CENACOLO
DEI COGITANTI |
Report
"Obama" 3-4 aprile 2009
IN
EVIDENZA
LA STAMPA 4/5/2009 (18:42)
- IL PIANO DELLA CASA BIANCA . Obama: battaglia ai paradisi fiscali
Il presidente Usa stringe la morsa: "Il codice
ora è pieno di scappatoie"
ROMA
«A nessun piace pagare le tasse, soprattutto in tempi di crisi. Ma la maggior
parte degli americani rispetta gli obblighi. Molti cittadini e imprese
adempiono ai loro obblighi ma ci sono altri che non lo fanno». Il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato un piano per combattere l’evasione
fiscale oltreoceano e i paradisi fiscali. «Ho chiesto al Congresso di approvare
misure di senso comune», ha detto il presidente, affiancato dal segretario al
Tesoro Usa Timothy Geithner. Nel presentare il proprio piano di riforma, il
presidente ha sottolineato che «il codice fiscale (americano) è pieno di
scappatoie che agevolano le aziende», e che non «possiamo premiare quelle
società americane che operano oltreoceano» e che riescono a trovare il modo di
evadere le tasse. Anche perché «pagare le tasse è un obbligo legato alla
cittadinanza». Per questo, ha ribadito Obama, «ho parlato della necessità di
chiudere i paradisi fiscali oltreoceano».
La battaglia di Obama è in particolare contro quelle società americane che
riescono a evadere le tasse trasferendo le proprie operazioni o i loro conti
bancari al di fuori degli Stati Uniti. L’obiettivo della riforma annunciata
oggi è dunque quello di impedire che le aziende Usa riescano a rimandare il
pagamento dei loro oneri fiscali come hanno fatto finora, ricorrendo
all’imputazione degli utili a bilanci di società estere invece di registrare i
profitti negli Usa.
Obama, che ha lanciato un appello anche per una maggiore trasparenza dei conti
bancari delle società estere nelle isole Cayman, ha precisato che il suo piano
garantirà nuove tasse per un valore di 210 miliardi di dollari nel corso dei
prossimi dieci anni, «rendendo più facile» per le società creare nuovi posti di
lavoro negli Stati Uniti. Il presidente ha continuato affermando che «i
risparmi potranno essere utilizzati per ridurre il deficit».
Il virus è arrivato in Asia
A Hong Kong 300 ricoveri ( da "Stampa,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 300 ricoveri Ammalati nel mondo Un malato accertato in Corea del Sud L'allarme di Obama «Rischio pandemia» [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Barack Obama lancia l'allarme sul rischio di una pandemia di febbre suina. A Hong Kong le autorità cinesi mettono in quarantena un intero albergo e suoi 300 ospiti per il rischio di un'infezione di massa, mentre Seul conferma il primo caso.
"Così creiamo l'auto
che piace a Obama" ( da "Stampa,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: auto che piace a Obama" I
piani segreti del "papà" di Common rail e Multiair PIERO BIANCO C'è
una tradizione di genio innovativo che tedeschi e giapponesi ci invidiano
TORINO Rinaldo Rinolfi Quando sviluppammo il common rail a fine Anni
Vendola: "Vi prego di
vincere per i diritti umani e il lavoro"
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: «Obama ha chiesto a Sarkozy di non chiudere sull'allargamento dell'Unione Europea. Il presidente francese invece ha parlato come un Borghezio, un leghista qualunque. Non ha colto la lungimiranza e la vera sfida. Soltanto un grande continente moderno, che gestisce i flussi e non ghettizza, può vincere i fondamentalismi.
e domani per marchionne la
missione impossibile - eugenio scalfari
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: annuncio dalla viva voce di Barack Obama che l´operazione Fiat-Chrysler era stata definitivamente decisa, mi è venuto in mente Gianni Agnelli. Come avrebbe reagito l´Avvocato di fronte a quella scelta? Di fronte all´internazionalizzazione della sua Fiat? Perché di questo in sostanza si tratta e non di Torino che conquista Detroit, come molti semplicisticamente hanno pensato.
il regime teme le interferenze
dall'esterno - renzo guolo (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: "Invito" subito recepito da Hashemi-Shahroudi, che ha ordinato un rapido processo d´appello. Mostrare "cedevolezza" due volte sarebbe parso inconcepibile al regime. Tanto più in una situazione in cui l´irrigidimento interno pare la contropartita per andare a vedere le carte di Obama sul nucleare.
berlusconi: "nuove
case a settembre all'aquila ospedale aperto a maggio" - gianluca luzi
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama solo al 59. Sono il leader più amato del mondo». Salvo poi correggersi qualche ora dopo a L´Aquila dicendo che «scherzava». Certo, vantarsi di un distacco così abissale dal presidente degli Stati Uniti, da cui Berlusconi attende ancora un invito («forse ci vedremo a metà giugno», ha buttato lì Berlusconi a Napoli) non aiuta la diplomazia.
e l'italia scivolò tra i
paesi "semi-liberi" - giovanni valentini
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama, proprio dagli Stati Uniti arriva la notizia che l´Italia viene declassata per la prima volta da Paese "libero" (free) a "parzialmente libero" (partly free). Siamo l´unico caso nell´Europa occidentale, preceduti di una sola posizione dalla Grecia che però mantiene la valutazione "free".
virus, in toscana il primo
caso "si diffonderà fino all'estate" - marina cavallieri
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: «Ho ascoltato la dichiarazione del presidente Obama che si è detto al sicuro avendo 50 milioni di scorte di antivirali, noi ne abbiamo 40 milioni e l´Italia non è gli Stati Uniti, questo tanto per rispondere a chi ha detto che non avremmo scorte sufficienti». Ma se le polemiche sono inutili, i controlli no.
l'oms: non sappiamo quanto
sia grave l'epidemia ( da "Repubblica,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 3 - Cronaca Obama: stiamo rispondendo in maniera aggressiva. Calciatore messicano sputa all´ avversario: "Prenditi la febbre" L´Oms: non sappiamo quanto sia grave l´epidemia ROMA - Secondo L´Organizzazione mondiale per la sanità bisognerà attendere i prossimi giorni per valutare la diffusione del virus dell´influenza A.
Primo contagiato in Italia
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama alla radio: rischio di pandemia, dobbiamo tenere alta la guardia Primo contagiato in Italia Febbre suina, un caso in Toscana: è già guarito. Tornava dal Messico L'influenza suina è arrivata in Italia ma l'uomo su cui è stata riscontrata è già guarito.
Sneakers da 540 dollari
insidiano il mito Michelle ( da "Stampa,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: governo sono serviti a svelare la vera identità della signora Obama. Michelle del resto ha costruito la propria popolarità in patria e all'estero grazie a carattere, bellezza e semplicità. Il suo guardaroba, oltre a capi di valore destinati alle occasioni importanti, dove eleganza e fasto sono l'imperativo categorico, ha un'ampia serie di vestiti «prêt-à-porter» sobri e divertenti,
obama, un'altra donna alla
corte suprema - alberto flores d'arcais
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: autunno scorso che «se Obama vincerà sarò il primo a ritirarmi», ma anche la Casa Bianca è stata colta di sorpresa dalla sua decisione. A rendere ufficiali le dimissioni di Souter è stato lo stesso Obama venerdì pomeriggio. Con una mossa irrituale il presidente ha interrotto il briefing del suo portavoce Robert Gibbs con i giornalisti,
quelle scarpe troppo care
la prima gaffe di michelle ( da "Repubblica,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Michelle Obama si è presentata a un evento benefico organizzato da Feeding America, un ente che si batte contro la povertà in Usa, indossando scarpe da ginnastica da 540 dollari, per di più di una maison francese. Le sneakers griffate Lanvin - del tutto esaurite nella boutique-chic statunitensi - sono già un cult.
marchionne fa rotta sulla
opel da domani trattative a berlino - salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: lusinghieri di Obama in America è cresciuta notevolmente la considerazione nei confronti della Fiat e del suo ad al quale verrà affidata verosimilmente la guida dell´azienda ancor prima che essa raggiunga il 51 per cento e quindi il controllo. La continuità operativa e la difesa dei posti di lavoro sono due temi ancora vivi mentre Marchionne si appresta ad aggredire la questione della Gm:
la sfida del sogno
italo-americano alla leadership che viene dall'asia - federico rampini
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Asia è in netto vantaggio proprio nella corsa all´auto "pulita" su cui punta l´Amministrazione Obama. Toyota e Honda dominano da anni il motore ibrido. Insieme al Giappone, la Corea del Sud è l´altro leader globale nelle batterie al litio per auto ibride o elettriche. E dell´auto elettrica la Cina sta facendo il suo fiore all´occhiello.
"Contro di me
fischiatori organizzati" ( da "Stampaweb,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: anche Obama («io ho il 75.1% , Obama il 59%»). Affermazioni che successivamente Berlusconi aveva ridimensionato facendo presente di aver parlato con «ironia», ossia di aver fatto una battuta. A dar fuoco alle polveri è Franceschini da Bologna: «Se Berlusconi non ha un sondaggio di popolarità al giorno che gli dà un punto in più -
LA SFIDA CRUDELE DI UN
REGIME ( da "Corriere
della Sera" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: la mano tesa di Obama hanno prodotto risultati. L'Iran non dà segnali di voler normalizzare i suoi rapporti con il resto del mondo. Sfortunatamente, la normalizzazione non può esserci, e non ci sarà, senza significativi cambiamenti del regime. Quanto meno, senza cambiamenti che segnalino il passaggio dalla fase rivoluzionaria (iniziata con Khomeini nel 1979 e mai terminata)
Argomenti:
Obama
Abstract: rassicurato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ricordando agli americani che il governo ha scorte di antivirali pari a 50 milioni di dosi. Un dato che ha offerto lo spunto al ministro della Salute Maurizio Sacconi, durante la conferenza stampa di ieri con il sottosegretario Ferruccio Fazio (foto), per rimarcare quanto le polemiche dei giorni scorsi sull'impreparazione dell'
Argomenti:
Obama
Abstract: amministratore delegato che dopo aver convinto Barack Obama su Chrysler ora tenta il raddoppio con Angela Merkel su Opel. E in Germania le barricate sono già state alzate, la Fiat un po' di paura - anche - la fa, dunque «lasciamo che Sergio si muova come sa». Ovviamente però conferma, il presidente del Lingotto, che la casa tedesca «sarebbe per noi una straordinaria opportunità,
Liquidazione-lampo Sfida
contro il tempo per il giudice di Enron
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Credo alle promesse di Obama sulla validità della garanzia e mi hanno fatto un discreto sconto. E, poi, la macchina mi piace». È una 300Lx, un modello di successo negli Usa, che potrebbe tornare utile anche alla Fiat, mai stata fortissima nelle «ammiraglie». I clienti fedeli che continuano a comprare Jeep e coupé Dodge dai concessionari dell'Ohio o della «
Missione tedesca,
Marchionne a Berlino ( da "Corriere
della Sera" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: sindacato e socialdemocratici sono la punta avanzata della vasta opposizione tedesca alla proposta italiana. Situazione complessa. Improbabile che, a Berlino, Marchionne possa contare su un decisionista come Barack Obama a Washington. Danilo Taino Il ministro tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat
Sopralluogo Usa per il
vertice
Argomenti:
Obama
Abstract: Dopo lo staff di Barack Obama, pure quello del presidente francese Nicholas Sarkozy ha manifestato la propria disponibilità. Adesso si apre la fase più delicata. Entro la fine della prossima settimana cominceranno i sopralluoghi degli addetti alla sicurezza che dovranno analizzare le misure di protezione e proporre le eventuali modifiche.
Argomenti:
Obama
Abstract: il pure amato Obama il gradimento è del 59%, quello nei suoi confronti è ormai arrivato «al 75%», evidentemente non intaccato dal caso Veronica che comunque il premier sta facendo di tutto, con le sue frequenti uscite pubbliche, per far dimenticare. Numeri sui quali il leader del pd Franceschini ironizza: «Se non ha un sondaggio di popolarità al giorno che gli dà un punto in più,
Abstract: i repubblicani accusano Obama di debolezza, dicono che Ahmadinejad si faccia beffe di lui. «Secondo me invece la mano tesa di Obama è stata accolta favorevolmente da molti iraniani, e Ahmadinejad e i suoi sostenitori si sono dovuti difendere all'interno. Questa reazione del presidente del-- l'Iran e degli ayatollah, non l'offerta di trattare di Obama,>Tribunali militari: Obama cambia idea
Argomenti: Obama
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama cambia idea WASHINGTON Il presidente Barack Obama, che aveva criticato da candidato l'amministrazione Bush per l'uso dei tribunali militari per processare i «nemici combattenti» reclusi a Guantánamo, potrebbe usare a sua volta speciali commissioni giudicanti militari per decidere il destino dei sospetti terroristi.
Corte Suprema, una nuova
sfida tra liberal e conservatori ( da "Corriere
della Sera" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: americana si prepara a seppellire le residue ambizioni bipartisan dell'era Obama. Primo leader democratico della Casa Bianca in 15 anni, il neo-presidente si vede offerto inaspettatamente il rischioso regalo di poter nominare un giudice della Corte Suprema, l'organo costituzionale che più di ogni altro indirizza le scelte della nazione sui più controversi temi sociali, come l'aborto,
Michelle a un evento
benefico con scarpe da 540 dollari
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Michelle a un evento benefico con scarpe da 540 dollari WASHINGTON Piccola gaffe per Michelle Obama: la quasi-perfetta First Lady americana s'è infatti presentata a un evento benefico di Feeding America (che si batte contro la povertà in Usa) con il solito cardigan J.Crew, pantaloni sportivi e scarpe da tennis. Ma queste ultime, ha scoperto il Daily News Online, costano 540 dollari.
