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Report "Obama"  23-7-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

Israele irritato "Un errore Vanno fermati molto prima" ( da "Stampa, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Israele e l'Amministrazione Obama hanno raggiunto inoltre importanti intese strategiche». Per Israele è fondamentale intanto mettere in luce «la brutalità del regime iraniano», che significativamente, secondo il premier, «ha avuto l'aperto sostegno di Siria, Hamas e Hezbollah.

[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Ombrello nucleare americano sulla r... ( da "Stampa, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Persico e ingenti aiuti militari ai Paesi alleati in Medio Oriente: sono queste le due contromosse che l'amministrazione Obama si appresta a compiere se l'Iran dovesse raggiungere la bomba atomica. A svelarlo è stata Hillary Clinton, titolare del Dipartimento di Stato, parlando in tv in Thailandia ai margini della conferenza dell'Asean, l'alleanza fra dieci Paesi dell'Estremo Oriente.

hillary: "siamo tornati in asia" e offre il dialogo alla birmania - angelo aquaro ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: ex sfidante di Obama nella corsa alla Casa Bianca, che in una intervista alla tv thailandese rivela che il presidente le ha dato «tutto il potere» che voleva, ridefinisce la strategia degli Usa nel quadrante. Il nucleare, prima di tutto. Hillary è preoccupata della possibile collaborazione tra Nord Corea e Birmania e ha detto di «prendere molto sul serio»

e ora michelle sfoggia il caschetto ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Esteri La curiosità E ora Michelle sfoggia il caschetto NEW YORK - Michelle Obama ha cambiato look. La first lady, in occasione della "serata country" alla Casa Bianca lo scorso martedì, ha esibito un nuovo taglio: questa volta, il suo hairstylist di Chicago ha scelto un "angel bob", un caschetto a linee geometriche più corto del precedente che, nella versione più sfrangiata,

obama celebra la musica country con un concerto alla casa bianca ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: schiavisti e razzisti Obama celebra la musica country con un concerto alla Casa Bianca ROMA - Obama e sua moglie Michelle dal momento del loro insediamento alla Casa Bianca hanno portato una ventata d´aria fresca, abbattendo molti tabù. Martedì sera nella East Room della Casa Bianca è andato in scena un evento che si può definire storico: una serata dedicata alla musica country.

"caro dio ti scrivo via twitter" così si prega al muro del pianto - susanna nirenstein ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: fatto anche Barack Obama durante il suo ultimo viaggio). Normalmente il foglio va piegato e ripiegato in modo da ficcarlo, con difficoltà, tra molti altri, nelle fenditure millenarie delle pietre. Ora, dall´altra parte del web, a Tel Aviv, c´è qualcuno che riceve e stampa la breve preghiera, la ritaglia e la ripone, con l´aiuto di altre persone che vivono nella capitale ebraica,

filo-soru contro vecchia guardia in sardegna avanza la barracciu - alberto statera ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: ex piccolo Obama di Sanluri - non parteciperò a competizioni elettorali. E poi? Poi si vedrà. Intanto, gratificando il suo Io spesso alquanto ipertrofico, l´ex governatore dice che nel progettare il partito, Franceschini l´ha copiato. Ed ecco qui, in tutto il suo splendore, lo sbocciare della Francesca, l´unica considerata capace di fermare il "

Obama lancia la grande sfida "Riforma sanitaria entro il 2009" ( da "Repubblica.it" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama ha accusato i repubblicani di voler "giocare alla politica" bloccando la riforma nella speranza "di farmi a pezzi". "Una cosa deve essere chiara: il problema non deve essere centrato sulla mia persona - ha affermato con tono duro Obama - Io ho una grande assicurazione sanitaria.

La diplomazia stile Hillary riporta l'America in Asia ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il presidente Obama e io attribuiamo grande importanza all' Asia». E ha ammonito l'Iran che se si procurerà armi nucleari «l'America estenderà un ombrello difensivo» quindi anche atomico, sebbene non lo abbia precisato all' intero Golfo persico. Sinora, la stella di Hillary Clinton era stata offuscata da quella di Barack Obama,

Sanità, l'accusa di Obama: ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: «I contrari alla riforma vogliono solo farmi a pezzi» «Alcuni repubblicani vogliono bloccare la riforma sanitaria per 'farmi a pezzi'». Barack Obama va al contrattacco e lancia la sua sfida a quanti vogliono sbarragli la strada per impedire che venga approvata la «madre di tutte le riforme», come chiamano a Washington il suo piano sulla salute che prevede di dare la copertura

Par condicio in Francia Verranno razionati i minuti tv di Sarkozy ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Se parla di Carla o dice di essere d'accordo con Obama sulle questioni religiose o analizza la crisi della finanza mondiale come sarà conteggiato? Una cerimonia della resistenza, il sogno della grande Parigi o l'inaugurazione di una nuova linea del TVG sono parole «tecniche », «storiche» o di politica interna?

Usa e India fidanzati per amore (e per l'interesse di frenare Pechino) ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: ogni qualvolta il presidente Barack Obama o il suo segretario di Stato, Hillary Clinton, parte per un giro di visite all'estero, ama ripetere che le alleanze o i rapporti con questa regione o quel Paese sono assolutamente vitali. Nel caso dell'India, dove la Clinton ha appena concluso una visita di cinque giorni, queste affermazioni sono vere.

No R 28,4 ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: it Pensate che al di là dell'immagine Obama stia agendo in modo davvero diverso dai presidenti precedenti? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 71,6 No R 28,4 La domanda di oggi Negli Usa anche il gigante Barnes & Noble entra nel mercato del libro elettronico. Leggereste un romanzo su un e-book?

Marrazzo: otto mesi, 39 obiettivi ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Lo dice alla Obama, Marrazzo: «Si può fare ». E nel Lazio ciò che si è ottenuto è stato possibile grazie a «un sindacato responsabile, consapevole e coraggioso» fatto di «compagni di viaggio - Claudio Di Berardino, Franco Simeoni e Luigi Scardaone - con i quali abbiamo costruito un accordo che ha la coesione come elemento distintivo e orizzonte indispensabile»

Obama lancia la riforma sanitaria ( da "Stampaweb, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: WASHINGTON Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parlando della sua riforma sanitaria ha affermato che i programmi Medicare e Medicaid sono le più grosse forze che spingono il deficit federale Usa, e che vanno riformate presto, altrimenti c?è il rischio che il bilancio venga sbancato.

Obama: la polizia è stata "stupida" nell'arresto del professore nero ( da "Repubblica.it" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Barack Obama, ha criticato il comportamento degli agenti che sono intervenuti in seguito alla chiamata di una vecchietta che aveva visto uno sconosciuto di colore "forzare" la porta di una casa vicina. La polizia ha verificato in fretta che si trattava del legittimo proprietario ma ha comunque agito contro l'uomo,

Obama: "In Usa più arresti di afroamericani e ispanici" ( da "Stampaweb, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: promesse elettorali di Obama, sta incontrando difficoltà al Congresso: i repubblicani e i democratici conservatori temono che il costo della estensione a tutti gli americani della copertura sanitaria possa pesare troppo profondamente sul deficit federale. Obama ha dunque ribattuto alle critiche giunte nei giorni scorsi nei confronti della sua persona e della gestione del problema dell'

Franceschini a Repubblica tv "Il premier prigioniero del suo reality" ( da "Repubblica.it" del 23-07-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: dove delle volte se le danno ma poi si mettono insieme quando uno vince e l'altro perde come è stato per Obama e la Clinton. E' inutile invidiarle e poi temerle. Il confronto ci può essere, anche con delle asprezze, sempre mantenendo però una voce unica come opposizione". Secondo il leader del Pd, quindi, "non bisogna temere scissioni o lacerazioni".


