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CRONOLOGICA

 

 


Report "G20"   5-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: G20

Vertice Nato: la Merkel lo aspetta, ma Berlusconi è impegnato al telefono ( da "Corriere.it" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Non faccio più conferenze stampa d'ora in poi». Il premier non ha precisato il motivo della sua irritazione, ma a contrariarlo sarebbero stati alcuni articoli sul G20 di Londra e sulla presunta gaffe con la regina Elisabetta, poi smentita. stampa |

Il premier e quei gesti pop : ( da "Corriere.it" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: allora, adoperare al G20 le battute di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa Bianca «un tipo con lo sguardo acchiapponico», eccolo stringere a sè in un abbraccio il presidente americano e quello russo, e addirittura gridare «mister Obamaaa...» alla photo-opportunity con la regina Elisabetta.

e il g20 cancellò mister greenspan ( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Economia e il g20 cancellò mister greenspan Comincia a aumentare il numero di quelli che vedono, se non proprio la ripresa in arrivo, almeno qualche isolata rondine, venuta in avanscoperta e dietro alla quale è possibile che ci sia davvero il bel tempo. Intanto, mentre si guarda la rondine che plana sul davanzale di casa,

bufera su summers, milioni da un hedge fund - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: voluto dal G20 di Londra, insiste a lungo sull´importanza di una vigilanza macroprudenziale, così la chiama, su tutte le istituzioni che hanno una rilevanza sistemica. Annuncia per fine aprile un rapporto congiunto, il primo nel suo genere, che definisce e sviluppa la cornice operativa entro cui il suo «board» e il Fondo monetario internazionale potranno condurre una sorta di test,

caccia ai soldi degli evasori italiani nei paradisi un tesoro da 550 miliardi - ettore livini ( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 100 in Lussemburgo Di Tanno: "Dal G20 solo propaganda" ETTORE LIVINI MILANO - Gli italiani guadagneranno forse poco � al fisco nel 2006 hanno dichiarato 18.324 euro pro-capite � ma di sicuro risparmiano moltissimo: il tesoretto accumulato dai nostri concittadini oltrefrontiera, ben nascosto dietro il segreto bancario dei paradisi fiscali,

quelle ricette ipocrite - giorgio ruffolo ( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: malgrado il frequente cinguettio degli incontri internazionali (G8 G10 G20) non si vede traccia. Poiché una ristrutturazione della macchina così impegnativa sembra altamente improbabile, non rimane che essere ottimisti. Dopo un formidabile «pieno», la macchina ripartirà. Tranquilli, dunque: come diceva Badoglio, la guerra continua.

franceschini, un leader tra la gente "ci voleva un ex dc per fare la sinistra" - (segue dalla prima pagina) sebastiano messina ( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: e infatti quando gli viene subito una perfidia sul presidente del Consiglio: «Ho visto che al G20 ha scoperto che ci sono i disoccupati. Deve averglielo raccontato qualche capo di Stato straniero...». «Bravo!» grida un professore che lo stava ascoltando, e la parola passa ai manifestanti. Che si fanno fotografare con lui, gli chiedono autografi, gli danno consigli.

Vertice UE-USA a Praga. In agenda la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera ( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: economia mondiale con il G20 di Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il vertice Nato di Strasburgo, Barack Obama vuole incantare anche Praga. E oggi avrà modo di farlo dando lezioni di "green economy", spiegando ai suoi alleati europei come fare della difesa dell'ambiente un business che stimoli la ripresa.

Nato. La soddisfazione dei leader, le violenze dei black bloc a Strasburgo. Cronaca di un Vertice storico ( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: del vertice del G20 di Londra. La riunione di Strasburgo-Kehl, sul confine franco-tedesco, in una giornata carica di gesti simbolici, tiene a battesimo la nascita della nuova Nato, di un'organizzazione che, per più di un motivo, ieri ha trovato nuovi stimoli, nuove idee e anche due volti nuovi ai quali fare riferimento nei prossimi anni.

Il nuovo segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Berlusconi si prende il merito della nomina ( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: come dopo il G20 di Londra, quando le cronache avevano descritto altri strappi al protocollo. Stavolta nel mirino non ci sono solo i giornalisti italiani, che a notte fonda, di ritorno dalla cena inaugurale del summit a Baden Baden, Berlusconi aveva accusato di "lavorare contro il Paese", giurando che non avrebbe più parlato ai cronisti o fatto una conferenza stampa.

DI SOLITO i grandi vertici mondiali finiscono col deludere le aspettative che essi stessi avevan... ( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Non nel caso del recente G20. La crisi economica che sta colpendo davvero tutti ha spinto infatti verso una saggezza collettiva che da qualche tempo non si vedeva. Questa volta la paura è stata una saggia consigliera. Non che siamo di fronte a decisioni già completamente operative, ma è certo cominciato un cammino nella giusta direzione.

dal nostro inviato CERNOBBIO (Como) Il 2009 ormai è perso... ( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ritengo che se le misure politiche e le decisioni assunte dal G20 verranno implementate, possa esistere una buona opportunità di un'inversione di tendenza l'anno prossimo». Quali sono gli indicatori che ci possono confortare su una possibile ripresa? «Le previsioni si basano sulla supposizione che le riforme in tema di regolamentazione e di supervisione siano effettivamente adottate,

ROMA - Rieccoli in piazza i lavoratori Cgil, come al solito con fischietti, magliette e band... ( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: », le parole di Berlusconi al vertice del G20 attraversano l'immensa spianata come un'onda, diventano il tormentone della piazza. «Sono qui per protestare contro Berlusconi», Mariano Vano per far questo ha affrontato 34 ore di viaggio dalla provincia di Ragusa a Roma e ritorno, «ma ne valeva la pena».

CERNOBBIO - Quando si va in un ristorante o in un hotel si guardano prima le guide, come la M... ( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Il ministro ha paralto anche delle conclusionei del G20. Ha segnato «un punto importante e una voce forte» ma, ha aggiunto, «stiamo attenti perchè prima ci siamo fasciati la testa forse eccessivamente e adesso non vorrei che, per vedere per forza la fine della crisi, ci illudessimo». Un'ultima battuta sui dati relativi alle dichiarazioni dei redditi 2007,

Come superare l'inferno (della recessione) abolendo il paradiso (fiscale)? Come trovare, cioè, ... ( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: approfittando della recente "mini-rivoluzione" sulla fiscalità internazionale decisa al G20 londinese? La soluzione c'è, e deriva proprio dall'abolizione dei "tax havens", i 38 paesi offshore ormai messi al bando e finiti in una lista che, a seconda della impenetrabilità alle autorità fiscali straniere, è grigia o decisamente nera.

Come osservavo in precedenza non si tratta ancora di decisioni immediatamente esecutive ma d... ( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: rilevare la grande importanza che il comunicato del G20 ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi più poveri e all'impegno prioritario e specifico nei confronti dell'Africa Subsahariana. Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi dovuti. Non è semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di questi risultati migliori del previsto,

Nato, sì della Turchia a Rasmussen Afghanistan, altri 5 mila soldati ( da "Corriere della Sera" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: dopo il G20 di Londra, è un successo, personale ma anche di contenuti. Ieri, il vertice dell'Alleanza atlantica è riuscito a eleggere il nuovo segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, nonostante la prolungata contrarietà turca. In più, dieci Paesi hanno deciso di mandare più truppe in Afghanistan in vista delle elezioni di agosto.

Cgil in piazza, fischi al premier Epifani: ora un tavolo sulla crisi ( da "Corriere della Sera" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: come Berlusconi al G20. Diventa un tormentone. Poi Epifani riprende e questo è il passaggio centrale del suo discorso: «Il presidente del Consiglio prima di partire per Londra ha parlato di un impegno sociale e di un patto globale contro la crisi. Chiediamo allora formalmente al presidente del Consiglio, se le sue parole sono dette con sincerità,

Migliaia di lavoratori usati... ( da "Giornale.it, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: spunto dalle importanti decisioni prese al G20 di Londra». A proposito, lei ha partecipato alla parte sindacale del summit londinese: che impressione ne ha tratto? «è stato un vertice importante, non ho dubbi in proposito. E vorrei anche ricordare che il documento approvato dai sindacati di tutto il mondo prende spunto dal global social pact di Angela Merkel e di Giulio Tremonti»

Obama è il nuovo Gorbaciov?. ( da "Giornale.it, Il" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi.

L'ossessione del Cavaliere ( da "Repubblica.it" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Il G20 sancisce una ritrovata unità tra i Grandi del Pianeta? Berlusconi è prontissimo ad inseguire il presidente americano al grido di "Mr. Obama!" e a costringerlo ad una foto-ricordo con il russo Medvedev che farà la prima pagina di tutti i giornali.

Ue-Usa: dopo G20 e Nato, Obama incanta Praga ( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Ue-Usa: dopo G20 e Nato, Obama incanta Praga 05-04-2009 PRAGA. In agenda c'é il rafforzamento dei legami euro-americani, la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera. Ma il piatto forte della giornata di domani a Praga sarà ciò che precederà l'evento ufficiale, il vertice Ue-Usa.

La non-prolifération nucléaire selon Barack Obama ( da "Monde, Le" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: après le sommet du G20 et celui de l'Otan où il a obtenu le soutien de l'alliance à sa stratégie en Afghanistan. Les dirigeants de l'UE veulent profiter de l'occasion pour demander à M. Obama de faire davantage d'efforts dans la lutte contre le réchauffement climatique, en vue de la conférence de Copenhague en fin d'année sur l'après-Kyoto.

L'obiettivo è il rilancio delle relazioni Resta l'incognita sullo Scudo spaziale ( da "Avvenire" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: americano incontrerà i vertici cechi e con gli europei parlerà anche del cambiamento climatico LE ULTIME DUE TAPPE ALLA SCOPERTA DELLA VECCHIA EUROPA Si concluderà martedì in Turchia la prima visita di Obama in Europa iniziata mercoledì con il G20 di Londra e i vertici bilaterali con Hu Jintao e Dmitrij Medvedev. Oggi il leader statunitense è a Praga per il vertice con l'Unione europea.

Le Royaume-Uni face à la pire récession depuis 1945 ( da "Monde, Le" del 05-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: automne dernier a été bien plus intense que les gens, nulle part dans le monde, ne l'attendaient", a-t-il répété. Evoquant l'accord conclu lors du sommet du G20 jeudi à Londres, susceptible de stimuler l'économie mondiale, M. Darling a jugé que son importance ne pouvait pas être minimisée mais que l'on devait aussi "être réaliste".


Articoli

Vertice Nato: la Merkel lo aspetta, ma Berlusconi è impegnato al telefono (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

e ai giornalisti il presidente del consiglio spiega: «non parlerò più con voi» Vertice Nato: la Merkel lo aspetta, ma Berlusconi è impegnato al telefono Baden-Baden: mentre il Cancelliere lo attendeva il premier parlava con Erdogan sulla riva del Reno BADEN BADEN (GERMANIA) - Ancora un piccolo strappo diplomatico. Il premier Silvio Berlusconi è arrivato a Baden Baden, ma invece di dirigersi verso la cancelliera tedesca Angela Merkel, si e appartato sulla riva del fiume per telefonare. La Merkel ha ricevuto nel frattempo gli altri leader senza stringere la mano al premier italiano. I leader della Nato poi hanno attraversato la passerella sul Reno, con il cancelliere tedesco e il presidente Usa Barack Obama in testa, senza il presidente del Consiglio ancora impegnato nella telefonata fuori programma. I capi di Stato e di governo dell'Alleanza, accompagnati da una banda, sono stati accolti a metà della passerella dal presidente francese Nicolas Sarkozy. L'evento simbolico celebra la pacificazione franco-tedesca dopo le due guerre mondiali del ventesimo secolo. Berlusconi non ha partecipato neanche al minuto di silenzio per ricordare i caduti Nato, per ricongiungersi poi agli altri leader Nato solo per la seconda foto di gruppo della giornata. Berlusconi prima della foto, è parso scusarsi per il contrattempo con la Merkel e Sarkozy. TELEFONATA CON ERDOGAN - Alla fine però il governo rivelava anche il misterioso interlocutore che aveva costretto il premier a saltare il cerimoniale. Berlusconi era al telefono con il primo ministro turco Tayyip Erdogan. Lo riferivano per l'appunto fonti governative, spiegando che il colloquio del presidente del Consiglio e del premier turco verteva sul nodo del successore alla carica di segretario generale della Nato. Per la nomina del nuovo segretario della Nato era in pole position il (poi nominato) premier danese Anders Fogh Rasmussen. Su questa proposta erano concordi 27 membri della Nato su 28 ed era rimasto soltanto Erdogan ad opporsi alla nomina di Rasmussen. Da qui il tentativo di Berlusconi per sbloccare una situazione che sembrava a un passo dalla conclusione e che invece ancora non si era realizzata. Un pressing poi andato a buon fine (grazie soprattutto anche all'impegno di Obama) visto che Rasmussen è stato nominato segretario generale della Nato a partire dal prossimo primo agosto. «ERDOGAN HA DATO A ME VIA LIBERA» - E Berlusconi, rivendica il ruolo dell'Italia nell'accordo al vertice Nato che ha portato a superare le perplessità turche e a nominare il premier danese Rasmussen nuovo segretario generale della Nato. Il premier, incontrando i giornalisti al termine del vertice, ha infatti spiegato: «Erdogan mi ha dato l'accordo, poi ci siamo riuniti ancora e abbiamo proceduto alla nomina». Berlusconi ha anche spiegato di aver avuto mandato a fare da mediatore nella vicenda dallo stesso segretario della Nato, De Hop Scheffer, e che di questo la cancelliera tedesca Angela Merkel era informata. «NON PARLO PIU'» - Ma il premier in precedenza ai giornalisti che lo attendevano a tarda notte al rientro in albergo a Baden-Baden, dopo la cena di apertura del vertice Nato, si era rivolto così: «Non parlo più con voi. Io lavoro per l'Italia e voi contro. Non faccio più conferenze stampa d'ora in poi». Il premier non ha precisato il motivo della sua irritazione, ma a contrariarlo sarebbero stati alcuni articoli sul G20 di Londra e sulla presunta gaffe con la regina Elisabetta, poi smentita. stampa |

