CENACOLO
DEI COGITANTI |
In Olanda avanza la destra
xenofoba di Geert Wilders, soprannominato Mozart, ma solo per la capiglia...
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Come dice Obama, siamo tutti
meticci, e il mondo sarà tanto migliore quanto più la globalizzazione
diffonderà il meticciato. Dobbiamo capire che la diversità è bella e feconda,
l'uniformità sterile e noiosa. Basta pensare alla monotonia di certi immensi
campi di mais e alla foresta amazzonica, dominio della biodiversità.
Corte Suprema: stop a
Chrysler-Fiat ( da "Stampa,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama era scesa in
campo ieri mattina per difendere l'accordo Fiat-Chrysler dalla minaccia dei
ricorsi presentati da tre fondi pensione dell'Indiana alla Corte Suprema di
Washington con Elena Kagan, che in qualità di Solicitor General rappresenta il
ministero della Giustizia di fronte alla Corte Suprema.
Nella moschea di via
Aglietto operazione "porte aperte" per due classi del Chiabrera
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Si è parlato anche dello storico
discorso di Obama, «molto apprezzato dai popoli dell'Islam». La moschea è
frequentata da un centinaio di seguaci e, soprattutto per la preghera del
venerdì, lo spazio risulta insufficiente. Zargar ha spiegato che molte abitudini
«non devono essere giudicate da lontano ma contestualizzate».
In Friuli il giovane
avvocato ha superato il premier: diecimila preferenze in più
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: c'è chi la chiama «Obama», chi
«Uragano», chi «Segretario del Pd». Calma. Lei nemmeno ha brindato. Attaccato
al computer, Riccardo sommava le preferenze e bastava un'occhiata: «Predi voti
anche in Emilia, è fatta». Solo succo d'arancia e i dolcetti portati da Aziz,
l'egiziano segretario di un circolo Pd.
Renzi non ce la fa, dovrà
cercare i consensi nella sinistra divisa
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: i consensi nella sinistra divisa
Matteo Renzi Giovanni Galli «Che palata in faccia» Ma l'Obama italiano
promette: non mi arrendo, vado avanti [FIRMA]JACOPO IACOBONI INVIATO A FIRENZE
E' come se lo champagne si fosse sgasato, scaldato. L'atmosfera carica di
aspettative di domenica notte s'è disciolta, alle 8 al comitato elettorale di
Matteo Renzi s'affaccia un leggero scoramento.
A sorpresa Michelle
incontra Sarah ( da "Stampa,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: colloquio A sorpresa Michelle
incontra Sarah Visita turistica lampo a Londra per Michelle Obama e le figlie,
Sasha e Malia, di ritorno da Parigi. La First Lady ha visitato la residenza del
primo ministro britannico a Downing Street, dove ha avuto un colloquio privato
con Sarah Brown, consorte del premier. Obama non ha invece incontrato Gordon
Brown, ma è volato direttamente a Washington.
Le reporter Usa ai lavori
forzati ( da "Stampa,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama non sembra
intenzionata a porgere l'altra guancia di fronte alla sentenza nordcoreana: se
infatti da un lato il Dipartimento di Stato annuncia che esplorerà «ogni
strada» per riportare in patria le due giornaliste, dall'altra il Segretario
alla Difesa Robert Gates fa sapere che «non possiamo continuare a rinegoziare
per la terza volta ciò che abbiamo già ottenuto»
"Con Netanyahu si
rischia la rottura tra Usa e Israele"
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: «Con l'insediamento
dell'amministrazione di Obama sarei andata a Washington per lavorare assieme
sugli interessi comuni. Questa regione - avrei detto - è divisa fra moderati ed
estremisti, gli Stati Uniti guidano il mondo libero, Israele condivide i
principi ed i progetti del mondo libero.
fiat-chrysler la corte
suprema congela la vendita ( da "Repubblica,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Tropea alle
pagine 30 e 31 Ammissibile il ricorso dei fondi sfida al presidente Obama
Fiat-Chrysler la Corte suprema congela la vendita SEGUE A P
dodici anni di lavori
forzati a giornaliste usa caferri e zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina A P
berlusconi incolpa gli ex
di an "ho combattuto solo contro tutti"
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 3 - Interni Berlusconi
incolpa gli ex di An "Ho combattuto solo contro tutti" Il premier
teme contraccolpi diplomatici in vista di Obama Il presidente minaccia una
"rivoluzione" ai vertici del Popolo della libertà Il Cavaliere pronto
a cedere alla Lega la Lombardia. Per Formigoni c´è la Commissione Ue
"io come che guevara
e nichi è fidel" - giuliano foschini
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Accanto a lui, tutti i ragazzi di
Emilab, quelli della campagna elettorale su Internet e con il sorriso. Quelli
che "un poco siamo come Obama". Alle 22 l´urlo di via Re David, sul
maxi schermo fuori trasmettono la proiezione. Emiliano è in testa. La notte
sarà lunga.
obama e i giovani sono
loro i vincitori della sfida di beirut - gad lerner
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Esteri Obama e i giovani sono loro
i vincitori della sfida di Beirut Protagonisti sono gli stessi ragazzi che nel
2005 reagirono con coraggio all´omicidio di Rafik Hariri GAD LERNER In Libano
ha vinto Obama. Senza il suo impegno diretto, culminato nel bellissimo discorso
all´islam pronunciato al Cairo, difficilmente nel paese dei cedri l´
corea, lavori forzati per
le due reporter usa - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: "Liberatele" La
prossima settimana il presidente americano vedrà il leader sud-coreano ARTURO
ZAMPAGLIONE NEW YORK - Colte nel mezzo dello scontro tra la Corea del Nord e il
resto del mondo sulle provocazioni nucleari di Kim Jong-il, Laura Ling e Euna
Lee, due giovani giornaliste americane, sono state condannate dalla corte
centrale di Pyongyang a 12 anni di prigione e lavori
ue, arriva la stretta
contro i deficit ( da "Repubblica,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: recessione ancora profonda
ROMA - Se davvero l´economia tornerà «in territorio positivo» nel 2010, allora
gli Stati dovranno «cominciare la correzione» del loro deficit. E per
convincerli, Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari economici e monetari,
valuterà «procedure per deficit eccessivo nei confronti degli Stati membri che
sforeranno il 3%
fiat-chrysler, bloccato
l'accordo a vuoto il pressing della casa bianca - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Bianca di Barack Obama, che fino
all´ultimo aveva cercato di convincere i nove giudici ad avallare l´alleanza.
Alle 22 di ieri, ora italiana, quel silenzio si è trasformato in una delusione
per Sergio Marchionne: con un ordine firmato dal giudice Ruth Bader Ginsburg,
la Corte ha infatti bloccato l´operazione in attesa di una udienza sul ricorso
presentato da tre fondi pensione dell´
il lingotto non fa drammi
"è solo un rinvio tecnico" - salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: imboccato nel pomeriggio del 30
aprile con il discorso di Barack Obama. A Torino non mettono in conto una
svolta di questo genere ma si fa notare, anche perché sta scritto nella lettera
di intenti di febbraio, che il Lingotto ha tempo di recedere da ogni impegno
fino al 15 giugno. Manca ancora una settimana a questa scadenza però per il
momento una simile scelta è un´ipotesi remota,
si ritira bucci,
l'anticalciatore "paravo anche l'ignoranza " - benedetto ferrara
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: «La biografia di Obama. Lui è la
nostra speranza». Bucci, si ricorda un aneddoto divertente? «Mi fa sempre
ridere quando ripenso ai miei quindici anni e alla valigiona con cui mi
presentai davanti al pullman per il mio primo ritiro. Non sapevo che la roba da
vestire me la dava la società.
addio al civismo alla
bolognese così finisce la stagione di guazzaloca - michele smargiassi
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Contro Cofferati avrebbe perso
anche Obama», si consolò poi Guazzaloca, che perse ma onorevolmente, e si
rifugiò a Roma, con una sinecura all´Antitrust, a meditare a sua volta il
ritorno. Ma questa volta, a modo suo. Da solo. Senza più chiedere l´appoggio dei
partiti del centro-destra (tranne l´Udc dell´amico e pigmalione Pierferdinando
Casini,
Nord Corea, lavori forzati
per le reporter ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: «Sono profondamente
preoccupato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Laura Ling, 32 anni, ed Euna
Lee, cittadine Usa, giornaliste tv, accusate di «crimine grave» e di
attraversamento illegale dei confini di Stato: condannate ciascuna a 12 anni di
rieducazione attraverso il lavoro.
Elezioni in Libano,
Nasrallah si congratula con i vincitori
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 14 Marzo» hanno lasciato capire di
essere pronti a formare un governo di unità nazionale, ma senza diritto di veto
per i ministri di Hezbollah. Il presidente Usa Obama si è felicitato con i
libanesi per le elezioni che hanno dimostrato ancora una volta al mondo «il
loro coraggio e la forza del loro impegno per la democrazia».
Stipendi e manager la
stretta di Geithner ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia data: 09/06/2009 - pag: 41 Le misure Stipendi e manager la stretta di
Geithner Domani il Tesoro Usa annuncerà le misure per limitare i compensi ai
manager delle aziende salvate coi soldi del governo. Lo ha comunicato l'amministrazione
Obama
Fiat-Chrysler, ultimo
rinvio della Corte ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: La spinta di Obama DAL NOSTRO
INVIATO NEW YORK Prima battuta d'arresto per la nuova Chrysler «targata» Fiat.
Nonostante le pressioni dell'amministrazione Obama, convinta che senza un via
libera immediato alla nascita della nuova società partecipata dal gruppo
torinese e guidata da Sergio Marchionne, Chrysler rischia di passare dall'amministrazione
controllata alla liquidazione,
Benigni:
Argomenti:
Obama
Abstract: Quando recitavo a Londra, in città
c'era anche lui per il G 20, vi ricordate che urlava Obama Obama, ho pensato
che gli volesse strizzare le palle come avevo fatto io con Pippo Baudo, o
magari tastare le chiappe della regina: 'Sei maggiorenne vero?'». P. Cer.
Leghista di colore: è
sindaco ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Negli Usa ammiro Obama spiega ma io
sto con Bossi. Lo sanno tutti in paese, dato che spesso vado a giocare a
scopone scientifico al bar e non faccio mistero delle mie idee». Direttrice di
un albergo in Val d'Aosta, ha vinto con il 28% dei voti. Nata a Springfield,
nel Massachusetts, tornò in Italia nel '71 quando la madre di Viggiù si separò
dal papà,
Berlusconi incolpa gli ex
di An "Ho combattuto solo contro tutti"
( da "Repubblica.it"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il suo cruccio stanno diventando i
rapporti con Barack Obama. Con il quale, ripete, "va assolutamente
costruito un rapporto". Il presidente del consiglio è sempre più convinto
di aver affrontato nell'ultimo mese una "manovra esogena". I giornali
stranieri, Rupert Murdoch, quelli che chiama i "poteri forti".
