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Report "Obama"  9-6-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

In Olanda avanza la destra xenofoba di Geert Wilders, soprannominato Mozart, ma solo per la capiglia... ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Come dice Obama, siamo tutti meticci, e il mondo sarà tanto migliore quanto più la globalizzazione diffonderà il meticciato. Dobbiamo capire che la diversità è bella e feconda, l'uniformità sterile e noiosa. Basta pensare alla monotonia di certi immensi campi di mais e alla foresta amazzonica, dominio della biodiversità.

Corte Suprema: stop a Chrysler-Fiat ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama era scesa in campo ieri mattina per difendere l'accordo Fiat-Chrysler dalla minaccia dei ricorsi presentati da tre fondi pensione dell'Indiana alla Corte Suprema di Washington con Elena Kagan, che in qualità di Solicitor General rappresenta il ministero della Giustizia di fronte alla Corte Suprema.

Nella moschea di via Aglietto operazione "porte aperte" per due classi del Chiabrera ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Si è parlato anche dello storico discorso di Obama, «molto apprezzato dai popoli dell'Islam». La moschea è frequentata da un centinaio di seguaci e, soprattutto per la preghera del venerdì, lo spazio risulta insufficiente. Zargar ha spiegato che molte abitudini «non devono essere giudicate da lontano ma contestualizzate».

In Friuli il giovane avvocato ha superato il premier: diecimila preferenze in più ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: c'è chi la chiama «Obama», chi «Uragano», chi «Segretario del Pd». Calma. Lei nemmeno ha brindato. Attaccato al computer, Riccardo sommava le preferenze e bastava un'occhiata: «Predi voti anche in Emilia, è fatta». Solo succo d'arancia e i dolcetti portati da Aziz, l'egiziano segretario di un circolo Pd.

Renzi non ce la fa, dovrà cercare i consensi nella sinistra divisa ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: i consensi nella sinistra divisa Matteo Renzi Giovanni Galli «Che palata in faccia» Ma l'Obama italiano promette: non mi arrendo, vado avanti [FIRMA]JACOPO IACOBONI INVIATO A FIRENZE E' come se lo champagne si fosse sgasato, scaldato. L'atmosfera carica di aspettative di domenica notte s'è disciolta, alle 8 al comitato elettorale di Matteo Renzi s'affaccia un leggero scoramento.

A sorpresa Michelle incontra Sarah ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: colloquio A sorpresa Michelle incontra Sarah Visita turistica lampo a Londra per Michelle Obama e le figlie, Sasha e Malia, di ritorno da Parigi. La First Lady ha visitato la residenza del primo ministro britannico a Downing Street, dove ha avuto un colloquio privato con Sarah Brown, consorte del premier. Obama non ha invece incontrato Gordon Brown, ma è volato direttamente a Washington.

Le reporter Usa ai lavori forzati ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama non sembra intenzionata a porgere l'altra guancia di fronte alla sentenza nordcoreana: se infatti da un lato il Dipartimento di Stato annuncia che esplorerà «ogni strada» per riportare in patria le due giornaliste, dall'altra il Segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere che «non possiamo continuare a rinegoziare per la terza volta ciò che abbiamo già ottenuto»

"Con Netanyahu si rischia la rottura tra Usa e Israele" ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: «Con l'insediamento dell'amministrazione di Obama sarei andata a Washington per lavorare assieme sugli interessi comuni. Questa regione - avrei detto - è divisa fra moderati ed estremisti, gli Stati Uniti guidano il mondo libero, Israele condivide i principi ed i progetti del mondo libero.

fiat-chrysler la corte suprema congela la vendita ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Tropea alle pagine 30 e 31 Ammissibile il ricorso dei fondi sfida al presidente Obama Fiat-Chrysler la Corte suprema congela la vendita SEGUE A PAGINA 30

dodici anni di lavori forzati a giornaliste usa caferri e zampaglione ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina A PAGINA 25 Due condanne per ingresso illegale Obama protesta: liberatele subito Nord Corea dodici anni di lavori forzati a giornaliste Usa caferri e zampaglione SEGUE A PAGINA 25

berlusconi incolpa gli ex di an "ho combattuto solo contro tutti" ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 3 - Interni Berlusconi incolpa gli ex di An "Ho combattuto solo contro tutti" Il premier teme contraccolpi diplomatici in vista di Obama Il presidente minaccia una "rivoluzione" ai vertici del Popolo della libertà Il Cavaliere pronto a cedere alla Lega la Lombardia. Per Formigoni c´è la Commissione Ue

"io come che guevara e nichi è fidel" - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Accanto a lui, tutti i ragazzi di Emilab, quelli della campagna elettorale su Internet e con il sorriso. Quelli che "un poco siamo come Obama". Alle 22 l´urlo di via Re David, sul maxi schermo fuori trasmettono la proiezione. Emiliano è in testa. La notte sarà lunga.

obama e i giovani sono loro i vincitori della sfida di beirut - gad lerner ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Esteri Obama e i giovani sono loro i vincitori della sfida di Beirut Protagonisti sono gli stessi ragazzi che nel 2005 reagirono con coraggio all´omicidio di Rafik Hariri GAD LERNER In Libano ha vinto Obama. Senza il suo impegno diretto, culminato nel bellissimo discorso all´islam pronunciato al Cairo, difficilmente nel paese dei cedri l´

corea, lavori forzati per le due reporter usa - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: "Liberatele" La prossima settimana il presidente americano vedrà il leader sud-coreano ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Colte nel mezzo dello scontro tra la Corea del Nord e il resto del mondo sulle provocazioni nucleari di Kim Jong-il, Laura Ling e Euna Lee, due giovani giornaliste americane, sono state condannate dalla corte centrale di Pyongyang a 12 anni di prigione e lavori

ue, arriva la stretta contro i deficit ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: recessione ancora profonda ROMA - Se davvero l´economia tornerà «in territorio positivo» nel 2010, allora gli Stati dovranno «cominciare la correzione» del loro deficit. E per convincerli, Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari economici e monetari, valuterà «procedure per deficit eccessivo nei confronti degli Stati membri che sforeranno il 3%

fiat-chrysler, bloccato l'accordo a vuoto il pressing della casa bianca - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Bianca di Barack Obama, che fino all´ultimo aveva cercato di convincere i nove giudici ad avallare l´alleanza. Alle 22 di ieri, ora italiana, quel silenzio si è trasformato in una delusione per Sergio Marchionne: con un ordine firmato dal giudice Ruth Bader Ginsburg, la Corte ha infatti bloccato l´operazione in attesa di una udienza sul ricorso presentato da tre fondi pensione dell´

il lingotto non fa drammi "è solo un rinvio tecnico" - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: imboccato nel pomeriggio del 30 aprile con il discorso di Barack Obama. A Torino non mettono in conto una svolta di questo genere ma si fa notare, anche perché sta scritto nella lettera di intenti di febbraio, che il Lingotto ha tempo di recedere da ogni impegno fino al 15 giugno. Manca ancora una settimana a questa scadenza però per il momento una simile scelta è un´ipotesi remota,

si ritira bucci, l'anticalciatore "paravo anche l'ignoranza " - benedetto ferrara ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: «La biografia di Obama. Lui è la nostra speranza». Bucci, si ricorda un aneddoto divertente? «Mi fa sempre ridere quando ripenso ai miei quindici anni e alla valigiona con cui mi presentai davanti al pullman per il mio primo ritiro. Non sapevo che la roba da vestire me la dava la società.

addio al civismo alla bolognese così finisce la stagione di guazzaloca - michele smargiassi ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Contro Cofferati avrebbe perso anche Obama», si consolò poi Guazzaloca, che perse ma onorevolmente, e si rifugiò a Roma, con una sinecura all´Antitrust, a meditare a sua volta il ritorno. Ma questa volta, a modo suo. Da solo. Senza più chiedere l´appoggio dei partiti del centro-destra (tranne l´Udc dell´amico e pigmalione Pierferdinando Casini,

Nord Corea, lavori forzati per le reporter ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: «Sono profondamente preoccupato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Laura Ling, 32 anni, ed Euna Lee, cittadine Usa, giornaliste tv, accusate di «crimine grave» e di attraversamento illegale dei confini di Stato: condannate ciascuna a 12 anni di rieducazione attraverso il lavoro.

Elezioni in Libano, Nasrallah si congratula con i vincitori ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: 14 Marzo» hanno lasciato capire di essere pronti a formare un governo di unità nazionale, ma senza diritto di veto per i ministri di Hezbollah. Il presidente Usa Obama si è felicitato con i libanesi per le elezioni che hanno dimostrato ancora una volta al mondo «il loro coraggio e la forza del loro impegno per la democrazia».

Stipendi e manager la stretta di Geithner ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia data: 09/06/2009 - pag: 41 Le misure Stipendi e manager la stretta di Geithner Domani il Tesoro Usa annuncerà le misure per limitare i compensi ai manager delle aziende salvate coi soldi del governo. Lo ha comunicato l'amministrazione Obama

Fiat-Chrysler, ultimo rinvio della Corte ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: La spinta di Obama DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Prima battuta d'arresto per la nuova Chrysler «targata» Fiat. Nonostante le pressioni dell'amministrazione Obama, convinta che senza un via libera immediato alla nascita della nuova società partecipata dal gruppo torinese e guidata da Sergio Marchionne, Chrysler rischia di passare dall'amministrazione controllata alla liquidazione,

Benigni: ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Quando recitavo a Londra, in città c'era anche lui per il G 20, vi ricordate che urlava Obama Obama, ho pensato che gli volesse strizzare le palle come avevo fatto io con Pippo Baudo, o magari tastare le chiappe della regina: 'Sei maggiorenne vero?'». P. Cer.

Leghista di colore: è sindaco ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Negli Usa ammiro Obama spiega ma io sto con Bossi. Lo sanno tutti in paese, dato che spesso vado a giocare a scopone scientifico al bar e non faccio mistero delle mie idee». Direttrice di un albergo in Val d'Aosta, ha vinto con il 28% dei voti. Nata a Springfield, nel Massachusetts, tornò in Italia nel '71 quando la madre di Viggiù si separò dal papà,

Berlusconi incolpa gli ex di An "Ho combattuto solo contro tutti" ( da "Repubblica.it" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il suo cruccio stanno diventando i rapporti con Barack Obama. Con il quale, ripete, "va assolutamente costruito un rapporto". Il presidente del consiglio è sempre più convinto di aver affrontato nell'ultimo mese una "manovra esogena". I giornali stranieri, Rupert Murdoch, quelli che chiama i "poteri forti".

