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Report "Globalizzazione"  21-22 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

"Bene Sarkozy meglio ascoltare che boicottare" ( da "Stampa, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina un domani potrebbe vietare di criticare la ideologia comunista o altri paesi quella nazionale. Parlare di diffamazione in questo senso vuol dire davvero giocare con il significato delle parole. Dunque difendiamo fermamente il concetto che l'incitazione all'odio verso un gruppo umano qualsiasi è una offesa e un delitto,

TREVISO. Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura ... ( da "Corriere delle Alpi" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti - afferma il ministro Zaia - leggendo la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso»

Contributi per Protezione civile e pompieri ( da "Corriere delle Alpi" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Contributi per Protezione civile e pompieri BELLUNO. Il Consorzio Bim Piave sostiene la Protezione civile e i volontari dei vigili del fuoco. Il consiglio direttivo ha infatti stanziato 17mila euro complessivi, per sostenere alcune iniziative locali. In particolare, al Nucleo di Protezione civile Ana dell'Alpago andranno 1.

Mercati liberi ma con regole ( da "Tribuna di Treviso, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Messico e Sudafrica) e a quelli del G3 (Argentina, Australi e Egitto) che però hanno partecipato ai lavori e condiviso alcuni punti. Il rappresentante della Cina ha però mostrato sui dazi una posizione difensiva chiedendo che vengano "regole scientifiche" nell'individuarli, e anche il rappresentante egiziano ha sottolineato come debbano essere rivisti e risolti attraverso

Zaia: ( da "Libertà" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati, si sottolinea l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante - afferma il ministro Zaia -. Leggendo la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso».

G8 agricolo, nel mirino le speculazioni sui prezzi ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. Il documento sarà ora portato dalla presidenza italiana al vertice G8 di luglio a La Maddalena.

frattini: l'italia ha avuto ragione a non andare ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: una nuova «efficace» governance internazionale ha bisogno di «Europa forte, capace di esprimersi con una voce sola sui grandi temi». Altrimenti - mette in guardia - il «paventato G2, Usa-Cina, potrebbe effettivamente emarginare i paesi europei sulla scena internazionale. Potrebbe cioè condannare l'Europa a un ruolo marginale».

A TOLOSA SEQUESTRATI DUE MANAGER DI MOLEX AUTOMOTIVE ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: NAZIONALE Pagina 5 FRANCIA A TOLOSA SEQUESTRATI DUE MANAGER DI MOLEX AUTOMOTIVE Due dirigenti della Molex Automotive, filiale francese della Molex USA, sono stati sequestrati da dipendenti nella sede di Villemur-sur-Tarn, vicino a Tolosa. La Molex aveva annunciato nell'ottobre scorso di voler chiudere l'impianto per trasferire le attività in Cina, con la perdita di 300 posti di lavoro.

g8, agricoltura e fame nel mondo tornano priorità ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «È un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti - afferma il ministro Zaia -.

agricoltura, lotta alla speculazione ( da "Nuova Sardegna, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti - afferma il ministro Zaia - leggendo la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso»

un fondo cinese vuole entrare nella daimler ( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E da Shanghai arrivano stime che parlano della Cina come il primo mercato dell´auto al mondo nel 2009, come già anticipato dal sorpasso delle vendite sugli Usa a gennaio. In un mercato mondiale stimato nel 2009 in calo, secondo J. D. Power, dell´8,2%, la Cina dovrebbe crescere di circa il 10%.

maxi-collocamento nell'alluminio cinese un test per le borse ( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alluminio cinese un test per le Borse La Cina lancia quello che potrebbe essere il più grosso collocamento azionario dell´anno. Si tratta della prima quotazione in Borsa, a Hong Kong, del colosso Zhong Wang, uno dei leader mondiali nei prodotti in alluminio. Con l´offerta pubblica di sottoscrizione Zhong Wang punta a raccogliere 1,6 miliardi di dollari Usa.

rassegna cinematografica a porretta ( da "Tirreno, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: della globalizzazione, dei doppi turni e della presunta felicità determinata dai consumi. Questi i prossimi appuntamenti della rassegna: martedì 5 maggio alle 21, verrà proposto "Piccoli affari sporchi" di Stephen Frears (Gran Bretagna 2007). Martedì 12 maggio alle 21, la rassegna prevede la proiezione di "Il destino nel nome"

Usa poco felici, Oracle su Sun. Cina: più nucleare ( da "Manifesto, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: DIARIO DELLA CRISI Usa poco felici, Oracle su Sun. Cina: più nucleare Maurizio Galvani L'Isola «felice» è l'Italia mentre tutto il resto del mondo trema. In Usa, ad esempio, il superindice della Conference Board - che misura lo stato di salute futura dell'economia - ha segnalato a marzo un calo pari allo 0,3% dopo il -0,

A Fès il terzo festival della cultura sufi ( da "Manifesto, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è il Forum «Un'anima per la globalizzazione» a cui partecipano personalità come Edgar Morin e Majid Ranema. Ogni giornata si chiude con i concerti e i rituali "samaa" di artisti e confraternite sufi. Il festival propone una serie di incontri, conferenze, atelier che sviluppano in tutte le direzioni la conoscenza del Sufismo.

Il new deal verde ( da "Manifesto, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: autunno e l'inverno le maggiori economie mondiali, dagli Usa all'Europa al Giappone alla Cina, hanno varato pacchetti di incentivi e «stimoli» all'economia e il programma ambientale dell'Onu (Unep) ha quantificato: si aspetta che il 33% di questi pacchetti sia destinato all'«economia verde». La crisi dà ragione ai verdi, dunque?

Piero Angela racconta Darwin ( da "Provincia Pavese, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in un momento storico in cui il pianeta si globalizza ma cristiani, musulmani, ebrei contano i loro anni con datazioni differenti, si potrebbe scegliere come linea di demarcazione l'anno in cui è stato pubblicato il libro di Darwin sulla teoria evoluzionistica. Dopo la scoperta del fuoco e l'invenzione della ruota quello che ha segnato la storia umanità,

Busetto e la mucca Margherita chiedono aiuto alla Provincia. Ieri mattina proprio fuori d... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ieri mattina proprio fuori dall'aula del consiglio provinciale l'imprenditore agricolo Andrea Busetto e la fida mucca Margherita hanno inscenato un anomalo sit-in di protesta, chiedendo maggiori tutele per i piccoli imprenditori. «La globalizzazione ci sta uccidendo» - ha tra l'altro spiegato l'imprenditore. A pag.34

PESARO - Busetto e la mucca Margherita chiedono aiuto alla Provincia. Ieri mattina propri... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione ci sta uccidendo e chiediamo all'amministrazione provinciale di istituire un piccolo fondo per tutelare noi piccoli imprenditori agricoli. Il nostro latte è sano ed è prodotto nel territorio, quello dei grandi marchi nessuno lo sa».

Intesa alla Caterpillar: meno tagli e fabbrica operativa fino al 2015 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In ottobre l'azienda aveva annunciato di voler chiudere l'impianto per trasferire le attività in Cina, tagliando 300 posti. © RIPRODUZIONE RISERVATA BOSSNAPPING A Tolosa sequestrati due manager della filiale di Molex Automotive, che vuole trasferire la produzione in Cina

La Terza Italia delle reti locali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la prima dell'era della globalizzazione - i cui esiti sono ancora poco prevedibili. Ma intanto qualche valutazione si può cominciare a fare. Se proviamo a prendere una fotografia dell'impatto della crisi a livello territoriale, ne ricaviamo una mappa che piacerebbe a Fernand Braudel e agli storici sociali della "lunga durata".

Nelle recessioni il Graal dell'economia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina e forse il Canada». Quanto all'Europa di oggi, Koo nota che nel Welfare State la funzione di "stabilizzatore automatico" della politica fiscale opera assai più che in Giappone o in Usa, ma che occorre una mobilitazione fiscale più ampia, specie in Germania e Francia: altrimenti misure di spesa da parte di altri Paesi Ue più piccoli rischiano di avere efficacia limitata.

Ridono, urlano, s'infiammano. Tremila fans scatenatissimi, dai dodici ai vent'anni... ( da "Messaggero, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Eccoci al Porta di Roma, Bufalotta, Cine Cité. La folla ondeggia dietro le transenne: ola, ola, ola. Migliaia di colori. Mamme e papà, tantissimi, retrocedono e lasciano la pole position alle loro ragazzine. C'è chi viene da Caserta, da Napoli, da Prato, da Bologna. Non manca qualche cinesina sorridente.

Da Cina e Usa i segni di ripresa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pechino usa le riserve per comprare commodity Da Cina e Usa i segni di ripresa Il rialzo dei prezzi però supera le indicazioni dei fondamentali Gianni Mattarelli MILANO Una caratteristica delle ultime settimane è il ritorno della predisposizione al rischio nel mercato dei metalli, dopo mesi di forte avversione.

L'Asia mette a profitto gli accordi bilaterali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tra i più importanti allo studio oggi ci sono quelli fra Asean e India, fra Giappone e Sudcorea, fra Tokyo e New Delhi, fra Cina e Australia. Gli Usa e l'Europa piuttosto – sottolinea Kawai – presto dovranno ringraziare l'espansione dei commerci intra-regionali in Asia generata dagli accordi di libero scambio e associata al rilancio della domanda asiatica.

Focus / 2 La ripresa che verrà. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: India e Cina) possono garantire, grazie alla grandezza dei rispettivi mercati interni, un effetto di sostituzione che vada a colmare il vuoto lasciato dal calo della domanda dei Paesi in-dustrializzati, i più colpiti dalla crisi mondiale. La previsione è di Coface, la società di assicurazione del credito all'export,

In Turchia sostegni pari al 4% del Pil ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nel settore della ricerca con l'aiuto della Cina e in quello delle energie alternative. Naturalmente resta il problema della disoccupazione, che a gennaio ha raggiunto il picco record del 15%, il problema più grave provocato in Turchia dalla crisi che ha toccato il Paese con otto mesi di ritardo rispetto agli Usa.

No di Cina e India all'accordo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: documento di indirizzo No di Cina e India all'accordo Sulle scorte alimentari critiche anche di Brasile, Sud Africa e Messico Alessio Romeo CISON DI VALMARINO «Tutte le istanze avanzate dall'Italia alla fine sono state accolte ». è soddisfatto, il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, al termine dei lavori del primo G-8 dell'Agricoltura che si è chiuso ieri a Cison di Valmarino (

Le grandi case alla ricerca di nuovi equilibri ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in attesa della Cina, che si sta aprendo ora alla motorizzazione: da qui ai prossimi giorni dalle case mondiali arriveranno i dati sulle trimestrali e il mercato si attende una stagione di bilanci in perdita, (almeno a livello di risultato operativo) sulla scia del crollo del 20% del mercato proprio nei principali Paesi.

Gm pronta a cedere Opel a costo zero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: offerta arriva dalla Cina. La struttura dell'operazione Opel, la cui gestione è affidata a Dresdner Bank (gruppo Commerzbank), potrebbe vedere la creazione di una nuova società cui Gm apporterebbe asset stimati in 3 miliardi di euro, mantenendo una quota; il soci finanziario dovrebbe iniettare un minimo di 500 milioni direttamente nell'azienda;

General Motors dà in regalo Opel ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ha fatto sapere che non intende vendere le attività sudcoreane e che «probabilmente» costruirà un nuovo stabilimento in Cina. Lo ha detto ieri il presidente dell'area Asia-Pacifico, Nick Reilly al salone dell'auto a Shanghai. Reilly ha anche assicurato che Gm manterrà il marchio Buick che è il «più redditizio». Mentre 1.600 colletti bianchi di Detroit stanno per essere licenziati.

Nel calcio sentiamo di più il razzismo perché c'è maggiore attenzione, ma si devono prendere delle misure decise perché il mondo ormai è globalizzato ( da "Messaggero, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi Nel calcio sentiamo di più il razzismo perché c'è maggiore attenzione, ma si devono prendere delle misure decise perché il mondo ormai è globalizzato

salone al via ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il testa a testa con gli Usa è iniziata già a gennaio quando per la prima volta in Cina sono state vendute più vetture. La Cina è al momento l'unico grande mercato al mondo dove è possibile aumentare le vendite. 21/04/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

Auto, la crisi non è di casa a Shanghai La Cina sogna il sorpasso sugli Usa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Auto, la crisi non è di casa a Shanghai La Cina sogna il sorpasso sugli Usa --> Martedì 21 Aprile 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print nascosto-->

Auto, il sorpasso cinese ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: primo al mondo a causa della forte crisi del mercato Usa. Il testa a testa con gli Stati Uniti è iniziata già a gennaio quando per la prima volta in Cina sono state vendute più vetture. E a Shanghai l'amministratore delegato della casa di Maranello, Amedeo Felisa, ha ricordato l'importanza del mercato Apac, dove nel 2008 ha raggiunto il risultato record di oltre mille auto vendute.

Il primo G8 chiede regole e stop alle speculazioni ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti », afferma il ministro Zaia.

G8 agricolo: Contro la fame rilanciare il settore primario ( da "Giornale di Brescia" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati, ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. Il supporto proposto dal G8 all'agricoltura e alla lotta alla fame riguarda non solo l'adozione di piani volti a favorire la produzione di cibo,

Fiat-Chrysler, conto alla rovescia ( da "Giornale di Brescia" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: oppure rischio crac per la Casa Usa. Marchionne continua a trattare con i sindacati americani. E la Cina, intanto, diventa il primo mercato ROMALa scadenza del 30 aprile fissata dall'amministrazione Obama si avvicina e Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, vola di nuovo negli Stati Uniti per proseguire la trattative su un'eventuale alleanza con Chrylser.

( da "Avvenire" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: per esempio in Cina è ripresa la produzione industriale e alcuni indici di fiducia negli Stati Uniti stanno migliorando. Anche il dato sulle esportazioni italiane a febbraio ha fatto il 3,5%». Si tratta tuttavia «di segnali ancora deboli che stiamo cercando di valutare» e «non possiamo certo dire che siamo fuori da questa enorme e fortissima recessione»

Come sarà il capitalismo dopo la crisi? ( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La questione è molto più generale ed è in misura non trascurabile legata alla globalizzazione. I salari delle professioni tradizionali nei paesi industrializzati non possono crescere perché sono oggetto di una fortissima concorrenza da parte dei nuovi attori. Sono aumentati i compensi di tutti coloro che, in un modo o nell'altro, godono di una posizione monopolistica.

I segreti del super caccia Usa rubati dagli hacker. Cinesi? ( da "Rai News 24" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: informatici è partito dalla Cina. Non è la prima volta che gli hacker si fanno beffe della sicurezza informatica del ministero Usa della Difesa: di recente è stato violato anche il sistema di controllo del traffico aereo militare. Secondo le fonti citate dal quotidiano finanziario, i pirati sono riusciti a scaricare diversi terabyte di dati che non riguardano i segreti più delicati -

MA L'ITALIA NON PENSA AL CLIMA ( da "Lavoce.info" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il presidente Usa ha invitato i leader di Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione europea,Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea, Messico, Russia e Sud Africa, nonché il segretario generale dell?Onu, Ban Ki Moon, e la Danimarca, in qualità di presidente della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici.

Allarme alieni in Europa ( da "Scienze.it, Le" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ecologia e ambiente Globalizzazione biologia Allarme alieni in Europa Nella sola Gran Bretagna gli artropodi non autoctoni provocano ogni anno un danno agricolo pari a circa 2,8 miliardi di euro PAROLE CHIAVE agricoltura Specie vegetali e animali aliene stanno invadendo sempre più l'Europa: è questo l'allarme lanciato da un articolo apparso su Frontiers in Ecology and the Environment,

Cina, Italia leader anche nel lusso da diporto ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina nel 2008, ha rappresentato per le aziende italiane un fatturato di 18 milioni di dollari, con una quota di mercato del 36% ed un incremento, su base annua, del 196%. Gli Usa seguono con una quota di mercato del 26,7%, mentre molto distanziata appare la UK, con una quota di solo il 10,6%.

Coldiretti: il falso made in Italy. Vale 50 miliardi di euro ( da "Sestopotere.com" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Le imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono con il Parmesan la punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c'è anche - sottolinea la Coldiretti - il Romano prodotto nell'Illinois con latte di mucca anziché di pecora,

"Hacker cinesi beffano il Pentagono" Rubati i segreti del superbombardiere ( da "Stampaweb, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Stando ad alcuni ex funzionari del Pentagono dietro ai crescenti attacchi ciber-nautici ci sarebbe la Cina che negli ultimi mesi - afferma un un rapporto della Difesa Usa - ha compiuto «consistenti progressi» nello sviluppo di tecniche di guerre di online. Accuse respinte da Pechino che ha bollato come «prodotto di una mentalità da Guerra Fredda» il rapporto del Pentagono.

Ambiente, Frattini: G8 sarà svolta se presi impegni vincolanti ( da "Reuters Italia" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre Usa e Cina sono d'accordo sui principi e sul metodo dell'inclusione di tutti i grandi emettitori mondiali come precondizione per ottenere un risultato condiviso. Uno degli obiettivi politici è di ottenere l'impegno di massima di Cina, India e Usa, che sono grani emettitori di C02, non solo sul metodo ma anche sulla sostanza,

Pirati informatici rubano segreti del caccia F-35 ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ex funzionari Usa, riporta ancora il Wall Street Journal, avrebbero detto che gli attacchi sembrano provenire dalla Cina, ma il giornale precisa che è difficile stabilirlo, perché su Internet è molto facile nascondere la propria identità. L?ambasciata cinese ha dichiarato che la Cina "si oppone e proibisce ogni forma di cybercrimine".

Superindice Usa e Bank of America affossano i listini. Mibtel -3,88% ( da "Sicilia, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: introito derivato dalla cessione di una banca in Cina. I listini europei, già in calo nella mattinata, si sono subito adeguati e hanno subìto un'accelerazione nelle vendite sulla scia del pessimo andamento di Wall Street dove perdite a doppia cifra registravano Bank of America e Citigroup. A spingere le vendite, oltre alle prese di beneficio conseguenti ai rialzi delle ultime settimane,

Una messa a Basagliapenta per il secondo anniversario della morte di pre Toni Beline ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: altro possa essere utile a rendere presenti e attuali le intuizioni e le idèe del parroco che contribuì, con le sue battaglie e con le sue opere a prendere coscienza della particolarità culturale e storica dell'essere friulani, in un contesto di globalizzazione accelerata e sempre più omologante. Per informazioni: 0432 764381 o lo 0432 848882, email- mauro.della.schiava@alice.it"

Cison di Valmarino NOSTRO INVIATO Meno sussidi all'agricoltura nelle nazioni ricche e m... ( da "Gazzettino, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Sud Africa, Brasile, Messico - i G5 - e Argentina, Egitto e Australia non hanno ancora una posizione comune come quella trovata ieri al summit di Cison di Valmarino dai G8, ma si muovono quasi di concerto. «Il documento dei G8 è sicuramente innovativo, bisogna iniziare a collaborare per poter affrontare le nuove sfide -

VICENZA - Lo slogan è efficace: "Prepariamoci al meglio". Sintetizza la voglia di chiudere il c... ( da "Gazzettino, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economista Richard Florida secondo il quale la globalizzazione si è fermata da sola a 147 dollari il barile. L'economia si è resettata, lo sviluppo ha cambiato direzione per poter crescere ancora. Vicenza può continuare ad essere una capitale mondiale della manufatturiero e della piccola impresa se saprà passare a modelli più avanzati di organizzazione industriale,

Vicenza NOSTRO INVIATO Non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi, ma ho l'imp... ( da "Gazzettino, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: All'estero, Cina e Usa, i dati indicano un miglioramento. Nel governo si fa strada l'idea che l'Italia possa uscire meglio di altri dalla recessione. Non per una singolare configurazione astrale, ma perché, come la Germania, e al contrario della Gran Bretagna, ha mantenuto una forte presenza industriale.

( da "Sicilia, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa-Cina, potrebbe effettivamente emarginare di fatto i paesi europei nella scena internazionalè. Frattini mette dunque in guardia sulla necessità di "impegnarsi per scongiurare" un altro "formato e un'altra ipotesi di governance" sottolineando che "senza istituzioni più forti ed una rinnovata capacità di agire per la difesa degli interessi comuni,

A Siracusa il G8 Ambiente - Il retroscena del negoziato: la partita si gioca sulle tecnologie - L'intesa possibile ( da "e-gazette" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: intesa per portare gli Usa più vicini a un accordo possibile al summit climatico di dicembre a Copenaghen. Coinvolgere Cina, India e altri Paesi in accordi mondiali di settore, per esempio sugli standard tecnologici condivisi. Esempio pratico: l?accordo tra Italia e Tunisia per produrre in Africa Settentrionale energia da fonti rinnovabili (come il fotovoltaico)

L'ABBRACCIO INSCINDIBILE TRA CINA E DOLLARO * ( da "Lavoce.info" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a causa della drammatica vulnerabilità del bilancio Usa. Forse che la Cina sta tentando di tenere il piede in due staffe? Vuole mostrarsi come la vittima del sistema basato sul dollaro, quando per lungo tempo ne ha beneficiato e ha contribuito a favorirlo. Il problema attuale è l?ovvia conseguenza della strategia mercantilistica, deliberatamente perseguita dalla Cina.

Fondi sovrani, seconda ondata ora le "prede" sono le industrie L'INCHIESTA ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: acquisto di titoli del Tesoro Usa. Ancora più complessa la questione con la Cina. In questo caso il fondo sovrano è alimentato con il macroscopico surplus commerciale: i cinesi com?è noto sono riluttanti ad accettare una rivalutazione dello yuan per riequilibrare l?interscambio con l?

Il critico degli errori nella globalizzazione L'AUTORE ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 4 Il critico degli errori nella globalizzazione L?AUTORE Joseph Stiglitz (foto a sinistra), professore di economia presso la Columbia University di New York, ha vinto il Nobel per l'economia nel 2001. Il suo ultimo libro, scritto assieme a Linda Bilmes, è "The Three Trillion Dollar War: The True Costs of the Iraq Conflict" (La guerra da tremila miliardi di dollari:

La dipendenza dai videogiochi è una realtà. Parola della Iowa States University ( da "PC World online" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina delinea i tratti della "dipendenza da Internet"; Ricerca AMD: l'Europa "soffre" di dipendenza dal web la dicono lunga sulle condizioni in cui tutti versiamo, senza considerare l'uso pressoché ossessivo che si fa di Facebook. Il dottore in psicologia Douglas Gentile, a capo del team di ricerca della Iowa States University,

E' nel blog il futuro del giornalismo?. ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte.

Nel pieno della crisi o fuori dal tunnel? ( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dalla Cina arrivano segnali positivi e c'è stato l'arresto della caduta dei prezzi delle case Usa spiega Boeri Non credo tuttavia che la strategia di rendere opachi i bilanci delle banche americane» tranquillizzi i risparmiatori. Chi è ottimista, nel senso che scommette su una possibile inversione di rotta da ottobre in poi,

Al via il think tank rutelliano, bipartisan ed ecosostenibile ( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: inclusione nel processo decisionale perché «è impossibile imporre regole blinding alla Cina se la Cina non concorre a formarle con noi». Dopodiché a Copenhagen l'Italia punterà a chiedere che India, Cina e Usa si impegnino ad avvicinarsi nella sostanza al 20-20-20 già deciso dall'Ue. E a fare da motore alle potenzialità dell'innovazione tecnologica.

La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte.

Giù gli operai, su gli autonomi ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la globalizzazione, un po' le pazzie della finanza hanno accresciuto. In Italia i divari sono più ampi che negli altri paesi dell'Europa continentale, «tuttavia non si osserva un periodo prolungato di crescita della disuguaglianza». Ma, in altri dati che abbracciano il periodo dal 1993 al 2006, mentre i dipendenti restavano quasi fermi (

A casa di Stefania ( da "Nuova Ecologia.it, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina e India che dagli impegni di riduzione di Kyoto sono rimasti fuori''. Per quanto riguarda il nostro Paese: ''Abbiamo privilegiato - ha ricordato Prestigiacomo - il ricambio delle auto inquinanti con quelle ecologiche. Abbiamo confermato e semplificato il bonus fiscale del 55% per le ristrutturazioni edilizie in chiave di risparmio energetico.

Cracker in azione nei cieli USA ( da "Punto Informatico" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, persistono difficoltà nell'individuare i veri colpevoli vista la relativa facilità con cui è possibile camuffare la propria identità online. E se non bastasse la breccia nei sistemi del Pentagono, gli ufficiali lanciano l'allarme anche sul sistema di controllo del traffico dell'Air Force, violato nei mesi recenti con gran preoccupazione della NSA per le possibili conseguenze

Violati i segreti del Pentagono: rubati i piani sul caccia del futuro ( da "Corriere.it" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Stando ad alcuni ex funzionari del Pentagono dietro ai crescenti attacchi cyber-nautici ci sarebbe la Cina che negli ultimi mesi - afferma un rapporto della Difesa Usa - ha compiuto "consistenti progressi" nello sviluppo di tecniche di guerre di online. Accuse respinte da Pechino che ha bollato come «prodotto di una mentalità da Guerra Fredda» il rapporto del Pentagono.

di Marco Pasciuti Stavolta il cielo sopra Arlington, Virginia, è sgombro ... ( da "Leggo" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 8 volte la velocità del suono e di rendersi invisibile ai radar, avrebbe pochi segreti. La minaccia ha matrice cinese. Per il Pentagono, la Cina starebbe sviluppando nuove tecniche di "guerra online" per sopperire alle sue difficoltà militari. Ma Pechino respinge le accuse: «Sono frutto di una mentalità da Guerra fredda».

Quanti ostacoli per un'azione anti-razzismo dell'Onu ( da "Arena, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nonostante la globalizzazione e l'urgenza di integrazione e di politiche comuni, non è riuscito ad inventarsi nessuna altra palestra, così universale, di incontro tra «diversi». Che cosa sta alla base del razzismo e del non riconoscimento dell'Olocausto? Certamente delle ragioni politiche, storiche.

F-35, rubati i segreti del caccia americano ( da "Arena, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pentagono è sotto attacco da mesi da parte di cyberspie in apparenza provenienti dalla Cina, che sono riuscite a violare i computer della Difesa e a mettere le mani su segreti preziosi. I progetti del supercaccia F-35, un progetto internazionale a cui partecipa anche l'Italia, sembrano essere finiti in mani sbagliate e le spie ora conoscono i piani del più costoso programma militare Usa.

e oggi i boys partono in treno per l'europa ( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma anche con i docenti su argomenti come la globalizzazione, la crisi e la geopolitica dell'Europa», spiega Bezzo. Impossibile non parlare di Debora Serracchiani. «Il suo è un nome che piace molto e parleremo anche di lei nel corso del viaggio, il tempo di sicuro non mancherà per approfondire tutti i temi».

un vademecum per l'uomo globalizzato ( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pagina 13 - Cultura e spettacoli Un vademecum per l'uomo globalizzato Il fondatore Pacini L'IDEA «Si cerca di fare sintesi sulla condizione dell'individuo contemporaneo» «Un ossimoro per l'uomo globale». A distanza di cinque anni dall'averlo coniato, Marco Pacini scherza ancora sulla discussa origine del marchio vicino/lontano.

nel gorgo della paura con bettin - nicolò menniti-ippolito ( da "Centro, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che è il risultato della globalizzazione». Ecco perché quel continuo dire «paroni a casa nostra» diventa anche espressione di sofferenza. «Ci sono due significati - dice Bettin - uno è deteriore, è segno di ottusità, di rifiuto del mondo, ma l'altro è un modo di reagire alla metamorfosi di un territorio, alla perdita del senso di appartenenza ad una comunità»

LIBRI Gli orti felici Luciana Littizzetto e Paolo Pejrone improvvisano alle 18,30 un Due... ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: via Rosmini 1 Globalizzazione Alle 21, il Generale Carlo Cabigiosu parla sul tema «Fattori di instabilità nel mondo globalizzato». Ingresso libero. Circolo Ufficiali, corso Vinzaglio 6 Avventura Evento letterario (ore 21,30) dal titolo «Il libro dei viaggi - Itinerari tra le pagine di Giovanni Battista Ramusio», di Bruno Burdizzo.

play trend nel calendario europeo della creatività ( da "Tirreno, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: USA, America Latina (Argentina, Brasile,Colombia), Asia, Estremo Oriente (Turchia, Emirati Arabi, India, Taiwan, Cina, Filippine, Giappone) fino all'Australia Il punto di forza e di novità di Play Trend consiste nell'avere previsto a luglio per i primi 8 designati una residenza creativa di una settimana - Fashion Hub - all'

. La Germania vede la fine del tunnel ( da "Secolo XIX, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Poi un miglioramento delle prospettive economiche per gli Usa e i «prudenti impulsi positivi» che arrivano da Paesi come la Cina.iinfine c'è il fatto che i pacchetti di stimolo decisi dal governo tedesco «fanno sentire sempre più i loro effetti». 22/04/2009

se la recessione fa bene all'ambiente - federico rampini pechino ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l´apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai.

dal nostro corrispondente NEW YORK - I pirati cibernetici colpiscono di nuovo, dirett... ( da "Messaggero, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incluso Paesi alleati degli Usa. Il Pentagono sospetta tuttavia che l'attacco sia stato ideato dalla Cina, che rimedierebbe con la sua bravura nel campo dello spionaggio cibernetico alla sua arretratezza nel campo degli armamenti. Ma il governo cinese ha reagito ieri con una dichiarazioone categorica: «La Cina si oppone e vieta ogni forma di crimine cibernetico.

Moroso, il contract salverà il made in Italy ( da "MF Fashion" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che trova casa soprattutto nelle economie più effervescenti da quelle mediorientali alla Cina passando per l'area dell'ex Unione Sovietica e che in questo momento congiunturale deve sapersi imporre e garantire il livello qualitativo che da sempre contraddistingue l'operato italiano da quello di altri paesi che magari costano meno ma sono anche meno affidabili.

Prove di intesa sull'effetto serra. E Londra si mobilita per le api ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: allargato ad altri 12 Paesi (compresi Cina e India), sui cambiamenti climatici. è un banco di prova importante dopo la svolta impressa da Barack Obama alla linea Usa sull'effetto serra. Il Governo inglese lancia un piano per tutelare le api. Oggi, Giornata mondiale della Terra, Il Sole 24 Ore esce a «Impatto Zero».

Washington, il Consensus non è morto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: quali il consenso di Washington si identifica con la globalizzazione e con il "pensiero unico neo-liberale". Prima di affossarlo, è bene intendersi su cosa sia il cosiddetto Washington Consensus.L'espressione, coniata nel 1989 dall'economista inglese John Williamson, si riferiva ai Paesi emergenti, soprattuto l'America Latina, e contiene dieci punti, dei quali i più importanti sono:

Record di profitti per Tesco ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il gruppo ha una forte presenza in Cina e di recente ha acquistato la catena di negozi Homever in Corea del Sud. Performance positiva anche in Europa, dove le vendite sono aumentate del 29,1 per cento. Meno brillante la situazione negli Stati Uniti, dove la catena Fresh & Easy rilevata da Tesco ha più che raddoppiato le perdite, salite da 62a 142 milioni di sterline.

Cala ancora l'output di acciaio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Qualche spiraglio di speranza si intravvede al contrario negli Usa, dove Ak Steel ha appena comunicato perdite trimestrali inferiori alle attese, oltre che in Cina. Nel Paese asiatico l'output di acciaio in marzo si è ridotto di appena lo 0,3%, mentre nel primo trimestre è addirittura cresciuto dell'1,4% (a 127,4 milioni di tonn).

Gli hacker rubano i dati del progetto Jsf ( da "Manifesto, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ambasciata cinese a Washington ha risposto seccamente che la Cina proibisce ogni forma di crimine informativo e ha definito i report americani «un prodotto della mentalità da guerra fredda». Gli Usa non hanno un ufficio unico per la sicurezza informatica, per crearlo Bush avrebbe stanziato 17 miliardi di dollari, cifra che Obama è pronto a spendere.

di SOLIDEA VITALI ROSATI WASHINGTON E' THOMAS Friedman... ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la globalizzazione fino al dissennato sfruttamento delle risorse terrestri. L'annuncio dell'assegnazione del Premio non poteva quindi che essere un grande evento mondano, come da quattro anni a questa parte, capace di attrarre all'Ambasciata d'Italia a Washington trecento personalità di spicco del mondo dell'informazione,

Solidarietà: giovani addestrati per andare in Africa ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: educazione alla mondialità alla globalizzazione dei diritti, dai nuovi stili di vita e nuovi modelli di sviluppo all'informazione alternativa, dal mondo che vogliamo all'ascolto e il rispetto per l'Africa. Molto entusiaste le valutazioni dei partecipanti che si apprestano a partire per un'emozionante esperienza di volontariato nelle strutture de «L'Africa chiama»

Si impennano i profitti di Ducati ( da "Milano Finanza (MF)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: impennano i profitti di Ducati Il gruppo debutta in Cina per accrescere la quota del mercato mondiale oltre il 6% Ma il 2009 sarà un anno di consolidamento Per Ducati il 2008 «è il migliore anno in assoluto» della storia del gruppo. E se la casa motociclistica di Borgo Panigale fosse rimasta a Piazza Affari, probabilmente si sarebbe fatta un baffo della crisi che ha travolto i mercati.

Corsari della rete il supercaccia ( da "Eco di Bergamo, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Oltre alla Cina, che in questi giorni ha ripetutamente smentito di essere impegnata in alcuna attività di cyberspionaggio contro gli Usa, le fonti anonime citate dal Wall Street Journal hanno indicato anche entità turche come possibili responsabili delle infiltrazioni.

Scatta la Settimana del cinema ( da "Giornale di Brescia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Alle 10 gli studenti potranno vedere la pellicola «Shower» (Cina, 1999). Mentre alle 12 sarà la volta di «Juno» (Canada-Usa, 2007). L'iniziativa rientra nelle tipologie di esperienze che danno luogo al riconoscimento di crediti formativi universitari. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Servizio formazione permanente dell'Università Cattolica allo 030.

NEW YORK IL SUPERBOMBARDIERE F-35 destinato a diventare il gioiello d'attacco ... ( da "Giorno, Il (Milano)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina. Mentre Obama e il presidente cinese Hu si scambiano segni di amicizia e collaborazione finanziaria ed economica ai summit del G 20 i «pirati» del Grande Oriente con uno schermo e una semplice tastiera cercano di penetrare la fortezza telematica del Pentagono, dove risiede il cervello dell'intero sistema difensivo Usa e questa volta il colpo sarebbe eccezionale perché gli hackers

GLI 007 ARMATI DI MOUSE ( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: piazza da una parte i Paesi in crescita (Cina e Russia), dall'altra le Potenze tecnologiche occidentali. Come rileva nel numero di marzo la Revue de Défense National, i tentativi via internet di fare fallire un'operazione militare hanno un'efficacia direttamente legata alla capacità di informazione e pianificazione dell'avversario.

Antonio Fulvi Livorno I NUMERI sono ogni anno ragguardevoli, ma per quanto da record ... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Gran Bretagna, Tunisia, Marocco, Croazia, Argentina, Brasile, Usa, Giappone. La sfida si disputa sui J-24, barche rigidamente monotipo assegnate a sorteggio. E QUEST'ANNO le marine militari hanno deciso di esibirsi per le strade di Livorno con una spettacolare parata che vedrà le loro rappresentanze con bandiere e giodoni caratteristici.

Terrorismo ed economia: ecco i temi più dibattuti degli ultimi anni. E se tra loro esistesse un... ( da "Unita, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La deflazione agevola il processo di globalizzazione, o meglio, la colonizzazione del mondo da parte della finanza occidentale. Lo Stato retrocede dall'arena economica e lascia al mercato finanziario il compito di gestire il grosso dell'economia. E Alan Greenspan diventa più potente del presidente Clinton.

UN MEZZOGIORNO NON LOCALE ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione. Quest'ultima, ormai fuori controllo, avrebbe dato vita ad una sorta di «capitalismo del disastro». È vero, sostiene Moisès Naim rispondendo a sette domande sulla globalizzazione ( Il Sole 24 Ore). Tuttavia indietro non si torna, afferma, ciò che si rivela indispensabile è dare risposta alla necessità di una collaborazione diretta a risolvere i problemi collettivi.

CACCIA USA, Hacker rubano piani Pirateria informatica o spionaggio militare? Quale che sia, qualc... ( da "Unita, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Al Pentagono sospettano che l'operazione, sia opera di spioni informatici e gli occhi sono puntati sulla Cina da cui l'attacco sembra provenire. Ma Pechino accusa gli Usa di avere ancora una logica di guerra fredda e assicura la persecuzione dei cyber crimini. In pillole

Rubati i piani segretissimi del nuovo supercaccia Usa ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nuovo supercaccia Usa LO RIVELA IL «WALL STREET JOURNAL» HACKER ALL'ATTACCO NEW YORK Violata la sicurezza informatica del Pentagono. Sospetti sulla Cina II Alcuni hacker sono riusciti a violare la sicurezza informatica del Pentagono e a rubare alcuni segreti del più costoso progetto militare statunitense, quello da 300 miliardi di dollari per la realizzazione del supercaccia F35.

Al via a Siracusa G8 Ambiente, punta su tecnologie verdi ( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: impegno di Usa, Cina e India sui prossimi negoziati di Copenhagen. "Da Siracusa può partire una grande alleanza fra nord e sud nel mondo nel segno della tecnologia e per coniugare ambiente e sviluppo - ha dteto in un comunicato diffuso questa mattina Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, che presiede la tre giorni siracusana -

Lo stampaggio passa all'energia eolica ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Francia, Brasilee Cina) e una joint venture sempre in Cina, a Shenyang, Nord Est di Pechino. E proprio dal colosso asiatico proviene la maggior parte del fatturato (28,6%); seguono la Germania ( 19,6%) e il Nord America (Usa e Canada pesano per il 17,9%). Il mercato italiano si attesta al 12,3 per cento.

Borse Asia-Pacifico:peggiorano con Singapore,Shanghai,tiene Seul ( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In tenue ribasso la borsa australiana dove il produttore di fertilizzanti Incitec Pivot è andato a picco dopo le dimissioni dell'AD. Greggio in calo poco sopra 48 dollari al barile mentre i prezzi dei metalli industriali sono misti con il rame sostenuto da un rapporto che evidenzia importazioni record del metallo dalla Cina.

Cyberspie rubano i segreti dei caccia F-35 ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sotto attacco da mesi da parte di cyberspie in apparenza provenienti dalla Cina, che sono riuscite a violare i computer della Difesa e a mettere le mani su segreti preziosi. I progetti del supercaccia F-35, un progetto internazionale a cui partecipa anche l'Italia, sembrano essere finiti in mani sbagliate e le spie ora conoscono i piani del più costoso programma militare americano.

