che è proprietario di
televisioni e giornali, di lanciare campagne di boicottaggio contro la stampa,
colpevole di non riproporre la realtà come piacerebbe a lui. Dopo aver
ripetutamente violato la forma e la sostanza delle regole di politica
internazionale, Berlusconi finisce così anche per violare la forma e la
sostanza della libertà di informazione. I due errori sono più strettamente
connessi di quanto si possa credere. Sarebbe infatti ingenuo pensare che il
presidente del Consiglio abbia accumulato in pochi giorni un così straordinario
numero di gaffe e di figuracce internazionali solo per insipienza. Unico
esponente del G8 a non aver potuto incontrare Obama, incapace di acquisire
credibilità tra i propri pari, ha adottato la tecnica della rottura del
protocollo, per poter vendere almeno qualche scampolo di visibilità sul fronte
interno, che è poi l'unico che gli interessi veramente. Per farlo, però,
avrebbe bisogno di un controllo pressoché totale sull'informazione di casa
propria. E poiché non riesce ad ottenerlo, poiché nell'era di internet e
dell'informazione globale neppure il monopolio televisivo basta a garantirgli
l'impunità, lascia libero corso alla propria ira pronunciando anatemi contro la
stampa. OAS_RICH('Middle'); Bisogna riconoscere che Berlusconi ha motivo di
essere deluso. Il suo nuovo corso di statista mondiale era stato messo in scena
con straordinario senso di opportunismo. Il G20 sancisce una ritrovata unità tra i Grandi del Pianeta?
Berlusconi è prontissimo ad inseguire il presidente americano al grido di
"Mr. Obama!" e a costringerlo ad una foto-ricordo con il russo Medvedev
che farà la prima pagina di tutti i giornali. I leader della Nato
decidono che devono superare il veto turco e uscire dal vertice di Strasburgo
con un accordo sulla nomina di Rasmussen? Berlusconi viola tutti i protocolli e
i più elementari criteri di buona educazione per farsi riprendere dalle
televisioni di tutti il mondo mentre telefona, in diretta, al primo ministro
turco Erdogan per perorare la causa di Rasmussen. Poco importa che, nonostante
i sorrisi di Obama e Medvedev nella foto-ricordo, la situazione dell'economia
mondiale resti grave, o che il riavvicinamento dei rapporti tra Russia e Stati
Uniti non abbia certo bisogno dei buoni uffici di Berlusconi. Poco importa che,
per riconoscimento congiunto dei turchi e degli americani, l'accordo sul nome
di Rasmussen sia arrivato dopo due colloqui, venerdì sera a Baden Baden e ieri
mattina a Strasburgo, tra Obama e il presidente turco Gul, cui ha partecipato
nella fase finale lo stesso Rasmussen. Quello che interessa a Berlusconi, nella
stessa implacabile logica televisiva con cui ha conquistato la politica
italiana, è l'effetto annuncio. Lascia Londra rivendicando un suo ruolo nel
riavvicinamento tra Usa e Russia. Lascia Strasburgo proponendosi come il vero
deus ex machina dietro l'elezione di Rasmussen. Le foto, le sequenze
televisive, sono la prova di quanto afferma. Al teatrino della politica
trasferito su scala internazionale non occorre altro. E peccato se, per
ottenere l'effetto "mosca cocchiera", Berlusconi è disposto a
sacrificare il contributo reale, certo più modesto, che magari ha
effettivamente offerto, come il rafforzamento del nostro contingente in
Afghanistan o l'opera di persuasione che può aver esercitato sul suo amico
Erdogan. Naturalmente il capo del governo non è contento quando la stampa
riferisce la costernazione del resto del mondo di fronte alle sue imprese.
"Con voi giornalisti non parlo più, perché io lavoro per l'Italia e voi
lavorate contro l'Italia" aveva dichiarato già venerdì sera a chi lo
attendeva al rientro in albergo. Ma questa logica televisiva dell'apparire a
tutti costi, anche pagando il prezzo di brutte figure fa davvero bene al Paese?
