CENACOLO
DEI COGITANTI |
"Sì, forse ho
sbagliato" E Dario ordina lo stop
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: La crisi mondiale sta facendo
vacillare il primato dell'avere, della ricchezza, dell'apparenza e dunque delle
ragazze che si affidano ai tanti "Papi" per scalare; vince invece il
modello Obama, lo sfigato sorretto da un afflato religioso che diventa l'uomo
più potente del mondo, studiando, dandosi da fare, con accanto una famiglia
solida».
Rivelazioni in Gb, la Casa
Bianca smentisce ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama Rivelazioni in Gb, la Casa
Bianca smentisce Un soldato Usa mentre stupra una detenuta, un interprete che
violenta un prigioniero, abusi sessuali sui prigionieri realizzati con un
manganello, filo metallico, un tubo fosforescente. Sarebbero questi i contenuti
delle foto che documentano gli abusi sui detenuti da parte dei soldati Usa tra
il 2001 e il 2005 ad Abu Ghraib e in altri
Dagli Usa in Vaticano un
teologo anti-aborto ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha scelto di farsi
rappresentare in Vaticano da Miguel Diaz, professore di teologia e attivista
«pro life» accomunato al Papa dall'interesse per il tedesco Karl Rahner. Una
decisione definita «eccellente» dalla Santa Sede. Obama ha prestato ascolto all'episcopato
americano che gli aveva sconsigliato di sostenere credenti «
Obama a Israele: stop ai
coloni ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ACCETTARE LA RICHIESTA USA DI
FERMARE GLI INSEDIAMENTI Obama a Israele: stop ai coloni Il presidente Usa
appoggia le richieste di Abu Mazen in visita a Washington [FIRMA]MAURIZIO
MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Barack Obama accoglie il presidente palestinese
Abu Mazen alla Casa Bianca e chiede a Israele di «porre fine all'espansione
degli insediamenti in Cisgiordania» perché «
Chavez ha regalato il suo
libro a Obama ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: global Chavez ha regalato il suo
libro a Obama È bastato che il presidente venezuelano Chavez lo regalasse a
Barack Obama, nel corso del loro primo incontro del 19 aprile scorso, perché il
libro simbolo dell'anticolonialismo americano, «Le vene aperte ddell'America
Latina», pubblicato da Eduardo Galeano nel 1971, tornasse al centro
dell'attenzione,
Come farà Obama senza il
suo gobbo? ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: farà Obama senza il suo gobbo?» Un
colpo di vento ha offerto al vice-presidente Joe Biden l'occasione per una
battuta ai danni del presidente Barack Obama, criticato per l'uso continuo del
gobbo nei suoi discorsi. Una folata di brezza ha fatto cadere a terra uno degli
schermi trasparenti usati da Biden per leggere il suo discorso ieri ai cadetti
della Air Force Academy in Colorado.
"Poliziotti
panzoni", bufera su Brunetta
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: La trasparenza sugli stipendi («Un
mio leit motiv»), persino gli Usa lo copiano: «Ho notato che Obama si sta
battendo su questo stesso tema». Altre provocazioni: «Contro le burocrazie,
sposterei a Milano il ministero dell'Economia». Le zecche sui treni? «Se fossi
il capo delle Fs, taglierei la testa al direttore generale».
Opel divide Merkel e Obama
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Italia va Scajola Opel divide
Merkel e Obama Nessuna pressione Fiat ha presentato un progetto di grande
spessore Siamo stati sorpresi che la richiesta dei 300 milioni non sia emersa
prima Claudio Scajola Peer Steinbrück ALESSANDRO ALVIANI FRANCESCO SEMPRINI Un
vertice che doveva essere decisivo e che si è risolto in un clamoroso
fallimento.
Quattro milioni di armi
vendute ogni anno ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il divieto è scaduto nel 2004 e non
è stato rinnovato da Bush. Obama vuole introdurre restrizioni e per questo si è
scatenata una corsa all'acquisto. Secondo l'Fbi da novembre oltre sette milioni
di persone hanno fatto l'applicazione per ottenere il porto d'armi.
Bimba di tre anni spara al
fratellino ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ma negli Usa almeno una famiglia su
dieci con bambini ha un'arma da fuoco in casa per di più carica, e il rischio è
che la percentuale sia destinata a salire velocemente dopo che il previsto giro
di vite sulla vendita da parte del presidente Barack Obama ha provocato una
vera e propria corsa all'armamento.
"Magistrati
eversivi" Il Cavaliere rompe l'equilibrio col Colle
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: A chi telefona Obama se vuole
conoscere la posizione? Non ha un numero di telefono». Noi siamo qui apposta,
fanno notare educatamente a Praga. Ma il Cavaliere è tornato un panzer.
Vorrebbe zittire i commissari Ue «che parlano tutto il giorno e danno
fastidio», solo il Presidente Barroso dovrebbe aprire bocca.
Italiani quinti in Europa
per la navigazione nel web ( da "Stampa,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: contrastante con le ultime misure
annunciate da Obama». Chi cerca di connettersi al servizio di messaggistica
istantanea riceve un messaggio di errore. Oltre a Cuba gli altri Paesi
penalizzati sono Iran, Corea del Nord, Siria e Sudan. Nel mese di aprile 21,23
milioni di italiani hanno navigato sul Web, trascorrendo in media 19 ore in
rete e visitando 1.
obama: israele ha
l'obbligo ( da "Repubblica,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina DI FERMARE
LE COLONIE STABILE E ZAMPAGLIONE A P
ma netanyahu dice no
"le colonie non si toccano" - alberto stabile
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: In quell´occasione Obama ha detto a
Netanyahu che considera il blocco degli insediamenti come un punto chiave per
raggiungere un accordo di pace coi palestinesi. Per inciso, questa questione
sarà al centro dell´incontro tra il presidente Obama e il leader palestinese
Abu Mazen, previsto in tarda serata, a Washington.
obama: "israele ha
l'obbligo di fermare gli insediamenti" - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Esteri Obama: "Israele ha
l´obbligo di fermare gli insediamenti" Incontro con Abu Mazen: sì al piano
di pace saudita Il presidente Usa in partenza per il Medio Oriente: tappe a
Riad e al Cairo ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Barack Obama incontra alla Casa Bianca
il presidente palestinese Abu Mazen, e alla fine del vertice scandisce:
e barack sceglie gli
ambasciatori per roma è pronto david thorne
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: nello scegliere la nuova leva di
ambasciatori per le sedi estere più prestigiose, Barack Obama non ha rotto con
le tradizioni del passato, né ha privilegiato nomi famosi, di grido, come ad
esempio Caroline Kennedy. Si è orientato invece, come i predecessori, su
personaggi che lo hanno aiutato nella vittoria elettorale e che hanno stretti
legami con il partito.
brunetta:"dietro le
scrivanie troppi poliziotti panzoni" - roberto mania
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: che Obama lo ha copiato nella
battaglia sulla trasparenza delle retribuzioni pubbliche. E poi che sposterebbe
il ministero delle Finanze a Milano e che il Cnr (il Centro nazionale delle
ricerche) si è trasformato in «un baraccone burocratico». Ma è sui «poliziotti
panzoni» che è scoppiata la bufera con la rivolta di tutte le associazioni
della categoria,
berlusconi: l'esercito nei
siti per le centrali nucleari - luisa grion
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: è una presenza autorevole: a chi
telefona Obama per sapere com´è va?» si è chiesto. Intervengono «in troppi» a
partire «dai Commissari che parlano tutto il giorno e così danno fastidio». In
chiusura in tema amato dalla platea: il premier ha promesso interventi «sullo
scandalo» dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione.
dalla sicilia agli usa il
ragazzo prodigio del sax - gino castaldo
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E a gennaio è stato l´unico
italiano al concerto per Barack Obama Chi lo ascolta resta impressionato
dall´esuberante fantasia improvvisativa e dalla perfezione del fraseggio. Così
è diventato un fenomeno del jazz GINO CASTALDO Da qualche tempo l´Italia riesce
a esprimere notevoli bagliori sulla scena internazionale del jazz.
ultimatum, accuse e sgarbi
berlino e washington ai ferri corti - andrea tarquini
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: America di Barack Obama,
l´amministrazione Usa respinge fermamente le critiche tedesche. Sul futuro
della Opel è esploso ormai un durissimo scontro politico tra Berlino e
Washington, e quasi minaccia di diventare il più pesante confronto tra le due
potenze da quando con Schroeder al governo la Repubblica federale disse no alla
guerra contro Saddam Hussein.
"occhio ai colpi di
coda dei mercati" ( da "Repubblica,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Per Obama l´economia americana è
fuori dal baratro. Qual è la sua percezione del sistema economico e finanziario
degli Stati Uniti? «Sicuramente è un fatto positivo che Wall Street abbia
ripreso quota e permesso alle banche di raccogliere capitale di rischio sul
mercato per rafforzare la propria solidità patrimoniale.
obama: economia fuori dal
baratro - sara bennewitz ( da "Repubblica,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 30 - Economia Obama:
economia fuori dal baratro Dati ok su lavoro e ordini. G20 a Pittsburgh.
Greggio, ripresa della domanda SARA BENNEWITZ MILANO - Il peggio è passato per
l´economia americana. Queste le parole con cui ieri il presidente Usa Barack
Obama ha cercato di lanciare messaggi rassicuranti.
TRA USA
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: palestinese Abu Mazen è arrivato a
Washington per incontrare Barack Obama, un botta e risposta privo di eufemismi
ha segnalato tutta la complessa difficoltà e le divergenze che ostacolano il
rilancio del processo di pace in Medio Oriente. Il presidente Obama, ha detto
il segretario di Stato, «vuole vedere il blocco di tutti gli insediamenti nei
territori palestinesi, non solo di alcuni,
Obama manda un teologo in
Vaticano ( da "Corriere
della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: che si frapponeva ad un incontro
tra il Obama e Benedetto XVI. «Se il presidente Usa chiederà di vedere il Santo
Padre, sarà senz'altro ricevuto », fanno sapere Oltretevere. A questo punto è
probabile che Obama possa vedere il Papa nei giorni del G8 che si riunirà a
L'Aquila dall'8 al 10 luglio: il 13 è previsto che il Papa parta per le vacanze
in Val D'Aosta,
Nuovi diplomatici
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 17 Le altre nomine Nuovi
diplomatici WASHINGTON Nuovi ambasciatori Usa per alcune capitali-chiave: Obama
ha infatti nominato Louis Susman, ex vice presidente di Citigroup, a Londra, il
consulente sulla sicurezza Charles H. Rivkin a Parigi, l'ex deputato Tim Roemer
a New Delhi e l'avvocato della Silicon Valley John V. Roos a Tokyo.
Le foto di Abu Ghraib:
spunta anche l'accusa di stupri ( da "Corriere
della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Iraq ma anche dall'Afghanistan,
alla cui divulgazione il presidente Obama oppone il veto. In una si vedono i
soldati che abusano di una donna incarcerata. In un'altra, un interprete si
accanisce su un detenuto. Stupri e abusi sessuali, fissati e stampati. Nessuno
ha distrutto le prove. Forse gli autori confidavano sull'impunità.
Le visioni di Castells e
l'automa finanziario ( da "Corriere
della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E gli investimenti che il
presidente Obama sta orientando in questo senso assicurano l'impulso
necessario. Grazie, in primo luogo, al forte appoggio di cui gode fra gli
americani. In Europa, invece, lo scenario è diverso spiega visto che le società
civili di quasi tutti i paesi hanno una totale sfiducia nelle classi politiche.
Obama: recessione, baratro
alle spalle ( da "Corriere
della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: recessione, baratro alle
spalle WASHINGTON L'economia americana «è uscita da baratro », il peggio è
passato, «c'è una calma che non esisteva prima» anche se «rimane molto da
fare». Lo ha dichiarato Barack Obama a un banchetto a Beverly Hills, dove le
star di Hollywood dal regista Steven Spielberg all'attore Antonio Banderas
hanno raccolto oltre quattro milioni di dollari per
Abstract: accadrà ha aggiunto e sta già accadendo grazie agli Stati Uniti e non contro di essi: perché l'amministrazione Obama è il primo tra i governi a volere questa metamorfosi». Quanto all'Europa, la sua chance per Siniscalco potrebbe essere quella di svolgere un ruolo di arbitro tra Usa e Cina, sfruttando il debito in euro come un'alternativa al debito in dollari degli investitori asiatici.>
Ricciotti, archistar
noglobal
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama, l'abbia capito: infatti sta
impegnando il Paese in grandi lavori edilizi. L'economia edilizia è una
economia territoriale, non è virtuale e non ha a che fare con i paradisi
fiscali». La poetica di Ricciotti è una sorta di declinazione architettonica di
un intervento keynesiano a sostegno dell'occupazione.
Obama ad Israele: stop ai
coloni ( da "Stampaweb,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha vestito i panni del
mediatore fra israeliani e palestinesi, sottolineando l?impegno «a lavorare
alla soluzione del conflitto senza aspettare la conclusione dei mio mandato».
Rivolgendosi a Israele, Obama ha sottolineato a più riprese la necessità di
«bloccare la crescita gli insediamenti» rispondendo così a quanto poche ore
prima il governo di Gerusalemme aveva affermato
"Cyberterrorismo
minaccia reale" Obama annuncia nuove misure
( da "Repubblica.it"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama, nell'annunciare nuove
misure per garantire maggiore sicurezza del cyberspazio che, ha precisato,
"è reale e reali sono anche i rischi connessi". "Ci affidiamo a
internet per pagare le nostre bollette, le nostre tasse, per fare
shopping", ha continuato il presidente Usa, affermando che tutte queste
interconnessioni "
Obama crea comando per
cyberspazio ( da "Stampaweb,
La" del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: detto il presidente americano
Barack Obama, nell?annunciare la creazione della figura di uno "zar"
per la sicurezza digitale alla Casa Bianca. La nuova posizione, il cui
responsabile dovrà essere nominato, farà parte dello staff ristretto del
presidente e lo "zar" entrerà a far parte sia del Consiglio per la
sicurezza nazionale, sia di quello che coordina le iniziative economiche.
"Cyberterrorismo,
minaccia reale" Obama annuncia nuove misure
( da "Repubblica.it"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama annunciando nuove
misure per garantire maggiore sicurezza nel cyberspazio che, ha precisato,
"è reale e reali sono anche i rischi connessi". "Ci affidiamo a
internet per pagare le nostre bollette, le nostre tasse, per fare shopping",
ha continuato il presidente Usa, affermando che tutte queste interconnessioni
"sono una promessa ma anche un pericolo"
Fra Guantanamo e la Luna
torna il festival delle serie tv ( da "Repubblica.it"
del 29-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ospite d'onore l'astronauta Buzz
Aldrin In programma film sulla prigione americana, sulla Cisgiordania,
sull'elezione di Obama Fra Guantanamo e la Luna torna il festival delle serie
tv Il direttore artistico Della Casa: "E' lo spettacolo popolare per
eccellenza il mondo in cui si raccontano storie e in cui le varie societ
corea, l'america non crede
ai test atomici - giampaolo cadalanu
( da "Repubblica, La"
del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama è stata
costretta a seguire con attenzione gli sviluppi nell´area, perché Washington
teme che i test nucleari di Pyongyang diano il via a una nuova rincorsa agli
armamenti che coinvolgerebbe anche Giappone e Cina. Sullo sfondo delle
incertezze legate anche alle condizioni di salute del "caro leader ",
obama lancia la sfida agli
hacker - arturo zampaglione ( da "Repubblica,
La" del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama lancia la sfida agli hacker
Uno "zar" per la sicurezza digitale. E il Pentagono si prepara alla
cyberguerra Negli ultimi anni la cybercriminalità è costata 8 miliardi di
dollari agli americani "D´ora in poi la struttura telematica sarà trattata
come un bene strategico nazionale" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - L´America
di Barack Obama si prepara a combattere le nuove guerre
germania amara per la fiat
magna a un passo dalla opel - andrea tarquini
( da "Repubblica, La"
del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: gli inviati dell´amministrazione
Obama, e i negoziatori di Gm e Magna, hanno fatto ieri sera tardi un passo
decisivo. Il governo tedesco ha infatti dato il primo via libera alla
trattativa Gm-Magna per l´acquisto di Opel da parte della seconda. Tramonta il
sogno di una soluzione europea per mantenere in vita lo storico marchio
tedesco,
"più credito alle
imprese e stimolare i consumi" - giorgio lonardi
( da "Repubblica, La"
del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Economia Obama flessibile "Più
credito alle imprese e stimolare i consumi" Akerlof, premio Nobel: per
battere la crisi serve una vera riforma della finanza La Casa Bianca deve
essere flessibile: il suo obiettivo è raggiungere la piena occupazione, molte
le strade possibili GIORGIO LONARDI DAL NOSTRO INVIATO TRENTO - Capelli
bianchi,
Opel, sì di Berlino Gm
tratta con Magna ( da "Corriere
della Sera" del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione americana di Barack
Obama volesse fare fallire le riunioni berlinesi per evitare che la Opel
finisse in amministrazione fiduciaria, si staccasse così da Gm e sottraesse a
quest'ultima asset tecnologia e brevetti che invece sarebbero stati utili nel
corso della bancarotta che Gm si appresta a dichiarare, probabilmente il primo
giugno.
Obama lancia i
cybermilitari ( da "Corriere
della Sera" del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: linee aree Obama lancia i
cybermilitari Unità speciali, guidate da uno zar, contro gli attacchi
informatici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Ciò che è virtuale è reale.
Parafrasando una celebre corrispondenza hegeliana, Barack Obama lancia
l'allarme sui rischi che lo spazio cibernetico pone alla sicurezza degli Stati
Uniti,
La pausa pranzo del
presidente ( da "Corriere
della Sera" del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 2009 - pag: 16 Hamburger La pausa
pranzo del presidente Barack Obama ordina un hamburger da Five Guys Burgers
& Fries di Washington: non è la prima volta che il presidente esce, con
tutta la scorta, a comprare il pranzo in un fast-food. Una voluta rottura
(d'immagine) con Bush, che viveva blindato nella Casa Bianca (Ap)
Ferrero: siamo i campioni
della
Argomenti:
Obama
Abstract: 5 milioni di sostenitori sul social
network Facebook dopo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e la Coca
Cola), i Kinder, Rocher, Tic Tac. Il colosso dolciario che ha chiuso
l'esercizio 2007-08 con un fatturato consolidato di 6.214 milioni di euro, in
crescita dell'8,2% rispetto all'anno scorso, conta nel mondo 38 società e 14
stabilimenti.
Nucleare, monito Usa a
Pyongyang ( da "Stampaweb,
La" del 30-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha dato la sua disponibilità
ad aprire un dialogo anche con le dittature più intransigenti, ma ciò - ha
precisato - non vuole dire che gli Stati Uniti sono disposti ad accettare
«pressioni e provocazioni». Secondo quanto riporta il New York Times, i militari
al seguito di Gates hanno detto che i colloqui di Singapore hanno lo scopo di
intensificare le pressioni internazionali
Merkel: per Opel Obama
decisivo ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: L'azienda tedesca andrà al gruppo
Magna Merkel: per Opel Obama decisivo "Trattativa sbloccata da una
telefonata" La Opel andrà al gruppo austro-canadese Magna. L'annuncio
ufficiale è stato dato dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha spiegato
come sia stata risolutiva una telefonata di Obama.
VACUITA' DELLA POLITICA
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E non finisce perché c'è Obama, ma
c'è Obama perché finisce». Questo spiega come mai Berlusconi - a seguito della
sentenza Mills che lo indica come corruttore di testimoni e della vicenda Noemi
in cui appare come boss che esibisce private sregolatezze fino a sfidare il
tabù della minorenne - irrita più che mai chi ci guarda da fuori.
03/06/2009 Il presidente
americano in Arabia Nel primo giorno del suo viaggio Obama incontrer&...
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 03/06/2009 Il presidente americano
in Arabia Nel primo giorno del suo viaggio Obama incontrerà il re Abdullah a
Riad.
[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK Barack Obama scommette sul discorso del 4 ...
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama per avere il massimo impatto
su un pubblico di un miliardo di musulmani, arabi e non arabi. A tale riguardo
il riserbo della Casa Bianca è molto stretto ma poiché Obama, incontrando Abu
Mazen, ha detto che «sarebbe inappropriato» non affrontare il conflitto
israelo-palestinese, è attorno a come farlo che si sviluppa a Washington il
dibattito fra i veterani del Medio Oriente.
04/06/2009 Egitto: il
discorso al mondo arabo Obama vedrà il presidente Mubarak e parler&...
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 04/06/2009 Egitto: il discorso al
mondo arabo Obama vedrà il presidente Mubarak e parlerà alla Università del
Cairo.
Barack media senza
favoritismi ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama è stato chiarissimo su un
punto sensibile: «Stop agli insediamenti israeliani in Cisgiordania, ledono la
prospettiva dei due Stati». Netanyahu, per ora, non cede.Con Abu Mazen Barack
Obama ha ricevuto Abu Mazen giovedì scorso è gli ha dato un appoggio molto più
esteso che nella precedente Amministrazione: «Serve continuità geografica fra i
territori palestinesi per avere uno
Non diventerà una potenza
atomica ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il fatto che il presidente Barack
Obama abbia affermato che tende la mano ai tiranni pronti ad aprire il loro
pugno non significa che sia un ingenuo». E per rafforzare il messaggio fa
sapere che «gli Stati Uniti sono determinati a ottenere severe sanzioni dalle
Nazioni Unite» contro la Corea del Nord nell'ambito dei negoziati in corso al
Consiglio di Sicurezza con Russia e Cina (
La nuova America
sconfiggerà le psicosi di Israele
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: coraggiosa riforma introdotta dal
presidente Obama nella politica degli Stati Uniti non riguarda né l'Iraq, né le
torture di Guantanamo, né Cuba, né l'Unione Europea: riguarda Israele. Per la
prima volta un governo americano abbandona la linea seguita sino a ora dai suoi
predecessori - compreso il presidente Carter che solo dopo aver lasciato la
Casa Bianca cambiò idea su quest'
"Mai più arte rubata
all'Italia" ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Cosa pensa dell'impegno di Michelle
Obama per l'arte in America? «L'arte e la cultura erano stati dimenticati negli
ultimi anni dall'amministrazione, diventando un frequente obiettivo per i
polemisti di destra. La Casa Bianca di Obama ha un approccio diverso per
diverse ragioni.
Il futuro di Opel è
russo-canadese ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: sua telefonata col presidente degli
Stati Uniti Barack Obama. Ora «Opel ha una prospettiva per il futuro».
L'inquilino della Casa Bianca ha confermato facendo sapere di vedere l'intesa
come «un passo positivo per l'industria dell'auto» in vista del salvataggio di
Detroit. In Germania l'aggettivo più usato da socialdemocratici e leader
regionali è «sollevato»: «sono molto sollevato»
Nessuno
dell'amministrazione mi cerca mai, se ho qualche buona idea chiamo Emanuel
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: GLI EX COLLABORATORI PERSI DI VISTA
«Nessuno dell'amministrazione mi cerca mai, se ho qualche buona idea chiamo
Emanuel» «Una volta ho acceso la tv e ho visto Hillary con Obama ma io non ne
sapevo nulla»
Bill chiama, Hillary non
risponde ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama come
«eclissato» dal nuovo sistema di potere democratico in auge a Washington. A
sottolineare la differenza fra gli anni di Clinton e l'era di Obama è Emanuel:
«Allora c'erano più divisioni fra noi, ora il team è più affiatato». Come dire,
non c'è una fazione di clintoniani dentro l'amministrazione.
Cofferati: "Dobbiamo
ridare forza alla buona politica di sinistra"
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: predica ottimismo a gente che ha il
più basso salario d'Europa e pensioni che non consentono di arrivare a fine
mese. Bisogna battere chi, mentre tutti i governanti, da Barak Obama a Angela
Merkel, si sono schierati in prima fila per sconfiggere la crisi, si è
preoccupato solo delle proprie reti Tv».
MILIONI DI $ PER LE
ELETTRO-CHRYSLER Il piano è stato presentato da Chrysler al Dipartim...
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 448 MILIONI DI $ PER LE
ELETTRO-CHRYSLER Il piano è stato presentato da Chrysler al Dipartimento
dell'Energia Usa per accelerare sviluppo e produzione di veicoli elettrici
nell'ambito della motorizzazione pulita voluta da Obama
Cadere e rialzarsi
Emozionanti storie di chi non s'arrende
( da "Stampa, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: due anni la campagna elettorale di
Barack Obama. Un viaggio negli Stati Uniti, 36 Paesi, migliaia di incontri e
storie. Propone quelle di chi si è trovato a fare i conti con una «caduta»:
lutti, fallimenti, insuccessi, perdita del lavoro o delle sicurezze. E si sono
rialzati. «Nel temperamento americano c'è una qualità, chiamata resiliency, che
abbraccia i concetti di elasticità,
Dopo 17 anni Jay Leno
abbandona il suo Show ( da "Stampa,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ma l'unica vera gaffe al Tonight
Show, la fece l'attuale presidente Barack Obama, il 19 marzo scorso quando,
parlando delle sue scarse prestazioni al bowling, alluse alle Olimpiadi per i
portatori di handicap. Il popolarissimo Leno verrà ora sostituito da un altro
comico, Conan O' Brien.\
opel alla magna, patto a
tre merkel, obama e putin ( da "Repubblica,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama e Putin ROMA - Il governo
tedesco ha definitivamente scelto Magna, sostenuta dalla banca russa Sberbank,
per salvare Opel. Accordo raggiunto grazie al patto a tre Merkel, Obama, Putin.
Tremonti: i governi hanno spintonato. Ma per il presidente Fiat, Luca Cordero
di Montezemolo:«l´Italia ne è comunque uscita bene».
bush & clinton a
sorpresa i due ex d'accordo su tutto
( da "Repubblica, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ex inquilino della Casa Bianca non
ha espresso critiche a Clinton né a Barack Obama. Clinton invece, parlando di
Iraq, ha detto che a suo avviso sarebbe stato meglio far lavorare di più gli
ispettori Onu prima di attaccare, e che era doveroso concentrarsi di più
sull´Afghanistan. Bush, anche se visibilmente irritato, non ha reagito.
la corea prepara il
super-razzo gli usa: "non staremo a guardare" - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: «Obama è pronto al dialogo con i
tiranni che rinuncino a ogni ostilità», ha ricordato ieri Gates, che è l´unico
ministro di George W. Bush a essere stato confermato nell´incarico dal nuovo
presidente. «Obama è fiducioso, ma non ingenuo», ha proseguito: «Non si
piegherà alle pressioni o alle provocazioni».
magna conquista opel
merkel: "grazie obama" - andrea tarquini
( da "Repubblica, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: abbiamo raggiunto l´intesa su una
soluzione ragionevole grazie all´aiuto di Obama con cui ho avuto un colloquio
telefonico». L´accordo segna il primato della politica, e la supremazia dei
leader delle grandi potenze e della loro strategia industriale: Obama, Merkel,
Putin e Medvedev. Ma proprio sul ruolo dei governi è polemica.
marchionne conclude con
chrysler con un occhio ai francesi di peugeot - salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ma appare evidente che una chiusura
rapida e positiva del caso Chrysler è uno spot pubblicitario importante per
Barack Obama e può agevolare la decisione per la Gm. Come dire che il ricorso
al fallimento pilotato anche per Gm è una strada da seguire. Fiat è interessata
a questa decisione perché da essa dipendono il futuro della Saab e quello di Gm
Latino America.
una cascina di murazzano
palestra aperta sul mondo - carlo petrini
( da "Repubblica, La"
del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: si chiama orgogliosamente Obama. Il
sistema è rivoluzionario perché non offre solo l´opportunità di imparare e di
esprimere la propria creatività lavorando in agricoltura. Se una volta fare il
pastore in un luogo simile costringeva a isolarsi dal mondo, ora è un universo
di persone in movimento che prova a spingersi fino a qua,
Merkel chiama Obama Opel
passa a Magna ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: sulla Fiat governo distratto Merkel
chiama Obama Opel passa a Magna Tremonti: cambiate in corsa le regole Sarà il
gruppo austro-canadese Magna a rilevare il controllo di Opel da General Motors.
Via libera del governo tedesco. La cancelliera, Angela Merkel: «Accordo
ragionevole raggiunto con l'aiuto del presidente Usa Obama».
Opel alla cordata Magna
Merkel: intesa con Obama ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 31/05/2009 - pag: 2 Opel alla
cordata Magna Merkel: intesa con Obama Undicimila esuberi in Europa. Gli Usa:
passo positivo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Pfui, la Opel Koalition tira
un sospiro di sollievo. Il governo tedesco ha evitato per un soffio che il
salvataggio della casa automobilistica gli scoppiasse in mano.
Scajola: vigileremo sugli
aiuti ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: accordo Opel-Magna c'è stata una
telefonata Merkel- Obama che ha spianato la strada. Non risulta, invece, che ci
siano stati passi del governo italiano presso il cancelliere tedesco a sostegno
della Fiat. «I contatti col governo di Berlino ci sono stati. Io stesso dice ho
incontrato il rappresentante del governo tedesco.
La Cancelliera e la forza
opaca della lobby russa ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: non aveva altra scelta fuor che
quella di accettare la decisione garantita dal governo di Berlino, ma il
vertice telefonico fra Merkel e Obama, nelle scorse ore, mette implicitamente
in evidenza l'assenza del governo italiano. So che gli interventi sono utili
quando sono accompagnati da garanzie finanziarie e che l'Italia, in questo
momento, non era in grado di offrire alcunché.
( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: telefonata fra la cancelliera
Merkel e il presidente Usa Obama. Per il Pd, comunque sia, Berlusconi avrebbe
dovuto fare di più. Ed è anche colpa del governo italiano se la Fiat non è
riuscita ad aggiudicarsi l'operazione. Denuncia il segretario Dario Franceschini:
«Si tratta di un'occasione perduta: altri governi si sono impegnati in modo
molto determinato per sostenere le loro imprese,
Obama in Germania, viaggio
della memoria ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: racconta la sua vicenda Obama in
Germania, viaggio della memoria Con lo zio che «liberò» Buchenwald visiterà
lager e città bombardate dagli Alleati DAL NOSTRO INVIATO CHICAGO Di lui, in
campagna elettorale, Barack Obama aveva raccontato che «marciò con Patton e
fece parte del primo gruppo di soldati americani che arrivarono ad Auschwitz e
liberarono il campo di concentramento »
Barack corregge Sonia:
oggi direbbe cose diverse ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON Barack Obama scende in campo a difesa di Sonia Sotomayor, il giudice
che ha designato per la Corte Suprema e che, se fosse confermata, diventerebbe
la prima ispano-americana a sedere nella massima magistratura degli Stati
Uniti. Obama è stato costretto a intervenire, dopo gli attacchi lanciati dai
repubblicani conservatori contro la candidata,
I CONTI CON LA STORIA E IL
FANTASMA DI BOMBER HARRIS ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: è diventata il simbolo di questo
sentimento postumo di vergogna di cui oggi Obama in qualche modo fa ammenda: un
bombardamento inutile, che uccise almeno 36 mila persone e ridusse in macerie
fumanti un'area di
Maroni e la sicurezza
Argomenti:
Obama
Abstract: Quindi, il vento nuovo della
presidenza Obama soffia anche in questa materia e anche tra gli alleati. La
lotta però si estende ai pirati nel Golfo di Aden, visto che gli assalti ai
cargo e alle navi passeggeri servono anche, secondo molte evidenze di intelligence,
a finanziare Al Qaeda.
Obama e le richieste
americane che mettono in crisi la lenta Europa ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ed ecco ora Obama, di gran lunga
più convincente, ma pur sempre americano. Ci si chiede se gli esponenti
incaricati da Obama si rendano davvero conto del perdurante divario tra Europa
e Stati Uniti o magari si sono convinti che l'abisso sia soltanto opera di Bush
ed è ormai destinato a svanire.
DIETRO LA CRISI DEL
PAKISTAN L'OMBRA LUNGA DEL KASHMIR ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha offerto aiuti al Pakistan
in cambio di un maggiore impegno contro i talebani. Ma più che alla minaccia
talebana nei cui riguardi va scontata una certa ambiguità di Islamabad per la
sua identitaria purezza islamica, la fragilità del Pakistan è legata anche al
contrasto con l'India.
Talent Show, l'ultima
svolta tv Ora vince chi riconquista i giovani ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: tanto per farci capire quelli che
hanno votato Obama e non Sarah Palin, quelli che amano il rock (anni '70) e non
il country. E per la prima volta American Idol ha catturato un pubblico più
trasversale, meno scontato. Proprio per seguire Adam che interpretava brani
«intoccabili» come «Satisfaction» dei Rolling Stones.
L'Europa da imitare ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Corriere della Sera sezione: Salute
data: 31/05/2009 - pag: 49 Sanità I modelli «universalistici» del vecchio
continente sono ora il vero punto di riferimento L'Europa da imitare Le
eccellenze (e i guai) dei principali sistemi sanitari dell'Ue. Ai quali si
ispira Obama Servizio alle pagine 50-51
Sanità: la ricetta europea ( da "Corriere
della Sera" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: la ricetta europea Obama guarda
all'altra parte dell'Atlantico per riformare il sistema Usa: dall'assistenza
gratuita fino a 18 anni verso l'assicurazione per tutti Che si ripeta il
successo di Harry e Louise? I due personaggi fittizi che spot dopo spot, in una
martellante campagna televisiva, nel 1994 riuscirono a convincere gli americani
che un servizio sanitario pubblico non s'
berlusconi teme
contraccolpi sul g8 "una barbarie spiare in casa mia" - francesco bei ( da "Repubblica,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ma è un fatto che ancora non ci sia
una data confermata per l´incontro bilaterale con Barack Obama. Per cercare di
raddrizzare la situazione, Berlusconi ha chiesto di mobilitare anche le
ambasciate e gli istituti di cultura italiani all´estero. L´idea è quella di
organizzare incontri con i giornalisti e gli opinion leader dei paesi del G8.
treni, aerei, navi è
"low cost" la parola d'ordine - ettore livini ( da "Repubblica,
La" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: austerity non risparmia nessuno:
Barak Obama ha tolto i jet privati ai supermanager delle case automobilistiche
Usa sull´orlo del crac. Le banche d´affari americane - dove fino a un annetto
fa chi prendeva bonus inferiori al milione l´anno era considerato poco più di
un pezzente - hanno tagliato tutte le spese di trasferta dei dipendenti.
Berlusconi: "Vedrò
Obama il 15 giugno Discuteremo le regole della finanza" ( da "Repubblica.it" del 31-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: America Barack Obama il 15 giugno
prossimo. "Mi recherò da Obama per discutere sulle nuove regole
dell'economia e della finanza mondiale", ha detto il presidente del
Consiglio. La visita, in preparazione del vertice G8 dell'8 e 10 luglio
all'Aquila, "sarà una delle più importanti degli ultimi anni", ha
dichiarato il presidente del Consiglio alla trasmissione "
Wilson, il cantore degli
afroamericani ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il cantore degli afroamericani Gli
Obama hanno visto a Broadway «Joe Turner's Come and Gone», un dramma di August
Wilson sulle conseguenze della schiavitù nel Nord dell'America, opera candidata
a sei premi Tony, l'Oscar per il teatro. August Wilson, all'anagrafe Frederick
August Kittel, scomparso nel
Kansas, ucciso il medico
degli aborti ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Proprio per questo il presidente
Barack Obama ha reagito affermando: «Sono scioccato e indignato per
l'assassinio del dottor George Tiller, ucciso mentre era in Chiesa.
Indipendentemente dalla profondità delle nostre differenze su un tema come l'aborto
non possono essere risolte con odiosi atti di violenza».
Una sera a Broadway per
far felice Michelle ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il caso Obama mantiene la promessa
fatta prima del voto Una sera a Broadway per far felice Michelle MAURIZIO
MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Barack lo aveva promesso a Michelle durante
la campagna elettorale: «Se vincerò ti porterò a teatro a Broadway».
"Il mondo è sesso e
violenza" ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Starle accanto a Cannes è stato
molto eccitante Ho sognato che Obama mi corteggiava La notte che è stato eletto
ho pianto di commozione Lui sì è un vero socialista A Morgan piace essere al
centro dell'attenzione La nostra storia è finita lui ne parla più di me, ma io
ho sofferto l'incredibile Nonno Dario Argento non lo vedrete mai col passeggino
nel parco Nonna Daria?
Mutevole (e incantevole) è
la donna sopra ogni cosa. Quella che va su e giù a piedi nudi e... ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Sarà Obama a salvarlo questo mondo?
«Ho sognato che mi corteggiava e mi spediva mazzi di fiori. La notte in cui è
stato eletto ho pianto per la commozione. Lui sì, è un vero socialista». Cinque
donne su nove in giuria a Cannes. La prevalenza del femminile ha condizionato
le scelte?
[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW
YORK Aveva benedetto la Fiat nella trattativa per il salvataggio della... ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: intervento di Obama, sono state
fruttuose. E Merkel e Obama si vedranno questa settimana a quattr'occhi nel
corso di una visita del presidente americano in Germania, che era già stata
programmata prima degli sviluppi del caso Opel-Gm. Un portavoce della Casa
Bianca ha successivamente confermato sia il colloquio, definito «costruttivo»
E per oggi si attende la
bancarotta di Gm ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: stata divisa a pezzi CORRISPONDENTE
DA NEW YORK Barack Obama General Motors va alla bancarotta e il governo ne
prende le redini per ristrutturarla. Il ministero del Tesoro americano ha
raggiunto l'accordo con la maggioranza dei creditori di Gm, aprendo la strada
alla bancarotta del colosso di Detroit ed al più vasto piano di
riorganizzazione dell'industria automobilistica nazionale.
Gli azionari dei Paesi
emergenti cominciano il 2009 in grande stile Dubbi sulla tenuta ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Tesoro sta riversando sui mercati
per finanziare lo stimolo ultramiliardario di Obama attizzi una fiammata
inflazionistica e faccia decollare i tassi dei mutui e dei prestiti alle
imprese, tarpando la ripresa economica e ostacolando l'uscita dalla recessione.
Anche se la Fed ha azzerato i tassi del dollaro, il prezzo dei bond pubblici,
che va in direzione opposta al loro rendimento,
Gli studenti processano
gli economisti ( da "Stampa,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: e ora consiglia Obama: Larry
Summers». Entrambi i partiti Usa, repubblicani e democratici, escono male dal
cinematografico processo condotto sotto la regia del giornalista Massimo Gaggi,
presidente del tribunale. Gli economisti escono assolti da 3 dei 9 capi
d'accusa, mitemente condannati per gli altri.
usa-cuba, riparte il
dialogo sull'immigrazione ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Osa e gli stesso dirigenti cubani
sono recalcitranti all´idea di tornare a far parte di un´organizzazione
giudicata come una marionetta degli Stati Uniti. Dal suo arrivo alla Casa
Bianca Obama ha avviato una politica di disgelo mettendo in chiaro però che il
regime dovrà impegnarsi sulla strada delle riforme democratiche.
kansas, vendetta sul
medico degli aborti - arturo zampaglione ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: soprattutto per l´arrivo di Barack
Obama alla Casa Bianca ha tolto un punto di riferimento agli anti-abortisti.
Tiller era uno dei pochi ginecologi negli Usa disposti a interrompere la
gravidanza anche dopo la ventesima settimana, la soglia oltre la quale un feto
può vivere autonomamente fuori dal grembo materno.
barack e michelle a
broadway: i repubblicani attaccano ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama porta la moglie
Michelle a Broadway e la gita in aereo e elicottero provoca le polemiche dei
repubblicani per i costi pagati dallo Stato. Immediata la replica del
presidente: «Ho portato mia moglie a New York perché le avevo promesso in
campagna elettorale che saremmo andati a teatro quando sarebbe finito tutto».
esplode la violenza tra
hamas e al fatah 6 morti e 22 arresti ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Lo scontro è giunto tre giorni dopo
l´aperto sostegno che il presidente dell´Autorità palestinese Abu Mazen ha
ottenuto da Obama, sostegno che ha sicuramente aggravato l´ostilità tra il
movimento integralista islamico Hamas, al potere a Gaza, e l´organizzazione al
Fatah, della quale Abu Mazen è il leader.
bagarre politica
sull'intesa opel-magna - andrea tarquini ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E intanto i media tedeschi sparano
a zero sulla scelta: i nuovi azionisti sono Obama e Putin, e il futuro della
nuova azienda è in mano ai russi, scrive l´autorevole e prudente Frankfurter
Allgemeine. Denunciando che nel frattempo, la politica di borsa larga del
governo per Opel ha già convinto centinaia di imprese a bussare ai fondi
statali.
obama annuncia oggi il
crac gm e chrysler può passare al lingotto - arturo zampaglione ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Berlusconi dal presidente Usa il 15
giugno Obama annuncia oggi il crac Gm e Chrysler può passare al Lingotto ARTURO
ZAMPAGLIONE NEW YORK - Per l´auto americana è il giorno della grande svolta.
Dopo essere stata per un secolo il simbolo della potenza manifatturiera
americana e l´orgoglio della sua classe operaia, la General Motors avvierà oggi
le procedure fallimentari,
"latitanti su fiat
perché nascondevano foto" ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: di Obama mentre il nostro governo
sembrava distratto». Anche Massimo D´Alema ha preso spunto dalla vicenda Opel
per un attacco al presidente del Consiglio. «Obama, Merkel e Putin si sono
occupati della questione - ha detto D´Alema durante una manifestazione
elettorale a Potenza - ma la Fiat ha dovuto fare da sola,
angelina jolie i nomi dei
figli tatuati sul braccio ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Repubblica Tv Trovacinema Politica
Arte-Mostra Esteri - Foto L´uso privato dei voli di Stato Dibattito con Di
Pietro Speciale elezioni I dati, il Superblog e l´Europolitometro Obama e
Michelle cena a New York Critiche: "Uno spreco" Angelina Jolie i nomi
dei figli tatuati sul braccio Vienna, le donne della Storia che hanno scelto di
morire
"su fiat l'ultimo
esempio di dilettantismo" - marco trabucco ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: visto Marchionne con il suo
maglioncino da Obama, dalla Merkel e dai sindacati tedeschi. Ma non abbiamo mai
visto un esponente del governo italiano interloquire in questa vicenda». Gli
incentivi alla rottamazione li hanno dati. Non sono già qualcosa? «Scajola ha
detto di averli condizionati al fatto che non venisse licenziato nemmeno un
lavoratore in Italia: come se fosse quella l´
firenze, doppio ostacolo
per il bimbo l'anima rossa e i signori del mattone - alberto statera ( da "Repubblica,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama di Firenze? L´alito di Denis,
magnifico clone di Adolfo Celi in "Amici miei", soffia nella Firenze
massonica e non. Non c´è solo la maledizione di Castello, che già vent´anni fa
ad opera di Achille Occhetto costò la testa a un´intera classe dirigente
comunista, su cui Ligresti vuole fare un´operazione da un miliardo e Della
Valle la Cittadella Viola con lo stadio della Fiorentina.
Berlusconi incontra Obama
Argomenti:
Obama
Abstract: bancarotta di General Motors
Berlusconi incontra Obama «Nuove regole per la finanza» Silvio Berlusconi e
Barack Obama si incontreranno a Washington il 15 giugno. Si parlerà di G8 e di
«nuove regole dell'economia e della finanza mondiale». Codice. Si tratta, ha
spiegato lo stesso Berlusconi, di un «codice che eviti il ripetersi di una
crisi internazionale come quella che stiamo vivendo»
Berlusconi, vertice con
Obama: prepariamo il G8 per la finanza ( da "Corriere
della Sera" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 01/06/2009 - pag: 2 Berlusconi,
vertice con Obama: prepariamo il G8 per la finanza Il premier: summit il
La Casa Bianca e Gm in
bancarotta: senza aiuti pubblici finiva smembrata ( da "Corriere
della Sera" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il presidente Obama dedicherà un
discorso al futuro di General Motors, che di fatto si avvia ad essere
temporaneamente nazionalizzata. Ripetendo il copione già seguito nel caso di
Chrysler, Obama spiegherà che il passaggio attraverso la bancarotta e l'entrata
in campo del governo sono le premesse, necessarie ma provvisorie,
Il Cavaliere studia l'attacco Abstract: il primo bilaterale con Barack Obama, spostano l'umore del capo del governo verso contesti in cui si trova più a suo agio. La speranza è quella di tornare semplicemente a fare il presidente del Consiglio. Certo, c'è stato un danno di immagine non indifferente, soprattutto all'estero, ma anche quello si spera possa smorzarsi con il passare del tempo.>
Argomenti: Obama
Fatah contro Hamas, sei
morti
Argomenti:
Obama
Abstract: a dispetto delle voci che giuravano
su un canale segreto Obama-Hamas. Il movimento islamico ha ripetuto che in
quell'incontro «s'è sostenuta la linea del governo sionista»: nessuna speranza
di riconoscere l'ennesimo governo di Salam Fayyad, nominato il 19 maggio,
chiusa ogni trattativa sul rilascio dei detenuti di Hamas, dopo i quaranta
arresti degli ultimi giorni.
