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Report "Obama"  1-2 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

Fazio: "A casa chi torna dal Messico" Oms, accertati 260 casi in tutto il mondo ( da "Repubblica.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: staff di Barak Obama potrebbe aver contratto il virus dell'influenza. Lo ha riferito la Casa Bianca, sottolineando che si tratterebbe di un membro della delegazione che accompagnò il presidente americano nella missione in Messico del 16 aprile. Intanto negli Stati Uniti sono state chiuse oltre 4mila scuole e 170mila studenti sono rimasti a casa in particolare in Texas e New York,

Obama celebra le nozze Fiat-Chrysler ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: ACCORDO STORICO Obama celebra le nozze Fiat-Chrysler Sono entusiasta per la creazione dell'alleanza globale ma sono deluso per il Chapter 11 L'ANNUNCIO DEL PRESIDENTE USA Capitale Torino entra con un 20% iniziale, con l'opzione a salire di un altro 15% in tre tranche del 5% Washington impone alla casa Usa la strada della bancarotta pilotata Bob Nardelli [

fiat, lo sbarco in america - washington ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: lo sbarco in America Obama: salverà la Chrysler. Marchionne: momento storico WASHINGTON Un bunker di lusso nel cuore della capitale americana, lontano da occhi indiscreti, supeprotetto dall´anonimato dei palazzi che ospitano il potere politico e quello finanziario, tra Pennsylvania Avenue e la 15ma Strada con vista sul ministero del Tesoro,

iran, sta male la giornalista usa l'appello di hillary: "liberatela" - cristina nadotti ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Del caso Saberi si è occupato dieci giorni fa anche Barack Obama, che aveva negato ogni coinvolgimento della giornalista in attività di spionaggio e chiesto il suo rilascio. Il presidente statunitense, in occasione del capodanno persiano, aveva offerto a Teheran la possibilità di nuovi rapporti dopo anni di tensione, ma per ora le risposte iraniane sono state «contrastanti»,

obama: "intesa fiat-chrysler con torino un futuro brillante" - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Economia Obama: "Intesa Fiat-Chrysler con Torino un futuro brillante" Bancarotta pilotata di due mesi. Al Lingotto il 20%, poi il 35% L´accordo Il curatore del fallimento sarà lo stesso giudice che ha seguito i casi Enron e WorldCom ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Con parole di elogio per l´industria italiana, «capace di produrre le auto del futuro,

in tre giorni l'affondo di marchionne "momento storico per l'italia" - (segue dalla prima pagina) salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: di Barack Obama, ha portato all´alleanza tra Fiat e Chrysler. Su Washington una pioggia sottile si confonde con i vapori che salgono dal Potomac River quando i negoziatori emergono dall´ultimo round in un´alba americana che Sergio Marchionne potrà ricordare come l´inizio di «un momento storico per la Fiat e per l´industria italiana»

fazio: chi torna dal messico a casa per 7 giorni - mario reggio ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: contagiato membro dello staff di Obama Una bimba italiana di un anno e nove mesi è stata ricoverata in Messico: sta meglio MARIO REGGIO ROMA - «Invito tutte le persone di ritorno dal Messico e che lavorano in ambienti chiusi e a contatto con la collettività, con particolare riguardo alla scuola, di rimanere a casa per una settimana».

la strada da torino a detroit - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il presidente americano Obama parla di «un futuro luminoso». Al di là dell´enfasi retorica, hanno ragione entrambi. Ma con qualche «caveat» che, proprio in queste ore di comprensibile soddisfazione, è utile sottolineare. Dal punto di vista aziendale, questo successo insegna l´importanza del lavoro duro, dal primo dei manager all´ultimo degli operai,

fiat, l'elogio di obama - in nazionale e alle pagine ii e iii ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina I - Torino Il presidente degli Stati Uniti: "Sa costruire vetture pulite, la fusione salverà Chrysler". L´orgoglio della città Fiat, l´elogio di Obama E il sindaco: sarà uno dei player mondiali dell´auto IN NAZIONALE E ALLE PAGINE II E III

torino incoronata da obama ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina II - Torino Torino incoronata da Obama Dal sindaco al rettore: riconosciuta la nostra tecnologia Carbonato: tutti dobbiamo essere orgogliosi, resteremo una delle capitali dell´auto Castronovo: gli effetti per l´area solo tra un anno «Fiat si è impegnata a costruire auto pulite, la fusione salverà Chrysler».

"accordo storico per l'italia ma al governo non importa" - stefano parola ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: accordo lei ha dichiarato: «Probabilmente vedremo prima Obama su un´auto Fiat che non Berlusconi». Che cosa intendeva dire? «Che il Governo ha sempre dimostrato scarsa fiducia nell´azienda più importante d´Italia. Lo si è visto chiaramente quando Berlusconi arrivò al funerale di Giovanni Agnelli a bordo di un´auto straniera.

Test sullo staff di Obama per un caso di febbre suina ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Test sullo staff di Obama per un caso di febbre suina L'allarme febbre suina arriva alla Casa Bianca. Un componente dello staff di Obama ha contratto il morbo in Messico, ora tutti i più stretti collaboratori del presidente sono sotto controllo medico. Come misura di prevenzione però, ha detto il sottosegretario Fazio, «chi ritorna dal Messico dovrà stare 7 giorni chiuso in casa.

La vita a fumetti ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: coniato da Obama e copiato da Ahmadinejad, fra qualche anno lo ricorderemo come esempio di prolissità. Il futuro sono gli acronimi: «tvb», ti voglio bene (ma vado di fretta). Provo una tenerezza ammirata per i professori che si ostinano a usare le subordinate e per i giornalisti che sognano di scrivere paginate.

Fiat-Chrysler, accordo storico ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama: è la soluzione giusta per ripartire. Al Lingotto subito il 20% delle azioni. Procedura fallimentare per il colosso dell'auto Usa Fiat-Chrysler, accordo storico Intervista con Marchionne: "Il mondo ci guarda, adesso non possiamo sbagliare" Fiat e Chrysler hanno trovato l'intesa.

Finalmente posso dormire un po' ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Poi ho passato due ore a Washington ad aspettare le parole di Barack Obama, l'annuncio dell'Amministrazione. A mezzogiorno finalmente ho potuto liberare l'emozione: ce l'avevamo fatta. La Fiat ritorna negli Stati Uniti dopo anni di lontananza, dopo essere andata via in modo poco piacevole, ma torna con un know-how di valore e con gli occhi dell'America e del mondo addosso».

Spy story alla Nato, espulsi due russi ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: instabilità nelle relazioni Est-Ovest resta fisiologica, nonostante il disgelo promosso - soprattutto a parole - da Obama e Medvedev. L'armonia sancita lunedì dalla prima riunione del Consiglio Nato-Russia dopo la guerra d'agosto, è già in crisi: a Mosca, e a Bruxelles, «collaborazione» torna a leggersi «provocazione». 1 2

"anche obama dice che è meglio non fornire cifre" ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Anche Obama dice che è meglio non fornire cifre" Un colpo gobbo che Obama non avrebbe permesso. Rocco Palese che nel 2003, da assessore al Bilancio, lanciò il bond che sta facendo tremare la Puglia, non ha gradito la divulgazione da parte della giunta del report in cui Merril Lynch certifica una perdita di 165 milioni di euro.

Bloom, un duro contro Wall Street ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Bloom, un duro contro Wall Street Il consigliere di Obama che ha costretto le banche a ridurre le pretese sui crediti DALL'INVIATO A DETROIT Al Tesoro la posizione intransigente di alcuni creditori di Chrysler non l'hanno presa bene, racconta una persona direttamente coinvolta nelle trattative.

Cosa cambia per Fiat e Chrysler ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: secondo i desideri del presidente Obama - e la loro installazione su vetture più piccole, partendo da zero richiederebbe quattro o cinque anni di lavoro. Basandosi sulle piattaforme fornite da Fiat, gli americani possono mettere in produzione la nuova generazione nel giro di un paio di anni: per sviluppare i modelli avranno spese molto più basse del previsto,

auto "verdi", stop ai tagli e il sindacato nel cda ecco il piano della rinascita - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: detto Obama, 30 mila posti di lavoro. Dunque, non ci sarà nessuna riduzione di personale, oltre quella già annunciata. Ma vediamo come prima cosa, come funzionerà il Chapter 11 scelto per Chrysler. La bancarotta pilotata prevede che una società si presenti da un giudice e ammetta il suo stato fallimentare, aggiungendo anche di avere un partner al quale trasferire gli asset buoni.

l'ironia della bresso: "obama guida italiano, silvio no" ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 6 - Economia La reazione L´ironia della Bresso: "Obama guida italiano, Silvio no" TORINO - «Siamo lieti di questa intesa su cui, qualche anno fa, non avremmo scommesso un centesimo», dice Mercedes Bresso, governatore del Piemonte. «Vorrà dire che vedremo prima Obama su un´auto Fiat che Silvio Berlusconi.

la cgil prepara lo strappo "anche i lavoratori alla guida delle imprese" - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama». I sindacati italiani sono favorevoli all´alleanza con Chrysler e contrari a quella con Opel. Temete i tagli agli stabilimenti italiani? «Come i sindacati tedeschi temono tagli a casa loro. Capisco che la Fiat debba continuare a rafforzarsi e che un accordo con Opel andrebbe in questa direzione ma è evidente che le sovrapposizioni con la casa tedesca sono notevoli e i rischi

Obama lancia l'accordo Fiat-Chrysler ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Per la casa Usa bancarotta pilotata Obama lancia l'accordo Fiat-Chrysler «Insieme costruiremo vetture pulite». Marchionne: un fatto storico Siglata l'intesa tra Fiat e Chrysler. «Sono lieto di annunciare ha detto il presidente Obama che Chrysler e Fiat hanno raggiunto un accordo di partnership che ha elevate chance di successo.

SCOMMESSA ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: col timbro della Casa Bianca: l'America di Obama punta le sue carte su Fiat non solo per salvare Chrysler dal fallimento, ma per renderla col design italiano e la nostra tecnologia di risparmio energetico il simbolo della riscossa dell'industria manifatturiera Usa. Un grande successo per il gruppo torinese, ma anche una sfida straordinaria.

John Elkann e la raffica di sms Ore 18, tv sintonizzata sulla Cnn ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Barack Obama lo ascolta per intero, un po' armeggia con il Blackberry. Facile il destinatario principale di sms e mail: il numero uno Fiat. Che ha avuto - altra scommessa facile - un telefono caldissimo. Quasi sempre in linea con «l' universo Lingotto» rimasto qua: Luca Cordero di Montezemolo in viaggio per l'Italia in macchina,

Quel sogno ambientalista del giovane senatore ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: americane è sempre stato un pallino di Barack Obama. E i tre «big» Usa - Ford, GM e Chrysler - lo hanno sempre saputo. Ben prima che nel 2007, da senatore dell'Illinois ma già candidato presidente, Obama si recasse a Detroit per spiegarglielo direttamente. A luglio del 2006, con il senatore repubblicano Richard Lugar, aveva presentato un progetto di legge con obiettivi assai chiari:

Obama: Chrysler si salverà grazie alla tecnologia Fiat ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 2 Obama: Chrysler si salverà grazie alla tecnologia Fiat «Insieme per l'auto verde del futuro». Berlusconi: Italia orgogliosa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - Forse mai bancarotta è stata più dolce, ha generato più entusiasmo, si è rivelata più promettente per ognuno dei protagonisti.

Lo storico accordo di Marchionne parte dalle fabbriche a Detroit ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: annuncio ufficiale da parte di Barack Obama. Da quel momento è scattata la fase più «burocratica», fatta soprattutto di carte da siglare. Quindi i ringraziamenti di rito e, infine, la partenza per l'Italia, insieme con l'inseparabile Alfredo Altavilla, il numero uno di Powertrain e da sempre il «ministro degli esteri» della Fiat.

Fisici e ingegneri, il team dei motori puliti ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Nascono da lì i motori che hanno convinto Barack Obama che sì, è il know how Fiat la carta da giocare non solo per provare a salvare Chrysler ma per tentare di convertire, almeno quel tanto, gli americani a una guida un po' meno cara e un po' più verde. E lui è da una vita che a questo si dedica.

Insulti radio e miss omofobe Deriva trash dei repubblicani ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: che ha augurato a Barack Obama di fallire ed è visto dagli irriducibili come il vero leader del Gop). Si chiama Carrie Prejean, ha 21 anni, è Miss California, ha forse perso il titolo di Miss America per essersi dichiarata contraria alle nozze gay. Da allora (19 aprile) è ospite continua dei talk show, ha aderito e girato uno spot per la National Organization for Marriage,

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: La preoccupazione di Obama per gli arsenali nucleari di Islamabad DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Uno dei passaggi più drammatici della conferenza stampa di Barack Obama, mercoledì sera, è stato quello dedicato al Pakistan. Il presidente americano ha definito «molto fragile» il governo di Islamabad e ha espresso una certa preoccupazione anche per la sicurezza dell'

Il viaggio presidenziale e il giallo della visita al museo ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il misterioso uomo era atterrato in Messico lo scorso 13 aprile, tre giorni prima dell'aereo di Obama e del suo entourage più stretto, per preparare la visita del segretario all'Energia, Stephen Chu. L'uomo non sarebbe mai salito a bordo dell'Air Force One, trovandosi però alla stessa cena di lavoro presieduta da Obama a Città del Messico il 16 aprile.

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Sintomi nello staff di Obama DAL NOSTRO INVIATO LUSSEMBURGO Il Consiglio straordinario dei ministri della salute europei ha ammesso che la febbre suina, ribattezzata «nuova influenza» per non penalizzare il settore della carne di maiale, è probabile che si diffonda in Europa come pandemia, trasmettendo così rapidamente il virus N1H1 da persona a persona,

Modello Bergamo per il I Maggio ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: America di Obama. La crisi, però, avrà anche l'effetto di mutare i connotati della nostra economia: un'altra parte delle nostre imprese resterà a secco. Il problema della protezione dei lavoratori è come guidarli e assisterli nell'itinerario che può condurli a trovare la nuova occupazione là dove si sta spostando la domanda di lavoro.

Scommessa sul futuro ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA La scommessa delle aziende ma anche quella di Obama, che ha messo esplicitamente tutto il suo peso dietro l'operazione è di chiudere questa delicatissima fase a tempo di record: 60 giorni al massimo. Poi la nuova Chrysler «italiana» dovrà bruciare le tappe per mettere sul mercato Usa i nuovi modelli e conquistare una significativa fetta del mercato,

Poli: ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Fu capace di compiere scelte audaci» Poli: «Il futuro verde di Obama non l'avrebbe spiazzato» di GABRIELE DOSSENA D a risorsa strategica e contesa, capace di condizionare lo sviluppo economico di intere nazioni e di scatenare guerre per assicurarsene gli approvvigionamenti, a fonte energetica destinata a perdere progressivamente importanza.>

L'influenza colpisce lo staff di Obama ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: forse non mortale L'influenza colpisce lo staff di Obama Il portavoce Gibbs «L'ammalato non si è mai avvicinato a meno di 2 metri da Barack» Un precedente: morto l'antropologo che aveva stretto la mano al presidente Usa [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON L'emergenza influenza suina bussa alla Casa Bianca.

Fiat-Chrysler, orgoglio e paura ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: PRIMA OBAMA DI BERLUSCONI FAMIGLIARI DETECTIVE LA TELENOVELA All'interno L'IMPEGNO DI MARONI Fiat-Chrysler, orgoglio e paura Uccise un sordomuto arrestato un marocchino Per la Bertone rispunta Reviglio «Ho un'offerta» Il sindaco cambia giunta e maggioranza Dopo l'inchiesta de La Stampa 100 nuovi pompieri I sindacati: "Ora il gruppo è più forte ma deve pensare alle nostre fabbriche"

"E' così che si affronta la crisi Un grande risultato per Torino" ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: E la decisione del presidente Obama di affidare alla maggiore impresa industriale italiana «la chiave per il risanamento e il rilancio dell'industria dell'auto degli Usa dà oggi una straordinaria legittimazione al nostro sistema imprenditoriale». E naturalmente Carbonato pensa al futuro.

"Bene Fiat-Chrysler ma ora pensate a noi" ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Probabilmente vedremo prima Obama su un'auto Fiat che non Berlusconi». Claudio Chiarle della Fim è convinto che «l'accordo possa rafforzare anche il territorio torinese soprattutto nell'indotto manifatturiero che dovrà, magari attraverso la esperienza, conoscenza e professionalità dei lavoratori modificare, progettare, ammodernare,

Berlusconi: "Io meglio di Obama a metà giugno lo incontrerò" ( da "Repubblica.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama - ha proseguito il premier - abbiamo ormai dai tempo relazioni anche molto strette, una bella collaborazione: io andrò, penso a metà di giugno, a incontrare Obama e i suoi collaboratori per preparare con loro il G8 e il G14 e quindi direi che collaboriamo su tutti i temi, sulla politica internazionale certamente,

Berlusconi: "Ho il record di consensi" ( da "Stampaweb, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: il presidente americano Barack Obama. «Con l?amministrazione Obama - ha spiegato Berlusconi - abbiamo relazioni ormai da tempo anche molto strette. Io andrò a metà giugno ad incontrare Obama e i suoi collaboratori per preparare il G8 e il G14». «Collaboriamo - ha concluso il premier - su tutti i temi: sulla politica internazionale ma anche su temi che ci riguardano più da vicino»

Berlusconi: "Io meglio di Obama" Fischi e grida contro il premier ( da "Repubblica.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama - ha proseguito il premier - abbiamo ormai dai tempo relazioni anche molto strette, una bella collaborazione: io andrò, penso a metà di giugno, a incontrare Obama e i suoi collaboratori per preparare con loro il G8 e il G14 e quindi direi che collaboriamo su tutti i temi, sulla politica internazionale certamente,

Quando al-Qaeda usava Hotmail ( da "Stampaweb, La" del 02-05-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Lo stesso Khalid Sheikh Mohammed, considerato la mente delle operazioni terroristiche, avrebbe trasmesso un messaggio a un membro di al Qaeda negli Usa con la posta gratuita di Microsoft. VIDEO Obama risponde online alle paure dei cittadini Usa


Articoli

Fazio: "A casa chi torna dal Messico" Oms, accertati 260 casi in tutto il mondo (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

