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Report "crisi"   28-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Al tramonto anche gli operai della Nba ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si chiama crisi finanziaria ed ha abbattuto le vendite delle quattro ruote. Dentro, sul parquet si chiama LeBron James. È lui il fenomeno della Nba che con la maglia di Cleveland ha celebrato il funerale dei Pistons, come all'inizio degli anni Novanta aveva fatto un'altro fenomeno, Michael Jordan, il più grande giocatore di tutti i tempi.

Sale la temperatura in Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: PROTEZIONISMO Sale la temperatura in Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici Speculazione all'attacco: a picco petrolio, alimentari e compagnie aeree MARCO ZATTERIN Crollano il peso messicano e il real brasiliano: a rischio le loro esportazioni La Russia blocca gli acquisti di carne suina dall'Arizona La Ue: la nostra è sicura CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Agli gnomi degli affari,

babelick ha detto: ovvio che se sfidi italia-francia e germania ti attiri le antipatie di questi paesi che nel 2009 non ti lasceranno più spazio in parlamento e gli stanno tolgono ( da "KataWeb News" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

La crisi in un documentario ( da "KataWeb News" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi in un documentario 27 aprile 2009 alle 17:34 — Fonte: kataweb.it — 0 commenti S'intitola 'American Casino' ed è il primo documentario ad affrontare l'argomento della crisi finanziaria mondiale, da Wall Street in giù di ARIANNA FINOS

Carisparmio, la crisi taglia un terzo dell'utile ( da "Alto Adige" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale. L'assemblea - che si è tenuta presso la Haus der Kultur di via Crispi - ha inoltre deciso la ripartizione dell' utile con 4,90 euro per azione che saranno in distribuzione dal prossimo 5 maggio. L'assemblea ha approvato anche la proposta di ridurre da 15 a 14 (soprassedendo così alla sostituzione del consigliere Norbert Schweitzer scomparso nel novembre

Economia & politica: salvi o a fondo insieme ( da "Giornale di Brescia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi economica - spiega Delzio - nasce dalla crisi della politica, che con le sue scelte azzardate ha stravolto l'intero sistema finanziario». Per Delzio - ex direttore dei giovani di Confindustria - l'attuale sfacelo prende le mosse nei primi anni Duemila con la deregolamentazione della finanza scaturita dalle scelte delle autorità di Stati Uniti e Gran Bretagna.

gli enigmi della politica italiana - marc lazar ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E inoltre perché dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla susseguente crisi economica starebbe per nascere un nuovo ciclo, segnato dall´imperativo delle regole e del ritorno alla politica. è una profezia che merita di essere discussa, innanzitutto per ragioni congiunturali: Berlusconi, come altri leader della destra ?

impennata della disoccupazione ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia interna e internazionale a reggere le spinte della crisi finanziaria innescatasi negli Stati Uniti. La disoccupazione è salita quindi al 3,9 per cento e la provincia è scesa di dieci posizioni nella classifica generale (al ventitreesimo posto) mantenendo però la migliore performance in Friuli Venezia Giulia (4,3 per cento la media, scomposta nel 4 per cento di Udine,

la stretta creditizia costa alle imprese oltre 62 milioni ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A presentare i conti della crisi finanziaria è Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone, il quale ricorda che «a luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime, il tasso di riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea era pari al 4,0% e nel contempo i tassi sui prestiti alle imprese si attestavano al 5,

architetti a stelle e strisce in visita alle nostre aziende ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ed economica, le imprese friulane hanno risposto numerose ai diversi appuntamenti organizzati dalla Camera di commercio di Pordenone in collaborazione con il sistema camerale regionale. Le aree di Chicago e Houston, negli Usa, sono quelle che hanno risentito in misura più limitata della crisi globale: così hanno riferito gli importanti studi di architettura e progettazione

Carifermo, i conti sono ok ( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel comparto del risparmio gestito». Al 31 dicembre 2008 il patrimonio di Carifermo Spa ammonta a 146.832.911 euro. Questi dati pongono la banca ai vertici per solidità e solvibilità, fattori indispensabili, insieme alla liquidità,

modello udinese replicato in europa ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma la crisi finanziaria attuale quanto ha inciso su queste realtà? A sentire le dichiarazioni dei responsabili di Banca etica, non più di tanto. Se non fosse che il costo del denaro è notevolmente calato, praticamente non ne risentirebbe. Vivendo esclusivamente della differenza tra i tassi praticati ai risparmiatori e quelli praticati a chi ha ricevuto un prestito,

Eutelia, è braccio di ferro Barricate anti-'spezzatino' ( da "Nazione, La (Arezzo)" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: posto di lavoro a causa del groviglio finanziario e giudiziaro, in cui si muove l'intera vicenda, su cui pesa la richiesta di mobilità per 1957 addetti. Motivazioni, queste che hanno imposto la costituzione del tavolo di crisi al ministero dello sviluppo e del lavoro, che si è riunito ieri, con la partecipazione dei rappresentanti della presidenza del consiglio per sbrogliare l'

Beneduce, finanziere di Mussolini ( da "Arena, L'" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto.

Dopo le rondini del G7, la primavera delle riforme ( da "Milano Finanza (MF)" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i pesanti effetti che la crisi finanziaria avrà sui Paesi emergenti: un argomento che finora le istituzioni finanziarie internazionali dell'Occidente avevano sovranamente trascurato. E' singolare, d'altro canto, l'impostazione quasi marginale con la quale i nostri mass media hanno seguito gli incontri di Washington del G7, del G20,

di ALBERTO CAPISANI MILANO QUARANTOTTO ore alla resa dei con... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 28-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: le forti pressioni del governo federale che le ha abbondantemente aiutate nel corso della grande crisi finanziaria, hanno sempre respinto i piani proposti da Washington per tagliare i debiti. LE INDISCREZIONI che davano ieri per imminente una nuova iniziativa del Tesoro, una proposta definitiva, da «prendere o lasciare», sono rimaste, fino a tarda sera, dei pur attendibili rumors.

L'isola del nord svolta a sinistra ( da "Manifesto, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: figlio del default economico e della crisi finanziaria, dovrà definire un nuovo rapporto con l'Unione europea e con il mondo. Reykjavík già pensa di adottare l'euro Vittoria di socialdemocratici e verdi in Islanda Premier Sigurdardóttir, donna e omosessuale Remi Nilsen OSLO Le elezioni politiche in Islanda hanno avuto un risultato di portata storica.

Un tam-tam riapre il caso dell'Accademia di Belle Arti. Un tam-tam che racconta di una ... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sempre stretta tra una crisi finanziaria e l'altra, la delibera del gettone può non essere capita. Non uno scandalo, sembra di capire dal discreto confronto e dall'educato dibattito che si è aperto, ma un dubbio sull'opportunità. Perché se nessuno mette in dubbio che la presenza di professionalità e impegno al servizio di un'istituzione che dal 1573 è un pezzo di storia della città,

Confindustria, Della Gatta: ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha evidenziato il parlamentare la crisi finanziaria perdurante, anche se non estremamente drammatica, aggiunta a quella energetica precedente, alle lentezze sulla realizzazione del nucleare, al sud produce effetti più gravi. A tanto si aggiungono inadempienze della Regione Campania che ancora fanno sentire negatività impressionanti.

Giù il turismo, sale Big Pharma ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le sensibili antenne dei mercati finanziari hanno colto il pericolo vendendo i titoli più rischiosi come quelli delle compagnie aeree, del tempo libero e delle commodities, premiando i settori farmaceutico e le biotecnologie. Giù anche il prezzo del petrolio del 2,7%, che si è portato in serata a 50,14 dollari al barile per i timori di un ulteriore rallentamento dell'

Opel, Magna in trattative per il 20% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: decisa da General Motors in crisi finanziaria, giunge in un anno elettorale. Spd e sindacati hanno preso posizione contro l'opzione Fiat perché è quella che a loro dire comporterebbe troppi tagli. Per fare pressione, il sindacalista di IG Metall Armin Schild ha detto proprio ieri che i lavoratori Opel non firmeranno alcun accordo di riduzione dei costi con GM,

Benessere, altro che crescita zero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come detto, hanno tendenza ad accelerare nei periodi di crisi, ecco che l'uscita dall'attuale crisi finanziaria e reale sarà tutto meno che il ritorno ai vecchi valori e alle vecchie abitudini, come qualcuno prevede, e forse spera. Tutto bene, dunque, e basta solo aspettare che la crisi giunga al termine?

Un futuro bloccato da malinconia e lutto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un futuro bloccato da malinconia e lutto di Michel Wieviorka L a crisi finanziaria, nonché economica e sociale, di cui si parla tanto dal settembre 2008, darà forza all'azione politica di sinistra? In effetti si sentono discorsi più vicini alle idee di sinistra che di destra: si parla di programmi keynesiani, di ritorno allo Stato, di nazionalizzazione delle banche,

Speciale bilanci è in arrivo in edicola con il Sole 24 Ore ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre:

BofA-Merrill: Thain all'attacco ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non vuole essere, dice, il volto della crisi finanziaria, degli eccesssi dei banchieri di Wall Street alla caccia di bonus esorbitanti senza trasparenza. Il capro espiatorio di merger discutibili a cominciare da quello che lo ha visto protagonista, la fusione tra Bank of America e la sua Merrill Lynch.

Bruxelles stringe sugli hedge fund ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 43 autore: Regole. Direttiva sulla leva finanziaria Bruxelles stringe sugli hedge fund Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato Più sorveglianza sugli hedge fund e un tetto massimo alle remunerazioni e alle liquidazioni dorate di manager delle società quotate.

Vienna la città dove si vive meglio, Milano 41esima ( da "Reuters Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "Come risultato dell'attuale crisi finanziaria, le multinazionali stanno cercando di rivedere le loro policy di incarichi internazionali, nell'ottica di tagliare i costi", ha detto Slagin Parakatil, ricercatore senior di Mercer, in una nota. Continua...

I broker adesso si pentono (al cinema) ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn. Tra applausi, risa e commozione, passano sullo schermo broker scriteriati, cittadini che hanno perso tutto inseguendo il sogno americano. Tra i banchieri uno racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri: inquadrato in penombra,

L'integrazione coinvolga anche l'America di Obama ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi attuale sembra aver intaccato anche il soft power Usa, specialmente in confronto ai cosiddetti valori asiatici... Non c'è dubbio che la crisi finanziaria abbia danneggiato il nostro soft power sul versante dell'economia, con il problema di credibilità del modello Wall Street.

Il volto dell'Asia che verrà ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A fronte di una caduta della fiducia negli Usa - provocata da una crisi finanziaria il cui effetto sarà il crescente ruolo della mano pubblica nell'economia - Kissinger ritiene fondamentale portare Cina e India dentro una coerente cornice internazionale che va messa in grado di funzionare anche senza la leadership di un solo Paese.

Ankara investe nel piano Anatolia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La Turchia sente la crisi finanziaria come gli altri Paesi – ha detto Ekren al termine dell'incontro - ma a fine 2008 abbiamo registrato un prodotto interno lordo molto soddisfacente, pari a 748 miliardi di dollari. Il pacchetto di incentivi all'economia funziona e il processo di privatizzazione prosegue: l'Italia è il primo Paese per l'

della stampa internazionale ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 Il giudizio della stampa internazionale Time I primi mesi della presidenza di Obama sono stati tra i più spettacolari della storia americana dai tempi di Roosevelt, scrive Joe Klein. Ma le prove più difficili sono davanti a lui, dalla capacità di gestire la crisi finanziaria al Medio Oriente

mondo del lavoro ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ECONOMIA E MANAGEMENT DELLE ISTITUZIONI E DEI MERCATI FINANZIARI/FINANCE " MARKETING MANAGEMENT " IN INGLESE: ECONOMICS AND MANAGEMENT OF INNOVATION AND TECHNOLOGY " ECONOMICS AND MANAGEMENT IN ARTS, CULTURE, MEDIA AND ENTERTAINMENT " INTERNATIONAL MANAGEMENT. Laurea Magistrale Domanda di ammissione online entro il 29 maggio www.

I titoli ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E, su questi mercati poco regolati, la maggioranza delle transazioni avvengono per una frazione del loro valore originario. Ma la crisi finanziaria non era stata scatenata da una sottovalutazione del rischio e dalla mancanza di regole stringenti? Giu. Fer.

senza titolo ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 I migliori I migliori cinque titoli dello S&P/MIB di ieri e il loro andamento settimanale

Corre Bpm, frena Autogrill ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di Paola Pica Corre Bpm, frena Autogrill MILANO Rush finale sostenuto da una Fiat sopra gli 8 euro per Piazza Affari che ha chiuso così in terreno positivo una seduta che prometteva il peggio.

Aedes, Intesa e Mps per l'aumento ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano /2 Aedes, Intesa e Mps per l'aumento ( Pa.Pic.) Accordo in dirittura per l'aumento di capitale da 150 milioni di Aedes. Intesa Sanpaolo e Mps sono le capofila del consorzio di banche che garantirà la ricapitalizzazione.

Quattro fondi in gara, sale Safilo ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano /1 Quattro fondi in gara, sale Safilo ( giu. fer.) Vola in Borsa Safilo, dove ha chiuso in rialzo del 4,9% grazie alla conferma ufficiale che la trattativa in corso tra l'azionista di controllo Only 3T della famiglia di Vittorio Tabacchi con i fondi di private equity si chiuderà «

shop at pzeroweb.com ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 shop at pzeroweb.com

Finanziari ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 37 Economia/Mercati Finanziari Corriere della Sera Martedì 28 Aprile 2009

Aldo Ciaramella CAMPOBASSO Por 2000 2006, sostanzialmente chiuso, quasi tutto rendicontato. ( da "Tempo, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alluvione e per ultimo la grande crisi finanziaria mondiale che hanno fatto crollare il Pil e l'occupazione locali. Punti di criticità per l'assessore Vitagliano da cui il Molise ha saputo rialzarsi conquistando attraverso gli interventi del Por e le misure messe in campo spazi nel mondo del lavoro e della finannza creativa «Abbiamo ottenuto un grande traguardo -

 ( da "Tempo, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per alleviare le conseguenze della crisi finanziaria sull'economia reale sono in arrivo: una moratoria delle tariffe degli enti sub-regionali (a partire dall'acqua potabile) e delle tariffe dei servizi pubblici locali (mense scolastiche e trasporto pubblico); l'accordo con le associazioni di categoria del commercio per la spesa agevolata per la terza e quarta settimana (

Street ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al contribuente Usa.

Notizie in 2 minuti ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Spettacoli Il primo documentario sulla crisi negli Usa Al Tribeca Film Festival di New York, ecco American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn: ceto medio rovinato dai mutui e broker che sembrano pentiti di mafia. Sport Si apre il derby scudetto I 7 punti di distacco fra Inter e Milan,

Banche e crisi, il peggio deve ancora venire?. ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina.

IL CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA ( da "Stampa, La" del 28-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi sanitaria e crisi finanziaria hanno molti aspetti in comune. Il primo è appunto la mancanza di un rimedio già pronto: niente vaccini contro la febbre, nessuna ricetta valida per bloccare i danni legati all'insuccesso dei mutui subprime.

Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina.

Il Noe fruga tra i rifiuti secchi ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria della piattaforma Conai, versione pubblica, è determinata dall'uscita del Comune di Tortolì, che con i suoi diecimila abitanti resta il maggior conferente della provincia. «La scelta - spiega Marcella Lepori, nelle vesti di sindaco di Tortolì - di affidare la gestione del secco alla stessa società che gestisce la raccolta complessiva dei rifiuti è stata determinata

L'allarme di Draghi: "Sarà crisi pesante nei paesi emergenti" ( da "Finanza.com" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: L'allarme di Draghi: "Sarà crisi pesante nei paesi emergenti" (27 Aprile 2009 - 08:00) MILANO (Finanza.com) - Da La Stampa: La crisi finanziaria metterà in ginocchio anche i Paesi in via di sviluppo. L'allrame viene lanciato dalla Banca mondiale, secondo cui entro fine anno ci saranno 90 milioni di poveri in più.

Perdita record per Nomura ( da "Finanza.com" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: oltre agli effetti negativi della crisi finanziaria. L'anticipazione è stata riportata ieri dal Nikkei English News. Nomura, che ha rilevato gli asset asiatici di Lehman Brothers, aveva già chiuso il terzo quarter in rosso per 342,9 miliardi e a marzo aveva varato un maxi-aumento di capitale da 300 miliardi.

Prestiti, crescita vicina allo zero ( da "Denaro, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: risalgono al quarto trimestre del 2008, in piena crisi finanziaria. La crescita nel periodo è più che dimezzata rispetto ai primi tre mesi dell'anno scorso: dal 5,1 al 2,3 per cento, valore più basso d'Italia se si eccettuano il Molise e la Valle d'Aosta (il cui peso sul totale nazionale è però esiguo).

Reti di Pmi e più infrastrutture per crescere ( da "Denaro, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi: "la crisi finanziaria è diventata anche una crisi del settore reale. Pochi sottolineano gli effetti negativi di un complessivo e consistente aumento dei prezzi delle materie prime, ma il settore orafo è stato uno dei primi a risentirne con un livello qualitativo leggermente calante spiega Panico : è necessario porre un freno a questa situazione e trovare un modo per comprare

Intesa con il Fmi: c'è ottimismo ( da "Denaro, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: durante l'ultima conferenza di Amburgo sulla crisi finanziaria mondiale e il suo impatto, i colloqui della Turchia con il Fmi sono normali, e soprattutto sono necessari per avviare un cambiamento nel settore privato. "Noi riteniamo che il programma Fmi - dice Simsek - sia in linea con i nostri interessi".

Unioncamere Toscana, positivo il 2007, nel 2008 imprese in perdita ( da "Sestopotere.com" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: patrimoniale e finanziaria in cui le società di capitali toscane si trovavano un momento prima dell'ingresso nella crisi. Una simulazione per il 2008 relativa alle sole società di capitale manifatturiere segnala tuttavia che il numero di imprese che dovrebbero presentare bilanci in perdita è destinato ad aumentare dell'1,

Giochi proibiti a Wall Street ( da "Corriere.it" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sul­livan, nega che la sua assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che la compa­gnia, nazionalizzata, è già costata ol­tre 150 miliardi di dollari al contri­

Beneduce, finanziere di Mussolini ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto.

Beneduce, finanziere di Mussolini ( da "Arena.it, L'" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto.

CIAK! MI GIRA IL CRAC AL TRIBECA FESTIVAL BY DE NIRO SI SPARANO IL PRIMO DOCU-FILM SULLa follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri - A fine lA gente ( da "Dagospia.com" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al contribuente Usa.

Seiviaggi potenzia L'Islanda e lancia i nuovi cataloghi estate ( da "TTG Italia Online" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alla normalita dopo la pesante crisi finanziaria dell'autunno 2008". Proprio l'Islanda propone, infatti, itinerari individuali in auto e fuoristrada, programmi di gruppo con guida in italiano e activity tour con escursioni a cavallo, in mountain bike, rafting e kayak. Novita per l'estate 2009 sono i programmi Iceland Trophy con Superjeep Land Rover Defender guidate dai partecipanti.

Asia centrale/ Al via summit per salvataggio mare di Aral ( da "Virgilio Notizie" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha aperto oggi il vertice del Fondo internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando che neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli sforzi per cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio assicurare che, a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non cancellerà il lavoro previsto", ha detto Nazarbaev.

Carifermo, un bilancio in salute ( da "Corriere Adriatico" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in linea con l'intero sistema bancario, a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel comparto del risparmio gestito". Il livello di patrimonializzazione complessiva che tocca il 15,70 per cento, con un Tier1 del 14,06 per cento. Il patrimonio al 31 dicembre 2008 si posiziona ad euro 146.

RBS da Euribor flat a Euribor con spread pag.2 ( da "Trend-online" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: riprendere la politica monetaria espansionistica recentemente abbandonata per far fronte alla crisi finanziaria. La quotazione sul Mercato Obbligazionario Telematico rende possibile il disinvestimento anche prima della scadenza. Per maggiori informazioni invitiamo a consultare il sito www.certificatiederivati.it , il primo sito italiano specializzato in certificati di investimento.

ROMANIA/ PARLAMENTO APPROVA MODIFICA BILANCIO CON CONTRAZIONE 4% ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gheorghe Pogea ha dichiarato dopo il voto che la modifica della Finanziaria permette di garantire un buon bilanciamento del budget e dà prova della serietà del governo romeno. Il ministro ha spiegato che le modifiche sono dovute alla crisi finanziaria che ha colpito i mercati e molti Paesi del mondo e che ha costretto la Romania a rivedere le proprie stime di crescita dal +6% al -4%.

ASIA CENTRALE/ AL VIA SUMMIT PER SALVATAGGIO MARE DI ARAL ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha aperto oggi il vertice del Fondo internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando che neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli sforzi per cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio assicurare che, a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non cancellerà il lavoro previsto", ha detto Nazarbaev.

ANNA MARIA ASPRONE È ARRIVATO A NAPOLI CON LE IDEE CHIARE E SI è MESSO SUBITO AL LAVORO... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 28-04-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: La nostra è una crisi finanziaria, non economica, dettata dalla mancata erogazione dei fondi della legge 49/80. Trecentomila euro di entrate certe non bastano a pagare ogni anno 500mila euro di stipendi e duecentoquarantamila di fitto. Il mio obiettivo - conclude Pace - era prevenire il crac chiedendo aiuto e non il contrario».

Seiviaggi amplia i programmi su Islanda, Groenlandia e Svalbard ( da "TravelQuotidiano.com" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sta tornando alla normalità dopo la pesante crisi finanziaria dell'autunno 2008. In collaborazione con i nostri partner, stiamo lavorando per consolidare e migliorare i nostri risultati su questa destinazione di nicchia che sta riscuotendo molti consensi tra i viaggiatori italiani» commenta il titolare, Manuel Cazzaniga.

Seiviaggi arricchisce la programmazione artica ( da "GuidaViaggi.it" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria dell'autunno 2008. In collaborazione con i nostri partner - sottolinea Manuel Cazzaniga responsabile marketing e programmazione di Seiviaggi - stiamo lavorando per consolidare e migliorare i nostri risultati su questa destinazione di nicchia che sta riscuotendo molti consensi tra i viaggiatori italiani e riteniamo abbia grandi potenzialità di crescita sia in estate

Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, "Sussidiarietà e piccole e medie imprese",: incontro con Giorgio Vittadini ( da "Sestopotere.com" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: partendo dal suo working paper sulla crisi finanziaria, spenderà un giudizio culturale sulla crisi, sulle sue dinamiche ed origini. Insieme, si cercherà di capire come la politica, anche locale, possa favorire gli elementi di sussidiarietà per le nostre imprese. A moderare gli interventi sarà il Direttore della Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena,

Crisi. Si parla di ripresina ma la fiducia degli italiani cala. Le attese del Paese ( da "AmericaOggi Online" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dei mercati finanziari, possano far ben sperare. La chiave di volta, a nostro avviso, sta negli effetti che avranno concretamente i pacchetti di stimolo fiscali varati dai governi europei. Nella maggior parte dei casi sappiamo purtroppo che si tratta di operazioni mistificatorie che di fatto hanno messo assieme e totalizzato misure già annunciate nelle fasi iniziali della crisi.

FONDAZIONE CARIPLO/ AVANZO 2008 PARI A 77,9 MLN,EROGATI 211,6 MLN ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: caratterizzato dalla crisi economico-finanziaria che ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, dal quale traiamo le risorse necessarie per l'attività istituzionale filantropica. Per mantenere il livello erogativo elevato coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha ritenuto di utilizzare parte delle risorse accantonate negli anni precedenti nell'

FORTIS/ CAOS E PROTESTE A ASSEMBLEA AZIONISTI SU CESSIONE A BNP ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il progetto di vendere Fortis Banque a Bnp è stato lanciato ad ottobre a causa della crisi finanziaria e da allora è costantemente contrastato dagli azionisti che si ritengono ingannati. L'istituto bancario e assicurativo Fortis, divenuto oggi Fortis Holding, fiore all'occhiello della finanza belga-olandese, è stato duramente colpito dalla crisi.

Dipietristi di sinistra ( da "AprileOnline.info" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Da qui il riferimento alla crisi finanziaria, e alle sue vittime principali (i lavoratori), è breve. Ancora, un altro tema dolente per la sinistra, il contrasto all'immigrazione clandestina. Dice Donadi: "Non è possibile che non vi sia un approccio alternativo a quello leghista, crudele e xenofobo".

Crisi, Ref: ripresa arriverà dall'Asia,in particolare dalla Cina ( da "Velino.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La fase che abbiamo attraversato durante gli anni passati, sino allo scoppio della crisi finanziaria, si è caratterizzata per un ruolo importante dei paesi emergenti, e soprattutto delle economie asiatiche, all?interno dei circuiti economici e finanziari internazionali”. In particolare – scrivono i ricercatori del Ref –

conroe ha detto: "Estalla un recipiente con virus de la gripe porcina en un tren suizo" ("Un recipiente con virus dell'influenza suina esplode in un treno svizzero"). http://www.el ( da "KataWeb News" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

FORTIS/ DOPO ASSEMBLEA INFUOCATA, AZIONISTI DICONO SÌ A BNP-PUNTO ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il progetto di vendere Fortis Banque a Bnp è stato lanciato ad ottobre a causa della crisi finanziaria e da allora è costantemente contrastato dagli azionisti che si ritengono ingannati. L'istituto bancario e assicurativo Fortis, divenuto oggi Fortis Holding, fiore all'occhiello della finanza belga-olandese, è stato duramente colpito dalla crisi.

SICILIA/CONFINDUSTRIA:BENE GOVERNO REGIONE SU CREDITI IMPRESE ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano affrontare la grave crisi finanziaria. Le aziende non hanno incassato 1,6 miliardi di euro, di cui ben 134 milioni di mancati introiti hanno riguardato il solo settore dell'ospedalità privata che recentemente con sacrifici ha anche dato il proprio contributo per consentire alla Regione di mettere ordine nei propri conti".

##GAS/ RUSSIA-BULGARIA, SI COMPLICA RISIKO SU SOUTH STREAM ( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese".

Esportare il modello euro per prevenire le prossime crisi globali. Parla TPS ( da "Foglio, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non è (solo) una crisi finanziaria, non è (solo) di sistema e non è affatto del sistema. Spiega Tommaso Padoa-Schioppa: “Il collasso dell?economia pianificata di tipo sovietico fu il fallimento dell?idea stessa che il mercato potesse essere soppresso e sostituito da una regolazione statale imposta dall?

Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità ( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;

##Gas/ Russia-Bulgaria, si complica risiko su South Stream ( da "Virgilio Notizie" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese".

L'esperimento Fiat-Chrysler ( da "EUROPA ON-LINE" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel frattempo è esplosa la crisi finanziaria, che si è poi trasmessa all'economia reale. La crisi ha limitato le performance del gruppo nel 2008 (fino al terzo trimestre i risultati erano eccezionali) e riportato in rosso i conti nel primo trimestre 2009. Ma i recentissimi dati sulle vendite in Europa ci dicono che Fiat sa competere anche nelle acque agitate di questa recessione.

Toh, il Wall Street Journal dello squalo Murdoch è più forte che pria ( da "Foglio, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in questi tempi di crisi finanziaria e pubblicitaria il giornale di Wall Street è l?unico quotidiano americano ad aver guadagnato copie rispetto all?anno scorso, soltanto una manciata (più 0,6), ma in netta controtendenza rispetto al mercato (meno sette per cento, ha appena chiuso il mensile patinato della Condé Nast “


Articoli

Al tramonto anche gli operai della Nba (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

I CATTIVI RAGAZZI IL BOTTEGHINO Reportage Così il basket rispecchia l'economia Addio al marchio Pontiac e alle muscle car IL PALMARES IL TORNADO Al tramonto anche gli operai della Nba Il motto: «Mettiamoci al lavoro». Gioco duro e troppi gomiti alti 2008: tutto esaurito Oggi molti posti vuoti e biglietti scontati GIANLUCA PAOLUCCI 1967 La Firebird 2005 La Solstice 1964 La Gto Campioni col boom dell'industria, giù con la new economy L'ultimo titolo risale al 2004: poi il declino E domenica il crollo I "pistoni" di Detroit seguono i destini delle big dell'auto INVIATO A DETROIT La fine di un'era è arrivata per Detroit in una domenica pomeriggio tiepida sul parquet di un'arena di basket. Se il basket fosse lo specchio dell'economia americana i Detroit Pistons sarebbero General Motors, Ford e Chrysler, tutte insieme. E se questa equivalenza fosse vera, la partita persa domenica dai Pistoni di Detroit - e già il nome rende l'idea - corrisponderebbe a una bancarotta collettiva. Siccome il basket è davvero almeno uno degli specchi possibili dell'economia americana, la fine di un'era non è arrivata per caso e il 99 a 78 rimediato nell'ultima partita contro Cleveland va al di là del risultato sportivo (eliminati al primo turno dei playoff). I Pistons sono una squadra operaia da sempre. Li chiamano «bad boys», i cattivi ragazzi, per quel loro gioco duro ma concreto, poche giocate spettacolari, qualche gomito alto di troppo, tanto lavoro. Il motto dei tifosi è «let's go to work», mettiamoci al lavoro, e la dice lunga sullo spirito. Una squadra da «blue collar» dell'industria dell'auto, le tute blu che continuano ad affollare i posti più economici nella parte alta delle tribune nonostante il dominio dei Cleveland Cavaliers nelle prime tre partite. Ma è anche la squadra delle grandi corporation delle quattro ruote, che pagano qualche centinaio di migliaia di dollari l'anno per affittare le terrazze, le corporate suites dove portare i clienti importanti. Corporation e tute blu che hanno fatto la ricchezza di Detroit e anche dei suoi Pistons. Secondo Forbes, che ogni anno compila stila l'immancabile classifica anche per lo sport, i Pistons a fine 2008 risultavano quarti in assoluto, con un valore stimato di 480 milioni di dollari, ricavi per 160 milioni ed un profitto operativo di 40 milioni. Il botteghino fa segnare il tutto esaurito fisso per le 41 partite casalinghe nelle stagioni 2007 e 2008, con una leggera flessione in questa stagione. Domenica molte terrazze erano vuote, chiuse. E comprare un biglietto nelle prime file era possibile fino a poche ore prima del match, impresa impensabile fino all'anno scorso per una partita dei playoff. I Pistons ci hanno provato fino all'ultimo, quantomeno a far tornare i conti. Se fino allo scorso anno i biglietti messi a disposizione degli ospiti erano una manciata, quest'anno hanno offerto a Cleveland pacchetti ultrascontati pur di riempire lo stadio. Più dei numeri e dei posti vuoti valevano però le facce disilluse degli spettatori che uscivano dal The Palace, l'arena dei Pistons. Davanti si erano appena trovati un tornado, una furia distruttrice: fuori, in fabbrica, si chiama crisi finanziaria ed ha abbattuto le vendite delle quattro ruote. Dentro, sul parquet si chiama LeBron James. È lui il fenomeno della Nba che con la maglia di Cleveland ha celebrato il funerale dei Pistons, come all'inizio degli anni Novanta aveva fatto un'altro fenomeno, Michael Jordan, il più grande giocatore di tutti i tempi. Prima di Jordan, i cattivi ragazzi dominavano. Due titoli a cavallo tra gli anni '80 e '90, quando le quattro ruote Usa erano uscite più forti di prima da una ristrutturazione dura per far fronte alla concorrenza dei costruttori giapponesi, arrivati in America con auto più piccole e più economiche. Poi, anni '90, Jordan ha annientato i Pistons e qualche anno più tardi la new economy ha fatto sembrare d'un colpo la vecchia sana industria manifatturiera roba da museo. Se fosse vera l'equazione di partenza, non sarebbe certo un caso che quando scoppia la bolla speculativa della new economy, passa l'ubriacatura dell'high tech e si torna a guardare alle cose solide, i cattivi ragazzi di Detroit tornano ad essere rispettati e a far paura a tutti. Dal 2002 inanellano sei finali consecutive e un titolo, nel 2004. Fino a domenica, quando è finita un'era. «I piani per il futuro si faranno alla svelta perché non c'è più molto da sperare. Detroit potrebbe non arrendersi ma ci vorrà molto prima di risalire la china - tempo e frustrazione. Ma sarà inevitabile». Parola di Bob Wojnowski, detto Wojo, tifoso dei Pistons e commentare per il Detroit News. E non parlava dell'auto.

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Sale la temperatura in Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Retroscena Dopo la crisi bancaria, un altro disastro SUD AMERICA NEL CICLONE PROTEZIONISMO Sale la temperatura in Borsa Giù il turismo, su i farmaceutici Speculazione all'attacco: a picco petrolio, alimentari e compagnie aeree MARCO ZATTERIN Crollano il peso messicano e il real brasiliano: a rischio le loro esportazioni La Russia blocca gli acquisti di carne suina dall'Arizona La Ue: la nostra è sicura CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Agli gnomi degli affari, gente che pratica il cinismo come fosse una religione, la febbre suina ha regalato una catena di spunti inattesi. Ieri mattina si sono tuffati nella nuova settimana borsistica soppesando gli effetti di una possibile pandemia, poi all'apertura dei mercati hanno pronunciato il loro verdetto. Meno viaggi in vista: vendere i titoli di compagnie aeree. Stagione turistica in discesa e domanda d'oro nero in calo: cedere i future sul petrolio. Richieste di vaccini in salita: comprare azioni farmaceutiche. Sud America in difficoltà: liberarsi di real e pesos ricollocandosi sul dollaro. Tutto come un grande gioco, e c'è chi ha fatto soldi a palate speculando sulla salute a rischio. Succede che un morbo veda la luce in Messico dall'animale di cui per definizione non si butta nulla e che le conseguenze si diffondano in un batter d'occhio su tutto il globo. Anche in modo ingiustificato, se è vero che mangiare spuntature, bacon o salsicce non provoca alcuna conseguenza sanitaria. Vallo a dire ai russi, gente diffidente che ha bandito le importazioni suine dall'Arizona e quelle di ogni taglio di qualunque bestia da America Centrale, California, Texas e Kansas. Analoga la decisione di Ucraina, Cina, Kazakhstan, Emirati e Thailandia, che le Filippine si preparano a imitare limitatamente ai prodotti canadesi. Per l'industria del maiale è una perdita clamorosa. L'americana Tyson Foods, leader mondiale delle carni, ha lasciato il 6% a Wall Street, nonostante le reiterate rassicurazioni sulla sanità delle sue costate. L'Europa non rischierebbe nemmeno se ci fosse possibilità di essere contaminati a tavola, assicura la Commissione Ue. Importiamo 72 tonnellate di maiale l'anno, quasi tutto dalla Russia. Da noi la reazione al morbo cavalca una paura più giustificata col risultato che non si vola più verso la terra dei Maya. A catena, nelle ultime ore le agenzie di viaggio si sono viste annullare le prenotazioni. Il volo della Ventaglio da Milano per Cancún ieri è partito con il 35-40% di viaggiatori in meno rispetto a quelli che avevano comprato il biglietto. Cancellazioni del 30 cento anche in Russia, ma il calo è generalizzato in tutta Europa. La compagnia tedesca Tui ha sospeso i decolli per Città del Messico sino al 4 maggio. Le imprese britanniche hanno bloccato le missioni dei loro top manager. Nessuno fa ancora i conti. Gli economisti ricordano tuttavia che l'epidemia della Sars che ha colpito l'Oriente nel 2003 ha ridotto le presenze turistiche di 15 milioni di unità ed è costata alla regione 11 miliardi di dollari solo in questo settore. Con questo in mente sui listini sono inciampati malamente i titoli delle compagnie aeree intercontinentali, Lufthansa (-9,2%), British Airways (-7,75%) e Cathay Pacific (-8%). Male anche Air-France, in picchiata del 6,3 per cento. Nel bel mezzo della peggiore recessione dal dopoguerra è una notizia tremenda. Non solo per i vettori aerei. Da noi le vendite in Borsa hanno depresso anche Autogrill (-4,95%) perché gestisce la ristorazione in molti scali del Nord America. A Londra è collassato Carnival, il numero uno delle crociere (-6,7%). Il petrolio è sceso di un dollaro e mezzo a quota 48. Il dollaro s'è ripreso sull'euro (a 1,3131). Ma non è andata male per tutti. Mentre si aspetta di vedere se ci sarà un aumento del prezzo della carne di porco (perché se ne troverà sempre di meno garantita) o una sua diminuzione (perché nessuno la vorrà comprare), sorridono le società farmaceutiche. A Londra ha fatto faville la Glaxo (+6,1%), gruppo che commercializza il Relenza, il farmaco più richiesto del momento insieme con il Tamiflu della Roche (+4% a Zurigo). Il loro vaccino può andare a ruba. Si stima che le scorte non sarebbero sufficienti in caso di pandemia. «Non succederà» dicono alla Commissione Ue.

