CENACOLO DEI COGITANTI |
Israele irritato "Un
errore Vanno fermati molto prima" (
da "Stampa, La"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Israele e
l'Amministrazione Obama hanno raggiunto inoltre importanti intese strategiche».
Per Israele è fondamentale intanto mettere in luce «la brutalità del regime iraniano», che
significativamente, secondo il premier, «ha avuto l'aperto sostegno di Siria,
Hamas e Hezbollah.
[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Ombrello
nucleare americano sulla r... ( da "Stampa, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Persico e ingenti aiuti
militari ai Paesi alleati in Medio Oriente: sono queste le due contromosse che
l'amministrazione Obama si appresta a compiere se l'Iran dovesse raggiungere la
bomba atomica. A svelarlo è stata Hillary Clinton, titolare del Dipartimento di
Stato, parlando in tv in Thailandia ai margini della conferenza dell'Asean,
l'alleanza fra dieci Paesi dell'Estremo Oriente.
hillary: "siamo tornati in asia" e offre il dialogo alla birmania
- angelo aquaro ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ex sfidante di Obama
nella corsa alla Casa Bianca, che in una intervista
alla tv thailandese rivela che il presidente le ha dato «tutto il potere» che
voleva, ridefinisce la strategia degli Usa nel quadrante. Il nucleare, prima di
tutto. Hillary è preoccupata della possibile collaborazione tra Nord Corea e
Birmania e ha detto di «prendere molto sul serio»
e ora michelle sfoggia il
caschetto ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Esteri La curiosità E
ora Michelle sfoggia il caschetto NEW YORK - Michelle Obama ha cambiato look.
La first lady, in occasione della "serata country" alla Casa Bianca
lo scorso martedì, ha esibito un nuovo taglio: questa volta, il suo hairstylist
di Chicago ha scelto un "angel bob", un caschetto a linee geometriche
più corto del precedente che, nella versione più sfrangiata,
obama celebra la musica country
con un concerto alla casa bianca ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: schiavisti e razzisti
Obama celebra la musica country con un concerto alla Casa Bianca ROMA - Obama e
sua moglie Michelle dal momento del loro insediamento alla Casa Bianca hanno
portato una ventata d´aria fresca, abbattendo molti tabù. Martedì sera nella East Room della Casa Bianca è andato in scena un
evento che si può definire storico: una serata dedicata alla musica country.
"caro dio ti scrivo via
twitter" così si prega al muro del pianto - susanna nirenstein (
da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: fatto anche Barack
Obama durante il suo ultimo viaggio). Normalmente il
foglio va piegato e ripiegato in modo da ficcarlo, con difficoltà, tra molti
altri, nelle fenditure millenarie delle pietre. Ora, dall´altra parte del web,
a Tel Aviv, c´è qualcuno che riceve e stampa la breve preghiera, la ritaglia e
la ripone, con l´aiuto di altre persone che vivono nella capitale ebraica,
filo-soru contro vecchia
guardia in sardegna avanza la barracciu - alberto statera (
da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ex piccolo Obama di
Sanluri - non parteciperò a competizioni elettorali. E poi? Poi si vedrà.
Intanto, gratificando il suo Io spesso alquanto ipertrofico, l´ex governatore
dice che nel progettare il partito, Franceschini l´ha copiato. Ed ecco qui, in
tutto il suo splendore, lo sbocciare della Francesca, l´unica considerata
capace di fermare il "
Obama lancia la grande sfida
"Riforma sanitaria entro il 2009" (
da "Repubblica.it"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha accusato i
repubblicani di voler "giocare alla politica" bloccando la riforma
nella speranza "di farmi a pezzi". "Una cosa
deve essere chiara: il problema non deve essere centrato sulla mia persona - ha
affermato con tono duro Obama - Io ho una grande assicurazione sanitaria.
La diplomazia stile Hillary
riporta l'America in Asia ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il presidente Obama e
io attribuiamo grande importanza all' Asia». E ha
ammonito l'Iran che se si procurerà armi nucleari «l'America estenderà un
ombrello difensivo» quindi anche atomico, sebbene non lo abbia precisato all' intero Golfo persico. Sinora, la stella di Hillary
Clinton era stata offuscata da quella di Barack Obama,
Sanità, l'accusa di Obama: ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: «I contrari alla
riforma vogliono solo farmi a pezzi» «Alcuni repubblicani vogliono bloccare la
riforma sanitaria per 'farmi a pezzi'». Barack Obama
va al contrattacco e lancia la sua sfida a quanti vogliono sbarragli la strada
per impedire che venga approvata la «madre di tutte le riforme», come chiamano
a Washington il suo piano sulla salute che prevede di dare la copertura
Par condicio in
Francia Verranno razionati i minuti tv di Sarkozy
( da "Corriere della
Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Se parla di Carla o
dice di essere d'accordo con Obama sulle questioni religiose o analizza la
crisi della finanza mondiale come sarà conteggiato? Una cerimonia della
resistenza, il sogno della grande Parigi o l'inaugurazione di una nuova linea
del TVG sono parole «tecniche », «storiche» o di politica interna?
Usa e India
fidanzati per amore (e per l'interesse di frenare Pechino)
( da "Corriere della
Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ogni qualvolta il
presidente Barack Obama o il suo segretario di Stato, Hillary Clinton, parte
per un giro di visite all'estero, ama ripetere che le alleanze o i rapporti con
questa regione o quel Paese sono assolutamente vitali. Nel caso dell'India,
dove la Clinton ha appena concluso una visita di cinque giorni, queste
affermazioni sono vere.
No R 28,4
( da "Corriere della
Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: it Pensate che al di là
dell'immagine Obama stia agendo in modo davvero diverso dai presidenti
precedenti? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 71,6 No R 28,4 La domanda di
oggi Negli Usa anche il gigante Barnes & Noble entra nel mercato del libro
elettronico. Leggereste un romanzo su un e-book?
Marrazzo: otto
mesi, 39 obiettivi ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Lo dice alla Obama, Marrazzo: «Si può fare ». E nel Lazio ciò che si
è ottenuto è stato possibile grazie a «un sindacato responsabile, consapevole e
coraggioso» fatto di «compagni di viaggio - Claudio Di Berardino, Franco
Simeoni e Luigi Scardaone - con i quali abbiamo costruito un accordo che ha la
coesione come elemento distintivo e orizzonte indispensabile»
Obama lancia la
riforma sanitaria ( da "Stampaweb, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: WASHINGTON Il
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parlando della sua riforma
sanitaria ha affermato che i programmi Medicare e Medicaid sono le più grosse
forze che spingono il deficit federale Usa, e che vanno riformate presto,
altrimenti c?è il rischio che il bilancio venga sbancato.
Obama: la
polizia è stata "stupida" nell'arresto del professore nero
( da "Repubblica.it"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama, ha
criticato il comportamento degli agenti che sono intervenuti in seguito alla
chiamata di una vecchietta che aveva visto uno sconosciuto di colore
"forzare" la porta di una casa vicina. La polizia ha verificato in
fretta che si trattava del legittimo proprietario ma ha comunque agito contro
l'uomo,
Obama: "In
Usa più arresti di afroamericani e ispanici"
( da "Stampaweb, La"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: promesse elettorali di
Obama, sta incontrando difficoltà al Congresso: i repubblicani e i democratici
conservatori temono che il costo della estensione a
tutti gli americani della copertura sanitaria possa pesare troppo profondamente
sul deficit federale. Obama ha dunque ribattuto alle critiche giunte nei giorni
scorsi nei confronti della sua persona e della gestione del problema dell'
Franceschini a
Repubblica tv "Il premier prigioniero del suo reality"
( da "Repubblica.it"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dove delle volte se le
danno ma poi si mettono insieme quando uno vince e l'altro perde come è stato
per Obama e la Clinton. E' inutile invidiarle e poi temerle. Il
confronto ci può essere, anche con delle asprezze, sempre mantenendo però una
voce unica come opposizione". Secondo il leader del Pd, quindi,
"non bisogna temere scissioni o lacerazioni".