ROMA - La tensione sale. E sfiora la psicosi della pandemia. Dopo la decisione dell'Oms di alzare alla fase 5 il livello di allerta per l'epidemia di influenza proveniente dal Messico, ogni Paese si prepara ora a fare scattare i piani di emergenza. Oggi il numero dei casi ufficialmente notificati all'Organizzazione mondiale della sanità e confermati da analisi di laboratorio è salito a 260, contro i 148 di ieri. Mentre l'Onu raccomanda di limitare strette di mano, abbracci e viaggi non indispensabili. Ue. I 27 ministri della Salute dell'Ue hanno deciso di rafforzare il coordinamento a livello europeo. In particolare, coopereranno in stretto contatto con l'industria farmaceutica per facilitare lo sviluppo di un vaccino pilota che protegga dall'influenza A/H1N1 (questo il nome adottato oggi dall'Oms) facendo in questo modo delle aperture all'idea di una strategia comune per i vaccini. Bocciata, invece, la proposta francese di introdurre norme coercitive per bloccare i viaggi dall'Unione verso il Messico per l'opposizione di diversi paesi tra cui la Spagna e la Germania. Italia. La situazione, assicura il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, è "sotto controllo". Ad oggi, infatti, nessun caso è segnalato, anche se tra i casi sospetti in Messico c'è una bimba italiana di un anno e nove mesi. Come misura di prevenzione però, ha detto il sottosegretario Ferruccio Fazio, i medici valuteranno uno 'stop' a casa per sette giorni se si rientra dal Messico. In pratica una sorta di quarantena. Notizie confortanti anche per le scorte di medicinali: "A giorni partirà l'incapsulamento di 30 milioni di dosi di principio attivo", dice Sacconi. OAS_RICH('Middle'); Le polemiche. Nel nostro Paese sul rischio pandemia si accende anche il dibattito. E' "importante che non ci sia riferimento ai suini perché non c'è correlazione tra il consumo della carne di suino e questo virus", precisa il ministro delle politiche agricole Luca Zaia al Forum di Coldiretti. E alla stessa convention il premier Silvio Berlusconi compie un gesto simbolico, assaggiando un pezzo di mortadella. E c'è anche chi sostiene che si sia in presenza di esagerazioni. Lo pensa il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e lo pensa anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni ("forse ci sono degli interessi economici in gioco"). Resta comunque attivo il numero verde del ministero (1500) mentre in varie regioni sono stati istituiti comitati di crisi per l'attuazione dei piani pre-pandemia. Usa. Una persona dello staff di Barak Obama potrebbe aver contratto il virus dell'influenza. Lo ha riferito la Casa Bianca, sottolineando che si tratterebbe di un membro della delegazione che accompagnò il presidente americano nella missione in Messico del 16 aprile. Intanto negli Stati Uniti sono state chiuse oltre 4mila scuole e 170mila studenti sono rimasti a casa in particolare in Texas e New York, le zone più colpite dal virus. (30 aprile 2009

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Obama celebra le nozze Fiat-Chrysler (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

ACCORDO STORICO Obama celebra le nozze Fiat-Chrysler Sono entusiasta per la creazione dell'alleanza globale ma sono deluso per il Chapter 11 L'ANNUNCIO DEL PRESIDENTE USA Capitale Torino entra con un 20% iniziale, con l'opzione a salire di un altro 15% in tre tranche del 5% Washington impone alla casa Usa la strada della bancarotta pilotata Bob Nardelli [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Barack Obama tiene ufficialmente a battesimo l'asse Torino-Detroit. Un mese dopo la benedizione del progetto Fiat-Chrysler, il presidente degli Stati Uniti annuncia il matrimonio. «Sono lieto di dirvi che l'alleanza con Fiat si farà: è la grande chance di Chrysler per avere un futuro brillante». Obama parla dal Grand Foyer della Casa Bianca, circondato dalla squadra economica e dalla task force di Steven Rattner. Spiega che l'unione col Lingotto passerà attraverso una «breve bancarotta chirurgica», di «30-60 giorni», dalla quale l'azienda di Auburn Hills uscirà «più forte». «Non è un segno di debolezza - precisa - è un passo in avanti verso la rinascita». Obama guarda al futuro: Fiat ha «dimostrato di costruire auto pulite e si è impegnata a trasferire miliardi di dollari di tecnologie di avanguardia a Chrysler». Poi il risvolto sociale: «la partnership salverà oltre 30 mila posti di lavoro solo in Chrysler e decine di migliaia nell'indotto, compresi fornitori e concessionari». Di «soluzione costruttiva» parla l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, definendo l'asse Torino-Detroit necessario per risolvere «i problemi che affliggono non solo Chrylser ma l'intera industria automobilistica mondiale». «L'unione della tecnologia Fiat e la sua vasta rete di distribuzione in America Latina e in Europa, con il grande patrimonio della Chrysler - spiega Marchionne - darà vita ad una nuova forte casa automobilistica e aiuterà a preservare, insieme ai posti di lavoro, un'industria manifatturiera di importanza cruciale per le economie statunitense e canadese». L'operazione messa a punto dal governo prevede un primo finanziamento americano del valore di 3,3 miliardi di dollari, a cui si aggiungeranno altri prestiti per 4,7 miliardi. Mentre l'amministrazione federale del Canada e quella statale dell'Ontario daranno 2,42 miliardi di dollari. Il Tesoro controllerà l'8% della nuova Chrysler (NewCo) a fronte del 2% che andrà nelle mani del Governo canadese, mentre il 55% farà capo al fondo fiduciario Veba nato dall'accordo col sindacato Uaw, che potrà scegliere un consigliere indipendente ma non avrà altri diritti di governance. Fiat entra con un 20% iniziale, con l'opzione di salire di un altro 15% in tre tranche del 5%, e avrà il potere di nomina di tre consiglieri (il governo sei). Il Lingotto tuttavia potrà divenire socio di maggioranza «solo quando sarà restituito l'intero prestito pubblico di Chrysler. Gmac, l'ex braccio finanziario di Gm fornirà finanziamenti per Chrysler, dopo una possibile fusione con Chrysler finance. Nessun rimpianto quindi per Obama convinto che siano stati fatti tutti «i passi necessari per ridare a Chrysler una nuova vita». Del resto la scelta del Chapter 11, la cui procedura sarà aperta presso il tribunale fallimentare di New York, arriva dopo una maratona negoziale tra aziende, sindacati, task force e creditori alcuni dei quali hanno causato il ricorso all'opzione «B». «Non tutte le parti coinvolte hanno fatto sacrifici - dice Obama - alcuni investitori e di hedge fund hanno deciso di resistere nella speranza di un ingiustificato salvataggio col denaro pubblico: deve essere chiaro che io non sto dalla loro parte». Intanto si profilano cambiamenti sul futuro assetto del gruppo: il ceo, Bob Nardelli, lascerà appena terminata l'emergenza del «Chapter 11», e lo stesso destino sembra toccare al vice, Tom LaSorda. A pochi anni dalla fine della sofferta partnership con Gm, il Lingotto torna a scommettere sull'asse Torino-Detroit, targato Marchionne su cui sono riposte le speranze di rinascita per l'auto del terzo millennio.

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fiat, lo sbarco in america - washington (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Firmato l´accordo: al Lingotto il 20%, ai sindacati il 50. L´intesa prevede la produzione di vetture ecologiche a basso consumo Fiat, lo sbarco in America Obama: salverà la Chrysler. Marchionne: momento storico WASHINGTON Un bunker di lusso nel cuore della capitale americana, lontano da occhi indiscreti, supeprotetto dall´anonimato dei palazzi che ospitano il potere politico e quello finanziario, tra Pennsylvania Avenue e la 15ma Strada con vista sul ministero del Tesoro, a qualche centinaio di metri dalla Casa Bianca. è qui che all´alba di ieri è stata messa la parola fine alla lunga maratona. SEGUE A PAGINA 3 SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 7

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iran, sta male la giornalista usa l'appello di hillary: "liberatela" - cristina nadotti (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 14 - Esteri Iran, sta male la giornalista Usa l´appello di Hillary: "Liberatela" CRISTINA NADOTTI Il caso della giornalista statunitense Roxana Saberi, condannata a otto anni di carcere per spionaggio in Iran, serve a Hillary Clinton per parlare di «difficoltà nel trattare con il governo di Teheran». Il segretario di Stato Usa ha riferito ieri al Congresso sulla vicenda della freelance, che ha il doppio passaporto statunitense-iraniano e dal 2003 ha collaborato da Teheran con l´inglese Bbc e la Npr, la radio pubblica americana. «Siamo molto preoccupati per le sue condizioni di salute - ha detto Hillary Clinton - Confermo che ha cominciato uno sciopero della fame». Nei giorni scorsi il governo iraniano aveva negato che la giornalista stesse rifiutando il cibo, sostenendo che si trattava di una farsa. «Stiamo utilizzando ogni canale, pubblico e privato, per la sua liberazione - ha precisato Clinton - ma da Teheran ci arrivano segnali contrastanti». Nei giorni scorsi, Amnesty International aveva chiesto il rilascio immediato e senza condizioni di Roxana Saberi, sottolineando in un comunicato che la giornalista «è solo una pedina degli sviluppi politici in corso tra Iran e Usa». «Il fatto che le accuse siano di volta in volta cambiate, dal momento dell´arresto fino al processo, indica che le autorità iraniane cercano qualsiasi scusa per tenerla in prigione», aveva dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente dell´organizzazione per i diritti umani. Del caso Saberi si è occupato dieci giorni fa anche Barack Obama, che aveva negato ogni coinvolgimento della giornalista in attività di spionaggio e chiesto il suo rilascio. Il presidente statunitense, in occasione del capodanno persiano, aveva offerto a Teheran la possibilità di nuovi rapporti dopo anni di tensione, ma per ora le risposte iraniane sono state «contrastanti», come ha sottolineato Hillary Clinton per il caso Saberi. La liberazione della giornalista non è l´unico nodo da sciogliere nelle trattative tra Iran e Usa. Il mese scorso, durante una conferenza all´Aja, la delegazione statunitense aveva fatto avere una lettera a quella iraniana per chiedere la liberazione della Saberi e informazioni su altri due cittadini americani, tra i quali un agente dell´Fbi disperso in Iran da oltre due anni. Teheran non ha mai risposto alla lettera, un raro scambio tra due Paesi che non hanno relazioni diplomatiche da trenta anni. Ieri intanto il padre della giornalista ha fatto sapere che in caso di condanna anche nel processo di appello chiederà la grazia al leader supremo iraniano Ali Khamenei.

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obama: "intesa fiat-chrysler con torino un futuro brillante" - arturo zampaglione (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 2 - Economia Obama: "Intesa Fiat-Chrysler con Torino un futuro brillante" Bancarotta pilotata di due mesi. Al Lingotto il 20%, poi il 35% L´accordo Il curatore del fallimento sarà lo stesso giudice che ha seguito i casi Enron e WorldCom ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Con parole di elogio per l´industria italiana, «capace di produrre le auto del futuro, pulite ed efficienti», Barack Obama ha annunciato ieri in diretta televisiva la «partnership strategica» tra Chrysler e Fiat, che permetterà alla terza casa americana di evitare una fine ingloriosa e a quella torinese di tornare alla grande sul mercato degli Stati Uniti. «Daremo alla Chrysler una nuova vita e salveremo 30mila posti di lavoro», ha detto soddisfatto il presidente, circondato alla Casa Bianca dai membri del suo team, tra cui il ministro del tesoro Tim Geithner e lo "zar" dell´auto Steve Rattner. Il team ha lavorato sodo negli ultimi 30 giorni per individuare la "road map" del rilancio e trovare un accordo con tutti i protagonisti: dal chief executive della Chrysler Bob Nardelli a quello della Fiat Sergio Marchionne, dal sindacato dell´auto (Uaw) ai grandi creditori dell´azienda americana. Si sperava di poter trovare una soluzione operativa entro il termine di ieri, fissato da Obama per la concessione di nuovi aiuti, ma le resistenze di una parte minoritaria dei creditori (hedge funds e gruppi di private equity) ha reso inevitabile la strada di un "fallimento chirurgico". La Chrysler ha così presentato ieri sera al tribunale di Manhattan la richiesta del "Chapter 11", avviando le procedure fallimentari. Un passaggio umiliante, questo, per l´azienda creata nel 1925 da Walter Chrysler. D´altra parte tutto è stato predisposto per fare uscire la Chrysler dall´amministrazione controllata in modo rapido, efficiente e controllato, offrendo al giudice newyorkese Arthur Gonzales, lo stesso che si occupò dei disastri Enron e Worldcom, un "pacchetto" di soluzioni già concordate e sollecitando la procedura di urgenza. Grazie ai sacrifici accettati dalle parti e ad altri 6 miliardi di dollari di aiuti federali a vario titolo, il "pacchetto" prevede la nascita di una "nuova" Chrysler con l´ingresso iniziale della Fiat al 20 per cento in cambio di tecnologie per costruire auto a basso consumo e delle reti di vendita in Europa e Sud America. La quota di Torino salirà poi progressivamente, pur non raggiungendo la maggioranza fino a quando non saranno ripagati i debiti con Washington. La Fiat avrà un ruolo-chiave nella nomina del nuovo management: del resto il "vecchio" è in via di uscita (sia Nardelli che il numero due Tom LaSorda hanno preannunciato le loro dimissioni). «E´ un momento storico», ha commentato negli Stati Uniti Marchionne, senza prestare troppa attenzione ieri al calo di quasi il 6% delle quotazioni della Fiat. Obama spera che il «fallimento chirurgico» si concluda entro trenta-sessanta giorni. Molti esperti ritengono che sia un obiettivo irrealistico perché di solito la durata del "Chapter 11" si misura in anni, in mesi, non in pochi giorni, e perché il gruppo di creditori irriducibili si prepara a una battaglia giudiziaria e vuole che la Fiat fornisca capitali freschi. Ma a differenza di altri casi della storia industriale americana, «questa volta - ricorda Nardelli - è sceso in campo il presidente degli Stati Uniti in persona». Obama ieri ha ringraziato i protagonisti per il loro contributo e i loro sacrifici: a cominciare da quelli accettati dai sindacati, per i quali si apre la prospettiva di una consistente partecipazione nel capitale Chrysler, ma anche di licenziamenti. Il presidente è stato invece molto severo nei confronti degli hedge funds che, ricattando il governo, hanno imposto il fallimento. «Che però non è un segno di debolezza», ha aggiunto il presidente, promettendo un nuovo capitolo nella storia della Chrysler, della Gm e di tutta l´industria automobilistica americana: che d´ora in poi sarà intrecciata con i destini della Fiat.

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in tre giorni l'affondo di marchionne "momento storico per l'italia" - (segue dalla prima pagina) salvatore tropea (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 3 - Economia Bravi ieri, bravi oggi Una soluzione costruttiva L´ultima notte di trattative a Washington, tra caffè, sandwich e sigarette "clandestine" In tre giorni l´affondo di Marchionne "Momento storico per l´Italia" L´emozione di John Elkann nelle telefonate dal Lingotto Sono stati gli americani a chiamarci per le cose che sappiamo fare e che sapevamo fare anche ieri, le piccole automobili Abbiamo approntato soluzioni costruttive per i problemi che affliggono l´intera industria di settore (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) SALVATORE TROPEA Una lunga trattativa, con la "benedizione" di Barack Obama, ha portato all´alleanza tra Fiat e Chrysler. Su Washington una pioggia sottile si confonde con i vapori che salgono dal Potomac River quando i negoziatori emergono dall´ultimo round in un´alba americana che Sergio Marchionne potrà ricordare come l´inizio di «un momento storico per la Fiat e per l´industria italiana». Dopo l´ennesima notte di caffè, sandwich e sigarette «clandestine», ormai è fatta. Le banche sono state l´ultimo ostacolo sulla strada di quella che i giornali americani hanno definito una rivoluzione nell´industria mondiale dell´auto. Ed è a questo che è stata consacrata la tre giorni no-stop iniziata lunedì. Dopo il sì dei sindacati americani e canadesi, le grandi banche - da JP Morgan a Morgan Stanley, da Citigroup a Goldman Sachs - e uno stuolo di altri creditori, hanno alzato il tiro minacciando di far fallire l´accordo. Si è trattato dunque di trovare una via d´uscita, anche perché di mezzo c´è la Casa Bianca, che con le dichiarazioni di Obama si è spinta su una strada quasi senza ritorno. Sono circa venti persone quelle che siedono attorno a un massiccio tavolo di noce nella notte del rush finale. Marchionne, che non ha rinunciato neppure in questa circostanza al suo maglione blu, e con lui Alfredo Altavilla, i legali e i consulenti del Lingotto per le questioni bancarie. Ci sono gli uomini del ministro Geithner con i legali di parte governativa e il gruppo della Chrysler con Bob Nardelli e i consulenti. Dall´altra parte del tavolo i creditori, quelli che resistono e che continuano a spingere per la bancarotta e lo «spezzatino» nella convinzione di poter ricavare di più da questo meccanismo. Che però è rischioso per l´azienda. Alla fine si trova l´escamotage del Chapter 11, il fallimento pilotato che non impedisce all´alleanza di diventare operativa. Ci sono voluti dunque tre giorni e tre notti per la soluzione che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti, come dirà Obama nel suo discorso: «Ai lavoratori, all´industria americana e al Paese». E non sono stati una passeggiata. Prima tappa in un salone del ministero del Tesoro e poi gli altri incontri, spesso cambiando sede per sfuggire ai giornali e alle televisioni. Fonti vicine ai negoziatori raccontano che ci sono stati momenti in cui si è rischiata la rottura. Chi ha partecipato assicura che a vincere è stata la tenacia di Marchionne. E´ lui che si ostina a presentare il bicchiere mezzo pieno e a spiegare, questa volta, che ciò che può sembrare bene per la Fiat è bene anche per la Chrysler. Così ieri, quando ancora non s´è spenta l´eco dell´annuncio di Obama, Marchionne può affermare con un certo orgoglio che questo accordo farà nascere «una nuova forte casa automobilistica» e «aiuterà a preservare, insieme ai posti di lavoro, un´industria manifatturiera di importanza cruciale per le economie statunitense e canadese». Insomma un evento «storico» tra le due sponde dell´Atlantico. Con il presidente americano che può festeggiare oggi il "Labour day" dopo aver contribuito in prima persona a evitare che fossero bruciati nel rogo della crisi un´azienda e migliaia di posti di lavoro. E con la Fiat che incassa un successo nel paese dal quale è andata via negli anni Ottanta sottraendosi al sarcasmo degli americani. Un risultato che alla fine della «grande fatica» consente a Marchionne di telefonare al Lingotto e annunciare un´alleanza che a Torino viene accolta come una rivincita attesa da anni. Perché di questo si tratta, qualcosa di più di un accordo industriale per la proprietà che si trova di fronte a una svolta fino a qualche anno impensabile. John Elkann non nasconde l´emozione in una telefonata con gli uomini che stanno a Washington. Ma anche l´orgoglio «perché sono stati gli americani a cercarci per le cose che noi sappiamo fare e che sapevamo fare anche ieri, le piccole automobili per le quali la nostra azienda è passata alla storia». Questo riconoscimento di «una Fiat che è stata citata per ben sei volte nel discorso di Obama» è il punto ricorrente nelle telefonate tra Marchionne e Torino perché è anche la chiave del successo dell´operazione con Fiat nel ruolo di «protagonista in un grande progetto». Quello ricordato da John Elkann quando parla di un´azienda torinese «che può tornare nel cuore dell´America industriale, dimostrando che tutto si può fare e contribuendo alla rinascita di Chrysler con le sue tecnologie, ovvero con quello che una volta si chiamava know how e oggi si chiama cultura».

