CENACOLO
DEI COGITANTI |
Al tramonto anche gli
operai della Nba ( da "Stampa,
La" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si chiama crisi finanziaria ed ha
abbattuto le vendite delle quattro ruote. Dentro, sul parquet si chiama LeBron
James. È lui il fenomeno della Nba che con la maglia di Cleveland ha celebrato
il funerale dei Pistons, come all'inizio degli anni Novanta aveva fatto
un'altro fenomeno, Michael Jordan, il più grande giocatore di tutti i tempi.
Sale la temperatura in
Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: PROTEZIONISMO Sale la temperatura
in Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici Speculazione all'attacco: a picco
petrolio, alimentari e compagnie aeree MARCO ZATTERIN Crollano il peso
messicano e il real brasiliano: a rischio le loro esportazioni La Russia blocca
gli acquisti di carne suina dall'Arizona La Ue: la nostra è sicura
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Agli gnomi degli affari,
babelick ha detto: ovvio
che se sfidi italia-francia e germania ti attiri le antipatie di questi paesi
che nel 2009 non ti lasceranno più spazio in parlamento e gli stanno tolgono
( da "KataWeb News" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
La crisi in un
documentario ( da "KataWeb
News" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi in un documentario 27
aprile 2009 alle 17:34 — Fonte: kataweb.it — 0 commenti S'intitola 'American
Casino' ed è il primo documentario ad affrontare l'argomento della crisi
finanziaria mondiale, da Wall Street in giù di ARIANNA FINOS
Carisparmio, la crisi
taglia un terzo dell'utile ( da "Alto
Adige" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria globale.
L'assemblea - che si è tenuta presso la Haus der Kultur di via Crispi - ha
inoltre deciso la ripartizione dell' utile con 4,90 euro per azione che saranno
in distribuzione dal prossimo 5 maggio. L'assemblea ha approvato anche la
proposta di ridurre da
Economia & politica:
salvi o a fondo insieme ( da "Giornale
di Brescia" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi economica - spiega Delzio
- nasce dalla crisi della politica, che con le sue scelte azzardate ha
stravolto l'intero sistema finanziario». Per Delzio - ex direttore dei giovani
di Confindustria - l'attuale sfacelo prende le mosse nei primi anni Duemila con
la deregolamentazione della finanza scaturita dalle scelte delle autorità di
Stati Uniti e Gran Bretagna.
gli enigmi della politica
italiana - marc lazar ( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E inoltre perché dalla crisi
finanziaria del 2008 e dalla susseguente crisi economica starebbe per nascere
un nuovo ciclo, segnato dall´imperativo delle regole e del ritorno alla politica.
è una profezia che merita di essere discussa, innanzitutto per ragioni
congiunturali: Berlusconi, come altri leader della destra ?
impennata della
disoccupazione ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia interna e internazionale a
reggere le spinte della crisi finanziaria innescatasi negli Stati Uniti. La
disoccupazione è salita quindi al 3,9 per cento e la provincia è scesa di dieci
posizioni nella classifica generale (al ventitreesimo posto) mantenendo però la
migliore performance in Friuli Venezia Giulia (4,3 per cento la media,
scomposta nel 4 per cento di Udine,
la stretta creditizia
costa alle imprese oltre 62 milioni
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A presentare i conti della crisi
finanziaria è Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone, il
quale ricorda che «a luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui
subprime, il tasso di riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea era pari
al 4,0% e nel contempo i tassi sui prestiti alle imprese si attestavano al 5,
architetti a stelle e
strisce in visita alle nostre aziende
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria ed economica, le
imprese friulane hanno risposto numerose ai diversi appuntamenti organizzati
dalla Camera di commercio di Pordenone in collaborazione con il sistema
camerale regionale. Le aree di Chicago e Houston, negli Usa, sono quelle che
hanno risentito in misura più limitata della crisi globale: così hanno riferito
gli importanti studi di architettura e progettazione
Carifermo, i conti sono ok
( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a causa della crisi finanziaria, è
risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel comparto del risparmio
gestito». Al 31 dicembre 2008 il patrimonio di Carifermo Spa ammonta a
146.832.911 euro. Questi dati pongono la banca ai vertici per solidità e
solvibilità, fattori indispensabili, insieme alla liquidità,
modello udinese replicato
in europa ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma la crisi finanziaria attuale
quanto ha inciso su queste realtà? A sentire le dichiarazioni dei responsabili
di Banca etica, non più di tanto. Se non fosse che il costo del denaro è
notevolmente calato, praticamente non ne risentirebbe. Vivendo esclusivamente
della differenza tra i tassi praticati ai risparmiatori e quelli praticati a
chi ha ricevuto un prestito,
Eutelia, è braccio di
ferro Barricate anti-'spezzatino'
( da "Nazione, La (Arezzo)"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: posto di lavoro a causa del
groviglio finanziario e giudiziaro, in cui si muove l'intera vicenda, su cui
pesa la richiesta di mobilità per 1957 addetti. Motivazioni, queste che hanno
imposto la costituzione del tavolo di crisi al ministero dello sviluppo e del
lavoro, che si è riunito ieri, con la partecipazione dei rappresentanti della
presidenza del consiglio per sbrogliare l'
Beneduce, finanziere di
Mussolini ( da "Arena,
L'" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale in questo momento di crisi
finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione
dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il
finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano
Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito
dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto.
Dopo le rondini del G7, la
primavera delle riforme ( da "Milano
Finanza (MF)" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i pesanti effetti che la crisi
finanziaria avrà sui Paesi emergenti: un argomento che finora le istituzioni
finanziarie internazionali dell'Occidente avevano sovranamente trascurato. E'
singolare, d'altro canto, l'impostazione quasi marginale con la quale i nostri
mass media hanno seguito gli incontri di Washington del G7, del G20,
di ALBERTO CAPISANI MILANO
QUARANTOTTO ore alla resa dei con...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 28-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: le forti pressioni del governo
federale che le ha abbondantemente aiutate nel corso della grande crisi
finanziaria, hanno sempre respinto i piani proposti da Washington per tagliare
i debiti. LE INDISCREZIONI che davano ieri per imminente una nuova iniziativa
del Tesoro, una proposta definitiva, da «prendere o lasciare», sono rimaste,
fino a tarda sera, dei pur attendibili rumors.
L'isola del nord svolta a
sinistra ( da "Manifesto,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: figlio del default economico e
della crisi finanziaria, dovrà definire un nuovo rapporto con l'Unione europea
e con il mondo. Reykjavík già pensa di adottare l'euro Vittoria di
socialdemocratici e verdi in Islanda Premier Sigurdardóttir, donna e
omosessuale Remi Nilsen OSLO Le elezioni politiche in Islanda hanno avuto un
risultato di portata storica.
Un tam-tam riapre il caso
dell'Accademia di Belle Arti. Un tam-tam che racconta di una ...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sempre stretta tra una crisi
finanziaria e l'altra, la delibera del gettone può non essere capita. Non uno
scandalo, sembra di capire dal discreto confronto e dall'educato dibattito che
si è aperto, ma un dubbio sull'opportunità. Perché se nessuno mette in dubbio
che la presenza di professionalità e impegno al servizio di un'istituzione che
dal 1573 è un pezzo di storia della città,
Confindustria, Della
Gatta:
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha evidenziato il parlamentare la
crisi finanziaria perdurante, anche se non estremamente drammatica, aggiunta a
quella energetica precedente, alle lentezze sulla realizzazione del nucleare,
al sud produce effetti più gravi. A tanto si aggiungono inadempienze della
Regione Campania che ancora fanno sentire negatività impressionanti.
Giù il turismo, sale Big
Pharma ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le sensibili antenne dei mercati
finanziari hanno colto il pericolo vendendo i titoli più rischiosi come quelli
delle compagnie aeree, del tempo libero e delle commodities, premiando i
settori farmaceutico e le biotecnologie. Giù anche il prezzo del petrolio del
2,7%, che si è portato in serata a 50,14 dollari al barile per i timori di un
ulteriore rallentamento dell'
Opel, Magna in trattative
per il 20% ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: decisa da General Motors in crisi
finanziaria, giunge in un anno elettorale. Spd e sindacati hanno preso
posizione contro l'opzione Fiat perché è quella che a loro dire comporterebbe
troppi tagli. Per fare pressione, il sindacalista di IG Metall Armin Schild ha
detto proprio ieri che i lavoratori Opel non firmeranno alcun accordo di
riduzione dei costi con GM,
Benessere, altro che
crescita zero ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: come detto, hanno tendenza ad
accelerare nei periodi di crisi, ecco che l'uscita dall'attuale crisi
finanziaria e reale sarà tutto meno che il ritorno ai vecchi valori e alle
vecchie abitudini, come qualcuno prevede, e forse spera. Tutto bene, dunque, e
basta solo aspettare che la crisi giunga al termine?
Un futuro bloccato da
malinconia e lutto ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un futuro bloccato da malinconia e
lutto di Michel Wieviorka L a crisi finanziaria, nonché economica e sociale, di
cui si parla tanto dal settembre 2008, darà forza all'azione politica di
sinistra? In effetti si sentono discorsi più vicini alle idee di sinistra che
di destra: si parla di programmi keynesiani, di ritorno allo Stato, di
nazionalizzazione delle banche,
Speciale bilanci è in
arrivo in edicola con il Sole 24 Ore
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: curati dal servizio Analisi Mercati
Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti
BofA-Merrill: Thain
all'attacco ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non vuole essere, dice, il volto
della crisi finanziaria, degli eccesssi dei banchieri di Wall Street alla
caccia di bonus esorbitanti senza trasparenza. Il capro espiatorio di merger
discutibili a cominciare da quello che lo ha visto protagonista, la fusione tra
Bank of America e la sua Merrill Lynch.
Bruxelles stringe sugli
hedge fund ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2009-04-28 - pag: 43 autore: Regole. Direttiva sulla leva finanziaria
Bruxelles stringe sugli hedge fund Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato
Più sorveglianza sugli hedge fund e un tetto massimo alle remunerazioni e alle
liquidazioni dorate di manager delle società quotate.
Vienna la città dove si
vive meglio, Milano 41esima ( da "Reuters
Italia" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Come risultato dell'attuale
crisi finanziaria, le multinazionali stanno cercando di rivedere le loro policy
di incarichi internazionali, nell'ottica di tagliare i costi", ha detto
Slagin Parakatil, ricercatore senior di Mercer, in una nota. Continua...
I broker adesso si pentono
(al cinema) ( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: primo documentario sulla crisi
finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn. Tra applausi, risa e
commozione, passano sullo schermo broker scriteriati, cittadini che hanno perso
tutto inseguendo il sogno americano. Tra i banchieri uno racconta la follia di
un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri: inquadrato in
penombra,
L'integrazione coinvolga
anche l'America di Obama ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi attuale sembra aver
intaccato anche il soft power Usa, specialmente in confronto ai cosiddetti
valori asiatici... Non c'è dubbio che la crisi finanziaria abbia danneggiato il
nostro soft power sul versante dell'economia, con il problema di credibilità
del modello Wall Street.
Il volto dell'Asia che
verrà ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A fronte di una caduta della
fiducia negli Usa - provocata da una crisi finanziaria il cui effetto sarà il
crescente ruolo della mano pubblica nell'economia - Kissinger ritiene
fondamentale portare Cina e India dentro una coerente cornice internazionale
che va messa in grado di funzionare anche senza la leadership di un solo Paese.
Ankara investe nel piano
Anatolia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La Turchia sente la crisi
finanziaria come gli altri Paesi – ha detto Ekren al termine dell'incontro - ma
a fine 2008 abbiamo registrato un prodotto interno lordo molto soddisfacente,
pari a 748 miliardi di dollari. Il pacchetto di incentivi all'economia funziona
e il processo di privatizzazione prosegue: l'Italia è il primo Paese per l'
della stampa
internazionale ( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16
Il giudizio della stampa internazionale Time I primi mesi della presidenza di
Obama sono stati tra i più spettacolari della storia americana dai tempi di
Roosevelt, scrive Joe Klein. Ma le prove più difficili sono davanti a lui,
dalla capacità di gestire la crisi finanziaria al Medio Oriente
mondo del lavoro
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ECONOMIA
E MANAGEMENT DELLE ISTITUZIONI E DEI MERCATI FINANZIARI/FINANCE "
MARKETING MANAGEMENT " IN INGLESE: ECONOMICS AND MANAGEMENT OF INNOVATION
AND TECHNOLOGY " ECONOMICS AND MANAGEMENT IN ARTS, CULTURE, MEDIA AND
ENTERTAINMENT " INTERNATIONAL MANAGEMENT. Laurea Magistrale Domanda di ammissione online entro
il 29 maggio www.
I titoli
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E, su questi mercati poco regolati,
la maggioranza delle transazioni avvengono per una frazione del loro valore
originario. Ma la crisi finanziaria non era stata scatenata da una
sottovalutazione del rischio e dalla mancanza di regole stringenti? Giu. Fer.
senza titolo
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 I migliori I migliori
cinque titoli dello S&P/MIB di ieri e il loro andamento settimanale
Corre Bpm, frena Autogrill
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di
Paola Pica Corre Bpm, frena Autogrill MILANO Rush finale sostenuto da una Fiat
sopra gli 8 euro per Piazza Affari che ha chiuso così in terreno positivo una
seduta che prometteva il peggio.
Aedes, Intesa e Mps per
l'aumento ( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano /2
Aedes, Intesa e Mps per l'aumento ( Pa.Pic.) Accordo in dirittura per l'aumento
di capitale da 150 milioni di Aedes. Intesa Sanpaolo e Mps sono le capofila del
consorzio di banche che garantirà la ricapitalizzazione.
Quattro fondi in gara,
sale Safilo ( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
28/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano /1 Quattro fondi in gara, sale Safilo (
giu. fer.) Vola in Borsa Safilo, dove ha chiuso in rialzo del 4,9% grazie alla
conferma ufficiale che la trattativa in corso tra l'azionista di controllo Only
3T della famiglia di Vittorio Tabacchi con i fondi di private equity si
chiuderà «
shop at pzeroweb.com
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 shop at pzeroweb.com
Finanziari
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 37 Economia/Mercati
Finanziari Corriere della Sera Martedì 28 Aprile 2009
Aldo Ciaramella CAMPOBASSO
Por 2000 2006, sostanzialmente chiuso, quasi tutto rendicontato.
( da "Tempo, Il" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alluvione e per ultimo la grande
crisi finanziaria mondiale che hanno fatto crollare il Pil e l'occupazione
locali. Punti di criticità per l'assessore Vitagliano da cui il Molise ha
saputo rialzarsi conquistando attraverso gli interventi del Por e le misure
messe in campo spazi nel mondo del lavoro e della finannza creativa «Abbiamo
ottenuto un grande traguardo -
Â
Argomenti:
Crisi
Abstract: Per alleviare le conseguenze della
crisi finanziaria sull'economia reale sono in arrivo: una moratoria delle
tariffe degli enti sub-regionali (a partire dall'acqua potabile) e delle
tariffe dei servizi pubblici locali (mense scolastiche e trasporto pubblico);
l'accordo con le associazioni di categoria del commercio per la spesa agevolata
per la terza e quarta settimana (
Street
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: primo documentario sulla crisi
finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le
mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua
assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che
la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al
contribuente Usa.
Notizie in 2 minuti
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Spettacoli Il primo documentario
sulla crisi negli Usa Al Tribeca Film Festival di New York, ecco American
Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv
Leslie Cockburn: ceto medio rovinato dai mutui e broker che sembrano pentiti di
mafia. Sport Si apre il derby scudetto I 7 punti di distacco fra Inter e Milan,
Banche e crisi, il peggio
deve ancora venire?. ( da "Giornale.it,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi
economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli
Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina,
ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e
persino nell'America Latina.
IL CONTAGIO PUO' COLPIRE
L'ECONOMIA ( da "Stampa,
La" del 28-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi sanitaria e crisi finanziaria
hanno molti aspetti in comune. Il primo è appunto la mancanza di un rimedio già
pronto: niente vaccini contro la febbre, nessuna ricetta valida per bloccare i
danni legati all'insuccesso dei mutui subprime.
Referendum, la Lega ha
fatto bene i conti? ( da "Giornale.it,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi
economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli
Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina,
ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e
persino nell'America Latina.
Il Noe fruga tra i rifiuti
secchi ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria della piattaforma
Conai, versione pubblica, è determinata dall'uscita del Comune di Tortolì, che
con i suoi diecimila abitanti resta il maggior conferente della provincia. «La
scelta - spiega Marcella Lepori, nelle vesti di sindaco di Tortolì - di
affidare la gestione del secco alla stessa società che gestisce la raccolta
complessiva dei rifiuti è stata determinata
L'allarme di Draghi:
"Sarà crisi pesante nei paesi emergenti"
( da "Finanza.com" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'allarme di Draghi: "Sarà
crisi pesante nei paesi emergenti" (27 Aprile 2009 - 08:00) MILANO
(Finanza.com) - Da La Stampa: La crisi finanziaria metterà in ginocchio anche i
Paesi in via di sviluppo. L'allrame viene lanciato dalla Banca mondiale,
secondo cui entro fine anno ci saranno 90 milioni di poveri in più.
Perdita record per Nomura
( da "Finanza.com" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: oltre agli effetti negativi della
crisi finanziaria. L'anticipazione è stata riportata ieri dal Nikkei English
News. Nomura, che ha rilevato gli asset asiatici di Lehman Brothers, aveva già
chiuso il terzo quarter in rosso per 342,9 miliardi e a marzo aveva varato un
maxi-aumento di capitale da 300 miliardi.
Prestiti, crescita vicina
allo zero ( da "Denaro,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: risalgono al quarto trimestre del
Reti di Pmi e più
infrastrutture per crescere ( da "Denaro,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi: "la crisi finanziaria è
diventata anche una crisi del settore reale. Pochi sottolineano gli effetti
negativi di un complessivo e consistente aumento dei prezzi delle materie
prime, ma il settore orafo è stato uno dei primi a risentirne con un livello
qualitativo leggermente calante spiega Panico : è necessario porre un freno a
questa situazione e trovare un modo per comprare
Intesa con il Fmi: c'è
ottimismo ( da "Denaro,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: durante l'ultima conferenza di
Amburgo sulla crisi finanziaria mondiale e il suo impatto, i colloqui della
Turchia con il Fmi sono normali, e soprattutto sono necessari per avviare un
cambiamento nel settore privato. "Noi riteniamo che il programma Fmi -
dice Simsek - sia in linea con i nostri interessi".
Unioncamere Toscana,
positivo il 2007, nel 2008 imprese in perdita
( da "Sestopotere.com"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: patrimoniale e finanziaria in cui
le società di capitali toscane si trovavano un momento prima dell'ingresso
nella crisi. Una simulazione per il 2008 relativa alle sole società di capitale
manifatturiere segnala tuttavia che il numero di imprese che dovrebbero
presentare bilanci in perdita è destinato ad aumentare dell'1,
Giochi proibiti a Wall
Street ( da "Corriere.it"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tario sulla crisi finanziaria
girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani,
sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua
assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che
la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al
contri
Beneduce, finanziere di
Mussolini ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale in questo momento di crisi
finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione
dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il
finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano
Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito
dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto.
Beneduce, finanziere di
Mussolini ( da "Arena.it,
L'" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale in questo momento di crisi
finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione
dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il
finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano
Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito
dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto.
CIAK! MI GIRA IL CRAC AL
TRIBECA FESTIVAL BY DE NIRO SI SPARANO IL PRIMO DOCU-FILM SULLa follia di
un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri - A fine lA gente
( da "Dagospia.com" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: primo documentario sulla crisi
finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le
mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua
assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che
la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al
contribuente Usa.
Seiviaggi potenzia
L'Islanda e lancia i nuovi cataloghi estate
( da "TTG Italia Online"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alla normalita dopo la pesante
crisi finanziaria dell'autunno 2008". Proprio l'Islanda propone, infatti,
itinerari individuali in auto e fuoristrada, programmi di gruppo con guida in
italiano e activity tour con escursioni a cavallo, in mountain bike, rafting e
kayak. Novita per l'estate 2009 sono i programmi Iceland Trophy con Superjeep
Land Rover Defender guidate dai partecipanti.
Asia centrale/ Al via
summit per salvataggio mare di Aral
( da "Virgilio Notizie"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha aperto oggi il vertice del Fondo
internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando che
neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare
gli sforzi per cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio
assicurare che, a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non
cancellerà il lavoro previsto", ha detto Nazarbaev.
Carifermo, un bilancio in
salute ( da "Corriere
Adriatico" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in linea con l'intero sistema
bancario, a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la
raccolta indiretta specie nel comparto del risparmio gestito". Il livello
di patrimonializzazione complessiva che tocca il 15,70 per cento, con un Tier1
del 14,06 per cento. Il patrimonio al 31 dicembre 2008 si posiziona ad euro
146.
RBS da Euribor flat a
Euribor con spread pag.2 ( da "Trend-online"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: riprendere la politica monetaria
espansionistica recentemente abbandonata per far fronte alla crisi finanziaria.
La quotazione sul Mercato Obbligazionario Telematico rende possibile il
disinvestimento anche prima della scadenza. Per maggiori informazioni invitiamo
a consultare il sito www.certificatiederivati.it , il primo sito italiano
specializzato in certificati di investimento.
ROMANIA/ PARLAMENTO
APPROVA MODIFICA BILANCIO CON CONTRAZIONE 4%
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Gheorghe Pogea ha dichiarato dopo
il voto che la modifica della Finanziaria permette di garantire un buon
bilanciamento del budget e dà prova della serietà del governo romeno. Il
ministro ha spiegato che le modifiche sono dovute alla crisi finanziaria che ha
colpito i mercati e molti Paesi del mondo e che ha costretto la Romania a
rivedere le proprie stime di crescita dal +6% al -4%.
ASIA CENTRALE/ AL VIA
SUMMIT PER SALVATAGGIO MARE DI ARAL
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha aperto oggi il vertice del Fondo
internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando che
neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli
sforzi per cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio
assicurare che, a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non
cancellerà il lavoro previsto", ha detto Nazarbaev.
ANNA MARIA ASPRONE È ARRIVATO
A NAPOLI CON LE IDEE CHIARE E SI è MESSO SUBITO AL LAVORO...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 28-04-2009) + 5 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: La nostra è una crisi finanziaria,
non economica, dettata dalla mancata erogazione dei fondi della legge 49/80.
Trecentomila euro di entrate certe non bastano a pagare ogni anno 500mila euro
di stipendi e duecentoquarantamila di fitto. Il mio obiettivo - conclude Pace -
era prevenire il crac chiedendo aiuto e non il contrario».
Seiviaggi amplia i
programmi su Islanda, Groenlandia e Svalbard
( da "TravelQuotidiano.com"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sta tornando alla normalità dopo la
pesante crisi finanziaria dell'autunno
Seiviaggi arricchisce la
programmazione artica ( da "GuidaViaggi.it"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria dell'autunno
Compagnia delle Opere di
Forlì-Cesena, "Sussidiarietà e piccole e medie imprese",: incontro
con Giorgio Vittadini ( da "Sestopotere.com"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: partendo dal suo working paper
sulla crisi finanziaria, spenderà un giudizio culturale sulla crisi, sulle sue
dinamiche ed origini. Insieme, si cercherà di capire come la politica, anche
locale, possa favorire gli elementi di sussidiarietà per le nostre imprese. A
moderare gli interventi sarà il Direttore della Compagnia delle Opere di
Forlì-Cesena,
Crisi. Si parla di
ripresina ma la fiducia degli italiani cala. Le attese del Paese
( da "AmericaOggi Online"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dei mercati finanziari, possano far
ben sperare. La chiave di volta, a nostro avviso, sta negli effetti che avranno
concretamente i pacchetti di stimolo fiscali varati dai governi europei. Nella
maggior parte dei casi sappiamo purtroppo che si tratta di operazioni
mistificatorie che di fatto hanno messo assieme e totalizzato misure già
annunciate nelle fasi iniziali della crisi.
FONDAZIONE CARIPLO/ AVANZO
2008 PARI A 77,9 MLN,EROGATI 211,6 MLN
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: caratterizzato dalla crisi
economico-finanziaria che ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro
patrimonio, dal quale traiamo le risorse necessarie per l'attività
istituzionale filantropica. Per mantenere il livello erogativo elevato
coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha ritenuto di utilizzare
parte delle risorse accantonate negli anni precedenti nell'
FORTIS/ CAOS E PROTESTE A
ASSEMBLEA AZIONISTI SU CESSIONE A BNP
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il progetto di vendere Fortis
Banque a Bnp è stato lanciato ad ottobre a causa della crisi finanziaria e da
allora è costantemente contrastato dagli azionisti che si ritengono ingannati.
L'istituto bancario e assicurativo Fortis, divenuto oggi Fortis Holding, fiore
all'occhiello della finanza belga-olandese, è stato duramente colpito dalla
crisi.
Dipietristi di sinistra
( da "AprileOnline.info"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Da qui il riferimento alla crisi finanziaria,
e alle sue vittime principali (i lavoratori), è breve. Ancora, un altro tema
dolente per la sinistra, il contrasto all'immigrazione clandestina. Dice
Donadi: "Non è possibile che non vi sia un approccio alternativo a quello
leghista, crudele e xenofobo".
Crisi, Ref: ripresa
arriverà dall'Asia,in particolare dalla Cina
( da "Velino.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La fase che abbiamo attraversato
durante gli anni passati, sino allo scoppio della crisi finanziaria, si è
caratterizzata per un ruolo importante dei paesi emergenti, e soprattutto delle
economie asiatiche, all?interno dei circuiti economici e finanziari
internazionali”. In particolare – scrivono i ricercatori del Ref –
conroe ha detto:
"Estalla un recipiente con virus de la gripe porcina en un tren
suizo" ("Un recipiente con virus dell'influenza suina esplode in un
treno svizzero"). http://www.el
( da "KataWeb News" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
FORTIS/ DOPO ASSEMBLEA
INFUOCATA, AZIONISTI DICONO SÌ A BNP-PUNTO
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il progetto di vendere Fortis
Banque a Bnp è stato lanciato ad ottobre a causa della crisi finanziaria e da
allora è costantemente contrastato dagli azionisti che si ritengono ingannati.
L'istituto bancario e assicurativo Fortis, divenuto oggi Fortis Holding, fiore
all'occhiello della finanza belga-olandese, è stato duramente colpito dalla
crisi.
SICILIA/CONFINDUSTRIA:BENE
GOVERNO REGIONE SU CREDITI IMPRESE
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: daranno ossigeno alle attività
produttive affinché possano affrontare la grave crisi finanziaria. Le aziende
non hanno incassato 1,6 miliardi di euro, di cui ben 134 milioni di mancati
introiti hanno riguardato il solo settore dell'ospedalità privata che recentemente
con sacrifici ha anche dato il proprio contributo per consentire alla Regione
di mettere ordine nei propri conti".
##GAS/ RUSSIA-BULGARIA, SI
COMPLICA RISIKO SU SOUTH STREAM ( da "Wall
Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nel contesto della crisi
finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South
Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti
negativi e positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno
degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese".
Esportare il modello euro
per prevenire le prossime crisi globali. Parla TPS
( da "Foglio, Il" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non è (solo) una crisi finanziaria,
non è (solo) di sistema e non è affatto del sistema. Spiega Tommaso
Padoa-Schioppa: “Il collasso dell?economia pianificata di tipo sovietico fu il
fallimento dell?idea stessa che il mercato potesse essere soppresso e sostituito
da una regolazione statale imposta dall?
Se il Papa brinda alla
coscienza prima che alla sua autorità
( da "Giornale.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali
Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo
Scola, patriarca di Venezia;
##Gas/ Russia-Bulgaria, si
complica risiko su South Stream ( da "Virgilio
Notizie" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nel contesto della crisi
finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South
Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti
negativi e positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno
degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese".
L'esperimento
Fiat-Chrysler ( da "EUROPA
ON-LINE" del 28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nel frattempo è esplosa la crisi
finanziaria, che si è poi trasmessa all'economia reale. La crisi ha limitato le
performance del gruppo nel 2008 (fino al terzo trimestre i risultati erano
eccezionali) e riportato in rosso i conti nel primo trimestre 2009. Ma i
recentissimi dati sulle vendite in Europa ci dicono che Fiat sa competere anche
nelle acque agitate di questa recessione.
Toh, il Wall Street
Journal dello squalo Murdoch è più forte che pria
( da "Foglio, Il" del
28-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in questi tempi di crisi
finanziaria e pubblicitaria il giornale di Wall Street è l?unico quotidiano
americano ad aver guadagnato copie rispetto all?anno scorso, soltanto una
manciata (più 0,6), ma in netta controtendenza rispetto al mercato (meno sette per
cento, ha appena chiuso il mensile patinato della Condé Nast “
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
I CATTIVI RAGAZZI IL
BOTTEGHINO Reportage Così il basket rispecchia l'economia Addio al marchio
Pontiac e alle muscle car IL PALMARES IL TORNADO Al tramonto anche gli operai
della Nba Il motto: «Mettiamoci al lavoro». Gioco duro e troppi gomiti alti
2008: tutto esaurito Oggi molti posti vuoti e biglietti scontati GIANLUCA
PAOLUCCI 1967 La Firebird 2005 La Solstice 1964 La Gto Campioni col boom
dell'industria, giù con la new economy L'ultimo titolo risale al 2004: poi il
declino E domenica il crollo I "pistoni" di Detroit seguono i destini
delle big dell'auto INVIATO A DETROIT La fine di un'era è arrivata per Detroit
in una domenica pomeriggio tiepida sul parquet di un'arena di basket. Se il
basket fosse lo specchio dell'economia americana i Detroit Pistons sarebbero
General Motors, Ford e Chrysler, tutte insieme. E se questa equivalenza fosse
vera, la partita persa domenica dai Pistoni di Detroit - e già il nome rende
l'idea - corrisponderebbe a una bancarotta collettiva. Siccome il basket è
davvero almeno uno degli specchi possibili dell'economia americana, la fine di
un'era non è arrivata per caso e il
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Retroscena Dopo la
crisi bancaria, un altro disastro SUD AMERICA NEL CICLONE PROTEZIONISMO
Sale la temperatura in Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici Speculazione
all'attacco: a picco petrolio, alimentari e compagnie aeree MARCO ZATTERIN Crollano
il peso messicano e il real brasiliano: a rischio le loro esportazioni La
Russia blocca gli acquisti di carne suina dall'Arizona La Ue: la nostra è
sicura CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Agli gnomi degli affari, gente che
pratica il cinismo come fosse una religione, la febbre suina ha regalato una
catena di spunti inattesi. Ieri mattina si sono tuffati nella nuova settimana
borsistica soppesando gli effetti di una possibile pandemia, poi all'apertura
dei mercati hanno pronunciato il loro verdetto. Meno viaggi in vista: vendere i
titoli di compagnie aeree. Stagione turistica in discesa e domanda d'oro nero
in calo: cedere i future sul petrolio. Richieste di vaccini in salita: comprare
azioni farmaceutiche. Sud America in difficoltà: liberarsi di real e pesos
ricollocandosi sul dollaro. Tutto come un grande gioco, e c'è chi ha fatto
soldi a palate speculando sulla salute a rischio. Succede che un morbo veda la
luce in Messico dall'animale di cui per definizione non si butta nulla e che le
conseguenze si diffondano in un batter d'occhio su tutto il globo. Anche in
modo ingiustificato, se è vero che mangiare spuntature, bacon o salsicce non
provoca alcuna conseguenza sanitaria. Vallo a dire ai russi, gente diffidente
che ha bandito le importazioni suine dall'Arizona e quelle di ogni taglio di
qualunque bestia da America Centrale, California, Texas e Kansas. Analoga la
decisione di Ucraina, Cina, Kazakhstan, Emirati e Thailandia, che le Filippine
si preparano a imitare limitatamente ai prodotti canadesi. Per l'industria del
maiale è una perdita clamorosa. L'americana Tyson Foods, leader mondiale delle
carni, ha lasciato il 6% a Wall Street, nonostante le reiterate rassicurazioni
sulla sanità delle sue costate. L'Europa non rischierebbe nemmeno se ci fosse
possibilità di essere contaminati a tavola, assicura la Commissione Ue.