Firenze, Renzi non ce la fa ( da "Stampaweb, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: «Obama italiano», come lo chiamò «Time» esagerando lievissimamente, il mondo delle Serracchiani, volendo, o della fatica che si fa nel Pd anche solo per aprire qualche porta. Renzi non sfonda subito, ma non gliene si può fare una colpa. Perché anche la leggendaria roccaforte toscana non si dà più fino in fondo al Pd,


Articoli

In Olanda avanza la destra xenofoba di Geert Wilders, soprannominato Mozart, ma solo per la capiglia... (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

In Olanda avanza la destra xenofoba di Geert Wilders, soprannominato Mozart, ma solo per la capigliatura: i voti li ha raccolti con una violenta campagna anti-islamica. Berlusconi dice che Milano sembra una città africana, e dal tono si capisce che non è un complimento. Detto così, africano smette di essere un aggettivo neutro come europeo, americano o australiano: contiene un giudizio, o meglio un pregiudizio, una ideologia, una visione del mondo che si poteva già avvertire nell'uso del participio abbronzato. Ma il riemergere di divisioni in ultima analisi razziste si nota anche su scala provinciale. In Belgio i fiamminghi si oppongono ai valloni, il popolo veneto al lombardo ed entrambi al romano. Negli stadi la pelle nera diventa un motivo per insultare la squadra avversaria. Anche qui si misura la nostra ignoranza scientifica, la lentezza con cui i risultati della ricerca diventano conoscenze condivise. Oggi dovremmo sapere che ci saranno sì razze di cani e di cavalli, ma le razze umane non esistono. Non esiste la razza nera così come non esiste la razza bianca, gialla o india. Non esiste neppure «la» razza umana, come talvolta si sente dire. Esiste la specie. La specie Homo sapiens e, se si vuole alludere all'evoluzione culturale, l'Homo sapiens sapiens. I lavori di Luca Cavalli-Sforza all'Università di Stanford (California) e dei suoi collaboratori Alberto Piazza (Università di Torino) e Paolo Menozzi (Università di Parma) hanno dimostrato da tempo che l'umanità viene da un ceppo che circa 200 mila anni fa partendo dall'Africa centro-orientale si è irradiato su tutto il pianeta. Quindi, in un certo senso, siamo tutti africani, e non c'è da stupirsi se Milano non fa eccezione... Ancora più interessante è la scoperta che le differenze di colore della pelle, benché così evidenti, dipendono da pochi dei nostri trentamila geni. La differenza genetica tra un bianco e un nero non è molto diversa da quella che si può riscontrare tra due bianchi, due neri o due cinesi. Anzi, per fattori casuali, con buona pace di Calderoli, può capitare che ci sia più distanza genetica tra due bergamaschi che non tra un bergamasco e un africano. Quando nel 2003 la mappa del DNA umano fu completata da due gruppi indipendenti, uno pubblico coordinato dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti e uno privato sotto la guida di Craig Venter, si vide che la variabilità genetica tra due uomini presi a caso è in media del 2-3 per mille. Se questa variabilità è legata ai geni del colore della pelle, diventa ben visibile. Se invece è legata ad altri geni, magari anche molto più significativi perché associati al rischio di gravi malattie, può risultare, ad un esame esteriore, del tutto irriconoscibile. Ancora all'inizio del Novecento si promulgavano leggi per impedire l'integrazione. Tra il 1896 e il 1915 in 28 Paesi degli Stati Uniti vengono vietati i matrimoni tra bianche e neri. Nel 1924 un movimento per l'eugenetica portò a leggi che limitavano l'immigrazione di persone «di razza nordica», e tra le escluse ci fu anche la «razza mediterranea». Nell'Italia dell'ottimismo positivista, Cesare Lombroso riteneva di aver identificato la «razza delinquente», segnata dall' «atavismo», e anche da noi nel 1938 arrivarono le «leggi razziali». Dove abbia portato il mito della «razza ariana» teorizzato da Hitler lo sappiamo bene: lo sterminio degli ebrei e degli zingari, considerati «razze inferiori». La cosa più temibile è che il termine razza si trascina dietro pregiudizi culturali, etnici, religiosi, legati a diversi stili di vita. Ci siamo tanto assuefatti al riaffiorare di questi atteggiamenti che nessuno si scandalizza sentendo parlare di «scontro di civiltà» a proposito delle differenze tra Occidente e mondo arabo. A nessuno viene in mente che semmai sono le «inciviltà» a scontrarsi, le civiltà si incontrano. Come dice Obama, siamo tutti meticci, e il mondo sarà tanto migliore quanto più la globalizzazione diffonderà il meticciato. Dobbiamo capire che la diversità è bella e feconda, l'uniformità sterile e noiosa. Basta pensare alla monotonia di certi immensi campi di mais e alla foresta amazzonica, dominio della biodiversità. La scienza può aiutare questo processo di maturazione civile e culturale in due modi: con le nuove conoscenze che conquista e con il metodo che applica, basato sull'osservazione, l'ipotesi, l'esperimento. Un metodo condiviso dagli scienziati di tutto il mondo, un linguaggio dell'intelligenza che fa da denominatore comune razionale alla (bella) varietà di pelli, religioni, costumi, tradizioni.

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Corte Suprema: stop a Chrysler-Fiat (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

LA DECISIONE NEL MERITO DELLA GIUDICE RUTH BADER GINSBURG POTREBBE PERÒ ARRIVARE GIÀ OGGI Un allungamento dei tempi potrebbe pregiudicare l'intero piano di salvataggio Corte Suprema: stop a Chrysler-Fiat [FIRMA]MARINA CASSI TORINO L'armonia è tornata. Ha incassato solo applausi il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, che ieri è tornato in quella fossa dei leoni che sono le Carrozzerie di Mirafiori. L'ultima volta, il 7 dicembre 2007, con Angeletti e Bonanni - che sarà a Torino il 12 a incontrare i lavoratori Fiat in una parrocchia - era stato anche fischiato da operai, non solo Cobas e Ugl, che rimproveravano alle confederazioni un rapporto troppo morbido con il governo «amico» di Romano Prodi. Il segretario della Cgil parla subito di Opel: «E' difficile dire se si può riaprire la vicenda, quello che è certo è che c'è bisogno di fare chiarezza. Si è fatto tutto troppo in fretta». E aggiunge: «Dopo la decisione del governo tedesco sta venendo fuori che gli stessi contenuti della scelta non erano chiari a tutti i soggetti in campo. Forse il massimo di trasparenza non c'è stato nel modo in cui la vicenda è stata condotta». E dalla Opel Epifani passa alla Chrysler per dire che «anche con l'accordo con la casa Usa la quota di auto che si farà in Italia è bassa. Non c'è al mondo alcun gruppo che produce 4 milioni di auto e ne fa meno del 20% nel suo paese». Ieri questi metalmeccanici - che non si sono mai fatti problemi a dire tanti no a contratti, accordi, piattaforme - hanno riconosciuto in Epifani il leader che, preso l'impegno di tornare, lo ha fatto. Con lui c'è il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, per una assemblea elettorale; chiedono voti per i candidati Fiom alle elezioni delle Rsu. A Mirafiori voteranno in 9 mila per eleggere 94 delegati; un test che mediaticamente da sempre - persino dai tempi assai poco mediatici delle commissioni interne Anni '50 - viene utilizzato per studiare passioni, ansie, paure delle tute blu. Epifani - di fronte a 500 lavoratori il mattino e 600 il pomeriggio - ne intercetta gli umori. Dice: «Non è possibile che a pagare la crisi siate solo voi; non è possibile che le tasse le paghino solo i lavoratori dipendenti, non è possibile che il governo faccia nulla, neppure il portare la cassa ordinaria da 52 a 104 settimane o l'adottare misure per sostenere il reddito di chi è in cassa». Parla in un ex refettorio a operai che sono stati molto in cassa e che ora sono chiamati a lavorare il sabato mentre altri ancora restano a casa. Sono preoccupati e spesso impauriti dal futuro. Ci sono i «quadri» con la maglietta rossa della Fiom, ci sono le «vecchie» leonesse che le magliette se le sono disegnate ricalcando vignette di Altan per chiedere il voto alla Fiom. Ma non ci sono solo gli iscritti - 500 in Carrozzeria, oltre 2 mila a Mirafiori - ci sono anche gli operai «normali», quelli che votano ora Fiom, ora altro, ma per i quali il sindacato non è una ragione di vita. A loro il segretario della Cgil assicura: «Vogliamo lottare per difendervi, vorremmo farlo anche con altri, ma se necessario lo facciamo da soli». E quando Rinaldini annuncia che - se non arriva subito la convocazione dal governo a Fiat e sindacati per conoscere il piano industriale dell'azienda - «organizzeremo azioni anche con presidi a Palazzo Chigi» Epifani subito dice: «E la Cgil sarà con voi». I lavoratori hanno letto sui giornali che il ministro aveva ipotizzato l'incontro per oggi o domani, ma Rinaldini chiarisce: «Non c'è alcuna convocazione; la situazione è intollerabile». [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK La Corte Suprema di Washington sospende la vendita di Chrysler a Fiat accogliendo l'istanza presentata dai fondi pensione dell'Indiana e respingendo l'opinione che era stata espressa dal governo federale. L'amministrazione Obama era scesa in campo ieri mattina per difendere l'accordo Fiat-Chrysler dalla minaccia dei ricorsi presentati da tre fondi pensione dell'Indiana alla Corte Suprema di Washington con Elena Kagan, che in qualità di Solicitor General rappresenta il ministero della Giustizia di fronte alla Corte Suprema. Nella memoria scritta, Kagan aveva ammonito i giudici sul rischio che «accogliere i ricorsi dell'Indiana significherebbe obbligare Chrysler al fallimento», ma ciò non è bastato per convincere la Corte che ha deciso di prendere tempo per «esaminare la vendita di Chrysler a Fiat». Secondo indiscrezioni, comunque, il giudice dovrebbe decidere nel merito già entro la giornata di oggi. Secondo le tesi dei fondi pensioni dell'Indiana, sostenuti dal Tesoriere dello Stato Richard Mourdock, la transazione potrebbe essere illegale per due motivi. Primo: in quanto destinata a premiare i creditori non assicurati prima di quelli assicurati. Secondo: si basa sull'uso dei fondi pubblici del piano Tarp a favore di Chrysler mentre il Congresso aveva deciso di destinarli al salvataggio delle istituzioni finanziarie. Mourdock punta a difendere gli interessi dei tre fondi che detengono circa l'1 per cento dei 6,9 miliardi di debiti di Chrysler. Ma Kagan aveva ribattuto che sospendere l'accordo oltre la data del 15 giugno avrebbe significato «mettere a rischio l'intera vendita perché la Fiat potrebbe ritirarsi» con il risultato di «rendere inevitabile la completa liquidazione di Chrysler che potrebbe avere severe conseguenze per le economie di Stati Uniti e Canada». Lo scenario prospettato dal Solicitor General è stato a tinte forti: «Senza questo accordo con Fiat, oltre 38 mila dipendenti di Chrysler perderebbero il posto, 23 impianti di manifatture e 20 depositi di partiti di ricambio verrebbero chiusi, oltre 3000 concessionari Chrysler soffrirebbero pesanti perdite con conseguenze potenzialmente fatali e miliardi di dollari in benefici sanitari e pensionisti per gli ex dipendenti di Chrysler sarebbero spazzati via». Contemporaneamente al passo del Solicitor General anche i legali di Chrysler avevano presentato una memoria alla Corte Suprema per far presente che «alla luce della fragile condizione dell'azienda e della quotidiana erosione del valore di mercato un'eventuale sospensione dell'accordo comporterebbe la sua cancellazione con il risultato di causare un danno massiccio a Chrysler e all'interesse pubblico» in ragione delle pesanti conseguenze sul piano dell'occupazione nazionale. Secondo i legati di Detroit «i fondi dell'Indiana perderanno solo 5 milioni di dollari» a causa dell'accordo ovvero «immensamente meno dei danni all'economia nazionale se l'intesa dovesse fallire». Dietro la battaglia di fronte alla Corte Suprema c'è quanto sta avvenendo a Capitol Hill dove un crescente numero di deputati e senatori solleva obiezioni all'approccio avuto dall'amministrazione Obama alla crisi dell'auto, usando denaro pubblico per sostenere Chrysler e Gm senza peraltro riuscirne ad evitare la bancarotta. In particolare, la commissione Finanze del Senato ha convocato Ron Bloom, alto funzionario della task force presidenziale sull'auto, e Edward Montgomery, incaricato dalla Casa Bianca di occuparsi del rilancio economico delle aree più investite dalla crisi del settore, per chiedergli chiarimenti nella giornata di domani sull'approccio avuto ai fondi pubblici.

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Nella moschea di via Aglietto operazione "porte aperte" per due classi del Chiabrera (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

La storia Quaranta ragazzi sono entrati scalzi nel luogo di culto Nella moschea di via Aglietto operazione "porte aperte" per due classi del Chiabrera MAURIZIO FICO SAVONA Prima di entrare si sono tolti le scarpe, poi hanno preso posto sul tappeto rosso, tra scritte in arabo, grandi foto della Mecca e antiche edizioni del Corano: per una una quarantina di ragazzi del Liceo Chiabrera, la quinta ginnasio del classico, sezione B, e la terza F del linguistico, accompagnati dall'insegnante di religione Anna Maria Peluffo, lezione «alternativa» ieri mattina nella moschea di via Aglietto 71. «Com'era avvenuto in passato con la visita in sinagoga, l'incontro con l'Islam completa e conclude un programma basato anche sull'approfondimento delle grandi religioni monoteistiche», ha detto la professoressa. A ricevere gli studenti Zahoor Ahmad Zargar, di origine indiana, residente a Savona da una ventina d'anni, presidente delle Comunità islamiche liguri. «L'operazione "porte aperte" in moschea è molto importante per migliorare la conoscenza reciproca e far cadere i muri di diffidenza. La strada dell'integrazione e della pace passa soprattutto dai giovani». I ragazzi hanno fatto tante domande, dalla condizione della donna, all'uso del «burka», all'atteggiamento verso la religione dei giovani musulmani di Savona. Si è parlato anche dello storico discorso di Obama, «molto apprezzato dai popoli dell'Islam». La moschea è frequentata da un centinaio di seguaci e, soprattutto per la preghera del venerdì, lo spazio risulta insufficiente. Zargar ha spiegato che molte abitudini «non devono essere giudicate da lontano ma contestualizzate». «Il burka stesso non è una costrizione, e spesso è sfoggiato con orgolio per sottolineare la propria identità». Si è parlato anche del divieto di bere alcolici: «Il profeta Maometto condanna tutte le sostanze che annebbiano il cervello. A maggior ragione, anche la droga».