Firenze, Renzi non ce la
fa ( da "Stampaweb,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: «Obama italiano», come lo chiamò
«Time» esagerando lievissimamente, il mondo delle Serracchiani, volendo, o
della fatica che si fa nel Pd anche solo per aprire qualche porta. Renzi non
sfonda subito, ma non gliene si può fare una colpa. Perché anche la leggendaria
roccaforte toscana non si dà più fino in fondo al Pd,
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
In Olanda avanza la
destra xenofoba di Geert Wilders, soprannominato Mozart, ma solo per la
capigliatura: i voti li ha raccolti con una violenta campagna anti-islamica.
Berlusconi dice che Milano sembra una città africana, e dal tono si capisce che
non è un complimento. Detto così, africano smette di essere un aggettivo neutro
come europeo, americano o australiano: contiene un giudizio, o meglio un
pregiudizio, una ideologia, una visione del mondo che si poteva già avvertire
nell'uso del participio abbronzato. Ma il riemergere di divisioni in ultima
analisi razziste si nota anche su scala provinciale. In Belgio i fiamminghi si
oppongono ai valloni, il popolo veneto al lombardo ed entrambi al romano. Negli
stadi la pelle nera diventa un motivo per insultare la squadra avversaria.
Anche qui si misura la nostra ignoranza scientifica, la lentezza con cui i
risultati della ricerca diventano conoscenze condivise. Oggi dovremmo sapere
che ci saranno sì razze di cani e di cavalli, ma le razze umane non esistono.
Non esiste la razza nera così come non esiste la razza bianca, gialla o india.
Non esiste neppure «la» razza umana, come talvolta si sente dire. Esiste la
specie. La specie Homo sapiens e, se si vuole alludere all'evoluzione
culturale, l'Homo sapiens sapiens. I lavori di Luca Cavalli-Sforza
all'Università di Stanford (California) e dei suoi collaboratori Alberto Piazza
(Università di Torino) e Paolo Menozzi (Università di Parma) hanno dimostrato
da tempo che l'umanità viene da un ceppo che circa 200 mila anni fa partendo
dall'Africa centro-orientale si è irradiato su tutto il pianeta. Quindi, in un
certo senso, siamo tutti africani, e non c'è da stupirsi se Milano non fa
eccezione... Ancora più interessante è la scoperta che le differenze di colore
della pelle, benché così evidenti, dipendono da pochi dei nostri trentamila
geni. La differenza genetica tra un bianco e un nero non è molto diversa da
quella che si può riscontrare tra due bianchi, due neri o due cinesi. Anzi, per
fattori casuali, con buona pace di Calderoli, può capitare che ci sia più
distanza genetica tra due bergamaschi che non tra un bergamasco e un africano.
Quando nel 2003 la mappa del DNA umano fu completata da due gruppi
indipendenti, uno pubblico coordinato dal Dipartimento dell'Energia degli Stati
Uniti e uno privato sotto la guida di Craig Venter, si vide che la variabilità
genetica tra due uomini presi a caso è in media del 2-3 per mille. Se questa
variabilità è legata ai geni del colore della pelle, diventa ben visibile. Se
invece è legata ad altri geni, magari anche molto più significativi perché
associati al rischio di gravi malattie, può risultare, ad un esame esteriore,
del tutto irriconoscibile. Ancora all'inizio del Novecento si promulgavano
leggi per impedire l'integrazione. Tra il 1896 e il
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
LA DECISIONE NEL
MERITO DELLA GIUDICE RUTH BADER GINSBURG POTREBBE PERÒ ARRIVARE GIÀ OGGI Un
allungamento dei tempi potrebbe pregiudicare l'intero piano di salvataggio
Corte Suprema: stop a Chrysler-Fiat [FIRMA]MARINA CASSI TORINO L'armonia è
tornata. Ha incassato solo applausi il segretario della Cgil, Guglielmo
Epifani, che ieri è tornato in quella fossa dei leoni che sono le Carrozzerie
di Mirafiori. L'ultima volta, il 7 dicembre 2007, con Angeletti e Bonanni - che
sarà a Torino il
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
La storia Quaranta
ragazzi sono entrati scalzi nel luogo di culto Nella moschea di via Aglietto
operazione "porte aperte" per due classi del Chiabrera MAURIZIO FICO
SAVONA Prima di entrare si sono tolti le scarpe, poi hanno preso posto sul
tappeto rosso, tra scritte in arabo, grandi foto della Mecca e antiche edizioni
del Corano: per una una quarantina di ragazzi del Liceo Chiabrera, la quinta
ginnasio del classico, sezione B, e la terza F del linguistico, accompagnati
dall'insegnante di religione Anna Maria Peluffo, lezione «alternativa» ieri
mattina nella moschea di via Aglietto 71. «Com'era avvenuto in passato con la
visita in sinagoga, l'incontro con l'Islam completa e conclude un programma
basato anche sull'approfondimento delle grandi religioni monoteistiche», ha
detto la professoressa. A ricevere gli studenti Zahoor Ahmad Zargar, di origine
indiana, residente a Savona da una ventina d'anni, presidente delle Comunità
islamiche liguri. «L'operazione "porte aperte" in moschea è molto
importante per migliorare la conoscenza reciproca e far cadere i muri di
diffidenza. La strada dell'integrazione e della pace passa soprattutto dai
giovani». I ragazzi hanno fatto tante domande, dalla condizione della donna,
all'uso del «burka», all'atteggiamento verso la religione dei giovani musulmani
di Savona. Si è parlato anche dello storico discorso di Obama, «molto apprezzato dai popoli
dell'Islam». La moschea è frequentata da un centinaio di seguaci e, soprattutto
per la preghera del venerdì, lo spazio risulta insufficiente. Zargar ha
spiegato che molte abitudini «non devono essere giudicate da lontano ma
contestualizzate». «Il burka stesso non è una costrizione, e spesso è
sfoggiato con orgolio per sottolineare la propria identità». Si è parlato anche
del divieto di bere alcolici: «Il profeta Maometto condanna tutte le sostanze
che annebbiano il cervello. A maggior ragione, anche la droga».
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
In Friuli il giovane
avvocato ha superato il premier: diecimila preferenze in più Alle sei del
pomeriggio di questo giorno da Debora, mentre tutti la cercano e (quasi) tutti
la esaltano, lei è al telefonino con Sara, la segretaria: «Non vengo in studio.
Sai, ho avuto 'sto casino...». Non sembra proprio così, 'sto casino lo sta
combinando lei, l'avvocato Debora Serracchiani, dal 21 marzo Faccia Nuova che
contesta le Facce Vecchie del pd, candidata alle europee, che in Friuli ha
preso quasi 10 mila voti più di Silvio Berlusconi e nella sua lista ha
strapazzato un ex ministro come Luigi Berlinguer, un eurodeputato che di
cognome fa Prodi e perfino segretario dei ds emiliani, Salvatore Caronna.
«Madonna mia...». Quasi non ci crede, di sicuro fino a domenica sera non
l'immaginava. «Dovrei prendere 100 mila voti di preferenza e fino a un mese fa
non mi conosceva nemmeno il mio edicolante». Ne ha presi 144 mila 558. 50 mila
più di Vittorio Prodi,
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
Centrosinistra 47,1
% Centrodestra 32,3 % Renzi non ce la fa, dovrà cercare i
consensi nella sinistra divisa Matteo Renzi Giovanni Galli «Che palata in
faccia» Ma l'Obama italiano
promette: non mi arrendo, vado avanti [FIRMA]JACOPO IACOBONI INVIATO A FIRENZE
E' come se lo champagne si fosse sgasato, scaldato. L'atmosfera carica di
aspettative di domenica notte s'è disciolta, alle 8 al comitato elettorale di
Matteo Renzi s'affaccia un leggero scoramento. Lo ammette Cecilia,
bellissima ragazza che ha prestato la sua faccia alla campagna di santini
elettorali di Renzi, occhi cerulei, capelli castano chiari, sorriso angelico,
«ho vissuto per vent'anni in America e in Canada, mio padre lavorava in una
multinazionale. Poi sono rientrata a Firenze e la cosa più naturale m'è
sembrata sostenere la sfida di Matteo, quanto di più simile alle mie esperienze
americane. Un altro mondo rispetto all'Italia». Già, la favoleggiata
generazione Renzi, il mondo dell'«Obama italiano»,
come lo chiamò «Time» esagerando lievissimamente, il mondo delle Serracchiani,
volendo, o della fatica che si fa nel Pd anche solo per aprire qualche porta.
Renzi non sfonda subito, ma non gliene si può fare una colpa. Perché anche la
leggendaria roccaforte toscana non si dà più fino in fondo al Pd, che alle
Europee, sì, sta un pelo sopra il 39%, la sua soglia di sopravvivenza
cittadina, elegge il presidente della Provincia fiorentina Andrea Barducci, ma
vede andare al ballottaggio Arezzo e (incredibile) la Stalingrado di Prato. E
qui a Firenze, alle Comunali, annota un contributo dei democratici al 35 per
cento, bassino. Il resto l'ha portato in varie forme Matteo, fermandosi però al
47. Già all'ora dell'aperitivo l'aveva capito, «madonna che palata in faccia...
sai quanta gente ora sarà felice. Almeno così non diranno più che sono
arrogante. Ora corro al comitato, c'è bisogna di rincuorare i ragazzi. Lo
sapevo che al primo turno non ce l'avremmo fatta, ma temo che il nostro dato
s'abbasserà intorno al 45. La città è stanca, sfiduciata. Ma voglio che tutto
il gruppo che m'ha sostenuto non ci resti male. Ce la faremo tra quindici
giorni. Tocca a noi riaccendere entusiasmi, prometto ancora che accordicchi non
ne farò, né a sinistra né con l'Udc». S'è sentito con Debora, la Serracchiani.
Insieme hanno comunque giurato che «il rinnovamento andrà avanti, nel partito».