( da "Stampa, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Israele
irritato "Un errore Vanno fermati molto prima" [FIRMA]ALDO BAQUIS TEL
AVIV «Un errore»: così il ministro israeliano Dan Meridor (Likud) ha commentato
le dichiarazioni di Hillary Clinton sulla disponibilità degli Stati Uniti a
stendere «un ombrello difensivo» sui suoi alleati se l'Iran riuscisse a dotarsi
di armi nucleari. «Si ricava quasi l'impressione che
gli Stati Uniti si siano rassegnati. È preferibile piuttosto impedire all'Iran
di raggiungere l'obiettivo di dotarsi di armi nucleari». Poco dopo, alla
Knesset, il Parlamento israeliano, anche il premier conservatore Benyamin
Netanyahu (nella foto) ha insistito che «l'Iran rappresenta la maggiore
minaccia di sicurezza per il mondo intero». La prima cosa da fare «è inasprire le sanzioni nei suoi confronti - ha aggiunto -.
C'è stato in merito un leggero rafforzamento nella posizione internazionale e
degli Stati Uniti. Israele e l'Amministrazione Obama hanno raggiunto inoltre importanti intese strategiche». Per
Israele è fondamentale intanto mettere in luce «la brutalità del regime
iraniano», che significativamente, secondo il premier, «ha
avuto l'aperto sostegno di Siria, Hamas e Hezbollah. Essi hanno
inoltrato a Teheran messaggi di sostegno e non soltanto. Un giorno potrò
precisare che cos'altro hanno fatto». Un'allusione, forse, a notizie di
intelligence secondo le quali alla repressione delle manifestazioni
democratiche a Teheran hanno preso parte miliziani libanesi e palestinesi, che
si sarebbero uniti alle milizie islamiche iraniane dei basiji.
( da "Stampa, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
[FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Ombrello nucleare americano sulla regione del Golfo Persico
e ingenti aiuti militari ai Paesi alleati in Medio Oriente: sono queste le due
contromosse che l'amministrazione Obama si appresta
a compiere se l'Iran dovesse raggiungere la bomba atomica. A svelarlo è stata
Hillary Clinton, titolare del Dipartimento di Stato, parlando in tv in
Thailandia ai margini della conferenza dell'Asean, l'alleanza fra dieci Paesi
dell'Estremo Oriente. È la prima volta che un alto funzionario
dell'amministrazione accenna alla possibilità di accettare un Iran dotato di
armi atomiche perché fino a questo momento Washington aveva sempre e solo
ripetuto che tale «prospettiva è inaccettabile». «Se gli Stati Uniti - ha
invece detto Hillary Clinton - estenderanno un ombrello difensivo sulla
regione, e incrementeranno la capacità militari degli
Stati nel Golfo, è improbabile che Teheran diventi più potente. L'Iran non sarà
in grado di intimidire e dominare i suoi vicini, come sembra voler fare nel
caso riuscisse a ottenere la bomba». Accortasi di aver fatto trapelare la
riflessione in corso su un possibile cambio di politica nei confronti dell'Iran
nucleare, Hillary ha tentato la marcia indietro affidando ai portavoce il
compito di negare ogni tipo di svolta: «La posizione americana non è cambiata».
In serata, in un ulteriore cambiamento di direzione,
Hillary è tornata sull'Iran parlando della possibilità di adottare in tempi
brevi «rigide sanzioni internazionali se non bloccherà l'arricchimento
dell'uranio», come richiesto dalle sanzioni del Consiglio di Sicurezza
dell'Onu. Sull'ipotesi di un dialogo diretto con Teheran ha mantenuto invece un
profilo molto basso: «Speravamo di poter avere delle risposte positive ma poi
vi sono state le elezioni, sono avvenute delle indubbie irregolarità e il
regime ha brutalmente represso i cittadini che protestavano». Come dire, non è
certo questo il momento per mandare messaggi a Khamenei e Ahmadinejad. Ciò che
Hillary fa trapelare è l'inizio di un ripensamento dell'approccio della Casa
Bianca all'Iran: se prima del voto la realpolitik di Obama
portava a voler raggiungere un accordo sul nucleare oggi che il negoziato
diretto si allontana lo scenario che si profila è simile a quanto già avviene
in Estremo Oriente, dove Washington ha esteso il proprio «ombrello nucleare» sugli alleati Giappone e Corea del Sud per proteggerli dai
rischi portati da missili ed armi nucleari della Nord Corea. Riguardo al regime
di Pyongyang, Hillary si è detta preoccupata dei «crescenti legami militari con
la giunta birmana» destinati a «creare pericoli per i Paesi confinanti» con
Myanmar. In particolare il timore di Washington è sull'esistenza di un «patto
segreto» in forza del quale la Nord Corea potrebbe aver iniziato a trasferire
tecnologia nucleare e armi balistiche a Myanmar: è un'ipotesi che nasce dalla
raccolta di intelligence su eventi rimasti ambigui come la vicenda della nave
di Pyongyang diretta verso la Birmania ma poi tornata indietro quando il
Pentagono svelò di averne individuato la rotta. Proprio per sottolineare
l'impegno Usa per la stabilità dell'Estremo Oriente, Clinton ha firmato il
patto di «amicizia e cooperazione» fra i Paesi dell'Asean che risale al 1976.
Nei confronti della Corea del Nord il Segretario di Stato ha parlato senza
mezzi termini: «Le attuali loro provocazioni non
ispirano fiducia né ci permettono di dialogare, sono certamente possibili la
normalizzazione delle relazioni, la pace permanente e l'assistenza economica ed
energetica ma solo in caso di una completa e verificabile denuclearizzazione».
Nulla da sorprendersi dunque se al summit dell'Asean è in arrivo una
delegazione ufficiale di Pyongyang ma Hillary ha già fatto sapere di non avere
alcuna intenzione di incontrarla.
( da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
14 - Esteri Hillary: "Siamo tornati in Asia"
e offre il dialogo alla Birmania Messaggio alla giunta di Rangoon: liberate
Aung In cambio di più democrazia gli Usa vedono l´opportunità di nuovi
investimenti E ai paesi del Golfo minacciati dall´Iran propongono un ombrello
nucleare difensivo ANGELO AQUARO DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Hillary Clinton
annuncia che gli Stati uniti «sono tornati in Asia», chiede alla Corea del Nord
di rinunciare «irreversibilimente» al nucleare, invita la Birmania a liberare
Aung San Suu Ky e, dalla spiaggia di Phucket, apre un ombrello per i paesi del
Golfo, annunciando la protezione militare nei confronti di un´Iran armato di
atomica. Iniziativa, quest´ultima, che suscita la reazione di Israele e
l´immediata precisazione: gli Stati uniti considerano naturalmente
«inaccettabile» che Teheran persegua le sue politiche nucleari. Nel suo primo
viaggio da segretario di Stato, l´ex sfidante di Obama nella corsa alla Casa Bianca, che in una intervista
alla tv thailandese rivela che il presidente le ha dato «tutto il potere» che
voleva, ridefinisce la strategia degli Usa nel quadrante. Il nucleare, prima di
tutto. Hillary è preoccupata della possibile collaborazione tra Nord Corea e
Birmania e ha detto di «prendere molto sul serio» i rapporti sulla
collaborazione militare tra i due paesi, «diretta minaccia» per gli stati
confinanti, soprattutto per la Thailandia, teatro della visita e di una
riunione dell´Asean, l´associazione degli stati dell´Est Asiatico, occasione di
meeting ravvicinati per il segretario di Stato. Aprendo alla possibilità di
incentivi qualora la Corea del Nord abbandonasse la scelta nucleare («ma in
questo momento non c´è nessuna evidenza»), Clinton si è soprattutto espressa in
termini "inusualmente dettagliati", nota il New York Times, sui
diritti umani in Birmania. «Siamo profondamente preoccupati dei rapporti sulle
continue violazioni dei diritti umani, particolarmente dalle azioni attribuite
alla giunta militare, che riguardano maltrattamenti e abusi su giovani
ragazze». Lanciandosi in un appello per la liberazione di San Suu Ky, il premio
Nobel per la pace che il regime tiene agli arresti domiciliari, Hillary ha
anche manifestato la possibilità di un´apertura commerciale: «Se Aung venisse
liberata ci sarebbero delle possibilità, almeno per quanto riguarda il mio
paese, di rivedere le nostre relazioni, soprattutto per quanto riguarda gli
investimeni». E sono proprio gli investimenti, nota Robert Kaplan sul sito di
Atlantic, che hanno spinto Hillary a scegliere il Sud est asiatico come
obiettivo del primo viaggio: "Diventata un´area di forte espansione
commerciale cinese, il modo migliore per la nuova amministrazione di contrastare
l´influenza di Pechino nella regione è di metterci piede frequentemente".