Importiamo 72 tonnellate di maiale l'anno, quasi tutto dalla Russia. Da noi la
reazione al morbo cavalca una paura più giustificata col risultato che non si
vola più verso la terra dei Maya. A catena, nelle ultime ore le agenzie di
viaggio si sono viste annullare le prenotazioni. Il volo della Ventaglio da
Milano per Cancún ieri è partito con il 35-40% di viaggiatori in meno rispetto
a quelli che avevano comprato il biglietto. Cancellazioni del 30 cento anche in
Russia, ma il calo è generalizzato in tutta Europa. La compagnia tedesca Tui ha
sospeso i decolli per Città del Messico sino al 4 maggio. Le imprese
britanniche hanno bloccato le missioni dei loro top manager. Nessuno fa ancora
i conti. Gli economisti ricordano tuttavia che l'epidemia della Sars che ha
colpito l'Oriente nel
( da "KataWeb News"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 160 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "KataWeb News"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
La crisi in un documentario 27 aprile 2009 alle 17:34 — Fonte:
kataweb.it — 0 commenti S'intitola 'American Casino' ed è il primo documentario
ad affrontare l'argomento della crisi finanziaria
mondiale, da Wall Street in giù di ARIANNA FINOS
( da "Alto Adige" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Carisparmio, la crisi taglia un terzo dell'utile Il neodirettore generale
Schedl: «Numeri molto positivi». Dividendo da 4,90 euro Il presidente Plattner:
«Tre fattori hanno condizionato il risultato. Forte l'aumento degli impieghi a
favore dell'economia locale». Il CdA ridotto di un membro BOLZAN0. «In questo
contesto di crisi economica sono orgoglioso di poter
presentere numeri molto, molto piacevoli, che una banca forte e sana può
presentare ai suoi soci». Così Peter Schedl, neodirettore generale della Cassa
di Risparmio di Bolzano, si è presentato al pubblico alla sua prima uscita
ufficiale che fa seguito al suo recente insediamento al vertice della
Sparkasse. L'assemblea annuale della banca presieduta da Norbert Plattner ha
preso atto del calo di un terzo l'utile netto di esercizio della Cassa di
Risparmio di Bolzano, attestandosi sulla cifra di 29 milioni di euro. Lo ha
stabilito l'assemblea dei soci che ha approvato il bilancio 2008. La flessione
è attribuita a investimenti di espansione della rete, ai costi di
rifinanziamento sui mercati e alla crisi finanziaria globale. L'assemblea - che si è tenuta presso la Haus der Kultur
di via Crispi - ha inoltre deciso la ripartizione dell' utile con 4,90 euro per
azione che saranno in distribuzione dal prossimo 5 maggio. L'assemblea ha
approvato anche la proposta di ridurre da
( da "Giornale di Brescia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 28/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:economia Economia & politica: salvi o
a fondo insieme Confronto, con interrogativi irrisolti, fra Matteo Colaninno
(Pd) e Stefano Saglia (Pdl) Da sinistra: Saglia, Delzio, Colaninno e Fontana
BRESCIA«Da un lato l'economia chiede di essere salvata dalla politica.
Dall'altro la politica si ritrova in coma a seguito della crisi
finanziaria». È il paradosso espresso da Matteo Colaninno (Pd), che ieri
su invito dell'associazione culturale Popolarismo europeo si è confrontato con
Stefano Saglia (Pdl) sul tema «Dalla crisi economica
il Rinascimento della politica?». Il quesito ha preso le mosse dal volume
«Politica ground zero: lettera d'amore di un giovane tradito», scritto da
Francesco Delzio, direttore relazione esterne del gruppo Piaggio, seduto
anch'egli tra i relatori all'hotel Master. La democrazia deliberativa Il
pamphlet propone una visione provocatoria della politica e delle strade da
seguire per la sua rinascita. «La crisi economica - spiega Delzio - nasce dalla crisi della politica, che con le sue
scelte azzardate ha stravolto l'intero sistema finanziario». Per Delzio - ex
direttore dei giovani di Confindustria - l'attuale sfacelo prende le mosse nei
primi anni Duemila con la deregolamentazione della finanza scaturita dalle
scelte delle autorità di Stati Uniti e Gran Bretagna. Le azioni dei
governanti creano una «giostra impazzita, che in pochi anni divora dapprima
l'economia e poi la politica stessa, che in ultima analisi ha deciso quindi di
suicidarsi». Cosa fare per uscire dallo stallo? Delzio propone una democrazia
deliberativa: «piccoli gruppi di cittadini che discutono su un tema ed
elaborano proposte, che siano poi di riferimento per le istituzioni». Fin qui
il manager-giornalista. E i politici, cosa ne pensano? «Sono un difensore della
politica tradizionale, perchè ne sono figlio» osserva Saglia, che aggiunge: «I
giovani dovrebbero portare un contributo innovativo alla vita politica, ma il
loro ingresso è reso difficile dalla persistenza della vecchia generazione». Il
presidente della Commissione lavoro della Camera ritiene che l'Italia abbia
bisogno di una macchina organizzativa più snella e quindi «eliminazione del
bipolarismo e snellimento delle procedure». A livello mondiale invece «la
globalizzazione ha fallito sia perchè non ha portato il benessere alle persone
più povere sia perchè ha prodotto la crisi finanziaria».
La politica non è morta Secondo Colaninno «la politica non è morta», ma le
nostre istituzioni sono in difficoltà. «Prima di entrare in politica - annota -
toccavo con mano la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma non ero
preoccupato perchè ho sempre creduto nel valore democratico della politica».
Per l'ex presidente dei giovani industriali è oggi assente «il confronto
parlamentare tra maggioranza e opposizione», che non dipende dalla pesantezza
burocratica: «Più snella di così la nostra democrazia non può essere
contemplata. Su alcuni aspetti si può semplificare, ma ricordiamoci che essa
necessita del bilanciamento equilibrato dei poteri». Il vero problema risiede
«nella distanza creatasi tra cittadini ed eletti, ingigantita dall'attuale
legge elettorale». Oltre alla crisi, filo conduttore
del convegno è stata l'Unione Europea. «Un attore assente dalla politica
mondiale di oggi, che ha raggiunto l'integrazione economica, ma ha fallito in
quella politica» chiosa Delzio. Gli fa eco Colaninno: «I leader politici non
possono essere europeisti soltanto quando prendono decisioni in prima persona.
Mi piacerebbe vedere un europeismo coerente e non a singhiozzi». Mentre Saglia
è lapidario: «Oggi a livello mondiale dialogano soltanto Usa e Cina, l'Europa è
completamente fuori dai giochi». Mario Nicoliello
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 31 - Commenti
GLI ENIGMI DELLA POLITICA ITALIANA MARC LAZAR Silvio Berlusconi e le difficoltà
della sinistra costituiscono i due grandi enigmi politici italiani. E sono al
centro del recente saggio di Aldo Schiavone, L´Italia contesa (Laterza), che
sta suscitando un dibattito pubblico. Schiavone offre una serie di riflessioni
stimolanti sull´Italia contemporanea, il solo Paese ad aver subìto a un tempo
il grande sconvolgimento tecnologico iniziato oltre due decenni fa, e una crisi politica di vasta portata. A suo giudizio, Berlusconi
è il frutto delle specificità italiane del XX secolo, e il berlusconismo
un´"ideologia di transizione". Ma la vera originalità provocatoria
del libro sta nel fatto che Aldo Schiavone parla di tutto questo al passato.
Per lui il berlusconismo è in via di sparizione, perché si sta chiudendo il
ciclo del liberismo e del declino della politica apertosi negli Anni 80, e
incarnato appunto dall´attuale presidente del Consiglio. E inoltre perché dalla
crisi finanziaria del 2008 e dalla susseguente crisi economica starebbe per nascere un nuovo ciclo, segnato
dall´imperativo delle regole e del ritorno alla politica. è una profezia che
merita di essere discussa, innanzitutto per ragioni congiunturali: Berlusconi,
come altri leader della destra si pensi ad esempio a Sarkozy
si è immediatamente adattato alla nuova congiuntura economica,
erigendosi a grande protettore di una popolazione fragile e prendendo
disinvoltamente a prestito i temi cari alla sinistra. Ma anche per ragioni più profonde. Il
berlusconismo è caratterizzato dalla combinazione di tre elementi: il tentativo
di imporre un´egemonia culturale; la formazione di un blocco sociale, e infine
la costruzione di un´alleanza politica. L´egemonia culturale trae la sua
potenza dalla plasticità: lungi dall´essere univoca, confinata al liberismo, al
mercato, al privato e alla violazione delle regole, associa in continuazione
elementi contrari, includendo ad esempio oggi la protezione pubblica e la compassione
sociale. Questa plasticità mira a coagulare le diverse componenti del vasto
blocco elettorale del centro-destra, formato in larga maggioranza da cattolici
praticanti, ma anche da laici: piccoli imprenditori, liberi professionisti,
artigiani e commercianti da un lato, e dall´altro fasce popolari scarsamente
politicizzate e a basso livello di istruzione, spaventate dalla
modernizzazione, dalla globalizzazione, dall´Europa, dagli stranieri. In
definitiva, il berlusconismo consiste nell´unificare le destre e una parte del
centro, ieri in una coalizione e oggi nel Pdl, alleandosi al tempo stesso con
la Lega. Senza dubbio il Pdl è fragile, e dipende dalle sorti del suo creatore.
Eppure, oggi più che mai costituisce il partito dominante e dominatore di un bipartitismo
incompleto, che approfitta pienamente della crisi
della sinistra. Una crisi che a sua volta suscita
molti interrogativi. Di fatto, per molto tempo la sinistra italiana, e in
particolare il Partito comunista italiano, aveva esercitato un´attrazione
irresistibile sulle altre formazioni della sinistra europea, ma anche su un
gran numero di intellettuali che oggi stentano a comprendere le sue attuali
avversità. Sedotti dal suo fascino, hanno celebrato il suo ruolo nella
Resistenza, il suo antifascismo, la sua forza politica e sociale, la sua
ricchezza intellettuale, la sua indipendenza da Mosca. E hanno preferito
ignorare l´impotenza politica del Pci, perennemente in minoranza alle elezioni,
il suo conformismo, e a partire dagli Anni 60 anche la sua incapacità di
comprendere le trasformazioni in atto nella società, la sua sordità alle
aspirazioni dei giovani, la sua organizzazione autoritaria e la sua
impossibilità di rompere con il sistema comunista mondiale. Tutto questo ha
contribuito, insieme ad altri fattori originati dalla Dc, a bloccare il sistema
politico italiano. Alla fine degli Anni 80, la decisione di trasformarsi in Pds
è stata coraggiosa e opportuna; ma ha comunque destabilizzato la sinistra
italiana, resa orfana non solo dalla crisi del
comunismo, ma anche da quella del socialismo. Dopo la sconfitta del 1994, nel
confronto con Berlusconi, la sinistra ha avviato una manovra sagace:
constatando che non avrebbe mai potuto vincere da sola, ha deciso di allearsi a
una parte del centro, dapprima in una coalizione e più recentemente in seno al
Pd. Ha cercato di legittimarsi prendendo le distanze da interi capitoli della
sua storia, convertendosi al riformismo e dotandosi di una cultura di governo.
Ma il compromesso tra ex comunisti ed ex centristi che è all´origine del Pd ha
dato luogo a un consenso fiacco. E di conseguenza, il Pd trova grandissime
difficoltà ad affermare un´identità, a elaborare un progetto, a estendere il
suo elettorato, a costruire una strategia d´attacco, a rinnovare la sua leadership.
E lascia quindi a Berlusconi un vasto campo libero. Ma allora la sinistra è
davvero, come scrive Aldo Schiavone, nella posizione migliore per cogliere le
opportunità offerte dalla nuova fase storica che si sta aprendo, in quanto
«dispone ancora di più conoscenze, di un pensiero più educato, di un migliore
allenamento alla riflessione» (pag. 76)? In verità, forse per la sinistra è
venuto il momento di chiedersi perché mai non riesca ad attrarre un maggior
numero di elettori, dato che in effetti dispone di talenti molteplici.
Servirebbe un po´ più di umiltà. E anche un maggiore impegno per comprendere
gli sviluppi complessi e contraddittori dell´Italia di oggi; più inventiva per
rispondere alle aspirazioni di rinnovamento che emanano dalla società; più
audacia nell´elaborare proposte per venire incontro ai giovani, alle donne, ai
lavoratori del settore privato, ai precari, agli immigrati; più creatività per
una narrativa che non cerchi di far sognare, o di proporre impossibili utopie,
ma conferisca un senso alla sua azione; più mordente nel confronto con
l´avversario, per valorizzare la propria differenza, ad esempio sulla questione
della laicità; e infine una maggiore apertura al proprio interno, per
consentire ai nuovi venuti e alle giovani generazioni di ampliare
l´aggiornamento e far emergere un leader. Traduzione di Elisabetta Horvat
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Pordenone
Impennata della disoccupazione È salita al 3,9%, facendo scendere la provincia
di 10 posti in Italia I DATI ISTAT Nel 2008 il tasso era stato del 2,8%: ha
pesato l'ultimo quadrimestre Nonostante ciò, il Friuli occidentale resta il miglior
territorio in regione di STEFANO POLZOT Le premesse c'erano tutte e ora la
conferma giunge dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica: il tasso di
disoccupazione in provincia di Pordenone , nel 2008, è salito al 3,9 per cento,
contro il 2,8 dell'anno prima, facendo scendere il Friuli occidentale di dieci
posti nella classifica nazionale (ventitreesima). Quello registrato nel 2008 è
un valore del tasso di disoccupazione più alto anche del 2006, che si era
fermato al 3,86 per cento. Un indicatore fortemente condizionato dall'ultimo
quadrimestre dell'anno quando sono emerse le difficoltà dell'economia interna e internazionale a reggere le spinte della crisi finanziaria innescatasi negli
Stati Uniti. La disoccupazione è salita quindi al 3,9 per cento e la provincia
è scesa di dieci posizioni nella classifica generale (al ventitreesimo posto)
mantenendo però la migliore performance in Friuli Venezia Giulia (4,3 per cento
la media, scomposta nel 4 per cento di Udine, nel 5,8 di Gorizia e nel
4,5 di Trieste). A livello nazionale, invece, la crisi
del lavoro colpisce meno a Piacenza (1,9 per cento di tasso di disoccupazione),
Bologna (2,2), Parma e Reggio Emilia (2,3), Belluno e Bolzano (2,4), Bergamo
(3), Brescia (3,1), Lecco (3,2), Aosta, Modena e Trento (3,3), Cuneo, Ravenna e
Treviso (3,4) e Padova e Varese (3,5). Al vertice della classifica, in senso
negativo, Palermo (17,1 per cento), Sassari (16,9), Agrigento (16,8), Enna
(16), Lecce (15), Caltanisetta (14,5), Vibo Valentia (14,3), Napoli (14),
Catanzaro (13,9) e Messina (13,6). Un fenomeno, quello della disoccupazione,
che colpisce soprattutto le donne. Risultano senza lavoro il 4,4 per cento del
totale, con una incidenza del 15,9 per cento tra coloro che cercano un impiego
tra 15 e 24 anni e del 3,7 per cento oltre i 25 anni. Per quanto concerne i
maschi la media è del 3,6 per cento (2,3 oltre i 25 anni e 16,6 per cento tra
15 e 24 anni). Ciò porta il tasso di inattività complessivo della popolazione
(studenti, pensionati e persone in cerca di lavoro) al 45,7 per cento, contro
il 48,7 di Udine, il 50 per cento di Gorizia e il 51,6 di Trieste. Il tasso di
attività rimane comunque alto e vicino agli obiettivi di Lisbona per il 2010
che dovranno essere necessariamente rivisti a seguito della crisi
economica. Nello specifico tra 15 e 64 anni corrisponde al 69,8 per cento, con
una maggiore incidenza degli uomini rispetto alle donne. Considerata la
popolazione nel suo complesso oltre i 15 anni risultano occupate (i valori sono
arrotondati al migliaio di unità) 79 mila persone, 3 mila in cerca di lavoro e
46 mila che non rientrano nella categoria di chi è alla ricerca di un posto
(studenti e pensionati in particolare). Tra le donne, invece, 58 mila sono
occupate, 3 mila alla ricerca di una posizione e 74 mila che non rientrano tra
le forze di lavoro. L'Istat ha anche fornito un'analisi degli occupati per
settore di attività economica. In agricoltura i lavoratori sono 4 mila (la metà
indipendenti); nell'industria 57 mila (50 mila con contratto di lavoro a tempo
indeterminato); nei servizi 77 mila (60 mila con contratto e 17 mila
indipendenti).
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Confartigianato fa i
conti del mancato adeguamento dei tassi di interesse «La stretta creditizia
costa alle imprese oltre 62 milioni» di ELENA DEL GIUDICE «Le nostre imprese,
soprattutto le Pmi imprese, stanno pagando un prezzo sempre più alto per la crisi del credito. Se, secondo un rapporto dell'Ufficio
studi della Confartigianato, è di 13,8 miliardi l'anno l'onere finanziario per
le aziende derivante dal mancato adeguamento dei tassi di mercato applicati
dalle banche a quelli di riferimento BCE, a questa rilevante cifra
contribuiscono anche le imprese pordenonesi, con un costo complessivo di 62,2
milioni e una media di 1.986 euro per impresa». A
presentare i conti della crisi finanziaria è Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone, il
quale ricorda che «a luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime, il tasso di
riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea era pari al 4,0% e nel
contempo i tassi sui prestiti alle imprese si attestavano al 5,60%. In
piena crisi, a febbraio 2009, una decisa politica
monetaria espansiva porta il tasso di riferimento BCE al 2,0%. Ma i tassi sui
prestiti alle imprese applicati dalle banche non si allineano al ribasso,
mantenendosi al 4,83%. Praticamente, ad una riduzione del 2,25% dei tassi Bce
corrisponde una diminuzione dello 0,77% del tassi pagati dalle imprese alle
banche. Risultato: il mancato adeguamento dei tassi di mercato a quelli di
riferimento BCE determina un forte esborso alle nostre imprese per maggiori
oneri finanziari». Il fenomeno del mancato ribasso si è accentuato negli ultimi
mesi: i maggiori costi a febbraio 2009 sono sensibilmente superiori a quelli
del dicembre 2008. Il risultato è un costo medio per impresa italiana di 2.267
euro, «rispetto al quale il Friuli Venezia Giulia si pone leggermente al di
sotto, con 1.986 euro, che rappresentano comunque un pesante onere per le micro
e piccole imprese», considera Pascolo. Oltre al mancato aggancio del ribasso
del tassi BCE, i tassi pagati dalle imprese non hanno assecondato nemmeno il
raffreddamento del mercato interbancario: tra ottobre 2008 e febbraio 2009 lo
spreed (il divario tra i tassi sui prestiti pagati dalle imprese e l'Euribor a
tre mesi, che è il tasso di riferimento dei prestiti sul mercato
interbancario), più che raddoppia, passando da 1,33 punti a 2,89 punti. «Per
contro - prosegue Pascolo -, mentre i tassi di interesse nominali non hanno
tenuto conto del calo dei tassi della Banca centrale europea, i listini prezzi
delle imprese mostrano un significativo ribasso: in tre settori su 13 del
comparto manifatturiero, i prezzi alla produzione sono cresciuti meno
dell'inflazione, e in 8 settori siamo addirittura in presenza di segnali
deflazionistici con prezzi più bassi di un anno fa». Diventa più difficile,
inoltre, l'accesso al credito. «Diverse imprese segnalano di aver chiesto ma
non ottenuto, negli ultimi mesi un finanziamento - ancora Pascolo -. Su questo
- rimarca - ci siamo mossi per definire accordi con gli istituti di credito locali
e Confidimprese Fvg, il consorzio di garanzia fidi per l'artigianato, affinchè
si riduca sensibilmente la percentuale di aziende che, rivolgendosi al mondo
bancario, ottenga un diniego». L'appello «è soprattutto rivolto alle banche e
al Governo. Alle banche affinchè responsabilmente si intervenga sul costo del
credito ripristinando condizioni di mercato accettabili. Paradossalmente
proprio nel nostro Paese si diventa vittime della scarsa concorrenza, visto che
i tassi sui prestiti pagati alle imprese italiane sono più alti rispetto a
quelli pagati nei principali Paesi europei. Il gap è di 70 punti, pari allo
0,7%) rispetto alla Spagna, di 82 punti base rispetto alla Germania e
addirittura di 134 punti base rispetto alla Francia. Al Governo - conclude Pascolo
- perché eserciti un'azione di pressing quanto meno sugli istituti che hanno
ritenuto di accedere alle misure straordinarie a sostegno del credito».
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 6 - Pordenone
Architetti a stelle e strisce in visita alle nostre aziende Due importanti
studi americani di progettazione, contract, design, di Chicago e Houston,
accompagnati dalle Camere italoamericane del Midwest, hanno fatto visita alle
aziende del Friuli Venezia Giulia durante il Salone del mobile di Milano e a
Pordenone, su incarico della Camera di commercio di Pordenone, capofila
regionale del progetto "Opportunità di business negli Stati Uniti",
finanziato dalla Regione ai sensi della legge regionale 1/2005. Nonostante il
mercato americano presenti una forte crisi finanziaria ed economica, le imprese friulane hanno risposto numerose ai
diversi appuntamenti organizzati dalla Camera di commercio di Pordenone in
collaborazione con il sistema camerale regionale. Le aree di Chicago e Houston,
negli Usa, sono quelle che hanno risentito in misura più limitata della crisi globale: così hanno riferito gli
importanti studi di architettura e progettazione ospiti al Salone del
mobile e a Pordenone. Gli ospiti americani hanno tenuto una presentazione del
mercato del Midwest al Salone del mobile, riservata solo alle aziende del
Friuli Venezia Giulia, che hanno partecipato numerose all'incontro.
Nell'occasione sono state indicate dalle aziende regionali anche le diverse
difficoltà che si incontrano nel lavorare negli Stati Uniti: garanzie bancarie,
rapporti con i dealers, tempi di consegna, realizzazione di progetti di
contract, che richiedono una conoscenza approfondita e un'organizzazione
aziendale ben strutturata per affrontare il mercato statunitense. Esperienze
direttamente vissute da importanti aziende come il gruppo Atma, Presotto
industrie mobili, Gruppo Florida e altri ancora che hanno incontrato gli
architetti americani. Dopo il seminario e un fitto programma di visite
aziendali a Milano, gli architetti verranno a Pordenone per concludere la tappa
degli incontri nella giornata odierna. «A questa visita americana seguirà una
missione economica delle nostre aziende friulane a Chicago e Montreal dal 17 al
24 maggio - dichiara il presidente dell'ente Giovanni Pavan - nell'ambito di
una missione del sistema camerale nazionale durante la quale potranno essere
approfonditi i contatti avviati in queste prime giornate di lavoro».
Informazioni a ConCentro (internazionalizzazione@pn.ca
( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
FERMO pag. 4
Carifermo, i conti sono ok Approvato dall'assemblea all'unanimità il bilancio
2008 LA CASSA di Risparmio di Fermo gode buona salute, nonostante il periodo
tutt'altro che felice attraversato dal mondo bancario su scala internazionale.
L'assemblea degli azionisti della Cassa di Risparmio di Fermo SpA (socio di
maggioranza la fondazione Carifermo, socio di minoranza Banca Intesa) ha
esaminato ieri il bilancio dell'esercizio 2008, che è stato approvato
all'unanimità. «Anche nell'anno trascorso si legge in una nota la Carifermo si
è confermata nel suo ruolo di banca locale a sostegno delle famiglie e delle
imprese del territorio con una crescita degli impieghi in misura dell'8,72% e
un miglioramento ulteriore del rapporto tra le sofferenze nette e gli impieghi,
sceso all'1,49%. Significativi i risultati della raccolta diretta, cresciuta
complessivamente del 5,03%, con buon gradimento incontrato dalle emissioni
obbligazionarie, mentre, in linea con l'intero sistema bancario, a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel
comparto del risparmio gestito». Al 31 dicembre 2008 il patrimonio di Carifermo
Spa ammonta a 146.832.911 euro. Questi dati pongono la banca ai vertici per
solidità e solvibilità, fattori indispensabili, insieme alla liquidità,
per operare, nella sua autonomia, a sostegno di progetti di sviluppo locale e
per affrontare con serenità le ulteriori sfide del mercato nel rinnovato
impegno a mantenere e incrementare il suo ruolo di riferimento per l'economia
del Fermano. «I soci si legge ancora nella nota hanno riconfermato
l'apprezzamento per l'attività e per i risultati della banca ringraziando il
consiglio di amministrazione, presieduto dall'avvocato Alberto Palma, e il
direttore generale Alessandro Cohn (entrambi nella foto) sotto la cui guida
l'istituto ha potuto concludere positivamente un esercizio particolarmente
problematico per il settore bancario. Si è evidenziata una crescita del margine
d'interesse del 6,01%, mentre il risultato operativo, influenzato da rettifiche
di valore delle attività finanziarie di portafoglio, si è attestato a euro
14.048.000, dando luogo a un utile netto di 6.569.182 euro, in parte destinato
a riserve e per il resto assegnato come dividendo nella misura di 6,40 euro per
ciascuna azione». Image: 20090428/foto/3468.jpg
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero
Veneto, Il)
Argomenti: Crisi
Dalle prime Mutue di
autogestione alla Banca etica nata dieci anni fa Modello udinese replicato in
Europa Dibattito di CLAUDIO CALLIGARIS * Già nella crisi
economica del 1929 gli unici che, in parte, ressero a quel crollo furono fondi
etici promossi soprattutto dalle chiese cristiane americane. Si trattava di
prodotti semplici, inventati perché non volevano che i risparmi dei loro fedeli
fossero usati nelle industrie che producevano armi o alcol. La stessa cosa un po'
avviene anche oggi. Ma è bene provare, prima, a precisare cosa si intende per
finanza etica. È dagli anni 70 dello scorso secolo che diversi gruppi di
persone, spesso partendo da motivazioni religiose, hanno cominciato a
riflettere sull'uso che era fatto dei loro risparmi. Le conclusioni non furono
molto diverse da quelle dei cristiani d'America d'inizio secolo scorso.
Nacquero le prime Mag (Mutue di autogestione). Una storica fu proprio qui a
Udine, l'Autogest. Raccoglievano denaro tra i soci e lo impiegavano solo in
"opere di bene". Cooperative inserite nel territorio che operavano
nei più vari campi: agricoltura, assistenza, cultura eccetera. Alcune Mag
operano a tutt'oggi, soprattutto nel microcredito. Dalla loro esperienza e con
l'apporto delle principali associazioni culturali, di parte del mondo
sindacale, di gruppi religiosi e ambientalisti nacque in seguito l'idea di
costituire una vera e propria banca dedicata al cosiddetto Terzo settore, cioè
al mondo del no profit. Nacque così Banca etica. Era 10 anni fa, e ora siamo in
presenza di una realtà consolidata e solida. Di un progetto che, accanto alla
normale attività bancaria, prevede la partecipazione dei soci, opportunamente
organizzati su base provinciale, a tutte le scelte che l'istituto compie. Un
modello talmente valido che ora sarà replicato a livello europeo con la
costituzione della prima, e unica, Banca cooperativa europea. A proposito di
Europa anche qui registriamo diverse interessanti esperienze di finanza etica:
dalle banche verdi tedesche e del Nord Europa, alla Triodos olandese a
esperienze differenti in Francia, Spagna e anche nell'Est Europa. Mentre a
livello mondiale la realtà più significativa, e anche più conosciuta, è
senz'altro la Grameen Bank del Bangladesh, che ha procurato al suo artefice,
Mohammed Yunus, il premio Nobel per la pace, quale inventore del microcredito
(piccoli prestiti a persone povere per impiantare piccole attività produttive.
Ci credereste che questi prestiti rientrano tutti, al contrario di quanto
avviene con quelli fatti a persone apparentemente più solvibili?). Ma la crisi finanziaria attuale quanto ha inciso su queste realtà? A sentire le
dichiarazioni dei responsabili di Banca etica, non più di tanto. Se non fosse
che il costo del denaro è notevolmente calato, praticamente non ne
risentirebbe. Vivendo esclusivamente della differenza tra i tassi praticati ai
risparmiatori e quelli praticati a chi ha ricevuto un prestito, il loro
avvicinamento ha ridotto i margini di guadagno. Ma in Banca etica non c'è un
"titolo tossico", un hedge fund o un future a rischio. Tant'è che
questa banca, fino a pochi mesi fa percepita come un istituto a rischio perché
prestava a "poveri", alla cooperazione, al Terzo settore, ora viene
percepita come istituto sicuro perché non ha mai fatto speculazione. Ancora più
evidente è la tenuta dei fondi comuni di investimento promossi da Banca etica,
tramite la controllata Etica Sgr, in un panorama di totale perdita di valore di
questi prodotti. Due di questi fondi hanno ottenuto i migliori risultati della
loro categoria e per questo, proprio in queste settimane, sono stati premiati
da una prestigiosa agenzia di rating. Allora credo si possa concludere questa
breve riflessione con le parole di Alessandra Viscovi, direttrice generale di
Etica Sgr, che riassume il senso di quanto qui proposto: «Siamo estremamente
orgogliosi di aver ricevuto questi premi perché per noi ogni riconoscimento ha
un doppio valore: quello che premia la nostra gestione e i nostri rendimenti e
quello che premia la nostra scelta di investire esclusivamente in titoli di
Stati e aziende che abbiano superato un severo vaglio in tema di responsabilità
sociale verso l'ambiente, i cittadini, i lavoratori. Possiamo così dimostrare
ancora una volta che la finanza può coniugare la remunerazione degli
investimenti con il sostegno a un'economia pulita e responsabile». *
Coordinatore dei soci di Banca etica per la provincia di Udine
( da "Nazione, La (Arezzo)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 4
Eutelia, è braccio di ferro Barricate anti-'spezzatino' Al ministero riunione
fino a notte. Spiragli e chiusure di PIERO SCORTECCI E' UN FERMO NO
all'operazione «spezzatino», quello pronunciato con forza dai sindacati al
tavolo di crisi. Il lungo braccio di ferro, che si è
protratto fino a notte al ministero, ha lasciato aperte molte incertezze e
qualche spiraglio. E' appeso ad un tenue filo, il destino di Eutelia. Non si
gioca più in via Calamandrei, antica sede del gruppo aretino, dove si
tracciavano le strategie e decideva lo shopping delle aziende telefoniche, si
definisce invece sui tavoli del ministero e in quelli austeri delle aule di
giustizia. Una cosa è certa, la vertenza Eutelia ha un respiro nazionale, che
sindacati e vertici ministeriali le attribuiscono in vista dei futuri assetti
che il settore delle tecnologie It assume nel panorama del Paese, ma non solo.
Identica importanza le compete anche per il numero dei dipendenti che rischiano
il posto di lavoro a causa del groviglio finanziario e
giudiziaro, in cui si muove l'intera vicenda, su cui pesa la richiesta di
mobilità per 1957 addetti. Motivazioni, queste che hanno imposto la
costituzione del tavolo di crisi al ministero dello sviluppo e del lavoro, che si è riunito ieri,
con la partecipazione dei rappresentanti della presidenza del consiglio per
sbrogliare l'intricata matassa. IL PRIMO INCONTRO si era concluso con un
niente di fatto. Le posizioni erano risultate inconciliabili. Da una parte i
vertici di Eutelia, arroccati sulla richiesta di mobilità per quasi duemila
addetti e pronti a cedere il settore It del gruppo a «fantomatici» acquirenti,
dall'altra i sindacati che invocavano la ricapitalizzazione della società,
l'uscita dalla proprietà della famiglia Landi e la costituzione di un nuovo
assetto societario con la partecipazione di soggetti pubblici, in grado di
farsi carico degli appalti assegnati ad Eutelia e di garantire i posti di
lavoro. Posizioni inconciliabili, quelle che si sono scontrate alla vigilia del
nuovo summit ministeriale, che è iniziato nel tardo pomeriggio e si è concluso
a ora tarda. I contratti di solidarietà, che hanno permesso di alleggerire i costi
dell'azienda, non hanno consentito però di risolvere la crisi
finanziaria. IN MATTINATA, le organizzazioni sindacali avevano
organizzato una manifestazione di protesta e sensibilizzazione davanti alla
Regione Lombardia e gli stessi vertici regionali avevano assicurato la loro
partecipazione al tavolo di crisi ministeriale. Al
tavolo di crisi hanno partecipato anche i
rappresentanti di tutte le Regioni coinvolte nella vertenza.