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fazio: chi torna dal messico a casa per 7 giorni - mario reggio (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 13 - Cronaca Fazio: chi torna dal Messico a casa per 7 giorni La Ue boccia il blocco dei voli. La Casa Bianca: contagiato membro dello staff di Obama Una bimba italiana di un anno e nove mesi è stata ricoverata in Messico: sta meglio MARIO REGGIO ROMA - «Invito tutte le persone di ritorno dal Messico e che lavorano in ambienti chiusi e a contatto con la collettività, con particolare riguardo alla scuola, di rimanere a casa per una settimana». Il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, volato in Lussemburgo per l´incontro tra i ministri dell´Unione Europea lancia il primo messaggio. Intanto dall´altra parte dell´Oceano arriva la notizia che una persona dello staff del presidente Barack Obama potrebbe aver contratto il virus dell´influenza suina. La fonte è la Casa Bianca che ha precisato: «Il collaboratore accompagnò il presidente in Messico nella missione del 16 aprile». Da Città del Messico è giunta la notizia di una bambina italiana di un anno e 9 mesi ricoverata in un ospedale della città di Oaxaca, con "sintomi che sembrano simili a quelli dell´influenza". La nota è stata diffusa dall´ambasciata italiana in Messico: "La piccola è figlia di una coppia residente a Oaxaca, ha ricevuto tutte le cure mediche sta meglio". è stata una giornata convulsa, caratterizzata dai continui aggiornamenti sui casi accertati di persone che hanno contratto l´influenza da parte dell´Organizzazione mondiale Sanità. A fine giornata il bilancio: 257 casi accertati e otto decessi. Dalla sede centrale di Ginevra l´Oms, in teleconferenza giorno e notte con tutti i Paesi, ha deciso che il livello d´allerta resta a livello 5, «non ci sono le condizioni per decretare la fase massima di sei». In Messico, il presidente Felipe Calderon, ha ordinato il fermo parziale dell´economia dal primo al 5 maggio. La misura si aggiunge al blocco delle scuole fino al 6 maggio ed alla chiusura di bar, discoteche, ristoranti a Città del Messico dove vivono 20 milioni di persone. Al lavoro anche i vertici sanitari dell´Unione Europea. è stata respinta la richiesta della Francia di bloccare i viaggi aerei da e verso il Messico. E da noi cosa succederà? Il sottosegretario Fazio annuncia che a partire da domani tutte le persone provenienti dal Messico, alle frontiere, nei porti e scali aerei «sarà chiesto l´indirizzo in modo che le Aziende sanitarie locali possano controllare direttamente se hanno o meno contratto il virus». A parte tutto, il problema cruciale resta quello legato al possibile e non auspicabile "incrocio" tra la pandemia del virus suino con quella annuale che si affaccia in Europa alla fine dell´autunno. Senza una strategia comune diventerebbe difficile individuare e vaccinare in maniera adeguata le persone colpite da una delle due pandemie. Così, proprio per rendere più efficace la ricerca di un vaccino, Fazio ha riferito che «la Commissaria alla Sanità, Androulla Vassiliou, chiederà al Messico dati precisi sulle sequenze del virus». A proposito degli antivirali, Fazio ha sottolineato «la necessità di non utilizzarli a tappeto perché sarebbero inefficaci, e questo è documentato, ma solo se ci sono focolai e per proteggere chi è a contatto con un malato, per ragioni familiari o di lavoro». Ma che fine hanno fatto le 40 milioni di dosi di antivirali a disposizione del ministero della Salute? Dopo una serie di «non so, non posso fornire notizie su dove si trovano le scorte», il sottosegretario Ferruccio Fazio ha svelato una parte del mistero. «Da lunedì prossimo l´Istituto farmaceutico militare di Firenze inizierà l´operazione di incapsulamento dei farmaci antivirali che ora sono contenuti in polvere in grandi contenitori sigillati». La conferma è arrivata dal direttore dell´Istituto, generale Giocondo Santoni. «è tutto pronto, macchinari e personale. Disponiamo di 30 milioni di dosi di principio attivo in polvere del farmaco Tamiflu. Prevediamo di incapsulare circa 70 mila dosi al giorno».

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la strada da torino a detroit - (segue dalla prima pagina) (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 28 - Commenti La strada da torino a detroit (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il presidente americano Obama parla di «un futuro luminoso». Al di là dell´enfasi retorica, hanno ragione entrambi. Ma con qualche «caveat» che, proprio in queste ore di comprensibile soddisfazione, è utile sottolineare. Dal punto di vista aziendale, questo successo insegna l´importanza del lavoro duro, dal primo dei manager all´ultimo degli operai, che sempre sta dietro e determina i destini di un´impresa. Insegna la centralità della manifattura, la passione e la fatica di chi, dietro una scrivania o alla catena di montaggio, partecipa alla vera «creazione di valore». Che non è il profitto (quello arriva a valle del ciclo, se tutto funziona come deve) ma è il prodotto (che sta a monte di tutto, se ognuno lavora come sa). Qui, al di là di tutte le dietrologie, sta il segreto del «modello Marchionne». Dopo l´ubriacatura finanziaria degli anni ´90, a lui si deve il merito di aver riportato la Fiat a fare al meglio quello che l´ha resa, appunto, un pezzo di storia italiana: l´automobile. Nient´altro che l´automobile. Così la Fiat torna ad essere «il ritratto di famiglia di noi italiani». Gliene va dato atto. Ma dobbiamo sapere che questo accordo è solo l´inizio della corsa, e non ancora il traguardo finale. L´innesto della tecnologia di Torino con le strutture produttive di Detroit consente alla Fiat di candidarsi al ruolo di player mondiale, tra i 5 o 6 che resteranno in piedi di qui al prossimi 2013, secondo la profezia dello stesso Marchionne. Lo sbarco sulle highways e nelle metropoli Usa dello «stile Italia», incarnato da modelli seducenti come la 500 e sportivi come l´Alfa Romeo, porta il nuovo colosso che nascerà a una «massa critica» di circa 4 milioni di auto prodotte. Tante, ma non ancora sufficienti per superare la soglia dei 6 milioni, considerata necessaria per reggere l´urto della competizione globale. Una successiva integrazione con la tedesca Opel sarebbe il coronamento di un´operazione perfetta, e finalmente completa. Ma questa è un altro capitolo della storia, ancora tutto da scrivere. Dal punto di vista nazionale, questo successo insegna che la piccola Italia, con tutte le sue anomalie, le sue rigidità e i suoi ritardi, è ancora capace di esprimere le sue «eccellenze», almeno nei pochi settori rimasti in piedi dopo decenni di politiche economiche dissennate e di politiche industriali scellerate. Sembra passato un secolo da quel terribile 2002, quando la Fiat affondava nel mare di un debito lordo pari a 30 miliardi di euro, e sui mercati veniva considerata già «tecnicamente fallita». E sembra passato un millennio da quella nera domenica di ottobre, quando la dolente carovana di Lancia Thesis con dentro i manager di Torino capitanati da un disorientato Paolo Fresco e da uno sconfortato Galateri imboccavano il viale alberato della villa di Arcore, e si presentavano col cappello in mano a Silvio Berlusconi, a chiedere il salvataggio del governo. Il Cavaliere li accolse con lo stesso, infastidito sussiego del notabile che riceve i suoi portaborse. Li maltrattò, gli promise aiuti solo a patto che l´intero vertice si facesse da parte. Perché – così disse – «ho io un po´ di idee, per rilanciare la Fiat». Il successo del Lingotto in terra americana, oggi, sana quella ferita. E sia pure con molti anni di distanza, risarcisce la più importante azienda privata italiana da quell´insopportabile umiliazione. Non che la Fiat non avesse di che farsi perdonare. Gli errori strategici non sono mancati. I favori politici meno che mai. Ora, dopo aver molto ricevuto in termini di sussidi diretti e indiretti, il Lingotto restituisce credibilità a se stesso, e prestigio al Paese. Non possiamo che rallegrarcene. Ma dobbiamo sapere che quella credibilità e quel prestigio sono frutto solo della forza di poche grandi industrie del Primo Capitalismo (come la Fiat, appunto) e del sacrificio di migliaia di piccole e medie imprese del Quarto Capitalismo. Sono queste che ogni giorno si vanno a cercare all´estero qualche metro in più di quota di mercato. Supplendo, con la sola «arma» dell´innovazione dei propri prodotti o dei propri processi, alle inefficienze dello Stato, alle deficienze delle infrastrutture, alle assenze della politica. Ora il presidente del Consiglio si dichiara giustamente «orgoglioso» dell´accordo Fiat-Chrysler. Ma mentre sale anche lui sul carro dei vincitori, dovrebbe essere consapevole che questa è l´affermazione di un´impresa, non la vittoria di un Sistema-Paese. Anche questo è un altro capitolo di storia, ancora tutta da scrivere. Dal punto di vista globale, infine, questo successo insegna che il mondo, di fronte a una crisi eccezionale, deve cercare solo risposte eccezionali. L´accordo Fiat-Chrysler ne è un formidabile concentrato. Nasce una nuova società che, oltre al Lingotto con il 20%, avrà nel suo capitale il Tesoro Usa con una quota del 23% e i sindacati americani e canadesi dell´auto con quote del 55%. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la patria dell´ortodossia liberista degli «spiriti animali» si sarebbe convertita all´eresia del modello renano e della cogestione sindacale? E chi avrebbe mai potuto immaginare che una grande industria privata come la Fiat avrebbe accettato di convivere con un socio pubblico ingombrante come Tim Geithner? Non solo: i sindacati, dopo una lotta durissima, hanno dovuto scegliere tra l´ideologia e la realtà. Ma chi avrebbe immaginato che migliaia di lavoratori, per salvare l´auto, avrebbero accettato pesanti tagli nel costo del lavoro, forti limiti agli straordinari (pagati solo dopo 40 ore settimanali) e la rinuncia a festività come i lunedì di Pasqua dei prossimi due anni? E ancora: le quattro principali banche con cui Chrysler è indebitata, cioè Jp Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, hanno dovuto scegliere tra il rigore e il buon senso. Ma chi avrebbe mai immaginato che avrebbero accettato di ridimensionare da 6,8 a 2 miliardi di dollari i loro crediti da riscuotere? L´insieme di queste «singolarità» dà la misura delle incognite che ancora incombono su questa operazione. Ma c´è poco da fare: questo è il frutto amaro della crisi. Obama l´ha capito per primo, con grande pragmatismo. Gliene va dato atto. E anche da questo punto di vista l´accordo Fiat-Chrysler può diventare un paradigma dei tempi che viviamo. Per uscire dalla tempesta perfetta non c´è più una soluzione precostituita, non c´è più un modello prestabilito. Il turbocapitalismo contro il neo-statalismo. Tutto si mescola, tutto cambia segno e senso. Bisogna mettersi in marcia, e tentare tutte le strade. Quella che va da Torino a Detroit può portare lontano. m.gianninirepubblica.it

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fiat, l'elogio di obama - in nazionale e alle pagine ii e iii (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina I - Torino Il presidente degli Stati Uniti: "Sa costruire vetture pulite, la fusione salverà Chrysler". L´orgoglio della città Fiat, l´elogio di Obama E il sindaco: sarà uno dei player mondiali dell´auto IN NAZIONALE E ALLE PAGINE II E III

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torino incoronata da obama (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina II - Torino Torino incoronata da Obama Dal sindaco al rettore: riconosciuta la nostra tecnologia Carbonato: tutti dobbiamo essere orgogliosi, resteremo una delle capitali dell´auto Castronovo: gli effetti per l´area solo tra un anno «Fiat si è impegnata a costruire auto pulite, la fusione salverà Chrysler». Parola di Barack Obama e a Torino l´entusiasmo si fa dilagante. Apprezzamenti e congratulazioni arrivano un po´ dappertutto, dal mondo politico a quello accademico, dagli imprenditori ai sindacati. «Essere chiamati dal presidente degli Usa a svolgere una funzione di primo piano nell´industria automobilistica americana è un segnale molto importante per Fiat, per l´Italia e ovviamente per Torino», dice il sindaco Sergio Chiamparino, che è piuttosto ottimista anche sul futuro: «Questo può essere il primo di una serie di passi per far diventare Fiat uno dei protagonisti mondiali del nuovo settore che nascerà dal dopo crisi. Naturalmente è prematuro parlare di ricadute dirette in Italia, ma mi aspetto che Torino continui ad avere un ruolo fondamentale per Fiat». Il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Enrico Salza, non si è affatto sorpreso: «Non ne dubitavo, sapete cosa penso di Marchionne: è straordinario». Soddisfatto anche il presidente dell´Unione industriale di Torino, Gianfranco Carbonato: «è una notizia molto positiva, di cui tutto il nostro sistema torinese deve andare orgoglioso, anche perché conferma che la nostra città rimarrà una delle capitali dell´auto. Ma è anche una grande sfida, perché di lavoro da fare ce n´è tantissimo». Le difficoltà? «Occorrerà - risponde Carbonato - realizzare nuove linee di prodotto tenendo conto delle normative americane e delle esigenze del mercato Usa. E bisognerà anche rivitalizzare la rete di vendita Chrysler». Roberto Degioanni, segretario generale dell´Api, vede nell´accordo «l´apprezzamento internazionale della tecnologia e dell´organizzazione dell´industria dell´auto italiana». E se molti interpretano l´operazione come il successo delle tecnologie della casa torinese, il rettore del Politecnico, Francesco Profumo, non può che esserne entusiasta: «Dietro c´è molto del nostro ateneo, sia a livello di formazione, soprattutto attraverso l´ormai decennale corso di Ingegneria dell´autoveicolo, che di ricerca. A noi non resta che impegnarci spingendo per una formazione ancora più internazionale». Per lo storico Valerio Castronovo l´accordo «è la continuazione di quel filo rosso tra Torino e Detroit, che ha avuto origine nel 1906, quando Agnelli visito per la prima volta la linea di montaggio della Ford». Castronovo prevede che gli effetti positivi del matrimonio inizieranno a farsi sentire non prima di un anno, ma sottolinea come il tutto «renderà più forte l´immagine della Fiat nel mondo e il suo potere di contrattazione con gli altri produttori». Numerosi i consensi anche dal mondo politico. Il coordinatore regionale del Pdl, Enzo Ghigo, sostiene che l´accordo sia «l´indiretta conferma che il sostegno offerto dal governo Berlusconi all´industria automobilistica ha avuto effetti positivi», mentre il segretario del Pd piemontese, Gianfranco Morgando, auspica che «questa intesa, e le alleanze che verranno con altri partner, possa sì rilanciare i marchi italiani ma soprattutto produrre effetti positivi per l´economia piemontese, garantendo gli stabilimenti e l´indotto». «è un buon accordo, del quale credo ne beneficerà tutto il gruppo. E non vedo da parte di Fiat esborsi tali da mettere a rischio l´equilibrio finanziario», commenta Maurizio Peverati, segretario della Uilm Torino, mentre per il suo omologo della Fim, Claudio Chiarle, «è un agreement che porterà il Lingotto a diventare la prima azienda ad aver reagito concretamente alla crisi mondiale acquisendo un valore aggiunto di credibilità sui mercati senza precedenti». Molto più scettico il leader della Fiom, Giorgio Airaudo: «Positivo il fatto che Fiat cresca, ma quelle che aspettiamo sono garanzie sull´Italia e su Torino. Servono impegni che riguardino sia i livelli occupazionali sia il che cosa produrre. E bisogna che in questa partita il Governo faccia la propria parte». (ste. p.)

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"accordo storico per l'italia ma al governo non importa" - stefano parola (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina II - Torino Bresso: possiamo essere tutti orgogliosi delle nozze con Chrysler "Accordo storico per l´Italia ma al governo non importa" L´intesa rafforza l´immagine di Fiat nel mondo, ma non risolve il nodo del massiccio ricorso alla cassa Dobbiamo copiare l´America e scommettere pure noi sulla vettura che punta sulle nuove energie STEFANO PAROLA Presidente Mercedes Bresso, Fiat e Chrysler sono convolati a nozze. Come giudica il matrimonio? «Come dice lo stesso Marchionne, è un accordo storico. Non capita tutti i giorni che, per risanare una propria azienda, il presidente del Paese più grande del mondo individui in modo preciso tra le tante imprese del pianeta proprio un´industria italiana. E che sia lui stesso a voler annunciare l´accordo. Torino, il Piemonte e l´Italia possono esserne orgogliosi». Sembra che a convincere gli americani siano state soprattutto le tecnologie che la Fiat è in grado di offrire. è così? «Sicuramente c´è il riconoscimento di un primato tecnologico. Rimpiango i vecchi governi Dc che per trovare le risorse aumentavano il costo della benzina. L´ecologia e il risparmio energetico sono un elemento fondante del futuro e le varie accise sui carburanti ci hanno permesso di sviluppare delle tecnologie di risparmio che oggi sono tra le più rilevanti d´Europa». Quindi il patto Fiat-Chrysler ha solo luci e niente ombre? «In realtà c´è anche preoccupazione, è emersa chiaramente dall´incontro tra presidenti di Regione e rappresentanti dei metalmeccanici Fiat di oggi. Tutti ritengono che l´accordo rappresenti il riconoscimento di una capacità di innovazione in un settore in cui la competizione è elevatissima. Questo migliora l´immagine di Fiat, ma non risolve il problema puntuale che abbiamo qui». A cosa si riferisce? «Al fatto che in Piemonte a marzo abbiamo avuto 11 milioni di ore di cassa, cioè tante quanto la somma di quelle di gennaio e febbraio, che già erano stati due mesi disastrosi. L´accordo americano non risolve questa criticità, ma soltanto quelle americane». Cosa servirebbe? «La questione che poniamo al Governo e alla Fiat è che sarebbe inaccettabile che in Italia, in un momento così favorevole per il Lingotto, si cominciasse a disperdere proprio quello stesso capitale umano che ha reso possibile il matrimonio. Occorre lavorare e trovare tutti gli strumenti per resistere a questa fase». In effetti il quadro sembra schizzofrenico: da un lato il Piemonte è una delle regioni più colpite dalla crisi, dall´altra la sua azienda più grande fa importanti acquisizioni. Come si spiega? «è vero che in questa crisi la Fiat ha aumentato le proprie quote di mercato, pur diminuendo la produzione. Ma è vero anche che la crisi sta colpendo duro. Non è paradossale, sono due facce della stessa medaglia. L´industria statunitense dell´auto è in ginocchio e lì hanno scelto di fare una scommessa per mantenere in vita il settore. Anche noi dobbiamo fare la stessa scommessa». Appena giunta notizia dell´accordo lei ha dichiarato: «Probabilmente vedremo prima Obama su un´auto Fiat che non Berlusconi». Che cosa intendeva dire? «Che il Governo ha sempre dimostrato scarsa fiducia nell´azienda più importante d´Italia. Lo si è visto chiaramente quando Berlusconi arrivò al funerale di Giovanni Agnelli a bordo di un´auto straniera. Questo episodio me lo sono legato al dito. Soprattutto nei momenti difficili, l´esempio dev´essere dato dai leader».