La promessa invece di un ombrello nucleare per i paesi del Golfo minacciati
dall´Iran ha suscitato la delusione di Israele: "Sembra si siano già
rassegnati". Hillary ha dovuto precisare che l´arsenale atomico di Teheran
sarebbe «inaccettabile». Clinton ha detto che la possibilità di trattativa
rimane aperta ma «non a tempo indefinito». Quindi la proposta: «Siamo pronti ad
agire per migliorare la difesa dei nostri partner nella regione». E qui la
proposta dell´ombrello difensivo: proposta assai singolare per un paese
abituato a giocare d´attacco.
( da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
14 - Esteri La curiosità E ora Michelle sfoggia il
caschetto NEW YORK - Michelle Obama ha cambiato look. La first
lady, in occasione della "serata country" alla Casa Bianca lo scorso
martedì, ha esibito un nuovo taglio: questa volta, il suo hairstylist di
Chicago ha scelto un "angel bob", un caschetto a linee geometriche
più corto del precedente che, nella versione più sfrangiata, ricordava
il look di Jackie Kennedy.
( da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
43 - Spettacoli Il genere popolare, tipicamente
americano, nato negli stati del Sud, schiavisti e razzisti Obama celebra la musica country con un concerto alla Casa Bianca ROMA
- Obama e sua moglie Michelle dal momento del loro insediamento alla
Casa Bianca hanno portato una ventata d´aria fresca, abbattendo molti tabù.
Martedì sera nella East Room della Casa Bianca è
andato in scena un evento che si può definire storico: una serata dedicata alla
musica country. Un genere popolare che, a partire dagli anni Venti, ha
spopolato nell´America del Sud, quella rurale, conservatrice e, soprattutto,
razzista. Un cast composto da mostri sacri del country ha suonato per il
presidente e la sua famiglia. Il cantante Charlie Pride, il chitarrista Brad
Paisley, la cantante e violinista Alison Krauss: tutti collaborano a Grand Ole
Opry, il più vecchio programma radiofonico americano, trasmesso dal 1925 da
Nashville, Tennessee, patria indiscussa del genere country. Questo happening è
il secondo di una serie di serate organizzate dalla first lady Michelle per
promuovere la musica e la cultura (il primo incontro è stato dedicato al jazz).
Obama ha dichiarato che lui, originario di una
metropoli come Chicago, apprezza comunque il country, riconoscendone il valore
sociale: «Ha avuto un essenziale ed indelebile impatto sulla nostra nazione,
aiutando la gente ad avere più speranze per il futuro». Charley Pride, star del
panorama musicale country, afroamericano, ha evidenziato il parallelismo tra la
sua carriera e quella di Obama, ma ha anche giurato di
non aver mai avuto problemi di razzismo nel circuito della musica country.
Alison Krauss, così emozionata da non riuscire a guardare il presidente durante
la performance, ha apprezzato molto la serata: «Se un banjo entra alla Casa
Bianca significa che le cose andranno bene». (francesco colussi)
( da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
34 - Esteri "Caro Dio ti scrivo via Twitter" così si prega al Muro
del Pianto Attraverso un sito web gli ebrei di tutto il mondo possono inviare le loro preghiere I volontari israeliani le stampano e
infilano i biglietti tra le fessure SUSANNA NIRENSTEIN Twitter messaggero del
cielo. Dopo esser stato il filo rosso che, sorprendendo tutti, ha attraversato
- traversa - e tessuto la protesta in Iran, ecco che riappare nel web con un
obiettivo ambizioso e stravagante: parlare a Dio. Tweet Your PrayerTheKotel
recita il nuovo sito web, ovvero "Connettiti con il Kotel", il Muro
del Pianto di Gerusalemme, l´unica parte superstite del Tempio distrutto dai
romani nel 70 d. C., un luogo di pellegrinaggio per milioni di fedeli e non
solo, ritenuto quasi un canale diretto col Signore degli ebrei, che a
centinaia, ogni giorno, lì depositano la loro supplica, il loro pensiero, il
loro messaggio (l´ha fatto anche Barack Obama durante il suo ultimo viaggio). Normalmente il foglio va piegato
e ripiegato in modo da ficcarlo, con difficoltà, tra molti altri, nelle
fenditure millenarie delle pietre. Ora, dall´altra parte del web, a Tel Aviv,
c´è qualcuno che riceve e stampa la breve preghiera, la ritaglia e la ripone,
con l´aiuto di altre persone che vivono nella capitale ebraica, tra le
fessure del Kotel. E così, Twitt Your Prayers, e la velocità dell´idea, fa
pensare al rapporto intenso che gli ebrei hanno con la modernità, in una sorta,
come ha scritto recentemente David Bidussa, di un
"corpo a corpo con la storia" che si manifesta sia nel mondo secolare
(nella filosofia, le scienze, il cinema...), sia nella vita religiosa in fondo,
con tutti quei marchingegni elettronici che permettono di rispettare più
comodamente le rigide regole del Sabato. Dunque Tweet (o meglio www.twitter.com/TheKotel),
Your Prayers, e se la preghiera è lunga, mandatela invece a The Kotelymail. com
per mail. Per informazioni: www.tweetyourprayers.info Il
"servizio" è venuto in mente poche settimane fa a un ragazzo
israeliano di 25 anni, assolutamente laico (l´ultima volta che è stato in
sinagoga è stato per la sua maggiore età, il Bar-miztvah dei 13 anni), uno
studente che vuol mantenere l´anonimato: dopo aver visto l´uso di twitter
durante la rivolta di Teheran, si è chiesto cosa poteva fare di uno strumento
così potente. La risposta è stata collegare la gente di tutto il mondo a
Gerusalemme, e rendere il Kotel accessibile a tutti: mandare una preghiera nel
luogo più sacro degli ebrei gli sembra possa aiutare le persone ad essere più
ottimiste, più consapevoli dei propri desideri. Il sito è stato messo in rete
il 6 luglio e ha già avuto centinaia di adesioni dai cinque continenti (molta
America del Nord, del Sud, e Australia). E non solo da ebrei: il che, dice, può
portare a una maggiore tolleranza. I brevi messaggi, ovviamente il servizio è
gratuito, possono essere privati, o pubblici. Noi su internet possiamo vedere
solo quelli "open", alcuni incomprensibili ("Preghiamo per chi è
rinchiuso in casa, per i prigionieri, per la libertà, ora", o "Perché
la situazione si risolva nel modo che vuoi tu, nel nome di Gesù"), o
chiari "Che Gilat Shalit (il soldato rapito tre anni fa da Hamas a Gaza,
ndr) viva", così come benedizioni su Gerusalemme, lodi al Signore,
piuttosto che "manda la tua pioggia su di noi, su
Israele", o "refu´ah shlema" per una guarigione completa. Tra
quelli "segreti", ci viene detto, molte preghiere per la pace, e
quelle di padri in attesa di un bimbo fuori dalla sala parto: due di loro, nato
il bambino, hanno twittato un ringraziamento al Kotel.