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Il premier e quei gesti pop : (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Sette giorni La strategia per non apparire algido al suo elettorato Il premier e quei gesti pop : «Sembra un amico tra amici» Le scelte mediatiche di Berlusconi durante i vertici internazionali Come si fa a stringere la mano di Obama senza dare le spalle alla casalinga di Voghera? Come si fa a discutere con Sarkozy senza smettere di parlare con il pensionato di Palermo? Questo è il problema di Berlusconi, muoversi tra i potenti della terra e al tempo stesso restare sul predellino dell'auto in mezzo ai suoi elettori, «il mio popolo». Ecco l'origine delle ormai famose gaffe che il premier ripete ad ogni appuntamento internazionale: un misto di spontaneità e di strategia mediatica elaborata da diabolici spin doctor. Il Cavaliere si fa «pop» per scongiurare il rischio di apparire algido, per evitare che si crei una cesura con l'opinione pubblica, una distanza che per uno come lui - in campagna elettorale permanente - potrebbe ripercuotersi sugli amatissimi sondaggi. Eccolo, allora, adoperare al G20 le battute di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa Bianca «un tipo con lo sguardo acchiapponico», eccolo stringere a sè in un abbraccio il presidente americano e quello russo, e addirittura gridare «mister Obamaaa...» alla photo-opportunity con la regina Elisabetta. Così il Cavaliere interpreta se stesso: resta un potente, sì, ma da bar sport. «E non so se ci sia intenzionalità nei suoi gesti - dice Nando Pagnoncelli - però non c'è dubbio che gli effetti siano quelli. L'idea cioè di trasmettere un messaggio molto semplice al suo elettorato». L'ad di Ipsos sottolinea «suo elettorato» perché «le reazioni che Berlusconi suscita non sono univoche»: «Nella pubblica opinione di centrosinistra, infatti, provocano alzate di sopracciglio. Nell'area di centrodestra sono accolte con benevolenza». È da ricercatore che esamina «quelle che passano comunemente per gaffe», e che invece «interpretano l'umore popolare, e si saldano con un sentire diffuso»: «Tutti, per esempio, ricordano la sua frase sulla "superiorità della civiltà occidentale" che suscitò grandi polemiche. Ebbene, numeri alla mano quel concetto è largamente pensato dagli italiani». Il Daily Telegraph definisce il Cavaliere «il giullare» dei vertici, il democratico Bersani ironizza sul «ruolo da intrattenitrice» che ha avuto la delegazione italiana a Londra. Ed è vero che l'Italia non ha tenuto il banco al risiko del G20, e che il G8 della Maddalena rischia di non essere un appuntamento decisivo, come spera il premier. «Ma la sua foto con Obama e Medvedev - secondo Pagnoncelli - ha una potenza enorme»: «Quel gesto giocoso di Berlusconi ha trasferito l'idea che lui è un amico tra amici, che conta, e che perciò il nostro Paese conta». Berlusconi interpreta se stesso, «e noi vecchietti - sorride Giampaolo Pansa - passata la barriera dei settanta un po' sbrocchiamo. Tuttavia il rapporto che Berlusconi ha con l'opinione pubblica è fortissimo, la sinistra non se n'è ancora resa conto fino in fondo. Lui ha un solo nemico: la crisi economica. Per il resto è ormai un professionista della politica». Un professionista anomalo. Lo scandalo provocato a corte con il «mister Obamaaa...», si è rivelato uno spot, e non solo perché Buckingham palace ha smentito che Sua Maestà si sarebbe offesa, anzi si è divertita. Tutti i potenti, specie di questi tempi, hanno bisogno del consenso popolare. E con la sua trovata il premier ha offerto l'immagine di chi non adotta lo stile delle legazioni diplomatiche, ma fa discendere i suoi ragionamenti dalla digestione del linguaggio dei passanti incrociati per strada. Raccontano che dopo il siparietto fosse festante per aver strappato una citazione al presidente americano: «Mi ha detto di non avermi chiamato "Berlusconi" perché ancora non sa pronunciarlo. Dovrò educarlo a fargli dire "Silvio"». Invece Obama ha già imparato, perché l'ha cercato senza trovarlo, mentre si metteva in posa per un'altra foto: «Where is Bierluscone?». Ecco la vittoria del gaffeur di professione. «Ma quale gaffe...», tuona divertito Giuliano Ferrara: «Ma se Michelle Obama ha abbrancato la regina come fosse una vecchia compagna di scuola. La verità è che quel bauscia del Cavaliere ha fatto saltare il protocollo. È la vittoria sul perbenismo e sull'establishment. Così ha fregato tutti. Lo dico io che gli voglio bene, rischiamo di tenercelo per troppo tempo». Francesco Verderami stampa |

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e il g20 cancellò mister greenspan (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 22 - Economia e il g20 cancellò mister greenspan Comincia a aumentare il numero di quelli che vedono, se non proprio la ripresa in arrivo, almeno qualche isolata rondine, venuta in avanscoperta e dietro alla quale è possibile che ci sia davvero il bel tempo. Intanto, mentre si guarda la rondine che plana sul davanzale di casa, si cerca di riflettere. La prima riflessione riguarda il trenino della ripresa, che sembra già composto. E lo si vedrà quando saranno resi i noti del Pil del primo trimestre nelle varie aree. In testa a tutti ci sarà l´America che rischia di vedere il proprio Pil calare (nella peggiore delle ipotesi) del 7 per cento (dato annualizzato). L´Europa (che doveva cavarsela meglio) invece andrà giù dell´8 per cento e forse anche peggio. Poi ci sarà il Giappone, a proposito del quale è inutile fare previsioni perché da quelle parti può accadere di tutto. Se poi guardiamo al trenino europeo, ci sono le idee chiare solo per gli ultimi posti. Il vagone messo peggio è quello della Germania, e la cosa è comprensibile perché si tratta del più grande paese esportatore del mondo e questa non è esattamente la stagione degli esportatori (con la crisi globale dell´economia). Subito dopo la Germania, nel gruppetto di quelli che arrivano tardi alla ripresa, ci siamo noi, che dei tedeschi siamo una specie di filiale autonoma (e assai peggio organizzata). Data un´occhiata al trenino della ripresa (che si spera arrivi a fine anno), ci si chiede in quale mondo verremmo catapultati. E molti, soprattutto dopo la riunione di Londra del G20 (i venti maggiori paesi del pianeta), dicono che finalmente la finanza sarà guardata a vista, i paradisi fiscali chiuderanno bottega e i banchieri faranno i bravi scolari, diligenti, puntuali e magari anche con il grembiulino con il colletto bianco. Io non credo molto a questo quadretto idilliaco, ci sono in giro troppi interessi contrastanti e troppe contraddizioni perché il mondo possa essere trasformato in un luogo totalmente per bene. Credo invece che di una cosa ci siamo davvero liberati: il fantasma di Mister Greenspan. Alan Greenspan è stato presidente della Federal Reserve americana dal 1987 al 2006 (quando gli è succeduto Ben Bernanke) e si era guadagnato la stima, l´affetto e l´amore dei mercati perché sembrava che avesse la bacchetta magica contro le crisi, contro tutte le crisi. C´è il crollo della new economy (con l´indice Nasdaq che crolla da 4500 a 1200)? Gli occhi degli operatori si puntano sulla Federal Reserve e i più furbi tengono duro. Infatti arriva Greenspan e in poche settimane la crisi è superata. Arriva l´attacco alle Twin Tower, Wall Street chiude e tutti sono presi dal panico? Niente paura, ecco mister Greenspan di nuovo in azione con la sua bacchetta in legno di abete della Transilvania, e tutto si risolve. Bene, nei giorni scorsi tutti hanno capito (e l´hanno capito soprattutto i capi del G20) che mister Greenspan non ha mai avuto nessuna bacchetta: aveva solo un telefono. Un telefono con il quale ordinava di stampare dollari a ogni crisi. Ogni volta che il mercato inciampava su qualcosa, lui alzava il telefono e una valanga di dollari andava a inondare il mercato. Impossibile essere pessimisti con tutti quei soldi in giro. Impossibile non credere nel mercato quando i soldi ti correvano dietro. Ma è appunto con questi dollari che si è poi creata la bolla finanziaria-immobiliare che ha fatto da detonatore a questa crisi globale. Questo, ormai, è chiaro. E quindi basta con mister Greenspan. Adesso il mondo, paradossalmente, è stato inondato di nuovo di soldi (di tutti i tipi). Ma appena le rondini della ripresa saranno due o tre, i successori di Greenspan cominceranno a asciugare il mercato. Il denaro tornerà a essere scarso e a costare qualcosa. E a quel punto saremo ritornati nella normalità. Per fare soldi si dovrà lavorare, almeno un po´. E tutti si dimenticheranno, finalmente, di Mister Greenspan e delle sue magie.

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bufera su summers, milioni da un hedge fund - elena polidori (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 22 - Economia Bufera su Summers, milioni da un hedge fund Draghi e Fmi preparano un test sull´ipotesi di crisi estrema dei mercati La Casa Bianca difende il superconsigliere. Ecofin, adottate le regole contabili Usa ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - La Casa Bianca mette i redditi on line dei collaboratori di Obama e subito nasce un caso Larry Summers. Il principale consigliere economico del Presidente Usa, atterrato a Praga giusto ora dopo il vertice Nato, avrebbe ricevuto lo scorso anno più di 5 milioni di dollari da un hedge fund chiamato D. E. Shaw. Secondo il New York Times avrebbe incassato anche altri 2,7 milioni di dollari da società di Wall Street che ora hanno accesso ai finanziamenti del piano anti-crisi varato dall´amministrazione. Proprio questi programmi, varati da tutti i governi, finiscono sul tavolo dei ministri e dei governatori europei, riuniti nella capitale Ceca per valutare di nuovo la portata e le conseguenze della recessione. Il summit fa emergere divisioni sull´ipotesi di una vigilanza bancaria comune di tipo sistemico, magari da affidare alla Bce: le forti resistenze inglesi provocano un allungamento dei tempi; nel migliore dei casi se ne parlerà nel 2010. Nel chiuso della riunione, Mario Draghi, governatore della Banca d´Italia e presidente del Financial Stability Board, il neonato «consiglio» permanente sulla crisi voluto dal G20 di Londra, insiste a lungo sull´importanza di una vigilanza macroprudenziale, così la chiama, su tutte le istituzioni che hanno una rilevanza sistemica. Annuncia per fine aprile un rapporto congiunto, il primo nel suo genere, che definisce e sviluppa la cornice operativa entro cui il suo «board» e il Fondo monetario internazionale potranno condurre una sorta di test, ovvero una simulazione, un esercizio di ricognizione, sulla tenuta del sistema finanziario internazionale in caso di difficoltà estreme. Lo scopo: vedere le reazioni e le vulnerabilità dei mercati e dunque per formulare in tempo eventuali «azioni mitiganti», così da non essere presi alla sprovvista. L´esercizio fa parte di quelle funzioni chiamate di «early warning», cioè di preallarme. Proprio il G20 londinese di giovedì scorso ha affidato congiuntamente al «board» e al Fondo monetario questo compito. Parlando all´Ecofin, Draghi ricorda che una delle ragioni per cui le pratiche di supervisione non hanno funzionato a dovere è perché si sono focalizzate su società individuali «tenendo poco nel conto la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso». Nella sua analisi, una «lezione» della crisi consiste proprio nella necessità di avere un maggior coordinamento internazionale. Secondo il governatore è anche importante individuare standard di valutazione comuni delle perdite delle banche. Dalla due giorni di Praga emerge anche un gran pressing di tutti i paesi Ue per uniformare i criteri di contabilità sulle perdite delle banche dovute ai titoli tossici, secondo il modello soft deciso l´altro giorno proprio dagli Usa. Le nuove regole - si legge in un documento - «possono dare alle istituzioni finanziarie americane una maggiore flessibilità» e dunque penalizzare gli istituti al di qua dell´Oceano. Sul modo di agire il ministro Tremonti non ha dubbi: «Con lo stesso testo degli Usa. Bisogna tirarlo giù da Google o e dargli una benedizione europea». Le diplomazie economiche Ue sono al tavolo per risolvere la faccenda in tempi rapidi. Già si sono rivolte all´autorità competente perché prenda provvedimenti.