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babelick ha detto: ovvio che se sfidi italia-francia e germania ti attiri le antipatie di questi paesi che nel 2009 non ti lasceranno più spazio in parlamento e gli stanno tolgono (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 160 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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La crisi in un documentario (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi in un documentario 27 aprile 2009 alle 17:34 — Fonte: kataweb.it — 0 commenti S'intitola 'American Casino' ed è il primo documentario ad affrontare l'argomento della crisi finanziaria mondiale, da Wall Street in giù di ARIANNA FINOS

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Carisparmio, la crisi taglia un terzo dell'utile (sezione: crisi)

( da "Alto Adige" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Carisparmio, la crisi taglia un terzo dell'utile Il neodirettore generale Schedl: «Numeri molto positivi». Dividendo da 4,90 euro Il presidente Plattner: «Tre fattori hanno condizionato il risultato. Forte l'aumento degli impieghi a favore dell'economia locale». Il CdA ridotto di un membro BOLZAN0. «In questo contesto di crisi economica sono orgoglioso di poter presentere numeri molto, molto piacevoli, che una banca forte e sana può presentare ai suoi soci». Così Peter Schedl, neodirettore generale della Cassa di Risparmio di Bolzano, si è presentato al pubblico alla sua prima uscita ufficiale che fa seguito al suo recente insediamento al vertice della Sparkasse. L'assemblea annuale della banca presieduta da Norbert Plattner ha preso atto del calo di un terzo l'utile netto di esercizio della Cassa di Risparmio di Bolzano, attestandosi sulla cifra di 29 milioni di euro. Lo ha stabilito l'assemblea dei soci che ha approvato il bilancio 2008. La flessione è attribuita a investimenti di espansione della rete, ai costi di rifinanziamento sui mercati e alla crisi finanziaria globale. L'assemblea - che si è tenuta presso la Haus der Kultur di via Crispi - ha inoltre deciso la ripartizione dell' utile con 4,90 euro per azione che saranno in distribuzione dal prossimo 5 maggio. L'assemblea ha approvato anche la proposta di ridurre da 15 a 14 (soprassedendo così alla sostituzione del consigliere Norbert Schweitzer scomparso nel novembre scorso) i membri del CdA e ha provveduto a nominare il commercialista bolzanino Claudio Andreatta nuovo membro supplente del collegio sindacale.. Quella di ieri è stata quindi un'assemblea generale "tranquilla" caratterizzata solamente dai numeri. I risultati sono stati presentati dal presidente Plattner e dal nuovo direttore generale Schedl. «Tre fattori hanno concorso a condizionare il risultato - ha evidenziato il presidente - e nello specifico i notevoli investimenti destinati all'espansione della rete (13 sedi e filiali più 2 sedi di rappresentanza estera nel 2008), gli elevati costi di rifinnziamento sui mercati e le turbolenze derivanti dalla crisi del mercati finanziari. Ciò nonostante l'utile netto d'esercizio si attesta a oltre 29 milioni di euro». I mezzi complessivamente amministrati si sono attestati invece sui 16,5 miliardi di euro (+11,5% rispetto a fine 2007). Significativa la crescita della raccolta complessiva rispetto all'anno precedente: dai 9.555 milioni di euro di fine 2007 si è passati agli oltre 10.000 milioni di euro di fine 2008 (+7%). La raccolta diretta mostra una crescita di 855 milioni di euro (+16%) mentre la raccolta indiretta ha fatto registrare una contrazione del 10%. Gli impieghi verso la clientela sono invece cresciuti del 23% per un controvalore di circa 1.248 milioni di euro. In particolare in Alto Adige l'incremento degli impieghi si attesta sul 10% circa. «Il forte aumento degli impieghi - ha puntualizzato Plattner - attesta che la banca alimenta con abbondante liquidità l'economia locale». Per quanto riguarda l'assetto societario, a parte i piccoli azionisti, a detenere più del 2% delle azioni è solo la Fondazione con il suo 68,8%.

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Economia & politica: salvi o a fondo insieme (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 28/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Economia & politica: salvi o a fondo insieme Confronto, con interrogativi irrisolti, fra Matteo Colaninno (Pd) e Stefano Saglia (Pdl) Da sinistra: Saglia, Delzio, Colaninno e Fontana BRESCIA«Da un lato l'economia chiede di essere salvata dalla politica. Dall'altro la politica si ritrova in coma a seguito della crisi finanziaria». È il paradosso espresso da Matteo Colaninno (Pd), che ieri su invito dell'associazione culturale Popolarismo europeo si è confrontato con Stefano Saglia (Pdl) sul tema «Dalla crisi economica il Rinascimento della politica?». Il quesito ha preso le mosse dal volume «Politica ground zero: lettera d'amore di un giovane tradito», scritto da Francesco Delzio, direttore relazione esterne del gruppo Piaggio, seduto anch'egli tra i relatori all'hotel Master. La democrazia deliberativa Il pamphlet propone una visione provocatoria della politica e delle strade da seguire per la sua rinascita. «La crisi economica - spiega Delzio - nasce dalla crisi della politica, che con le sue scelte azzardate ha stravolto l'intero sistema finanziario». Per Delzio - ex direttore dei giovani di Confindustria - l'attuale sfacelo prende le mosse nei primi anni Duemila con la deregolamentazione della finanza scaturita dalle scelte delle autorità di Stati Uniti e Gran Bretagna. Le azioni dei governanti creano una «giostra impazzita, che in pochi anni divora dapprima l'economia e poi la politica stessa, che in ultima analisi ha deciso quindi di suicidarsi». Cosa fare per uscire dallo stallo? Delzio propone una democrazia deliberativa: «piccoli gruppi di cittadini che discutono su un tema ed elaborano proposte, che siano poi di riferimento per le istituzioni». Fin qui il manager-giornalista. E i politici, cosa ne pensano? «Sono un difensore della politica tradizionale, perchè ne sono figlio» osserva Saglia, che aggiunge: «I giovani dovrebbero portare un contributo innovativo alla vita politica, ma il loro ingresso è reso difficile dalla persistenza della vecchia generazione». Il presidente della Commissione lavoro della Camera ritiene che l'Italia abbia bisogno di una macchina organizzativa più snella e quindi «eliminazione del bipolarismo e snellimento delle procedure». A livello mondiale invece «la globalizzazione ha fallito sia perchè non ha portato il benessere alle persone più povere sia perchè ha prodotto la crisi finanziaria». La politica non è morta Secondo Colaninno «la politica non è morta», ma le nostre istituzioni sono in difficoltà. «Prima di entrare in politica - annota - toccavo con mano la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma non ero preoccupato perchè ho sempre creduto nel valore democratico della politica». Per l'ex presidente dei giovani industriali è oggi assente «il confronto parlamentare tra maggioranza e opposizione», che non dipende dalla pesantezza burocratica: «Più snella di così la nostra democrazia non può essere contemplata. Su alcuni aspetti si può semplificare, ma ricordiamoci che essa necessita del bilanciamento equilibrato dei poteri». Il vero problema risiede «nella distanza creatasi tra cittadini ed eletti, ingigantita dall'attuale legge elettorale». Oltre alla crisi, filo conduttore del convegno è stata l'Unione Europea. «Un attore assente dalla politica mondiale di oggi, che ha raggiunto l'integrazione economica, ma ha fallito in quella politica» chiosa Delzio. Gli fa eco Colaninno: «I leader politici non possono essere europeisti soltanto quando prendono decisioni in prima persona. Mi piacerebbe vedere un europeismo coerente e non a singhiozzi». Mentre Saglia è lapidario: «Oggi a livello mondiale dialogano soltanto Usa e Cina, l'Europa è completamente fuori dai giochi». Mario Nicoliello

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gli enigmi della politica italiana - marc lazar (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 31 - Commenti GLI ENIGMI DELLA POLITICA ITALIANA MARC LAZAR Silvio Berlusconi e le difficoltà della sinistra costituiscono i due grandi enigmi politici italiani. E sono al centro del recente saggio di Aldo Schiavone, L´Italia contesa (Laterza), che sta suscitando un dibattito pubblico. Schiavone offre una serie di riflessioni stimolanti sull´Italia contemporanea, il solo Paese ad aver subìto a un tempo il grande sconvolgimento tecnologico iniziato oltre due decenni fa, e una crisi politica di vasta portata. A suo giudizio, Berlusconi è il frutto delle specificità italiane del XX secolo, e il berlusconismo un´"ideologia di transizione". Ma la vera originalità provocatoria del libro sta nel fatto che Aldo Schiavone parla di tutto questo al passato. Per lui il berlusconismo è in via di sparizione, perché si sta chiudendo il ciclo del liberismo e del declino della politica apertosi negli Anni 80, e incarnato appunto dall´attuale presidente del Consiglio. E inoltre perché dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla susseguente crisi economica starebbe per nascere un nuovo ciclo, segnato dall´imperativo delle regole e del ritorno alla politica. è una profezia che merita di essere discussa, innanzitutto per ragioni congiunturali: Berlusconi, come altri leader della destra – si pensi ad esempio a Sarkozy – si è immediatamente adattato alla nuova congiuntura economica, erigendosi a grande protettore di una popolazione fragile e prendendo disinvoltamente a prestito i temi cari alla sinistra. Ma anche per ragioni più profonde. Il berlusconismo è caratterizzato dalla combinazione di tre elementi: il tentativo di imporre un´egemonia culturale; la formazione di un blocco sociale, e infine la costruzione di un´alleanza politica. L´egemonia culturale trae la sua potenza dalla plasticità: lungi dall´essere univoca, confinata al liberismo, al mercato, al privato e alla violazione delle regole, associa in continuazione elementi contrari, includendo ad esempio oggi la protezione pubblica e la compassione sociale. Questa plasticità mira a coagulare le diverse componenti del vasto blocco elettorale del centro-destra, formato in larga maggioranza da cattolici praticanti, ma anche da laici: piccoli imprenditori, liberi professionisti, artigiani e commercianti da un lato, e dall´altro fasce popolari scarsamente politicizzate e a basso livello di istruzione, spaventate dalla modernizzazione, dalla globalizzazione, dall´Europa, dagli stranieri. In definitiva, il berlusconismo consiste nell´unificare le destre e una parte del centro, ieri in una coalizione e oggi nel Pdl, alleandosi al tempo stesso con la Lega. Senza dubbio il Pdl è fragile, e dipende dalle sorti del suo creatore. Eppure, oggi più che mai costituisce il partito dominante e dominatore di un bipartitismo incompleto, che approfitta pienamente della crisi della sinistra. Una crisi che a sua volta suscita molti interrogativi. Di fatto, per molto tempo la sinistra italiana, e in particolare il Partito comunista italiano, aveva esercitato un´attrazione irresistibile sulle altre formazioni della sinistra europea, ma anche su un gran numero di intellettuali che oggi stentano a comprendere le sue attuali avversità. Sedotti dal suo fascino, hanno celebrato il suo ruolo nella Resistenza, il suo antifascismo, la sua forza politica e sociale, la sua ricchezza intellettuale, la sua indipendenza da Mosca. E hanno preferito ignorare l´impotenza politica del Pci, perennemente in minoranza alle elezioni, il suo conformismo, e a partire dagli Anni 60 anche la sua incapacità di comprendere le trasformazioni in atto nella società, la sua sordità alle aspirazioni dei giovani, la sua organizzazione autoritaria e la sua impossibilità di rompere con il sistema comunista mondiale. Tutto questo ha contribuito, insieme ad altri fattori originati dalla Dc, a bloccare il sistema politico italiano. Alla fine degli Anni 80, la decisione di trasformarsi in Pds è stata coraggiosa e opportuna; ma ha comunque destabilizzato la sinistra italiana, resa orfana non solo dalla crisi del comunismo, ma anche da quella del socialismo. Dopo la sconfitta del 1994, nel confronto con Berlusconi, la sinistra ha avviato una manovra sagace: constatando che non avrebbe mai potuto vincere da sola, ha deciso di allearsi a una parte del centro, dapprima in una coalizione e più recentemente in seno al Pd. Ha cercato di legittimarsi prendendo le distanze da interi capitoli della sua storia, convertendosi al riformismo e dotandosi di una cultura di governo. Ma il compromesso tra ex comunisti ed ex centristi che è all´origine del Pd ha dato luogo a un consenso fiacco. E di conseguenza, il Pd trova grandissime difficoltà ad affermare un´identità, a elaborare un progetto, a estendere il suo elettorato, a costruire una strategia d´attacco, a rinnovare la sua leadership. E lascia quindi a Berlusconi un vasto campo libero. Ma allora la sinistra è davvero, come scrive Aldo Schiavone, nella posizione migliore per cogliere le opportunità offerte dalla nuova fase storica che si sta aprendo, in quanto «dispone ancora di più conoscenze, di un pensiero più educato, di un migliore allenamento alla riflessione» (pag. 76)? In verità, forse per la sinistra è venuto il momento di chiedersi perché mai non riesca ad attrarre un maggior numero di elettori, dato che in effetti dispone di talenti molteplici. Servirebbe un po´ più di umiltà. E anche un maggiore impegno per comprendere gli sviluppi complessi e contraddittori dell´Italia di oggi; più inventiva per rispondere alle aspirazioni di rinnovamento che emanano dalla società; più audacia nell´elaborare proposte per venire incontro ai giovani, alle donne, ai lavoratori del settore privato, ai precari, agli immigrati; più creatività per una narrativa che non cerchi di far sognare, o di proporre impossibili utopie, ma conferisca un senso alla sua azione; più mordente nel confronto con l´avversario, per valorizzare la propria differenza, ad esempio sulla questione della laicità; e infine una maggiore apertura al proprio interno, per consentire ai nuovi venuti e alle giovani generazioni di ampliare l´aggiornamento e far emergere un leader. Traduzione di Elisabetta Horvat

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impennata della disoccupazione (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 4 - Pordenone Impennata della disoccupazione È salita al 3,9%, facendo scendere la provincia di 10 posti in Italia I DATI ISTAT Nel 2008 il tasso era stato del 2,8%: ha pesato l'ultimo quadrimestre Nonostante ciò, il Friuli occidentale resta il miglior territorio in regione di STEFANO POLZOT Le premesse c'erano tutte e ora la conferma giunge dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica: il tasso di disoccupazione in provincia di Pordenone , nel 2008, è salito al 3,9 per cento, contro il 2,8 dell'anno prima, facendo scendere il Friuli occidentale di dieci posti nella classifica nazionale (ventitreesima). Quello registrato nel 2008 è un valore del tasso di disoccupazione più alto anche del 2006, che si era fermato al 3,86 per cento. Un indicatore fortemente condizionato dall'ultimo quadrimestre dell'anno quando sono emerse le difficoltà dell'economia interna e internazionale a reggere le spinte della crisi finanziaria innescatasi negli Stati Uniti. La disoccupazione è salita quindi al 3,9 per cento e la provincia è scesa di dieci posizioni nella classifica generale (al ventitreesimo posto) mantenendo però la migliore performance in Friuli Venezia Giulia (4,3 per cento la media, scomposta nel 4 per cento di Udine, nel 5,8 di Gorizia e nel 4,5 di Trieste). A livello nazionale, invece, la crisi del lavoro colpisce meno a Piacenza (1,9 per cento di tasso di disoccupazione), Bologna (2,2), Parma e Reggio Emilia (2,3), Belluno e Bolzano (2,4), Bergamo (3), Brescia (3,1), Lecco (3,2), Aosta, Modena e Trento (3,3), Cuneo, Ravenna e Treviso (3,4) e Padova e Varese (3,5). Al vertice della classifica, in senso negativo, Palermo (17,1 per cento), Sassari (16,9), Agrigento (16,8), Enna (16), Lecce (15), Caltanisetta (14,5), Vibo Valentia (14,3), Napoli (14), Catanzaro (13,9) e Messina (13,6). Un fenomeno, quello della disoccupazione, che colpisce soprattutto le donne. Risultano senza lavoro il 4,4 per cento del totale, con una incidenza del 15,9 per cento tra coloro che cercano un impiego tra 15 e 24 anni e del 3,7 per cento oltre i 25 anni. Per quanto concerne i maschi la media è del 3,6 per cento (2,3 oltre i 25 anni e 16,6 per cento tra 15 e 24 anni). Ciò porta il tasso di inattività complessivo della popolazione (studenti, pensionati e persone in cerca di lavoro) al 45,7 per cento, contro il 48,7 di Udine, il 50 per cento di Gorizia e il 51,6 di Trieste. Il tasso di attività rimane comunque alto e vicino agli obiettivi di Lisbona per il 2010 che dovranno essere necessariamente rivisti a seguito della crisi economica. Nello specifico tra 15 e 64 anni corrisponde al 69,8 per cento, con una maggiore incidenza degli uomini rispetto alle donne. Considerata la popolazione nel suo complesso oltre i 15 anni risultano occupate (i valori sono arrotondati al migliaio di unità) 79 mila persone, 3 mila in cerca di lavoro e 46 mila che non rientrano nella categoria di chi è alla ricerca di un posto (studenti e pensionati in particolare). Tra le donne, invece, 58 mila sono occupate, 3 mila alla ricerca di una posizione e 74 mila che non rientrano tra le forze di lavoro. L'Istat ha anche fornito un'analisi degli occupati per settore di attività economica. In agricoltura i lavoratori sono 4 mila (la metà indipendenti); nell'industria 57 mila (50 mila con contratto di lavoro a tempo indeterminato); nei servizi 77 mila (60 mila con contratto e 17 mila indipendenti).

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la stretta creditizia costa alle imprese oltre 62 milioni (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Confartigianato fa i conti del mancato adeguamento dei tassi di interesse «La stretta creditizia costa alle imprese oltre 62 milioni» di ELENA DEL GIUDICE «Le nostre imprese, soprattutto le Pmi imprese, stanno pagando un prezzo sempre più alto per la crisi del credito. Se, secondo un rapporto dell'Ufficio studi della Confartigianato, è di 13,8 miliardi l'anno l'onere finanziario per le aziende derivante dal mancato adeguamento dei tassi di mercato applicati dalle banche a quelli di riferimento BCE, a questa rilevante cifra contribuiscono anche le imprese pordenonesi, con un costo complessivo di 62,2 milioni e una media di 1.986 euro per impresa». A presentare i conti della crisi finanziaria è Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone, il quale ricorda che «a luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime, il tasso di riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea era pari al 4,0% e nel contempo i tassi sui prestiti alle imprese si attestavano al 5,60%. In piena crisi, a febbraio 2009, una decisa politica monetaria espansiva porta il tasso di riferimento BCE al 2,0%. Ma i tassi sui prestiti alle imprese applicati dalle banche non si allineano al ribasso, mantenendosi al 4,83%. Praticamente, ad una riduzione del 2,25% dei tassi Bce corrisponde una diminuzione dello 0,77% del tassi pagati dalle imprese alle banche. Risultato: il mancato adeguamento dei tassi di mercato a quelli di riferimento BCE determina un forte esborso alle nostre imprese per maggiori oneri finanziari». Il fenomeno del mancato ribasso si è accentuato negli ultimi mesi: i maggiori costi a febbraio 2009 sono sensibilmente superiori a quelli del dicembre 2008. Il risultato è un costo medio per impresa italiana di 2.267 euro, «rispetto al quale il Friuli Venezia Giulia si pone leggermente al di sotto, con 1.986 euro, che rappresentano comunque un pesante onere per le micro e piccole imprese», considera Pascolo. Oltre al mancato aggancio del ribasso del tassi BCE, i tassi pagati dalle imprese non hanno assecondato nemmeno il raffreddamento del mercato interbancario: tra ottobre 2008 e febbraio 2009 lo spreed (il divario tra i tassi sui prestiti pagati dalle imprese e l'Euribor a tre mesi, che è il tasso di riferimento dei prestiti sul mercato interbancario), più che raddoppia, passando da 1,33 punti a 2,89 punti. «Per contro - prosegue Pascolo -, mentre i tassi di interesse nominali non hanno tenuto conto del calo dei tassi della Banca centrale europea, i listini prezzi delle imprese mostrano un significativo ribasso: in tre settori su 13 del comparto manifatturiero, i prezzi alla produzione sono cresciuti meno dell'inflazione, e in 8 settori siamo addirittura in presenza di segnali deflazionistici con prezzi più bassi di un anno fa». Diventa più difficile, inoltre, l'accesso al credito. «Diverse imprese segnalano di aver chiesto ma non ottenuto, negli ultimi mesi un finanziamento - ancora Pascolo -. Su questo - rimarca - ci siamo mossi per definire accordi con gli istituti di credito locali e Confidimprese Fvg, il consorzio di garanzia fidi per l'artigianato, affinchè si riduca sensibilmente la percentuale di aziende che, rivolgendosi al mondo bancario, ottenga un diniego». L'appello «è soprattutto rivolto alle banche e al Governo. Alle banche affinchè responsabilmente si intervenga sul costo del credito ripristinando condizioni di mercato accettabili. Paradossalmente proprio nel nostro Paese si diventa vittime della scarsa concorrenza, visto che i tassi sui prestiti pagati alle imprese italiane sono più alti rispetto a quelli pagati nei principali Paesi europei. Il gap è di 70 punti, pari allo 0,7%) rispetto alla Spagna, di 82 punti base rispetto alla Germania e addirittura di 134 punti base rispetto alla Francia. Al Governo - conclude Pascolo - perché eserciti un'azione di pressing quanto meno sugli istituti che hanno ritenuto di accedere alle misure straordinarie a sostegno del credito».

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architetti a stelle e strisce in visita alle nostre aziende (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 6 - Pordenone Architetti a stelle e strisce in visita alle nostre aziende Due importanti studi americani di progettazione, contract, design, di Chicago e Houston, accompagnati dalle Camere italoamericane del Midwest, hanno fatto visita alle aziende del Friuli Venezia Giulia durante il Salone del mobile di Milano e a Pordenone, su incarico della Camera di commercio di Pordenone, capofila regionale del progetto "Opportunità di business negli Stati Uniti", finanziato dalla Regione ai sensi della legge regionale 1/2005. Nonostante il mercato americano presenti una forte crisi finanziaria ed economica, le imprese friulane hanno risposto numerose ai diversi appuntamenti organizzati dalla Camera di commercio di Pordenone in collaborazione con il sistema camerale regionale. Le aree di Chicago e Houston, negli Usa, sono quelle che hanno risentito in misura più limitata della crisi globale: così hanno riferito gli importanti studi di architettura e progettazione ospiti al Salone del mobile e a Pordenone. Gli ospiti americani hanno tenuto una presentazione del mercato del Midwest al Salone del mobile, riservata solo alle aziende del Friuli Venezia Giulia, che hanno partecipato numerose all'incontro. Nell'occasione sono state indicate dalle aziende regionali anche le diverse difficoltà che si incontrano nel lavorare negli Stati Uniti: garanzie bancarie, rapporti con i dealers, tempi di consegna, realizzazione di progetti di contract, che richiedono una conoscenza approfondita e un'organizzazione aziendale ben strutturata per affrontare il mercato statunitense. Esperienze direttamente vissute da importanti aziende come il gruppo Atma, Presotto industrie mobili, Gruppo Florida e altri ancora che hanno incontrato gli architetti americani. Dopo il seminario e un fitto programma di visite aziendali a Milano, gli architetti verranno a Pordenone per concludere la tappa degli incontri nella giornata odierna. «A questa visita americana seguirà una missione economica delle nostre aziende friulane a Chicago e Montreal dal 17 al 24 maggio - dichiara il presidente dell'ente Giovanni Pavan - nell'ambito di una missione del sistema camerale nazionale durante la quale potranno essere approfonditi i contatti avviati in queste prime giornate di lavoro». Informazioni a ConCentro (internazionalizzazione@pn.camcom.it - www.pn.camcom.it tel. 0434 381609 - 245).

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Carifermo, i conti sono ok (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

FERMO pag. 4 Carifermo, i conti sono ok Approvato dall'assemblea all'unanimità il bilancio 2008 LA CASSA di Risparmio di Fermo gode buona salute, nonostante il periodo tutt'altro che felice attraversato dal mondo bancario su scala internazionale. L'assemblea degli azionisti della Cassa di Risparmio di Fermo SpA (socio di maggioranza la fondazione Carifermo, socio di minoranza Banca Intesa) ha esaminato ieri il bilancio dell'esercizio 2008, che è stato approvato all'unanimità. «Anche nell'anno trascorso si legge in una nota la Carifermo si è confermata nel suo ruolo di banca locale a sostegno delle famiglie e delle imprese del territorio con una crescita degli impieghi in misura dell'8,72% e un miglioramento ulteriore del rapporto tra le sofferenze nette e gli impieghi, sceso all'1,49%. Significativi i risultati della raccolta diretta, cresciuta complessivamente del 5,03%, con buon gradimento incontrato dalle emissioni obbligazionarie, mentre, in linea con l'intero sistema bancario, a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel comparto del risparmio gestito». Al 31 dicembre 2008 il patrimonio di Carifermo Spa ammonta a 146.832.911 euro. Questi dati pongono la banca ai vertici per solidità e solvibilità, fattori indispensabili, insieme alla liquidità, per operare, nella sua autonomia, a sostegno di progetti di sviluppo locale e per affrontare con serenità le ulteriori sfide del mercato nel rinnovato impegno a mantenere e incrementare il suo ruolo di riferimento per l'economia del Fermano. «I soci si legge ancora nella nota hanno riconfermato l'apprezzamento per l'attività e per i risultati della banca ringraziando il consiglio di amministrazione, presieduto dall'avvocato Alberto Palma, e il direttore generale Alessandro Cohn (entrambi nella foto) sotto la cui guida l'istituto ha potuto concludere positivamente un esercizio particolarmente problematico per il settore bancario. Si è evidenziata una crescita del margine d'interesse del 6,01%, mentre il risultato operativo, influenzato da rettifiche di valore delle attività finanziarie di portafoglio, si è attestato a euro 14.048.000, dando luogo a un utile netto di 6.569.182 euro, in parte destinato a riserve e per il resto assegnato come dividendo nella misura di 6,40 euro per ciascuna azione». Image: 20090428/foto/3468.jpg

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modello udinese replicato in europa (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero Veneto, Il)

Argomenti: Crisi

Dalle prime Mutue di autogestione alla Banca etica nata dieci anni fa Modello udinese replicato in Europa Dibattito di CLAUDIO CALLIGARIS * Già nella crisi economica del 1929 gli unici che, in parte, ressero a quel crollo furono fondi etici promossi soprattutto dalle chiese cristiane americane. Si trattava di prodotti semplici, inventati perché non volevano che i risparmi dei loro fedeli fossero usati nelle industrie che producevano armi o alcol. La stessa cosa un po' avviene anche oggi. Ma è bene provare, prima, a precisare cosa si intende per finanza etica. È dagli anni 70 dello scorso secolo che diversi gruppi di persone, spesso partendo da motivazioni religiose, hanno cominciato a riflettere sull'uso che era fatto dei loro risparmi. Le conclusioni non furono molto diverse da quelle dei cristiani d'America d'inizio secolo scorso. Nacquero le prime Mag (Mutue di autogestione). Una storica fu proprio qui a Udine, l'Autogest. Raccoglievano denaro tra i soci e lo impiegavano solo in "opere di bene". Cooperative inserite nel territorio che operavano nei più vari campi: agricoltura, assistenza, cultura eccetera. Alcune Mag operano a tutt'oggi, soprattutto nel microcredito. Dalla loro esperienza e con l'apporto delle principali associazioni culturali, di parte del mondo sindacale, di gruppi religiosi e ambientalisti nacque in seguito l'idea di costituire una vera e propria banca dedicata al cosiddetto Terzo settore, cioè al mondo del no profit. Nacque così Banca etica. Era 10 anni fa, e ora siamo in presenza di una realtà consolidata e solida. Di un progetto che, accanto alla normale attività bancaria, prevede la partecipazione dei soci, opportunamente organizzati su base provinciale, a tutte le scelte che l'istituto compie. Un modello talmente valido che ora sarà replicato a livello europeo con la costituzione della prima, e unica, Banca cooperativa europea. A proposito di Europa anche qui registriamo diverse interessanti esperienze di finanza etica: dalle banche verdi tedesche e del Nord Europa, alla Triodos olandese a esperienze differenti in Francia, Spagna e anche nell'Est Europa. Mentre a livello mondiale la realtà più significativa, e anche più conosciuta, è senz'altro la Grameen Bank del Bangladesh, che ha procurato al suo artefice, Mohammed Yunus, il premio Nobel per la pace, quale inventore del microcredito (piccoli prestiti a persone povere per impiantare piccole attività produttive. Ci credereste che questi prestiti rientrano tutti, al contrario di quanto avviene con quelli fatti a persone apparentemente più solvibili?). Ma la crisi finanziaria attuale quanto ha inciso su queste realtà? A sentire le dichiarazioni dei responsabili di Banca etica, non più di tanto. Se non fosse che il costo del denaro è notevolmente calato, praticamente non ne risentirebbe. Vivendo esclusivamente della differenza tra i tassi praticati ai risparmiatori e quelli praticati a chi ha ricevuto un prestito, il loro avvicinamento ha ridotto i margini di guadagno. Ma in Banca etica non c'è un "titolo tossico", un hedge fund o un future a rischio. Tant'è che questa banca, fino a pochi mesi fa percepita come un istituto a rischio perché prestava a "poveri", alla cooperazione, al Terzo settore, ora viene percepita come istituto sicuro perché non ha mai fatto speculazione. Ancora più evidente è la tenuta dei fondi comuni di investimento promossi da Banca etica, tramite la controllata Etica Sgr, in un panorama di totale perdita di valore di questi prodotti. Due di questi fondi hanno ottenuto i migliori risultati della loro categoria e per questo, proprio in queste settimane, sono stati premiati da una prestigiosa agenzia di rating. Allora credo si possa concludere questa breve riflessione con le parole di Alessandra Viscovi, direttrice generale di Etica Sgr, che riassume il senso di quanto qui proposto: «Siamo estremamente orgogliosi di aver ricevuto questi premi perché per noi ogni riconoscimento ha un doppio valore: quello che premia la nostra gestione e i nostri rendimenti e quello che premia la nostra scelta di investire esclusivamente in titoli di Stati e aziende che abbiano superato un severo vaglio in tema di responsabilità sociale verso l'ambiente, i cittadini, i lavoratori. Possiamo così dimostrare ancora una volta che la finanza può coniugare la remunerazione degli investimenti con il sostegno a un'economia pulita e responsabile». * Coordinatore dei soci di Banca etica per la provincia di Udine

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Eutelia, è braccio di ferro Barricate anti-'spezzatino' (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Arezzo)" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 4 Eutelia, è braccio di ferro Barricate anti-'spezzatino' Al ministero riunione fino a notte. Spiragli e chiusure di PIERO SCORTECCI E' UN FERMO NO all'operazione «spezzatino», quello pronunciato con forza dai sindacati al tavolo di crisi. Il lungo braccio di ferro, che si è protratto fino a notte al ministero, ha lasciato aperte molte incertezze e qualche spiraglio. E' appeso ad un tenue filo, il destino di Eutelia. Non si gioca più in via Calamandrei, antica sede del gruppo aretino, dove si tracciavano le strategie e decideva lo shopping delle aziende telefoniche, si definisce invece sui tavoli del ministero e in quelli austeri delle aule di giustizia. Una cosa è certa, la vertenza Eutelia ha un respiro nazionale, che sindacati e vertici ministeriali le attribuiscono in vista dei futuri assetti che il settore delle tecnologie It assume nel panorama del Paese, ma non solo. Identica importanza le compete anche per il numero dei dipendenti che rischiano il posto di lavoro a causa del groviglio finanziario e giudiziaro, in cui si muove l'intera vicenda, su cui pesa la richiesta di mobilità per 1957 addetti. Motivazioni, queste che hanno imposto la costituzione del tavolo di crisi al ministero dello sviluppo e del lavoro, che si è riunito ieri, con la partecipazione dei rappresentanti della presidenza del consiglio per sbrogliare l'intricata matassa. IL PRIMO INCONTRO si era concluso con un niente di fatto. Le posizioni erano risultate inconciliabili. Da una parte i vertici di Eutelia, arroccati sulla richiesta di mobilità per quasi duemila addetti e pronti a cedere il settore It del gruppo a «fantomatici» acquirenti, dall'altra i sindacati che invocavano la ricapitalizzazione della società, l'uscita dalla proprietà della famiglia Landi e la costituzione di un nuovo assetto societario con la partecipazione di soggetti pubblici, in grado di farsi carico degli appalti assegnati ad Eutelia e di garantire i posti di lavoro. Posizioni inconciliabili, quelle che si sono scontrate alla vigilia del nuovo summit ministeriale, che è iniziato nel tardo pomeriggio e si è concluso a ora tarda. I contratti di solidarietà, che hanno permesso di alleggerire i costi dell'azienda, non hanno consentito però di risolvere la crisi finanziaria. IN MATTINATA, le organizzazioni sindacali avevano organizzato una manifestazione di protesta e sensibilizzazione davanti alla Regione Lombardia e gli stessi vertici regionali avevano assicurato la loro partecipazione al tavolo di crisi ministeriale. Al tavolo di crisi hanno partecipato anche i rappresentanti di tutte le Regioni coinvolte nella vertenza.

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Beneduce, finanziere di Mussolini (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 28 Aprile 2009 CULTURA Pagina 48 SAGGIO. UNO STUDIO DI MIMMO FRANZINELLI E MARCO MAGNANI EDITO DA MONDADORI Beneduce, finanziere di Mussolini Fondò l'Iri, salvò il Credito Italiano, la Banca Commerciale e il Banco di Roma e riformò il sistema bancario nazionale Se Benito Mussolini fu il duce del fascismo, Alberto Beneduce fu il dittatore della finanza italiana. Ricordato come il fondatore dell'Iri e il salvatore del Credito italiano, della Banca commerciale e il Banco di Roma e il riordinatore del sistema bancario italiano, Beneduce fu probabilmente il più geniale dei grands commis espressi dallo Stato italiano nell'intera sua storia. Alla sua figura Mimmo Franzinelli, ormai famoso storico del fascismo e dell'Italia repubblicana e Marco Magnani, dirigente della Banca d'Italia ed autore di importanti monografie di economia industriale e storia economica, hanno dedicato una biografia che si rivela particolarmente attuale in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto. Il giovane viene avviato allo studio e si laurea brillantemente in matematica. Entra nell'amministrazione pubblica occupandosi di statistica e partecipa alla realizzazione del primo censimento italiano. Le sue idee politiche sono legate al socialismo e nei primi anni del Novecento fa l'incontro che orienterà il resto della sua esistenza: lavora infatti alle dipendenze di Francesco Saverio Nitti, futuro presidente del consiglio. Radicale, lucano, Nitti è un tenace assertore della necessità della modernizzazione dell'Italia e del riscatto del Meridione. E della partecipazione dello Stato al governo dell'economia. Nel governo Giolitti Nitti ottiene il ministero dell'agricoltura, che allora accorpava anche commercio ed industria, ma come condizione chiede che allo Stato sia affidato il monopolio delle assicurazioni private sulla vita. Nitti intende destinare quei premi in investimenti a lungo termine per l'industrializzazione del Paese. Come è facile immaginare lo scontro politico e teorico fu durissimo fra dirigisti e liberisti, ma alla fine prevalse la volontà di Nitti e nacque una delle sue realtà più amate: l'Ina. A guidarla sarà Alberto Beneduce. Accanto al servizio dello Stato e agli studi statistici ed economici il grand commis casertano coltiva appunto la passione della politica e si affilia alla massoneria. È molto legato alla famiglia di Ernesto Nathan, primo sindaco laico di Roma, secondo alcuni figlio naturale di Giuseppe Mazzini. Il 1912 è un anno climaterico per il socialismo italiano. Benito Mussolini, leader socialista massimalista, assume la direzione dell'Avanti, la cui redazione è trasferita da Roma a Milano ed espelle dal partito il gruppo riformista capeggiato da Bissolati. Beneduce è fra coloro che vengono allontanati. Da Nitti ha appreso il metodo di lavoro, la volontà di creare organi pubblici gestiti con criteri privatistici, dove lavorino pochi dipendenti molto motivati e ben pagati. Con la tempesta della Grande guerra Beneduce si schiera con l'interventismo democratico e per un anno è ufficiale in prima linea. Poi tornerà all'Ina e nel primo dopoguerra cumulerà la presidenza dell'Opera nazionale combattenti, un altro ente creato da Nitti con grandi speranze ma dai risultati tutto sommato modesti, bloccati dalla mancata realizzazione delle riforma agraria. Questi dunque gli inizi della travolgente carriera di Beneduce, che pur restando sostanzialmente socialista riformista e massone diventerà con l'ascesa di Mussolini l'arbitro incontrastato dell'economia italiana. La famosa battaglia di quota 90, lanciata nel 1926 a Pesaro da Mussolini, trova in Beneduce il realizzatore della rivalutazione della lira sulla sterlina ancorata al gold standard. Nei più importanti congressi internazionali economici Beneduce rappresenta l'Italia con grande autorevolezza. Da presidente del Consorzio di credito per le opere pubbliche diviene presidente dell'Istituto di credito delle opere di pubblica utilità e della Bastogi, una delle più importanti realtà economiche italiane. Hjalmar Schacht, il ministro delle finanze del Reich, non possiede i poteri di Beneduce, definito appunto all'inizio degli anni Trenta da un giornale conservatore tedesco il dittatore dell'economia italiana. Tra le operazioni più importanti di Beneduce il risanamento delle banche cosiddette miste, Commerciale, Credito italiano, Banco di Roma. Autrici di una politica economica anomala, in cui finanziavano aziende di cui venivano ad essere proprietarie più che creditrici, caratterizzate da un'altra singolarità poiché erano anche le principali azioniste di se stesse, sono drammaticamente esposte all'onda lunga della crisi americana del '29, che da noi arriva con oltre un anno di ritardo. Beneduce riuscirà a salvare i risparmi dei correntisti, ricondurrà le banche al loro ruolo primario, sanerà le aziende incorporandole nell'Istituto di Ricostruzione Industriale dove dopo essere riportate all'attivo verranno rivendute a privati o se strategiche mantenute di proprietà pubblica. Le antiche proprietà vengono esautorate, con particolare soddisfazione pubblica per la Comit, nelle mani dell'ebreo polacco Giuseppe Toeplitz rappresentante della finanza austro-tedesca. Le realizzazioni di Beneduce degli anni Trenta sono un esempio per il mondo, un miracolo di modernizzazione e buona amministrazione, da tutti guardate con ammirazione. I recenti fallimenti della deregulation ci fanno provare molta nostalgia per quel dirigismo così accorto e lungimirante, disincantato sulla bontà della mano invisibile del mercato e così deciso a portare l'Italia fra le Nazioni più avanzate del pianeta. Beneduce ebbe molti nemici e detrattori, in primis un altro valente economista, il veronese Alberto De Stefani, autore del miracoloso pareggio del bilancio dopo le tremende spese della guerra mondiale, ma nessuno può negare il valore della sua opera, la sua assoluta dedizione allo Stato, la sua ineguagliabile capacità di bilanciare modalità privatistiche a obiettivi pubblici.  