Israele e i contrasti con
Obama
Argomenti:
Obama
Abstract: Katz e non la comunità
internazionale, gl'insediamenti più antichi: «Obama non rispetta gl'impegni
presi da Bush ha detto il ministro , perché c'è una lettera del 2004
dell'allora presidente Usa a Sharon, in cui s'invitava a tener conto dei coloni
che già sono lì. Obama non ha ancora riconosciuto quell'accordo.
Abstract: Allora ha ragione lui, quando si sfoga contro Obama che «vuole far cadere il mio governo»? «La cosa che più preoccupa è che Clinton e George W. Bush avevano comunque Israele nel cuore. Amavano questo Paese e l'idea di sostenerlo in ogni caso. Si vede dalla politica che hanno fatto. Obama, no.>
Ucciso in chiesa il medico
degli aborti ( da "Corriere
della Sera" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: «Sconvolto e offeso» Ucciso
in chiesa il medico degli aborti George Tiller era da tempo nel mirino del
movimento per la vita. Preso il killer WASHINGTON Era scampato a bombe,
attentati, processi. Ma alla fine qualcuno è riuscito a fermare per sempre
George Tiller, un convinto medico pro-aborto.
Ritmo, sudore e gag Bruce
torna in Europa e apre l'estate rock ( da "Corriere
della Sera" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama gli ha riacceso la speranza.
Lui la canta nel nuovo album e la svolta gli ha anche ispirato una predica
recitata prima di «Working on a Dream». «Abbiamo fatto miglia per venire qui
con uno scopo: vogliamo rock the house, vogliamo tirare giù tutto.
Usa-Cuba, riprendono i
colloqui sull'immigrazione ( da "Corriere
della Sera" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Dal suo arrivo alla Casa Bianca, il
presidente Barack Obama ha avviato una politica di disgelo verso Cuba
inaugurata con l'abolizione delle restrizioni per i viaggi e delle rimesse di
denaro per i cubani che hanno famiglia nell'isola. Nessuna conferma ufficiale
della ripresa dei colloqui è giunta tuttavia dall'Avana.
Firenze, doppio ostacolo
per il Bimbo l'anima rossa e i signori del mattone ( da "Repubblica.it" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama di Firenze? L'alito di Denis,
magnifico clone di Adolfo Celi in "Amici miei", soffia nella Firenze
massonica e non. Non c'è solo la maledizione di Castello, che già vent'anni fa
ad opera di Achille Occhetto costò la testa a un'intera classe dirigente comunista,
su cui Ligresti vuole fare un'operazione da un miliardo e Della Valle la
Cittadella Viola con lo stadio della Fiorentina.
Usa, shock per l'omicidio
del medico abortista Obama: "Sono sconvolto e indignato" ( da "Repubblica.it" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: americano Barack Obama si è
dichiarato "sconvolto e indignato" per l'assassinio di Tiller. Il
medico, ha sottolineato Obama in una breve dichiarazione, è stato ucciso
"mentre partecipava ad una funzione religiosa" e "per quanto
profonde possano essere le nostre divergenze come americani su questioni
difficili quali l'aborto esse non possono essere risolte con efferati atti di
violenza"
Asia Argento "Il
mondo è sesso e violenza" ( da "Stampaweb,
La" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Sarà Obama a salvarlo questo mondo?
«Ho sognato che mi corteggiava e mi spediva mazzi di fiori. La notte in cui è
stato eletto ho pianto per la commozione. Lui sì, è un vero socialista». Cinque
donne su nove in giuria a Cannes. La prevalenza del femminile ha condizionato
le scelte?
Task force auto di Obama
ecco chi sono e cosa fanno ( da "Repubblica.it" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: messa in piedi dal presidente degli
Usa che in poco tempo ha rivoluzionato il mondo dell'industria Detorit Task
force auto di Obama ecco chi sono e cosa fanno Si sente sempre parlare della
task force designata dal presidente Barack Obama per supervisionare la
ristrutturazione dell'industria automobilistica americana, dalla Chrysler alla
GM. Ma chi sono i componenti di questa squadra?
Europee: schede, nomi,
foto ecco il Facebook dei candidati ( da "Repubblica.it" del 01-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: neutro fino all'ossessione, proprio
per consentire a qualsiasi candidato di lasciare le proprie informazioni e a
ogni elettore di poterle trovare. E' il primo passo europeo verso le elezioni
2.0 nate con la campagna elettorale di Obama, dove il web può giocare un ruolo
sicuramente importante. (1 giugno 2009
"La fortuna non
esiste" nel libro di Calabresi ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: anni di lavoro al seguito della
imponente campagna elettorale di Barak Obama, negli Stati Uniti. Alla
presentazione seguirà, ore 21, la prima visione del film-documentario «Terra
madre» in cui il regista Ermanno Olmi racconta le genti contadine affluite al
raduno mondiale di Torino. Alla serata - oranizzata dalla condotta locale -
parteciperà il leader di Slow Food, Carlin Petrini.
La Gm fallisce per
rinascere grazie allo Stato ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: per 30 miliardi Ma Obama precisa:
non vogliamo gestirla [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK
General Motors va in bancarotta e affida la propria rinascita a un piano di
ristrutturazione che avrà il governo federale come principale azionista.
L'eclissi del colosso mondiale dell'automobile, per 101 anni icona del
capitalismo americano,
"Bisogna gestire
l'emergenza viaria" ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Perché ha preso come modello Obama?
«Obama è solo il segnale più forte del cambiamento che sta attraversando il
mondo. Nella suo piccolo, «Io Cambio» vuole che Costigliole sia protagonista
del cambiamento in atto nel mondo». Lei ha stupito con il suo manifesto «20
anni di minestra riscaldata» e poi ha messo in lista la presidente del
consiglio uscente.
Così il telefonino
ucciderà la tv ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: chi non si adatta è tagliato fuori
Obama è arrivato grazie a Internet. In Italia il ricambio è bloccato dal
sistema politico "Internet e cellulari: dalla loro integrazione il più
potente strumento di connettività" ANNA MASERA La comunicazione e il suo
profeta INVIATA A MILANO Manuel Castells, 67 anni, spagnolo trapiantato in
California,
Viene dall'Università di
Harvard, e si è affermato come consigliere del presidente del sindacato dei
metallurgici. Dopo qualche tempo è sbarcato a Wall Street dove ha lavorato con ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Tanto lui che Rattner fino a cinque
mesi fa non si erano mai occupati di auto dal punto di vista professionale.
Secondo chi conosce da vicino Bloom e Rattner il tandem composto da Obama
funziona perché mentre Rattner ha un carattere più «riflessivo» Bloom è più
duro: «Dice subito quello che pensa».
Via libera del giudice
Chrysler al Lingotto ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: accordo preliminare tra Detroit e
Torino, con la benedizione di Obama, si basava proprio sulla complementarietà
fruttuosa della tecnologia di Fiat capace di produrre veicoli più efficienti e
della rete commerciale di Chrysler in grado di migliorare l'offerta di
autovetture più amiche dell'ambiente sul mercato americano e internazionale.
"Ma il dialogo vero
si farà sul clima" ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: È per questo che Obama e Hu Jintao
hanno concordato di dare vita ad un dialogo strategico nell'economia». Quale
messaggio porta Geithner per convincere i cinesi ad avere ancora fiducia nei
bond degli Stati Uniti? «La sua missione è spiegare la ricetta
dell'amministrazione Obama per risollevare l'economia nazionale.
FRANCESCA PACI ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 11 aprile si presenta allo show
«Britain's got talent» Inizia a cantare: le telecamere non la lasciano più, la
gente applaude in piedi entusiasta E lei diventa diva in un istante Obama si
dichiara suo fan, lei è ospite fissa dei talk show Inizia un maldestro
tentativo di cambiare look: sarà la fine CORRISPONDENTE DA LONDRA
La crisi di nervi della
star per caso ( da "Stampa,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Demi Moore e il presidente
americano Obama si sono virtualmente iscritti all'affollato Boyle fanclub.
Molto più di quanto una casalinga di mezza età impegnata nel volontariato
parrocchiale potesse mai immaginare. Moltiplicato da Internet, il volto di
Susan Boyle è diventato rapidamente un simbolo, la Marianna delle donne
invisibili come l'ha definita l'ex editor di Vanity Fair,
fallisce gm.
fiat-chrysler, obama ringrazia ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Fiat-Chrysler, Obama ringrazia ROMA
- Bancarotta pilotata per il gigante americano General Motors: il 60% della
nuova Gm sarà controllato dal Tesoro Usa. Auto, calano ancora le vendite, ma
sale la quota del Lingotto. E per l´operazione con la Chrysler Obama ringrazia
la Fiat.
in frantumi il mito
dell'impresa privata negli usa è l'ora di "government motors" -
federico rampini ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Con toni severi Obama annuncia la
bancarotta di General Motors, pilotata da un governo che assume responsabilità
senza precedenti nella gestione di un colosso industriale. Mentre gli
osservatori più disincantati salutano la nascita di "Government Motors",
il discorso di Obama riflette la gravità del momento.
bancarotta pilotata per la
gm il più grande fallimento industriale - arturo zampaglione ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama:"Con Fiat Chrysler più
forte" ARTURO ZAMPAGLIONE NEWYORK - Il giudice Arthur Gonzalez ha
finalmente avallato l´alleanza Chrysler-Fiat e la General Motors ha iniziato
ieri mattina le procedure per un fallimento pilotato che segnerà «la fine della
vecchia Gm e la nascita di una nuova Gm»: come ha indicato Barack Obama
sancendo questa svolta storica che priva Detroit del titolo
michael moore torna a
"motor city" "solo eco-vetture e tasse sulla benzina" ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: energetico del presidente Usa
Obama. Lo scrive sul suo sito Internet il regista Michael Moore, che vent´anni
fa esordì dietro la macchina da presa con un film, Roger and Me, dedicato
proprio alla crisi del gigante dell´automobile dalla sua Flint, in Michigan.
Secondo Moore, gli stabilimenti del gruppo dovranno essere riconvertiti in
fabbriche capaci di produrre veicoli ecologici,
la nuova politica
elettorale degli uomini senza qualità - edmondo berselli ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: di un Obama capace di reinventare
una parola semplicissima come change. Ma a quel punto non dipende più dal
Candidato: dipende dalle astuzie della Storia, dalle macchine elettorali, dalla
creatività sociale. Dipende insomma dal momento in cui il Candidato non è più
una funzione della politica ma è la deviazione,
"attacchi al governo,
gioco elettorale" - marco trabucco ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama, che assiste con i soldi dei
contribuenti il fallimento di General Motors, la Merkel, che per Opel deve
mettere sul piatto 11 mila lavoratori in mobilità. Provate a trasferire questo
scenario in Italia e chiedete a Epifani con che cannone avrebbe sparato sul
governo.
fassino sfida scajola a
savona nei vicoli birra gratis, paga vendola ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Dal suo sito si può cliccare il
sito di Obama. Chissà se c´è anche reciprocità. La candidata in barca - E´ Susy
De Martini, lasciata di fatto a navigare in solitaria dal Pdl, non fosse per
l´aiuto di Sandro Biasotti e Enrico Musso. Ordini molto dall´alto hanno
sentenziato che dovrà essere votata soprattutto Licia Ronzulli, grintosa
milanese.
iran, è guerra nel sudest
del paese sciiti contro sunniti alla vigilia del voto - vanna vannuccini ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il primo a proporre i finanziamenti
era stato Newt Gingrich quand´era Speaker della Camera negli Anni 90, ma questi
sono poi diventati molto più cospicui dopo una decisione presa dal Senato
americano durante la presidenza Bush. Gli iraniani si lamentano che Washington
è perciò ancora lontana dal "rispetto reciproco" invocato da Obama.
SEGUE A P
la corea del nord prepara
il lancio di un nuovo missile ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: quando il presidente Lee Myung-bak
sarà alla Casa Bianca da Barack Obama. I timori sono confermati dal segretario
alla Difesa Usa, Robert Gates: «Abbiamo osservato alcuni segnali secondo cui
essi potrebbero fare qualcosa con un altro missile Taepodong-2, ma a questo
punto le loro intenzioni non sono chiare», ha detto ieri.
"manovra
internazionale contro di me" i sospetti di silvio su murdoch - claudio
tito ( da "Repubblica,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Gli Usa ancora non confermano il
summit con Obama CLAUDIO TITO ROMA - Una manovra internazionale. Una
macchinazione che fa perno anche all´estero. Nei mass media e persino in alcuni
esecutivi. Ed uno dei protagonisti è Rupert Murdoch. Dopo l´attacco del "Times",
Silvio Berlusconi si è fatto la convinzione che contro di lui si stia muovendo
in prima fila il "tycoon"
Deese, arbitro di Detroit
31 anni e laureando ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama o Clinton? Lui ha scelto
Hillary. Consigliere economico. Ha perso. Ma prima di tornarsene a casa ha
ricevuto sul Blackberry un messaggio dell'entourage di Obama, che lo cercava
per farlo lavorare nella squadra che si sarebbe occupata della crisi dell'auto.
Il vecchio mito travolto
da sanità e welfare ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: come promette il presidente Obama,
da azionista riluttante, che affida la gestione ai manager ed è pronto a
uscire. Funzionerà? Certo, l'Iri degli anni Trenta fece le stesse promesse. E
le public authorities americane, avviate da Roosevelt, sono ancora in piedi. Ma
l'interrogativo più serio riguarda le conseguenze che tutte queste operazioni
avranno sul finanziatore di Gm:
Il Cairo attende Obama e
avverte:
Argomenti:
Obama
Abstract: Islam Grande interesse per il
discorso del presidente al mondo musulmano Il Cairo attende Obama e avverte:
«Spetta a Israele fare gesti di pace» Il ministro Gheit: da parte araba in
passato molte aperture DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME Con quel nome può
dire ciò che vuole. E infatti i giornali egiziani lo titolano per intero:
Barack Hussein Obama.
Nancy sgrida Barack: non
mi ha invitato ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: è andato a genio che nella sua
prima conferenza stampa Barack Obama abbia ridicolizzato questa sua bizzarra
passione per lo spiritismo. E anche se lo scorso novembre ha votato per il
repubblicano John McCain, si è offesa per non essere stata invitata da Obama
nel Giardino delle Rose in occasione dello storico annuncio sulla
liberalizzazione della ricerca sulle cellule staminali.
Medico abortista ucciso,
fermato fanatico dell'ultradestra ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Un intervento dopo le parole di
condanna del presidente Obama che ha nel suo team una persona molto vicina a
Tiller. Il segretario alla salute Kathleen Sebelius, originaria del Kansas e a
favore dell'aborto. Un peccato gravissimo agli occhi dei movimenti pro-vita,
alcuni dei quali non hanno stemperato gli attacchi neppure in questi momenti.
Missione Cina Geithner
rassicura sui titoli Usa ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama è impegnata a mantenere il
dollaro forte e a ridurre il deficit fiscale». Un messaggio che suona come una
risposta ai crescenti dubbi cinesi sulla necessità di diversificare gli
impieghi generati dal surplus del Paese, tanto che nei mesi scorsi alcuni
esponenti del governo di Pechino avevano sostenuto l'opportunità di orientare
le riserve della banca nazionale non più solo
Natale, la super banchiera
Argomenti:
Obama
Abstract: Michelle Obama e Carla Bruni,
Marina sceglie a sorpresa l'ultima, la più lontana da sé. «Sono più attratta da
lei perché è frivola». In fin dei conti l'esigentissima Marina - che ha
organizzato il suo shopping con mira strategica, scegliendo due buone commesse,
una da Prada di Montenapoleone, l'altra da Jil Sander e porta sobri tacchi 7,
Il basket spettacolo di
Doctor J
Argomenti:
Obama
Abstract: Nel 2008 Obama è diventato presidente.
Cosa è cambiato maggiormente nella società americana in questi 58 anni? «Ci si
potrebbe scrivere un libro intero. Di passi avanti se ne sono fatti molti, e
non parlo solo da afro-americano. Credo comunque che siano cambiate molte cose
nell'atteggiamento delle persone rispetto al governo e allo stato.
Lenny Kravitz chiede
all'Amore di rivoluzionare (e governare) il mondo ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Politicamente è schierato a
sinistra: «Mi piace Obama ha raccontato . Dopo l'era Bush, una delle più
disastrose della storia, ci vuole un cambiamento». E anche i politici si
interessano a lui. Il presidente francese Sarkozy gli ha spedito un'e-mail per
complimentarsi per il suo ultimo cd e per chiedergli di produrre il prossimo
album di sua moglie,
Xiong torna in piazza
vent'anni dopo la strage di Tienanmen ( da "Corriere
della Sera" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: quello che dice Obama: 'Change',
cambiamento. Per un mese e mezzo, vent'anni fa, milioni di persone in Cina
erano tutte d'accordo nel volere il cambiamento. Occorre volerlo anche adesso».
Il suo tono enfatico contrasta con la sobrietà della compagna di proteste Tong
Yi, ora avvocatessa americana, che si preoccupa di insistere: «Non c'erano
personaggi che da fuori ci manovrassero,
"Manovra
internazionale contro di me" I sospetti di Silvio su Murdoch ( da "Repubblica.it" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Basti pensare che ancora ieri
Berlusconi ha confermato l'incontro con il presidente Usa, Barak Obama: "È
tutto a posto. Andrò in America". Eppure da Washington ancora non è
arrivato la conferma ufficiale. Con ogni probabilità arriverà alla fine di
questa settimana. Ma molti temono che il ritardo con cui agisce la Casa Bianca
sia un modo per prendere le distanze.
Aereo sparito
nell'Atlantico Erano dieci gli italiani a bordo ( da "Repubblica.it" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ha assicurato il presidente
americano Barack Obama alla tv francese, i-TV. Il leader statunitense ha
inoltre espresso solidarietà alle famiglie dei passeggeri. OAS_RICH('Middle');
I soccorritori brasiliani "lavorano con l'ipotesi dell'esistenza di sopravissuti",
ha detto ieri sera il presidente Luiz Inacio Lula da Silva.
Aereo sparito nell'Oceano
Atlantico Parigi: "Le ricerche proseguiranno" ( da "Stampaweb,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha assicurato l?impegno pieno
della sua aministrazione per far luce suu quanto è accaduto. Un aereo radar e
una squadra di ricerca sono stati inviati nell?area dela scomparsa. Dopo che la
perlustrazione compiuta durante il giorno da otto aerei brasiliani non aveva dato
alcun esito, si è deciso di andare avanti con un Hercules C130 equipaggiato con
strumentazioi per cogliere
Così il telefonino
ucciderà la tv ( da "Stampaweb,
La" del 02-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: A dire il vero negli Usa è arrivato
Barack Obama, grazie a Internet… In Italia il ricambio generazionale arranca
perché il sistema politico è imbrigliato dai partiti e Internet non ha ancora
spodestato del tutto la tivù. Ma la rivolta delle banlieu insegna che la
mobilitazione della gente che comunica in rete via cellulare (“
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
"Sì,
forse ho sbagliato" E Dario ordina lo stop Lui, l'aveva capito subito
l'errore, confidandolo agli amici: «Ragazzi, mi sono espresso male e loro ne
stanno approfittando». E' il tardo pomeriggio di mercoledì 27 maggio: qualche
ora prima, in un comizio sulla costa ligure, Dario Franceschini si era prodotto
nella esternazione "italiani, fareste educare i vostri figli a
Berlusconi?". Dunque, a Franceschini il dubbio dell'autogol era venuto due
giorni fa, sotto il diluvio di critiche pesantissime. Ma ieri mattina il
sospetto è diventato certezza: letti i commenti poco lusinghieri dei giornali,
il segretario del Pd si è consultato col giro stretto e ha deliberato in via
informale: «Su questo tema, per non essere equivocati, glissiamo, finiamola
qui», parliamo d'altro. Naturalmente la «conversione» non doveva essere
plateale, andava accompagnata con le perifrasi più rotonde possibili, cosa che
Franceschini ha fatto, quando si è presentato in conferenza stampa: «Non ho mai
parlato dei figli di Berlusconi, né lo farei mai», «ho fatto riferimento a dei
valori che un uomo pubblico deve trasmettere con parole e comportamenti». Gli
chiedono se creda al giuramento berlusconiano sui rapporti con Noemi e
Franceschini si chiude a riccio: «Non penso che agli italiani possa interessare
quel che penso io, certamente si sono fatti una loro opinione». E poi,
inseguito dai cronisti per tutta la giornata, Franceschini ha insistito ogni
volta: «Non dirò mai una parola sulle vicende personali del premier», mentre ha
provato ad allargare il campo delle polemiche di giornata, attaccando su par
condicio e immigrati. L'aggiustamento di linea, nel corso delle ore, veniva
assecondato da quasi tutti i notabili del Pd, al punto che un battitore libero
come Mario Adinolfi si poteva concedere la sua provocazione: «Sono solidale con
Franceschini per le aggressioni verbali subite dalla destra e amareggiato per
il silenzio di tutti i dirigenti del Pd». Certo, qualche segnale di simpatia
era arrivato (Enrico Letta, Livia Turco), ma nelle ultime 48 ore quasi tutti i
notabili hanno vissuto come un autogol la sortita di Franceschini. A pochi
giorni dalle elezioni nessuno può dirlo a voce alta, ma Claudio Caprara,
direttore della dalemiana Redtv, nel suo blog è sincero: «Tra Franceschini e
Pier Silvio e i suoi fratelli, sto con i rampolli di casa Berlusconi. Si è
trattato di una battuta infelice, frutto di una foga eccessiva». Silenzi
ufficiali per i politici di professione, anche se qualcuno è arrivato a
immaginare - ma lo ha solo bisbigliato - che con quella gaffe ad 11 giorni
dalle elezioni, il segretario potrebbe essersi «intestato» una sconfitta alle
Europee che, senza incidenti personalizzabili, avrebbe potuto invece
condividere con tutti gli altri «caporioni». A cominciare da Walter Veltroni
che ieri è tornato a parlare: «Sono ottimista. Ero segretario quando un
italiano su tre ci votava e quella era la base per un'ulteriore espansione».
Veltroni in realtà si è dimesso a metà febbraio perché, dopo le ripetute
sconfitte di Roma, Abruzzo e Sardegna, il Pd era precipitato nel settimanale
sondaggio Ipsos al 24%. E comunque anche se Franceschini su Noemi ha frenato,
il fronte degli «interventisti» non demorde. Dice Massimo D'Alema: «Io parlo
sempre dei problemi reali del Paese, Berlusconi si dedica a tutt'altre
attività». Dice Giorgio Tonini: «La crisi mondiale sta
facendo vacillare il primato dell'avere, della ricchezza, dell'apparenza e
dunque delle ragazze che si affidano ai tanti "Papi" per scalare;
vince invece il modello Obama, lo sfigato sorretto da un afflato religioso che diventa l'uomo
più potente del mondo, studiando, dandosi da fare, con accanto una famiglia
solida».
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
Stupri nelle
foto bloccate da Obama Rivelazioni
in Gb, la Casa Bianca smentisce Un soldato Usa mentre stupra una detenuta, un
interprete che violenta un prigioniero, abusi sessuali sui prigionieri realizzati
con un manganello, filo metallico, un tubo fosforescente. Sarebbero questi i
contenuti delle foto che documentano gli abusi sui detenuti da parte dei
soldati Usa tra il 2001 e il 2005 ad Abu Ghraib e in altri sei carceri.
Barack Obama non vuole che vengano pubblicate, per lo
choc che procurerebbero. Il «Daily Telegraph» ne ha rivelato il contenuto,
intervistando il generale Antonio Taguba, che realizzò un'inchiesta
sull'accaduto nel carcere iracheno alle porte di Baghdad. L'inchiesta pubblicata
da Taguba nel 2004 raccolse accuse che denunciavano abusi sessuali, ma non
aveva rivelato l'esistenza di fotografie in grado di documentare le violenze.
Il Pentagono e la Casa Bianca hanno immediatamente smentito il giornale
inglese. Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, rispondendo a una domanda
durante il briefing quotidiano, ha detto che «nessuna delle foto» che il
presidente Usa ha deciso di non rendere pubbliche contengono le immagini di
abusi sessuali.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
Dagli Usa in
Vaticano un teologo anti-aborto In arrivo dalla Casa Bianca un «collega»
teologo per Benedetto XVI. Obama
ha scelto di farsi rappresentare in Vaticano da Miguel Diaz, professore di
teologia e attivista «pro life» accomunato al Papa dall'interesse per il
tedesco Karl Rahner. Una decisione definita «eccellente» dalla Santa Sede. Obama ha prestato ascolto all'episcopato
americano che gli aveva sconsigliato di sostenere credenti «pro choice»
su aborto, eutanasia e staminali embrionali come Caroline Kennedy, figlia del
primo e finora unico inquilino cattolico della Casa Bianca. Come sostituto
della «teocon» Mary Ann Glendon, introdotta nei Sacri Palazzi al punto da
guidare delegazioni vaticane alle conferenze internazionali e da essere
cooptata nelle accademie pontificie, Obama punta su un
accademico di scuola rahneriana. La Casa Bianca rischiava di ripete il copione
di un anno fa, quando Parigi non trovava un ambasciatore eterosessuale e
monogamo da inviare in Vaticano. E, non riuscendo l'Eliseo a insediare un nuovo
rappresentante diplomatico presso la Santa Sede, si incappò in una «prima
volta» che fece scalpore. Benedetto XVI, infatti, visitò la Francia
accompagnato da un semplice segretario di ambasciata, Pierre Clochard. La
scelta di Diaz è un passo fondamentale sul terreno delicato del rapporto tra Obama e i cattolici. Il presidente è reduce da un intervento
nell'ateneo cattolico di Notre Dame, preceduto da polemiche per le sue
posizioni su aborto e ricerca sull'embrione, ma rivelatosi sostanzialmente un
successo per la Casa Bianca. Obama adesso ha pescato a
sorpresa (il nome non circolava nel totonomine di questi mesi) un professore
che si é formato proprio a Notre Dame, e che avrà il compito di tenere i
rapporti con la Santa Sede su dossier importanti come il Medio Oriente, la
persecuzione dei cristiani in vari paesi del mondo o il rispetto dei diritti
umani globali. La nomina dovrà essere confermata dal Congresso, e non è chiaro
se il via libera arriverà in tempo per la possibile visita di Obama in Vaticano a margine del G8 di luglio a L'Aquila. Con
la designazione di Diaz, Obama sembra aver centrato il
bersaglio, dopo che erano emerse perplessità vaticane sulla possibilità che
nominasse la figlia di Jfk, o Douglas Kmiec, capofila durante le elezioni dei
cattolici pro-Obama. Diaz, 45 anni, sposato e padre di
quattro figli, è nato a L'Avana e insegna teologia alla St.John's University in
Minnesota. È l'autore di due libri di teologia, uno dei quali dedicato alle
prospettiva «ispanica e rahneriana» sull'essere umano.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
IN MATTINATA
ISRAELE AVEVA FATTO SAPERE DI NON VOLER ACCETTARE LA
RICHIESTA USA DI FERMARE GLI INSEDIAMENTI Obama a Israele: stop ai coloni Il presidente Usa appoggia le
richieste di Abu Mazen in visita a Washington [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK Barack Obama accoglie il presidente palestinese Abu Mazen alla Casa Bianca e
chiede a Israele di «porre fine all'espansione degli insediamenti in
Cisgiordania» perché «questo aiuterà il processo di pace». Seduto nello
Studio Ovale a fianco di Abu Mazen, Obama ha vestito i
panni del mediatore fra israeliani e palestinesi, sottolineando l'impegno «a
lavorare alla soluzione del conflitto senza aspettare la conclusione dei mio
mandato». Rivolgendosi a Israele, Obama ha
sottolineato a più riprese la necessità di «bloccare la crescita gli
insediamenti» rispondendo così a quanto poche ore prima il governo di
Gerusalemme aveva affermato con il portavoce Mark Regev sul diritto a
«proseguire la crescita naturale di queste comunità» in attesa «della
conclusione dei negoziati sullo status permanente». Il disaccordo fra
Washington e Gerusalemme sugli insediamenti è evidenziato dal fatto che il
ministro della Difesa Ehud Barak sta arrivando negli Stati Uniti con un piano
per «smantellare gli avamposti illegali» mentre la Casa Bianca chiede il blocco
delle costruzioni «anche se dovute all'incremento demografico». Ad Abu Mazen il
presidente americano ha invece chiesto di impegnarsi «contro la campagna di
odio anti-israeliano che a volte si sviluppa nelle scuole e nelle moschee
rendendo più difficile raggiungere la pace», lodando inoltre il suo «forte
impegno» per arrivare ad un governo di unità nazionale con Hamas. Il leader
dell'Autorità nazionale palestinese da parte sua ha presentato un «piano di
pace» che si articola su due proposte. Primo: la creazione di un «supercomitato»
alle dipendenze del Quartetto (Usa, Russia, Unione Europea e Onu) per risolvere
i contenziosi esistenti fra Israele e Anp sull'applicazione della Road Map del
2003. Secondo: dare vita ad una «connessione» fra il piano di pace saudita del
2002 e la composizione del conflitto israelo-palestinese per arrivare ad una
soluzione «regionale» che porti alla nascita dello Stato di Palestina in
contemporanea con il riconoscimento di Israele da parte di tutte le nazioni
arabe. Quest'ultimo suggerimento di Abu Mazen va nella stessa direzione
auspicata dal presidente americano, Barack Obama,
convinto che proprio la fine dello stato di guerra con i Paesi arabi possa
spingere Israele a maggiori concessioni territoriali nei confronti dei
palestinesi. Obama e Abu Mazen hanno discusso anche
della questione del ritorno dei profughi palestinesi del 1948 - che ha già
fatto fallire i negoziati sullo status finale nel 2000 e nel 2008 - ma il
leader palestinese ha assicurato che «non sarà di ostacolo» perché «non vogliamo
distruggere Israele». Alla conclusione dello colloquio nello Studio Ovale Obama ha fatto sapere che in occasione dell'imminente
viaggio in Egitto sfrutterà il «discorso all'Islam» in programma al Cairo per
affrontare anche il conflitto israelo-palestinese in quanto «sarebbe
inappropriato farlo in ragione dell'importanza che ha per molti arabi e
musulmani». In coincidenza con le tensioni crescenti fra Usa e Israele la
Camera dei Rappresentanti ha inviato un chiaro segnale alla Casa Bianca
approvando con tre quarti dei voti una risoluzione che chiede
all'amministrazione Obama di dimostrarsi «tanto un
mediatore credibile quanto un devoto amico di Israele» durante i negoziati,
auspicando «determinazione per indurre i palestinesi a porre fine a terrorismo
e odio».
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
Romanziere,
saggista no-global Chavez ha regalato il suo libro a Obama È bastato che il presidente
venezuelano Chavez lo regalasse a Barack Obama, nel corso del loro primo incontro del 19 aprile scorso, perché
il libro simbolo dell'anticolonialismo americano, «Le vene aperte ddell'America
Latina», pubblicato da Eduardo Galeano nel 1971, tornasse al centro
dell'attenzione, e in cima alle classifiche di Amazon. Il volume dello
scrittore uruguayano, che ripercorre la storia del continente sudamericano
dalla scoperta europea di Colombo fino al XX secolo, è stato uno dei capisaldi
delle rivendicazioni anti-imperialiste e, più recentemente, del movimento no-global.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
La battuta di
Biden «Come farà Obama senza il suo gobbo?» Un colpo di vento ha offerto al
vice-presidente Joe Biden l'occasione per una battuta ai danni del presidente
Barack Obama, criticato per
l'uso continuo del gobbo nei suoi discorsi. Una folata di brezza ha fatto
cadere a terra uno degli schermi trasparenti usati da Biden per leggere il suo
discorso ieri ai cadetti della Air Force Academy in Colorado. Il
vice-presidente ha colto la palla al balzo: «Come farò a dire al presidente che
il suo gobbo si è rotto? - ha scherzato Biden - Come farà ad andare avanti,
adesso?». Se nessuno, infatti, ha mai messo in dubbio le grandi qualità
oratorie di Obama, nei palazzi della politica di
Washington il presidente è spesso oggetto di critiche e sberleffi per l'uso
continuo del gobbo in ogni occasione pubblica.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
MINNITI (PD):
«HANNO SOPPORTATO I TAGLI DEL GOVERNO, E INVECE DI RINGRAZIARLI LI SI
SBEFFEGGIA». CRITICHE ANCHE DALLA MAGGIORANZA Ancora sugli statali: «Devono
vestire sempre in giacca e cravatta, anche il venerdì» "Poliziotti
panzoni", bufera su Brunetta «Il burocrate faccia il burocrate, ma gli
agenti con manganello e pistola vadano in giro» [FIRMA]MARIA GRAZIA BRUZZONE
ROMA Uno scivolone? Forse. Capita a chi, come Renato Brunetta, ama esternare
ogni momento. Infatti il ministro si è poi scusato coi poliziotti che, in uno
dei suoi impeti pittoreschi, aveva chiamato «panzoni» e «passacarte» per dire
della difficoltà a mandarne di più per le strade. Attirandosi un profluvio di
critiche. «Non volevo offendere nessuno, chiedo scusa ai bravissimi poliziotti
con la pancia. Non dovevo dire panzoni, ma dicendolo tutti mi hanno capito,
tranne gli ipocriti», si giustificherà più tardi. E però sorprende il
riferimento al corpo, da parte di chi certo «non è bello come le veline», come
ha scherzato proprio ieri Berlusconi, quando il ministro si è rifiutato di
salire sul palco di Confesercenti con lui. E' andata che Brunetta è stato anche
intervistato da Klaus Davi. Si parla di sicurezza, e il ministro, «meno
burocrazia e più polizia on the road a contatto col cittadino», dice. E
aggiunge: «Certo non è così facile dire dalla scrivania alla strada, non si può
mandare in strada il poliziotto panzone che non ha fatto altro che il
passacarte, perché se lo mangiano». E si chiede perché il passaporto va fatto
in questura, per esempio. Insomma, «il burocrate faccia il burocrate, ma i
poliziotti con pistola e manganello vadano in giro, nelle gazzelle, in
elicottero». Siap e Anfp, sindacati dei poliziotti, la prendono malissimo.
Bollano quelle del ministro come «affermazioni infondate e gravi», «editti
populistici di cattivo gusto». Spiegano che i colleghi dietro le scrivanie,
«che lui definisce panzoni» non fanno che proseguire il lavoro delle pattuglie
in strada, rilasciano decreti di espulsione o permessi di soggiorno, per esempio.
E in gran parte sono personale ferito in servizio o parzialmente idoneo per
malattie contratte in servizio. Sull'onda sale l'opposizione. Donadi (Idv):
«Diciamo piuttosto no a ministri cialtroni. Si vergogni, e tenga chiusa la
bocca per almeno cinque minuti». Minniti (Pd): «Hanno sopportato i tagli del
governo, e invece di ringraziarli li si sbeffeggia». Storace (La Destra) invoca
«una museruola». Ma se la prendono anche moderati come Nucara (Pri) e D'Alia
(Udc). Critici sulle battute sull'Antimafia: «La scioglierei. Mi piacerebbe non
ci fosse nemmeno lo specifico mafia, una forma di criminalità da perseguire
come le altre». E ancora, sugli statali: «Riuscirò a farli lavorare tutta la
giornata, è un mio obiettivo. Lavorare fino a tardi. Amo tantissimo tempo pieno
e turni». E sul look: «Devono vestire in giacca e cravatta sempre, anche il
venerdì. Quando si è in un'azienda pubblica e si ha a che fare col pubblico, si
hanno doveri maggiori» (la Fp-Cgil chiede se Brunetta pensi di introdurre una
speciale "indennità cravatta"). La trasparenza
sugli stipendi («Un mio leit motiv»), persino gli Usa lo copiano: «Ho notato
che Obama si sta battendo
su questo stesso tema». Altre provocazioni: «Contro le burocrazie, sposterei a
Milano il ministero dell'Economia». Le zecche sui treni? «Se fossi il capo
delle Fs, taglierei la testa al direttore generale».
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
Si muove anche
la Ue I ministri interessati convocati a Bruxelles Per l'Italia
va Scajola Opel divide Merkel e Obama Nessuna pressione Fiat ha presentato un progetto di grande
spessore Siamo stati sorpresi che la richiesta dei 300 milioni non sia emersa
prima Claudio Scajola Peer Steinbrück ALESSANDRO ALVIANI FRANCESCO SEMPRINI Un
vertice che doveva essere decisivo e che si è risolto in un clamoroso
fallimento. Trecento milioni di euro che General Motors reclama per
chiudere la partita Opel e della cui esistenza la casa di Detroit ha avvisato
le controparti solo nell'incontro di mercoledì. Un concorrente, Ripplewood, che
se ne va lasciando in gara solo Fiat e Magna. La tensione tra Berlino e
Washington, risolta con una telefonata al segretario di Stato Usa, Hillary
Clinton. L'Unione europea che convoca all'ultimo minuto un vertice sull'auto
con la vicenda Opel all'ordine del giorno, per «garantire che nessuna misura
sia adottata senza previa informazione e senza coordinamento tra tutti i Paesi
coinvolti», irritando anch'essa Berlino - l'incontro è per oggi, per l'Italia
dovrebbe partecipare Claudio Scajola -. E, sempre per oggi, un nuovo «vertice
decisivo» a Berlino, dal quale però ormai in pochi si aspettano una soluzione.
Sono gli ultimi aggiornamenti della saga della casa tedesca, dopo l'incontro di
Berlino terminato dopo le quattro del mattino di ieri con un nulla di fatto e
una lunga scia di polemiche. L'ad di Fiat Sergio Marchionne, dopo lunghe pause
fuori dal palazzo per fumare, ha lasciato la Cancelleria piuttosto irritato per
imbarcarsi sull'aereo alla volta di Detroit, dove si è recato nella sede
Chrysler nel giorno in cui il Tesoro presenta ai creditori di General Motors un
nuovo piano di ristrutturazione del debito ricucendo evitando così una bancarotta
traumatica al gruppo di Detroit. Ben più irritato il governo tedesco. «Siamo
stati sgradevolmente sorpresi dal fatto che questa nuova richiesta non sia
emersa prima delle 20 americane. L'abbiamo trovato relativamente scandaloso»,
ha detto il ministro delle Finanze tedesco Peer Steinbrück. Irritazione già
montata in precedenza, quando i partecipanti hanno scoperto che i funzionari
del Tesoro Usa non avevano poteri negoziali. E chiusa con la telefonata
ministro degli esteri, Frank-Walter Steinmeier (Spd) alla Clinton, che ha
garantito il «maggiore appoggio americano possibile». Il tema di fondo è però
che Berlino non è disposta ad accollarsi ulteriori aiuti per Opel: in Germania
la lista delle società che aspirano ai soldi pubblici è lunga e si rischia di creare
un precedente pericoloso. Anche per questo Steinbrück ha subito accolto con
favore la disponibilità mostrata dal fornitore austro-canadese Magna ad
anticipare i 300 milioni (in cambio di garanzie pubbliche). Adesso gli occhi
tornano a concentrarsi sulla cancelleria a Berlino, dove oggi si riuniranno
nuovamente la cancelliera Angela Merkel, vari ministri, a partire da zu
Guttenberg e Steinmeier, i governatori dei Länder con stabilimenti Opel, i
rappresentanti di Gm, un inviato del ministero delle Finanze statunitense - a
Berlino sperano sia stavolta un funzionario di alto livello - e i vertici di
Magna e Fiat. Dopo l'esperienza di mercoledì l'inizio del vertice è stato
anticipato: dopo gli incontri con gli sherpa, alle 14, alle 16 prenderà il via
la parte politica. Sul fronte americano invece il Tesoro avanza una nuova
offerta ai creditori di Gm. La formula presentata dalla task force della Casa
Bianca prevede in ogni caso il ricorso a una bancarotta veloce. Il Tesoro
proporrebbe ai creditori un 10% come nella proposta passata al quale
aggiungerebbe l'opzione per acquistare un ulteriore 15%. La nuova Gm, avrà un
debito totale consolidato di circa 17 miliardi di dollari. Nel bilancio ci
saranno inoltre 9 miliardi di dollari di titoli privilegiati con un dividendo
del 9% (2,5 miliardi emesse per il Tesoro e 6,5 miliardi per il Veba). Le
azioni ordinarie verranno ripartite fra il Tesoro, al quale andrà il 72,5%, il
Veba (17,5%) e i creditori.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
NEGLI USA
Quattro milioni di armi vendute ogni anno Secondo i dati del National Opinion
Research Center, nel 2006 il 21,6% degli americani possedeva una pistola. Sono
quasi 4 milioni le armi da fuco prodotte ogni anno negli Stati Uniti. Solo una
quota compresa tra il 60 e il 70% delle vendite avviene attraverso armeria con
regolare licenza, mentre la rimanente riguarda il mercato secondario. Negli
Stati Uniti il possesso e l'uso di armi da fuoco è previsto dal secondo
emendamento della costituzione, ma nel 1994 è stato introdotto il divieto di
acquisto di armi d'assalto che include alcuni modelli di fucili semiautomatici.
Il divieto è scaduto nel 2004 e non è stato rinnovato da
Bush. Obama vuole
introdurre restrizioni e per questo si è scatenata una corsa all'acquisto.
Secondo l'Fbi da novembre oltre sette milioni di persone hanno fatto
l'applicazione per ottenere il porto d'armi.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
LA MADRE ERA
SUL BALCONE A STENDERE IL BUCATO, IL MARITO ERA IN UFFICIO Bimba di tre anni
spara al fratellino [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Prende la pistola del
padre e ammazza il fratello più piccolo. Un fatto di sangue come tanti se ne
leggono nelle pagine di cronaca nera dei giornali americani, ma questa volta il
killer è una bambina di appena tre anni che per imitare i grandi in tv ha
sparato al fratello di appena due anni ferendolo a morte. Una tragedia che
ripropone il dibattito sulla facilità con la quale negli Stati Uniti si possono
acquistare e detenere armi da fuoco, ma che sottolinea anche la scarsa cautela
nel custodirle. L'episodio è avvenuto mercoledì intorno alle quattro del
pomeriggio a Parkwood Court, un quartiere residenziale della cittadina di
Bakersfield, in California. È un pomeriggio come tanti per la famiglia di Ruben
Soto III, il bimbo di due anni è in camera a giocare con la sorellina mentre la
madre stende il bucato nel cortile e il papà è al lavoro. A un tratto un colpo
sordo rimbalza per le stanze della piccola villetta al numero 4200 di Parkwood
Court, la madre corre subito dai figli e vede il piccolo Ruben a terra in un
lago di sangue mentre la sorella, il cui nome non è stato reso noto, ha ancora
in mano la calibro 45 semiautomatica del padre. La bimba, per imitare i grandi
della tv, era andata nella stanza dei genitori, si era infilata sotto al letto
per prendere l'arma che aveva visto nascondere dal padre alcuni giorni prima. È
carica, non serve nemmeno armarla, per lei è solo un gioco: punta sul
fratellino e preme il grilletto. Inutile la corsa al Kern Medical Center, Ruben
muore poco dopo il ricovero. La dinamica dell'incidente appare da subito chiara
agli inquirenti ma le indagini proseguono anche per accertare eventuali
responsabilità dei genitori nell'incauta custodia dell'arma. La morte violenta
del piccolo Ruben ha lasciato tutti scioccati: «È una cosa assurda, tenere una
pistola dentro casa dove i figli la possono trovare, e per di più carica»,
spiega Bobby Ortiz, un vicino. Per il sergente Greg Terry del distretto di
polizia di Bakersfield, il primo a correre sul posto, si tratta di una
tragedia: «È fondamentale, se si possiede un'arma, di custodirla in modo tale
che i bambini non possano trovarla». Secondo il Center for disease control, in
Usa, i minori sino a 14 anni, hanno una probabilità nove volte superiore di
morire per incidenti con armi da fuoco rispetto alla media di altri 24 Paesi
industrializzati. Nel 2006 almeno 32 bimbi americani di età non superiore ai tre
anni sono morti per ferite di pistole o fucili. Nell'ultimo mese e mezzo, un
ragazzino di tre anni di Chicago è stato ammazzato con una revolverata al petto
sparata da un coetaneo. In Florida un ragazzino è stato colpito allo stomaco da
un colpo partito dalla pistola di un teen-ager che la mostrava agli amici
pensando fosse scarica. A Milltown, in Indiana, una bimba di due anni si è
sparata alla testa con la pistola trovata nella stanza dei genitori. La legge
considera un crimine tenere un'arma in casa dove può essere trovata facilmente,
se questa causa ferite al corpo o uccida qualcuno. Ma negli
Usa almeno una famiglia su dieci con bambini ha un'arma da fuoco in casa per di
più carica, e il rischio è che la percentuale sia destinata a salire
velocemente dopo che il previsto giro di vite sulla vendita da parte del
presidente Barack Obama ha
provocato una vera e propria corsa all'armamento.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
PREMIER
ALL'ATTACCO "Magistrati eversivi" Il Cavaliere rompe l'equilibrio col
Colle LO SCONTRO CON I PM GIUSTIZIA «Ci sono grumi eversivi nella magistratura
italiana» L'Anm in rivolta: "Sono insulti inaccettabili" [FIRMA]UGO
MAGRI ROMA Il Cavaliere sta massacrando l'immagine del giudice Gandus, un modo
per pareggiare il conto. Ogni giorno, un attacco pubblico. E' la vendetta per
la sentenza Mills, che condanna il premier come corruttore. Berlusconi non cita
nome e cognome, ma si capisce perfettamente con chi ce l'ha quando squalifica
come «inaccettabile che chi giudica uno di centrodestra», cioè lui, «vada in
piazza a manifestare con i cartelli contro il governo». L'allusione è alle
preferenze politiche della Gandus. Ma fosse solo questo. Nei suoi discorsi affaccia
sistematicamente un apologo («me lo raccontò una volta mio padre») dove tra il
serio e il faceto si stabilisce un parallelo abbastanza greve tra giudici e
delinquenti. L'ha ripetuto ieri alla Confesercenti, in platea qualcuno l'ha
preso a fischi ma Berlusconi (che dopo la gaffe di Franceschini sui figli
sembra in grande spolvero) è stato pronto nel replicare: «A contestarmi siete
in 4 o 5, percentualmente irrilevanti». Ecco dunque la battuta anti-Gandus: «Se
uno nasce e vuole fare del male alla gente, ha tre possibilità. Fare il
delinquente, il magistrato o il dentista. Però oggi i dentisti fanno quella
punturina... E siccome non voglio rinunciare al numero tre, che mi piace, al
posto dei dentisti ci metto i giornalisti. Diciamo certi giornalisti» (magari
quelli che gli hanno aizzato contro la moglie). Non inganni il sorrisetto,
Silvio è imbestialito. «Meglio che non parli dei grumi eversivi tra i Pm,
altrimenti ne verrebbe fuori una gran discussione... Certa magistratura è
sempre intervenuta nei miei confronti prima delle scadenze elettorali, io ho
sempre tovato un giudice a Berlino, ma un cittadino che va a processo ha la
vita rovinata». Occhio per occhio. Annuncia che le colpe della Gandus
ricadranno sull'intera categoria: «Non lascerò la politiica fino a quando non
avremo diviso i magistrati dell'accusa da quelli della difesa». Per i pm pianto
e stridor di denti: dovranno passare un esame specifico, frequentare corsi di
formazione e sottoporsi a controlli «psicologici attitudinali continuativi», perché
(è il sottinteso) c'è pieno di matti. La lista delle proteste sempre più
vibrate e ripetitive (Tenaglia per il Pd, l'Anm col suo presidente Palamara) si
estende stavolta alla Federazione della stampa per la finesse sui giornalisti.
