CENACOLO
DEI COGITANTI |
Nelle imprese debiti per
93 miliardi ( da "Corriere
delle Alpi" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quotate e non sono alle prese con
trattative serratissime con le banche per uscire dalla palude prodotta dalla
crisi finanziaria. Si parla, considerando le società non finanziarie, di un
debito complessivo di oltre 93 miliardi: 35 dei quali legati all'industria, 11
all'edilizia e 44 ai servizi. Safilo. I ben informati dicono che la situazione
è ben più pesante di quanto non appaia.
nelle imprese debiti per
93 miliardi ( da "Mattino
di Padova, Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quotate e non sono alle prese con
trattative serratissime con le banche per uscire dalla palude prodotta dalla
crisi finanziaria. Si parla, considerando le società non finanziarie, di un
debito complessivo di oltre 93 miliardi: 35 dei quali legati all'industria, 11
all'edilizia e 44 ai servizi. Safilo. I ben informati dicono che la situazione
è ben più pesante di quanto non appaia.
fvg-russia: export 2008 da
580 milioni ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante la crisi finanziaria,
che ha investito l'economia mondiale nell'ultimo trimestre dell'anno,
l'interscambio italo-russo è aumentato nel 2008 del 11% sul 2007, per un totale
di 26,5 miliardi. A questo totale concorrono le nostre esportazioni verso la
Russia per 10,4 miliardi (+9,3%) e le nostre importazioni per 16,
tutti i commissari del
presidente - emanuele lauria ( da "Repubblica,
La" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: amministrazione nove dei dieci Iacp
dell´Isola, così come le due Fiere in crisi finanziaria, quella di Palermo e
quella di Messina guidata da Fabio D´Amore, già candidato sindaco della città
peloritana avvicinatosi dopo le elezioni all´Mpa. Un po´ come è accaduto ad
Angelo Sottile, candidato dell´Udc alle ultime regionali.
Le banche hanno stretto la
cinghia ma anche le aziende devono riconvertirsi
( da "Milano Finanza"
del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: regolamentazione finanziaria sono
stati avviati. Adesso bisogna concentrarsi sullo sviluppo sostenibile. Il focus
è sull'economia reale: se gli interventi posti in essere da banche centrali e
governi sono stati determinanti per la risoluzione della crisi finanziaria, non
è ancora certo se quelli a sostegno della ripresa economica siano sufficienti a
garantire una ripresa sostenibile»
Mobius (Templeton): Senza
regole sui derivati finiremo nel burrone . Ma le banche frenano
( da "Borsa e Finanza"
del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sarà inevitabile lo scoppio di una
nuova crisi finanziaria. «Le pressioni politiche da parte delle banche di
investimento e di tutta la comunità finanziaria che fa soldi grazie ai derivati
- riuscirà ad impedire un'adeguata prevenzione» «Per questa ragione - continua
al telefono da Istanbul - sono pessimista: siamo condannati ad una ricaduta».
I mercati sembrano aver
superato l'empasse del dopo rally di primavera. Ma i nodi di fondo non ...
( da "Borsa e Finanza"
del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sarà inevitabile lo scoppio di una
nuova crisi finanziaria. «Le pressioni politiche da parte delle banche di
investimento e di tutta la comunità finanziaria che fa soldi grazie ai derivati
- riuscirà ad impedire un'adeguata prevenzione» «Per questa ragione - continua
al telefono da Istanbul - sono pessimista: siamo condannati ad una ricaduta».
"ma caserme e
stazione sono un obiettivo prioritario" - eleonora capelli
( da "Repubblica, La"
del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: immobilismo è protezionismo di
interessi economici - dice Boschi - . è una vecchia questione: se mettiamo a
disposizione nuove aree da costruire, il mercato ne risente perché i prezzo
calano. Forse il mercato immobiliare ne avrebbe dei contraccolpi, ma
l´ambizione di un´amministrazione deve essere quello di disegnare una città
diversa»
Gli intermediari si
preparano ai rimpatri ( da "Italia
Oggi" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi economica e il mutato
contesto internazionale spingeranno verso il riposizionamento patrimoniale,
finanziario o immobiliare degli asset detenuti all'estero», ha dichiarato Luigi
Mennini, responsabile financial planning di Banca Finnat Euramerica.
Giù il valore delle case
Meno 10% in due anni ( da "Riformista,
Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prezzo che il mercato paga alla
crisi finanziaria innescata dai prodotti derivati che era partita proprio dal
settore immobiliare americano. Il prezzo è una discesa dei valori in due anni
di circa il 10 per cento. Ancorché forse sin troppo limitata - e comunque quasi
impercettibile rispetto ai crolli dei mercati negli Stati Uniti o in Spagna - è
una correzione decisamente salutare,
Flessione del 16,5% per le
vendite di Renault ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I risultati finanziari del semestre
saranno resi noti il prossimo 30 luglio. In un contesto di crisi finanziaria ed
economica, si legge nel comunicato diffuso ieri, il gruppo Renault dispone di
punti di forza per il secondo semestre: il pieno effetto del rinnovo della
gamma con i prodotti faro in Europa come New Mègane,
Prodotti illiquidi: ecco
le linee guida ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il tema è emerso con prepotenza nel
corso della recente crisi finanziaria, quando molti strumenti finanziari
(soprattutto del mercato del debito) non hanno più trovato investitori disposti
ad acquistarli, con il risultato che i loro possessori non sono riusciti a
disfarsene se non a costo di pesanti perdite.
De Fonseca ai fondi? La
banca dice no ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 13 volte che si vedevano prima
della crisi finanziaria. Eppure se due anni fa le banche finanziavano qualunque
acquisizione da parte dei fondi di private equity a qualunque multiplo, ora si
tirano spesso indietro. Gli addetti ai lavori dicono infatti che è sempre più
difficile ottenere credito per operazioni di leverage buy-out .
Attacco kamikaze scuote
Giacarta ( da "Manifesto,
Il" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i mercati finanziari indonesiani
sono crollati e c'è chi pensa che l'episodio potrebbe cancellare i considerevoli
progressi, di stabilità e democrazia, vantati negli ultimi anni dal governo
indonesiano, che avevano diffuso negli investitori un clima di maggiore fiducia
verso la più grande economia dell'Asia sudorientale.
NEW YORK - Bank of America
e Citigroup, giganti del credito simbolo della crisi finanziaria american...
( da "Messaggero, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: simbolo della crisi finanziaria
americana, tornano in utile a confermare, dopo i solidi conti di Goldman Sachs
e JPMorgan, che sui mercati finanziari la stabilizzazione dei mercati
finanziaria sembra procedere più velocemente del previsto. Bank of America chiude
il secondo trimestre con un utile netto di 3,2 miliardi di dollari e un
fatturato al netto delle spese per interessi di 33,
Se il cibo, di italiano,
ha solo il nome ( da "Corriere
della Sera" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: perché con la crisi e il
protezionismo calano le nostre vendite ma aumenta il consumo di prodotti che ci
imitano a buon mercato. Indicod e Nomisma, infatti, hanno calcolato che nel
mercato statunitense i prodotti italian sounding rendono quelli realmente
italiani quasi fuori mercato collocandoli in una fascia di prezzo decisamente
più alta appetibile solo per un pubblico di nicchia.
Indonesia, democrazia
sotto tiro ( da "EUROPA
ON-LINE" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dittatore Suharto fu costretto a
dimettersi a causa della grave crisi finanziaria asiatica che aveva colpito il
paese, l'Indonesia, gradualmente e con contraddizioni, è riuscita in un
esperimento in cui nessuno credeva: la democrazia. Storia e geopolitica
sembravano congiurare fortemente contro questo esperimento: l'Indonesia era
appena uscita da una lunga e sanguinosa dittatura,
Indici ancora su, rimbalza
Atlantia ( da "Corriere
della Sera" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
18/07/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici ancora su,
rimbalza Atlantia Piazza Affari chiude una settimana tutta al rialzo, in linea
con le altre Borse europee. Nella seduta di ieri è dello 0,26% il miglioramento
dell'indice Ftse-Mib, mentre l'Ftse All Share cresce dello 0,
BofA e Citigroup, torna
l'utile ( da "Corriere
della Sera" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
18/07/2009 - pag: 37 Il caso a New York/2 BofA e Citigroup, torna l'utile Bank
of America (BofA) e Citigroup, giganti del credito simbolo della crisi
finanziaria americana, tornano in utile. A conferma, dopo i solidi conti di
Goldman Sachs e JPMorgan, che sui mercati finanziari la stabilizzazione sembra
procedere più velocemente del previsto.
La trimestrale frena
General Electric ( da "Corriere
della Sera" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 18/07/2009 - pag: 37 Il caso a New York/1 La
trimestrale frena General Electric Una flessione del 6,05%, a 11,65 dollari,
con 160 milioni di titoli scambiati rispetto a una media di circa 95 milioni
negli ultimi tre mesi.
Prove tecniche di recupero
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rally di Borsa ha premiato chi
aveva perso di più nel
Con Credit Suisse si punta
su tre listini internazionali ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L a crisi finanziaria ha avuto
ripercussioni pesanti anche nella confederazione elvetica e gli istituti di
credito sono al centro delle polemiche a causa della loro esposizione verso i
cosiddetti titoli tossici. Le ripercussioni tra i diversi players non sono
stati tutte uguali e Credit Suisse è riuscita a contenere i danni e a
migliorare la sua situazione competitiva,
Aureo Sgr si rinnova
grazie alla spinta Bcc ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: non colpite dalla grande crisi
finanziaria, hanno mantenuto una forte attenzione al risparmio. Le nostre
modifiche vanno in questa direzione. Obiettivo del processo di rinnovamento è
focalizzare l'attenzione sulle necessità dei nostri clienti, attenti alla
scelte degli investimenti e alla ricerca di prodotti semplici e trasparenti.
Game: Nintendo e Nikkei
sviluppano un nuovo software per apprendere l'economia
( da "ITnews.it" del
18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Questo programma permetterà agli
utenti di acquisire informazioni e conoscenza di problemi economici che vanno
dalla gestione quotidiana dei soldi alla crisi finanziaria e alle politiche
economiche semplicemente guardando i grafici e le immagini e rispondendo a
domande. Il titolo è adatto a un'ampia fascia di età che va dai giovani ai più
anziani.
I giganti del credito
tornano in utile ( da "Sicilia,
La" del 18-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: giganti del credito simbolo della
crisi finanziaria americana, tornano in utile a confermare, dopo i solidi conti
di Goldman Sachs e JPMorgan, che la stabilizzazione dei mercati finanziari
sembra procedere più velocemente del previsto. Bank of America chiude il
secondo trimestre con un utile netto di 3,2 miliardi di dollari e un fatturato
al netto delle spese per interessi di 33,
Volkswagen vuole tutta la
Porsche ( da "Stampa,
La" del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e la decisione
di Bruxelles di non cancellare la Legge VW (che protegge il potere di veto
della Bassa Sassonia, secondo azionista di Volkswagen col 20%), hanno però
fatto saltare i loro piani. Porsche si è ritrovata bloccata a metà strada e
appesantita da oltre 9 miliardi di euro di debiti.
società pubbliche sotto
tutela stop ad assunzioni e consulenze - roberto mania
( da "Repubblica, La"
del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha bloccato le
privatizzazioni e il governo ha deciso di "riconquistare", almeno per
le politiche del personale, le aziende pubbliche. A loro vuole applicare gli
stessi vincoli alle assunzioni e ai contratti previsti per il pubblico impiego.
Truffa, bancarotta e
aggiotaggio È giustificata la gogna mediatica?
( da "Riformista, Il"
del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: focalizzare la propria rabbia per
la più grande crisi finanziaria degli ultimi 50 anni», scriveva l'editoriale
del WSJ. E questo è stato fatto. Diametralmente opposta è la visione in Italia,
sebbene le truffe milionarie non siano mancate negli ultimi anni. La più famosa
è certamente quella Parmalat, il maggiore scandalo di bancarotta fraudolenta e
aggiotaggio di una società in Europa.
Risanamento, il piano per
salvarsi dal crac ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria in cui versa
la società (che ha un'esposizione debitoria superiore ai 3 miliardi di euro con
le banche) si sposa con l' accertatamento da parte dei pm Laura Pedio e Roberto
Pellicano di inadempimenti in sede penale e civile verso tre soggetti (16
milioni con Italease, 20 milioni con Sadi e 12,
LE OCCASIONI FINORA
MANCATE ( da "Corriere
della Sera" del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: questioni quali l'illegalità e la crisi
finanziaria. Leadership: chi deve guidare il partito, con che criterio fare la
scelta, che relazioni tra partito e capo del governo. Partiti che aspirino a
governare l'Italia in modo non effimero devono plasmare quelle quattro materie
in modo nuovo, chiaro, convincente, che guardi, sì, all'oggi,
Se però questo volesse
dire arrivare a dopo l'approvazione definitiva del Trattato (rit...
( da "Messaggero, Il"
del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il secondo tema è la crisi
finanziaria e qui, pur tra mille difficoltà, si potrebbero ottenere dei
risultati ed anche raccogliere molto consenso. Ecco allora che entra in gioco
un fattore molto importante e delicato per il nostro paese. C'è infatti da decidere
la presidenza dell'Eurogruppo, cioè la riunione dei ministri finanziari dei 16
paesi della zona euro.
MEGLIO non sottovalutare
l'attuale momento dell'Unione Europea: siamo davanti ad un intrico di s...
( da "Messaggero, Il"
del 19-07-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il secondo tema è la crisi
finanziaria e qui, pur tra mille difficoltà, si potrebbero ottenere dei
risultati ed anche raccogliere molto consenso. Ecco allora che entra in gioco
un fattore molto importante e delicato per il nostro paese. C'è infatti da
decidere la presidenza dell'Eurogruppo, cioè la riunione dei ministri
finanziari dei 16 paesi della zona euro.
Tremonti vuole il riordino
delle Authority ( da "Corriere
della Sera" del 19-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria - scrive
Tremonti - ha contribuito ad avviare un dibattito approfondito e non più
procrastinabile sulle carenze regolamentari e sul ruolo delle autorità
domestiche e sovrannazionali ». Il dibattito, aggiunge, «è di importanza cruciale
».
LE COINCIDENZE TRA
L'AQUILA E GLENEAGLES ( da "Manifesto,
Il" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi del capitalismo
finanziario e finalmente tornare all'economa reale. Ebbene se questa idea si
estendesse agli impegni presi in materia di aiuto allo sviluppo, certamente
avremmo uno strumento cogente di primaria importanza per costringere i donatori
ad essere adempienti ai loro impegni, pena pagare delle penali come succede in
ogni contratto commerciale non rispettato,
Sarebbe importante -
mentre la nuova influenza cammina a passo di carica - che il governo parlasse
c... ( da "Stampa,
La" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sugli investimenti e sui mercati finanziari
avrebbe potuto essere disastroso, investendo importanti settori come i
trasporti, il turismo, il commercio. La crisi, allora, non era all'orizzonte.
Oggi i costi diretti e indiretti di una pandemia influenzale, per quanto «mite»
e non aggressiva, sarebbero davvero molto salati.
[FIRMA]SANDRA RICCIO
TORINO Basta consigli sugli acquisti allo sportello. Più informazion...
( da "Stampa, La" del
20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: educativa affronta alcuni
importanti temi finanziari, come il rapporto rischio-rendimento e la
diversificazione del rischio. Ampio spazio viene riservato ai servizi di
investimento e alla spiegazione delle caratteristiche dei principali strumenti
finanziari diffusi sul mercato come le obbligazioni, le azioni, le quote di
fondi e gli strumenti derivati.
100 milioni di euro
dall'UE per microfinanziamenti per aiutare i disoccupati
( da "Libertà" del
20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Quest'anno la crisi economica
comporterà la perdita di 3,5 milioni di posti di lavoro nell'UE. La crisi
finanziaria ha prosciugato il credito per coloro che desiderano avviare o
sviluppare la propria impresa" ha affermato Vladimír ?pidla, commissario
europeo per l'occupazione e gli affari sociali.
persi 204mila posti, ma la
fase più nera deve ancora arrivare
( da "Nuova Sardegna, La"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'impatto della crisi finanziaria è
arrivato sull'occupazione e, secondo molti analisti, i prossimi mesi saranno i
più difficili per i contraccolpi nella vita concreta dei lavoratori. Gli ultimi
dati «certificati» dall'Istat sono di un mese fa e segnano nel primo trimestre
2009 una riduzione di 204.
Gli abiti come le auto
Argomenti:
Crisi
Abstract: è il giusto modo per arginare gli
effetti della crisi finanziaria sull'economia reale dando impulso al comparto.
«In tutto il mondo - precisa il presidente - c'è un grandissimo mercato
dell'usato. Coinvolgere il Governo non sarà facile ma è necessario: gli abiti
usati possono potenziare l'attività della cooperazione internazionale».
PARLAMENTO EUROPEO:
DIBATTITO SUL PROGRAMMA DELLA PRESIDENZA SVEDESE
( da "marketpress.info"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria, la tutela del
posto di lavoro e la lotta alla criminalità, «perché bisogna essere in sintonia
con chi ci ha votato per fare bene il nostro lavoro». Noi, ha proseguito, «non
siamo né migliori né peggiori dei nostri elettori», ma è importante «essere in
sintonia con quello che loro ci chiedono».
Vincitori e vinti della
vita allo 0% ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il tasso zero sui mercati
finanziari ha fatto però anche una vittima eccellente: i BoT-people, il popolo
dei risparmiatori che per proteggere il capitale prediligono strumenti
d'investimento ultraffidabili e a brevissimo termine, rinnovati di tre mesi in
tre mesi.
Argomenti:
Crisi
Abstract: maggior contenuto finanziario ora
nei riguardi dei bond. «In linea di principio va tutto bene ed era ora
sottolinea Messori . Ma l'attuale crisi finanziaria ha di molto complicato le
cose. Le banche, anche le italiane, hanno un vincolo di liquidità molto forte
aggravato dalla fuga dei risparmiatori verso prodotti come i pronti contro
termine e tutte le famiglie dei titoli a breve.
Corporate bond? Occasioni
per pochi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: epicentro della crisi finanziaria,
alle prese con bilanci scricchiolanti e maxi- svalutazioni, hanno ristretto le
valvole del credito. Per la sola Italia, dopo aver toccato un picco di un +14%
di erogazioni nel 2007 (rispetto al 2006), la crescita dei prestiti è andata
progressivamente calando (+4% a inizi 2009) per poi inaridirsi completamente.
Sale la voglia di
controllo sui cambi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il parallelismo tra questa crisi
finanziaria e quella del ' 29 aveva spinto qualche economista a evocare lo
spettro delle svalutazioni competitive che, negli anni 30 del Novecento,
aggravarono insieme ad altri errori - la recessione. La decisione della Svizzera,
che a marzo ha annunciato interventi per evitare il rafforzamento del franco,
I risparmi, l'estate e la
crisi: consigli di viaggio in 5 cartoline
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i mercati finanziari hanno
cominciato a comportarsi a tratti (le giornate nere non mancano) come araldi di
una possibile ripresa a partire dal 2010, che comunque nei Paesi
industrializzati non sarà a passo di marcia. Ecco allora le cartoline di
CorrierEconomia per chi sta partendo e si domanda come lasciare al meglio il
suo portafoglio.
V olatili.
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I mercati finanziari potrebbero
risultare ancora ballerini nei prossimi sei mesi e quindi la quota di azioni
nei portafogli bilanciati è più bassa del solito. Il 40% del campione,
comunque, è convinto che Wall Street possa salire da qui a Natale più dei
mercati dell'euro, dove il ciclo economico è acerbo.
Lo sceicco giramondo al
volante di Porsche ( da "Corriere
della Sera" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uno degli uomini più ricchi del
mondo e da qualche anno tra i più attivi sui mercati finanziari. Di recente, in
qualità di chief executive della Qatar Investment Authority (Qia) il fondo
sovrano dello Stato del Golfo , ha passato parecchio tempo nel Sud della
Germania. Obiettivo: portarsi a casa un pezzo di Porsche, forse anche di
Volkswagen.
Dove si accendono gli
ultimi falò del 2% netto ( da "Corriere
della Sera" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in attesa di una schiarita sui
mercati finanziari. Ma dove cercare? Il Bot trimestrale rende, al netto delle
commissioni e delle tasse, lo 0,04% netto. Bisogna, dunque, andare a caccia di
un buon conto corrente o di deposito. Su Internet si possono trovare soluzioni per
tutti e qualche promozione superstite.
ECONOMIA IN SOFFERENZA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Colpita dalla crisi
finanziaria,l'ex tigre celtica ha subito una battuta d'arresto tra le più
pesanti nell'eurozona. Rispetto alla caduta del 5,4% nell'ultimo trimestre del
2008, però, nei primi tre mesi del 2009 il Pil è sceso dell'1,5%:un
miglioramento che gli economisti sono comunque cauti nel giudicare.
E i bancari stravincono la
sfida ( da "Corriere
della Sera" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il periodo comprende tutte le fasi
dei mercati finanziari: anche se non in tutti gli anni (per esempio nel 2008),
la linea bilanciata del fondo Sanpaolo ha fatto meglio del Tfr. Il confronto è
stato condotto anche in un periodo più breve, dal 1991, e allargato a un'altra
cassa integrativa, Previndai (dirigenti industriali), che con un patrimonio di
4,
A Barroso non basta la
spinta dei governi ( da "Corriere
della Sera" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: affrontare la crisi finanziaria. Il
Ppe e Barroso temono lo slittamento del voto perché, se in ottobre il
referendum in Irlanda consentirà l'approvazione del Trattato di Lisbona, in
aula diventerebbe necessaria la maggioranza dei 736 eurodeputati (mentre con il
Trattato di Nizza in vigore basta la maggioranza dei presenti).
Arte, una stagione a luci
rosse ( da "Corriere
della Sera" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e di liquidità
è atterrata pesantemente sul mercato dell'arte internazionale. I primi sei mesi
del 2009 saranno ricordati a lungo dal management Christie's e Sotheby's che ha
dovuto affrontare il declino annunciato di un mercato sovraesposto dagli
eccessi delle scorse stagioni.
L'Italia paga ancora il
conto di Cirio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma dal 2008 la crisi finanziaria ha
asciugato i rubinetti delle banche o, quantomeno, ha reso le condizioni dei
finanziamenti più onerose. Oggi, quindi, la mancanza di un mercato
obbligazionario vero, e accessibile anche ad imprese medie, si inizia a
sentire.
Francia
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: da parte del conduttore come
conseguenza dell'impatto negativo causato dalla crisi finanziaria, né già
contiene rimedi in tal senso. Tuttavia, nella prassi, alcuni conduttori
riesconoa negoziare riduzioni del canone con i locatori. E spesso tocca al
giudice determinare se il nuovo canone rifletta effettivamente il valore di
mercato dei locali affittati.
Cambia l'affitto del
negozio ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: affitto del negozio La crisi è un
«grave motivo» valido per l'adeguamento al ribasso Guido A. Inzaghi Francesco
Sanna La crisi finanziaria che dall'inizio del 2008 sta affliggendo la maggior
parte dei mercati è argomento ormai noto. Il settore che ha risentito, in modo
più significativo di altri, di tali effetti negativi, è senz'altro il mercato
immobiliare,
E i bancari stravincono la
sfida ( da "Corriere
Economia" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il periodo comprende tutte le fasi
dei mercati finanziari: anche se non in tutti gli anni (per esempio nel 2008),
la linea bilanciata del fondo Sanpaolo ha fatto meglio del Tfr. Il confronto è
stato condotto anche in un periodo più breve, dal 1991, e allargato a un'altra
cassa integrativa, Previndai (dirigenti industriali), che con un patrimonio di
4,
Arte, una stagione a luci
rosse ( da "Corriere
Economia" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e di liquidità
è atterrata pesantemente sul mercato dell'arte internazionale. I primi sei mesi
del 2009 saranno ricordati a lungo dal management Christie's e Sotheby's che ha
dovuto affrontare il declino annunciato di un mercato sovraesposto dagli
eccessi delle scorse stagioni.
Dove si accendono gli
ultimi falò del 2% netto ( da "Corriere
Economia" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in attesa di una schiarita sui
mercati finanziari. Ma dove cercare? Il Bot trimestrale rende, al netto delle
commissioni e delle tasse, lo 0,04% netto. Bisogna, dunque, andare a caccia di
un buon conto corrente o di deposito. Su Internet si possono trovare soluzioni
per tutti e qualche promozione superstite.
A Barroso non basta la
spinta dei governi ( da "Corriere
Economia" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: affrontare la crisi finanziaria. Il
Ppe e Barroso temono lo slittamento del voto perché, se in ottobre il referendum
in Irlanda consentirà l'approvazione del Trattato di Lisbona, in aula
diventerebbe necessaria la maggioranza dei 736 eurodeputati (mentre con il
Trattato di Nizza in vigore basta la maggioranza dei presenti).
I risparmi, l'estate e la
crisi: consigli di viaggio in 5 cartoline
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i mercati finanziari hanno
cominciato a comportarsi a tratti (le giornate nere non mancano) come araldi di
una possibile ripresa a partire dal 2010, che comunque nei Paesi
industrializzati non sarà a passo di marcia. Ecco allora le cartoline di
CorrierEconomia per chi sta partendo e si domanda come lasciare al meglio il
suo portafoglio.
V olatili.
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I mercati finanziari potrebbero
risultare ancora ballerini nei prossimi sei mesi e quindi la quota di azioni
nei portafogli bilanciati è più bassa del solito. Il 40% del campione,
comunque, è convinto che Wall Street possa salire da qui a Natale più dei
mercati dell'euro, dove il ciclo economico è acerbo.
Argomenti:
Crisi
Abstract: maggior contenuto finanziario ora
nei riguardi dei bond. «In linea di principio va tutto bene ed era ora
sottolinea Messori . Ma l'attuale crisi finanziaria ha di molto complicato le
cose. Le banche, anche le italiane, hanno un vincolo di liquidità molto forte
aggravato dalla fuga dei risparmiatori verso prodotti come i pronti contro
termine e tutte le famiglie dei titoli a breve.
Lo sceicco giramondo al
volante di Porsche ( da "Corriere
Economia" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uno degli uomini più ricchi del
mondo e da qualche anno tra i più attivi sui mercati finanziari. Di recente, in
qualità di chief executive della Qatar Investment Authority (Qia) il fondo
sovrano dello Stato del Golfo , ha passato parecchio tempo nel Sud della
Germania. Obiettivo: portarsi a casa un pezzo di Porsche, forse anche di
Volkswagen.
L'Islanda corre in aiuto
delle sue tre maggiori banche ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalla crisi finanziaria. Il governo
prevede una ricapitalizzazione totale per circa 270 miliardi di corone
islandesi (o 2,1 miliardi di dollari), ridotto a circa 200 miliardi. Le banche
interessate alla ricapitalizzazione sono la Glitnir, Landsbanki e Kaupthing,
tutte crollate nel giro di una settimana lo scorso ottobre a causa di più di 60
miliardi di dollari di fondi stranieri.
L'Islanda corre in aiuto
delle sue tre maggiori banche ( da "KataWebFinanza"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalla crisi finanziaria. Il governo
prevede una ricapitalizzazione totale per circa 270 miliardi di corone
islandesi (o 2,1 miliardi di dollari), ridotto a circa 200 miliardi. Le banche
interessate alla ricapitalizzazione sono la Glitnir, Landsbanki e Kaupthing,
tutte crollate nel giro di una settimana lo scorso ottobre a causa di pi di 60
miliardi di dollari di fondi stranieri.
20/07/2009 10:53 G8:
MUBARAK, IN ITALIA LA MIGLIORE ORGANIZZAZIONE
( da "ITnews.it" del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: del Forum economico e finanziario
per il Mediterraneo in corso a Milano. L'incontro bilaterale ha avuto come
oggetto i temi economici e la crisi finanziaria anche in vista del prossimo G20
in programma a Pittsburgh. Mubarak ha poi ringraziato Berlusconi per
l'organizzazione del G8 a L'Aquila e ha definito l'organizzazione italiana
"migliore" rispetto a quella degli altri vertici.
Crisi, Marche:
Artigiancassa point nelle sedi di fidimpresa, una risposta per il credito alle
pmi ( da "Sestopotere.com"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In tempi di crisi finanziaria
l?unico modo per evitare ricadute sull?economia reale, è quello di garantire il
capitale alle piccole e medie imprese artigiane su cui le Marche fondano il
loro sistema produttivo. Bisogna internazionalizzare e patrimonializzare le
imprese artigiane perché la ricerca e l?
L'impatto della crisi
finanziaria è arrivato sull'occupazione, gli ultimi dati certi...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 20-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'impatto della crisi finanziaria è
arrivato sull'occupazione, gli ultimi dati certificati dall'Istat sono di un
mese fa e segnano nel primo trimestre del 2009 una riduzione di 204 mila posti
di lavoro, il primo calo da 14 anni e ben 221 mila persone in più in cerca di
un posto di lavoro.
Aids, a rischio la vita
dei pazienti . L'allarme di MSF alla vigilia della Quinta Conferenza della
Società Internazionale Aids in Sud Africa
( da "SaluteEuropa.it"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In Sud Africa il budget del governo
per la salute è stato tagliato a causa della crisi finanziaria e pare che sia
difficile trovare in breve tempo una soluzione alternativa per i finanziamenti.
"Le cliniche attorno a noi dice Eric Goemaere, capo missione di MSF in Sud
Africa non accettano i pazienti, perché le forniture antiretrovirali non sono
sufficienti.
Il conclavedi Coppito
( da "Sicilia, La" del
20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uscita dalla crisi finanziaria:
l'individuazione delle risorse, i mezzi per reperirle (come lo scudo fiscale al
centro delle polemiche) e la loro ripartizione (con il «partito del sud» che
chiede di dare al Mezzogiorno i fondi Fas minacciando votazioni a sorpresa in
Parlamento) sono fattori decisivi per evitare un pericoloso «autunno caldo»
Come funziona lo scudo
fiscale: pagate e vi sarà aperto ( da "Panorama.it"
del 20-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tutto però travolto dalla crisi
finanziaria mondiale. Che ha minato fra gli altri il colosso Ubs. [9] Barack
Obama ha chiesto senza mezzi termini la lista dei depositi di cittadini
americani; il governo di Berna gli ha rifilato un elenco di 52 mila conti cifrati.
La Casa Bianca ha allora minacciato di ritirare alla banca la licenza di
operare negli Usa.
Il bar Fondovalle apre nel
centro fieristico che ancora non decolla
( da "Stampa, La" del
21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Fra i motivi utilizzati in passato
per giustificare il mancato arrivo di imprese artigianali nel centro, il
collaudo della Regione, la crisi finanziaria e anche l'assenza dell'Adsl. Gli
spazi a disposizione degli artigiani sono cinque. Nel centro fieristico di
Borghetto spmp a disposizione anche una sala multimediale e uno spazio
polifunzionale.
LA SITUAZIONE del settore
agricolo è stata al centro del confr...
( da "Nazione, La (Livorno)"
del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: aspetto rilevante è il sostegno al
credito per superare la crisi finanziaria e la conseguente difficoltà
d'investimento delle aziende. A questo proposito si è convenuto di avviare una
serie di incontri con le istituzioni bancarie per verificare le opportunità di
credito per le aziende agricole. Nell'ambito dei finanziamenti regionali e
comunitari, l'assessore Pacini ha assicurato l'
Al posto del dollaro una
nuova moneta internazionale ( da "Italia
Oggi" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma la questione è da tempo sul
tappeto e la crisi finanziaria americana e globale ha aggravato la situazione:
il dollaro non è più in grado di essere la sola moneta su cui si basano il
commercio, le riserve e il sistema dei pagamenti internazionali, soprattutto
perché si poggia su un'economia reale che è, da lungo tempo, molto malata.
La vera riforma del fisco
passa dall'aliquota unica ( da "Italia
Oggi" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante la crisi finanziaria
mondiale e nonostante il terremoto abruzzese. Premesso che l'affermazione è
vera solo in parte, rimane tuttavia dimenticato l'antico impegno di ridurre le
aliquote sui redditi a due sole, 33 e 23%. Si potrà opporre che le condizioni
generali non consentono d'incidere sulla finanza pubblica.
Infrastrutture, traditi
dalla Bce ( da "Italia
Oggi" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: abbiamo cioè assistito al più
grande fallimento previsionale della cultura economica occidentale».
Espressione quasi apocalittica, che però effettivamente mette in luce stime che
non hanno nemmeno sfiorato il trend che poi si è andato materializzando nel corso
della crisi finanziaria.
I Tory inglesi vogliono
abolire la Consob della City ( da "Milano
Finanza (MF)" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: riferendosi alla crisi finanziaria
che ha colpito severamente numerose banche inglesi, «sarebbe bizzarro restare
con un sistema di controllo delle banche che ha fallito in modo così
spettacolare». In particolare i conservatori mirano a smantellare l'attuale
sistema che si regge su tre istituzioni fondamentali (la Banca d'Inghilterra,
La Gp Finanziaria di
Gnutti taglia debiti e rosso grazie agli immobili
( da "Milano Finanza (MF)"
del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante la grave crisi
finanziaria che ha colpito i mercati e l'economia internazionale, la società
dell'ex capofila della «razza padana», oggi presieduta dal figlio Thomas, ha
archiviato l'esercizio con una perdita limitata rispetto al profondo rosso del
2007.
GUBBIO LA SIRIO ECOLOGICA
torna ad essere appetibile o comunque ...
( da "Nazione, La (Umbria)"
del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante che una profonda crisi
finanziaria l'abbia portata da circa un anno alla sospensione dell'attività ed
alla messa in cassa integrazione di oltre sessanta maestranze, senza
considerare quelle delle sedi periferiche e del robusto indotto. Le speranze si
sono riaperte dopo il recente incontro tra il curatore fallimentare Angelo
Pieretti e una delegazione composta dall'
Il nord Africa pesa più di
India e Cina ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari risulta ancora
incompleta e incide quindi negativamente sulle dinamiche di sviluppo, un
sostegno concreto alle imprese operanti nel mediterraneo attraverso una
partecipazione nel capitale. «Più di un terzo dell'interscambio con i Paesi del
Mediterraneo è prodotto dalle Pmi e l'Italia negli ultimi decenni ha svolto un
ruolo chiave per facilitare i rapporti con l'
Su CityLife manca
all'appello EuroHypo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: subire in casa propria le
conseguenze della crisi finanziaria. Entro il 29 luglio si attende una
decisione. Il progetto CityLife è tra quelli che dovrebbero cambiare il volto a
Milano: assieme a Sesto San Giovanni e Santa Giulia (legati al dissesto di
Risanamento), Porta Vittoria (dove si attendono novità dopo l'Opa dei Segre) e
i cantieri di Garibaldi-Repubblica di Hines Italia,
Gara Asia-Francia per
gestire i porti a sud del Sahara ( da "Sole 24
Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante la crisi finanziaria,
Bollorè Africa Logistics ha deciso così di mantenere l'investimento da 600
milioni di euro nel porto di Pointe Noire, in Congo Brazzaville, dove si è
aggiudicato la gestione dei container. Pointe Noire è il più grande porto ad
alto fondale del Golfo di Guinea, una naturale porta di accesso per la regione
dell'
I bond della Bei? Un aiuto
alle Pmi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è infatti la risposta che la Bei
sta dando alla crisi finanziaria e al credit crunch. Motivo: questi due bond,
in un certo senso, servono per "dirottare"l'immensa liquidità che c'è
nelle tesorerie delle banche sulle Pmi e su progetti infrastrutturali. «Stiamo
facendo da ponte per contribuire a portare la liquidità che c'è nel sistema
bancario all'economia reale»,
Guerra dei polli Usa e
Cina ora trattano ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: PROTEZIONISMO Guerra dei polli Usa
e Cina ora trattano Da Washington e Pechino arrivano segnali di distensione sul
fronte degli scambi commerciali, e in particolare sulla cosiddetta guerra dei
polli. I due paesi infatti, pur rimanendo su posizioni ancora distanti, hanno
accettato di trattare la questione all'interno dell'
Il conservatore
progressista ( da "EUROPA
ON-LINE" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria non ha preso
alla sprovvista soltanto la maggioranza. Ragion per cui in questi anni Cameron
e Osborne hanno fatto lo slalom, in maniera tutt'altro che persuasiva, tra i
santini liberisti dell'era-Thatcher e le suggestioni continentali dell'economia
sociale di mercato.
L'Islanda ora ricostruisce
le sue banche ( da "Corriere
della Sera" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ricapitalizzare il suo sistema
bancario collassato nella crisi finanziaria. Le sue tre banche principali,
Glitnir, Landsbanki e Kaupthing, avevano oltre 60 miliardi di dollari di
esposizione nei confronti di banche estere. Ora l'Islanda vuole ristrutturare
le banche, stabilizzare la propria moneta e accelerare le procedure per
l'ingresso nell'Ue per poter poi adottare al più presto anche l'
Argomenti:
Crisi
Abstract: di Wall Street non si pentono per
la crisi» WASHINGTON Le banche di Wall Street non hanno imparato la «lezione»
dopo la crisi finanziaria. Lo ha detto ieri il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama in un'intervista al programma «The Newshour» della tv americana Pbs
: «Nonmi sembra che la gente di Wall Street senta alcun rimorso per tutti quei
rischi che decisero di assumersi.
Ipotesi Kuwait, balzo di
Continental ( da "Corriere
della Sera" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
21/07/2009 - pag: 33 Il caso a Francoforte Ipotesi Kuwait, balzo di Continental
(g.fer.) Balzo di Continental (+13,15%) alla Borsa di Francoforte, con una
quotazione di 27,44 euro, nuovo massimo dell'anno. Più di un milione, inoltre,
le azioni scambiate, pari a oltre quattro volte la media quotidiana degli
ultimi tre mesi.
Cit ristruttura il debito
e vola in Borsa ( da "Corriere
della Sera" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
21/07/2009 - pag: 33 Il caso a New York Cit ristruttura il debito e vola in
Borsa (g.fer.) Nel corso della seduta è arrivata a guadagnare fino al 91%, poi
Cit Group ha chiuso a quota 1,25 dollari (+78,57%). Particolarmente elevati gli
scambi: sono passate di mano 347,8 milioni di azioni.
Nuovo rialzo guidato da
Pirelli ( da "Corriere
della Sera" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
21/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Nuovo rialzo
guidato da Pirelli Bancari in evidenza L'indice Ftse-Mib guadagna l'1,21%. In
crescita Unicredit. Bene Mondadori Positivi fin dai primi scambi, i listini del
Vecchio Continente hanno consolidato il trend rialzista nel pomeriggio,
Sanità, il futuro è a
noleggio ( da "Corriere
della Sera" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il futuro è a noleggio CREMONA La
crisi finanziaria non risparmia la sanità italiana e la sanità italiana prende
in prestito dal mercato gli strumenti commerciali per non fermare gli
investimenti sulle nuove tecnologie, che invece avanzano. Non più acquisti
«mordi e fuggi», che danno vantaggi solo al produttore, che vende e poi si
eclissa,
Argomenti:
Crisi
Abstract: e che dà la possibilità di superare
la crisi finanziaria, oltre a incentivi per la raccolta differenziata. E'
chiaro che gli Ato andranno sotto la diretta gestione dei sindaci». Ma non
potete agire per decreto senza passare dall'Ars? «Non abbiamo il potere della
decretazione, questo ce l'ha il governo nazionale che ne fa un uso abbondante».
L'Asia corre ma ha paura
della Cina ( da "Morningstar
IT" del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La situazione potrebbe assomigliare
a quella vista durante la crisi finanziaria asiatica del 1998-
GoogleDocs alla riscossa
( da "Punto Informatico"
del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dalla sua parte BigG ha la
propulsione innovativa e un modello di business vincente, anche in tempi di
crisi finanziaria. Ma il restyling di GoogleDocs, così ravvicinato alla nascita
di Azure e unito al tempestivo lancio di Google Squared di qualche settimana
fa, potrebbe far pensare che i dirigenti della grande G stiano giocando
all'inseguimento.
Usa, Tesoro vara progetto
per limitare potere agenzie rating
( da "Reuters Italia"
del 21-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: responsabili della crisi
finanziaria. Il Tesoro ha inviato al Congresso un progetto di legge di diciotto
pagine per impedire alle agenzie di rating di consultarsi con le società che
devono valutare. La Securities and Exchange Commission (Sec), in base a queste
norme, avrebbe il potere di regolamentare l'industria e le società sarebbero
costrette a comunicare quando sono in cerca di rating.
Per la Ue il Trattato di
Lisbona è il baco comunitario del millennio
( da "EUROPA ON-LINE"
del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che la crisi finanziaria sta
spingendo molti irlandesi a considerare l'Europa come una soluzione e non come
un problema. Dunque, salvo sorprese, a ottobre vi potrà essere la
ventiquattresima ratifica. Anche la Germania, enro ottobre, dovrebbe aver
chiuso la pratica con l'adozione di una legge nazionale che renderà il Trattato
compatibile con il diritto interno tedesco,
Neograf attacca
"Presidi degli operai peggiorano la crisi"
( da "Stampa, La" del
22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: CASSA INTEGRAZIONE E LICENZIAMENTI
Neograf attacca "Presidi degli operai peggiorano la crisi"
[FIRMA]ANDREA GARASSINO MORETTA Prosegue ad oltranza lo sciopero con presidio
di fronte ai cancelli della Neograf di Moretta da parte dei 200 dipendenti.
L'azienda da diverse settimane è al centro di una crisi finanziaria con
lavoratori in cassa integrazione ordinaria.
Troppi 100 mila euro per
il torneo di bridge ( da "Stampa,
La" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: conclude Conti - la Regione destina
complessivamente risorse economiche di gran lunga inferiori al bilancio del
torneo di bridge di Sanremo. Un mondo che spesso è ignorato e oscurato nella
sua utilità sociale, nonostante svolga una funzione sociale fondamentale,
soprattutto in un periodo di crisi di valori come quello attuale».
Risanamento crolla a
Piazza Affari ( da "Stampa,
La" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I consulenti sono anche alla
ricerca di un manager in grado di guidare il gruppo, un «risanatore» per uscire
dalla profonda crisi finanziaria che ha colpito Risanamento, da trovare sempre
entro la data del 29 luglio. Tra le ipotesi circolate ieri, alle quali non è
stato possibile trovare conferma, quella di assegnare le deleghe all'attuale
vice presidente Umberto Tracanella.
La B-school studia la
ripresa ( da "Italia
Oggi" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi
economico-finanziaria. Le idee, gli strumenti finanziari allegri, la scarsa
propensione a pensare a lungo termine che hanno portato agli attuali rovesci
prima nella finanza e poi nell'economia sarebbero nate proprio tra le aule
degli Mba, i Master in business administration, i corsi manageriali post
laurea,
Bernanke, così usciremo
dal pantano ( da "Milano
Finanza (MF)" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Da quando la crisi finanziaria è
iniziata, quasi due anni fa, la Federal Reserve ha ridotto praticamente a zero
il tasso d'interesse obiettivo sui prestiti overnight tra le banche (il tasso
sui fondi federali). Il bilancio della Fed si è inoltre dilatato tramite
l'acquisto di titoli a lungo termine e i programmi di prestiti mirati,
Continuano gli acquisti
( da "Italia Oggi" del
22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: politica adottate in risposta alla
crisi finanziaria e alla recessione possono essere rimosse in maniera dolce e
tempestiva, evitando i rischi di un futuro amento dell'inflazione. Siamo
convinti», ha proseguito Bernanke, «di avere gli strumenti necessari per alzare
i tassi di interesse quando diventerà necessario raggiungere gli obiettivi di
massima occupazione e stabilità dei prezzi»
Il mio consulente? È quasi
sempre passivo ( da "Finanza
e Mercati" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 2009 MATTEO MEDIOLA La crisi
finanziaria ha avuto un impatto molto rilevante sulle scelte di allocazione
della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane e ha riportato
all'attenzione delle Autorità di vigilanza l'importanza dei servizi di
consulenza finanziaria nell'orientare i comportamenti degli investitori non
professionali,
Cercasi socialdemocrazia
in salsa liberale ( da "Secolo
XIX, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ben prima della crisi finanziaria e
economica, si rivolgeva verso lo Stato chiedendo protezione e governo», che la
destra ha capito più lestamente della sinistra. Questa, negli ultimi vent'anni,
«ha fatto un lungo cammino nell'assorbire i principi della nuova economia di
mercato, il che non sarebbe stato negativo se le dosi non fossero state tali da
snaturarne l'
venezia, un'odissea in
aeroporto - ettore livini ( da "Repubblica,
La" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la low cost in forte crisi
finanziaria che ieri si è vista congelare dall´Enac anche tutti i suoi
collegamenti da Bergamo. Il martedì nero dell´aerolinea controllata dagli ex
azionisti di Volare (le famiglie Soddu e Martinelli) e guidata dall´ex ministro
dei trasporti Carlo Bernini è iniziato con la cancellazione di due voli dal
Marco Polo,
IL BILANCIO ANNUALE 2009
DELL'AUTORITÀ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI RELAZIONE SULL'ATTIVITÀ
SVOLTA E SUI PROGRAMMI DI LAVORO ( da "marketpress.info"
del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante gli effetti recessivi
della crisi finanziaria, la dinamica del comparto registra discreti livelli di
crescita, generando significativi benefici per gli utenti. In particolare, con
un incremento del 4,2%, rispetto al 6% mantenuto per tutto il precedente
triennio, il mercato mondiale delle telecomunicazioni vale 997 miliardi di
euro.
Il turismo tra guide e
listini ( da "Sole
24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Siamo un paese sfiancato da una
grave crisi finanziaria,ma il gioco d'azzardo sembra non risentirne. Giuseppe
Diotto Torino Polizie e sicurezza Girando per l'Italia si incontrano
autovetture con le seguenti scritte: «Polizia municipale», «Polizia comunale»,
«Polizia locale», «Polizia provinciale», «Polizia di stato», «Polizia
penitenziaria»,
EuroMed per arginare la
Cina ( da "Sole
24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo e costruire un
sistema di regole condiviso tra le due sponde del Mediterraneo». «Il nostro
prossimo obiettivo è quello di ripartire – ha aggiunto il ministro – cercando
in ogni caso di evitare tendenze protezionistiche, attraverso un vero parternariato
in cui i protagonisti si riconoscano reciprocamente e creino un sistema di
regole comuni e rispettate.
I fondi nella trincea dei
bond ( da "Sole
24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-22
- pag: 39 autore: Indagine Mediobanca. I gestori italiani cercano nelle
obbligazioni il riparo dalla tempesta finanziaria I fondi nella trincea dei
bond Ma il 2008 è record per perdite (-8,4%) e riscatti netti (65 miliardi) Antonella
Olivieri Quando si è toccato il fondo non si può che risalire.
Bernanke cauto sulla
ripresa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: interesse più alti e riducendo la
stabilità economica e finanziaria». «La Fed, in collaborazione con le grandi
banche, ha creato la più grave crisi finanziaria che il mondo abbia mai visto»,
lo ha però incalzato l'ex candidato repubblicano alle presidenziali Ron Paul,
l'autore di un popolare progetto di legge che affiderebbe al Gao, l'ufficio
investigativo del Congresso,
I cavalieri dimezzati
della finanza ( da "Sole
24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La devastazione dei mercati
finanziari da parte della crisi ha travolto anche queste previsioni. In un
nuovo rapporto, appena pubblicato, McKinsey osserva ora che, mentre a fine 2007
i quattro cavalieri della nuova finanza avevano asset per 12.700 miliardi,
questa cifra, invece di aumentare, si era ridotta a 12.
Cina e Medio Oriente non
rinunciano al lusso ( da "Sole
24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: culla e causa della crisi
finanziaria ed economica mondiale, continuano a rivelarsi in calo significativo
rispetto agli stessi mesi del 2008. I mercati dell'America Latina, invece, in
particolare Messico, Brasile e Argentina, sono in leggera crescita». P e r
l'inter o 2009, Branchini con ferma le previsioni fatte da Altagamma nel marzo
scorso:
Autogestione contro la
crisi ( da "Sole
24 Ore, Il (Sud)" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: stata la Saem una società
cooperativa nata nel 1994 dalla crisi finanziaria del gruppo Rendo,
specializzata nel settore delle riparazioni di mezzi d'opera e commerciali.
«Bisognava scegliere- dice il presidente Alfio Materia, ex sindacalista se
perdere il lavoro o inventarlo. In 12 abbiamo fondato una cooperativa,
mantenendo lo stesso nome per essere più riconoscibili nel mercato,
Tokio, il premier si scusa
e scioglie il parlamento ( da "Corriere
della Sera" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia del Giappone sembra essere
la più colpita dalla crisi finanziaria mondiale, la disoccupazione aumenta, i
consumi sono bloccati dalla deflazione, ogni consultazione elettorale è una
batosta per l'Ldp (come le recenti elezioni amministrative a Tokio). In uno
scenario così catastrofico, tornare alle urne sembrerebbe un suicidio politico.
I fondi battono gli esteri
Ma i Bot vincono la sfida ( da "Corriere
della Sera" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nel 2008 la crisi finanziaria
mondiale ha pesato ovviamente sulle performance di questi prodotti finanziari
ma anche in questo settore l'Italia ha «resistito» di più rispetto ai
concorrenti esteri. Lo testimonia l'annuale indagine su fondi e sicav elaborata
dall'Ufficio studi Mediobanca.
Fiat verso 8 euro.
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
22/07/2009 - pag: 29 Il caso a Milano Fiat verso 8 euro. «Conti positivi»
(g.fer.) Il titolo Fiat è sempre più vicino alla soglia degli 8 euro. Ieri ha
chiuso a 7,94, con un progresso del 3,05%. Il nuovo balzo alla vigilia del
consiglio di amministrazione per i conti del secondo trimestre e della prima
metà dell'
Caterpillar vede la
ripresa. Il titolo corre ( da "Corriere
della Sera" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
22/07/2009 - pag: 29 Il caso a New York Caterpillar vede la ripresa. Il titolo
corre Gli utili della Caterpillar, l'azienda Usa leader mondiale delle macchine
movimento terra, salgono più delle attese nel secondo trimestre dell'anno e
Wall Street premia il titolo che, dopo aver toccato un massimo di 41,
Piazza Affari, rialzo
numero sette ( da "Corriere
della Sera" del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
22/07/2009 - pag: 29 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari,
rialzo numero sette Rimbalzo di Tiscali Il possibile interesse di Sawiris per
alcuni asset rilancia Tiscali (+7,68%) Con un progresso dell'1,61% dell'Ftse-
Mib e dell'1,54% dell'Ftse All Share, Piazza Affari cresce più di tutti in
Europa,
Chiese cristiane contro i
Argomenti:
Crisi
Abstract: in particolare sui cambiamenti
climatici e sugli effetti della «grave crisi finanziaria » per rilanciare la
speranza cristiana «in situazioni che sembrano invece disperate» . «Affermiamo
continua il messaggio che vi è una speranza, mentre perseveriamo nella nostra
lotta in favore della verità e della giustizia.