Articoli

Israele irritato "Un errore Vanno fermati molto prima" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Israele irritato "Un errore Vanno fermati molto prima" [FIRMA]ALDO BAQUIS TEL AVIV «Un errore»: così il ministro israeliano Dan Meridor (Likud) ha commentato le dichiarazioni di Hillary Clinton sulla disponibilità degli Stati Uniti a stendere «un ombrello difensivo» sui suoi alleati se l'Iran riuscisse a dotarsi di armi nucleari. «Si ricava quasi l'impressione che gli Stati Uniti si siano rassegnati. È preferibile piuttosto impedire all'Iran di raggiungere l'obiettivo di dotarsi di armi nucleari». Poco dopo, alla Knesset, il Parlamento israeliano, anche il premier conservatore Benyamin Netanyahu (nella foto) ha insistito che «l'Iran rappresenta la maggiore minaccia di sicurezza per il mondo intero». La prima cosa da fare «è inasprire le sanzioni nei suoi confronti - ha aggiunto -. C'è stato in merito un leggero rafforzamento nella posizione internazionale e degli Stati Uniti. Israele e l'Amministrazione Obama hanno raggiunto inoltre importanti intese strategiche». Per Israele è fondamentale intanto mettere in luce «la brutalità del regime iraniano», che significativamente, secondo il premier, «ha avuto l'aperto sostegno di Siria, Hamas e Hezbollah. Essi hanno inoltrato a Teheran messaggi di sostegno e non soltanto. Un giorno potrò precisare che cos'altro hanno fatto». Un'allusione, forse, a notizie di intelligence secondo le quali alla repressione delle manifestazioni democratiche a Teheran hanno preso parte miliziani libanesi e palestinesi, che si sarebbero uniti alle milizie islamiche iraniane dei basiji.

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[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Ombrello nucleare americano sulla r... (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Ombrello nucleare americano sulla regione del Golfo Persico e ingenti aiuti militari ai Paesi alleati in Medio Oriente: sono queste le due contromosse che l'amministrazione Obama si appresta a compiere se l'Iran dovesse raggiungere la bomba atomica. A svelarlo è stata Hillary Clinton, titolare del Dipartimento di Stato, parlando in tv in Thailandia ai margini della conferenza dell'Asean, l'alleanza fra dieci Paesi dell'Estremo Oriente. È la prima volta che un alto funzionario dell'amministrazione accenna alla possibilità di accettare un Iran dotato di armi atomiche perché fino a questo momento Washington aveva sempre e solo ripetuto che tale «prospettiva è inaccettabile». «Se gli Stati Uniti - ha invece detto Hillary Clinton - estenderanno un ombrello difensivo sulla regione, e incrementeranno la capacità militari degli Stati nel Golfo, è improbabile che Teheran diventi più potente. L'Iran non sarà in grado di intimidire e dominare i suoi vicini, come sembra voler fare nel caso riuscisse a ottenere la bomba». Accortasi di aver fatto trapelare la riflessione in corso su un possibile cambio di politica nei confronti dell'Iran nucleare, Hillary ha tentato la marcia indietro affidando ai portavoce il compito di negare ogni tipo di svolta: «La posizione americana non è cambiata». In serata, in un ulteriore cambiamento di direzione, Hillary è tornata sull'Iran parlando della possibilità di adottare in tempi brevi «rigide sanzioni internazionali se non bloccherà l'arricchimento dell'uranio», come richiesto dalle sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Sull'ipotesi di un dialogo diretto con Teheran ha mantenuto invece un profilo molto basso: «Speravamo di poter avere delle risposte positive ma poi vi sono state le elezioni, sono avvenute delle indubbie irregolarità e il regime ha brutalmente represso i cittadini che protestavano». Come dire, non è certo questo il momento per mandare messaggi a Khamenei e Ahmadinejad. Ciò che Hillary fa trapelare è l'inizio di un ripensamento dell'approccio della Casa Bianca all'Iran: se prima del voto la realpolitik di Obama portava a voler raggiungere un accordo sul nucleare oggi che il negoziato diretto si allontana lo scenario che si profila è simile a quanto già avviene in Estremo Oriente, dove Washington ha esteso il proprio «ombrello nucleare» sugli alleati Giappone e Corea del Sud per proteggerli dai rischi portati da missili ed armi nucleari della Nord Corea. Riguardo al regime di Pyongyang, Hillary si è detta preoccupata dei «crescenti legami militari con la giunta birmana» destinati a «creare pericoli per i Paesi confinanti» con Myanmar. In particolare il timore di Washington è sull'esistenza di un «patto segreto» in forza del quale la Nord Corea potrebbe aver iniziato a trasferire tecnologia nucleare e armi balistiche a Myanmar: è un'ipotesi che nasce dalla raccolta di intelligence su eventi rimasti ambigui come la vicenda della nave di Pyongyang diretta verso la Birmania ma poi tornata indietro quando il Pentagono svelò di averne individuato la rotta. Proprio per sottolineare l'impegno Usa per la stabilità dell'Estremo Oriente, Clinton ha firmato il patto di «amicizia e cooperazione» fra i Paesi dell'Asean che risale al 1976. Nei confronti della Corea del Nord il Segretario di Stato ha parlato senza mezzi termini: «Le attuali loro provocazioni non ispirano fiducia né ci permettono di dialogare, sono certamente possibili la normalizzazione delle relazioni, la pace permanente e l'assistenza economica ed energetica ma solo in caso di una completa e verificabile denuclearizzazione». Nulla da sorprendersi dunque se al summit dell'Asean è in arrivo una delegazione ufficiale di Pyongyang ma Hillary ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di incontrarla.

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hillary: "siamo tornati in asia" e offre il dialogo alla birmania - angelo aquaro (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 14 - Esteri Hillary: "Siamo tornati in Asia" e offre il dialogo alla Birmania Messaggio alla giunta di Rangoon: liberate Aung In cambio di più democrazia gli Usa vedono l´opportunità di nuovi investimenti E ai paesi del Golfo minacciati dall´Iran propongono un ombrello nucleare difensivo ANGELO AQUARO DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Hillary Clinton annuncia che gli Stati uniti «sono tornati in Asia», chiede alla Corea del Nord di rinunciare «irreversibilimente» al nucleare, invita la Birmania a liberare Aung San Suu Ky e, dalla spiaggia di Phucket, apre un ombrello per i paesi del Golfo, annunciando la protezione militare nei confronti di un´Iran armato di atomica. Iniziativa, quest´ultima, che suscita la reazione di Israele e l´immediata precisazione: gli Stati uniti considerano naturalmente «inaccettabile» che Teheran persegua le sue politiche nucleari. Nel suo primo viaggio da segretario di Stato, l´ex sfidante di Obama nella corsa alla Casa Bianca, che in una intervista alla tv thailandese rivela che il presidente le ha dato «tutto il potere» che voleva, ridefinisce la strategia degli Usa nel quadrante. Il nucleare, prima di tutto. Hillary è preoccupata della possibile collaborazione tra Nord Corea e Birmania e ha detto di «prendere molto sul serio» i rapporti sulla collaborazione militare tra i due paesi, «diretta minaccia» per gli stati confinanti, soprattutto per la Thailandia, teatro della visita e di una riunione dell´Asean, l´associazione degli stati dell´Est Asiatico, occasione di meeting ravvicinati per il segretario di Stato. Aprendo alla possibilità di incentivi qualora la Corea del Nord abbandonasse la scelta nucleare («ma in questo momento non c´è nessuna evidenza»), Clinton si è soprattutto espressa in termini "inusualmente dettagliati", nota il New York Times, sui diritti umani in Birmania. «Siamo profondamente preoccupati dei rapporti sulle continue violazioni dei diritti umani, particolarmente dalle azioni attribuite alla giunta militare, che riguardano maltrattamenti e abusi su giovani ragazze». Lanciandosi in un appello per la liberazione di San Suu Ky, il premio Nobel per la pace che il regime tiene agli arresti domiciliari, Hillary ha anche manifestato la possibilità di un´apertura commerciale: «Se Aung venisse liberata ci sarebbero delle possibilità, almeno per quanto riguarda il mio paese, di rivedere le nostre relazioni, soprattutto per quanto riguarda gli investimeni». E sono proprio gli investimenti, nota Robert Kaplan sul sito di Atlantic, che hanno spinto Hillary a scegliere il Sud est asiatico come obiettivo del primo viaggio: "Diventata un´area di forte espansione commerciale cinese, il modo migliore per la nuova amministrazione di contrastare l´influenza di Pechino nella regione è di metterci piede frequentemente". La promessa invece di un ombrello nucleare per i paesi del Golfo minacciati dall´Iran ha suscitato la delusione di Israele: "Sembra si siano già rassegnati". Hillary ha dovuto precisare che l´arsenale atomico di Teheran sarebbe «inaccettabile». Clinton ha detto che la possibilità di trattativa rimane aperta ma «non a tempo indefinito». Quindi la proposta: «Siamo pronti ad agire per migliorare la difesa dei nostri partner nella regione». E qui la proposta dell´ombrello difensivo: proposta assai singolare per un paese abituato a giocare d´attacco.