Ma Napolitano fa sapere che adesso basta, la misura è colma. Una nota ufficiosa
del Colle rammenta l'appuntamento del 9 giugno, quando il Capo dello Stato
presiederà il Csm. Terrà un discorso che si preannuncia assai rigido nella
difesa degli equilibri costituzionali. Potrà essere la scintilla di uno scontro
istituzionale di cui già si captano i segnali, e non soltanto sulla giustizia.
Berlusconi punta a sfondare il tetto del 40 per cento nelle urne, e i 5 milioni
di preferenze per poi «resettare tutto», come dicono con qualche baldanza dalle
sue parti. La puntualizzazione di Bonaiuti («Il premier ha soltanto denunciato
una patologia») sul Colle non è giudicata sufficiente a chiudere il caso. Oltre
a Napolitano è in allarme pure il primo ministro ceco, che presiede il semestre
Ue. Si è sentito chiamare in causa, non proprio simpaticamente, da Berlusconi
quando ha denunciato dai commercianti le carenze dell'Europa. «Oggi non riesce
ad avere un ruolo da protagonista. A chi telefona Obama se vuole conoscere la posizione?
Non ha un numero di telefono». Noi siamo qui apposta, fanno notare educatamente
a Praga. Ma il Cavaliere è tornato un panzer. Vorrebbe zittire i commissari Ue
«che parlano tutto il giorno e danno fastidio», solo il Presidente Barroso
dovrebbe aprire bocca. E poi c'è troppa burocrazia, troppe leggi
costose: «Il 70 per cento di quelle che ci impongono oneri vengono dal
Parlamento europeo». Pensa alla Russia, Berlusconi, agli accordi che l'Ue
dovrebbe stipulare con Mosca sul gas. Ma è il primo a non fidarsene dal momento
che insiste per il nucleare, «l'esercito proteggerà i siti». Dobbiamo prendere
esempio dalla Francia. La quale «tra l'altro ha sue le centrali posizionate in
modo che, se dovesse succedere qualcosa, a pagarne le conseguenze saremmo
noi...». Oggi il Cavaliere torna a L'Aquila. Farà tappa all'ospedale, di nuovo
agibile al 60 per cento. Promette che entro metà settembre saranno consegnate
le case a 3 mila sfollati, a fine novembre in tenda non sarà rimasto nessuno.
( da "Stampa, La" del
29-05-2009)
Argomenti: Obama
NEL MESE DI
APRILE Oggi su www.lastampa.it ESCLUSI ANCHE ALTRI QUATTRO PAESI Italiani
quinti in Europa per la navigazione nel web Niente Messenger ai cubani
Microsoft interrompe il servizio Microsoft ha interrotto il servizio Live
Messenger per tutti i suoi utenti a Cuba, una decisione «contrastante
con le ultime misure annunciate da Obama». Chi cerca di connettersi al servizio di messaggistica
istantanea riceve un messaggio di errore. Oltre a Cuba gli altri Paesi
penalizzati sono Iran, Corea del Nord, Siria e Sudan. Nel mese di aprile 21,23
milioni di italiani hanno navigato sul Web, trascorrendo in media 19 ore in
rete e visitando 1.790 pagine. I dati emergono da un rapporto di
ComScore, che ha preso in esame 17 Paesi europei. Per numero di utenti unici l'Italia
si piazza al quinto posto. In prima posizione la Germania, con 40 milioni di
internauti. I tedeschi in media hanno navigato per 22 ore e aperto 2.601 pagine
Web. Nel Regno Unito gli utenti sono stati 36,82 milioni, con 2.482 pagine
visitate e 29 ore di uso. Terzo posto alla Francia, che ha totalizzato 36,35
milioni di utenti, 28 ore di connessione, e 2.791 pagine. Prima dell'Italia
anche la Russia, con 31,3 milioni di utenti, 15 ore in rete e 2.228 pagine
visitate.
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 1 - Prima Pagina DI FERMARE LE COLONIE STABILE E ZAMPAGLIONE A
P
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 16 -
Esteri Dopo il rifiuto del premier della formula basata su "due
Stati" sostenuta anche dalla Ue Ma Netanyahu dice no "Le colonie non
si toccano" Si acutizzano i contrasti, Washington chiede la riapertura dei
valichi per Gaza ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME - La
risposta di Netanyahu ad Obama arriva attraverso il
suo portavoce Mark Regev ed equivale ad una sfida: «Il destino egli
insediamenti sarà deciso nei negoziati di pace tra Israele e i palestinesi. Nel
frattempo, in quelle comunità deve essere permessa una vita normale». Il che
significa che, nonostante l´appello lanciato da Hillary Clinton, a nome e per
conto del presidente, di fermare tutte le attività edilizie negli insediamenti,
senza eccezione, Israele continuerà a costruire per consentire quella «crescita
naturale», che è stata finora l´abile sotterfugio per proseguire a colonizzare
i Territori. Quest´ultima presa di posizione di Netanyahu conferma e, se
possibile, acutizza i contrasti tra il premier e il presidente emersi nel loro
primo incontro di qualche giorno fa, alla Casa Bianca, e di cui il rifiuto del
premier israeliano di fare propria la formula dei «due Stati» come ipotesi di
soluzione del conflitto rappresenta la manifestazione più evidente. In quell´occasione Obama ha detto a Netanyahu che considera il blocco degli insediamenti
come un punto chiave per raggiungere un accordo di pace coi palestinesi. Per
inciso, questa questione sarà al centro dell´incontro tra il presidente Obama e il leader palestinese Abu Mazen,
previsto in tarda serata, a Washington. Val la pena di ricordare che Abu
Mazen ha respinto le vaghe offerte di riallacciare il dialogo avanzate da
Netanyahu, condizionando la ripresa del negoziato allo stop totale delle
attività edilizie nelle colonie. Netanyahu, d´accordissimo in questo con il
ministro della Difesa Barak, ha risposto ad Obama che
non intende stabilire nuovi insediamenti, salvo l´ampliamento di quelli
esistenti in ragione della «crescita naturale» della popolazione, offrendosi
nel contempo di smantellare 22 avamposti (le cellule di base delle colonie)
illegali. Gli stessi 22 avamposti, va aggiunto, che Sharon, prima e Olmert,
dopo, avevano promesso a George W. Bush di evacuare. Ma Obama,
a quanto pare non s´accontenta. Non soltanto non s´accontenta, il presidente
americano, ma vuole di più. Martedì scorso a Londra, una delegazione israeliana
ad alto livello, comprendente anche il ministro per i Servizi Segreti e
l´Energia Atomica, non che fine diplomatico, Dan Meridor, s´è incontrata con un
gruppo di diplomatici americani guidati dall´inviato di Obama
per il Medio Oriente, George Mitchell. Mitchell ha respinto l´argomento della
«crescita naturale», confermando la richiesta di una sospensione totale negli
insediamenti, ma ha aggiunto che Obama s´aspetta che
Israele apra i varchi che isolano Gaza per permettere di avviare la
ricostruzione nella Striscia devastata da tre settimane di guerra. Netanyahu
rilancia, sostenendo che ad ogni mossa israeliana i palestinesi devono
rispondere con reciprocità. Se vogliono che Israele evacui gli avamposti, i
palestinesi devono combattere il terrorismo. Cosa che, non hanno fatto,
aggiunge il premier.
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 16 - Esteri Obama:
"Israele ha l´obbligo di fermare gli insediamenti" Incontro con Abu
Mazen: sì al piano di pace saudita Il presidente Usa in partenza per il Medio
Oriente: tappe a Riad e al Cairo ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Barack Obama incontra alla Casa Bianca il presidente
palestinese Abu Mazen, e alla fine del vertice scandisce: «Israele ha
l´obbligo di fermare gli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Sono fiducioso
che lo Stato ebraico accetterà la soluzione dei due Stati nell´interesse della
propria sicurezza». Durato circa due ore, di cui una buona parte a
quattr´occhi, il colloquio era un tassello importante della nuova iniziativa
diplomatica in Medio Oriente di Obama, che ha chiesto
ai palestinesi di «rinunciare a ogni violenza contro gli ebrei». A differenza di
George W. Bush, infatti, Obama e il segretario di
Stato Hillary Clinton vogliono affrontare di petto, e senza perdere tempo, i
nodi della pace tra israeliani e palestinesi. Di qui i colloqui a raffica con i
leader della regione e il prossimo viaggio del presidente americano. Obama, che ha già visto alla Casa Bianca il re Abdullah di
Giordania, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e ieri il presidente
palestinese, sarà ospite il 3 giugno a Riad del re saudita Abdullah e
all´indomani al Cairo del presidente egiziano Hosni Mubarak. Quello stesso
giorno pronuncerà dall´università del Cairo un discorso sui nuovi rapporti
degli Stati Uniti con il mondo musulmano. Gli arabi si aspettano che il
presidente delinei una strategia per la pace israelo-palestinese, ma è poco
probabile - avvertono gli analisti - che Obama voglia
farlo in quella occasione. La situazione resta infatti molto fluida e le
tensioni tra Washington e Gerusalemme hanno raggiunto un livello mai visto
negli anni di Bush. L´incontro Obama-Netanyahu della
settimana scorsa è stato l´avvio di una partita di scacchi tra due esponenti
politici dalle grandi capacità e dalle opinioni contrapposte. Emerso in quella
sede, il duplice divario sul futuro stato palestinese e soprattutto sul blocco
degli insediamenti in Cisgiordania si è inasprito nei giorni scorsi. L´altro
ieri la Clinton ha riassunto così l´opinione di Obama:
«Vuole uno stop agli insediamenti senza alcuna eccezione». Gli israeliani
insistono invece in una crescita «naturale» degli insediamenti esistenti, il
modo da adeguarli all´aumento demografico. Il tema degli insediamenti è stato
anche al centro ieri dei colloqui con Abu Mazen, il quale ha ricordato la
pregiudiziale palestinese a non riprendere la trattative di pace fino a quando
non sarà stata bloccata l´espansione territoriale di Gerusalemme. In
Cisgiordania vivono già quasi mezzo milione di coloni e il rischio, in caso di
ulteriori costruzioni, è di trasformare il futuro stato palestinese in un
gruviera territoriale. Abu Mazen ha rispolverato anche il vecchio piano di pace
saudita che aprirebbe la strada a un riconoscimento di Israele da parte dei
Paesi arabi, in cambio della restituzione di molte aree conquistate nel 67.
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 17 -
Esteri Già nominato l´inviato presso la Santa Sede: sarà un teologo di origine
cubana E Barack sceglie gli ambasciatori per Roma è pronto David Thorne A
Londra andrà Susman, ex Citigroup e a Parigi un analista finanziario NEW YORK -
Il nuovo ambasciatore americano a Londra sarà Louis Susman, un
ex-vicepresidente del gruppo Citi che ha raccolto centinaia di milioni di
dollari per il partito democratico. A Parigi andrà un ex analista finanziario e
imprenditore, presso il Vaticano un professore ispanico di teologia, a Tokyo un
avvocato californiano specializzato nel settore internet. E per la sede di Roma
si profila la nomina di David Thorne, 64 anni, vicepresidente di Adviser
Investment, ex cognato e amico d´infanzia di John Kerry, che ha un antico
legame con l´Italia per averci vissuto da piccolo. Così, nello
scegliere la nuova leva di ambasciatori per le sedi estere più prestigiose,
Barack Obama non ha rotto
con le tradizioni del passato, né ha privilegiato nomi famosi, di grido, come
ad esempio Caroline Kennedy. Si è orientato invece, come i predecessori, su
personaggi che lo hanno aiutato nella vittoria elettorale e che hanno stretti
legami con il partito. David Thorne è uno di questi. Nato a New York il
16 settembre 1944 da una famiglia di antichissime tradizioni, ha seguito i
genitori a Roma, dove il padre Landon lavorava come diplomatico (secondo alcune
voci era una copertura di un incarico della Cia) e poi come editore del Rome
Daily Herald, giornale in inglese pubblicato nella capitale. Negli anni
Sessanta Thorne ha studiato all´università Yale e lì è diventato amico intimo
di John Kerry, futuro senatore ed ex candidato presidenziale. A Yale John e
David giocavano insieme nella squadra di calcio, corteggiarono entrambi Janet
Auchincloss, sorellastra di Jacqueline Kennedy, entrarono nella associazione
segreta Skulls and Bones (Teschi e ossa) e, dopo la laurea nel 1966, andarono a
combattere nel Vietnam. Fu nella villa dei Thorne che Kerry conobbe Julia, la
gemella di David, che sposò dopo il ritorno dal Vietnam. Il matrimonio finì in
un divorzio: ma nonostante le vicissitudini familiari e la morte di Julia tre
anni fa, Thorne e Kerry rimasero sempre molto legati. Da Brookline, vicino a
Boston, dove vive con la moglie Rose Geer (dalla quale ha avuto due figli),
David Thorne si è occupato per 30 anni di investimenti, attività imprenditoriali
e società editoriali. Ha fondato la società finanziaria Adviser, di cui è
vicepresidente. Ma non ha mai perso il gusto della politica, finanziando i
democratici e diventando il consulente più fidato di Kerry che ne ha
caldeggiato la candidatura e che ora, come presidente della commissione Esteri
del senato, ha un ruolo chiave nella ratifica degli ambasciatori. Mentre per la
nomina di Thorne a Villa Taverna, residenza romana dell´ambasciatore americano,
si aspetta una conferma della Casa Bianca, altre dodici nomine importanti sono
state annunciate mercoledì notte, tra cui Charles Rivkin per la Francia, John
Roos per il Giappone e del teologo progressista Miguel Diaz per la Santa Sede.
«Sono sicuro che saranno in grado di rafforzare i nostri legami all´estero in
un momento così critico per gli Stati Uniti e per il mondo», ha dichiarato Obama. Prima di assumere l´incarico dovranno però tutti
ricevere il gradimento parlamentare: un processo che non avrà tempi brevi.
(a.z.)
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 8 -
Economia Brunetta:"Dietro le scrivanie troppi poliziotti panzoni" Il
ministro: e gli statali lavorino sempre in giacca e cravatta Bufera sulle
dichiarazioni del ministro che poi spiega: non volevo offendere ROBERTO MANIA
ROMA - Il ministro Renato Brunetta - si sa - non ama il linguaggio felpato del
politicamente corretto. Da un anno parla di «fannulloni» a proposito dei
dipendenti pubblici poco produttivi. Poi ha definito «guerriglieri» gli
universitari dell´Onda che si erano scontrati con le forze dell´ordine. Ieri -
e questa è la novità - se l´è presa anche con i poliziotti, quelli che non
possono essere mandati "on the road", perché sono «panzoni», non
avendo fatto altro che «i passacarte» e che, per questo, finirebbero «mangiati»
dai delinquenti. Proprio così ha affermato il ministro che, nella fluviale
intervista alla web tv Klauscondicio, ha detto anche altre cose. Per esempio
che non gli piace il look "casual" negli uffici pubblici e che
vorrebbe vedere i dipendenti in cravatta pure il venerdì oltreché farli
lavorare fino a tardi nel pomeriggio; che se fosse il capo delle Fs
«taglierebbe la testa al direttore generale» per via delle zecche nelle
carrozze ferroviarie; che abolirebbe la Commissione parlamentare anti-mafia
(«non amo gli anti, preferiscono le regole e far rispettare le regole»); che
privatizzerebbe «totalmente» la Rai, che metterebbe on line gli stipendi dei
manager, dei consulenti e degli artisti di Viale Mazzini; che
Obama lo ha copiato nella
battaglia sulla trasparenza delle retribuzioni pubbliche. E poi che sposterebbe
il ministero delle Finanze a Milano e che il Cnr (il Centro nazionale delle
ricerche) si è trasformato in «un baraccone burocratico». Ma è sui «poliziotti
panzoni» che è scoppiata la bufera con la rivolta di tutte le associazioni
della categoria, con le critiche dell´opposizione ma anche dalla
maggioranza, e che, alla fine, ha condotto il ministro Brunetta a una
inevitabile precisazione: «Non c´era nessuna volontà di offendere nessuno. Era
solo una constatazione scherzosa per dire che chi, per tanti anni, ha fatto il
burocrate dietro la scrivania è difficile che faccia il poliziotto alla Starski
e Hutch in strada. Chiedo scusa ai bravi poliziotti con la pancia. Non dovevo
dire panzoni, ma dicendolo, tutti mi hanno capito tranne gli ipocriti». E la
lista degli "ipocriti", per seguire la tesi di Brunetta, ieri si è
fatta davvero lunga. Durissime le prese di posizione dei sindacati dei
poliziotti. «La misura è colpa - ha detto il segretario del Siulp, Felice
Romano - e dunque aspettiamo le scuse ufficiali del fantasioso ministro della
Funzione pubblica. Ma allo stesso tempo attendiamo soprattutto che qualcuno
arresti le uscite fuori luogo e fuori gusto di Renato Brunetta». E altre due
associazioni sindacali, il Siap e l´Anfp: «Le affermazioni di Brunetta sono
editti populisti di cattivo gusto che poco si addicono a un ministro della
Repubblica». Il Silp-Cgil ha chiesto un chiarimento da parte dell´esecutivo:
«Delle due l´una: o alcuni esponenti di governo, sulla sicurezza, pronunciano
parole in libertà, oppure si vuole aprire una questione istituzionale con la
polizia». Retorica la domanda di Marco Minniti, responsabile Sicurezza del Pd:
«Che paese stiamo diventando? I poliziotti invece di essere ringraziati per lo
straordinario lavoro che svolgono in condizioni difficilissime vengono
sbeffeggiati da un ministro». E anche sull´anti-mafia, Brunetta è stato
subissato di critiche. «Se Falcone fosse vivo - ha detto il senatore pd
Giuseppe Lumia - in questo momento inorridirebbe». Infine l´idea della cravatta
in ufficio. Il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda: «Mi chiedo se il
ministro pensi a un´indennità cravatta oppure stia pensando a reintrodurre le
divise per i dipendenti pubblici tanto in voga nel Ventennio».
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 9 -
Economia L´intervento "Siamo pronti a muoverci come per l´emergenza
rifiuti". Pagamenti pubblica amministrazione alle imprese, il premier
propone i certificati di credito Berlusconi: l´esercito nei siti per le
centrali nucleari Allarme usura della Confesercenti: 15mila imprese hanno
chiuso perché strozzate. Serve più credito LUISA GRION ROMA - L´Italia avrà il
suo nucleare, a costo di ricorrere all´esercito. Lo ha annunciato - fra non
poche polemiche - il premier Berlusconi all´assemblea Confesercenti. Se dovesse
essere necessario, ha precisato il presidente del Consiglio, i militari saranno
mandati a presidiare i siti scelti per costruire le centrali, difendendoli
dalle scontate proteste dei locali. «Lo Stato è ritornato a fare lo Stato» e
così come è successo con la questione dei rifiuti in Campania «qualora
dovessero esserci tensioni useremo ancora l´esercito» ha detto. La questione,
per il premier, è di vitale importanza: «Non c´è tempo da perdere: prenderemo
decisioni assennate suffragate da organismi democratici, ma una volta che
saranno prese, se servirà, useremo ancora l´esercito. Lo faremo in tutte le
occasioni necessarie, compresa quella del Frejus». Un metodo che ha scatenato
le proteste di ambientalisti e opposizioni. «Nessun leader occidentale
minaccerebbe di costruire una centrale usando la forza» ha commentato Realacci,
responsabile Pd per l´ambiente. «In un paese serio le decisioni si prendono in
Parlamento» ha dichiarato D´Alema «Il governo dica la verità su dove vuole fare
le centrali, invece di annunciare presidi: questo è un modo di governare
indecente sotto il profilo delle regole democratiche e dell´efficacia di
governo». Ma nucleare a parte, alla platea dei commercianti, il premier - viste
le imminenti elezioni - ha fornito anche il ritratto di un´Europa che «avrebbe
bisogno di un drizzone»: «Oggi la Ue non può svolgere un ruolo da protagonista
perché non c´è una presenza autorevole: a chi telefona Obama per sapere com´è va?» si è
chiesto. Intervengono «in troppi» a partire «dai Commissari che parlano tutto
il giorno e così danno fastidio». In chiusura in tema amato dalla platea: il
premier ha promesso interventi «sullo scandalo» dei ritardi nei pagamenti della
pubblica amministrazione. «Daremo un certificato di credito da
consegnare alla propria banca per farsi pagare e porteremo ad un massimo di 60
giorni il tempo per i pagamenti» ha detto. Parole che il presidente di
Confesercenti Marco Venturi non poteva che apprezzare visto che aveva dedicato
ampia parte della sua relazione alla lotta agli sprechi e alle difficoltà che i
«piccoli» hanno nell´ottenere crediti. Troppo di frequente - ha detto - i
negozianti diventano vittime degli usurai: nel 2008 quindicimila aziende hanno
chiuso perché «sovraindebitate e spesso strozzate».
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina XIX -
Roma Domani all´Auditorium Dalla Sicilia agli Usa il ragazzo prodigio del sax
Aveva appena 13 anni quando Wynton Marsalis rimase stregato dal suo sound. E a gennaio è stato l´unico italiano al concerto per Barack Obama Chi lo ascolta resta impressionato
dall´esuberante fantasia improvvisativa e dalla perfezione del fraseggio. Così
è diventato un fenomeno del jazz GINO CASTALDO Da qualche tempo l´Italia riesce
a esprimere notevoli bagliori sulla scena internazionale del jazz. Da
poco Enrico Rava e Stefano Bollani sono volati in America per un tour
acclamatissimo. Stefano Di Battista aveva anche lui frequentato i club
americani a fianco di grandi personalità americane. Gli esempi non mancano, i
riconoscimenti sono diffusi e costanti. Ma ovviamente su tutto, se non altro
per evidenti ragioni anagrafiche, spicca l´irresistibile ascesa del
sassofonista Francesco Cafiso, siciliano di Vittoria, in provincia di Ragusa,
oggi appena diciannovenne e con alle spalle già un palmares da consumato
professionista. Cafiso (in concerto domani sera all´Auditorium con Dino Rubino)
è il classico enfant prodige. E per certi versi anche un predestinato. Lui
stesso racconta che lo zio, alla nascita, gli regalò una spilla a forma di
sassofono. Un caso, certo, ma quella spilla gli è rimasta attaccata come un
profetico marchio. A sette anni incontra il suo primo maestro, comincia a
studiare il sax jazz, e due anni dopo comincia a farsi notare tra i
professionisti. Chiunque lo sente si rende immediatamente conto di trovarsi davanti
a un fenomeno naturale assolutamente fuori dal comune. Il suo talento è
trascinante. Al punto che come nelle migliori fiabe, nel 2002 avviene
l´incontro decisivo: a 13 anni, è già in cartellone al festival jazz di
Pescara. Quell´anno c´è anche Wynton Marsalis, il trombettista leader del nuovo
mainstream afroamericano, praticamente un´istituzione. Seguendo una antica
tradizione che vuole i trombettisti jazz sempre in cerca di un alter ego al
sassofono, o meglio la sponda per un perfetto dialogo tra i due strumenti,
Marsalis ascolta Cafiso e rimane folgorato dall´esuberante fantasia
improvvisativa, dalla perfezione del fraseggio, dalla proprietà di linguaggio
in una ragazzino che viene dall´estrema provincia siciliana. E decide di
scritturarlo seduta stante per il prosieguo del suo tour europeo. La favola,
dunque, diventa reale. Il gesto fa rapidamente il giro del mondo. Anche perché
un imprimatur che viene dall´America rimane il passaporto per la ribalta
internazionale. Cafiso viene invitato come special guest al festival di Sanremo
del 2004, rischiando però, visto il contesto, di essere messo "in
esposizione" come un fenomeno da baraccone. Ben più impressionante è
quello che succede quest´anno: Cafiso ha suonato, unico italiano, alla cerimonia
di insediamento di Barack Obama, invitato ancora una
volta da Wynton Marsalis. La fiaba, dunque, è appena iniziata.
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 11 -
Economia Ultimatum, accuse e sgarbi Berlino e Washington ai ferri corti
Telefonata di chiarimento tra il ministro degli Esteri Steinmeier e Hillary
Clinton ANDREA TARQUINI dal nostro corrispondente BERLINO - La Germania di
Angela Merkel pone un ultimatum all´America di Barack Obama, l´amministrazione Usa respinge
fermamente le critiche tedesche. Sul futuro della Opel è esploso ormai un
durissimo scontro politico tra Berlino e Washington, e quasi minaccia di
diventare il più pesante confronto tra le due potenze da quando con Schroeder
al governo la Repubblica federale disse no alla guerra contro Saddam Hussein.
E nelle stesse ore, il governo tedesco affronta una seria tensione con la
Commissione europea: Bruxelles ha convocato i ministri dell´Industria Ue per
oggi, ammonisce che la Bundesrepublik non può violare le norme sulla libera
concorrenza e che la soluzione deve essere europea, non nazionale. Siamo
irritati, fa sapere Berlino. Il dramma di Opel ormai non ha più come fatto
centrale la sfida tra Fiat e Magna, è diventato un conflitto diplomatico
internazionale. Con la Germania che vuole essere trattata a pari dignità, e
respinge le dure condizioni americane. A Berlino collera e irritazione verso il
grande alleato d´Oltre Atlantico crescono di ora in ora, e sembrano
ricompattare una grande Coalizione spaccata sul futuro dell´antica azienda
tedesca, divisa fino a poche ore fa tra i conservatori più disponibili alla
Fiat o a un´insolvenza controllata e i socialdemocratici favorevoli a Magna. Le
richieste del Tesoro americano, di non rinunciare ai brevetti di Opel né ad
altre parti del patrimonio dell´azienda formalmente scorporata da GM, sono
giudicate inaccettabili: perché vorrebbero dire che parte del credito-ponte
tedesco per Opel finirebbero negli Usa. E non è bastato che il presidente di
General Motors, Fritz Henderson, smentisse ieri di aver chiesto 300-350 milioni
di euro in più di aiuti tedeschi. Le posizioni sono lontane, il clima resta
pessimo. «Diamo tempo agli americani fino alle nostre ore 14 di venerdì (oggi,
ndr) per chiarire la loro posizione», ha detto parlando a nome della
maggioranza il governatore dell´Assia, Roland Koch. «Finora il loro modo di
negoziare non è stato d´aiuto». Il ministro conservatore dell´Economia, Karl
Theodor zu Guttenberg, incalza: «Ogni giorno gli Usa cambiano posizione, non
sono trasparenti, hanno provato a testarci». Ecco un punto centrale del
retroscena: Washington, accusa il governo tedesco, ha inviato al vertice
notturno alla Cancelleria un negoziatore di secondo rango, un funzionario del
Tesoro senza potere decisionale. «Già questo è un affronto». Per Angela Merkel
e il suo governo, che già da mesi denunciano le tendenze protezioniste Usa, lo
scontro su Opel è un amaro risveglio: Berlino scopre di quale durezza negoziale
Washington sia capace, pur di difendere i suoi interessi. La Germania pone
condizioni: vuole sapere dove andranno a finire i soldi dei contribuenti
tedeschi, e garanzie di trasparenza dal Tesoro Usa. La dura risposta
dell´amministrazione, ieri sera, ha esacerbato gli animi: «Respingiamo
fermamente le accuse, siamo rappresentati adeguatamente alle trattative, e i
soldi dei contribuenti americani non possono andare a sostenere Opel». Nemmeno
la lunga conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri e
vicecancelliere Frank Walter Steinmeier e la Segretario di Stato Hillary
Clinton, ieri, ha creato un disgelo, sebbene Clinton abbia promesso pieno
appoggio. L´impressione del vertice tedesco è che la ferma richiesta di
Steinmeier, di "trattare da partner", non sia stata ricevuta a
Washington. I governatori, divisi fino a ieri tra tifosi di Fiat e di Magna,
adesso dicono unanimi: «Così non va, gli Usa devono rispettare i nostri
interessi, si può creare un problema serio nei rapporti tra America e
Germania». A quattro mesi dalle elezioni, non più il sì o il no a Fiat o a
Magna bensì il gravissimo disaccordo con Washington può diventare cavallo di
battaglia dei partiti. Come fu l´Iraq per Schroeder.
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 30 -
Economia Aiuti di Stato Parla l´economista Luigi Zingales dell´Università di
Chicago: resta qualche rischio nel settore immobiliare "Occhio ai colpi di
coda dei mercati" Il maxi pacchetto di aiuti varato dal governo americano
non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti. Il denaro non è nel sistema
MILANO - L´economia americana inizia a dare segnali di recupero, il mercato i
azionario si è notevolmente ripreso, tuttavia esistono ancora seri rischi di
una ricaduta legati soprattutto al settore immobiliare. Questa l´opinione di
Luigi Zingales, professore dell´università di Chicago, che da anni insegna
negli Stati Uniti. Per Obama l´economia americana è fuori dal baratro. Qual è la sua
percezione del sistema economico e finanziario degli Stati Uniti? «Sicuramente
è un fatto positivo che Wall Street abbia ripreso quota e permesso alle banche
di raccogliere capitale di rischio sul mercato per rafforzare la propria
solidità patrimoniale. Tuttavia ritengo che non sono stati risolti i
problemi di fondo e che esistano rischi di nuove svalutazioni». E quali sono le
zone grigie dei bilanci delle banche americane? «Resta ancora da risolvere il
problema del settore immobiliare, per cui è stato fatto ancora troppo poco e
c´è il rischio di affrontare perdite ulteriori sia per il comparto residenziale
che per quello commerciale. Le banche hanno ancora un´elevata esposizione al
settore immobiliare tramite le linee di credito ipotecarie. In stati come la
California, il Nevada e la Florida dove il prezzo delle case è crollato di
oltre il 50% il valore di questi prestiti è molto al di sotto del valore
iscritto a bilancio e probabilmente inferiore alle proiezioni contenute nello
stress test. Quinci c´è ancora il rischio di svalutazioni. Lo stesso succede
nel settore commerciale in una fase in cui l´America, che negli ultimi anni
aveva consumato il 100% del suo reddito, adesso si troverà naturalmente a
cercare di risparmiare almeno il 10% delle sue entrate tagliando proprio sui
consumi discrezionali e mettendo in crisi il settore della grande distribuzione
e della vendita al dettaglio». Quindi lei è scettico sull´effettiva salute del
comparto finanziario Usa? «Diciamo che è possibile che siamo fuori dalla crisi,
ma che ugualmente esiste il rischio di una ricaduta seria che sarebbe molto
dannosa al sistema e minerebbe la fiducia di cui Obama
ha goduto finora». Una possibile soluzione potrebbe essere quella di
implementare gli aiuti di stato per rilanciare l´economia? «Direi di no, perché
il maxi pacchetto di stimoli varato dal governo non ha ancora dispiegato i suoi
risultati. C´è stato un effetto psicologico, ma il denaro derivante dagli
interventi pubblici non è stato ancora immesso nel sistema». Allora quale
secondo lei sarebbe la giusta soluzione per evitare nuove ricadute? «Gli Stati
Uniti non devono ripetere l´errore fatto dal Giappone che non avendo introdotto
un sistema stringente di accounting per le sue banche, ha fatto sì che il Paese
si trascinasse per 10 anni in una stagnazione perché i suoi istituti di credito
restavano insolventi. Bisognerebbe invece preparare una legislazione per
ristrutturare velocemente ed efficacemente gli istituti che dovessero essere
non adeguatamente patrimonializzati, cosa che ancora non è stata fatta». (s.b.)
( da "Repubblica, La"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 30 - Economia Obama:
economia fuori dal baratro Dati ok su lavoro e ordini. G20 a Pittsburgh.
Greggio, ripresa della domanda SARA BENNEWITZ MILANO - Il peggio è passato per
l´economia americana. Queste le parole con cui ieri il presidente Usa Barack Obama ha
cercato di lanciare messaggi rassicuranti. Pur non nascondendo le sue
preoccupazioni: «L´economia americana è uscita dal baratro
ha detto
Obama durante un incontro con le star di Hollywood per
la raccolta di fondi ma non dobbiamo
cullarci nell´alloro perché c´è ancora molto lavoro da fare». E anche per
dare un segnale di questa ripresa, Obama ha scelto
come sede del prossimo G20 Pittsburgh. La città dove hanno sede alcuni colossi
Usa dell´industria pesante, sta infatti risorgendo da una crisi profonda e il
prossimo 24-25 settembre ospiterà i capi di stato dei 20 maggiori Paesi
industrializzati al mondo. E sempre ieri dal fronte macroeconomico sono giunti
segnali per certi versi contrastanti, ma che comunque denotano una possibile
ripresa. Sotto le attese le vendite di nuove case, cresciute in aprile solo
dello 0,3% a 352.000 unità, nonché le scorte di petrolio, crollate oltre le
stime a 363,1 milioni di barili. Sorprese positive sono, invece, arrivate dagli
ordinativi e dai sussidi. In aprile, la richiesta di beni durevoli negli Usa è
salita infatti dell´1,9%, il balzo in avanti più forte da 16 mesi. Ugualmente
la scorsa settimana 13 mila persone in meno hanno richiesto i sussidi di
disoccupazione, che sono così scesi a quota 623 mila. Crede nella ripresa anche
l´Opec. Dal vertice di Vienna dei maggiori paesi petroliferi è emerso che, dopo
i pesanti tagli dei mesi scorsi, la produzione resterà invariata. Tuttavia,
l´Opec ha anche annunciato di vedere i primi segnali di un incremento della
domanda, e si aspetta un aumento dei consumi entro fine anno. Questa notizia,
insieme al calo delle scorte Usa, ha fatto rimbalzare il petrolio a New York
poco sotto 65 dollari al barile. Nel frattempo, invece, il biglietto verde
continua ad essere debole, tanto che ieri l´euro è tornato a 1,39 dollari.
Viceversa, i mercati azionari restano nervosi in attesa di conferme positive
dai risultati aziendali. Se Gm ha ripreso quota a Wall Street dopo il crollo di
mercoledì legato al ricorso alla procedura del chapter 11, ieri anche il gruppo
dei componenti auto Visteon ha dichiarato bancarotta. Ugualmente il comparto
Usa delle costruzioni ha sofferto per il dato deludente sulle nuove case, e da
colossi del largo consumo come Procter & Gamble, sono giunti segnali
negativi per il 2009 con un ritorno alla crescita a partire dal 2010. Tutti
fattori che hanno portato la Borsa di New York in territorio negativo, e che di
conseguenza hanno appesantito la chiusura dei listini europei. La peggiore di
tutte è stata Francoforte (meno 1,36%), seguita a ruota da Parigi (meno 0,95%)
e infine da Londra (meno 0,6%). A Piazza Affari, il Mibtel (meno 0,53% a 15.917
punti) ha fatto meglio delle cugine d´Europa, mentre l´indice delle maggiori
aziende italiane raggruppate nell´S&p/Mib ha perso lo 0,8%.
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 29/05/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 29/05/2009 - pag: 17 Diplomazia Rientrano le
tensioni con gli Usa. La Santa Sede apprezza la scelta: «Eccellente» Obama manda un teologo in Vaticano Miguel Diaz nominato
ambasciatore. Si prepara l'incontro con il Papa CITTÀ DEL VATICANO Da una
settimana, a dimostrazione di quanto fosse delicata la faccenda, era il segreto
meglio custodito tra la Casa Bianca e il Vaticano. L'ex ambasciatore Thomas
Melady aveva fatto sapere ai colleghi: «Vedrete, sarà una felice sorpresa ». La
sorpresa si chiama Miguel H. Diaz, è nato all'Avana 45 anni fa e sarà il nuovo
ambasciatore americano presso la Santa Sede: non un diplomatico ma un giovane
outsider, un teologo per il Papa teologo, un cattolico non troppo connotato,
uno che alla casa Bianca definiscono «chiaramente pro life» sull'aborto e
tuttavia ha firmato il documento delle 26 personalità cattoliche a difesa del
ministro della Salute Kathleen Sebelius, anche lei cattolica ma per la libertà
di scelta. In una parola, «una scelta intelligente di Obama»,
dicono ai piani alti del Vaticano. «Una scelta eccellente», fa sapere
l'arcivescovo Pietro Sambi, nunzio a Washington. Miguel H. Diaz ha già ottenuto
l'«agreement», il gradimento formale della Santa Sede, ora attende solo la
conferma del Senato Usa. E così la situazione, dopo mesi, si è sbloccata, e con
essa «l'unico ostacolo» che si frapponeva ad un incontro
tra il Obama e Benedetto
XVI. «Se il presidente Usa chiederà di vedere il Santo Padre, sarà senz'altro
ricevuto », fanno sapere Oltretevere. A questo punto è probabile che Obama possa vedere il Papa nei giorni
del G8 che si riunirà a L'Aquila dall'8 al 10 luglio: il 13 è previsto che il
Papa parta per le vacanze in Val D'Aosta, i giorni buoni potrebbero
quindi essere prima o dopo il vertice. L'indicazione del nuovo ambasciatore è
arrivata dopo mesi di voci su candidati proposti «informalmente» e non graditi
Oltretevere. Dagli Usa era trapelato pure il nome di Caroline Kennedy, voce
smentita seccamente sia dalla Casa Bianca che dal Vaticano. Molte
indiscrezioni, del resto, erano alimentate dallo scontro politico americano.
Gli ambienti «teocon» vicini a Bush tendevano ad accreditare l'idea di un
conflitto quasi irrimediabile tra Obama e il Papa. Le
cose non stavano proprio così. È vero che l'episcopato americano non ha
risparmiato critiche alle idee del presidente in tema di bioetica. Ma è anche
vero che negli ultimi tempi sono arrivati segnali di distensione. La politica
estera è un terreno di incontro tra Usa e Santa Sede: Benedetto XVI, per la
pace tra israeliani e palestinesi, ha sostenuto il piano «due popoli, due
Stati» caro anche a Obama. Quanto ai temi etici, dieci
giorni fa l'Osservatore Romano riconosceva a Obama «la
ricerca di un terreno comune » per «affrontare la delicata questione
dell'aborto». E questo commentando l'intervento del presidente americano
all'università Notre Dame, cerimonia disertata per protesta contro Obama dall'ex ambasciatrice «teocon» Mary Ann Glendon.
Curiosamente, il nuovo ambasciatore, già consigliere di Obama
in campagna elettorale, si è laureato e ha insegnato proprio nell'ateneo
dell'Indiana. È docente di teologia alla St. John's University e al College of
Saint Benedict in Minnesota, parla quattro lingue compreso l'italiano («crepi
il lupo!», ha risposto ieri agli auguri) e legge il greco, i latino e il
tedesco. Sposato con la signora Marian e «padre orgoglioso di quattro bambini»,
ha una storia affine a Sonia Sotomayor, nuovo giudice della Corte Suprema:
figlio di un cameriere e di una centralinista, è il primo in famiglia ad aver
fatto l'università ed ora il primo ispanico a rappresentare gli Usa in
Vaticano. «Che si sia scelto un teologo dimostra quanto seriamente
l'amministrazione tenga alle relazioni col Vaticano», dicono alla Casa Bianca.
E lui: «Se il Senato mi confermerà, spero di essere un ponte tra la nostra
nazione e la Santa Sede». Presidente Il presidente americano Barack Obama, 47 anni Soddisfatto Papa Benedetto XVI: ha approvato
la nomina Gian Guido Vecchi
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 29/05/2009 - pag: 17 Le altre
nomine Nuovi diplomatici WASHINGTON Nuovi ambasciatori Usa per alcune
capitali-chiave: Obama ha
infatti nominato Louis Susman, ex vice presidente di Citigroup, a Londra, il
consulente sulla sicurezza Charles H. Rivkin a Parigi, l'ex deputato Tim Roemer
a New Delhi e l'avvocato della Silicon Valley John V. Roos a Tokyo.
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 29/05/2009 - pag: 17 Torture Un giornale inglese
svela il contenuto di alcune immagini censurate. La Casa Bianca smentisce:
«L'articolo è totalmente sbagliato» Le foto di Abu Ghraib: spunta anche
l'accusa di stupri DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA Il generale Antonio Taguba
giura che le fotografie sulle violenze commesse dai militari americani ai danni
dei detenuti di Abu Ghraib in Iraq sono «qualcosa di orrendo». Complessivamente
duemila immagini, non solo dall'Iraq ma anche
dall'Afghanistan, alla cui divulgazione il presidente Obama oppone il veto. In una si vedono i soldati che abusano di una
donna incarcerata. In un'altra, un interprete si accanisce su un detenuto.
Stupri e abusi sessuali, fissati e stampati. Nessuno ha distrutto le prove.
Forse gli autori confidavano sull'impunità. Ora sono dentro a un dossier
la cui pubblicazione è diventata una delicata questione di politica interna ed
estera. Può Washington dare il via libera? È il quotidiano inglese Daily Telegraph
a parlare con l'alto ufficiale statunitense che ha condotto le indagini e ha
visionato quel materiale. «La sola descrizione è terribile ». Ma la Casa
Bianca, ieri sera, ha smentito. «Nessuna delle foto» che il presidente Usa ha
deciso di non rendere pubbliche contiene le immagini di abusi sessuali, ha
detto il portavoce Gibbs. «Si tratta di un articolo dal contenuto errato che
offre una descrizione falsa delle immagini in questione». Antonio Taguba ha
svolto la sua inchiesta nel 2004 e ha firmato un rapporto conclusivo. È andato
in pensione ma non ha di certo dimenticato e non ha alcuna intenzione di
coprire o di negare ciò che ha visto e accertato. «Queste fotografie mostrano
violenze, torture e ogni tipo di indecenza », spiega il generale al Daily Telegraph.
Documentano almeno 400 casi di violenze compiute sia ad Abu Ghraib sia nel
teatro di guerra afghano. Episodi disgustosi avvenuti fra il 2001 e il 2005.