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Dopo le rondini del G7, la primavera delle riforme (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 28/04/2009 - pag: 7 autore: di Angelo De Mattia Dopo le rondini del G7, la primavera delle riforme C'è voluto l'intervento di Mario Draghi alla riunione del Development committee della Banca mondiale per porre al centro delle riflessioni, domenica 26, i pesanti effetti che la crisi finanziaria avrà sui Paesi emergenti: un argomento che finora le istituzioni finanziarie internazionali dell'Occidente avevano sovranamente trascurato. E' singolare, d'altro canto, l'impostazione quasi marginale con la quale i nostri mass media hanno seguito gli incontri di Washington del G7, del G20, del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. È il «rallentamento del peggioramento» il giudizio (di Draghi) che meglio sintetizza l'evoluzione della situazione economica e finanziaria, ma non va trascurata la frase del presidente della Banca centrale cinese, secondo il quale saremmo in presenza di un poetico «squarcio tra le nuvole». Da ricordare pure il riferimento ad «alcuni segnali positivi» enunciato dal segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner. Nulla, però – nonostante si sia detto che l'apocalisse, prima immanente a ogni piè sospinto, ora è scomparsa, in contraddizione con la radice greca del suo nome – che autorizzi a confidare in un superamento delle gravi difficoltà a breve termine, comunque entro l'anno, convergendo le prevalenti stime nell'indicare il 2010 come l'anno di una possibile svolta.Nei concetti espressi da Draghi nella veste di presidente del Financial stability board – la sintesi migliore dei lavori di Washington – il punto di attacco è ancora la necessità della rottura del circolo vizioso tra sistema finanziario ed economia reale. Deriva da qui il dovere di ripulire, a livello globale, i bilanci delle banche dai titoli tossici, ma anche di unificare i sistemi di contabilità, europeo e statunitense, monitorare e sorvegliare gli hedge fund, estendere la vigilanza a tutti i soggetti suscettibili di provocare rischi sistemici.Fondamentale è la riconduzione a unitarietà dei criteri contabili, come si è detto, dopo che si è potuto osservare che gli Usa hanno improvvisamente allentato il principio del mark-to-market, consentendo così valutazioni meno legate alla situazione attuale di mercato – con la conseguenza che ci si chiede se effettivamente alcune banche americane stiano meglio o se si tratti soltanto di una metaforica alterazione del termometro – mentre in Europa l'organismo contabile si attesta su posizioni massimamente restrittive, con conseguenti gravi problemi per banche e intermediari. Anzi, sarebbe, questa, proprio l'occasione per sottoporre a verifica il funzionamento di strutture di categoria come il suddetto organismo, sostanzialmente a base non pubblicistica, le cui decisioni influenzano poi la vita economica e finanziaria della Comunità. Così come andrebbero approfondite, al di là della pure importante normativa recentemente approvata dal Parlamento europeo, le impostazioni delle società di rating in materia di applicazione dei criteri in questione. Di pari rilievo è il previsto intervento sugli hedge fund, da tempo auspicato e, tuttavia, finora non tradottosi in azioni coerenti. Alcuni degli impegni previsti negli incontri di Washington potranno essere assolti direttamente dallo Stability board. Nel complesso si tratta, dunque, di indirizzi non fumosi come quelli, continuamente riconfermati, su nuove regole, ancora astratte, per non dire dell'aspirazione, momentaneamente accantonata, a una nuova Bretton Woods. Sarebbe, invece, il momento di agire con più decisione, come del resto stanno facendo gli Usa, i quali di recente hanno ultimato gli stress test su 19 banche, che saranno resi noti il 4 maggio.Le nuove regole sono, sì, base per la fiducia. Ed è importante che si tenga a Roma, l'11 maggio, la preannunciata riunione di alcuni giuristi internazionali su questo tema. Ma è necessario che almeno le nuove regole che riguardano i fenomeni negativi più eclatanti (non la nuova architettura globale) sopravvengano tempestivamente. Diversamente, ci si limita soltanto a un'attesa indefinita, con la conseguenza che si pone, anche per le limitate regole che sono in vigore a livello globale, l'interrogativo dantesco «chi pon mano a elle?».I problemi, dunque, che, dopo il G20 di Londra e dopo quello di Washington, diventano stringenti riguardano soprattutto la verifica del concreto recepimento degli indirizzi deliberati negli ordinamenti dei singoli Paesi. E, prima ancora, la necessità, per superare il richiamato circolo vizioso, di agire anche sul versante dell'economia reale, proseguendo nel contrasto della recessione (nel corso degli incontri il rischio della deflazione non è stato ritenuto del tutto superato) e sostenendo le politiche per la crescita. Insomma, pur essendo quello finanziario il settore da cui si è scatenato il marasma, oggi, come ormai dovrebbe essere ben noto, non è sufficiente agire soltanto su di esso ma, per consentire la ripresa dei flussi di credito, occorre operare anche sulla domanda di finanziamenti, tenendo presenti la situazione di molte imprese nonché il deterioramento in atto della qualità del credito. È, questo, un compito della politica economica nei diversi Paesi. Un impegno che si accentua se si tiene conto dei riverberi della crisi nei Paesi poveri. Sarebbe gravemente errato se, viste le stime del Fmi su deficit e debito, ci si dovesse fermare, per esempio in Italia, in nome della sicurezza dei conti pubblici, ad attendere lo sviluppo degli eventi. Esiste un'altra via, che è quella di affrontare finalmente le riforme di struttura, preparandosi così anche per la fase nella quale si comincerà a venir fuori dalla crisi. Rassicura quanto Draghi ha detto a proposito della situazione del sistema bancario italiano. Ma, quanto ad altri interventi di esponenti di governo che si sono susseguiti in queste settimane, va osservato che non è certo un atteggiamento di schaudenfreude (di chi si sente tranquillo per i gravi problemi degli altri) quello da tenere in questa fase: al di là di ogni altra considerazione, un tale atteggiamento trascura i peculiari mali profondi della nostra economia, che sono aggravati dalla crisi. Un riavvio delle riforme strutturali consentirebbe ulteriori interventi discrezionali antirecessione, che sono tuttora fondamentali per la non certo cessata situazione di difficoltà di molte imprese e per l'accrescersi, nel mercato del lavoro, delle situazioni di precarietà. In definitiva, gli incontri primaverili di Washington sono importanti in sé; ma lo sono ancor più se ad essi seguono coerenti comportamenti nei diversi Paesi e se, per quanto riguarda le condizioni dei Paesi poveri, costituiscono l'inizio di una seria, organica politica globale nei loro confronti.

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di ALBERTO CAPISANI MILANO QUARANTOTTO ore alla resa dei con... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna)) (Giorno, Il (Milano))

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 12 di ALBERTO CAPISANI MILANO QUARANTOTTO ore alla resa dei con... di ALBERTO CAPISANI MILANO QUARANTOTTO ore alla resa dei conti. Giovedì, 30 aprile, scade il termine fissato dal presidente Barack Obama per la firma di un accordo tra Tesoro Usa, creditori, sindacati e Fiat per il risanamento della Chrysler. Nella notte tra domenica e lunedì la trattativa ha compiuto un importante passo avanti grazie all'intesa trovata con Uaw, il sindacato statunitense dei lavoratori dell'auto, che domani sarà votata dalla base. L'accordo, in linea con quello raggiunto venerdì con il sindacato canadese Caw, permetterà alla futura nuova Chrysler di tagliare i costi operativi di circa 200 milioni senza però toccare pensioni e stipendi mensili. L'OBIETTIVO sarà invece raggiunto eliminando voci straordinarie come i bonus di Natale, il diritto a essere curati in cliniche private. Ridotte anche pause e ferie. «La proposta d'accordo tra Chrysler e Uaw è un passo importante per consentire una fusione con Fiat ha dichiarato il sindaco di Detroit, Kenneth Cockrel, preoccupato per la decisione della Volkswagen di occupare gli spazi lasciati liberi dalla crisi di Chrysler e Gm, aumentando al massimo la produzione nelle sue fabbriche in Messico e Stati Uniti . E' importante che noi tutti cooperiamo affinchè Chrysler continui a procedere nei suoi colloqui con Fiat». «E' un accordo doloroso che però consentirà di sfruttare una seconda chance per la sopravvivenza di Chrysler (se ci sarà l'intesa finale, il governo concederà altri 6 miliardi di aiuti, ndr)», sostiene il leader di Uaw, Ron Gettelfinger che sottolinea come gli sforzi richiesti a dipendenti e pensionati dovrebbero far sì «che anche gli altri protagonisti si adoperino per una conclusione positiva della trattativa». Chiaro il riferimento al gruppo di banche che vantano 6,9 miliardi di crediti nei confronti della casa di Detroit. Nonostante le forti pressioni del governo federale che le ha abbondantemente aiutate nel corso della grande crisi finanziaria, hanno sempre respinto i piani proposti da Washington per tagliare i debiti. LE INDISCREZIONI che davano ieri per imminente una nuova iniziativa del Tesoro, una proposta definitiva, da «prendere o lasciare», sono rimaste, fino a tarda sera, dei pur attendibili rumors. Importanti, comunque, perché se non ci sarà un'intesa con le banche, la trattativa salterà e per la compagnia non ci sarà altro che la procedura fallimentare. Il capitolo 11' a cui ricorrerebbe prevede però una sorta di bancarotta pilotata per la quale gli esperti del Tesoro hanno già messo a punto i piani sul da farsi. Un'occasione, quindi, che consentirebbe alla società di liberarsi di alcune voci di blancio in passivo e alla Fiat di scegliersi le parti più redditizie. Ipotesi non gradita all'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, che ha sempre detto di volerla tutta la Chrysler. Gradita invece dalle Borse che hanno accolto le novità di ieri con un rialzo del Lingotto del 4,42%.

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L'isola del nord svolta a sinistra (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

EUROPA L'isola del nord svolta a sinistra Il governo di centro-sinistra, figlio del default economico e della crisi finanziaria, dovrà definire un nuovo rapporto con l'Unione europea e con il mondo. Reykjavík già pensa di adottare l'euro Vittoria di socialdemocratici e verdi in Islanda Premier Sigurdardóttir, donna e omosessuale Remi Nilsen OSLO Le elezioni politiche in Islanda hanno avuto un risultato di portata storica. L'alleanza social-democratica e il Green Left party hanno ottenuto insieme 34 dei 63 seggi in Parlamento (20 ne hanno avuti i sociademocratici, 14 i verdi). Per la prima volta, la sinistra ha una maggioranza e la rappresentanza femminile, con il 43 per cento, è altissima. Un'altra sorpresa degna di nota è che il Movimento dei cittadini ha ottenuto il 7% dei voti e 4 seggi in Parlamento, con un programma che prevede la messa in stato d'accusa dei precedenti leader, responsabili di aver provocato il totale collasso dell'economia islandese l'autunno scorso. All'inizio il crollo del «miracolo economico» islandese è stato trattato in modo quasi macchiettistico dalla stampa. I giornalisti sono sbarcati sull'isola per poi tornare a casa e raccontare - con lo sile tipico del turismo-giornalismo - della stoica malinconia della gente e dell'assurda megalomania un po' provinciale della piccola ma agguerrita élite politico-finanziaria di Reykjavík. Poi è arrivata la dura realtà e si è che capito che il prezzo delle gioiose avventure del capitalismo d'azzardo sarebbe stato pagato soprattutto dalle gente ordinaria. Come si è arrivati al crack? Tutto è cominciato a metà degli anni '90: il successo internazionale di Björk mostrava che a Reykjavík c'era una vibrante scena musicale, rock star internazionali come Blurs Damon Albarn si trasferivano nella ventosa capitale. Gli islandesi riguadagnavano fiducia dopo il crollo dell'industria ittica negli anni '70 e '80 dovuto all'eccesso di pesca. Una nuova generazione che non aveva studiato lo scandinavo a scuola, ma «lingue straniere» (cioè inglese), è andata a studiare in Gran Bretagna e negli Stati uniti invece che nei paesi scandinavi. Sono poi tornati a casa in un paese dominato dall'Independence Party, come è stato da quando l'Islanda ha rotto con la Danimarca e si è dichiarata indipendente nel maggio del 1944. Ma in quegli anni questo partito conservatore era guidato da un gruppo di persone chiamato le «piovre», decise a porre fine alle eccessive regolamentazioni dell'economia e ad aprire la mitica isola al mondo glorioso della cosiddetta «economia immateriale». Il leader del gruppo era David Oddson, che ha costituito il suo primo governo nel 1991 e sarebbe stato il primo ministro più a lungo in carica quando si è poi dimesso nel 2004; nel 2005 è diventato direttore della Banca centrale di Islanda. Dal 2001, Oddson e i suoi amici sono riusciti a trasformare un'isola scettica del mercato nel paradiso del liberismo. In quell'anno, il settore bancario islandese è stato completamente deregolamentato. Le banche islandesi, che dalla metà degli anni '90 si sono espanse all'estero, potevano finalmente prendere denaro in prestito e assumere debiti. In una frenesia di acquisto, le banche islandesi sono riuscite ad acquisire un debito estero di dieci volte maggiore rispetto al prodotto interno lordo. Tutto sembrava andare alla grande, le circa trenta persone che costituivano l'élite finanziaria erano acclamate come eroi, mentre le strade di Reykjavík si riempivano di Suv sempre più costosi. Nel 2007, le Nazioni unite dichiaravano l'isola «il paese migliore dove vivere», ma i segnali d'avvertimento erano ovunque, diversi analisti mettevano in guardia dalla speculazione sulla corona islandese, dovuta a tassi di interesse eccessivamente alti, che è poi aumentata ancora del 14%, fornendo alle banche capitale fresco. Finché tutto è finito. Prima che tutto crollasse con l'esplosione della crisi finanziaria, le banche sono riuscite ad accumulare un debito pari a 160mila euro per abitante. Gli islandesi, che in cinque anni avevano visto il reddito medio aumentare del 45% e diventare i più ricchi d'Europa, si sono svegliati una mattina d'autunno del 2008 e hanno scoperto che tutta la loro prosperità era costruita sulla sabbia dell'economia immateriale. Scottati e scioccati, gli islandesi hanno cominciato a capire quello che un piccolo gruppo di politici e banchieri era riuscito a fare al paese. Nel gennaio scorso hanno iniziato a protestare di fronte agli uffici del governo, cosa rara in Islanda, così rara che quando i dimostranti - irritati dal rifiuto del governo di dimettersi - hanno cominciato a lanciare uova e ortaggi, la polizia ha deciso di usare i gas lacrimogeni per la prima volta in cinquant'anni. Dopo settimane di attrito tra i manifestanti e la polizia, il governo si è dimesso il 26 gennaio (Oddson, «il principale responsabile», ha rifiutato di dimettersi per un altro mese). Il 1° febbraio, la social-democratica Jóhanna Sigurdardóttir ha formato un nuovo governo, prima donna a capo dell'esecutivo in Islanda e primo caso al mondo di premier apertamente omosessuale. Sigurdardóttir è conosciuta per essere una socialdemocratica «alla scandinava», fedele al modello scandinavo di dialogo e collaborazione tra stato, padroni e lavoratori, ma le politiche ridistribuitive e di uguaglianza non saranno l'obiettivo centrale dei suoi prossimi quattro anni. Queste elezioni non segnano solo un'enorme svolta a sinistra, per un paese che è stato governato per 18 anni da coalizioni di destra, ma rappresentano anche l'urgenza di scegliere una nuova linea nel rapporto con l'Europa, e definire un'integrazione nel mondo in un modo diverso da quello delle sue precedenti avventure neo-liberali. Gli islandesi, sempre fieri della propria indipendenza, non hanno mai fatto un serio dibattito sull'Unione europea. Ma quando le banche sono crollate, c'è stato un moto spontaneo per abbandonare la corona a favore dell'euro (o, come altri hanno suggerito, della corona norvegese, dal momento che sia l'economia islandese che quella norvegese sono prevalentemente basate sull'esportazione di materie prime, pesce e petrolio). «Se noi facciamo richiesta per diventare membri oggi, potremmo adottare l'euro tra quattro anni», ha detto Jóhanna Sigurdardóttir il giorno delle elezioni. Questo creerà problemi al Green Left Party, che è contrario all'adesione, come l'Independent Party. Il jolly della situazione potrebbe essere il movimento cittadino, che come movimento di protesta non ha ancora detto se è in favore o contro l'adesione. La sfida per l'Islanda è costruire un'economia solida, senza lasciare che la questione dell'adesione all'Unione europea divida il paese come è accaduto in Svezia e Norvegia nel 1994. I SEGGI conquistati nel parlamento islandese dalla coalizione guidata dai socialdemocratici di Johanna Sigurdardottir che daranno vita a un governo di sinistra

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Un tam-tam riapre il caso dell'Accademia di Belle Arti. Un tam-tam che racconta di una ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 28 Aprile 2009 Chiudi di LUCA BENEDETTI Un tam-tam riapre il caso dell'Accademia di Belle Arti. Un tam-tam che racconta di una delibera, non freschissima, del consiglio accademico della vecchia e gloriosa istituzione, che segna un punto che fa storia: l'assegnazione del gettone di presenza ai consiglieri e degli emolumenti al presidente, Alfredo De Poi. Il tam-tam racconta di qualche mal di pancia di alcuni consiglieri che il giorno delle deliberazione erano assenti. Tanto che c'è una lettera allo stesso presidente De Poi nella quale si chiede di revocare l'atto. E' logico che, con l'aria che tira e con l'Accademia sempre stretta tra una crisi finanziaria e l'altra, la delibera del gettone può non essere capita. Non uno scandalo, sembra di capire dal discreto confronto e dall'educato dibattito che si è aperto, ma un dubbio sull'opportunità. Perché se nessuno mette in dubbio che la presenza di professionalità e impegno al servizio di un'istituzione che dal 1573 è un pezzo di storia della città, possa portare ad un compenso, il fatto che la decisione si stata presa quando l'Accademia ha l'acqua alla gola non è stato certo capito. Attenzione, quella lettera che chiede di ripensarci non vuol demolire nulla, non è un attacco al cuore dell'Accademia, ma un'occasione in più per pensare a un futuro diverso e migliore della "Pietro Vannucci". E' questo che si evince, raccontano i bene informati delle cose di San Francesco al Prato e dintorni, dal dibattito che si è innescato nei giorni scorsi dopo che è stata presa la delibera del gettone. Che ha una postilla importante: lo stesso emolumento può essere rigirato, come atto di liberalità, all' Accademia. Già, ma allora, perché deliberare compenso e gettone? Toccherà al presidente De Poi affrontare l'argomento e riportarlo all'attenzione del consiglio accademico. Che è composto, oltre che da presidente da un conservatore dei beni, dal direttore, dai rappresentanti di Provincia e Comune di Perugia che sono gli enti sostenitori che, insieme alla Regione scesa in campo da quando la crisi soffia forte, tengono di fatto in piedi l'attività delle Belle Arti perugine. E poi, nel consiglio, ci sono un rappresentante del ministero dell'Istruzione, Università e della Ricerca Scientifica, tre consiglieri scelti dagli accademici, i rappresentanti dei docenti e un altro rappresentate scelto da Comune e Provincia. La vicenda degli emolumenti e del gettone di presenza concessi per la prima volta a presidente e consiglio accademico, riapre il confronto sul destino dell'Accademia. Che vive, soffrendo, sull'assegno che staccano Provincia di Perugia e Comune, oltre al contributo della Regione da quando la crisi è diventata pesante. Cioè da quando si è capito che la strada della statizzazione è sempre più difficile da percorrere tra promesse mancate e soldi che non si trovano. Difficile anche aprire, al momento, un confronto con l'Università, ipotesi praticata solo sulla carta ma che dicono i bene informati, è rimasta in un cassetto.Come sono rimaste in un cassetto le promesse arrivate dai rappresentanti del Governo (anche passato) e non ha fatto breccia l'impegno dei vari parlamentari umbri che si sono dati il cambio al capezzale della "Vannucci". Una situazione talmente difficile che ha fatto lanciare, lo scorso mese di maggio, un altro grido d'allarme da Cgil, Cisl e Uil. Tanto che era stata segnata una data in rosso sulla via del non ritorno: quella del prossimo mese di maggio. Possibile?

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Confindustria, Della Gatta: (sezione: crisi)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Mezzogiorno sezione: CASERTA data: 28/04/2009 - pag: 7 Incontro Industriali a confronto con il presidente della Commissione Attività produttive Confindustria, Della Gatta: «Duemila aziende in crisi» Cursi: «Il governo aiuterà la provincia di Caserta» CASERTA Non proprio un raffreddore ma nemmeno una polmonite e a tastare il polso di Confindustria Caserta, a raccogliere l'anamnesi dei malanni da parte dei rappresentanti dei maggiori comparti produttivi, ieri è venuto Cesare Cursi, presidente della Commissione Attività Produttive del Senato. Era accompagnato dal senatore casertano Gennaro Coronella che si definiva «un intruso della riunione » ma il presidente di Confindustria Caserta, Antonio Della Gatta, correggeva: «No, presenza adeguata, una voce in più per trasmettere a livello centrale le nostre istanze». Istanze parecchie, lo stato di salute, come in senso clinico, illustrato con interventi documentati da dati statistici e osservazioni e il senatore Cursi ne andava prendendo nota per premettere, al momento della risposta: «Non mi sottraggo ad alcun impegno diceva ma, ricordate, io qui non sono il governo, sono il parlamento; in quanto presidente della commissione del Senato, assieme ai suoi componenti, non ci risparmieremo per tradurre in atti concreti queste istanze e osservazioni che, se è vero che sono parecchio comuni a grande parte dell'Italia, sono tuttavia espressione della volontà di una provincia colpita di darsi da fare a maniche rimboccate ». L'argomento della riunione, quindi, «la crisi» e Antonio Della Gatta ne ha tratteggiato i punti salienti, accennando a quanto poi specificamente illustrato dagli imprenditori di comparto. Ha detto : «Abbiamo circa duemila aziende in stato di criticità, la cassa integrazione impera nelle aziende per le quali è prevista e i dipendenti in questo trattamento sono 12.142. Ma per il comparto alberghiero, per le piccole e medie industrie, per le aziende strozzate dalla impossibilità di esigere crediti, soprattutto dal settore pubblico, la situazione è devastante. Ci dice cosa c'è di nuovo, dove guardare, quali i correttivi? ». Cursi, dopo la premessa accennata. «La considerevole cifra dei cassintegrati diceva da una parte esprime un dramma, dall'altra dimostra l'esistenza di un tessuto industriale forte, che cerca di risanarsi. ha evidenziato il parlamentare la crisi finanziaria perdurante, anche se non estremamente drammatica, aggiunta a quella energetica precedente, alle lentezze sulla realizzazione del nucleare, al sud produce effetti più gravi. A tanto si aggiungono inadempienze della Regione Campania che ancora fanno sentire negatività impressionanti. Cosa si è fatto per il turismo? Nulla. E per la sanità? Qui il nulla comporterà il commissariamento ». Ma ci sono spiragli. Cursi: «Ci impegneremo per l'utilizzo degli stanziamenti Cipe per oltre sedici miliardi, per la Tav Napoli-Bari-Lecce che passa anche per Caserta, per il potenziamento delle linee di trasporto locali e rinnovo dei mezzi ferroviari». Dopo l'intervento di apertura di Della Gatta, avevano parlato gli imprenditori Rosa Boccardi (turismo), Franco Schettino (metalmeccanica), Bruno Cortese (agroalimentare), Stefano Daniele (chimica), Augusto Tedeschi e Enzo Coronato (edilizia), Cosimo Del Vecchio (riconversione ex 3M), Giorgio Fiore (metalmeccanica), Luciano Morelli. Franco Tontoli Convegno I senatori Gennaro Coronella e Cesare Cursi e l'industriale Antonio Della Gatta

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Giù il turismo, sale Big Pharma (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 2 autore: Giù il turismo, sale Big Pharma Forti vendite su compagnie aeree e tour operator, bene il settore farmaceutico Mara Monti MILANO Chi sperava in una imminente ripresa dell'economia dovrà rifare i calcoli perché la variabile esogena che rischia di mandare in fumo i timidi segnali positivi si chiama febbre suina. Le sensibili antenne dei mercati finanziari hanno colto il pericolo vendendo i titoli più rischiosi come quelli delle compagnie aeree, del tempo libero e delle commodities, premiando i settori farmaceutico e le biotecnologie. Giù anche il prezzo del petrolio del 2,7%, che si è portato in serata a 50,14 dollari al barile per i timori di un ulteriore rallentamento dell'economia, mentre le Borse in chiusura sono riuscite in parte a compensare le perdite di una seduta che si è mantenuta volatile: Londra +0,27%, Francoforte +0,42%, Parigi -0,01%, Madrid -1,25%, Zurigo +1,23%. Piazza Affari ha seguito l'onda con il Mibtel che ha chiuso in lieve rialzo +0,5% e l'S&P Mib +0,9 per cento. A Wall Street l'impatto negativo degli effetti dell'influenza suina è stato compensato dai titoli dell'auto (General Motors ha guadagnato fino al 30%) e dai risultati migliori delle previsioni riportati da alcune società: a fine seduta il Dow Jones ha terminato le contrattazioni in territorio lievemente negativo a -0,64%, l'S&P 500 -1,01% e il Nasdaq-0,88%. A pagare il prezzo più alto sono state le Borse sudamericane in particolare quella messicana, scesa fino al5 per cento. Debole anche il peso messicano contro il dollaro tanto che per sostenere la valuta è intervenuta la Bancacentrale con un acquisto di oltre 100 milioni di pesos. Per le linee aeree, i tour operator e i gruppi alberghieri il rischio è di vedere sfumare una stagione turistica che ha già pagato duramente per la Sars nel 2003. La situazione è grave tanto che la Iata (International Air Transport Association) ha detto ai vettori di preparare un piano di emergenza se i pericoli di contagio dovessero aggravarsi. British Airways, esposta con numerosi voli verso il Sudamerica, ha perso il 7,57%, Cathay Pacific, reduce dalla Sars, ha ceduto l'8%,in Spagna (dove ieri si è manifestato il primo caso dell'influenza) ha pagato Iberia (-5,9). Male anche i vettori americani come Delta Air lines -14,2%, Continental -16% e Ual -14,9%, mentre tra i gruppi turistici, Carnival, specializzato nelle crociere a Cancun, ha perso il 13,5%, il tour operator Thomas Cook il 4,4% e la catena alberghiera Marriott l'1,44. A Piazza Affari a soffrire è stato Autogrill, attivo non solo nelle autostrade ma anche nella ristorazione degli aeroporti e in molti scali del Nordamerica: il titolo ha ceduto il 4,95%. L'incertezza ha spinto gli investitori verso le azioni difensive, in particolare i farmaceutici che hanno beneficiato delle attese di un incremento delle vendite di medicinali per arginare il virus: è il caso di Crucell (+7,9%), ma anche di Glaxo (+5,7%) che produce il farmaco Relenza, il più richiesto insieme al Tamiflu della Roche (+3,5%),per curare l'influenza.Ma i vaccini attuali sono inefficaci: Novartis (+0,14%), contattata dall'Organizzazione mondiale della Sanità, ha fatto sapere che per preparare un vaccino ci vorranno dai tre ai nove mesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA SOTTO PRESSIONE La Banca centrale è dovuta intervenire per sostenere la moneta, mentre la Borsa ha lasciato sul terreno il 5% Cade anche il petrolio (-2,7%)

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Opel, Magna in trattative per il 20% (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-28 - pag: 5 autore: Secondo la stampa canadese nell'operazione potrebbe entrare anche Deripaska Opel, Magna in trattative per il 20% Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Non passa giorno ormai senza che dal partito socialdemocratico e dai sindacati tedeschi giungano critiche più o meno velate all'interesse di Fiat per Opel,e segnali invece favorevoli al concorrente Magna. A meno di una settimana dalle prime indiscrezioni, la vicenda si sta trasformando in un tira-e-molla politico dall'esito ancora incerto in una Germania che tra cinque mesi dovrà rinnovare il Bundestag e decidere il futuro della Grande Coalizione. Citato dal Financial Times Deutschland, il candidato socialdemocratico alla Cancelleria Frank-Walter Steinmeier è stato molto esplicito: per la Opel «la Magna è un'opzione più seria della Fiat». L'attuale ministro degli Esteri ha avuto colloqui ieri con i rappresentanti del fornitore di componenti austro-canadese, avendo dell'azienda «un'impressione assolutamente positiva», ha detto il portavoce dello stesso Steinmeier, Jens PlÖtner. Secondo indiscrezioni raccolte dall'edizione online del quotidiano canadese The Globe and Mail, Magna acquisterebbe il 20% di Opel: nell'operazione potrebbe entrare l'oligarda russo Oleg Deripaska che con l'aiuto delle banche potrebbe rilevare il 30%. L'Spd ha preso posizione contro la Fiat. Oltre a Steinmeier, si sono espressi in questo senso anche il ministro dei Trasporti Wolfgang Tiefensee e il Commissario europeo all'Industria, il tedesco GÜnter Verheugen.Proprio quest'ultimo è stato costretto a un imbarazzante dietrofront dopo che venerdì i suoi commentinegativi contro la società italiana avevano provocato polemiche. Ieri ha assicurato un'analisi «neutrale» della vicenda da parte della Commissione. La vendita di Opel, decisa da General Motors in crisi finanziaria, giunge in un anno elettorale. Spd e sindacati hanno preso posizione contro l'opzione Fiat perché è quella che a loro dire comporterebbe troppi tagli. Per fare pressione, il sindacalista di IG Metall Armin Schild ha detto proprio ieri che i lavoratori Opel non firmeranno alcun accordo di riduzione dei costi con GM, pari a 1,2 miliardi di dollari, finché non vi sarà un piano industriale con l'eventuale nuovo proprietario. Tra i democristiani le posizioni sono più variegate. Alcuni- come Roland Koch, premier dell'Assia, la regione nella quale ha sede Opel- hanno detto di preferire Magna; ma altri sono assai più possibilisti. Con la sua presa di posizione, Steinmeier non si è soltanto schierato al fianco dei sindacati. Sta anche facendo pressione sulla Cdu perché segua il suo esempio. In ambienti governativi prevale per ora la cautela. Mancano ancora proposte concrete dalle società interessate a Opel, e il desiderio dell'Esecutivo è di valutare senza pregiudizi tutti i piani industriali, per capirne la credibilità, così come le prospettive occupazionali. In un anno elettorale, la vicenda può essere facilmente influenzata dalla stampa. Alcuni giornali restano neutri, altri prendono posizione per Magna, altri ancora vogliono dare il benefico del dubbio a Fiat. Die Welt, per esempio, spiega che la società italiana «si è guadagnata una chance ». E aggiunge il commentatore: «Facciamoci sorprendere». Il Governo vuole prendere una decisione rapidamente. Nel frattempo la partita rimane del tutto aperta anche perché nessuno per ora sembra aver presentato una proposta formale di acquisizione. C'è da chiedersi se un'intesa della Fiat con il gruppo americano possa rafforzare la sua mano in Germania. è vero che gestire due fusioni anziché una non è facile, maè anche vero che a quel punto l'intera operazione non sarebbe più da considerare una semplice scalata italo- tedesca, ma piuttosto come il tassello di una più ampia ristrutturazione mondiale del settore automobilistico dalla quale escludere Opel diventerebbe più difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCONTRO A BERLINO Ancora dubbi su Torino nell'Esecutivo tedesco: il ministro Steinmeier ha definito l'opzione nordamericana «più seria»

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Benessere, altro che crescita zero (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-28 - pag: 12 autore: Benessere, altro che crescita zero di Innocenzo Cipolletta «D opo questa crisi, nulla sarà più come prima». Quante volte abbiamo sentito, e ancora sentiremo, questa affermazione. Con essa s'intende, spesso, un ritorno al passato, dove tutte le novità, che si presume abbiano causato la crisi, finiranno per rappresentare gli emblemi di un "mondo che non ci sarà più". Basta con gli eccessi della finanza, ora si tornerà all'economia reale. Non più debito, ma capitale. Stop alle innovazioni finanziarie: solo strumenti che anche gli ingenui riescono a capire. Limiti alle remunerazioni dei manager e abolizione di bonus e stock option. Più regole e controlli pubblici e meno laissez faire nell'economia e nella finanza. Meno mercato e più Stato: torna la politica che conta. Meno globalizzazione e più potere alle nazioni. Consumi moderati e modelli di vita più frugali. Auto più piccole e ritorno ai prodotti locali. E si potrebbe continuare. Se tutto ciò fosse vero, sarebbe facile disegnare il futuro e capire dove stiamo andando: basterebbe immaginare e fare il contrario di quanto è avvenuto fino ad oggi. Purtroppo, o meglio per fortuna, queste profezie hanno poca probabilità di avverarsi, almeno nel loro insieme. E questo, non perché il mondo non avrebbe bisogno anche di maggiori equilibri, ma perché le crisi, con i loro disagi, agiscono anche da grandi acceleratori d'innovazioni, che emergono proprio nei periodi più tormentati. Infatti, è in tali periodi che conviene sperimentare innovazioni (tecnologiche, organizzative, finanziarie, eccetera) per superare le difficoltà presenti e prendere un vantaggio rispetto a quanti sono ancora alle prese con i vecchi problemi. Così è stato dopo la prima crisi da petrolio ( 1973), quando la carenza di greggio prima, e la moltiplicazione per quattro del suo prezzo poi, avevano sprofondato il mondo in una recessione molto simile all'attuale, per ampiezza geografica e per profondità di caduta del reddito. Anche allora, dopo la crisi e per un certo tempo, si era sicuri che si sarebbe tornati indietro: tutta l'economia dell'auto sarebbe scomparsa; si era certi che i viaggi e gli spostamenti sarebbero stati ridotti al minimo; che i consumi sarebbero tornati a quelli frugali del precedente dopoguerra; che non si sarebbe più vissuti a debito. Il Club di Roma profetizzò e reclamizzò la "crescita zero", per carenza di energia e di materie prime. L'era dello sviluppo e del consumismo sembrava tramontata per sempre. Invece avvenne tutto il contrario. Partì da quegli anni una forte spinta innovativa, generata proprio dalla crisi da petrolio, che consentì il ritrovamento di nuovi giacimenti di petrolio, l'avvio di fonti d'energia alternative, indusse al risparmio energetico e modificò ampiamente i sistemi di produzione e i modi di vita, attraverso le innovazione generate dall'elettronica, dall'informatica e dalle tecniche di comunicazione. Ne derivò una spinta forte alla crescita economica, allargata a nuovi Paesi e nuovi mercati (la globalizzazione); l'esplosione d'innovazioni finanziarie per consentire questa crescita e per collegare mercati e Paesi molto diversi tra di loro; il susseguirsi di bolle speculative. Contrariamente alle aspettative d'allora, il mondo s'avviò verso un periodo di forte crescita economica e di potenti innovazioni che, lungi da riportarci indietro negli anni, ci hanno proiettato in un nuovo futuro con cui poi abbiamo dovuto fare i conti, essendo sfociato nella crisi finanziaria attuale. Oggi nessuno è ancora in grado di predire quali saranno le innovazioni che ci consentiranno un nuovo ciclo di sviluppo, ma è certo che la ricerca sta facendo passi rilevanti in molti campi per dare risposte ai problemi attuali. E basti pensare a quanto ancora può darci l'informatica e l'elettronica. Oppure alla ricerca in campo biologico (compresa la neurologia) le cui applicazioni spaziano dalla sanità, all'alimentazione, alle fonti d'energia,fino ai nuovi materiali e all'introduzione dell'informatica nel campo biologico dei tessuti umani, consentendo nuove soluzioni a vecchi problemi e nuovi prodotti da immettere sul mercato. La ricerca è un potente fattore di crescita, non solo perché dà risposte a problemi della gente, ma anche perché rende obsoleti i beni e i servizi che imprese e famiglie utilizzano, inducendo a fenomeni di sostituzione accelerata. Questi fenomeni sono la molla dello sviluppo, sia perché fanno emergere nuove imprese capaci di fornire prodotti con nuove tecnologia, sia perché inducono famiglie e imprese a rinnovare il parco del loro beni, sia infine perché presuppongono nuovi modi di vita e di consumo a cui sono associati nuovi prodotti e nuovi servizi. Da qui nuovi cicli espansivi degli investimenti delle imprese e dei consumi delle famiglie in tutto il mondo. Poiché le innovazioni, come detto, hanno tendenza ad accelerare nei periodi di crisi, ecco che l'uscita dall'attuale crisi finanziaria e reale sarà tutto meno che il ritorno ai vecchi valori e alle vecchie abitudini, come qualcuno prevede, e forse spera. Tutto bene, dunque, e basta solo aspettare che la crisi giunga al termine? No di certo. Occorre invece prepararsi bene sia per sfruttare le nuove occasioni, sia per evitare le nuove tensioni che si produrranno. Le innovazioni, mentre risolveranno molti problemi, porteranno anche nuovi squilibri e tensioni, sia per la sostituzione di posti di lavoro e d'imprese che esse implicano, sia per la somma di problemi etici e politici che faranno esplodere. E l'Italia non è certo il Paese dove l'innovazione viene salutata con entusiasmo, per il forte conformismo corporativo e confessionale che ci caratterizza, come recenti esperienze in camposociale e in campo etico stanno a dimostrare. icipoll@tin.it © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI ESEMPI DELLA STORIA Nel 1973 molti pensarono che i consumi sarebbero tornati ai livelli del dopoguerra: in realtà lo sviluppo è stato imponente

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Un futuro bloccato da malinconia e lutto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-28 - pag: 13 autore: Un futuro bloccato da malinconia e lutto di Michel Wieviorka L a crisi finanziaria, nonché economica e sociale, di cui si parla tanto dal settembre 2008, darà forza all'azione politica di sinistra? In effetti si sentono discorsi più vicini alle idee di sinistra che di destra: si parla di programmi keynesiani, di ritorno allo Stato, di nazionalizzazione delle banche, e si pensa in termini di categorie basate sul "nazionalismo metodologico" e sul cosiddetto "modello westfaliano". è vero che l'esperienza americana con l'elezione di Barack Obama è quella di un Paese che ha scelto la sinistra (i democratici) contro la destra (i repubblicani), fra l'altro per motivi economici. Ma in Europa si constata che i Governi, tanto di sinistra che di destra, ragionano di fronte alla crisi all'incirca nello stesso modo, come se questa richiedesse delle risposte tecniche che s'impongono indipendentemente dal colore politico delle forze al potere. Si sono viste qua e là opposizioni di sinistra criticare le misure dei Governi di destra, ma le destre che ancora ieri erano neoliberiste oggi non lo sono più e parlano di concetti molto vicini a quelli utilizzati dalla sinistra - rilancio dell'economia, appello a Keynes e così via. Non sembra più quindi esserci distanza ideologica fra destra e sinistra, tutt'al più solo semplici sfumature: la crisi, così com'è gestita ora, indebolisce la separazione classica fra la sinistra riformista o di governo e la destra, rafforzando al tempo stesso le sinistre radicali. La sinistra in quanto partito, corpus ideologico o nozione di carattere generale, ha la scelta fra tre orientamenti possibili. Aggrapparsi al passato senza modificare i suoi valori di fondo né le sue modalità ana-litiche, una situazione che sul lungo periodo rischia di fossilizzarla ma che nel breve periodo può presentare una certa efficacia soprattutto in una fase di crisi acuta, quando si tratta di denunciare gli eccessi del capitalismo e di chiedere un ritorno allo Stato, alla ridistribuzione del reddito oa politiche keynesiane. Oppure proiettarsi completamente nel futuro identificandosi nei nuovi valori culturali, cercando di unirsi ad attori diversi dalla sua base tradizionale, ad esempio aprendosi all'ecologia politica o ad alcuni aspetti del movimento no global, accettando anche di modificare nettamente la propria concezione del funzionamento del partito, di favorire una maggiore democrazia partecipativa, correndo però in questo modo il rischio di trascurare alcune tematiche fondamentali come l'occupazione, il reddito, il livello di vita, e di perdere parte del suo elettorato abituale. Infine, terza possibilità, cercare di operare una transizione che permetta alla sinistra di preservare i suoi temi fondatori (la lotta sociale, il riferimento allo Stato e alla ridistribuzione) giocando al tempo stesso la carta della modernizzazione cul-turale, costruendo dei progetti che testimonino maggiore sensibilità per l'individuo, per il trattamento etico delle grandi questioni legate alla vita e alla morte, articolando i valori universali che essa incarna, il diritto, la ragione, la preoccupazione per le questioni sociali, per i particolarismi culturali e religiosi che chiedono un loro riconoscimento. Negli anni 90 abbiamo visto l'affermazione del cosiddetto social-liberismo incarnato da Bill Clinton e in Europa da Tony Blair con la sua "Terza via". Oggi siamo di fronte al progetto di Obama che, in forma nuova, vuole articolare l'elemento sociale con inedite forme di mobilitazione politica, la "green economy", e con lo sforzo per modificare la cultura, in particolare incarnando il passaggio a un'America "post-razziale". In Europa le forze di sinistra sembrano piuttosto lontane dal potere per potersi impegnare su questa strada. Volendo ricorrere a una metafora psicoanalitica, la sinistra ha la scelta fra la malinconia, che le impedisce di liberarsi del passato, l'oblio, che la proietta nel futuro ma con il rischio di farle perdere la propria anima, e il lutto, caratterizzato da un lavoro su se stessa che le permetterebbe di accettare consapevolmente il proprio passato, di trarne profitto e di conservarne gli orientamenti più nobili, entrando al tempo stesso nel futuro e contribuendo a costruirlo. L'autore è Directeur d'études presso l'école des Hautes études en Sciences sociales di Parigi

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Speciale bilanci è in arrivo in edicola con il Sole 24 Ore (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 42 autore: Assemblee 2008. Domani il supplemento «Speciale bilanci» è in arrivo in edicola con il Sole 24 Ore Sarà in edicola domani, in abbinamento al Sole 24 Ore al prezzo di 3,90 euro, l'edizione 2008 dello Speciale Bilanci. Come di consueto lo Speciale analizza i conti delle principali società quotate a Piazza Affari in vista della campagna assembleare di fine aprile. I testi, curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre: sono state analizzate le conseguenze del credit crunch sull'attività gestionale, le modifiche introdotte a fine settembre ai principi contabili Ias, l'incidenza della pressione fiscale sul risultato finale. Quest'anno ai lettori dello Speciale Bilanci viene riservata l'opportunità di continuare ad aggiornarsi anche online, accedendo in esclusiva a contenuti di approfondimento sul sito www.ilsole24ore. com. Viene pubblicato infatti il codice di accesso che consente di accedere gratuitamente per 30 giorni a tutte le aree riservate dello Speciale Assemblee. Inoltre attivando il codice promozionale sarà possibile accedere per un mese a tutti i contenuti e servizi di Premium 24 e Premium 24 Finanza.

