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Report "Obama"  28-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

La favola in scena al Teatro Chiabrera ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama ha immediatamente sponsorizzato. Domani, sempre alle 10 per il turno A delle Scuole Elementari, il gruppo «Accademia Perduta» di Ravenna propone invece due personaggi classici come «Hansel e Gretel» rielaborati da Giampiero Pizzol e Marcello Chiarenza, rappresentando un problema antico come il mondo,

Taglio di 21 mila posti di lavoro, eliminazione di un marchio storico come Pontiac, un piano di scam... ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: La task force per l'auto del presidente Barack Obama ha fatto sapere subito di apprezzare il piano, «un passo importante negli sforzi di Gm di ristrutturarsi». Nei tagli finiscono anche i rivenditori, che saranno ridotti di circa la metà, concentrati sui marchi Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc.

Gli Usa attaccano il Messico: "Avete nascosto la crisi" ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama rassicura il Paese: "Sotto controllo" Ma gli infettati sono quadruplicati in 24 ore [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK L'Organizzazione Mondiale della Sanità teme che il virus della febbre suina «diventi più aggressivo» innescando una pandemia, i morti in Messico superano quota cento e i casi di moltiplicano dalla Gran Bretagna al Brasile portando Ue e Usa

La cura per Gm sa di spezzatino ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: La task force per l'auto del presidente Barack Obama ha fatto sapere subito di apprezzare il piano, «un passo importante negli sforzi di Gm di ristrutturarsi». Nei tagli finiscono anche i rivenditori, che saranno ridotti di circa la metà, concentrati sui marchi Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc.

Il racconto breve mette ko il romanzo ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Winning Business Lessons of the Obama Campaign, l'ultimo volume del 2008, è arrivato in libreria a dicembre, un mese dopo la consegna delle bozze. A marzo l'editore PublicAffair ha rilanciato sfidando la crisi economica in fieri con il saggio di George Soros The New Paradigm for Financial Markets, un pamphlet corretto, stampato e distribuito in dieci giorni.

la febbre suina arriva in europa ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: "No al panico". L´Oms alza l´allarme: "Per il vaccino servono sei mesi" La febbre suina arriva in Europa Primi casi in Spagna e Gran Bretagna, in Messico 149 morti ROMA - La febbre suina ora spaventa anche l´Europa. Il virus è stato infatti diagnosticato in due pazienti in Gran Bretagna e uno in Spagna.

michelle obama cento giorni da first-lady ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina ANAIS GINORI E RACHEL SWARNS Il personaggio Michelle Obama cento giorni da first-lady SEGUE A PAGINA 33

a manhattan paura anche per il volo dell'air force one ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: presidente Obama a bordo, vola a bassa quota su New York provocando allarme e l´evacuazione di alcuni grattacieli. Il portavoce della Federal Aviation Administration, ha spiegato che il volo, organizzato per un servizio fotografico dell´Air Force One, era stato concordato con il Dipartimento Trasporti, ma nessuno aveva avvisato la cittadinanza che ha temuto un altro 11 settembre.

new york ora teme l'isolamento obama: "prese le misure necessarie" - (segue dalla prima pagina) vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: isolamento Obama: "Prese le misure necessarie" Contagiati 28 studenti, bandite carni Usa in Russia e Cina Gli Stati Uniti La psicosi della pandemia fa volare a Wall Street le azioni di Big Pharma (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) VITTORIO ZUCCONI Sugli Stati Uniti il resto del mondo ha issato la "bandiera gialla" di una semi quarantena globale.

fiat-chrysler, c'è l'ok dei sindacati usa - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: 4% Obama potrebbe annunciare l´intesa domani. Il sindaco di Detroit: "Collaboriamo per favorire la fusione" SALVATORE TROPEA TORINO - Tra l´accordo già raggiunto con i sindacati canadesi e americani e quello con le banche entrato ormai nella fase decisiva, l´alleanza Fiat-Chrysler accende Piazza Affari che festeggia,

gm gioca l'ultima carta 89% a governo e lavoratori addio pontiac e 20mila tagli - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama che è possibile evitare la bancarotta e tornare all´utile. Per farlo è necessario passare ad una fase in cui il Tesoro di Washington e i sindacati controllerebbero l´89 per cento delle azioni mentre il rimanente 11 per cento andrebbe a dividersi tra gli obbligazionisti (10 per cento) e gli attuali azionisti che non otterrebbero più dell´

la febbre suina sbarca in europa primi malati in spagna e scozia - pietro del re ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: niente panico PIETRO DEL RE ROMA - è spagnolo e ha 23 anni il paziente "zero" europeo. Il 22 aprile scorso, di ritorno da un viaggio di studio in Messico, è stato colto da nausea e febbre alta. Due giorni dopo, afflitto da estrema debolezza, è stato ricoverato all´ospedale di Almensa, nella regione della Castilla-

la via etica allo shopping - john lloyd ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: dalla nuova politica democratica di Barack Obama al regime capitalista-comunista cinese; dal politico miliardario Silvio Berlusconi che ride sempre al sempre cupo scozzese presbiteriano Gordon Brown; dalla caotica democrazia indiana al serpeggiante autoritarismo russo. Ovunque le élite politiche fanno sempre più promesse.

sfida a due per assolombarda dietro l'angolo c'è la partita expo - andrea montanari ( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: altro anche da chi scommette su un cambio generazionale in stile Obama ANDREA MONTANARI (segue dalla prima di Milano) Il 12 maggio, infatti, si riunirà la giunta degli industriali milanesi che dovrà designare il neopresidente, che sarà poi eletto dal parlamentino di via Pantano il 15 giugno. I quattro uomini d´oro selezionati inizialmente sono Alessandro Spada, Alberto Meomartini,

La febbre suina arriva in Europa ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: niente panico L'influenza suina è arrivata in Europa: un caso accertato è stato riscontrato in Spagna, due in Scozia. Circa 150 le vittime in Messico, una quarantina i casi confermati negli Stati Uniti. L'allerta. L'Organizzazione mondiale della sanità ha elevato da 3 a 4 la fase di allerta: trasmissione umana diretta,

Sale a livello <4>l'allarme per la febbre suina ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Barack Obama, ha affermato che la febbre suina è causa di preoccupazione «ma non c'è ragione per un allarme», nonostante 40 casi confermati tra New York, California, Texas, Kansas, Ohio e molti altri sotto osservazione. L'Organizzazione mondiale della sanità ha elevato dalla fase tre alla quattro l'allerta internazionale sul rischio di contagio (

della stampa internazionale ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 Il giudizio della stampa internazionale Time I primi mesi della presidenza di Obama sono stati tra i più spettacolari della storia americana dai tempi di Roosevelt, scrive Joe Klein. Ma le prove più difficili sono davanti a lui, dalla capacità di gestire la crisi finanziaria al Medio Oriente

La sfida dei primi cento giorni Aprire la Casa Bianca al mondo ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Così Obama ha cambiato Washington DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Ogni mattina poco dopo le 8, quando arriva nello Studio Ovale, Barack Obama trova sul tavolo 10 lettere di cittadini americani. È Mike Kelleher, direttore dell'Ufficio di corrispondenza della Casa Bianca, a selezionarle tra le migliaia,

Air Force One sui grattacieli: paura a New York ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama non era a bordo. Il volo era stato autorizzato per un servizio fotografico. Molti newyorchesi non lo sapevano e (foto a destra) sono scesi in strada, impauriti, pensando a un nuovo 11 settembre. La Casa Bianca si è scusata per «la confusione e i disagi».

Primi colloqui con Cuba ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama. Il sottosegretario di Stato Usa Tomas Shannon ha incontrato ieri Jorge Bolaños, responsabile dell'Ufficio degli Interessi di Cuba a Washington. I due si erano già visti lo scorso 13 aprile, fa sapere un portavoce del Dipartimento di Stato, sottolineando come questo tipo di colloqui si svolgessero anche sotto la presidenza Bush.

L'integrazione ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: In un paese come il nostro un immigrato di seconda generazione come Barack Obama dovrebbe chiedere il permesso di soggiorno ». Edoardo Sassi Speranza Per il sindaco «un testo che diffonde speranza». «Senza essere buonista» ha aggiunto D'Alema Insieme Una classe con bambini di ogni continente. A destra, la presentazione con la Turco, Alemanno e D'Alema

La casalinga anti-Dal Molin a Washington ( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Ci siamo ispirate a Michelle Obama... Emozionate? Nella sala accanto stava deponendo Hillary Clinton, e in un'altra ala c'era Obama: inutile dire di no. Ma siamo stati accolti in maniera sorprendente, devo ammetterlo. C'era un grande silenzio quando parlavamo. O meglio, quando parlava Laura, che sa le lingue, ed è stata bravissima.

IL CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA ( da "Stampa, La" del 28-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il presidente Obama ha tenuto a dichiarare ieri che la febbre suina è «motivo di preoccupazione» e non già «motivo di allarme», una distinzione che può sembrare speciosa; ha però ricordato di aver dichiarato uno «stato di emergenza» relativo alla salute pubblica, sia pure a titolo precauzionale.


Articoli

La favola in scena al Teatro Chiabrera (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

La favola in scena al Teatro Chiabrera [FIRMA]SILVANO GODANI SAVONA Se c'è un genere letterario che non stanca mai i cosiddetti «grandi» né i piccini, questo è la favola, perché le sue storie sono - per così dire - elastiche, adattandosi ad essere lette-ascoltate-viste da un pubblico eterogeneo che in esse coglie di volta in volta il messaggio a lui più idoneo day by day. L a dimostrazione lampante è il successo della Stagione del Teatro Ragazzi del Chiabrera, giunta oggi alla vigilia della chiusura con due spettacoli che mescolano sapientemente attualità e tradizione. Questa mattina alle 10 infatti, per i turni B,C1,C2, il Teatro Erbamil di Bergamo in collaborazione con «Coltelleria Einstein» e con l'illustre patrocinio del Wwf Italia, in un originale Progetto di Fabio Comana, mette in scena uno spettacolo che è indicato per il secondo ciclo delle Scuole Elementari e Medie, ma parla un linguaggio che può essere (anzi, dovrebbe essere) inteso tranquillamente anche da un pubblico adulto. Titolo emblematico e stuzzicante come una scossa elettrica è «Mister Volt», personaggio di fantasia che incarna sulla scena lo Spirito del Progresso legato alla rivoluzione degli stili di vita causata dalla scoperta - appunto - dell'elettricità («volt», come tutti sanno, è l'unità di misura della «tensione» che scorre nei cavi di alimentazione degli elettrodomestici, lampade da illuminazione, centrali energetiche eccetera) e che con il progredire incessante della tecnologia soprattutto nel '900 ha messo a serio repentaglio le scorte energetiche dell'intero pianeta. Mister Volt, sempre più affamato di consumi, viene quindi ridimensionato da una giovane scienziata che si dedica alla ricerca di energie alternative e sostenibili, per una scelta di vita ancora dotata di moderni comfort ma senza inutili sprechi. Un tema che non a caso il neo-presidente Usa. Obama ha immediatamente sponsorizzato. Domani, sempre alle 10 per il turno A delle Scuole Elementari, il gruppo «Accademia Perduta» di Ravenna propone invece due personaggi classici come «Hansel e Gretel» rielaborati da Giampiero Pizzol e Marcello Chiarenza, rappresentando un problema antico come il mondo, almeno per chi è nato dalla parte sbagliata e cioè la Fame con la 'F' maiuscola, quella che ancora oggi attanaglia gran parte del Terzo Mondo ma che insidia sempre il 'lumpenproletariat' (i poveracci) delle nostre società opulente: quanti bambini oggi (o quanti organi) vengono venduti solo per procurarsi denaro utile alla sopravvivenza? Qui un povero taglialegna si arrende al perfido suggerimento della nuova moglie, matrigna di Hansel e Gretel, di abbandonare i figli nel Bosco tenebroso una prima e una seconda volta, quando cadono nelle mani di una strega che li vorrebbe mangiare. Ma sarà lei a bruciare e i bimbi vinceranno la sfida della vita grazie all'amore che li lega: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