Hanno parlato le vittime, hanno confermato i testimoni, infine sono saltate
fuori le immagini. Il generale Antonio Taguba non si nasconde. «I responsabili
sono stati identificati e nei loro confronti abbiamo adottato tutte le più
appropriate azioni». In talune riprese, ricorda, si vedono militari che
strappano le vesti alle prigioniere e ai prigionieri, le sequenze proseguono
con la rappresentazione di atti raccapriccianti durante i quali vengono usati
tubi, fili, manganelli di acciaio. Prepotenze esercitate in violazione dei più
elementari diritti, nel disprezzo della persona umana. È giusto che il
presidente Obama intenda censurare la divulgazione del
dossier con le duemila fotografie? «Non sono affatto sicuro di quale possa
essere lo scopo della pubblicazione dice il generale Antonio Taguba forse c'è
una ragione legale ma le conseguenze sono quelle di mettere in pericolo sia le
nostre truppe delle quali abbiamo un grande bisogno sia le truppe britanniche
che stanno cercando di costruire una rete di sicurezza in Afghanistan ».
All'inizio Obama aveva promesso di rimuovere i veti.
Una decina di giorni fa, spinto dall'azione di persuasione compiuta dagli alti
vertici mi-- litari, è ritornato sui suoi passi. «Se rendiamo pubbliche quelle
foto la vita dei soldati è a rischio». Qualcuno aveva provato a sostenere che
in realtà le immagini fossero simili a quelle già note e apparse cinque anni
fa. In esse si vedevano cani tirati e aizzati contro prigionieri ammassati in
piramidi umane. Questo è, invece, un nuovo capitolo. Ancora più imbarazzate,
grave, inaccettabile. Le parole del generale Il quotidiano riporta le parole
del generale Usa che indagò sugli abusi: «La sola descrizione è terribile»
Abusi Una foto delle violenze commesse dai militari Usa verso i detenuti di Abu
Ghraib (Ap) Fabio Cavalera
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 29/05/2009 - pag: 34 Fondazione Corsera Le visioni
di Castells e l'automa finanziario MILANO Ci salveranno la politica e
l'innovazione tecnologica. O meglio: salveranno l'America, non l'Europa.
Ridotto all'osso è questo lo stretto sentiero d'uscita dalla crisi individuato
da Manuel Castells, uno dei più influenti pensatori mondiali, sociologo (ed
economista) che si divide fra la nativa Spagna (L'Università di Barcellona) e
la California (prima docente a Berkeley e ora alla University of Southern
California), autore di una ventina di opere fra cui la celebre trilogia «The
information age». Castells ne ha parlato ieri al convegno «Dalla follia
finanziaria alla politica della speranza», organizzato dalla Fondazione Corriere
della Sera. La sua analisi su cosa è successo dalle Reaganomics a oggi non si
discosta ovviamente da quella di molti colleghi: il dilagare di un mostro
finanziario senza controlli, globalizzato, tutto concentrato nel moltiplicare
il denaro inventando strumenti sempre più sofisticati, basati su formule
matematiche tarate su una realtà immaginaria e replicati all'infinito fino a
eludere ogni pretesa di trasparenza e di verifica contabile. Tutto questo in
un'economia globale fortemente squilibrata: da un lato gli accumulatori di
capitali (Cina in primo luogo) dall'altro consumatori di capitali (Gli Usa).
«Abbiamo creato un gigantesco robot globale privo di cervello», ha sintetizzato
Castells. E oggi che quel castello è crollato ne misuriamo le conseguenze. Ma
quello che più interessa al sociologo è osservare come dalla perdita di reddito
e posti di lavoro, stiano proliferando negli Usa nuovi comportamenti sociali,
dagli orti urbani i cui prodotti vengono venduti via internet fino al baratto
elettronico. L'innovazione tecnologica può portare l'economia a forme di
sviluppo ambientale e sociale più sostenibili. E gli
investimenti che il presidente Obama sta orientando in questo senso assicurano l'impulso necessario.
Grazie, in primo luogo, al forte appoggio di cui gode fra gli americani. In
Europa, invece, lo scenario è diverso spiega visto che le società civili di
quasi tutti i paesi hanno una totale sfiducia nelle classi politiche.
M.Castells G.Ra.
( da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 29/05/2009 - pag: 34 Il G20 a Pittsburgh Obama: recessione, baratro alle spalle
WASHINGTON L'economia americana «è uscita da baratro », il peggio è passato,
«c'è una calma che non esisteva prima» anche se «rimane molto da fare». Lo ha
dichiarato Barack Obama a
un banchetto a Beverly Hills, dove le star di Hollywood dal regista Steven
Spielberg all'attore Antonio Banderas hanno raccolto oltre quattro milioni di
dollari per i democratici. Il presidente, che più tardi alla base
militare Nellis presso Las Vegas ha attribuito i progressi ai finanziamenti
dello Stato di 780 miliardi di dollari, ha fatto eco al ministro del tesoro
Timothy Geithner. L'altro ieri, a Roxbury nel Massachusetts, Geithner aveva
affermato che «l'economia dà segni iniziali di ripresa, la fiducia aumenta e la
finanza incomincia a guarire », pur ammonendo a sua volta che «le difficoltà da
superare sono ancora gravi». L'ottimistico messaggio di Obama,
contestato da Nouriel Roubini, la Cassandra degli economisti americani, secondo
cui l'anno prossimo l'economia crescerà soltanto dell' 1-2%, è stato ribadito dal
portavoce della Casa bianca Robert Gibbs. Il portavoce ha riferito che il
presidente ha organizzato la nuova conferenza del G20, a cui si deve l'85% del
prodotto lordo mondiale, il 24 e 25 settembre prossimo a Pittsburgh in
Pennsylvania, in concomitanza con l'Assemblea generale dell'Onu. Obama, che ha benevolmente rimproverato ai media di avere
ignorato che ieri erano 100 giorni dal varo del suo piano, intende sollecitare
il G20 a seguire il suo esempio. Alla base Nellis, il presidente ha sostenuto
che i finanziamenti statali hanno già salvato o generato 150 mila posti di
lavoro. Con le loro rassicurazioni, Obama e Geithner
hanno forse anche cercato di prevenire reazioni negative in borsa alla
bancarotta della Gm. Lo conferma la scelta di Pittsburgh come sede del G20.
Circa vent'anni fa la città, l'antica capitale dell'acciaio e delle altre
industrie pesanti, era nella stessa situazione disastrata di Detroit, la
capitale dell'auto, oggi. Ma, ha ricordato Gibbs, con investimenti intelligenti
Pittsburgh si risollevò, diventando uno dei poli americani dello hi-tech e
della medicina, un'evoluzione che anche Detroit potrebbe compiere. Stando a
Gibbs, c'è speranza: ad aprile, le ordinazioni dei beni durevoli sono salite
dell'1,9 per cento, il massimo degli ultimi 18 mesi, e a maggio è salita la
fiducia dei consumatori. La cena a Beverly Hills «Adesso c'è una calma che non esisteva
prima, ma ancora resta molto lavoro da fare» Schiarite Usa ottimisti. Ieri il
ministro del Tesoro Tim Geithner (a sinistra) e Barack Obama
(a destra) hanno sottolineato i segnali positivi. Ennio Caretto
(
da "Corriere della Sera"
del 29-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Economia data: 29/05/2009 - pag: 37 Le Conversazioni La serata conclusiva di «Economia e Società aperta» «Con un'America debole mercati globali senza leader» I timori di Panebianco. Siniscalco: ora meno squilibri MILANO Ma «dopo» come saremo, migliori o peggiori? Il mondo e il futuro come ce li possiamo immaginare? Il capitalismo non finirà nel 2009, ma la fine ufficiale dei sogni del denaro facile e della vita «a debito» ha incrinato un modello, quello americano, con un impatto che si prevede assai rilevante sulla politica e le economie del pianeta. Di questo si è discusso ieri sera al quarto e ultimo appuntamento de «Le Conversazioni» di «Economia e Società aperta» organizzate dalla Bocconi e dal Corriere della Sera. A confronto Angelo Panebianco, politologo e professore all'Università di Bologna e Domenico Siniscalco, vice chairman europeo di Morgan Stanley ed ex ministro del Tesoro, moderati da Aldo Cazzullo e introdotti da Severino Salvemini. A concludere la serata sul tema «Dopo la tempesta: istruzioni per sopravvivere», il direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli e il rettore della Bocconi, Guido Tabellini. «Dopo la crisi il mondo sarà sensibilmente diverso» ha detto subito Panebianco per il quale «assisteremo probabilmente all'indebolimento del ruolo degli Stati Uniti come garante dei sistemi di libero scambio». Le prime conseguenze potrebbero essere «la riduzione della globalizzazione e la frenata dei processi di democratizzazione». Tutte e due le grandi fasi di globalizzazione, ha spiegato il politologo, sono state sostenute da un «egemone liberale», come lo sono stati la Gran Bretagna tra il 1870 e il 1914 e gli Stati Uniti dopo il 1945. «Se non c'è una superpotenza con quelle caratteristiche ha argomentato il processo può interrompersi». Dissente, almeno in parte, Siniscalco: «A me gli Stati Uniti appaiono ancora fortissimi ». Dalla crisi, ha aggiunto, «potrebbe uscire, con lentezza, un mondo più equilibrato, con più industria e meno finanza, più Stato e meno mercato, con meno squilibri commerciali, più risparmio negli Usa e più consumo in Asia, con le banche più regolate, con minori disuguaglianze. Probabilmente con una crescita potenziale molto più lenta che nel decennio passato. Ma questo accadrà ha aggiunto e sta già accadendo grazie agli Stati Uniti e non contro di essi: perché l'amministrazione >Obama è il primo tra i governi a volere questa
metamorfosi». Quanto all'Europa, la sua chance per Siniscalco potrebbe essere
quella di svolgere un ruolo di arbitro tra Usa e Cina, sfruttando il debito in
euro come un'alternativa al debito in dollari degli investitori asiatici.
Panebianco, invece, teme l'impatto delle condizioni politiche globali «meno
amichevoli» per l'economia aperta. Trovandosi a fronteggiare una minor
crescita, ha detto, «l'Europa avrà davvero bisogno di scelte innovative». Sul
filo rosso che ha legato tutte «Le Conversazioni » la dicotomia tra Stato e
mercato Panebianco ha ricordato tra le altre cose come «la politica ritorni al
centro della scena quando c'è un problema di sicurezza» e come l'Europa «resti
più un consumatore che un produttore di sicurezza». «Le Conversazioni sono
state indubbiamente utili, ma molte sono ancora le domande che restano», ha
detto poi in conclusione de Bortoli. «C'è stata negli Stati Uniti una
riflessione profonda nella classe dirigente? È cambiata la cultura delle banche
d'affari o delle agenzie di rating? Secondo me no, non è cambiato quasi nulla»,
ha detto il direttore del Corriere, augurandosi che, in Italia, qualcosa cambi
«nei comportamenti» e possano affermarsi i principi di «equità, concorrenza e
merito». Tabellini ha ringraziato gli studenti per la grande partecipazione,
ricordando come «Le Conversazioni» si siano svolte «cercando, come sempre, di
ancorare le opinioni ai fatti. La crisi ci ha insegnato che uno dei compiti
dell'Università è insegnare valori e l'importanza di opporsi al relativismo
morale ». L'incontro conclusivo di Economia e Società aperta Paola Pica (
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Argomenti: Obama Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 01/06/2009 - pag: 5 Retroscena «Dopo gli ultimi fatti cambierò il ddl intercettazioni» Il Cavaliere studia l'attacco «Non ci sarà un nuovo '94» DAL NOSTRO INVIATO BARI Nel suo staff dicono che il peggio è passato. Ne sono convinti. Per giorni hanno visto un capo giù di morale, chiuso in se stesso, turbato dalla pubblicazione continua di indiscrezioni sulla sua vita privata, dalla rottura con la moglie, dal dovere di difendersi. Dicono che il punto di svolta sia stato l'intervento a sua difesa dei figli, soprattutto dei più piccoli. La solitudine del Cavaliere si è interrotta lì. E forse anche i timori e i sospetti, probabilmente ingigantiti da un clima di generale confusione, che dietro la vicenda iniziata con una festa a Casoria, per celebrare il compleanno di una diciottenne, vi fosse una sorta di complotto politico. Per alcuni giorni Berlusconi di quel complotto ha parlato, in pubblico e in privato. Alcuni suoi ministri hanno rilasciato interviste ai giornali. Le voci interne allo staff hanno creato anche il mito di una «talpa», poco riservata sugli spostamenti privati del capo del governo. Alle inchieste dei quotidiani sono state abbinate meno conosciute inchieste «interne». Nelle ultime ore quest'atmosfera si è diradata. Ieri sera a Bari, a margine della conferenza stampa, il premier appariva molto più rilassato nell'escludere conseguenze politiche del caso Noemi: «Un avviso di garanzia contro di me, e per cosa? Ma suvvia, finiamola, non ci sarà nessun altro '94». Risollevato, fiducioso nel risultato elettorale, senza i fantasmi che lo hanno perseguitato nelle ultime settimane. Il colloquio con Sarkozy di due giorni fa, l'imminente visita a Washington, >il
primo bilaterale con Barack Torna
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Ricciotti, archistar noglobal
Corriere
della Sera sezione: Terza Pagina data: 29/05/2009 - pag:
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Obama ad Israele: stop ai coloni (sezione: Obama)
NEW
YORK Barack Obama accoglie il presidente palestinese
Abu Mazen alla Casa Bianca e chiede a Israele di «porre fine allespansione degli insediamenti in Cisgiordania» perché «questo
aiuterà il processo di pace». Seduto nello Studio Ovale a fianco di Abu Mazen, Obama ha vestito i panni del mediatore fra israeliani e
palestinesi, sottolineando limpegno
«a lavorare alla soluzione del conflitto senza aspettare la conclusione dei mio
mandato». Rivolgendosi a Israele, Obama ha
sottolineato a più riprese la necessità di «bloccare la crescita gli
insediamenti» rispondendo così a quanto poche ore prima il governo di
Gerusalemme aveva affermato con il portavoce Mark Regev sul diritto a
«proseguire la crescita naturale di queste comunità» in attesa «della
conclusione dei negoziati sullo status permanente». Il disaccordo fra
Washington e Gerusalemme sugli insediamenti è evidenziato dal fatto che il
ministro della Difesa Ehud Barak sta arrivando negli Stati Uniti con un piano
per «smantellare gli avamposti illegali» mentre la Casa Bianca chiede il blocco
delle costruzioni «anche se dovute allincremento
demografico». Ad Abu Mazen il presidente americano ha invece chiesto di impegnarsi «contro la
campagna di odio anti-israeliano che a volte si sviluppa nelle scuole e nelle
moschee rendendo più difficile raggiungere la pace», lodando inoltre il suo
«forte impegno» per arrivare ad un governo di unità nazionale con Hamas. Il
leader dellAutorità nazionale
palestinese da parte sua ha presentato un «piano di pace» che si articola su
due proposte. Primo: la creazione di un «supercomitato» alle dipendenze del
Quartetto (Usa, Russia, Unione Europea e Onu) per risolvere i contenziosi esistenti fra Israele e
Anp sullapplicazione della Road
Map del 2003. Secondo: dare vita ad una «connessione» fra il piano di pace
saudita del 2002 e la composizione del conflitto israelo-palestinese per
arrivare ad una soluzione «regionale» che porti alla nascita dello Stato di
Palestina in contemporanea con il riconoscimento di Israele da parte di tutte
le nazioni arabe. Questultimo
suggerimento di Abu Mazen va nella stessa direzione auspicata dal presidente
americano, Barack Obama, convinto che proprio la fine
dello stato di guerra con i Paesi arabi possa spingere Israele a maggiori
concessioni territoriali nei confronti dei palestinesi. Obama
e Abu Mazen hanno discusso anche della questione del ritorno dei profughi
palestinesi del 1948 - che ha già fatto fallire i negoziati sullo status finale
nel 2000 e nel 2008 - ma il leader palestinese ha assicurato che «non sarà di
ostacolo» perché «non vogliamo distruggere Israele». Alla conclusione dello
colloquio nello Studio Ovale Obama ha fatto sapere che
in occasione dellimminente viaggio in
Egitto sfrutterà il «discorso allIslam» in programma al Cairo per
affrontare anche il conflitto israelo-palestinese in quanto «sarebbe
inappropriato farlo in ragione dellimportanza che ha per molti arabi e
musulmani». In coincidenza con le tensioni crescenti fra Usa e Israele la
Camera dei Rappresentanti ha inviato un chiaro segnale alla Casa Bianca
approvando con tre quarti dei voti una risoluzione che chiede allamministrazione Obama di
dimostrarsi «tanto un mediatore credibile quanto un devoto amico di Israele»
durante i negoziati, auspicando «determinazione per indurre i palestinesi a
porre fine a terrorismo e odio».
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"Cyberterrorismo minaccia reale" Obama
annuncia nuove misure (sezione: Obama)
WASHINGTON
- Gli attacchi terroristici sulle reti digitali sono "una delle minacce
più serie alla sicurezza nazionale americana". E' quanto ha detto il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, nell'annunciare nuove misure per garantire maggiore sicurezza
del cyberspazio che, ha precisato, "è reale e reali sono anche i rischi
connessi". "Ci affidiamo a internet per pagare le nostre bollette, le
nostre tasse, per fare shopping", ha continuato il presidente Usa,
affermando che tutte queste interconnessioni "sono una promessa ma
anche un pericolo" e che "milioni di americani sono stati vittime di
furti di identità". "I nostri network militari e di sicurezza sono
costantemente sotto attacco", ha aggiunto Obama.
"D'ora in poi queste reti saranno trattate come asset strategici nazionali
e protetti come tali", ha sottolineato il presidente, creando l'ufficio
dello "zar" per la sicurezza cibernetica. (29 maggio 2009
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Obama crea comando per cyberspazio (sezione: Obama)
WASHINGTON
Il cyberspazio è vulnerabile e «milioni di americani sono rimasti vittime» del
crimine digitale e di furti didentità:
lo ha detto il presidente americano Barack Obama,
nellannunciare la creazione della figura di uno
"zar" per la sicurezza digitale alla Casa Bianca. La nuova
posizione, il cui responsabile dovrà essere nominato, farà parte dello staff
ristretto del presidente e lo "zar" entrerà a far parte sia del
Consiglio per la sicurezza nazionale, sia di quello che coordina le iniziative
economiche. Il presidente ha garantito che i nuovi passi sul fronte della
sicurezza online non prevedono alcuna intrusione nella privacy o violazione
della libertà delle imprese. Obama, nel corso di un
discorso alla Casa Bianca dedicato alla sicurezza del cyberspazio, ha rivelato
tra laltro che durante la campagna elettorale il suo
sito è stato ripetutamente violato dagli hacker. Le minacce alle infrastrutture
per linformazione e la comunicazione, ha detto Obama, pongono una delle maggiori sfide alla sicurezza
nazionale ed economica del paese nel XXI secolo. «Il cyberspazio è una realtà
dalla quale dipendiamo ogni giorno, e i rischi che lo accompagnano sono
altrettanto reali», ha detto il presidente americano.
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"Cyberterrorismo, minaccia reale" Obama
annuncia nuove misure (sezione: Obama)
WASHINGTON
- Gli attacchi terroristici sulle reti digitali sono "una delle minacce
più serie alla sicurezza nazionale americana". E' quanto ha detto il
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama annunciando nuove misure per
garantire maggiore sicurezza nel cyberspazio che, ha precisato, "è reale e
reali sono anche i rischi connessi". "Ci affidiamo a internet per
pagare le nostre bollette, le nostre tasse, per fare shopping", ha
continuato il presidente Usa, affermando che tutte queste interconnessioni
"sono una promessa ma anche un pericolo" e che "milioni
di americani sono stati vittime di furti di identità". "I nostri
network militari e di sicurezza sono costantemente sotto attacco - ha aggiunto Obama - d'ora in poi queste reti saranno trattate come asset
strategici nazionali e protette come tali". Il presidente ha annunciato la
creazione, alla Casa Bianca, di un ufficio che rimanda sia al Consiglio di
sicurezza nazionale che al Consiglio nazionale di economia, per il
coordinamento dell'opera di rafforzamento delle difese dei sistemi informatici
usati dall'Amministrazione e dalle Borse, oltre che dalle banche per gestire le
loro. Proprio oggi il New York Times aveva anticipato la notizia della
creazione di un nuovo comando, al Pentagono, con il compito di coordinare
operazioni informatiche sia di difesa che offensive. "Si tratta della
sfida più seria economica e si sicurezza che deve affrontare la nazione",
ha dichiarato Obama. Il New York Times ha riferito poi
della lotta in corso fra dipartimento della Difesa e Consiglio di sicurezza
nazionale per aggiudicarsi il primato su questo nuovo fronte, per il quale
saranno spesi miliardi di dollari. OAS_RICH('Middle'); (29 maggio 2009
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Fra Guantanamo e la Luna torna il festival delle
serie tv (sezione: Obama)
Spettacoli&Cultura
Arte Gallerie fotografiche Persone Musica Live Guarda con me Weekin--> Casa
Sudoku Speciali Festival di Sanremo Calendari 2009 Festival di Roma Festival di
Venezia--> Cinema Recensioni--> DVD Libri Il blog dei libri Novità-->
Archivio Libri Il mio libro Passaparola Kw libri: schede e classifiche
SPETTACOLI & CULTURA Dal 6 all'11 luglio il Roma Fiction Festival, ospite d'onore l'astronauta Buzz Aldrin In programma film sulla
prigione americana, sulla Cisgiordania, sull'elezione di Obama Fra Guantanamo e la Luna torna il
festival delle serie tv Il direttore artistico Della Casa: "E' lo
spettacolo popolare per eccellenza il mondo in cui si raccontano storie e in
cui le varie societ
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corea, l'america non crede ai test atomici -
giampaolo cadalanu (sezione: Obama)
Pagina
18 - Esteri Corea, l´America non crede ai test atomici Il Pentagono:
"Nessuna prova". Ma Pyongyang lancia un nuovo missile Dopo gli
ordigni, Seul adesso teme provocazioni navali nella stagione della pesca
GIAMPAOLO CADALANU La Corea del nord si agita, minaccia, lancia missili: ma
sarà un rischio vero per il mondo? Se lo sono chiesti apertamente gli Stati
Uniti e persino gli spaventati sudcoreani dopo il lancio, ieri, dell´ennesimo
ordigno a corto raggio, il sesto da lunedì. Ma ormai quelli che Pyongyang
chiama test e che buona parte del mondo vede come provocazioni, rischiano di
rivelarsi più come tentativi grossolani di attirare l´attenzione che come
concrete minacce per la pace. Gli osservatori militari sembrano poco
impressionati: i "test" sono consistiti in prove quasi inoffensive,
con missili di gittata limitata a
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obama lancia la sfida agli hacker - arturo
zampaglione (sezione: Obama)
Pagina
19 - Esteri Obama lancia la sfida
agli hacker Uno "zar" per la sicurezza digitale. E il Pentagono si
prepara alla cyberguerra Negli ultimi anni la cybercriminalità è costata 8
miliardi di dollari agli americani "D´ora in poi la struttura telematica
sarà trattata come un bene strategico nazionale" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW
YORK - L´America di Barack Obama si prepara a combattere le nuove guerre futuristiche del
cyberspazio: da un lato difendendo dagli attacchi di hacker, spie o terroristi
i computer del governo e la rete elettrica, i network finanziari e altre
infrastrutture nazionali; dall´altro attrezzando il Pentagono per offensive
informatiche, come quella che l´anno scorso mandò in tilt i computer della
Georgia in coincidenza con l´invasione militare russa. «Si è detto che la
rivoluzione nelle comunicazioni e nell´informatica ha creato un mondo virtuale,
ma da questo cyberspazio dipendono ormai le nostre attività quotidiane e la
nostra sicurezza», ha osservato ieri Obama. «E´ dunque
un mondo reale, così come lo sono i pericoli ad esso connesso». Di qui la
scelta del presidente di istituire la figura di uno "zar" per la
cybersicurezza: in pratica di un coordinatore degli sforzi governativi, sul
modello degli altri "zar" nominati per l´auto, le frontiere o la
droga. Obama si appresta anche a firmare un ordine
segreto che istituirà presso il Pentagono un comando speciale per il
cyberspazio con il compito di guidare le operazioni difensive e soprattutto
offensive della più grande potenza militare della storia. L´apertura dl nuovo
"fronte" è stata annunciata ieri in una cerimonia alla Casa Bianca
cui hanno partecipato i massimi esponenti del governo. «Finora non abbiamo
investito abbastanza nella sicurezza della nostra infrastruttura digitale», ha
ammesso Obama. «Ma lo status quo non è più accettabile
perché si tratta della sfida economica e militare più seria che abbiamo di
fronte». Ricordando l´importanza assunta dal cyberspazio, il presidente ha
elencato una serie di dati da brivido su infrazioni e reati. Negli ultimi due
anni la cybercriminalità è costata 8 miliardi di dollari agli americani. Il
numero annuale di cyberattacchi è passato da 4095 nel
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germania amara per la fiat magna a un passo dalla
opel - andrea tarquini (sezione: Obama)
Pagina
2 - Economia Germania amara per la Fiat Magna a un passo dalla Opel La
trattativa Ok di Gm al gruppo austro-canadese. Governo riunito Sì di Bruxelles
al salvataggio, purché condiviso dagli Stati dell´Unione ANDREA TARQUINI dal
nostro corrispondente BERLINO - Gli austrocanadesi di Magna e i loro alleati
russi di Sberbank e di Gaz stanno vincendo, la Fiat sembra gettare la spugna.
Le ultime febbrili consultazioni alla Cancelleria tra i leader politici
tedeschi ansiosi di arrivare alla salvezza di Opel prima delle elezioni
d´autunno, gli inviati dell´amministrazione Obama, e i negoziatori di Gm e Magna,
hanno fatto ieri sera tardi un passo decisivo. Il governo tedesco ha infatti
dato il primo via libera alla trattativa Gm-Magna per l´acquisto di Opel da
parte della seconda. Tramonta il sogno di una soluzione europea per mantenere
in vita lo storico marchio tedesco, e nelle prossime ore realtà e
rapporti di forza nel mondo dell´auto saranno irriconoscibili. E nella Germania
in campagna elettorale la disponibilità all´offerta Fiat segnalata dalla
Cancelliera Angela Merkel e dal ministro dell´Economia Karl-Theodor zu
Guttenberg sembra piegata dal fronte anti-Fiat. Guidato dalla Spd del
vicecancelliere e ministro degli Esteri, Frank Walter Steinmeier e dal
governatore dell´Assia Roland Koch, che per Frau Merkel resta il rivale più
pericoloso nel partito, la CduCsu. Koch, secondo cui «Torino non può dare i
necessari chiarimenti». La svolta era stata annunciata nel pomeriggio, quando
Gm e Magna hanno rivelato di aver raggiunto un accordo di massima. Magna
accetterebbe di assumersi i costi supplementari del salvataggio di Opel, quei
300 milioni di euro chiesti da Gm e indirettamente dall´amministrazione Usa in
aggiunta al credito-ponte tedesco di un miliardo e mezzo, a cui Berlino non
vuole aggiungere un centesimo. Resta da definire il contenzioso politico
America-Germania: l´amministrazione Obama non ha
chiarito se insiste per l´accesso alla tecnologia Opel. Il giorno più lungo è
cominciato nel mattino quando Fiat ha detto che non avrebbe partecipato
all´incontro di oggi alla Cancelleria. Sembra una soap opera brasiliana, ha
detto Marchionne. Restiamo interessati, ma non intendiamo correre rischi
irragionevoli e non necessari. «Fiat non è fuori gioco, se ritorna al tavolo,
ma al momento Magna è l´unico potenziale investitore con cui si sta trattando»,
hanno replicato i portavoce tedeschi. Il ministro del Lavoro, il
socialdemocratico Olaf Scholz, era ancora più esplicito: «Magna è in pole
position». L´accordo Gm-Magna, con l´approvazione degli esperti tecnici
tedeschi, e il primo ok del potere politico, ha passato lo scoglio decisivo.
Intanto l´Unione europea ha preso tempo: ha detto sì a ogni salvataggio, ma solo
a condizione che non sia una soluzione nazionale, ma concordata tra gli Stati
Ue e con la Commissione. Si negozia a oltranza. Un´insolvenza controllata di
Opel non è ancora esclusa dalla signora Merkel, zu Guttenberg non è sicuro che
la soluzione arrivi tra poche ore. Ma spinge per un´intesa finale Steinmeier,
con alle spalle Spd e sindacati: «Stiamo lavorando con ogni energia per questo
scopo, abbiamo bisogno di un risultato solido, resto fiducioso». E ha avuto un
colloquio telefonico con il capo di Magna, Frank Stronach.
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"più credito alle imprese e stimolare i
consumi" - giorgio lonardi (sezione: Obama)
Pagina
25 - Economia Obama flessibile "Più credito alle imprese e stimolare i
consumi" Akerlof, premio Nobel: per battere la crisi serve una vera
riforma della finanza La Casa Bianca deve essere flessibile: il suo obiettivo è
raggiungere la piena occupazione, molte le strade possibili GIORGIO LONARDI DAL
NOSTRO INVIATO TRENTO - Capelli bianchi, aria gentile, George Akerlof,
premio Nobel per l´economia nel 2001, autore di «Animal Spirit» appena tradotto
in italiano, molto ascoltato dalla nuova amministrazione americana è un uomo
prudente. E anche qui a Trento, in occasione dell´apertura del quarto Festival
dell´Economia, Akerlof non tradisce la sua cautela. E così quando gli chiediamo
se condivide l´ottimismo manifestato giovedì da Barak Obama
(«il peggio è passato, l´economia Usa è uscita dal baratro») fa un grande
sorriso e allarga le braccia: «Dobbiamo aspettare e avere pazienza». Allora non
siamo ancora fuori dal tunnel? La situazione è sempre fuori controllo? «Non ho
detto questo. Dico solo che è troppo presto per dare una risposta definitiva.
Certo, possiamo essere vicini ad una svolta positiva. E qualche segnale
incoraggiante non manca. Tuttavia non possiamo ancora escludere delle sorprese
spiacevoli. Quindi bisogna aspettare senza perdere il nostro ottimismo».
Secondo lei, dove si annidano i pericoli per l´economia mondiale? «Non c´è
dubbio che il mondo della finanza è il maggiore indiziato. Per troppo tempo
abbiamo avuto un tipo di finanza pericolosa. La parte principale della crisi
riguarda i titoli finanziari complessi. E ancora non c´è stata una riforma
profonda del settore». Lei si riferisce ai derivati? «Certo, tutta la normativa
che riguarda i derivati va profondamente cambiata e riformata». E se li
abolissimo questi derivati? «Questo mi sembra eccessivo. Però occorre una
riforma profonda». Professor Akerlof: lei condivide la strategia economica
adottata da Barak Obama per superare la crisi? «La
strategia della Casa Bianca non è in questione. Anzi non è questo il problema:
l´importante è la flessibilità di questa strategia». Che cosa vuol dire? «Il
governo può adottare una strategia A e vedere se funziona». E se invece i
risultati di questa strategia fossero deludenti? «Niente paura: se il metodo A
non funziona basta puntare su B. E se B non è sufficiente passare a C. E così
via. L´importante non è la strategia; l´importante è un´altra cosa: tenere bene
a mente gli obiettivi da raggiungere». Quali sono secondo lei gli scopi che
deve proporsi l´amministrazione americana per accelerare l´uscita dalla crisi?
«Abbiamo davanti a noi due target strettamente legati fra loro. Da una parte si
tratta di raggiungere il traguardo della piena occupazione mentre dall´altra
occorre garantire l´accesso al credito. Entrambi questi obiettivi vanno perseguiti
con determinazione». Cosa ne pensa della situazione in cui si dibatte
l´economia europea? «Penso che anche in Europa come negli Stati Uniti occorra
perseguire i due obiettivi della piena occupazione e della piena accessibilità
al credito». E per l´immediato, di cosa avrebbe bisogno il vecchio continente?
«Con una domanda carente e una economia europea che va piuttosto male, si può
pensare non solo a politiche di natura fiscale, ma anche a politiche di natura
monetaria». Facciamo l´esempio dell´industria italiana. Ad esempio di quella
metalmeccanica concentrata nel Nord del Paese. Ebbene, queste imprese si
dibattano nella crisi, sono costrette a licenziare e hanno difficoltà
nell´accesso al credito. Che fare? «Mi sembra un buon esempio. Ecco, anche in questo
caso sono necessari degli stimoli fiscali di cui le imprese possano
beneficiare. Tuttavia non c´è dubbio che questo non basta, non è sufficiente».
E allora? «Occorre puntare sull´accesso al credito in favore di queste aziende.
Quindi da una parte ci vuole più credito. Ma dall´altra è anche necessaria
anche una manovra in grado di stimolare la domanda».
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Opel, sì di Berlino Gm tratta con Magna (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 30/05/2009 - pag: 2 Opel, sì di Berlino
Gm tratta con Magna Rilancio di 300 milioni della cordata austro-canadese DAL
NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO La cordata russocanadese guidata da Magna è sulla
strada per mettere le mani su Opel. La Fiat ha fatto un passo indietro polemico
dovuto soprattutto alla gestione della vicenda da parte del governo tedesco e
della General Motors e così si è aperta la strada al pool concorrente, formato
da Magna, e dalle russe Sberbank e Gaz, per arrivare alla fase di discussioni
esclusive, approvata da Berlino, che lo mette nelle condizioni di trattare
l'acquisto della casa tedesca. Ieri notte, prime indiscrezioni dicevano che un
accordo raggiunto nel pomeriggio da Magna e Gm era stato accettato come base di
partenza dai ministri di Angela Merkel. Se così sarà, le previsioni della
vigilia, e anche dell'antivigilia, saranno rispettate: i politici della
Germania scelgono il partner che hanno sempre voluto e l'americana Gm quello
che le crea meno problemi. Anche ieri, a Berlino, la giornata è stata
frenetica. Nella notte tra giovedì e venerdì, Magna interfaccia pubblico della
cordata russocanadese ha iniziato a discutere con Gm, in un albergo, il passaggio
finale dell'operazione. Si trattava di mettere sul tavolo 300 milioni che
coprissero un buco nei conti Opel che era stato rivelato solo nella notte di
giovedì e aveva inacidito più che mai i rapporti tra il governo di Berlino, che
vuole assicurare finanziamenti a Opel, e quello di Washington, che sta
organizzando la bancarotta della Gm. Magna pare li ha messi sul tavolo, i 300
milioni. Al momento non si sa quali garanzie abbia avuto in cambio: Sergio
Marchionne si era rifiutato di farlo sin da giovedì e ieri l'ha fatto sapere ad
alta voce. Certo, la decisione di Magna è stata il momento finale di una
tensione di 24 ore tra Germania e Stati Uniti. Da quello che risulta al
Corriere, i ministri federali e i capi dei quattro Länder tedeschi in cui Opel
ha fabbriche a un certo punto giovedì mattina hanno avuto l'impressione che l'amministrazione americana di Barack Obama volesse fare fallire le riunioni berlinesi per evitare che la
Opel finisse in amministrazione fiduciaria, si staccasse così da Gm e
sottraesse a quest'ultima asset tecnologia e brevetti che invece sarebbero
stati utili nel corso della bancarotta che Gm si appresta a dichiarare,
probabilmente il primo giugno. Hanno così prodotto una vera e propria
offensiva diretta a Washington: non potevano permettersi che il negoziato
fallisse, sarebbe stata una catastrofe politica per i due alleati di governo,
Unione Cdu-Csu e Spd, a quattro mesi dalle elezioni federali tedesche. Il
ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ha avuto una telefonata con la
segretario di Stato Hillary Clinton per farle capire che in gioco c'erano, più
ancora che la Opel, tensioni tra i due governi. A quel che risulta al Corriere,
anche la cancelliera Merkel ha fatto arrivare messaggi forti alla Casa Bianca.
Evidentemente, le pressioni politiche hanno avuto la meglio sui calcoli
finanziari fatti da Gm e dalla task-force del Tesoro Usa che la assiste nelle
procedure di salvataggio. Se tutto si concluderà secondo il piano
Berlino-Magna, la Opel potrà entrare in amministrazione fiduciaria, separarsi
così dalla casa madre Gm e non subire le conseguenze della bancarotta di
quest'ultima. Fatto questo passo, il governo tedesco emetterà, o fornirà le
garanzie per, un prestitoponte da 1,5 miliardi a Opel per permetterle di essere
operativa fino a quando le trattative con un nuovo investitore in prima fila
Magna-Sberbank- Gaz non avranno avuto successo. D. Ta.
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Obama lancia i cybermilitari (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 30/05/2009 - pag: 16 Guerre virtuali Al via un
piano miliardario per proteggere governo, borse, linee aree
Obama lancia i
cybermilitari Unità speciali, guidate da uno zar, contro gli attacchi
informatici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Ciò che è virtuale è reale.
Parafrasando una celebre corrispondenza hegeliana, Barack Obama lancia l'allarme sui rischi che lo
spazio cibernetico pone alla sicurezza degli Stati Uniti, annunciando
una delle iniziative più ambiziose e futuristiche della sua presidenza: la
creazione di un nuovo ufficio alla Casa Bianca, sotto la guida di uno «cyber
zar», incaricato di coordinare uno sforzo miliardario dell'Amministrazione, per
proteggere da attacchi di pirateria i sistemi computerizzati del governo, delle
Borse, delle banche, del traffico aereo e in ultima analisi di tutte le reti
che rendono possibile la vita quotidiana degli americani. Contemporaneamente,
il Pentagono progetta la creazione di un nuovo comando militare per il cyberspace
e sta già addestrando le forze armate americane a combattere guerre digitali,
sia offensive che difensive. «Chi descrive il mondo computerizzato come realtà
virtuale commette un errore», ha detto ieri Obama,
spiegando che in verità «è il mondo dal quale dipendiamo ogni singolo giorno,
un modo reale come reali sono i rischi che comporta». La grande ironia dell'era
informatica, ha aggiunto il presidente, «è che le stesse tecnologie che ci
consentono di creare e costruire, consentono ad altri di sabotare e
distruggere». Ondate di pirati informatici «navigano alla ricerca di
informazioni importanti», in quello che equivale a una moderna forma di
terrorismo, ha ricordato il capo della Casa Bianca, descrivendo il fenomeno
come un'inedita «arma di distruzione di massa». Di fronte a questa nuova
minaccia, ha ammesso Obama, «è chiaro che non siamo
così preparati come dovremmo essere, come governo e come Paese». In proposito,
il presidente ha citato la propria esperienza personale, ricordando che nel
2008 i computer della sua campagna elettorale subirono un pesante attacco degli
hackers, i quali riuscirono a scaricare documenti di strategia, piani di
viaggio e altri dati sensibili. Nel 2007, secondo il Pentagono, ci sono stati
44 mila episodi di intrusione dolosa da parte di servizi segreti, eserciti
stranieri e pirati individuali. Uno dei Paesi sospettati di finanziare più
attivamente la pirateria cibernetica è la Cina. Minaccia strategia a parte, c'è
anche un rilevante aspetto economico: giusta un'indagine statistica rivelata da
Obama, i crimini cibernetici sono costati agli Usa 8
miliardi di dollari negli ultimi due anni La nuova struttura in seno alla Casa
Bianca dipenderà sia dal Consiglio per la Sicurezza nazionale che da quello,
appena creato, per l'Economia. Il suo capo, che verrà designato nei prossimi
giorni, risponderà direttamente al presidente e avrà pieno accesso all'Ufficio
Ovale. Quanto al nuovo comando militare, Obama firmerà
nelle prossime settimane una serie di ordini segreti. Secondo il New York Times,
c'è stata nei mesi scorsi una disputa interna all'Amministrazione, se dovesse
essere il Pentagono, ovvero la potente e supersegreta National Security Agency,
l'intelligence militare, a guidare la creazione e l'organizzazione della nuova
struttura. La soluzione prevalsa avrebbe preferito il ministero della Difesa,
ma integrando nel comando anche elementi della Nsa. Paolo Valentino
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La pausa pranzo del presidente (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 30/05/2009 - pag: 16
Hamburger La pausa pranzo del presidente Barack Obama ordina un hamburger da Five Guys Burgers & Fries di
Washington: non è la prima volta che il presidente esce, con tutta la scorta, a
comprare il pranzo in un fast-food. Una voluta rottura (d'immagine) con Bush,
che viveva blindato nella Casa Bianca (Ap)
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Ferrero: siamo i campioni della
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 30/05/2009 - pag: 33 Made in Italy Il premio
del Reputation Institute di New York. Ricavi
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Nucleare, monito Usa a Pyongyang (sezione: Obama)
WASHINGTON
Nonostante gli avvertimenti da parte della comunità internazionale, la Corea
del Nord starebbe preparando un nuovo test missilistico, lanciando stavolta un
ordigno balistico di gittata intercontinentale. A indicarlo sono le immagini
trasmesse dai satelliti spia, che confermano quanto già annunciato ieri dal
Pentagono. Pyongyang sta mettendo a punto il Taepodong-2 Avanzato, ancora in
fase di sviluppo, che costituisce il fiore allocchiello dellarsenale missilistico nordcoreano:
con una gittata massima di ottomila chilometri, sarebbe in grado di raggiungere
la Costa Occidentale degli Stati Uniti e lEuropa Orientale. I nordcoreani
starebbero preparandosi a trasportare il nuovo missile a lungo raggio da una
fabbrica nei pressi della capitale fino al poligono di Musudan-ni: i
preparativi per il lancio dovrebbero durare due settimane e il test potrebbe
avvenire attorno al 16 giugno, data nella quale i presidenti di Stati Uniti e
Corea del Sud si incontreranno a Washington. Dallinizio di aprile si è nuovamente acuita la tensione con
il regime comunista nordcoreano. Prima il presunto lancio di un satellite, che
avrebbe coperto in realtà il lancio di un missile a lungo raggio. Poi, a
metà aprile, la decisione di Pyongyang di interrompere il negoziato sul
nucleare con i cinque Paesi coinvolti (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del
Sud), a seguito delle critiche delle Nazioni Unite per il lancio del satellite.
Il 25 maggio la Corea del Nord ha effettuato quindi il suo secondo test
nucleare, dopo il primo dellottobre
del 2006, seguito nei giorni successivi dal lancio di diversi missili a corto
raggio. Infine il 27 maggio il regime nordcoreano ha annunciato di non
essere più vincolato allarmistizio che nel
luglio del 1953 pose fine alle ostilità con i vicini del Sud. Le due Coree sono
formalmente ancora in guerra, poichè non hanno mai siglato un trattato di pace
dopo il conflitto del 1950-53. La comunità internazionale ha condannato le
nuove provocazioni nordcoreane. Anche Russia e Cina, tradizionali alleati di
Pyongyang, si sono fatti sentire questa volta. E dopo gli avvertimenti dei
giorni scorsi, oggi il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates,
ha detto chiaramente che Washington reagirà rapidamente se la Corea del Nord
minaccerà gli Stati Uniti o i suoi alleati nella regione. «Gli Stati Uniti non
rimarranno inerti se la Corea del Nord raggiungerà la capacità di minacciare la
distruzione di qualsiasi obiettivo in Asia», ha detto il capo del Pentagono,
che ha parlato a Singapore nel corso di una conferenza sulla sicurezza. Gates
ha ricordato che il presidente Obama ha dato la sua disponibilità ad aprire un dialogo anche con le
dittature più intransigenti, ma ciò - ha precisato - non vuole dire che gli
Stati Uniti sono disposti ad accettare «pressioni e provocazioni». Secondo
quanto riporta il New York Times, i militari al seguito di Gates hanno detto
che i colloqui di Singapore hanno lo scopo di intensificare le pressioni
internazionali sul regime nordcoreano, oltre a garantire gli alleati
nella regione, in particolare il Giappone e la Corea del Sud, che gli Usa sono
pronti a difenderli in caso di pericolo. I militari hanno anche detto che gli
Stati Uniti hanno solo limitate informazioni su ciò che sta avvenendo allinterno della Corea del Nord, ma si sospetta che il
leader nordcoreano Kim Jong Il stia manovrando per favorire suo figlio Kim
Jong-un nella successione al potere.