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Test sullo staff di Obama per un caso di febbre suina (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Fazio: chi rientra dal Messico stia una settimana chiuso in casa Test sullo staff di Obama per un caso di febbre suina L'allarme febbre suina arriva alla Casa Bianca. Un componente dello staff di Obama ha contratto il morbo in Messico, ora tutti i più stretti collaboratori del presidente sono sotto controllo medico. Come misura di prevenzione però, ha detto il sottosegretario Fazio, «chi ritorna dal Messico dovrà stare 7 giorni chiuso in casa. Il virus arriverà anche qui». Giovannini, Semprini, Spini e Zatterin ALLE PAG. 8 E 9

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La vita a fumetti (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Buongiorno La vita a fumetti Massimo Gramellini Cos'ha detto Berlusconi all'assemblea della Coldiretti? Boh. Cos'ha fatto Berlusconi all'assemblea della Coldiretti? Ha mangiato una fetta di mortadella avvitandosi un dito sulla guancia: mmm, che buona! Cosa si è deciso al vertice franco-spagnolo dei giorni scorsi? Boh. Cosa è successo al vertice franco-spagnolo dei giorni scorsi? Le modelle di Stato, Letizia e Carlà, hanno sfilato sul tappeto rosso con abiti attillati. L'immagine era già da tempo l'unica comunicazione che i cervelli riuscivano ancora ad assimilare. Ma ora siamo alla caricatura, pur di rompere la crosta sempre più spessa della disattenzione. E le parole? Brodo ristretto alle dimensioni di un messaggino. «Yes we can», coniato da Obama e copiato da Ahmadinejad, fra qualche anno lo ricorderemo come esempio di prolissità. Il futuro sono gli acronimi: «tvb», ti voglio bene (ma vado di fretta). Provo una tenerezza ammirata per i professori che si ostinano a usare le subordinate e per i giornalisti che sognano di scrivere paginate. Ne conservo centinaia nel cassetto, ritagliate e messe da parte in attesa di trovare quella mezz'ora ininterrotta che mi consenta di leggerle e che una vita modellata sui ritmi degli spot rende tecnicamente impossibile. Com'è un mondo dove gli slogan hanno preso il posto dei discorsi, le barzellette dei racconti e le immagini caricaturali (o ritoccate) di quelle spontanee? Un mondo di persone superficiali, smemorate e facilmente impressionabili. Rimane il mistero di come facciano a passare tutto il giorno al telefonino. Di cosa parlano, se più nessuno è in grado di ascoltarle?

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Fiat-Chrysler, accordo storico (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Obama: è la soluzione giusta per ripartire. Al Lingotto subito il 20% delle azioni. Procedura fallimentare per il colosso dell'auto Usa Fiat-Chrysler, accordo storico Intervista con Marchionne: "Il mondo ci guarda, adesso non possiamo sbagliare" Fiat e Chrysler hanno trovato l'intesa. L'annuncio di Obama ieri alle 18 ora italiana. «Con questa alleanza - ha detto il presidente Usa - Chrysler avrà forti chance di successo per un brillante futuro. Sono stati fatti i passi necessari per ridarle una nuova vita: Fiat è l'unica possibilità di salvezza». Il Lingotto controllerà il 20% della società di Detroit, ma con la possibilità di portare la propria quota fino al 51% nel 2013. L'intesa salva 30.000 posti di lavoro e consente alla Casa torinese l'ingresso nel mercato americano dove porterà i suoi modelli di successo, tra i quali l'Alfa Romeo e la Cinquecento. Papuzzi e Sodano DA PAG. 2 A PAG. 7

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Finalmente posso dormire un po' (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Mario Calabresi Finalmente posso dormire un po' «Adesso non possiamo sbagliare, siamo sotto la lente del mondo intero, tutti ci guardano e la responsabilità è enorme. Per riuscire dobbiamo restare umili e non farci illusioni perché il lavoro non sarà facile». Sergio Marchionne è felice, non lo vuole dire, ripete che come premio spera soltanto di riuscire a dormire. E' a New York, sta per salire sull'aereo che lo riporterà in Italia dopo aver concluso le nozze con l'americana Chrysler. Tossisce continuamente per la stanchezza ma non smette mai di parlare: «È stato un processo che avevamo cominciato ad immaginare un anno fa, ci abbiamo lavorato giorno e notte, ho sputato sangue, e devo dire che la situazione del mercato ci ha indubbiamente aiutato molto. La crisi americana ha costruito una condizione di possibilità e ha aperto delle opportunità a noi favorevoli, ma le abbiamo potute cogliere perché avevamo le idee chiare, un progetto valido in testa. Tutto questo è accaduto perché negli ultimi cinque anni avevamo sviluppato le motorizzazioni giuste, un approccio e un impegno per l'ambiente che oggi l'America voleva e di cui aveva bisogno. Così è nato un matrimonio perfetto, con una serie di incastri e di coincidenze irripetibili. Sapevo che la storia non ci avrebbe dato un'altra possibilità. Così, se non ce l'avessimo fatta, sarebbe stato un grandissimo peccato e le conseguenze negative le avrebbero pagate sia la Fiat sia la Chrysler. Invece questa unione porterà benefici ad entrambi, è una cosa che è riuscita perché non c'è stata arroganza ma tanto lavoro e una grandissima serietà e uno sforzo immenso del governo americano». Alle dieci del mattino aveva firmato l'accordo, ma anche in quel momento non era riuscito a gioire: «A dire la verità c'erano ancora dei punti aperti, così mentre firmavo speravo valesse qualcosa, ma non c'era ancora certezza. Poi ho passato due ore a Washington ad aspettare le parole di Barack Obama, l'annuncio dell'Amministrazione. A mezzogiorno finalmente ho potuto liberare l'emozione: ce l'avevamo fatta. La Fiat ritorna negli Stati Uniti dopo anni di lontananza, dopo essere andata via in modo poco piacevole, ma torna con un know-how di valore e con gli occhi dell'America e del mondo addosso». L'amministratore delegato del gruppo torinese sente più di tutto la responsabilità della sfida: «Non possiamo sbagliare: da quando un mese fa Obama ha parlato della Fiat ha scommesso su di noi, da quel momento su di noi si sono concentrate una pressione e una responsabilità fortissime, ci è richiesto un impegno straordinario. L'obiettivo è rafforzare la Fiat e dare la possibilità a Chrysler di risanarsi». L'accordo con la Chrysler per Sergio Marchionne, emigrato in Canada dall'Abruzzo insieme ai genitori quando aveva quattordici anni, non è stato soltanto una grande operazione manageriale ed economica ma anche una rivincita della vita: «Sono cresciuto parlando un inglese con un marcatissimo accento italiano. Ci ho messo più di sei anni a perderlo, ma sono stati sei anni persi con le ragazze. L'imbarazzo di aprire bocca mi paralizzava. Pensavo che il sistema americano fosse aperto ma da emigrante non avrei mai immaginato fino a questo punto. E' cambiato il mondo e questa volta mi sono trovato a parlare con l'accento giusto». Sergio Marchionne percorre l'America avanti e indietro da un vita, ma ripete continuamente, tra un colpo di tosse e l'altro, che ha scoperto un Paese diverso, profondamente cambiato: «Ma lo hanno fatto restando fedeli al loro Dna: capacità di risanarsi, di mettersi in discussione e cambiare strada per ripartire, di creare nuove basi per il futuro. Certo l'America ha pregi e difetti, ma Obama in questi cento giorni ha mostrato una straordinaria capacità di visione, una chiarezza di idee e obiettivi che mi ha impressionato e non si è fatto bloccare da pregiudizi o convenienze politiche. Ha fatto un passo enorme: ha accettato di farsi aiutare da un gruppo straniero per salvare Chrysler e ci ha messo i soldi. A noi hanno chiesto tecnologia e capacità gestionali e su questo non possiamo deluderli». Prima di ripartire insieme ad Alfredo Altavilla, che lo ha accompagnato in tutta la trattativa, ha fatto tappa a New York: «Ero su Park Avenue e mi sono fermato a guardare l'edificio dove cinque anni fa avevamo fatto la trattativa con la General Motors, dove avevamo chiuso il nostro rapporto americano riuscendo a portare a casa due miliardi di dollari. Era il 14 febbraio del 2005, il giorno di San Valentino, e mai avrei immaginato che saremmo tornati in America per sposarci. Ma questo ci dice molto della vita, ci dice che bisogna essere pronti a tutto, essere preparati e flessibili per cogliere ogni opportunità». Ora per l'uomo che non mette mai la cravatta - «Neanche per la firma, neanche quando mi sono seduto a discutere al Tesoro con Timothy Geithner. Sono sempre restato fedele al mio maglione» - si apre una stagione nuova: «Dovrò dividere il mio tempo e la mia vita tra l'Europa e gli Stati Uniti, lo facevo già, ma ora c'è un impegno aggiuntivo e succederà ancora di più». Tossisce di nuovo: «Certo dovrò alleggerire certe cose che facevo perché ho raggiunto i miei limiti fisici e di più non posso chiedere a me stesso». Racconta che non vede l'ora di salire in aereo: «E' piccolo e scomodo ma devo dormire a tutti i costi e riuscire a dormire sarà il mio modo di festeggiare». Atterrato da questa parte dell'oceano, di nuovo non ci sarà molto tempo per dormire perché la partita non è finita: «Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel: sono loro i nostri partner ideali». E' a conoscenza delle preoccupazioni italiane che l'ingresso in America possa significare un disimpegno della Fiat nel nostro Paese e non si tira indietro: «Non ho mai abbandonato nemmeno per un secondo l'impegno verso il sistema italiano ma insieme ai sindacati e al governo dobbiamo essere capaci di affrontare i problemi strutturali in modo responsabile, tenendo fede a tutti gli impegni con i dipendenti. Però non possiamo non guardare ad una domanda che è calata. L'esempio che ci viene da Obama è che dobbiamo mantenere e rafforzare l'industria del Paese ma riconoscendo la realtà delle cose. Un percorso che faremo nel rispetto delle specificità del sistema europeo e del nostro radicamento italiano. Non sono diventato Marchionne l'Americano». mario.calabresi@lastampa.itCONTINUA A PAGINA 3

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Spy story alla Nato, espulsi due russi (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

DOPO LA SCOPERTA DELLA SUPER-TALPA ESTONE CHE PASSAVA SEGRETI A MOSCA APRILE 2009 LA RAPPRESAGLIA SETTEMBRE 2008 LA TALPA SCOPERTA FEBBRAIO 2009 IL PROCESSO Spy story alla Nato, espulsi due russi Bruxelles ammette «La cattura della spia russa è il peggiore scandalo della storia» La Nato espelle due diplomatici russi coinvolti Arrestato Simm generale estone all'Alleanza La spia condannata a 12 anni: ha rubato 2000 documenti [FIRMA]EMANUELE NOVAZIO 25 febbraio 2009: il tribunale di Harju, Estonia settentrionale, condanna a 12 anni e 6 mesi di reclusione per alto tradimento Hermann Simm, già direttore del Dipartimento per la protezione dei segreti di Stato, e per 13 anni al servizio del Kgb. Allo spionaggio sovietico (e poi a quello russo rinnovato perlomeno nel nome, l'Svr), il 61enne Simm ammette di aver passato 2098 pagine di informazioni top-secret sull'Alleanza atlantica. Fino a che l'errore di un contatto russo dal nome in codice portoghese gli fa saltare la copertura. «La sicurezza dei nostri partner ha corso gravi rischi», ammette imbarazzato il governo di Tallinn. 29 aprile 2009. Victor Kochukov, 63 anni, capo della sezione politica alla missione russa presso l'Alleanza, e Vasili Chizhov, 23 anni, attachè di legazione e figlio dell'ambasciatore russo presso il governo belga, sono accusati di spionaggio ed espulsi dalla Nato (in realtà il Segretario generale de Hoopp Scheffer ne ritira l'accredito: l'espulsione dal territorio belga spetta al governo locale, che vuole rimanere estraneo alla vicenda). Informalmente, l'Alleanza fa sapere che si tratta di una ritorsione contro Mosca per i danni provocati da Simm, «il peggior scandalo nella storia della Nato», come notano con raccapriccio al Quartier generale di Bruxelles. Ma come sempre in casi del genere, la scelta dei diplomatici da «punire» non è casuale. Molto probabilmente la spy story russo-estone-atlantica avrà un seguito: come da copione il rappresentante di Mosca alla Nato, Dmitry Rogozin, reagisce con sprezzo («decisione assurda, un complotto per destabilizzarci») annunciando una «dura risposta» e minacciando di cancellare l'incontro del 19 maggio tra il ministro Serghey Lavrov e Hillary Clinton. Ma sulle prossime mosse del Cremlino influiranno molti fattori, come un fitto intreccio di polemiche dichiarazioni ha fatto intendere, ieri. Sul turbolento palcoscenico delle relazioni Est-Ovest s'incrociano le ricadute della guerra di Georgia. Le annunciate manovre Nato nel Paese caucasico («un'aperta provocazione», secondo il presidente Dmitry Medvedev, che ignora l'invito a mandarvi osservatori). E la firma dell'accordo di difesa e sicurezza fra Russia, Sud Ossezia e Abkhazia, le Repubbliche autonome che hanno dichiarato l'indipendenza unilaterale dalla Georgia, della quale denunciavano ieri la «pericolosa concentrazione di truppe» sul loro confine. «L'intesa di Mosca viola il cessate il fuoco» del 12 agosto, ha reagito la Nato: denunciando a sua volta «concentrazioni di truppe russe al confine georgiano». Come dire che l'instabilità nelle relazioni Est-Ovest resta fisiologica, nonostante il disgelo promosso - soprattutto a parole - da Obama e Medvedev. L'armonia sancita lunedì dalla prima riunione del Consiglio Nato-Russia dopo la guerra d'agosto, è già in crisi: a Mosca, e a Bruxelles, «collaborazione» torna a leggersi «provocazione». 1 2 3

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"anche obama dice che è meglio non fornire cifre" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina V - Bari La replica Palese difende le scelte della sua giunta "Anche Obama dice che è meglio non fornire cifre" Un colpo gobbo che Obama non avrebbe permesso. Rocco Palese che nel 2003, da assessore al Bilancio, lanciò il bond che sta facendo tremare la Puglia, non ha gradito la divulgazione da parte della giunta del report in cui Merril Lynch certifica una perdita di 165 milioni di euro. «Una delle prime cose che ha fatto il presidente degli Stati Uniti è stata quella di vietare il mark to market - spiega il capogruppo di Forza Italia - ovvero la pubblicità degli step intermedi di un prestito che possono generare, senza giustificazione, panico e sfiducia nel mercato». Per Palese il bond non rappresenta un rischio reale. «La sua rendita è calata con il crollo delle borse ma è destinata a risalire - spiega Palese - questa querelle falsa e capziosa querelle sul bond stipulato nel 2003 e con scadenza 2023 è uno dei tanti giochi di prestigio in cui si cimenta la Giunta Vendola per nascondere i suoi disastri». Per il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale "dire che la Regione Puglia ha perso 165 milioni di euro è completamente falso e denota anche l´assoluta malafede di chi lo sostiene". Secondo Palese, "quella sul bond altro non è che una simulazione: se il bond scadesse oggi non è detto che la Regione perderebbe 165 milioni; in questo caso scade nel 2023, il che vuol dire che fino ad allora potrebbe anche arrivare a guadagnarci: mancano 14 anni e 14 anni fa nessuno, per esempio, avrebbe potuto prevedere la gravissima crisi economica in cui il mondo si trova oggi". L´ex assessore al Bilancio proprio non ha gradito la scelta di Pelillo di allegare al bilancio lo stato dei debiti della Puglia. Per Palese la norma con la quale Tremonti ha introdotto l´obbligo per gli enti locali di rendicontare la loro situazione debitoria, in Puglia è stata volutamente interpretata in maniera troppo estensiva: «La sinistra cerca ancora di spaccare il capello su quanto realizzato nella scorsa legislatura. Ma è solo una tecnica mediatica per non rispondere delle proprie incapacità». (p.rus.)