Tremila fiorentini hanno votato alle Europee ma rifiutato la scheda comunale:
non astensionisti tout court, astensionisti mirati, disillusi dall'ultimo,
tormentato anno della giunta uscente. Leonardo Domenici, che ieri festeggiava
le sue 84mila preferenze, è convinto che il malumore non abbia pesato, alle
primissime sezioni scrutinate - quando l'ipotesi di un'elezione immediata per
Renzi era sembrata per un istante alla portata - s'era confidato: «Merito anche
mio? Io non direi così, sarebbe antipatico. Ma evidentemente non abbiamo
rovinato a tal punto la piazza da rendere indigeribile il centrosinistra». In
realtà leggendo i numeri definitivi la Toscana resta solidamente rossa, 30,7 al
Pd, ma questo significa calo di tre punti in meno di un anno, de-rossizzazione
di posti come Prato, e Firenze s'è smosciata. Insomma, «che palata». Segnali di
scoramento affiorano molto al di là delle due bandiere rosso-crociate del
Carroccio che sventolano trionfanti dalla sede della Lega toscana, in via
Veracini. Lo scoramento democrat - anche Domenici nel 2004 fu costretto al
ballottaggio, ma col 49,5 per cento - e quello radical. Valdo Spini, che ha un
pacchetto del 9 per cento, lamenta «'sto Renzi non ci ha mai neanche chiesto un
dialogo... se non lo fa neanche ora peggio per lui». Sergio Staino da
Scandicci, che aveva prodotto un video cliccatissimo intitolato democratici
anonimi, con le facce di tutti quelli che non avrebbero più votato Pd, disegna
vignette tipo questa: «Come - domanda Dante Alighieri a Bobo - mandano in
Europa persino Domenici e te no?». Paul Ginsborg, che fino alla fine ha
sostenuto la sua collega Ornella De Zordo, «sono stanco, affaticato da queste
risse, torno ora dalla biblioteca...». Giovanni Galli, il rivale di Renzi, un
po' malizioso, «Matteo deve capire che quando si va in competizione nulla è mai
scontato...». Come il Milan a Belgrado; può sempre spuntare la nebbia. Diceva
Indro Montanelli «Firenze ricorda un po' il Palio di Siena, non è che si corre
per vincere, si corre perché l'avversario non vinca».
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
First Lady a colloquio A sorpresa Michelle incontra Sarah Visita turistica
lampo a Londra per Michelle Obama e le figlie, Sasha e Malia, di ritorno da Parigi. La First Lady
ha visitato la residenza del primo ministro britannico a Downing Street, dove
ha avuto un colloquio privato con Sarah Brown, consorte del premier. Obama non ha invece incontrato Gordon
Brown, ma è volato direttamente a Washington. Il portavoce non ha
chiarito se l'ufficio di Brown abbia aiutato a organizzare la visita delle
ospiti al Palazzo di Westminster e al Big Ben, il famoso orologio del
parlamento britannico. La tappa di Michelle e delle figlie a Londra non era
stata annunciata.
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
LE DUE GIORNALISTE
DOVRANNO SCONTARE 12 ANNI PER «SCONFINAMENTO ILLEGALE» La Corea del Nord ora
rischia un blocco aero-navale degli Usa alleati con Pechino Le reporter Usa ai
lavori forzati [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Pyongyang condanna
a 12 anni di lavori forzati due giornaliste americane accusate di spionaggio e
Washington reagisce facendo sapere di non voler cedere a ricatti: pianifica con
Pechino ispezioni su navi e aerei nordcoreani e lavora a nuove sanzioni Onu. La
sentenza della Corte Centrale di Pyonyang punisce con la massima pena Laura
Ling e Euna Lee, 32 e 36 anni, catturate dalle guardie di confine nordcoreane
il 17 marzo lungo la frontiera con la Cina dove erano impegnate a realizzare un
servizio tv sul traffico di persone - in particolare di donne - fra i due
Paesi. Entrambe di origine asiatica, le giornaliste di Current tv - la stazione
fondata da Al Gore - sono state processate a porte chiuse e riconosciute
colpevoli di essere «entrate illegalmente» in Corea del Nord sebbene non si
possa ancora escludere che a sconfinare siano state invece le guardie di
Pyongyang, al fine di catturare due ostaggi preziosi da inserire nel braccio di
ferro con gli Stati Uniti. L'ex ambasciatore all'Onu Bill Richardson, che il
presidente Clinton usò per negoziare con Pyongyang, parla di «partita a poker
ad alto rischio» riferendosi ai precedenti di un regime che ha riconosciuto di
aver catturato negli ultimi venti anni decine di ostaggi - giapponesi e
sudcoreani - per addestrare le proprie spie ad infiltrarsi in Paesi considerati
nemici. Ma l'amministrazione Obama non sembra intenzionata a porgere l'altra guancia di fronte alla
sentenza nordcoreana: se infatti da un lato il Dipartimento di Stato annuncia
che esplorerà «ogni strada» per riportare in patria le due giornaliste,
dall'altra il Segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere che «non possiamo
continuare a rinegoziare per la terza volta ciò che abbiamo già ottenuto».
Il riferimento di Gates è al congelamento delle attività del reattore nucleare
di Yongbyong che il regime di Pyongyang ha prima negoziato con Clinton, poi
riconcordato con George W. Bush ed ora vuole ridiscutere minacciando di
continuare a far detonare rudimentali ordigni nucleari. A confermare la scelta
della Casa Bianca di «non remunerare le provocazioni nordcoreane», come detto
dal presidente Obama in Francia, ci sono le
indiscrezioni pubblicate dal New York Times sull'ipotesi di un piano d'azione
per «intercettare e ispezionare» navi e aerei nordcoreani sui quali si sospetta
la presenza di armi non convenzionali. Il vice Segretario di Stato, Jim
Steinberg, durante una visita a Pechino ha discusso la possibilità di condurre
tali ispezioni in territorio cinese nell'ambito di nuove sanzioni Onu. Se ciò
avvenisse per la Corea del Nord si tratterebbe di un blocco aero-navale perché
sono porti e aeroporti cinesi che consentono alle sue navi e aerei di operare.
Hillary Clinton intanto ha definito «senza fondamento» le accuse contro le due
giornaliste e Obama si è detto «preoccupato» per la
loro sorte. A chiederne il rilascio è l'ambasciatore svedese, che rappresenta
gli interessi Usa in Corea del Nord, facendo leva su ragioni umanitarie:
l'americano-coreana Lee ha una figlia di
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Obama
Intervista Tzipi
Livni "Con Netanyahu si rischia la rottura tra Usa e Israele" RINA
MASLIAH Ex 007 del Mossad e leader di Kadima GERUSALEMME Signora Livni, Israele
sta forse andando a un confronto con gli Stati Uniti? «Dipenderà dalle
decisioni che il nostro governo adotterà. Le relazioni fra i nostri Paesi si
fondano anche su vincoli di amicizia, di interessi e di progetti comuni, vanno
oltre questo o quel governo, questa o quella amministrazione della Casa Bianca.
A mio parere l'interesse comune e comunque l'interesse israeliano richiede
decisioni congiunte. Purtroppo chi interpreta la formula dei "Due Stati
per i due popoli" come contraria all'interesse israeliano rischia di
innescare qualcosa di più grave di un confronto». Si riferisce al premier
Benyamin Netanyahu? «Certo. Un governo che vede come una minaccia la formula
dei due Stati può arrivare a quella situazione, a un confronto. Io penso che
ciò sia superfluo. Ci sono questioni sulle quali Israele può discutere con il
mondo, oppure chiedergli il sostegno, questioni che riguardano l'essenza, la
sua sicurezza, o la sua identità. Ma tutto scaturisce da un punto di partenza
diverso: io penso appunto che sostenere il processo di pace sia un interesse
israeliano fondamentale». Lei cosa avrebbe fatto di diverso? «Con l'insediamento dell'amministrazione di Obama sarei andata a Washington per
lavorare assieme sugli interessi comuni. Questa regione - avrei detto - è
divisa fra moderati ed estremisti, gli Stati Uniti guidano il mondo libero,
Israele condivide i principi ed i progetti del mondo libero. Fra questi,
anche il principio dei «due Stati per i due popoli». In questa regione ci sono
minacce, ma ci sono anche opportunità. L'Iran, per esempio, rappresenta una
minaccia per il mondo intero. Un concetto che sentiamo espresso adesso anche in
arabo: è chiaro anche ai Paesi arabi della regione che il mondo non può
permettersi un Iran nucleare». Lei accetta la richiesta fatta da Washington di
un congelamento totale delle costruzioni nelle colonie? «Nella leadership
israeliana ci sono due approcci diversi. La questione è quale sia il traguardo
da raggiungere. Io voglio giungere ad un accordo. Nel contesto di un accordo
voglio assicurare al massimo le nostre zone omogenee di insediamento. Lo scopo
non è costruire sempre di più, ma preservare quanto esiste oggi. Se poi c'è
qualcuno che invece aspira a un congelamento del processo politico per
sfruttare il tempo e costruire ancora insediamenti, io con quelle persone non
ho nulla da spartire». Domenica Netanyahu pronuncerà un discorso politico: se
si avvicinasse alle sue posizioni, Kadima entrerebbe nella coalizione di
governo? «Il fatto che Kadima non sia oggi al governo è dovuto a divergenze
molto profonde su questioni molto significative. Non si tratta di semplici dichiarazioni
ma di contenuti, di una visione politica diversa che deve essere poi tradotta
in una politica. Lo scopo è di giungere a decisioni obbligate: da un lato
garantire la sicurezza di Israele, ma dall'altro anche avere finalmente confini
riconosciuti, e mettere fine al conflitto». In Libano gli Hezbollah non sono
riusciti a vincere le elezioni. «Innanzitutto, eravamo molto preoccupati
all'idea che riuscissero a impadronirsi del Libano. In generale, che milizie
armate e organizzazioni terroristiche come Hezbollah e Hamas siano ammesse a
partecipare alle elezioni è contrario all'essenza stessa della democrazia.
Dovrebbero esserne impediti. La questione è dove andrà adesso il Libano.
Nemmeno l'esito del voto mette la parola fine alla vicenda. Ma non c'è dubbio
che il risultato in Libano rappresenti un messaggio importante e
tranquillizzante per Israele e per tutte le forze moderate nella regione, anche
perché in definitiva gli Hezbollah rappresentano l'Iran. Non dimentichiamo poi
che con la conclusione della Guerra in Libano dell'estate del
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
1 - Prima Pagina Tropea alle pagine 30 e 31 Ammissibile il ricorso dei fondi
sfida al presidente Obama Fiat-Chrysler la Corte suprema
congela la vendita SEGUE A P
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
1 - Prima Pagina A P
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
3 - Interni Berlusconi incolpa gli ex di An "Ho combattuto solo contro
tutti" Il premier teme contraccolpi diplomatici in vista di Obama Il presidente
minaccia una "rivoluzione" ai vertici del Popolo della libertà Il
Cavaliere pronto a cedere alla Lega la Lombardia. Per Formigoni c´è la
Commissione Ue
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina III - Bari
L´impegno Il sindaco in attesa dei dati durante il confronto con l´avversario.
