CENACOLO DEI COGITANTI |
"Facciamo la pace
subito o tra un anno è guerra"
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Retroscena Così Obama vuole
sbloccare lo stallo "Facciamo la pace subito o tra un anno è guerra"
Re Abdallah svela il piano Usa: sì arabo a Israele e
Stato palestinese FRANCESCA PACI CORRISPONDENTE DA LONDRA Il Papa chiede una
pace «giusta» per la Terra Santa, il presidente americano Barack
Hussein Obama vola in Egitto alla conquista dell'
Così Obama ha piegato JP
Morgan ( da "Stampa,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: INDISCRETO Così Obama ha piegato JP
Morgan L'accordo tra grandi creditori e amministrazione Usa sulla vicenda Fiat-Chrysler fu deciso da un brusco botta e risposta tra Barack Obama e James B. Lee, il vicepresidente di Jp Morgan la banca che vantava la porzione più grande di
debito (2,5 miliardi di dollari)dalla casa di Detroit.
Cofferati per l'Europa
"Regole al mercato e serve la politica"
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: patria del capitalismo, il
presidente Obama ha iniziato a parlare di intervento dello Stato e rete di
assistenza», ha aggiunto il sindaco di Bologna. «La
voglia di esserci non si è persa - ha detto il segretario regionale del pd Mario Tullo - abbiamo una grande
energia, che chiediamo a tutto l'elettorato di ritrovare».
Sanità: primo round a
Obama ( da "Stampa,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: primo round a Obama LA SFIDA
SOCIALE Il dossier salute Era una promessa di Barack
a Hillary, che tentò di cambiare il sistema con Bill alla Casa Bianca
[FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Barack Obama avvia
i lavori per la riforma del sistema sanitario, una delle sfide più difficili
per la sua amministrazione, la stessa su cui spesso in passato,
"Nel braccio di ferro
hanno vinto i riformisti" ( da "Stampa,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Sul piatto ci sono la mano tesa di Barack Obama verso l'Iran e anche i rapporti con il
Giappone, che ha esercitato pressioni molto forti su Teheran. I riformisti
hanno fatto passare la linea che in questo momento chiudersi a riccio e
accumulare attriti non avrebbe giovato all'Iran». Che ruolo ha avuto la Guida
Suprema della rivoluzione, Alì Khamenei?
Teheran libera la reporter
Usa "Subito a casa" ( da "Stampa,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: IL CASO SABERI Washington Obama
ringrazia per il «gesto umanitario». Hillary: però chiederemo il verdetto di
innocenza Il governo parla di «grazia islamica» lasciando intuire un intervento
dei religiosi Pena ridotta e scarcerazione perché
"Gli Stati Uniti non sono paese ostile" DAL CORRISPONDENTE DA NEWYORK
Teheran libera Roxana Saberi
e Hillary Clinton si dice «
Il piano di pace di 57
Paesi islamici ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: prossima settimana tra il
presidente Usa Barack Obama e il premier israeliano
Benjamin Netanyahu. Abdallah ha rivelato che gli Stati Uniti stanno mettendo a
punto un piano di pace mediorientale che coinvolge 57 Paesi arabi e musulmani,
un terzo del mondo, perché riconoscano Israele. Ma se Obama non si muoverà
entro maggio, dice Abdallah, «la sua formidabile credibilità evaporerà»
La scelta di Marlene e la kippah di Fini I gesti della memoria
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Lo dichiara Barack
Obama, ancora senatore, e lo proclama George W. Bush, ancora per
poco presidente. Nel gennaio 2008, il miglior amico di Israele alla Casa
Bianca visita il memoriale, piange per due volte e chiede a Condoleezza Rice
perché gli americani non abbiano bombardato Auschwitz per fermare lo sterminio.
Soldato Usa spara sui
compagni: 5 morti ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il presidente Obama, che ha avuto
un rapporto sui fatti dal ministro della Difesa Gates, si è detto «scioccato e
rattristato » dalla notizia. «Il suo pensiero e il suo cuore sono con le
famiglie delle vittime », ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aggiungendo che il presidente vuole che si faccia
piena luce su quanto è accaduto.
Argomenti:
Obama
Abstract: offerta di dialogo di Obama,
Khamenei avvertì che «cambiare a parole» non basta... «L'Iran
dimostra che sa fare lo stesso gioco in risposta al comportamento degli Stati
Uniti e di Israele. Quando gli Usa dicono che stanno valutando sanzioni e
Israele che ritiene possibile attaccare l'Iran, Teheran deve mostrarsi forte».
Rimosso il comandante
militare ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: McKiernan, nominato meno di un anno fa da
Bush, si è rivelato incapace, secondo l'Amministrazione Usa, di imprimere una
svolta alla guerra contro i talebani. La sostituzione arriva poche settimane
dopo la presentazione della nuova strategia di Obama per l'Afghanistan.
Berlusconi,
Argomenti:
Obama
Abstract: Mubarak ha visto il premier
israeliano Netanyahu e a fine maggio volerà ad Washington per incontrare Obama,
che subito dopo potrebbe ricevere il Cavaliere). Nello
stesso momento, nel centro congressi di Sharm, i
ministri degli Esteri Frattini, dell'Interno Maroni, dello Sviluppo economico Scajola, del Welfare Sacconi e delle Infrastrutture Matteoli
incontreranno i colleghi egiziani.
Teheran libera Roxana
Argomenti:
Obama
Abstract: «Sollevato» il presidente Usa Barack Obama (ha ribadito però che le accuse sono
ingiuste). L'arresto di Roxana prima per l'acquisto
di una bottiglia di vino, poi per credenziali scadute, infine con l'accusa di
spionaggio ha creato tensioni tra Usa e Iran dopo l'offerta di dialogo di
Obama.
Bertolaso attacca i
politici: litigano sulla pelle dei terremotati
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Come avevano già fatto in
precedenza gli americani di Barack Obama, anche gli
emissari del Cremlino hanno promosso L'Aquila a pieni voti. Resistere tutta
l'estate «Occorre resistere fino a settembre». Poi arriveranno venti villaggi
provvisori antisismici Incontro Guido Bertolaso durante l'incontro con i
parroci (Tam tam) Fabrizio Caccia
Per lo scudo fiscale
spunta l'ipotesi delle aliquote variabili
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: oltre che dagli Stati Uniti del
presidente Obama). Il governo italiano non pare avere
fretta, benché le indiscrezioni che parlano di decisioni imminenti si
susseguano ogni giorno. Anche l'enfasi sulla lotta globale all'evasione fiscale
internazionale che cresce parallelamente all'attesa, del resto, può essere
un'arma in più per il successo dell'operazione.
Argomenti:
Obama
Abstract: e come Barack
Obama, tutti in rivolta contro le sirene del «mercatismo»,
del mercato che regola tutto. Ma allora, che cosa mai è accaduto in questi
anni? «Che la fuga verso il mercatismo
risponde Mario Mauro, cattolico del Ppe e vicepresidente dell'Europarlamento ha
completato il rinnegamento delle radici culturali d'Europa.