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Taglio di 21 mila posti di lavoro, eliminazione di un marchio storico come Pontiac, un piano di scam... (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Taglio di 21 mila posti di lavoro, eliminazione di un marchio storico come Pontiac, un piano di scambio in azioni di 27 miliardi di debiti, altri 11,6 miliardi di dollari di aiuti dal Tesoro Usa e la cancellazione di altri 10 miliardi di debiti in cambio della maggioranza della «nuova» General Motors. Ma il piano lacrime e sangue messo a punto per cercare di garantire la sopravvivenza del gruppo potrebbe anche non bastare. Lo ha detto lo stesso amministratore delegato di Gm, Fritz Henderson: l'accettazione del piano da parte dei creditori non è scontata e la richiesta di protezione secondo la legge fallimentare Usa è «più probabile». La task force per l'auto del presidente Barack Obama ha fatto sapere subito di apprezzare il piano, «un passo importante negli sforzi di Gm di ristrutturarsi». Nei tagli finiscono anche i rivenditori, che saranno ridotti di circa la metà, concentrati sui marchi Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc. Destinati ad essere «scaricati» - venduti alla concorrenza - al massimo entro fine 2009 anche i marchi della svedese Saab, i maxisuv Hummer, le berline di Saturn. Ma le preoccupazioni, qui a Detroit, sono anche altre. Orion, sobborgo dove c'è lo stabilimento che produce la Pontiac G6 e la Chevrolet Malibu, uno di quelli destinati alla chiusura o ad un drastico ridimensionamento. «L'effetto collaterale» si chiama aumento della disoccupazione, chiusura per la miriade di fornitori che ruotano intorno all'impianto, calo degli introiti comunali con l'amministrazione che dovrà ridurre i servizi ai cittadini, spiega dalla municipalità di Orion il trustee John Steimel. Come Orion, un'altra dozzina di località più o meno piccole, in Michigan ma non solo. Secondo il piano gli stabilimenti in territorio americano passeranno dai 47 di oggi a 34 entro il 2010, per ridursi ulteriormente a 31 entro la fine del 2012. Per i dipendenti che non rischiano il posto, i sacrifici sono pesanti. Il fondo sanitario dei pensionati di Gm dovrà rinunciare a 10 miliardi di impegni finanziari presi dal gruppo in cambio di una partecipazione nella «nuova» Gm. Dipendenti e pensionati che hanno anche qualche ragione di soddisfazione. Venerdì scorso il gestore del fondo pensioni di Gm, State Street Bank, ha annunciato di aver venduto tutte le azioni Gm nel portafoglio, pari a circa il 12,5% del capitale totale. Se avesse aspettato, il valore delle azioni rischiava di azzerarsi. Secondo il piano di scambio di debito contro azioni infatti il valore della quota degli azionisti attuali è destinato a restare residuale, con la maggioranza del capitale che andrebbe al Tesoro seguito dagli obbligazionisti, ai quali verrebbero riconosciuti circa 38 centesimi ogni dollaro di debito in loro possesso. Per questa ragione, il piano, vincolato all'accettazione da parte di almeno il 90% dei creditori, non è detto che vada in porto. Creditori che si sono curati di far sapere, riporta Bloomberg, di non essere soddisfatti del trattamento perché offre meno di quanto riconosciuto a sindacati e Tesoro e dunque di considerare l'offerta di scambio, che dovrà essere completata entro il 26 maggio, destinata al fallimento. Chi l'ha presa bene è invece la Borsa. Il titolo è balzato più del 34% dopo l'annuncio, mentre il credit default swap, il prezzo da pagare per assicurarsi contro un'eventuale bancarotta di Gm, è sceso con decisione. Nessun accenno a Opel, la controllata tedesca che potrebbe interessare a Fiat. Secondo un quotidiano canadese però la Magna, gigante della componentistica con sede proprio in Canada, avrebbe presentato un offerta con il magnate russo Oleg Deripaska per assicurarsi la maggioranza di Opel Ag lasciando a Gm il 45%. \

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Gli Usa attaccano il Messico: "Avete nascosto la crisi" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

FEBBRE SUINA Gli Usa attaccano il Messico: "Avete nascosto la crisi" EMERGENZA SANITARIA Livello di allarme L'Oms lo ha alzato da tre a quattro: ci saranno limitazioni nei viaggi e nei commerci A Sud del Rio Grande i morti sono saliti a 149 e le persone colpite a oltre 1600 India e Russia mettono in quarantena i turisti di ritorno dalle aree contaminate dal morbo Obama rassicura il Paese: "Sotto controllo" Ma gli infettati sono quadruplicati in 24 ore [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK L'Organizzazione Mondiale della Sanità teme che il virus della febbre suina «diventi più aggressivo» innescando una pandemia, i morti in Messico superano quota cento e i casi di moltiplicano dalla Gran Bretagna al Brasile portando Ue e Usa e sconsigliare i viaggi verso il Messico, ma Barack Obama getta acqua sul fuoco assicurando gli americani che «la situazione è sotto controllo». È Paul Garwood, portavoce dell'Oms, a far sapere che «l'incremento del numero dei casi e la loro manifestazione in più Paesi fa temere che il virus diventi più aggressivo». Al momento in Messico, epicentro del virus, i morti sono 149, i casi sospetti circa 1900. Negli Stati Uniti i contagiati sono aumentati nelle ultime 24 ore da 11 a 40, il Canada ne ammette 6, la Nuova Zelanda 3 accertati e 10 sospetti, la Gran Bretagna 2, la Francia 4, la Spagna un accertato e 21 sospetti, il Brasile 1. Sono tutte persone provenienti dal Messico e se l'Oms si prepara al peggio è perché, secondo fonti diplomatiche a Washington, «è già stato accertato un caso di trasmissione da uomo a uomo» e ve ne sarebbero molti altri in bilico. Per questo è scattato il livello di allerta 4 dell'Oms, che certifica il passaggio del virus da uomo a uomo e la possibilità di una pandemia, con restrizioni di viaggi e commerci con il Paese-focolaio. L'altro motivo di inquietudine riguarda il comportamento del Messico che avrebbe dato l'allarme in grave ritardo, forse per non compromettere la recente visita di Barack Obama. L'irritazione nei confronti del Messico è soprattutto da parte di Europa, Usa e Canada perché esiste da tempo il forum «G7 più Messico» per affrontare le emergenze sanitarie, obbligando i Paesi membri a condividere in tempo reale ogni possibile rischio. Sono questi i motivi che spingono gli Stati a muoversi, adottando le prime precauzioni. Androulla Vassiliou, commissario Ue per la Sanità, chiede agli europei di «rimandare i viaggi non essenziali verso il Messico» e Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, fa sapere che l'America ha preso la stessa decisione «dopo una consultazione fra Richard Bresser, capo del Centro di controllo delle malattie, con il presidente Obama». In Asia alcuni degli Stati che nel 2003 vennero investiti dal virus della Sars - Singapore, Thailandia, Giappone, Corea del Sud, Indonesia e Filippine - hanno riattivato negli aeroporti gli scanner termali mentre Hong Kong, Taiwan, India e Russia hanno fatto sapere che i turisti di ritorno dalle aree colpite verranno messi in quarantena. Pechino invece è prudente, limitandosi a consigliare a «tutti coloro che entro due settimane hanno sintomi del virus di presentarsi alle autorità». Fra gli interrogativi dell'Oms c'è la situazione negli Stati Uniti. I segnali che arrivano da Washington sono discordanti. Obama parlando all'Accademia nazionale delle Scienze è stato rassicurante: «Stiamo monitorando i casi che si manifestano in America, c'è preoccupazione ma nessun motivo di allarme, il ministero della Sanità ha dichiarato lo stato di emergenza per poter avere le risorse necessarie». Come dire: niente panico. Ma neanche due ore dopo Bresser ha usato altri toni: «Il virus si allargherà e avremo altri casi». In prima linea ci sono gli Stati più a contatto con i flussi umani in arrivo dal Messico, a cominciare da California e New York. Tanto il governatore Arnold Schwarzenegger che il sindaco Michael Bloomberg hanno creato task force di emergenza. Ma i media accusano il governo di «essere stato colto impreparato dal virus» e il briefing di ieri alla Casa Bianca si è trasformato in un processo all'amministrazione per aver organizzato il recente viaggio di Obama in Messico ignorando il pericolo della febbre suina. Gibbs si è difeso affermando a più riprese che «il Messico non ci aveva detto dei rischi» e «la salute del presidente non è mai stata in pericolo» senza tuttavia svelare a quali controlli Obama è stato sottoposto negli ultimi giorni. Il pathos da virus dilaga: in South Carolina una scuola è stata chiusa nel timore che alcuni studenti di ritorno dal Messico fossero contagiati, a New York sono state chiuse 8 scuole, in Texas 14 mentre in California e Ohio alcuni distretti scolastici valutano la serrata. Le agenzie di viaggio sono sommerse da cancellazioni di vacanze in Messico e le compagnie aeree non chiedono a penali a chi annulla i voli.