"Dobbiamo vincere, vincere al primo turno" "Io come Che Guevara
e Nichi è Fidel" Scongiuri e promesse nel quartier generale di via Re
David Starò qua. Cercherò di combattere nel Pd, per modernizzare la politica
italiana, per costruire una nuova dirigenza GIULIANO FOSCHINI La mamma, insieme
con parte della famiglia, è scappata su a San Giovanni Rotondo per pregare San
Pio, "sperando che San Nicola non se ne voglia". Con il papà invece
hanno pranzato insieme, nel solito ristorante di via Piccinni, un bacio, un
abbraccio più qualche anedotto. Michele Emiliano, "il sindaco, per favore
chiamatemi ancora così" è scappato prima in basilica e poi a casa per
seguire i primi risultati insieme con Cesare Veronico. La televisione accesa e
il collegamento con il comitato di Re David, in attesa di conoscere i dati. Il
testa a testa con l´avversario, Simeone Di Cagno Abbrescia, "dobbiamo
vincere, dobbiamo vincere, e dobbiamo farlo al primo turno". Lo spoglio è
appena cominciato, Emiliano cerca di nascondere la tensione. "Come
sta?", gli chiedono. E lui: "Come gli assassini, quando nella mia
stanza facevo loro la stessa domanda". Parla, a fiume, per scaricare quel
pizzico di tensione. In televisione va uno dei ragazzi di Emilab. Parla a
lungo, bene. "Oh, chiamatelo e ditegli che è stato bravo. Ma queste cose
non poteva dirle in campagna elettorale?". Parla di Nichi Vendola e
dell´expolit di Sinistra e libertà. "Io gli voglio bene, ha capito
finalmente che è un leader e che il futuro è il leaderismo. Ha fatto una scelta
importante Nichi e gli elettori pugliesi hanno riconosciuto il suo ruolo, lo
hanno premiato: ora deve continuare in questo senso, scrollarsi completamente
di dosso il codazzo di vetero rincoglioniti che ormai è fuori dalla storia. Io
e Nichi siamo una bella squadra, lui però è Fidel Castro e io sono Che
Guevara". Gli chiedono cosa farà da grande, comunque vada: se perde o se
vince, che ne sarà del sindaco Emiliano? "Starò qua. Cercherò di
combattere nel Pd, per modernizzare la politica italiana, per costruire una
nuova classe dirigente. Il mio futuro però è a Bari, l´ho promesso a San
Nicola". Al comitato di via Re David i primi dati cominciano ad arrivare
alle 19. Sono parziali, disaggregati, c´è un manipolo di ragazzi che lavorano.
Giovanni Sasso, il direttore creativo di Proforma che segue come un´ombra
Emiliano, si porta dietro il suo Blackberry come fosse una coperta di Linus.
Parla con tutti, cita numeri, prova a mantenere la calma. Luca Rutigliano, una
sorta di team manager di questa campagna elettorale, l´uomo di destra travolto
lungo la via di Emiliano, fa sapere che in ogni caso si festeggia: ha già
affittato uno yacht. Si parla di testa a testa. C´è il primo risultato delle
22, Emiliano è al 50,4, Simeone al 45. "Sarà un testa a testa" dice,
Gianfranco Grandaliano, l´avvocato che Emiliano ha conosciuto nelle aule di
tribunale, come difensore dei pentiti, e oggi è al secondo piano del comitato
di via Re David a coordinare il gruppo di rappresentanti di seggio sparsi per
le scuole di Bari. Accanto a lui, tutti i ragazzi di
Emilab, quelli della campagna elettorale su Internet e con il sorriso. Quelli
che "un poco siamo come Obama". Alle 22 l´urlo di via Re David, sul maxi schermo fuori
trasmettono la proiezione. Emiliano è in testa. La notte sarà lunga.
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 24 - Esteri Obama e
i giovani sono loro i vincitori della sfida di Beirut Protagonisti sono gli
stessi ragazzi che nel 2005 reagirono con coraggio all´omicidio di Rafik Hariri
GAD LERNER In Libano ha vinto Obama. Senza il suo impegno diretto, culminato nel bellissimo discorso
all´islam pronunciato al Cairo, difficilmente nel paese dei cedri l´elettorato
si sarebbe pronunciato così nettamente su posizioni filo-occidentali,
ridimensionando il peso politico di Hezbollah e del loro alleato cristiano
Michel Aoun. Il piccolo paese arabo che contiene al suo interno le
contraddizioni più esplosive del Medio Oriente offre così un´apertura di
credito alla nuova politica americana. E lo fa in un insolito clima di
correttezza istituzionale, con gli sconfitti che accettano il responso delle
urne mentre i vincitori, saggiamente, gli riaprono le porte di un governo di
unità nazionale. Da abili levantini, i politici libanesi hanno intuito come
nella fase che si apre le debolezze strutturali del loro mosaico
etnico-religioso potrebbero tramutarsi in motivi di forza. Beirut diviene la
sede naturale, anzi, il laboratorio del negoziato mediorientale in cui Obama ha deciso di coinvolgere l´Iran e la Siria, purchè non
ne derivi una minaccia alla sicurezza d´Israele. Qui Teheran e Damasco sono già
di casa. Il voto conferma che la società libanese è molto più evoluta e aperta
di qualsiasi altro paese arabo. I quindici anni della sanguinosa guerra civile
(1975-90) hanno eretto un tabù rispettato finora da entrambi gli schieramenti.
Perfino l´enigmatico, abilissimo capo sciita Nasrallah, non a caso disponibile
al passo indietro, ha sempre predicato sotto forma di fatwa religiosa
l´inviolabilità della natura plurale della nazione. Gli basta d´imporre la
shar´ia nelle zone abitate dalla sua gente; ma soprattutto di conservare mano
libera sulla sua temibile milizia, al di fuori di ogni controllo dello Stato
libanese. Un modo per avvertire Israele: se vuoi la pace sul tuo confine
settentrionale, dovrai fare i conti con Teheran. La coalizione "14 marzo"
che esce vittoriosa dalle urne, a sua volta, non è un esempio specchiato di
politica democratica. Vi convivono gli interessi finanziari sauditi di Saad
Hariri con ciò che resta dei signori della guerra maroniti e drusi. La sapienza
con cui il governatore della Banca centrale ha saputo attrarre capitali in
controtendenza con la crisi mondiale, e la rispettabilità del generale Michel
Sleiman, divenuto presidente della Repubblica, hanno contribuito a rinnovare le
speranze di una nazione abituata a risorgere continuamente dalle macerie. Ma i
veri protagonisti morali della vittoria di ieri restano i giovani cosmopoliti
che reagirono coraggiosamente all´attentato contro Rafik Hariri nel 2005.
Questa nuova generazione oggi trova finalmente alla Casa Bianca un interlocutore
capace di trasformare in offensiva diplomatica la sua energia intellettuale. E
lo ricambiano con il primo concreto successo politico di tale offensiva. Anche
se gli esiti finali rimangono più che mai incerti. Temeraria è infatti la
scommessa di Obama: conquistare la fiducia
dell´intellighenzia araba e avviare il negoziato con i nemici storici
d´Israele, evitando però che ne consegua irrimediabile diffidenza di una
Gerusalemme rimasta incredula delle sue virtù persuasive. Sapremo nei giorni
prossimi se Netanyahu si metterà di traverso al tentativo Usa o gli concederà
(malvolentieri) credito. Il voto libanese dovrebbe convincerlo che la
radicalizzazione del Medio Oriente non è un destino inevitabile. Da tre anni,
contro le aspettative dei profeti di sventura, sul confine israelo-libanese
tacciono le armi. Non è un miracolo. E´ il frutto del lavoro silenzioso ma
abile, troppo spesso ingiustamente denigrato, del contingente Unifil dell´Onu
guidato dal nostro generale Claudio Graziano. Bisognerà pur ricordarlo anche a
Roma: quella spedizione di pace fu fortemente voluta dal nostro governo
nell´estate di guerra 2006, convincendo partner europei scettici e riottosi. A
Beirut lo sanno bene, e ce ne sono grati.
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 25 - Esteri
Corea, lavori forzati per le due reporter Usa Laura e Euna condannate a 12
anni. La rabbia di Obama:
"Liberatele" La prossima settimana il presidente americano vedrà il
leader sud-coreano ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Colte nel mezzo dello scontro
tra la Corea del Nord e il resto del mondo sulle provocazioni nucleari di Kim
Jong-il, Laura Ling e Euna Lee, due giovani giornaliste americane, sono state
condannate dalla corte centrale di Pyongyang a 12 anni di prigione e lavori
forzati. La ragione? «Hanno commesso gravi crimini contro la nazione coreana»,
ha spiegato l´agenzia ufficiale Kcna riferendosi al loro ingresso illegale nel
paese. La reazione di Washington non si è fatta attendere. Barack Obama, che il 16 giugno riceverà il presidente sud-coreano,
si è detto «molto preoccupato» della condanna e la Casa Bianca ha chiesto
l´immediato rilascio delle due cittadine americane per ragioni umanitarie.
Anche prima della sentenza gli Stati Uniti stavano cercando inasprire le
sanzioni contro la Corea del Nord come risposta al recente test nucleare, ai
lanci di missili e all´aggressività di Kim Jong-il. Tra le ipotesi che
circolavano, oltre alla risoluzione del Consiglio di sicurezza (che dovrebbe
essere approvata in settimana), figurano anche quelle del reinserimento della
Corea del nord nella lista di Washington dei paesi sponsor del terrorismo e di
una eventuale intercettazione delle sue navi da parte della Us Navy per
verificare che non trasportino armi atomiche o tecnologia nucleare. Per il momento
Kim Jong-il, che sta cercando di lasciare la sua poltrona al figlio più piccolo
Kim-Jong-un, continua a sfidare il mondo. Se non riceverà le scuse dell´Onu -
dice - lancerà un missile balistico. Uno scenario pericolosissimo, che potrebbe
scatenare una corsa agli armamenti nucleari nei paesi della regione, a
cominciare dal Giappone. E in questo clima di crescenti tensioni si inserisce
la vicenda delle due giornaliste. Hillary Clinton, che considera la condanna
«una montatura», sta esplorando «ogni possibile canale» per la loro
liberazione. Alcuni diplomatici ipotizzano che il segretario di stato potrebbe
chiedere al governatore del New Mexico, Bill Richardson, o
all´ex-vicepresidente, Al Gore, di recarsi a Pyongyang per avviare trattative.
