CENACOLO
DEI COGITANTI |
Sbarco in Normandia Dal
Cuneese per il 65 anniversario ( da "Stampa,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E' prevista la partecipazione anche
di Capi di Stato come il presidente francese, Nicolas Sarkozy; si parla
addirittura dell'arrivo del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Per
essere collezionisti di mezzi militari d'epoca bisogna coltivare due passioni:
la storia e la meccanica». \
Un amico mi ha telefonato
l'altro giorno dicendo che mentre stava guardando la tv ha sentito battere...
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: perché Obama rivolge il suo
messaggio al mondo islamico dal Cairo, così hanno fatto pressioni per avere il
Presidente anche a casa loro». Un giovane che sta fumando il narghilè dice di
essere orgoglioso che Obama abbia scelto l'Egitto. «È chiaro - dice - che il nostro
prestigio è alle stelle, siamo il più importante paese musulmano»
Osama sfida Obama
"Sei uguale a Bush" ( da "Stampa,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama e questa amministrazione
hanno gettato nuovi semi dell'odio e della vendetta contro l'America, i semi
sono tanti quanti i profughi della valle di Swat». Nel messaggio il leader di
Al Qaeda ripete «amministrazioni Bush-Obama» puntando a delegittimare Barack
proprio nel momento in cui arriva in Medio Oriente per proiettare una nuova
immagine degli Stati Uniti.
"Il nucleare iraniano
spaventa anche l'Arabia e l'Egitto"
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il vero problema è assicurarsi che
questi non siano usati per scopi militari. Sarà questo l'argomento del grande
negoziato». Perché per aprire un dialogo coi musulmani Obama ha scelto l'Arabia
Saudita? « Saranno Arabia ed Egitto gli interlocutori diretti di Obama in
questa nuova fase storica».
"Un sì all'Islam non
agli ultrà" ( da "Stampa,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: niente attese eccessive perché la
decisione di Obama di riportare l'America nel mondo musulmano è «robusta e
durerà nel tempo». In questa cornice un approccio particolare che Rhodes ha
messo per iscritto su indicazione di Obama è che «l'identità islamica fa parte
di quella americana» come dimostrano i milioni di cittadini seguaci di Maometto
che fanno degli Stati Uniti «
La Corte federale frena
sulla vendita della Chrysler ( da "Stampa,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama garantisce di voler restare
fuori dalle strategie di rilancio dell'azienda, Carl Levin, senatore
democratico del Michigan, assicura invece che farà pressioni affinché l'azienda
mantenga aperto un impianto nel suo Stato. Mentre il deputato repubblicano
dell'Ohio, Steve LaTourette, ha chiesto una relazione dettagliata sulle
decisioni del governo e delle società che operano nel
il linguaggio del cuore -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il vero problema impossibile di
Obama non è, non ancora, il negoziato fra Israele e i palestinesi. è quello di
rassicurare i despoti arabi dei quali ha bisogno, accendendo contemporaneamente
l´entusiasmo e la fiducia delle piazze per questa nuova America. Dunque
accendere il fuoco della speranza sotto la pentola senza far saltare il
coperchio dei regimi dei quali ha bisogno,
gm, il giallo del centro
ricerche - diego longhin ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: benedetto dal presidente Obama, per
puntare sui motori puliti. E all´interno del Poli si rafforza la voce che per
queste ragioni il centro tornerebbe tutto in carico a Detroit, rimanendo
strategico per lo sviluppo dei motori. «è ancora presto per capire - dice però
Francesco Profumo, rettore del Politecnico - il centro non pare in bilico,
Obama e l'Islam, Bin Laden
minaccia ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: attenzione dalla strategia di pace
Obama e l'Islam, Bin Laden minaccia Oggi il presidente americano in Egitto:
rispetto, non scontro di civiltà Il network Al-Jazeera ha diffuso ieri un video
di Osama Bin Laden che accusa Obama di «piantare i semi della vendetta e
dell'odio» verso gli Usa, sulle orme del suo precedessore, George Bush.
LA FORZA DEL DIALOGO
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama, appena giunto a Riad, accusato
di «spargere i semi dell'odio». Ben sapendo che l'appello del presidente Usa
punta a prosciugare le cause che, nel passato, avevano consentito di far
lievitare proprio il fronte dell' odio. Obama non è paragonabile al filo-arabo
Jimmy Carter, che benedisse la pace di Camp David tra Israele ed Egitto ma poi
favorì il rientro in Iran di Khomeini,
L'ombra di Bin Laden sul
viaggio di Obama ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: viaggio di Obama «Pianta i semi
dell'odio». La Casa Bianca: provano a oscurare il discorso di oggi al Cairo DAL
NOSTRO INVIATO RIAD Non c'era solo il re Abdullah, ad accogliere ieri
pomeriggio sul suolo saudita Barack Obama. Con una scelta dei tempi che segnala
nervosismo e preoccupazione di fronte all'offensiva diplomatica del presidente
americano verso il mondo arabo e musulmano,
Rispetto e cooperazione
Ecco le parole chiave dell'appello all'Islam
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: la consulente di Obama per i
rapporti con il mondo musulmano, che in Egitto è nata, ha raccomandato al
presidente tre temi: «Rispetto, empatia e cooperazione », dice al telefono da
Washington. Ma nota anche che contribuire alla risoluzione di conflitti come
quello tra Israele e i palestinesi è fondamentale se gli Stati Uniti vogliono
migliorare i rapporti con il mondo musulmano.
Argomenti:
Obama
Abstract: al mondo islamico del presidente
democratico Barack Obama? «Mi pare un errore politico mandare un messaggio
prima del discorso cruciale sul Medio Oriente (oggi al Cairo, ndr) osserva il
professore . Quella di Osama è una dichiarazione di guerra continua. Mentre
Obama sta cercando chiaramente una miscela di diplomazia e forza, diversa da
quella adottata dall'amministrazione Bush.
La mappa dei siti nucleari
Usa finisce su Internet
Argomenti:
Obama
Abstract: Secondo la ricostruzione del New
York Times tutto è iniziato lo scorso 5 maggio, quando il presidente Barack
Obama ha inviato al Congresso, per una revisione, la lista dei siti nucleari
americani e relative mappe 266 pagine in tutto accompagnandola con una lettera
autografa nella quale definiva le informazioni «altamente confidenziali ma non
secretate».
Berlino: su Opel giochi
ancora aperti ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dopo una decisiva telefonata tra la
cancelliera e Barack Obama e insieme al via libera di Berlino al prestito-ponte
da 1,5 miliardi. Passano solo tre giorni, e Merkel comincia a esternare i
dubbi: l'operazione comporta «molti rischi». Almeno però, aggiunge, l'intesa con
Magna-Sberbank «non è vincolante».
In Cina i miti extralarge
Usa ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: con Obama, l'era della nuova
sobrietà. E' un'America che scopre all'improvviso di aver inseguito per troppo
tempo il sogno della crescita senza limiti. Dopo la conquista del West, quella
dei mega veicoli, degli hamburger «jumbo», delle casette che diventano
«mansion», delle luci mai spente, dei condizionatori che funzionano senza soste,
Svolta tra Usa e Medio
Oriente? ( da "Corriere
della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il discorso che il presidente degli
Stati Uniti Barack Obama (foto) ha tenuto oggi al Cairo segnerà una svolta per
la crisi del Medio Oriente? Sarà questo l'interrogativo al centro dello
speciale di stasera (che durerà un'ora), interamente dedicato all'analisi della
visita del presidente statunitense in Egitto.
le frasi di obama
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Esteri Le frasi di Obama Dove
inizia l´Islam Un uomo saggio La frattura Prima di apprestarmi ad andare al
Cairo, penso fosse molto importante venire nel luogo dove l´Islam ha avuto
inizio Gli Stati Uniti e l´Arabia Saudita hanno una lunga storia di amicizia e
rapporti strategici, re Abdullah è un uomo saggio Si è innegabilmente creata
una frattura tra l´
obama nel cuore dell'islam
scatena la rabbia di bin laden - alberto flores d'arcais
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama un «criminale» che «segue gli
stessi passi» di Bush. Minacce che non hanno sorpreso la Casa Bianca, convinta
che il nuovo audio del capo di Al Qaeda sia l´inutile tentativo di «distogliere
l´attenzione» dal viaggio di Obama e soprattutto dalle parole che questa
mattina il presidente rivolgerà dall´Università del Cairo al miliardo e mezzo
di musulmani di ogni parte del mondo.
bush, le parole non
bastano" - alberto stabile ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: caso della vittoria di Hamas
ALBERTO STABILE DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT - Cosa si aspettano gli Hezbollah dal
discorso di Obama? «Non voglio fare previsioni - risponde Ammar Mussawi, nel
salotto dove esercita il suo ruolo di "ministro degli Esteri" del
partito di Dio - mi limito a rilevare che questa è la seconda volta che il
presidente Obama si rivolge al mondo arabo e islamico.
"il messaggio
dimostra la debolezza di osama" - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Bin Laden si è fatto vivo proprio
alla vigilia del discorso di Obama ai musulmani. Non sembra una coincidenza, né
un segno di debolezza. «Al tempo: il messaggio mandato in onda ieri da Al
Jezeera è stato registrato molto tempo prima. Sono convinto che la rete
televisiva abbia scelto per la diffusione il momento di massimo ascolto.
la paura torna a tienanmen
alta tensione vent'anni dopo ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Amministrazione Obama è stata
affidata a Hillary Clinton. «Una Cina che ha fatto enormi progressi economici e
aspira a una leadership globale - ha dichiarato il segretario di Stato - deve
affrontare apertamente gli eventi più bui del suo passato, deve dire la verità
sui morti, i detenuti, gli scomparsi, per imparare la lezione e per sanare le
ferite»
la svolta degli stati
americani cuba riammessa dopo 47 anni - omero ciai
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: isola si diffondono da giorni voci
su una malattia di Raul Castro OMERO CIAI Potrebbe diventare un altro colpo di
Obama lanciato nel campo dell´avversario: l´Onu americana (Osa, organizzazione
degli Stati americani) ha votato ieri in Honduras una risoluzione che annulla
l´espulsione di Cuba quarantasette anni dopo. Ma non "senza
condizioni" come volevano Venezuela ed Ecuador.