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e ora michelle sfoggia il caschetto (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 14 - Esteri La curiosità E ora Michelle sfoggia il caschetto NEW YORK - Michelle Obama ha cambiato look. La first lady, in occasione della "serata country" alla Casa Bianca lo scorso martedì, ha esibito un nuovo taglio: questa volta, il suo hairstylist di Chicago ha scelto un "angel bob", un caschetto a linee geometriche più corto del precedente che, nella versione più sfrangiata, ricordava il look di Jackie Kennedy.

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obama celebra la musica country con un concerto alla casa bianca (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 43 - Spettacoli Il genere popolare, tipicamente americano, nato negli stati del Sud, schiavisti e razzisti Obama celebra la musica country con un concerto alla Casa Bianca ROMA - Obama e sua moglie Michelle dal momento del loro insediamento alla Casa Bianca hanno portato una ventata d´aria fresca, abbattendo molti tabù. Martedì sera nella East Room della Casa Bianca è andato in scena un evento che si può definire storico: una serata dedicata alla musica country. Un genere popolare che, a partire dagli anni Venti, ha spopolato nell´America del Sud, quella rurale, conservatrice e, soprattutto, razzista. Un cast composto da mostri sacri del country ha suonato per il presidente e la sua famiglia. Il cantante Charlie Pride, il chitarrista Brad Paisley, la cantante e violinista Alison Krauss: tutti collaborano a Grand Ole Opry, il più vecchio programma radiofonico americano, trasmesso dal 1925 da Nashville, Tennessee, patria indiscussa del genere country. Questo happening è il secondo di una serie di serate organizzate dalla first lady Michelle per promuovere la musica e la cultura (il primo incontro è stato dedicato al jazz). Obama ha dichiarato che lui, originario di una metropoli come Chicago, apprezza comunque il country, riconoscendone il valore sociale: «Ha avuto un essenziale ed indelebile impatto sulla nostra nazione, aiutando la gente ad avere più speranze per il futuro». Charley Pride, star del panorama musicale country, afroamericano, ha evidenziato il parallelismo tra la sua carriera e quella di Obama, ma ha anche giurato di non aver mai avuto problemi di razzismo nel circuito della musica country. Alison Krauss, così emozionata da non riuscire a guardare il presidente durante la performance, ha apprezzato molto la serata: «Se un banjo entra alla Casa Bianca significa che le cose andranno bene». (francesco colussi)

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"caro dio ti scrivo via twitter" così si prega al muro del pianto - susanna nirenstein (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 34 - Esteri "Caro Dio ti scrivo via Twitter" così si prega al Muro del Pianto Attraverso un sito web gli ebrei di tutto il mondo possono inviare le loro preghiere I volontari israeliani le stampano e infilano i biglietti tra le fessure SUSANNA NIRENSTEIN Twitter messaggero del cielo. Dopo esser stato il filo rosso che, sorprendendo tutti, ha attraversato - traversa - e tessuto la protesta in Iran, ecco che riappare nel web con un obiettivo ambizioso e stravagante: parlare a Dio. Tweet Your PrayerTheKotel recita il nuovo sito web, ovvero "Connettiti con il Kotel", il Muro del Pianto di Gerusalemme, l´unica parte superstite del Tempio distrutto dai romani nel 70 d. C., un luogo di pellegrinaggio per milioni di fedeli e non solo, ritenuto quasi un canale diretto col Signore degli ebrei, che a centinaia, ogni giorno, lì depositano la loro supplica, il loro pensiero, il loro messaggio (l´ha fatto anche Barack Obama durante il suo ultimo viaggio). Normalmente il foglio va piegato e ripiegato in modo da ficcarlo, con difficoltà, tra molti altri, nelle fenditure millenarie delle pietre. Ora, dall´altra parte del web, a Tel Aviv, c´è qualcuno che riceve e stampa la breve preghiera, la ritaglia e la ripone, con l´aiuto di altre persone che vivono nella capitale ebraica, tra le fessure del Kotel. E così, Twitt Your Prayers, e la velocità dell´idea, fa pensare al rapporto intenso che gli ebrei hanno con la modernità, in una sorta, come ha scritto recentemente David Bidussa, di un "corpo a corpo con la storia" che si manifesta sia nel mondo secolare (nella filosofia, le scienze, il cinema...), sia nella vita religiosa in fondo, con tutti quei marchingegni elettronici che permettono di rispettare più comodamente le rigide regole del Sabato. Dunque Tweet (o meglio www.twitter.com/TheKotel), Your Prayers, e se la preghiera è lunga, mandatela invece a The Kotelymail. com per mail. Per informazioni: www.tweetyourprayers.info Il "servizio" è venuto in mente poche settimane fa a un ragazzo israeliano di 25 anni, assolutamente laico (l´ultima volta che è stato in sinagoga è stato per la sua maggiore età, il Bar-miztvah dei 13 anni), uno studente che vuol mantenere l´anonimato: dopo aver visto l´uso di twitter durante la rivolta di Teheran, si è chiesto cosa poteva fare di uno strumento così potente. La risposta è stata collegare la gente di tutto il mondo a Gerusalemme, e rendere il Kotel accessibile a tutti: mandare una preghiera nel luogo più sacro degli ebrei gli sembra possa aiutare le persone ad essere più ottimiste, più consapevoli dei propri desideri. Il sito è stato messo in rete il 6 luglio e ha già avuto centinaia di adesioni dai cinque continenti (molta America del Nord, del Sud, e Australia). E non solo da ebrei: il che, dice, può portare a una maggiore tolleranza. I brevi messaggi, ovviamente il servizio è gratuito, possono essere privati, o pubblici. Noi su internet possiamo vedere solo quelli "open", alcuni incomprensibili ("Preghiamo per chi è rinchiuso in casa, per i prigionieri, per la libertà, ora", o "Perché la situazione si risolva nel modo che vuoi tu, nel nome di Gesù"), o chiari "Che Gilat Shalit (il soldato rapito tre anni fa da Hamas a Gaza, ndr) viva", così come benedizioni su Gerusalemme, lodi al Signore, piuttosto che "manda la tua pioggia su di noi, su Israele", o "refu´ah shlema" per una guarigione completa. Tra quelli "segreti", ci viene detto, molte preghiere per la pace, e quelle di padri in attesa di un bimbo fuori dalla sala parto: due di loro, nato il bambino, hanno twittato un ringraziamento al Kotel.