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In Friuli il giovane avvocato ha superato il premier: diecimila preferenze in più (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

In Friuli il giovane avvocato ha superato il premier: diecimila preferenze in più Alle sei del pomeriggio di questo giorno da Debora, mentre tutti la cercano e (quasi) tutti la esaltano, lei è al telefonino con Sara, la segretaria: «Non vengo in studio. Sai, ho avuto 'sto casino...». Non sembra proprio così, 'sto casino lo sta combinando lei, l'avvocato Debora Serracchiani, dal 21 marzo Faccia Nuova che contesta le Facce Vecchie del pd, candidata alle europee, che in Friuli ha preso quasi 10 mila voti più di Silvio Berlusconi e nella sua lista ha strapazzato un ex ministro come Luigi Berlinguer, un eurodeputato che di cognome fa Prodi e perfino segretario dei ds emiliani, Salvatore Caronna. «Madonna mia...». Quasi non ci crede, di sicuro fino a domenica sera non l'immaginava. «Dovrei prendere 100 mila voti di preferenza e fino a un mese fa non mi conosceva nemmeno il mio edicolante». Ne ha presi 144 mila 558. 50 mila più di Vittorio Prodi, 60 mi più di Berlinguer, 70 mila più del potente Caronna. Roba da non crederci davvero. «Mi pare che tu stia prendendo qualche preferenza», le aveva scritto nel messaggino Dario Franceschini. Erano le due di notte. E lei, tra stupore e candore, risponde così: «Già...». Alle 3 è lei a mandare il messaggino: «In Friuli Serracchiani batte Berlusconi». E Franceschini risponde, «Presidente del Consiglio!». Una borsa, uno zainetto, la frangetta, una collana con la stella di mare e le conchiglie, i pantaloni pieni di tasche, un sorriso per tutti, una risposta per tutti. Prudente, però. Sarà una Faccia Nuova, avrà stravinto anche per questo, ma i tre anni da consigliere provinciale e questi ultimi due mesi l'hanno già allenata al pericolo. «Non voglio essere fraintesa o finire in polemiche che non mi appartengono». Era andata a letto alle cinque del mattino, più che contenta. Si è svegliata dopo tre ore, ha giocato con i tre gatti e i due cani, ha aperto il computer per un primo messaggio agli amici di Facebook: «Debora batte Papi...». E' tutto bello e bellissimo, adesso. Il pd friulano gongola per la vittoria. Lei pure, si capisce. Ma Debora, 39 anni a novembre, romana salita a Udine con il compagno Riccardo nel 1994, anno del governo Berlusconi I, sa che tutti questi voti rischiano di inguaiarla. Non è stata una campagna elettorale semplice, per lei. In Emilia, ovvio, il pd di Caronna ha tirato su il suo bel muro. E pure a Roma non è che avesse molti tifosi. «Penso che tre quarti del partito siano stati ad aspettare il mio risultato, magari sperando fosse negativo». E invece il bel faccino, Facebook, internet, e si è presa 5 mila voti addirittura a Bologna. Nella sede del pd friulano, nella notte della festa e dei voti, c'è chi la chiama «Obama», chi «Uragano», chi «Segretario del Pd». Calma. Lei nemmeno ha brindato. Attaccato al computer, Riccardo sommava le preferenze e bastava un'occhiata: «Predi voti anche in Emilia, è fatta». Solo succo d'arancia e i dolcetti portati da Aziz, l'egiziano segretario di un circolo Pd. E le prime meditazioni: «Questi voti non intendo spenderli per me, non chiedo niente, ma voglio mettere questa mia dote a disposizionedi chi vuole costruire davvero questo partito. Il voto dimostra che ci siamo,che ci credono ancora in tanti. E Berlusconi si è fermato». La cerca Giovanna Melandri. Parla al telefonino con Sergio Cofferati, nuovo collega all'europarlamento: «Lo conoscerò domani a Roma, alla prima riunione degli eletti. Conosco quasi nessuno, io. Li ho sempre visti solo in tv o in questa campagna elettorale». E' dispiaciuta per l'amico Ivan Scalfarotto, che non ce l'ha fatta nel collegio Nordovest:«E' un altro esule in Patria, come me...». Deve ringraziare Franceschini, «perchè ha fatto un mezzo miracolo, in Europa siamo l'unico partito riformista con le vele spiegate, e poi perchè ha creduto in me». Mica facile metterla in lista, superando veti e pretese di partito. E lei lo sa. «E' stato il web a darmi lo slancio». Dal video dell'intervento alla convention pd del 21 marzo a questa campagna elettorale. E ora che è arrivata, con le tasche piene di voti, non sarà semplice fermare quest'Uragano Debora. Una che legge su un blog «l'unica speranza è D'Alema» e commenta ad alta voce: «Mamma mia, siamo messi bene...». O che scruta le voci sulle prossime cadidature al congresso e mugugna: «No, eh! Prima i programmi e poi i nomi, basta con gli interessi delle persone o delle correnti. Se c'è chi vuole farsi un partitino se ne vada...». Sempre con un sorriso candido. Di quelli che possono far male.

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Renzi non ce la fa, dovrà cercare i consensi nella sinistra divisa (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Centrosinistra 47,1 % Centrodestra 32,3 % Renzi non ce la fa, dovrà cercare i consensi nella sinistra divisa Matteo Renzi Giovanni Galli «Che palata in faccia» Ma l'Obama italiano promette: non mi arrendo, vado avanti [FIRMA]JACOPO IACOBONI INVIATO A FIRENZE E' come se lo champagne si fosse sgasato, scaldato. L'atmosfera carica di aspettative di domenica notte s'è disciolta, alle 8 al comitato elettorale di Matteo Renzi s'affaccia un leggero scoramento. Lo ammette Cecilia, bellissima ragazza che ha prestato la sua faccia alla campagna di santini elettorali di Renzi, occhi cerulei, capelli castano chiari, sorriso angelico, «ho vissuto per vent'anni in America e in Canada, mio padre lavorava in una multinazionale. Poi sono rientrata a Firenze e la cosa più naturale m'è sembrata sostenere la sfida di Matteo, quanto di più simile alle mie esperienze americane. Un altro mondo rispetto all'Italia». Già, la favoleggiata generazione Renzi, il mondo dell'«Obama italiano», come lo chiamò «Time» esagerando lievissimamente, il mondo delle Serracchiani, volendo, o della fatica che si fa nel Pd anche solo per aprire qualche porta. Renzi non sfonda subito, ma non gliene si può fare una colpa. Perché anche la leggendaria roccaforte toscana non si dà più fino in fondo al Pd, che alle Europee, sì, sta un pelo sopra il 39%, la sua soglia di sopravvivenza cittadina, elegge il presidente della Provincia fiorentina Andrea Barducci, ma vede andare al ballottaggio Arezzo e (incredibile) la Stalingrado di Prato. E qui a Firenze, alle Comunali, annota un contributo dei democratici al 35 per cento, bassino. Il resto l'ha portato in varie forme Matteo, fermandosi però al 47. Già all'ora dell'aperitivo l'aveva capito, «madonna che palata in faccia... sai quanta gente ora sarà felice. Almeno così non diranno più che sono arrogante. Ora corro al comitato, c'è bisogna di rincuorare i ragazzi. Lo sapevo che al primo turno non ce l'avremmo fatta, ma temo che il nostro dato s'abbasserà intorno al 45. La città è stanca, sfiduciata. Ma voglio che tutto il gruppo che m'ha sostenuto non ci resti male. Ce la faremo tra quindici giorni. Tocca a noi riaccendere entusiasmi, prometto ancora che accordicchi non ne farò, né a sinistra né con l'Udc». S'è sentito con Debora, la Serracchiani. Insieme hanno comunque giurato che «il rinnovamento andrà avanti, nel partito». Tremila fiorentini hanno votato alle Europee ma rifiutato la scheda comunale: non astensionisti tout court, astensionisti mirati, disillusi dall'ultimo, tormentato anno della giunta uscente. Leonardo Domenici, che ieri festeggiava le sue 84mila preferenze, è convinto che il malumore non abbia pesato, alle primissime sezioni scrutinate - quando l'ipotesi di un'elezione immediata per Renzi era sembrata per un istante alla portata - s'era confidato: «Merito anche mio? Io non direi così, sarebbe antipatico. Ma evidentemente non abbiamo rovinato a tal punto la piazza da rendere indigeribile il centrosinistra». In realtà leggendo i numeri definitivi la Toscana resta solidamente rossa, 30,7 al Pd, ma questo significa calo di tre punti in meno di un anno, de-rossizzazione di posti come Prato, e Firenze s'è smosciata. Insomma, «che palata». Segnali di scoramento affiorano molto al di là delle due bandiere rosso-crociate del Carroccio che sventolano trionfanti dalla sede della Lega toscana, in via Veracini. Lo scoramento democrat - anche Domenici nel 2004 fu costretto al ballottaggio, ma col 49,5 per cento - e quello radical. Valdo Spini, che ha un pacchetto del 9 per cento, lamenta «'sto Renzi non ci ha mai neanche chiesto un dialogo... se non lo fa neanche ora peggio per lui». Sergio Staino da Scandicci, che aveva prodotto un video cliccatissimo intitolato democratici anonimi, con le facce di tutti quelli che non avrebbero più votato Pd, disegna vignette tipo questa: «Come - domanda Dante Alighieri a Bobo - mandano in Europa persino Domenici e te no?». Paul Ginsborg, che fino alla fine ha sostenuto la sua collega Ornella De Zordo, «sono stanco, affaticato da queste risse, torno ora dalla biblioteca...». Giovanni Galli, il rivale di Renzi, un po' malizioso, «Matteo deve capire che quando si va in competizione nulla è mai scontato...». Come il Milan a Belgrado; può sempre spuntare la nebbia. Diceva Indro Montanelli «Firenze ricorda un po' il Palio di Siena, non è che si corre per vincere, si corre perché l'avversario non vinca».

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A sorpresa Michelle incontra Sarah (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

First Lady a colloquio A sorpresa Michelle incontra Sarah Visita turistica lampo a Londra per Michelle Obama e le figlie, Sasha e Malia, di ritorno da Parigi. La First Lady ha visitato la residenza del primo ministro britannico a Downing Street, dove ha avuto un colloquio privato con Sarah Brown, consorte del premier. Obama non ha invece incontrato Gordon Brown, ma è volato direttamente a Washington. Il portavoce non ha chiarito se l'ufficio di Brown abbia aiutato a organizzare la visita delle ospiti al Palazzo di Westminster e al Big Ben, il famoso orologio del parlamento britannico. La tappa di Michelle e delle figlie a Londra non era stata annunciata.