Il 'mattone' in crisi
nera: domanda crollata del 20-30% in Emilia-Romagna
( da "RomagnaOggi.it"
del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "La crisi finanziaria e in
particolare delle Borse- osserva- ha indotto molti potenziali acquirenti a non
disinvestire i loro titoli per acquistare immobili, in attesa di un rialzo
delle Borse stesse, che in futuro non troveranno piu' la fiducia, come
investimento finanziario, da parte dei cittadini".
PUBBLICITA': NIELSEN
GLOBAL,FORTE IMPATTO CRISI,ITALIA-19,1%
( da "Prima Comunicazione"
del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Gli effetti della crisi finanziaria
globale hanno raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo trimestre,
in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi rilevati
hanno registrato un andamento negativo - ha osservato il Direttore di Global
AdView, Ben van der Werf - La Cina ha segnato un lieve incremento nel
trimestre,
Piazza Affari guadagna
l'1,54%. Wall Street sempre in altalena
( da "Sicilia, La" del
22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: importante rassicurare il pubblico
e i mercati sul fatto che le misure straordinarie prese in risposta alla crisi
finanziaria e alla recessione possono essere ritirate in modo dolce e
tempestivo a seconda delle necessità, evitando allo stesso tempo il rischio che
tali stimoli possano tradursi in un futuro aumento dell'inflazione». Euro
stabile. Seduta ingessata sul cross euro/dollaro.
La chiusura del
laboratorio di analisi
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il riferimento ad una buonuscita
spettante al suo predecessore (25 mila euro) definita dagli uffici di
ragioneria e non da una delibera di giunta, darà adito a forti polemiche con
Mario Turturici. «Io non avrei fatto una delibera adesso - ha detto Bono - in
una situazione di crisi finanziaria dell'ente». Giuseppe Recca
New York. L'economia
migliora ma è ancora troppo fragile per una stretta della politica mo...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finanziari della Camera in
occasione della consueta audizione semestrale (oggi andrà in Senato). «In ogni
caso riteniamo sia importante rassicurare il pubblico e i mercati sul fatto che
le misure adottate in risposta alla crisi finanziaria e alla recessione -
afferma - possono essere ritirate in modo fluido e puntuale evitando il rischio
che tali stimoli si traducano in inflazione
Nel I trimestre 2009, la
spesa pubblicitaria in tv, radio e stampa cala del -7,2% a livello mondiale
( da "PubblicitàItalia.it"
del 22-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Gli effetti della crisi
finanziaria globale hanno raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo
trimestre, in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi
rilevati hanno registrato un andamento negativo - ha osservato il direttore di
Global AdView, Ben van der Werf -.
( da "Corriere delle Alpi"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Ecco come il Veneto
delle aziende quotate in Borsa e non sta cercando di uscire dalle sabbie mobili
finanziarie Nelle imprese debiti per 93 miliardi Safilo, Socotherm, Stefanel e
Trevisan: futuro in mano agli istituti di credito VENEZIA. Molte erano dei
gioielli. Apostoli di quel neo-capitalismo made in Nordest, che faceva cantare
vittoria a un modello imprenditoriale che si reinventava attraverso la Borsa e
la finanza. Oggi molte di queste aziende rischiano. Imprese quotate e non sono alle prese con trattative serratissime con le
banche per uscire dalla palude prodotta dalla crisi
finanziaria. Si parla, considerando le società non
finanziarie, di un debito complessivo di oltre 93 miliardi: 35 dei quali legati
all'industria, 11 all'edilizia e 44 ai servizi. Safilo. I ben informati dicono
che la situazione è ben più pesante di quanto non appaia.
L'indebitamento netto si aggira sui 650-670 milioni. «Ma se ci aggiungiamo
anche i crediti che vanta l'azienda, la posizione lorda raggiunge i 900 milioni
- spiega Fabrizio Spagna di Axia -. Ci sono poi da aggiungere circa 105 milioni
di debito della finanziaria dei Tabacchi Only 3T e che
di fatto, anche se la possibilità è remota, potrebbe essere escusso da Banca
Intesa (esposta per circa 80 milioni)». L'istituto ha infatti in pegno per
questa linea il 37% di Safilo, di pertinenza dei Tabacchi. «Anche ripianando i
debiti c'è un'incognita pesante di natura industriale. Safilo, in 6 mesi, non
ha molte chance di ripresa» dice Spagna. E su questo si innestano i rumors
sulla trattativa con Marcolin. A muovere i fili ci sarebbero Abete e i Della
Valle, che con Safilo potrebbero costruire il terzo pilastro di Tod's. Trevisan
Cometal. Al momento l'indebitamento netto della società dovrebbe aggirarsi sui
60-70 milioni, ma con il calo del fatturato e dei margini, questa esposizione
preme violentemente. Sta curando la situazione l'advisor Vitale&Associati
su incarico della famiglia Garvoglia (Gruppo Campari). «Non ci sono molte vie
d'uscita o si ricapitalizza o si vende» dice Spagna. Socotherm. La società è in
condizione di grave complessità. «Ma è solida, con un business forte non solo
nel settore oil ma anche nel trasporto di acqua. Il marchio anche a livello
internazionale è affermato e stimato» dice Spagna. «Negli anni passati gli
istituti hanno incentivato il patron Zeno Soave a spingere sull'acceleratore,
investendo in acquisizioni». Per uscire dal tunnel dovrebbe esserci un cambiamento
negli assetti proprietari. Stefanel. Stefanel ha ridefinito il contratto di
finanziamento con un pool di banche creditrici il 25 marzo. Per maggiore
chiarezza bisogna attendere settembre con la presentazione del nuovo piano
industriale 2010/1012. Le clausole dell'intesa prevedono inoltre
l'effettuazione di operazioni straordinarie da realizzare entro il 30 giugno
2010, che portino nuove risorse per 40 milioni. Non quotate. Anche per Burgo
l'equilibrio finanziario potrebbe essere compromesso se perdurano le difficoltà
legate al settore della carta. L'esposizione con le banche della compagnia, il
cui azionista di riferimento è la vicentina famiglia Marchi, è di 1,4 miliardi.
L'istituto più esposto è Mediobanca, con 670 milioni, che è pure il secondo
azionista con il 22% del capitale. Anche Riello Group sarebbe in trattativa per
rivedere i covenant finanziari e scadenze del debito con un gruppo di banche,
per un totale di 360 milioni. (Roberta Paolini)
( da "Mattino di Padova, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Ecco come il Veneto
delle aziende quotate in Borsa e non sta cercando di uscire dalle sabbie mobili
finanziarie Nelle imprese debiti per 93 miliardi Safilo, Socotherm, Stefanel e
Trevisan: futuro in mano agli istituti di credito VENEZIA. Molte erano dei gioielli.
Apostoli di quel neo-capitalismo made in Nordest, che faceva cantare vittoria a
un modello imprenditoriale che si reinventava attraverso la Borsa e la finanza.
Oggi molte di queste aziende rischiano. Imprese quotate e
non sono alle prese con trattative serratissime con le banche per uscire dalla
palude prodotta dalla crisi finanziaria. Si parla, considerando le società non finanziarie, di un debito
complessivo di oltre 93 miliardi: 35 dei quali legati all'industria, 11
all'edilizia e 44 ai servizi. Safilo. I ben informati dicono che la situazione
è ben più pesante di quanto non appaia. L'indebitamento netto si aggira
sui 650-670 milioni. «Ma se ci aggiungiamo anche i crediti che vanta l'azienda,
la posizione lorda raggiunge i 900 milioni - spiega Fabrizio Spagna di Axia -.
Ci sono poi da aggiungere circa 105 milioni di debito della finanziaria
dei Tabacchi Only 3T e che di fatto, anche se la possibilità è remota, potrebbe
essere escusso da Banca Intesa (esposta per circa 80 milioni)». L'istituto ha
infatti in pegno per questa linea il 37% di Safilo, di pertinenza dei Tabacchi.
«Anche ripianando i debiti c'è un'incognita pesante di natura industriale.
Safilo, in 6 mesi, non ha molte chance di ripresa» dice Spagna. E su questo si
innestano i rumors sulla trattativa con Marcolin. A muovere i fili ci sarebbero
Abete e i Della Valle, che con Safilo potrebbero costruire il terzo pilastro di
Tod's. Trevisan Cometal. Al momento l'indebitamento netto della società
dovrebbe aggirarsi sui 60-70 milioni, ma con il calo del fatturato e dei
margini, questa esposizione preme violentemente. Sta curando la situazione
l'advisor Vitale&Associati su incarico della famiglia Garvoglia (Gruppo
Campari). «Non ci sono molte vie d'uscita o si ricapitalizza o si vende» dice Spagna.
Socotherm. La società è in condizione di grave complessità. «Ma è solida, con
un business forte non solo nel settore oil ma anche nel trasporto di acqua. Il
marchio anche a livello internazionale è affermato e stimato» dice Spagna.
«Negli anni passati gli istituti hanno incentivato il patron Zeno Soave a
spingere sull'acceleratore, investendo in acquisizioni». Per uscire dal tunnel
dovrebbe esserci un cambiamento negli assetti proprietari. Stefanel. Stefanel
ha ridefinito il contratto di finanziamento con un pool di banche creditrici il
25 marzo. Per maggiore chiarezza bisogna attendere settembre con la
presentazione del nuovo piano industriale 2010/1012. Le clausole dell'intesa
prevedono inoltre l'effettuazione di operazioni straordinarie da realizzare entro
il 30 giugno 2010, che portino nuove risorse per 40 milioni. Non quotate. Anche
per Burgo l'equilibrio finanziario potrebbe essere compromesso se perdurano le
difficoltà legate al settore della carta. L'esposizione con le banche della
compagnia, il cui azionista di riferimento è la vicentina famiglia Marchi, è di
1,4 miliardi. L'istituto più esposto è Mediobanca, con 670 milioni, che è pure
il secondo azionista con il 22% del capitale. Anche Riello Group sarebbe in
trattativa per rivedere i covenant finanziari e scadenze del debito con un
gruppo di banche, per un totale di 360 milioni. (Roberta Paolini)
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 6 - Economia
Fvg-Russia: export 2008 da 580 milioni Mittelfest CIVIDALE. Nel 1999 il Friuli
Venezia Giulia occupava il settimo posto tra le regioni italiani maggiori
esportatrici verso la Russia con una quota di circa 64 milioni di euro. Oggi,
quei traffici sono aumentati di 9 volte e il Friuli Vg (sesta regione) esporta
più della Toscana. Il punto è stato fatto ieri al Mittelfest, durante dibattito
con il direttore dell'Ice - istituto nazionale per il commercio con l'estero di
Mosca -, Roberto Pelo, e l'executive director di Unicredit desk Russia, Roberto
Lorenzon e i rappresentanti di Finest, Informest, Camera di commercio di Udine
con il presidente Da Pozzo. «Il Friuli Venezia Giulia - ha spiegato Pelo -
esporta essenzialmente macchine ed apparecchi meccanici (per 292 milioni,
+12,3% rispetto al 2007); mobili (165 milioni, +35%); macchine elettriche e
apparecchiature elettriche di precisione (45,5 milioni più 45%); metallo e
prodotti in metallo (20,8 milioni, +2,5%); legno e prodotti in legno esclusi i
mobili (14,8 milioni, +40,2%). In totale un giro d'affari di 580,5 milioni con
una crescita rispetto all'anno precedente del 21,54%. Importante è anche il
dato dell'Import verso il Friuli Vg dalla Russia a cominciare dal matello (394
milioni, +76,6% rispetto al 2007); prodotti delle miniere e delle cave (54
milioni, +17,5%); prodotti chimici e fibre sintetiche artificiali e prodotti
farmaceutici (2,2 milioni, -53,34%). In tutto 453,8 milioni, con una crescita
del 61,93%». La Russia - è stato ribadito ieri - si è confermata anche per il
2008 come il piu' importante partner economico-commerciale del nostro Paese al
di fuori dell'Unione Europea, ad eccezione degli Stati Uniti. Nonostante la crisi finanziaria, che ha investito l'economia mondiale nell'ultimo trimestre
dell'anno, l'interscambio italo-russo è aumentato nel 2008 del 11% sul 2007,
per un totale di 26,5 miliardi. A questo totale concorrono le nostre
esportazioni verso la Russia per 10,4 miliardi (+9,3%) e le nostre importazioni
per 16,08 miliardi (+12,1%), con un saldo negativo per l'Italia di circa
5,5 miliardi.
( da "Repubblica, La"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina II - Palermo
Tutti i commissari del presidente Metà degli enti regionali senza cda. Raffica
di nomine per i fedelissimi Funzionari alla guida di otto Ausl undici consorzi
di bonifica e dei quattro parchi Autostrade e aree industriali, le scelte sono
arrivate dopo l´azzeramento della giunta EMANUELE LAURIA Dagli ospedali alle
autostrade, dalle fiere ai teatri: mezza Sicilia è commissariata. L´Isola che
non esce dall´emergenza, segnata da gestioni straordinarie che si trascinano
per anni, legata a doppio filo alla volontà di chi, nei palazzi della politica,
ha in meno lo scettro delle nomine. Un dato in continua evoluzione: oggi sono
settanta le aziende, i consorzi, gli istituti in mano a commissari inviati da
Palazzo d´Orleans o dagli assessorati. Circa la metà, appunto, dei principali
enti collegati alla Regione. Ma è un crescendo inarrestabile. Una raffica di
commissariamenti che, in pieno allarme ambientale, ha colpito negli ultimi giorni
gli Ato rifiuti, gravati da un debito che raggiunge il miliardo di euro. Sotto
la nuova regia dell´assessore Gaetano Armao, l´agenzia dei rifiuti e delle
acque ha inviato propri funzionari in dieci delle 27 società d´ambito
siciliane: tre in provincia di Catania, due nel Palermitano, due nel Messinese,
una nell´Agrigentino, una nel Siracusano e ad Enna. Altri tre commissari sono
pronti a partire: e non finirà lì, c´è da giurarci. Ma è molto più ampio, il
ventaglio di nomine straordinarie disposte di recente dalla Regione. Oggi sono
commissariate otto delle 29 aziende sanitarie e ospedaliere. Fra queste, il
Policlinico di Catania, affidato a un "fedelissimo" di Lombardo,
Armando Giacalone, che fu segretario e direttore generale del municipio etneo,
oltre che manager di una manciata di società comunali. E la scelta
dell´assessorato alla Sanità di far saltare i vertici degli ospedali di Enna e
di Messina ha fatto saltare i nervi degli esponenti dell´Udc all´Ars, che un
giorno sì e l´altro pure scrivono note di protesta indirizzate a piazza Ziino.
Anche perché alla guida dell´Umberto I di Enna è stato nominato il cognato di
Lombardo, Francesco Iudica. Polemiche non meno accese ha suscitato la scelta
del governatore di sciogliere il cda del consorzio autostrade: silurata dopo un
anno la presidentessa Patrizia Valenti, vicina al coordinatore del Pdl Giuseppe
Castiglione. Si torna a un commissariamento che aveva già segnato gli otto
precedenti anni di vita del consorzio. E, fra gli enti regionali "storici",
oggi risultano guidati da un commissario anche l´Ircac (affidato ad Antonino
Carullo, lombardiano doc, rimasto al timone dopo la scadenza del mandato di
presidente) e l´Ente acquedotti, dove invece dal 2003 è all´opera un
liquidatore non troppo amato dal governatore. Si tratta di Marcello Massinelli,
avvocato legato all´ex presidente Cuffaro, cui Lombardo sta tentando di
ridimensionare le pretese economiche. Massinelli, tabelle alla mano, reclama
compensi arretrati per oltre un milione e mezzo di euro. La giunta, sulla base
di un parere dell´avvocatura dello Stato, non intende corrispondere più di 200
mila euro. Ma anche enti meno noti sono stati commissariati nelle ultime
settimane: dall´istituto incremento ippico affidato a Michele Lonzi, ex
responsabile dell´Azienda foreste, all´istituto di giornalismo al vertice del
quale, il 26 giugno, è stato nominato Antonino Macaluso. Lo stesso giorno è
stato designato, all´Ersu di Messina Giuseppe Privitera. Una conferma che si
unisce a quella di Luigi Musacchia nell´analogo ente di Enna: due delle quattro
ex opere universitarie sono commissariate. Il record è degli undici consorzi di
bonifica che, in attesa di una riforma non ancora attuata, sono tutti sotto la
gestione di commissari ad acta. Uno di loro, Girolamo Ganci, è stato nominato
al consorzio di Catania due giorni prima delle elezioni europee. Poi gli enti
parco: Nebrodi, Etna, Madonie, Alcantara. Fra i posti più ambiti del
sottogoverno regionale, tutti guidati da commissari straordinari. Non hanno un
regolare consiglio d´amministrazione nove dei dieci Iacp
dell´Isola, così come le due Fiere in crisi
finanziaria, quella di Palermo e quella di Messina
guidata da Fabio D´Amore, già candidato sindaco della città peloritana
avvicinatosi dopo le elezioni all´Mpa. Un po´ come è accaduto ad Angelo
Sottile, candidato dell´Udc alle ultime regionali. Folgorato
dall´Autonomia, a fine giugno Sottile è stato nominato commissario del
consorzio Asi messinese. «Nomina illegittima», ha subito tuonato il centrista
Pippo Gianni. Troppo tardi: l´ex assessore all´Industria, con l´azzeramento
della giunta, era già stato messo alla porta da Lombardo.
( da "Milano Finanza"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza
sezione: congiuntura data: 18/07/2009 - pag: 8 autore: Le banche hanno stretto
la cinghia ma anche le aziende devono riconvertirsi «Importanti interventi di
riforma della regolamentazione finanziaria sono stati avviati. Adesso bisogna concentrarsi sullo sviluppo
sostenibile. Il focus è sull'economia reale: se gli interventi posti in essere
da banche centrali e governi sono stati determinanti per la risoluzione della crisi finanziaria, non è ancora certo se
quelli a sostegno della ripresa economica siano sufficienti a garantire una
ripresa sostenibile». Secondo Massimo Ferrari, profondo conoscitore di
mercati e istituzioni prima come gestore di patrimoni, poi come responsabile
emittenti della Consob e ora come professore di finanza aziendale alla Luiss di
Roma, la crisi è arrivata a uno spartiacque
decisivo.Domanda. Professor Ferrari, il presidente della Bce Jean-Claude
Trichet prevede che nell'Eurozona la ripresa arriverà solo fra un anno e anche
l'inflazione resterà temporaneamente in territorio negativo.Risposta. Per
quanto è possibile prevedere oggi, la ripresa, quando arriverà nel 2010, sarà
debole. È importante e condivisibile la valutazione sull'inflazione. Qualcuno
si è di recente preoccupato di una crescita dei prezzi, alimentata dal forte
impulso espansivo delle politiche monetarie e ha posto, con troppo anticipo, il
problema di come gestirla. Nell'agenda di governi e delle autorità monetarie ci
sono ben altre priorità come la gestione dei disavanzi pubblici e il sostegno
alla domanda. La dinamica della disoccupazione, a livello globale, ma in
particolare in alcuni Paesi occidentali, desta seria preoccupazione ma comunque
il punto di minimo, soprattutto in termine di aspettative, è stato superato.D.
Da che parte sta nella querelle tra banche e aziende sul credit crunch?R. Gli
ultimi dati segnalano una contrazione dell'espansione del credito. Ma il tema
fondamentale, ricordando anche la famosa frase di Guido Carli degli anni 70,
«il cavallo non beve», è che la domanda di finanziamenti da parte delle imprese
è in forte contrazione. Non è un problema di carenza di disponibilità di
credito. C'è carenza di domanda e un peggioramento della qualità di credito,
anche riconducibile alla struttura finanziaria delle
imprese italiane, particolarmente esposta al debito. Concordo con quanti
auspicano azioni volte a ridurre il complessivo ricorso al debito, senza
ricorrere a scorciatoie pericolose come quella di inflazionare gli attivi,
ovvero come quella di deflazionare il debito. A livello micro, tornando alle
piccole e medie imprese, è opportuno valutare strumenti e soluzioni utili a
favorire una conversione del debito in capitale. D. Però il presidente della Consob
ha ricordato alle banche la necessità di porre al centro delle strategie
aziendali il cliente. R. Anche Cardia è convinto che il rispetto delle norme
non sia più sufficiente a garantire il presidio dei rischi e il rapporto di
fiducia tra banca e cliente. Si tratta di un tema centrale che richiede
interventi più coraggiosi. Il percorso di consolidamento che il sistema
bancario italiano ha compiuto negli ultimi dieci anni ha garantito una tenuta
complessiva del sistema di fronte alla più grave crisi
dal dopoguerra. Lo stesso impegno e lo stesso coraggio dovranno essere spesi
per valorizzare il rapporto fiduciario con il cliente. D. Nella relazione della
Consob è anche emersa come concausa della crisi
l'inefficacia dei meccanismi di governo societario che ha fatto privilegiare i
risultati di breve. Che cosa ne pensa?R. Sono altri i fattori che hanno
contribuito in misura più determinante a tale fenomeno. Penso ai meccanismi di
remunerazione, alla preminenza di attori con orizzonti di breve periodo come
gli hedge fund, ma, più in generale all'attenzione spasmodica alle oscillazioni
giornaliere dei titoli. La governance è fondamentale per garantire
l'allineamento degli obiettivi del management con quelli degli azionisti. Siamo
proprio sicuri che gli azionisti - di controllo, di minoranza, istituzionali e
non - siano stati orientati al lungo termine negli ultimi anni? D. Cardia ha
rimarcato ancora un volta i problemi del risparmio gestito. I gestori si
difendono sottolineando differenze nel regime fiscale a loro sfavore. Per lei
che è stato a lungo al vertice di una delle maggiori società di risparmio
gestito in Italia sono queste le vere criticità?R. Direi di no. La disparità
fiscale è un elemento sottolineato più volte, al quale si sta lavorando da
tempo. Tuttavia, se si guarda all'ultimo anno, la quota di patrimonio perso dal
risparmio gestito è quasi equivalente all'incremento delle obbligazioni
collocate dalle banche, circa 150 miliardi. Significa che i bond, tra mille
difetti, hanno risposto alle esigenze della clientela, oltre che a quelle degli
emittenti. Insomma, è il modello di business dei gestori italiani deve essere
sottoposto a profonda revisione: l'esclusività del rapporto con i collocatori,
più che un fattore di forza, rischia di essere un alibi e i prodotti del
risparmio gestito delle differenti sgr non sono distinguibili. Anche nel
settore del risparmio gestito le banche debbono fare scelte coraggiose sulla
strada del consolidamento: l'Italia ha bisogno di un player mondiale. Cristina
Finocchi Mahne
( da "Borsa e Finanza"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ Mobius
(Templeton): «Senza regole sui derivati finiremo nel burrone». Ma le banche
frenano di Redazione - 18-07-2009 I mercati sembrano aver superato l'empasse
del dopo rally di primavera. Ma i nodi di fondo non mancano: A ricordarlo è
Mark Mobius, il responsabile di Templeton Asset Management, 25 miliardi di
assets amministrati dal suo quartier generale di Singapore: se non si riuscirà,
dice, a regolare in maniera efficace i derivati e a gestire il fiume di
liquidità generato dai vari piani di stimolo economici, sarà
inevitabile lo scoppio di una nuova crisi finanziaria. «Le pressioni politiche da parte delle banche di investimento e
di tutta la comunità finanziaria che fa soldi grazie ai derivati - riuscirà ad impedire
un'adeguata prevenzione» «Per questa ragione - continua al telefono da Istanbul
- sono pessimista: siamo condannati ad una ricaduta». Dalla primavera
2007, le perdite delle istituzioni finanziarie in derivati hanno superato i
1.500 miliardi di dollari. I mercati azionari hanno invece perduto circa metà
del loro valore di Borsa, lasciando sul terreno 28.700 miliardi di dollari a
causa della minor propensione al rischio degli investitori. Intanto, il 13
luglio scorso, il Dipartimento Usa di Giustizia ha reso noto che è stata
avviata un'indagine a tappeto sul mercato dei credit default swaps; nel mirino
è il Markit Group, ovvero il provider controllato dalle più importanti banche
di Wall Street, che gestisce i dati di questo mercato non regolamentato.
L'obiettivo delle indagini, da quanto trapela dagli inquirenti, è verificare se
le banche azioniste abbiano avuto accesso privilegiato alle informazioni sui
prezzi raccolte ed elaborate da Mankit group. Mobius confessa di non avere una
ricetta per ottenere un controllo efficace dei derivati a fronte di operazioni
in azioni, bonds, materie prime, valute, tassi di interesse ma anche andamenti
climatici o diritti ambientali. Un giro d'affari che, secondo la Bri di Basilea
ammonta a poco meno di 600 mila miliardi di dollari (592 mila, per l'esattezza).
Ovvero l'equivalente di dieci volte l'intero prodotto lordo mondiale. «Di
fronte a queste cifre - incalza Mobius - si spiega la resistenza della comunità
finanziaria: le banche fanno talmente tanti soldi in
questa zona grigia, che garantisce generosi spreads, che non intendono affatto
consentire che ci sia più trasparenza». Per questo motivo, è il fosco presagio
di Mobius, tempo 5-7 anni la liquidità immessa nel sistema scatenerà una crisi «molto profonda». Lo stesso sottosegretario al Tesoro
Tim Geithner ha esortato, la scorsa settimana, il Congresso ad intervenire sul
tema derivati con nuove leggi «che rendano difficile evadere i controlli». La
strada maestra, ha sottolineato, sta nell'imporre requisiti di capitale più
stringenti. È questa, ha aggiunto lo stesso Geithner, la strada che vuol
seguire il presidente Barack Obama: più regole per mercati meglio regolamentati
e frequentati da operatori sottoposti a controlli più stringenti ed adeguati.
In assenza di una corrente riformatrice degna di fiducia, secondo Mobius,
stanno prendendo corpo le condizioni per alcune «sensibili» correzioni al
ribasso sui mercati: «tra il 15 e il 20 per cento», anche se i mercati
emergenti «non sono cari». E tra questi, dice Mobius, un occhio d'attenzione la
merita Anglo American Plc, che ha interessi nel platino, diamanti, carbone ed
altri metalli. Riproduzione riservata Bloomberg KEVIN HAMLIN
( da "Borsa e Finanza"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ I mercati
sembrano aver superato l'empasse del dopo rally di primavera. Ma i nodi di
fondo non ... di Redazione - 18-07-2009 I mercati sembrano aver superato
l'empasse del dopo rally di primavera. Ma i nodi di fondo non mancano: A
ricordarlo è Mark Mobius, il responsabile di Templeton Asset Management, 25
miliardi di assets amministrati dal suo quartier generale di Singapore: se non
si riuscirà, dice, a regolare in maniera efficace i derivati e a gestire il
fiume di liquidità generato dai vari piani di stimolo economici, sarà inevitabile lo scoppio di una nuova crisi finanziaria. «Le pressioni
politiche da parte delle banche di investimento e di tutta la comunità finanziaria che fa soldi grazie ai
derivati - riuscirà ad impedire un'adeguata prevenzione» «Per questa ragione -
continua al telefono da Istanbul - sono pessimista: siamo condannati ad una
ricaduta». Dalla primavera 2007, le perdite delle istituzioni
finanziarie in derivati hanno superato i 1.500 miliardi di dollari. I mercati
azionari hanno invece perduto circa metà del loro valore di Borsa, lasciando
sul terreno 28.700 miliardi di dollari a causa della minor propensione al
rischio degli investitori. Intanto, il 13 luglio scorso, il Dipartimento Usa di
Giustizia ha reso noto che è stata avviata un'indagine a tappeto sul mercato
dei credit default swaps; nel mirino è il Markit Group, ovvero il provider
controllato dalle più importanti banche di Wall Street, che gestisce i dati di
questo mercato non regolamentato. L'obiettivo delle indagini, da quanto trapela
dagli inquirenti, è verificare se le banche azioniste abbiano avuto accesso
privilegiato alle informazioni sui prezzi raccolte ed elaborate da Mankit
group. Mobius confessa di non avere una ricetta per ottenere un controllo
efficace dei derivati a fronte di operazioni in azioni, bonds, materie prime,
valute, tassi di interesse ma anche andamenti climatici o diritti ambientali.
Un giro d'affari che, secondo la Bri di Basilea ammonta a poco meno di 600 mila
miliardi di dollari (592 mila, per l'esattezza). Ovvero l'equivalente di dieci
volte l'intero prodotto lordo mondiale. «Di fronte a queste cifre - incalza
Mobius - si spiega la resistenza della comunità finanziaria:
le banche fanno talmente tanti soldi in questa zona grigia, che garantisce
generosi spreads, che non intendono affatto consentire che ci sia più
trasparenza». Per questo motivo, è il fosco presagio di Mobius, tempo 5-7 anni
la liquidità immessa nel sistema scatenerà una crisi
«molto profonda». Lo stesso sottosegretario al Tesoro Tim Geithner ha esortato,
la scorsa settimana, il Congresso ad intervenire sul tema derivati con nuove
leggi «che rendano difficile evadere i controlli». La strada maestra, ha
sottolineato, sta nell'imporre requisiti di capitale più stringenti. È questa, ha
aggiunto lo stesso Geithner, la strada che vuol seguire il presidente Barack
Obama: più regole per mercati meglio regolamentati e frequentati da operatori
sottoposti a controlli più stringenti ed adeguati. In assenza di una corrente
riformatrice degna di fiducia, secondo Mobius, stanno prendendo corpo le
condizioni per alcune «sensibili» correzioni al ribasso sui mercati: «tra il 15
e il 20 per cento», anche se i mercati emergenti «non sono cari». E tra questi,
dice Mobius, un occhio d'attenzione la merita Anglo American Plc, che ha
interessi nel platino, diamanti, carbone ed altri metalli. Riproduzione
riservata Bloomberg
( da "Repubblica, La"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina IV - Bologna
In primo piano La proposta di Gualtiero Tamburini di Nomisma "per
recuperare il ritardo sulle infrastrutture" con le azioni di Hera, Sab e
Fiera Il portavoce del sindaco... "Ma caserme e stazione sono un obiettivo
prioritario" L´urbanistica "Delbono venda le partecipazioni per il
metrò" I costruttori lodano la Giunta "Ora il patto sulle aree per
non gonfiare il mercato" Mattioli: il nodo ferroviario ha bisogno di
interventi strutturali Boschi: l´immobilismo serve a proteggere gli interessi
dei costruttori ELEONORA CAPELLI «La stazione è un obbiettivo prioritario per
la città, un tema che deve andare al di là degli interessi parziali di questa o
quella categoria. Per farla, la valorizzazione delle aree ferroviarie è
necessaria, un´operazione contro la quale i costruttori hanno levato gli scudi
nel 1994 e fanno resistenza da 15 anni esatti». Giancarlo Mattioli è stato
l´ultimo direttore dell´ufficio "Progetto nodo ferroviario" del
Comune di Bologna, che dipendeva direttamente dal sindaco, Walter Vitali.
Ultimo perché dopo il 1999 il Comune non ha più avuto questo genere di
struttura, ma da allora le condizioni di uno degli scali ferroviari più
importanti d´Italia non sono cambiate di molto. Il fatto che il neo assessore
all´urbanistica pensi che «se ne parlerà entro il prossimo mandato», non può
lasciare indifferente gli addetti ai lavori. «Il nemico numero uno della
stazione sono i ritardi - dice Mattioli - è vero che l´ingresso di nuove aree
cambierebbe il mercato, ma il nodo bolognese ha bisogno di interventi
strutturali». Chi ha studiato la materia e magari ha anche partecipato con un
progetto al concorso internazionale per la nuova stazione, come l´architetto
Filippo Boschi che faceva parte del team Ingenhoven Arkitekten, lo sa bene. «L´immobilismo è protezionismo di interessi economici - dice Boschi - . è una vecchia
questione: se mettiamo a disposizione nuove aree da costruire, il mercato ne
risente perché i prezzo calano. Forse il mercato immobiliare ne avrebbe dei
contraccolpi, ma l´ambizione di un´amministrazione deve essere quello di
disegnare una città diversa». A questo sarebbero servite le aree ex
militari, che il nuovo assessore vuole «riqualificare con prudenza». «Con un
progetto unitario per quegli spazi, la città si apre a tante prospettive nuove
- dice Boschi - . L´idea di un progetto organico è l´esatto contrario di farne
un pochino per volta, e comunque la preoccupazione dovrebbe essere quella di
avere un buon progetto per quelle aree». Un eventuale calo dei prezzi di aree e
case, del resto, non dovrebbe preoccupare nel momento in cui la "fuga
dalla città costa al Comune 5 milioni di euro all´anno, come ha di recente
quantificato Nomisma. «Si costruisce poco e si vende a prezzi alti, il
cittadino compra poco e a molto - sintetizza l´architetto Gabriele Tagliaventi,
presidente dell´associazione "A Vision of Europe" - . Ci vorrebbe uno
sforzo per creare un sistema dalla dinamica opposta, in cui tutti vincono. La
nostra città dovrebbe tornare ad avere mezzo milione di abitanti». Mentre gli
architetti, famosi oggi come vere "star", disegnano le città del
futuro, i progettisti bolognesi guardano con disillusione la prudenza
dell´amministrazione sulla partita dell´urbanistica.
( da "Italia Oggi"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
la manovra data: 18/07/2009 - pag: 30 autore: Gli intermediari si preparano ai
rimpatri Una torta da 150 miliardi di euro. È questo il ghiotto boccone che si
preparano a gestire le società di private banking e le fiduciarie impegnate nel
rimpatrio dei capitali fuggiti all'estero. A partire dal 15 settembre, il nuovo
scudo introdotto dal governo permetterà di riportare a casa le attività
finanziarie detenute all'estero, previo il pagamento di una sanzione
amministrativa del 5%. Una gallina dalle uova d'oro per il sistema bancario del
Belpaese, pronto a replicare i successi delle due precedenti amnistie fiscali
del 2002 e del 2003 che fecero rientrare in Italia 46 miliardi di euro mentre
altri 31,7 miliardi subirono un processo di regolarizzazione oltreconfine. «La crisi
economica e il mutato contesto internazionale spingeranno verso il
riposizionamento patrimoniale, finanziario o immobiliare degli asset detenuti
all'estero», ha dichiarato Luigi Mennini, responsabile financial planning di
Banca Finnat Euramerica. «E questo, attraverso il ricorso a veicoli che
garantiscono l'anonimato come l'intestazione fiduciaria». Il rientro semplice
dei capitali attraverso Finnat non avrà alcun costo a patto che il cliente
decida di lasciare la gestione del patrimonio presso la banca, mentre chi
utilizzerà lo strumento fiduciario, vedrà applicata la commissioni standard
dell'intestazione fiduciaria. Ma qual è l'identikit del soggetto che farà
ricorso allo scudo fiscale? «Esistono tre categorie di possibili utilizzatori»,
ha dichiarato Andrea Ragaini, responsabile divisione private banking del gruppo
Carige. «L'imprenditore che ha necessità di finanziare la propria azienda a
causa dei problemi patrimoniali e finanziari determinati dalla crisi; chi ha ricevuto fondi all'estero e non ha utilizzato
i precedenti due scudi; e chi ha ricevuto eredità dopo il 2003». Secondo
Ragaini, l'unica grande differenza di questa amnistia rispetto a quelle passate
è data dal calcolo dell'aliquota per cui stavolta si fa riferimento al 50%
sugli interessi percepiti nel quinquennio precedente. «Cambia la formula ma non
la sostanza», ha concluso Ragaini. «Si tratta solo di una dicitura necessaria
per ottenere il placet da parte dell'Unione europea». Dello stesso parere Marco
Cascino, amministratore delegato di Cordusio Fiduciaria, del Gruppo Unicredit.
«Rispetto al precedente scudo fiscale non vedo grandi differenze al di là
dell'aliquota», ha spiegato Cascino. «Stavolta, però, i capitali detenuti nei
paesi extra-Ue, compresa quindi la Svizzera, dovranno essere necessariamente
rimpatriati e non varrà lo strumento della regolarizzazione come in passato».
Ma attenzione ai tempi. «Il periodo temporale di validità dello scudo fiscale è
sufficiente per realizzare tutte le attività di rimpatrio necessarie», ha
concluso Cascino, «ma sarebbe bene che chi volesse servirsi di questo strumento
iniziasse a muoversi per tempo. Esiste infatti la possibilità di trovare in
portafoglio asset illiquidi che potrebbero richiedere più tempo per il loro
rimpatrio». Se il nuovo non si discosta molto dai vecchi, per quali ragioni un
risparmiatore che non ha approfittato delle due precedenti amnistie dovrebbe
guardare con interesse al Tremonti-ter? «Oggi è cambiato il contesto
internazionale con la stretta dei paesi dell'Ocse al segreto bancario», ha
spiegato Sergio Rogani, amministratore delegato di Ubs Fiduciaria. «Oltre a
questo, la crisi finanziaria potrebbe aver convinto
molti risparmiatori a riavvicinare i patrimoni detenuti all'estero per consentirne
un migliore monitoraggio e una gestione più efficace. In momenti di volatilità,
la prossimità geografica costituisce un elemento fondamentale consentendo un
confronto frequente con il proprio gestore».
( da "Riformista, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Giù il valore delle
case Meno 10% in due anni Il mercato immobiliare italiano tornerà a crescere
non prima del 2011. È quello che afferma il rapporto Nomisma sul settore per il
2009. Nei primi sei mesi di quest'anno i valori sono scesi del 2,5 per cento, e
nei sei mesi precedenti dell'un per cento. Gli analisti di Nomisma ritengono
probabile che i corsi immobiliari perdano alla fine dell'anno tra il sei e
l'otto per cento rispetto allo scorso anno. E qualche altra cosa perderanno il
prossimo anno. Questo è il prezzo che il mercato paga alla crisi finanziaria innescata dai prodotti
derivati che era partita proprio dal settore immobiliare americano. Il prezzo è
una discesa dei valori in due anni di circa il 10 per cento. Ancorché forse sin
troppo limitata - e comunque quasi impercettibile rispetto ai crolli dei
mercati negli Stati Uniti o in Spagna - è una correzione decisamente salutare,
se pensiamo all'esagerato livello dei prezzi delle case negli ultimi anni, che
non corrispondeva più a una realistica valutazione delle cose. Anche da noi c'è
stata una bolla dei valori, e solo a crisi finita
capiremo di che entità. Per il momento sappiamo che la contrazione delle
compravendite (del 15 per cento l'anno scorso e di quasi il 19 nel primo
trimestre di quest'anno) porterà a una contrazione del fatturato di settore:
quest'anno l'immobiliare potrebbe chiudere con un fatturato di 110 miliardi, il
30 per cento in meno rispetto al 2007, anno boom. La conferma della correzione
in atto arriva anche da Eurostat, che ha diffuso ieri i dati di maggio
sull'edilizia nell'Unione europea. Per l'Italia sono disponibili solo i dati
relativi al primo trimestre del 2009, con un calo dell'attività edilizia del
12,3 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2008. 18/07/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-18 - pag: 31 autore: In linea col
mercato Flessione del 16,5% per le vendite di Renault Nel primo semestre
dell'anno Renault ha accusato un calo delle sue vendite mondiali del 16,5% a
1,106 milioni di unità a causa della crisi economica,
che ha colpito i mercati in cui il gruppo auto francese è presente. La quota di
mercato sul piano mondiale è rimasta invariata al 3,75%, considerato che il
crollo delle sue vendite è in linea con il calo del mercato mondiale che ha
registrato una flessione del 16,5 per cento. Sul mercato europeo, in flessione
del 10,6%, le vendite della casa automobilistica francese sono scese del 10,7%.
Anche in questo caso la sua quota di mercato è rimasta invariata all'8,4 per
cento. Il gruppo francese ha anche indicato ieri di aver chiuso il semestre con
un «margine operativo negativo» ma con un «free cash flow nettamente positivo»,
grazie al piano di economie annunciato a febbraio. I
risultati finanziari del semestre saranno resi noti il prossimo 30 luglio. In
un contesto di crisi finanziaria ed economica, si legge nel comunicato diffuso ieri, il gruppo
Renault dispone di punti di forza per il secondo semestre: il pieno effetto del
rinnovo della gamma con i prodotti faro in Europa come New Mègane, New
Scènic 7 posti, New Scènic X-mod e Nuova Clio; una gamma Renault eco2 in Europa
particolarmente adatta al contesto ambientale e alle nuove misure fiscali. I
risultati di Renault sono in linea con quelli annunciati la scorsa settimana da
un altro costruttore francese, il gruppo Psa Peugeot Citroen , che ha
registrato un calo delle vendite mondiali nei primi sei mesi del 2009 del 14
per cento. Sulla piazza di Parigi, ieri il titolo Renault ha guadagnato
l'1,62%,mentre Peugeot ha messo a segno un progresso dell'1,82 per cento. R.Fi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-18 - pag: 28 autore: Regole. Dagli
intermediari alla Consob Prodotti illiquidi: ecco le linee guida Quando uno
strumento finanziario può dirsi liquido? Le associazioni degli intermediari
italiani (Abi, Assosim e Federcasse) hanno inviato ieri alla Consob le loro
linee guida in cui precisano quali caratteristiche azioni, obbligazioni,
prodotti strutturati o derivati debbono avere per poter "presumere"
un'effettiva liquidabilità da parte di un investitore. Cioè un loro «smobilizzo
entro un lasso di tempo ragionevole, a condizioni di prezzo significative»,
come stabilisce una recente comunicazione della Consob. Il
tema è emerso con prepotenza nel corso della recente crisi
finanziaria, quando molti strumenti finanziari
(soprattutto del mercato del debito) non hanno più trovato investitori disposti
ad acquistarli, con il risultato che i loro possessori non sono riusciti a
disfarsene se non a costo di pesanti perdite. A tutela dei
risparmiatori, la Consob, nel marzo scorso, ha appunto emesso una comunicazione
in cui detta regole di comportamento e trasparenza per i prodotti illiquidi
facendo presente che non è sufficiente la quotazione formale di un titolo per
poterne desumere una effettiva scambiabilità (il riferimento è alla Borsa,
soltanto sulla carta, del Lussemburgo). Con le loro linee guida, sulle quali
l'authority si dovrà ora esprimere, gli intermediari indicano, per ciascuna
piattaforma di negoziazione e famiglie di prodotti, quali elementi vanno tenuti
presenti per poterli considerare liquidi ed esonerarli dal rispetto delle nuove
regole della Consob. Per i mercati regolamentati ed i sistemi multilaterali di
negoziazione un simile connotato è caratterizzato - fa presente il documento –
dalla presenza di almeno un market maker o specialista che garantisce in via
continuativa proposte di acquisto e vendita o la presenza di più soggetti che
intervengono attivamente su quel mercato. Tali condizioni, tuttavia, possono
cambiare per tempo e pertanto - aggiungono le linee guida - non si considerano
realizzate, per ciascun strumento finanziario, in assenza di contratti
giornalieri (o di proposte di specialisti o market maker) per un determinato
numero di sedute. O di un volume di scambi mensili che raggiunga almeno una
determinata soglia. Nel caso di un internalizzatore sistematico
(l'intermediario che su base sistematica esegue gli ordini della clientela) i
parametri presi in considerazione sono il «pronto smobilizzo (di norma entro
tre giorni lavorativi dalla data dell'ordine del cliente)» e «condizioni di
prezzo significative ». A questo riguardo, in particolare, l'intermediario
dovrà mantenere gli spread denaro- lettera «in linea con le informazioni
pubblicamente disponibili sui mercati regolamentati e le piattaforme
multilaterali di negoziazione » sui medesimi titoli. Ancora più impegnative
sono le condizioni che un intermediario deve rispettare qualora esegue gli
ordini della clientela senza assumere lo status di internalizzatore
sistematico. In questo caso viene imposto anche il rispetto di un rigoroso
sistema di pricing degli strumenti finanziari ed anche la disponibilità di
informazioni pre e post negoziazione. La ratio di questi interventi è chiara.
Quella di spingere gli intermediari verso strutture di negoziazione più
efficienti e trasparenti. In caso contrario, appunto, scatteranno i vincoli di
trasparenza e gli obblighi di condotta previsti dalla Consob per gli
"illiquidi". R.Sa. IL PRINCIPIO Le attività per essere liquide devono
poter essere «smobilizzate entro un lasso di tempo ragionevole, a un prezzo
significativo»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-18 - pag: 28 autore: Private equity. A
sorpresa Veneto Banca nega il finanziamento per rilevare il gruppo De Fonseca
ai fondi? La banca dice no Morya Longo Sembrava quasi cosa fatta. L'intesa
c'era, il prezzo era stato pattuito.Anche la lettera d'intenti era stata
firmata. Ma l'acquisizione del gruppo piemontese De Fonseca da parte del fondo
di private equity Avm – secondo le indiscrezioni raccolte dal Sole-24 Ore –ha
subìto uno stop a sorpresa: una delle banche che doveva finanziare parte
dell'acquisizione, cioè Veneto Banca , al momento del via libera finale ha
infatti deciso di tirarsi indietro. Dall'istituto veneto motivano la decisione
in modo strategico: «Preferiamo finanziare gli investimenti delle piccole
imprese della nostra zona, piuttosto che un'operazione finanziaria
fatta su un gruppo piemontese». Ma il voltafaccia improvviso è stato accolto da
compratore e venditore con tanto amaro in bocca (per usare un eufemismo). Una
cosa è certa: la vendita di De Fonseca si è quantomeno arenata. Se ne riparlerà
a settembre, ammesso che si trovi un'altra banca. E di questi tempi non è cosa
scontata. La vicenda di De Fonseca, storica azienda piemontese famosa per le
pantofole, è emblematica del clima che si respira oggi nel mondo del private
equity. La società attualmente è controllata da Efibanca Palladio Finanziaria,
che a sua volta l'aveva rilevata dal fondo IF investimenti. Nonostante i
ripetuti passaggi da un fondo all'altro – che spesso zavorrano la società di
debito – in questo caso De Fonseca non è stata eccessivamente appesantita. Alla
fine di questa nuova acquisizione – ammesso che si concluda – la società
dovrebbe infatti avere un debito tre volte superiore al margine operativo
lordo: nulla di eccessivo, insomma. Per di più l'acquisizione preparata dal
fondo Avm Private Equity doveva avvenire a prezzi ragionevoli: 6 volte il
margine operativo lordo, che valorizzerebbe l'intero gruppo sopra i 70 milioni
di euro ( enterprise value ). Anche qui: multipli ben lontani dagli eccessi di
12-13 volte che si vedevano prima della crisi finanziaria. Eppure se due anni fa
le banche finanziavano qualunque acquisizione da parte dei fondi di private
equity a qualunque multiplo, ora si tirano spesso indietro. Gli addetti ai
lavori dicono infatti che è sempre più difficile ottenere credito per
operazioni di leverage buy-out . Per questo il caso De Fonseca diventa
emblematico di un momento storico. Veneto Banca in un primo momento aveva dato
il via libera al finanziamento, come tutte le altre banche coinvolte, ma quando
il dossier è passato al comitato crediti della holding ha bloccato tutto.
Veneto Banca dice che vuole finanziare le imprese venete e non acquisizioni a
leva in Piemonte. Dall'altra parte le si contesta l'improvviso voltafaccia che
rischia di compromettere l'intera acquisizione di De Fonseca e il fatto che –in
fondo –dietro l'operazione finanziaria in realtà c'è
un'industria vera. Il dibattito è questo: riguarda De Fonseca, ma – in realtà
–tante altre società bersaglio dei fondi di private equity. Riguarda, insomma,
il rapporto tra finanza, industria e banche. Cioè il vero nodo irrisolto del
mondo post-crisi. m.longo@ilsole24ore.com ©
RIPRODUZIONE RISERVATA BUY-OUT ARENATO A rilevare il leader delle pantofole
doveva essere Avm ma ora l'operazione si è incagliata: a settembre si cercherà
un altro istituto
( da "Manifesto, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
INDONESIA NEL MIRINO
Attacco kamikaze scuote Giacarta Due bombe sono esplose a breve distanza l'una
dall'altra nel cuore finanziario della capitale
indonesiana. I morti sono di diverse nazionalità, tra i 60 feriti 18 sono
stranieri. Ancora nessuna rivendicazione. Nella stanza di uno degli alberghi è
stato disinnescato un ordigno e ritrovato materiale esplosivo. L'attacco
inaspettato colpisce un paese fiducioso e in piena ripresa economica che
sperava di avere indebolito per sempre il terrorismo Colpiti due hotel di
lusso, 9 i morti. Il commando pernottava al Fernando Amaral* Fernando Amaral*
Marriott hotel di Giacarta, stanza 1808. Da lì è partito il commando di
estremisti suicidi che ha seminato terrore e morte nella capitale indonesiana.