Obama, un'altra donna alla
Corte suprema ( da "Repubblica.it"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: autunno scorso che "se Obama vincerà sarò il primo a ritirarmi", ma anche la Casa Bianca è stata colta di sorpresa dalla sua decisione. A rendere ufficiali le dimissioni di Souter è stato lo stesso Obama venerdì pomeriggio. Con una mossa irrituale il presidente ha interrotto il briefing del suo portavoce Robert Gibbs con i giornalisti,
"La nostra ricchezza
era illusoria" ( da "Stampaweb,
La" del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama spiega come gran parte del suo lavoro, adesso, sia proprio di «costruire un ponte sul vuoto esistente tra lo status quo e quello che dobbiamo fare per il nostro futuro». Per fare questo - ragiona Obama - «abbiamo bisogno di più talenti e più risorse da destinare ad altri settori dell?
Terrorismo, Cuba nella
lista nera Fidel contro Obama: "Si vergogni"
( da "Stampaweb, La"
del 03-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama ha reso pubblica l?elenco in cui L?Avana si trova accanto a Siria, Iran e Sudan. Il Dipartimento di Stato riconosce i passi avanti fatti dal regime comunista anche in questo campo, come ad esempio quando si lamentò dei rapimenti di politici messi in atto dalle Farc colombiane, ma mantiene nel mirino le relazioni dell?
TORINESI IN GERMANIA
( da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: esplicita approvazione nientemeno che da parte del presidente Obama. Insomma, che cosa ci riservano ancora questi italiani?, si chiedono molti tedeschi, forse è meglio non fidarsi troppo di loro. L'«inaffidabilità» degli italiani agli occhi di molti tedeschi ha una lunga radicata tradizione. Ma è stata compensata e corretta anche da smentite grazie a una reciproca,
RITROVARE LA FIDUCIA DELLA
GENTE ( da "Stampa,
La" del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dottrina Barack Obama in Afghanistan: dimostrare di saper proteggere i civili al punto tale da conquistarne i cuori come le menti per poter così accelerare la sconfitta dei taleban. Behooshahr è l'adolescente afghana uccisa da una pattuglia dei nostri soldati che hanno fatto fuoco sulla Toyota bianca dove si trovava dopo aver invano tentato di fermarla mentre procedeva ad alta velocità.
Fidel: "Obama,
vergognati" ( da "Stampa,
La" del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama, vergognati" 19 aprile Obama: molti errori Al Summit delle Americhe Obama ammette che la politica americana negli ultimi cinquant'anni nei confronti di Cuba «non ha funzionato». 23 aprile «Stop all'embargo» Il Senato Usa vota all'unanimità la mozione bipartisan che chiede il superamento dell'embargo economico e finanziario emesso 50 anni fa contro Cuba.
Parlamento Ue i voti di
quelli che ci riprovano ( da "Stampa,
La" del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: di dieci giorni più vecchio di Obama, vicepresidente candidato alla presidenza, primo italiano che potrebbe farcela da trent'anni. E' un supercattolico che crede anche in Facebook e vanta 368 interventi in aula, record nazionale. Guida la classifica degli attivi, più numerosi di quanto la loro celebrità relativa lasci immaginare.
La filiale tedesca di
Detroit azzoppata dalla crisi Usa
( da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Grido di battaglia, una parodia dello slogan elettorale di Obama: sì, possiamo farcela. Ma con l'aggiunta di una sfida emblematica: anche senza General Motors. Per la prima volta, i lavoratori della Opel comunicarono al mondo la volontà di svincolarsi, dopo ottant'anni, dall'abbraccio mortale di Detroit.
il regista: "dal
vaticano quanti ostacoli per i nostri set" - maria pia fusco roma
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Le regole sono quelle di un democratico, convinto sostenitore di Obama. «I suoi cento giorni di governo sono niente rispetto ai problemi da risolvere. I presidenti in genere arrivano alla Casa Bianca e cominciano a realizzare il loro programma, nessuno si è trovato come Obama, costretto ad occuparsi di tante crisi dolorose e difficili.
lo spin-off fiat, applausi
e dubbi - gino li veli ( da "Repubblica,
La" del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: due borse di plastica piene di sigarette e i complimenti di Obama, al Lingotto scatta l´operazione spin-off. Il comunicato stampa che esce nel tardo pomeriggio da via Nizza è molto più prudente («il Gruppo potrebbe valutare varie operazioni societarie, compreso lo spin-off di Fiat Group Automobiles in una società quotata che n unisca le attività con quelle di General Motors Europe»
"così si consolida il
settore auto ma su iveco e cnh c'è un'ombra" - (segue dalla prima pagina)
pier paolo luciano ( da "Repubblica,
La" del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: L´accordo voluto da Obama ci ha innalzati agli onori del mondo. E questo non può che avere effetti positivi sotto l´aspetto dell´attrazione. Oggi c´è più gente in giro per il mondo che sa che a Torino non solo esiste Fiat, ma ci sono certe competenze, determinate tecnologie che ne fanno una delle capitali dell´auto».
fiat, divisi sulla mossa
spin-off - (segue dalla prima pagina) gino li veli
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Proprio come sta facendo Obama negli States, dove ha trovato una missione per l´auto del futuro. Qui invece nessuno parla di politica del prodotto. Così non si può stare certo tranquilli: perché l´operazione che Marchionne si prepara a realizzare avrà come primo effetto una supercapacità produttiva considerati anche i nove stabilimenti dell´Opel.
il tabù della guerra
nell'inferno di kabul - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ne ha fatto il fronte centrale dello sforzo bellico americano. Associandovi il Pakistan, che una frontiera inesistente divide dall´Afghanistan. Ecco l´«Afpak». Buco nero in cui convivono jihadismo ascendente e pallidissimi poteri formali, bombe atomiche (pachistane) e contenziosi territoriali irrisolti,
fidel a obama:
"dovresti vergognarti" - alberto flores d'arcais
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Esteri Fidel a Obama: "Dovresti vergognarti" Gli Usa confermano Cuba nella lista dei Paesi terroristi ed è di nuovo gelo Solo due giorni fa Hillary Clinton aveva detto di voler cambiare politica verso il Sudamerica Duro attacco del lider maximo: "Da 50 anni sono gli Usa a fare terrorismo" ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato NEW YORK -
motori verdi, cambi, linee
produttive così torino vuole sedurre i tedeschi - paolo griseri
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: schemi: gli stessi che hanno convinto Obama nella partita tra Fiat e Chrysler Tra le carte vincenti il sistema Multiair che dà più potenza abbattendo tutti i consumi, il doppio cambio e la nuova generazione Fire PAOLO GRISERI TORINO - La valigia è la stessa con cui è sbarcato dalla trasferta a Detroit.
obama: "insostenibile
la finanza usa" - luca iezzi
( da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Economia Obama: "Insostenibile la finanza Usa" Oggi la Ue abbassa le stime del Pil: -4%. Bce verso il taglio dei tassi L´allarme della Casa Bianca. Pil della Ue verso il -4%, la Bce taglierà i tassi "Così la finanza Usa è insostenibile" LUCA IEZZI ROMA - «è importante comprendere che parte della ricchezza generata nell´ultimo decennio era puramente illusoria»
Boom dei gruppi pro-Lario
( da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il «Veronica Lario fan club» ha raggiunto oltre duemila iscritti. Il fondatore Alessandro Buoni ha creato il «Gruppo a sostegno del divorzio di Veronica Lario». Tra gli altri, «Veronica ha vinto e le veline restano a casa» e «Veronica Lario: la nostra Obama»
Abstract: neppure Obama. Trattandosi di ricchi e famosi, naturalmente, nessuno crede e nessuno crederà che i due protagonisti di questa storia soffrano, almeno un po' e ciascuno in proporzione alla vita che si è scelto: Silvio Berlusconi potrà, in questo momento, consolarsi con l'ammirazione che milioni di italiani, il 76% della popolazione sondata (
Argomenti: Obama
Abstract: 9 Il vertice mercoledì E Obama invita a Washington i leader di Kabul e Islamabad WASHINGTON Barack Obama riceverà mercoledì per un mini-vertice i presidenti di Afghanistan e Pakistan, Hamid Karzai e Asif Ali Zardari. Per Obama, che ha scelto di concentrare sull'area afghano-pachistana gran parte degli sforzi che Bush dedicava all'Iraq,
Abstract: Se McCain avesse affrontato Obama avendo il controllo delle tv e di una parte crescente dell'apparato finanziario e produttivo o cento volte in più di fondi per le campagne elettorali, avrebbe forse perso? Il problema non è solo la tv. In Italia si stanno assuefacendo anche i mondi che contano.>La Regione: 100 milioni per l'energia pulita
( da "Corriere della Sera" del 04-05-2009)Abstract: Obama? «La similitudine ci sta, ma l'ordine dei fattori va invertito. Se è vero come è vero che da anni la regione Lombardia investe sulle energie rinnovabili». Così ieri sera si commentava al Pirellone la decisione del presidente della Regione di stanziare 100 milioni di euro per incentivare famiglie e aziende a investire nel risparmio energetico e nelle fonti energetiche rinnovabili.
Fidel Castro sgrida Obama:
Argomenti:
Obama
Abstract: 17 Cuba e il terrorismo Fidel Castro sgrida Obama: «Si vergogni» L'AVANA Fidel Castro «sgrida» Obama: il presidente statunitense, sostiene il líder maximo, dovrebbe «vergognarsi» di tenere Cuba nella lista nera dei Paesi considerati terroristi dopo i «50 anni terrorismo» orchestrati proprio da Washington contro l'isola comunista.
Europee, un "pirata
digitale" italiano a Strasburgo
( da "Stampaweb, La"
del 04-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: può rivelarsi uno strumento vincente, come ha dimostrato anche Barack Obama...». Insomma, Bottoni ci spera. Ma che ci fa un "hacktivist" in un?aula parlamentare? «Proprio come un hacker mi voglio "infiltrare" nel sistema per raccontare quel che succede sui temi che ci stanno a cuore e far viaggiare le informazioni.
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Obama
658 Il virus è
arrivato in Asia A Hong Kong 300 ricoveri Ammalati nel
mondo Un malato accertato in Corea del Sud L'allarme di Obama «Rischio pandemia»
[FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Barack Obama lancia l'allarme sul rischio di una pandemia di febbre suina. A
Hong Kong le autorità cinesi mettono in quarantena un intero albergo e suoi 300
ospiti per il rischio di un'infezione di massa, mentre Seul conferma il primo
caso. Il presidente americano utilizza il consueto discorso radio-web
del sabato per mantenere alta la guardia contro il nuovo virus N1H1 perché a
differenza delle altre forme di influenza animale, questa si sta diffondendo da
uomo a uomo. «Ciò crea le condizioni per una pandemia, ecco perché stiamo
agendo in modo rapido e aggressivo». Obama, che ha
raccomandato alle scuole e agli asili nido di chiudere per due settimane in
presenza di casi accertati, precisa che gli Usa dispongono di 50 milioni di
dosi di antivirale, mentre il governo ha chiesto al Congresso di stanziare 1,5
miliardi di dollari per acquistare altri farmaci. Del resto l'America del Nord
rimane la zona maggiormente colpita visto che l'epicentro dell'epidemia è nel
vicino Messico. Negli Usa sono aumentati da
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Obama
Personaggio
Rinaldo Rinolfi "Così creiamo l'auto che piace a Obama" I piani segreti del
"papà" di Common rail e Multiair PIERO BIANCO C'è una tradizione di
genio innovativo che tedeschi e giapponesi ci invidiano TORINO Rinaldo Rinolfi
Quando sviluppammo il common rail a fine Anni
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Obama
INCONTRO.PER
VEDOVATO CON «SINISTRA E LIBERTA'» Vendola: "Vi prego di vincere per i
diritti umani e il lavoro" «Il Primo Maggio di Parigi è la cura contro la
tendenza a deprimerci» [FIRMA]MARIA PAOLA ARBEIA NOVARA Nichi Vendola,
presidente della Puglia e eurocandidato, fa tappa a Novara per la campagna
elettorale: «E parto subito con una nota positiva». Invita i sostenitori di
«Sinistra e Libertà» - che a loro volta appoggiano Vedovato presidente della
Provincia, di nuovo in corsa - a seguire la cura francese «contro la tendenza
della sinistra alla psicanalisi con tendenze depressive». Primo applauso.
«Pensate a Parigi e al milione e mezzo di cittadini in corteo il Primo Maggio.
C'è aria di Maggio Francese anche altrove». Lavoro, diritti e vera libertà i
temi, all'Albergo Parmigiano, sala affollata: «Di recente sono stato a
Marcinelle dove morirono in miniera anche 22 pugliesi. Lì i lavoratori erano
numeri. Ho incontrato un signore di 98 anni, era il numero 709 e mi ha fatto da
guida. Una grande lezione. Anche oggi rischiamo di avere "numeri"
invece di lavoratori con nome e diritti». Su Usa e Europa: «Obama ha chiesto a Sarkozy di non
chiudere sull'allargamento dell'Unione Europea. Il presidente francese invece
ha parlato come un Borghezio, un leghista qualunque. Non ha colto la
lungimiranza e la vera sfida. Soltanto un grande continente moderno, che
gestisce i flussi e non ghettizza, può vincere i fondamentalismi.