Usa, a breve un comando militare per la cyber sicurezza ( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: specialmente quelli di Paesi come Cina e Russia, secondo il giornale. Fonti del Pentagono dicono che il nuovo comando sarà presentato nelle prossime settimane. Il comando cyber probabilmente sarà guidato da un alto militare e inizialmente farà parte del Comando strategico del Pentagono, scrive io giornale citando fonti vicine alla questione.

Vi presento il G8 in via di sviluppo ( da "Tempi" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: prima volta verranno coinvolti in un esercizio di governance globale e quindi in qualche modo di governo delle conseguenze della globalizzazione non solo paesi sviluppati, ma anche paesi emergenti. Ci saranno poi, auspicabilmente, progressi sui temi dei cambiamenti climatici, dello sblocco del Doha Round, delle regole di trasparenza per le transazioni finanziarie internazionali.

Yahoo: crollano ricavi e utili trimestrali ( da "Computerworld Online" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: snellimento della struttura e di globalizzazione dei prodotti, nonché dell'eliminazione di duplicazioni degli sforzi". I risparmi ottenuti saranno reimpiegati per conquistare e coinvolgere di più gli utenti, e aumentare i ricavi dalla pubblicità, spiega la CEO. Yahoo ha avuto difficoltà nei primi tre mesi dell'anno sia con la pubblicità in formato display sia con quella search,

Il Rigoletto/ Cercasi imprenditori disperatamente ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione Mercoledí 22.04.2009 10:55 Il tempo di un'economia stabile e prevedibile è finito. La globalizzazione e le nuove tecnologie hanno innescato cambiamenti irreversibili con cui abbiamo il dovere di confrontarci. Nell'economia globale, dove fabbriche e posti di lavoro possono essere spostati rapidamente verso economie emergenti,

Earth Day, se la recessione fa calare l'inquinamento ( da "Repubblica.it" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l'apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai.

Aperto G8 Ambiente, punta su tecnologie verdi ( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: impegno di Usa, Cina e India sui prossimi negoziati di Copenhagen. "La posizione degli Stati Uniti è cruciale - ha detto ai giornalisti Yvo De Boer, capo della Convenzione quadro dell'Onu sul Cambiamento climatico - dopo le dichiarazioni del presidente Barack Obama sulla lotta al cambiamento climatico e sulla necessità di coinvolgere le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo"

L'America di Obama ai blocchi di partenza per salvare l'ambiente ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ratifica americana faciliterà la presa di posizione favorevole dei Paesi emergenti (Cina, India, Indonesia, Brasile, Messico, Sud-Africa) per la ripresa dei negoziati di un nuovo protocollo di Kyoto che sostituirà l'attuale alla sua scadenza nel 2012. Esso conterrà misure coercitive non solo per i Paesi industrializzati (come ora) ma anche per i Paesi emergenti (in primis la Cina).

Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? ( da "Giornale.it, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte.

Crisi: Made in Italy, boom di contraffazioni a tavola (2) ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma l'etichetta - ha concluso la Coldiretti - resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine. 22/04/2009 - 12:03

Il crollo del muro di Berlino vent'anni dopo: incontri per studenti ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ripercorrono non solo la storia passata ma trattano anche temi estremamente attuali: dai diritti umani alla globalizzazione, dalla Terza rivoluzione industriale alla New economy, dalla fine del comunismo alla difficile transizione verso la democrazia della Russia e dei paesi appartenuti al Patto di Varsavia. Il primo appuntamento si terrà domani, giovedì 23 aprile, dalle 8 alle 11, all?

Treviso Geox è pronta a uscire dalla produzione diretta - dopo la cessione in Romania anche... ( da "Gazzettino, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: da questa globalizzazione senza regole che ha generato i problemi della finanza globale deriverà un cambiamento dell'economia, cambierà il sistema di fare impresa, di fare commercio, scuola, politica». Probabilmente cambieranno anche stili di vita e consumi: «La vera svolta si vedrà quando nei negozi ritorneranno le persone a comprare come prima,

F-35, se gli hacker cinesi beffano il Pentagono ( da "Panorama.it" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: identità degli hackers ma fonti militari USA sostengono che tali attacchi informatici vengono dalla Cina. Una pressante forma di spionaggio in corso da anni ma intensificatasi negli ultimi sei mesi con il Pentagono ha accusato la Cina di "supplire con la guerra informatica alle carenze nello sviluppo degli armamenti convenzionali".

G8 Ambiente: occhi puntati su Usa, tecnologie verdi ( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: particolare Cina e India, che con gli Stati Uniti sono oggi grandi produttori di GHG (gas a effetto serra) - in un accordo internazionale. "INSENSATO UN ACCORDO SENZA USA" L'appuntamento nella città siciliana è infatti una tappa di avvicinamento al Cop 15 di Copenaghen, la conferenza Onu di dicembre che punta a trovare un accordo internazionale per ridurre le emissioni di dal 2012,

Recessione sempre più profonda, FMI taglia stime globali ( da "KataWebFinanza" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La crisi economica non risparmia neanche la Cina, che dovrebbe veder scendere la sua crescita al 6,5% nel 2009 dal 9% del 2008 e dal 13% del 2007. Un recupero si avr solo l'anno prossimo con una previsione di crescita del 7,5%. Peggiora lo scenario per la Zona Euro, che dovrebbe evidenziare una contrazione del 4,2% nel 2009 e dello 0,4% nel 2010.

"Al di qua e al di là del muro", ciclo di incontri per il ventennale del crollo del muro di Berlino. Il via a Fidenza ( da "Sestopotere.com" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ripercorrono non solo la storia passata ma trattano anche temi estremamente attuali: dai diritti umani alla globalizzazione, dalla Terza rivoluzione industriale alla New economy, dalla fine del comunismo alla difficile transizione verso la democrazia della Russia e dei paesi appartenuti al Patto di Varsavia. Il primo appuntamento si terrà domani, giovedì 23 aprile, dalle 8 alle 11, all?

Crisi, Geithner: Usa hanno gran parte responsabilità ( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Geithner si è anche soffermato sulla Cina, sottolineando che il Paese orientale ha un ruolo "importante" nello stabilizzare l'economia mondiale. La Cina "deve continuare ad evolvere il proprio regime valutario, così fondamentale per se stessa ma anche per il resto del mondo", ha aggiunto.

Il rebus iraniano ( da "AprileOnline.info" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cinque più uno" (Stati Uniti, Francia, Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania). L'avvicinamento già apparso lo scorso 8 aprile, con gli Usa aperti da Obama al dialogo anche con Teheran, pur escludendone dotazioni nucleari belliche, potrà continuare se si riscontrerà reciproca fiducia su esigenze e limiti del piano nucleare.

Export di calzature italiane in calo a gennaio ( da "KataWebFinanza" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il balzo in avanti di gennaio, sempre nel confronto annuale, riflette principalmente l'aumento del 10,7% della spesa legata agli acquisti dalla Cina. In crescita anche l'import da Belgio (+7,9%), Tunisia (+73,1%), Indonesia (+48,9%) e India (+21%), mentre arretrano del 6,5% il Vietnam e dell'8,8% la Romania. 22/04/2009 - 18:45

Export di calzature italiane in calo a gennaio ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il balzo in avanti di gennaio, sempre nel confronto annuale, riflette principalmente l'aumento del 10,7% della spesa legata agli acquisti dalla Cina. In crescita anche l'import da Belgio (+7,9%), Tunisia (+73,1%), Indonesia (+48,9%) e India (+21%), mentre arretrano del 6,5% il Vietnam e dell'8,8% la Romania. 22/04/2009 - 18:45

G8 Ambiente: da oggi a Siracusa si parla di clima, tecnologia, natura ( da "Sestopotere.com" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: amministrazione Usa, che ha annunciato un atteggiamento più attivo sul tema dell?ambiente, ma anche con paesi come Cina e India le cui scelte sono altrettanto importanti in vista di un nuovo accordo sul clima. L?Italia, in questo contesto, ha il compito di presiedere e indirizzare una discussione approfondita, che tenga conto della grave crisi economica che attanaglia la finanza mondiale,

Hillary: regime dei Castro sta finendo ( da "Stampaweb, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il capo della diplomazia americana si è detta convinta che la decisione di partecipare a tutte le riunioni delle sei potenze sull?Iran (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania, Cina e Russia) dà a Washington «più influenza sugli altri paesi».

L'export di calzature italiane cede il 3,3% a gennaio 2009 ( da "Sestopotere.com" del 22-04-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il balzo in avanti di gennaio, sempre nel confronto annuale, riflette principalmente l?aumento del 10,7% della spesa legata agli acquisti dalla Cina. In crescita anche l?import da Belgio (+7,9%), Tunisia (+73,1%), Indonesia (+48,9%) e India (+21%), mentre arretrano del 6,5% il Vietnam e dell?8,8% la Romania.


Articoli

"Bene Sarkozy meglio ascoltare che boicottare" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Intervista/2 Tzvetan Todorov "Bene Sarkozy meglio ascoltare che boicottare" DOMENICO QUIRICO CORRISPONDENTE DA PARIGI A Ginevra bisognava andare perché è sempre meglio ascoltare e discutere che scegliere la sedia vuota; e soprattutto perché anche a proposito di Israele l'Occidente deve accettare che il suo punto di vista non sia condiviso da tutti» : Tzvetan Todorov, critico storico e filosofo, rifiuta con risolutezza il boicottaggio della Conferenza internazionale sul razzismo. È d'accordo con la scelta della Francia di essere presente a Ginevra? «Sono d'accordo perché penso che sia sempre meglio essere presenti che assenti nelle istanze internazionali, si deve ascoltare, discutere cercare di convincere e semmai condannare quando si vede che il proprio punto di vista non è riuscito a imporsi. Per me è una regola generale: la discussione è meglio che il rifiuto e la scelta preliminare di non partecipare». C'è però il rischio concreto sull'esempio di quanto è accaduto a Durban di un amalgama pericoloso tra razzismo e antisemitismo... «Alcuni paesi occidentali hanno scelto il boicottaggio in parte in rapporto al problema di Israele e in parte per il concetto di "diffamazione delle religioni". Per quanto riguarda Israele e la posizione verso Israele non penso chi ci troviamo di fronte a un affare di razzismo. Dunque è una deformazione del significato delle parole condannare Israele per razzismo. Ma penso anche che si possa condannare la politica israeliana per altre ragioni. E se si vuole una posizione internazionale, un dibattito internazionale i paesi occidentali devono prendere l'abitudine, che non hanno per ora, di vedere che la loro opinione non è accettata da tutti. E non si tratta solo dei paesi arabi che tradizionalmente sostengono la causa palestinese nelle istanze internazionali ma che non fanno nulla di concreto per aiutare i palestinesi. Occorre che gli occidentali capiscano che il loro punto di vista non è forzatamente il migliore del mondo, non lo è più; che ascoltino anche un po' quello che gli altri hanno da dire». È in fondo come sempre un problema di parole: razzismo non ha lo stesso significato in occidente che nel resto del mondo... «Sì, un problema di parole. Credo che non si debba puntare il dito contro Israele come un Paese che ha una politica particolarmente razzista, questo mi pare ingiusto; ma vedo bene le ragioni di questa condanna che sono semmai legate alla politica dello stato di Israele verso i paesi vicini di cui l'invasione di Gaza è stato un recente e preciso esempio. Trovo anche che il fatto che gli Usa non assistano a questo dibattito non sia all'altezza della nuova politica del presidente Obama. Perché gli Usa si sono distinti nel passato nel sostegno incondizionato a Israele ed era una occasione di non farlo e per segnare una novità. Ma soprattutto perché anche se la presenza di Obama al vertice del paese dimostra che ci sono stati progressi basta guardare alla proporzione di quelli che si trovano in prigione negli Usa, bianchi e neri, per capire che ogni pregiudizio razziale non è ancora sparito. Per questo dunque la loro assenza mi sembra particolarmente spiacevole». Il concetto di diffamazione delle religioni: c'è da temere la soppressione della universalità dei diritti in nome di una pretesa rivoluzione multiculturale? «Questa formula è sparita dal progetto di risoluzione. Per me comunque non esiste una possibilità di parlare in senso giuridico di diffamazione delle religioni. Si può nella ottica in cui noi siamo e che mi sembra difendibile, parlare di diffamazione delle persone. E la religione non è una persona. Altrimenti andremmo verso una interdizione arbitraria della critica di qualsiasi ideologia e la religione è una ideologia tra le altre. La Cina un domani potrebbe vietare di criticare la ideologia comunista o altri paesi quella nazionale. Parlare di diffamazione in questo senso vuol dire davvero giocare con il significato delle parole. Dunque difendiamo fermamente il concetto che l'incitazione all'odio verso un gruppo umano qualsiasi è una offesa e un delitto, che sia un gruppo nazionale o religioso. Ma non c'è diffamazione di religioni: solo di essere umani».

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TREVISO. Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

TREVISO. Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura ... TREVISO. Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura vada rimessa al centro dell'agenda internazionale e la fame nel mondo contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. E' questo il leit motiv che impronta la dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei Paesi più industrializzati. «Si inaugura un nuovo corso, abbiamo toccato tutti i temi», è stato il commento del ministro Zaia nell'annunciare l'approvazione del documento che trova inoltre il favore delle delegazioni del G5 e G3, coinvolte nell'agenda dei lavori. La concordia arriva dalla consapevolezza dei leader seduti al tavolo che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l'obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015 e occorre dare una sterzata. Si trova perciò un punto di equilibrio anche sui punti più critici, ovvero la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che potenzialmente possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti - afferma il ministro Zaia - leggendo la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso». L'Italia riesce soprattutto a portare a casa due risultati: «L'introduzione del principio negativo della speculazione sui prezzi, che danneggia i mercati, affama i popoli e i produttori - osserva Zaia - e il consenso sul fatto di parlare di mercati liberi ma con regole certe e senza concorrenza sleale». Su questo punto va rimarcato anche l'avallo della Cina che sul tema dazi ha una posizione difensiva e non manca di chiedere in merito «regole scientifiche». Nel documento si dichiara anche l'impegno a raggiungere una «equilibrata, globale e ambiziosa conclusione del Doha Round». Il supporto proposto dal G8 all'agricoltura e alla lotta alla fame riguarda non solo l'adozione di piani volti a favorire la produzione di cibo, ma la necessità di incrementare gli investimenti pubblici e privati nel settore che guardino tra l'altro alla tecnologia e l'innovazione, sottolineando anche l'importanza di solide politiche e strategie agricole. Il documento sarà ora portato dalla presidenza italiana al vertice G8 di luglio alla Maddalena.(a.g.)

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Contributi per Protezione civile e pompieri (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Contributi per Protezione civile e pompieri BELLUNO. Il Consorzio Bim Piave sostiene la Protezione civile e i volontari dei vigili del fuoco. Il consiglio direttivo ha infatti stanziato 17mila euro complessivi, per sostenere alcune iniziative locali. In particolare, al Nucleo di Protezione civile Ana dell'Alpago andranno 1.200 euro per l'acquisto di una motopompa completa di accessori, al Gruppo di Protezione civile Ana di Sedico 1.000 euro per una sala operativa e una sala riunioni, alla Sezione Ana di Feltre 1.200 euro per l'Unità di sicurezza e lavori pubblici. A questi contributi si aggiungono i 14mila euro assegnati al comando provinciale vigili del fuoco per l'acquisto di strumenti di derivazione speleo-alpinistica che consentono di portare soccorso alle persone in condizioni difficili. «Anche in queste settimane segnate dalla tragedia del terremoto in Abruzzo», spiega il presidente Giovanni Piccoli, «i volontari della Protezione civile hanno dato una grande dimostrazione di efficienza, tempestività e professionalità. In molte altre circostanze e iniziative di vario genere, vediamo che sono in prima linea. E' anche per queste ragioni che abbiamo deciso di accogliere alcune loro richieste. Cifre di per sé non significative, ma che in tempi di ristrettezze economiche rappresentano un aiuto importante che servirà al miglioramento delle dotazioni e dell'operatività non solo della Protezione Civile, ma anche dei volontari dei vigili del fuoco».

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Mercati liberi ma con regole (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Alessandra Carini Mercati liberi ma con regole Gli obiettivi sono combattere fame e squilibri alimentari nel mondo L'uso degli stock agricoli come riserve per calmierare i mercati CISON DI VALMARINO.La constatazione è elementare, forse più di quelle che Sherlock Holmes rimprovera a Watson. Dice il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia: «Alla base dei grandi movimenti migratori e di gran parte dei disagi sociali e politici c'è il problema della fame e della scarsità di cibo». Ma l'agricoltura, che è il settore che dovrebbe occuparsene in primo luogo, non ha mai avuto uno spazio di discussione dedicato a livello mondiale. Il vertice che ha messo insieme i ministri dell'Agricoltura dei Paesi del G8, e li ha fatti discutere con i rappresentanti del G5 e del G3 che fare e stabilire linee guida lungo le quali muoversi, è quindi già di per sè una bella idea e anche un bel risultato. Ma da qui a trovare un accordo su misure e quattrini che possano ridurre o ambiziosamente eliminare questo problema ce ne corre. Nella loro dichiarazione finale i ministri del G8 hanno ammesso che l'obbiettivo di dimezzare entro il 2015 il numero dei malnutriti, contenuto nella dichiarazione del Millennio, è e resta «molto lontano» dall'essere raggiunto. E il documento firmato sottolinea l'importanza di aumentare la produzione agricola mondiale. Ma nella dichiarazione che verrà inviata al G8 che si terrà a luglio alla Maddalena, si sottolinea però l'importanza di dare una direzione diversa alla politica agricola tenendo presente una serie di indirizzi e concretandoli in una serie di misure. I ministri denunciano il protezionismo agricolo, chiedono regole nel commercio mondiale che aprano i mercati con delle limitazioni che non distruggano per la concorrenza sleale i redditi degli agricoltori, sostengono la necessità di affrontare il problema della volatilità dei prezzi delle derrate agricole e della speculazione finanziaria su di esse, chiedono studi per tentare di trovare un modo di coordinare gli stock agricoli. C'è anche un appello alle isituzioni internazionali, a «esaminare la possibilità di un sistema di stoccaggio delle derrate come mezzo per affrontare le emergenze umanitarie o limitare la volatilità dei prezzi». Ma il tutto è in un linguaggio diplomatico e misurato con il bilancino frutto di un compromesso tra chi, come gli Usa, teme un eccesso di regole e chi, come anche l' Italia di Zaia, ne chiede alcune che proteggano i mercati. Nessuno può dire oggi quali misure concrete si risolveranno questi problemi, sebbene i paesi poveri le chiedano a gran voce. Ma sarebbe troppo chiedere questo ad un vertice mondiale. Alla fine, il vero successo della tre giorni che ha impegnato le delegazioni dei Paesi di mezzo mondo arroccate nel castello di Cison di Valmarino è proprio questo: quello di avere trovato uno spazio politico per la discussione dei problemi di un settore che solo nei manuali di economia viene definito "primario" ma che è stato finora l'ancella della politica e dei media. Zaia è infatti consapevole della «vittoria» messa in cascina da questo punto di vista. «Si inaugura un nuovo corso e sbaglia chi pensa che sia senza effetti. Nel documento ogni parola è pesata e ci sono passi importanti e molte proposte» dice. L'Italia, sottolinea, ha portato a casa due risultati importanti e positivi. «L'introduzione del principio negativo della speculazione sui prezzi che danneggia i mercati, affama popoli e produttori e il consenso sul fatto di parlare di mercati liberi e accessibili a tutti, ma con regole concrete e senza concorrenza sleale». La dichiarazione finale non è stata allargata ai paesi del G5 (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica) e a quelli del G3 (Argentina, Australi e Egitto) che però hanno partecipato ai lavori e condiviso alcuni punti. Il rappresentante della Cina ha però mostrato sui dazi una posizione difensiva chiedendo che vengano "regole scientifiche" nell'individuarli, e anche il rappresentante egiziano ha sottolineato come debbano essere rivisti e risolti attraverso negoziati: «I Paesi sviluppati devono riconsiderare le loro politiche e non andare verso protezioni addizionali che non siano necessarie a economie già cresciute». Ma molto, secondo la dichiarazione, dovrà essere affidato all'aumento della produzione, degli investimenti privati e pubblici nel settore che abbiano riguaardo per le tecnologie. Un capitolo è anche dedicato alla ricerca del difficle equilibrio tra tra la necessità di aumentare i biocarburanti, necessari a evitare i problemi ambientali e quella di non depauperare ulteriormente, con la loro produzione, la disponibilità di prodotti agricoli.

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Zaia: (sezione: Globalizzazione)

( da "Libertà" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Zaia: «Nuovo corso al via» G8 agricolo: ribadito l'impegno contro la speculazione TREVISO - Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura vada rimessa al centro dell'agenda internazionale e la fame nel mondo contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. E' questo il leit motiv che impronta la dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei Paesi più industrializzati, al termine di tre giorni di lavoro a Castelbrando coordinato dal ministro delle politiche agricole Luca Zaia in veste di presidente. «S'inaugura un nuovo corso, abbiamo toccato tutti i temi», è stato il commento del ministro nell'annunciare l'approvazione del documento che trova inoltre il favore delle delegazioni del G5 e G3. La concordia arriva dalla consapevolezza dei leader che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l'obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015 e occorre una sterzata. Si trova un punto di equilibrio anche sui punti più critici: la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni con un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati, si sottolinea l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante - afferma il ministro Zaia -. Leggendo la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso». L'Italia riesce a portare a casa due risultati: «L'introduzione del principio negativo della speculazione sui prezzi, che danneggia i mercati, affama i popoli e i produttori - osserva Zaia - e il consenso sul fatto di parlare di mercati liberi ma con regole certe e senza concorrenza sleale». Su questo punto va rimarcato anche l'avallo della Cina che sul tema dazi ha una posizione difensiva ed occorrono «regole scientifiche». Nel documento si dichiara anche l'impegno a raggiungere una «equilibrata, globale e ambiziosa conclusione del Doha Round». a. g. 21/04/2009

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G8 agricolo, nel mirino le speculazioni sui prezzi (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Economia Pagina 213 Approvato a Treviso un documento da proporre al summit di La Maddalena G8 agricolo, nel mirino le speculazioni sui prezzi Approvato a Treviso un documento da proporre al summit di La Maddalena --> Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura vada rimessa al centro dell'agenda internazionale e la fame nel mondo contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. È il leit motiv della dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei Paesi più industrializzati, al termine di tre giorni di intenso lavoro a Castelbrando (Treviso) coordinato dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia. «Si inaugura un nuovo corso, abbiamo toccato tutti i temi», è stato il primo commento di Zaia, nell'annunciare l'approvazione del documento, che trova anche il favore delle delegazioni del G5 e G3, coinvolte nell'agenda dei lavori. Tutti d'accordo sul fatto che l'obiettivo di dimezzare entro il 2015 la fame nel mondo sia lontano. LE CRITICITÀ Si trova un punto di equilibrio anche sui punti più critici, ovvero la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che potenzialmente possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. Il documento sarà ora portato dalla presidenza italiana al vertice G8 di luglio a La Maddalena.

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frattini: l'italia ha avuto ragione a non andare (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Attualità Frattini: l'Italia ha avuto ragione a non andare «In Svizzera solo odio anti-ebraico» Il ministro UE UNITA L'Europa deve parlare con una voce sola nei confronto coi Grandi BERLINO. La lotta al razzismo e alle discriminazioni resta «una priorità» per l'Italia. Ma non essere andati a Ginevra alla Conferenza Onu si è dimostrata la scelta giusta: «La nostra previsione era corretta», dice il ministro degli Esteri Franco Frattini commentando le notizie che rimbalzano dalla Svizzera sull'abbandono dei delegati Ue dopo il duro attacco a Israele da parte del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. «L'Italia non ha voluto fin dall'inizio partecipare a un'occasione che avrebbe potuto» tradursi «in una cattiva occasione per incitare all'odio anti-israeliano», spiega Frattini, dopo aver concluso un bilaterale con il collega tedesco, Frank-Walter Steinmeier, con il quale ha condiviso la scelta di non partecipare a Durban II. Una posizione «identica» tra i due paesi, ricorda il capo della diplomazia italiana. «La lotta al razzismo è una priorità e la nostra assenza voleva solo evitare che un testo che non condividiamo fosse utilizzato per veicolare messaggi sbagliati». E che da un occasione importante, la conferenza Onu, uscissero incitamenti «all'odio anti-ebraico». L'Italia ha sempre lavorato «contro ogni forma di razzismo», ribadisce il titolare della Farnesina, dicendosi «pronto da subito ad impegnarsi in un'occasione internazionale contro il razzismo e contro ogni forma di discriminazione, a condizione non vi siano rischi come quelli che oggi, purtroppo, si sono avverati». «Non c'era comunque da aspettarsi che i paesi Ue si comportassero nello stesso modo. Nel week-end ci sono state consultazioni, ma quella dell'Europa non è una spaccatura», fa notare da parte sua Steinmeier. La vicenda Durban II, così come gli ultimi fatti di cronaca con l'epopea della nave Pinar e i suoi immgrati, dimostrano comunque - dice Frattini - che serve «più Europa: una Ue più forte e più politica». Nel caso delle polemiche con Malta sul destino degli immigrati non si tratta infatti di «uno scaricabarile» tra due Paesi ma di una situazione in cui sono state «violate norme Ue» ed alla fine è prevalsa l'esigenza umanitaria. Una questione che Frattini annuncia di voler portare al tavolo del prossimo consiglio Esteri di fine mese. La richiesta di una Ue più forte comunque è, per Frattini, trasversale. E passa anche per la governance mondiale: una nuova «efficace» governance internazionale ha bisogno di «Europa forte, capace di esprimersi con una voce sola sui grandi temi». Altrimenti - mette in guardia - il «paventato G2, Usa-Cina, potrebbe effettivamente emarginare i paesi europei sulla scena internazionale. Potrebbe cioè condannare l'Europa a un ruolo marginale».

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A TOLOSA SEQUESTRATI DUE MANAGER DI MOLEX AUTOMOTIVE (sezione: Globalizzazione)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 5 FRANCIA A TOLOSA SEQUESTRATI DUE MANAGER DI MOLEX AUTOMOTIVE Due dirigenti della Molex Automotive, filiale francese della Molex USA, sono stati sequestrati da dipendenti nella sede di Villemur-sur-Tarn, vicino a Tolosa. La Molex aveva annunciato nell'ottobre scorso di voler chiudere l'impianto per trasferire le attività in Cina, con la perdita di 300 posti di lavoro.  

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g8, agricoltura e fame nel mondo tornano priorità (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 8 - Economia G8, agricoltura e fame nel mondo tornano priorità CISON DI VALMARINO. Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura vada rimessa al centro dell'agenda internazionale e la fame nel mondo contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. È questo il leit motiv che impronta la dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei Paesi più industrializzati, al termine di tre giorni di intenso lavoro nel maniero di Castelbrando coordinato dal ministro delle politiche agricole Luca Zaia in veste di presidente. «Si inaugura un nuovo corso, abbiamo toccato tutti i temi», è stato il primo commento del ministro, nell'annunciare l'approvazione del documento che trova inoltre il favore delle delegazioni del G5 e G3, coinvolte nell'agenda dei lavori. La concordia arriva dalla consapevolezza dei leader seduti al tavolo che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l' obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015 e occorre dare una sterzata. Si trova perciò un punto di equilibrio anche sui punti più critici, ovvero la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che potenzialmente possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «È un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti - afferma il ministro Zaia -. Leggendo tutta la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso». L'Italia riesce soprattutto a portare a casa due risultati inseguiti: «l'introduzione del principio negativo della speculazione sui prezzi, che danneggia i mercati, affama i popoli e i produttori - osserva Zaia - e il consenso sul fatto di parlare di mercati liberi ma con regole certe e senza concorrenza sleale». Su questo punto, come nota il ministro, va rimarcato anche l'avallo della Cina che sul tema dazi ha una posizione difensiva e non manca nella conferenza stampa finale di chiedere in merito «regole scientifiche». Nel documento si dichiara anche l'impegno a raggiungere una «equilibrata, globale e ambiziosa conclusione del Doha Round». Il supporto proposto dal G8 all'agricoltura e alla lotta alla fame riguarda non solo l'adozione di piani volti a favorire la produzione di cibo, ma la necessità di incrementare gli investimenti pubblici e privati nel settore che guardino tra l'altro alla tecnologia e l'innovazione, sottolineando anche l'importanza di solide politiche e strategie agricole. Il documento sarà ora portato dalla presidenza italiana al vertice G8 di luglio a La Maddalena, con l'auspicio espresso da tutti i ministri che rappresenti un ulteriore passo avanti nell'approccio ai temi agricoli e della sicurezza alimentare.

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agricoltura, lotta alla speculazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Sardegna, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il G8 di Treviso. Nella dichiarazione finale dei ministri anche l'impegno a contrastare la fame nel mondo Agricoltura, lotta alla speculazione Zaia: «Comincia un nuovo corso, stop alla concorrenza sleale» TREVISO. Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura vada rimessa al centro dell'agenda internazionale e la fame nel mondo contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. E' questo il leit motiv che impronta la dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei Paesi più industrializzati. «Si inaugura un nuovo corso, abbiamo toccato tutti i temi», è stato il commento del ministro Zaia nell'annunciare l'approvazione del documento che trova inoltre il favore delle delegazioni del G5 e G3, coinvolte nell'agenda dei lavori. La concordia arriva dalla consapevolezza dei leader seduti al tavolo che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l'obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015 e occorre dare una sterzata. Si trova perciò un punto di equilibrio anche sui punti più critici, ovvero la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che potenzialmente possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti - afferma il ministro Zaia - leggendo la dichiarazione si può notare come ci siano molte proposte e ogni parola abbia il suo peso». L'Italia riesce soprattutto a portare a casa due risultati: «L'introduzione del principio negativo della speculazione sui prezzi, che danneggia i mercati, affama i popoli e i produttori - osserva Zaia - e il consenso sul fatto di parlare di mercati liberi ma con regole certe e senza concorrenza sleale». Su questo punto va rimarcato anche l'avallo della Cina che sul tema dazi ha una posizione difensiva e non manca di chiedere in merito «regole scientifiche». Nel documento si dichiara anche l'impegno a raggiungere una «equilibrata, globale e ambiziosa conclusione del Doha Round». Il supporto proposto dal G8 all'agricoltura e alla lotta alla fame riguarda non solo l'adozione di piani volti a favorire la produzione di cibo, ma la necessità di incrementare gli investimenti pubblici e privati nel settore che guardino tra l'altro alla tecnologia e l'innovazione, sottolineando anche l'importanza di solide politiche e strategie agricole. Il documento sarà ora portato dalla presidenza italiana al vertice G8 di luglio alla Maddalena.(a.g.)

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un fondo cinese vuole entrare nella daimler (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 19 - Economia L´operazione Un fondo cinese vuole entrare nella Daimler SHANGHAI - Un fondo sovrano cinese sarebbe intenzionato ad acquisire una quota in Daimler. Secondo l´Handesblatt, i vertici del gruppo automobilistico tedesco sono già in contatto con il fondo cinese. E da Shanghai arrivano stime che parlano della Cina come il primo mercato dell´auto al mondo nel 2009, come già anticipato dal sorpasso delle vendite sugli Usa a gennaio. In un mercato mondiale stimato nel 2009 in calo, secondo J. D. Power, dell´8,2%, la Cina dovrebbe crescere di circa il 10%. Già a marzo le vendite erano cresciute del 10,3%.

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maxi-collocamento nell'alluminio cinese un test per le borse (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 22 - Economia Maxi-collocamento nell´alluminio cinese un test per le Borse La Cina lancia quello che potrebbe essere il più grosso collocamento azionario dell´anno. Si tratta della prima quotazione in Borsa, a Hong Kong, del colosso Zhong Wang, uno dei leader mondiali nei prodotti in alluminio. Con l´offerta pubblica di sottoscrizione Zhong Wang punta a raccogliere 1,6 miliardi di dollari Usa. E´ un test cruciale per saggiare la disponibilità dei mercati ad assorbire nuove emissioni azionarie di un volume elevato. La fiducia dei dirigenti cinesi è corroborata dal fatto che le Borse di Hong Kong e Shanghai hanno messo a segno le migliori performance mondiali da inizio anno. Zhong Wang offre in vendita 1,4 miliardi di azioni pari al 26% del suo capitale. La forchetta iniziale di prezzo si situa tra 6,80 e 8,80 dollari di Hong Kong. Il debutto alla Borsa di Hong Kong sarà l´8 maggio. Federico Rampini [goodbye assegni] Per più di tre secoli sono stati la principale forma di pagamento, ma adesso stanno per scomparire, perlomeno in Gran Bretagna: gli assegni, che hanno celebrato due mesi or sono il 350esimo anniversario, cesseranno di esistere entro il 2018 e forse anche prima, secondo quanto annunciato dal Payments Council, l´organismo che regola le transazioni commerciali nel Regno Unito. Ma l´imminente dipartita dell´assegno, sostituito da carte di credito, transazioni bancarie e pagamenti con il telefonino, preoccupa le piccole aziende. Un sondaggio del Forum of Private Business, che rappresenta 3500 piccole e medie imprese britanniche, ha riscontrato che il 72% dei pagamenti tra queste società avvengono ancora con assegni. Eliminarli, prima che un sistema alternativo sia entrato in vigore, sarebbe un danno per tali aziende, afferma il Forum. Enrico Franceschini

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rassegna cinematografica a porretta (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 7 - Pistoia Rassegna cinematografica a Porretta PORRETTA. Prosegue a Porretta terme la rassegna cinematografica "Nuovo mondo" dedicata al tema dell'emigrazione e immigrazione e organizzata dal Comune di Porretta Terme. Il secondo appuntamento della rassegna è previsto per stasera alle 21 al Teatro Testoni con il film "In questo mondo libero" di Ken Loach (Gran Bretagna, Italia, Germania, Spagna 2007). La proiezione verrà preceduta alle ore 20.45 dall'introduzione al film a cura di Reza Rashidy. Il film di Ken Loach mette in discussione il miracolo anglosassone del lavoro flessibile, della globalizzazione, dei doppi turni e della presunta felicità determinata dai consumi. Questi i prossimi appuntamenti della rassegna: martedì 5 maggio alle 21, verrà proposto "Piccoli affari sporchi" di Stephen Frears (Gran Bretagna 2007). Martedì 12 maggio alle 21, la rassegna prevede la proiezione di "Il destino nel nome" di Mira Nair (India, Usa 2006). Al termine della proiezione buffet per tutti. L'ingresso alle proiezioni è gratuito. Ultimo appuntamento invece per la rassegna de "I giovedì al cinema Kursaal" con il film "Revolutionary Road" di Sam Mendes in programma giovedì 23 aprile alle 21. Oppressi da un mondo basato su ipocrisie e conformismi, April e Frank dovranno affrontare il naufragio del loro matrimonio, che affonda in un mare di astio e recriminazioni. Basato sull'omonimo romanzo di Richard Yates. Con Kate Winslet, Leonardo Di Caprio e Kathryn Hahn. Biglietto intero 6 euro, ridotto 4 euro.

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Usa poco felici, Oracle su Sun. Cina: più nucleare (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI Usa poco felici, Oracle su Sun. Cina: più nucleare Maurizio Galvani L'Isola «felice» è l'Italia mentre tutto il resto del mondo trema. In Usa, ad esempio, il superindice della Conference Board - che misura lo stato di salute futura dell'economia - ha segnalato a marzo un calo pari allo 0,3% dopo il -0,2% registrato a febbraio. Di più: Federal Reserve ha reso noto che, nell'area di Chicago, l'attività manifatturiera ha subito una frenata scendendo nel mese di marzo a -2,96 punti. Più di quanto si attendessero gli analisti alla vigilia, a dimostrazione che i problemi sono sia finanziari che legati alla congiuntura reale. Il governo Obama - che ogni giorno, si dichiara pronto ad intervenire ancora - ha fatto degli annunci importanti. Il primo è che non si è conclusa ancora l'indagine per testare la situazione di stress finanziario di almeno 19 principali banche statunitensi. La seconda decisione è che il Tesoro Usa avrebbe intenzione di convertire in azioni ordinarie i titoli privilegiati degli istituti di credito che ricevono gli aiuti del fondo Tarp, il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari. Per questo, la Casa Bianca ha deciso di concedere altri 29,84 miliardi di dollari al colosso assicurativo Aig (già salvato in passato con 160 miliardi) tramite la vendita di azioni privilegiate in cambio della sottoscrizione di azioni ordinarie. Fiocco azzurro, nel frattempo, nel settore dell'informatica: la società Oracle ha annunciato un' «operazione amichevole» per acquistare la casa di software Sun Microsystems. Il costo dell'operazione è pari a 5,6 miliardi di dollari che saliranno a 7,4 miliardi di dollari poiché la Oracle si è fatta carica dei debiti della Sun. L'accordo rafforza l'Oracle nei confronti della Ibm. Tagli all'occupazione, si domanda la Bbc online? Non è stato detto nulla riguarda a questo problema. Oggi, Sun occupa 33 mila persone, Oracle 86 mila. La Cina - paese per ora conosciuto come «patria» del carbone - si propone nel corso di quest'anno di costruire cinque centrali nucleari. Non ci sarà, come è avvenuto nel caso della costruzione della Diga delle Tre Gole, una consultazione popolare, piuttosto l'avvio dei lavori è previsto in cinque diverse provincie del paese: tre centrali avranno tecnologia giapponese (Westinghouse di proprietà della giapponese Toshiba) ed una tecnologia della francese Areva. Una ricerca del ministero delle finanze di Pechino rivela che «l'economia sta toccando il fondo» anche a causa della caduta dell'entrate fiscali (più 8,3%) e un aumento della spesa pubblica (+34,8%). In Cina c'è stato un aumento del 5% del tasso di disoccupazione. Nel si salvi chi può spicca la notizia che il colosso Ubs (con una tenuta insospettabile) ha preso la decisone di disfarsi della controllata brasiliana Ubs Pactual per 2,5 miliardi di dollari a favore della Big Investiments. Lo scopo è chiaro: «Continuare a ridurre il nostro profilo di rischio». Invece in Argentina - dopo che il governo della signora Cristina Fernandez de Kirchner ha nazionalizzato i fondi pensioni Afjp - il governo entra nel board delle controllate della Techint e della Telecom. Attraverso la possibilità di nominare un direttore eletto dalla Casa Rosada. La Germania sarebbe pronta a varare un piano per la costituzione di varie bad bank invece che una sola istituzione pronta a rilevare gli asset tossici.