Già nel passato Richardson aveva fatto qualcosa di simile e ora dice di essere
pronto a riprendere «questa difficilissima partita di poker». Gore è
indirettamente coinvolto nella vicenda perché le due giornaliste lavorano per
Current Tv, una rete tv via Internet rivolta a un pubblico giovane e fondata
dallo stesso vicepresidente. Ling, 32 anni, origini cinesi, si era già distinta
come reporter d´assalto con servizi sul narcotraffico in Messico e sulle tribù
in Amazzonia. Assieme a Lee, 36 anni, di origini coreane, era andata alla
frontiera tra la Cina e la Corea del Nord per documentare il traffico delle
donne e l´esodo dall´inferno post-stalinista. Il 17 marzo si sono avventurate
sul fiume ghiacciato Tumen e lì i soldati di frontiera le hanno arrestate,
mentre i loro producer e operatori sono riusciti a fuggire. Il processo si è
svolto a porte chiuse. L´ambasciatore svedese, che a Pyongyang cura gli
interessi degli Stati Uniti, le ha potuto visitare solo tre volte. Ling e Lee
hanno evitato una condanna per spionaggio «che sarebbe stata molto più grave»,
ha detto Richardson, che però non si aspettava neanche una pena così dura. I
lavori forzati nella Corea del Nord sono degni della Cayenna di Papillon.
Secondo Amnesty international, che ha denunciato l´episodio con toni molto
fermi, prevedono dieci ore al giorno, senza riposo settimanale, nelle cave di
pietra o nel taglio dei boschi. Basta poco - dimenticare qualche parola di una
canzone patriottica - per essere bastonati. Il cibo scarseggia e le condizioni
sanitarie sono penose: come del resto in tutto il |paese.
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 30 - Economia
Ocse ottimista sulla ripresa italiana: il superindice in crescita ad aprile.
Frena il ricorso alla cassa integrazione Ue, arriva la stretta contro i deficit
"Stop alle misure anticrisi". Obama: recessione ancora profonda ROMA - Se davvero l´economia tornerà
«in territorio positivo» nel 2010, allora gli Stati dovranno «cominciare la
correzione» del loro deficit. E per convincerli, Joaquin Almunia, commissario
Ue agli Affari economici e monetari, valuterà «procedure per deficit eccessivo
nei confronti degli Stati membri che sforeranno il 3% quest´anno. A
novembre - aggiunge - presenterò all´Eurogruppo le nostre proposte per otto
Paesi che avranno deficit superiori al 3% nel 2009. Si aggiungeranno ai cinque
Paesi che hanno sforato già nel 2008». L´Italia è tra le Nazioni che superano
il 3% nel 2009. Il principio è contenuto in un documento dell´Eurogruppo che
sarà esaminato oggi dall´Ecofin, dove si valuteranno anche i grandi-piccoli
segnali di ripresa. A cominciare dal superindice Ocse di aprile, salito di 0,50
sul mese precedente. Ora, su base annua, l´indicatore resta negativo di 8,3
punti. Ma lo slittamento all´insù viene letto come una conferma di una
possibile inversione di tendenza, più forte in Canada, Francia, Italia e Regno
Unito. L´Ocse parla di «un´attenuazione del ritmo di deterioramento»
dell´economia. In Italia in particolare il superindice di aprile è cresciuto
del 2,1%: il Paese guida il rimbalzo del G7 (più 0,4). Un altro segnale arriva
dal freno della crescita della Cassa integrazione a maggio: più 15,82% rispetto
ad aprile (era più 27,8). Ma in valore assoluto l´incremento di ore autorizzate
è ancora record rispetto allo stesso mese del 2008, soprattutto per la cig
ordinaria: +609,28%. Le richieste di Cassa straordinaria (più 90% annuo) sono
inferiori rispetto ad aprile 2009 (-1,14%). Nel complesso, nei primi 5 mesi,
sono state autorizzate 293 milioni di ore (più 256,59% rispetto allo stesso
periodo del 2008). «Segni di miglioramento» sono individuati anche dal Fmi che
però pronostica per Eurolandia una ripresa «modesta» nel 2010 e chiede ai
governi «ulteriori azioni» per puntellare il sistema finanziario. Comunque, per
i ministri Ue «non sono giustificati ulteriori stimoli di bilancio»:
l´attenzione deve essere spostata sul «consolidamento delle finanze pubbliche».
Nel loro testo, non vi sono messaggi ottimistici sul domani: «I rischi restano
ragguardevoli»; il sistema bancario è «tuttora in stato di stress». Ma la
risposta alla crisi è stata «appropriata» e ora serve appunta una exit strategy
basata sul «Patto di stabilità». L´analisi dei ministri Ue, tutto sommato,
coincide con quella del presidente Obama a proposito
degli Stati Uniti: il nostro Paese - dice - si trova nel bel mezzo di una crisi
economica molto forte e ci vorrà «ancora tempo» prima di un recupero. (e. p.)
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 30 - Economia
Fiat-Chrysler, bloccato l´accordo a vuoto il pressing della Casa Bianca La
Corte Suprema prende tempo sui ricorsi dei fondi pensione Potrebbe saltare il
termine del 15 giugno per la conclusione dell´operazione ARTURO ZAMPAGLIONE NEW
YORK - Chiamata a pronunciarsi con procedura di emergenza sull´accordo
Chrysler-Fiat, la Corte suprema degli Stati Uniti è rimasta zitta per tutta la
giornata, lasciando sulle spine non solo gli executives di Torino e di Detroit,
ma anche la Casa Bianca di Barack Obama, che fino all´ultimo aveva cercato di convincere i nove giudici
ad avallare l´alleanza. Alle 22 di ieri, ora italiana, quel silenzio si è
trasformato in una delusione per Sergio Marchionne: con un ordine firmato dal
giudice Ruth Bader Ginsburg, la Corte ha infatti bloccato l´operazione in
attesa di una udienza sul ricorso presentato da tre fondi pensione dell´Indiana.
E´ solo un rinvio, certo, non un pronunciamento contro la strategia delineata
dal team dell´auto della Casa Bianca per salvare la terza casa di Detroit. Ma
il rischio è che il ritardo possa far saltare l´accordo: che, secondo il
contratto firmato dalla parti, deve essere ufficializzato entro il 15 giugno,
cioè tra meno di una settimana. La Chrysler ha avviato le procedure fallimentari
alla fine di aprile sottoponendo un piano incentrato sulla creazione di nuova
società, chiamata Chrsyler group, destinata ad assorbire tutti gli assets sani
della vecchia e a nominare Marchionne come ad. A opporsi alla strategia di
salvataggio della Chrysler sono stati in una prima fase tutti i bondholders,
cioè i proprietari dei 6,9 miliardi di obbligazioni emesse dalla società. Nelle
ultime settimane l´offensiva è stata condotta soprattutto da tre fondi pensione
dell´Indiana (poliziotti, insegnanti, trasportatori) che possiedono 42 milioni
di dollari di bonds, cioè una parte minima rispetto al totale. Coordinati e
istigati dal tesoriere dello stato, il repubblicano Richard Mourdock, i tre
fondi pensione, che rischiano di perdere meno di 6 milioni di dollari,
sostengono da un lato che l´accordo viola le leggi sul fallimento, dall´altro
che il governo non ha il diritto di usare i fondi destinati alla finanza per
aiutare l´industria dell´auto. Queste obiezioni sono state respinte all´inizio
della settimana scorsa dal giudice fallimentare Arthur Gonzalez e poi dalla
corte d´appello, che però non ha escluso un esame da parte dalla corte suprema.
Così Mourdock e i suoi si sono precipitati a Washington. Questa volta è scesa
in campo anche la Casa Bianca. In un memorandum presentato ieri mattina al
giudice Ginsburg, che ha la competenza al riguardo, Elena Kagan, l´avvocato
generale dello stato, ha chiesto alla corte di non ostacolare l´accordo perché
non ci sarebbero motivazioni giuridiche e perché i danni sarebbero superiori ai
vantaggi. Ma non è bastato: e Mourdock ha subito cantato vittoria. Le offensive
internazionali della Fiat sono intanto al centro della crescente preoccupazione
(e irritazione) dei sindacati italiani. Ieri, durante una serie di sei assemblee
indetta a Mirafiori con la partecipazione di 1500 lavoratori, oltre che del
leader della Cgil Guglielmo Epifani, il numero uno della Fiom Gianni Rinaldini
ha posto un aut-aut al governo. «Non è mai arrivata una convocazione del
governo: se non arriva entro oggi avvieremo iniziative di pressione».
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 31 - Economia
L´ad Marchionne negli Usa lavora alla squadra e al piano di risanamento Il
Lingotto non fa drammi "è solo un rinvio tecnico" A Torino
scommettono su una soluzione rapida Nel contratto con gli americani una
clausola di recesso che nessuno vuole usare SALVATORE TROPEA TORINO - La
sorpresa arriva dall´altra sponda dell´Atlantico poco dopo le 22 di ieri, dopo
un pomeriggio d´attesa che sembrava si dovesse concludere diversamente.
Commenti? Nessuno, in attesa di capire meglio il senso della decisione presa
dal giudice Ruth Bader Ginsburg. Le telefonate con Sergio Marchionne, volato in
America per seguire da vicino la vicenda giudiziaria legata alla strenua
opposizione dei tre fondi pensioni dello stato dell´Indiana, non aggiungono
molto. In attesa di sapere se la sospensione è di qualche ora o di qualche
giorno, nessuno si sbilancia in considerazioni che potrebbero essere presto
superate dai fatti. Una cosa è certa: questi continui rinvii rallentano la
marcia verso la conquista della Chrysler e, soprattutto, i progetti di
Marchionne di avviare subito l´azienda americana verso il risanamento.
L´impressione prevalente è che il quartier generale di Fiat consideri questo un
ennesimo incidente di percorso, una difficoltà burocratica e niente più. E´
presto ancora per dire che l´operazione Chrysler ha preso una strada diversa da
quale che era parso aver imboccato nel pomeriggio del 30
aprile con il discorso di Barack Obama. A Torino non mettono in conto una svolta di questo genere ma si
fa notare, anche perché sta scritto nella lettera di intenti di febbraio, che
il Lingotto ha tempo di recedere da ogni impegno fino al 15 giugno. Manca
ancora una settimana a questa scadenza però per il momento una simile scelta è
un´ipotesi remota, nel senso che esiste soltanto sulla carta e non nelle
intenzioni del Lingotto. In Fiat preferiscono pensare che questo intoppo possa
essere presto rimosso anche perché il programma per far partire la newco è già
stato impostato da Marchionne il quale in questi giorni ha anche lavorato alla
definizione della «squadra». Non c´è pessimismo dunque a Torino ma è evidente
che questa difficoltà crea qualche perplessità. Il fatto che essa si sia
manifestata dopo la «temporanea» uscita di scena di Fiat in Germania può creare
qualche malumore anche perché un successo in America avrebbe forse favorito una
chiamata al tavolo del negoziato di Berlino. E´ una preoccupazione assai
prossima al fastidio ma non fanno drammi in Fiat. Tanto più che le notizie
della notte fanno pensare che la decisione della Corte Suprema possa arrivare
già oggi. Si tratta dunque di ventiquattr´ore che non cambiano molto le cose,
assicurano al Lingotto, dando la netta sensazione che tutta la vicenda possa
trovare presto un epilogo.