O fa bene solo al capo di governo e alla sua perenne ricerca di applausi
domestici? Sarebbe bello se, almeno quando varca i confini nazionali, il
presidente del Consiglio ricordasse che le due istanze, il suo interesse e
quello dell'Italia, possono anche non coincidere. La libertà di stampa, invece,
coincide sicuramente con l'interesse di una democrazia. Perché la cronaca non è
diffamazione e la critica non è calunnia. (5 aprile 2009
( da "AmericaOggi Online"
del 05-04-2009)
Argomenti: G 20
Ue-Usa:
dopo G20 e Nato, Obama incanta Praga
05-04-2009 PRAGA. In agenda c'é il rafforzamento dei legami euro-americani, la
lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera. Ma il piatto forte
della giornata di domani a Praga sarà ciò che precederà l'evento ufficiale, il
vertice Ue-Usa.
L'attenzione infatti è già tutta rivolta al discorso che Barack Obama terrà
alle dieci del mattino nella splendida piazza del castello. Un evento pubblico
per il quale sono attese migliaia di persone. Potente ma discreta la sicurezza
predisposta: i controlli sono delegati ad un mare di agenti in divisa e da
altrettanti uomini del secret service sparsi tra la gente. Gli operai della
repubblica più "americana" del Vecchio continente hanno montato
l'enorme palco al centro della più antica fortezza medievale del mondo al ritmo
di musica "yankee" - molto Bruce Springsteen - che veniva sparata
dalle casse. Gli stessi diffusori che domani serviranno a diffondere la
retorica obamiana in ogni angolo del castello. Una scelta di grande suggestione
che incoronerà simbolicamente 're' Obama, diventato ormai in Europa un'icona
dell'appeal e del cambiamento, più simile ad una rock star che all'immagine
tradizionale dei politici europei. Il successivo ben più severo appuntamento al
centro congressi di Praga - con le desuete "foto di famiglia", il
pranzo di lavoro ed i "giri di tavolo" della liturgia verticistica
europea - verrà quindi oscurato dalla scesa in piazza del presidente Usa. Già
oggi i tantissimi turisti che affollavano il complesso del castello di Praga,
complice una assolata giornata primaverile, chiedevano informazioni alla
sicurezza su quale fosse il posto migliore per "vederlo" e a che ora
fosse esattamente lo show. Ma non sarà un concerto rap, e le attese per il
discorso di Obama sono alte. Forse il presidente statunitense parlerà anche
dello scudo spaziale, spiegando così finalmente ai fedelissimi alleati cechi se
il progetto simbolo dell'era Bush sarà veramente archiviato in nome delle
relazioni con la Russia. Dopo aver puntellato il traballante edificio
dell'economia mondiale con il G20 di Londra ed aver
fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il vertice Nato
di Strasburgo, Barack Obama vuole incantare anche Praga. E domani avrà modo di
farlo dando lezioni di "green economy", spiegando ai suoi alleati
europei come fare della difesa dell'ambiente un business che stimoli la
ripresa. Tutti di corsa a Praga, quindi. Quasi a voler carpire i segreti della
ricetta a stelle e strisce per non perdere il treno dell' "economia
verde". L'appuntamento di domani conferma l'esistenza di una sorta di
'summit-mania', che si spiega certo con la gravità della crisi in atto, ma che
l'effetto-Obama ha amplificato. Naturalmente i principali nodi di politica
estera saranno affrontati nel vertice Ue-Usa: a partire dalla crisi afghana,
dal ruolo dell'Iran e naturalmente dal Medio Oriente. A Praga i 27 potranno
anche esplorare la lettura che la Casa Bianca dà ai risultati delle elezioni in
Israele, che tanto preoccupano il mondo arabo. Ma soprattutto di Afghanistan si
parlerà domenica al castello di Praga: sarà il premier Silvio Berlusconi ad
introdurre il tema con una relazione sulle prospettive dell'area centrata su
Afghanistan e Pakistan. Un tema importante per l'Italia che ha già annunciato
che metterà a disposizione degli alleati 524 uomini in più in vista delle
prossime elezioni presidenziali di agosto, raggiungendo così la cifra totale di
oltre 3000 uomini dispiegati sul terreno.
