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Report "Obama"  24-26 luglio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

La voce arrabbiata dei Dakota ( da "Stampa, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: la suocera e i tre figli morirono infatti in un rogo doloso nel 1979 dopo che lui aveva bruciato una bandiera americana a Washington. Sferzante il giudizio a chi gli chiede di Obama: «Fa molte promesse; i suoi slogan sono speranza, fiducia, ma sono le stesse parole dei suoi predecessori. È stato messo lì da chi controlla veramente il sistema».

Il poliziotto accusato "Ho fatto il mio dovere" ( da "Stampa, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama pronuncia il discorso sulla «Generazione dei Giosuè», in cui chiede agli afroamericani di emanciparsi dal vittimismo e di diventare protagonisti nella «Terra Promessa» americana. 18 marzo 2008 A Filadelfia Obama rompe ogni rapporto con Jeremiah Wright (nella foto), reverendo della sua chiesa di Chicago,

Obama: "La polizia ha agito stupidamente C'è troppo razzismo" ( da "Stampa, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Cronaca di un Paese diviso La lunga marcia La sanità DUE MILIONI DI SPESE TRASFERIMENTO ILLEGALE DIRITTI NEGLI USA Obama: "La polizia ha agito stupidamente C'è troppo razzismo" Il New York Times: «Scosso dall'arresto di Gates, è riemersa la sua anima afro» Rispedito a casa in coma E l'America si vergogna Luis Jemenez, un clandestino venne investito sul lavoro e ricoverato.

obama alla guerra di "docs" e "cops" - vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama alla guerra di "docs" e "cops" VITTORIO ZUCCONI La buona guerra di Barack Obama per una sanità sottratta alla speculazione sulla malattia, è ormai una battaglia per la vita. La propria, per sopravvivere politicamente, che lo vede, scrivono i giornali, in lotta contro «docs» e «cops», medici e ora addirittura poliziotti.

sanità per tutti, l'appello di obama "ci arriveremo, come sulla luna" - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: appello di Obama "Ci arriveremo, come sulla Luna" Conferenza in tv. Ma i tempi della riforma si allungano Il capo dei senatori democratici avverte "Impossibile l´approvazione entro agosto" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - I repubblicani sognano di trasformare la riforma sanitaria nella «Waterloo di Barack Obama», come ha detto il senatore della Carolina del Sud Jim DeMont.

michael moore scatenato "scrivete al congresso" ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Amministrazione Obama. Il regista, che allo stato della sanità Usa ha dedicato uno dei suoi docu-film, Sicko, dedica ampio spazio sul suo sito web al dibattito sulla proposta di riforma e invita i suoi sostenitori a mobilitarsi in prima persona scrivendo al proprio rappresentante al Senato e al Congresso perché si schieri a favore di un nuovo sistema sanitario.

"docs" e "cops" i nuovi avversari - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama si è lanciato contro le lobby ben protette in Parlamento dai propri clienti democratici come repubblicani, aggiungendo alla lista dei nemici i poliziotti di Cambridge, nel Massachussets, che hanno arrestato «stupidamente» un professore afroamericano di Harvard colpevole di avere inveito quando non vollero credere che la bella casa dove era entrato senza le chiavi fosse davvero

schwarzy su twitter con coltello taglia budget ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il riferimento è al piano di tagli alla spesa pubblica per 15 miliardi - colpiranno tra l´altro servizi medici e scuole - che sarà votato a breve dal Congresso della California. Il governatore si è anche detto d´accordo con Obama sulla riforma sanitaria.

la rabbia del presidente nero "polizia stupida e razzista" - angelo aquaro ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il sorriso amaro di Barack Obama è un pugno nello stomaco per l´America del prime time. Quello che è successo al professor Gates, arrestato in casa sua, è «un segno di quanto il fattore-razza sia ancora vivo in questa società», dice il presidente, e rincara: la polizia di Cambridge si è comportata «stupidamente».

"governo del pdl più debole il premier può cadere in autunno" - edoardo buffoni ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: dove prima se le danno ma poi si mettono insieme come è stato per Obama e la Clinton. E´ inutile invidiarle e poi temerle. Il confronto ci può essere, anche con delle asprezze, sempre mantenendo però una voce unica come opposizione». Non è stato un boomerang dire di no a Beppe Grillo? «In un partito non si entra per demolirlo.

intercettazioni, la bestia nera di b. - franco cordero ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: autentico modello non è Obama ma Vladimir Putin, ex Kgb FRANCO CORDERO Ascolto e visione occulti sono un´antica risorsa investigativa: a parte l´orecchio artificiale allestito dal tiranno siracusano Dionisio, temporibus illis qualcuno ascolta, vede, riferisce; apparecchi moderni captano e ritengono, sicché suoni e immagini diventano ri-percepibili mille volte;

il pd "normalizza" il suo blog ma in rete scoppia il dissenso - michele smargiassi ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: come quelli che hanno fatto la fortuna di Obama negli Usa, o di Beppe Grillo da noi. Avventura finita, scrive invece Orsi (che ne fu uno dei principali animatori) in una sorta di amaro addio pubblicato sul blog del sito: il partito, denuncia, ha «ripreso il controllo totale sullo strumento», emarginando le discussioni libere e limitando il potere di commento dei lettori.

la lunga marcia di zelaya "torno in honduras, a piedi" - omero ciai ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: «Se si fosse trattato della guerriglia, i militari della base nordamericana presente in Honduras, a Palmerola, li avrebbero spazzati via, ma trattandosi della destra non fanno nulla», ha aggiunto Morales, accusando Obama e la Clinton di non fare abbastanza per il ripristino della legalità in Honduras.

N é ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama si gioca tutto sulla sanità. Una riforma difficilissima ma ineludibile non solo perché dal contenimento dei costi per la salute dipende la tenuta del bilancio federale, ma soprattutto perché, per varare un piano davvero efficace, il presidente deve alterare i pesi del sistema tributario e convincere gli americani a cambiare il loro modo di usufruire dei servizi sanitari.

Sanità, slitta all'autunno la riforma Obama ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: autunno la riforma Obama Prima sconfitta per il presidente. Ma Barack: ci arriveremo come sulla Luna WASHINGTON Barack Obama ha subito la prima anche se probabilmente temporanea sconfitta della sua Presidenza. Il Senato ha rinviato a settembre il voto sulla riforma del sistema sanitario da lui chiesto per la settimana prossima,

Quella fretta e l'esposizione mediatica: un boomerang ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama sta sopravvalutando la sua indubbia fascinazione mediatica e rischia di produrre un «effetto perverso»: il troppo stroppia, l'overdose si ritorce contro e annulla l'efficacia del messaggio. Ma ormai l'icona di Obama vive anche di vita propria, non è più controllabile dal diretto interessato una volta che entra nel circuito globale dei media,

. Regolati i conti con il retaggio dell'agente razzista ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: America di Barack Obama, la pelle nera continua ad essere un handicap. «I poliziotti hanno agito in modo stupido », ha detto il presidente americano nel commentare l'arresto del suo amico e docente di Harvard, Henry Louis Gates Jr., strappato al salotto di casa sua e trascinato in commissariato in un tranquillo pomeriggio d'estate con l'accusa di essere un rapinatore.

È giallo sui capelli di Michelle ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: La portavoce di Michelle Obama si è sentita costretta a precisare che il caschetto sfoggiato dalla first lady a una serata country alla Casa Bianca e che ha diviso gli Usa in favorevoli e contrari non è stato ottenuto a colpi di forbici. Michelle si era solo appuntata i capelli!

Renzi e il divieto di alcol ai chioschi ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama italiano, si nasconde una determinazione quasi rabbiosa. Racconta Renzi di aver passato parte della giornata a leggere e a rispondere a centinaia di messaggi su Facebook. «Cittadini incavolati come bestie. Mi hanno scritto di fermare quei grulli che vogliono la coca cola al posto del vino, di non far deturpare una tradizione che è anche un pezzo di storia di questa città.

Il Senato rinvia, uno scacco per Obama ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA Chi pensava che si stesse discutendo solo di qualche autorizzazione in più per un'ecografia o delle agevolazioni fiscali sulle polizze assicurative, scopre all'improvviso che un Paese impoverito dalla crisi e umiliato dalla sua incapacità di garantire un minimo di cure a 45 milioni di suoi cittadini è costretto a rimettere in discussione il

No R 79,7 ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: it Usa, anche Barnes & Noble nel mercato e-book. Leggereste un romanzo in formato elettronico? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 20,3 No R 79,7 La domanda di oggi «Ucciso il figlio di Bin Laden». Pensate che Obama sia ancora la figura centrale del terrorismo islamico?

Luci, arredi (e le valigie di Obama) nel Design Supermarket ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: e le valigie di Obama) nel Design Supermarket Da oggi anche Conran il designer che ha convinto gli inglesi a rinunciare al sofà di chintz a fiori è in Rinascente (foto). Il Design Supermarket al piano -1, fresco di inaugurazione, ospita il primo corner italiano del marchio minimal-british dai prezzi democratici (tovagliette da 4 e ),

Usa, il poliziotto accusato "Ho fatto il mio dovere" ( da "Stampaweb, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Patrick è uno dei più stretti alleati politici di Obama. Vinse la campagna elettorale del 2006 grazie ai consigli di David Axelrod, il guru politico di Barack, ricorrendo ad armi che poi Obama ha usato nel 2008: dallo slogan «Yes We Can» alla promessa di radicali riforme fino al tema del «cambiamento» connesso all?

Eff: "Privacy a rischio con Google Book Search" ( da "Stampaweb, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama mette Google sotto inchiesta + La Siae aderisce alla class action contro Google Book Search ANNA MASERA + Milioni di libri sul cellulare con Google + Libri online, storico accordo tra Google e gli editori + L'appello dell''Electronic Frontier Foundation (Eff) per la protezione della privacy SCRIVI Discutine su Web Notes con ANNA MASERA

obama si scusa "polizia stupida? non dovevo dire quella parola" ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina SERVIZIO A PAGINA 12 Il presidente Usa telefona all´agente che aveva criticato Obama si scusa "Polizia stupida? Non dovevo dire quella parola" SEGUE A PAGINA 12

obama chiede scusa alla polizia "avrei dovuto misurare le parole" - angelo aquaro ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: accusa Obama chiede scusa alla polizia "Avrei dovuto misurare le parole" Il presidente telefona all´agente che aveva definito stupido Ho purtroppo dato l´impressione che stessi diffamando la polizia Avrei dovuto calibrare meglio le parole La polizia ha agito in modo stupido arrestando qualcuno che aveva provato di trovarsi a casa propria Giovedì Barack aveva criticato l´

l'ecologia viaggia "on the road" un piano verde per la route 66 - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: compagnia specializzata nel business in cui Obama sta spingendo l´America. La notizia, ieri, è finita sul San Francisco Chronicle, ma rimbalza da mesi sui network Usa anche per l´incalzante pressing della Green Roadway, che sta siglando contratti milionari in ogni stato proponendo l´«esclusiva tecnologia per sviluppare energia alternativa, solare,

"ecco perché la spiritualità sta riconquistando il mondo" - (segue dalla copertina) eugenio occorsio ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: anche un presidente "di sinistra" come Obama riempie i suoi discorsi con riferimenti a Dio. Ecco, nel libro abbiamo cercato con sguardo sereno di fotografare la situazione: modernità, tecnologia, anche la democrazia, non hanno allontanato gli uomini dalla religione come si poteva credere ma li hanno avvicinati.

Obama chiede scusa al poliziotto bianco ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: arresto del professore nero di Harvard Obama chiede scusa al poliziotto bianco «Usate parole infelici» Dopo aver definito gli agenti «stupidi» WASHINGTON In un gesto senza precedenti, Obama ha di fatto chiesto scusa al sergente della polizia di Cambridge James Crowley che arrestò il celebre docente nero della Università di Harvard, Henry Louis Gates,

In Afghanistan non tutto è perduto: la popolazione detesta i talebani ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: come Obama ha dichiarato al New Yorker , 'Se ci sono spazi non governati, questi diventano rifugi perfetti per i terroristi'». È difficile evitare l'impressione che a un certo punto in Afghanistan si sia imboccata una strada sbagliata. O forse si è trattato di una serie di strade sbagliate, che nascono da vari fattori: la sconfitta nella «

I festival rock battono la crisi nell'estate dei concerti globali ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: in quel Grant Park dove Obama festeggiò la vittoria lo scorso novembre. In scena andranno Depeche Mode, Tool, Killers, Jane's Addiction, Kings of Leon, Yeah Yeah Yeahs, Lou Reed, Ben Harper, Ben Folds, tra gli altri. Anche al Reading Festival di Leeds, Inghilterra (dal 28 al 30 agosto con Kings Of Leon, Interpol, Red Hot Chili Peppers,

B.B. King, re di Umbria Jazz: che fatica 300 show l'anno ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Ma non dobbiamo pensare che Obama sia un punto di arrivo. Ma di partenza. Ci sono molte comunità, soprattutto negli stati agricoli, che ancora soffrono la discriminazione. Miseria e mancanza di servizi sociali sono i problemi da affrontare subito». Torna a parlare di musica: «Il blues - racconta - è una malattia, l'hai nel sangue,

L'omaggio a Gaber finisce in lite ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: vuole subito una sedia per un cinese di passaggio mentre è riunito con Obama e Sarkozy. Mentre Iacchetti ha proposto con la sua Witz Orchestra canzoni del Gaber leggero («Il Riccardo» e «Barbera e Champagne»), Luca Carboni ha riletto con Riccardo Sinigaglia il brano «Far finta di essere sani». Anche questa edizione che stasera ospiterà fra gli altri Gianna Nannini, Dario Vergassola,

Obama chiede scusa alla polizia "Avrei dovuto misurare le parole" ( da "Repubblica.it" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: E se non sono le scuse che la polizia di Cambridge si aspettava, beh, Obama ci è andato molto, molto vicino. Mai l'America prima d'ora aveva assistito allo spettacolo di un presidente che in tv dà dello "stupido" a un suo poliziotto. E mai aveva assistito allo spettacolo dello stesso presidente costretto a tornare in tv chiedendo di poter fare chiarezza.

Phoenix, stuprata bimba liberiana E i suoi genitori la ripudiano ( da "Repubblica.it" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama ha fatto un passo importante sul piano del diritto, avallando la richiesta di asilo politico di una donna messicana vittima di violenza domestica. L'asilo può essere concesso alle donne vittime di gravi violenze fisiche o sessuali che non possono sfuggirvi a causa della cultura del loro paese, ha indicato il ministero della Sicurezza interna a un tribunale dell'

Afghanistan, italiani nel mirino ( da "Stampaweb, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il primo ministro britannico Brown ha telefonato oggi al presidente Usa, Barack Obama, per comunicargli l?impegno della Gran Bretagna in Afghanistan e allo stesso tempo ha concordato con il leader americano la necessità che gli alleati Nato investano più uomini nella zona in vista delle elezioni del 20 agosto.

La prigione di Guantanamo ha indebolito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e quindi va chiusa Gli Stati Uniti però non metteranno in libertà alcun detenuto che si riveli una ( da "Stampa, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: La prigione di Guantanamo ha indebolito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e quindi va chiusa Gli Stati Uniti però non metteranno in libertà alcun detenuto che si riveli una minaccia per la sicurezza nazionale Barack Obama

Dal Patriot Act al no della Corte Suprema ( da "Stampa, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: 4/7/2008 La retromarcia Durante la campagna elettorale Bush promette di voler chiudere la prigione. 21/5/2009 L'annuncio Il presidente Obama annuncia la chiusura di Guantanamo e lo spostamento in altri Paesi dei detenuti non pericolosi. Gli altri verranno trasferiti nei carceri federali americani.

Fuoco sugli italiani: 5 feriti ( da "Stampa, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: inviato di Obama in Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke - che «porrà sfide molto complesse». E che ha già prodotto «una fase estremamente pericolosa», ammette il ministro della Difesa Ignazio La Russa, appena tornato da una visita nel Paese dalla quale «sono emerse indicazioni sul modo di rafforzare la sicurezza del contingente»

perché per noi inglesi silvio è inconcepibile - john lloyd ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il premier italiano è diventato un´icona, sul suo conto un turbine di notizie, di storie. Poche persone conoscono il nome dei presidenti e dei primi ministri di paesi che non siano il loro (eccezion fatta per Barack Obama), ma gran parte della gente sa chi è Silvio Berlusconi. SEGUE A PAGINA

soldati italiani sotto attacco un giorno di guerra in afghanistan - alix van buren ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: delineata dal presidente Barack Obama. Un quadro che ha ispirato, non più di una settimana fa al generale McChrystal, nuovo comandante americano in Afghanistan, parole di grande «sorpresa» di fronte alla «determinazione e alla capacità di ripresa dei militanti Pashtun». McChrystal non è certo nuovo alle armi: incaricato dalla Casa Bianca a dirigere quella che ora molti definiscono «

"la giornalista dice parolacce" insorgono i capi della marina usa - angelo aquaro ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: che alle Twin Towers perse un figlio, e che è arrivata davanti alla Base per avere gustizia. «Obama non può chiudere Guantanamo. Io ho il diritto di dirlo: presidente, stai sbagliando. Ho il diritto di dire: non sono d´accordo con te». Il diritto di dire. Tra il comandante e la giornalista chissà chi la spunterà.

"facciamo pace davanti a una birra" obama convince il professore arrestato ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama convince il professore arrestato BOSTON - Il professore di Harvard Henry Louis Gates ha accettato l´invito del presidente Barack Obama di incontrare «davanti a una birra» alla Casa Bianca il poliziotto di Cambridge James Crowley che la scorsa settimana lo aveva arrestato all´interno della sua abitazione scambiandolo per uno scassinatore.

winona ryder chiude giffoni ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Spero che in questa nuova era, con Barack Obama si allontani questo clima che ha caratterizzato l´America di George Bush e soprattutto di Bush padre. Adesso sento che qualcosa cambierà». Per quanto riguarda la sua difficile vita personale: «Col tempo ho imparato a prendermi più pause, a ricavarmi i miei spazi dal lavoro.

Franceschini chiama Marino ( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: a un'assemblea di giovani Pd, cita veltronianamente Obama: «Dobbiamo fare come lui: non solo sfidare la destra, ma rovesciare la gerarchia dei valori». Prima, però, c'è da fare il partito. Franceschini, accusato di volerlo «liquido », lo farebbe anche «solido »: purché «non sia come un partito del secolo scorso».

Biden fa arrabbiare Mosca ( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il numero due di Obama, peraltro non nuovo a gaffe imbarazzanti, sembra questa volta esprimere un'opinione diffusa all'interno dell'Amministrazione Usa. E che ripete errori di valutazione già fatti in passato. Senza tornare a quelli «storici» di Hitler e Napoleone, basta riandare ai primi anni Novanta, quando l'America e l'Europa davano Mosca per spacciata.

Il maxibonus da 100 milioni imbarazza Citigroup ( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il caso metterà alla prova Kenneth Feinberg, incaricato dall'amministrazione Obama di supervisionare i compensi dei sette istituti che hanno ricevuto soldi pubblici. Gli istituti devono presentare i piani per i bonus 2009 a Feinberg entro metà agosto.

Winona si commuove tra i fan di Giffoni: ho fatto tanti errori ( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: con Barack Obama, si allontani questo clima. Ma non è un argomento da affrontare, non son qui per parlare di queste cose ». La Ryder, nata nel Minnesota nel 1971, ha preferito tornare al suo lavoro: «Oggi a Hollywood per le donne mancano bei ruoli, è un momento di siccità, nessuno vuole assumersi rischi, mi sento a mio agio con le produzioni indipendenti,

Perché per noi inglesi Silvio è inconcepibile ( da "Repubblica.it" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: eccezion fatta per Barack Obama), ma gran parte della gente sa chi è Silvio Berlusconi. E sa anche che molti, forse troppi italiani continueranno ad appoggiarlo, a votare per lui e a dargli fiducia. Leggono le sue smentite e i commenti tra ironia e provocazione tipo "Non cambierò, agli italiani piaccio così come sono" e "Non sono un santo,

"Ci vorranno anni prima di chiuderlo" ( da "Stampaweb, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: È giunta da poco la notizia del ritardo sulle procedure di revisione volute da Obama: «Il governo Bush ha creato un vero caos giuridico», ci spiega John Sifton, del team legale di Abu Zubaydah, uno dei 14 operativi di al-Qaeda trasferito a Gitmo dalle prigioni della Cia. L?impasse a livello governativo comporta la paralisi degli organi militari, come l?


Articoli

La voce arrabbiata dei Dakota (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Personaggio John Trudell La voce arrabbiata dei Dakota ENZO ARMANDO ASTI John Trudell è la voce arrabbiata degli indiani d'America. Da 40 anni combatte i «nemici» bianchi, prima attraverso l'Aim, il movimento per i diritti dei nativi di cui era uno dei leader, poi con i versi delle sue poesie e delle sue canzoni. Mercoledì ha tenuto il suo terzo concerto astigiano, in realtà il secondo: la sua prima apparizione in piazza Cattedrale il 23 luglio 2000 fu interrotta dalla pioggia; la seconda al Diavolo Rosso nel 2006 ebbe maggiore fortuna. Il suo recital non è facile da seguire: c'è l'ostacolo della lingua anzitutto, i suoi giochi di parole creano problemi di traduzione, l'assenza di una batteria nuoce musicalmente, ma la tonante voce di Milton Shame, l'indiano che lo segue fedelmente da sempre, tocca il cuore e rimanda con i suoi sonagli ad atmosfere Western e a una civiltà distrutta dal progresso e dai bianchi. «È un genocidio», ripete Trudell nel camerino allestito dietro il palco. Indossa un paio di occhiali azzurri, gli stessi che lo ritraggono in tutte le foto e i manifesti che però a un certo punto della conversazione toglie per tenerne un paio da vista. Il suo ultimo cd, uscito nel 2007, se lo è prodotto in proprio ed è acquistabile solo su internet sul suo sito: «Non ho più una casa discografica e internet è il modo migliore per aggirare le grandi compagnie - dice - Anche se è un grande fratello che ci controlla e ci osserva, noi possiamo utilizzarlo per i nostri scopi. Vi ho inserito tutti i miei discorsi». Il Bob Dylan della tribù Dakota Santee confessa di avere due nomi indiani ma non li vuole rivelare. Vive a Los Angeles «perché nelle riserve rappresenterei un pericolo più per gli altri che per me». La moglie, la suocera e i tre figli morirono infatti in un rogo doloso nel 1979 dopo che lui aveva bruciato una bandiera americana a Washington. Sferzante il giudizio a chi gli chiede di Obama: «Fa molte promesse; i suoi slogan sono speranza, fiducia, ma sono le stesse parole dei suoi predecessori. È stato messo lì da chi controlla veramente il sistema».