google-android sfonda sui
pc low cost ( da "Repubblica,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 37 - R2 PROCREAZIONE DA UOMO
IN COMA: CHE NE PENSATE? Il Sondaggio Il Festival Tecno Viaggi Consumi
Repubblica Tv Tre giorni a tutto yoga a Roma Dolomiti patrimonio Unesco In
diretta il discorso di Obama Google-Android sfonda sui pc low cost Le
"multe pazze": un manuale per difendersi
Tienanmen, Pechino contro
la Clinton "Accuse infondate alla Cina"
( da "Repubblica.it"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama aveva invitato il governo a
fornire un bilancio completo della repressione e a "esaminare apertamente
le pagine oscure del proprio passato". Centinaia, forse migliaia, di
manifestanti, studenti e cittadini solidali con la protesta furono uccisi nella
notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 dopo che i carriarmati erano stati dispiegati
nelle strade della capitale per reprimere le
Obama, il linguaggio del
cuore ( da "Repubblica.it"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il vero problema impossibile di
Obama non è, non ancora, il negoziato fra Israele e i palestinesi. È quello di
rassicurare i despoti arabi dei quali ha bisogno, accendendo contemporaneamente
l'entusiasmo e la fiducia delle piazze per questa nuova America. Dunque
accendere il fuoco della speranza sotto la pentola senza far saltare il
coperchio dei regimi dei quali ha bisogno,
Obama al Cairo, storico
discorso all'Islam "Ci ha lavorato fino all'ultimo minuto"
( da "Repubblica.it"
del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha lavorato sino all'ultimo
momento al testo del discorso sul dialogo col mondo musulmano che pronuncerà
oggi all'Università del Cairo. La Casa Bianca ha rivelato che Obama, che ha
cominciato a scrivere il discorso alcuni mesi fa, ha dato gli ultimi ritocchi
al testo ieri notte mentre era ospite a Riad nella tenuta del sovrano saudita
Abdullah.
Obama incontra Mubarak
Prove di dialogo con l'Islam ( da "Stampaweb,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il presidente Barack Obama ha in
programma di visita, accompagnato dal segretario di Stato Hillary Clinton, in
visita alla moschea del sultano Hassan. Subito dopo, poco dopo le 12 ora
italiana, l?atteso discorso all?università del Cairo con cui Obama si rivolgerà
agli islamici di tutto il mondo per cercare di sanare «l?
Maturità, parte il
toto-tema da Obama al terremoto ( da "Stampaweb,
La" del 04-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: elezione di Barack Obama a
presidente degli Stati Uniti. E ancora l?immigrazione clandestina e il
terremoto in Abruzzo. Ma fanno capolino anche altri suggerimenti che pescano
nella cronaca dell?anno, e dunque perché non pensare a una traccia
sull?evoluzione del mondo giovanile legata a fenomeni come la contestazione
studentesca,
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Obama
Personaggio Con le
bisarche portati dieci mezzi militari storici Sbarco in Normandia Dal Cuneese
per il 65° anniversario ROASCHIA Ci saranno anche dieci mezzi militari storici
provenienti dalla provincia di Cuneo, il prossimo fine settimana, in Normandia,
alle celebrazioni del 65° anniversario dello sbarco delle truppe alleate
impegnate nella liberazione dell'Europa dal nazifascismo. Coordinatore della
spedizione è Lorenzo Scarlata, 69 anni, titolare con la moglie di un
agriturismo a Roaschia. «Siamo arrivati sull'Atlantico giovedì scorso - spiega
Scarlata, tra gli organizzatori del "Military vehicle collectors club
Italia" -. Dall'Italia sono partiti un centinaio di mezzi, dalle classiche
jeep ai mezzi anfibi. Complessivamente ci saranno quasi diecimila mezzi. Il
punto d'incontro è Isigny, villaggio vicino a Omaha Beach, la più sanguinosa
delle spiagge dello sbarco. I mezzi cuneesi sono stati trasportati con cinque
bisarche. La sfilata storica è in programma domenica a Bayeux. Il nostro gruppo
partecipa alla manifestazione ogni cinque anni. Un modo per ricordare la storia
e tenere alta la memoria di quei giorni. Sia ben chiaro, noi siamo pacifisti
con la passione del collezionismo. Una passione anche costosa, visto che per
mettere in sesto un residuato bellico a volte bisogna sborsare dai 30 ai 40
mila euro. Organizziamo manifestazioni anche a livello locale, ad esempio il 4
ottobre abbiamo in programma un raduno di veicoli militari storici a Entracque
e la ripetizione della salita sulla strada dello Chaberton il 6 settembre. Lo
scorso anno abbiamo organizzato un raduno di veicoli militari a Cuneo, portando
in via Roma e corso Nizza anche due carri armati». Piero Brezza, presidente del
"Military vehicle collectors club Italia": «Le celebrazioni del 65°
anniversario dello sbarco in Normandia dureranno fino al 10 giugno. E' prevista la partecipazione anche di Capi di Stato come il
presidente francese, Nicolas Sarkozy; si parla addirittura dell'arrivo del
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Per essere collezionisti di mezzi militari d'epoca bisogna
coltivare due passioni: la storia e la meccanica». \
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Obama
Un amico mi ha
telefonato l'altro giorno dicendo che mentre stava guardando la tv ha sentito
battere violentemente alla porta. «Chi è?», chiede. «Polizia - fa una voce
imperiosa - vogliamo i documenti di tutti quelli che abitano in questa casa».
Siamo alla vigilia della visita di Obama e il mio
amico vive vicino all'Università del Cairo dove il Presidente parlerà. Eppure
quell'appartamento non dà sui luoghi cruciali, da lì è impossibile compiere
alcun attentato. La stessa cosa è accaduta ai suoi vicini. Mentre mi
raccontavano quella storia, stavo guidando verso l'aeroporto del Cairo per
andare a prendere un mio cugino. Appena arrivo, la polizia mi ferma e mi chiede
la carta d'identità. È la prima volta in vita mia, dopo tanti su e giù
all'aeroporto. Non so perché gli agenti siano così ossessionati dal controllo
dei documenti. Il giorno dopo, sono seduto al caffè in un vicolo stretto del
centro. Le sedie arrivano fino in mezzo alla strada. Ordino un carcadè. Vicino
a me, si discute animatamente sulla visita del Presidente americano. «Avete
sentito? - chiede un tale - hanno arrestato duecento studenti dell'Università
teologica di Al Azhar. Quasi tutti dell'Asia centrale o russi. Nessuno sa dove
li abbiano portati. E questo solo perché Obama
visiterà la loro facoltà». Qualcuno spiega che l'ospite ha aggiunto al suo
programma una tappa in Arabia Saudita. Il vicino fa una battuta: «Suppongo che
il governo egiziano abbia rifiutato di pagare i costi del viaggio, così
l'Arabia Saudita come al solito ha dovuto mettere mano al portafoglio». Poi il
discorso si fa serio. Uno dice che i sauditi da quando non ci sono più i Bush,
padre e figlio, si sentono orfani. «Riad è furiosa, perché Obama rivolge il suo messaggio al mondo
islamico dal Cairo, così hanno fatto pressioni per avere il Presidente anche a
casa loro». Un giovane che sta fumando il narghilè dice di essere orgoglioso
che Obama abbia scelto
l'Egitto. «È chiaro - dice - che il nostro prestigio è alle stelle, siamo il
più importante paese musulmano». Un vecchio scuote la testa: «Essere il
migliore o il peggiore dipende dalle condizioni reali e non dal giudizio degli
altri. Siamo ormai un Paese fuori gara, come lo era la Cina all'inizio del
secolo scorso. La visita non rimetterà in moto la nostra sgangherata macchina:
dobbiamo farlo da soli». Interviene una donna seduta al mio fianco che sta
aspirando il fumo dalla pipa ad acqua: «Obama è
soltanto un abile chirurgo plastico. Va in giro per migliorare il volto brutale
dell'America nel mondo che Bush ha deturpato. Eh sì, è proprio un abile
chirurgo plastico». Anche il cameriere, che ha appena portato una tazza di tè,
vuole dire la sua: «Chiedo una sola cosa a Obama: che
risolva una volta per tutte la crisi mediorientale. Se lo facesse diventerebbe
il migliore Presidente nella storia americana. Peccato che non ho mai visto un
politico mantenere la parola». Poi si lancia: «È vero che in campagna
elettorale aveva promesso di fare a meno del petrolio nel giro di dieci anni?
Se lo facesse Israele perderebbe la sua importanza strategica e l'intero Medio
Oriente diventerebbe una scatola vuota. Non si sacrificherà mai più un popolo
per il petrolio, come è successo agli Iracheni. Ci lasceranno finalmente in
pace». La ragazza che fuma il narghilè sbotta: «Viva Obama
il chirurgo plastico. Il più bell'uomo d'America». Ma se il Presidente
americano intende davvero inventare un'alternativa al petrolio, potrebbe
trovare anche un'alternativa alla visita al Cairo. Magari parlando al mondo
islamico dagli Stati Uniti. Intanto non cambierebbe niente e noi ci eviteremmo
tutti questi fastidiosi controlli di polizia. *Scrittore del Cairo. Autore di
«Taxi», (Edito in Italia da Il Sirente)
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Obama
I quattro obiettivi
MEDIO ORIENTE Osama sfida Obama "Sei uguale a
Bush" Il sovrano saudita chiede pressioni su Israele perché faccia
concessioni LA TAPPA IN ARABIA SAUDITA Identità Far capire che l'identità
musulmana è parte integrante degli Stati Uniti d'America e che per questo è
necessaria una stretta cooperazione. [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI INVIATO A RIAD
Osama Bin Laden sfida Barack Obama alla vigilia
dell'odierno discorso del Cairo sull'apertura all'Islam. Il leader di Al Qaeda
è tornato a farsi vivo con un messaggio audio del quale la tv araba Al Jazeera
ha dato notizia, in coincidenza con l'atterraggio dell'Air Force One a Riad,
prima tappa del viaggio presidenziale in Medio Oriente ed Europa. Mentre le tv
saudite trasmettevano in diretta le 21 salve di cannone, gli inni nazionali e
la stretta di mano fra re Abdullah e l'ospite americano, Al Jazeera rubava la
scena con Bin Laden che accusava gli Stati Uniti di «condurre una campagna di
morte, bombardamenti e distruzione» nella valle dello Swat nel nord-ovest del
Pakistan, dove le forze di Islamabad alleate di Washington stanno attaccando le
roccaforti dei taleban. «Anziani, donne e bambini hanno perso la dignità con le
loro case, ora vivono in tende» dice Bin Laden, ammonendo: «Americani,
preparatevi a raccogliere quanto i leader della Casa Bianca hanno seminato».