Ospedali, medici e
sindacati tagliano le spese per Obama
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama Risparmi per 2.000 miliardi
in favore della riforma sanitaria DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Obama adesso
riesce anche a trasformare i lupi in agnelli? Lo stesso presidente si diverte a
ironizzare sugli agiografi che gli attribuiscono capacità miracolose, ma ieri
molti sono rimasti colpiti nel vedere i principali protagonisti della sanità
privata mettersi in riga e offrire alla
Sanità Usa,
un'assicurazione per tutti Obama avvia la sua "riforma da sogno"
( da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama annuncia tagli ai costi
sanitari per oltre duemila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, primo
gradino della riforma sanitaria che dovrà essere varata "entro la fine
dell'anno". I costi della sanità sono "fuori controllo" e
limitarli è "essenziale" per il futuro dell'economia americana, dice
il presidente Usa,
"Facciamo la pace
subito o tra un anno è guerra"
( da "Stampaweb, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il presidente americano Barack Hussein Obama vola in Egitto alla conquista dell?opinione pubblica musulmana, le elezioni israeliane
hanno consegnato la Knesset al superfalco Netanyahu
ma i palestinesi ammettono a bassa voce che in sessant?anni
di conflitto le uniche concessioni territoriali, da Hebron
alla Striscia di Gaza, sono arrivate dalla destra.
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Retroscena
Così Obama vuole sbloccare lo stallo
"Facciamo la pace subito o tra un anno è guerra" Re Abdallah svela il piano Usa: sì arabo a Israele e Stato palestinese
FRANCESCA PACI CORRISPONDENTE DA LONDRA Il Papa chiede una pace «giusta» per la
Terra Santa, il presidente americano Barack Hussein Obama vola in Egitto
alla conquista dell'opinione pubblica musulmana, le elezioni israeliane hanno consegnato
la Knesset al superfalco Netanyahu ma i palestinesi
ammettono a bassa voce che in sessant'anni di conflitto le uniche concessioni
territoriali, da Hebron alla Striscia di Gaza, sono
arrivate dalla destra. Nonostante la secolare palude che avvolge il Medio
Oriente, molti analisti intravedono oggi le condizioni per una bonifica. La
conferma arriva dal re Abdallah II di Giordania che ieri, in un'intervista al
quotidiano britannico The Times, ha annunciato
l'impegno ufficiale di Washington nella stabilizzazione della regione. Il
giovane sovrano è appena tornato dagli Stati Uniti, primo leader arabo a
varcare la soglia della Casa Bianca nell'era Obama,
con la bozza di un piano di pace ad ampio raggio, la nascita di uno Stato
palestinese nei confini del
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
INDISCRETO
Così Obama ha piegato JP Morgan L'accordo tra
grandi creditori e amministrazione Usa sulla vicenda Fiat-Chrysler
fu deciso da un brusco botta e risposta tra Barack Obama e James B.
Lee, il vicepresidente di Jp Morgan la banca che
vantava la porzione più grande di debito (2,5 miliardi di dollari)dalla casa di
Detroit. Lee
chiama il capo della task force governativa
dell'auto, Steven Rattner, il 29 marzo e gli dice di
rivolere «tutti i soldi, non un centesimo di meno», altrimenti sarà
liquidazione. Il giorno dopo il presidente Usa accusa Lee di bluffare e convoca
una conferenza stampa per annunciare che in caso di bancarotta traumatica o
liquidazione i creditori non avrebbero visto neanche una minima parte dei 6,9
miliardi. A quel punto Lee richiama Rattner e gli
dice: "Dobbiamo parlare...".
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
ELEZIONI PRESENTATI
I CANDIDATI LIGURI DEL PD Cofferati per l'Europa "Regole al mercato e
serve la politica" Sergio Cofferati, capolista per il pd
alle prossime elezioni europee, collegio del Nord-Ovest, ha incontrato ieri
pomeriggio per la prima volta il suo elettorato insieme con gli altri candidati
liguri, il presidente del Parco delle Cinque Terre Francesco Bonanini e l'assessore al bilancio del Comune di Genova
Francesca Balzani. «Ho accettato l'invito del
segretario Franceschini perché in questo momento
difficile ho ritenuto giusto mettere a disposizione del partito quel poco di
esperienza maturata - ha detto Cofferati - In un primo momento avevo rifiutato,
ma ora non era più possibile. Inoltre, rispetto al mio impegno come sindaco di
Bologna, avrò il vantaggio di non sottoporre la mia famiglia e mio figlio agli
svantaggi del pendolarismo e il sacrificio sarà solo mio». E poi: ««Ci aspettano giorni impegnativi, dobbiamo evitare che le
elezioni europee vengano vissute solo come un sondaggio sulla politica
italiana», ha sottolineato il capolista del pd. «Il
mercato deve avere delle regole e non può vivere senza politica. Anche negli
Stati Uniti, patria del capitalismo, il presidente Obama ha iniziato a parlare di intervento dello Stato e rete di
assistenza», ha aggiunto il sindaco di Bologna. «La
voglia di esserci non si è persa - ha detto il segretario regionale del pd Mario Tullo - abbiamo una
grande energia, che chiediamo a tutto l'elettorato di ritrovare». «In
questi anni abbiamo sbagliato anche noi, perdendo di vista il dialogo con le
persone e le piccole imprese - ha aggiunto Bonanini -
ora è arrivato il momento della svolta». \
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
NUOVA AMERICA
Sanità: primo round a Obama LA SFIDA
SOCIALE Il dossier salute Era una promessa di Barack
a Hillary, che tentò di cambiare il sistema con Bill alla Casa Bianca
[FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Barack Obama avvia i lavori per la riforma del sistema sanitario, una delle
sfide più difficili per la sua amministrazione, la stessa su cui spesso in
passato, Washington ha fallito. «Non avrò pace sino a quando il sogno
non sarà realizzato», dice il presidente dalla Casa Bianca, al termine di un
incontro con alcuni operatori del settore. Il punto di partenza è l'offerta
volontaria avanzata da un consorzio di ospedali, assicurazioni, produttori
farmaceutici e medici di ridurre l'aumento dei costi dell'1,5% annuo sino al 2019 grazie a maggiore efficienza, tecnologie
all'avanguardia e una profonda revisione delle regole. «Una svolta storica», dice Obama. L'iniziativa
consente un risparmio di 2 mila miliardi di dollari entro il
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
LA POSTA IN GIOCO
«Il vero scontro era sulla volontà di tenere aperto un canale di dialogo»
"Nel braccio di ferro hanno vinto i riformisti" L'ex pasdaran che ha
scelto gli Usa Roxana Saberi
è tornata in libertà grazie alle pressioni della fazione riformista a Teheran».
Parola di Mohsen Sazegara,
che nel 1979 fondò il corpo dei Guardiani della Rivoluzione in Iran e oggi vive
e insegna negli Stati Uniti. Perché la corte d'appello di Teheran ha consentito
il rilascio di Saberi che era stata condannata per
spionaggio? «C'è stato un duro braccio di ferro tra la
fazione della linea dura e quella dei riformisti. Hanno prevalso questi ultimi». Chi si è battuto sui due fronti? «A
ottenere la condanna di Saberi e a opporsi al
rilascio sono stati i capi dei pasdaran, il ministero dell'Intelligence, il
giornale Kayhan e soprattutto Sayyed
Hassan Khomeini, figlio dell'ayatollah che guidò la
rivoluzione. Sul fronte opposto si sono battuti ambienti molto vicini ad Ali Larijani, presidente del Parlamento, e alcuni esponenti del
governo di Mahmud Ahmadinejad».