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Il poliziotto accusato "Ho fatto il mio dovere" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Personaggio CAUSA STORICA VITA PRECARIA L'agente Crowley SUI SITI CONSERVATORI La sanità Pyongyang attacca Washington LA SUA DIFESA DAL NOSTRO INVIATO I parenti ora chiedono un risarcimento allo Stato per «trasferimento illegale» Lui è costretto a vivere con la madre in una stanza nel suo paesino di origine Il poliziotto accusato "Ho fatto il mio dovere" «È nato un eroe, come Joe l'idraulico anti-Obama della campagna elettorale» «La Clinton? Una pensionata» Siamo un paese che non rifugge le sfide Gli astri sono in linea per una grande riforma dell'assistenza Ci arriveremo come siamo arrivati sulla Luna Non nutro illusioni Non è cosa facile ma è necessaria Va fatta al più presto, al massimo entro l'anno Paghiamo il doppio rispetto ad altre nazioni Sono in carica da appena sei mesi A questo stesso punto le principali iniziative di Reagan e Clinton non erano neanche decollate «Non sono razzista Ho fatto la respirazione bocca a bocca a un nero» WASHINGTON Solidarietà da parte dei colleghi , ma il sindaco si scusa per lui 5 marzo 2007 A Selma, Obama pronuncia il discorso sulla «Generazione dei Giosuè», in cui chiede agli afroamericani di emanciparsi dal vittimismo e di diventare protagonisti nella «Terra Promessa» americana. 18 marzo 2008 A Filadelfia Obama rompe ogni rapporto con Jeremiah Wright (nella foto), reverendo della sua chiesa di Chicago, accusandolo di fomentare l'odio contro i bianchi e l'intolleranza razziale. 17 luglio 2009 Obama parla a New York nel centenario della Naacp, la maggiore organizzazione afroamericana: «Sogno che i nostri giovani diventino ingegneri e scienziati e non solo rapper e campioni di basket». L'agente Crowley non si pente per aver arrestato Henry Louis Gates e la polizia di Cambridge fa quadrato intorno a lui, non badando troppo alle critiche ricevute da Barack Obama. Passano solo poche ore dalla conferenza stampa del presidente e le telecamere dei network assediano la casa del sergente James Crowley nell'intento di ottenere una sua reazione. I reporter gli chiedono «Si vuole scusare con Gates?». Lui esce nel giardino e dà una risposta netta: «No apologies», niente scuse, né ora né in futuro. Non c'è nulla di cui pentirsi. Ciò che l'agente più tiene a dire è che «non sono un razzista» e per dimostrarlo ricorda il precedente di quando «feci la respirazione bocca a bocca» alla star afroamericana del basket Reggie Lewis «per resuscitarlo». «Quando mi trovai davanti a Lewis non pensai se era bianco o nero, ma solo ad aiutare un essere umano» afferma, ricordando quanto avvenne nel campus della Brandeis University nel 1993 allorché Lewis venne colpito da un infarto fatale mente giocava con i Boston Celtics. Maglietta celeste girocollo, volto da onesto cittadino della classe media e determinazione a difendere il lavoro svolto, Crowley assicura che «non mi scuserò mai per aver fatto applicare la legge». Da poliziotto sceglie di «non replicare a quanto ha detto il presidente degli Stati Uniti» perché ciò che per lui conta è il sostegno dei propri compagni. L'associazione degli ufficiali di polizia di Cambridge, la cittadina del Massachusetts dove si trova Harvard, gli esprime per iscritto un «totale e indiscutibile sostegno» definendolo un «veterano molto rispettato, con un passato rispettabile» da 11 anni nei ranghi del Dipartimento. «Crowley ha agito in maniera consistente con il suo addestramento, con le pratiche e le disposizioni in vigore e con gli standard legali applicabili nella circostanza» affermano gli agenti. Di opinione simile deve essere anche Robert Haas, capo della polizia di Cambridge, che archiviando il dossier di accuse contro Gates parla di uno «sfortunato insieme di circostanze» evitando alcun addebito nei confronti dell'agente e dicendosi «rammaricato» per le critiche ricevute dal presidente. Dietro la solidarietà dei poliziotti per il collega non c'è soltanto la solidarietà di categoria ma anche la ricostruzione dell'avvenuto fatta da Crowley, secondo il quale Gates gli inveì contro in più occasioni definendolo «una canaglia» in maniera tale da configurare il reato di insulti a pubblico ufficiale, che ha portato a far scattare le manette per con l'accusa di «condotta disordinata». A schierarsi contro Crowley sono invece le autorità politiche locali. Il sindaco di Cambridge, l'afroamericana Denine Simmons, ha telefonato a Gates per presentare le scuse a nome dell'intera città mentre il governatore dello Stato del Massachusetts, Deval Patrick, è andato oltre dicendosi «inquieto e irritato per quanto avvenuto». Patrick è uno dei più stretti alleati politici di Obama. Vinse la campagna elettorale del 2006 grazie ai consigli di David Axelrod, il guru politico di Barack, ricorrendo ad armi che poi Obama ha usato nel 2008: dallo slogan «Yes We Can» alla promessa di radicali riforme fino al tema del «cambiamento» connesso all'elezione di un afroamericano con i voti dei bianchi. Toccherà ora proprio a Patrick gestire la delicata situazione creatasi a Cambridge con un occhio all'appuntamento del 2010 quando si tenterà di ottenere la rielezione. Per i siti ultraconservatori intanto Crowley è il nuovo eroe della sfida a Obama, prendendo il posto di Joe Wurzelbacher, l'idraulico dell'Ohio che durante le presidenziali affrontò il candidato democratico per contestarne le scelte fiscali.\ [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Luis Alberto Jemenez, guatemalteco, nel 2000 era un giovanotto di 28 anni, dal fisico tosto del calciatore dilettante, la sua passione. Di professione faceva la più diffusa in molti degli Stati americani dove domina l'economia «labor intensive», quella che richiede braccia e resistenza e non si sofferma sul diploma e tantomeno sul passaporto in regola: l'immigrato clandestino. Ce ne sono oltre 11 milioni di Luis Alberto in America: sono anime singole che, tutte assieme, costituiscono una risorsa economica fondamentale per la prosperità del sistema, un problema politico che il Congresso non sa risolvere, una palestra di scontri ideologici. E oggi, sulla pelle di Jemenez, l'esercito dei clandestini schiera le sue batterie anche nella battaglia della riforma sanitaria, poiché gli illegali sono il 15% dei 47 milioni di persone non assicurate. Quel giorno Luis era sul pulmino con altri compagni di lavoro, in Florida, quando una macchina guidata da un ubriaco è finita contro il mezzo dei «giornalieri»: in un istante, il papà che mandava i dollari alla moglie e ai piccoli figli lasciati in Guatemala è diventato un paziente del sistema sanitario americano, registrato al Martin Memorial Medical Center di Stuart, cittadina di 15 mila abitanti a poche miglia da Palm Beach, sulla Costa del Tesoro. Vi è entrato in coma, un vegetale curato a spese dei contribuenti, poiché il regime della mutua cosiddetta MediCare, che si mantiene con fondi federali, cura tutti i malati a prescindere dalla carta di credito e dalla legittimità legale ad avere assistenza. Luis ha impiegato oltre un anno a riprendersi dallo stato d'incoscienza, fino a quando ha raggiunto un certo livello, il quarto, di abilità cognitiva. A quel punto l'amministrazione dell'ospedale lo ha mandato in una clinica per le lunghe degenze, ma ben presto ha dovuto riprenderselo perché aveva bisogno di altre cure. Intanto, il conto delle spese mediche a carico del poveretto aveva raggiunto i due milioni di dollari. A questo punto, in un'umida mattina del luglio del 2003, la storia americana di Luis ha preso una svolta decisiva, e da vicenda medica si è trasformata in dramma personale e in lite legale. Caricato su un aereo privato, il guatemalteco è stato trasferito in patria di nascosto. Una «rendition» in camice bianco? Saranno i giudici a stabilire se si è trattato di deportazione illegittima, come accusa il cugino Gaspar Montejo, che è il tutore legale, nella causa in corso a Stuart, oppure se l'ospedale aveva il diritto di rimpatriare il paziente. A sua difesa, l'avvocato del Martin Memorial ha esibito un documento firmato dal ministero della Sanità del Guatemala in cui si sostiene che l'assistenza poteva essere garantita e proseguita nel paese d'origine, ma soprattutto ha sostenuto che lo stesso emigrante aveva chiesto di essere rispedito a casa. Il cugino afferma il contrario: Luis non se ne voleva affatto andare, e la decisione della rimozione forzata è illegittima poiché non sono gli ospedali e neppure le autorità statali a poter disporre un rimpatrio, ma solo le autorità federali che non sono state invece coinvolte nell'operazione. Come immaginabile, il poveretto ha perso drammaticamente nel cambio: dopo una breve permanenza in ospedale è stato trasferito nel paesino di Huehuetenango in un monolocale che divide con la madre, a 12 ore dalla capitale, Città di Guatemala. La casa è isolata e difficilmente raggiungibile: se Luis avesse bisogno di un intervento urgente non l'avrebbe per tempo. I parenti di Jemenez che vivono negli Usa non demordono, però: chiedono un risarcimento, di ammontare non specificato, perché il trasferimento fu per loro chiaramente illegale, e la prova è che fu tenuto nascosto persino al cugino-tutore che aveva il potere legale di assistere Luis in tutte le decisioni, date le condizioni precarie del suo cervello leso. I piani di trasferimento emersi al processo sono imbarazzanti per l'ospedale. «Non si può correre il rischio di mandarlo con un volo commerciale», scrisse al tempo l'avvocato Rob Lord. «Mi immagino quale brutta pubblicità ne verrebbe se le cose non funzionano come devono». A quel tempo gli avvocati di Montejo stavano febbrilmente cercando di bloccare, con un ricorso alla corte d'appello, l'allontanamento forzato che un primo giudice aveva accordato come legittimo. La sentenza è attesissima poiché farà luce sui diritti degli irregolari nelle strutture mediche Usa. La Corea del Nord non ha apprezzato i commenti del Segretario di Stato americano Hillary Clinton che nei giorni scorsi aveva definito il regime di Pyongyang «un bambino piccolo che vuole essere sempre al centro dell'attenzione». Ieri è arrivata la risposta del ministro degli Esteri nordcoreano: «La Clinton è una donnetta stupida. A volte sembra un'alunna di scuola elementare, a volta una pensionata in giro a fare shopping». Un attacco che chiude la porta a qualsiasi negoziato sul nucleare.

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Obama: "La polizia ha agito stupidamente C'è troppo razzismo" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Cronaca di un Paese diviso La lunga marcia La sanità DUE MILIONI DI SPESE TRASFERIMENTO ILLEGALE DIRITTI NEGLI USA Obama: "La polizia ha agito stupidamente C'è troppo razzismo" Il New York Times: «Scosso dall'arresto di Gates, è riemersa la sua anima afro» Rispedito a casa in coma E l'America si vergogna Luis Jemenez, un clandestino venne investito sul lavoro e ricoverato. Poi è arrivato il conto È stato riportato in patria su un aereo privato, senza avvisare il cugino-tutore LE SFIDE DELLA CASA BIANCA Il presidente abbatte l'ultimo tabù e attacca i "cops" "Sproporzionato il numero di arresti tra neri e ispanici" Il caso di un guatemalteco che non poteva pagare 11 febbraio 2007 Michelle Obama denuncia la mancanza di sicurezza per gli afroamericani dicendo che «quando mio marito va a fare benzina temo possa essere ucciso». [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI INVIATO A WASHINGTON «La polizia di Cambridge ha agito stupidamente»: dopo un'ora monotematico sulla riforma della sanità, Barack Obama chiude la conferenza stampa nella East Room della Casa Bianca con un colpo di scena che fa capire per la prima volta all'America cosa significa avere un presidente afroamericano. La svolta arriva con l'ultima domanda. Lynn Sweet del «Chicago Sun-Times» chiede a Obama di esprimersi sulla vicenda di Henry Louis Gates, il docente nero di Harvard arrestato e poi rilasciato da una pattuglia sospettando che fosse un ladro comune. Se fino a quel momento il presidente si è mostrato teso, concentrato e riflessivo, ora il volto si illumina. Sorride prima ancora di rispondere. Per prima cosa ricostruisce i fatti: «Qualcuno ha visto due persone sotto un portico temendo un furto, ha chiamato gli agenti e sono arrivati. Fin qui tutto bene. Ma poi Gates ha mostrato i documenti di residenza in quella casa, quando erano già dentro la casa, e lo hanno arrestato». Da qui la conclusione che «la polizia ha agito stupidamente» arrestando il docente «nel momento in cui aveva già le prove che era a casa sua». Al fine di trasmettere l'impressione di «stupidità» Obama fa una gag: si gira verso la porta di legno chiusa alle spalle e dice «A Gates è andata anche bene perché ha rischiato solo l'arresto. Se dovesse succedere a me di forzare la porta di ingresso di casa mia, mi sparerebbero». La platea dei media ride a crepa pelle. Obama ha ottenuto ciò che voleva e ribadisce «credo che questa ora sia casa mia» a sottolineare i rischi che un qualsiasi nero - anche il presidente - corre per gli eccessi della polizia. Aver ridicolizzato il comportamento degli agenti del Massachusetts serve per fare un ragionamento più ampio dopo la premessa «sono amico di Gates, non sono stato lì e non sono a conoscenza di tutti i fatti». «Non so quale ruolo abbia giocato la razza in quanto avvenuto ma credo sia corretto dire che ognuno di noi al posto di Gates sarebbe stato molto arrabbiato» dice, riservando le ultime parole alla questione dell'intolleranza. «C'è in questa nazione una lunga tradizione di afroamericani e ispanici fermati dalle forze dell'ordine in numero sproporzionato» afferma, ricordando di essersi occupato nel Senato dell'Illinois dei «profili razziali» che discriminano le minoranze. «Questa è la realtà - conclude - e dimostra come molto resta da fare sul terreno della razza nonostante i progressi compiuti che io incarno». La novità per i milioni di americani che assistono in diretta tv è, come osserva Katharine Seelye del «New York Times», «l'aprirsi di una finestra sull'identità afroamericana del presidente» perché è apparso palese a tutti che «quest'episodio ne ha toccato i nervi». E forse anche quelli della moglie Michelle, che si laureò a Princeton con uno studio sul separatismo nero e che nel 2007 fece trasparire i propri sentimenti di moglie ammettendo di «temere che mio marito venga ucciso ogni volta che va a fare benzina». Da allora Obama aveva fatto sempre attenzione a gestire senza emozioni la questione della razza: prendendo le distanze dal reverendo Jeremiah Wright per i suoi attacchi ai bianchi e scegliendo di riservare le critiche più dure al vittimismo dei neri. Ma l'arresto di Gates gli ha fatto mettere da parte la politica, parlando in sintonia con Eric Holder, il ministro della Giustizia, che ritiene l'America una «nazione di codardi» perché «l'integrazione finisce nel weekend, quando bianchi e neri non si incontrano». [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Luis Alberto Jemenez, guatemalteco, nel 2000 era un giovanotto di 28 anni, dal fisico tosto del calciatore dilettante, la sua passione. Di professione faceva la più diffusa in molti degli Stati americani dove domina l'economia «labor intensive», quella che richiede braccia e resistenza e non si sofferma sul diploma e tantomeno sul passaporto in regola: l'immigrato clandestino. Ce ne sono oltre 11 milioni di Luis Alberto in America: sono anime singole che, tutte assieme, costituiscono una risorsa economica fondamentale per la prosperità del sistema, un problema politico che il Congresso non sa risolvere, una palestra di scontri ideologici. E oggi, sulla pelle di Jemenez, l'esercito dei clandestini schiera le sue batterie anche nella battaglia della riforma sanitaria, poiché gli illegali sono il 15% dei 47 milioni di persone non assicurate. Quel giorno Luis era sul pulmino con altri compagni di lavoro, in Florida, quando una macchina guidata da un ubriaco è finita contro il mezzo dei «giornalieri»: in un istante, il papà che mandava i dollari alla moglie e ai piccoli figli lasciati in Guatemala è diventato un paziente del sistema sanitario americano, registrato al Martin Memorial Medical Center di Stuart, cittadina di 15 mila abitanti a poche miglia da Palm Beach, sulla Costa del Tesoro. Vi è entrato in coma, un vegetale curato a spese dei contribuenti, poiché il regime della mutua cosiddetta MediCare, che si mantiene con fondi federali, cura tutti i malati a prescindere dalla carta di credito e dalla legittimità legale ad avere assistenza. Luis ha impiegato oltre un anno a riprendersi dallo stato d'incoscienza, fino a quando ha raggiunto un certo livello, il quarto, di abilità cognitiva. A quel punto l'amministrazione dell'ospedale lo ha mandato in una clinica per le lunghe degenze, ma ben presto ha dovuto riprenderselo perché aveva bisogno di altre cure. Intanto, il conto delle spese mediche a carico del poveretto aveva raggiunto i due milioni di dollari. A questo punto, in un'umida mattina del luglio del 2003, la storia americana di Luis ha preso una svolta decisiva, e da vicenda medica si è trasformata in dramma personale e in lite legale. Caricato su un aereo privato, il guatemalteco è stato trasferito in patria di nascosto. Una «rendition» in camice bianco? Saranno i giudici a stabilire se si è trattato di deportazione illegittima, come accusa il cugino Gaspar Montejo, che è il tutore legale, nella causa in corso a Stuart, oppure se l'ospedale aveva il diritto di rimpatriare il paziente. A sua difesa, l'avvocato del Martin Memorial ha esibito un documento firmato dal ministero della Sanità del Guatemala in cui si sostiene che l'assistenza poteva essere garantita e proseguita nel paese d'origine, ma soprattutto ha sostenuto che lo stesso emigrante aveva chiesto di essere rispedito a casa. Il cugino afferma il contrario: Luis non se ne voleva affatto andare, e la decisione della rimozione forzata è illegittima poiché non sono gli ospedali e neppure le autorità statali a poter disporre un rimpatrio, ma solo le autorità federali che non sono state invece coinvolte nell'operazione. Come immaginabile, il poveretto ha perso drammaticamente nel cambio: dopo una breve permanenza in ospedale è stato trasferito nel paesino di Huehuetenango in un monolocale che divide con la madre, a 12 ore dalla capitale, Città di Guatemala. La casa è isolata e difficilmente raggiungibile: se Luis avesse bisogno di un intervento urgente non l'avrebbe per tempo. I parenti di Jemenez che vivono negli Usa non demordono, però: chiedono un risarcimento, di ammontare non specificato, perché il trasferimento fu per loro chiaramente illegale, e la prova è che fu tenuto nascosto persino al cugino-tutore che aveva il potere legale di assistere Luis in tutte le decisioni, date le condizioni precarie del suo cervello leso. I piani di trasferimento emersi al processo sono imbarazzanti per l'ospedale. «Non si può correre il rischio di mandarlo con un volo commerciale», scrisse al tempo l'avvocato Rob Lord. «Mi immagino quale brutta pubblicità ne verrebbe se le cose non funzionano come devono». A quel tempo gli avvocati di Montejo stavano febbrilmente cercando di bloccare, con un ricorso alla corte d'appello, l'allontanamento forzato che un primo giudice aveva accordato come legittimo. La sentenza è attesissima poiché farà luce sui diritti degli irregolari nelle strutture mediche Usa.

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obama alla guerra di "docs" e "cops" - vittorio zucconi (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Il caso Il presidente Usa lancia la sfida della riforma sanitaria e attacca la polizia "stupida e razzista" Obama alla guerra di "docs" e "cops" VITTORIO ZUCCONI La buona guerra di Barack Obama per una sanità sottratta alla speculazione sulla malattia, è ormai una battaglia per la vita. La propria, per sopravvivere politicamente, che lo vede, scrivono i giornali, in lotta contro «docs» e «cops», medici e ora addirittura poliziotti. SEGUE A PAGINA 12 SERVIZI ALLE PAGINE 12 E 13

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sanità per tutti, l'appello di obama "ci arriveremo, come sulla luna" - arturo zampaglione (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 12 - Esteri Sanità per tutti, l´appello di Obama "Ci arriveremo, come sulla Luna" Conferenza in tv. Ma i tempi della riforma si allungano Il capo dei senatori democratici avverte "Impossibile l´approvazione entro agosto" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - I repubblicani sognano di trasformare la riforma sanitaria nella «Waterloo di Barack Obama», come ha detto il senatore della Carolina del Sud Jim DeMont. Ma anche i "Blue dogs", i Cani blu, dal nome dell´associazione che riunisce i democratici conservatori, oppongono resistenza a un piano che rafforzerà il ruolo dello stato e comporterà un inasprimento fiscale. E mentre i sondaggi mostrano un declino di popolarità della Casa Bianca, Obama si lancia in una offensiva politica e mediatica per salvare la proposta centrale del suo programma di governo. «La riforma sanitaria non deve essere finanziata aumentando le tasse sulle famiglie dei lavoratori», dice il presidente in una conferenza stampa alle 20 di mercoledì sera, cioè nell´ora di massimo ascolto. Semmai, spiega, i costi dovrebbero ricadere sui contribuenti che hanno un reddito superiore a 1 milione di dollari all´anno. E comunque bisogna fare presto: «Ho fretta perché ricevo lettere ogni giorno da famiglie che vengono bastonate dai costi per la salute e mi chiedono: "puoi aiutarci?" I costi sanitari rischiano di raddoppiare entro un decennio e intanto 14mila americani perdono ogni giorno la loro assicurazione» (già oggi sono 47 milioni quelli che non ce l´hanno). Obama ripete poi le stesse considerazioni durante una visita giovedì in una clinica di Cleveland, in Ohio. E aggiunge: «Avremo la riforma della sanità, così come 40 anni fa siamo arrivati sulla Luna». Per il momento, però, l´offensiva non raggiunge i risultati sperati. Il capogruppo democratico al Senato, Harry Reid, ha confermato che non ci sarà un voto sul progetto di riforma prima delle vacanze estive. «E´ meglio una legge ragionata e di qualità - osserva - piuttosto che approvata in fretta e furia». Come dire: sarà tutto rimandato a settembre a dispetto delle pressioni della Casa Bianca per anticiparne i tempi. Il pericolo? Che il ritardo possa servire ai repubblicani per ricompattare l´opposizione e far fallire il progetto: proprio come accadde nel 1994 all´allora first lady Hillary Clinton. Uno scenario del genere avrebbe conseguenze pesanti e di lungo periodo per Obama, che però minimizza: «Pazienza, l´importante è continuare a lavorarci sopra». Non c´è dubbio che la sanità rappresenti il tallone d´Achille della società e dell´economia degli Stati Uniti. Nonostante una spesa annua complessiva di 2.400 miliardi di dollari, che anche pro-capite è la più alta tra i Paesi industrializzati, un sesto della popolazione non ha una assicurazione e intanto si moltiplicano gli sprechi, le cause legali e le complicazioni burocratiche. La riforma che sta prendendo corpo si basa sull´obbligo di ogni americano di avere una assicurazione: chi non la riceve attraverso il datore di lavoro o non ha i soldi per pagarne una privata potrà ottenerne una pubblica. E sarà anche vietato negare l´assicurazione a chi ha avuto malattie gravi. Molti americani, forse influenzati dalle violente campagne di stampa dell´industria e della destra, sono scettici sul nuovo ruolo dello stato nella sanità, temendo soprattutto che la qualità delle prestazioni si abbassi. Ma il vero nodo è quello economico. Si calcola che la riforma possa costare 1.500 miliardi di dollari in dieci anni. Come affrontare la spesa, specie in un momento di crisi economica? Obama ha ripetuto nella conferenza stampa che i costi saranno coperti per due terzi dai risparmi realizzati eliminando le procedure inutili o altri sperperi: «Non dobbiamo più premiare la quantità degli interventi dei medici, ma la qualità», ha detto. Per la cifra che rimane, cioè un terzo, si dovrà usare la leva fiscale: la Casa Bianca ipotizza di eliminare le deduzioni previste per i contribuenti ad alto reddito. l democratici al Congresso hanno altre idee: ad esempio quella di una supertassa per i super-ricchi, alla quale Obama non si oppone. Ma il vero problema è che per il momento la riforma slitta a settembre: e non è un buon segno per il presidente.