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caccia ai soldi degli evasori italiani nei paradisi un tesoro da 550 miliardi - ettore livini (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 23 - Economia Caccia ai soldi degli evasori italiani nei paradisi un tesoro da 550 miliardi Trema il segreto bancario ma Tremonti pensa allo scudo-tris Il dossier In Svizzera nascosti quasi 300 mld, 100 in Lussemburgo Di Tanno: "Dal G20 solo propaganda" ETTORE LIVINI MILANO - Gli italiani guadagneranno forse poco � al fisco nel 2006 hanno dichiarato 18.324 euro pro-capite � ma di sicuro risparmiano moltissimo: il tesoretto accumulato dai nostri concittadini oltrefrontiera, ben nascosto dietro il segreto bancario dei paradisi fiscali, ammonta a circa 550 miliardi. Quasi 300 � stimano le autorità bancarie locali � sono parcheggiati in Svizzera (il via-vai di capitali tricolori genera da solo il 25% del Pil del Canton Ticino). Un centinaio sono blindati nei discreti forzieri del Lussemburgo, una quarantina svernano lontano dagli occhi dell´erario sul lungomare di Montecarlo. Una montagna d´oro pari più o meno a un terzo del debito pubblico, sufficiente per comprare tutte le società quotate a Piazza Affari e restare ancora con 220 miliardi in tasca. Soldi accumulati in decenni di certosini guadagni in nero che nemmeno l´offensiva del G20 contro i paradisi fiscali sembra (almeno per ora) mettere a rischio. «Le decisioni prese a Londra dai grandi del mondo sui fondi offshore � sintetizza Tommaso Di Tanno, professore di diritto tributario a Siena e a lungo consulente del ministero delle finanze � sono allo stato pura propaganda». C´è una nuova lista di proscrizione dell´Ocse, con quattro nazioni (Uruguay, Costarica, Malesia e Filippine) censurate con il bollino nero per la loro allergia alla trasparenza bancaria. C´è un´area "grigia" di 31 paesi � tra cui i custodi di gran parte del tesoretto tricolore � disponibili a parole a migliorare lo scambio di informazioni. Ma sanzioni vere e proprie non ce ne sono e la strada per tradurre la buona volontà di Berna & C. in fatti (accordi bilaterali e collaborazione fiscale) è tutta in salita. La morale è semplice: la speranza (o il timore, dipende dai punti di vista) di dare un nome e un cognome agli italiani che hanno nascosto i loro soldi all´estero è per ora molto remota. «Per quanto possiamo osservare sul campo � conferma Di Tanno, titolare di Di Tanno & associati, uno dei più noti studi fiscali tricolori � non pare che la gente si stia preoccupando». Qualcosa però sta iniziando a cambiare. I paradisi finanziari, dopo il faro acceso dal G20, non sono più l´oasi di pace di una volta. E la diga del segreto bancario � fino ad oggi una barriera a tenuta stagna � inizia a far acqua in molti punti. La prima falla è spuntata in Liechtenstein un anno fa. Colpa di un ex-impiegato della Lgt che stufo di sbarcare il lunario con il suo stipendio da lavoro dipendente ha venduto per 4,5 milioni agli 007 del fisco tedesco l´elenco dei 4.500 clienti della finanziaria del Granducato (tra cui, guarda caso, 390 italiani). Sembrava un incidente di percorso. Invece, qualche settimana fa, è accaduto l´inimmaginabile: la banca svizzera Ubs � una delle cattedrali del segreto bancario mondiale � ha girato al Tesoro Usa i nomi di 750 americani che avevano aperto conti neri nelle sue filiali elvetiche per non pagare le tasse. Una decisione una tantum, si sono affrettati a spiegare a Berna, necessaria per non perdere la licenza bancaria negli Stati Uniti. Rassicurazioni che però non sono bastate a tranquillizzare i milioni di correntisti stranieri della confederazione, convinti fino ad allora � grazie alla proverbiale riservatezza elvetica � di essere invisibili al fisco dei loro paesi. I primi scricchiolii del muro di segretezza che circonda i 550 miliardi italiani all´estero (oltre il 60% sono lombardi) non sono sfuggiti agli occhi attenti di Giulio Tremonti. Difficile, lo sa anche lui, che le minacce un po´ donchisciottesche del G20 siano sufficienti a convincere i titolari di questi conti a un rimpatrio di massa. L´insicurezza di queste settimane riporta però d´attualità una scorciatoia che il ministro dell´economia conosce bene: lo scudo fiscale. Lo stesso Tremonti ha varato due volte, nel 2001 e nel 2003, "sanatorie" per i depositi in nero oltrefrontiera, garantendo una tassazione "light" al 2,5% a chi li regolarizzava rendendoli visibili all´erario. Risultato: in Italia sono rientrati circa 78 miliardi (il 58% dalla Svizzera, il 14% da Lussemburgo, il 10% dalla Germania) con un incasso per lo stato di 1,95 miliardi. Oggi la tentazione di un tris, approfittando del clima d´incertezza che circonda i capitali offshore, è altissima. Tanto più che molti degli imprenditori titolari di conti esteri, visto il giro di vite sul credito delle banche, hanno già iniziato alla chetichella a far rientrare i loro soldi (i sequestri di capitali ai valichi con la Svizzera stanno crescendo a vista d´occhio). «Non mi stupisco che si facciano al riguardo ragionamenti tecnici � ha ammesso Tremonti � ma parlare di un terzo scudo è ancora presto». «La strada migliore per mettere le mani su quei soldi sarebbe obbligare le banche offshore a denunciare nomi e movimenti degli stranieri che aprono conti con loro, pena l´isolamento internazionale � conclude Di Tanno � La sanatoria? è un´idea. Ma certo non all´aliquota bassissima degli altri scudi. Sarebbe un regalo ha chi ha nascosto i soldi all´estero». Il Belgio ha imposto una tassazione del 9%. La Germania ha ipotizzato nel 2005 un´aliquota al 25%. Se il tesoro offshore del Belpaese fosse regolarizzato alle condizioni pur sempre "soft" fissate da Bruxelles, l´incasso per lo stato sarebbe di 50 miliardi.

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quelle ricette ipocrite - giorgio ruffolo (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 25 - Commenti QuelLe ricette ipocrite GIORGIO RUFFOLO La letteratura liberista è passata dal tono maggiore, assertivo e imperioso, al tono minore, nostalgico e ammonitore. Ieri affermava perentoriamente la superiorità del modello americano, autoregolato da congegni finanziari sofisticati, su quello europeo, costretto nelle maglie di una regolazione pubblica rozza e invadente. Oggi ci si chiede con ansia quando tornerà il sereno e si invoca lo Stato, tornato necessario, ad affrettare i tempi pagando i debiti e sgombrando subito dopo il campo. Ciò che c´è di costante, nella sonata, è l´accento pedagogico. Lungi dal rileggersi le lezioni fino a ieri impartite, i maestri continuano ad addottrinarci ex cathedra. La diagnosi della crisi fornita da economisti di indubbio valore ma di scarso senso dell´humour è disarmante. Il crollo dei titoli rappresentativi della ricchezza, dicono, non è «credibile». Esso non è affatto dovuto a una diminuzione del valore reale delle attività economiche che rappresentano, ma a un crollo della fiducia che ha paralizzato il flusso della liquidità. Basta quindi che qualcuno, incurante dei segnali fasulli del mercato, ristabilisca la verità, offrendosi di ricomprare quei titoli a un valore ragionevole, non quello stratosferico ante-crisi, né quello miserevole al quale sono caduti, perché le transazioni riprendano e la fiducia ritorni. Qualcuno chi? Ma lo Stato, ovviamente, quello che secondo la vulgata, non era la soluzione ma il problema. Ma non era il mercato autoregolato l´unico strumento rivelatore della verità economica? E non era in base a questa fede cieca che si sono convinti i cittadini a legare le loro pensioni ai valori della borsa? Ora che hanno perso i loro risparmi gli si dice che quei valori sono ingannevoli. E come è avvenuto che quei valori diventassero ingannevoli? Attraverso una colossale inflazione finanziaria, un flusso di liquidità originato dai crediti facili delle banche. Inariditosi quel flusso, si pretende di ristabilirlo ricorrendo ai soldi dei contribuenti. Questo è il senso del piano Geithner-Obama, che si distingue da quello Paulson-Bush per una rappresentazione ipocrita. Si reinserisce liquidità nel sistema riacquistando la spazzatura dei cosiddetti titoli tossici. Ma invece di farli acquistare direttamente dai contribuenti si affida l´operazione a operatori privati assicurandoli dei rischi che assumono con generose sovvenzioni: pagate da chi? ma dai contribuenti: elementare, Watson! Insomma, una crisi originata da un eccesso di liquidità finanziaria è fronteggiata con una nuova immissione di liquidità. Probabilmente, allo stato delle cose non c´è altro da fare. Uno però può pensare: va bene, paghiamo e diamo olio alle macchine. Ma chi ci assicura che non si incepperanno di nuovo? E qui il discorso diventa serio. Ai «restauratori» bisognerebbe fare osservare che l´origine della crisi non è finanziaria, ma reale: consiste in una squilibrata distribuzione dei redditi, che, non volendosi arrestare l´aumento dei consumi americani, ha generato, per alimentare una domanda altrimenti insufficiente, il ricorso a un indebitamento smisurato, annullando il risparmio interno e ricorrendo al risparmio esterno: quello di una Cina che, finora, si è preoccupata di sostenere le sue esportazioni in America più che di migliorare le condizioni sociali del paese. Se è così non basta ridare olio alla macchina. Bisognerebbe riparare la macchina: ristabilendo, per esempio, politiche dei redditi all´interno dei paesi e una disciplina internazionale dei cambi che riequilibri i flussi di risparmio mondiali. Ma per questo è necessaria una visione lunga dello sviluppo (vedi in proposito il bel libro di Tommaso Padoa Schioppa e la recensione di Eugenio Scalfari sulla Repubblica del 26 marzo) e una capacità di coordinamento politico mondiale (una nuova Bretton Woods, come è diventato di moda dire) delle quali, malgrado il frequente cinguettio degli incontri internazionali (G8 G10 G20) non si vede traccia. Poiché una ristrutturazione della macchina così impegnativa sembra altamente improbabile, non rimane che essere ottimisti. Dopo un formidabile «pieno», la macchina ripartirà. Tranquilli, dunque: come diceva Badoglio, la guerra continua. A dire tutta la verità, però, un´altra via per uscire dalla crisi ci sarebbe. L´ha inventata il governo italiano. E´ la via del disarmo ecologico. Anzichè indebitarsi con le banche, ci si può indebitare con l´ambiente: un debito che ha il vantaggio di non dover essere restituito. Si lasci dunque libero campo al cemento. Quand le bàtiment va, tout va.