Come hanno fatto i riformisti a prevalere in questo duro braccio di ferro? «Lo scontro non è stato su Roxana Saberi ma sulla volontà di tenere aperto in questo momento
un canale di dialogo con la comunità internazionale. Sul
piatto ci sono la mano tesa di Barack Obama verso l'Iran e anche i rapporti con il Giappone, che ha
esercitato pressioni molto forti su Teheran. I riformisti hanno fatto passare
la linea che in questo momento chiudersi a riccio e accumulare attriti non
avrebbe giovato all'Iran». Che ruolo ha avuto la Guida Suprema della
rivoluzione, Alì Khamenei? «E' l'ago della
bilancia. Nessuna decisione importante può essere presa senza di lui. E'
avvenuto anche questa volta». Che impatto avrà il
rilascio di Saberi sulle relazioni fra Stati Uniti e
Iran? «La crisi nei rapporti fra i due Paesi dipende
non da Saberi ma dai disaccordi su tre argomenti:
nucleare iraniano, terrorismo, pace in Medio Oriente. Lo scoglio maggiore è il
nucleare. Vedremo nelle prossime settimane eventi mediatici, forse un incontro
fra gli americani e il negoziatore iraniano nella cornice del gruppo di
contatto con europei, russi e cinesi. Ma per il resto non avverrà nulla di
rilevante prima del voto di giugno». Quali previsioni fa per le elezioni? «Al momento in lizza ci sono sei candidati ma i due
indipendenti non credo saranno ammessi e fra gli ultraconservatori prevarrà Ahmadinejad. Dunque lo scontro che si profila è fra
l'attuale presidente e i due candidati riformisti: l'ex capo del Parlamento Mehdi Karroubi e l'ex premier Hossein Moussavi». A che cosa è
legato l'esito delle presidenziali? «All'affluenza al
voto. Se la maggioranza silenziosa non si recherà alle urne, avrà facile gioco Ahmadinejad, mobilitando la base dei volontari e dei
religiosi che sostiene la teocrazia così com'è oggi. Se invece la maggioranza
silenziosa, che soffre le conseguenze della crisi economica e auspica un
cambiamento, voterà, allora a prevalere sarà un riformista».
( da "Stampa, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
IRAN Teheran libera
la reporter Usa "Subito a casa" IL CASO SABERI
Washington Obama ringrazia per il «gesto umanitario». Hillary: però chiederemo il
verdetto di innocenza Il governo parla di «grazia islamica» lasciando intuire
un intervento dei religiosi Pena ridotta e
scarcerazione perché "Gli Stati Uniti non sono paese ostile" DAL
CORRISPONDENTE DA NEWYORK Teheran libera Roxana Saberi e Hillary Clinton si dice «incoraggiata da
quanto avvenuto». La giornalista americana Saberi, 32
anni, era stata arrestata quattro mesi in Iran e condannata per «spionaggio» da
un tribunale speciale a 8 anni di reclusione da scontare nel famigerato carcere
di Evin. Ieri era in programma la sentenza di appello
e, a sorpresa, il verdetto dei giudici ha ridotto la condanna a due anni
assegnando anche la sospensione di pena e quindi, come detto dal portavoce del
ministero della Giustizia Ali Reza Jamshidi, «la possibilità di lasciare da subito l'Iran». Il
padre della giornalista, Reza, era a Teheran e nella
serata è stato il primo a riabbracciare la figlia dicendosi «molto felice per
la sua liberazione» e descrivendola «in buone condizioni». La donna non ha
voluto rilasciare alcun commento. Entro domani entrambi lasceranno l'Iran per
tornare a Fargo, in North Dakota, dove la famiglia risiede. L'arresto e i cento
giorni di detenzione di Saberi avevano causato forti
tensioni internazionali a causa del fatto che la ragazza - di padre iraniano e madre
giapponese - era una free lance che da sei anni viveva e lavorava in Iran per
diverse testate giornalistiche. L'amministrazione Obama
aveva recapitato messaggi espliciti a Teheran chiedendo l'immediata liberazione
della giornalista e poco dopo la sentenza d'appello il presidente si è detto
sollevato dal «gesto umanitario». Il Segretario di Stato, Hillary Clinton ha
aggiunto: «Siamo molto incoraggiati per il rilascio e continueremo ovviamente a
opporci alle accuse che le sono state sollevate puntando a rovesciare il
verdetto». Sebbene Hillary non abbia fatto alcun riferimento alle autorità
iraniane, le sue parole testimoniano un rilassamento delle tensioni
accumulatesi nelle ultime settimane allorché la Casa Bianca era rimasta colpita
dall'improvviso arresto, coinciso con le aperture di Obama
verso l'Iran. Da Teheran la scelta del rilascio è stata motivata con una
«grazia islamica», terminologia che lascia intendere come la decisione sia
venuta dai più alti gradi della teocrazia. Teheran punta a presentare la
«grazia concessa» come un gesto di apertura nei confronti degli Usa desiderando
probabilmente chiedere una veloce contropartita. «Inoltre la giornalista ha
cooperato con le autorità ed ha espresso rimorso» ha aggiunto Jashmidi lasciando intendere che la condanna per spionaggio
era in effetti giustificata. Ma secondo l'avvocato Saleh Nikbakht, il rilascio è
stato possibile grazie al fatto che la condanna in primo grado per
«cooperazione con Paese ostile» è stata derubricata a «raccolta e trasmissione
di informazioni atte a minacciare la sicurezza», in quanto i giudici non hanno
ritenuto che Stati Uniti e Iran non possono essere definiti Paesi tra loro
«ostili». Byron Dorgan, il senatore del North Dakota
che negli ultimi quattro mesi si è battuto per la liberazione di Saberi, ritiene che a muovere Teheran siano stati ben altri
motivi: «Avevano preso un ostaggio per usarlo a piacimento contro gli Usa ma
devono aver sentito una pressione internazionale molto forte ed hanno fatto
marcia indietro». Per Human Right Watch
quanto avvenuto dimostra che Teheran «se vuole è in grado di rispettare gli
standard dei diritti umani», commenta Sarah Leah Whitson, direttore del dipartimento Medio Oriente,
auspicando che «vengano liberati anche i molti iraniani imprigionati senza
alcuna ragione». \
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 12/05/2009 - pag: 3 Re
Abdallah di Giordania Il piano di pace di 57 Paesi islamici «Ci sarà una nuova
guerra in Medio Oriente nei prossimi 12-18 mesi» se i negoziati di pace con i
palestinesi saranno rinviati. E' il monito di re Abdallah di Giordania
intervistato dal quotidiano The Times. Decisivo in
questa luce l'incontro della prossima settimana tra il
presidente Usa Barack Obama e il premier
israeliano Benjamin Netanyahu. Abdallah ha rivelato che gli Stati Uniti stanno
mettendo a punto un piano di pace mediorientale che coinvolge 57 Paesi arabi e
musulmani, un terzo del mondo, perché riconoscano Israele. Ma se Obama non si muoverà entro maggio, dice Abdallah, «la sua formidabile
credibilità evaporerà». Per far cessare l'espansione degli insediamenti
ebraici in Cisgiordania, sostiene il sovrano hashemita,
i Paesi arabi e musulmani potrebbero offrire a Israele l'apertura degli spazi
aerei ai voli della compagnia di bandiera El Al e la
garanzia di visti per gli israeliani.
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 12/05/2009 - pag: 2 Omaggi
Le visite dei leader internazionali La scelta di Marlene e la kippah di Fini I gesti della memoria Marlene Dietrich,
foulard e vestito bianchi, è in raccoglimento davanti alla Fiamma perenne.