Sarkozy e altri non lo capiscono. Così l'Europa rischia sempre più di sembrare
una fortezza assediata. Obama negli Usa ha cambiato
marcia e "europeizza" nel senso migliore su diritti umani, scuola e
sanità pubblica». L'Italia: «Vedete in quale oblio siamo precipitati». Arriverà
l'accenno a Veline e Berlusconi. Tornando ai temi: primo, difendere i diritti
umani e sociali, secondo non cedere all'oblio. Vendola: «Siamo di fronte a
progressive violazioni dei diritti umani anche qui. L'asticella si alza un poco
ogni giorno. E' pericoloso». Attenzione pure a «una certa cultura leghista che
si diffonde pure nel centrosinistra». Dà la carica a Vedovato, saluta Nicola
Fonzo, Ilaria Sorrentino, gli altri novaresi impegnati a vario titolo in
campagna elettorale. Rileva con ironia «il tenore gastronomico» del messaggio
della paniscia di Vedovato ma vuole parlare di ben altro per la sua «Sinistra e
Libertà». Lavoro, diritti, gli Usa di Obama che
cercano il futuro nella lezione di un'Europa che fu coraggiosa dopo la Seconda
Guerra, «un'Europa con radici nella filosofia greca e nel nostro Mare, culla di
grandi religioni e culture. Anche per tutto questo vi chiedo, vi prego di
vincere a Novara».
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 1 - Prima Pagina
E DOMANI PER MARCHIONNE LA MISSIONE IMPOSSIBILE EUGENIO SCALFARI Quando il 30
aprile è arrivato l´annuncio dalla viva voce di Barack Obama che l´operazione Fiat-Chrysler era
stata definitivamente decisa, mi è venuto in mente Gianni Agnelli. Come avrebbe
reagito l´Avvocato di fronte a quella scelta? Di fronte
all´internazionalizzazione della sua Fiat? Perché di questo in sostanza si
tratta e non di Torino che conquista Detroit, come molti semplicisticamente
hanno pensato. Di fronte alla crisi di domanda che ha investito
l´industria automobilistica mondiale il numero dei protagonisti dovrà
necessariamente diminuire; pochi campioni resteranno in campo, i punti di forza
saranno quelli dell´innovazione tecnologica e delle economie di scala, la
nazionalità cederà il posto alla multinazionalità, la competizione avrà come
campo di gara l´intero pianeta. Ho conosciuto Gianni Agnelli nel 1963,
quarantasei anni fa. Lui allora era alla guida della Riv, la società
produttrice dei cuscinetti a sfera lasciatagli in eredità dal nonno, e capo
riconosciuto della famiglia che controllava la Fiat con il 35 per cento delle
azioni ordinarie. Ma alla testa della compagnia automobilistica c´era Vittorio
Valletta e il vero capo era lui. Poi la situazione cambiò: nel ´67 Valletta
lasciò l´incarico e Gianni Agnelli prese il posto che gli spettava. Immaginare
la sua reazione ai fatti di oggi può essere utile per capire la strategia di
suo nipote, John Elkann. SEGUE A PAGINA 25
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 15 - Esteri
Il regime teme le interferenze dall´esterno RENZO GUOLO (SEGUE DALLA PRIMA
PAGINA) E così a metterle il cappio al collo è stato proprio il figlio della
vittima. Un rituale non inconsueto in un Paese retto dalla sharia, la legge di
origine religiosa, secondo cui un omicidio può essere lavato dal diyeh, il
prezzo del sangue: un indennizzo che si offre ai parenti della vittima perché
concedano il perdono. Norma formalmente coerente con una concezione del mondo
fondata sull´asse ordinativo din-dunya-dawla: religione, società, politica.
Gerarchia che, in questi casi, impone allo Stato di rinunciare al monopolio
della violenza a favore della famiglia. Il rinvio dell´esecuzione, annunciato
dal potente capo dell´apparato giudiziario ayatollah Mahmud Hashemi Shahroudi,
aveva fatto sperare. Ma, appunto, di rinvio e non di annullamento si trattava:
in attesa delle decisioni della famiglia della vittima, divisa sul da farsi. La
decisione è arrivata secondo copione. Delara e la vittima erano parenti e la
violazione del legame familiare è molto difficile da accettare in società
solistiche come quelle islamiche. Inoltre la famiglia offesa era benestante e
il denaro non poteva influire più che tanto. A momento dell´omicidio Delara
aveva diciassette anni, età che non consente di sfuggire alla forca. Sebbene
l´Iran abbia aderito, al tempo dello Shah, a una Convenzione internazionale che
impegna a non applicare la pena di morte ai condannati che, al momento del
reato, non abbiano raggiunto la maggiore età, è quest´ultima ad aver subito,
dopo l´instaurazione della Repubblica Islamica, un drastico abbassamento. Per
le ragazze la maggiore età si raggiunge a nove anni, l´età in cui è possibile
stipulare un contratto matrimoniale, mentre per i ragazzi a quindici. Nel regno
degli ayatollah bambini sono solo quelli che non hanno raggiunto la pubertà
legale. Gli altri sono punibili penalmente. Questo significa che, secondo gli
hudud, le pene imposte dalla sharia, una bambina di 9 anni può teoricamente
essere punita come un adulto: fustigata, giustiziata, perfino lapidata.
Sull´esecuzione della condanna hanno inciso anche valutazioni politiche. Quello
di Delara era diventato un caso internazionale e i duri e puri del regime non
amano le interferenze esterne. Delara non era Roxana Saberi, la giornalista
americana di origini iraniane accusata di spionaggio e condannata a otto anni,
per la quale si è mobilitata la diplomazia americana e Ahmadinejad ha chiesto
sia garantito il diritto alla difesa. "Invito"
subito recepito da Hashemi-Shahroudi, che ha ordinato un rapido processo
d´appello. Mostrare "cedevolezza" due volte sarebbe parso
inconcepibile al regime. Tanto più in una situazione in cui l´irrigidimento
interno pare la contropartita per andare a vedere le carte di Obama sul nucleare.
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 6 - Interni
Berlusconi: "Nuove case a settembre all´Aquila ospedale aperto a
maggio" Fischi e applausi per il premier. Lite con Franceschini sui
sondaggi Il leader Pd: "Senza sondaggi non prende sonno". Il
presidente del Consiglio: "Dormo benissimo". E annuncia: negli Usa a
giugno GIANLUCA LUZI ROMA - Berlusconi vuole togliersi di dosso al più presto
l´immagine della lite coniugale, del party nella discoteca di Casoria e delle
veline candidate alle europee e poi tolte in extremis. «Noi pensiamo a
lavorare» è la parola d´ordine che lo ha accompagnato il Primo maggio a Napoli
e poi a L´Aquila. Ma ieri i giornali non sono usciti, quindi serviva un
"supplemento mediatico" ed ecco confezionata una conferenza stampa di
sabato sera alle sette: mai accaduto prima. Soprattutto per annunciare -
accanto a Bertolaso - che «il 10 settembre inizieremo a consegnare le case.
Daremo a 13 mila persone appartamenti completamente funzionanti e arredati».
Una «mission impossible» ma «io speriamo che me la cavo». Berlusconi è preoccupato
perché la gente non vuole rientrare nelle case dichiarate agibili, il 53,7 per
cento. «Lo comprendo, ci sono ancora scosse e c´è una ragionevole paura. Ci
vorrebbe una settimana senza scosse». Però c´è «una buona notizia: abbiamo
verificato che potremo riaprire entro fine maggio l´ospedale dell´Aquila» che
potrà funzionare tra il 60 e il 70%. Le apparecchiature per la Tac saranno
spostate negli ospedali più vicini e «l´ospedale del G8 sarà portato all´Aquila
dalla Maddalena». Infine il conto delle chiese danneggiate. «Sono 300 quelle
inagibili». Arrivato a Palazzo Chigi Berlusconi è sceso dalla macchina davanti
all´ingresso per concedersi un bagno di folla. Applausi, foto, una ragazza si è
precipitata a stringergli la mano. Ma, inaspettatamente, anche qualche fischio
sonoro e un paio di «buffone buffone», urlato da un contestatore
particolarmente arrabbiato. Il guaio è che la contestazione, per quanto
piccola, si è ripetuta per il secondo giorno di fila: l´altro ieri, infatti,
davanti al teatro San Carlo è stato accolto oltre che dagli applausi anche da
una salva di fischi. «Continuiamo a lavorare nonostante impazzino i fischiatori
organizzati. Sono sempre i soliti 10-12 professionisti», ha liquidato il
problema il presidente del consiglio, ma evidentemente quella sottile crepa nel
consenso popolare è qualcosa che gli dà fastidio e rende un po´ stonati i
sondaggi che ha sbandierato anche il Primo maggio a Napoli: «Io sono al 75 per
cento, Obama solo al 59. Sono il
leader più amato del mondo». Salvo poi correggersi qualche ora dopo a L´Aquila
dicendo che «scherzava». Certo, vantarsi di un distacco così abissale dal
presidente degli Stati Uniti, da cui Berlusconi attende ancora un invito
(«forse ci vedremo a metà giugno», ha buttato lì Berlusconi a Napoli) non aiuta
la diplomazia. Ma si sa che il premier usa i sondaggi come un barometro
quotidiano. Per questo lo critica Franceschini: «Berlusconi se non ha un
sondaggio sulla popolarità che alla sera gli dice che è salito di un punto, non
si addormenta bene». E Berlusconi gli risponde: «Siccome questo punto in più
c´è sempre, io dormo benissimo». Ma anche Di Pietro e Casini non hanno
risparmiato attacchi al Cavaliere. Per il leader dell´Udc vuole diventare
imperatore. E lui ironizza: «Il vantaggio c´è sempre... quindi, se non fosse
così, come potrei affrontare quell´attacco alla democrazia che sto conducendo
secondo Di Pietro e arrivare ad essere un imperatore degli italiani e
dell´Italia come dice Casini».
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 7 -
Interni Libertà di stampa, ricerca di Freedom House: eccessiva concentrazione
della proprietà dei media nelle mani del presidente del Consiglio E l´Italia
scivolò tra i paesi "semi-liberi" GIOVANNI VALENTINI C´è un rapporto
inversamente proporzionale fra la popolarità di Silvio Berlusconi e la libertà
d´informazione nel nostro Paese. E non dev´essere una coincidenza del tutto
occasionale. Mentre il premier-tycoon rivendica pubblicamente - ultimi sondaggi
alla mano - di aver raggiunto (per ora) il 75,1 per cento dei consensi e di
aver superato così anche il presidente americano "bello e abbronzato",
Barack Obama, proprio dagli Stati Uniti arriva la notizia che l´Italia viene
declassata per la prima volta da Paese "libero" (free) a
"parzialmente libero" (partly free). Siamo l´unico caso nell´Europa
occidentale, preceduti di una sola posizione dalla Grecia che però mantiene la
valutazione "free". Né può confortare la constatazione di
ritrovarci allineati, in questa assai poco edificante classifica, alla Turchia.
A dirlo, non sono però i soliti giornali di sinistra che riescono a ingannare
nell´intimità familiare perfino la signora Veronica Lario in Berlusconi. Per
ironia del destino, il giudizio sul governo del Popolo della libertà reca
l´imprimatur di "Freedom House", la Casa della Libertà,
l´organizzazione autonoma americana che esamina dal 1980, cioè da prima della
fatidica "discesa in campo", lo stato dell´informazione in 195 Paesi
di tutto il mondo. Si tratta, dunque, di una retrocessione su scala planetaria
che relega l´Italia al settantatreesimo posto, dopo Benin e Israele. Qual è
esattamente la motivazione? Ecco il testo dell´inappellabile sentenza:
"Nonostante l´Europa occidentale goda a tutt´oggi della più ampia libertà
di stampa, l´Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente
liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi,
dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte
della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa
dell´eccessiva concentrazione della proprietà dei media". Sono più o meno
gli stessi argomenti che fanno scandalo quando li pronuncia Sabina Guzzanti dal
palcoscenico, nel suo provocatorio spettacolo di satira e denuncia politica
intitolato "Vilipendio". A conferma poi del fatto che questa non è
una mania nostrana né tantomeno un´ossessione, il verdetto di "Freedom
House" cita esplicitamente la "concentrazione della proprietà dei
media" e quindi la mai abbastanza vituperata legge Gasparri con cui il
precedente governo Berlusconi introdusse norme che - secondo l´organizzazione
autonoma americana - favoriscono l´azienda televisiva del medesimo Berlusconi.
La conclusione, già ampiamente nota ai lettori di questo giornale, è che il
nostro presidente del Consiglio possiede Mediaset e, attraverso il governo,
controlla anche la Rai. Per completezza dell´informazione, dobbiamo aggiungere
che su un universo di 195 Paesi solo 70 sono classificati "free",
pari a poco più di un terzo; 61 sono "parzialmente liberi", come noi;
e 64 "non liberi". La situazione è particolarmente peggiorata, oltre
che in Italia, nell´Est asiatico, a cominciare dalla Cambogia. Mentre
nell´Europa occidentale, a giudizio di "Freedom House", i Paesi più
liberi risultano - nell´ordine - l´Islanda al primo posto, poi al secondo la
Finlandia e la Norvegia, seguiti da Danimarca e Svezia. In attesa ora che la
crescente popolarità di Berlusconi conquisti anche il residuo 24,9 per cento
dei consensi, converrà magari programmare un viaggio verso Nord, ai confini
della realtà, per verificare in loco le condizioni effettive della libertà di
stampa. Chi vuole, eventualmente, può staccare il biglietto di ritorno anche
dopo.