( da "Repubblica, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
11 - Interni Filo-Soru contro vecchia guardia in Sardegna avanza la Barracciu
"Mi batterò da barbaricina". A Sassari +320% di tessere "Mi
batterò da barbaricina". A Sassari +320% di tessere L´inchiesta Filo-Soru
contro vecchia guardia in Sardegna avanza la Barracciu Lei appoggia la mozione
France- schini. Per Bersani corre Lai, ex consi-gliere regionale ALBERTO
STATERA DAL NOSTRO INVIATO SASSARI - La vendetta barbaricina, che Antonio
Pigliaru considerava un ordinamento giuridico, ha oggi il volto di Francesca
Barracciu. Penetranti occhi scuri, lunghi capelli corvini, tendenza
antropologica al matriarcato, che rivela inconsciamente anche quando definisce
i suoi avversari politici all´interno del Pd «uomini piccoli
piccoli», è lei l´"uomo" del regolamento dei conti nel Pd
sardo (e non solo). Il partito regionale che con l´esplosione degli scontri
intestini provocò la caduta del governatore Renato Soru e le susseguenti
dimissioni a Roma di Walter Veltroni. Classe 1966, sindaco di Sorgono,
Francesca è una Serracchiani misconosciuta in continente. Non parlò come Debora
con frasi uscite dal cuore dinanzi al segretario Dario Franceschini, ma alle
europee prese in Sardegna 116.935 voti di preferenza, 19 mila più di
Berlusconi, più di quanti fin dai tempi di Berlinguer il Pci abbia mai
raggranellato nell´isola. L´altro giorno Francesca si è presentata a Santa
Cristina di Paulilatino, luogo nuragico e magico in provincia di Nuoro, dove
troneggia un pozzo sacro che si narra ogni ventisei anni venga illuminato verticalmente
dalla luna. Di fronte a duecentocinquanta "soriani" ha annunciato la
sua candidatura alla segreteria regionale. I soriani non sono i mici di casa,
ma gli orfani del governatore Soru che, in appoggio alla mozione Franceschini
per la segreteria nazionale, lanciano la Barracciu contro «la vecchia
oligarchia» che con Silvio Lai corre al fianco di Pierluigi Bersani. C´era
anche Soru intorno alla bocca del pozzo sacro, non più personaggio scespiriano
semi-autistico come viene dipinto, ma politico assai loquace, nonostante i
giorni decisivi per il problematico salvataggio della sua Tiscali e il rinvio a
giudizio per un appalto da 60 milioni in cui da governatore avrebbe favorito la
Saatchi & Saatchi. Finchè non sarò assolto - annuncia ai fans l´ex piccolo Obama di Sanluri - non parteciperò a competizioni elettorali. E poi?
Poi si vedrà. Intanto, gratificando il suo Io spesso alquanto ipertrofico, l´ex
governatore dice che nel progettare il partito, Franceschini l´ha copiato. Ed
ecco qui, in tutto il suo splendore, lo sbocciare della Francesca, l´unica
considerata capace di fermare il "comitato d´affari" che ha
colonizzato il Pd nella patria di Berlinguer. E favorito la vittoria alle
regionali del figlio del commercialista di Berlusconi, oggi balbettante alle
prese con gli esiti del mancato G8 della Maddalena e la crisi industriale che
morde dal Sulcis a Porto Torres. Molti dei duecentocinquanta di Santa Caterina
non hanno preso la tessera del Pd, ma hanno destinato i 15 euro necessari
all´Associazione "Sardegna Democratica", che l´ex governatore ha
appena fondato in attesa di tempi migliori e che sabato sera - star lui, l´Obama di Sanluri - fa il suo vero esordio a Sassari, città
dove l´ex governatore vinse la partita persa delle regionali, che costò il
posto a Veltroni, e dove il Pd conserva oltre il 40%. E un record nazionale di
nuovi tesserati, persino superiore a quello napoletano. Trecentoventi per cento
è all´incirca l´incremento che ha portato in poche settimane le tessere
sassaresi da
( da "Repubblica.it" del
23-07-2009)
Argomenti: Obama
WASHINGTON
- Il presidente Barack Obama ha lanciato la sfida
forse finora più ambiziosa della sua presidenza: la grande riforma del sistema
sanitario americano "arriverà entro il 2009". In una conferenza
stampa in prima serata, la quarta nei suoi sei mesi di presidenza, l'inquilino
della Casa Bianca ha detto agli americani che "la riforma della sanità è
essenziale per il salvataggio della economia: senza
questa riforma si rischia di sbancare il bilancio federale" a causa degli
aumenti vertiginosi dei costi degli aiuti sanitari agli anziani (Medicare) e ai
poveri (Medicaid). "Il prezzo del non far nulla è troppo alto", ha
affermato. La riforma, una delle grandi promesse elettorali di Obama, sta incontrando difficoltà al Congresso: i
repubblicani e i democratici conservatori temono che il costo della estensione a tutti gli americani della copertura
sanitaria possa pesare troppo profondamente sul deficit federale. Secondo Obama è possibile evitare questo problema usando meglio i
fondi già disponibili (coprendo due terzi delle spese) e tassando i più ricchi
(il terzo mancante dei costi). Il presidente Usa ha ribadito che la riforma non
dovrà essere pagata dalla classe media, un'altra sua promessa elettorale. Ai
repubblicani che invitano Obama a rallentare i tempi,
per studiare meglio le proposte ed evitare una riforma frettolosa, il
presidente ha risposto mercoledì che la sua fretta è dettata "dalle
lettere che ricevo ogni giorno dalle famiglie che vengono martoriate dai costi
della salute e che mi chiedono: puoi aiutarci?". Obama ha accusato
i repubblicani di voler "giocare alla politica" bloccando la riforma
nella speranza "di farmi a pezzi". "Una cosa
deve essere chiara: il problema non deve essere centrato sulla mia persona - ha
affermato con tono duro Obama - Io ho una grande
assicurazione sanitaria. Così come ogni membro del Congresso. Il problema urgente è quello degli americani che sono senza
copertura sanitaria". OAS_RICH('Middle');
I sondaggi mostrano una caduta di popolarità di Obama,
soprattutto sulla sua gestione della difficile battaglia per estendere la
protezione sanitaria a 47 milioni di americani che ne sono privi. Obama ha dato la risposta più secca della serata ad una
giornalista che gli ha chiesto un parere sulla vicenda di un professore nero di
Harvard arrestato dalla polizia per essere entrato in casa sua: gli agenti
hanno agito "in modo stupido", ha detto il presidente, aggiungendo
che è "un fatto" che negli Usa afro-americani e ispanici sono arrestati in numero "sproporzionatamente alto"
rispetto ai bianchi. (ansa) (23 luglio 2009
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 23/07/2009 - pag: 14 Geopolitica Dialogo
strategico con l'India per contenere l'ascesa cinese La diplomazia stile
Hillary riporta l'America in Asia «Ombrello militare sul Golfo per difendersi
dall'Iran» WASHINGTON Da «segretaria di Stato invisibile», come la definì Tina
Brown, la direttrice del sito internet Daily beast ,
ad architetto della politica americana in Asia e nel Golfo Persico. Con la
visita dello scorso weekend in India e quella in corso in Thailandia per la
riunione dell'Asean, l'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico, Hillary
Clinton non ha solo riconquistato la ribalta internazionale. Ha gettato altresì
le basi di una più forte presenza dell'America nelle due regioni con la
strategia delle partnership, trattati e alleanze di pace e cooperazione,
offrendo a sorpresa alla Corea del Nord di normalizzare i rapporti se rinuncerà
alla bomba atomica. «L'America è ritornata», ha annunciato l'ex first lady a
Bangkok, accusando implicitamente di negligenza la passata amministrazione
Bush. «Il presidente Obama e io
attribuiamo grande importanza all' Asia». E ha
ammonito l'Iran che se si procurerà armi nucleari «l'America estenderà un
ombrello difensivo» quindi anche atomico, sebbene non lo abbia precisato all' intero Golfo persico. Sinora, la stella di Hillary
Clinton era stata offuscata da quella di Barack Obama, dominatore