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michael moore scatenato "scrivete al congresso" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 12 - Esteri Il regista Michael Moore scatenato "Scrivete al Congresso" WASHINGTON - Michael Moore scende in campo in favore della riforma sanitaria voluta dall´Amministrazione Obama. Il regista, che allo stato della sanità Usa ha dedicato uno dei suoi docu-film, Sicko, dedica ampio spazio sul suo sito web al dibattito sulla proposta di riforma e invita i suoi sostenitori a mobilitarsi in prima persona scrivendo al proprio rappresentante al Senato e al Congresso perché si schieri a favore di un nuovo sistema sanitario. Ma Moore si spinge oltre, ospitando le opinioni di chi vuole una riforma ancora più radicale di quella proposta dalla Casa Bianca che escluda del tutto le compagnie assicurative dal sistema.

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"docs" e "cops" i nuovi avversari - (segue dalla prima pagina) (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 12 - Esteri "DOCS" E "COPS" I NUOVI AVVERSARI (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Poliziotti ai quali in fondo lui rimprovera la stessa insensibilità verso le minoranze deboli, di censo e di razza. E per salvare la vita dei milioni di americani condannati a morire dalla avarizia di assicurazioni che coprono i sani e li scaricano quando si ammalano. è una guerra che tutti dicono di volere e che nessuno è mai riuscito a vincere. Ora Obama si è lanciato contro le lobby ben protette in Parlamento dai propri clienti democratici come repubblicani, aggiungendo alla lista dei nemici i poliziotti di Cambridge, nel Massachussets, che hanno arrestato «stupidamente» un professore afroamericano di Harvard colpevole di avere inveito quando non vollero credere che la bella casa dove era entrato senza le chiavi fosse davvero la sua, come i documenti avevano accertato. Il solito pregiudizio contro il "negro sorpreso a trafficare davanti a una porta". Una metafora illuminante, perché proprio contro le minoranze, razziali o sociali, si accaniscono l´iniquità e i pregiudizi del sistema sanitario privato. Ma «docs and cops», dottori e poliziotti, sono avversari pericolosi e formidabili, caste potenti e rancorose. La sua risposta al Parlamento recalcitrante e a un´opinione pubblica agitata dai classici spettri che da 60 anni bloccano ogni speranza di copertura sanitaria nazionale (la "medicina socialista", le "nuove tasse" per finanziarla) è quindi quella del giocatore che sta perdendo al tavolo da gioco, come lui sta perdendo fiches al tavolo dei sondaggi. Raddoppia la puntata per rifarsi. Il rischio è forte, ma lo stillicidio quotidiano di popolarità sta dissanguando il suo progetto e il suo capitale politico. Non ha scelta. Eppure già la prima scadenza per le commissioni, che lui voleva entro agosto, è slittata verso la fine dell´anno. Lo scandalo del sistema sanitario americano, oggi un patchwork iniquo e bizzarro di polizze concepite per non pagare e di costi altissimi, è la scommessa che Obama sa di non poter perdere, se non vuol vedere tutta la propria agenda politica azzoppata forse irrimediabilmente. Nessun´altra iniziativa come questa raggiunge il cuore di una società che avverte la crudeltà di un sistema privato nel quale le assicurazioni spremono ogni anno più soldi dai clienti, per poi negare loro, quando si ammalano, l´assistenza, e infatti aumentano i profitti. Ma che s´imbizzarisce davanti alla necessità, ormai chiara in tutto il mondo sviluppato, di razionalizzare, e quindi di razionare, il consumo di medicina, secondo criteri di vera necessità clinica. Lo sanno benissimo la minoranza repubblicana così come la corrente dei democratici conservatori del Sud, i Blue Dog come si fanno chiamare dal loro primo incontro in una sala adornata dai quadri di un pittore specializzato in ritrarre cani in blu. Sanno che questo non è il solito ritocco delle aliquote fiscali, la solita legge sui lavori pubblici. Nella trasformazione del sistema sanitario americano da un´industria che fornisce il meglio della medicina a chi se la può permettere e il nulla a 47 milioni di indifesi, c´è un cambio di cultura nazionale che la destra avverte e teme. E che osteggia, al grido di «kill it», uccidete la proposta, come ha strillato il più isterico dei commentatori neocon, Bill Kristol. è una guerra ideologica, come non si vedeva dagli anni di Roosevelt con il New Deal e di Johnson, con la sua Great Society. Se passerà il principio obamaniano che ogni cittadino, indipendentemente dal proprio reddito, ha diritto alla sanità, come in tutte le nazioni civili, qualcosa di profondo cambierà per sempre in America.

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schwarzy su twitter con coltello taglia budget (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 12 - Esteri Il governatore Schwarzy su Twitter con coltello taglia budget LOS ANGELES - Il governatore della California Arnold Schwarzenegger è tornato allo stile Terminator per ironizzare sul buco da 26,3 miliardi di dollari nel budget del suo stato. L´ex attore si è presentato armato di un coltello taglia-deficit in un video diffuso su Twitter e ha ringraziato i californiani per avergli mandato «splendide idee» su come tagliare il bilancio. Il riferimento è al piano di tagli alla spesa pubblica per 15 miliardi - colpiranno tra l´altro servizi medici e scuole - che sarà votato a breve dal Congresso della California. Il governatore si è anche detto d´accordo con Obama sulla riforma sanitaria.

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la rabbia del presidente nero "polizia stupida e razzista" - angelo aquaro (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 13 - Esteri La rabbia del presidente nero "Polizia stupida e razzista" L´amarezza dopo l´arresto del professore di Harvard ANGELO AQUARO DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - «Qui mi avrebbero ucciso». Il sorriso amaro di Barack Obama è un pugno nello stomaco per l´America del prime time. Quello che è successo al professor Gates, arrestato in casa sua, è «un segno di quanto il fattore-razza sia ancora vivo in questa società», dice il presidente, e rincara: la polizia di Cambridge si è comportata «stupidamente». «Qui mi avrebbero ucciso», dice Barack. Mentre lui, il sergente James Crowley, lo «stupido» che ha messo in manette il professore, giura di non avere niente da farsi perdonare, non è razzista, «io sono quello che tentò di rianimare con la respirazione bocca a bocca Reggie Lewis», il campione nero di basket (che però ci restò secco, 1993). «Qui mi avrebbero ucciso», dice il presidente alla fine della conferenza stampa sulla sanità che proprio sul razzismo si accende. Si mette nei panni del professore, Obama, e scherza: «Se avessi cercato io di forzare la serratura qui a casa...». Si ferma, indica la porta alle sue spalle. «No, la mia casa adesso è questa». La platea dei giornalisti ride. «Se fosse successo a casa mia, a Chicago...». Risate. Si ferma ancora. «Qui sarei stato ucciso». La sala esplode in una risata collettiva, il presidente sembra quasi turbato da quello che ha detto, sorride teso, riprende il filo del discorso. E che discorso. «Io non posso sapere, non essendo lì e non avendo assistito ai fatti, che ruolo la razza abbia giocato in tutto questo». E però. «E però io credo, numero uno, che ognuno di noi dovrebbe provare un po´ di rabbia. Numero due, che la polizia di Cambridge ha agito stupidamente arrestando qualcuno che era evidentemente a casa propria». Non basta. «C´è una lunga storia in questo paese di afroamericani e ispanici fermati in maniera sproporzionata dalla polizia. Questi sono i fatti». Gates, che oltre al lavoro accademico è un volto noto della tv progressista Pbs e ora vuole realizzare un documentario sul suo caso, ha definito quello di Obama «un intervento brillante sulla razza e sui rapporti tra bianchi neri». «Non ho niente da scusarmi perché niente è successo», giura invece il sergente James Crowley, 42 anni, da 11 al Cambridge Police Deparment, difeso dall´associazione di categoria («ha agito secondo le regole standard») ma chiacchierato per i suoi atteggiamenti non proprio politicamente corretti, malgrado il corso di "rispetto razziale" che lui stesso tiene all´Accademia di polizia. Ora il New York Times nota che l´incidente è stato così grave «che deve avere toccato un nervo scoperto» al presidente, che torna a parlare di razzismo a pochi giorni dal discorso-denuncia per i cento anni del Naacp, l´associazione per i diritti civili: «Il pericolo non è passato». Scrive David Remnick sul New Yorker: «Nei suoi primi giorni in politica, al Senato dell´Illinois, Obama sponsorizzò una legge per eliminare il fenomeno egli afroamericani sbattuti in cella per il crimine di DWB, Driving While Black: arrestati soltanto perché guidavano, e perché neri. Gates è stato arrestato soltanto perché si trovava a casa. Ed è nero». «Qui mi avrebbero ucciso», dice Barack, mentre da Larry King, e poi su Nbc, e poi ancora chissà dove, perfino Liz Cheney, la figlia dell´ex vicepresidente, si schiera con i "birthers", il partito di chi continua a sostenere che Barack Hussein non è un cittadino americano perché è nato in Kenya. La nuova battaglia della razza è appena cominciata.

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"governo del pdl più debole il premier può cadere in autunno" - edoardo buffoni (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 7 - Interni Effetti sul Paese Pubblico e privato Franceschini a "Repubblica Tv": Berlusconi si è imprigionato da solo nel reality che si è costruito "Governo del Pdl più debole il premier può cadere in autunno" La politica non entri nelle scelte personali, ma ha il dovere di preoccuparsi per gli effetti sul Paese E´ lui che ha scelto di unire vita pubblica e vita privata fin dal primo giorno del suo ingresso in politica EDOARDO BUFFONI ROMA - In autunno Berlusconi potrebbe cadere, indebolito dal calo di consensi, dalle tensioni crescenti nella maggioranza e dalle mancate risposte del governo a una durissima crisi economica. Un «esito traumatico» della legislatura, causato dalla «perdita di credibilità» del premier presso l´opinione pubblica, a causa delle sue vicende personali. Ecco l´analisi di Dario Franceschini, segretario del Pd in cerca di riconferma, che dagli studi di Repubblica Tv risponde a più di 500 domande dei lettori. Berlusconi è in crisi? «L´indebolimento del premier è oggettivo. Fino a qualche mese fa avevamo un Berlusconi trionfante, che puntava al 51 per cento alle elezioni europee. Ma dopo un anno di governo il Pdl è arretrato. E´ un segnale lanciato dall´opinione pubblica». Pesano le rivelazioni sulle feste del premier? «Sicuramente ha perso credibilità. Sia chiaro, la politica non deve entrare nelle scelte personali del presidente del Consiglio. Ma ha il dovere di preoccuparsi per gli effetti che queste vicende hanno sull´immagine del paese, sulla sicurezza nazionale, in definitiva sulle istituzioni. Questo riguarda la vita pubblica, e di questo la politica deve occuparsi, e torneremo a farlo anche in Parlamento». Ma lei, da cattolico, come giudica i comportamenti del premier? «Berlusconi si è imprigionato da solo nel reality che si è costruito. E´ lui che ha scelto di unire vita pubblica e vita privata fin dal primo giorno». Però ora non sopporta che se ne parli. «I giornali fanno inchieste sulle frequentazioni del premier? E´ normale. Invece lui reagisce in modo violento con intimidazioni e inviti a non fare pubblicità sui giornali che fanno solo il loro mestiere. E´ una reazione sconsiderata, anormale e inimmaginabile in qualsiasi altra democrazia del mondo». In televisione non si fa informazione su questo. «Sulla televisione italiana è sceso il silenziatore». Cosa pensa del girotondo di Di Pietro attorno al Quirinale? «Di Pietro da qualche settimana è più concentrato sul capo dello Stato che su quello del governo. Non è un modo utile di fare opposizione». Il Pd andrà insieme all´Udc? «L´Udc non si riconosce nel campo di centrosinistra, ha scelto di restare autonomo. Possiamo però fare opposizione insieme». Cosa farete con Radicali e Sinistra e Libertà? «Vogliamo vincere le prossime elezioni, ma non ci saranno più alleanze eterogenee. L´alleanza sarà su un programma condiviso. Il principio sarà questo». Il bipolarismo sopravviverà a Berlusconi? «Lo spero. Il bipolarismo è la vera conquista degli ultimi 15 anni. Quando finirà l´era Berlusconi, per trauma o fisiologicamente, non dovremo tornare alla stagione delle alleanze mobili. Il congresso del Pd riguarderà anche questo». Sta dicendo che con Bersani segretario si rischiano inciuci? «Dico che il Pd deve rappresentare l´elettorato più di sinistra, ma anche parlare all´elettorato mobile, alle fasce più moderate e ai ceti produttivi. Se si tornasse all´idea che il centrosinistra è fatto da una sinistra e da un centro, separati, con qualcuno di esterno al Pd che avrà compito di prendere i voti moderati, dico che questo sarebbe un pericoloso passo indietro». Ma non state litigando troppo? «Volevamo il confronto vero: eccolo. Guardate le primarie americane, dove prima se le danno ma poi si mettono insieme come è stato per Obama e la Clinton. E´ inutile invidiarle e poi temerle. Il confronto ci può essere, anche con delle asprezze, sempre mantenendo però una voce unica come opposizione». Non è stato un boomerang dire di no a Beppe Grillo? «In un partito non si entra per demolirlo. Soprattutto se un mese fa si sono fatte liste contro il Pd, se si dice che si entra in un partito di morti, se si dice che ci sono comitati d´affari peggiori di quelli di Berlusconi». C´è un terzo candidato per il Pd, Ignazio Marino. «Lo stimo, ma la sua candidatura rischia di essere tagliata troppo sui temi eticamente sensibili, sui quali bisogna cercare dialogo e sintesi. Se invece si alzano barriere e ci si divide si fa qualcosa di pericoloso, per il Pd e per la società».

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intercettazioni, la bestia nera di b. - franco cordero (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 29 - Commenti INTERCETTAZIONI, LA BESTIA NERA DI B. Qualunque musica suoni (la cambia spesso), l´autentico modello non è Obama ma Vladimir Putin, ex Kgb FRANCO CORDERO Ascolto e visione occulti sono un´antica risorsa investigativa: a parte l´orecchio artificiale allestito dal tiranno siracusano Dionisio, temporibus illis qualcuno ascolta, vede, riferisce; apparecchi moderni captano e ritengono, sicché suoni e immagini diventano ri-percepibili mille volte; l´ordigno crea documenti (art. 234, c. 1, c.p.p.) d´altissima fedeltà mimetica; fotografia, film, disco bene riusciti forniscono prove irrefutabili. L´art. 226 cod. 1930 tocca appena l´argomento, a proposito del canale telefonico: la mano poliziesca opera nel vuoto legale; può cogliere ogni voce sul filo; e salvi i segreti, i reperti entrano nel metabolismo processuale. L´art. 15, c. 2, Cost. richiede un permesso del magistrato e presupposti legalmente definiti. Li fissano norme degli anni settanta (una vieta d´usare notizie o immagini «indebitamente» ottenute mediante riprese visive o sonore dei fatti attinenti alla vita privata nel domicilio). L´attuale codice regola sonde selettive: sarebbe una ricaduta nella bulimia inquisitoria l´uso universale della spia finché dalla massa dei segnali venga fuori qualcosa; continui interventi legislativi dicono che materia calda sia. L´art. 267, c. 1, ultimo testo, richiede «gravi indizi» d´uno dei reati previsti dall´articolo precedente. Non va preso alla lettera il secondo requisito, che l´ascolto sia «assolutamente indispensabile» alla «prosecuzione delle indagini» (bene o male sono sempre proseguibili). L´enfasi restrittiva indica un istituto malvisto. Ed è garantismo bigotto ammettere l´intercettazione del dialogo tra presenti nel domicilio solo quando «fondati motivi» lascino supporre che lì stia svolgendosi «l´attività criminosa» (art. 266, c. 2). Lo notavo portando quest´esempio. Gli ex soci d´una fiorente Anonima delitti, ora in pensione, rievocano a tavola vecchie imprese, ignari della microspia: gli avvocati hanno gioco facile; rammentare inter pocula dei delitti non è «attività criminosa»; gli affabili conversanti risultano ormai fuori del giro attivo; godono pacificamente i frutti, investiti in affari puliti. Siccome l´involontaria confessione non era captabile, usciranno indenni, assolti perché mancano prove sufficienti d´accusa. Ogni tanto rilievi dottrinali attecchiscono. Il legislatore vi ripensa: talora (criminalità organizzata, minaccia col telefono, terrorismo internazionale, tratta di persone) non è più richiesto che nel luogo siano presumibilmente in atto condotte criminose; sta bene; resta solo da vedere fin dove l´art. 3 Cost. permetta d´escludere le stesse prove negli altri casi, magari nello stesso procedimento. In settant´anni siamo passati dalla mano libera al garantismo puntiglioso, nella cui ideologia la privacy è tal bene da valere l´occhio chiuso sui delitti, particolarmente quando li commettano dei colletti bianchi. Nella XVI legislatura spira aria ancora diversa. Dovendola definire in una parola, avevo detto "criminofilia", né era pensabile che, con quel passato e presente, B. diventasse fautore d´una giustizia seria: affatturandosi una immunità che grida vendetta, ha appena schivato la condanna nel caso Mills, come corruttore in atti giudiziari (vecchio e lucroso penchant, vista la scalata Mondadori); figurava in allegri dialoghi intercettati, dove non esibisce stile etico; e perdura lo scandalo innescato dai disvelamenti d´affari molto privati commisti al dominio politico. Le intercettazioni sono la sua bestia nera, finché durino i residui d´una legalità obsoleta: detesta i poteri separati; ride se gli parlano d´una cultura dei doveri; aspira al trono plebiscitario e quando vi fosse seduto, varrebbe la logica delle dittature più o meno dolci; servizi segreti onnipotenti, altro che rigorosa tutela dei diritti individuali. Qualunque musica suoni (la cambia spesso), l´autentico modello non è Obama ma Vladimir Putin, ex Kgb. Manca ancora qualche mossa al Grande Slam, quindi canta slogans libertari. Non li lesinava: pene esemplari a chiunque intercetti o usi i relativi materiali; voleva ridotta la sfera penalistica dell´intercettabile a pochi delitti gravissimi, quali mafia, narcotraffico, terrorismo; e così il telefono assurge a canale delittuoso ermeticamente sicuro, comodissimo nel mercato delle tangenti, pirateria in borsa, scalate societarie, bancarotte et similia. Viene in mente un passo del Trattato politico composto dal declinante Savonarola, inverno 1498: il tiranno esalta malfattori che senza il suo scudo «seriano puniti»; così lo difendono difendendosi; se assume «qualche uomo savio e buono, lo fa per dimonstrar[si] al popolo ... amatore della virtù»; ma non se ne fida, quindi gli «tiene l´occhio ad[d]osso». Insomma, voleva estirpare occhi e orecchie molesti. Costa poco dirlo destando simpatie nel giro avventuroso. Meno facile riuscirvi: i sistemi legali hanno una maledetta (secondo lui) coerenza; vi ha battuto la testa legiferando ad personam; riscritto un articolo, capitava che l´effetto fosse debole o nullo; le norme non sono atomi indipendenti, formano dei sistemi. L´escissione avrebbe ammazzato la malata ossia Dike, povera dea con spada, bilancia e (in alcune iconografie) benda. Devono averglielo detto: non bastano i voti; sopra la legge ordinaria vigono delle metanorme; e finché non siano sotterrate, limitano i poteri dell´occupante. Insomma, era affare serio. Il chirurgo rinfodera i coltelli. Degli operai studiano l´equazione: come disarmare l´antipatico arnese senza troppi rischi nella Consulta, dove gli ubbidienti non sono ancora partito dominante; nascono i 34 articoli d´un disegno presentato dal guardasigilli. Montecitorio lo vota (cosa non voterebbe quando Sua Maestà comanda), 11 giugno 2009. Altrettanto sicuro appare Palazzo Madama ma sopravviene una difficoltà: il Quirinale segnala profili dubbi auspicando larghe intese; e con qualche sommesso ringhio l´Unto sta al gioco. Se ne riparla in autunno. Questo disegno n. 1611 offre materia d´interessante analisi clinica e varrà la pena discuterlo.