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franceschini, un leader tra la gente "ci voleva un ex dc per fare la sinistra" - (segue dalla prima pagina) sebastiano messina (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 4 - Interni Franceschini, un leader tra la gente "Ci voleva un ex dc per fare la sinistra" Il segretario Pd: doveroso stare al fianco di chi chiede i propri diritti La politica Bersani: "Oggi la Cgil dà voce alla crisi. Lasciare il disagio nel silenzio è pericoloso" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) SEBASTIANO MESSINA e poi gli grida: «Ammazza, ce voleva un democristiano pe´ fa´ davero la sinistra!». Dario Franceschini si ferma, risponde con un sorriso incerto, e per un attimo si capisce che si sta domandando se quello sia proprio un complimento, per il segretario del Pd. Poi si guarda intorno, circondato da una distesa che sembra senza fine di berretti rossi, bandiere rosse e casacche rosse della Cgil, e decide che sì, per il popolo di sinistra questo è davvero un gran complimento. Come se gli avesse letto nel pensiero, una pensionata di Venezia gli prende il braccio guardandolo negli occhi: «Guardi, io vengo dal Pci, e sono orgogliosa di lei». Non gli dà del tu, come tra compagni si usava fare persino con Berlinguer, e questo è forse l´unico indizio che il segretario - con il suo blazer blu, la camicia azzurra e la cravatta scura - non è, appunto, un compagno. Ma il calore quasi imbarazzante con cui Franceschini viene accolto nella sua prima manifestazione di piazza da leader del Pd rivela che il popolo di sinistra non lo considera affatto «un democristiano», un corpo estraneo o un ospite gradito, ma semplicemente «il segretario del partito», carica che per questa gente significa ancora qualcosa. Le nove sono passate da poco e Franceschini ha raggiunto Guglielmo Epifani - abbracciandolo - in piazzale dei Partigiani, alla testa di uno dei cinque cortei che confluiranno al Circo Massimo. Certo, dev´essere bello per il leader dell´opposizione vedere questo fiume di popolo che sfila contro Berlusconi, e infatti quando gli viene subito una perfidia sul presidente del Consiglio: «Ho visto che al G20 ha scoperto che ci sono i disoccupati. Deve averglielo raccontato qualche capo di Stato straniero...». «Bravo!» grida un professore che lo stava ascoltando, e la parola passa ai manifestanti. Che si fanno fotografare con lui, gli chiedono autografi, gli danno consigli. «Dario continua così, fai pagare le tasse a quei bastardi!» raccomanda un signore con i capelli grigi. «Siamo incazzati, e tanto!» urla un operaio col giubbotto di pelle. «E avete anche delle buone ragioni», gli risponde il segretario. «Però a ottobre tu resti lì, eh? Non te vai mica» intima una militante di Bologna. «Eh, vediamo...» fa lui, svicolando. Eppure Franceschini sa che un pezzo del Pd non condivide la sua decisione di essere qui, stamattina. «Un grave errore politico», l´ha definito Marco Follini, mentre Enrico Letta e Sergio D´Antoni hanno voluto far sapere che non verranno. Non importa, dice lui: «Se sono qua, vuol dire che il partito è qua». «Io credo - spiega - che il segretario del Partito democratico abbia il dovere di stare a fianco dei lavoratori che chiedono il rispetto dei loro diritti». Motivazione che sarebbe inattaccabile, se lo straripante corteo di oggi non avesse anche un intrinseco ma evidente sapore polemico verso Cisl e Uil. Se Franceschini non fosse venuto, avrebbe fatto una scelta di campo. Ma adesso che è venuto, non vuole che la sua decisione sia letta contro Bonanni e Angeletti: «Voglio dire alla Cgil - scandisce - che è importante stare in piazza, ma mai contro gli altri sindacati. Adesso serve una stagione di unità». Arriva Bertinotti, impermeabile beige e sigaro (spento) in mano. Si abbracciano come due vecchi amici, poi l´ex presidente della Camera gli sussurra in un orecchio: «Come ci si sente, a fare il segretario di partito?». «Tu lo sai meglio di me: è una gran fatica...». Ecco Leoluca Orlando, il vero stratega dei dipietristi. Bacio sulla guancia, grande cordialità. «L´ultima volta che ci siamo visti - ricorda Orlando - Dario mi ha mostrato una lettera del 1990 in cui lui e altri amici mi chiedevano di non lasciare la Dc perché volevano candidarmi alla segreteria. Allora gli risposi che non potevo accogliere il loro invito, ma ero sicuro che un giorno ci saremmo incontrati in un grande partito dove i nostri ideali avrebbero finalmente trovato casa. La penso ancora così, quel giorno prima o poi arriverà». Il corteo si muove, finalmente, ma Franceschini deve scappare. Lo aspettano ad Amalfi, alla scuola di formazione dei giovani del Pd. Restano invece - portabandiera virtuali del Pd - Veltroni e D´Alema, Cofferati e Fassino. E Pierluigi Bersani, che difende senza se e senza ma questa dimostrazione di forza del sindacato rosso: «Oggi la Cgil dà voce alla crisi, e questo è un merito che le va riconosciuto anche da chi ha qualcosa da dire o da criticare. Lasciare il disagio nel silenzio è pericoloso». Ma nell´allegro frastuono di questa piazza tinta di rosso, oggi il pericolo del silenzio non lo corre nessuno.

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Vertice UE-USA a Praga. In agenda la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Vertice UE-USA a Praga. In agenda la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera 05-04-2009 PRAGA. In agenda c'é il rafforzamento dei legami euro-americani, la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera. Ma il piatto forte della giornata di oggi a Praga sarà ciò che precederà l'evento ufficiale, il vertice Ue-Usa. L'attenzione infatti è già tutta rivolta al discorso che Barack Obama terrà alle dieci del mattino (ora locale) nella splendida piazza del castello. Un evento pubblico per il quale sono attese migliaia di persone. Potente ma discreta la sicurezza predisposta: i controlli sono delegati ad un mare di agenti in divisa e da altrettanti uomini del secret service sparsi tra la gente. Gli operai della repubblica più "americana" del vecchio continente hanno montato l'enorme palco al centro della più antica fortezza medievale del mondo al ritmo di musica "yankee" - molto Bruce Springsteen - che veniva sparata dalle casse. Gli stessi diffusori che oggi serviranno a diffondere la retorica obamiana in ogni angolo del castello. Una scelta di grande suggestione che incoronerà simbolicamente 're' Obama, diventato ormai in Europa un'icona dell'appeal e del cambiamento, più simile ad una rock star che all'immagine tradizionale dei politici europei. Il successivo ben più severo appuntamento al centro congressi di Praga - con le desuete "foto di famiglia", il pranzo di lavoro ed i "giri di tavolo" della liturgia verticistica europea - verrà quindi oscurato dalla scesa in piazza del presidente Usa. Già ieri i tantissimi turisti che affollavano il complesso del castello di Praga, complice una assolata giornata primaverile, chiedevano informazioni alla sicurezza su quale fosse il posto migliore per "vederlo" e a che ora fosse esattamente lo show. Ma non sarà un concerto rap, e le attese per il discorso di Obama sono alte. Forse il presidente statunitense parlerà anche dello scudo spaziale, spiegando così finalmente ai fedelissimi alleati cechi se il progetto simbolo dell'era Bush sarà veramente archiviato in nome delle relazioni con la Russia. Dopo aver puntellato il traballante edificio dell'economia mondiale con il G20 di Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il vertice Nato di Strasburgo, Barack Obama vuole incantare anche Praga. E oggi avrà modo di farlo dando lezioni di "green economy", spiegando ai suoi alleati europei come fare della difesa dell'ambiente un business che stimoli la ripresa. Tutti di corsa a Praga, quindi. Quasi a voler carpire i segreti della ricetta a stelle e strisce per non perdere il treno dell' "economia verde". L'appuntamento di oggi conferma l'esistenza di una sorta di 'summit-mania', che si spiega certo con la gravità della crisi in atto, ma che l'effetto-Obama ha amplificato. Naturalmente i principali nodi di politica estera saranno affrontati nel vertice Ue-Usa: a partire dalla crisi afghana, dal ruolo dell'Iran e naturalmente dal Medio Oriente. A Praga i 27 potranno anche esplorare la lettura che la Casa Bianca dà ai risultati delle elezioni in Israele, che tanto preoccupano il mondo arabo. Ma soprattutto di Afghanistan si parlerà oggi al castello di Praga: sarà il premier Silvio Berlusconi ad introdurre il tema con una relazione sulle prospettive dell'area centrata su Afghanistan e Pakistan. Un tema importante per l'Italia che ha già annunciato che metterà a disposizione degli alleati 524 uomini in più in vista delle prossime elezioni presidenziali di agosto, raggiungendo così la cifra totale di oltre 3000 uomini dispiegati sul terreno.

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Nato. La soddisfazione dei leader, le violenze dei black bloc a Strasburgo. Cronaca di un Vertice storico (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Nato. La soddisfazione dei leader, le violenze dei black bloc a Strasburgo. Cronaca di un Vertice storico 05-04-2009 STRASBURGO. I sorrisi e la soddisfazione dei leader della Nato, gli incendi e gli scontri in una Strasburgo messa a ferro e fuoco dalla violenza dei black bloc. In queste due immagini, lontane e apparentemente contraddittorie, c'é la sintesi di un vertice destinato, in qualche modo, a passare alla storia dell'Alleanza atlantica e a segnare un spartiacque nella sua politica strategica. Destinato anche, però, a essere ricordato per il ritorno delle dimostrazioni in grande scala, dopo anni di relativa tranquillità e dopo l'assaggio degli scontri, in tono minore rispetto a quelli del summit Nato, del vertice del G20 di Londra. La riunione di Strasburgo-Kehl, sul confine franco-tedesco, in una giornata carica di gesti simbolici, tiene a battesimo la nascita della nuova Nato, di un'organizzazione che, per più di un motivo, ieri ha trovato nuovi stimoli, nuove idee e anche due volti nuovi ai quali fare riferimento nei prossimi anni. Il primo volto è quello di Barack Obama, il presidente che al termine delle conferenze stampa riceve l'applauso dei giornalisti (é successo a Londra e si è ripetuto a Strasburgo) e che sembra davvero avere il carisma e lo spessore per poter indicare la strada da seguire per affrontare le sfide di inizio millennio. Il secondo è quello aperto del danese Anders Fogh Rasmussen, che dal primo agosto prenderà il testimone di Jaap de Hoop Scheffer alla guida della Nato. Questa Alleanza - che ritrova la Francia nel comando integrato e che accoglie tra i suoi membri l'Albania e la Croazia - ha anche un duro banco di prova sul quale testare le sue nuove ambizioni globali. Sarà in Afghanistan che la Nato dovrà dimostrare di poter reggere l'urto di una sfida quasi impossibile, sarà lì che si gioca un pezzo del futuro che ha cominciato a costruire oggi. Cinquemila nuovi soldati (524 dall'Italia) arriveranno entro l'estate per rafforzare il contingente, per garantire la regolarità delle elezioni e per appoggiare la nuova politica nel Paese, fatta anche di dialogo politico, ricostruzione civile, coinvolgimento dei Paesi vicini, con Pakistan e Iran in cima alla lista. L'obiettivo prioritario rimane comunque la sconfitta di al Qaeda, ha ricordato Obama lanciando un messaggio preciso, da comandante in capo, ai suoi alleati: si deve andare avanti tutti insieme, gli sforzi - e i sacrifici - devono essere collettivi. Su questo devono riflettere bene i partner dell'Alleanza senza aspettarsi una passeggiata nell'ombra dei militari a stelle e strisce. Così come dovrebbero riflettere i leader della Nato e di tutta la comunità occidentale sulle immagini degli scontri di ieri a Strasburgo e in Germania: alberghi in preda alle fiamme, lanci di lacrimogeni e proiettili di gomma, vetrine sfondate, auto distrutte. Il ritorno della violenza organizzata non sembra casuale. Coincide con la più grave crisi economica da decenni a questa parte. La violenza brutale dei black bloc sfrutta il momento e torna mentre esplode anche la rabbia dei semplici cittadini, nei giorni in cui i manager sono presi in ostaggio e mentre milioni di posti di lavoro vengono persi in tutto il mondo. A Strasburgo non c'erano soltanto i black bloc con la loro violenza assurda, senza nessuna giustificazione possibile, da condannare e perseguire fino in fondo. C'erano anche migliaia di manifestanti pacifici che da quella violenza si sono dissociati e che hanno protestato per la loro presente e per il loro futuro, sfilando lontano dai leader, arroccati nella loro cittadella, nella inaccessibile zona rossa.