( da "Arena, L'" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 28 Aprile
2009 CULTURA Pagina 48 SAGGIO. UNO STUDIO DI MIMMO FRANZINELLI E MARCO MAGNANI
EDITO DA MONDADORI Beneduce, finanziere di Mussolini Fondò l'Iri, salvò il
Credito Italiano, la Banca Commerciale e il Banco di Roma e riformò il sistema
bancario nazionale Se Benito Mussolini fu il duce del fascismo, Alberto
Beneduce fu il dittatore della finanza italiana. Ricordato come il fondatore
dell'Iri e il salvatore del Credito italiano, della Banca commerciale e il
Banco di Roma e il riordinatore del sistema bancario italiano, Beneduce fu
probabilmente il più geniale dei grands commis espressi dallo Stato italiano
nell'intera sua storia. Alla sua figura Mimmo Franzinelli, ormai famoso storico
del fascismo e dell'Italia repubblicana e Marco Magnani, dirigente della Banca
d'Italia ed autore di importanti monografie di economia industriale e storia
economica, hanno dedicato una biografia che si rivela particolarmente attuale in questo momento di crisi
finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato
nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si
intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi
passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e
verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto. Il
giovane viene avviato allo studio e si laurea brillantemente in matematica.
Entra nell'amministrazione pubblica occupandosi di statistica e partecipa alla
realizzazione del primo censimento italiano. Le sue idee politiche sono legate
al socialismo e nei primi anni del Novecento fa l'incontro che orienterà il
resto della sua esistenza: lavora infatti alle dipendenze di Francesco Saverio
Nitti, futuro presidente del consiglio. Radicale, lucano, Nitti è un tenace
assertore della necessità della modernizzazione dell'Italia e del riscatto del
Meridione. E della partecipazione dello Stato al governo dell'economia. Nel
governo Giolitti Nitti ottiene il ministero dell'agricoltura, che allora
accorpava anche commercio ed industria, ma come condizione chiede che allo
Stato sia affidato il monopolio delle assicurazioni private sulla vita. Nitti
intende destinare quei premi in investimenti a lungo termine per
l'industrializzazione del Paese. Come è facile immaginare lo scontro politico e
teorico fu durissimo fra dirigisti e liberisti, ma alla fine prevalse la
volontà di Nitti e nacque una delle sue realtà più amate: l'Ina. A guidarla
sarà Alberto Beneduce. Accanto al servizio dello Stato e agli studi statistici
ed economici il grand commis casertano coltiva appunto la passione della
politica e si affilia alla massoneria. È molto legato alla famiglia di Ernesto
Nathan, primo sindaco laico di Roma, secondo alcuni figlio naturale di Giuseppe
Mazzini. Il 1912 è un anno climaterico per il socialismo italiano. Benito
Mussolini, leader socialista massimalista, assume la direzione dell'Avanti, la
cui redazione è trasferita da Roma a Milano ed espelle dal partito il gruppo
riformista capeggiato da Bissolati. Beneduce è fra coloro che vengono
allontanati. Da Nitti ha appreso il metodo di lavoro, la volontà di creare
organi pubblici gestiti con criteri privatistici, dove lavorino pochi
dipendenti molto motivati e ben pagati. Con la tempesta della Grande guerra
Beneduce si schiera con l'interventismo democratico e per un anno è ufficiale
in prima linea. Poi tornerà all'Ina e nel primo dopoguerra cumulerà la
presidenza dell'Opera nazionale combattenti, un altro ente creato da Nitti con
grandi speranze ma dai risultati tutto sommato modesti, bloccati dalla mancata
realizzazione delle riforma agraria. Questi dunque gli inizi della travolgente
carriera di Beneduce, che pur restando sostanzialmente socialista riformista e
massone diventerà con l'ascesa di Mussolini l'arbitro incontrastato
dell'economia italiana. La famosa battaglia di quota 90, lanciata nel
( da "Milano Finanza (MF)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Commenti
& Analisi data: 28/04/2009 - pag: 7 autore: di Angelo De Mattia Dopo le
rondini del G7, la primavera delle riforme C'è voluto l'intervento di Mario
Draghi alla riunione del Development committee della Banca mondiale per porre
al centro delle riflessioni, domenica 26, i pesanti effetti
che la crisi finanziaria
avrà sui Paesi emergenti: un argomento che finora le istituzioni finanziarie
internazionali dell'Occidente avevano sovranamente trascurato. E' singolare,
d'altro canto, l'impostazione quasi marginale con la quale i nostri mass media
hanno seguito gli incontri di Washington del G7, del G20, del Fondo
monetario internazionale e della Banca mondiale. È il «rallentamento del
peggioramento» il giudizio (di Draghi) che meglio sintetizza l'evoluzione della
situazione economica e finanziaria, ma non va
trascurata la frase del presidente della Banca centrale cinese, secondo il
quale saremmo in presenza di un poetico «squarcio tra le nuvole». Da ricordare
pure il riferimento ad «alcuni segnali positivi» enunciato dal segretario al
Tesoro Usa, Tim Geithner. Nulla, però nonostante si sia
detto che l'apocalisse, prima immanente a ogni piè sospinto, ora è scomparsa,
in contraddizione con la radice greca del suo nome che autorizzi a
confidare in un
superamento delle gravi difficoltà a breve termine, comunque entro l'anno,
convergendo le prevalenti stime nell'indicare il 2010 come l'anno di una
possibile svolta.Nei concetti espressi da Draghi nella veste di presidente del
Financial stability board la sintesi migliore dei lavori di
Washington il punto di attacco è ancora la necessità della rottura del
circolo vizioso tra sistema finanziario ed economia reale. Deriva da qui il
dovere di ripulire, a livello globale, i bilanci delle banche dai titoli tossici, ma anche di unificare
i sistemi di contabilità, europeo e statunitense, monitorare e sorvegliare gli
hedge fund, estendere la vigilanza a tutti i soggetti suscettibili di provocare
rischi sistemici.Fondamentale è la riconduzione a unitarietà dei criteri
contabili, come si è detto, dopo che si è potuto osservare che gli Usa hanno
improvvisamente allentato il principio del mark-to-market, consentendo così
valutazioni meno legate alla situazione attuale di mercato
con la conseguenza che ci si chiede se effettivamente alcune banche americane stiano meglio o se si
tratti soltanto di una metaforica alterazione del termometro
mentre in Europa l'organismo contabile si attesta su posizioni massimamente
restrittive, con conseguenti gravi problemi per banche e intermediari. Anzi, sarebbe, questa,
proprio l'occasione per sottoporre a verifica il funzionamento di strutture di
categoria come il suddetto organismo, sostanzialmente a base non pubblicistica,
le cui decisioni influenzano poi la vita economica e finanziaria
della Comunità. Così come andrebbero approfondite, al di là della pure
importante normativa recentemente approvata dal Parlamento europeo, le
impostazioni delle società di rating in materia di applicazione dei criteri in
questione. Di pari rilievo è il previsto intervento sugli hedge fund, da tempo
auspicato e, tuttavia, finora non tradottosi in azioni coerenti. Alcuni degli
impegni previsti negli incontri di Washington potranno essere assolti
direttamente dallo Stability board. Nel complesso si tratta, dunque, di
indirizzi non fumosi come quelli, continuamente riconfermati, su nuove regole,
ancora astratte, per non dire dell'aspirazione, momentaneamente accantonata, a
una nuova Bretton Woods. Sarebbe, invece, il momento di agire con più decisione,
come del resto stanno facendo gli Usa, i quali di recente hanno ultimato gli
stress test su 19 banche, che saranno resi noti il 4 maggio.Le nuove regole
sono, sì, base per la fiducia. Ed è importante che si tenga a Roma, l'11
maggio, la preannunciata riunione di alcuni giuristi internazionali su questo
tema. Ma è necessario che almeno le nuove regole che riguardano i fenomeni
negativi più eclatanti (non la nuova architettura globale) sopravvengano
tempestivamente. Diversamente, ci si limita soltanto a un'attesa indefinita,
con la conseguenza che si pone, anche per le limitate regole che sono in vigore
a livello globale, l'interrogativo dantesco «chi pon mano a elle?».I problemi,
dunque, che, dopo il G20 di Londra e dopo quello di Washington, diventano stringenti
riguardano soprattutto la verifica del concreto recepimento degli indirizzi
deliberati negli ordinamenti dei singoli Paesi. E, prima ancora, la necessità,
per superare il richiamato circolo vizioso, di agire anche sul versante
dell'economia reale, proseguendo nel contrasto della recessione (nel corso
degli incontri il rischio della deflazione non è stato ritenuto del tutto
superato) e sostenendo le politiche per la crescita. Insomma, pur essendo
quello finanziario il settore da cui si è scatenato il marasma, oggi, come
ormai dovrebbe essere ben noto, non è sufficiente agire soltanto su di esso ma,
per consentire la ripresa dei flussi di credito, occorre operare anche sulla
domanda di finanziamenti, tenendo presenti la situazione di molte imprese nonché
il deterioramento in atto della qualità del credito. È, questo, un compito
della politica economica nei diversi Paesi. Un impegno che si accentua se si
tiene conto dei riverberi della crisi nei Paesi
poveri. Sarebbe gravemente errato se, viste le stime del Fmi su deficit e
debito, ci si dovesse fermare, per esempio in Italia, in nome della sicurezza
dei conti pubblici, ad attendere lo sviluppo degli eventi. Esiste un'altra via,
che è quella di affrontare finalmente le riforme di struttura, preparandosi
così anche per la fase nella quale si comincerà a venir fuori dalla crisi. Rassicura quanto Draghi ha detto a proposito della
situazione del sistema bancario italiano. Ma, quanto ad altri interventi di
esponenti di governo che si sono susseguiti in queste settimane, va osservato
che non è certo un atteggiamento di schaudenfreude (di chi si sente tranquillo
per i gravi problemi degli altri) quello da tenere in questa fase: al di là di
ogni altra considerazione, un tale atteggiamento trascura i peculiari mali
profondi della nostra economia, che sono aggravati dalla crisi.
Un riavvio delle riforme strutturali consentirebbe ulteriori interventi
discrezionali antirecessione, che sono tuttora fondamentali per la non certo
cessata situazione di difficoltà di molte imprese e per l'accrescersi, nel
mercato del lavoro, delle situazioni di precarietà. In definitiva, gli incontri
primaverili di Washington sono importanti in sé; ma lo sono ancor più se ad
essi seguono coerenti comportamenti nei diversi Paesi e se, per quanto riguarda
le condizioni dei Paesi poveri, costituiscono l'inizio di una seria, organica
politica globale nei loro confronti.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna)) (Giorno, Il (Milano))
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 12
di ALBERTO CAPISANI MILANO QUARANTOTTO ore alla resa dei con... di ALBERTO
CAPISANI MILANO QUARANTOTTO ore alla resa dei conti. Giovedì, 30 aprile, scade
il termine fissato dal presidente Barack Obama per la firma di un accordo tra
Tesoro Usa, creditori, sindacati e Fiat per il risanamento della Chrysler.
Nella notte tra domenica e lunedì la trattativa ha compiuto un importante passo
avanti grazie all'intesa trovata con Uaw, il sindacato statunitense dei
lavoratori dell'auto, che domani sarà votata dalla base. L'accordo, in linea
con quello raggiunto venerdì con il sindacato canadese Caw, permetterà alla
futura nuova Chrysler di tagliare i costi operativi di circa 200 milioni senza
però toccare pensioni e stipendi mensili. L'OBIETTIVO sarà invece raggiunto
eliminando voci straordinarie come i bonus di Natale, il diritto a essere
curati in cliniche private. Ridotte anche pause e ferie. «La proposta d'accordo
tra Chrysler e Uaw è un passo importante per consentire una fusione con Fiat ha
dichiarato il sindaco di Detroit, Kenneth Cockrel, preoccupato per la decisione
della Volkswagen di occupare gli spazi lasciati liberi dalla crisi
di Chrysler e Gm, aumentando al massimo la produzione nelle sue fabbriche in
Messico e Stati Uniti . E' importante che noi tutti cooperiamo affinchè
Chrysler continui a procedere nei suoi colloqui con Fiat». «E' un accordo
doloroso che però consentirà di sfruttare una seconda chance per la
sopravvivenza di Chrysler (se ci sarà l'intesa finale, il governo concederà altri
6 miliardi di aiuti, ndr)», sostiene il leader di Uaw, Ron Gettelfinger che
sottolinea come gli sforzi richiesti a dipendenti e pensionati dovrebbero far
sì «che anche gli altri protagonisti si adoperino per una conclusione positiva
della trattativa». Chiaro il riferimento al gruppo di banche che vantano 6,9
miliardi di crediti nei confronti della casa di Detroit. Nonostante le forti pressioni del governo federale che le ha abbondantemente
aiutate nel corso della grande crisi finanziaria, hanno sempre respinto i piani proposti da Washington per
tagliare i debiti. LE INDISCREZIONI che davano ieri per imminente una nuova
iniziativa del Tesoro, una proposta definitiva, da «prendere o lasciare», sono
rimaste, fino a tarda sera, dei pur attendibili rumors. Importanti,
comunque, perché se non ci sarà un'intesa con le banche, la trattativa salterà
e per la compagnia non ci sarà altro che la procedura fallimentare. Il capitolo
11' a cui ricorrerebbe prevede però una sorta di bancarotta pilotata per la
quale gli esperti del Tesoro hanno già messo a punto i piani sul da farsi.
Un'occasione, quindi, che consentirebbe alla società di liberarsi di alcune
voci di blancio in passivo e alla Fiat di scegliersi le parti più redditizie.
Ipotesi non gradita all'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, che ha sempre detto
di volerla tutta la Chrysler. Gradita invece dalle Borse che hanno accolto le
novità di ieri con un rialzo del Lingotto del 4,42%.
( da "Manifesto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
EUROPA L'isola del
nord svolta a sinistra Il governo di centro-sinistra, figlio
del default economico e della crisi finanziaria, dovrà definire un nuovo rapporto con l'Unione europea e con il
mondo. Reykjavík già pensa di adottare l'euro Vittoria di socialdemocratici e
verdi in Islanda Premier Sigurdardóttir, donna e omosessuale Remi Nilsen OSLO
Le elezioni politiche in Islanda hanno avuto un risultato di portata storica.
L'alleanza social-democratica e il Green Left party hanno ottenuto insieme 34
dei 63 seggi in Parlamento (20 ne hanno avuti i sociademocratici, 14 i verdi).
Per la prima volta, la sinistra ha una maggioranza e la rappresentanza
femminile, con il 43 per cento, è altissima. Un'altra sorpresa degna di nota è
che il Movimento dei cittadini ha ottenuto il 7% dei voti e 4 seggi in
Parlamento, con un programma che prevede la messa in stato d'accusa dei
precedenti leader, responsabili di aver provocato il totale collasso
dell'economia islandese l'autunno scorso. All'inizio il crollo del «miracolo
economico» islandese è stato trattato in modo quasi macchiettistico dalla
stampa. I giornalisti sono sbarcati sull'isola per poi tornare a casa e
raccontare - con lo sile tipico del turismo-giornalismo - della stoica
malinconia della gente e dell'assurda megalomania un po' provinciale della
piccola ma agguerrita élite politico-finanziaria di
Reykjavík. Poi è arrivata la dura realtà e si è che capito che il prezzo delle
gioiose avventure del capitalismo d'azzardo sarebbe stato pagato soprattutto
dalle gente ordinaria. Come si è arrivati al crack? Tutto è cominciato a metà
degli anni '90: il successo internazionale di Björk mostrava che a Reykjavík
c'era una vibrante scena musicale, rock star internazionali come Blurs Damon
Albarn si trasferivano nella ventosa capitale. Gli islandesi riguadagnavano
fiducia dopo il crollo dell'industria ittica negli anni '70 e '80 dovuto
all'eccesso di pesca. Una nuova generazione che non aveva studiato lo
scandinavo a scuola, ma «lingue straniere» (cioè inglese), è andata a studiare
in Gran Bretagna e negli Stati uniti invece che nei paesi scandinavi. Sono poi
tornati a casa in un paese dominato dall'Independence Party, come è stato da
quando l'Islanda ha rotto con la Danimarca e si è dichiarata indipendente nel
maggio del 1944. Ma in quegli anni questo partito conservatore era guidato da
un gruppo di persone chiamato le «piovre», decise a porre fine alle eccessive
regolamentazioni dell'economia e ad aprire la mitica isola al mondo glorioso
della cosiddetta «economia immateriale». Il leader del gruppo era David Oddson,
che ha costituito il suo primo governo nel 1991 e sarebbe stato il primo
ministro più a lungo in carica quando si è poi dimesso nel 2004; nel 2005 è
diventato direttore della Banca centrale di Islanda. Dal 2001, Oddson e i suoi
amici sono riusciti a trasformare un'isola scettica del mercato nel paradiso
del liberismo. In quell'anno, il settore bancario islandese è stato
completamente deregolamentato. Le banche islandesi, che dalla metà degli anni
'90 si sono espanse all'estero, potevano finalmente prendere denaro in prestito
e assumere debiti. In una frenesia di acquisto, le banche islandesi sono
riuscite ad acquisire un debito estero di dieci volte maggiore rispetto al
prodotto interno lordo. Tutto sembrava andare alla grande, le circa trenta
persone che costituivano l'élite finanziaria erano
acclamate come eroi, mentre le strade di Reykjavík si riempivano di Suv sempre
più costosi. Nel 2007, le Nazioni unite dichiaravano l'isola «il paese migliore
dove vivere», ma i segnali d'avvertimento erano ovunque, diversi analisti
mettevano in guardia dalla speculazione sulla corona islandese, dovuta a tassi
di interesse eccessivamente alti, che è poi aumentata ancora del 14%, fornendo
alle banche capitale fresco. Finché tutto è finito. Prima che tutto crollasse
con l'esplosione della crisi finanziaria, le banche
sono riuscite ad accumulare un debito pari a 160mila euro per abitante. Gli
islandesi, che in cinque anni avevano visto il reddito medio aumentare del 45%
e diventare i più ricchi d'Europa, si sono svegliati una mattina d'autunno del
2008 e hanno scoperto che tutta la loro prosperità era costruita sulla sabbia
dell'economia immateriale. Scottati e scioccati, gli islandesi hanno cominciato
a capire quello che un piccolo gruppo di politici e banchieri era riuscito a
fare al paese. Nel gennaio scorso hanno iniziato a protestare di fronte agli
uffici del governo, cosa rara in Islanda, così rara che quando i dimostranti -
irritati dal rifiuto del governo di dimettersi - hanno cominciato a lanciare
uova e ortaggi, la polizia ha deciso di usare i gas lacrimogeni per la prima
volta in cinquant'anni. Dopo settimane di attrito tra i manifestanti e la
polizia, il governo si è dimesso il 26 gennaio (Oddson, «il principale
responsabile», ha rifiutato di dimettersi per un altro mese). Il 1° febbraio,
la social-democratica Jóhanna Sigurdardóttir ha formato un nuovo governo, prima
donna a capo dell'esecutivo in Islanda e primo caso al mondo di premier
apertamente omosessuale. Sigurdardóttir è conosciuta per essere una
socialdemocratica «alla scandinava», fedele al modello scandinavo di dialogo e
collaborazione tra stato, padroni e lavoratori, ma le politiche ridistribuitive
e di uguaglianza non saranno l'obiettivo centrale dei suoi prossimi quattro
anni. Queste elezioni non segnano solo un'enorme svolta a sinistra, per un
paese che è stato governato per 18 anni da coalizioni di destra, ma
rappresentano anche l'urgenza di scegliere una nuova linea nel rapporto con
l'Europa, e definire un'integrazione nel mondo in un modo diverso da quello
delle sue precedenti avventure neo-liberali. Gli islandesi, sempre fieri della
propria indipendenza, non hanno mai fatto un serio dibattito sull'Unione
europea. Ma quando le banche sono crollate, c'è stato un moto spontaneo per
abbandonare la corona a favore dell'euro (o, come altri hanno suggerito, della
corona norvegese, dal momento che sia l'economia islandese che quella norvegese
sono prevalentemente basate sull'esportazione di materie prime, pesce e
petrolio). «Se noi facciamo richiesta per diventare membri oggi, potremmo
adottare l'euro tra quattro anni», ha detto Jóhanna Sigurdardóttir il giorno
delle elezioni. Questo creerà problemi al Green Left Party, che è contrario
all'adesione, come l'Independent Party. Il jolly della situazione potrebbe
essere il movimento cittadino, che come movimento di protesta non ha ancora
detto se è in favore o contro l'adesione. La sfida per l'Islanda è costruire
un'economia solida, senza lasciare che la questione dell'adesione all'Unione
europea divida il paese come è accaduto in Svezia e Norvegia nel 1994. I SEGGI
conquistati nel parlamento islandese dalla coalizione guidata dai
socialdemocratici di Johanna Sigurdardottir che daranno vita a un governo di
sinistra
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 28 Aprile
2009 Chiudi di LUCA BENEDETTI Un tam-tam riapre il caso dell'Accademia di Belle
Arti. Un tam-tam che racconta di una delibera, non freschissima, del consiglio
accademico della vecchia e gloriosa istituzione, che segna un punto che fa storia:
l'assegnazione del gettone di presenza ai consiglieri e degli emolumenti al
presidente, Alfredo De Poi. Il tam-tam racconta di qualche mal di pancia di
alcuni consiglieri che il giorno delle deliberazione erano assenti. Tanto che
c'è una lettera allo stesso presidente De Poi nella quale si chiede di revocare
l'atto. E' logico che, con l'aria che tira e con l'Accademia sempre stretta tra una crisi finanziaria e l'altra, la delibera del gettone può non essere capita. Non
uno scandalo, sembra di capire dal discreto confronto e dall'educato dibattito
che si è aperto, ma un dubbio sull'opportunità. Perché se nessuno mette in
dubbio che la presenza di professionalità e impegno al servizio di
un'istituzione che dal 1573 è un pezzo di storia della città, possa portare
ad un compenso, il fatto che la decisione si stata presa quando l'Accademia ha
l'acqua alla gola non è stato certo capito. Attenzione, quella lettera che
chiede di ripensarci non vuol demolire nulla, non è un attacco al cuore
dell'Accademia, ma un'occasione in più per pensare a un futuro diverso e
migliore della "Pietro Vannucci". E' questo che si evince, raccontano
i bene informati delle cose di San Francesco al Prato e dintorni, dal dibattito
che si è innescato nei giorni scorsi dopo che è stata presa la delibera del
gettone. Che ha una postilla importante: lo stesso emolumento può essere
rigirato, come atto di liberalità, all' Accademia. Già, ma allora, perché
deliberare compenso e gettone? Toccherà al presidente De Poi affrontare
l'argomento e riportarlo all'attenzione del consiglio accademico. Che è
composto, oltre che da presidente da un conservatore dei beni, dal direttore,
dai rappresentanti di Provincia e Comune di Perugia che sono gli enti
sostenitori che, insieme alla Regione scesa in campo da quando la crisi soffia forte, tengono di fatto in piedi l'attività
delle Belle Arti perugine. E poi, nel consiglio, ci sono un rappresentante del
ministero dell'Istruzione, Università e della Ricerca Scientifica, tre
consiglieri scelti dagli accademici, i rappresentanti dei docenti e un altro
rappresentate scelto da Comune e Provincia. La vicenda degli emolumenti e del
gettone di presenza concessi per la prima volta a presidente e consiglio
accademico, riapre il confronto sul destino dell'Accademia. Che vive,
soffrendo, sull'assegno che staccano Provincia di Perugia e Comune, oltre al
contributo della Regione da quando la crisi è
diventata pesante. Cioè da quando si è capito che la strada della statizzazione
è sempre più difficile da percorrere tra promesse mancate e soldi che non si
trovano. Difficile anche aprire, al momento, un confronto con l'Università,
ipotesi praticata solo sulla carta ma che dicono i bene informati, è rimasta in
un cassetto.Come sono rimaste in un cassetto le promesse arrivate dai rappresentanti
del Governo (anche passato) e non ha fatto breccia l'impegno dei vari
parlamentari umbri che si sono dati il cambio al capezzale della
"Vannucci". Una situazione talmente difficile che ha fatto lanciare,
lo scorso mese di maggio, un altro grido d'allarme da Cgil, Cisl e Uil. Tanto
che era stata segnata una data in rosso sulla via del non ritorno: quella del
prossimo mese di maggio. Possibile?
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno sezione: CASERTA data: 28/04/2009 - pag: 7 Incontro Industriali a
confronto con il presidente della Commissione Attività produttive
Confindustria, Della Gatta: «Duemila aziende in crisi»
Cursi: «Il governo aiuterà la provincia di Caserta» CASERTA Non proprio un
raffreddore ma nemmeno una polmonite e a tastare il polso di Confindustria
Caserta, a raccogliere l'anamnesi dei malanni da parte dei rappresentanti dei
maggiori comparti produttivi, ieri è venuto Cesare Cursi, presidente della
Commissione Attività Produttive del Senato. Era accompagnato dal senatore
casertano Gennaro Coronella che si definiva «un intruso della riunione » ma il
presidente di Confindustria Caserta, Antonio Della Gatta, correggeva: «No,
presenza adeguata, una voce in più per trasmettere a livello centrale le nostre
istanze». Istanze parecchie, lo stato di salute, come in senso clinico,
illustrato con interventi documentati da dati statistici e osservazioni e il
senatore Cursi ne andava prendendo nota per premettere, al momento della
risposta: «Non mi sottraggo ad alcun impegno diceva ma, ricordate, io qui non
sono il governo, sono il parlamento; in quanto presidente della commissione del
Senato, assieme ai suoi componenti, non ci risparmieremo per tradurre in atti
concreti queste istanze e osservazioni che, se è vero che sono parecchio comuni
a grande parte dell'Italia, sono tuttavia espressione della volontà di una
provincia colpita di darsi da fare a maniche rimboccate ». L'argomento della
riunione, quindi, «la crisi» e Antonio Della Gatta ne
ha tratteggiato i punti salienti, accennando a quanto poi specificamente
illustrato dagli imprenditori di comparto. Ha detto : «Abbiamo circa duemila
aziende in stato di criticità, la cassa integrazione impera nelle aziende per
le quali è prevista e i dipendenti in questo trattamento sono 12.142. Ma per il
comparto alberghiero, per le piccole e medie industrie, per le aziende
strozzate dalla impossibilità di esigere crediti, soprattutto dal settore
pubblico, la situazione è devastante. Ci dice cosa c'è di nuovo, dove guardare,
quali i correttivi? ». Cursi, dopo la premessa accennata. «La considerevole
cifra dei cassintegrati diceva da una parte esprime un dramma, dall'altra
dimostra l'esistenza di un tessuto industriale forte, che cerca di risanarsi. ha evidenziato il parlamentare la crisi
finanziaria perdurante, anche se non estremamente
drammatica, aggiunta a quella energetica precedente, alle lentezze sulla
realizzazione del nucleare, al sud produce effetti più gravi. A tanto si
aggiungono inadempienze della Regione Campania che ancora fanno sentire
negatività impressionanti. Cosa si è fatto per il turismo? Nulla. E per
la sanità? Qui il nulla comporterà il commissariamento ». Ma ci sono spiragli.
Cursi: «Ci impegneremo per l'utilizzo degli stanziamenti Cipe per oltre sedici
miliardi, per la Tav Napoli-Bari-Lecce che passa anche per Caserta, per il
potenziamento delle linee di trasporto locali e rinnovo dei mezzi ferroviari».
Dopo l'intervento di apertura di Della Gatta, avevano parlato gli imprenditori
Rosa Boccardi (turismo), Franco Schettino (metalmeccanica), Bruno Cortese
(agroalimentare), Stefano Daniele (chimica), Augusto Tedeschi e Enzo Coronato
(edilizia), Cosimo Del Vecchio (riconversione ex 3M), Giorgio Fiore
(metalmeccanica), Luciano Morelli. Franco Tontoli Convegno I senatori Gennaro
Coronella e Cesare Cursi e l'industriale Antonio Della Gatta
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 2 autore: Giù il turismo, sale
Big Pharma Forti vendite su compagnie aeree e tour operator, bene il settore
farmaceutico Mara Monti MILANO Chi sperava in una imminente ripresa
dell'economia dovrà rifare i calcoli perché la variabile esogena che rischia di
mandare in fumo i timidi segnali positivi si chiama febbre suina. Le sensibili antenne dei mercati
finanziari hanno colto il pericolo vendendo i titoli
più rischiosi come quelli delle compagnie aeree, del tempo libero e delle
commodities, premiando i settori farmaceutico e le biotecnologie. Giù anche il
prezzo del petrolio del 2,7%, che si è portato in serata a 50,14 dollari al
barile per i timori di un ulteriore rallentamento dell'economia, mentre
le Borse in chiusura sono riuscite in parte a compensare le perdite di una
seduta che si è mantenuta volatile: Londra +0,27%, Francoforte +0,42%, Parigi -0,01%,
Madrid -1,25%, Zurigo +1,23%. Piazza Affari ha seguito l'onda con il Mibtel che
ha chiuso in lieve rialzo +0,5% e l'S&P Mib +0,9 per cento. A Wall Street
l'impatto negativo degli effetti dell'influenza suina è stato compensato dai
titoli dell'auto (General Motors ha guadagnato fino al 30%) e dai risultati
migliori delle previsioni riportati da alcune società: a fine seduta il Dow
Jones ha terminato le contrattazioni in territorio lievemente negativo a
-0,64%, l'S&P 500 -1,01% e il Nasdaq-0,88%. A pagare il prezzo più alto
sono state le Borse sudamericane in particolare quella messicana, scesa fino
al5 per cento. Debole anche il peso messicano contro il dollaro tanto che per
sostenere la valuta è intervenuta la Bancacentrale con un acquisto di oltre 100
milioni di pesos. Per le linee aeree, i tour operator e i gruppi alberghieri il
rischio è di vedere sfumare una stagione turistica che ha già pagato duramente
per la Sars nel 2003. La situazione è grave tanto che la Iata (International
Air Transport Association) ha detto ai vettori di preparare un piano di
emergenza se i pericoli di contagio dovessero aggravarsi. British Airways,
esposta con numerosi voli verso il Sudamerica, ha perso il 7,57%, Cathay
Pacific, reduce dalla Sars, ha ceduto l'8%,in Spagna (dove ieri si è
manifestato il primo caso dell'influenza) ha pagato Iberia (-5,9). Male anche i
vettori americani come Delta Air lines -14,2%, Continental -16% e Ual -14,9%,
mentre tra i gruppi turistici, Carnival, specializzato nelle crociere a Cancun,
ha perso il 13,5%, il tour operator Thomas Cook il 4,4% e la catena alberghiera
Marriott l'1,44. A Piazza Affari a soffrire è stato Autogrill, attivo non solo
nelle autostrade ma anche nella ristorazione degli aeroporti e in molti scali
del Nordamerica: il titolo ha ceduto il 4,95%. L'incertezza ha spinto gli
investitori verso le azioni difensive, in particolare i farmaceutici che hanno
beneficiato delle attese di un incremento delle vendite di medicinali per
arginare il virus: è il caso di Crucell (+7,9%), ma anche di Glaxo (+5,7%) che
produce il farmaco Relenza, il più richiesto insieme al Tamiflu della Roche
(+3,5%),per curare l'influenza.Ma i vaccini attuali sono inefficaci: Novartis
(+0,14%), contattata dall'Organizzazione mondiale della Sanità, ha fatto sapere
che per preparare un vaccino ci vorranno dai tre ai nove mesi. © RIPRODUZIONE
RISERVATA SOTTO PRESSIONE La Banca centrale è dovuta intervenire per sostenere
la moneta, mentre la Borsa ha lasciato sul terreno il 5% Cade anche il petrolio
(-2,7%)
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 5 autore: Secondo la stampa
canadese nell'operazione potrebbe entrare anche Deripaska Opel, Magna in
trattative per il 20% Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Non
passa giorno ormai senza che dal partito socialdemocratico e dai sindacati
tedeschi giungano critiche più o meno velate all'interesse di Fiat per Opel,e
segnali invece favorevoli al concorrente Magna. A meno di una settimana dalle
prime indiscrezioni, la vicenda si sta trasformando in un tira-e-molla politico
dall'esito ancora incerto in una Germania che tra cinque mesi dovrà rinnovare
il Bundestag e decidere il futuro della Grande Coalizione. Citato dal Financial
Times Deutschland, il candidato socialdemocratico alla Cancelleria Frank-Walter
Steinmeier è stato molto esplicito: per la Opel «la Magna è un'opzione più
seria della Fiat». L'attuale ministro degli Esteri ha avuto colloqui ieri con i
rappresentanti del fornitore di componenti austro-canadese, avendo dell'azienda
«un'impressione assolutamente positiva», ha detto il portavoce dello stesso
Steinmeier, Jens PlÖtner. Secondo indiscrezioni raccolte dall'edizione online
del quotidiano canadese The Globe and Mail, Magna acquisterebbe il 20% di Opel:
nell'operazione potrebbe entrare l'oligarda russo Oleg Deripaska che con
l'aiuto delle banche potrebbe rilevare il 30%. L'Spd ha preso posizione contro
la Fiat. Oltre a Steinmeier, si sono espressi in questo senso anche il ministro
dei Trasporti Wolfgang Tiefensee e il Commissario europeo all'Industria, il
tedesco GÜnter Verheugen.Proprio quest'ultimo è stato costretto a un
imbarazzante dietrofront dopo che venerdì i suoi commentinegativi contro la
società italiana avevano provocato polemiche. Ieri ha assicurato un'analisi «neutrale»
della vicenda da parte della Commissione. La vendita di Opel, decisa da General Motors in crisi
finanziaria, giunge in un anno elettorale. Spd e
sindacati hanno preso posizione contro l'opzione Fiat perché è quella che a
loro dire comporterebbe troppi tagli. Per fare pressione, il sindacalista di IG
Metall Armin Schild ha detto proprio ieri che i lavoratori Opel non firmeranno
alcun accordo di riduzione dei costi con GM, pari a 1,2 miliardi di
dollari, finché non vi sarà un piano industriale con l'eventuale nuovo
proprietario. Tra i democristiani le posizioni sono più variegate. Alcuni- come
Roland Koch, premier dell'Assia, la regione nella quale ha sede Opel- hanno
detto di preferire Magna; ma altri sono assai più possibilisti. Con la sua
presa di posizione, Steinmeier non si è soltanto schierato al fianco dei
sindacati. Sta anche facendo pressione sulla Cdu perché segua il suo esempio.