della scena in Europa, Medio oriente e Africa. Ma in
Asia, la meta del suo primo viaggio all'estero a febbraio, la
segretaria di Stato ha stipulato un «dialogo strategico» con l'India, ha
promosso iniziative contro l'asse Corea del Nord-Birmania formatosi i mesi
scorsi, e a Bangkok firmerà il Trattato di amicizia e collaborazione con
l'Asean per la soluzione pacifica dei problemi regionali, trattato respinto da
Bush. A settembre inoltre si recherà in Pakistan. Il suo riferimento all'Iran
non è stato casuale: dall'Iran dipende la stabilità dell'Asia centrale. Oltre
che a contenere paesi ostili agli Usa, la strategia delle partnership dell'ex
first lady, da lei plasmata con il presidente, è diretta anche a impedire che
la Cina monopolizzi l'Asia. A New Delhi, Hillary non è riuscita a concordare
una politica comune a tutela del clima: l'India le ha ribattuto che il suo inquinamento pro capite è circa un quindicesimo di
quello americano. Ma con il «dialogo strategico», che prevede una conferenza
ministeriale annua, si è assicurata l'appoggio del colosso economico emergente
alla sicurezza dell' Asia, e l'apertura dei suoi
mercati, in particolare quelli nucleare e militare. Altrettanto costruttivi i
suoi colloqui a Bangkok, a margine dell'Asean, con la Cina, la Russia, il
Giappone e la Corea del Sud. «Siamo d'accordo ha detto la
segretaria di Stato che la Corea del Nord deve abbandonare il riarmo atomico e
che dobbiamo sottoporla a maggiori pressioni. Allacceremo le relazioni se
cambierà». E ha aggiunto che «i suoi crescenti
rapporti militari con la Birmania sono una minaccia per la regione», adombrando
il sospetto che la Corea del Nord possa rifornire al fresco alleato materiale e
tecnologie nucleari. Sospetto basato su foto di enormi tunnel in possesso della
Cia. Il monito della ex first lady all'Iran su un
eventuale ombrello difensivo americano nel Golfo persico ha suscitato allarme
in Israele. Il ministro dell'intelligence e energia atomica israeliano Don
Meritor ha protestato che l'America sembra essersi rassegnata a un Iran con
armi nucleari. Ha risposto Hillary che «un Iran del genere è inaccettabile e
farebbe proliferare l'atomica nella regione» e che occorre negoziarne il
disarmo. Ho ricordato all'Iran, ha asserito la
segretaria di Stato, che seguire questa strada non è nel suo inte- America is
back «L'America è ritornata», ha annunciato l'ex first lady a Bangkok, con una
critica implicita a Bush
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 23/07/2009 - pag: 14 Attacco ai repubblicani
Sanità, l'accusa di Obama: «I contrari alla riforma vogliono solo farmi a pezzi» «Alcuni
repubblicani vogliono bloccare la riforma sanitaria per 'farmi
a pezzi'». Barack Obama va al contrattacco e lancia la sua sfida a quanti vogliono
sbarragli la strada per impedire che venga approvata la «madre di tutte le
riforme», come chiamano a Washington il suo piano sulla salute che prevede di
dare la copertura sanitaria a 46 milioni di americani che ne sono
sprovvisti. «Sia ben chiaro, non sono io il problema.
Io ho un'ottima assicurazione sanitaria. Come i membri del Congresso. Il
problema è per i milioni di americani che sono senza copertura sanitaria», ha arringato (secondo le anticipazioni diffuse dalla Casa
Bianca) il presidente americano in una conferenza stampa trasmessa ieri in diretta
tv in prima serata, la quarta in sei mesi di governo (esattamente quante ne ha
tenute George W. Bush in otto anni). Obama è tornato
in «assetto campagna elettorale» rivolgendosi direttamente al popolo americano
nel tentativo di aggirare un Congresso che appare insensibile non solo tra i
repubblicani ma anche tra i democratici ai suoi appelli. «Approveremo
una riforma della sanità che abbassi i costi, offra più scelte e assicuri la
copertura ad ogni americano. E lo faremo entro l'anno» ha ribadito l'inquilino
della Casa Bianca, con la determinazione di chi sa di non poter perdere questa
battaglia, già definita dai repubblicani «la Waterloo di Obama» e una mossa per permettere di pagare le interruzioni di
gravidanza con soldi pubblici. Attacchi che hanno provocato la reazione
immediata del presidente: «Non è in gioco il mio destino ma quello degli
americani che hanno un urgente bisogno di questa riforma». Per rassicurare
quanti temono che il costo dell'ampliamento della protezione sanitaria a decine
di milioni di americani possa aggravare ulteriormente il deficit del bilancio
federale, Obama ha assicurato: «Se vogliamo
ricostruire una economia più forte del passato, la
riforma della sanità è un elemento centrale di questa impresa. I costi
crescenti delle assicurazioni sanitarie sono in questo momento il fattore più
pesante nell'incremento del deficit». A indebolire la capacità di Obama di far accettare al Congresso la riforma è il
pericoloso calo dei consensi nei suoi confronti tra gli americani. Il presidente
eletto col mandato di «cambiare le cose» rischia di perdere la sua unica arma:
il sostegno popolare alle sue iniziative. Senza questo consenso la sua
presidenza è tutta in salita. A. Mu. Conferenza Barack Obama
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 23/07/2009 - pag: 15 Regole Il presidente
considerato uomo di maggioranza Par condicio in Francia Verranno razionati i minuti tv di Sarkozy Tranne quando parla come capo di
Stato DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI Una decina di studenti di scienze
politiche ha trovato un lavoro. Part-time, ma di grande potere. Visioneranno
programmi televisivi e radiofonici, pubblici e privati, per conteggiare, con il
cronometro, tempi di parola di Nicolas Sarkozy e personalità politiche. Poi
trasferiranno i dati alla commissione per il pluralismo e deontologia
dell'informazione. È la nuova «par condicio» alla francese che fissando nuove
regole mediatiche ufficializza la realtà politica della Francia di oggi: il
presidente, eletto a suffragio universale, rappresenta
sì la nazione al di sopra delle parti, ma è soprattutto il capo della
maggioranza. La sua. E Sarkozy, con energia prorompente, in prima linea su
tutti i dossier, non ha fatto nulla per smentirlo. Anzi, ha cambiato la costituzione
per potersi esprimere alle camere riunite ed entra tutti i giorni nelle case
dei francesi. La CSA, equivalente della nostra commissione di vigilanza,
sollecitata dalle opposizioni, ha pertanto deciso: il tempo di parola di
Sarkozy sarà conteggiato come quello di ministri e parlamentari del suo
partito, compresi funzionari dell'Eliseo quando fanno dichiarazioni. E il tempo
a disposizione delle opposizioni non potrà essere inferiore al cinquanta per
cento del totale. Finora, valeva la regola dei «tre terzi», con l'Eliseo
considerato al di sopra e al di fuori dei conteggi. Un criterio che anche in
passato ha suscitato aspre polemiche. Ad esempio, l'ex presidente Chirac, in
campagna per il sì all'Europa, non veniva conteggiato,
irritando lo schieramento del no. Con Sarkozy, la polemica è pane quotidiano,
considerando l'alto numero di interviste e discorsi a reti unificate, lo spazio
indiretto garantitogli dal ruolo e guadagnato con Carla Bruni, la nota amicizia
con patron di stampa e televisione. L'Eliseo ha fatto sapere che avrebbe
preferito affidarsi alla «professionalità» dei giornalisti anziché essere
ingabbiato in regole troppo rigide. E di difficile applicazione. Eh sì, perché
fatta la regola si profila già l'«inghippo», a vantaggio del presidente e comunque
fonte di nuove diatribe. Nel conteggio, gli studenti part-time non dovranno
includere il «tempo istituzionale dell'Eliseo », ovvero quando Sarkozy si
esprime in occasione di vertici, visite di Stato, questioni di carattere