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BofA-Merrill: Thain all'attacco (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 42 autore: Banche. L'ex a.d. di Merrill Lynch accusa il Ceo di Bankamerica: «Sui bonus mente: lui sapeva tutto» BofA-Merrill: Thain all'attacco Ken Lewis nel mirino dei soci: si profila un'assemblea rovente Marco Valsania NEW YORK John Thain non ci sta. Non vuole essere, dice, il volto della crisi finanziaria, degli eccesssi dei banchieri di Wall Street alla caccia di bonus esorbitanti senza trasparenza. Il capro espiatorio di merger discutibili a cominciare da quello che lo ha visto protagonista, la fusione tra Bank of America e la sua Merrill Lynch. Ha deciso, così, di difendere la sua reputazione rompendo il silenzio dalle colonne del più prestigioso quotidiano finanziario statunitense e mettendo sotto accusa gli ex partner nel merger: in una lunga intervista con il Wall Street Journal ha accusato i vertici di Bank of America di aver mentito quando, imponendogli le dimissioni, hanno scaricato interamente sulle sue spalle le responsabilità nello scandalo dei super-premi versati a Merrill, 3,62 miliardi di dollari pagati in anticipo lo scorso dicembre nonostante le enormi perdite in vista per la banca. Un'accusa senza mezzi termini: «L'idea che Bank of America non fosse pienamente coinvolta, che io abbia preso da solo simili decisioni, è semplicemente falsa», ha detto. Il quotidiano ha inoltre portato alla luce un documento finora riservato firmato da Thain e da Lewis che acconsenativa al pagamento anticipato, prima del completamento della fusione, dei bonus della discordia. Le rivelazioni alimentano le polemiche sul caso di Bank of America e Merrill Lynch, già al centro di numerose indagini, dalla procura generale di New York al Congresso, che cercano di far luce su un'intesa con molte ombre. Il governo americano, infatti, è dovuto intervenire elargendo aiuti strordinari per consentire a Bank of America di fare i conti con il dissesto di Merrill. E Lewis ha di recente accusato l'ex amministrazione Bush, nella persona dell'allora Segretario al Tesoro Henry Paulson, di avergli imposto di tacere con gli azionisti sulle perdite di Merrill, oltre 15 miliardi nel quarto trimestre del 2008, per non mettere in pericolo un merger caro alle autorità, che temevano collassi a catena dell'alta finanza. Al nuovo j'accuse di Thain, la banca ha risposto seccamente: «Gli auguriamo di avere fortuna nelle sue attività future», ha detto un portavoce al Journal. L'ascesa e la caduta del banchiere sono diventate il simbolo della bufera che ha scosso Wall Street. Pochi mesi or sono era a un passo dalla guida della principale banca americana per sportelli, Bank of America. A metà settembre aveva negoziato, in un fine settimana di paura che portò al fallimento della rivale Lehman Brohers, la vendita di Merrill, di cui era chief executive. Si sarebbe inchinato a Ken Lewis,l'amministratore delegato della banca acquirente, ma a soli 53 anni e a capo delle attività di investment banking sapeva di essere in lizza per la successione. Nè gli exploit erano per lui insoliti: a Merrill era stato chiamato nel 2007 come messia salvifico, per rilanciare le sorti del colosso del brokeraggio dalla screditata gestione di Stan O'Neal. Culmine di una marcia parsa inarrestabile: dopo 25 anni a Goldman Sachs, gli ultimi tre sulla poltrona di direttore generale della società che più di altre ha sfornato candidati a posizioni di grande influenza anche di fuori di Wall Street, aveva preso le redini del New York Stock Exchange. Alla Borsa era arrivato per fare i conti con una storica transizione: quella a società quotata. E aveva guidato l'Exchange nella nuova era globale e all'insegna delle nuove tecnologie, con la fusione con i listini europei di Euronext. Adesso Thain ancora indossa completo e cravatta tutte le mattine. Quasi un riflesso della gloria passata. Spera di tornare alla ribalta, di guidare ancora una grande società quotata. Ma al momento non ha alcun prestigioso ufficio dove recarsi. Come ha ammesso al Journal uno di suoi confidenti,l'ex chairman di Citicorp John Reed, è come se fosse "radioattivo". La missione di ristabilire la sua reputazione non sarà facile:Thain,durante l'intervista, ammette errori, quali aver premuto per ottenere un bonus, cui ha poi rinunciato, o aver speso troppo per ammodernare il suo ufficil a Merrill. I documenti rinvenuti dal Journal, tuttavia, mostrano che numerose decisioni sui compensi in discussione sarebbero state prese assieme dai vertici di Merrill e di Bank of America, che ha invece in passato negato alcuna autorità su Merrill prima del completamento della fusione in gennaio. Già nei primi giorni dopo l'annuncio del merger in settembre, una squadra di transizione della banca acquirente, tra cui il capo dell'ufficio contabile, si era inseduiata in un intero piano di Merrill. Altri documenti e lettere mostrano che Bank of America venne consultata su tempi e modi dei bonus. Finchè in dicembre, sempre più preoccupato per le perdite di Merrill, Lewis volò a Washington per invocare e ricevere nuovi soccorsi pubblici multimiliardari, minacciando altrimenti di abbandonare l'operazione. In gennaio, poi, davanti alla crescenti polemiche sulla fusione chiese e ottenne la testa di Thain. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA REPLICA Un portavoce della banca ha risposto alle critiche: «Gli auguriamo di avere fortuna nelle sue attività future» BLOOMBERG Ex alleati. John Thain ( a sinistra), ex Ceo di Merrill Lynch, e Kenneth Lewis, numero uno di Bank of America, nel giorno dell'annuncio della fusione

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Bruxelles stringe sugli hedge fund (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 43 autore: Regole. Direttiva sulla leva finanziaria Bruxelles stringe sugli hedge fund Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato Più sorveglianza sugli hedge fund e un tetto massimo alle remunerazioni e alle liquidazioni dorate di manager delle società quotate. Sono le proposte che la Commissione europea metterà domani sul tavolo per minimizzare i fattori di instabilità che perturbano i mercati finanziari. Ma l'intervento non comporterà una pressione decisa sul pedale della regolamentazione e non soddisfa i più accesi fautori di gabbie normative più stringenti. Nel campo della gestione degli hedge fund e del private equity Bruxelles mette in campo una direttiva, perciò uno strumento legislativo cogente. Ma il giro di vite non è completo: i nuovi obbighi di sorveglianza su hedge fund e private equity scatteranno solo al di sopra dei 250 millioni di portafoglio; inoltre la direttiva non regola i fondi di investimento alternativi in quanto tali, ma piuttosto la loro gestione. La direttiva ammette che i manger possano delegare l'amministrazione (ma non la gestione) a entità offshore sulla base di «condizioni appropriate ». Chi ha la custodia dei fondi e degli asset «deve essere una istituzione di credito europea che può solo delegare a sua volta funzioni sotto strette condizioni ». Da parte di Germania, Francia, Italia e Spagna già emerge la preoccupazione che si lasci troppa libertà ai centri offshore (il 67% degli hedge funds sono domiciliati nelle Isole Caiman, l'11% nelle Vergini, il 7% alle Bermude). Il progetto «non mi soddisfa – si è sbilanciata il ministro dell'economia francese,Christine Lagarde – non viene consentita un'adeguata sorveglianza su hedge fund di rilievo sistemico». Anche il presidente del Pse, il danses Poul Nyrup Rasmussen ha definito l'intervento «troppo liberale, in ritardo e non efficace» e ha promesso un intervento dell'Europarlamento «per riempiri i buchi da formaggio svizzero della proposta ». Bruxelles ribatte però che la supervisione deve concentrarsi là dove i rischi sono probabili e che circa il 15% dei manager degli hedge fund che gestiscono il 70% degli asset di tali fondi domiciliati nella Ue saranno coperti dalla direttiva. Nuovi vincoli anche nel campo di bonus e liquidazioni, anche se in questo caso la Commissione ha optato per raccomandazioni, alle quali gli Stati non sono obbligati a conformarsi. I Governi vengono invitati a ridurre gli incentivi alla performance di breve termine per cui «deve essere fissato un limite massimo alla componente variabile quale percentuale specifica della remunerazione totale ».La parte fissa«deve essere sufficientemente alta rispetto al totale ». Bruxelles raccomanda poi che le liquidazioni dei manager non superino i due anni di remunerazione e che vi sia un minimo di tre anni prima di esercitare stock option. Nessun bonus, infine, in caso di un rapporto che si conclude per una prestazione inadeguata. © RIPRODUZIONE RISERVATA UN TETTO AGLI STIPENDI La Commissione europea varerà domani anche le raccomandazioni su bonus e liquidazioni di trader e manager

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Vienna la città dove si vive meglio, Milano 41esima (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 28-04-2009)

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SYDNEY (Reuters) - Vienna batte Zurigo nella classifica delle città con la migliore qualità della vita, secondo una ricerca annuale in cui le città europee dominano i primi 10 posti. Delle città italiane, l'unica che figura nei primi 50 posti è Milano, stabile al 41esimo posto. La ricerca del 2009 su 215 città, realizzata dalla società di management consulting Mercer, indica Vienna con il punteggio generale più alto per qualità di vita, scalzando Zurigo che così scende in seconda posizione. Terza è un'altra città svizzera, Ginevra, seguita da Vancouver, in Canada, e Auckland, in Nuova Zelanda, che si dividono il quarto posto. Baghdad, in Iraq, è l'ultima, nonostante i leggeri miglioramenti nel suo punteggio per le infrastrutture e le iniziative per incoraggiare gli investimenti. Nelle top 10 ci sono anche tre città tedesche -- Dusseldorf, Monaco e Francoforte -- con la svizzera Berna e Sydney, in Australia, a completare la formazione. La migliore città Usa per qualità di vita è Honolulu, 29esima, mentre Washington e New York restano rispettivamente al 44esimo e 49esimo posto. Londra si conferma 38esima nella lista, elaborata per aiutare i governi e le imprese a formulare pacchetti internazionali per i loro dipendenti. "Come risultato dell'attuale crisi finanziaria, le multinazionali stanno cercando di rivedere le loro policy di incarichi internazionali, nell'ottica di tagliare i costi", ha detto Slagin Parakatil, ricercatore senior di Mercer, in una nota. Continua...

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I broker adesso si pentono (al cinema) (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 28/04/2009 - pag: 1 Wall Street I broker adesso si pentono (al cinema) di MASSIMO GAGGI NEW YORK Al Tribeca Film Festival di New York ecco American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn. Tra applausi, risa e commozione, passano sullo schermo broker scriteriati, cittadini che hanno perso tutto inseguendo il sogno americano. Tra i banchieri uno racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri: inquadrato in penombra, senza nome, la voce distorta. Come un pentito di mafia. A PAGINA 45

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L'integrazione coinvolga anche l'America di Obama (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Joseph Nye. Ex segretario alla Difesa Usa ed esperto di Giappone «L'integrazione coinvolga anche l'America di Obama» TOKYO. Dal nostro inviato Sta per essere nominato ambasciatore in Giappone, secondo le indiscrezioni. Di certo è già stato “nominato” da Tokyo, che lo considera un Japan hand, esperto del Paese e, come ribadito nel rapporto firmato con Richard Armitage, sostenitore dell'importanza cruciale dell'alleanza bilaterale nonostante la sempre maggiore importanza delle relazioni Usa-Cina. Joseph Nye, 72 anni, docente a Harvard ed ex vicesegretario alla Difesa, è l'ideatore del termine soft power, entrato anche nel lessico politico giapponese a nobilitare una strategia internazionale di Tokyo, spesso considerata timida. Nonostante la delicatezza personale del momento, Nye è disponibile a parlare del futuro dell'Asia, come presidente della Commissione Trilaterale per il Nord America. Che significato ha per la Trilaterale l'ingresso di Cina e India nei suoi ranghi? La Trilaterale è nata negli anni 70 per cercare di affrontare le turbolenze legate all'interdipendenza economica globale, in particolare portando il Giappone a contatto con Europa e Usa: l'idea era che sarebbe stato utile creare un canale non-governativo di discussione e approfondimento dei problemi transazionali. Nel secolo XXI, India e Cina stanno chiaramente diventando attori di primo piano nell'interdipendenza globale. E oggi è davvero utile, come lo era prima, una discussione dei problemi transazionali. Se il Giappone ha iniziato prima ad avere un ruolo più ampio nell'economia globale, altri sono seguiti. Il Sud-Est asiatico era già entrato, questo ulteriore passo è naturale. Dimostra anche la crescita della statura globale dell'Asia, che è stata la prima destinazione estera del segretario di Stato Hillary Clinton? Quella visita ha voluto deliberatamente dimostrare che gli Usa pongono molta attenzione all'Asia, dove c'era una diffusa percezione che l'Amministrazione Bush non avesse dimostrato un sufficiente interesse in quanto focalizzata solo sul Medio Oriente. Quali le prospettive di integrazione regionale, su cui gli Usa si sono mostrati a volte ambivalenti, per il timore di essere esclusi o marginalizzati? Il regionalismo asiatico è molto differente da quello europeo: non c'è mai stata una riconciliazione storica tra Cina e Giappone simile a quella tra Francia e Germania. Ma ci sono tante cose utili da fare, specie per costruire fiducia e sicurezza. In primo piano ci sono le questioni economiche. La teoria del decoupling e dell'autosufficienza asiatica, che andava di moda l'annoscorso, si è infranta sulla crisi attuale. Credo ci siano buoni argomenti per un rilancio dell'Apec, che ci coinvolge, senza escludere le altre forme esistenti di organizzazione. E le tentazioni protezionistiche? C'è sempre un pericolo di protezionismo, in tutti i Paesi. Dobbiamo fare in modo che non si arrivi a politiche di beggar-my-neighbor a spese altrui, che porterebbero il mondo in una situazione ben peggiore. La crisi attuale sembra aver intaccato anche il soft power Usa, specialmente in confronto ai cosiddetti valori asiatici... Non c'è dubbio che la crisi finanziaria abbia danneggiato il nostro soft power sul versante dell'economia, con il problema di credibilità del modello Wall Street. Ora molto dipenderà da che tipo di riforme saranno fatte, sviluppando nuove forme di regolamentazione e monitoraggio del sistema finanziario. Se ciò accadrà e se, come credo, l'economia Usa si risolleverà, ci sarà un recupero anche dell'influenza dei nostri modelli culturali e politici. Il premier Taro Aso ha citato, nel suo intervento, il soft power come uno dei trepilastri nelle strategie di rilancio del Giappone. Mi ha fatto molto piacere, Il Giappone dovrebbe considerarsi come un global civilian power, come dice il direttore dell'Asahi Shimbun, Yoichi Funabashi: una componente sta proprio nell'attrattività della cultura, anche popolare, così come in altri strumenti come gli aiuti allo sviluppo e così via. E Tokyo può giocare ruoli primari nelle operazioni Onu di peacekeeping e in questioni come quella dei cambiamenti climatici. S. Car. © RIPRODUZIONE RISERVATA NUOVI ASSETTI «L'atteso decoupling non c'è stato.Occorre rilanciare l'Apec tra le sponde del Pacifico» Ambasciatore a Tokyo? Joseph Nye

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Il volto dell'Asia che verrà (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 29 autore: Nuovi equilibri. Ufficializzato a Tokyo l'ingresso di Cina e India nella Commissione Trilaterale Il volto dell'Asia che verrà Cooperazione d'area, monete e protezionismi: scenari a confronto Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato La Commissione Trilaterale, dopo un periodo di crisi di identità, reinventa se stessa: come all'inizio degli anni 70 ebbe un ruolo di rilievo nell'inserire nello spazio politico-culturale "atlantico" un Giappone in forte crescita, così oggi si propone di agevolare una responsabile incorporazione dei più grandi Paesi emergenti dell'Asia nel nuovo ordine mondiale ormai multipolare. L'ingresso di Cina e India nella organizzazione - sorta nel 1973 su iniziativa di David Rockefeller per promuovere una più stretta collaborazione tra le democrazie industrializzate - è stato formalizzato nel weekend scorso all'assemblea plenaria svoltasi a Tokyo. Rockefeller (quasi 94enne), che nel recente passato aveva avuto il dubbio se archiviare l'esperienza della Trilaterale o rilanciarla, è stato accolto dal generale riconoscimento dell'importanza persino accresciuta di un forum (privato ma istituzionalizzato) di riflessione ed elaborazione di strategie per una leadership responsabile in un mondo sempre più interdipendente, tanto più in un momento in cui i Governi sembrano assorbiti dai problemi contingenti. Henry Kissinger (86 anni) l'uomo che "sdoganò" la Cina di Mao nel 1971-72 - ha ricordato il momento in cui Rockefeller venne al Dipartimento di Stato a spiegargli il suo progetto, cui diede un immediato consenso. «Da allora il sistema internazionale è cambiato in modo fondamentale, in particolare con il passaggio del centro di gravità degli affari internazionali dall'Atlantico al Pacifico – ha detto – Se in Asia la nozione di sovranità statale non è sotto attacco come in altri parti del mondo, la sua crescita va incanalata in un sistema internazione basato sulla cooperazione e il dialogo, alla luce di pressanti questioni globali». A fronte di una caduta della fiducia negli Usa - provocata da una crisi finanziaria il cui effetto sarà il crescente ruolo della mano pubblica nell'economia - Kissinger ritiene fondamentale portare Cina e India dentro una coerente cornice internazionale che va messa in grado di funzionare anche senza la leadership di un solo Paese. Asia al centro del dibattito, dunque. Ma quale Asia uscirà dalla crisi? Il Sole 24 Ore lo ha chiesto a due protagonisti dell'incontro di Tokyo: Joseph Nye e Yang Jiemian. A confronto i punti di vista di America e Cina, i due giganti del Terzo millennio le cui economie, più o meno in difficoltà, sono però strettamente collegate. stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Buddha all'Albert and Victoria Museum. Si è aperta ieri a Londra la mostra «I tanti volti del Buddhismo». Nella foto due opere esposte REUTERS

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Ankara investe nel piano Anatolia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-28 - pag: 31 autore: Ankara investe nel piano Anatolia Vittorio Da Rold MILANO Il Governo turco ha lanciato un piano di sviluppo per l'Anatolia sud-orientale da 14 miliardi di euro da investire fino al 2013 denominato Gap (Guney Anatoly Progesy). Lo ha annunciato il vice primo ministro turco, Nazim Ekren, l'uomo che guida la squadra economica del Governo Erdogan, durante un incontro bilaterale svoltosi nei giorni scorsi a Milano presso gli uffici Ice per presentare il progetto alle imprese italiane. «La Turchia sente la crisi finanziaria come gli altri Paesi – ha detto Ekren al termine dell'incontro - ma a fine 2008 abbiamo registrato un prodotto interno lordo molto soddisfacente, pari a 748 miliardi di dollari. Il pacchetto di incentivi all'economia funziona e il processo di privatizzazione prosegue: l'Italia è il primo Paese per l'aggiudicazione di appalti in Turchia ha aggiunto il vice primo ministro di Ankara - e questa è un'ottima base di partenza per la partecipazione delle imprese italiane nei lavori di sviluppo del Sud-Est».«L'Italia è il terzo partner commerciale della Turchia - ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico italiano, Claudio Scajola - e l'interscambio tra i due Paesi nel 2008 ha raggiunto i 19 miliardi di dollari. Il Governo italiano è in prima linea in Europa a sostenere il pieno ingresso della Turchia nell'Unione europea». Il progetto per lo sviluppo del Sud-Est dell'Anatolia, le aree più arretrate e a maggioranza curda, è il quarto piano regionale di investimento maggiore al mondo e prevede diversi interventi: dalla riorganizzazione del sistema di irrigazione e dighe, allo sminamento del confine turco- siriano. Previsti anche investimenti per lo sviluppo delle Pmi proprio sul modello dei distretti italiani, interventi di edilizia scolastica (1.500 nuove scuole) e sviluppo del turismo con la rivalutazione del patrimonio artistico e culturale locale. Il Progetto Anatolia SudOrientale, volto inizialmente a promuovere l'espansione del potenziale idro-elettrico e l'irrigazione delle aree interessate, ha poi visto espandere i propri obiettivi sino ad includere agricoltura tradizionale e biologica, agroindustria, tessile-abbigliamento, trasporti e comunicazioni, infrastrutture urbane rurali e industriali, sanità, educazione, turismo, cultura, energie rinnovabili, tecnologie per la protezione ambientale, tecnologie per il restauro, telecomunicazioni, industria mineraria e petrolifera. L'Istituto per il Commercio estero (Ice) sta organizzando una missione in loco per imprenditori italiani che si terrà in Anatolia tra la fine del 2009 e l'inizio dell'anno successivo. L'intero pacchetto di investimenti è composto da risorse già stanziate dal Governo turco. Finanziato sinora da fondi governativi, il Gap punta anche sull'investimento privato, agevolato da incentivi di carattere fiscale, doganale o connessi al pagamento degli oneri sociali, al costo dell'energia, alla disponibilità dei terreni. Forte rilevanza assume poi la prossimità dell'area interessata dal Gap ai mercati mediorientali, e quindi la potenziale apertura delle imprese della zona ad un ampio bacino di consumatori. vittorio.darold@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA PROGETTI MULTISETTORE Quattordici miliardi di euro da spendere fino al 2013 Gli interventi riguardano agroindustria, infrastrutture, energia, tessile, ambiente

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della stampa internazionale (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 Il giudizio della stampa internazionale Time I primi mesi della presidenza di Obama sono stati tra i più spettacolari della storia americana dai tempi di Roosevelt, scrive Joe Klein. Ma le prove più difficili sono davanti a lui, dalla capacità di gestire la crisi finanziaria al Medio Oriente

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mondo del lavoro (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 28/04/2009 - pag: 25 mondo del lavoro Il comincia qui. Ogilvy&Mather Se la tua voglia di partecipare ai cambiamenti del mondo è grande, scegli una Laurea Magistrale Bocconi. In un ambiente dinamico, con corsi avanzati e didattica interattiva, nonché opportunità quali i Double Degree, verrai formato da una faculty d'eccellenza, impegnata in una continua attività di ricerca. Forte di una preparazione internazionale, affronterai il mondo del lavoro libero di esprimere tutto il tuo talento. Bocconi. Empowering talent. I NOSTRI CORSI IN ITALIANO: AMMINISTRAZIONE, FINANZA AZIENDALE E CONTROLLO " ECONOMIA E LEGISLAZIONE PER L'IMPRESA " ECONOMIA E MANAGEMENT DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E DELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI " MANAGEMENT " IN ITALIANO E IN INGLESE: DISCIPLINE ECONOMICHE E SOCIALI/ECONOMICS AND SOCIAL SCIENCES " ECONOMIA E MANAGEMENT DELLE ISTITUZIONI E DEI MERCATI FINANZIARI/FINANCE " MARKETING MANAGEMENT " IN INGLESE: ECONOMICS AND MANAGEMENT OF INNOVATION AND TECHNOLOGY " ECONOMICS AND MANAGEMENT IN ARTS, CULTURE, MEDIA AND ENTERTAINMENT " INTERNATIONAL MANAGEMENT. Laurea Magistrale Domanda di ammissione online entro il 29 maggio www.unibocconi.it/graduate/ - call center 02.5836.3434

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I titoli (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 28/04/2009 - pag: 35 Sotto la lente I titoli tossici viaggiano sul mercato web I titoli tossici, che ingessano i bilanci di banche e assicurazioni, ora sbarcano sul web, dove vengono venduti all'asta, attraendo sempre di più investitori privati, anche retail. Di certo non è un business per tutti, ma solo per investitori esperti con un grande appetito per il rischio, eppure la crisi del credito oggi offre la possibilità di fare ottimi affari, come capita una sola volta nella vita, sostiene il «New York Times». All'improvviso va di moda comprare asset in sofferenza, racconta ad esempio Kingsley Geeenland, presidente di DebtX, società leader nella vendita di prestiti online, che a febbraio ha registrato 2.700 nuovi investitori per partecipare alle aste. Inoltre all'inizio dell'anno hanno aperto due nuovi siti, LoanMarket.net e www.BigBidder. com. E, su questi mercati poco regolati, la maggioranza delle transazioni avvengono per una frazione del loro valore originario. Ma la crisi finanziaria non era stata scatenata da una sottovalutazione del rischio e dalla mancanza di regole stringenti? Giu. Fer.

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senza titolo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 I migliori I migliori cinque titoli dello S&P/MIB di ieri e il loro andamento settimanale

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Corre Bpm, frena Autogrill (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di Paola Pica Corre Bpm, frena Autogrill MILANO Rush finale sostenuto da una Fiat sopra gli 8 euro per Piazza Affari che ha chiuso così in terreno positivo una seduta che prometteva il peggio. L'onda speculativa che ha accompagnato i timori di un impatto sulle economie dell'influenza suina ha affossato quasi tutti i mercati nella mattinata; il sereno è tornato con il rialzo pirotecnico di Gm a Wall Street. Il Mibtel ha archiviato un progresso dell 0,45%, lo S&P/Mib dello 0,83%. Autogrill, che ha un'importante presenza Oltreoceano e nel settore aeroportuale, ha scontato il timore di contraccolpi del virus chiudendo in calo del 4,8%, al pari di quanto è accaduto sui listini internazionali alle compagnie aeree, mentre gli acquisiti sono stati dirottati sulle grandi società farmaceutiche. Bene i bancari guidati da Bpm che ha accolto con un +4,99% l'elezione di Massimo Ponzellini alla presidenza, brillanti anche Banco Popolare (+2,35%), Mediobanca (+3,2%), Unicredit (+3,46%). Nel resto del listino, da segnalare la fiammata di Safilo (+5%) mentre l'azionista di riferimento Only 3T continua a trattare per il rafforzamento della struttura del capitale e il nuovo balzo di Indesit (+11%). Acquisti anche su Ansaldo Sts Stm A2a Enel Telecom (+1,31%). Tonfo di Tiscali (-5%) in attesa di indicazioni sulla cessione delle attività britanniche. Pirelli ha ceduto lo 0,81, mentre la holding Camfin, che sta negoziando con le banche la ristrutturazione del debito, ha guadagnato l'1,96% (oggi l'assemblea) Camfin Bene la holding di Pirelli (+2%) sulla rinegoziazione del debito. Oggi l'assemblea

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Aedes, Intesa e Mps per l'aumento (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano /2 Aedes, Intesa e Mps per l'aumento ( Pa.Pic.) Accordo in dirittura per l'aumento di capitale da 150 milioni di Aedes. Intesa Sanpaolo e Mps sono le capofila del consorzio di banche che garantirà la ricapitalizzazione. La firma sarebbe imminente, secondo quanto anticipato ieri da Radiocor. La garanzia sarà per circa 35 milioni. Sui restanti 115 milioni è già stato definito un contributo in contanti per 70 milioni da parte di Isoldi e per 45 milioni da Amenduni. Nei giorni scorsi tutte le banche esposte verso la società immobiliare (ieri -1,49% al listino) hanno sciolto la riserva rispetto al piano di salvataggio che sarà sottoscritto entro giovedì 30, il giorno dell'assemblea. Nicola Amenduni, socio di Aedes

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Quattro fondi in gara, sale Safilo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano /1 Quattro fondi in gara, sale Safilo ( giu. fer.) Vola in Borsa Safilo, dove ha chiuso in rialzo del 4,9% grazie alla conferma ufficiale che la trattativa in corso tra l'azionista di controllo Only 3T della famiglia di Vittorio Tabacchi con i fondi di private equity si chiuderà «entro giugno». Lo ha detto l'ad del gruppo di occhialeria, Roberto Vedovotto, a margine dell'assemblea che ha approvato il bilancio 2008, chiuso con una perdita di 23,3 milioni e un indebitamento di 570 milioni. In gara sarebbero 4 fondi: Apax, Bain capital, Pai partners e Cvc. Intanto giovedì ci sarà un nuovo incontro con i sindacati sul piano di ristrutturazione che prevede 780 esuberi. Roberto Vedovotto alla guida di Safilo

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shop at pzeroweb.com (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 shop at pzeroweb.com

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Finanziari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 28/04/2009 - pag: 37 37 Economia/Mercati Finanziari Corriere della Sera Martedì 28 Aprile 2009

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Aldo Ciaramella CAMPOBASSO Por 2000 2006, sostanzialmente chiuso, quasi tutto rendicontato. (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Aldo Ciaramella CAMPOBASSO Por 2000 2006, sostanzialmente chiuso, quasi tutto rendicontato. Per un impegno di spesa pari circa al 100%. Un risultato che soddisfa oltre che per il traguardo toccato soprattutto per il metodo messo in piedi nella programmazione regionale e per la squadra che lo ha realizzato. Ieri pomeriggio il Governatore Iorio insieme all'assessore alla programmazione Vitagliano e alla Giunta regionale, ha illustrato le tappe del cammino sessennale del Por riconfermando l'impegno per il futuro a utilizzare le stesse strategie concertative con il partenariato istituzionale e gli stessi percorsi di discussione e di verifica nell'assdmblea regionale dove secondo Iorio c'è stata una piena condivisione nelle inziative adottate riguardo all'analisi e alle finalizzazioni delle misure del Programma operativo. Che per spesa e per somme impegnate pone, quindi, il Molise al primo posto tra le Regioni del Mezzogiorno per capacità di spesa e al 6 posto tra quelle italiane. Cinquantaquattro milioni di euro circa impegnate e oltre 476 milioni di euro spesi. Il Por 2000-2006 ha cofinanziato 3950 interventi con un saldo finale di 3815 interventi «Abbiamo portato a termine un lavoro di grande impegno e concertazione nei vari settori - ha detto Iorio - Il Por 2000-2006 oltre che essere stato discusso in Consiglio regionale non ha incontrato nessuna inziativa contraria. Un dato da non trascurare è che il partenartiato è diventato un grande alleato. Abbiamo creato una garande squadra nel settore della programmazione». L'assessore regionale al Bilancio e alla programmazione Gianfranco Vitagliano ha tracciato i momenti più significativi del programma operativo che sta per chiudersi evidenziando le difficoltà incontrate dalla Regione nel suo cammino negli ultimi sei- otto anni arco di tempo dove sono accaduti due grandi eventi calamitosi quali il terremoto e l'alluvione e per ultimo la grande crisi finanziaria mondiale che hanno fatto crollare il Pil e l'occupazione locali. Punti di criticità per l'assessore Vitagliano da cui il Molise ha saputo rialzarsi conquistando attraverso gli interventi del Por e le misure messe in campo spazi nel mondo del lavoro e della finannza creativa «Abbiamo ottenuto un grande traguardo - ha sottolineato Vitagliano - se consideriamo la nostra capacità di spesa e la qualità degli interventi effettuati. Abbiamo messo su un modello vincente che tutte le Regioni ci invidiano». Intanto un programma della comunicazione della Regione è stato approntato con il Coni per divulgare al meglio tra i giovani i risultati del Por 2000-2006.