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 2 -
Cronaca Virus, in Toscana il primo caso "Si diffonderà fino
all´estate" Già guarito, altri 13 sotto osservazione. Berlusconi: niente
panico Già guarito, altri 13 sotto osservazione. Berlusconi: niente panico
Timori a Malpensa per una hostess arrivata da Cancun, ma le analisi danno esito
negativo MARINA CAVALLIERI ROMA - «Era un episodio atteso, era inesorabilmente
probabile che anche in Italia ci sarebbero stati dei casi». Il ministro Sacconi
annuncia ufficialmente il primo caso in Italia di influenza H1N1, chiamata,
ormai a torto, "febbre suina". Per farlo sceglie una conferenza
stampa, organizzata però più «per fare il punto» che per allarmare, più per
«illustrare la rete dei controlli, molto efficace» che per mettere in guardia
contro una catastrofe. Il "paziente zero" è un cinquantenne di Massa
Carrara, tornato dal Messico, che si è scoperto infettato dal virus globale. Il
signor B. M. aveva mal di gola, tosse, una febbre leggera, mai più di 37,2. Una
serie di sintomi blandi. Ricoverato lunedì scorso, è già guarito. Questo però è
stato il primo caso accertato sui 21 sospetti, di cui 13 ancora sotto
osservazione. «Con la globalizzazione è inevitabile che il virus si diffonda ma
in questo momento non siamo preoccupati per la salute dei cittadini italiani»,
dice Sacconi con ragionevole ottimismo. L´influenza messicana ha raccolto
intorno al ministro lo Stato maggiore della Sanità: il sottosegretario
Ferruccio Fazio, il direttore dell´Aifa, l´agenzia del farmaco, Guido Rasi e
Antonio Cassone, direttore del dipartimento Malattie infettive dell´Iss. Tutti
vogliono rassicurare. «Ora si registrerà una progressiva diffusione del virus
fino all´estate e il numero dei contagi è destinato a crescere», spiega il
sottosegretario Fazio. «L´obiettivo sarà tenere i contagi sotto controllo fino
a quando l´ondata diminuirà e ci lascerà il tempo di organizzarci per la
seconda fase». Solo allora il pericolo potrebbe aumentare. «I rischi nascono da
due cose - dice Fazio - una mutazione del virus e la possibilità che si mescoli
all´influenza stagionale, se arrivasse una seconda ondata avrebbe un grosso
impatto anche dal punto di vista economico». Ma se il virus non è pericoloso
perché i morti in Messico? «Una possibilità, ma è solo un´ipotesi, è che il
virus abbia ridotto la sua aggressività nel passaggio da animale ad uomo e poi
da uomo a uomo». Una seconda ipotesi è la possibilità di «una co-circolazione
di virus che si sarebbe verificata in Messico: l´influenza stagionale insieme
alla "febbre suina". Questo ci preoccuperebbe». Comunque è già pronto
un programma per lo stadio di massima allerta: «In caso di necessità, l´Agenzia
italiana del farmaco potrà prevedere procedure speciali per l´immissione rapida
in commercio dei lotti di farmaci antivirali», ha detto Guido Rasi. Tra le
misure prese ci sono anche canali sanitari differenziati per chi arriva in
aereo dal Messico. Dunque, «situazione sotto controllo». Lo ha detto lo stesso
presidente del Consiglio Berlusconi che ieri ha voluto rassicurare: «Niente
panico». Rassicurazioni istituzionali e per il ministro Sacconi anche una
piccola rivincita. «Ho ascoltato la dichiarazione del
presidente Obama che si è
detto al sicuro avendo 50 milioni di scorte di antivirali, noi ne abbiamo 40
milioni e l´Italia non è gli Stati Uniti, questo tanto per rispondere a chi ha
detto che non avremmo scorte sufficienti». Ma se le polemiche sono inutili, i
controlli no. Un equipaggio arrivato da Cancun è sotto osservazione, si
era temuto per una hostess ma poi i test hanno dato esito negativo. Per tutti
gli altri non resta che attendere.
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
3 - Cronaca Obama: stiamo rispondendo in maniera
aggressiva. Calciatore messicano sputa all´ avversario: "Prenditi la
febbre" L´Oms: non sappiamo quanto sia grave l´epidemia ROMA - Secondo
L´Organizzazione mondiale per la sanità bisognerà attendere i prossimi giorni
per valutare la diffusione del virus dell´influenza A. La pandemia è data come ancora
probabile, ma «non c´è una massiccia diffusione del virus A/H1N1 al di fuori
del Nordamerica». In tutto, sempre in base ai dati ufficiali Oms, nel mondo i
morti sono 17 e i casi accertati 615, dei quali 397 nel solo Messico. Da Città
del Messico, però, il ministero della Salute afferma che la situazione sta
migliorando e che si è entrati in «una fase di stabilizzazione» del contagio.
Che la paura ci sia, però, lo dimostra anche una curiosità come quella del
calciatore Hector Reynoso, capitano della formazione messicana del Chivas. In
un diverbio di gioco, Reynoso ha sputato su un avversario e gli ha detto: «Prenditi
la febbre suina». Dell´influenza A ha parlato nel suo messaggio del sabato il
presidente degli Stati Uniti, dopo che erano stati confermati 160 casi sparsi
in 21 stati. Barack Obama ha detto che «ci sono le
condizioni per una pandemia» e per questo il governo sta «agendo rapidamente ed
aggressivamente». Cresce intanto la polemica sulle misure prese dalle autorità
cinesi ad Hong Kong, dove l´ospite di un hotel, proveniente dal Messico, è
risultato affetto dal virus. Le autorità hanno sigillato l´edificio e
trattenuto gli ospiti in quarantena: «Abbiamo avuto troppi problemi con
l´aviaria, non possiamo rischiare».
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Obama
L'epidemia ha
raggiunto anche l'Asia. Obama alla
radio: rischio di pandemia, dobbiamo tenere alta la guardia Primo contagiato in
Italia Febbre suina, un caso in Toscana: è già guarito. Tornava dal Messico
L'influenza suina è arrivata in Italia ma l'uomo su cui è stata riscontrata è
già guarito. Il direttore generale della Asl 1 di Massa, Antonio
Delvino, ha confermato: «Il paziente non presenta più nessuna sintomatologia.
Dopo due giorni non aveva già più febbre, che ha toccato 37,3 °C». L'epidemia
ha raggiunto anche l'Asia. Obama alla radio: rischio
di pandemia, dobbiamo tenere alta la guardia. DA PAG.
( da "Stampa, La" del
03-05-2009)
Argomenti: Obama
il caso Clamoroso
scivolone di look della First Lady LA CRITICA Le più care Sneakers da 540
dollari insidiano il mito Michelle Le ha calzate a un pranzo per clochard. Irritata
mezza America FRANCESCO SEMPRINI Errore strategico Le scarpe dello scandalo «La
smania per le calzature da ricchi rivela il vero volto della moglie del
Presidente» Lo stilista e il rapper per l'ultimo modello NEW YORK Oops,
Michelle! «Questo non ce lo saremmo aspettato proprio da te, specie in tempi di
recessione e per giunta in un'occasione del genere». Così la maggioranza degli
americani commenta la scelta della First Lady di indossare un paio di scarpe da
ginnastica del valore di 540 dollari per partecipare a un evento benefico. «Una
gaffe» secondo alcuni, mentre per altri, meno simpatizzanti, questi primi cento
giorni di governo sono serviti a svelare la vera identità
della signora Obama.
Michelle del resto ha costruito la propria popolarità in patria e all'estero
grazie a carattere, bellezza e semplicità. Il suo guardaroba, oltre a capi di
valore destinati alle occasioni importanti, dove eleganza e fasto sono
l'imperativo categorico, ha un'ampia serie di vestiti «prêt-à-porter» sobri e
divertenti, realizzati da stilisti popolari. E' il caso di J. Crew, una
delle catene più famose d'America, dove milioni di uomini e donne della classe
media si riforniscono d'abitudine a prezzi tutto sommato ragionevoli. Di J.
Crew erano il cardigan bianco a rombi gialli e il Caprì grigio, il pantalone
lungo sino al polpaccio, indossati durante la manifestazione della «Banca del
cibo» a Washington. E' un evento che si ripete ogni anno per ricordare che nel
XXI secolo la piaga della fame rimane un flagello planetario e per stimolare lo
spirito di solidarietà degli americani verso i concittadini meno fortunati. In
un'occasione come questa, dove dai grandi capannoni allestiti dal comitato
«Feeding America» (Sfama l'America) vengono sfornati piatti caldi destinati a
senza tetto, poveri e bisognosi, la frugalità di Michelle calzava a pennello,
non fosse stato per quella stonatura ai piedi, quelle scarpe che a prima vista
ricordano le All Star, storiche calzature da basket stile Anni 50. Ma a
differenza delle Converse, che tutti o quasi hanno indossato almeno una volta
nella vita, le scarpe di Michelle sul cartellino hanno uno zero in più.
Ovviamente a destra. Si tratta infatti di un paio di «sneaker» (nome americano
delle scarpe da ginnastica) dello stilista francese Lanvin, in pelle
scamosciata grigio chiaro, lacci in seta lavorata e punta rinforzata con pelle
rosa metallizzato. Il prezzo? Circa 540 dollari, a seconda che si acquistino in
boutique o su Internet perché, data la grande richiesta e il numero limitato,
le scorte finiscono velocemente e l'articolo viene contrattato sul mercato
secondario, come avviene per le auto o titoli finanziari. Del resto si tratta
di scarpe di valore, quasi un investimento, visto che, a serie finita, si
offrono a prezzi maggiorati su eBay o altri siti. Così come a venderle non sono
i normali negozi di sport o di moda, ma boutique o grandi magazzini esclusivi,
come Barneys New York o Jeffrey, la boutique trendy del MeatPacking district di
Manhattan, l'ex zona dei mattatoi che da anni detta le tendenze della
«nightlife». Tra i fan delle Lanvin ci sono la conduttrice Ellen Degeneres e il
rapper Kany West, oltre a facoltosi professionisti che le indossano abbinate a
giacche sportive e jeans «vintage» in linea con il casual chic stagionale. Nel caso
della First Lady, l'acquisto è avvenuto, secondo indiscrezioni, da Ikram, un
negozio di Chicago di proprietà di Ikram Goldman, per un certo periodo
consulente di moda di Michelle. Del resto la passione per le calzature della
signora Obama è nota, come si era capito il giorno
dell'insediamento quando indossava le «Glacier» targate Jimmy Choo, o lo
stivale dello stesso marchio usato per l'inaugurazione dell'orto della Casa
Bianca. «Sono scarpe», risponde Michelle dopo aver notato l'attenzione dei
cronisti per i piedi. «Mi sveglio alle 5,15 per portare fuori il cane. Ecco
come iniziano le mie giornate»: così spiega il suo bisogno di scarpe comode per
le sue lunghe giornate. Certo è che l'occasione richiedeva maggiore sobrietà,
secondo il 59 per cento degli americani sentiti in un sondaggio del «Daily
News». Mentre Noelle Watters, anchor della tv filo-repubblicana Fox News, non
perde occasione per un affondo: «La scelta non è in linea con la recessione».