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La cura per Gm sa di spezzatino (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Retroscena L'ultimo salvagente La Cgil 21 MILA POSTI IN MENO UN ROGO FINANZIARIO La cura per Gm sa di spezzatino «Pensiamo anche all'Italia» Spariranno Pontiac, Hummer, Saturn e la svedese Saab 10 miliardi di debiti azzerati e altri 27 scambiati con azioni DALL'INVIATO A DETROIT Taglio di 21 mila posti di lavoro, eliminazione di un marchio storico come Pontiac, un piano di scambio in azioni di 27 miliardi di debiti, altri 11,6 miliardi di dollari di aiuti dal Tesoro Usa e la cancellazione di altri 10 miliardi di debiti in cambio della maggioranza della «nuova» General Motors. Ma il piano lacrime e sangue messo a punto per cercare di garantire la sopravvivenza del gruppo potrebbe anche non bastare. Lo ha detto lo stesso amministratore delegato di Gm, Fritz Henderson: l'accettazione del piano da parte dei creditori non è scontata e la richiesta di protezione secondo la legge fallimentare Usa è «più probabile». La task force per l'auto del presidente Barack Obama ha fatto sapere subito di apprezzare il piano, «un passo importante negli sforzi di Gm di ristrutturarsi». Nei tagli finiscono anche i rivenditori, che saranno ridotti di circa la metà, concentrati sui marchi Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc. Destinati ad essere «scaricati» - venduti alla concorrenza - al massimo entro fine 2009 anche i marchi della svedese Saab, i maxisuv Hummer, le berline di Saturn. Ma le preoccupazioni, qui a Detroit, sono anche altre. Orion, sobborgo dove c'è lo stabilimento che produce la Pontiac G6 e la Chevrolet Malibu, uno di quelli destinati alla chiusura o ad un drastico ridimensionamento. «L'effetto collaterale» si chiama aumento della disoccupazione, chiusura per la miriade di fornitori che ruotano intorno all'impianto, calo degli introiti comunali con l'amministrazione che dovrà ridurre i servizi ai cittadini, spiega dalla municipalità di Orion il trustee John Steimel. Come Orion, un'altra dozzina di località più o meno piccole, in Michigan ma non solo. Secondo il piano gli stabilimenti in territorio americano passeranno dai 47 di oggi a 34 entro il 2010, per ridursi ulteriormente a 31 entro la fine del 2012. Per i dipendenti che non rischiano il posto, i sacrifici sono pesanti. Il fondo sanitario dei pensionati di Gm dovrà rinunciare a 10 miliardi di impegni finanziari presi dal gruppo in cambio di una partecipazione nella «nuova» Gm. Dipendenti e pensionati che hanno anche qualche ragione di soddisfazione. Venerdì scorso il gestore del fondo pensioni di Gm, State Street Bank, ha annunciato di aver venduto tutte le azioni Gm nel portafoglio, pari a circa il 12,5% del capitale totale. Se avesse aspettato, il valore delle azioni rischiava di azzerarsi. Secondo il piano di scambio di debito contro azioni infatti il valore della quota degli azionisti attuali è destinato a restare residuale, con la maggioranza del capitale che andrebbe al Tesoro seguito dagli obbligazionisti, ai quali verrebbero riconosciuti circa 38 centesimi ogni dollaro di debito in loro possesso. Per questa ragione, il piano, vincolato all'accettazione da parte di almeno il 90% dei creditori, non è detto che vada in porto. Creditori che si sono curati di far sapere, riporta Bloomberg, di non essere soddisfatti del trattamento perché offre meno di quanto riconosciuto a sindacati e Tesoro e dunque di considerare l'offerta di scambio, che dovrà essere completata entro il 26 maggio, destinata al fallimento. Chi l'ha presa bene è invece la Borsa. Il titolo è balzato più del 34% dopo l'annuncio, mentre il credit default swap, il prezzo da pagare per assicurarsi contro un'eventuale bancarotta di Gm, è sceso con decisione. Nessun accenno a Opel, la controllata tedesca che potrebbe interessare a Fiat. Secondo un quotidiano canadese però la Magna, gigante della componentistica con sede proprio in Canada, avrebbe presentato un offerta con il magnate russo Oleg Deripaska per assicurarsi la maggioranza di Opel Ag lasciando a Gm il 45%. \ Chrysler? Tutto bene, dicono i sindacati italiani. Ma con un «però». Esplicitato dal segretario Cgil Epifani: «Bisogna pensare anche alla produzione e all'occupazione italiana, salvaguardando gli stabilimenti». Benvenga una Fiat più grande, purché non ne risenta chi lavora in patria. Di Fiat (e Opel) si parla anche in Germania: il ministro degli Esteri Steinmeier, considera l'ipotesi di un ingresso dei canadesi di Magna «più seria» di quella Fiat. Sempre ieri il commissario Ue Verheugen è tornato sui suoi passi: «sarò imparziale sulla vicenda», da detto dopo le bordate anti italiane di sabato. Intanto s'è saputo lavoratori della Opel non firmeranno l'accordo per la riduzione dei costi di 1,2 miliardi di dollari.

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Il racconto breve mette ko il romanzo (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Padri e figli EFFETTO DEL DIGITALE il caso L'irresistibile rivincita della «short story» L'EPICA DEL PRESENTE Il racconto breve mette ko il romanzo Londra, Internet ha cambiato il modo di leggere La nuova frontiera è il testo messo sul telefonino La velocità della comunicazione ha modificato radicalmente il metabolismo della cultura FRANCESCA PACI Raccontare la realtà in formato ridotto apre infinite possibilità I primi a crederci sono gli editori CORRISPONDENTE DA LONDRA La commessa Sophie sistema i titoli più venduti della settimana sullo scaffale all'ingresso della libreria Waterstone di Upper street, nel quartiere alla moda di Angel: «Non so se sia vero che i social network come Facebook e Twitter abbiano modificato i tempi della lettura, ma a giudicare dalle richieste è la stagione del racconto breve». In testa alla classifica c'è Chimamanda Ngozi Adichie, la ventiduenne nigeriana vincitrice dell'Orange Prize e del Premio Nonino Internazionale 2009 con Metà di un sole giallo che, dopo il debutto epico, è passata al genere «conciso» dell'amato Guy de Maupassant e ha pubblicato The Thing Around Your Neck (Fourth Estate), 15 storie ambientate a cavallo tra l'Africa delle origini e l'America in cui vive. A farle concorrenza, nella sezione «Quick reads», leggi veloce, altri due enfant prodige della scrittura sintetica il pakistano Daniyal Mueenuddin con l'antologia In Other Rooms, Other Wonders (Bloomsbury) in cui descrive un'umanità migrante perennemente fuori luogo nel patrio Punjab come tra i grattacieli di Wall Street e Graham Rawle, l'artista inglese che ha «costruito» il romanzo Women's World con 40 mila frasi ritagliate da riviste femminili degli anni '60 e composte ex novo alla maniera futurista. «Sebbene Turgenev fosse convinto che tutti noi contemporanei venissimo fuori dal Cappotto di Gogol, la short story è sempre stata la Cenerentola della letteratura» osserva sul Guardian James Lasdun, lo scrittore inglese considerato da molti l'erede di Ian McEwan, che ha appena terminato la raccolta It's beginning to Hurt (Jonathan Cape). L'oblio, sostiene, comincia dai manuali e finisce in biblioteca: «Tra Cechov e Cheever ci sono al massimo una dozzina di nomi ufficialmente riconosciuti di un genere senza grandi pretese». I tempi però, stanno cambiando. Da qualche anno il Frank O'Connor Prize di Cork, il National Short Story Prize e il festival Small Wonder selezionano i migliori nipotini di Raymond Carver. I racconti di Jhumpa Lahiri sullo scontro tra padri e figli e quelli vagamente surreali dell'israeliano Edgar Keret scalano regolarmente la top ten dei bestseller del New York Times. Le tre più acclamate autobiografie letterarie in circolazione al momento sul mercato britannico riguardano autori specializzati in short story, Donald Barthelme, John Cheever, Flannery O'Connor. «L'era digitale ha cambiato il metabolismo della cultura» nota Motoko Rich, il critico letterario del New York Times. Internet, gli sms, Twitter, il software che descrive le nostre giornate, modellano i modi della comunicazione e vi adattano i contenuti. Dai programmi politici alla poesia di ultima generazione del sito Poetryarchive.org, si legge come si consuma: le informazioni più efficaci sono rapide, essenziali, eventualmente usa e getta. Le prime ad adattarsi sono state le case editrici. «La gente non è più disposta ad aspettare un anno per avere un libro, soprattutto se d'attualità» spiega Amy Neidlinger della FT Press. Barack, Inc: Winning Business Lessons of the Obama Campaign, l'ultimo volume del 2008, è arrivato in libreria a dicembre, un mese dopo la consegna delle bozze. A marzo l'editore PublicAffair ha rilanciato sfidando la crisi economica in fieri con il saggio di George Soros The New Paradigm for Financial Markets, un pamphlet corretto, stampato e distribuito in dieci giorni. Gli autori tastano il terreno. «Scrivere The Thing Around Your Neck è stato il mio modo di acquistare tempo» dice Chimamanda Ngozi Adichie alludendo alla massima di Henry Thoreau secondo cui «le storie non devono per forza essere lunghe ma ci vuole un sacco di tempo a farle brevi». L'obiettivo è l'attenzione in movimento del lettore. «La short story è implacabile, devi costruire un meccanismo complesso in uno spazio limitato prevedendo un boato soddisfacente alla fine» nota Wells Tower, ultima scoperta della prestigiosa rivista Granta, il cui Everything Ravaged, Everything Burned, in libreria a fine mese, ha già venduto i diritti per la traduzione in otto lingue. Se il linguaggio del web è rock, la narrazione breve ha lo scatto per tenere il passo: «Nella lotta che si instaura sempre fra testo e lettore il romanzo vince ai punti, il racconto deve farcela per knock out». La short story è l'epica del presente in potenza. Un'impalcatura di omissioni che, secondo James Lasdun, il decano dei cantori del formato ridotto nati e cresciuti con internet, apre infinite possibilità: «Mueenuddin, Adichie, l'ucraina Sana Krasilov, autrice della raccolta One More Year, riescono a coinvolgere un pubblico vasto a prescindere dalla forma che prendono i loro lavori». A migliaia di chilometri il giapponese Tadashi Izumi sperimenta il keitai, il racconto per cellulare, e zittisce gli scettici con la novella Cross Road, scaricata sui telefonini da due milioni di utenti prima ancora di raggiungere la tipografia. Il lettore, qualunque siano tesi e antitesi, apprezza la sintesi. www.lastampa.it/paci

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la febbre suina arriva in europa (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Il virus colpisce soprattutto i giovani. Emergenza anche negli Usa, Obama: "No al panico". L´Oms alza l´allarme: "Per il vaccino servono sei mesi" La febbre suina arriva in Europa Primi casi in Spagna e Gran Bretagna, in Messico 149 morti ROMA - La febbre suina ora spaventa anche l´Europa. Il virus è stato infatti diagnosticato in due pazienti in Gran Bretagna e uno in Spagna. Ma casi sono sospetti sono in fase di accertamento in numerosi altri paesi. In Messico intanto il bilancio dei morti sale a 149, soprattutto giovani. Paura anche negli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha invitato i cittadini a non cedere al panico. L´Oms, nel frattempo, ha alzato il livello di allarme, invitando alla massima attenzione. BOCCI E DEL RE DA PAGINA 2 A PAGINA 7

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michelle obama cento giorni da first-lady (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina ANAIS GINORI E RACHEL SWARNS Il personaggio Michelle Obama cento giorni da first-lady SEGUE A PAGINA 33

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a manhattan paura anche per il volo dell'air force one (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 6 - Esteri Il caso A Manhattan paura anche per il volo dell´Air Force One Air Force One vola basso, paura a Manhattan NEW YORK - L´Air Force One di riserva, senza il presidente Obama a bordo, vola a bassa quota su New York provocando allarme e l´evacuazione di alcuni grattacieli. Il portavoce della Federal Aviation Administration, ha spiegato che il volo, organizzato per un servizio fotografico dell´Air Force One, era stato concordato con il Dipartimento Trasporti, ma nessuno aveva avvisato la cittadinanza che ha temuto un altro 11 settembre. Il sindaco di New York Michael Bloomberg è andato su tutte le furie: «Che il sorvolo sia stato fatto così - ha protestato - vicino al sito del World Trade Center, ha dimostrato mancanza di sensibilità». Poi, è arrivato il mea culpa della Casa Bianca. «La scorsa settimana - ha detto Louis Caldera, capo dell´Ufficio Militare - ho autorizzato una missione su Manhattan che ha creato disagi. Di questo mi scuso».