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Il nuovo segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Berlusconi si prende il merito della nomina (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Il nuovo segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Berlusconi si prende il merito della nomina 05-04-2009 STRASBURGO. Silvio Berlusconi ritaglia per sé il ruolo di "suggeritore", di gran cerimoniere e tessitore di uno degli eventi del summit Nato: la nomina del nuovo segretario generale Anders Fogh Rasmussen, contrastata fino all'ultimo dal veto del governo turco. "Erdogan ha dato a me l'accordo", rivendica il premier italiano prendendosi meriti pari a quelli del presidente americano Barack Obama, che ha offerto garanzie politiche decisive. Ma a tenere banco per tutto il giorno è quello che il Cavaliere definisce "un caso montato dalla stampa" e che centinaia di giornalisti di tutto il mondo, riuniti a Strasburgo per il summit, descrivono come un nuovo strappo protocollare. La scena si svolge al mattino, quando Berlusconi scende da una berlina nera con il telefonino attaccato all'orecchio, prima della cerimonia sul Reno per ricordare la pacificazione franco-tedesca. "Una telefonata importantissima, di trentadue minuti - spiegherà poi - per convincere, su incarico del segretario generale uscente Nato Jaap de Hoop Scheffer, il premier turco Erdogan ad acconsentire alla nomina del premier danese Rasmussen". La mano in tasca, il Cavaliere si mette a passeggiare lungo il fiume, lasciando la Cancelliera tedesca Angela Merkel ad attendere inutilmente, su un tappeto rosso, di poter porgerli la mano, per dare così inizio alla simbolica passeggiata dei 28 della Nato sul ponte che unisce le rive francese e tedesca. Arrivano altri sei capi di Stato, Gordon Brown per ultimo, la Merkel allarga le braccia rassegnata e poi fa partire la cerimonia. Berlusconi non c'é: si è appartato sulla sponda del fiume e parla ancora al cellulare. "Per continuare il mio lavoro di convincimento", dirà per cancellare l'impressione di aver sciupato una così bella foto di famiglia con la sua assenza. Ma sui megaschermi della immensa sala stampa della Alleanza atlantica le immagini scorrono e sorprendono i cronisti, impegnati a seguire le trattative per nuovi aiuti all'Afghanistan o per il rafforzamento dei rapporti con la Russia. Poco dopo, i siti di diversi Paesi ne saranno invasi, ed in particolare quelli tedeschi, dallo Spiegel al Die Zeit, particolarmente severi verso il premier italiano. Ma Berlusconi parla di una 'montatura' e spiega che la Merkel era perfettamente al corrente della sua telefonata ad Erdogan, che a sera varrà al Cavaliere il ringraziamento ufficiale del presidente turco Abdullah Gul. Berlusconi rivendica anche l'adesione dei partner Nato a diverse proposte italiane: dal disgelo nei rapporti con la Russia, alla difesa dei diritti delle donne afghane. "Abbiamo noi introdotto la necessità che l'Afghanistan ripensi e si riposizioni circa i diritti delle donne - dice Berlusconi -. Non è accettabile che non siano rispettati i diritti fondamentali delle donne". Resta l'irritazione del premier italiano verso la stampa, evidente ieri sera, come dopo il G20 di Londra, quando le cronache avevano descritto altri strappi al protocollo. Stavolta nel mirino non ci sono solo i giornalisti italiani, che a notte fonda, di ritorno dalla cena inaugurale del summit a Baden Baden, Berlusconi aveva accusato di "lavorare contro il Paese", giurando che non avrebbe più parlato ai cronisti o fatto una conferenza stampa. "Questo è quello che vi dovevo comunicare, grazie dell'attenzione e buon lavoro", ha concluso.

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DI SOLITO i grandi vertici mondiali finiscono col deludere le aspettative che essi stessi avevan... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Domenica 05 Aprile 2009 Chiudi di ROMANO PRODI DI SOLITO i grandi vertici mondiali finiscono col deludere le aspettative che essi stessi avevano creato. Non nel caso del recente G20. La crisi economica che sta colpendo davvero tutti ha spinto infatti verso una saggezza collettiva che da qualche tempo non si vedeva. Questa volta la paura è stata una saggia consigliera. Non che siamo di fronte a decisioni già completamente operative, ma è certo cominciato un cammino nella giusta direzione. Cerchiamo ora di riassumere i passi di questo cammino.Il primo passo è naturalmente l'impegno di operare con maggiore rigore nel riattivare la crescita e nel creare posti di lavoro. Anche se le cifre prospettate per questo obiettivo non trovano evidentemente ancora riscontro nelle decisioni concrete dei governi, l'impegno nel favorire una ripresa globale è chiaro e da tutti condiviso. Il secondo passo, già più concreto e delineato in termini operativi, è quello dell'introduzione di nuovi interventi per la regolamentazione dei mercati finanziari. È stato infatti deciso di creare una struttura (chiamata Financial stability forum) con il compito di estendere a livello mondiale la regolamentazione e la sorveglianza dei mercati finanziari, a partire dagli strumenti che, con la loro incontrollata espansione, sono stati alla base della presente crisi. Vi sono due corollari di questa decisione che, messi in atto seriamente, possono davvero rendere più difficili future crisi mondiali. Il primo corollario è l'azione contro i paradisi fiscali, che sono stati il combustibile che ha alimentato il fuoco della crisi finanziaria. Il secondo è l'azione per superare l'abitudine (comune anche ai Paesi europei sia al di qua che al di là del canale della Manica) di fare concorrenza agli altri adottando regole più permissive. Questi due corollari potrebbero sembrare esclusivamente tecnici ma la concorrenza nel fisco e nella permissività delle regole ha avvelenato per anni il funzionamento dei mercati e reso impossibile accordi sulla trasparenza anche all'interno dell'Unione Europea. Una terza decisione riguarda la comune volontà di tutti i Paesi del G20 di rinunciare alle misure protezionistiche e di impegnarsi a chiudere al più presto i negoziati di Doha sulle nuove regole del commercio internazionale. Anche questo può sembrare un fatto tecnico ma è invece un contributo di importanza enorme per uscire dalla crisi in modo ordinato. Ed è ancora una volta da sottolineare che questo è stato possibile perché intorno allo stesso tavolo sedevano sia i grandi Paesi ricchi che le nuove potenze emergenti come Cina, India e Brasile. Era stato infatti soprattutto il conflitto fra Paesi ricchi e Paesi emergenti che aveva in passato bloccato questa trattativa. È inoltre di importanza vitale l'impegnarsi (come è stato solennemente dichiarato) a non ricorrere a svalutazioni competitive delle monete ma di agire in questo campo in modo cooperativo e responsabile. Come osservavo in precedenza non si tratta ancora di decisioni immediatamente esecutive ma dell'inizio di un processo di riforme veramente globali. A cui si aggiunge (in questo caso con una decisione già operativa) un ingente aumento di quattro volte delle risorse a disposizione del fondo monetario internazionale per l'aiuto ai Paesi in difficoltà e per ricostruire le condizioni di crescita nei Paesi emergenti. Ed è a questo proposito da rilevare la grande importanza che il comunicato del G20 ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi più poveri e all'impegno prioritario e specifico nei confronti dell'Africa Subsahariana. Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi dovuti. Non è semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di questi risultati migliori del previsto, perché essi non sono mai esclusivi di nessuno. Un paio di risoluzioni in materia sono tuttavia necessarie. In primo luogo Obama ha mostrato non solo una forte leadership personale ma una capacità di dialogo che mancava all'amministrazione precedente. E questa leadership si è puntualmente incontrata con una capacità di direzione e coordinamento insieme tecnico e politico che porta da parte di un Gordon Brown, in cui le capacità personali si fondono con una forte tensione etica. L'ultimo e forse più importante aspetto da mettere in rilievo è che le decisioni (buone o cattive che siano) possono essere prese solo da un organismo, come il G20, che rappresenta davvero i vecchi e i nuovi protagonisti della politica mondiale. Posso infatti testimoniare che già da parecchi anni nelle riunioni del G8 emergeva in modo sempre più chiaro la difficoltà di prendere decisioni senza che attorno al tavolo sedessero la Cina, l'India e il Brasile. La riunione del G20 è una conferma, fortunatamente in positivo, di questo inarrestabile cammino della storia. Non resta che prenderne atto e trarne le dovute conseguenze.

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dal nostro inviato CERNOBBIO (Como) Il 2009 ormai è perso... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Domenica 05 Aprile 2009 Chiudi CLAUDIA GUASCOdal nostro inviato CERNOBBIO (Como) Il 2009 «ormai è perso», la questione è «se e quando nel 2010 la situazione migliorerà». Jacob Frenkel è un banchiere di vasta esperienza che di crisi ne ha viste tante, ma anche lui di fronte a questo crollo ha bisogno di raccogliere le idee. Presidente del G30, il gruppo di "supersaggi" dell'economia, è stato ai vertici dell'Fmi e governatore della banca centrale d'Israele dal '91 al 2000. Da economista dice: «Il 50% delle sfide sta nell'identificare il problema e nell'indirizzare le soluzioni». E da esperto dei mercati aggiunge: «Poi bisogna vedere come viene attuata la fase operativa. Personalmente ritengo che se le misure politiche e le decisioni assunte dal G20 verranno implementate, possa esistere una buona opportunità di un'inversione di tendenza l'anno prossimo». Quali sono gli indicatori che ci possono confortare su una possibile ripresa? «Le previsioni si basano sulla supposizione che le riforme in tema di regolamentazione e di supervisione siano effettivamente adottate, così come il pacchetto di stimoli già approvato. Un fattore importante è che la crisi attuale è di fiducia. I mercati sono diventati disfunzionali e il credito non è stato ampliato, in tutto il mondo le banche centrali sono state impegnate nell'espansione della loro politica monetaria mentre i governi si sono concentrati sull'espansione delle politiche fiscali. Se da un lato queste azioni erano necessarie, dall'altro non è stato abbastanza. Perché accanto a ciò sarebbe stato indispensabile rafforzare i regolamenti e le attività di controllo sugli istituti finanziari che operano nei mercati dei capitali». A questo proposito il G20 ha fissato paletti importanti. «Gli interventi possono essere suddivisi in due tipologie. La prima riguarda la trasparenza dei mercati finanziari, fondamentale per poter valutare concretamente i rischi. C'è un consenso generale sul fatto che buona parte di questa crisi derivi proprio dal fallimento della gestione dei rischi. La seconda tipologia è contabile, ovvero bisogna fare in modo che i report finanziari siano una fotografia della realtà, che la riflettano e non la distorcano. E molto opportunamente nel rapporto del G20 è stato deciso di ridurre il livello di prociclicalità in tema di standard contabili. Oggi quando le cose vanno male vengono mostrate peggio di quello che sono, quando vanno bene si presentano ancora meglio. Ecco, questa visione irrealistica è pericolosa e va impedita». La crisi però è stata innescata anche dall'abuso della leva finanziaria. «E' cosa certa che i mercati si siano resi troppo vulnerabili, portando la leva finanziaria a livelli irragionevoli. Ma non è possibile costruire un edificio di tanti piani su fondamenta deboli, se si toglie un mattone la casa crolla. E ora siamo di fronte a una crisi globale, che ha avuto sugli Usa un impatto più evidente rispetto agli altri Paesi poiché in diverse occasioni le banche in Europa si sono dimostrate più attente nell'esporsi a rischi eccessivi. Vero però che quegli istituti che si sono avventurati nell'acquisto di prodotti esotici ne hanno pagato le conseguenze a caro prezzo».

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ROMA - Rieccoli in piazza i lavoratori Cgil, come al solito con fischietti, magliette e band... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Domenica 05 Aprile 2009 Chiudi di MARIA LOMBARDI ROMA - Rieccoli in piazza i lavoratori Cgil, come al solito con fischietti, magliette e bandiere rosse, palloncini, "O bella ciao", ma questa volta senza più lavoro. Ildebrando Sciaqua, da Lucca, è in cassa integrazione da luglio, «e per fortuna i miei figli sono già grandi», Mauro, di Bologna, licenziato a luglio adesso vive «facendo il giocoliere», Gianantonio Puglisi, da Ragusa, lavora 4 mesi sì e quattro no, Yao Kodom, del Ghana, farebbe qualsiasi cosa e invece non fa niente, Rosalba Guerriero, bolognese, prima era una precaria all'autogrill «e ora nemmeno quello», Riccardo rimasto senza stipendio in Lombardia è tornato in provincia di Cosenza e sogna di fare quei mestieri (bracciante, muratore) che 20 anni ha rifiutato «ma preferiscono gli immigrati che costano meno». Emilio Soncini, metalmeccanico di Modena, solo una settimana di cassa integrazione al mese, si sente «un miracolato». Lo slogan sul grande palco, alle spalle di Epifani, invita a guardare avanti: "Futuro sì, indietro no". Ma il futuro che vede la folla che calpesta la polvere del Circo Massimo mette i brividi, più del presente, e verrebbe quasi voglia di girarsi indietro, quando in piazza si scendeva per un contratto e non per un lavoro perduto, quando si era in tre (le inseparabili tre sigle) e non da soli, «la natura del sindacato è quella di stare insieme, peccato», si rammarica Emanuele Guzzetti di Assisi, ma con questa Cisl e questa Uil «insieme non si può». La manifestazione sindacale al tempo della crisi, quella che fa sentire la Cgil di nuovo grande e riunisce i pezzi della sinistra sotto un unico palco, è nostalgia oltreché rabbia, orgoglio ma anche senso di impotenza, lotta sì ma quanto pessimismo. «Mister Obamaaa...», le parole di Berlusconi al vertice del G20 attraversano l'immensa spianata come un'onda, diventano il tormentone della piazza. «Sono qui per protestare contro Berlusconi», Mariano Vano per far questo ha affrontato 34 ore di viaggio dalla provincia di Ragusa a Roma e ritorno, «ma ne valeva la pena». A Roma per invocare misure più efficaci contro al crisi, «non si pensi solo alla finanza ma anche all'industria», Paolo Bruni, è segretario provinciale Filcem di Lucca. Sinistra di nuovo unita? «Ma solo per un giorno», è sfiduciata Rosalba. «Ottimisti? E come si fa?», Donatella Acervimi di Chiavari ha "perso" una collega dietro l'altra, «ma siamo in tanti e mica tutti pazzi, questo mi fa sperare».