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A Fès il terzo festival della cultura sufi (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

MAROCCO A Fès il terzo festival della cultura sufi Si rinnova a Fès in Marocco, per il terzo anno consecutivo, il Festival della Cultura Sufi, appuntamento di rilevanza e prestigio internazionale che si terrà fino al 25 aprile. Il tema di quest'anno è la ricchezza e varietà delle culture del Sufismo, un autentico viaggio nello splendore culturale e artistico di paesi come il Pakistan, l'Egitto, l'Indonesia, la Siria, la Francia, la Turchia, i paesi africani, la Spagna, tutto il Maghreb. Evento centrale di riflessione, negli otto giorni di programmazione, è il Forum «Un'anima per la globalizzazione» a cui partecipano personalità come Edgar Morin e Majid Ranema. Ogni giornata si chiude con i concerti e i rituali "samaa" di artisti e confraternite sufi. Il festival propone una serie di incontri, conferenze, atelier che sviluppano in tutte le direzioni la conoscenza del Sufismo.

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Il new deal verde (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

TerraTerra Il new deal verde Marina Forti Vogliono passare alla cassa, i Verdi europei, e si capisce: loro il collegamento tra economia ed ecologia l'hanno sempre fatto, e sono convinti che questo momento di crisi globale gli dia ragione. In sistesi: il pianeta è di fronte a due crisi globali, quella ambientale (il riscaldamento del clima) e quella economica (cominciata con l'implosione del sistema finanziario ma presto estesa all'economia reale). La risposta alle due crisi però deve essere integrata: bisogna prendere la crisi economica come un'occasione per trasformare i sistemi economici e sociali in modo da costruire un futuro sostenibile. Riconvertire le industrie, innovare le tecnologie, trasformare i sistemi energetici: insomma, quello che l'ambientalismo ha sempre sostenuto ora entra nel dibattito più generale. Tanto che qualche mese fa il segretario dell'Onu, Ban Ki-moon, ha usato l'espressione «new deal verde», con un riferimento al piano di riforme economiche e investimenti lanciato dal presidente Franklin Delano Roosevelt negli Stati uniti degli anni '30. Poco dopo il neoeletto presidente Barack Obama ha parlato di «green jobs», «lavori verdi», e di riconversione energetica. Tra l'autunno e l'inverno le maggiori economie mondiali, dagli Usa all'Europa al Giappone alla Cina, hanno varato pacchetti di incentivi e «stimoli» all'economia e il programma ambientale dell'Onu (Unep) ha quantificato: si aspetta che il 33% di questi pacchetti sia destinato all'«economia verde». La crisi dà ragione ai verdi, dunque?I Verdi europei in effetti di «new deal verde» parlavano già da tempo («rivendico il copyright», ci ha detto ieri Monica Frassoni, la co-presidente - insieme a Daniel Cohn-Bendit del gruppo verde al Parlamento europeo). Ora insistono: l'Europa deve mettersi alla guida di una «rivoluzione economica verde». Si tratta di investire in efficenza energetica, produzione e distribuzione di energia rinnovabile, trasporto sostenibile, depurazione acqua e gestione rifiuti, agricoltura sostenibile, risanamento ambientale, oltre che in riconversione tecnologica per molte industrie. Il potenziale c'è (ieri a Roma proprio i Verdi europei hanno tenuto un seminario sul potenziale delle energie rinnovabili). «Oggi in Europa circa 3,5 milioni di posti di lavoro sono riconducibili all'economia verde, la Germania ha creato 175mila posti nel solo 2006», spiega Frassoni: «Noi vogliamo che 500 miliardi di euro nei prossimi 5 anni siano investiti nell'economia verde». L'obiettivo di 5 milioni di nuovi posti di lavoro in 5 anni non è irrealistico, dice. Ma davvero la crisi dà ragione ai verdi? Parlare di «green jobs» è un conto, ma che dire degli inventivi alla rottamazione, il classico aiuto all'industria automobilistica a cui tutti i paesi europei prima o poi hanno fatto ricorso? «Noi li contestiamo», ribatte Frassoni. «Non si può salvare un'industria in un solo paese», aggiunge Cohn-Bendit: «E' un'ottica limitata, ogni paese da soldi alla sua industria ma è a corto termine, mentre quello che serve è una trasformazione tecnologica più ampia». I Verdi parlano di «benchmarking», un sistema per verificare che i singoli paesi rispettino impegni e obiettivi comuni. Citano le battaglie già fatte per portare le energie rinnovabili nel «pacchetto energia» dell'Unione europea (e per tenerne fuori il nucleare). L'Europa deve trasformare il suo sistema produttivo - o si riproverà più fragile e arretrata, insistono. I Verdi hanno fatto del «new deal verde è un tema centrale della campagna dei Verdi (le elezioni europee si avvicinano: in Italia Monica Frassoni è la loro portabandiera).

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Piero Angela racconta Darwin (sezione: Globalizzazione)

( da "Provincia Pavese, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Piero Angela racconta Darwin Domani sera al Ghislieri, lunedì 27 arriva Margherita Hack PAVIA. A parlare di Darwin e comunicazione, domani sera al collegio Ghislieri, sarà il comunicatore scientifico per eccellenza: Piero Angela. Appuntamento alle 21 nell'aula magna per la settima conferenza del ciclo "Darwin 150 AD". «Dove Ad non sta per Anno Domini - spiega il professor Carlo Alberto Redi - ma provocatoriamente significa "After Darwin". E' un 'idea un po' polemica: in un momento storico in cui il pianeta si globalizza ma cristiani, musulmani, ebrei contano i loro anni con datazioni differenti, si potrebbe scegliere come linea di demarcazione l'anno in cui è stato pubblicato il libro di Darwin sulla teoria evoluzionistica. Dopo la scoperta del fuoco e l'invenzione della ruota quello che ha segnato la storia umanità, come paradigma concettuale, è stata proprio l'idea di evoluzione. E' presente ovunque: in economia, storia, arte, filosofia, scienza». Gli appuntamenti proseguono il 27 aprile, sempre alle 21, con la scienziata Margherita Hack che racconterà il suo punto di vista sull'"Evoluzione dell'universo". Nel 1859 Charles Darwin - biologo, zoologo, geologo - pubblicò il suo libro "L'origine della specie", che rimane il suo testo più noto. Ma che ancora oggi è fonte di discussione tra gli scienziati. Il ciclo si era aperto il 2 marzo con Ernesto Capanna che aveva parlato di "Darwin e le scimmie. Una breve storia del Darwinismo in Italia". LUnedì 9 marzo, a Pavia, era intervenuto il filosofo Giulio Giorello e il 16 marzo il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza che aveva spiegato "La selezione naturale e altre teorie evolutive". Infine l'antropolga molecolare Olga Rickards è intervenuta su "Nuovi indizi sull'evoluzione umana" e Telmo Pievani su "Il quadrimotore dell'evoluzione". (m.g.p.)

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Busetto e la mucca Margherita chiedono aiuto alla Provincia. Ieri mattina proprio fuori d... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi Busetto e la mucca Margherita chiedono aiuto alla Provincia. Ieri mattina proprio fuori dall'aula del consiglio provinciale l'imprenditore agricolo Andrea Busetto e la fida mucca Margherita hanno inscenato un anomalo sit-in di protesta, chiedendo maggiori tutele per i piccoli imprenditori. «La globalizzazione ci sta uccidendo» - ha tra l'altro spiegato l'imprenditore. A pag.34

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PESARO - Busetto e la mucca Margherita chiedono aiuto alla Provincia. Ieri mattina propri... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi PESARO - Busetto e la mucca Margherita chiedono aiuto alla Provincia. Ieri mattina proprio fuori dall'aula del consiglio provinciale l'imprenditore agricolo Andrea Busetto e la fida mucca Margherita hanno inscenato un anomalo sit-in di protesta, chiedendo maggiori tutele per i piccoli imprenditori. «Le grandi industrie lattiero casearie - spiega Busetto - e i gruppi della grande distribuzione non vogliono la sopravvivenza delle filiere corte, sane e genuine. La globalizzazione ci sta uccidendo e chiediamo all'amministrazione provinciale di istituire un piccolo fondo per tutelare noi piccoli imprenditori agricoli. Il nostro latte è sano ed è prodotto nel territorio, quello dei grandi marchi nessuno lo sa». La collera dell'imprenditore è rivolta anche al risalto che dai media è stato dato al caso di una bambina veronese ricoverata in ospedale per aver assunto del latte contaminato. «La mia stalla è indenne da quel tipo di batterio - continua - e quindi tutte le bovine non sono portatrici di quel ceppo batterico. I controlli nella mia stalla sono periodici e sono sempre risultati ok, lo dimostra il fatto che in quattro anni nel mio latte non è mai stato isolato un agente patogeno, nè alcuno ha mai avuto disturbi legati all'assunzione del latte. In ogni caso sono deciso a portare avanti una battaglia e spero di riuscire a convincere anche gli altri piccoli produttori di latte della nostra provincia a dare vita, nei prossimi giorni, alla settimana del latte. Venderemo il nostro prodotto a metà prezzo così da sensibilizzare i cittadini sulle nostre continue difficoltà, chiediamo per questa iniziativa il patrocinio della Provincia». Nel frattempo la mucca Margherita è riuscita nell'intento di sensibilizzare il presidente della Provincia, Palmiro Ucchielli. Intercettato dall'imprenditore agricolo all'ingresso di via Gramsci, il presidente Ucchielli ha spiegato che «la produzione dei nostri piccoli imprenditori agricoli va certamente tutelata e ci muoveremo in tale direzione». Lu.Fa.

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Intesa alla Caterpillar: meno tagli e fabbrica operativa fino al 2015 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-21 - pag: 8 autore: Francia. Dopo le dure proteste dei dipendenti del gruppo Usa Intesa alla Caterpillar: meno tagli e fabbrica operativa fino al 2015 Attilio Geroni PARIGI. Dal nostro corrispondente Parigi è scesa in campo per evitare che il caso Caterpillar degeneri provocando un incontrollabile effetto domino. I delegatisindacali della filiale francese del gruppo americano e i suoi dirigenti sono stati ricevuti domenica al ministero dell'Economia. Al termine dell'incontro, durato dieci ore, le parti sono riuscite a elaborare una bozza d'accordo che dovrebbe permettere il ritorno alla normalità dopo mesi di agitazioni e proteste, anche estreme. Scioperi, il sequestro di quattro manager, picchetti ai cancelli nei due stabilimenti in Isère e occupazione degli impianti. Tutto il lecito e il meno lecito per strappare migliori condizioni nell'ambito del piano di ristrutturazione annunciato in gennaio e che nella versione originaria prevedeva tagli occupazionali per oltre 700 dipendenti su 2.700. L'intervento del mediatore governativo Philippe Gustin, vicedirettore di gabinetto del ministro dell'Economia Christine Lagarde, è servito a gettare le basi di un compromesso che dovrà ora essere approvato con un referendum dai lavoratori di Caterpillar France. I dipendenti sono riusciti ad ottenere una riduzione dei tagli al personale, da 733 a 600 e un allungamento dei tempi (fino a ottobre) dei negoziati per una diversa organizzazione degli orari di lavoro. Questo nell'immediato. Più a lungo termine, e secondo la promessa fatta dal presidente Nicolas Sarkozy, l'Esecutivo avrebbe strappato un impegno della casa madre a mantenere attivi gli impianti almeno fino al 2015 graziea un nuovo contratto di fornitura. Come contropartita,lo Stato coprirà all' 80% i costi delle indennità di cassa integrazione. La riduzione degli effettivi potrebbe scendere ulteriormente nell'ambito di un programma di partenze incentivate in cui l'azienda si farebbe carico dei corsi di formazione. Nonostante le premesse, e il ritorno di alcune centinaia di dipendenti al lavoro, la situazione restava tesa a Grenoble. L'assemblea convocata al mattino per illustrare i dettagli dell'ipotesi d'accordo è stata interrotta da 200 lavoratori: «Adesso sono gli operai che decidono e non più i delegati sindacali», ha arringato uno dei manifestanti, Jamel Keddache. Il gruppo si è recato poi recato alla direzione dipartimentale del Lavoro, dove si stavano mettendo a punto i dettagli del piano di salvaguardia dell'occupazione, sostenuti da una piccola folla inneggiante: «Alle armi, noi siamo i lavoratori, siamo arrabbiati, vinceremo e Cater dovrà pagare ». Non esattamente l'effetto atteso dal Governo e tantomeno dalla direzione di Caterpillar, che sperava di essere finalmente sulla buona strada per un ritorno all'attività o quantomeno alla tregua sociale. Intervistato su France Inter il leader del sindacato Cfdt, FranÇois Chèreque, non ha nascosto la sua preoccupazione per la piega presa dagli eventi. Secondo lui il conflitto è rivelatore di una vera mancanza di dialogo sociale, dimostrato dalla necessità di un intervento dello Stato: «La domanda da porsi è: perché si deve arrivare a tali sconfinamenti?». Intanto due manager di Molex Automotive, filiale francese del gruppo statunitense, sono stati sequestrati dai dipendenti nella sede di Tolosa. In ottobre l'azienda aveva annunciato di voler chiudere l'impianto per trasferire le attività in Cina, tagliando 300 posti. © RIPRODUZIONE RISERVATA BOSSNAPPING A Tolosa sequestrati due manager della filiale di Molex Automotive, che vuole trasferire la produzione in Cina

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La Terza Italia delle reti locali (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-21 - pag: 14 autore: La Terza Italia delle reti locali di Carlo Trigilia N elle difficoltà si vedono sempre meglio le strutture portanti di un sistema. Lo stiamo verificando anche di fronte alle reazioni emergenti nel nostro Paese alla grave situazione economica globale. Si profila un paradosso: la forza dell'arretratezza italiana (o di quella che appariva tale al paradigma di lettura dominante dell'economia). Sia chiaro: sarebbe sbagliata una lettura acritica delle virtù del modello italiano nella crisi, così come lo è stata quella dei cantori del declino e del ritardo che hanno dominato la scena negli anni passati. Sappiamo bene che il modello ha tanti problemi da non sottovalutare. E sarebbe inoltre un errore grave dare per scontata una buona tenuta della nostra economia a fronte di una delle crisi più forti e dirompenti- la prima dell'era della globalizzazione - i cui esiti sono ancora poco prevedibili. Ma intanto qualche valutazione si può cominciare a fare. Se proviamo a prendere una fotografia dell'impatto della crisi a livello territoriale, ne ricaviamo una mappa che piacerebbe a Fernand Braudel e agli storici sociali della "lunga durata". Si intravedono Tre Italie nella crisi. La prima è quella del Nord-Ovest, il vecchio "triangolo industriale". L'area che nonostante le grandi trasformazioni degli ultimi vent'anni resta quella a maggior presenza di grandi e medie imprese, in cui più forte è la separazione dell'economia dal-la società: dalla famiglia, dalle reti sociali dalle comunità locali. Qui la crisi è più visibile, se si considera per esempio la crescita della cassa integrazione e la sua diffusione rispetto agli addetti, o se si guarda al numero d'imprese sul totale che prevedono più forti difficoltà e calo del fatturato (indagine Unioncamere). C'è poi il Mezzogiorno, che nel complesso appare meno colpito, con la vistosa eccezione di quella "linea adriatica" delle piccole imprese che negli anni passati aveva fatto sperare. Naturalmente, questo dato fa subito pensare al Sud della redistribuzione, al peso diretto e indiretto della spesa pubblica che protegge dalla crisi, e alla minor presenza delle attività esposte al mercato. Che quando ci sono soffrono di più per la maggior fragilità del contesto esterno, come nel caso dell'Abruzzo (già prima della sciagura che l'ha colpito),del Molise, di parti della Basilicata e della Puglia. Accanto a questi fattori va però considerato un Mezzogiorno diverso che si intravede negli ultimi anni. Un Sud più tirrenico, legato alla plurispecializzazione locale in attività di mercato meno sfidate dalla globalizzazione: agricoltura di qualità, agroindustria, turismo, manifattura diversa dal made in Italy. Ma il risultato che più colpisce, se guardiamo alla nostra mappa, riguarda il ritorno della Terza Italia (su cui aveva attirato l'attenzione più di trent'anni fa il sociologo economico Arnaldo Bagnasco). Si tratta di quelle regioni del Centro- Nord-Est dove più si concentrano sistemi locali di piccole e medie imprese e distretti industriali del made in Italy: il vero baricentro del modello italiano. Non tutti questi sistemi territoriali si difendono bene, e tutti avvertono i morsi della crisi, dato il forte peso delle esportazioni nelle loro attività. Tuttavia, colpisce la relativa miglior tenuta complessiva di quest'area rispetto ad altre zone del Paese. Per spiegarla dobbiamo far riferimento al paradosso dell'arretratezza di cui si diceva. Le componenti sono ben note: la dimensione ridotta delle imprese, il più forte rapporto con la famiglia, l'intreccio più stretto tra reti sociali e reti produttive, il basso indebitamento delle imprese e il ruolo delle banche locali, delle organizzazioni di categoria, dei governi locali; ma anche la forte presenza del risparmio delle famiglie (i depositi per abitante sono tra i più alti). Insomma, si tratta di un sistema in cui l'economia è meno separata: è più immersa nella società locale. Così come il processo produttivo di beni di qualità avviene in modo diffuso - con la partecipazione di attori diversi e di rilevanti economie esterne alle imprese anche gli effetti della crisi tendono ad essere più diffusi e più ammortizzati dalla società locale, in un quadro nel complesso più solidaristico (come mostrano anche i dati Istat sulle disuguaglianze di reddito tra le famiglie, meno marcate nelle aree in questione). E questo vale anche per le nuove medie imprese internazionalizzate, di cui tanto si parla negli ultimi anni: il loro successo, così come la loro resistenza alla crisi non sono comprensibili se non si tiene conto del peculiare polmone territoriale con cui respirano. Forza dell'arretratezza dunque?Ripeto: non esageriamo. Ma forse gli effetti di "redistribuzione della crisi" di cui ha parlato Giuseppe De Rita dovrebbero indurre qualche autocritica tra gli economisti, la maggioranza dei quali considera una distorsione il modello italiano proprio perché l'economia appare poco separata dalle reti sociali, le imprese sono piccole e sottocapitalizzate, la finanza poco " moderna". Evidentemente, le reti sociali non hanno necessariamente effetti collusivi e distorsivi, ma possono costituire- a determinate condizioni- " esternalità positive". Il guaio è che la cultura economica dominante ha profondamente influenzato la politica e le stesse leadership nazionali del mondo delle imprese e del lavoro. E così quando si decide di politiche per la crisi si parla solo di aziende singole (credito, incentivi, sgravi) e di ammortizzatori sociali per i lavoratori, mentre la dimensione delle reti e dei territori resta fuori dall'agenda, affidata al volontarismo dei soggetti locali. Col rischio che essi stessi finiscano per non percepire anche come forza quello chei più definiscono come debolezza. Ma come insegnano gli storici, le lunghe durate pesano, e non farci bene i conti può essere dannoso. Forse la crisi può aiutare a cambiare occhiali. trigilia@unifi.it © RIPRODUZIONE RISERVATA AFP PATRIMONIO DA DIFENDERE Quando si decidono le politiche di sostegno si pensa prevalentemente ad aziende singole, tralasciando realtà complesse

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Nelle recessioni il Graal dell'economia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-21 - pag: 15 autore: Nelle recessioni il Graal dell'economia Richard Koo è l'ispiratore delle scelte di Tokyo e sostenitore dell'intervento dello Stato Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Q uando il 16 marzo scorso il primo ministro Taro Aso ha iniziato una serie di brainstorming con ben 83 esperti, si è capito subito che stava per arrivare in Giappone una manovra di stimolo all'economia più ampia di ogni previsione: al Kantei, la residenza ufficiale del premier, il primo ad arrivare, assieme al ministro delle Finanze Kaoru Yosano, è stato un cittadino americano di origini taiwanesi, sia pure nato a Kobe: Richard Koo. Il 55enne capo economista del Nomura Research Institute è diventato il profeta globale dei tempi nuovi, dopo essere stato per anni una voce che gridava invano nel deserto:è l'avvocato più convincente della necessità di aumentare senza remore la spesa pubblica per contrastare la recessione, e lo spregiatore più autorevole delle preoccupazioni di riequilibrio dei conti statali in quest'epoca d'emergenza. Il suo ruolo di consulente del Governo giapponese è risalente nel tempo, ma mai come adesso sembra ascoltato con attenzione (anche altrove), tanto più che le sue sollecitazioni coincidono con il desiderio di Aso di presentarsi all'appuntamento delle elezioni con più carte da giocare. Così l'ammontare del nuovo pacchetto straordinario è stato stabilito a 15.400 miliardi di yen ( oltre 150 miliardi di dollari), pari a circa il 3% del Pil, che porta al 5% del Pil il totale degli stimoli con mezzi freschi a un'economia piombata in profonda recessione. Un po' meno del 6% del Pil ottimale per Koo, ma più di quanto immaginabile dopo le due precedenti manovre e un bilancio statale di previsione già gonfiato. Quanto basta per aver suscitato qualche gelosia per la sua posizione di "consigliori", inquadrabile nel tradizionale amore-odio giapponese per il gaiatsu (la pressione esterna) di cui il Paese sembra spesso aver bisogno per prendere decisioni non consensuali. Se Koo insegna alla Waseda University di Tokyo dal 1998 ed è in Nomura dal 1984, la sua formazione è tutta americana: studi a Berkeley e master dalla Johns Hopkins, doctoral fellow presso il board della Federal Reserve e poi economista della Fed di New York (1981-'84). Quale maggior esperto del "decennio perduto" giapponese, è stato proiettato dalla crisi attuale verso una statura internazionale da star. Non a caso, è appena tornato nel suo ufficio di Otemachi da un lungo viaggio in Canada, Usa e Olanda: ospite ufficiale di Governi o di commissioni parlamentari. A sentirlo parlare, è difficile non essere affascinati dal mantra che ripete in modo ossessivo e con una semplicità sconcertante. Senza modestie, Koo ritiene di aver trovato nientemeno che il Santo Graal della scienza economica. Il copyright dell'espressione è di Ben Bernanke: «Chi arriverà a comprendere davvero la Grande Depressione avrà trovato il Santo Graal dell'economia». Koo ha intitolato alla coppa miracolosa l'ultimo dei suoi quattro principali libri ( The Holy Grail of Macroeconomics: Lessons from Japan'sgreatrecession) sottolineando che nessun economista ci ha mai pensato, nemmeno Keynes. In sostanza, Koo distingue tra recessioni normali e recessioni da balance-sheet (da bilancio): in queste ultime, seguite allo sgonfiamento di una precedente bolla, si verifica un fenomeno mai preso in considerazione dagli economisti, ossia il fatto che le imprese non tendono più a massimizzare il profitto, ma solo a riparare la loro struttura patrimoniale, a ridimensionare le attività e a ripagare il debito. L'economia entra nella fase yin (ombra) e gli strumenti di politica monetaria non funzionano più, in quanto la domanda di prestiti resta evanescente anche in presenza di tassi zero. Non può allora che intervenire lo Stato,come borrower d'ultima istanza,per colmare il gap della domanda ed evitare una spirale devastante. A poco a poco,l'economia tornerà nella fase yang ( luce) con la ripresa della domanda di prestiti, e il settore privato riacquisterà fiducia (fino a un nuovo eccesso che ricreerà una bolla). Il corollario di questa teoria è che le banche vanno ricapitalizzate direttamente, mentre è controproducente inseguire la chimera di una stabilizzazione finanziaria cercando semplicemente di ridurre la pressione sul sistema degli asset tossici. A parte gli occhiali, Koo somiglia vagamente a un lottatore di kung-fu, e mena fendenti virtuali a tutto spiano. «Henry Paulson? Non ha mai capito niente», dice Koo senza remore. Epiteti che sfuma appena riferendosi ad al-tri, come Heizo Takenaka (lo zar finanziario sotto Koizumi). Ma ne ha anche per Bernanke (troppo fiducioso, almeno fino a poco tempo fa, negli strumenti di politica monetaria) e per l'economista Paul Krugman-ex suggeritore a Tokyo di un piano per provocare inflazione- che pure di recente sembra essersi avvicinato al suo messaggio, consigliandoa Obama di rischiare per eccesso anziché per difetto. Krugman riconosce che quella di Koo è una delle migliori road map per capire il caos di oggi, ma eccepisce che le sue teorie non necessariamente servano da ricetta per l'America (tanto più che il Giappone era uscito qualche anno fa dal ristagno economico grazie all'export e non alla domanda interna: soluzione non replicabile). Koo salva uno dei predecessori di Paulson, Paul Volcker, e riconosce qualche merito a Timothy Geithner: il suo Public-Private Investment Program è sì di dubbia efficacia, ma appare come un modo per aggirare la strettoia politica di un Congresso non più disposto ad allargare i cordoni della borsa, specie dopo lo scandalo dei bonus ai manager Aig.«Ma Geithner mostra di non capire quello che è successo in Giappone, quando dice che il ritardo nel salvare le istituzioni finanziarie prolungò la recessione- afferma Koo-. La sua asserzione secondo cui i non-performing asset delle banche devono esser eliminatiquanto prima per evitare agli Usa una recessione alla giapponese è sbagliata ». Koo riconosce che anche i responsabili po-litici, che ha visitato di recente in mezzo mondo, restavano a bocca aperta quando lui spiegava che le banche giapponesi (come quelle Usa durante la crisi del debito latinoamericano) erano riuscite a evitare un credit crunch nonostante una situazione patrimoniale indebolita. «In Giappone, anche se le banche avessero fatto pulizia dei crediti inesigibili prima, l'economia non si sarebbe potuta risollevare mentre le imprese continuavano a ridurre i loro balance-sheet ». Insomma, «a Washington manca la consapevolezza che migliorare la salute delle banche e alleviare la stretta al credito sono spesso obiettivi politici contraddittori». Controproducente, secondo lui, è la balzana idea di effettuare "stress test" sulle principali istituzioni finanziarie Usa rivelando i risultati al pubblico: se positivo, il test alimenterà il sospetto di mano morbida degli ispettori; se negativo, ci sarà necessità di iniettare capitali ma il Congresso dirà di no. «Bisogna distinguere tra il raffreddore e la polmonite – continua Koo . Le recessioni normali si curano con rimedi consueti, ad esempio la politica monetaria.Quelle da balance sheet, con mezzi eccezionali per rilanciare la domanda. Come fossimo in guerra». E il deficit statale, che a Tokyo già viaggia verso il 180% del Pil? «In Inghilterra dopo l'ultima guerra era al 250% del Pil. Ma è sopravvissuta. E Churchill ha fatto la cosa giusta spendendo fino alla vittoria ». I critici di Koo, però, sottolineano che a lume di logica la sua ricetta appare troppo semplice: spendere a più non posso senza considerare gli effetti collaterali. Koo non nega che in alcuni casi la spesa pubblica giapponese abbia finanziato progetti discutibili, ma ritiene che, in tutti i Paesi, sia questo il momento per largheggiare: chi ha bisogno di nuove infrastrutture agisca ora, chi ha un sistema sanitario inadeguato provveda adesso. «I soli Governi che stanno agendo con la consapevolezza che la malattia è una polmonite e non un forte raffreddore sono l'Esecutivo di Aso in Giappone, la Cina e forse il Canada». Quanto all'Europa di oggi, Koo nota che nel Welfare State la funzione di "stabilizzatore automatico" della politica fiscale opera assai più che in Giappone o in Usa, ma che occorre una mobilitazione fiscale più ampia, specie in Germania e Francia: altrimenti misure di spesa da parte di altri Paesi Ue più piccoli rischiano di avere efficacia limitata. Del resto, Koo afferma di aver detto quattro anni fa alla Bce che se fosse «italiano o francese» non accetterebbe una situazione come quella della Germania, che è uscita dalla recessione seguita allo scoppio della bolla tecnologica del 2001 abbassando il costo del lavoro domestico, ossia esportando merci (e disoccupazione) nei Paesi confinanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Americano di Kobe. Richard Koo, 55 anni, è capo economista del Nomura Reserach Institute LA TEORIA Le banche vanno ricapitalizzate direttamente, controproducente invece inseguire stabilizzazioni finanziarie pensando di ridurre la pressione degli asset tossici

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Ridono, urlano, s'infiammano. Tremila fans scatenatissimi, dai dodici ai vent'anni... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi di SALVATORE TAVERNA Ridono, urlano, s'infiammano. Tremila fans scatenatissimi, dai dodici ai vent'anni, aspettano con ansia la loro beniamina: Miley Cyrus, protagonista del film Hannah Montana, the movie. Eccoci al Porta di Roma, Bufalotta, Cine Cité. La folla ondeggia dietro le transenne: ola, ola, ola. Migliaia di colori. Mamme e papà, tantissimi, retrocedono e lasciano la pole position alle loro ragazzine. C'è chi viene da Caserta, da Napoli, da Prato, da Bologna. Non manca qualche cinesina sorridente. Cinque giapponesi esultano. La festa è appena cominciata: metà pomeriggio. Ma alcune pupine sono qui dalle nove del mattino. I fans club visualizzano i loro manifesti con la scritta: «Miley sei la più brava del mondo». Molte ragazzine seguono la serie Hannah Montana da un paio d'anni sulle tv a pagamento. E conoscono a memoria battute e canzoni, ritmi e storie. Ora arriva il film e per loro è il massimo. Non se lo perderanno. Su un cartellone, fatto a amano, c'è scritto: «Benvenuta a Roma. Oggi è il mio compleanno. E il regalo più bello sei tu. Baci da Anna tua prima fan». Ancora voci, vocine, vocette. «Incredibile ma vero: una ragazzina all'età mia è già famosa nel mondo», dice Sara del Torrino. «Io canto, ballo, e non vedo l'ora di fammi conoscere. Ma lei è gia una potenza. Fortuna? Ha trovato il momento giusto. E poi suo padre è un famoso cantante country. Ha mangiato pane e musica fin da bambina». Gli fa eco Bartolomeo, sempre del Torrino, «quella ha trovato la strada spianata. Tutto è stato facile: bisogna saper aspettare il momento magico, prima o poi arriva sempre». Ottimista. E' il tripudio. Le urla si sovrappongono alla colonna sonora del film. Anzi. La superano, la cancellano, la fanno svanire. La pupina ritarda. I papà e le mamme, molte carinissime, non ce la fanno più. Tutti storditi da questo baccano: fischiano le orecchie. Soraya e Sofia, sedici anni, hanno preso quattro autobus per arrivare alla Bufalotta. Stringono tra le dita il fazzoletto rosa con il viso di Miley, raccontano: «Noi cantiamo e balliamo benissimo. Ma quando mai riusciremo a svoltare come lei. In Italia tutto è difficile. Negli Usa vengono premiati i talenti veri. Da noi, quelli finti». Andrea, con dieci amici, viene da Terni. «Che ci faccio qui? Voglio vedere da vicino Miley. E' molto carina». Vola il tempo. Si avvicina il momento magico. Tutti vogliono l'autografo dalla piccola diva. Ma quando lei entra in scena, delusione generale. La bambolina, all'esterno, passa e va. Tra gli urli infiniti transita veloce protetta dalle guardie del corpo. Si ferma un attimo. Sorride. Viene bombardata dai flash delle mini-macchine digitali ed entra in una delle sale. «Non è possibile», piange Laura, quindici anni. «Cosa le racconto alle compagne di scuola. Quelle viperelle mi diranno: "Non ci sei andata alla Bufalotta... Sei una bugiarda!"». Alessia, un angelo di ragazzina con gli occhialini quasi rotondi, dodici anni, si lamenta: «Sono venuta fino a qui dai Parioli. Ho convinto papà a portarmi e me ne vado a casa senza l'autografo. Mi dispiace tanto». Pure le giapponesine tristi tristi se ne vanno nel maxiparcheggio con i genitori. La folla via via scompare. Ma molte, raccontano andando via, vorrebbero avere per papà Billy Ray Cirus, cantante country e simpatico padre di Miley. Lui, al passaggio, si prende una marea di applausi. In pochi si accorgono del regista Peter Chelsom che ha girato il film per la Disney.

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Da Cina e Usa i segni di ripresa (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-04-21 - pag: 48 autore: Metalli non ferrosi. Per il taiwanese Nobu Su, Pechino usa le riserve per comprare commodity Da Cina e Usa i segni di ripresa Il rialzo dei prezzi però supera le indicazioni dei fondamentali Gianni Mattarelli MILANO Una caratteristica delle ultime settimane è il ritorno della predisposizione al rischio nel mercato dei metalli, dopo mesi di forte avversione. Il diffondersi tra gli operatori dell'opinione che la situazione economica globale si stesse stabilizzando è stato il principale fattore del mutamento nella tendenza degli investitori. Si sono perciò visti aumentare i prezzi di tutti gli strumenti a rischio, come azioni e materie prime, mentre hanno perso valore i beni tipicamente a basso rischio, quali obbligazioni, oro e dollaro. Per i metalli un simile andamento del mercato, che risulta in evidente contrasto con la situazione fondamentale, ha sorpreso il partito dei ribassisti, che è stato sino a oggi in maggioranza. La produzione industriale (Pi), maggior indicatore del consumo dei metalli, è infatti diminuita globalmente su base annua del 12,6% in gennaio, mentre i dati parziali di febbraio portano verso un calo del 13,8%, sesto consecutivo mese di declino. Il tasso di contrazione sta però rallentando, dopo i forti cali di dicembre e gennaio, per cui molti osservatori intravedono tiepidi segnali positivi, anche se le uniche buone notizie vengono dalla Cina, dove si segnala che in marzo la Pi è salita dell'8,3% su base annua. A questo punto si può pensare che, in un mercato con situazione fondamentale depressa, per riportare all'ingiù le quotazioni sia necessario un nuovo peggioramento dell'economia mondiale, perché tutte le notizie sfavorevoli sinora pubblicate dovrebbero già essere, come si dice, nei prezzi. Al di là della Cina, i primi segnali di potenziale ripresa della domanda al consumo vengono dagli Stati Uniti, dove l'importante indicatore economico del settore manifatturiero Ism (Institute of Supply Management), pur rimanendo a livelli bassi ma sopra i recenti minimi, è visto da Goldman Sachs con buone probabilità di risalita oltre la soglia 50 (che separa la contrazione dall'espansione) entro i prossimi 3-6 mesi, mentre viene mantenuta la previsione di un Pil americano a +1% per il terzo e quarto trimestre, dopo il-7% del primo. I metalli, e soprattutto il rame, stanno tuttavia avendo in media guadagni, dai recenti minimi, ben maggiori di quanto registrato da altri strumenti e beni d'investimento.Una spiegazione a questo fenomeno può venire dalle dichiarazioni di Nobu Su, capo del gruppo taiwanese Tmt, che fornisce materie prime alla Cina. Secondo lui Pechino sta cercando di liberarsi al più presto dalla dipendenza del dollaro. I cinesi starebbero perciò acquistando materie prime perché questa sarebbe la miglior via per usare i loro 1,9 trilioni di dollari di riserve, in preparazione della prossima rivoluzione industriale, che sarà guidata dalla costruzione di veicoli ibridi, che necessitano di molto rame. Ciò giustificherebbe i forti acquisti cinesi e il rialzo oltre misura dei prezzi della materia prima catodi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'Asia mette a profitto gli accordi bilaterali (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 25 autore: Focus / 1 Commerci internazionali. I nuovi dati dell'Asian development bank L'Asia mette a profitto gli accordi bilaterali Micaela Cappellini C hi l'ha detto che il Doha Round è l'unica ricetta, e che gli accordi bilaterali di libero scambio finiscono sempre per complicare le cose? L'Asia è passata dalle 3 intese del 2000 alle 37 che si contavano a gennaio- più le 72 in corso di negoziazione - , ma le sue aziende vedono questo intrecciarsi di preferenze tariffarie come un vantaggio, non come un costo. Addirittura, come un rimedio al calo di scambi portato in dote dalla crisi. Lo sostiene uno studio appena pubblicato dall'Asian development bank Institute, il thinktank della Banca per lo sviluppo asiatico: il 22% delle imprese intervistate fa abituale ricorso alle intese bilaterali, e quando non le usa è più per mancanza di informazioni dettagliate che per i costi troppo alti di gestione amministrativa delle procedure per garantire l'origine dei beni ammessi alla riduzione tariffaria. Per le oltre 600 imprese intervistate, in cima alla lista degli accordi a due più utilizzati in Asia c'è ovviamente l'area di libero scambio fra i dieci Paesi dell'Asean, seguita dalle intese fra la Thailandia e il Giappone, fra gli Stati Uniti e la Thailandia e fra l'Asean e la Cina. A beneficiare degli accordi bi-laterali sono soprattutto i Paesi più piccoli, come il Laos, Singapore o la Malaysia, dove più del 60% degli scambi commerciali passa attraverso le partnership a due. Ma anche i giganti dell'economia asiatica, cioè il Giappone, l'India e la Cina, non sembrano disdegnare le intese, attraverso le quali passa tra il 15e il 30% degli scambi commerciali. Percentuale che sembra destinata a crescere. Per i detrattori degli accordi a due, il loro proliferare rallenta il Doha Round e ha finito col trasformare l'Asia in un'enorme scodella di noodle, gli spaghetti tanto cari ai suoi abitanti quanto difficili da districare. «Il Doha Round sta rallentando per ben altri motivi – risponde però Masahiro Kawai, autore dello studio, intervistato dal Sole 24 Ore – I numerosi accordi di libero scambio attualmente in vigore in Asia sono semmai un passaggio intermedio verso gli scambi multilaterali, soprattutto se si innescherà un processo di semplificazione della matassa che potrebbe portare a un'unica, grande intesa: un Asean+3, o magari un Asean+6». Per il professor Kawai, la crisi invece non sta affatto rallentando il processo di generazione di nuovi accordi di libero scambio nel continente asiatico: tra i più importanti allo studio oggi ci sono quelli fra Asean e India, fra Giappone e Sudcorea, fra Tokyo e New Delhi, fra Cina e Australia. Gli Usa e l'Europa piuttosto – sottolinea Kawai – presto dovranno ringraziare l'espansione dei commerci intra-regionali in Asia generata dagli accordi di libero scambio e associata al rilancio della domanda asiatica. Dal G-8, al contrario, così come dal G-20 appena concluso a Londra, ci sarà da aspettarsi poco in termini concreti: «Tutti vogliono accelerare il Doha Round – commenta – ma il presidente Obama si è appena insediato e la sua amministrazione deve ancora elaborare la strategia commerciale. Ci vorrà del tempo, quindi, prima che gli Usa possano garantire il loro appoggio alla ripresa dei negoziati». micaela.cappellini@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IN CONTROTENDENZA Dalla matassa che sembra inestricabile di intese che regolano gli scambi le aziende traggono benefici e pagano costi limitati