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filo-soru contro vecchia guardia in sardegna avanza la barracciu - alberto statera (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 11 - Interni Filo-Soru contro vecchia guardia in Sardegna avanza la Barracciu "Mi batterò da barbaricina". A Sassari +320% di tessere "Mi batterò da barbaricina". A Sassari +320% di tessere L´inchiesta Filo-Soru contro vecchia guardia in Sardegna avanza la Barracciu Lei appoggia la mozione France- schini. Per Bersani corre Lai, ex consi-gliere regionale ALBERTO STATERA DAL NOSTRO INVIATO SASSARI - La vendetta barbaricina, che Antonio Pigliaru considerava un ordinamento giuridico, ha oggi il volto di Francesca Barracciu. Penetranti occhi scuri, lunghi capelli corvini, tendenza antropologica al matriarcato, che rivela inconsciamente anche quando definisce i suoi avversari politici all´interno del Pd «uomini piccoli piccoli», è lei l´"uomo" del regolamento dei conti nel Pd sardo (e non solo). Il partito regionale che con l´esplosione degli scontri intestini provocò la caduta del governatore Renato Soru e le susseguenti dimissioni a Roma di Walter Veltroni. Classe 1966, sindaco di Sorgono, Francesca è una Serracchiani misconosciuta in continente. Non parlò come Debora con frasi uscite dal cuore dinanzi al segretario Dario Franceschini, ma alle europee prese in Sardegna 116.935 voti di preferenza, 19 mila più di Berlusconi, più di quanti fin dai tempi di Berlinguer il Pci abbia mai raggranellato nell´isola. L´altro giorno Francesca si è presentata a Santa Cristina di Paulilatino, luogo nuragico e magico in provincia di Nuoro, dove troneggia un pozzo sacro che si narra ogni ventisei anni venga illuminato verticalmente dalla luna. Di fronte a duecentocinquanta "soriani" ha annunciato la sua candidatura alla segreteria regionale. I soriani non sono i mici di casa, ma gli orfani del governatore Soru che, in appoggio alla mozione Franceschini per la segreteria nazionale, lanciano la Barracciu contro «la vecchia oligarchia» che con Silvio Lai corre al fianco di Pierluigi Bersani. C´era anche Soru intorno alla bocca del pozzo sacro, non più personaggio scespiriano semi-autistico come viene dipinto, ma politico assai loquace, nonostante i giorni decisivi per il problematico salvataggio della sua Tiscali e il rinvio a giudizio per un appalto da 60 milioni in cui da governatore avrebbe favorito la Saatchi & Saatchi. Finchè non sarò assolto - annuncia ai fans l´ex piccolo Obama di Sanluri - non parteciperò a competizioni elettorali. E poi? Poi si vedrà. Intanto, gratificando il suo Io spesso alquanto ipertrofico, l´ex governatore dice che nel progettare il partito, Franceschini l´ha copiato. Ed ecco qui, in tutto il suo splendore, lo sbocciare della Francesca, l´unica considerata capace di fermare il "comitato d´affari" che ha colonizzato il Pd nella patria di Berlinguer. E favorito la vittoria alle regionali del figlio del commercialista di Berlusconi, oggi balbettante alle prese con gli esiti del mancato G8 della Maddalena e la crisi industriale che morde dal Sulcis a Porto Torres. Molti dei duecentocinquanta di Santa Caterina non hanno preso la tessera del Pd, ma hanno destinato i 15 euro necessari all´Associazione "Sardegna Democratica", che l´ex governatore ha appena fondato in attesa di tempi migliori e che sabato sera - star lui, l´Obama di Sanluri - fa il suo vero esordio a Sassari, città dove l´ex governatore vinse la partita persa delle regionali, che costò il posto a Veltroni, e dove il Pd conserva oltre il 40%. E un record nazionale di nuovi tesserati, persino superiore a quello napoletano. Trecentoventi per cento è all´incirca l´incremento che ha portato in poche settimane le tessere sassaresi da 750 a 3.196, più del triplo rispetto a quelle di Cagliari, che ha cinquantamila abitanti in più. Difficile stabilire chi siano i grandi buyers, dal momento che la prima denuncia è venuta da Arturo Parisi, il cui plenipotenzario sassarese Bruno Dettori è accusato egli stesso di aver avuto parte non irrilevante nell´incetta di vecchio stile dc, che non risparmia neanche i defunti. «E´ vero, è stato un tesseramento selvaggio e sicuramente anomalo», dice l´assessore alla Pubblica istruzione di Sassari Maria Antonietta Duce, che implora la revisione dello statuto, quel mostro dalle cento teste prodotto dal dottor Stranamore (copyright Franco Marini), al secolo Salvatore Vassallo, giurista amico di Parisi e Veltroni e oggi deputato. E Guido Melis, storico e deputato sassarese schierato con Franceschini: «Vedo vecchie modalità e antichi vizi in totale dispregio del codice etico. Reclutamento massiccio di anime morte, iscrizioni di contumaci ignari persino dell´esistenza del Pd, arruolamento un tanto al chilo e promesse di prebende e favori». Per che cosa? Per una forma di partito novecentesca, un partito degli iscritti, pedagogo e ferrigno, fortemente strutturato e gerarchicamente ordinato. E´ il modello emiliano che effettivamente vuole Bersani? O gli oppositori si nutrono soltanto dell´ansia di vendetta barbaricina per la sconfitta alle ragioniali favorita dai "castosauri" del Pd? «Guardi - risponde Francesca Barracciu - io sono orgogliosa di essere barbaricina anche se non amo il sapore della vendetta in politica. Ma quando si supera il segno! Se tornano le vecchie logiche di controllo militaresco, attraverso i picchi anomali di tesseramento cui abbiamo assistito, io tiro fuori la mia anima barbaricina. Anche perché competo per la segreteria regionale con Lai, l´uomo che è stato l´esecutore della linea interna che ha determinato le dimissioni di Soru per l´opposizione al suo piano urbanistico». «Ma, per favore, basta con questa storia delle tessere - sbuffa Luigi Zanda, cagliaritano, vicepresidente dei senatori del Pd - se dobbiamo scannarci su questo, allora facciamo una legge che regoli la democrazia nei partiti». Lai, quarantaduenne dentista sassarese, ex consigliere regionale dei Cristiano Sociali, signore della formazione professionale che tanti milioni di euro ha assorbito tra botteghe di barbieri e di altre professioni in disuso, è accreditato come uno dei baroncini delle tessere locali, accanto a Giacomo Spissu, ex presidente del Consiglio regionale fatto fuori da Soru con l´imposizione del massimo di due legislature, a Giovanni Giagu, figlio del mitico Nino, per trent´anni grande cerimoniere della Dc del Nord Sardegna, che diede il potere a Francesco Cossiga come al sempiterno Beppe Pisanu, e a Bruno Dettori, quel vassallo feudale un po´ stralunato che cura gli interessi politici locali di Parisi. Antonello Cabras e Paolo Fadda, i grandi "castosauri" che fecero fuori il governatore Soru, che secondo lo storico Antonello Mattone si sentiva come Lorenzo il Magnifico, siedono a Roma in parlamento e non nutrono dubbi sulla mozione Bersani. Il povero Marino dovrà affidarsi qui al presidente della Provincia di Cagliari Graziano Milia, non proprio un campione storico dei diritti civili. Resta Francesca che, specchiatasi nel pozzo sacro con la capigliatura corvina e lo sguardo di bragia, promette la resa dei conti barbaricina nel Pd in Sardegna. Ma non solo.

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Obama lancia la grande sfida "Riforma sanitaria entro il 2009" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

WASHINGTON - Il presidente Barack Obama ha lanciato la sfida forse finora più ambiziosa della sua presidenza: la grande riforma del sistema sanitario americano "arriverà entro il 2009". In una conferenza stampa in prima serata, la quarta nei suoi sei mesi di presidenza, l'inquilino della Casa Bianca ha detto agli americani che "la riforma della sanità è essenziale per il salvataggio della economia: senza questa riforma si rischia di sbancare il bilancio federale" a causa degli aumenti vertiginosi dei costi degli aiuti sanitari agli anziani (Medicare) e ai poveri (Medicaid). "Il prezzo del non far nulla è troppo alto", ha affermato. La riforma, una delle grandi promesse elettorali di Obama, sta incontrando difficoltà al Congresso: i repubblicani e i democratici conservatori temono che il costo della estensione a tutti gli americani della copertura sanitaria possa pesare troppo profondamente sul deficit federale. Secondo Obama è possibile evitare questo problema usando meglio i fondi già disponibili (coprendo due terzi delle spese) e tassando i più ricchi (il terzo mancante dei costi). Il presidente Usa ha ribadito che la riforma non dovrà essere pagata dalla classe media, un'altra sua promessa elettorale. Ai repubblicani che invitano Obama a rallentare i tempi, per studiare meglio le proposte ed evitare una riforma frettolosa, il presidente ha risposto mercoledì che la sua fretta è dettata "dalle lettere che ricevo ogni giorno dalle famiglie che vengono martoriate dai costi della salute e che mi chiedono: puoi aiutarci?". Obama ha accusato i repubblicani di voler "giocare alla politica" bloccando la riforma nella speranza "di farmi a pezzi". "Una cosa deve essere chiara: il problema non deve essere centrato sulla mia persona - ha affermato con tono duro Obama - Io ho una grande assicurazione sanitaria. Così come ogni membro del Congresso. Il problema urgente è quello degli americani che sono senza copertura sanitaria". OAS_RICH('Middle'); I sondaggi mostrano una caduta di popolarità di Obama, soprattutto sulla sua gestione della difficile battaglia per estendere la protezione sanitaria a 47 milioni di americani che ne sono privi. Obama ha dato la risposta più secca della serata ad una giornalista che gli ha chiesto un parere sulla vicenda di un professore nero di Harvard arrestato dalla polizia per essere entrato in casa sua: gli agenti hanno agito "in modo stupido", ha detto il presidente, aggiungendo che è "un fatto" che negli Usa afro-americani e ispanici sono arrestati in numero "sproporzionatamente alto" rispetto ai bianchi. (ansa) (23 luglio 2009