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CERNOBBIO - Quando si va in un ristorante o in un hotel si guardano prima le guide, come la M... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Domenica 05 Aprile 2009 Chiudi CERNOBBIO - «Quando si va in un ristorante o in un hotel si guardano prima le guide, come la Michelin, per vedere quante stellette ha...perchè non fare altrettanto con le scuole, gli ospedali e gli sportelli pubblici?». Così il ministro della Funzione Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, a margine del Workshop finanza di Ambrosetti, spiega il senso dell'Authority della Sanità. «Tutti i cittadini - ha detto Brunetta - hanno il diritto di sapere la qualità dei servizi offerti». Grazie alla creazione dell'Authority per la Sanità, ha aggiunto il ministro, «ci saranno standard e strategie, si verificheranno discrepanze tra Regione e Regione, ospedale e ospedale, servizio e servizio, e si definiranno degli obiettivi, un ranking», cioè «quello che normalmente - ha aggiunto - si fa in una struttura di mercato». In questo modo, ha poi concluso, «il cittadino avrà modo di leggere la qualità dei servizi offerti e con la lettura scegliere e, con la scelta, premiare o penalizzare». Il ministro ha paralto anche delle conclusionei del G20. Ha segnato «un punto importante e una voce forte» ma, ha aggiunto, «stiamo attenti perchè prima ci siamo fasciati la testa forse eccessivamente e adesso non vorrei che, per vedere per forza la fine della crisi, ci illudessimo». Un'ultima battuta sui dati relativi alle dichiarazioni dei redditi 2007, molto basse: «Questa è l'Italia, bambola, direbbe Humfrey Bogart».

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Come superare l'inferno (della recessione) abolendo il paradiso (fiscale)? Come trovare, cioè, ... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Domenica 05 Aprile 2009 Chiudi Come superare l'inferno (della recessione) abolendo il paradiso (fiscale)? Come trovare, cioè, nuove risorse per rimettere in moto l'economia senza far aumentare l'esborso dello Stato, approfittando della recente "mini-rivoluzione" sulla fiscalità internazionale decisa al G20 londinese? La soluzione c'è, e deriva proprio dall'abolizione dei "tax havens", i 38 paesi offshore ormai messi al bando e finiti in una lista che, a seconda della impenetrabilità alle autorità fiscali straniere, è grigia o decisamente nera. Cosa ne sarà dei denari che sottraggono circa 7.000 miliardi di dollari di "gettito mondiale" all'anno? In particolare, come si comporteranno gli italiani che si sono affidati alle tante banche che hanno canalizzato all'estero utili aziendali e risparmi individuali - Citigroup possiede da sola 427 sussidiarie nei paesi off-shore, Bank of America 115 e Morgan Stanley 273 - cercheranno disperatamente qualche investimento meno "scoperto" di altri o preferiranno far ritrovare ai loro soldi la via di casa? Non sappiamo se sia vero, come si vocifera, che il Governo abbia allo studio il progetto di un possibile nuovo "scudo fiscale", ma è lecito domandarsi quale momento migliore di questo ci possa essere per recuperare risorse che i più pessimisti stimano in 100 miliardi di euro e gli ottimisti il doppio. Dunque, non ci sarebbe nulla di scandaloso - anzi - se a seguito della scomparsa dei paradisi fiscali si decidesse di consentire il rientro in forma anonima delle attività finanziarie impiegate in centri offshore, previo il pagamento di una "tassa di ingresso" e magari a condizione che siano reinvestiti sul territorio nazionale nelle imprese o nell'acquisto di particolari categorie di emissioni pubbliche. Fino a qualche giorno fa si sarebbe trattato di un semplice condono, di un'erogazione di un'indulgenza alla quale non corrispondeva una sanzione futura; oggi, invece, con la storica decisione presa a Londra, abbiamo un nuovo quadro normativo e sanzionatorio. Siamo, se ci pensiamo bene, nella stessa identica situazione del 1976. Allora, con uno scenario di crisi economica fortissima e fughe di capitali diffuse, il Parlamento, con un'iniziativa largamente bipartisan, arrivò a introdurre la famosa 159, che trasformava l'esportazione di capitali da reato amministrativo a reato penale, e al contempo lanciava una sanatoria straordinaria per il rientro dei capitali. Oggi possiamo pensare ad un'iniziativa analoga, naturalmente aggiornata al paradigma della globalizzazione. Così, a dettare un nuovo quadro normativo internazionale in materia sarà l'Ocse, mentre il Parlamento italiano dovrà invece attivarsi su un provvedimento finalizzato a rimettere in circolo una massa critica di liquidità di cui vi è estremo bisogno. Naturalmente, c'è una condizione fondamentale perché una simile operazione sia accettabile a livello etico: che tutto ciò non comporti alcuna sanatoria o "assoluzione" per eventuali altri reati commessi da cittadini italiani e collegati alle violazioni fiscali. Se anche questa condizione verrà rispettata, il nuovo "scudo fiscale" potrà trovare una sintesi più che virtuosa tra due esigenze ugualmente urgenti: attivare degli "stimulus" a un'economia che rischia di veder regredire il pil del 5%, e quella, non meno importante, di ristabilire quel nuovo "legal standard" che giustamente sta così a cuore al ministro Tremonti. (www.enricocisnetto.it)

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Come osservavo in precedenza non si tratta ancora di decisioni immediatamente esecutive ma d... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Domenica 05 Aprile 2009 Chiudi di ROMANO PRODI Come osservavo in precedenza non si tratta ancora di decisioni immediatamente esecutive ma dell'inizio di un processo di riforme veramente globali. A cui si aggiunge (in questo caso con una decisione già operativa) un ingente aumento di quattro volte delle risorse a disposizione del fondo monetario internazionale per l'aiuto ai Paesi in difficoltà e per ricostruire le condizioni di crescita nei Paesi emergenti. Ed è a questo proposito da rilevare la grande importanza che il comunicato del G20 ha riservato alla dimensione umana della crisi nei Paesi più poveri e all'impegno prioritario e specifico nei confronti dell'Africa Subsahariana. Speriamo che finalmente si faccia qualcosa nei tempi e nei modi dovuti. Non è semplice a questo punto stabilire a chi attribuire il merito di questi risultati migliori del previsto, perché essi non sono mai esclusivi di nessuno. Un paio di risoluzioni in materia sono tuttavia necessarie. In primo luogo Obama ha mostrato non solo una forte leadership personale ma una capacità di dialogo che mancava all'amministrazione precedente. E questa leadership si è puntualmente incontrata con una capacità di direzione e coordinamento insieme tecnico e politico che porta da parte di un Gordon Brown, in cui le capacità personali si fondono con una forte tensione etica. L'ultimo e forse più importante aspetto da mettere in rilievo è che le decisioni (buone o cattive che siano) possono essere prese solo da un organismo, come il G20, che rappresenta davvero i vecchi e i nuovi protagonisti della politica mondiale. Posso infatti testimoniare che già da parecchi anni nelle riunioni del G8 emergeva in modo sempre più chiaro la difficoltà di prendere decisioni senza che attorno al tavolo sedessero la Cina, l'India e il Brasile. La riunione del G20 è una conferma, fortunatamente in positivo, di questo inarrestabile cammino della storia. Non resta che prenderne atto e trarne le dovute conseguenze.

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Nato, sì della Turchia a Rasmussen Afghanistan, altri 5 mila soldati (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 05/04/2009 - pag: 3 Svolta Erdogan si opponeva alla nomina del premier danese. «Ma accettiamo le garanzie Usa» Nato, sì della Turchia a Rasmussen Afghanistan, altri 5 mila soldati Pressing di Obama su Ankara. Gli alleati promettono nuove truppe In vista del voto afghano di agosto l'Italia invierà 524 persone: 400 soldati più personale per istruire le forze di sicurezza locali DA UNO DEI NOSTRI INVIATI STRASBURGO Barack Obama ha messo le mani sulla Nato: in buona parte grazie alla sua leadership, un vertice che a un certo punto sembrava sull'orlo del disastro alla fine ha prodotto risultati. Per il presidente americano, la seconda tappa del primo viaggio europeo, dopo il G20 di Londra, è un successo, personale ma anche di contenuti. Ieri, il vertice dell'Alleanza atlantica è riuscito a eleggere il nuovo segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, nonostante la prolungata contrarietà turca. In più, dieci Paesi hanno deciso di mandare più truppe in Afghanistan in vista delle elezioni di agosto. La nomina del segretario generale ha preso la maggioranza del tempo del vertice organizzato da Germania e Francia in occasione del 60Ú anniversario della nascita della Nato. Su 28 Paesi membri, 27 appoggiavano l'attuale primo ministro danese Rasmussen, la Turchia era contraria. Il primo ministro di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, sosteneva che non era un uomo di pace perché non aveva criticato la pubblicazione delle vignette contro Maometto da parte di un giornale danese nel 2006 e perché non ha chiuso un'emittente curda, Roj Tv, che trasmette dalla Danimarca e attacca il governo turco. La mediazione di Obama è iniziata durante la cena di venerdì: ha proposto di rinviare la decisione di qualche ora dopo avere ascoltato il discorso convincente di Rasmussen, nel quale il danese prometteva aperture verso tematiche care a turchi e mondo islamico. Poi, ieri, Obama ha parlato a lungo con il presidente della Turchia, Abdullah Gül. Quando è rientrato, sorridente, nella sala della riunione ha raccontato il suo consigliere per la sicurezza nazionale, il generale James Jones tutti gli hanno stretto la mano. Conclusione: dal 1Ú agosto Rasmussen prenderà il posto fino a oggi occupato da Jaap de Hoop Scheffer. Da Istanbul, Erdogan ha fatto sapere di avere accettato la nomina grazie alle «garanzie» date da Obama. Tra queste, anche la promessa che un turco andrà al vertice dell'Alleanza, probabilmente nell'ufficio del vicesegretario generale, e che nel comando militare entreranno nuovi ufficiali turchi. Contrattazioni e merci di scambio, insomma. Alcune indiscrezioni dicono che la Turchia abbia anche ottenuto altro: lo sveltimento di alcune procedure per l'ingresso nell'Unione Europea e la promessa di una sua entrata nel-- l'Eda, l'Agenzia di difesa europea. Su questo, però, ci sono dubbi, anche perché Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono contrari all'ingresso di Ankara nell'Unione. La possibilità accennata ieri che alla Turchia sia anche stata garantita la chiusura o lo spostamento in altro Paese della Roj Tv è stata precisata da Rasmussen: ciò avverrà solo se sarà dimostrato che la tv compie attività di terrorismo. Sul fronte dell'impegno in Afghanistan, Obama ha ottenuto dai membri non americani dell'Alleanza secondo cifre fornite da lui stesso 3.370 soldati in più da schierare su basi temporanee in occasione delle elezioni di agosto. Inoltre, più di un migliaio tra addestratori e personale civile e 600 milioni di dollari. L'Italia contribuirà in misura maggiore rispetto ai 250 militari già annunciati: le truppe saranno 400, alle quali si aggiungeranno tre elicotteri con equipaggio e personale finalizzato a istruire le forze di sicurezza afghane. In tutto, 524 persone. Alla fine, tutti soddisfatti. Le garanzie La promessa che un turco andrà al vertice dell'Alleanza e che nuovi ufficiali turchi entreranno nel comando militare Danilo Taino