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il pd "normalizza" il suo blog ma in rete scoppia il dissenso - michele smargiassi (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina I - Bologna Il caso Il Pd "normalizza" il suo blog ma in Rete scoppia il dissenso MICHELE SMARGIASSI «Io sono io, e voi non siete un c...». Per chiarire meglio il concetto, Michele Orsi allega anche la sequenza del film Il marchese del Grillo in cui Albertone Sordi recita l´immortale battuta, posta ora a epitaffio dell´avventura del Pd bolognese nel mondo dei social network. Io sarebbero i dirigenti Pd, e voi i volontari genietti informatici che un anno fa si mobilitarono per dare al partito uno strumento agile di presenza sulla Rete. Il portale Internet www.pdbologna.org era stato pensato, con entusiasmo, per essere un luogo di scambio e discussione aperta, come quelli che hanno fatto la fortuna di Obama negli Usa, o di Beppe Grillo da noi. Avventura finita, scrive invece Orsi (che ne fu uno dei principali animatori) in una sorta di amaro addio pubblicato sul blog del sito: il partito, denuncia, ha «ripreso il controllo totale sullo strumento», emarginando le discussioni libere e limitando il potere di commento dei lettori. Bisogna dire, per onestà, che nessuno ha censurato lo sfogo di Orsi, venticinquenne informatico che ora lavora in Germania, anche se il suo retroscena è piuttosto amaro. SEGUE A PAGINA IX

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la lunga marcia di zelaya "torno in honduras, a piedi" - omero ciai (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 15 - Esteri Il presidente deposto annuncia il rientro in patria attraverso il confine col Nicaragua La lunga marcia di Zelaya "Torno in Honduras, a piedi" A Tegucigalpa manifestazioni contrapposte tra i sostenitori dell´ex capo dello Stato e quelli del golpista Micheletti E Morales attacca gli Usa OMERO CIAI «Mel» Zelaya, il presidente dell´Honduras deposto dal golpe del 28 giugno, ha annunciato che rientrerà in patria attraversando la frontiera col Nicaragua. Zelaya ha preso la decisione di tentare ad ogni costo il ritorno dopo il fallimento dei negoziati che la comunità internazionale aveva affidato al presidente del Costarica, Oscar Arias. Nonostante gli sforzi, Arias non è riuscito a superare l´opposizione del governo golpista di Roberto Micheletti, pervicacemente contrario ad un ritorno al potere di Zelaya sotto qualsiasi forma. L´ultima offerta del presidente del Costarica proponeva la formazione di un «governo di riconciliazione nazionale» con ministri dei due partiti principali, il liberale (di cui fanno parte sia Zelaya che Micheletti) e il nazionale, più elezioni anticipate e amnistia per i reati politici. La comitiva di Zelaya, della quale faranno parte alcuni membri della sua famiglia, collaboratori e diverse centinaia di giornalisti, dovrebbe raggiungere domani la frontiera con l´Honduras, a 500 km da Managua, la capitale del Nicaragua. Non è chiaro quale potrà essere la reazione del governo in carica: in teoria Zelaya dovrebbe essere arrestato, ma è più probabile che cercheranno di impedirgli il rientro in patria. L´ex presidente honduregno aveva già fatto un tentativo di ritorno lo scorso 6 luglio, su un aereo venezuelano che non riuscì ad atterrare all´aeroporto di Tegucigalpa. Mentre «Mel» prepara la prova di forza, in Honduras proseguono le manifestazioni a favore e contro di lui. Mercoledì c´è stata a Tegucigalpa la più grande concentrazione a favore di Micheletti, e ieri un nuovo sciopero nelle scuole e negli uffici pubblici a favore di Zelaya. Quel che molti temono è che la situazione possa degenerare in uno scontro aperto tra le due fazioni o in un nuovo intervento dell´esercito. Una possibilità evocata ieri dal presidente boliviano, Evo Morales, che ha paventato il rischio che si scateni una «lotta armata» se il governo di Roberto Micheletti continuerà ad opporsi al rientro di Zelaya. «Se si fosse trattato della guerriglia, i militari della base nordamericana presente in Honduras, a Palmerola, li avrebbero spazzati via, ma trattandosi della destra non fanno nulla», ha aggiunto Morales, accusando Obama e la Clinton di non fare abbastanza per il ripristino della legalità in Honduras.

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N é (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 24/07/2009 - pag: 1 Il Senato rinvia la riforma O BAMA F INISCE SOTTO S CACCO SUL P IANO S ANITÀ di MASSIMO GAGGI N é Iran né crollo del sistema finanziario, né Afghanistan né terrorismo: Obama si gioca tutto sulla sanità. Una riforma difficilissima ma ineludibile non solo perché dal contenimento dei costi per la salute dipende la tenuta del bilancio federale, ma soprattutto perché, per varare un piano davvero efficace, il presidente deve alterare i pesi del sistema tributario e convincere gli americani a cambiare il loro modo di usufruire dei servizi sanitari. CONTINUA A PAGINA 8 A PAGINA 5 Caretto e A. Grasso

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Sanità, slitta all'autunno la riforma Obama (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 24/07/2009 - pag: 5 Sanità, slitta all'autunno la riforma Obama Prima sconfitta per il presidente. Ma Barack: ci arriveremo come sulla Luna WASHINGTON Barack Obama ha subito la prima anche se probabilmente temporanea sconfitta della sua Presidenza. Il Senato ha rinviato a settembre il voto sulla riforma del sistema sanitario da lui chiesto per la settimana prossima, prima della sospensione dei lavori parlamentari per le vacanze estive. Lo ha annunciato un suo sostenitore, il leader democratico Harry Reid, poche ore dopo che, a una conferenza stampa notturna alla Casa bianca, Obama aveva spostato dal Congresso alle case americane la sua battaglia per la riforma, appellandosi direttamente ai cittadini. Facendo propri i dubbi di molti americani e le istanze dei repubblicani e dei cosiddetti «blue dogs», i democratici conservatori, Reid ha deciso il rinvio del voto a settembre definendo «preferibile una riforma onesta e meditata a una precipitosa e non condivisa ». Il leader del Senato, che ha bisogno di 60 voti su 100 per la riforma, aveva cercato invano un accordo con l'opposizione e l'ala dissidente del suo partito. In visita a Cleveland, Obama si è mostrato combattivo: «Non siamo mai stati così vicini al successo», ha asserito. «Abbiamo già trascinato l'economia lontana dal baratro, e continueremo a lavorare alla riforma. L'avremo in autunno, è necessaria ed è urgente ». Il presidente ha aggiunto di riscuotere un vasto consenso: «Il cambiamento è la base del mio governo». E la riforma della sanità diventerà realtà, «così come gli americani 40 anni fa hanno camminato sulla Luna». Contrariamente a quanto affermato dai leader repubblicani, che hanno gridato alla vittoria, il rovescio non dovrebbe indebolire Obama, anche se la riforma venisse edulcorata. Alla conferenza stampa, il presidente aveva precisato che la riforma sarà finanziata da una sovrattassa sui redditi di oltre un milione di dollari annui - «porrei il veto a una sovrattassa sui redditi medi» - e dal taglio degli sprechi dell' assistenza sanitaria pubblica esistente, la Medicare per gli anziani, e la Medicaid per i poveri. Aveva anche sostenuto che la riforma costringerebbe le assicurazioni mediche private ad abbassare i prezzi «che altrimenti raddoppierebbero in 10 anni». La riforma prevede un'assicurazione medica di stato per 47 milioni di persone che ne sono attualmente prive, e secondo il presidente oltre a salvare decine di migliaia di famiglie, ridurrebbe il deficit del bilancio dello stato e creerebbe nuovi posti di lavoro, contribuendo al rilancio dell'economia. Obama lo ha ribadito a Cleveland: «Se non attueremo la riforma i costi esploderanno e sbraneranno il bilancio. Fino a 14 mila persone al giorno perderanno l'assicurazione medica». La sconfitta interna del presidente coincide paradossalmente con un trionfo internazionale. Un sondaggio del Pew research center in 21 paesi ha accertato che grazie a lui la popolarità dell'America è salita in tutto il mondo, al 71 per cento in media dal 17 per cento del predecessore Bush, in particolare in Europa: in Francia e in Germania, Obama è persino più popolare del presidente Sarkozy e della cancelliera Merkel. L'America ha recuperato l'immagine anche nei paesi islamici, eccettuati il Pakistan la Palestina e la Turchia. L'ha peggiorata invece in Israele, dove Obama è ritenuto filoarabo. Ennio Caretto In marcia Obama verso la East Room della Casa Bianca (Epa)

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Quella fretta e l'esposizione mediatica: un boomerang (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 24/07/2009 - pag: 5 L'immagine Quella fretta e l'esposizione mediatica: un boomerang Il calo di popolarità registrato quasi a sorpresa dal presidente Barack Obama pone un vecchio problema teorico. Nonostante il suo indubbio carisma, la sua presenza scenica, la confidenza con i media, l'indice di approvazione del presidente è infatti calato al 55% dopo i primi sei mesi alla Casa Bianca, un dato superiore a quello di Bill Clinton nello stesso periodo ma uguale a quello di George W. Bush. Secondo un sondaggio dell' Associated Press-Gfk , c'è l'impressione che Obama voglia fare troppe cose tutte insieme e con eccessiva fretta. Crescono così i dubbi sugli effettivi risultati che riuscirà a ottenere. Il problema è dunque questo: conta di più l'immagine che un leader riesce a crearsi o contano di più i fatti concreti? Secondo l'autorevole sito Politico.com , l'immagine di Obama si starebbe appannando. Colpa della sua massiccia presenza sui media, a poche ore dall'ennesima conferenza stampa tv in prima serata, la quarta in sei mesi; tante quante ne fece il suo predecessore George W. Bush nel corso però dei suoi otto anni passati alla Casa Bianca. È vero che Bush aveva seri problemi a parlare in pubblico (ogni sua apparizione era una manna per i talk comici) ma da cosa dipende questa sovraesposizione di Obama? Da due fattori: uno è contingente ed è legato alla politica dell'Amministrazione; l'altro invece riguarda la complessa e autonoma vita dei media. Da settimane va in onda uno spot, curato dal suo staff, dal titolo «Health Care, It's Time», è il momento per la riforma, in cui una serie di americani senza copertura sanitaria raccontano la loro storia drammatica e chiedono al Congresso di fare presto. Obama ha contro le potenti lobby delle assicurazioni, dei medici e di quanti vivono sulla sanità a pagamento, appoggiate dai repubblicani. La fretta con cui il presidente vuole ottenere l'approvazione del Congresso può essere una cattiva consigliera. Obama sta sopravvalutando la sua indubbia fascinazione mediatica e rischia di produrre un «effetto perverso»: il troppo stroppia, l'overdose si ritorce contro e annulla l'efficacia del messaggio. Ma ormai l'icona di Obama vive anche di vita propria, non è più controllabile dal diretto interessato una volta che entra nel circuito globale dei media, da quelli più tradizionali come la tv a quelli più recenti della Rete. Fox News, per esempio, lo massacra ogni giorno, senza alcun riguardo. Certo, se la riforma passa (e qui torniamo al problema teorico posto all'inizio) significa che la protezione sanitaria verrà estesa a 47 milioni di americani che ne sono privi e l'immagine di Obama splenderà di luce nuova (potrebbe persino concedersi delle marachelle, pur nei limiti del puritanesimo americano). Al contrario, la caduta sarà libera. di ALDO GRASSO

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. Regolati i conti con il retaggio dell'agente razzista (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 24/07/2009 - pag: 5 Discriminazione Il presidente ha protestato contro il caso del professore nero arrestato a Harvard «Poliziotti stupidi». Regolati i conti con il retaggio dell'agente razzista DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK «A Paterson questo è il modo in cui vanno le cose/se sei negro è meglio che non ti faccia nemmeno vedere per strada o ti incastrano», scriveva Bob Dylan nel '75 in Hurricane, la canzone di protesta dedicata al pugile nero Rubin «Hurricane» Carter, condannato ingiustamente per un triplice omicidio: 34 anni più tardi, nell'America di Barack Obama, la pelle nera continua ad essere un handicap. «I poliziotti hanno agito in modo stupido », ha detto il presidente americano nel commentare l'arresto del suo amico e docente di Harvard, Henry Louis Gates Jr., strappato al salotto di casa sua e trascinato in commissariato in un tranquillo pomeriggio d'estate con l'accusa di essere un rapinatore. «La razza ha aggiunto Obama rimane un fattore in questa società». L'incidente ha scatenato un rovente dibattito che ha spaccato in due il paese. La prova più lampante, forse, che lo storico arrivo del primo presidente nero alla Casa Bianca non basta, da solo, a cancellare secoli di divisione e razzismo. David Remnick, direttore del prestigioso New Yorker riflette amareggiato sul fatto che, «quand'era senatore dell'Illinois, proprio Obama sponsorizzò una legge per eliminare l'odioso trend dei cittadini arrestati alla guida di un'auto, solo in quanto neri». «Gates è finito dentro solo in quanto nero a casa sua», incalza incredulo Remnick. Di ben altro avviso il neocon William Kristol che si schiera in difesa dell'agente, irritato che Obama abbia osato abbattere un tabù sacro in America: criticare la polizia, uno dei pilastri della società Usa. Dalla parte di Gates si sono schierati a sorpresa alcuni poliziotti mentre un intellettuale nero e liberal come Boyce Watkins, docente di finanza alla Syracuse University, accusa il collega di elitismo: «L'America è più capitalista che razzista», dice. E aggiunge: «Gates faccia attenzione a non sfruttare la tragedia dei proletari neri discriminati per vincere la sua battaglia personale col Cambridge Police Department». Quando Obama ha detto che «c'è una lunga storia di afroamericani e latini fermati ingiustamente», la Black America sa bene a cosa si riferisce. Gli afroamericani, il 13% della popolazione Usa, rappresentano oltre il 40% della popolazione carceraria. La colpa secondo Clarence Spigner, docente alla University of Washington, è della cultura cinematografica e letteraria che da decenni esalta la figura del poliziotto razzista. Da Harry Callaghan, il bullo col distintivo della fortunata serie con Clint Eastwood al piedipiatti Pot Pie Doyle (Gene Hackman) in Il braccio violento della legge , sino a Los Angeles nera di James Ellroy, il poliziotto che disprezza i neri è secondo Springer, «uno dei generi più redditizi della nostra cultura popolare». Persino due miti afroamericani quali Denzel Washington e Samuel Jackson si sarebbero prestati a questo terribile stereotipo, interpretando, rispettivamente, Training Day e Lakeview Terrace-La terrazza sul lago , dove, teorizza Spigner sul sito di storia afro-americana blackpast.org, «vestono i panni dei razzisti con la faccia scura. Schiavi che scimmiottano il loro schiavista». E mentre l'intellighenzia Usa scende in campo per Gates, i poliziotti che picchiarono a sangue Rodney King nel '91 e quelli che freddarono Amadou Diallo nel '99, sono stati assolti da giurie prevalentemente bianche. A quest'ultimo, colpito da 41 pallottole mentre usciva da casa, Bruce Springsteen ha dedicato una bellissima canzone. Alessandra Farkas

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È giallo sui capelli di Michelle (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

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Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 24/07/2009 - pag: 5 Acconciatura È giallo sui capelli di Michelle Nessun taglio, soltanto qualche forcina sapientemente appuntata. La portavoce di Michelle Obama si è sentita costretta a precisare che il caschetto sfoggiato dalla first lady a una serata country alla Casa Bianca e che ha diviso gli Usa in favorevoli e contrari non è stato ottenuto a colpi di forbici. Michelle si era solo appuntata i capelli!

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Renzi e il divieto di alcol ai chioschi (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 24/07/2009 - pag: 19 Firenze Il sindaco contro la legge comunitaria: è una vergogna Renzi e il divieto di alcol ai chioschi «Disobbedisco e continuo a bere» FIRENZE Il «disubbidiente appuntamento» è stato fissato dal sindaco per la mattina di mercoledì prossimo a Firenze. Data fatidica per i trippai della città che, con l'entrata in vigore della legge comunitaria sui «danni da alcol», non potranno più vendere i loro panini accompagnati dal classico «gottino», un bicchiere di buon vino rosso, meglio se Chianti, annaffia frattaglie. Divieto assoluto anche per i venditori di «lampredotto», un particolare tipo di trippa, costretti anch'essi a porgere al cliente alieni bicchieri di coca cola, aranciata o acqua minerale. Un orrore per i fiorentini. Sindaco Matteo Renzi in testa che, con tutta la giunta, ha annunciato il «disubbidiente appuntamento » ovvero un clamoroso atto di disobbedienza civile e subito dopo ha dato incarico ai suoi funzionari di studiare un'ordinanza che vieti il divieto e blocchi «l'indecente censura». «La mattina di mercoledì andrò da un trippaio della città promette il sindaco farò colazione con un panino con il lampredotto e berrò un bicchiere di vino. Poi chiamerò a raccolta tutti i miei assessori e dirò loro: mangiate e bevete». Ubbidiranno? «Certo che sì risponde Renzi perché non esiste fiorentino capace di sopportare il divieto a non deliziarsi, se lo vuole, con il lampredotto e il gottino. Questa legge è una vergogna è va assolutamente abolita. E se c'è qualche assessore che la penserà diversamente, beva pure la coca cola ed esca dalla giunta». Renzi sorride. Ma dietro quell'ironia da toscanaccio irrefrenabile e da sindaco definito dal Time l'Obama italiano, si nasconde una determinazione quasi rabbiosa. Racconta Renzi di aver passato parte della giornata a leggere e a rispondere a centinaia di messaggi su Facebook. «Cittadini incavolati come bestie. Mi hanno scritto di fermare quei grulli che vogliono la coca cola al posto del vino, di non far deturpare una tradizione che è anche un pezzo di storia di questa città. E io ho detto loro che possono contarci, che pure io sono imbufalito e che non accadrà mai di poter azzannare la trippa a secco o ad acqua». Non è solo una battaglia per il gusto e i piatti tipici. Secondo Renzi c'è anche un aspetto sociale. I chioschi dei trippai a Firenze sono un'istituzione sociale. La bancarella è un presidio, in alcuni quartieri, dove la gente si ritrova, come nei circoli Arci o nelle case del popolo. E non è un caso che in uno dei manifesti elettorali del sindaco, ci fosse la foto di uno dei trippai più famosi della città, quello di Sant'Ambrogio. «Uno dei miei nonni, Adone, vendeva i maiali in Valdarno continua Renzi e conosceva tutti i chioschetti fiorentini. Mi ci portava spesso. E da allora non ho più smesso, di volta in volta, di mangiare trippa e gottino. Non sarà una stupida legge burocratica e senza senso a fare cambiare abitudini a me e ai miei concittadini». Così da Palazzo Vecchio, novello Savonarola, il sindaco annuncia: «Io scendo in piazza e sfido la legge maldestra e con me la giunta. Però sono convinto che, quando mi guarderò alle spalle, non troverò multe e censori, ma tanti amici con il panino e il bicchiere di vino. Tutti a brindare e a gridare, viva Firenze, viva il vino, viva la trippa e il lampredotto». Marco Gasperetti Trippa Matteo Renzi mentre prepara un panino con il lampredotto, un tipo di trippa cotta a lungo in acqua con pomodori, cipolla, prezzemolo, sedano, sale e pepe

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Il Senato rinvia, uno scacco per Obama (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 24/07/2009 - pag: 8 PIANO SANITA' Il Senato rinvia, uno scacco per Obama di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA Chi pensava che si stesse discutendo solo di qualche autorizzazione in più per un'ecografia o delle agevolazioni fiscali sulle polizze assicurative, scopre all'improvviso che un Paese impoverito dalla crisi e umiliato dalla sua incapacità di garantire un minimo di cure a 45 milioni di suoi cittadini è costretto a rimettere in discussione il modello sociale costruito nel Dopoguerra. Una sfida politica da far tremare i polsi: per questo la battaglia parlamentare, che tutti si attendevano difficilissima, sta diventando addirittura feroce, con la maggioranza democratica incapace di rispettare l'impegno di approvare la riforma almeno in un ramo del Parlamento prima della chiusura estiva del Congresso e lo stesso Obama costretto a esporsi, più di quanto avrebbe voluto, non solo sui principi «nobili» della riforma, ma anche su contenuti che sono inevitabilmente indigesti. Il presidente sa che sta rischiando grosso e l'altra sera, nell'ennesima conferenza stampa, ha fatto appello alla coscienza della nazione, invitando gli americani a non chiedersi solo «cosa c'è per me» nella riforma, ma a guardare lontano. A sei mesi dal suo trionfale insediamento, Obama vive già un momento-chiave: quello di passare dalla beatificazione dell'America e di un'opinione pubblica mondiale adorante a una Waterloo sulla sanità. È la speranza per nulla nascosta dei repubblicani, ma anche l'incubo dello stesso leader democratico che perde terreno nei sondaggi e, ormai, non può più «nascondersi» lasciando al Congresso la responsabilità delle scelte più delicate. Il presidente ha ragione ad avvertire, come ha fatto ieri, che il sistema attuale è insostenibile perché i suoi costi stanno crescendo a un ritmo impressionante mentre, oltre ai troppi cittadini privi di cure mediche, ci sono altri milioni di assistiti che si stanno impoverendo o sono addirittura costretti a dichiarare bancarotta perché non riescono a pagare i conti di medici, esami e ospedali non coperti dalle assicurazioni. Ma adesso, visto che sui contenuti della riforma e sui modi di finanziarla la stessa maggioranza democratica è profondamente divisa, tocca a lui indicare una soluzione investendo su di essa, oltre al suo carisma, una parte consistente del suo capitale politico. È una scelta rischiosa, è chiaro, perché una riforma che copra anche chi oggi non ha alcuna assistenza e contenga i costi del sistema entro limiti sostenibili per un Tesoro già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative fornite dai datori di lavoro. Per loro si delinea un prelievo fiscale su premi assicurativi fin qui «esentasse» e, soprattutto, un modo diverso, più austero, di fruire dei servizi sanitari. La tentazione del Congresso è quella di approvare l'estensione del diritto all'assistenza sanitaria, rinviando ad una fase successiva gli interventi per la copertura delle maggiori spese. Obama si è fin qui lasciato aperte varie strade, ha giudicato «compatibili » varie opzioni circolate in Parlamento, ma il rinvio delle misure di «austerità» sarebbe un suicidio economico e lui lo sa. Già oggi l'America spende per la salute il doppio degli europei: se il governo offrisse l'assistenza ad altri 45 milioni di cittadini (tra i quali molti poveri, obesi e diabetici bisognosi di cure costose) senza modificare i meccanismi di erogazione dei servizi, l'inevitabile esplosione della spesa farebbe saltare un bilancio federale che è già in condizioni assai precarie.

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No R 79,7 (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Lettere al Corriere data: 24/07/2009 - pag: 33 La tua opinione su corriere.it Usa, anche Barnes & Noble nel mercato e-book. Leggereste un romanzo in formato elettronico? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 20,3 No R 79,7 La domanda di oggi «Ucciso il figlio di Bin Laden». Pensate che Obama sia ancora la figura centrale del terrorismo islamico?