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 57 - Sport Ex
n.1 azzurro: "Poi arrivò un fenomeno: Buffon. Io ero uno normale" Si
ritira Bucci, l´anticalciatore "Paravo anche l´ignoranza " Litigai
con Ancelotti: non aveva coraggio. Asprilla scappava dal ritiro, ma era troppo
simpatico Mi spiace solo per il gesto dell´ombrello alla Juve. A mio figlio
dico: studia BENEDETTO FERRARA Luca Bucci, una vita tra Parma e Torino con
finale sulla panchina del Napoli, a 40 anni si sfila i guanti, saluta e se ne
va. «Ho deciso che può bastare così». Un addio senza un applauso? «Quello se lo
meritano i grandi campioni. Io sono uno normale». Bucci in nazionale, sembrava
l´inizio di un sogno. E poi? «Poi mi è arrivato alle spalle un fenomeno
chiamato Buffon». E poi quello scontro a muso duro con Ancelotti. «Lui mi fece
promesse che poi non ebbe il coraggio di mantenere. Tra noi ci fu una
discussione molto animata che finì con me che prendevo a pugni la porta dello
spogliatoio». Lei aveva la fama di uno istintivo, diciamo così. «Le ingiustizie
mi facevano perdere la testa». E arrivò anche il gesto dell´ombrello alla curva
bianconera. «Avevano dato un rigore inesistente alla Juve a partita quasi
finita. Del Piero prese la traversa e mi venne naturale quella reazione. Fu un
errore. Perfino mio figlio Emanuele, che aveva dodici anni, non me la fece
passare liscia e, quando tornai a casa, mi rifece il gesto per sfottermi». Lei
è un calciatore anomalo. Niente lustrini e gossip. «Mio padre, quando ero
giovane, mi diceva sempre: Luca, ricordati che il vero pericolo è l´ignoranza.
E allora io ho cercato di conoscere ciò che mi sta intorno». Come? «Leggendo
molto». Che libro ha sul comodino? «La biografia di Obama. Lui è la nostra speranza». Bucci,
si ricorda un aneddoto divertente? «Mi fa sempre ridere quando ripenso ai miei quindici
anni e alla valigiona con cui mi presentai davanti al pullman per il mio primo
ritiro. Non sapevo che la roba da vestire me la dava la società. Poi mi
ricordo quei maledetti ritiri preventivi ai tempi del Parma, quando per evitare
le fughe di Asprilla eravamo costretti a vivere da segregati». Il colombiano
scappava sempre a Milano per questioni di donne, no? «Mah. Era talmente
simpatico che alla fine lo perdonavamo sempre». Torniamo a lei. E al suo
carattere, che col tempo si è mitigato. «Da un po´ di anni seguo faccio
meditazione per usare meglio le mie energie. E´ una cosa molto intima, però...
«. Giusto. E cosa pensa di fare nella vita da oggi in poi? «Mi piacerebbe
allenare i portieri. Magari al Parma, vediamo». Intanto uno dei suoi due figli gioca
proprio in porta. «Sì, ha sedici anni e mi sembra soddisfatto di quello che
fa». Un consiglio per lui? «Divertiti più che puoi sul campo. E poi ricordati
di studiare». L´ignoranza è la peggior nemica... «Sì, se quella ti fa gol hai
perso per davvero».
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 5 - Interni
Solo un elettore su otto è rimasto fedele all´ex sindaco, che stavolta ha corso
anche contro il centrodestra Addio al civismo alla bolognese così finisce la
stagione di Guazzaloca Il Pdl ha voluto contrastare il Pd presentando l´"extrapolitico"
Alfredo Cazzola MICHELE SMARGIASSI BOLOGNA - L´ultima utopia civica si
polverizza all´ora di cena, in una sera di giugno appena un po´ più fresca di
quella in cui, dieci anni fa, esplose con un fragore che fece il giro del
mondo. «Verranno a intervistarmi anche dal Giappone» aveva previsto Giorgio
Guazzaloca, l´uomo che sfidò il Cremlino d´Occidente, Bologna la Rossa, e lo
espugnò. Vennero davvero, i giapponesi con le telecamere. Ieri sera, invece,
solo qualche tivù cittadina per la fine di un mito: appena un bolognese su otto
è rimasto fedele all´uomo che nel 99 demolì il muro di
Bologna. L´ultimo solitario leader di una lista civica fatica perfino a
pareggiare coi voti le 25 mila firme che i suoi fan hanno raccolto in città per
convincerlo a fare quello
che già voleva fare: ricandidarsi per la terza volta. Circondato da affranti
fedelissimi alla trattoria Da Carlo, consolato da una gramigna con salsiccia,
Guazzaloca rimanda ogni commento. Il civismo alla bolognese tramonta in un
mesto, malinconico, gastronomico silenzio. Tanto quanto era stata fragorosa
l´apoteosi del 27 giugno 1999 sullo scalone di Palazzo d´Accursio, con quei
saluti romani di troppo, ma si capiva: tutto il centro-destra s´era accodato
all´ex macellaio di via Marconi, poi leader dei commercianti, poi fondatore e
monarca assoluto della lista La tua Bologna, l´unico in grado di realizzare la
grande rivalsa anti-Pci, covata per decenni, resa possibile dalla follia
autodistruttiva della nomenklatura rossa, così sicura di vincere da sbranarsi
in polemiche fin quasi alla vigilia del voto. Infatti vinse a man bassa: e i
giornali per mesi s´inchinarono al "modello Guazzaloca", inventore
della politica fuori dai partiti, e l´Italia si popolò di guazzalochini. A
Bologna, però, furono cinque anni di placida immobilità, e a covare la
rivincita fu il Pds-Ds, che nel 2004 cavò dal cappello il briscolone: Sergio
Cofferati, l´eroe dei tre milioni del Circo Massimo. «Contro
Cofferati avrebbe perso anche Obama», si consolò poi Guazzaloca, che perse ma onorevolmente, e si
rifugiò a Roma, con una sinecura all´Antitrust, a meditare a sua volta il
ritorno. Ma questa volta, a modo suo. Da solo. Senza più chiedere l´appoggio
dei partiti del centro-destra (tranne l´Udc dell´amico e pigmalione
Pierferdinando Casini, ben mimetizzata sotto la casacca civica). Molti
lo avevano avvertito: non è più aria per il "civismo", i partiti sono
tornati forti. Ma lui, deciso: i partiti non hanno contatti con la gente,
contano le persone. Lunga suspense, per mesi Guazzaloca si fa desiderare, si
raccolgono firme per impetrarne la riapparizione. Il 7 febbraio, tra palloncini
e orchestra soul, si concede: d´accordo, tornerò in campo. Ma i partiti del
centro-destra non lo seguono più. «Guazza» non li ama, non li chiama, non concede
nulla, convinto che dovranno per forza stare dalla sua. Invece quelli
s´inventano un altro "civico": Alfredo Cazzola, extrapolitico
popolarissimo, ex patron della Virtus (e Bologna è "Basket City"), ex
patron del Bologna (portato in serie A), ex patron del Motorshow. Cazzola, i
"pallini" dei partiti accanto al suo li accetta volentieri. Ma
Guazzaloca, intriso del suo mito, non si preoccupa: «Gli elettori del
centro-destra hanno già votato due volte per me». Quello fa una campagna
berlusconiana, lui a 65 anni si sfanga i portici, stringe mani e si convince:
«La città mi riconosce». Punta tutto sulla delusione del dopo-Cofferati, sa che
il suo profilo antropologicamente bolognese in passato ha fatto breccia anche a
sinistra, nel popolino rosso ma pragmatico che ama riconoscersi in un
sindaco-mamma. Ma non è più il Golia solitario contro un David «burocratico e
immobile», è in mezzo a due fronti di partiti non più intimiditi. «Bologna non
ama i candidati muscolari», si ripete. Ma il vento è cambiato davvero: con un
benservito perfino troppo rude, 12 per cento, Bologna mette alla porta l´ultimo
dei civici e la sua avventura fuori corso.
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 09/06/2009 - pag: 29 Crisi diplomatica Le due giornaliste
Usa, arrestate il 17 marzo, accusate di attraversamento illegale del confine
Nord Corea, lavori forzati per le reporter Condanna a dodici anni. Obama: «Sono profondamente preoccupato»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Laura Ling, 32 anni, ed Euna Lee, cittadine
Usa, giornaliste tv, accusate di «crimine grave» e di attraversamento illegale
dei confini di Stato: condannate ciascuna a 12 anni di rieducazione attraverso
il lavoro. La Corea del Nord si è presa la soddisfazione covata a lungo
di emettere un doppio verdetto che fa rabbrividire l'America. La Corte suprema
della Repubblica Democratica Popolare ha abbattuto le speranze delle due
reporter di Current Tv, la creatura on line dell'ex vicepresidente (e premio
Nobel) Al Gore. Il 17 marzo erano state catturate da guardie nordcoreane lungo
il confine fluviale con la Cina. Secondo l'accusa, le due donne avrebbero
varcato la frontiera, mentre un'altra tesi è che una pattuglia di militari non
si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di arrestare due «nemiche ». Con
Laura, di origine cinese, ed Euna, famiglia coreana, è condannata anche la
diplomazia statunitense. Che si ritrova immersa nella crisi acutissima di
un'emergenza cronica. Hillary Clinton aveva appena minacciato di riportare la
Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, mentre il
Pentagono valutava se dare corso ai controlli, e agli eventuali blocchi, di
navi nordcoreane sospettate di trasportare tecnologia militare o nucleare. Con
l'Onu che non ha ancora formulato una risposta al test atomico di due settimane
fa, il regime di Kim Jong-il fa sapere che eventuali sanzioni verranno intese
come una «dichiarazione di guerra». Il panorama è completato da intensi movimenti
intorno alle basi missilistiche del Nord e a voci di nuovi lanci balistici.