internazionale. Insomma al di fuori della politica quotidiana nazionale. Come
accertarlo? Se parla di Carla o dice di essere d'accordo
con Obama sulle questioni religiose o analizza la crisi della finanza
mondiale come sarà conteggiato? Una cerimonia della resistenza, il sogno della
grande Parigi o l'inaugurazione di una nuova linea del TVG sono parole
«tecniche », «storiche» o di politica interna? Un rompicapo insomma. Ma
l'opposizione esulta, preparando le batterie per le prossime campagne
elettorali. Bisognerebbe che avesse qualche cosa da dire, altrimenti il tempo
di parola basta e avanza, è la battuta che circola di fronte al quotidiano
spettacolo di risse interne e autoflagellazione in pubblico. Nonostante la
gravissima crisi economica e le migliaia di nuovi disoccupati, Sarkozy non ha infatti problemi di consenso. I sondaggi lo
danno in crescita. Succede che ecco un altro argomento di feroci polemiche
vengano fatturati all'Eliseo da un amico del presidente. Però sono veritieri,
precisi quasi come il cronometro dell'informazione. Massimo Nava
mnava@corriere.it Telecamere Sarko è il primo presidente francese «mediatico» (
Afp) Fuori conteggio Finora l'Eliseo veniva considerato al di sopra e al di
fuori dei conteggi
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 23/07/2009 - pag: 8
HILLARY CLINTON A MUMBAI Usa e India fidanzati per amore (e per l'interesse di
frenare Pechino) di BILL EMMOTT S e sei l'unica vera superpotenza mondiale,
allora tutte le regioni della Terra rivestono ai tuoi occhi un'importanza
cruciale. Per questo motivo, ogni qualvolta il
presidente Barack Obama o il suo segretario di Stato, Hillary Clinton, parte per un giro
di visite all'estero, ama ripetere che le alleanze o i rapporti con questa
regione o quel Paese sono assolutamente vitali. Nel caso dell'India, dove la
Clinton ha appena concluso una visita di cinque giorni, queste affermazioni
sono vere. E, caso insolito, sono vere non solo per gli interessi
immediati dell'America, ma anche per le sue strategie a lungo raggio. Un
presidente americano, specie se ha avuto come predecessore George W. Bush, è
costretto ad affrontare in politica estera ostacoli ben più ardui che non le
normali relazioni e gli impegni concreti che intercorrono tra gli Stati. Il
lungo elenco dei problemi è dominato da Iraq, Iran, Afghanistan e Pakistan, sia
per i violenti disordini in corso in tutti e quattro i Paesi, sia per il fatto
che le forze armate americane sono attive nel territorio di tre di essi. Alla
lista si possono sempre aggiungere Israele e Palestina, a ovest dell'Iraq, e i
rapporti spesso infidi tra l'America e la Russia, a nord, e la Cina, in Estremo
Oriente. Nel bel mezzo di questo coacervo di problemi si trova l'India, che
tuttavia incarna un raro esempio di rapporto altamente costruttivo. La più
grande democrazia della Terra, con oltre un miliardo di abitanti e una delle
economie emergenti più vivaci del Pianeta, è di cruciale importanza per gli
Stati Uniti, innanzitutto per i suoi legami con il Pakistan, un Paese oggi
travagliato da sommosse e ribellioni. L'India è stata la vittima eccellente
della violenza pachistana lo scorso novembre, quando i terroristi addestrati in
Pakistan hanno sferrato il loro attacco a Mumbai. È un avvenimento che complica
le cose in questa parte del mondo, perché quando simili attacchi si verificano
sul suolo indiano, la tentazione di reagire imbracciando le armi contro il
Pakistan è davvero fortissima. A novembre scorso, il governo ha esercitato la
massima moderazione e cautela, ma se ci fosse un nuovo attacco come quello di
Mumbai, quasi certamente l'India risponderebbe come minimo con bombardamenti
aerei. È lecito supporre che proprio per questo motivo la Clinton abbia
compiuto il gesto simbolico di soggiornare al Taj Mahal Palace Hotel a Mumbai,
uno dei bersagli dei terroristi lo scorso novembre. Per lo stesso motivo ha
evitato di ripetere l'errore del ministro degli Esteri britannico, David
Miliband, ai primi di quest'anno, il quale ha pubblicamente affermato che la
causa degli attacchi terroristici va ricercata nell'instabilità del Kashmir, da
lungo tempo ormai oggetto di contesa militare tra India e Pakistan. Potrebbe
anche essere vero, ma tale affermazione perentoria è assai poco diplomatica.
Ciò che l'America vuole, viste le sue difficoltà in Afghanistan e in Pakistan,
è un'India stabile, calma e decisa, che non si metta a rimestare nel torbido e
incitare nuove violenze, e che non sia tentata, per un senso di ripicca anti
americana, di stipulare nuovi contratti per la fornitura energetica con
quell'altra spina nel fianco dell'America, ovvero l'Iran. Pertanto l'India
svolge un ruolo cruciale nelle imminenti decisioni americane in politica
estera. Ma il suo ruolo a lungo termine si rivela, se possibile, ancor più
determinante. L'ascesa dei Paesi asiatici è già diventata un luogo comune
globale. L'idea che il potere economico e politico si stia spostando verso
l'Asia è anch'esso un cliché. Ma che peso avrà tale spostamento? Rappresenterà
una minaccia per l'America? La risposta è che potrebbe rivelarsi tale se
«l'ascesa dei Paesi asiatici» significherà in realtà l'affermazione della Cina,
che raggiungerebbe così una posizione dominante nella regione e potrebbe
pertanto stringere alleanze anti-occidentali tra le altre nazioni asiatiche. Oppure,
se volesse perseguire le sue ambizioni di egemonia, la Cina potrebbe essere
tentata di rinfocolare le tensioni militari con i Paesi confinanti, o
addirittura mirare a un'espansione territoriale. Poiché l'America, dal
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Lettere al Corriere data: 23/07/2009
- pag: 39 La tua opinione su corriere.it Pensate che al di
là dell'immagine Obama stia agendo in modo davvero diverso dai presidenti precedenti?
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 71,6 No R 28,4 La domanda di oggi Negli
Usa anche il gigante Barnes & Noble entra nel mercato del libro
elettronico. Leggereste un romanzo su un e-book?
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 23/07/2009 - pag: 2 Regione Il
presidente: «Mi ricandido, scelgo Bersani e assumeremo i cassintegrati
Alitalia» Marrazzo: otto mesi, 39 obiettivi Accordo con i sindacati, contro la
crisi da Fiumicino alla Pontina Un patto con «39 obiettivi da raggiungere,
cinque simbolici banchi di prova con cui misurarsi, otto mesi per farlo». È
così che il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - presentando
l'intesa sottoscritta da Cgil, Cisl e Uil per «Il futuro oltre la crisi» per
costruire «il Lazio del domani» - fa, tra le altre, una cosa: ufficializza che
sarà lui e nessun altro il candidato alle Regionali della prossima primavera.
In tutto questo, ecco i complimenti all'Ama (Campidoglio) e una promessa: «Bene
l'iniziativa di assumere i cassintegrati Alitalia, siamo pronti a farlo con le
aziende regionali». Auditorium, platea gremita: politici, imprenditori e i
sindacati dei segretari Guglielmo Epifani, Raffaele
Bonanni e Luigi Angeletti. Tutti assieme perché «si può costruire il futuro
oltre la crisi, costruirlo insieme: con le altre istituzioni, con la politica,
con i sindacati e con le imprese». Lo dice alla Obama, Marrazzo: «Si può fare ». E nel Lazio ciò che si è ottenuto è
stato possibile grazie a «un sindacato responsabile, consapevole e coraggioso»
fatto di «compagni di viaggio - Claudio Di Berardino, Franco Simeoni e Luigi
Scardaone - con i quali abbiamo costruito un accordo che ha la coesione come
elemento distintivo e orizzonte indispensabile». Nel Patto «ci sono
cinque simboli che sono altrettanti banchi di prova per misurare la capacità di
coesione del sistema-Lazio - ha spiegato Marrazzo - .