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Luci, arredi (e le valigie di Obama) nel Design Supermarket (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 24/07/2009 - pag: 8 ALLA RINASCENTE Luci, arredi (e le valigie di Obama) nel Design Supermarket Da oggi anche Conran il designer che ha convinto gli inglesi a rinunciare al sofà di chintz a fiori è in Rinascente (foto). Il Design Supermarket al piano -1, fresco di inaugurazione, ospita il primo corner italiano del marchio minimal-british dai prezzi democratici (tovagliette da 4 e ), in sintonia con le intenzioni dell'amministratore delegato della Rinascente Vittorio Radice. «Volevamo rendere il design accessibile ai 14 milioni di visitatori della Rinascente, uno spazio dove trovare penne da 1 euro e vasi da 3 mila», ha detto ieri durante la presentazione alla stampa. Con questa filosofia la fashion director Tiziana Cardini ha selezionato 200 marchi esposti in 2000 mq: idee per la tavola (Rosenthal, Pantone Mugs, Nespresso), l'ufficio (Equinoxe, Danese Milano, Midori), l'illuminazione (Artemide, Flos, Anglepoise, Kartell, Industreal), la cucina (Ginori, Sambonet, Reichenbach) e il tempo libero (Skira, Paul Smith, Troika, Anne Claire Petite). Non manca neppure il bar sui toni violacei che rievoca atmosfere déjà vu in stile Colette, e un bello spazio dedicato al viaggio con Delsey, Mandarina Duck, Piquadro, Samsonite e Tumi, le valigie essenziali e chic di Barack Obama. (Michela Proietti)

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Usa, il poliziotto accusato "Ho fatto il mio dovere" (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON L’agente Crowley non si pente per aver arrestato Henry Louis Gates e la polizia di Cambridge fa quadrato intorno a lui, non badando troppo alle critiche ricevute da Barack Obama. Passano solo poche ore dalla conferenza stampa del presidente e le telecamere dei network assediano la casa del sergente James Crowley nell’intento di ottenere una sua reazione. I reporter gli chiedono «Si vuole scusare con Gates?». Lui esce nel giardino e dà una risposta netta: «No apologies», niente scuse, né ora né in futuro. Non c’è nulla di cui pentirsi. Ciò che l’agente più tiene a dire è che «non sono un razzista» e per dimostrarlo ricorda il precedente di quando «feci la respirazione bocca a bocca» alla star afroamericana del basket Reggie Lewis «per resuscitarlo». «Quando mi trovai davanti a Lewis non pensai se era bianco o nero, ma solo ad aiutare un essere umano» afferma, ricordando quanto avvenne nel campus della Brandeis University nel 1993 allorché Lewis venne colpito da un infarto fatale mente giocava con i Boston Celtics. Maglietta celeste girocollo, volto da onesto cittadino della classe media e determinazione a difendere il lavoro svolto, Crowley assicura che «non mi scuserò mai per aver fatto applicare la legge». Da poliziotto sceglie di «non replicare a quanto ha detto il presidente degli Stati Uniti» perché ciò che per lui conta è il sostegno dei propri compagni. L’associazione degli ufficiali di polizia di Cambridge, la cittadina del Massachusetts dove si trova Harvard, gli esprime per iscritto un «totale e indiscutibile sostegno» definendolo un «veterano molto rispettato, con un passato rispettabile» da 11 anni nei ranghi del Dipartimento. «Crowley ha agito in maniera consistente con il suo addestramento, con le pratiche e le disposizioni in vigore e con gli standard legali applicabili nella circostanza» affermano gli agenti. Di opinione simile deve essere anche Robert Haas, capo della polizia di Cambridge, che archiviando il dossier di accuse contro Gates parla di uno «sfortunato insieme di circostanze» evitando alcun addebito nei confronti dell’agente e dicendosi «rammaricato» per le critiche ricevute dal presidente. Dietro la solidarietà dei poliziotti per il collega non c’è soltanto la solidarietà di categoria ma anche la ricostruzione dell’avvenuto fatta da Crowley, secondo il quale Gates gli inveì contro in più occasioni definendolo «una canaglia» in maniera tale da configurare il reato di insulti a pubblico ufficiale, che ha portato a far scattare le manette per con l’accusa di «condotta disordinata». A schierarsi contro Crowley sono invece le autorità politiche locali. Il sindaco di Cambridge, l’afroamericana Denine Simmons, ha telefonato a Gates per presentare le scuse a nome dell’intera città mentre il governatore dello Stato del Massachusetts, Deval Patrick, è andato oltre dicendosi «inquieto e irritato per quanto avvenuto». Patrick è uno dei più stretti alleati politici di Obama. Vinse la campagna elettorale del 2006 grazie ai consigli di David Axelrod, il guru politico di Barack, ricorrendo ad armi che poi Obama ha usato nel 2008: dallo slogan «Yes We Can» alla promessa di radicali riforme fino al tema del «cambiamento» connesso all’elezione di un afroamericano con i voti dei bianchi. Toccherà ora proprio a Patrick gestire la delicata situazione creatasi a Cambridge con un occhio all’appuntamento del 2010 quando si tenterà di ottenere la rielezione. Per i siti ultraconservatori intanto Crowley è il nuovo eroe della sfida a Obama, prendendo il posto di Joe Wurzelbacher, l’idraulico dell’Ohio che durante le presidenziali affrontò il candidato democratico per contestarne le scelte fiscali.\

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Eff: "Privacy a rischio con Google Book Search" (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 24-07-2009)

Argomenti: Obama

ROMA Secondo quanto riporta l’Associated Press, l’Antitrust Ue incontrerà autori ed editori, durante un’audizione prevista per il 7 settembre prossimo, per sondare le loro opinioni sull’accordo da 125 milioni di dollari siglato da Google e dagli editori. La decisione dell’Authority europea fa seguito a quella del Dipartimento di Giustizia americano, che ha aperto un fascicolo ufficiale sull’intesa stessa. L’accordo fra Google Book Search e gli editori (Association of American Publishers, Authors Guild e la Siae italiana) avrebbe dovuto permettere al motore di ricerca di mettere milioni di libri online, pagando un copyright forfaittario di 60 dollari per ogni titolo digitalizzato. Siglata a conclusione della vertenza giudiziaria del 2004 relativa all’attività di digitalizzazione di opere letterarie realizzata da Google in collaborazione con alcune biblioteche americane, l'intesa era stata presentata alla corte del distretto di New York il 28 ottobre 2008. In attesa dei responsi, Google starebbe portando avanti l'operazione senza troppi riguardi nei confronti della privacy. Così si legge sul sito dell'Electronic Frontier Foundation (Eff), associazione di avvocati e legali dediti a preservare i diritti digitali, che segnala l'intenzione del motore di ricerca di combinare i dati, ottenuti tramite l'utilizzo dei suoi vari servizi e quelli delle letture con Book Search, per creare dei dossier sui suoi utenti. L'organizzazione invita tutti ad inviare un'email al Ceo di Google, Eric Schmidt, per impedire tale grave abuso ai danni delle libertà personali. + Obama mette Google sotto inchiesta + La Siae aderisce alla class action contro Google Book Search ANNA MASERA + Milioni di libri sul cellulare con Google + Libri online, storico accordo tra Google e gli editori + L'appello dell''Electronic Frontier Foundation (Eff) per la protezione della privacy SCRIVI Discutine su Web Notes con ANNA MASERA

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obama si scusa "polizia stupida? non dovevo dire quella parola" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina SERVIZIO A PAGINA 12 Il presidente Usa telefona all´agente che aveva criticato Obama si scusa "Polizia stupida? Non dovevo dire quella parola" SEGUE A PAGINA 12

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obama chiede scusa alla polizia "avrei dovuto misurare le parole" - angelo aquaro (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 12 - Esteri Le scuse L´accusa Obama chiede scusa alla polizia "Avrei dovuto misurare le parole" Il presidente telefona all´agente che aveva definito stupido Ho purtroppo dato l´impressione che stessi diffamando la polizia Avrei dovuto calibrare meglio le parole La polizia ha agito in modo stupido arrestando qualcuno che aveva provato di trovarsi a casa propria Giovedì Barack aveva criticato l´arresto di un professore universitario nero ANGELO AQUARO DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Ammissione numero uno: «Il sergente Crowley è un ottimo poliziotto». Ammissione numero due: «Il professor Gates può avere avuto una reazione eccessiva». Ammissione numero tre: «Avrei dovuto calibrare meglio le mie parole». E se non sono le scuse che la polizia di Cambridge si aspettava, beh, Obama ci è andato molto, molto vicino. Mai l´America prima d´ora aveva assistito allo spettacolo di un presidente che in tv dà dello «stupido» a un suo poliziotto. E mai aveva assistito allo spettacolo dello stesso presidente costretto a tornare in tv chiedendo di poter fare chiarezza. Dopo il calo di otto punti nei sondaggi, dopo l´appello per approvare in fretta la riforma sanitaria - salutato dal sonoro no del Senato, l´incredibile vicenda di Henry Louis Gates jr, il professore di Harvard arrestato in casa sua «perché nero», come ha denunciato lui stesso, si è trasformato ora nell´ultimo imprevedibile colpo subito da Barack Obama. Il primo colpo di scena arriva ieri da Cambridge, con una conferenza stampa a sorpresa convocata dai sindacati di polizia. C´è anche lui, «lo stupido», il sergente James Crowley, giacca e cravatta, il volto teso di chi è finito in una storia più grande di lui. Dennis O´Connor, il leader degli agenti, attacca il presidente e il governatore, di colore, del Massachusetts, Deval Patrick, che ha definito l´arresto «l´incubo di ogni uomo nero e, per molti neri, la realtà». Il poliziotto insorge: «Come fanno a parlare senza conoscere i fatti? Solitamente uno si aspetterebbe di sentirsi dire: non ho elementi per commentare». Il riferimento a Obama è diretto. E ieri perfino il Wall Street Journal si chiedeva: «Non siamo sicuri che un episodio avvenuto in un quartiere di lusso, che riguarda una delle persone più privilegiate d´America, possa significare di più che un malinteso». La svolta nel pomeriggio. Obama si presenta ai giornalisti. «Nella scelta delle mie parole, purtroppo, credo di aver dato l´impressione di parlare male della polizia di Cambridge e del sergente Crowley in particolare». E allora: «Avrei dovuto calibrare meglio le mie parole: ho contribuito alla controversia, spostando l´attenzione dai problemi veri, come la riforma sanitaria». Aggiunge che ha sentito il sergente al telefono, conferma di ritenerlo «un eccellente poliziotto e un brav´uomo. Abbiamo anche pensato di rivederci qui, con il professor Gates, e prendere una birra alla Casa Bianca». Certo Obama continua a credere «che ci sia stata una reazione spropositata nel mettere il professore in manette», e insiste sull´argomento razziale, «molto sentito in questo Paese», ma adesso aggiunge quello che in diretta tv non aveva detto: «Probabilmente anche il professore ha avuto una reazione eccessiva. Spero solo che tutto questo ci possa insegnare qualcosa: basta alzare il volume, cerchiamo di ascoltarci l´un l´altro». Conclusione? «La mia impressione è che ci siamo trovati di fronte a due brave persone in una circostanza in cui nessuno è stato capace di risolvere l´incidente nel modo in cui doveva essere risolto». Ecco, due brave persone. E sicuramente una terza, che però abita alla Casa Bianca.

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l'ecologia viaggia "on the road" un piano verde per la route 66 - (segue dalla prima pagina) (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 15 - Esteri L´ecologia viaggia "on the road" un piano verde per la Route 66 "Un progetto per recuperare l´energia prodotta dal passaggio delle automobili" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) dal nostro inviato Angelo aquaro Però pensi alla striscia d´asfalto infinita ed è subito Beat Generation: chilometri, alcol, sesso e libertà (per tacer del fumo). E allora chissà che direbbe il vecchio Jack a vedere l´asfalto, oggi, inseguito dai filari delle pale eoliche: sognando California, sembra la Mancha di Don Chisciotte. Comunque è fatta: quel che resta (ed è un buon 80 per cento) della strada più avventurosa del mondo, sta per subire un trattamento ecologicamente corretto firmato Green Roadway, compagnia specializzata nel business in cui Obama sta spingendo l´America. La notizia, ieri, è finita sul San Francisco Chronicle, ma rimbalza da mesi sui network Usa anche per l´incalzante pressing della Green Roadway, che sta siglando contratti milionari in ogni stato proponendo l´«esclusiva tecnologia per sviluppare energia alternativa, solare, eolica, geotermale» sulle autostrade. La base d´asta segue ovviamente la «capacità stradale», e va dai 125 mila dollari nel Montana dei cowboy al milione e 500 mila dollari nella California auto-dipenendente. La trovata tecnologica dell´azienda, nata dall´idea di Gen Fein, ex media manager, ed Ed Merrit, scultore, entrambi a digiuno di ecobusiness, naturalmente è un segreto industriale. Spiega però nel suo blog l´esperto Yoni Levinson: «Già nell´Oregon il Solar Highway Project prevede una serie di pannelli per catturare le luci che illuminano l´autostrada di notte. Nel Massachusetts si pensa di sfruttare con le pale eoliche il territorio che costeggia le highway». Ma qui il progetto è diverso: l´energia, attraverso generatori piazzati sotto l´asfalto, dovrebbe arrivare proprio dal movimento dei veicoli. Funzionerà? Alla Green Roadaway sostengono che 10 miglia "trattate" potrebbero generare energia sufficiente per 2mila case. «Ma non sappiamo ancora se si tratta di un modo di catturare l´energia che altrimenti andrebbe dispersa», frena Levinson, «o di sfruttare la forza cinetica prodotta dal movimento dei veicoli, spingendoli fra l´altro a bruciare più gas». Certo è che l´idea di dipingere di verde la Route 66 si è dimostrata vincente dal punto di vista dell´immagine. «Strada madre», la battezzò John Steinbeck, che sul suo asfalto sciolse i sogni degli okies, i migranti in fuga verso la California dal Dust Bowl, le tempeste di polvere che sconvolsero il paesaggio e l´economia nell´America di «Furore». E Madre di tutte le strade l´hanno chiamata gli americani, che da 1926 hanno affidato a quella striscia di 3.945 chilometri il compito di unire Chicago, allora cuore industriale del Paese, con la California che scopriva il boom. Un´altra America. Insidiata dallo sviluppo di una rete stradale più efficiente, la Main Street degli States è stata ufficialmente pensionata nel 1985 per trasformarsi in una specie di museo a cielo aperto, con i vecchi distributori di benzina di Kingman, Arizona, che oggi sfornano memorabilia per i turisti. Ma il fascino della strada e della libertà, che 15 anni prima di Kerouac spinse Bobby Troup, in viaggio con la moglie, a scrivere «Get Your Kicks On Rooute 66», immortalata da Bing Crosby agli Stones, vive ancora. Charles Kuralt, mitico volto Cbs, diceva: «Se vuoi vedere l´America, molla le autostrade, segui le vie meno battute». Oggi, la strada che doveva unificare il Paese è diventata, ironia della storia, proprio questo: un reticolo di mondi minori. Riuscirà a rinascere con la rivoluzione verde?

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"ecco perché la spiritualità sta riconquistando il mondo" - (segue dalla copertina) eugenio occorsio (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 31 - Cronaca L´intervista John Micklethwait, direttore dell´Economist "Ecco perché la spiritualità sta riconquistando il mondo" (SEGUE DALLA COPERTINA) EUGENIO OCCORSIO Micklethwait proviene da una gloriosa famiglia old catholic inglese, una delle poche aristocratiche che si rifiutarono di abiurare malgrado le pene tremende quando la chiesa Anglicana si separò dal papato. Che ci sia più religione nel mondo non sembra però una novità. L´11 settembre 2001 gli aerei si schiantarono sulle torri al grido di "Allah è grande"... «Bisogna riconoscere che nell´Islam, che non ha mai avuto l´equivalente dell´Illuminismo, c´è più resistenza alla modernità american style, e anzi un´ostilità dichiarata. Lascerei però da parte i fondamentalismi. Perché allora bisognerebbe parlare del tono da crociata che assumono certe iniziative occidentali in Medio Oriente. Parliamo della religione "sana", cioè intesa come ideale e non come ideologia: in Cina, che è solo uno dei tanti esempi, c´è la più grande ondata di cristianesimo di tutti i tempi, di pari passo con la diffusione del capitalismo, come se le due cose fossero congiunte e la religione occidentale costituisca un viatico all´iniziativa economica libera in antitesi con l´ateismo comunista, e tutto per la prevalenza del modello americano». Lei stesso però nel libro descrive ampiamente le aberrazioni del modello americano, le mega-assemblee dei pastori businessmen che lei chiama "pastorpreneurs", la vacuità del messaggio, la superficialità di chi va alla chiesa per confrontarsi sulla dieta o per fare amicizia. è religione? «Negli Stati Uniti ci sono 225 milioni di aderenti a qualche chiesa, il più grande bacino del pianeta di consumatori, con delle infrastrutture spaventose, dalle scuole alle reti televisive. E dopo l´anabattismo di Bush, anche un presidente "di sinistra" come Obama riempie i suoi discorsi con riferimenti a Dio. Ecco, nel libro abbiamo cercato con sguardo sereno di fotografare la situazione: modernità, tecnologia, anche la democrazia, non hanno allontanato gli uomini dalla religione come si poteva credere ma li hanno avvicinati. Anzi, quanto più si sono separati Stato e Chiesa sul modello di Tocqueville, tanto più la religione è diventata importante. L´opposto di quello che diceva Francis Fukuyama nella "Fine della storia" del 1992. E la religione è diventata una componente primaria delle decisioni, politiche, economiche, sociali, innanzitutto dell´America ma anche di molti altri paesi. è importante guardare, per leggere i segnali dell´influenza della religione, al di là dell´Europa, che è diventata quasi una zona God free, come l´università di Harvard o Manhattan. Con tutto che la chiesa di Times Square ha 8 mila congreganti alla settimana». Quindi il cristianesimo che si sta esportando non è più quello europeo ma quello americano? «Sì, ed è la prima volta nella storia. è un meccanismo che con Obama è destinato a moltiplicarsi. I democratici hanno vinto anche entrando nelle comunità evangeliche che erano appannaggio della destra. Somiglia al modello americano il pentecostalismo che si diffonde in Brasile e Sud Corea, e addirittura l´Islam del cantante indonesiano Abdullah Gymnastiar, detto Aa Gym, o del televangelista egiziano Amr Khaled».

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Obama chiede scusa al poliziotto bianco (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 25/07/2009 - pag: 17 Il caso Dopo l'arresto del professore nero di Harvard Obama chiede scusa al poliziotto bianco «Usate parole infelici» Dopo aver definito gli agenti «stupidi» WASHINGTON In un gesto senza precedenti, Obama ha di fatto chiesto scusa al sergente della polizia di Cambridge James Crowley che arrestò il celebre docente nero della Università di Harvard, Henry Louis Gates, nella sua casa, per offesa e resistenza a pubblico ufficiale, un arresto che il presidente definì «una stupidaggine ». Dopo avergli parlato al telefono per cinque minuti, Obama è entrato in sala stampa alla Casa Bianca, tra la sorpresa dei media, e ha espresso il proprio rammarico per il commento, su cui erano esplose polemiche razziali che avevano spaccato in due l'America. «La nostra conversazione ha confermato la mia sensazione che sia un poliziotto eccezionale e un uomo per bene, glielo ho detto», ha riferito il presidente. «Io posso avere contribuito alle polemiche con parole che, per sfortuna, hanno dato l'impressione che sparlassi di lui e della polizia di Cambridge. Avrei dovuto calibrarle in modo diverso». Ma continuo a pensare, ha aggiunto Obama, «che ci sia stata una reazione sproporzionata da entrambe le parti, anche di Gates » . Giorni fa, la notizia che Crowley, accorso alla casa di Gates ad Harvard su errata segnalazione di un furto di una vicina, aveva tradotto Gates in carcere, aveva riaperto le ferite razziali dell'America. Gates era stato rilasciato, ma aveva minacciato il ricorso in tribunale, protestando di avere dimostrato al sergente d'essere il proprietario della casa e di essere stato arrestato perché nero. Commentando l'incidente, Obama, che annovera Gates tra i suoi amici, vi aveva riscontrato un indizio che il razzismo in America non è stato ancora completamente sconfitto. Su questo punto, il presidente ieri non ha fatto marcia indietro: «Le polemiche sono un segno che, a causa della nostra storia e del nostro passato, la questione razziale è ancora aperta», ha rilevato. «Fatti del genere, che coinvolgono un poliziotto sensibile a essa, provano che le relazioni con le minoranze possono essere difficili. Bisogna che abbassiamo la voce e parliamo di come migliorarle » . Obama si è presentato in sala stampa in diretta alle tv che, passata la sorpresa, hanno incominciato a trasmettere le sue dichiarazioni a tutta l'America, dopo che la polizia di Cambridge e quelle di altre città, agenti neri compresi, lo avevano sollecitato a scusarsi con Crowley. Il suo gesto ha entusiasmato la maggioranza della gente, che ha chiamato la Casa Bianca e i media per congratularsi. «Io penso ha proseguito Obama che il sergente e Gates siano due brave persone che sono cadute in un equivoco, e non sono riuscite a chiudere l'incidente come avrei voluto. La mia scelta di parole è stata sfortunata», ha ripetuto, «ma dobbiamo tirarci tutti indietro. Qualcuno dice che non dovevo intervenire in una vicenda locale, ma essa è indicativa di un problema più vasto che intendo risolvere ». E con un sorriso: «Crowley ha proposto che beviamo una birra tutti assieme, lui Gates e io. Lo faremo». Quindi la stoccata finale ai media: «Mi ha anche chiesto di cacciarvi dal suo giardino. Ho risposto che non riesco a cacciarvi dal mio. Ha ribattuto che il mio è molto più grande del suo». Ennio Caretto IL COMMENTO di Pierluigi Battista nelle Idee & Opinioni Contrito Il presidente Barack Obama durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca Al telefono Il presidente ha parlato al telefono al poliziotto per cinque minuti, un gesto senza precedenti Birra insieme «Ha proposto che beviamo una birra tutti assieme, lui Gates e io. Lo faremo»