Ieri Giacarta si è svegliata nel mezzo di un incubo. Due ordigni sono esplosi
alle otto del mattino (le tre di notte in Italia) in due alberghi di lusso, nel
cuore finanziario della città: il Marriott hotel, già
colpito da un'autobomba nel 2003, e il Ritz-Carlton, entrambi frequentati da
uomini d'affari di tutto il mondo e considerati tra i più sicuri della
capitale. I morti accertati sono nove (incluso un kamikaze) di diverse
nazionalità. Un elenco iniziale stilato dalle autorità menzionava anche
italiani ma la Farnesina ha poi smentito. I feriti sono oltre 60, fra i quali
18 stranieri: americani, canadesi, britannici, australiani, olandesi, indiani,
sudcoreani e norvegesi. Il dipartimento di Stato Usa ha reso noto che 8 dei
feriti sono americani. Barack Obama ha condannato fermamente i «rivoltosi»,
offrendo l'aiuto degli Usa al governo indonesiano. Testimoni oculari hanno
riferito che le esplosioni si sono verificate a pochi minuti di distanza,
entrambe all'interno degli hotel, a giudicare dal modo in cui sono esplosi i
vetri delle finestre e dalla devastazione mostrata dalle immagini. Giunta sul
luogo, il ministro indonesiano per la sicurezza, Widodo Adi Sucipto, ha detto
che si trattava di «bombe ad alto potenziale esplosivo», in grado di sventrare
un edificio. Per aggirare le severissime misure di sicurezza, sembra che gli
attentatori si siano registrati come ospiti paganti, operando appunto dalla
stanza 1808. Lì si concentrano le indagini e lì si trova la chiave per
comprendere, in assenza di rivendicazioni, chi c'è dietro. «Un atto crudele e
disumano» ha proclamato il neoeletto presidente indonesiano, Susilo Bambang
Yudhoyono, assicurando che i terroristi saranno catturati e notando con
disappunto che l'atto terroristico potrebbe avere un impatto negativo sul
commercio e il turismo dell'Indonesia. Dopo gli attacchi, i
mercati finanziari
indonesiani sono crollati e c'è chi pensa che l'episodio potrebbe cancellare i
considerevoli progressi, di stabilità e democrazia, vantati negli ultimi anni
dal governo indonesiano, che avevano diffuso negli investitori un clima di
maggiore fiducia verso la più grande economia dell'Asia sudorientale.
Eppure la tornata elettorale che solo dieci giorni fa aveva visto Yudhoyono
trionfare con la maggioranza assoluta dei consensi popolari - come d'altronde
quella delle elezioni generali di aprile - era stata pacifica e l'ottimismo la
faceva da padrone nei palazzi delle istituzioni politiche indonesiane. Il
terrorismo, specie quello di matrice islamica, sembrava indebolito e la rete
della Jemaah Islamiah (JI), ritenuta responsabile degli attentati di Bali e del
Marriott negli anni scorsi, era stata fortemente ridimensionata. Secondo Sydeny
Jones, analista dell'International Crisis Group, sebbene alcuni leader della
JI, come Noordin Mohammed Top, siano ancora ricercati, il movimento islamista
legato ad Al Qaeda non possiede più la forza e l'impatto di qualche anno fa.
Alcune cellule di militanti potrebbero ancora essere «dormienti» e dunque
pronte ad attivarsi, come afferma un rapporto sulla sicurezza dell'Australian
Strategic Policy Institute diffuso ieri, che giudicano possibili nuovi attacchi
della JI, ma le indagini e i sospetti per gli attentati di ieri seguono anche
altre possibili piste. Lo stesso Yudhoyono non ha esitato a denunciare che gli
attacchi rientrano in una «campagna sovversiva per destabilizzare il paese»
che, secondo l'intelligence, includerebbe anche piani per assassinare lo stesso
capo di stato. Tutto ruota intorno al gruppo che ha usato la stanza 1808,
utilizzata come base logistica, dove è stato ritrovato materiale per
confezionare esplosivi e un altro ordigno inesploso. Militanti irriducibili ma
isolati? Criminali prezzolati a servizio di qualche vecchia lobby che non
gradisce il presidente in carica? Apparati deviati delle forze armate pronti al
golpe? Molti interrogativi e poche certezze sulle bombe di Giacarta. Nel paese
musulmano più popoloso al mondo (240 milioni di abitanti) il governo è stato
elogiato negli ultimi anni per la sua capacità di contenere l'islamismo
militante, uscito indebolito, fra l'altro, dalle ultime tornate elettorali.
Potrebbe essere, dunque, un colpo di coda di gruppi islamici radicali. Ma anche
il gesto isolato di fazioni sovversive, nascoste nelle pieghe della quantomai
variegata società indonesiana. *Lettera 22 Foto: GLI EFFETTI DELL'ATTACCO AL
MARRIOTT HOTEL DI GIACARTA. FOTO PICCOLA: I DIPENDENTI EVACUATI DAGLI ALBERGHI
COLPITI /AP
( da "Messaggero, Il"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 18 Luglio
2009 Chiudi NEW YORK - Bank of America e Citigroup, giganti del credito simbolo della crisi finanziaria americana, tornano in utile a confermare, dopo i solidi conti di
Goldman Sachs e JPMorgan, che sui mercati finanziari la stabilizzazione dei mercati finanziaria sembra
procedere più velocemente del previsto. Bank of America chiude il secondo
trimestre con un utile netto di 3,2 miliardi di dollari e un fatturato al netto
delle spese per interessi di 33,1 miliardi, al di sotto delle attese
degli analisti. Citigroup archivia il trimestre tornando in nero: i profitti
netti sono risultati pari a 4,3 miliardi di dollari. Le buone performace di
Bank of America e Citigroup nasconde però una realtà più difficile: sui
risultati ha inciso in modo determinante la cessione di asset. Per Bofa la
vendita della quota nella cinese China Costruction bank (Ccb), per Citigroup la
joint venture di Smith Barney con Morgan Stanley: senza queste dismissioni e
nonostante i miliardi di dollari di aiuti pubblici ricevuti, le due banche avrebbero
registrato perdite consistenti.
( da "Corriere della Sera"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Focus Vuota data: 18/07/2009 - pag: 11 La denuncia All'estero falsi
tre prodotti alimentari su quattro. Anche la Francia tra i Paesi più colpiti
Nuove versioni In America il San Daniele diventa «Daniele Prosciutto» e il
Parmigiano «Parmesan», simile al «Reggianito» argentino Se il cibo, di
italiano, ha solo il nome Formaggi, salumi, olio: contraffatti ma con «Italian
sounding» Un giro d'affari mondiale che supera i 56 miliardi di euro E sistono
pirati e pirati. Ci sono quelli che assaltano le navi e quelli che scaricano
dal web abusivamente musica e film. E poi ci sono quelli che si dedicano al
cibo. Il fenomeno si chiama agropirateria e consiste nella contraffazione di un
prodotto alimentare tramite lo sfruttamento della reputazione, della notorietà
e dei marchi. E l'affare rende: sul solo mercato americano l' italian sounding
(prodotti che imitano o fanno riferimento a nomi italiani) vale 17,7 miliardi
di dollari. Di questi solo 1,5 miliardi vanno a prodotti realmente italiani. E
così si scopre (fonte Fedagri su dati Nomisma) che il 97% della pasta venduta
in Nord america è un'imitazione di quella italiana, lo stesso succede per il
94% dei prodotti sott'olio e per il 76% delle conserve di pomodoro. L'Accademia
italiana della cucina ha dedicato un libro ( dal titolo «Il falso in tavola»)
al fenomeno che in tutto il mondo muove un giro d'affari pari a 56,2 miliardi
di euro. I Paesi più attivi nel produrre imitazioni sono Australia, Nuova
Zelanda e Stati Uniti, lì si annidano i più insidiosi pirati alimentari che si
camuffano dietro le sigle più strane e fantasiose: si va dal Parma ham (Usa)
all'Asiago del Wisconsin (Usa), dal Tinboonzola (Australia) al Parmesao
(Brasile) o al Reggianito (Argentina). Come è evidente, ad essere colpiti
maggiormente sono formaggi, salumi e olio d'oliva, un settore che ha un
fatturato al consumo di 8,8 miliardi di euro, un export di 1,8 miliardi e
impiega più di 300 mila persone. «Il danno per il comparto formaggio è davvero
elevato conferma Stefano Berni, direttore generale consorzio Grana Padano .
Basti pensare al Grana che è il prodotto dop più consumato nel mondo: ne
produciamo 1 milione e 100 mila forme da
( da "EUROPA ON-LINE"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Esteri 18 luglio 2009 Indonesia, democrazia sotto tiro Bombe in due hotel di
Jakarta, torna l'incubo terrorismo L' Indonesia nuovamente sotto il fuoco del
terrorismo. Per la quinta volta in pochi anni, il paese musulmano più grande,
popoloso e importante del mondo è vittima di un duro attacco terroristico: due
bombe sono esplose in due hotel internazionali, il Marriott e il Ritz Carlton.
Nove i morti, decine e decine, forse cinquanta, i feriti. Lo stesso presidente
della repubblica, appena riconfermato nelle recenti elezioni, Susilo Bambang
Yudhoyuno, potrebbe essere stato tra gli obiettivi dell'azione. Questa è
l'opinione dei servizi segreti indonesiani. Insomma Jakarta e l'Indonesia
ancora in conflitto con i radicali islamici. Ma chi sono i miliziani che
colpiscono questo paese? Gli occhi di investigatori e specialisti sono tutti
puntati sulla Jemaah Islamiyah, un network terroristico ritenuto responsabile
di moltissimi atti violenti in tutto il sudest asiatico, in particolare delle
bombe che colpirono in due occasioni, 2002 e
( da "Corriere della Sera"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 18/07/2009 -
pag: 37 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici ancora su, rimbalza
Atlantia Piazza Affari chiude una settimana tutta al rialzo, in linea con le
altre Borse europee. Nella seduta di ieri è dello 0,26% il miglioramento
dell'indice Ftse-Mib, mentre l'Ftse All Share cresce dello 0,32%, ma
tanto basta per confermare la tenuta del mercato, caratterizzato tra l'altro da
volumi accettabili data la stagione (poco più di 2 miliardi di euro il
controvalore complessivo). Nemmeno l'esplosione del caso Risanamento (titolo
sospeso) frena l'ottimismo di fondo degli operatori: le due banche maggiormente
coinvolte, vale a dire Intesa Sanpaolo e Banco Popolare, dopo qualche iniziale
difficoltà sono terminate sostanzialmente invariate (rispettivamente -0,31% e
-0,68%). Quanto alle altre singole variazioni, nell'ambito dei 40 titoli
principali non ci sono stati exploit e tanto meno cadute su cui concentrare
l'attenzione. A crescere di più è stata Atlantia, che ha recuperato il 2,28%
dopo la frenata di giovedì. Prysmian, invece, ha proseguito la corsa,
guadagnando il 2,23% e raggiungendo così, a quota 11,44 euro, il nuovo massimo
dell'anno. Non c'è alcuna motivazione particolare dietro questi progressi, se
non una scommessa sulla chiusura anticipata dell'accordo finanziario
con l'olandese Draka annunciato a fine giugno. Bene anche Fondiaria-Sai
(+2,05%) mentre rialzi superiori al punto percentuale hanno riguardato
Autogrill (+1,25%), Monte Paschi (+1,71%), Fiat (+1,18%), e Terna (+1,26%).
Soltanto due, infine, i ribassi che superano l'1%: Campari, scesa dell'1,44%
(il titolo aveva toccato la vigilia il massimo annuale) e Mediolanum, in calo
dell'1,33%. Scatto di Prysmian Prysmian ai massimi dell'anno: il mercato punta
sull'anticipo dell'intesa con Draka
( da "Corriere della Sera"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 18/07/2009 -
pag: 37 Il caso a New York/2 BofA e Citigroup, torna l'utile Bank of America
(BofA) e Citigroup, giganti del credito simbolo della crisi
finanziaria americana, tornano in utile. A conferma,
dopo i solidi conti di Goldman Sachs e JPMorgan, che sui mercati finanziari la stabilizzazione
sembra procedere più velocemente del previsto. Bank of America chiude il
secondo trimestre con un utile netto di 3,2 miliardi di dollari e un fatturato
al netto delle spese per interessi di 33,1 miliardi, al di sotto delle attese
degli analisti. Citigroup archivia il trimestre tornando in nero, con profitti
netti per 4,3 miliardi di dollari. A Wall Street, tuttavia, BofA è scesa ieri
del 2,13%, Citi dello 0,33%. Kenneth Lewis ceo di Bank of America
( da "Corriere della Sera"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 18/07/2009 - pag: 37 Il
caso a New York/1 La trimestrale frena General Electric Una flessione del
6,05%, a 11,65 dollari, con 160 milioni di titoli scambiati rispetto a una
media di circa 95 milioni negli ultimi tre mesi. Il titolo General Electric ha
subìto ieri a Wall Street l'impatto delle vendite dopo la presentazione dei
conti trimestrali. La contrazione dell'utile netto è stata del 47%, a 2,68
miliardi di dollari, a causa del persistere delle difficoltà nella divisione finanziaria, che ha registrato un calo degli utili dell'80%.
Il fatturato è calato invece del 17%, a 39,1 miliardi di dollari. Cresciuti,
invece, i profitti della divisione energia, mentre quelli di Nbc Universal
(cinema e televisione) sono scesi del 41%. Jeff Immelt ceo General Electric
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: STORIA
COP data: 2009-07-18 - pag: 4 autore: Gestioni. Il peso dei benchmark e delle
tipologie di mandato Prove tecniche di recupero Il rally di
Borsa ha premiato chi aveva perso di più nel
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione:
ANALISI data: 2009-07-18 - pag: 28 autore: Obbligazioni strutturate. Index
linked Con Credit Suisse si punta su tre listini internazionali Premio a
scadenza del 9,2%, ma solo se nessun indice perde più del 30% L a crisi finanziaria ha avuto ripercussioni pesanti anche nella confederazione
elvetica e gli istituti di credito sono al centro delle polemiche a causa della
loro esposizione verso i cosiddetti titoli tossici. Le ripercussioni tra i
diversi players non sono stati tutte uguali e Credit Suisse è riuscita a
contenere i danni e a migliorare la sua situazione competitiva, rispetto
al gigante Ubs. La crescente fiducia nell'istituto elvetico ha fatto approdare
sul mercato un bond proposto da Banco Posta e legato a 3 indici azionari. Il
periodo di collocamento è compreso tra il 22 giugno e il 22 agosto 2009 per un
importo totale pari a 900 milioni di euro. Il bond in questione (Isin
IT0006699505) ha una durata di 6 anni e andrà in scadenza il 28 agosto 2015.
Durante la vita corrisponderà una cedola annua fissa pari al 3,75% e al
termine, se nessun indice compreso nel basket avrà perso oltre il 30%, pagherà
un premio pari al 9,25. Il basket è composto da 3 blasonati indici azionari: il
DJ Eurostoxx 50, lo S&P500 e l'Hang Seng, l'indice delle blue chips
rappresentativo del mercato di Hong Kong. Come spesso accade per strumenti
caratterizzati da questi payoff la diversificazione non aumenta la probabilità
di conseguire un rendimento addizionale. Soprattutto l'Hang Seng presenta un
legame con gli altri indici (correlazione) non elevata, lasciando aperta la
possibilità di conseguire risultati negativi anche in circostanze accettabili.
In pratica l'investitore è in balia della performance dell'indice peggiore del
basket. Questa tipologia di opzioni generalmente hanno un valore contenuto e
infatti nel prospetto dell'emissione viene esposto un valore pari al 4,6% del
totale. La parte interessante dell'obbligazione risiede nella parte fissa in
quanto grazie ad un recente calo dei rendimenti di mercato e nella riduzione
degli spread su Credit Suisse, alle attuali condizioni il prodotto risulta
valere circa 100, più di 96,5 presente nel prospetto. L'investitore ha quindi
solamente due scenari possibili, uno meno favorevole (3,75% lordo) con una
elevata probabilità di conseguimento (71,1%) e uno interessante (5,11% lordo)
nel 29% dei casi. Il rendimento atteso dell'obbligazione è pari al 4,14%, in
linea a quanto ottenibile investendo nel reddito fisso dello stesso emittente.
Lasciando aperta la possibilità del sostanzioso premio a scadenza e di
conseguire un rendimento interessante con un rischio addizionale contenuto,
costituito da un rendimento leggermente inferiore a quello di mercato.
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione:
ATTUALITA data: 2009-07-18 - pag: 12 autore: Risparmio gestito. Chi cresce
anche in tempo di crisi Aureo Sgr si rinnova grazie
alla spinta Bcc Da inizio anno i flussi freschi sono positivi per 25 milioni D
a qualche settimana i clienti delle Banche di Credito Cooperativo che vogliono
investire in fondi comuni hanno a disposizione nuovi strumenti. Aureo Gestioni,
la Sgr di casa, ha rinnovato la sua gamma con l'obiettivo di mettere a
disposizione delle Bcc strumenti sempre più in grado di rispondere alle
caratteristiche della clientela in termini di profilo rischio/rendimento, in
particolare all'indomani degli eventi macro-economici dell'ultimo anno.
Presente in 2.613 comuni dove spesso rappresenta l'unica realtà bancaria, il
sistema delle Bcc nel
( da "ITnews.it" del
18-07-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 18 lug. (Ign)
- Nintendo e Nikkei hanno sviluppato insieme un programma in esclusiva per
Nintendo DS, la console di gioco portatile di Nintendo. Il software, dal titolo
"Nihon Keizai Shimbunsha Kanshu: Shiranai Mama de ha Son wo Suru ' Mono ya
Okane no Shikumi' DS" ("Se non lo conosci ti può danneggiare: Come
gestire il denaro' creato sotto la supervisione di Nikkei Inc."), propone
contenuti sull'economia. Il lancio è previsto per il 27 agosto 2009, al momento
solo in Giappone. Questo programma permetterà agli utenti
di acquisire informazioni e conoscenza di problemi economici che vanno dalla
gestione quotidiana dei soldi alla crisi finanziaria e alle politiche economiche semplicemente guardando i grafici e
le immagini e rispondendo a domande. Il titolo è adatto a un'ampia fascia di
età che va dai giovani ai più anziani.
( da "Sicilia, La"
del 18-07-2009)
Argomenti: Crisi
USA: bilanci
positivi per Bank of america e citigroup I giganti del credito tornano in utile
New York. Bank of America e Citigroup, giganti del credito
simbolo della crisi finanziaria americana, tornano in utile a confermare, dopo i solidi conti di
Goldman Sachs e JPMorgan, che la stabilizzazione dei mercati finanziari sembra
procedere più velocemente del previsto. Bank of America chiude il secondo
trimestre con un utile netto di 3,2 miliardi di dollari e un fatturato al netto
delle spese per interessi di 33,1 miliardi, al di sotto delle attese
degli analisti. Citigroup archivia il trimestre tornando in nero: i profitti
netti sono risultati pari a 4,3 miliardi di dollari. Le buone performace di
Bank of America e Citigroup nascondono però una realtà più difficile: sui
risultati ha inciso in modo determinante la cessione di asset. Per Bofa la
vendita della quota nella cinese China Costruction bank (Ccb), per Citigroup la
joint venture di Smith Barney con Morgan Stanley: senza queste dismissioni e
nonostante i miliardi di dollari di aiuti pubblici ricevuti, le due banche
avrebbero registrato perdite consistenti. Escludendo la plusvalenza di 6,7
miliardi di dollari dovuta alla cessione parziale della sua divisione di
brokeraggio, Citigroup nel trimestre registra una perdita operativa di 27
centesimi per azione. I risultati di Goldman e JPMorgan, invece, non lasciano
adito a dubbi sulla solidità dei due istituti, i leader del mercato. Risultati
in calo, invece, per General Electric, che registra una contrazione dell'utile
netto del 47% a causa del persistere delle difficoltà nella divisione finanziaria. Nello svelare i propri conti sia Bofa sia
Citigroup hanno messo in guardia sul fatto che, date le condizioni
dell'economia, la strada per uscire definitivamente dalla crisi
è piena di ostacoli. Legati, in particolare, alle potenziali perdite sui
finanziamenti concessi ai consumatori americani. «La nostra sfida più
significativa ora resta il credito al consumo» spiega l'amministratore delegato
di Citigroup, Vikram Pandit. E Kenneth Lewis, ad di Bank of America, avverte
che la debolezza dell'economia e le difficoltà del settore creditizio peseranno
sui conti anche del prossimo anno. R. E.
( da "Stampa, La" del
19-07-2009)
Argomenti: Crisi
IL SOGNO DEL MARCHIO
DI LUSSO S'È CAPOVOLTO. SARÀ IL GRUPPO DI WOLFSBURG AD ACQUISTARE I RIVALI DI
STOCCARDA Indistruttibile Ferdinand Piëch ha vinto la battaglia contro il
collega Wendelin Wiedeking Volkswagen vuole tutta la Porsche All'Emirato del
Qatar dovrebbe andare una quota di capitale tra il 14,9 e il 19,9% Land Rover
lancia il telefonino 4x4 Resiste a temperature estreme (da
( da "Repubblica, La"
del 19-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Economia
Un articolo del decreto anticrisi le equipara ai
ministeri. L´allarme della Cgil Società pubbliche sotto tutela stop ad
assunzioni e consulenze Dalla Rai alle Ferrovie, dall´Anas alle Poste, ecco la
nuova stretta del governo ROBERTO MANIA ROMA - Pubblico è bello. La crisi finanziaria ha bloccato le privatizzazioni e il governo ha deciso di
"riconquistare", almeno per le politiche del personale, le aziende
pubbliche. A loro vuole applicare gli stessi vincoli alle assunzioni e ai
contratti previsti per il pubblico impiego. Poste, Ferrovie, Anas, ma
anche la Rai, come i ministeri o le Asl. Un passo indietro, per un verso, ma un
passo avanti, dall´altro, in direzione di un neo dirigismo che già è emerso con
gli interventi sulle tariffe elettriche e su quelle autostradali. La strategia
del governo, ma soprattutto del titolare dell´Economia, Giulio Tremonti, è
scritta - nero su bianco - all´articolo 19 del decreto in discussione alla
Camera. Si legge: «Le disposizioni che stabiliscono, a carico delle
amministrazioni, divieti o limitazioni alle assunzioni di personale si
applicano anche alle società a partecipazione pubblica totale o di controllo».
Ora, esclusi esplicitamente i grandi gruppi quotati in Borsa, Eni e Enel, e la
holding industriale Finmeccanica, si capisce che ad essere interessate
dovrebbero essere appunto quelle società che pur avendo una gestione
privatistica sono sostanzialmente pubbliche. Perché le controlla lo Stato, con
il top management scelto dal governo quasi sempre nella logica dello spoils
system. Appunto le Poste, le Ferrovie, la Rai e l´Anas. A loro vanno aggiunte -
il decreto lo dice, pur essendo la relazione tecnica piuttosto avare di
dettagli - le municipalizzate come le società del trasporto pubblico locale.
«Questa - ha detto il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni - è una
vera e propria rilegificazione surrettizia di tutte le materie relative al
personale, ma è anche un intervento sbagliato sull´autonomia delle imprese. Il
governo dica con chiarezza qual è il suo obiettivo». Così la politica dei
cosiddetti "tagli orizzontali", perseguita da Tremonti, estende la
sua sfera di influenza. Se il decreto passerà senza modifiche (a scanso di
equivoci il deputato del Pdl, Remigio Ceroni, ha presentato «d´accordo con il
governo» un emendamento che ricalca la stessa norma) il blocco delle
assunzioni, già fissato per le amministrazioni pubbliche, si applicherà anche
alle aziende partecipate. Stesso discorso per il controllo del turn over, cioè
il ricambio del personale, stabilito al 10 per cento. Ciò vuol dire che ogni
100 dipendenti che usciranno, ne potranno entrare 10. E, a questo punto,
potrebbe essere problematico il rispetto del piano di graduale assorbimento dei
precari (quasi 15 mila) nelle Poste concordato dall´azienda con i sindacati,
come pure il normale e delicato turn over dei macchinisti delle Ferrovie. Sia
le Poste sia le Ferrovie pare si siano fatte sentire nelle commissioni
parlamentari. Preoccupazioni ci sarebbero anche a Viale Mazzini. Aziende che dovrebbero
adeguare non solo le politiche contrattuali a quelle del pubblico impiego (dove
per il biennio 2008-2009 gli incrementi sono stati all´interno del 3,2 per
cento) ma anche quelle delle consulenze: per ciascuno budget limitato al 30 per
cento di quello del 2004.
( da "Riformista, Il"
del 19-07-2009)
Argomenti: Crisi
Truffa, bancarotta e
aggiotaggio È giustificata la gogna mediatica? Lex. Dopo la condanna di Madoff,
è cambiata anche la vita di sua moglie. In Italia non è così (tranne che per
Coppola). di Fabrizio Goria Sono passate solo poche settimane dalla sentenza record
con cui Bernard Madoff, fautore di una truffa da 65 miliardi di dollari, è
stato condannato a 150 anni di carcere. Ma la gogna mediatica non è finita per
lui e i suoi familiari. Una condizione, però, difficilmente immaginabile in
Italia. Per molti osservatori il mondo è mutato dallo scorso 12 dicembre,
giorno in cui Bernie Madoff si è consegnato alle autorità: passerà il resto
della sua vita nella prigione di Butler, North Carolina, a oltre otto ore di
auto da New York. Il suo legale, Ira Sorkin, aveva chiesto la possibilità che
Madoff, 71 anni, fosse dislocato nel penitenziario di Otisville, a due ore da
Manhattan, ma il giudice che ha scritto la sua sentenza ha rifiutato ogni
«sconto di pena, che deve riflettere il volere supremo del popolo». La vita è
cambiata anche per Ruth, la moglie di Madoff, costretta dagli agenti di polizia
ad abbandonare l'attico da 7,5 milioni di dollari in cui viveva perché di
proprietà del marito. Non è tutto. È stato fatto un inventario degli oggetti
presenti nell'appartamento che, indipendentemente dalla proprietà, ora sono
diventati utili come merce da mettere all'asta il cui ricavato servirà a
risarcire i quasi 16 mila truffati. Per Ruth, oltre alla vergogna mediatica e
al sospetto di connivenza col marito, è arrivato anche il rifiuto da parte
delle agenzie immobiliari statunitensi di cercarle una nuova abitazione. Così,
la signora Madoff si è dovuta accontentare di un minuscolo bilocale di
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 19-07-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA MILANO pag.
14 Risanamento, il piano per salvarsi dal crac Nuova liquidità e cessione delle
Falck di Sesto SESTO SAN GIOVANNI FIDUCIA ma anche tempi strettissimi. Sono ore
di grande lavoro quelle che precedono il consiglio d'amministrazione di
Risanamento che si terrà domani: c'è da mettere a punto un piano di salvataggio
convincente che possa evitare alla holding che fa capo a Luigi Zunino il
fallimento. Piano su cui sta lavorando Banca Leonardo, advisor della società, e
che sarà sottoposto domani all'esame dei consiglieri. L'obiettivo è arrivare
con le carte in regola all'udienza fissata per il 29 luglio al Tribunale di
Milano per esaminare l'istanza di fallimento richiesta direttamente dalla
Procura del capoluogo. «L'interesse di tutti si dice in ambito finanziario è di
evitare soluzioni traumatiche come il fallimento». INDISCREZIONI di questi giorni
vedono Banca Leonardo muoversi con l'appoggio dei principali creditori di
Risanamento, ovvero gli istituti di credito Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco
Popolare e Bpm. Il piano di salvataggio prevede una nuova iniezione di
liquidità si parla di una cifra oscillante tra i 50 e i 110 milioni di euro per
superare lo stato di «manifesta insolvenza» segnalato dalla Procura. Inoltre
resta più che mai in piedi l'operazione di conferimento dell'area ex Falck di
Sesto San Giovanni a un fondo gestito da Castello Sgr con l'attribuzione di
quote alle banche creditrici in cambio della cancellazione di parte del debito.
Una soluzione quest'ultima che farebbe tirare un sospiro di sollievo sul futuro
dell'enorme area dismessa, sulla quale è prevista la costruzione della «nuova»
Sesto. Intanto, così da evitare scossoni borsistici, le azioni di Risanamento,
sospese da giovedì (giorno in cui alla società è stata notificata l'istanza di
fallimento) domani resteranno escluse dalle contrattazioni. L'OPERAZIONE di
salvataggio resta comunque delicata. La crisi finanziaria in cui versa la
società (che ha un'esposizione debitoria superiore ai 3 miliardi di euro con le
banche) si sposa con l' accertatamento da parte dei pm Laura Pedio e Roberto
Pellicano di inadempimenti in sede penale e civile verso tre soggetti (16
milioni con Italease, 20 milioni con Sadi e 12,5 milioni con Ipi). Un
insieme di circostanze tale da aver fatto decidere alla Procura di chiedere
direttamente il fallimento della holding. Non solo, nel regsitro degli indagati
sono finiti lo stesso Zunino e altri due manager con le ipotesi di bancarotta e
aggiotaggio (ma nessuna conferma né smentita è arrivata sul fatto che anche il
numero uno del fondo Equinox Salvatore Mancuso, «amministratore di fatto» di
Risanamento rientri tra gli indagati). ALLA SOCIETÀ non resta che affidarsi
alla bontà del piano di salvataggio. Anche perché gli stessi pm hanno indicato
proprio nelle banche i soggetti che contribuiscono a mantenere in vita una
Risanamento ormai fallita pur di rientrare dei crediti. Questa partita per
Zunino rischia di essere la più difficile.
( da "Corriere della Sera"
del 19-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Prima Pagina data: 19/07/2009 - pag: 1 PDL, PD E LE PROVE DA SUPERARE
LE OCCASIONI FINORA MANCATE di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA N ella nostra storia
nazionale il 2009 vede la vera fondazione di due grandi partiti animati da una
stessa e concorrente ambizione: governare l'Italia nei decenni a venire. Solo
il tempo dirà se sono inizi fecondi o occasioni mancate, ma è adesso che
l'importanza del fatto deve essere colta, dal politico di professione come da
ogni cittadino responsabile. I partiti storici, cui i due neonati del 2009
subentrano, erano segnati da circostanze ormai scomparse da tempo: dominio di
grandi ideologie, suffragio ristretto, ascesa del proletariato, italiani
largamente analfabeti, senza scarpe ai piedi né acqua corrente in casa,
emigranti a milioni. Alcuni (il liberale, il repubblicano) avevano fatto il
Risorgimento; uno (il socialista) le lotte sociali; uno, la riconciliazione dei
cattolici con lo stato unitario; due (il fascista, il comunista) erano figli
malati della democrazia, fautori tenaci di regimi totalitari, divenuti membri
legittimi della famiglia democratica solo dopo decenni perduti, non prima del
1945 e del 1989, grazie all'opera educatrice dell'Unione europea. Il contesto
storico è nuovo, i mali dell'Italia antichi: occorrono forze nuove per
affrontarli. Guai a fare dell'anagrafe una discriminante, novità e giovane età
sono cose diverse: Giovanni XXIII divenne Papa alla soglia degli 80 anni e il
doge veneziano che conquistò Costantinopoli aveva superato i 90. E tuttavia
colpisce che, diversamente da quelli di oggi, i fondatori di ieri i Turati, i
Gramsci, gli Sturzo, i Mussolini ponessero fondamenta all'alba e non al
tramonto della loro esperienza politica. L'osservazione, si badi, dice di più
dell'accidia dei giovani che della pervicacia dei vecchi. Occasioni mancate o
inizi fecondi? A sinistra, fu di certo occasione mancata l'avvio del Pd nel
2007, quando invece di applicarsi alla costruzione del nuovo partito la sua
guida abbatté il governo Prodi, disciolse la coalizione vincitrice del 2006 e
restituì il potere all'opposizione. A destra, tarda la costruzione di un
partito vero, di cui il capo del governo diventi il prodotto piuttosto che il
produttore. Fa difetto a entrambi la chiarezza su punti fondamentali come il
finanziamento, l'accesso, le regole interne. L'opera da svolgere è enorme. Essa
abbraccia quattro materie, bisognose di analisi distinte, ma ugualmente
indispensabili a una formazione politica duratura. Ideologia: non ritratti di
padri e nonni alle pareti, bensì principi resistenti al mutare delle
circostanze, per istituzioni, democrazia, giustizia, laicità, economia,
socialità, Europa, relazioni col mondo. Organizzazione: tesseramento,
militanza, democrazia interna, finanziamenti. Linea politica: alleanze,
programma, proposte per affrontare, oggi e nella prossima legislatura, questioni quali l'illegalità e la crisi
finanziaria. Leadership: chi deve guidare il
partito, con che criterio fare la scelta, che relazioni tra partito e capo del
governo. Partiti che aspirino a governare l'Italia in modo non effimero devono
plasmare quelle quattro materie in modo nuovo, chiaro, convincente, che guardi,
sì, all'oggi, ma ancor più al dopodomani. Seppero farlo i migliori tra i
partiti di ieri. Solo questo aspetta una generazione nuova di italiani nati e
cresciuti nella repubblica o in essa giunti da paesi e culture diverse, spesso
ostili alla politica e ai partiti, educati nell'epoca della scuola e della
televisione di massa, assetati di legalità e di riconoscimento del merito.
( da "Messaggero, Il"
del 19-07-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 19 Luglio
2009 Chiudi di PAOLO POMBENI Se però questo volesse dire arrivare a dopo
l'approvazione definitiva del Trattato (ritardo improbabile, ma non escluso)
vorrebbe dire votare con le nuove norme: non più la semplice maggioranza dei
presenti in Aula al momento del voto, ma la maggioranza assoluta di tutti i 763
membri. Sarebbe una novità che renderebbe molto difficile il governo
dell'assemblea da parte dei due partiti maggiori (Ppe e partito socialista e
democratico) e darebbe un ruolo anche alle forze minori: cioè meno forza al
diktat pro Barroso dei governi, che hanno un asse preferenziale coi grandi
partiti, a favore di una impostazione più dinamica della Commissione. Potrà
sembrare che tutto questo sia un gioco chiuso fra un gruppo di professionisti
della politica europea e che abbia poche ricadute sulla vita della gente. Non è
proprio così, non solo per le ragioni di sempre (c'è bisogno di Europa se
vogliamo avere la dimensione sufficiente per contare nel mondo e per affrontare
la crisi attuale), ma anche per una nuova più sottile
ragione legata alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca. In buona
sostanza in questa pronuncia, ampia e tecnicamente complessa, si fissa un
principio: se si vuole davvero far fare alla UE il salto di qualità di una
maggiore integrazione, bisognerà passare per una consultazione diretta della
popolazione (referendum), perché la UE ha un deficit di democrazia che non può
essere colmato solo dalla elezione popolare e diretta del suo parlamento. Il
principio è vincolante per la Germania, ma il giudizio pesa su tutti. Significa
che il problema del coinvolgimento delle opinioni pubbliche deve essere
affrontato, cosa che finora si è fatta solo con un po' di propaganda e nemmeno
fatta bene. L'Europa più vicina ai cittadini, l'incremento della
partecipazione, la ricezione delle problematiche europee come sale della vita
pubblica di tutti i paesi, non sono più temi per cui ci si possa accontentare
di un po' di retorica federalista o cose simili. Non sappiamo quanto la
presidenza svedese di turno sia consapevole di questo specifico problema, ma
certo la scelta dei suoi due temi forti indicherebbe qualche sensibilità in
questa direzione. Il primo tema è quello dei cambiamenti climatici: fa audience
ed è popolare, ma il suo tallone d'Achille è che è molto difficile tradurlo in
vere decisioni soddisfacenti. Il secondo tema è la crisi finanziaria e qui, pur tra mille
difficoltà, si potrebbero ottenere dei risultati ed anche raccogliere molto
consenso. Ecco allora che entra in gioco un fattore molto importante e delicato
per il nostro paese. C'è infatti da decidere la presidenza dell'Eurogruppo,
cioè la riunione dei ministri finanziari dei 16 paesi della zona euro. È
un club importante, che può influenzare molto non solo la politica della UE, ma
la stessa politica internazionale, vista la debolezza del dollaro e la buona
tenuta dell'euro. Per questa carica, finora detenuta dal lussemburghese Junker,
si parla del nostro Tremonti e questa volta le possibilità di successo sono alte.
Tremonti si è mosso bene nel governo della crisi ed ha
avuto una presenza intellettuale vivace nell'analisi di quel che accadeva, il
che non è esattamente frequente nei ministri economici. Anche al recente G8 ha
consolidato la sua posizione nei rapporti internazionali. Per l'Italia la
partita è decisiva. L'Unione europea nel 2010 si troverà per forza ad un bivio:
o riuscirà ad entrare negli schemi del Trattato di Lisbona, oppure si
ridimensionerà ad un livello di ritorno più o meno al livello di un'area di
mercato comune. In entrambi i casi sarà una cosa nuova e questo scatenerà un
confronto acceso fra i 27 ed una ridislocazione dei pesi e delle influenze. Per
la nostra storia e per le nostre prospettive future l'Italia non può entrare in
questa nuova fase in posizione di debolezza e per questo deve costruire, per
tempo e con pazienza, una rinnovata autorevolezza come sistema nazionale.
( da "Messaggero, Il"
del 19-07-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Metropolitana)) (Messaggero, Il (Ostia))
Argomenti: Crisi
Domenica 19 Luglio
2009 Chiudi di PAOLO POMBENI MEGLIO non sottovalutare l'attuale momento
dell'Unione Europea: siamo davanti ad un intrico di scadenze che potranno avere
ricadute anche molte importanti. Nei giorni scorsi si è avuto l'avvio ufficiale
della nuova legislatura del Parlamento di Strasburgo e non si è trattato di un
evento di routine. Vediamo di fare un po' di chiarezza su qualche punto. Prima
questione: è stata fissata la data per il secondo referendum irlandese di
ratifica del trattato di Lisbona. Si voterà il 2 ottobre e sembra ci siano
buone possibilità per la vittoria dei sì, il che vuol dire una altrettanto
buona possibilità che per fine anno si abbia la ratifica complessiva, mancando
solo la firma dei presidenti (euroscettici) della Polonia e della Repubblica
Ceca, i cui parlamenti però hanno già ratificato. Se ci sarà il sì irlandese
difficile che possano dilazionare ancora. Però se entra in vigore il trattato
di Lisbona cambiano un bel po' di cose. Non solo si apre davvero, come abbiamo
più volte ricordato su queste colonne, la partita per il presidente stabile.
Gli inglesi hanno fatto una mossa per Blair, ma non sembra una candidatura con
molte chance. Pare invece che ci sia una più consistente manovra a favore di
Felipe Gonzalez, per cui si schiererebbe anche Sarkozy. A fianco si dovrà
scegliere l'Alto Commissario per la politica estera e qui le carte sono più
coperte. Si è parlato anche di una candidatura del ministro Frattini, ma senza
che si possa capire se è un nome buttato lì o una cosa seria. Per l'Italia il
gioco è delicato. Nella distribuzione dei ruoli al Parlamento europeo non ci è
andata molto bene. Per la presidenza hanno prevalso i giochi franco-tedeschi:
l'ex premier polacco, membro del Ppe, per la prima metà della legislatura (un
omaggio all'Est, ma anche un uomo molto cauto ed incline alla moderazione ad
ogni costo), per passare poi ad un socialista, con ogni probabilità il tedesco
Martin Schultz (certamente più. vivace). Nelle presidenze di commissione il duo
ha fatto la parte del leone ed a noi è toccata solo l'agricoltura con De
Castro. Il Parlamento però ha mostrato subito una volontà di protagonismo, sia
pure ad un livello che sfugge alla opinione diffusa. Si è rifiutato di
riconfermare Barroso alla presidenza della Commissione come chiedevano i
governi rimandando la cosa a dopo l'estate. Se però questo volesse dire
arrivare a dopo l'approvazione definitiva del Trattato (ritardo improbabile, ma
non escluso) vorrebbe dire votare con le nuove norme: non più la semplice maggioranza
dei presenti in Aula al momento del voto, ma la maggioranza assoluta di tutti i
763 membri. Sarebbe una novità che renderebbe molto difficile il governo
dell'assemblea da parte dei due partiti maggiori (Ppe e partito socialista e
democratico) e darebbe un ruolo anche alle forze minori: cioè meno forza al
diktat pro Barroso dei governi, che hanno un asse preferenziale coi grandi
partiti, a favore di una impostazione più dinamica della Commissione. Potrà
sembrare che tutto questo sia un gioco chiuso fra un gruppo di professionisti
della politica europea e che abbia poche ricadute sulla vita della gente. Non è
proprio così, non solo per le ragioni di sempre (c'è bisogno di Europa se
vogliamo avere la dimensione sufficiente per contare nel mondo e per affrontare
la crisi attuale), ma anche per una nuova più sottile
ragione legata alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca. In buona
sostanza in questa pronuncia, ampia e tecnicamente complessa, si fissa un
principio: se si vuole davvero far fare alla UE il salto di qualità di una
maggiore integrazione, bisognerà passare per una consultazione diretta della
popolazione (referendum), perché la UE ha un deficit di democrazia che non può
essere colmato solo dalla elezione popolare e diretta del suo parlamento. Il
principio è vincolante per la Germania, ma il giudizio pesa su tutti. Significa
che il problema del coinvolgimento delle opinioni pubbliche deve essere
affrontato, cosa che finora si è fatta solo con un po' di propaganda e nemmeno
fatta bene. L'Europa più vicina ai cittadini, l'incremento della
partecipazione, la ricezione delle problematiche europee come sale della vita
pubblica di tutti i paesi, non sono più temi per cui ci si possa accontentare
di un po' di retorica federalista o cose simili. Non sappiamo quanto la
presidenza svedese di turno sia consapevole di questo specifico problema, ma
certo la scelta dei suoi due temi forti indicherebbe qualche sensibilità in
questa direzione. Il primo tema è quello dei cambiamenti climatici: fa audience
ed è popolare, ma il suo tallone d'Achille è che è molto difficile tradurlo in
vere decisioni soddisfacenti. Il secondo tema è la crisi finanziaria e qui, pur tra mille
difficoltà, si potrebbero ottenere dei risultati ed anche raccogliere molto
consenso. Ecco allora che entra in gioco un fattore molto importante e delicato
per il nostro paese. C'è infatti da decidere la presidenza dell'Eurogruppo,
cioè la riunione dei ministri finanziari dei 16 paesi della zona euro. È
un club importante, che può influenzare molto non solo la politica della UE, ma
la stessa politica internazionale, vista la debolezza del dollaro e la buona
tenuta dell'euro. Per questa carica, finora detenuta dal lussemburghese Junker,
si parla del nostro Tremonti e questa volta le possibilità di successo sono
alte. Tremonti si è mosso bene nel governo della crisi
ed ha avuto una presenza intellettuale vivace nell'analisi di quel che
accadeva, il che non è esattamente frequente nei ministri economici. Anche al
recente G8 ha consolidato la sua posizione nei rapporti internazionali. Per
l'Italia la partita è decisiva. L'Unione europea nel 2010 si troverà per forza
ad un bivio: o riuscirà ad entrare negli schemi del Trattato di Lisbona, oppure
si ridimensionerà ad un livello di ritorno più o meno al livello di un'area di
mercato comune. In entrambi i casi sarà una cosa nuova e questo scatenerà un
confronto acceso fra i 27 ed una ridislocazione dei pesi e delle influenze. Per
la nostra storia e per le nostre prospettive future l'Italia non può entrare in
questa nuova fase in posizione di debolezza e per questo deve costruire, per
tempo e con pazienza, una rinnovata autorevolezza come sistema nazionale.
( da "Corriere della Sera"
del 19-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 19/07/2009 - pag: 29 Il documento La nota del ministro
alla relazione della Consob: «Vigilanza, maggiore coordinamento nell'Ue»
Tremonti vuole il riordino delle Authority «In Italia più numerose che nel
resto d'Europa». Riflessione «non rinviabile» MILANO Giulio Tremonti apre alla
riforma delle Authority e invita il Parlamento a riflettere «sull'attuale
assetto istituzionale italiano che, rispetto agli altri Paesi membri
dell'Unione europea, si caratterizza per un numero elevato di autorità
indipendenti, tra cui sono ripartite le funzioni regolamentari e di vigilanza».
Nelle dodici pagine di note che accompagnano la relazione del presidente della
Consob, Lamberto Cardia, trasmessa alle Commissioni finanza di Camera e Senato,
il ministro dell'Economia auspica lo «stretto coordinamento» della Vigilanza
tra Paesi e la creazione «di un sistema europeo di supervisori nazionali». Il
ministro mette poi in rilievo la ridondanza del sistema italiano, raccogliendo
indirettamente la proposta, rilanciata da Cardia all'incontro annuale con il
mercato, di ridurre il numero delle autorità, ponendo termine tra l'altro alle
«anomalie» rappresentate da Isvap e Covip. Nel progetto di riordino si sono
cimentati nel tempo, senza successo, diversi governi. Per ultimo ci ha provato
l'esecutivo di Romano Prodi. Ma il disegno di legge scritto da Giulio
Napolitano, figlio del presidente della Repubblica, è finito anch'esso in un
cassetto, come i dieci o dodici che l'hanno preceduto. A vincere resistenze e
interessi consolidati potrebbe provarci ora il ministro dell'Economia. «La crisi finanziaria - scrive Tremonti - ha contribuito ad avviare un dibattito approfondito
e non più procrastinabile sulle carenze regolamentari e sul ruolo delle
autorità domestiche e sovrannazionali ». Il dibattito, aggiunge, «è di
importanza cruciale ». Il ministro definisce «irrealistico » un sistema
basato sulla «frammentazione» tra autorità nazionali rispetto a «intermediari
sempre più internazionali e mercati sempre più integrati». «Vanno dunque
salutate con favore le recenti iniziative comunitarie » che mirano a
«meccanismi centralizzati di condivisione e analisi delle informazioni
macroprudenziali » e alla creazione «di un sistema europeo di supervisori
nazionali». Il quadro complessivo deve indurre a riflettere «sull'assetto
istituzionale italiano ». E anche qui «la cooperazione gioca un ruolo centrale
per la pronta rilevazione» di anomalie e «l'adozione di interventi efficaci in
chiave preventiva», scrive ancora Tremonti ricordando il contributo dato in
questa direzione dalla Legge sul Risparmio e dal Comitato per la Salvaguardia
della Stabilità finanziaria. Nelle «osservazioni»,
dalle quali emerge il sostanziale apprezzamento per il lavoro di Cardia, il
ministro lamenta tuttavia «i tempi lunghi, in alcuni casi eccessivi »
sull'applicazione di procedimenti normativi come le direttiva Transparency,
Parti correlate e Opa; teme l'uso eccessivo e «manipolativo» delle vendite allo
scoperto; si dichiara disponibile a ripensare alle sanzioni che, dopo essere
state quintuplicate con la riforma sul Risparmio, si rivelano «adeguate nei
loro massimi ma eccessive riguardo ai minimi ». Paola Pica
( da "Manifesto, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
INTERVENTO/STORIA LE
COINCIDENZE TRA L'AQUILA E GLENEAGLES Raffaele K Salinari* Raffaele K Salinari*
Una serie di interessanti coincidenze legano i due G8 dell'Aquila e di
Gleneagles e, anche se i dizionari ci dicono che l'origine di questo nome
inglese non ha nulla a che fare con il termine eagle (aquila), ma è una
corruzione del lemma eaglais (chiesa in gaelico) nel significato di cappella
forse riferito ad un'antica chiesetta dedicata a San Mungo, a noi interessa la
consonanza per così dire politica tra i due toponimi, poiché essi restano
luoghi nei quali si manifesta comunque la simbolica presenza dell'aquila, come
a sottolineare il rapporto tra l'alto volare delle promesse - ma non degli
impegni - e la figura di questo uccello un tempo tanto nobile e potente quanto
oggi fragile ed in via di estinzione, proprio come la formula politica dei
«vertici». Ma al di là di questo nomen omen, resta il fatto che durante il
vertice inglese furono fatte le stesse identiche promesse in materia di
sostegno agli obiettivi del millennio, che ora sono transitate all'Aquila con
l'ipocrita riproposizione dei miliardi già annunciati in quel tempo e mai
spesi. E allora come fare ad incalzare i grandi donatori su questo punto
utilizzando strumenti nuovi e soprattutto che impediscano loro di ripetere, in
un prossimo vertice la stessa storiella senza che le solite Ong o il Segretario
generale dell'Onu, magari supportato da qualche cantante rock debbano accusarli
di inadempienza? La possibilità esiste e deriva proprio dalle proposte che il
Ministro del Tesoro italiano ha presentato ai suoi colleghi delle economie più
sviluppate. Parliamo dei global legal standard che, nelle intenzioni di
Tremonti, dovrebbero essere le regole per uscire dall'attuale
crisi del capitalismo
finanziario e finalmente tornare all'economa reale. Ebbene se questa idea si
estendesse agli impegni presi in materia di aiuto allo sviluppo, certamente
avremmo uno strumento cogente di primaria importanza per costringere i donatori
ad essere adempienti ai loro impegni, pena pagare delle penali come succede in ogni
contratto commerciale non rispettato, cosa che già avviene, ad esempio,
in sede Wto. E visto che si torna a parlare proprio di questa famigerata sede
per completare il Doha round, cioè il development round come fu all'epoca
chiamata questa ronda di negoziati per la liberalizzazione del commercio,
perché i donatori non includono l'obbligo legale di rispettare gli Obiettivi di
sviluppo del Millennio tra gli scopi dei nuovi negoziati? Una proposta di
coerenza dunque che dovrebbe partire dall'Assemblea generale dell'Onu, quella
stessa che decise all'unanimità che entro il 2015 la morte per fame sarebbe
stata eradicata, e che oggi potrebbe riprendere il ruolo che gli spetta proprio
attraverso l'evidente coincidenza tra gli Obiettivi di sviluppo del Millennio e
le soluzioni più di buon senso per uscire dalla crisi
finanziaria globale. Lo sviluppo delle aree più povere del pianeta
rappresenta, infatti, un investimento sociale ed economico non solo tra i più
necessari, ma anche tra i più innovativi. Si potrebbero invertire gli schemi
produttivi passando, ad esempio, dall'agricoltura intensiva e centralizzata
delle multinazionali dell'agrobusiness a quella decentrata delle piccole
comunità contadine, oppure immaginare la riconversione tecnologica di interi
continenti dotati di potenzialità energetiche alternative in prospettiva
superiori a quelle dei combustibili fossili, come ha evidenziato lo stesso
Obama nella sua riscoperta dell'Africa. Questi impegni permetterebbero di
concretizzare quello slogan, «people first», che non può essere inteso come il
salvare dalla crisi solo una parte del sistema-mondo,
ma il complesso delle sue popolazioni, e proprio a partire da quelle a maggior
rischio di scomparire con il loro stesso ecosistema. Se è vero che l'Africa
appartiene al mondo, come ha detto il Presidente mulatto degli Usa, è vero
anche il contrario. In altre parole considerare come un enorme serbatoio di
domanda aggregata il complesso degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, in
special modo quelli che riguardano le parti più povere del globo, e farne dei
veri e propri impegni legali su scala globale, fornirebbe molte di quelle
risposte che oggi mancano per uscire dalla crisi con
un sistema produttivo sostenibile, equo e ridistributivo, mentre la volontà
politica di dotarlo di una base legale di portata globale trasformerebbe le
promesse sicuramente mancate in impegni certamente onorati, consentendone la
consistenza e la costanza. *Presidente Terre des Hommes
( da "Stampa, La" del
20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sarebbe importante -
mentre la nuova influenza cammina a passo di carica - che il governo parlasse
con una sola voce e che dietro le dichiarazioni di vari ministri «competenti» -
come si dice - si intravedesse un piano di comunicazione efficace e non improvvisato,
in grado di diffondere, da una parte, la fiducia nella risposta delle
istituzioni all'emergenza; dall'altra, di evitare i danni della
disinformazione. Da questo punto di vista, non si può dire davvero che sia
incoraggiante l'esordio nella strategia comunicativa, con l'ipotesi del rinvio
dell'anno scolastico avanzata dal viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio,
subito corretta dal ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini,
seguita da un supplemento di dichiarazioni del ministro Renato Brunetta. Certo,
è ancora il momento della prova degli strumenti dell'orchestra e i suoni
dissonanti vanno messi in conto. Ma non c'è tempo da perdere. Noi (italiani)
speriamo sempre che ce la caviamo, ma non possiamo illuderci che l'influenza,
«la malattia del vento», come era chiamata nel passato in Asia, a causa della
sua rapidissima propagazione, risparmi il Belpaese. In tempo di pandemia
influenzale le strategie comunicative assumono un'importanza cruciale. Non per
niente i «piani di preparazione», messi a punto nei Paesi occidentali per
fronteggiare l'aviaria, comprendevano un sofisticato progetto di comunicazione
nel quale erano previsti, oltre a un costante collegamento tra le autorità
sanitarie locali e nazionali e le altre principali parti in causa, il
riferimento alle fonti d'informazione più affidabili, agli strumenti e alle
strategie di comunicazione per aiutare le scuole e le università a sviluppare
e/o migliorare i piani per prepararsi a rispondere a una pandemia, nonché i
sistemi per garantire che la lingua, la cultura o il livello d'istruzione
tagliassero fuori gruppi di popolazione. C'è da dire che i piani preparati
sotto la spada di Damocle del temibile virus H5N1 risentivano del clima di
paura creato dai tassi di mortalità, non paragonabili a quelli, fortunatamente
molto contenuti, dovuti al virus H1N1, pari allo 0,5 per cento, stando alle
cifre ufficiali. Una situazione che ha influito a contenere paura e ansia. Un
po' come avvenne con l'Asiatica, nel 1957. Nonostante la diffusione planetaria
e la mortalità, più elevata di una normale influenza, i giornali del tempo non
suonarono la grancassa e si concentrarono sull'aneddotica: il possibile
slittamento del campionato inglese di calcio e delle finali di Miss Mondo, la
mancata partecipazione - causa influenza - del «campionissimo» Fausto Coppi al
giro ciclistico della Lombardia e il malessere di Ingrid Bergman, pallida e
sbattuta - al suo arrivo in Italia con Roberto Rossellini, anch'egli provato
dalla sindrome influenzale. Oggi, data anche la possibilità che il virus
diventi più «cattivo» - e considerata la velocità di diffusione, senza
precedenti o quasi nella storia delle pandemie, e in attesa dei vaccini - è
urgente mettere a punto un piano di misure di salute pubblica (chiusura delle
scuole, isolamento eccetera) che, naturalmente, dovranno tener conto
dell'evoluzione del virus in queste settimane, dell'età dei gruppi di
popolazione «attaccati», dei modi di trasmissione e così via. Scuole e asili
rappresentano - si sa - un problema cruciale, sul quale si sono esercitati in
questi anni ricercatori ed esperti di salute pubblica, costruendo pure dei
modelli matematici. Quella di chiudere le scuole pubbliche è una misura di
controllo classica, adottata anche in Italia durante la «Spagnola». Tuttavia,
tenere i bambini a casa durante una pandemia influenzale è un intervento
problematico: i genitori che lavorano, infatti, dovrebbero assentarsi dai
propri posti di lavoro, mettendo a rischio (in alcuni settori nevralgici,
comunicazioni, assistenza sanitaria, trasporti eccetera) il sistema di risposta
all'emergenza sanitaria. Quando suonò il campanello d'allarme dell'H5N1, alcuni
studi sui possibili effetti di una devastante pandemia - come quella del 1918 -
valutarono che, a breve termine, l'impatto sull'economia globale, sugli investimenti e sui mercati
finanziari avrebbe potuto essere disastroso,
investendo importanti settori come i trasporti, il turismo, il commercio. La
crisi, allora, non era all'orizzonte. Oggi i costi diretti e indiretti di una
pandemia influenzale, per quanto «mite» e non aggressiva, sarebbero davvero
molto salati.