In ambienti governativi prevale per ora la cautela. Mancano ancora proposte
concrete dalle società interessate a Opel, e il desiderio dell'Esecutivo è di
valutare senza pregiudizi tutti i piani industriali, per capirne la
credibilità, così come le prospettive occupazionali. In un anno elettorale, la
vicenda può essere facilmente influenzata dalla stampa. Alcuni giornali restano
neutri, altri prendono posizione per Magna, altri ancora vogliono dare il
benefico del dubbio a Fiat. Die Welt, per esempio, spiega che la società
italiana «si è guadagnata una chance ». E aggiunge il commentatore: «Facciamoci
sorprendere». Il Governo vuole prendere una decisione rapidamente. Nel
frattempo la partita rimane del tutto aperta anche perché nessuno per ora
sembra aver presentato una proposta formale di acquisizione. C'è da chiedersi
se un'intesa della Fiat con il gruppo americano possa rafforzare la sua mano in
Germania. è vero che gestire due fusioni anziché una non è facile, maè anche
vero che a quel punto l'intera operazione non sarebbe più da considerare una
semplice scalata italo- tedesca, ma piuttosto come il tassello di una più ampia
ristrutturazione mondiale del settore automobilistico dalla quale escludere
Opel diventerebbe più difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCONTRO A BERLINO
Ancora dubbi su Torino nell'Esecutivo tedesco: il ministro Steinmeier ha
definito l'opzione nordamericana «più seria»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-28 - pag: 12 autore: Benessere,
altro che crescita zero di Innocenzo Cipolletta «D opo questa crisi, nulla sarà più come prima». Quante volte abbiamo
sentito, e ancora sentiremo, questa affermazione. Con essa s'intende, spesso,
un ritorno al passato, dove tutte le novità, che si presume abbiano causato la crisi, finiranno per rappresentare gli emblemi di un
"mondo che non ci sarà più". Basta con gli eccessi della finanza, ora
si tornerà all'economia reale. Non più debito, ma capitale. Stop alle
innovazioni finanziarie: solo strumenti che anche gli ingenui riescono a
capire. Limiti alle remunerazioni dei manager e abolizione di bonus e stock
option. Più regole e controlli pubblici e meno laissez faire nell'economia e
nella finanza. Meno mercato e più Stato: torna la politica che conta. Meno
globalizzazione e più potere alle nazioni. Consumi moderati e modelli di vita
più frugali. Auto più piccole e ritorno ai prodotti locali. E si potrebbe
continuare. Se tutto ciò fosse vero, sarebbe facile disegnare il futuro e
capire dove stiamo andando: basterebbe immaginare e fare il contrario di quanto
è avvenuto fino ad oggi. Purtroppo, o meglio per fortuna, queste profezie hanno
poca probabilità di avverarsi, almeno nel loro insieme. E questo, non perché il
mondo non avrebbe bisogno anche di maggiori equilibri, ma perché le crisi, con i loro disagi, agiscono anche da grandi
acceleratori d'innovazioni, che emergono proprio nei periodi più tormentati.
Infatti, è in tali periodi che conviene sperimentare innovazioni (tecnologiche,
organizzative, finanziarie, eccetera) per superare le difficoltà presenti e
prendere un vantaggio rispetto a quanti sono ancora alle prese con i vecchi
problemi. Così è stato dopo la prima crisi da petrolio
( 1973), quando la carenza di greggio prima, e la moltiplicazione per quattro
del suo prezzo poi, avevano sprofondato il mondo in una recessione molto simile
all'attuale, per ampiezza geografica e per profondità di caduta del reddito.
Anche allora, dopo la crisi e per un certo tempo, si
era sicuri che si sarebbe tornati indietro: tutta l'economia dell'auto sarebbe
scomparsa; si era certi che i viaggi e gli spostamenti sarebbero stati ridotti
al minimo; che i consumi sarebbero tornati a quelli frugali del precedente
dopoguerra; che non si sarebbe più vissuti a debito. Il Club di Roma profetizzò
e reclamizzò la "crescita zero", per carenza di energia e di materie
prime. L'era dello sviluppo e del consumismo sembrava tramontata per sempre.
Invece avvenne tutto il contrario. Partì da quegli anni una forte spinta
innovativa, generata proprio dalla crisi da petrolio,
che consentì il ritrovamento di nuovi giacimenti di petrolio, l'avvio di fonti
d'energia alternative, indusse al risparmio energetico e modificò ampiamente i
sistemi di produzione e i modi di vita, attraverso le innovazione generate
dall'elettronica, dall'informatica e dalle tecniche di comunicazione. Ne derivò
una spinta forte alla crescita economica, allargata a nuovi Paesi e nuovi mercati
(la globalizzazione); l'esplosione d'innovazioni finanziarie per consentire
questa crescita e per collegare mercati e Paesi molto diversi tra di loro; il
susseguirsi di bolle speculative. Contrariamente alle aspettative d'allora, il
mondo s'avviò verso un periodo di forte crescita economica e di potenti
innovazioni che, lungi da riportarci indietro negli anni, ci hanno proiettato
in un nuovo futuro con cui poi abbiamo dovuto fare i conti, essendo sfociato
nella crisi finanziaria attuale. Oggi nessuno è ancora
in grado di predire quali saranno le innovazioni che ci consentiranno un nuovo
ciclo di sviluppo, ma è certo che la ricerca sta facendo passi rilevanti in
molti campi per dare risposte ai problemi attuali. E basti pensare a quanto
ancora può darci l'informatica e l'elettronica. Oppure alla ricerca in campo
biologico (compresa la neurologia) le cui applicazioni spaziano dalla sanità,
all'alimentazione, alle fonti d'energia,fino ai nuovi materiali e
all'introduzione dell'informatica nel campo biologico dei tessuti umani,
consentendo nuove soluzioni a vecchi problemi e nuovi prodotti da immettere sul
mercato. La ricerca è un potente fattore di crescita, non solo perché dà
risposte a problemi della gente, ma anche perché rende obsoleti i beni e i servizi
che imprese e famiglie utilizzano, inducendo a fenomeni di sostituzione
accelerata. Questi fenomeni sono la molla dello sviluppo, sia perché fanno
emergere nuove imprese capaci di fornire prodotti con nuove tecnologia, sia
perché inducono famiglie e imprese a rinnovare il parco del loro beni, sia
infine perché presuppongono nuovi modi di vita e di consumo a cui sono
associati nuovi prodotti e nuovi servizi. Da qui nuovi cicli espansivi degli
investimenti delle imprese e dei consumi delle famiglie in tutto il mondo.
Poiché le innovazioni, come detto, hanno tendenza ad
accelerare nei periodi di crisi, ecco che l'uscita dall'attuale crisi
finanziaria e reale sarà tutto meno che il ritorno
ai vecchi valori e alle vecchie abitudini, come qualcuno prevede, e forse
spera. Tutto bene, dunque, e basta solo aspettare che la crisi giunga al termine? No di
certo. Occorre invece prepararsi bene sia per sfruttare le nuove occasioni, sia
per evitare le nuove tensioni che si produrranno. Le innovazioni, mentre
risolveranno molti problemi, porteranno anche nuovi squilibri e tensioni, sia
per la sostituzione di posti di lavoro e d'imprese che esse implicano, sia per
la somma di problemi etici e politici che faranno esplodere. E l'Italia non è
certo il Paese dove l'innovazione viene salutata con entusiasmo, per il forte
conformismo corporativo e confessionale che ci caratterizza, come recenti
esperienze in camposociale e in campo etico stanno a dimostrare. icipoll@tin.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA GLI ESEMPI DELLA STORIA Nel 1973 molti pensarono che i
consumi sarebbero tornati ai livelli del dopoguerra: in realtà lo sviluppo è
stato imponente
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-28 - pag: 13 autore: Un futuro bloccato da malinconia e lutto di Michel Wieviorka L a crisi finanziaria, nonché economica e
sociale, di cui si parla tanto dal settembre 2008, darà forza all'azione
politica di sinistra? In effetti si sentono discorsi più vicini alle idee di
sinistra che di destra: si parla di programmi keynesiani, di ritorno allo
Stato, di nazionalizzazione delle banche, e si pensa in termini di
categorie basate sul "nazionalismo metodologico" e sul cosiddetto
"modello westfaliano". è vero che l'esperienza americana con
l'elezione di Barack Obama è quella di un Paese che ha scelto la sinistra (i
democratici) contro la destra (i repubblicani), fra l'altro per motivi
economici. Ma in Europa si constata che i Governi, tanto di sinistra che di
destra, ragionano di fronte alla crisi all'incirca
nello stesso modo, come se questa richiedesse delle risposte tecniche che
s'impongono indipendentemente dal colore politico delle forze al potere. Si
sono viste qua e là opposizioni di sinistra criticare le misure dei Governi di
destra, ma le destre che ancora ieri erano neoliberiste oggi non lo sono più e
parlano di concetti molto vicini a quelli utilizzati dalla sinistra - rilancio
dell'economia, appello a Keynes e così via. Non sembra più quindi esserci
distanza ideologica fra destra e sinistra, tutt'al più solo semplici sfumature:
la crisi, così com'è gestita ora, indebolisce la
separazione classica fra la sinistra riformista o di governo e la destra,
rafforzando al tempo stesso le sinistre radicali. La sinistra in quanto
partito, corpus ideologico o nozione di carattere generale, ha la scelta fra
tre orientamenti possibili. Aggrapparsi al passato senza modificare i suoi
valori di fondo né le sue modalità ana-litiche, una situazione che sul lungo
periodo rischia di fossilizzarla ma che nel breve periodo può presentare una
certa efficacia soprattutto in una fase di crisi
acuta, quando si tratta di denunciare gli eccessi del capitalismo e di chiedere
un ritorno allo Stato, alla ridistribuzione del reddito oa politiche
keynesiane. Oppure proiettarsi completamente nel futuro identificandosi nei
nuovi valori culturali, cercando di unirsi ad attori diversi dalla sua base
tradizionale, ad esempio aprendosi all'ecologia politica o ad alcuni aspetti
del movimento no global, accettando anche di modificare nettamente la propria
concezione del funzionamento del partito, di favorire una maggiore democrazia
partecipativa, correndo però in questo modo il rischio di trascurare alcune
tematiche fondamentali come l'occupazione, il reddito, il livello di vita, e di
perdere parte del suo elettorato abituale. Infine, terza possibilità, cercare
di operare una transizione che permetta alla sinistra di preservare i suoi temi
fondatori (la lotta sociale, il riferimento allo Stato e alla ridistribuzione)
giocando al tempo stesso la carta della modernizzazione cul-turale, costruendo
dei progetti che testimonino maggiore sensibilità per l'individuo, per il
trattamento etico delle grandi questioni legate alla vita e alla morte,
articolando i valori universali che essa incarna, il diritto, la ragione, la
preoccupazione per le questioni sociali, per i particolarismi culturali e religiosi
che chiedono un loro riconoscimento. Negli anni 90 abbiamo visto l'affermazione
del cosiddetto social-liberismo incarnato da Bill Clinton e in Europa da Tony
Blair con la sua "Terza via". Oggi siamo di fronte al progetto di
Obama che, in forma nuova, vuole articolare l'elemento sociale con inedite
forme di mobilitazione politica, la "green economy", e con lo sforzo
per modificare la cultura, in particolare incarnando il passaggio a un'America
"post-razziale". In Europa le forze di sinistra sembrano piuttosto
lontane dal potere per potersi impegnare su questa strada. Volendo ricorrere a
una metafora psicoanalitica, la sinistra ha la scelta fra la malinconia, che le
impedisce di liberarsi del passato, l'oblio, che la proietta nel futuro ma con
il rischio di farle perdere la propria anima, e il lutto, caratterizzato da un
lavoro su se stessa che le permetterebbe di accettare consapevolmente il
proprio passato, di trarne profitto e di conservarne gli orientamenti più
nobili, entrando al tempo stesso nel futuro e contribuendo a costruirlo.
L'autore è Directeur d'études presso l'école des Hautes études en Sciences
sociales di Parigi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 42 autore: Assemblee 2008.
Domani il supplemento «Speciale bilanci» è in arrivo in edicola con il Sole 24
Ore Sarà in edicola domani, in abbinamento al Sole 24 Ore al prezzo di 3,90
euro, l'edizione 2008 dello Speciale Bilanci. Come di consueto lo Speciale
analizza i conti delle principali società quotate a Piazza Affari in vista
della campagna assembleare di fine aprile. I testi, curati
dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle
riassuntive sui conti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 42 autore: Banche. L'ex a.d.
di Merrill Lynch accusa il Ceo di Bankamerica: «Sui bonus mente: lui sapeva
tutto» BofA-Merrill: Thain all'attacco Ken Lewis nel mirino dei soci: si
profila un'assemblea rovente Marco Valsania NEW YORK John Thain non ci sta. Non vuole essere, dice, il volto della crisi
finanziaria, degli eccesssi dei banchieri di Wall
Street alla caccia di bonus esorbitanti senza trasparenza. Il capro espiatorio
di merger discutibili a cominciare da quello che lo ha visto protagonista, la
fusione tra Bank of America e la sua Merrill Lynch. Ha deciso, così, di
difendere la sua reputazione rompendo il silenzio dalle colonne del più
prestigioso quotidiano finanziario statunitense e mettendo sotto accusa gli ex
partner nel merger: in una lunga intervista con il Wall Street Journal ha
accusato i vertici di Bank of America di aver mentito quando, imponendogli le
dimissioni, hanno scaricato interamente sulle sue spalle le responsabilità nello
scandalo dei super-premi versati a Merrill, 3,62 miliardi di dollari pagati in
anticipo lo scorso dicembre nonostante le enormi perdite in vista per la banca.
Un'accusa senza mezzi termini: «L'idea che Bank of America non fosse pienamente
coinvolta, che io abbia preso da solo simili decisioni, è semplicemente falsa»,
ha detto. Il quotidiano ha inoltre portato alla luce un documento finora
riservato firmato da Thain e da Lewis che acconsenativa al pagamento
anticipato, prima del completamento della fusione, dei bonus della discordia.
Le rivelazioni alimentano le polemiche sul caso di Bank of America e Merrill
Lynch, già al centro di numerose indagini, dalla procura generale di New York
al Congresso, che cercano di far luce su un'intesa con molte ombre. Il governo
americano, infatti, è dovuto intervenire elargendo aiuti strordinari per
consentire a Bank of America di fare i conti con il dissesto di Merrill. E
Lewis ha di recente accusato l'ex amministrazione Bush, nella persona
dell'allora Segretario al Tesoro Henry Paulson, di avergli imposto di tacere
con gli azionisti sulle perdite di Merrill, oltre 15 miliardi nel quarto
trimestre del 2008, per non mettere in pericolo un merger caro alle autorità,
che temevano collassi a catena dell'alta finanza. Al nuovo j'accuse di Thain,
la banca ha risposto seccamente: «Gli auguriamo di avere fortuna nelle sue
attività future», ha detto un portavoce al Journal. L'ascesa e la caduta del
banchiere sono diventate il simbolo della bufera che ha scosso Wall Street.
Pochi mesi or sono era a un passo dalla guida della principale banca americana
per sportelli, Bank of America. A metà settembre aveva negoziato, in un fine
settimana di paura che portò al fallimento della rivale Lehman Brohers, la
vendita di Merrill, di cui era chief executive. Si sarebbe inchinato a Ken
Lewis,l'amministratore delegato della banca acquirente, ma a soli 53 anni e a
capo delle attività di investment banking sapeva di essere in lizza per la
successione. Nè gli exploit erano per lui insoliti: a Merrill era stato
chiamato nel 2007 come messia salvifico, per rilanciare le sorti del colosso
del brokeraggio dalla screditata gestione di Stan O'Neal. Culmine di una marcia
parsa inarrestabile: dopo 25 anni a Goldman Sachs, gli ultimi tre sulla
poltrona di direttore generale della società che più di altre ha sfornato
candidati a posizioni di grande influenza anche di fuori di Wall Street, aveva
preso le redini del New York Stock Exchange. Alla Borsa era arrivato per fare i
conti con una storica transizione: quella a società quotata. E aveva guidato
l'Exchange nella nuova era globale e all'insegna delle nuove tecnologie, con la
fusione con i listini europei di Euronext. Adesso Thain ancora indossa completo
e cravatta tutte le mattine. Quasi un riflesso della gloria passata. Spera di
tornare alla ribalta, di guidare ancora una grande società quotata. Ma al
momento non ha alcun prestigioso ufficio dove recarsi. Come ha ammesso al
Journal uno di suoi confidenti,l'ex chairman di Citicorp John Reed, è come se
fosse "radioattivo". La missione di ristabilire la sua reputazione
non sarà facile:Thain,durante l'intervista, ammette errori, quali aver premuto
per ottenere un bonus, cui ha poi rinunciato, o aver speso troppo per
ammodernare il suo ufficil a Merrill. I documenti rinvenuti dal Journal,
tuttavia, mostrano che numerose decisioni sui compensi in discussione sarebbero
state prese assieme dai vertici di Merrill e di Bank of America, che ha invece
in passato negato alcuna autorità su Merrill prima del completamento della
fusione in gennaio. Già nei primi giorni dopo l'annuncio del merger in
settembre, una squadra di transizione della banca acquirente, tra cui il capo
dell'ufficio contabile, si era inseduiata in un intero piano di Merrill. Altri
documenti e lettere mostrano che Bank of America venne consultata su tempi e
modi dei bonus. Finchè in dicembre, sempre più preoccupato per le perdite di
Merrill, Lewis volò a Washington per invocare e ricevere nuovi soccorsi
pubblici multimiliardari, minacciando altrimenti di abbandonare l'operazione.
In gennaio, poi, davanti alla crescenti polemiche sulla fusione chiese e
ottenne la testa di Thain. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA REPLICA Un portavoce
della banca ha risposto alle critiche: «Gli auguriamo di avere fortuna nelle
sue attività future» BLOOMBERG Ex alleati. John Thain ( a sinistra), ex Ceo di
Merrill Lynch, e Kenneth Lewis, numero uno di Bank of America, nel giorno
dell'annuncio della fusione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 43
autore: Regole. Direttiva sulla leva finanziaria Bruxelles stringe sugli hedge fund Enrico Brivio BRUXELLES. Dal
nostro inviato Più sorveglianza sugli hedge fund e un tetto massimo alle
remunerazioni e alle liquidazioni dorate di manager delle società quotate.
Sono le proposte che la Commissione europea metterà domani sul tavolo per minimizzare
i fattori di instabilità che perturbano i mercati finanziari.
Ma l'intervento non comporterà una pressione decisa sul pedale della
regolamentazione e non soddisfa i più accesi fautori di gabbie normative più
stringenti. Nel campo della gestione degli hedge fund e del private equity
Bruxelles mette in campo una direttiva, perciò uno strumento legislativo
cogente. Ma il giro di vite non è completo: i nuovi obbighi di sorveglianza su
hedge fund e private equity scatteranno solo al di sopra dei 250 millioni di
portafoglio; inoltre la direttiva non regola i fondi di investimento
alternativi in quanto tali, ma piuttosto la loro gestione. La direttiva ammette
che i manger possano delegare l'amministrazione (ma non la gestione) a entità
offshore sulla base di «condizioni appropriate ». Chi ha la custodia dei fondi
e degli asset «deve essere una istituzione di credito europea che può solo
delegare a sua volta funzioni sotto strette condizioni ». Da parte di Germania,
Francia, Italia e Spagna già emerge la preoccupazione che si lasci troppa
libertà ai centri offshore (il 67% degli hedge funds sono domiciliati nelle
Isole Caiman, l'11% nelle Vergini, il 7% alle Bermude). Il progetto «non mi
soddisfa – si è sbilanciata il ministro dell'economia francese,Christine Lagarde
– non viene consentita un'adeguata sorveglianza su hedge fund di rilievo
sistemico». Anche il presidente del Pse, il danses Poul Nyrup Rasmussen ha
definito l'intervento «troppo liberale, in ritardo e non efficace» e ha
promesso un intervento dell'Europarlamento «per riempiri i buchi da formaggio
svizzero della proposta ». Bruxelles ribatte però che la supervisione deve
concentrarsi là dove i rischi sono probabili e che circa il 15% dei manager
degli hedge fund che gestiscono il 70% degli asset di tali fondi domiciliati
nella Ue saranno coperti dalla direttiva. Nuovi vincoli anche nel campo di
bonus e liquidazioni, anche se in questo caso la Commissione ha optato per
raccomandazioni, alle quali gli Stati non sono obbligati a conformarsi. I
Governi vengono invitati a ridurre gli incentivi alla performance di breve
termine per cui «deve essere fissato un limite massimo alla componente
variabile quale percentuale specifica della remunerazione totale ».La parte
fissa«deve essere sufficientemente alta rispetto al totale ». Bruxelles
raccomanda poi che le liquidazioni dei manager non superino i due anni di
remunerazione e che vi sia un minimo di tre anni prima di esercitare stock
option. Nessun bonus, infine, in caso di un rapporto che si conclude per una prestazione
inadeguata. © RIPRODUZIONE RISERVATA UN TETTO AGLI STIPENDI La Commissione
europea varerà domani anche le raccomandazioni su bonus e liquidazioni di
trader e manager
( da "Reuters Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
SYDNEY (Reuters) -
Vienna batte Zurigo nella classifica delle città con la migliore qualità della
vita, secondo una ricerca annuale in cui le città europee dominano i primi 10
posti. Delle città italiane, l'unica che figura nei primi 50 posti è Milano, stabile
al 41esimo posto. La ricerca del 2009 su 215 città, realizzata dalla società di
management consulting Mercer, indica Vienna con il punteggio generale più alto
per qualità di vita, scalzando Zurigo che così scende in seconda posizione.
Terza è un'altra città svizzera, Ginevra, seguita da Vancouver, in Canada, e
Auckland, in Nuova Zelanda, che si dividono il quarto posto. Baghdad, in Iraq,
è l'ultima, nonostante i leggeri miglioramenti nel suo punteggio per le
infrastrutture e le iniziative per incoraggiare gli investimenti. Nelle top 10
ci sono anche tre città tedesche -- Dusseldorf, Monaco e Francoforte -- con la
svizzera Berna e Sydney, in Australia, a completare la formazione. La migliore
città Usa per qualità di vita è Honolulu, 29esima, mentre Washington e New York
restano rispettivamente al 44esimo e 49esimo posto. Londra si conferma 38esima
nella lista, elaborata per aiutare i governi e le imprese a formulare pacchetti
internazionali per i loro dipendenti. "Come risultato
dell'attuale crisi finanziaria, le multinazionali stanno cercando di rivedere le loro policy di
incarichi internazionali, nell'ottica di tagliare i costi", ha detto
Slagin Parakatil, ricercatore senior di Mercer, in una nota. Continua...
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Prima Pagina data: 28/04/2009 - pag: 1 Wall Street I broker adesso si
pentono (al cinema) di MASSIMO GAGGI NEW YORK Al Tribeca Film Festival di New
York ecco American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla
giornalista tv Leslie Cockburn. Tra applausi, risa e commozione, passano sullo
schermo broker scriteriati, cittadini che hanno perso tutto inseguendo il sogno
americano. Tra i banchieri uno racconta la follia di un'era in cui tutti
rischiavano grosso coi soldi degli altri: inquadrato in penombra, senza
nome, la voce distorta. Come un pentito di mafia. A PAGINA 45
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Joseph Nye. Ex
segretario alla Difesa Usa ed esperto di Giappone «L'integrazione coinvolga
anche l'America di Obama» TOKYO. Dal nostro inviato Sta per essere nominato
ambasciatore in Giappone, secondo le indiscrezioni. Di certo è già stato
“nominato” da Tokyo, che lo considera un Japan hand, esperto del Paese e, come
ribadito nel rapporto firmato con Richard Armitage, sostenitore dell'importanza
cruciale dell'alleanza bilaterale nonostante la sempre maggiore importanza
delle relazioni Usa-Cina. Joseph Nye, 72 anni, docente a Harvard ed ex
vicesegretario alla Difesa, è l'ideatore del termine soft power, entrato anche
nel lessico politico giapponese a nobilitare una strategia internazionale di
Tokyo, spesso considerata timida. Nonostante la delicatezza personale del
momento, Nye è disponibile a parlare del futuro dell'Asia, come presidente
della Commissione Trilaterale per il Nord America. Che significato ha per la
Trilaterale l'ingresso di Cina e India nei suoi ranghi? La Trilaterale è nata
negli anni 70 per cercare di affrontare le turbolenze legate
all'interdipendenza economica globale, in particolare portando il Giappone a
contatto con Europa e Usa: l'idea era che sarebbe stato utile creare un canale
non-governativo di discussione e approfondimento dei problemi transazionali.
Nel secolo XXI, India e Cina stanno chiaramente diventando attori di primo
piano nell'interdipendenza globale. E oggi è davvero utile, come lo era prima,
una discussione dei problemi transazionali. Se il Giappone ha iniziato prima ad
avere un ruolo più ampio nell'economia globale, altri sono seguiti. Il Sud-Est
asiatico era già entrato, questo ulteriore passo è naturale. Dimostra anche la
crescita della statura globale dell'Asia, che è stata la prima destinazione
estera del segretario di Stato Hillary Clinton? Quella visita ha voluto
deliberatamente dimostrare che gli Usa pongono molta attenzione all'Asia, dove
c'era una diffusa percezione che l'Amministrazione Bush non avesse dimostrato
un sufficiente interesse in quanto focalizzata solo sul Medio Oriente. Quali le
prospettive di integrazione regionale, su cui gli Usa si sono mostrati a volte
ambivalenti, per il timore di essere esclusi o marginalizzati? Il regionalismo
asiatico è molto differente da quello europeo: non c'è mai stata una
riconciliazione storica tra Cina e Giappone simile a quella tra Francia e
Germania. Ma ci sono tante cose utili da fare, specie per costruire fiducia e
sicurezza. In primo piano ci sono le questioni economiche. La teoria del
decoupling e dell'autosufficienza asiatica, che andava di moda l'annoscorso, si
è infranta sulla crisi attuale. Credo ci siano buoni
argomenti per un rilancio dell'Apec, che ci coinvolge, senza escludere le altre
forme esistenti di organizzazione. E le tentazioni protezionistiche? C'è sempre
un pericolo di protezionismo, in tutti i Paesi.
Dobbiamo fare in modo che non si arrivi a politiche di beggar-my-neighbor a
spese altrui, che porterebbero il mondo in una situazione ben peggiore. La crisi
attuale sembra aver intaccato anche il soft power Usa, specialmente in
confronto ai cosiddetti valori asiatici... Non c'è dubbio che la crisi finanziaria abbia danneggiato il
nostro soft power sul versante dell'economia, con il problema di credibilità
del modello Wall Street. Ora molto dipenderà da che tipo di riforme
saranno fatte, sviluppando nuove forme di regolamentazione e monitoraggio del
sistema finanziario. Se ciò accadrà e se, come credo, l'economia Usa si
risolleverà, ci sarà un recupero anche dell'influenza dei nostri modelli
culturali e politici. Il premier Taro Aso ha citato, nel suo intervento, il
soft power come uno dei trepilastri nelle strategie di rilancio del Giappone.
Mi ha fatto molto piacere, Il Giappone dovrebbe considerarsi come un global
civilian power, come dice il direttore dell'Asahi Shimbun, Yoichi Funabashi:
una componente sta proprio nell'attrattività della cultura, anche popolare,
così come in altri strumenti come gli aiuti allo sviluppo e così via. E Tokyo
può giocare ruoli primari nelle operazioni Onu di peacekeeping e in questioni
come quella dei cambiamenti climatici. S. Car. © RIPRODUZIONE RISERVATA NUOVI
ASSETTI «L'atteso decoupling non c'è stato.Occorre rilanciare l'Apec tra le
sponde del Pacifico» Ambasciatore a Tokyo? Joseph Nye
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Nuovi equilibri.
Ufficializzato a Tokyo l'ingresso di Cina e India nella Commissione Trilaterale
Il volto dell'Asia che verrà Cooperazione d'area, monete e protezionismi:
scenari a confronto Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato La Commissione
Trilaterale, dopo un periodo di crisi di identità,
reinventa se stessa: come all'inizio degli anni 70 ebbe un ruolo di rilievo
nell'inserire nello spazio politico-culturale "atlantico" un Giappone
in forte crescita, così oggi si propone di agevolare una responsabile
incorporazione dei più grandi Paesi emergenti dell'Asia nel nuovo ordine
mondiale ormai multipolare. L'ingresso di Cina e India nella organizzazione -
sorta nel 1973 su iniziativa di David Rockefeller per promuovere una più
stretta collaborazione tra le democrazie industrializzate - è stato
formalizzato nel weekend scorso all'assemblea plenaria svoltasi a Tokyo.
Rockefeller (quasi 94enne), che nel recente passato aveva avuto il dubbio se
archiviare l'esperienza della Trilaterale o rilanciarla, è stato accolto dal
generale riconoscimento dell'importanza persino accresciuta di un forum
(privato ma istituzionalizzato) di riflessione ed elaborazione di strategie per
una leadership responsabile in un mondo sempre più interdipendente, tanto più
in un momento in cui i Governi sembrano assorbiti dai problemi contingenti.
Henry Kissinger (86 anni) l'uomo che "sdoganò" la Cina di Mao nel
1971-72 - ha ricordato il momento in cui Rockefeller venne al Dipartimento di
Stato a spiegargli il suo progetto, cui diede un immediato consenso. «Da allora
il sistema internazionale è cambiato in modo fondamentale, in particolare con
il passaggio del centro di gravità degli affari internazionali dall'Atlantico
al Pacifico – ha detto – Se in Asia la nozione di sovranità statale non è sotto
attacco come in altri parti del mondo, la sua crescita va incanalata in un
sistema internazione basato sulla cooperazione e il dialogo, alla luce di
pressanti questioni globali». A fronte di una caduta della
fiducia negli Usa - provocata da una crisi finanziaria il cui effetto sarà il crescente ruolo della mano pubblica
nell'economia - Kissinger ritiene fondamentale portare Cina e India dentro una
coerente cornice internazionale che va messa in grado di funzionare anche senza
la leadership di un solo Paese. Asia al centro del dibattito, dunque. Ma
quale Asia uscirà dalla crisi? Il Sole 24 Ore lo ha
chiesto a due protagonisti dell'incontro di Tokyo: Joseph Nye e Yang Jiemian. A
confronto i punti di vista di America e Cina, i due giganti del Terzo millennio
le cui economie, più o meno in difficoltà, sono però strettamente collegate.
stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Buddha all'Albert and
Victoria Museum. Si è aperta ieri a Londra la mostra «I tanti volti del
Buddhismo». Nella foto due opere esposte REUTERS
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 31 autore: Ankara investe nel
piano Anatolia Vittorio Da Rold MILANO Il Governo turco ha lanciato un piano di
sviluppo per l'Anatolia sud-orientale da 14 miliardi di euro da investire fino
al 2013 denominato Gap (Guney Anatoly Progesy). Lo ha annunciato il vice primo
ministro turco, Nazim Ekren, l'uomo che guida la squadra economica del Governo
Erdogan, durante un incontro bilaterale svoltosi nei giorni scorsi a Milano
presso gli uffici Ice per presentare il progetto alle imprese italiane. «La
Turchia sente la crisi finanziaria come gli altri
Paesi – ha detto Ekren al termine dell'incontro - ma a fine 2008 abbiamo
registrato un prodotto interno lordo molto soddisfacente, pari a 748 miliardi
di dollari. Il pacchetto di incentivi all'economia funziona e il processo di
privatizzazione prosegue: l'Italia è il primo Paese per l'aggiudicazione di
appalti in Turchia ha aggiunto il vice primo ministro di Ankara - e questa è
un'ottima base di partenza per la partecipazione delle imprese italiane nei
lavori di sviluppo del Sud-Est».«L'Italia è il terzo partner commerciale della
Turchia - ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico italiano, Claudio
Scajola - e l'interscambio tra i due Paesi nel
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 Il giudizio
della stampa internazionale Time I primi mesi della presidenza di Obama sono
stati tra i più spettacolari della storia americana dai tempi di Roosevelt,
scrive Joe Klein. Ma le prove più difficili sono davanti a lui, dalla capacità
di gestire la crisi finanziaria al Medio Oriente
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Cronache data: 28/04/2009 - pag: 25 mondo del lavoro Il comincia qui.