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In Afghanistan non tutto è perduto: la popolazione detesta i talebani (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 25/07/2009 - pag: 10 LA GUERRA DELL'OCCIDENTE In Afghanistan non tutto è perduto: la popolazione detesta i talebani di CHRISTOPHER HITCHENS R ory Stewart è tra coloro che si sono occupati con maggior intelligenza e passione della liberazione dell'Afghanistan. Il saggio che ha scritto, con la consueta lucidità, sulla London Review of Books , «The Irresistible Illusion», merita perciò di essere letto con particolare attenzione. Citerò il passaggio in cui descrive la posizione comunemente adottata dai nostri leader sul problema Afghanistan: «I politici guardano all'Afghanistan attraverso le categorie dell'anti-terrorismo, dell'anti-insurrezione, della costruzione dello Stato e dello sviluppo economico. Queste categorie sono così strettamente collegate, che l'ordine di importanza loro attribuito è quasi irrilevante. Bisogna sconfiggere i talebani per costruire uno Stato e bisogna costruire uno Stato per sconfiggere i talebani. Non ci può essere sicurezza senza sviluppo né sviluppo senza sicurezza. Dove ci sono talebani ci sono terroristi, dove non c'è sviluppo ci sono terroristi e, come Obama ha dichiarato al New Yorker , 'Se ci sono spazi non governati, questi diventano rifugi perfetti per i terroristi'». È difficile evitare l'impressione che a un certo punto in Afghanistan si sia imboccata una strada sbagliata. O forse si è trattato di una serie di strade sbagliate, che nascono da vari fattori: la sconfitta nella «guerra alla droga»; aver contato troppo su attacchi aerei che hanno spaventato e colpito la popolazione civile; aver ceduto molte zone di confine ai talebani e ai loro fiancheggiatori pachistani; non riuscire a controllare la corruzione, l'attitudine alla prevaricazione e all'apatia dei ministri del governo di Karzai, ora stancamente avviato a una rielezione che sembra non entusiasmare nessuno. Stewart fa notare che è improbabile che un surge possa capovolgere la situazione. In Afghanistan non ci sono gruppi politici che godano di largo consenso e Kabul non possiede la pur relativa forza e legittimità che troviamo a Bagdad. I gruppi tribali afghani non possono essere trattati allo stesso modo di quelli sunniti dell'Iraq, e spesso non hanno lo stesso grado di coerenza e di legittimità. In queste circostanze i talebani sono riusciti a emulare almeno in parte il successo dei mujaeddin anti-sovietici, assumendo la veste di difensori della fede islamica e di nemici dell'intervento straniero, e arrivando ad esercitare un vero e proprio governo in qualche provincia e città. Il quadro non è però così nero come si potrebbe credere. Viaggiando all'interno dell'Afghanistan, ho scoperto che i talebani hanno un grosso svantaggio rispetto ai precedenti mujaeddin: sono già stati al governo del Paese e non sono stati amati. Moltissime persone, soprattutto le donne e gli abitanti delle città, hanno un brutto ricordo del loro governo crudele e stupido, al quale un buon numero di afghani si è sottratto fuggendo dal Paese, per poi tornare solo dopo la cacciata dei talebani. Vi sono minoranze religiose ed etniche che hanno molto sofferto, e difficilmente vorranno sottomettersi ancora ai talebani. Rory Stewart fa questa considerazione: «Gli hazari, i tagiki e gli uzbeki sono più ricchi, forti e organizzati di quanto fossero nel 1996 e si opporrebbero con decisione a ogni tentativo dei talebani di occupare le loro regioni. L'esercito nazionale afghano è ragionevolmente efficiente. Il Pakistan non è in condizione di dare appoggio ai talebani come un tempo. Basterebbero molti meno soldati e aerei del contingente internazionale di quanti ve ne siano ora per rendere difficile ai talebani la formazione di un esercito convenzionale, che nel 1996 poterono costituire, e per impedirgli di arrivare a Kabul con i carri armati e l'artiglieria lungo la via principale». Se interpreto in modo corretto il punto di vista di Stewart e di altri analisti, in Afghanistan il meglio si sta rivelando il peggior nemico del bene. Mi viene in mente quel che il grande radicale gallese Aneurin Bevan disse ai Tory britannici durante la crisi di Cipro, alla fine degli anni Cinquanta. Il governo sembrava non sapere, disse, se voleva tenere una base a Cipro o fare dell'intera isola una base. Analogamente, è probabile che non potremo dare agli eventi in Afghanistan il corso che ci sta a cuore senza doverci fare anche carico di gestire la nazione e la società nel suo complesso. Citerò ancora Stewart: «Ridurre il numero di militari e rinunciare alla costruzione dello Stato non deve significare un ritiro completo: si potrebbe continuare a sostenere progetti utili riguardanti la diffusione di elettricità, acqua, irrigazione, salute, istruzione, agricoltura, sviluppo rurale...». Sul fronte militare, Al Qaeda può essere tenuta fuori dell'Afghanistan anche a costo di spingerla a ritirarsi in Pakistan con gli stessi mezzi attuali: usando le forze speciali e la sorveglianza aerea. Se le venisse offerto un altro rifugio da qualche signore della guerra talebano, non dovremmo rinunciare ad attaccarla con forze di intervento rapido di stanza nei Paesi vicini. Il problema potrebbe essere che Obama, per l'ansia di confutare le accuse di debolezza sul fronte iracheno (e avendo iniziato a occuparsi dello scenario afghano/pachistano in un momento in cui la situazione era molto migliore), abbia promesso in Afghanistan più di quanto possa sperare di mantenere. Ad ogni modo stiamo ora predisponendo un enorme nuovo apparato militare, a un costo che continua a crescere ogni giorno, mentre gli alleati della Nato cominciano a irritarsi. Anche i britannici stanno manifestando un certo nervosismo, per il numero di vittime e perché l'orizzonte della stabilità politica si allontana sempre più. Infine, a differenza dell'Iraq, l'Afghanistan non ha una vera economia (a parte quella «informale» che ci siamo stupidamente impegnati a sradicare). Ci rimangono comunque molte opzioni prima di cedere alla disperazione, o di pensare a una capitolazione: dovrebbe essere possibile considerarle e soppesarle. Il saggio di Stewart ci offre un buon punto di partenza. traduzione di Maria Sepa © distributed by The New York Times Syndicate CHIARA DATTOLA

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I festival rock battono la crisi nell'estate dei concerti globali (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 25/07/2009 - pag: 41 I festival rock battono la crisi nell'estate dei concerti globali Da Glastonbury a Sziget musica (e vacanze) per i ragazzi A tutto volume In scena Oasis e Flaming Lips, Ben Harper e Public Enemy. Dalla Norvegia al Giappone assalto ai botteghini. I «meriti» dell'euro forte. Ma in Italia il raduno di Mestre è stato rinviato MILANO Più forti della recessione, della pirateria discografica, di un'annata record (al negativo) per tanti settori dello spettacolo. I festival rock estivi hanno fatto spesso il tutto esaurito, generando un giro d'affari compreso l'indotto soltanto nel Regno Unito, dove sono ben 150 di oltre mezzo miliardo di euro: trasformando l'estate 2009 nella stagione globale della musica leggera dal vivo. Perché i ragazzi hanno sacrificato l'acquisto dei cd, lo scaricamento (legale) da Internet, ma hanno investito sui concerti che sono diventati anche l'occasione per una minivacanza di due o tre giorni in giro per l'Europa (o, per gli americani, negli Usa, complice il dollaro ancora piuttosto debole rispetto all'euro e resta debole anche la sterlina). Con prezzi a partire da 70-80 euro ingressi validi per l'intera durata delle manifestazioni fino agli oltre 350 euro del carissimo Fuji Rock Festival giapponese a Naeba (dove da ieri si esibiscono fino a domani artisti «a cinque stelle» come Oasis, Franz Ferdinand, Weezer, Killers, Patti Smith e Public Enemy, tra gli altri). Le destinazioni più richieste dai fan? Le grandi rassegne «storiche» hanno esaurito i biglietti in pochi giorni e addirittura in alcuni casi in poche ore, con larghissimo anticipo: sono i casi dell'inglese Glastonbury (140mila persone che si sono radunate a fine giugno per Springsteen, Neil Young, i redivivi Madness e Blur questi ultimi però negano di voler fare altri spettacoli). E dello statunitense Pitchfork Festival nella Chicago obamiana (dove sono andati in scena dal 17 al 19 luglio artisti «indie» come Built to Spill, Flaming Lips, The Walkmen, Vivian Girls e Killer Whales). A Chicago anche il kolossal Lollapalooza , dal 7 al 9 agosto, in quel Grant Park dove Obama festeggiò la vittoria lo scorso novembre. In scena andranno Depeche Mode, Tool, Killers, Jane's Addiction, Kings of Leon, Yeah Yeah Yeahs, Lou Reed, Ben Harper, Ben Folds, tra gli altri. Anche al Reading Festival di Leeds, Inghilterra (dal 28 al 30 agosto con Kings Of Leon, Interpol, Red Hot Chili Peppers, Smashing Pumpkins) tutto esaurito in meno di 24 ore dalla messa in vendita dei biglietti. Stesso successone al botteghino per il V Festival (22 e 23 agosto, Hylands Park, Staffordshire, Inghilterra: Oasis, Killers, Keane, Snow Patrol). L'Italia, purtroppo, tra tanto successo globale, ha dovuto invece fare a meno del tradizionale appuntamento con Heineken Jammin' Festival di Mestre (si era svolto a Imola fino al 2005): l'edizione 2009 è saltata. «Non c'erano nel mondo artistico nomi che potessero rendere il Festival all'altezza delle attese come è avvenuto nelle scorse edizioni», aveva ammesso Roberto De Luca, leader di Live Nation Italia, rinviando tutto al 2010. L'Europa continentale risponde ai mega-festival angloamericani con Rock Im Park e Rock Am Ring a Norimberga, che all'inizio di giugno hanno accolto gli onnipresenti Killers, The Kooks, Placebo, Slipknot. In Olanda, dal 21 al 23 agosto, il festival Lowlands di Biddinghuizen: appuntamento consolidato negli anni che per questa edizione vedrà in scena duecento band tra cui Wilco, Arctic Monkeys, Prodigy, Basement Jaxx, Wilco, Fall Out Boy. All'ungherese Sziget (dal 12 al 17 agosto, Budapest) si attendono 80mila persone sull'isola di Obudai tra le acque del Danubio: è il festival più grande dell'Europa Centrale. In programma esibizioni di Snow Patrol, Faith No More, Manic Street Preachers, Prodigy, del dj superstar Paul Oakenfold. In Norvegia c'è Oya (dall'11 al 15 agosto) al Middelalderparken di Oslo, antico parco dove si svolge uno dei festival musicali più «verdi» del mondo: attenzione all'impatto ambientale e un cartellone di tutt o rispetto con Arctic Monkeys, Ladyhawke, Lily Allen e tanti altri. Ma l'appuntamento più esotico e dall'appeal più anni '60 è indubbiamente Burning Man: una settimana da hippie nel deserto di Black Rock, Nevada, dal 31 agosto al 7 settembre. Un set da fantascienza (genere Incontri ravvicinati del terzo tipo ) per 50mila partecipanti in una sorta di comune anni '60. Un campeggio di arte, spettacoli, rock e il pupazzone da ardere (rito tribale) che dà il nome alla manifestazione. Matteo Persivale 520 milioni di euro spesi dai fan, tra biglietti e altro per seguire i loro idoli in Gran Bretagna 350 euro per un biglietto del Fuji Rock Festival giapponese, il più costoso dell'estate Hippie L'appuntamento più esotico è «Burning Man», una settimana da hippie nel deserto del Nevada

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B.B. King, re di Umbria Jazz: che fatica 300 show l'anno (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 25/07/2009 - pag: 41 Il personaggio Il bluesman ha concluso la rassegna italiana che ha avuto oltre centomila spettatori: più del 2008 B.B. King, re di Umbria Jazz: che fatica 300 show l'anno PERUGIA «Bisogna che mi dia una calmata. Debbo cercare di impegnarmi meno, faccio trecento concerti all'anno, debbo scegliere quelli giusti». Lo spirito e l'energia giovanile ci sono sempre, ma gli anni sono tanti: ben 84 per B.B. King, grande bluesman, protagonista assoluto della maratona di Umbria Jazz , che si è chiusa la settimana scorsa nel segno del successo. Dieci giorni di concerti, duecento musicisti, 45 mila paganti (più del 2008, oltre un milione di euro di incasso) e circa 100 mila presenze agli eventi gratuiti. «Il blues è un vizio - racconta il cantante pizzicando la sua chitarra che chiama Lucille - Ho iniziato sulla strada, cantante girovago, come nella migliore tradizione dei bluesingers classici, poi sono entrato nei locali dei ghetti delle grandi città, Chicago in modo particolare, e ho adottato la chitarra elettrica. E all'improvviso ho scoperto che dal blues era nata una nuova musica, il rock, e che qualcuno diceva che ero io il padre di quel genere. Da qui la popolarità che non si è più fermata. E non so se sia vero, certo mi fa piacere che ci si riferisca a me quando si parla di rock». Si è appesantito B. B., qualche problema alle gambe, ma quando sale in palcoscenico diventa un altro, un'autentica forza della natura. Racconta ancora: «I ricordi del passato, che una volta ci sembravano epici, ora si sono un po' annebbiati. È bello ricordare ma la situazione negli Stati Uniti è cambiata. Abbiamo un presidente nero, una grande vittoria, alla quale non abbiamo creduto fino all'ultimo. Ma non dobbiamo pensare che Obama sia un punto di arrivo. Ma di partenza. Ci sono molte comunità, soprattutto negli stati agricoli, che ancora soffrono la discriminazione. Miseria e mancanza di servizi sociali sono i problemi da affrontare subito». Torna a parlare di musica: «Il blues - racconta - è una malattia, l'hai nel sangue, ci nasci e non puoi liberartene. Per molti anni, è stata una musica da strada, per soli neri, alla quale dare poco peso. Perfino i jazzisti hanno snobbato il blues, troppo facile con le sue eterne dodici misure. Ma il blues racconta i sentimenti, la nostra vita, finisce sempre per prendere la gente alla gola. E alla fine è arrivato nelle sale da concerto, in tutto il mondo e ci si è accorti che altre musiche avevano il seme del blues: il tango, il fado, il flamenco... Del resto ognuno si alza al mattino con il suo blues, come dice la canzone Every day I have a blues » Vittorio Franchini Eterno B.B. King, 84 anni, con la sua immancabile chitarra, «Lucille» \\ A 84 anni bisogna che mi dia una calmata. Debbo cercare di impegnarmi meno ma la chitarra è un vizio

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L'omaggio a Gaber finisce in lite (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 25/07/2009 - pag: 43 Viareggio Parte la rassegna dedicata al cantautore. I due politici recitano «Qualcuno era comunista» L'omaggio a Gaber finisce in lite Veltroni e Bertinotti lo celebrano ma il sindaco pdl va via: «No alle tribune» VIAREGGIO «Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre. Qualcuno era comunista perché si sentiva solo». Il regalo dei settant'anni (li avrebbe compiuti quest'anno) Giorgio Gaber lo ha ricevuto ieri da Fausto Bertinotti e Walter Veltroni alla Cittadella del Carnevale nella prima serata del Festival del Teatro Canzone. Si sono ritrovati sul palco in un dibattito a due voci coordinato da Curzio Maltese, dove hanno ricordato, ciascuno a suo modo, il grande e scomodo cantautore. Ma l'atmosfera e gli argomenti non sono piaciuti al sindaco di Viareggio, Luca Lunardini del Pdl. Così durante il talk show il primo cittadino ha lasciato il teatro dicendo: «Mi piace Gaber ma non mi piacciono le tribune politiche ». Dopo un po', il presentatore Iacchetti lo ha cercato invano nelle prime file. Nel ricordo di Gaber, più accorato Bertinotti («Senza il sogno non si costruisce il 'noi'... Gaber dava stimoli alla politica. Non era un uomo di sinistra ma sollecitava tutti, anche noi, politici di sinistra»). Più dialettico Veltroni («Felicità è saper vivere anche le vite degli altri »). Alla fine hanno recitato il celebre monologo di Gaber. Bertinotti ha riservato a sé l'ultima parte: «Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso: era come due persone in una». Ma la quinta edizione del Festival Gaber, che per la parte spettacolare si conclude stasera, mentre domani avrà una appendice «Memorial» dedicata alle vittime dell'esplosione ferroviaria, ha mostrato ancora una volta quanto il repertorio e il messaggio di Giorgio Gaber siano radicati. Sergio Cammariere ha da tempo incluso nel suo repertorio «L'impotenza», canzone complessa sui meccanismi affettivi. Enrico Bertolino ha divertito in duetto col padron di casa Enzo Iacchetti nella rilettura de «La sedia da spostare » abbinata ad un filmato di Berlusconi al G8 che vuole subito una sedia per un cinese di passaggio mentre è riunito con Obama e Sarkozy. Mentre Iacchetti ha proposto con la sua Witz Orchestra canzoni del Gaber leggero («Il Riccardo» e «Barbera e Champagne»), Luca Carboni ha riletto con Riccardo Sinigaglia il brano «Far finta di essere sani». Anche questa edizione che stasera ospiterà fra gli altri Gianna Nannini, Dario Vergassola, Morgan, Ivano Fossati oltre al regista Mario Monicelli, spazia su vari fronti: da una parte la valorizzazione del messaggio in qualche modo profetico di Gaber sulla disgregazione sociale e il grande buco nero di valori che avrebbe colpito la sinistra, dall'altra la diffusione di un metodo stilistico in grado di coniugare musica, teatro e satira. Un percorso artistico che ha tuttora molti seguaci. Fra questi Carlo Alberto Ferrare che ieri ha presentato un forte cabaret dal titolo «Affittasi cantautore » e del nuovo profeta delle osterie romane Alessandro Mannarino, re degli stornelli dissacranti. Un grande successo infine per Lucio Dalla («Torpedo Blu») e Marco Alemanno. Mario Luzzatto Fegiz Il Signor G In alto, Giorgio Gaber: l'attore-cantautore milanese è scomparso nel 2003. Aveva 63 anni A teatro Il primo cittadino Lunardini lascia il teatro, il presentatore Iacchetti lo cerca tra le prime file

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Obama chiede scusa alla polizia "Avrei dovuto misurare le parole" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

NEW YORK - Ammissione numero uno: "Il sergente Crowley è un ottimo poliziotto". Ammissione numero due: "Il professor Gates può avere avuto una reazione eccessiva". Ammissione numero tre: "Avrei dovuto calibrare meglio le mie parole". E se non sono le scuse che la polizia di Cambridge si aspettava, beh, Obama ci è andato molto, molto vicino. Mai l'America prima d'ora aveva assistito allo spettacolo di un presidente che in tv dà dello "stupido" a un suo poliziotto. E mai aveva assistito allo spettacolo dello stesso presidente costretto a tornare in tv chiedendo di poter fare chiarezza. Dopo il calo di otto punti nei sondaggi, dopo l'appello per approvare in fretta la riforma sanitaria - salutato dal sonoro no del Senato, l'incredibile vicenda di Henry Louis Gates jr, il professore di Harvard arrestato in casa sua "perché nero", come ha denunciato lui stesso, si è trasformato ora nell'ultimo imprevedibile colpo subito da Barack Obama. Il primo colpo di scena arriva ieri da Cambridge, con una conferenza stampa a sorpresa convocata dai sindacati di polizia. C'è anche lui, "lo stupido", il sergente James Crowley, giacca e cravatta, il volto teso di chi è finito in una storia più grande di lui. Dennis O'Connor, il leader degli agenti, attacca il presidente e il governatore, di colore, del Massachusetts, Deval Patrick, che ha definito l'arresto "l'incubo di ogni uomo nero e, per molti neri, la realtà". Il poliziotto insorge: "Come fanno a parlare senza conoscere i fatti? Solitamente uno si aspetterebbe di sentirsi dire: non ho elementi per commentare". Il riferimento a Obama è diretto. E ieri perfino il Wall Street Journal si chiedeva: "Non siamo sicuri che un episodio avvenuto in un quartiere di lusso, che riguarda una delle persone più privilegiate d'America, possa significare di più che un malinteso". OAS_RICH('Middle'); La svolta nel pomeriggio. Obama si presenta ai giornalisti. "Nella scelta delle mie parole, purtroppo, credo di aver dato l'impressione di parlare male della polizia di Cambridge e del sergente Crowley in particolare". E allora: "Avrei dovuto calibrare meglio le mie parole: ho contribuito alla controversia, spostando l'attenzione dai problemi veri, come la riforma sanitaria". Aggiunge che ha sentito il sergente al telefono, conferma di ritenerlo "un eccellente poliziotto e un brav'uomo. Abbiamo anche pensato di rivederci qui, con il professor Gates, e prendere una birra alla Casa Bianca". Certo Obama continua a credere "che ci sia stata una reazione spropositata nel mettere il professore in manette", e insiste sull'argomento razziale, "molto sentito in questo Paese", ma adesso aggiunge quello che in diretta tv non aveva detto: "Probabilmente anche il professore ha avuto una reazione eccessiva. Spero solo che tutto questo ci possa insegnare qualcosa: basta alzare il volume, cerchiamo di ascoltarci l'un l'altro". Conclusione? "La mia impressione è che ci siamo trovati di fronte a due brave persone in una circostanza in cui nessuno è stato capace di risolvere l'incidente nel modo in cui doveva essere risolto". Ecco, due brave persone. E sicuramente una terza, che però abita alla Casa Bianca. (25 luglio 2009

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Phoenix, stuprata bimba liberiana E i suoi genitori la ripudiano (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