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La diplomazia stile Hillary riporta l'America in Asia (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 23/07/2009 - pag: 14 Geopolitica Dialogo strategico con l'India per contenere l'ascesa cinese La diplomazia stile Hillary riporta l'America in Asia «Ombrello militare sul Golfo per difendersi dall'Iran» WASHINGTON Da «segretaria di Stato invisibile», come la definì Tina Brown, la direttrice del sito internet Daily beast , ad architetto della politica americana in Asia e nel Golfo Persico. Con la visita dello scorso weekend in India e quella in corso in Thailandia per la riunione dell'Asean, l'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico, Hillary Clinton non ha solo riconquistato la ribalta internazionale. Ha gettato altresì le basi di una più forte presenza dell'America nelle due regioni con la strategia delle partnership, trattati e alleanze di pace e cooperazione, offrendo a sorpresa alla Corea del Nord di normalizzare i rapporti se rinuncerà alla bomba atomica. «L'America è ritornata», ha annunciato l'ex first lady a Bangkok, accusando implicitamente di negligenza la passata amministrazione Bush. «Il presidente Obama e io attribuiamo grande importanza all' Asia». E ha ammonito l'Iran che se si procurerà armi nucleari «l'America estenderà un ombrello difensivo» quindi anche atomico, sebbene non lo abbia precisato all' intero Golfo persico. Sinora, la stella di Hillary Clinton era stata offuscata da quella di Barack Obama, dominatore della scena in Europa, Medio oriente e Africa. Ma in Asia, la meta del suo primo viaggio all'estero a febbraio, la segretaria di Stato ha stipulato un «dialogo strategico» con l'India, ha promosso iniziative contro l'asse Corea del Nord-Birmania formatosi i mesi scorsi, e a Bangkok firmerà il Trattato di amicizia e collaborazione con l'Asean per la soluzione pacifica dei problemi regionali, trattato respinto da Bush. A settembre inoltre si recherà in Pakistan. Il suo riferimento all'Iran non è stato casuale: dall'Iran dipende la stabilità dell'Asia centrale. Oltre che a contenere paesi ostili agli Usa, la strategia delle partnership dell'ex first lady, da lei plasmata con il presidente, è diretta anche a impedire che la Cina monopolizzi l'Asia. A New Delhi, Hillary non è riuscita a concordare una politica comune a tutela del clima: l'India le ha ribattuto che il suo inquinamento pro capite è circa un quindicesimo di quello americano. Ma con il «dialogo strategico», che prevede una conferenza ministeriale annua, si è assicurata l'appoggio del colosso economico emergente alla sicurezza dell' Asia, e l'apertura dei suoi mercati, in particolare quelli nucleare e militare. Altrettanto costruttivi i suoi colloqui a Bangkok, a margine dell'Asean, con la Cina, la Russia, il Giappone e la Corea del Sud. «Siamo d'accordo ha detto la segretaria di Stato che la Corea del Nord deve abbandonare il riarmo atomico e che dobbiamo sottoporla a maggiori pressioni. Allacceremo le relazioni se cambierà». E ha aggiunto che «i suoi crescenti rapporti militari con la Birmania sono una minaccia per la regione», adombrando il sospetto che la Corea del Nord possa rifornire al fresco alleato materiale e tecnologie nucleari. Sospetto basato su foto di enormi tunnel in possesso della Cia. Il monito della ex first lady all'Iran su un eventuale ombrello difensivo americano nel Golfo persico ha suscitato allarme in Israele. Il ministro dell'intelligence e energia atomica israeliano Don Meritor ha protestato che l'America sembra essersi rassegnata a un Iran con armi nucleari. Ha risposto Hillary che «un Iran del genere è inaccettabile e farebbe proliferare l'atomica nella regione» e che occorre negoziarne il disarmo. Ho ricordato all'Iran, ha asserito la segretaria di Stato, che seguire questa strada non è nel suo inte- America is back «L'America è ritornata», ha annunciato l'ex first lady a Bangkok, con una critica implicita a Bush

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Sanità, l'accusa di Obama: (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 23/07/2009 - pag: 14 Attacco ai repubblicani Sanità, l'accusa di Obama: «I contrari alla riforma vogliono solo farmi a pezzi» «Alcuni repubblicani vogliono bloccare la riforma sanitaria per 'farmi a pezzi'». Barack Obama va al contrattacco e lancia la sua sfida a quanti vogliono sbarragli la strada per impedire che venga approvata la «madre di tutte le riforme», come chiamano a Washington il suo piano sulla salute che prevede di dare la copertura sanitaria a 46 milioni di americani che ne sono sprovvisti. «Sia ben chiaro, non sono io il problema. Io ho un'ottima assicurazione sanitaria. Come i membri del Congresso. Il problema è per i milioni di americani che sono senza copertura sanitaria», ha arringato (secondo le anticipazioni diffuse dalla Casa Bianca) il presidente americano in una conferenza stampa trasmessa ieri in diretta tv in prima serata, la quarta in sei mesi di governo (esattamente quante ne ha tenute George W. Bush in otto anni). Obama è tornato in «assetto campagna elettorale» rivolgendosi direttamente al popolo americano nel tentativo di aggirare un Congresso che appare insensibile non solo tra i repubblicani ma anche tra i democratici ai suoi appelli. «Approveremo una riforma della sanità che abbassi i costi, offra più scelte e assicuri la copertura ad ogni americano. E lo faremo entro l'anno» ha ribadito l'inquilino della Casa Bianca, con la determinazione di chi sa di non poter perdere questa battaglia, già definita dai repubblicani «la Waterloo di Obama» e una mossa per permettere di pagare le interruzioni di gravidanza con soldi pubblici. Attacchi che hanno provocato la reazione immediata del presidente: «Non è in gioco il mio destino ma quello degli americani che hanno un urgente bisogno di questa riforma». Per rassicurare quanti temono che il costo dell'ampliamento della protezione sanitaria a decine di milioni di americani possa aggravare ulteriormente il deficit del bilancio federale, Obama ha assicurato: «Se vogliamo ricostruire una economia più forte del passato, la riforma della sanità è un elemento centrale di questa impresa. I costi crescenti delle assicurazioni sanitarie sono in questo momento il fattore più pesante nell'incremento del deficit». A indebolire la capacità di Obama di far accettare al Congresso la riforma è il pericoloso calo dei consensi nei suoi confronti tra gli americani. Il presidente eletto col mandato di «cambiare le cose» rischia di perdere la sua unica arma: il sostegno popolare alle sue iniziative. Senza questo consenso la sua presidenza è tutta in salita. A. Mu. Conferenza Barack Obama

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Par condicio in Francia Verranno razionati i minuti tv di Sarkozy (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 23/07/2009 - pag: 15 Regole Il presidente considerato uomo di maggioranza Par condicio in Francia Verranno razionati i minuti tv di Sarkozy Tranne quando parla come capo di Stato DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI Una decina di studenti di scienze politiche ha trovato un lavoro. Part-time, ma di grande potere. Visioneranno programmi televisivi e radiofonici, pubblici e privati, per conteggiare, con il cronometro, tempi di parola di Nicolas Sarkozy e personalità politiche. Poi trasferiranno i dati alla commissione per il pluralismo e deontologia dell'informazione. È la nuova «par condicio» alla francese che fissando nuove regole mediatiche ufficializza la realtà politica della Francia di oggi: il presidente, eletto a suffragio universale, rappresenta sì la nazione al di sopra delle parti, ma è soprattutto il capo della maggioranza. La sua. E Sarkozy, con energia prorompente, in prima linea su tutti i dossier, non ha fatto nulla per smentirlo. Anzi, ha cambiato la costituzione per potersi esprimere alle camere riunite ed entra tutti i giorni nelle case dei francesi. La CSA, equivalente della nostra commissione di vigilanza, sollecitata dalle opposizioni, ha pertanto deciso: il tempo di parola di Sarkozy sarà conteggiato come quello di ministri e parlamentari del suo partito, compresi funzionari dell'Eliseo quando fanno dichiarazioni. E il tempo a disposizione delle opposizioni non potrà essere inferiore al cinquanta per cento del totale. Finora, valeva la regola dei «tre terzi», con l'Eliseo considerato al di sopra e al di fuori dei conteggi. Un criterio che anche in passato ha suscitato aspre polemiche. Ad esempio, l'ex presidente Chirac, in campagna per il sì all'Europa, non veniva conteggiato, irritando lo schieramento del no. Con Sarkozy, la polemica è pane quotidiano, considerando l'alto numero di interviste e discorsi a reti unificate, lo spazio indiretto garantitogli dal ruolo e guadagnato con Carla Bruni, la nota amicizia con patron di stampa e televisione. L'Eliseo ha fatto sapere che avrebbe preferito affidarsi alla «professionalità» dei giornalisti anziché essere ingabbiato in regole troppo rigide. E di difficile applicazione. Eh sì, perché fatta la regola si profila già l'«inghippo», a vantaggio del presidente e comunque fonte di nuove diatribe. Nel conteggio, gli studenti part-time non dovranno includere il «tempo istituzionale dell'Eliseo », ovvero quando Sarkozy si esprime in occasione di vertici, visite di Stato, questioni di carattere internazionale. Insomma al di fuori della politica quotidiana nazionale. Come accertarlo? Se parla di Carla o dice di essere d'accordo con Obama sulle questioni religiose o analizza la crisi della finanza mondiale come sarà conteggiato? Una cerimonia della resistenza, il sogno della grande Parigi o l'inaugurazione di una nuova linea del TVG sono parole «tecniche », «storiche» o di politica interna? Un rompicapo insomma. Ma l'opposizione esulta, preparando le batterie per le prossime campagne elettorali. Bisognerebbe che avesse qualche cosa da dire, altrimenti il tempo di parola basta e avanza, è la battuta che circola di fronte al quotidiano spettacolo di risse interne e autoflagellazione in pubblico. Nonostante la gravissima crisi economica e le migliaia di nuovi disoccupati, Sarkozy non ha infatti problemi di consenso. I sondaggi lo danno in crescita. Succede che ecco un altro argomento di feroci polemiche vengano fatturati all'Eliseo da un amico del presidente. Però sono veritieri, precisi quasi come il cronometro dell'informazione. Massimo Nava mnava@corriere.it Telecamere Sarko è il primo presidente francese «mediatico» ( Afp) Fuori conteggio Finora l'Eliseo veniva considerato al di sopra e al di fuori dei conteggi