L'affondo contro l'attuale Presidente è diretto: «Obama e questa amministrazione hanno gettato nuovi semi dell'odio e
della vendetta contro l'America, i semi sono tanti quanti i profughi della
valle di Swat». Nel messaggio il leader di Al Qaeda ripete «amministrazioni
Bush-Obama» puntando a
delegittimare Barack proprio nel momento in cui arriva in Medio Oriente per
proiettare una nuova immagine degli Stati Uniti. Il riferimento alla
valle dello Swat è mirato a sollevare agli occhi dei fondamentalisti un preciso
capo d'accusa contro Obama, in quanto le operazioni
anti-taleban dei pakistani sono iniziate dopo il suo insediamento. Le minacce
di Bin Laden vengono all'indomani del messaggio del suo vice, l'egiziano Ayman
Al Zawahiri, che aveva paragonato Obama a Bush e
coincidono con l'esecuzione dell'ostaggio britannico Edwin Dyer in Mali
suggerendo la possibilità che Al Qaeda tenti di riprendere l'iniziativa. Obama e il re saudita hanno discusso dei messaggi di Al
Qaeda durante il summit nel ranch del monarca fra le dune alla periferia di
Riad mentre i rispettivi portavoce tentavano di gettare acqua sul fuoco. «Nelle
parole di Bin Laden contro l'America non c'è molto di nuovo, sono simili a
quelle del passato, Al Qaeda tenta di allontanare l'attenzione dal discorso del
Cairo» ha detto il portavoce Usa Robert Gibbs mentre Niaj al-Juber, del
ministero dell'Informazione saudita, ha parlato di «rantoli che provengono da
chi si rifugia nelle caverne». I due leader hanno voluto sfruttare il summit
nel deserto per sottolineare la forte intesa, personale e politica, sull'agenda
da perseguire in Medio Oriente. Re Abdullah ha consegnato all'ospite un
medaglione dorato - alta decorazione ufficiale del regno - paragonando
l'incontro nel ranch a quello avuto nello stesso luogo fra Franklin Delano
Roosevelt e il fondatore della monarchia, Abdul Aziz. L'ospite ha risposto
ribadendo la volontà di dare inizio ad un «capitolo nuovo nei rapporti fra
America e musulmani» con la tappa «nella terra dove l'Islam è iniziato» dicendosi
fiducioso sulla possibilità di «lavorare assieme su temi di mutuo interesse» a
cominciare dalla comune opposizione ad un Iran dotato di armi nucleari e dalla
composizione del conflitto arabo-israeliano sulla base della proposta saudita
del 2002 che prevede totale riconoscimento di Israele da parte dei Paesi arabi
in cambio del totale ritiro dai territori occupati nel
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Obama
Intervista Moses
Naim "Il nucleare iraniano spaventa anche l'Arabia e l'Egitto" Il
direttore di «Foreign Policy» FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK «Non più bastione
contro la minaccia islamo-fascismo ma Paese pronto a collaborare col mondo
arabo per la soluzione del nodo mediorientale. È questo, secondo Moisés Naím
direttore di Foreign Policy e massimo esperto di politica estera americana, il
biglietto da visita col quale Barack Obama si presenta
alla corte di Riyadh. Cosa cerca di ottenere il presidente in Arabia Saudita?
«Vuole avviare un nuovo corso di rapporti tra Usa e mondo arabo». Non c'è il
dossier nucleare iraniano dietro la visita? «Non è il tema centrale del viaggio
né il motivo della riunione col re Abdullah. È ovvio che nel corso dei lavori
se ne parlerà, anche perché non c'è leader arabo, dal Qatar all'Egitto, dal
Kuwait ad Abu Dhabi, che non esprima preoccupazioni al riguardo». È in atto un
tentativo di alleanza strategica Washington-Riyadh? «L'impostazione voluta non
è di creare assi in funzione anti-iraniana, ma piuttosto di inquadrare una
strategia comune per risolvere le grandi questioni del nodo mediorientale».
Cosa intende per nuovo corso nei rapporti tra Usa e mondo arabo? «È quello
rappresentato da Barack Obama, di un'America che non è
schierata sempre con Israele o che appoggia comunque ogni iniziativa dello
Stato ebraico. Il messaggio è che gli Usa non sono in guerra religiosa contro
l'Islam ma sono in grado di coesistere e cooperare col mondo arabo, di essere
vicini alla cultura e ai Paesi islamici. Il presidente prende le distanze dalla
denuncia della minaccia islamo-fascismo dell'era Bush». Quale sarà l'approccio
con Teheran? «Nessun mezzo sarà escluso, si userà il dialogo, il sistema delle
alleanze e gli incentivi, ma anche le sanzioni e le pressioni diplomatiche più
pesanti». Come giudica il fatto che Obama riconosce
all'Iran il diritto di sviluppare programmi atomici ad uso civile? «È la presa
di coscienza del fatto che sarà difficile impedire o contenere lo sviluppo di
programmi ad uso civile da parte della Repubblica islamica. Il vero problema è assicurarsi che questi non siano usati per
scopi militari. Sarà questo l'argomento del grande negoziato». Perché per
aprire un dialogo coi musulmani Obama ha scelto l'Arabia Saudita? « Saranno Arabia ed Egitto gli
interlocutori diretti di Obama in questa nuova fase storica».
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Obama
"Un sì
all'Islam non agli ultrà" Trentuno anni di età, laureato in «fiction» alla
New York University, sherpa dei democratici sull'Iraq e con un romanzo
incompiuto sulla scrivania del suo monocamera di Manhattan, intitolato «Oasi
d'amore». Questo è Ben Rhodes, lo «speechwriter» di politica estera con cui
Barack Obama ha lavorato da quasi un anno per redigere
il discorso che oggi pronuncerà al Cairo. Finora Rhodes è rimasto nell'ombra,
alle spalle di Jov Favreau capo del team degli «speechwriters» e di quattro
anni più giovane di lui, ma alla vigilia dell'appuntamento all'Università Al
Azhar esce allo scoperto per la prima volta presentandosi nella sala stampa
della Casa Bianca all'hotel Marriott di Riad. Il look è quello dello
stakanovista: completo blu impolverato, volto affaticato, un po' calvo. Attorno
a lui ci sono consiglieri ben più noti del presidente: il guru politico David
Axelrod, il portavoce Robert Gibbs e Denis McDonough, nome emergente nel
consiglio di sicurezza nazionale. Ma tutti fanno un passo indietro per lasciare
a lui palco e riflettori. E' un debutto che gli insiders di Washington
aspettavano dal 2006, quando fu lui a scrivere per il democratico Lee Hamilton
il rapporto dello «Iraqi Study Group» che suggerì a Bush di cambiare strategia
a Baghdad, e Obama aveva deciso di premiarlo al
ritorno dal recente viaggio a Praga, quando l'«Economist» pubblicò integrale il
discorso contro le armi di distruzione che lo sherpa-romanziere aveva redatto
con cura. «Questa volta è stato diverso - esordisce Rhodes, voce bassa e
cartella di cuoio sotto il braccio, forse con dentro la versione finale del
testo - perché il Presidente è intervenuto a più riprese nel corso di mesi,
confermando la grande attenzione che assegna al messaggio all'Islam». I
reporter lo subissano di domande tentando di strappargli qualche anticipazione
e lui non li delude. «Il primo punto sarà l'impegno diretto con il mondo
dell'Islam, nel mutuo rispetto e con mutui interessi» e subito dopo «il
presidente affronterà a viso aperto le incomprensioni esistenti parlando
dell'estremismo violento e della risposta che l'America ha deciso di dargli, di
che cosa facciamo in Afghanistan e Pakistan, del nostro ruolo in Iraq, della
sua visione sulla pace in Medio Oriente, della democrazia, dei diritti umani e
delle iniziative positive che l'America e i Paesi musulmani possono
intraprendere assieme, creando partnership su terreni come la salute e la
tecnologia». Rhodes non tradisce neanche una citazione ma quella che descrive è
la scaletta di un discorso di 45 minuti «sul quale lavoriamo dai tempi della
campagna ma che è solo un passo nel percorso iniziato con l'intervista ad Al
Arabiya, il messaggio agli iraniani per Nowruz e quanto detto al Parlamento di
Ankara e agli studenti di Istanbul». Come dire: niente
attese eccessive perché la decisione di Obama di riportare l'America nel mondo musulmano è «robusta e durerà
nel tempo». In questa cornice un approccio particolare che Rhodes ha messo per
iscritto su indicazione di Obama è che «l'identità islamica fa parte di quella americana» come
dimostrano i milioni di cittadini seguaci di Maometto che fanno degli Stati
Uniti «uno dei Paesi con più musulmani». Ma non è tutto: il giovane
romanziere newyorkese è, come tutti gli «Obama boys»,
proiettato nel mondo delle nuove tecnologie e dunque una delle caratteristiche
del discorso del Cairo sarà la poderosa operazione mediatica con cui Washington
si appresta a diffonderlo dal Marocco all'Indonesia. Il Dipartimento di Stato
metterà in rete in tempo reale versioni in arabo, persiano, urdu, inglese ed
ebraico consentendo a chi lo desidera di inviare sms di commento attraverso il
sito www.america.gov.sms. Al tempo stesso il discorso verrà diffuso attraverso
Facebook «il sito di socialnetwoking più diffuso nel mondo musulmano con 20
milioni di utenti» come anche via Twitter e siti analoghi molto popolari fra i
giovani dell'Estremo Oriente. Alla fine è Axelrod a trarre le conclusioni di
quanto detto da Rhodes: «Il fine del Presidente è parlare chiaro con tutti,
come fa in America».\
( da "Stampa, La" del
04-06-2009)
Argomenti: Obama
Retroscena La
bancarotta pilotata della big di Detroit Tre fondi creditori ottengono una
richiesta di sospensione La Corte federale frena sulla vendita della Chrysler
FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Prima battuta d'arresto per Chrysler nella
procedura di bancarotta. La corte federale d'appello ha chiesto la sospensione
della vendita degli asset sani alla nuova società controllata per il 20% da
Fiat per consentire lo svolgimento delle audizioni dei creditori dissidenti
rappresentati da tre fondi pensioni dell'Indiana. Gli oppositori contestano la
vendita perché la ritengono penalizzante e discriminatoria per i propri
investitori rispetto al trattamento riservato al sindacato Uaw e ad altri
operatori. Lo stop temporaneo rischia di far slittare il trasferimento degli
asset previsto per il 5 giugno, in anticipo rispetto alla data del 15 giugno
fissata inizialmente dal giudice della corte fallimentare di New York, Arthur
Gonzalez. L'obiettivo di Auburn Hills rimane quello di consentire quanto prima
l'emersione dallo stato di amministrazione controllata anche perché ogni giorno
perso equivale a un costo aggiuntivo di cento milioni di dollari.