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Merkel: per Opel Obama decisivo (sezione: Obama)
L'azienda tedesca andrà al gruppo Magna Merkel: per Opel Obama
decisivo "Trattativa sbloccata da una telefonata" La Opel andrà al
gruppo austro-canadese Magna. L'annuncio ufficiale è stato dato dalla
Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha spiegato come sia stata risolutiva
una telefonata di Obama. Il governo
americano ha preferito una soluzione che favorisce finanziariamente Gm. Il
presidente della Fiat, Luca Montezemolo, ha commentato: non c'è stata una
guerra tra Paesi, adesso si guarda avanti. Alviani, Cornero e Verna ALLE P
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VACUITA' DELLA POLITICA (sezione: Obama)
Barbara
Spinelli VACUITA' DELLA POLITICA Non è la prima volta che il presidente del
Consiglio s'indigna per il trattamento che gli riservano i magistrati che lo
processano, o i giornalisti che indagano sulla spregiudicatezza con cui mescola
condotte private e pubbliche. S'indigna a tal punto che le due figure - il
magistrato, il giornalista - sono equiparate a quella del delinquente: è
avvenuto giovedì all'assemblea della Confesercenti. Le tre categorie sono
assimilate a loro volta all'opposizione politica. Le accuse che vengono loro
rivolte sono essenzialmente due. Primo, l'offesa al popolo sovrano, al consenso
che esso ha dato alle urne e che imperturbato rinnova nei sondaggi. Secondo, la
natura pretestuosa di tali attacchi antidemocratici: il primato dato alla forma
sulla sostanza, ai problemi finti degli italiani su quelli veri, allo show
sulla realtà, al gossip sulla politica del leader. L'accusa va presa sul serio,
perché il premier ha costruito il proprio carisma sulla maestria dello show e
non ha concorrenti in materia. In particolare sa abbandonarlo, se serve, e
presentare l'avversario come vero manipolatore della società dello spettacolo.
Come ha scritto Carlo Galli, «il suo vero potere è sul linguaggio e
sull'immaginario»: qui è l'egemonia che dagli Anni 80 esercita sul senso comune
degli italiani, e che l'opposizione non ha imparato a scalfire (la Repubblica
25 maggio). Ma qualcosa si va scheggiando, in questo perfetto potere
d'influenza, come accade agli apprendisti stregoni che non dominano più interamente
i golem fabbricati. Il gossip, lo show, il privato che fagocita il pubblico, i
problemi veri semplificati fino a divenire non-problemi, dunque falsi problemi:
questi i golem, e tutti provengono dalle officine del berlusconismo. Sono la
stoffa della sua ascesa, gli ingredienti della sua egemonia culturale in
Italia. Quel che succede oggi è una nemesi: il problema finto divora quello
vero, show e gossip colpiscono chi li ha messi sul trono. All'estero la
condanna è dura. Non da oggi, certo: l'Economist lo giudicò «inadatto a
governare» il 28 aprile 2001, sono passati anni e Berlusconi resta forte. Ma lo
sguardo esterno stavolta s'accanisce, perché finzioni e non-verità si
accumulano. Il fatto è che nel frattempo il mondo è cambiato, attorno a lui. Berlusconi
è figlio di un'epoca di vacuità della politica: il mercato la scavalcava
impunemente, ignorando ogni regola; l'imprenditore-speculatore sembrava più
lungimirante e realista del politico di professione. Il liberalismo dogmatico
regnò per decenni, e Berlusconi fu una sua escrescenza. Ma questo mondo giace
oggi davanti a noi, squassato dalla crisi divampata nel 2008. La regola e la
norma tornano a essere importanti, il realismo dei boss della finanza è
screditato, la domanda di politica cresce. È quel che Fini presagisce: senza
dirlo si esercita in toni presidenziali, conscio del prestigio miracolosamente
sopravvissuto del Colle. La crisi del 2007-2008 è sfociata in America nella
sconfitta di Bush, ma quel che Pierluigi Bersani ha detto in una recente conferenza
è verosimile: «Il capitalismo non finisce, ma finisce una fase ad impronta
liberista della globalizzazione. E non finisce perché c'è Obama, ma c'è Obama perché finisce». Questo spiega come mai Berlusconi - a seguito
della sentenza Mills che lo indica come corruttore di testimoni e della vicenda
Noemi in cui appare come boss che esibisce private sregolatezze fino a sfidare
il tabù della minorenne - irrita più che mai chi ci guarda da fuori.
Un'irritazione che si accentua di fronte ai troppi nascondimenti della verità:
nel caso Mills la verità di sentenze che non sono tutte di assoluzione ma anche
di prescrizione o assenza di prove; nel caso Noemi la verità di incontri poco
chiari. Non dimentichiamolo: quando si incolpano le bolle, finanziarie o politiche,
è di menzogne e sortilegi che si parla. Quel che finisce, attorno a noi, è la
negligenza dell'imperio della legge, della rule of law. Non tramonta solo il
dogma del mercato onnisciente ma la figura del sovrano-boss, eletto per stare
sopra le leggi, i magistrati, le costituzioni, le istituzioni. La fusione tra
il suo interesse-piacere privato e il suo agire pubblico diventa un male non
più minore ma maggiore, perché nelle democrazie c'è sete di regole e
istituzioni, dopo lo sfascio, e non di favole ottimiste ma di realtà e verità.
C'è bisogno di gesti fattivi e antiburocratici come la presenza in Abruzzo o a
Napoli sui rifiuti, ma c'è anche bisogno di cose che durino più di una
legislatura e non siano bolle. È utile osservare l'America, oggi: l'immenso
sforzo pedagogico che sta compiendo Obama, per
convincere i cittadini che il breve termine è letale, che la Costituzione e le
norme devono durare più dei politici. Deve poter durare il sistema di checks
and balances innanzitutto: l'equilibrio tra poteri egualmente forti e
indipendenti. Il presidente americano sta riconquistando l'egemonia della
parola, con linguaggio semplice e vera passione pedagogica. Il suo discorso su
Guantanamo e terrorismo, il 21 maggio, lo conferma: «Nel nostro sistema di pesi
e contrappesi, ci deve essere sempre qualcuno che controlli il controllore. \
Tratterò sempre il Congresso e la giustizia come rami del governo di eguale
rango». Berlusconi va oggi controcorrente: all'estero non ha altra sponda se
non quella di Putin, figura tipica di politico-boss. Tuttavia la società
italiana gli crede ancora, e questo consenso varrà la pena studiarlo, con la
stessa umile immedesimazione mostrata da Obama. Varrà
la pena studiare perché gli italiani somigliano tanto ai russi, come se
anch'essi avessero alle spalle regimi disastrosi. Perché tanta sfiducia verso
le regole, lo Stato, la res publica. Non esiste una congenita debolezza morale
degli italiani, e dunque occorre capire come mai la politica è così
profondamente sprezzata, il conflitto così radicalmente temuto. La tesi esposta
più di vent'anni fa dallo studioso Carlo Marletti è tuttora valida: è vero che
da noi esiste un «eccesso di pluralismo e complessità che le istituzioni legali
non semplificano» adeguatamente. E che al loro posto si sono installate
auto-organizzazioni informali, claniche o familiste, che non sono arcaiche ma
si sono adattate alla modernità meglio di altre. Marletti spiega come lo
sviluppo industriale si sia mescolato alla criminalità organizzata e come si
siano creati, in assenza di uno Stato che semplifichi la complessità,
meccanismi di semplificazione sostitutivi, solidaristico-clientelari, «di tipo
nero o sommerso» (Marletti, Media e politica, Franco Angeli, 1984). Berlusconi
prometteva questa fuga nella semplificazione deviante, meno ingarbugliata che
ai tempi della Dc. Secondo il filosofo Václav Belohradsky, essa è basata sul
prevalere dei fini personali o corporativi sui mezzi che sono le norme
prescritte a chi vuol realizzare tali fini. Tra i due elementi è saltata ogni
coerenza ed è il motivo per cui l'Italia vive nell'anomia sociale, come fosse
fuori-legge. In Italia accade questo: le mete del singolo sono tutto, le norme
nulla. La legalità vale per gli altri (i clandestini), non per noi, scrive
Carlo Galli. Per noi le leggi sono d'impedimento: quelle italiane e anche
quelle dell'Unione Europea, come ha ripetuto Berlusconi alla Confesercenti.
L'opposizione potrebbe ripartire da qui: dalle norme pericolosamente sprezzate,
dall'Europa che il governo finge di poter aggirare senza rischi, dalla
sovranità nazionale che esso finge di possedere, a cominciare dal clima. La
commistione privato-pubblico ha condotto a tutto questo, non è solo la storia
di un padre, di una moglie mortificata, dei loro figli. I più preveggenti dicono:
dopo la crisi il mondo non sarà più eguale. Berlusconi promette di conservarlo:
anche questo è bolla, ed è spinta rivoluzionaria che si sta esaurendo.
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03/06/2009 Il presidente americano in Arabia Nel primo
giorno del suo viaggio Obama incontrer&... (sezione: Obama)
03/06/2009 Il presidente americano in Arabia Nel primo giorno
del suo viaggio Obama
incontrerà il re Abdullah a Riad.
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[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Barack Obama scommette sul discorso del 4 ... (sezione: Obama)
[FIRMA]MAURIZIO
MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Barack Obama
scommette sul discorso del 4 giugno in Egitto per innescare una nuova dinamica
in Medio Oriente, puntando a favorire i candidati riformisti in Libano e Iran,
dove si voterà pochi giorni dopo. La coincidenza fra la tappa del Presidente
americano al Cairo e le elezioni a Beirut, il 7 giugno, e a Teheran, il 12
giugno con un eventuale ballottaggio il 19, è stata studiata dalla Casa Bianca
al fine di innescare quello che fonti diplomatiche a Washington descrivono come
uno «tsunami di cambiamento». «Il discorso del Cairo sarà un momento di svolta
nell'approccio degli Stati Uniti al Medio Oriente - osserva Scott Carpenter,
analista di affari musulmani del Washington Institute - e potrà avere
ripercussioni immediate in Libano e Iran perché in entrambi i Paesi i rapporti
con l'America sono al centro degli scontri elettorali». A Beirut è stato il
vicepresidente Joe Biden, durante la recente visita, a far sapere che «gli
aiuti americani sono condizionati all'esito del voto», paventando il rischio di
una riduzione delle forniture economiche e militari se a prevalere dovessero
essere gli Hezbollah, sostenuti da Iran e Siria, contro le forze moderate
dell'Alleanza 14 maggio. In Iran il duello vede il presidente uscente Mahmud
Amadinejad contestato dagli sfidanti Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi per le
«posizioni controproducenti» prese sul programma nucleare, sulla distruzione di
Israele e sulla negazione dell'Olocausto. «La gara fra Ahmadinejad e Mousavi è
molto stretta - osserva Farided Farhi, analista di affari iraniani del Council
on Foreign Relations - e a fare la differenza potrebbe essere l'opinione degli
iraniani nei confronti degli Stati Uniti perché per la prima volta la politica
estera è un fattore importante» e forse non a caso Ahmadinejad ha accusato gli
Stati Uniti di aver ordinato l'attentato contro una moschea nel Beluchistan. Ad
avvalorare l'ipotesi che il discorso del Cairo possa fare la differenza
nell'orientamento delle piazze musulmane è un sondaggio Ipsos condotto in sei
Paesi arabi secondo il quale la popolarità di Obama è
insolitamente alta trattandosi di un presidente americano: in Giordania è al 58
per cento, in Arabia Saudita al 53, negli Emirati Arabi al
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04/06/2009 Egitto: il discorso al mondo arabo Obama
vedrà il presidente Mubarak e parler&... (sezione: Obama)
04/06/2009 Egitto: il discorso al mondo arabo Obama
vedrà il presidente Mubarak e parlerà alla Università del Cairo.
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Barack media senza favoritismi (sezione: Obama)
Summit
cruciali Barack media senza favoritismi Con Netanyahu L'incontro tra il
Presidente americano e il premier israeliano alla Casa Bianca. Obama è stato chiarissimo su un punto
sensibile: «Stop agli insediamenti israeliani in Cisgiordania, ledono la
prospettiva dei due Stati». Netanyahu, per ora, non cede.Con Abu Mazen Barack Obama ha ricevuto Abu Mazen giovedì
scorso è gli ha dato un appoggio molto più esteso che nella precedente
Amministrazione: «Serve continuità geografica fra i territori palestinesi per
avere uno Stato indipendente».
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Non diventerà una potenza atomica (sezione: Obama)
Gates
lancia un monito a Pyongyang «Non diventerà una potenza atomica» Il ministro
della Difesa statunitense, Robert Gates, sbarca a Singapore per partecipare al
summit sulla sicurezza in Asia e lancia un monito alla Corea del Nord: «Non
consentiremo che possa diventare una potenza nucleare minacciando i Paesi
vicini e anche gli Stati Uniti». È la prima volta che l'Amministrazione Usa
cambia tono nei confronti di Pyongyang, facendo intendere che la possibilità di
raggiungere lo status di potenza atomica è fuori discussione. Gates lo spiega
così: «Il fatto che il presidente Barack Obama abbia affermato che tende la mano
ai tiranni pronti ad aprire il loro pugno non significa che sia un ingenuo». E
per rafforzare il messaggio fa sapere che «gli Stati Uniti sono determinati a
ottenere severe sanzioni dalle Nazioni Unite» contro la Corea del Nord
nell'ambito dei negoziati in corso al Consiglio di Sicurezza con Russia e Cina
(che sembrano propense a inasprire le loro pressioni su Pyongyang) per
arrivare al varo di una risoluzione di condanna dei recenti test nucleari e
missilistici. Ai monito di Gates la Corea del Nord ha risposto paventando la
possibilità del lancio di nuovi vettori a lungo raggio e aumentando le attività
nei paraggi di un sito nucleare. Riguardo all'ipotesi di un lancio di missile
intercontinentale, fonti militari a Washington hanno fatto sapere che il
Pentagono si prepara a «intercettarlo e abbatterlo», se dovesse diventare
pericoloso «per i Paesi vicini», insieme alla Corea del Sud e al Giappone.
L'ultimo test di un missile intercontinentale nordcoreano risale ad aprile,
quando i tecnici di Pyongyang dimostrarono di essere riusciti ad allungarne la
gittata rispetto ai fallimenti precedenti.
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La nuova America sconfiggerà le psicosi di Israele (sezione: Obama)
La
nuova America sconfiggerà le psicosi di Israele La linea della fermezza
mobiliterà i moderati La più considerevole e coraggiosa
riforma introdotta dal presidente Obama nella politica degli Stati Uniti non riguarda né l'Iraq, né le
torture di Guantanamo, né Cuba, né l'Unione Europea: riguarda Israele. Per la
prima volta un governo americano abbandona la linea seguita sino a ora dai suoi
predecessori - compreso il presidente Carter che solo dopo aver lasciato la
Casa Bianca cambiò idea su quest'orientamento - di schierarsi
sistematicamente a fianco d'Israele. Una condotta, questa, che sino a ora ha
costituito il maggiore ostacolo per raggiungere un accordo di pace capace di
disinnescare quella polveriera che può incendiare in qualsiasi momento il Medio
Oriente e consentire un avvicinamento e una collaborazione tra i Paesi arabi e
il mondo occidentale. Appena al potere, la nuova amministrazione, prima per
bocca della segretaria di Stato Hillary Clinton, poi attraverso il
vicepresidente Joe Biden, infine per intervento dello stesso Obama,
ha ricordato a Israele l'impegno assunto con l'accordo di Annapolis del 2007
che stabilisce la creazione di due Stati - uno israeliano, l'altro palestinese
- come elemento fondamentale per la pace e l'obbligo di evitare nuovi insediamenti
di coloni in Cisgiordania. Il nuovo governo israeliano, presieduto da Benjamin
Netanyahu, non accetta l'idea della creazione d'uno Stato palestinese e, con
una pretesa che in pratica chiude le porte a qualsiasi nuovo negoziato, esige
ora, come condizione per riprendere il dialogo, che i palestinesi riconoscano a
Israele la condizione di «Stato ebraico». Il recente incontro a Washington tra Obama e Netanyahu ha mostrato al mondo, per la prima volta
nella storia, una radicale divergenza di vedute tra i due Paesi e, per questo,
è stato sommariamente considerato un clamoroso fallimento. Io non sono così
pessimista. Gli Usa sono l'unico Paese che goda di credibilità nell'opinione
pubblica di Israele e sia in grado di esercitare un'influenza sulla sua classe
dirigente visto che entrambe, per motivi che sarebbe troppo lungo spiegare,
soffrono, nei confronti di tutti gli altri Stati - in particolare quelli
dell'Europa occidentale - d'una vera paranoia che li porta a vedere nemici
ovunque. Questa psicosi spiega, del resto, l'accelerazione del processo di
radicalizzazione estremista di Israele, reso evidente dai risultati delle
ultime elezioni che hanno portato al potere, con l'ultranazionalista del Likud
Netanyahu, un fanatico razzista e xenofobo come il ministro degli Esteri
Avigdor Lieberman. L'alleanza con gli Stati Uniti è necessaria per Israele: in
termini economici, certo - visto che riceve aiuti per circa tre miliardi di
dollari all'anno - ma soprattutto in termini politici considerando la sua posizione
geografica di Paese accerchiato da avversari, alcuni dei quali, come l'Iran, ne
reclamano a gran voce la cancellazione. Se gli Stati Uniti continuano a esigere
con fermezza che Israele rispetti i propri impegni, smetta di costruire
insediamenti di coloni in Cisgiordania e intavoli negoziati che consentano la
creazione d'uno Stato palestinese, daranno una scossa alla sonnolenta e
demoralizzata comunità progressista di Israele. Le difficoltà sono davvero
enormi e, certo, non solo a causa degli estremisti del governo israeliano che,
con una provocatoria dimostrazione di forza, hanno annunciato la creazione d'un
nuovo insediamento di coloni in Cisgiordania - Maskiot, sulle rive del Giordano
- proprio durante i colloqui tra Obama e Netanyahu, ma
anche a causa dei palestinesi la cui divisione, tra i fanatici terroristi di
Hamas e i moderati di Al Fatah, nonostante gli sforzi di Egitto e Giordania,
sembra aggravarsi invece che diminuire. Tra le grandi difficoltà ancora da
risolvere, la più grave è rappresentata dall'Iran. La minaccia di sterminare
Israele pronunciata dall'apocalittico Ahmadinejad non può essere considerata
solo la sparata provocatoria di un demagogo, soprattutto se si considera che il
governo iraniano ha appena sperimentato, con successo, il Sayil 2, un missile
capace di colpire un bersaglio a duemila chilometri di distanza: una gittata
sufficiente per colpire Israele. Anche se mancano conferme ufficiali, ci sono
registrate voci secondo cui, negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno impedito
per due volte al governo israeliano di bombardare le installazioni atomiche
iraniane: un'azione militare che, nelle considerazioni di Netanyahu, potrebbe
ritardare di parecchi anni la fabbricazione della bomba atomica da parte del
regime degli ayatollah, ma che potrebbe causare un conflitto armato dalle
conseguenze incalcolabili in tutto il Medio Oriente. Nella sua recente visita
alla Casa Bianca, Netanyahu ha chiesto con insistenza che l'Iran fosse messo in
cima alla lista delle priorità e il negoziato con i palestinesi assoggettato
alla fine della minaccia iraniana. Obama pensa che
l'inizio di negoziati seri e correttamente impostati tra Israele e Palestina
creerebbe immediatamente un clima in grado di disinnescare la smania di
violenze degli integralisti di Teheran. Se Hamas rifiuta il dialogo, Israele
negozi con l'Autorità Palestinese che, in fin dei conti, è legittima. Se i
palestinesi si renderanno conto che questo negoziato incomincerà a dare frutti,
di sicuro l'appoggeranno e Hamas perderà, a poco a poco, il consenso guadagnato
negli ultimi tempi grazie alla delusione vissuta dai palestinesi di fronte
all'inefficienza e alla corruzione di Al Fatah. Allo stesso modo, se questo
dialogo mostrerà di poter giungere in porto, di sicuro in Israele le forze
estremistiche si indeboliranno e i settori che credono nella moderazione e
nella pace torneranno, come un tempo, a essere protagonisti. Non esiste altra
strada per realizzare questa «quadratura del cerchio» in cui i fanatici di
entrambe le parti hanno trasformato il conflitto palestino-israeliano.Copyright
El País
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"Mai più arte rubata all'Italia" (sezione: Obama)
Capolavori
contesi "Mai più arte rubata all'Italia" Il direttore del
Metropolitan: "Basta contenziosi, abbiamo nuovi metodi di verifica"
Il progetto «Vogliamo esporre alcuni vostri capolavori, in particolare le
sculture, presto annunceremo l'evento» La Casa Bianca «Confidiamo nella
famiglia Obama: Michelle ha detto che la cultura fa
crescere meglio i nostri figli» Sto lavorando per esporre i più grandi
capolavori italiani». Thomas Campbell, il britannico di 46 anni divenuto in
settembre direttore del Metropolitan Museum di New York, ci riceve nell'ufficio
immerso dentro Central Park, per parlare dei progetti che ha in mente. Partiamo
da quello appena terminato. Cosa distingue il nuovo «Palazzo di cristallo» con
l'esposizione dell'arte americana? «Il Metropolitan ha la più grande collezione
di arte coloniale americana e abbiamo voluto rinnovarne l'esposizione
attraverso 20 stanze periodiche, dai puritani al XX secolo. I visitatori le
attraversano lungo un percorso interpretativo dove accedono alle informazioni
con i touch-screen computer. E' un museo nel museo». Come si integra il museo
tradizionale con le nuove tecnologie? «L'avvento di Internet non cambia il
fatto che andare fisicamente in un museo continua a essere l'unica maniera per
avere un rapporto diretto con grandi opere d'arte o prodotti di altre culture.
L'unicità del Metropolitan Museum è che si può arrivare a pochi centimetri di
distanza da artefatti unici, da quelli cinesi ai medioevali. Sotto questo
aspetto il patrimonio del Metropolitan non scade, è insostituibile. Internet e
i nuovi media cambiano il modo in cui la gente pensa e opera, e dunque ci
offrono la possibilità di entrare in contatto con i visitatori prima del loro
arrivo così come nel periodo successivo alla venuta. C'è poi il ruolo che i
nuovi media possono svolgere quando i visitatori sono qui, proprio come avviene
nell'"American Wing", dando più informazioni, audio e video, sui
singoli oggetti rispetto alle tradizionali diciture scritte. I nuovi media ci
consentono di mantenere l'aspetto tradizionale delle gallerie garantendo
discretamente un volume di informazioni notevole. Consentendo a ognuno di
scegliere l'approfondimento che preferisce. Abbiamo più opzioni nel dialogo con
i visitatori». Con il suo predecessore, Philippe de Montebello, il Metropolitan
Museum è stato al centro di un contenzioso con l'Italia sugli oggetti d'arte
trafugati. Come è ora la situazione? «Il problema nasce dal fatto che il modo
nel quale si collezionava arte 30, 40 o 50 anni fa era molto diverso da ciò che
oggi è considerato legittimo. Il Metropolitan ha acquistato un certo numero di
oggetti che sono stati illegalmente esportati. Il mio predecessore aprì un
dialogo con l'Italia su questo, il risultato fu la restituzione di alcuni
oggetti importanti e la possibilità di prenderli in prestito per esporli.
Questo accordo è la base per andare ora oltre il controllo di quanto avvenuto
in passato, per lavorare assieme per il grande pubblico internazionale». Ci può
assicurare che il capitolo dell'arte trafugata è chiuso? «Certo, abbiamo
adottato nuovi metodi di verifica per gli oggetti che acquistiamo. Non abbiamo
intenzione di acquistare oggetti la cui origine è destinata a distrarre risorse
dal nostro lavoro». Che progetti avete in cantiere per rilanciare la collaborazione
con l'Italia? «L'arte italiana e gli artisti italiani hanno un ruolo centrale
nella storia d'Europa. Mi piacerebbe ospitare al Metropolitan alcuni dei più
grandi capolavori italiani, penso soprattutto alle sculture. Stiamo discutendo
alcuni progetti di grande valore con le autorità italiane». Perché puntare ad
esporre i capolavori italiani? «Per due motivi. Primo: la nostra missione è
essere enciclopedici e dunque dobbiamo portare all'attenzione del nostro
pubblico quanto di più importante esiste nell'arte. Secondo: il Metropolitan,
assieme al British Museum, all'Hermitage e al Louvre, abbraccia ogni cultura
che si è espressa durante cinquemila anni di storia, abbiamo un pubblico molto
sofisticato e riceviamo 4,5 milioni di visitatori l'anno, sommiamo dunque tutte
le caratteristiche per esporre i capolavori d'Italia». Ci vuole dire a quali
pensa? «No, ma stiamo lavorando per annunciarlo al più presto». Il Metropolitan
è spesso criticato per non dare sufficiente spazio all'arte contemporanea. Che
cosa risponde? «E' errato. Il Metropolitan colleziona arte contemporanea sin
dalla fondazione e la espone con grande successo di pubblico, come è stato
fatto anche con la recente mostra di Morandi realizzata assieme a Renato
Miracco, direttore dell'Istituto di Cultura italiano a New York. Ma vedere
l'arte contemporanea da noi è diverso da quanto avviene in musei dedicati solo
a questo tipo di arte: qui è inquadrata in un contesto storico. Morandi lo si
vede a poca distanza dai maestri olandesi, così da poter fare paragoni,
arricchendosi». Cosa pensa dell'impegno di Michelle Obama per l'arte in America? «L'arte e
la cultura erano stati dimenticati negli ultimi anni dall'amministrazione,
diventando un frequente obiettivo per i polemisti di destra. La Casa Bianca di Obama ha un approccio diverso per
diverse ragioni. Da un lato per l'impatto economico della cultura: il
Metropolitan è la prima attrazione turistica di New York, crea lavoro e muove
la crescita. Così come avviene per altri musei altrove. E dall'altro gli Obama vedono nella cultura non un passatempo elitario ma un
modo per conoscere il passato, l'identità nostra e degli altri. Michelle
incarna questo approccio. Quando è venuta a inaugurare l'"American
Wing" ha parlato da madre dicendo, durante una riunione con una ventina di
leader delle istituzioni culturali cittadine, che la cultura serve per far
crescere meglio i nostri figli, le nuove generazioni».La Venere di Morgantina
La Venere di Morgantina è una statua proveniente dall'omonimo sito archeologico
siciliano, in provincia di Enna. E' al Paul Getty Museum di Malibu, in
California. Dopo un lungo contenzioso tra l'Italia e gli Stati Uniti, dovrebbe
essere restituita nel 2010. Il cratere di Eufronio Il cratere di Eufronio è un
vaso del
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Il futuro di Opel è russo-canadese (sezione: Obama)
Il
futuro di Opel è russo-canadese [FIRMA]ALESSANDRO ALVIANI BERLINO Apprezzamenti
per il salvataggio di Opel. Sospetti per il ruolo della Russia nel consorzio
guidato da Magna. E incertezza sul futuro dei posti di lavoro. L'accordo che
chiude la partita Opel, raggiunto venerdì notte a Berlino, ha suscitato
reazioni contrastanti in Germania, anche se per ora le voci positive prevalgono,
specie tra politici e sindacati. Con una stonatura di rilievo: ieri mattina il
ministro tedesco dell'Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, ha dato sfogo alla
sua insoddisfazione. «Fino all'ultimo non ho potuto approvare il piano di
Magna, preferivo un'insolvenza controllata», ha ammesso il ministro. Fino a che
punto il giovane barone abbia faticato ad accettare la proposta degli
austro-canadesi lo dimostrano alcune voci che giravano ieri a Berlino, secondo
cui nelle lunghe trattative zu Guttenberg avrebbe minacciato di dimettersi. Pur
difendendo il ministro dagli attacchi dei socialdemocratici, la cancelliera
Angela Merkel si è mostrata soddisfatta. A suo giudizio, «i rischi di
un'alternativa erano politicamente insostenibili», ha spiegato Merkel. La quale
ha colto l'occasione per riallacciare i rapporti con Washington, dopo le
critiche all'amministrazione Usa arrivate nei giorni scorsi da Berlino. «Le
trattative sono state un test per le relazioni transatlantiche», ha detto. Un
test «riuscito», anche grazie a una sua telefonata col
presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Ora «Opel ha una prospettiva per il futuro». L'inquilino della
Casa Bianca ha confermato facendo sapere di vedere l'intesa come «un passo
positivo per l'industria dell'auto» in vista del salvataggio di Detroit. In
Germania l'aggettivo più usato da socialdemocratici e leader regionali è
«sollevato»: «sono molto sollevato» (Roland Koch, governatore
dell'Assia, il Land che ospita il quartier generale di Opel); «sono sollevato
dalla svolta raggiunta» (Jürgen Rüttgers, governatore del Nordreno-Vestfalia,
uno dei quattro Länder con stabilimenti del marchio tedesco); «sono molto,
molto sollevato» (Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri
socialdemocratico con ambizioni alla cancelleria). Del resto lo spettro di un
fallimento delle trattative e di uno scivolamento di Opel nell'insolvenza
insieme alla casa-madre General Motors appariva tutt'altro che improbabile. Pur
temendo tagli ai posti di lavoro, i sindacati - fin dall'inizio contrari a Fiat
- danno il loro appoggio: l'acquisizione da parte di Magna «è un risultato
molto positivo, che io stesso ho desiderato», ha detto il responsabile del
consiglio di fabbrica di Opel, Klaus Franz, alla Welt am Sonntag. La stampa
tedesca, però, frena. Sia perché non sono ancora chiari i dettagli dell'intesa
e, per dirla con la Welt, «Opel rischia di diventare un pozzo senza fondo». Sia
perché il peso di Mosca nella vicenda resta poco chiaro - dopo tutto nella
nuova Opel Magna avrà il 20%, mentre la banca russa a controllo statale
Sberbank il 35% - e convince poco la promessa di «inondare» il mercato russo.
«È strano che nelle discussioni sul risanamento di Opel non si sia parlato
affatto della personalità più importante: il premier russo Vladimir Putin»,
commenta la Süddeutsche Zeitung. «Il proprietario di Magna Frank Stronach,
celebrato come il salvatore di Opel, non è altro che uno junior partner di
Putin». Critica anche Die Zeit. «Tanto Magna quanto il governo federale corrono
un grosso rischio». Da una parte «il nuovo investitore è meno solido di quanto
appaia», dall'altra «l'esecutivo crea un precedente e anche altre aziende
chiederanno aiuti». Sulla stessa linea l'Handelsblatt: «non c'è motivo di
lasciarsi andare all'euforia. Nessuno deve illudersi: per il momento Opel è
salva, ma la partita dovrebbe andare avanti: qualcuno si ricorda ancora della
società di costruzioni Holzmann, prima salvata e poi insolvente?».
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Nessuno dell'amministrazione mi cerca mai, se ho
qualche buona idea chiamo Emanuel (sezione: Obama)
GLI EX COLLABORATORI PERSI DI VISTA «Nessuno
dell'amministrazione mi cerca mai, se ho qualche buona idea chiamo Emanuel»
«Una volta ho acceso la tv e ho visto Hillary con Obama
ma io non ne sapevo nulla»
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Bill chiama, Hillary non risponde (sezione: Obama)
Personaggio
Clinton dalla Casa Bianca alla pensione Alti e bassi Sul palco con Bush: gli ex
rivali d'accordo su tutto Bill chiama, Hillary non risponde La malinconica
seconda vita dell'ex presidente democratico che quando è in viaggio compra
regali per la moglie, ma spesso resta solo MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA
NEW YORK Gira negozi di souvenir nel Terzo Mondo cercando regali color turchese
per la moglie, legge libri in solitudine nell'ufficio di Harlem sommerso fra i
cimeli della sua presidenza, chiama solo di rado i molti ex collaboratori che
lavorano alla Casa Bianca, crede nelle battaglie per il clima e contro l'Aids,
e serba un gran rancore nei confronti di un ex amico e alleato: Ted Kennedy.
Questo è il Bill Clinton che il magazine domenicale del «New York Times»
descrive nella sua «maturità», una nuova fase di vita iniziata con
l'insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama, a
scapito della moglie Hillary sconfitta nelle lunghe primarie democratiche dello
scorso anno. Di quella battaglia l'ex presidente ricorda le «trecento città e
trecento comunità di americani visitate», a prezzo di qualche acciacco fisico,
e vive ancora con malessere le accuse di razzismo rivoltegli dalla campagna di Obama ma ciò che più non ha digerito è il «tradimento» di Ted
e Caroline, fratello e figlia di John Fitzgerald, che voltarono le spalle alla
moglie dimenticando quanto lui aveva fatto per la loro famiglia negli anni
precedenti. La riappacificazione con Obama c'è stata
ma resta superficiale: Clinton ammette di «aver parlato con lui solo una volta
dopo l'insediamento e non ricordo bene di cosa» mentre con gli ex collaboratori
Larry Summers e Rahm Emanuel - oggi alla Casa Bianca con i gradi di consigliere
economico e capo di gabinetto - ha solamente sporadiche telefonate. Loro non lo
cercano. «Quando ho qualche idea che ritengo buona glielo faccio sapere» si
limita a dire Bill, descritto da un anonimo alto funzionario dell'amministrazione Obama come «eclissato» dal nuovo sistema di potere democratico in auge
a Washington. A sottolineare la differenza fra gli anni di Clinton e l'era di Obama è Emanuel: «Allora c'erano più
divisioni fra noi, ora il team è più affiatato». Come dire, non c'è una fazione
di clintoniani dentro l'amministrazione. Da qui la curiosità sui rapporti
fra Bill e Hillary, alla quale l'ex presidente risponde lamentandosi del fatto
che «da quanto è diventata Segretario di Stato a mia moglie hanno cambiato
tutti i telefoni» al punto che a volte si rivela molto difficile l'impresa di
raggiungerla, anche solo per fare due chiacchiere. E ancora: «Una volta ho
acceso la tv, l'ho vista dietro al presidente e poi ho saputo che è andata a
Dallas, ma non so bene per fare cosa». Ciò che rimane all'ex presidente è
comprarle regali quando gira il mondo, dal Perù alla Nigeria, per fare
conferenze, e riscuotere assegni milionari, a nome della sua Fondazione: cerca
spesso oggetti di color turchese «perché a lei piace molto» e li accumula
aspettando il momento nel quale potrà darglieli nella casa di Chappaqua, poco
fuori New York, che acquistarono nel 1999 quando lei decise di candidarsi a
senatore. In realtà lei ci va assai di rado, Bill passa molte serate da solo
immerso in letture fra i cimeli del passato - in uno scenario analogo a quello
dell'ufficio di Manhattan - e ironia della sorte vuole che fra i pochi a fargli
compagnia c'è uno dei suoi più feroci avversari del passato. Si tratta di
Christopher Ruddy, il giornalista investigativo autore del libro sulla «Strana
morte di Vincent Foster» che ebbe negli anni Novanta un ruolo di punta nel
diffondere le teorie cospirative contro Bill e Hillary. Oggi Ruddy ha cambiato
idea, ammette che «Clinton è meno liberal di quanto pensavo» e loda il suo
impegno militare nei Balcani e economico per promuovere il libero commercio. Ma
sono storie del passato. Riguardo all'oggi le attività di Bill Clinton sono
ristrette dai lacci che l'amministrazione Obama ha
imposto alla Fondazione ed anche quando vola per il mondo sugli aerei privati
di lusso - come quello dell'amico finanziatore Frank Giustra - sa che ciò che
dirà e farà conterà assai poco. Ciò non toglie che i vip del pianeta continuino
a inseguirlo: come il premier russo Vladimir Putin a Davos, che si è chiuso per
ore dentro una stanza con lui. Pur alle prese con una difficile stagione della
maturità, Clinton ritiene comunque di avere «delle buone idee» da promuovere a
cominciare da quelle su due battaglie: per la difesa del clima e contro l'Aids.
E non manca di ripeterle quando ne ha l'occasione, a qualche convegno o tavola
rotonda, durante una lezione universitaria o negli incontri tra ex potenti.
Riguardo invece il recente incarico di inviato Onu per Haiti non sembra
eccitarlo più di tanto. Forse teme di essere d'ingombro a Hillary. Il
giuramento Bill Clinton giura da 42esimo presidente degli Stati Uniti il 20
gennaio 1993. Nato a Hope, Arkansas, il 19 agosto 1946, governatore del suo
Stato a 36 anni, è stato uno dei più giovani presidenti della storia
americana.Il sexgate Nel 1998, la relazione con la stagista alla Casa Bianca Monica
Lewinsky quasi gli costa l'impeachment. Lo scandalo va avanti per un anno e
mezzo e mette una seria ipoteca sul suo secondo mandato.Il ritorno Da
pensionato Bill accompagna l'ascesa politica della moglie Hillary: nel 2001
viene eletta senatrice di New York; nel 2008 sfida Obama
alle primarie democratiche e viene poi nominata segretario di Stato.D'accordo
su tutto o quasi. Insieme sul palco di un centro congressi di Toronto, in
Canada, gli ex presidenti degli Stati Uniti George W. Bush e Bill Clinton hanno
un po' sorpreso le centinaia di spettatori che, sborsando fino ad oltre duemila
dollari, si aspettavano un duello in piena regola. Bill ha fatto un sentito mea
culpa sul Ruanda, accusandosi di essere stato incapace di bloccare il genocidio
nel 1994, e riconoscendo di non avere nessuna attenuante. «È uno dei due o tre
rimpianti della mia presidenza», ha detto Clinton. Bush ha difeso il suo
predecessore, convinto che ci sarebbe voluto troppo tempo per mobilitare le
truppe e che sarebbe comunque stato troppo tardi.
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Cofferati: "Dobbiamo ridare forza alla buona
politica di sinistra" (sezione: Obama)
COMIZIO.
L'EX SINDACALISTA AD AOSTA Cofferati: "Dobbiamo ridare forza alla buona
politica di sinistra" «Ridare forza a una idea di sinistra, a un progetto
riformista, alla buona politica. Ridare dignità e visibilità al lavoro, dare
più forza all'Europa». Sono i concetti espressi ieri pomeriggio in piazza
Narbonne ad Aosta da Sergio Cofferati, già segretario generale della Cgil e
attuale sindaco di Bologna, capolista per il Pd alle prossime Europee nella
circoscrizione Nord Ovest. Cofferati ha parlato dopo una breve introduzione di
Raimondo Donzel, segretario regionale del Pd e anch'egli candidato del Pd.
Donzel ha messo l'accento «su una crisi che tocca, e in modo pesante, anche la
Valle d'Aosta, una crisi che l'Europa può aiutarci a superare e che ha tra i problemi
prioritari la questione della montagna». Sergio Cofferati, politico che non
dimentica le origini da sindacalista, ha messo al centro del suo intervento il
mondo del lavoro, ma non ha dimenticato l'Europa. «L'Europa è un'entità - ha
detto - cui la destra non crede, che ignora, che sopporta con fastidio, che
ritiene dannosa e che invece ha aiutato molto l'Italia. La destra non ci crede,
al punto che candida Berlusconi e alcuni suoi ministri che nel Parlamento
europeo non metteranno mai piede. I candidati del Pd ci saranno, con la loro
faccia, sempre, per recuperare la credibilità perduta grazie a un governo di
centro destra, per poter discutere con pari dignità, per fare gli interessi del
Paese in un quadro europeo». Per il capolista del Pd «dobbiamo battere chi, di
fronte a una crisi nera e globale, nega l'evidenza dei fatti, predica ottimismo a gente che ha il più basso salario d'Europa e
pensioni che non consentono di arrivare a fine mese. Bisogna battere chi,
mentre tutti i governanti, da Barak Obama a Angela Merkel, si sono schierati in prima fila per sconfiggere
la crisi, si è preoccupato solo delle proprie reti Tv».
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MILIONI DI $ PER LE ELETTRO-CHRYSLER Il piano è stato
presentato da Chrysler al Dipartim... (sezione: Obama)
448 MILIONI DI $ PER LE ELETTRO-CHRYSLER Il piano è stato
presentato da Chrysler al Dipartimento dell'Energia Usa per accelerare sviluppo
e produzione di veicoli elettrici nell'ambito della motorizzazione pulita
voluta da Obama
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Cadere e rialzarsi Emozionanti storie di chi non
s'arrende (sezione: Obama)
PRESENTAZIONE.
GIOVEDÌ A FOSSANO Cadere e rialzarsi Emozionanti storie di chi non s'arrende
«Il medico se n'era già andato da tempo, in casa c'era solo la madre e la nonna
della bambina. Aprì la nonna Rosa, si conoscevano da sempre perché abitavano
nello stesso palazzo, in corso Vinzaglio, da quando lei si era trasferita da
Montà d'Alba \ Marietta giaceva a letto. Era scivolata in casa mentre era
incinta di sei mesi e mezzo e aveva avuto un'emorragia. Il medico era riuscito
a bloccare il sangue, ma non aveva potuto evitare il parto spontaneo. Aveva
dovuto registrare la perdita di una bambina». Parte dal Piemonte, dalla casa in
Torino, dalle origini roerine, il lavoro da cronista-scrittore che racconta di
uomini e donne «che hanno avuto il coraggio di rialzarsi». L'autore è Mario
Calabresi, che prima di essere chiamato a dirigere La Stampa, ha seguito per due anni la campagna elettorale di Barack Obama. Un viaggio negli Stati Uniti, 36
Paesi, migliaia di incontri e storie. Propone quelle di chi si è trovato a fare
i conti con una «caduta»: lutti, fallimenti, insuccessi, perdita del lavoro o
delle sicurezze. E si sono rialzati. «Nel temperamento americano c'è una
qualità, chiamata resiliency, che abbraccia i concetti di elasticità, di
rimbalzo, di risorsa e di buon umore», sintetizza Paul Claudel. Il primo
racconto di chi non si dà per vinto, di chi offre o pretende una seconda
opportunità, ha per involontaria protagonista sua nonna (morta pochi giorni
fa); «Nata due volte». Già perché in quella casa in corso Vinzaglio dove c'è
quel fagotto con una bimba morta è arrivato un altro medico. «Il dottor
Buscaglino, con un certo imbarazzo, chiese dove fosse stata messa la neonata \
"Disgraziati, ma questa bambina è mica morta, è viva". \ Era il 5
gennaio 1915, martedì. Maria Tessa, mia nonna, cominciò quel giorno, tra le
braccia di un fascinoso medico dal pizzetto rosso, un'avventura che l'avrebbe
portata a vedere l'elezione di Barack Obama». Mario
Calabresi presenterà «La fortuna non esiste» giovedì alle 18 al castello degli
Acaja a Fossano. Organizza la condotta Slow Food: partecipa Carlin Petrini, che
in serata presenterà il film su Terra Madre.
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Dopo 17 anni Jay Leno abbandona il suo Show (sezione: Obama)
Dopo
17 anni Jay Leno abbandona il suo Show NEW YORK Finisce dopo 17 anni e la
bellezza di 3.700 puntate, l'avventura felice del comico Jay Leno alla
conduzione del Tonight Show della Nbc. Salutando, Leno ha tenuto a ringraziare
i collaboratori tutti e soprattutto i suoi ispiratori, cioè chi, come il
cantante Michael Jackson, con le sue gaffe ha contribuito a trasformare lo show
notturno della Nbc in uno degli spettacoli televisivi più popolari, superando
spesso lo storico Letterman Show della concorrenza. Dunque ringraziamenti a due
presidenti Usa, George W. Bush e il suo predecessore Bill Clinton. Del primo
Leno amava raccogliere l'antologia di gaffe pronunciate durante i suoi
discorsi. Ma l'unica vera gaffe al Tonight Show, la fece
l'attuale presidente Barack Obama, il 19 marzo scorso quando, parlando delle sue scarse
prestazioni al bowling, alluse alle Olimpiadi per i portatori di handicap. Il
popolarissimo Leno verrà ora sostituito da un altro comico, Conan O' Brien.\
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opel alla magna, patto a tre merkel, obama e putin (sezione: Obama)
Pagina
1 - Prima Pagina Opel alla Magna, patto a tre Merkel, Obama e Putin ROMA - Il governo tedesco ha definitivamente scelto
Magna, sostenuta dalla banca russa Sberbank, per salvare Opel. Accordo
raggiunto grazie al patto a tre Merkel, Obama, Putin. Tremonti: i governi hanno spintonato. Ma per il
presidente Fiat, Luca Cordero di Montezemolo:«l´Italia ne è comunque uscita
bene». IEZZI, TARQUINIE TROPEA ALLE P
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bush & clinton a sorpresa i due ex d'accordo su
tutto (sezione: Obama)
Pagina
14 - Esteri Bush & Clinton a sorpresa i due ex d´accordo su tutto NEW YORK
- George W. Bush e Bill Clinton oggi sono d´accordo su tutto, o quasi. Insieme
sul palco di un centro congressi di Toronto, in Canada, i due ex presidenti
degli Stati Uniti hanno sorpreso le centinaia di spettatori che, sborsando fino
ad oltre duemila dollari, si aspettavano un duello, anche aspro. Bill ha fatto
un sentito mea culpa sul Ruanda, ammettendo di essere stato incapace di
bloccare il genocidio nel 1994, e riconoscendo di non avere nessuna attenuante.
«è uno dei due o tre rimpianti della mia presidenza», ha detto Clinton. Bush ha
difeso il suo predecessore, convinto che ci sarebbe voluto troppo tempo per
mobilitare le truppe e che sarebbe stato troppo tardi. L´ex
inquilino della Casa Bianca non ha espresso critiche a Clinton né a Barack Obama. Clinton invece, parlando di Iraq,
ha detto che a suo avviso sarebbe stato meglio far lavorare di più gli
ispettori Onu prima di attaccare, e che era doveroso concentrarsi di più
sull´Afghanistan. Bush, anche se visibilmente irritato, non ha reagito.