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Usa e India fidanzati per amore (e per l'interesse di frenare Pechino) (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 23/07/2009 - pag: 8 HILLARY CLINTON A MUMBAI Usa e India fidanzati per amore (e per l'interesse di frenare Pechino) di BILL EMMOTT S e sei l'unica vera superpotenza mondiale, allora tutte le regioni della Terra rivestono ai tuoi occhi un'importanza cruciale. Per questo motivo, ogni qualvolta il presidente Barack Obama o il suo segretario di Stato, Hillary Clinton, parte per un giro di visite all'estero, ama ripetere che le alleanze o i rapporti con questa regione o quel Paese sono assolutamente vitali. Nel caso dell'India, dove la Clinton ha appena concluso una visita di cinque giorni, queste affermazioni sono vere. E, caso insolito, sono vere non solo per gli interessi immediati dell'America, ma anche per le sue strategie a lungo raggio. Un presidente americano, specie se ha avuto come predecessore George W. Bush, è costretto ad affrontare in politica estera ostacoli ben più ardui che non le normali relazioni e gli impegni concreti che intercorrono tra gli Stati. Il lungo elenco dei problemi è dominato da Iraq, Iran, Afghanistan e Pakistan, sia per i violenti disordini in corso in tutti e quattro i Paesi, sia per il fatto che le forze armate americane sono attive nel territorio di tre di essi. Alla lista si possono sempre aggiungere Israele e Palestina, a ovest dell'Iraq, e i rapporti spesso infidi tra l'America e la Russia, a nord, e la Cina, in Estremo Oriente. Nel bel mezzo di questo coacervo di problemi si trova l'India, che tuttavia incarna un raro esempio di rapporto altamente costruttivo. La più grande democrazia della Terra, con oltre un miliardo di abitanti e una delle economie emergenti più vivaci del Pianeta, è di cruciale importanza per gli Stati Uniti, innanzitutto per i suoi legami con il Pakistan, un Paese oggi travagliato da sommosse e ribellioni. L'India è stata la vittima eccellente della violenza pachistana lo scorso novembre, quando i terroristi addestrati in Pakistan hanno sferrato il loro attacco a Mumbai. È un avvenimento che complica le cose in questa parte del mondo, perché quando simili attacchi si verificano sul suolo indiano, la tentazione di reagire imbracciando le armi contro il Pakistan è davvero fortissima. A novembre scorso, il governo ha esercitato la massima moderazione e cautela, ma se ci fosse un nuovo attacco come quello di Mumbai, quasi certamente l'India risponderebbe come minimo con bombardamenti aerei. È lecito supporre che proprio per questo motivo la Clinton abbia compiuto il gesto simbolico di soggiornare al Taj Mahal Palace Hotel a Mumbai, uno dei bersagli dei terroristi lo scorso novembre. Per lo stesso motivo ha evitato di ripetere l'errore del ministro degli Esteri britannico, David Miliband, ai primi di quest'anno, il quale ha pubblicamente affermato che la causa degli attacchi terroristici va ricercata nell'instabilità del Kashmir, da lungo tempo ormai oggetto di contesa militare tra India e Pakistan. Potrebbe anche essere vero, ma tale affermazione perentoria è assai poco diplomatica. Ciò che l'America vuole, viste le sue difficoltà in Afghanistan e in Pakistan, è un'India stabile, calma e decisa, che non si metta a rimestare nel torbido e incitare nuove violenze, e che non sia tentata, per un senso di ripicca anti americana, di stipulare nuovi contratti per la fornitura energetica con quell'altra spina nel fianco dell'America, ovvero l'Iran. Pertanto l'India svolge un ruolo cruciale nelle imminenti decisioni americane in politica estera. Ma il suo ruolo a lungo termine si rivela, se possibile, ancor più determinante. L'ascesa dei Paesi asiatici è già diventata un luogo comune globale. L'idea che il potere economico e politico si stia spostando verso l'Asia è anch'esso un cliché. Ma che peso avrà tale spostamento? Rappresenterà una minaccia per l'America? La risposta è che potrebbe rivelarsi tale se «l'ascesa dei Paesi asiatici» significherà in realtà l'affermazione della Cina, che raggiungerebbe così una posizione dominante nella regione e potrebbe pertanto stringere alleanze anti-occidentali tra le altre nazioni asiatiche. Oppure, se volesse perseguire le sue ambizioni di egemonia, la Cina potrebbe essere tentata di rinfocolare le tensioni militari con i Paesi confinanti, o addirittura mirare a un'espansione territoriale. Poiché l'America, dal 1945 a oggi, ha sempre rappresentato la maggiore potenza militare in quest'area del Pacifico, simili interventi da parte della Cina rischiano di innescare un confronto diretto tra la nuova superpotenza e la vecchia. Vero bastione difensivo contro tali pericoli è certamente l'India. Più si rafforza l'India, in termini sia economici che politici, tanto minori saranno le probabilità che la Cina si azzardi a stabilire il suo predominio sull'Asia o a minacciare i suoi vicini. Il rischio di uno scontro con l'India sarebbe troppo grande. Per questo il presidente Bush siglò due importantissimi accordi con il primo ministro indiano Manmohan Singh nel 2005: un programma di cooperazione per la difesa e un accordo per fornire tecnologia e materiali per lo sviluppo dell'energia nucleare a scopi pacifici. Se pensiamo che l'India è stata alleata dell'Urss durante gran parte della Guerra fredda, queste recenti mosse rappresentano un ripensamento strategico fondamentale, su entrambi i versanti. Barack Obama e Hillary Clinton sono democratici, non repubblicani, e si oppongono pertanto a quasi tutto quello che George Bush ha fatto a eccezione degli accordi strategici con l'India e dell'approccio ai mutamenti a lungo raggio oggi in corso in Asia. La Clinton questa settimana ha esteso il programma difensivo per consentire e incoraggiare sia la vendita all'India di nuovissimi armamenti americani, sia la ripresa della cooperazione nei rispettivi programmi spaziali. Nulla di tutto ciò rappresenta una minaccia diretta alla Cina, ma la leadership cinese starà certamente sul chi vive. traduzione di Rita Baldassarre DORIANO SOLINAS

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No R 28,4 (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Lettere al Corriere data: 23/07/2009 - pag: 39 La tua opinione su corriere.it Pensate che al di là dell'immagine Obama stia agendo in modo davvero diverso dai presidenti precedenti? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 71,6 No R 28,4 La domanda di oggi Negli Usa anche il gigante Barnes & Noble entra nel mercato del libro elettronico. Leggereste un romanzo su un e-book?