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Cgil in piazza, fischi al premier Epifani: ora un tavolo sulla crisi (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 05/04/2009 - pag: 8 Cgil in piazza, fischi al premier Epifani: ora un tavolo sulla crisi «Siamo 2,7 milioni». Il Cavaliere: il Viminale dice 200 mila, siete comunisti Il leader cgil ribadisce: «L'accordo separato un errore gravissimo» Berlusconi ironico: il tavolo? In testa glielo do... ROMA Tutti hanno in mente quel 23 marzo 2002, è inevitabile: i tre milioni in piazza con Cofferati a difesa dell'articolo 18, anche allora c'era Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. La Cgil torna al Circo Massimo e rischia grosso coi numeri: questo, Guglielmo Epifani, lo sa. Quattro aprile 2009, «Futuro Sì Indietro No», cinque cortei a Roma e una sola parola d'ordine per precari, disoccupati, cassintegrati, famiglie in difficoltà, pensionati, studenti, lavoratori immigrati. Gli organizzatori alla fine non hanno dubbi: «Siamo 2 milioni e 700 mila», ma per la questura i manifestanti sono appena «200 mila» e il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, più tardi non si farà pregare: «Una scampagnata in più che non fa male... ». La crisi mondiale incombe, «lunga e profonda» dice Epifani dal palco. E «il presidente del Consiglio...», ma il segretario della Cgil stavolta non fa in tempo a terminare la frase, perché il Circo Massimo diventa una bolgia, l'evocazione del Cavaliere produce fischi e insulti. S'alza un coro: «Mister Obamaaaa», come Berlusconi al G20. Diventa un tormentone. Poi Epifani riprende e questo è il passaggio centrale del suo discorso: «Il presidente del Consiglio prima di partire per Londra ha parlato di un impegno sociale e di un patto globale contro la crisi. Chiediamo allora formalmente al presidente del Consiglio, se le sue parole sono dette con sincerità, di aprire un tavolo vero sulla crisi. Non è una sfida, ma un invito ». Il governo, però, in serata risponde picche. Berlusconi, da Praga, è durissimo. Prima si concede una battuta scherzosa con i cronisti («Il tavolo? In testa glielo do...»), poi affonda: «Hanno detto che erano due milioni e invece il ministero dell'Interno fa sapere che non raggiungevano i 200 mila. Il tavolo ci sarà, ma chi va in piazza e dice esattamente il contrario delle cose che ho annunciato io, mi fa venire da dire che con i sordi non si può parlare». Il premier, infine, replica aspro ai fischi del Circo Massimo: «Questo è il sistema comunista che ancora vige in Italia. Non sono cambiati. Persone che dicono io odio Berlusconi, Berlusconi è il ghigno del male... ». Anche per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, la manifestazione della Cgil è «politicamente e numericamente fallita ». E la richiesta di un tavolo sulla crisi risulta «pretestuosa », perché il governo ha «sempre praticato il dialogo ». Pronta la replica del sindacato di Corso Italia: «Ma Sacconi ci vede bene? Oppure la faziosità gli ha annebbiato la vista? Chiunque era presente ha potuto constatare senza sforzi l'entità della manifestazione. La prossima volta il ministro potrebbe venire a verificare di persona. Se vuole polemizzare con la Cgil è bene che cerchi altri argomenti ». Intanto, però, la crisi aggredisce le fabbriche, ingenera rabbia, basta sentire i cori di chi sfila, Pomigliano, Indesit, Termini Imerese, Ilva, Atesia: «Il vero criminale è il capitale». Al Circo Massimo viene osservato un minuto di silenzio per i morti sul lavoro e i clandestini vittime degli sbarchi («Grazie a Napolitano - dice Epifani - per l'impegno sul tema della sicurezza »). Il segretario lancia un messaggio chiaro anche a Cisl e Uil: «La crisi ci chiede di restare uniti». A Confindustria: «L'accordo separato è stato un gravissimo errore». E questa sì che è una sfida: «Noi siamo pronti a un referendum unitario con esito vincolante» con Cisl e Uil sulla riforma contrattuale. Un discorso di un'ora che scalda i cuori: «Col compenso dei 100 manager italiani più importanti si possono pagare i salari di 10 mila lavoratori... ». Alla fine dal palco parte «Bella Ciao». Cantano tutti. La protesta Il lancio della scarpa da parte degli studenti al ministero dell'Istruzione Il cantante Guglielmo Epifani ieri con Shel Shapiro, che si è esibito sul palco Fabrizio Caccia

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Migliaia di lavoratori usati... (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 82 del 2009-04-05 pagina 2 Bonanni: "Migliaia di lavoratori usati per la campagna elettorale" di Gian Battista Bozzo Il leader della Cisl: "Epifani ha un’idea di sindacato ottocentesca Loro cercano voti, noi soluzioni concrete per superare la crisi" Fra una marcia e una protesta, il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, ha trovato anche qualche minuto per invitare Cisl e Uil a ritrovare l’unità sindacale, perché – ha detto – per affrontare la crisi c’è bisogno «di tutto e tutti». Raffaele Bonanni, lei è parte diretta in causa: che cosa ne pensa? «Che in un Paese – risponde il segretario generale della Cisl – ci siano quelli che marciano e protestano, e poi ci siano quelli che fanno le cose concrete, è un’idea che non mi convince. Nelle società complesse come la nostra, il compito di ciascuno è di mettere il suo mattone per costruire qualcosa di positivo. Questo è vero in tempi normali, figuriamoci in circostanze eccezionali come quelle che viviamo oggi. Nei momenti di crisi la cooperazione è essenziale». Ci fa un esempio di buona cooperazione? «Gliene faccio due, ammortizzatori sociali e piano casa. In entrambi i casi la Cisl ha detto che si trattava di scelte che andavano nella direzione giusta; però abbiamo subito aggiunto che non sarebbero state efficaci se non si fosse cercata, e trovata, la collaborazione fra governo centrale e governi regionali, anche se di diverso colore politico. Il governo lo ha fatto, e si sono trovate le soluzioni. Questo è lo spirito costruttivo che ci interessa, mentre non ci interessano le contrapposizioni. Dobbiamo essere tutti un po’ più uniti di fronte a una crisi che inietta incertezze nel Paese». Sembra, al contrario, che Epifani vi voglia vedere «uniti nella lotta». «è un’idea da sindacato ottocentesco, quello delle barricate e delle cariche di Bava Beccaris, non da sindacato moderno. Nelle società evolute, e quindi anche in Italia, ognuno di noi può fare qualcosa: lo abbiamo visto con gli ammortizzatori e il piano casa. Rispetto a quelle della Cgil, le nostre opinioni sono diverse e distanti. Loro inseguono i risultati elettorali, non i risultati per la comunità: la piazza viene utilizzata a fini politici, non sindacali. Di fatto questa manifestazione è l’apertura della campagna elettorale». Come fa a dirlo con tanta sicurezza? «Sa come si riconoscono gli obiettivi sindacali? Devono avere requisiti precisi. Intanto, devono essere costruiti con il concorso di tutto il mondo del lavoro, e non di una sola parte. Poi, proposte e obiettivi non devono poter essere accusabili di aver natura politica, né devono essere demagogici. Vede, il sindacato non è la bocciofila, non deve esser capace soltanto di urlare: questo lo sa fare anche mio zio. Il sindacato deve portare a casa risultati concreti, non può dire ai lavoratori: volevo tutto, però non mi hanno dato niente. Cisl e Uil lavorano per trovare soluzioni, magari parziali e limitate, ma pur sempre soluzioni. E la gente lo ha riconosciuto». L’altra richiesta che vi rivolge Epifani è di un referendum generale sulla riforma dei contratti di lavoro, firmato nello scorso gennaio. Probabilmente con l’idea, o la speranza, che dal voto arrivi una bocciatura. «Che i lavoratori si debbano pronunciare, a valle, sulle decisioni prese dai gruppi dirigenti eletti è un’idea obsoleta. è come se un sindaco o un presidente di Regione dovesse sempre chiedere ai suoi cittadini la loro opinione attraverso i referendum. è un modo di pensare davvero singolare, con questo sistema del “ricorso all’agorà” dovremmo mobilitare ogni volta milioni di persone. Prendo anche atto che il leader del Pd, Franceschini, condivide la riforma contrattuale sottoscritta da Cisl, Uil e da tutte le associazioni imprenditoriali. No, è solo un modo di buttarla in demagogia, e in politica. Se poi Epifani ha problemi suoi nello scegliere l’una o l’altra strada, può sempre farsi giudicare dall’interno. Ci sono i congressi per attribuire le responsabilità». Alla riunione dei ministri finanziari europei di Praga, Giulio Tremonti ha detto: è meglio avere i lavoratori in fabbrica che per la strada, prevenire è meglio che curare. «Questa è sempre stata la nostra opinione, e per questo la Cisl ha tanto insistito sui contratti di solidarietà e su tutte le altre forme di intervento per mantenere i posti di lavoro. Bisogna guadagnare i soldi lavorando, rimanendo ancorati ai posti di lavoro. Questo ci renderà più forti, una volta che usciremo dalla crisi. Chiediamo al governo di parlare di questi temi in un incontro di tutte le parti sociali, al più presto, prendendo spunto dalle importanti decisioni prese al G20 di Londra». A proposito, lei ha partecipato alla parte sindacale del summit londinese: che impressione ne ha tratto? «è stato un vertice importante, non ho dubbi in proposito. E vorrei anche ricordare che il documento approvato dai sindacati di tutto il mondo prende spunto dal global social pact di Angela Merkel e di Giulio Tremonti». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Obama è il nuovo Gorbaciov?. (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 2 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 40 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 50 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 181 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (10) blog (1) capitalismo (10) cina (19) comunicazione (2) crisi (13) democrazia (62) economia (32) era obama (18) europa (14) francia (25) germania (6) giornalismo (51) giustizia (2) gli usa e il mondo (65) globalizzazione (47) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (151) manipolazione (6) medio oriente (13) notizie nascoste (47) partito democratico (2) pdl (1) politica (1) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (24) spin (7) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Franco Parpaiola: Salve. poi un altra cosa prima che mi dimentichi, quell'amatore come dici tu non ha chiesto... Ultime news Così Epifani ha fatto il funerale alla CgilSei in carcere? 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L'ossessione del Cavaliere (sezione: G20)

( da "Repubblica.it" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Cominciata male a Strasburgo, la giornata di Silvio Berlusconi statista internazionale finisce malissimo a Praga. Al vertice Nato il capo del governo si presenta con il telefonino all'orecchio lasciando la cancelliera Merkel ad attenderlo sulle rive del Reno e disertando la cerimonia solenne di commemorazione per i caduti della Nato, tra cui parecchi soldati italiani. A Praga, dove domani si terrà l'incontro Ue-Usa, il presidente del Consiglio lascia esplodere la sua rabbia contro l'informazione. Se la prende, lui che è maestro delle tecniche televisive, contro i video che ripropongono fedelmente su internet le sue gesta maldestre sulla scena mondiale. E minaccia, lui che è proprietario di televisioni e giornali, di lanciare campagne di boicottaggio contro la stampa, colpevole di non riproporre la realtà come piacerebbe a lui. Dopo aver ripetutamente violato la forma e la sostanza delle regole di politica internazionale, Berlusconi finisce così anche per violare la forma e la sostanza della libertà di informazione. I due errori sono più strettamente connessi di quanto si possa credere. Sarebbe infatti ingenuo pensare che il presidente del Consiglio abbia accumulato in pochi giorni un così straordinario numero di gaffe e di figuracce internazionali solo per insipienza. Unico esponente del G8 a non aver potuto incontrare Obama, incapace di acquisire credibilità tra i propri pari, ha adottato la tecnica della rottura del protocollo, per poter vendere almeno qualche scampolo di visibilità sul fronte interno, che è poi l'unico che gli interessi veramente. Per farlo, però, avrebbe bisogno di un controllo pressoché totale sull'informazione di casa propria. E poiché non riesce ad ottenerlo, poiché nell'era di internet e dell'informazione globale neppure il monopolio televisivo basta a garantirgli l'impunità, lascia libero corso alla propria ira pronunciando anatemi contro la stampa. OAS_RICH('Middle'); Bisogna riconoscere che Berlusconi ha motivo di essere deluso. Il suo nuovo corso di statista mondiale era stato messo in scena con straordinario senso di opportunismo. Il G20 sancisce una ritrovata unità tra i Grandi del Pianeta? Berlusconi è prontissimo ad inseguire il presidente americano al grido di "Mr. Obama!" e a costringerlo ad una foto-ricordo con il russo Medvedev che farà la prima pagina di tutti i giornali. I leader della Nato decidono che devono superare il veto turco e uscire dal vertice di Strasburgo con un accordo sulla nomina di Rasmussen? Berlusconi viola tutti i protocolli e i più elementari criteri di buona educazione per farsi riprendere dalle televisioni di tutti il mondo mentre telefona, in diretta, al primo ministro turco Erdogan per perorare la causa di Rasmussen. Poco importa che, nonostante i sorrisi di Obama e Medvedev nella foto-ricordo, la situazione dell'economia mondiale resti grave, o che il riavvicinamento dei rapporti tra Russia e Stati Uniti non abbia certo bisogno dei buoni uffici di Berlusconi. Poco importa che, per riconoscimento congiunto dei turchi e degli americani, l'accordo sul nome di Rasmussen sia arrivato dopo due colloqui, venerdì sera a Baden Baden e ieri mattina a Strasburgo, tra Obama e il presidente turco Gul, cui ha partecipato nella fase finale lo stesso Rasmussen. Quello che interessa a Berlusconi, nella stessa implacabile logica televisiva con cui ha conquistato la politica italiana, è l'effetto annuncio. Lascia Londra rivendicando un suo ruolo nel riavvicinamento tra Usa e Russia. Lascia Strasburgo proponendosi come il vero deus ex machina dietro l'elezione di Rasmussen. Le foto, le sequenze televisive, sono la prova di quanto afferma. Al teatrino della politica trasferito su scala internazionale non occorre altro. E peccato se, per ottenere l'effetto "mosca cocchiera", Berlusconi è disposto a sacrificare il contributo reale, certo più modesto, che magari ha effettivamente offerto, come il rafforzamento del nostro contingente in Afghanistan o l'opera di persuasione che può aver esercitato sul suo amico Erdogan. Naturalmente il capo del governo non è contento quando la stampa riferisce la costernazione del resto del mondo di fronte alle sue imprese. "Con voi giornalisti non parlo più, perché io lavoro per l'Italia e voi lavorate contro l'Italia" aveva dichiarato già venerdì sera a chi lo attendeva al rientro in albergo. Ma questa logica televisiva dell'apparire a tutti costi, anche pagando il prezzo di brutte figure fa davvero bene al Paese? O fa bene solo al capo di governo e alla sua perenne ricerca di applausi domestici? Sarebbe bello se, almeno quando varca i confini nazionali, il presidente del Consiglio ricordasse che le due istanze, il suo interesse e quello dell'Italia, possono anche non coincidere. La libertà di stampa, invece, coincide sicuramente con l'interesse di una democrazia. Perché la cronaca non è diffamazione e la critica non è calunnia. (5 aprile 2009