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( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 28/04/2009 - pag: 35 Sotto la lente I titoli tossici
viaggiano sul mercato web I titoli tossici, che ingessano i bilanci di banche e
assicurazioni, ora sbarcano sul web, dove vengono venduti all'asta, attraendo
sempre di più investitori privati, anche retail. Di certo non è un business per
tutti, ma solo per investitori esperti con un grande appetito per il rischio,
eppure la crisi del credito oggi offre la possibilità
di fare ottimi affari, come capita una sola volta nella vita, sostiene il «New
York Times». All'improvviso va di moda comprare asset in sofferenza, racconta
ad esempio Kingsley Geeenland, presidente di DebtX, società leader nella
vendita di prestiti online, che a febbraio ha registrato 2.700 nuovi
investitori per partecipare alle aste. Inoltre all'inizio dell'anno hanno
aperto due nuovi siti, LoanMarket.net e www.BigBidder. com. E, su questi mercati poco regolati, la maggioranza delle
transazioni avvengono per una frazione del loro valore originario. Ma la crisi finanziaria non era stata
scatenata da una sottovalutazione del rischio e dalla mancanza di regole
stringenti? Giu. Fer.
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 I
migliori I migliori cinque titoli dello S&P/MIB di ieri e il loro andamento
settimanale
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 La
Giornata in Borsa di Paola Pica Corre Bpm, frena Autogrill MILANO Rush finale
sostenuto da una Fiat sopra gli 8 euro per Piazza Affari che ha chiuso così in
terreno positivo una seduta che prometteva il peggio. L'onda speculativa che ha
accompagnato i timori di un impatto sulle economie dell'influenza suina ha
affossato quasi tutti i mercati nella mattinata; il
sereno è tornato con il rialzo pirotecnico di Gm a Wall Street. Il Mibtel ha
archiviato un progresso dell 0,45%, lo S&P/Mib dello 0,83%. Autogrill, che
ha un'importante presenza Oltreoceano e nel settore aeroportuale, ha scontato
il timore di contraccolpi del virus chiudendo in calo del 4,8%, al pari di
quanto è accaduto sui listini internazionali alle compagnie aeree, mentre gli
acquisiti sono stati dirottati sulle grandi società farmaceutiche. Bene i
bancari guidati da Bpm che ha accolto con un +4,99% l'elezione di Massimo
Ponzellini alla presidenza, brillanti anche Banco Popolare (+2,35%), Mediobanca
(+3,2%), Unicredit (+3,46%). Nel resto del listino, da segnalare la fiammata di
Safilo (+5%) mentre l'azionista di riferimento Only 3T continua a trattare per
il rafforzamento della struttura del capitale e il nuovo balzo di Indesit
(+11%). Acquisti anche su Ansaldo Sts Stm A2a Enel Telecom (+1,31%). Tonfo di
Tiscali (-5%) in attesa di indicazioni sulla cessione delle attività
britanniche. Pirelli ha ceduto lo 0,81, mentre la holding Camfin, che sta
negoziando con le banche la ristrutturazione del debito, ha guadagnato l'1,96%
(oggi l'assemblea) Camfin Bene la holding di Pirelli (+2%) sulla rinegoziazione
del debito. Oggi l'assemblea
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 Il
caso a Milano /2 Aedes, Intesa e Mps per l'aumento ( Pa.Pic.) Accordo in
dirittura per l'aumento di capitale da 150 milioni di Aedes. Intesa Sanpaolo e
Mps sono le capofila del consorzio di banche che garantirà la
ricapitalizzazione.
La firma sarebbe imminente, secondo quanto anticipato ieri da Radiocor. La
garanzia sarà per circa 35 milioni. Sui restanti 115 milioni è già stato
definito un contributo in contanti per 70 milioni da parte di Isoldi e per 45
milioni da Amenduni. Nei giorni scorsi tutte le banche esposte verso la società
immobiliare (ieri -1,49% al listino) hanno sciolto la riserva rispetto al piano
di salvataggio che sarà sottoscritto entro giovedì 30, il giorno
dell'assemblea. Nicola Amenduni, socio di Aedes
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 -
pag: 37 Il caso a Milano /1 Quattro fondi in gara, sale Safilo ( giu. fer.)
Vola in Borsa Safilo, dove ha chiuso in rialzo del 4,9% grazie alla conferma
ufficiale che la trattativa in corso tra l'azionista di controllo Only 3T della
famiglia di Vittorio Tabacchi con i fondi di private equity si chiuderà «entro
giugno». Lo ha detto l'ad del gruppo di occhialeria, Roberto Vedovotto, a
margine dell'assemblea che ha approvato il bilancio 2008, chiuso con una
perdita di 23,3 milioni e un indebitamento di 570 milioni. In gara sarebbero 4
fondi: Apax, Bain capital, Pai partners e Cvc. Intanto giovedì ci sarà un nuovo
incontro con i sindacati sul piano di ristrutturazione che prevede 780 esuberi.
Roberto Vedovotto alla guida di Safilo
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 shop
at pzeroweb.com
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 37
Economia/Mercati Finanziari Corriere della Sera Martedì 28 Aprile 2009
( da "Tempo, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Aldo
Ciaramella CAMPOBASSO Por 2000 2006, sostanzialmente chiuso, quasi tutto
rendicontato. Per un impegno di spesa pari circa al 100%. Un risultato che
soddisfa oltre che per il traguardo toccato soprattutto per il metodo messo in
piedi nella programmazione regionale e per la squadra che lo ha realizzato.
Ieri pomeriggio il Governatore Iorio insieme all'assessore alla programmazione
Vitagliano e alla Giunta regionale, ha illustrato le tappe del cammino
sessennale del Por riconfermando l'impegno per il futuro a utilizzare le stesse
strategie concertative con il partenariato istituzionale e gli stessi percorsi
di discussione e di verifica nell'assdmblea regionale dove secondo Iorio c'è
stata una piena condivisione nelle inziative adottate riguardo all'analisi e
alle finalizzazioni delle misure del Programma operativo. Che per spesa e per
somme impegnate pone, quindi, il Molise al primo posto tra le Regioni del
Mezzogiorno per capacità di spesa e al 6 posto tra quelle italiane.
Cinquantaquattro milioni di euro circa impegnate e oltre 476 milioni di euro
spesi. Il Por 2000-
( da "Tempo, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
stampa «In Iorio
straripa la politica, in me la tecnica» E degli avversari politici in Regione
dice: «Non giustifico in loro la cronica assenza di idee alternative» Pasquale
Lombardi Se dovesse raccontarsi, dire chi è, cosa direbbe? E' una vita che vivo
la contraddizione tra l'essere e l'apparire. E purtroppo il secondo mi fa
sempre torto. Tanti mi riconoscono intelligenza, qualità e capacità. Tanti
ancora lamentano, non in ordine d'importanza, presunzione, impazienza, attitudine
al "rumore" ed a primeggiare, l'essere diretto, una certa difficoltà
nelle relazioni. Io mi sento buon contenuto in difficile contenitore. Questo
direi, invitando gli altri alla pazienza ed al guardare al sodo, a quello che
dico e faccio non al come. Dicono che lei, in pratica, rappresenta l'alter ego
di Iorio. È davvero così? Non è così. Oltretutto mi pare una semplificazione
che non rende. Sono ormai otto anni che lavoriamo insieme, in dialogo
permanente e non sempre con identità di vedute. All'interno della squadra - è
innegabile - c'è tra me e Iorio un legame singolare; un'intesa forte; un comune
senso della missione e della responsabilita'. In lui straripa la
"politica" e, quindi, la riflessione, la mediazione, la ricerca del
possibile, il modo, l'ascolto la vista lunga; in me la "tecnica" e,
quindi, l'immediatezza delle soluzioni, la responsabilità dell'obiettivo, la
sostanza, la parola, la vista larga. Ecco: mi sento complementare; un suo
valore aggiunto. E poi tra noi c'è un solido rapporto personale, non
influenzabile. Chi sono, oltre a lei, gli assessori che contano? Tutti contano.
E insieme si dovrebbe contare molto. Le esigenze elettorali, in mancanza del
Partito garanzia, spingono a contare ed a mostrarsi da soli. E, perciò, ognuno
conta per quello che è e che fa. Se la domanda si riferisce al potere che uno
ha, nel rispondere, non si puo prescindere da come lo si esercita, da come si
interpreta il ruolo. E lì è difficile essere tutti uguali. In ogni caso dicono
che lei è l'assessore più preparato del Governo Iorio, ma che, come tutti i
primi della classe, è democratico più per obbligo che per convinzione. Insomma,
lei sarebbe molto pieno di sè. In che cosa consiste il suo stile? Chi è pieno
di sè ritiene di poter dire o fare cose che non sa o non sa fare. Io non sono
così e chi di me pensa questo è ingiusto e, forse, mosso da esigenze di
copertura delle proprie insufficienze. Penso, invece, che avere attitudine a
presumere, a supporre, a dedurre logicamente, ad informarsi, non sia un difetto
e che - come scriveva De Amicis - il primo della classe esca perchè gli altri
non aspirano e non primeggiano e, perciò, emarginano e additano il primo.
Allora: ho forte il senso del risultato, del passaggio necessario dall'idea
all'attuazione. È una colpa l'essere il primo della classe, oppure lo è essere
il secondo, il terzo ..... ? Tra l'altro sbaglio anch'io - e lo ammetto con
umiltà - ma non più degli altri. Il mio stile? Tendo ad "alzare
l'asticella" da solo, a trasformare spesso le situazioni della vita in una
sfida da vincere e mi muovo, spesso, in aiuto di chi è in difficoltà,
scontando, tra l'altro, l'attesa di tanti che, abituati allo standard, danno
sempre per dovuti prestazione e risultato. Ha simpatia per i suoi colleghi di
minoranza? Che so: Petraroia, Leva, Romano... No! Perchè non giustifico e non
comprendo l'opporsi a prescindere, la tendenza disperata a personalizzare il
confronto, la cronica mancanza di idee alternative, la demagogia delle
argomentazioni. Sento forte il senso di responsabilità del quale è investito un
eletto dal popolo, sia esso al governo o all'opposizione e, perciò, provo
fastidio per la incapacità di uscire da questo schema comportamentale e,
quindi, per l'inutilità del ruolo interpretato, sia per la politica che per i molisani.
L'accusano di aver chiesto (ed ottenuto) troppo per il suo "ritiro"
dal Nucleo Industriale di Termoli. E' una contestazione che le fanno a
sinistra. La imbarazza? Guardi: l'episodio del mio "incentivo
all'esodo" è la riprova di quanto ho appena detto. Nell'andare in
quiescenza, con 37 anni di anzianità, ho goduto di un istituto contrattuale del
quale hanno goduto tanti dipendenti del Consorzio industriale prima di me e
tanti ancora godranno. Quanta vile demagogia c'è stata nel divulgare cifre e contenuto
di atti per fini strumentali! Nell'insistere perchè il Consiglio ne dibattesse!
A questo mi sono ribellato, senza alcun imbarazzo per aver goduto di
un'opportunità non singolare. E la bassezza dell'azione è tale che, nonostante
atti pubblici noti, a distanza di un anno, qualcuno trova ancora il modo di
riparlarne nell'assise e su certa stampa, come se il mio andare in pensione
fosse tema politico preminente ed elemento negativo di condotta personale. Ha
una spiccata vocazione per la soluzione dei problemi più complicati, perchè? Un
po' perchè in me sono forti il senso della sfida e l'aspirazione al risultato.
E, poi, perchè il problema spesso rimane lì, gli altri non vi si dedicano.
Prima o poi, tra l'altro, qualcuno me lo chiede. Ecco perchè! Che cosa le piace
e che cosa la disturba nel suo lavoro? Mi piace discutere, decidere, incidere
sulla realtà, cambiare le cose. Non mi piacciono le resistenze sorde, la
mancanza di lealtà, i sotterfugi, l'irresponsabilità, la paura del cambiamento.
Andrebbero davvero molto meglio le cose se aumentassero i "piaceri" e
diminuissero i "disturbi". Qual è l'umiliazione peggiore per chi fa
politica? Penso sia il veder fallire il proprio impegno, i propri sforzi, senza
che emergano le responsabilità. In politica gli intrecci, la confusione dei
ruoli, la corresponsabilità nascondono le colpe di quei singoli che, purtroppo,
nell'ombra continuano a far danni. Lei ha un temperamento orientato
all'ottimismo. Cosa le fa pensare che il Federalismo fiscale non sarà una una
tragedia per il Molise? Intanto parto dalla considerazione che così come siamo
abituati, nel Mezzogiorno e nel Molise, non potremo continuare. Penso, ancora,
che la disuguaglianza nelle opportunità, nei servizi, nella qualità della vita,
nel godimento dei diritti, nelle responsabilità sono il sintomo di un ritardo
che dobbiamo eliminare. Perciò vedo nella delega delle competenze e delle
responsabilità la scommessa per un vero riscatto. Ovviamente dovranno essere
certi: le risorse; i livelli delle prestazioni; le regole della perequazione, i
tempi per il raggiungimento degli standard. Quelli che hanno paura della sfida
sperano di conservare diritti assitenzialistici e privilegi senza
responsabilità. Costoro non sono nemici del federalismo ma del nostro futuro.
Parliamo della crisi economica. Lei ritiene che la
Regione abbia fatto per intero il proprio dovere per venirne fuori? Vogliamo
parlare delle iniziative messe in cantiere per le pmi industriali, commerciali
e artigianali? Sono certo dell'adeguatezza degli strumenti e dei tempi di
attuazione decisi dal Governo regionale. Siamo stati i primi ad elaborare il
Piano anticrisi ed anche pronti a contribuire alla
messa in campo della strategia nazionale. Per le piccole e medie imprese: 100
milioni di euro di aiuti straordinari per superare la crisi
attraverso la garanzia per l'accesso al credito, il consolidamento dei debiti a
medio-lungo termine, la capitalizzazione, gli aiuti in genere. Da aggiungere
ovviamente agli 83 milioni per gli incentivi ordinari. Con queste risorse e
l'impegno della FinMolise, del Fidi Molise, dei Confidi; dell'Artigiancassa e
delle banche siamo in grado di far fronte, e bene, all'emergenza. Per
l'agricoltura? Il settore primario è d'importanza vitale per il sitema
economico regionale. Il piano di sviluppo rurale ha una dotazione di oltre 190
milioni di euro. Sono in pubblicazione i primi bandi relativi alle indennità
compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori delle zone
montane; quelli per la conferma degli impegni pluriennali assunti nelle
precedenti programmazioni. A breve saranno in campo le altre attività di piano.
Tra l'altro, la situazione di questi giorni, con i gravi danni conseguenti alle
calamità atmosferiche, è all'attenzione del governo regionale che ha già predisposto
la richiesta per le provvidenze statali. E per il turismo? Oltre agli
incentivi, molte sono le iniziative programmate per la valorizzazione a fini
turistici, del patrimonio ambientale e storico culturale della Regione. In
aggiunta agli investimenti degli ultimi sei anni sono previste risorse notevoli
in relazione alle vocazioni ed alle peculiarità dei territori. Ovviamente
all'impegno pubblico sul contesto deve necessariamente corrispondere
l'iniziativa del privato, in termini di qualità dell'offerta. Solo questa
sinergia garantirà l'attrazione della domanda turistica e un adeguato ritorno
economico. E per la famiglia? E' in campo, dal 2008, il Programma Regionale di
azioni ed iniziative a favore della famiglia con una dotazione di risorse per
oltre 7,7 milioni di euro, finalizzato alla rimozione degli ostacoli, di ordine
economico e sociale, che si presentano nelle diverse fasi della vita familiare,
con particolare riguardo a quelli di carattere abitativo, lavorativo ed
economico. Per alleviare le conseguenze della crisi finanziaria sull'economia reale
sono in arrivo: una moratoria delle tariffe degli enti sub-regionali (a partire
dall'acqua potabile) e delle tariffe dei servizi pubblici locali (mense
scolastiche e trasporto pubblico); l'accordo con le associazioni di categoria
del commercio per la spesa agevolata per la terza e quarta settimana (gratis
per i titolari di sociali card); l'individuazione di ticket, farmaceutico e
specialistico, differenziato per i meno abbienti. Dei Por parliamo in altra
pagina. Ha da aggiungere qualcosa? Sì: Che siamo orgogliosi di esseri primi,
nel Mezzogiono, e sesti in Italia, nella spesa per il 2000-2006, senza aver
perso un euro di risorse. Chi sono i «privilegiati» in questo momento di crisi? L'Ittierre, l'Arena, Di Risio....? Mi pare una
lettura sbagliata delle azioni effettuate. Il Governo regionale ha valutato
responsabilmente le condizioni, attuali e di prospettiva, dei settori trainanti
dell'economia regionale. ITR, Arena-Solagrital, Zuccherificio rappresentano
circa il 16% del Pil regionale, con oltre 4500 addetti, tra diretti ed
indiretti. Abbiamo creato le condizioni per il rilancio, definendo forme
innovative d'intervento finanziario che massimizzano l'impiego delle risorse
pubbliche, in condizioni di assoluta garanzia. I programmi d'investimento, tra
l'altro, prevedono il ritorno finanziario a termine, con l'uscita della Regione
dalle singole partecipazioni e la restituzione delle aziende all'ecomomia di
mercato. Per la DR groupe, poi, siamo in presenza dell'unica azienda
automobilistica molisana, dotata di un proprio marchio e produttrice di una
serie di veicoli di successo. L'azienda ha goduto di incentivi pubblici,
nell'ambito di programmi d'investimento basati sul contratto di programma, come
tante altre realtà, in regione e al di fuori. Due personaggi: Iorio e Di
Giacomo. Un'opinione? Del primo ho gia detto. E', per ovvie ragioni, la persona
più conosciuta, più "commentata" della Regione. Di Ulisse Di Giacomo
sono certo nessuno potrà pensare a miei giudizi interessati e non veritieri. Ho
con lui un rapporto trasparente, qualche volta aspro, ma ho rispetto assoluto
per le responsabilità e gli oneri che si è preso nella gestione di un grande
partito, così ricco di culture e di storie ideali. Credo anche che tanti
atteggiamenti nei suoi confronti derivino da malintese responsabilità che,
evidentemente, non dipendono dalla persona ma dalle regole interne e dal
sistema verticistico della gestione. Di Giacomo è persona di qualità, magari nascosta
sotto un carattere spigoloso. Meglio un carattere che nessun carattere! E'
coordinatore del Partito da sempre, ha superato in sella tanti guadi uscendone
vittorioso ed è stato autorevolmente riconfermato, all'atto della formazione
del Pdl. Non credo ci sia altro da aggiungere. Che cosa le ha trasmesso suo
padre, primo presidente della Provincia di Isernia? Non ho dubbi: l'impegno
politico e civile; l'amore che lo legava alla sua gente. Di entrambi ha fatto
ragione di vita, sacrificando affetti e anche aspirazioni personali. Quando mi
soffermo sulle emozioni che il ricordo mi dà, quando penso a quegli anni, alla
levatura delle persone e del dibattito politico, alla capacità che quelli come
lui avevano di anticipare le attese dei molisani e di scegliere obiettivi e
strade per la crescita collettiva, sento vacillare la speranza. Ma non mi
rassegno! Dovrà tornare pure il giorno in cui la politica otterrà rispetto e
considerazione da quei tanti che oggi la sfruttano ma non la amano. Che cosa
sogna per i molisani? Una nuova dignità, riconosciuta, definita. Lontano da
quell'area di mezzo in cui siamo, nè Nord nè Sud; con tratti di aree sviluppate
e zavorre tipiche di quelle in ritardo. Aspiro al vero riscatto da una
condizione che, un po' per memoria e un po' per attualità, non ci consente il
decollo. E non si creda che questo stato sia di responsabilità della politica.
E per lei? Tante cose ancora da fare. Anche fuori dalla politica, per la quale
- senza retorica - s'avvicina il tempo di coltivare il nuovo e passare la mano.
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Spettacoli data: 28/04/2009 - pag: 45 Giochi proibiti a Wall Street
Vite rovinate dai mutui e broker come mafiosi pentiti nel docu-film sulla crisi che emoziona tutti al Tribeca In fila Per vedere
«American Casino» la gente si mette in fila DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Ci sono
facce note l'ex capo della Federal Reserve, Alan Greenspan, che balbetta
davanti al Congresso, ammettendo i suoi errori, l'ex presidente Bush che nel
2002 promette alle minoranze povere, neri e ispanici, di farli divenire
proprietari di case, come i bianchi benestanti e facce meno note: quelle della
borghesia nera di Baltimora che gli ha creduto, si è caricata sulle spalle un
mutuo e ora è «homeless». Ma la faccia che colpisce di più è quella del
banchiere che racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi
soldi degli altri: inquadrato in penombra, senza nome, la voce distorta per
renderla irriconoscibile, come un pentito di mafia. Al Tribeca Film Festival di
New York, il pubblico della prima di American Casino, primo
documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le
mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua
assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che
la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al
contribuente Usa. C'è anche tempo per la commozione quando, alla fine
della proiezione, la regista e i produttori, mentre dialogano col pubblico,
chiedono ai personaggi che compaiono nel film di alzarsi. Non sono attori ma
«broker» pentiti, il giornalista di Bloomberg che ha spiegato agli spettatori i
segreti dei mutui «subprime», e, soprattutto, donne e uomini neri di Baltimora
che hanno perso la loro casa. Sheila, che voleva pagare per un po' di tempo
rate ridotte, ma ha trovato solo porte chiuse; Almalene, che adesso dorme in
un'auto, con la figlia; e Denzel, il mite professore che ci ha appena mostrato
l'appartamento, l'«american dream» conquistato col lavoro suo e della moglie,
che gli è scivolato via dalle mani: le cataste di libri da portare via, i
giocattoli della bambina, abbandonati nel fango in giardino. La sala di
proiezione è a un chilometro, in linea d'aria, da Wall Street, ma non si vedono
in giro banchieri. Una folla colorita di giovani e intellettuali fa un'ora di
fila sul marciapiede dell'Undicesima strada per conquistare gli ultimi
biglietti disponibili. Se tra loro c'è qualche «broker», si è travestito bene.
Un distinto signore con una bella chioma grigia, dopo mezz'ora di coda,
comincia un andirivieni «sospetto » con l'ingresso del cinema. Ancora un po' e
ricompare con alcuni tagliandi che distribuisce agli amici in fila con lui.
Favoritismi? Bagarinaggio? Nessuno protesta. Meglio così, perché a fine
proiezione scopriremo che quel signore è Andrew Cockburn: marito della regista
e produttore egli stesso del lungometraggio. Evita la coda - ma solo perché
aveva acquistato il biglietto «on line» - il Nobel per l'Economia Joe Stiglitz.
Gli chiedono un commento. Lui elogia gli autori ma non riesce a scaldare la
platea: si infila in una disquisizione sulla necessità di far pagare il
risanamento delle banche non ai contribuenti ma agli obbligazionisti. Creato
otto anni fa da Robert De Niro per rivitalizzare la parte sud di Manhattan dopo
lo shock dell' 11 settembre, era inevitabile che il Tribeca Festival si
occupasse di un altro disastro, stavolta finanziario, che ha il suo epicentro a
pochi metri dal sito delle Torri gemelle. Michael Douglas sta pensando di
interpretare di nuovo l'avido Gordon Gekko in un seguito di Wall Street, il
film dell' 87. Michael Moore cerca finanzieri disposti a raccontare malefatte
proprie o altrui davanti a una cinepresa. Ma a New York (dove anche Soderbergh
porta, con The Girlfriend Experience, una storia di prostituzione in un mondo
di banchieri in crisi) il traguardo è stato tagliato
per prima dalla Cockburn con un documentario un po' prolisso nel descrivere le
vite degli americani rovinati dai mutui, ma che ha due meriti. Intanto mostra
in modo efficace come alcune scelte finanziarie spregiudicate hanno prodotto
effetti sociali devastanti: sobborghi spopolati, comunità disintegrate, bimbi
che abbandonano le scuole, perfino nuove specie di zanzare aggressive che
proliferano in California nelle vasche di plexiglas piantate nel terreno per
trasformare casette a schiera in ville con piscina. E poi denuncia il ruolo
determinante delle «fee», provvigioni incassate dai procacciatori d'affari: la
proliferazione dei mutui non nasce da scelte d'investimento errate ma
dall'ingordigia per le commissioni: il 4 per cento su ogni affare, anche se
folle. Infine il giornalista. Nel film è il «buono», il saggio che denuncia, ma
nella vita reale è lambito anche lui dallo scetticismo. A fine proiezione le
gente non chiede dei banchieri (la cui condanna è, per tutti, scontata), ma del
ritardo col quale i «media» hanno capito quello che stava accadendo. Massimo
Gaggi GUARDA Il trailer di «American Casino» su www.corriere.it L'audizione al
Congresso dell'ex governatore della Federal Reserve Usa Greenspan. A destra una
protesta (Foto Ap)
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Due Minuti data: 28/04/2009 - pag: 56 Notizie in 2 minuti Primo piano
I residenti oltre i 60 milioni La popolazione residente in Italia ha superato
la soglia dei 60 milioni. Lo riferisce l'Istat. A questo risultato ha contribuito
nei primi venti anni (cioè dal 1959 al 1979) la componente naturale della
crescita, poi, con «intensità crescente e in misura pressoché esclusiva »,
l'immigrazione. Febbre suina, in Europa i primi tre casi L'influenza suina che
si è diffusa in Messico, dove si contano 149 vittime, è arrivata in Europa: un
caso accertato è stato riscontrato in Spagna e altri due in Scozia, mentre si
contano diversi casi sospetti nel resto del Vecchio Continente. Fiat-Chrysler:
accordo fatto con i sindacati Usa Il sindacato statunitense Uaw (United
autoworker) ha raggiunto una intesa con Fiat, Chrysler e con il governo Usa.
L'accordo è definito dai sindacati «doloroso», ma «consente di sfruttare la
seconda chance per la sopravvivenza di Chrysler». Focus Numeri e volti della
povertà Quanti sono i poveri in Italia? Come sono cambiati? Esiste correlazione
tra povertà e disuguaglianza? Gli economisti mettono le mani avanti: «Dipende
da qual è la soglia di consumi al di sotto della quale si viene considerati
poveri». Politica Cofferati condannato: comportamento antisindacale Il sindaco
di Bologna, Sergio Cofferati, come presidente della Fondazione Teatro Comunale,
è stato giudicato colpevole di condotta antisindacale. La vicenda è legata
all'affissione di un comunicato in occasione di uno sciopero dei dipendenti.
Esteri Lukashenko dal Papa Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko,
l'ultimo dittatore dell'ex impero sovietico, si è incontrato ieri con il Papa
nel suo primo tour diplomatico dopo anni di isolamento. Cronache Fisco: le
scuole private un indicatore di ricchezza Le scuole paritarie insorgono contro
il «Decalogo» antievasione messo a punto dall'Agenzia delle Entrate, che
individua nelle scuole definite «private », un «servizio di lusso», e quindi un
indicatore attendibile di ricchezza. Economia La Compagnia di Sanpaolo più
forte in Intesa La Compagnia di Sanpaolo prevede l'acquisizione, entro il 30
giugno, di un ulteriore 1,93% del capitale ordinario di Intesa Sanpaolo. La
quota salirà così dall'attuale 7,96% al 9,89% del capitale votante. Cultura
Amis: il mio amico Ballard Martin Amis ricorda lo scrittore James Ballard
recentemente scomparso: il primo incontro, le mogli, il whisky e l'amore per la
vita. Spettacoli Il primo documentario sulla crisi negli Usa Al Tribeca Film Festival
di New York, ecco American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla
giornalista tv Leslie Cockburn: ceto medio rovinato dai mutui e broker che
sembrano pentiti di mafia. Sport Si apre il derby scudetto I 7 punti di distacco
fra Inter e Milan, a cinque partite dalla fine del campionato, hanno
acceso una querelle fra Silvio Berlusconi e Massimo Moratti.
( da "Giornale.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il
mondo è angosciato dalla crisi economica, ma
c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per
ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe
accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America
Latina. Concede
prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di
sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il
tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di
reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto,
secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in
capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina,
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suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in
Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la
notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario.
Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su
improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza?
E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che
l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob,
avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di
decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto
il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine
animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme
fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con
i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli
astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo.
Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878
e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non
parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva
del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la
gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina
Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo
parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione,
notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare
il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per
diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di
sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della
crisi economica. Scritto in crisi,
comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione,
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Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune
notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto
emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama
gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente
(ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il
costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei
mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della
società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti
del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata
subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del
ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of
America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della
Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero
forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà
finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la
fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le
banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui
debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del
debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina
da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il
gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul
defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di
mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi?
Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di
consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le
stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi:
gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Crisi
Mario Deaglio IL
CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA La febbre suina non rappresenta solo una grave
emergenza sanitaria; si tratta di un evento totalmente imprevisto, un «fattore
S» (dove S può stare per «suini», «sanità» e «sorpresa») comparso d'improvviso
con il quale occorre fare i conti, oltre che sotto il profilo medico anche
sotto quello delle già incerte prospettive di ripresa economica mondiale. Lo si
è visto nella giornata di ieri quando le prime notizie sulla febbre suina hanno
immediatamente determinato su tutte le Borse del mondo forti perdite per i
titoli legati ai viaggi e al turismo mentre le quotazioni delle imprese
farmaceutiche, soprattutto quelle che producono vaccini, sono fortemente
salite, una reazione cinica ma purtroppo realistica dei mercati tesi a
individuare subito chi guadagna e chi perde di fronte a una situazione nuova. Crisi sanitaria e crisi finanziaria hanno molti aspetti in comune. Il primo è appunto la mancanza di
un rimedio già pronto: niente vaccini contro la febbre, nessuna ricetta valida
per bloccare i danni legati all'insuccesso dei mutui subprime. Il
secondo è la rapida mutazione della causa iniziale: ci hanno già informati che
il vero pericolo, tutto sommato, non è il virus suino nella sua forma attuale
ma la elevata probabilità di mutazioni più gravi e aggressive. Partendo dal
solo settore delle abitazioni «povere» degli Stati Uniti, il virus finanziario
dei mutui subprime ha subito in due anni diverse mutazioni, estendendosi
all'intera edilizia abitativa di quel Paese; di lì si è insinuato nei bilanci
delle banche che avevano prestato soldi su garanzie immobiliari e ha provocato
enormi perdite contabili e indotto negli operatori finanziari il sospetto
reciproco. Si è così arrivati nella primavera-autunno del
( da "Giornale.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il
mondo è angosciato dalla crisi economica, ma
c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per
ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe
accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America
Latina. Concede
prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di
sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il
tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di
reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto,
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Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su
improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza?
E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che
l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob,
avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di
decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto
il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine
animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme
fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con
i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli
astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo.
Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878
e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non
parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva
del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la
gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina
Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo
parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione,
notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare
il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per
diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di
sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della
crisi economica. Scritto in crisi,
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Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune
notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto
emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama
gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente
(ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il
costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei
mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della
società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti
del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata
subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del
ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of
America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della
Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero
forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà
finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la
fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le
banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui
debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del
debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina
da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il
gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul
defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di
mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi?
Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di
consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le
stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi:
gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Prov Ogliastra
Pagina 6020 Tortolì. La piattaforma chiusa dai militari è gestita dalla società
che ha in appalto il servizio comunale Il Noe fruga tra i rifiuti secchi
Tortolì.. La piattaforma chiusa dai militari è gestita dalla società che ha in
appalto il servizio comunale Impianto di raccolta sequestrato dai carabinieri
--> Impianto di raccolta sequestrato dai carabinieri L'impianto di lavaggio
e raccolta dei rifiuti sarebbe troppo vicino ad uno stagno dove vengono
allevati mitili e crostacei. Il cantiere Asa, società privata che gestisce il
servizio, avrebbe i permessi comunali ma non le concessioni regionali. L'Enel
aveva staccato la spina alla pressa per rifiuti secchi della piattaforma Conai,
gestione pubblica, a causa della morosità del Consorzio industriale. Da allora
la pressa è stata riattivata ma nel frattempo i carabinieri del Nucleo
operativo ecologico, a trecento metri di distanza, hanno sigillato l'analoga
piattaforma che l'Asa, società di gestione della raccolta differenziata a
Tortolì, aveva provvisoriamente collocato in un terreno agricolo. All'orgine
del provvedimento del Noe diverse anomalie, in primo luogo quelle sull'impianto
di lavaggio dei mezzi di raccolta e dei cassonetti, ad appena cento metri dallo
stagno dove vengono allevati mitili e crostacei. Il cantiere dell'Asa
disporrebbe da tempo di tutte le concessioni comunali ma non delle
autorizzazioni definitive da parte della Regione. Paradossalmente, le alterne
vicende di pubblico e privato nella gestione dello stoccaggio dei rifiuti
secchi (vetro,carta, plastica e metalli) hanno come punto di riferimento una
stessa persona: Marcella Lepori, nel suo duplice ruolo di presidente del
Consorzio Industriale e di primo cittadino di Tortolì. La crisi
finanziaria della piattaforma Conai, versione
pubblica, è determinata dall'uscita del Comune di Tortolì, che con i suoi
diecimila abitanti resta il maggior conferente della provincia. «La scelta -
spiega Marcella Lepori, nelle vesti di sindaco di Tortolì - di affidare la
gestione del secco alla stessa società che gestisce la raccolta complessiva dei
rifiuti è stata determinata dalla maggiore economicità del servizio
rispetto a quello del Conai, che tra l'altro non era in grado di assicurare la
continuità di esercizio per i materiali conferiti da Tortolì e altri nove
comuni della zona». La valutazione economica e gestionale espressa dal primo
cittadino di Tortolì non trova però d'accordo Adriano Ghironi, responsabile
ogliastrino della società Cores che gestisce l'impianto Conai, attualmente
utilizzato soltanto da quattro comuni. «A parte il fatto - spiega Ghironi - che
l'impianto ha svolto egregiamente il suo ruolo anche allora, quando i comuni
conferitori erano dieci, compreso Tortolì, per velocizzare le operazioni
sarebbe bastato l'impiego di uno o due operai. Non capisco poi dove siano i
vantaggi economici dell'aver affidato al privato la gestione del secco. Conti
alla mano, il conferimento alla piattaforma Conai garantisce infatti al Comune
di Tortolì un utile annuo di 20 mila euro, da utilizzare per l'abbattimento
delle bollette degli utenti». L'eterna disputa se sia meglio il pubblico
(Conai) rispetto al privato (Asa) sembra destinata a tener banco. «In ogni caso
- osserva Marcella Lepori, questa volta nei panni di presidente del Consorzio
Industriale - abbiamo avviato un progetto per il potenziamento della
piattaforma Conai. In questa prospettiva possiamo ipotizzare anche l'adesione
da parte del Comune di Tortolì. Ma solo alla scadenza del contratto che ci lega
all'Asa, cioè alla fine del 2012». Nel frattempo le gestioni Asa e Conai sono
destinate a procedere parallele, senza possibilità alcuna di convergenza. Con
buona pace per gli economisti che teorizzano le economie di scala e della
Regione che predica costantemente l'aggregazione dei comuni per la gestione dei
servizi in forma associata. NINO MELIS
( da "Finanza.com"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
L'allarme
di Draghi: "Sarà crisi pesante nei paesi emergenti"
(27 Aprile 2009 - 08:00) MILANO (Finanza.com) - Da La Stampa: La crisi finanziaria metterà in
ginocchio anche i Paesi in via di sviluppo. L'allrame viene lanciato dalla
Banca mondiale, secondo cui entro fine anno ci saranno 90 milioni di poveri in
più. Tra le
cause elencate nel dossier elaborato dall'istituto ci sono il peggiramento del
credito, il ridursi di flussi di capitale verso i Paesi emergenti e la
diminuzione dei ricavi derivanti dalle esportazioni. Sulle economie più deboli
l'impatto della crisi finanziaria sarà
"grave", ha dichiarato Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia
durante il suo intervento al Development Committee. Di fronte a questo
scenario, la Banca mondiale sollecita aiuti supplementari e i Paesi del G20 si
dicono pronti a mobilitare in termini di stimoli fiscali 1.480 miliardi di
dollari in due anni. (Riproduzione riservata)
( da "Finanza.com"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Perdita record per
Nomura (24 Aprile 2009 - 08:12) MILANO (Finanza.com) - Dal Financial Times:
Perdita annuale record da 700 miliardi di yen, circa 5,5 miliardi di euro. Il
colosso bancario nipponico Nomura si appresta a presentare oggi i conti
dell'esercizio
( da "Denaro, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Campania Credito
Prestiti, crescita vicina allo zero Osservatorio regionale: primi dati della
Banca d'Italia al prefetto Pansa Finanziamenti bancari alle imprese: battuta
d'arresto in Campania. Lo si ricava dal primo rapporto dell'Osservatorio
regionale sul credito comunicato dalla Banca d'Italia al prefetto di Napoli
Alessandro Pansa attraverso il ministero dell'Economia. I?dati, diffusi ieri, risalgono al quarto trimestre del
( da "Denaro, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Napoli sviluppo Reti
di Pmi e più infrastrutture per crescere Presentato all'ente camerale lo studio
sui settori orafo e aerospaziale I settori di eccellenza del sistema produttivo
campano vanno valorizzati e accompagnati nei processi di
internazionalizzazione. Se ne è discusso nel corso del convegno dal titolo
"I Poli produttivi del sistema campano. L'esperienza dei settori
aerospaziale e dell'oro, cammei e corallo" svoltosi ieri presso la Camera
di commercio di Napoli. Nel corso dell'incontro è stato presentato lo studio
dall'omonimo titolo promosso dall'Assessorato provinciale alle Risorse
strategiche in collaborazione con il Dipartimento di Teoria Economica e
Applicazioni dell'Università Federico II di Napoli. Marzia Parascandolo Sul
tema si sono confrontati Gaetano Cola, Presidente della Camera di commercio di
Napoli, Claudio Pomella, dirigente provinciale delle Politiche comunitarie
della Provincia di Napoli, Carlo Panico, docente di Economia Politica
all'Università Federico II di Napoli, Luigi Iavarone,presidente del Consorzio
Sam e Ciro Esposito, presidente del consorzio Vulcano Pozzuoli e Torre del
Greco. Due i settori sotto la lente: aerospaziale e orafo. Il primo fortemente
innovativo e capace di muoversi in un contesto internazionale; il secondo più
tradizionale, ma di riconosciuta eccellenza. "Nell'ambito del Programma
regionale 2007-2013 si è deciso di investire su internazionalizzazione, ricerca
e qualità ricorda Cola - è importante mantenere questa linea". In una
logica di cooperazione istituzionale tra Provincia, Camera di commercio e
Università "auspicabilmente estendibile ad altri soggetti",
l'obiettivo è promuovere sui mercati internazionali quei settori merceologici
campani che rappresentano le punte di diamante del sistema produttivo locale.
Per Cola "è un dovere istituzionale accompagnare i percorsi di sviluppo e
facilitare i processi di internazionalizzazione di un sistema produttivo
caratterizzato soprattutto da Pmi". Lo studio presentato è orientato
all'individuazione di strategie di medio-lungo periodo finalizzate a rendere
tali settori il traino dell'economia regionale e nazionale. Esso si propone di
rendere fruibile a tutti (Enti locali, imprese, potenziali investitori)
un'analisi quali-quantitativa di due settori strategici dell'economia
provinciale, che, proprio in virtù delle loro diversità, possono garantire nuovo
sviluppo. Dallo studio emerge che Napoli è in vetta alla classifica delle
province per numero di imprese nell'oreficeria, con una percentuale del 7,3 sul
totale nazionale, anche se le esportazioni del settore orafo hanno subito una
contrazione dal 2000 al 2007 di circa il 6 per cento annuo. Ulteriori
difficoltà derivano oggi dagli effetti della crisi: "la crisi finanziaria è diventata anche una crisi del settore reale. Pochi sottolineano gli effetti negativi di un
complessivo e consistente aumento dei prezzi delle materie prime, ma il settore
orafo è stato uno dei primi a risentirne con un livello qualitativo leggermente
calante spiega Panico : è necessario porre un freno a questa situazione e
trovare un modo per comprare insieme le materie prime lavorando con gli
intermediari del settore". Collaborazione istituzionale, programmazione
congiunta e azione informativa devono guidare,per Panico, tanto il settore
orafo quanto quello aerospaziale a sbarcare con maggior vigore sui mercati
internazionali. Strumento efficace sarebbe il contratto di rete, che, secondo
Pomella, "consentirebbe di partire insieme dal contesto locale per
approcciare nuovi mercati senza mai tralasciare il collegamento con il
territorio". Ma il problema delle infrastrutture si fa sentire: "la
mancanza di un'infrastruttura aeroportuale destinata al settore industriale ha
già determinato in passato la scelta di locations produttive esterne al
territorio campano, con gravi conseguenti perdite per l'economia locale
sottolinea Iavarone . Adesso bisogna perseguire tre obiettivi: inserirsi nei
network internazionali, coniugare ricerca e produzione, adottare politiche
industriali volte a portare in campo produzioni a valore aggiunto più alto di
quelle attuali". In linea con questi obiettivi, nelle prossime settimane
il Consorzio Sam sarà con la Regione ad Amburgo per stipulare un'intesa tra i
vari cluster europei del settore. "Il ruolo della Provincia è fondamentale
dice Iavarone - come quello dell'Università e della ricerca, pre-condizioni per
lo sviluppo, ma tutto ciò non basta. I riferimenti devono essere Ue, Stato e
Regione". del 28-04-2009 num.
( da "Denaro, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mediterraneo turchia
Intesa con il Fmi: c'è ottimismo Possibile uno stand-by di tre anni per il
prestito fino a 50 mld dollari Il ministro dell'Economia turco Mehmet Simsek è
ottimista e spera in un accordo per un nuovo prestito dal Fondo Monetario
Internazionale entro breve tempo. Lo afferma lo stesso ministro di ritorno da
Washington, dove si è tenuto l'incontro biennale fra Fondo Monetario
Internazionale e Banca Mondiale e dove Simsek ha avuto la possibilità di
parlare del nuovo accordo fra Fmi e Turchia. Prima di partire il titolare
dell'economia aveva detto ad Apcom che sperava di chiudere l'accordo entro il
mese di maggio. I colloqui fra Fondo e governo di Ankara si erano interrotti a
gennaio a causa di mancate riforme fiscali da parte dell'esecutivo guidato da
Recep Tayyip Erdogan. Stando a quanto ha dichiarato il quotidiano Hurriyet, gli
analisti prevedono un accordo di stand-by di tre anni e un prestito che
potrebbe aggirarsi anche sui 50 miliardi di dollari. La Turchia ha già concluso
un accordo di stand-by da 10 miliardi di dollari nel maggio dello scorso anno.
Settimana scorsa il Fmi ha previsto per il 2009 un calo del pil turco del 5,1
per cento. L'economia turca nella ultime settimane ha riportato i primi
considerevoli segni di flessione. La disoccupazione è salita al 15,5 per cento,
entro il 2010 potrebbe toccare il 18 per cento. Nel 2008 il pil ha perso il 6,2
per cento, nel 2009 secondo l'Istituto di statistica turco perderà un ulteriore
3 per cento. Le esportazioni hanno fatto registrare una flessione del 30 per
cento con punte del 60 per cento in settori vitali per l'economia nazionale
come quello automobilistico. Il sottosegretariato al commercio estero ha reso
noto che nel primo bimestre del 2009 gli investimenti stranieri sono calati del
19 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nelle scorse
settimane il Fondo monetario internazionale aveva formalizzato le nuove
proposte per raggiungere un punto di incontro sulla possibilità di concedere il
controverso prestito che da alcuni mesi spacca in due gli ambienti degli
imprenditori turchi. Il portavoce del Fmi, David Hawley, ha affermato che
l'organizzazione internazionale avrebbe modificato la forma della proposta, in
risposta alle preoccupazioni del premier turco Erdogan, e che, dopo una lunga
fase di concertazione, i rappresentanti del Fmi si preparano ad andare ad
Ankara in attesa di una decisione del governo turco. I rappresentanti turchi si
erano scontrati con le prime proposte, avanzate a febbraio, ritenute dal
governo "inaccettabili", soprattutto in relazione alla richiesta del
Fondo Monetario di controllare l'amministrazione erariale, spingendo i
contribuenti a dichiarare la loro fonte di reddito, aumentare le imposte, e
cancellare le leggi sui trasferimenti di fondi ai comuni. Secondo le
dichiarazioni rilasciate dal ministro Simsek, durante
l'ultima conferenza di Amburgo sulla crisi finanziaria mondiale e il suo impatto, i colloqui della Turchia con il Fmi
sono normali, e soprattutto sono necessari per avviare un cambiamento nel
settore privato. "Noi riteniamo che il programma Fmi - dice Simsek - sia
in linea con i nostri interessi". Secondo recenti rapporti, la
Turchia dovrebbe cercare di ottenere un prestito di circa 25 miliardi di
dollari, dilazionati in 18 mesi. Gli investitori vedrebbero un accordo con
l'Fmi, ritenuto cruciale per ripristinare la fiducia nel mercato turco,
sopratutto dopo lo stand-by che aveva bloccato la precedente intesa sui 10
miliardi di dollari, fallita lo scorso maggio. Il Primo Ministro Erdogan ha
dichiarato che nel 2009 la Turchia potrebbe siglare un trattato con
l'organizzazione internazionale diretta da Dominique Strauss-Kahn se gli
incontri dovessero seguire questi ritmi. Un accordo con il Fondo monetario
internazionale (FMI) non è comunque visto come una "bacchetta magica"
per il salvataggio delle economie, dal ministro Simsek. Ciononostante, secondo
Simsek, il prestito potrebbe contribuire a lenire le preoccupazioni riguardanti
i finanziamenti esteri, e costituire una base di partenza per importanti
riforme strutturali. "Quello che dico è che il nostro settore bancario è
forte in questo momento, e che il settore privato ha bisogno di valuta estera.
In queste circostanze . sottolinea -, se la stabilizzazione dei mercati
mondiali dovesse entrare in un processo di normalizzazione, la lira non si
svaluterebbe anche se l'accordo non dovesse andare in porto". Simsek
afferma, tuttavia, che le sue osservazioni non dovrebbero essere interpretate
come contrarie al prestito, ma ha aggiunto che sarebbe un errore contare sulla
firma dell'accordo per la propria sopravvivenza. Nonostante il mondo della
finanza turca attenda con ansia il prestito del Fmi, lo stato d'animo dei
titolari delle piccole e medie imprese del Paese è completamente opposto. Con
l'accordo, il valore del dollaro potrebbe scendere, e il governo potrebbe dover
tagliare la spesa pubblica: sono queste le due principali preoccupazioni delle
piccole e medie imprese che attuano il 99 per cento delle transazioni
dell'economia turca. Secondo i piccoli imprenditori, c'è il rischio che si
possa perdere il vantaggio nel mercato dell'esportazione nel caso in cui il
prestito venga ratificato. del 28-04-2009 num.
( da "Sestopotere.com"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Unioncamere Toscana,
positivo il 2007, nel 2008 imprese in perdita (28/4/2009 09:58) | (Sesto
Potere) - Firenze- 28 aprile 2009 Nel 2007, il numero di imprese che chiude il
bilancio in utile è cresciuto dell'1,7% rispetto all'anno precedente. Segno
positivo quindi per il fatturato con un incremento medio del 4,9%, per il
valore aggiunto che si è attestato su un +6% e per la redditività degli
investimenti (ROI operativo), che è cresciuta dell'1,9% rispetto al
( da "Corriere.it"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
In fila Per vedere
«American Casino» la gente si mette in fila Giochi proibiti a Wall Street Vite
rovinate dai mutui e broker come mafiosi pentiti nel docu-film sulla crisi che emoziona tutti al Tribeca DAL NOSTRO INVIATO NEW
YORK Ci sono facce note l'ex capo della Federal Reserve, Alan Greenspan, che
balbetta davanti al Congresso, ammettendo i suoi errori, l'ex presidente Bush
che nel 2002 promette alle minoranze povere, neri e ispanici, di farli divenire
proprietari di case, come i bianchi benestanti e facce meno note: quelle della
borghesia nera di Baltimora che gli ha creduto, si è caricata sulle spalle un
mutuo e ora è «homeless». Ma la faccia che colpisce di più è quella del
banchiere che racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi
soldi degli altri: inquadrato in penombra, senza nome, la voce distorta per
renderla irriconoscibile, come un pentito di mafia. Al Tribeca Film Festival di
New York, il pubblico della prima di American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le
mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua
assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che
la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al
contribuente Usa. C'è anche tempo per la commozione quando, alla fine
della proiezione, la regista e i produttori, mentre dialogano col pubblico,
chiedono ai personaggi che compaiono nel film di alzarsi. Non sono attori ma
«broker» pentiti, il giornalista di Bloomberg che ha spiegato agli spettatori
i segreti dei mutui «subprime», e, soprattutto, donne e uomini neri di
Baltimora che hanno perso la loro casa. Sheila, che voleva pagare per un po'
di tempo rate ridotte, ma ha trovato solo porte chiuse; Almalene, che adesso
dorme in un'auto, con la figlia; e Denzel, il mite professore che ci ha appena
mostrato l'appartamento, l'«american dream» conquistato col lavoro suo e della
moglie, che gli è scivolato via dalle mani: le cataste di libri da portare
via, i giocattoli della bambina, abbandonati nel fango in giardino. La sala di
proiezione è a un chilometro, in linea d'aria, da Wall Street, ma non si
vedono in giro banchieri. Una folla colorita di giovani e intellettuali fa
un'ora di fila sul marciapiede dell'Undicesima strada per conquistare gli
ultimi biglietti disponibili. Se tra loro c'è qualche «broker», si è
travestito bene. Un distinto signore con una bella chioma grigia, dopo mezz'ora
di coda, comincia un andirivieni «sospetto » con l'ingresso del cinema.
Ancora un po' e ricompare con alcuni tagliandi che distribuisce agli amici in
fila con lui. Favoritismi? Bagarinaggio? Nessuno protesta. Meglio così, perché
a fine proiezione scopriremo che quel signore è Andrew Cockburn: marito della
regista e produttore egli stesso del lungometraggio. Evita la coda - ma solo
perché aveva acquistato il biglietto «on line» - il Nobel per l'Economia Joe
Stiglitz. Gli chiedono un commento. Lui elogia gli autori ma non riesce a
scaldare la platea: si infila in una disquisizione sulla necessità di far
pagare il risanamento delle banche non ai contribuenti ma agli
obbligazionisti. Creato otto anni fa da Robert De Niro per rivitalizzare la
parte sud di Manhattan dopo lo shock dell' 11 settembre, era inevitabile che
il Tribeca Festival si occupasse di un altro disastro, stavolta finanziario,
che ha il suo epicentro a pochi metri dal sito delle Torri gemelle. Michael
Douglas sta pensando di interpretare di nuovo l'avido Gordon Gekko in un
seguito di Wall Street, il film dell' 87. Michael Moore cerca finanzieri
disposti a raccontare malefatte proprie o altrui davanti a una cinepresa. Ma
a New York (dove anche Soderbergh porta, con The Girlfriend Experience, una
storia di prostituzione in un mondo di banchieri in crisi) il traguardo è
stato tagliato per prima dalla Cockburn con un documentario un po' prolisso
nel descrivere le vite degli americani rovinati dai mutui, ma che ha due
meriti. Intanto mostra in modo efficace come alcune scelte finanziarie
spregiudicate hanno prodotto effetti sociali devastanti: sobborghi spopolati,
comunità disintegrate, bimbi che abbandonano le scuole, perfino nuove specie
di zanzare aggressive che proliferano in California nelle vasche di plexiglas
piantate nel terreno per trasformare casette a schiera in ville con piscina. E
poi denuncia il ruolo determinante delle «fee», provvigioni incassate dai
procacciatori d'affari: la proliferazione dei mutui non nasce da scelte
d'investimento errate ma dall'ingordigia per le commissioni: il 4 per cento
su ogni affare, anche se folle. Infine il giornalista. Nel film è il «buono»,
il saggio che denuncia, ma nella vita reale è lambito anche lui dallo
scetticismo. A fine proiezione le gente non chiede dei banchieri (la cui
condanna è, per tutti, scontata), ma del ritardo col quale i «media» hanno
capito quello che stava accadendo. Massimo Gaggi stampa |
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
SAGGIO. UNO STUDIO
DI MIMMO FRANZINELLI E MARCO MAGNANI EDITO DA MONDADORI Fondò l'Iri, salvò il
Credito Italiano, la Banca Commerciale e il Banco di Roma e riformò il sistema
bancario nazionale 28/04/2009 rss e-mail print Alberto Beneduce Se Benito Mussolini
fu il duce del fascismo, Alberto Beneduce fu il dittatore della finanza
italiana. Ricordato come il fondatore dell'Iri e il salvatore del Credito
italiano, della Banca commerciale e il Banco di Roma e il riordinatore del
sistema bancario italiano, Beneduce fu probabilmente il più geniale dei grands
commis espressi dallo Stato italiano nell'intera sua storia. Alla sua figura
Mimmo Franzinelli, ormai famoso storico del fascismo e dell'Italia repubblicana
e Marco Magnani, dirigente della Banca d'Italia ed autore di importanti
monografie di economia industriale e storia economica, hanno dedicato una
biografia che si rivela particolarmente attuale in questo
momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione
dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il
finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano
Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito
dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto. Il giovane viene
avviato allo studio e si laurea brillantemente in matematica. Entra
nell'amministrazione pubblica occupandosi di statistica e partecipa alla
realizzazione del primo censimento italiano. Le sue idee politiche sono legate
al socialismo e nei primi anni del Novecento fa l'incontro che orienterà il
resto della sua esistenza: lavora infatti alle dipendenze di Francesco Saverio
Nitti, futuro presidente del consiglio. Radicale, lucano, Nitti è un tenace
assertore della necessità della modernizzazione dell'Italia e del riscatto del
Meridione. E della partecipazione dello Stato al governo dell'economia. Nel
governo Giolitti Nitti ottiene il ministero dell'agricoltura, che allora
accorpava anche commercio ed industria, ma come condizione chiede che allo
Stato sia affidato il monopolio delle assicurazioni private sulla vita. Nitti
intende destinare quei premi in investimenti a lungo termine per
l'industrializzazione del Paese. Come è facile immaginare lo scontro politico e
teorico fu durissimo fra dirigisti e liberisti, ma alla fine prevalse la
volontà di Nitti e nacque una delle sue realtà più amate: l'Ina. A guidarla
sarà Alberto Beneduce. Accanto al servizio dello Stato e agli studi statistici
ed economici il grand commis casertano coltiva appunto la passione della
politica e si affilia alla massoneria. È molto legato alla famiglia di Ernesto
Nathan, primo sindaco laico di Roma, secondo alcuni figlio naturale di Giuseppe
Mazzini. Il 1912 è un anno climaterico per il socialismo italiano. Benito Mussolini,
leader socialista massimalista, assume la direzione dell'Avanti, la cui
redazione è trasferita da Roma a Milano ed espelle dal partito il gruppo
riformista capeggiato da Bissolati. Beneduce è fra coloro che vengono
allontanati. Da Nitti ha appreso il metodo di lavoro, la volontà di creare
organi pubblici gestiti con criteri privatistici, dove lavorino pochi
dipendenti molto motivati e ben pagati. Con la tempesta della Grande guerra
Beneduce si schiera con l'interventismo democratico e per un anno è ufficiale
in prima linea. Poi tornerà all'Ina e nel primo dopoguerra cumulerà la
presidenza dell'Opera nazionale combattenti, un altro ente creato da Nitti con
grandi speranze ma dai risultati tutto sommato modesti, bloccati dalla mancata
realizzazione delle riforma agraria. Questi dunque gli inizi della travolgente
carriera di Beneduce, che pur restando sostanzialmente socialista riformista e
massone diventerà con l'ascesa di Mussolini l'arbitro incontrastato
dell'economia italiana. La famosa battaglia di quota 90, lanciata nel
( da "Arena.it, L'"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Beneduce, finanziere
di Mussolini SAGGIO. UNO STUDIO DI MIMMO FRANZINELLI E MARCO MAGNANI EDITO DA
MONDADORI Fondò l'Iri, salvò il Credito Italiano, la Banca Commerciale e il
Banco di Roma e riformò il sistema bancario nazionale 28/04/2009 rss e-mail
print Alberto Beneduce Se Benito Mussolini fu il duce del fascismo, Alberto
Beneduce fu il dittatore della finanza italiana. Ricordato come il fondatore dell'Iri
e il salvatore del Credito italiano, della Banca commerciale e il Banco di Roma
e il riordinatore del sistema bancario italiano, Beneduce fu probabilmente il
più geniale dei grands commis espressi dallo Stato italiano nell'intera sua
storia. Alla sua figura Mimmo Franzinelli, ormai famoso storico del fascismo e
dell'Italia repubblicana e Marco Magnani, dirigente della Banca d'Italia ed
autore di importanti monografie di economia industriale e storia economica,
hanno dedicato una biografia che si rivela particolarmente attuale
in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione
dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il
finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano
Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito
dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto. Il giovane viene
avviato allo studio e si laurea brillantemente in matematica. Entra
nell'amministrazione pubblica occupandosi di statistica e partecipa alla
realizzazione del primo censimento italiano. Le sue idee politiche sono legate
al socialismo e nei primi anni del Novecento fa l'incontro che orienterà il
resto della sua esistenza: lavora infatti alle dipendenze di Francesco Saverio
Nitti, futuro presidente del consiglio. Radicale, lucano, Nitti è un tenace
assertore della necessità della modernizzazione dell'Italia e del riscatto del
Meridione. E della partecipazione dello Stato al governo dell'economia. Nel governo
Giolitti Nitti ottiene il ministero dell'agricoltura, che allora accorpava
anche commercio ed industria, ma come condizione chiede che allo Stato sia
affidato il monopolio delle assicurazioni private sulla vita. Nitti intende
destinare quei premi in investimenti a lungo termine per l'industrializzazione
del Paese. Come è facile immaginare lo scontro politico e teorico fu durissimo
fra dirigisti e liberisti, ma alla fine prevalse la volontà di Nitti e nacque
una delle sue realtà più amate: l'Ina. A guidarla sarà Alberto Beneduce.
Accanto al servizio dello Stato e agli studi statistici ed economici il grand
commis casertano coltiva appunto la passione della politica e si affilia alla
massoneria. È molto legato alla famiglia di Ernesto Nathan, primo sindaco laico
di Roma, secondo alcuni figlio naturale di Giuseppe Mazzini. Il 1912 è un anno
climaterico per il socialismo italiano. Benito Mussolini, leader socialista
massimalista, assume la direzione dell'Avanti, la cui redazione è trasferita da
Roma a Milano ed espelle dal partito il gruppo riformista capeggiato da
Bissolati. Beneduce è fra coloro che vengono allontanati. Da Nitti ha appreso
il metodo di lavoro, la volontà di creare organi pubblici gestiti con criteri
privatistici, dove lavorino pochi dipendenti molto motivati e ben pagati. Con
la tempesta della Grande guerra Beneduce si schiera con l'interventismo
democratico e per un anno è ufficiale in prima linea. Poi tornerà all'Ina e nel
primo dopoguerra cumulerà la presidenza dell'Opera nazionale combattenti, un
altro ente creato da Nitti con grandi speranze ma dai risultati tutto sommato
modesti, bloccati dalla mancata realizzazione delle riforma agraria. Questi
dunque gli inizi della travolgente carriera di Beneduce, che pur restando
sostanzialmente socialista riformista e massone diventerà con l'ascesa di
Mussolini l'arbitro incontrastato dell'economia italiana. La famosa battaglia
di quota 90, lanciata nel
( da "Dagospia.com"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> CIAK! MI GIRA IL CRAC AL TRIBECA FESTIVAL BY
DE NIRO SI SPARANO IL PRIMO DOCU-FILM SULLa follia di unera in cui tutti
rischiavano grosso coi soldi degli altri - A fine lA gente chiede del ritardo
DEi "media" A capiRE quello che stava accadendo... Massimo Gaggi per il "Corriere
della Sera" Ci sono facce note - l'ex capo della Federal Reserve, Alan
Greenspan, che balbetta davanti al Congresso, ammettendo i suoi errori, l'ex
presidente Bush che nel 2002 promette alle minoranze povere, neri e ispanici,
di farli divenire proprietari di case, come i bianchi benestanti - e facce meno
note: quelle della borghesia nera di Baltimora che gli ha creduto, si è
caricata sulle spalle un mutuo e ora è «homeless». PROTESTA ANTI-CRISI A
WASHINGTON Ma la faccia che colpisce di più è quella del banchiere che racconta
la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri:
inquadrato in penombra, senza nome, la voce distorta per renderla
irriconoscibile, come un pentito di mafia. Al Tribeca Film Festival di New
York, il pubblico della prima di American Casino, primo
documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le
mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua
assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che
la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al
contribuente Usa. C'è anche tempo per la commozione quando, alla fine
della proiezione, la regista e i produttori, mentre dialogano col pubblico,
chiedono ai personaggi che compaiono nel film di alzarsi. Non sono attori ma
«broker» pentiti, il giornalista di Bloomberg che ha spiegato agli spettatori i
segreti dei mutui «subprime», e, soprattutto, donne e uomini neri di Baltimora
che hanno perso la loro casa. Sheila, che voleva pagare per un po' di tempo
rate ridotte, ma ha trovato solo porte chiuse; Almalene, che adesso dorme in
un'auto, con la figlia; e Denzel, il mite professore che ci ha appena mostrato
l'appartamento, l'«american dream» conquistato col lavoro suo e della moglie,
che gli è scivolato via dalle mani: le cataste di libri da portare via, i
giocattoli della bambina, abbandonati nel fango in giardino. La sala di
proiezione è a un chilometro, in linea d'aria, da Wall Street, ma non si vedono
in giro banchieri. Una folla colorita di giovani e intellettuali fa un'ora di
fila sul marciapiede dell'Undicesima strada per conquistare gli ultimi
biglietti disponibili. Se tra loro c'è qualche «broker», si è travestito bene.
GREENSPAN AL CONGRESSO Un distinto signore con una bella chioma grigia, dopo
mezz'ora di coda, comincia un andirivieni «sospetto » con l'ingresso del
cinema. Ancora un po' e ricompare con alcuni tagliandi che distribuisce agli
amici in fila con lui. Favoritismi? Bagarinaggio? Nessuno protesta. Meglio
così, perché a fine proiezione scopriremo che quel signore è Andrew Cockburn:
marito della regista e produttore egli stesso del lungometraggio. Evita la coda
- ma solo perché aveva acquistato il biglietto «on line» - il Nobel per
l'Economia Joe Stiglitz. Gli chiedono un commento. Lui elogia gli autori ma non
riesce a scaldare la platea: si infila in una disquisizione sulla necessità di
far pagare il risanamento delle banche non ai contribuenti ma agli obbligazionisti.
Creato otto anni fa da Robert De Niro per rivitalizzare la parte sud di
Manhattan dopo lo shock dell' 11 settembre, era inevitabile che il Tribeca
Festival si occupasse di un altro disastro, stavolta finanziario, che ha il suo
epicentro a pochi metri dal sito delle Torri gemelle. Michael Douglas sta
pensando di interpretare di nuovo l'avido Gordon Gekko in un seguito di Wall
Street, il film dell' 87. Robert De Niro Michael Moore cerca finanzieri
disposti a raccontare malefatte proprie o altrui davanti a una cinepresa. Ma a
New York (dove anche Soderbergh porta, con The Girlfriend Experience, una
storia di prostituzione in un mondo di banchieri in crisi)
il traguardo è stato tagliato per prima dalla Cockburn con un documentario un
po' prolisso nel descrivere le vite degli americani rovinati dai mutui, ma che
ha due meriti. Intanto mostra in modo efficace come alcune scelte finanziarie
spregiudicate hanno prodotto effetti sociali devastanti: sobborghi spopolati,
comunità disintegrate, bimbi che abbandonano le scuole, perfino nuove specie di
zanzare aggressive che proliferano in California nelle vasche di plexiglas
piantate nel terreno per trasformare casette a schiera in ville con piscina. E
poi denuncia il ruolo determinante delle «fee», provvigioni incassate dai
procacciatori d'affari: la proliferazione dei mutui non nasce da scelte
d'investimento errate ma dall'ingordigia per le commissioni: il 4 per cento su
ogni affare, anche se folle. Infine il giornalista. Nel film è il «buono», il
saggio che denuncia, ma nella vita reale è lambito anche lui dallo scetticismo.