L'ostruzionismo dei fondi, i cui asset in questione equivalgono a 42,5 milioni
di dollari, meno dell'1% dei 6,9 miliardi di debito garantito, potrebbe però
durare molto poco. «Il blocco sarà revocato subito, la corte stessa si rende
conto dei rischi legati a un ritardo nella procedura di vendita», avverte
Stephen Lubben, esperto di bancarotta e professore di legge della Seton Hall University.
Nel frattempo proseguono le grandi manovre ad Auburn Hills, dove Sergio
Marchionne, amministratore delegato designato della Nuova Chrysler, sta
lavorando col gruppo manageriale. La società ha raggiunto un'intesa con Pension
Benefit Guaranty, Cerberus Capital Management e Daimler per risolvere il nodo
del buco di dieci miliardi dei fondi pensionistici, mentre il giudice Gonzalez
ha rimandato ad oggi l'udienza per la cancellazione dei contratti con 789
concessionari. Chrysler si sta inoltre muovendo sul fronte delle vendite
concedendo prestiti a cinque anni a interessi zero su alcuni modelli giacenti
in magazzino. La promozione dura tutto giugno e mira a smaltire la maggior
parte di veicoli invenduti, almeno 250 mila, prima di riavviare i gli impianti
chiusi dal primo maggio. I tagli sulla rete delle vendite sono stati
l'argomento delle audizioni di ieri in commissione Commercio del Senato. Il
direttore generale di Chrysler, James Press, e il ceo di Gm, Fritz Henderson,
sono stati concordi nell'ammettere che ci sono troppi concessionari e che le
reti sono obsolete perchè risalgono agli anni Quaranta e Cinquanta, quando i
produttori Usa erano leader mondiali indiscussi. «L'obiettivo è avere un minor
numero di punti vendita ma molto più solidi», spiega il numero uno di Gm che
all'inizio del mese ha annunciato il taglio di 1100 concessionari. Punti di
vista discordanti sul colosso di Detroit sono emersi tra Casa Bianca e
Congresso nel corso dei lavori di ieri a Capitol Hill: se Obama garantisce di voler restare fuori dalle strategie di rilancio
dell'azienda, Carl Levin, senatore democratico del Michigan, assicura invece
che farà pressioni affinché l'azienda mantenga aperto un impianto nel suo
Stato. Mentre il deputato repubblicano dell'Ohio, Steve LaTourette, ha chiesto
una relazione dettagliata sulle decisioni del governo e delle società che
operano nel settore. Gli interventi del Congresso stridono con le
promesse del governo che, nonostante controlli il 60% nella società, ha
demandato pieni poteri a cda e management «su come rimettere in sesto la casa
automobilistica». Proseguono intanto le operazioni di snellimento del gruppo di
Detroit con la cessione di Saab: la lista dei potenziali acquirenti è stata
scremata da sedici a due. Anche Fiat ha mostrato un interesse per il marchio
svedese ma non è chiaro se il gruppo torinese sia uno dei finalisti. Sugli
altri fronti, Gm ha assicurato che non cederà le attività in Cina, considerato
il mercato extra-Usa più redditizio, così come manterrà il controllo sui preziosi
asset in America Latina anch'essi finiti nel mirino del Lingotto.
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 35 - Commenti
IL LINGUAGGIO DEL CUORE (SEGUE DALLA PRIMA P
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina XII - Torino
Gm, il giallo del centro ricerche Futuro incerto tra Opel e gli Usa, ma il 16
c´è l´inaugurazione Al Poli rassicurano: "Arcamone ci ha confermato gli
impegni su progetti e personale" DIEGO LONGHIN Una data certa, il 16 giugno,
e un impegno confermato più volte, anche di recente: «Non si chiude né si
ridimensiona». Impegno più volte rimarcato dallo stesso numero uno del centro
di ricerche General Motors di Torino, Mike Arcamone, vicepresidente della Gm
Powertrain Europe. La data certa, almeno fino a ieri, è quella
dell´inaugurazione del nuovo polo di sviluppo dei motori diesel sotto la Mole
del colosso, anche se in grave difficoltà. Il 16 giugno ci sarà il taglio del
nastro del centro alle spalle del Politecnico con cui Gm ha stretto rapporti
solidi e dove ormai gli ingegneri sono stati trasferiti da mesi. A molti
chilometri di distanza da Torino si stanno prendendo decisioni che nel breve
potrebbero avere effetti sul polo nato dopo il divorzio tra Gm e Fiat, nel
2005, e cresciuto fino a raggiungere i 370 dipendenti. I piani di sviluppo
prevedevano di arrivare a cifre ancora più generose, ma la crisi ha poi portato
a un ridimensionamento delle nuove assunzioni, senza però mettere in forse la
presenza e il consolidamento del centro. Sulla facciata di corso Mediterraneo
svetta la scritta Gm Powertrain Europe. In futuro sarà ancora così? La vendita
di Opel alla Magna-Style, anche se Gm rimane in società con un 35 per cento,
che effetto avrà? Il polo di Torino rimarrà nell´orbita europea oppure sarà
riagganciato alla casa madre americana, in questo momento in amministrazione
controllata? Poco è trapelato dal centro. Formalmente il polo fa parte, come
ramo, del gruppo Opel e i dipendenti scommettono che nei prossimi mesi poco
cambierà. Anche perché tra Gm e il marchio tedesco la collaborazione
continuerà: il 70 per cento dei veicoli nei segmenti medio-alti venduti dalla
Germania montano propulsori diesel. Torino rimane quindi fondamentale in
quest´ottica. Anche se proprio lo studio di questi motori è importante per Gm,
che deve risollevarsi puntando sull´ecologico. Non a caso Chrysler ha cercato
un accordo con Fiat, benedetto dal presidente Obama, per puntare sui motori puliti. E
all´interno del Poli si rafforza la voce che per queste ragioni il centro
tornerebbe tutto in carico a Detroit, rimanendo strategico per lo sviluppo dei
motori. «è ancora presto per capire - dice però Francesco Profumo, rettore del
Politecnico - il centro non pare in bilico, ma su quale sarà la sua
collocazione futura non sappiamo ancora nulla». Sulla stessa linea il
vicesindaco Tom Dealessandri: «Ci vorranno ancora una o due settimane per avere
un quadro chiaro». Oggi i dipendenti potrebbero sapere qualche cosa in più,
visto che è in programma un´informativa per aggiornare i tecnici e gli
impiegati sul futuro e la situazione delle trattative, in vista del 16 giugno,
giorno in cui si inaugurerà il nuovo polo e dall´America arriveranno i top
manager: «Speriamo - dice Dealessandri - che la data sia confermata».
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Prima Pagina data: 04/06/2009 - pag: 1 Messaggio audio del terrorista.
La Casa Bianca: vuole distrarre l'attenzione dalla
strategia di pace Obama e
l'Islam, Bin Laden minaccia Oggi il presidente americano in Egitto: rispetto, non
scontro di civiltà Il network Al-Jazeera ha diffuso ieri un video di Osama Bin
Laden che accusa Obama di
«piantare i semi della vendetta e dell'odio» verso gli Usa, sulle orme del suo
precedessore, George Bush. Il riferimento è al Pakistan e alla controffensiva
del governo di Islamabad contro i talebani. Il leader di Al Qaeda ha messo in
guardia gli americani a «prepararsi per le guerre che verranno». La Casa
Bianca: «Non siamo sorpresi che Al Qaeda cerchi di sviare l'attenzione dallo
storico e continuo sforzo del presidente di avere un dialogo aperto e onesto
col mondo musulmano». ALLE P
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Prima Pagina data: 04/06/2009 - pag: 1 LA FORZA DEL DIALOGO di ANTONIO
FERRARI M ai una missione nel Medio Oriente di un presidente degli Stati Uniti
aveva calamitato tante speranze ed era stata caricata di tante aspettative. A
Barack Obama, che in meno di 48 ore visita due soli
paesi, Arabia Saudita ed Egitto, tradizionali alleati di Washington, tutti
hanno qualcosa da chiedere. Esiste poi il motivato timore che molti siano
pronti a piegare le sue parole, individuandovi le coordinate di sempre: più
amico degli arabi e meno amico di Israele, o viceversa. Errore grave, perché Obama ha già anticipato quel che dirà oggi all'università
del Cairo: volontà di dialogare con tutti, rinuncia all' imposizione ma appello
alla condivisione di valori che sono universali, come la libertà, i diritti
umani e una democrazia che, germogliando su basi culturali diverse, educhi al
rispetto dell'altro. Messaggio semplice ma assai importante, perché non è
rivolto alle passioni, alle appartenenze, ma va diritto alle menti di tutti i
protagonisti: moderati ed estremisti. Parlare alla mente può essere più
incisivo e devastante di una guerra. Quindi non stupisce, anzi era quasi
scontato che dalle catacombe della ragione si alzassero le minacce registrate
del redivivo Osama bin Laden, capo-terrorista a comando, contro Barack Obama, appena giunto a Riad, accusato di
«spargere i semi dell'odio». Ben sapendo che l'appello del presidente Usa punta
a prosciugare le cause che, nel passato, avevano consentito di far lievitare proprio
il fronte dell' odio. Obama
non è paragonabile al filo-arabo Jimmy Carter, che benedisse la pace di Camp
David tra Israele ed Egitto ma poi favorì il rientro in Iran di Khomeini,
diventando alla fine la vittima politica della stessa rivoluzione degli
ayatollah. Non è Bill Clinton, che pensava con frettolosa determinazione di
risolvere tutti i conflitti del Medio Oriente (dagli accordi di Oslo al fallito
vertice di Ginevra con il presidente siriano Hafez el Assad, fino al fiasco di
Camp David con il premier israeliano Barak e Arafat). Non è ovviamente Bush jr.
ma non somiglia neppure a Bush padre, che nel '91, per costringere Israele a
partecipare alla conferenza di pace di Madrid, non esitò a ricorrere ad un
quasi-ricatto finanziario, negando le garanzie su un prestito di 10 miliardi di
dollari. Al contrario, Obama punta tutto sulla
diplomazia: «Che - sono sue parole - ha tempi lunghi, lenti, ma sicuramente
proficui. Non si possono mai avere risultati immediati». Vale per il
congelamento degli insediamenti, per rilanciare la formula dei «Due stati»,
nonostante l'opposizione del premier israeliano Netaniahu. Vale per l'Iran di
Ahmadinejad e le sue ambizioni nucleari offensive. Che la forza del dialogo,
coniugata con la determinazione a combattere chi lo rifiuta, risulti vincente
si vedrà. Ma alla richiesta dello scrittore e accademico egiziano Ezzedine
Choukri Fishere dalle colonne di «Al Ahram weekly» («Lei non ha bisogno di
visitare moschee, di partecipare a celebrazioni esotiche, di abbracciare leader
religiosi. Se vuole conquistare i nostri cuori conquisti prima le nostre
menti»), Barack Obama ha già risposto. E' quel che si
propone di fare.