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Focus / 2 La ripresa che verrà. (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 25 autore: Focus / 2 La ripresa che verrà. Le previsioni del gruppo assicurativo Coface sull'andamento dei mercati I primi a ripartire? Gli emergenti I Paesi emergenti dell'Asia sono quelli che nei mesi a venire possono offrire maggiori opportunità agli esportatori. E più in generale, i Bric (Brasile, Russia, India e Cina) possono garantire, grazie alla grandezza dei rispettivi mercati interni, un effetto di sostituzione che vada a colmare il vuoto lasciato dal calo della domanda dei Paesi in-dustrializzati, i più colpiti dalla crisi mondiale. La previsione è di Coface, la società di assicurazione del credito all'export, che ogni anno fa il punto su opportunità e criticità nei mercati del mondo. Nonostante la crisi internazionale sia ancora in corso, è già tempo di bilanci. Per gli esportatori infatti è indispensabile avere a disposizione una lettura quasi in tempo reale di un mercato in forte cambiamento, e orientare l'export, se del caso, verso aree che continuano a crescere. Secondo gli economisti di Coface, i Paesi emergenti dell'Asia e i Bric hanno gli anticorpi per uscire dalla crisi prima delle economie sviluppate. La Cina può contare su un ampio margine di manovra per quanto riguarda il deficit pubblico. Gli interventi di politica fiscale e monetaria messi in atto da Pechino, inoltre, iniziano a produrrei primi effetti sulla disponibilità di credito, sull'edilizia e sul settore dei beni intermedi. Viene considerata buona anche la tenuta di India e Brasile, che risultano meno esposti rispetto al p è in programma domania Milano, presso la sede di via Spadolini 4, la "Conferenza Rischio Paese 2009" di Coface. Durante l'incontro sarà presentata la guida alla criticità dei mercati realizzata da Coface e pubblicata in Italia per le edizioni del Sole 24 Ore. fabbisogno finanziario dall'esteroe ai rischi di credit crunch domestico. Tra le aree-rifugio ci sono anche Africa e Medio Oriente, mantenutesi parzialmente al riparo dalla crisi perché meno integrate, con l'eccezione di Israele e Sudafrica, nei circuiti commerciali e finanziari della globalizzazione. Mano a mano che ci si sposta verso Europa e Stati Uniti, la situazione si fa invece più complessa. L'uscita dell'Europa centro- orientale dalla crisi, è l'opinione degli esperti di Coface, sarà lenta a causa della forte dipendenza dai Paesi dell'Europa occidentale. A questi elementi si aggiungono il rischio di liquiditàlegato a riserve finanziarie insufficienti e un fabbisogno finanziario non adeguatamente soddisfatto dai capitali esteri. Ma la domanda interna può fare la differenza: da questo punto di vista, la Polonia appare relativamente meno colpita dalla crisi. Le note dolenti per gli esportatori vengono soprattutto dai Paesi industrializzati, i più colpiti dalla crisi globale. Gli Usa e molti Paesi dell'area euro soffronodi squilibri legati all'indebitamento di imprese e famiglie, progressivamente aumentato nel corso degli ultimi anni: Spagna, Irlanda e Regno Unito ne sono gli esempi più eclatanti. Paesi grandi esportatori come la Germania, ai quali la crisi si è trasmessa soprattutto attraverso il calo del commercio mondiale, saranno i primi a manifestare segnali di recupero e a reagire alla domanda legata agli investimenti da parte delle aree emergenti. Alf. S. © RIPRODUZIONE RISERVATA RISCHIO PAESE

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In Turchia sostegni pari al 4% del Pil (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 26 autore: In Turchia sostegni pari al 4% del Pil Vittorio Da Rold ISTANBUL. Dal nostro inviato «Il Governo turco ha predisposto pacchetti di sostegno alle imprese pari al 4% del Pil». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Mehmet Simsek, astro nascente del panorama politico turco nonché ex banchiere di Merrill Lynch, intervenendo ai lavori del secondo Media and Economic Forum intitolato "Turchia, crocevia strategico", organizzato dall'Unione di Amicizia Italia-Turchia conclusosi sabato scorso a Istanbul. Ankara ha aumentato gli investimenti in infrastrutture da 2 a7 miliardi di lire, ha incrementato il sostegno agli esportatori, ha ridotto l'Iva sull'acquisto di casee capannoni industriali, sostenuto l'aquisto di auto nuove con incentivi alla rottamazione delle vecchie (fornendo uno sconto del 35% per tre mesi sul prezzo di listino), elevato del 37% le risorse della Bank import-export, (l'ente di sostegno all'esportazione), costituito un fondo di sostegno per le Pmi e fornito garanzie alle banche per invitarle a prestare i soldi alle imprese. Il Governo è anche pronto a favorire la trasformazione delle imprese tessili in grave crisi. Una serie articolata di pacchetti di stimolo che hanno aiutato a superare la fase acuta della crisi. «L'economia turca, che ha 68 miliardi di riserve in valuta e un disavanzo delle partite correnti a gennaio e febbraio in surplus (a causa del calo dei consumi interni) – ha proseguito Simsek - risente ancora della crisi globale, ma abbiamo superato la fase di panico e, anche se ci vorrà del tempo, la crisi si può considerare superata per due terzi». Il ministro ha sottolineato come il suo Paese abbia deciso di investire nell'istruzione pubblica, nell'alta velocità ferrroviaria («costruiremo 107 km all'anno »), nel settore della ricerca con l'aiuto della Cina e in quello delle energie alternative. Naturalmente resta il problema della disoccupazione, che a gennaio ha raggiunto il picco record del 15%, il problema più grave provocato in Turchia dalla crisi che ha toccato il Paese con otto mesi di ritardo rispetto agli Usa. «Speriamo di chiudere un accordo con l'Fmi, che sarà un prestito standby di tre anni entro il mese di maggio», ha concluso Simsek. Di crisi economica ha parlato anche Suzan Sabanci, presidente dell'Ak Bank, secondo cui «l'economia turca è dinamica e continua ad attirare investimenti perché qui esistono un'imprenditorialità molto spiccata nel settore privato e un potente sistema bancario. Senza dimenticare una forza lavoro che ha un'età media di 29 anni». L'Unione di amicizia ItaliaTurchia, organizzatrice del convegno, riunisce esponenti delle società civili dei due Paesi per promuovere la collaborazione nei settori politico, economicoe culturale ed è presieduta dal direttore generale di Finmeccanica, Giorgio Zappa. Ai lavori ha partecipato anche il vice direttore generale di Confindustria, Daniel Kraus, che ha sostenuto l'adesione della Turchia alla Ue, insintonia con la Tusiad, l'omologa turca. vittorio.darold@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA MISURE ARTICOLATE Investimenti in energie alternative e alta velocità Il ministro dell'Economia, Simsek: «Con l'Fmi accordo entro maggio»

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No di Cina e India all'accordo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM (ARTENERGY) data: 2009-04-21 - pag: 20 autore: Agricoltura. Concluso il vertice G-8 di Treviso - I Paesi emergenti non firmano il documento di indirizzo No di Cina e India all'accordo Sulle scorte alimentari critiche anche di Brasile, Sud Africa e Messico Alessio Romeo CISON DI VALMARINO «Tutte le istanze avanzate dall'Italia alla fine sono state accolte ». è soddisfatto, il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, al termine dei lavori del primo G-8 dell'Agricoltura che si è chiuso ieri a Cison di Valmarino (Treviso) dopo tre giorni di lavori (si evada Il Sole 24 Ore del 18 e 19 aprile). Nella dichiarazione finale sottoscritta dai ministri degli otto Paesi più ricchi del pianeta (che si apre con la constatazione che «il mondo è ancora molto lontano dal raggiungimento dell'obiettivo di dimezzare la percentuale di persone che soffre la fame entro il 2015») hanno trovato spazio tutte le proposte avanzate alla vigilia dalla presidenza italiana: aumento della produzione agricola per combattere la fame nel mondo, gestione coordinata delle scorte cerealicole mondiali, incremento delle energie rinnovabili, aumento degli investimenti nell'agricoltura sostenibile e lotta alla speculazione sulle commodity agricole. Anche se i contrasti non sono mancati e il documento finale, che non è stato sottoscritto come si sperava all'inizio dai Paesi del G-5 (Brasile, Cina, Sud Africa, India e Messico) e dagli altri Stati ai quali l'incontro era stato allargato (Egitto, Argentina ed Australia) è uscito inevitabilmente ridimensionato rispetto alle ambizioni iniziali. Soprattutto sul tema chiave della gestione coordinata delle scorte alimentari per evitare il ripetersi di crisi come quella di inizio 2008. Il testo si limita infatti a un generico impegno a «esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock», rinviando alle organizzazioni internazionali il compito «di esaminare se questo sistema può essere efficace per affrontare le emergenze umanitarie e limitare la volatilità dei prezzi» e di «valutare la fattibilità e le modalità amministrative di questo sistema». Anche sulle misure di lotta alla speculazione non si è andati oltre l'affermazione della necessità di «monitorare ed effettuare ulteriori analisi sui fattori che, potenzialmente, possono determinare la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, inclusa la speculazione». Su entrambi i punti ha pesato l'opposizione del ministro dell'Agricoltura Usa, Tom Vilsack. Avanti tutta invece sull'incremento delle energie rinnovabili di origine agricola per combattere i cambiamenti climatici, ma in «modo sostenibile » e tale da «non compromettere la sicurezza alimentare». Altro mirabile esempio di equilibrismo diplomatico si trova nella formula utlilizzata per rilanciare il Doha Round, il negoziato multilaterale sulla liberalizzazione degli scambi in ambito Wto, con l'immancabile impegno per «una conclusione equilibrata, globale e ambiziosa del Doha Round». Proprio su questo tema si è consumata la divisione con i Paesi del G-5, grandi esportatori di derrate agricole e favorevoli a una maggiore liberalizzazione, Brasile in testa. Anche se tra gli stessi Paesi emergenti le posizioni sulle trattative Wto sono diverse. Come ha spiegato nella conferenza stampa conclusiva il ministro cinese: «Siamo favorevoli alla riduzione dei dazi, ma questa non deve creare ostacoli allo sviluppo dell'Agricoltura nei Paesi in via di sviluppo; sulle tariffe serve una regolamentazione scientifica per promuovere uno sviluppo sostenibile del commercio di prodotti agricoli». Come dire, tagli ma non per tutti. La dichiarazione finale sottoscritta dagli otto ministri agricoli sarà inviata al G-8 che si terrà alla Maddalena dall'8 al 10 luglio prossimi. Per Zaia il documento «apre un nuovo corso, riportando l'agricoltura al centro dell'agenda politica internazionale ». Sostanzialmente positivi i giudizi di Cia, Coldiretti e Confagricoltura. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le grandi case alla ricerca di nuovi equilibri (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-21 - pag: 2 autore: Le grandi case alla ricerca di nuovi equilibri Simone Filippetti è l'inizio di una nuova fase evoluzionistica per l'industria dell'auto? La piccola e spesso bistrattata Fiat che negozia, con la benedizione del presidente americano Barack Obama, per accorrere in soccorso del gigante Chrysler sull'orlo del collasso è uno scenario che anche soltanto sei mesi fa sarebbe stato bollato come fantascienza. La recessione picchia duro: l'automobile è uno dei beni più ciclici e il primo dei consumi che viene rinviato (se non eliminato) quando il bilancio familiare traballa. Il mercato si chiede quali costruttori sopravvivranno al cataclisma che ha colpito l'auto e soprattutto che forma avrà l'industria che ha plasmato il XX secolo. Europa e America sono a tutt'oggi i due più grandi mercati, in attesa della Cina, che si sta aprendo ora alla motorizzazione: da qui ai prossimi giorni dalle case mondiali arriveranno i dati sulle trimestrali e il mercato si attende una stagione di bilanci in perdita, (almeno a livello di risultato operativo) sulla scia del crollo del 20% del mercato proprio nei principali Paesi. Se Stati Uniti e Vecchio Continente scendono, tassi di crescita si vedono invece in Oriente. Il declino tuttavia non è legato soltanto alla recessione ( che come tutte le recessioni prima o poi finirà), ma anche a cambiamenti più profondi e strutturali: l'Europa (comprendendo anche i Paesi dell'ex blocco sovietico) sono un mercato da 18 milioni di automobili (con i veicoli commerciali), ma quest'anno il totale scenderà a 15 milioni. Da questi, poi, va depurato circa un altro milione di veicoli, effetto degli incentivi statali nei vari Paesi ma che sono sostanzialmente un una tantum e non riflettono la vera domanda. Per strada si sono persi 4 milioni di auto; negli Stati Uniti quasi il doppio: secondo le stime fornite dalla stessa Chrysler dai 17 milioni di nuovi veicoli, il mercato quest'anno scivolerà a 10 milioni. E a sentire i broker la sensazione è che non saranno mai più recuperati perché il 70% delle auto vendute in Europa passa attraverso finanziamenti di credito al consumo e la crisi è una crisi del credito: i volumi visti negli ultimi anni difficilmente si rivedranno ancora. Il tutto mentre l'industria, sotto anche la moral suasion della politica (a partire dallo stesso Obama) è costretta a muoversi verso nuove tecnologie, a minor impatto ambienta-le: come sempre le discontinuità sono anche legate alle innovazioni tecniche. Di fronte a trasformazioni di portata epocale, il mercato guarda ai più piccoli come ai player più avvantaggiati: come i dinosauri sconfitti, nella scala evolutiva, dai mammiferi, così i colossi tradizionali dell'industria sono un tipo di organismo probabilmente non più adatto a un mercato che sta mutando, e per sempre, la sua struttura genetica. è un'occasione per Fiat: l'esperienza della casa torinese nel mercato delle auto piccole, segmento verso cui si stanno convertendo anche i big americani, la pone, assieme alle altre case europee, in una posizione privilegiata. Tuttavia nessuno, oggi, si sbilancia a fare previsioni: anche perché su tutta l'industria pesa l'incognita della politica. Le automobili sono un settore molto attiguo ai Governi perché nei Paesi occidentali, nonostante la massiccia riduzione di posti di lavoro negli ultimi decenni, rimangono un business labour intensive e le fabbriche hanno ancora un impatto sociale enorme (anche per l'indotto che muovono) sui singoli Paesi. E la politica gioca anche un ruolo fondamentale per capire quale potrà essere il nuovo standard: la definitiva affermazione delle auto elettriche e ibride, o invece la loro delimitazione a una mera nicchia di mercato, dipenderà in modo decisivo anche dalle politiche di incentivi alla rottamazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA RISULTATI NEGATIVI Nel 2009 in Europa le immatricolazioni sono scese di quattro milioni Negli Usa si sono «persi» sette milioni di veicoli

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Gm pronta a cedere Opel a costo zero (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-21 - pag: 3 autore: Gm pronta a cedere Opel a costo zero L'acquirente dovrà però investire almeno 500 milioni nell'azienda - Marchionne in Usa Andrea Malan General Motors è pronta a cedere gratis la quota di controllo nella Opel purché l'acquirente si impegni a investire un minimo di 500 milioni di euro nell'azienda tedesca. La capogruppo americana, a rischio di fallimento essa stessa, è dunque disposta a fare un passo indietro pur di agevolare lo scorporo della controllata europea. A Detroit intanto proseguono i tagli: è di ieri la notizia che Gm ridurrà in settimana l'organico di 1.600 impiegati. I compratori per Opel non sembrano mancare, anche qualora le voci dei giorni scorsi su un possibile coinvolgimento della Fiat non dovessero concretizzarsi: tra i sei investitori in corsa ce ne sono – ha detto la settimana scorsa Fritz Henderson, numero uno di Gm – quattro finanziari e due industriali; tra questi ultimi non ci sarebbero, secondo una fonte citata dall'agenzia Reuters, né Fiat né costruttori tedeschi. Secondo «Automotive News», almeno un'offerta arriva dalla Cina. La struttura dell'operazione Opel, la cui gestione è affidata a Dresdner Bank (gruppo Commerzbank), potrebbe vedere la creazione di una nuova società cui Gm apporterebbe asset stimati in 3 miliardi di euro, mantenendo una quota; il soci finanziario dovrebbe iniettare un minimo di 500 milioni direttamente nell'azienda; Gm ha chiesto poi a vari Governi europei, primo fra i quali quello tedesco, di contribuire con altri 3,3 miliardi di garanzie (Berlino si è finora detta indisponibile a prendere una partecipazione). Una mano potrebbe arrivare anche dai concessionari Opel, che si sono detti pronti a rilevare una quota di minoranza. Jaap Timmer, che guida la loro associazione Euroda, ha detto che la somma messa in campo «potrebbe arrivare a 400-500 milioni di euro». L'operazione Opel sarebbe in sostanza un leveraged buyout non molto dissimile da quello che portò due anni fa Chrysler nelle braccia di Cerberus: anche allora l'investitore finanziario si accollò una esposizione diretta piuttosto limitata (per Cerberus si era parlato di qualche centinaia di milioni di dollari) e il grosso fu finanziato dalle banche e dal venditore (Daimler). L'esito della vicenda Chrysler, che dopo due anni dal buyout ha dovuto far ricorso all'aiuto del Governo e ora di Fiat, non è incoraggiante per Opel ed è probabile che la casa tedesca debba cercare prima o poi un partner industriale forte con cui sviluppare sinergie. Max Warburton, analista della Sanford Bernstein, è convinto che questa sarebbe la soluzione migliore non solo per Opel ma anche per Fiat: «Fiat dovrebbe abbandonare il progetto Chrysler e puntare sulle sinergie che potrebbe ottenere da un'eventuale accordo con Opel»; sinergie che l'analista stima in 1,5 miliardi di euro. Al di là delle indubbie difficoltà politiche che comporterebbe l'ottenimento di tali sinergie (con eventuali tagli agli impianti produttivi), Fiat non ha nessuna intenzione di ritirarsi dalla partita americana: l'a.d. Sergio Marchionne è già ripartito per gli Usa con il compito di convincere sindacati e creditori della Chrysler alle rinunce necessarie perché le nozze tra i due costruttori possano prendere il via. Marchionne si muoverà tra Detroit e Washington e tornerà in Italia in tempo per il consiglio di amministrazione Fiat di giovedì mattina che dovrà approvare i conti del primo trimestre 2009. Quante sono le probabiltà che l'operazione vada in porto? Ieri dal presidente del sindacato canadese dei lavoratori dell'auto, Ken Lewenza, è arrivato un segnale negativo: «Il governo Usa e la Chrysler ci hanno chiesto nuove concessioni ma credo che sarà molto difficile che si possano accogliere queste nuove richieste»ha dichiarato all'agenzia Radiocor, aggiungendo peraltro che «siamo di nuovo al tavolo delle trattative e da questo pomeriggio riprendiamo i negoziati sapendo che la c'è la scadenza ultima del 30 aprile ». Automotive News ha intanto scritto che nel caso in cui l'operazione vada in porto sarebbero tre gli stabilimenti nordamericani di Chrysler da cui uscirebbero veicoli basati su piattaforme della casa torinese; tutti i veicoli porterebbero sia il marchio Fiat che quello Chrysler. Il fatto che uno degli impianti sia a Windsor in Canada (si veda anche la scheda qui a fianco) non è forse casuale: oltre alla trattativa in corso con i sindacati c'è da ricordare che il Governo di Ottawa finanzierà a sua volta Chrysler in misura significativa. © RIPRODUZIONE RISERVATA INFOPHOTO AUTOMOTIVE NEWS Dalle fabbriche che sfornano minivan e Suv uscirebbero le piccole con i marchi Fiat, Alfa Romeo e Chrysler Nuovo viaggio negli Stati Uniti. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat. Il manager è tornato negli Usa per la stretta finale sugli accordi con Chrysler

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General Motors dà in regalo Opel (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 6 General Motors dà in regalo Opel AUTO IL COLOSSO DI DETROIT CHIEDE SOLO CHE IL COMPRATORE INIETTI 500 MILANO GENERAL MOTORS sarebbe pronta a dismettere gratuitamente la quota di controllo del gruppo tedesco Opel/Vauxhall, a patto che l'acquirente si impegni ad investire in una nuova società composta dalle sue attività europee. Lo ha scritto ieri il Financial Times, che ha citato fonti vicine al dossier, secondo cui la casa automobilistica americana sarebbe anche intenzionata a liberarsi della svedese Saab a un costo prossimo allo zero e sarebbe in contatto con alcuni potenziali investitori. RIGUARDO alla cessione di Opel, Gm avrebbe chiesto a un investitore 500 milioni di euro che pero' non finirebbero nelle casse del colosso Usa, ma verrebbero iniettati direttamente in Opel. La casa automobilistica di Detroit, che rischia la bancarotta ed è a corto di liquidità in Europa, sta cercando di stringere i tempi e la scorsa settimana l'amministratore delegato Fritz Henderson ha detto che sono in corso contatti con oltre sei gruppi industriali e finanziari per la possibile cessione della sua controllata e che si aspetta la presentazione di manifestazioni d'interesse entro le prossime due-tre settimane. Gm, ha scritto ancora l'Ft, dovrebbe restare azionista di minoranza, ma sta vagliando anche l'ipotesi di riservare una quota di capitale ai dipendenti di Opel cosicché rimarrebbe il maggiore azionista. Inoltre, sempre stando alle indiscrezioni, Gm starebbe pensando di accorpare Opel e Saab in una holding a cui assegnerebbe 3 miliardi di euro e per la quale avrebbe chiesto al governo tedesco di fornire garanzie sui prestiti per 3,3 miliardi di euro. Il quotidiano britannico ricorda poi che Fiat e Saic, primo partner cinese di Gm, hanno smentito di avere interesse a comprare Opel. INTANTO, Gm ha fatto sapere che non intende vendere le attività sudcoreane e che «probabilmente» costruirà un nuovo stabilimento in Cina. Lo ha detto ieri il presidente dell'area Asia-Pacifico, Nick Reilly al salone dell'auto a Shanghai. Reilly ha anche assicurato che Gm manterrà il marchio Buick che è il «più redditizio». Mentre 1.600 colletti bianchi di Detroit stanno per essere licenziati.

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Nel calcio sentiamo di più il razzismo perché c'è maggiore attenzione, ma si devono prendere delle misure decise perché il mondo ormai è globalizzato (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi Nel calcio sentiamo di più il razzismo perché c'è maggiore attenzione, ma si devono prendere delle misure decise perché il mondo ormai è globalizzato

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salone al via (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

salone al via --> Martedì 21 Aprile 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print La crisi non è di casa a Shanghai, dove ieri si è aperto un Salone dell'auto con 13 anteprime mondiali a cui erano presenti, oltre ai produttori cinesi, anche molti dei principali protagonisti internazionali del settore. A cominciare dai marchi di lusso, tutti a Shanghai per presiedere un mercato, come quello cinese che, secondo gli analisti, nel 2009 ha ottime possibilità di divenire il primo al mondo. Il testa a testa con gli Usa è iniziata già a gennaio quando per la prima volta in Cina sono state vendute più vetture. La Cina è al momento l'unico grande mercato al mondo dove è possibile aumentare le vendite. 21/04/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

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Auto, la crisi non è di casa a Shanghai La Cina sogna il sorpasso sugli Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Auto, la crisi non è di casa a Shanghai La Cina sogna il sorpasso sugli Usa --> Martedì 21 Aprile 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print nascosto-->

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Auto, il sorpasso cinese (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 21/04/2009 - pag: 26 Le vendite Auto, il sorpasso cinese Cresce il peso del mercato cinese e, più in generale, dell'area del Pacifico per la Ferrari. Ieri il gruppo ha ufficialmente presentato la Ferrari California ( foto) a Shangai. In mercato, come quello cinese che secondo gli analisti nel 2009 ha ottime possibilità di divenire il primo al mondo a causa della forte crisi del mercato Usa. Il testa a testa con gli Stati Uniti è iniziata già a gennaio quando per la prima volta in Cina sono state vendute più vetture. E a Shanghai l'amministratore delegato della casa di Maranello, Amedeo Felisa, ha ricordato l'importanza del mercato Apac, dove nel 2008 ha raggiunto il risultato record di oltre mille auto vendute. Ferrari si conferma market leader nel segmento, con il 46% di market share.

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Il primo G8 chiede regole e stop alle speculazioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA 21-04-2009 AGRICOLTURA CHIUSO IL VERTICE, INTESA SUL DOCUMENTO. CONFAGRI SODDISFATTA Il primo G8 chiede regole e stop alle speculazioni Zaia: «Tutti d'accordo su mercati liberi e concorrenza leale» CISON DI VALMARINO (Treviso) II Il primo G8 agricolo della storia mette tutti d'accordo sul fatto che l'agricoltura vada rimessa al centro dell'agenda internazionale e la fame nel mondo contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. è questo il leit motiv che impronta la dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei Paesi più industrializzati, al termine di tre giorni di intenso lavoro nel maniero di Castelbrando coordinato dal ministro delle politiche agricole Luca Zaia in veste di presidente. «Si inaugura un nuovo corso, abbiamo toccato tutti i temi», è stato il primo commento del ministro, nell'annunciare l'approvazione del documento che trova inoltre il favore delle delegazioni del G5 e G3, coinvolte nell'agenda dei lavori. La concordia arriva dalla consapevolezza dei leader seduti al tavolo che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l'obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015 e occorre dare una sterzata. Si trova perciò un punto di equilibrio anche sui punti più critici, ovvero la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che potenzialmente possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. «E' un documento importante in cui sono stati toccati tutti i punti », afferma il ministro Zaia. L'Italia riesce soprattutto a portare a casa due risultati inseguiti: «l'introduzione del principio negativo della speculazione sui prezzi, che danneggia i mercati, affama i popoli e i produttori - osserva Zaia - e il consenso sul fatto di parlare di mercati liberi ma con regole certe e senza concorrenza sleale». Su questo punto, come nota il ministro, va rimarcato anche l'avallo della Cina che sul tema dazi ha una posizione difensiva e non manca nella conferenza stampa finale di chiedere in merito «regole scientifiche». Nel documento si dichiara anche l'impegno a raggiungere una «equilibrata, globale e ambiziosa conclusione del Doha Round». Il documento sarà ora portato dalla presidenza italiana al vertice G8 di luglio a La Maddalena, con l'auspicio espresso da tutti i ministri che rappresenti un ulteriore passo avanti nell'approccio ai temi agricoli e della sicurezza alimentare. Soddisfatte le organizzazioni agricole: «Un risultato importante, che mette al centro dell'agenda internazionale agricoltura e agricoltori che conferma le nostre aspettative e giustifica adeguate azioni per il settore», ha detto il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, che esprime un giudizio meno positivo sui meccanismi di gestione degli stock, la cui individuazione è sostanzialmente rinviata. Vertice Il ministro Zaia (a destra) col commissario Fischer Boel.

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G8 agricolo: Contro la fame rilanciare il settore primario (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 21/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia G8 agricolo: «Contro la fame rilanciare il settore primario» CISON DI VALMARINO (Treviso)Il primo G8 agricolo della storia, tenutosi a pochi chilometri dalla casa del ministro Luca Zaia, mette tutti d'accordo su due punti: l'agricoltura deve essere rimessa al centro dell'agenda internazionale, mentre la fame nel mondo va contrastata con misure molto più incisive, per aumentare la quantità e la qualità del cibo. È questo il leit motiv che impronta la dichiarazione finale dei ministri dell'Agricoltura dei Paesi più industrializzati, al termine di tre giorni di lavoro nel maniero di Castelbrando, a Cison di Valvarino (Treviso). La concordia arriva dalla consapevolezza dei leader seduti al tavolo che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l'obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015, e occorre dare una sterzata. Si trova perciò un punto di equilibrio anche sui punti più critici, ovvero la speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, a cui si legava la proposta di istituire un sistema di riserve mondiali di cereali, e la questione del protezionismo sui mercati. Sulla speculazione il documento osserva come vada messa sotto monitoraggio, analizzando i fattori che potenzialmente possono determinare la volatilità dei prezzi e si dichiara l'impegno a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Riguardo ai dazi, si afferma il dovere di sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati, ma si sottolinea anche l'importanza di un sistema di commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. Il supporto proposto dal G8 all'agricoltura e alla lotta alla fame riguarda non solo l'adozione di piani volti a favorire la produzione di cibo, ma la necessità di incrementare gli investimenti pubblici e privati nel settore che guardino tra l'altro alla tecnologia e l'innovazione, sottolineando anche l'importanza di solide politiche e strategie agricole.

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Fiat-Chrysler, conto alla rovescia (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 21/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Fiat-Chrysler, conto alla rovescia Accordo entro 10 giorni, oppure rischio crac per la Casa Usa. Marchionne continua a trattare con i sindacati americani. E la Cina, intanto, diventa il primo mercato ROMALa scadenza del 30 aprile fissata dall'amministrazione Obama si avvicina e Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, vola di nuovo negli Stati Uniti per proseguire la trattative su un'eventuale alleanza con Chrylser. Un'intesa alla quale il mercato continua a credere: il titolo Fiat chiude in ribasso dell'1,7% in seguito alla spinta ribassista partita dagli Usa dopo una mattinata in gran spolvero, durante la quale è arrivato a guadagnare il 7,37% a 8,23 euro. A 10 giorni dal termine ultimo fissato dalla task force designata per supervisionare la ristrutturazione di Detroit, la strada di Fiat verso Chrysler non appare tutta in discesa, fra il nodo dei sindacati e soprattutto quello delle banche da sciogliere. In vista del consiglio di amministrazione della Fiat, che si riunirà giovedì prossimo, Marchionne potrebbe essere giunto negli Usa per cercare di sistemare i tasselli dell'alleanza così da presentare un progetto più dettagliato al board in settimana, così da chiudere nei giorni successivi. Col sindacato accordo vicino Marchionne potrebbe puntare ad incassare il via libera all'accordo del sindacato. Le trattative proseguono e un'intesa con il United Auto Worrker sarebbe - secondo indiscrezioni vicina - ma non potrebbe essere formalizzata fino a quando i creditori di Chrysler non chiariranno la loro posizione sulla ristrutturazione del debito: le banche creditrici dovrebbero presentare a breve una loro proposta. Le prime Fiat in Canada? È proprio uno stabilimento canadese di proprietà di Chrysler che dovrebbe essere convertito - secondo le indiscrezioni di Automotive News - per produrre veicoli basati su piattaforme del segmento B di Fiat. A essere interessati dall'accordo - prosegue il quotidiano - dovrebbero essere l'impianto messicano di Toluca, e quello di Belvidere III nello stato dell'Illinois. Se l'alleanza andrà in porto dalla metà del 2011 le due case produrrebbero modelli in comune, con Chrysler che entro il 2013 dovrebbe produrre tra le 500 e le 600mila unità all'anno di veicoli basati su piattaforme del gruppo Fiat. Dall'impianto di Windsor (Canada) dovrebbero uscire veicoli basati su piattaforme di segmento B del gruppo Fiat, fra i quali la MiTo dell'Alfa Romeo e una piccola Chrysler derivata dalla prossima generazione di Fiat Grande Punto. Attualmente nello stabilimento di Windsor si producono i minivan Chrysler Town & Country e il Dodge Grand Caravan, insieme alla Volkswagen Routan. Dallo stabilimento messicano di Toluca, invece, sempre secondo il piano allo studio riportato da Automotive News, dovrebbero uscir veicoli basati su piattaforme di segmento A della Fiat, inclusa la 500 e una piccola Jeep derivata dalla prossima generazione della Panda Cross. Nello stabilimento Belvidere III, potrebbero arrivare veicoli basati sulla piattaforma C-Evo, e potrebbero essere prodotte l'Alfa Romeo Milano e la Giulia. In Cina 13 anteprime E mentre tre quarti del mondo si affanna a definire il futuro possibile per l'industria dell'auto, ieri a Shanghai si è aperto un Salone dell'auto con 13 anteprime mondiali a cui erano presenti, oltre ai produttori cinesi, anche molti dei principali protagonisti internazionali del settore. A cominciare dai marchi di lusso, tutti a Shanghai per presiedere un mercato, come quello cinese che, secondo gli analisti, nel 2009 ha ottime possibilità di divenire il primo al mondo a causa della forte crisi del mercato americano. La Cina è al momento, a detta degli analisti, l'unico grande mercato al mondo dove è possibile aumentare le vendite. In un mercato mondiale dell'auto stimato nel 2009 in calo dell'8,2%, la Cina dovrebbe crescere di circa il 10%. Già a marzo le vendite erano cresciute del 10,3%.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA 21-04-2009 «Il peggio è passato, la ripresa a luglio» DA ROMA NICOLA PINI I l peggio, forse, è passato. Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia condivide l'analisi di Giulio Tremonti: se per il ministro dell'Economia «l'incubo dell'apocalisse finanziaria è finito» e si può guardare al futuro con maggiore speranza, per il capo degli industriali la recessione ha già toccato il fondo e nella seconda metà del 2009 dovrebbe avviarsi l'inversione di tendenza. «L'impressione ha detto ieri la Marcegaglia all'assemblea degli industriali di Cremona è che sia a livello mondiale sia italiano ci siano alcuni segnali che il peggio l'abbiamo visto: non c'è più la caduta continua degli ordini e del fatturato». Ora il problema, ha aggiunto, è capire «in quanto tempo torneremo alla crescita, il nostro centro studi ritiene che nella seconda parte dell'anno da luglio», ci possano essere segnali di ripresa. A indicare che la congiuntura potrebbe essere vicina a un'inversione del ciclo, secondo il leader di Confindustria «ci sono alcuni dati, per esempio in Cina è ripresa la produzione industriale e alcuni indici di fiducia negli Stati Uniti stanno migliorando. Anche il dato sulle esportazioni italiane a febbraio ha fatto il 3,5%». Si tratta tuttavia «di segnali ancora deboli che stiamo cercando di valutare» e «non possiamo certo dire che siamo fuori da questa enorme e fortissima recessione», ha aggiunto il capo degli industriali, evitando ottimismi eccessivi in una giornata che ha visto le Borse di Europa e Usa tornare a tornare a pesanti ribassi dopo la ripresa dei listini delle ultime settimane. Ma è proprio dal mondo delle finanza, secondo Giulio Tremonti, che arrivano se- gnali di un allentamento della recessione. «La mia impressione ha detto domenica in un'intervista in tv è che la prima causa della crisi, la caduta della Borsa e della Finanza si sta riducendo , nessuno pensa più all'apocalisse finanziaria e non vedo più la paura del crollo, l'incubo degli incubi». Inoltre il ministro ha evidenziato un arresto della caduta «dei traffici nei porti e nelle strade, di import ed export, del commercio mondiale». Analisi condivisa dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi, secondo cui dall'economia arrivano «segnali incoraggianti» e se «è vero che una rondine non fa primavera » è vero anche che «nella glaciazione è difficile vedere le rondini». Sacconi domenica aveva lanciato agli imprenditori un appello per una moratoria dei licenziamenti. A fronte di qualche perplessità emersa dal mondo economico ieri il ministro ha precisato, anche lui di fronte agli industriali di Cremona, di non pensare «a un nuovo vincolo legislativo, che non fa parte della cultura del nostro governo, ma piuttosto ad una autodisciplina del sistema produttivo che possa incoraggiare la propensione prevalente che è già quella di non interrompere in questo momento i rapporti di lavoro». La proposta è dunque quella di «una moratoria libera e responsabile» incoraggiata dalle misure del governo che «ha messo molte risorse negli ammortizzatori sociali e nei contratti di solidarietà» per «tutelare il più possibile i rapporti di lavoro esistenti». «Non vogliamo nessuna rigidità» ma quello di Sacconi «è un invito non c'è la volontà di farlo diventare legge», ha precisato la stessa Marcegaglia: «È nella cultura degli imprenditori fare il possibile per stare più vicino ai lavoratori ha aggiunto ed è quello che sta avvenendo in Italia, dove perdiamo meno posti di lavoro che altrove. Ciò è testimoniato anche dai numerosi accordi flessibili nelle imprese, la maggior parte delle aziende vede nella coesione sociale un punto di forza». Ottimista la leader degli industriali, Emma Marcegaglia: ordini e ricavi stabili. Il ministro Sacconi: segnali positivi

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Come sarà il capitalismo dopo la crisi? (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Articolo Sei in Commenti 21 aprile 2009 Come sarà il capitalismo dopo la crisi? Una delle domande più frequenti che si sentono a tutti i livelli riguarda la durata della crisi economica che stiamo vivendo. Assai più raro è il chiedersi come ne usciremo. Non solo nel senso delle politiche necessarie per superarla, quanto delle caratteristiche che avrà la società dopo i colpi che hanno ricevuto i principi economici che dominavano il mondo occidentale. Forse è una questione che non ci si pone perché troppo complessa e di difficile soluzione. Tuttavia qualche segnale qua e là emerge. Tra i più significativi ci sono un paio di articoli (uno sul Corriere della Sera ed uno sul Financial Times) di Mario Monti che sottolinea come il problema distributivo, tanto sul piano internazionale, quanto su quello interno, sia uno dei maggiori che dobbiamo affrontare. Monti vede in particolare i pericoli di sommovimenti sociali ed il ritorno al protezionismo come modo per contenerli, ma si potrebbe aggiungere che la stessa ripresa dipende in qualche misura da una miglior distribuzione di quanto si produce. Non sembra, infatti, possibile che i consumi continuino a crescere ed a sostenere la domanda con ricorso all'indebitamento come è avvenuto, soprattutto negli Usa, ma non solo, negli ultimi anni. L'America, del resto, è forse il paese dove gli squilibri hanno toccato le punte più elevate. Lo 0,1 per cento dei contribuenti nel 1979 aveva guadagnato 20 volte il reddito del 90 per cento dei cittadini meno ricchi: nel 2006 il reddito del rammentato 0,1 per cento era arrivato ad essere 77 volte quello della ricordata stramaggioranza. Si è, quindi, diffusa l'opinione, come scriveva The Economist che «vi sia una crescente diseguaglianza e un sentimento che gli avidi ricchi abbiano sottratto alla gente normale che lavora, la giusta fetta della torta che gli spettava». Meraviglia leggere che per quasi la metà degli americani la parola socialismo (usata dai conservatori per attaccare Obama), non ha più una connotazione negativa. Per l'Italia non disponiamo di statistiche precise, ma l'indice di Gini che misura la diseguaglianza era nel 2005 maggiore che nel resto dei paesi europei, salvo Grecia, Portogallo e alcuni ex-comunisti. Le manifestazioni di Londra ed i sequestri di dirigenti in Francia e Belgio indicano che anche in Europa c'è disagio per le crescenti diseguaglianze. In Italia la tragedia abruzzese è al centro dell'attenzione e la crescente disoccupazione è passata in secondo piano, ma potrebbe riemergere. La questione è molto più generale ed è in misura non trascurabile legata alla globalizzazione. I salari delle professioni tradizionali nei paesi industrializzati non possono crescere perché sono oggetto di una fortissima concorrenza da parte dei nuovi attori. Sono aumentati i compensi di tutti coloro che, in un modo o nell'altro, godono di una posizione monopolistica. Nell'ambito finanziario molto spesso il monopolio era ottenuto con innovazioni talmente particolari e sottili che si sono rivelate dei castelli di carta. Difficilmente in futuro si potranno considerare normali rendimenti del capitale del 20-25 per cento quando un'economia cresce a saggi molto, molto inferiori. Tornare al protezionismo significherebbe in pratica dare fiato a mille altri piccoli monopoli che, come l'esperienza degli anni 30 ha mostrato, porterebbero la crescita verso lo zero. Il capitalismo, quindi, deve trovare nuovi equilibri per evitare tensioni sociali che potrebbero travolgerlo e tornare a svilupparsi in termini reali. Possiamo tutti invocare una nuova moralità, ma l'esperienza insegna la vanità delle prediche inutili. Lo strumento fiscale resta il mezzo più idoneo. Sarà un caso, ma quando le imposte progressive riducevano notevolmente i più alti guadagni non reinvestiti le differenze tra i primi e gli ultimi almeno nelle imprese erano meno accentuate. La battaglia ai "paradisi fiscali" è un primo passo per eliminare preoccupanti evasioni, ma se non si trovano i modi per armonizzare le imposte sulle imprese a livello internazionale, il capitale mobile per natura rischia di correre dove paga meno. Tremonti, prima di dedicarsi alla politica, faceva ed in quello era veramente bravo il fiscalista: se invece di menare continuamente il can per l'aia parlando di etica (nel governo Berlusconi!) si dedicasse a ridurre l'evasione fiscale, a rivedere le aliquote e sensibilizzare i suoi colleghi del G20 su questi problemi, diventerebbe finalmente un conservatore degno di rispetto. Franco A. Grassini

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I segreti del super caccia Usa rubati dagli hacker. Cinesi? (sezione: Globalizzazione)

( da "Rai News 24" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

New York | 21 aprile 2009 I segreti del super caccia Usa rubati dagli hacker. Cinesi? L' F-35 Lightening II I segreti del supercaccia per il quale il Pentagono ha investito 300 miliardi di dollari sono stati rubati dagli hacker. Il Wall Street Journal, che cita fonti confidenziali, scrive che l'attacco dei pirati informatici è partito dalla Cina. Non è la prima volta che gli hacker si fanno beffe della sicurezza informatica del ministero Usa della Difesa: di recente è stato violato anche il sistema di controllo del traffico aereo militare. Secondo le fonti citate dal quotidiano finanziario, i pirati sono riusciti a scaricare diversi terabyte di dati che non riguardano i segreti più delicati - custoditi in computer che non hanno accesso a internet - ma sono sufficienti per permettere a una potenza nemica di imparare a difendersi dall'F-35 Lightning II. Di recente il Pentagono ha accusato la Cina di "supplire con la guerra informatica alle carenze nello sviluppo degli armamenti convenzionali", ma il ministero degli Esteri di Pechino ha reagito con sdegno assicurando di essere impegnato "contro ogni forma di cyber crimine" e denunciato le accuse americane come "frutto di una mentalità da guerra fredda". L' F-35 Lightening II è il pù costoso progetto mai affrontato dalla Difesa degli Stati Uniti. I primi attacchi degli hacker risalgono al 2007 e si sono intensificati negli ultimi sei mesi. Il problema della sicurezza informatica è di difficile soluzione, perché parte degli attacchi degli hacker spia sono avvenuti con brecce nei sistemi informatici di ditte esterne o paesi alleati che collaborano al progetto del nuovo caccia americano. Un attacco è passato dalla Turchia e uno da un altro paese.