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Marrazzo: otto mesi, 39 obiettivi (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 23/07/2009 - pag: 2 Regione Il presidente: «Mi ricandido, scelgo Bersani e assumeremo i cassintegrati Alitalia» Marrazzo: otto mesi, 39 obiettivi Accordo con i sindacati, contro la crisi da Fiumicino alla Pontina Un patto con «39 obiettivi da raggiungere, cinque simbolici banchi di prova con cui misurarsi, otto mesi per farlo». È così che il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - presentando l'intesa sottoscritta da Cgil, Cisl e Uil per «Il futuro oltre la crisi» per costruire «il Lazio del domani» - fa, tra le altre, una cosa: ufficializza che sarà lui e nessun altro il candidato alle Regionali della prossima primavera. In tutto questo, ecco i complimenti all'Ama (Campidoglio) e una promessa: «Bene l'iniziativa di assumere i cassintegrati Alitalia, siamo pronti a farlo con le aziende regionali». Auditorium, platea gremita: politici, imprenditori e i sindacati dei segretari Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Tutti assieme perché «si può costruire il futuro oltre la crisi, costruirlo insieme: con le altre istituzioni, con la politica, con i sindacati e con le imprese». Lo dice alla Obama, Marrazzo: «Si può fare ». E nel Lazio ciò che si è ottenuto è stato possibile grazie a «un sindacato responsabile, consapevole e coraggioso» fatto di «compagni di viaggio - Claudio Di Berardino, Franco Simeoni e Luigi Scardaone - con i quali abbiamo costruito un accordo che ha la coesione come elemento distintivo e orizzonte indispensabile». Nel Patto «ci sono cinque simboli che sono altrettanti banchi di prova per misurare la capacità di coesione del sistema-Lazio - ha spiegato Marrazzo - . Cinque obiettivi raggiungibili solo con il concorso solidale di tutti i protagonisti della vita istituzionale e economica della regione». Il primo banco di prova si chiama Alitalia. «Con il sindaco Alemanno e il presidente Zingaretti abbiamo lavorato di squadra evitando che Roma, unica tra le capitali europee, fosse espropriata del suo Hub. Bisogna continuare a difendere Fiumicino e i lavoratori del volo». Il secondo «nodo » si chiama San Giacomo. «Abbiamo chiuso un ospedale inadeguato nel rapporto costiservizi. Ora c'è un progetto condiviso con il Governo per fare del San Giacomo un presidio sanitario nel cuore della città. Un progetto a disposizione del confronto con le istituzioni locali, del territorio, delle forze sociali, dei cittadini». Sul deficit: «È stato dimezzato ». Poi la ricerca che oggi ha come simbolo della crisi il centro Irbm di Pomezia: «Mettiamo risorse pubbliche a sostegno di un piano di salvataggio e di rilancio elaborato dall'Unione industriali di Roma fortemente voluto dagli imprenditori farmaceutici del nostro territorio e dal sindacato ». Ma non solo. «Domani (oggi, ndr) siglerò con l'università di Harvard e di Tor Vergata un protocollo sulla ricerca contro il cancro in cui Irbm avrà un ruolo di grande importanza ». Ed eccoci al credito, con Banca Impresa Lazio: «Uno strumento ereditato dalla giunta precedente e che oggi può costituire un esempio originale e efficace di governo condiviso delle politiche del credito a sostegno delle imprese ». Il quinto banco di prova per Marrazzo è «il progetto della super Pontina, la Cisterna- Valmontone, ormai pronto per essere messo a gara, grazie a un lavoro iniziato con il ministro Antonio Di Pietro e continuato con il ministro Matteoli ». Infine, la politica e il congresso Pd: «Sosterrò Bersani». Alessandro Capponi Patto Il presidente della Regione, Piero Marrazzo, nella sala dell'Auditorium durante il convegno

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Obama lancia la riforma sanitaria (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

WASHINGTON Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parlando della sua riforma sanitaria ha affermato che i programmi Medicare e Medicaid sono le più grosse forze che spingono il deficit federale Usa, e che vanno riformate presto, altrimenti cè il rischio che il bilancio venga sbancato. Nella sua importante conferenza stampa televisiva, a sei mesi dalla sua entrata in carica, il presidente ha detto che «questi costi vanno controllati» ed è passato a rivendicare i meriti per aver evitato il peggio nella temperie della crisi economica e per aver rimesso in carreggiata l’economia, anche pensando ai posti di lavoro di cui ha frenato le perdite. Obama ha asserito che il dibattito sulla riforma sanitaria «non è un gioco» per gli americani, che non possono aspettare oltre, e che occorre fare con urgenza la riforma, entro il 2009. Il tempo è ora; «le stelle sono allineate», è la metafora usata dal presidente. Il quale ha escluso che i soldi per cambiare la «health care» verranno presi principalmente dalle classi medie, le quali, quindi, non devono avere preoccupazioni di inasprimento fiscale. Per finanziare il suo nuovo programma, ha detto di essere aperto alle proposte diverse del Congresso, purché si consegua il risultato di costituire un budget di un trilione di dollari spalmati in un periodo di 10 anni. Il presidente Obama ha poi difeso la sua sollecitazione perché il Congresso metta a punto un piano entro agosto. Questo perché, ha detto, ha ascoltato americani che non possono aspettare perché non possono curarsi in quanto non hanno i soldi. E inoltre, se non ci fosse nessuna deadline, il Congresso tenderebbe a dilazionare le decisioni. Il presidente, nella sua conferenza televisiva ha notato come «gli americani spendano più dei cittadini di ogni altra nazione, ma non stanno meglio in salute per questo». Ma, ha riconosciuto che, se anche il suo piano dovesse passare, alcuni cittadini rimarrebbero senza assicurazione sanitaria. Il piano coprirebbe infatti il 97 per cento della popolazione. Per quanto riguarda il finanziamento del suo piano, dopo essersi detto aperto a valutare le proposte che arriveranno dal Congresso ed escluso che a pagare la riforma sia la classe media, Obama si è mostrato vicino a posizioni come quella della speaker Nancy Pelosi che supporta l’imposizione di una tassa per la Sanità per chi guadagna oltre 500mila dollari l’anno.

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Obama: la polizia è stata "stupida" nell'arresto del professore nero (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

WASHINGTON - La polizia è stata "stupida" nell'arrestare il professore di Harvard, Henry Louis Gates. Senza giri di parole il presidente Usa, Barack Obama, ha criticato il comportamento degli agenti che sono intervenuti in seguito alla chiamata di una vecchietta che aveva visto uno sconosciuto di colore "forzare" la porta di una casa vicina. La polizia ha verificato in fretta che si trattava del legittimo proprietario ma ha comunque agito contro l'uomo, creando un caso. "Non saprei, non essendo stato lì e non avendo esaminato tutti i fatti, quale ruolo abbia giocato la razza in questo caso", ha dichiarato il capo della Casa Bianca nel corso di una conferenza stampa rispondendo a una domanda sul recente episodio che ha fatto il giro del mondo. "Ma credo sia giusto dire in primo luogo che chiunque di noi sarebbe stato piuttosto arrabbiato", ha detto. "E in secondo luogo che la polizia di Cambridge è stata stupida nell'arrestare una persona quando aveva già la prova che si trovava a casa sua". L'equivoco è infatti scaturito dal fatto che il professore, di ritorno da un giro di lezioni in Cina, non riusciva a entrare nella sua nuova casa e ha forzato la porta, con l'aiuto del suo autista. Una vicina ha malinterpretato la scena e ha chiamato la polizia. Arrivati sul posto gli agenti hanno trovato Gates in casa, hanno chiesto i documenti. Il professore si è sentito aggredito e li ha accusati di razzismo, il capo della polizia ha pensato bene allora di arrestarlo per resistenza e oltraggio. In serata tutto è rientrato e la vicenda si è conclusa con un comunicato congiunto. Ma il presidente degli Stati Uniti oggi ha voluto commentare quello che agli occhi della stampa internazionale è apparso come un caso di razzismo. Obama ha sottolineato che è "un fatto" che negli Usa afro-americani e ispanici sono arrestati in numero "sproporzionatamente alto" rispetto ai bianchi. OAS_RICH('Middle'); (23 luglio 2009

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Obama: "In Usa più arresti di afroamericani e ispanici" (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