Del resto prima di Michelle erano stati i gioielli di Cindy McCain e lo
shopping pre-convention di Sarah Palin a destare scalpore. «Solo una gaffe»,
dicono i simpatizzanti della First Lady, ma i suoi critici non intendono
soprassedere: «La scarpa da ricco, il discutibile look scelto per il G-20 di
Londra e il saluto fuori protocollo alla regina d'Inghilterra, hanno rivelato
il vero volto di Michelle». Queste sneakers sono più care di quelle indossate
da Michelle e saranno disponibili da giugno prossimo. Le ha firmate Louis
Vuitton, che per l'occasione si è avvalso dei suggerimenti del famoso rapper
americano Kanye West (foto). Otto i modelli a disposizione, che vanno da 600
euro fino a toccare gli 800 per il modello a stivaletto con velcro e senza
lacci. Le signore le stanno già prenotando. Le sneakers grigie con la punta
rosa argento che la First Lady calzava per servire al pranzo di beneficenza
«Sfama l'America». Perfette per l'occasione, insieme al semplice cardigan a
rombi gialli e ai pantaloni grigi «Capri» lunghi fino al polpaccio che Michelle
Obama aveva scelto di indossare. Queste scarpe da
ginnastica però sono di grande marca e di grandissimo costo: inappropriate al
momento di crisi
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 18 -
Esteri Obama, un´altra donna alla Corte suprema Si
dimette un giudice nominato da Bush. Un´ispanica tra le favorite per la nomina La
maggioranza conservatrice non è a rischio, ma i repubblicani sono pronti allo
scontro ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato NEW YORK - Che nel corso del
suo mandato Obama potesse nominare uno o più giudici
della Corte Suprema era prevedibile, ma nessuno si attendeva che accadesse così
presto. Le dimissioni a sorpresa di David H. Souter aprono un nuovo scenario e
offrono al presidente la possibilità di incidere subito sul più alto tribunale
degli Stati Uniti. Probabilmente scegliendo una donna. Souter è un giudice di
nomina repubblicana (lo aveva scelto Bush padre nel 1990) ma aveva ben presto
deluso il Grand Old Party schierandosi sui temi più importanti (come l´aborto)
con l´ala liberal della Corte. Una scelta di campo che nel dicembre 2000 lo portò
a votare (in minoranza) contro la sentenza che assegnò la Casa Bianca a George
W. Bush. Uno sgarbo, fatto al figlio di chi lo aveva nominato, che i
conservatori non gli hanno mai perdonato. A 69 anni, con una carica che è a
vita, Souter sembrava il meno indicato a farsi da parte. Si era ipotizzato un
possibile ritiro di John Paul Stevens, il decano dei Supreme Justices liberal
(ha 89 anni) o quello di Ruth Bader Ginsburg, l´unica donna della Corte
Suprema, 76 anni e malata di cancro. Souter ha giocato d´anticipo. Nei circoli
di Washington la sua insofferenza per la vita nella capitale era nota, agli
amici aveva confessato l´autunno scorso che «se Obama vincerà sarò il primo a
ritirarmi», ma anche la Casa Bianca è stata colta di sorpresa dalla sua
decisione. A rendere ufficiali le dimissioni di Souter è stato lo stesso Obama venerdì pomeriggio. Con una mossa
irrituale il presidente ha interrotto il briefing del suo portavoce Robert
Gibbs con i giornalisti, annunciando di aver appena parlato al telefono
con il giudice. Lo ha ringraziato per il suo lavoro «imparziale e indipendente»
e ha fatto l´identikit del successore: «Cercherò qualcuno che comprenda che la
giustizia non è una teoria legale astratta, qualcuno con una mente intelligente
e indipendente, che abbia avuto un percorso di eccellenza e integrità. Qualcuno
che onori le nostre tradizioni costituzionali. Mi auguro che possa giurare in
tempo per la sessione autunnale» (che inizia il primo ottobre). A Washington è
scattato subito il toto-nomine, nella (quasi) certezza che il prescelto sarà
una donna. Le favorite sono Sonia Sotomayor, giudice della corte di appello di
New York, Diane Wood (che ha insegnato come Obama alla
University of Chicago Law School), Elena Kagan (ex-rettore della Harvard Law
School), la governatrice del Michigan Jennifer Granholm e Kathleen Sullivan,
ex-rettore della Stanford Law School. I repubblicani affilano le armi per la
prima grande battaglia "ideologica" della presidenza Obama. La Corte Suprema nei prossimi anni avrà di fronte scelte
importanti (i matrimoni gay, l´aborto, il possesso d´armi, la pena di morte, la
privacy su Internet) e anche se la maggioranza repubblicana (
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 18 - Esteri
Quelle scarpe troppo care la prima gaffe di Michelle WASHINGTON - Piccola gaffe
per la First Lady americana. Michelle Obama si è presentata a un evento
benefico organizzato da Feeding America, un ente che si batte contro la povertà
in Usa, indossando scarpe da ginnastica da 540 dollari, per di più di una
maison francese. Le sneakers griffate Lanvin - del tutto esaurite nella
boutique-chic statunitensi - sono già un cult.
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 12 -
Economia Marchionne fa rotta sulla Opel da domani trattative a Berlino Marcegaglia:
la nostra industria adesso è più forte Chrysler, vendite giù del 48%. Avviata
la procedura per il Chapter 11 davanti al tribunale La guida del colosso di
Detroit passerà all´ad del Lingotto prima che raggiunga il 51% SALVATORE TROPEA
WASHINGTON - Adesso è l´ora della Gm che per la Fiat vuol dire soprattutto
Opel. Per questo domani Sergio Marchionne vola a Berlino a incontrare gli
esponenti del governo e dei sindacati. Ma anche se la partita si giocherà
prevalentemente con le regole dell´Unione Europea e della Germania di Angela
Merkel, il via dovrà essere dato da Washington ovvero da quel governo al quale
la Gm ha chiesto un aiuto finanziario per uscire da una crisi finanziaria e
industriale che, per alcuni versi, è peggiore di quella della Chrysler. Si
dovrà fare molto in fretta, ma questo non sembra essere un problema per gli
americani. L´alleanza tra Fiat e Chrysler era argomento delle prime pagine dei
giornali quando, nella mattinata del primo maggio, davanti al giudice Arthur
Gonzalez presso la Corte della bancarotta di New York, sono comparse le parti
per cominciare a dirimere la questione sollevata dai creditori che hanno
resistito in sede di negoziato rendendo necessario il ricorso al Chapter 11
ovvero al fallimento pilotato. Questo meccanismo legale, come è stato detto nei
giorni scorsi, non impedisce l´operatività dell´accordo tra il Lingotto e la
Chrysler che, secondo quanto dichiarato da un rappresentante dell´azienda
americana, consentirà di salvare oltre 5 mila posti di lavoro. Anche se il
rischio è quello di una controversia legale piuttosto lunga, come segnalava
ieri il Wall Street Journal. Ma non c´è molto tempo da perdere. A confermare
l´urgenza c´è la notizia che la più piccola delle big three americane in aprile
ha venduto 76 mila 682 vetture con una flessione del 48 per cento, per arginare
la quale ci vuole qualcosa di più energico dell´annunciato taglio del 50 per
cento delle spese di marketing. In sede legale si è appreso che Chrysler
prevede di lasciare in bancarotta otto impianti per un totale di 6 mila 500
lavoratori per i quali si dovrà trovare una sistemazione. Intanto è stata
presentata la prima tranche di finanziamenti al governo per 4,5 miliardi di
dollari su una richiesta complessiva di 6 miliardi. Un finanziamento vitale per
l´azienda che deve vedersela con i fornitori i quali hanno rallentato e in
qualche caso bloccato i flussi di componenti. Tutto questo accade mentre
prosegue il countdown per il salvataggio di Gm, che in Europa vuol dire Opel:
«Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel, sono loro i nostri partner ideali» ha
dichiarato Sergio Marchionne. Nonostante l´autonomia di cui gode la provincia
tedesca del colosso americano, l´ad del Lingotto dovrà tornare in America molto
presto. Anche perché la possibilità della Fiat di annettersi la Opel passa per
le decisioni che saranno prese tra Washington e Detroit entro il 31 di questo
mese. Marchionne, ancora una volta, sarà costretto a misurarsi con la clessidra
del tempo tra Torino, Berlino e Washington. E anche se la Marcegaglia saluta
l´intesa con Chrysler affermando che «l´operazione della Fiat darà più forza a
tutto il sistema imprenditoriale italiano, anche alle piccole e medie imprese»,
è chiaro che l´accoglienza tedesca non sarà delle migliori. A questo punto sono
in molti a chiedersi, in America come in Europa e nel resto del mondo vista
l´attenzione riservata dai giapponesi al caso Chrysler, se ce la farà
Marchionne a chiudere e ad aggiungere questo pezzo importante al mosaico delle
alleanze Fiat. Dopo Chrysler e grazie anche ai ripetuti giudizi lusinghieri di Obama in America è cresciuta notevolmente la considerazione nei
confronti della Fiat e del suo ad al quale verrà affidata verosimilmente la
guida dell´azienda ancor prima che essa raggiunga il 51 per cento e quindi il
controllo. La continuità operativa e la difesa dei posti di lavoro sono due
temi ancora vivi mentre Marchionne si appresta ad aggredire la questione della
Gm: con la sicurezza di chi a Detroit si sente di casa. Tanto di casa da
avvertire il bisogno di chiarire che non è diventato «Marchionne l´americano».
( da "Repubblica, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 13 -
Economia La sfida del sogno italo-americano alla leadership che viene dall´Asia
Cina e India sulla scia del Giappone, così nasce l´auto del futuro Quest´anno
il salone di Shanghai ha surclassato quelli di Detroit e Francoforte L´estremo
oriente è il primo mercato del mondo ed è destinato a crescere FEDERICO RAMPINI
dal nostro corrispondente PECHINO - Un´operazione difensiva, che non aggredisce
i mercati del futuro, e parte con un handicap nella sfida dell´auto
"verde". Visto dall´Asia, l´ingresso di Fiat nella Chrysler solleva
più interrogativi che applausi. Al Salone dell´auto di Shanghai la notizia non
ha avuto l´attenzione che ci si poteva aspettare. L´osservatorio cinese è
importante. Da quest´anno per la prima volta nella storia la Repubblica
Popolare è il primo mercato mondiale. Sulla base dei dati del primo trimestre,
la Cina supera la soglia dei 10 milioni di auto vendute all´anno, e sorpassa
d´un balzo gli Stati Uniti. Il Salone di Shanghai ha surclassato quelli di
Detroit e Francoforte, per il numero e l´importanza dei nuovi modelli
presentati. Perfino la Porsche ha voluto riservare al pubblico cinese il
battesimo della sua ammiraglia. Le ragioni per cui il futuro dell´auto si gioca
a Oriente sono diverse. Nel 2008 lo scettro del numero uno per le vendite
mondiali è passato dalla General Motors alla giapponese Toyota. Il mercato
asiatico non è grosso solo nel suo potenziale demografico, per i tre miliardi
di abitanti fra Cina, India, Indonesia, Vietnam, Filippine. Di fatto queste
nazioni sono entrate di prepotenza nella fase della prima motorizzazione.
Quindi per decenni avranno ancora spazio per aumenti vigorosi delle vendite, a
differenza dai mercati "di sostituzione" caratteristici dei vecchi
paesi industrializzati. La nuova piccola borghesia che trainerà i consumi nel
XXI secolo è in Asia, dove centinaia di milioni di nuovi appartenenti al ceto
medio hanno un potere d´acquisto in crescita. La recessione globale qui si
declina in modi diversi. Certo la crescita cinese è in netta decelerazione
rispetto agli anni precedenti. Ma grazie alle robuste iniezioni di spesa
pubblica varate da Pechino, la Banca mondiale stima che nel 2009 il Pil cinese
aumenterà ancora dell´8%. Una quota della manovra di rilancio è affidata a
nuovi investimenti in infrastrutture, con l´ulteriore ampliamento della rete
autostradale che per estensione ha raggiunto quella americana. Il governo di
Pechino offre incentivi all´acquisto di vetture, ha dimezzato dal 10% al 5%
l´Iva sulle cilindrate sotto
( da "Stampaweb, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
ROMA Tensione
sempre più alta tra Pdl e Pd sulla crisi economica, che per il partito di
Franceschini è grave e non va sottovalutata, mentre il centrodestra insiste nel
dire che il peggio è passato, che si intravede l’uscita
dal tunnel. E le previsioni diffuse oggi dal Tesoro, con la Relazione unificata sull’economia
e la finanza pubblica (Ruef), hanno gettato altra benzina sul fuoco della
polemica. Niente luci e tante ombre in quelle cifre, secondo Dario Franceschini
«preoccupato» ma che vede la «conferma» della fondatezza del suo atto di accusa: dalla crisi
non si è affatto usciti e quindi il governo nega l’evidenza.
Da qui la reazione infastidita del Pdl che accusa l’opposizione di «allarmismo
irresponsabile», di incarnare il classico uccello del malaugurio. Ma la polemica oggi si è estesa
anche ai sondaggi proprio all’indomani delle affermazioni
del premier sul suo consenso record che batte tutti, anche Obama («io ho il 75.1% , Obama il 59%»). Affermazioni che
successivamente Berlusconi aveva ridimensionato facendo presente di aver
parlato con «ironia», ossia di aver fatto una battuta. A dar fuoco alle polveri
è Franceschini da Bologna: «Se Berlusconi non ha un sondaggio di popolarità al
giorno che gli dà un punto in più - esordisce - non si addormenta bene».
Ieri, insiste, il premier ha preso «qualche fischio a Napoli e un suo
collaboratore gli ha subito portato un sondaggio che gli dava il 75% di
preferenze. Così lui si è calmato». L’affondo del segretario del
Pd non passa sotto silenzio e in serata, da palazzo Chigi, dove ha convocato una
riunione per fare il punto sull’azione del governo in
Abruzzo, il Cavaliere contrattacca: «Franceschini dice che io non posso dormire
se non ho un punto di vantaggio nei sondaggi. Io invece dormo benissimo». Se
non fosse così,
aggiunge ironicamente, «come potrei affrontare quell’attacco
alla democrazia che starei conducendo secondo Di Pietro e arrivare ad essere
l’imperatore degli italiani come dice Casini?».
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 03/05/2009 - pag: 1 DELARA GIUSTIZIATA IN IRAN
LA SFIDA CRUDELE DI UN REGIME di ANGELO PANEBIANCO I n Iran, una giovane pittrice,
Delara Darabi, è stata giustiziata per omicidio dopo un processo che Amnesty
International ha giudicato non equo, non rispettoso dei diritti della difesa.
Amnesty non è l'oracolo e la valutazione sui procedimenti giudiziari che
comportano pene capitali è sempre controversa. Ma la notizia segue di poche
settimane quella sulla condanna a otto anni «per spionaggio» alla giornalista
americana-iraniana Roxana Saberi e contribuisce a ribadire la fosca reputazione
del regime. Non più fosca di quella di altri regimi autoritari, naturalmente.
Ma con la differenza che l'Iran è una grande potenza regionale le cui scelte in
gran parte decideranno se ci sarà pace o guerra in Medio Oriente nei prossimi
anni. Sfrondata dagli usuali toni retorici, la questione della violazione
sistematica dei diritti umani incide in due modi sui rapporti internazionali.