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 (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

stampa «In Iorio straripa la politica, in me la tecnica» E degli avversari politici in Regione dice: «Non giustifico in loro la cronica assenza di idee alternative» Pasquale Lombardi Se dovesse raccontarsi, dire chi è, cosa direbbe? E' una vita che vivo la contraddizione tra l'essere e l'apparire. E purtroppo il secondo mi fa sempre torto. Tanti mi riconoscono intelligenza, qualità e capacità. Tanti ancora lamentano, non in ordine d'importanza, presunzione, impazienza, attitudine al "rumore" ed a primeggiare, l'essere diretto, una certa difficoltà nelle relazioni. Io mi sento buon contenuto in difficile contenitore. Questo direi, invitando gli altri alla pazienza ed al guardare al sodo, a quello che dico e faccio non al come. Dicono che lei, in pratica, rappresenta l'alter ego di Iorio. È davvero così? Non è così. Oltretutto mi pare una semplificazione che non rende. Sono ormai otto anni che lavoriamo insieme, in dialogo permanente e non sempre con identità di vedute. All'interno della squadra - è innegabile - c'è tra me e Iorio un legame singolare; un'intesa forte; un comune senso della missione e della responsabilita'. In lui straripa la "politica" e, quindi, la riflessione, la mediazione, la ricerca del possibile, il modo, l'ascolto la vista lunga; in me la "tecnica" e, quindi, l'immediatezza delle soluzioni, la responsabilità dell'obiettivo, la sostanza, la parola, la vista larga. Ecco: mi sento complementare; un suo valore aggiunto. E poi tra noi c'è un solido rapporto personale, non influenzabile. Chi sono, oltre a lei, gli assessori che contano? Tutti contano. E insieme si dovrebbe contare molto. Le esigenze elettorali, in mancanza del Partito garanzia, spingono a contare ed a mostrarsi da soli. E, perciò, ognuno conta per quello che è e che fa. Se la domanda si riferisce al potere che uno ha, nel rispondere, non si puo prescindere da come lo si esercita, da come si interpreta il ruolo. E lì è difficile essere tutti uguali. In ogni caso dicono che lei è l'assessore più preparato del Governo Iorio, ma che, come tutti i primi della classe, è democratico più per obbligo che per convinzione. Insomma, lei sarebbe molto pieno di sè. In che cosa consiste il suo stile? Chi è pieno di sè ritiene di poter dire o fare cose che non sa o non sa fare. Io non sono così e chi di me pensa questo è ingiusto e, forse, mosso da esigenze di copertura delle proprie insufficienze. Penso, invece, che avere attitudine a presumere, a supporre, a dedurre logicamente, ad informarsi, non sia un difetto e che - come scriveva De Amicis - il primo della classe esca perchè gli altri non aspirano e non primeggiano e, perciò, emarginano e additano il primo. Allora: ho forte il senso del risultato, del passaggio necessario dall'idea all'attuazione. È una colpa l'essere il primo della classe, oppure lo è essere il secondo, il terzo ..... ? Tra l'altro sbaglio anch'io - e lo ammetto con umiltà - ma non più degli altri. Il mio stile? Tendo ad "alzare l'asticella" da solo, a trasformare spesso le situazioni della vita in una sfida da vincere e mi muovo, spesso, in aiuto di chi è in difficoltà, scontando, tra l'altro, l'attesa di tanti che, abituati allo standard, danno sempre per dovuti prestazione e risultato. Ha simpatia per i suoi colleghi di minoranza? Che so: Petraroia, Leva, Romano... No! Perchè non giustifico e non comprendo l'opporsi a prescindere, la tendenza disperata a personalizzare il confronto, la cronica mancanza di idee alternative, la demagogia delle argomentazioni. Sento forte il senso di responsabilità del quale è investito un eletto dal popolo, sia esso al governo o all'opposizione e, perciò, provo fastidio per la incapacità di uscire da questo schema comportamentale e, quindi, per l'inutilità del ruolo interpretato, sia per la politica che per i molisani. L'accusano di aver chiesto (ed ottenuto) troppo per il suo "ritiro" dal Nucleo Industriale di Termoli. E' una contestazione che le fanno a sinistra. La imbarazza? Guardi: l'episodio del mio "incentivo all'esodo" è la riprova di quanto ho appena detto. Nell'andare in quiescenza, con 37 anni di anzianità, ho goduto di un istituto contrattuale del quale hanno goduto tanti dipendenti del Consorzio industriale prima di me e tanti ancora godranno. Quanta vile demagogia c'è stata nel divulgare cifre e contenuto di atti per fini strumentali! Nell'insistere perchè il Consiglio ne dibattesse! A questo mi sono ribellato, senza alcun imbarazzo per aver goduto di un'opportunità non singolare. E la bassezza dell'azione è tale che, nonostante atti pubblici noti, a distanza di un anno, qualcuno trova ancora il modo di riparlarne nell'assise e su certa stampa, come se il mio andare in pensione fosse tema politico preminente ed elemento negativo di condotta personale. Ha una spiccata vocazione per la soluzione dei problemi più complicati, perchè? Un po' perchè in me sono forti il senso della sfida e l'aspirazione al risultato. E, poi, perchè il problema spesso rimane lì, gli altri non vi si dedicano. Prima o poi, tra l'altro, qualcuno me lo chiede. Ecco perchè! Che cosa le piace e che cosa la disturba nel suo lavoro? Mi piace discutere, decidere, incidere sulla realtà, cambiare le cose. Non mi piacciono le resistenze sorde, la mancanza di lealtà, i sotterfugi, l'irresponsabilità, la paura del cambiamento. Andrebbero davvero molto meglio le cose se aumentassero i "piaceri" e diminuissero i "disturbi". Qual è l'umiliazione peggiore per chi fa politica? Penso sia il veder fallire il proprio impegno, i propri sforzi, senza che emergano le responsabilità. In politica gli intrecci, la confusione dei ruoli, la corresponsabilità nascondono le colpe di quei singoli che, purtroppo, nell'ombra continuano a far danni. Lei ha un temperamento orientato all'ottimismo. Cosa le fa pensare che il Federalismo fiscale non sarà una una tragedia per il Molise? Intanto parto dalla considerazione che così come siamo abituati, nel Mezzogiorno e nel Molise, non potremo continuare. Penso, ancora, che la disuguaglianza nelle opportunità, nei servizi, nella qualità della vita, nel godimento dei diritti, nelle responsabilità sono il sintomo di un ritardo che dobbiamo eliminare. Perciò vedo nella delega delle competenze e delle responsabilità la scommessa per un vero riscatto. Ovviamente dovranno essere certi: le risorse; i livelli delle prestazioni; le regole della perequazione, i tempi per il raggiungimento degli standard. Quelli che hanno paura della sfida sperano di conservare diritti assitenzialistici e privilegi senza responsabilità. Costoro non sono nemici del federalismo ma del nostro futuro. Parliamo della crisi economica. Lei ritiene che la Regione abbia fatto per intero il proprio dovere per venirne fuori? Vogliamo parlare delle iniziative messe in cantiere per le pmi industriali, commerciali e artigianali? Sono certo dell'adeguatezza degli strumenti e dei tempi di attuazione decisi dal Governo regionale. Siamo stati i primi ad elaborare il Piano anticrisi ed anche pronti a contribuire alla messa in campo della strategia nazionale. Per le piccole e medie imprese: 100 milioni di euro di aiuti straordinari per superare la crisi attraverso la garanzia per l'accesso al credito, il consolidamento dei debiti a medio-lungo termine, la capitalizzazione, gli aiuti in genere. Da aggiungere ovviamente agli 83 milioni per gli incentivi ordinari. Con queste risorse e l'impegno della FinMolise, del Fidi Molise, dei Confidi; dell'Artigiancassa e delle banche siamo in grado di far fronte, e bene, all'emergenza. Per l'agricoltura? Il settore primario è d'importanza vitale per il sitema economico regionale. Il piano di sviluppo rurale ha una dotazione di oltre 190 milioni di euro. Sono in pubblicazione i primi bandi relativi alle indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori delle zone montane; quelli per la conferma degli impegni pluriennali assunti nelle precedenti programmazioni. A breve saranno in campo le altre attività di piano. Tra l'altro, la situazione di questi giorni, con i gravi danni conseguenti alle calamità atmosferiche, è all'attenzione del governo regionale che ha già predisposto la richiesta per le provvidenze statali. E per il turismo? Oltre agli incentivi, molte sono le iniziative programmate per la valorizzazione a fini turistici, del patrimonio ambientale e storico culturale della Regione. In aggiunta agli investimenti degli ultimi sei anni sono previste risorse notevoli in relazione alle vocazioni ed alle peculiarità dei territori. Ovviamente all'impegno pubblico sul contesto deve necessariamente corrispondere l'iniziativa del privato, in termini di qualità dell'offerta. Solo questa sinergia garantirà l'attrazione della domanda turistica e un adeguato ritorno economico. E per la famiglia? E' in campo, dal 2008, il Programma Regionale di azioni ed iniziative a favore della famiglia con una dotazione di risorse per oltre 7,7 milioni di euro, finalizzato alla rimozione degli ostacoli, di ordine economico e sociale, che si presentano nelle diverse fasi della vita familiare, con particolare riguardo a quelli di carattere abitativo, lavorativo ed economico. Per alleviare le conseguenze della crisi finanziaria sull'economia reale sono in arrivo: una moratoria delle tariffe degli enti sub-regionali (a partire dall'acqua potabile) e delle tariffe dei servizi pubblici locali (mense scolastiche e trasporto pubblico); l'accordo con le associazioni di categoria del commercio per la spesa agevolata per la terza e quarta settimana (gratis per i titolari di sociali card); l'individuazione di ticket, farmaceutico e specialistico, differenziato per i meno abbienti. Dei Por parliamo in altra pagina. Ha da aggiungere qualcosa? Sì: Che siamo orgogliosi di esseri primi, nel Mezzogiono, e sesti in Italia, nella spesa per il 2000-2006, senza aver perso un euro di risorse. Chi sono i «privilegiati» in questo momento di crisi? L'Ittierre, l'Arena, Di Risio....? Mi pare una lettura sbagliata delle azioni effettuate. Il Governo regionale ha valutato responsabilmente le condizioni, attuali e di prospettiva, dei settori trainanti dell'economia regionale. ITR, Arena-Solagrital, Zuccherificio rappresentano circa il 16% del Pil regionale, con oltre 4500 addetti, tra diretti ed indiretti. Abbiamo creato le condizioni per il rilancio, definendo forme innovative d'intervento finanziario che massimizzano l'impiego delle risorse pubbliche, in condizioni di assoluta garanzia. I programmi d'investimento, tra l'altro, prevedono il ritorno finanziario a termine, con l'uscita della Regione dalle singole partecipazioni e la restituzione delle aziende all'ecomomia di mercato. Per la DR groupe, poi, siamo in presenza dell'unica azienda automobilistica molisana, dotata di un proprio marchio e produttrice di una serie di veicoli di successo. L'azienda ha goduto di incentivi pubblici, nell'ambito di programmi d'investimento basati sul contratto di programma, come tante altre realtà, in regione e al di fuori. Due personaggi: Iorio e Di Giacomo. Un'opinione? Del primo ho gia detto. E', per ovvie ragioni, la persona più conosciuta, più "commentata" della Regione. Di Ulisse Di Giacomo sono certo nessuno potrà pensare a miei giudizi interessati e non veritieri. Ho con lui un rapporto trasparente, qualche volta aspro, ma ho rispetto assoluto per le responsabilità e gli oneri che si è preso nella gestione di un grande partito, così ricco di culture e di storie ideali. Credo anche che tanti atteggiamenti nei suoi confronti derivino da malintese responsabilità che, evidentemente, non dipendono dalla persona ma dalle regole interne e dal sistema verticistico della gestione. Di Giacomo è persona di qualità, magari nascosta sotto un carattere spigoloso. Meglio un carattere che nessun carattere! E' coordinatore del Partito da sempre, ha superato in sella tanti guadi uscendone vittorioso ed è stato autorevolmente riconfermato, all'atto della formazione del Pdl. Non credo ci sia altro da aggiungere. Che cosa le ha trasmesso suo padre, primo presidente della Provincia di Isernia? Non ho dubbi: l'impegno politico e civile; l'amore che lo legava alla sua gente. Di entrambi ha fatto ragione di vita, sacrificando affetti e anche aspirazioni personali. Quando mi soffermo sulle emozioni che il ricordo mi dà, quando penso a quegli anni, alla levatura delle persone e del dibattito politico, alla capacità che quelli come lui avevano di anticipare le attese dei molisani e di scegliere obiettivi e strade per la crescita collettiva, sento vacillare la speranza. Ma non mi rassegno! Dovrà tornare pure il giorno in cui la politica otterrà rispetto e considerazione da quei tanti che oggi la sfruttano ma non la amano. Che cosa sogna per i molisani? Una nuova dignità, riconosciuta, definita. Lontano da quell'area di mezzo in cui siamo, nè Nord nè Sud; con tratti di aree sviluppate e zavorre tipiche di quelle in ritardo. Aspiro al vero riscatto da una condizione che, un po' per memoria e un po' per attualità, non ci consente il decollo. E non si creda che questo stato sia di responsabilità della politica. E per lei? Tante cose ancora da fare. Anche fuori dalla politica, per la quale - senza retorica - s'avvicina il tempo di coltivare il nuovo e passare la mano.

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Street (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 28/04/2009 - pag: 45 Giochi proibiti a Wall Street Vite rovinate dai mutui e broker come mafiosi pentiti nel docu-film sulla crisi che emoziona tutti al Tribeca In fila Per vedere «American Casino» la gente si mette in fila DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Ci sono facce note l'ex capo della Federal Reserve, Alan Greenspan, che balbetta davanti al Congresso, ammettendo i suoi errori, l'ex presidente Bush che nel 2002 promette alle minoranze povere, neri e ispanici, di farli divenire proprietari di case, come i bianchi benestanti e facce meno note: quelle della borghesia nera di Baltimora che gli ha creduto, si è caricata sulle spalle un mutuo e ora è «homeless». Ma la faccia che colpisce di più è quella del banchiere che racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri: inquadrato in penombra, senza nome, la voce distorta per renderla irriconoscibile, come un pentito di mafia. Al Tribeca Film Festival di New York, il pubblico della prima di American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al contribuente Usa. C'è anche tempo per la commozione quando, alla fine della proiezione, la regista e i produttori, mentre dialogano col pubblico, chiedono ai personaggi che compaiono nel film di alzarsi. Non sono attori ma «broker» pentiti, il giornalista di Bloomberg che ha spiegato agli spettatori i segreti dei mutui «subprime», e, soprattutto, donne e uomini neri di Baltimora che hanno perso la loro casa. Sheila, che voleva pagare per un po' di tempo rate ridotte, ma ha trovato solo porte chiuse; Almalene, che adesso dorme in un'auto, con la figlia; e Denzel, il mite professore che ci ha appena mostrato l'appartamento, l'«american dream» conquistato col lavoro suo e della moglie, che gli è scivolato via dalle mani: le cataste di libri da portare via, i giocattoli della bambina, abbandonati nel fango in giardino. La sala di proiezione è a un chilometro, in linea d'aria, da Wall Street, ma non si vedono in giro banchieri. Una folla colorita di giovani e intellettuali fa un'ora di fila sul marciapiede dell'Undicesima strada per conquistare gli ultimi biglietti disponibili. Se tra loro c'è qualche «broker», si è travestito bene. Un distinto signore con una bella chioma grigia, dopo mezz'ora di coda, comincia un andirivieni «sospetto » con l'ingresso del cinema. Ancora un po' e ricompare con alcuni tagliandi che distribuisce agli amici in fila con lui. Favoritismi? Bagarinaggio? Nessuno protesta. Meglio così, perché a fine proiezione scopriremo che quel signore è Andrew Cockburn: marito della regista e produttore egli stesso del lungometraggio. Evita la coda - ma solo perché aveva acquistato il biglietto «on line» - il Nobel per l'Economia Joe Stiglitz. Gli chiedono un commento. Lui elogia gli autori ma non riesce a scaldare la platea: si infila in una disquisizione sulla necessità di far pagare il risanamento delle banche non ai contribuenti ma agli obbligazionisti. Creato otto anni fa da Robert De Niro per rivitalizzare la parte sud di Manhattan dopo lo shock dell' 11 settembre, era inevitabile che il Tribeca Festival si occupasse di un altro disastro, stavolta finanziario, che ha il suo epicentro a pochi metri dal sito delle Torri gemelle. Michael Douglas sta pensando di interpretare di nuovo l'avido Gordon Gekko in un seguito di Wall Street, il film dell' 87. Michael Moore cerca finanzieri disposti a raccontare malefatte proprie o altrui davanti a una cinepresa. Ma a New York (dove anche Soderbergh porta, con The Girlfriend Experience, una storia di prostituzione in un mondo di banchieri in crisi) il traguardo è stato tagliato per prima dalla Cockburn con un documentario un po' prolisso nel descrivere le vite degli americani rovinati dai mutui, ma che ha due meriti. Intanto mostra in modo efficace come alcune scelte finanziarie spregiudicate hanno prodotto effetti sociali devastanti: sobborghi spopolati, comunità disintegrate, bimbi che abbandonano le scuole, perfino nuove specie di zanzare aggressive che proliferano in California nelle vasche di plexiglas piantate nel terreno per trasformare casette a schiera in ville con piscina. E poi denuncia il ruolo determinante delle «fee», provvigioni incassate dai procacciatori d'affari: la proliferazione dei mutui non nasce da scelte d'investimento errate ma dall'ingordigia per le commissioni: il 4 per cento su ogni affare, anche se folle. Infine il giornalista. Nel film è il «buono», il saggio che denuncia, ma nella vita reale è lambito anche lui dallo scetticismo. A fine proiezione le gente non chiede dei banchieri (la cui condanna è, per tutti, scontata), ma del ritardo col quale i «media» hanno capito quello che stava accadendo. Massimo Gaggi GUARDA Il trailer di «American Casino» su www.corriere.it L'audizione al Congresso dell'ex governatore della Federal Reserve Usa Greenspan. A destra una protesta (Foto Ap)

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Notizie in 2 minuti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Due Minuti data: 28/04/2009 - pag: 56 Notizie in 2 minuti Primo piano I residenti oltre i 60 milioni La popolazione residente in Italia ha superato la soglia dei 60 milioni. Lo riferisce l'Istat. A questo risultato ha contribuito nei primi venti anni (cioè dal 1959 al 1979) la componente naturale della crescita, poi, con «intensità crescente e in misura pressoché esclusiva », l'immigrazione. Febbre suina, in Europa i primi tre casi L'influenza suina che si è diffusa in Messico, dove si contano 149 vittime, è arrivata in Europa: un caso accertato è stato riscontrato in Spagna e altri due in Scozia, mentre si contano diversi casi sospetti nel resto del Vecchio Continente. Fiat-Chrysler: accordo fatto con i sindacati Usa Il sindacato statunitense Uaw (United autoworker) ha raggiunto una intesa con Fiat, Chrysler e con il governo Usa. L'accordo è definito dai sindacati «doloroso», ma «consente di sfruttare la seconda chance per la sopravvivenza di Chrysler». Focus Numeri e volti della povertà Quanti sono i poveri in Italia? Come sono cambiati? Esiste correlazione tra povertà e disuguaglianza? Gli economisti mettono le mani avanti: «Dipende da qual è la soglia di consumi al di sotto della quale si viene considerati poveri». Politica Cofferati condannato: comportamento antisindacale Il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, come presidente della Fondazione Teatro Comunale, è stato giudicato colpevole di condotta antisindacale. La vicenda è legata all'affissione di un comunicato in occasione di uno sciopero dei dipendenti. Esteri Lukashenko dal Papa Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, l'ultimo dittatore dell'ex impero sovietico, si è incontrato ieri con il Papa nel suo primo tour diplomatico dopo anni di isolamento. Cronache Fisco: le scuole private un indicatore di ricchezza Le scuole paritarie insorgono contro il «Decalogo» antievasione messo a punto dall'Agenzia delle Entrate, che individua nelle scuole definite «private », un «servizio di lusso», e quindi un indicatore attendibile di ricchezza. Economia La Compagnia di Sanpaolo più forte in Intesa La Compagnia di Sanpaolo prevede l'acquisizione, entro il 30 giugno, di un ulteriore 1,93% del capitale ordinario di Intesa Sanpaolo. La quota salirà così dall'attuale 7,96% al 9,89% del capitale votante. Cultura Amis: il mio amico Ballard Martin Amis ricorda lo scrittore James Ballard recentemente scomparso: il primo incontro, le mogli, il whisky e l'amore per la vita. Spettacoli Il primo documentario sulla crisi negli Usa Al Tribeca Film Festival di New York, ecco American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn: ceto medio rovinato dai mutui e broker che sembrano pentiti di mafia. Sport Si apre il derby scudetto I 7 punti di distacco fra Inter e Milan, a cinque partite dalla fine del campionato, hanno acceso una querelle fra Silvio Berlusconi e Massimo Moratti.

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Banche e crisi, il peggio deve ancora venire?. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 21 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 88 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Ad ogni modo ha un buon senso del umorismo, però prima o poi si vendicherà, dovrò stare... 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IL CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa, La)

Argomenti: Crisi

Mario Deaglio IL CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA La febbre suina non rappresenta solo una grave emergenza sanitaria; si tratta di un evento totalmente imprevisto, un «fattore S» (dove S può stare per «suini», «sanità» e «sorpresa») comparso d'improvviso con il quale occorre fare i conti, oltre che sotto il profilo medico anche sotto quello delle già incerte prospettive di ripresa economica mondiale. Lo si è visto nella giornata di ieri quando le prime notizie sulla febbre suina hanno immediatamente determinato su tutte le Borse del mondo forti perdite per i titoli legati ai viaggi e al turismo mentre le quotazioni delle imprese farmaceutiche, soprattutto quelle che producono vaccini, sono fortemente salite, una reazione cinica ma purtroppo realistica dei mercati tesi a individuare subito chi guadagna e chi perde di fronte a una situazione nuova. Crisi sanitaria e crisi finanziaria hanno molti aspetti in comune. Il primo è appunto la mancanza di un rimedio già pronto: niente vaccini contro la febbre, nessuna ricetta valida per bloccare i danni legati all'insuccesso dei mutui subprime. Il secondo è la rapida mutazione della causa iniziale: ci hanno già informati che il vero pericolo, tutto sommato, non è il virus suino nella sua forma attuale ma la elevata probabilità di mutazioni più gravi e aggressive. Partendo dal solo settore delle abitazioni «povere» degli Stati Uniti, il virus finanziario dei mutui subprime ha subito in due anni diverse mutazioni, estendendosi all'intera edilizia abitativa di quel Paese; di lì si è insinuato nei bilanci delle banche che avevano prestato soldi su garanzie immobiliari e ha provocato enormi perdite contabili e indotto negli operatori finanziari il sospetto reciproco. Si è così arrivati nella primavera-autunno del 2008 a una vera e propria paralisi del mercato interbancario con la necessità di imponenti interventi pubblici; e infine il virus ha superato, con una violenza e una rapidità vista poche altre volte nella storia, la barriera che lo separava dall'economia reale, determinando le attuali, massicce cadute produttive e occupazionali. Di fronte a questa incredibile avanzata, i regolatori dell'economia non hanno saputo bene che cosa fare e hanno ripetutamente, nel corso del 2007 e del 2008, trasmesso messaggi di fiducia, come se i problemi fossero in via di soluzione, che si sono rivelati gravemente errati. Auguriamoci che i responsabili della sanità mondiale riescano a prendere in mano la situazione, dal momento che dispongono di procedure consolidate e hanno esperienza di altre crisi simili, come quella, tutto sommato assai ben gestita, dell'influenza aviaria. Sul loro successo, l'informazione giocherà un ruolo importante e difficile: come per le vicende delle Borse, anche per le epidemie tra l'informazione corretta e l'allarmismo la distinzione può essere molto tenue. Al livello sanitario mondiale le procedure sono consolidate alla luce di precedenti epidemie e pandemie, ma differenze apparentemente piccole nell'atteggiamento concreto dei singoli governi possono provocare pesanti ripercussioni. Il presidente Obama ha tenuto a dichiarare ieri che la febbre suina è «motivo di preoccupazione» e non già «motivo di allarme», una distinzione che può sembrare speciosa; ha però ricordato di aver dichiarato uno «stato di emergenza» relativo alla salute pubblica, sia pure a titolo precauzionale. Sembra un giocare con le parole non troppo dissimile da quello del suo predecessore che si rifiutava di usare la temutissima parola «recessione» e preferiva il meno allarmistico «inversione di tendenza» (downturn). Da oltre Atlantico arriva quindi una cautissima tendenza a ridimensionare, ma da Bruxelles la cipriota Androulla Vassiliou, commissario europeo alla Sanità, non ha fatto tanti complimenti e ha consigliato agli europei di evitare qualunque viaggio non essenziale negli Stati Uniti e in Messico, un invito di gravità eccezionale che lascerebbe supporre la presenza di elementi di preoccupazione non ancora resi pubblici. Da Bruxelles si è poi ristretto il consiglio alle aree in cui si sono registrati casi del morbo, che comprendono però la città di New York, dove in un liceo almeno otto studenti sono risultati infetti. Un alto funzionario della Sanità americana ha però definito «ingiustificato» questo consiglio dato agli europei. Dietro a queste differenze di opinioni c'è forse il maggior grado di preparazione della sanità pubblica europea, con un'ampia serie di reti di sicurezza mentre questo settore non ha certo rappresentato in anni recenti una priorità per gli Stati Uniti, dove non solo si è sostanzialmente abolita l'obbligatorietà dei vaccini, ma si è giunti, in taluni casi, a negarne la gratuità agli immigrati irregolari e ai loro figli in nome del mercato, della libertà e della responsabilità individuale. Nella vecchia Europa, il mercato fortunatamente non è giunto a simili estremi e l'«ombrello» pubblico dovrebbe risultare più efficiente. In definitiva, in un mondo in cui si pretende giustamente la «trasparenza finanziaria» ci starebbe bene anche un poco di «trasparenza sanitaria»; il cittadino ha l'impressione che, nella sanità come nella finanza, qualcosa gli possa essere celato. E non è con le reticenze che si esce dalle crisi né di un tipo né dell'altro. mario.deaglio@unito.it CONTINUA A PAGINA 31

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Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 21 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 88 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (13) blog (2) capitalismo (15) cina (21) comunicazione (6) crisi (22) democrazia (64) economia (36) era obama (21) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (2) gli usa e il mondo (70) globalizzazione (51) immigrazione (41) influenza suina (1) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (10) medio oriente (13) notizie nascoste (51) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (1) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (31) spin (10) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Il Noe fruga tra i rifiuti secchi (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Prov Ogliastra Pagina 6020 Tortolì. La piattaforma chiusa dai militari è gestita dalla società che ha in appalto il servizio comunale Il Noe fruga tra i rifiuti secchi Tortolì.. La piattaforma chiusa dai militari è gestita dalla società che ha in appalto il servizio comunale Impianto di raccolta sequestrato dai carabinieri --> Impianto di raccolta sequestrato dai carabinieri L'impianto di lavaggio e raccolta dei rifiuti sarebbe troppo vicino ad uno stagno dove vengono allevati mitili e crostacei. Il cantiere Asa, società privata che gestisce il servizio, avrebbe i permessi comunali ma non le concessioni regionali. L'Enel aveva staccato la spina alla pressa per rifiuti secchi della piattaforma Conai, gestione pubblica, a causa della morosità del Consorzio industriale. Da allora la pressa è stata riattivata ma nel frattempo i carabinieri del Nucleo operativo ecologico, a trecento metri di distanza, hanno sigillato l'analoga piattaforma che l'Asa, società di gestione della raccolta differenziata a Tortolì, aveva provvisoriamente collocato in un terreno agricolo. All'orgine del provvedimento del Noe diverse anomalie, in primo luogo quelle sull'impianto di lavaggio dei mezzi di raccolta e dei cassonetti, ad appena cento metri dallo stagno dove vengono allevati mitili e crostacei. Il cantiere dell'Asa disporrebbe da tempo di tutte le concessioni comunali ma non delle autorizzazioni definitive da parte della Regione. Paradossalmente, le alterne vicende di pubblico e privato nella gestione dello stoccaggio dei rifiuti secchi (vetro,carta, plastica e metalli) hanno come punto di riferimento una stessa persona: Marcella Lepori, nel suo duplice ruolo di presidente del Consorzio Industriale e di primo cittadino di Tortolì. La crisi finanziaria della piattaforma Conai, versione pubblica, è determinata dall'uscita del Comune di Tortolì, che con i suoi diecimila abitanti resta il maggior conferente della provincia. «La scelta - spiega Marcella Lepori, nelle vesti di sindaco di Tortolì - di affidare la gestione del secco alla stessa società che gestisce la raccolta complessiva dei rifiuti è stata determinata dalla maggiore economicità del servizio rispetto a quello del Conai, che tra l'altro non era in grado di assicurare la continuità di esercizio per i materiali conferiti da Tortolì e altri nove comuni della zona». La valutazione economica e gestionale espressa dal primo cittadino di Tortolì non trova però d'accordo Adriano Ghironi, responsabile ogliastrino della società Cores che gestisce l'impianto Conai, attualmente utilizzato soltanto da quattro comuni. «A parte il fatto - spiega Ghironi - che l'impianto ha svolto egregiamente il suo ruolo anche allora, quando i comuni conferitori erano dieci, compreso Tortolì, per velocizzare le operazioni sarebbe bastato l'impiego di uno o due operai. Non capisco poi dove siano i vantaggi economici dell'aver affidato al privato la gestione del secco. Conti alla mano, il conferimento alla piattaforma Conai garantisce infatti al Comune di Tortolì un utile annuo di 20 mila euro, da utilizzare per l'abbattimento delle bollette degli utenti». L'eterna disputa se sia meglio il pubblico (Conai) rispetto al privato (Asa) sembra destinata a tener banco. «In ogni caso - osserva Marcella Lepori, questa volta nei panni di presidente del Consorzio Industriale - abbiamo avviato un progetto per il potenziamento della piattaforma Conai. In questa prospettiva possiamo ipotizzare anche l'adesione da parte del Comune di Tortolì. Ma solo alla scadenza del contratto che ci lega all'Asa, cioè alla fine del 2012». Nel frattempo le gestioni Asa e Conai sono destinate a procedere parallele, senza possibilità alcuna di convergenza. Con buona pace per gli economisti che teorizzano le economie di scala e della Regione che predica costantemente l'aggregazione dei comuni per la gestione dei servizi in forma associata. NINO MELIS

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L'allarme di Draghi: "Sarà crisi pesante nei paesi emergenti" (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

L'allarme di Draghi: "Sarà crisi pesante nei paesi emergenti" (27 Aprile 2009 - 08:00) MILANO (Finanza.com) - Da La Stampa: La crisi finanziaria metterà in ginocchio anche i Paesi in via di sviluppo. L'allrame viene lanciato dalla Banca mondiale, secondo cui entro fine anno ci saranno 90 milioni di poveri in più. Tra le cause elencate nel dossier elaborato dall'istituto ci sono il peggiramento del credito, il ridursi di flussi di capitale verso i Paesi emergenti e la diminuzione dei ricavi derivanti dalle esportazioni. Sulle economie più deboli l'impatto della crisi finanziaria sarà "grave", ha dichiarato Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia durante il suo intervento al Development Committee. Di fronte a questo scenario, la Banca mondiale sollecita aiuti supplementari e i Paesi del G20 si dicono pronti a mobilitare in termini di stimoli fiscali 1.480 miliardi di dollari in due anni. (Riproduzione riservata)

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Perdita record per Nomura (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Perdita record per Nomura (24 Aprile 2009 - 08:12) MILANO (Finanza.com) - Dal Financial Times: Perdita annuale record da 700 miliardi di yen, circa 5,5 miliardi di euro. Il colosso bancario nipponico Nomura si appresta a presentare oggi i conti dell'esercizio 2008 in profondo rosso a causa dei costi dell'acquisizione di Lehman Brothers, oltre agli effetti negativi della crisi finanziaria. L'anticipazione è stata riportata ieri dal Nikkei English News. Nomura, che ha rilevato gli asset asiatici di Lehman Brothers, aveva già chiuso il terzo quarter in rosso per 342,9 miliardi e a marzo aveva varato un maxi-aumento di capitale da 300 miliardi. (Riproduzione riservata)

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Prestiti, crescita vicina allo zero (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Campania Credito Prestiti, crescita vicina allo zero Osservatorio regionale: primi dati della Banca d'Italia al prefetto Pansa Finanziamenti bancari alle imprese: battuta d'arresto in Campania. Lo si ricava dal primo rapporto dell'Osservatorio regionale sul credito comunicato dalla Banca d'Italia al prefetto di Napoli Alessandro Pansa attraverso il ministero dell'Economia. I?dati, diffusi ieri, risalgono al quarto trimestre del 2008, in piena crisi finanziaria. La crescita nel periodo è più che dimezzata rispetto ai primi tre mesi dell'anno scorso: dal 5,1 al 2,3 per cento, valore più basso d'Italia se si eccettuano il Molise e la Valle d'Aosta (il cui peso sul totale nazionale è però esiguo). A soffrire di più in regione sono le aziende manufatturiere, quelle edili e quelle di minore dimensione. Gli Osservatori regionali, istituiti nelle Prefetture dei capoluoghi di regione, hanno il compito di monitorare periodicamente il flusso di credito sul territorio. sergio governale Arriva il primo rapporto sul credito in Campania targato Governo. Secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia al prefetto di Napoli Alessandro Pansa via Tesoro, il flusso dei prestiti registra una battuta d'arresto a fine 2008, all'apice della crisi finanziaria internazionale. La crescita degli impieghi alle imprese scende dal 5,1 per cento dei primi tre mesi dell'anno scorso al 2,3 per cento di fine dicembre, contro una media nazionale che passa dal 12,4 al 6,5 per cento nello stesso periodo. Il valore è il più basso d'Italia se si escludono Molise e Valle d'Aosta ed è presumibile che possa mantenere un ritmo analogo nei primi mesi di quest'anno. Considerando anche i prestiti alle famiglie, l'ammontare aumenta invece del 5,8 per cento. "Il ritmo di crescita del credito, simile a quello registrato a livello nazionale, è risultato sensibilmente inferiore a quello rilevato l'anno precedente. Il rallentamento ha interessato sia i crediti verso le famiglie consumatrici sia quelli verso le imprese", scrive Via Nazionale "nell'Andamento del credito in Campania nel quarto trimestre del 2008", rapporto diffuso ieri. Diminuiscono in particolare, si legge, "i prestiti all'industria manifatturiera, il credito verso i comparti delle costruzioni e la crescita dei finanziamenti verso le imprese di minore dimensione". Sul fronte dei tassi a breve, a dicembre 2008 l'interesse pagato da imprese e famiglie si attesta all'8,6 per cento, valore lievemente superiore a quelli registrati nei trimestri precedenti e più elevato di quello nazionale. Nella media dei quattro trimestri del 2008 il rischio di credito, misurato dal flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti iniziali, si mantiene su livelli sostanzialmente analoghi a quelli dei trimestri precedenti, mantenendosi costantemente superiore a quelli riscontrati a livello nazionale. Gli Osservatori regionali, istituiti nelle Prefetture dei capoluoghi di regione, hanno il compito di monitorare il flusso di credito sul territorio secondo la direttiva firmata all'inizio del mese dai ministri dell'interno, Roberto Maroni e dell'Economia, Giulio Tremonti. Il sistema finanziario in regione si compone a fine 2008 di novanta banche presenti (di cui trentaquattro con sede in Campania) e di 1.677 sportelli operativi, conclude il rapporto. del 28-04-2009 num.

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Reti di Pmi e più infrastrutture per crescere (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Napoli sviluppo Reti di Pmi e più infrastrutture per crescere Presentato all'ente camerale lo studio sui settori orafo e aerospaziale I settori di eccellenza del sistema produttivo campano vanno valorizzati e accompagnati nei processi di internazionalizzazione. Se ne è discusso nel corso del convegno dal titolo "I Poli produttivi del sistema campano. L'esperienza dei settori aerospaziale e dell'oro, cammei e corallo" svoltosi ieri presso la Camera di commercio di Napoli. Nel corso dell'incontro è stato presentato lo studio dall'omonimo titolo promosso dall'Assessorato provinciale alle Risorse strategiche in collaborazione con il Dipartimento di Teoria Economica e Applicazioni dell'Università Federico II di Napoli. Marzia Parascandolo Sul tema si sono confrontati Gaetano Cola, Presidente della Camera di commercio di Napoli, Claudio Pomella, dirigente provinciale delle Politiche comunitarie della Provincia di Napoli, Carlo Panico, docente di Economia Politica all'Università Federico II di Napoli, Luigi Iavarone,presidente del Consorzio Sam e Ciro Esposito, presidente del consorzio Vulcano Pozzuoli e Torre del Greco. Due i settori sotto la lente: aerospaziale e orafo. Il primo fortemente innovativo e capace di muoversi in un contesto internazionale; il secondo più tradizionale, ma di riconosciuta eccellenza. "Nell'ambito del Programma regionale 2007-2013 si è deciso di investire su internazionalizzazione, ricerca e qualità ricorda Cola - è importante mantenere questa linea". In una logica di cooperazione istituzionale tra Provincia, Camera di commercio e Università "auspicabilmente estendibile ad altri soggetti", l'obiettivo è promuovere sui mercati internazionali quei settori merceologici campani che rappresentano le punte di diamante del sistema produttivo locale. Per Cola "è un dovere istituzionale accompagnare i percorsi di sviluppo e facilitare i processi di internazionalizzazione di un sistema produttivo caratterizzato soprattutto da Pmi". Lo studio presentato è orientato all'individuazione di strategie di medio-lungo periodo finalizzate a rendere tali settori il traino dell'economia regionale e nazionale. Esso si propone di rendere fruibile a tutti (Enti locali, imprese, potenziali investitori) un'analisi quali-quantitativa di due settori strategici dell'economia provinciale, che, proprio in virtù delle loro diversità, possono garantire nuovo sviluppo. Dallo studio emerge che Napoli è in vetta alla classifica delle province per numero di imprese nell'oreficeria, con una percentuale del 7,3 sul totale nazionale, anche se le esportazioni del settore orafo hanno subito una contrazione dal 2000 al 2007 di circa il 6 per cento annuo. Ulteriori difficoltà derivano oggi dagli effetti della crisi: "la crisi finanziaria è diventata anche una crisi del settore reale. Pochi sottolineano gli effetti negativi di un complessivo e consistente aumento dei prezzi delle materie prime, ma il settore orafo è stato uno dei primi a risentirne con un livello qualitativo leggermente calante spiega Panico : è necessario porre un freno a questa situazione e trovare un modo per comprare insieme le materie prime lavorando con gli intermediari del settore". Collaborazione istituzionale, programmazione congiunta e azione informativa devono guidare,per Panico, tanto il settore orafo quanto quello aerospaziale a sbarcare con maggior vigore sui mercati internazionali. Strumento efficace sarebbe il contratto di rete, che, secondo Pomella, "consentirebbe di partire insieme dal contesto locale per approcciare nuovi mercati senza mai tralasciare il collegamento con il territorio". Ma il problema delle infrastrutture si fa sentire: "la mancanza di un'infrastruttura aeroportuale destinata al settore industriale ha già determinato in passato la scelta di locations produttive esterne al territorio campano, con gravi conseguenti perdite per l'economia locale sottolinea Iavarone . Adesso bisogna perseguire tre obiettivi: inserirsi nei network internazionali, coniugare ricerca e produzione, adottare politiche industriali volte a portare in campo produzioni a valore aggiunto più alto di quelle attuali". In linea con questi obiettivi, nelle prossime settimane il Consorzio Sam sarà con la Regione ad Amburgo per stipulare un'intesa tra i vari cluster europei del settore. "Il ruolo della Provincia è fondamentale dice Iavarone - come quello dell'Università e della ricerca, pre-condizioni per lo sviluppo, ma tutto ciò non basta. I riferimenti devono essere Ue, Stato e Regione". del 28-04-2009 num.