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new york ora teme l'isolamento obama: "prese le misure necessarie" - (segue dalla prima pagina) vittorio zucconi (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 6 - Esteri New York ora teme l´isolamento Obama: "Prese le misure necessarie" Contagiati 28 studenti, bandite carni Usa in Russia e Cina Gli Stati Uniti La psicosi della pandemia fa volare a Wall Street le azioni di Big Pharma (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) VITTORIO ZUCCONI Sugli Stati Uniti il resto del mondo ha issato la "bandiera gialla" di una semi quarantena globale. Non venite qui tra noi infetti, non mangiate i nostri maiali, sorvegliate i turisti che arrivano a voi da qui. L´influenza suina è divenuta il "virus nordamericano", nonostante il presidente Obama si affanni a dire che «non ci sono veri motivi di allarme» e il numero dei casi, fra accertati e probabili, sia per ora meno di 50, su una popolazione di 310 milioni. L´influenza mutante ha qualcosa di mostruosamente inquietante, nonostante la "solita" influenza stagionale uccida 36 mila americani ogni anno, secondo le cifre ufficiali del Centro per il Controllo delle Malattie, nella generale indifferenza. Ma la pandemia del panico, cominciata nel Messico, ha infettato tutta l´America del Nord, quando il ministro per la Sicurezza Nazionale, Janet Napolitano, ha proclamato lo stato d´emergenza per mettere in moto le procedure di controllo e liberare i fondi governativi destinati alla risposta nazionale contro minacce biologiche naturali o terroristiche. E gli Stati Uniti sono divenuti il centro dell´ansia e dell´attenzione. I casi accertati del morbo che i liceali dell´Istituto San Francesco di Queens hanno contratto in Messico e dal quale sono guariti in pochi giorni, aumenteranno, perché i 350 laboratori federali ora li cercano dietro ogni febbre e tosse. E dunque li trovano. Sono sotto il microscopio le scuole, soprattutto i licei di frontiera col Messico, in Texas, dove tre nuovi casi sono stati segnalati a San Antonio, perché questa infezione sembra colpire non i soliti "vecchi, bambini e malati", ma i giovani, come fece, 90 anni or sono, la madre orribile di tutte le pandemie influenza, la Spagnola. Starnutisce Wall Street, che aveva appena cominciato la convalescenza dalla terribile influenza finanziaria dell´estate scorsa, e barcolla tra la voglia di accasciarsi e la ricerca di quei titoli di farmaceutiche e industrie della sanità privata che rastrelleranno profitti dai milioni - già 40 milioni di flaconi messi in commercio dalle scorte strategiche nazionali - di confezioni di medicinali antivirali e di antibiotici per trattare le complicanze batteriche, perché non c´è dramma dal quale non si possa guadagnare qualche dollaro (la paura di una pandemia fa decollare le azioni di Big Pharma). S´indignano le voci pubbliche, scoprendo che la Unione Europea invita a non volare negli Usa, come se questo fosse divenuto il lebbrosario del mondo. Gli allevatori di maiali del Kansas e dell´Iowa scoprono che i loro porcelli sono stati messi al bando dal governo cinese, da quello russo, da Abu Dhabi e da Dubai, nonostante non esista alcun pericolo nel consumi di carni di suini cotte o insaccate. Il segretario di Stato Clinton ci ammonisce a non fare viaggi oltre frontiera, proprio mentre altre nazioni ammoniscono i loro cittadini a non venire in America, ma nei principali aeroporti internazionali sono stati installati sensori a infrarossi per provare a distanza la temperature dei passeggeri. E a tutti i viaggiatori in ingresso saranno distribuite schede, gialle naturalmente, con numeri di telefono ai quali rivolgersi in caso di sospetta infezione. «Quello che abbiamo fatto finora - diceva ieri mattina Obama che ora deve affrontare anche l´aggressione del maiale infettivo per la scadenza dei suoi 100 giorni - è creare le condizioni per rispondere a ogni emergenza». «La buona notizia è che finora non ci sono altri focolai di infezioni a New York oltre quelli del Liceo San Francesco - annuncia in diretta tv il sindaco Bloomberg - 45 giorni dopo l´identificazione dei primi casi. La cattiva notizia è che non sappiamo se ne troveremo altri». La bandiera gialla sventola sulla Statua della Libertà. Tra la sempre presente psicosi dell´attacco bioterroristico e la preoccupazione politica di farsi trovare impreparati come Bush a New Orleans, le autorità americane inconsapevolmente alimentano il panico mentre cercano di controllarlo. Il direttore del Cdc di Atlanta ha cercato di invertire gli ingranaggi della psicosi. Ha spiegato che la trasmissione dei casi è ancora minima, che non ci sono segnali di accelerazione dell´epidemia e che tutti i pazienti accertati sono colpiti da forme benigne. Ma le contee, le città dalle quali in America dipendono le scuole, cominciano a chiudere edifici, ad annullare funzioni pubbliche, perché la minaccia di future querele e di colossali cause per danni, sempre presenti negli Stati Uniti, ispira l´eccesso di cautela. Ci saranno altri casi, qui nel nostro lazzaretto nordamericano, perché l´indagine ora scoverà il virus. L´aumento produrrà le inevitabili mascherine chirurgiche bianche o blu, anche se al Centro per il Controllo delle Malattie spiegano che la loro efficacia preventiva è dubbia, e le precauzioni migliori restano l´acqua e il sapone ed evitare «il bacetto di saluto». In qualche zone di confine come la California le mascherine sono già comparse e la sindrome dell´untore si allarga. C´è qualcosa di irresistibilmente terrorizzante in questa influenza venuta dai porcili, quasi la vendetta sempre attesa degli animali contro chi li alleva per macellarli. In fondo, segretamente, ideologicamente, non dispiace al resto del mondo l´idea che proprio l´America che per otto anni ha preteso di esportare la democrazia, ora sia accusata di poter esportare l´influenza del maiale. E il liberatore sia divenuto l´untore.

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fiat-chrysler, c'è l'ok dei sindacati usa - salvatore tropea (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 8 - Economia Fiat-Chrysler, c´è l´ok dei sindacati Usa Accordo più vicino, ma resta il nodo banche. Il Lingotto vola in Borsa: +4,4% Obama potrebbe annunciare l´intesa domani. Il sindaco di Detroit: "Collaboriamo per favorire la fusione" SALVATORE TROPEA TORINO - Tra l´accordo già raggiunto con i sindacati canadesi e americani e quello con le banche entrato ormai nella fase decisiva, l´alleanza Fiat-Chrysler accende Piazza Affari che festeggia, come ha fatto ieri, portando sugli scudi il titolo del Lingotto e spingendolo oltre quota 8 euro (più 4,4%). Quando mancano appena tre giorni alla scadenza per la presentazione del piano di salvataggio della più piccola delle tre case americane dell´auto, le banche sono dunque l´ultimo ostacolo. Se i negoziatori all´opera in queste ore ce la faranno allora è assai probabile che Barack Obama possa annunciare la nascita dell´asse Torino-Detroit nel suo discorso alla nazione fissato per domani. Ieri si è appreso che la Casa Bianca ha allertato le televisioni, lasciando intendere che l´appuntamento potrebbe slittare a giovedì mattina. L´allarme per la febbre suina ha complicato il calendario di Obama ma non si può escludere che un extra time sia finalizzato a consentire la chiusura positiva del dossier Chrysler. Un argomento che il presidente Usa non può eludere dal momento che il suo discorso coincide con i termini stabiliti dalla sua amministrazione. I sindacati, che in un primo tempo erano su posizioni intransigenti, hanno scelto la via dell´accordo che consente alla Chrysler di risparmiare complessivamente 400 milioni di dollari all´anno di minori costi e che è stato ratificato al 90,3 per cento dai lavoratori delle fabbriche canadese della casa di Detroit iscritti alla Caw. Domani dovrebbero esprimersi i loro colleghi americani dopo il sì della Uaw i cui dirigenti ieri hanno espresso l´augurio che i sacrifici «dolorosi» sostenuti dai dipendenti e dai pensionati dell´azienda «facciano sì che anche gli altri protagonisti della trattativa si adoperino per una conclusione positiva». Gli altri protagonisti sono le banche e il Tesoro le cui posizioni sulla ristrutturazione del debito pari a 6,9 miliardi di dollari, sono ancora lontane. Tanto che continuano a rimbalzare le voci che vorrebbero il Lingotto - lo scrive Automotive News - disponibile anche ad accettare una bancarotta pilotata di Chrysler attraverso il Chapter 11. In realtà ciò che preme a Sergio Marchionne, che in America segue la partita da spettatore non disinteressato, è chiudere al più presto il capitolo Chrysler per poter poi dedicarsi a quello non meno complesso di Opel. Questo non vuol dire che se si va al Chapter 11 controllato la Fiat si tirerà indietro ma che resterà comunque dentro a condizione che non vengano stravolti i termini dell´accordo inizialmente indicati. «Stiamo diligentemente lavorando per finalizzare l´alleanza con Fiat e ristrutturare la società entro il 30 aprile», ha dichiarato ieri il ceo di Chrysler Robert Nardelli. Il quale ha anche fatto sapere che il fondo Cerberus sta trattatndo con Daimler per la cessione della quota del 20 per cento della società ancora in suo possesso. Un passaggio questo che non dovrebbe influenzare le ultime manovre in corso. In questo clima di attesa ieri si è aggiunta la voce del sindaco di Detroit Kenneth Cockrel per il quale è importante che «noi tutti cooperiamo affinchè la Chrysler continui a procedere nei suoi colloqui con Fiat e trovi il modo di preservare i posti qui nel Michgigan».