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 04/06/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 04/06/2009 - pag: 2 La strategia Dalia Mogahed,
consulente musulmana del presidente Rispetto e cooperazione Ecco le parole
chiave dell'appello all'Islam Dalia Mogahed, la consulente
di Obama per i rapporti con
il mondo musulmano, che in Egitto è nata, ha raccomandato al presidente tre
temi: «Rispetto, empatia e cooperazione », dice al telefono da Washington. Ma
nota anche che contribuire alla risoluzione di conflitti come quello tra
Israele e i palestinesi è fondamentale se gli Stati Uniti vogliono migliorare i
rapporti con il mondo musulmano. E aggiunge che «sono necessarie delle
scadenze, altrimenti il processo di dialogo perde credibilità ». Musulmana,
velata, Mogahed ha lasciato Il Cairo a 5 anni con la famiglia borghese.
Cittadina americana, laurea in ingegneria e master in business administration,
è il capo del Centro Gallup per gli Studi musulmani. I suoi consigli a Obama sono basati sul sondaggio più ampio mai realizzato nei
Paesi islamici, rappresentativo di un miliardo di musulmani. Mogahed e John
Esposito hanno pubblicato i risultati nel libro Who Speaks for Islam? che
uscirà in Italia a ottobre ( Il libro che l'Islam non ti farebbe mai leggere,
Newton Compton editori). Secondo la ricerca, solo il 7% dei musulmani sono
estremisti (identificati come coloro che giustificano l'11 settembre). Ma anche
tra la maggioranza moderata, il 60% ha una visione negativa degli Usa. «Le
ragioni principali sono tre dice Mogahed : la percezione di una mancanza di
rispetto, la rabbia per conflitti acuti come quello israelo-palestinese, le
guerre in Iraq e Afghanistan, e altre come quella tra Hezbollah e Israele nel
2006 e l'ultima a Gaza, in cui viene percepito un coinvolgimento diretto o
indiretto degli Usa. E infine la percezione che l'America manipoli la realtà
politica della regione. Perciò ho proposto al presidente di continuare a dare
enfasi al tema del ri- Ricerche Dalia Mogahed, musulmana, porta il velo
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 04/06/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 04/06/2009 - pag: 16 Il caso In Rete il documento
destinato all'Agenzia atomica dell'Onu La mappa dei siti nucleari Usa finisce
su Internet «per errore» Imbarazzo dell'Amministrazione, avviata un'inchiesta
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK Il pasticcio dell'Air Force One che volò a
bassa quota sopra New York, lo scorso 27 aprile, impallidisce al confronto. Un
documento contenente preziose informazioni su centinaia di siti nucleari civili
statunitensi è finito lunedì per errore sul web. Gaffe o giallo politico?
Nessuno lo sa anche se le autorità di Washington hanno avviato un'indagine
interna per appurare eventuali responsabilità e non è da escludersi che, come
nel caso dell' Air Force One, potrebbe finire con qualche testa che rotola. Secondo la ricostruzione del New York Times tutto è iniziato lo
scorso 5 maggio, quando il presidente Barack Obama ha inviato al Congresso, per una revisione, la lista dei siti
nucleari americani e relative mappe 266 pagine in tutto accompagnandola con una
lettera autografa nella quale definiva le informazioni «altamente confidenziali
ma non secretate». Il materiale era stato raccolto per essere trasmesso
nei prossimi mesi all'Agenzia per l'Energia Atomica dell'Onu (Aiea),
nell'ambito di un processo di maggiore trasparenza riguardo al nucleare civile
che gli Stati Uniti ha avviato nella speranza di poter spingere l'Iran ed altri
Paesi ritenuti in possesso di programmi segreti a fare altrettanto. Due
settimane più tardi il Government Printing Office, che diffonde documenti
ufficiali del governo, ha pubblicato il rapporto sul proprio sito, dove le
preziose informazioni sono state a disposizione di tutti fino a martedì sera,
quando sono state precipitosamente ritirate dopo le telefonate dei giornalisti
del New York Times. L'incidente ha destato grande preoccupazione negli Stati
Uniti, sebbene alcuni esperti abbiano ridimensionato i rischi connessi al
macroscopico errore. «Queste sviste accadono ma non sembra una cosa grave », ha
detto John Deutch, ex direttore dell'intelligence oggi docente al Massachusetts
Institute of Technology di Boston. Ma per David Albright, presidente
dell'Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale, i dati sui siti di
stoccaggio del carburante nucleare «possono fornire a ladri e terroristi
informazioni utili ad organizzare furti ed è per questo che non vengono mai
diffusi». Alessandra Farkas Energia atomica La centrale nucleare di Spring
City, Tennessee (Ap/Tennessee Valley Authority) L'esperto David Albright: «Dati
che possono offrire informazioni utili ai terroristi: perciò non vanno diffusi»
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 04/06/2009 - pag: 36 Italia-Germania Il giallo dei 300
milioni. Balzo delle vendite del Lingotto: +101%. Sacconi convoca le parti sul
blocco di Melfi Berlino: su Opel giochi ancora aperti I dubbi su Magna.
Berlusconi: pronti a intervenire ma non siamo una merchant bank MILANO Lo
spazio di un weekend. Il tempo di arrivare al primo impegno da onorare: quei
300 milioni, spuntati all'ultimo, che Sergio Marchionne si era rifiutato di
«bruciare» e Frank Stronach, invece, aveva promesso a scatola chiusa. «Un nuovo
buco Opel? Nessun problema. Copriamo noi». Già. Peccato che il versamento fosse
urgente. E che se ne siano perse le tracce. Magari si materializzerà, prima o
poi. Ma quel cash, a Berlino erano stati chiari, era questione di
sopravvivenza: a Rüsselsheim serviva «subito», fallimento di Gm o no. Morale:
l'assegno così almeno si legge tra le righe di comunicati sempre più
imbarazzati l'ha dovuto staccare il governo tedesco. È lì che Angela Merkel ha
toccato con mano quello che in Germania molti, a partire dal titolare
dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, sospettavano dall'inizio della saga.
Che cioè l'offerta di Magna-Sberbank non fosse solo «molto meno chiara del
piano Fiat» (definizione del ministro inglese Peter Mandelson, parte in causa
per via di Vauxhall), ma nascondesse anche qualche sorpresa. Voilà. Forse i
giochi si riapriranno davvero, forse no, forse sul serio l'affaire terrà banco
fin dopo le elezioni. Di sicuro è già tornato tutto in discussione. Con
ulteriori, pesanti grattacapi arrivati per Frau Merkel in largo anticipo
rispetto a quanto lei stessa, in fondo, temeva. L'intesa con i russo-canadesi e
con Gm è stata firmata venerdì, dopo una decisiva
telefonata tra la cancelliera e Barack Obama e insieme al via libera di Berlino al prestito-ponte da 1,5
miliardi. Passano solo tre giorni, e Merkel comincia a esternare i dubbi:
l'operazione comporta «molti rischi». Almeno però, aggiunge, l'intesa con
Magna-Sberbank «non è vincolante». Ieri, altra botta: quei colloqui sono
ancora in fase preliminare, «il processo è ancora aperto a tutti i candidati».
Modo scontatamente diplomatico con cui Ulrich Wilhelm, portavoce del governo,
ribadisce che no, i contatti con Fiat (e con la cinese Baic) non sono ripresi,
ma le porte restano spalancate. Ne approfitterà, la Beijing Automotive?
Probabile. Ma tutto sommato secondario. Perché l'altro candidato «vero» era il
Lingotto, e dunque la domanda riguarda in prima battuta Torino. Rientrerà?
Altrettanto probabile, se davvero si ricomincerà da dove il «piatto» era
saltato giovedì. Ovvio però che intanto osservino e basta, in Fiat. Mentre
Silvio Berlusconi fa sapere che «non ci hanno chiesto niente, siamo pronti a
intervenire ma non siamo la merchant bank di Massimo D'Alema», Marchionne è a
Detroit (rientra oggi) e il suo messaggio è chiaro: per ora di concreto c'è
Chrysler, e lì ci concentriamo. Il resto sono ipotesi, voci, «aperture», sì,
che però dal gruppo scelgono di non commentare. O dovrebbero riparlare di soap
opera, e adesso non è proprio il caso. Meglio godersi le vendite raddoppiate,
in Germania, anche a maggio. Gli ingredienti, tuttavia, a una soap assomigliano
sempre più. Non c'è solo il nuovo giallo intorno ai 300 milioni, i soliti:
quelli che prima hanno fatto volare insulti tra governo americano e governo
tedesco e che, alla fine, hanno visto Fiat sfilarsi da un'asta diventata
«rischio irragionevole ». Ci sono, in parallelo, i russi che esultano:
«Porteremo qui parte della produzione Opel». C'è Stronach che butta lì: «Gli
accordi con Gm ci precludono i mercati di Usa e Cina». Il suo vice che annuncia
la firma per settembre mentre il capo di Opel smorza: «Ancora molto da
chiarire». E poi Volkswagen, sullo sfondo, che avverte: «L'operazione con Magna
crea conflitti d'interesse. Vigileremo». Insomma: caos totale. Anche per la
Merkel e il suo governo. I quali, ironia, ieri si sono visti omaggiare da una
pagina di pubblicità sui principali quotidiani: «Opel ringrazia!». Sarà
ritirata? Raffaella Polato
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 04/06/2009 - pag: 36 La conquista di Hummer In Cina i
miti extralarge Usa SEGUE DALLA PRIMA Meno di un anno fa l'allora capo di
General Motors, Rick Wagoner, cercò di convincere l'opinione pubblica che
sarebbe bastato disfarsi di questo «brand» divenuto ormai troppo ingombrante,
politicamente ed ecologicamente scorretto per rimettere a posto un gruppo
industriale che, in realtà, era già in caduta libera. Un gigante della strada
spigoloso che ha affascinato anche molti di quelli che alla fine l'hanno
combattuto come Arnold Schwarzenegger che è stato «testimonial» dell'H1, il
gippone messo in vendita dalla Gm nel
( da "Corriere della Sera"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Spettacoli TV data: 04/06/2009 - pag: 62 PER CAPIRE Svolta tra Usa e
Medio Oriente? Il discorso che il presidente degli Stati
Uniti Barack Obama (foto)
ha tenuto oggi al Cairo segnerà una svolta per la crisi del Medio Oriente? Sarà
questo l'interrogativo al centro dello speciale di stasera (che durerà un'ora),
interamente dedicato all'analisi della visita del presidente statunitense in
Egitto. I conduttori Lilli Gruber e Federico Guiglia ospiteranno in
studio Fiamma Nirenstein, deputato del Pdl e vicepresidente della commissione
Affari Esteri e Comunitari; Giovanna Melandri, responsabile Cultura del Pd e la
giornalista Paola Caridi, corrispondente dal Medio Oriente per Lettera22.