Fra i pochi dissensi, quello sulla permanenza alla Casa Bianca: Clinton ha
segnalato il grande vuoto che accompagna il ritorno a casa. «Improvvisamente,
più nessuno suona la canzone Hail to the Chief», l´inno presidenziale. Opposta
la percezione di Bush, che si sente «finalmente libero».
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la corea prepara il super-razzo gli usa: "non
staremo a guardare" - arturo zampaglione (sezione: Obama)
Pagina
14 - Esteri La Corea prepara il super-razzo Gli Usa: "Non staremo a
guardare" Caccia americani schierati a Okinawa. Pronta risoluzione Onu Per
la prima volta anche Russia e Cina sarebbero disposti ad accettare una risposta
molto dura ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Gli Stati Uniti non accetteranno che
la Corea del Nord diventi una potenza nucleare. Lo ha detto ieri a Singapore,
durante la conferenza per la sicurezza in Asia, il ministro americano della
difesa Robert Gates, che ha usato toni ancor più fermi e minacciosi di quelli
con cui Barack Obama, all´inizio della settimana,
aveva denunciato il secondo esperimento nucleare di Pyongyang dopo quello
dell´ottobre 2006. «Non resteremo immobili ad aspettare che la Corea del Nord
acquisisca i mezzi per poter distruggere qualsiasi obiettivo nella regione», ha
osservato Gates. «E considereremo il trasferimento del suo arsenale nucleare a
paesi esteri o a terroristi come un atto ostile». Il capo del Pentagono non ha
parlato dei possibili scenari militari, ma è chiaro che i suoi generali abbiano
già pronti piani di emergenza per bombardamenti chirurgici e azioni offensive.
Per il momento, però, dopo aver messo in allerta i 28mila soldati americani di
stanza in Corea del Sud, per il rischio di provocazioni o incidenti lungo il
48mo parallelo da parte delle truppe del Nord, e preparato a Okinawa gli F-22
Raptor, Washington persegue la strada diplomatica. L´obiettivo: isolare
ulterioremente il regime di Kim Jong-il e punirlo della violazione degli
accordi dell´Onu con un rafforzamento delle sanzioni, nella speranza che si
ravveda. «Obama è pronto al dialogo con i tiranni che rinuncino a ogni
ostilità», ha ricordato ieri Gates, che è l´unico ministro di George W. Bush a
essere stato confermato nell´incarico dal nuovo presidente. «Obama è fiducioso, ma non ingenuo», ha
proseguito: «Non si piegherà alle pressioni o alle provocazioni». In
coordinamento con il Giappone, Susan Rice, l´ambasciatore americano al Palazzo
di vetro, ha fatto circolare tra i membri del consiglio una bozza di
risoluzione che appare molto dura. E questa volta, a differenza del passato,
Russia e Cina sembrano più propense ad assecondare gli sforzi internazionali,
rendendosi forse conto che le dinamiche in moto a Pyongyang sono imprevedibili,
perché rispondono a logiche interne, di regime, e quindi sono potenzialmente
molto pericolose. L´ipotesi più accreditata è che l´escalation sia legata al
tentativo di Kim Jong-il di rafforzare il suo potere, specie tra i militari, e
di imporre il figlio più piccolo come suo successore. Dopo il test nucleare,
che aveva una potenza paragonabile alla bomba di Nagasaki, la Corea del nord ha
moltiplicato negli ultimi giorni il lancio di missili di corta gittata e ha
dichiarato di non considerarsi più vincolata all´armistizio che mise fine alla
guerra del 1950-53. Ieri, inoltre, citando fonti dell´intelligence americana,
il giornale sudcoreano Don-A Llbo ha rivelato che i militari di Kim Jong-il
hanno cominciato a spostare su vagoni ferroviari un missile balistico intercontinentale
dal centro di ricerca della difesa di Saneum, vicino alla capitale Pyongyang,
verso una rampa di lancio sulla costa orientale. Il rischio? Che la Corea del
Nord voglia rispondere alle condanne dell´Onu alzando il livello dello scontro.
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magna conquista opel merkel: "grazie obama"
- andrea tarquini (sezione: Obama)
Pagina
2 - Economia Magna conquista Opel Merkel: "Grazie Obama"
Tremonti: governi in campo, hanno spintonato Intesa Berlino-Mosca-Washington Il
ministro: Berlusconi avrebbe potuto fare molto ANDREA TARQUINI dal nostro
corrispondente BERLINO - Opel è salva grazie a Magna, esultano i siti dei
grandi media tedeschi, dalla popolare Bild al liberal Der Tagesspiegel.
Soddisfatto anche il governo tedesco. Ma sul ruolo dei poteri politici esplode
una polemica con l´Italia: il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, afferma
al Tg1 che i governi di Berlino e Mosca sono intervenuti e hanno cambiato le
regole del gioco in corsa. Che ormai la partita fosse politica, lo ha
confermato ieri la stessa cancelliera Angela Merkel: «E´ un test riuscito delle
relazioni con l´America, abbiamo raggiunto l´intesa su una
soluzione ragionevole grazie all´aiuto di Obama con cui ho avuto un colloquio telefonico». L´accordo segna il
primato della politica, e la supremazia dei leader delle grandi potenze e della
loro strategia industriale: Obama, Merkel, Putin e Medvedev. Ma proprio sul ruolo dei governi è
polemica. «L´industria italiana», ha detto Tremonti, «è andata in
Germania convinta di giocare con regole di mercato, ha informato il governo ma
non ha chiesto nulla. Sono scesi in campo i governi tedesco e russo, e mentre
si giocava a calcio, si sono messi a giocare a rugby, hanno preso la palla con
le mani, hanno spintonato. Ormai i governi si occupano di tutto, non so se sia
giusto o sbagliato, ma sto che sta cambiando tutto. Sono convinto che
Berlusconi con la sua influenza avrebbe potuto fare molto». L´accordo
Opel-Magna è dunque fatto, restano pochi dettagli. Il vertice tedesco ora
affronta le elezioni più tranquillo. I sindacati approvano. Ed esulta l´altro
vincitore, l´élite di Mosca, che con il colosso finanziario Sberbank e la
vecchia fabbrica d´auto Gaz alleate di Magna sbarca nel cuore dell´industria
europea: un salto di qualità per la «partnership strategica» russo-tedesca. Il
nuovo pacchetto è già pronto, così come l´accordo in tre punti tra Opel e
Magna. La svolta finale è stata annunciata nella notte da un esausto ma
sorridente Peer Steinbrueck, il ministro delle Finanze della Spd. A Magna andrà
il 20% di Opel, Gm e Sberbank otterranno ciascuna il 35%, il restante 10
spetterà ai dipendenti. L´accordo poggia su tre punti; il memorandum d´intesa
Gm-Magna, un accordo sulla produzione e i futuri livelli occupazionali e la
sorte degli stabilimenti, il prestito-ponte di 1,5 miliardi di euro concesso
dal governo tedesco. Soluzione per Berlino molto più a buon mercato, dicono
qui, rispetto ai vari miliardi di garanzia pubblica che Fiat aveva richiesto.
Una soluzione in forse fino all´ultimo, e che ha fatto rischiare una crisi di
governo: il ministro dell´Economia, Karl tehodor zu Guttemberg, fino all´ultimo
preferiva l´insolvenza controllata, ha minacciato di dimettersi, poi ha dovuto
piegarsi. Magna s´impegna a mantenere aperti tutti gli stabilimenti e a
conservare il maggior numero possibile di posti di lavoro. Ma il 10 per cento
degli impieghi in Germania, cioè circa 2500-2600 persone, sono di troppo. In
tutto il Vecchio continente, l´ex Gm Europa dovrà fare i conti con circa 11mila
esuberi.
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marchionne conclude con chrysler con un occhio ai
francesi di peugeot - salvatore tropea (sezione: Obama)
Pagina
3 - Economia Marchionne conclude con Chrysler con un occhio ai francesi di
Peugeot E dopo la casa tedesca, si allontana anche Gm Sudamerica Entro
mercoledì il giudice Gonzalez decide se girare a Torino gli asset dell´azienda
Usa Per raggiungere i 6 milioni di vetture prodotte si guarda all´Europa, a
realtà più affini e vicine SALVATORE TROPEA TORINO - Ancor prima del verdetto
del governo tedesco sulla vicenda Opel, il Lingotto ha provveduto ad aggiustare
il tiro e a concentrare le sue attenzioni su un futuro che, per le prossime
settimane e forse mesi, sarà tutto americano. Sergio Marchionne non è neppure
rientrato dagli Stati Uniti, scegliendo di restare su piazza ad aspettare la
conclusione dell´udienza per il passaggio degli asset della Chrysler alla nuova
società di cui Fiat possiede il 20%. C´è ancora chi non esclude un ripensamento
della Germania, tanto più che per la firma del passaggio di Opel a Magna saranno
necessarie ancora alcune settimane. Ma per il Lingotto è questa un´ipotesi
remota. A Torino insomma hanno archiviato la Opel. Quel problema, fanno sapere,
per noi non esiste più. Ma in questo weekend, che chiude una partita europea e
sposta la scena Oltreoceano, si comincia a cogliere un cambio di strategia
della Fiat: ancora non scritto, ma già in atto nei comportamenti. C´è una nuova
rotta che parte dall´America per avere, sia pure in tempi non brevissimi, una
ricaduta sull´Europa. Questo non vuol dire che sarà messo in atto quel «Piano
B» che per Marchionne e Montezemolo «è una pura semplificazione giornalistica»;
ma significa procedere senza perdere di vista l´esigenza industriale che era
alla base dell´offerta per Opel. Si tratta soltanto, dicono a Torino, di farlo
diversamente. Come? Intanto mettendo a frutto l´accordo americano per Chrysler.
Domani, o comunque entro mercoledì, a New York il giudice Arthur Gonzalez
chiuderà l´udienza avviata il 27 maggio per gli asset di Chrysler: le ultime
resistenze sono quelle di un gruppo di concessionari e di un Fondo Pensioni
dell´Indiana. Non si tratta di ostacoli insormontabili. E comunque la Fiat ha
interesse a chiudere, anche per mettersi al lavoro subito sulla nuova Chrysler,
quella presieduta da Robert Kidder con Marchionne come amministratore delegato
(nel cda siedono anche Luigi Noto, ex presidente di Exxon, e Alfredo Altavilla,
braccio destro dell´ad del Lingotto e gran negoziatore sul versante Usa). Per
Marchionne è importante che Chrysler imbocchi subito la strada del risanamento,
anche perché ulteriori rinvii potrebbero determinare un deterioramento degli
asset, rendendo ancor più difficile tutta l´operazione. Sempre in America, è
assai probabile che la decisione della Casa Bianca per le sorti future di Gm
segua quelle giudiziarie della Chrysler. Tra le due cose non esiste un
collegamento, ma appare evidente che una chiusura rapida e
positiva del caso Chrysler è uno spot pubblicitario importante per Barack Obama e può agevolare la decisione per
la Gm. Come dire che il ricorso al fallimento pilotato anche per Gm è una
strada da seguire. Fiat è interessata a questa decisione perché da essa
dipendono il futuro della Saab e quello di Gm Latino America. I torinesi
ancora figurano tra i pretendenti della casa svedese in amministrazione
controllata con la garanzia del governo locale; con loro ci sono il costruttore
di auto sportive Koeningsegg e al miliardario americano Ira Rennert. Resta però
da vedere quale potrebbe essere oggi l´interesse della Fiat per Saab fuori da
un accordo comprensivo di Opel. Maggiori le attrattive della provincia
sudamericana Gm che, però, a questo punto Detroit non sembra disposta a
mollare, perché funziona bene e fa cassa. Anche per questo il Lingotto ha
scelto di concentrarsi su Chrysler, pensando di raggiungere diversamente la
massa critica dei 6 milioni di vetture all´anno. Su questo, c´è qualche
variante rispetto al passato. Nel senso che tra le due opzioni, quella europea
e quella asiatica, Fiat sembra orientata di più sulla prima: l´Europa si presta
di più alla ricerca di quelle sinergie di scala che diventerebbero difficili a
distanza. Quanto ai nomi, dopo la «rottura» con la Germania, restano i cugini
d´Oltralpe, ovvero la Peugeot.
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una cascina di murazzano palestra aperta sul mondo -
carlo petrini (sezione: Obama)
Pagina
XVII - Torino Tutto merito di Mario Gala, capofila di una nuova generazione di
allevatori Una cascina di Murazzano palestra aperta sul mondo In cambio del
lavoro ottengono vitto e alloggio e imparano a lavorare la terra Contatti
attraverso "Face book": in borgata Bruni sono passati apprendisti da
mezza Europa CARLO PETRINI In questo posto isolato e magnifico Mario ha scelto
di fare il pastore, non per costrizione ereditaria, ma per avere il privilegio
di vivere in un posto «nel bello», in mezzo alle colline. A praticare
l´allevamento da queste parti sono rimasti in pochi. Eppure, Mario non è uno
degli ultimi pastori di Langa. è il primo di una nuova generazione di
allevatori che con fantasia e intelligenza sono capaci di coniugare un bel
mestiere, che spesso costringe alla solitudine, con l´esigenza umana della
socialità. Il padre, operaio nella Torino dell´auto, non aveva mai smesso del
tutto di cimentarsi con qualche attività in campagna e questa straordinaria
passione per il lavoro della terra è stato il più bel lascito al figlio. A
Murazzano, Mario è arrivato per caso cercando una casa provvista di un piccolo
appezzamento. Dopo aver lavorato come giardiniere per conto di altri e poi come
boscaiolo, ha voluto provare a ritagliarsi un piccolo spazio per sé. Ha scelto
un luogo e un´attività in cui magari avrebbe perso qualcosa in fatto di
reddito, ma dove avrebbe potuto guadagnare in felicità. In un´ottica di
personalissima «decrescita felice» ha giustamente pensato che sarebbe stata
buona cosa poter godere di quanto avrebbe saputo produrre per sé stesso e per
gli ospiti del suo agriturismo. Alla luce di questi ragionamenti è nato il
Finocchio Verde, un posto vero, dove quasi tutto è fatto in loco, non solo
tome, insaccati, pane, frutta e verdura. Anche le acciughe salate sono opera
del padrone di casa. Ogni anno, in giugno, scende a Imperia di persona a
comprare il pesce da un amico pescatore e insieme lo lavorano appena sbarcato
dal peschereccio. Nel resto dell´anno Mario porta al pascolo capre e pecore di
Langa, prepara le tome, cura l´orto e gli alberi da frutta. A fare tutto ciò
però non è solo, perché la sua non è unicamente la storia di un bravo casaro.
Per Mario essere contadino e pastore significa avere il privilegio di praticare
il mestiere più bello del mondo. Tuttavia, questo lavoro, pur con tutti i premi
e i riconoscimenti raccolti negli anni per la qualità delle sue tome, non gli
avrebbe dato tante soddisfazioni se non avesse trovato un sistema per
condividere con persone provenienti dai più lontani angoli del pianeta lo stile
di vita che ha scelto per sé. In modo graduale ha costruito la sua attività in
modo da aprirla al mondo. Da due anni Mario e Isa, la sua compagna, hanno
iniziato ad accogliere al «Finocchio Verde» giovani volontari che danno loro
una mano in cambio di vitto e alloggio. La formula magica per far uscire dall´isolamento
la pastorizia e chi la pratica è racchiusa nella parola Wwoof, acronimo inglese
che sta per "Opportunità nelle fattorie biologiche intorno al mondo".
«Il wwoof è un´associazione fondata su una sorta di baratto - spiega Mario con
l´entusiasmo di chi, del baratto, è un sostenitore convinto - e le aziende
agricole che aderiscono a questa rete, nella logica di un reciproco scambio, si
fanno aiutare nel lavoro quotidiano da chi ha voglia di ritornare alla campagna
e imparare a fare agricoltura biologica». In poco tempo l´indirizzo di posta
elettronica del «Finocchio Verde» si è riempito di richieste di ospitalità e
oggi esiste anche un profilo dell´azienda su facebook. Per cui, arrivando a
pranzo è normale condividere la mensa con persone di paesi diversi. In questi
giorni ad esempio c´è una coppia di americani di Milwaukee, Matthew and Jenny,
ospiti per qualche mese. Sono molto decisi a imparare, per poi tornare in
patria e mettere in piedi qualcosa di simile. In Borgata Bruni sono passati
apprendisti agricoltori di mezza Europa, Australia, Nuova Zelanda, Canada,
Corea, Sud Africa e soprattutto tanti ragazzi degli Stati Uniti. Traccia di
tanta frequentazione nordamericana è rimasta nel nome del nerissimo gatto di
casa che, in memoria di appassionate discussioni autunnali sull´esito delle
elezioni presidenziali, si chiama orgogliosamente Obama. Il sistema è rivoluzionario
perché non offre solo l´opportunità di imparare e di esprimere la propria
creatività lavorando in agricoltura. Se una volta fare il pastore in un luogo
simile costringeva a isolarsi dal mondo, ora è un universo di persone in movimento
che prova a spingersi fino a qua, tanto che Mario ha un sogno. «I have a
dream - declama fingendo un marcato accento italoamericano - ripopolare Borgata
Bruni e l´Alta Langa di gente giovane che, nel sangue, porta amore per il mio
mestiere».
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Merkel chiama Obama Opel passa a Magna (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Prima Pagina data: 31/05/2009 - pag: 1 Franceschini: sulla Fiat governo distratto Merkel chiama Obama Opel passa a Magna Tremonti:
cambiate in corsa le regole Sarà il gruppo austro-canadese Magna a rilevare il
controllo di Opel da General Motors. Via libera del governo tedesco. La
cancelliera, Angela Merkel: «Accordo ragionevole raggiunto con l'aiuto del
presidente Usa Obama».
Montezemolo: «Abbiamo fatto tutto il possibile». Il ministro Scajola:
«Occasione mancata ». E Tremonti: «Cambiate in corsa le regole del gioco. La
nostra industria ha giocato con i criteri di mercato, loro a rugby. Spintonando
». Franceschini: «Governo distratto». ALLE P
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Opel alla cordata Magna Merkel: intesa con Obama (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 31/05/2009 - pag: 2
Opel alla cordata Magna Merkel: intesa con Obama Undicimila esuberi in Europa. Gli Usa: passo positivo DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE BERLINO Pfui, la Opel Koalition tira un sospiro di sollievo. Il
governo tedesco ha evitato per un soffio che il salvataggio della casa
automobilistica gli scoppiasse in mano. Solo all'ultima ora gli
americani di General Motors e del dipartimento del Tesoro hanno accettato di
proteggere Opel dalla bancarotta Gm e di aprire la strada della vendita alla
cordata Magna-Sberbank. E solo dopo un confronto durissimo tra Berlino e
Washington che ha confermato ieri lei stessa ha visto Angela Merkel telefonare
a Barack Obama, conversazione che «chiaramente ha
influenzato i negoziati»: era diventata una questione che metteva in gioco le
relazioni tra i due Paesi. Ieri, la Grosse Koalition che governa la Germania ha
dunque provato a festeggiare. Non è detto che Opel sia salva ma le elezioni,
forse, sì: se le trattative fossero fallite, dopo che tutti i membri più
importanti dell'Unione Cdu-Csu e della Spd ci avevano messo la faccia, sarebbe
stato un disastro elettorale in vista del confronto alle urne del 27 settembre.
Si è trattato, ha commentato la cancelliera, «di un test per la relazione
transatlantica» che è stato «superato ». Come si inserisca nella relazione
transatlantica il fatto che Opel si avvii a essere pesantemente influenzata da
una banca russa di Stato, Sberbank, che ne acquisterà il 35%, e da un
produttore russo di auto, la Gaz dell'oligarca Oleg Deripaska, che ne dovrebbe
essere il partner industriale, Frau Merkel non lo ha detto. Governo sollevato.
E da Washington anche il giudicio di Obama è di «un
passo positivo». Ma in Germania lo scontro che si è protratto per tutta la
vicenda Opel ha lasciato ferite profonde. Venerdì, il ministro dell'Economia
Karl-Theodor zu Guttenberg ha minacciato, con il «pieno supporto» della sua Csu
bavarese, di dimettersi perché alla soluzione Magna-Sberbank avrebbe preferito
una «liquidazione gestita» di Opel, cioè salvarne solo le parti efficienti e
magari venderle separatamente. A suo avviso, l'accordo trovato con il gruppo
russo-canadese è troppo rischioso per il contribuente tedesco Berlino fornirà
alla nuova Opel almeno sei miliardi di euro in garanzie mentre non comporta
alcun rischio economico per i compratori. Alla fine non si è dimesso ma ha
rimesso alla signora Merkel la guida delle prossime trattative per Opel.
Insomma, tensioni alte anche tra Cdu e Csu. Per parte loro, i
socialdemocratici, che hanno sempre appoggiato la soluzione Magna-Sberbank, ora
cantano vittoria su Guttenberg. Il capo della Spd in Assia, Thorsten
Schäfer-Gümbel, ha ironizzato che «il barone nero di Baviera ha giocato
pericolosamente con il fuoco» dell'insolvenza. Resta il fatto che, con la sua
posizione ribadita ancora ieri, Guttenberg dà voce a una parte consistente
dell'opinione pubblica che non ritiene giusto salvare Opel con denaro pubblico,
per ragioni elettorali, a scapito di altre migliaia di imprese in crisi. «La
politica dovrebbe aiutare la gente, non le imprese », ha commentato ieri il
quotidiano di centrosinistra «Süddeutsche Zeitung»: una della valanga di
critiche arrivate al governo per la soluzione trovata. Ora, Magna procederà
alla due diligence della Opel e, ha detto il suo capo Frank Stronach, prevede
di firmare l'acquisto in cinque settimane. Sul futuro, Frau Merkel pensa che
Opel avrà «parecchie difficoltà da superare», compresi 11 mila esuberi in
Europa. Ottimista, rispetto all'opinione di altri. Frank Schwope, esperto di
auto della banca NordLB ritiene che Magna, Sberbank e Gaz «le proveranno tutte,
falliranno e Opel sarà insolvente tra due o tre anni». Incondizionatamente
felice, invece, German Greif, amministratore delegato della Sberbank molto
legato a Vladimir Putin: «Per me questa è un'ottima opportunità per la Russia
di ottenere uno dei più avanzati produttori di auto europei per un prezzo così
basso»: quest'ultima è la relazione trans-baltica e ha anch'essa passato il suo
test. Danilo Taino Il presidente Usa Barack Obama
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Scajola: vigileremo sugli aiuti (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 31/05/2009 - pag: 2 Il ministro dello
Sviluppo Scajola: vigileremo sugli aiuti ROMA Alla fine, il governo tedesco ha
scelto il gruppo austro-russo-canadese Magna per salvare l'Opel, lasciando
fuori la Fiat. Una sconfitta per il sistema Paese? «Non direi risponde il
ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola . Anzi, anche nella riunione di
venerdì a Bruxelles diversi partecipanti hanno riconosciuto la validità del
piano industriale della Fiat. L'impressione è che nelle scelte finali di
General Motors e poi del governo tedesco abbiano prevalso altre valutazioni,
come gli impegni finanziari di breve termine dell'acquirente, la promessa della
salvaguardia dell'occupazione tedesca e magari anche la volontà di non disturbare
Volkswagen con il rafforzamento di Fiat. È un'occasione mancata per tutta
l'industria europea. Ma, come ha detto Marchionne, la vita continua. E penso
che ci saranno altre occasioni per Fiat». Resta però la sensazione che il
governo italiano non abbia sostenuto a sufficienza la Fiat mentre dietro Magna
c'era addirittura Vladimir Putin. «Il governo italiano ribatte Scajola non ha
mai fatto mancare il proprio appoggio a Fiat, ma senza cedere a tentazioni
stataliste e protezionistiche, che sarebbero molto pericolose e che non vorrei
si affacciassero in altri Paesi». E il sospetto nasce forse anche dalla
constatazione che prima dell'accordo Opel-Magna c'è stata
una telefonata Merkel- Obama che ha spianato la strada. Non risulta, invece, che ci siano
stati passi del governo italiano presso il cancelliere tedesco a sostegno della
Fiat. «I contatti col governo di Berlino ci sono stati. Io stesso dice ho
incontrato il rappresentante del governo tedesco. Ma si fa fatica a
capire che nella vicenda Opel i governi americano e tedesco sono parte in causa
anche dal punto di vista aziendale: gli Stati Uniti hanno finanziato GM a piene
mani e il governo tedesco si prepara a dare a Opel un finanziamento-ponte di
1,5 miliardi». Una iniziativa sulla quale Scajola nutre qualche dubbio. «Nella
riunione di venerdì a Bruxelles, a cui era presente anche il commissario alla
concorrenza Neelie Kroes, abbiamo sottolineato che il sostegno finanziario
tedesco dovrà rispettare rigorosamente le regole contro gli aiuti di Stato e
non dovrà alterare la concorrenza a scapito degli altri produttori europei.
Vigileremo attentamente su questo punto». Il ministro respinge quindi al
mittente le critiche del leader del Pd, Dario Franceschini, che parla di
«occasione persa» e «governo distratto». «Ci dica in concreto che cosa avremmo
potuto fare di più». Il governo incontrerà la Fiat la prossima settimana e
secondo alcuni avrebbe dovuto farlo prima. «I contatti con i vertici Fiat sono
continui dice Scajola . Ho parlato con Marchionne anche venerdì mattina.
L'incontro con Fiat, sindacati e Regioni avrà come scopo capire le prospettive
industriali in Italia e dunque era inutile farlo prima che la vicenda Opel si
fosse chiarita». Adesso si è chiarita e il cancelliere Angela Merkel ha detto:
«Abbiamo fatto in modo che i dipendenti mantenessero il loro posto di lavoro e
abbiamo salvaguardato gli impianti in Germania ». Del resto, il sindacato ha un
grande ruolo nel modello renano. Fattori che sono stati sottovalutati? «No.
Resto convinto che il piano Fiat fosse il più serio dal punto di vista
industriale e fosse in grado di garantire la sostenibilità di lungo periodo
alla Opel». Ora l'attenzione torna sul futuro degli stabilimenti italiani, a
partire da quelli di Termini Imerese e Pomigliano d'Arco. «Posso solo ribadire
dice Scajola che all'atto della decisione sugli incentivi all'acquisto di auto
ecologiche abbiamo chiesto e ottenuto da Fiat l'impegno a mantenere gli
stabilimenti e i posti di lavoro in Italia, impegno che finora è stato
mantenuto». Enrico Marro Claudio Scajola
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La Cancelliera e la forza opaca della lobby russa (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 31/05/2009 - pag: 2 Accordi La
Cancelliera e la forza opaca della lobby russa SEGUE DALLA PRIMA I due Paesi si
sono ferocemente combattuti, ma la storia della presenza tedesca nella economia
russa e degli accordi più o meno segreti conclusi dai due Paesi è più lunga di
quella delle loro battaglie. Comincia con la prima industrializzazione russa,
fra l'800 e il '900, e continua con il Trattato di Rapallo (1922), con la
collaborazione militare ed economica del decennio successivo, con il trattato
di amicizia e il protocollo segreto del 1939, con la impetuosa ripresa dei
rapporti economici dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La lobby, anche
in questo caso, ha vinto la sua partita. Ma potrebbe avere dimenticato che le
partecipazioni azionarie russe, in questo momento, sono spesso opache e poco
rassicuranti. L'affare Opel si presta a qualche riflessione sulla politica
italiana. Il presidente degli Stati Uniti, in questa faccenda, non aveva altra scelta fuor che quella di accettare la decisione
garantita dal governo di Berlino, ma il vertice telefonico fra Merkel e Obama, nelle scorse ore, mette
implicitamente in evidenza l'assenza del governo italiano. So che gli
interventi sono utili quando sono accompagnati da garanzie finanziarie e che
l'Italia, in questo momento, non era in grado di offrire alcunché. Ma il
confronto tra la serietà delle trattative di Berlino e la litigiosa frivolezza
della politica italiana, soprattutto nelle ultime settimane, non è edificante.
Sergio Romano
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(sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 31/05/2009 - pag: 3 Roma-Berlino
Franceschini: l'esecutivo è stato distratto «I governi hanno cambiato le regole
del gioco in corsa» Tremonti: a noi nessuna richiesta, Berlusconi poteva fare
molto ROMA La dichiarazione di Giulio Tremonti sulla vicenda Opel-Fiat arriva a
tarda sera, intervistato dal Tg 1, dopo una giornata di polemiche: «L'industria
italiana è andata in Germania convinta di giocare con regole di mercato. Ha
informato il governo ma non ha chiesto niente. Sono convinto che Berlusconi con
la sua influenza avrebbe potuto fare molto». Si chiede il ministro
dell'Economia: «Che cosa avrebbe significato fare di più? Fare più debito
pubblico e aumentare le tasse per chi ha di meno? No grazie». Anche perché,
spiega, «prima della crisi i governi stavano fuori dai giochi mentre adesso si
occupano di tutto: invece del calcio si sono messi a giocare a rugby, hanno
spintonato». In altre parole, la Fiat ha presentato il suo piano industriale
pensando di combattere solo su quel piano e invece sulla vicenda è entrata a
gamba tesa la politica. Basta pensare alla telefonata fra
la cancelliera Merkel e il presidente Usa Obama. Per il Pd, comunque sia, Berlusconi avrebbe dovuto fare di più.
Ed è anche colpa del governo italiano se la Fiat non è riuscita ad aggiudicarsi
l'operazione. Denuncia il segretario Dario Franceschini: «Si tratta di
un'occasione perduta: altri governi si sono impegnati in modo molto determinato
per sostenere le loro imprese, dalle nostre parti invece c'è stata un
po' di distrazione». Alludendo alle altre questioni più mondane a cui ha dovuto
pensare Berlusconi in questi giorni. Sulla stessa linea Massimo D'Alema: «Il
presidente del Consiglio è alla prese con il garante della privacy, quindi non
può occuparsi dell'industria dell'automobile. Purtroppo sulla trattativa Opel
paghiamo il prezzo all'assenza di una guida politica autorevole e credibile del
Paese». E il collega di partito, nonché candidato alla segreteria, Pierluigi
Bersani, ne approfitta per sottolineare i rischi per tutto il sistema di
produzione: «È ora di darsi una mossa. Perché stiamo parlando non solo di Fiat,
ma di 2.700 aziende di componentistica e 200 mila lavoratori del settore,
quindi di una fetta centrale del nostro sistema produttivo: mentre noi
assistiamo passivamente, gli altri Paesi intervengono con misure che possono
anche creare degli squilibri di mercato a danno dell'Italia». La maggioranza ha
una lettura opposta della vicenda. Il ministro per la Semplificazione Roberto
Calderoli se la prende con Franceschini («ha perso un'occasione per tacere»)
ricordando che «senza l'intervento del governo, con il decreto anticrisi e, in
particolare, quello degli incentivi per il settore auto, la Fiat non avrebbe
potuto certamente acquisire Chrysler né tanto meno concorrere alla scalata di
Opel». E il leader della Lega Umberto Bossi giustifica la Fiat: «Cosa vuoi
fare, è un' azienda privata. Comunque finalmente la Fiat, dopo l'accordo con
gli americani, ha i soldi per allargarsi in Europa». Maurizio Gasparri attacca
violentemente D'Alema: «È un lacché del passato, che ha imparato l'economia sui
libri di Stalin, un trombone trombato: pensi alle sue sconfitte». Mentre altri
esponenti del Pdl criticano la scelta che ha fatto prevalere Magna e sottolineano
la coincidenza con l'appuntamento elettorale tedesco. Secondo il ministro per
le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, «la decisione di Berlino non va
nell'interesse del settore automobilistico europeo». «Ormai attacca il
capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto la linea adottata dal Pd in questa
campagna elettorale è cavalcare i gossip e insultare Berlusconi. In realtà la
partita Opel-Fiat è stata largamente condizionata dalle vicende politiche
tedesche e dai rapporti che la Germania ha con la Russia». Roberto Zuccolini
Rugby Il ministro: invece che a calcio si sono messi a giocare a rugby, hanno
spintonato
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Obama in Germania, viaggio della memoria (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 31/05/2009 - pag: 15 La missione Il veterano
Charles Payne, reso celebre dal nipote durante la campagna elettorale, racconta la sua vicenda Obama in Germania, viaggio della memoria Con lo zio che «liberò»
Buchenwald visiterà lager e città bombardate dagli Alleati DAL NOSTRO INVIATO
CHICAGO Di lui, in campagna elettorale, Barack Obama aveva raccontato che «marciò con Patton e fece parte del primo
gruppo di soldati americani che arrivarono ad Auschwitz e liberarono il campo
di concentramento ». Una gaffe innocente, probabilmente generata dai
racconti della nonna, Madelyn Dunham. Il campo non era Auschwitz, dove fra
l'altro i primi ad arrivare furono i sovietici del maresciallo Zukov. Ma in un
campo di sterminio nazista Charles Payne arrivò davvero, con l'Ottantanovesima
Divisione di Fanteria della US Army. Era Buchenwald, sulla collina che sovrasta
Weimar, in Turingia. La data: aprile del 1945. Il ricordo di allora è ancora
vivido nella sua memoria: «Vidi una folla di persone emaciate, coperte di
stracci, così scarnificate che non capivo come potessero stare in piedi.
Avevano in mano tazze di metallo e sbattevano il cucchiaio per fare rumore:
chiedevano cibo ». E poi «vidi le tettoie, dov'erano pile di corpi accatastati
». Charles Payne ha oggi 84 anni e gran parte della sua seconda vita l'ha
trascorsa a Chicago. A dargli notorietà è stata l'ascesa alla Casa Bianca di
Barack Obama, il nipote meticcio, figlio di Ann
Dunham, la figlia di sua sorella Madelyn. Non è ancora certo, ma è probabile,
che Payne accompagnerà il presidente la prossima settimana nella visita a
Buchenwald, tappa cruciale del viaggio che porterà Obama
in Arabia Saudita, Egitto e Germania, per concludersi sulle spiagge della
Normandia nel 65mo anniversario del D-day. Una sosta calibrata al millimetro,
quella nella Repubblica Federale, dove Obama farà
sosta a Buchenwald e a Dresda, rendendo omaggio alle vittime dei tedeschi, ma
anche ricordando le vittime tedesche. Il pellegrinaggio nel luogo dove 50 mila
ebrei vennero trucidati dai nazisti, sotto lo sguardo di una popolazione che
viveva a due passi e non mosse un dito, si accompagnerà alla visita nella città
d'arte, distrutta dal più feroce e forse inutile bombardamento alleato, che in
una sola notte del febbraio 1945 fece decine di migliaia di vittime civili. Non
solo, perché dopo la Riunificazione e la fine della Ddr comunista, sia Dresda
sia Weimar sono diventate simbolo della rinascita dell'Est. Come ha detto
Thomas Steg, portavoce del governo tedesco, «Obama
visiterà luoghi storici legati a tutti gli aspetti della Seconda Guerra
Mondiale, distruzione e ricostruzione, sterminio e fine della civiltà ».
Riservato e schivo, Charles Payne ha preferito parlarci al telefono. Ricordando
la gaffe del nipote su Auschwitz, ci ha detto che dopo anni di silenzio fu la
prima volta in cui ha parlato con Obama dei suoi
ricordi di guerra e dell'esperienza di Buchenwald. Ma è convinto che l'errore
non fosse voluto e fosse stato frutto dei racconti di Madelyn: «Raccontava bene
le storie, ma era inaffidabile sui dettagli, ha sicuramente fatto confusione
sui nomi». Un'altra cosa però aveva detto Obama:
«Quando tornò dalla guerra, mio zio era talmente in stato di shock, solo e
pieno di memorie dolorose, che andò al piano di sopra e non uscì per sei mesi
». Payne ammette che «la guerra fu un'esperienza molto difficile e traumatica».
Per anni ha come rimosso molti di quei ricordi: «Ho cercato di non pensarci
troppo ». Ma prima l'outing fatto dal nipote e poi la notizia della visita a
Buchenwald hanno infranto la quieta esistenza di Payne, che si era trasferito a
Chicago nel 1960, dopo essersi laureato in ingegneria all'Università del Kansas.
Per buona parte della sua carriera, prima di andare in pensione nel
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Barack corregge Sonia: oggi direbbe cose diverse (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 31/05/2009 - pag: 15 Corte Suprema Il
presidente si schiera con la Sotomayor dopo le accuse di «razzismo al
contrario» Barack corregge Sonia: oggi direbbe cose diverse DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Barack Obama scende in campo a difesa di Sonia
Sotomayor, il giudice che ha designato per la Corte Suprema e che, se fosse
confermata, diventerebbe la prima ispano-americana a sedere nella massima
magistratura degli Stati Uniti. Obama è stato costretto a intervenire, dopo gli attacchi lanciati dai
repubblicani conservatori contro la candidata, per alcune sue
dichiarazioni del 2001, quando fra le altre cose Sotomayor aveva detto che «un
magistrato donna di origine latina raggiungerebbe sicuramente conclusioni
migliori di uno maschio e bianco ». Una frase, che le è valsa l'accusa di
essere «razzista al contrario». «Sono sicuro che oggi si esprimerebbe in modo
diverso », ha detto il presidente in un'intervista alla Nbc, con un tono
apparso piuttosto difensivo. Ma nel suo discorso settimanale al Paese, diffuso
per radio e via Internet, Obama è tornato
all'offensiva: «Ci sono naturalmente quelli, a Washington, che cercano di
tracciare le vecchie linee di divisione e fare i soliti giochetti politici,
usando alcuni commenti fuor di contesto per dare un'immagine distorta del
giudice Sotomayor. Ho fiducia che costoro falliranno, perché i suoi 17 anni di
esperienza nelle Corti, centinaia di sentenze che ogni americano può leggere da
sé, parlano chiaro e più forte di ogni attacco ». Ricordando la vicenda
personale di Sotomayor, «un viaggio iniziato nelle case popolari del Bronx e
scandito da duro lavoro, fiera intelligenza e fiducia che in America ogni cosa
sia possibile », Obama ha detto che la nomina è
«troppo importante, per rimanere impigliata nel calcolo politico e negli
equilibrismi ». E ha invitato repubblicani e democratici a cominciare il
processo di conferma «senza ritardi». La Casa Bianca vorrebbe che tutto si
concludesse prima dell'inizio della pausa estiva, il 4 agosto, in modo che
Sotomayor possa prendere il posto nel collegio dei nove all'inizio del nuovo
periodo, in ottobre. Anche se i democratici hanno i numeri per bloccare ogni
ostruzionismo, la resistenza conservatrice si annuncia molto determinata. Nel
mirino, oltre la frase incriminata, è l'«attivismo giudiziario» del magistrato,
che secondo la destra sarebbe incline a far politica con le sentenze. Un altro
problema potrebbe venire da sinistra, dove i gruppi favorevoli all'aborto non
sono del tutto sicuri che Sotomayor, cattolica e mai esplicita sul tema, sia
una ferma sostenitrice del diritto alla libertà di scelta della donne,
garantito con una storica sentenza della Corte Suprema del 1973. P. Val. Nomina
Il giudice della Corte Suprema Usa Sonia Sotomayor con la madre Celina (Ap)
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I CONTI CON LA STORIA E IL FANTASMA DI BOMBER HARRIS (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 31/05/2009 - pag: 15 Il dibattito I CONTI CON
LA STORIA E IL FANTASMA DI BOMBER HARRIS di PAOLO RASTELLI Fu l'unico grande
comandante britannico a non essere insignito del titolo di pari del regno
subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ai suoi uomini, che avevano combattuto
ed erano morti nei cieli della Germania, fu negata una «campaign medal»,
l'onorificenza che nelle forze armate di Sua Maestà viene concessa a chi
partecipa a un'impresa bellica. Dietro questi sgarbi nei confronti di Arthur
«Bomber» Harris, capo del Comando Bombardieri della Raf, e dei suoi aviatori
c'era la sensazione, che si faceva lentamente strada nell'opinione pubblica,
che la distruzione sistematica delle città tedesche e l'uccisione indiscriminata
di donne e bambini con il bombardamento a tappeto non fosse poi un'impresa di
cui andare davvero fieri, proprio secondo i principi in nome dei quali gli
alleati occidentali avevano combattuto. Dresda, devastata tra il 13 e il 15
febbraio 1945 da aerei inglesi e americani, è diventata il
simbolo di questo sentimento postumo di vergogna di cui oggi Obama in qualche modo fa ammenda: un
bombardamento inutile, che uccise almeno 36 mila persone e ridusse in macerie
fumanti un'area di
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Maroni e la sicurezza
Corriere
della Sera sezione: Cronache data: 31/05/2009 - pag: 19 Provvedimento Decisione
in vista del G8 in Abruzzo Maroni e la sicurezza «Sospesi per un mese gli
accordi di Schengen» Il ministro: stop alla libera circolazione ROMA Tra il 18
giugno e il 15 luglio, in vista del G8 dell'Aquila e subito dopo, saranno
sospesi gli accordi di Schengen (sulla libera circolazione dei cittadini) con
il ripristino dei controlli alle frontiere dei Paesi europei. È la più
immediata misura di sicurezza emersa al termine dei due giorni di lavori dei
ministri Giustizia-Interno, sotto la presidenza dei ministri Maroni e Alfano.
La guerra al terrorismo rimane «una delle più gravi minacce alla sicurezza
internazionale », essa verrà però programmaticamente condotta «nel rispetto dei
diritti fondamentali dell'uomo e lo Stato di diritto». Quindi,
il vento nuovo della presidenza Obama soffia anche in questa materia e anche tra gli alleati. La lotta
però si estende ai pirati nel Golfo di Aden, visto che gli assalti ai cargo e
alle navi passeggeri servono anche, secondo molte evidenze di intelligence, a
finanziare Al Qaeda. Per questo «è urgente» individuare a livello
internazionale lo strumento giuridico per assicurare i pirati alla giustizia,
rafforzando il potere giudiziario nei paesi africani, stringendo accordi tra i
paesi che arrestano i pirati e quelli che sono in grado di processarli, ma che
spesso mancano di giurisdizione nei loro confronti. Il ministro dell'Interno
francese Michèle Alliot-Marie ha sottolineato che «l'Occidente ha bisogno di
avere strumenti legali per perseguire gli strateghi della pirateria che spesso
sono potenti uomini d'affari internazionali ». Alla riunione era presente
l'Attorney general americano, Eric Holder, che negli incontri bilaterali, ha
rinnovato la richiesta ai Paesi europei di accogliere alcuni dei 240 detenuti
di Guantanamo. Gli Usa vorrebbero trasferire in Europa almeno 50 detenuti, di
cui «due-tre» in Italia. «Io penso ha dichiarato il ministro dell'Interno
Maroni che i Paesi Schengen debbano accogliere solo quelli che hanno titolo
giuridico per essere detenuti in carcere, altrimenti queste persone sbarcano a
Fiumicino o a Malpensa e poi possono girare liberamente. Ciò non è accettabile
perché accresce il nostro rischio terrorismo ». In Italia, ha spiegato il
responsabile del Viminale, «la minaccia jihadista è infatti costante, come
dimostra la chiusura nei giorni scorsi di due siti che facevano apologia della
violenza come strumento per affermare la religione islamica ». In base a quanto
emerso nel summit, il terrorismo di matrice islamica sembra essere in grado di
utilizzare strumenti molto antichi (come la pirateria) e ultramoderni (come
internet e addirittura il cybercrime, la cui nuova frontiera è costituita dai
«furti di identità»). M. Antonietta Calabrò Il ministro Roberto Maroni
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Obama e le richieste americane che mettono in crisi
la lenta Europa (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Opinioni data: 31/05/2009 - pag: 12 USA E UE, RAPPORTI CHE
CAMBIANO Obama e le richieste americane che mettono in
crisi la lenta Europa di ROBERT KAGAN I l presidente francese Nicolas Sarkozy
ha posto la questione essenziale qualche settimana fa, quando ha domandato:
«L'Europa vuole la pace oppure vuole solo essere lasciata in pace?». Si
potrebbe rispondere alla stessa maniera di Groucho Marx, quando gli fu chiesto
se fosse un uomo o un topo: «Metti un pezzo di formaggio sul pavimento e lo
scoprirai». Ovviamente gli europei vogliono essere lasciati in pace. Hanno
subito tanti sconvolgimenti nel corso del Ventesimo secolo da bastare per un
millennio. Appena sotto pelle, tutta l'Europa conserva profonde cicatrici.
Quanto c'è da stupirsi, pertanto, se nel loro mondo autosufficiente gli europei
ambiscono alla stabilità e alla prevedibilità, a un po' di pace e tranquillità?