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gm gioca l'ultima carta 89% a governo e lavoratori addio pontiac e 20mila tagli - paolo griseri (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 8 - Economia Presentato il piano di rilancio.Casa Bianca: passo importante Gm gioca l´ultima carta 89% a governo e lavoratori addio Pontiac e 20mila tagli La bancarotta non è esclusa: lo schema andrà in porto solo se aderirà il 90% dei creditori PAOLO GRISERI La Gm propone di nazionalizzarsi per uscire dalla crisi e la Borsa premia il titolo. Con un nuovo piano di ristrutturazione ben più drastico del precedente, la più grande delle tre sorelle di Detroit tenta di convincere l´amministrazione Obama che è possibile evitare la bancarotta e tornare all´utile. Per farlo è necessario passare ad una fase in cui il Tesoro di Washington e i sindacati controllerebbero l´89 per cento delle azioni mentre il rimanente 11 per cento andrebbe a dividersi tra gli obbligazionisti (10 per cento) e gli attuali azionisti che non otterrebbero più dell´1 per cento della società. Tecnicamente l´operazione avverrebbe offrendo ai creditori 225 azioni per ogni tranche di 1.000 dollari di debito. In concreto questo significa restituire ai titolari di crediti obbligazionari il 38 per cento di quanto attendevano di ricevere da Gm, una somma di poco superiore ai 2 miliardi di dollari. Il Tesoro rinuncerebbe invece a metà dei suoi crediti convertendo in azioni un valore di circa 10 miliardi di dollari. Una quota di azioni analoga a quella che otterrebbero i sindacati dell´automobile in cambio della rinuncia a metà dei crediti vantati per pagare le cure sanitarie dei pensionati. La borsa apprezza (con un balzo del 20 per cento del titolo) mentre la Casa Bianca - che chiaramente non ha alcuna intenzione di dirigere un´impresa, ha precisato il portavoce Robert Gibbs - fa sapere che «si tratta di un importante passo avanti» ma non si sbilancia sulla possibilità di evitare la bancarotta entro il 1 giugno. Anche perché lo schema verrebbe considerato percorribile solo se aderirà il 90 per cento dei titolari dei crediti. Una percentuale molto alta anche se Gm ha un´arma molto convincente per spingere i creditori ad accettare: «Se la sottoscrizione non avrà successo - ha dichiarato l´ad di Gm, Fritz Henderson - è probabile che i titolari di crediti obbligazionari non ricevano nulla». Il piano prevede una cura durissima per i dipendenti. Nel Nord America verrebbero tagliati 21 mila posti di lavoro su 61 mila, 8 mila in più di quanto previsto dal piano precedente. Nei prossimi tre anni scomparirebbero dalla carta geografica anche 16 stabilimenti dei 47 attualmente esistenti. Quasi dimezzati (da 6.200 a 3.600) i concessionari mentre entro il prossimo anno sparirà il marchio Pontiac. Nei prossimi mesi si deciderà quale dovrà essere il destino di altri tre marchi di proprietà della casa di Detroit: Saab, Saturn e Hummer. Nel documento presentato alla casa Bianca c´è solo un fugace accenno al destino della Opel, la controllata europea di Gm. Un passaggio per dire che «nel mese di maggio continueranno i colloqui con parecchi interessati» a rilevare la società tedesca. Con il nuovo piano Gm spera di ottenere oltre 11 miliardi di sovvenzioni pubbliche e di giungere al 31 maggio, la data limite indicata da Obama, evitando il ricorso alle procedure di fallimento. Entro quella data si dovrebbe capire anche a quale tra i diversi pretendenti andranno le attività di Opel.

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la febbre suina sbarca in europa primi malati in spagna e scozia - pietro del re (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 2 - Cronaca La febbre suina sbarca in Europa primi malati in Spagna e Scozia Messico, 149 vittime. La Ue: nessun limite ai viaggi verso gli Usa L´emergenza Sintomi sospetti anche in Italia, ma i test sono negativi. Obama: niente panico PIETRO DEL RE ROMA - è spagnolo e ha 23 anni il paziente "zero" europeo. Il 22 aprile scorso, di ritorno da un viaggio di studio in Messico, è stato colto da nausea e febbre alta. Due giorni dopo, afflitto da estrema debolezza, è stato ricoverato all´ospedale di Almensa, nella regione della Castilla-La Mancha. Ieri, il verdetto: l´uomo è stato contagiato dal virus suino. Nel pomeriggio, altri due casi di infezione sono stati accertati in un ospedale della Scozia. Intanto, all´ospedale di Venezia una donna di 31 anni è stata ricoverata in isolamento nel reparto di malattie infettive. Era appena rientrata da San Diego in California con febbre alta ed è stata sottoposta in via precauzionale ad accertamenti. I primi test avrebbero già dimostrato che la sua non è influenza suina. Ma continua a salire il numero delle vittime in Messico, dove il virus A/H1N1 ha già ucciso 149 persone. «Preoccupazione, prudenza, ma non panico». Con queste parole il presidente Obama ha cercato di calmare l´America, dove cresce il numero di casi accertati (28 a New York, 8 in California, 2 in Texas, 2 in Kansas e 1 in Ohio). «Temiamo che possano essercene oltre 100 nella scuola Saint Francis Preparatory di Queens», ha detto il sindaco della Grande Mela, Michael Bloomberg, mentre il governo statunitense ha cominciato a distribuire 11 milioni di dosi di antivirali (Tamiflu e Relenza) negli stati più colpiti. A causa dei timori di una pandemia, Cina, Ucraina, Kazakhstan, Filippine, Thailandia ed Emirati Arabi hanno vietato l´import di carne di maiale dagli Stati Uniti. Arrivano pessime notizie dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta: il virus si propagherebbe anche da uomo a uomo. Persone venute in contatto con gli ammalati hanno iniziato a mostrare i primi sintomi dell´influenza. Sempre ieri è giunta la conferma di 4 casi in Canada e in Francia, Belgio e Germania si segnalano nuovi pazienti "in fase di indagine". Sei casi sospetti di febbre suina sono risultati negativi, ha informato ieri mattina il ministero francese della Sanità: si trattava di banale influenza senza alcun legame con l´epidemia che imperversa Oltreoceano. Un incidente diplomatico è scoppiato quando la Commissaria europea alla Salute, Androulla Vassiliou, ha chiesto che «vengano evitati i viaggi, ritenuti non-essenziali, nelle zone colpite dall´epidemia». Immediata la risposta del direttore del Centro americano di controllo e prevenzione delle malattie, Richard Besser: «Un avvertimento ingiustificato, in particolare negli Stati Uniti». è toccato allora al presidente di turno dell´Ue, Alexandr Vondra, rettificare il tiro: «Che io sappia non c´è alcun divieto europeo di andare negli Usa». Come ha spiegato il numero uno della Direzione generale salute della Commissione europea, Robert Madelin, tutte le esperienze e tutte le simulazioni condotte mostrano che azioni drastiche come la chiusura delle frontiere rallentano solo di qualche giorno il propagarsi di un virus pandemico, mentre costano enormemente sul piano umano e sul piano economico. Ma quanto ci vorrà per fabbricare un nuovo vaccino anti-influenzale? «Tra la comunicazione di un nuovo ceppo influenzale, soprattutto se è di un tipo simile a quello che circola attualmente in Messico, e la produzione delle prime dosi di vaccino, bisogna contare almeno quattro mesi», ha dichiarato il portavoce della filiale di Sanofi-Aventis, leader mondiale del settore. In Messico, dove sono circa duemila le persone ancora ricoverate in ospedale e dove tutte le scuole resteranno chiuse fino almeno a metà maggio, piove sul bagnato. Ieri, un terremoto di magnitudo 6 gradi della scala Richter ha colpito la capitale. La scossa è stata avvertita anche durante la conferenza stampa del ministro della Sanità, José Angel Cordova, che stava aggiornando i dati sulla diffusione della prima "peste" del Terzo millennio.

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la via etica allo shopping - john lloyd (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 41 - Cultura Il futuro Felicità Dopo una lunga ubriacatura stiamo cambiando mentalità è arrivato per tutti noi il momento di diventare sobri Una ricerca del Natale scorso ha dato risultati sorprendenti: le persone intervistate hanno dichiarato che, anche se il loro budget per i regali era diminuito, non erano per questo più tristi ma anzi più felici Dall´era dei consumi alla politica "sobria" LA VIA ETICA ALLO SHOPPING La misura dei desideri JOHN LLOYD Nel suo ultimo e incisivo libro intitolato é la stampa, bellezza!, Giorgio Bocca scrive qualcosa di particolarmente pungente e severo sulla natura della pubblicità odierna: «Essa è creatrice inarrestabile di desideri e di consumi, la potentissima locomotiva che trascina il genere umano verso nuove guerre e, forse, verso l´autodistruzione». La sua previsione è forse eccessiva, ma riflette una paura crescente che la crisi in corso ha messo in particolare evidenza. Il timore è quello di aver superato un limite, oltre il quale non ci stiamo più limitando a consumare, ma stiamo intaccando il nostro futuro e quello dei nostri figli. Siamo imprigionati in un sistema globale la cui legittimità politica dipende dalla capacità di assicurare standard di vita sempre più alti e di consumare sempre di più. Ciò vale ovunque e per tutti, dalla nuova politica democratica di Barack Obama al regime capitalista-comunista cinese; dal politico miliardario Silvio Berlusconi che ride sempre al sempre cupo scozzese presbiteriano Gordon Brown; dalla caotica democrazia indiana al serpeggiante autoritarismo russo. Ovunque le élite politiche fanno sempre più promesse. Il grande toccasana della nostra epoca è stato il costante incremento degli standard materiali, che ha attenuato le ineguaglianze tra i nostri Paesi - che si sono acuite enormemente - offrendo la speranza di un futuro migliore alle generazioni successive. Noi che continuiamo ad arricchirci sempre più osserviamo con commiserazione i meno fortunati che, soprattutto in Africa, combattono guerre genocide, scatenate in primis da miseria e povertà. L´improvviso abbassarsi dei nostri standard di vita ci trasmette tuttavia qualcos´altro: noi abitanti dei Paesi ricchi forse non torneremo mai alla ricchezza in costante crescita che davamo facilmente per scontata; i nostri privilegi nascevano dal presupposto di avere alle nostre dipendenze manodopera a basso costo proveniente dall´Europa dell´Est, dalla Cina, dall´India e dalle Filippine. Quella manodopera così a buon mercato è composta anch´essa di consumatori, e i loro governi devono assicurare loro di più. Il loro "più" è il nostro "meno". L´atteggiamento che ben si confaceva all´era dei consumi era l´edonismo, i cui simboli esteriori sono le automobili di grossa cilindrata, gli schermi al plasma di dimensioni esorbitanti, gli abiti firmati, le vacanze in centri di villeggiatura di lusso. Inizia invece ora a farsi strada una nuova mentalità che deve essere presa sul serio: mi riferisco alla sobrietà, alla moderazione, alla semplicità. Da sempre prerogativa di coloro che hanno abbracciato stili di vita "alternativi" - movimenti "Verdi", figure religiose, perfino alcuni socialisti - alla maggior parte di noi è sempre parsa eccentrica e naif, ma... se avessero ragione? A noi tutti che abitiamo nei Paesi ricchi è stato lanciato il seguente messaggio: è vero, dovremo affrontare uno o due anni difficili, ma poi la crescita tornerà. Ma è altrettanto verosimile che la crescita possa non tornare come prima e che la politica che ne conseguirà possa non essere più dominata dall´opposizione della sinistra e della destra, bensì dalla necessità di abbassare le aspettative. Ci serve una nuova politica, il cui successo dipenderà da un nuovo atteggiamento collettivo, che ben si esprime nel concetto di "sobrietà". Proprio come chi è sbronzo è incurante di sé e di ciò che lo circonda, così chi è sobrio è invece in grado di mostrare attenzione per sé e per la società. Dopo una lunga ubriacatura, è arrivato per noi tutti il momento di diventare sobri. Sarà difficile, ma probabilmente non avremo alternative. (traduzione di Anna Bissanti)