Speciale Otto e mezzo La7, ore 20.30
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 12 - Esteri Le frasi di Obama Dove inizia l´Islam Un uomo saggio La frattura Prima di
apprestarmi ad andare al Cairo, penso fosse molto importante venire nel luogo
dove l´Islam ha avuto inizio Gli Stati Uniti e l´Arabia Saudita hanno una lunga
storia di amicizia e rapporti strategici, re Abdullah è un uomo saggio Si è
innegabilmente creata una frattura tra l´Islam e gli Stati Uniti, non è
una frattura che possiamo ricomporre nell´arco di una amministrazione
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 12 - Esteri Obama nel cuore dell´Islam scatena la rabbia di Bin Laden
Audio dello sceicco, oggi dal Cairo il discorso del Presidente Usa ALBERTO
FLORES D´ARCAIS DAL NOSTRO INVIATO RIAD - L´abbraccio con re Abdullah e le
minacce di Bin Laden. Lo sbarco di Barack Obama nel mondo
musulmano, alla vigilia del "discorso all´Islam", ha avuto due volti:
quello ufficiale e cortese dell´Arabia Saudita, il regno wahabita guardiano
delle città sante di Mecca e Medina, con scambi di complimenti («re Abdullah è
un uomo saggio», «il presidente è un uomo di talento») e un colloquio che è
andato ben oltre il tempo previsto; e quello dell´integralismo terrorista che
torna a minacciare gli Stati Uniti e definisce Obama un «criminale» che «segue gli stessi passi» di Bush. Minacce che
non hanno sorpreso la Casa Bianca, convinta che il nuovo audio del capo di Al
Qaeda sia l´inutile tentativo di «distogliere l´attenzione» dal viaggio di Obama e soprattutto dalle parole che
questa mattina il presidente rivolgerà dall´Università del Cairo al miliardo e
mezzo di musulmani di ogni parte del mondo. Analisi che trova d´accordo
anche i sauditi, che hanno bollato le invettive di Bin Laden - arrivate via
audio da Al Jazeera pochi minuti dopo che l´Air Force One era atterrato a Riad
- come «un atto di disperazione» che arriva «dal fondo della caverna» dove i
terroristi sono nascosti. Bin Laden accusa Obama di
«aver piantato i semi dell´odio e della vendetta» in Pakistan, con l´espulsione
di «un milione di vecchi, donne e bambini» dai villaggi nella valle dello Swat
ordinata dal presidente Zardari, con i «combattimenti, i bombardamenti e le
distruzioni che hanno impedito di applicare la sharia». Poi lancia la sua
lugubre minaccia: «Gli americani si preparino a raccogliere quello che hanno
seminato i capi della Casa Bianca». Il presidente americano, che è venuto a
Riad anche per chiedere ai sauditi una mano nel conflitto pakistano, gli
risponde indirettamente chiedendo al Congresso di stanziare altri 200 milioni
di dollari per i profughi dello Swat. Di Afghanistan e Pakistan Obama ha parlato a lungo con Abdullah. La Casa Bianca preme
su Riad: vorrebbe che si impegnasse direttamente, facendo pesare la propria
leadership religiosa e intervenendo sul flusso di denaro che arriva agli
integralisti attraverso le "opere pie" islamiche e i grandi donatori
privati sauditi. Difficile che Abdullah possa accontentarlo, ma anche questo
punto può essere merce (diplomatica) di scambio tra due Paesi che hanno
relazioni molto strette. Legami che Obama non ha
esitato a sottolineare («gli Stati Uniti e l´Arabia Saudita hanno lunga storia
di amicizia, abbiamo un rapporto strategico. E mentre intraprendo questo
viaggio e mi appresto a visitare il Cairo, penso fosse molto importante venire
nel luogo dove è iniziato l´Islam»). Obama e Abdullah
hanno parlato anche dell´Iran e della minaccia nucleare, e di quello che è
forse il punto che sta più a cuore al re saudita, il conflitto
israelo-palestinese. Il piano saudita, riconoscimento di Israele in cambio del
ritiro totale dai Territori, con le dovute correzioni e le garanzie su
Gerusalemme, non dispiace alla Casa Bianca ma trova il rifiuto, per ora netto,
di Netanyahu. Sarà uno dei temi che Obama affronterà
questa mattina nel suo discorso. Il presidente americano sta ancora lavorando
sul testo e lo farà fino all´ultimo momento disponibile, ma la Casa Bianca ha
anticipato ieri i temi salienti. La prima parte sarà dedicata alle «percezioni
sbagliate» e agli errori che rendono difficile il dialogo tra le due parti. Obama metterà in evidenza il contributo dato dai musulmani
al mondo e all´America, con accenni personali alla sua famiglia e alla sua vita
in Indonesia. Poi parlerà della necessità di rispettare i diritti umani e i
valori democratici, e infine della guerra al terrorismo, e delle possibili
partnership scientifiche e tecnologiche. Il discorso sarà solo il primo gradino
di una strada lunga («si è creata innegabilmente, nel tempo, una frattura tra
l´Islam e gli Stati Uniti, non è una frattura che possiamo ricomporre con un
solo discorso o anche nell´arco di una intera amministrazione»). Perché
raggiunga tutti sarà posto sul sito Internet della Casa Bianca in tredici
lingue diverse. Oltre alla diffusione su MySpace, Facebook e via Twitter.
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 12 - Esteri Obama mostra una volontà nuova ma sarà capace di mantenere
le sue promesse? Parla Ammar Mussawi, responsabile internazionale di Hezbollah:
Bush, le parole non bastano" "Ma per essere migliori di Non si può
predicare la democrazia e poi respingerne i risultati come nel caso della vittoria di Hamas ALBERTO STABILE DAL NOSTRO INVIATO
BEIRUT - Cosa si aspettano gli Hezbollah dal discorso di Obama? «Non voglio fare previsioni -
risponde Ammar Mussawi, nel salotto dove esercita il suo ruolo di
"ministro degli Esteri" del partito di Dio - mi limito a rilevare che
questa è la seconda volta che il presidente Obama si rivolge al mondo arabo e islamico. La prima volta fu
in Turchia. E questo rivela il profondo deterioramento provocato dalla
precedente Amministrazione nel ruolo degli Stati Uniti e nei rapporti con
questa parte del mondo». Ad osservare Ammar Mussawi, esponente di una dinastia
sciita originaria della Bekaa, che vanta anche un segretario generale
assassinato dagli israeliani, si direbbe che Hezbollah si stia già preparando
alla conquista del potere (che secondo le previsioni avverrà alle elezioni di
domenica prossima) in una maniera soft, senza clamore e senza eccitare le paure
dell´Occidente. Sui 40 anni, appena un accenno di barba molto curata, Mussawi,
invece della tonaca e il turbante dei religiosi, indossa un elegante abito blu,
una camicia bianca perfettamente stirata, stivaletti leggeri, all´ultima moda.
Un diplomatico, nelle maniere e nel linguaggio, di stampo europeo. Ma cosa
dovrebbe dire Obama per conquistare la vostra fiducia?
«Questa è l´essenza del problema. Non è questione di parole ma di fatti, di
azioni. Mi spiego. Vi sono alcuni problemi talmente grandi e pericolosi che non
possono essere affrontati e risolti con un discorso, per quanto decorativo.
Cito, per esempio, l´assoluto sostegno dato dagli Usa a Israele accompagnato da
uno sforzo assai limitato per risolvere il conflitto. La propagazione della
guerra in varie aree del Medio Oriente sotto la bandiera discutibile della
"war on terror", la guerra al terrorismo. Lo sfruttamento sistematico
delle risorse della regione. La paura d´instabilità emersa dopo la crisi
finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti, una crisi in cui molti uomini
d´affari arabi hanno visto bruciare centinaia di miliardi di dollari. Se Obama sente il bisogno di venire in medio Oriente a parlare
di tutto ciò, questo è un segnale positivo. Ma non basta un discorso a
costruire dei ponti». Tuttavia ci sono parole che pesano come fatti. Per
esempio, quando Obama dice: basta allo scontro di
civiltà. «Va bene. Obama manifesta una volontà nuova.
Il punto è, in che misura avrà la capacità di adempiere queste promesse.
Francamente, ho dei dubbi sullo staff che lo circonda. Non vorrei che tutto si
risolvesse in un´operazione di pubbliche relazioni». Obama
ha detto anche che la democrazia e la libertà sono valori universali che non
vanno imposti con la forza. E´ una svolta rispetto a Bush. O no? «D´accordo, la
democrazia non va imposta con la forza. Ma non si può predicare la democrazia e
poi respingerne i risultati. Prendiamo il caso di Hamas che, dopo aver vinto le
elezioni del
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 13 - Esteri
"Il messaggio dimostra la debolezza di Osama" Bergen: "è stato
registrato settimane fa" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Peter Bergen,
biografo di Osama Bin Laden e uno dei più noti esperti di terrorismo islamico,
non appare preoccupato per le ultime minacce dei leader di Al Qaeda. «In realtà
sono una dimostrazione di debolezza», spiega, «Mi sembrano soprattutto dettate
dalle preoccupazioni per l´offensiva dell´esercito pachistano nello Swat. E a
differenza dei messaggi di tanti anni fa, non fanno pensare a un imminente
attacco terroristico di grandi dimensioni, per il quale la struttura di Al
Qaeda non è certamente pronta». Bergen ha sempre studiato il fenomeno Bin
Laden, soprattutto da quando riuscì a fargli nel 1997 la prima intervista
televisiva. Oggi insegna all´università John Hopkins di Washington. Bin Laden si è fatto vivo proprio alla vigilia del discorso di Obama ai musulmani. Non sembra una
coincidenza, né un segno di debolezza. «Al tempo: il messaggio mandato in onda
ieri da Al Jezeera è stato registrato molto tempo prima. Sono convinto che la
rete televisiva abbia scelto per la diffusione il momento di massimo ascolto.