( da "Stampa, La" del
20-07-2009)
Argomenti: Crisi
[FIRMA]SANDRA RICCIO
TORINO Basta consigli sugli acquisti allo sportello. Più informazione e porte
aperte alla «vigilanza» delle associazioni a tutela dei consumatori. Sembra
andare in questa direzione la nuova iniziativa lanciata la scorsa settimana da PattiChiari,
il consorzio Abi di banche italiane nato nel 2003 con la missione di offrire ai
cittadini strumenti per capire i prodotti finanziari e
scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. A distanza di nove mesi
dall'imbarazzante «incidente» sui titoli Lehman Brothers, PattiChiari riparte
con il progetto battezzato «Investimenti informati» (sul sito
www.pattichiari.it). Si tratta di un database online completamente gratuito che
permette di meglio conoscere le caratteristiche finanziarie
di circa 2.000 obbligazioni circolanti in Italia. «L'obiettivo è quello di
ridurre le asimmetrie informative tra domanda e offerta, aumentando così
l'efficienza dei mercati finanziari», spiega il
presidente di PattiChiari, Filippo Cavazzuti. «In pratica i risparmiatori
potranno arrivare informati in banca e fare scelte più consapevoli». In più i
contenuti e le linee guida del nuovo servizio sono stati condivisi con le
tredici Associazioni dei Consumatori che partecipano alla «governance» di
PattiChiari. Come funziona il nuovo servizio? «Investimenti informati» è
suddiviso in due aree principali: una sezione «Info-educativa» e una sezione
«Ricerca titoli». La sezione Info-educativa affronta alcuni
importanti temi finanziari,
come il rapporto rischio-rendimento e la diversificazione del rischio. Ampio
spazio viene riservato ai servizi di investimento e alla spiegazione delle
caratteristiche dei principali strumenti finanziari diffusi sul mercato come le obbligazioni, le azioni, le quote di
fondi e gli strumenti derivati. Altro tema di interesse sono le domande
di base che ciascun risparmiatore dovrebbe porsi prima di effettuare un
investimento, al fine di scegliere in modo consapevole. In più la sezione è
corredata di un ricco glossario, che spiega in modo chiaro e semplice alcuni
termini tecnici, e presenta tra i vari contenuti diversi test di apprendimento
per consentire all'utente di mettere alla prova le conoscenze acquisite ed
eventualmente essere indirizzato verso l'approfondimento di temi specifici.
Completato il percorso info-educativo, l'utente può accedere ad un'area di
ricerca, ovvero la sezione «Ricerca titoli» e consultare informazioni
anagrafiche e di rischio su una base dati di circa 2.000 titoli obbligazionari
circolanti in Italia aventi tutti i differenti livelli di rischio (da Aaa a D)
ma non «strutturati», denominati in euro, emessi nei paesi sviluppati e quotati
su mercati ufficiali. Per la misurazione del rischio
di mercato, ossia del rischio di forti oscillazioni del prezzo del titolo nel
tempo, gli indicatori prescelti sono il VaR e la Duration. Tali indicatori si
basano su metodologie molto diverse tra loro che sul sito sono illustrate
all'utente attraverso una spiegazione di facile comprensione ed accessibilità.
Saranno aggiornati su base giornaliera. «Ciò che il risparmiatore deve sempre
avere presente è che nel mondo della finanza il rischio è sempre in agguato.
Educazione e informazione sono utili per affrontare meglio questo tipo di
aspetto», dice Cavazzuti che mette in evidenza la gratuità del nuovo servizio:
«un abbattimento totale dei costi di informazione che i clienti dovrebbero
sostenere se questo servizio non esistesse».
( da "Libertà" del
20-07-2009)
Argomenti: Crisi
100 milioni di euro
dall'UE per microfinanziamenti per aiutare i disoccupati Cento milioni di euro,
che presto potrebbero diventare 500, per fornire crediti, inferiori ai 25.000
euro ciascuno, alle piccole imprese e alle persone che hanno perso il lavoro e
intendono avviare in proprio una piccola impresa. Lo strumento appena adottato
dalla Commissione europea fa parte delle misure prese per combattere la
disoccupazione e ha una dotazione iniziale di 100 milioni di euro che
potrebbero lievitare a più di 500 con l'intervento della Banca europea per gli
investimenti (BEI). Il nuovo strumento di microfinanziamento intende spianare
la via per chi, colpito dalla contrazione del credito tradizionale, quello
bancario, in corso, incontra difficoltà a reperire i fondi per avviare una
propria impresa. I lavoratori che hanno perso il posto di lavoro o quelli che
sono a rischio di disoccupazione e intendono creare una propria impresa
troveranno un accesso agevolato ai finanziamenti e beneficeranno di misure di
sostegno addizionali quali orientamento o formazione. Le persone in situazione
svantaggiata, compresi i giovani, che intendono avviare o sviluppare
ulteriormente la propria impresa fruiranno di garanzie ulteriori e di
assistenza nella preparazione di un piano di attività. "Quest'anno la crisi economica comporterà la perdita di 3,5 milioni di
posti di lavoro nell'UE. La crisi finanziaria ha
prosciugato il credito per coloro che desiderano avviare o sviluppare la
propria impresa" ha affermato Vladimír pidla, commissario europeo per l'occupazione e gli
affari sociali. "Vogliamo offrire l'opportunità di un nuovo inizio ai
disoccupati agevolando l'accesso al credito affinché possano creare o
sviluppare nuove imprese e desideriamo anche aiutare le piccole imprese a svilupparsi
ulteriormente a dispetto della crisi". Le
autorità europee si aspettano di fornire 45 000 prestiti in otto anni a tassi
d'interesse agevolati grazie all'intervento del Fondo sociale europeo. Nell'UE
per microcredito si intendono prestiti di valore inferiore a 25 000 euro. Le
imprese coinvolte sono quelle che danno lavoro a meno di 10 persone, cioè il
91% del totale delle imprese europee e le persone disoccupate o inattive che
intendono diventare lavoratori autonomi ma non hanno accesso ai tradizionali servizi
bancari. Il 99% delle nuove imprese create in Europa sono microimprese o
piccole imprese e un terzo di esse è creato da disoccupati. Lo strumento
diventerà operativo nel 2010. 20/07/2009
( da "Nuova Sardegna, La"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
La scheda. I dati
dell'Istat Persi 204mila posti, ma la fase più nera deve ancora arrivare ROMA. L'impatto della crisi finanziaria è arrivato sull'occupazione e, secondo molti analisti, i
prossimi mesi saranno i più difficili per i contraccolpi nella vita concreta
dei lavoratori. Gli ultimi dati «certificati» dall'Istat sono di un mese fa e
segnano nel primo trimestre 2009 una riduzione di 204.000 posti di
lavoro, il primo calo da 14 anni in qua, e ben 221.000 persone in più in cerca
di lavoro. Tanto che, a fine marzo, in Itala il tasso di disoccupazione è
salito al 7,9%. La riduzione dell'8,08% a giugno del ricorso alla cassa
integrazione ordinaria è un primo segnale positivo. Ma a far capire che nei
prossimi mesi le difficoltà potrebbero aumentare sono le stime contenute nel
Dpef varato la scorsa settimana dal governo. Nel 2008 il tasso di
disoccupazione si è fermato al 6,7%, e il vecchio Dpef indicava per quest'anno
un'ulteriore riduzione al 5,7%. Il nuovo Dpef, invece, prevede che l'anno si
chiuderà con una disoccupazione all'8,8%, nel 2010 non ci saranno miglioramenti
(8,9%). Il calo del 2011 porterà il tasso di disoccupazione all'8,5% e poi
all'8,1% nel
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACHE pag. 15 Gli
abiti come le auto «Serve la rottamazione» Proposta-provocazione di Sistema
Moda Italia di ELEONORA MANTICA BUSTO ARSIZIO (Varese) LA GONNA è diventata
troppo corta, la camicia ha i polsini rovinati, la giacca è troppo stretta? Non
buttate via nulla. Il vecchio guardaroba potrebbe diventare un affare. Arriva
dal bustocco Michele Tronconi, presidente di «Sistema Moda Italia», federazione
che riunisce gli industriali della moda, una singolare proposta contro la crisi del settore tessile-abbigliamento: «rottamare» gli
abiti usati, proprio come avviene con automobili, motorini o frigoriferi. Il
meccanismo è semplice. In pratica i cittadini avrebbero uno sconto
sull'acquisto di un nuovo abito portando in negozio quello usato. DI FRONTE a
dati fortemente negativi - il comparto tessile-abbigliamento ha avuto nel Nord
Italia un calo produttivo tra il 20 e 30% e una perdita tra 15 e 17mila addetti
- il presidente Tronconi lancia l'iniziativa come incentivo per aiutare il
settore a ripartire. «È una proposta - dice - finalizzata a sostenere i consumi
e la capacità competitiva dell'industria del tessile e della moda. Con la
rottamazione degli abiti usati tutta la filiera ne gioverebbe. Non solo le
vendite godrebbero di una ripresa, ma anche il settore meccano-tessile si
troverebbe, ad esempio, a produrre più macchinari perché il lavoro
aumenterebbe». «Il Governo - continua Tronconi - ha sostenuto l'industria
automobilistica con la rottamazione e la Fiat ha guadagnato. Il meccanismo
funzionerebbe anche con il tessile. Servirebbero anche la defiscalizzazione
degli acquisti di abiti per bambini e un sostegno alla riduzione dei costi
energetici». L'idea per il presidente di «Sistema Moda Italia» è il giusto modo per arginare gli effetti della crisi finanziaria sull'economia reale
dando impulso al comparto. «In tutto il mondo - precisa il presidente - c'è un
grandissimo mercato dell'usato. Coinvolgere il Governo non sarà facile ma è
necessario: gli abiti usati possono potenziare l'attività della cooperazione
internazionale». LA PROPOSTA, per il bustocco Tronconi, porterebbe una
boccata d'ossigeno a un settore che attraversa un momento particolarmente
difficile, con aziende costrette a rivedere il proprio organico di fronte a
bilanci che non quadrano più o a ricorrere alla cassa integrazione. Una
situazione delle più buie anche nel Varesotto che conta oltre 2.200 imprese nel
settore con più di 20mila dipendenti. «C'è bisogno di trovare soluzioni con la
massima urgenza - conclude - non dobbiamo cedere ma lavorare sempre di più
muovendoci insieme. La parola d'ordine è fare sistema». Image:
20090720/foto/2111.jpg
( da "marketpress.info"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 20 Luglio
2009 PARLAMENTO EUROPEO: DIBATTITO SUL PROGRAMMA DELLA PRESIDENZA SVEDESE
Strasburgo, 20 luglio 2009 - Il Primo ministro svedese ha illustrato, il 15
luglio, all´Aula il programma dei prossimi sei mesi di Presidenza dell´Ue.
Alcuni deputati hanno colto l´occasione per parlare della candidatura di José
Manuel Barroso a Presidente della Commissione. Dichiarazione della Presidenza
in carica - Una graduale transizione verso il Trattato di Lisbona, la crisi economica e la crescente crisi
climatica - «la maggiore delle nostre sfide nel lungo periodo» - sono state le
principali questioni trattate dal Primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt,
facendo anche riferimento al Programma di Stoccolma sulla giustizia e gli
affari interni. «Il prossimo summit di Copenhagen», ha affermato, «dovrà essere
usato per coinvolgere i paesi in via di sviluppo nella lotta contro il
riscaldamento globale». Ha poi aggiunto che questi ultimi «avrebbero bisogno di
investimenti e trasferimenti tecnologici dai paesi più ricchi», ma è anche di
cruciale importanza chiedere impegni chiari da parte delle nazioni non europee.
A suo parere, inoltre, «la responsabilità di pochi deve diventare la
responsabilità di tutti». Riguardo alla questione economica, il Primo ministro
ha sostenuto che «un´azione coordinata a livello europeo è il migliore
strumento a nostra disposizione», affermando che «l´Europa ha già dimostrato la
sua leadership, ma nell´autunno dovranno essere discusse ulteriori misure». Ha
quindi elencato tre principali aree di azione. In primo luogo, «è necessario
ristabilire la fiducia nei mercati finanziari anche attraverso un rafforzamento
del sistema di sorveglianza». Inoltre, «dobbiamo liberarci dal peso della
crescita del debito pubblico attraverso una exit strategy coordinata e un
graduale ritorno alle regole del Patto di Stabilità». Occorre anche «assicurare
alle politiche europee una dimensione sociale che sia solidamente fondata sulle
finanze pubbliche e sulla maggiore inclusione delle persone nel mercato del
lavoro». Infine, sono anche importanti la revisione della strategia di Lisbona
e la resistenza al protezionismo. Il Programma di Stoccolma sulla giustizia e
sugli affari interni sarà un asse portante della Presidenza svedese. Questo, ha
affermato il primo ministro, «cercherà di affrontare il problema del crimine
internazionale, salvaguardando allo stesso tempo la libertà di movimento
attraverso i confini». Introdurrà inoltre un sistema comune di asilo e di
reinsediamento. La Presidenza svedese, infine, «andrà avanti nel promuovere il
processo di allargamento, cercando di agire come un "broker onesto"
sulla base degli impegni assunti dall´Ue». Dichiarazione della Commissione -
José Manuel Barroso ha ricordato i punti chiave che dovranno essere trattati
nei prossimi sei mesi, vale a dire la ripresa economica nell´Ue e un efficace
accordo a Copenaghen per quanto riguarda i cambiamenti climatici. A suo parere
l´Unione europea dovrebbe dare la priorità alle misure per ricostituire i posti
di lavoro dando il suo contributo, sebbene le politiche in materia siano di
competenza nazionale. Ad esempio, la Commissione proporrà di semplificare le
procedure dei Fondi strutturali ritirando la necessità per gli Stati membri di
cofinanziare il Fondo Sociale europeo nel 2009 e nel 2010. Saranno inoltre
stornate delle risorse per consentire di finanziare il microcredito a favore
dell´occupazione e dell´inclusione sociale. Le proposte avanzate per la
supervisione del mercato finanziario, a suo parere, dovrebbero inoltre
permettere all´Ue di guidare la riforma dei mercati finanziari globali. Allo
stesso tempo, ha aggiunto, vi è la necessità di inventare nuove fonti per la
crescita, utilizzare appieno il mercato unico e resistere al protezionismo. Per
il Presidente dell´Esecutivo, a soli 145 dalla conferenza di Copenaghen gli
obiettivi vincolanti sui cambiamenti climatici e sull´energia sono impegni che
devono trovare riscontro anche altrove. Ha quindi sottolineato la necessità di
aiutare i paesi in via di sviluppo trasferendo loro la necessaria tecnologia.
Interventi in nome dei gruppi - Per Joseph Daul (Ppe, Fr), di fronte alle sfide
economica e climatica, occorre andare «più velocemente e più lontano per uscire
dalla crisi, facendo funzionare appieno il nostro
modello di economia sociale di mercato». Ha inoltre aggiunto che la Presidenza
svedese sarà giudicata per come affronterà questi due temi. A suo parere,
inoltre, è necessario accelerare il processo, per esempio migliorando
l´innovazione e la formazione e sostenendo le piccole imprese. Per quanto
riguarda i cambiamenti climatici, ha affermato che «l´Europa ha dato prova che,
se lo vuole, può fare la differenza» e Stati Uniti, India e Cina ora devono
fare lo stesso. Infine, ha apprezzato il sostegno di Schulz, leader del gruppo
S&d, alla conferma di Barroso quale Presidente della Commissione europea.
Martin Schulz (S&d, De) ha sottolineato la necessità di un´immediata
soluzione alla crisi del mercato del lavoro, in quanto
la sicurezza del posto di lavoro è fondamentale per la stabilità della società.
Per quanto riguarda la nomina del Presidente della Commissione europea, ha
ribadito la necessità di chiarezza della base giuridica. Se si procederà alla
nomina di Barroso con il trattato di Nizza mentre il resto della Commissione
sarà nominato dopo la ratifica del trattato di Lisbona, ha detto, sarebbe
comportarsi come nella «storia di Pippi Calzelunghe», facendo quello che si
vuole. Al contrario, ha suggerito, dovremmo sentire quello che Barroso intende
fare nei prossimi cinque anni in merito ai cambiamenti climatici, all´economia
e ai servizi pubblici, per poi prendere una decisione. Guy Verhofstadt
(Alde/adle, Be) si è detto d´accordo con l´enfasi posta dalla Presidenza sulla
ratifica del trattato di Lisbona, sul vertice di Copenhagen e sul Programma di
Stoccolma, ma ha rilevato che la lotta contro la crisi
economica dovrebbe avere la precedenza. Ha quindi affermato che la Svezia è
nella migliore posizione per combattere la crisi
economica, vista la sua esperienza nel dover affrontare le difficoltà negli
anni ´90. Ha poi esortato il Consiglio e la Commissione a prendere l´iniziativa
di proporre un unico piano di ripresa europeo al posto di 27 piani nazionali
esistenti, alcuni dei quali contenenti misure protezionistiche. Rebecca Harms
(Verdi/ale, De) ha sottolineato che il suo gruppo vorrebbe che tutta la
Commissione e tutti i più alti incarichi europei siano attribuiti sulla base
del trattato di Lisbona. Ha poi criticato l´inazione di fronte alla crisi economica e il fatto che le banche abbiano ricevuto
fondi. Ha anche esortato il nuovo Parlamento a pensare a uno sviluppo economico
sostenibile, affinché gli obiettivi economici e ambientali siano in sintonia.
Timothy Kamininki (Ecr, Pl) ha affermato che il suo gruppo condivide la
posizione della Presidenza su molti temi, in particolare sulla lotta alla crisi economica e guarda con interesse alla politica di
vicinato e ai futuri ampliamenti. Si è detto tuttavia in disaccordo sulla ratifica
del trattato di Lisbona. Lothar Bisky (Gue/ngl, De) ha sottolineato la
necessità di maggiore trasparenza nell´affrontare la crisi
economica, il che significa anche parlare del fallimento della politica attuale
che è la principale causa della crisi. Ha poi
appoggiato l´intenzione della Presidenza di armonizzare ulteriormente le norme
sull´asilo, sottolineando però che «alle molto sorvegliate frontiere esterne,
specie nel Mediterraneo, migliaia di persone muoiono nella ricerca di un
rifugio dalla povertà, dalla guerra e dai disastri naturali». Francesco Speroni
(Efd, It) ha apprezzato il fatto che la Presidenza svedese abbia sottolineato
temi che interessano i cittadini, vale a dire l´ambiente e il clima, la crisi finanziaria, la tutela del posto di lavoro e la lotta alla criminalità,
«perché bisogna essere in sintonia con chi ci ha votato per fare bene il nostro
lavoro». Noi, ha proseguito, «non siamo né migliori né peggiori dei nostri
elettori», ma è importante «essere in sintonia con quello che loro ci
chiedono». «Poi, naturalmente, dalle proposte bisogna passare ai fatti
concreti e qui ci misureremo soprattutto nel processo di codecisione, in quanto
saremo noi Parlamento e voi Consiglio a stabilire quelle norme che regoleranno
la vita, gli affari e gli interessi dei nostri elettori e penso che questo sia
il compito fondamentale di noi legislatori», ha detto. Per il deputato,
«dobbiamo superare la crisi di sfiducia che
indubbiamente esiste». In proposito, ha rilevato che la scarsa partecipazione
alle elezioni di questo Parlamento «ne è un sintomo». «Il suo paese confina con
la Norvegia, io abito vicino alla Svizzera, sono fuori dall´Unione europea,
però vivono bene ugualmente, hanno gli stessi problemi, ma non è che stiano
peggio di noi e lì bisogna vedere e dimostrare che vale la pena che ci sia
l´Unione europea». Ha quindi concluso sostenendo che «con il contributo di
tutti possiamo far vedere che l´Europa non deve essere sopportata, ma deve
essere un´opportunità per chi ci vive e per chi ne è cittadino». . <<BACK
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-19 - pag: 2 autore: Vincitori e vinti
della vita allo 0% Crollano le rate a tasso variabile su mutui e prestiti ma
calano anche i rendimenti dei BoT u Continua da pagina
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 6 Il commento Messori (Assogestioni)
«Il conflitto di interessi è allo sportello» U n'iniziativa nel segno della
trasparenza che, per Marcello Messori, economista prima d'essere presidente di Assogestioni,
è da considerarsi in maniera «assolutamente positiva». Fare chiarezza
sull'universo delle obbligazioni bancarie, come richiesto esplicitamente dal
presidente della Consob, Lamberto Cardia, lunedì 13 luglio all'assemblea di
Milano, è per gli gnomi dei fondi italiani una vittoria inseguita da tempo.
«Sono anni sottolinea Messori che Assogestioni mette in evidenza l'effetto
sostituzione tra i fondi di diritto italiano e le obbligazioni bancarie. Dal
duemila, per evidente convenienza del sistema creditizio si è registrato un
aumento delle sottoscrizioni delle obbligazioni bancarie e un parallelo aumento
dei riscatti dal mondo del risparmio gestito». Messori mette a fuoco il
conflitto di interesse: «i due tipi di prodotti transitano sullo stesso canale
distributivo, ovvero la banca. Che si trova di fronte da un lato a un fondo che
chiede assistenza al cliente e offre un ricavo spalmato nel tempo, e dall'altro
a un prodotto semplice o strutturato che in ogni caso offre alla banca un
maggior ricavo ( upfront ) e per di più immediato ». Il conflitto è qui. Finora
i gruppi bancari hanno avuto aggio anche da una regolamentazione asimmetrica
che ha visto maggiore severità da parte degli organismi regolatori nei
confronti dei prodotti del risparmio gestito. Ora Consob e Isvap dichiarano di
voler ridurre l'asimmetria. Prima c'è stata una mossa nei confronti dei
prodotti illiquidi in primis le polizze unit e index , ovvero quelle a maggior contenuto finanziario ora nei riguardi dei bond. «In
linea di principio va tutto bene ed era ora sottolinea Messori . Ma l'attuale crisi finanziaria ha di molto complicato
le cose. Le banche, anche le italiane, hanno un vincolo di liquidità molto
forte aggravato dalla fuga dei risparmiatori verso prodotti come i pronti
contro termine e tutte le famiglie dei titoli a breve. Queste condizioni
hanno fatto sì che nel 2008 il deflusso netto da tutto il risparmio gestito in
Italia sia ammontato a 196 miliardi di euro. Una cifra imponente, dirottata dal
sistema bancario verso allocazioni più convenienti per se stesso». Conflitti di
interesse, vincoli di liquidità e poi, quando Messori torna a infilare la
giacca dell'economista e non del rappresentante di categoria spunta anche uno
squilibrio strutturale: «perché la crisi ha
evidenziato come le banche italiane abbiano impieghi di molto superiori ai
depositi. Una dinamica accelerata dal duemila a oggi. Perché se il delta tra
impieghi e depositi è aumentato in tutte le banche europee, in quelle italiane
è letteralmente esploso. I depositi non bastavano più a finanziare gli attivi e
le banche sono ricorse ai bond fatti in casa». Oggi però la situazione è
nuovamente mutata. La Bce sta inondando i mercati di liquidità. Gli istituti di
credito possono finanziarsi all'1 per cento di interesse alla Banca centrale
europea e questo può segnare l'inizio del tramonto dei bond bancari che
peraltro riconoscono al sottoscrittore interessi minimi. «Questo è accaduto
perché spiega Messori si dava un valore alla garanzia sul capitale investito
che veniva integralmente restituito a scadenza. Ma se il risparmiatore aveva
bisogno di riscattare il proprio investimento prima dello scadere ecco che
scopriva l'illiquidità del titolo: solo la banca emittente lo ricomprava, ma a
prezzi di realizzo. Oggi con il costo del denaro all'1 per cento il sistema
bancario ha una grande occasione: prima o poi la Bce tornerà ad assorbire
liquidità e per le banche si ripresenterà il vincolo della liquidità. Se però
avranno saputo in questi mesi traghettare i risparmiatori verso posizioni a
medio-lungo termine tipiche del risparmio gestito e con un più elevato grado di
trasparenza rispetto ai bond bancari, ecco che, anche il risparmiatore italiano
sarà uscito vincitore da questa durissima sfida di mercato ». Un'occasione,
assicura Messori, del tutto rara. S. RIG. Quel tipo di bond dà alle banche
maggiori ricavi con meno fatica Fotogramma Assogestioni Marcello Messori
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-19 - pag: 5 autore: Corporate bond?
Occasioni per pochi Solo le grandi aziende stanno beneficiando della forte
domanda di titoli obbligazionari Simone Filippetti Dai rubinetti delle banche
gli euro (o i dollari) escono col contagocce. E da mesi ormai. Sul mercato
obbligazionario, invece, i rubinetti sono aperti al massimo: secondo i calcoli
di Societé Générale nei primi sei mesi del 2009 le imprese del Vecchio
continente hanno lanciato 187,7 miliardi di euro di bond, battendo già i volumi
di emissione di tutti gli anni interi del passato (tranne il 2001). Anche in
Italia il trend è lo stesso: i grandi gruppi industriali si sono già indebitati
sul mercato per 12,5 miliardi di euro, tanto che per fine anno Fitch stima che
si ritorni ai 20 miliardi totali raggiunti nel 2004. Insomma: da un lato si
secca il credito bancario, dall'altro straripa il mercato obbligazionario. Se
gli istituti di credito sono soffocati da miliardi di asset tossici (ma piace
di più la definizione politically correct "illiquidi") e faticano a
erogare prestiti, i piccoli risparmiatori e gli investitori istituzionali
stanno quindi dimostrando che la liquidità non è un bene così scarso. Ma stanno
anche dimostrando che, soprattutto in Italia, non è un bene per tutti: al
mercato obbligazionario possono accedere infatti solo i grandi gruppi (Eni,
Finmeccanica ed Edison sono stati gli ultimi), ma per quelli di medie
dimensioni le porte sono chiuse. Se i big hanno alternative al credito bancario
col contagocce, i piccoli no. Questo è il vero problema. Meno credito più bond
Già sul finire 2008, di pari passo con l'esplosione della crisi,
erano più che evidenti i segnali di un restringimento del credito. A fine
dicembre in Europa i finanziamenti risultavano in rialzo solo del 6% sul 2007,
quasi la metà di meno rispetto a sei mesi prima. A dicembre dell'anno scorso
risultavano crollati, a livello globale, i prestiti a leva, quelli che hanno
gonfiato a dismisura la bolla speculativa causando il collasso del sistema
finanziario, mentre i prestiti "normali" erano rimasti stabili. Banca
d'Italia ha censito 1.600 miliardi di euro di impieghi in tutto il 2008 nel
nostro Paese (un po' più del 2007). Ma tutto è decisamente peggiorato e il
credit crunch è esploso a inizio 2009: le banche, epicentro
della crisi finanziaria,
alle prese con bilanci scricchiolanti e maxi- svalutazioni, hanno ristretto le
valvole del credito. Per la sola Italia, dopo aver toccato un picco di un +14%
di erogazioni nel 2007 (rispetto al 2006), la crescita dei prestiti è andata
progressivamente calando (+4% a inizi 2009) per poi inaridirsi completamente.
Così a maggio, per la prima volta, il dato è stato negativo: -0,9% dei prestiti
anno su anno, certificato dalla banca centrale. è la dimostrazione ufficiale
del razionamento del credito. Mentre le banche, in tutto il mondo, hanno
stretto i cordoni, allo stesso tempo sono esplose le emissioni (non solo di
bond ma anche di titoli convertibili e di azioni): a fine giugno sul mercato
europeo sono state collocate obbligazioni societarie "sicure" (
investment grade ) per 187,7 miliardi di euro. Per i corporate bond il 2009 è
già un anno record dal 1995, da quando cioè Datalogic tiene l'archivio dei
dati. In Italia – come già accennato – le emissioni in soli sei mesi sono già
balzate a quota 12,5 miliardi di euro, più del doppio dell'anno scorso e già
livello superiore a tutto il 2006. Sono dunque i bond la soluzione per il
finanziamento per le imprese? Venuto meno il canale bancario, le aziende hanno
scoperto una miniera inaspettata di liquidità nei bond. «A livello globale il
fenomeno sembra confermare proprio questa nuova dinamica – nota il direttore
finanziario di una grande multinazionale italiana quotata –. è ormai evidente
che le imprese ricorrano ai bond come alternativa alle banche ». Con una controindicazione,
però: il deterioramento di tutta l'economia ha portato anche a un generale
abbassamento dei rating delle aziende, impoverite da meno ricavi e meno utili.
Chi vuole denaro emettendo debito sul mercato deve pagare un margine sui tassi
interbancari più alto perché il rischio implicito di default è salito a livello
generale. I cosiddetti "spread" (cioè i premi da offrire sopra i
tassi interbancari per remunerare i rischi agli investitori) sono infatti
saliti notevolmente. D'altro canto,però,sono scesi i tassi interbancari per cui
– alla fine – il rendimento effettivo delle obbligazioni non è così elevato. Ci
sono però casi di rendimenti molto alti. Per esempio quelli di Wind, che ha
chiuso un bond ai primi di luglio: la compagnia telefonica, avendo un rating di
"B+" (un livello da junk bond), ha dovuto pagare al mercato un tasso
d'interesse del 12%. Italia, pochi attori Nella Penisola in metà anno il
controvalore è già da guinness. Eppure gli emittenti, intesi come numero di
società, sono molto pochi: sette aziende, di cui due pubbliche. L'Eni ha colto
al volo l'"attimo" di mercato e ha vissuto l'euforia collettiva delle
privatizzazioni di fine anni 90 con famiglie e piccoli risparmiatori in corsa
per aggiudicarsi le tranche collocate sul mercato. è probabile che la compagnia
petrolifera faccia da apripista ad altri bond retail. Nei giorni scorsi sono
poi scese in campo anche Finmeccanica (con un private placement), e il gruppo
Edison. Entrambe hanno raccolto una domanda fortissima dagli investitori. Ma si
tratta sempre di colossi industriali ( spesso con azionista pubblico): Eni,
Finmeccanica, Edison e gli altri emittenti del 2009 sono tutti grossi gruppi,
con elevato rating e con l'abitudine a frequentare i mercati obbligazionari.
Per le aziende di dimensioni minori, però, non è così facile. Anzi: spesso non
è neppure possibile. Chi prova ad emettere un bond (come Wind) paga tassi
d'interesse elevati. Tante altre aziende medio-grandi – dopo i casi Cirio e
Parmalat – non hanno più accesso al mercato. E le piccole hanno dimensioni
troppo contenute per poterlo fare. Per di più il costo del finanziamento
attraverso i bond è spesso più alto rispetto al credito bancario. Nonostante la
stretta sulla liquidità, insomma, il credito bancario rimane ancora più economico
delle obbligazioni: è il parere di molti imprenditori dell'Ftse-Mib che, dietro
anonimato, hanno rivelato la loro opinione. Anche per un'azienda solida e sana,
il ricorso ai bond rimane tuttora meno conveniente del credito bancario: è
questa la frase tipica degli imprenditori interpellati dal «Sole-24 Ore». «Il
bond convertibile emesso da Bulgari – nota l'analista di una banca d'affari -
paga una cedola del 5,35%, molto più costoso di un prestito bancario». è vero
che oggi farsi dare soldi da una banca è molto più difficile, ma (si veda anche
altro articolo in pagina), a meno che non si tratti di aziende solide con
rating alti quindi in grado di poter pagare un basso interesse, molti non
vedono di buon occhio l'idea di doversi sottoporsi ai raggi x delle agenzie
internazionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN EUROPA Quest'anno, nei primi sei
mesi, le imprese hanno complessivamente realizzato operazioni per 187,7
miliardi di euro IN ITALIA I gruppi maggiori hanno già lanciato obbligazioni
per 12,5 miliardi di euro: per Fitch l'importo salirà a 20 miliardi a fine anno
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-19 - pag: 6 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO
Si moltiplicano gli interventi delle banche centrali Sale la voglia di
controllo sui cambi di Riccardo Sorrentino L a Svizzera sta facendo le cose con
calma. Ma gli altri? La Gran Bretagna, la Svezia, il Canada? L'attenzione degli
investitori torna a rivolgersi agli interventi statali sul mercato dei cambi.
Con un misto di sollievo e di preoccupazione. I segnali sono piuttosto chiari.
La banca centrale di Sidney ha recentemente rivelato che a maggio ha venduto
4,1 miliardi di dollari australiani, allo scopo di evitare bruschi movimenti
del cambio e ricostruire le sue riserve, ottenendo come risultato una flessione
della valuta. La Riksbank di Stoccolma ha fatto incetta di moneta straniera
come protezione contro un'eventuale crisi dei paesi
baltici ( Estonia, Lettonia, Lituania), allo scopo di evitare quindi un crollo
della corona, e ha apertamente discusso di interventi. La Banca del Canada ha
espresso preoccupazioni sulla forza del suo dollaro verso quello americano e ha
lasciato intravvedere acquisti di valuta Usa. La Nuova Zelanda ha giudicato
«non utile» la forza del cambio, una preoccupazione condivisa dalla Banca
d'Inghilterra anche se emersa solo dai verbali delle sue riunioni. La Banca
nazionale svizzera intanto, sta realizzando con un successo imprevisto le sue
operazioni sul mercato per evitare il rafforzamento del franco. L'elenco rivela
orientamenti molto diversi, a volte di segno opposto. è indubbio però che le banche
centrali guardino con un'attenzione nuova al mercato valutario, ai pericoli che
presenta e alle opportunità che può offrire. Da questa situazione, il team di
David Bloom della Hsbc prevede che sui cambi si stia aprendo una nuova fase:
quella del dirty float , della fluttuazione "sporca", cioè segnata
qua e là da un intervento statale esterno al mercato e motivata politicamente.
Lo scenario prevede un panorama molto diverso da quello temuto solo qualche
mese fa. Il parallelismo tra questa crisi finanziaria e quella del ' 29
aveva spinto qualche economista a evocare lo spettro delle svalutazioni
competitive che, negli anni 30 del Novecento, aggravarono insieme ad altri
errori - la recessione. La decisione della Svizzera, che a marzo ha annunciato
interventi per evitare il rafforzamento del franco, era suonato come il
"via" della triste gara a chi deprezzava di più il cambio per
sostenere le esportazioni. Anche se era apparso subito chiaro che le politiche
monetarie non convenzionali, il quantitative easing , avrebbero raggiunto lo
stesso effetto senza tanti clamori. è proprio questa strategia, che prevede la
"creazione" di moneta in quantità molto elevate, a fare ora la
differenza. Soprattutto nei confronti degli anni Trenta. Il quantitative easing
della Federal reserve sembra infatti dirompente, sul mercato valutario: ha
creato una pressione al ribasso sul dollaro che, nelle scorse settimane, ha
minacciato la ripresa del mondo intero: avrebbe potuto scatenare, spiega la
Hsbc, «una reazione a catena che avrebbe fatto partire una nuova fase della crisi». Fatta eccezione per il particolare caso svedese, le
banche centrali sembrano quindi pronte a seguire il sentiero aperto dalla
Svizzera, forse persino in modo coordinato. Non vogliono quindi svalutare la
loro moneta; ma solo evitarne l'eccessivo apprezzamento. L'effetto
complessivo,a differenza di quanto accadde nel secolo scorso, sembra possa
quindi essere almeno in parte benigno. Il risultato sarà quello di ridurre la
volatilità, e quindi il disordine, sul mercato. «La prossima fase - spiegano
gli analisti della Hsbc- sarà quella della paura e del controllo: la paura
degli interventi e dei loro effetti, e il possibile controllo di un'eccessiva
volatilità dei cambi». riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA FLUTTUAZIONE SPORCA Nella maggior parte dei casi si cerca di evitare
rialzi delle monete ed eccesso di volatilità senza arrivare ai deprezzamenti
competitivi
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 20 Trend Tassi fermi e listini
inchiodati dalle difficoltà dell'economia: i numeri dell'incertezza e le
speranze da coltivare I risparmi, l'estate e la crisi: consigli di viaggio in 5
cartoline Dal cash alle azioni tranquille, dal reddito fisso alla prevenzione
variabile, fino alla Borsa più aggressiva: ecco qualche idea di manutenzione
del portafoglio prima di partire DI GIUDITTA MARVELLI C artoline per le
vacanze. Saluti dai titoli di Stato brevi e dalla liquidità schiacciati ai
minimi storici. Sogni di free climbing per la Borsa, che, per il momento, ha
archiviato il rally di marzo e non ha una precisa direzione. La terza estate
all'ombra della crisi sta entrando nel vivo con poche certezze e molte
speranze. I primi sette mesi dei mercati azionari si
avviano a finire con performance asfittiche o leggermente negative in Occidente
(-1% per Piazza Affari, +3,5% per quelle mondia-- li), accompagnate da una
realistica previsione di utili in discesa ancora per quest'anno (-25/30% sia
negli Stati Uniti che in Europa). Due velocità Sul fronte dei Paesi Emergenti,
invece, si parla già di ripresa. E utili e listini strappano verso l'alto, con
crescite che vanno dal 50% di Buenos Aires al 74% di Shanghai. Uno scenario
composito, dove si cominciano a intravedere vincitori e perdenti: i titoli
ciclici più solidi, quelli che possono anticipare la ripresa, sembrano già
avere un destino diverso dai difensivi. Il Nasdaq, la Borsa dell'hi tech, da
gennaio ad oggi è salita del 22%. Anche se non ci sono garanzie, quindi, i mercati finanziari hanno cominciato a comportarsi a tratti (le giornate nere non
mancano) come araldi di una possibile ripresa a partire dal 2010, che comunque
nei Paesi industrializzati non sarà a passo di marcia. Ecco allora le cartoline
di CorrierEconomia per chi sta partendo e si domanda come lasciare al meglio il
suo portafoglio. Sul fronte della liquidità e delle obbligazioni il
gioco dei tassi è sempre al ribasso. Attenzione, però: l'inflazione ormai
annullata (0,5% ultimo dato) potrebbe tornare ad essere un fuoco. Nessuno sa,
infatti, che effetto potrebbe avere una ripresa anche piccola sul mare di
incentivi e stimoli economici con cui i governi hanno inondato il mondo. I
primi tre saluti sono quindi per gli appassionati di liquidità con le
indicazioni degli ultimi parcheggi al 2% netto e per chi si sente sicuro solo
con Btp e titoli obbligazionari in generale. Vaccinazioni Il tasso fisso è
ancora la carta migliore, anche se per spuntare più del 2,8% bisogna allungarsi
oltre cinque anni. Vero è che con il costo della vita congelato i rendimenti
non sono poi così bassi, ma la dinamica futura dell'inflazione è molto
imprevedibile. E non va sottovalutata.
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 20 Il «sentiment» V olatili. I
gestori italiani interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio mensile non
hanno ancora abbandonato del tutto i loro timori. I mercati finanziari potrebbero risultare
ancora ballerini nei prossimi sei mesi e quindi la quota di azioni nei
portafogli bilanciati è più bassa del solito. Il 40% del campione, comunque, è
convinto che Wall Street possa salire da qui a Natale più dei mercati dell'euro, dove il ciclo
economico è acerbo.
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 12 La partita dell'auto/1 Offerta per
una quota della casa tedesca Lo sceicco giramondo al volante di Porsche Gli
investimenti di Hamad, dal Qatar alla Germania DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DA
BERLINO DANILO TAINO P are che l'Emiro del Qatar una volta abbia detto: «Io
guido questo Paese. Ma lui lo possiede». Lui è suo cugino, lo sceicco Hamad bin
Jassim Jabr Al Thani, uno degli uomini più ricchi del mondo
e da qualche anno tra i più attivi sui mercati
finanziari. Di recente, in qualità di chief
executive della Qatar Investment Authority (Qia) il fondo sovrano dello Stato
del Golfo , ha passato parecchio tempo nel Sud della Germania. Obiettivo:
portarsi a casa un pezzo di Porsche, forse anche di Volkswagen. Sogno
tedesco Intervenire cioè come salvatore finanziario di
uno dei pezzi più pregiati dell'industria mondiale almeno agli occhi degli
arabi ricchi che però è indebitata e soprattutto è al centro di uno scontro tra
le famiglie che la controllano, i Porsche e i Piëch. Già questa settimana forse
sapremo se riuscirà. Ci terrebbe. Per il suo Paese di 250 mila abitanti, ma
anche per se stesso. Dopo l'Emiro che nel 1995 aiutò ad andare al potere con un
colpo di palazzo contro il padre di quest'ultimo il numero uno della Qia è
certamente l'uomo più potente del Qatar. Del Paese che vuole riformare, assieme
al cugino, ma che è ancora incerto in fatto di separazione dei poteri è infatti
anche primo ministro e ministro degli Esteri: controlla insomma due leve
fondamentali, quella politica e quella economica. Metà del suo tempo lo passa a
Doha, dove tra l'altro personalmente possiede parecchie attività, per esempio
la Qatar Airlines, e proprietà immobiliari, compreso il famoso hotel Four
Seasons. Per il resto è in viaggio in cerca di affari. A Londra, spesso, nella
sua casa di Hyde Park, che si favoleggia essere la residenza più costosa della
città dopo Buckingham Palace. Da lì, per esempio, nel
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 20 Liquidità Dove si accendono gli
ultimi falò del 2% netto V aligie pronte. E il risparmio? I tassi appiattiti
verso il basso, stretti in una banda tra lo zero e il tre percento, non sono
incoraggianti. In compenso, però, è ai minimi storici anche il costo della vita
(0,5% a giugno, in Italia) e quindi diventa raggiungibile l'obiettivo minimo di
ogni risparmiatore, difendere il capitale dall' inflazione, in attesa di una schiarita sui mercati
finanziari. Ma dove cercare? Il Bot trimestrale
rende, al netto delle commissioni e delle tasse, lo 0,04% netto. Bisogna,
dunque, andare a caccia di un buon conto corrente o di deposito. Su Internet si
possono trovare soluzioni per tutti e qualche promozione superstite. Ci
sono i conti senza spese, con soldi sempre disponibili, che offrono dallo 0,55%
netto di Fineco- Bank, al 2,17% di Banca Ifis. Mediolanum, sul conto Freedom,
su importi superiori a 12.000 euro, riserva il 3% netto. In compenso, il tasso
del Conto Santander Consumer per i nuovi clienti scende dal 2,75% al 2,50%
lordo (1,83% netto) dal 20 luglio. La stessa riduzione, per i vecchi clienti, è
prevista a partire dal prossimo 27 agosto. In pratica, una somma di 10 mila
euro, su un conto online, in tre mesi, può fruttare da 10,80 euro con Fineco
Bank che inizia a remunerare da duemila Banca! (pagati in anticipo) e 58,70 con
Rendimax. Oppure, si può approfittare delle offerte speciali che, per un
periodo limitato, regalano rendimenti più generosi del consueto. Ing Direct, a
chi apre entro il prossimo 31 agosto il Conto Arancio, assicura per sei mesi un
netto del 2,55%. Medesime le condizioni riservate da Conto Websella (con il
limite massimo di 20.000 euro) e dal Conto su Ibl (Ibl Banca). In pratica 10
mila euro depositati su questi conti in un trimestre lievitano a 10.063 euro,
ad eccezione di Ibl Banca che non remunera i primi 5.000. In questi giorni è
entrata in promozione anche Webank che, ai nuovi clienti di Conto@me entro fine
agosto promette, fino al 31 dicembre un netto di 1,825% (2,5% lordo) su
giacenze massime di 30 mila euro. Oltre tale soglia e scaduto il periodo
promozionale, verrà applicato il tasso ordinario dello 0,90% lordo (0,66%
netto). La promozione copre anche i bolli statali (34,2 euro). PATRIZIA
PULIAFITO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-19 - pag: 6 autore: ECONOMIA IN
SOFFERENZA «Tigre celtica» addio Dopo anni in cui ha esibito il tasso di
crescita più alto in Europa,l'Irlanda ha cominciatoa frenare. Colpita dalla crisi finanziaria,l'ex tigre celtica ha subito una battuta d'arresto tra le più
pesanti nell'eurozona. Rispetto alla caduta del 5,4% nell'ultimo trimestre del
2008, però, nei primi tre mesi del 2009 il Pil è sceso dell'1,5%:un
miglioramento che gli economisti sono comunque cauti nel giudicare. In
confronto al 2008, nel primo trimestre di quest'anno il Pil ha perso
l'8,5%,facendo comunque meglio di quanto previsto dagli analisti, che si
aspettavano invece una caduta del 9,1 per cento.Secondo l'Ocse, nel 2009 la
performance economica dell'Irlanda sarà la peggiore tra quelle dei paesi
industrializzati, con una contrazione del Pil del 9,8% Una vita tra i cristalli
Tom Hogan, maestro incisore, dopo 43 anni di lavoro ha lasciato la Waterford
Crystal, uno dei gioielli dell'industria d'Irlanda. L'ultimo bicchiere Hogan (
nella foto di fronte all'azienda irlandese) lo ha inciso il 4 luglio
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 11 Offshore a cura di Ivo Caizzi
icaizzi@corriere.it A Barroso non basta la spinta dei governi Il rinnovo del
presidente della Commissione continua a trovare oppositori nell'Europarlamento
I l pasticciato tentativo dei governi di far rieleggere al più presto il
portoghese Josè Manuel Barroso alla presidenza della Commissione europea di
Bruxelles per un secondo mandato sta diventando un simbolo della crisi di valori e del decadimento
dell'Unione europea. Un netto rifiuto dei socialdemocratici Asde, dei
liberaldemocratici Alde e dei Verdi ha convinto l'Europarlamento a respingere
l'invito a votare nella sessione inaugurale della nuova legislatura, la
settimana scorsa a Strasburgo, la designazione di Barroso, che è un esponente
del partito popolare europeo (Ppe). Nella città alsaziana si è complicata anche
la possibilità di arrivare all'approvazione parlamentare subito dopo le ferie.