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sfida a due per assolombarda dietro l'angolo c'è la partita expo - andrea montanari (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina III - Milano Il 12 maggio la giunta degli industriali designerà il neopresidente tra 4 candidati: in svantaggio Benedini e Moretti Sfida a due per Assolombarda dietro l´angolo c´è la partita Expo Duello tra Meomartini (Snam) e il quarantenne Spada Il primo è sostenuto dalla lobby dell´Eni di Scaroni, l´altro anche da chi scommette su un cambio generazionale in stile Obama ANDREA MONTANARI (segue dalla prima di Milano) Il 12 maggio, infatti, si riunirà la giunta degli industriali milanesi che dovrà designare il neopresidente, che sarà poi eletto dal parlamentino di via Pantano il 15 giugno. I quattro uomini d´oro selezionati inizialmente sono Alessandro Spada, Alberto Meomartini, Benito Benedini e Carlo Moretti, tutti con un passato dentro Assolombarda. Il primo è stato leader dei Giovani durante la presidenza Perini per poi diventare responsabile del Centro studi con la presidenza Bracco. Il secondo consigliere incaricato per la Scuola e la formazione. Il terzo è stato il predecessore di Perini alla guida di Assolombarda e il quarto presidente dei Piccoli imprenditori. I saggi sono già al lavoro e secondo le prime indiscrezioni la prima scrematura avrebbe già escluso dalla corsa sia Moretti sia Benedini. Il primo perché avrebbe raccolto un sostegno scarso, il secondo perché una fetta consistente di imprenditori, pur apprezzandolo, avrebbe definito l´eventualità di rieleggere un ex presidente di Assolombarda «una minestra riscaldata». Si prospetta quindi un duello finale tra Spada e Meomartini. Il primo, 43 anni, top manager di Vry group, un colosso di 100 milioni di euro di fatturato nel settore della produzione e della progettazione di impianti criogenici e caldaie, rappresenta l´ala di chi si sta battendo per un forte rinnovamento. Il secondo è presidente di Snam Rete Gas ed è sostenuto, tra l´altro, dalla potentissima lobby dell´Eni di Paolo Scaroni. Anche questa volta, quindi, a fare da ago della bilancia potrebbero essere i voti più "pesanti". A cominciare da quello del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Uno dei saggi, Gina Nieri, rappresenta proprio il gruppo della famiglia Berlusconi. Che insieme a Marialuisa Franzini, della Salvi spa di Novate milanese, e Giorgio Squinzi, della Mapei, dovrà sciogliere il nodo entro le prossime settimane. Le bocche degli imprenditori sono ovviamente cucite, ma i rumor dell´ultim´ora danno in pole position Spada. Anche per via della sua giovane età. Meomartini, infatti ha sessant´anni e Benedini addirittura 70. Tanto che nei corridoi di via Pantano c´è già chi, anche se in forma anonima, ha ironicamente riadattato alle circostanze la storica frase: «è l´aratro che traccia il solco, ma è la Spada che lo difende». Per Spada tifa apertamente l´ex presidente degli imprenditori milanesi Michele Perini. Un berlusconiano doc. Inoltre sembra che nel governo, e in particolare al ministero dell´Economia, si preferirebbe che in un momento delicato come questo Meomartini rimanesse al suo posto. La nomina di Spada punterebbe a riaffermare anche in Italia una sorta di "modello Obama", la scommessa di affidare l´organizzazione più potente di Confindustria proprio a un giovane. Come messaggio non solo per la categoria, che sta vivendo uno dei momenti più delicati, ma anche agli altri settori. In altre parole, un invito al rinnovamento mettendo in pratica una sorta di patto generazionale tra gli imprenditori. Al momento i giochi sono ancora tutti aperti ma questa spinta negli ultimi giorni si sta facendo sempre più forte. Anche perché dietro l´angolo c´è già un´altra partita. Quella del rinnovo dei vertici di fondazione Fiera e delle possibili sinergie tra la controllata Sviluppo Sistema Fiera e la Spa che organizzerà l´Expo. Con l´ipotesi, sullo sfondo, di creare addirittura una newco che potrebbe diventare ancora più potente della fondazione che il premier Silvio Berlusconi vuole affidare per il dopo Luigi Roth al fidatissimo Gianpiero Cantoni. Senza contare che c´è chi scommette anche su un altro scenario: la fusione tra Sviluppo Sistema Fiera (guidata dal leghista Leonardo Carioni, ora anche nel cda dell´Expo) e Infrastrutture Lombarde, la cassaforte del Pirellone. Uno schema che rimetterebbe in gioco anche il ruolo del governatore Roberto Formigoni.

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La febbre suina arriva in Europa (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 28/04/2009 - pag: 1 Tre casi: 2 in Scozia, 1 in Spagna. La commissaria Ue e la polemica sul no ai viaggi in Usa La febbre suina arriva in Europa L'Oms alza il livello di allarme. Obama: niente panico L'influenza suina è arrivata in Europa: un caso accertato è stato riscontrato in Spagna, due in Scozia. Circa 150 le vittime in Messico, una quarantina i casi confermati negli Stati Uniti. L'allerta. L'Organizzazione mondiale della sanità ha elevato da 3 a 4 la fase di allerta: trasmissione umana diretta, aumentato rischio di epidemia, ma pandemia non inevitabile. Obama rassicura. Il presidente americano ha cercato di rassicurare la popolazione: «L'influenza suina richiede un aumentato stato di attenzione, ma non è motivo di allarme». La polemica sui viaggi. Il commissario europeo alla Salute Androulla Vassiliou ha esortato a «evitare viaggi non essenziali» verso Stati Uniti e Messico. Poi la precisazione: «Parlavo a titolo personale». ALLE PAGINE 5E6 Caizzi, Iossa, Olimpio, L. Salvia

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Sale a livello <4>l'allarme per la febbre suina (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 28/04/2009 - pag: 5 Sale a livello «4» l'allarme per la febbre suina La decisione dell'Oms. Tre casi in Spagna e Scozia, in Messico i morti sono 149 DAL NOSTRO INVIATO LUSSEMBURGO La febbre suina compare in Europa con un caso in Spagna e altri due in Scozia, confermati dalle autorità locali. Il Consiglio dei ministri Ue degli Esteri a Lussemburgo ha così iniziato a coordinare misure d'urgenza, che dovrebbero essere varate in un vertice straordinario dei responsabili Ue della Salute fissato per giovedì prossimo sempre nel Granducato. L'orientamento europeo è di ammettere le preoccupazioni per la trasmissione del virus tra persone, evitando però allarmi eccessivi. Anche il presidente degli Usa, Barack Obama, ha affermato che la febbre suina è causa di preoccupazione «ma non c'è ragione per un allarme», nonostante 40 casi confermati tra New York, California, Texas, Kansas, Ohio e molti altri sotto osservazione. L'Organizzazione mondiale della sanità ha elevato dalla fase tre alla quattro l'allerta internazionale sul rischio di contagio (il massimo è sei) e stima necessari almeno 4-6 mesi per realizzare un vaccino specifico. «In un'epoca in cui la gente viaggia rapidamente in aereo attraverso il mondo, non c'è alcuna regione dove il virus non potrebbe arrivare », ha detto il numero due dell'Oms, Keiji Fukuda. In Canada sono stati individuati sei casi. Ma l'epicentro della febbre suina resta il Messico, dove le autorità locali hanno ufficializzato 149 morti sospette, di cui 20 sicuramente collegabili all'influenza suina, che sembra colpire soprattutto tra giovani e adulti in buono stato di salute. I pazienti messicani sotto controllo sarebbero ormai poco meno di duemila. Le scuole del Messico sono state chiuse per motivi precauzionali fino al 6 maggio prossimo. Il commissario dell'Ue per la Salute, la cipriota Androulla Vassiliou, si è recata dai ministri degli Esteri a Lussemburgo per informarli degli sviluppi della febbre suina in Europa e per sollecitare le principali misure precauzionali, che spettano ai governi nazionali, ma dovrebbero essere coordinate a livello Ue nel vertice sanitario di giovedì. La Vassiliou ha consigliato di evitare i viaggi nelle area a rischio di Messico e Usa, precisando poi che il suo è un parere personale. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha indicato come zone ad alto rischio Città del Messico e la Baja California, ha annunciato che la presidenza italiana di turno degli otto Paesi più influenti (G8) intende attivare un coordinamento, allargato a Messico, Brasile, Cina, India e Sudafrica, per affrontare il problema della febbre suina «a livello globale». Dalla Spagna sono arrivate rassicurazioni di buona risposta alle cure del primo caso di febbre suina in Europa. Le autorità sanitarie scozzesi hanno reso noto che i due contagiati ricoverati nell'ospedale di Airdrie, vicino Glasgow, erano rientrati da poco dal Messico. Anche 28 studenti colpiti dalla febbre suina a New York erano reduci dalla «vacanza di primavera» in Messico. Casi sospetti di diffusione del virus vanno dall'Europa (Francia, Svezia, Danimarca o Svizzera) fino alla Nuova Zelanda. Ivo Caizzi