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Bloom, un duro contro Wall Street (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Bloom, un duro contro Wall Street Il consigliere di Obama che ha costretto le banche a ridurre le pretese sui crediti DALL'INVIATO A DETROIT Al Tesoro la posizione intransigente di alcuni creditori di Chrysler non l'hanno presa bene, racconta una persona direttamente coinvolta nelle trattative. Comprensibile: erano rimasti solo loro a tener saldo il fronte dei duri che rischiava di far saltare l'intesa risolutiva per l'auto americana. E soprattutto, rischiava di vanificare la prima grande vittoria concreta dell'amministrazione Obama. Ma nelle prime ore di giovedì, quando l'accordo è saltato definitivamente per l'opposizione di alcune piccole banche e fondi hedge, quello che l'ha presa peggio è stato proprio lui, Ron Bloom. Dei tre membri della task force di Barack Obama per l'auto, Bloom è quello che ha giocato il ruolo del duro con manager, banche e fondi d'investimento. Non con i sindacati, dato che per anni è stato proprio lui il banchiere di riferimento delle «Unions». Architetto della soluzione che ha portato la Uaw ad avere il 55% di Chrysler, come i suoi colleghi della task force ha alle spalle una lunga esperienza a Wall Street. E la sua specialità, era proprio quella di convicere creditori e finanziatori a dare in mano agli operai delle aziende da ristrutturare invece di chiuderle. Cresciuto in una famiglia liberal, quando esce da Harvard decide di mandare un curriculum a Lazard, una delle più prestigiose banche d'affari. Lui racconta che lo avrebbe fatto dopo aver sentito la storia di un gruppo di operai di Weirton, nella West Virginia, che nel 1983 passarono giorni e giorni tra i grattacieli della finanza in cerca di finanziatori per comprare loro la loro acciaieria a rischio di chiusura. Dopo una serie di innumerevoli porte chiuse, quegli operai rovarono ascolto solo da Lazard, che finanziò l'operazione, risanò l'attività e anni dopo riuscì a concludere l'operazione facendoci perfino un po' di soldi. Poi Bloom lasciò Lazard per fondare una sua società di consulenza e, nel 1996, si congeda dai suoi colleghi per andare a fare il consulente per la United Steelwokers Union, il sindacato dei siderurgici. Fino a quando Obama non l'ha chiamato per fare il duro della task force. Ruolo che, a quanto pare, ha saputo giocare molto bene. \

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Cosa cambia per Fiat e Chrysler (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

a cura di Marco Sodano Domande e risposte ACCORDO STORICO Lo scambio Da Torino motori verdi Gli americani apriranno agli italiani le porte della loro rete di vendita IL FUTURO DOPO LA FIRMA Cosa cambia per Fiat e Chrysler Davvero Fiat ha comprato Chrysler a costo zero? Non è proprio a costo zero: Fiat, in cambio del 20% della casa americana fornirà tecnologie e progetti, non denaro. Anche le tecnologie rappresentano un valore. E poi Fiat non ha ancora comprato: l'iniziale 20%, per esempio, potrà essere trasformato nel 35% solo se si raggiungeranno determinati obiettivi, e per salire al 51% bisognerà aver restituito tutti gli aiuti di Stato. I singoli passaggi saranno discussi uno per uno. Che cosa ci guadagna Chrysler? Anzitutto, un grosso risparmio sui tempi. Lo sviluppo dei nuovi motori, più piccoli di cilindrata e più ecologici - secondo i desideri del presidente Obama - e la loro installazione su vetture più piccole, partendo da zero richiederebbe quattro o cinque anni di lavoro. Basandosi sulle piattaforme fornite da Fiat, gli americani possono mettere in produzione la nuova generazione nel giro di un paio di anni: per sviluppare i modelli avranno spese molto più basse del previsto, basandosi sulla Mito, sulla Grande Punto e sul telaio della Panda. E Fiat? Quali vantaggi avrà da questa intesa? In primo luogo guadagna uno sbocco sul mercato americano immediato, grazie alle reti di vendita Chrysler. Secondo, può progettare la produzione di modelli da vendere sul mercato Usa direttamente negli Stati Uniti, in stabilimenti - o parte di stabilimenti - che potrebbe «ereditare» da Chrysler. I costi di trasporto - specie con prodotti delicati, voluminosi e pesanti come le auto - incidono molto sul prezzo finale. Producendo negli Usa potrà vendere le sue auto a prezzi molto concorrenziali. Perché Detroit ha scelto il Lingotto? In Europa ci sono produttori più grossi. La peculiarità del mercato italiano è l'alto costo dei prodotti energetici, a cominciare dai carburanti che costano più che negli altri Paesi europei. Per fronteggiare questo svantaggio di mercato, Fiat ha sviluppato prima dei suoi concorrenti europei motori a basso consumo e basse emissioni, anche per approfittare della politica degli incentivi degli anni passati. Inoltre, gli altri europei (Renault-Nissan e Volkswagen) hanno già quote significative del mercato negli Stati Uniti. Con un accordo simile rischiavano di farsi concorrenza da soli aggiungendo, in dimensioni, molto poco alla loro capacità produttiva. Il mercato americano è pronto per le auto italiane? Difficile prevedere come un mercato reagisce a un prodotto: la novità, finché non la si sperimenta, resta una questione di previsioni. Ma il vero nodo dell'alleanza non sta nel vendere le auto italiane in America o viceversa. Si tratta di raggiungere numeri abbastanza grossi per stare in piedi. Sergio Marchionne ha detto che servono sei milioni di vetture l'anno. Chrysler e Fiat, insieme, arrivano più o meno a quattro. Importa poco dove si vendono: l'essenziale è realizzare le economie di scala che rendono redditizia l'attività del gruppo. La bancarotta controllata di Chrysler cambia le cose? Nella sostanza no. Il Lingotto acquisirà la sua quota dal «fallimento» anziché direttamente da Chrysler. Qualche complicazione potrebbe nascere sui tempi, che si allungheranno di un mese e mezzo almeno. Passato questo periodo, si costituirà una nuova società in partnership con Fiat. Sie i tempi saranno rispettati, più o meno negli stessi giorni dovrebbe arrivare anche la «soluzione» per General Motors, l'altra grande malata di Detroit. L'opzione Opel resta aperta? L'accordo con Chrysler, dal punto di vista del Lingotto, per il momento è a costo zero. Dunque non pregiudica ulteriori alleanze, anche se dovessero richiedere investimenti. Ma è una partita del tutto indipendente. Rispetto ai concorrenti di Magna - i canadesi interessati a loro volta ad Opel - Fiat è in vantaggio perché produce già auto, mentre i canadesi sono un big della componentistica. Viceversa, Magna è in vantaggio sul piano della liquidità: sarebbe pronta a investire cinque miliardi di dollari, anche se il punto per il momento resta ancora controverso. Il governo tedesco preferisce Magna. Perché la grande crisi ha pesato sull'auto Usa più che su quella europea? In primo luogo perché i consumi americani si sono ridotti molto più di quelli europei. In secondo luogo perché le case americane si sono esposte moltissimo sui mercati finanziari per finanziare i prestiti ai loro clienti. Negli Usa si dice - una battuta che spiega bene il meccanismo di quel mercato - che l'attività principale dei produttori è quella dei prestiti, non più la produzione di vetture. E il sistema dei prestiti ha sofferto la crisi di liquidità della finanza. In Europa l'auto paga solo la riduzione - pesante - del mercato. Tra i creditori Chrysler c'è anche il sindacato. Perché? Il sistema di previdenza e pensioni americano è diverso. Negli Stati Uniti sono aziende e sindacati che pagano pensioni e cure sanitarie, raccogliendo i contributi. Le società dell'auto, in condizioni normali, disponevano dunque di un'enorme liquidità che veniva investita sui mercati finanziari. La grande crisi ha eroso quei capitali, facendo crollare la liquidità delle case di Detroit e mettendole in serie difficoltà. A quel punto il sindacato - e indirettamente i lavoratori - sono finiti nella lista dei creditori in attesa di denaro.

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auto "verdi", stop ai tagli e il sindacato nel cda ecco il piano della rinascita - salvatore tropea (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 4 - Economia Auto "verdi", stop ai tagli e il sindacato nel cda ecco il piano della rinascita Il dossier Obiettivo: vetture che facciano circa sedici chilometri con un litro di benzina Tecnologia e piattaforme italiane in cambio della forte rete di vendita americana SALVATORE TROPEA WASHINGTON - L´eresia di una 500 nel paese passato alla storia per le sue macchinone tutte pinne, borchie e luminarie. Si regge su qualcosa che si può definire il «compromesso per l´alleanza» sullo sfondo del quale c´è la salvezza della Chrysler e una vettura con tecnologia Fiat, piccola, ecologica, a prezzo contenuto. Insomma, la 500 o l´Alfa Mito. La Fiat può accettare questo compromesso se la posta in gioco è quella che uno dei negoziatori di Washington ha definito «l´affare del secolo». In alternativa c´era il fallimento dell´alleanza con Chrysler che per gli americani avrebbe voluto dire la scomparsa dell´azienda e per i torinesi la perdita della possibilità di entrare nella cerchia ristretta dei grandi dell´automobile e come tale ritornare dopo ventitrè anni in America. E´ questo il senso del Chapter 11, ovvero la bancarotta pilotata che la notte scorsa ha consentito ai negoziatori di superare l´ostacolo degli ultimi creditori e arrivare a un´intesa che sposta nel tempo l´assetto burocratico della nuova società ma non la sua operatività che invece può partire da subito. E che salva, come ha detto Obama, 30 mila posti di lavoro. Dunque, non ci sarà nessuna riduzione di personale, oltre quella già annunciata. Ma vediamo come prima cosa, come funzionerà il Chapter 11 scelto per Chrysler. La bancarotta pilotata prevede che una società si presenti da un giudice e ammetta il suo stato fallimentare, aggiungendo anche di avere un partner al quale trasferire gli asset buoni. Il giudice, dal canto suo, accerta le pretese dei creditori e autorizza la nuova società a rimettersi al lavoro col nuovo socio e con gli asset ad essa trasferiti. In sostanza si crea una Newco che in questo caso consente a Fiat di lavorare sulla base dell´accordo con Chrysler. Contemporaneamente verrà costituita una Oldco posseduta in questo caso dal Tesoro americano il quale provvederà a vendere tutti gli asset della vecchia società per poter soddisfare con il ricavato i creditori. Si prevede che questo processo possa durare al massimo un paio d´anni durante i quali la Newco che, come già stabilito, continuerà a chiamarsi Chrysler, potrà avviare il suo piano di risanamento e rilancio. Per quanto riguarda le quote la nuova società sarà posseduta per un 20 per cento dal Lingotto, per un 55 dal Veba, ovvero dal fondo pensioni dei sindacati americani (Uaw) e canadesi (Caw), mentre un altro 10 sarà controllato per un 8 dal governo Usa e per un 2 da quello di Ottawa. Il restante 15 per cento per il momento verrà parcheggiato sotto l´ombrello del Tesoro americano ma è previsto che poi venga ceduto alla Fiat in tre step, ognuno dei quali equivale a un 5 per cento: il primo alla introduzione in Usa del motore superecologico Fiat «Multiair, il secondo con l´espansione della rete Chrysler fuori dall´area Nafta (Usa, Canada e Messico), il terzo al lancio della prima vettura con tecnologia Fiat e in grado di fare 40 miglia con un gallone di carburante (15-16 chilometri con un litro). Per quanto riguarda la governance è previsto un cda di 9 membri di cui 3 Fiat, uno per conto del Veba ovvero i fondi previdenziali dei sindacati, uno in rappresentanza del governo canadese e quattro di quello americano. Ciò lascia prevedere che il bastone di comando resterà in mano al governo Usa almeno fino a quando non saranno restituiti i 6 miliardi di finanziamento pubblico. E´ certo invece che la guida operativa dell´azienda passerà al Lingotto e per esso a Marchionne e ai suoi uomini. Finalmente ieri i pezzi di questo complicato puzzle sono andati a posto e Marchionne ha potuto ringraziare tutti parlando di una «sfida comune per ricreare una grande Chrysler». Quando l´accordo sarà operativo - questi sono i suoi contenuti - la Chrysler potrà produrre automobili di piccola cilindrata servendosi di tecnologia Fiat, motori e piattaforme, e potrà utilizzare la rete del Lingotto per vendere in Europa e in Sud America i suoi fuoristrada Jeep e Dodge. La Fiat per parte sua entrerà nel capitale di Chrysler con un iniziale 20 per cento che a tappe salirà fino al 35 con possibilità di arrivare infine al 51 per cento comprando il necessario 16 per cento a prezzo di mercato o con una nuova emissione. I torinesi inoltre - ed è questo per loro un passaggio importante dell´accordo - potranno sfruttare l´alleanza per andare a produrre e vendere negli Stati Uniti vetture Alfa e Fiat, a cominciare dalla 500 e dalla Mito che sono le auto di quello che si può definire il «modello Obama».

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l'ironia della bresso: "obama guida italiano, silvio no" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 6 - Economia La reazione L´ironia della Bresso: "Obama guida italiano, Silvio no" TORINO - «Siamo lieti di questa intesa su cui, qualche anno fa, non avremmo scommesso un centesimo», dice Mercedes Bresso, governatore del Piemonte. «Vorrà dire che vedremo prima Obama su un´auto Fiat che Silvio Berlusconi. Non mi risulta che il nostro premier viaggi su una Fiat o una Lancia». L´intesa con Chrysler - aggiunge Bresso - è «forte motivo di orgoglio e tenuta», ma non risolve i problemi dei lavoratori italiani, nella Fiat e nell´indotto. «In Piemonte - ricorda - ci sono stati 11 milioni di ore di cassa integrazione. C´è una grande sofferenza. In sintesi, vedo il rischio che la Fiat diventi una grande azienda mondiale e che intanto sparisca dall´Italia. Sarebbe un paradosso». Per evitare la beffa, il governatore chiede al governo di sostenere la ricerca per l´auto pulita, frontiera che vede Fiat all´avanguardia.

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la cgil prepara lo strappo "anche i lavoratori alla guida delle imprese" - paolo griseri (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 7 - Economia Gli scioperi Le distinzioni La Cgil prepara lo strappo "Anche i lavoratori alla guida delle imprese" Epifani: sindacati nei consigli di sorveglianza Il sindacato italiano ha saputo farsi carico di importanti sacrifici, ma non avrei firmato la rinuncia agli scioperi fino al 2015 Come sindacalista non entrerei in un consiglio di amministrazione, meglio conservare la distinzione dei ruoli rispetto alla proprietà PAOLO GRISERI TORINO - Il sindacato in consiglio di amministrazione? Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha una controproposta: «Invece di confondere gli azionisti con i dipendenti credo che sarebbe preferibile il sistema duale, l´istituzione nelle aziende di un consiglio di sorveglianza che abbia voce in capitolo nelle scelte strategiche del cda. Ecco, nel consiglio di sorveglianza credo che dovrebbero trovare posto i rappresentanti dei sindacati». Epifani, qual è la lezione della vicenda americana? «è la dimostrazione che per uscire dalla crisi non basta affidarsi al libero mercato. Che sono necessari l´intervento dello stato, i sacrifici dei lavoratori, l´innovazione tecnologica. Questo, del resto, succede spesso di fronte a gravi emergenze, quando il libero gioco del mercato non è sufficiente. In fondo la stessa Fiat venne guidata per un breve periodo dai consigli di gestione dopo la fine della seconda guerra mondiale». Avrebbe mai immaginato che la Fiat sarebbe diventato il socio di minoranza in un´azienda con il sindacato in maggioranza? «Certo, fa effetto. Ma bisogna subito dire che nella nuova Chrysler il sindacato sarà un socio silente, senza voce in capitolo nella gestione diretta dell´azienda. Penso che quel 55 per cento di azioni Chrysler sia il riconoscimento per il grande sacrificio che i lavoratori statunitensi e canadesi hanno accettato». Il sindacato italiano avrebbe fatto altrettanto? «Il sindacato italiano ha dimostrato molte volte di sapersi far carico dei sacrifici necessari. Personalmente non credo comunque che avrei accettato di sottoscrivere norme come la rinuncia agli scioperi fino al 2015». Lei entrerebbe in un cda? «Non credo che sarebbe una soluzione auspicabile. Penso che sia utile mantenere la distinzione tra chi ha la proprietà di un´azienda e i lavoratori. Il sistema duale, l´istituzione di un consiglio di sorveglianza, avrebbe invece il vantaggio di rispettare le differenze consentendo alle organizzazioni dei lavoratori di avere voce in capitolo e di avere anche le informazioni necessarie sulle strategie della società. Oggi soffriamo di un deficit di informazione». Anche alla Fiat? «Anche alla Fiat. Infatti, chiuso l´accordo a Detroit, credo che sia indispensabile che il Lingotto si sieda al tavolo e ci illustri quali sono le strategie e le conseguenze per gli stabilimenti italiani». Qual è il suo giudizio sull´intesa americana? «è il frutto dell´ottimo lavoro di Sergio Marchionne e del rovesciamento di molte e radicate convinzioni. L´idea che una casa italiana rilevasse la gestione di una delle tre sorelle di Detroit era fantascienza fino a poco tempo fa». Un effetto della crisi? «Non solo. Credo anche che sia uno dei primi effetti della rivoluzione di Obama». I sindacati italiani sono favorevoli all´alleanza con Chrysler e contrari a quella con Opel. Temete i tagli agli stabilimenti italiani? «Come i sindacati tedeschi temono tagli a casa loro. Capisco che la Fiat debba continuare a rafforzarsi e che un accordo con Opel andrebbe in questa direzione ma è evidente che le sovrapposizioni con la casa tedesca sono notevoli e i rischi di ristrutturazione sono elevati. Anche per questo è urgente che la Fiat ci dica quali sono le sue intenzioni sugli insediamenti in Italia». Se lei sedesse nel cda del Lingotto come difenderebbe l´occupazione? «Destinando nuovi modelli agli stabilimenti italiani, soprattutto a Pomigliano e Termini. Credo che dovremo capire meglio qual è il nuovo ruolo che assumono le fabbriche italiane, con le loro 600 mila auto, in un gruppo che produrrà 4 milioni di vetture all´anno. Per questo pensiamo di avere rapporti più stretti anche con i sindacati americani». Che poi sarebbero i nuovi azionisti... «In un certo senso».

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Obama lancia l'accordo Fiat-Chrysler (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 01/05/2009 - pag: 1 Firmata l'intesa: al Lingotto il 20% ora e il 51% dal 2013. Per la casa Usa bancarotta pilotata Obama lancia l'accordo Fiat-Chrysler «Insieme costruiremo vetture pulite». Marchionne: un fatto storico Siglata l'intesa tra Fiat e Chrysler. «Sono lieto di annunciare ha detto il presidente Obama che Chrysler e Fiat hanno raggiunto un accordo di partnership che ha elevate chance di successo. Fiat ha dimostrato di poter costruire auto verdi che sono il futuro dell'industria. Insieme costruiremo auto pulite». In base all'accordo, che l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne ha definito «storico», la casa torinese avrà subito il 20% con la possibilità di salire fino al 51%. Per Chrysler bancarotta pilotata. ALLE PAGINE 2E3 Agnoli, G. Ferrari, Valentino

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SCOMMESSA (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 01/05/2009 - pag: 1 SCOMMESSA SULL'AUTO DEL FUTURO di MASSIMO GAGGI O ra c'è l'accordo, col timbro della Casa Bianca: l'America di Obama punta le sue carte su Fiat non solo per salvare Chrysler dal fallimento, ma per renderla col design italiano e la nostra tecnologia di risparmio energetico il simbolo della riscossa dell'industria manifatturiera Usa. Un grande successo per il gruppo torinese, ma anche una sfida straordinaria. Anzi, una serie di sfide. In mezzo alle quali Sergio Marchionne, col suo Dna di scommettitore, sembra trovarsi assai bene. La prima, ovviamente, è quella di pilotare a tempo di record l'azienda americana, che da oggi «congela » i suoi stabilimenti, fuori dalla procedura di bancarotta. Avviando, contemporaneamente, la sua integrazione col gruppo italiano. Gli scettici ricordano che, per uscire dal «Chapter 11», normalmente ci vogliono almeno 12 mesi. Ma questi non sono tempi normali: i protagonisti dell'accordo puntano su un numero «magico», 363. È la sezione del Codice americano che consente al Tribunale di vendere con procedura abbreviata (e senza bisogno del consenso unanime dei creditori) i beni principali della Chrysler alla nuova società partecipata dalla Fiat. CONTINUA A PAGINA 36

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John Elkann e la raffica di sms Ore 18, tv sintonizzata sulla Cnn (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 2 L'azionista L'attesa in Corso Matteotti per l'annuncio della Casa Bianca John Elkann e la raffica di sms Ore 18, tv sintonizzata sulla Cnn DAL NOSTRO INVIATO TORINO Sei di sera, corso Matteotti, Torino. Tv ovviamente sintonizzata sulla Cnn. Come al Lingotto. Là però «la squadra», quella che ha giocato la partita, è ancora a Washington. Tranne Sergio Marchionne: lui è già ripartito. New York, pare. Qui «la squadra » è un'altra. Nella palazzina che fu la casa d'infanzia di Giovanni e Umberto Agnelli resta l'azionista. Si chiamava ieri Ifi-Ifil. Oggi è Exor. Presidente John Elkann, il trentatreenne nipote dell'Avvocato. A Marchionne ha garantito tutto il supporto e carta bianca. Adesso, anche se sa già come andrà a finire, chiaro che fa il tifo. E un po' guarda la tv, Barack Obama lo ascolta per intero, un po' armeggia con il Blackberry. Facile il destinatario principale di sms e mail: il numero uno Fiat. Che ha avuto - altra scommessa facile - un telefono caldissimo. Quasi sempre in linea con «l' universo Lingotto» rimasto qua: Luca Cordero di Montezemolo in viaggio per l'Italia in macchina, Gianluigi Gabetti (il Grande Vecchio che dei vertici Fiat-Exor è stato il regista) a Torino, il team con cui lavora ogni giorno in via Nizza fisso lì a fare il ponte con l'esterno. Niente parole, da Elkann, per «fuori». Barack Obama che dice «così oggi sono lieto di annunciare...» fa ovviamente effetto anche qui, «la Fiat che ha dimostrato di saper costruire l'auto pulita del futuro» non è una frase che scivoli via proprio come routine. Però resta il giorno del big boss del Lingotto, questo, è tutto suo. D'altra parte, quel che doveva dire in pubblico l'azionista l'ha detto. L'idea del «mostro», come raccontano Marchionne chiami il grande gruppo che ha in mente di costruire per vincere nell'auto mondiale, ha «totalmente l'appoggio» del socio di maggioranza. Torino Il sostegno al management e la disponibilità sul peso azionario La famiglia John Elkann è il vicepresidente della Fiat e presidente di Exor, la holding che controlla il gruppo Fiat