1966, sono passati cinque anni dall'inaugurazione della sala più importante di Yad Vashem. Sulla pietra del
pavimento, ventidue nomi di lager declinano la toponomastica dell'orrore. La
sorella dell'attrice viveva vicino a Bergen-Belsen.
Quando si rividero dopo la guerra, Marlene scoprì che gestiva un cinema per le
guardie: non le ha più parlato. La diva è in Israele per la seconda volta a
testimoniare l'impegno antinazista di una tedesca che ha scelto la cittadinanza
americana. Anwar Sadat, presidente egiziano, entra nella stanza buia accompagnato da Menachem
Begin. La «sacra missione » e lo storico viaggio a
Gerusalemme del 1977 non possono non portarlo al museo dell'Olocausto. E' il
giorno di Id al-Adha,
quando gli islamici ricordano il sacrificio di Isacco. «Che cessino tutte le
sofferenze per l'umanità» scrive il leader arabo nel libro dei visitatori.
Assieme alla parola «pace», che lui e il primo ministro israeliano sono
riusciti a pronunciare dopo trent'anni di guerre. Nelson Mandela rende omaggio
agli ebrei, i sei milioni morti nella Shoah e quelli che hanno sostenuto la sua
lotta contro l'apartheid. L'emozione della cerimonia sul Monte Herzl, ottobre
1999, riscalda una visita disseminata di freddezze diplomatiche. «Ho un debito
verso la comunità che mi ha aiutato, anche se ho spesso criticato Israele»,
ammette il presidente sudafricano. Gianfranco Fini estrae dalla tasca destra
della giacca il regalo di Amos Luzzatto, una kippah
viola. La indossa prima di ravvivare la fiamma nella Sala della Ricordo e
piegare il ginocchio per deporre una corona in memoria delle vittime. Evoca il
«Male assoluto»: anche «quanto ha condotto alla persecuzione ». E' il 2003,
otto anni dalla svolta Fiuggi e sessantacinque dalle leggi razziali fasciste. I
gesti, le parole, l'angoscia. In «pellegrinaggio» a Yad
Vashem così l'ha chiamato Fini i leader
internazionali rivivono le atrocità del passato, ripetono e promettono quel
«mai più». Lo dichiara Barack Obama, ancora senatore, e lo proclama George W. Bush, ancora per poco presidente. Nel gennaio 2008, il miglior amico di
Israele alla Casa Bianca visita il memoriale, piange per due volte e chiede a
Condoleezza Rice perché gli americani non abbiano bombardato Auschwitz per
fermare lo sterminio. Le stanze della memoria diventano qualche volta il
palcoscenico di imbarazzi nel presente. Gerhard Schröder è il protagonista di
un incidente nel luogo meno indicato per un cancelliere tedesco. Dopo aver
ascoltato lo El Malei Rahamim, la preghiera per i
morti della Shoah, si avvicina alla piccola manopola che regola la Fiamma
perenne: il cerimoniale vorrebbe che quel fuoco si rianimi, diventi ancora più
grande. Schröder sbaglia rotazione e spegne il simbolo che dovrebbe restare
sempre acceso. Per non dimenticare. Davide Frattini
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag: 13 Iraq L'attacco nella
clinica di una base a Bagdad, almeno tre feriti. È il più grave episodio dal 2003
Soldato Usa spara sui compagni: 5 morti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON
Tragedia della follia a Camp Liberty, la più grande
base americana di Bagdad. Un soldato ha aperto il fuoco contro i suoi compagni,
uccidendo cinque di loro prima di essere bloccato e arrestato dagli agenti
della polizia militare. Almeno altre tre persone sarebbero rimaste ferite nella
sparatoria. I comandi Usa non hanno fornito alcun dettaglio sulla dinamica dei
fatti. I nomi e i reparti dei militari coinvolti non sono stati resi noti. È il
più grave incidente di questo tipo dall'inizio della
guerra in Iraq, nel 2003. Secondo fonti del Pentagono, l'attacco è avvenuto
poco dopo le 2 del pomeriggio, in una stress clinic,
una struttura medica a disposizione dei soldati con problemi nervosi,
psicologici o di carattere personale, legati alle pressioni della guerra. Il presidente Obama, che ha avuto un rapporto sui
fatti dal ministro della Difesa Gates, si è detto «scioccato e rattristato »
dalla notizia. «Il suo pensiero e il suo cuore sono con le famiglie delle
vittime », ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aggiungendo che il presidente vuole che si faccia
piena luce su quanto è accaduto. Quello del Pentagono, il colonnello
John Robinson, ha parlato di «terribile tragedia »: «Ogni volta che muore uno
di noi, siamo tutti colpiti ». Parlando in via confidenziale con l'Associated Press, un ufficiale di stanza a Bagdad ha spiegato
come l'intera base sia «sconvolta» per quanto è accaduto, anche perché Camp Liberty, parte del complesso di Victory
Base Compound, è considerata l'installazione più
sicura dell'esercito americano in Iraq. «Molti soldati ci chiedono perché, cosa
avremmo dovuto fare per evitarlo, come avremmo potuto proteggere meglio le
truppe». Incidenti come quello di ieri sono infrequenti, ma non inediti.
L'ultimo in ordine di tempo era accaduto in settembre, quando un soldato della
Terza Divisione di fanteria aveva ucciso due commilitoni, durante un
pattugliamento nella zona di Iskandariya. Altri due
episodi mortali si erano registrati nel 2003 e nel 2005: sei anni fa, a Camp Pennsylvania, una base nel Kuwait, un sergente di
origine araba, Hasan Akbar,
aveva lanciato diverse granate e sparato contro i suoi colleghi, uccidendo due
ufficiali e ferendo altre 14 persone. Akbar era stato
condannato a morte. Due anni dopo a Tikrit, in un'ex
residenza di Saddam Hussein, due ufficiali erano saltati in aria, dopo che una
mina anti-uomo era stata fatta esplodere sotto la finestra del loro alloggio.
In questo secondo caso, il sergente accusato dell'esplosione, Alberto Martinez, era stato assolto dalla Corte marziale. Ma i casi
di ordinaria follia non sono tutto. L'esercito americano si misura in questi
mesi anche con un crescente numero di suicidi di soldati reduci da Iraq e
Afghanistan, che i comandi militari attribuiscono alla tensione inflitta dai
ripetuti turni di servizio in guerra. Secondo il New
England Journal of Medicine, 1 su 6 dei militari
rientrati dalla Mesopotamia o dall'Afghanistan soffrono di «post-traumatic
stress disorder » o accusano altri problemi di
carattere psicologico. In preghiera Militari a Camp
Liberty prima di una missione (Reuters) Paolo
Valentino
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag: 13 Afghanistan Rimosso il
comandante militare WASHINGTON Il Segretario alla Difesa Robert Gates ha
rimosso il comandante delle operazioni Usa e Nato in Afghanistan, il generale David
McKiernan, sostituendolo con il generale Stanley McChrystal. McKiernan, nominato meno di un anno fa da Bush, si è rivelato incapace,
secondo l'Amministrazione Usa, di imprimere una svolta alla guerra contro i
talebani. La sostituzione arriva poche settimane dopo la presentazione della
nuova strategia di Obama per l'Afghanistan.
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Politica data: 12/05/2009 - pag: 17 La visita Il premier
non è andato ai funerali di Baget Bozzo ed è volato
da Mubarak.