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Le reporter Usa ai lavori forzati (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

LE DUE GIORNALISTE DOVRANNO SCONTARE 12 ANNI PER «SCONFINAMENTO ILLEGALE» La Corea del Nord ora rischia un blocco aero-navale degli Usa alleati con Pechino Le reporter Usa ai lavori forzati [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Pyongyang condanna a 12 anni di lavori forzati due giornaliste americane accusate di spionaggio e Washington reagisce facendo sapere di non voler cedere a ricatti: pianifica con Pechino ispezioni su navi e aerei nordcoreani e lavora a nuove sanzioni Onu. La sentenza della Corte Centrale di Pyonyang punisce con la massima pena Laura Ling e Euna Lee, 32 e 36 anni, catturate dalle guardie di confine nordcoreane il 17 marzo lungo la frontiera con la Cina dove erano impegnate a realizzare un servizio tv sul traffico di persone - in particolare di donne - fra i due Paesi. Entrambe di origine asiatica, le giornaliste di Current tv - la stazione fondata da Al Gore - sono state processate a porte chiuse e riconosciute colpevoli di essere «entrate illegalmente» in Corea del Nord sebbene non si possa ancora escludere che a sconfinare siano state invece le guardie di Pyongyang, al fine di catturare due ostaggi preziosi da inserire nel braccio di ferro con gli Stati Uniti. L'ex ambasciatore all'Onu Bill Richardson, che il presidente Clinton usò per negoziare con Pyongyang, parla di «partita a poker ad alto rischio» riferendosi ai precedenti di un regime che ha riconosciuto di aver catturato negli ultimi venti anni decine di ostaggi - giapponesi e sudcoreani - per addestrare le proprie spie ad infiltrarsi in Paesi considerati nemici. Ma l'amministrazione Obama non sembra intenzionata a porgere l'altra guancia di fronte alla sentenza nordcoreana: se infatti da un lato il Dipartimento di Stato annuncia che esplorerà «ogni strada» per riportare in patria le due giornaliste, dall'altra il Segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere che «non possiamo continuare a rinegoziare per la terza volta ciò che abbiamo già ottenuto». Il riferimento di Gates è al congelamento delle attività del reattore nucleare di Yongbyong che il regime di Pyongyang ha prima negoziato con Clinton, poi riconcordato con George W. Bush ed ora vuole ridiscutere minacciando di continuare a far detonare rudimentali ordigni nucleari. A confermare la scelta della Casa Bianca di «non remunerare le provocazioni nordcoreane», come detto dal presidente Obama in Francia, ci sono le indiscrezioni pubblicate dal New York Times sull'ipotesi di un piano d'azione per «intercettare e ispezionare» navi e aerei nordcoreani sui quali si sospetta la presenza di armi non convenzionali. Il vice Segretario di Stato, Jim Steinberg, durante una visita a Pechino ha discusso la possibilità di condurre tali ispezioni in territorio cinese nell'ambito di nuove sanzioni Onu. Se ciò avvenisse per la Corea del Nord si tratterebbe di un blocco aero-navale perché sono porti e aeroporti cinesi che consentono alle sue navi e aerei di operare. Hillary Clinton intanto ha definito «senza fondamento» le accuse contro le due giornaliste e Obama si è detto «preoccupato» per la loro sorte. A chiederne il rilascio è l'ambasciatore svedese, che rappresenta gli interessi Usa in Corea del Nord, facendo leva su ragioni umanitarie: l'americano-coreana Lee ha una figlia di 4 in California mentre la sinoamericana Ling ha più volte realizzato servizi sul dramma dei profughi. Non si esclude che Al Gore, o Richardson, possano volare a Pyongyang per tentare di sbloccare la situazione. A Seul l'opinione prevalente è che Kim Jong-Il abbia voluto ottenere la sentenza per minacciare l'America con l'incubo di due donne costrette ai lavori forzati, ed ora voglia negoziare direttamente con Obama.

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"Con Netanyahu si rischia la rottura tra Usa e Israele" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Intervista Tzipi Livni "Con Netanyahu si rischia la rottura tra Usa e Israele" RINA MASLIAH Ex 007 del Mossad e leader di Kadima GERUSALEMME Signora Livni, Israele sta forse andando a un confronto con gli Stati Uniti? «Dipenderà dalle decisioni che il nostro governo adotterà. Le relazioni fra i nostri Paesi si fondano anche su vincoli di amicizia, di interessi e di progetti comuni, vanno oltre questo o quel governo, questa o quella amministrazione della Casa Bianca. A mio parere l'interesse comune e comunque l'interesse israeliano richiede decisioni congiunte. Purtroppo chi interpreta la formula dei "Due Stati per i due popoli" come contraria all'interesse israeliano rischia di innescare qualcosa di più grave di un confronto». Si riferisce al premier Benyamin Netanyahu? «Certo. Un governo che vede come una minaccia la formula dei due Stati può arrivare a quella situazione, a un confronto. Io penso che ciò sia superfluo. Ci sono questioni sulle quali Israele può discutere con il mondo, oppure chiedergli il sostegno, questioni che riguardano l'essenza, la sua sicurezza, o la sua identità. Ma tutto scaturisce da un punto di partenza diverso: io penso appunto che sostenere il processo di pace sia un interesse israeliano fondamentale». Lei cosa avrebbe fatto di diverso? «Con l'insediamento dell'amministrazione di Obama sarei andata a Washington per lavorare assieme sugli interessi comuni. Questa regione - avrei detto - è divisa fra moderati ed estremisti, gli Stati Uniti guidano il mondo libero, Israele condivide i principi ed i progetti del mondo libero. Fra questi, anche il principio dei «due Stati per i due popoli». In questa regione ci sono minacce, ma ci sono anche opportunità. L'Iran, per esempio, rappresenta una minaccia per il mondo intero. Un concetto che sentiamo espresso adesso anche in arabo: è chiaro anche ai Paesi arabi della regione che il mondo non può permettersi un Iran nucleare». Lei accetta la richiesta fatta da Washington di un congelamento totale delle costruzioni nelle colonie? «Nella leadership israeliana ci sono due approcci diversi. La questione è quale sia il traguardo da raggiungere. Io voglio giungere ad un accordo. Nel contesto di un accordo voglio assicurare al massimo le nostre zone omogenee di insediamento. Lo scopo non è costruire sempre di più, ma preservare quanto esiste oggi. Se poi c'è qualcuno che invece aspira a un congelamento del processo politico per sfruttare il tempo e costruire ancora insediamenti, io con quelle persone non ho nulla da spartire». Domenica Netanyahu pronuncerà un discorso politico: se si avvicinasse alle sue posizioni, Kadima entrerebbe nella coalizione di governo? «Il fatto che Kadima non sia oggi al governo è dovuto a divergenze molto profonde su questioni molto significative. Non si tratta di semplici dichiarazioni ma di contenuti, di una visione politica diversa che deve essere poi tradotta in una politica. Lo scopo è di giungere a decisioni obbligate: da un lato garantire la sicurezza di Israele, ma dall'altro anche avere finalmente confini riconosciuti, e mettere fine al conflitto». In Libano gli Hezbollah non sono riusciti a vincere le elezioni. «Innanzitutto, eravamo molto preoccupati all'idea che riuscissero a impadronirsi del Libano. In generale, che milizie armate e organizzazioni terroristiche come Hezbollah e Hamas siano ammesse a partecipare alle elezioni è contrario all'essenza stessa della democrazia. Dovrebbero esserne impediti. La questione è dove andrà adesso il Libano. Nemmeno l'esito del voto mette la parola fine alla vicenda. Ma non c'è dubbio che il risultato in Libano rappresenti un messaggio importante e tranquillizzante per Israele e per tutte le forze moderate nella regione, anche perché in definitiva gli Hezbollah rappresentano l'Iran. Non dimentichiamo poi che con la conclusione della Guerra in Libano dell'estate del 2006 l'Italia ha condotto l'ingresso di forze internazionali nel Libano meridionale: un comportamento che dimostra leadership, e che è degno di apprezzamento». Quali sono le attese a Gerusalemme per le elezioni in Iran? «Il problema dell'Iran è rappresentato dalla sua ideologia islamica estremistica, guidata da una leadership religiosa. Di fatto, la sua politica molto problematica scaturisce dalla ideologia dell'establishment religioso, dal leader supremo l'ayatollah Ali Khamenei. Ed è questo che va capito: che la leadership vera in Iran è quella religiosa, piuttosto che quella politica».

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fiat-chrysler la corte suprema congela la vendita (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Tropea alle pagine 30 e 31 Ammissibile il ricorso dei fondi sfida al presidente Obama Fiat-Chrysler la Corte suprema congela la vendita SEGUE A PAGINA 30

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dodici anni di lavori forzati a giornaliste usa caferri e zampaglione (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina A PAGINA 25 Due condanne per ingresso illegale Obama protesta: liberatele subito Nord Corea dodici anni di lavori forzati a giornaliste Usa caferri e zampaglione SEGUE A PAGINA 25

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berlusconi incolpa gli ex di an "ho combattuto solo contro tutti" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 3 - Interni Berlusconi incolpa gli ex di An "Ho combattuto solo contro tutti" Il premier teme contraccolpi diplomatici in vista di Obama Il presidente minaccia una "rivoluzione" ai vertici del Popolo della libertà Il Cavaliere pronto a cedere alla Lega la Lombardia. Per Formigoni c´è la Commissione Ue

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"io come che guevara e nichi è fidel" - giuliano foschini (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina III - Bari L´impegno Il sindaco in attesa dei dati durante il confronto con l´avversario. "Dobbiamo vincere, vincere al primo turno" "Io come Che Guevara e Nichi è Fidel" Scongiuri e promesse nel quartier generale di via Re David Starò qua. Cercherò di combattere nel Pd, per modernizzare la politica italiana, per costruire una nuova dirigenza GIULIANO FOSCHINI La mamma, insieme con parte della famiglia, è scappata su a San Giovanni Rotondo per pregare San Pio, "sperando che San Nicola non se ne voglia". Con il papà invece hanno pranzato insieme, nel solito ristorante di via Piccinni, un bacio, un abbraccio più qualche anedotto. Michele Emiliano, "il sindaco, per favore chiamatemi ancora così" è scappato prima in basilica e poi a casa per seguire i primi risultati insieme con Cesare Veronico. La televisione accesa e il collegamento con il comitato di Re David, in attesa di conoscere i dati. Il testa a testa con l´avversario, Simeone Di Cagno Abbrescia, "dobbiamo vincere, dobbiamo vincere, e dobbiamo farlo al primo turno". Lo spoglio è appena cominciato, Emiliano cerca di nascondere la tensione. "Come sta?", gli chiedono. E lui: "Come gli assassini, quando nella mia stanza facevo loro la stessa domanda". Parla, a fiume, per scaricare quel pizzico di tensione. In televisione va uno dei ragazzi di Emilab. Parla a lungo, bene. "Oh, chiamatelo e ditegli che è stato bravo. Ma queste cose non poteva dirle in campagna elettorale?". Parla di Nichi Vendola e dell´expolit di Sinistra e libertà. "Io gli voglio bene, ha capito finalmente che è un leader e che il futuro è il leaderismo. Ha fatto una scelta importante Nichi e gli elettori pugliesi hanno riconosciuto il suo ruolo, lo hanno premiato: ora deve continuare in questo senso, scrollarsi completamente di dosso il codazzo di vetero rincoglioniti che ormai è fuori dalla storia. Io e Nichi siamo una bella squadra, lui però è Fidel Castro e io sono Che Guevara". Gli chiedono cosa farà da grande, comunque vada: se perde o se vince, che ne sarà del sindaco Emiliano? "Starò qua. Cercherò di combattere nel Pd, per modernizzare la politica italiana, per costruire una nuova classe dirigente. Il mio futuro però è a Bari, l´ho promesso a San Nicola". Al comitato di via Re David i primi dati cominciano ad arrivare alle 19. Sono parziali, disaggregati, c´è un manipolo di ragazzi che lavorano. Giovanni Sasso, il direttore creativo di Proforma che segue come un´ombra Emiliano, si porta dietro il suo Blackberry come fosse una coperta di Linus. Parla con tutti, cita numeri, prova a mantenere la calma. Luca Rutigliano, una sorta di team manager di questa campagna elettorale, l´uomo di destra travolto lungo la via di Emiliano, fa sapere che in ogni caso si festeggia: ha già affittato uno yacht. Si parla di testa a testa. C´è il primo risultato delle 22, Emiliano è al 50,4, Simeone al 45. "Sarà un testa a testa" dice, Gianfranco Grandaliano, l´avvocato che Emiliano ha conosciuto nelle aule di tribunale, come difensore dei pentiti, e oggi è al secondo piano del comitato di via Re David a coordinare il gruppo di rappresentanti di seggio sparsi per le scuole di Bari. Accanto a lui, tutti i ragazzi di Emilab, quelli della campagna elettorale su Internet e con il sorriso. Quelli che "un poco siamo come Obama". Alle 22 l´urlo di via Re David, sul maxi schermo fuori trasmettono la proiezione. Emiliano è in testa. La notte sarà lunga.