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MA L'ITALIA NON PENSA AL CLIMA (sezione: Globalizzazione)

( da "Lavoce.info" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

>MA L'ITALIA NON PENSA AL CLIMA di Marzio Galeotti 21.04.2009 Ormai tutto il mondo, America compresa, ha preso coscienza del problema dei cambiamenti climatici, che raggiunge dimensioni nuove per gravità e globalità. E molti paesi hanno improntato a politiche di sostenibilità ambientale anche i pacchetti di stimolo economico in funzione antirecessiva. Fa eccezione il nostro paese, che con una mozione approvata dal Senato, chiede di rivedere anche il cosiddetto pacchetto europeo 20-20. Nessuna proposta italiana di azione neanche per il G8 ambiente in programma nei prossimi giorni a Siracusa.   Il biennio 2008-2009 è cruciale per la causa del clima. A fine 2008 è stato approvato il cosiddetto pacchetto europeo 20-20. Si tratta di un intervento politico che per articolazione, complessità, campo d’applicazione e protagonisti coinvolti non ha paragoni a livello mondiale: riconosce la stretta relazione tra energia e ambiente e articola l’intervento nel quadro di una strategia integrata tra i due ambiti; ricomprende, seleziona e declina in maniera specifica sia gli obiettivi che gli strumenti dell’intervento; avendone scelto i criteri, distribuisce gli oneri dell’intervento tra i partecipanti secondo obiettivi di equità spaziale e senza riguardo alla ripartizione dei benefici; i benefici riguardano soprattutto le generazioni future, realizzando così obiettivi eticamente più elevati di equità intertemporale; poggia sulla cooperazione, o meglio sull’azione coordinata, dei partecipanti all’intervento. Il pacchetto è stato adottato definitivamente dal Consiglio europeo pochi giorni fa, il 6 aprile 2009. (1) IL CLIMA NELLA CRISI A noi europei piace pensare che proprio la nostra azione degli ultimi quindici anni sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, unita alla crescente consapevolezza della serietà del problema favorita dal lavoro dell’Ipcc, siano stati i due fattori che hanno fatto maturare i tempi della politica americana, culminata con l’elezione alla presidenza di Barack Obama sulla base di un programma che ha messo al centro la questione energetica e climatica. Sul finire del 2008 è però sopraggiunta la profonda crisi economica, eppure anche in questo caso la peculiarità del biennio all’insegna della lotta ai cambiamenti climatici ha influenzato l’azione di molti governi. Il rapporto “A Global Green New Deal”, redatto nell'ambito del programma ambiente dell’Onu (Unep), invita i governi a investire un terzo dei 2.500 miliardi di dollari, pari a circa l’1 per cento del Pil mondiale, previsti dai pacchetti di stimolo economico in misure volte a rendere “verde” l’economia, così da prendere i due piccioni della compatibilità con l’ambiente e della ripresa economica con una sola fava. Anche l’economista Nicholas Stern ha invitato i governi a spendere 400 miliardi di dollari nei prossimi diciotto mesi in una azione di contrasto della recessione economica che punti sull'efficienza energetica. (2) Molti governi hanno improntato, almeno in parte, i loro pacchetti di stimolo fiscale all’ecosostenibilità. Un po' a sorpresa, a guidare la classifica dei paesi “virtuosi” contenuta in uno studio di Hsbc, è la Corea del Sud, con l'81 per cento del valore dell’intero pacchetto, seguita dall’Unione europea con il 59 per cento e, significativamente, dalla Cina con il 38 per cento (Figura 1). Èappena il caso di osservare che tra i paesi più sviluppati, quelli del G7, gli ultimi della classe sono il Giappone con il 2,6 per cento e il nostro paese che destina solo l’1,3 per cento del proprio pacchetto di misure. (3) Lo scorso 16 aprile Europarlamento e presidenza dell'Unione Europea hanno deciso che i fondi del Piano per la ripresa economica non utilizzati alla fine del 2010 potranno essere impiegati per finanziarie progetti relativi a infrastrutture per gas ed elettricità, energia eolica off-shore e cattura e sequestro del carbonio (Ccs). L'appuntamento cruciale del 2009 è la Cop15 di Copenhagen, a fine anno, che potrebbe vedere la nascita del nuovo regime internazionale in tema di lotta ai cambiamenti climatici. La nuova politica statunitense ha significativamente cambiato la situazione, aumentando la probabilità di un nuovo accordo, e proprio di questi giorni è la notizia, in un certo senso storica, dell’inclusione ufficiale da parte della Environmental Protection Agency della CO2 nella lista degli agenti inquinanti sancita dal Clean Air Act inquanto dannosi per la salute delle persone. IL CLIMA IN ITALIA È una notizia che arriva quasi in coincidenza con una sconcertante presa di posizione del Senato della Repubblica italiana. Quando ormai tutto il mondo prende coscienza dell’esistenza di un problema dalle dimensioni nuove per gravità e globalità, con una mozione approvata il 18 marzo, istruttiva da leggere nella sua interezza, la maggioranza il Parlamento della Repubblica italiana sostiene che non può essere data per scontata la responsabilità dell’uomo sul riscaldamento globale, che le forme di incentivazione delle energie rinnovabili decise da paesi come Cina e Stati Uniti, Francia e Giappone, sono “eccessive e affrettate”, che una parte consistente e crescente di studiosi non crede che la relazione tra un “peraltro modesto riscaldamento dell’atmosfera” sia da attribuire “prioritariamente ed esclusivamente” alla CO2, che non sia “affatto chiarita” la dipendenza della temperatura dalla concentrazione di anidride carbonica, che – anche quando vi fossero – i “conseguenti danni all’ambiente, all’economia e all’incolumità degli abitanti del pianeta sarebbero molto inferiori a quelli previsti nel Rapporto Stern e addirittura al contrario maggiori potrebbero essere i benefici”, per concludere come sia inutile avviare “un costosissimo e probabilmente velleitario sforzo di mitigazione” del riscaldamento globale in atto. (4) È la risposta italiana ai risultati del congresso scientifico internazionale intitolato “Cambiamenti climatici: rischi, sfide e decisioni a livello mondiale”del 10 al 12 marzo, sempre a Copenaghen. Il convegno ha fornito una sintesi delle più recenti conoscenze scientifiche, tecnologiche e politiche necessarie per una efficace azione di contrasto dei cambiamenti climatici. Sono state presentate nuove evidenze di un'accelerazione del riscaldamento globale superiore a quanto indicato dalle proiezioni dell’Ipcc del 2007. E il valore massimo dell’innalzamento del livello del mare nel 2100 potrebbe essere compreso in un intervallo di circa un metro, o anche di più. Anche nella parte più bassa dello spettro, sembra sempre più improbabile che l’innalzamento del livello del mare sia nel 2100 molto inferiore a 50 centimetri . Questo significa che se le emissioni di gas serra non saranno ridotte velocemente in modo sostanziale, anche nel caso dello scenario migliore, le aree basse costiere, dove abita circa il 10 per cento della popolazione mondiale , saranno colpite duramente. (5) È dunque la presenza di questa consistente rappresentanza di negazionisti e clima-scettici che ispira la politica italiana del clima, quella che invoca nel testo della mozione del Senato un’inesistente clausola di revisione del pacchetto europeo, chiedendo che il nostro governo faccia dietro-front sugli impegni da poco divenuti definitivi. Non male, davvero. A parte che una tale clausola, almeno nel senso dell’annullamento dell’accordo non esiste (6) e che – curioso lapsus – nella mozione del Senato diventa revisione del Protocollo di Kyoto, forse sono queste pulsioni che spiegano la politica ingessata del nostro governo, e in particolare del ministero dell’Ambiente, in fatto di clima. Proprio nell’anno in cui l’Italia è presidente di turno del G8, è ancora una volta Obama a prendere l’iniziativa scrivendo al nostro presidente del Consiglio per proporgli un Forum su energia e clima tra le maggiori economie del pianeta da tenersi in occasione del summit della Maddalena dall’8 al 10 luglio. Incassato l’avallo – non si sa quanto entusiastico – di Roma, il presidente Usa ha invitato i leader di Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione europea,Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea, Messico, Russia e Sud Africa, nonché il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, e la Danimarca, in qualità di presidente della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici. L’accordo che dovrebbe essere firmato alla Maddalena sarà preparato in una serie di incontri, il primo dei quali si terrà a Washington il 27 e 28 aprile presso il Dipartimento di Stato. La risposta italiana è al momento affidata al G8 ambiente in programma dal 22 al 24 aprile a Siracusa. (7) L’iniziativa non si distingue per abbondanza di informazioni: consultando il sito è dato solo sapere che sono previste sessioni di lavoro su: 1) Tecnologie a basso contenuto di carbonio, 2) Biodiversità, 3) Le azioni per affrontare i cambiamenti climatici, e 4) Salute dei bambini e ambiente. Senza voler sminuire l’importanza degli altri temi, nei documenti preparatori che abbiamo visto sui due temi di più stretta attualità,  tecnologie low carbon e Climate change non compare alcuna traccia di una qualche iniziativa o proposta d’azione del nostro paese. Insomma, anche se il giudizio va rimandato a un momento successivo, non vorremmo ricordare il G8 ambiente a presidenza italiana soprattutto per la bellezza dei suoi eventi collaterali. (1) http://www.euractiv.com/en/climate-change/eu-wraps-climate-energy-policy/article-181068. (2) An Outline of the Case for a ‘Green’ Stimulus”: http://www.lse.ac.uk/collections/granthamInstitute/publications/An%20outline%20of%20the%20case%20for%20a%20'green'%20stimulus.pdf (3) http://www.globaldashboard.org/wp-content/uploads/2009/HSBC_Green_New_Deal.pdf,http://www.euractiv.com/en/climate-change/eu-lagging-competitors-green-stimulus/article-181093 (4) http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=404347.Vale solo la pena di notare che i 52 autori che hanno redatto il Summary for Policy Makers del Quarto rapporto dell’Ipcc di cui parla la mozione del Senato in realtà si sono avvalsi del lavoro, nei sei anni precedenti, di più di 2500 scientific expert reviewers, più di 800 contributing authors, and più di 450 lead authors provenienti da più di 130 paesi (http://en.wikipedia.org/wiki/Intergovernmental_Panel_on_Climate_Change) (5) http://climatecongress.ku.dk/newsroom/rising_sealevels/ e “A sinking feeling”, The Economist, 11 marzo 2009. (6) Tutti i chiarimenti su quest’aspetto all’indirizzo http://www.climalteranti.it/?p=141. (7) http://www.g8ambiente.it/. Foto: da internet

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Allarme alieni in Europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Scienze.it, Le" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ecologia e ambiente Globalizzazione biologia Allarme alieni in Europa Nella sola Gran Bretagna gli artropodi non autoctoni provocano ogni anno un danno agricolo pari a circa 2,8 miliardi di euro PAROLE CHIAVE agricoltura Specie vegetali e animali aliene stanno invadendo sempre più l'Europa: è questo l'allarme lanciato da un articolo apparso su Frontiers in Ecology and the Environment, rivista on line della Ecological Society of America, in cui Montserrat Vilà - biologo della Stazione biologica di DoÑana , il centro di ricerca collegato alla nota riserva naturale non lontana da Siviglia, in Spagna - riferisce di uno studio sulle oltre 10.000 specie aliene che si sanno esistere oggi in Europa, studio basato sul progetto "Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe" (DAISIE) varato dalla UE nel 2005. "L'impatto di molti 'invasori' può passare inosservato, ma le nostre vite dipendono fortemente dei 'servizi agli ecosistemi' fornito dalle varie specie" spiega Montserrat Vilà. "La presenza, e a volte la dominanza, di specie non native può causare svariati impatti ecologici, che si traducono in cambiamenti nei servizi agli ecosistemi. Questi possono essere irreversibili e alcuni, per importanza, possono uguagliare i cambiamenti causati dall'inquinamento e dalle variazioni climatiche." Questi 'servizi agli ecosistemi' sono suddivisi dagli autori in quattro categorie principali: supporto alle principali risorse dell'ecosistema, come i cicli dell'acqua e dell'energia; partecipazione alla produzione di beni, come impollinazione dei vegetali di interesse agricolo; processi di regolazione degli ecosistemi, come la filtrazione delle acque; e benefici culturali e non materiali, come servizi ricreativi ed estetici Vilà e colleghi hanno stilato una lista delle dieci più importanti specie invasive in Europa, fra le quali si trovano l'oca del Canada, la cozza zebra (Dreissena polymorpha), il salmerino di fonte (Salvelinus fontinalis), l'acetosella gialla e la nutria. Secondo i ricercatori i vertebrati terrestri sarebbero le specie che hanno un impatto più diversificato sui servizi agli ecosistemi, in quanto "molti di essi sono predatori ai vertici dell'ecosistema e la loro introduzione ha effetti a cascata su tutta la catena alimentare". Tuttavia l'impatto economico più pesante potrebbe essere causato dagli invertebrati terrestri - come insetti e ragni - che sono in grado di provocare danni particolarmente pesanti a colture e foreste. Gli autori valutano che nella sola Gran Bretagna gli artropodi alieni provochino un danno agricolo pari a circa 2,8 miliardi di euro, mentre il costo di eradicazione dai campi delle 30 erbe infestanti aliene più comuni ammonterebbe a oltre 150 milioni di euro. Il principale problema connesso alle specie invasive, osserva Vilà, è però che per molte di esse ben poco si sa sull'impatto che possono avere: in Europa ecologisti ed economisti sonoriuscita a fare una valutazione affidabile dell'impatto di appena il 10 per cento di esse. (gg) *** Sei già iscritto alla nostra newsletter? Puoi richiedere sul tuo computer il nostro "notiziario a domicilio", il servizio gratuito di informazione e aggiornamento scientifico personalizzato, semplicemente iscrivendoti a questo link (21 aprile 2009) AGGIUNGI UN COMMENTO

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Cina, Italia leader anche nel lusso da diporto (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina/ Italia Leader anche nel lusso da diporto Martedí 21.04.2009 10:04 di Alberto Fattori - da Shanghai Al Boat Show 2009 di Shanghai, la fiera per la nautica di diporto, l'Italia ha fatto la parte del leone, rappresentando la più grande presenza internazionale. In linea con la propria leadership di mercato, quale primo importatore in Cina, l'Italia si dimostra ancora una volta leader incontrastata nei settori di nicchia ad alto valore aggiunto, legati al lusso e ad una qualità della vita d'altissimo livello. Assieme ai nostri "campioni" di mercato, quali Ferretti e Azimut Benetti, il resto della presenza Italiana era organizzata dall'ICE e dove erano presenti altre nostre "perle" nel campo della cantieristica ed accessori per barche da diporto di lusso. All'interno di questa delegazione italiana, quella proveniente da La Spezia è apparsa la più numerosa, una missione di alto livello, organizzata dalla Camera di Commercio locale, che sotto la supervisione della responsabile del progetto, Simona Martucci, ha così lanciato la propria sfida al mercato cinese. Quale è la situazione del mercato italiano su questo segmento di grande tradizione per l'Italia, come quello del diporto di lusso? "L'Italia rappresenta il primo importatore sul mercato cinese, avendo superato l'anno scorso la concorrenza americana, ma il mercato del diporto cinese è solo nella sua fase embrionale, visto che la legislazione cinese non consentiva, fino ad ora, alcuna azione in grado di farlo crescere". La Cina nel 2008, ha rappresentato per le aziende italiane un fatturato di 18 milioni di dollari, con una quota di mercato del 36% ed un incremento, su base annua, del 196%. Gli Usa seguono con una quota di mercato del 26,7%, mentre molto distanziata appare la UK, con una quota di solo il 10,6%. Quali sono gli aspetti che hanno cambiato lo scenario di mercato attuale e che ne favoriranno la crescita? "Uno in particolare, quello che ora la nuova legislazione cinese supporta la creazione di nuove marine, vista la possibilità introdotta di recente, di poter navigare liberamente per le coste, elemento che consentirà di creare un network di porti ed approdi, in grado di offrire gli spazi per un'attività di diporto, al momento, ben al disotto delle reali potenzialità." Una impressione sul Boat Show 2009 in corso a Shanghai. "Sarà la crisi internazionale o altro, ma appare meno frequentata dell'anno scorso. Anche qualche stand dei leader di mercato risulta più contenuto, rispetto a quello dell'edizione precedente. Un esempio emblematico è poi la presenza francese, che occupa un quarto della Hall utilizzata anche dall'Italia, ma a differenza della scorsa edizione, è semplicemente una presenza istituzionale, dove, a parte zodiac, risulta evidente l'assenza delle imprese." La Spezia è il "pezzo forte" della presenza Italiana qua a Shanghai, un segnale o una missione? "Tutte e due le cose, ma anche e soprattutto perché la nostra area presenta parecchie eccellenze molto richieste dal mercato cinese, come nel caso della Schiffini, che fa cucine per barche di lusso e che recentemente ha aperto il proprio ufficio in Cina." Cosa cercano in Cinesi che vengano in Fiera? "Il nostro stile e il nostro design. Sono attentissimi e cercano di entrare in contatto con le nostre imprese per poter "apprendere" come il design possa coniugarsi con la progettazione e la costruzione di barche da diporto e Super Yacht." pagina successiva >>

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Coldiretti: il falso made in Italy. Vale 50 miliardi di euro (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Coldiretti: il falso made in Italy. Vale 50 miliardi di euro (21/4/2009 09:52) | (Sesto Potere) - Cison di Valmarino (Treviso) - 21 aprile 2009 - L'Italia ha il triste primato delle produzioni alimentari piu' imitate nel mondo. La falsificazione del Made in Italy a tavola genera un fatturato che supera i 50 miliardi di euro e in tutto il globo ben due piatti “italiani” su tre non sono stati realizzati nel Belpaese. E' quanto ha denunciato la Coldiretti in occasione del G8 dell'agricoltura svoltosi a Cison di Valmarino dove l'associazione ha allestito un vero e proprio museo dei prodotti “taroccati” scovati all'estero. La difesa dell'identità territoriale delle produzioni è una necessità per combattere l'omologazione degli alimenti, delle culture, dei saperi e la delocalizzazione delle attività produttive e dare opportunità economica, dignità e sviluppo a tutti i Paesi del mondo”- ha sottolineato la Coldiretti nel precisare che “si tratta di una risposta democratica al bisogno di ogni popolo, che si impegna nel rispetto dei diritti e nella salvaguardia delle proprie specificità, di far riconoscere sui mercati internazionali i propri prodotti locali valorizzando il territorio”. Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che - sostiene la Coldiretti - causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari. I Paesi dove sono piu' diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Le imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono con il Parmesan la punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c'è anche - sottolinea la Coldiretti - il Romano prodotto nell'Illinois con latte di mucca anziché di pecora, il Parma venduto in Spagna senza alcun rispetto delle regole del disciplinare del Parmigiano Reggiano o la Fontina danese e svedese molto diverse da quella della Val d'Aosta, l'Asiago e il Gorgonzola statunitensi o il Cambozola tedesco imitazione grossolana del formaggio con la goccia. La lista è lunga - precisa la Coldiretti - anche per i salumi con la presenza sulle tavole del mercato globale di pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California, ma anche di falsi salami Toscano, Milano e addirittura di soppressata Calabrese tutelata dall'Unione Europea come prodotto a denominazione di origine. E non mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma è prodotto nel Maryland, o quello Romulo dalla Spagna con la raffigurazione in etichetta di una lupa che allatta Romolo e Remo. Spaghetti napoletana, pasta milanesa, tagliatelle e capellini milaneza prodotti in Portogallo, linguine Ronzoni, risotto tuscan e polenta dagli Usa e penne e fusilli tricolore Di Peppino prodotti in Austria sono alcuni esempi di primi piatti taroccati mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano: pomodori pelati “grown domestically in the Usa” o i pomodorini di collina cinesi e la salsa Bolognese dall'Australia. Non sfugge al tarocco anche il vino simbolo del Made in Italy come il Chianti “clonato” nella Napa Valley in California mentre da ricordare anche l'Amaretto Venezia prodotto in Germania in una bottiglia la cui forma imita quella dell'Amaretto di Saronno, il caffè Trieste italian roast espresso prodotto in California con confezione tricolore come i biscotti Stella d'oro prodotti nello Stato di New York (USA).

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"Hacker cinesi beffano il Pentagono" Rubati i segreti del superbombardiere (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON I segreti del più costoso progetto militare statunitense sono stati rubati nell’ultimo attacco ciber-nautico ad opera di astuti hacker di cui non si conosce l’identità. A rivelarlo è il Wall Street Journal secondo cui altro materiale sensibile, legato al sistema di distribuzione elettrica e ad altre infrastrutture Usa, è finito nelle mani di «spie» straniere. Il progetto in questione - del valore di 300 miliardi di dollari - si chiama "Joint Strike Fighter": i pirati informatici sono riusciti a penetrare nel sistema e a copiare molti terabyte (migliaia di gigabyte) di dati relativi al design dei sistemi elettronici del super bombardiere - l’ultimo modello di tecnologia aerospaziale - svelando dunque i potenziali sistemi di difesa dall’aereo stesso. Ora è a rischio l'intero progetto militare per la realizzazione del superbombardiere F-35. Il quotidiano riporta che i pirati informatici sarebbero riusciti a penetrare nel sistema e a copiare molti terabyte (migliaia di gigabyte) di dati relativi al design dei sistemi elettronici dell’aereo, rendendo potenzialmente più facile difendersi dall’aereo stesso. I dati più sensibili sarebbero comunque rimasti inviolati perchè contenuti in computer non collegati a Internet. Episodi analoghi sono stati segnalati anche nei mesi scorsi (l’ultima volta era toccato al sistema di controllo del traffico dell’Air Force). Stando ad alcuni ex funzionari del Pentagono dietro ai crescenti attacchi ciber-nautici ci sarebbe la Cina che negli ultimi mesi - afferma un un rapporto della Difesa Usa - ha compiuto «consistenti progressi» nello sviluppo di tecniche di guerre di online. Accuse respinte da Pechino che ha bollato come «prodotto di una mentalità da Guerra Fredda» il rapporto del Pentagono. Secondo il Wall Street Journal, l’amministrazione Obama potrebbe presto proporre la creazione di una figura preposta alla sicurezza del sistema informatico della Casa Bianca e aumentare gli investimenti previsti per il settore, che sotto la presidenza di George W. Bush ammontavano a 17 miliardi di dollari.

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Ambiente, Frattini: G8 sarà svolta se presi impegni vincolanti (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA (Reuters) - Il G8 italiano segnerà una svolta epocale sul piano ambientale se gli Usa e le grandi economie emergenti accetteranno per la prima volta di negoziare gli obiettivi di lotta al cambiamento climatico e se alla Maddalena verranno presi impegni vincolanti. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri Franco Frattini, a margine di un convegno sui cambiamenti climatici. "Credo che indubbiamente si possa riuscire in una svolta epocale in cui gli Stati Uniti accettano per la prima volta di negoziare sulla riduzione delle emissioni di CO2 come le economie emergenti e che gli impegni presi siano poi vincolanti" , ha detto il ministro rispondendo a una domanda dei giornalisti sugli obiettivi del G8 alla Maddalena. Nel corso del suo intervento, il capo della diplomazia italiana ha detto che il vertice dei Grandi Otto che si terrà nell'isola sarda a luglio punta a creare una sinergia strategica tra i paesi G8 e 17 grandi economie emergenti per un coordinamento che prepari il terreno per i negoziati di Copenaghen. Nella capitale danese, a dicembre, si svolgerà la conferenza Onu Cop 15, designata a concordare un piano di azione internazionale contro il cambiamento climatico che entri in vigore dopo il 2012, quando scadranno gli impegni del cosiddetto Patto di Kyoto. Domani, intanto, a Siracusa si apre ufficialmente il G8 Ambiente, da cui, secondo quando indicano i documenti preparatori, non verrà un documento finale negoziale sul cambiamenti climatico, ma un pacchetto di proposte legate in particolare alle nuove tecnologie di riduzione dell'impatto del carbonio. In questi mesi, ha detto Frattini, si sono registrati segnali incoraggianti da parte di Brasile e Messico sulla possibilità di giungere a un accordo a Copenaghen, mentre Usa e Cina sono d'accordo sui principi e sul metodo dell'inclusione di tutti i grandi emettitori mondiali come precondizione per ottenere un risultato condiviso. Uno degli obiettivi politici è di ottenere l'impegno di massima di Cina, India e Usa, che sono grani emettitori di C02, non solo sul metodo ma anche sulla sostanza, ha detto il ministro. La presidenza italiana del G8, ha detto Frattini, proporrà alla Maddalena come modello il pacchetto energia- clima approvato dall'Unione europea nel dicembre 2008, che prevede una riduzione delle emissioni a effetto serra del 20% entro il 2020, e la produzione entro lo stesso anno di almeno il 20% dell'energia da fonti rinnovabili. Ma l'azione della Ue, ha avvertito Frattini, può essere quella di un valido e capace apripista, non può essere risolutiva.

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Pirati informatici rubano segreti del caccia F-35 (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 95 del 2009-04-21 pagina 0 Pirati informatici rubano segreti del caccia F-35 di Redazione Carpiti alcuni segreti del nuovo aereo da combattimento Joint Strike Fighter, il cui progetto vale 300 miliardi di dollari (guarda il video). Secondo il Wall Street Journal gli attacchi proverrebbero dalla Cina, ma non è ancora certa la provenienza degli hacker New York - Spionaggio industriale ad altissimo livello condotto con i più sofisticati mezzi informatici. A farne le spese è un progetto da 300 miliardi di dollari, quello del nuovo aereo da combattimento Joint Strike Fighter, meglio noto come F-35. Alcune spie informatiche hanno ripetutamente violato il più costoso programma sulle armi del Pentagono cercando di carpire i segreti dell'aereo. Lo riporta oggi il Wall Street Journal. Violati i segreti Funzionari del governo attuale e di quello passato vicini alla situazione, riporta il quotidiano, hanno detto che gli intrusi sono stati in grado di copiare e appropriarsi dei dati relativi al progetto e ai sistemi elettronici, rendendo più facile una potenziale difesa contro l’aereo. Salvi i dati più importanti Le spie non sono però riuscite ad accedere al materiale più sensibile, quello che per ragioni di sicurezza viene custodito in computer non connessi a Internet. Il quotidiano statunitense riporta che gli intrusi sono riusciti a entrare attraverso vulnerabilità nella rete di due o tre imprese coinvolte nella costruzione dell’aereo da combattimento. Lockheed Martin, Northrop Grumman e Bae Systems Plc hanno un ruolo importante nel progetto. No comment Lockheed Martin e Bae non hanno rilasciato commenti, e Northrop ha indirizzato domande verso Lockheed, riporta il quotidiano. Il Wall Street Journal riferisce che funzionari del Pentagono non hanno voluto commentare direttamente la vicenda, ma che Air France ha avviato delle indagini. Spie per conto di chi? Non è ancora possibile risalire all’identità delle spie e all’ammontare dei danni al progetto, aggiunge il quotidiano. Ex funzionari Usa, riporta ancora il Wall Street Journal, avrebbero detto che gli attacchi sembrano provenire dalla Cina, ma il giornale precisa che è difficile stabilirlo, perché su Internet è molto facile nascondere la propria identità. L’ambasciata cinese ha dichiarato che la Cina "si oppone e proibisce ogni forma di cybercrimine". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Superindice Usa e Bank of America affossano i listini. Mibtel -3,88% (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Superindice Usa e Bank of America affossano i listini. Mibtel -3,88% Rino Lodato E arrivò il lunedì nero. Le Borse europee hanno bruciato, in una sola seduta, 133 miliardi di euro. Proprio quando meno te lo aspetti, o quantomeno puoi preventivare un calo fisiologico, soprattutto per prese di beneficio. Ma ecco il ritorno delle vendite sui bancari che portano gli indici a picco, con Wall Street a trascinare al ribasso i mercati e chiudere con il Dow Jones a -3,53%, Nasdaq -3,88%, S&P500 -4,25%), nonostante il piano di acquisto di Sun Microsystems da parte di Oracle per 7,4 miliardi di dollari. A spingere giù i finanziari è stata la trimestrale riportata ieri mattina da Bank of America (-23,8%) che ha sì battuto le stime degli analisti ma ha anche riportato un forte aumento delle perdite e degli accantonamenti in vista di ulteriori oneri. Inoltre preoccupa il fatto che al risultato abbiano contribuito voci straordinarie come l'introito derivato dalla cessione di una banca in Cina. I listini europei, già in calo nella mattinata, si sono subito adeguati e hanno subìto un'accelerazione nelle vendite sulla scia del pessimo andamento di Wall Street dove perdite a doppia cifra registravano Bank of America e Citigroup. A spingere le vendite, oltre alle prese di beneficio conseguenti ai rialzi delle ultime settimane, sono stati alcuni dati macro negativi, con i nuovi ribassi del prezzo del greggio e il superindice Usa di marzo sceso al di sotto delle attese degli analisti. Nel mese di marzo, infatti, l'indice che offre una previsione sull'attività economica americana per i prossimi 6-12 mesi ha registrato un calo dello 0,3%. Nel mese di febbraio il dato era sceso dello 0,2% (rivisto al rialzo da -0,4%). L'indicatore (leading index, detto superindice) si è rivelato peggiore delle attese del mercato. Gli economisti si aspettavano infatti una variazione negativa dello 0,2%. Euro debole. Gli investitori hanno iniziato a comprare dollari contro euro dopo la pubblicazione del super indice Usa, nonostante sia calato oltre le attese (dello 0,3%) a marzo. D'altra parte il mercato ha trovato conforto nelle indicazioni fornite dal Conference Board, secondo le quali l'intensità della recessione sta diminuendo. Questo ha finito per rafforzare le attese degli analisti secondo le quali saranno gli Stati Uniti la prima area a uscire dalla crisi. La moneta unica ha chiuso di poco sopra la soglia di 1,29 che ha violata nel pomeriggio (l'euro ha toccato un minimo a 1,2885 dollari, che non vedeva dal 16 marzo). Sul finale la divisa europea si è attestata a 1,2928 dollari (1,3030 venerdì scorso in chiusura e 1,2966 Bce ieri). La moneta unica ha inoltre chiuso le contrattazioni in Europa a 127,1 yen (129,16 e 127,8), a 1,5123 franchi svizzeri (1,5211 e 1,5174), e 0,8896 sterline (0,8815 e 0,8896). Le Borse. Dopo sei settimane mediamente in rialzo, le Borse europee hanno accusato una seduta fortemente negativa: l'indice Dj Stoxxs 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha perso il 3,57%. Il Dax a Francoforte è sceso del 4,07%, il Cac 40 a Parigi del 3,96%, l'FtSe a Londra del 2,49%. E poi Amsterdam (-4,12%), Bruxelles (-3,47%), Madrid (-3,46%), Zurigo (-2,45%). Piazza Affari. Il Mibtel ha ceduto il 3,88%, l'S&P/Mib il 4,21%, l'All Stars il 2,83%. Fra le blue chip in forte calo StM (-8,5%), Bulgari (-7,3%), Telecom (-5,9%), Tenaris (-5,1%), Prysmian (-4,9%) e Geox (-4,8%). Fra i finanziari in forte calo Mps (-6,3%), Mediolanum (-5,5%), Intesa Sanpaolo e UniCredit (-5,1%), Mediobanca (-4,9%), Bpm (-3,6%), Generali (-3,6%) e FonSai (-3,2%). In controtendenza Banco Popolare (+1,6%) e Unipol (+0,2%), Cir (+0,7%) dopo i risultati della controllata Sorgenia che nel primo trimestre ha registrato un utile netto di 12,9 milioni di euro. Perdite contenute rispetto al settore e al mercato per Fiat che ha chiuso in calo dell'1,8% a 7,5 euro fra scambi elevati e pari all'8% del capitale, mentre l'Ad Sergio Marchionne è nuovamente volato negli Usa per seguire da vicino le trattative per l'alleanza con Chrysler. Sul completo rally di Beghelli (+18,5%), seguita da Cobra (+9,4%), Sogefi (+6,4%) e Il Sole 24 Ore (+3,8%). In forte calo Seat (-16%), Banca Profilo (-10,9%), Pininfarina (-10,1%) e gli immobiliari Gabetti (-9,6%), Aedes (-9,8%) e Pirelli Re (-8,5%).