Il presidente del gruppo del Ppe, il francese Joseph Daul, ha esortato gli
altri leader politici a votare Barroso nella sessione di settembre. Ma il
numero uno dei socialdemocratici, il tedesco Martin Schulz, ha fatto sapere che
il candidato portoghese prima deve presentare un programma per il prossimo
mandato compatibile con le aspettative dell'Europarlamento. Sullo stessa linea
si è espresso il leader dei liberaldemocratici, ilbelga Guy Verhofstadt. IVerdi
sono contrari a priori e ricordano le carenze, gli errori e l'assenza di
strategie dell'attuale Commissione europea perfino nell'affrontare
la crisi finanziaria. Il
Ppe e Barroso temono lo slittamento del voto perché, se in ottobre il
referendum in Irlanda consentirà l'approvazione del Trattato di Lisbona, in
aula diventerebbe necessaria la maggioranza dei 736 eurodeputati (mentre con il
Trattato di Nizza in vigore basta la maggioranza dei presenti). In più
dietro l'opposizione a Barroso si stanno sviluppando esigenze tattiche
collegate alla lottizzazione di europoltrone in corso nel rinnovo
dell'Europarlamento e in vista degli avvicendamenti nella Commissione (in
autunno) o della possibile nomina di un presidente e un responsabile degli
Esteri stabili dei governi Ue (se verrà ratifico il Trattato di Lisbona). Ma,
al di là dei mercanteggiamenti, emerge chiaramente che i vari Nicolas Sarkozy,
Angela Merkel, Silvio Berlusconi e Gordon Brown hanno sottovalutato lo
scontento per il primo mandato di Barroso e l'importanza di verificare
preventivamente il suo programma (verrà elaborato durante l'estate). I capi di
governo dell'Ue sembrano interessati solo a liberarsi al più presto di questa
nomina europea accontentandosi della completa disponibilità del presidente
della Commissione a moderare la sua indipendenza istituzionale nei confronti
delle capitali. Se ne ricava così la sensazione di un impegno per l'Europa al
ribasso, che rischia di aggravare una decadenza dei valori
fondamentali dell'Ue già prolungata e pericolosa. E che potrebbe costare cara
allo stesso Barroso qualora, dopo la conferma a Bruxelles, il suo progressivo
logoramento politico fosse accompagnato e accentuato dall'opposizione di
significativi settori dell'Europarlamento. In bilico José Barroso presidente
della Commissione Epa
( da "Corriere della Sera"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 26 Aste Forte calo del business, ma
l'Italia si è difesa meglio degli altri Arte, una stagione a luci rosse Giù
soprattutto i contemporanei e i moderni. Tengono meglio gli Old Master e
l'Ottocento DI PAOLO MANAZZA U n semestre in rosso. Anzi in profondo rosso. La crisi finanziaria e di liquidità è atterrata pesantemente sul mercato dell'arte
internazionale. I primi sei mesi del 2009 saranno ricordati a lungo dal
management Christie's e Sotheby's che ha dovuto affrontare il declino
annunciato di un mercato sovraesposto dagli eccessi delle scorse stagioni.
Un anno vissuto pericolosamente, con un occhio già rivolto all'autunno. I dati
globali Le cifre ufficiali di Christie's non sono ancora pervenute. Quelle di
Sotheby's raccontano di 992 milioni di dollari raccolti da gennaio a giugno di
quest'anno. Contro 2,937 miliardi di dollari del primo semestre 2008. Circa due
miliardi in meno. Una perdita di fatturato del 65%. Campione nel declino il
mercato statunitense che ha venduto per 387,5 milioni di dollari contro 1,354
miliardi della scorsa stagione. Al secondo posto le aste inglesi con 353,3
milioni di dollari contro 1,093 miliardi del primo semestre 2008. Anche l'Asia
ha chiuso con il segno meno: 94,5 milioni rispetto a 239. Meglio di tutti
l'Europa che ha perso solo il 37% con 157,5 milioni incassati rispetto ai 249,8
del 2008. Panorama italiano Il mercato italiano è in linea con questo
orizzonte. Christie's è andata peggio di tutti raccogliendo 9,4 milioni di euro
contro i 18,8 del semestre scorso (meno 50%). Sotheby's Italia ha venduto per
16,8 milioni di euro rispetto ai 21,9 (meno 23%) dell'anno scorso. Finarte 14,7
milioni di euro contro i 22,3 (meno 34%) del 2008. Meeting Art è la migliore
con 11,9 milioni contro i 13,2 del 2008 (meno 10%). La media del fatturato di
queste quattro case d'asta italiane è scesa del 29%. Un calo meno vistoso
rispetto ai mercati inglesi o statunitensi, ma anche al totale europeo di
Sotheby's. Tutto ciò perché il nostro sistema è da molti anni ancorato a
collezionisti più sensibili alla classicità, piuttosto che a spese iperboliche
per artisti e opere modaiole. Per una volta possiamo dire che la cultura ci ha
permesso se non proprio la salvezza, quanto meno la navigazione a vista nella
tempesta. Ma ora che accadrà in autunno? La politica adottata dalle case d'asta
italiane punta su due aspetti. Il primo è quello della sempre più forte
selezione qualitativa. Sotheby's quest'anno ha offerto nel primo semestre
italiano 724 opere con la media di aggiudicato del 71,82% a un prezzo di 32.337
euro. Il secondo aspetto, sul quale punta molto Finarte, consiste nel
riconsiderare al ribasso le riserve d'asta. Mentre negli anni scorsi tutti
speravano di vendere a cifre iperboliche opere acquistate negli anni Novanta,
ora non è più così. Meglio presentare un quadro con una stima bassa. Sarà il
mercato a sancirne l'appetibilità reale con una aumento della riserva o
l'assenza di offerte. A giugno da Finarte un Lucio Fontana («Concetto Spaziale,
Teatrino» del '64) stimato 220-280 mila euro è arrivato a quasi 400 mila.
Mentre a Londra una scultura sempre di Fontana del '59-'60 stimata 1,3-1,9
milioni di sterline è rimasta invenduta. Da Sotheby's a Milano diverse opere di
Mario Schifano (degli anni '60-'70) hanno tenuto molto bene il massimo della
stima. Mentre da Christie's, a maggio nell' asta di Old Master a Milano, un
grande olio del pittore settecentesco piacentino Panini, stimato 100-150 mila
euro, è stato venduto a 391.400. Le prospettive Insomma la parola finalmente
torna nelle mani del mercato. E' questo un aspetto da non sottovalutare per le
aste autunnali. Per dirla tutta, forse sta per arrivare il momento di
investire. Ma con un accuratissima selezione. La pittura antica sta
raccogliendo nuovi proseliti. Ma bisogna puntare su opere di alto livello e di
ottima conservazione. Anche il comparto dei dipinti e delle sculture
dell'Ottocento è interessante. I prezzi sono irrisori rispetto alla media della
qualità offerta. Nell'arte moderna i grandi maestri, italiani o internazionali,
sconteranno una probabile ulteriore discesa nei valori. Mentre per la
contemporanea sembra che lentamente risuoni ovunque un solo motivo: il ritorno
alla sperimentazione. Con la pittura in testa alle classifiche di gradimento.
Insomma la tempesta non è ancora passata del tutto. Ma, come in natura, una
volta terminata tornerà il sole. Con l'aria più fresca e pulita. Rassegna
«Concetto spaziale, Attese» di Lucio Fontana e una «Natura morta» di Giorgio
Morandi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-19 - pag: 5 autore: Dopo i default degli
«spaghetti bond» il mercato non digerisce più le emissioni di medie aziende
L'Italia paga ancora il conto di Cirio Morya Longo Il sogno di creare in Italia
un mercato obbligazionario, come nel resto del mondo, sembrava quasi realizzato
nel 2002. Quell'anno le imprese italiane lanciarono 26 bond: non solo le grandi
aziende, ma anche quelle medie. Eppure quello che allora sembrava un mercato
nascente in grado di dare alle imprese una nuova fonte di finanziamento
alternativa al canale bancario, altro non era che un mercato sostanzialmente
finto: i bond delle medie aziende non avevano quasi mai un rating, avevano
rendimenti troppo bassi e venivano venduti solo ai piccoli risparmiatori. Per
questo oggi quel mercato non esiste più. è stato spazzato via dai default di
Cirio, Giacomelli e Parmalat. Oggi a emettere obbligazioni, in Italia, sono
solo le imprese grandi con stazza internazionale: nel 2009 solo sette gruppi
sono scesi in campo, raccogliendo 12,5 miliardi di euro. Ma le imprese di
dimensioni medie non sono tra questi sei gruppi. Morale: proprio ora che il
credito bancario si fa più selettivo, per colpa della crisi
economica globale, il sistema imprenditoriale italiano si trova ad affrontare
la turbolenza con un canale di finanziamento in meno rispetto alla concorrenza
estera. Insomma: le medie imprese pagano oggi gli errori (di tanti) commessi
ieri. Per capire la situazione attuale bisogna necessariamente tornare indietro
nel tempo. Al "peccato originale". Tra il 1999 e il
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: EDILIZIA, AMBIENTE E SICUREZZA data: 2009-07-20 - pag: 32
autore: Oltre confine Le norme in vigore in alcuni paesi europei Francia La
legge francese sulle locazioni a uso diverso dall'abitativo non ha subito
modifiche per consentire il recesso anticipato dal contratto– o una riduzione
del canone –da parte del conduttore come conseguenza
dell'impatto negativo causato dalla crisi finanziaria, né già contiene rimedi in tal senso. Tuttavia, nella prassi,
alcuni conduttori riesconoa negoziare riduzioni del canone con i locatori. E
spesso tocca al giudice determinare se il nuovo canone rifletta effettivamente
il valore di mercato dei locali affittati. Germania La materia delle
locazioni non abitative è disciplinata dal Codice civile tedesco: generalmente
si tratta di 5- 10 anni, oltre a possibili rinnovi a canone fisso. La locazione
non può in tale periodo essere terminata se non per eventi o diritti di
risoluzione straordinari, espressamente concordati tra le parti, o per violazione
dell'obbligo della forma scritta nella stipulazione del contratto.E né il
termine di durata né l'importo del canone possono essere modificati
unilateralmente: neanche in presenza della crisi finanziaria.
Regno Unito I contratti di locazione a uso commerciale sono liberamente
negoziabili tra le parti: dal 2007 trova applicazione il cosiddetto Codice
delle locazioni commerciali (Code of Leasing Business Premises), che ha colmato
il vuoto legislativo nel settore. Le previsioni del Codice sono di applicazione
volontaria e mirano al raggiungimento di una maggiore parità contrattuale tra
locatore e conduttore tramite l'attribuzione, in favore di quest'ultimo, di un
maggiore potere negoziale nella definizione delle condizioni contrattuali.
Spagna Le locazioni a uso non abitativo, stipulate dopo il1Úgennaio1995,
sonoregolatedalCodicecivile spagnolo e dalla legge sulle locazioni urbane
29/1994. La legislazione spagnola non contiene disposizioni che consentano al
conduttore di recedere anticipatamente dal contratto di locazione né di
rinegoziare il canone. Tuttavia, a causa della crisi
immobiliare, oggi gli importi pattuiti in contratto a titolo di canone, sono
spesso di fatto rinegoziati: i locatori preferiscono ridurre il canone
piuttosto che avere locali sfitti.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: EDILIZIA, AMBIENTE E SICUREZZA data: 2009-07-20 - pag: 32
autore: Locazioni commerciali. I canoni in vigore sono oggetto di nuovi accordi
tra proprietari e inquilini Cambia l'affitto del negozio La
crisi è un «grave motivo»
valido per l'adeguamento al ribasso Guido A. Inzaghi Francesco Sanna La crisi finanziaria che dall'inizio del
2008 sta affliggendo la maggior parte dei mercati è argomento ormai noto. Il
settore che ha risentito, in modo più significativo di altri, di tali effetti
negativi, è senz'altro il mercato immobiliare, non solo relativamente
alla stasi degli investimenti da parte dei grandi fondi ma anche in relazione
al mercato delle locazioni commerciali, se è vero che, dati alla mano, 2
contratti di locazione su
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag:
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 26 Aste Forte calo del business, ma
l'Italia si è difesa meglio degli altri Arte, una stagione a luci rosse Giù
soprattutto i contemporanei e i moderni. Tengono meglio gli Old Master e
l'Ottocento DI PAOLO MANAZZA U n semestre in rosso. Anzi in profondo rosso. La crisi finanziaria e di liquidità è atterrata pesantemente sul mercato dell'arte
internazionale. I primi sei mesi del 2009 saranno ricordati a lungo dal
management Christie's e Sotheby's che ha dovuto affrontare il declino
annunciato di un mercato sovraesposto dagli eccessi delle scorse stagioni.
Un anno vissuto pericolosamente, con un occhio già rivolto all'autunno. I dati
globali Le cifre ufficiali di Christie's non sono ancora pervenute. Quelle di
Sotheby's raccontano di 992 milioni di dollari raccolti da gennaio a giugno di
quest'anno. Contro 2,937 miliardi di dollari del primo semestre 2008. Circa due
miliardi in meno. Una perdita di fatturato del 65%. Campione nel declino il
mercato statunitense che ha venduto per 387,5 milioni di dollari contro 1,354
miliardi della scorsa stagione. Al secondo posto le aste inglesi con 353,3
milioni di dollari contro 1,093 miliardi del primo semestre 2008. Anche l'Asia
ha chiuso con il segno meno: 94,5 milioni rispetto a 239. Meglio di tutti
l'Europa che ha perso solo il 37% con 157,5 milioni incassati rispetto ai 249,8
del 2008. Panorama italiano Il mercato italiano è in linea con questo orizzonte.
Christie's è andata peggio di tutti raccogliendo 9,4 milioni di euro contro i
18,8 del semestre scorso (meno 50%). Sotheby's Italia ha venduto per 16,8
milioni di euro rispetto ai 21,9 (meno 23%) dell'anno scorso. Finarte 14,7
milioni di euro contro i 22,3 (meno 34%) del 2008. Meeting Art è la migliore
con 11,9 milioni contro i 13,2 del 2008 (meno 10%). La media del fatturato di
queste quattro case d'asta italiane è scesa del 29%. Un calo meno vistoso
rispetto ai mercati inglesi o statunitensi, ma anche al totale europeo di
Sotheby's. Tutto ciò perché il nostro sistema è da molti anni ancorato a
collezionisti più sensibili alla classicità, piuttosto che a spese iperboliche
per artisti e opere modaiole. Per una volta possiamo dire che la cultura ci ha
permesso se non proprio la salvezza, quanto meno la navigazione a vista nella
tempesta. Ma ora che accadrà in autunno? La politica adottata dalle case d'asta
italiane punta su due aspetti. Il primo è quello della sempre più forte
selezione qualitativa. Sotheby's quest'anno ha offerto nel primo semestre
italiano 724 opere con la media di aggiudicato del 71,82% a un prezzo di 32.337
euro. Il secondo aspetto, sul quale punta molto Finarte, consiste nel
riconsiderare al ribasso le riserve d'asta. Mentre negli anni scorsi tutti
speravano di vendere a cifre iperboliche opere acquistate negli anni Novanta,
ora non è più così. Meglio presentare un quadro con una stima bassa. Sarà il
mercato a sancirne l'appetibilità reale con una aumento della riserva o
l'assenza di offerte. A giugno da Finarte un Lucio Fontana («Concetto Spaziale,
Teatrino» del '64) stimato 220-280 mila euro è arrivato a quasi 400 mila.
Mentre a Londra una scultura sempre di Fontana del '59-'60 stimata 1,3-1,9
milioni di sterline è rimasta invenduta. Da Sotheby's a Milano diverse opere di
Mario Schifano (degli anni '60-'70) hanno tenuto molto bene il massimo della
stima. Mentre da Christie's, a maggio nell' asta di Old Master a Milano, un
grande olio del pittore settecentesco piacentino Panini, stimato 100-150 mila
euro, è stato venduto a 391.400. Le prospettive Insomma la parola finalmente
torna nelle mani del mercato. E' questo un aspetto da non sottovalutare per le
aste autunnali. Per dirla tutta, forse sta per arrivare il momento di
investire. Ma con un accuratissima selezione. La pittura antica sta
raccogliendo nuovi proseliti. Ma bisogna puntare su opere di alto livello e di
ottima conservazione. Anche il comparto dei dipinti e delle sculture
dell'Ottocento è interessante. I prezzi sono irrisori rispetto alla media della
qualità offerta. Nell'arte moderna i grandi maestri, italiani o internazionali,
sconteranno una probabile ulteriore discesa nei valori. Mentre per la
contemporanea sembra che lentamente risuoni ovunque un solo motivo: il ritorno
alla sperimentazione. Con la pittura in testa alle classifiche di gradimento.
Insomma la tempesta non è ancora passata del tutto. Ma, come in natura, una
volta terminata tornerà il sole. Con l'aria più fresca e pulita. Rassegna
«Concetto spaziale, Attese» di Lucio Fontana e una «Natura morta» di Giorgio
Morandi
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 20 Liquidità Dove si accendono gli
ultimi falò del 2% netto V aligie pronte. E il risparmio? I tassi appiattiti
verso il basso, stretti in una banda tra lo zero e il tre percento, non sono
incoraggianti. In compenso, però, è ai minimi storici anche il costo della vita
(0,5% a giugno, in Italia) e quindi diventa raggiungibile l'obiettivo minimo di
ogni risparmiatore, difendere il capitale dall' inflazione, in attesa di una schiarita sui mercati
finanziari. Ma dove cercare? Il Bot trimestrale
rende, al netto delle commissioni e delle tasse, lo 0,04% netto. Bisogna,
dunque, andare a caccia di un buon conto corrente o di deposito. Su Internet si
possono trovare soluzioni per tutti e qualche promozione superstite. Ci
sono i conti senza spese, con soldi sempre disponibili, che offrono dallo 0,55%
netto di Fineco- Bank, al 2,17% di Banca Ifis. Mediolanum, sul conto Freedom,
su importi superiori a 12.000 euro, riserva il 3% netto. In compenso, il tasso
del Conto Santander Consumer per i nuovi clienti scende dal 2,75% al 2,50%
lordo (1,83% netto) dal 20 luglio. La stessa riduzione, per i vecchi clienti, è
prevista a partire dal prossimo 27 agosto. In pratica, una somma di 10 mila
euro, su un conto online, in tre mesi, può fruttare da 10,80 euro con Fineco
Bank che inizia a remunerare da duemila Banca! (pagati in anticipo) e 58,70 con
Rendimax. Oppure, si può approfittare delle offerte speciali che, per un
periodo limitato, regalano rendimenti più generosi del consueto. Ing Direct, a
chi apre entro il prossimo 31 agosto il Conto Arancio, assicura per sei mesi un
netto del 2,55%. Medesime le condizioni riservate da Conto Websella (con il
limite massimo di 20.000 euro) e dal Conto su Ibl (Ibl Banca). In pratica 10 mila
euro depositati su questi conti in un trimestre lievitano a 10.063 euro, ad
eccezione di Ibl Banca che non remunera i primi 5.000. In questi giorni è
entrata in promozione anche Webank che, ai nuovi clienti di Conto@me entro fine
agosto promette, fino al 31 dicembre un netto di 1,825% (2,5% lordo) su
giacenze massime di 30 mila euro. Oltre tale soglia e scaduto il periodo
promozionale, verrà applicato il tasso ordinario dello 0,90% lordo (0,66%
netto). La promozione copre anche i bolli statali (34,2 euro). PATRIZIA
PULIAFITO
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 11 Offshore a cura di Ivo Caizzi
icaizzi@corriere.it A Barroso non basta la spinta dei governi Il rinnovo del
presidente della Commissione continua a trovare oppositori nell'Europarlamento
I l pasticciato tentativo dei governi di far rieleggere al più presto il
portoghese Josè Manuel Barroso alla presidenza della Commissione europea di
Bruxelles per un secondo mandato sta diventando un simbolo della crisi di valori e del decadimento
dell'Unione europea. Un netto rifiuto dei socialdemocratici Asde, dei
liberaldemocratici Alde e dei Verdi ha convinto l'Europarlamento a respingere
l'invito a votare nella sessione inaugurale della nuova legislatura, la
settimana scorsa a Strasburgo, la designazione di Barroso, che è un esponente
del partito popolare europeo (Ppe). Nella città alsaziana si è complicata anche
la possibilità di arrivare all'approvazione parlamentare subito dopo le ferie.
Il presidente del gruppo del Ppe, il francese Joseph Daul, ha esortato gli
altri leader politici a votare Barroso nella sessione di settembre. Ma il
numero uno dei socialdemocratici, il tedesco Martin Schulz, ha fatto sapere che
il candidato portoghese prima deve presentare un programma per il prossimo
mandato compatibile con le aspettative dell'Europarlamento. Sullo stessa linea
si è espresso il leader dei liberaldemocratici, il belga Guy Verhofstadt. I
Verdi sono contrari a priori e ricordano le carenze, gli errori e l'assenza di
strategie dell'attuale Commissione europea perfino nell'affrontare
la crisi finanziaria. Il
Ppe e Barroso temono lo slittamento del voto perché, se in ottobre il
referendum in Irlanda consentirà l'approvazione del Trattato di Lisbona, in
aula diventerebbe necessaria la maggioranza dei 736 eurodeputati (mentre con il
Trattato di Nizza in vigore basta la maggioranza dei presenti). In più
dietro l'opposizione a Barroso si stanno sviluppando esigenze tattiche
collegate alla lottizzazione di europoltrone in corso nel rinnovo
dell'Europarlamento e in vista degli avvicendamenti nella Commissione (in
autunno) o della possibile nomina di un presidente e un responsabile degli
Esteri stabili dei governi Ue (se verrà ratifico il Trattato di Lisbona). Ma,
al di là dei mercanteggiamenti, emerge chiaramente che i vari Nicolas Sarkozy,
Angela Merkel, Silvio Berlusconi e Gordon Brown hanno sottovalutato lo
scontento per il primo mandato di Barroso e l'importanza di verificare
preventivamente il suo programma (verrà elaborato durante l'estate). I capi di
governo dell'Ue sembrano interessati solo a liberarsi al più presto di questa
nomina europea accontentandosi della completa disponibilità del presidente
della Commissione a moderare la sua indipendenza istituzionale nei confronti
delle capitali. Se ne ricava così la sensazione di un impegno per l'Europa al
ribasso, che rischia di aggravare una decadenza dei valori
fondamentali dell'Ue già prolungata e pericolosa. E che potrebbe costare cara
allo stesso Barroso qualora, dopo la conferma a Bruxelles, il suo progressivo
logoramento politico fosse accompagnato e accentuato dall'opposizione di
significativi settori dell'Europarlamento. In bilico José Barroso presidente
della Commissione Epa
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 20 Trend Tassi fermi e listini
inchiodati dalle difficoltà dell'economia: i numeri dell'incertezza e le
speranze da coltivare I risparmi, l'estate e la crisi: consigli di viaggio in 5
cartoline Dal cash alle azioni tranquille, dal reddito fisso alla prevenzione
variabile, fino alla Borsa più aggressiva: ecco qualche idea di manutenzione
del portafoglio prima di partire DI GIUDITTA MARVELLI C artoline per le
vacanze. Saluti dai titoli di Stato brevi e dalla liquidità schiacciati ai
minimi storici. Sogni di free climbing per la Borsa, che, per il momento, ha
archiviato il rally di marzo e non ha una precisa direzione. La terza estate
all'ombra della crisi sta entrando nel vivo con poche certezze e molte
speranze. I primi sette mesi dei mercati azionari si
avviano a finire con performance asfittiche o leggermente negative in Occidente
(-1% per Piazza Affari, +3,5% per quelle mondia-- li), accompagnate da una
realistica previsione di utili in discesa ancora per quest'anno (-25/30% sia
negli Stati Uniti che in Europa). Due velocità Sul fronte dei Paesi Emergenti,
invece, si parla già di ripresa. E utili e listini strappano verso l'alto, con
crescite che vanno dal 50% di Buenos Aires al 74% di Shanghai. Uno scenario
composito, dove si cominciano a intravedere vincitori e perdenti: i titoli
ciclici più solidi, quelli che possono anticipare la ripresa, sembrano già
avere un destino diverso dai difensivi. Il Nasdaq, la Borsa dell'hi tech, da
gennaio ad oggi è salita del 22%. Anche se non ci sono garanzie, quindi, i mercati finanziari hanno cominciato a comportarsi a tratti (le giornate nere non
mancano) come araldi di una possibile ripresa a partire dal 2010, che comunque
nei Paesi industrializzati non sarà a passo di marcia. Ecco allora le cartoline
di CorrierEconomia per chi sta partendo e si domanda come lasciare al meglio il
suo portafoglio. Sul fronte della liquidità e delle obbligazioni il
gioco dei tassi è sempre al ribasso. Attenzione, però: l'inflazione ormai
annullata (0,5% ultimo dato) potrebbe tornare ad essere un fuoco. Nessuno sa,
infatti, che effetto potrebbe avere una ripresa anche piccola sul mare di
incentivi e stimoli economici con cui i governi hanno inondato il mondo. I
primi tre saluti sono quindi per gli appassionati di liquidità con le
indicazioni degli ultimi parcheggi al 2% netto e per chi si sente sicuro solo
con Btp e titoli obbligazionari in generale. Vaccinazioni Il tasso fisso è
ancora la carta migliore, anche se per spuntare più del 2,8% bisogna allungarsi
oltre cinque anni. Vero è che con il costo della vita congelato i rendimenti
non sono poi così bassi, ma la dinamica futura dell'inflazione è molto
imprevedibile. E non va sottovalutata.
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 20 Il «sentiment» I gestori italiani
V olatili. interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio mensile non hanno
ancora abbandonato del tutto i loro timori. I mercati finanziari potrebbero risultare
ancora ballerini nei prossimi sei mesi e quindi la quota di azioni nei
portafogli bilanciati è più bassa del solito. Il 40% del campione, comunque, è
convinto che Wall Street possa salire da qui a Natale più dei mercati dell'euro, dove il ciclo
economico è acerbo.
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 6 Il commento Messori (Assogestioni)
«Il conflitto di interessi è allo sportello» U n'iniziativa nel segno della
trasparenza che, per Marcello Messori, economista prima d'essere presidente di
Assogestioni, è da considerarsi in maniera «assolutamente positiva». Fare
chiarezza sull'universo delle obbligazioni bancarie, come richiesto
esplicitamente dal presidente della Consob, Lamberto Cardia, lunedì 13 luglio
all'assemblea di Milano, è per gli gnomi dei fondi italiani una vittoria
inseguita da tempo. «Sono anni sottolinea Messori che Assogestioni mette in
evidenza l'effetto sostituzione tra i fondi di diritto italiano e le
obbligazioni bancarie. Dal duemila, per evidente convenienza del sistema creditizio
si è registrato un aumento delle sottoscrizioni delle obbligazioni bancarie e
un parallelo aumento dei riscatti dal mondo del risparmio gestito». Messori
mette a fuoco il conflitto di interesse: «i due tipi di prodotti transitano
sullo stesso canale distributivo, ovvero la banca. Che si trova di fronte da un
lato a un fondo che chiede assistenza al cliente e offre un ricavo spalmato nel
tempo, e dall'altro a un prodotto semplice o strutturato che in ogni caso offre
alla banca un maggior ricavo ( upfront ) e per di più immediato ». Il conflitto
è qui. Finora i gruppi bancari hanno avuto aggio anche da una regolamentazione
asimmetrica che ha visto maggiore severità da parte degli organismi regolatori
nei confronti dei prodotti del risparmio gestito. Ora Consob e Isvap dichiarano
di voler ridurre l'asimmetria. Prima c'è stata una mossa nei confronti dei
prodotti illiquidi in primis le polizze unit e index , ovvero quelle a maggior contenuto finanziario ora nei riguardi dei bond. «In
linea di principio va tutto bene ed era ora sottolinea Messori . Ma l'attuale crisi finanziaria ha di molto complicato
le cose. Le banche, anche le italiane, hanno un vincolo di liquidità molto
forte aggravato dalla fuga dei risparmiatori verso prodotti come i pronti
contro termine e tutte le famiglie dei titoli a breve. Queste condizioni
hanno fatto sì che nel 2008 il deflusso netto da tutto il risparmio gestito in
Italia sia ammontato a 196 miliardi di euro. Una cifra imponente, dirottata dal
sistema bancario verso allocazioni più convenienti per se stesso». Conflitti di
interesse, vincoli di liquidità e poi, quando Messori torna a infilare la
giacca dell'economista e non del rappresentante di categoria spunta anche uno
squilibrio strutturale: «perché la crisi ha
evidenziato come le banche italiane abbiano impieghi di molto superiori ai
depositi. Una dinamica accelerata dal duemila a oggi. Perché se il delta tra
impieghi e depositi è aumentato in tutte le banche europee, in quelle italiane
è letteralmente esploso. I depositi non bastavano più a finanziare gli attivi e
le banche sono ricorse ai bond fatti in casa». Oggi però la situazione è
nuovamente mutata. La Bce sta inondando i mercati di liquidità. Gli istituti di
credito possono finanziarsi all'1 per cento di interesse alla Banca centrale
europea e questo può segnare l'inizio del tramonto dei bond bancari che
peraltro riconoscono al sottoscrittore interessi minimi. «Questo è accaduto
perché spiega Messori si dava un valore alla garanzia sul capitale investito
che veniva integralmente restituito a scadenza. Ma se il risparmiatore aveva
bisogno di riscattare il proprio investimento prima dello scadere ecco che
scopriva l'illiquidità del titolo: solo la banca emittente lo ricomprava, ma a
prezzi di realizzo. Oggi con il costo del denaro all'1 per cento il sistema
bancario ha una grande occasione: prima o poi la Bce tornerà ad assorbire
liquidità e per le banche si ripresenterà il vincolo della liquidità. Se però
avranno saputo in questi mesi traghettare i risparmiatori verso posizioni a
medio-lungo termine tipiche del risparmio gestito e con un più elevato grado di
trasparenza rispetto ai bond bancari, ecco che, anche il risparmiatore italiano
sarà uscito vincitore da questa durissima sfida di mercato ». Un'occasione,
assicura Messori, del tutto rara. S. RIG. Quel tipo di bond dà alle banche
maggiori ricavi con meno fatica Assogestioni Marcello Messori Fotogramma
( da "Corriere Economia"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 20/07/2009 - pag: 12 La partita dell'auto/1 Offerta per
una quota della casa tedesca Lo sceicco giramondo al volante di Porsche Gli
investimenti di Hamad, dal Qatar alla Germania DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DA
BERLINO DANILO TAINO P are che l'Emiro del Qatar una volta abbia detto: «Io
guido questo Paese. Ma lui lo possiede». Lui è suo cugino, lo sceicco Hamad bin
Jassim Jabr Al Thani, uno degli uomini più ricchi del mondo
e da qualche anno tra i più attivi sui mercati
finanziari. Di recente, in qualità di chief
executive della Qatar Investment Authority (Qia) il fondo sovrano dello Stato
del Golfo , ha passato parecchio tempo nel Sud della Germania. Obiettivo:
portarsi a casa un pezzo di Porsche, forse anche di Volkswagen. Sogno
tedesco Intervenire cioè come salvatore finanziario di
uno dei pezzi più pregiati dell'industria mondiale almeno agli occhi degli
arabi ricchi che però è indebitata e soprattutto è al centro di uno scontro tra
le famiglie che la controllano, i Porsche e i Piëch. Già questa settimana forse
sapremo se riuscirà. Ci terrebbe. Per il suo Paese di 250 mila abitanti, ma
anche per se stesso. Dopo l'Emiro che nel 1995 aiutò ad andare al potere con un
colpo di palazzo contro il padre di quest'ultimo il numero uno della Qia è
certamente l'uomo più potente del Qatar. Del Paese che vuole riformare, assieme
al cugino, ma che è ancora incerto in fatto di separazione dei poteri è infatti
anche primo ministro e ministro degli Esteri: controlla insomma due leve fondamentali,
quella politica e quella economica. Metà del suo tempo lo passa a Doha, dove
tra l'altro personalmente possiede parecchie attività, per esempio la Qatar
Airlines, e proprietà immobiliari, compreso il famoso hotel Four Seasons. Per
il resto è in viaggio in cerca di affari. A Londra, spesso, nella sua casa di
Hyde Park, che si favoleggia essere la residenza più costosa della città dopo
Buckingham Palace. Da lì, per esempio, nel
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
L'Islanda corre in
aiuto delle sue tre maggiori banche (Teleborsa) - Roma, 20 lug - L'Islanda ha
annunciato di aver fatto un notevole passo avanti nel salvataggio delle tre
maggiori banche del paese, colpite dalla crisi finanziaria. Il governo prevede
una ricapitalizzazione totale per circa 270 miliardi di corone islandesi (o 2,1
miliardi di dollari), ridotto a circa 200 miliardi. Le banche interessate alla
ricapitalizzazione sono la Glitnir, Landsbanki e Kaupthing, tutte crollate nel
giro di una settimana lo scorso ottobre a causa di più di 60 miliardi di
dollari di fondi stranieri. La ristrutturazione del settore bancario, il
rimborso dei creditori, nonché la stabilizzazione della moneta, sono viste come
misure necessarie per rilanciare l'economia del Paese schiacciata da una
profonda recessione, oltre che utili per placare i finanziatori stranieri.
20/07/2009 - 11:04
( da "KataWebFinanza"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
L'Islanda corre in
aiuto delle sue tre maggiori banche (Teleborsa) - Roma, 20 lug - L'Islanda ha
annunciato di aver fatto un notevole passo avanti nel salvataggio delle tre
maggiori banche del paese, colpite dalla crisi finanziaria. Il governo prevede
una ricapitalizzazione totale per circa 270 miliardi di corone islandesi (o 2,1
miliardi di dollari), ridotto a circa 200 miliardi. Le banche interessate alla
ricapitalizzazione sono la Glitnir, Landsbanki e Kaupthing, tutte crollate nel
giro di una settimana lo scorso ottobre a causa di pi di 60 miliardi di dollari
di fondi stranieri. La ristrutturazione del settore bancario, il
rimborso dei creditori, nonch la stabilizzazione della moneta, sono viste come
misure necessarie per rilanciare l'economia del Paese schiacciata da una
profonda recessione, oltre che utili per placare i finanziatori stranieri.
20/07/2009 - 11:04
( da "ITnews.it" del
20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Milano, 20 lug. -
(Adnkronos) - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha incontrato il
presidente dell'Egitto Hosni Mubarak per una decina di minuti prima dell'inizio
del Forum economico e finanziario per il Mediterraneo in
corso a Milano. L'incontro bilaterale ha avuto come oggetto i temi economici e
la crisi finanziaria anche
in vista del prossimo G20 in programma a Pittsburgh. Mubarak ha poi ringraziato
Berlusconi per l'organizzazione del G8 a L'Aquila e ha definito
l'organizzazione italiana "migliore" rispetto a quella degli altri
vertici.
( da "Sestopotere.com"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, Marche:
Artigiancassa point nelle sedi di fidimpresa, una risposta per il credito alle
pmi (20/7/2009 10:30) | (Sesto Potere) - Ancona - 20 luglio 2009 - Sottoscritta
una convenzione con il Confidi Cna che prevede anche finanziamenti agevolati,
nuovi prodotti e servizi bancari per gli artigiani. Gli artigiani marchigiani
sono quelli che, grazie ai finanziamenti agevolati Artigiancassa, da gennaio a
settembre 2008, hanno creato il maggior numero di posti di lavoro tra le
regioni italiane: 860 assunzioni frutto di 1.654 operazioni finanziate con 106
milioni di euro che hanno consentito di realizzare investimenti per 131,4
milioni di euro. Finanziamenti agevolati, nuovi prodotti e servizi bancari per
gli artigiani ed i piccoli imprenditori. E quanto prevede la
convenzione sottoscritta ieri tra Artigiancassa e Fidimpresa Marche, il Confidi
regionale della Cna. Inoltre lapertura di “Artigiancassa point” nella
sede regionale e nelle sedi provinciali di Fidimpresa. Alla tradizionale attività di gestione dei
fondi pubblici agevolati, Artigiancassa affiancherà operazioni di leasing
immobiliare e mobiliare, carte di credito, conti correnti con firma digitale.
Ulteriori punti di forza della convenzione sono rappresentati dallinformatizzazione, in sinergia con
la Banca Nazionale del Lavoro (Bnl), delle procedure dei finanziamenti, e dalla
realizzazione di una piattaforma web che renda più semplice e veloce il lavori
degli operatori degli “Artigiancassa Point” e lerogazione dei finanziamenti. Si tratta di
procedure innovative, con Fidimpresa che presenterà ad Artigiancassa le
richieste di finanziamenti tramite un portale dedicato, che fornirà in tempo
reale, un primo esito della domanda, riservandosi, se necessario, altri accertamenti.
Gli artigiani marchigiani sono quelli che, grazie ai finanziamenti agevolati
Artigiancassa, da gennaio a settembre 2008, hanno creato il maggior numero di
posti di lavoro tra le regioni italiane: 860 assunzioni frutto di 1.654
operazioni finanziate con 106 milioni di euro che hanno consentito di
realizzare investimenti per 131,4 milioni di euro. Complessivamente le 52.499
imprese artigiane marchigiane, nei primi nove mesi del 2008, secondo il
rapporto Artigiancassa, hanno ottenuto dal sistema bancario 3.260 milioni di
euro, pari all8,3 per cento del totale dei 39.183 milioni
di finanziamenti al sistema economico regionale nel suo complesso.
“Lobiettivo della convenzione” hanno spiegato il presidente di Fidimpresa
Marche Giuliano Drudi e Sandro Tufano direttore Artigiancassa “è quello di rilanciare
ulteriormente il credito allartigianato. In tempi di crisi
finanziaria lunico modo per evitare ricadute
sulleconomia reale, è quello di garantire il capitale alle piccole e
medie imprese artigiane su cui le Marche fondano il loro sistema produttivo. Bisogna
internazionalizzare e patrimonializzare le imprese artigiane perché la ricerca
e linnovazione si fanno con il capitale. Noi siamo pronti ad
aiutarle.” Artigiancassa si candida, anche attraverso questa operazione con Fidimpresa, a
diventare, sul territorio, la banca di riferimento degli artigiani. Non è certo
un caso se, ferma restando la partecipazione di maggioranza di Bnl, gruppo Bnp
Paribas, con il 73,9 per cento, il restante 26,1 per cento delle azioni è
detenuto dalla Cna congiuntamente alle altre associazioni artigiane “In una
fase di profonda trasformazione del sistema bancario, che spesso ha visto i
centri decisionali degli istituti di credito allontanarsi dalle esigenze dei
piccoli imprenditori” hanno sottolineato Tufano e Drudi “è importante che
Artigiancassa, con questa convenzione, riaffermi una rinnovata attenzione allartigianato
e alle piccole imprese marchigiane”.
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 20-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Nazionale))
Argomenti: Crisi
L'impatto
della crisi finanziaria è arrivato sull'occupazione, gli
ultimi dati certificati dall'Istat sono di un mese fa e segnano nel primo
trimestre del 2009 una riduzione di 204 mila posti di lavoro, il primo calo da
14 anni e ben 221 mila persone in più in cerca di un posto di lavoro. In Italia il tasso di
disoccupazione è salito al 7,9%.
( da "SaluteEuropa.it"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
20/07/2009 Aids, a
rischio la vita dei pazienti . L'allarme di MSF alla vigilia della Quinta
Conferenza della Società Internazionale Aids in Sud Africa In occasione della
Quinta Conferenza della Società Internazionale Aids a Città del Capo in Sud
Africa, Medici Senza Frontiere (MSF) ritiene che debba finire l'inerzia dei
governi nazionali, dei paesi donatori e dei loro partner, che devono adottare
misure urgenti e concrete. E' a rischio la vita dei malati di HIV-AIDS, a causa
dell'interruzione nella fornitura di farmaci antiretrovirali (ARV) e di altre
medicine essenziali in almeno sei paesi africani. Alcuni problemi nei
finanziamenti e nella gestione dei rifornimenti hanno causato ritardi,
interruzioni o rischio di sospensioni delle forniture di farmaci salva-vita. Le
conseguenze dell'interruzione dei finanziamenti e delle riforniture sono
potenzialmente catastrofiche: se l'avvio del trattamento anti-Aids su nuovi
pazienti fosse sospeso o ritardato, sarebbero a rischio le vite di molti di
coloro che hanno un urgente bisogno di farmaci. In Sud
Africa il budget del governo per la salute è stato tagliato a causa della crisi finanziaria e pare che sia
difficile trovare in breve tempo una soluzione alternativa per i finanziamenti.
"Le cliniche attorno a noi dice Eric Goemaere, capo missione di MSF in Sud
Africa non accettano i pazienti, perché le forniture antiretrovirali non sono
sufficienti. Le liste d'attesa si allungano ogni giorno di più, il
rischio è che i pazienti muoiano ancora prima di cominciare una terapia
antiretrovirale. E' inconcepibile che un programma antiretrovirale ben avviato
possa essere vanificato nel giro di un paio di settimane. MSF non potrà colmare
il vuoto che si è creato, ma la questione è anche se davvero dovremmo farlo,
visti gli impegni internazionali sottoscritti dai governi". In Malawi, i
ritardi nei finanziamenti del "Fondo Globale per Aids, tubercolosi e
malaria" hanno già causato pesanti riduzioni delle forniture di
antiretrovirali. Il risultato è che in numerose strutture sanitarie gli stock
di farmaci antiretrovirali sono ormai molto scarsi. Per evitare ulteriori
tagli, il Ministero della Salute, con l'aiuto di MSF e di altre ong, sta
attualmente distribuendo antiretrovirali in diversi distretti. MSF ha dovuto
comprare anche altri stock di scorta, per garantire una fornitura stabile ai
pazienti seguiti nei diversi progetti. Per ora MSF può ancora cominciare il trattamento
con i nuovi pazienti, ma c'è un rischio reale che a breve ciò non possa più
essere possibile. Anche le equipe di MSF in Uganda, Repubblica Democratica del
Congo, Zimbabwe e Guinea stanno esaurendo gli stock e registrano interruzioni
nelle forniture. Le riduzioni sono il risultato di tagli nei finanziamenti e
dei ritardi da parte dei governi donatori che non adempiono ai propri impegni.
Le maggiori istituzioni per il finanziamento come il "Fondo Globale per
Aids, tubercolosi e malaria" e il PEPFAR ("Emergency Plan for AIDS
Relief" della Presidenza USA), presentano dei limiti di budget o delle
incertezze nell'elargizione dei fondi. La gestione delle forniture e degli
approvvigionamenti a livello dei singoli paesi completa il problema, dal momento
che ogni ritardo nei fondi pone in pericolo tutta la catena del rifornimento.
"MSF è estremamente preoccupata per l'assenza di un'azione efficace da
parte dei governi, dei loro partner e dei donatori internazionali nel garantire
la stabilità dei finanziamenti e delle forniture degli antiretrovirali e di
altri farmaci per il trattamento - dice Meinie Nicolai, direttore delle
operazioni di MSF. - Stanno giocando con il fuoco: senza antiretrovirali non
c'è trattamento anti-Aids. I governi e i paesi donatori devono dare una
risposta urgente e concreta".
( da "Sicilia, La"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il conclave di
Coppito Archiviato il G8, superato - sia pure con i dubbi e le osservazioni del
capo dello Stato - lo scoglio del «pacchetto sicurezza», governo e maggioranza
si avviano ad affrontare i pochi giorni di attività politico-parlamentare che
precedono la pausa estiva. In realtà le vacanze del premier e dei ministri
inizieranno più tardi del solito, perchè è prevista già ai primi di agosto una
riunione a Coppito per delineare la «fase due» dell'Esecutivo. I nodi da
sciogliere sono di due tipi: quelli squisitamente politici (la possibilità di
«agganciare» l'Udc per le regionali 2010, la nascita del partito o della «lobby
del sud» e le eventuali ripercussioni sul rapporto fra Pdl e Lega, il probabile
mini-rimpasto) e quelli programmatici (il completamento del federalismo fiscale
con i decreti attuativi, la riforma costituzionale per introdurre il Senato
delle regioni, la ricostruzione in Abruzzo, la riforma della giustizia, la
disciplina delle intercettazioni). Per Bossi, il «conclave di Coppito» (come
qualcuno l'ha chiamato) non sarà una «verifica», ma solo un'occasione per
«lanciare nuove idee», però altri pensano a qualcosa di più. Ad esempio alla
nomina di un vicepremier come Letta, che aiuti Berlusconi a gestire meglio
certi equilibri nel governo, per esempio «arginando» un Tremonti il quale - potendo
allargare o stringere i cordoni della borsa a seconda delle esigenze di
bilancio e delle priorità - sta diventando sempre più potente: un vero
«superministro». In vista del «vertice», la fitta agenda parlamentare dei
prossimi giorni può offrire a politici e osservatori qualche indicazione
importante. La Camera è chiamata ad approvare il decreto anti-crisi, contenente anche le norme su colf e badanti: Casini
ha offerto al premier il «sì» dell'Udc, ma in cambio vuole che il dibattito
parlamentare non sia soffocato dalla «blindatura» dell'ennesimo ricorso al voto
di fiducia. La risposta di Berlusconi può cambiare i rapporti fra la
maggioranza e i neodc: se il premier accetta l'offerta c'è il rischio che passi
qualche emendamento «a sorpresa», ma accontentare Casini vuol dire porre le
basi per provare ad «agganciare» i centristi per le regionali dell'anno
prossimo. I voti dell'Udc sono decisivi in almeno quattro regioni. Un accordo
per il 2010 potrebbe rendere possibile (come fu per l'intesa Fi-Lega nel 2000,
che riportò Bossi nella Cdl) quel che oggi sembra improbabile: un eventuale
ritorno di Casini nel centrodestra, verso la fine della legislatura. Porre la
fiducia sui provvedimenti economici, invece, potrebbe indurre l'Udc ad
avvicinarsi al Pd, soprattutto se fosse Bersani (che è il leader più adatto per
favorire un «accordo tattico» alle regionali con Casini) a vincere le primarie
di ottobre. Questa settimana, inoltre, va in Aula al Senato il Dpef, che
completa il disegno di politica economica del governo. L'Esecutivo si gioca
tutto su una rapida e possibilmente «morbida» uscita dalla crisi finanziaria: l'individuazione
delle risorse, i mezzi per reperirle (come lo scudo fiscale al centro delle
polemiche) e la loro ripartizione (con il «partito del sud» che chiede di dare
al Mezzogiorno i fondi Fas minacciando votazioni a sorpresa in Parlamento) sono
fattori decisivi per evitare un pericoloso «autunno caldo».
( da "Panorama.it"
del 20-07-2009)
Argomenti: Crisi
- Italia -
http://blog.panorama.it/italia - Come funziona lo scudo fiscale: pagate e vi
sarà aperto Posted By Renzo Rosati On 17/7/2009 @ 18:55 In Headlines | No
Comments La preda: 600 miliardi di euro fuggiti all'estero, in Svizzera e in
altri paradisi offshore. L'obiettivo: riportarne a casa almeno 100. Lo scopo:
ricavarne 5 miliardi cash offrendo ai fortunati proprietari uno scudo contro
ogni grana fiscale e amministrativa passata, presente e futura. Altre parti in
causa: le banche, ancora sotto botta per la crisi che
ha falcidiato depositi e gestioni e che ora attendono come una manna questo
flusso di denaro. Ma anche Silvio Berlusconi, che su parte di quei miliardi ha
messo gli occhi per destinarli alla ricostruzione dell'Abruzzo, una scommessa
che non può perdere. In mezzo al ring [1] Giulio Tremonti, ministro
dell'Economia, ideatore dal 2001 al 2003 dei primi due scudi che fecero
rimpatriare o regolarizzare 77,7 miliardi, con un introito per le casse
pubbliche di 2,1 miliardi. [2] Ecco [3] come funziona lo scudo ter. Tassa sui
rendimenti. La formula scelta prevede di fatto un'aliquota doppia rispetto al
passato: il 5 per cento. Ci si arriva attraverso una tassa del 50 per cento
annuo sui rendimenti ottenuti dai capitali all'estero nei 5 anni precedenti il
rimpatrio o la regolarizzazione: rendimenti fissati convenzionalmente al 2 per
cento annuo. L'imposta si applica "sulle attività finanziarie e
patrimoniali detenute almeno fino al 31 dicembre 2008 e rimpatriate ovvero
regolarizzate a partire dal 15 ottobre 2009 e fino al 15 aprile 20103. Un paio
di calcoli. Che significa? A differenza del 2001-2003, quando una tassa del 2,5
per cento venne applicata direttamente sui capitali offshore, stavolta
l'imposta è sui redditi prodotti da quei capitali. Rendite, però, inchiodate al
2 per cento l'anno, con tassa del
( da "Stampa, La" del
21-07-2009)
Argomenti: Crisi
BORGHETTO.LA PRIMA
ATTIVITA' OSPITATA Il bar Fondovalle apre nel centro fieristico che ancora non
decolla È la prima attività del centro fieristico di Borghetto Borbera,
realizzato negli anni scorsi alla periferia del paese, vicino alle nuove scuole
elementari: è il bar ristorante Fondovalle, aperto dai gestori di un'attività
dello stesso genere in Alta Val Borbera. Il centro (spesa di oltre 2 milioni di
euro, di cui più di 1 milione e 200 mila di fondi europei), da tempo è al
centro di polemiche poiché non è ancora riuscito diventare quel polo
commerciale e artigianale voluto dagli amministratori comunali di Borghetto e
dalle imprese che lo hanno costruito, Reale, Carino Impianti e Motta
Costruzioni, guidate dall'imprenditore Antonio Grasso di Vignole, che è anche
gestore della struttura. L'apertura ufficiale del centro fieristico era stata
annunciata più volte in passato ma solo da alcune settimane si è insediato il
bar ristorante. Da tempo si parla di altre attività in arrivo. «So di alcune
trattative - dice il sindaco di Borghetto, Enrico Bussalino - ma non sono
previste aperture a breve». Fra i motivi utilizzati in
passato per giustificare il mancato arrivo di imprese artigianali nel centro,
il collaudo della Regione, la crisi finanziaria e anche l'assenza dell'Adsl. Gli spazi a disposizione degli
artigiani sono cinque. Nel centro fieristico di Borghetto spmp a disposizione
anche una sala multimediale e uno spazio polifunzionale.