Non desiderano nuovi focolai di agitazione. L'innovazione più rivoluzionaria
nella storia della geopolitica, l'Unione Europea, è stata paradossalmente resa
possibile non da un desiderio di rivoluzione, bensì da un profondo
conservatorismo; dalla paura mortale degli sconquassi che possono originarsi
dalle ambizioni incontrollate, sia nazionali che individuali. Il popolo
tedesco, per cui e da cui l'Unione Europea è stata consacrata, vuol soggiacere
a precise restrizioni. I vincoli economici della Ue, che oggi creano una
barriera alla spesa in deficit di keynesiana memoria, sono stati introdotti dai
tedeschi, per cui lo spettro dell'inflazione, e non della depressione,
rappresenta l'incubo peggiore. Tedeschi e francesi preferiscono gli assegni
assistenziali alla spesa pubblica per stimolare l'economia, perché rientrano
nel sistema passivo di reti di sicurezza sociale a cui i cittadini si sono così
agevolmente ancorati. La distruzione creativa che contraddistingue le economie
politiche business-oriented di tradizione anglo-americana è troppo violenta e
instabile, troppo brutale e imprevedibile. Meglio sottoporre a regole più
stringenti i protagonisti del capitalismo internazionale, la cui inventiva può
produrre effetti devastanti. Meglio essere meno ricchi, piuttosto che meno
sicuri. Nell'arena degli affari esteri, si è assistito a brevi sprazzi di
ambizione globale da parte dell'Europa. Alla fine degli anni 90, Tony Blair e
Jacques Chirac si coalizzarono per promuovere un esercito europeo più muscolare
ed efficace. Qualche anno dopo, il grande esperto e stratega Robert Cooper
prefigurò l'allargamento della Ue quale inedito contributo dell'Europa
postmoderna alla sicurezza globale, l'«impero liberale e volontario» che
avrebbe esteso la sfera della pace, del liberalismo e della sicurezza alla
Turchia, ai Balcani, all'Ucraina e a quello che gli europei un tempo chiamavano
il «nuovo vicinato» del continente. Ma l'Europa ha largamente rinunciato a
queste ambizioni passeggere. L'esercito della Ue resta una prospettiva remota
quanto lo era un decennio fa. L'allargamento a Est, nel
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DIETRO LA CRISI DEL PAKISTAN L'OMBRA LUNGA DEL
KASHMIR (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Lettere al Corriere data: 31/05/2009 - pag: 37 Risponde
Sergio Romano DIETRO LA CRISI DEL PAKISTAN L'OMBRA LUNGA DEL KASHMIR Il
presidente Usa ha ricevuto insieme i presidenti afghano e pachistano a conferma
dello stretto legame tra le due crisi. Obama ha offerto aiuti al Pakistan in cambio di un maggiore impegno
contro i talebani. Ma più che alla minaccia talebana nei cui riguardi va
scontata una certa ambiguità di Islamabad per la sua identitaria purezza islamica,
la fragilità del Pakistan è legata anche al contrasto con l'India. Sui
ghiacciai del Siachen, forse il più alto campo di battaglia mai esistito, si
scontrano due schieramenti che ingoiano risorse umane e finanziarie e
contribuiscono a indebolire la già traballante situazione pachistana. Non potrà
esserci stabilità nella regione se il Pakistan non si libererà dell'ossessione
indiana. La diplomazia internazionale dovrebbe coinvolgere maggiormente l'India
nelle iniziative di stabilizzazione agendo anche su New Delhi. Il fatto che il
problema del Kashmir sia rimasto irrisolto per decenni non è una buona ragione
per non tentare l'esplorazione di nuove alternative. Francesco Mezzalama Roma
Caro Mezzalama, L a nascita di due Stati India e Pakistan sull'immenso
territorio che era stato sino al 1947 la perla della corona britannica, fu un
evento traumatico. Dopo la proclamazione dell'indipendenza, i musulmani e gli
hindu fuggirono in opposte direzioni verso le province prevalentemente abitate
dai loro fratelli in religione. Ma gli uni e gli altri dovettero passare,
durante l'esodo, sotto le forche caudine di popolazioni ostili, e lasciarono
dietro di sé una lunga scia di sangue. Bene o male, questa duplice pulizia
etnica ebbe l'effetto di creare una frontiera riconosciuta da entrambi. Ma
nello Stato del Kashmir, fra la catena himalaiana e il Karakoram, le cose
andarono diversamente. La popolazione era prevalentemente musulmana, ma il
maharajah era hindu e preferì aderire all'India piuttosto che al Pakistan. Era
l'ottobre del 1947. Da allora la storia del Kashmir è stata una interminabile
sequenza di guerre, incidenti di frontiera, attacchi terroristici, reciproche
accuse, reciproche minacce. E negli intervalli fra una guerra e l'altra i due
eserciti si sorvegliano a distanza dalle postazioni avanzate di quello che lei
ha giustamente definito il più alto campo di battaglia del mondo. Per ciascuno
dei due Paesi il problema del Kashmir è geopolitico, ma per il Pakistan è anche
e soprattutto identitario. Lo Stato è un collage di gruppi etnici che parlano
lingue diverse e, nel caso dei pashtun, hanno maggiori legami con i loro
fratelli al di là della frontiera afghana di quanti ne abbiano con i ceti
urbanizzati di Islamabad e di Karachi. Per tenere insieme questa accozzaglia di
popoli diversi e privi di una storia comune, i gruppi dirigenti della
repubblica hanno fatto del-- l'Islam il simbolo e il cemento dell'unità
nazionale. L'esercito, in particolare, è laico e kemalista, ma ha cercato di
usare la carta religiosa per unificare uno spazio politico che non è mai
divenuto compiutamente uno Stato. Ma questa scelta ha avuto due effetti
complementari: ha reso ancora più acuta la controversia sul Kashmir, dove una
popolazione musulmana è soggetta a un governo hindu, e ha spinto il Pakistan ad
adottare verso i talebani dell'Afghanistan un atteggiamento ambiguo. In queste
ultime settimane, anche quando combattevano l'islamismo radicale nelle valli
dello Swat, i generali pakistani erano convinti che il loro vero nemico fosse
sulle vette del Kashmir.
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Talent Show, l'ultima svolta tv Ora vince chi
riconquista i giovani (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Spettacoli data: 31/05/2009 - pag: 39 Tendenze Dopo «talk»
e «reality» la televisione punta sulle gare artistiche, però a certe condizioni
Talent Show, l'ultima svolta tv Ora vince chi riconquista i giovani Adam
Lambert di «American Idol» perde la finale ma è una star di ALDO GRASSO Com'è
imprevedibile la tv! Fino a poco tempo fa cercava con affanno gente comune,
sconosciuti senz'arte né parte, campioni dell'anonimato e adesso invece cerca
solo talenti, possibilmente naturali. Il 21 maggio scorso, American Idol, il
talent show più famoso del mondo, ha incoronato vincitore dell'8.a edizione
Kris Allen, e ha raccolto 100 milioni di voti e altri 24 di audience. Ma la
cosa strana e che tutti davano per superfavorito Adam Lambert, la cui voce era
stata considerata la migliore di sempre tra i concorrenti e aveva impressionato
giudici e spettatori con brani impegnativi come «Bohemian Rapsody» dei Queen o
«Ring of Fire» di Johnny Cash. Cos'è successo? E, soprattutto, cosa ci insegna
questo nuovo corso della tv? È successo che ha vinto la tv generalista. Allen è
un tipo normale, il classico «average joe» (bravo ragazzo), dotato di capacità
canore ma privo di personalità. Il 23enne studente dell'Arkansas è un ragazzo
timido, rimasto per tutta la stagione lontano dai riflettori e dalle copertine
delle riviste: «Dici sul serio? No, davvero?», ha reagito Allen al presentatore
Ryan Seacrest che gli comunicava l'esito della finale. In precedenza era
riuscito a catturare l'attenzione e i voti del pubblico soltanto in semifinale
con «Man in the Mirror» di Michael Jackson. Adam, 27enne di San Diego, è invece
il primo personaggio di American Idol che ha appassionato spettatori che
normalmente non seguono lo show, persone che di norma vanno ai concerti dei Led
Zeppelin, di Bruce Springsteen; tanto per farci capire
quelli che hanno votato Obama e non Sarah Palin, quelli che amano il rock (anni '70) e non il
country. E per la prima volta American Idol ha catturato un pubblico più
trasversale, meno scontato. Proprio per seguire Adam che interpretava brani
«intoccabili» come «Satisfaction» dei Rolling Stones. Ma Adam è il
vincitore dell'altra tv, quella che si vede su YouTube (anche se, dopo un
exploit iniziale, molti brani sono stati rimossi per intervento delle majors).
I Queen gli avrebbero offerto di partecipare a un loro concerto. Il pubblico più
tradizionale ha dunque votato il personaggio più tradizionale (soprattutto
l'Arkansas, per spirito di appartenenza, ha riversato una valanga di voti),
mentre il pubblico più giovane e innovativo, quello di YouTube, orfano di Mtv
che ormai si dedica solo ai reality, ha consacrato il giovane di talento. Negli
ultimi 30 anni la tv generalista ha «inventato» tre grandi generi: il talk
show, il reality, il talent show: intimamente legati tra loro, sia pure con
caratteristiche differenti. Il talk è servito soprattutto per dare voce a chi
aveva difficoltà ad apparire in tv e a traghettare la famosa «gente» da un
ruolo passivo a uno Fame ( Saranno famosi, 1980), storia di alcuni studenti
della High School of Performing Art di New York che, a sua volta, ha dato origine
alla omonima serie tv (1982), la vera matrice di tutti i format del genere:
American Idol, Pop Idol, The X Factor, Popostars, Operación Triunfo, Amici , X
Factor, Ti lascio una canzone, ecc. Di recente, lo show Britain's Got Talent ha
lanciato il fenomeno di Susan Boyle, la «bruttina stagionata » dall'ugola d'oro
(vedi sotto). La figura del «soccombente» ci aiuta a capire meglio la
differenza tra talent show americano e italiano. Adam, nelle considerazioni dei
critici, è un personaggio legato alla teatralità di Broadway, «free-spirited
californian », dotato cioè di un talento creativo e musicale difficile da
gestire per l'industria televisiva, difficile da portare (se proprio vogliamo
fare un esempio italiano) al Festival di Sanremo. In Italia, per ragioni
economiche, il talent diventa una sorta di lungo reality, con serate
interminabili, liti continue, giudici che rubano spazio ai concorrenti. Per non
parlare di Amici di Maria De Filippi (la prima però che ha intuito le
potenzialità del genere) che si configura come un'istituzione retta da una
strana pedagogia volta alla cattiva creanza (perché lamentarsi se poi i
vincitori vengono considerati trash canoro?). Il talent italiano crea ascolto
ma non scrittura. Le puntate di American Idol sono molto più tecniche: canzoni
dal vivo, partecipazione di star e commenti degli esperti: la verbosità del
talk è rigorosamente bandita. Il «dietro le quinte » è spostato su altri canali
come E-Entertainment o abbandonato all'attenzione maniacale dei siti web. I
vincitori, di solito, non cantano e non ballano una sola estate. I fan del Boss
Il 27enne di San Diego ha appassionato spettatori che normalmente non seguono
lo show, i fan dei Led Zeppelin o di Bruce Springsteen Record su YouTube Lui è
stato subito il più cliccato su YouTube e persino i Queen gli avrebbero già
offerto di partecipare a uno dei loro prossimi concerti
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L'Europa da imitare (sezione: Obama)
Corriere della Sera sezione: Salute data: 31/05/2009 - pag:
49 Sanità I modelli «universalistici» del vecchio continente sono ora il vero
punto di riferimento L'Europa da imitare Le eccellenze (e i guai) dei
principali sistemi sanitari dell'Ue. Ai quali si ispira Obama
Servizio alle pagine 50-51
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Sanità: la ricetta europea (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Salute data: 31/05/2009 - pag: 50 Sanità: la ricetta europea Obama guarda all'altra parte dell'Atlantico per riformare il sistema
Usa: dall'assistenza gratuita fino a 18 anni verso l'assicurazione per tutti
Che si ripeta il successo di Harry e Louise? I due personaggi fittizi che spot
dopo spot, in una martellante campagna televisiva, nel 1994 riuscirono a
convincere gli americani che un servizio sanitario pubblico non s'aveva
da fare. Quell'insuccesso contribuì al declino di Bill Clinton e di sua moglie
Hillary, ideatrice e focosa sostenitrice della riforma. Ora che Barack Obama sembra avere imboccato in modo risoluto la stessa
strada, o una molto simile, gli oppositori (le assicurazioni e i grandi
ospedali privati) hanno lanciato nuovamente una controffensiva dal piccolo
schermo con spot che ridicolizzano i sistemi sanitari inglese e canadese
(entrambi pubblici, a costo zero per il cittadino) puntando sulle liste di
attese interminabili, i farmaci biologici dati con il contagocce e altre
delizie. Ma il deficit del mercato-sanità americano è arrivato ad un tale
livello di implosione, complice la crisi, da rendere inevitabile un qualche
piano di «salute garantita», cosa non riuscita, peraltro, né a Franklin
Roosevelt nel 1935 né a Harry Truman nel '
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berlusconi teme contraccolpi sul g8 "una
barbarie spiare in casa mia" - francesco bei (sezione: Obama)
Pagina
9 - Interni Berlusconi teme contraccolpi sul G8 "Una barbarie spiare in
casa mia" Per raddrizzare la situazione il premier mobilita ambasciate e
istituti di cultura Nell´entourage parlano di una operazione raffinata che si
serve dei giornali FRANCESCO BEI ROMA - «C´è un attacco concentrico basato sul
nulla, sono schizzi di fango che non mi toccano». Chiuso l´intera giornata a
palazzo Grazioli (la presenza di gruppi anti G8 intorno a piazza Venezia ha
sconsigliato passeggiate nel centro), Silvio Berlusconi ha passato molto tempo
al telefono - oltre all´ormai quotidiano briefing con l´avvocato Niccolò
Ghedini - a ragionare sull´ultimo episodio della saga, quello delle centinaia
di fotografie scattate a Porto Rotondo da Antonello Zappadu. Cosa contengano
quegli scatti pare sia noto da almeno un mese a palazzo Chigi. E certo, anche
se l´allarme è sempre ai massimi livelli, gli uomini di Berlusconi sono
convinti che nessuna fotografia ritragga Noemi Letizia. Questo non vuole dire
che le altre "pose" siano ritenute politicamente meno imbarazzanti.
Ce ne sarebbe una con delle ragazze sotto la doccia (da sole, in uno degli
appartamenti messi a disposizione nella grande tenuta di Punta Lada), molte
altre che riguarderebbero il primo ministro ceco Mirek Topolanek, ripreso in
mutande e senza, sempre dentro casa. «è una barbarie, si sono messi a spiare
fin dentro casa mia mentre avevo ospiti internazionali, capite? Una cosa
criminale. Se qualcuno pubblicasse quelle foto - ripete Berlusconi in queste
ore - sarebbe una vergogna inaudita, oltre che un reato». Ovviamente si
valutano con crescente preoccupazione anche i risvolti internazionali della
vicenda. L´attenzione con cui la stampa straniera sta dando risalto al caso
Berlusconi costituisce un dossier a parte, su cui sia il ministro Franco
Frattini, sia Gianni Letta, sia Paolo Bonaiuti sono mobilitati. Nessuno si
nasconde il rischio di arrivare in questo clima al G8 di luglio, con possibili
ripercussioni nei rapporti con i leader internazionali. Finora nessuno ne ha chiesto
conto al Cavaliere - che, anzi, ieri ha avuto una lunga telefonata con Sarkozy
proprio sui temi del G8 - , ma è un fatto che ancora non ci
sia una data confermata per l´incontro bilaterale con Barack Obama. Per cercare di raddrizzare la
situazione, Berlusconi ha chiesto di mobilitare anche le ambasciate e gli
istituti di cultura italiani all´estero. L´idea è quella di organizzare
incontri con i giornalisti e gli opinion leader dei paesi del G8.
Formalmente per promuovere l´immagine del Belpaese all´estero, ma
inevitabilmente anche per controbattere con cartoline positive alla «campagna
mediatica» sulle minorenni. «Una campagna assurda e autolesionista che lorda
l´immagine dell´Italia all´estero», secondo le parole del premier. Ma c´è anche
dell´altro. Perché nell´entourage di Berlusconi qualcuno inizia a intravedere i
contorni di qualcosa di oscuro. Uno tipo prudente come Paolo Bonaiuti,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del Cavaliere,
definisce ad esempio l´intera vicenda «molto strana». E non è più soltanto il
ministro Gianfranco Rotondi, che è convinto sia in corso «un´operazione
raffinata, una speculazione che non parte dai giornali ma se ne serve come
strumenti per colpire politicamente». Rotondi, sibillino, non aggiunge di più.
Altri invece fanno notare che nel 1994, quando a Berlusconi arrivò il primo
avviso di garanzia in piena conferenza Onu a Napoli - primo anello di una
catena che portò il governo alle dimissioni - la Casa Bianca era retta da
un´amministrazione democratica. Proprio come ora.
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treni, aerei, navi è "low cost" la parola
d'ordine - ettore livini (sezione: Obama)
Pagina
30 - Cultura Treni, aerei, navi è "low cost" la parola d´ordine Crisi
a bordo l´attualità La recessione economica colpisce sia le famiglie che le
imprese e sta trasformando radicalmente il modo di viaggiare. Nei cieli, le
compagnie low cost hanno più passeggeri di quelle storiche di bandiera. Nelle
ferrovie è in arrivo una "classe Ikea", il pullman conosce un nuovo
boom e persino le crociere diventano spartane ETTORE LIVINI R isorgono i treni
e i pullman. Ryanair, regina delle low cost, supera per numero di passeggeri
persino la gloriosa Lufthansa. British Airways elimina (causa crisi) la sua
esclusiva First Class. Nell´era dei subprime e dei Pil che si muovono come i
gamberi, all´indietro, il mondo ha riscoperto il viaggio in seconda classe. L´austerity non risparmia nessuno: Barak Obama ha tolto i jet privati ai supermanager delle case
automobilistiche Usa sull´orlo del crac. Le banche d´affari americane - dove
fino a un annetto fa chi prendeva bonus inferiori al milione l´anno era
considerato poco più di un pezzente - hanno tagliato tutte le spese di
trasferta dei dipendenti. E anche i turisti fai-da-te tirano i cordoni
della borsa, abbassando le pretese. Come testimonia il drastico taglio (-14 per
cento secondo Federalberghi) alla spesa per il ponte del 2 giugno. I cieli
mondiali sono lo specchio più fedele di questo ribaltone nell´universo della
mobilità e delle vacanze. A inizio 2008 il modello vincente era quello a cinque
stelle: aerei sempre più grandi e lussuosi, doccia a bordo (copyright Emirates),
champagne a fiumi, poltroncine che si trasformavano in pochi secondi in comode
e riservatissime suite d´alta quota. A disposizione di un mondo in cui i nuovi
ricchi dei Paesi emergenti e i superbanchieri (o per meglio dire le loro
aziende) erano disposti a pagare senza batter ciglio prezzi quindici volte
superiori a quelli dell´economica per togliersi questi sfizi. Poi, in pochi
mesi, tutto è cambiato. Le Borse sono andate ko. Le prenotazioni di biglietti
di prima e business sono crollate del 40 per cento. E le compagnie aeree hanno
riportato indietro di un decennio il loro orologio evolutivo. Oggi quasi tutti
i big hanno aumentato i posti in classe economica "rubandoli" alla
parte più nobile dei loro voli. E persino politici e autorità - in Italia il buon
esempio arriva dal governatore di Banca d´Italia Mario Draghi - viaggiano,
quando possono, a bordo di compagnie low-cost. I maggiori beneficiari di questa
rinascita del «viaggio in seconda» sono però le cenerentole del mondo dei
trasporti: il treno e il pullman. Il declassamento dei viaggiatori d´affari, ad
esempio, è uno dei motivi del grande successo della Frecciarossa. Diverse
aziende italiane in questi mesi hanno obbligato i loro dipendenti in viaggio
sulla Milano-Roma ad utilizzare il servizio dell´alta velocità - più economico
della navetta Alitalia - che in pochi mesi ha sottratto all´aereo quasi il 50
per cento del mercato. Le rotaie hanno portato via tanti viaggiatori anche alle
auto: molte tratte di servizi pendolari - rigorosamente in seconda - hanno
registrato negli ultimi mesi aumenti di traffico del 50 per cento. Fiutato il
momento d´oro per loro (e quello nero per le tasche degli italiani), le Fs
hanno deciso di entrare a piedi uniti anche nel low-cost, lanciando sconti del
30-60 per cento sui convogli nelle ore meno frequentate della giornata.
Nell´era dei viaggi dell´essenzialità, insomma, il servizio cinque stelle paga
poco. Se ne sono accorti persino due profeti del lusso made in Italy come Luca
Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle: tra un paio d´anni lanceranno la
sfida alle Fs sull´alta velocità. E il loro cavallo di battaglia, assieme a
qualche convoglio più esclusivo, sarà il cosiddetto «treno Ikea»: vagoni
essenziali, spartani, ma con tutte le comodità di base. E a prezzo molto più
abbordabile. Dalle rotaie alla strada, il risultato non cambia: la crisi ha
riportato d´attualità un mezzo che sembrava in via d´estinzione: il pullman.
Certo i tempi sono cambiati, su quasi tutti i mezzi sono previsti aria
condizionata e servizi a bordo. Mentre i prezzi sulle linee low-cost - se ne
trovano a decine su Internet - sono crollati: Milano-Roma 10 euro, Roma-Siena 5
euro. Costi competitivi con qualsiasi altro mezzo di trasporto. Basta cliccare
e prenotare con un po´ d´anticipo. L´utilizzo sapiente del web è il segreto di
Pulcinella per chi vuol ridurre al minimo le spese di viaggio in questo clima
d´austerity. In un mondo in cui l´offerta (di posti in aereo ma anche di
pacchetti-vacanza) supera di gran lunga la domanda, arriva inevitabilmente il
momento delle offerte a prezzo di saldo. Così tante compagnie aeree (per
esempio Meridiana) e diversi tour operator hanno deciso di mettere in vendita
all´asta con un po´ d´anticipo i loro prodotti. Si paga un minimo di iscrizione
-pochissimi euro - e poi ci si lancia nel complicato gioco dei rilanci. Che
sono tutti al ribasso. C´è persino chi è riuscito a volare a New York, andata e
ritorno, pagando solo 1,4 euro. Nemmeno il mondo dorato delle crociere sfugge
al vento gelido della crisi. Come è successo in cielo, anche sul mare sono
arrivate le navi low-cost. A lanciarle (si chiamano Easycruises) sono gli
inventori della Easyjet. Cabine più essenziali. Spazi ridotti. Ma servizio di
bordo quasi all´altezza delle cinque stelle. Una seconda classe galleggiante a
prezzi molto più bassi dei concorrenti. Attenzione invece a non cadere nello
specchietto per le allodole delle navi cargo. In apparenza si tratta di una
soluzione pratica ed economica: ci si imbarca su una portacontainer, sistemati
nelle poche cabine per passeggeri, e si naviga con l´equipaggio. Niente
fronzoli, il viaggio è più lungo, come sui piroscafi del secolo scorso.
L´atmosfera un po´ bohémienne e il tuffo nel passato sono però lussi che
costano: un passaggio transatlantico su uno di questi giganti dei mari costa il
triplo dello stesso viaggio in aereo.
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Berlusconi: "Vedrò Obama il 15 giugno
Discuteremo le regole della finanza" (sezione: Obama)
ROMA
- Silvio Berlusconi ha annunciato che incontrerà il presidente degli Stati
Uniti d'America Barack Obama il 15 giugno prossimo. "Mi recherò da Obama per discutere sulle nuove regole
dell'economia e della finanza mondiale", ha detto il presidente del
Consiglio. La visita, in preparazione del vertice G8 dell'8 e 10 luglio
all'Aquila, "sarà una delle più importanti degli ultimi anni", ha
dichiarato il presidente del Consiglio alla trasmissione "Telecamere".
Per questo - ha aggiunto Berlusconi - il governo sta lavorando per prepararlo
bene. Sul tavolo del G8, ha detto il premier, ci saranno molti temi, tra cui il
clima, la non proliferazione, il Medio Oriente. "Direi che sarà G8
intenso", ha concluso. (31 maggio 2009
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Wilson, il cantore degli afroamericani (sezione: Obama)
L'autore
prefertito Wilson, il cantore degli afroamericani Gli Obama hanno visto a Broadway «Joe
Turner's Come and Gone», un dramma di August Wilson sulle conseguenze della
schiavitù nel Nord dell'America, opera candidata a sei premi Tony, l'Oscar per
il teatro. August Wilson, all'anagrafe Frederick August Kittel, scomparso nel
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Kansas, ucciso il medico degli aborti (sezione: Obama)
IL
CHIRURGO PRATICAVA INTERRUZIONI OLTRE LA VENTESIMA SETTIMANA. CATTURATO SUBITO
IL KILLER Kansas, ucciso il medico degli aborti DAL CORRISPONDENTE A NEW YORK
Freddato a colpi di pistola sull'entrata di una chiesa di Wichita, in Kansas.
Così è stato ucciso George Tiller, il medico di 67 anni, divenuto il simbolo
negli Stati Uniti della versione più estrema del diritto di aborto: quello che
viene praticato negli ultimi mesi della gestazione quando il feto è oramai
quasi un essere vivente. Tiller viveva a Wichita, la cittadina del Kansas da
molti conosciuta con l'ombelico geografico dell'America, dove guidava la
clinica «Women Health Care Services» specializzata in aborti condotti «fino al
periodo della gravidanza quando esiste il feto». La scelta di aver praticato e
difeso pubblicamente questa declinazione estrema del diritto di interrompere la
gravidanza - vietata in molti Stati - lo ha trasformato nell'obiettivo delle
campagne dei gruppi anti-abortisti, a cominciare da «Operation Rescue» di Troy
Newman che in più occasione ha tentato di far chiudere la «clinica della
morte». Tre anni fa il popolare conduttore conservatore della tv Fox, Bill
O'Reilly, accusò Tiller di «praticare aborti per combattere la depressione
della madre» ma il medico ha sempre respinto ogni accusa e lo scorso 27 marzo
era stato dichiarato «innocente» al termine di un processo intentato contro di
lui a causa di un'interruzione della gravidanza praticata nel 2003. Proprio
questa sentenza aveva spinto George Tiller a parlare di «allargamento della
clinica» e di possibili campagne per esportare anche in altri Stati Usa le
proprie tecniche abortiste ma tutto ciò ha avuto fine alle 10.03 di ieri
mattina, di fronte all'entrata della Chiesa Luterana Riformata di Wichita
quando un uomo di 51 anni in maglietta bianca e pantaloni neri gli si è
avvicinato sparandogli molti colpi a distanza ravvicinata prima di darsi alla
fuga a bordo di una Ford Taurus blu con targa del Kansas. La caccia all'uomo è
scattata pochi minuti dopo, anche con l'uso di elicotteri, e il killer è stato
catturato a oltre
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Una sera a Broadway per far felice Michelle (sezione: Obama)
il caso Obama
mantiene la promessa fatta prima del voto Una sera a Broadway per far felice
Michelle MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Barack lo aveva promesso
a Michelle durante la campagna elettorale: «Se vincerò ti porterò a teatro a
Broadway». Sabato sera, 130 giorni dopo l'insediamento, ha mantenuto la
parola data. E Manhattan ha accolto la coppia presidenziale con la discrezione
per la privacy che riserva alle star di Hollywood. Lui in completo nero e
camicia bianca senza cravatta, lei in abito lungo sbracciata e con scarpe
aperte, sono arrivati a bordo di un Gulfstream sulla pista dell'aeroporto
Kennedy dopo aver sorvolato i grattacieli di Downtown sulla baia dell'Hudson
all'ora del tramonto. Saliti a bordo della limousine blindata presidenziale,
hanno raggiunto Manhattan in elicottero, scendendo lungo la Sesta Avenue fino
al numero 75 di Washington Place, nel West Village, dove il ristorante
vegetariano «casual elegant» Blue Hill gli aveva riservato un tavolo per due.
Gli altri avventori sapevano che avrebbero avuto un vip in sala a causa dei
metal detector posti all'entrata e del divieto di scattare foto - senza contare
gli uomini dei servizi segreti schierati attorno per diversi isolati ai cui
inquilini era stato richiesto di tenere le finestre chiuse -, ma quando
Michelle e Barack sono entrati tutti hanno continuato a mangiare, come se
niente fosse. Occhiate, sguardi e molta curiosità, ma nessuna intrusione nella
privacy della prima coppia d'America perché, come dice Richard Korchak che era
anche lui a cena con la moglie Susan, «se loro avevano la loro cena a due,
anche noi avevamo la nostra». Obama ha iniziato con
due Martini dry per poi dedicarsi con Michelle al «testing menu» del «paradiso
del Greenmarket» - come il magazine New York descrive i piatti a base di
verdure organiche - e seduti vicino a loro c'erano una madre e figlia di 8
anni, di nome Cloe. È stato Obama a rompere il
ghiaccio con la piccola chiedendole «se ti piace vivere in questa città», ma
per il resto non vi sono state interazioni con gli altri clienti del ristorante
durante una cena durata due ore. Al termine, però, quando Barack e Michelle si
sono alzati per andare via sono stati salutati da uno spontaneo applauso
scrosciante. Al quale lui ha risposto con un amichevole «Hey, guys!» per poi
tornare nella limousine denominata «The Beast» che lo ha portato al Belasco
Theatre di Broadway, sulla 44ª Strada, per assistere a «Joe Turner's Come and
Gone»: il lavoro di August Wilson ambientato fra gli afroamericani che
all'inizio del Novecento lasciarono il Sud agricolo per il Nord industriale.
Era questo spettacolo che Barack aveva promesso a Michelle di andare a vedere
assieme «prima della fine delle rappresentazioni». L'interesse della First Lady
per «Joe Turner's Come and Gone» si spiega forse con il fatto che la famiglia
del padre, Frasier Robinson, fu proprio una di quelle che parteciparono alla
«Grande Migrazione» lasciandosi alle spalle le memorie della schiavitù nelle
Caroline per scommettere l'avvenire sullo sviluppo di Chicago, la metropoli
industriale del Mid-West. Michelle non ha mai fatto mistero di essere molto
legata al padre, il cui inserimento a Chicago fu molto sofferto, ed è forse a
lui che ha pensato assistendo alla performance sulla storia della famiglia
Holly. Ma Ernie Hudson, che recita la parte di Seth Holly, nega che il cast sia
stato più motivato del solito: «Recitiamo ogni spettacolo sempre con la stessa
motivazione perché tutti gli spettatori sono uguali». L'attrice LaTanya
Richardson Jackson però ammette che «dentro, tutti noi, ci siamo un po'
emozionati». Finito lo spettacolo, gli Obama sono
tornati verso il Kennedy risalendo la Quinta Strada affollata di turisti, assai
più propensi dei newyorchesi a sbracciarsi con le macchine fotografiche lungo i
marciapiedi. Anche perché diversi tassisti hanno fermato le vetture e sono
scesi per vedere la super-limo. Quando il Gulfstream è ripartito alla volta di
Washington si è comunque lasciato dietro qualche polemica. Il comitato
nazionale repubblicano infatti si è affrettato a mettere in contrasto
«l'imprecisata cifra spesa per andare a teatro in aereo a carico dei
contribuenti» con «il triste spettacolo che sta per iniziare per migliaia di
americani a causa della bancarotta di Gm».
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"Il mondo è sesso e violenza" (sezione: Obama)
Intervista
Asia Argento "Ma da regista voglio parlare d'altro Ora sono una mamma
militante" Isabelle Huppert è una donna d'intelligenza sopraffina. Starle accanto a Cannes è stato molto eccitante Ho sognato che Obama mi corteggiava La notte che è
stato eletto ho pianto di commozione Lui sì è un vero socialista A Morgan piace
essere al centro dell'attenzione La nostra storia è finita lui ne parla più di
me, ma io ho sofferto l'incredibile Nonno Dario Argento non lo vedrete mai col
passeggino nel parco Nonna Daria? Senza di lei sarei perduta "Il
mondo è sesso e violenza" GIANCARLO DOTTO ROMA
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Mutevole (e incantevole) è la donna sopra ogni cosa.
Quella che va su e giù a piedi nudi e... (sezione: Obama)
Mutevole
(e incantevole) è la donna sopra ogni cosa. Quella che va su e giù a piedi nudi
e abiti casual nell'acquitrino del terrazzo di casa è la stessa, giuro, che
solo pochi giorni fa posava in tacchi alti e lungo Armani sul tappeto rosso
della Croisette. La stessa che si orienta esperta tra le pappine e i pannolini
di Nicola che, se potesse, canterebbe a gola piena «Mamma son tanto felice»,
come Luciano Tajoli, ma ha solo sette mesi e i primi dentini che spuntano e
soffrono, anche perché non capiscono la crudeltà del non ritrovarsi più di
colpo a mordere la tetta della felicità. Mamma Asia ha finito di allattare. «Al
citofono suoni Civetta. Michele Civetta, mio marito». Lo dice, «mio marito»,
con il piacere di dirlo. Incontrare Asia è come indossare un occhiale
prismatico. La scomponi in decine di frammenti, ma alla fine è sempre lei. Una
ragazza samurai con i suoi codici d'onore e i suoi atti di fede. Reduce da
Cannes, a 34 anni, la sua passione militante è oggi la maternità. Ha chiuso per
sempre i conti con certo passato selvaggio e caricaturale, l'immagine più
marcita che marcia della bad girl che infilava le dita in tutte le marmellate
proibite del mondo, appena in tempo, prima di diventare la dark lady e tutto il
catalogo dello scandalo da manuale. Per la prima volta, Asia sta bene nella sua
pelle. Al punto di farsi scorticare i tatuaggi in cui più non si riconosce. Il
laser fa male. La carne che brucia puzza. La felicità è anche questa. Devo
chiamarla signora Civetta? «Oh sì, mi piace molto». Ha fatto un fioretto, come
le brave bambine: non svelo i segreti della giuria di Cannes. «C'era questa
tradizione del giorno dopo, tra gli italiani in giuria: incontravano i
giornalisti e giù a spifferare tutto, pettegolezzi e retroscena. Ho voluto
spezzare questo impudicizia dell'italiano spione. Parlerò solo dei film che
abbiamo premiato». Magari si potrebbe svelare di criteri estetici e non di
quanto vi siete presi per i capelli. «Conta il risultato. Il resto è indecenza.
Sarebbe come sbirciare mamma e papà che copulano. Ti basti l'esito, il figlio
che mettono al mondo. Quello che succede prima deve restare un segreto». E se
gli altri otto della giuria spifferano? «Sono affari loro. I più intelligenti
faranno come me». Si è insinuato di una giuria litigiosa, al limite della
rissa. «Falso. Non sempre c'e stata unanimità, ma sempre ci siamo confrontati
pacificamente, dentro discussioni istruttive e appassionate. Si parlava e poi
si votava. Voto segreto, nel secchiello per il ghiaccio. Dopo di che, vinca il
migliore...». Ha vinto il migliore? Isabelle Huppert ha manifestato tutto il
suo entusiasmo per «Il nastro bianco», la Palma d'Oro. «Un capolavoro. Il film
di Haneke racconta senza compiacimenti l'origine della violenza in un contesto
riconoscibile. Va a stanarla con il suo sguardo d'autore, là dove è più
dissimulata». Fischiato e spernacchiato Lars Von Trier. «Un film considerato
misogino, in realtà più compreso dalle donne che dagli uomini. Il tema della
violenza ha dominato quest'anno. Violenza e sesso. Una violenza efferata,
gratuita e un sesso disgustoso, senza nessuna concessione romantica. Cannes è
come sempre lo specchio di dove va il mondo». Dove va il mondo? «Non lo so, io
vivo nella mia area protetta, con le persone che amo. So solo che, tornando da
Cannes, ho imparato la lezione: come regista non voglio mai più girare scene di
violenza e sesso. Se questo è il mondo, bisogna proporre altro». Sarà Obama a
salvarlo questo mondo? «Ho sognato che mi corteggiava e mi spediva mazzi di
fiori. La notte in cui è stato eletto ho pianto per la commozione. Lui sì, è un
vero socialista». Cinque donne su nove in giuria a Cannes. La prevalenza del
femminile ha condizionato le scelte? «Posso dirle solo che noi donne
abbiamo capito e premiato la splendida interpretazione di Charlotte
Gainsbourg». Isabelle Huppert presidente. «Di questa splendida esperienza a
Cannes la cosa più eccitante era lo starle vicino. Una donna per niente fredda
come la dipingono, un'intelligenza sopraffina. Anni fa le scrissi una lettera
di stima e amore. Con grande pudore, al momento del saluto, mi ha ringraziato
per quella lettera». Adeguata nel ruolo? «Isabelle è una cinefila. Il suo è uno
sguardo affilato. Vedeva cose che nemmeno i registi vedevano. Abbiamo votato
alla fine i film meno amati dalla critica. La sera della premiazione di
Brillante Mendoza, il regista filippino, dalla sala accanto arrivavano le
bordate di fischi della critica. Buon segno, abbiamo pensato, vuol dire che siamo
nel giusto». Quello di «Inglorious Bastards», il Tarantino migliore? «Non
l'abbiamo premiato e non posso dire altro. Però, abbiamo premiato Christopher
Waltz. Grande interpretazione». Non sarà stato felice Brad Pitt. «Non lo trovo
né bello né bravo». La maternità è oggi al centro della sua vita. «Mi occupo
giorno e notte dei miei figli. Nicola me lo sono portato anche a Cannes. E'
bellissimo, che Dio lo benedica. Anna ha sette anni ed è dolcissima, che Dio la
benedica. La maternità è una svolta, ti fa uscire fuori di te. Amare solo se
stessi è tristissimo». «Che dio lo benedica». Non lo sentivo da anni. «Lo
dicono le nonne: bisogna dire "Dio lo benedica" ogni volta che si
dice di un figlio che è bello e bravo». La seconda maternità ha chiuso il
cerchio del continente Asia, ex ragazza incontinente? «Mi ha completata
l'unione con mio marito. Una persona con cui il dialogo è continuo. Che mi ha
portato fuori dalle voci della mia testa». Fa strano sentirla dire «mio
marito». «Pensavo non potesse riguardarmi questa espressione e invece c'è, è
reale. Talmente reale che mi piace sentirmela dire». Nel frattempo Morgan è
diventato una star televisiva. Asia dice spesso che la televisione è il
demonio. Lo dice ancora? «Lui, si vede, è molto felice di essere lì e io sono
felice per lui. A lui piace giudicare, piace essere al centro dell'attenzione e
la musica è il suo sacro recinto». Una di quelle storie che non finiscono mai
anche quando finiscono. «E' finita. Lui ne parla più di me, ma anch'io ho
sofferto l'incredibile. Nel frattempo, ho capito tre, quattro cose
fondamentali». Ce ne dica una. «Che devo preservarmi, perché sono una creatura
fragile e qualunque cosa può ferirmi. Prima tendevo a testare i miei limiti.
Oggi li ho capiti, non m'interessa più sfidarli». Quando si è sentita davvero
in pericolo? «Qualche anno fa. Avevo esagerato con il lavoro e la solitudine.
Quella era la ragazza del sottoscala, solitaria ma studiosa, sempre alla
ricerca e con tanto rumore in testa. Oggi voglio la luce e le persone care
attorno. La storia della ragazza maledetta era una camicia stretta, non ne
uscivo fuori. Ne ho dette, all'epoca, di spiritose cazzate». A 14 anni era
sdraiata sul lettino dell'analista, quando le sue coetanee si sdraiavano su
quello dell'estetista. «Ero curiosa di sapere chi fossi. Sentivo che c'era
qualcosa che non funzionava in me». L'ha visto il suo amico Abel Ferrara da
Chiambretti, felicemente sbronzo? «Piero è simpatico, mi piace, è
intelligente». La domanda era su Abel. «Pensavo fosse un maestro, non lo era.
Non è rimasto niente. Ne ho avuto tanti di maestri cattivi. Ho santificato
persone che non mi hanno dato ma anzi tolto. Detto questo, il suo cinema resta
unico, geniale». Si diverte da qualche tempo in radio. «Su Lifegate. E' il mio
hobby, la mia scappatoia. Parto da un tema, le streghe, Gesù, i sintetizzatori,
la musica elettronica degli anni anni 50, e lo sviluppo in parole e musica. Ci
perdo un sacco di tempo a cercare brani rarissimi che do in pasto al mondo. E'
il mio vizio onanistico». «Ingannevole il cuore sopra ogni cosa», il suo film
da regista ma anche il suo smacco. La beffa di J.T.Leroy, il falso scrittore.
«Fossi stata meno ebete, l'avrei capito dal titolo che c'era il trucco. Mi
vergogno un po' di esserci caduta. Mi appassionava la storia di quel bambino
della sua innocenza rubata. Alla fine, ho tirato un sospiro di sollievo. E'
stato un trauma, mi ha segnato molto, ma mi ha insegnato a non fidarmi più di
nessuno». Il cinema italiano non la cerca. «Ho polemizzato anche duramente
quando avevo ambizioni d'attrice. Ora non le ho più». Qualcosa di rimarchevole
da segnalare? «Mi ha entusiasmato "Gomorra", il più bel film italiano
degli ultimi dieci anni. Non è andato agli Oscar? E' la conferma che vale.
Negli ultimi venticinque anni non c'è un film di qualità che abbia vinto
l'Oscar». Nonno Dario e nonna Daria? «Mio padre vive per il suo lavoro, ma è
presente, si occupa di noi. Certo non lo vedrete mai da nonno col passeggino al
parco. Mia madre mi ha insegnato come si dialoga con i bambini. E' lei il mio
migliore amico, il mio punto fermo. Senza di lei sarei perduta». La sua
giornata tipo? «Sveglia alle sette, vesto Anna per scuola, preparo il brodo per
Nicola e lavoro un paio d'ore. Sto scrivendo la sceneggiatura di un romanzo
giapponese, "Il fucile da caccia", che sarà la mia prossima regia.
Poi la pappa di mezzogiorno. A seguire, il pisolino. Un'oretta abbracciata al
bimbo. Poi i compiti con Anna, la merenda, il bagnino, la ginnastica. Cucino
per tutti e poi a nanna. Io e Michele ci vediamo un film meraviglioso, dieci
minuti, il tempo di sprofondare. Nicola di questi tempi si sveglia spesso la
notte». Commovente. «Una signora del palazzo mi ha detto ieri: ma cara Asia non
ce l'ha qualche valvola di sfogo? Ma chi la vuole la valvola di sfogo. Io sto benissimo
così».
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[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Aveva benedetto la Fiat
nella trattativa per il salvataggio della... (sezione: Obama)
[FIRMA]GLAUCO
MAGGI NEW YORK Aveva benedetto la Fiat nella trattativa per il salvataggio
della Chrysler, e ora Obama ha fatto lo stesso con la
Opel, dando il suo benestare all'uscita dell'azienda tedesca dall'orbita della
General Motors, di cui è stata una controllata europea fin dal
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E per oggi si attende la bancarotta di Gm (sezione: Obama)
Retroscena
La Casa Bianca presenta il suo piano di ristrutturazione E per oggi si attende
la bancarotta di Gm MAURIZIO MOLINARI Avrei preferito starne completamente
fuori ma l'alternativa era la liquidazione o una bancarotta in cui la società
sarebbe stata divisa a pezzi CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Barack Obama General Motors
va alla bancarotta e il governo ne prende le redini per ristrutturarla. Il
ministero del Tesoro americano ha raggiunto l'accordo con la maggioranza dei
creditori di Gm, aprendo la strada alla bancarotta del colosso di Detroit ed al
più vasto piano di riorganizzazione dell'industria automobilistica nazionale.