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Una messa a Basagliapenta per il secondo anniversario della morte di pre Toni Beline (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Una messa a Basagliapenta per il secondo anniversario della morte di pre Toni Beline Martedì 21 Aprile 2009, BASILIANO-In occasione dell'anniversario del secondo anno della morte di pre Antoni Bellina, in collaborazione con Glesie Furlane, si terrà nella giornata di giovedì 23 aprile, una santa messa alle 20 in suo suffragio presso la chiesa di Basagliapenta. Al termine verrà presentata l'iniziativa di raccogliere, catalogare e in seguito rendere pubblico, il materiale e le testimonianze di coloro che vissero a diverso titolo la persona di pre Antoni Bellina. Documentazione fotografica, registrazioni, e quant'altro possa essere utile a rendere presenti e attuali le intuizioni e le idèe del parroco che contribuì, con le sue battaglie e con le sue opere a prendere coscienza della particolarità culturale e storica dell'essere friulani, in un contesto di globalizzazione accelerata e sempre più omologante. Per informazioni: 0432 764381 o lo 0432 848882, email- mauro.della.schiava@alice.it"

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Cison di Valmarino NOSTRO INVIATO Meno sussidi all'agricoltura nelle nazioni ricche e m... (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009, Cison di Valmarino NOSTRO INVIATO Meno sussidi all'agricoltura nelle nazioni ricche e meno barriere alle esportazioni nell'Occidente. I Paesi emergenti e in via di sviluppo bussano alla porta del G8 ma sono pronti a picchiare anche i pugni sul tavolo se necessario. Cina, India, Sud Africa, Brasile, Messico - i G5 - e Argentina, Egitto e Australia non hanno ancora una posizione comune come quella trovata ieri al summit di Cison di Valmarino dai G8, ma si muovono quasi di concerto. «Il documento dei G8 è sicuramente innovativo, bisogna iniziare a collaborare per poter affrontare le nuove sfide - commenta il vice ministro all'agricoltura cinese Niu Dun -. I dazi sui prodotti agricoli sono attualmente per noi un argomento molto importante. Per i paesi in via di sviluppo, conservare un certo sistema di tariffe doganali è importante. Per i Paesi sviluppati io penso che ci voglia comunque una regolamentazione scientifica». Secondo il viceministro, "bisognerebbe tagliare quelli che sono i dazi doganali non corretti per poter permettere di creare a livello globale un modello sostenibile di sviluppo del commercio dei prodotti agricoli. Solo così si può promuovere la salute di questo settore, risolvendo anche il problema della sicurezza alimentare. Il governo cinese vuole sostenere in futuro un tavolo di questo genere". La Cina parte da una questione capitale: deve sfamare un miliardo e mezzo di abitanti, il 40% ancora dediti a un'agricoltura spesso arretrata possedendo solo il 9% dei terreni coltivabili di tutto il mondo. Per questo il governo di Pechino considera la politica di acquisto dei terreni agricoli all'estero una priorità e ha firmato accordi in materia di cooperazione con diversi paesi africani che hanno portato all'insediamento di 14 aziende di Stato in Zambia, Zimbabwe, Uganda e Tanzania. Si prevede che entro il 2010, un milione di agricoltori cinesi potrebbe essere presente in Africa. Un attivismo che la Coldiretti bolla come neocolonialismo. Ma il governo cinese ha ben altri obiettivi e spezza una lancia contro il cibo taroccato che più di qualche volta arriva proprio dall'ex Celeste Impero: «Condividiamo la posizione italiana sul rispetto della territorialità e siamo pronti anche a importare prodotti di alta qualità anche dal vostro Paese - sottolinea nella patria del Prosecco - ma ricordiamo come in Europa vi siano tariffe e dazi fin troppo alti che diventano delle vere barriere, c'è da discuterne anche in sede Wto». Il dado è tratto, e il ministro Zaia può anche permettersi di suggerire ai ristoranti cinesi in Italia di utilizzare più prodotti nostrani. L'egiziano Amin Abaza non fa sconti partendo da una situazione di crisi: «Continuo a pensare che una protezione addizionale da parte dei Paesi industrializzati non sia veramente necessaria - dice il ministro all'agricoltura del Cairo -. Le nazioni più ricche devono cambiare questo tipo di politica» per tenere «in considerazione gli interessi di tutti». «La crisi attuale dell'agricoltura è l'effetto di una politica che i Paesi più ricchi portano avanti da molti anni - sottolinea il segretario dell'agricoltura argentino Carlos Cheppi - Usa e Ue devono fare di più, iniziando a rispettare gli accordi del Wto sul commercio mondiale. Dal 1970 tutta l'Africa ha perso il 6% delle sue esportazioni nette, cioè l'equivalenza di 60 miliardi all'anno. L'Europa invece si è chiusa, importando meno prodotti per 150 miliardi. Non bastano gli aiuti e le donazioni a colmare questo gap. Non si può essere così egoisti». Il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, invece si ritiene soddisfatto del documento dei G8: «Qui a Treviso sono stati fatti passi avanti: nel vertice della Fao, che si terrà a giugno, potremo trattare i problemi strutturali per giungere a soluzioni concrete». Maurizio Crema

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VICENZA - Lo slogan è efficace: "Prepariamoci al meglio". Sintetizza la voglia di chiudere il c... (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009, VICENZA - Lo slogan è efficace: "Prepariamoci al meglio". Sintetizza la voglia di chiudere il capitolo recessione, che pesa non poco anche sulle robuste spalle degli industriali vicentini, terza Confindustria d'Italia, e la sensazione che, da questa prova, il modello Nordest possa uscire più forte di prima. Ruota su questi due concetti la relazione del presidente Roberto Zuccato. «Siamo piccoli ma capaci di innovare, siamo internazionali, ma profondamente radicati nel nostro territorio e tra i più aperti. Molti stranieri lavorano nelle nostre impresse e chi lavora e fatica è uno dei nostri». Zuccato fa sua la tesi dell'economista Richard Florida secondo il quale la globalizzazione si è fermata da sola a 147 dollari il barile. L'economia si è resettata, lo sviluppo ha cambiato direzione per poter crescere ancora. Vicenza può continuare ad essere una capitale mondiale della manufatturiero e della piccola impresa se saprà passare a modelli più avanzati di organizzazione industriale, se troverà il sistema per aggregare le risorse. Per riuscirci bisogna formare una nuova classe dirigente. «Vicenza - dice Zuccato - deve diventare una sorta di Harvard della piccola impresa» e si comincia valorizzando gli istituti tecnici. Formazione e logistica. «Abbiamo visto i risultati positivi dell'apertura del passante di Mestre. Ora bisogna completare la Valdastico Sud. Farla diventare una infrastruttura dell'economia sostenibile e attorno ad essa riorganizzare gli insediamenti industriali. «Sul tema dell'alta velocità siamo in ritardo e le risorse stanziate sono poche. Poi, tra gli applausi, la stoccata: «Non mi sembra che collegare Sicilia e Calabria sia più importante che inserire il Nordest nelle reti di sviluppo europeo». G.C.P.

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Vicenza NOSTRO INVIATO Non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi, ma ho l'imp... (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 21 Aprile 2009, Vicenza NOSTRO INVIATO «Non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi, ma ho l'impressione che il peggio lo abbiamo già visto». E' un tour de force nel cuore dell'imprenditoria del Nord quello di Emma Marcegaglia. La presidente di Confindustria arriva al palafiera di Vicenza per chiudere i lavori dell'assemblea degli industriali berici dopo aver concluso l'assise dei colleghi di Cremona. Sfodera la consueta grinta e un ottimismo meno usuale. «Qualche segnale è decisamente positivo. Anche se si trattasse di un semplice rimbalzo tecnico, sarebbe comunque un buon dato. Significa che il calo si è fermato». Emma Marcegaglia non dà cifre. La prossima settimana usciranno quelle della congiunturale di Confindustria, ma ne anticipa il senso. «La previsione del nostro Centro studi indica che nel secondo semestre svolteremo». A questo punto il vero terreno di confronto è «cosa fare per uscire più solidi di prima». E la presidente di Confindustria tra gli applausi del palafiera gremito elenca: assicurare il credito alle aziende, specialmente quelle piccole. «Dopo i Tremonti bond e il fondo di garanzia da 1,7 miliardi, gli istituti non hanno più alibi» - dice al presidente dell'Abi (l'associazione bancaria italiana), Corrado Faissola. Il quale comunque precisa che, per ora, i fondi sono solo sulla carta. Secondo: «Non è possibile che le imprese avanzino dalla pubblica amministrazione 60 - 70 miliardi. Noi siamo sensibili al problema del debito pubblico, ma non lo si può risolvere facendo finta che questa esposizione non ci sia». Quello dei pagamenti in ritardo è un argomento caldo anche tra gli stessi industriali - ammette con franchezza. «Non possiamo tollerare che le grandi imprese strangolino le piccole». Terzo, gli ammortizzatori sociali. Emma Marcegaglia dà atto al governo di essersi mosso nella giusta direzione pur rifiutando la moratoria ai licenziamenti proposta dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Sollecitato da Bruno Vespa, che ha condotto la tavola rotonda conclusiva dell'assemblea con Faissola e il leader della Cisl Bonanni, Sacconi ricorda che, per gli ammortizzatori sociali, il governo ha messo sul tappeto 32 miliardi. «Abbiamo accantonato 12 miliardi per quest'anno e altrettanti per il prossimo per la cassa integrazione, più 8 miliardi per sostenere il reddito. La cassetta degli attrezzi è ampia. Ma speriamo di non doverla usare». L'impressione infatti è che, pur con tutte le prudenze del caso, anche per Sacconi il paggio sia alle spalle: «Siamo ancora nel tunnel della crisi, ma i sintomi di ripresa sono molti e più indizi danno corpo ad un concreto sospetto». Il ministro elenca: gli ordini dall'estero a febbraio sono saliti del 3,5% rispetto a gennaio, c'è una ripresa degli acquisti dei beni durevoli e dell'abbigliamento. All'estero, Cina e Usa, i dati indicano un miglioramento. Nel governo si fa strada l'idea che l'Italia possa uscire meglio di altri dalla recessione. Non per una singolare configurazione astrale, ma perché, come la Germania, e al contrario della Gran Bretagna, ha mantenuto una forte presenza industriale. L'economia reale è più diffusa e sviluppata di quella finanziaria. Ciò che appariva un limite prima della grande crisi del 2008, oggi potrebbe diventare la carta vincente su cui giocare una nuova mano del risiko della globalizzazione. Per questo Sacconi insiste nell'appello a non licenziare. A tener duro per i prossimi due o tre mesi confidando sulla fine della recessione e sugli ammortizzatori sociali messi in campo. Giusto ieri il governo ha accolto la proposta di Confindustria di prolungare di fatto la cassa integrazione ordinaria di un anno. Alle canoniche 52 settimane, saranno aggiunti 12 mesi straordinari per "crisi da caduta della domanda globale". Evitare i licenziamenti significa presentarsi all'appuntamento con la ripresa con un apparato industriale quasi del tutto integro, compresa la forza lavoro. Giancarlo Pagan

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

«E' stato giusto non andare alla Conferenza» Ginevra. "La nostra previsione era corretta". Non è soddisfazione, quella del ministro degli Esteri Franco Frattini. Ma quasi un sollievo nel constatare che la difficile scelta italiana di non partecipare nemmeno a livello di ambasciatori alla conferenza Onu sul razzismo, a Ginevra, è stata giusta: "L'Italia non ha voluto fin dall'inizio partecipare ad un'occasione che avrebbe presumibilmente, nella nostra valutazione come in quella tedesca, potuto risolversi in una cattiva occasione per incitare all'odio anti-israeliano", spiega in occasione dell'incontro con il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier: "L'Italia è pronta da subito a impegnarsi in un'occasione internazionale contro il razzismo e contro ogni forma di discriminazione, a condizione non vi siano rischi come quelli che oggi, purtroppo, si sono avverati". Un nuova "efficace" governance internazionale ha bisogno di "Europa forte, capace di esprimersi con una voce sola sui grandi temi globali". Altrimenti - spiega Frattini - il "paventato G2, Usa-Cina, potrebbe effettivamente emarginare di fatto i paesi europei nella scena internazionalè. Frattini mette dunque in guardia sulla necessità di "impegnarsi per scongiurare" un altro "formato e un'altra ipotesi di governance" sottolineando che "senza istituzioni più forti ed una rinnovata capacità di agire per la difesa degli interessi comuni, l'Europa rischia di diventare marginale".

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A Siracusa il G8 Ambiente - Il retroscena del negoziato: la partita si gioca sulle tecnologie - L'intesa possibile (sezione: Globalizzazione)

( da "e-gazette" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

A Siracusa il G8 Ambiente - Il retroscena del negoziato: la partita si gioca sulle tecnologie - L’intesa possibile Prime anticipazioni sul documento finale: tra le idee in divenire, creare un business forum sulle tecnologie e sugli accordi tra Paesi e sistema delle imprese per ridurre nell’economia il contenuto di carbonio. Si cerca un’intesa per portare gli Usa più vicini a un accordo possibile al summit climatico di dicembre a Copenaghen. Coinvolgere Cina, India e altri Paesi in accordi mondiali di settore, per esempio sugli standard tecnologici condivisi. Esempio pratico: l’accordo tra Italia e Tunisia per produrre in Africa Settentrionale energia da fonti rinnovabili (come il fotovoltaico) e importarla in Europa tramite un colossale elettrodotto sottomarino nel Canale di Sicilia: un progetto che fa gola anche a Francia e Germania. Siracusa, 21 aprile – Le tecnologie per l’ambiente e in particolare per “de-carbonizzare” l’economia mondiale e difendere il clima sono al centro a Siracusa del G8 Ambiente in programma a Siracusa dal 22 al 24 aprile. Vi partecipano i ministri dell’Ambiente del Gruppo G8 e di altri 12 paesi ( Australia, Brasile, Canada, Repubblica Ceca, Cina, Corea, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Svezia, SudAfrica, Usa), e i rappresentanti della Commissione Europea, dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, delle agenzia delle Nazioni Unite Unep e Unido, della Banca Mondiale, e dell’Ocse. Immediatamente dopo Siracusa, i rappresentanti degli stessi paesi si ritroveranno a Washington, per la riunione del Major Economies Forum convocato dal presidente Obama. I due meeting hanno in agenda lo stesso tema: i cambiamenti climatici. A Siracusa la presidenza italiana del G8, sulla base dei risultati di una riunione preparatoria che si è tenuta a Trieste all’inizio del mese e dei rapporti predisposti dall’Agenzia internazionale dell’energia e dalla Banca Mondiale, intende favorire una ampia convergenza sull’urgenza di iniziative comuni tra i paesi maggiormente sviluppati e le economie emergenti (a cominciare da Cina e Brasile) per la diffusione a livello globale di tecnologie energetiche a basso contenuto di carbonio. Queste iniziative potrebbero coinvolgere gruppi di tecnologie critiche per la riduzione delle emissioni (efficienza energetica nei consumi finali, trasporti, fonti rinnovabili) sulla base di impegni sottoscritti dai Paesi, essere sostenute da un meccanismo di finanziamento pubblico-privato con una partecipazione prevalente delle economie maggiormente sviluppate, avere tempi di realizzazione differenziata in relazione al livello di crescita economica dei paesi come avvenne per le produzioni chimiche regolamentate dal Protocollo di Montréal per la protezione della fascia di ozono. A Siracusa non saranno invece discusse le questioni aperte sul negoziato internazionale, legate prevalentemente alla decisione degli USA di assumere impegni vincolanti di riduzione delle emissioni nella misura di almeno il 25% rispetto al 1990, ed alla disponibilità delle economie maggiormente sviluppate a finanziare i programmi per la riduzione delle emissioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Diversi i punti in discussione nel negoziato. Il Congresso e il Senato degli Stati Uniti sono molto cauti nell’assumere un impegno vincolante a livello internazionale che potrebbe mettere a rischio l’economia e la sicurezza energetica degli Usa. E senza un impegno degli Stati Uniti, la Cina e le altre grandi economie emergenti non sono disponibili a prendere in considerazione alcuna ipotesi di impegni vincolanti. Inoltre le economie maggiormente sviluppate, a cominciare dall’Unione Europea, hanno manifestato grande prudenza verso l’ipotesi di fondi internazionali per i cambiamenti climatici, se anche le più importanti economie emergenti non faranno la loro parte, come ha rilevato Ecofin. Sembrano promettenti le prospettive di accordi “settoriali” (anche su scale mondiale), con la partecipazione della Cina e delle altre economie emergenti, finalizzati alla introduzione di tecnologie e standard per la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nei settori industriali più importanti. Così come incontrano ampio consenso le ipotesi di partenariati tra economie sviluppate ed economie emergenti per favorire lo sviluppo sostenibile dei paesi più poveri, a partire dall’Africa, attraverso specifiche iniziative di cooperazione tecnologica internazionale finalizzate ad esempio alla produzione sostenibile di biocombustibili, all’uso efficace delle biomasse, alla produzione distribuita di elettricità da fonti rinnovabili. Il G8 Ambiente di Siracusa potrebbe rappresentare una tappa intermedia per consolidare “dal basso” iniziative concrete e condivise, e per dare tempo agli Stati Uniti di definire la dimensione del loro impegno in vista di un accordo complessivo che sostituisca il Protocollo di Kyoto dopo il 2012. Anticipazioni: che cosa conterrà l’accordo finale - Con ogni probabilità, l’accordo finale del G8 Ambiente di Siracusa sarà basato su un documento con cinque punti centrali. L’introduzione dovrebbe contenere l’elenco dei Paesi e delle Organizzazioni partecipanti alla riunione di Siracusa, e l’elenco dei temi affrontati. Potrebbe esserci un paragrafo dedicato alle tecnologie a basso contenuto di carbonio, tema di una delle sessioni del meeting, che potrebbe prendere spunto dal Forum di Trieste di marzo, con particolare riferimento alle prospettive delle partnership internazionali pubblico-privato e ai possibili meccanismi di finanziamento della diffusione delle nuove tecnologie. Potrebbe essere preparato anche un passaggio in cui i ministri dell’Ambiente dei Paesi partecipanti invieranno al Vertice della Maddalena ad aumentare gli investimenti pubblici nella ricerca, di incrementare attività di sviluppo e dimostrazione di tecnologie pulite e di includere nei piani di stimolo economici di ciascun Paese interventi “verdi”. L’altro messaggio potrebbe riguardare la creazione di un Business Forum sulle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Inoltre il documento finale potrebbe contenere un paragrafo sulle azioni necessarie ad affrontare il cambiamento climatico. Non si dirà che esiste una formula unica per combattere il cambiamento climatico, perché le esperienze in corso dimostrano che i diversi approcci possono dare risultati positivi e tra loro sinergici. Sarà inoltre sottolineata l’importanza di raggiungere comunque un accordo internazionale a Copenaghen, per assicurare un quadro di riferimento condiviso a livello globale per la protezione del clima. Dalla teoria alla pratica: l’elettrodotto tunisino per l’energia verde - Un esempio pratico della partnership ambientale e tecnologica di cui si parla a Siracusa è l’accordo raggiunto tra il direttore generale del Ministero dell’Ambiente italiano Corrado Clini e il Ministro dell’Energia della Tunisia Afif Chelbi: il progetto comune per la realizzazione di una piattaforma tecnologica per la diffusione delle fonti rinnovabili in Tunisia e nell’Africa del Nord, attraverso il cavo d’interconnessione elettrica Tunisia-Sicilia, che collegherà il continente africano alla rete elettrica europea. La realizzazione del cavo da parte della società italiana Terna consentirà alle imprese energetiche italiane ed europee di produrre a costi ridotti elettricità da fonti rinnovabili nell’Africa del Nord, rispettando una delle condizioni contenute nelle nuove direttive europee del “pacchetto clima-energia” approvato nel dicembre 2008: alle imprese della Ue che produrranno elettricità da fonti rinnovabili nei paesi terzi potranno essere riconosciuti gli stessi incentivi applicati alle produzioni in territorio nazionale solo se l’elettricità generata verrà trasferita nella rete europea. Nello stesso tempo, lo sviluppo delle fonti rinnovabili nei paesi della sponda sud del Mediterraneo, oltre a rispondere alla domanda locale di energia, potrà favorire la creazione di imprese miste per la produzione di tecnologie innovative nei settori del “solare a concentrazione”, del fotovoltaico, dell’energia eolica, dell’impiego delle biomasse e dei biocombustibili. In particolare, l’interconnessione darà un ulteriore impulso ai programmi già avviati dal 2003 in Tunisia, attraverso il Medrec, Centro Mediterraneo per le Energie Rinnovabili, istituito dal Ministero dell’Ambiente italiano e dai Ministeri dell’Energia e dell’Ambiente della Tunisia, in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep): il Medrecè l’infrastruttura già disponibile per creare una piattaforma tecnologica regionale e una “testa di ponte” delle energie pulite dell’Africa verso l’Europa. L’importanza e l’interesse per l’iniziativa italo-tunisina è testimoniato dalla disponibilità della Francia, della Germania, della Banca Mondiale e della Banca Europea degli Investimenti, che hanno proposto di sviluppare progetti comuni con l’Italia e la Tunisia attraverso Merdec, nell’ambito dell’iniziativa europea “Mediterranean Solar Plan”, anche nella prospettiva di rafforzare l’interconnessione Tunisia-Sicilia con ulteriori cavi paralleli al primo. A questo proposito Corrado Clini ha ricordato che un’altra infrastruttura di riferimento per il “Mediterranean Solar Plan” è l’interconnessione Montenegro-Italia, attraverso la quale potrà essere trasferita nella rete europea l’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili nei paesi dell’Europa sud orientale, dove il Ministero dell’Ambiente ha promosso negli ultimi anni decine di progetti nell’ambito di programmi di cooperazione ambientale bilaterale. Anche in questo caso il cavo Montenegro-Italia può essere l’apripista di altre interconnessioni “regionali” a partire da quella già prevista Albania-Italia. Gli eventi collaterali - A cornice degli incontri politici, Siracusa ospiterà  alcuni eventi collaterali patrocinati dal Ministero dell'Ambiente realizzati grazie a sponsorizzazioni private o offerti da istituzioni pubbliche. Dal 19 al 26 aprile nelle strade dell'Isola di Ortigia e in alcune caratteristiche location cittadine verranno esposte spettacolari opere di artisti di fama internazionale. Questo evento-mostra vuole ridisegnare in termini culturali l'inevitabile e naturale relazione tra uomo e natura. Attraverso arte, poesia, creatività  e musica alcuni dei più grandi artisti "del riciclo" affrontano il tema dell'emergenza ambientale nel quadro dell'iniziativa REstART (REsponsability, REspect the Planet, REcycled). Lo scultore J. Steward Johson Jr esporrà  a Siracusa, nella centralissima Piazza Duomo, uno dei suoi lavori più difficili e maestosi: il gigante di alluminio dal titolo "The Awakening", scelto per l'Intenational Sculture Conference Exhibition e da allora perennemente esposta a Washington, e per l'occasione realizzato a Siracusa con materiali riciclati. HA Schult, primo artista europeo ad affrontare con le sue opere d'arte il tema degli squilibri ecologici, sarà  presente a Siracusa con i famosi trash people¸ figure ad altezza d'uomo realizzate con la compressione di materiali di scarto industriali e di consumo urbano. L'installazione costituita da 1000 elementi aggiunge alla forza della singola scultura l'imponenza della moltitudine. I trash people saranno esposti nella suggestiva location del piazzale della Fonte Aretusa, sul porto grande di Siracusa. Il Cracking Art Group (Renzo Nucara, Carlo Rizzetti, Marco Veronese, Alex Angi, Kicco e William Sweetlowe) sono degli artisti che hanno fatto del cracking la loro forma d'arte. Cracking è il processo che trasforma il petrolio in virgin nafta, la base principale della plastica. E nell'arte cracking significa trasformare il naturale in artificiale: utilizzando la plastica riciclata come materia prima, gli artisti fanno prendere vita ad animali colorati e decisamente fuori scala, che "invadono" i luoghi più vari. A Siracusa verranno esposte nel centro storico di Ortigia delle Tartarughe realizzate in materiale riciclato, che rappresentano il simbolo del G8 italiano. Erika Calesini è un'artista che fa rivivere gli oggetti inanimati. Aiutata dal padre, che le ha trasmesso la nobile arte della lavorazione del ferro battuto, è riuscita a coniugare con destrezza la vena creativa e la maestria artigianale, ridando vita a oggetti dimenticati e destinati a morte sicura. A Siracusa Erika Calesini esporrà  le sue opere d'arte realizzate con vecchie biciclette che saranno collocate sul lungomare di ponente. Sheila McKinnon è una fotografa canadese che vive da molti anni in Italia. Ha viaggiato per il mondo con varie organizzazioni umanitarie, lavorando per UNICEF, FAO, Sant'Egidio, Africare, AIDOS e ha pubblicato numerosi libri fotografici. In occasione della mostra REstArt, Sheila McKinnon ha realizzato la serie inedita di fotografie "Donne e Ambiente" che verranno esposte a Santa Lucia alla Badia a Ortigia. Una galleria di immagini emozionanti, scatti dai colori saturi, vividi e potenti che raccontano la fatica e la bellezza delle donne dei paesi in via di sviluppo. Il catalogo di REstArt sarà  edito a cura di Christian Maretti Editore. Oltre all'iniziativa REstART, Siracusa ospiterà  nei giorni del G8 Ambiente in alcune suggestive località  altre iniziative artistiche e culturali. La Piazza del Duomo di Siracusa si trasformerà  nei giorni del G8 Ambiente in una grande sala di proiezione all'aperto: grazie a un potente videoproiettore si potranno ammirare sulle facciate esterne della Cattedrale oltre 100 opere d'arte che hanno partecipato quest'anno al prestigioso Premio Terna per l'arte contemporanea. Un grande museo a cielo aperto. In questo modo, anche semplicemente attraverso visualizzazioni virtuali, chiunque potrà  ammirare in piazza opere d'arte contemporanea normalmente chiuse nei musei. In occasione delle celebrazioni per il "Giorno della Terra - Earth Day", che coincide con la giornata di apertura dei lavori del G8 Ambiente, il 21 aprile si terrà  a Siracusa l'anteprima nazionale del nuovo film della Walt Disney Nature "Earth - La nostra terra": un viaggio straordinario dal Polo Nord al Polo Sud per celebrare la bellezza del nostro Pianeta ma anche le fragilità  e l'equilibrio delicato dell'ambiente in cui viviamo e che ha come voce narrante il conduttore Paolo Bonolis. Nella meravigliosa cornice della settecentesca Biblioteca Alagoniana, in piazza Duomo nel cuore dell'Isola di Ortigia, si terrà  la mostra "Imago Mundi - La concezione dell'universo nella storia umana". Una mostra per vedere il mondo dall'alto e rendersi conto che la Terra, seppure malandata, è ancora rotonda. Un viaggio in due dimensioni: nello spazio, tra antiche carte, libri, strumenti scientifici e nel tempo dalle prime rappresentazioni di epoca greca alle foto scattate oggi dai satelliti. Un percorso affascinante e virtuoso tra arte e scienza. Presso l'Istituto Nazionale del Dramma Antico verranno esposti per la prima volta i documenti dell'atto di nascita dell'Istituto stesso, nato ai primi del novecento con l'obiettivo di ridare vita al dramma antico restituendolo al suo "spazio naturale": il Teatro Greco di Siracusa. Dal 21 al 24 aprile la Galleria Civica Montevergini ospita la mostra "Pensare Futuro - 10 anni di imballaggi eco-sostenibili" a cura del Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi). La mostra coinvolge ed introduce i visitatori al tema del ciclo di vita degli imballaggi, della prevenzione nella produzione dei rifiuti e nella promozione del recupero e del riciclo, attraverso un filmato e una rassegna di oltre 50 soluzioni di packaging a ridotto impatto ambientale, nei quali viene dato particolare rilievo alle azioni che le aziende hanno attuato per migliorare le varie fasi del ciclo di vita dell'imballaggio. Infine, a conclusione del G8 Ambiente, il 24 aprile alle ore 16 all'Ippodromo del Mediterraneo di Siracusa si terrà  l'esibizione del Carosello Storico dei Carabinieri a Cavallo. Il Carosello è un alternarsi fluido e ritmico di figure complesse e non prive di un certo rischio, eseguite con grande abilità  e perizia, degna di quella tradizione della cavalleria italiana della quale i carabinieri del Reggimento e, più estesamente, l'Arma intera sono fedeli e rigorosi custodi. Tutti i dettagli all'indirizzo www.g8ambiente.it E-GAZETTE - 21/04/2009 e-gazette.it -->

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L'ABBRACCIO INSCINDIBILE TRA CINA E DOLLARO * (sezione: Globalizzazione)

( da "Lavoce.info" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

>L'ABBRACCIO INSCINDIBILE TRA CINA E DOLLARO * di Arvind Subramanian 27.03.2009 La Cina denuncia i pericoli di un sistema basato sul dollaro quale moneta di riserva internazionale. Più che altro, a preoccupare il gigante asiatico è una svalutazione del dollaro che comporterebbe la perdita di valore delle notevoli riserve accumulate negli anni. Ma il suo problema di oggi è l'ovvia conseguenza della strategia mercantilistica deliberatamente perseguita dai governanti cinesi. E che ha garantito una costante crescita del paese. Oggi non può sottrarsi al pagamento di un costo relativamente basso per gli enormi benefici che ne ha ricavato.   È tutta la settimana che la Cina fa notizia sui giornali del mondo intero, in virtù della sua proposta di rimpiazzare il dollaro con un’altra valuta come moneta di riserva internazionale. La perfetta tempistica della proposta, proprio alla vigilia del G20 londinese, ha permesso alla Cina di articolarla come una preoccupazione di sistema. STRATEGIE CINESI Certo, possono esserci problemi col dollaro quale valuta di riferimento del sistema finanziario mondiale. E la moneta americana può anche aver svolto un ruolo importante nell’attuale crisi. Ma i reali motivi della Cina sono ben altri e sono nazionali: teme che una brusca caduta del dollaro determini una perdita di valore delle sue riserve, che ammontano a 2 mila miliardi di dollari. E una simile minaccia è improvvisamente divenuta più concreta, a causa della drammatica vulnerabilità del bilancio Usa. Forse che la Cina sta tentando di tenere il piede in due staffe? Vuole mostrarsi come la vittima del sistema basato sul dollaro, quando per lungo tempo ne ha beneficiato e ha contribuito a favorirlo. Il problema attuale è l’ovvia conseguenza della strategia mercantilistica, deliberatamente perseguita dalla Cina. Per giudicare se i timori della Cina siano o meno giustificati è necessario procedere a un’analisi costi-benefici del mercantilismo realizzato dai governanti cinesi. La strategia di sviluppo della Cina è stata semplice e focalizzata: esportare ovunque e a ogni costo. Per realizzare il suo scopo ha mantenuto un tasso di cambio sottovalutato. La strategia mercantilistica si appoggia su basi empiriche. Recenti ricerche accademiche (per esempio, quella di Dani Rodrik di Harvard) confermano che un tasso di cambio sottovalutato contribuisce a evitare il sottosviluppo e a favorire la crescita a lungo termine. Insomma, la strategia di sviluppo, messa in atto dai governanti cinesi, è stata ragionevole e sensata. Ma i tassi di cambio sottovalutati e il conseguente rapido aumento delle esportazioni hanno anche portato a un aumento delle eccedenze delle partite correnti. Le autorità cinesi sono intervenute nel mercato dei cambi per evitare un apprezzamento della loro moneta, il che ha provocato un forte accumulo di riserve in valute estere. È importante capire che tutto ciò è la conseguenza della strategia mercantilistica di sviluppo cinese. Se avesse permesso alla moneta di rivalutarsi, la Cina avrebbe ora meno eccedenze delle partite correnti e non avrebbe tutte quelle riserve di cui  “preoccuparsi”. I COSTI E I BENEFICI Sono proprio i costi del mercantilismo che preoccupano oggi il governo cinese: vale a dire una considerevole diminuzione di valore delle sue riserve di valuta estera, che ammontano a 2 mila miliardi di dollari. Il rischio, sempre ritenuto inevitabile, è ora divenuto imminente, per il forte deterioramento del bilancio statunitense, che ha anticipato la data del declino del dollaro. Supponiamo che il declino del dollaro e il riequilibrio dello yuan significhino un 20 per cento di perdita di capitale. Ciò significherebbe una perdita di 400 miliardi di dollari, vale a dire circa il 10 per cento del Pil cinese. Queste perdite finanziare sono, tuttavia, compensate dai vantaggi della crescita mercantilistica? Supponiamo che la Cina badi più alla crescita che al consumo (i nostri calcoli si rifanno alle preferenze rivelate del governo cinese). Supponiamo anche che la sottovalutazione abbia funzionato, generando – in un determinato periodo – una crescita che altrimenti non sarebbe avvenuta. E diamo pure per scontato che negli ultimi dieci anni il mercantilismo cinese abbia portato a un tasso annuale di crescita della produttività dell’1 per cento (compatibile con le ricerche di Rodrik e di altri). Questo consistente aumento della produttività ha generato, nel giro di dieci anni, un 10 per cento in più di Pil . Con il deprezzamento delle riserve si perde un anno di crescita del Pil. Però, questo Pil più alto rappresenta un vantaggio permanente, che si ripete anno dopo anno e che si estende ben oltre il periodo dei dieci anni. Una quantificazione precisa dei benefici dipende da numerose variabili, ma lordine di grandezza è comunque evidente: l’incremento totale del Pil dovuto alla strategia mercantilistica è considerevolmente più elevato dei costi finanziari. La Cina dovrebbe pertanto riconoscere di aver deliberatamente scelto una strategia mercantilistica. Tale strategia ha portato tutti gli enormi benefici voluti dalle autorità cinesi, ma ha anche comportato costi inevitabili, il rovescio della medaglia dei benefici della crescita. Pertanto, se vanno accolti con favore gli appelli della Cina a una rivalutazione del dollaro, questi non dovrebbero però trasformarsi in un tentativo di evitare i costi finanziari. Sono costi da cui non si può prescindere e, per giunta, sono piccola cosa rispetto ai vantaggi in termini di crescita che ne sono derivati. Il mondo intero, in questo periodo, fa molta fatica ad accettare il salvataggio dei debitori. Ben diverso sarebbe dover salvare anche il più grande creditore: questo sembra infatti essere il reale obiettivo dei governanti cinesi, camuffato da richiesta di cambiare il sistema basato sul dollaro. Cina e Stati Uniti, attraverso il commercio e il movimento di capitali, sono ora uniti come due gemelli siamesi “persi uno dentro l’altro”, per usare le parole di Salman Rushdie. La Cina ha scelto questo abbraccio a occhi aperti, come parte del contratto. Ha goduto dei suoi benefici. Ora vuol dividersi per evitarne i costi. Ciò non è auspicabile, né tanto meno si dovrebbe permetterlo. Il testo originale in inglese su Real Time Economics (traduzione di Daniela Crocco)  Foto: da internet * Il testo in lingua originale è pubblicato su Vox. I commenti possono essere inviati in lingua originale al sito da cui l'articolo è tratto

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Fondi sovrani, seconda ondata ora le "prede" sono le industrie L'INCHIESTA (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

COPERTINA pag. 1 Fondi sovrani, seconda ondata ora le "prede" sono le industrie L’INCHIESTA EUGENIO OCCORSIO La notizia dell’ingresso nel capitale Daimler dell’Abu Dhabi Investment Authority, l’entità finanziaria più cospicua del pianeta con i suoi 875 miliardi di dollari pronti all’uso, non è solo significativa per l’insperata iniezione di capitale nel sofferente settore dell’auto, ma perché conferma il nuovo corso dei fondi sovrani. Devastati dalle perdite nel settore finanziario (si calcola che in un anno la disponibilità dei 38 fondi sovrani sia scesa da 3.700 miliardi di dollari ai 2.400 attuali), si riaffacciano in quello industriale. Frastornati dalla batosta nella finanza, i fondi sono rimasti a guardare per qualche mese e ora hanno ricominciato a investire con criteri diversi. Stavolta preferiscono l’industria vecchio stampo, interventi meno onerosi e più mirati, scegliendo terreni per loro più familiari: il Temasek di Singapore ha investito la settimana scorsa 1 miliardo di dollari nella Terralliance Technologies, una compagnia di esplorazioni energetiche fondata in Texas dal petroliere Kleiner Perkins. Intanto, il fondo dell’Oman ha rilevato il 7% della società energetica ungherese Mol per 370 milioni di euro e Dubai è entrata nell’austriaca Omv con 140 milioni. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui (era solo l’ottobre del 2008) il fondo sovrano dell’Arabia Saudita si unì con il suo "omologo" di Singapore e insieme investirono 11,5 miliardi di dollari nell’Ubs. Il titolo valeva 22 dollari: oggi quota intorno agli 11. Qualche mese prima la Qatar Investment Authority aveva comprato il 15% del London Stock Exchange e il fondo di Dubai il 20%: il titolo ha perso da allora due terzi del valore. Ma le perdite non si contano più. Lo stesso fondo di Dubai nel corso del 2008 ha pagato 3,1 miliardi per il 20% del Nasdaq, che da allora ha perso il 35%. L’America è stata fatale per più di un fondo: i 2 miliardi investiti in agosto dalla Korea Investment Corporation nella Merrill Lynch si sono praticamente volatilizzati con l’acquisizione da parte della Bank of America della decaduta casa d’investimenti, mentre la China Investment Corporation ha investito 5 miliardi nella Morgan Stanley a fine 2007 quando valeva 70 dollari mentre oggi ne quota 20. Quanto a Citigroup, più del 20% è andato fra fine 2007 e inizio 2008 alla cordata congiunta SingaporeKuwait (12,5 miliardi) e al fondo di Abu Dhabi (7,5 miliardi): sembrava un buon affare perché il titolo era sceso da 60 a 30 dollari fra luglio e dicembre 2007, solo che oggi ne vale 4 dopo aver toccato quota 1 all’inizio di marzo 2009. In tutte queste operazioni c’è stata sicuramente una componente, tutt’altro che indifferente, di accordi politici. Come ha esplicitato a suo tempo la rivista Foreign Affairs, dietro i massicci acquisti di titoli bancari e finanziari c’erano le intese di maggior protezione militare da parte dell’amministrazione Bush contro la minaccia iraniana per i paesi del Golfo. Con Obama la minaccia si è allentata e, sarà un caso, gli interventi sono finiti. Non va dimenticato però che il petrolio, le cui entrate alimentano questi fondi, è sceso da 147 a 50 dollari fra il luglio scorso e oggi, fatto che ha comportato il drastico rimensionamento di una serie di opere infrastrutturali previste nell’area e inevitabilmente delle operazioni all’estero. Ora i paesi arabi stanno in fretta approntando delle inusuali emissioni di bond per le loro esigenze di cassa, ma difficilmente il ricavato andrà ad alimentare i fondi. «È tempo che si sviluppi nei nostri paesi un mercato secondario delle obbligazioni come c’è in qualsiasi altra area industrializzata», ha spiegato Mohieddine Kronfol, manager di Algebra Capital, un’istituzione finanziaria di Dubai. Il governo unificato degli Emirati Arabi (che comprendono Dubai, Abu Dhabi e altre cinque cittàstato) starebbe per varare un’emissione fra i 10 e i 20 miliardi di dollari, la prima della sua storia. Così come per la prima volta i paesi del Golfo sono finiti in deficit, per un totale di circa 150 miliardi di dollari (pur continuando a gestire ingenti fondi sovrani). È una partita delicatissima: come parte degli accordi di difesa con Washington, l’Arabia Saudita ha accettato di cambiare politica d’investimento (in generale i paesi arabi investono il 70% in azioni) per destinare gran parte delle sue riserve (il fondo sovrano dichiara poco più di 300 miliardi di dollari) all’acquisto di titoli del Tesoro Usa. Ancora più complessa la questione con la Cina. In questo caso il fondo sovrano è alimentato con il macroscopico surplus commerciale: i cinesi com’è noto sono riluttanti ad accettare una rivalutazione dello yuan per riequilibrare l’interscambio con l’America, e vista quest’ostinazione sarebbe stata scelta la via diplomatica per garantire che almeno parte delle ingenti riserve in dollari che si formano e vengono in parte dirottate sul fondo (in questo caso l’ha rivelato addirittura la Cia stando al Washington Post) venissero usate per ricapitalizzare l’esangue finanza Usa. La Cina del resto ha messo sul tappeto dei fondi sovrani oltre 200 miliardi di dollari ma il totale delle sue riserve (oro e dollari) è dieci volte tanto, anche se queste riserve sono cresciute di "solo" 7,7 miliardi nel primo trimestre 2009 per il rallentamento dell’export dovuto alla recessione (il surplus commerciale cinese si è ridotto di ben il 45%), minor incremento da otto anni (nel trimestre precedente l’aumento era stato di 40 miliardi). Qualsiasi tipo di accordo geopolitico è stato possibile finché le perdite per i fondi non hanno superato ogni ragionevole limite. La stima complessiva, si diceva, pone il totale attualmente disponibile di questi fondi intorno ai due trilioni e mezzo di dollari, ma è difficile fare questi calcoli perché i fondi sovrani non pubblicizzano le loro cifre: sui siti web è detto esplicitamente che «la disclosure delle attività non è nelle abitudini», e tutte le resistenze alla cosiddetta "carta di Santiago" varata in ottobre dal Fondo Monetario Internazionale per chiedere trasparenza, si spiegano con quest’irrevocabile politica. Un minimo passo a dire il vero, qualche fondo lo fa: si può interpretare così la rimozione di Ho Ching, moglie del primo ministro di Singapore e presidentessa del Temasek (a conferma dei legami fra questi fondi e i governi) e la sua sostituzione con Charles Goodyear, un americano già a capo del colosso minerario Bhp Billiton, che darà un’impostazione più manageriale alla gestione e più orientata agli investimenti nell’industria. Comunque c’è chi i conti in tasca ai fondi li fa. Brad Setser, un economista del Council of Foreign Relations di New York, stima che dei 900 miliardi dichiarati, il fondo di Abu Dhabi ne abbia in realtà persi un terzo, e dei 300 miliardi persi solo 50 sarebbero stati compensati dalle entrate petrolifere. La Kuwait Investment Authority avrebbe perso il 30% dei suoi dichiarati 250 miliardi di dollari, e malissimo sta andando anche alla Qatar Investment Authority, che dichiara oggi non più di 40 miliardi perché ne ha persi recentemente un bel po’: ha investito a fine anno 5 miliardi nella banca britannica Barclays il cui titolo da allora ha perso il 20%. Uno dei pochissimi fondi che rendono pubblici i propri bilanci, quello norvegese (in cui confluiscono oltre alle rendite petrolifere parte dei fondi pensione pubblici), oggi è di poco meno di 350 miliardi di dollari e ha perso il 7,7% nel terzo trimestre del 2008 più un altro 8% nel quarto. I calcoli complessivi, cioè la perdita del 25% del valore complessivo dei fondi li ha fatti Stephen Jen della Morgan Stanley di Londra, che ha commentato: «Non puoi perdere un quarto del tuo valore senza conseguenze pesanti». Il gioco adesso è capire in quale direzione i Fondi orienteranno i loro investimenti. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Il critico degli errori nella globalizzazione L'AUTORE (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 4 Il critico degli errori nella globalizzazione L’AUTORE Joseph Stiglitz (foto a sinistra), professore di economia presso la Columbia University di New York, ha vinto il Nobel per l'economia nel 2001. Il suo ultimo libro, scritto assieme a Linda Bilmes, è "The Three Trillion Dollar War: The True Costs of the Iraq Conflict" (La guerra da tremila miliardi di dollari: il vero costo del conflitto in Iraq). Nato nell’Indiana nel 1943, Stiglitz è stato allievo di Franco Modigliani all’Mit e poi ha insegnato a Yale prima di trasferirsi alla Columbia. E’ stato capo economista della Banca Mondiale, incarico che ha lasciato nel 2002 poco prima di pubblicare "Globalization and Its Discontents". Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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La dipendenza dai videogiochi è una realtà. Parola della Iowa States University (sezione: Globalizzazione)