( da "Nazione, La (Livorno)"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA LIVORNO pag.
5 LA SITUAZIONE del settore agricolo è stata al centro del confr... LA
SITUAZIONE del settore agricolo è stata al centro del confronto del Tavolo
Verde che si è riunito oggi, a Palazzo Granducale. All'incontro, convocato
dall' assessore all'agricoltura, Paolo Pacini, hanno partecipato i
rappresentanti delle associazioni di categoria del settore agricolo: Cia,
Coldiretti, Unione agricoltori. L'economia agricola locale, oltre a risentire
della crisi mondiale, è aggravata anche dalle
conseguenze negative che gli eventi atmosferici hanno avuto sulle produzioni
agricole, nonché dal drastico calo dei prezzi dei prodotti sul mercato.
Monitorare la situazione sarà, dunque, uno degli impegni principali del Tavolo
Verde che l'assessore Pacini si è impegnato a riunire almeno una volta al mese,
per garantire continuità e tempestività di intervento. Dal confronto fra le
parti è emersa, in particolare, la necessità di intervenire su alcuni aspetti.
In primo luogo l'importanza di "fare squadra" per coordinare azioni
mirate, soprattutto, alla riduzione della filiera produttiva e alla
commercializzazione dei prodotti, cercando di avvicinare il consumatore al
mondo agricolo. Ribadita anche la necessità di coordinare le politiche di
promozione dei prodotti vitivinicoli e agroalimentari del territorio. Saranno,
quindi, confermati i protocolli sottoscritti dalla Provincia con la Camera di
Commercio ed altri soggetti, per favorire la presenza delle aziende ad
importanti eventi nazionali ed internazionali del settore. Altro aspetto rilevante è il sostegno al credito per superare la crisi finanziaria e la conseguente
difficoltà d'investimento delle aziende. A questo proposito si è convenuto di
avviare una serie di incontri con le istituzioni bancarie per verificare le
opportunità di credito per le aziende agricole. Nell'ambito dei finanziamenti
regionali e comunitari, l'assessore Pacini ha assicurato l'impegno della
Provincia per lo snellimento delle metodologie e delle procedure burocratiche
dei bandi di accesso ai fondi.
( da "Italia Oggi"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 21/07/2009 - pag: 4 autore: Mario Lettieri, sottosegretario
all'Economia nel governo Prodi Paolo Raimondi, economista la proposta dei paesi
del g14 Al posto del dollaro una nuova moneta internazionale In sordina, il summit
dell'Aquila ha celebrato un cambiamento storico nei rapporti internazionali,
cioè la fine dell'era di Rambouillet. Nel novembre
( da "Italia Oggi"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
I commenti data: 21/07/2009 - pag: 2 autore: di Marco Bertoncini IL PUNTO La
vera riforma del fisco passa dall'aliquota unica Ricorrentemente, Silvio
Berlusconi mena vanto di non aver incrementato le tasse, nonostante
la crisi finanziaria
mondiale e nonostante il terremoto abruzzese. Premesso che l'affermazione è
vera solo in parte, rimane tuttavia dimenticato l'antico impegno di ridurre le
aliquote sui redditi a due sole, 33 e 23%. Si potrà opporre che le condizioni
generali non consentono d'incidere sulla finanza pubblica. Invece, se si
volessero incrementare le entrate, una strada sarebbe proprio quella di
ridurre, e drasticamente, e tutto d'un colpo, il carico impositivo statale,
fino all'ipotesi dell'aliquota unica, soluzione tanto radicale quanto foriera
di ottimi sviluppi. Le solite vestali della Costituzione protestano inorridite
che si tratterebbe di una disposizione incostituzionale: viceversa, il feticcio
della progressività sarebbe tutelabile tramite deduzioni e detrazioni. L'evasione
prospera quando il rischio vale la violazione di legge, quando cioè il fisco è
così oppressivo da indurre a cercare qualsiasi scappatoia. La moderazione del
fisco, invece, può persuadere a non correre rischi. Conseguentemente, a una
secca diminuzione del carico tributario corrisponderebbe, addirittura in breve
volgere di tempo, un aumento delle entrate pubbliche mercé il rientro
dall'evasione. È quel che, ripetutamente, avvenne negli Stati Uniti, da Kennedy
a Reagan, come non si stanca di ripetere, inascoltato, Antonio Martino, uno dei
pochi coerenti sostenitori dell'aliquota unica (e della diminuzione del peso
tributario in generale). È quel che è capitato in Albania, con un'aliquota del
25% calata addirittura al 10%, con susseguente incremento di entrate del 20%
(lo riferisce Bruno Vespa, dopo un incontro col primo ministro albanese
Berisha). Dell'antica promessa elettorale, risalente al contratto con
gl'italiani del 2001, Berlusconi sembra aver perso memoria. Indubbiamente,
quando tentò, durante il suo secondo governo, di tener fede alla parola, gli
alleati (An e Udc) gli resero la vita impossibile: i tassatori, come gli
stolti, abbondano pure nel centro-destra. E se oggi Berlusconi s'inchina
supinamente ad Obama asserendo che la nuova amministrazione americana non ha
commesso alcun errore dall'entrata in funzione in poi, vuol dire che il nuovo
socialismo statalistico americano non desta in lui la ripulsa che sarebbe
logico attendersi. Tuttavia, un pensierino occorrerebbe pur farlo, soprattutto
se inserito in una generale revisione dell'impianto fiscale, continuamente
mobile, angustamente oppressivo, incapace di scovare gli evasori, formalistico,
e quindi in sé incivile. La semplificazione e la riduzione del peso tributario
sarebbe due facce di un'autentica, incisiva riforma. Manca, però, il coraggio.
( da "Italia Oggi"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 21/07/2009 - pag: 3 autore: di Mauro Romano Secondo il
ministro si è trattato del più grande fallimento della cultura economica
occidentale Infrastrutture, traditi dalla Bce Matteoli, si paga l'errore di
previsione di 6 punti percentuali Non è la prima volta che un esponente del
governo attacca gli istituti internazionali e le loro previsioni economiche.
Sul punto sarebbe sin troppo semplice ricordare la querelle che in questi mesi
ha opposto il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, alla Banca d'Italia o
all'Istat. Certo è che l'attacco sferrato dal ministro delle infrastrutture,
Altero Matteoli, contro Ocse, Fondo monetario internazionale e Banca centrale
europea, se possibile, ha un'intensità ancora maggiore. Basta leggere
l'allegato infrastrutture al Documento di programmazione economico-finanziaria fatto arrivare in parlamento qualche giorno fa.
Nel documento, naturalmente, il ministro ha tracciato lo stato dell'arte sulle
opere infrastrutturali, sia quelle già messe in cantiere, sia quelle programmate
e da attivare. Ma se qualche ritardo c'è stato negli anni passati, ha in
sostanza accusato Matteoli, una bella fetta di responsabilità è proprio da
ascrivere agli istituti internazionali. Il motivo? Semplice: quello delle
grandi opere è un settore «che più di altri subisce i vantaggi e gli svantaggi
di una crescita o di un blocco del Pil». Di più, «è un comparto talmente
dipendente dalla validità delle previsioni da entrare in crisi
quando queste non producono i fenomeni evolutivi preannunciati». Ora, ricorda
il ministro nella premessa al documento, si dà il caso che lo scorso anno,
durante la redazione dell'allegato, «i riferimenti economici più accreditati,
quelli cioè del Fondo monetario internazionale, dell'Ocse, della Banca centrale
europea, fornivano per il 2009 un contenimento della crescita del Pil sia
dell'Unione europea sia del nostro paese. Un contenimento che vedeva l'Ue
attestarsi intorno al 2-2,4% e l'Italia intorno all'1-1,2%». Peccato che,
secondo le ultimissime previsioni, il Pil sia quasi ovunque preceduto dal segno
meno. In Italia, addirittura, è fissato dallo stesso Dpef al -5,2%. Insomma,
conclude Matteoli in toni piuttosto aspri, «l'errore previsionale per il nostro
paese è stato di 6 punti percentuali; abbiamo cioè
assistito al più grande fallimento previsionale della cultura economica
occidentale». Espressione quasi apocalittica, che però effettivamente mette in
luce stime che non hanno nemmeno sfiorato il trend che poi si è andato
materializzando nel corso della crisi finanziaria.
( da "Milano Finanza (MF)"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Primo
Piano data: 21/07/2009 - pag: 2 autore: di Luciano Mondellini In caso di
vittoria alle prossime elezioni, i Conservatori abolirebbero la Fsa e
accentrerebbero i poteri in capo alla Bank of England I Tory inglesi vogliono
abolire la Consob della City Sarebbe una vera e propria rivoluzione nel mondo
dei mercati finanziari nonché un cambiamento di notevole portata all'interno
del sistema istituzionale britannico. Per ironia della politica, poi, ad
attuare tale mutamento sarebbe il partito che più di ogni altro fa della
tradizione il suo punto di riferimento, ovvero il partito conservatore
britannico. I Tory, guidati dal leader David Cameron, hanno infatti annunciato
ieri che, nel caso, peraltro assai probabile, in cui dovessero vincere le prossime
elezioni, metterebbero tra i primi punti in agenda l'abolizione della Financial
Services Authority (Fsa), ovvero l'autorità di controllo sui servizi
finanziari, con l'obiettivo di accentrare tutti i poteri in capo alla Banca di
Inghilterra. E siccome la piazza londinese ha un'importanza centrale per i vari
mercati europei, l'eventuale decisione del nuovo governo dovrebbe avere
un'impatto che va ben oltre i confini dei territori di Sua Maestà. Secondo i
Tory, infatti, la Gran Bretagna ha bisogno di un'autorità di controllo forte.
«Visto ciò che è accaduto», ha spiegato il ministro ombra dell'Economia, George
Osborne, riferendosi alla crisi
finanziaria che ha colpito severamente numerose
banche inglesi, «sarebbe bizzarro restare con un sistema di controllo delle
banche che ha fallito in modo così spettacolare». In particolare i conservatori
mirano a smantellare l'attuale sistema che si regge su tre istituzioni
fondamentali (la Banca d'Inghilterra, la Fsa e il ministero del Tesoro),
abolire l'attuale autorità di controllo e trasferirne i poteri alla Banca
d'Inghilterra. Secondo la proposta dei Tory la banca centrale dovrebbe inoltre
regolare le strutture di salario dei banker della City oltreché vigilare sul
rischio che i vari istituti di credito dello Square Mile si assumono per
evitare altri tracolli. Il piano di Osborne, che rappresenta anche un attacco
politico personale a Gordon Brown visto che l'attuale sistema era stata ideato
proprio dall'attuale primo ministro nel 1997, prevede inoltre la creazione di
un'agenzia per la protezione dei consumatori (Consumer protection agency)
incaricata di regolare tutti quegli aspetti legati alla finanza personale,
tematiche la cui competenza è ora suddivisa tra la Fsa e l'Office of fair
trading. La stessa banca centrale, inoltre, dovrebbe creare un nuovo comitato
di politica finanziaria, che lavorerà a stretto
contatto col comitato di politica monetaria. Il problema, secondo gli esperti,
è che se è vero che questa proposta dei Tory potrà anche far guadagnare qualche
voto al partito di David Cameron, è sicuramente stata annunciata in maniera
intempestiva. Gli osservatori della City, infatti, spiegano che la proposta
Tory rischia di indebolire da subito la capacità della Fsa di regolare i
mercati finanziari, proprio in un momento particolarmente complesso e di
difficile gestione come quello attuale. Le riforme invocate dei Tory non si
fermano tuttavia alla Fsa. Tra le altre proposte nel pacchetto c'è anche la
richiesta di un aumento delle riserve da parte delle banche e la creazione di
un nuovo ministero con il compito specifico di far valere le istanze
dell'economia britannica in sede comunitaria. L'obiettivo è di evitare che le
decisioni prese a Bruxelles dalla Commissione Europea non ostacolino le
esigenze di sviluppo della City e dei suoi operatori
( da "Milano Finanza (MF)"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Mercati
Globali data: 21/07/2009 - pag: 9 autore: La Gp Finanziaria di Gnutti taglia
debiti e rosso grazie agli immobili Chiusa con successo l'operazione Fingruppo,
che ha comportato il passaggio del controllo di Hopa alla cordata Mittel-Equinox,
la Gp Finanziaria, cassaforte di Emilio Gnutti e della sua famiglia, ha
intrapreso con successo un'azione di risanamento dei conti i cui effetti hanno
cominciato a manifestarsi già nel corso del 2008. Nonostante
la grave crisi finanziaria
che ha colpito i mercati e l'economia internazionale, la società dell'ex
capofila della «razza padana», oggi presieduta dal figlio Thomas, ha archiviato
l'esercizio con una perdita limitata rispetto al profondo rosso del 2007.
Dal bilancio 2008 della Gp Finanziaria (depositato al registro delle imprese e
consultato attraverso la banca dati MF Honywem) emerge la perdita si è ridotta
a soli 13 milioni, un decimo rispetto ai -130 milioni del 2007. E' pur vero che
allora la società della famiglia Gnutti era stata obbligata a svalutare
pesantemente sia le partecipazioni in Fingruppo e in Hopa, a causa del crollo
del titolo Telecom Italia e della successiva escussione del pegno da parte di
Royal Bank of Scotland, ma è altrettanto vero che l'opera di risanamento dei
conti, che ha comportato anche la cessione della holding di Corso Zanardelli a
Mittel e Equinox, sta cominciando a dare frutti. Almeno dal punto di vista
patrimoniale. Se infatti lo scorso anno l'assemblea di Gp Finanziaria era stata
chiamata ad abbattere il capitale, portandolo da
( da "Nazione, La (Umbria)"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
GUBBIO / GUALDO /
NOCERA pag. 12 GUBBIO LA SIRIO ECOLOGICA torna ad essere appetibile o comunque
... GUBBIO LA SIRIO ECOLOGICA torna ad essere appetibile o comunque meritevole
di un approccio che consenta di operare valutazioni ed approfondimenti nella convinzione
che possieda ancora al suo interno, potenzialità tali da meritare investimenti
per tentarne la ripresa ed il rilancio produttivo, nonostante
che una profonda crisi finanziaria l'abbia portata da circa un anno alla sospensione dell'attività
ed alla messa in cassa integrazione di oltre sessanta maestranze, senza
considerare quelle delle sedi periferiche e del robusto indotto. Le speranze si
sono riaperte dopo il recente incontro tra il curatore fallimentare Angelo
Pieretti e una delegazione composta dall'assessore regionale Mario
Giovannetti, dal sindaco di Gubbio Orfeo Goracci, da rappresentanti di
Sviluppumbria. Al termine del colloquio, considerato subito da tutti positivo,
Pieretti, aveva dato la sua piena adesione ad esaminare eventuali «dichiarazioni
di disponibilità» da parte di soggetti interessati a verificare la situazione
per impegnarsi nel tentare di ridare fiato all'azienda. La prospettiva, una
volta resa di pubblico dominio, è stata presa al volo, secondo indiscrezioni,
da quelle realtà da anni attive nel settore della raccolta e smaltimento dei
rifiuti speciali ed ospedalieri come gli imprenditori Paoletti, Trentavizi e la
società Team ambiente. Da oggi e nel giro dei prossimi giorni verranno
ascoltati da Sviluppumbria delegato a riallacciare quei contatti interrotti nel
momento in cui era prevalsa la pista «Rifiutili srl» e dell'affitto del ramo di
azienda, anche se non condivisa da maestranze e sindacati, prima di essere
vanificata dalla pronuncia di fallimento della Sirio Ecologica da parte del
Tribunale. Giampiero Bedini
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-21 - pag: 7 autore: Sono circa un migliaio
le società del bacino partecipate dalle aziende italiane Il nord Africa pesa
più di India e Cina Franco Vergnano MILANO Sono quasi un migliaio le società
dell'area del Mediterraneo partecipate da aziende italiane; inoltre il nord
Africa pesa in termini di interscambio più di Cina e India messe assieme.
L'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, dopo aver
ricordato di aver speso 1,2 miliardi di euro per acquisire la Bank of
Alexandria del Cairo, racconta con alcuni numeri il fatto che «oggi parliamo di
qualcosa che è già importante ». I molti relatori intervenuti ieri alla sezione
sulle Pmi nella prima giornata del Forum economico e finanziario
per il Mediterraneo, sono stati prodighi di cifre che illustrano il peso della
nostra presenza nell'area. Dove ci sono anche strumenti finanziari
ad hoc dedicati alle aziende di minori dimensioni come il fondo di private
equity con una dotazione finanziaria di 58 milioni di
euro, chiamato Euromed e promosso dalla Camera di commercio/ Promos, gestito da
Finlombarda e partecipato dalla stessa Cdc milanese, dalla Regione Lombardia,
dalla banca europea degli investimenti (Bei) e da altre banche: lo scopo è
appunto quello di fornire, in un'area dove l'evoluzione dei mercati
finanziari risulta ancora incompleta e incide quindi
negativamente sulle dinamiche di sviluppo, un sostegno concreto alle imprese
operanti nel mediterraneo attraverso una partecipazione nel capitale. «Più di
un terzo dell'interscambio con i Paesi del Mediterraneo è prodotto dalle Pmi e
l'Italia negli ultimi decenni ha svolto un ruolo chiave per facilitare i
rapporti con l'area. Non possiamo quindi permetterci di perdere
un'occasione come quella della crisi per intensificare questi rapporti», ha
detto ieri il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini. Aprendo i lavori
del pomeriggio, il vicepresidente della Camera di commercio di Milano, Diana
Bracco, aveva in precedenza sottolineato come «il contesto territoriale
milanese sia sempre di più il vero crocevia economico e finanziario
euromediterraneo essendo storicamente apertissimo agli stimoli che la
globalizzazione offre ». Nei primi tre mesi del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 33 autore: 000 Su CityLife
manca all'appello EuroHypo P iccoli o grandi nodi da sciogliere sui progetti
immobiliari in corso a Milano,in vista dell'Expo del 2015.Problematica
risolvibile è su CityLife, riqualificazione del quartiere della Fiera dove
promotori sono Generali Properties, Allianz Italia, Fonsai e Lamaro Appalti.
Tema del contendere resta il rifinanziamento di 1,44 miliardi con le banche
dove capofila è EuroHypo seguita da UniCredit, Intesa Sanpaolo, Calyon,
Bipiemme e Mediobanca. Ma mentre le banche italiane hanno già dato il via
libera, resta incertezza sul gruppo tedesco che ha dovuto subire
in casa propria le conseguenze della crisi finanziaria. Entro il 29 luglio si attende una decisione. Il progetto
CityLife è tra quelli che dovrebbero cambiare il volto a Milano: assieme a
Sesto San Giovanni e Santa Giulia (legati al dissesto di Risanamento), Porta
Vittoria (dove si attendono novità dopo l'Opa dei Segre) e i cantieri di
Garibaldi-Repubblica di Hines Italia, dove i residenti hanno vinto il
ricorso su una variante che divideva le aree verdi. (C.Fe.)
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 21 autore: Focus. Aumenta la
competizione sui terminal container Gara Asia-Francia per gestire i porti a sud
del Sahara Da Dp World e cinesi sfida all'impero Bolloré Alfredo Sessa Se un
uomo con il fiuto per gli affari come Vincent Bolloré insiste sull'Africa, un
motivo ci sarà. Da esperto navigatore del business,l'industriale e finanziere francese
ha scelto di arrivare dal mare. Con la sua società, Bolloré Africa Logistics,
ha preso il controllo di alcuni dei più importanti terminal container
dell'Africa subsahariana. E non nasconde le sue ambizioni su altri hub, rivali
permettendo. Perché non sono in pochi ad aver capito che la gestione dei porti
è la chiave che apre tutti i business in Africa. Inevitabile in un'area dove
gli scali marittimi, spesso unica via di accesso per paesi che hanno grandi
flussi di import-export, sono i veri elementi che condizionano lo sviluppo. Nonostante la crisi finanziaria, Bollorè Africa Logistics ha deciso così di mantenere
l'investimento da 600 milioni di euro nel porto di Pointe Noire, in Congo
Brazzaville, dove si è aggiudicato la gestione dei container. Pointe Noire è il
più grande porto ad alto fondale del Golfo di Guinea, una naturale porta di
accesso per la regione dell'Africa centrale e per il bacino del Congo,
la zona più ricca di materie prime. Ce n'è abbastanza per giustificare
scorribande di uomini in arrivo anche da terre più lontane dell'Europa. Tanto
per cominciare, aumenta il traffico marittimo Asia- Africa occidentale. Maersk
Line, una delle regine delle rotte commerciali, ha recentemente rafforzato il
servizio diretto dalla Cina verso i porti di Lomé, Cotonou e Pointe Noire,
imitata da altri operatori. Ma è la gestione dei terminal container la posta in
gioco in grado di scatenare duelli e ambizioni sfrenate. Come quella che vede
il gruppo Bolloré e la spagnola Pregosa (ma con al vertice un altro francese,
Jacques Dupuydauby) spararsi bordate di carte bollate e ricorsi in tribunale
per il controllo del terminal container del porto di Lomé. Nella sua strategia
panafricana, Bolloré Africa Logistics, che in associazione con Apm Terminals
lavora ad Abidjan (Costa d'Avorio), Douala (Camerun) e Tema (Ghana), non
nasconde l'ambizione di assumere il controllo anche dei terminal di Cotonou
(Benin), Mombasa (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania). Ma la vita non sarà facile
per il gruppo europeo, che in Africa gestisce anche la logistica della società
di telecomunicazioni cinese Huawei. La guerra sulle concessioni portuali in
Africa sarà lunga e piena di colpi di scena. Il terminal container di Dakar, in
Senegal, è stato strappato al gruppo francese da Dp World, il grande operatore
portuale di Dubai. E sempre Dp World ha inaugurato a inizio anno il terminal
container di Doraleh, il più grande e moderno dell'Est Africa. Il porto di
Doraleh, che può gestire 1,2 milioni di teu (il volume standard dei container)
all'anno, aiuterà a migliorare la connessione di tutta l'area Comesa, il
mercato comune dell'Africa orientale e meridionale, con il Mar Rosso e il resto
del mondo. Queste operazioni, unite al rafforzamento delle rotte commerciali
Africa- Asia, lasciano ipotizzare ad alcuni osservatori un nuovo ordine,
caratterizzato dall'accelerazione degli scambi tra Asia e Africa a svantaggio
degli scambi con l'Europa. Neanche la crisi economica
internazionale ha fermato la corsa alla gestione dei terminal. Anzi, l'Africa
si sta rivelando un affare per chi sceglie di investire nella logistica, anche
tra gli italiani. E c'è chi decide di costruire un porto privato per sostenere
l'attività. Come il gruppo Cremonini, che investirà complessivamente 25 milioni
di euro per realizzarea Matadi, nella Repubblica democratica del Congo, un
porto fluviale completo di magazzini frigoriferi. «Grazie alla nostra rete
logistica abbiamo raddoppiato i volumi. La crisi
provoca una riduzione dei prezzi, non dei volumi, per cui i porti sono
fondamentali. è comprensibile che si stia sviluppando una competizione
internazionale per gestirli» dice Luigi Scordamaglia, ad di Inalca Jbs (Gruppo
Cremonini). E intanto l'affare dei porti diventa sempre più un affare SudSud.
L'arrivo degli asiatici lascia prevedere una concorrenza ancora più forte per
ottenere le concessioni. I cinesi sono sbarcati nel congestionatissimo porto di
Dar es Salaam con Hutchison Port Holding, che fa capo al miliardario Li Ka
Shing. Anche la statale China Harbour Engineering lascia l'impronta in Africa,
e punta alla costruzione di un nuovo porto ad alto fondale a Grand Batanga, in
Camerun. I cinesi sono poi molto attenti (e più bravi) a creare le
infrastrutture stradali che collegano città e miniere ai porti. Infinec'èil
vento del Maghreb che soffia fino al Golfo di Guinea. Il nuovissimo porto
marocchino di Tanger Med (Tmsa), che ha da poco avviato i lavori per il
raddoppio di capacità, è stato chiamato a cooperare nella gestione di Bata e
Malabo, in Guinea equatoriale. La battaglia per i porti del Continente nero è
in pieno svolgimento. E l'Africa ha tutto l'interesse a scatenare la
concorrenza. Per dotarsi di una logistica che la proietti nel futuro.
alfredo.sessa@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA PIù ROTTE PER IL FAR
EAST Buoni volumi e risultati per chi punta sulla logistica In Congo Cremonini
investe in uno scalo privato Tanger Med sbarca in Guinea
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 33 autore: Reddito fisso. Al
via un'emissione a tasso variabile per finanziare l'economia reale I bond della
Bei? Un aiuto alle Pmi Morya Longo A inizio luglio aveva lanciato un bond da un
miliardo di euro con scadenza nel 2015. Ieri la Banca europea degli
investimenti ha emesso un bond identico, ma con scadenza due anni dopo.
Entrambi sono a tasso variabile: fatto raro, dato che la Bei faceva solo
operazioni a tasso fisso da almeno cinque anni. Queste sembrano due notizie da
addetti ai lavori, ma non è così: dietro c'è infatti la
risposta che la Bei sta dando alla crisi finanziaria e al credit crunch. Motivo: questi due bond, in un certo senso,
servono per "dirottare"l'immensa liquidità che c'è nelle tesorerie
delle banche sulle Pmi e su progetti infrastrutturali. «Stiamo facendo da ponte
per contribuire a portare la liquidità che c'è nel sistema bancario
all'economia reale», afferma infatti Aldo Romani, consigliere di
direzione Bei. Cosa c'entrano queste due obbligazioni con le Pmi? Presto detto.
La Bei è un'istituzione nata nel 1958 insieme alla Comunità economica europea.
Oggi finanzia progetti infrastrutturali, progetti delle piccole e medie imprese
(attraverso le banche) e così via.L'Italia, tra l'altro,è tra i maggiori
beneficiari di questi finanziamenti. Nel 2008 la Bei ha finanziato per esempio
la terza corsia dell'autostrada tra Rimini e Porto Sant'Elpidio, l'inceneritore
di Torino e infrastrutture urbane a Firenze. Ebbene: per fare tutto questo, la
Bei emette obbligazioni. Anche le due a tasso variabile di questi giorni. E qui
si arriva al punto. Proprio la scelta del tasso variabile – fatta insieme ai
lead manager Banca Akros (Popolare di Milano), Calyon e Dz Bank –serve da un
lato per soddisfare un interesse crescente e dall'altro per andare a
raccogliere una domanda tipica di questo segmento obbligazionario: quella delle
tesorerie delle banche. E in effetti la scommessa è stata vinta: i due bond
hanno registrato ordini d'acquisto ben superiori alle attese. Per il primo si
sperava in 300-500 milioni di euro ed è arrivata una domanda superiore al
miliardo di euro. Per il secondo, quello di ieri, la domanda è stata
altrettanto forte a fronte di un rendimento di 27 punti base sull'Euribor. A
comprare sono stati tanti investitori, ma soprattutto le tesorerie delle
banche. Proprio quelle inondate di liquidità dalla Bce. Proprio quelle che
ancora faticano a finanziare l'economia reale.Morale:le banche, comprando
questi bond, hanno prestato soldi alla Bei che a sua volta li presterà
all'economia reale. Magari finanziando progetti insieme alle stesse banche.
Sarà un po' ridondante, ma funziona: il cerchio è chiuso. E mentre la Bei pensa
già a future emissioni a tasso variabile (potrebbe spingersi alla scadenza
decennale), Banca Intesa ha chiuso una cartolarizzazione su mutui per 5,9
miliardi di euro. E, come ormai di consueto negli ultimi mesi, l'intera
maxi-emissione è stata comprata dalla stessa Banca Intesa, che potrà usare
questi titoli per finanziarsi presso la Banca centrale europea. Sempre ieri è
scesa in campo anche General Electric , con un bond quinquennale da 2 miliardi
curato anche da banche italiane: Banco Santander, Ing, Uni Credit e anche Banca
Imi. © RIPRODUZIONE RISERVATA MAXI-CARTOLARIZZAZIONE Intesa Sanpaolo lancia una
nuova securitization da 5,9 miliardi sui mutui e ricompra tutti i titoli emessi
Obiettivo: usarli con la Bce
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 23 autore: WTO & PROTEZIONISMO Guerra dei polli Usa e Cina ora trattano Da
Washington e Pechino arrivano segnali di distensione sul fronte degli scambi
commerciali, e in particolare sulla cosiddetta guerra dei polli. I due paesi
infatti, pur rimanendo su posizioni ancora distanti, hanno accettato di
trattare la questione all'interno dell'Organizzazione mondiale per il
commercio (Wto), e non attraverso misure di stampo protezionistico.
Ieril'ultima mossa: gli Stati Uniti hanno bloccato la creazione di una
commissione giudicante presso la Wto, che avrebbe dovuto valutare il bando
americano all'importazione di pollame cinese in nome della sicurezza
alimentare. Un bando che la Repubblica popolare rivendica come illegale perché
in contrasto con le regole fissate dalla stessa Wto. La Cina, però, non attuerà
misure drastiche, preferendo chiedere un nuovo incontro all'interno
dell'organizzazione multilaterale. I produttori americani di pollame, dal canto
loro, stanno dalla parte della Cina, per paura che Pechino decida di bloccare gli
scambi con quello che per loro rappresenta il maggiore mercato d'esportazione,
per un valore di 700 milioni di dollari l'anno.
( da "EUROPA ON-LINE"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Esteri 21 luglio 2009 Il conservatore progressista Fosse una sinfonia come è
quel gioco? David Cameron sarebbe l'Incompiuta di Schubert. E non perché,
intendiamoci, non sarà il leader dei conservatori britannici ad entrare di qui
a massimo un anno al numero 10 di Downing Street. Salvo miracoli del Lord
Protettore laburista, il superministro Peter Mandelson, saranno infatti gli
odiati tories a vincere le prossime elezioni, mettendo così fine al ciclo più
entusiasmante del movimento progressista europeo (anche se lo stesso Cameron, a
più riprese, ha ribadito come la sua sfida sia quella di puntare a «fini
progressisti attraverso mezzi conservatori»). Potrebbe darsi, insomma, che il
prossimo premier inglese sia la prosecuzione di Tony Blair non di Gordon Brown
con altri mezzi, ma che tocchi a lui, al quarantaduenne Dave, non ci piove,
tanto più nel paese dei bookies. Decontaminare il brand Eppure,
l'ineluttabilità del cambio di stagione politica oltremanica stenta a
trasformarsi in una marcia trionfale, nella attesa messianica di un
"change", come è avvenuto in America per Barack Obama e, prima
ancora, da quelle parti con Blair nel '97. «Non si può certo dire che Cameron
abbia ancora catturato l'immaginazione del pubblico», commenta Stephen Glover
in un ritratto uscito in questi giorni su Standpoint. E sì che doti da leader
il giovane Dave ne ha mostrate, eccome. Sebbene stremati dalla terza sconfitta
elettorale di seguito, non era affatto scontato quattro anni fa che i
conservatori si affidassero a una timida promessa come Cameron. O meglio, ai
Cameroons, ad una squadra di modernizzatori, tutti intorno a trent'anni o giù
di lì, guidati dalla certezza che fosse finalmente arrivato il loro momento. Come
George Osborne, il cerebrale Steve Hilton, Michael Gove o il fiammeggiante
Boris Johnson, oggi popolare sindaco di Londra. Obiettivo numero uno pienamente
riuscito la "decontaminazione" del brand tory, dopo anni di sconfitte
e una pessima fama di partito corrotto e altezzoso, lontano dalla sensibilità
della "Middle England", decisiva nelle urne. Ancora oggi la
fulminante ascesa di Cameron alla guida dei conservatori resta, dal punto di
vista tecnico, una campagna politica da manuale, seconda solo alla corsa di
Obama (esemplare il suo discorso al congresso di Blackpool: via il leggio,
camminando sul palco, abbraccio finale con Samantha, perfetto). Di quella
primavera conservatrice, a guardare all'indietro, restano alcune scelte di
fondo azzeccate occupare il centro, puntare sulla sensibilità ambientale,
svecchiare la classe dirigente del partito, la conversione dei nipotini di
Margaret Thatcher alla responsabilità sociale e qualche sbavatura mediatica
che, come spesso capita, si è appiccicata a Dave, come le foto cogli husky sul
ghiacciaio o l'abbraccio ai bulletti, quelli colla felpa col cappuccio.
Mostrando una inattesa capacità di manovra, Cameron è sopravvissuto per quattro
anni a una macchina politica, quella dei tories, che divorava leader come fish
and chips. Grazie a un solido accordo con il suo predecessore William Hague e
alla sponda di "bestioni" come Ken Clarke e Oliver Letwin, Dave non
ha dovuto temere la fronda del partito, il bradisismo che logora qualsiasi
leadership. Il ricambio c'è stato, ma soft, niente terra bruciata. Oltre
l'eredità di Maggie Le grane, però, ci sono, e non sono piccole. Prima fra
tutte, quella dell'identità dei conservatori, del loro profilo e dell'offerta
elettorale. Sull'economia, ad esempio, da che parte stanno? La crisi finanziaria non ha preso alla sprovvista soltanto la maggioranza. Ragion per
cui in questi anni Cameron e Osborne hanno fatto lo slalom, in maniera
tutt'altro che persuasiva, tra i santini liberisti dell'era-Thatcher e le
suggestioni continentali dell'economia sociale di mercato. Nell'ufficio
di Dave, ad esempio, le foto con Obama e Nelson Mandela convivono con quelle
assieme ad Angela Merkel o Arnold Schwarzenegger. Il duello con l'eredità della
zia Maggie non è stato, insomma, mai portato fino in fondo, solo accennato, più
per posizionarsi come il "nuovo" che per sancirne il definitivo
superamento. Così, anche idee e guru si sono avvicendati con una certa
disinvoltura e voracità di consumo, senza che sedimentasse, insomma, qualcosa
di realmente condiviso e del tutto convincente: il nudge, la spintarella
obamiana di Richard Thaler e Cass Sunstein, il radicalismo red del teologo
Phillip Blond, l'ambientalismo posh di Zac Goldsmith. Anche sull'Europa, la
linea tenuta dal partito è tutt'altro che rassicurante: usciti dal mainstream
popolare, come aveva promesso Cameron, si annuncia un ispessimento del
tradizionale euroscetticismo tory, col nuovo gruppo a Strasburgo. Guidato da un
polacco, dopo un pasticcio sulle poltrone, il Cre (Conservatori e Riformisti Europei)
viene quotidianamente bombardato dai media britannici che non si capacitano di
una simile deriva minoritaria. L'ombra di Boris Di fronte alla frana del
Labour, che continua ad affidarsi ad ambiziose policies per cercare di svoltare
l'angolo è il caso del maxi-documento Building Britain's Future, scritto da
Liam Byrne, annusato da Ed Balls e benedetto da Mandelson per tentare l'ultima
carica non è che gli elettori abbiano finora poi premiato i conservatori. Come
hanno dimostrato le ultime europee si dirà, consultazioni quasi esotiche nella
scettica Inghilterra solo il tracollo laburista ha impedito che l'attenzione
dei media si concentrasse sulla deludente perfomance dei tories, i cui maggiori
successi, in questi anni di opposizione, sono venuti da una manciata di
suppletive. Casi tutt'altro che isolati, letti dalla stampa come l'indice di un
cambiamento profondo nel cuore dell'elettorato così è stato, ad esempio,
nell'ex-feudo Labour di Crewe o a Glasgow East, e la storia si ripeterà, molto
probabilmente, tra breve a Norwich North, dove i conservatori schierano una
ventisettenne, Chloe Smith che, tuttavia, finora ha stentato a manifestarsi in
maniera clamorosa. C'è stata l'anno scorso la conquista di Londra, certo, che
ha sancito la fine dell'era di Ken Livingstone e la nuova stagione di Johnson.
Eppure, anche in quel caso, le vivaci personalità dei contendenti hanno fatto
velo alle ambizioni di Cameron di mettere la sua bombetta sulla vittoria sotto
il Big Ben. Il successo londinese, alla fine, è stato tutto per Boris che, come
ricordano i malevoli, è il politico conservatore più votato in Gran Bretagna,
con buona pace del suo ex-compagno di studi a Eton. Non consola il diffuso
discredito che la politica sconta da quando è scoppiata la velenosa polemica sui
rimborsi dei parlamentari. La rabbia e lo sberleffo nei confronti della Casta,
senza distinzioni di sorta dal momento che sono stati coinvolti tutti i
partiti, non accenna ad attenuarsi. E sebbene sia innegabile da parte di
Cameron una gestione più accorta almeno dal punto di vista mediatico di uno
scandalo che potenzialmente potrebbe ancora portarsi via tutta Westminster, al
quartier generale dei conservatori stanno tutti colle antenne drittissime,
altro che vittoria in pugno. Si mormora che il leader scatti come una molla, al
minimo accenno di rilassamento della squadra di fedelissimi che lo circonda.
Sebbene abbia mostrato una invidiabile dose della britannica virtù della
"resilience", l'ostinazione a sopportare ogni rovescio pur di non turbare
quelle sane abitudini che rendono degna la vita di là della Manica, David tiene
in maniera quasi maniacale al Progetto sì, lo chiamano così, proprio come i
blairiani una dozzina di anni fa. Ed è attento e sospettoso nei confronti di
qualsiasi caduta di tensione, anche minima, che possa metterlo a rischio. La
West Wing di Dave Uno dei segreti meglio custoditi dall'entourage di Cameron è,
ad esempio, il lavoro discreto che svolge da mesi ormai l'Implementation Team,
una struttura riservata e snella, sul modello della transizione che prepara la
Casa Bianca negli States, guidata da Francis Maude e dal brillante Nick Boles
(che, in materia, si è fatto le ossa preparando la squadra di Johnson a
Londra). I curricula per Downing Street e i dossier ai quali mettere mano dal
primo giorno, una volta varcata la porta del Numero 10, vengono vagliati e
discussi perché tutto all'ora X sia pronto. Le rare indiscrezioni al riguardo
parlano addirittura di un progetto di ricreare, una volta al governo, un
ambiente di lavoro unico al 12 di Downing Street per i team di Cameron e
Osborne, facendo simbolicamente cadere il muro impenetrabile che per anni ha
diviso le truppe di Blair da quelle di Brown. I rapporti tra i dioscuri
conservatori sono di tutt'altro segno: già oggi lavorano fianco a fianco, a due
porte di distanza, a Norman Shaw South, la versione britannica della West Wing,
il centro nevralgico di "Camerot". Accanto al leader la cerchia più
stretta, i "satrapi", nella sferzante definizione dell'Economist: veterani
come Ed Llewellyn e Kate Fall (staff), Liz Sugg (eventi) e Gabby Bertin
(stampa); cervelli politici come Hilton, lo stratega appena rientrato da un
sabbatico, si fa per dire, in California, James O'Shaugnessy (ricerca) e
l'influente Andy Coulson, il comunicatore arruolato dal temutissimo News of the
World, che sta passando un brutto quarto d'ora, dopo le rivelazioni del
Guardian sulle intercettazioni indebite del gruppo Murdoch; la macchina,
infine, con Andrew Feldman, il presidente del partito Eric Pickles e Stephen
Gilbert (territorio). Terminale dentro il partito è il cosiddetto
"Pod", la War Room dove ci si riunisce e si prendono le decisioni di
peso: due riunioni fisse, la prima alle 9.15, la seconda alle 16. Il governo
ombra? Periferico nella geometria del potere dei Cameroons. Dove, invece,
contano come ironizza qualcuno a mezza bocca «i secchioni, i professionisti e
le carine». Una battaglia, intanto, i conservatori l'hanno già vinta: quella
sulla rete. Nell'era del New Labour erano i think-tank a dare il senso di un
cambio di stagione imminente, fatto di idee come quelle che si discutevano a
Demos o all'IPPR, dove si fece le ossa David Miliband; oggi sono blog come
ConservativeHome o Guido Fawkes e Iain Dale i sensori di una rivoluzione
azzurra in marcia, anche se ancora silenziosa. I tentativi laburisti di
mettersi al passo dei tories su Internet sono stati finora catastrofici, se si
fa eccezione di alcuni vecchi volponi come Alastair Campbell e John Prescott,
coi loro siti di battaglia. Doveva essere un blitzkrieg, si è trasformata in
una guerra di posizione, quella di Cameron. La vincerà, al netto
dell'imponderabile (e di Mandelson). Per fare che, però, ancora non si sa.
Filippo Sensi
( da "Corriere della Sera"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 21/07/2009 - pag: 9 Dopo il crollo L'Islanda ora
ricostruisce le sue banche L'Islanda ieri ha annunciato un piano da 1,5
miliardi di dollari per ricapitalizzare il suo sistema
bancario collassato nella crisi finanziaria. Le sue tre banche principali, Glitnir, Landsbanki e Kaupthing,
avevano oltre 60 miliardi di dollari di esposizione nei confronti di banche
estere. Ora l'Islanda vuole ristrutturare le banche, stabilizzare la propria
moneta e accelerare le procedure per l'ingresso nell'Ue per poter poi adottare
al più presto anche l'euro.
( da "Corriere della Sera"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 21/07/2009 - pag: 14 Il presidente degli Stati Uniti «Le
banche di Wall Street non si pentono per la crisi» WASHINGTON Le banche di Wall
Street non hanno imparato la «lezione» dopo la crisi
finanziaria. Lo ha detto ieri il presidente degli
Stati Uniti Barack Obama in un'intervista al programma «The Newshour» della tv
americana Pbs : «Nonmi sembra che la gente di Wall Street senta alcun rimorso
per tutti quei rischi che decisero di assumersi. Non si ha l'impressione
che ci sia stato un cambiamento nella loro cultura e nel comportamento dopo
quello che è accaduto», ha detto Obama. «Ed è per questo - ha aggiunto - che le
proposte di riforma delle regole finanziarie che
abbiamo avanzato sono così importanti». Obama ha presentato un piano di riforma
del modo in cui il governo Usa vigila sui mercati finanziari:
tra le proposte, maggiori poteri di supervisione alla Federal Reserve e
all'esecutivo su aspetti prima non regolamentati.
( da "Corriere della Sera"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/07/2009 -
pag: 33 Il caso a Francoforte Ipotesi Kuwait, balzo di Continental (g.fer.)
Balzo di Continental (+13,15%) alla Borsa di Francoforte, con una quotazione di
27,44 euro, nuovo massimo dell'anno. Più di un milione, inoltre, le azioni
scambiate, pari a oltre quattro volte la media quotidiana degli ultimi tre
mesi. A determinare l'improvviso exploit del titolo sono state le
indiscrezioni di stampa secondo le quali la Kuwait Investment Authority sarebbe
interessata ad entrare con una quota nel capitale della società tedesca
produttrice di pneumatici. Nel secondo trimestre 2009 la società ha mantenuto
un risultato operativo positivo nonostante il drastico calo del fatturato. Karl
T. Neumann presidente Continental
( da "Corriere della Sera"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/07/2009 -
pag: 33 Il caso a New York Cit ristruttura il debito e vola in Borsa (g.fer.)
Nel corso della seduta è arrivata a guadagnare fino al 91%, poi Cit Group ha
chiuso a quota 1,25 dollari (+78,57%). Particolarmente elevati gli scambi: sono
passate di mano 347,8 milioni di azioni. A scatenare gli acquisti è
stato l'accordo raggiunto nella notte tra domenica e lunedì con un gruppo di
obbligazionisti per rinnovare, nel tentativo di evitare la bancarotta, un
finanziamento da 3 miliardi di dollari. Il mercato ha apprezzato il fatto che
il salvataggio della società, maggiore operatore indipendente di credito
commerciale negli Usa, non comporti interventi da parte dello Stato. Jeffrey
Peek ceo del gruppo Cit
( da "Corriere della Sera"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/07/2009 -
pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Nuovo rialzo guidato da Pirelli
Bancari in evidenza L'indice Ftse-Mib guadagna l'1,21%. In crescita Unicredit.
Bene Mondadori Positivi fin dai primi scambi, i listini del Vecchio Continente
hanno consolidato il trend rialzista nel pomeriggio, dopo l'apertura di
Wall Street. L'ipotesi di un salvataggio di Cit, il gruppo Usa dei servizi finanziari (che nella notte di domenica ha definito un
accordo sul debito con gli obbligazionisti), è all'origine del nuovo balzo in
avanti, il sesto consecutivo. A correre di più è stata Parigi, con il Cac
( da "Corriere della Sera"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Lombardia data: 21/07/2009 - pag: 7 Cremona Piccola spesa mensile per
un neuronavigatore Sanità, il futuro è a noleggio CREMONA
La crisi finanziaria non
risparmia la sanità italiana e la sanità italiana prende in prestito dal
mercato gli strumenti commerciali per non fermare gli investimenti sulle nuove
tecnologie, che invece avanzano. Non più acquisti «mordi e fuggi», che danno
vantaggi solo al produttore, che vende e poi si eclissa, ma acquisti a
rate, in termini di affitto o leasing, con maxirata finale (come per le
automobili). Una sorta di partnership tra pubblico e privato che crea una
sinergia tra le parti. L'idea, già sperimentata in diversi settori merceologici
e nella sanità privata, è sbarcata a Cremona per intuizione del direttore
generale degli Istituti Ospitalieri, professor Piergiorgio Spaggiari. «Anche in
provincia dobbiamo dare tutte le opportunità di cura ai nostri malati spiega
Spaggiari ma come dotare l'ospedale di tecnologie d'avanguardia senza dover
fare i conti con il bilancio? Da un lato i primari premono per avere strumenti
sempre più nuovi e se non ci approvvigioniamo rischiamo di perdere gli
assistiti del territorio, che emigrano altrove. Così, dopo aver valutato il settore
che poteva meglio rispondere a queste esigenze, è venuto fuori anche l'accordo,
che permette al nostro ospedale, con una piccola spesa mensile, di avere un
Neuronavigatore, per guidare la mano del chirurgo negli interventi di chirurgia
mininvasiva vertebrale e cerebrale. Questo significa che per interventi alle
vertebre o al cervello i percorsi del bisturi per arrivare alla zona da operare
saranno più precisi, la degenza sarà più corta e il paziente sarà più contento.
Minori degenze e inserimento precoce del paziente alla vita lavorativa sono
vantaggi non misurabili in termini monetari, ma a lungo tempo, il beneficio
sarà sociale, cioè per tutti. Se fra due anni uscirà una macchina nuova,
l'azienda ci sostituirà l'apparecchio con un nuovo contratto. La macchina,
quindi, non sarà mai nostra, ma avremo sempre a disposizione la più nuova e un
tecnico sempre in sala operatoria». Anche le aziende fornitrici, in questo caso
Medtronic, azienda leader nei dispositivi medici di alto impatto tecnologico
(pacemaker, defibrillatori e stimolatori neurologici) guardano con favore
all'ingresso dei nuovi prodotti finanziari in sanità, perché consentono di
mantenere rapporti di lunga durata con gli ospedali. Una sorta di
fidelizzazione del cliente, come si fa nei supermercati. Edoardo Stucchi
( da "Sicilia, La"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
«Ato da
( da "Morningstar IT"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
L'Asia continua a
puntare sulla ripresa. L'indice Msci della regione (Giappone escluso)
nell'ultimo mese (fino al 21 luglio e calcolato in euro) ha guadagnato il 7,3%.
Gli analisti sono concordi nel dire che quando inizierà il vero recupero
dell'economia, i primi a registrarlo saranno proprio i Paesi di quella zona. A
far ben sperare è anche il buon andamento degli utili negli Stati Uniti. Il
mercato americano è il principale approdo per le merci che arrivano
dall'Oriente e una sua ripresa farebbe felici le società che lavorano
nell'export. Resta però l'incognita della Cina. "La crescita del Paese
potrebbe rallentare di colpo", spiega una nota di Morningstar. "Gli
investimenti del Governo potrebbero calare del 10% nei prossimi 12 mesi".
Colpa, fanno notare gli operatori, dell'eccesso di spesa che si è registrato
fino ad oggi. Pechino nel periodo da gennaio a maggio di quest'anno ha
investito il 33% in più rispetto agli stessi mesi del 2008. Il rischio che il
Paese vuole evitare è quello di un'esplosione dell'inflazione che una corsa
troppo veloce dell'economia porterebbe inevitabilmente con sé. Per questo,
l'approvazione di nuovi progetti legati alle infrastrutture ha subito un forte
ridimensionamento rispetto al quarto trimestre dell'anno scorso. La situazione potrebbe assomigliare a quella vista durante la crisi finanziaria asiatica del 1998-
( da "Punto Informatico"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
Roma - Il ritmo è
sempre più serrato: Microsoft presenta Office 2010, suite di programmi per
videoscrittura che strizza l'occhio al cloud computing, e Google prontamente
risponde programmando il lifting a GoogleDocs. Il tutto in meno di una
settimana. Nuove feature fanno capolino all'interno dei Docs mentre altre
cedono il posto perché ormai obsolete: è il caso dell'elenco shared with,
destinato in breve tempo a sparire per essere poi reintrodotto all'interno del
menù search options, che è l'elemento su cui il lifting inciderà maggiormente.
Anche questa volta Google sembra agire in conseguenza di quanto fatto da
Microsoft, come nel caso dell'uscita prematura di Google Squared, avvenuta poco
dopo quella di Bing, motore di ricerca made in Redmond sorto dalla ceneri di
Live Search. Dalla sua parte BigG ha la propulsione
innovativa e un modello di business vincente, anche in tempi di crisi finanziaria. Ma il restyling di
GoogleDocs, così ravvicinato alla nascita di Azure e unito al tempestivo lancio
di Google Squared di qualche settimana fa, potrebbe far pensare che i dirigenti
della grande G stiano giocando all'inseguimento. (G.P.)
( da "Reuters Italia"
del 21-07-2009)
Argomenti: Crisi
WASHINGTON (Reuters)
- Il Tesoro Usa ha detto di augurarsi che le nuove norme su trasparenza e
conflitti d'interesse limitino il potere delle agenzie di rating, considerate
fra i responsabili della crisi
finanziaria. Il Tesoro ha inviato al Congresso un progetto
di legge di diciotto pagine per impedire alle agenzie di rating di consultarsi
con le società che devono valutare. La Securities and Exchange Commission
(Sec), in base a queste norme, avrebbe il potere di regolamentare l'industria e
le società sarebbero costrette a comunicare quando sono in cerca di rating.