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obama e i giovani sono loro i vincitori della sfida di beirut - gad lerner (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 24 - Esteri Obama e i giovani sono loro i vincitori della sfida di Beirut Protagonisti sono gli stessi ragazzi che nel 2005 reagirono con coraggio all´omicidio di Rafik Hariri GAD LERNER In Libano ha vinto Obama. Senza il suo impegno diretto, culminato nel bellissimo discorso all´islam pronunciato al Cairo, difficilmente nel paese dei cedri l´elettorato si sarebbe pronunciato così nettamente su posizioni filo-occidentali, ridimensionando il peso politico di Hezbollah e del loro alleato cristiano Michel Aoun. Il piccolo paese arabo che contiene al suo interno le contraddizioni più esplosive del Medio Oriente offre così un´apertura di credito alla nuova politica americana. E lo fa in un insolito clima di correttezza istituzionale, con gli sconfitti che accettano il responso delle urne mentre i vincitori, saggiamente, gli riaprono le porte di un governo di unità nazionale. Da abili levantini, i politici libanesi hanno intuito come nella fase che si apre le debolezze strutturali del loro mosaico etnico-religioso potrebbero tramutarsi in motivi di forza. Beirut diviene la sede naturale, anzi, il laboratorio del negoziato mediorientale in cui Obama ha deciso di coinvolgere l´Iran e la Siria, purchè non ne derivi una minaccia alla sicurezza d´Israele. Qui Teheran e Damasco sono già di casa. Il voto conferma che la società libanese è molto più evoluta e aperta di qualsiasi altro paese arabo. I quindici anni della sanguinosa guerra civile (1975-90) hanno eretto un tabù rispettato finora da entrambi gli schieramenti. Perfino l´enigmatico, abilissimo capo sciita Nasrallah, non a caso disponibile al passo indietro, ha sempre predicato sotto forma di fatwa religiosa l´inviolabilità della natura plurale della nazione. Gli basta d´imporre la shar´ia nelle zone abitate dalla sua gente; ma soprattutto di conservare mano libera sulla sua temibile milizia, al di fuori di ogni controllo dello Stato libanese. Un modo per avvertire Israele: se vuoi la pace sul tuo confine settentrionale, dovrai fare i conti con Teheran. La coalizione "14 marzo" che esce vittoriosa dalle urne, a sua volta, non è un esempio specchiato di politica democratica. Vi convivono gli interessi finanziari sauditi di Saad Hariri con ciò che resta dei signori della guerra maroniti e drusi. La sapienza con cui il governatore della Banca centrale ha saputo attrarre capitali in controtendenza con la crisi mondiale, e la rispettabilità del generale Michel Sleiman, divenuto presidente della Repubblica, hanno contribuito a rinnovare le speranze di una nazione abituata a risorgere continuamente dalle macerie. Ma i veri protagonisti morali della vittoria di ieri restano i giovani cosmopoliti che reagirono coraggiosamente all´attentato contro Rafik Hariri nel 2005. Questa nuova generazione oggi trova finalmente alla Casa Bianca un interlocutore capace di trasformare in offensiva diplomatica la sua energia intellettuale. E lo ricambiano con il primo concreto successo politico di tale offensiva. Anche se gli esiti finali rimangono più che mai incerti. Temeraria è infatti la scommessa di Obama: conquistare la fiducia dell´intellighenzia araba e avviare il negoziato con i nemici storici d´Israele, evitando però che ne consegua irrimediabile diffidenza di una Gerusalemme rimasta incredula delle sue virtù persuasive. Sapremo nei giorni prossimi se Netanyahu si metterà di traverso al tentativo Usa o gli concederà (malvolentieri) credito. Il voto libanese dovrebbe convincerlo che la radicalizzazione del Medio Oriente non è un destino inevitabile. Da tre anni, contro le aspettative dei profeti di sventura, sul confine israelo-libanese tacciono le armi. Non è un miracolo. E´ il frutto del lavoro silenzioso ma abile, troppo spesso ingiustamente denigrato, del contingente Unifil dell´Onu guidato dal nostro generale Claudio Graziano. Bisognerà pur ricordarlo anche a Roma: quella spedizione di pace fu fortemente voluta dal nostro governo nell´estate di guerra 2006, convincendo partner europei scettici e riottosi. A Beirut lo sanno bene, e ce ne sono grati.

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corea, lavori forzati per le due reporter usa - arturo zampaglione (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 25 - Esteri Corea, lavori forzati per le due reporter Usa Laura e Euna condannate a 12 anni. La rabbia di Obama: "Liberatele" La prossima settimana il presidente americano vedrà il leader sud-coreano ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Colte nel mezzo dello scontro tra la Corea del Nord e il resto del mondo sulle provocazioni nucleari di Kim Jong-il, Laura Ling e Euna Lee, due giovani giornaliste americane, sono state condannate dalla corte centrale di Pyongyang a 12 anni di prigione e lavori forzati. La ragione? «Hanno commesso gravi crimini contro la nazione coreana», ha spiegato l´agenzia ufficiale Kcna riferendosi al loro ingresso illegale nel paese. La reazione di Washington non si è fatta attendere. Barack Obama, che il 16 giugno riceverà il presidente sud-coreano, si è detto «molto preoccupato» della condanna e la Casa Bianca ha chiesto l´immediato rilascio delle due cittadine americane per ragioni umanitarie. Anche prima della sentenza gli Stati Uniti stavano cercando inasprire le sanzioni contro la Corea del Nord come risposta al recente test nucleare, ai lanci di missili e all´aggressività di Kim Jong-il. Tra le ipotesi che circolavano, oltre alla risoluzione del Consiglio di sicurezza (che dovrebbe essere approvata in settimana), figurano anche quelle del reinserimento della Corea del nord nella lista di Washington dei paesi sponsor del terrorismo e di una eventuale intercettazione delle sue navi da parte della Us Navy per verificare che non trasportino armi atomiche o tecnologia nucleare. Per il momento Kim Jong-il, che sta cercando di lasciare la sua poltrona al figlio più piccolo Kim-Jong-un, continua a sfidare il mondo. Se non riceverà le scuse dell´Onu - dice - lancerà un missile balistico. Uno scenario pericolosissimo, che potrebbe scatenare una corsa agli armamenti nucleari nei paesi della regione, a cominciare dal Giappone. E in questo clima di crescenti tensioni si inserisce la vicenda delle due giornaliste. Hillary Clinton, che considera la condanna «una montatura», sta esplorando «ogni possibile canale» per la loro liberazione. Alcuni diplomatici ipotizzano che il segretario di stato potrebbe chiedere al governatore del New Mexico, Bill Richardson, o all´ex-vicepresidente, Al Gore, di recarsi a Pyongyang per avviare trattative. Già nel passato Richardson aveva fatto qualcosa di simile e ora dice di essere pronto a riprendere «questa difficilissima partita di poker». Gore è indirettamente coinvolto nella vicenda perché le due giornaliste lavorano per Current Tv, una rete tv via Internet rivolta a un pubblico giovane e fondata dallo stesso vicepresidente. Ling, 32 anni, origini cinesi, si era già distinta come reporter d´assalto con servizi sul narcotraffico in Messico e sulle tribù in Amazzonia. Assieme a Lee, 36 anni, di origini coreane, era andata alla frontiera tra la Cina e la Corea del Nord per documentare il traffico delle donne e l´esodo dall´inferno post-stalinista. Il 17 marzo si sono avventurate sul fiume ghiacciato Tumen e lì i soldati di frontiera le hanno arrestate, mentre i loro producer e operatori sono riusciti a fuggire. Il processo si è svolto a porte chiuse. L´ambasciatore svedese, che a Pyongyang cura gli interessi degli Stati Uniti, le ha potuto visitare solo tre volte. Ling e Lee hanno evitato una condanna per spionaggio «che sarebbe stata molto più grave», ha detto Richardson, che però non si aspettava neanche una pena così dura. I lavori forzati nella Corea del Nord sono degni della Cayenna di Papillon. Secondo Amnesty international, che ha denunciato l´episodio con toni molto fermi, prevedono dieci ore al giorno, senza riposo settimanale, nelle cave di pietra o nel taglio dei boschi. Basta poco - dimenticare qualche parola di una canzone patriottica - per essere bastonati. Il cibo scarseggia e le condizioni sanitarie sono penose: come del resto in tutto il |paese.

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ue, arriva la stretta contro i deficit (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 30 - Economia Ocse ottimista sulla ripresa italiana: il superindice in crescita ad aprile. Frena il ricorso alla cassa integrazione Ue, arriva la stretta contro i deficit "Stop alle misure anticrisi". Obama: recessione ancora profonda ROMA - Se davvero l´economia tornerà «in territorio positivo» nel 2010, allora gli Stati dovranno «cominciare la correzione» del loro deficit. E per convincerli, Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari economici e monetari, valuterà «procedure per deficit eccessivo nei confronti degli Stati membri che sforeranno il 3% quest´anno. A novembre - aggiunge - presenterò all´Eurogruppo le nostre proposte per otto Paesi che avranno deficit superiori al 3% nel 2009. Si aggiungeranno ai cinque Paesi che hanno sforato già nel 2008». L´Italia è tra le Nazioni che superano il 3% nel 2009. Il principio è contenuto in un documento dell´Eurogruppo che sarà esaminato oggi dall´Ecofin, dove si valuteranno anche i grandi-piccoli segnali di ripresa. A cominciare dal superindice Ocse di aprile, salito di 0,50 sul mese precedente. Ora, su base annua, l´indicatore resta negativo di 8,3 punti. Ma lo slittamento all´insù viene letto come una conferma di una possibile inversione di tendenza, più forte in Canada, Francia, Italia e Regno Unito. L´Ocse parla di «un´attenuazione del ritmo di deterioramento» dell´economia. In Italia in particolare il superindice di aprile è cresciuto del 2,1%: il Paese guida il rimbalzo del G7 (più 0,4). Un altro segnale arriva dal freno della crescita della Cassa integrazione a maggio: più 15,82% rispetto ad aprile (era più 27,8). Ma in valore assoluto l´incremento di ore autorizzate è ancora record rispetto allo stesso mese del 2008, soprattutto per la cig ordinaria: +609,28%. Le richieste di Cassa straordinaria (più 90% annuo) sono inferiori rispetto ad aprile 2009 (-1,14%). Nel complesso, nei primi 5 mesi, sono state autorizzate 293 milioni di ore (più 256,59% rispetto allo stesso periodo del 2008). «Segni di miglioramento» sono individuati anche dal Fmi che però pronostica per Eurolandia una ripresa «modesta» nel 2010 e chiede ai governi «ulteriori azioni» per puntellare il sistema finanziario. Comunque, per i ministri Ue «non sono giustificati ulteriori stimoli di bilancio»: l´attenzione deve essere spostata sul «consolidamento delle finanze pubbliche». Nel loro testo, non vi sono messaggi ottimistici sul domani: «I rischi restano ragguardevoli»; il sistema bancario è «tuttora in stato di stress». Ma la risposta alla crisi è stata «appropriata» e ora serve appunta una exit strategy basata sul «Patto di stabilità». L´analisi dei ministri Ue, tutto sommato, coincide con quella del presidente Obama a proposito degli Stati Uniti: il nostro Paese - dice - si trova nel bel mezzo di una crisi economica molto forte e ci vorrà «ancora tempo» prima di un recupero. (e. p.)