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della stampa internazionale (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 Il giudizio della stampa internazionale Time I primi mesi della presidenza di Obama sono stati tra i più spettacolari della storia americana dai tempi di Roosevelt, scrive Joe Klein. Ma le prove più difficili sono davanti a lui, dalla capacità di gestire la crisi finanziaria al Medio Oriente

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La sfida dei primi cento giorni Aprire la Casa Bianca al mondo (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 La sfida dei primi cento giorni Aprire la Casa Bianca al mondo La crisi, le riforme, gli errori. Così Obama ha cambiato Washington DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Ogni mattina poco dopo le 8, quando arriva nello Studio Ovale, Barack Obama trova sul tavolo 10 lettere di cittadini americani. È Mike Kelleher, direttore dell'Ufficio di corrispondenza della Casa Bianca, a selezionarle tra le migliaia, che giungono quotidianamente al 1600 di Pennsylvania Avenue: «Scegliamo quelle con i messaggi più scomodi ». «Le legge tutte e spesso risponde, per lui è come un dovere religioso. È la sua finestra fuori dalla bolla», spiega David Axelrod, il consigliere più vicino al presidente, che ogni mercoledì sera tiene sessioni di pizza e strategia nel suo appartamento con vista sul fiume. Di tutti i pericoli contro cui ha combattuto nei primi 100 giorni del suo potere, pochi hanno impegnato di più Barack Obama e i suoi fedelissimi, come quello di rimanere isolato dall'umore del Paese, di perdere la capacità di sentirne le corde profonde, ch'era stata l'arma migliore in campagna elettorale. Ma oltre le lettere, o la strenua lotta con l'ufficio legale e il servizio segreto, per tenersi il BlackBerry e comunicare con il gruppo più ristretto dei suoi amici, una data racconta da sola la battaglia, rivelatasi vincente, di Obama su questo fronte. Il 3 febbraio, travolto dalle rivelazioni sui suoi problemi con il fisco, Tom Daschle, designato a guidare il Dipartimento della Sanità e lanciare la più ambiziosa delle riforme promesse dal neopresidente, ritirò il suo nome dalla contesa. Quella sera stessa, davanti ai principali network televisivi, Obama ammise l'errore: «Ho fatto una cazzata». Nella notte, in una riunione d'emergenza alla Casa Bianca, il presidente e i suoi consiglieri presero la decisione che avrebbe cambiato tutta la narrativa presidenziale: bruciava soprattutto, a una squadra eletta con l'ambizione di cambiare Washington, essere rimasti impigliati nella ragnatela della capitale, catturati dalla cacofonia di un sistema chiuso e autoreferenziale. Una settimana dopo, l'Air Force One faceva rotta per Elkhart, in Indiana, dove la disoccupazione è triplicata nell'ultimo anno. Poi Fort Myers, Florida. E Peoria, Illinois, specchio demografico del Paese medio, dove il presidente annunciava il passaggio al Senato del più grande piano di stimolo all'economia della Storia americana. Da allora, tranne quando era all'estero, nessuna settimana è trascorsa senza che Obama sia uscito dalla monade sul Potomac: «Abbiamo portato Washington dove la crisi fa più male e la gente ha capito », dice Axelrod. Cento giorni, una «data artificiale » nata dalla tradizione rooseveltiana e alimentata dalla concitazione dei media, come suggeriscono gli uomini del presidente? Forse. Ma neppure loro hanno lasciato nulla al caso per domani, 29 aprile, data del giro di boa: una puntata di alto profilo a St.Louis, in Missouri, poi rientro a Washington per una conferenza stampa in prima serata e soprattutto un capillare lavoro sull'immagine e l'azione presidenziali. Artificio o meno, mai partenza di un leader della Casa Bianca è stata così vorticosa, radicale, densa d'iniziative, leggi, svolte storiche, suggestioni e sì, anche errori marchiani. «Mai sprecare l'opportunità, offerta da una buona crisi», è stato il motto imposto alla nuova Amministrazione da Rahm Emanuel, l'adrenalinico e scurrile (quando esterna in via confidenziale, mette un «fuck» ogni tre parole) capo dello staff presidenziale. Così, prendendo le mosse dalla più grave recessione dalla Grande Depressione, Obama ha usato una straordinaria popolarità (7 americani su 10 ne approvano l'operato) per muovere l'America in una nuova direzione, cercando di cambiarne aspetti fondamentali. Non è detto che ci riesca. Non è detto che la scelta di una cadenza titanica non si riveli troppo ambiziosa, di fronte al «primum vivere» imposto dalla crisi economica. Ma Obama ha già rivoluzionato il tono e la fisiognomica della presidenza. Fosse la sua combinazione di candore e visione, con la paziente spiegazione di temi complessi, come il sermone della montagna, sulla necessità di ricostruire una casa sulla roccia e non sulla sabbia. Fossero l'invito agli Earth Wind & Fire a suonare alla Casa Bianca, o il suo monito ai manager delle grandi banche che in una ormai famosa riunione, il 27 marzo, obiettavano all'esortazione a rivedere i loro eccessi attraverso la lente di milioni di americani che stringono la cinghia: «Signori state attenti a dire queste cose, la gente non le accetta. La mia Amministrazione è l'unica cosa che sta tra voi e i forconi del popolo ». E ancora, la straordinaria grazia di Michelle, nuova icona popolare; la mano tesa che i repubblicani continuano a rifiutare; la calma zen in ogni situazione. In cento giorni è tantissimo. Ora deve cominciare a governare. Paolo Valentino \\ I 100 giorni? Non significano niente, ma è una scadenza che devi rispettare Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca Foto ufficiale Il 44Ú presidente degli Stati Uniti Barack H. Obama ritratto nello Studio Ovale della Casa Bianca da Chuck Kennedy (Ansa)

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Air Force One sui grattacieli: paura a New York (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 16 Le scuse della Casa Bianca Air Force One sui grattacieli: paura a New York NEW YORK Paura a New York per un volo a bassa quota del gemello dell'Air Force One, il 747 utilizzato dal presidente Usa. Il jet, scortato da due F-16, ha sorvolato Manhattan e Staten Island. Obama non era a bordo. Il volo era stato autorizzato per un servizio fotografico. Molti newyorchesi non lo sapevano e (foto a destra) sono scesi in strada, impauriti, pensando a un nuovo 11 settembre. La Casa Bianca si è scusata per «la confusione e i disagi».

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Primi colloqui con Cuba (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/04/2009 - pag: 17 A Washington Primi colloqui con Cuba WASHINGTON Prove di dialogo tra Stati Uniti e Cuba dopo il processo di distensione tra i due Paesi avviato dall'amministrazione Obama. Il sottosegretario di Stato Usa Tomas Shannon ha incontrato ieri Jorge Bolaños, responsabile dell'Ufficio degli Interessi di Cuba a Washington. I due si erano già visti lo scorso 13 aprile, fa sapere un portavoce del Dipartimento di Stato, sottolineando come questo tipo di colloqui si svolgessero anche sotto la presidenza Bush. Il New York Times riferisce che l'incontro mirava a esplorare argomenti di comune interesse, dall'immigrazione al traffico di droga. Nessun riferimento per ora all'abolizione dell'embargo commerciale in vigore da 47 anni, sollecitato da molti Paesi al recente vertice delle Americhe. Líder Il presidente cubano Raúl Castro, 78 anni a giugno, fratello minore di Fidel

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L'integrazione (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 28/04/2009 - pag: 9 L'integrazione Storie di ordinaria immigrazione raccontate nel libro di Livia Turco: ne discutono Alemanno e D'Alema Si conosceva la donna, e la politica di lungo corso. Insomma, il personaggio pubblico. Ma ieri ha un po' sorpreso la narratrice, l'«inviata speciale» in una periferia di Roma che lei Livia Turco ha scelto di raccontare partendo dall'esperienza di una scuola molto, molto particolare, la Carlo Collodi: 97 bambini romeni, di cui 36 rom, su 161 stranieri e di 16 nazionalità, 24 per cento dei 533 alunni della scuola primaria e dei 138 della scuola dell'infanzia. Il viaggio narrativo (e di fatto giornalistico, come ha sottolineato il moderatore dell'incontro ed editorialista del «Corriere della Sera» Paolo Franchi) della due volte ex ministro in giro per l'Italia è partito da qui, dal Trullo, ex «Borgata Ciano» inaugurata da Mussolini nel 1940, zona spesso assurta, negli anni, al rango di protagonista in negativo di fatti di cronaca (dall'uccisione dei fratellini Brigida al recente, due anni fa, incendio del bar di via Monte della Capre). Ed è al Trullo, proprio nei locali della Collodi, che Livia turco ha scelto di tornare ieri pomeriggio per presentare il suo ultimo libro intitolato «Il muretto » (Donzelli editore) e sottotitolato così: «Storie di ordinaria convivenza tra italiani e immigrati». Un libro bello e per molti aspetti sorprendente, come ieri hanno sottolineato, fuori dalla ritualità dell'omaggio, tutti i presentatori: Massimo D'Alema, il sindaco Gianni Alemanno, il presidente del XV municipio Gianni Paris, la deputata del Pd Marianna Madia e la direttrice della scuola Stella Maris Ferrari. Il volume racconta storie recenti di immigrazione e integrazione in Italia, come quelle del muro di Padova, di via Piave a Mestre, dei bagni di via Agliè a Torino, di una coppia mista a Napoli o del centro antiviolenza «Le Maree» di Roma. Ma ieri si è parlato soprattutto della scuola Collodi, dove da anni, grazie agli sforzi silenziosi e quotidiani di maestre straordinarie, di genitori, ragazzi e mediatori culturali, si sta realizzando una sorta di piccolo-grande miracolo, con gesti apparentemente piccoli ma in grado di cambiare le mentalità (e in una realtà difficilissima). «È un libro che diffonde speranza ha riconosciuto Alemanno racconti che parlano di persone reali, pieni di personaggi che credono nell'integrazione e si impegnano per realizzarla al di là dei loro compiti». Un libro, per D'Alema, «non buonista, che sfugge a rappresentazioni semplicistiche della realtà, compresa quella dell''immigrato buono', un libro con il pregio di parlare degli immigrati come persone e non come numeri: trecento, mille, quattro milioni... La sfida dell'immigrazione non è un idillio, ma si può vincere a patto di governarla. Per farlo occorre innanzitutto ripensare totalmente la politica dell'immigrazione. In un paese come il nostro un immigrato di seconda generazione come Barack Obama dovrebbe chiedere il permesso di soggiorno ». Edoardo Sassi Speranza Per il sindaco «un testo che diffonde speranza». «Senza essere buonista» ha aggiunto D'Alema Insieme Una classe con bambini di ogni continente. A destra, la presentazione con la Turco, Alemanno e D'Alema