"Negli ultimi anni, gli investitori hanno mostrato grande fiducia nelle
agenzie di rating, ma queste spesso non sono riuscite ad illustrare
accuratamente il rischio legato ai prodotti analizzati", si legge in una
nota del Tesoro.
( da "EUROPA ON-LINE"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Esteri 22 luglio 2009 Per la Ue il Trattato di Lisbona è il baco comunitario
del millennio Ricordate il baco del millennio, lo spettro dell'inceppamento
globale dei meccanismi della rete, previsto per il 31 dicembre del 1999, che
tenne tutti con il fiato sospeso? Qualcosa di simile è accaduto, su scala
"regionale", in Europa. Non a cavallo del millennio, ma il primo
maggio del 2004, giorno dell'allargamento dell'Unione europea verso Est, con il
passaggio della vecchia Unione a 15 alla nuova a 25 (ora a 27, con il
successivo ingresso di Romania e Bulgaria, arrivato il primo gennaio del 2007).
Lo shock del 2004 è stato superato, ora che l'Est è più o meno riuscito ad
amalgamarsi con l'Ovest. Ma la questione dell'inceppamento, tuttavia, a livello
di meccanismi resta in agguato e in questi mesi è tornata ancora una volta
d'attualità. Tutta colpa del Trattato di Nizza, che concepito per durare pochi
mesi, il tempo cioè di gestire la transizione verso la nuova Europa allargata,
non permetteva (e non permette) al club comunitario di agire con efficacia,
rapidità e trasparenza. Prima del fatidico allargamento, in altre parole, si
sarebbe dovuto riformare il Trattato di Nizza con un nuovo testo, in grado di
riformare in modo permanente istituzioni e processi decisionali. Questo
proposito, come si sa, è fallito con la bocciatura franco-olandese del Trattato
costituzionale, affondato per via referendaria. Da quella crisi
istituzionale l'Europa non si è ancora ripresa. Il Trattato di Lisbona,
versione decaffeinata della Costituzione, di cui mantiene un buon numero di
innovazioni, non è ancora entrato in vigore e il vecchio Trattato di Nizza,
come un'auto da rottamare, è ancora in piedi e sta guidando l'Europa a piccoli
passi e a bassa velocità. Il Trattato di Lisbona permetterà di passare, in
molte materie, dal voto unanime a quello a maggioranza. Permetterà cioè ai 27
di decidere e di non essere bloccati dai veti di un solo paese. Darà nuovi
poteri al Parlamento europeo, che avrà l'ultima parola e non più la penultima
in molti settori, come l'immigrazione o le spese agricole. Introdurrà
l'iniziativa popolare e i cittadini, raccogliendo un milione di firme, potranno
chiedere alla Commissione di proporre nuove direttive. Darà ai parlamenti
nazionali la possibilità di ricevere, verificare ed eventualmente bloccare
nuove proposte di direttive, in modo da garantire che l'Europa non invada
territori di competenza nazionale. Rafforzerà l'azione esterna dell'Ue, le
politiche di immigrazione, la cooperazione giudiziaria e di polizia, la
gestione dell'Eurozona. Darà protezione giuridica ai diritti fondamentali dei
cittadini europei e introdurrà clausole di mutuo soccorso tra paesi membri in
caso di attacco militare o terroristico, di cataclisma naturale o crisi energetica. Dunque, a dispetto delle molte critiche
ricevute, soprattutto se paragonato alla defunta Costituzione europea, il
Trattato di Lisbona potrà indubbiamente permettere un salto qualitativo all'Ue.
In molti campi. A patto, ovviamente, che possa entrare in vigore. E torniamo
così al baco del millennio e alla fobia da inceppamento. Perché il nuovo
Trattato potrà entrare in vigore soltanto quando tutti i
( da "Stampa, La" del
22-07-2009)
Argomenti: Crisi
SALUZZO. CASSA INTEGRAZIONE E LICENZIAMENTI Neograf attacca "Presidi
degli operai peggiorano la crisi" [FIRMA]ANDREA GARASSINO MORETTA Prosegue ad oltranza lo
sciopero con presidio di fronte ai cancelli della Neograf di Moretta da parte
dei 200 dipendenti. L'azienda da diverse settimane è al centro di una crisi finanziaria con lavoratori in
cassa integrazione ordinaria. Ad inizio luglio la maggioranza del
pacchetto azionario è passato dal fondatore Piero Calandri alla finanziaria lombarda Ifill. Nei giorni scorsi la ditta ha
anche spedito sei licenziamenti individuali ad altrettanti lavoratori. «La
prima condizione per riaprire il dialogo e interrompere questa lotta è il
ritiro immediato dei "tagli" al personale», afferma Ugo Brunetto,
Cisl. I lavoratori si ritrovano in quello che definiscono «presidio pacifico»
davanti all'ingresso della ditta da venerdì alle 6. Il giorno prima erano
arrivati i telegrammi con la comunicazione dei licenziamenti. L'altro ieri la
dirigenza ha diramato un comunicato (Calandri non è raggiungibile al telefono)
in cui afferma che le azioni di lotta messe in atto dagli operai «compromettono
pesantemente la già grave situazione aziendale. La direzione e i lavoratori non
possono accedere all'azienda e non sono in grado di proseguire nello studio del
futuro piano di risanamento. Siamo disponibili all'incontro di giovedì (domani,
ndr) solo se il tipo di lotta messo in atto dai dipendenti cessa
immediatamente». Secca la replica delle segreterie provinciali dei sindacati:
«La lotta messa in atto non ha potuto compromettere alcunché. La situazione di
oggi è unicamente imputabile alla proprietà. Alla direzione e ai lavoratori non
è impedito di accedere allo stabilimento. E' bene che la dirigenza non cerchi
scusi, per il vero un po' patetiche. Non è compito dei lavoratori lo studio del
piano industriale. Se così fosse saremmo all'autogestione, forse con risultati
migliori». Gli operai in presidio non credono che domani si terrà l'incontro.
«Non si sono già presentati a due riunioni in Provincia - dicono - e ne hanno
rinviati molti con i sindacati». «Ribadiamo le nostre tre richieste - conclude
Brunetto -: chiarezza sulla situazione illustrandoci ciò che chiediamo dal 10
maggio, cioè il piano industriale e di rilancio; il ritiro dei licenziamenti e
l'attivazione ammortizzatori sociali; l'apertura di confronto».
( da "Stampa, La" del
22-07-2009)
Argomenti: Crisi
CONSIGLIERE
REGIONALE CONTESTA LO STANZIAMENTO «Troppi 100 mila euro per il torneo di
bridge» Sotto accusa i centomila euro che la Regione ha stanziato per il torneo
europeo di bridge che si è svolto, a giugno, al Palafiori di Sanremo. E' il
consigliere regionale Giacomo Conti (Prc) a criticare il finanziamento per una
manifestazione sostenuta dal Comune di Sanremo, che ha pure dato un notevole
appoggio all'organizzazione. Secondo Conti, che ha chiesto spiegazioni alla giunta,
«il finanziamento al bridge stride con la scarsa attenzione che normalmente
viene dedicata al mondo dell'associazionismo sportivo ligure, che è in profonda
sofferenza, con tante società sportive che rischiano di chiudere o hanno
rinunciato a fare attività». Il consigliere ricorda che l'evento era «a libera
iscrizione, e hanno partecipato a proprie spese complessivamente 1.756
appassionati di gioco delle carte, versando alla European Bridge League una
quota media di iscrizione di 220 euro». Aggiunge: «Gli organizzatori hanno
chiesto al Comune di Sanremo la disponibilità di una sede e di una serie di
servizi, quantificati in 75 mila euro e di un contributo per l'organizzazione
di 125 mila euro, per un totale complessivo di 200 mila euro. Su richiesta del Comune,
la Regione ha inserito il torneo nel calendario degli eventi di particolare
rilievo, concedendo un contributo di euro 100 mila euro». «All'associazionismo
sportivo - conclude Conti - la Regione destina
complessivamente risorse economiche di gran lunga inferiori al bilancio del
torneo di bridge di Sanremo. Un mondo che spesso è ignorato e oscurato nella
sua utilità sociale, nonostante svolga una funzione sociale fondamentale,
soprattutto in un periodo di crisi di valori come quello attuale».\
( da "Stampa, La" del
22-07-2009)
Argomenti: Crisi
LA SOCIETÀ FIDUCIOSA
DI SCONGIURARE IL FALLIMENTO. I TIMORI SUL BOND DEL GRUPPO Risanamento crolla a
Piazza Affari [FIRMA]GIANLUCA PAOLUCCI Due le ipotesi - prestito convertendo o
conversione del debito in azioni tramite un aumento di capitale - sulle quali
stanno lavorando creditori e consulenti di Risanamento per scongiurare il crac
del gruppo. Ipotesi sulle quali le trattative sono ancora in alto mare, ammette
una delle parti coinvolte, mentre il titolo crolla a Piazza Affari. Riammessa
dopo tre giorni di sospensione dalle contrattazioni, la società immobiliare
controllata da Luigi Zunino ha chiuso la seduta con un calo del 30,08% a 0,25
euro. Nella giornata di ieri sono proseguiti i contatti tra le banche
maggiormente esposte per cercare una soluzione che consenta di presentarsi in
tribunale, il 29 luglio, con un piano che possa essere ritenuto credibile. Le
ipotesi avanzate da Leonardo & Co. sono due: un prestito da convertire
successivamente in azioni, il cosidetto convertendo, sottoscritto dalle banche
creditrici, in modo da assicurare da subito nuova finanza e garantirsi
successivamente una quota di capitale che estrometterebbe Luigi Zunino solo in
un secondo tempo. Oppure un aumento di capitale sottoscritto anche dagli stessi
creditori tramite la conversione di debiti in azioni, che assicurerebbe da
subito un nuovo assetto proprietario per Risanamento. Gli istituti maggiormente
esposti verso la società sono Intesa Sanpaolo con circa 600 milioni di euro,
Banco Popolare con circa 300 milioni (201 di leasing con Italease) e Unicredit
con poco meno di 300 milioni. I consulenti sono anche alla
ricerca di un manager in grado di guidare il gruppo, un «risanatore» per uscire
dalla profonda crisi finanziaria che ha colpito Risanamento, da trovare sempre entro la data del
29 luglio. Tra le ipotesi circolate ieri, alle quali non è stato possibile
trovare conferma, quella di assegnare le deleghe all'attuale vice presidente
Umberto Tracanella. Meno gradito, anche se ancora attivamente impegnato
sul dossier, il finanziere Salvatore Mancuso, definito dalla procura
«amministratore di fatto» della società. Il legame tra Zunino e Mancuso risale
almeno al maggio del 2007, quando la Zunino Investment International, società
al di fuori del perimetro di Risanamento, si è impegnata - insieme ad un folto
parterre di investitori - fino a 7,5 milioni di euro nel fondo Equinox Two
promosso proprio da Mancuso. Pochi giorni prima, Risanamento emetteva il bond
convertibile da 220 milioni di euro con scadenza 2014. Per l'emissione, curata
da Jp Morgan e Caboto (gruppo Intesa Sanpaolo), erano circolati timori circa la
sua esigibilità in presenza della richiesta di fallimento. Risanamento ha
emesso ieri un comunicato, su richiesta della Consob per chiarire che «gli
obbligazionisti hanno diritto di richiedere il rimborso anticipato del prestito
stesso qualora, tra l'altro, sia iniziato un procedimento di fallimento nei
confronti dell'emittente e sempre che questo non sia rinunciato, respinto o
estinto entro sessanta giorni dall'inizio». Ovvero, considerando la richiesta
di fallimento come «inizio del procedimento», la società ha sessanta giorni per
ottenere una pronuncia del tribunale che respinge la richiesta. Secondo lo
stesso regolamento, consultato da La Stampa, anche la richiesta di rimborso
anticipato da parte di altri creditori fa scattare il default dell'obbligazione
con conseguente richiesta di rimborso del bond. Al momento, esistono almeno tre
prestiti a rischio ma nessuno degli interessati ha ancora fatto passi formali
per il rimborso. Il ritorno in Borsa di Risanamento dopo l'addio di Zunino è
stato all'insegna delle vendite. Il titolo è riuscito a scambiare solo per
pochi minuti, bruciando circa 30 milioni di capitalizzazione (ora ridotta a 69
milioni) e con transazioni pari al 2,8% del capitale.
( da "Italia Oggi"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Varie data: 22/07/2009 - pag: 29 autore: di Damiano Fedeli La crisi finanziaria ha messo in difficoltà il loro modello.
Come reagiscono le prime al mondo? La B-school studia la ripresa A confronto le
ricette di quattro università straniere Qualcuno le ha accusate, soprattutto
negli Usa, di essere addirittura responsabili dell'attuale crisi economico-finanziaria. Le idee, gli strumenti
finanziari allegri, la scarsa propensione a pensare a lungo termine che hanno
portato agli attuali rovesci prima nella finanza e poi nell'economia sarebbero
nate proprio tra le aule degli Mba, i Master in business administration, i
corsi manageriali post laurea, fiori all'occhiello delle migliori
business school (o b-school). Responsabili o no, le scuole di alta formazione
manageriale corrono ai ripari. Da un lato devono affrontare un numero crescente
di allievi: nei periodi di recessione è normale un aumento delle persone che
scelgono di buttarsi sulla formazione per riqualificarsi e ritornare in pista
quando l'economia sarà migliore. D'altra parte gli studenti chiedono sempre più
assistenza finanziaria e borse per sostenere gli
onerosi corsi (negli Usa si va dai 27ai 45 mila euro annui, in Europa dai 21 ai
67 mila). L'altra questione è quella occupazionale, con i diplomati Mba che
escono quest'anno che si trovano davanti non poche incognite. Ma quali strumenti
anti crisi stanno mettendo in atto le b-school al top
nel mondo? E quali scenari prevedono per i propri studenti? Ecco la risposta di
quattro fra le migliori, due statunitensi, due europee. Per scoprire che, con
la crisi, «Etica» è diventata la nuova parola d'ordine
nella formazione dei nuovi manager. E che la finanza non è più l'unico sbocco
per chi ha in tasca un Mba. Qui accanto una tabella con la «classifica delle
classifiche» elaborata da Patrimoni-Milano Finanza con i corsi migliori in base
ai ranking internazionali di testate quali The Economist, Financial Times,
Business Week, Forbes.Chicago Booth School of Business, Usa«La classe che si
laureerà nel 2009 dovrà affrontare la peggiore situazione occupazionale che
abbia mai visto da quando sono diventato preside, nel 2001». Parola di Edward
Snyder, dean, preside, appunto, della Chicago Booth School of Business, la
migliore al mondo come appare confrontando i principali ranking internazionali.
«A un paio di mesi dalla laurea, il 70% degli allievi ha già un lavoro e se la
caverà bene. Ma ci sono due nuovi fenomeni; il primo è che avranno sempre meno
tempo per mettersi alla prova. Il secondo è che il mercato è più a rischio. Per
esempio, 29 diplomati della classe 2008 lavoravano per Lehman Brothers. Avevano
appena cominciato quando hanno perso il lavoro. Così hanno dovuto ricercare in
altre istituzioni finanziarie. A dire il vero, in questi ultimi anni abbiamo
mandato meno studenti a lavorare nella finanza rispetto ad altre business
schools americane di alto livello. I nostri laureati vanno a finire in molti
settori differenziati. Molti programmano di mettersi in proprio, per esempio.
Qui non ci piace pensare al management come a un gruppo di smanettoni che hanno
cominciato la loro attività tutti soli nel garage, contrariamente ad altre
scuole. Pensiamo che i grandi affari si basano su una buona strategia, solide
fondamenta finanziarie e buona capacità di leadership. Molti capi di imprese
sono usciti dalla nostra scuola e il loro successo deriva in primo luogo dalla
loro conoscenza del business». Sul fronte iscrizioni ai corsi Mba, secondo
Snyder «per il programma full-time qui a Chicago le iscrizioni vanno bene, se
guardiamo agli studenti americani. Calano quelli dall'estero, in particolare da
India e Corea. Ci sono diverse ragioni: gli studenti stranieri hanno più difficoltà
a trovare finanziamenti dalle banche. E c'è una seria preoccupazione per quello
che succederà dopo: avranno la possibilità di stare negli Usa e trovare un buon
posto? Per esempio, una delle questioni riguarda quei settori che hanno
ricevuto enormi sovvenzioni dal governo. Alcune di queste sono contro l'impiego
di lavoratori stranieri. Questo punto, che non è stato ancora del tutto
chiarito, ha fatto nascere una certa agitazione qui. Un'ulteriore spiegazione
al calo degli stranieri è il fatto che ci sono anche sempre più programmi
ottimi in altre parti del mondo, in Francia per esempio».Arnold Longboy,
direttore delle risorse umane alla sede londinese della Booth School, sostiene
che «quando c'è molta incertezza sul mercato e ci sono situazioni che non sono
mai state affrontate prima, è essenziale che i manager sappiano disporre di un
apparato di competenze sperimentato e basato sui fondamentali. Sebbene questo
non dia una risposta pronta, permette al manager di affrontare il problema e
arrivare a una soluzione che funzioni».Tuck School of Business Dartmouth
College, Hanover, New Hampshire, Usa«Singoli e famiglie hanno meno soldi e
cercheranno più incentivi e borse di studio». Il risultato, secondo Paul Danos,
preside della Tuck School of Business (per la rivista Forbes la migliore degli
Usa), sarà che «tutto questo metterà sotto pressione le università che, per far
fronte alla riduzione delle rendite, si affidano all'incremento delle tasse di
iscrizione o ai contributi statali». Ma in un momento come questo, investire in
formazione è la scelta giusta? «L'investimento in istruzione è sempre la scelta
giusta per una società e per i singoli. Un paese può prosperare a lungo termine
solo se la sua popolazione innalza la produttività, e l'istruzione è l'unico
modo per assicurare questo aumento. La necessità di migliorare continuamente la
formazione delle persone è ancor più forte in un mondo in cui il progresso
tecnologico e scientifico dominerà sempre di più tutte le economie. Chi rimane
indietro nell'istruzione non sarà in grado di competere in un mondo dove la
competizione può arrivarti da ogni angolo del globo».Christie St-John, è il
senior associate director of admissions, si occupa cioè del processo di
selezione dei futuri allievi. Attualmente pensiamo che questo sia
un buon momento: i segnali puntano a una risalita dell'economia, e molti career
office sono diventati più creativi nel porsi alle imprese. Il nostro Mba, in
particolare, sta lanciando
diversi nuovi seminari dove professori e studenti esplorano e discutono vari
aspetti dell'attuale clima economico, con considerazioni etiche, e sviluppando
la capacità di differenziare. Ci aspettiamo che i nostri studenti che si
laureeranno nel 2011 o nel 2012 siano estremamente versatili in molte
situazioni cui non si sarebbe mai pensato negli anni del boom. Visto il caos
nei mercati finanziari, meno studenti andranno nel ramo finanza. I nostri
allievi mostrano molto interesse nella consulenza strategica, nel management
sanitario, tecnologia, impresa, progetti governativi e non profit».Per la
scelta di un'università o di una b-school, spiega il dean della Tuck, «mi
chiederei innanzitutto: voglio stare in una grande città o in una piccola,
frequentare un programma enorme con migliaia di studenti o una comunità più
piccola, con programmi più mirati? Restringerei la ricerca a dieci corsi. Non
basate la scelta solo sui ranking: non dicono molto sul tipo di comunità in cui
uno si troverà o sulla specializzazione delle scuole. Guardate i siti, scrivete
per avere informazioni, entrate in contatto con gli attuali studenti o con gli
ex alunni dal vostro paese. Sono la migliore fonte di informazioni».Cass
Business School City University, Londra, UkLa Cass Business School della City
University di Londra è una delle b-school più affermate in Europa. Ma qual è la
differenza fra l'approccio che si può avere qui e quello che si trova in una
scuola simile negli Usa? Steven Haberman, vicepreside e professore di Scienze attuariali,
spiega: «Nella maggior parte delle business schools americane, l'Mba full-time
dura due anni, ha un'enfasi più teorica ed è mirato a un gruppo di studenti più
giovane, molti dei quali si sono appena laureati con un titolo di Bachelors. In
Europa abbiamo una differente offerta accademica: il programma Masters, ad
esempio, è una scelta che va molto fra i laureati che vogliano qualcosa in più
quando si troveranno a cercare il primo lavoro dopo la laurea. Da noi, l'Mba
full-time dura un anno e ha un peso più pratico rispetto allo stesso programma
negli Usa. L'Mba europeo è pensato per persone che hanno più esperienza
lavorativa alle spalle e che cercano di fare un salto di carriera».Aggiunge
Stefan Szymanski, preside associato e direttore del programma Mba: «Durante i
periodi di recessione, solitamente si assiste a un aumento degli investimenti
in formazione. E anche in questa crisi stiamo vedendo
un incremento delle iscrizioni a tutti i nostri programmi Mba. Gli investimenti
sul capitale umano non vanno quasi mai dispersi. È un investimento che ti cambia:
dopo un corso, non sei più la stessa persona di prima. Questo spaventa alcuni,
ma in effetti dovrebbe essere molto liberatorio...».Per Szymanski, le
caratteristiche che un giovane dovrebbe ricercare in un'università o in una
b-school sono: «Il luogo (dove vuoi studiare?); la qualità dell'insegnamento
(c'è un programma ben strutturato insegnato da buoni docenti?); la reputazione
(potrai usare quel nome nella tua futura carriera?). Per quanto riguarda le
competenze, invece, direi: capacità di analisi (puoi comprendere un problema e
identificarne la soluzione?); le soft skills,
ovvero: sei in grado di costruire una squadra e far lavorare le persone con te
su un piano condiviso?».Sulle difficoltà ad affacciarsi sul mondo del lavoro, Lindsay Bortoluzzi,
direttrice del settore Carriere post laurea alla Cass, sostiene che «le
compagnie stanno adottando una tattica più cauta, cosicché gli studenti hanno
un periodo d'attesa più lungo quando vanno a cercare un lavoro. Anche la
didattica, ovviamente, risente dell'attuale scenario: Sì,
c'è stata una verifica interna sull'insegnamento dell'etica nei nostri
programmi, sottolinea la Bortoluzzi. Abbiamo messo su una Task
force Etica fatta di docenti senior, rappresentanti degli studenti e consulenti esterni. Questo per
verificare gli attuali metodi di insegnamento. Fra i nuovi corsi, c'è poi ad
esempio quello in Scenario planning per sviluppare negli studenti la capacità
di gestire cambiamenti imprevedibili».Essec Business School,Parigi
(Francia)-SingaporeIl calo è stato drammatico: «Meno 30% di offerte di lavoro
dall'inizio di dicembre fino a febbraio. Anche se a marzo si è assistito a un
nuovo aumento». Séverine Jauffret è direttore delle relazioni Studenti/imprese
alla francese Essec Business School, con campus a Parigi e Singapore. «Le
banche hanno ridotto il reclutamento nel 2009. Le fusioni in questo settore
porteranno ulteriori riduzioni di personale». Tutto sommato, però, «gli
studenti sono consapevoli della situazione economica, specialmente
nell'industria bancaria, che ha assorbito il 25% circa della classe dell'anno
scorso. Quindi c'è da aspettarsi che quest'anno vedremo molto pochi City
bankers in Inghilterra. Senz'altro ci saranno molti più laureati della Essec
nei dipartimenti finanziari delle industrie. Meno consulenti e più business
unit development, addetti alla pianificazione strategica. Ma ci saranno anche
più auditors finanziari... C'è da dire che i nostri laureati non hanno problemi
a costruirsi due differenti progetti professionali per aprirsi più porte. E
possono anche contare ampiamente sul network degli alunni, gli ex
allievi».Sulle competenze che le imprese cercano adesso nei candidati
all'assunzione, Jauffret non ha dubbi: servono le soft skills, ovvero «una
personalità stabile, cosa che fa la differenza fra i candidati, la capacità di
adattarsi a un nuovo ambiente, la creatività, le capacità interpersonali e
l'apertura mentale. Tutte queste sono le caratteristiche chiave, altamente
valutate dai recruiters. Un forte background economico e un buon colloquio
sull'impatto della crisi sono altri requisiti di
successo».Ma quanto si è allungato il processo del placement, con la
recessione? «La maggior parte dei nostri studenti si laurea in luglio. Stimiamo
che ci vorranno circa quattro mesi in media per trovare un lavoro (l'anno
scorso si era sul mese e mezzo/due). Nel 2008 avevamo 194 recruiters nel
campus, quest'anno ne abbiamo 184. Essec è un nome che richiama molto e le
compagnie continuano a reclutare giovani di talento: gli servono per il loro
sviluppo futuro. Qualche impresa è venuta a febbraio senza offerte immediate di
posizioni permanenti, ma con possibilità di apprendistato e stage per gli
studenti: decideranno se assumere fra luglio e settembre».
( da "Milano Finanza (MF)"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Primo
Piano data: 22/07/2009 - pag: 2 autore: «La nostra strategia di uscita sul
piano monetario è pronta, non cercate di interferire ecco il testo integrale
dell'intervento del capo della federal reserve al congresso Bernanke, così
usciremo dal pantano Il banchiere centrale disegna la exit strategy: il peggio
è passato anche se la congiuntura non consiglia ancora una stretta della
politica monetaria. Abbiamo un duplice obiettivo, prezzi stabili e minima
disoccupazione La gravità della recessione globale ha richiesto una politica
monetaria molto accomodante. Da quando la crisi finanziaria è iniziata, quasi due
anni fa, la Federal Reserve ha ridotto praticamente a zero il tasso d'interesse
obiettivo sui prestiti overnight tra le banche (il tasso sui fondi federali).
Il bilancio della Fed si è inoltre dilatato tramite l'acquisto di titoli a
lungo termine e i programmi di prestiti mirati, varati con l'obiettivo
di riattivare i flussi di credito.Tali interventi non solo hanno attutito
l'impatto della crisi finanziaria, ma anche migliorato
il funzionamento di fondamentali mercati come quelli dei prestiti interbancari,
dei titoli di credito, del credito al consumo e alle piccole imprese, nonché il
mercato dei mutui casa.In linea con quanto sostengono i miei colleghi, anch'io
penso che politiche accomodanti saranno giustificate nel lungo periodo. Ma
quando la ripresa dell'economia inizierà a farsi sentire, la politica monetaria
dovrà stringere i freni per evitare che, più in là, l'inflazione rialzi la testa.
Il Federal open market committee, l'organo che stabilisce la politica monetaria
negli Usa, ha dedicato molto tempo allo studio dei problemi relativi alla exit
strategy. Siamo persuasi di disporre degli strumenti necessari a eliminare, in
modo sia tempestivo che graduale, la politica accomodante, quando sarà il
momento.La exit strategy è collegata strettamente alla gestione del bilancio
della Fed. Quando essa concede prestiti o acquista titoli, fondi affluiscono
nei conti di riserva delle banche presso la Fed stessa e altri istituti di
deposito. Il saldo di tali riserve oggi è circa 800 miliardi di dollari, cifra
molto superiore al normale. Date le condizioni attuali, le banche hanno teso a
detenere riserve presso la Fed, come elementi di contrappeso.La progressiva
ripresa dell'economia, tuttavia, dovrebbe offrire alle banche maggiori
opportunità di prestare sulla base delle proprie riserve. Ciò farebbe crescere
più rapidamente l'offerta di moneta in senso ampio (M1 o M2) insieme alla
concessione di credito: fattori capaci di generare pressioni inflazionistiche
senza l'adozione di politiche di riequilibrio. Quando sarà il momento di una
stretta, si dovranno rimuovere queste enormi riserve o quanto meno eliminarne
gli effetti potenzialmente pericolosi per l'economia.In certa misura, le
riserve detenute dalle banche presso la Fed si ridurranno automaticamente
poiché le migliorate condizioni finanziarie porteranno all'utilizzo più
limitato dei nostri strumenti di finanziamento a breve e infine al loro
esaurimento. Il credito a breve, concesso dalla Fed alle banche e al mercato, a
metà luglio era già sceso a meno di 600 miliardi dai 1.500 miliardi di fine
2008. È inoltre possibile che, a seguito della scadenza o del riscatto
anticipato dei titoli in possesso della Fed, nel futuro immediato le riserve si
riducano al ritmo di 100-200 miliardi di dollari l'anno. Tuttavia, è probabile
che le riserve si mantengano a livelli piuttosto alti per diversi anni, a meno
che non siano adottate misure aggiuntive.Anche se il nostro bilancio resterà
sovradimensionato per qualche tempo, disponiamo di due strumenti di ampio
respiro per operare una stretta monetaria: il pagamento degli interessi sul
saldo delle riserve e le diverse misure utilizzabili per ridurre le stesse.
Tali approcci potrebbero essere adottati singolarmente, ma per renderli
efficaci è probabile che useremo una combinazione di entrambi.Lo scorso autunno
il Congresso ci ha autorizzato a pagare gli interessi sui depositi detenuti
dalle banche presso la Fed. Attualmente riconosciamo alle banche un tasso dello
0,25%. Quando sarà il momento di stringere i freni, potremmo aumentare il tasso
sui saldi di riserva aumentando parallelamente il tasso obiettivo sui fondi
federali.Le banche di solito non prestano a tassi inferiori a quello
ottenibile, senza rischi, presso la Fed. Inoltre, dovrebbero competere per
prendere a prestito sui mercati privati a tassi inferiori a quello praticato
sulle riserve, poiché così facendo possono guadagnare uno spread senza alcun
rischio.Pertanto, il tasso di interesse corrisposto dalla Fed tende a fissare
un limite inferiore ai tassi di mercato a breve termine, ivi compreso il tasso
obiettivo della nostra politica, cioè quello sui fondi federali. L'incremento
del tasso pagato sulle riserve inoltre scoraggia una crescita eccessiva dei
volumi monetari o creditizi, poiché le banche non prestano a tassi inferiori a
quello realizzabile con la Fed.Una lunga esperienza internazionale sembra
indicare che il livello degli interessi sulle riserve consente di gestire
efficacemente i tassi di mercato a breve. La Bce, ad esempio, consente alle
banche di collocare le riserve in eccesso su un conto fruttifero. Anche quando
le operazioni condotte da quella banca centrale in materia di liquidità ne
hanno incrementato notevolmente il bilancio, il tasso interbancario overnight
si è mantenuto sullo stesso livello del tasso praticato sui depositi oppure a
un livello superiore. Anche Bank of Japan e Bank of Canada hanno utilizzato la
propria facoltà di corrispondere interessi sulle riserve per fissare un limite
inferiore ai tassi di mercato a breve termine. Nonostante queste esperienze, il
tasso dei fondi federali è sceso leggermente sotto a quello pagato dalla Fed,
specie nei mesi di ottobre e novembre 2008, quando la Fed ha per la prima volta
ha corrisposto interessi sulle riserve. Un simile andamento ha riflesso in
parte fattori passeggeri, come la poca dimestichezza delle banche con il nuovo
sistema.Tale andamento, tuttavia, sembra dovuto al fatto che alcuni grandi prestatori
sul mercato dei fondi federali, in particolare imprese come Fannie Mae e
Freddie Mac, non possono incassare interessi sulle riserve depositate presso la
Fed, e sono quindi incentivate a prestare a tassi inferiori a quelli
corrisposti dalla Fed alle banche.In condizioni più normali, il desiderio delle
banche di impegnarsi nel semplice arbitraggio, illustrato qui sopra, tenderà a
contenere il divario tra il tasso dei fondi federali e quello che la Fed
corrisponde sulle riserve. Se tale divario dovesse persistere, si può
affrontare il problema integrando gli interessi sulle riserve con alcune azioni
miranti a ridurle e a riassorbire l'eccesso di liquidità (il secondo strumento
utilizzato in una restrizione monetaria). A questo scopo, ci sono quattro opzioni.
La prima prevede che la Fed riduca le riserve delle banche e la liquidità in
eccesso presso altri istituti, con operazioni pronti termine attive su ampia
scala verso gli operatori del mercato finanziario, ivi comprese banche, imprese
statali e altri. Queste operazioni comportano la vendita, da parte della Fed,
di titoli in portafoglio, con patto di riacquisto in un secondo momento a un
prezzo lievemente più alto. La seconda prevede che il Tesoro venda titoli e
depositi i relativi proventi presso la Fed. Quando gli acquirenti pagano il
prezzo dei titoli, il conto del Tesoro presso la Fed aumenta mentre i saldi di
riserva diminuiscono. Il Tesoro ha condotto operazioni simili dall'autunno
scorso, nell'ambito del programma di finanziamento integrativo (Supplementary
financing program). E tuttavia, per quanto tali operazioni siano utili, per
proteggere l'indipendenza della politica monetaria dobbiamo assicurarci di
poter raggiungere gli obiettivi che ci poniamo senza fare affidamento sul
Tesoro. La terza prevede che la Fed, utilizzando l'autorizzazione concessa dal
Congresso a pagare interessi sui saldi attivi delle banche presso di essa,
offra loro depositi a termine, uno strumento analogo ai certificati di deposito
che esse offrono alla clientela. I fondi bancari conservati in depositi a
termine presso la Fed non sono disponibili per il mercato dei fondi federali.
Come quarta opzione la Fed può, se necessario, ridurre le riserve vendendo sul
mercato parte dei titoli a lungo posseduti.Ognuna di queste politiche
contribuirebbe ad innalzare i tassi d'interesse a breve e contenere la crescita
monetaria e creditizia. Nel complesso, la Federal Reserve dispone di numerosi
strumenti efficaci per operare una stretta monetaria, quando le prospettive
dell'economia lo richiedono. Tuttavia, come abbiamo detto sia io che i miei
colleghi, le condizioni economiche non sono tali da giustificare, per molto
tempo a venire, alcuna stretta della politica monetaria. Sarà nostra premura
calibrare i tempi e i ritmi di eventuali strette future, utilizzando la
combinazione ottimale degli strumenti atti a favorire il conseguimento del
nostro duplice obiettivo, vale a dire massimo livello occupazione e stabilità
dei prezzi.
( da "Italia Oggi"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Mercati e Finanza data: 22/07/2009 - pag: 49 autore: Ftse All share +1,54%.
Bernanke al Congresso: timori per l'occupazione Continuano gli acquisti Piazze
europee tutte positive. Deboli in Usa Settima chiusura positiva consecutiva per
le piazze Ue, ieri assai ben impostate. Gli operatori sembrano ottimisti, anche
se a New York, le parole del governatore della Fed, Ben Bernanke, davanti al
Congresso, hanno raffreddato molti entusiasmi, a tal punto che i listini,
partiti positivi, hanno poi ripiegato. Il governatore ha affermato che, «alla
luce del sostanziale crollo dell'economia e delle limitate pressioni inflative,
la politica monetaria della Fed rimane focalizzata sul traino del recupero
economico. Il Fo
( da "Finanza e Mercati"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il mio consulente? È
quasi sempre «passivo» da Finanza&Mercati del 22-07-2009
MATTEO MEDIOLA La crisi finanziaria ha avuto un impatto molto rilevante sulle scelte di allocazione
della ricchezza finanziaria
delle famiglie italiane e ha riportato all'attenzione delle Autorità di
vigilanza l'importanza dei servizi di consulenza finanziaria nell'orientare i comportamenti degli investitori non
professionali, soprattutto nelle fasi di maggiore incertezza che
caratterizzano l'andamento dei mercati. I servizi di consulenza possono
contribuire a correggere alcuni errori tipici degli investitori retail
(eccessiva concentrazione della ricchezza sui depositi, scarsa diversificazione
del portafoglio per rischio di mercato e di emittente, trading eccessivo)
generando un impatto positivo sull'integrità, sullo sviluppo e sull'efficienza
del mercato dei capitali. «Le scelte di portafogli degli investitori retail e
il ruolo dei servizi di consulenza finanziaria» è
l'ultimo Quaderno Consob redatto da Monica Gentile e Giovanni Siciliano.
L'analisi dimostra che, tuttavia, i servizi di consulenza sono relativamente
poco diffusi fra le famiglie italiane: quasi i due terzi delle famiglie
dichiara di avere un consulente finanziario ma è possibile stimare che solo il
20% circa delle famiglie riceva effettivamente servizi di consulenza. Gran
parte delle famiglie, dunque, pur avendo un consulente finanziario di
riferimento, non ha di fatto alcun rapporto significativo con tale soggetto
(situazione definita come «consulenza passiva»). Inoltre, il 60% circa delle
famiglie che ha un'esposizione al mercato finanziario - nel senso che possiede
prodotti o strumenti finanziari rischiosi, quali azioni, obbligazioni, prodotti
del risparmio gestito, polizze a contenuto finanziario e fondi pensione - non
riceve servizi di consulenza. La maggioranza delle famiglie gestisce dunque
l'esposizione al mercato finanziario senza alcun supporto di natura
consulenziale da parte degli intermediari. È dunque importante analizzare i
fattori che spiegano la domanda di servizi di consulenza da parte delle
famiglie e l'impatto dell'offerta di tali servizi sulle scelte di portafoglio.
Il lavoro mostra che la diffusione dei servizi di consulenza dipende non solo
da alcune componenti che caratterizzano il profilo socio-economico delle
famiglie, ma anche dalla percezione della presenza e dell'intensità di
conflitti di interessi e dal giudizio sul livello qualitativo dei servizi. In
particolare, a parità di altre condizioni, le famiglie con una maggiore
ricchezza finanziaria (ultimo quartile della
distribuzione) hanno una probabilità di ricevere servizi di consulenza di 20
punti percentuali più elevata rispetto alle altre famiglie, mentre la
probabilità di ricevere servizi di consulenza si riduce di 10 punti percentuali
per le famiglie più avverse al rischio. Le famiglie che ritengono che il
consulente sia in conflitto di interessi, oppure hanno la percezione di una
qualità dei servizi non elevata, hanno invece una forte probabilità di interrompere
i legami con il consulente e di passare a una situazione di «consulenza
passiva». Il Quaderno mostra poi che l'offerta di servizi di consulenza ha un
impatto molto rilevante sulle scelte di portafoglio delle famiglie. A parità di
altri fattori, le famiglie che ricevono servizi di consulenza hanno una
probabilità di oltre 20 punti percentuali più elevata di detenere prodotti o
strumenti finanziari rischiosi, probabilità che sale ulteriormente quando vi è
la percezione di un forte legame fiduciario (assenza di conflitti di interessi)
e di una elevata qualità del servizio. Questo effetto è dovuto quasi
interamente a una maggiore probabilità di detenere prodotti del risparmio
gestito e polizze a contenuto finanziario. Il lavoro mostra, infine, che, a parità
di altri fattori, le famiglie che ricevono servizi di consulenza investono
circa il 9% in più della loro ricchezza finanziaria in
prodotti del risparmio gestito e in polizze a contenuto finanziario e circa il
4% più in azioni e obbligazioni. Complessivamente, le evidenze documentate nel
Quaderno Consob indicano che le famiglie che ricevono servizi di consulenza
hanno un portafoglio più diversificato e meno concentrato sui depositi e titoli
di Stato e che la consulenza favorisce la diffusione del risparmio gestito.
( da "Secolo XIX, Il"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Cercasi
socialdemocrazia in salsa liberale Giorgio Pagano Le elezioni europee hanno
espresso il primo grande voto dopo il crollo economico-finanziario d'autunno.
La destra, al governo o all'opposizione, è uscita vincente, nonostante
rappresentasse il neoliberismo, cioè l'ideologia della sregolatezza
responsabile del marasma. La sinistra socialdemocratica, e in Italia il Pd,
sono usciti invece sconfitti. Come è potuto accadere? Una prima risposta è che
la destra neoliberista è diventata keynesiana e ha fatto dimenticare il suo
passato facendo proprie le ricette della socialdemocrazia e lasciandola così a
mani vuote. È una verità, anche se parziale: la destra non è diventata
keynesiana, pretende solo che sia lo Stato a pagare i conti della crisi per poi ritirarsi dalla scena. È una destra pragmatica
e spregiudicata, che non ha esitato a scoprire l'anti-mercatismo pur di
traversare il torrente in piena, salvo tornare appena possibile allo status quo
ante. La seconda risposta guarda all'incapacità della socialdemocrazia di
proporsi come un'alternativa credibile. Il suo silenzio politico e culturale di
fronte al crollo dell'autunno del 2008 è stato assordante. È quindi
comprensibile che si possa parlare, come fa lo storico Giuseppe Berta, di
«Eclisse della socialdemocrazia» (questo il titolo del suo saggio). L'analisi
di Berta è condivisibile: la socialdemocrazia, in tutti questi anni, non è
stata affatto antagonista del neoliberismo, ne ha solo praticato una versione
debole. L'autore analizza in particolare New Labour e Spd e così conclude:
«Nell'epoca della globalizzazione la socialdemocrazia al governo ha aderito
quasi plasticamente ai caratteri del capitalismo contemporaneo, abbandonando la
pretesa di trasformarli». La questione consiste nell'adattare la società al
sistema economico, giudicato immodificabile. Non rimane altro da fare che
puntare tutto sullo sviluppo della conoscenza, la sola via per vincere
l'insicurezza e la precarietà dei lavoratori. Ma in realtà, nota Berta, «le
distanze tra i gruppi avvantaggiati e svantaggiati della società non si sono
affatto accorciate», anzi. Così come sono aumentate negli Stati Uniti durante
la presidenza di Bill Clinton. Senza ricercare le condizioni dell'eguaglianza,
ha riconosciuto lo stesso Anthony Giddens, il teorico della "terza
via" blairista, una politica di sinistra non può reggere. C'è poi un'altra
causa di fondo della crisi della socialdemocrazia, su
cui Berta non si sofferma: alla globalizzazione essa non ha contrapposto quel
rafforzamento del potere politico internazionale che avrebbe potuto nascere da
una più forte integrazione europea. Lo ha detto bene Daniel Cohn-Bendit, il
leader vittorioso dei Verdi francesi, cioè di un partito sovranazionale: «Una
forza politica moderna deve avere oggi dimensioni europee. E la crisi della socialdemocrazia la si risolverà solo
formulando, contro le alternative nazionali, alternative europee». Riguardo
alle soluzioni, per Berta è utile ripercorrere la "Teoria generale"
di John Maynard Keynes: «Con uno sguardo vergine, ci si accorge che la sua
ereditàè tutt'altro che estinta o muta dinanzi alle trasformazioni
contemporanee». L'ipotesi è«coniugare lo spirito di libertà con una rinnovata
spinta a comprimere il ventaglio delle disuguaglianze sociali»: non si
può«tornare indietro alla socialdemocrazia di un tempo», ma nemmeno «far cadere
le istanze redistributrici e di giustizia sociale» e «trascurare ogni
intervento di correzione al mondo globalizzato», come vuole quella cultura
blairista secondo cui «È meglio che la politica si arrenda o addirittura si
consegni all'economia e alla sua forza di cambiamento». Insomma, è l'ora di un
nuovo «liberalismo sociale». Analisi e tesi in parte simili si ritrovano nel
saggio dell'economista Salvatore Biasco "Per una sinistra pensante",
che si sofferma sul Pd. Il nuovo partito, scrive, «tende a collocarsi in un
versante liberale», come dimostra l'esordio di Walter Veltroni al Lingotto; e
«vagamente liberale è quel poco che si può discernere dallo scarso alimento di
idee in un'azione quotidiana poco lineare». Ma ciòè avvenuto «in controtendenza
con una domanda diffusa che, ben prima della crisi finanziaria e economica, si
rivolgeva verso lo Stato chiedendo protezione e governo», che la destra ha
capito più lestamente della sinistra. Questa, negli ultimi vent'anni, «ha fatto
un lungo cammino nell'assorbire i principi della nuova economia di mercato, il
che non sarebbe stato negativo se le dosi non fossero state tali da snaturarne
l'identità e offuscarne l'autonomia». È utile, sostiene Biasco, scorporare
dalla cultura liberale il paradigma culturale individualistico e tornare alla
visione solidaristica, comunitaria, cooperativa della società, che è stata
tradizionalmente propria della sinistra: perché«la società rimane non
riducibile agli individui che la costituiscono, soprattutto in un mondo che
richiede uno Stato attivo e capace di scelte affidate a un criterio di bene
pubblico, che trascende i singoli». La dottrina liberale va assunta «dentro una
cultura politica che deve rimanere di tipo socialdemocratico più che
viceversa». Quest'ultima «non può avere i cardini classisti tradizionali», ma
non deve rinunciare alla «convinzione che la tenuta del tessuto sociale non può
essere affidata al mercato, bensì alla capacità della politica di elaborare
l'economia e la società». La proposta è quindi quella di una socialdemocrazia
rinnovata, che distingue le molte soluzioni liberali condivisibili dalla
cultura liberale come orizzonte di riferimento. Come ha scritto Massimo L.
Salvadori, il
( da "Repubblica, La"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 14 - Cronaca
Venezia, un´odissea in aeroporto Myair in crisi: 172
passeggeri bloccati per 24 ore. L´Enac: rischia la licenza Lasciate a terra
anche 69 persone dirette a Palermo. Bloccati tutti i voli da Bergamo ETTORE
LIVINI MILANO - Odissea all´aeroporto di Venezia per i passeggeri della Myair, la low cost in forte crisi finanziaria che ieri si è vista congelare dall´Enac anche tutti i suoi
collegamenti da Bergamo. Il martedì nero dell´aerolinea controllata dagli ex
azionisti di Volare (le famiglie Soddu e Martinelli) e guidata dall´ex ministro
dei trasporti Carlo Bernini è iniziato con la cancellazione di due voli dal
Marco Polo, il Venezia-Casablanca e il Venezia-Palermo, con un totale di
240 persone lasciate a terra per ore. Nel pomeriggio poi l´Authority guidata da
Vito Riggio, su richiesta dello scalo di Orio al Serio, ha bloccato tutti i
voli in partenza dallo scalo bergamasco per un problema di mancati pagamenti.
Non solo: l´Enac ha fissato per oggi pomeriggio un ultimatum al vettore veneto.
E se non saranno rispettati gli impegni chiesti dall´ente di controllo dei
cieli italiani, Myair rischia di vedersi ritirare la licenza provvisoria
(valida fino al 31 ottobre 2009) con cui vola oggi, proprio alla vigilia della
stagione estiva. L´odissea del Venezia-Casablanca è iniziata l´altro ieri alle
18: 172 cittadini marocchini, tra loro anche una quarantina di bambini e donne
incinta, bloccati in aeroporto in attesa di un volo mai partito per tornare a
casa. Per molti di loro questo viaggio era l´unica occasione di rivedere
parenti e amici dopo mesi di lavoro in Italia. «Era la nostra vacanza,
l´abbiamo pagata con il lavoro di tutto l´anno raccontava il
giovane calciatore Mohamed Zahoud non abbiamo visto nessuno della
compagnia, solo la polizia che non poteva fare niente». Hanno minacciato
scioperi della fame, protestato
mentre le dipendenti dell´aeroporto cercavano almeno di fornire
i pannolini poi si sono dovuti arrendere. Quando hanno capito che non
c´era speranza che il volo partisse, hanno tutti lasciato l´aeroporto. Nelle
stesse ore, altre 69 persone vivevano nello stesso posto la stessa esperienza: Myair ha lasciato a
terra anche un gruppo di italiani che ieri alle 11,40 doveva partire per
Palermo. La compagnia, reduce da un periodo contrassegnato da diversi
disservizi, ha spiegato ieri che le cancellazioni da Venezia sono state causate
da avarie tecniche degli aerei. In serata però ha ammesso che i diversi
problemi operativi delle ultime settimane «dipendono da alcune difficoltà
finanziarie che la compagnia sta superando». Il consiglio d´amministrazione
avrebbe già messo in cantiere un aumento di capitale, ma i tempi sarebbero
incompatibili con l´ultimatum dell´Enac. A giugno il saldo negativo del
passeggeri ha segnato un pesante -7,1%: se non si arriverà a una soluzione in
tempi brevi la compagnia veneta rischia di essere la prima vittima italiana
della crisi del trasporto aereo.
( da "marketpress.info"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 22 Luglio
2009 IL BILANCIO ANNUALE 2009 DELL´AUTORITÀ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI
RELAZIONE SULL´ATTIVITÀ SVOLTA E SUI PROGRAMMI DI LAVORO Roma, 22 luglio 2009 -
Il Presidente dellAutorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni (Agcom), Corrado Calabrò, ha presentato, il 7 luglio scorso,
presso la Sala della Lupa di Montecitorio la Relazione annuale 2009
sullattività svolta e sui programmi di lavoro. La relazione
contiene, fra l´altro, dati e rendiconti relativi allo sviluppo tecnologico,
alle risorse, ai redditi e ai capitali, alla diffusione potenziale ed
effettiva, agli ascolti e alle letture rilevate, alla pluralità delle opinioni
presenti nel sistema
informativo, alle partecipazioni incrociate tra radio, televisione, stampa
quotidiana, stampa periodica e altri mezzi di comunicazione. Tra i temi
affrontati: Il quadro internazionale - Il mercato mondiale dei servizi di
telecomunicazioni manifesta un significativo dinamismo. Nel 2008, nonostante gli effetti recessivi della crisi
finanziaria, la dinamica del comparto registra
discreti livelli di crescita, generando significativi benefici per gli utenti.