Bin Laden si riferisce ad esempio a un milione di rifugiati in Pachistan: era
la cifra di qualche settimana fa, ora siamo già a due milioni. Inoltre nel
messaggio mancano riferimenti all´appuntamento del presidente all´università
del Cairo». Eppure Bin Laden si è scagliato contro Obama
parlando di "semi di odio" e addossandogli le stesse colpe di Bush.
«Non è una novità: Al Qaeda non ha mai fatto grandi differenze tra presidenti
democratici e repubblicani. Nel passato, ad esempio, nei campi di addestramento
in Afghanistan, venivano usate come bersagli le foto di Bill Clinton. Del resto
l´alternanza dei partiti alla Casa Bianca non ha mai modificato l´approccio Usa
contro Bin Laden: che è sempre stato bi-partisan». Ma qual è, oggi, il potere
reale di Bin Laden e del suo vice Al Zawahiri, costretti a vivere nei
nascondigli e sotto la minaccia costante dagli aerei-robot e delle teste di
cuoio del Pentagono? «Non hanno un controllo sui militanti integralisti. Ma i
due rappresentano ancora un punto di riferimento strategico: è bastato che Bin
Laden dicesse a marzo di accentuare la pressione in Somalia per registrare un
flusso di militanti verso quell´area. La situazione in Pakistan è un ulteriore
pericolo per Al Qaeda: e non stupisce che il messaggio di ieri attacchi il
neopresidente Zardari con la stessa violenza con cui veniva denunciato
Musharraf».
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 14 - Esteri
La paura torna a Tienanmen alta tensione vent´anni dopo Pechino blindata.
Hillary: "Liberate i dissidenti" Zhang Xianling, una delle madri:
"Il dolore resta vivo nel più profondo del cuore" L´ordine regna a
Pechino, ma l´ombra di Tienanmen ossessiona ancora il regime. Nel ventesimo
anniversario del massacro ieri una cappa di silenzio è calata su tutta la Cina:
blindata la piazza dove i carriarmati soffocarono la protesta democratica,
censurati i giornali e i siti Internet, arrestati i dissidenti. Una dura
protesta è venuta da Washington. La più forte presa di posizione dall´avvento
dell´Amministrazione Obama è stata affidata a Hillary Clinton. «Una Cina che ha fatto
enormi progressi economici e aspira a una leadership globale - ha dichiarato il
segretario di Stato - deve affrontare apertamente gli eventi più bui del suo
passato, deve dire la verità sui morti, i detenuti, gli scomparsi, per imparare
la lezione e per sanare le ferite». La Clinton ha chiesto al governo di
Pechino di «rilasciare tutti coloro che ancora scontano le pene». Sono 30 i
prigionieri politici che non hanno finito di pagare per la loro colpa: aver
creduto nel sogno di libertà che nella primavera del 1989 mobilitò gli studenti
e fece vacillare la presa del partito comunista. L´atteso anniversario è stato
vissuto come una giornata ad altissima tensione. Furgoni di polizia erano
appostati a tutti gli angoli di Piazza Tienanmen, agenti e pattuglie militari
rafforzate controllavano gli ingressi, perquisivano i passanti, impedivano alle
tv straniere di riprendere il quadrilatero più celebre di tutto il paese. Il
silenzio-stampa era stato imposto già da settimane a tutti i media nazionali,
proibito ogni riferimento alla tragedia del 4 giugno. Ieri si è aggiunto un
giro di vite eccezionale contro i mezzi d´informazione stranieri. La censura si
è abbattuta sui siti Internet di Cnn e Bbc, oscurando ogni riferimento al 1989.
I blackout hanno colpito Twitter, Youtube, la posta Hotmail e gli archivi
fotografici online di Flickr. Non sono stati risparmiati i giornali stranieri,
nonostante la loro limitata diffusione: le copie dell´International Herald
Tribune circolavano solo dopo che una mano anonima aveva strappato la pagina
con un articolo sul Dalai Lama. Ma nonostante sia un "non evento", di
cui la propaganda ha cancellato ogni traccia nella memoria ufficiale, ieri il
regime ha temuto qualche gesto individuale, proteste o testimonianze di
ricordo. Ne hanno fatto le spese i più noti intellettuali dissidenti. Qi
Zhiyong, che perse una gamba negli scontri del 4 giugno, è stato sequestrato
dalla polizia e portato lontano da Pechino. Sotto scorta lo scrittore Yu Jie,
che ha dichiarato: «Il 4 giugno non è stato dimenticato ma la gente ha paura di
parlare». Wu Gaoxing è stato arrestato sabato sera vicino Shanghai: non gli
hanno perdonato la lettera aperta che aveva rivolto pochi giorni fa al
presidente Hu Jintao chiedendo la fine delle vessazioni contro gli ex-detenuti
politici. "Anche se non siamo più in prigione - ha scritto Wu - il solo
diritto che ci resta è quello di aspettare la morte". A nome delle vittime
della repressione militare ha parlato ieri la 72enne Zhang Xianling, fondatrice
dell´associazione delle Madri di Tienanmen: "Il dolore rimane vivo nel
luogo più profondo dei nostri cuori". è palpabile il terrore dei dirigenti
comunisti di fare i conti con il passato, di rivelare il bilancio delle
vittime, e di aprire un dibattito sull´89. Le autorità accademiche di Pechino e
Shanghai hanno ricevuto precise direttive per sorvegliare anche i movimenti
degli studenti stranieri. Perfino Hong Kong e Macao, le due isole dotate di
statuto autonomo dove vige una libertà di espressione, hanno chiuso le
frontiere agli esuli dell´89 che tentavano di rientrare per l´anniversario. Ed
è proprio un padre spirituale di Hong Kong ad aver lanciato un verdetto severo.
Il cardinale cattolico Zen Ze-kiun, che a Hong Kong ha speso una vita per
difendere i diritti umani, ha ammonito i dirigenti cinesi a spezzare questa
congiura del silenzio. «Vent´anni dopo - ha dichiarato Zen - il regime rimane
dispotico e corrotto. Ancora deve rispondere dell´orrendo crimine commesso.
Quel massacro non era inevitabile e non ha portato nulla di buono. Il sistema
politico è oppressivo, la corruzione dilaga, l´informazione è censurata, la
ricchezza ha beneficiato una minoranza. Se avesse prevalso la linea del dialogo
di Zhao Ziyang (l´allora segretario del partito che voleva le riforme
democratiche, ndr), la storia sarebbe stata migliore per i cinesi». I dirigenti
comunisti sono riusciti a imporre nel senso comune il loro revisionismo
sull´89: l´intervento armato come un male minore, che ha garantito l´ordine e
la stabilità, consentendo un ventennio di boom economico. Ogni altra versione
non ha diritto di parola. (f. ramp.)
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 18 - Esteri
La svolta degli Stati Americani Cuba riammessa dopo 47 anni Dagli Usa
approvazione con riserva: più democrazia Nell´isola si
diffondono da giorni voci su una malattia di Raul Castro OMERO CIAI Potrebbe
diventare un altro colpo di Obama lanciato nel campo dell´avversario: l´Onu americana (Osa,
organizzazione degli Stati americani) ha votato ieri in Honduras una
risoluzione che annulla l´espulsione di Cuba quarantasette anni dopo. Ma non
"senza condizioni" come volevano Venezuela ed Ecuador. Mentre
dall´Avana Fidel Castro si mostra completamente indifferente all´idea di
tornare a far parte dell´organizzazione. Dopo due lunghe giornate di trattative
il testo approvato precisa che: «la partecipazione di Cuba nell´organismo sarà
il risultato di un processo di dialogo che verrà avviato su proposta delle
autorità cubane (quindi l´Avana dovrà fare il primo passo) ed in accordo con le
norme, i propositi e i principi dell´Osa». Decisiva per arrivare ad un voto
favorevole anche di Washington è stata la mediazione del ministro degli Esteri
brasiliano, Celso Amorin. Che ha evitato una rottura e ottenuto sostanzialmente
un pareggio perché la risoluzione mentre annulla l´espulsione, condiziona il
ritorno, come voleva Hillary Clinton. Era il 62 e c´erano
state la Baia dei Porci e la crisi dei missili quando l´Osa votò l´ostracismo di Cuba con
l´intenzione di frenare quella che Washington vedeva come una pericolosa
penetrazione dell´Urss in America Latina. Oggi lo scenario è completamente
diverso e l´elezione di Obama alla Casa Bianca ha
riacceso le speranze sulla possibilità che una nuova politica americana verso
l´isola porti con sé anche dei cambiamenti all´interno del regime. La risposta
per ora è gelida. Mentre i 34 paesi dell´Osa si azzuffavano sul testo, Fidel scriveva
che l´organizzazione degli Stati americani è stata fin dall´inizio «complice di
tutti i crimini contro Cuba». Per Fidel l´Osa è stato il "cavallo di
Troia" che ha consentito agli Stati Uniti di diffondere in tutta la
regione «il neoliberalismo, le basi militari e le crisi economiche»; mentre
Cuba ha dimostrato che «si può resistere all´embargo economico ed avanzare in
molti campi e anche cooperare con gli altri paesi». Completamente diversa la
lettura di altre cancellerie latinoamericane che tendono invece a sottolineare
«l´accordo storico» e la riparazione «dell´onta subita nel ´62 da Cuba». Si
vedrà. Molto dipenderà dai prossimi rapporti di forza tra i paesi che
mantengono una posizione più moderata verso Washington, come il Brasile, e
l´ala più radicale (Venezuela, Nicaragua, Ecuador). Intanto nessuna reazione, a
parte Fidel, dal presidente cubano in carica, ossia il fratello Raul. La
circostanza ha provocato nuovi rumors sul suo stato di salute. Da giorni gli
specialisti notano che Raul, 78 anni, è assente. Si dice che sia ammalato, più
o meno gravemente, secondo le fonti.