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fiat-chrysler, bloccato l'accordo a vuoto il pressing della casa bianca - arturo zampaglione (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 30 - Economia Fiat-Chrysler, bloccato l´accordo a vuoto il pressing della Casa Bianca La Corte Suprema prende tempo sui ricorsi dei fondi pensione Potrebbe saltare il termine del 15 giugno per la conclusione dell´operazione ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Chiamata a pronunciarsi con procedura di emergenza sull´accordo Chrysler-Fiat, la Corte suprema degli Stati Uniti è rimasta zitta per tutta la giornata, lasciando sulle spine non solo gli executives di Torino e di Detroit, ma anche la Casa Bianca di Barack Obama, che fino all´ultimo aveva cercato di convincere i nove giudici ad avallare l´alleanza. Alle 22 di ieri, ora italiana, quel silenzio si è trasformato in una delusione per Sergio Marchionne: con un ordine firmato dal giudice Ruth Bader Ginsburg, la Corte ha infatti bloccato l´operazione in attesa di una udienza sul ricorso presentato da tre fondi pensione dell´Indiana. E´ solo un rinvio, certo, non un pronunciamento contro la strategia delineata dal team dell´auto della Casa Bianca per salvare la terza casa di Detroit. Ma il rischio è che il ritardo possa far saltare l´accordo: che, secondo il contratto firmato dalla parti, deve essere ufficializzato entro il 15 giugno, cioè tra meno di una settimana. La Chrysler ha avviato le procedure fallimentari alla fine di aprile sottoponendo un piano incentrato sulla creazione di nuova società, chiamata Chrsyler group, destinata ad assorbire tutti gli assets sani della vecchia e a nominare Marchionne come ad. A opporsi alla strategia di salvataggio della Chrysler sono stati in una prima fase tutti i bondholders, cioè i proprietari dei 6,9 miliardi di obbligazioni emesse dalla società. Nelle ultime settimane l´offensiva è stata condotta soprattutto da tre fondi pensione dell´Indiana (poliziotti, insegnanti, trasportatori) che possiedono 42 milioni di dollari di bonds, cioè una parte minima rispetto al totale. Coordinati e istigati dal tesoriere dello stato, il repubblicano Richard Mourdock, i tre fondi pensione, che rischiano di perdere meno di 6 milioni di dollari, sostengono da un lato che l´accordo viola le leggi sul fallimento, dall´altro che il governo non ha il diritto di usare i fondi destinati alla finanza per aiutare l´industria dell´auto. Queste obiezioni sono state respinte all´inizio della settimana scorsa dal giudice fallimentare Arthur Gonzalez e poi dalla corte d´appello, che però non ha escluso un esame da parte dalla corte suprema. Così Mourdock e i suoi si sono precipitati a Washington. Questa volta è scesa in campo anche la Casa Bianca. In un memorandum presentato ieri mattina al giudice Ginsburg, che ha la competenza al riguardo, Elena Kagan, l´avvocato generale dello stato, ha chiesto alla corte di non ostacolare l´accordo perché non ci sarebbero motivazioni giuridiche e perché i danni sarebbero superiori ai vantaggi. Ma non è bastato: e Mourdock ha subito cantato vittoria. Le offensive internazionali della Fiat sono intanto al centro della crescente preoccupazione (e irritazione) dei sindacati italiani. Ieri, durante una serie di sei assemblee indetta a Mirafiori con la partecipazione di 1500 lavoratori, oltre che del leader della Cgil Guglielmo Epifani, il numero uno della Fiom Gianni Rinaldini ha posto un aut-aut al governo. «Non è mai arrivata una convocazione del governo: se non arriva entro oggi avvieremo iniziative di pressione».

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il lingotto non fa drammi "è solo un rinvio tecnico" - salvatore tropea (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 31 - Economia L´ad Marchionne negli Usa lavora alla squadra e al piano di risanamento Il Lingotto non fa drammi "è solo un rinvio tecnico" A Torino scommettono su una soluzione rapida Nel contratto con gli americani una clausola di recesso che nessuno vuole usare SALVATORE TROPEA TORINO - La sorpresa arriva dall´altra sponda dell´Atlantico poco dopo le 22 di ieri, dopo un pomeriggio d´attesa che sembrava si dovesse concludere diversamente. Commenti? Nessuno, in attesa di capire meglio il senso della decisione presa dal giudice Ruth Bader Ginsburg. Le telefonate con Sergio Marchionne, volato in America per seguire da vicino la vicenda giudiziaria legata alla strenua opposizione dei tre fondi pensioni dello stato dell´Indiana, non aggiungono molto. In attesa di sapere se la sospensione è di qualche ora o di qualche giorno, nessuno si sbilancia in considerazioni che potrebbero essere presto superate dai fatti. Una cosa è certa: questi continui rinvii rallentano la marcia verso la conquista della Chrysler e, soprattutto, i progetti di Marchionne di avviare subito l´azienda americana verso il risanamento. L´impressione prevalente è che il quartier generale di Fiat consideri questo un ennesimo incidente di percorso, una difficoltà burocratica e niente più. E´ presto ancora per dire che l´operazione Chrysler ha preso una strada diversa da quale che era parso aver imboccato nel pomeriggio del 30 aprile con il discorso di Barack Obama. A Torino non mettono in conto una svolta di questo genere ma si fa notare, anche perché sta scritto nella lettera di intenti di febbraio, che il Lingotto ha tempo di recedere da ogni impegno fino al 15 giugno. Manca ancora una settimana a questa scadenza però per il momento una simile scelta è un´ipotesi remota, nel senso che esiste soltanto sulla carta e non nelle intenzioni del Lingotto. In Fiat preferiscono pensare che questo intoppo possa essere presto rimosso anche perché il programma per far partire la newco è già stato impostato da Marchionne il quale in questi giorni ha anche lavorato alla definizione della «squadra». Non c´è pessimismo dunque a Torino ma è evidente che questa difficoltà crea qualche perplessità. Il fatto che essa si sia manifestata dopo la «temporanea» uscita di scena di Fiat in Germania può creare qualche malumore anche perché un successo in America avrebbe forse favorito una chiamata al tavolo del negoziato di Berlino. E´ una preoccupazione assai prossima al fastidio ma non fanno drammi in Fiat. Tanto più che le notizie della notte fanno pensare che la decisione della Corte Suprema possa arrivare già oggi. Si tratta dunque di ventiquattr´ore che non cambiano molto le cose, assicurano al Lingotto, dando la netta sensazione che tutta la vicenda possa trovare presto un epilogo.

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si ritira bucci, l'anticalciatore "paravo anche l'ignoranza " - benedetto ferrara (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 57 - Sport Ex n.1 azzurro: "Poi arrivò un fenomeno: Buffon. Io ero uno normale" Si ritira Bucci, l´anticalciatore "Paravo anche l´ignoranza " Litigai con Ancelotti: non aveva coraggio. Asprilla scappava dal ritiro, ma era troppo simpatico Mi spiace solo per il gesto dell´ombrello alla Juve. A mio figlio dico: studia BENEDETTO FERRARA Luca Bucci, una vita tra Parma e Torino con finale sulla panchina del Napoli, a 40 anni si sfila i guanti, saluta e se ne va. «Ho deciso che può bastare così». Un addio senza un applauso? «Quello se lo meritano i grandi campioni. Io sono uno normale». Bucci in nazionale, sembrava l´inizio di un sogno. E poi? «Poi mi è arrivato alle spalle un fenomeno chiamato Buffon». E poi quello scontro a muso duro con Ancelotti. «Lui mi fece promesse che poi non ebbe il coraggio di mantenere. Tra noi ci fu una discussione molto animata che finì con me che prendevo a pugni la porta dello spogliatoio». Lei aveva la fama di uno istintivo, diciamo così. «Le ingiustizie mi facevano perdere la testa». E arrivò anche il gesto dell´ombrello alla curva bianconera. «Avevano dato un rigore inesistente alla Juve a partita quasi finita. Del Piero prese la traversa e mi venne naturale quella reazione. Fu un errore. Perfino mio figlio Emanuele, che aveva dodici anni, non me la fece passare liscia e, quando tornai a casa, mi rifece il gesto per sfottermi». Lei è un calciatore anomalo. Niente lustrini e gossip. «Mio padre, quando ero giovane, mi diceva sempre: Luca, ricordati che il vero pericolo è l´ignoranza. E allora io ho cercato di conoscere ciò che mi sta intorno». Come? «Leggendo molto». Che libro ha sul comodino? «La biografia di Obama. Lui è la nostra speranza». Bucci, si ricorda un aneddoto divertente? «Mi fa sempre ridere quando ripenso ai miei quindici anni e alla valigiona con cui mi presentai davanti al pullman per il mio primo ritiro. Non sapevo che la roba da vestire me la dava la società. Poi mi ricordo quei maledetti ritiri preventivi ai tempi del Parma, quando per evitare le fughe di Asprilla eravamo costretti a vivere da segregati». Il colombiano scappava sempre a Milano per questioni di donne, no? «Mah. Era talmente simpatico che alla fine lo perdonavamo sempre». Torniamo a lei. E al suo carattere, che col tempo si è mitigato. «Da un po´ di anni seguo faccio meditazione per usare meglio le mie energie. E´ una cosa molto intima, però... «. Giusto. E cosa pensa di fare nella vita da oggi in poi? «Mi piacerebbe allenare i portieri. Magari al Parma, vediamo». Intanto uno dei suoi due figli gioca proprio in porta. «Sì, ha sedici anni e mi sembra soddisfatto di quello che fa». Un consiglio per lui? «Divertiti più che puoi sul campo. E poi ricordati di studiare». L´ignoranza è la peggior nemica... «Sì, se quella ti fa gol hai perso per davvero».

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addio al civismo alla bolognese così finisce la stagione di guazzaloca - michele smargiassi (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 5 - Interni Solo un elettore su otto è rimasto fedele all´ex sindaco, che stavolta ha corso anche contro il centrodestra Addio al civismo alla bolognese così finisce la stagione di Guazzaloca Il Pdl ha voluto contrastare il Pd presentando l´"extrapolitico" Alfredo Cazzola MICHELE SMARGIASSI BOLOGNA - L´ultima utopia civica si polverizza all´ora di cena, in una sera di giugno appena un po´ più fresca di quella in cui, dieci anni fa, esplose con un fragore che fece il giro del mondo. «Verranno a intervistarmi anche dal Giappone» aveva previsto Giorgio Guazzaloca, l´uomo che sfidò il Cremlino d´Occidente, Bologna la Rossa, e lo espugnò. Vennero davvero, i giapponesi con le telecamere. Ieri sera, invece, solo qualche tivù cittadina per la fine di un mito: appena un bolognese su otto è rimasto fedele all´uomo che nel ‘99 demolì il muro di Bologna. L´ultimo solitario leader di una lista civica fatica perfino a pareggiare coi voti le 25 mila firme che i suoi fan hanno raccolto in città per convincerlo a fare quello che già voleva fare: ricandidarsi per la terza volta. Circondato da affranti fedelissimi alla trattoria Da Carlo, consolato da una gramigna con salsiccia, Guazzaloca rimanda ogni commento. Il civismo alla bolognese tramonta in un mesto, malinconico, gastronomico silenzio. Tanto quanto era stata fragorosa l´apoteosi del 27 giugno 1999 sullo scalone di Palazzo d´Accursio, con quei saluti romani di troppo, ma si capiva: tutto il centro-destra s´era accodato all´ex macellaio di via Marconi, poi leader dei commercianti, poi fondatore e monarca assoluto della lista La tua Bologna, l´unico in grado di realizzare la grande rivalsa anti-Pci, covata per decenni, resa possibile dalla follia autodistruttiva della nomenklatura rossa, così sicura di vincere da sbranarsi in polemiche fin quasi alla vigilia del voto. Infatti vinse a man bassa: e i giornali per mesi s´inchinarono al "modello Guazzaloca", inventore della politica fuori dai partiti, e l´Italia si popolò di guazzalochini. A Bologna, però, furono cinque anni di placida immobilità, e a covare la rivincita fu il Pds-Ds, che nel 2004 cavò dal cappello il briscolone: Sergio Cofferati, l´eroe dei tre milioni del Circo Massimo. «Contro Cofferati avrebbe perso anche Obama», si consolò poi Guazzaloca, che perse ma onorevolmente, e si rifugiò a Roma, con una sinecura all´Antitrust, a meditare a sua volta il ritorno. Ma questa volta, a modo suo. Da solo. Senza più chiedere l´appoggio dei partiti del centro-destra (tranne l´Udc dell´amico e pigmalione Pierferdinando Casini, ben mimetizzata sotto la casacca civica). Molti lo avevano avvertito: non è più aria per il "civismo", i partiti sono tornati forti. Ma lui, deciso: i partiti non hanno contatti con la gente, contano le persone. Lunga suspense, per mesi Guazzaloca si fa desiderare, si raccolgono firme per impetrarne la riapparizione. Il 7 febbraio, tra palloncini e orchestra soul, si concede: d´accordo, tornerò in campo. Ma i partiti del centro-destra non lo seguono più. «Guazza» non li ama, non li chiama, non concede nulla, convinto che dovranno per forza stare dalla sua. Invece quelli s´inventano un altro "civico": Alfredo Cazzola, extrapolitico popolarissimo, ex patron della Virtus (e Bologna è "Basket City"), ex patron del Bologna (portato in serie A), ex patron del Motorshow. Cazzola, i "pallini" dei partiti accanto al suo li accetta volentieri. Ma Guazzaloca, intriso del suo mito, non si preoccupa: «Gli elettori del centro-destra hanno già votato due volte per me». Quello fa una campagna berlusconiana, lui a 65 anni si sfanga i portici, stringe mani e si convince: «La città mi riconosce». Punta tutto sulla delusione del dopo-Cofferati, sa che il suo profilo antropologicamente bolognese in passato ha fatto breccia anche a sinistra, nel popolino rosso ma pragmatico che ama riconoscersi in un sindaco-mamma. Ma non è più il Golia solitario contro un David «burocratico e immobile», è in mezzo a due fronti di partiti non più intimiditi. «Bologna non ama i candidati muscolari», si ripete. Ma il vento è cambiato davvero: con un benservito perfino troppo rude, 12 per cento, Bologna mette alla porta l´ultimo dei civici e la sua avventura fuori corso.