Laura ed Euna sono sposate, la seconda ha anche una bambina di 4 anni. Finora
trattenute separatamente a Pyongyang, sono state trattate bene, come constatato
dai diplomatici svedesi che rappresentano gli interessi Usa. Il processo, però,
si è svolto in 5 giorni senza testimoni esterni e non può avere appell o. In un
primo tempo Washington e le famiglie hanno tenuto un profilo bassissimo per non
scompaginare le possibilità di trattative discrete: ora il caso appare un
remake, se possibile più complicato, di quello di Roxana Saberi, la giornalista
di origine iraniana che Teheran ha scarcerato il mese scorso. Ieri il
presidente americano Barack Obama, tramite il suo
portavoce Bill Burton, si è detto «profondamente preoccupato per la condanna
delle due giornaliste. Abbiamo attivato tutti i canali possibili ha aggiunto
Burton per permettere la loro liberazione». Tra l'altro i campi di lavoro
nordcoreani sono indicati, da Ong come Amnesty e Human Rights Watch, come
abissi di privazioni e abusi. Gli analisti considerano l'arresto e la condanna
delle due come tasselli chiave nella strategia di provocazioni e ricatti di Kim
Jong-il. Una delle ipotesi è che Pyongyang, magari non subito, possa proporre
la liberazione delle donne sulla base di considerazioni «umanitarie »
barattandole con aiuti «umanitari». Un rebus. Con un'appendice. Anche un
sudcoreano è detenuto al Nord dopo che nel presidio industriale nordcoreano di
Kaesong (costruito e gestito da ditte del Sud) sarebbe stato sorpreso a
incitare personale locale alla rivolta. Come Laura ed Euna, pure lui è ora
un'arma di Kim. Marco Del Corona Apprensione La tv sudcoreana dà notizia della
condanna di Euna Lee e Laura Ling (Ap/Ahn Young-joon) Processo lampo Il
processo si è svolto in soli 5 giorni senza testimoni e non può avere appello.
Laura è di origine cinese, Euna di famiglia coreana. Entrambe sono sposate, la
seconda ha una bimba di 4 anni
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 09/06/2009 - pag: 31 Il successo dei filo-occidentali
Elezioni in Libano, Nasrallah si congratula con i vincitori Caroselli
Sostenitori della coalizione filo occidentale «14 marzo» festeggiano la
vittoria alle elezioni politiche di domenica per le strade della capitale,
Beirut BEIRUT La coalizione filo-occidentale «14 marzo» ha vinto le elezioni
libanesi conquistando 71 dei 128 seggi del Parlamento. I dati definitivi sono
stati resi noti dopo che Hezbollah aveva ammesso la sconfitta: «Voglio
congratularmi con i vincitori. Accetto il risultato, con sportività e spirito
democratico»», ha detto il leader Hassan Nasrallah. Ma il portavoce Mohamed
Raad ha messo in guardia dal mettere in discussione «il ruolo di partito di
resistenza di Hezbollah, la legittimità del suo arsenale o il fatto che Israele
sia uno Stato nemico». I leader del «14 Marzo» hanno
lasciato capire di essere pronti a formare un governo di unità nazionale, ma
senza diritto di veto per i ministri di Hezbollah. Il presidente Usa Obama si è felicitato con i libanesi per
le elezioni che hanno dimostrato ancora una volta al mondo «il loro coraggio e
la forza del loro impegno per la democrazia».
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 09/06/2009 - pag: 41 Le misure Stipendi e
manager la stretta di Geithner Domani il Tesoro Usa annuncerà le misure per
limitare i compensi ai manager delle aziende salvate coi soldi del governo. Lo
ha comunicato l'amministrazione Obama
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 09/06/2009 - pag: 41 Auto Summers e le divisioni nel
comitato sugli aiuti a Detroit. Marchionne: nessuna intenzione di rinunciare
Fiat-Chrysler, ultimo rinvio della Corte Sospensione temporanea della vendita,
decisione a breve. La spinta di Obama DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Prima battuta d'arresto per la nuova
Chrysler «targata» Fiat. Nonostante le pressioni dell'amministrazione Obama, convinta che senza un via libera
immediato alla nascita della nuova società partecipata dal gruppo torinese e
guidata da Sergio Marchionne, Chrysler rischia di passare dall'amministrazione
controllata alla liquidazione, la Corte Suprema ha deciso ieri di non
respingere come manifestamente infondato il ricorso contro l'operazione
presentato da alcuni creditori Chrysler dello Stato dell'Indiana. Per la Fiat
nulla è perduto: dopo che nel giro di una settimana il tribunale fallimentare
prima e la Corte d'appello poi avevano respinto le istanze dei creditori dopo
dibattiti fulminei e con motivazioni perentorie, la Corte Suprema ha preferito
prendersi un po' di tempo per approfondire la questione. In seguito al ricorso
presentato sabato notte da alcuni fondi pensione, la questione era finita nelle
mani di Ruth Bader Ginsburg, in questo momento l'unica giudice donna della Corte
Suprema, in attesa della ratifica della Sotomayor, designata nei giorni scorsi
da Obama. Il magistrato, che fu nominato nel '93 dal
presidente Clinton, poteva decidere da sola di respingere il ricorso per la sua
infondatezza, prendere tempo per esaminare i vari aspetti del ricorso o
coinvolgere gli altri giudici della Corte nella decisione. La Ginsburg, una
76enne attivissima che, qualche mese fa, è tornata al lavoro appena dieci
giorni dopo essere stata operata per un tumore al pancreas, ha scelto di approfondire
la questione nonostante le pressioni di Elena Kagan, un funzionario del
ministero della Giustizia che si era rivolta a lei a nome di Obama
sostenendo con tono perentorio che ogni rinvio rischia di portare alla messa in
liquidazione dell'azienda automobilistica ora in amministrazione controllata,
con la perdita di circa 50 mila posti di lavoro. La Fiat può, infatti,
ritirarsi dal patto, questo non sarò operativo entro il 15 giugno: ieri,
comunque, Marchionne ha detto all'agenzia Bloomberg di non avere alcuna
intenzione di rinunciare al 'deal' Chrysler-Fiat. Una presa di posizione che
contribuisce a ridurre la pressione sulla Corte Suprema. Con Marchionne già al
lavoro nella sede Chrysler di Auburn Hill, del resto, anche nei giorni scorsi
un disimpegno del gruppo torinese era apparso assai improbabile. E la Corte non
voleva dare la sensazione di liquidare sbrigativamente una vicenda nella quale,
secondo molti, i diritti dei creditori sono stati «compressi» in modo anomalo.
Col passo di ieri la Corte sottolinea anche la sua indipendenza da un Obama che si è molto speso in prima persona sulla questione
Chrysler. Un impegno che lo ha esposto alle critiche dei conservatori e che ha
provocato qualche divisione tra i suoi stessi consiglieri economici. Ieri il
«New York Times» ha ricostruito i rapporti difficili nel team economico della
Casa Bianca tra il capo dei del presidente, Larry Summers, da un lato - un uomo
di grandi visioni ma molto spigoloso - e, dall'altro, il ministro del Tesoro
Tim Geithner, il direttore del Bilancio, Peter Orszag e gli altri economisti.
Il particolare, il quotidiano racconta di uno scontro sugli interventi a
sostegno di Chrysler. Summers si era detto convinto, stavolta insieme a
Geithner, che un'integrazione con la Fiat fosse da preferire al puro e semplice
fallimento di un gruppo fin lì sostenuto dai governi Bush e Obama
con grosse iniezioni di liquidità. Austan Goolsbee, economista di Chicago e
altro stretto collaboratore del presidente, invece, aveva obiettato che, mentre
il salvataggio delle banche era giustificato dalla necessità di evitare una
paralisi dell'economia determinata dal blocco del credito, salvare Chrysler non
era indispensabile e avrebbe reso più difficile rimettere in sesto la General
Motors facendole recuperare quote di mercato. Una disputa infuocata, col
collerico Summers che, a un certo punto, se ne era andato sbattendo la porta. E
che, pur citando il dissenso del giovane economista di Chicago nel documento
preparato per Obama, non ha convocato Goolsbee alla riunione
decisiva sulla crisi dell'auto. Cosa che avrebbe provocato, una reazione
risentita del presidente che, però, si è poi dimostrato completamente d'accordo
con Summers e Geithner sulla sostanza della questione Chrysler-Fiat. Sergio
Marchionne Il quartier generale di Chrysler ad Auburn Hills, Stato del Michigan
Massimo Gaggi
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Tempo Libero data: 09/06/2009 - pag: 9 Lo show Il comico premio Oscar
protagonista nel Québec con l'Inferno e non solo Benigni: «Little Italy fra
Dante e Silvio» DAL NOSTRO INVIATO MONTRÉAL - «Beati voi, che vivete nella Little
Italy, un'Italia senza Berlusconi! Un sogno che da noi non si avvererà mai!»,
urla Roberto Benigni dal palco dopo la sua entrata trionfale. E la platea degli
italoamericani di Montréal scoppia in un boato. Era la prima volta che il
comico, famoso in tutto il mondo per gli Oscar della «Vita è bella», veniva in
Canada: «Ho chiesto di mangiare un piatto tipico del Québec e mi hanno
consigliato la poutine...Patate, mozzarella, semplice semplice mi dicevano. Tre
giorni per digerirla! E il bidet, dov'è il bidet ho chiesto in albergo: senza
entrare in particolari intimi, mi serve. No, non è una vasca per bambini...».
Ospite del Festival della comicità «Juste pour rire», Benigni ha presentato al
Théâtre Saint-Denis «Tutto Dante»: una serata in italiano, una in francese: «Il
mio accento è veramente dégueulasse, disgustoso. Ma se mi sbaglio vous me
corrigerez». Diavolo di un uomo, commentavano in sala, maltratta la lingua di
Molière («non mi capisco nemmeno io», ammette il nostro), le sue battute a
volte sono volgari ma «toujours innocentes», sempre innocenti. «L'avevo detto
anche a Silvio, lascia la politica, viene in tournée a fare lo spettacolo con
me. Ormai è diventato un Casanova, è arrapato in maniera incredibile, le donne
le manda a prendere anche con il cacciatorpediniere, è uno che non offre la
cena, ma il ministero della Difesa. Sarà arrivata anche qui l'eco delle
minorenni: al compleanno della ragazza era lì a fare il conto alla rovescia,
con la lingua da fuori: meno cinque, quattro, tre...via. Al contrario degli
altri politici, che negano sempre, lui si vanta. In Italia si vive una
lussuria! Silvio non è qua vero? Quando recitavo a Londra,
in città c'era anche lui per il G 20, vi ricordate che urlava Obama Obama, ho pensato che gli volesse strizzare le palle come avevo fatto
io con Pippo Baudo, o magari tastare le chiappe della regina: 'Sei maggiorenne
vero?'». P. Cer.