A fine proiezione le gente non chiede dei banchieri (la cui condanna è, per
tutti, scontata), ma del ritardo col quale i «media» hanno capito quello che
stava accadendo. [28-04-2009]
( da "TTG Italia Online"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
28/04/2009 12.48
Seiviaggi potenzia L'Islanda e lancia i nuovi cataloghi estate Seiviaggi
presenta il nuovo catalogo Islanda, Groenlandia e Svalbard e registra i primi
dati di ripresa, riguardo proprio all'Islanda, dopo le difficoltà dell'autunno
2008. "Per l'estate 2009 - dichiara Manuel Cazzaniga, titolare Seiviaggi -
abbiamo scelto di arricchire la nostra programmazione dedicata alle
destinazioni artiche, con una particolare attenzione rivolta all'Islanda che,
grazie al contributo del turismo internazionale, sta tornando alla normalita dopo la pesante crisi
finanziaria dell'autunno 2008". Proprio
l'Islanda propone, infatti, itinerari individuali in auto e fuoristrada,
programmi di gruppo con guida in italiano e activity tour con escursioni a
cavallo, in mountain bike, rafting e kayak. Novita per l'estate 2009 sono i
programmi Iceland Trophy con Superjeep Land Rover Defender guidate dai
partecipanti. In Groenlandia, invece, l'offerta si orienta su crociere
esplorative nella Disko bay e lungo la costa occidentale o alla scoperta della
costa occidentale con Kulusuk e Tassilaq - isola di Ammassalik - combinabili
con soggiorni in Islanda grazie ai collegamenti da Reykjavik
( da "Virgilio Notizie"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Ad Almaty, in
Kazakistan, i leader dei cinque paesi dell'Asia centrale ex sovietica si sono
riuniti oggi al capezzale del mare di Aral, il grande lago salato
centro-asiatico vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati
dall'uomo. Secondo le stime, il mare di Aral è oggi non più del 10 per cento
rispetto ai 68mila metri quadrati circa che ricopriva prima degli anni '60. Lo
sfruttamento intensivo a scopi agricoli delle sue acque, desalinizzate, ha
prodotto un enorme deserto di sabbia salata, inquinato da diserbanti e
pesticidi. A dare il colpo di grazia al lago, poi, sono arrivate le
trivellazioni dell'industria petrolifera. Il padrone di casa, il presidente
kazako Nursultan Nazarbaev, ha aperto oggi il vertice del
Fondo internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando
che neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli sforzi per
cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio assicurare che,
a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non cancellerà il lavoro previsto", ha detto
Nazarbaev. "Daremo inizio alla seconda fase del progetto - ha
aggiunto - per regolare il letto del Syr Darya (uno degli affluenti, ndr.) in
un prossimo futuro. Realizzeremo otto elementi del programma per oltre 191
milioni di dollari". Il mare di Aral è diviso in due zone: la parte
settentrionale è nel territorio kazako, quella meridionale in quello uzbeko. Al
summit di oggi partecipano, oltre a Nazarbaev, il presidente uzbeko Islam
Karimov, il kirghiso Kurmanbek Bakiev, il turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov e
il tagiko Emomali Rakhmon. L'Ifsa è stata fondata nel 1993 ed è assistita anche
dalla banca mondiale. Nonostante la sua attività, tuttavia, il depauperamento
del lago non sembra fermarsi, secondo quanto ha riferito Nazarbaev. "Le
analisi della situazione nel bacino del mare di Aral - ha detto - indicano che,
nonostante l'impegno, i tassi di crescita dei fattori che mettono a rischio
l'ambiente superano la scala degli sforzi fatti".
( da "Corriere Adriatico"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Carifermo, un
bilancio in salute Banca ai vertici per la solidità, sostegno allo sviluppo
locale. Soddisfatti Palma e Cohn Fermo La banca locale fa di ancora un nuovo
passo avanti e tira le sue somme. Ieri si è infatti tenuta l'assemblea degli
azionisti della Cassa di Risparmio di Fermo Spa che ha esaminato il bilancio
dell'esercizio 2008 della Banca che è stato poi approvato alla unanimità.
"Anche nell'anno trascorso la Carifermo - ha spiegato ieri l'istituto
dandone notizia con un comunicato - si è confermata nel suo ruolo di banca
locale a sostegno delle famiglie e delle imprese del territorio con una
crescita degli impieghi in misura dell'8,72 per cento ed un miglioramento
ulteriore del rapporto tra le sofferenze nette e gli impieghi, sceso all'1,49
per cento. Significativi i risultati della raccolta diretta, cresciuta
complessivamente del 5,03 per cento, con buon gradimento incontrato delle
emissioni obbligazionarie, mentre, in linea con l'intero
sistema bancario, a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel
comparto del risparmio gestito". Il livello di patrimonializzazione
complessiva che tocca il 15,70 per cento, con un Tier1 del 14,06 per cento. Il
patrimonio al 31 dicembre 2008 si posiziona ad euro 146.832.911.
"Questi dati pongono Carifermo Spa - spiegano dall'istituto fermano - ai
vertici per solidità e solvibilità, fattori indispensabili, insieme alla
liquidità, per operare, nella sua autonomia, a sostegno di progetti di sviluppo
locale e per affrontare con serenità le ulteriori sfide del mercato nel
rinnovato impegno a mantenere e incrementare il suo ruolo di riferimento per
tutta l'economia del territorio Fermano". I soci dell'istituto di credito
locale hanno riconfermato l'apprezzamento per l'attività e per i risultati
della banca ringraziando il consiglio di amministrazione, presieduto
dall'avvocato Alberto Palma, e il direttore generale Alessandro Cohn sotto la
cui guida l'istituto ha potuto concludere positivamente un esercizio
particolarmente problematico per il settore bancario. "Si è evidenziata -
si conclude dalla Cassa di Risparmio di Fermo Spa - una crescita del margine
d'interesse del 6,01 per cento, mentre il risultato operativo, influenzato da
rettifiche di valore delle attività finanziarie di portafoglio, si è attestato
a euro 14.048.000 dando luogo - infine si conclude - ad un utile netto di euro
( da "Trend-online"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
RBS da Euribor flat
a Euribor con spread CERTIFICATI, clicca qui per leggere la rassegna di
Certificatiederivati , 28.04.2009 12:27 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! plusvalenze con le minusvalenze azionarie. In
termini di quotazione sul MOT si tenga presente che lemissione
a tasso fisso potrà subire delle variazioni anche di rilievo in funzione
dellevoluzione dei tassi di interesse e della duration. Vantaggi : Lo
spread offerto sullEuribor trimestrale è in grado di rendere attraente questa obbligazione in
termini di rendimento. Lesposizione ad un tasso variabile può
risultare vincente se, durante la vita del prodotto, linflazione torna a
crescere e quindi se la Banca Centrale Europea deciderà di riprendere la
politica monetaria espansionistica recentemente abbandonata per far fronte alla
crisi finanziaria. La
quotazione sul Mercato Obbligazionario Telematico rende possibile il
disinvestimento anche prima della scadenza. Per maggiori informazioni invitiamo
a consultare il sito www.certificatiederivati.it , il primo sito italiano
specializzato in certificati di investimento.
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Romania/ Parlamento
approva modifica bilancio con contrazione 4% di Apcom Secondo accordo con il
Fmi, l'Ue e la Banca Mondiale -->Roma, 28 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Il
Parlamento romeno ha approvato la modifica al bilancio 2009 presentata dal
governo in accordo con il Fondo Monetario Internazionale, l'Unione europea e la
Banca Mondiale per accedere al prestito da 20 miliardi di euro, scrivono i
media romeni. Tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sono stati
bocciati. Con 181 voti favorevoli e 88 contrari il testo ha ricevuto il via
libera. Il ministro delle Finanze Gheorghe Pogea ha
dichiarato dopo il voto che la modifica della Finanziaria permette di garantire
un buon bilanciamento del budget e dà prova della serietà del governo romeno.
Il ministro ha spiegato che le modifiche sono dovute alla crisi finanziaria che ha colpito i
mercati e molti Paesi del mondo e che ha costretto la Romania a rivedere le
proprie stime di crescita dal +6% al -4%. Il deficit di bilancio è stato
fissato al 4,6% del Pil.
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Asia centrale/ Al
via summit per salvataggio mare di Aral di Apcom Kazakistan: crisi
non rallenterà i nostri sforzi -->Roma, 28 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Ad
Almaty, in Kazakistan, i leader dei cinque paesi dell'Asia centrale ex
sovietica si sono riuniti oggi al capezzale del mare di Aral, il grande lago
salato centro-asiatico vittima di uno dei più gravi disastri ambientali
provocati dall'uomo. Secondo le stime, il mare di Aral è oggi non più del 10
per cento rispetto ai 68mila metri quadrati circa che ricopriva prima degli
anni '60. Lo sfruttamento intensivo a scopi agricoli delle sue acque,
desalinizzate, ha prodotto un enorme deserto di sabbia salata, inquinato da
diserbanti e pesticidi. A dare il colpo di grazia al lago, poi, sono arrivate
le trivellazioni dell'industria petrolifera. Il padrone di casa, il presidente
kazako Nursultan Nazarbaev, ha aperto oggi il vertice del
Fondo internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando
che neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli sforzi per
cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio assicurare che,
a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non cancellerà il lavoro previsto", ha detto
Nazarbaev. "Daremo inizio alla seconda fase del progetto - ha
aggiunto - per regolare il letto del Syr Darya (uno degli affluenti, ndr.) in
un prossimo futuro. Realizzeremo otto elementi del programma per oltre 191
milioni di dollari". Il mare di Aral è diviso in due zone: la parte settentrionale
è nel territorio kazako, quella meridionale in quello uzbeko. Al summit di oggi
partecipano, oltre a Nazarbaev, il presidente uzbeko Islam Karimov, il kirghiso
Kurmanbek Bakiev, il turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov e il tagiko Emomali Rakhmon.
L'Ifsa è stata fondata nel 1993 ed è assistita anche dalla banca mondiale.
Nonostante la sua attività, tuttavia, il depauperamento del lago non sembra
fermarsi, secondo quanto ha riferito Nazarbaev. "Le analisi della
situazione nel bacino del mare di Aral - ha detto - indicano che, nonostante
l'impegno, i tassi di crescita dei fattori che mettono a rischio l'ambiente
superano la scala degli sforzi fatti".
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Circondario
Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Nord)) (Mattino, Il (City))
Argomenti: Crisi
ANNA MARIA ASPRONE È
arrivato a Napoli con le idee chiare e si è messo subito al lavoro. Da ieri
mattina, infatti Tullio Nunzi, 58 anni originario di Civitavecchia, direttore
dell'area organizzativa della Confcommercio Nazionale è il nuovo commissario
dell'Ascom partenopea. «Mi hanno contattato venerdì scorso i vertici nazionali
di Confcommercio - spiega Nunzi - e nominato commissario a Napoli». Nunzi viene
da un'esperienza analoga sempre da commissario, terminata qualche giorno fa ad
Agrigento. A lanciare l'allarme sulle difficoltà dell'Ascom era stato proprio
il presidente Antonio Pace che aveva chiesto al presidente nazionale Sangalli
di commissariare la sede napoletana. «La mia è stata una scelta responsabile -
ha detto Pace ieri, durante una conferenza stampa - dettata dal desiderio di
mantenere sana l'Ascom. Il conto in banca non risulta in rosso così come i
nostri bilanci sono ancora in attivo. La nostra è una crisi finanziaria, non economica,
dettata dalla mancata erogazione dei fondi della legge 49/80. Trecentomila euro
di entrate certe non bastano a pagare ogni anno 500mila euro di stipendi e
duecentoquarantamila di fitto. Il mio obiettivo - conclude Pace - era prevenire
il crac chiedendo aiuto e non il contrario». E che l'Ascom sia ancora in
buone acque lo ha confermato Nunzi che ha già visionato conti e bilanci. «Non
sono stato inviato a Napoli per un "crac" o per bilanci in rosso -
precisa - anzi negli ultimi 10 anni l'associazione ha avuto un processo di
risanamento incredibile, proseguito fino al 2007. Forse la mancata erogazione
dei fondi della legge 49/80 ma, credo, anche divergenze di strategie nel
direttivo hanno spinto il presidente a chiedere l'invio di un commissario che
azzerasse tutto». Ufficializzato da Nunzi anche l'impegno a mantener fede agli
impegni già presi da Pace e quelli per le prossime elezioni per la presidenza
della Camera di Commercio. Un accordo tra gli organismi sindacali vicini alla
Confcommercio, ribadito da una lettera del presidente nazionale Sangalli,
prevede infatti l'appoggio alla candidatura a presidente di Maurizio Maddaloni,
vicepresidente nazionale Confcommercio e responsabile regionale Ascom. Ma, tornando
alla crisi, Nunzi pur considerando l'opportunità di
tirare i cordoni della cinghia, esclude il ricorso immediato ai licenziamenti.
Piena collaborazione è stata offerta da Pace e dal suo direttivo al commissario
che ha già annunciato i suoi programmi. «Il mio primo impegno - ha detto - sarà
applicare lo Statuto, dettare nuove regole e andare presto alle elezioni del
nuovo presidente». Tempi di realizzazione: 4 o 5 mesi al massimo. «Come ad
Agrigento anche a Napoli, con il nuovo Statuto annunceremo che la Confcommercio
si costituirà parte civile nei processi in cui i nostri associati sono vittime
del racket e dell'usura». Ma, non solo. «Il mio impegno sarà quello di restare
un soggetto politico automono. Noi - precisa - dialoghiamo con tutti ma la
nostra autonomia è sacra e prendiamo decisioni solo in base ai nostri
associati. Infine - dice Nunzi - analizzerò il bilancio per capire come
intervenire e dove attuare i tagli necessari». Fitta la sua agenda dei prossimi
giorni: incontri con le istituzioni cittadine e con le realtà territoriali.
«Sono certo che collaboreremo con Pace e il suo staff. Mi piacerebbe fare
squadra. Una sinergia tutti insieme. Fare sistema è l'unico modo per
traghettare l'Ascom verso un futuro di investimenti e rilancio».
( da "TravelQuotidiano.com"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Seiviaggi amplia i
programmi su Islanda, Groenlandia e Svalbard Martedì, 28 Aprile 2009 di Cinzia
Berardi - Martedì, 28 Aprile 2009 --> Nel nuovo catalogo Islanda,
Groenlandia e Svalbard Seiviaggi raccoglie una completa selezione di proposte
per scoprire i territori artici in estate. «Abbiamo scelto di arricchire le
destinazioni artiche, con una particolare attenzione rivolta all'Islanda che,
grazie al contributo del turismo internazionale, sta
tornando alla normalità dopo la pesante crisi
finanziaria dell'autunno
( da "GuidaViaggi.it"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Per l'estate 2009 abbiamo scelto di arricchire la nostra
programmazione dedicata alle destinazioni artiche, con una particolare
attenzione rivolta all'Islanda che, grazie al contributo del turismo
internazionale, sta tornando alla normalità dopo la pesante crisi
finanziaria dell'autunno
( da "Sestopotere.com"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Compagnia delle
Opere di Forlì-Cesena, Sussidiarietà e
piccole e medie
imprese,: incontro con Giorgio Vittadini (28/4/2009 15:44) | (Sesto
Potere) - Forlì - 28
aprile 2009 - Giovedì 30 aprile, alle 21, allHotel Globus di
Forlì Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, e
Stefano Zamagni, docente di Economia Politica allUniversità di Bologna,
presentano il volume “Sussidiarietà e… piccole e medie imprese”. A moderare lincontro
sarà il direttore della Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, Paolo Casadei.
Insieme si analizzeranno dinamiche e origini della crisi
finanziaria ed economica e si cercherà di capire come la politica locale
possa favorire elementi di sussidiarietà per le nostre imprese. Arriva anche a
Forlì il terzo Rapporto sulla Sussidiarietà. Dopo quello sulla educazione e
sulle riforme istituzionali, la Fondazione per la Sussidiarietà dedica il suo
Rapporto 2008 al mondo delle piccole e medie imprese. “Evocato quando serve, ma
poi poco interrogato ed ascoltato”. Secondo Giorgio Vittadini, Presidente della
Fondazione, luniverso produttivo su cui si regge il
nostro paese, quello delle piccole e medie imprese, è un mondo delle cui esigenze si dovrebbe
tener conto con maggior coerenza e con maggior sistematicità. Un mondo che, per
Vittadini, “vuole essere più libero di intraprendere, desidera una
semplificazione amministrativa, fiscale e burocratica tante volte promessa e
non ancora raggiunta. Deve poter svolgere quellalleanza naturale
con le persone che vi lavorano e che contribuiscono alla sua crescita. Intende
superare quel darwinismo fra imprese che spinge a una concorrenza poco efficace
e puntare invece a una significativa logica collaborativa e distrettuale”. Lindagine,
condotta attraverso un questionario, mira ad accertare il grado di
sussidiarietà delle imprese italiane, ne valuta l'impatto sulla gestione e le
prospettive di sviluppo che conseguono dalla sua applicazione. Nel contesto della
piccola-media impresa, infatti, il concetto di sussidiarietà si fonda sulla
centralità e la crescita della persona, siano limprenditore o il
suo personale; sullo sviluppo di relazioni significative con le altre imprese e
i portatori di
interesse, dagli azionisti ai clienti, dalle istituzioni alla società civile;
infine, sulla libertà di intrapresa. Il Rapporto sulla sussidiarietà 2008 è
stato pubblicato nel volume “Sussidiarietà e… piccola media impresa”, collana
ideata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, insieme a Mondadori Università, e
verrà presentato giovedì sera allHotel Globus di Forlì.
Accanto a Giorgio Vittadini, interverrà Stefano Zamagni, professore ordinario
di Economia Politica allUniversità di Bologna che, partendo dal
suo working paper sulla crisi finanziaria, spenderà un giudizio culturale sulla crisi, sulle sue dinamiche ed origini. Insieme, si cercherà di capire
come la politica, anche locale, possa favorire gli elementi di sussidiarietà
per le nostre imprese. A moderare gli interventi sarà il Direttore della
Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, Paolo Casadei. Lincontro
è promosso dalla Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, dalla Fondazione per la
Sussidiarietà e dal centro culturale La Bottega dellOrefice.
( da "AmericaOggi Online"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi. Si parla di
ripresina ma la fiducia degli italiani cala. Le attese del Paese Di Emilio
Manuelli 28-04-2009 E' ormai diventato un argomento di discussione quotidiana,
durante la pausa del caffè o in autobus: arriva la ripresa? E, senza alcuna
ironia, non ci sembra un male che una questione tanto vitale per le sorti delle
famiglie e delle imprese soppianti finalmente le sterili ed involute diatribe
sul calcio e dintorni. Si ritorna agli anni della grande crisi che dava anche
il titolo a famose canzonette dell'epoca e a quelli ruggenti del boom degli
anni '60. Si discute se sia più o meno conveniente acquistare un immobile o
cambiare l'auto; tornare a comprare azioni o investire in bot. Insomma il Paese
si è trasformato in un gigantesco centro studi che sforna a ritmo continuo
previsioni e vaticini. È ovvio che questo esercizio coinvolga ogni giorno anche
i livelli più alti dell'economia e della politica che formulano le loro ipotesi
sulla base di segnali concreti, i dati locali e internazionali del quadro
congiunturale, oppure di convenienze politiche, per difendere o attaccare le
mosse di chi governa. Dopo la stagione dei corvi e delle cornacchie, dei
"declinisti" e dei disfattisti adesso è arrivato il gran momento
degli ottimisti. È duro contrastare coloro che in questa fase vedono segnali di
ripresa, definiti però sempre "timidi", come a dire noi ci speriamo,
se poi non va...In questi ultimi giorni si sono espressi in questo senso
autorevoli esponenti di Governo, guidati dai ministri economici, per non essere
da meno importanti rappresentanti dell'opposizione, i vertici di Confindustria.
Tutto questo avviene per assurdo mentre diventano conclamati alcuni dati che
fotografano nitidamente il trasferimento della crisi dalla finanza all'economia
reale, a cominciare da quelli sull'occupazione. Ma non si può per questo
aprioristicamente negare che alcune cifre, fra tutte quelle sulla produzione
industriale, unitamente ad una ritrovata fiducia (sempre timidà, mi raccomando)
dei mercati finanziari, possano far ben sperare. La chiave di volta, a nostro avviso,
sta negli effetti che avranno concretamente i pacchetti di stimolo fiscali
varati dai governi europei. Nella maggior parte dei casi sappiamo purtroppo che
si tratta di operazioni mistificatorie che di fatto hanno messo assieme e
totalizzato misure già annunciate nelle fasi iniziali della crisi. Quasi
sempre sono totalmente assenti seri interventi di rilancio degli investimenti,
unica strada da percorrere per riattivare la crescita e con essa i consumi e
l'occupazione. Sono misure che vanno necessariamente rafforzate e lo si deve
fare, secondo noi, senza guardare troppo al livello del debito pubblico, il cui
controllo in fase recessive come l'attuale deve essere sia pure lievemente
abbassato (in questo senso sarebbe forse ora di rimettere mano agli ormai
vetusti e superati parametri di Maastricht, appartenenti ad un'era geologica
lontanissima). In questo contesto c'è chi finalmente sembra accorgersi di
alcune tesi dei mesi scorsi sottolineate da chi metteva in evidenza l'atipicità
tutta positiva del pianeta Italia. Il nostro sistema, forse solo per una
fortunata combinazione, si basa su un azzeccato mix che vede le industrie
manifatturiere fra i maggiori esportatori al mondo e le piccole e medie imprese
a far da collante di tutte le attività economiche. Insomma una differenziazione
che ci mette al riparo da devastanti crisi sistemiche anche se è ormai arrivato
il momento di un'indispensabile crescita patrimoniale e dimensionale delle pmi.
Al tempo stesso abbiamo un sistema bancario che nonostante i ripetuti attacchi
reputazionali che deve ogni giorno subire è l'unico ad aver retto nel mondo
occidentale, senza alcuna iniezione o salvataggio con denaro pubblico.
Sull'altro versante abbiamo un livello di risparmio ancora elevatissimo
sostenuto dalle famiglie che sono per nulla o assai poco indebitate, quindi non
rappresentano un pericolo per le casse dello Stato. In altre parole la
recessione ha intaccato la fiducia degli italiani, tagliato i loro consumi, ma
non ha abbattuto le caratteristiche peculiari di un'economia che rimane
sostanzialmente robusta per le circostanza che abbiamo indicato. Si creano
addirittura le premesse per approfittare di questa crisi, per uscirne meglio di
altri sistemi. È chiaro che ciò non può avvenire per volontà divina o fortunate
coincidenze astrali: ci vuole un aiutone, quello che un Governo intelligente ed
un'opposizione illuminata possono realizzare per dare al Paese solide speranze
di sviluppo.
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fondazione Cariplo/
Avanzo 2008 pari a 77,9 mln,erogati 211,6 mln di Apcom Deliberato contributo
straordinario per Abruzzo di 1 mln euro -->Milano, 28 apr. (Apcom) - La
Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo ha approvato il
Bilancio 2008, chiuso con un avanzo di esercizio pari a 77,9 milioni di euro.
Lo scorso anno, si legge in una nota, la Fondazione ha destinato all'attività
erogativa 211,6 milioni di euro (179,8 milioni nel 2007), finanziando 1260
progetti. Questa mattina il Cda ha deliberato un contributo straordinario a
favore delle popolazioni terremotate dell'Abruzzo di un milione di euro. Il
contributo confluirà in un apposito fondo dell'Acri, l'associazione delle
fondazioni di origine bancaria e le finalità dell'utilizzo verranno definite di
concerto con la locale fondazione della Cassa di Risparmio de L'Aquila.
"Il 2008 è stato un anno difficile - ha dichiarato Giuseppe Guzzetti,
Presidente di Fondazione Cariplo - caratterizzato dalla crisi economico-finanziaria che ha avuto un impatto
anche sulla gestione del nostro patrimonio, dal quale traiamo le risorse
necessarie per l'attività istituzionale filantropica. Per mantenere il livello
erogativo elevato coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha
ritenuto di utilizzare parte delle risorse accantonate negli anni precedenti
nell'apposito fondo di stabilizzazione, per un totale di 113,1 milioni
di euro". Il ricorso al fondo, prosegue la nota, è previsto dall'art. 9
dello Statuto della Fondazione, coerentemente con l'atto di indirizzo del
Ministero, e consente di far fronte a periodi di crisi
finanziaria e di stabilizzare il livello delle erogazioni, dando così
continuità ai propri programmi. L'ammontare residuo del fondo è pari a circa
387 milioni di euro e dunque ampiamente in grado di sostenere la politica
erogativa della Fondazione anche in caso di un ulteriore protrarsi della crisi finanziaria. A riguardo, per l'anno in corso,
Fondazione Cariplo ha confermato il mantenimento del livello erogativo intorno
ai 200 milioni di euro ipotizzando, ove necessario, l'utilizzo di quota parte
del fondo di stabilizzazione. Il patrimonio della Fondazione Cariplo nel
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fortis/ Caos e
proteste a assemblea azionisti su cessione a Bnp di Apcom Avvocati contestano
diritto voto a fondi forse legati a francesi -->Bruxelles, 28 apr. (Apcom) -
Clima incandescente all'assemblea di Fortis, dove una fronda di piccoli
azionisti fermamente contrari alla cessione di una parte dell'istituto ai
francesi di Bnp Paribas ha minacciato seriamente l'esito della riunione.
L'avvocato Mischaël Modrikamen, a nome degli oppositori di Bnp, ha chiesto alle
( da "AprileOnline.info"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Dipietristi di
sinistra Andrea Scarchilli , 28 aprile 2009, 16:23 Il leader dell'Italia dei
valori rilascia un'intervista al "Giornale" dove lancia il progetto:
dopo le Europee, se verrà raggiunto l'otto per cento, via il suo nome dal
simbolo e avvio di una costituente per fare dell'Idv "un grande partito
progressista che sostenga una proposta di governo credibile". E' la
strategia che punta a dare rappresentanza all'elettorato "di
sinistra" a discapito del Pd, di Rifondazione e di Sinistra e libertà. Con
il capogruppo alla Camera Donadi e l'ex responsabile economico del Prc Zipponi
(ora candidato con Di Pietro) abbiamo discusso dell'ambizioso progetto di
rinnovamento dell'identità del "Gabbiano" L'uscita è di quelle che
spiazzano, se non altro per le parole usate. Perché una bomba del genere era
nell'aria già da qualche giorno. Un partito che candida personaggi come
Maurizio Zipponi e Gianni Vattimo, di recente appartenenza alla falce e
martello, e che per crescere guarda - principalmente - al bacino dell'area per
così dire "alla sinistra" del Partito democratico, deve per forza
darsi un profilo coerente. La politica, si sa, è anche marketing. Ovvio che si
sta parlando dell'Italia dei valori, e le dichiarazioni in questione il leader
assoluto Antonio Di Pietro le ha affidate al "Giornale" della famiglia
Berlusconi. E' la messa a punto di un progetto, così riassunto nel passaggio
chiave dell'intervista: "Voglio fare una cosa seria. Una costituente,
vedremo. Serve un grande partito progressista che sostenga una proposta di
governo credibile". L'ex pm, dunque, starebbe meditando di uscire dal
recinto dello schematico antiberlusconismo, andare oltre nella proposta,
scavare ancora nell'elettorato del Pd. E dei partiti della sinistra. Fare del
Gabbiano un partito progressista. E' disposto a eliminare il proprio nome dal
simbolo: "Gli altri considerano un punto di arrivo mettere il proprio
nome. Io invece penso che toglierlo sarebbe un buon segnale". Per,
appunto, "costruire una cosa più larga, più utile, che prescinda
dall'identità di una sola persona, e che serve a rappresentare qualcosa di più
importante". Inutile dire che un piano del genere si sovrapporrebbe a
quello di nascita del Pd, nato per essere partito anzitutto di governo. Ma per
Di Pietro il Pd non è più il mostro sacro di prima, anzi: "Il progetto di
un grande Pd è già finito. E non certo perché Di Pietro mette o toglie il nome
dal simbolo". Ma più di tutto, forse, dice la parola che Di Pietro ha
usato (volutamente?) per imprimere il primo tratto identitario alla forza post
- Idv, l'unico indizio presente nell'intervista del profilo programmatico che
verrà: "Progressista". E' la stessa di cui si serve abitualmente il
segretario del Pd Dario Franceschini per togliere d'imbarazzo - o tentare di
farlo - chi non si raccapezza nella nuova identità democratica e guarda alle
radici, democristiana, socialista o post - comunista. Perché l'idea si
trasformi in scommessa, Di Pietro necessita di una base di consenso. Non basta
il 4,4 per cento delle scorse politiche. Ci vuole almeno l'otto per cento alle
Europee: "Se l'Idv - dice l'ex pm - arriverà a quelle cifre, anche il suo
ciclo sarà compiuto". Dunque, a quel punto, via alla nuova Idv, visto che
"non credo che il mio partito, così com'è, possa crescere all'infinito.
Quella soglia sono le colonne d'Ercole". Non è dato sapere, ovviamente, se
si tratta di un bluff, un altro pugno sbattuto sul tavolo del Pd per continuare
a trattare - per ora le alleanze alle amministrative, dopo chissà - da una
posizione il più forte possibile. Ma della cosa tra i dipietristi si parla, e
l'ha confermato il capogruppo alla Camera Massimo Donadi parlando all'Infedele
di Gad Lerner. L'Italia dei valori sta provando a cambiare a pelle. L'Italia
dei valori, dice ad "Aprileonline" lo stesso Donadi, "è un
partito post - ideologico, perciò può essere più facilmente parte di un
processo rifondativo del centrosinistra. E' il centrosinistra che ha sofferto
di più i mutamenti della società, la frantumazione delle classi sociali,
l'aumento del benessere. E le sue parole d'ordine hanno faticato ad
adattarvisi". L'Idv che sarà, dunque, punta a rifondare la sinistra.
Donadi spiega come: "La legalità non è una nostra fisima giustizialista.
Se si rispettano le regole, se c'è etica, ne beneficiano i più deboli. Quando
mancano le regole, ne approfittano, 99 volte su cento, i più forti. Le regole
sono il primo strumento di accesso alla democrazia". Da
qui il riferimento alla crisi finanziaria, e alle sue vittime principali (i lavoratori), è breve. Ancora,
un altro tema dolente per la sinistra, il contrasto all'immigrazione
clandestina. Dice Donadi: "Non è possibile che non vi sia un approccio
alternativo a quello leghista, crudele e xenofobo". Ma un approccio
ci deve essere, perché "l'immigrazione clandestina va combattuta, visto
che i primi a patirla sono i cittadini più deboli. Vivono nelle periferie,
assieme ai clandestini, usufruiscono di servizi pubblici sottoposti a pressione
maggiore". Anche qui, dunque, le regole per i più deboli. Donadi conclude:
"Vedo nella sinistra un certo snobismo, come se per affrontare il tema del
riformismo occorressero i quarti di nobilità. Ma, ed è questo che deve capire
il Pd, il riformismo è un'identità a venire, non riguarda il passato". Un
uomo di sinistra "doc" come Maurizio Zipponi, già responsabile
economico di Rifondazione comunista, non si stupisce del progetto lanciato da
Di Pietro: "Quando venni candidato, a me e a De Magistris si assicurò che
si era parte di un unico progetto politico, con l'obiettivo di creare un grande
fronte riformatore. Non dico riformista', perché in questo Paese la parola
viene evocata, ogni volta, per togliere qualcosa ai più deboli". Tra i
valori fondanti di questo progetto, Zipponi volle - e ottenne senza difficoltà
- l'attenzione alla "solidarietà per i più deboli, e per il mondo del lavoro".
Il Pd punta alla tenuta, le formazioni della sinistra al quorum. L'Italia dei
valori, da quelle parti, lavora tutti ai fianchi.