Da un lato, radicalizza la distanza, culturale e psicologica, fra i regimi
democratici e i regimi autoritari. Dall'altro, in caso di gravi contenziosi
geo-politici, rende difficile trovare forme di risoluzione pacifica delle
controversie: nessuno può fidarsi di nessuno. Ad esempio, nel caso dell'Iran e
della sua volontà di diventare una potenza nucleare, a fare paura non è la
bomba nucleare iraniana in sé. A fare paura è la bomba nucleare in mano a un
regime come quello degli ayatollah. Contro l'opinione di coloro che mettono
sullo stesso piano i regimi autoritari e quelli democratici ricordando le
magagne di questi ultimi, si può osservare che la differenza resta comunque
netta. Non è che i primi violino i diritti umani e i secondi no. La differenza
è che nel caso dei regimi autoritari la violazione di quei diritti è la norma,
rispecchia la quotidianità dei rapporti fra potere politico e sudditi, mentre
nel caso dei regimi democratici è l'eccezione. Quando una dura politica
repressiva all'interno si sposa, come in Iran, a una politica estera
«rivoluzionaria », a una proiezione aggressiva verso l'esterno (programma
nucleare, appoggio ad Hamas e Hezbollah, aspirazione all'egemonia regionale,
minacce a Israele, radicale contrapposizione ideologica all'Occidente), i
margini di manovra per chi aspira a instaurare un modus vivendi con la potenza
in questione diventano quasi nulli. Persino quando ci sarebbe, come c'è nei confronti
del-- l'Iran, l'interesse a trovare un accomodamento: contro l'Iran sarà
infatti difficile stabilizzare l'Iraq, trovare soluzioni al conflitto
israeliano-palestinese, concentrare ogni sforzo nella guerra
afghano-pachistana. Né il pugno chiuso di Bush né (finora) la
mano tesa di Obama hanno
prodotto risultati. L'Iran non dà segnali di voler normalizzare i suoi rapporti
con il resto del mondo. Sfortunatamente, la normalizzazione non può esserci, e
non ci sarà, senza significativi cambiamenti del regime. Quanto meno, senza
cambiamenti che segnalino il passaggio dalla fase rivoluzionaria (iniziata con
Khomeini nel 1979 e mai terminata) a quella post-rivoluzionaria. Il
giorno in cui avvenisse quel passaggio, l'inaugurazione di una politica estera
più cauta e pragmatica potrebbe accompagnarsi alla decisione di migliorare
l'immagine internazionale del regime. Ne conseguirebbe una minore propensione a
fare uso del pugno di ferro nei confronti degli iraniani. Al momento, però, di
tutto questo non c'è traccia alcuna.
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/05/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/05/2009 - pag: 5 «E adesso Opel, partner
ideale di una grande Fiat» Il presidente: con Chrysler occasione irripetibile
ma sappiamo che ora inizia il lavoro duro MILANO E adesso Berlino? «Sarebbe la
chiusura del cerchio». Molto oltre non vuole andare, Luca Cordero di
Montezemolo. Il dossier è aperto, Sergio Marchionne è al lavoro, è l'amministratore delegato che dopo aver convinto Barack Obama su Chrysler ora tenta il raddoppio
con Angela Merkel su Opel. E in Germania le barricate sono già state alzate, la
Fiat un po' di paura - anche - la fa, dunque «lasciamo che Sergio si muova come
sa». Ovviamente però conferma, il presidente del Lingotto, che la casa tedesca
«sarebbe per noi una straordinaria opportunità, sarebbero i nostri
partner ideali, nascerebbe un gruppo molto forte». Neanche il tempo di
festeggiare Detroit, avvocato? Non è un po' troppo? «È una necessità. Guardate:
in Fiat noi, tutti, proviamo orgoglio e soddisfazione per l'operazione Chrysler
e per le parole del presidente degli Stati Uniti. A me, come presidente del
Lingotto, lasci aggiungere l'enorme gratitudine per un management che ha sempre
mantenuto le promesse fatte, si trattasse di risultati o di strategie. Però il
nostro primo sentimento è l'umiltà. Umiltà e una grande determinazione. Da un
mese, da quando Obama ha parlato per la prima volta di
noi, siamo sotto la lente del mondo. Lo sappiamo e sappiamo soprattutto che è
un'impresa molto difficile, da far tremare i polsi. L'affrontiamo con
entusiasmo, ma raddoppiando impegno e lavoro per rafforzare Fiat e risanare
Chrysler. È un'occasione irripetibile, ma il lavoro duro inizia adesso». Avrete
brindato, però. Sei anni fa la Fiat andava con il cappello in mano ad Arcore,
Paolo Fresco e Gabriele Galateri costretti all'umiliazione. Oggi vi chiama la
Casa Bianca. A salvare l'auto americana. «Dico sempre che bisogna guardare
avanti. Però sì, qualche volta è giusto anche ricordare da dove si è partiti. E
io ricordo molto bene i primi giorni a Torino. Il giovedì mattina ero diventato
presidente di Confindu-- stria, la sera morì Umberto Agnelli. Sergio e io ci siamo
conosciuti grazie a lui: era stato lui a volerci in consiglio. E il giorno dopo
il suo funerale ci siamo ritrovati Sergio a gestire l'azienda, io alla
presidenza. Sui giornali del mondo la Fiat era data per fallita ». In effetti
lo era. «Le prime notti non ci abbiamo dormito». E oggi? L'ha detto lei: già
Chrysler fa tremare i polsi... «Ma oggi partiamo dal lavoro enorme fatto dal
management. È con questo che ci siamo creati un punto fondamentale che, se
vuole, è il nostro plus: la credibilità. Ed è la credibilità che ha fatto sì
che il presidente Obama dicesse di noi quel che ha
detto». È anche però, forse non a caso, un' operazione fatta fuori dal
capitalismo di relazione o dei salotti. «Ma è un'operazione-Paese. Ed è, credo,
un orgoglio anche per l'Italia e la sua industria. Gli uomini e le donne della
Fiat in questi anni hanno lavorato tornando a occuparsi di auto, fuori dalle
stanze della politica. È così che siamo tornati a essere un po' un 'ritratto di
famiglia' dell'impresa italiana: impresa familiare, privata, grande o piccola
non importa, che va per il mondo, raccoglie le sfide, si mette in gioco con i
propri prodotti e nient' altro. Al di là dei discorsi sul primo o sul quarto
capitalismo, è questa l'Italia delle mille eccellenze. Il manifatturiero è uno
dei suoi pilastri, e l'orgoglio è anche una Fiat che traina, con sé, un intero
sistema industriale grazie al lavoro duro, di squadra, di tutti: da Sergio
Marchionne all'ultimo operaio ». Gli operai, oggi, in America li avrete come
soci. Insieme a due governi. Un inedito rapporto pubblico-privato: si potrebbe
replicare, in Italia? «Sono due Paesi, due culture, due situazioni totalmente
diverse. Io ho sempre sostenuto la necessità di un forte coinvolgimento dei
dipendenti nei risultati delle aziende. Ma la proprietà è un'altra cosa». Vale
anche per eventuali soci pubblici? «Ho detto prima che il risanamento è stato
possibile grazie al gioco di squadra. Nel quale metto le banche, senza il cui
appoggio non ce l'avremmo fatta. Ci metto, oggi, gli incentivi al settore che
il governo italiano, come tutti gli altri, ha varato per contrastare una crisi
mondiale senza precedenti. Ma il punto fermo resta uno: l'aver sentito sempre
gli azionisti, prima Ifi-Ifil con Gianluigi Gabetti e ora Exor con John Elkann,
dietro di noi. Hanno rischiato, ci hanno creduto e continuano a crederci».
Dicono però che una parte della famiglia Agnelli sia, ora, preoccupata: giusto
orgoglio, ma timori per il peso che sta assumendo l'auto. Che patisce la crisi
meno di altri, sì, però i debiti sono 6 miliardi e gli unici utili si vedono da
Ferrari e Maserati. «Intanto, Fiat non è solo auto. È camion, trattori, altro
ancora. Dopodiché: se guardo agli ultimi due mesi, stiamo reagendo bene alla
crisi. In marzo siamo diventati il terzo gruppo più venduto in Germania, e non
era mai accaduto. Siamo cresciuti molto in altri Paesi, come la Francia, e
abbiamo superato il 9% di quota in Europa. Sulle alleanze, il nostro è un
disegno con obiettivi a medio termine. Azionisti preoccupati, dice? Io ho visto
grande soddisfazione e grande appoggio. È chiaro che ogni volta che fai
un'operazione importante assumi dei rischi. Ma è cambiato tutto, nel mondo. La
Fiat da sola forse poteva sopravvivere, certo non essere protagonista. Aver
anticipato il cambiamento, aver dato il via ai giochi che comunque
scompagineranno gli assetti dell'auto mondiale avrà effetti positivi. Con
Chrysler oggi. E con qualcos'altro, spero, nei prossimi mesi». Se non andasse
Opel? Potrebbero essere le attività sudamericane di Gm? O un ritorno su
Peugeot? E comunque: si aspettava lo sbarramento tedesco? «Piano, lasciamo
lavorare Sergio. Quel che posso dire è che noi perseguiamo coerentemente una
strategia. E poi vediamo. Sappiamo quali sono le nostre carte: ce le
giocheremo». Che cosa direbbe Giovanni Agnelli del tutto e di Chrysler? «Lui
raccontava sempre che quando il nonno, il fondatore, mandò i primi tecnici
negli Usa la raccomandazione fu: non cambiate niente, copiate e basta...». Ora
saranno loro a copiare noi, quindi... «Quindi gli Usa, che sono sempre stati il
link dell'Avvocato, sarebbero oggi per lui il sogno che si avvera. L'accordo
Chrysler ci apre per la prima volta il più grande mercato di consumo del mondo.
Perfetto, spero, per i prodotti che abbiamo: abbiamo lavorato su tecnologia e
motori 'puliti', ma non abbiamo trascurato il design. Un'auto come la 500 può
essere un' icona anche negli Usa». Con la squadra come farete? Snella e
vincente: ma ora basterà? «Panchina corta, vuol dire? Sappiamo valore e
potenzialità di tante persone che ancora non vedete in campo: ne abbiamo molte,
pronte ad assumersi responsabilità di primo piano». Nell'euforia del momento
storico abbiamo tutti un po' perso di vista le difficoltà qui. La crisi è
tutt'altro che passata, la cassa integrazione c'è ancora, il sindacato chiede
garanzie per gli stabilimenti italiani. «Senza scivolare nel romanticismo,
ricordo che Fiat sta per Fabbrica Italiana Automobili Torino. Nemmeno per un
secondo abbandoneremo l'impegno verso Torino, l'Italia, i nostri dipendenti.
Non siamo diventati americani: il contrario. Bisogna però riconoscere la realtà
del momento. Ci sono nodi strutturali che, anche a causa della caduta della
domanda, dobbiamo affrontare in modo responsabile insieme al governo e ai
sindacati. Poi, non dimentichiamo l'Europa: la Ue si giocherebbe la propria
credibilità se assecondasse nazionalismi superati quando, in palio, c'è il
futuro di un settore fondamentale come l'auto». Pensa anche lei che, comunque,
il peggio della crisi l'abbiamo già visto, che il fondo sia già stato toccato?
«Sarei molto prudente: rischiamo di alimentare facili ottimismi. Credo che sia
rallentata la velocità della discesa, che i primi segnali di risalita ci siano.
Ma dobbiamo fare ancora molta attenzione». L'Italia ha fatto quel che doveva?
«Ci sono questioni che, mi rendo conto, è più facile affrontare dalla tribuna
che non dal campo. Ma restano nodi che sono il frutto di decenni di non scelte:
il taglio delle spese improduttive, la burocrazia, le pensioni, la sanità. E
dobbiamo stare più che mai attenti a che non aumentino i tanti divari. Ricchi e
poveri. Nord e Sud. Sarebbe bello se dalle imprese l'intero Paese imparasse il
gusto del cambiamento e la voglia di anticiparlo». Curiosità: con Marchionne, nei
giorni caldi di Washington, anche lei parlava via sms? «Sì. Ma io usavo dieci
parole, lui mi rispondeva con una. Io mi firmo Luca, lui 'S.'. Lo stile di uno
che per portarci Chrysler non ha dormito per un mese». L'ha convinto a farsi
almeno questo weekend? «Ci ho rinunciato: sono partite perse ». Raffaella
Polato
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/05/2009 - pag: 6 Caso Chrysler Gonzalez
difende l'autonomia della corte Liquidazione-lampo Sfida contro il tempo per il
giudice di Enron DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Dennis Salleby, che ha comprato da
un concessionario del Queens una grossa berlina Chrysler il giorno in cui
l'azienda è entrata nelle procedure di bancarotta, si è guadagnato un'intera
pagina di intervista sul «New York Post»: «Sono un po' spaventato, ma voglio
sostenere il 'made in Usa'. Credo alle promesse di Obama sulla validità della garanzia e mi
hanno fatto un discreto sconto. E, poi, la macchina mi piace». È una 300Lx, un
modello di successo negli Usa, che potrebbe tornare utile anche alla Fiat, mai
stata fortissima nelle «ammiraglie». I clienti fedeli che continuano a comprare
Jeep e coupé Dodge dai concessionari dell'Ohio o della «Bay Area» di San
Francisco, fanno notizia anche su «Usa Today» e sul «Los Angeles Times». Già,
ma quanto potrà resistere la struttura commerciale di un'azienda che, con
l'avvio delle procedure del cosiddetto «Chapter 11» e la conseguente
sospensione delle consegne da parte dei fornitori di componenti, da venerdì ha
«sigillato» tutti i suoi stabilimenti americani? La scommessa è quella di una bancarottalampo:
30 giorni, 60 al massimo, come promesso dallo stesso presidente degli Stati
Uniti. Anche perché la situazione potrebbe deteriorarsi rapidamente: mentre
fino a marzo Chrysler aveva perso quote di mercato, ma meno del rivale Gm, ad
aprile l'azienda è stata il fanalino di coda delle vendite negli Usa: - 48%,
molto peggio di Gm (-33%) e Ford (-31%). Obama ha
bisogno di una bancarotta «che funziona» anche per poter trattare «con la
pistola sul tavolo» nell'altro negoziato ancor più grosso e complesso che lo
attende: quello per il futuro di Gm che ha creditori ancor più famelici e che,
a differenza di Chrysler, i tagli industriali veri ancora non li ha fatti.