Cinque obiettivi raggiungibili solo con il concorso solidale di tutti i
protagonisti della vita istituzionale e economica della regione». Il primo banco di prova si chiama Alitalia. «Con il sindaco Alemanno e il presidente Zingaretti abbiamo
lavorato di squadra evitando che Roma, unica tra le capitali europee, fosse
espropriata del suo Hub. Bisogna continuare a difendere Fiumicino e i
lavoratori del volo». Il secondo «nodo » si chiama San Giacomo. «Abbiamo chiuso un ospedale inadeguato nel rapporto
costiservizi. Ora c'è un progetto condiviso con il Governo per fare del San
Giacomo un presidio sanitario nel cuore della città. Un progetto a disposizione
del confronto con le istituzioni locali, del territorio, delle forze sociali,
dei cittadini». Sul deficit: «È stato dimezzato ». Poi
la ricerca che oggi ha come simbolo della crisi il centro Irbm di Pomezia:
«Mettiamo risorse pubbliche a sostegno di un piano di salvataggio e di rilancio
elaborato dall'Unione industriali di Roma fortemente
voluto dagli imprenditori farmaceutici del nostro territorio e dal sindacato ».
Ma non solo. «Domani (oggi, ndr) siglerò con l'università di Harvard e di Tor
Vergata un protocollo sulla ricerca contro il cancro in cui Irbm avrà un ruolo
di grande importanza ». Ed eccoci al credito, con Banca Impresa Lazio: «Uno strumento
ereditato dalla giunta precedente e che oggi può costituire un esempio
originale e efficace di governo condiviso delle politiche del credito a
sostegno delle imprese ». Il quinto banco di prova per Marrazzo è «il progetto
della super Pontina, la Cisterna- Valmontone, ormai pronto per essere messo a
gara, grazie a un lavoro iniziato con il ministro Antonio Di Pietro e
continuato con il ministro Matteoli ». Infine, la politica e il congresso Pd:
«Sosterrò Bersani». Alessandro Capponi Patto Il presidente della Regione, Piero
Marrazzo, nella sala dell'Auditorium durante il convegno
( da "Stampaweb, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Obama
WASHINGTON
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama,
parlando della sua riforma sanitaria ha affermato che i programmi Medicare e
Medicaid sono le più grosse forze che spingono il deficit federale Usa, e che
vanno riformate presto, altrimenti cè il rischio che il
bilancio venga sbancato. Nella sua importante conferenza stampa televisiva, a
sei mesi dalla sua entrata in carica, il presidente ha detto che «questi costi
vanno controllati» ed è passato a rivendicare i meriti per aver evitato il peggio
nella temperie della crisi economica e per aver rimesso in carreggiata leconomia, anche pensando ai posti di lavoro di cui ha
frenato le perdite. Obama ha asserito che il dibattito sulla
riforma sanitaria «non è un gioco» per gli americani, che non possono aspettare
oltre, e che occorre fare con urgenza la riforma, entro il 2009. Il tempo è
ora; «le stelle sono allineate», è la metafora usata dal presidente. Il quale
ha escluso che i soldi per cambiare la «health care»
verranno presi principalmente dalle classi medie, le quali, quindi, non devono
avere preoccupazioni di inasprimento fiscale. Per finanziare il suo nuovo
programma, ha detto di essere aperto alle proposte diverse del Congresso,
purché si consegua il risultato di costituire un budget di un trilione di
dollari spalmati in un periodo di 10 anni. Il presidente Obama
ha poi difeso la sua sollecitazione perché il Congresso metta a punto un piano
entro agosto. Questo perché, ha detto, ha ascoltato americani che non possono
aspettare perché non possono curarsi in quanto non hanno i soldi. E inoltre, se
non ci fosse nessuna deadline, il Congresso tenderebbe a dilazionare le
decisioni. Il presidente, nella sua conferenza televisiva ha notato come «gli
americani spendano più dei cittadini di ogni altra nazione, ma non stanno
meglio in salute per questo». Ma, ha riconosciuto che, se anche il suo piano
dovesse passare, alcuni cittadini rimarrebbero senza assicurazione sanitaria.
Il piano coprirebbe infatti il 97 per cento della
popolazione. Per quanto riguarda il finanziamento del suo piano, dopo essersi
detto aperto a valutare le proposte che arriveranno dal Congresso ed escluso
che a pagare la riforma sia la classe media, Obama si
è mostrato vicino a posizioni come quella della speaker Nancy Pelosi che supporta
limposizione di una tassa per la Sanità per chi
guadagna oltre 500mila dollari lanno.
( da "Repubblica.it" del
23-07-2009)
Argomenti: Obama
WASHINGTON
- La polizia è stata "stupida" nell'arrestare il professore di
Harvard, Henry Louis Gates. Senza giri di parole il presidente Usa, Barack Obama, ha criticato il comportamento degli agenti che sono intervenuti
in seguito alla chiamata di una vecchietta che aveva visto uno sconosciuto di
colore "forzare" la porta di una casa vicina. La polizia ha
verificato in fretta che si trattava del legittimo proprietario ma ha comunque
agito contro l'uomo, creando un caso. "Non saprei, non essendo
stato lì e non avendo esaminato tutti i fatti, quale ruolo abbia giocato la
razza in questo caso", ha dichiarato il capo della Casa Bianca nel corso
di una conferenza stampa rispondendo a una domanda sul recente episodio che ha
fatto il giro del mondo. "Ma credo sia giusto dire in primo luogo che
chiunque di noi sarebbe stato piuttosto arrabbiato", ha detto. "E in
secondo luogo che la polizia di Cambridge è stata stupida nell'arrestare una
persona quando aveva già la prova che si trovava a casa sua". L'equivoco è infatti scaturito dal fatto che il professore, di ritorno
da un giro di lezioni in Cina, non riusciva a entrare nella sua nuova casa e ha
forzato la porta, con l'aiuto del suo autista. Una vicina ha malinterpretato la
scena e ha chiamato la polizia. Arrivati sul posto gli agenti hanno trovato
Gates in casa, hanno chiesto i documenti. Il professore si è sentito aggredito
e li ha accusati di razzismo, il capo della polizia ha pensato bene allora di
arrestarlo per resistenza e oltraggio. In serata tutto
è rientrato e la vicenda si è conclusa con un comunicato congiunto. Ma il
presidente degli Stati Uniti oggi ha voluto commentare quello che agli occhi
della stampa internazionale è apparso come un caso di razzismo. Obama ha sottolineato che è "un fatto" che negli
Usa afro-americani e ispanici sono arrestati in numero
"sproporzionatamente alto" rispetto ai bianchi. OAS_RICH('Middle'); (23 luglio 2009
( da "Stampaweb, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Obama
WASHINGTON
Quarta conferenza stampa in sei mesi per il presidente Barack Obama, che durante il suo discorso ha lanciato il guanto di
sfida per quanto riguarda la grande riforma del sistema sanitario americano
che, annuncia, «arriverà entro il 2009». Durante l'incontro con i giornalisti
ha dunque affrontato i «temi caldi» di questi ultimi giorni, in particolare la
revisione del sistema previdenziale, senza la quale si incorre il rischio di
sbancare il bilancio federale a causa degli aumenti vertiginosi dei costi degli
aiuti sanitari agli anziani e ai poveri. La riforma, una delle grandi promesse elettorali di Obama, sta
incontrando difficoltà al Congresso: i repubblicani e i democratici
conservatori temono che il costo della estensione a
tutti gli americani della copertura sanitaria possa pesare troppo profondamente
sul deficit federale. Obama ha dunque ribattuto alle critiche giunte nei giorni scorsi nei
confronti della sua persona e della gestione del problema dell'assicurazione
sanitaria, presentando in modo approfondito le possibili soluzioni al problema
e invitando gli avversari a rallentare i tempi per poter studiare le proposte
ed evitare una riorganizzazione frettolosa del sistema. I sondaggi, infatti,
mostrano una caduta di popolarità di Obama,
soprattutto sulla sua gestione della difficile battaglia per estendere la
protezione sanitaria a 47 milioni di americani che ne sono privi. Infine,
risposta secca ad una giornalista che gli ha chiesto un parere sulla vicenda
accaduta al professore nero di Harvard Henry Louis Gates. «Gli agenti hanno
agito in modo stupido - ha affermato il presidente - è un fatto che negli Usa
afro-americani e ispanici sono arrestati in numero
"sproporzionatamente alto" rispetto ai bianchi». Il 20 luglio,
l'influente docente di studi afro-americani nel più prestigioso ateneo dAmerica, era stato arrestato da un poliziotto bianco
che lo aveva scambiato per uno scassinatore dopo che una vicina lo aveva visto
forzare la porta di casa. Ieri le accuse contro Gates sono state ritirate, non
però prima che il professore venisse ammanettato, fotografato come un criminale
e trattenuto quattro ore al commissariato. Lepisodio ha provocato sdegno tra i colleghi di Gates: una
prova della persistenza dei veleni del razzismo nellAmerica di Barack Obama
a pochi isolati dalla super-liberal Harvard Square dove ha studiato il primo
presidente nero degli Stati Uniti. «È incredibile: unumiliazione e una violazione di ogni diritto che pensavamo
ci fosse garantito», ha commentato Lawrence Bobo, sociologo e amico, che ha
visitato Gates in commissariato e lo ha riaccompagnato a casa dopo il pagamento di
una cauzione da 40 dollari. La polizia ha giustificato larresto sostenendo che il professore allarrivo degli
agenti era visibilmente irritato e si sarebbe rifiutato di lasciare la sua
abitazione: «Non sapete con chi state trattando», avrebbe detto. Gates è
stato quindi ammanettato per «condotta disordinata» e portato al commissariato
pur avendo mostrato sia la patente di guida che lo dimostrava legittimo
proprietario della sua casa che il tesserino di Harvard che lo collegava alluniversità dove dal
( da "Repubblica.it" del
23-07-2009)
Argomenti: Obama
ROMA - "Berlusconi si è imprigionato da solo nel reality che
si è costruito. Ci sono molti leader, anche di centrodestra, che
mantengono una distinzione nettissima tra la vita politica e quella personale.