( da "PC World online" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

21-04-2009 La dipendenza dai videogiochi è una realtà. Parola della Iowa States University I risultati avanzati da un team di psicologi americani parlano chiaro: 10 ragazzi su 100 non possono fare a meno di giocare di fronte a uno schermo Dino del Vescovo La dipendenza dai videogiochi è una realtà. Parola della Iowa States University Altroconsumo contro il bollino SIAE Tempi duri per i social network: Twitter sotto attacco Windows XP costa 15 dollari sui netbook, ma Windows 7 sarà un problema Oracle acquista Sun, IBM resta a guardare Ubuntu Linux 9.04 in dirittura d'arrivo, mancano 3 giorni Adobe Flash dai computer alle TV di nuova generazione Microsoft comunica per errore la data di Windows 7 RC DivX 7 arriva anche su Mac Anche Google pensa al futuro, arriva Android 1.5 Beta Firefox 3.5 Beta 4 in arrivo la prossima settimana Microsoft conferma Office 2010 e prepara la beta del nuovo Exchange Server Una nuova variante di Conficker Cambia tutto per Skype: dalle voci sulla vendita alla quotazione in borsa Sophos avverte: attenzione alla nuova campagna spam Il risultato a cui è giunto lo studio condotto da alcuni ricercatori della Iowa State University degli Stati Uniti, non porta con sé grandi novità, ma vale come una conferma sulla quale riflettere. D'altronde, nei mesi scorsi vi abbiamo già parlato delle varie dipendenze da tecnologia invasiva di fronte alle quali, più o meno tutti, dobbiamo chinare il capo. Gli articoli: Eurodap: gli italiani passano troppe ore davanti PC; La Cina delinea i tratti della "dipendenza da Internet"; Ricerca AMD: l'Europa "soffre" di dipendenza dal web la dicono lunga sulle condizioni in cui tutti versiamo, senza considerare l'uso pressoché ossessivo che si fa di Facebook. Il dottore in psicologia Douglas Gentile, a capo del team di ricerca della Iowa States University, ha intervistato più di mille adolescenti di età compresa fra gli 8 e i 18 anni, accomunati dalla passione per i videogames, deducendo che circa 10 ragazzi su 100 mostrano i sintomi della dipendenza psicologica da videogioco. Per quanto la patologia non sia entrata a far parte della antologia medica, gli specialisti del settore sono concordi nell'individuare in atteggiamenti come la stessa negazione della dipendenza, l'irritabilità, l'iper-attività, la difficoltà di concentrazione e lo scarso rendimento scolastico, i campanelli d'allarme a cui prestare la massima attenzione. Il tempo medio trascorso di fronte al proprio videogioco preferito, da parte di un "drogato" del gamepad, è di 24 ore per settimana, circa il doppio di un appassionato che possa definirsi "normale", ovvero non patologico. La reazione istintiva, di fronte a tali consapevolezze, è quella di puntare il dito contro l'industria del gaming. Un atteggiamento che però serve a poco, rivelandosi, per ovvii motivi, del tutto inutile. L'unica terapia efficace è la prevenzione: i genitori, sostiene lo psicologo, devono vigilare sulle abitudini dei figli, somministrando nelle giuste dosi i videogiochi. Come se fosse facile (ndr). Per approfondire: Trovato morto Brandon, il ragazzino canadese che non ha saputo rinunciare alla sua Xbox Aveva 15 anni. Era fuggito di casa tre settimane fa perché i genitori, preoccupati, gli avevano messo sotto chiave l'Xbox Eurodap: gli italiani passano troppe ore davanti PC Secondo lo studio almeno 2 ore al giorno sono spese davanti al pc per chattare o connettersi ai social network Ricerca AMD: l'Europa "soffre" di dipendenza dal web Un sondaggio commissionato da AMD alla società YouGov: per il 77% è vitale collegarsi a Internet tutti i giorni La Cina delinea i tratti della "dipendenza da Internet" Considerata una vera e propria patologia, con sintomi chiarissimi, la dipendenza dalla Rete interessa il 10 per cento circa dei cinesi. Il disturbo richiede cure precise La dipendenza dai videogiochi va curata Inaugurata in Canada la prima clinica per tutti i dipendenti da videogiochi, una piccola branca della On-Line Gamers Anonymous già funzionante negli Stati Uniti Commenti Per commentare devi essere registrato nel forum. Per registrarti clicca qui Risposta Rapida Messaggio: Segui qui la discussione sul forum TIPA assegna tre premi a Fujifilm per l'anno 2009 La dipendenza dai videogiochi è una realtà. Parola della Iowa States University Video News: Il caso The Pirate Bay, le dichiarazioni dei responsabili - Video 2 Novità Google: news su una timeline e ricerche per immagini simili Video News: Il caso The Pirate Bay, le dichiarazioni dei responsabili - Video 1 Primo ricorso in appello dopo la sentenza su Pirate Bay Attacco informatico alla difesa USA: rubati i progetti del F35 Altroconsumo contro il bollino SIAE Tempi duri per i social network: Twitter sotto attacco Intel abbassa i prezzi delle CPU In arrivo il telefonino compositore Da Western Digital il primo hard disk enterprise da 2 TB Windows XP costa 15 dollari sui netbook, ma Windows 7 sarà un problema Nvidia trasforma OpenCL in una realtà, arriva il primo driver Nokia cede la divisione Mobile Broadcast Solutions Director's Cut - Scusi, dov?è il Wi-Fi? SmileTech - La vera innovazione Attenti al portatile - La crisi economica migliora la qualità Diritto & Rovescio - Decreto salva-SIAE: il bollino rientra dalla finestra :( Non in linea - Pirate Bay condannata e noi condannati al dibattito (3 commenti) OnOff - Atom contro la crisi Pane al pane - IL TERREMOTO MEDIATICO E IL GIORNALISMO ANTISISMICO (4 commenti) Il Rompiscatole - Uno smartphone su tre è un iPhone, viva la rivoluzione

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E' nel blog il futuro del giornalismo?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 2 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 62 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 40 ) » (10 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.71 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (12) blog (2) capitalismo (13) cina (19) comunicazione (5) crisi (19) democrazia (64) economia (34) era obama (19) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (2) gli usa e il mondo (68) globalizzazione (49) immigrazione (41) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (8) medio oriente (13) notizie nascoste (49) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (30) spin (9) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Americo: Stimato signor Foa, questo scandalo dei bonus ai top manager puo essere evitato se si torna a un metodo che... roberto: Alberto Scrive: April 21st, 2009 at 1:55 pm Roberto, mi dispiace essere stato frainteso. Mi spiego meglio.... Ultime news Berlusconi: "Il 25 aprile sarò in piazza Non lasciamo questa festa alla sinistra"Allarme Fmi: "La crisi costerà 4mila miliardi Debito Italia al 121%"Durban II, approvata la dichiarazione finale Israele: Iran come HitlerVenezia, sentenza choc: "Possibili le nozze gay" Ora parola alla ConsultaDi Pietro: "Franceschini? 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Nel pieno della crisi o fuori dal tunnel? (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Articolo Sei in News Analysis 22 aprile 2009 Nel pieno della crisi o fuori dal tunnel? Ma il peggio è davvero passato? Tremonti fa l'ottimista, però... In un mondo che non ha più certezze, non si sa nemmeno se la crisi in atto stia per finire o no. Non è solo questione di essere ottimisti o pessimisti, di vedere il bicchiere mezzo pieno oppure mezzo vuoto. A dirla con l'economista Tito Boeri, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti e coordinatore de lavoce. com, l'unica cosa certa è che la crisi prima o poi finirà. Quando, però, non è dato sapere anche se il ministro dell'economia Tremonti sostiene che esistano segnali di speranza, che il peggio della crisi forse è ormai alle spalle. Il forse in questo caso appare d'obbligo tanto più se si analizzano i dati Istat delle esportazioni italiane che, nei primi due mesi dell'anno, sono letteralmente crollate del 27,5 per cento verso l'Ue. Si tratta del dato peggiore dal '93 ad oggi a fronte di un calo delle importazioni dall'Ue del 23,4 per cento. Se, a questo, si aggiunge che al ministro bisogna credere sulla parola perché della Trimestrale di cassa non c'è traccia e le borse continuano ad avere andamenti quantomeno contraddittori, non è facile capire perché il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che pure si aspetta dal governo un premio per chi capitalizza le imprese e tiene gli utili in azienda, abbia deciso di gettare il cuore oltre la recessione. Più scettico il segretario generale della Cisl, Bonanni secondo cui «il peggio si scongiura attraverso l'impegno e non con bolle mediatiche». Chi, invece, non crede che la crisi economica sia finita è il numero uno della Cgil Epifani, secondo cui «questo è ampiamente verificabile nei luoghi di lavoro, dove continuamente si aprono nuovi casi di crisi aziendale». Tanto più che, secondo il Fmi, la crisi costerà 4.000 miliardi di dollari nelle sole economie avanzate, mentre in Italia il debito pubblico lieviterà dal 106 per cento del 2008 al 121 per cento del 2010. E, a quel punto, sarà difficile tenere sotto controllo l'inflazione. Europa ha chiesto a due economisti a che punto siamo. Boeri, che in un articolo su lavoce. com, sostiene che «è presto per festeggiare», spiega che sarebbe più prudente continuare a prepararsi al peggio perché c'è ancora un eccesso di indebitamento delle banche americane ed esiste il problema dell'est europeo. «I mercati azionari vanno meglio, dalla Cina arrivano segnali positivi e c'è stato l'arresto della caduta dei prezzi delle case Usa spiega Boeri Non credo tuttavia che la strategia di rendere opachi i bilanci delle banche americane» tranquillizzi i risparmiatori. Chi è ottimista, nel senso che scommette su una possibile inversione di rotta da ottobre in poi, è Giacomo Vaciago, ordinario di politica economica alla Cattolica di Milano. «Dopo sei trimestri di recessione, credo che nel quarto trimestre di quest'anno potremo avere un Pil positivo e, questo, perché siamo un paese con un'industria manifatturiera orientata all'export e fuori ci sono cinque miliardi di persone (indiani, cinesi, brasiliani...) che vogliono crescere per un futuro migliore». Per dirla con Bankitalia, spiega Vaciago, si sta riducendo il peggioramento. Per la prima volta da un anno e mezzo, e dopo aver registrato un quarto trimestre 2008 e un primo trimestre 2009 pessimi. Tuttavia, «l'industria è come un treno cui manca l'elettricità ma non è uscita dai binari, ha solo bisogno di nuova energia. Ovvero di ordini che sono la vera variabile del nostro export». In questi mesi abbiamo visto di tutto: banchieri ottimisti e industriali pessimisti perché è valsa l'idea che per ottenere qualcosa dal governo bisognasse piangere. Fiat in questo, conclude Vaciago, ha mostrato la strada: «A gennaio con il cappello in mano, oggi acquista negli Usa». Raffaella Cascioli

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Al via il think tank rutelliano, bipartisan ed ecosostenibile (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Articolo Sei in Pagine Dem 22 aprile 2009 Al via il think tank rutelliano, bipartisan ed ecosostenibile Ieri il primo seminario del Centro per un futuro sostenibile. Il 18 maggio parlerà Giddens Naturalmente i rutelliani non mancano (Vernetti, Binetti, Lanzillotta). Ma oltre ai rutelliani doc ci sono diversi parlamentari dem (Della Seta, Madia, Sarubbi), ambientalisti già parlamentari (Ferrante), Emma Bonino, qualche onorevole del Pdl (Fabio Granata) e molti amministratori locali, architetti e addetti ai lavori. E così Francesco Rutelli tiene a battesimo in una sala gremita la prima uscita pubblica del Centro per il futuro sostenibile, il think tank sull'ambiente di cui fu tra i fondatori vent'anni fa e che ora riprende slancio con una serie di iniziative (la prossima il 18 maggio, con Anthony Giddens) in vista del G8 a presidenza italiana dove, su richiesta di Obama si parlerà anche di ambiente e della conferenza di Copenhagen sul clima. Think tank tipicamente rutelliano, in cui l'obiettivo di mettere in campo una visione strategica che sappia individuare proposte e soluzioni concrete passa attraverso il confronto interdisciplinare fra studiosi ed esperti e il dialogo fra posizioni politiche diverse. Una logica dichiaratamente trasversale e bipartisan che traspare fin dal comitato promotore di cui fanno parte il leader dell'Udc Casini e la radicale Bonino, il senatore dem Della Seta e il formigoniano Lupi, la democratica Madia e il pidiellino Versace. Ma che emerge anche dal programma in cui è previsto il ministro degli esteri Franco Frattini, che interviene su sollecitazione di alcuni. Tre le questioni di fondo che gli vengono poste: quali strumenti si devono mettere in campo per fare in modo che i paesi emergenti come la Cina riducano le emissioni di Co2, come fare in modo che le decisioni siano vincolanti, come fare in modo che il trasferimento di tecnologie pulite rinnovabili diventi un'opportunità economica per l'Italia. Frattini dice quello che può ma non elude. Spiega che dalla Cina arrivano segnali incoraggianti: «Nel programma di medio termine c'è la progressione delle energie rinnovabili » e che alla Maddalena si punterà sul metodo dell'inclusione nel processo decisionale perché «è impossibile imporre regole blinding alla Cina se la Cina non concorre a formarle con noi». Dopodiché a Copenhagen l'Italia punterà a chiedere che India, Cina e Usa si impegnino ad avvicinarsi nella sostanza al 20-20-20 già deciso dall'Ue. E a fare da motore alle potenzialità dell'innovazione tecnologica. Ma nella mattinata si ragiona anche di come integrare sviluppo e sostenibilità ambientale a partire dal per ora fantomatico piano casa del governo e pensando alla ricostruzione in Abruzzo. A discutere un panel di tecnici che partono da punti di osservazione diversi. C'è l'economista Marzio Galeotti, l'architetto Firuz Galdo, il segretario dell'associazione di architettura bioecologica Giancarlo Allen. Il direttore del Cresme Bellicini dà l'idea dello scenario: «Negli ultimi 10 anni l'Italia ha vissuto un boom dell'edilizia più simile agli anni '60 che agli '80. Sono stati costruiti 3 miliardi di metri cubi. La crisi imporrà una contrazione del mercato che può arrivare fino al 20%». In questo senso il piano casa, la bozza 2, «può essere un'operazione importante per l'economia». Se stringente nelle regole e se «legato alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio che a sua volta è una grande opportunità economica». Il presidente dei costruttori Buzzetti si dice disposto «a fare il fascicolo del fabbricato» nelle nuove edificazioni anche se il vero problema è «il patrimonio immobiliare esistente per cui servono incentivi alla riconversione energetica e alla valutazione strutturale ». Il presidente dell'Enea Paganetto spiega che «la Co2 si abbassa anche con l'efficenza energetica» e che «il 30 per cento delle emissioni arriva proprio dal settore residenziale, dove è più facile fare efficienza energetica usando la tecnologia» che le imprese italiane sanno sviluppare. Sicché «il nostro paese può giocare la carta dell'innovazione contro la crisi, ma anche per cavalcare». Alla fine Rutelli chiosa: «Gli spunti sono tanti. Sul piano casa siamo in grado di orientare il parlamento perché ottenga risultati di rilievo. E anche la ricostruzione del dopo terremoto deve essere ecosostenibile». Fabrizia Bagozzi

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La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 5 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 50 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 62 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 40 ) » (10 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.71 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Giù gli operai, su gli autonomi (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

LA GRANDE CRISI Giù gli operai, su gli autonomi Il 40% degli individui non ha risorse per fare fronte alla perdita del lavoro LA RICCHEZZA DEGLI ITALIANI La ricerca Bankitalia La pressione del precariato ha fatto scendere i salari d'ingresso dei giovani [FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA Il potere d'acquisto di salari e stipendi, al netto delle tasse, è restato pressoché fermo negli ultimi 15 anni (+0,2% annuo). Nel frattempo crescevano i profitti e anche i guadagni dei lavoratori autonomi. Questa è la disuguaglianza sociale all'italiana, come la rivelano le analisi della Banca d'Italia, riferite dall'economista Andrea Brandolini ieri in una audizione al Senato. In altri paesi sono aumentate le distanze tra ricchi e poveri; da noi quelle tra dipendenti e autonomi. Ora la crisi minaccia soprattutto di colpire i precari. C'è nelle famiglie di questi lavoratori un maggior rischio di povertà, perché molte di esse, ha detto Brandolini, «hanno risorse patrimoniali limitate, insufficienti da sole a garantire standard di vita minimi anche per tempi brevi». Per questo «assume rilievo la debolezza della protezione sociale italiana»; «pesa la mancanza di strumenti di sostegno al reddito nelle condizioni di maggiore difficoltà economica. E' probabile che su questo punto - come migliorare gli aiuti ai disoccupati - si esprima prossimamente lo stesso governatore Mario Draghi. Si tratta di una questione cruciale, specie nell'ipotesi deprecabile che la crisi economica si prolunghi. «Una parte significativa della popolazione italiana è povera in termini sia di reddito sia di risorse patrimoniali», ha detto Brandolini; qualora venisse a mancare lo stipendio, «Quasi il 40 per cento degli individui ha attività liquide insufficienti, da sole, a sostentarli al livello della soglia di povertà per almeno tre mesi». Guardando indietro, la diminuzione della quota di valore aggiunto nazionale che va al lavoro, rispetto a quella che va ai profitti, è stata un fenomeno mondiale negli ultimi 15 anni. In Italia la quota del lavoro dipendente «è scesa gradualmente dal picco raggiunto a metà degli anni 70», quelli delle grandi lotte sindacali, che era il 58%, fino a livelli minimi alla fine degl anni '90, 51%. Da allora è tornata a crescere, fino al 55%, ma perché è cresciuto il numero dei lavoratori, non le loro paghe. Stipendi e salari, appunto, hanno ristagnato. Al lordo, una debole dinamica positiva del potere d'acquisto («retribuzioni reali unitarie») c'è stata, +0,6% all'anno. Ma l'Irpef ne ha catturato circa due terzi, riducendo l'aumento netto. Per chi è senza carichi di famiglia, il potere d'acquisto medio è rimasto del tutto fermo per l'intero quindicennio; per chi ha coniuge e due figli a carico, a causa dell'aumento delle detrazioni, si è avuto un miglioramento medio totale del 3,2%. La diffusione del precariato ha danneggiato anche i giovani che sono riusciti a procurarsi un impiego fisso. Ovvero, nei termini tecnici dell'economista della Banca d'Italia, «i salari di ingresso dei più giovani si sono ridotti in termini reali, non compensati da una più rapida progressione salariale nel corso della carriera lavorativa». Davvero, come si sente spesso dire, «l'Italia non è un paese per giovani». Quello che non è accaduto, invece, è un aumento delle disugiaglianze sociali complessive. di questi tempi in molti paesi si protesta contro le retribuzioni eccessive dei manager industriali e bancari, simbolo di disuguaglianze sociali che un po' la globalizzazione, un po' le pazzie della finanza hanno accresciuto. In Italia i divari sono più ampi che negli altri paesi dell'Europa continentale, «tuttavia non si osserva un periodo prolungato di crescita della disuguaglianza». Ma, in altri dati che abbracciano il periodo dal 1993 al 2006, mentre i dipendenti restavano quasi fermi (+0,6% il potere d'acquisto delle famiglie di operai, +0,3% quelle degli impiegati) gli altri miglioravano (+2,6% le famiglie di commercianti, +1,5% qulle di dirigenti).

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A casa di Stefania (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Ecologia.it, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

A casa di Stefania Parte il G8 Ambiente a Siracusa, città del ministro Stefania Prestigiacomo. Che per l'occasione annuncia una inattesa sintonia Italia-Usa sulla green economy anti-crisi Si parte: da oggi al 24 il ministro Stefania Prestigiacomo ospita nella sua città il G8 Ambiente. E per l'occasione annuncia una inattesa sintonia Italia-Usa sulla ''green economy anti-crisi'' che metta sul tavolo dei capi di Stato già al G8 della Maddalena ''proposte concrete'' a partire da ''piani di finanziamento certi'' nel campo delle tecnologie pulite. E per aziende e cittadini bonus e incentivi ''tutti in chiave ambientale'', dal piano casa che premia la bioedilizia alle ristrutturazioni per il risparmio energetico. Sede del vertice dei ministri dell'Ambiente del G8 il Castello Maniace, simbolo della città siciliana. Con gli Stati Uniti sui temi dell'ambiente c'è una ''nuova sintonia, una visione comune - ha detto all'Ansa il ministro Prestigiacomo - che associa difesa dell'ambiente e sviluppo, che privilegia gli incentivi rispetto alle sanzioni, tanto cari a settori dell'eco-ideologismo europeo''. Sintonia con gli Usa di Barack Obama ''che contiamo di implementare a Siracusa - ha proseguito il ministro - dove sarà presente l'amministratore dell'Epa (l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente del governo americano) Lisa P. Jackson''. Lavori che vedono in primo piano anche il forum su energia e clima chiesto da Obama e accolto dal premier Silvio Berlusconi, parallelo al vertice del G8 di luglio alla Maddalena: ''All'indomani del G8 di Siracusa - ha detto Prestigiacomo - andrò negli Usa per il primo incontro preparatorio del forum che si svolgerà in parallelo al vertice della Maddalena. E da Siracusa partiranno gli input che saranno elaborati in vista del Mef''. In particolare l'obiettivo è ''collegare le tecnologie a basso contenuto di carbonio a programmi di finanziamenti internazionali pubblico-privato'', altrimenti ''ogni ipotesi di riduzione di emissioni rischia di essere vanificata''. Le rinnovabili centrali nel dibattito ma anche il nucleare. E sull'atomo: ''E' una polemica tutta italiana. La gran parte dei paesi del G8 produce una parte della propria energia elettrica con le centrali nucleari, che comunque sono ad emissioni zero'', ha detto il ministro dell'Ambiente. Per il capitolo clima la posizione italiana ''è quella assunta dall'Europa che ha lanciato un segnale forte adottando il pacchetto clima energia, il cosiddetto 20-20-20. Ma è evidente che la partita si gioca sugli impegni che saranno disposti ad assumere i grandi emettitori di CO2, Usa, Cina e India che dagli impegni di riduzione di Kyoto sono rimasti fuori''. Per quanto riguarda il nostro Paese: ''Abbiamo privilegiato - ha ricordato Prestigiacomo - il ricambio delle auto inquinanti con quelle ecologiche. Abbiamo confermato e semplificato il bonus fiscale del 55% per le ristrutturazioni edilizie in chiave di risparmio energetico. Nel piano casa concordato con le Regioni si privilegia e premia la bioedilizia''. Da qui il lavoro al G8 Ambiente di Siracusa ''per dare ai capi di Stato proposte concrete per promuovere e finanziare lo sviluppo di un'economia mondiale a basso contenuto di carbonio''. Ma si punterà anche ''a fissare un percorso nuovo che parta da Siracusa per la tutela della biodiversità, intesa anche come risorsa attorno alla quale si può costruire anche crescita economica''. Insomma è tutto pronto? ''Sulla logistica e l'organizzazione sostanzialmente sì". Ora comincia la parte più delicata e importante, quella politica''. E le manifestazioni annunciate? ''Quelle ormai fanno quasi parte del 'rito' dei G8. Confido comunque che la protesta, anche aspra, sara' civile e pacifica''. 22 aprile 2009 - TAG: Siracusa | G8 | Prestigiacomo |

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Cracker in azione nei cieli USA (sezione: Globalizzazione)

( da "Punto Informatico" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma - Non c'è pace per i network degli Stati Uniti: dopo gli allarmati report sulla (mancata) sicurezza delle infrastrutture telematiche connesse alla rete elettrica e ad altri generi di impianti vitali per la popolazione, il Wall Street Journal torna all'attacco rivelando un nuova breccia questa volta riguardante il programma Joint Strike Fighter, con cui il Pentagono progetta di rinnovare la sua flotta aerea di bombardieri e caccia intercettori nel prossimo decennio. I soliti ufficiali in pensione o ancora in attività con cui il WSJ è venuto in contatto riferiscono di intrusioni cominciate già nel "lontano" 2007 e continuate sino al 2008, attraverso le quali i cracker sono riusciti a scaricare "Terabyte" di informazioni sul design e i sistemi elettronici dell'F-35 Lightning II, il cacciabombardiere multiruolo con capacità stealth su cui il Pentagono ha investito 300 miliardi di dollari nell'ambito del programma JST. Sviluppato da uno sparuto gruppo di contractor con a capo la Lockheed Martin, il jet F-35 Lightning II rappresenta il più costoso progetto mai intrapreso dalla Difesa statunitense, poggia su 7,5 milioni di righe di codice informatico e vede la partecipazione di alcuni paesi alleati degli USA. I cracker si sono infilati anche nei sistemi di tali nazioni, e almeno in un caso l'intrusione è stata individuata in Turchia. Cosa hanno trafugato le cyber-spie? Qui i dettagli comunicati dal WSJ si fanno magri, e gli ufficiali interpellati parlano della compromissione del sistema di diagnosi dell'aereo in caso di problemi durante il volo, il design del mezzo, le statistiche sulle performance e i sistemi elettronici. Sarebbero ancora intatti invece i sistemi vitali dell'F-35 come i sensori e i controlli, tenuti opportunamente separati e scollegati dalla Internet pubblica. A complicare ulteriormente la valutazione dei danni ci si mette anche il fatto che i cracker hanno provveduto a cifrare i dati mentre questi venivano trafugati, e il fatto che, nonostante gli indirizzi IP di provenienza degli attacchi si trovino in Cina, persistono difficoltà nell'individuare i veri colpevoli vista la relativa facilità con cui è possibile camuffare la propria identità online. E se non bastasse la breccia nei sistemi del Pentagono, gli ufficiali lanciano l'allarme anche sul sistema di controllo del traffico dell'Air Force, violato nei mesi recenti con gran preoccupazione della NSA per le possibili conseguenze sulla gestione delle forze aeree in zone di combattimento e non. Il responsabile del controspionaggio Joel Brenner è arrivato al punto di ipotizzare una condizione in cui "il pilota di un caccia non può più fidarsi del suo radar". Il problema della cyber-sicurezza dei network interessa ultimamente i più alti livelli del potere di Washington, e la Casa Bianca sta studiando quali soluzioni adottare tra arruolamento volontario di hacker "white hat" per mettere sotto stress le infrastrutture e l'istituzione di un responsabile unico per la questione, un "cyber-security tzar" che riferisca direttamente al presidente Barack Obama e coordini meglio gli sforzi di difesa con il settore privato. Alfonso Maruccia

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Violati i segreti del Pentagono: rubati i piani sul caccia del futuro (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lo rivela il wall street journal Violati i segreti del Pentagono: rubati i piani sul caccia del futuro I dati sul progetto "Joint Strike Fighter" sarebbero stati sottratti attraverso un attacco informatico L'F-35 Lightning II NEW YORK - I segreti del più costoso progetto militare statunitense sono stati "rubati" attraverso un attacco informatico. A rivelarlo è il Wall Street Journal secondo cui altro materiale sensibile, legato al sistema di distribuzione elettrica e ad altre infrastrutture Usa, è finito nelle mani di "spie" straniere. SISTEMA DI DIFESA - Il progetto in questione - del valore di 300 miliardi di dollari - si chiama "Joint Strike Fighter": i pirati informatici sono riusciti a penetrare nel sistema e a copiare i dati relativi al design dei sistemi elettronici del super bombardiere F-35 Lightning II - l'ultimo modello di tecnologia aerospaziale - svelando dunque i potenziali sistemi di difesa dall'aereo stesso. PRECEDENTI - Episodi analoghi sono stati segnalati anche nei mesi scorsi (l'ultima volta era toccato al sistema di controllo del traffico dell'Air Force). Stando ad alcuni ex funzionari del Pentagono dietro ai crescenti attacchi cyber-nautici ci sarebbe la Cina che negli ultimi mesi - afferma un rapporto della Difesa Usa - ha compiuto "consistenti progressi" nello sviluppo di tecniche di guerre di online. Accuse respinte da Pechino che ha bollato come «prodotto di una mentalità da Guerra Fredda» il rapporto del Pentagono. INVESTIMENTI - Secondo il Wall Street Journal, l'amministrazione Obama potrebbe presto proporre la creazione di una figura preposta alla sicurezza del sistema informatico della Casa Bianca e aumentare gli investimenti previsti per il settore, che sotto la presidenza di George W. Bush ammontavano a 17 miliardi di dollari. stampa |

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di Marco Pasciuti Stavolta il cielo sopra Arlington, Virginia, è sgombro ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Leggo" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Marco Pasciuti Stavolta il cielo sopra Arlington, Virginia, è sgombro e i radar non rilevano velivoli civili o forze aeree nemiche. Eppure l'orizzonte ha il colore metallo della Guerra fredda. Il Pentagono è sotto attacco. L'offensiva corre lungo vie digitali, penetra il cuore del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, minaccia la sicurezza del paese. Hacker cinesi, sempre loro, hanno rubato i segreti del più costoso progetto miltare made in Usa: il supercaccia F-35 da 300 mld di dollari. Penetrano i sistemi di sicurezza come un coltello caldo nel burro. Quando vogliono. Più volte negli ultimi mesi pirati informatici, prima iraniani poi con gli occhi a mandorla, hanno eletto i database del Pentagono a territorio di caccia. La confessione arriva da anonimi rappresentati dell'amministrazione Obama ed è firmata sul Wall Street Journal. Gli hacker avrebbero fatto razzia di una grande quantità di dati relativi al design e all'elettronica dell'F-35. Per fortuna del Dipartimento, non sarebbero arrivati a informazioni più sensibili, custoditi su computer non collegati a internet. Ma ormai la nuova macchina da guerra a stelle e strisce, un super caccia da 10 tonnellate, capace di volare a 1,8 volte la velocità del suono e di rendersi invisibile ai radar, avrebbe pochi segreti. La minaccia ha matrice cinese. Per il Pentagono, la Cina starebbe sviluppando nuove tecniche di "guerra online" per sopperire alle sue difficoltà militari. Ma Pechino respinge le accuse: «Sono frutto di una mentalità da Guerra fredda».

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Quanti ostacoli per un'azione anti-razzismo dell'Onu (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 22 Aprile 2009 PRIMAPAGINA Pagina 1 L'EDITORIALE Quanti ostacoli per un'azione anti-razzismo dell'Onu Bruno Cescon Razzismo. Il vocabolo non perde drammaticamente d'attualità. E non cessa di essere attuale come peccato, come incarnazione di incitamento all'odio, come male endemico di popoli e singoli, di governi e di gruppi di esagitati. Alla Conferenza Onu di Ginevra lo ha impersonato Ahmadinejad. È del resto «naturale» che all'Onu, sede di incontro di tutti i governi del mondo, le differenze politiche, ideologiche, religiose trovino eclatante cassa di risonanza. Le Nazioni Unite, nate dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, rispecchiano il mondo attuale. Con tutte le sue contraddizioni. Talvolta appaiono assolutamente inefficaci, altre volte ostaggio di potenze che difendono i loro interessi o di governi che nulla hanno di democratico. Eppure oggi il nostro mondo, nonostante la globalizzazione e l'urgenza di integrazione e di politiche comuni, non è riuscito ad inventarsi nessuna altra palestra, così universale, di incontro tra «diversi». Che cosa sta alla base del razzismo e del non riconoscimento dell'Olocausto? Certamente delle ragioni politiche, storiche. Ma soprattutto la difficoltà di accettare la famosa Magna Charta dell'Onu, incentrata sui diritti umani. L'estremismo del leader dell'Iran non è nuovo. Ma hanno fatto discutere anche i veti della Russia, della Cina o anche degli Stati Uniti su specifici fatti di violazione di alcuni diritti fondamentali. Il fatto è che attorno al tema dei diritti umani vi è certamente consonanza nel mondo occidentale. In fondo la loro formulazione nasce all'interno del pensiero occidentale. E sono stati pensati come valori universali attinenti alla stessa natura umana. Ma già nel nostro Occidente non vi è accordo quando sono inclusi nell'alveo dei diritti umani anche i diritti civili, oggetto invece di disputa. Ma soprattutto sono altre civiltà che non si ritrovano in essi, pur riconoscendoli formalmente. Tutto ruota attorno al concetto di persona, che non è concetto condiviso nell'Islam, né appartiene alla concezione induista, buddista, confuciana, animista dell'uomo. Difatti ad ogni Conferenza Onu su temi di rilevanza umana ed etica emergono le differenze, prima all'interno dello stesso Occidente e poi dell'Occidente con altre culture. 2  

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F-35, rubati i segreti del caccia americano (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 22 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 6 HAKER. Spionaggio F-35, rubati i segreti del caccia americano WASHINGTON Il Pentagono è sotto attacco da mesi da parte di cyberspie in apparenza provenienti dalla Cina, che sono riuscite a violare i computer della Difesa e a mettere le mani su segreti preziosi. I progetti del supercaccia F-35, un progetto internazionale a cui partecipa anche l'Italia, sembrano essere finiti in mani sbagliate e le spie ora conoscono i piani del più costoso programma militare Usa. Il furto «non crea inquietudini particolari», ha assicurato il portavoce del Pentagono, Bryan Whitman. Il furto dei progetti sarebbe avvenuto a più riprese a partire dal 2007, intensificandosi negli ultimi mesi. Il caccia F-35 Lightning II, frutto del progetto noto come Joint Strike Fighter (Jsf), è un gigantesco programma da 300 miliardi di dollari che vede gli Usa impegnati con altri otto paesi - tra cui l'Italia - nella messa a punto dell'aereo da combattimento del futuro. Capofila nello sviluppo è Lockheed Martin, mentre Finmeccanica partecipa con Alenia Aeronautica. Il caccia è in fase di test e il suo sviluppo è anche tecnologicamente un' impresa enorme. Oltre alla Cina sono sospettate entità turche come possibili responsabili delle infiltrazioni.  

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e oggi i boys partono in treno per l'europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 2 - Attualità E oggi i boys partono in treno per l'Europa UDINE. I piccoli Serracchiani crescono. Zaino in spalla e in mano un biglietto, quello del treno per l'Europa. Un viaggio tra Berlino, Praga e Parigi, assieme ad altri 360 ragazzi del partito democratico. Con loro professori universitari e qualche big del partito. Daniele Bezzo (foto), 27 enne segretario del circolo del Pd di Tricesimo è partito da Udine e questa mattina salirà, alla stazione di Torino Porta Nuova, sul treno, con mille aspettative e la voglia di imparare. L'iniziativa, a poco più di un mese dalle elezioni europee, è promossa dalla scuola di formazione politica del Pd. «Sarà l'occasione per confrontarsi con i miei coetanei, ma anche con i docenti su argomenti come la globalizzazione, la crisi e la geopolitica dell'Europa», spiega Bezzo. Impossibile non parlare di Debora Serracchiani. «Il suo è un nome che piace molto e parleremo anche di lei nel corso del viaggio, il tempo di sicuro non mancherà per approfondire tutti i temi». Bezzo sarà il rappresentante ufficiale dei giovani della provincia di Udine, assieme a lui arriveranno, dal Friuli Venezia Giulia, alcuni ragazzi dalle provincie di Gorizia e Trieste. (e.b.)