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Quel sogno ambientalista del giovane senatore (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 2 Il precedente Quel sogno ambientalista del giovane senatore Più miglia per gallone, o, per dirla all'europea, più chilometri per ogni litro di benzina. Quello dell'efficienza delle auto americane è sempre stato un pallino di Barack Obama. E i tre «big» Usa - Ford, GM e Chrysler - lo hanno sempre saputo. Ben prima che nel 2007, da senatore dell'Illinois ma già candidato presidente, Obama si recasse a Detroit per spiegarglielo direttamente. A luglio del 2006, con il senatore repubblicano Richard Lugar, aveva presentato un progetto di legge con obiettivi assai chiari: ridurre drasticamente i consumi delle vetture «made in Usa», tagliare la dipendenza petrolifera del Paese, ripulire l'ambiente. Con una contropartita a base di lauti incentivi per i tre produttori. Si è calcolato che automobili e «light trucks» americani siano responsabili del consumo di un decimo del petrolio che serve al mondo. E gli States, diceva Obama, potrebbero risparmiare ogni giorno un terzo di quanto importano se i veicoli in circolazione avessero la stessa efficienza di quelli giapponesi, 45 miglia per gallone contro 30. Ford, GM e Chrysler non hanno dato retta al senatore. Probabile che ieri, dopo aver ascoltato il presidente, se ne siano amaramente pentite. Stefano Agnoli

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Obama: Chrysler si salverà grazie alla tecnologia Fiat (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 2 Obama: Chrysler si salverà grazie alla tecnologia Fiat «Insieme per l'auto verde del futuro». Berlusconi: Italia orgogliosa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - Forse mai bancarotta è stata più dolce, ha generato più entusiasmo, si è rivelata più promettente per ognuno dei protagonisti. È come se il rovello shakespeariano su cosa ci sia in un nome, si fosse improvvisamente rovesciato, la stessa parola in questo caso significando cosa affatto diversa e bancarotta diventando sinonimo di redenzione e rilancio. «Abbiamo fatto i passi necessari per dare a Chrysler, una delle case automobilistiche americane con più storia, una nuova chance di esistenza», ha detto ieri Barack Obama, annunciando che il più piccolo del giganti di Detroit e la nostra Fiat daranno vita a «una partnership che ha forti possibilità di successo» e salverà 30 mila posti di lavoro nel gruppo e centinaia di migliaia nell'indotto. Giusta l'intesa, alla casa torinese va il 20% del pacchetto azionario di Chrysler, che potrà poi salire al 35%, una volta che tutti i prestiti federali saranno stati rimborsati, con un'opzione per il 51% dal 2013. Sicuro corollario dell'accordo, l'arrivo di un nuovo condottiero al vertice del gruppo del Michigan: Bob Nardelli, ieri pubblicamente ringraziato da Obama per il ruolo costruttivo avuto nella partita, ha già annunciato di volersi dimettere. Lo farà probabilmente al termine del passaggio obbligato per l'azienda americana, quello appunto di portare i libri contabili in tribunale, chiedendo la protezione del cosiddetto «capitolo 11», che secondo i funzionari dell'Amministrazione dovrebbe durare tra i 30 e i 60 giorni e comunque non fermerà l'operatività di Chrysler. Il governo federale è pronto a garantire fino a 3,5 miliardi di dollari, per liquidare i creditori. Come ha spiegato il presidente, servirà a far pulizia dei debiti rimanenti e rimettere la compagnia in grado di stare in piedi da sola, dopo che un piccolo gruppo di speculatori ha rifiutato la proposta del Tesoro Usa, arrivato a offrire loro 2,25 miliardi di dollari in cash, in cambio della remissione di 9,6 miliardi di debiti: «La bancarotta non è un segno di debolezza, ma un altro passo sul sentiero della chiarezza che porta alla rinascita di Chrysler. Sarà un processo breve, efficiente e controllato ». A chi obietta sulla scelta del fallimento, fosse pur limitato, Obama risponde che non «sarebbe stato sostenibile lasciare nei conti debiti enormi» e in ogni caso «era inaccettabile che una pattuglia di speculatori mettesse a rischio il futuro di Chrysler, rifiutando di fare la sua parte di sacrifici». Il presidente ha avuto parole durissime per il drappello di gruppi d'investimento e «hedge funds », che hanno preferito stare a guardare, sperando in un salvataggio pubblico, alcuni domandando addirittura rendimenti doppi di quelli chiesti dagli altri prestatori: «Io non sto con chi specula quando gli altri si sacrificano, io sto con i dipendenti della Chrysler e le loro famiglie, io sto con il management e i milioni di americani che posseggono a vogliono comprare una Chrysler». Obama ha elogiato Fiat, rinnovando il suo atto di fiducia nelle capacità del gruppo italiano: «Questa alleanza darà a Chrysler non solo la chance di sopravvivere, ma di fiorire nell'industria globale dell'auto. Fiat ha dimostrato di poter costruire le automobili pulite e a basso consumo che sono il futuro del settore. E ora si è impegnata a trasferire miliardi di dollari in tecnologie avanzate a Chrysler, per aiutarla a fare altrettanto. Ha anche preso l'impegno a lavorare con Detroit, per realizzare nuovi modelli e motori a basso consumo qui in America». L'accordo con Chrysler apre nuovi orizzonti per l'azienda torinese. La sua realizzazione pratica sarà probabilmente il laboratorio per gli eventuali accordi futuri, a cominciare da pezzi importanti di General Motors, come Opel e le attività in Sudamerica. Anche Silvio Berlusconi si è detto «molto soddisfatto » per l'accordo tra Torino e Detroit. Secondo il presidente del Consiglio, l'Italia può essere «orgogliosa » di un'intesa che «conferma le capacità indu-- striali e di innovazione tecnologica raggiunte dalla Fiat». L'accordo, si legge in una nota di Palazzo Chigi, «rappresenta un'ulteriore testimonianza delle forti relazioni economiche e commerciali tra Italia e Stati Uniti ed è una dimostrazione tangibile dell'impegno comune dei due Paesi, nel fronteggiare l'attuale congiuntura economica internazionale». Paolo Valentino Il presidente «Sto con chi fa sacrifici, non con gli speculatori Rischio inaccettabile per un'industria storica» Il presidente Usa Barack Obama e la squadra economica dell'amministrazione

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Lo storico accordo di Marchionne parte dalle fabbriche a Detroit (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 3 Il manager Al Lingotto una quota del 20%, poi potrà salire al 51% dal 2013 Lo storico accordo di Marchionne parte dalle fabbriche a Detroit La svolta della bancarotta pilotata: dialogo diretto con il socio-governo MILANO Per Sergio Marchionne quello di ieri è stato il giorno più lungo di una trattativa durata quasi un anno. L'«uomo del pullover», come ormai viene chiamato anche negli Usa, ha firmato l'accordo nelle prime ore del mattino. Poi è arrivato l'annuncio ufficiale da parte di Barack Obama. Da quel momento è scattata la fase più «burocratica», fatta soprattutto di carte da siglare. Quindi i ringraziamenti di rito e, infine, la partenza per l'Italia, insieme con l'inseparabile Alfredo Altavilla, il numero uno di Powertrain e da sempre il «ministro degli esteri» della Fiat. Un rientro trionfale. Non solo per gli applausi unanimi di politici ed economisti (a cominciare dallo stesso presidente del Consiglio), ma soprattutto perché l'operazione si è conclusa nel miglior modo possibile. Paradossalmente l'intransigenza dei creditori «minori», in pratica gli hedge funds, fortemente criticati da Obama, ha favorito la Fiat. Le loro resistenze hanno reso inevitabile il ricorso alla procedura di liquidazione, che alla fine si è rivelata la strada più favorevole per il Lingotto. La costituzione di una nuova società, con la precedente in liquidazione (sul modello utilizzato da noi per Alitalia), ha permesso infatti a Marchionne di trattare direttamente con il governo Usa, lasciando ai Tribunali la procedura di scioglimento della vecchia Chrysler. Con un quadro così chiaro, si può incominciare subito a lavorare. «Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi è stata una delle prime dichiarazioni di Marchionne passerò molto tempo a incontrare i lavoratori della Chrysler e a visitare i suoi stabilimenti». E ancora: «Siamo solo agli inizi. Con i nostri partner lavoreremo per valorizzare l'enorme potenziale di questa alleanza e per reintrodurre sul mercato nordamericano alcuni dei nostri marchi più famosi, inclusa l'Alfa Romeo e la Cinquecento ». Ma all'orizzonte c'è anche la possibilità che la Fiat diventi proprietaria di Chrysler: tra il gennaio 2013 e il giugno 2016, infatti, potrà esercitare un'opzione per acquistare il 16% del capitale della nuova Chrysler, che, aggiunto al 35% ottenuto nel frattempo attraverso la cessione di tecnologie, porterebbe al 51% la sua quota azionaria. È fondata, dunque, la soddisfazione di Marchionne. «Credo che questa operazione rappresenti per la Fiat e per tutta l'industria italiana un momento storico», ha detto il manager abruzzese plurilaureato (giurisprudenza, economia, filosofia e, ad honorem, ingegneria). E anche «un importante passo avanti nell'impegno di gettare nuove e solide basi per il futuro». Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione del Governo Usa, dei sindacati americani e canadesi, delle quattro grandi banche (JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley) che hanno accettato di tagliare i propri crediti. Marchionne li ha ringraziati tutti. Ricordando «la costante dedizione, l'impegno e la creatività dei componenti la task-force automobilistica statunitense e dei loro colleghi canadesi». E dando atto ai responsabili delle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, l'americana Uaw e la canadese Caw, di avere offerto «la loro costruttiva partecipazione alla nostra sfida comune, che è quella di ricreare una grande Chrysler». Dai ringraziamenti, infine, non potevano essere esclusi i dipendenti italiani. «Oggi è un giorno di grande soddisfazione per tutte le donne e gli uomini della Fiat ha concluso Marchionne . Il fatto che il know-how della nostra azienda sia stato apprezzato dai più alti livelli dei governi americano e canadese è per noi un forte stimolo per il lavoro che ci attende. Siamo certi che da questa alleanza uscirà una Fiat più forte e più internazionale, con maggiore capacità di competere sui mercati di tutto il mondo». Giacomo Ferrari Sergio Marchionne, ad del gruppo Fiat

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Fisici e ingegneri, il team dei motori puliti (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 3 Rinolfi e i supertecnici Fisici e ingegneri, il team dei motori puliti DAL NOSTRO INVIATO TORINO Uno pensa: è il regno degli ingegneri. Ma, sorpresa, il re è poi un fisico. Gli ingegneri li ha tutt'intorno, sono la sua squadra. È con quella che un po' alla volta il Lingotto ha scalato le classifiche della tecnologia «risparmio più ambiente». Nascono da lì i motori che hanno convinto Barack Obama che sì, è il know how Fiat la carta da giocare non solo per provare a salvare Chrysler ma per tentare di convertire, almeno quel tanto, gli americani a una guida un po' meno cara e un po' più verde. E lui è da una vita che a questo si dedica. Rinaldo Rinolfi, si chiama, e il suo nome sotto i riflettori non ci è mai finito. Schivo lui, distratti noi. Non Sergio Marchionne (ovviamente). Ha fatto fuori un sacco di manager vecchia guarda, nei primi tempi (e pure dopo) a Torino. Rinolfi, 62 anni il prossimo 22 giugno, era e rimane centrale. È «il papà» dei motori Fiat. È l'uomo che dal Centro Ricerche - c'è entrato fresco di laurea nel '71, nell'84 ne è diventato direttore, e dopo su su fino alla vicepresidenza di Fiat Powertrain con guida diretta su tutta, appunto, la motoristica - ha sviluppato il primo diesel al mondo a iniezione diretta. E poi quel «common rail» diventato componente-base per tutti i costruttori (peccato che la Fiat di allora abbia praticamente svenduto il brevetto). E poi ancora il Multijet, il più piccolo «superdiesel» del pianeta. E in mezzo il metano, e le ibride, e il lavoro sull'elettrico. E intanto oggi, due mesi fa, il Multiair: sono i tecnici cui è stato presentato al Salone di Ginevra a giurare che non c'è nulla di più avanzato. Rinolfi ci lavora da Orbassano. Squadra snella: Mario Ricco, Roberto Imarisio, Lucio Bernard, Damiano Miceli, Ezio Volpi, Costantino Vafidis. Ma se se ne stanno chiusi nei loro uffici-laboratori, fuori dal circuito mediatico, non significa che «chi deve» non sappia chi sono. L'uomo che molti concorrenti invidiano al Lingotto si è portato a Torino un Oscar dell'Economist per l'innovazione. Settore: ambiente ed energia. R. Po. Rinaldo Rinolfi, vicepresidente di Fiat Powertrain, guida la squadra dei super ingegneri Fiat

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Insulti radio e miss omofobe Deriva trash dei repubblicani (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Esteri data: 01/05/2009 - pag: 17 In crisi Il partito orfano di Bush in cerca d'identità Insulti radio e miss omofobe Deriva trash dei repubblicani «Il partito repubblicano si sta comportando come un culto apocalittico; come un gruppetto di duri e puri in attesa di qualche Grande Evento Catartico che cambierà le cose a loro vantaggio. Perciò la realtà attuale non gli interessa; il presente non è che un'aberrazione temporanea ». Il sito liberal Mahablog prende in giro il Gop (Grand Old Party) perché è sempre più estremista e sempre meno in sintonia con gli americani, anche bianchi e moderati. Molti americani, più che usare le brillanti metafore di Mahablog, guardano con stupore un partito ormai minoritario a Washington però molto impegnato ad animare la tv spazzatura; e le radio, e i siti web. E' lo stesso partito che qualche anno fa stravinceva, che dettava la sua «social agenda» (molta famiglia, niente aborto, molta religione, molte armi da fuoco) all'intero Paese; che schierava una vispa squadra di intellettuali neocon ascoltatissimi anche all'estero, i quali trattavano i progressisti da poveracci. E che ora viene rappresentato da una squadra surreale, con nuove figure parecchio pop. Una di loro è diventata in due settimane più seguita di Dick Cheney (ex vicepresidente molto in pista, anche per difendere le torture con cui la Cia ha ottenuto molte «valide informazioni ») e di Rush Limbaugh (ampio conduttore radiofonico con tredici milioni di fans, che ha augurato a Barack Obama di fallire ed è visto dagli irriducibili come il vero leader del Gop). Si chiama Carrie Prejean, ha 21 anni, è Miss California, ha forse perso il titolo di Miss America per essersi dichiarata contraria alle nozze gay. Da allora (19 aprile) è ospite continua dei talk show, ha aderito e girato uno spot per la National Organization for Marriage, è andata a Washington per fare lobbying «a favore del matrimonio tradizionale ». Nel frattempo flirta con l'olimpionico Michael Phelps (non deve essere contraria alle droghe leggere, allora, o forse lo ha redento). Il trio Limbaugh-Cheney-Miss California è molto apprezzato dai comici liberal di tarda serata: a corto di materiale perché è complicato sfottere Obama, si sono buttati sui repubblicani estremi. Hanno grandi soddisfazioni (i comici) anche da Michele Bachmann, la deputata del Minnesota che l'anno scorso voleva commissioni maccartiste per indagare sul Congresso. A inizio aprile ha spiegato alla radio che Obama vuole creare «campi di rieducazione » per i giovani, per convertirli al socialismo. I timori di Bachmann hanno divertito molti telespettatori e utenti web; ma insieme a tutto il resto innervosiscono i suoi colleghi più moderati, o riformisti, o semplicemente realisti. Per questo un gruppo di notabili repubblicani, preoccupati della nomea di «partito dei no» e della deriva trash, sta lanciando un'iniziativa di «rebranding». «Brand» vuol dire «marca», e loro vogliono rendere più dignitosa e appetibile la marca Gop. Attraverso un nuovo gruppo, il National Council for a New America; si riunirà domani ad Arlington, sobborgo virginiano della capitale, poi andrà in tour per rinconquistare gli stati persi. Ci saranno John Mc- Cain, Jeb Bush, alcuni governatori presentabili come il giovane indiano-americano Bobby Jindal della Louisiana, conservatore non imbarazzante (perciò manca Sarah Palin dell'Alaska, ora meno visibile ma vera diva della deriva Gop-trash; iniziata o forse diventata chiara l'anno scorso, ad agosto, quando fu annunciata la sua candidatura; che fu un successo pop sul momento e poi un disastro, come è noto). Maria Laura Rodotà