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Ue-Usa: dopo G20 e Nato, Obama incanta Praga (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Ue-Usa: dopo G20 e Nato, Obama incanta Praga 05-04-2009 PRAGA. In agenda c'é il rafforzamento dei legami euro-americani, la lotta ai cambiamenti climatici e tanta politica estera. Ma il piatto forte della giornata di domani a Praga sarà ciò che precederà l'evento ufficiale, il vertice Ue-Usa. L'attenzione infatti è già tutta rivolta al discorso che Barack Obama terrà alle dieci del mattino nella splendida piazza del castello. Un evento pubblico per il quale sono attese migliaia di persone. Potente ma discreta la sicurezza predisposta: i controlli sono delegati ad un mare di agenti in divisa e da altrettanti uomini del secret service sparsi tra la gente. Gli operai della repubblica più "americana" del Vecchio continente hanno montato l'enorme palco al centro della più antica fortezza medievale del mondo al ritmo di musica "yankee" - molto Bruce Springsteen - che veniva sparata dalle casse. Gli stessi diffusori che domani serviranno a diffondere la retorica obamiana in ogni angolo del castello. Una scelta di grande suggestione che incoronerà simbolicamente 're' Obama, diventato ormai in Europa un'icona dell'appeal e del cambiamento, più simile ad una rock star che all'immagine tradizionale dei politici europei. Il successivo ben più severo appuntamento al centro congressi di Praga - con le desuete "foto di famiglia", il pranzo di lavoro ed i "giri di tavolo" della liturgia verticistica europea - verrà quindi oscurato dalla scesa in piazza del presidente Usa. Già oggi i tantissimi turisti che affollavano il complesso del castello di Praga, complice una assolata giornata primaverile, chiedevano informazioni alla sicurezza su quale fosse il posto migliore per "vederlo" e a che ora fosse esattamente lo show. Ma non sarà un concerto rap, e le attese per il discorso di Obama sono alte. Forse il presidente statunitense parlerà anche dello scudo spaziale, spiegando così finalmente ai fedelissimi alleati cechi se il progetto simbolo dell'era Bush sarà veramente archiviato in nome delle relazioni con la Russia. Dopo aver puntellato il traballante edificio dell'economia mondiale con il G20 di Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il vertice Nato di Strasburgo, Barack Obama vuole incantare anche Praga. E domani avrà modo di farlo dando lezioni di "green economy", spiegando ai suoi alleati europei come fare della difesa dell'ambiente un business che stimoli la ripresa. Tutti di corsa a Praga, quindi. Quasi a voler carpire i segreti della ricetta a stelle e strisce per non perdere il treno dell' "economia verde". L'appuntamento di domani conferma l'esistenza di una sorta di 'summit-mania', che si spiega certo con la gravità della crisi in atto, ma che l'effetto-Obama ha amplificato. Naturalmente i principali nodi di politica estera saranno affrontati nel vertice Ue-Usa: a partire dalla crisi afghana, dal ruolo dell'Iran e naturalmente dal Medio Oriente. A Praga i 27 potranno anche esplorare la lettura che la Casa Bianca dà ai risultati delle elezioni in Israele, che tanto preoccupano il mondo arabo. Ma soprattutto di Afghanistan si parlerà domenica al castello di Praga: sarà il premier Silvio Berlusconi ad introdurre il tema con una relazione sulle prospettive dell'area centrata su Afghanistan e Pakistan. Un tema importante per l'Italia che ha già annunciato che metterà a disposizione degli alleati 524 uomini in più in vista delle prossime elezioni presidenziali di agosto, raggiungendo così la cifra totale di oltre 3000 uomini dispiegati sul terreno.

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La non-prolifération nucléaire selon Barack Obama (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

La non-prolifération nucléaire selon Barack Obama LEMONDE.FR avec AFP | 05.04.09 | 09h41 * Mis à jour le 05.04.09 | 09h53 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : AFP/JOE KLAMAR M. Obama va prononcer dans la matinée un discours, le seul de sa tournée européenne, dans lequel il compte offrir le dessein d'un "monde sans armes nucléaires" à terme, a indiqué la Maison Blanche Le président américain Barack Obama veut proposer, dimanche 5 avril, à Prague de relancer les efforts contre la prolifération de l'atome en vue d'aboutir à un monde "sans armes nucléaires", en condamnant comme une "provocation" le lancement le même jour d'une fusée nord-coréenne. M. Obama, qui se trouve dans la capitale tchèque pour participer à un sommet avec les dirigeants de l'Union européenne, souhaite d'abord que son pays montre l'exemple en obtenant la ratification par le Sénat américain du traité d'interdiction complète des essais nucléaires (CTBT). Le traité a été déjà ratifié par 148 pays et n'entrera en vigueur que lorsqu'il l'aura été par les Etats-Unis, la Chine, l'Inde, le Pakistan, Israël, l'Iran, l'Egypte, l'Indonésie et la Corée du Nord. Les Etats-Unis n'ont pas effectué de test nucléaire depuis 1992. Sur le même sujet Portfolio Strasbourg : les manifestations dégénèrent Cadrage La non-prolifération nucléaire selon Barack Obama Compte rendu Trois cent interpellations à Strasbourg Compte-rendu Le sommet de l'OTAN s'achève sur un consensus Zoom L'Europe face au nouveau leadership américain Les faits Anders Fogh Rasmussen sera le prochain secrétaire général de l'OTAN Edition abonnés Dossier : Les nouvelles frontières de l'OTAN Sur le même sujet Cadrage La non-prolifération nucléaire selon Barack Obama Les faits Le Luxembourg et la Belgique ont du mal à accepter leur inscription sur la liste "grise" de l'OCDE Les faits Au moins huit morts dans un attentat au Pakistan Reportage Le calme perdu du village de Couy, après la disparition d'un couple homosexuel Zoom Alger se prépare sans passion à la réélection attendue du président Bouteflika pour un troisième mandat M. Obama va prononcer dans la matinée un discours, le seul de sa tournée européenne, dans lequel il compte offrir le dessein d'un "monde sans armes nucléaires" à terme, a indiqué la Maison Blanche. Il veut y annoncer son intention dans l'immédiat de négocier un nouveau traité international capable "de mettre fin de manière vérifiable à la production de matériaux fissiles et d'armes nucléaires", selon le communiqué. Les Etats-Unis, le Royaume-Uni et la Russie ont déjà déclaré un moratoire sur la production de matériaux fissiles destinés aux armes nucléaires. Le nouveau traité envisagé par le président américain viserait à inclure aussi la Chine, l'Inde et le Pakistan. M. Obama a également l'intention d'appeler à la tenue d'un sommet mondial sur la sécurité nucléaire afin de discuter des moyens de sceller de nouveaux partenariats en vue d'empêcher la prolifération des armes ou matériaux nucléaires, a précisé la Maison Blanche. Il veut enfin confirmer sa volonté, annoncée mercredi à Londres lors d'une rencontre à Londres avec le président russe Dmitri Medvedev, de relancer les négociations avec Moscou sur le traité START-1, conclu pendant la guerre froide, qui prévoit une réduction des arsenaux nucléaires des deux pays et arrive à échéance en fin d'année. Les questions nucléaires ont quelque peu relégué au second plan le sommet avec l'Union européenne auquel M. Obama doit participer à la mi-journée. Il s'agit de la troisième étape de sa première tournée européenne, aux allures d'offensive de charme, après le sommet du G20 et celui de l'Otan où il a obtenu le soutien de l'alliance à sa stratégie en Afghanistan. Les dirigeants de l'UE veulent profiter de l'occasion pour demander à M. Obama de faire davantage d'efforts dans la lutte contre le réchauffement climatique, en vue de la conférence de Copenhague en fin d'année sur l'après-Kyoto.

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L'obiettivo è il rilancio delle relazioni Resta l'incognita sullo Scudo spaziale (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

MONDO 05-04-2009 il vertice Ue-Usa a Praga L'obiettivo è il rilancio delle relazioni Resta l'incognita sullo Scudo spaziale DA PRAGA GIOVANNI BENSI I l presidente americano Barack Obama è giunto ieri sera a Praga verso le 18, un po' in ritardo sul programma, per il vertice Usa- Ue di oggi. L'agenda della sua permanenza nella capitale ceca prevede incontri bilaterali con il presidente Václav Klaus, l'ex presidente Václav Havel ed il premier Mirek Topolánek che, sfiduciato dal Parlamento, è dimissionario. Ma la Repubblica Ceca è anche presidente di turno dell'Unione europea, ed è proprio in questa situazione sfavorevole che Obama incontrerà i leader dei 27 Paesi dell'Ue. Al centro del dibattito la ricerca di una formula per rilanciare le relazioni transatlantiche, che erano diventate alquanto tese durante gli otto anni di George W. Bush e che oggi saranno al centro del discorso pubblico di Obama. Sarà all'ordine del giorno anche l'individuazione di comuni strategie per affrontare i mutamenti climatici. Si tratta di un tema che la precedente Amministrazione americana considerava di minore importanza, ma che invece sta molto a cuore a Obama: egli crede nell' «economia verde» e ha già avviato passi in tal senso negli Usa. Si parlerà anche della sicurezza energetica e dei rapporti con la Russia, oltre che dei problemi della difesa e del disarmo. Forse Obama a Praga chiarirà la sua posizione sul progetto di Scudo spaziale ereditato da Bush. Ma è improbabile che una decisione in materia sia annunciata in questa occasione. Lo scudo dovrebbe essere installato in Polonia ( dieci intercettori) e in Repubblica Ceca (una stazione radar). Il piano irrita la Russia e ha anche molti oppositori a Praga (sondaggi parlano del 70% di contrari). Il presidente americano incontrerà i vertici cechi e con gli europei parlerà anche del cambiamento climatico LE ULTIME DUE TAPPE ALLA SCOPERTA DELLA VECCHIA EUROPA Si concluderà martedì in Turchia la prima visita di Obama in Europa iniziata mercoledì con il G20 di Londra e i vertici bilaterali con Hu Jintao e Dmitrij Medvedev. Oggi il leader statunitense è a Praga per il vertice con l'Unione europea.

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Le Royaume-Uni face à la pire récession depuis 1945 (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 05-04-2009)

Argomenti: G 20

Le Royaume-Uni face à la pire récession depuis 1945 LEMONDE.FR avec AFP | 05.04.09 | 12h58 * Mis à jour le 05.04.09 | 12h58 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : La récession en Grande-Bretagne "est pire que ce à quoi le gouvernement s'attendait" et le pays risque de ne pas retrouver la croissance avant la fin 2009, déclare le ministre britannique des finances, Alistair Darling dans un entretien, dimanche 5 avril, au Sunday Times. Sur le même sujet Compte rendu Le Royaume-Uni face à la pire récession depuis 1945 Enquête L'indéfendable Sir Fred Infographie Royaume-Uni : la cinquième puissance industrielle au monde Edition abonnés Archive : L'Angleterre fait encore grise mine Le chancelier de l'Echiquier a indiqué qu'il serait contraint de réviser ses prévisions économiques à la baisse, lors de la présentation du budget le 22 avril, les chiffres de l'économie britannique des trois premiers mois de l'année n'étaient pas encore disponibles. "On pense qu'ils seront mauvais, parce que si on fait un tour d'horizon dans le monde, on ne peut rien dire d'autre", a-t-il convenu. "Je pensais qu'on verrait la croissance dans la deuxième moitié de l'année", a-t-il poursuivi. "Je pense (maintenant) qu'il faudra attendre la fin de l'année, ou le début de l'année prochaine, avant qu'on ne commence à voir la croissance ici." Selon le Sunday Times, M. Darling pourrait annoncer le 22 avril une contraction de l'économie de 3 % en 2009, ce qui serait la pire baisse depuis 1945, et correspondrait à trois fois la prévision qui figurait dans le pré-budget de novembre. Interrogé dimanche matin sur ce chiffre par la BBC télévision, M. Darling a refusé de le confirmer mais a souligné que le commerce britannique serait très affecté par les difficultés économiques de l'Asie. "Si vous regardez ce qui s'est passé, la récession depuis l'automne dernier a été bien plus intense que les gens, nulle part dans le monde, ne l'attendaient", a-t-il répété. Evoquant l'accord conclu lors du sommet du G20 jeudi à Londres, susceptible de stimuler l'économie mondiale, M. Darling a jugé que son importance ne pouvait pas être minimisée mais que l'on devait aussi "être réaliste".

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