Tutto dipende, adesso, da come Arthur Gonzalez, il giudice del tribunale
fallimentare di New York al quale è stato affidato il caso, gestirà una
bancarotta che, per le sue caratteristiche, è senza precedenti. Irritati col
presidente americano che ha attaccato, trattandoli da «avidi speculatori»,
«hedge fund» e finanziarie che hanno rifiutato l'accordo che avrebbe evitato il
«Capitolo 11», i liberisti del «Wall Street Journal» giudicano inevitabile una
procedura giudiziaria molto più lunga di quanto auspicato e dagli esiti diversi
da quelli concordati dal governo con Chrysler, Fiat e sindacati. Ma non è solo
ostilità dei «puristi» del libero mercato: Gonzalez, 62 anni, uno dei giudici
americani più qualificati, è già celebre per aver gestito nel 2001, dopo lo
scandalo che la travolse, la liquidazione della Enron, e, negli anni
successivi, il caso WorldCom: 107 miliardi di dollari di patrimonio, la più
grande bancarotta della storia. Tutte le parti coinvolte nel giudizio Enron
riconoscono a Gonzalez di essersi comportato in modo equilibrato, applicando la
legge senza cedere alle pressioni politiche. Se anche stavolta usasse lo stesso
metro, probabilmente darebbe qualche dispiacere a Obama:
gli uomini di Wall Street che hanno preferito la bancarotta all'accordo, lo
hanno fatto perché convinti che l'offerta del governo favorisse i sindacati anche
rispetto a loro che invece, alla legge, sono i creditori privilegiati. Nei casi
precedenti Gonzalez è stato considerato affidabile dai creditori finanziari.
Stavolta, però, il giudice è alle prese con una situazione completamente
diversa: un'azienda industriale che sta andando avanti da mesi coi «soldi della
politica» (cioè dei contribuenti) e il cui patrimonio ha un valore solo se si
creano le condizioni per riattivare le catene di montaggio. Le incertezze
rimangono molte: Mark Roe, che insegna proprio diritto della bancarotta alla
«Law School» di Harvard, sostiene che gli ostacoli giuridici a una
procedura-lampo sono enormi, pressoché insormontabili, mentre alcuni dei
documenti presentati venerdì al tribunale di New York sembrano indicare che la
stessa Chrysler si prepara a una procedura di quattro mesi, non di 60 giorni.
Gonzalez, che già lunedì prenderà decisioni importanti (compresa
l'autorizzazione a spendere i 3,5 miliardi di dollari che Chrysler riceverà dal
Tesoro), deve affrontare nodi delicati. Deve, ad esempio, tener conto, che la
bancarotta è stata voluta da una minoranza di creditori mentre la larga
maggioranza le grandi banche titolari del 70% del debito Chrysler avevano
accettato l'accordo offerto dal governo. La legge gli impone, però, anche di
verificare se i creditori hanno votato «in buona fede», cioè con indipendenza
di giudizio. E possono essere considerate indipendenti dal governo banche che
dipendono dai finanziamenti del Tesoro per la loro sopravvivenza? Tutti i
cavilli giuridici dovrebbero, comunque, cadere davanti alla considerazione
pragmatica che, se gli «asset» della Chrysler non vengono subito conferiti alla
nuova società costituita con la Fiat, non ci sarà alcun futuro per l'azienda
americana, né alcun dollaro da recuperare. Gonzalez sarà abbastanza flessibile
da capire che si muove in un terreno, anche giuridico, davvero nuovo?
L'incognita è questa. I primi atti da lui autorizzati venerdì (essenzialmente
pagamenti ai dipendenti del gruppo), giustificano un prudente ottimismo.
Massimo Gaggi Capitolo 11 Il direttore finanziario Ronald Kolka, in primo
piano, e il gruppo di alti dirigenti della Chrysler mentre escono dal palazzo
newyorkese dove ha sede la Corte che si occupa delle procedure fallimentari in
base al «Chapter 11», alla quale hanno presentato l'istanza del gruppo di
Detroit
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/05/2009 - pag: 6 Missione tedesca,
Marchionne a Berlino Domani gli incontri con i ministri dell'Economia e degli
Esteri. I dubbi dei sindacati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Domani Sergio
Marchionne sarà a Berlino. Dopo avere realizzato l'accordo americano con la
Chrysler, ora punta alla Opel: sarebbe, ha detto, «il nostro partner ideale ».
Nella capitale tedesca, incontrerà esponenti del governo e del sindacato per
presentare le linee della sua strategia: formare un gruppo che, tra Italia,
Germania e Stati Uniti, possa raggiungere una produzione di cinque milioni di
automobili l'anno. Potrebbe diventare ha calcolato venerdì la rivista
Automotive News Europe il secondo produttore mondiale del settore per volumi, dopo
la giapponese Toyota. L'amministratore delegato della Fiat accelera dunque
l'iniziativa che vede il gruppo torinese protagonista della ristrutturazione
internazionale del settore. Il viaggio tedesco non sarà però facile. Molti
politici, sindacalisti ed esperti dell'industria dell'auto dichiarano la loro
opposizione alla Fiat, in verità senza conoscere i termini della proposta
italiana e senza dare peso al futuro della casa automobilistica tedesca. In
compenso, danno un certo credito a un'offerta che dovrebbe arrivare dal gruppo
austro-canadese Magna in partnership con il costruttore russo Gaz di Oleg
Deripaska e con la banca pubblica moscovita Sberbank: questa proposta, secondo
il settimanale «Spiegel» in edicola lunedì, sarebbe appoggiata in veste di lobbista
dall'ex cancelliere Gerhard Schröder. Domani, Marchionne incontrerà il ministro
degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, il ministro dell'Economia Karl-Theodor
von und zu Guttenberg e, poi, Klaus Franz, capo del consiglio di fabbrica della
Opel. L'amministratore delegato della Fiat dovrebbe anticipare le linee di
fondo della sua proposta. Si sa che non intende, come con Chrysler, avanzare
offerte in denaro ma qualcosa di più «creativo», adatto alla situazione anomala
dei mercati dell'auto e della finanza. Ieri, un sindacalista tedesco ha detto
che la Fiat offrirebbe meno di 750 milioni per prendere la maggioranza della
Opel. In realtà il piano potrebbe consistere nella fusione tra Opel una volta
separata dalla casa madre General Motors e le attività Fiat legate all'auto. In
più, Torino garantirebbe di non chiudere gli stabilimenti Opel. Un'idea che ha
il suo punto di forza nella creazione di un gruppo internazionale capace di
competere su tutti i mercati e di arrivare a quella soglia di produzione di cinque
o sei milioni di autovetture all'anno che Marchionne individua come soglia
necessaria nel mercato automobilistico mondiale. Steinmeier ha segnalato di non
essere entusiasta del-- l'idea, come un po' tutti i socialdemocratici, ed è
sembrato meglio disposto verso la soluzione Magna, la quale garantirebbe un
investimento di alcuni miliardi in Opel ma ha alcuni punti deboli.
Innanzitutto, Magna non potrebbe essere coinvolta nella gestione perché è un
fornitore di componenti a molte case automobilistiche e se controllasse Opel
rischierebbe di perdere gli altri clienti. Quindi, la soluzione
austro-canadese-russa lascerebbe Opel da sola o forse collegata alla Gaz,
produttore di auto sul quale nelle scorse settimane sono corse voci, smentite
da Deripaska, di una possibile bancarotta. Anche Guttenberg, che inizialmente
si era mostrato aperto alle proposte della Fiat, negli ultimi giorni è sembrato
più freddo. È che nessuno, nella politica tedesca, vuole fare un passo falso
che potrebbe rivelarsi fatale tra oggi e il 27 settembre, giorno delle elezioni
federali. La cancelliera Merkel ha comunque garantito ieri che ogni proposta
sarà presa in considerazione. Marchionne incontrerà poi Franz. Il timore che il
sindacalista avanza con toni duri è che Torino tagli posti di lavoro,
preoccupazione condivisa anche dai sindacati italiani. Fatto sta che, in questi
giorni, sindacato e socialdemocratici sono la punta
avanzata della vasta opposizione tedesca alla proposta italiana. Situazione
complessa. Improbabile che, a Berlino, Marchionne possa contare su un
decisionista come Barack Obama a Washington. Danilo Taino Il ministro tedesco Karl-Theodor zu
Guttenberg Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Politica data: 03/05/2009 - pag: 11 La visita Da stasera a
martedì esame alle strutture per il summit. Il governo conferma l'affitto di
due navi Sopralluogo Usa per il vertice «Non si parla di sedi alternative» ROMA
I «nulla osta» sono arrivati per via diplomatica e consegnati al ministero
degli Esteri: tutti i Paesi che compongono il G8 accettano la città dell'Aquila
come sede del vertice che si terrà in Italia dall'8 al 10 luglio. Via libera
anche all'ipotesi che prevede di alloggiare i capi di Stato e di governo
all'interno della caserma della Guardia di Finanza a Coppito. Dopo lo staff di Barack Obama, pure quello del presidente francese Nicholas Sarkozy ha
manifestato la propria disponibilità. Adesso si apre la fase più delicata.
Entro la fine della prossima settimana cominceranno i sopralluoghi degli
addetti alla sicurezza che dovranno analizzare le misure di protezione e
proporre le eventuali modifiche. L'ipotesi che si chieda un ulteriore
trasferimento del summit rimane in piedi, ma i contatti che già ci sono stati
tra i governi in particolare con il Dipartimento di Stato americano consentirebbero
di escluderla. Del resto, come conferma il portavoce del National Security
Council Michael A. Hammer, «la squadra statunitense sarà all'Aquila per
visionare le strutture del summit, ma dopo aver ricevuto la comunicazione della
volontà di trasferirsi da La Maddalena in Abruzzo non si è mai discussa la
possibilità di trovare una sede alternativa». E così è proprio da Oltreoceano
che giunge il primo segnale di collaborazione con la comunicazione di aver
ridotto da
( da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 03/05/2009 - pag: 11 Premier e ricostruzione Il capo
del governo dopo la visita in Abruzzo: la mia una mission impossible, io
speriamo che me la cavo «Da settembre le prime case per gli aquilani»
Berlusconi: il G8 si terrà tutto nella cittadella della Finanza. I fischi?
Gruppi organizzati ROMA Un Primo Maggio prima a Napoli e poi all'Aquila, a
stringere mani nelle tendopoli e a visionare per la decima volta la città
ferita, un sabato passato a Roma a studiare il dossier terremoto con Bertolaso,
Letta e Bonaiuti per presentare le ultime novità su ricostruzione e G8. Non si
ferma Silvio Berlusconi, anzi approfitta del ponte per parlare a più riprese a
taccuini e telecamere, per assicurare che la «mission impossible » di far uscire
definitivamente dalle tende e trasferire in case vere gli aquilani entro
novembre (e a partire dal 10 settembre) è a portata di mano, incrociando le
dita («Io speriamo che me la cavo...», scherza) e che per il G8 sui «luoghi del
dolore » è tutto in marcia e sotto controllo: «Si terrà tutto nella cittadella
della Guardia di Finanza, e la Sardegna sarà ricompensata, perché i lavori
termineranno e si terranno altri eventi ». Non solo: a maggio riaprirà gran
parte dell'ospedale dell'Aquila lesionato e, appena si avrà una tregua dello
sciame sismico che spaventa la popolazione, potranno tornare a casa propria i
cittadini che abitavano nel 53% delle abitazioni che sono agibili. Berlusconi
sembra dunque voler legare moltissimo la sua immagine e quella del governo alla
soluzione dell'emergenza Abruzzo, confortato anche dal fatto che le frequenti
visite e l'attivismo dimostrato rendono non solo in termini di realizzazioni
sul territorio, ma anche di consenso popolare. È stato proprio lui, venerdì, a
dichiarare soddisfatto che se per il pure amato Obama il gradimento è del 59%, quello
nei suoi confronti è ormai arrivato «al 75%», evidentemente non intaccato dal
caso Veronica che comunque il premier sta facendo di tutto, con le sue
frequenti uscite pubbliche, per far dimenticare. Numeri sui quali il leader del
pd Franceschini ironizza: «Se non ha un sondaggio di popolarità al giorno che
gli dà un punto in più, non si addormenta bene ». E Berlusconi se la
prende, infatti apre la sua conferenza stampa serale con una risposta piccata,
in cui ce n'è per tutti gli avversari: «Siccome quel punto c'è sempre, io dormo
benissimo. Quindi come potrei affrontare quell'attacco alla democrazia come
dice Di Pietro per diventare l'imperatore degli italiani come dice Casini?