Ieri notte a Sharm un blitz in discoteca Berlusconi,
«missione» in Egitto Ritorno alla politica internazionale dopo gli strascichi
del caso Veronica DAL NOSTRO INVIATO SHARM EL SHEIKH Venti accordi economici
nei settori dell'energia, dei trasporti, della cultura e della cooperazione
scientifica. Per un valore che potrebbe superare dieci miliardi di dollari. L'Italia
che si conferma il primo partner commerciale nella Ue
e il più forte sponsor del Cairo nel G8 come rappresentante delle economie
emergenti. Ma soprattutto la rinnovata amicizia fra i due leader: l'anno scorso
il Cavaliere prestò la sua casa sarda a Hosni Mubarak per alcuni giorni di
vacanza; oggi, con al seguito cinque ministri, renderà
la visita per un vertice intergovernativo che celebrerà un anno di
«partenariato strategico» fra i due Stati e le loro economie. Berlusconi si
rituffa nella politica internazionale. Dopo una settimana trascorsa a gestire
gli strascichi del litigio con la moglie, dopo avere annullato molti
appuntamenti ufficiali (non è andato ai funerali dell'amico don Baget Bozzo), ieri sera il capo del governo è atterrato in
Egitto, accolto da un piccolo bagno di folla di turisti italiani al resort Domina Coral Bay, con
annessa veloce puntata nella discoteca dell'albergo. Con un faccia a faccia con
Mubarak, stamane, a pochi metri dalle spiagge coralline del Royal
Golf Club, inizierà una densa visita di Stato. I due presidenti passeranno in
rassegna gli accordi commerciali, parleranno dei temi di attualità
internazionale, a cominciare dalla questione palestinese (ieri Mubarak ha visto il premier israeliano Netanyahu e a fine maggio
volerà ad Washington per incontrare Obama, che subito
dopo potrebbe ricevere il Cavaliere). Nello stesso momento, nel centro
congressi di Sharm, i ministri degli Esteri Frattini,
dell'Interno Maroni, dello Sviluppo economico Scajola,
del Welfare Sacconi e delle Infrastrutture Matteoli incontreranno i colleghi
egiziani. Scajola firmerà un memorandum sulla cooperazione economica
2009-2012, insieme ad un'intesa tra Ice, Expo di
Milano 2015 e ministero del-- l'Industria egiziano in
vista dell'Expo. Al termine del vertice presiederà un forum economico al quale
saranno presenti un ristretto numero di imprenditori italiani ed egiziani (per
parte italiana Pirelli, Moretti, Scaroni, Passera,
Gemmo, Quadrino, Pesenti, Rocca) sulle opportunità
delle privatizzazioni in corso in Egitto. Gli accordi sull'energia riguardano
Eni ed Edison. L'ad dell'Eni Scaroni incontrerà il
ministro del Petrolio, Amin Sameh
Fhamy, per mettere a punto gli ultimi dettagli di
intese del valore di 8 miliardi di dollari, che potrebbero essere sottoscritte
oggi. In testa lo sfruttamento di nuovi giacimenti nel Sinai e quello del gas
nel deserto occidentale. Edison ha contratti per 3,15 miliardi di dollari,
mentre Matteoli dovrebbe concludere un accordo per lo studio di fattibilità
dell'alta velocità tra Cairo ed Alessandria. Frattini invece siglerà intese
sulla cooperazione allo sviluppo. Altri memorandum riguardano l'Università italo-egiziana, il riconoscimento dei titoli di studio, la
conversione del debito mentre Maroni firmerà un'intesa per il contrasto
all'immigrazione clandestina. L'anno scorso a Olbia Il presidente egiziano
Mubarak e Berlusconi Marco Galluzzo
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag: 13 Teheran libera Roxana «L'America non è ostile» La giornalista condannata a
due anni con la condizionale Roxana è libera. Dopo 100 giorni nella prigione di Evin a Teheran, ieri la giornalista iranoamericana
è stata rilasciata. Pallida in volto, magra nel chador
blu scuro, Roxana era stata scortata da tre guardie
alla Corte d'appello di Teheran, domenica mattina. Prima di entrare, aveva
sorriso. Poi, spaesata, aveva chiesto: «E' oggi?». Il verdetto del processo
d'appello è arrivato ieri mattina: la condanna emessa ad aprile per
«cooperazione con uno stato ostile» (articolo 408 del codice penale) è stata
ridotta a due anni con la condizionale. In un processo di 5 ore, la Corte
d'appello ha dato ragione agli avvocati difensori Abdolsamad
Khorramshahi e Saleh Nikbakht. Hanno argomentato che nonostante i «rapporti
tesi» tra Usa e Iran, «non sono paesi ostili o nemici». Hanno fatto riferimento
al precedente dell'attivista riformista Abbas Abdi, condannato nel 2002 per aver diffuso un sondaggio
secondo il quale tre quarti degli iraniani vogliono il dialogo con gli Usa. In
primo grado, gli diedero 10 anni, in appello 4 e mezzo, definendo l'America uno
stato «non ostile». Resta per Roxana una condanna a
due anni perché «avrebbe raccolto informazioni top secret». E' stata liberata
per «pietà islamica», ha detto il portavoce della magistratura: ha collaborato
ed è pentita. «Sollevato» il presidente Usa Barack Obama (ha ribadito però che le
accuse sono ingiuste). L'arresto di Roxana prima per
l'acquisto di una bottiglia di vino, poi per credenziali scadute, infine con
l'accusa di spionaggio ha creato tensioni tra Usa e Iran dopo l'offerta di
dialogo di Obama. Il presidente iraniano Ahmadinejad
aveva raccomandato che il processo fosse equo, precisando poi che la
magistratura è indipendente. Il papà Reza Saberi, sopraffatto dall'emozione, e la mamma Akiko, sorridente, hanno atteso Roxana
per qualche ora davanti a Evin, nella calca dei
reporter. C'era anche il fidanzato Bahman Ghobadi, regista, che aveva scritto una lettera d'amore
chiedendone il rilascio. I genitori sono entrati da una porta sul retro. Ghobadi l'ha vista salire in auto con loro, vestita di
nero. «Non voglio fare commenti, ma sto bene», ha detto Roxana.
Per due anni non potrà lavorare in Iran, ma è libera di partire o restare.
Petizioni, pagine su Facebook, scioperi della fame a
catena. Il caso di Roxana ha mobilitato
organizzazioni e gente comune. «Sono un po' sorpresa.
Sapevo che l'avrebbero lasciata andare ma pensavo dopo le elezioni commenta la
giornalista di Radio Farda Golnaz
Esfandiari . Penso che sia
una vittoria per i moderati in Iran». «Pura fantasia replica dall'Università
americana di Parigi Ali Fatemi . E' stata solo
fortunata perché il regime ora vuole buoni rapporti con gli Usa. Non
dimentichiamo la reporter iraniana-canadese Zahra Kazemi, picchiata a morte a Evin.
Il regime non è cambiato ». «Il messaggio è di pace
dice dall'Università di Stanford Abbas Milani . Ma è pure: siamo pronti a
usare i cittadini iraniani come pedine del gioco». Almeno 6 giornalisti e
blogger restano in carcere in Iran: 5 iraniani e un irano-canadese,
secondo l'organizzazione Committee to protect journalists.