Lui invece ha scelto di unire vita pubblica e vita privata fin dal primo
giorno. E ora è rimasto imprigionato nel suo stesso
reality". Dario Franceschini, segretario del Pd, in corsa per la
rielezione, conferma la linea adottata dal suo partito in Parlamento:
"Continueremo a sollevare i temi della credibilità del Premier, della
sicurezza nazionale, delle conseguenze che i suoi comportamenti privati hanno
sulla vita pubblica del nostro paese". E' il primo dei nodi affrontati da
Franceschini durante il videoforum con gli ascoltatori di Repubblica Tv. Una
diretta di un'ora in cui si è parlato anche della battaglia congressuale del
Pd, del futuro del partito e della crisi economica. Legislatura a rischio. "L'incrocio tra la grave crisi economica e la minor forza del
Presidente del Consiglio, nei rapporti con l'opinione pubblica (a causa delle
sue vicende personali) e nella sua stessa coalizione, potrebbe portare ad un
esito traumatico di questa legislatura. Questa è la
mia analisi". Televisioni con il silenziatore. "Su
vicende come quelle che riguardano le frequentazioni di Berlusconi, è naturale
che la stampa faccia inchieste, informazione - dice Franceschini-.
L'anomalia è che in televisione è sceso il silenziatore. La battaglia che sta
facendo "La Repubblica" è prima di tutto per la libertà di
informazione e dovrebbe essere un esempio, anche perché la reazione del
Presidente del Consiglio è sconsiderata, anormale e inimmaginabile in qualsiasi
altra democrazia del mondo. Mi riferisco alla violenza della reazione e
all'invito a non fare pubblicità sui giornali che fanno il loro mestiere. Queste sono intimidazioni". OAS_RICH('Middle');
Conflitto di interessi. "La norma sul conflitto di
interessi va fatta ma Berlusconi va sconfitto politicamente. Non si
sconfigge con le regole. Comunque non avere fatto quella
legge nella scorsa legislatura è stato un errore". Alleanze. Un
lettore domanda: il Pd potrà allearsi con l'Udc di Casini? "Io
registro - risponde Franceschini - che ci sono persone, partiti, che si
riconoscono nel campo di centrosinistra. L'Udc invece fa una scelta
diversa, di restare autonomo nei due campi. Quindi, dal
momento che i centristi decideranno volta per volta con chi allearsi, è utile
in questo senso verificare convergenze facendo opposizione insieme".
Mentre sulla possibilità di alleanze con i Radicali o con
Sinistra e Libertà aggiunge: "Noi vogliamo vincere le prossime elezioni,
quindi costruiremo un'alleanza prima per vincere poi per governare.
Negli scorsi anni ci siamo occupati solo della prima parte e i limiti si sono
visti. Non ci saranno più alleanze eterogenee, quindi. Dovremo costruire
un'alleanza su una reale coesione programmatica. Il principio
sarà questo". Il Pd e il bipolarismo. "Se il
bipolarismo italiano è nato solo perché dall'altra parte c'era Berlusconi -
dice Franceschini - allora c'è qualcosa che non funziona. Questo
potrebbe comportare che finita l'era Berlusconi si tornerebbe alla stagione
delle alleanze mobili, alla scomposizione di questa cosa nuova che è la vera
garanzia del bipolarismo: l'esistenza di due partiti alternativi. Credo che il
congresso del Pd riguardi anche questo. Noi - puntualizza il segretario -
dobbiamo fare di tutto perché la nostra scelta sia quella di mantenere un
grande partito che da voce e rappresenta l'elettorato più di sinistra, ma che
direttamente si assume anche il compito di parlare all'elettorato mobile, alle
fasce più moderate e ai ceti produttivi. Se si tornasse
all'idea che il centrosinistra è fatto da una sinistra e da un centro,
separati, perché il Pd avrebbe la necessità di appaltare a qualcheduno che c'è
già, oppure che si costruisce in laboratorio, il compito di prendere i voti
moderati del centro, questo sarebbe la pericolosa premessa per tornare
indietro". Di Pietro e il Quirinale. "E' molto strano, per non
dire altro, vedere un leader di opposizione che fa un sit-in davanti al
Quirinale". Dario Franceschini parla così dell'iniziativa
di ieri dell'Idv: "Serve il rispetto delle regole e delle istituzioni, è
questo ciò che ci distingue da Berlusconi. Il presidente della
Repubblica svolge una funzione di garanzia, è nella sua discrezione scegliere
se mandare messaggi formali o come in questo caso lettere di accompagnamento,
ci sono molti precedenti. Napolitano ha fatto una scelta
responsabile con parole molto chiare". Grillo. "Non
penso che Grillo avrebbe vinto le primarie, le avrebbe trasformate in un'altra
cosa perché chiunque, anche di altri orientamenti politici, avrebbe potuto
votare per lui. In un partito - ha spiegato Franceschini - non si entra
per demolirlo. Soprattutto se un mese fa si sono fatte liste
contro il Pd, se si dice che si entra in un partito di morti, se si dice che ci
sono comitati d'affari peggiori di quelli di Berlusconi". No a
scissioni. "In vista del congresso di ottobre, tra i
candidati deve esserci un confronto democratico, molto trasparente. Non
è che possiamo invidiare le primarie americane, dove delle
volte se le danno ma poi si mettono insieme quando uno vince e l'altro perde
come è stato per Obama e la Clinton. E' inutile invidiarle e poi temerle. Il confronto ci può essere, anche con delle asprezze, sempre
mantenendo però una voce unica come opposizione". Secondo il leader
del Pd, quindi, "non bisogna temere scissioni o lacerazioni".
La candidatura di Marino. "Io stimo Ignazio Marino, ma
la sua candidatura rischia di essere tagliata troppo sui temi eticamente
sensibili, temi sui quali bisogna cercare la strada della sintesi. Se invece si alzano barriere e ci si caratterizza per questo è
pericoloso". (23 luglio 2009