WASHINGTON Quarta conferenza stampa in sei mesi per il presidente Barack Obama, che durante il suo discorso ha lanciato il guanto di sfida per quanto riguarda la grande riforma del sistema sanitario americano che, annuncia, «arriverà entro il 2009». Durante l'incontro con i giornalisti ha dunque affrontato i «temi caldi» di questi ultimi giorni, in particolare la revisione del sistema previdenziale, senza la quale si incorre il rischio di sbancare il bilancio federale a causa degli aumenti vertiginosi dei costi degli aiuti sanitari agli anziani e ai poveri. La riforma, una delle grandi promesse elettorali di Obama, sta incontrando difficoltà al Congresso: i repubblicani e i democratici conservatori temono che il costo della estensione a tutti gli americani della copertura sanitaria possa pesare troppo profondamente sul deficit federale. Obama ha dunque ribattuto alle critiche giunte nei giorni scorsi nei confronti della sua persona e della gestione del problema dell'assicurazione sanitaria, presentando in modo approfondito le possibili soluzioni al problema e invitando gli avversari a rallentare i tempi per poter studiare le proposte ed evitare una riorganizzazione frettolosa del sistema. I sondaggi, infatti, mostrano una caduta di popolarità di Obama, soprattutto sulla sua gestione della difficile battaglia per estendere la protezione sanitaria a 47 milioni di americani che ne sono privi. Infine, risposta secca ad una giornalista che gli ha chiesto un parere sulla vicenda accaduta al professore nero di Harvard Henry Louis Gates. «Gli agenti hanno agito in modo stupido - ha affermato il presidente - è un fatto che negli Usa afro-americani e ispanici sono arrestati in numero "sproporzionatamente alto" rispetto ai bianchi». Il 20 luglio, l'influente docente di studi afro-americani nel più prestigioso ateneo d’America, era stato arrestato da un poliziotto bianco che lo aveva scambiato per uno scassinatore dopo che una vicina lo aveva visto forzare la porta di casa. Ieri le accuse contro Gates sono state ritirate, non però prima che il professore venisse ammanettato, fotografato come un criminale e trattenuto quattro ore al commissariato. L’episodio ha provocato sdegno tra i colleghi di Gates: una prova della persistenza dei veleni del razzismo nell’America di Barack Obama a pochi isolati dalla super-liberal Harvard Square dove ha studiato il primo presidente nero degli Stati Uniti. «È incredibile: un’umiliazione e una violazione di ogni diritto che pensavamo ci fosse garantito», ha commentato Lawrence Bobo, sociologo e amico, che ha visitato Gates in commissariato e lo ha riaccompagnato a casa dopo il pagamento di una cauzione da 40 dollari. La polizia ha giustificato l’arresto sostenendo che il professore all’arrivo degli agenti era visibilmente irritato e si sarebbe rifiutato di lasciare la sua abitazione: «Non sapete con chi state trattando», avrebbe detto. Gates è stato quindi ammanettato per «condotta disordinata» e portato al commissariato pur avendo mostrato sia la patente di guida che lo dimostrava legittimo proprietario della sua casa che il tesserino di Harvard che lo collegava all’università dove dal 1991 ha una cattedra. «Ecco cosa succede a un nero in America», ha commentato il professore indignato, accusando i poliziotti di essere «razzisti».

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Franceschini a Repubblica tv "Il premier prigioniero del suo reality" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 23-07-2009)

Argomenti: Obama

ROMA - "Berlusconi si è imprigionato da solo nel reality che si è costruito. Ci sono molti leader, anche di centrodestra, che mantengono una distinzione nettissima tra la vita politica e quella personale. Lui invece ha scelto di unire vita pubblica e vita privata fin dal primo giorno. E ora è rimasto imprigionato nel suo stesso reality". Dario Franceschini, segretario del Pd, in corsa per la rielezione, conferma la linea adottata dal suo partito in Parlamento: "Continueremo a sollevare i temi della credibilità del Premier, della sicurezza nazionale, delle conseguenze che i suoi comportamenti privati hanno sulla vita pubblica del nostro paese". E' il primo dei nodi affrontati da Franceschini durante il videoforum con gli ascoltatori di Repubblica Tv. Una diretta di un'ora in cui si è parlato anche della battaglia congressuale del Pd, del futuro del partito e della crisi economica. Legislatura a rischio. "L'incrocio tra la grave crisi economica e la minor forza del Presidente del Consiglio, nei rapporti con l'opinione pubblica (a causa delle sue vicende personali) e nella sua stessa coalizione, potrebbe portare ad un esito traumatico di questa legislatura. Questa è la mia analisi". Televisioni con il silenziatore. "Su vicende come quelle che riguardano le frequentazioni di Berlusconi, è naturale che la stampa faccia inchieste, informazione - dice Franceschini-. L'anomalia è che in televisione è sceso il silenziatore. La battaglia che sta facendo "La Repubblica" è prima di tutto per la libertà di informazione e dovrebbe essere un esempio, anche perché la reazione del Presidente del Consiglio è sconsiderata, anormale e inimmaginabile in qualsiasi altra democrazia del mondo. Mi riferisco alla violenza della reazione e all'invito a non fare pubblicità sui giornali che fanno il loro mestiere. Queste sono intimidazioni". OAS_RICH('Middle'); Conflitto di interessi. "La norma sul conflitto di interessi va fatta ma Berlusconi va sconfitto politicamente. Non si sconfigge con le regole. Comunque non avere fatto quella legge nella scorsa legislatura è stato un errore". Alleanze. Un lettore domanda: il Pd potrà allearsi con l'Udc di Casini? "Io registro - risponde Franceschini - che ci sono persone, partiti, che si riconoscono nel campo di centrosinistra. L'Udc invece fa una scelta diversa, di restare autonomo nei due campi. Quindi, dal momento che i centristi decideranno volta per volta con chi allearsi, è utile in questo senso verificare convergenze facendo opposizione insieme". Mentre sulla possibilità di alleanze con i Radicali o con Sinistra e Libertà aggiunge: "Noi vogliamo vincere le prossime elezioni, quindi costruiremo un'alleanza prima per vincere poi per governare. Negli scorsi anni ci siamo occupati solo della prima parte e i limiti si sono visti. Non ci saranno più alleanze eterogenee, quindi. Dovremo costruire un'alleanza su una reale coesione programmatica. Il principio sarà questo". Il Pd e il bipolarismo. "Se il bipolarismo italiano è nato solo perché dall'altra parte c'era Berlusconi - dice Franceschini - allora c'è qualcosa che non funziona. Questo potrebbe comportare che finita l'era Berlusconi si tornerebbe alla stagione delle alleanze mobili, alla scomposizione di questa cosa nuova che è la vera garanzia del bipolarismo: l'esistenza di due partiti alternativi. Credo che il congresso del Pd riguardi anche questo. Noi - puntualizza il segretario - dobbiamo fare di tutto perché la nostra scelta sia quella di mantenere un grande partito che da voce e rappresenta l'elettorato più di sinistra, ma che direttamente si assume anche il compito di parlare all'elettorato mobile, alle fasce più moderate e ai ceti produttivi. Se si tornasse all'idea che il centrosinistra è fatto da una sinistra e da un centro, separati, perché il Pd avrebbe la necessità di appaltare a qualcheduno che c'è già, oppure che si costruisce in laboratorio, il compito di prendere i voti moderati del centro, questo sarebbe la pericolosa premessa per tornare indietro". Di Pietro e il Quirinale. "E' molto strano, per non dire altro, vedere un leader di opposizione che fa un sit-in davanti al Quirinale". Dario Franceschini parla così dell'iniziativa di ieri dell'Idv: "Serve il rispetto delle regole e delle istituzioni, è questo ciò che ci distingue da Berlusconi. Il presidente della Repubblica svolge una funzione di garanzia, è nella sua discrezione scegliere se mandare messaggi formali o come in questo caso lettere di accompagnamento, ci sono molti precedenti. Napolitano ha fatto una scelta responsabile con parole molto chiare". Grillo. "Non penso che Grillo avrebbe vinto le primarie, le avrebbe trasformate in un'altra cosa perché chiunque, anche di altri orientamenti politici, avrebbe potuto votare per lui. In un partito - ha spiegato Franceschini - non si entra per demolirlo. Soprattutto se un mese fa si sono fatte liste contro il Pd, se si dice che si entra in un partito di morti, se si dice che ci sono comitati d'affari peggiori di quelli di Berlusconi". No a scissioni. "In vista del congresso di ottobre, tra i candidati deve esserci un confronto democratico, molto trasparente. Non è che possiamo invidiare le primarie americane, dove delle volte se le danno ma poi si mettono insieme quando uno vince e l'altro perde come è stato per Obama e la Clinton. E' inutile invidiarle e poi temerle. Il confronto ci può essere, anche con delle asprezze, sempre mantenendo però una voce unica come opposizione". Secondo il leader del Pd, quindi, "non bisogna temere scissioni o lacerazioni". La candidatura di Marino. "Io stimo Ignazio Marino, ma la sua candidatura rischia di essere tagliata troppo sui temi eticamente sensibili, temi sui quali bisogna cercare la strada della sintesi. Se invece si alzano barriere e ci si caratterizza per questo è pericoloso". (23 luglio 2009

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