Un settimo, il blogger Omidreza Mirsayafi
vi è morto a marzo: «suicidio per overdose di anti- depressivi» per le
autorità, ma aveva tagli e lividi sul viso. Ci sono anche diversi studenti a Evin. Giorni fa, 5 universitari sono stati rilasciati su
cauzione: «Mi torturavano 4 volte al giorno», ha detto uno di loro; restano
rinchiusi 5 suoi colleghi per la stessa protesta ad Amir
Kabir. Tra le accuse: complotto con gli Usa e Israele. Il filosofo iraniano Ramin Jahanbegloo, che fu
rinchiuso a Evin per spionaggio nel 2006, spiega: «A
differenza di Roxana, loro non sono merce di scambio
». «La portiamo a casa», ha detto ieri Reza Saberi, nato in Iran. Si riferiva agli Stati Uniti. I
familiari Ad attendere la reporter fuori dal carcere di Evin
il padre Reza, la madre Akiko
e il fidanzato Bahman Il caso Rilasciata l'irano-americana accusata di spionaggio. Obama
«sollevato» Benvenuta Dall'alto a sinistra, fidanzato e genitori di Roxana, fiori sulla porta di casa Viviana Mazza
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Cronache data: 12/05/2009 - pag: 25 Abruzzo Il capo della Protezione
civile ai parroci: se non dovessi occuparmi di 80 mila persone, li manderei
tutti al diavolo Bertolaso attacca i politici: litigano sulla pelle dei
terremotati DAL NOSTRO INVIATO L'AQUILA «Se non avessi 80 mila persone di cui
occuparmi, manderei tutti al diavolo, è vero». Mai visto il capo della
Protezione civile, Guido Bertolaso, così amareggiato. E stanco. Ce l'ha con i
politici e li attacca apertamente: «Mentono sapendo di
mentire. E alcuni stanno anche in Parlamento, capito? Ci sono le elezioni alle
porte e i terremotati diventano la palestra per le loro polemiche. Giocano
sulla pelle della gente ». Non fa i nomi, ma è chiaro
che si riferisce alle ultime polemiche sui fondi per la ricostruzione («Perché dire che non bastano i soldi? È ovvio che i mutui
che faremo saranno pagati per i prossimi 30 anni. Quelli per la ricostruzione
dell'Umbria e delle Marche li paghiamo ancora oggi e li pagheremo fino al 2018...»). Bertolaso parla davanti a una platea di parroci. Li
ha convocati lui stesso, nel quartier generale di Coppito,
perché capisce che un'altra grana è alle porte. Il presidente della provincia
dell'Aquila, Stefania Pezzopane, ha appena dettato
alle agenzie di stampa un duro comunicato: «La
situazione nelle 170 tendopoli è al limite della sussistenza. Caldo, aria
irrespirabile, malattie... ». Il capo della Protezione
civile è preoccupato, teme che la politica ancora una volta soffi sul fuoco:
«Se si comincia così, a fine maggio che cosa potrà
accadere. Chiedo a tutti un sussulto di onestà».
Trentamila persone, attualmente, vivono nelle tendopoli e ogni giorno che passa
si fa più dura (i Nas sono già andati a ispezionare le cucine). C'è l'allarmecaldo, la tensione cresce, per questo Bertolaso ha
chiesto ieri ai 70 parroci delle zone terremotate di fare da pontieri con la
gente accampata («Voi siete come noi, siete la Protezione civile, siete le
nostre antenne») per arrivare a siglare un patto solenne, non scritto, tra i
cittadini e lo Stato. Occorre resistere fino a settembre promette il
commissario per l'emergenza poi arriveranno le Costruzioni Anti Sismiche
Ecocompatibili, venti villaggi provvisori a più piani, in legno lamellare,
calcestruzzo compresso e acciaio, per i 15 mila che non potranno rientrare
nelle loro case distrutte dal terremoto del 6 aprile. Le aree sono già state
individuate ed è stata firmata anche la convenzione per l'esproprio dei
terreni. Più del 50 per cento degli edifici, invece, risulta agibile e ieri
sera malgrado le scosse non si fermino (2.5 e 3.1
Richter nelle ultime 24 ore) il primo aquilano ha deciso di tornare a dormire a
casa. È il signor Michele Armenia, ex ufficiale dell'Esercito: «Se vado io, andate tutti, questo è il mio slogan. Abbiamo
bisogno di normalità ». Il procuratore capo Alfredo
Rossini, intanto, prosegue la sua inchiesta sui 140 palazzi sequestrati. «Ci
sono le carte per i processi», ammette. E dunque, molto presto, arriveranno
interrogatori e indagati. In vista del G8 di luglio, infine, ieri a Coppito è passata in visita una delegazione dell'ambasciata
russa. Come avevano già fatto in precedenza gli americani
di Barack Obama, anche gli
emissari del Cremlino hanno promosso L'Aquila a pieni voti. Resistere tutta
l'estate «Occorre resistere fino a settembre». Poi arriveranno venti villaggi
provvisori antisismici Incontro Guido Bertolaso durante l'incontro con i
parroci (Tam tam) Fabrizio Caccia
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 12/05/2009 - pag: 30 Pre-G8 sui «legal
standard» Per lo scudo fiscale spunta l'ipotesi delle aliquote variabili ROMA
«Trasparenza e cooperazione fiscale». C'è anche questo capitolo, insieme a
quelli sui nuovi principi per l'antiriciclaggio, la pubblicità delle
informazioni finanziarie, la convenzione anticorruzione, le nuove regole per la
gestione delle imprese e i diritti sulla proprietà, nel menu dei nuovi 'legal standard' che i delegati del G8 hanno cominciato a
discutere ieri sera a Roma insieme ai vertici dell'Ocse, diversi premi Nobel ed
esperti internazionali di diritto. Per il ministro dell'Economia Giulio
Tremonti, che fa gli onori di casa, e che oggi terrà una conferenza stampa sui
lavori del gruppo, la trasparenza in campo fiscale è uno dei cardini della
nuova carta economica del dopo crisi. Con il suo
corollario, la lotta senza quartiere all'evasione internazionale, che si
sostanzierà nel provvedimento da tempo allo studio per il rientro dei capitali
dall'estero. I meccanismi tecnici e giuridici ormai sono pronti e il governo
italiano aspetta solo il momento giusto per metterli all'opera. Intanto la
diplomazia economica ha le sue esigenze e non è escluso che, prima che il
provvedimento veda la luce, il governo decida di aspettare che la discussione
sui nuovi «legal» o «global » standard si formalizzi
in un testo e venga portata all'attenzione dei Capi di Stato e di Governo. Così
come è probabile che si decida di attendere la maturazione del dibattito anche
in sede europea: i provvedimenti per il rientro dei capitali, per inciso,
saranno discussi nella prossima riunione dell'Eurogruppo (ospitata, ironia
della sorte, in Lussemburgo), anche se sono già stati annunciati da Gran
Bretagna, Germania e Ungheria (oltre che dagli Stati Uniti
del presidente Obama). Il governo italiano non pare avere fretta, benché le
indiscrezioni che parlano di decisioni imminenti si susseguano ogni giorno.