In particolare, con un incremento del 4,2%, rispetto al 6% mantenuto per tutto
il precedente triennio, il mercato mondiale delle telecomunicazioni vale 997
miliardi di euro. A tale evoluzione positiva concorrono ancora una volta
i servizi di telefonia mobile (+8%), grazie alla componente dati, ma, nel corso
dellultimo anno, i servizi Internet e dati da rete fissa eguagliano
questa performance (oltre l8% di tasso di crescita annuale); nei servizi
tradizionali, invece, la rete fissa mostra ancora una contrazione dei ricavi
più accentuata che in
passato (-5%). Levoluzione del settore audiovisivo è sempre
più caratterizzata da due elementi che ne stanno determinando, da alcuni anni,
la dinamica competitiva: laffermazione di una pluralità di piattaforme
trasmissive, spesso in concorrenza tra loro, e la predisposizione di diverse tipologie e modalità
nellofferta di contenuti al pubblico. Ad oggi, nel mondo,
letere mantiene la sua natura di piattaforma predominante nella
distribuzione di servizi radiotelevisivi: circa 1,1 miliardi di famiglie (il 43% delle famiglie dotate di
apparecchio Tv) sono raggiunte tramite la diffusione terrestre, mentre il cavo
(38%) e il satellite (17%) seguono con una penetrazione significativa e
crescente. Le trasmissioni tramite protocollo Ip rappresentano, invece, ancora
una quota marginale (2%). In questo quadro, la digitalizzazione delle reti sta
trasformando il settore, spingendo allaffermazione di nuove
reti, operatori, contenuti e servizi. Nel mondo, un terzo delle famiglie dotate
di apparecchi televisivi fruisce già di servizi televisivi digitali indipendentemente dalle
piattaforme trasmissive adottate, ossia satellite, digitale terrestre, cavo e
Dsl. Gli Stati Uniti, il Giappone e lEuropa coprono
complessivamente più di due terzi di questo mercato. In questo quadro, la digitalizzazione delle
reti sta trasformando il settore, spingendo allaffermazione di
nuove reti, operatori, contenuti e servizi. Nel mondo, un terzo delle famiglie
dotate di apparecchi televisivi fruisce già di servizi televisivi digitali indipendentemente dalle piattaforme
trasmissive adottate, ossia satellite, digitale terrestre, cavo e Dsl. Gli
Stati Uniti, il Giappone e lEuropa coprono complessivamente più
di due terzi di questo mercato. La Tv digitale si diffonde con un tasso di
crescita che, nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-07-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-22 - pag: 12 autore: Il turismo tra
guide e listini Il secondo quotidiano del Giappone,l'Asahi Shimbun, 5 milioni
di copie vendute al giorno, ha fatto il proprio dovere informando i lettori in
merito alle trappole per turisti che si possono trovare a Roma: il conto da 700
euro che è stato portato a due giapponesi ha provocato indignazione. Così il
flusso turistico dal Giappone si è arrestato. Per colpa di un ristoratore privo
di scrupoli ci va di mezzo un settore composto da operatori turistici seri che
lavorano correttamentee senza cercare il guadagno facile. Ora servono punizioni
esemplari. Il comune di Roma deve esigere un risarcimento per il danno da
immagine provocato. Masahiro Tochibuki Kobe La Spagna da decenni dà moltissima
importanza al turismo e ha uno "strumento" che si chiama Libro de
reclamaziones. Ogni albergo, ristorante e taxi è fornito di questo libro con
pagine numerate e timbrate dal ministero; i libri sono controllati da personale
ministeriale per vedere se ci sono lamentele da parte della clientela. Possono
arrivare sanzioni molto importanti. Il caso dei turisti giapponesi di Roma
poteva essere risolto subito con una richiesta del libro (se ci fosse). Lettera
firmata e-mail N on ho letto il testo originale dell'articolo sull'Asahi
Shimbun, ma mi resta qualche dubbio sul fatto che episodi circoscritti, che
esprimono certamente un atteggiamento demenziale e autolesionistico, possano
essere presentati come la norma. Resta il fatto che poche mele marce rischiano
di corrodere l'immagine del paese sugli operatori e sui turisti stranieri, che
andrebbero motivati a scoprire l'Italia: magari, non solo Roma e le grandi
città d'arte, ma l'intero, strabiliante patrimonio diffuso in tutto il paese;
magari, non solo i ristoranti più noti ai turisti, ma le migliaia di locali
onesti che tramandano e aggiornano il gusto del mangiar bene all'italiana.
" Turismo", ormai, significa poco: chi viaggia lo fa per scopi e
interessi diversissimi. Ma per quante tipologie di turisti ci siano,non c'è
interesse o passione che l'Italia non possa soddisfare. Bisogna farlo sapere. E
garantire standard medi di qualità e prezzo che rendano l'Italia di nuovo
attraente presso chi, al momento di decidere, esamina prima delle guide d'arte
( che ci rendono imbattibili) i listini prezzi ( nei quali siamo meno
concorrenziali). • Gioco di stato Quando c'è di mezzo il gioco d'azzardo tutto
è lecito anche l'illecito.L'emendamento salva slot (98 miliardi di euro di
contestazioni da parte del Fisco) ne è la prova lampante, e come se non
bastasse 1 slot su 4 è manomessa, e1 su 10 risulta sconosciuta al Fisco. Dal
2004 al 2008 la percentuale di soldi giocati è aumentata del 508 per cento.
Inquietante! Siamo un paese sfiancato da una grave crisi finanziaria,ma il gioco d'azzardo
sembra non risentirne. Giuseppe Diotto Torino Polizie e sicurezza Girando per
l'Italia si incontrano autovetture con le seguenti scritte: «Polizia
municipale», «Polizia comunale», «Polizia locale», «Polizia provinciale»,
«Polizia di stato», «Polizia penitenziaria», «Guardia di finanza»,
«Carabinieri», «Polizia forestale», statale e regionali.Poi l'Esercito italiano
e le Guardie giurate private. Ora si aggiungono anche le “ronde”.Oltre alla
confusione,chi può negare che, almeno lessicalmente, non siamo in uno stato di
polizia? Claudio Carlisi Udine Bers e Bei A pagina 7 di ieri un titolo
annunciava «La Moratti chiama la Bers» (Banca europea per la ricostruzione e lo
sviluppo): in realtà si tratta della Bei, Banca europea per gli investimenti.
Ce ne scusiamo con gli interessati e i lettori.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-07-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-07-22 - pag: 20 autore: Il forum di
Milano. Il ministro Frattini auspica un parternariato del Mediterraneo per
frenare Pechino EuroMed per arginare la Cina La Lombardia promuove università e
fiera per i paesi del Magreb Vittorio Da Rold MILANO «Un Europa più integrata
con l'area della sponda sud del Mediterraneo è la risposta alla crescente
invadenza della Cina nella regione». è un Franco Frattini a tutto tondo quello
che chiamato a concludere i lavori della due giorni del Forum Economico e
Finanziario per il Mediterraneo, trae le fila della due giorni di lavori e
approfitta per delineare le linee strategiche della nostra diplomazia
nell'area. Il ministro degli Esteri, riprende il concetto caro a Bruno Ermolli,
presidente di Promos e padrone di casa, secondo cui «la competizione globale
non è più fra Paesi ma tra aree e l'area del Mediterraneo è una di queste», per
chiarire che un Europa più integrata con i paesi del sud del Mediterraneo potrà
meglio rispondere alle sfide che Cina, India e da ultimo il Brasile stanno
portando in Africa. Il responsabile della Farnesina non nasconde le difficoltà
presenti alla vasta platea di uomini d'affari ( c'è Naguib Sawiris,presidente
di Orascom Telecom Egitto; Fouad Makhzoumi della Future Pipes Industries degli
Emirati Arabi Uniti e Pier Francesco Guarguaglini presidente e Ceo di
Finmeccanica) e politici provenienti da 35 paesi dell'area: «La crisi di Gaza
ha provocato la paralisi dell'Unione per il Mediterraneo e non c'è ancora
accordo sulle co-presidenze in sede Ue», ma la vera sfida «è evitare la
trappola del protezionismo e costruire un sistema di
regole condiviso tra le due sponde del Mediterraneo». «Il nostro prossimo
obiettivo è quello di ripartire – ha aggiunto il ministro – cercando in ogni
caso di evitare tendenze protezionistiche, attraverso un vero parternariato in
cui i protagonisti si riconoscano reciprocamente e creino un sistema di regole
comuni e rispettate. Questo è l'unico modo per avere un mercato Euromed ».
Chiaro il riferimento alla ripresa dei negoziati e alla sua conclusione del
Doha Round entro il 2010 deciso al vertice del G-8 all'Aquila. Frattini non ha
escluso i "macigni" politici sul tracciato di integrazione economica:
«è necessario avere due Stati e due popoli (Israele e Palestina) perché i
giovani devono potersi impegnare per il loro futuro e per la crescita economica
del loro paese, senza dovere pensare da una parte ai missili e dall'altra ad un
muro». «è necessario risolvere il problema di Cipro ( di cui ricorre il 35esimo
anniversario dell'invasione turca) e ribadire che la Turchia ha un futuro
europeo». «Con la nuova amministrazione americana – ha concluso Frattini– ci
troviamo in una situazione in cui Ue e Usa parlano con una voce sola, bisogna
cogliere questo momento magico». Parole di speranza riprese da Roberto
Formigoni, presidente della Regione Lombardia, che ha lanciato due
proposte:un'universitÁ euro- mediterranea con scambio di studenti, docenti e
ricercatori e una Fiera euro-mediterranea che coinvolga la principali
manifestazioni espositive dei paesieuropei e nordafrica da tenersi l'anno
prossimo nello stesso periodo del Forum. La macchina si è messa in movimento. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Esteri. Il ministro Franco Frattini INFOPHOTO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-07-2009)
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sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-22 - pag: 39
autore: Indagine Mediobanca. I gestori italiani cercano nelle obbligazioni il
riparo dalla tempesta finanziaria I fondi nella trincea dei bond Ma il 2008 è record per perdite
(-8,4%) e riscatti netti (65 miliardi) Antonella Olivieri Quando si è toccato
il fondo non si può che risalire. Nell'annus horribilis dei mercati finanziari, che si è tradotto in lacrime e sangue
per i fondi comuni di tutto il mondo, gli italiani hanno sofferto meno degli
altri. In termini relativi, si intende, perché in valore assoluto le cifre sono
comunque da profondo rosso. Nel 2008,secondo l'indagine curata dall'ufficio
studi di Mediobanca, i gestori hanno sacrificato sull'altare della crisi 1.200
miliardi di euro in Europa e ben 3mila miliardi di dollari negli Usa. I fondi
italiani se la sono cavata con perdite per 24 miliardi, che rappresentano il
7,6% del patrimonio di inizio anno, molto meno rispetto al 20% dei fondi
europei e al 25% dei fondi Usa. L'arrocco sul reddito fisso La spiegazione è
nella composizione del portafoglio, conservativa perché sbilanciata verso le
obbligazioni quella dei fondi italiani, più esposta sul mercato azionario
quella degli altri. Nel mondo solo i fondi brasiliani, col 10% del patrimonio
investito in Borsa, hanno meno azioni dei fondi italiani, che hanno
un'esposizione inferiore al 12%. La media dei fondi europei è del 29%, quella
dei fondi Usa raggiunge il 40%. I fondi della Penisola hanno reagito alla
tempesta arroccandosi sui lidi, relativamente più tranquilli, del reddito
fisso. Nel 2008 hanno infatti liquidato azioni per 7 miliardi (in termini di
vendite nette), anche a costo di realizzare minusvalenze per 9 miliardi: del
resto, a fine anno, hanno dovuto svalutare il residuo portafoglio azionario per
altri 10,2 miliardi. La fetta di patrimonio investita in Borsa si è così quasi
dimezzata, dal 22,7% del 2007 all'11,8% del 2008. E parallelamente la quota
investita in bond è salita nel complesso al 63,6%, e addirittura al 75,2% (+6,2
punti in più) per i soli fondi comuni aperti. Performance negative Prudenza
d'obbligo,ma il risultato della gestione è stato comunque il peggiore nella
storia dei fondi italiani: -8,4% il rendimento netto dell'anno. Certo, è andata
peggio ai fondi azionari, che hanno ceduto il 38,5%: una perdita che si colloca
a metà tra la performance negativa delle Borse mondiali che, misurata
dall'indice Morgan Stanley, è stata del 37,3%, e quella di Piazza Affari
che,secondo l'indice Mediobanca total return, è stata del 41%. Perdite a due cifre
anche per i fondi speculativi (-19,3%), i fondi di fondi non collegati
(-16,3%), i fondi pensione aperti (-14%) e i fondi bilanciati (-12,1%).
Riscatti a valanga In termini relativi, dunque, i fondi italiani si sono
difesi. Ma ciò nonè bastato ad arginare i riscatti che, al netto delle
sottoscrizioni, sono balzati al record di 65 miliardi. Tra perdite e riscatti
lo scorso anno il patrimonio è dimagrito di 90 miliardi. Dal '99, anno top con
444 miliardi, il patrimonio si è quasi dimezzato a 225 miliardi. I soli fondi
azionari nello stesso periodo si sono prosciugati dell' 85%. Ma nel solo 2008 i
fondi speculativi hanno visto scendere il proprio patrimonio del 46,5%, sia per
i riscatti che per le perdite. Anche i fondi di fondi si sono ristretti: -47,6%
il patrimonio, vale a dire -14,9 miliardi, di cui 12 rappresentati dai
riscatti. è davanti ai lussemburghesi però che si è spalancato il baratro: 500
miliardi di cui 420 miliardi per perdite nette che sono pari al 20,5% delle
masse gestite di inizio 2008 ( 40% se si considerano solo i fondi azionari) e
che vanificano tutti i guadagni dell'ultimo decennio. L'eccezione fondi
pensione Unica eccezione i fondi pensione che hanno aumentato le masse gestite
del 18%, con 4,4 miliardi di raccolta netta, in parte vanificata da perdite per
1,5 miliardi. Fiducia meritata? Il calcolo del rendimento direbbe di no. Cento
euro messi sul piatto nel 2000 sarebbero diventati nel 2008 88,3 per i fondi
pensione aperti e 113,7 per i fondi negoziali, ma lasciati nel Tfr, al netto di
imposte, sarebbero aumentati a 124,4. Il caso britannico Particolare, nel
marasma genera-le, il caso dei fondi Uk, che per la prima volta in mezzo secolo
hanno chiuso con la raccolta in rosso. Ma i riscatti record, 6 miliardi di
sterline, sono arrivati dagli investitori istituzionali, perché sul retail la
raccolta netta è stata ancora positiva per 3,9 miliardi. In questo caso il
bilancio a cinque anni dimostra che i fondi britannici sono stati gli unici a
creare valore con un rendimento cumulato dal 2004 al 2008 del 30%, che si
confronta con il + 19% dei titoli di Stato europei. Sotto la linea del Piave ci
sono invece francesi, lussemburghesi e statunitensi che nel quinquennio hanno
reso il 10%, i tedeschi con l'8% e gli italiani col 7%. E questo nonostante i
fondi Uk siano esposti per ben il 62% agli umori delle Borse, che lo scorso
anno hanno ceduto ( in termini di ritorno totale) il 30,6% Londra, dal 41% al
43% le piazze continentali, il 38% Wall Street. © RIPRODUZIONE RISERVATA I
RENDIMENTI A MEDIO Nell'arco di cinque anni solo i prodotti britannici battono
i titoli di Stato con un +30% In coda i fondi tricolore con una performance del
7%
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-07-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-22 - pag: 7 autore: Bernanke cauto sulla
ripresa «L'exit strategy è già pronta, ma è presto per usarla - Tassi bassi a
lungo» Marco Valsania NEW YORK Ben Bernanke è convinto che la Federal Reserve
sia sulla strada giusta per vincere la crociata contro la crisi.
Quella per riportare, con tassi di interesse che rimarranno vicini allo zero,
l'economia alla crescita senza rilanciare l'inflazione. Per restituire
stabilità al sistema finanziario, grazie a interventi di risanamento delle
banche e a proposte della Casa Bianca di affidare alla stessa Fed un nuovo
ruolo di grande poliziotto del rischio. All'appuntamento con la testimonianza
semestrale al Congresso sullo stato dell'economia e della politica monetaria,
il governatore ieri ha risposto alle critiche rivolte alla Banca centrale,
difendendo la sua autonomia da ipotesi di rendere più severi i controlli
parlamentari. «La percezione di una perdita di indipendenza in politica
monetaria potrebbe sollevare paure inflazionistiche - ha detto - portando a
tassi d'interesse più alti e riducendo la stabilità
economica e finanziaria».
«La Fed, in collaborazione con le grandi banche, ha creato la più grave crisi finanziaria che il mondo abbia mai
visto», lo ha però incalzato l'ex candidato repubblicano alle presidenziali Ron
Paul, l'autore di un popolare progetto di legge che affiderebbe al Gao,
l'ufficio investigativo del Congresso, il compito di passare al setaccio
le operazioni delle Fed. Bernanke ha risposto chiedendo per la Fed più poteri
di quanti ipotizzati dall'amministrazione di Barack Obama. Ha definito un
prossimo incarico di verifica dei rischi sistemici come un «modesto
riorientamento » e ha chiesto che alla Fed non vengano sottratti compiti di
protezione dei consumatori. Obama ha invece suggerito la nascita di un nuovo
organismo di difesa dei consumatori nell'ambito di una vasta riforma della
regolamentazione sui mercati. Per il governatore della Fed l'economia si sta
stabilizzando, ma fallimenti immobiliari e disoccupazione sono destinati ad
aumentare ancora, raggiungendo un picco nei prossimi mesi e mettendo a rischio
la ripresa. Per questo serve cautela e la Banca centrale manterrà il costo del
denaro a livelli «eccezionalmente bassi» finché servirà, perché «davanti alla
debolezza dell'economia e alle limitate pressioni inflazionistiche, la politica
monetaria rimane impegnata a stimolare la ripresa ». Il governatore ha
assicurato che saprà quando cambiare rotta: «Le straordinarie misure prese in
riposta alla crisi finanziaria e alla recessione
possono essere ritirate senza scosse e con tempismo, evitando future spinte
inflazionistiche ». Oltre a manovre dirette sui tassi, Bernanke ha citato
molteplici strumenti a disposizione per una graduale exit strategy dalle
politiche d'emergenza: dagli interessi pagati sui fondi che le banche
depositano presso la Fed alla compravendita di asset e titoli per assorbire
eccessiva liquidità sul mercato. Ma per tutto questoè ancora presto. La
polemica sugli interventi di salvataggio dell'alta finanza ha trovato ieri
nuovo vigore: i deputati hanno accusato il governo di aver gestito i piani alla
stregua del truffatore Bernie Madoff, senza trasparenza. Neil Barofsky,l'ispettore
generale del Tarp, il fondo di soccorso bancario, ha calcolato che il costo
totale del sostegno pubblico all'alta finanza potrebbe superare i 23mila
miliardi, cifra che il Tesoro ha definito «esagerata». © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PROMESSA «A tempo debito, gli interventi eccezionali per sostenere il
sistema produttivo e finanziario saranno ritirati evitando tensioni sui prezzi»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-07-2009)
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sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-22 - pag: 12 autore: MERCATI E
MERCANTI ... I cavalieri dimezzati della finanza di Alessandro Merli a notizia
che le riserve ufficiali della Cina hanno superato i 2mila miliardi di dollari
è l'ennesima L indicazione di un progressivo spostamento del baricentro della
finanza mondiale verso est. Le banche centrali asiatiche, assieme ai fondi
sovrani dello stesso continente, e i paesi produttori di petrolio sono due dei
power brokers , le nuove potenze della finanza mondiale identificate due anni
fa dal McKinsey Global Institute. Gli altri due sono hedge fund e società di
private equity. Alla vigilia dello scoppio della grande crisi, il quartetto
deteneva attività per 8.400 miliardi di dollari, più del triplo che nel 2000.
Nell'euforia dell'epoca, McKinsey riteneva che potesse raggiungere entro il
2012 quota 15.200 miliardi, o addi-rittura, nella migliore delle ipotesi,
20.700. La devastazione dei mercati
finanziari da parte della crisi ha travolto anche
queste previsioni. In un nuovo rapporto, appena pubblicato, McKinsey osserva
ora che, mentre a fine 2007 i quattro cavalieri della nuova finanza avevano
asset per 12.700 miliardi, questa cifra, invece di aumentare, si era ridotta a
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-07-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: STILE E TENDENZE data: 2009-07-22 - pag: 22 autore: Consumi Cina e
Medio Oriente non rinunciano al lusso Altagamma: in giugno cresce anche
l'America Latina Giulia Crivelli «S iamo tutti, nessuno escluso, nel mezzo di
un uragano. Ma non dobbiamo farci schiacciare dal pessimismo, perché nel
secondo semestre dell'anno dovremmo vedere i primi segnali di ripresa. O,
perlomeno, di un calo meno pesante». Le parole di Armando Branchini, segretario
generale della Fondazione Altagamma, vogliono essere più di una dichiarazione
d'intenti: «Ho passato gli ultimi mesi a studiare le più importanti crisi economiche degli ultimi 40 anni. All'uscita di ogni
tunnel, il settore del lusso è sempre il primo a ripartire e torna a crescere a
ritmi superiori a quelli dell'anno precedente la crisi.
Quando arriverà, l'accelerazione riguarderà tutte le aziende che, nel mondo,
operano nell'alto di gamma e per il nostro Paese potrà essere un importante
volano: l'Italia copre il 30%del mercato globale del lusso». Lungi da
Branchini, però, pensare che, archiviata la crisi,
tutto tornerà come prima: «I consumatori saranno più consapevoli:
all'attenzione per la qualità aggiungeranno quella per la sostenibilità sociale
e ambientale di ogni prodotto, anche e forse soprattutto se di lusso. Le
aziende invece saranno rafforzate perché questi mesi difficili hanno spinto
tutti a riflettere e a migliorare ogni processo aziendale. Ma ricordiamo una
cosa: la stragrande maggioranza delle aziende italiane dell'alto di gamma, al
30 giugno 2008, prima che la tempesta finanziaria si
abbattesse sui mercati mondiali, aveva bilanci in ordine e strategie
impeccabili. Per resistere bastano piccoli aggiustamenti, nessuno deve
stravolgere il proprio modello di business». «Si conferma il fatto che le
aziende che negli ultimi anni hanno seguito un modello di espansione sano,
mantenendo i conti a posto e crescendo con realismo e su solide basi
finanziarie – aggiunge Leonardo Ferragamo, presidente della Fondazione
Altagamma – sono quelle che si sono ritrovate con gli strumenti più adatti ad
affrontare questa difficile fase». I dati più recenti sull'andamento dei
consumi di lusso emergono dall'ultima indagine congiunturale della Fondazione
Altagamma, che confronta il periodo maggio- giungo 2009 con lo stesso bimestre
del 2008: i settori dei beni di lusso (moda, design, gioielleria e alimentare)
hanno avuto un calo che si colloca tra "leggero" e
"significativo", come somma di un maggio piuttosto negativo e un
giugno in miglioramento. Per quanto riguarda i mercati, l'Italia ha registrato
un calo rispetto al 2008 e l'Europa occidentale ha reagito allo stesso modo. I
mercati della Grande Cina (Repubblica popolare cinese, Hong Kong, Macao,
Taiwan) sono invece tuttora in crescita, mentre il Giappone ha mostrato nel
bimestre un ulteriore frenata rispetto a un 2008 che era stato già calante (per
il quarto anno consecutivo) rispetto all'anno precedente. «Anche il Medio
Oriente registra una leggera crescita – sottolinea Branchini – mentre gli Stati
Uniti, culla e causa della crisi
finanziaria ed economica mondiale, continuano a
rivelarsi in calo significativo rispetto agli stessi mesi del 2008. I mercati
dell'America Latina, invece, in particolare Messico, Brasile e Argentina, sono
in leggera crescita». P e r l'inter o 2009, Branchini con ferma le previsioni
fatte da Altagamma nel marzo scorso:l'ebitda delle aziende del lusso
calerà del 20%. A soffrire di più saranno i consumi di orologi e gioielli
(-12,3%) e l'abbigliamento (- 8,7%). Conterranno le perdite borse e scarpe (-
6,2%) e profumi e cosmetici (-4,8%). Il calo complessivo delle vendite potrebbe
essere a una cifra sola. Che si riduce ulteriormente a «qualche punto
percentuale» per l'alimentare, come sottolinea Andrea Illy, vicepresidente
della Fondazione: «La diminuzione dei consumi alimentari d'alta gamma riguarda
per lo più prodotti da regalo o ostentativi, ma la propensione per la qualità,
il prestigio e la reputazione resta invariata». © RIPRODUZIONE RISERVATA A
Parigi. Un momento della sfilata di alta moda della maison Dior, che si è
tenuta nella capitale francese all'inizio di luglio, attirando buyer da tutto
il mondo
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sud sezione: SICILIA
data: 2009-07-22 - pag: 10 autore: STORIE D'IMPRESA Elmec, Saem e Sat Nel
catanese da operai a proprietari Autogestione contro la crisi
PALERMO Laura Galesi Una volta erano sindacalisti e operai specializzati, oggi
sono presidenti e membri del Cda delle aziende per le quali lavoravano. La
provincia più ingegnosa è quella etnea, dove la Saem di Catania, la Elmec Power
(Piano Tavola) e la nuova Sat rappresentano un modo diverso per uscire dalla crisi. Tre aziende simbolo considerato che non è semplice
riuscire ad avere un quadro completo di tutte le iniziative di questo genere
avviate in Sicilia. «è molto complicato – dice Maurizio Bernava segretario
regionale Cisl Sicilia, il sindacato che in passato ha fatto della
partecipazione diretta dei lavoratori un punto programmatico importante –
riuscire a fare un quadro delle aziende autogestite dai lavoratori, ma è un
fenomeno in aumento ». A fare scuola è stata la Saem una
società cooperativa nata nel 1994 dalla crisi
finanziaria del gruppo Rendo, specializzata nel
settore delle riparazioni di mezzi d'opera e commerciali. «Bisognava scegliere-
dice il presidente Alfio Materia, ex sindacalista se perdere il lavoro o
inventarlo. In 12 abbiamo fondato una cooperativa, mantenendo lo stesso nome
per essere più riconoscibili nel mercato, oggi abbiamo 45 dipendenti a
tempo indeterminato e fatturiamo circa un milione. Abbiamo investito tutti i
soldi della mobilità e formato giovani che, oggi, fanno parte della società
come lavoratori e membri della cooperativa». La storia della Elmec Power è
invece legata al tracollo finanziario del suo ex presidente, Giovanni Maglia e
dei suoi soci. Nel 2006 Cgil, Cisl e Uil hanno consegnato un dossier ai carabinieri
di Paternò per fare luce sulle operazioni finanziarie di un'azienda che
«cambiava periodicamente nome e si ricollegava allo stesso proprietario ».
«Abbiamo denunciato- afferma Tuccio Cutugno segretario Fiom Cgil Catania- che
l'alienazione dell'immobile serviva a nascondere i passaggi e i ten-tativi di
truffare lo Stato. Crediamo che l'autogestione oggi rappresenti un modo per
superare la crisi dell'industria che sta riportando la
Sicilia indietro di vent'anni. L'autogestione è una risorsa e una soluzione ed
ecco perché abbiamo aiutato i lavoratori a mettersi insieme». La Elmec Power,
che in passato produceva quadri elettrici per la media tensione, è nata dopo
due anni di presidio degli ex dipendenti per salvaguardare macchinari nuovi e
all'avanguardia. Una costituzione che ha trovato l'appoggio di uno dei vecchi
soci estromesso Gaetano Anastasi. I circa 60 lavoratori sono riusciti ad
acquisire la società dal curatore fallimentare per circa 600mila euro,
rilevando macchinari e semilavorati che sono stati sottostimati per il fine
sociale che consentiva a mantenere i posti di lavoro. Attualmente la produzione
non è ancora partita, si aspettano finanziamenti regionali che stentano ad
arrivare. L'ultima nata è la Sat Energia, dove l'acronimo è stato convertito da
"Siciliana Automazione e Tranciatura" a "Siciliana Alta
Tecnologia e Energia". «Abbiamo mantenuto l'acronimo e cambiato il
significato – racconta Valeria Di Martino, neopresidente della società
cooperativa ed ex dipendente responsabile per l'assicurazione, controllo e
certificazione diqualità – da un lato per continuare con la produzione di
frames (strisce metalliche di rame con tranciature meccaniche di grande
precisione)e la progettazione e produzione di stampe. La novità è quella di
investire nell'energia alternativa ». La sorte della Sat è stata legata a
quella della StMicroelectronics che ha prima chiuso lo stabilimento in Marocco
dove Sat era il primo fornitore e trasferito gli impianti in Cina e ha poi
ridotto le commesse anche a Catania. Dei 165 licenziati in 100 hanno
co-stituito la cooperativa con un capitale simbolico individuale di 75 euro. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Dipendente e azionista. Valeria Di Martino,
neo-presidente Sat
( da "Corriere della Sera"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 22/07/2009 - pag: 16 Giappone Indietro nei sondaggi, il
suo partito, l'Ldp, potrebbe perdere il potere dopo 53 anni di «regno» Tokio,
il premier si scusa e scioglie il parlamento Al voto il 30 agosto, i democratici
all'opposizione favoriti sui liberali al governo DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI Un
mea culpa e l'incitamento alla battaglia. Il samurai (cattolico) della politica
giapponese è malconcio ma non sconfitto. «Le mie mancanze hanno eroso la
fiducia del pubblico e io mi sento responsabile per questo», ha detto ieri il
premier Taro Aso, 68 anni, annunciando di aver dissolto la Camera Bassa della
Dieta e programmato le elezioni per il 30 agosto. Tuttavia, il messaggio ai
capicorrente del partito Liberaldemocratico, al potere dal 1955 con un'unica
interruzione (10 mesi nel 1993), non è stato di resa: «Mi scuso profondamente
per non aver fatto raggiungere al partito gli obiettivi prefissati», ha detto
ancora, avvertendo però che «non posso completare il mio mandato da primo
ministro e presidente dell'Ldp senza prima vedere concreti segnali di ripresa
economica». Mormorii, qualche applauso e molte dita incrociate. Taro Aso ha
deciso di giocarsi tutto il suo residuo prestigio. Nipote di Shigeru Yoshida,
un primo ministro passato alla storia per il suo autoritarismo, genero di Zenko
Suzuki, altro capo di governo giapponese, imparentato con la famiglia
dell'imperatore, Aso è certo un uomo di apparato e di potere. Ciononostante, in
meno di un anno come premier, la sua prima esperienza alla guida dell'esecutivo
è stata un susseguirsi di gaffe, brutte figure e zero risultati: l'economia del Giappone sembra essere la più colpita dalla crisi finanziaria mondiale, la
disoccupazione aumenta, i consumi sono bloccati dalla deflazione, ogni
consultazione elettorale è una batosta per l'Ldp (come le recenti elezioni
amministrative a Tokio). In uno scenario così catastrofico, tornare alle urne
sembrerebbe un suicidio politico. Il Partito democratico,
all'opposizione, le chiede a gran voce da mesi. Eppure: «Il Partito liberal
democratico è l'unico ribadisce Aso in grado di guidare responsabilmente il
Paese». Di diverso avviso Yukio Hatoyama, il leader del Pd, convinto che il
Giappone si trovi alla vigilia di un cambio epocale. «Non è soltanto arrivato
il momento di calare il sipario sull'Ldp ha spiegato Hatoyama . Dobbiamo
affrontare queste elezioni con la consapevolezza della nostra storica missione
». Certo i sondaggi sembrano parlare con una sola voce. Il Mainichi Shinbun,
per esempio, ha pubblicato dati che farebbero impallidire qualunque capo del
governo. Il 56% degli intervistati, infatti, ha assicurato di voler votare per
il cambiamento, mentre soltanto il 23% pensa di confermare la fiducia a Taro
Aso. Per l' Asahi Shinbun , il divario è
( da "Corriere della Sera"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 22/07/2009 - pag: 26 Il risparmio I titoli di Stato in
testa nella classifica dei migliori rendimenti anche sul lungo periodo I fondi
battono gli esteri Ma i Bot vincono la sfida Indagine Mediobanca: dagli
obbligazionari l'1,5% in meno MILANO Per una volta i nostri fondi comuni
d'investimento hanno ottenuto risultati migliori degli altri. Nel 2008 la crisi finanziaria mondiale ha pesato ovviamente sulle performance di questi
prodotti finanziari ma anche in questo settore l'Italia ha «resistito» di più
rispetto ai concorrenti esteri. Lo testimonia l'annuale indagine su fondi e
sicav elaborata dall'Ufficio studi Mediobanca. Che, in compenso, torna a
ripetere: i gestori perdono la sfida con i Bot. Non solo quest'anno, fatto
evidente dati i rendimenti negativi dei fondi, ma dal '99 con i Bot in media
ogni anno si è guadagnato 2,5 punti in più. E la «sconfitta » vale anche per il
solo comparto degli obbligazionari, che da tre anni perde sui buoni del Tesoro
e nel
( da "Corriere della Sera"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 22/07/2009 -
pag: 29 Il caso a Milano Fiat verso 8 euro. «Conti positivi» (g.fer.) Il titolo
Fiat è sempre più vicino alla soglia degli 8 euro. Ieri ha chiuso a 7,94, con
un progresso del 3,05%. Il nuovo balzo alla vigilia del consiglio di
amministrazione per i conti del secondo trimestre e della prima metà dell'anno.
Secondo le stime di mercato, il risultato della gestione ordinaria nel
trimestre è previsto in calo da 1,13 miliardi a 220 milioni. Sarebbero in
contrazione anche i ricavi, a 14 miliardi, contro i quasi 17 dello stesso
periodo di un anno fa. Numeri che testimoniano la tenuta nella crisi. Il
presidente Luca Montezemolo ieri si è detto «estremamente contento» dei
risultati attesi per oggi. Sergio Marchionne ad gruppo Fiat
( da "Corriere della Sera"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 22/07/2009 -
pag: 29 Il caso a New York Caterpillar vede la ripresa. Il titolo corre Gli
utili della Caterpillar, l'azienda Usa leader mondiale delle macchine movimento
terra, salgono più delle attese nel secondo trimestre dell'anno e Wall Street
premia il titolo che, dopo aver toccato un massimo di 41,45 dollari,
chiude a 39,46 dollari, con un progresso del 7,67%. L'utile netto scende a 371
milioni di dollari, contro gli 1,11 miliardi di dollari di un anno fa e il
fatturato arretra del 41% a 7,98 miliardi di dollari, ma gli analisti si
aspettavano risultati peggiori. «C'è ancora molta incertezza spiega
l'amministratore delegato Jim Owens ma ci sono anche segnali che ci fanno
prevedere una ripresa». Jim Owens ceo di Caterpillar
( da "Corriere della Sera"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 22/07/2009 -
pag: 29 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari, rialzo numero
sette Rimbalzo di Tiscali Il possibile interesse di Sawiris per alcuni asset
rilancia Tiscali (+7,68%) Con un progresso dell'1,61% dell'Ftse- Mib e
dell'1,54% dell'Ftse All Share, Piazza Affari cresce più di tutti in Europa,
archiviando il settimo rialzo consecutivo. Segnali di risveglio anche per il
controvalore degli scambi, ritornato a circa 2 miliardi di euro. Il balzo più
evidente nell'abito dei 40 titoli principali lo ha fatto Autogrill (+5,45%),
grazie a uno studio che rileva segnali di miglioramento del traffico aereo a
giugno (la società possiede molti punti vendita negli aeroporti). A livello di
comparti, invece, è quello assicurativo il più gettonato. Generali , per
esempio, ha messo a segno un progresso del 3,67%. Seguono Alleanza (+3,44%),
Unipol (+3,19%) e Fondiaria- Sai (+3,18%). Non altrettanto univoco l'andamento
dei bancari: se, infatti, Intesa Sanpaolo ha accelerato il passo rispetto alla
vigilia, guadagnando il 2,73%, Unicredit ha limitato la crescita all'1,37%,
mentre Ubi Banca e Banca Mediolanum sono terminate entrambe in calo (-1,37% e
-1,2% rispettivamente). Ritornando ai segni positivi, bene i petroliferi, con Saipem
(+3,41%) in particolare evidenza. Da parte sua Cir è salita del 3,62% toccando
il nuovo massimo dell'anno e Finmeccanica ha superato la soglia dei 10 euro,
con un progresso del 3,35%. Alla vigilia del consiglio di amministrazione sui
conti semestrali, è proseguita poi la marcia al rialzo di Fiat (+3,05%).
Qualche forte variazione, infine, fra i titoli minori. Tiscali , per esempio, è
rimbalzata del 7,68% dopo che Naguib Sawiris non ha escluso un suo possibile
interessamento per alcuni asset della società.
( da "Avvenire" del
22-07-2009)
Argomenti: Crisi
CHIESA 22-07-2009
Chiese cristiane contro i «nuovi muri» il tema Immigrazione e tutela dei
diritti umani al centro del messaggio finale dell'Assemblea della Kek che si è
chiusa ieri a Lione DA L IONE « I n quanto cristiani, osiamo sperare » . È il
messaggio finale rivolto al Vecchio Continente dai delegati e le delegate
(ortodossi, protestanti, anglicani e veterocattolici), riuniti a Lione per la
XIII assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee (Kek) che si è
conclusa ieri a Lione, in Francia. «La speranza recita il messaggio approvato
lunedì sera ci dà la gioia, la pace, il coraggio, l'audacia e la libertà. Ci
libera dalla paura, apre i nostri cuori e rafforza la nostra testimonianza del
Signore risorto. Noi cristiani siamo chiamati ad un'unica speranza in Cristo,
fonte di amore, di perdono e di riconciliazione» . Nel ribadire il compito
della testimonianza affidato ai cristiani europei, il testo non nasconde però
le preoccupazioni che percorrono le Chiese. «Mentre ci impegniamo con passione
per un'Europa unita e riconciliata, che aspettiamo impazienti sottolineano
infatti i partecipanti all'assise deploriamo il fatto che si stiano alzando
nuovi muri di separazione tra nazioni, culture e religioni. Vediamo apparire
nuove divisioni, tra cittadini permanenti e migranti, tra ricchi e poveri, tra
attivi e disoccupati, tra chi vede i propri diritti rispettati e chi li vede
lesi» . Il messaggio, come riferisce il Sir, si sofferma anche sul tema
ambientale, in particolare sui cambiamenti climatici e
sugli effetti della «grave crisi finanziaria » per rilanciare la speranza cristiana «in situazioni che
sembrano invece disperate» . «Affermiamo continua il messaggio che vi è una
speranza, mentre perseveriamo nella nostra lotta in favore della verità e della
giustizia. Vi è speranza quando resistiamo ad ogni forma di violenza e
di razzismo, quando difendiamo la dignità di ogni persona. Vi è speranza quando
insistiamo sull'imperativo di una solidarietà disinteressata tra individui e
tra popoli, quando lottiamo per il rispetto sincero della creazione» . Ma
questa speranza continua l'assemblea della Kek non può fondarsi su
dichiarazioni vuote ma si alimenta «attraverso atti concreti e fede viva» .
Perché «le Chiese devono lavorare a favore della giustizia e dire la verità ai
potenti. Questo significa abbattere i muri tra persone, culture e religioni,
per imparare a distinguere l'immagine di Dio nel volto dell'altro. Questo
significa rispettare, e non solamente tollerare, gli altri esseri umani. Sopra
ogni cosa, però, questo significa trovare nuovi modi per esprimere la nostra
solidarietà con i poveri, a noi lontani e vicini» .
( da "RomagnaOggi.it"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
22 luglio 2009 -
10.24 (Ultima Modifica: 22 luglio 2009) La crisi
economica ha avuto un impatto dirompente nel settore immobiliare. La domanda di
case in Emilia-Romagna, infatti, nel 2008 e' calata del 20-30% e le compravendite
di sono ridotte del 15-20%. Di conseguenza anche i prezzi vanno giu',
mediamente del 7-8% con punte del 10-15% per gli immobili usati, le cui
valutazioni erano ormai fuori dalla media di mercato. A fare il punto e'
Luciano Passuti, presidente regionale degli agenti immobiliari professionali
aderenti alla Fiaip. "La crisi
finanziaria e in particolare delle Borse- osserva-
ha indotto molti potenziali acquirenti a non disinvestire i loro titoli per
acquistare immobili, in attesa di un rialzo delle Borse stesse, che in futuro
non troveranno piu' la fiducia, come investimento finanziario, da parte dei
cittadini". In ogni caso, l'associazione registra i primi flebili
segnali di ripresa della domanda "soprattutto grazie alle giovani coppie
che intendono crearsi una famiglia". Complice il basso costo del denaro.
L'ulteriore riduzione dei tassi di interesse per i prestiti, nota la Fiaip, sta
convincendo alcuni, sebbene limitati, acquirenti a ritornare all'acquisto,
magari accendendo un mutuo a tasso fisso e non variabile. "Sono
particolarmente ricercati immobili di piccola e media superficie in zone
provviste di buona viabilita', parcheggi, verde e servizi sociali- spiega
Passuti- la qualita' della vita e la sicurezza sono le altre caratteristiche
particolarmente richieste ed elementi di forte convincimento ad
investire". E le periferie, sostengono gli agenti, battono i centri
storici. In questa fase "l'acquisto e' spesso rivolto verso la periferie e
i Comuni della provincia- emerge dall'indagine della Fiaip- dove i cittadini
trovano piu' tranquillita' e meno inquinamento acustico e ambientale. Sono in
riduzione gli acquisti nei centri storici, soprattutto nelle citta' dove e'
limitato l'accesso e sono scarsi i parcheggi, ad esempio Bologna". Quanto
alle prospettive per il futuro, "sono legate all'andamento dell'economia e
alla soluzione della attuale crisi", allarga le
braccia Passuti. "Se sara' fermato il proliferare della chiusura di
aziende e l'utilizzo della cassa integrazione, e i cittadini avranno certezza
del posto di lavoro- conclude- si potra' sperare in una reale ripresa del
mercato immobiliare, che comunque non vedra' in tempi brevi il boom degli anni
passati".
( da "Prima Comunicazione"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
- Prima
Comunicazione - http://www.primaonline.it - PUBBLICITA': NIELSEN GLOBAL,FORTE
IMPATTO CRISI,ITALIA-19,1% Prima Comunicazione, 22/07/2009 PUBBLICITA': NIELSEN
GLOBAL,FORTE IMPATTO CRISI,ITALIA-19,1% NEL MONDO -7,2% PRIMI TRE MESI 2009 PER
TV, STAMPA E RADIO (
( da "Sicilia, La"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Piazza Affari
guadagna l'1,54%. Wall Street sempre in altalena Rino Lodato Le Borse europee
hanno segnato ieri nuovi massimi dal novembre del 2008. Ora sono sette le
sedute consecutive chiuse con il segno più. Si tratta della serie positiva più
lunga dall'agosto del 2007. Le Borse del Vecchio Continente hanno approfittato
dell'avvio di Wall Street, decisamente positiva anche grazie al salvataggio di
Cit Group. A sostenere i listini sono stati soprattutto i buoni risultati di
Caterpillar e Coca Cola annunciati nel pre-Borsa che hanno riacceso la fiducia
nella ripresa economica. Segnali positivi sono arrivati anche dall'indice Fed
di Chicago sull'attività nazionale che a giugno è migliorato a -1,8 da -2,3 di
maggio, toccando i massimi da ottobre
( da "Sicilia, La"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sanità La chiusura
del laboratorio di analisi «Menfi Vive» chiede l'intervento del prefetto Era il
primo vero confronto politico dopo le elezioni, ci si attendeva un dibattito
acceso ed articolato. Invece, la seduta del consiglio comunale dedicata alle
valutazioni politiche sulla giunta nominata dal sindaco Vito Bono, si è
caratterizzata per un confronto quasi da par condicio, con il sindaco che ha
esposto la sua relazione, i consiglieri che hanno fatto le loro valutazioni
(quelli della minoranza sono stati naturalmente critici, ma non eccessivamente)
e la chiusura del dibattito, senza la prevista replica del primo cittadino che
pure è prevista dal regolamento consiliare in atto. Niente dibattito, in
sostanza, pur con qualche intervento sopra le righe prima del sindaco e poi
dell'opposizione, che non ha però provocato accese polemiche. La sorpresa della
mancata replica di Vito Bono è stata tale da indurre i gruppi di minoranza a
diffondere nella giornata successiva alla seduta consiliare una nota stampa
nella quale ribadiscono il loro giudizio critico sulla composizione
dell'esecutivo e sulle scelte fin qui operate dal primo cittadino. «Le
perplessità sulla tenuta della maggioranza restano inalterate - dicono i
rappresentanti del Pdl e delle altre liste civiche che stanno all'opposizione -
anche le questioni programmatiche hanno fatto emergere una non condivisibile
superficialità dell'amministrazione comunale. erano fuori luogo le
dichiarazioni del sindaco nel corso della seduta inaugurale sui mutui non
accesi e sulla situazione finanziaria. del comune».
Quelli del centrodestra hanno spiegato che mutui sui capannoni e sul parcheggio
di via Catusi non sono stati accesi, pur essendo stati regolarmente inseriti in
bilancio e richiesti alla cassa depositi e prestiti, in quanto in virtù di una direttiva
da parte della Corte dei conti allo stesso istituto di credito, tutti i mutui
che non erano stati deliberati dal consiglio direttivo entro la fine
dell'esercizio finanziario di riferimento avrebbero dovuto essere riproposti
nell'anno successivo dopo l'adozione del bilancio di previsione. Il consiglio
comunale prima del dibattito politico aveva dato il via libera al piano
particolareggiato di contrada Isabella. E' stato poi definito scarno il
bilancio del sindaco sulla composizione della giunta e sulle prime cose fatte.
Bono ha parlato dell'individuazione dell'area per un canile, l'impegno per
l'acqua pubblica e la bonifica di alcune zone della città. Il
riferimento ad una buonuscita spettante al suo predecessore (25 mila euro)
definita dagli uffici di ragioneria e non da una delibera di giunta, darà adito
a forti polemiche con Mario Turturici. «Io non avrei fatto una delibera adesso
- ha detto Bono - in una situazione di crisi
finanziaria dell'ente». Giuseppe Recca
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
New York. L'economia
migliora ma è ancora troppo fragile per una stretta della politica monetaria:
Ben Bernanke, presidente della Fed, lascia intravedere che i tassi di interesse
si manterranno vicini allo zero per un «periodo prolungato». Ma delinea anche
le misure che la banca centrale può adottare per inasprire, se necessario, la
propria politica e ritirare gli strumenti messi in campo contro la crisi. Sottolineando la necessità e l'importanza di un
impegno sul fronte dei conti pubblici, Bernanke ritiene sia ancora presto per
dire se c'è bisogno o meno di un nuovo piano di stimolo fiscale: «Alcuni
effetti positivi» l'attuale piano dell'Amministrazione li ha avuti, afferma
sospendendo in ogni caso il proprio giudizio sull'iniziativa in atto. «Alla
luce di un'economia sostanzialmente debole e di limitate pressioni
inflazionistiche, la politica monetaria resta focalizzata a sostenere la
ripresa economica», spiega Bernanke alla Commissione servizi finanziari della Camera in occasione della consueta audizione
semestrale (oggi andrà in Senato). «In ogni caso riteniamo sia importante
rassicurare il pubblico e i mercati sul fatto che le misure adottate in
risposta alla crisi finanziaria e alla recessione - afferma - possono essere ritirate in modo
fluido e puntuale evitando il rischio che tali stimoli si traducano in
inflazione in futuro». Prima di qualunque exit strategy, quindi, è
necessario - dice chiaramente Bernanke - attendere che l'economia abbia
agganciato la ripresa, per la quale è indispensabile «dimostrare un forte
impegno per la stabilità dei conti pubblici. Se non lo faremo rischiamo di non
avere nè stabilità finanziaria nè una durevole
crescita economica». Per il 2009 e il 2010 - ammette il presidente della Fed -
sul fronte del deficit c'è poco da fare : «Il Congresso deve mettere a punto un
progetto per un graduale ridimensionamento del deficit a livelli sostenibili che,
a mio avviso, sono fra il 2% e il 3% del pil». Il tasso di contrazione
dell'economia americana «è rallentato significativamente» anche se i mercati
finanziari restano «sotto stress», aggiunge Bernanke, ribadendo l'invito alle
banche ad aprire i rubinetti del credito, e aiutare i consumatori a rinegoziare
i prestiti accesi, soprattutto nel settore del commercial real estate.
( da "PubblicitàItalia.it"
del 22-07-2009)
Argomenti: Crisi
22/07/2009 Nel I
trimestre 2009, la spesa pubblicitaria in tv, radio e stampa cala del -7,2% a
livello mondiale Il rapporto Global AdView Pulse rivela che la crisi economica internazionale sta avendo un pesante impatto
sul settore pubblicitario. La spesa pubblicitaria in televisione, stampa e
radio ha registrato un calo del-7,2% nei primi tre mesi del 2009, rispetto allo
stesso periodo del 2008. Tra gli altri, i Paesi europei subiscono il colpo più
duro, in particolare la Spagna (-28,2%), l'Irlanda (-21,2%), l'Italia (-19,1%)
e la Gran Bretagna (-14,7%). Nel Nord America, gli Stati Uniti hanno perso il
12,7%. La diminuzione degli investimenti pubblicitari complessivi è stata
frenata dall'area Asia Pacifico che ha registrato un calo del 2,3%. L'Indonesia
registra, invece, un'importante crescita a seguito delle elezioni con un
+19,1%, mentre la Cina ha mantenuto il trend positivo anche se a un livello
inferiore (ovvero +2,5%). "Gli effetti della crisi finanziaria globale hanno
raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo trimestre, in particolare
in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi rilevati hanno registrato
un andamento negativo - ha osservato il direttore di Global AdView, Ben van der
Werf -. La Cina ha segnato un lieve incremento nel trimestre, il +2,5% a
fronte del +17,1% registrato nel quarto trimestre del 2008". Il report di
Nielsen mostra che l'advertising sui periodici registra il risultato peggiore
rispetto all'andamento degli altri media, con un -17,4%; i quotidiani hanno
avuto una perdita del 9,1%, mentre le diminuzioni di televisione e radio sono
state più contenute, rispettivamente -4,7% e -2,5%. L'analisi a livello
geografico mostra che la stampa subisce il colpo più forte sferrato dalla crisi, calando ovunque, ma in particolare in Nord America
dove nell'ultimo anno gli investimenti sui periodici sono diminuiti del 22,2% e
quelli sui quotidiani del 15,6%. Mentre la spesa pubblicitaria in televisione è
scesa sia in Europa (-8,6%) che nel Nord America (-9,3%), la perdita
complessiva è stata bilanciata da un lieve incremento nell'Asia Pacifico
(+1,0%). La radio ha registrato una diminuzione in Nord America (-8,2%), mentre
è rimasta stabile in Europa (-0,1%) ed è lievemente in crescita nell'Asia
Pacifico (+1,4%). Guardando all'andamento dei settori, solo due sono riusciti a
evitare la flessione nel trimestre: si tratta di distribuzione (+6,0%) e largo
consumo (+0,2%). Automobili, finanza, abbigliamento e accessori, invece,
segnano le maggiori perdite, rispettivamente -19,9 %, -16,7 % e -15,7%.