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Intesa con il Fmi: c'è ottimismo (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mediterraneo turchia Intesa con il Fmi: c'è ottimismo Possibile uno stand-by di tre anni per il prestito fino a 50 mld dollari Il ministro dell'Economia turco Mehmet Simsek è ottimista e spera in un accordo per un nuovo prestito dal Fondo Monetario Internazionale entro breve tempo. Lo afferma lo stesso ministro di ritorno da Washington, dove si è tenuto l'incontro biennale fra Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale e dove Simsek ha avuto la possibilità di parlare del nuovo accordo fra Fmi e Turchia. Prima di partire il titolare dell'economia aveva detto ad Apcom che sperava di chiudere l'accordo entro il mese di maggio. I colloqui fra Fondo e governo di Ankara si erano interrotti a gennaio a causa di mancate riforme fiscali da parte dell'esecutivo guidato da Recep Tayyip Erdogan. Stando a quanto ha dichiarato il quotidiano Hurriyet, gli analisti prevedono un accordo di stand-by di tre anni e un prestito che potrebbe aggirarsi anche sui 50 miliardi di dollari. La Turchia ha già concluso un accordo di stand-by da 10 miliardi di dollari nel maggio dello scorso anno. Settimana scorsa il Fmi ha previsto per il 2009 un calo del pil turco del 5,1 per cento. L'economia turca nella ultime settimane ha riportato i primi considerevoli segni di flessione. La disoccupazione è salita al 15,5 per cento, entro il 2010 potrebbe toccare il 18 per cento. Nel 2008 il pil ha perso il 6,2 per cento, nel 2009 secondo l'Istituto di statistica turco perderà un ulteriore 3 per cento. Le esportazioni hanno fatto registrare una flessione del 30 per cento con punte del 60 per cento in settori vitali per l'economia nazionale come quello automobilistico. Il sottosegretariato al commercio estero ha reso noto che nel primo bimestre del 2009 gli investimenti stranieri sono calati del 19 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nelle scorse settimane il Fondo monetario internazionale aveva formalizzato le nuove proposte per raggiungere un punto di incontro sulla possibilità di concedere il controverso prestito che da alcuni mesi spacca in due gli ambienti degli imprenditori turchi. Il portavoce del Fmi, David Hawley, ha affermato che l'organizzazione internazionale avrebbe modificato la forma della proposta, in risposta alle preoccupazioni del premier turco Erdogan, e che, dopo una lunga fase di concertazione, i rappresentanti del Fmi si preparano ad andare ad Ankara in attesa di una decisione del governo turco. I rappresentanti turchi si erano scontrati con le prime proposte, avanzate a febbraio, ritenute dal governo "inaccettabili", soprattutto in relazione alla richiesta del Fondo Monetario di controllare l'amministrazione erariale, spingendo i contribuenti a dichiarare la loro fonte di reddito, aumentare le imposte, e cancellare le leggi sui trasferimenti di fondi ai comuni. Secondo le dichiarazioni rilasciate dal ministro Simsek, durante l'ultima conferenza di Amburgo sulla crisi finanziaria mondiale e il suo impatto, i colloqui della Turchia con il Fmi sono normali, e soprattutto sono necessari per avviare un cambiamento nel settore privato. "Noi riteniamo che il programma Fmi - dice Simsek - sia in linea con i nostri interessi". Secondo recenti rapporti, la Turchia dovrebbe cercare di ottenere un prestito di circa 25 miliardi di dollari, dilazionati in 18 mesi. Gli investitori vedrebbero un accordo con l'Fmi, ritenuto cruciale per ripristinare la fiducia nel mercato turco, sopratutto dopo lo stand-by che aveva bloccato la precedente intesa sui 10 miliardi di dollari, fallita lo scorso maggio. Il Primo Ministro Erdogan ha dichiarato che nel 2009 la Turchia potrebbe siglare un trattato con l'organizzazione internazionale diretta da Dominique Strauss-Kahn se gli incontri dovessero seguire questi ritmi. Un accordo con il Fondo monetario internazionale (FMI) non è comunque visto come una "bacchetta magica" per il salvataggio delle economie, dal ministro Simsek. Ciononostante, secondo Simsek, il prestito potrebbe contribuire a lenire le preoccupazioni riguardanti i finanziamenti esteri, e costituire una base di partenza per importanti riforme strutturali. "Quello che dico è che il nostro settore bancario è forte in questo momento, e che il settore privato ha bisogno di valuta estera. In queste circostanze . sottolinea -, se la stabilizzazione dei mercati mondiali dovesse entrare in un processo di normalizzazione, la lira non si svaluterebbe anche se l'accordo non dovesse andare in porto". Simsek afferma, tuttavia, che le sue osservazioni non dovrebbero essere interpretate come contrarie al prestito, ma ha aggiunto che sarebbe un errore contare sulla firma dell'accordo per la propria sopravvivenza. Nonostante il mondo della finanza turca attenda con ansia il prestito del Fmi, lo stato d'animo dei titolari delle piccole e medie imprese del Paese è completamente opposto. Con l'accordo, il valore del dollaro potrebbe scendere, e il governo potrebbe dover tagliare la spesa pubblica: sono queste le due principali preoccupazioni delle piccole e medie imprese che attuano il 99 per cento delle transazioni dell'economia turca. Secondo i piccoli imprenditori, c'è il rischio che si possa perdere il vantaggio nel mercato dell'esportazione nel caso in cui il prestito venga ratificato. del 28-04-2009 num.

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Unioncamere Toscana, positivo il 2007, nel 2008 imprese in perdita (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Unioncamere Toscana, positivo il 2007, nel 2008 imprese in perdita (28/4/2009 09:58) | (Sesto Potere) - Firenze- 28 aprile 2009 Nel 2007, il numero di imprese che chiude il bilancio in utile è cresciuto dell'1,7% rispetto all'anno precedente. Segno positivo quindi per il fatturato con un incremento medio del 4,9%, per il valore aggiunto che si è attestato su un +6% e per la redditività degli investimenti (ROI operativo), che è cresciuta dell'1,9% rispetto al 2006. In evoluzione anche la redditività netta (+2,6%), a fronte di una diminuzione degli oneri finanziari e del carico di imposte. Un quadro mediamente positivo quello che emerge dai risultati dell'Osservatorio sui bilanci relativo al periodo 2003-2007 presentato il 22 aprile scorso da Unioncamere Toscana e dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell'Università di Firenze, nel corso di un convegno che si è svolto al Palazzo degli Affari di Firenze, e che descrive la situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria in cui le società di capitali toscane si trovavano un momento prima dell'ingresso nella crisi. Una simulazione per il 2008 relativa alle sole società di capitale manifatturiere segnala tuttavia che il numero di imprese che dovrebbero presentare bilanci in perdita è destinato ad aumentare dell'1,8% rispetto al 2007, come primo riflesso dell'aggravamento della crisi registrato alla fine dello scorso anno. Da un punto di vista demografico, il campione analizzato nell'indagine evidenzia una buona dinamicità: in media ogni anno il tasso di entrata di nuove imprese risulta pari al 15% a fronte di un tasso di uscita del 13%, mentre le imprese attive da oltre cinque anni non raggiungono il 50%. A questo riguardo va dunque sottolineato l'elevato tasso di ricambio del tessuto di microimprese (il 17% in uscita e il 21% in entrata). Rigida invece risulta la mobilità fra le classi dimensionali: le aziende toscane tendono infatti a rimanere confinate nel segmento di appartenenza, spostandosi poco lungo le classi di fatturato superiori alla propria. Sono le medie imprese a risultare più mobili: ogni anno il 30% di queste tende a spostarsi rispetto all'anno prima, anche se su classi dimensionali tendenzialmente più basse. Le aziende attive da più anni, animate da una visione imprenditoriale di più lungo termine, contribuiscono a sostenere i livelli complessivi di investimento del sistema, evidenziando una maggiore propensione a mantenere efficiente la propria struttura operativa; le nuove imprese, caratterizzate da strutture produttive più snelle, mostrano invece una maggiore capacità reddituale, grazie ad una maggiore flessibilità rispetto alle condizioni mutevoli del mercato. Guardando ai macro-settori, con riferimento ai principali risultati reddituali e finanziari, nel 2007 l'industria ottiene le migliori prestazioni sia sul piano della redditività operativa (ROI, 7,41%) che sul piano della redditività netta (l'utile netto è pari allo 0,53% del fatturato rispetto allo 0,45% del 2006). L'agricoltura risente di un rallentamento nella rotazione dei capitali investiti, che impedisce alla redditività di crescere nonostante il discreto sviluppo del fatturato (+5,6%), a causa di un maggior costo del lavoro per unità di prodotto rispetto agli altri macrosettori. Aumenta l'importanza dei servizi in termini di sviluppo del fatturato (+5,5%) sebbene gli indici di redditività operativa e di redditività netta risultino inferiori a quelli dell'industria. Analizzando più in dettaglio i diversi settori, con riferimento all'andamento della redditività il comparto estrattivo (9,64%) il trattamento dei metalli (9,80%) e la meccanica (9,22%) spingono l'industria, mentre l'alimentare (6,36%) e il comparto moda (6,47%) si mostrano più deboli. Passando ai servizi, informatica (11,10%) e telecomunicazioni (10,76%) sono i comparti più brillanti, mentre l'immobiliare (6,75%) e il commercio (4,53% le riparazioni 7,00% l'ingrosso e 6,25% il dettaglio) registrano una forte frenata. I risultati presentati si inseriscono tuttavia in un contesto particolarmente delicato: nel corso del 2008, ed in particolar modo nel quarto trimestre, anche l'economia toscana, come quella nazionale, è stata pesantemente investita dagli effetti della crisi finanziaria internazionale. L'Osservatorio propone dunque, in appendice all'analisi storica dei bilanci, un esercizio di simulazione condotto attraverso un modello che tiene conto degli ultimi risultati delle indagini congiunturali sul settore manifatturiero (Unioncamere Toscana - Confindustria Toscana), che fornisce alcune prime indicazioni sull'andamento dei principali indicatori economici di bilancio per il 2008. Il quadro che emerge non appare ancora drammatico. Le imprese manifatturiere, da sempre considerate punto di forza del sistema produttivo toscano, sembrano infatti almeno nell'anno di ingresso nella crisi "reggere ancora il colpo". Solo l'1,8% in più di queste infatti dovrebbe presentare bilanci in perdita nel 2008 rispetto all'anno precedente, ma occorre evidenziare che le conseguenze della crisi in corso si manifesteranno in pieno sui bilanci del 2009.

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Giochi proibiti a Wall Street (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

In fila Per vedere «American Casino» la gente si mette in fila Giochi proibiti a Wall Street Vite rovinate dai mutui e broker come mafiosi pentiti nel docu-film sulla crisi che emoziona tutti al Tribeca DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Ci sono facce note l'ex capo della Federal Reserve, Alan Greenspan, che balbetta da­vanti al Congresso, ammettendo i suoi errori, l'ex presidente Bush che nel 2002 promette alle minoran­ze povere, neri e ispanici, di farli di­venire proprietari di case, come i bianchi benestanti e facce meno note: quelle della borghesia nera di Baltimora che gli ha creduto, si è ca­ricata sulle spalle un mutuo e ora è «homeless». Ma la faccia che colpi­sce di più è quella del banchiere che racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi sol­di degli altri: inquadrato in penom­bra, senza nome, la voce distorta per renderla irriconoscibile, come un pentito di mafia. Al Tribeca Film Festival di New York, il pubblico della prima di American Casino, primo documen­tario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sul­livan, nega che la sua assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che la compa­gnia, nazionalizzata, è già costata ol­tre 150 miliardi di dollari al contri­buente Usa. C'è anche tempo per la commozione quando, alla fine del­la proiezione, la regista e i produtto­ri, mentre dialogano col pubblico, chiedono ai personaggi che compa­iono nel film di alzarsi. Non sono at­tori ma «broker» pentiti, il giornali­sta di Bloomberg che ha spiegato agli spettatori i segreti dei mutui «subprime», e, soprattutto, donne e uomini neri di Baltimora che han­no perso la loro casa. Sheila, che vo­leva pagare per un po' di tempo ra­te ridotte, ma ha trovato solo porte chiuse; Almalene, che adesso dor­me in un'auto, con la figlia; e Den­zel, il mite professore che ci ha ap­pena mostrato l'appartamento, l'«american dream» conquistato col lavoro suo e della moglie, che gli è scivolato via dalle mani: le cata­ste di libri da portare via, i giocatto­li della bambina, abbandonati nel fango in giardino. La sala di proiezione è a un chilo­metro, in linea d'aria, da Wall Stre­et, ma non si vedono in giro ban­chieri. Una folla colorita di giovani e intellettuali fa un'ora di fila sul marciapiede dell'Undicesima stra­da per conquistare gli ultimi bigliet­ti disponibili. Se tra loro c'è qual­che «broker», si è travestito bene. Un distinto signore con una bella chioma grigia, dopo mezz'ora di co­da, comincia un andirivieni «so­spetto » con l'ingresso del cinema. Ancora un po' e ricompare con alcu­ni tagliandi che distribuisce agli amici in fila con lui. Favoritismi? Ba­garinaggio? Nessuno protesta. Meglio così, perché a fine proie­zione scopriremo che quel signore è Andrew Cockburn: marito della regista e produttore egli stesso del lungometraggio. Evita la coda - ma solo perché aveva acquistato il bi­glietto «on line» - il Nobel per l'Eco­nomia Joe Stiglitz. Gli chiedono un commento. Lui elogia gli autori ma non riesce a scaldare la platea: si in­fila in una disquisizione sulla neces­sità di far pagare il risanamento del­le banche non ai contribuenti ma agli obbligazionisti. Creato otto anni fa da Robert De Niro per rivitalizzare la parte sud di Manhattan dopo lo shock dell' 11 set­tembre, era inevitabile che il Tribe­ca Festival si occupasse di un altro disastro, stavolta finanziario, che ha il suo epicentro a pochi metri dal si­to delle Torri gemelle. Michael Dou­glas sta pensando di interpretare di nuovo l'avido Gordon Gekko in un seguito di Wall Street, il film del­l' 87. Michael Moore cerca finanzieri disposti a raccontare malefatte pro­prie o altrui davanti a una cinepre­sa. Ma a New York (dove anche So­derbergh porta, con The Girlfriend Experience, una storia di prostituzio­ne in un mondo di banchieri in cri­si) il traguardo è stato tagliato per prima dalla Cockburn con un docu­mentario un po' prolisso nel descri­vere le vite degli americani rovinati dai mutui, ma che ha due meriti. In­tanto mostra in modo efficace co­me alcune scelte finanziarie spregiu­dicate hanno prodotto effetti sociali devastanti: sobborghi spopolati, co­munità disintegrate, bimbi che ab­bandonano le scuole, perfino nuove specie di zanzare aggressive che pro­liferano in California nelle vasche di plexiglas piantate nel terreno per trasformare casette a schiera in ville con piscina. E poi denuncia il ruolo determinante delle «fee», provvigio­ni incassate dai procacciatori d'affa­ri: la proliferazione dei mutui non nasce da scelte d'investimento erra­te ma dall'ingordigia per le commis­sioni: il 4 per cento su ogni affare, anche se folle. Infine il giornalista. Nel film è il «buono», il saggio che denuncia, ma nella vita reale è lambito anche lui dallo scetticismo. A fine proie­zione le gente non chiede dei ban­chieri (la cui condanna è, per tutti, scontata), ma del ritardo col quale i «media» hanno capito quello che stava accadendo. Massimo Gaggi stampa |

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Beneduce, finanziere di Mussolini (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

SAGGIO. UNO STUDIO DI MIMMO FRANZINELLI E MARCO MAGNANI EDITO DA MONDADORI Fondò l'Iri, salvò il Credito Italiano, la Banca Commerciale e il Banco di Roma e riformò il sistema bancario nazionale 28/04/2009 rss e-mail print Alberto Beneduce Se Benito Mussolini fu il duce del fascismo, Alberto Beneduce fu il dittatore della finanza italiana. Ricordato come il fondatore dell'Iri e il salvatore del Credito italiano, della Banca commerciale e il Banco di Roma e il riordinatore del sistema bancario italiano, Beneduce fu probabilmente il più geniale dei grands commis espressi dallo Stato italiano nell'intera sua storia. Alla sua figura Mimmo Franzinelli, ormai famoso storico del fascismo e dell'Italia repubblicana e Marco Magnani, dirigente della Banca d'Italia ed autore di importanti monografie di economia industriale e storia economica, hanno dedicato una biografia che si rivela particolarmente attuale in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto. Il giovane viene avviato allo studio e si laurea brillantemente in matematica. Entra nell'amministrazione pubblica occupandosi di statistica e partecipa alla realizzazione del primo censimento italiano. Le sue idee politiche sono legate al socialismo e nei primi anni del Novecento fa l'incontro che orienterà il resto della sua esistenza: lavora infatti alle dipendenze di Francesco Saverio Nitti, futuro presidente del consiglio. Radicale, lucano, Nitti è un tenace assertore della necessità della modernizzazione dell'Italia e del riscatto del Meridione. E della partecipazione dello Stato al governo dell'economia. Nel governo Giolitti Nitti ottiene il ministero dell'agricoltura, che allora accorpava anche commercio ed industria, ma come condizione chiede che allo Stato sia affidato il monopolio delle assicurazioni private sulla vita. Nitti intende destinare quei premi in investimenti a lungo termine per l'industrializzazione del Paese. Come è facile immaginare lo scontro politico e teorico fu durissimo fra dirigisti e liberisti, ma alla fine prevalse la volontà di Nitti e nacque una delle sue realtà più amate: l'Ina. A guidarla sarà Alberto Beneduce. Accanto al servizio dello Stato e agli studi statistici ed economici il grand commis casertano coltiva appunto la passione della politica e si affilia alla massoneria. È molto legato alla famiglia di Ernesto Nathan, primo sindaco laico di Roma, secondo alcuni figlio naturale di Giuseppe Mazzini. Il 1912 è un anno climaterico per il socialismo italiano. Benito Mussolini, leader socialista massimalista, assume la direzione dell'Avanti, la cui redazione è trasferita da Roma a Milano ed espelle dal partito il gruppo riformista capeggiato da Bissolati. Beneduce è fra coloro che vengono allontanati. Da Nitti ha appreso il metodo di lavoro, la volontà di creare organi pubblici gestiti con criteri privatistici, dove lavorino pochi dipendenti molto motivati e ben pagati. Con la tempesta della Grande guerra Beneduce si schiera con l'interventismo democratico e per un anno è ufficiale in prima linea. Poi tornerà all'Ina e nel primo dopoguerra cumulerà la presidenza dell'Opera nazionale combattenti, un altro ente creato da Nitti con grandi speranze ma dai risultati tutto sommato modesti, bloccati dalla mancata realizzazione delle riforma agraria. Questi dunque gli inizi della travolgente carriera di Beneduce, che pur restando sostanzialmente socialista riformista e massone diventerà con l'ascesa di Mussolini l'arbitro incontrastato dell'economia italiana. La famosa battaglia di quota 90, lanciata nel 1926 a Pesaro da Mussolini, trova in Beneduce il realizzatore della rivalutazione della lira sulla sterlina ancorata al gold standard. Nei più importanti congressi internazionali economici Beneduce rappresenta l'Italia con grande autorevolezza. Da presidente del Consorzio di credito per le opere pubbliche diviene presidente dell'Istituto di credito delle opere di pubblica utilità e della Bastogi, una delle più importanti realtà economiche italiane. Hjalmar Schacht, il ministro delle finanze del Reich, non possiede i poteri di Beneduce, definito appunto all'inizio degli anni Trenta da un giornale conservatore tedesco il dittatore dell'economia italiana. Tra le operazioni più importanti di Beneduce il risanamento delle banche cosiddette miste, Commerciale, Credito italiano, Banco di Roma. Autrici di una politica economica anomala, in cui finanziavano aziende di cui venivano ad essere proprietarie più che creditrici, caratterizzate da un'altra singolarità poiché erano anche le principali azioniste di se stesse, sono drammaticamente esposte all'onda lunga della crisi americana del '29, che da noi arriva con oltre un anno di ritardo. Beneduce riuscirà a salvare i risparmi dei correntisti, ricondurrà le banche al loro ruolo primario, sanerà le aziende incorporandole nell'Istituto di Ricostruzione Industriale dove dopo essere riportate all'attivo verranno rivendute a privati o se strategiche mantenute di proprietà pubblica. Le antiche proprietà vengono esautorate, con particolare soddisfazione pubblica per la Comit, nelle mani dell'ebreo polacco Giuseppe Toeplitz rappresentante della finanza austro-tedesca. Le realizzazioni di Beneduce degli anni Trenta sono un esempio per il mondo, un miracolo di modernizzazione e buona amministrazione, da tutti guardate con ammirazione. I recenti fallimenti della deregulation ci fanno provare molta nostalgia per quel dirigismo così accorto e lungimirante, disincantato sulla bontà della mano invisibile del mercato e così deciso a portare l'Italia fra le Nazioni più avanzate del pianeta. Beneduce ebbe molti nemici e detrattori, in primis un altro valente economista, il veronese Alberto De Stefani, autore del miracoloso pareggio del bilancio dopo le tremende spese della guerra mondiale, ma nessuno può negare il valore della sua opera, la sua assoluta dedizione allo Stato, la sua ineguagliabile capacità di bilanciare modalità privatistiche a obiettivi pubblici. Giovanni Masciola Giovanni Masciola

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Beneduce, finanziere di Mussolini (sezione: crisi)

( da "Arena.it, L'" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Beneduce, finanziere di Mussolini SAGGIO. UNO STUDIO DI MIMMO FRANZINELLI E MARCO MAGNANI EDITO DA MONDADORI Fondò l'Iri, salvò il Credito Italiano, la Banca Commerciale e il Banco di Roma e riformò il sistema bancario nazionale 28/04/2009 rss e-mail print Alberto Beneduce Se Benito Mussolini fu il duce del fascismo, Alberto Beneduce fu il dittatore della finanza italiana. Ricordato come il fondatore dell'Iri e il salvatore del Credito italiano, della Banca commerciale e il Banco di Roma e il riordinatore del sistema bancario italiano, Beneduce fu probabilmente il più geniale dei grands commis espressi dallo Stato italiano nell'intera sua storia. Alla sua figura Mimmo Franzinelli, ormai famoso storico del fascismo e dell'Italia repubblicana e Marco Magnani, dirigente della Banca d'Italia ed autore di importanti monografie di economia industriale e storia economica, hanno dedicato una biografia che si rivela particolarmente attuale in questo momento di crisi finanziaria e di ritorno della presenza dello Stato nella regolamentazione dell'economia. Il libro, pubblicato da Mondadori, si intitola Beneduce. Il finanziere di Mussolini. Gli autori seguono dai primi passi il casertano Beneduce, figlio del titolare di un banco di frutta e verdura colpito dall'incredibile capacità di fare i conti di Alberto. Il giovane viene avviato allo studio e si laurea brillantemente in matematica. Entra nell'amministrazione pubblica occupandosi di statistica e partecipa alla realizzazione del primo censimento italiano. Le sue idee politiche sono legate al socialismo e nei primi anni del Novecento fa l'incontro che orienterà il resto della sua esistenza: lavora infatti alle dipendenze di Francesco Saverio Nitti, futuro presidente del consiglio. Radicale, lucano, Nitti è un tenace assertore della necessità della modernizzazione dell'Italia e del riscatto del Meridione. E della partecipazione dello Stato al governo dell'economia. Nel governo Giolitti Nitti ottiene il ministero dell'agricoltura, che allora accorpava anche commercio ed industria, ma come condizione chiede che allo Stato sia affidato il monopolio delle assicurazioni private sulla vita. Nitti intende destinare quei premi in investimenti a lungo termine per l'industrializzazione del Paese. Come è facile immaginare lo scontro politico e teorico fu durissimo fra dirigisti e liberisti, ma alla fine prevalse la volontà di Nitti e nacque una delle sue realtà più amate: l'Ina. A guidarla sarà Alberto Beneduce. Accanto al servizio dello Stato e agli studi statistici ed economici il grand commis casertano coltiva appunto la passione della politica e si affilia alla massoneria. È molto legato alla famiglia di Ernesto Nathan, primo sindaco laico di Roma, secondo alcuni figlio naturale di Giuseppe Mazzini. Il 1912 è un anno climaterico per il socialismo italiano. Benito Mussolini, leader socialista massimalista, assume la direzione dell'Avanti, la cui redazione è trasferita da Roma a Milano ed espelle dal partito il gruppo riformista capeggiato da Bissolati. Beneduce è fra coloro che vengono allontanati. Da Nitti ha appreso il metodo di lavoro, la volontà di creare organi pubblici gestiti con criteri privatistici, dove lavorino pochi dipendenti molto motivati e ben pagati. Con la tempesta della Grande guerra Beneduce si schiera con l'interventismo democratico e per un anno è ufficiale in prima linea. Poi tornerà all'Ina e nel primo dopoguerra cumulerà la presidenza dell'Opera nazionale combattenti, un altro ente creato da Nitti con grandi speranze ma dai risultati tutto sommato modesti, bloccati dalla mancata realizzazione delle riforma agraria. Questi dunque gli inizi della travolgente carriera di Beneduce, che pur restando sostanzialmente socialista riformista e massone diventerà con l'ascesa di Mussolini l'arbitro incontrastato dell'economia italiana. La famosa battaglia di quota 90, lanciata nel 1926 a Pesaro da Mussolini, trova in Beneduce il realizzatore della rivalutazione della lira sulla sterlina ancorata al gold standard. Nei più importanti congressi internazionali economici Beneduce rappresenta l'Italia con grande autorevolezza. Da presidente del Consorzio di credito per le opere pubbliche diviene presidente dell'Istituto di credito delle opere di pubblica utilità e della Bastogi, una delle più importanti realtà economiche italiane. Hjalmar Schacht, il ministro delle finanze del Reich, non possiede i poteri di Beneduce, definito appunto all'inizio degli anni Trenta da un giornale conservatore tedesco il dittatore dell'economia italiana. Tra le operazioni più importanti di Beneduce il risanamento delle banche cosiddette miste, Commerciale, Credito italiano, Banco di Roma. Autrici di una politica economica anomala, in cui finanziavano aziende di cui venivano ad essere proprietarie più che creditrici, caratterizzate da un'altra singolarità poiché erano anche le principali azioniste di se stesse, sono drammaticamente esposte all'onda lunga della crisi americana del '29, che da noi arriva con oltre un anno di ritardo. Beneduce riuscirà a salvare i risparmi dei correntisti, ricondurrà le banche al loro ruolo primario, sanerà le aziende incorporandole nell'Istituto di Ricostruzione Industriale dove dopo essere riportate all'attivo verranno rivendute a privati o se strategiche mantenute di proprietà pubblica. Le antiche proprietà vengono esautorate, con particolare soddisfazione pubblica per la Comit, nelle mani dell'ebreo polacco Giuseppe Toeplitz rappresentante della finanza austro-tedesca. Le realizzazioni di Beneduce degli anni Trenta sono un esempio per il mondo, un miracolo di modernizzazione e buona amministrazione, da tutti guardate con ammirazione. I recenti fallimenti della deregulation ci fanno provare molta nostalgia per quel dirigismo così accorto e lungimirante, disincantato sulla bontà della mano invisibile del mercato e così deciso a portare l'Italia fra le Nazioni più avanzate del pianeta. Beneduce ebbe molti nemici e detrattori, in primis un altro valente economista, il veronese Alberto De Stefani, autore del miracoloso pareggio del bilancio dopo le tremende spese della guerra mondiale, ma nessuno può negare il valore della sua opera, la sua assoluta dedizione allo Stato, la sua ineguagliabile capacità di bilanciare modalità privatistiche a obiettivi pubblici. Giovanni Masciola Giovanni Masciola

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CIAK! MI GIRA IL CRAC AL TRIBECA FESTIVAL BY DE NIRO SI SPARANO IL PRIMO DOCU-FILM SULLa follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri - A fine lA gente (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> CIAK! MI GIRA IL CRAC – AL TRIBECA FESTIVAL BY DE NIRO SI SPARANO IL PRIMO DOCU-FILM SULLa follia di un’era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri - A fine lA gente chiede del ritardo DEi "media" A capiRE quello che stava accadendo... Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera" Ci sono facce note - l'ex capo della Federal Reserve, Alan Greenspan, che balbetta davanti al Congresso, ammettendo i suoi errori, l'ex presidente Bush che nel 2002 promette alle minoranze povere, neri e ispanici, di farli divenire proprietari di case, come i bianchi benestanti - e facce meno note: quelle della borghesia nera di Baltimora che gli ha creduto, si è caricata sulle spalle un mutuo e ora è «homeless». PROTESTA ANTI-CRISI A WASHINGTON Ma la faccia che colpisce di più è quella del banchiere che racconta la follia di un'era in cui tutti rischiavano grosso coi soldi degli altri: inquadrato in penombra, senza nome, la voce distorta per renderla irriconoscibile, come un pentito di mafia. Al Tribeca Film Festival di New York, il pubblico della prima di American Casino, primo documentario sulla crisi finanziaria girato dalla giornalista tv Leslie Cockburn, si spella spesso le mani, sghignazza quando l'ex capo di AIG, Martin Sullivan, nega che la sua assicurazione abbia fatto scelte scriteriate mentre un sottotitolo avverte che la compagnia, nazionalizzata, è già costata oltre 150 miliardi di dollari al contribuente Usa. C'è anche tempo per la commozione quando, alla fine della proiezione, la regista e i produttori, mentre dialogano col pubblico, chiedono ai personaggi che compaiono nel film di alzarsi. Non sono attori ma «broker» pentiti, il giornalista di Bloomberg che ha spiegato agli spettatori i segreti dei mutui «subprime», e, soprattutto, donne e uomini neri di Baltimora che hanno perso la loro casa. Sheila, che voleva pagare per un po' di tempo rate ridotte, ma ha trovato solo porte chiuse; Almalene, che adesso dorme in un'auto, con la figlia; e Denzel, il mite professore che ci ha appena mostrato l'appartamento, l'«american dream» conquistato col lavoro suo e della moglie, che gli è scivolato via dalle mani: le cataste di libri da portare via, i giocattoli della bambina, abbandonati nel fango in giardino. La sala di proiezione è a un chilometro, in linea d'aria, da Wall Street, ma non si vedono in giro banchieri. Una folla colorita di giovani e intellettuali fa un'ora di fila sul marciapiede dell'Undicesima strada per conquistare gli ultimi biglietti disponibili. Se tra loro c'è qualche «broker», si è travestito bene. GREENSPAN AL CONGRESSO Un distinto signore con una bella chioma grigia, dopo mezz'ora di coda, comincia un andirivieni «sospetto » con l'ingresso del cinema. Ancora un po' e ricompare con alcuni tagliandi che distribuisce agli amici in fila con lui. Favoritismi? Bagarinaggio? Nessuno protesta. Meglio così, perché a fine proiezione scopriremo che quel signore è Andrew Cockburn: marito della regista e produttore egli stesso del lungometraggio. Evita la coda - ma solo perché aveva acquistato il biglietto «on line» - il Nobel per l'Economia Joe Stiglitz. Gli chiedono un commento. Lui elogia gli autori ma non riesce a scaldare la platea: si infila in una disquisizione sulla necessità di far pagare il risanamento delle banche non ai contribuenti ma agli obbligazionisti. Creato otto anni fa da Robert De Niro per rivitalizzare la parte sud di Manhattan dopo lo shock dell' 11 settembre, era inevitabile che il Tribeca Festival si occupasse di un altro disastro, stavolta finanziario, che ha il suo epicentro a pochi metri dal sito delle Torri gemelle. Michael Douglas sta pensando di interpretare di nuovo l'avido Gordon Gekko in un seguito di Wall Street, il film dell' 87. Robert De Niro Michael Moore cerca finanzieri disposti a raccontare malefatte proprie o altrui davanti a una cinepresa. Ma a New York (dove anche Soderbergh porta, con The Girlfriend Experience, una storia di prostituzione in un mondo di banchieri in crisi) il traguardo è stato tagliato per prima dalla Cockburn con un documentario un po' prolisso nel descrivere le vite degli americani rovinati dai mutui, ma che ha due meriti. Intanto mostra in modo efficace come alcune scelte finanziarie spregiudicate hanno prodotto effetti sociali devastanti: sobborghi spopolati, comunità disintegrate, bimbi che abbandonano le scuole, perfino nuove specie di zanzare aggressive che proliferano in California nelle vasche di plexiglas piantate nel terreno per trasformare casette a schiera in ville con piscina. E poi denuncia il ruolo determinante delle «fee», provvigioni incassate dai procacciatori d'affari: la proliferazione dei mutui non nasce da scelte d'investimento errate ma dall'ingordigia per le commissioni: il 4 per cento su ogni affare, anche se folle. Infine il giornalista. Nel film è il «buono», il saggio che denuncia, ma nella vita reale è lambito anche lui dallo scetticismo. A fine proiezione le gente non chiede dei banchieri (la cui condanna è, per tutti, scontata), ma del ritardo col quale i «media» hanno capito quello che stava accadendo. [28-04-2009]

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Seiviaggi potenzia L'Islanda e lancia i nuovi cataloghi estate (sezione: crisi)

( da "TTG Italia Online" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

28/04/2009 12.48 Seiviaggi potenzia L'Islanda e lancia i nuovi cataloghi estate Seiviaggi presenta il nuovo catalogo Islanda, Groenlandia e Svalbard e registra i primi dati di ripresa, riguardo proprio all'Islanda, dopo le difficoltà dell'autunno 2008. "Per l'estate 2009 - dichiara Manuel Cazzaniga, titolare Seiviaggi - abbiamo scelto di arricchire la nostra programmazione dedicata alle destinazioni artiche, con una particolare attenzione rivolta all'Islanda che, grazie al contributo del turismo internazionale, sta tornando alla normalita dopo la pesante crisi finanziaria dell'autunno 2008". Proprio l'Islanda propone, infatti, itinerari individuali in auto e fuoristrada, programmi di gruppo con guida in italiano e activity tour con escursioni a cavallo, in mountain bike, rafting e kayak. Novita per l'estate 2009 sono i programmi Iceland Trophy con Superjeep Land Rover Defender guidate dai partecipanti. In Groenlandia, invece, l'offerta si orienta su crociere esplorative nella Disko bay e lungo la costa occidentale o alla scoperta della costa occidentale con Kulusuk e Tassilaq - isola di Ammassalik - combinabili con soggiorni in Islanda grazie ai collegamenti da Reykjavik

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Asia centrale/ Al via summit per salvataggio mare di Aral (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ad Almaty, in Kazakistan, i leader dei cinque paesi dell'Asia centrale ex sovietica si sono riuniti oggi al capezzale del mare di Aral, il grande lago salato centro-asiatico vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall'uomo. Secondo le stime, il mare di Aral è oggi non più del 10 per cento rispetto ai 68mila metri quadrati circa che ricopriva prima degli anni '60. Lo sfruttamento intensivo a scopi agricoli delle sue acque, desalinizzate, ha prodotto un enorme deserto di sabbia salata, inquinato da diserbanti e pesticidi. A dare il colpo di grazia al lago, poi, sono arrivate le trivellazioni dell'industria petrolifera. Il padrone di casa, il presidente kazako Nursultan Nazarbaev, ha aperto oggi il vertice del Fondo internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando che neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli sforzi per cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio assicurare che, a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non cancellerà il lavoro previsto", ha detto Nazarbaev. "Daremo inizio alla seconda fase del progetto - ha aggiunto - per regolare il letto del Syr Darya (uno degli affluenti, ndr.) in un prossimo futuro. Realizzeremo otto elementi del programma per oltre 191 milioni di dollari". Il mare di Aral è diviso in due zone: la parte settentrionale è nel territorio kazako, quella meridionale in quello uzbeko. Al summit di oggi partecipano, oltre a Nazarbaev, il presidente uzbeko Islam Karimov, il kirghiso Kurmanbek Bakiev, il turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov e il tagiko Emomali Rakhmon. L'Ifsa è stata fondata nel 1993 ed è assistita anche dalla banca mondiale. Nonostante la sua attività, tuttavia, il depauperamento del lago non sembra fermarsi, secondo quanto ha riferito Nazarbaev. "Le analisi della situazione nel bacino del mare di Aral - ha detto - indicano che, nonostante l'impegno, i tassi di crescita dei fattori che mettono a rischio l'ambiente superano la scala degli sforzi fatti".