Anche l'enfasi sulla lotta globale all'evasione fiscale internazionale che
cresce parallelamente all'attesa, del resto, può essere un'arma in più per il
successo dell'operazione. Tanto più accerchiati si sentiranno, tanti più
soldi potranno rientrare nei confini nazionali. Perché questa volta, a
differenza delle due precedenti edizioni dello scudo fiscale, nel 2001 e nel
2003, i capitali parcheggiati all'estero dovranno davvero rientrare fisicamente
in Italia. E saranno soggetti ad aliquote fiscali differenti, a seconda di come
verranno successivamente utilizzati. Il livello della tassazione sarà stabilito
solo all'ultimo momento. Le aliquote, tuttavia, non dovranno essere troppo
elevate, per non scoraggiare l'operazione (da cui si attende un gettito alto,
che difficilmente però sarà cifrato) , né troppo
basse, rendendola eccessivamente vantaggiosa. Pagherebbe di più chi deciderà di
far rientrare i capitali depositandoli in banca, un po' di meno chi li userà
per ricapitalizzare la propria impresa, e ancora un po' di meno chi deciderà di
destinarli (magari sottoscrivendo particolari titoli di Stato) al finanziamento
di quello che al Tesoro già chiamano il 'Prestito
Italia', da usare anche per la ricostruzione dell'Abruzzo. Nel decreto sul
terremoto è già previsto. Mario Sensini
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag: 15 Patto Ue Mario Mauro
interviene nel dibattito aperto da Monti «Liberismo o economia sociale? Recuperiamo le nostre radici» DAL
NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Riuniti a parlare di crisi, ieri i capi
religiosi e politici d'Europa hanno battuto in coro sullo stesso concetto: se
qualcosa ci salverà, sarà «l'economia sociale di mercato». Joaquìn
Almunia, José Manuel Barroso, Hans-Gert
Pöttering, con vescovi e imam, e
come Barack Obama, tutti in
rivolta contro le sirene del «mercatismo», del
mercato che regola tutto. Ma allora, che cosa mai è accaduto in questi anni? «Che la fuga verso il mercatismo
risponde Mario Mauro, cattolico del Ppe e vicepresidente dell'Europarlamento ha
completato il rinnegamento delle radici culturali d'Europa. E ha sancito
la crisi dell'identità più profonda della società europea. L'economia sociale
di mercato? Si rifà a esperienze di condivisione, a ideali universalistici,
alla piazza del Comune, luoghi ideali di transito di diverse esperienze
europee. Mentre l'appiattirsi sulle formule Usa ha rappresentato un grave
condizionamento dell'Europa unitaria. Per questo, ora, raddrizzare quella
tendenza significherà fare o rifare l'unità d'Europa». È un po' un «mea culpa», anche di voi centristi o cattolici? «In un certo senso, sì. Come tanti altri ci siamo lasciati
tentare da un'opzione culturale che non aveva più al centro la persona. E
questo ha fatto perdere slancio al progetto politico della Ue.
Ci siamo messi a misurare quanto successo avesse questo o quel Paese. Ci
chiedevamo: quanto conta l'Italia in Europa? Invece di: cosa
conta l'Europa per noi?» Appunto: che cosa conta? Lo dica lei, che è
candidato alla presidenza del futuro Europarlamento. «Che
l'Europa conti moltissimo, è un dato obiettivo. Anzi: è l'unico scenario
possibile. O vogliamo dire, per esempio, che Malta o l'Italia
possano risolvere da sole l'emergenza immigrazione?» Alcuni gridano: «Europa
cristiana, mai musulmana» «Ma no, il problema è rispondere a quell'altra
domanda: in che cosa crede veramente l'Europa? Se ricordiamo il progetto
originario, la risposta è già qui, ora: ciò che ci unisce è più di ciò che ci
divide ». Ma non è troppo tardi, a 59 anni dal sogno di Schuman?
«No. L'opinione pubblica comincia a capire che
l'Europa è un'opportunità che non si può perdere. Ma ognuno ha bisogno di
ritrovare la propria faccia, la propria identità. E bisogna ridare un ruolo
politico a ciò che si muove già, trasversale, in tutta la società: cioè ai
principi e alle forze della sussidiarietà». Mario Monti auspica un compromesso
fra «mercatisti » e fautori dell'economia sociale di
mercato.... «Sì. Purché ci ricordiamo tutti che, anche
nelle forme più illuminate delle socialdemocrazie europee, il socialismo ha
sempre visto le istituzioni come padrone della vita del cittadino, dalla culla
alla tomba. Mentre devono essere invece garanti, non padrone, della libertà e
della creatività di ciascuno. E nel futuro, c'è poi un'altra certezza più
importante». Quale? «Se non troveremo delle buone
ragioni da offrire alle nuove generazioni per farsi una famiglia, progredire
nel lavoro e nella vita personale, anche il grosso di ciò che possono fare le
istituzioni europee rischierà di andar perso. E questo non deve accadere, mai». Luigi Offeddu
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 12/05/2009 - pag: 15 Cambio Sì alla manovra anche dalle
compagnie assicurative e farmaceutiche che 16 anni fa si opposero al piano Clinton Ospedali, medici e sindacati tagliano le
spese per Obama Risparmi per 2.000 miliardi in favore della riforma sanitaria DAL
NOSTRO INVIATO NEW YORK Obama adesso riesce anche a trasformare i lupi in agnelli? Lo stesso
presidente si diverte a ironizzare sugli agiografi che gli attribuiscono
capacità miracolose, ma ieri molti sono rimasti colpiti nel vedere i principali
protagonisti della sanità privata mettersi in riga e offrire alla Casa
Bianca interventi spontanei di contenimento della spesa
capaci di generare duemila miliardi di dollari di risparmi in 10 anni.
Se non è un miracolo, poco ci manca, visto che questi stessi soggetti ad
esempio l'associazione delle compagnie assicurative sono quelli che 16 anni fa
alzarono le barricate contro le quali si infranse la riforma sanitaria di Bill
e Hillary Clinton. Stavolta, invece, assicuratori, industria farmaceutica,
aziende ospedaliere, medici e sindacati della sanità
scelgono di salire sul carro della riforma di Obama e
mostrano anche di condividerne l'impostazione. «Un cavallo di Troia?» si
chiede, sospettoso, l'economista liberal Paul Krugman sul New York Times.
Probabilmente no: solo un tentativo di minimizzare i danni. Col sistema
sanitario Usa che è il più costoso del mondo (17,6% del Pil), la spesa in
continua crescita (assorbirà più di un quinto del reddito nazionale entro il
2015), la qualità del servizio che sta peggiorando e 46 milioni di americani
privi di ogni copertura medica, le imprese del settore si sono rese conto che è
impossibile opporsi a un cambiamento. Nel '93 ci si poteva stendere sui binari
e fermare il treno. Oggi si rischia di essere travolti: meglio salire sul
convoglio e cercare di incidere sulla riforma. Il presidente (per cui ottenere
via libera a un nuovo sistema e alle politiche fiscali necessarie per
alimentarlo non sarà comunque facile) ha accolto a braccia aperte le
organizzazioni sanitarie. Anzi, probabilmente le ha sollecitate, a giudicare
dal battage organizzato dalla Casa Bianca. I suoi comunicatori ora descrivono
gli ex nemici come compagni di strada, ma, nella fretta, hanno dimenticato di
aggiornare il linguaggio: così i nuovi alleati vengono ancora definiti «il
complesso medico-industriale ». Che suona un po' come il «complesso militare-industriale » dei tempi del Vietnam. Che poi i
lupi abbiano cambiato davvero natura, è tutto da dimostrare: 16 anni fa le
imprese mobilitarono l'America contro la riforma «statalista» dei Clinton, con una campagna di spot basati sulle peripezie
di Harry e Louise, due coniugi del ceto medio soffocati dai burocrati della
sanità pubblica. Oggi non si vede nulla di simile, ma gli spot contro la
riforma Obama ci sono ugualmente: ritraggono medici
inglesi e canadesi (Paesi col sistema pubblico) che discutono della lunghezza
delle liste d'attesa e di come ridurre le possibilità di scelta dei pazienti.