( da "Velino.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO -
Crisi, Ref: ripresa arriverà dall'Asia,in particolare dalla Cina Roma, 28 apr
(Velino) - Arriverà dallAsia, e in particolare dalla Cina, la
ripresa. è la prospettiva
che viene avanzata dallultimo report di Ref, il centro studi
milanese presieduto dalleconomista Carlo DellAringa, che sta
facendo il giro dei tavoli istituzionali. “La fase che abbiamo attraversato
durante gli anni passati, sino allo scoppio della crisi finanziaria, si è
caratterizzata per un ruolo importante dei paesi emergenti, e soprattutto delle
economie asiatiche, allinterno dei circuiti economici e finanziari
internazionali”. In particolare – scrivono i ricercatori del Ref –
“lascesa delleconomia
cinese ha condizionato, in modi diversi, le tendenze delleconomia
globale, acquisendo un ruolo importante sia come esportatore di merci, che in
termini di flussi finanziari”. Il risparmio cinese ha finanziato in misura
indiretta parte dello stock
di debito americano, e assecondato il trend crescente dellindebitamento
delle famiglie americane osservato durante lultimo decennio. “Con
larrivo della crisi – si legge nellanalisi curata dal
macroeconomista del centro studi, Fedele de Novellis - ci si attendeva che questa potesse
restare circoscritta alle economie avanzate, e che leconomia
globale avrebbe potuto beneficiare della relativa stabilità soprattutto
dellarea asiatica”. Le cose però sinora non sono andate in questo modo:
“Anche lAsia, come
tutte le aree emergenti, è sprofondata in recessione, senza fornire con la
propria crescita alcun contributo al resto del mondo”. In prima battuta “si può
affermare che le economie asiatiche non si sono dimostrate capaci di dissociare
il proprio ciclo economico da quello degli altri paesi”. I dati più recenti
sembrano evidenziare qualche primo segnale di ripresa, anche se al momento larea
non pare in grado di assolvere il ruolo di traino dello sviluppo
delleconomia mondiale. Anzi, “le tendenze in corso evidenziano come non vada esclusa
unaltra fase premiante per i paesi che godono di vantaggi
competitivi dal lato dei costi. Se così fosse, la nuova ondata di merci a basso
costo provenienti dallarea asiatica potrebbe infergere un colpo micidiale
alle industrie dei
paesi avanzati, che dovrebbero affrontare un inasprimento della concorrenza
internazionale nel mezzo di una grave recessione”. (gqu) 28 apr 2009 16:52
( da "KataWeb News"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 162 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra,
qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a
dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di
cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i
capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato
anche la Spagna in una crisi profonda: crescita
dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che
riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato
gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità
di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima
mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo
milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46
milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha
cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre
prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fortis/ Dopo
assemblea infuocata, azionisti dicono sì a Bnp-punto di Apcom Operazione
approvata dal 73%, in molti andati via per protesta -->Bruxelles, 28 apr.
(Apcom) - Il gruppo francese Bnp Paribas ha ottenuto oggi il primo via libera
per rilevare la più grande banca belga, Fortis Banque, al termine di
un'assemblea generale molto movimentate, che ha visto una parte degli azionisti
ribellarsi prima di sbattere la porta e andarsene. Dopo sei ore di dibattiti
accesi, tra le urla di protesta, due interruzioni di seduta e l'abbandono di
una serie di azionisti scontenti poco prima del voto, quelli che sono rimasti a
Gand, nel nord del Belgio, hanno detto 'sì' con il 73% dei voti favorevoli
all'acquisto del 75% di Fortis Banque da parte di Bnp Paribas. Per il gruppo
francese si tratta forse della fine di sette mesi di negoziati, anche se il
voto di oggi deve essere ancora confermato da una seconda assemblea generale
che si terrà domani in Olanda. Inoltre c'è il rischio di ricorsi giudiziari. Il
premier belga Herman Van Rompuy si è "pienamente rallegrato" del
risutato". L'avvocato Mischaël Modrikamen, capofila della ribellione
contro Bnp, ha esortato le sue truppe a lasciare la sala prima del voto per
protestare contro una procedura a suo avviso irregolare. Il suo consiglio è
stato seguito da buona parte dei 3.300 azionisti di Fortis Holding, l'ex casa
madre di Fortis Banque, che avevano fatto il viaggio per andare fino a Gand.
Insieme ad altri pargiani del "no" rimasti comunque per votare,
Modrikamen ha chiesto a più riprese, durante l'assemblea, un rinvio del voto,
minacciando "il caos dei ricorsi, il caos dell'incertezza". Al grido
di "Dimettetevi!", "Venduti!" e "Democrazia",
molti azionisti sono rimasti in piedi durante una lunga parte dell'assemblea
per manifestare il loro scontento. Alcuni azionisti hanno anche tirato dei
documenti, obbligando l'avvocato a chiedere di "non lanciare
oggetti", mentre il presidente dell'assemblea ha chiesto l'intervento
della polizia. Modrikamen ha contestato la validità dei diritti di voto
concessi ad alcuni milioni di titoli controllati secondo lui da alcuni fondi
speculativi entrati recentemente nel capitale di Fortis Holding, ex casa madre
di Fortis Banque, e che a suo avviso sono stati pilotati da Bnp. Questi nuovi
azionisti, "uno più esotico dell'altro", non sono ufficialmente
legati a Bnp, secondo Modrikamen. Il terzo azionista di Fortis Holding è però
ormai "un fondo nelle isole Cayman", il cui direttore generale è
"un ex ispettore delle finanze francese, consigliere dell'ex premier
francese Dominique de Villepin", ha spiegato l'avvocato, aggiungendo:
"Questi azionisti che rischiano di far pendere la bilancia in direzione di
Bnp sono probabilmente gli stessi hedge funds che hanno spinto Fortis nella
tormenta" nel
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Sicilia/Confindustria:Bene
Governo regione su crediti imprese di Apcom Catanzaro e Cittadini:Ars mantenga
impegni con atti concreti -->Palermo, 28 apr. (Apcom) - "Prendiamo atto
con soddisfazione del fatto che il governo regionale ha assunto l'impegno di
modificare la Finanziaria per consentire non solo ai Comuni, ma a tutte le
pubbliche amministrazioni, compresi Ato, Ausl, Consorzi e Province, di
certificare i crediti vantati dalle imprese e finora non pagati, avendo con
l'occasione verificato che tale strumento non comporta incremento di
spesa". Lo dice Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, che
aggiunge: "Si tratta non di assistenza, ma di convertire i crediti (per
servizi resi e opere realizzate) in anticipazioni bancarie che daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano
affrontare la grave crisi finanziaria. Le aziende non hanno incassato 1,6 miliardi di euro, di cui ben
134 milioni di mancati introiti hanno riguardato il solo settore
dell'ospedalità privata che recentemente con sacrifici ha anche dato il proprio
contributo per consentire alla Regione di mettere ordine nei propri
conti". "Adesso - osservano Barbara Cittadini e Giuseppe
Catanzaro, vicepresidenti di Confindustria Sicilia - è opportuno che l'impegno
del governo sia mantenuto in Aula nell'esame della Finanziaria da parte di
tutte le forze politiche dell'Ars, di maggioranza e di opposizione, che si sono
espresse per assicurare alle imprese ed ai lavoratori interessati di potere
continuare a produrre in Sicilia. Il Parlamento - concludono Cittadini e
Catanzaro - è chiamato (senza spesa alcuna) a sostenere la tenuta del sistema
economico regionale. Far mancare alle imprese questo semplice quanto
fondamentale strumento di sostegno in questo momento sarebbe particolarmente
grave".
( da "Wall Street Italia"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
##Gas/
Russia-Bulgaria, si complica risiko su South Stream di Apcom Gazprom tenta il
colpo di spugna sulle tensioni con Sofia -->Mosca, 28 apr. (Apcom-Nuova
Europa) - Si complica il risiko energetico in Europa mentre South Stream, uno
dei progetti di gasdotto principe nella futura architettura del metano, avanza
lentamente a causa del nodo bulgaro. Gazprom tenta oggi il colpo di spugna
sulle tensioni con Sofia e annuncia di "aver accettato di siglare con la
controparte un accordo di cooperazione per il transito di gas naturale
attraverso il territorio della Repubblica di Bulgaria nel quadro del progetto
South Stream", nato nel giungo 2007 da un'intesa con Eni. E "la firma
dell'accordo è prevista nel prossimo futuro" dice la compagnia. Ma Russia
e Sofia per ora non hanno messo ancora nero su bianco e questo pesa sul
progetto che dovrebbe agganciare l'Europa al metano russo, bypassando da Sud
l'Ucraina. Un niente di fatto che mette in evidenza la ritrosia al dialogo del
Primo ministro bulgaro Sergei Stanishev nei confronti di Mosca, dopo la crisi del gas dello scorso inverno e il conseguente stop
alle forniture che hanno fortemente colpito i Balcani. Il primo Ministro russo
Vladimir Putin ha assicurato che "non vi è alcuna differenza di vedute tra
la Russia e la Bulgaria" e prevede che un accordo sarà firmato "entro
due settimane". Ma l'annullamento della sua partecipazione al Forum
energetico di Sofia la scorsa settimana e il protrarsi dei tempi nella firma
bilaterale con la Bulgaria lasciano spazio alle illazioni. Mentre resta
agguerrita la concorrenza del progetto di gasdotto Nabucco che vorrebbe
aggirare la Russia, spalleggiato in sede europea da una forte lobby e sostenuto
anche dagli Usa. Oggi, in attesa dei colloqui con Stanishev (rimandati di un
giorno) il presidente russo Dmitri Medvedev ha chiamato a rapporto i vertici
energetici del Paese: il capo di governo Putin e il numero uno del colosso
energetico Gazprom, Aleksei Miller. Poi ha detto di "sperare" in una
firma a breve. Di fatto Mosca sostiene pienamente il progetto South Stream,
destinato a passare sotto il Mar Nero, sino appunto alla Bulgaria, per poi
dividersi a nord-ovest (verso l'Austria) e verso sud, portando il metano in
Grecia e in Italia. Il presidente bulgaro Georgi Parvanov sabato scorso ha
detto che la visita di Stanishev a Mosca "non sarà facile". Ma la
Russia ha anche una buona moneta di scambio nelle sue mani: il Paese è pronto a
esplorare la possibilità di concedere un prestito alla Bulgaria per la
costruzione della centrale nucleare di Belen, progetto a corto di fondi. La
Russia aveva in passato proposto un contratto di credito, tuttavia Sofia ha
fatto orecchie da mercante. Nel frattempo non manca chi tifa contro South
Stream, ideato da Gazprom e dall'italiana Eni. "Il pubblico battibecco tra
la Russia e la Bulgaria è raro e rivela il persistere delle tensioni dopo i
tagli del gas russo nel mese di gennaio" si legge in un'analisi del
think-thank statunitense Stratfor, vicino al dipartimento di Stato americano.
Per poi sottolineare le "difficoltà logistiche" del progetto e
definirlo "uno strumento politico". Per poi recriminare che "lo
scopo di discutere e pianificare il progetto è principalmente politico e
pensato per mostrare che i paesi sono alleati con la Russia, o perlomeno
disposti a riconoscere la sua posizione dominante nella sfera (ex)
sovietica". Inoltre mancherebbe "la tecnologia per costruire il
gasdotto nonchè il denaro". Ovvio che Nabucco al think-thank statunitense
piace di più. Ma come spesso ripetuto da Gazprom, per quest'ultimo gasdotto si
proporrebbe un altro problema: con cosa riempirlo? Visto che la Russia ne
verrebbe tagliata fuori e gli altri fornitori hanno già contratti in essere con
Mosca. Nel contesto della crisi
finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto
su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e
positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno degli
effetti positivi e' ridurre il costo delle spese". Ossia
"materiali" e "servizi". E intanto al Cremlino si lavora a
una nuova carta energetica annunciata da Dmitri Medvedev la scorsa settimana
dalla Finlandia. Secondo principi già formulati dallo stresso capo di stato
proprio in occasione della visita di Parvanov a Mosca lo scorso 5 febbraio.
"E' possibile un aumento di capacità di questa via", aveva detto
Medvedev su South Stream, apparso deciso nel portare avanti la linea del
dialogo. E da avvocato, quale è per formazione, il presidente proponeva
"due strade principali". Ovvero "sviluppare una base
internazionale giuridica per evitare i rischi legati al trasporto di gas"
e "senza dubbio aprire nuove vie".
( da "Foglio, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
28 aprile 2009
Intervista a Padoa-Schioppa Esportare il modello euro per prevenire le prossime
crisi globali. Parla TPS "E' la fine di una
concezione errata dell'economia di mercato". "Sul timone deve stare
la mano pubblica" Per capire questa crisi forse è
meglio dire innanzitutto che cosa non è. Persino Eugenio Montale ci
perdonerebbe la licenza. Non è (solo) una crisi finanziaria,
non è (solo) di sistema e non è affatto del sistema. Spiega Tommaso
Padoa-Schioppa: “Il collasso delleconomia pianificata di
tipo sovietico fu il fallimento dellidea stessa che il mercato potesse
essere soppresso e sostituito da una regolazione statale imposta dallalto. Oggi
assistiamo invece alla fine di una concezione errata delleconomia di
mercato, basata sulla sopravalutazione delle sue capacità autoregolatrici, lo
squilibrio tra mercati globali e governi nazionali e una miopia che ha colpito gli uni e
gli altri, una veduta corta”. E proprio questo, del resto, il
titolo del libro che lex ministro dellEconomia nel governo Prodi ha
appena pubblicato per i tipi del Mulino. “La veduta corta” ha la forma di una
conversazione con Beda
Romano, corrispondente del Sole 24 Ore a Francoforte. Chi si aspetta un testo
tecnico o anche economico in senso stretto ne sarà felicemente deluso. Si
tratta di un saggio concepito da un tecnico, pensato da un economista, ma con
una scrittura e un intento squisitamente politici. Tra “La paura e la speranza”
di Giulio Tremonti e “La crisi” di Alesina & Giavazzi,
Padoa-Schioppa si colloca in una posizione per certi versi intermedia. Non
demonizza la finanza e non condivide nemmeno il giudizio di Warren Buffett
secondo il quale i derivati sono “uno strumento di distruzione di massa”. E
convinto che la bilancia si sposterà di nuovo verso le forze del mercato, in
modo da “contrastare un ritorno di invadenza dello stato. Una persona come me –
aggiunge lautore
– vorrebbe il pendolo stabilmente al centro della sua corsa”. Tuttavia “è
necessario un soggetto esterno che rappresenti e promuova linteresse
collettivo. Sul timone deve stare la mano pubblica”. La politica, dunque, può
ancora salvare il mondo.
Padoa-Schioppa insiste sulla dimensione etica delloperare
economico, sulle regole senza le quali non cè mercato, ma sopraffazione;
per questo, auspica il passaggio dal mondo hobbesiano, nel quale siamo immersi,
a quello kantiano, dalla legge della forza alla forza della legge. Ci sono, dunque, molti punti di
incontro con le idee tremontiane. “Sì, ci sono. E sono temi sui quali ho
scritto da tempo. Non mi faccia leggere, però, che si celebra il matrimonio tra
Tremonti e Padoa-Schioppa”, ironizza sorridendo durante lincontro.
Niente nozze, le diversità restano, ma domani allIstituto
dellEnciclopedia italiana “La veduta corta” sarà discusso proprio dal
ministro dellEconomia. TPS, come ormai tutti lo chiamano seguendo
lamore francese per gli acronimi, è stato banchiere centrale a Roma e a Francoforte,
presidente della Consob, funzionario della Commissione europea. Ha conosciuto
da vicino i meccanismi delleconomia mondiale. “Troppi si sono
illusi – spiega – che i grandi sconvolgimenti provocati dalla rivoluzione tecnologica prima e dallapertura
del commercio mondiale, poi, potessero aggiustarsi da soli”. Eppure, la grande
crescita degli ultimi ventanni ha ridotto la povertà più di qualsiasi
aiuto o cooperazione del tipo Nord-Sud. Padoa-Schioppa è daccordo, tra un approccio accumulativo e
uno redistributivo, sceglie il primo. Ma aggiunge: “Lo sviluppo drogato dal
consumo e dal debito non è sano. Io distinguo tra paesi poveri dove la crescita
deve continuare e paesi ricchi i quali possono permettersi anche un periodo di
stagnazione per rimettere ordine nelle loro economie e colmare lo squilibrio
fondamentale che sta alla base di questa crisi”,
quello tra “debitore capitalista e creditore comunista”, come sintitola
un capitolo del libro. In fondo lAmerica è vissuta (e cresciuta) così almeno dal 1971,
quando, con la rottura del legame tra dollaro e oro, finì la disciplina
esterna. Leconomia del debito ha una storia lunga, ammette TPS. Tuttavia
lo squilibro tra Stati Uniti e resto del mondo non è mai stato tanto profondo e ha subito unaccelerazione
parossistica negli ultimi anni. Colpa di Alan Greenspan, si dice, perché ha
tenuto i tassi di interesse troppo bassi e troppo a lungo. Ma se dopo l11
settembre fosse crollata anche leconomia americana, la crisi globale
sarebbe arrivata prima e forse avrebbe avuto un impatto ancor più catastrofico.
Padoa-Schioppa non lo esclude. “Quando cè un incendio, i
pompieri usano tutta lacqua disponibile e non badano ai danni
collaterali. Ma poi bisogna essere in grado di chiudere la valvola”. Ciò vale anche oggi: non
sappiamo se le autorità monetarie e i governi saranno in grado di girare la
manopola. La crisi era prevedibile e prevenibile? “Non
era possibile prevedere un impatto così pervasivo e profondo. Ma certo in molti
avevano avvertito linevitabile fine, anche drammatica, di un
andamento che tutti pensavano insostenibile. Se lei guida a 120 allora
per le strade tutte dritte di Manhattan, non sa a quale incrocio andrà a
sfracellarsi, ma la probabilità di uscirne indenne è vicina a zero. Quanto alla capacità di
prevenirla, nel mio libro spiego che la crescita senza risparmio degli Stati
Uniti faceva comodo a tutti, come rispondevano gli esponenti americani a chi
sollevava qualche obiezione”. Adesso si vedono i primi effetti del forsennato,
per quanto inevitabile, intervento pubblico. “Barlumi”, li ha chiamati Obama.
Ma Padoa-Schioppa non si fa troppe illusioni: dovremo aspettarci un periodo di
crescita modesta, soprattutto nei paesi sviluppati. A cominciare dallUnione
europea. Nel saggio
critica la decisione della Bce del luglio scorso, quando rialzò gli interessi
di 25 punti base. Tuttavia respinge lobiezione di fondo,
cioè che la politica monetaria europea è stata troppo rigida e ha soffocato il
potenziale produttivo.
“Se prende i tassi a lungo, quelli che sono il punto di riferimento per gli
investimenti e lo sviluppo, negli ultimi dieci anni sono sempre stati bassi.
Semmai gli americani avrebbero dovuto rallentare la loro corsa e aggiustare leccessivo
disavanzo estero”.
Nellarea euro il pil cadrà più che negli Stati Uniti. LEuropa
non poteva fare di più? O meglio, la Germania non doveva spingere con maggior
lena? Il libro critica “lillusione tedesca dellautosufficienza”,
tanto che “il legame della Germania con lEuropa è diventato un matrimonio
di interesse”. Così il governo di Berlino ha rifiutato, nellautunno
scorso, un piano comune di intervento contro le crisi bancarie e a
sostegno della domanda. Poi, però, ha preso decisioni robuste, aggiunge TPS.
“Non sono tra quelli che accusano la Germania di risparmiare troppo, anche se
ammetto che cè una contraddizione nella volontà di
mantenere la bilancia dei pagamenti in continuo avanzo. Per favorire la
riduzione degli squilibri, oggi dovrebbe fondare la sua crescita più sulla domanda interna”. Ciò
vale anche per la Cina? “In misura minore, perché è un paese che sta uscendo
solo adesso dalla povertà e il suo sviluppo è meno tirato dalle esportazioni di
quanto non si pensi”. LItalia sè agganciata al treno tedesco
sperando che prima o
poi riparta. Abbiamo alternative? “Con il debito pubblico che sta risalendo,
non possiamo permetterci le stesse azioni di stimolo di altri paesi. Trovo
importante che ci sia la consapevolezza che il mercato è sempre in agguato. Non
siamo in grado di evitare una caduta del prodotto lordo. Possiamo continuare a
razionalizzare la spesa, come avevo cominciato a fare quando ero ministro, per
aprire qualche spazio di manovra”. E le pensioni? Una riforma non potrebbe
fornire nuove risorse? “La gradualizzazione dello scalone ci è costata 10
miliardi in dieci anni, certo i sindacati avrebbero potuto destinare questi
quattrini ad altri scopi, per esempio ai precari. Credo che sia necessario un
patto tra generazioni, tra i padri che oggi sono troppo garantiti e i figli che
non hanno protezioni. Lo stato sociale è costruito per far fronte a quattro
evenienze negative: la povertà assoluta, la perdita del lavoro, la malattia e
la vecchiaia. Le ultime due in Italia funzionano, la prima per fortuna è molto
limitata, dobbiamo affrontare la questione del lavoro, sapendo che non possiamo
aumentare né le tasse né le spese. Siamo in ritardo per diverse ragioni, ma
credo che ci siano responsabilità molto diffuse”. Se è in crisi
“un modello di crescita, cioè la bolla dei consumi a credito”, e se la colpa
fondamentale “è della politica economica e non del mercato”, allora non bastano
nuove regole e più controlli. Larmamentario del Financial
Stability Forum, della commissione de Laroisière o dello stesso Gruppo dei 30 guidato da Paul Volcker del
quale Padoa-Schioppa fa parte è pieno di strumenti utili, sia chiaro, ma la
questione fondamentale è come riequilibrare la globalizzazione. “Tutta leconomia
internazionale zoppica – è scritto nel libro – perché si regge su due gambe affatto diverse: quella
dellinterdipendenza e quella dellautosufficienza”. Una
contraddizione rispecchiata dal sistema delle valute. Non esiste una nuova
Bretton Woods se non si riparte da un nuovo standard monetario. “Bene ha fatto
la Banca centrale
cinese a porre la questione”, commenta TPS. Eppure non è stata recepita dal
G20. “E già molto che non sia stata scartata. Abbiamo contro due
avversari formidabili: il paradigma dominante della superiorità dei cambi
fluttuanti e gli interessi costituiti del mercato che ha ereditato dalle autorità pubbliche
la sovranità sui cambi e non la condivide facilmente con la politica”.
Padoa-Schioppa pensa a una progressiva integrazione delle valute su scala
regionale, una moltiplicazione del modello euro. A quel punto sarebbe possibile
collegare le nuove monete con rapporti aggiustabili, ma stabili. “Non ho una
soluzione tecnica – spiega – una specie di euro mondiale, diciamo un globus,
non mi pare praticabile. Ma non possiamo sviluppare scambi globali con valute
locali, né possiamo credere che le nuove potenze delegheranno questo ruolo a
una sola moneta nazionale, fosse anche il dollaro. Senza contare che ormai i
grandi fenomeni monetari hanno unorigine diversa dal
passato: linflazione non dipende più dagli aumenti salariali decisi nei singoli
paesi, ma dalla tensione sulle materie prime”. Moneta mondiale e governo
mondiale, la politica si fa davvero alta. Alla fine del libro e della
conversazione, Padoa-Schioppa ci dice anche quel che dovremmo e potremmo essere,
delineando un modello di “crescita differenziata in cui i ricchi rallentano per
dare slancio ai poveri e alleggerire la pressione sulle risorse naturali”, allinterno
di “una economia di mercato che non va soppressa, ma indirizzata per aiutare
quel modello”. Si può
non essere daccordo, però i versi di Montale a questo punto suonano troppo
minimalisti. di Stefano Cingolani
( da "Giornale.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Esce martedì in
libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei
comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile
concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è
stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo
ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la
coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone
dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e
predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa
nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 59 ) » (6 votes, average: 3.67 out
of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica
sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova
enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi
finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i
cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo
predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo
di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come
presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite
dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è
consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul
Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo
monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi,
che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie
Commenti ( 48 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala
Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre
Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto
XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che
ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la
legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo
forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro
qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità
inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per
dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre
adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza
che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti,
popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi
Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno
disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del
documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono
stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma
restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato
davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di
essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di
Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con
il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania,
Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa
confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il
diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la
bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 42 ) » (10
votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09
Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Virgilio Notizie"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Si complica il
risiko energetico in Europa mentre South Stream, uno dei progetti di gasdotto
principe nella futura architettura del metano, avanza lentamente a causa del
nodo bulgaro. Gazprom tenta oggi il colpo di spugna sulle tensioni con Sofia e
annuncia di "aver accettato di siglare con la controparte un accordo di
cooperazione per il transito di gas naturale attraverso il territorio della
Repubblica di Bulgaria nel quadro del progetto South Stream", nato nel
giungo 2007 da un'intesa con Eni. E "la firma dell'accordo è prevista nel
prossimo futuro" dice la compagnia. Ma Russia e Sofia per ora non hanno
messo ancora nero su bianco e questo pesa sul progetto che dovrebbe agganciare
l'Europa al metano russo, bypassando da Sud l'Ucraina. Un niente di fatto che
mette in evidenza la ritrosia al dialogo del Primo ministro bulgaro Sergei
Stanishev nei confronti di Mosca, dopo la crisi del
gas dello scorso inverno e il conseguente stop alle forniture che hanno
fortemente colpito i Balcani. Il primo Ministro russo Vladimir Putin ha
assicurato che "non vi è alcuna differenza di vedute tra la Russia e la
Bulgaria" e prevede che un accordo sarà firmato "entro due
settimane". Ma l'annullamento della sua partecipazione al Forum energetico
di Sofia la scorsa settimana e il protrarsi dei tempi nella firma bilaterale
con la Bulgaria lasciano spazio alle illazioni. Mentre resta agguerrita la
concorrenza del progetto di gasdotto Nabucco che vorrebbe aggirare la Russia,
spalleggiato in sede europea da una forte lobby e sostenuto anche dagli Usa.
Oggi, in attesa dei colloqui con Stanishev (rimandati di un giorno) il
presidente russo Dmitri Medvedev ha chiamato a rapporto i vertici energetici
del Paese: il capo di governo Putin e il numero uno del colosso energetico
Gazprom, Aleksei Miller. Poi ha detto di "sperare" in una firma a
breve. Di fatto Mosca sostiene pienamente il progetto South Stream, destinato a
passare sotto il Mar Nero, sino appunto alla Bulgaria, per poi dividersi a
nord-ovest (verso l'Austria) e verso sud, portando il metano in Grecia e in
Italia. Il presidente bulgaro Georgi Parvanov sabato scorso ha detto che la
visita di Stanishev a Mosca "non sarà facile". Ma la Russia ha anche
una buona moneta di scambio nelle sue mani: il Paese è pronto a esplorare la
possibilità di concedere un prestito alla Bulgaria per la costruzione della
centrale nucleare di Belen, progetto a corto di fondi. La Russia aveva in
passato proposto un contratto di credito, tuttavia Sofia ha fatto orecchie da
mercante. Nel frattempo non manca chi tifa contro South Stream, ideato da
Gazprom e dall'italiana Eni. "Il pubblico battibecco tra la Russia e la
Bulgaria è raro e rivela il persistere delle tensioni dopo i tagli del gas
russo nel mese di gennaio" si legge in un'analisi del think-thank statunitense
Stratfor, vicino al dipartimento di Stato americano. Per poi sottolineare le
"difficoltà logistiche" del progetto e definirlo "uno strumento
politico". Per poi recriminare che "lo scopo di discutere e
pianificare il progetto è principalmente politico e pensato per mostrare che i
paesi sono alleati con la Russia, o perlomeno disposti a riconoscere la sua
posizione dominante nella sfera (ex) sovietica". Inoltre mancherebbe
"la tecnologia per costruire il gasdotto nonchè il denaro". Ovvio che
Nabucco al think-thank statunitense piace di più. Ma come spesso ripetuto da
Gazprom, per quest'ultimo gasdotto si proporrebbe un altro problema: con cosa
riempirlo? Visto che la Russia ne verrebbe tagliata fuori e gli altri fornitori
hanno già contratti in essere con Mosca. Nel contesto della
crisi finanziaria mondiale,
i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno,
secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" aveva detto a
febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il
costo delle spese". Ossia "materiali" e
"servizi". E intanto al Cremlino si lavora a una nuova carta
energetica annunciata da Dmitri Medvedev la scorsa settimana dalla Finlandia.
Secondo principi già formulati dallo stresso capo di stato proprio in occasione
della visita di Parvanov a Mosca lo scorso 5 febbraio. "E' possibile un
aumento di capacità di questa via", aveva detto Medvedev su South Stream,
apparso deciso nel portare avanti la linea del dialogo. E da avvocato, quale è
per formazione, il presidente proponeva "due strade principali".
Ovvero "sviluppare una base internazionale giuridica per evitare i rischi
legati al trasporto di gas" e "senza dubbio aprire nuove vie".
( da "EUROPA ON-LINE"
del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Commenti 29 aprile
( da "Foglio, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Crisi
28 aprile 2009
Pregiudizi stracciati, aumentano copie e credibilità Toh, il Wall Street
Journal dello squalo Murdoch è più forte che pria Lunico
a sorridere è lo Squalo, Rupert Murdoch, con il suo sempre più influente Wall Street Journal.
Pagato nellagosto 2007 cinque miliardi e seicento milioni di dollari, un
prezzo considerato molto alto già allora, in questi tempi di crisi
finanziaria e pubblicitaria il giornale di Wall Street è lunico
quotidiano americano ad aver guadagnato copie rispetto allanno scorso,
soltanto una manciata (più 0,6), ma in netta controtendenza rispetto al mercato
(meno sette per cento, ha appena chiuso il mensile patinato della Condé Nast
“Portfolio” e ora si
teme per il Boston Globe) e ai concorrenti (Usa Today meno 7,6, New York Times
meno 3,5). Il successo di Murdoch, però, non è soltanto di vendita, ma di
credibilità. Larrivo del barbaro australiano aveva
indignato lestablishment culturale ed editoriale americano, convinto che lo squalo
avrebbe fatto strame dellautorevolezza del quotidiano finanziario
fino a stravolgerne la formula e trasformarlo in un grande tabloid
popolar-finanziario. Murdoch li ha lasciati dire e, in unintervista, ha
scherzato che avrebbe
messo in pagina foto di ragazze mezze nude, a condizione che avessero un master
in business administration. In realtà il suo obiettivo dichiarato era quello di
fare le scarpe al New York Times e diventare il primo giornale americano non
solo in termini di copie, ma anche di influenza. Eugene Roberts, il grande
direttore del Philadelphia Inquirer (diciassette Pulitzer in diciotto anni),
era uno di quelli che non ci credeva. Lanno scorso aveva detto
allAtlantic Monthly che temeva che il nuovo patron del Wall Street Journal avrebbe
trasformato il giornale finanziario in una specie di Usa Today, ovvero in un
giornale di informazione generalista, senza anima, poco interessato alle
inchieste, agli approfondimenti, alla bella scrittura. Usa Today è il primo
giornale americano con due milioni e centomila copie vendute ogni giorno.
Assieme al Wall Street Journal è lunico quotidiano
davvero nazionale dAmerica, tutti gli altri sono cittadini o regionali
anche se linfluenza del New York Times e del Washington Post e del Journal va ben oltre
i dati di vendita. Il Times, negli ultimi anni, ha provato a diventare
nazionale, ma più che altro è riuscito a compensare nazionalmente le copie
perse nellarea di New York. E, secondo i dati dellAudit bureau of
circulations, in
totale oggi vende 1 milione e 39 mila copie. Il Wall Street Journal di Murdoch
ne vende poco più del doppio (2 milioni e 82mila) e, almeno in questo, Murdoch
è riuscito ad avvicinarsi a Usa Today. Oggi la differenza è soltanto di
trentamila copie, ma il WSJ può anche contare sulle edizioni internazionali in
Asia e in Europa e, da molti anni, su una fedele e altamente remunerativa
colonia di lettori on line a pagamento interessati ai contenuti finanziari e
specialistici. Di recente, inoltre, ha lanciato unagile
applicazione che consente di leggere il giornale gratuitamente
sulliPhone. Il successo del WSJ di Murdoch si basa su contenuti di alta
qualità, nonostante i pregiudizi dei critici. A riconoscerlo, un anno dopo, è
proprio Eugene Roberts. In unintervista al mensile di estrema sinistra The Nation, Robinson
ha detto di essere “rimasto molto colpito” perché nel nuovo WSJ “ci sono più
inchieste internazionali ed è un giornale di maggior interesse generale, nel
complesso stanno facendo un buon lavoro nel raccontare le storie politiche e nazionali in modo
corretto e accurato”. Aggiunge Scott Sherman di The Nation: “I contenuti trash
non hanno invaso le pagine, le paure più terribili non si sono realizzate.
Murdoch non ha spento la qualità di scrittura, non ha cambiato gli articoli
sulla Cina a favore dei suoi interessi, non ha cancellato le eccellenti pagine
su arte, fotografia, musica, danza e teatro e non ha assassinato il famoso A-hed,
larticolo strano e non convenzionale che compare sulla prima pagina del Journal dal