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Carifermo, un bilancio in salute (sezione: crisi)

( da "Corriere Adriatico" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Carifermo, un bilancio in salute Banca ai vertici per la solidità, sostegno allo sviluppo locale. Soddisfatti Palma e Cohn Fermo La banca locale fa di ancora un nuovo passo avanti e tira le sue somme. Ieri si è infatti tenuta l'assemblea degli azionisti della Cassa di Risparmio di Fermo Spa che ha esaminato il bilancio dell'esercizio 2008 della Banca che è stato poi approvato alla unanimità. "Anche nell'anno trascorso la Carifermo - ha spiegato ieri l'istituto dandone notizia con un comunicato - si è confermata nel suo ruolo di banca locale a sostegno delle famiglie e delle imprese del territorio con una crescita degli impieghi in misura dell'8,72 per cento ed un miglioramento ulteriore del rapporto tra le sofferenze nette e gli impieghi, sceso all'1,49 per cento. Significativi i risultati della raccolta diretta, cresciuta complessivamente del 5,03 per cento, con buon gradimento incontrato delle emissioni obbligazionarie, mentre, in linea con l'intero sistema bancario, a causa della crisi finanziaria, è risultata in decremento la raccolta indiretta specie nel comparto del risparmio gestito". Il livello di patrimonializzazione complessiva che tocca il 15,70 per cento, con un Tier1 del 14,06 per cento. Il patrimonio al 31 dicembre 2008 si posiziona ad euro 146.832.911. "Questi dati pongono Carifermo Spa - spiegano dall'istituto fermano - ai vertici per solidità e solvibilità, fattori indispensabili, insieme alla liquidità, per operare, nella sua autonomia, a sostegno di progetti di sviluppo locale e per affrontare con serenità le ulteriori sfide del mercato nel rinnovato impegno a mantenere e incrementare il suo ruolo di riferimento per tutta l'economia del territorio Fermano". I soci dell'istituto di credito locale hanno riconfermato l'apprezzamento per l'attività e per i risultati della banca ringraziando il consiglio di amministrazione, presieduto dall'avvocato Alberto Palma, e il direttore generale Alessandro Cohn sotto la cui guida l'istituto ha potuto concludere positivamente un esercizio particolarmente problematico per il settore bancario. "Si è evidenziata - si conclude dalla Cassa di Risparmio di Fermo Spa - una crescita del margine d'interesse del 6,01 per cento, mentre il risultato operativo, influenzato da rettifiche di valore delle attività finanziarie di portafoglio, si è attestato a euro 14.048.000 dando luogo - infine si conclude - ad un utile netto di euro 6.569.182 in parte destinato a riserve e per il resto assegnato come dividendo nella misura di euro 6,40 per ciascuna azione".

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RBS da Euribor flat a Euribor con spread pag.2 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

RBS da Euribor flat a Euribor con spread CERTIFICATI, clicca qui per leggere la rassegna di Certificatiederivati , 28.04.2009 12:27 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! plusvalenze con le minusvalenze azionarie. In termini di quotazione sul MOT si tenga presente che l’emissione a tasso fisso potrà subire delle variazioni anche di rilievo in funzione dell’evoluzione dei tassi di interesse e della duration. Vantaggi : Lo spread offerto sull’Euribor trimestrale è in grado di rendere attraente questa obbligazione in termini di rendimento. L’esposizione ad un tasso variabile può risultare vincente se, durante la vita del prodotto, l’inflazione torna a crescere e quindi se la Banca Centrale Europea deciderà di riprendere la politica monetaria espansionistica recentemente abbandonata per far fronte alla crisi finanziaria. La quotazione sul Mercato Obbligazionario Telematico rende possibile il disinvestimento anche prima della scadenza. Per maggiori informazioni invitiamo a consultare il sito www.certificatiederivati.it , il primo sito italiano specializzato in certificati di investimento.

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ROMANIA/ PARLAMENTO APPROVA MODIFICA BILANCIO CON CONTRAZIONE 4% (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Romania/ Parlamento approva modifica bilancio con contrazione 4% di Apcom Secondo accordo con il Fmi, l'Ue e la Banca Mondiale -->Roma, 28 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Il Parlamento romeno ha approvato la modifica al bilancio 2009 presentata dal governo in accordo con il Fondo Monetario Internazionale, l'Unione europea e la Banca Mondiale per accedere al prestito da 20 miliardi di euro, scrivono i media romeni. Tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sono stati bocciati. Con 181 voti favorevoli e 88 contrari il testo ha ricevuto il via libera. Il ministro delle Finanze Gheorghe Pogea ha dichiarato dopo il voto che la modifica della Finanziaria permette di garantire un buon bilanciamento del budget e dà prova della serietà del governo romeno. Il ministro ha spiegato che le modifiche sono dovute alla crisi finanziaria che ha colpito i mercati e molti Paesi del mondo e che ha costretto la Romania a rivedere le proprie stime di crescita dal +6% al -4%. Il deficit di bilancio è stato fissato al 4,6% del Pil.

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ASIA CENTRALE/ AL VIA SUMMIT PER SALVATAGGIO MARE DI ARAL (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Asia centrale/ Al via summit per salvataggio mare di Aral di Apcom Kazakistan: crisi non rallenterà i nostri sforzi -->Roma, 28 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Ad Almaty, in Kazakistan, i leader dei cinque paesi dell'Asia centrale ex sovietica si sono riuniti oggi al capezzale del mare di Aral, il grande lago salato centro-asiatico vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall'uomo. Secondo le stime, il mare di Aral è oggi non più del 10 per cento rispetto ai 68mila metri quadrati circa che ricopriva prima degli anni '60. Lo sfruttamento intensivo a scopi agricoli delle sue acque, desalinizzate, ha prodotto un enorme deserto di sabbia salata, inquinato da diserbanti e pesticidi. A dare il colpo di grazia al lago, poi, sono arrivate le trivellazioni dell'industria petrolifera. Il padrone di casa, il presidente kazako Nursultan Nazarbaev, ha aperto oggi il vertice del Fondo internazionale per il salvataggio del mare di Aral (Ifsa), assicurando che neanche la crisi finanziaria che ha investito il suo paese riuscirà a fermare gli sforzi per cercare di salvare lo specchio d'acqua moribondo. "Voglio assicurare che, a dispetto della crisi finanziaria, il Kazakistan non cancellerà il lavoro previsto", ha detto Nazarbaev. "Daremo inizio alla seconda fase del progetto - ha aggiunto - per regolare il letto del Syr Darya (uno degli affluenti, ndr.) in un prossimo futuro. Realizzeremo otto elementi del programma per oltre 191 milioni di dollari". Il mare di Aral è diviso in due zone: la parte settentrionale è nel territorio kazako, quella meridionale in quello uzbeko. Al summit di oggi partecipano, oltre a Nazarbaev, il presidente uzbeko Islam Karimov, il kirghiso Kurmanbek Bakiev, il turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov e il tagiko Emomali Rakhmon. L'Ifsa è stata fondata nel 1993 ed è assistita anche dalla banca mondiale. Nonostante la sua attività, tuttavia, il depauperamento del lago non sembra fermarsi, secondo quanto ha riferito Nazarbaev. "Le analisi della situazione nel bacino del mare di Aral - ha detto - indicano che, nonostante l'impegno, i tassi di crescita dei fattori che mettono a rischio l'ambiente superano la scala degli sforzi fatti".

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ANNA MARIA ASPRONE È ARRIVATO A NAPOLI CON LE IDEE CHIARE E SI è MESSO SUBITO AL LAVORO... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Nord)) (Mattino, Il (City))

Argomenti: Crisi

ANNA MARIA ASPRONE È arrivato a Napoli con le idee chiare e si è messo subito al lavoro. Da ieri mattina, infatti Tullio Nunzi, 58 anni originario di Civitavecchia, direttore dell'area organizzativa della Confcommercio Nazionale è il nuovo commissario dell'Ascom partenopea. «Mi hanno contattato venerdì scorso i vertici nazionali di Confcommercio - spiega Nunzi - e nominato commissario a Napoli». Nunzi viene da un'esperienza analoga sempre da commissario, terminata qualche giorno fa ad Agrigento. A lanciare l'allarme sulle difficoltà dell'Ascom era stato proprio il presidente Antonio Pace che aveva chiesto al presidente nazionale Sangalli di commissariare la sede napoletana. «La mia è stata una scelta responsabile - ha detto Pace ieri, durante una conferenza stampa - dettata dal desiderio di mantenere sana l'Ascom. Il conto in banca non risulta in rosso così come i nostri bilanci sono ancora in attivo. La nostra è una crisi finanziaria, non economica, dettata dalla mancata erogazione dei fondi della legge 49/80. Trecentomila euro di entrate certe non bastano a pagare ogni anno 500mila euro di stipendi e duecentoquarantamila di fitto. Il mio obiettivo - conclude Pace - era prevenire il crac chiedendo aiuto e non il contrario». E che l'Ascom sia ancora in buone acque lo ha confermato Nunzi che ha già visionato conti e bilanci. «Non sono stato inviato a Napoli per un "crac" o per bilanci in rosso - precisa - anzi negli ultimi 10 anni l'associazione ha avuto un processo di risanamento incredibile, proseguito fino al 2007. Forse la mancata erogazione dei fondi della legge 49/80 ma, credo, anche divergenze di strategie nel direttivo hanno spinto il presidente a chiedere l'invio di un commissario che azzerasse tutto». Ufficializzato da Nunzi anche l'impegno a mantener fede agli impegni già presi da Pace e quelli per le prossime elezioni per la presidenza della Camera di Commercio. Un accordo tra gli organismi sindacali vicini alla Confcommercio, ribadito da una lettera del presidente nazionale Sangalli, prevede infatti l'appoggio alla candidatura a presidente di Maurizio Maddaloni, vicepresidente nazionale Confcommercio e responsabile regionale Ascom. Ma, tornando alla crisi, Nunzi pur considerando l'opportunità di tirare i cordoni della cinghia, esclude il ricorso immediato ai licenziamenti. Piena collaborazione è stata offerta da Pace e dal suo direttivo al commissario che ha già annunciato i suoi programmi. «Il mio primo impegno - ha detto - sarà applicare lo Statuto, dettare nuove regole e andare presto alle elezioni del nuovo presidente». Tempi di realizzazione: 4 o 5 mesi al massimo. «Come ad Agrigento anche a Napoli, con il nuovo Statuto annunceremo che la Confcommercio si costituirà parte civile nei processi in cui i nostri associati sono vittime del racket e dell'usura». Ma, non solo. «Il mio impegno sarà quello di restare un soggetto politico automono. Noi - precisa - dialoghiamo con tutti ma la nostra autonomia è sacra e prendiamo decisioni solo in base ai nostri associati. Infine - dice Nunzi - analizzerò il bilancio per capire come intervenire e dove attuare i tagli necessari». Fitta la sua agenda dei prossimi giorni: incontri con le istituzioni cittadine e con le realtà territoriali. «Sono certo che collaboreremo con Pace e il suo staff. Mi piacerebbe fare squadra. Una sinergia tutti insieme. Fare sistema è l'unico modo per traghettare l'Ascom verso un futuro di investimenti e rilancio».

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Seiviaggi amplia i programmi su Islanda, Groenlandia e Svalbard (sezione: crisi)

( da "TravelQuotidiano.com" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Seiviaggi amplia i programmi su Islanda, Groenlandia e Svalbard Martedì, 28 Aprile 2009 di Cinzia Berardi - Martedì, 28 Aprile 2009 --> Nel nuovo catalogo Islanda, Groenlandia e Svalbard Seiviaggi raccoglie una completa selezione di proposte per scoprire i territori artici in estate. «Abbiamo scelto di arricchire le destinazioni artiche, con una particolare attenzione rivolta all'Islanda che, grazie al contributo del turismo internazionale, sta tornando alla normalità dopo la pesante crisi finanziaria dell'autunno 2008. In collaborazione con i nostri partner, stiamo lavorando per consolidare e migliorare i nostri risultati su questa destinazione di nicchia che sta riscuotendo molti consensi tra i viaggiatori italiani» commenta il titolare, Manuel Cazzaniga. In Islanda sono previsti itinerari individuali in auto e fuoristrada, programmi di gruppo con guida in italiano e activity tour con escursioni a cavallo, in mountain bike, rafting e kayak. Novità per l'estate 2009 sono i programmi Iceland Trophy con Superjeep Land Rover Defender guidate dai partecipanti. In Groenlandia crociere esplorative nella Disko bay e lungo la costa occidentale, fino ai remoti insediamenti dell'estremo nord, al cospetto di iceberg e ghiacciai ma anche viaggi individuali in aereo, elicottero e battello coastal steamer. Le isole Svalbard sono teatro di safari in motoslitta e sleddog (da febbraio a maggio) insieme a crociere esplorative e a programmi di trekking (da giugno ad agosto). Tutti i programmi si svolgono con l'assistenza di esperte guide artiche.

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Seiviaggi arricchisce la programmazione artica (sezione: crisi)

( da "GuidaViaggi.it" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

“Per l'estate 2009 abbiamo scelto di arricchire la nostra programmazione dedicata alle destinazioni artiche, con una particolare attenzione rivolta all'Islanda che, grazie al contributo del turismo internazionale, sta tornando alla normalità dopo la pesante crisi finanziaria dell'autunno 2008. In collaborazione con i nostri partner - sottolinea Manuel Cazzaniga responsabile marketing e programmazione di Seiviaggi - stiamo lavorando per consolidare e migliorare i nostri risultati su questa destinazione di nicchia che sta riscuotendo molti consensi tra i viaggiatori italiani e riteniamo abbia grandi potenzialità di crescita sia in estate che in dimensione invernale”. Nel nuovo catalogo Islanda, Groenlandia e Svalbard il t.o. raccoglie una completa selezione di proposte di viaggio per scoprire i territori Artici in estate. Per l'Islanda itinerari individuali in auto e fuoristrada, programmi di gruppo con guida in italiano e activity tour con escursioni a cavallo, in mountain bike, rafting e kayak. Novità per l'estate 2009 sono i programmi Iceland Trophy con Superjeep Land Rover Defender guidate dai partecipanti. In Groenlandia crociere esplorative nella Disko bay e lungo la costa occidentale, fino ai remoti insediamenti dell'estremo nord; viaggi individuali in aereo, elicottero e battello coastal steamer, la costa occidentale con Kulusuk e Tassilaq (isola di Ammassalik) combinabili con soggiorni in Islanda grazie ai collegamenti da Reykjavik. Le isole Svalbard sono la cornice per safari in motoslitta e sleddog (da febbraio a maggio) insieme a crociere esplorative e programmi di trekking (da giugno ad agosto).

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Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, "Sussidiarietà e piccole e medie imprese",: incontro con Giorgio Vittadini (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, “Sussidiarietà e… piccole e medie imprese”,: incontro con Giorgio Vittadini (28/4/2009 15:44) | (Sesto Potere) - Forlì - 28 aprile 2009 - Giovedì 30 aprile, alle 21, all’Hotel Globus di Forlì Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, e Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna, presentano il volume “Sussidiarietà e… piccole e medie imprese”. A moderare l’incontro sarà il direttore della Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, Paolo Casadei. Insieme si analizzeranno dinamiche e origini della crisi finanziaria ed economica e si cercherà di capire come la politica locale possa favorire elementi di sussidiarietà per le nostre imprese. Arriva anche a Forlì il terzo Rapporto sulla Sussidiarietà. Dopo quello sulla educazione e sulle riforme istituzionali, la Fondazione per la Sussidiarietà dedica il suo Rapporto 2008 al mondo delle piccole e medie imprese. “Evocato quando serve, ma poi poco interrogato ed ascoltato”. Secondo Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione, l’universo produttivo su cui si regge il nostro paese, quello delle piccole e medie imprese, è un mondo delle cui esigenze si dovrebbe tener conto con maggior coerenza e con maggior sistematicità. Un mondo che, per Vittadini, “vuole essere più libero di intraprendere, desidera una semplificazione amministrativa, fiscale e burocratica tante volte promessa e non ancora raggiunta. Deve poter svolgere quell’alleanza naturale con le persone che vi lavorano e che contribuiscono alla sua crescita. Intende superare quel darwinismo fra imprese che spinge a una concorrenza poco efficace e puntare invece a una significativa logica collaborativa e distrettuale”. L’indagine, condotta attraverso un questionario, mira ad accertare il grado di sussidiarietà delle imprese italiane, ne valuta l'impatto sulla gestione e le prospettive di sviluppo che conseguono dalla sua applicazione. Nel contesto della piccola-media impresa, infatti, il concetto di sussidiarietà si fonda sulla centralità e la crescita della persona, siano l’imprenditore o il suo personale; sullo sviluppo di relazioni significative con le altre imprese e i portatori di interesse, dagli azionisti ai clienti, dalle istituzioni alla società civile; infine, sulla libertà di intrapresa. Il Rapporto sulla sussidiarietà 2008 è stato pubblicato nel volume “Sussidiarietà e… piccola media impresa”, collana ideata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, insieme a Mondadori Università, e verrà presentato giovedì sera all’Hotel Globus di Forlì. Accanto a Giorgio Vittadini, interverrà Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna che, partendo dal suo working paper sulla crisi finanziaria, spenderà un giudizio culturale sulla crisi, sulle sue dinamiche ed origini. Insieme, si cercherà di capire come la politica, anche locale, possa favorire gli elementi di sussidiarietà per le nostre imprese. A moderare gli interventi sarà il Direttore della Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, Paolo Casadei. L’incontro è promosso dalla Compagnia delle Opere di Forlì-Cesena, dalla Fondazione per la Sussidiarietà e dal centro culturale La Bottega dell’Orefice.

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Crisi. Si parla di ripresina ma la fiducia degli italiani cala. Le attese del Paese (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi. Si parla di ripresina ma la fiducia degli italiani cala. Le attese del Paese Di Emilio Manuelli 28-04-2009 E' ormai diventato un argomento di discussione quotidiana, durante la pausa del caffè o in autobus: arriva la ripresa? E, senza alcuna ironia, non ci sembra un male che una questione tanto vitale per le sorti delle famiglie e delle imprese soppianti finalmente le sterili ed involute diatribe sul calcio e dintorni. Si ritorna agli anni della grande crisi che dava anche il titolo a famose canzonette dell'epoca e a quelli ruggenti del boom degli anni '60. Si discute se sia più o meno conveniente acquistare un immobile o cambiare l'auto; tornare a comprare azioni o investire in bot. Insomma il Paese si è trasformato in un gigantesco centro studi che sforna a ritmo continuo previsioni e vaticini. È ovvio che questo esercizio coinvolga ogni giorno anche i livelli più alti dell'economia e della politica che formulano le loro ipotesi sulla base di segnali concreti, i dati locali e internazionali del quadro congiunturale, oppure di convenienze politiche, per difendere o attaccare le mosse di chi governa. Dopo la stagione dei corvi e delle cornacchie, dei "declinisti" e dei disfattisti adesso è arrivato il gran momento degli ottimisti. È duro contrastare coloro che in questa fase vedono segnali di ripresa, definiti però sempre "timidi", come a dire noi ci speriamo, se poi non va...In questi ultimi giorni si sono espressi in questo senso autorevoli esponenti di Governo, guidati dai ministri economici, per non essere da meno importanti rappresentanti dell'opposizione, i vertici di Confindustria. Tutto questo avviene per assurdo mentre diventano conclamati alcuni dati che fotografano nitidamente il trasferimento della crisi dalla finanza all'economia reale, a cominciare da quelli sull'occupazione. Ma non si può per questo aprioristicamente negare che alcune cifre, fra tutte quelle sulla produzione industriale, unitamente ad una ritrovata fiducia (sempre timidà, mi raccomando) dei mercati finanziari, possano far ben sperare. La chiave di volta, a nostro avviso, sta negli effetti che avranno concretamente i pacchetti di stimolo fiscali varati dai governi europei. Nella maggior parte dei casi sappiamo purtroppo che si tratta di operazioni mistificatorie che di fatto hanno messo assieme e totalizzato misure già annunciate nelle fasi iniziali della crisi. Quasi sempre sono totalmente assenti seri interventi di rilancio degli investimenti, unica strada da percorrere per riattivare la crescita e con essa i consumi e l'occupazione. Sono misure che vanno necessariamente rafforzate e lo si deve fare, secondo noi, senza guardare troppo al livello del debito pubblico, il cui controllo in fase recessive come l'attuale deve essere sia pure lievemente abbassato (in questo senso sarebbe forse ora di rimettere mano agli ormai vetusti e superati parametri di Maastricht, appartenenti ad un'era geologica lontanissima). In questo contesto c'è chi finalmente sembra accorgersi di alcune tesi dei mesi scorsi sottolineate da chi metteva in evidenza l'atipicità tutta positiva del pianeta Italia. Il nostro sistema, forse solo per una fortunata combinazione, si basa su un azzeccato mix che vede le industrie manifatturiere fra i maggiori esportatori al mondo e le piccole e medie imprese a far da collante di tutte le attività economiche. Insomma una differenziazione che ci mette al riparo da devastanti crisi sistemiche anche se è ormai arrivato il momento di un'indispensabile crescita patrimoniale e dimensionale delle pmi. Al tempo stesso abbiamo un sistema bancario che nonostante i ripetuti attacchi reputazionali che deve ogni giorno subire è l'unico ad aver retto nel mondo occidentale, senza alcuna iniezione o salvataggio con denaro pubblico. Sull'altro versante abbiamo un livello di risparmio ancora elevatissimo sostenuto dalle famiglie che sono per nulla o assai poco indebitate, quindi non rappresentano un pericolo per le casse dello Stato. In altre parole la recessione ha intaccato la fiducia degli italiani, tagliato i loro consumi, ma non ha abbattuto le caratteristiche peculiari di un'economia che rimane sostanzialmente robusta per le circostanza che abbiamo indicato. Si creano addirittura le premesse per approfittare di questa crisi, per uscirne meglio di altri sistemi. È chiaro che ciò non può avvenire per volontà divina o fortunate coincidenze astrali: ci vuole un aiutone, quello che un Governo intelligente ed un'opposizione illuminata possono realizzare per dare al Paese solide speranze di sviluppo.

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FONDAZIONE CARIPLO/ AVANZO 2008 PARI A 77,9 MLN,EROGATI 211,6 MLN (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fondazione Cariplo/ Avanzo 2008 pari a 77,9 mln,erogati 211,6 mln di Apcom Deliberato contributo straordinario per Abruzzo di 1 mln euro -->Milano, 28 apr. (Apcom) - La Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo ha approvato il Bilancio 2008, chiuso con un avanzo di esercizio pari a 77,9 milioni di euro. Lo scorso anno, si legge in una nota, la Fondazione ha destinato all'attività erogativa 211,6 milioni di euro (179,8 milioni nel 2007), finanziando 1260 progetti. Questa mattina il Cda ha deliberato un contributo straordinario a favore delle popolazioni terremotate dell'Abruzzo di un milione di euro. Il contributo confluirà in un apposito fondo dell'Acri, l'associazione delle fondazioni di origine bancaria e le finalità dell'utilizzo verranno definite di concerto con la locale fondazione della Cassa di Risparmio de L'Aquila. "Il 2008 è stato un anno difficile - ha dichiarato Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo - caratterizzato dalla crisi economico-finanziaria che ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, dal quale traiamo le risorse necessarie per l'attività istituzionale filantropica. Per mantenere il livello erogativo elevato coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha ritenuto di utilizzare parte delle risorse accantonate negli anni precedenti nell'apposito fondo di stabilizzazione, per un totale di 113,1 milioni di euro". Il ricorso al fondo, prosegue la nota, è previsto dall'art. 9 dello Statuto della Fondazione, coerentemente con l'atto di indirizzo del Ministero, e consente di far fronte a periodi di crisi finanziaria e di stabilizzare il livello delle erogazioni, dando così continuità ai propri programmi. L'ammontare residuo del fondo è pari a circa 387 milioni di euro e dunque ampiamente in grado di sostenere la politica erogativa della Fondazione anche in caso di un ulteriore protrarsi della crisi finanziaria. A riguardo, per l'anno in corso, Fondazione Cariplo ha confermato il mantenimento del livello erogativo intorno ai 200 milioni di euro ipotizzando, ove necessario, l'utilizzo di quota parte del fondo di stabilizzazione. Il patrimonio della Fondazione Cariplo nel 2008 ha registrato un tasso di rendimento a prezzi di mercato del -20% circa. La flessione dipende essenzialmente dalla forte riduzione del valore di mercato delle partecipazioni, che a fine 2008 rappresentavano il 33% del patrimonio e che hanno subito una flessione del 51%, solo in parte compensata dal flusso di dividendi, pari a circa 240 milioni e corrispondente ad un rendimento cedolare superiore al 6%. La gestione bilanciata e monetaria rappresentavano a fine anno il 64% del valore di mercato del patrimonio. La prima ha registrato una flessione del 3,69%, mentre è stato positivo il rendimento della gestione monetaria, con un +1,34%. Il succedersi di fasi di mercato avverse, quali quella attuale, non ha tuttavia pregiudicato la sostenibilità degli obiettivi di lungo periodo della Fondazione, dato che il rendimento medio a prezzi di mercato registrato dal 1998 ha consentito di erogare circa 2,091 miliardi di euro ed accrescere il valore di mercato del patrimonio da 6,18 miliardi di euro a 6,48 miliardi di euro.

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FORTIS/ CAOS E PROTESTE A ASSEMBLEA AZIONISTI SU CESSIONE A BNP (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fortis/ Caos e proteste a assemblea azionisti su cessione a Bnp di Apcom Avvocati contestano diritto voto a fondi forse legati a francesi -->Bruxelles, 28 apr. (Apcom) - Clima incandescente all'assemblea di Fortis, dove una fronda di piccoli azionisti fermamente contrari alla cessione di una parte dell'istituto ai francesi di Bnp Paribas ha minacciato seriamente l'esito della riunione. L'avvocato Mischaël Modrikamen, a nome degli oppositori di Bnp, ha chiesto alle 11 l'aggiornamento dell'assemblea, suscitando gli applausi dalla maggior parte dei 3.300 azionisti dall'ex casa madre della banca, Fortis Holding, riuniti a Gand, nel nord del Belgio. Il disordine era tale che in precedenza l'assemblea era stata provvisoriamente sospesa. Su richiesta di Mischaël Modrikamen, un grosso gruppo di azionisti si è effettivamente alzato, avvicinandosi al palco dove si trovavano i dirigenti urlando "Dimissioni!", "Venduti", o "Democrazia". Alcuni azionisti hanno anche tirato dei documenti, obbligando l'avvocato a chiedere di "non lanciare oggetti", mentre il presidente dell'assemblea ha chiesto l'intervento della polizia. Modrikamen contesta la validità dei diritti di voto concessi ad alcuni milioni di titoli controllati secondo lui da alcuni fondi speculativi entrati recentemente nel capitale di Fortis Holding, ex casa madre di Fortis Banque, e che a suo avviso sono stati pilotati da Bnp. Questi nuovi azionisti, "uno più esotico dell'altro", non sono ufficialmente legati a Bnp, secondo Modrikamen. Il terzo azionista di Fortis Holding è però ormai "un fondo nelle isole Cayman", il cui direttore generale è "un ex ispettore delle finanze francese, consigliere dell'ex premier francese Dominique de Villepin", ha spiegato l'avvocato, aggiungendo: "Questi azionisti che rischiano di far pendere la bilancia in direzione di Bnp sono probabilmente gli stessi hedge funds che hanno spinto Fortis nella tormenta" nel 2008, ha aggiunto un altro sostenitore del "no", Pierre Nothomb, membro dell'ufficio di consulenza per azionisti Deminor. Non essendo riusciti a far annullare i diritti di voto di questi fondi dalla Corte d'appello di Bruxelles, che lunedì mattina ha dichiarato irricevibili i ricorsi, gli avvocati vogliono che gli azionisti si pronuncino sull'argomento. Alla ripresa dell'assemblea, il presidente del consiglio direttivo di Fortis Holding, Jozef de Mey, ha tuttavia ritenuto che "non c'era motivo di sottoporre questa questione al voto dell'assemblea", provocando una nuova ondata di fischi. Il progetto di vendere Fortis Banque a Bnp è stato lanciato ad ottobre a causa della crisi finanziaria e da allora è costantemente contrastato dagli azionisti che si ritengono ingannati. L'istituto bancario e assicurativo Fortis, divenuto oggi Fortis Holding, fiore all'occhiello della finanza belga-olandese, è stato duramente colpito dalla crisi. Gli Stati, chiamati a soccorrerlo, hanno organizzato la sua vendita in spezzatino. La giustizia belga ha già concesso agli azionisti di pronunciarsi su questo smantellamento: hanno votato contro l'11 febbraio a Bruxelles, con una sottile maggioranza, costringendo lo Stato belga a rinegoziare con Bnp. L'ultima versione dell'accordo, che dovrebbe essere sottoposta al voto oggi, resta contestata da molti azionisti. Alcuni di loro, riuniti intorno a Modrikamen e a Deminor, hanno presentato la settimana scorsa un "piano B" che permetterebbe alla banca di continuare ad operare da sola. Il governo ha però ribadito che non esistono piani alternativi possibili rispetto alla cessione a Bnp. I piccoli azionisti fanno invece leva sull'argomento nazionale, sostenendo che il Belgio ha già lasciato troppi grandi gruppi andare in mani straniere. "Solo in Belgio si vendono i fiori all'occhiello per un piatto di lenticchie", ha proseguito l'avvocato Modrikamen. Per Nothomb, "Fortis è la vendita di troppo". Un terzo ha aggiunto: "Siamo belgi, non siamo francesi". (Fonte: Afp)

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Dipietristi di sinistra (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dipietristi di sinistra Andrea Scarchilli , 28 aprile 2009, 16:23 Il leader dell'Italia dei valori rilascia un'intervista al "Giornale" dove lancia il progetto: dopo le Europee, se verrà raggiunto l'otto per cento, via il suo nome dal simbolo e avvio di una costituente per fare dell'Idv "un grande partito progressista che sostenga una proposta di governo credibile". E' la strategia che punta a dare rappresentanza all'elettorato "di sinistra" a discapito del Pd, di Rifondazione e di Sinistra e libertà. Con il capogruppo alla Camera Donadi e l'ex responsabile economico del Prc Zipponi (ora candidato con Di Pietro) abbiamo discusso dell'ambizioso progetto di rinnovamento dell'identità del "Gabbiano" L'uscita è di quelle che spiazzano, se non altro per le parole usate. Perché una bomba del genere era nell'aria già da qualche giorno. Un partito che candida personaggi come Maurizio Zipponi e Gianni Vattimo, di recente appartenenza alla falce e martello, e che per crescere guarda - principalmente - al bacino dell'area per così dire "alla sinistra" del Partito democratico, deve per forza darsi un profilo coerente. La politica, si sa, è anche marketing. Ovvio che si sta parlando dell'Italia dei valori, e le dichiarazioni in questione il leader assoluto Antonio Di Pietro le ha affidate al "Giornale" della famiglia Berlusconi. E' la messa a punto di un progetto, così riassunto nel passaggio chiave dell'intervista: "Voglio fare una cosa seria. Una costituente, vedremo. Serve un grande partito progressista che sostenga una proposta di governo credibile". L'ex pm, dunque, starebbe meditando di uscire dal recinto dello schematico antiberlusconismo, andare oltre nella proposta, scavare ancora nell'elettorato del Pd. E dei partiti della sinistra. Fare del Gabbiano un partito progressista. E' disposto a eliminare il proprio nome dal simbolo: "Gli altri considerano un punto di arrivo mettere il proprio nome. Io invece penso che toglierlo sarebbe un buon segnale". Per, appunto, "costruire una cosa più larga, più utile, che prescinda dall'identità di una sola persona, e che serve a rappresentare qualcosa di più importante". Inutile dire che un piano del genere si sovrapporrebbe a quello di nascita del Pd, nato per essere partito anzitutto di governo. Ma per Di Pietro il Pd non è più il mostro sacro di prima, anzi: "Il progetto di un grande Pd è già finito. E non certo perché Di Pietro mette o toglie il nome dal simbolo". Ma più di tutto, forse, dice la parola che Di Pietro ha usato (volutamente?) per imprimere il primo tratto identitario alla forza post - Idv, l'unico indizio presente nell'intervista del profilo programmatico che verrà: "Progressista". E' la stessa di cui si serve abitualmente il segretario del Pd Dario Franceschini per togliere d'imbarazzo - o tentare di farlo - chi non si raccapezza nella nuova identità democratica e guarda alle radici, democristiana, socialista o post - comunista. Perché l'idea si trasformi in scommessa, Di Pietro necessita di una base di consenso. Non basta il 4,4 per cento delle scorse politiche. Ci vuole almeno l'otto per cento alle Europee: "Se l'Idv - dice l'ex pm - arriverà a quelle cifre, anche il suo ciclo sarà compiuto". Dunque, a quel punto, via alla nuova Idv, visto che "non credo che il mio partito, così com'è, possa crescere all'infinito. Quella soglia sono le colonne d'Ercole". Non è dato sapere, ovviamente, se si tratta di un bluff, un altro pugno sbattuto sul tavolo del Pd per continuare a trattare - per ora le alleanze alle amministrative, dopo chissà - da una posizione il più forte possibile. Ma della cosa tra i dipietristi si parla, e l'ha confermato il capogruppo alla Camera Massimo Donadi parlando all'Infedele di Gad Lerner. L'Italia dei valori sta provando a cambiare a pelle. L'Italia dei valori, dice ad "Aprileonline" lo stesso Donadi, "è un partito post - ideologico, perciò può essere più facilmente parte di un processo rifondativo del centrosinistra. E' il centrosinistra che ha sofferto di più i mutamenti della società, la frantumazione delle classi sociali, l'aumento del benessere. E le sue parole d'ordine hanno faticato ad adattarvisi". L'Idv che sarà, dunque, punta a rifondare la sinistra. Donadi spiega come: "La legalità non è una nostra fisima giustizialista. Se si rispettano le regole, se c'è etica, ne beneficiano i più deboli. Quando mancano le regole, ne approfittano, 99 volte su cento, i più forti. Le regole sono il primo strumento di accesso alla democrazia". Da qui il riferimento alla crisi finanziaria, e alle sue vittime principali (i lavoratori), è breve. Ancora, un altro tema dolente per la sinistra, il contrasto all'immigrazione clandestina. Dice Donadi: "Non è possibile che non vi sia un approccio alternativo a quello leghista, crudele e xenofobo". Ma un approccio ci deve essere, perché "l'immigrazione clandestina va combattuta, visto che i primi a patirla sono i cittadini più deboli. Vivono nelle periferie, assieme ai clandestini, usufruiscono di servizi pubblici sottoposti a pressione maggiore". Anche qui, dunque, le regole per i più deboli. Donadi conclude: "Vedo nella sinistra un certo snobismo, come se per affrontare il tema del riformismo occorressero i quarti di nobilità. Ma, ed è questo che deve capire il Pd, il riformismo è un'identità a venire, non riguarda il passato". Un uomo di sinistra "doc" come Maurizio Zipponi, già responsabile economico di Rifondazione comunista, non si stupisce del progetto lanciato da Di Pietro: "Quando venni candidato, a me e a De Magistris si assicurò che si era parte di un unico progetto politico, con l'obiettivo di creare un grande fronte riformatore. Non dico ‘riformista', perché in questo Paese la parola viene evocata, ogni volta, per togliere qualcosa ai più deboli". Tra i valori fondanti di questo progetto, Zipponi volle - e ottenne senza difficoltà - l'attenzione alla "solidarietà per i più deboli, e per il mondo del lavoro". Il Pd punta alla tenuta, le formazioni della sinistra al quorum. L'Italia dei valori, da quelle parti, lavora tutti ai fianchi.