Li ha confezionati la stessa agenzia che nel 2004 costruì la campagna degli «Swift Boat for Truth»: quella dei veterani del Vietnam che azzoppò John
Kerry nella volata con Bush per la Casa Bianca. Solo che a pagare stavolta non
sono assicuratori né ospedali ma i Conservatori per i Diritti dei Pazienti,
un'organizzazione di destra. Obama non si chiede chi
paga per la campagna e prende volentieri le aziende a bordo, anche perché solo
costruendo un terreno di mediazione con gli interessi economici può costruire
una riforma equilibrata, che offra ai cittadini anche un'opzione pubblica, ma
senza il ruolo centrale dello Stato invocato dalla sinistra radicale. Poi dovrà
vedersela col Congresso dove gli stessi parlamentari democratici da un lato
pretendono una riforma sanitaria incisiva, dall'altro osteggiano le sue
proposte di espansione del gettito fiscale, necessarie per finanziarla. Il suo
progetto di ridurre le detrazioni per beneficenza, mutui e altre spese che
finiscono per sgonfiare la base imponibile di imprese e contribuenti benestanti
ha trovato grossi ostacoli. Ieri, presentando una nuova versione del bilancio
2009, Obama ha riproposto, con qualche modifica, questi
interventi: un po' meno penalizzazioni per la filantropia, il ricorso (limitato
a 24 miliardi di dollari di gettito in 10 anni) all'imposta di successione e un
aumento di 3-4 punti dell' aliquota massima per chi
guadagna più di 250 mila dollari l'anno. Salute Barack
Obama, 47 anni, con un gruppo di cardiologi: il suo
piano comprende l'assicurazione sanitaria per i 46 milioni di americani che ne
sono privi Massimo Gaggi
( da "Repubblica.it"
del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
NEW YORK - "Non
mi fermerò fino a quando il sogno di una riforma del sistema sanitario negli
Stati Uniti non sarà esaudito". Barack Obama annuncia tagli ai costi sanitari per oltre duemila miliardi di
dollari nei prossimi dieci anni, primo gradino della riforma sanitaria che
dovrà essere varata "entro la fine dell'anno". I costi della sanità
sono "fuori controllo" e limitarli è "essenziale" per il
futuro dell'economia americana, dice il presidente Usa, presentando il
piano messo a punto con tutte le organizzazioni del settore (industrie
farmaceutiche, grandi ospedali privati, associazioni dei medici e produttori di
materiale sanitario) i cui leader si sono ritrovato ieri tutti
insieme alla Casa Bianca: "Spendiamo per la sanità più di qualsiasi
altra nazione sulla faccia della terra e nonostante ciò ci sono 46 milioni di
americani che non hanno alcun tipo di assicurazione medica. Non
è possibile continuare così". Un incontro come quello di ieri
"sarebbe stato impensabile" fino a poco tempo fa ,
ha sottolineato il presidente e se tutti i leader del settore "sono venuti
qui" è perché riconoscono "un chiaro e indiscutibile fatto: che la
spesa sanitaria minaccia la stabilità finanziaria delle famiglie, del business
e dello stesso governo". Era stata proprio l'industria farmaceutica con le
sue potenti lobby al Congresso ad affossare il tentativo di riforma sanitaria
di Clinton (e Hillary) all'inizio degli anni Novanta, una delle sconfitte più
cocenti dell'ex presidente democratico che aprì la strada alla grande vittoria
repubblicana nelle elezioni di mid-term del 1994. Di
fronte alla crisi economica attuale, alla determinazione della Casa Bianca e
grazie anche al carisma personale di Obama i gruppi
farmaceutici e le grandi catene ospedaliere sono adesso pronti a dare una mano
decisiva affinché il "sogno" di dare a tutti gli americani
l'assicurazione sanitaria possa diventare realtà. Il piano messo a punto
prevede di ridurre dell'1,5% l'anno i costi dell'assistenza medica, facendoli
diminuire in dieci anni per un totale di circa duemila miliardi di dollari. OAS_RICH('Middle'); "Non
possiamo continuare sulla strada pericolosa che abbiamo percorso per anni, la
riforma non è un lusso che possiamo rimandare, ma una necessità che non può
aspettare". Quella sanitaria è una delle riforme più difficili - se non la
più difficile in assoluto - che attende Obama. Nel 1993 la "lobby" di assicurazioni e
industriali del settore lanciò una campagna di spot televisivi grazie alla
quale due personaggi fittizi (Harry e Louise) riuscirono a convincere gli
americani che la riforma costava troppo ed era una pessima idea. Obama l'ha ricordato ("quella coppia televisiva che
divenne l'icona di coloro che si opponevano alla riforma negli anni
Novanta") ma ha aggiunto che oggi Harry e Louise "hanno
disperatamente bisogno della riforma". I tagli annunciati (che sono su
base assolutamente volontaria) rappresentano "il primo gradino" di
una riforma che non è più rinviabile e che dovrà essere completata entro
l'anno. Obama ha ricordato la promessa fatta in
campagna elettorale - l'assicurazione sanitaria per tutti gli americani -
dichiarandosi molto "soddisfatto" per le proposte arrivate dall'industria
farmaceutica. In cambio della loro disponibilità, assicurazioni e industrie
farmaceutiche chiedono che il Congresso vari al più presto una legge che
obblighi ogni americano ad avere l'assicurazione medica, esattamente come ha
quella per l'automobile. Ieri la Casa Bianca ha annunciato che il deficit Usa
sarà più alto del previsto (90 miliardi di dollari in più nel budget 2009 e in
quello 2010), per un totale superiore ai 1800 miliardi di dollari e che sta
pianificando un massiccio programma di tagli fiscali: 736 miliardi di dollari
per le famiglie e cento miliardi per le imprese nell'arco dei prossimi dieci
anni. (12 maggio 2009
( da "Stampaweb, La" del 12-05-2009)
Argomenti: Obama
CORRISPONDENTE DA
LONDRA Il Papa chiede una pace «giusta» per la Terra Santa, il presidente
americano Barack Hussein Obama
vola in Egitto alla conquista dellopinione
pubblica musulmana, le
elezioni israeliane hanno consegnato la Knesset al
superfalco Netanyahu ma i palestinesi ammettono a bassa voce che in sessantanni di conflitto le uniche
concessioni territoriali, da Hebron alla Striscia di
Gaza, sono arrivate dalla destra. Nonostante la secolare palude che avvolge il Medio Oriente,
molti analisti intravedono oggi le condizioni per una bonifica. La conferma
arriva dal re Abdallah II di Giordania che ieri, in unintervista al
quotidiano britannico The Times, ha annunciato
limpegno
ufficiale di Washington nella stabilizzazione della regione. Il giovane sovrano
è appena tornato dagli Stati Uniti, primo leader arabo a varcare la soglia
della Casa Bianca nellera Obama,
con la bozza di un piano di pace ad ampio raggio, la nascita di uno Stato
palestinese nei confini del