NEW YORK - Stuprata a otto anni dai compagni di giochi, e adesso la sua famiglia non vuole più avere niente a che fare con lei. E' accaduto a Phoenix, in Arizona: protagonista - e vittima - una bambina liberiana ripudiata dai genitori e data in affidamento, dopo che quattro ragazzini di poco più grandi di lei le hanno usato violenza, adescandola con l'offerta di una gomma da masticare. L'incredibile vicenda - lo stupro, la reazione dei familiari - ha scatenato un moto di indignazione internazionale: ha protestato anche la presidente della Liberia, una donna, stigmatizzando il comportamento della famiglia e di una cultura ancora diffusa nel suo paese. Lo stesso da cui provengono anche i quattro giovanissimi stupratori. "La famiglia ha sbagliato: avrebbero dovuto aprire le braccia a una bambina traumatizzata e collaborare con le autorità americane per capire cosa fare con i quattro responsabili", ha detto la presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf in una intervista alla Cnn. I quattro autori della violenza hanno età comprese tra i nove e i 14 anni. Steven Tuopeh, il maggiore, vive negli Stati Uniti dal 2005 ed è stato rinviato a giudizio come adulto per stupro e rapimento, mentre gli altri dovranno presentarsi davanti al tribunale dei minori per aggressione a sfondo sessuale. I quattro, dopo aver adescato la bambina in un capanno, l'hanno violentata a turno per 10-15 minuti. Qualcuno ha dato l'allarme: quando la polizia è arrivata, ha trovato la ragazzina seminuda che urlava istericamente e il branco degli stupratori in fuga. Ma al di là dell'orrore, la vera sorpresa per gli agenti è stata la reazione del padre: "Ci ha detto: prendetela, non la voglio più in casa", ha raccontato il sergente Andy Hill. In Liberia lo stupro viene spesso vissuto come una macchia dalla famiglia della vittima: la Sirleaf ha cercato di cambiare questa cultura rivelando di esser stata lei stessa vittima di tentate violenze sessuali durante la guerra civile che fino al 2003 ha insanguinato il paese. Secondo esperti della condizione della donna nelle nazioni paesi in via di sviluppo, la reazione dei genitori della piccola vittima anche troppo comune: "Le donne, le ragazze, sono quelle a cui viene data la colpa", ha detto Monica Westin, fondatrice di World Hope International. OAS_RICH('Middle'); Nei giorni scorsi, l'amministrazione Obama ha fatto un passo importante sul piano del diritto, avallando la richiesta di asilo politico di una donna messicana vittima di violenza domestica. L'asilo può essere concesso alle donne vittime di gravi violenze fisiche o sessuali che non possono sfuggirvi a causa della cultura del loro paese, ha indicato il ministero della Sicurezza interna a un tribunale dell'immigrazione che ha esaminato il caso. (25 luglio 2009

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Afghanistan, italiani nel mirino (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Obama

ROMA Italiani nel mirino in Afghanistan. Un attacco suicida contro una nostra pattuglia di militari ha provocato quattro i feriti, tutti in modo non grave. Un motociclista, secondo quanto si è appreso da fonti militari, si è fatto esplodere al passaggio di un mezzo blindato Lince vicino ad Herat, nell’Ovest del Paese. Un altro militare italiano è stato invece ferito in un attacco oggi nell’area di Farah, nell’Ovest dell’Afghanistan. Non è in pericolo di vita, ha riportato la frattura dell’ulna del braccio destro. Questa mattina, fa sapere il comando militare italiano di Herat, una unità complessa, composta da personale del 187/o Reggimento Folgore e del 1/o Reggimento Bersaglieri è stata attaccata nei pressi del villaggio di Bala Boluk, a circa 50 chilometri a nord di Farah, mentre svolgeva una operazione congiunta con le forze di sicurezza afgane per il controllo del territorio. La reazione dei militari italiani «è stata immediata» e nell’area sono stati anche inviati sia degli aerei della coalizione per il supporto ravvicinato (close air support) che gli elicotteri italiani A 129 Mangusta. Data la tipologia dell’area, l’intervento degli aerei è stato evitato e si è preferito far intervenire gli elicotteri i quali hanno potuto supportare con le armi di bordo l’azione dei militari italiani sul terreno, favorendo dopo quasi cinque ore di scontri lo sganciamento delle truppe, che hanno poi proseguito l’azione preventivamente pianificata con le forze afgane. L’azione, rileva il Comando, ha consentito di neutralizzare la minaccia, mentre un bersagliere è rimasto lievemente ferito, riportando la frattura dell’ulna del braccio destro. Il militare è stato immediatamente soccorso ed evacuato in elicottero presso l’ospedale militare di Farah. Le sue condizioni non sono gravi e verrà dimesso entro pochi giorni. Gli scontri tra militari dei Bersaglieri e della Folgore e gli insorgenti che li hanno attaccati nei pressi del villaggio di Bala Baluk, a circa 50 km da Farah, sono duranti cinque ore. Gli attacchi giungono a meno di un mese dalle elezioni presidenziali del 20 agosto, che si tengono in una situazione di sicurezza drammatica. Difficoltà che oggi l’inviato Usa per il Pakistan e l’Afghanistan, Richard Holbrooke, non ha cercato di nascondere: «Organizzare elezioni in queste condizioni è decisamente difficile», ha detto Holbrooke, aggiungendo che organizzare un appuntamento elettorale è sempre difficile, ma che «farlo durante una guerra è straordinariamente difficile». Sulla situazione a Kabul sono posati gli occhi di tutta la comunità internazionale. Il primo ministro britannico Brown ha telefonato oggi al presidente Usa, Barack Obama, per comunicargli l’impegno della Gran Bretagna in Afghanistan e allo stesso tempo ha concordato con il leader americano la necessità che gli alleati Nato investano più uomini nella zona in vista delle elezioni del 20 agosto.

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La prigione di Guantanamo ha indebolito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e quindi va chiusa Gli Stati Uniti però non metteranno in libertà alcun detenuto che si riveli una (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

La prigione di Guantanamo ha indebolito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e quindi va chiusa Gli Stati Uniti però non metteranno in libertà alcun detenuto che si riveli una minaccia per la sicurezza nazionale Barack Obama

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Dal Patriot Act al no della Corte Suprema (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Tutte le tappe Dal «Patriot Act» al no della Corte Suprema 23/2/1903 La base militare La neonata repubblica cubana concede agli Usa l'uso della baia come base navale. 26/10/2001 La prigione speciale Dopo aver lanciato l'offensiva in Afghanistan l'amministrazione Bush vara il Patrioct Act e apre un campo di prigionia per i terroristi. 12/6/2005 Le proteste I detenuti protestano contro le condizioni di prigionia attuando scioperi della fame. Anche molte ong accusano gli Usa di violare il diritto internazionale. 29/6/2006 La sentenza La Corte Suprema americana stabilisce che Guantanamo viola la Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri. 4/7/2008 La retromarcia Durante la campagna elettorale Bush promette di voler chiudere la prigione. 21/5/2009 L'annuncio Il presidente Obama annuncia la chiusura di Guantanamo e lo spostamento in altri Paesi dei detenuti non pericolosi. Gli altri verranno trasferiti nei carceri federali americani.

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Fuoco sugli italiani: 5 feriti (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Fuoco sugli italiani: 5 feriti [FIRMA]EMANUELE NOVAZIO ROMA Cinque militari italiani feriti in modo lieve in tre attacchi, vicino a Kabul e nelle zone occidentali di Farah e Herat; un soldato britannico ucciso nella regione sudoccidentale di Helmand; sette falliti attentati suicidi a Kost, nel Sudest: in tutto l'Afghanistan attentati e imboscate si stanno intensificando, in vista delle elezioni presidenziali del 20 agosto. Un appuntamento «estremamente difficile» - prevede l'inviato di Obama in Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke - che «porrà sfide molto complesse». E che ha già prodotto «una fase estremamente pericolosa», ammette il ministro della Difesa Ignazio La Russa, appena tornato da una visita nel Paese dalla quale «sono emerse indicazioni sul modo di rafforzare la sicurezza del contingente». Il ministro delle Riforme e segretario della Lega Umberto Bossi vorrebbe chiudere definitivamentela questione: «Io li porterei a casa tutti. La missione costa un sacco di soldi: visti i risultati e i costi, ci penserei un po'». L'attacco più pesante contro i nostri militari - un'imboscata trasformatasi in una vera e propria battaglia durata cinque ore - è avvenuto in mattinata nei pressi del villaggio di Bala Boluk - poco lontano da Farah, una zona dove ci sono forti concentrazioni di taliban - mentre era in corso un'operazione congiunta con l'esercito afghano, alla quale partecipavano soldati del 187° reggimento Folgore e del 1° reggimento Bersaglieri. Gli italiani hanno reagito e chiesto aiuto: per appoggiarne l'azione sono stati inviati elicotteri Mangusta. Soltanto dopo cinque ore di durissimi combattimenti «la minaccia è stata neutralizzata», come riassume il comando italiano di Herat. Bilancio, un bersagliere ferito al braccio destro. Il secondo attacco contro le truppe italiane si è verificato nel tardo pomeriggio e ha provocato quattro feriti, due dei quali hanno riportato soltanto lievi contusioni. È avvenuto ad Adraskan, una sessantina di chilometri a Sud di Herat, dove ha sede il Comando regionale Ovest dell'Isaf (la Forza internazionale di sicurezza sotto egida Nato), a comando italiano. Una pattuglia dell'Omlt, l'unità che ha il compito di addestrare l'esercito afghano, è stata attaccata con una bomba artigianale collocata in una moto ferma ai lati della strada e attivata con un comando a distanza. I soldati italiani, insospettiti, si sono spostati sul lato opposto, limitando i danni al blindato Lince. Le nostre truppe erano già state coinvolte, durante la notte, in un attacco nella zona di Kabul, dove sono presenti 500 militari italiani (su un totale di 2800). Un plotone di paracadutisti della Folgore è intervenuto a sostegno di un'unità Isaf rimasta isolata dopo essere caduta in un'imboscata nella valle di Musay. Nessun ferito, in quell'occasione. Poco dopo, un soldato britannico è stato ucciso da una bomba-trappola nascosta sul ciglio della strada, nella provincia di Helmand: è la ventesima vittima britannica nell'ultimo mese, che si aggiunge ai 37 americani uccisi in varie zone del Paese e al caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, caduto il 15 luglio nella provincia di Herat. Nel pomeriggio, infine, sette mancati attacchi suicidi nella zona di Kost contro il quartier generale della polizia: i kamikaze sono stati uccisi prima che si facessero esplodere, ma i combattimenti sono durati ore. Secondo il comandante del contingente italiano, generale Rosario Castellano, «è lecito immaginarsi una escalation di tensione in vista delle elezioni, un passo determinante per la stabilità del Paese». Negli ultimi due mesi le imboscate contro il nostro contingente sono raddoppiate, e «il picco è previsto ad agosto». Questi attacchi però «possono anche essere interpretati come un segno di debolezza, perché gli insorti si vedono negare zone dove prima dominavano».

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perché per noi inglesi silvio è inconcepibile - john lloyd (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina L´analisi Perché per noi inglesi Silvio è inconcepibile JOHN LLOYD Il caso Berlusconi ormai è globale. Il premier italiano è diventato un´icona, sul suo conto un turbine di notizie, di storie. Poche persone conoscono il nome dei presidenti e dei primi ministri di paesi che non siano il loro (eccezion fatta per Barack Obama), ma gran parte della gente sa chi è Silvio Berlusconi. SEGUE A PAGINA 9

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soldati italiani sotto attacco un giorno di guerra in afghanistan - alix van buren (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 2 - Esteri Soldati italiani sotto attacco un giorno di guerra in Afghanistan Scontri e kamikaze: tre feriti. Bossi: "Riportiamoli a casa" Ondata di attacchi notte e giorno contro tutte le forze occidentali presenti nel Paese è stata la giornata di combattimenti più intensi dall´inizio delle operazioni nel 2001 ALIX VAN BUREN La santabarbara afgana ieri è esplosa con tutto il fragore di 13 kamikaze, accompagnati da scorrerie di Taliban armati di fucili d´assalto e razzi, in un´offensiva piombata sui quattro punti cardinali del Paese, con una violenza senza precedenti dall´inizio dell´intervento internazionale nel 2001. Il primo agguato è scattato alle nove del mattino contro un´unità italiana della missione Isaf impegnata in un´operazione congiunta con le forze di sicurezza afgane nella provincia occidentale di Farah. Soltanto dopo cinque ore di scontri a fuoco, e l´intervento degli elicotteri A 129 Mangusta, è rientrato l´attacco contro i militari del 187° Reggimento Folgore e del 1° Reggimento Bersaglieri. Il bilancio degli scontri stavolta è lieve: un bersagliere se l´è cavata con una frattura dell´ulna del braccio destro. Ricoverato nell´ospedale militare di Farah, fanno sapere le autorità, verrà dimesso entro pochi giorni. S´era invece appena alzata la notte quando un ordigno è stato fatto detonare sopra una motocicletta al passaggio di un blindato Lince di pattuglia vicino ad Herat. A bordo dell´Humvee italiano sono rimasti feriti in due, anch´essi in modo lieve. Un nugolo di guerriglieri suicidi (sette secondo il governo, 13 stando ai Taliban) nel frattempo s´è abbattuto sulla città di Khost, nel Sud-Est afgano, prendendo a bersaglio stazioni di polizia e banche. è morto un civile e 17 sono stati feriti. è la terza operazione del genere in cinque giorni nella regione al confine con le zone tribali del Pakistan, considerate la retrovia dei ribelli afgani. Sul sanguinoso calendario dei combattimenti incide una scadenza politica: l´avvicinarsi delle elezioni presidenziali afgane, il 20 agosto. Hamid Karzai, simbolo del governo sostenuto dagli americani dopo la disfatta dei Taliban, è il grande favorito su 38 candidati. Lo svolgimento del voto, il secondo nella storia dell´Afghanistan, è una scommessa su cui l´Occidente, e gli Stati Uniti in particolare, hanno investito 223 milioni di dollari, nonché la stabilizzazione del Paese con l´invio di nuove truppe americane fino a un totale di 68 mila entro la fine dell´anno. Ma già nel pomeriggio di ieri, da Roma partivano messaggi di auguri di pronta guarigione indirizzati ai soldati italiani, mentre Umberto Bossi, ministro delle Riforme e leader leghista chiedeva il ritiro: «Io li riporterei a casa tutti», dice. «La missione costa un sacco di soldi e visti i risultati bisognerebbe pensarci su». Anche se, aggiunge, «in Afghanistan c´è un problema internazionale non semplice da risolvere». Dietro quella sintesi linguistica del «difficile problema afgano» si accumulano dati destinati a incupire i già scettici pronostici dei Comandi militari. Infatti dallo sbarco dei nuovi 4.000 marine americani, arrivati da poco a integrare il contingente schierato nella provincia meridionale di Helmand, il numero di attentati e di vittime ha raggiunto picchi sconosciuti. Si calcolano, nel solo mese di maggio, 465 esplosioni di ordigni rudimentali piazzati sul ciglio delle strade (Ied): un totale mai registrato prima. E l´elenco dei morti fra le forze americane e della Nato è aumentato del 40 per cento rispetto a un anno fa, e del 75 per cento rispetto al 2007. Tutto questo avviene appena un mese dopo l´annuncio della nuova strategia di guerra delineata dal presidente Barack Obama. Un quadro che ha ispirato, non più di una settimana fa al generale McChrystal, nuovo comandante americano in Afghanistan, parole di grande «sorpresa» di fronte alla «determinazione e alla capacità di ripresa dei militanti Pashtun». McChrystal non è certo nuovo alle armi: incaricato dalla Casa Bianca a dirigere quella che ora molti definiscono «la guerra di Obama», il generale ha il compito di «ripulire il cuore del territorio Taliban». è forte della sua esperienza in Iraq e di una brillante carriera da "cacciatore di terroristi" a capo del Comando delle Operazioni speciali Usa. Non a caso, nei corridoi del Pentagono già si rumoreggia di una revisione al rialzo delle forze militari. McChrystal avrebbe già concluso che «le forze afgane dovranno essere molto più numerose del previsto affinché riesca la strategia del presidente Obama per vincere questa guerra». Già compaiono fonti anonime, ad esempio sul Washington Post, che prospettano ulteriori invii di militari americani, magari nelle vesti di istruttori e consiglieri, e nell´ordine delle migliaia. Perciò non sorprende che nel lessico di Washington spunti una "brutta parola": escalation. "Brutta" perché rievoca la progressiva intensificazione dell´impegno militare ai tempi del Vietnam. E perché certi commentatori già l´accoppiano, con una punta di veleno, alla "Guerra di Obama".

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"la giornalista dice parolacce" insorgono i capi della marina usa - angelo aquaro (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 16 - Esteri "La giornalista dice parolacce" insorgono i capi della Marina Usa "Molestie sessuali" Il portavoce di Guantanamo chiede la testa dell´avversaria ANGELO AQUARO DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Il comandante esce dalla doccia, pantaloncini e asciugamano d´ordinanza, e la giornalista gli fa: «Vederti in topless in questo accampamento è la cosa più repellente che mi è capitata nella vita. Vorrei vomitare». Il comandante assiste al processo di un uomo di Guantanamo, uno dei suoi prigionieri, e la giornalista sbotta: «Tu hai mai provato con un tizzone infilato lì? Tu hai mai provato con una scopa infilata lì? Come puoi sapere che cosa si prova se non hai mai provato? Confessa che ti piacerebbe». Il comandante, adesso, ha preso carta e penna e ha scritto al direttore della giornalista: non ne posso più di questi «insulti degradanti, di questi espliciti riferimenti sessuali», non ne posso più «di queste continue allusioni al fatto che sia gay». E ha chiosato: «L´avverto che questa è una denuncia formale di abusi sessuali». La storia del comandante e della giornalista sembra uscita da quei libelli sul mondo alla rovescia di una volta. «Abusi? Ma vi pare?», dice Jamie McIntyre, ex corrispondente dal Pentagono per la Cnn. «A meno che non mi veniate a dire che un comandante di nave, un marinaio, non sia uno abituato a sentire metafore anatomiche di ogni genere». Sarà. Ma la controversia tra il comandante Jeffrey Gordon e la giornalista Carole Rosenberg richia di essere più seria. Perché il comandante lavora per il segretario alla Difesa Robert Gates e, da bravo soldato, ha informato i legali del Dipartimento, con cui ha stilato la lettera. Insomma, da una parte c´è lo Stato che accusa, dall´altro la reporter del Miami Herald che ha sollevato il coperchio su molte vicende di Guantanamo. Dice il direttore, Anders Gyllenahl, al Washington Post: «Stiamo cercando di capirci meglio. Per ora non possiamo parlare di una materia così delicata». Anche perché c´è un precedente. Nella lettera il comandante riconosce gli sforzi fatti dal direttore «per correggere la condotta offensiva della Rosenberg: ma è durata poco». Carol Rosenberg, una vita tra il Medio Oriente e Washington, ha insegnato giornalismo a Stanford e lavorato per la Pbs. Dice Carol Williams, del Los Angeles Times: «Vogliono screditare una giornalista che ha dovuto superare incredibili difficoltà per raccontare una storia di enorme significato per i lettori americani». Il comandante insiste: «Quella giornalista continua a chiamare me e i miei colleghi in tutti i modi: stupido, pigro, incompetente, nazista, Saddam Hussein...». Quella giornalista ha anche raccontato i suicidi di Guantanamo e le liti furiose tra i generali della base. Dice di lei Jerry Markon, del Washington Post: «Carol è davvero brava e davvero aggressiva: Gordon sembrava soffrire molto quel tipo di approccio». Il comandante, che si è formato alla Difesa nell´ufficio del duro Donald Rumsfeld, dovrebbe andare in pensione l´anno prossimo. La giornalista tace in attesa della decisione del giornale. L´ultimo articolo è di 5 giorni fa. Guantanamo, naturalmente. Ma stavolta a parlare non sono i prigionieri dell´inferno ma i parenti delle vittime dell´11 settembre. Come Judith Reiss, che alle Twin Towers perse un figlio, e che è arrivata davanti alla Base per avere gustizia. «Obama non può chiudere Guantanamo. Io ho il diritto di dirlo: presidente, stai sbagliando. Ho il diritto di dire: non sono d´accordo con te». Il diritto di dire. Tra il comandante e la giornalista chissà chi la spunterà.

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"facciamo pace davanti a una birra" obama convince il professore arrestato (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 16 - Esteri Il caso "Facciamo pace davanti a una birra" Obama convince il professore arrestato BOSTON - Il professore di Harvard Henry Louis Gates ha accettato l´invito del presidente Barack Obama di incontrare «davanti a una birra» alla Casa Bianca il poliziotto di Cambridge James Crowley che la scorsa settimana lo aveva arrestato all´interno della sua abitazione scambiandolo per uno scassinatore. Obama ha rivolto l´invito a entrambi i protagonisti della vicenda venerdì sera, dopo che un suo commento sulla vicenda (in cui aveva definito «stupido» il comportamento della polizia nell´arresto di Gates) aveva scatenato le proteste da parte delle forze dell´ordine.

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winona ryder chiude giffoni (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 43 - Spettacoli Si conclude la striscia su Canale 5 dedicata al festival di cinema per ragazzi Winona Ryder chiude Giffoni E´ Winona Ryder l´ospite internazionale che chiude (stamani alle 10.55 su Canale 5) l´ultimo appuntamento con la striscia quotidiana dedicata al Giffoni Film Festival 2009, la rassegna di cinema rivolta esplicitamente ai ragazzi, condotta da Michela Coppa. «La brava ragazza della porta accanto», come è stata definita l´attrice americana, 38 anni e una vita piuttosto burrascosa, che ha incontrato i ragazzi ospiti della kermesse campana e ha dialogato con loro. «E´ stato così emozionante incontrare i ragazzi del festival, quasi scoppiavo a piangere - ha detto Winona - E pensare che tra loro può esserci il nuovo Coppola, il nuovo Scorsese. I ragazzi sono il nostro futuro». E a proposito dell´America di oggi: «Ci sono periodi bui in cui c´è un´aria puritana anche nel cinema. Spero che in questa nuova era, con Barack Obama si allontani questo clima che ha caratterizzato l´America di George Bush e soprattutto di Bush padre. Adesso sento che qualcosa cambierà». Per quanto riguarda la sua difficile vita personale: «Col tempo ho imparato a prendermi più pause, a ricavarmi i miei spazi dal lavoro. Ho capito che è l´unico modo per trovare un equilibrio».