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Crisi, Ref: ripresa arriverà dall'Asia,in particolare dalla Cina (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO - Crisi, Ref: ripresa arriverà dall'Asia,in particolare dalla Cina Roma, 28 apr (Velino) - Arriverà dall’Asia, e in particolare dalla Cina, la ripresa. è la prospettiva che viene avanzata dall’ultimo report di Ref, il centro studi milanese presieduto dall’economista Carlo Dell’Aringa, che sta facendo il giro dei tavoli istituzionali. “La fase che abbiamo attraversato durante gli anni passati, sino allo scoppio della crisi finanziaria, si è caratterizzata per un ruolo importante dei paesi emergenti, e soprattutto delle economie asiatiche, all’interno dei circuiti economici e finanziari internazionali”. In particolare – scrivono i ricercatori del Ref – “l’ascesa dell’economia cinese ha condizionato, in modi diversi, le tendenze dell’economia globale, acquisendo un ruolo importante sia come esportatore di merci, che in termini di flussi finanziari”. Il risparmio cinese ha finanziato in misura indiretta parte dello stock di debito americano, e assecondato il trend crescente dell’indebitamento delle famiglie americane osservato durante l’ultimo decennio. “Con l’arrivo della crisi – si legge nell’analisi curata dal macroeconomista del centro studi, Fedele de Novellis - ci si attendeva che questa potesse restare circoscritta alle economie avanzate, e che l’economia globale avrebbe potuto beneficiare della relativa stabilità soprattutto dell’area asiatica”. Le cose però sinora non sono andate in questo modo: “Anche l’Asia, come tutte le aree emergenti, è sprofondata in recessione, senza fornire con la propria crescita alcun contributo al resto del mondo”. In prima battuta “si può affermare che le economie asiatiche non si sono dimostrate capaci di dissociare il proprio ciclo economico da quello degli altri paesi”. I dati più recenti sembrano evidenziare qualche primo segnale di ripresa, anche se al momento l’area non pare in grado di assolvere il ruolo di traino dello sviluppo dell’economia mondiale. Anzi, “le tendenze in corso evidenziano come non vada esclusa un’altra fase premiante per i paesi che godono di vantaggi competitivi dal lato dei costi. Se così fosse, la nuova ondata di merci a basso costo provenienti dall’area asiatica potrebbe infergere un colpo micidiale alle industrie dei paesi avanzati, che dovrebbero affrontare un inasprimento della concorrenza internazionale nel mezzo di una grave recessione”. (gqu) 28 apr 2009 16:52

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conroe ha detto: "Estalla un recipiente con virus de la gripe porcina en un tren suizo" ("Un recipiente con virus dell'influenza suina esplode in un treno svizzero"). http://www.el (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 162 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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FORTIS/ DOPO ASSEMBLEA INFUOCATA, AZIONISTI DICONO SÌ A BNP-PUNTO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fortis/ Dopo assemblea infuocata, azionisti dicono sì a Bnp-punto di Apcom Operazione approvata dal 73%, in molti andati via per protesta -->Bruxelles, 28 apr. (Apcom) - Il gruppo francese Bnp Paribas ha ottenuto oggi il primo via libera per rilevare la più grande banca belga, Fortis Banque, al termine di un'assemblea generale molto movimentate, che ha visto una parte degli azionisti ribellarsi prima di sbattere la porta e andarsene. Dopo sei ore di dibattiti accesi, tra le urla di protesta, due interruzioni di seduta e l'abbandono di una serie di azionisti scontenti poco prima del voto, quelli che sono rimasti a Gand, nel nord del Belgio, hanno detto 'sì' con il 73% dei voti favorevoli all'acquisto del 75% di Fortis Banque da parte di Bnp Paribas. Per il gruppo francese si tratta forse della fine di sette mesi di negoziati, anche se il voto di oggi deve essere ancora confermato da una seconda assemblea generale che si terrà domani in Olanda. Inoltre c'è il rischio di ricorsi giudiziari. Il premier belga Herman Van Rompuy si è "pienamente rallegrato" del risutato". L'avvocato Mischaël Modrikamen, capofila della ribellione contro Bnp, ha esortato le sue truppe a lasciare la sala prima del voto per protestare contro una procedura a suo avviso irregolare. Il suo consiglio è stato seguito da buona parte dei 3.300 azionisti di Fortis Holding, l'ex casa madre di Fortis Banque, che avevano fatto il viaggio per andare fino a Gand. Insieme ad altri pargiani del "no" rimasti comunque per votare, Modrikamen ha chiesto a più riprese, durante l'assemblea, un rinvio del voto, minacciando "il caos dei ricorsi, il caos dell'incertezza". Al grido di "Dimettetevi!", "Venduti!" e "Democrazia", molti azionisti sono rimasti in piedi durante una lunga parte dell'assemblea per manifestare il loro scontento. Alcuni azionisti hanno anche tirato dei documenti, obbligando l'avvocato a chiedere di "non lanciare oggetti", mentre il presidente dell'assemblea ha chiesto l'intervento della polizia. Modrikamen ha contestato la validità dei diritti di voto concessi ad alcuni milioni di titoli controllati secondo lui da alcuni fondi speculativi entrati recentemente nel capitale di Fortis Holding, ex casa madre di Fortis Banque, e che a suo avviso sono stati pilotati da Bnp. Questi nuovi azionisti, "uno più esotico dell'altro", non sono ufficialmente legati a Bnp, secondo Modrikamen. Il terzo azionista di Fortis Holding è però ormai "un fondo nelle isole Cayman", il cui direttore generale è "un ex ispettore delle finanze francese, consigliere dell'ex premier francese Dominique de Villepin", ha spiegato l'avvocato, aggiungendo: "Questi azionisti che rischiano di far pendere la bilancia in direzione di Bnp sono probabilmente gli stessi hedge funds che hanno spinto Fortis nella tormenta" nel 2008, ha aggiunto un altro sostenitore del "no", Pierre Nothomb, membro dell'ufficio di consulenza per azionisti Deminor. Il progetto di vendere Fortis Banque a Bnp è stato lanciato ad ottobre a causa della crisi finanziaria e da allora è costantemente contrastato dagli azionisti che si ritengono ingannati. L'istituto bancario e assicurativo Fortis, divenuto oggi Fortis Holding, fiore all'occhiello della finanza belga-olandese, è stato duramente colpito dalla crisi. Gli Stati, chiamati a soccorrerlo, hanno organizzato la sua vendita in spezzatino. La giustizia belga ha già concesso agli azionisti di pronunciarsi su questo smantellamento: hanno votato contro l'11 febbraio a Bruxelles, con una sottile maggioranza, costringendo lo Stato belga a rinegoziare con Bnp. L'ultima versione dell'accordo, approvata oggi, è stata comunque contestata da molti azionisti. Alcuni di loro, riuniti intorno a Modrikamen e a Deminor, hanno presentato la settimana scorsa un "piano B" per consentire alla banca di continuare ad operare da sola. Il governo ha però ribadito che non esistono piani alternativi possibili rispetto alla cessione a Bnp. I piccoli azionisti fanno invece leva sull'argomento nazionale, sostenendo che il Belgio ha già lasciato troppi grandi gruppi andare in mani straniere. "Solo in Belgio si vendono i fiori all'occhiello per un piatto di lenticchie", ha proseguito l'avvocato Modrikamen. Per Nothomb, "Fortis è la vendita di troppo". Un terzo ha aggiunto: "Siamo belgi, non siamo francesi". (Fonte: Afp)

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SICILIA/CONFINDUSTRIA:BENE GOVERNO REGIONE SU CREDITI IMPRESE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sicilia/Confindustria:Bene Governo regione su crediti imprese di Apcom Catanzaro e Cittadini:Ars mantenga impegni con atti concreti -->Palermo, 28 apr. (Apcom) - "Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che il governo regionale ha assunto l'impegno di modificare la Finanziaria per consentire non solo ai Comuni, ma a tutte le pubbliche amministrazioni, compresi Ato, Ausl, Consorzi e Province, di certificare i crediti vantati dalle imprese e finora non pagati, avendo con l'occasione verificato che tale strumento non comporta incremento di spesa". Lo dice Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, che aggiunge: "Si tratta non di assistenza, ma di convertire i crediti (per servizi resi e opere realizzate) in anticipazioni bancarie che daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano affrontare la grave crisi finanziaria. Le aziende non hanno incassato 1,6 miliardi di euro, di cui ben 134 milioni di mancati introiti hanno riguardato il solo settore dell'ospedalità privata che recentemente con sacrifici ha anche dato il proprio contributo per consentire alla Regione di mettere ordine nei propri conti". "Adesso - osservano Barbara Cittadini e Giuseppe Catanzaro, vicepresidenti di Confindustria Sicilia - è opportuno che l'impegno del governo sia mantenuto in Aula nell'esame della Finanziaria da parte di tutte le forze politiche dell'Ars, di maggioranza e di opposizione, che si sono espresse per assicurare alle imprese ed ai lavoratori interessati di potere continuare a produrre in Sicilia. Il Parlamento - concludono Cittadini e Catanzaro - è chiamato (senza spesa alcuna) a sostenere la tenuta del sistema economico regionale. Far  mancare alle imprese questo semplice quanto fondamentale strumento di sostegno in questo momento sarebbe particolarmente grave".

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##GAS/ RUSSIA-BULGARIA, SI COMPLICA RISIKO SU SOUTH STREAM (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

##Gas/ Russia-Bulgaria, si complica risiko su South Stream di Apcom Gazprom tenta il colpo di spugna sulle tensioni con Sofia -->Mosca, 28 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Si complica il risiko energetico in Europa mentre South Stream, uno dei progetti di gasdotto principe nella futura architettura del metano, avanza lentamente a causa del nodo bulgaro. Gazprom tenta oggi il colpo di spugna sulle tensioni con Sofia e annuncia di "aver accettato di siglare con la controparte un accordo di cooperazione per il transito di gas naturale attraverso il territorio della Repubblica di Bulgaria nel quadro del progetto South Stream", nato nel giungo 2007 da un'intesa con Eni. E "la firma dell'accordo è prevista nel prossimo futuro" dice la compagnia. Ma Russia e Sofia per ora non hanno messo ancora nero su bianco e questo pesa sul progetto che dovrebbe agganciare l'Europa al metano russo, bypassando da Sud l'Ucraina. Un niente di fatto che mette in evidenza la ritrosia al dialogo del Primo ministro bulgaro Sergei Stanishev nei confronti di Mosca, dopo la crisi del gas dello scorso inverno e il conseguente stop alle forniture che hanno fortemente colpito i Balcani. Il primo Ministro russo Vladimir Putin ha assicurato che "non vi è alcuna differenza di vedute tra la Russia e la Bulgaria" e prevede che un accordo sarà firmato "entro due settimane". Ma l'annullamento della sua partecipazione al Forum energetico di Sofia la scorsa settimana e il protrarsi dei tempi nella firma bilaterale con la Bulgaria lasciano spazio alle illazioni. Mentre resta agguerrita la concorrenza del progetto di gasdotto Nabucco che vorrebbe aggirare la Russia, spalleggiato in sede europea da una forte lobby e sostenuto anche dagli Usa. Oggi, in attesa dei colloqui con Stanishev (rimandati di un giorno) il presidente russo Dmitri Medvedev ha chiamato a rapporto i vertici energetici del Paese: il capo di governo Putin e il numero uno del colosso energetico Gazprom, Aleksei Miller. Poi ha detto di "sperare" in una firma a breve. Di fatto Mosca sostiene pienamente il progetto South Stream, destinato a passare sotto il Mar Nero, sino appunto alla Bulgaria, per poi dividersi a nord-ovest (verso l'Austria) e verso sud, portando il metano in Grecia e in Italia. Il presidente bulgaro Georgi Parvanov sabato scorso ha detto che la visita di Stanishev a Mosca "non sarà facile". Ma la Russia ha anche una buona moneta di scambio nelle sue mani: il Paese è pronto a esplorare la possibilità di concedere un prestito alla Bulgaria per la costruzione della centrale nucleare di Belen, progetto a corto di fondi. La Russia aveva in passato proposto un contratto di credito, tuttavia Sofia ha fatto orecchie da mercante. Nel frattempo non manca chi tifa contro South Stream, ideato da Gazprom e dall'italiana Eni. "Il pubblico battibecco tra la Russia e la Bulgaria è raro e rivela il persistere delle tensioni dopo i tagli del gas russo nel mese di gennaio" si legge in un'analisi del think-thank statunitense Stratfor, vicino al dipartimento di Stato americano. Per poi sottolineare le "difficoltà logistiche" del progetto e definirlo "uno strumento politico". Per poi recriminare che "lo scopo di discutere e pianificare il progetto è principalmente politico e pensato per mostrare che i paesi sono alleati con la Russia, o perlomeno disposti a riconoscere la sua posizione dominante nella sfera (ex) sovietica". Inoltre mancherebbe "la tecnologia per costruire il gasdotto nonchè il denaro". Ovvio che Nabucco al think-thank statunitense piace di più. Ma come spesso ripetuto da Gazprom, per quest'ultimo gasdotto si proporrebbe un altro problema: con cosa riempirlo? Visto che la Russia ne verrebbe tagliata fuori e gli altri fornitori hanno già contratti in essere con Mosca. Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese". Ossia "materiali" e "servizi". E intanto al Cremlino si lavora a una nuova carta energetica annunciata da Dmitri Medvedev la scorsa settimana dalla Finlandia. Secondo principi già formulati dallo stresso capo di stato proprio in occasione della visita di Parvanov a Mosca lo scorso 5 febbraio. "E' possibile un aumento di capacità di questa via", aveva detto Medvedev su South Stream, apparso deciso nel portare avanti la linea del dialogo. E da avvocato, quale è per formazione, il presidente proponeva "due strade principali". Ovvero "sviluppare una base internazionale giuridica per evitare i rischi legati al trasporto di gas" e "senza dubbio aprire nuove vie".

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Esportare il modello euro per prevenire le prossime crisi globali. Parla TPS (sezione: crisi)

( da "Foglio, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

28 aprile 2009 Intervista a Padoa-Schioppa Esportare il modello euro per prevenire le prossime crisi globali. Parla TPS "E' la fine di una concezione errata dell'economia di mercato". "Sul timone deve stare la mano pubblica" Per capire questa crisi forse è meglio dire innanzitutto che cosa non è. Persino Eugenio Montale ci perdonerebbe la licenza. Non è (solo) una crisi finanziaria, non è (solo) di sistema e non è affatto del sistema. Spiega Tommaso Padoa-Schioppa: “Il collasso dell’economia pianificata di tipo sovietico fu il fallimento dell’idea stessa che il mercato potesse essere soppresso e sostituito da una regolazione statale imposta dall’alto. Oggi assistiamo invece alla fine di una concezione errata dell’economia di mercato, basata sulla sopravalutazione delle sue capacità autoregolatrici, lo squilibrio tra mercati globali e governi nazionali e una miopia che ha colpito gli uni e gli altri, una veduta corta”. E’ proprio questo, del resto, il titolo del libro che l’ex ministro dell’Economia nel governo Prodi ha appena pubblicato per i tipi del Mulino. “La veduta corta” ha la forma di una conversazione con Beda Romano, corrispondente del Sole 24 Ore a Francoforte. Chi si aspetta un testo tecnico o anche economico in senso stretto ne sarà felicemente deluso. Si tratta di un saggio concepito da un tecnico, pensato da un economista, ma con una scrittura e un intento squisitamente politici. Tra “La paura e la speranza” di Giulio Tremonti e “La crisi” di Alesina & Giavazzi, Padoa-Schioppa si colloca in una posizione per certi versi intermedia. Non demonizza la finanza e non condivide nemmeno il giudizio di Warren Buffett secondo il quale i derivati sono “uno strumento di distruzione di massa”. E’ convinto che la bilancia si sposterà di nuovo verso le forze del mercato, in modo da “contrastare un ritorno di invadenza dello stato. Una persona come me – aggiunge l’autore – vorrebbe il pendolo stabilmente al centro della sua corsa”. Tuttavia “è necessario un soggetto esterno che rappresenti e promuova l’interesse collettivo. Sul timone deve stare la mano pubblica”. La politica, dunque, può ancora salvare il mondo. Padoa-Schioppa insiste sulla dimensione etica dell’operare economico, sulle regole senza le quali non c’è mercato, ma sopraffazione; per questo, auspica il passaggio dal mondo hobbesiano, nel quale siamo immersi, a quello kantiano, dalla legge della forza alla forza della legge. Ci sono, dunque, molti punti di incontro con le idee tremontiane. “Sì, ci sono. E sono temi sui quali ho scritto da tempo. Non mi faccia leggere, però, che si celebra il matrimonio tra Tremonti e Padoa-Schioppa”, ironizza sorridendo durante l’incontro. Niente nozze, le diversità restano, ma domani all’Istituto dell’Enciclopedia italiana “La veduta corta” sarà discusso proprio dal ministro dell’Economia. TPS, come ormai tutti lo chiamano seguendo l’amore francese per gli acronimi, è stato banchiere centrale a Roma e a Francoforte, presidente della Consob, funzionario della Commissione europea. Ha conosciuto da vicino i meccanismi dell’economia mondiale. “Troppi si sono illusi – spiega – che i grandi sconvolgimenti provocati dalla rivoluzione tecnologica prima e dall’apertura del commercio mondiale, poi, potessero aggiustarsi da soli”. Eppure, la grande crescita degli ultimi vent’anni ha ridotto la povertà più di qualsiasi aiuto o cooperazione del tipo Nord-Sud. Padoa-Schioppa è d’accordo, tra un approccio accumulativo e uno redistributivo, sceglie il primo. Ma aggiunge: “Lo sviluppo drogato dal consumo e dal debito non è sano. Io distinguo tra paesi poveri dove la crescita deve continuare e paesi ricchi i quali possono permettersi anche un periodo di stagnazione per rimettere ordine nelle loro economie e colmare lo squilibrio fondamentale che sta alla base di questa crisi”, quello tra “debitore capitalista e creditore comunista”, come s’intitola un capitolo del libro. In fondo l’America è vissuta (e cresciuta) così almeno dal 1971, quando, con la rottura del legame tra dollaro e oro, finì la disciplina esterna. L’economia del debito ha una storia lunga, ammette TPS. Tuttavia lo squilibro tra Stati Uniti e resto del mondo non è mai stato tanto profondo e ha subito un’accelerazione parossistica negli ultimi anni. Colpa di Alan Greenspan, si dice, perché ha tenuto i tassi di interesse troppo bassi e troppo a lungo. Ma se dopo l’11 settembre fosse crollata anche l’economia americana, la crisi globale sarebbe arrivata prima e forse avrebbe avuto un impatto ancor più catastrofico. Padoa-Schioppa non lo esclude. “Quando c’è un incendio, i pompieri usano tutta l’acqua disponibile e non badano ai danni collaterali. Ma poi bisogna essere in grado di chiudere la valvola”. Ciò vale anche oggi: non sappiamo se le autorità monetarie e i governi saranno in grado di girare la manopola. La crisi era prevedibile e prevenibile? “Non era possibile prevedere un impatto così pervasivo e profondo. Ma certo in molti avevano avvertito l’inevitabile fine, anche drammatica, di un andamento che tutti pensavano insostenibile. Se lei guida a 120 all’ora per le strade tutte dritte di Manhattan, non sa a quale incrocio andrà a sfracellarsi, ma la probabilità di uscirne indenne è vicina a zero. Quanto alla capacità di prevenirla, nel mio libro spiego che la crescita senza risparmio degli Stati Uniti faceva comodo a tutti, come rispondevano gli esponenti americani a chi sollevava qualche obiezione”. Adesso si vedono i primi effetti del forsennato, per quanto inevitabile, intervento pubblico. “Barlumi”, li ha chiamati Obama. Ma Padoa-Schioppa non si fa troppe illusioni: dovremo aspettarci un periodo di crescita modesta, soprattutto nei paesi sviluppati. A cominciare dall’Unione europea. Nel saggio critica la decisione della Bce del luglio scorso, quando rialzò gli interessi di 25 punti base. Tuttavia respinge l’obiezione di fondo, cioè che la politica monetaria europea è stata troppo rigida e ha soffocato il potenziale produttivo. “Se prende i tassi a lungo, quelli che sono il punto di riferimento per gli investimenti e lo sviluppo, negli ultimi dieci anni sono sempre stati bassi. Semmai gli americani avrebbero dovuto rallentare la loro corsa e aggiustare l’eccessivo disavanzo estero”. Nell’area euro il pil cadrà più che negli Stati Uniti. L’Europa non poteva fare di più? O meglio, la Germania non doveva spingere con maggior lena? Il libro critica “l’illusione tedesca dell’autosufficienza”, tanto che “il legame della Germania con l’Europa è diventato un matrimonio di interesse”. Così il governo di Berlino ha rifiutato, nell’autunno scorso, un piano comune di intervento contro le crisi bancarie e a sostegno della domanda. Poi, però, ha preso decisioni robuste, aggiunge TPS. “Non sono tra quelli che accusano la Germania di risparmiare troppo, anche se ammetto che c’è una contraddizione nella volontà di mantenere la bilancia dei pagamenti in continuo avanzo. Per favorire la riduzione degli squilibri, oggi dovrebbe fondare la sua crescita più sulla domanda interna”. Ciò vale anche per la Cina? “In misura minore, perché è un paese che sta uscendo solo adesso dalla povertà e il suo sviluppo è meno tirato dalle esportazioni di quanto non si pensi”. L’Italia s’è agganciata al treno tedesco sperando che prima o poi riparta. Abbiamo alternative? “Con il debito pubblico che sta risalendo, non possiamo permetterci le stesse azioni di stimolo di altri paesi. Trovo importante che ci sia la consapevolezza che il mercato è sempre in agguato. Non siamo in grado di evitare una caduta del prodotto lordo. Possiamo continuare a razionalizzare la spesa, come avevo cominciato a fare quando ero ministro, per aprire qualche spazio di manovra”. E le pensioni? Una riforma non potrebbe fornire nuove risorse? “La gradualizzazione dello scalone ci è costata 10 miliardi in dieci anni, certo i sindacati avrebbero potuto destinare questi quattrini ad altri scopi, per esempio ai precari. Credo che sia necessario un patto tra generazioni, tra i padri che oggi sono troppo garantiti e i figli che non hanno protezioni. Lo stato sociale è costruito per far fronte a quattro evenienze negative: la povertà assoluta, la perdita del lavoro, la malattia e la vecchiaia. Le ultime due in Italia funzionano, la prima per fortuna è molto limitata, dobbiamo affrontare la questione del lavoro, sapendo che non possiamo aumentare né le tasse né le spese. Siamo in ritardo per diverse ragioni, ma credo che ci siano responsabilità molto diffuse”. Se è in crisi “un modello di crescita, cioè la bolla dei consumi a credito”, e se la colpa fondamentale “è della politica economica e non del mercato”, allora non bastano nuove regole e più controlli. L’armamentario del Financial Stability Forum, della commissione de Laroisière o dello stesso Gruppo dei 30 guidato da Paul Volcker del quale Padoa-Schioppa fa parte è pieno di strumenti utili, sia chiaro, ma la questione fondamentale è come riequilibrare la globalizzazione. “Tutta l’economia internazionale zoppica – è scritto nel libro – perché si regge su due gambe affatto diverse: quella dell’interdipendenza e quella dell’autosufficienza”. Una contraddizione rispecchiata dal sistema delle valute. Non esiste una nuova Bretton Woods se non si riparte da un nuovo standard monetario. “Bene ha fatto la Banca centrale cinese a porre la questione”, commenta TPS. Eppure non è stata recepita dal G20. “E’ già molto che non sia stata scartata. Abbiamo contro due avversari formidabili: il paradigma dominante della superiorità dei cambi fluttuanti e gli interessi costituiti del mercato che ha ereditato dalle autorità pubbliche la sovranità sui cambi e non la condivide facilmente con la politica”. Padoa-Schioppa pensa a una progressiva integrazione delle valute su scala regionale, una moltiplicazione del modello euro. A quel punto sarebbe possibile collegare le nuove monete con rapporti aggiustabili, ma stabili. “Non ho una soluzione tecnica – spiega – una specie di euro mondiale, diciamo un globus, non mi pare praticabile. Ma non possiamo sviluppare scambi globali con valute locali, né possiamo credere che le nuove potenze delegheranno questo ruolo a una sola moneta nazionale, fosse anche il dollaro. Senza contare che ormai i grandi fenomeni monetari hanno un’origine diversa dal passato: l’inflazione non dipende più dagli aumenti salariali decisi nei singoli paesi, ma dalla tensione sulle materie prime”. Moneta mondiale e governo mondiale, la politica si fa davvero alta. Alla fine del libro e della conversazione, Padoa-Schioppa ci dice anche quel che dovremmo e potremmo essere, delineando un modello di “crescita differenziata in cui i ricchi rallentano per dare slancio ai poveri e alleggerire la pressione sulle risorse naturali”, all’interno di “una economia di mercato che non va soppressa, ma indirizzata per aiutare quel modello”. Si può non essere d’accordo, però i versi di Montale a questo punto suonano troppo minimalisti. di Stefano Cingolani

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Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esce martedì in libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore (Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine): «Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo - cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 59 ) » (6 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 42 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 92 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 73 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (346) Ultime discussioni bo.mario: Artefice ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato. Se intendi la solidarietà morale quella la possiamo... Artefice1: Laurentium ..vedi se puoi almeno tollerarmi. Il paradiso è la consistenza (Perfezione?) nell'unita... Artefice1: Laurentium ..fosse così """La creazione della materia,tramite la creazione delle legge... Artefice1: Laurentium ..non dire sciocchezze madornali. """l'imperfezione per me è solo un disequilibrio... Artefice1: Bo Mario .aggiungo qualche scarabocchio, auspicando che attivi i transistor. La Legge che Funziona è... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità Summit sull'enciciclica sociale. 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##Gas/ Russia-Bulgaria, si complica risiko su South Stream (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Si complica il risiko energetico in Europa mentre South Stream, uno dei progetti di gasdotto principe nella futura architettura del metano, avanza lentamente a causa del nodo bulgaro. Gazprom tenta oggi il colpo di spugna sulle tensioni con Sofia e annuncia di "aver accettato di siglare con la controparte un accordo di cooperazione per il transito di gas naturale attraverso il territorio della Repubblica di Bulgaria nel quadro del progetto South Stream", nato nel giungo 2007 da un'intesa con Eni. E "la firma dell'accordo è prevista nel prossimo futuro" dice la compagnia. Ma Russia e Sofia per ora non hanno messo ancora nero su bianco e questo pesa sul progetto che dovrebbe agganciare l'Europa al metano russo, bypassando da Sud l'Ucraina. Un niente di fatto che mette in evidenza la ritrosia al dialogo del Primo ministro bulgaro Sergei Stanishev nei confronti di Mosca, dopo la crisi del gas dello scorso inverno e il conseguente stop alle forniture che hanno fortemente colpito i Balcani. Il primo Ministro russo Vladimir Putin ha assicurato che "non vi è alcuna differenza di vedute tra la Russia e la Bulgaria" e prevede che un accordo sarà firmato "entro due settimane". Ma l'annullamento della sua partecipazione al Forum energetico di Sofia la scorsa settimana e il protrarsi dei tempi nella firma bilaterale con la Bulgaria lasciano spazio alle illazioni. Mentre resta agguerrita la concorrenza del progetto di gasdotto Nabucco che vorrebbe aggirare la Russia, spalleggiato in sede europea da una forte lobby e sostenuto anche dagli Usa. Oggi, in attesa dei colloqui con Stanishev (rimandati di un giorno) il presidente russo Dmitri Medvedev ha chiamato a rapporto i vertici energetici del Paese: il capo di governo Putin e il numero uno del colosso energetico Gazprom, Aleksei Miller. Poi ha detto di "sperare" in una firma a breve. Di fatto Mosca sostiene pienamente il progetto South Stream, destinato a passare sotto il Mar Nero, sino appunto alla Bulgaria, per poi dividersi a nord-ovest (verso l'Austria) e verso sud, portando il metano in Grecia e in Italia. Il presidente bulgaro Georgi Parvanov sabato scorso ha detto che la visita di Stanishev a Mosca "non sarà facile". Ma la Russia ha anche una buona moneta di scambio nelle sue mani: il Paese è pronto a esplorare la possibilità di concedere un prestito alla Bulgaria per la costruzione della centrale nucleare di Belen, progetto a corto di fondi. La Russia aveva in passato proposto un contratto di credito, tuttavia Sofia ha fatto orecchie da mercante. Nel frattempo non manca chi tifa contro South Stream, ideato da Gazprom e dall'italiana Eni. "Il pubblico battibecco tra la Russia e la Bulgaria è raro e rivela il persistere delle tensioni dopo i tagli del gas russo nel mese di gennaio" si legge in un'analisi del think-thank statunitense Stratfor, vicino al dipartimento di Stato americano. Per poi sottolineare le "difficoltà logistiche" del progetto e definirlo "uno strumento politico". Per poi recriminare che "lo scopo di discutere e pianificare il progetto è principalmente politico e pensato per mostrare che i paesi sono alleati con la Russia, o perlomeno disposti a riconoscere la sua posizione dominante nella sfera (ex) sovietica". Inoltre mancherebbe "la tecnologia per costruire il gasdotto nonchè il denaro". Ovvio che Nabucco al think-thank statunitense piace di più. Ma come spesso ripetuto da Gazprom, per quest'ultimo gasdotto si proporrebbe un altro problema: con cosa riempirlo? Visto che la Russia ne verrebbe tagliata fuori e gli altri fornitori hanno già contratti in essere con Mosca. Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" aveva detto a febbraio Aleksandr Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese". Ossia "materiali" e "servizi". E intanto al Cremlino si lavora a una nuova carta energetica annunciata da Dmitri Medvedev la scorsa settimana dalla Finlandia. Secondo principi già formulati dallo stresso capo di stato proprio in occasione della visita di Parvanov a Mosca lo scorso 5 febbraio. "E' possibile un aumento di capacità di questa via", aveva detto Medvedev su South Stream, apparso deciso nel portare avanti la linea del dialogo. E da avvocato, quale è per formazione, il presidente proponeva "due strade principali". Ovvero "sviluppare una base internazionale giuridica per evitare i rischi legati al trasporto di gas" e "senza dubbio aprire nuove vie".

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L'esperimento Fiat-Chrysler (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Commenti 29 aprile 2009 L'esperimento Fiat-Chrysler «Abbiamo avviato una profonda trasformazione, ma non c'era e non c'è nulla di miracoloso in tutto questo». Così parlò Sergio Marchionne un anno e mezzo fa al convegno della rivista L'Industria. È utile ricordarlo proprio nei giorni in cui l'ad del gruppo Fiat si trova negli Usa per seguire in prima persona la trattativa con Chrysler, giunta alle battute finali. Da allora a oggi vi sono stati due eccellenti bilanci 2007 e 2008, chiusi con cifre che sfiorano i 60 miliardi di euro di ricavi (dai 51 del 2006) e superiori ai 3 miliardi di risultato della gestione operativa (da 1,9 del 2006). Nel frattempo è esplosa la crisi finanziaria, che si è poi trasmessa all'economia reale. La crisi ha limitato le performance del gruppo nel 2008 (fino al terzo trimestre i risultati erano eccezionali) e riportato in rosso i conti nel primo trimestre 2009. Ma i recentissimi dati sulle vendite in Europa ci dicono che Fiat sa competere anche nelle acque agitate di questa recessione. In un anno, la sua quota di mercato è passata dal 7,4 al 9,2 per cento e nel mese di marzo spettacolare è stato l'aumento registrato sul difficile mercato tedesco. Ma oggi è il sempre più probabile accordo sul mercato americano a tenere banco, col gruppo Fiat che ha di fronte a sé una grande sfida: riuscire anche laddove i tedeschi, con Daimler, hanno fallito (e parliamo di anni recentissimi). L'alleanza Fiat-Chrysler darà vita a un player globale, che in termini di automobili vendute significa 4,5 milioni (quasi 6 se dovesse aggiungersi Opel), pareggiando Volkswagen, mentre Toyota ne produce 8. Queste poche cifre danno conto dell'altezza della sfida, o, meglio, delle opportunità che si aprono in un settore quello dell'auto - ove le economie di scala e le economie di differenziazione giocano un ruolo fondamentale. Più in profondità l'alleanza darà vita a una sorta di esperimento fra "modelli di capitalismo", con tratti caratteristici del "modello europeo" (che, in verità, si presenta con diverse varianti) che prenderanno piede negli Stati Uniti, patria del "capitalismo anglosassone". Gli assetti proprietari della nuova Chrysler, se l'accordo sarà concluso lungo le linee emerse in questi giorni, vedranno la presenza dei sindacati dei lavoratori (con una quota di maggioranza), delle banche creditrici (con una piccola quota), nonché quella diretta del governo federale. Questo ha già copiosamente aiutato le banche (e quindi chiede loro di rinunciare a una parte consistente dei crediti vantati verso l'azienda) e vuol continuare ad aiutare le Big Three di Detroit (se queste saranno capaci di presentare piani di risanamento credibili, come Chrysler deve fare entro domani). In questo assetto ci sarà naturalmente un grande spazio per Fiat, con un quota ipotizzabile del 20 per cento ma destinata poi a crescere. Al di là della quota, il gruppo italiano sarà il vero e unico partner industriale, forte delle sue performance degli ultimi anni e delle eccellenti complementarietà strategiche fra i suoi modelli e quelli americani (su tutte il vantaggio comparato di Fiat nelle auto di ridotte dimensioni, sempre più ecologiche). Quel che è bene per la Fiat possiamo ora domandarci è bene anche per il paese? A ben vedere, la domanda dovrebbe suonare così: come si è potuti arrivare a tutto ciò se ancora nel 2003- 2004, poco prima dell'arrivo di Marchionne, dubbi esistevano sulla sopravvivenza stessa del primo gruppo industriale privato italiano? Dovendo riassumere, vanno sottolineati tre fatti. Primo, una progressiva concentrazione sul core business (Fiat oggi è un gruppo operante nell'automotive, ossia automobili, macchine per l'agricoltura e le costruzioni, veicoli industriali, componenti). Secondo, la progettazione e immissione sul mercato di nuovi modelli, con un rilevante impegno sia in termini di R&S che di design. Terzo, l'accelerazione lungo la via di accordi internazionali, in primis nei grandi paesi emergenti come Cina, India e Russia. E oggi il grande salto Oltreoceano, negli Stati Uniti: i ricavi del gruppo per area geografica danno conto di un 27 per cento fra Nord America e Mercosur, di un 64 fra Italia (24) ed Europa (40) e di un 10 per cento in altre aree. Già oggi Fiat è un «campione europeo», un big player cioè che ha saputo fare i conti col mercato unico; in un futuro molto prossimo potremo parlare di campione sì europeo, "tendenza globale". Per Fiat, beninteso, in terra d'America non saranno tutte rose e fiori. C'è, come poc'anzi si diceva, un esperimento da condurre in porto: un assetto proprietario che, in fin dei conti, è diverso da tutti gli ideal-tipi che conosciamo sia al di qua che al di là dell'Atlantico. Non è l'azionariato diffuso, non ci sono solo le banche-miste alla tedesca, o solo il capitalismo familiare, o solo lo stato-proprietario: c'è un po' di tutto questo, e forse altro ancora. Mai come questa volta a Sergio Marchionne e alla sua squadra serviranno, come bussola, i «cinque principi fondamentali che governano l'esercizio della leadership nel gruppo», e che l'ad menzionò proprio nel discorso citato in apertura: «Meritocrazia; capacità di gestire il cambiamento; necessità di alimentare il concetto di competizione; raggiungimento di risultati operativi in linea con la migliore concorrenza; mantenere le promesse ». In questo tempo di incertezza, ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per tifare Torino. L'esperimento Fiat-Chrysler Franco Mosconi

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Toh, il Wall Street Journal dello squalo Murdoch è più forte che pria (sezione: crisi)

( da "Foglio, Il" del 28-04-2009)

Argomenti: Crisi

28 aprile 2009 Pregiudizi stracciati, aumentano copie e credibilità Toh, il Wall Street Journal dello squalo Murdoch è più forte che pria L’unico a sorridere è lo Squalo, Rupert Murdoch, con il suo sempre più influente Wall Street Journal. Pagato nell’agosto 2007 cinque miliardi e seicento milioni di dollari, un prezzo considerato molto alto già allora, in questi tempi di crisi finanziaria e pubblicitaria il giornale di Wall Street è l’unico quotidiano americano ad aver guadagnato copie rispetto all’anno scorso, soltanto una manciata (più 0,6), ma in netta controtendenza rispetto al mercato (meno sette per cento, ha appena chiuso il mensile patinato della Condé Nast “Portfolio” e ora si teme per il Boston Globe) e ai concorrenti (Usa Today meno 7,6, New York Times meno 3,5). Il successo di Murdoch, però, non è soltanto di vendita, ma di credibilità. L’arrivo del barbaro australiano aveva indignato l’establishment culturale ed editoriale americano, convinto che lo squalo avrebbe fatto strame dell’autorevolezza del quotidiano finanziario fino a stravolgerne la formula e trasformarlo in un grande tabloid popolar-finanziario. Murdoch li ha lasciati dire e, in un’intervista, ha scherzato che avrebbe messo in pagina foto di ragazze mezze nude, a condizione che avessero un master in business administration. In realtà il suo obiettivo dichiarato era quello di fare le scarpe al New York Times e diventare il primo giornale americano non solo in termini di copie, ma anche di influenza. Eugene Roberts, il grande direttore del Philadelphia Inquirer (diciassette Pulitzer in diciotto anni), era uno di quelli che non ci credeva. L’anno scorso aveva detto all’Atlantic Monthly che temeva che il nuovo patron del Wall Street Journal avrebbe trasformato il giornale finanziario in una specie di Usa Today, ovvero in un giornale di informazione generalista, senza anima, poco interessato alle inchieste, agli approfondimenti, alla bella scrittura. Usa Today è il primo giornale americano con due milioni e centomila copie vendute ogni giorno. Assieme al Wall Street Journal è l’unico quotidiano davvero nazionale d’America, tutti gli altri sono cittadini o regionali anche se l’influenza del New York Times e del Washington Post e del Journal va ben oltre i dati di vendita. Il Times, negli ultimi anni, ha provato a diventare nazionale, ma più che altro è riuscito a compensare nazionalmente le copie perse nell’area di New York. E, secondo i dati dell’Audit bureau of circulations, in totale oggi vende 1 milione e 39 mila copie. Il Wall Street Journal di Murdoch ne vende poco più del doppio (2 milioni e 82mila) e, almeno in questo, Murdoch è riuscito ad avvicinarsi a Usa Today. Oggi la differenza è soltanto di trentamila copie, ma il WSJ può anche contare sulle edizioni internazionali in Asia e in Europa e, da molti anni, su una fedele e altamente remunerativa colonia di lettori on line a pagamento interessati ai contenuti finanziari e specialistici. Di recente, inoltre, ha lanciato un’agile applicazione che consente di leggere il giornale gratuitamente sull’iPhone. Il successo del WSJ di Murdoch si basa su contenuti di alta qualità, nonostante i pregiudizi dei critici. A riconoscerlo, un anno dopo, è proprio Eugene Roberts. In un’intervista al mensile di estrema sinistra The Nation, Robinson ha detto di essere “rimasto molto colpito” perché nel nuovo WSJ “ci sono più inchieste internazionali ed è un giornale di maggior interesse generale, nel complesso stanno facendo un buon lavoro nel raccontare le storie politiche e nazionali in modo corretto e accurato”. Aggiunge Scott Sherman di The Nation: “I contenuti trash non hanno invaso le pagine, le paure più terribili non si sono realizzate. Murdoch non ha spento la qualità di scrittura, non ha cambiato gli articoli sulla Cina a favore dei suoi interessi, non ha cancellato le eccellenti pagine su arte, fotografia, musica, danza e teatro e non ha assassinato il famoso ‘A-hed’, l’articolo strano e non convenzionale che compare sulla prima pagina del Journal dal 1941”. Il giornalista di The Nation è quasi stupito nell’annotare i tanti elogi al giornale di Murdoch. “E’ migliorato – gli ha detto il leggendario cronista investigativo del Washington Post, Walter Pincus – Pubblicano più articoli. La loro copertura di Washington si è ampliata”. L’editorialista liberal del Post, E.J. Dionne Jr, ha detto: “Leggo il nuovo Journal con grande piacere, perché le notizie economiche oggi sono le notizie di tutti e perché continuano ad avere inchieste politiche di prima classe”. Harold Evans, ex direttore del Times di Londra molto critico di Murdoch, sempre a The Nation, ha detto: “Il Journal è molto migliorato”. Qualcuno resta sospettoso e c’è chi ha nostalgia per il vecchio Journal che era un po’ come il New Yorker, con lunghi articoli che potevano essere letti in giornata o anche nei mesi successivi. O magari mai. di Christian Rocca

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