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(sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Esteri data: 01/05/2009 - pag: 17 100 giorni Alla conferenza stampa il presidente conferma il ritiro dall'Iraq nonostante le nuove violenze «In Pakistan la situazione è fragile» La preoccupazione di Obama per gli arsenali nucleari di Islamabad DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Uno dei passaggi più drammatici della conferenza stampa di Barack Obama, mercoledì sera, è stato quello dedicato al Pakistan. Il presidente americano ha definito «molto fragile» il governo di Islamabad e ha espresso una certa preoccupazione anche per la sicurezza dell'arsenale nucleare del Paese islamico, dove le bande dei Talebani stanno mettendo in croce l'esercito regolare. Quasi un desiderio ad alta voce, Obama si è detto «fiducioso » che le armi atomiche pakistane siano al sicuro, poiché «i militari riconoscono l'azzardo e i rischi, nel caso dovessero cadere nelle mani sbagliate ». Ma, nell'immediato, ad allarmare la Casa Bianca è soprattutto l'apparente incapacità del governo del presidente Zardari di «garantire il rispetto della legge e fornire servizi essenziali alla popolazione come l'educazione e l'assistenza sanitaria », con la conseguenza che «è molto difficile per loro conquistarsi l'appoggio e la lealtà della popolazione». Obama ha ricordato che a questo scopo la sua Amministrazione ha stanziato nuovi aiuti al Pakistan per 1,5 miliardi di dollari. In cambio, il governo americano si aspetta che Zardari, in visita a Washington la prossima settimana, si concentri con forza e determinazione nella lotta ai Talebani. Cercando una piccola nota di ottimismo, Obama ha detto che «il governo di Islamabad comincia a riconoscere che l'ossessione con l'India, come pericolo mortale per il Pakistan, sia fuorviante e che la vera minaccia oggi venga dall'interno». La conferenza stampa dei cento giorni ha mostrato un leader determinato, sereno anche se un po' «sorpreso» dal numero e dalla contemporaneità di temi critici che si è trovato davanti sin dall'inizio del mandato: «In genere un presidente ha davanti due o tre grandi problemi, noi ne abbiamo sette o otto enormi e dobbiamo muoverci in fretta», ha detto Obama, lodando però la pazienza degli americani e ricordando che «la nave dello Stato è un transatlantico, non un motoscafo veloce». Dunque, «le conseguenze di ciò che stiamo facendo non si vedranno tra una settimana o 3 mesi, ma fra tre, dieci o vent'anni». Alla domanda su cosa lo abbia «inquietato» di più nei primi cento giorni, Obama ha risposto: «La partigianeria politica di Washington anche quando siamo in mezzo a grandi crisi». Sull'Iraq, il presidente ha negato che l'ondata di violenza registrata nelle ultime settimane metta i discussione il calendario del ritiro, che vuole tutte le truppe da combattimento americane fuori entro il 2010. E' vero, ha ammesso Obama, ci sono stati «attentati spettacolari », ma «il numero di morti civili e gli atti di violenza rimangono bassi rispetto a quanto succedeva ancora un anno fa». La strada maestra rimane quella di lavorare con le autorità irachene, per il completo passaggio nelle loro mani di ogni responsabilità di sicurezza. Per la prima volta Obama ha anche ammesso, sia pure indirettamente, che l'Amministrazione Bush abbia autorizzato la tortura: «Il waterboarding è tortura. E' stato un grave errore». E il presidente ha anche rovesciato l'argomento usato per attaccarlo dall'ex vicepresidente Cheney, secondo il quale l'uso delle «tecniche avanzate» avrebbe consentito di ottenere preziose informazioni: «La domanda da farsi è piuttosto se quello fosse l'unico modo di ottenerle. Nessun rapporto d'intelligence mi ha convinto che quei metodi fossero necessari». Paolo Valentino Ha detto \\ Il governo di Islamabad comincia a riconoscere che «l'ossessione indiana» è fuorviante \\ Le conseguenze di ciò che stiamo facendo si vedranno fra tre, dieci o vent'anni Terza Il presidente Usa Barack Obama in un corridoio della Casa Bianca dopo aver tenuto, mercoledì, la terza conferenza stampa trasmessa in tv in tutto il Paese in prima serata (Epa/Getty Images)

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Il viaggio presidenziale e il giallo della visita al museo (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Cronache data: 01/05/2009 - pag: 21 Il virus alla Casa Bianca Il viaggio presidenziale e il giallo della visita al museo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK Giallo sanitario alla Casa Bianca. Un membro del team di sicurezza del presidente Usa Barack Obama che era stato in Messico per preparare la sua recente visita potrebbe essere stato contagiato dal virus H1N1. Lo ha riferito il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, precisando che gli altri componenti della delegazione stanno bene e non hanno alcun sintomo influenzale. L'uomo, di cui non è stata comunicata l'identità, non è risultato positivo al test del virus H1N1. Ma tre membri della sua famiglia, la moglie, il figlio e il nipote, sarebbero stati infettati dalla febbre suina. «Gli esami cui sono stati sottoposti i familiari dell'uomo hanno dato esito positivo al virus H1N1 ha sottolineato Gibbs ma non è stato confermato se si tratti della stessa variante che sta mietendo vittime in Messico. E comunque adesso sono guariti». Il misterioso uomo era atterrato in Messico lo scorso 13 aprile, tre giorni prima dell'aereo di Obama e del suo entourage più stretto, per preparare la visita del segretario all'Energia, Stephen Chu. L'uomo non sarebbe mai salito a bordo dell'Air Force One, trovandosi però alla stessa cena di lavoro presieduta da Obama a Città del Messico il 16 aprile. «In quell'occasione non si è mai avvicinato a più di due metri dal presidente » ha precisato Gibbs, secondo il quale «anche Chu non ha mostrato alcun sintomo influenzale». Ma ad accrescere il giallo è il fatto che l'uomo aveva iniziato a non stare bene il 16 aprile e, nonostante l'indomani avesse il febbrone, era rimpatriato in Usa il 18, tornando al lavoro due giorni dopo. Considerato il tempo ormai trascorso dalla visita in Messico, secondo Gibbs «è molto, molto, molto improbabile» che qualcun altro della delegazione possa essere stato contagiato. Il suo caso fa seguito al recente giallo sulla morte di Felipe Solis, direttore del Museo nazionale di antropologia della capitale messicana, che aveva stretto la mano di Obama durante la trasferta in Messico. La sua improvvisa morte ha fatto rabbrividire lo staff del presidente che, come ha ribadito più volte il suo staff, «non ha corso rischi di contagio durante la sua recente visita a Città del Messico». Ricardo Alday, portavoce dell'ambasciata del Messico negli Usa, ha affermato che Solis è morto il 23 aprile, una settimana dopo aver ricevuto Obama, «ma il decesso è avvenuto per complicazioni di condizioni preesistenti, e non per l'influenza dei suini». Alessandra Farkas Con la mascherina Una donna arriva al Gatwick inglese (Afp)

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(sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 01/05/2009 - pag: 21 Cronache La febbre suina L'Oms conferma 260 casi e lo stato d'allerta 5 «Chi torna dal Messico stia sette giorni a casa» La linea di Fazio. Sintomi nello staff di Obama DAL NOSTRO INVIATO LUSSEMBURGO Il Consiglio straordinario dei ministri della salute europei ha ammesso che la febbre suina, ribattezzata «nuova influenza» per non penalizzare il settore della carne di maiale, è probabile che si diffonda in Europa come pandemia, trasmettendo così rapidamente il virus N1H1 da persona a persona, ma in modo leggero e non mortale come in Messico, epicentro dell'epidemia. Nella riunione a Lussemburgo si è deciso soprattutto di coordinare gli interventi precauzionali lasciando le decisioni delle singole misure ai governi nazionali. L'Italia, rappresentata dal sottosegretario per la Salute Ferruccio Fazio, ha suggerito un periodo di riposo a casa a chi rientra dal Messico e dovrebbe tornare a una quotidianità di lavoro e studio con contatti con altre persone (entro 40 centimetri e prolungati per almeno quattro ore). «Pensiamo che il virus arriverà di sicuro anche da noi ha detto Fazio . Pertanto consigliamo ai cittadini che rientrano dal Messico di chiedere al proprio medico un certificato preventivo di sette giorni. Ci rivolgiamo in particolare a chi frequenta le scuole, pensiamo soprattutto agli studenti». Il sottosegretario ha ipotizzato da oggi controlli negli aeroporti per assistere i passeggeri di rientro dal Messico e metterli sotto controllo tramite le rispettive Asl. Resta valido il suggerimento di evitare di andare nelle aree a rischio se non è indispensabile. A Lussemburgo non è passato il divieto dei voli in Messico, considerato dalla Francia. Il commissario Ue per la Salute, Androulla Vassiliou, ha rassicurato sulla capacità dei Paesi membri di affrontare una pandemia e ha criticato la casa farmaceutica Roche per il tentativo di imporre un trattamento preferenziale per i suoi antivirali. Fazio ha definito sufficiente la disponibilità italiana di antivirali in polvere per quattro milioni di pazienti, che verranno incapsulati al più presto, pur ammettendo i limiti di efficacia di questa medicina. La variabile imprevedibile è una mutazione del virus, che per esperti dell'Università di Edinburgo è passato direttamente dal maiale all'uomo. In Spagna c'è stato il primo caso europeo di contagio da persona a persona non proveniente dal Messico. Nell'Ue si è arrivati a 23 contagi in sette Paesi (l'ultimo in Olanda). Un caso è in Svizzera. Un'influenza sospetta è stata ammessa alla Casa Bianca per un collaboratore che aveva accompagnato il presidente Obama nel suo viaggio in Messico. Comunque l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) conferma il livello d'allerta 5. Non si passa al 6, l'ultimo della scala di rischio, perché allora sarebbe pandemia. Le autorità messicane hanno confermato 12 decessi e annunciato la chiusura dei servizi non essenziali e delle scuole a titolo precauzionale. Una bambina italiana, ricoverata in un ospedale messicano di Oaxaca, è stata già dimessa in buone condizioni. Secondo l'Oms i casi confermati nel mondo sarebbero 260, con la punta massima in Messico (97 casi e otto decessi sul totale di 168 morti sospette). Seguono Stati Uniti (per ora 23 casi confermati e un bimbo di due anni morto in Texas), Canada, Spagna, Regno Unito, Germania e Nuova Zelanda, Israele e Austria. In Italia, a Bologna, si attendono i risultati dei test di un paziente ricoverato con influenza sospetta: era appena rientrato da New York. Ivo Caizzi \\ Pensiamo che il virus arriverà anche in Italia... Certificato preventivo per chi va nelle zone a rischio Controlli I passeggeri scannerizzati per la temperatura corporea all'aeroporto di Città del Messico (Afp)

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Modello Bergamo per il I Maggio (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 01/05/2009 - pag: 36 LETTERA SUL LAVORO Modello Bergamo per il I Maggio di PIETRO ICHINO SEGUE DALLA PRIMA Poi ci sono quelli che invece questa crisi la soffrono, eccome. Centinaia di migliaia di titolari di contratti a termine, lavoratori «a progetto», «partite Iva» simulate, che hanno perso o stanno perdendo il posto senza un giorno di preavviso e senza una lira di indennità di disoccupazione. I dipendenti di aziendine cui è stato tolto l'appalto di servizi. I lavoratori in Cassa integrazione, che allo scadere della cinquantaduesima settimana perdono il sussidio. Stanno col fiato sospeso anche i lavoratori di aziende private per i quali fin qui il lavoro non è mancato, ma è pur sempre a rischio. Per questi milioni di persone che nella crisi rischiano una piccola o grande catastrofe personale e familiare, il governo si ingegna a prolungare di un poco la Cassa integrazione, oppure ad ampliare, nei limiti di un bilancio all'osso, il campo del trattamento di disoccupazione, invitando gli imprenditori a stringere i denti e a rinviare il più possibile i licenziamenti. L'opposizione propone l'allungamento e l'estensione di quei trattamenti a tutti. L'uno e l'altra sperano comunque che, più o meno rafforzati per far fronte all'emergenza, questi ammortizzatori bastino per passare la nottata: l'idea bipartisan è che, quando il vento tornerà a gonfiare le vele della nostra economia, tutti potranno riprendere il lavoro che hanno dovuto temporaneamente sospendere, come i cuochi e gli scudieri del castello della Bella Addormentata finalmente risvegliata dal bacio del principe. Le cose, però, non andranno esattamente così. Il vento tornerà magari anche impetuosamente a gonfiare le vele soltanto di una parte delle nostre imprese. In alcuni punti del tessuto produttivo sta già incominciando ad accadere: per esempio in settori in cui siamo leader mondiali, come quello del mobile, quello delle macchine utensili, o quello delle nuove tecnologie ferroviarie, dove i cinesi stanno investendo un sacco di soldi e si appresta a farlo anche l'America di Obama. La crisi, però, avrà anche l'effetto di mutare i connotati della nostra economia: un'altra parte delle nostre imprese resterà a secco. Il problema della protezione dei lavoratori è come guidarli e assisterli nell'itinerario che può condurli a trovare la nuova occupazione là dove si sta spostando la domanda di lavoro. Spendere in trattamenti di integrazione salariale o di disoccupazione è giusto e necessario, ma può persino avere qualche effetto controproducente, di intorpidimento della ricerca della nuova occupazione. Per uscire bene dalla crisi occorre soprattutto attivare ingenti processi di mobilità interaziendale, offrendo ai lavoratori non solo sostegno del reddito, ma soprattutto servizi di informazione, orientamento, formazione professionale di alta qualità, mirata specificamente agli sbocchi fin d'ora individuabili, dove necessario anche assistenza e incentivi alla mobilità geografica. Occorre, per questo, un ordinamento del lavoro in parte nuovo e un sistema di servizi nel mercato che consenta ai lavoratori di affrontare serenamente il processo di aggiustamento industriale, non vedendo in esso un rischio di catastrofe economica personale, ma al contrario un'occasione in cui si investe nel loro capitale umano, la premessa per una migliore valorizzazione del loro lavoro. Protagonista di questa trasformazione deve essere la contrattazione fra imprese e sindacati. Il sistema di relazioni industriali deve accantonare per qualche tempo le polemiche di questi ultimi mesi e concentrare tutte le energie e le risorse per dotarsi degli strumenti necessari nel mercato del lavoro. Come è accaduto a Bergamo, dove nei giorni scorsi Cgil, Cisl, Uil e associazioni imprenditoriali hanno firmato un accordo locale che può essere per molti aspetti considerato un modello. Iniziative analoghe stanno maturando anche in altre zone del Centro-Nord. Questi accordi territoriali chiedono spazio e dove possibile sostegno pubblico per sperimentare tecniche e modelli di protezione del lavoro diversi rispetto al passato. Una cultura industriale adatta ai tempi. Qualche cosa di molto diverso dalle politiche del lavoro puramente passive che abbiamo conosciuto finora.

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Scommessa sul futuro (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 01/05/2009 - pag: 36 FIAT-CHRYSLER/ 1 Scommessa sul futuro di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA La scommessa delle aziende ma anche quella di Obama, che ha messo esplicitamente tutto il suo peso dietro l'operazione è di chiudere questa delicatissima fase a tempo di record: 60 giorni al massimo. Poi la nuova Chrysler «italiana» dovrà bruciare le tappe per mettere sul mercato Usa i nuovi modelli e conquistare una significativa fetta del mercato, invertendo il trend declinante registrato dall'azienda Usa negli ultimi anni. Non è una scommessa facile, ma è anche una irripetibile occasione arricchita dall'ipotesi di integrazione anche con le attività europee di GM (Opel) di scompaginare l'assetto del mercato mondiale dell'auto, trovando lo spazio per un nuovo protagonista capace di produrre 5-6 milioni di veicoli l'anno. Obama si espone molto, accetta un rischio molto elevato, dimostrando grande fiducia in un'azienda italiana, nella sua tecnologia e in un manager che gioca sulla sua immagine di «pokerista», ma che alla Casa Bianca è soprattutto percepito come un grande agente di cambiamento; uno che rischia, ma con un progetto chiaro in mente. Quella annunciata ieri è un'operazione industriale, ma per il presidente Usa il significato di Chrysler-Fiat va ben oltre l'auto. Già ieri è diventata il terreno per un «regolamento di conti» con la parte di Wall Street che Obama considera maggiormente responsabile del disastro finanziario: «hedge fund» e banche d'affari che mantengono una mentalità pre crisi e restano ostili a ogni intervento del governo federale in economia, sia esso congiunturale o strutturale. Domani su aziende come Chrysler- Fiat si giocherà addirittura il destino di un pezzo del sistema sanitario Usa, visto che la possibilità di continuare a finanziare cure mediche con meccanismi di mercato dipenderà anche dai margini di profitto che gruppi come questo riusciranno a realizzare.

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Poli: (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Eventi data: 01/05/2009 - pag: 41 L'analisi Il numero uno dell'ente petrolifero sottolinea il ruolo innovativo di Mattei. L'ad Scaroni: «>Fu capace di compiere scelte audaci» Poli: «Il futuro verde di Obama non l'avrebbe spiazzato» di GABRIELE DOSSENA D a risorsa strategica e contesa, capace di condizionare lo sviluppo economico di intere nazioni e di scatenare guerre per assicurarsene gli approvvigionamenti, a fonte energetica destinata a perdere progressivamente importanza. Al di là delle previsioni più catastrofiste che predicono un rapido esaurimento dei giacimenti di petrolio ( The End of Oil, il libro dell'americano Paul Roberts, ha fatto scuola in tutto il mondo), la linea l'ha data il presidente Barack Obama, che ha deciso di rilanciare l'economia degli States puntando sullo sviluppo delle energie rinnovabili, declassando così in secondo piano il ruolo dell' «oro nero». In un simile contesto come si sarebbe comportato Enrico Mattei, «il petroliere senza petrolio»? La nuova politica energetica «verde» avviata Oltreoceano avrebbe spiazzato il fondatore dell'Eni, oppure sarebbe stata raccolta come una nuova sfida? Roberto Poli, attuale presidente del gruppo di San Donato Milanese, non ha dubbi. E cita lo slogan adottato per le celebrazioni del centenario della nascita di Mattei: «Il futuro è di chi lo sa immaginare». Una scelta, ha spiegato lo stesso Poli nel corso della presentazione della fiction alla trasmissione tv Porta a Porta, con una ragione precisa: «Riteniamo che questa sua immaginazione del futuro era talmente elevata che non aveva pari nei suoi contemporanei. Basti pensare che ha ideato l'Autostrada del Sole, ha previsto la salita nel tempo dei prezzi del petrolio per andare al nucleare e quindi costruire la centrale di Latina. Tutto con quindici, vent'anni di anticipo. Questo fa sì che era impossibile per lui farsi capire dai contemporanei». Sempre in anticipo sui tempi, dunque. Un visionario e un pragmatico, come molti lo hanno definito. «Ma queste qualità aggiunge Poli gli hanno consentito di essere il migliore imprenditore del secolo scorso. Lui è sempre stato troppo avanti ». Per l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni, «sarebbe ingenuo riproporre lo stile di Mattei e affrontare le sfide di oggi come lui fece con quelle del passato. La vera eredità che Mattei ci lascia è il messaggio, la lungimiranza, la capacità di affrontare i problemi e anche le sconfitte in modo innovativo, la volontà di compiere scelte audaci per costruire il futuro. E su questo messaggio, tuttora presente nel patrimonio genetico del-- l'Eni, vale la pena di investire ancora per alimentare con nuova linfa lo sviluppo di domani ». E il domani, in casa Eni, è già cominciato. Coniugando le conoscenze con la capacità di sviluppare la ricerca e intensificando in maniera sempre più stretta i rapporti con il mondo accademico. Come testimonia la collaborazione avviata un anno fa con il Mit, il Massachusetts Institute of Technology, l'università americana famosa per i Nobel e dove, tra le tante scoperte, è nata l'intelligenza artificiale. L'accordo tra Eni e Mit ha un doppio significato: dare un contributo concreto allo sviluppo delle tecnologie solari avanzate e sancire l'ingresso del gruppo fondato da Enrico Mattei nell'Olimpo della ricerca universitaria, in veste di «Founding Member» del Mit Energy Initiative (Mitei). Con un obiettivo preciso: lavorare per consegnare alle nuove generazioni un mondo migliore. La sfida è grande. Ma la posta in gioco è troppo importante. E l'alleanza industriauniversità è e lo sarà sempre più in futuro la vera protagonista della svolta nel mondo dell'energia. Sempre nel solco dell'eredità lasciata da Mattei. Talento «Le sue qualità gli hanno consentito di essere il miglior imprenditore italiano del secolo scorso» Ricerca L'accordo fra Eni e Mit sancisce l'ingresso del gruppo italiano nell'Olimpo della ricerca universitaria Presidente Roberto Poli è a capo della compagnia energetica Eni da maggio 2002