( da "Repubblica, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
37 - R2 PROCREAZIONE DA UOMO IN COMA: CHE NE PENSATE? Il Sondaggio Il Festival
Tecno Viaggi Consumi Repubblica Tv Tre giorni a tutto yoga a Roma Dolomiti
patrimonio Unesco In diretta il discorso di Obama Google-Android
sfonda sui pc low cost Le "multe pazze": un manuale per difendersi
( da "Repubblica.it"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
PECHINO - La Cina ha
espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di
Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle
vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen, di cui oggi
ricorre il ventesimo anniversario. "L'iniziativa americana rivolge accuse
infondate al governo cinese ed esprimiamo forte insoddisfazione", ha
commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, nel corso del
briefing svoltosi nel ventesimo anniversario della repressione della protesta
studentesca. In un comunicato, ieri, il segretario di Stato
dell'Amministrazione Obama aveva
invitato il governo a fornire un bilancio completo della repressione e a
"esaminare apertamente le pagine oscure del proprio passato". Centinaia,
forse migliaia, di manifestanti, studenti e cittadini solidali con la protesta
furono uccisi nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 dopo che i carriarmati
erano stati dispiegati nelle strade della capitale per reprimere le
rivendicazioni di democratizzazione che da sette settimane venivano avanzate in
modo pacifico dai ragazzi dell'Università di Pechino. Ricordando le vittime
della repressione, Hillary Clinton ha dichiarato: "Una Cina che ha fatto
enormi progressi economici e che sta trovando il suo giusto posto di primo
piano sulla scena internazionale dovrebbe esaminare apertamente le pagine
oscure del proprio passato e pubblicare il conto di coloro che sono stati
uccisi, arrestati o sono scomparsi, e trarne delle lezioni". Invece di
tentare di impedire ogni forma di commemorazione dell'anniversario e ammutolire
l'opposizione, ha aggiunto Clinton, le autorità cinesi dovrebbero "aprire
un dialogo con le famiglie delle vittime, comprese le Madri di Tienanmen.
Questo anniversario - ha aggiunto - dà alle autorità cinesi l'opportunità di
liberare tutti coloro che sono stati incarcerati per i loro legami con la
rivolta del 4 giugno 1989". OAS_RICH('Middle'); (4 giugno 2009
( da "Repubblica.it"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
Nelle terre del
"libro", dunque nella culla del Verbo, il nuovo presidente americano
si affida proprio alla forza della parola per fare quello che nessuno prima di
lui è riuscito a fare, toccare i cuori e le menti del mondo arabo. È ovvio dire
che dopo otto anni di Bush, mentre sono ancora in corso due guerre
d'occupazione in nazioni musulmane, la sua impresa è proibitiva, e che le
aspettative per il suo discorso in quella università del Cairo da mille anni
centro del mondo sunnita, sono troppo grandi perché non producano delusioni.
Già la voce spettrale di Osama bin Laden si è alzata per svuotare ed
esorcizzare la sua presenza in Egitto, segnando le sue controparole di condanna
e di odio con l'assassinio rituale di un diplomatico inglese rapito in Mali, e
avvertendo che "l'America raccoglierà i frutti dell'odio che semina".
Ci sono quasi 100 anni di storia, dalla dichiarazione di lord Balfour che fece
la prima spartizione arbitraria e insensata della regione nel
( da "Repubblica.it"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
IL CAIRO - Il
presidente statunitense Barack Obama è arrivato al
Cairo, tappa principale del suo viaggio oltreoceano che lo porterà, dopo il
Medio Oriente, alle celebrazioni per il D-day in Europa. Tappa attesissima,
quella del Cairo, perché qui questa mattina il presidente Usa pronuncerà
all'Università del Cairo l'attesissimo discorso al mondo islamico. Obama ha lavorato sino all'ultimo
momento al testo del discorso sul dialogo col mondo musulmano che pronuncerà
oggi all'Università del Cairo. La Casa Bianca ha rivelato che Obama, che ha cominciato a scrivere il
discorso alcuni mesi fa, ha dato gli ultimi ritocchi al testo ieri notte mentre
era ospite a Riad nella tenuta del sovrano saudita Abdullah. Obama, per mettere a punto il discorso, ha consultato
numerosi esponenti musulmani d'America e di altri Paesi cercando di comprendere
il loro punto di vista sui rapporti tra Islam e Stati Uniti. Il presidente ha
dedicato molto tempo a rivedere il discorso negli ultimi sette giorni ed ha
lavorato al testo anche durante il volo sull'Air Force One da Washington a
Riad. I Fratelli musulmani. Nella platea dell'università ci saranno anche
ospiti d'eccezione: i rappresentanti dei Fratelli musulmani, ala radicale e
politicizzata dell'islam sunnita. "Siamo stati invitati ad ascoltare il
discorso del presidente americano e undici nostri deputati andranno a farlo
stamane all'università del Cairo", ha fatto sapere alla tv satellitare Al
Jazeera Mohammed Habib, vice guida generale dei fratelli musulmani egiziani.
"Ben venga Obama - ha detto Habib - se
contribuirà davvero a raggiungere una pace giusta per il popolo
palestinese". Secondo fonti citate dall'emittente araba, l'amministrazione
americana avrebbe chiesto al governo egiziano che tra il pubblico che ascolterà
il discorso di obama al mondo islamico, "ci fossero almeno 2500
rappresentati di tutte le correnti di pensiero dell'islam". La stessa tv
fa sapere che tra gli invitati, "c'è anche l'addetto agli affari iraniani
in Egitto", paese che non ha relazioni diplomatiche con Teheran.
OAS_RICH('Middle'); L'Iran. E proprio dall'Iran è arrivata la doccia fredda di
uno dei maggiori leader, la Guida della rivoluzione iraniana Ali Khamenei:
"Non basteranno cento discorsi a cambiare l'immagine degli Usa nel mondo
musulmano", ha detto. "In questa regione i popoli odiano profondamente
le amministrazioni americane" per la politica seguita, ha affermato
Khamenei, mentre dalla folla si alzava ripetutamente lo slogan di "Morte
all'America". (4 giugno 2009
( da "Stampaweb, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
IL CAIRO «Abbiamo
discusso la situazione degli israeliani e palestinesi, abbiamo discusso come
andare avanti in modo costruttivo per portare pace e prosperità». È quanto ha
detto Barack Obama dopo il suo colloquio oggi al Cairo
con Hosny Mubarak, sottolineando il suo desiderio «di continuare a consultarmi
con il presidente egiziano nei prossimi mesi ed anni». «Voglio anche portare al
popolo egiziano il saluto dellAmerica» ha detto ancora il
presidente statunitense arrivato questa mattina da Riad al Cairo, completamente
blindata per lattesa visita che prevede anche una puntata alle piramidi
di Giza. Dopo lincontro
con il presidente Honsi Mubarak, il presidente Barack Obama
ha in programma di visita, accompagnato dal segretario di Stato Hillary
Clinton, in visita alla moschea del sultano Hassan. Subito dopo, poco dopo le
12 ora italiana, latteso discorso alluniversità del
Cairo con cui Obama si rivolgerà agli islamici di tutto il mondo per
cercare di sanare «linnegabile frattura che si è creata tra
lAmerica ed il mondo islamico», come ha spiegato il suo principale
consigliere David Axerlod. «La frattura si è creata in diversi anni e non sarà sanata con un solo
discorso - ha spiegato ancora Axerlod - e forse neanche da una sola
amministrazione». Per quanto riguarda i contenuti del discorso, uno degli
speechwriter della Casa Bianca Ben Rhodes ha spiegato che Obama
non mancherà di essere «diretto» sul problema della democrazia e dei diritti
umani nei paesi islamici, così come è stato esplicito con gli israeliani. Per
il presidente il discorso di oggi è la continuazione dello sforzo iniziato dai
primi giorni della sua amministrazione - che ha visto momenti salienti nel
messaggio di Nowruz e nel discorso pronunciato durante la sua visita in Turchia
- «per iniziare un nuovo capitolo tra Stati Uniti e mondo islamico», ha detto
ancora Rhodes, basato su «mutuo rispetto ed interesse». E per farlo dovrà
essere «franco sulle questioni che hanno provocato alcune tensioni». In unintervista
alleditorialista del New York Times Thomas Friedman lo stesso Obama ha
sottolineato che «in questo momento il dire la verità è la cosa più importante
in Medio Oriente». Nel suo messaggio quindi inviterà a «smettere di dire una
cosa a porte chiuse ed unaltra in pubblico: ci sono molti paesi che
sono più preoccupati di un Iran che sviluppa armi atomiche più della minaccia
di Israele, ma non lo
ammettono». E - ha poi aggiunto -ci «sono molti israeliani che risconoscono che
lattuale cammino è insostenibile, e che è necessario fare scelte
difficili sugli insediamenti per arrivare alla soluzione dei due stati, ma non
ci sono abbastanza persone
disposte a riconoscerlo in pubblico». Come del resto, ci sono molti palestinesi
«che riconoscono che una retorica negativa e di incitamento con Israele» non ha
portato a nessun «beneficio per il loro popolo» ed hanno «preso un
atteggiamento più costruttivo, ma non lo dicono abbastanza ad alta voce».
( da "Stampaweb, La"
del 04-06-2009)
Argomenti: Obama
ROMA Manca meno di
un mese allesame di maturità e inizia sui vari sit degli studenti il
toto-tema. La prova di italiano proposta in varie tipologie (analisi di un
testo letterario, saggio breve o articolo di giornale, tema di argomento
storico o di attualità)
è la prima e quella uguale per tutti gli indirizzi di studio. E allora ecco che
per ledizione 2009 si danno come autori probabili per lanalisi
del testo Verga, Svevo, Dante (nonostante negli ultimi anni sia stato proposto
più volte), Quasimodo, ma anche, sebbene con minori chance, Calvino, Moravia, Pavese, Pirandello
e Ungaretti. Una bella fetta di spunti arriva dagli anniversari: 1989 caduta
del Muro di Berlino, 1969 il primo uomo atterra sulla luna, 1909 manifesto del
Futurismo, 1809 nascita di Darwin. Tra le tracce più gettonate cè
senzaltro la crisi economica mondiale, in parallelismo con la crisi del
29 (di cui peraltro ricorre pure lanniversario), il boom dei Social
network come nuova forma di comunicazione, lelezione di Barack Obama a
presidente degli Stati Uniti. E ancora limmigrazione
clandestina e il terremoto in Abruzzo. Ma fanno capolino anche altri
suggerimenti che pescano nella cronaca dellanno, e dunque perché non
pensare a una traccia sullevoluzione del mondo giovanile legata a fenomeni come la contestazione
studentesca, il bullismo o le morti sulle strade legate allabuso
di alcol e droghe? Se per il primo scritto i pronostici si rincorrono, sui
possibili autori della versione di latino (la materia scelta per il secondo
scritto al classico)
il tam tam non è ancora partito.