Continuiamo a lavorare, nonostante impazzino gli sparlatori». C'è poi un'altra
cosa che dà fastidio a Berlusconi, e sono i fischi che, insieme a molti
applausi peraltro, ha ricevuto venerdì a Napoli all'uscita dal teatro San Carlo
e ieri al suo ingresso a Palazzo Chigi: «Noi pensiamo alle cose serie,
concrete. Continuiamo a lavorare nonostante impazzino i fischiatori
organizzati. Sono sempre i soliti 10-12 professionisti». Per il resto, il
premier parla della crisi economica continuando a spargere fiducia. I segnali
che arrivano, dice, sono abbastanza «positivi», per esempio i mobilieri ai
quali ha fatto visita in settimana lo hanno rassicurato. E se il Papa appare
invece molto preoccupato, è per ragioni diverse: «Non credo che si possano
attribuire al Papa volontà di interferire sul merito delle decisioni. Lui
intende richiamare tutti contro l'egoismo e superarlo: non è intervenuto sulla
crisi. Ci sono cifre orripilanti di uomini nel mondo che soffrono la fame e ne
muoiono». Paola Di Caro Primo Maggio Il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi al termine della visita al Duomo dell'Aquila (Emmevi/Rizzo/Morandi)
(
da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Esteri data: 03/05/2009 - pag: 15 Dialogo e diritti umani Benjamin Barber «Così l'ala dura risponde a >Obama» WASHINGTON Per
Benjamin Barber, l'autore di Guerra santa contro McMondo, le crescenti
violazioni dei diritti umani in Iran sono «un'operazione preventiva dei
conservatori» per intimidire non solo l'opposizione ma anche i moderati e per
rimanere al potere. A suo parere le aperture di Barack Obama
hanno messo in difficoltà Ahmadinejad e gli ayatollah schierati per lui,
rendendone la condotta ancora più repressiva. Il filosofo politico rimprovera
all'Occidente di premer troppo sull'Iran perché abbandoni il programma nucleare
relegando in secondo piano il problema dei diritti umani: «Questa linea, non le
aperture di Obama, è stata ed è controproducente». La
soluzione, conclude Barber, «può essere soltanto a lungo termine: bisogna
incentivare l'Iran a passare gradualmente alla democrazia, esiste un
precedente, la Libia». In America, i repubblicani accusano Obama di debolezza, dicono che
Ahmadinejad si faccia beffe di lui. «Secondo me invece la mano tesa di Obama è stata accolta favorevolmente da
molti iraniani, e Ahmadinejad e i suoi sostenitori si sono dovuti difendere
all'interno. Questa reazione del presidente del-- l'Iran e degli ayatollah, non
l'offerta di trattare di Obama, è un segno di incipiente debolezza. Credo che li
elettori iraniani ne terranno conto andando alle urne». Perché considera un
errore l'enfasi posta dagli Usa e dalla Ue sul disarmo nucleare? «Perché ha
permesso al potere a Teheran di passare per il custode della sicurezza
nazionale non scordiamoci che l'Iran è circondato da potenze atomiche e di
avere mano libera contro l'opposizione. Se l'Occidente avesse prestato più
attenzione ai diritti umani, forse gli ultimi episodi in Iran non si sarebbero
verificati. La maggioranza degli iraniani è fiera del programma nucleare, ma si
vergogna della mancanza di libertà civili». Lei parla di incentivazione alla
democrazia come l'unico modo di promuovere i diritti umani. «La sola denuncia
delle violazioni non ha mai dato frutti. Un regime dittatoriale non cede a
pressioni come le sanzioni o l'isolamento. Bisogna operare sulla cultura, il
costume, la politica, l'economia delle nazioni, ma in modo positivo,
dimostrando che una società aperta, con dei media liberi, un libero mercato, è
più stabile e prospera. Non si può farlo in un anno, a volte occorrono
decenni». Perché la Libia è un buon esempio? «Perché con essa siamo passati
dagli scontri al dialogo. Abbiamo smesso di accusarla negoziando dietro le
quinte, le abbiamo aperto commerci, investimenti, fatto capire i vantaggi
dell'integrazione con l'Occidente. Oggi in Libia c'è una sia pur lenta
evoluzione democratica. Mi sembra che un altro Paese mediorientale si stia
avviando sulla stessa strada: la Siria». Ritiene che le elezioni in Iran
segneranno una svolta verso la democrazia? «Spero di sì, ma è troppo presto per
dirlo. Ripeto: bisogna capire che mentre il problema nucleare unifica gli
iraniani le violazioni dei diritti umani li dividono. Su quanto Ahmadinejad sta
facendo o anche solo dicendo, per esempio contro Israele, è polemica in Iran.
Le spinte per le riforme sono destinate ad aumentare. Chiediamoci come
aiutarle. Ritornando alla politica di Bush? Certamente no. Diamo tempo a Obama e agli iraniani». Ennio Caretto Benjamin Barber,
filosofo politico, autore di «Guerra santa contro McMondo»
(
da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica.it"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampaweb, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampaweb, La"
del 03-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampa, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/05/2009 - pag: 5 «L'ho aiutato fino all'ultimo ma ora ha superato i limiti» Veronica: che futuro ha un Paese che cerca soldi facili in tv? di MARIA LATELLA Chissà quanti ricordi riaffiorano, in queste ore, nella mente di Veronica Berlusconi. I più dolorosi, forse, non sono ancora ricordi, ma delusioni recenti. Leggere che suo marito era stato alla festa di compleanno di tale Noemi, diciotto anni appena compiuti, sarà stato un dolore o una delusione? Il patto siglato nel 2007 dopo la lettera inviata a Repubblica è andato in frantumi in un momento: la giovane Noemi che racconta «Lo chiamo papi, vado a trovarlo, a Roma, a Milano» e Veronica che vede confermata quella «mancanza di rispetto» nei suoi confronti per la quale nel 2007 aveva chiesto pubbliche scuse. In confronto ai giorni del 2007, però, oggi c'è qualcosa di più. Sembra a Veronica che la mancanza di rispetto sia una questione più generale, che questo Paese manchi di rispetto anche nei confronti di se stesso. Alle amiche racconta che l'Italia del momento è uno specchio che riflette brutte cose: genitori pronti a chiudere tutti e due gli occhi purché la figlia diventi una Velina, ragazzi convinti che la vita valga solo se partecipi al Grande Fratello. La decisione è stata presa mercoledì mattina. E ora è il momento dei ricordi che fanno male. Gli altri, quelli belli, fin quando si sta insieme contano relativamente. Solo mentre ci si separa struggono e distruggono anche le più coriacee: provi a cacciarli indietro, scopri che ci riesci, sì, ma solo se non freni le lacrime. Un paio di ricordi felici me li aveva raccontati proprio lei, Veronica, mentre lavoravamo al libro. Quando, nei primi anni Ottanta, lui la portava al mare di domenica e insieme canticchiavano quella canzone che le piaceva tanto: «Che domenica bestiale, la domenica con teeee». La nascita di Barbara, figlia fortemente voluta dopo il dolore di un aborto terapeutico. La coperta di lana che Silvio le portò a Roma (erano ancora molto meno che fidanzati) perché al telefono lei gli aveva confidato di aver freddo. Il travestimento da berbero, a Marrakesh, tre anni fa, quando erano già una coppia distante e ciononostante lui riuscì a sorprenderla e a farla piangere perfino, presentandosi inatteso alla festa per i suoi 50 anni. I ricordi felici, le emozioni affiorano sempre nei giorni in cui si sancisce la fine di una storia. Chi ci è passato lo sa. Gli altri, quelli abituati a valutare l'annuncio di un divorzio col metro degli avvocati e delle star di Hollywood, cinicamente se ne fregano. Chi si appassiona al pettegolezzo si impegnerà ora nel solito conteggio del dare e dell'avere, guadagni e perdite nel divorzio dell'anno, quanto «ci perde lei», «quanto guadagna lui» e vai con la valutazione dell'effetto sondaggi, impegnati tutti nell'attribuire al premier un consenso al quale nessuno arriva, >neppure
Obama. Trattandosi di
ricchi e famosi, naturalmente, nessuno crede e nessuno crederà che i due
protagonisti di questa storia soffrano, almeno un po' e ciascuno in proporzione
alla vita che si è scelto: Silvio Berlusconi potrà, in questo momento,
consolarsi con l'ammirazione che milioni di italiani, il 76% della popolazione
sondata (addirittura), gli tributano. Una consolazione (lo sanno bene
le star di Hollywood) capace di alleggerire le tensioni, se non il dolore.
Veronica, da oggi ufficialmente ex first lady, potrà consolarsi sapendo che i
tre figli, ai quali ha dedicato i primi 52 anni della sua vita, non le
rimproverano né la decisione né il modo in cui l'ha gestita. Sono con lei, i
tre figli, a patto che il padre venga rispettato quanto la madre, in tutta
questa storia. Luigi, Barbara ed Eleonora hanno con lui un legame vero perciò
quando Berlusconi dice «i miei figli mi amano» dice la verità. «E io di questo
sono contenta, ho contribuito a costruire il loro rapporto e l'ultima cosa che
vorrei fare è danneggiare mio marito ha ripetuto Veronica ai pochi che, oltre
al suo avvocato, hanno potuto parlarle . Non l'ho mai danneggiato per
trent'anni, ho solo cercato di aiutarlo, fino all'ultimo. Se i sondaggi sono
oggi tutti per lui questo non può che farmi piacere. Nessuno potrà dire che con
la mia decisione politicamente gli creo un problema. La smetteranno, forse, con
la scemenza di Veronica manovrata dalla sinistra». Come se fosse facile, poi,
manovrare una come lei. E il resto, quel che interessa ai pettegoli? Si
arrangino con le leggende, così come si sono arrangiati in questi anni. Quelli
che non vedono oltre il dollaro e l'euro (e perciò ripetono, come in un disco
rotto, «divorzia per la robba, per l'eredità»), non sanno che, separandosi,
probabilmente Veronica Berlusconi rinuncerà a quel 25% del patrimonio che, in
quanto moglie, le sarebbe spettato alla morte del marito. Del resto, essendo
sposata con uno destinato all'immortalità, la rinuncia si presenta tutto
sommato teorica. In ogni caso, nel raccontare la storia di quei due, Silvio e
Veronica bisognerà piuttosto ricordare che la separazione sarà anche per loro
un vero dolore, per dirla con Battisti. Basta riavvolgere il film dei ricordi,
per stare male. Chi ci è passato lo sa. Sa che quelle sensazioni dolorose
sbiadiranno, pian piano, ma mai del tutto. Ripensando al giorno dell'addio,
anche vent'anni dopo, può capitare di aver voglia di piangere. E allora eccola,
la nostra prima coppia d'Italia che così di rado abbiamo visto in coppia. Per
l'ultima volta insieme, nel ricordo di lui («Quando l'ho vista la prima volta,
a teatro, sono rimasto senza parole. Era bellissima») e nei ricordi di lei: «La
prima volta l'ho incontrato a Milano, a una cena. Era il padrone di casa e con
le sue ospiti si comportava come se fosse single, invece aveva moglie e due
bambini. Sono sicura di averlo conosciuto in quell'occasione, ma lui nega, non
se lo ricorda» mi raccontò Veronica all'epoca in cui raccoglievo materiale per
il libro. Chi, anche di recente, aveva avuto occasione di vederli insieme, non
poteva non riconoscere in quei due il rapporto di chi si conosce fino in fondo
all'anima. Punzecchiature reciproche ma, si sarebbe detto, in fondo affettuose.
Tra coniugi che sanno, volendo, dove andare a parare. Ogni tanto, si chiamavano
amore. «Da quando è nato Alessandro, anche mia moglie mi vuole più bene»
raccontava il premier radioso per la ritrovata pace familiare. L'estate scorsa,
pur di farla sorridere una sera in cui era un po' giù, le aveva perfino offerto
il sacrificio supremo, la rinuncia al prediletto ferragosto a Villa Certosa, la
sua Disneyland: «Resta tu in Sardegna con Alessandro, vado via, vado ad
Antigua». A dirlo così, sembra la battuta di un film di Natale, Christian De
Sica e Neri Parenti, ma chi conosce Berlusconi sa quanto tenga al suo
Ferragosto coi fuochi d'artificio, le ballerine, l'amato chitarrista
napoletano. Fino a poche settimane fa, insomma, la coppia sembrava avviata
verso una sia pur turbolenta sopportazione. Sabato scorso, per dire, Veronica
era stata invitata dal marito al concerto di Napoli, al teatro San Carlo. E ci
sarebbe andata. E adesso? Adesso, lascia filtrare Veronica, il problema non è
più suo. Il problema è di chi accetta. «Bisogna specchiarci in questo Paese,
vederlo per quello che è in realtà. Un Paese nel quale le madri offrono le
figlie minorenni in cambio di un'illusoria notorietà. Un Paese in cui nessuno
vuole più fare sacrifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con
la tv, col Grande Fratello. Che futuro si prepara per un Paese così?». Veronica
in quello specchio non ci si trova. E vuole avere la libertà di dirlo. \\ Ho
contribuito a costruire il suo rapporto con i figli e di questo sono contenta
\\ I sondaggi tutti per lui mi fanno piacere. Basta con la scemenza di me
manovrata dalla sinistra
(
da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Stampaweb, La"
del 04-05-2009)
Argomenti: Obama