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La casalinga anti-Dal Molin a Washington (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Politica data: 28/04/2009 - pag: 15 La pasionaria Cinzia Bottene ricevuta dalla commissione sugli investimenti militari del Congresso La casalinga anti-Dal Molin a Washington MILANO «La verità vera? È che sono un'incosciente totale. Mica altro». Cinzia Bottene, 52 anni, casalinga di Vicenza, ex timida («Da ragazzina camminavo rasente i muri. Ma da quando le mie amiche mi hanno obbligato a salire sul palco a Trento per contestare Prodi, marcio come un treno»), la vorrebbe liquidare lì, tutta la storia. Appena sbarcata dopo un volo Washington-Parigi-Venezia, mentre recupera le valigie al nastro trasportatore, il volto e l'anima del movimento No Dal Molin se la ride con leggerezza. La stessa con la quale da mesi affronta militari e politici. E dell'avventura americana appena conclusa la prima cosa che ti racconta è un particolare da gita scolastica: «Ma lo sai che dormivamo alla Pink House? È la casa delle donne attiviste per la pace. Sono loro che ci hanno ospitate per tutto il periodo e ci hanno aiutato negli spostamenti. Ci siamo divertite da matti. Una sera, per festeggiare, abbiamo cucinato noi la carbonara: un successone». Cinzia, Laura Bettini ed Emanuele Rivellino (anche loro del No Dal Molin) sono stati ricevuti giovedì scorso, per la prima volta, al Congresso degli Stati Uniti, dalla Commissione Appropriation military construction. «Una eccezione, mi dicono, perché è raro che questo importante organismo, che definisce gli investimenti militari, convochi degli stranieri ». Dopo tre anni di picchetti, manifestazioni, proteste e contestazioni bipartisan, vedersi a colloquio con chi può decidere davvero le sorti della base americana da loro tanto contestata, per la pasionaria di Vicenza e i suoi compagni di viaggio è stata, manco a dirlo, «un'emozione grandissima. Se penso a tutte le porte sbattute e all'indifferenza che abbiamo ricevuto qui in Italia... Lì invece hanno un concetto molto chiaro di democrazia formale: tutti possono e devono dire la loro. E così, anche noi siamo riusciti a farci ricevere. Come? Roba da manuale. Abbiamo chiesto prima un colloquio al presidente della commissione, Sam Farr, un democratico. Poi abbiamo spedito i moduli con i nostri dati e una relazione. Però eravamo convinti di fare una cosa inutile, come quando imbuchi la cartolina per un concorso a premi... Non ti aspetti di vincere. E invece, quando ci è arrivata la lettera di invito col logo del Congresso, ci sembrava di essere in un film di Frank Capra». Così, giovedì mattina, Cinzia Bottene si è ritrovata davanti alla Commissione finanziamenti militari degli Stati Uniti. Una delle più potenti del Congresso. «Io e Laura per l'occasione abbiamo indossato un tubino nero con filo di perle. Ci siamo ispirate a Michelle Obama... Emozionate? Nella sala accanto stava deponendo Hillary Clinton, e in un'altra ala c'era Obama: inutile dire di no. Ma siamo stati accolti in maniera sorprendente, devo ammetterlo. C'era un grande silenzio quando parlavamo. O meglio, quando parlava Laura, che sa le lingue, ed è stata bravissima. Io l'inglese lo capisco così così, lo parlo peggio. Ho preferito star zitta. E dire che non c'eravamo preparate nemmeno un discorso». Nemmeno una scaletta? «No, giuro. Beh, dopo che per anni parli di certe cose, le sai a memoria. Abbiamo spiegato loro le ragioni per cui non dovrebbero proseguire nel progetto di costruzione della base a Vicenza: il problema della falda acquifera, la eccessiva vicinanza al centro storico. E poi come la decisione sia stata nascosta all'intera popolazione per anni. Alla fine conoscevano il problema a fondo. Per capirci, ora nessuno anche tra gli americani potrà più dire di non sapere». Poche ma mirate le domande dei deputati americani: «Per esempio ci hanno chiesto se cambiando l'architettura del progetto saremmo stati più contenti... Ma gli abbiamo spiegato, nascondendo un sorriso, che non era mica una questione di estetica! Poi hanno voluto sapere come si poneva il governo italiano rispetto a questo caso. E noi giù a dire dell'accordo Bush-Berlusconi, dell'ultimatum di Spogli, e dell'editto bulgaro di Prodi. Li abbiamo stesi. Tanto che i due deputati repubblicani se ne sono stati zitti zitti fino alla fine. Al termine dell'incontro il presidente si è girato verso uno dei membri della Commissione e gli ha detto: contattiamo subito il Pentagono e chiediamo se ci sono spazi di intervento. Capisci? Proprio così». Tutta un'altra musica rispetto a quando c'era l'amministrazione Bush, secondo Cinzia: «Quando andammo allora, riuscimmo solo a parlare con qualche deputato nei corridoi: ci ascoltavano per dovere, con lo sguardo distratto, la mano al cellulare, e poi una pacca sulla spalle e via. Insomma il cambio di clima, con Obama, si fa sentire. E la nostra vicenda ne è la prova. Se ci fosse stato ancora Bush alla Casa Bianca non ci avrebbero nemmeno ricevuto. Però il potere del Pentagono è ancora fortissimo. Lo percepisci dagli sguardi. Da come molti di loro, alla fine, ci sono venuti incontro e in un orecchio ci hanno bisbigliato: andate avanti, fate bene. Ce la farete». E se ce la faceste davvero? «Avremmo dimostrato che anche le formichine, come ci hanno spesso definito, a volte vincono». Angela Frenda

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IL CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 28-04-2009)

Argomenti: Obama

Mario Deaglio IL CONTAGIO PUO' COLPIRE L'ECONOMIA La febbre suina non rappresenta solo una grave emergenza sanitaria; si tratta di un evento totalmente imprevisto, un «fattore S» (dove S può stare per «suini», «sanità» e «sorpresa») comparso d'improvviso con il quale occorre fare i conti, oltre che sotto il profilo medico anche sotto quello delle già incerte prospettive di ripresa economica mondiale. Lo si è visto nella giornata di ieri quando le prime notizie sulla febbre suina hanno immediatamente determinato su tutte le Borse del mondo forti perdite per i titoli legati ai viaggi e al turismo mentre le quotazioni delle imprese farmaceutiche, soprattutto quelle che producono vaccini, sono fortemente salite, una reazione cinica ma purtroppo realistica dei mercati tesi a individuare subito chi guadagna e chi perde di fronte a una situazione nuova. Crisi sanitaria e crisi finanziaria hanno molti aspetti in comune. Il primo è appunto la mancanza di un rimedio già pronto: niente vaccini contro la febbre, nessuna ricetta valida per bloccare i danni legati all'insuccesso dei mutui subprime. Il secondo è la rapida mutazione della causa iniziale: ci hanno già informati che il vero pericolo, tutto sommato, non è il virus suino nella sua forma attuale ma la elevata probabilità di mutazioni più gravi e aggressive. Partendo dal solo settore delle abitazioni «povere» degli Stati Uniti, il virus finanziario dei mutui subprime ha subito in due anni diverse mutazioni, estendendosi all'intera edilizia abitativa di quel Paese; di lì si è insinuato nei bilanci delle banche che avevano prestato soldi su garanzie immobiliari e ha provocato enormi perdite contabili e indotto negli operatori finanziari il sospetto reciproco. Si è così arrivati nella primavera-autunno del 2008 a una vera e propria paralisi del mercato interbancario con la necessità di imponenti interventi pubblici; e infine il virus ha superato, con una violenza e una rapidità vista poche altre volte nella storia, la barriera che lo separava dall'economia reale, determinando le attuali, massicce cadute produttive e occupazionali. Di fronte a questa incredibile avanzata, i regolatori dell'economia non hanno saputo bene che cosa fare e hanno ripetutamente, nel corso del 2007 e del 2008, trasmesso messaggi di fiducia, come se i problemi fossero in via di soluzione, che si sono rivelati gravemente errati. Auguriamoci che i responsabili della sanità mondiale riescano a prendere in mano la situazione, dal momento che dispongono di procedure consolidate e hanno esperienza di altre crisi simili, come quella, tutto sommato assai ben gestita, dell'influenza aviaria. Sul loro successo, l'informazione giocherà un ruolo importante e difficile: come per le vicende delle Borse, anche per le epidemie tra l'informazione corretta e l'allarmismo la distinzione può essere molto tenue. Al livello sanitario mondiale le procedure sono consolidate alla luce di precedenti epidemie e pandemie, ma differenze apparentemente piccole nell'atteggiamento concreto dei singoli governi possono provocare pesanti ripercussioni. Il presidente Obama ha tenuto a dichiarare ieri che la febbre suina è «motivo di preoccupazione» e non già «motivo di allarme», una distinzione che può sembrare speciosa; ha però ricordato di aver dichiarato uno «stato di emergenza» relativo alla salute pubblica, sia pure a titolo precauzionale. Sembra un giocare con le parole non troppo dissimile da quello del suo predecessore che si rifiutava di usare la temutissima parola «recessione» e preferiva il meno allarmistico «inversione di tendenza» (downturn). Da oltre Atlantico arriva quindi una cautissima tendenza a ridimensionare, ma da Bruxelles la cipriota Androulla Vassiliou, commissario europeo alla Sanità, non ha fatto tanti complimenti e ha consigliato agli europei di evitare qualunque viaggio non essenziale negli Stati Uniti e in Messico, un invito di gravità eccezionale che lascerebbe supporre la presenza di elementi di preoccupazione non ancora resi pubblici. Da Bruxelles si è poi ristretto il consiglio alle aree in cui si sono registrati casi del morbo, che comprendono però la città di New York, dove in un liceo almeno otto studenti sono risultati infetti. Un alto funzionario della Sanità americana ha però definito «ingiustificato» questo consiglio dato agli europei. Dietro a queste differenze di opinioni c'è forse il maggior grado di preparazione della sanità pubblica europea, con un'ampia serie di reti di sicurezza mentre questo settore non ha certo rappresentato in anni recenti una priorità per gli Stati Uniti, dove non solo si è sostanzialmente abolita l'obbligatorietà dei vaccini, ma si è giunti, in taluni casi, a negarne la gratuità agli immigrati irregolari e ai loro figli in nome del mercato, della libertà e della responsabilità individuale. Nella vecchia Europa, il mercato fortunatamente non è giunto a simili estremi e l'«ombrello» pubblico dovrebbe risultare più efficiente. In definitiva, in un mondo in cui si pretende giustamente la «trasparenza finanziaria» ci starebbe bene anche un poco di «trasparenza sanitaria»; il cittadino ha l'impressione che, nella sanità come nella finanza, qualcosa gli possa essere celato. E non è con le reticenze che si esce dalle crisi né di un tipo né dell'altro. mario.deaglio@unito.it CONTINUA A PAGINA 31

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