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Nord Corea, lavori forzati per le reporter (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 09/06/2009 - pag: 29 Crisi diplomatica Le due giornaliste Usa, arrestate il 17 marzo, accusate di attraversamento illegale del confine Nord Corea, lavori forzati per le reporter Condanna a dodici anni. Obama: «Sono profondamente preoccupato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Laura Ling, 32 anni, ed Euna Lee, cittadine Usa, giornaliste tv, accusate di «crimine grave» e di attraversamento illegale dei confini di Stato: condannate ciascuna a 12 anni di rieducazione attraverso il lavoro. La Corea del Nord si è presa la soddisfazione covata a lungo di emettere un doppio verdetto che fa rabbrividire l'America. La Corte suprema della Repubblica Democratica Popolare ha abbattuto le speranze delle due reporter di Current Tv, la creatura on line dell'ex vicepresidente (e premio Nobel) Al Gore. Il 17 marzo erano state catturate da guardie nordcoreane lungo il confine fluviale con la Cina. Secondo l'accusa, le due donne avrebbero varcato la frontiera, mentre un'altra tesi è che una pattuglia di militari non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di arrestare due «nemiche ». Con Laura, di origine cinese, ed Euna, famiglia coreana, è condannata anche la diplomazia statunitense. Che si ritrova immersa nella crisi acutissima di un'emergenza cronica. Hillary Clinton aveva appena minacciato di riportare la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, mentre il Pentagono valutava se dare corso ai controlli, e agli eventuali blocchi, di navi nordcoreane sospettate di trasportare tecnologia militare o nucleare. Con l'Onu che non ha ancora formulato una risposta al test atomico di due settimane fa, il regime di Kim Jong-il fa sapere che eventuali sanzioni verranno intese come una «dichiarazione di guerra». Il panorama è completato da intensi movimenti intorno alle basi missilistiche del Nord e a voci di nuovi lanci balistici. Laura ed Euna sono sposate, la seconda ha anche una bambina di 4 anni. Finora trattenute separatamente a Pyongyang, sono state trattate bene, come constatato dai diplomatici svedesi che rappresentano gli interessi Usa. Il processo, però, si è svolto in 5 giorni senza testimoni esterni e non può avere appell o. In un primo tempo Washington e le famiglie hanno tenuto un profilo bassissimo per non scompaginare le possibilità di trattative discrete: ora il caso appare un remake, se possibile più complicato, di quello di Roxana Saberi, la giornalista di origine iraniana che Teheran ha scarcerato il mese scorso. Ieri il presidente americano Barack Obama, tramite il suo portavoce Bill Burton, si è detto «profondamente preoccupato per la condanna delle due giornaliste. Abbiamo attivato tutti i canali possibili ha aggiunto Burton per permettere la loro liberazione». Tra l'altro i campi di lavoro nordcoreani sono indicati, da Ong come Amnesty e Human Rights Watch, come abissi di privazioni e abusi. Gli analisti considerano l'arresto e la condanna delle due come tasselli chiave nella strategia di provocazioni e ricatti di Kim Jong-il. Una delle ipotesi è che Pyongyang, magari non subito, possa proporre la liberazione delle donne sulla base di considerazioni «umanitarie » barattandole con aiuti «umanitari». Un rebus. Con un'appendice. Anche un sudcoreano è detenuto al Nord dopo che nel presidio industriale nordcoreano di Kaesong (costruito e gestito da ditte del Sud) sarebbe stato sorpreso a incitare personale locale alla rivolta. Come Laura ed Euna, pure lui è ora un'arma di Kim. Marco Del Corona Apprensione La tv sudcoreana dà notizia della condanna di Euna Lee e Laura Ling (Ap/Ahn Young-joon) Processo lampo Il processo si è svolto in soli 5 giorni senza testimoni e non può avere appello. Laura è di origine cinese, Euna di famiglia coreana. Entrambe sono sposate, la seconda ha una bimba di 4 anni

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Elezioni in Libano, Nasrallah si congratula con i vincitori (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 09/06/2009 - pag: 31 Il successo dei filo-occidentali Elezioni in Libano, Nasrallah si congratula con i vincitori Caroselli Sostenitori della coalizione filo occidentale «14 marzo» festeggiano la vittoria alle elezioni politiche di domenica per le strade della capitale, Beirut BEIRUT La coalizione filo-occidentale «14 marzo» ha vinto le elezioni libanesi conquistando 71 dei 128 seggi del Parlamento. I dati definitivi sono stati resi noti dopo che Hezbollah aveva ammesso la sconfitta: «Voglio congratularmi con i vincitori. Accetto il risultato, con sportività e spirito democratico»», ha detto il leader Hassan Nasrallah. Ma il portavoce Mohamed Raad ha messo in guardia dal mettere in discussione «il ruolo di partito di resistenza di Hezbollah, la legittimità del suo arsenale o il fatto che Israele sia uno Stato nemico». I leader del «14 Marzo» hanno lasciato capire di essere pronti a formare un governo di unità nazionale, ma senza diritto di veto per i ministri di Hezbollah. Il presidente Usa Obama si è felicitato con i libanesi per le elezioni che hanno dimostrato ancora una volta al mondo «il loro coraggio e la forza del loro impegno per la democrazia».

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Stipendi e manager la stretta di Geithner (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Economia data: 09/06/2009 - pag: 41 Le misure Stipendi e manager la stretta di Geithner Domani il Tesoro Usa annuncerà le misure per limitare i compensi ai manager delle aziende salvate coi soldi del governo. Lo ha comunicato l'amministrazione Obama

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Fiat-Chrysler, ultimo rinvio della Corte (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Economia data: 09/06/2009 - pag: 41 Auto Summers e le divisioni nel comitato sugli aiuti a Detroit. Marchionne: nessuna intenzione di rinunciare Fiat-Chrysler, ultimo rinvio della Corte Sospensione temporanea della vendita, decisione a breve. La spinta di Obama DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Prima battuta d'arresto per la nuova Chrysler «targata» Fiat. Nonostante le pressioni dell'amministrazione Obama, convinta che senza un via libera immediato alla nascita della nuova società partecipata dal gruppo torinese e guidata da Sergio Marchionne, Chrysler rischia di passare dall'amministrazione controllata alla liquidazione, la Corte Suprema ha deciso ieri di non respingere come manifestamente infondato il ricorso contro l'operazione presentato da alcuni creditori Chrysler dello Stato dell'Indiana. Per la Fiat nulla è perduto: dopo che nel giro di una settimana il tribunale fallimentare prima e la Corte d'appello poi avevano respinto le istanze dei creditori dopo dibattiti fulminei e con motivazioni perentorie, la Corte Suprema ha preferito prendersi un po' di tempo per approfondire la questione. In seguito al ricorso presentato sabato notte da alcuni fondi pensione, la questione era finita nelle mani di Ruth Bader Ginsburg, in questo momento l'unica giudice donna della Corte Suprema, in attesa della ratifica della Sotomayor, designata nei giorni scorsi da Obama. Il magistrato, che fu nominato nel '93 dal presidente Clinton, poteva decidere da sola di respingere il ricorso per la sua infondatezza, prendere tempo per esaminare i vari aspetti del ricorso o coinvolgere gli altri giudici della Corte nella decisione. La Ginsburg, una 76enne attivissima che, qualche mese fa, è tornata al lavoro appena dieci giorni dopo essere stata operata per un tumore al pancreas, ha scelto di approfondire la questione nonostante le pressioni di Elena Kagan, un funzionario del ministero della Giustizia che si era rivolta a lei a nome di Obama sostenendo con tono perentorio che ogni rinvio rischia di portare alla messa in liquidazione dell'azienda automobilistica ora in amministrazione controllata, con la perdita di circa 50 mila posti di lavoro. La Fiat può, infatti, ritirarsi dal patto, questo non sarò operativo entro il 15 giugno: ieri, comunque, Marchionne ha detto all'agenzia Bloomberg di non avere alcuna intenzione di rinunciare al 'deal' Chrysler-Fiat. Una presa di posizione che contribuisce a ridurre la pressione sulla Corte Suprema. Con Marchionne già al lavoro nella sede Chrysler di Auburn Hill, del resto, anche nei giorni scorsi un disimpegno del gruppo torinese era apparso assai improbabile. E la Corte non voleva dare la sensazione di liquidare sbrigativamente una vicenda nella quale, secondo molti, i diritti dei creditori sono stati «compressi» in modo anomalo. Col passo di ieri la Corte sottolinea anche la sua indipendenza da un Obama che si è molto speso in prima persona sulla questione Chrysler. Un impegno che lo ha esposto alle critiche dei conservatori e che ha provocato qualche divisione tra i suoi stessi consiglieri economici. Ieri il «New York Times» ha ricostruito i rapporti difficili nel team economico della Casa Bianca tra il capo dei del presidente, Larry Summers, da un lato - un uomo di grandi visioni ma molto spigoloso - e, dall'altro, il ministro del Tesoro Tim Geithner, il direttore del Bilancio, Peter Orszag e gli altri economisti. Il particolare, il quotidiano racconta di uno scontro sugli interventi a sostegno di Chrysler. Summers si era detto convinto, stavolta insieme a Geithner, che un'integrazione con la Fiat fosse da preferire al puro e semplice fallimento di un gruppo fin lì sostenuto dai governi Bush e Obama con grosse iniezioni di liquidità. Austan Goolsbee, economista di Chicago e altro stretto collaboratore del presidente, invece, aveva obiettato che, mentre il salvataggio delle banche era giustificato dalla necessità di evitare una paralisi dell'economia determinata dal blocco del credito, salvare Chrysler non era indispensabile e avrebbe reso più difficile rimettere in sesto la General Motors facendole recuperare quote di mercato. Una disputa infuocata, col collerico Summers che, a un certo punto, se ne era andato sbattendo la porta. E che, pur citando il dissenso del giovane economista di Chicago nel documento preparato per Obama, non ha convocato Goolsbee alla riunione decisiva sulla crisi dell'auto. Cosa che avrebbe provocato, una reazione risentita del presidente che, però, si è poi dimostrato completamente d'accordo con Summers e Geithner sulla sostanza della questione Chrysler-Fiat. Sergio Marchionne Il quartier generale di Chrysler ad Auburn Hills, Stato del Michigan Massimo Gaggi