L'intesa è stata resa possibile dal fatto che oltre il 50 per cento dei
creditori ha accettato, con una votazione nella notte di sabato, lo scambio fra
un debito complessivo di circa 27 miliardi di dollari e azioni pari al 10 per
cento - che potrà diventare il 25 - della proprietà della nuova Gm che uscirà
dalla procedura di "Chapter 11". L'accettazione del compromesso da parte
dei creditori è il tassello che mancava alla task force auto della Casa Bianca
per riunificare la procedura del "Chapter 11", che inizierà oggi allo
scadere del tempo fissato dall'amministrazione per varare il piano di
ristrutturazione. Segue infatti l'accordo raggiunto fra General Motors e
organizzazioni sindacali e anche il compromesso per il salvataggio del marchio
tedesco Opel, consentendo alla task force guidata da Steve Rattner di
accompagnare Gm oltre la soglia dell'amministrazione controllata sapendo già come
poterne uscire. Il ministero del Tesoro infatti si è impegnato a versare un
totale di 60 miliardi di dollari in cambio del 72,5 per cento delle azioni
della nuova compagnia e questo significa che il valore di Gm raggiungerà 69
miliardi di dollari. L'equilibrio fra governo federale, creditori e sindacati
assicura a Gm di vedere la luce in fondo al tunnel del "Chapter 11! prima
ancora di entrarvi. «Affrontare la bancarotta in questa maniera è qualcosa di
molto positivo per l'industria dell'auto - commenta Len Blum, direttore della
società di investimenti Westwood Capital di New York - perché consentirà a Gm
di affermarsi in tempi stretti come un ragionevole concorrente» sul mercato
automobilistico del Nordamerica dove debuttò nel lontano 1908. E' proprio sulla
base di tali premesse che la Casa Bianca annuncerà oggi formalmente il piano di
ristrutturazione di Gm - e anche di Chrysler - al fine di rassicurare i
contribuenti sulla capacità del governo di ricostruire in fretta il settore
dell'auto, tutelando i miliardi di denaro pubblico versati negli ultimi mesi
come anche centinaia di migliaia di posti di lavoro. Le indiscrezioni trapelate
sul "piano di rilancio" parlano di oltre 30 miliardi di prestiti
federali che serviranno a Gm di continuare ad operare durante il periodo della
bancarotta sotto amministrazione controllata in aggiunta ai 20 miliardi già
versati. Gm non dovrà restituire questo denaro perché il governo li trasformerà
nella quota azionaria di controllo della società mentre il sindacato dei dipendenti
"Uaw" avrà il 17,5 per cento delle azioni. Indiscrezioni trapelate da
Washington lasciando intendere che la decisione di Casa Bianca e Gm di
procedere verso il "Chapter 11" è stata favorita dai progressi finora
compiuto da Chrysler nella gestione della bancarotta, al punto da far
ipotizzare che possa uscirne in meno di trenta giorni. La situazione di Gm è
tuttavia più complessa perché deve affrontare le cause intentate da centinaia
di concessionari obbligati alla chiusura nonché il negoziato con Delphi
Corporation, l'azienda che per molti anni ha fornito le parti di ricambi delle
vetture. Ma, anche se il piano della task force dovesse funzionare,
l'interrogativo centrale che pesa sulle prospettive di rilancio di Gm ha a che
vedere con la ripresa della domanda dei consumatori: da gennaio gli acquisti di
nuovi veicoli in America sono diminuiti ad un tasso annuale del 40 per cento
scendendo a 9,5 milioni di vetture e se questa tendenza dovesse continuare per
la nuova azienda tutto diventerebbe più difficile perché la parità di bilancio
è prevista in un mercato che raggiunge la quota minima di 10 milioni di
veicoli. Basti pensare che anche Toyota, principale rivale di Gm in
Nordamerica, sta perdendo denaro nell'attuale situazione.
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Gli azionari dei Paesi emergenti cominciano il
Gli
azionari dei Paesi emergenti cominciano il
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Gli studenti processano gli economisti (sezione: Obama)
AL
FESTIVAL DELL'ECONOMIA DI TRENTO UNA GIURIA DI UNIVERSITARI METTE ALL'INDICE I
COLPEVOLI DELLA CRISI FINANZIARIA Gli studenti processano gli economisti
[FIRMA]STEFANO LEPRI INVIATO A TRENTO Chi sono i colpevoli della crisi
finanziaria? Per gli economisti la condanna emessa è stata piuttosto blanda;
per chi doveva vigilare sui mercati, e per i politici, è in arrivo un verdetto
severo; oggi si giudicheranno i banchieri, e c'è da prevedere il massimo della
pena. La giuria popolare di questo processo all'americana ha dovuto districarsi
tra molte raffinate versioni dello scaricabarile escogitate dagli avvocati
difensori; opportunamente, si tratta di 30 giovani studenti di economia scelti
tra i migliori. La sorpresa dell'udienza di ieri l'ha portata un testimone che
aveva previsto il fattaccio, e non era stato ascoltato. Lo ha convocato
l'economista Luigi Spaventa, pubblico ministero di turno al «Tribunale della
crisi», spettacolo centrale del Festival dell'Economia trentino. Il teste è
William White, un canadese ora in pensione che era capo economista della Banca
dei regolamenti internazionali a Basilea. White, al corrente di tutti i dati
più delicati, aveva lanciato l'allarme - insieme con il suo vice, l'italiano
Claudio Borio - nei rapporti Bri 2006 e 2007. Ora rivendica il suo primato
senza accusare nessuno: «Erano inadeguate le regole sul capitale delle banche.
Erano insufficienti, specie negli Stati Uniti, le istituzioni di vigilanza,
anche perché guardavano alla stabilità di ogni singola banca senza occuparsi di
che cosa sarebbe accaduto in caso di difficoltà per tutto il sistema. E poi
c'era la psicologia, che negli anni di vacche grasse rende difficile prevedere
tempi peggiori». Perché taceva il Fondo monetario, la più importante
istituzione finanziaria internazionale? Anche lì qualcuno si era accorto del
pericolo, come l'allora capo ufficio studi, l'indiano Raghuram Rajan. «Degli
squilibri già parlavamo nel 2003 - insiste l'avvocato difensore del Fondo
monetario internazionale, Piercarlo Padoan (che nel Fmi rappresentava l'Italia)
- ma potevamo solo proporre, mentre erano i governi a disporre». Specie gli
Stati Uniti, che non avevano mai aperto la propria finanza alle ispezioni del
Fondo monetario. «Negli Stati Uniti erano più di sessanta le autorità di controllo,
e con poteri limitati - depone un altro teste, il direttore per la ricerca
economica della Banca d'Italia, Salvatore Rossi - insomma come mettere molti
vigili urbani a regolare lo stesso incrocio, per di più imponendogli di multare
solo le utilitarie. A vigilare sulle banche di investimento era solo
l'americana Sec, l'equivalente della nostra Consob: sono bravi, ma il loro
mestiere è un altro». Chi c'è al vertice di tutto questo? Chi ne tirava le
fila? Il pubblico ministero Spaventa - brillante e conciso dall'alto dei suoi
75 anni benissimo portati - pronuncia un nome: Alan Greenspan. «Con lui alla
guida della Federal Reserve non abbiamo bisogno di fare lobbying» aveva
dichiarato a suo tempo il capo dell'Isda, la lobby dei derivati finanziari.
L'avvocato difensore degli enti di vigilanza, Andrea Prat della London School
of Economics, si rimette alla clemenza della Corte: «Che potevano fare,
poveretti? Quasi tutti gli dicevano che andava bene così. Compreso un
economista famoso, che ha lavorato con Clinton, poi ha guadagnato 5 milioni di
dollari con uno hedge fund, e ora consiglia Obama: Larry Summers». Entrambi i
partiti Usa, repubblicani e democratici, escono male dal cinematografico
processo condotto sotto la regia del giornalista Massimo Gaggi, presidente del
tribunale. Gli economisti escono assolti da 3 dei 9 capi d'accusa, mitemente
condannati per gli altri. Darà la colpa ai politici anche Luigi
Zingales, il professore di Chicago che oggi avrà l'arduo compito di difendere i
banchieri: «È stata la politica a offrirgli gli incentivi a sbagliare; ad
esempio con una regolamentazione sbagliata dei mutui, che serviva a promettere
la casa a tutti».
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usa-cuba, riparte il dialogo sull'immigrazione (sezione: Obama)
Pagina
14 - Esteri La diplomazia Usa-Cuba, riparte il dialogo sull´immigrazione NEW
YORK - Via libera da Cuba per la ripresa dei negoziati sull´immigrazione
dall´isola verso gli Stati Uniti. I colloqui su «una migrazione ordinata e in
condizioni di sicurezza» dei cubani erano stati avviati sotto l´amministrazione
Reagan, ma erano stati sospesi da Bush nel 2004. Gli Stati Uniti avevano
offerto a Cuba di riavviare il dialogo una decina di giorni fa. L´intesa sui
colloqui precede di poco il vertice dell´Osa previsto domani a Tegucigalpa, in
Honduras, in cui la maggioranza dei Paesi membri dovrebbe revocare una clausola
vecchia di 47 anni usata per espellere Cuba in nome della sua alleanza con i
Paesi del blocco comunista. Gli Stati Uniti non desiderano il rientro di Cuba
nell´Osa e gli stesso dirigenti cubani sono recalcitranti
all´idea di tornare a far parte di un´organizzazione giudicata come una
marionetta degli Stati Uniti. Dal suo arrivo alla Casa Bianca Obama ha avviato una politica di disgelo
mettendo in chiaro però che il regime dovrà impegnarsi sulla strada delle
riforme democratiche.
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kansas, vendetta sul medico degli aborti - arturo
zampaglione (sezione: Obama)
Pagina
14 - Esteri Kansas, vendetta sul medico degli aborti George Tiller ucciso
mentre entrava in chiesa. Nel ´93 era stato ferito da un attivista "Pro-
life" Il movimento per la vita ha preso le distanze dal killer. Ma divampa
la polemica ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Era il nemico numero uno degli
anti-abortisti americani, che per oltre vent´anni lo avevano additato come un
criminale, avevano protestato di fronte alla clinica del Kansas dove praticava
le interruzioni tardive di gravidanza e avevano più volte cercato di farlo
fuori. Ieri qualcuno c´è riuscito: George Tiller, un medico di 67 anni, è stato
colpito e ucciso dal piombo di una pistola mentre entrava in una chiesa
luterana riformata di Wichita, nel Kansas. La polizia della città sta cercando
una Ford azzurra del 1993 che si è allontanata rapidamente dopo la sparatoria
nell´atrio della chiesa. Al volante c´era un uomo bianco sulla cinquantina. E´
stato lui l´omicida? E´ stato lui, in nome del diritto alla vita o di un modo
distorto di intendere la religione, a macchiarsi di un reato per cui nel Kansas
è prevista la pena di morte? Il movimento anti-abortista ha cercato subito di
prendere le distanze dall´assassino. «Il fine non può giustificare la
violenza», ha detto un esponente di Priests for life (Preti per la vita). Ma
non è bastato a placare il dolore e la rabbia del fronte opposto, quello
abortista, che considera la morte di Tiller come la conseguenza inevitabile di
una campagna di odio condotta senza tregua, con metodi illegali e spesso anche
con la connivenza di esponenti della chiesa cattolica. Di sicuro l´omicidio del
medico colora di sangue un dibattito che nelle ultime settimane si è fatto più
intenso e più duro, soprattutto per l´arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca ha tolto un punto
di riferimento agli anti-abortisti. Tiller era uno dei pochi ginecologi negli
Usa disposti a interrompere la gravidanza anche dopo la ventesima settimana, la
soglia oltre la quale un feto può vivere autonomamente fuori dal grembo
materno. Per questo era diventato il bersaglio prediletto degli
abortisti. Nel 1986 una bomba venne fatta esplodere sul tetto del suo
ambulatorio. Cinque anni dopo, duemila militanti erano stati arrestati durante
un assedio, durato l´intera estate, alla sua clinica di Wichita, che è anche
famosa perché permette di svolgere cerimonie funebri per i feti abortiti.
Nell´agosto 1993 Tiller era stato ferito a pistolettate ad entrambe le braccia
da un attivista "Pro-life", cioè del movimento per il diritto alla
vita: in quei giorni le proteste degli anti-abortisti erano così violente che i
medici che praticavano l´interruzione di gravidanza giravano con i giubbotti
anti-proiettile. E nella stessa settimana dell´attentato, George Pattterson, un
altro medico abortista, era stato ucciso a Mobile in Alabama. Nel marzo dello
stesso anno un destino analogo era toccato al loro collega David Gunn,
assassinato a pistolettate davanti alla sua clinica di Pensacola in Florida. A
dispetto di attacchi, ferimenti e intimidazioni, Tiller aveva continuato sempre
a fare il suo lavoro. Nel Kansas la legge autorizza gli aborti tardivi solo se
due medici indipendenti certificano che la procedura serve a salvare la vita
della donna o prevenire «danni sostanziali e irreversibili» a una importante
«funzione fisica». Tiller era stato accusato di aver comprato questi pareri, ma
il tribunale lo aveva scagionato.
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barack e michelle a broadway: i repubblicani
attaccano (sezione: Obama)
Pagina
14 - Esteri Barack e Michelle a Broadway: i Repubblicani attaccano NEW YORK - Barack Obama porta
la moglie Michelle a Broadway e la gita in aereo e elicottero provoca le
polemiche dei repubblicani per i costi pagati dallo Stato. Immediata la replica
del presidente: «Ho portato mia moglie a New York perché le avevo promesso in
campagna elettorale che saremmo andati a teatro quando sarebbe finito tutto».
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esplode la violenza tra hamas e al fatah 6 morti e 22
arresti (sezione: Obama)
Pagina
14 - Esteri Esplode la violenza tra Hamas e al Fatah 6 morti e 22 arresti
GERUSALEMME - è riesplosa ieri la violenza tra Hamas e al Fatah con sei
palestinesi (due miliziani islamici, tre poliziotti dell´Autorità nazionale
palestinese e un civile) uccisi in uno scontro a fuoco a Qalqilya, nel nord
della Cisgiordania. Lo scontro è giunto tre giorni dopo
l´aperto sostegno che il presidente dell´Autorità palestinese Abu Mazen ha
ottenuto da Obama, sostegno
che ha sicuramente aggravato l´ostilità tra il movimento integralista islamico
Hamas, al potere a Gaza, e l´organizzazione al Fatah, della quale Abu Mazen è
il leader.
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bagarre politica sull'intesa opel-magna - andrea
tarquini (sezione: Obama)
Pagina
12 - Economia Bagarre politica sull´intesa Opel-Magna La stampa tedesca:
azienda in mano ai russi. Fiat, Scajola convoca i sindacati Il Pd: il premier
ha girato la testa dall´altra parte. Vertice con le parti sociali il 9 o 10
giugno ANDREA TARQUINI dal nostro corrispondente BERLINO - Fatto l´accordo,
riesplodono le polemiche: la scelta della soluzione Magna per Opel, con cui il
governo di grande coalizione di Angela Merkel spera di affrontare meglio le
elezioni di settembre, crea nuove tensioni nella maggioranza stessa e polemiche
con i politici italiani di ogni colore. E intanto i media
tedeschi sparano a zero sulla scelta: i nuovi azionisti sono Obama e Putin, e il futuro della nuova
azienda è in mano ai russi, scrive l´autorevole e prudente Frankfurter
Allgemeine. Denunciando che nel frattempo, la politica di borsa larga del
governo per Opel ha già convinto centinaia di imprese a bussare ai fondi
statali. La Germania rischia una voragine di nuove spese mentre i conti
pubblici crollano in un profondo rosso da record storico. Anche in Italia è
bagarre sul caso Opel. Maggioranza e opposizione si dividono. Il ministro delle
Attività produttive, Claudio Scajola, che per il 9 o 10 giugno ha convocato i
sindacati italiani per parlare della situazione in Fiat, ha affermato che il
piano del Lingotto era da un punto di vista industriale il migliore, ma la
Germania ha fatto una scelta finanziaria e non industriale. Per Altero
Matteoli, il governo tedesco «ha messo i piedi nel piatto» e «Tremonti ha
ragione nel sottolineare il ruolo dei poteri politici». Il titolare
dell´Interno, Maroni, sostiene che Berlino ha fatto una scelta «sbagliata ma la
rispetto». L´opposizione accusa Berlusconi: per Dario Franceschini, leader del
Pd, Merkel, Putin e Obama si sono impegnati ognuno per
difendere le proprie industrie, Berlusconi invece «ha girato la testa
dall´altra parte». L´umore tra Italia e Germania resta segnato dal no a Fiat.
Ma il sì a Magna e soprattutto ai russi suscita crescenti perplessità e timori
nella Repubblica federale. Il futuro decisionale sull´azienda tedesca, secondo
molti osservatori, cade in parte in mano alla Russia. Non sono Sberbank e la
fabbrica d´auto russa Gaz a salvare Opel- si dice - al contrario è Opel,
rilevata «a un prezzo da occasione speciale» (come ha detto il patron di
Sberbank, il potentissimo amico di Putin, German Gref, sabato sera alla tv
pubblica tedesca) a salvare Gaz dalla chiusura. E resta dubbio se veramente
(quando il mercato dell´auto russo riprenderà) ci sarà spazio per Opel a fronte
della concorrenza francese, sudcoreana e giapponese. E i problemi non sono
finiti perché altre millecento aziende hanno già chiesto aiuti pubblici. Un
caso fra tanti: Arcandor, il gigante della distribuzione e dei tour operator,
ha bisogno di liquidità entro metà giugno, pena il fallimento. Ci vuole
un´iniezione di liquidità entro metà giugno o 50mila posti di lavoro sono
minacciati. In totale, secondo la Frankfurter, le richieste di crediti
ammontano ad almeno 4,7 miliardi di euro, quelli di garanzie a oltre 7
miliardi. La Csu bavarese critica la borsa larga di Frau Merkel e dei
socialdemocratici, gli esperti economici avvertono: quest´anno e il 2010
saranno tempi dell´orrore per le finanze pubbliche tedesche. Molte, anzi
troppe, sentenzia la conservatrice Welt am Sonntag, sono le questioni che
restano aperte dopo la vittoria di Magna.
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obama annuncia oggi il crac gm e chrysler può passare
al lingotto - arturo zampaglione (sezione: Obama)
Pagina
12 - Economia Discorso alla nazione. Intesa con i creditori, al Tesoro il 72%. Berlusconi dal presidente Usa il 15 giugno Obama annuncia oggi il crac Gm e
Chrysler può passare al Lingotto ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Per l´auto
americana è il giorno della grande svolta. Dopo essere stata per un secolo il
simbolo della potenza manifatturiera americana e l´orgoglio della sua classe operaia,
la General Motors avvierà oggi le procedure fallimentari, nonostante un
accordo raggiunto in extremis con la maggioranza degli obbligazionisti. E
passerà agli annali come il maggiore fallimento industriale nella storia del
capitalismo americano. Sempre oggi il giudice di Manhattan Arthur Gonzalez si
pronuncerà - quasi certamente avallandola - sulla vendita degli asset buoni
della Chrysler a una nuova società gestita dalla Fiat di Sergio Marchionne. E
in coincidenza con i due appuntamenti Barack Obama
parlerà alla nazione alle 17.30 ora italiana per tranquillizzare gli americani
sui contraccolpi economici di queste decisioni e sull´ingresso massiccio del
Tesoro nel capitale dei due gruppi, che in pratica equivarrà a una
nazionalizzazione. «Non abbiamo intenzione di guidare a lungo le industrie
dell´auto né di sostituirci al settore privato», ha detto il presidente la
settimana scorsa in una intervista. Ed è probabile che oggi ripeta questa
posizione, spiegando come l´intervento pubblico fosse indispensabile per
evitare effetti catastrofici e salvare una componente essenziale dell´economia.
Fino agli anni Ottanta la Gm controllava il 40% del mercato dell´auto
americano: una quota che si è andata restringendo a favore delle case asiatiche
(adesso è del 19%). Anche i bilanci del colosso di Detroit sono andati sempre
peggio, per colpa di scelte manageriali sbagliate e poi della recessione.
Risultato, la Gm non ha altra strada che quella del fallimento e di una
drastica cura dimagrante: la vendita di marchi famosi come la Hummer, la
chiusura di 19 fabbriche, il licenziamento di altri 20mila dipendenti. La
speranza della Casa Bianca è che l´iter sia rapido come quello della Chrysler
(si parla del primo agosto). Ad accelerarlo sarà l´accordo dell´ultimo minuto sul
futuro della nuova Gm. Il capitale sarà distribuito tra il governo (che avrà il
72,5% e dovrà versare un´altra trentina di miliardi per la ristrutturazione), i
sindacati che otterranno il 17,5% delle azioni (con la possibilità di salire al
20%) e i bondholders. Dopo l´opposizione iniziale, questi ultimi si sono
convinti ad accettare il 10% in cambio di 27 miliardi di dollari in
obbligazioni, con la possibilità di salire al 25%. Sempre ieri il premier
Berlusconi ha annunciato che incontrerà Obama in Usa il
prossimo 15 giugno per parlare di G8 e nuove regole dell´economia.
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"latitanti su fiat perché nascondevano
foto" (sezione: Obama)
Pagina
2 - Interni L´accusa di D´Alema. E Franceschini: il governo è assente sulla
crisi "Latitanti su Fiat perché nascondevano foto" ROMA - Un governo
distratto, che gira la testa altrove davanti alla crisi. Dario Franceschini, in
una serie di comizi "vecchio stile" in Toscana, è tornato ad
attaccare il governo per la sua assenza di risposte: «Dovunque trovo energia
positiva, quella degli italiani che hanno voglia di uscire dalla crisi - ha
affermato il segretario del Pd - , donne e uomini che non si vedono in tv, che
mi raccontano le loro difficoltà e che al governo chiedono di non girare la
testa dall´altra parte, cosa purtroppo esattamente successa nei mesi scorsi».
«Mentre governi di altri paesi si sono concentrati nell´affrontare l´emergenza
della crisi - ha aggiunto Franceschini - da noi c´è stato un atteggiamento
diverso come se il messaggio fosse stato di arrangiarsi, di cavarsela da soli
in attesa che la crisi in qualche modo finisse da sé». Il leader del Pd ha
citato come esempio tangibile di «assenza» del premier la vicenda Fiat- Opel:
«Abbiamo visto che i governi degli altri paesi si sono impegnati per trovare
una soluzione vantaggiosa per le proprie nazioni, mentre il nostro non c´era».
«I capi di governo degli altri paesi - ha insistito - si sono impegnati 24 ore
su 24. Abbiamo visto l´interessamento evidente di Angela Merkel, di Obama
mentre il nostro governo sembrava distratto». Anche Massimo D´Alema ha preso
spunto dalla vicenda Opel per un attacco al presidente del Consiglio. «Obama, Merkel e Putin si sono occupati
della questione - ha detto D´Alema durante una manifestazione elettorale a
Potenza - ma la Fiat ha dovuto fare da sola, con le sue forze, mentre in
questi giorni si decide il destino di un settore a livello mondiale. Berlusconi
era talmente occupato a nascondere le foto delle sue festicciole».
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angelina jolie i nomi dei figli tatuati sul braccio (sezione: Obama)
Pagina
21 - R2 ITALIA AL VOTO: LE VOSTRE FOTO DEI MANIFESTI ELETTORALI INTERATTIVITA´ Repubblica Tv Trovacinema Politica Arte-Mostra Esteri - Foto
L´uso privato dei voli di Stato Dibattito con Di Pietro Speciale elezioni I
dati, il Superblog e l´Europolitometro Obama e Michelle cena a New York Critiche: "Uno spreco"
Angelina Jolie i nomi dei figli tatuati sul braccio Vienna, le donne della
Storia che hanno scelto di morire
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"su fiat l'ultimo esempio di dilettantismo"
- marco trabucco (sezione: Obama)
Pagina
V - Torino "Su Fiat l´ultimo esempio di dilettantismo" Vietti (Udc) e
il caso Piemonte: questo governo non ha cultura industriale "Scajola ha
battuto un colpo su Opel a babbo morto e non so se sia stato più inutile o più
ridicolo" MARCO TRABUCCO Onorevole Vietti questo governo è amico o nemico
della Fiat e del Piemonte? Ha ragione il Pd a considerare la nostra regione
"figlia di un dio minore"? «Oggi ho sentito che il ministro Scajola
ha battuto un colpo sull´esito della trattativa Fiat-Opel: lo ha fatto a babbo
morto e non so se sia stato più inutile o più ridicolo. Dice che il piano Fiat
era il migliore: allora forse conveniva darsi una mossa prima. Abbiamo visto Marchionne con il suo maglioncino da Obama, dalla Merkel e dai sindacati
tedeschi. Ma non abbiamo mai visto un esponente del governo italiano
interloquire in questa vicenda». Gli incentivi alla rottamazione li hanno dati.
Non sono già qualcosa? «Scajola ha detto di averli condizionati al fatto che
non venisse licenziato nemmeno un lavoratore in Italia: come se fosse quella l´unica
questione di una ristrutturazione davvero globale del mondo dell´auto. Per non
parlare della Lega che si è vantata di aver proposto un emendamento perché poi
Fiat non delocalizzasse produzioni. Se lo avesse fatto poi, come pensava di
multarli? Puri spot». Lei, che ha anche lavorato in un governo con Berlusconi e
Tremonti è d´accordo con il fatto che penalizzano Torino e il Piemonte? «In
parte, ma non esagererei con il vittimismo. Che Berlusconi non abbia mai
mostrato un grande interesse per questa regione lo si è visto anche nella
scelta della compagine dell´ultimo governo. O dall´attenzione a grandi opere
come Tav e Terzo Valico, dove non ho ancora capito se il governo abbia messo un
euro. Così come per il retroporto di Genova ad Alessandria o al polo della
logistica a Novara. Mi sembra però che sul disinteresse per questo territorio
prevalga un altro problema». Quale? «La mancanza di una cultura politica che
riguarda tutto il Paese: vedi Malpensa, e l´Alitalia che penalizzano la
Lombardia dove gran parte delle amministrazioni sono di centrodestra. La
questione dei fondi Fas per la Sicilia e più in generale i soldi per le
infrastrutture, promessi, ma che non ci sono. Berlusconi dice che la crisi non
c´è, Tremonti che c´è, ma che bisogna lasciar passare la nottata. Così il
governo italiano non ha messo che qualche miliardo dove gli altri ne hanno
investiti centinaia. è il difetto di cultura di governo che rende difficile concepire
una politica industriale, del credito e delle infrastrutture di lungo periodo.
Gli spot costano meno e rendono di più, in termini immediati». E la Lega, il
partito che dovrebbe difendere gli interessi del Piemonte e del Nord dov´è?
«Alla Lega basta fare l´elenco della spesa: Malpensa e Alitalia appunto, ma
anche i 500 milioni a Roma (esentata dal patto di stabilità), i
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firenze, doppio ostacolo per il bimbo l'anima rossa e
i signori del mattone - alberto statera (sezione: Obama)
Pagina
9 - Interni Firenze, doppio ostacolo per il Bimbo l´anima rossa e i signori del
mattone Renzi favorito contro Galli. Spini incognita a sinistra Il reportage
L´ex vicesegretario del Psi: primarie decise dai voti venuti dalla destra. Il
candidato del Pd: balle, a me non mi ha scelto papi´ ALBERTO STATERA FIRENZE - «Ah, ecco l´ultima
spina!» esclamava alzando gli occhi al cielo Giorgio La Pira, il sindaco santo
di Firenze, quando incontrava Valdo Spini giovanetto insieme al padre Giorgio,
grande storico protestante. Passato mezzo secolo, la piccola spina valdese
è tornata fastidiosamente a infilarsi sotto il tallone di Matteo Renzi, poco
più che trentenne cattolico rampante, ex boy scout di Rignano sull´Arno e
adoratore del mito lapiriano. Tra pochi giorni il giovane presidente uscente
della Provincia dovrebbe essere eletto sindaco della non più proprio rossa
Firenze al primo turno contro l´ex calciatore della Fiorentina e del Milan, il
pidiellino Giovanni Galli, esangue e tarda scelta berlusconiana. Se non ci
fosse l´intralcio pungente di Valdo. Parlamentare da una vita, antico
vicesegretario socialista, ministro col governo Ciampi, a sessant´anni più che
suonati, Spini, attorniato da una nobile corte che espone un Rosselli e una
Frescobaldi, ha deciso di dimostrare che ci può essere «un Partito democratico
all´americana e non alla vaticana, come quello incarnato da un democristiano di
ultima generazione». Così, dopo lo psicodramma delle primarie fiorentine,
quell´orrendo «mischiume» nel quale non lo vollero, che vide tutti contro tutti
in una faida maledetta dall´affare speculativo di Salvatore Ligresti sull´area
di Castello, si è candidato con l´appoggio di sette liste, compresi i verdi, i
repubblicani della Sbarbati e Rifondazione. Accreditato almeno al 10% minaccia
così di rovinare la festa dell´elezione al primo turno al candidato nomato
"bimbo". Da cui il calembour che va alla grande tra i vecchi del Pci
fiorentino: «Prima i comunisti mangiavano i bambini, ora sono i bambini che
mangiano i comunisti». «A me non mi ha scelto Papi, ma le primarie!», grida
Renzi, belloccio sì, pur se lievemente pingue a differenza di Noemi, al Circolo
Vie Nuove, cuore rosso e accaldato di Firenze, dopo essersi paragonato
nientemeno che a Farinata degli Uberti. E Massimo D´Alema, trattenendo il
celebre sorrisino di scherno sotto il baffo, è venuto a dargli il suo assist:
«Matteo è come un ciclista che pedala un´ora davanti al gruppo, l´unico
interrogativo non è se vince, ma se batte o no tutti i record». E pensare che
soltanto qualche settimana fa il boy scout lapiriano diceva che Massimo sì
l´aveva chiamato dopo le primarie, ma che lui aveva il telefonino distante e
non era proprio riuscito a rispondergli. Lo stesso trattamento riservato a
Walter Veltroni e, poi, a Dario Franceschini, che il candidato democrat di
lingua sciolta ha bollato come "il vicedisastro". Onore comunque di
D´Alema a Valdo Spini: «E´ un vecchio compagno, troveremo il modo di lavorare
insieme. La ricchezza del partito sono le diverse radici, per cui al vecchio
compagno dico: serriamo le fila». Per carità, non sia mai detto: «Vietato
strumentalizzare le parole di Massimo su Valdo», minaccia il segretario del Pd
Giacomo Billi. E anche quelle dalemiane sul sindaco uscente Leonardo Domenici
che «merita sostegno alle europee», in vista di «un partito ritrovato che dopo
le elezioni sarà più solido». Chimera dalemiana preelettorale il partito più
solido e unito, mentre la guerriglia intestina divampa qui quasi in bocca alle
urne. Lapo Pistelli, candidato cattolico sconfitto alle primarie fiorentine, ma
responsabile Esteri del Pd, non firma armistizi rispetto al guanto lanciato:
«Per concorrere a una posizione di responsabilità occorrono sia amore per la
funzione per la quale ci si candida, sia empatia con gli elettori ai quali si
chiede una delega a rappresentarli: entrambe precondizioni che non vedo
realizzate in Leonardo Domenici». E Sergio Staino, candidato alle europee di
Sinistra e libertà: «Pistelli ha ragione». Smaliziati i commenti a D´Alema
nella platea rossa nel forno del Circolo Vie Nuove: «L´è sempre il migliore
Max. Il capo l´è lui. Tu vuoi vedè che il 7 giugno fa il su´ partito?!».
Domenici non c´è in questi giorni a Firenze, colpito un po´ dalla sindrome
Cofferati, la disaffezione della città che lo esaltò. Si vede poco, impegnato
com´è nella campagna elettorale per Strasburgo. Ha un po´ metabolizzato le
amarezze di uno che si sente vilipeso, nonostante sia quello che «più a lungo
ha governato Firenze dalla fine del Settecento», come garantisce. E con buoni
risultati. Primi fra tutti il nuovo palazzo di giustizia e la linea 1 del tram.
Sfiorato ma non toccato dallo scandalo Castello - l´area su cui al posto di una
«cacata» di giardino, come egli stesso la chiamò, si voleva realizzare lo
stadio della Fiorentina all´insaputa dei fiorentini - che ha coinvolto il suo
vice Graziano Cioni, l´anima cittadina naif, si è sentito incompreso da un
«partito romanizzato che ha dato l´idea di voler tagliare i rami fronzuti su
cui era seduto». Lo confessa: «Ho sofferto con Walter. Io ho ancora la visione
ottocentesca di un partito pesante, strutturato, con gli iscritti, con le
sezioni, che non rinunci al suo ruolo di direzione politica, non un partito
liquido, ectoplasmatico». Quanto a Renzi gli aveva «consigliato» di non
candidarsi in una città nella quale per essere eletti servono 105 mila voti. Su
37 mila votanti alle primarie, il bimbo ne ha presi 16 mila. Ce la farà a
diventare sindaco, ma a che prezzo? «Posto che la piazza di Firenze è piazza
della Signoria, cioè una piazza laica e non religiosa, Matteo è bravo e
disinvolto. E sono certo che per le primarie non ha fatto accordi con poteri e
poterini». Ma poi? Che cosa non dice Domenici? Il fatto è che di quei 16 mila
voti alle primarie la leggenda metropolitana vuole che più di 3 mila siano
venuti da destra, dalle truppe cammellate di Denis Verdini, cui pare che Renzi
sindaco stia benissimo e che proprio per questo ha scelto un avversario debole
come Galli, nonostante potesse disporre di un nome migliore come quello di
Gabriele Toccafondi. Il leader della destra locale, per di più coordinatore
nazionale del Pdl, king maker del sindaco del Pd. Possibile? «Certo», conferma
pro domo sua Valdo Spini, che avverte: «Non mettete il Pd nelle mani di Matteo
Renzi, sarebbe un grave indebolimento delle prospettive future di tutto il
partito». Ma come? Non era il piccolo Obama di Firenze? L´alito di Denis, magnifico clone di Adolfo Celi in
"Amici miei", soffia nella Firenze massonica e non. Non c´è solo la
maledizione di Castello, che già vent´anni fa ad opera di Achille Occhetto
costò la testa a un´intera classe dirigente comunista, su cui Ligresti vuole
fare un´operazione da un miliardo e Della Valle la Cittadella Viola con lo
stadio della Fiorentina. Ci sono le cooperative e soprattutto la BTP,
acronimo che designa Baldassini, Tognotti e Pontello, i regnanti immobiliari
della città. La loro banca è il Credito cooperativo, di cui è presidente e
signore Verdini. Accusato anni fa di aver violentato una sua avvenente
correntista, fu assolto dall´accusa di violenza sessuale, ma rinviato a
giudizio per rivelazione di segreto bancario, violazione della privacy e
diffamazione, perché rivelò notizie sull´esposizione della signora, di suo
marito e dei loro amici. Poi c´è la Fingen ("fashion, retail e real
estate") dei fratelli Corrado e Marcello Fratini, soci della cordata
berlusconiana dell´Alitalia, che detiene oltre 600 mila metri quadri, tra cui
quelli di Sesto Fiorentino, che potrebbero essere l´alternativa a Castello per
lo stadio e la Cittadella viola. Ne è presidente Jacopo Mazzei, cugino di
Lorenzo Bini Smaghi della Banca centrale europea, ma soprattutto figlio di Lapo
Mazzei, straordinario produttore di Chianti e grande capo dell´Opus Dei. Ex
democristiani ed ex comunisti, massoni e legionari di Cristo. In fondo che
differenza fa? La città è scossa dalla prospettiva delle linee 2 e 3 della
tramvia, che liscia i monumenti, e dall´esercito di quasi mille vigili urbani,
vecchio feudo di Graziano Cioni, lo sceriffo che tanti guai ha procurato a
Domenici e al Pd fiorentino, i quali impazzano con cascate di multe. Ma la
partita vera, forse meno evidente ai fiorentini, è quella urbanistica: «Firenze
ha toccato il fondo - garantisce l´urbanista Vezio De Lucia - si è omologata al
peggio nazionale: la rendita fondiaria comanda sul futuro della città». E
comanderà sempre di più se il bimbo che non è stato scelto da Papi non glielo
impedirà.
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Berlusconi incontra Obama
Corriere
della Sera sezione: Prima Pagina data: 01/06/2009 - pag: 1 Vertice a Washington
il 15 giugno. Oggi la bancarotta di General Motors
Berlusconi incontra Obama «Nuove
regole per la finanza» Silvio Berlusconi e Barack Obama si incontreranno a Washington il 15 giugno. Si parlerà di G8 e
di «nuove regole dell'economia e della finanza mondiale». Codice. Si tratta, ha
spiegato lo stesso Berlusconi, di un «codice che eviti il ripetersi di una
crisi internazionale come quella che stiamo vivendo». ALLE P
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Berlusconi, vertice con Obama: prepariamo il G8 per
la finanza (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 01/06/2009 - pag: 2
Berlusconi, vertice con Obama: prepariamo il G8 per la finanza Il premier: summit il
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La Casa Bianca e Gm in bancarotta: senza aiuti
pubblici finiva smembrata (sezione: Obama)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 01/06/2009 - pag: 3 La crisi e
l'industria Il presidente americano annuncia in giornata la svolta di Detroit
La Casa Bianca e Gm in bancarotta: senza aiuti pubblici finiva smembrata
Marchionne già negli Usa: oggi il Lingotto entra nella Chrysler DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE WASHINGTON Il processo di distruzione creativa della General
Motors ha fatto ieri un altro passo in avanti. Più della metà degli
obbligazionisti creditori dell'azienda di Detroit ha deciso di condonare i
propri titoli, in cambio del 10% del capitale azionario della nuova GM che
verrà fuori dalla ristrutturazione. Cade così un altro ostacolo alla
riorganizzazione del gigante automobilistico, che oggi adirà formalmente la
procedura di bancarotta, chiedendo l'amministrazione controllata prevista dal
cosiddetto Chapter 11, con la quasi certezza però di poterne uscire
rapidamente, dopo un'efficace cura di risanamento e dismissioni. Anche se non
c'è stata alcuna conferma sulla procedura fallimentare, lo scenario di oggi è
già tutto predisposto, per un atto che segnerà la chiusura di una pagina di
storia economica americana, aprendone un'altra piena di incertezze e
caratterizzata dal pieno coinvolgimento del governo in una delle aziende
simbolo degli Stati Uniti. Questa mattina a New York, l'Amministratore delegato
della GM, Fritz Henderson, terrà una conferenza stampa, quella in cui annuncerà
di voler portare i libri contabili in tribunale. Contemporaneamente alla Casa
Bianca, il presidente Obama dedicherà un discorso al futuro di General Motors, che di fatto
si avvia ad essere temporaneamente nazionalizzata. Ripetendo il copione già
seguito nel caso di Chrysler, Obama spiegherà che il passaggio attraverso la bancarotta e l'entrata
in campo del governo sono le premesse, necessarie ma provvisorie, di «un
nuovo inizio» per GM e l'industria automobilistica americana. «Avrei preferito
starne completamente fuori. Ma l'alternativa ha spiegato il presidente
americano in un'intervista alla Nbc era la liquidazione o una bancarotta in cui
una società molto importante per la nostra economia sarebbe stata divisa in
pezzi». Secondo indiscrezioni riportate dal «Wall Street Journal» sarà Al Koch,
consulente della AlixPartners, a reggere il timone della GM nella fase di
commissariamento. I termini dell'accordo raggiunto tra Detroit e Washington
prevedono che in cambio di aiuti federali per 50 miliardi di dollari, al Tesoro
vada il 72,5% delle azioni ordinarie della società, con un 17,5% che sarà
invece sottoscritto dai sindacati e il restante 10%, appunto, dagli
obbligazionisti che hanno accettato di rinunciare ai loro titoli di credito.
Non è chiaro però, se il Tesoro riterrà sufficiente questo livello d'impegno
dei possessori di bond creditizi: in base alla dichiarazione di ieri,
sottoscritta dal 54% degli obbligazionisti, GM sarebbe infatti in grado di
tagliare solo 14,6 dei 27 miliardi di dollari del suo debito complessivo. Il
Tesoro aveva chiesto che il 90% dei possessori di bond si dicesse d'accordo
allo scambio. Il processo di ristrutturazione di GM potrebbe essere facilitato
anche dalla vendita del marchio Hummer, i famosi fuoristrada «mangiabenzina»,
pensati per l'esercito e diventati veicoli di culto, prima di scadere a simbolo
dello spreco anti-ecologico: secondo il «Wall Street Journal», il gruppo
sarebbe vicino all'accordo con un acquirente. Un annuncio potrebbe venire già
oggi e si parla di una cifra intorno ai 200 milioni di dollari. Giornata decisiva
oggi anche per Chrysler: il tribunale fallimentare di New York dovrebbe
pronunciarsi sull'intesa con Fiat, che ancora si scontra con l'opposizione di
un gruppo di fondi pensione dell'Indiana. Ma non sembra, questo, un ostacolo
insormontabile. In caso di segnale verde del Tribunale, Sergio Marchionne, già
negli USA, è pronto a chiudere quanto prima la partita di Detroit. Paolo
Valentino Sergio Marchionne
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Il Cavaliere studia l'attacco
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del 01-06-2009)
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Corriere della Sera sezione: Esteri data: 01/06/2009 - pag: 15 L'intervista Lo storico Morris: il leader americano al Cairo dosi le parole «Netanyahu deve decidere: l'amico Usa o il governo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME Era dai tempi di James Baker che non si sentiva questo gelo tra Israele e gli Stati Uniti... «Povero Netanyahu: mi sembra fra l'incudine e il martello...». Tre popoli e una terra. Benny Morris, 61 anni, è cresciuto a New York e conosce bene la triangolazione arabiamericani-israeliani. Caposcuola dei Nuovi storici, s'aspettava questo capitolo: «Obama chiede di congelare le colonie. Ma anche se Bibi lo volesse, e comunque sono dieci anni che non lo vuole, non potrebbe mai farlo. Il suo governo si scioglierebbe, sarebbe costretto a chiedere il sostegno di Tzipi Livni, che rivendicherebbe il diritto di fare la premier. È in una situazione molto difficile: o perde la maggioranza, o perde l'amico americano». >Allora
ha ragione lui, quando si sfoga contro Obama che «vuole far
cadere il mio governo»? «La cosa che più preoccupa è che Clinton e George W.
Bush avevano comunque Israele nel cuore. Amavano questo Paese e l'idea di
sostenerlo in ogni caso. Si vede dalla politica che hanno fatto. Obama, no. Non ha nessun legame culturale con Israele. E
nessuna remora a costruire una politica anti-israeliana». Giovedì, si capirà
qualcosa dal discorso che farà al Cairo? «Quel che conta, non è che cosa dirà
al Cairo, ma quel che ha fatto finora. È interessato a far pace con l'Islam,
anche sulle spalle d'Israele. Fin dove può arrivare? È questione di momentum e
di tono. Obama è al limite e deve stare molto attento:
se momento e tono saranno sbagliati, se Israele si sentirà alle strette, la
credibilità degli Usa e anche l'amicizia potrebbero rompersi. E allora, addio
abbandono degli insediamenti e tutto il resto». Quale resto? «L'Iran. Il
nocciolo della questione. Molto più importante della questione palestinese. Obama non ha scelta: o usa altre sanzioni, o attacca
militarmente oppure può chiedere che lo faccia Israele. Questo però ha un
prezzo. E allora dovrà tornare qui e dire se appoggia la soluzione dei due
Stati o dirà 'due Stati, due popoli'. C'è differenza: nel primo caso, i
palestinesi non sarebbero costretti a riconoscere Israele; nel secondo,
vorrebbe dire che sposa la filosofia di Bill Clinton, più favorevole agli
israeliani». Abu Mazen sembra sfruttare bene il nuovo amico americano... «Obama ha capito che tra Fatah e Hamas non s'arriverà mai a
un accordo. Ha scelto Fatah, ha interrotto ogni dialogo con Hamas, l'ha reso di
nuovo invisibile. È un grave errore. È rischioso puntare su Abu Mazen: i morti
di queste ore servono solo a dimostrare a Washington che Fatah vuole combattere
il terrorismo. E il bello è che Obama ci crede».
Arrivano giorni decisivi: il voto iraniano, quello libanese... «Una rielezione
di Ahmadinejad sarebbe un problema. In realtà, chiunque venga eletto a Teheran
non cambia la sostanza. Cambia solo il tono. Loro vogliono il nucleare ed è il
leader religioso a decidere: qualunque presidente continuerà su quella via. Obama ha detto che il dialogo con l'Iran resta aperto per
tutto il 2009. I giochi cominciano dopo ». E se domenica a Beirut vince
Hezbollah? «Ci sono due possibilità. O diventano più aggressivi. Oppure, se
sono intelligenti, e io credo che lo siano, fanno attenzione a non mostrarsi
estremisti. Nasrallah è uno stratega raffinato, non cercherà lo scontro a
breve. L'unico problema è la sua falange armata: ha un conto aperto con
Israele, non si sa come si possa comportare. Né quanto lui la controlli». A
proposito di controllo: ma come fa Israele, con un ministro degli Esteri che
viene tenuto fuori da tutti gl'incontri decisivi? «Il vero problema di
Lieberman non è la politica: è la polizia. Se la magistratura proverà le sue
frodi, dovrà dimettersi da ministro. Non sarà una gran perdita: è solo il
portavoce d'una certa destra. La politica estera la fa Netanyahu». Francesco
Battistini \\ Il bivio Barack Obama chiede di
congelare le colonie. Ma se Bibi lo facesse, il governo si scioglierebbe \\ Il
prezzo Gli Usa sono interessati a far pace con l'Islam, anche sulle spalle
d'Israele. Fin dove possono arrivare? «Nuovi storici» Benny Morris, nato nel
1948 ad Haifa, insegna all'Università Ben Gurion di Beer Sheva, in Israele. È
tra i massimi esponenti del movimento dei Nuovi storici post-sionisti
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