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 09/06/2009 - pag: 15 Viggiù Leghista di colore: è
sindaco VARESE È una donna di origine afroamericana ed è la prima «sindaca»
italiana di colore. È stata eletta a Viggiù (Varese) ed è curioso che sia stata
la Lega Nord a portare alla vittoria Sandy Cane, 48 anni ( foto Newpress). «Negli Usa ammiro Obama spiega ma io sto con Bossi. Lo sanno tutti in paese, dato che
spesso vado a giocare a scopone scientifico al bar e non faccio mistero delle
mie idee». Direttrice di un albergo in Val d'Aosta, ha vinto con il 28% dei
voti. Nata a Springfield, nel Massachusetts, tornò in Italia nel '71 quando la
madre di Viggiù si separò dal papà, un militare americano. (Roberto
Rotondo)
( da "Repubblica.it"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
ROMA - "Per il
governo non cambia niente. Con la Lega una soluzione la troveremo. Ma i
problemi sono altri e vengono dall'estero...". Silvio Berlusconi ieri si è
sfogato con i suoi fedelissimi. Al telefono da Arcore ha bacchettato il partito
che "non mi ha aiutato", ha gelato i "colonnelli" di An e
Gianfranco Fini che "pensano di scaricare su di me ogni colpa" e ha
tranquillizzato Umberto Bossi. Non si aspettava un verdetto "severo"
dalle urne. Ma con il suo staff è partito all'attacco: "Ho fatto tutto io,
mi hanno lasciato solo. Se non mi fossi candidato sarebbe andato anche peggio.
E ora si lamentano pure". Una delusione che non riguarda solo il mancato
raggiungimento degli obiettivi annunciati. L'inquilino di Palazzo Chigi,
infatti, teme che lo stop di domenica vada oltre il meno 2,2%. "In gioco -
si è lamentato - c'è la mia immagine. Se finisce la luna di miele è tutto più
complicato". Anche perché i suoi timori, negli ultimi giorni, si sono
concentrati sui risvolti internazionali che, a suo giudizio, hanno già
accompagnato la campagna elettorale: "Solo qualche manovra dall'estero può
davvero mettermi in difficoltà". Per di più i risultati delle europee
hanno fatto scattare la baraonda nel centrodestra. Il premier ha prima messo
sul banco degli imputati il suo partito ("cosa hanno combinato?
Niente") e poi ha puntato l'indice contro "finiani". Una furia
che i tre coordinatori nazionali (Veridni, Bondi e La Russa) hanno ben
ascoltato al telefono. Una rabbia che ha indotto il premier a prospettare una
"rivoluzione" nel partito già in estate. Anche perché il sostanziale
"flop" sulle preferenze è per il Cavaliere una vera ferita. Aveva
lavorato al "record assoluto" per dimostrare che il suo nome aveva
"sfondato" in tutto il paese come elemento di unità nazionale:
"ma qualcuno ha remato contro, anche tra i nostri".
OAS_RICH('Middle'); Ora invece deve fare i conti con i lumbard. Ieri sera
Umberto Bossi ha reclamato un adeguamento nei rapporti di forza. In gioco ci
sono i decreti attuativi del federalismo fiscale, un ruolo più penetrante per i
leghisti nelle aziende pubbliche e soprattutto le future presidenze di
Lombardia e Veneto. Tant'è che tra le ipotesi c'è anche quella di una
"promozione" di Roberto Formigoni, l'attuale governatore lombardo,
alla Commissione europea. Una nomina che libererebbe il Pirellone a favore di
un esponente del Carroccio. Il premier è disponibile, i lumbard restano
strategici per il capo del governo. "Con Umberto - ripete - una soluzione
la troviamo. Non vado al braccio di ferro. Il patto con loro non si
rompe". Così, in cambio il premier ha ottenuto una rassicurazione: ai
ballottaggi i leghisti voteranno i candidati del Pdl nonostante il referendum.
Sul piatto della trattativa, però, potrebbe presto entrare un altro elemento:
il dialogo con l'Udc in vista delle regionali del prossimo anno. Anche perché
il vero fantasma che aleggia su Palazzo Chigi è un altro. Il Cavaliere teme
"l'isolamento internazionale". Il suo cruccio
stanno diventando i rapporti con Barack Obama. Con il quale, ripete, "va assolutamente costruito un
rapporto". Il presidente del consiglio è sempre più convinto di aver
affrontato nell'ultimo mese una "manovra esogena". I giornali
stranieri, Rupert Murdoch, quelli che chiama i "poteri forti".
Teme allora che le europee possa essere il pretesto per "isolare"
diplomaticamente Palazzo Chigi. "Solo qualche manovra internazionale - è
la sua idea - può mettermi davvero in difficoltà". L'incontro di lunedì
prossimo a Washington sta dunque diventando una tappa "cruciale". Il
Cavaliere sa bene che con la Casa Bianca non c'è più la sintonia di un tempo.
Le feluche italiane gli hanno spiegato che Obama ha
accettato malvolentieri l'appuntamento del 15 giugno. Ha poi saputo che i
resoconti provenienti dall'Ambasciata americana a Roma non sono affatto
positivi. Report che in modo particolare guardano con sospetto all'asse
Roma-Mosca. Il premier italiano ricorda che proprio durante la presidenza di un
democratico, Bill Clinton, gli arrivò l'avviso di garanzia a Napoli. "È
difficile fare bene se non c'è la sponda Usa", è la sua riflessione. Dubbi
e paure che ora si concentrano sul filo diplomatico che corre tra Roma e
Washington. Tant'è che Berlusconi vorrebbe presentarsi al colloquio della
prossima settimana con due "trofei": l'aumento del contingente
italiano impegnato in Afghanistan (da rifinanziare a fine mese) e
l'"ammorbidimento" di Gheddafi che arriva nella Capitale proprio
domani. (9 giugno 2009
( da "Stampaweb, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Obama
INVIATO A FIRENZE E
come se lo champagne si fosse sgasato, scaldato. Latmosfera carica di
aspettative di domenica notte sè disciolta, alle 8 al comitato elettorale
di Matteo Renzi saffaccia un leggero scoramento. Lo ammette Cecilia,
bellissima ragazza che
ha prestato la sua faccia alla campagna di santini elettorali di Renzi, occhi
cerulei, capelli castano chiari, sorriso angelico, «ho vissuto per ventanni
in America e in Canada, mio padre lavorava in una multinazionale. Poi sono rientrata a
Firenze e la cosa più naturale mè sembrata sostenere la sfida di
Matteo, quanto di più simile alle mie esperienze americane. Un altro mondo
rispetto allItalia». Già, la favoleggiata generazione Renzi, il mondo
dell«Obama italiano», come lo chiamò «Time»
esagerando lievissimamente, il mondo delle Serracchiani, volendo, o della
fatica che si fa nel Pd anche solo per aprire qualche porta. Renzi non sfonda
subito, ma non gliene si può fare una colpa. Perché anche la leggendaria
roccaforte toscana non si dà più fino in fondo al Pd, che alle Europee, sì, sta un pelo
sopra il 39%, la sua soglia di sopravvivenza cittadina, elegge il presidente
della Provincia fiorentina Andrea Barducci, ma vede andare al ballottaggio
Arezzo e (incredibile) la Stalingrado di Prato. E qui a Firenze, alle Comunali,
annota un contributo dei democratici al 35 per cento, bassino. Il resto lha
portato in varie forme Matteo, fermandosi però al 47. Già allora
dellaperitivo laveva capito, «madonna che palata in faccia... sai
quanta gente ora sarà
felice. Almeno così non diranno più che sono arrogante. Ora corro al comitato,
cè bisogna di rincuorare i ragazzi. Lo sapevo che al primo turno
non ce lavremmo fatta, ma temo che il nostro dato sabbasserà
intorno al 45. La città è stanca, sfiduciata. Ma voglio che tutto il gruppo che mha
sostenuto non ci resti male. Ce la faremo tra quindici giorni. Tocca a noi
riaccendere entusiasmi, prometto ancora che accordicchi non ne farò, né a
sinistra né con lUdc». Sè sentito con Debora, la Serracchiani. Insieme hanno comunque giurato che «il
rinnovamento andrà avanti, nel partito». Tremila fiorentini hanno votato alle
Europee ma rifiutato la scheda comunale: non astensionisti tout court,
astensionisti mirati, disillusi dallultimo, tormentato anno
della giunta uscente.
Leonardo Domenici, che ieri festeggiava le sue 84mila preferenze, è convinto
che il malumore non abbia pesato, alle primissime sezioni scrutinate - quando lipotesi
di unelezione immediata per Renzi era sembrata per un istante alla
portata - sera
confidato: «Merito anche mio? Io non direi così, sarebbe antipatico. Ma
evidentemente non abbiamo rovinato a tal punto la piazza da rendere
indigeribile il centrosinistra». In realtà leggendo i numeri definitivi la
Toscana resta solidamente rossa, 30,7 al Pd, ma questo significa calo di tre
punti in meno di un anno, de-rossizzazione di posti come Prato, e Firenze sè
smosciata. Insomma, «che palata». Segnali di scoramento affiorano molto al di
là delle due bandiere rosso-crociate del Carroccio che sventolano trionfanti dalla sede della
Lega toscana, in via Veracini. Lo scoramento democrat - anche Domenici nel 2004
fu costretto al ballottaggio, ma col 49,5 per cento - e quello radical. Valdo
Spini, che ha un pacchetto del 9 per cento, lamenta «sto
Renzi non ci ha mai
neanche chiesto un dialogo... se non lo fa neanche ora peggio per lui». Sergio
Staino da Scandicci, che aveva prodotto un video cliccatissimo intitolato
democratici anonimi, con le facce di tutti quelli che non avrebbero più votato
Pd, disegna vignette tipo questa: «Come - domanda Dante Alighieri a Bobo -
mandano in Europa persino Domenici e te no?». Paul Ginsborg, che fino alla fine
ha sostenuto la sua collega Ornella De Zordo, «sono stanco, affaticato da
queste risse, torno ora dalla biblioteca...». Giovanni Galli, il rivale di
Renzi, un po malizioso, «Matteo deve capire che quando si va in competizione
nulla è mai scontato...». Come il Milan a Belgrado; può sempre spuntare la
nebbia. Diceva Indro Montanelli «Firenze ricorda un po il Palio di Siena, non è che si corre per
vincere, si corre perché lavversario non vinca».