( da "Monde, Le" del
05-04-2009)
Argomenti: G 20
La non-prolifération
nucléaire selon Barack Obama LEMONDE.FR avec AFP | 05.04.09 | 09h41 * Mis à
jour le 05.04.09 | 09h53 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez :
AFP/JOE KLAMAR M. Obama va prononcer dans la matinée un discours, le seul de sa
tournée européenne, dans lequel il compte offrir le dessein d'un "monde
sans armes nucléaires" à terme, a indiqué la Maison Blanche Le président
américain Barack Obama veut proposer, dimanche 5 avril, à Prague de relancer
les efforts contre la prolifération de l'atome en vue d'aboutir à un monde
"sans armes nucléaires", en condamnant comme une "provocation"
le lancement le même jour d'une fusée nord-coréenne. M. Obama, qui se trouve
dans la capitale tchèque pour participer à un sommet avec les dirigeants de
l'Union européenne, souhaite d'abord que son pays montre l'exemple en obtenant
la ratification par le Sénat américain du traité d'interdiction complète des
essais nucléaires (CTBT). Le traité a été déjà ratifié par 148 pays et
n'entrera en vigueur que lorsqu'il l'aura été par les Etats-Unis, la Chine,
l'Inde, le Pakistan, Israël, l'Iran, l'Egypte, l'Indonésie et la Corée du Nord.
Les Etats-Unis n'ont pas effectué de test nucléaire depuis 1992. Sur le même
sujet Portfolio Strasbourg : les manifestations dégénèrent Cadrage La
non-prolifération nucléaire selon Barack Obama Compte rendu Trois cent
interpellations à Strasbourg Compte-rendu Le sommet de l'OTAN s'achève sur un
consensus Zoom L'Europe face au nouveau leadership américain Les faits Anders
Fogh Rasmussen sera le prochain secrétaire général de l'OTAN Edition abonnés
Dossier : Les nouvelles frontières de l'OTAN Sur le même sujet Cadrage La
non-prolifération nucléaire selon Barack Obama Les faits Le Luxembourg et la
Belgique ont du mal à accepter leur inscription sur la liste "grise"
de l'OCDE Les faits Au moins huit morts dans un attentat au Pakistan Reportage
Le calme perdu du village de Couy, après la disparition d'un couple homosexuel
Zoom Alger se prépare sans passion à la réélection attendue du président
Bouteflika pour un troisième mandat M. Obama va prononcer dans la matinée un
discours, le seul de sa tournée européenne, dans lequel il compte offrir le
dessein d'un "monde sans armes nucléaires" à terme, a indiqué la
Maison Blanche. Il veut y annoncer son intention dans l'immédiat de négocier un
nouveau traité international capable "de mettre fin de manière vérifiable
à la production de matériaux fissiles et d'armes nucléaires", selon le
communiqué. Les Etats-Unis, le Royaume-Uni et la Russie ont déjà déclaré un
moratoire sur la production de matériaux fissiles destinés aux armes
nucléaires. Le nouveau traité envisagé par le président américain viserait à
inclure aussi la Chine, l'Inde et le Pakistan. M. Obama a également l'intention
d'appeler à la tenue d'un sommet mondial sur la sécurité nucléaire afin de
discuter des moyens de sceller de nouveaux partenariats en vue d'empêcher la
prolifération des armes ou matériaux nucléaires, a précisé la Maison Blanche.
Il veut enfin confirmer sa volonté, annoncée mercredi à Londres lors d'une
rencontre à Londres avec le président russe Dmitri Medvedev, de relancer les négociations
avec Moscou sur le traité START-1, conclu pendant la guerre froide, qui prévoit
une réduction des arsenaux nucléaires des deux pays et arrive à échéance en fin
d'année. Les questions nucléaires ont quelque peu relégué au second plan le
sommet avec l'Union européenne auquel M. Obama doit participer à la mi-journée.
Il s'agit de la troisième étape de sa première tournée européenne, aux allures
d'offensive de charme, après le sommet du G20 et celui de l'Otan où il a obtenu le soutien de l'alliance à sa
stratégie en Afghanistan. Les dirigeants de l'UE veulent profiter de l'occasion
pour demander à M. Obama de faire davantage d'efforts dans la lutte contre le
réchauffement climatique, en vue de la conférence de Copenhague en fin d'année
sur l'après-Kyoto.