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Benigni: (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 09/06/2009 - pag: 9 Lo show Il comico premio Oscar protagonista nel Québec con l'Inferno e non solo Benigni: «Little Italy fra Dante e Silvio» DAL NOSTRO INVIATO MONTRÉAL - «Beati voi, che vivete nella Little Italy, un'Italia senza Berlusconi! Un sogno che da noi non si avvererà mai!», urla Roberto Benigni dal palco dopo la sua entrata trionfale. E la platea degli italoamericani di Montréal scoppia in un boato. Era la prima volta che il comico, famoso in tutto il mondo per gli Oscar della «Vita è bella», veniva in Canada: «Ho chiesto di mangiare un piatto tipico del Québec e mi hanno consigliato la poutine...Patate, mozzarella, semplice semplice mi dicevano. Tre giorni per digerirla! E il bidet, dov'è il bidet ho chiesto in albergo: senza entrare in particolari intimi, mi serve. No, non è una vasca per bambini...». Ospite del Festival della comicità «Juste pour rire», Benigni ha presentato al Théâtre Saint-Denis «Tutto Dante»: una serata in italiano, una in francese: «Il mio accento è veramente dégueulasse, disgustoso. Ma se mi sbaglio vous me corrigerez». Diavolo di un uomo, commentavano in sala, maltratta la lingua di Molière («non mi capisco nemmeno io», ammette il nostro), le sue battute a volte sono volgari ma «toujours innocentes», sempre innocenti. «L'avevo detto anche a Silvio, lascia la politica, viene in tournée a fare lo spettacolo con me. Ormai è diventato un Casanova, è arrapato in maniera incredibile, le donne le manda a prendere anche con il cacciatorpediniere, è uno che non offre la cena, ma il ministero della Difesa. Sarà arrivata anche qui l'eco delle minorenni: al compleanno della ragazza era lì a fare il conto alla rovescia, con la lingua da fuori: meno cinque, quattro, tre...via. Al contrario degli altri politici, che negano sempre, lui si vanta. In Italia si vive una lussuria! Silvio non è qua vero? Quando recitavo a Londra, in città c'era anche lui per il G 20, vi ricordate che urlava Obama Obama, ho pensato che gli volesse strizzare le palle come avevo fatto io con Pippo Baudo, o magari tastare le chiappe della regina: 'Sei maggiorenne vero?'». P. Cer.

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Leghista di colore: è sindaco (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 09/06/2009 - pag: 15 Viggiù Leghista di colore: è sindaco VARESE È una donna di origine afroamericana ed è la prima «sindaca» italiana di colore. È stata eletta a Viggiù (Varese) ed è curioso che sia stata la Lega Nord a portare alla vittoria Sandy Cane, 48 anni ( foto Newpress). «Negli Usa ammiro Obama spiega ma io sto con Bossi. Lo sanno tutti in paese, dato che spesso vado a giocare a scopone scientifico al bar e non faccio mistero delle mie idee». Direttrice di un albergo in Val d'Aosta, ha vinto con il 28% dei voti. Nata a Springfield, nel Massachusetts, tornò in Italia nel '71 quando la madre di Viggiù si separò dal papà, un militare americano. (Roberto Rotondo)

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Berlusconi incolpa gli ex di An "Ho combattuto solo contro tutti" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

ROMA - "Per il governo non cambia niente. Con la Lega una soluzione la troveremo. Ma i problemi sono altri e vengono dall'estero...". Silvio Berlusconi ieri si è sfogato con i suoi fedelissimi. Al telefono da Arcore ha bacchettato il partito che "non mi ha aiutato", ha gelato i "colonnelli" di An e Gianfranco Fini che "pensano di scaricare su di me ogni colpa" e ha tranquillizzato Umberto Bossi. Non si aspettava un verdetto "severo" dalle urne. Ma con il suo staff è partito all'attacco: "Ho fatto tutto io, mi hanno lasciato solo. Se non mi fossi candidato sarebbe andato anche peggio. E ora si lamentano pure". Una delusione che non riguarda solo il mancato raggiungimento degli obiettivi annunciati. L'inquilino di Palazzo Chigi, infatti, teme che lo stop di domenica vada oltre il meno 2,2%. "In gioco - si è lamentato - c'è la mia immagine. Se finisce la luna di miele è tutto più complicato". Anche perché i suoi timori, negli ultimi giorni, si sono concentrati sui risvolti internazionali che, a suo giudizio, hanno già accompagnato la campagna elettorale: "Solo qualche manovra dall'estero può davvero mettermi in difficoltà". Per di più i risultati delle europee hanno fatto scattare la baraonda nel centrodestra. Il premier ha prima messo sul banco degli imputati il suo partito ("cosa hanno combinato? Niente") e poi ha puntato l'indice contro "finiani". Una furia che i tre coordinatori nazionali (Veridni, Bondi e La Russa) hanno ben ascoltato al telefono. Una rabbia che ha indotto il premier a prospettare una "rivoluzione" nel partito già in estate. Anche perché il sostanziale "flop" sulle preferenze è per il Cavaliere una vera ferita. Aveva lavorato al "record assoluto" per dimostrare che il suo nome aveva "sfondato" in tutto il paese come elemento di unità nazionale: "ma qualcuno ha remato contro, anche tra i nostri". OAS_RICH('Middle'); Ora invece deve fare i conti con i lumbard. Ieri sera Umberto Bossi ha reclamato un adeguamento nei rapporti di forza. In gioco ci sono i decreti attuativi del federalismo fiscale, un ruolo più penetrante per i leghisti nelle aziende pubbliche e soprattutto le future presidenze di Lombardia e Veneto. Tant'è che tra le ipotesi c'è anche quella di una "promozione" di Roberto Formigoni, l'attuale governatore lombardo, alla Commissione europea. Una nomina che libererebbe il Pirellone a favore di un esponente del Carroccio. Il premier è disponibile, i lumbard restano strategici per il capo del governo. "Con Umberto - ripete - una soluzione la troviamo. Non vado al braccio di ferro. Il patto con loro non si rompe". Così, in cambio il premier ha ottenuto una rassicurazione: ai ballottaggi i leghisti voteranno i candidati del Pdl nonostante il referendum. Sul piatto della trattativa, però, potrebbe presto entrare un altro elemento: il dialogo con l'Udc in vista delle regionali del prossimo anno. Anche perché il vero fantasma che aleggia su Palazzo Chigi è un altro. Il Cavaliere teme "l'isolamento internazionale". Il suo cruccio stanno diventando i rapporti con Barack Obama. Con il quale, ripete, "va assolutamente costruito un rapporto". Il presidente del consiglio è sempre più convinto di aver affrontato nell'ultimo mese una "manovra esogena". I giornali stranieri, Rupert Murdoch, quelli che chiama i "poteri forti". Teme allora che le europee possa essere il pretesto per "isolare" diplomaticamente Palazzo Chigi. "Solo qualche manovra internazionale - è la sua idea - può mettermi davvero in difficoltà". L'incontro di lunedì prossimo a Washington sta dunque diventando una tappa "cruciale". Il Cavaliere sa bene che con la Casa Bianca non c'è più la sintonia di un tempo. Le feluche italiane gli hanno spiegato che Obama ha accettato malvolentieri l'appuntamento del 15 giugno. Ha poi saputo che i resoconti provenienti dall'Ambasciata americana a Roma non sono affatto positivi. Report che in modo particolare guardano con sospetto all'asse Roma-Mosca. Il premier italiano ricorda che proprio durante la presidenza di un democratico, Bill Clinton, gli arrivò l'avviso di garanzia a Napoli. "È difficile fare bene se non c'è la sponda Usa", è la sua riflessione. Dubbi e paure che ora si concentrano sul filo diplomatico che corre tra Roma e Washington. Tant'è che Berlusconi vorrebbe presentarsi al colloquio della prossima settimana con due "trofei": l'aumento del contingente italiano impegnato in Afghanistan (da rifinanziare a fine mese) e l'"ammorbidimento" di Gheddafi che arriva nella Capitale proprio domani. (9 giugno 2009

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Firenze, Renzi non ce la fa (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Obama

INVIATO A FIRENZE E’ come se lo champagne si fosse sgasato, scaldato. L’atmosfera carica di aspettative di domenica notte s’è disciolta, alle 8 al comitato elettorale di Matteo Renzi s’affaccia un leggero scoramento. Lo ammette Cecilia, bellissima ragazza che ha prestato la sua faccia alla campagna di santini elettorali di Renzi, occhi cerulei, capelli castano chiari, sorriso angelico, «ho vissuto per vent’anni in America e in Canada, mio padre lavorava in una multinazionale. Poi sono rientrata a Firenze e la cosa più naturale m’è sembrata sostenere la sfida di Matteo, quanto di più simile alle mie esperienze americane. Un altro mondo rispetto all’Italia». Già, la favoleggiata generazione Renzi, il mondo dell’«Obama italiano», come lo chiamò «Time» esagerando lievissimamente, il mondo delle Serracchiani, volendo, o della fatica che si fa nel Pd anche solo per aprire qualche porta. Renzi non sfonda subito, ma non gliene si può fare una colpa. Perché anche la leggendaria roccaforte toscana non si dà più fino in fondo al Pd, che alle Europee, sì, sta un pelo sopra il 39%, la sua soglia di sopravvivenza cittadina, elegge il presidente della Provincia fiorentina Andrea Barducci, ma vede andare al ballottaggio Arezzo e (incredibile) la Stalingrado di Prato. E qui a Firenze, alle Comunali, annota un contributo dei democratici al 35 per cento, bassino. Il resto l’ha portato in varie forme Matteo, fermandosi però al 47. Già all’ora dell’aperitivo l’aveva capito, «madonna che palata in faccia... sai quanta gente ora sarà felice. Almeno così non diranno più che sono arrogante. Ora corro al comitato, c’è bisogna di rincuorare i ragazzi. Lo sapevo che al primo turno non ce l’avremmo fatta, ma temo che il nostro dato s’abbasserà intorno al 45. La città è stanca, sfiduciata. Ma voglio che tutto il gruppo che m’ha sostenuto non ci resti male. Ce la faremo tra quindici giorni. Tocca a noi riaccendere entusiasmi, prometto ancora che accordicchi non ne farò, né a sinistra né con l’Udc». S’è sentito con Debora, la Serracchiani. Insieme hanno comunque giurato che «il rinnovamento andrà avanti, nel partito». Tremila fiorentini hanno votato alle Europee ma rifiutato la scheda comunale: non astensionisti tout court, astensionisti mirati, disillusi dall’ultimo, tormentato anno della giunta uscente. Leonardo Domenici, che ieri festeggiava le sue 84mila preferenze, è convinto che il malumore non abbia pesato, alle primissime sezioni scrutinate - quando l’ipotesi di un’elezione immediata per Renzi era sembrata per un istante alla portata - s’era confidato: «Merito anche mio? Io non direi così, sarebbe antipatico. Ma evidentemente non abbiamo rovinato a tal punto la piazza da rendere indigeribile il centrosinistra». In realtà leggendo i numeri definitivi la Toscana resta solidamente rossa, 30,7 al Pd, ma questo significa calo di tre punti in meno di un anno, de-rossizzazione di posti come Prato, e Firenze s’è smosciata. Insomma, «che palata». Segnali di scoramento affiorano molto al di là delle due bandiere rosso-crociate del Carroccio che sventolano trionfanti dalla sede della Lega toscana, in via Veracini. Lo scoramento democrat - anche Domenici nel 2004 fu costretto al ballottaggio, ma col 49,5 per cento - e quello radical. Valdo Spini, che ha un pacchetto del 9 per cento, lamenta «’sto Renzi non ci ha mai neanche chiesto un dialogo... se non lo fa neanche ora peggio per lui». Sergio Staino da Scandicci, che aveva prodotto un video cliccatissimo intitolato democratici anonimi, con le facce di tutti quelli che non avrebbero più votato Pd, disegna vignette tipo questa: «Come - domanda Dante Alighieri a Bobo - mandano in Europa persino Domenici e te no?». Paul Ginsborg, che fino alla fine ha sostenuto la sua collega Ornella De Zordo, «sono stanco, affaticato da queste risse, torno ora dalla biblioteca...». Giovanni Galli, il rivale di Renzi, un po’ malizioso, «Matteo deve capire che quando si va in competizione nulla è mai scontato...». Come il Milan a Belgrado; può sempre spuntare la nebbia. Diceva Indro Montanelli «Firenze ricorda un po’ il Palio di Siena, non è che si corre per vincere, si corre perché l’avversario non vinca».

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