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L'influenza colpisce lo staff di Obama (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

FEBBRE MESSICANA EMERGENZA SANITARIA L'unità di crisi La febbre suina è stata ribattezzata «Nuovo Virus Umano»: si teme la pandemia, forse non mortale L'influenza colpisce lo staff di Obama Il portavoce Gibbs «L'ammalato non si è mai avvicinato a meno di 2 metri da Barack» Un precedente: morto l'antropologo che aveva stretto la mano al presidente Usa [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON L'emergenza influenza suina bussa alla Casa Bianca. Un funzionario della delegazione presidenziale che ha accompagnato Barack Obama in Messico è risultato positivo all'influenza di tipo A, il ceppo virale cui appartiene il nuovo H1N1, la pericolosa influenza contratta dai maiali che ha già contagiato centinaia di persone in tutto il mondo. Come riferito dal portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs è giunto in Messico il 13 aprile, ha accusato i primi malesseri tre giorni dopo ed è stato ricoverato assieme i familiari poco dopo il suo ritorno a Washington. Le autorità sanitarie ora stanno adottando «misure precauzionali» - cioé visite accurate - per chiunque abbia viaggiato con la delegazione presidenziale. Il funzionario, che lavora col segretario all'energia Stephen Chu, ha partecipato in quei giorni a una cena con Obama, e non è pertanto escluso che i controlli possano essere estesi anche al presidente. Del resto l'inquilino della Casa Bianca era stato sottoposto ad alcuni esami dopo la notizia della morte di un professore al quale aveva stretto la mano durante il viaggio, sebbene le autorità del Messico si erano affrettate a precisare che il decesso era stato causato da infarto e non dall'influenza suina. Lo stesso Obama nella conferenza stampa di mercoledì sera per i suoi primi cento giorni di governo aveva avvertito che la nuova influenza è preoccupante, ma non deve provocare il panico e non è una ragione sufficiente a chiudere i confini con il Messico: «L'America è pronta alla sfida». Ieri il vicepresidente Joe Biden, in un'intervista alla Nbc, aveva suggerito di evitare luoghi chiusi e affollati come aerei e metropolitane, dichiarazioni che hanno costretto la Casa Bianca a un rapido intervento per evitare inutili allarmi: «Il vicepresidente intendeva suggerire alle persone malate di non prendere aerei e non andare in luoghi pubblici come la metro». Intanto il governo del Messico chiede ai suoi cittadini di rimanere chiusi in casa, propone di fermare tutte le attività economiche per almeno cinque giorni e sospende i servizi pubblici sino a data da destinarsi. Il Paese rischia la paralisi mentre i suoi abitanti sono in preda a una vera e propria sindrome da contagio, specie alla luce della guerra di cifre che rimbalza sui media locali. Secondo le tv, le vittime provocate dal virus H1N1 sono 168, ma si tratta di numeri che non trovano riscontro nelle fonti ufficiali. Città del Messico individua 99 casi di contagio, tra cui gli otto decessi accertati e 17 morti sospette. Il ministro della sanità, José Angel Cordova, precisa inoltre che «91 dei 99 contagiati stanno bene». Ancora più contenute le stime dell'Oms che, sebbene rilevi un balzo nel numero di contagi, da 26 a 97, conferma a otto il bilancio delle vittime. Numeri in crescita sono stati registrati anche negli Stati Uniti dove coloro che hanno contratto il virus sono saliti a 109 dai 91 riscontrati ieri dal Center for Disease Control. Tra i contagiati c'è anche un dipendente della Banca Mondiale a Washington: si è ammalato in Messico ma ora è già in convalescenza.

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Fiat-Chrysler, orgoglio e paura (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

LE NOZZE AMERICANE VISTE DA MIRAFIORIBRESSO POLEMICA: SU UN'AUTO TORINESE FORSE VEDREMO PRIMA OBAMA DI BERLUSCONI FAMIGLIARI DETECTIVE LA TELENOVELA All'interno L'IMPEGNO DI MARONI Fiat-Chrysler, orgoglio e paura Uccise un sordomuto arrestato un marocchino Per la Bertone rispunta Reviglio «Ho un'offerta» Il sindaco cambia giunta e maggioranza Dopo l'inchiesta de La Stampa 100 nuovi pompieri I sindacati: "Ora il gruppo è più forte ma deve pensare alle nostre fabbriche" Massimo Numa Gianni Giacomino La crisi in Comune dopo Iride-Enìa Rischia Saragnese Udc alla finestra Minucci e Mondo Servizio Bello, ma a noi interessano Torino e l'Italia. Questa è i sintesi la posizione del sindacato torinese che nello stesso giorno del trionfale accordo tra Fiat e Chrysler si è anche visto annunciare il primo pacchetto di esuberi - 200 - tra gli impiegati degli enti centrali di Iveco (40) e Powertrain Stura (160). L'azienda ha proposto di smaltirli con la mobilità verso la pensione. La coincidenza temporale dei due eventi rende molto prudente il segretario della Fiom, Giorgio Airaudo: «E' meglio avere una Fiat più grande e meglio piazzata che una piccola e in difficoltà. L'accordo rende la Fiat più importante nel mondo e questo va bene». Ma subito aggiunge: «Adesso Marchionne deve dare sicurezza agli stabilimenti italiani soprattutto se a questa seguiranno altre operazioni, magari con la Opel per arrivare la numero strategico di 5-6 milioni di auto prodotte». Marina Cassi A PAGINA 53

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"E' così che si affronta la crisi Un grande risultato per Torino" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

Il presidente Carbonato "E' così che si affronta la crisi Un grande risultato per Torino" «Per l'industria automobilistica mondiale si tratta di una svolta, che ha il significato di un cambio d'epoca». Il presidente dell'Unione industriale, Gianfranco Carbonato, abitualmente molto sorvegliato, non nasconde la soddisfazione. E non nasconde che «per l'industria torinese l'intesa è motivo di soddisfazione e fierezza». E Carbonato loda «la Fiat e Sergio Marchionne hanno affrontato la crisi secondo l'approccio costruttivo che è condiviso dalla gran parte delle imprese torinesi; hanno visto nella crisi una sfida per crescere e attrezzarsi in modo da cogliere in pieno il ciclo di espansione economica che di sicuro verrà». Carbonato lo dice da mesi che «anche nei frangenti più accidentati occorre continuare a progettare il futuro, alimentando quei progetti e quelle visioni che racchiudono il senso profondo del fare industria». Ricorda che in questi giorni ha incontrato i ministri Tremonti e Scaiola, e ha ridetto quello che ripete da mesi: «Ho rinnovato l'invito a sostenere la ripresa attraverso l'agevolazione degli investimenti con incentivi fiscali di semplice e rapido utilizzo». La riuscita della Fiat nella operazione di salvataggio della Chrysler «è una lezione valida per il sistema delle imprese nel suo complesso». E la decisione del presidente Obama di affidare alla maggiore impresa industriale italiana «la chiave per il risanamento e il rilancio dell'industria dell'auto degli Usa dà oggi una straordinaria legittimazione al nostro sistema imprenditoriale». E naturalmente Carbonato pensa al futuro. Non ha dubbi: «Dobbiamo cogliere l'opportunità che ci è offerta, moltiplicando ancora di più i nostri sforzi per radicare le nostre imprese al centro dei flussi dell'economia globale. L'intesa americana, d'altronde, ha dimensioni e portata tali da dischiudere concrete possibilità di sviluppo per le imprese torinesi dell'automotive». Il presidente dell'Unione è convinto: «Le nostre imprese hanno la preparazione per incunearsi da protagoniste nel nuovo assetto su scala mondiale che si sta delineando per il settore dell'auto, destinato a uscire completamente rivoluzionato dalla crisi».\

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"Bene Fiat-Chrysler ma ora pensate a noi" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

I giudizi sull'accordo con Detroit Reazioni "Bene Fiat-Chrysler ma ora pensate a noi" I sindacati: "I nostri lavoratori chiedono garanzie sul futuro" MARINA CASSI Bello, ma a noi interessano Torino e l'Italia. Questa è i sintesi la posizione del sindacato torinese che nello stesso giorno del trionfale accordo tra Fiat e Chrysler si è anche visto annunciare il primo pacchetto di esuberi - 200 - tra gli impiegati degli enti centrali di Iveco (40) e Powertrain Stura (160). L'azienda ha proposto di smaltirli con la mobilità verso la pensione, ma la notizia ha fatto effetto tra i colletti bianchi già, come a Mirafiori, duramente colpiti dalla cassa. La coincidenza temporale dei due eventi rende molto prudente il segretario della Fiom, Giorgio Airaudo: «E' meglio avere una Fiat più grande e meglio piazzata che una piccola e in difficoltà. L'accordo rende la Fiat più importante nel mondo e questo va bene». Ma subito aggiunge: «Adesso Marchionne deve dare sicurezza agli stabilimenti italiani soprattutto se a questa seguiranno altre operazioni, magari con la Opel per arrivare la numero strategico di 5-6 milioni di auto prodotte». E allarga il ragionamento: «Credo che ormai sia necessario che l'Europa intera si ponga il problema del futuro dell'auto. Lo sanno tutti che c'è una sovracapacità produttiva e che ci sarà anche alla fine della crisi; allora ci si muova come fu fatto con la dismissione della siderurgia senza lasciare i lavoratori in balia del mercato». Il sindaco Sergio Chiamparino ritiene che «questo accordo possa essere il primo di una serie di passi per far diventare la Fiat uno dei protagonisti mondiali del nuovo settore automobilistico che nascerà dal dopo crisi». E si augura che «Torino continui a svolgere un ruolo fondamentale per l'azienda». La stessa cosa che si augurano i sindacalisti che da tempo chiedono che a Mirafiori sia destinato un nuovo modello visto che a fine anno terminerà anche la produzione della Punto. Anche Mercedes Bresso è soddisfatta, ma non rinuncia a una polemica con il governo: «E' un'intesa che dimostra il percorso di risanamento ed innovazione tecnologica molto importante compiuto da Fiat. Noi torinesi lo sappiamo, ma l'Italia se lo fa dire dagli Usa. Probabilmente vedremo prima Obama su un'auto Fiat che non Berlusconi». Claudio Chiarle della Fim è convinto che «l'accordo possa rafforzare anche il territorio torinese soprattutto nell'indotto manifatturiero che dovrà, magari attraverso la esperienza, conoscenza e professionalità dei lavoratori modificare, progettare, ammodernare, rifornire e far funzionare le linee produttive degli stabilimenti vecchi e nuovi in Usa della Fiat-Chrysler». Ieri a Roma delegati e dirigenti di Fim, Fiom, Uilm e Fismic hanno incontrato i presidenti di Piemonte, Campania, Marche, Basilicata dove ci sono siti Fiat e hanno rilanciato la governo la proposta di aprire un tavolo sulla crisi del settore automotive. Un altro aspetto di una giornata sicuramente storica per l'azienda torinese. E, infatti, Flavia Aiello della Uilm dice non senza ironia: «Se siamo così bravi che ci vengono a cercare dagli Stati Uniti perché in Italia e a Torino si producono così poche auto?». E aggiunge: «La Fiat fa delle belle auto anche molto vendute, ma non in Italia. Faccio i complimenti a Marchionne, ma adesso pensi anche al futuro dei lavoratori italiani». E Vincenzo Aragona della Fismic è soddisfatto «perché è motivo di orgoglio questo accordo». Ma subito precisa: «Adesso vogliamo garanzie sul futuro degli stabilimenti italiani».

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Berlusconi: "Io meglio di Obama a metà giugno lo incontrerò" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

NAPOLI - "I sondaggi che ho io mi danno il 75,1% di consensi" mentre per il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, "i sondaggi che conosco io dicono che luì è al 59%: soltanto Lula (il presidente del Brasile) arriva al 64%. Quindi il mio è un record assoluto". Così il premier Silvio Berlusconi, arrivando al Teatro San Carlo di Napoli. "Con l'amministrazione Obama - ha proseguito il premier - abbiamo ormai dai tempo relazioni anche molto strette, una bella collaborazione: io andrò, penso a metà di giugno, a incontrare Obama e i suoi collaboratori per preparare con loro il G8 e il G14 e quindi direi che collaboriamo su tutti i temi, sulla politica internazionale certamente, ma anche su temi che ci riguardano ancor più da vicino". A proposito dei sondaggi, il presidente del Consiglio ha usato una aneddoto "Mi sembra il principio della mia zia Marina: una volta l'ho trovata con un grande vestito rosa-rosso davanti a uno specchio dell'ingresso di Arcore e guardandosi allo specchio diceva: 'Marina come sei bella, Marina come sei bella'. Ed io le ho detto: 'ma zia, te lo dici da sola?' e lei: 'Certo, non me lo dice nessuno'". "Quindi - ha proseguito Berlusconi - i sondaggi sono fatti da altri, ma non è che in giro vengano con piacere pubblicati". Al termine del concerto a Napoli, Berlusconi ripartirà alla volta dell'Aquila per tornare sui luoghi colpiti dal terremoto di un mese fa. (1 maggio 2009

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Berlusconi: "Ho il record di consensi" (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

NAPOLI «Il mio consenso? E' un record assoluto». Nel giorno della Festa dei Lavoratori il premier Berlusconi torna a citare gli ultimi sondaggi e rivendica la sua popolarità tra gli italiani. «Sono al 75,1%. Lo dicono i sondaggi che però sono fatti da altri e non vengono pubblicati con piacere in giro». Il presidente del Consiglio, a Napoli per assistere al concerto dell’orchestra Berliner Philharmoniker diretta dal maestro Riccardo Muti in occasione del 1 Maggio, fa notare che nessun leader internazionale raggiunge un livello così alti di consensi: «I sondaggi che conosco io dicono che Obama è al 59%. Solo Lula è sopra il 60%. Quindi il mio è un record assoluto». A proposito dei sondaggi, il presidente del Consiglio ha usato una aneddoto famigliare: «Mi sembra il principio della mia zia Marina: una volta l’ho trovata con un grande vestito rosa-rosso davanti a uno specchio dell’ingresso di Arcore e guardandosi allo specchio diceva: "Marina come sei bella, Marina come sei bella". Ed io le ho detto: "Ma zia, te lo dici da sola?". E lei: "Certo, non me lo dice nessuno"». «Quindi - ha proseguito Berlusconi - i sondaggi sono fatti da altri, ma non è che in giro vengano con piacere pubblicati». Berlusconi ha poi annunciato che si recherà negli Stati Uniti a metà giugno per incontrare il presidente americano Barack Obama. «Con l’amministrazione Obama - ha spiegato Berlusconi - abbiamo relazioni ormai da tempo anche molto strette. Io andrò a metà giugno ad incontrare Obama e i suoi collaboratori per preparare il G8 e il G14». «Collaboriamo - ha concluso il premier - su tutti i temi: sulla politica internazionale ma anche su temi che ci riguardano più da vicino».

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Berlusconi: "Io meglio di Obama" Fischi e grida contro il premier (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Obama

NAPOLI - "I sondaggi che ho io mi danno il 75,1% di consensi" mentre per il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, "i sondaggi che conosco io dicono che luì è al 59%: soltanto Lula (il presidente del Brasile) arriva al 64%. Quindi il mio è un record assoluto". Così il premier Silvio Berlusconi, arrivando al Teatro San Carlo di Napoli per il concerto della Berliner Philharmoniker diretto dal maestro Riccardo Muti. All'uscita, però, è stato "salutato" da fischi e grida: " "Vattene via". Pochi invece gli applausi. Prima, invece, il premier aveva parlato dei suoi rapporti con la Casa Bianca. "Con l'amministrazione Obama - ha proseguito il premier - abbiamo ormai dai tempo relazioni anche molto strette, una bella collaborazione: io andrò, penso a metà di giugno, a incontrare Obama e i suoi collaboratori per preparare con loro il G8 e il G14 e quindi direi che collaboriamo su tutti i temi, sulla politica internazionale certamente, ma anche su temi che ci riguardano ancor più da vicino". A proposito dei sondaggi, il presidente del Consiglio ha usato una aneddoto "Mi sembra il principio della mia zia Marina: una volta l'ho trovata con un grande vestito rosa-rosso davanti a uno specchio dell'ingresso di Arcore e guardandosi allo specchio diceva: 'Marina come sei bella, Marina come sei bella'. Ed io le ho detto: 'ma zia, te lo dici da sola?' e lei: 'Certo, non me lo dice nessuno'". "Quindi - ha proseguito Berlusconi - i sondaggi sono fatti da altri, ma non è che in giro vengano con piacere pubblicati". OAS_RICH('Middle'); Al termine del concerto a Napoli, Berlusconi ripartirà alla volta dell'Aquila per tornare sui luoghi colpiti dal terremoto di un mese fa. (1 maggio 2009

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Quando al-Qaeda usava Hotmail (sezione: Obama)

( da "Stampaweb, La" del 02-05-2009)

Argomenti: Obama

WASHINGTON La rete terroristica di al Qaeda, che lo scorso anno si è rafforzata nelle zone tribali del Pakistan, è rimasta la più seria minaccia terroristica nel mondo nel 2008. «Al Qaeda e le sue reti affiliate hanno continuato a perdere terreno, allo stesso tempo strutturalmente e nell’opinione pubblica mondiale, ma restano la minaccia terroristica più grave per gli Stati Uniti e i loro alleati nel 2008», ha precisato la relazione annuale del Dipartimento di Stato americano sul terrorismo. «Al Qaeda ha ricostituito alcune delle sue capacità operative da prima dell’11 settembre, sfruttando le regioni tribali dirette federalmente (Fata), sostituendo i suoi tenenti catturati e uccisi e restaurando un certo controllo della sua direzione centrale, in particolare Ayman al Zawahiri», ha aggiunto il documento. Ma quello che più colpisce è la facilità con cui una rete molto efficiente si sia formata grazie a strumenti largamente accessibili ed entrati nell'uso quotidiano di tutti. Secondo quanto è emerso da documenti processuali relativi al procedimento in corso negli Usa contro Ali Saleh Kahlah al-Marri, al Qaeda, prima dell’11 settembre, ha utilizzato mezzi di comunicazione semplicissimi come account Hotmail, carte prepagate per cellulari e comuni software di anonimizzazione per cercare informazioni sul Web su sostanze letali. Lo stesso Khalid Sheikh Mohammed, considerato la mente delle operazioni terroristiche, avrebbe trasmesso un messaggio a un membro di al Qaeda negli Usa con la posta gratuita di Microsoft. VIDEO Obama risponde online alle paure dei cittadini Usa

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