( da "Avvenire" del
05-04-2009)
Argomenti: G 20
MONDO 05-04-2009 il
vertice Ue-Usa a Praga L'obiettivo è il rilancio delle relazioni Resta
l'incognita sullo Scudo spaziale DA PRAGA GIOVANNI BENSI I l presidente
americano Barack Obama è giunto ieri sera a Praga verso le 18, un po' in
ritardo sul programma, per il vertice Usa- Ue di oggi. L'agenda della sua
permanenza nella capitale ceca prevede incontri bilaterali con il presidente
Václav Klaus, l'ex presidente Václav Havel ed il premier Mirek Topolánek che,
sfiduciato dal Parlamento, è dimissionario. Ma la Repubblica Ceca è anche
presidente di turno dell'Unione europea, ed è proprio in questa situazione
sfavorevole che Obama incontrerà i leader dei 27 Paesi dell'Ue. Al centro del
dibattito la ricerca di una formula per rilanciare le relazioni transatlantiche,
che erano diventate alquanto tese durante gli otto anni di George W. Bush e che
oggi saranno al centro del discorso pubblico di Obama. Sarà all'ordine del
giorno anche l'individuazione di comuni strategie per affrontare i mutamenti
climatici. Si tratta di un tema che la precedente Amministrazione americana
considerava di minore importanza, ma che invece sta molto a cuore a Obama: egli
crede nell' «economia verde» e ha già avviato passi in tal senso negli Usa. Si
parlerà anche della sicurezza energetica e dei rapporti con la Russia, oltre
che dei problemi della difesa e del disarmo. Forse Obama a Praga chiarirà la
sua posizione sul progetto di Scudo spaziale ereditato da Bush. Ma è
improbabile che una decisione in materia sia annunciata in questa occasione. Lo
scudo dovrebbe essere installato in Polonia ( dieci intercettori) e in
Repubblica Ceca (una stazione radar). Il piano irrita la Russia e ha anche
molti oppositori a Praga (sondaggi parlano del 70% di contrari). Il presidente americano incontrerà i vertici cechi e con gli europei parlerà
anche del cambiamento climatico LE ULTIME DUE TAPPE ALLA SCOPERTA DELLA VECCHIA
EUROPA Si concluderà martedì in Turchia la prima visita di Obama in Europa
iniziata mercoledì con il G20 di Londra e i vertici bilaterali
con Hu Jintao e Dmitrij Medvedev. Oggi il leader statunitense è a Praga per il
vertice con l'Unione europea.
( da "Monde, Le" del
05-04-2009)
Argomenti: G 20
Le Royaume-Uni face
à la pire récession depuis 1945 LEMONDE.FR avec AFP | 05.04.09 | 12h58 * Mis à
jour le 05.04.09 | 12h58 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez :
La récession en Grande-Bretagne "est pire que ce à quoi le gouvernement
s'attendait" et le pays risque de ne pas retrouver la croissance avant la
fin 2009, déclare le ministre britannique des finances, Alistair Darling dans
un entretien, dimanche 5 avril, au Sunday Times. Sur le même sujet Compte rendu
Le Royaume-Uni face à la pire récession depuis 1945 Enquête L'indéfendable Sir
Fred Infographie Royaume-Uni : la cinquième puissance industrielle au monde
Edition abonnés Archive : L'Angleterre fait encore grise mine Le chancelier de
l'Echiquier a indiqué qu'il serait contraint de réviser ses prévisions
économiques à la baisse, lors de la présentation du budget le 22 avril, les
chiffres de l'économie britannique des trois premiers mois de l'année n'étaient
pas encore disponibles. "On pense qu'ils seront mauvais, parce que si on
fait un tour d'horizon dans le monde, on ne peut rien dire d'autre",
a-t-il convenu. "Je pensais qu'on verrait la croissance dans la deuxième
moitié de l'année", a-t-il poursuivi. "Je pense (maintenant) qu'il
faudra attendre la fin de l'année, ou le début de l'année prochaine, avant
qu'on ne commence à voir la croissance ici." Selon le Sunday Times, M.
Darling pourrait annoncer le 22 avril une contraction de l'économie de 3 % en
2009, ce qui serait la pire baisse depuis 1945, et correspondrait à trois fois
la prévision qui figurait dans le pré-budget de novembre. Interrogé dimanche
matin sur ce chiffre par la BBC télévision, M. Darling a refusé de le confirmer
mais a souligné que le commerce britannique serait très affecté par les
difficultés économiques de l'Asie. "Si vous regardez ce qui s'est passé,
la récession depuis l'automne dernier a été bien plus
intense que les gens, nulle part dans le monde, ne l'attendaient", a-t-il
répété. Evoquant l'accord conclu lors du sommet du G20 jeudi à
Londres, susceptible de stimuler l'économie mondiale, M. Darling a jugé que son
importance ne pouvait pas être minimisée mais que l'on devait aussi "être
réaliste".