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Franceschini chiama Marino (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Politica data: 26/07/2009 - pag: 15 Pd Dopo le accuse del Foglio, telefonate al chirurgo anche da D'Alema e Manganelli Franceschini chiama Marino «Ha la mia solidarietà» Bindi attacca Rutelli. Il segretario: sono allibito ROMA Il primo a dare la sua solidarietà era stato Pier Luigi Bersani. Ma ieri, il giorno dopo la pubblicazione sul Foglio dei documenti sul presunto «allontanamento» da Pittsburgh e dall'Ismett di Palermo, Ignazio Marino ha ricevuto una telefonata di solidarietà anche dal segretario Dario Franceschini. A confortare il chirurgo nei suoi giorni più difficili sono arrivate altre due telefonate: quella di Massimo D'Alema, al quale è legato da un'antica amicizia, e quella del capo della polizia, Antonio Manganelli, che all'epoca era questore di Palermo. Se il Pd chiude il caso Marino (ma non troppo, perché restano le critiche di una parte dei cattolici), si apre il caso Bindi. Ieri Franceschini spiegava, ottimisticamente: «Il confronto in politica è ossigeno: serve chiarezza e poca ipocrisia ». Doti di cui dispone in abbondanza Rosy Bindi, che dalle colonne della Stampa , invita Francesco Rutelli a prendere una decisione: «Se il Pd non lo convince, tragga le conseguenze ». Letta l'intervista, il segretario si dice «allibito». Bindi precisa, ma non troppo: «C'è posto per tutti, ma ci vuole chiarezza». Il leader della mozione bindiana, Pier Luigi Bersani, si vede costretto a tirare il freno: «Ricordiamoci tutti che siamo una ditta». Lo ricorda bene Arturo Parisi, che bacchetta tutti: «I candidati misurino le parole prima di parlare. Del resto era troppo evidente: una discussione tutta centrata sulla simpatia o lo spessore personale dei candidati, ci avrebbe portati prima o poi agli attacchi e agli scontri personali». Ieri Franceschini e Bersani erano all'Aquila, anche se non si sono visti. Il segretario si è attardato a mangiare un gelato, come ha spiegato dal palco: «Ma con Bersani ci sentiamo quotidianamente». Franceschini, a un'assemblea di giovani Pd, cita veltronianamente Obama: «Dobbiamo fare come lui: non solo sfidare la destra, ma rovesciare la gerarchia dei valori». Prima, però, c'è da fare il partito. Franceschini, accusato di volerlo «liquido », lo farebbe anche «solido »: purché «non sia come un partito del secolo scorso». Altro tema caldo, il rinnovamento. Per Bersani è necessario: «Ma si fa per merito non per cooptazione». Riferimento chiaro alla «maestra» Debora Serracchiani, che pure gli ha assegnato un dignitoso «sei» nelle sue pagelle al Pd. Sul tema rinnovamento c'è da segnalare il «fioretto» di Beppe Fioroni, che sarebbe quello di «non parlare di D'Alema fino al congresso ». Ma il caso merita un'eccezione: «Non accetto che chi è iscritto al partito dalla culla parli di rinnovamento guardando sempre agli altri». A proposito di rinnovamento, il Pd, contate le tessere, si conferma un partito ancora poco nordista: gli iscritti sono quasi 800 mila, con Settentrione in calo, Bologna superata da Napoli e Puglia e Calabria ben tesserate. Il leader del Pd Dario Franceschini, 50 anni, ieri mentre passeggia all'Aquila Al. T.

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Biden fa arrabbiare Mosca (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 26/07/2009 - pag: 13 Il vicepresidente Usa Dopo la visita in Georgia e Ucraina «Russia in crisi e più docile» Biden fa arrabbiare Mosca DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA La Russia si trova in una situazione che non ha eguali negli ultimi quarant'anni, con un'economia che sta «appassendo». Per questo sarà molto più accomodante nei confronti dell'Occidente, visto anche che tutte le sue iniziative politiche per tenere sotto scacco i Paesi vicini sono fallite. Questa sorprendente analisi, che sembra contraddire molti fatti accertati, è stata compiuta in un'intervista al Wall Street Journal dal vicepresidente americano Joe Biden dopo una visita in Ucraina e Georgia. Intervista che ha suscitato le immediate proteste del Cremlino. Il numero due di Obama, peraltro non nuovo a gaffe imbarazzanti, sembra questa volta esprimere un'opinione diffusa all'interno dell'Amministrazione Usa. E che ripete errori di valutazione già fatti in passato. Senza tornare a quelli «storici» di Hitler e Napoleone, basta riandare ai primi anni Novanta, quando l'America e l'Europa davano Mosca per spacciata. Invece, grazie soprattutto al petrolio e al gas, la Russia come abbiamo visto si è risollevata. Biden parte dalla considerazione che la crisi economica ha colpito molto duramente il Paese guidato dal tandem Putin- Medvedev. «L'economia sta appassendo, hanno un settore bancario e una struttura che non è probabile sia in grado di fronteggiare i prossimi 15 anni». E questa è già un'analisi che non tiene conto della ripresa dei consumi energetici in corso nel mondo e dell'aumento del prezzo del petrolio. La Russia sta ricominciando ad incassare dollari a palate con il petrolio e il gas. Il vicepresidente americano è poi convinto che la politica di bullismo nei confronti dei vicini che una volta facevano parte dell'impero sovietico è stata «controproducente » per Mosca. Uno dei risultati «clamorosi» che Biden cita è l'intesa europea per la realizzazione del gasdotto Nabucco, che salterà la rete russa per congiungere direttamente i Paesi produttori dell'Asia centrale e l'Europa. Ma lo stesso Biden riconosce che Nabucco fornirà solo una percentuale minima dell'energia di cui l'Europa ha bisogno (lui parla, sbagliando, di un 5% del petrolio, mentre Nabucco sarà un gasdotto). Inoltre il prevedibile aumento dei consumi europei farà sì che le altre condutture gestite dalla Russia continueranno ad essere fondamentali. Importante anche quello che il vicepresidente ha detto in Georgia, dove ha parlato di fronte al Parlamento. Biden ha spiegato che «non esiste un'opzione militare » per la riconquista dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia, i due territori dichiaratisi indipendenti da Tbilisi dopo la guerra del-- l'estate scorsa. «Solo una Georgia pacifica e prospera offre la prospettiva di restaurare l'integrità territoriale, mostrando a osseti e abkhazi dove potranno essere liberi e dove la loro comunità potrà fiorire ». Una prospettiva, quella della pacifica riunione alla Georgia, del tutto irreale visti gli storici rapporti tra le popolazioni. Come a dire che la Russia ha avuto pieno successo nell'approfittare della guerra di agosto per assicurare l'indipendenza delle due regioni. Viaggio Biden e una giovane georgiana (Afp) Fabrizio Dragosei

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Il maxibonus da 100 milioni imbarazza Citigroup (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Economia data: 26/07/2009 - pag: 23 La richiesta di un trader Il maxibonus da 100 milioni imbarazza Citigroup Cento milioni di dollari. E' la cifra che un trader di Citigroup, Andrew Hall - capo della divisione trading energia Phibro - ha chiesto alla banca americana come bonus che gli spettano per il 2009. L'episodio, riportato dal Wall Street Journal , sta creando imbarazzo nella ex prima banca al mondo, che ha ricevuto 45 miliardi di dollari dei contribuenti Usa per evitare il fallimento. Il caso metterà alla prova Kenneth Feinberg, incaricato dall'amministrazione Obama di supervisionare i compensi dei sette istituti che hanno ricevuto soldi pubblici. Gli istituti devono presentare i piani per i bonus 2009 a Feinberg entro metà agosto.

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Winona si commuove tra i fan di Giffoni: ho fatto tanti errori (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 26/07/2009 - pag: 31 Il personaggio La Ryder incontra i ragazzi del Festival Winona si commuove tra i fan di Giffoni: ho fatto tanti errori Vietate le domande sui guai giudiziari GIFFONI Nessuna domanda sulla vita privata e nessuna domanda sui tabù. Ma nonostante le severe richieste, ieri Winona Ryder, ospite della giornata conclusiva del Giffoni Film Festival, all'incontro blindato con i giovani cineasti si è commossa alle lacrime e si è ritrovata a parlare di molte di quelle vicende che hanno fatto di lei un mito generazionale. «Quando ero giovane ha confessato avevo le pulsioni che derivavano dalla mia età. E i miei atteggiamenti erano quelli di una ragazzina. Ero invidiata perché giravo tutti quei film ma ero sola, infelice e inquieta. Non mi rendevo conto della fortuna che avevo quando i miei coetanei avevano problemi per pagare l'affitto di casa. Ho passato diverso tempo a riflettere. Lavoravo troppo, ero stressata e ho capito solo dopo certi miei errori». Alcuni dei suoi errori sono diventati pagine di cronaca. Tra tutti, il suo arresto nel 2001 per taccheggio in un grande magazzino, per il quale era stata condannata a 480 ore di servizi sociali e alla libertà vigilata per tre anni. Ed è forse proprio per timore di qualche domanda sull'episodio che la protagonista di Ragazze interrotte si è innervosita quando il discorso è scivolato sul tema del Giffoni Experience: «I tabù». «Non parlo dei miei tabù», ha detto seccamente, anche se poi ha accennato una risposta: «Col tempo ho imparato a prendermi più pause, a ricavarmi i miei spazi dal lavoro. Ho capito che è l'unico modo per trovare un equilibrio». Qualche parola in più l'ha concessa sulla censura cinematografica: «Credo che l'epoca dei presidenti Bush, padre e figlio, sia stata come un ritorno al passato, alla censura e a un certo puritanesimo. Ci sono periodi bui anche nel cinema. Spero che in questa nuova era, con Barack Obama, si allontani questo clima. Ma non è un argomento da affrontare, non son qui per parlare di queste cose ». La Ryder, nata nel Minnesota nel 1971, ha preferito tornare al suo lavoro: «Oggi a Hollywood per le donne mancano bei ruoli, è un momento di siccità, nessuno vuole assumersi rischi, mi sento a mio agio con le produzioni indipendenti, sono più coraggiose». Tra i prossimi titoli in uscita dell'attrice che nell'ultimo film della saga di Star Trek è la madre di Spock The private Lives of Pippa Lee di Rebecca Miller, nel ruolo di una ragazza con con pochi scrupoli. «Mi piace interpretare donne problematiche forse è la mia natura. Ma è certo che vorrei rimanere bambina. Recitare quando si è giovani è più facile. I ragazzi non hanno ancora ancora alzato le difese che gli adulti utilizzano per nascondersi». Lei già all'inizio della sua carriera era diventata un'icona della gioventù ribelle per aver girato Reality Bites ( Giovani, carini e disoccupati ) e per le vicende della sua vita privata, in particolare per la tormentata relazione con Johnny Depp: anche questo, altro argomento tabù. Ai giovani giurati la Ryder ha però concesso qualche altra piccola confidenza: «Conosco molto bene Woody Allen: era compagno di liceo di mio padre. È l'unico attore che nella realtà è come nei film». Poi, ai giovani ammiratori ha rivelato i suoi capricci sul set di Autumn in New York: «È riuscito ad addolcirmi solo Richard Gere: era un esperto di massaggi orientali e me li faceva sul set tra le pause di lavoro ». Da Hollywood Winona Rider, 37 anni, ieri al Giffoni Film Festival Biagio Coscia

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Perché per noi inglesi Silvio è inconcepibile (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

Il caso Berlusconi ormai è globale. Il premier italiano è diventato un'icona, sul suo conto un turbine di notizie, di storie. Poche persone conoscono il nome dei presidenti e dei primi ministri di paesi che non siano il loro (eccezion fatta per Barack Obama), ma gran parte della gente sa chi è Silvio Berlusconi. E sa anche che molti, forse troppi italiani continueranno ad appoggiarlo, a votare per lui e a dargli fiducia. Leggono le sue smentite e i commenti tra ironia e provocazione tipo "Non cambierò, agli italiani piaccio così come sono" e "Non sono un santo, lo avete capito tutti". Sono due, credo, i motivi per cui Silvio Berlusconi mantiene la sua popolarità: motivi che né lui né i suoi sostenitori possono citare, verosimilmente le reali ragioni per cui non sentirà l'obbligo di dimettersi. Sono motivi importanti perché non limitati ai confini italiani: anche se come già nel ventesimo secolo con il fascismo e Benito Mussolini, la Democrazia Cristiana e Don Luigi Sturzo e l'eurocomunismo con Enrico Berlinguer, un movimento e il suo leader possono essere pionieri in politica, nel bene e nel male. In primo luogo Berlusconi è - la frase è tratta da Il falò delle vanità di Tom Wolfe - il "padrone dell'universo". Un uomo simile, scriveva Wolfe, "non ha limiti di sorta". La sua posizione sociale, la sua ricchezza, il suo potere, lo fanno sentire al comando e al contempo invulnerabile. Wolfe si riferiva a un operatore di borsa (prima del crac finanziario!): pensate a quanto più deve sentirsi padrone dell'universo Berlusconi. Pensate a quello che ha realizzato, ai suoi colossali successi: ha creato dal niente un colosso mediatico, uno dei maggiori d'Europa; ha sommato società da lui create ad altre acquisite poi, raggiunta la mezza età, ha fondato dal nulla un partito reclutando parlamentari e strateghi, è diventato leader della destra unita, è stato eletto tre volte a primo ministro. Come se non bastasse la sua principale attività economica è la televisione, la tv popolare, quella che milioni di persone amano guardare. Possiede una delle maggiori squadre di calcio italiane e il calcio è lo sport più popolare in Italia e nel mondo. Non è solo padrone dell'universo commerciale e politico, è padrone del gusto popolare. In realtà sotto molti aspetti ha contribuito a crearlo. Con un potere del genere - unico al mondo - chi non si sentirebbe padrone? OAS_RICH('Middle'); E quale uomo non trarrebbe una carica sessuale da tutto questo? Si dice che alle belle ospiti della sua dimora mostrasse i video dei suoi trionfi politici prima di tornare a piaceri più intimi. Se è vero sembra la scena di un film: l'uomo eccitato da se stesso, dalla sua abilità, dal suo potere. Che invidia fa Berlusconi a molti uomini - e, a quanto pare, anche donne. Essere ricco e potente al punto di poter schioccare le dita e far comparire bellissime donne da scaricare poi senza alcun impegno è una delle più comuni fantasie maschili. Non meraviglia che sia ammirato: è l'ammirazione di uomini invidiosi e forse anche di donne curiose. Ma c'è anche un motivo più profondo, di carattere sempre più universale. In Occidente la sensibilità emotiva è cambiata o sta cambiando. Mentre un tempo ammiravamo il contegno e il ritegno, oggi apprezziamo chi manifesta le emozioni. I personaggi (la principessa Diana è stata un modello sotto questo aspetto) che mostrano le proprie debolezze, anche un tempo chiamate peccati, sono oggetto di ammirazione e di comprensione, più che di censura. In Gran Bretagna Jade Goody, la giovane donna apparsa ubriaca, nuda e sopra le righe al Grande Fratello, morta di cancro quest'anno, è stata pianta da milioni di persone. Lo stesso fenomeno emerge, meno spiccato, in politica. Quando Bill Clinton, dopo settimane di bugie, dovette confessare la relazione con Monica Lewinsky, la sua popolarità crebbe. E quando il premier britannico Gordon Brown mostra scarse emozioni e debolezze viene considerato un represso e ne soffre. Toccò l'apice della popolarità quando la sua primogenita morì poco dopo la nascita: allora la sua commozione lo rese umano, vicino alla gente. L'umanità di Silvio Berlusconi - "Non sono un santo" - non è in dubbio. E la mutata sensibilità fa sì che molti proprio per questo si sentano più a proprio agio con lui. Come se i peccati commessi da un padrone dell'universo scusassero i nostri. Uomo di spettacolo, Berlusconi ha portato lo spettacolo in politica e, adottandone alcune consuetudini e rifiutando di mostrare vergogna o di scusarsi (i padroni dell'universo non si vergognano mica!), forse trarrà persino vantaggio da questo caso. E all'estero cosa ne pensano? Nel mondo anglosassone in cui un comportamento simile sarebbe (a) inconcepibile e (b) motivo di immediate dimissioni si dice spesso "tipico italiano!". Ma non era così in passato: i leader democristiani e comunisti erano nella maggioranza dei casi uomini austeri che vivevano la vita private con discrezione e in pubblico erano sobri, misurati, addirittura scialbi. Non è "tipico italiano", è molto contemporaneo. Berlusconi esplora nuovi territori politico-emotivi, configurando un diverso rapporto con l'elettorato, sistema seguito in una qualche misura da Nicolas Sarkozy. Il più recente studio sul voto - vedi The Political Brain di Drew Westen - sostiene che i cittadini votano con le emozioni più che con il ragionamento. Con la sua ricchezza e con il suo potere mediatico Berlusconi ha agito a livello emotivo in tutta la sua vita pubblica e continua a farlo. Chissà che altri non imparino da lui? Traduzione di Emilia Benghi (26 luglio 2009

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"Ci vorranno anni prima di chiuderlo" (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Obama

GUANTANAMO (Cuba) Un fascio di luci squarcia il buio della notte mentre con la camionetta militare attraversiamo la base di Guantanamo. «Quello è Camp Delta», dice uno dei militari della scorta che non ci lascerà un istante. Superato il check point della «militar police» arriviamo davanti all’entrata del compound che ospita i campi di detenzione. Ancora un controllo e siamo dentro, il rumore della cancellata alle nostre spalle ci rende ancor più netta l’idea della prigione. Intorno si avverte il calpestio degli anfibi sulla ghiaia e l’odore della polvere bagnata dall’ultimo temporale tropicale. Siamo nel cuore dei Caraibi, Gitmo è un’enclave americana sull’isola di Cuba, considerata da Fidel Castro «la spina nel fianco per l’orgoglio dell’Avana». Base navale statunitense dal 1903, è stata in parte riconvertita in campo di detenzione per terroristi e talebani all’indomani dell’11 settembre 2001, ed è oggi popolata da settemila persone tra militari, civili e famiglie al seguito. La visita inizia con una prospettiva sulla vita dei detenuti, tutti di religione musulmana: la prima preghiera, quella che precede di poco l’alba. Ci arrampichiamo sulla torretta di guardia protetti dai riflettori puntati sulle celle 24 ore su 24. L’imam recita i versetti del Corano e gli altri si dispongono in fila orizzontale su una guida verde allungata nel cortile. «È uno dei momenti più importanti per loro - dice il sergente di guardia - Non manca mai nessuno». Siamo a Camp 4 la prigione di media sicurezza, quella dei detenuti meno pericolosi a cui è concesso di stare molto tempo all’aperto e dedicarsi ad attività ricreative. Accanto c’è la biblioteca, con alcune centinaia di testi in 18 lingue dall’arabo all’inglese, dal farsi al pashtun. I più richiesti oltre ai libri sacri del profeta Maometto portati a mano dai detenuti esclusivamente da impiegati di religione musulmana in osservanza ai precetti del Corano, sono le grammatiche inglesi. «Si esercitano in vista del processo», ci spiega la responsabile della Library. Notiamo tra gli scaffali letture in lingua italiana come «Caos calmo». «In realtà nessuno le ha mai chieste - prosegue - tutti vogliono Harry Potter». Il supermaghetto è anche tra i dvd più ambiti, secondo solo alle partite di calcio. «Le sfide dei mondiali 2006 sono le più viste nella sala tv di Camp 4», racconta una delle guardie. «Il pallone è il loro passatempo preferito, e non c’è giorno che non giochino. - prosegue - A volte litigano e non mancano gli infortuni». La conferma arriva dall’ufficiale responsabile del pronto soccorso: «Il maggior numero di lastre e radiografie che facciamo sono per contusioni e distorsioni». L’ospedale funziona come una qualsiasi struttura civile, anche se l’armadietto con tubi e flebo per l’alimentazione forzata ci ricorda ancora una volta che siamo in un carcere sui generis. Diverso è il clima di Camp 5 dove sono rinchiusi gli elementi più pericolosi e la detenzione è assai dura. Uno dei prigionieri si accorge della nostra presenza e grida qualcosa in arabo, l’interprete spiegherà più tardi che ci ha dato dei criminali. La vera novità di Gitmo è Camp 6 il carcere più moderno realizzato secondo i nuovi criteri. «È una forma di miglioramento delle condizioni detentive frutto del lavoro comune svolto tra militari, Ong e avvocati», dice l’ammiraglio Tom Copeman, comandante della Joint Task Force che gestisce l’intera prigione. I detenuti trascorrono 20 ore su 24 assieme, uno di loro chiede a una guardia un nuovo alfiere degli scacchi, l’altro si è rotto mentre giocava col vicino di cella. Il riscontro è positivo, le proteste sono diminuite così come gli scioperi della fame e i ricoveri coatti. L’alimentazione dei prigionieri è studiata nei minimi dettagli: le cucine sono separate da quelle dei militari e gestite da personale civile. Vigono ordine e pulizia e ogni giorno sono disponibili sei menù diversi, dal vegetariano a quello ricco di fibre. A Camp Delta della chiusura del carcere si parla poco e in generale il clima è di scetticismo. «Passeranno anni, altro che mesi», dice Sebastian, dipendente di un contractor della Difesa. È il grande business che ruota intorno a Guantanamo e i nomi delle società appaltatrici sono i soliti, prima fra tutte Kbr, la controllata di Halliburton una volta guidata da Dick Cheney. Lo scetticismo emerge già sul piccolo bimotore che da Fort Lauderdale ci porta alla base. A bordo una decina di legali dei detenuti tra cui è un continuo parlare del labirinto legale nel quale Washington è intrappolata. È giunta da poco la notizia del ritardo sulle procedure di revisione volute da Obama: «Il governo Bush ha creato un vero caos giuridico», ci spiega John Sifton, del team legale di Abu Zubaydah, uno dei 14 operativi di al-Qaeda trasferito a Gitmo dalle prigioni della Cia. L’impasse a livello governativo comporta la paralisi degli organi militari, come l’Oardec, l’ufficio che valuta se trattenere, rilasciare o trasferire i detenuti. A Camp Justice, dove si tengono i processi delle commissioni militari, le audizioni continuano: nell’aula due, di recente realizzazione, ci sediamo nel posto dove pochi giorni prima c’era Khalid Sheikh Mohammed, la mente degli attentati dell’11 settembre. Il suo è tra i procedimenti in corso ma sino a quando il governo non completerà la revisione sullo status dei detenuti ogni sentenza è sospesa. L’ordine esecutivo di Obama ha creato però un certo fermento tra i prigionieri. «Erano increduli. Abbiamo dovuto distribuirne una copia a ognuno e il giorno dopo qualcuno aveva già radunato le sue cose perché convinto di uscire», racconta una giovane militare della marina di nome Erika. «Quando hanno capito che i tempi erano lunghi alcuni sono andati in escandescenza, uno di loro mi ha tirato un bicchiere d’urina mentre ero di guardia». In realtà alla gioia iniziale per la fine di Gitmo i detenuti si sono interrogati sul futuro, spiega Zak, traduttore e interprete culturale di Camp Delta: «Alcuni temono di tornare nel loro Paese, altri hanno paura che le prigioni federali siano peggiori e vogliono rimanere qui». Anche tra gli alti ranghi militari si percepisce qualche perplessità: «Noi eseguiamo gli ordini e se dobbiamo chiudere le prigioni e trasferire i detenuti lo facciamo, ma ci devono dire dove e come - spiega l’ammiraglio Copeman - Ci sono importanti questioni legali e politiche che Washington deve risolvere». Nel frattempo a Gitmo tutto continua come sempre e per i mondiali di calcio del prossimo giugno la sala tv di Camp 4 ha già registrato il tutto esaurito.

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