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un vademecum per l'uomo globalizzato (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 13 - Cultura e spettacoli Un vademecum per l'uomo globalizzato Il fondatore Pacini L'IDEA «Si cerca di fare sintesi sulla condizione dell'individuo contemporaneo» «Un ossimoro per l'uomo globale». A distanza di cinque anni dall'averlo coniato, Marco Pacini scherza ancora sulla discussa origine del marchio vicino/lontano. Discussa nel senso che il giornalista udinese, tra i padri fondatori del festival cui ieri il comitato organizzatore ha tributato un pubblico ringraziamento, ricorda il divertente braccio di ferro grammaticale con Franca Rigoni, attuale vicepresidente, ma prima di tutto professoressa dunque, inevitabilmente, puntigliosa, pignola. «Volevo evitare di doverlo chiamare festival - ricorda Pacini che oggi ricopre l'incarico di caporedattore al Piccolo di Trieste - e tirai fuori quest'idea di vicino/lontano, grammaticalmente un ossimoro sull'esempio di dolce/amaro». «Ossimoro no, piuttosto coppia oppositiva», si impose la Rigoni. Comunque sia «sono felice che gli attuali organizzatori non si siano discostati dall'idea base - constata Pacini -, che era quella di allestire non una passerella per i grandi protagonisti, ma un confronto tra voci autorevoli vincolate a precisi temi e a una laboriosa costruzione interdisciplinare. Mi pare che la formula abbia retto, anche perché allora fu voluta da tutti insieme». Oggi come ieri Vicino/lontano offre, dunque, un vademecum per l'uomo globalizzato.

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nel gorgo della paura con bettin - nicolò menniti-ippolito (sezione: Globalizzazione)

( da "Centro, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL LIBRO Nel Gorgo della paura con Bettin NICOLò MENNITI-IPPOLITO Riparte dal Trevigiano il viaggio di Gianfranco Bettin. Riparte con un libro che racconta uno degli omicidi più efferati degli ultimi anni e la reazione di una comunità. «Gorgo. In fondo alla paura» (Feltrinelli, pp.160, 13 euro) parla di un Veneto diverso da quello di Pietro Maso. «E' un libro specularmente opposto - spiega Bettin - lì la violenza veniva dall'interno della comunità, nel caso di Gorgo al Monticano (Treviso) viene dall'esterno, da fuori, e mette in moto altre reazioni, altri timori». Sentimenti concreti, con cui fare i conti. «Sarebbe sbagliato - dice Bettin - attribuire questa paura solo a un effetto mediatico, non si tratta di demistificare qualcosa di costruito artificialmente. La paura c'è ed è fondata su fatti reali. A Gorgo non si dimentica, la sensazione è che quello che è successo ai coniugi Pellicciardi poteva succedere a chiunque. Poi, certo, i media e la politica possono amplificare, ma l'elemento primario è autentico». Bettin scopre una paura che ha volti diversi. «La paura - dice - viene anche dallo spaesamento, dalla sensazione di aver perso il radicamento, per quel "remissiamento che vien da fora", come lo chiama Zanzotto, che è il risultato della globalizzazione». Ecco perché quel continuo dire «paroni a casa nostra» diventa anche espressione di sofferenza. «Ci sono due significati - dice Bettin - uno è deteriore, è segno di ottusità, di rifiuto del mondo, ma l'altro è un modo di reagire alla metamorfosi di un territorio, alla perdita del senso di appartenenza ad una comunità». Nella sua inchiesta narrativa Bettin ha incontrato una terra ancora una volta sorprendente. «Le semplificazioni che descrivono il Veneto come gretto e ricco sono insopportabili - dice - la realtà è molto più ricca e complessa. A Gorgo la comunità ha reagito alla paura stringendosi intorno alle vittime. E' un paese in cui il livello di integrazione con gli stranieri, che sono 500 su 4.000 abitanti, è buono. E' aumentata la diffidenza, ma nessuno mi ha raccontato episodi di razzismo». E' dunque la complessità del nuovo secolo che Bettin racconta. «Gorgo ha questo nome - dice lo scrittore - perché lì il fiume Monticano creava dei gorghi pericolosi. La gente del posto seppe sfruttare l'energia di quei gorghi per alimentare i mulini che diedero prosperità al paese». «Credo che questa capacità di convertire in positivo il negativo sia importante anche oggi».

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LIBRI Gli orti felici Luciana Littizzetto e Paolo Pejrone improvvisano alle 18,30 un Due... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

LIBRI Gli orti felici Luciana Littizzetto e Paolo Pejrone improvvisano alle 18,30 un «Duetto su sedani, piselli e melanzane», per l'uscita del volume «Gli orti felici» di Pejrone. Ikebò - Libreria Druetto, piazza Cavour 2 Incontri con l'autore La scrittrice Margherita Oggero presenta (ore 18) il suo ultimo libro «Il rosso attira lo sguardo. Quattro stagioni di relazioni pericolose». Fondazione Paolo Ferraris, via Andorno 2 Facebook Giuseppe Civati e Mattia Carzaniga presentano (ore 18) «L'amore ai tempi di Facebook». La Feltrinelli, piazza Cln 251 INCONTRI Solakov Oggi alle 11, incontro con l'artista bulgaro Nedko Solakov. Lo presentano Maria Teresa Roberto e Massimo Melotti. Accademia di Belle Arti, via Accademia Albertina 2 Egitto Conferenza (ore 17,30) sui temi della mostra «Egitto. Tesori sommersi» a cura di Alessandro Roccati. Circolo dei Lettori, via Bogino 9 Risorgimento Per il ciclo di conferenze organizzate dall'Associazione Mazziniana Italiana, alle 17 Aldo Salassa interviene sul tema «1859: il Piemonte alla ribalta europea». Ingresso libero. Convitto Nazionale Umberto I, via Bligny 1 bis Conferenze al Museo Luisa Morozzi, storico dell'arte e direttore del ministero per i Beni e le Attività Culturali, illustra alle 17 «Le collezioni d'arte piemontese al Quirinale». Gratis, prenotazione obbligatoria, tel. 011/837688 int. 3. Museo Accorsi, via Po 55 Letture Oggi (ore 17,30), lettura interpretativa multimediale sul tema «Deus absconditus. La rivelazione del "divino" nella poesia pensante dell'800 e del '900: Leopardi, Pessoa e Rilke» a cura del Collettivo di voci Woochie. Introduce Giovanni Ramella. Organizza il Centro Pannunzio. Circolo dei Lettori, via Bogino 9 Dolma Gyari La vicepresidente del Parlamento tibetano in esilio porta (ore 21) la sua testimonianza sulle violazioni dei diritti umani in Tibet. Ciriè, Villa Remmert, via Rosmini 1 Globalizzazione Alle 21, il Generale Carlo Cabigiosu parla sul tema «Fattori di instabilità nel mondo globalizzato». Ingresso libero. Circolo Ufficiali, corso Vinzaglio 6 Avventura Evento letterario (ore 21,30) dal titolo «Il libro dei viaggi - Itinerari tra le pagine di Giovanni Battista Ramusio», di Bruno Burdizzo. Con i Narratori di Macondo. Sermig, via Borgodora 61 Incontri stuzzicanti Esperti e giovani si confrontano (ore 18-19,30) su «Il lavoro stagionale, alla ricerca di un lavoro estivo». Con aperitivo. Rivoli, Informagiovani, corso Susa 128 Laghi del Piemonte La Biblioteca della Regione organizza (ore 17) la conferenza «L'altro lago - Parchi e riserve naturali del Lago Maggiore». Palazzo Lascaris, via Alfieri 15 Motori Alle 17, la Fondazione Barsanti e Matteucci di Lucca dona al museo un modello del primo motore Barsanti e Matteucci. Alla cerimonia interviene il presidente della Fondazione Pierluigi Lazzerini. Museo Nazionale dell'Automobile, Torino Esposizioni, corso Massimo d'Azeglio 15 SPETTACOLI Marginalia Stasera e domani (ore 21) la compagnia Lontani dal Centro porta in scena «Pia De' Tolomei», con Erika Fundone. Teatro Espace via Mantova 38 CINEMA Diritti umani Per il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, alle 20,30 proiezione del film «Stories on Human Rights». Gratuito. Unione Industriale, via Fanti 17 Flores Alle 21,15 il film «Signori professori» di Maura Delpero, diventa occasione per approfondire il tema «La scuola malata: insegnanti allo sbaraglio» con l'intervento della regista. CineTeatro Baretti, via Baretti 4 Artintowns Movies Doppia proiezione: alle 20,30, «All human right for all - Sguardi del cinema italiano sui diritti umani»; ore 22,30, «La classe dei gialli» di Daniele Gaglianone. Artintown, via Berthollet 25 Corti L'associazione Chicca Richelmy propone (ore 21) cortometraggi di eclettici creativi torinesi. Centro Interculturale delle donne «Alma Mater», via Norberto Rosa 13/a MOSTRE Le nuvole S'inaugura (ore 18) la mostra fotografica «Cosa sono le nuvole» di Dario Lanzardo. Fino al 31 maggio. Museo Regionale di Scienze Naturali, via Giolitti 36 VARIE Sfilata di beneficenza Lo stilista Walter Dang presenta (ore 21) la nuova linea «Catharis», omaggio alla sua regione di provenienza, l'Ariège, dove si commemorano gli 800 anni dal primo massacro dei Catari. Su invito, tel. 011/884123. Iniziativa a favore di Abibi «Amici Bimbi». Ex Tempio metodista, via Lagrange 13 a cura di Elena Del Santo giornonotte@lastampa.it

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play trend nel calendario europeo della creatività (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il concorso organizzato dal Museo del tessuto Play Trend nel calendario europeo della creatività PRATO. Il concorso Play Trend - organizzato dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato con il supporto del main sponsor Patrizia Pepe, dello sponsor finanziario Cariprato e di importanti aziende tessili del distretto pratese (Lanificio Becagli, Faliero Sarti, Furpile Idea, Ultra) - entra nel calendario ufficiale dell'anno europeo della creatività e dell'innovazione per la sua capacità di promuovere talenti emergenti nel mondo imprenditoriale, in quanto competenze chiave per lo sviluppo sociale ed economico dei territori. Lo ha stabilito il Gruppo di coordinamento interministeriale e interistituzionale - composto da rappresentanti dei Ministeri dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca; del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali; della Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione; per i Beni Culturali e le Attività Culturali. Insieme alle Agenzie LLPP Leonardo da Vinci; Comenius, Erasmus, Grundtvig e Visite di Studio e l'Agenzia Nazionale Sviluppo Autonomia Scolastica (ex-Indire) - che ha dichiarato il 2009 Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione (www.create2009-italia.it). Lanciato a febbraio il Concorso è rivolto a giovani (18- 33 anni) del settore moda e design della Comunita' Europea, e prevede la realizzazione di progetti grafici che reinterpretino in chiave personale e contemporanea il movimento artistico del Bauhaus, di cui quest'anno ricorrono i 90 anni dalla nascita. Un outfit femminile di 3 capi ispirato al tema Bauhaus reloaded. Già circa 300 gli iscritti provenienti da 20 paesi della Comunità Europea, tra i quali alcuni studenti presso importanti istituti come la Central St.Martin, Londra; Royal Academy, Anversa; Koefia, Roma; Marangoni ed IED, Milano. E oltre 5.000 i contatti con più di 10.000 pagine visitate da stati dell'area CE, USA, America Latina (Argentina, Brasile,Colombia), Asia, Estremo Oriente (Turchia, Emirati Arabi, India, Taiwan, Cina, Filippine, Giappone) fino all'Australia Il punto di forza e di novità di Play Trend consiste nell'avere previsto a luglio per i primi 8 designati una residenza creativa di una settimana - Fashion Hub - all'interno del distretto di Prato.

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. La Germania vede la fine del tunnel (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Stiamo ripartendo». La Germania vede la fine del tunnel recessione Primi segnali di ripresa dal settore industriale. Operatori ottimisti: «Potremmo rimetterci in moto prima dell'estate» 22/04/2009 berlino. L'economia tedesca si appresta a toccare il punto più basso della sua caduta e potrebbe rimettersi in moto già nella seconda metà dell'anno. È questo, in sintesi, il messaggio inviato ieri dagli esperti dell'istituto Zew, secondo i quali il clima di fiducia nel mondo finanziario della Germania va migliorando. Per la prima volta dal luglio del 2007 l'indice omonimo è infatti tornato in zona positiva, salendo di 16,5 punti e toccando quota 13 punti. Dopo una sequela di annunci e dati negativi la prima economia di Eurolandia, in recessione dallo scorso anno, incassa così la prima notizia positiva. Certo, il quadro resta caratterizzato da pesanti ombre. Proprio ieri l'industria tedesca dell'acciaio ha annunciato per quest'anno un crollo della produzione di oltre il 25%. E, secondo quanto scrive il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, il governo federale intende tagliare drasticamente le sue stime di crescita per il 2009, portandole da -2,25% a -5%. Un arretramento che non ha pari nella storia della Repubblica federale e che si spiega col tracollo del prodotto interno lordo nel primo trimestre dell'anno. Senza dimenticare poi il fatto che l'indice Zew misura le aspettative per i prossimi sei mesi, per cui per molti analisti, di fronte a una recessione che già oggi si annuncia come la più grave del dopoguerra, potrebbe essere di fatto impossibile immaginare un ulteriore peggioramento della situazione. Ciononostante per l'economia tedesca il punto di svolta potrebbe essere vicino. Il sottoindice Zew relativo all'attuale situazione congiunturale è sceso ad aprile di soli 2,2 punti percentuali, lasciando intravedere dunque una stabilizzazione. «Assieme ad altri indicatori, l'indice Zew mostra che c'è la fondata possibilità di una conclusione del ciclo ribassista», ha commentato il presidente dell'istituto di ricerca, Wolfgang Franz. «Persino una lieve ripresa nella seconda metà dell'anno sta diventando più probabile», ha aggiunto Franz, il cui ottimismo moderato appare in linea con le dichiarazioni arrivate lunedì da Hannover, dove si sta svolgendo la più grande fiera mondiale dell'industria. «Forse la fiera di Hannover è un piccolo segnale del fatto che lentamente siamo arrivati al punto più basso», ha detto la cancelliera Angela Merkel. Ancora più concreto è stato Hannes Hesse, numero uno dell'Associazione dei costruttori tedeschi di macchinari (un settore chiave per la locomotiva di Eurolandia): «Da metà anno ci aspettiamo una fine del crollo degli ordinativi». Stando all'istituto Zew, a giustificare tali spiragli di fiducia sono tre fattori. Anzitutto la frenata dell'inflazione, che ridà ossigeno ai consumi, tradizionale tallone d'Achille della Germania. Poi un miglioramento delle prospettive economiche per gli Usa e i «prudenti impulsi positivi» che arrivano da Paesi come la Cina.iinfine c'è il fatto che i pacchetti di stimolo decisi dal governo tedesco «fanno sentire sempre più i loro effetti». 22/04/2009

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se la recessione fa bene all'ambiente - federico rampini pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 39 - Esteri Oggi si celebra la "Giornata della Terra" E per la prima volta, dopo anni, lo smog cala Se la recessione fa bene all´ambiente A Pechino in 7 anni l´inquinamento è diminuito del 25% Gli scienziati: "Grazie alla crisi" Ma dall´Europa agli Stati Uniti il fenomeno è riscontrabile quasi ovunque FEDERICO RAMPINI PECHINO dal nostro corrispondente Dopo cinque anni di vita a Pechino, una delle città più inquinate del pianeta, la mia sensazione di un calo nello smog poteva essere dovuta a semplice assuefazione. Ma un panel indipendente di esperti internazionali conferma quello che le narici di noi residenti avvertono da qualche tempo. Nella capitale cinese l´inquinamento atmosferico dell´ultimo trimestre è stato inferiore del 25% rispetto ai 7 anni precedenti. Lo scienziato Chak Chan della Hong Kong University of Technology non ha dubbi: «E´ grazie alla recessione». Per i fautori della de-crescita è un trionfo della loro tesi: la migliore cura per l´ambiente è fermare lo sviluppo. Segnali simili si moltiplicano in ogni angolo del pianeta. In America, da New York a San Francisco, i pendolari costretti a risparmiare riscoprono in massa i mezzi pubblici meno inquinanti, metropolitane e treni. Le compagnie aeree a corto di passeggeri lasciano a terra molti apparecchi e disdicono i contratti di acquisto con Airbus e Boeing. Centinaia di navi portacontainer, a Hong Kong e Yokohama, Seul e Singapore, sono ferme per il crollo del commercio mondiale: anche lo smog del trasporto marittimo si riduce. In Europa 150 città hanno aderito al movimento delle Transition Town, che applicano una strategia sistematica per la riduzione dei consumi energetici. Il laboratorio più vasto per misurare "l´impatto verde" della crisi è la Repubblica Popolare, che due anni fa superò gli Stati Uniti per il volume di Co2 rilasciato nell´atmosfera. Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l´apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai. Il consumo di elettricità (prodotta da centrali a carbone) è in calo per la prima volta da decenni. Tutte le cause dell´inquinamento sono in ritirata. Sulla sponda opposta del Pacifico si accumulano nei piazzali di Detroit i Suv invenduti, disertati dai consumatori. Diventa un simbolo nazionale la famiglia Wojtowicz di Alma, nel Michigan. Il marito Patrick, ex camionista di 36 anni, la moglie Melissa di 37, la figlia quindicenne Gabrielle, sono stati scelti dal giornale Usa Today come i precursori di un nuovo trend: "La frugalità del XXI secolo". I Wojtowicz hanno restituito alle banche tutte le carte di credito. Hanno disdetto l´abbonamento alla tv via cavo. Hanno venduto nei mercatini dell´usato i costosi giocattoli elettronici. Si sono ritirati in una fattoria con porcile e pollaio per allevare gli animali, e un campicello di 16 ettari per coltivare frutta e verdura. Il loro obiettivo economico è l´autosufficienza. E naturalmente uno stile di vita sostenibile. Le reazioni dei lettori di Usa Today sono entusiastiche. Il taglio dei consumi imposto alle famiglie americane dalla crisi viene nobilitato come una nuova etica, un trend di costume. Comincia a cambiare quella miriade di abitudini quotidiane che imponevano una pressione crescente sull´ecosistema. Le virtù della de-crescita sembrano confermate. In realtà nel passato c´erano stati dei casi simili, che consigliano prudenza. Lo scienziato ambientale Kenneth Rahn, dell´università di Rhode Island, ricorda che quando crollò l´Unione sovietica e tutta l´Europa dell´Est entrò in una lunga crisi economica, i livelli di smog sopra il circolo polare artico diminuirono del 50%. La chiusura di tante fabbriche in Russia e nei suoi ex-satelliti aveva provocato gli stessi effetti che sono visibili vent´anni dopo in Cina. «Una riduzione dell´attività economica - dice Rahn - automaticamente abbassa i livelli di inquinamento». Ma per l´ambiente questo progresso è durevole? Il caso della crisi nel blocco ex-sovietico non è confortante. Quando la riduzione dello smog è solo un effetto dell´impoverimento, i suoi benefici sono temporanei. Le recessioni sono addirittura controproducenti se rallentano gli investimenti in nuove tecnologie verdi, penalizzate dal contro-choc petrolifero e dall´inaridirsi del credito. L´industria cinese dei pannelli solari è tramortita da un crollo di esportazioni. Theolia, il colosso francese delle energie alternative, ha cancellato il progetto di creare una nuova filiale dedicata ai paesi emergenti. Il magnate americano T. Boone Pickens, che aveva in cantiere la più grande centrale eolica del mondo nel Texas, ha congelato il progetto. Un´altra impresa specializzata nell´energia generata dalle pale a vento, la britannica Centrica, ha bloccato tre piani di creazione di nuove centrali eoliche. Oltre all´improvviso ritorno di un temibile concorrente come il petrolio o il carbone a buon mercato, un handicap aggiuntivo per le fonti rinnovabili è che spesso richiedono finanziamenti a lungo termine. La crisi bancaria ha reso più difficile raccogliere fondi per progetti decennali. Un indicatore dei problemi futuri è il comportamento delle compagnie petrolifere. Durante l´impennata dei prezzi del greggio, si erano scoperte una nuova vocazione verde. Ora che il greggio è precipitato sotto i 50 dollari il barile, la Shell ha già dismesso le sue attività nel solare e nell´energia eolica. Resta la speranza che i comportamenti delle grandi imprese cambino quando scatteranno gli incentivi dell´Amministrazione Obama, e 150 miliardi di dollari del bilancio federale irrigheranno il business delle fonti rinnovabili. La recessione da sola non ce la può fare.

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dal nostro corrispondente NEW YORK - I pirati cibernetici colpiscono di nuovo, dirett... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 22 Aprile 2009 Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - I pirati cibernetici colpiscono di nuovo, direttamente al cuore della superpotenza. Senza che nessuno se ne acorgesse, una "talpa" si è ripetutamente introdotta nei computer che programmano il nuovo supercaccia dell'Aeronautica Usa, il Joint Strike Fighter 35, uno dei progetti più costosi e tecnologicamente avanzati mai adottati dalle Forze Armate americane. Gli hackers sarebbero riusciti a rubare molte informazioni, ma non i dati più sensibili che riguardano i comandi di volo, perché questi vengono studiati su computer non collegati a internet. Già nel maggio del 2008 fu lanciato l'allarme da un ispettore del Pentagono, che si era convinto che le tre aziende appaltatrici del progetto non effettuavano sufficienti controlli sulla sicurezza del progetto. Le denunce dell'ispettore vennero tuttavia liquidate come infondate. Ma adesso il quotidiano Wall Street Journal rivela che l'allarme era giustificato, tant'è che i pirati cibernetici hanno potuto copiare buona parte del disegno dell'aereo. L'identità di questi pirati rimane ignota. Le incursioni sembrano venire da vari Paesi, incluso Paesi alleati degli Usa. Il Pentagono sospetta tuttavia che l'attacco sia stato ideato dalla Cina, che rimedierebbe con la sua bravura nel campo dello spionaggio cibernetico alla sua arretratezza nel campo degli armamenti. Ma il governo cinese ha reagito ieri con una dichiarazioone categorica: «La Cina si oppone e vieta ogni forma di crimine cibernetico. Le accuse americane sono il prodotto di una mentalità da guerra fredda». Gli attacchi cibernetici al cuore dei sistemi americani non sono una novità. Negli ultimi mesi qualcuno si è intrufolato nel network elettrico del Paese. Anche in quel caso è stato il Wall Street Journal a scoprire l'incursione e a renderla pubblica. Sembra che i malintenzionati abbiano anche lasciato comandi "dormienti" che potrebbero a sorpresa bloccare l'erogazione dell'energia. Gli investigatori pensano che dietro quell'attacco potesse esserci la mano di Mosca o anche di Pechino. Una fonte anonima ha detto al quotidiano: «Se dovesse scoppiare la guerra fra di noi, potranno azionare quei comandi e toglierci l'energia». L'anno scorso, i pirati si sono introdotti nel sito della Casa Bianca, forando le difese del sistema di posta elettronica. Una fonte dell'Amministrazione Bush reagì: «E' una continua lotta fra il gatto e il topo. Il muro protettivo viene violato e noi lo ricostruiamo.». L'Amministrazione Obama pensa tuttavia che sia arrivato il momento di nominare degli esperti che si occupino esclusivamente della sicurezza cibernetca americana. Obama vorebbe uno specialista civile che coordini le diverse strategie e un militare che organizzi i metodi di difesa dei network.

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Moroso, il contract salverà il made in Italy (sezione: Globalizzazione)

( da "MF Fashion" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF Fashion sezione: Dossier Salone del mobile data: 22/04/2009 - pag: 14 autore: Interviste Moroso, il contract salverà il made in Italy Il presidente di Assarredo vede nel business delle grandi commesse furniture una delle soluzioni alla crisi. A patto che le aziende italiane facciano squadra, senza dimenticare la flessibilità del mobile tricolore. Barbara Rodeschini Creative, flessibili e coscienti del proprio valore. Così devono essere le aziende del mobile italiano impegnate sul fronte Contract. Parola di Roberto Moroso, presidente di Assarredo, l'Associazione nazionale delle industrie produttrici di mobili, imbottiti, cucine, sistemi per dormire, arredo urbano e per esterni, complementi d'arredo, arredamenti commerciali, aste e cornici, contract, fai-da-te che ha come compito di rappresentare, assistere e tutelare le aziende italiane del settore dell'arredamento, promuovendone gli interessi a livello locale, nazionale e internazionale. «Crediamo che il punto più basso della crisi sia passato ma ora tocca alle nostre aziende essere capaci di reagire tenendo le posizioni fin qui acquisite e non perdendo di vista i valori che da sempre animano la produzione di mobili italiani», ha spiegato a MFF il manager, «quando si parla di contract si va ad analizzare un segmento molto più ampio del singolo prodotto: qui è fondamentale essere flessibili, creativi e organizzati, tutte caratteristiche proprie della nostra industria e delle nostre piccole/medie aziende. Certo la situazione avrà bisogno di altro tempo per migliorare ma l'Italia è un'eccellenza di cui andare orgogliosi e non bisogna temere la competizione internazionale». Mondo complesso quello del contract o delle forniture per grandi progetti, che trova casa soprattutto nelle economie più effervescenti da quelle mediorientali alla Cina passando per l'area dell'ex Unione Sovietica e che in questo momento congiunturale deve sapersi imporre e garantire il livello qualitativo che da sempre contraddistingue l'operato italiano da quello di altri paesi che magari costano meno ma sono anche meno affidabili. «La crisi ha colpito tutto il mondo ma questo non è un buon motivo per perdere terreno in quei paesi dove abbiamo lavorato a lungo per distinguerci come negli Usa», ha continuato Moroso, che è anche amministratore delegato della Moroso spa, «non è un caso che la community del design abbia scelto l'Italia e in particolare Milano per riunirsi annualmente. E le nostre aziende, anche quelle piccole e medie che rappresentano l'ossatura del nostro sistema, devono convincersi che anche in questo periodo più critici sono in assoluto il meglio al mondo. Essere italiani nel mondo dell'arredo è un plus unico che va sfruttato ma anche onorato con capacità organizzativa e flessibilità di pensiero. Spesso», ha continuato, «mi chiedono quali siano le strategie per vincere la concorrenza, quella cinese per prima. Non mi stancherò mai di ripetere che avere prezzi concorrenziali non è sufficiente per espugnare il mercato se a questo non fa seguito una creatività concreta, un servizio affidabile e soprattutto una qualità autentica. La nostra associazione promuove dei valori onesti in tutto il mondo attraverso manifestazioni specifiche: dopo il Salone sarà la volta di New York e poi dell'area russa».

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Prove di intesa sull'effetto serra. E Londra si mobilita per le api (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-22 - pag: 1 autore: A Siracusa il G-8 sul clima Prove di intesa sull'effetto serra. E Londra si mobilita per le api Inizia a Siracusa il vertice del G-8, allargato ad altri 12 Paesi (compresi Cina e India), sui cambiamenti climatici. è un banco di prova importante dopo la svolta impressa da Barack Obama alla linea Usa sull'effetto serra. Il Governo inglese lancia un piano per tutelare le api. Oggi, Giornata mondiale della Terra, Il Sole 24 Ore esce a «Impatto Zero». Servizi u pagine 12 e 13 l'articolo prosegue alle pagine 12 13

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Washington, il Consensus non è morto (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-22 - pag: 14 autore: MERCATI E MERCANTI ... Washington, il «Consensus» non è morto C on la crisi, il "consenso di Washington" è morto, ha annunciato al vertice del G-20 di Londra il premier britannico Gordon Brown. Applausi dell'asse franco-tedesco, sempre pronto a seppellire ogni dottrina che contenga la parola Washington e che quindi sappia di odioso "capitalismo anglosassone". Esultanza dei no global, per i quali il consenso di Washington si identifica con la globalizzazione e con il "pensiero unico neo-liberale". Prima di affossarlo, è bene intendersi su cosa sia il cosiddetto Washington Consensus.L'espressione, coniata nel 1989 dall'economista inglese John Williamson, si riferiva ai Paesi emergenti, soprattuto l'America Latina, e contiene dieci punti, dei quali i più importanti sono: disciplina di bilancio; riorientamento della spesa pubblica da difesa, burocrazia, sussidi improduttivi verso sanità, istruzione e infrastrutture; riforma fiscale per far pagare le tasse a tutti e pagare di meno; cambio competitivo; liberalizzazione dei commerci e finanziaria; privatizzazioni; apertura agli investimenti esteri. Lo stesso Williamson li riassume in tre principi: globalizzazione, economia di mercato, disciplina fiscale. Lungi dall'essere un vero e proprio consenso, anche se fu adottato più o meno esplicitamente da alcuni Governi (Cile, Brasile) e da alcune istituzioni, come Fondo monetario e Banca mondiale, ha forse avuto maggior successo come bersaglio dei suoi critici, soprattutto nella caricatura, secondo Williamson, che ne ha fatto Joseph Stiglitz. A prima vista, molte delle fondamenta del consenso di Washington sono state travolte dalla crisi globale degli ultimi due anni. La disciplina fiscale dalla necessità di pompare soldi pubblici nel rilancio dell'economia e nei salvataggi delle banche, la liberalizzazione dei commerci dalla paralisi del Doha Round, quella finanziaria dagli eccessi del modello che aveva preso piede a Wall Street e nella City, le privatizzazioni dall'intervento dei Governi nel capitale delle banche in difficoltà. Una sorta di "inversione a U" collettiva da parte dei Governi delle economie più importanti. Inoltre, il Washington Consensus era gravemente carente (ma del resto, nell'America Latina degli anni 80, il problema non era così pressante) sulla regolamentazione e i controlli sul sistema finanziario, sui quali invece il G-20 ora ovviamente insiste molto. Lo stesso vertice di Londra, tuttavia, e soprattutto la prospettiva del dopo-crisi, non sconfessano i pilastri del consenso di Washington:dopo l'emergenza, l'esplosione del debito pubblico dovrà rientrare per evitare il collasso finanziario dei conti pubblici; la globalizzazione (di cui vanno condivisi meglio i benefici) e l'economia di mercato restano la via maestra per la prosperità, le nazionalizzazioni bancarie non sono certo un'opzione di lungo periodo. Forse la notizia della morte del consenso di Washington, come quella di Mark Twain, è grandemente esagerata. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli di Alessandro Merli

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Record di profitti per Tesco (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-22 - pag: 45 autore: Grande distribuzione. L'espansione internazionale e i prodotti a basso costo hanno sostenuto i conti Record di profitti per Tesco I supermercati britannici chiudono l'anno con ricavi in aumento Nicol Degli Innocenti LONDRA Un miliardo di sterline di vendite alla settimana: questa la risposta di Tesco alle voci di un calo della crescita dovuto alla recessione. Il numero uno britannico dei supermercati britannico ha annunciato ieri risultati annuali superiori alle previsioni degli analisti. Gli utili al lordo delle imposte hanno raggiunto quota 3,13 miliardi di sterline, un record per una catena di negozi britannica e un aumento del 10% rispetto allo scorso anno. Le vendite sono salite del 15,1% a 59,4 miliardi di sterline a livello globale. Il gruppo ha dichiarato un dividendo finale agli azionisti di 11,96p, in aumento del 10 per cento. «In questa fase di crisi economica ci siamo adeguati alle necessità dei nostri clienti abbassando i prezzi e introducendo più prodotti a buon mercato, – ha spiegato ieri Terry Leahy, chief executive del gruppo e artefice della sua rapida crescita internazionale negli ultimi anni. – Cominciamo a vedere segnali di stabilità in molti mercati, ma è troppo presto per chiamarla ripresa ». La strategia di Leahy di puntare sull'estero fino a diventare il numero tre al mondo del settore sembra essersi rivelata vincente. Le vendite internazionali sono infatti aumentate del 14% nell'ultimo anno e la vera accelerazione della crescita viene dall'Asia. Il gruppo ha una forte presenza in Cina e di recente ha acquistato la catena di negozi Homever in Corea del Sud. Performance positiva anche in Europa, dove le vendite sono aumentate del 29,1 per cento. Meno brillante la situazione negli Stati Uniti, dove la catena Fresh & Easy rilevata da Tesco ha più che raddoppiato le perdite, salite da 62a 142 milioni di sterline. Leahy ha detto che la recessione è più grave negli Usa e che per questo il gruppo ha deciso di rallentare l'espansione e non fa previsioni su quando l'investimento fatto produrrà un utile. La Gran Bretagna resta comunque il maggiore mercato per Tesco, che vende circa un terzo dei generi alimentari acquistati nel Paese. Le vendite nell'ultimo anno sono aumentate a 41,5 miliardi di sterline. Nonostante la concorrenza in aumento da parte di gruppi rivali come Asda,del gruppo Wal- Mart, Sainsbury's e Morrison, Tesco ha insistito ieri che «non sta perdendo quote di mercato ».Le previsioni per il 2009 sono di «un anno difficile», anche se nelle ultime sei settimane le vendite sono aumentate del 3,4 per cento. Il gruppo continua ad ampliare l'offerta di servizi e ha da poco annunciato l'apertura sia di sportelli bancari che di centri di telefonia mobile all'interno dei suoi supermercati. L'altra nota negativa nell'annuncio del gruppo è l'aumento del debito, salito oltre le previsioni a 9,6 miliardidi sterline soprattutto a causa dei forti investimenti in centri commerciali in Cinae in Corea del Sud. Il gruppo, che ora ha 440mila dipendenti in 14 Paesi, ha dichiarato che intende frenare le spese dai 4,7 miliardi di sterline dell'anno scorso a 3,5 miliardi quest'anno per ridurre l'indebitamento. Tesco intende però continuare l'espansione e ha annunciato ieri che quest'anno creerà 26mila nuovi posti di lavoro, 11mila dei quali in Gran Bretagna, e aprirà 800mila metri quadri di nuovi supermercati e negozi, tre quarti dei quali all'estero. Il mercato ha reagito positivamente ai risultati del gruppo e il titolo Tesco ha chiuso in rialzo del 4,9% a 248,3p alla Borsa di Londra. © RIPRODUZIONE RISERVATA I RISULTATI Gli utili e i dividendi della catena sono cresciuti del 10%, le vendite sono migliorate del 15% Il titolo vola a Londra (+5%)

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Cala ancora l'output di acciaio (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-04-22 - pag: 48 autore: Siderurgia. Secondo la Wsa la produzione globale è diminuita del 22,8% nel primo trimestre Cala ancora l'output di acciaio Ma per alcuni analisti il peggio potrebbe ormai essere alle spalle Sissi Bellomo Si prospetta un mercato a due velocità per l'industria dell'acciaio, con alcune aree del mondo che manifestano già qualche piccolo segnale di ripresa e altre in cui la crisi sembra destinata a durare più a lungo. Le statistiche della World Steel Association (Wsa) mostrano che la contrazione del settore siderurgico è proseguita anche in marzo: lo scorso mese l'output si è ridotto del 23,5% a 92 milioni di tonnellate, un calo che porta a concludere il primo trimestre a quota 264 milioni di tonn. (-22,8%). Alcuni analisti, tuttavia, ritengono che a livello globale il peggio possa essere alle spalle. «Se si considera la produzione su base giornaliera – osserva Michael Shillaker, di Credit Suisse – al netto della Cina il mercato ha toccato il fondo in gennaio, mentre in febbraio e marzo si è un po' ripreso. Penso che la tendenza continuerà». In effetti, nel primo mese dell'anno l'output globale è stato di circa 2,78 milioni di tonn. al giorno, per poi risalire nei mesi successivi intorno a 3 milioni. Dietro il dato complessivo si nascondono però situazioni molto diverse, con alcuni Paesi che in marzo hanno registrato una flessione produttiva ben superiore alla media: negli Usa ad esempio c'è stato un crollo del 52,7%, mentre l'Unione europea nel suo complesso ha perso il 45,3% di produzione, con l'Italia a 1,7 milioni di tonn. (-42,7%) e la Germania a 2,1 milioni(-49,8%). I tedeschi in particolare vedono nero anche per il futuro. L'associazione locale delle imprese siderurgiche, la Wirtschaftsvereinigung Stahl, ha lanciato proprio ieri un allarme sulla produzione, che – dopo essere scesa del 5,6% nel 2008, a 45,8 milioni di tonn. – nel 2009 potrebbe ridursi di «oltre il 25%», a livelli che non si vedevano dai primi anni '60.Gli ordinativi in gennaio e febbraio si sono infatti più che dimezzati e la situazione non sembra sul punto di riprendersi. Diagnosi confermata anche dal terzo produttore locale, Salzgitter, secondo cui il secondo trimestre sarà almeno debole quanto il primo. Qualche spiraglio di speranza si intravvede al contrario negli Usa, dove Ak Steel ha appena comunicato perdite trimestrali inferiori alle attese, oltre che in Cina. Nel Paese asiatico l'output di acciaio in marzo si è ridotto di appena lo 0,3%, mentre nel primo trimestre è addirittura cresciuto dell'1,4% (a 127,4 milioni di tonn). In presenza di prezzi bassi sul mercato locale e di esportazioni limitate, tuttavia, resta da capire se il dato sia da considerarsi un anticipatore della ripresa, piuttosto che come il segnale di una scarsa autodisciplina nel governare le scorte. © RIPRODUZIONE RISERVATA INCOGNITE La ripresa rischia di essere a macchia di leopardo: in Germania gli industriali temono che il settore subirà un crollo di volumi del 25%

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Gli hacker rubano i dati del progetto Jsf (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

PENTAGONO Gli hacker rubano i dati del progetto Jsf Craccati dai cinesi. Fonti militari statunitensi hanno rivelato che i dati del «più costoso progetto militare della storia» sarebbero stati rubati da hacker che sarebbero riusciti ad introdursi nei computer di alcune ditte che partecipano alla progettazione costruzione degli F-35. La notizia è stata rilanciata ieri dal Wall Street Journal. I pirati informatici avrebbero scaricato alcuni TeraByte di dati realitivi al design e ai sistemi elettronici dei cacciabombardieri. Non sarebbero, però, riusciti ad accedere alle informazioni più riservate conservate in computer non in rete e dunque isolate. Secondo il Pentagono, episodi di questo tipo sarebbero in crescita e i colpevoli sarebbero cittadini cinesi. L'ambasciata cinese a Washington ha risposto seccamente che la Cina proibisce ogni forma di crimine informativo e ha definito i report americani «un prodotto della mentalità da guerra fredda». Gli Usa non hanno un ufficio unico per la sicurezza informatica, per crearlo Bush avrebbe stanziato 17 miliardi di dollari, cifra che Obama è pronto a spendere. Il progetto F-35 costa 3000 miliardi di dollari e richiede per funzionare 7,5 milioni di righe di codice di programmi informatici, tre volte di più degli attuali usati attualmente dalla US Air Force.

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di SOLIDEA VITALI ROSATI WASHINGTON E' THOMAS Friedman... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRONACHE MARCHE pag. 15 di SOLIDEA VITALI ROSATI WASHINGTON E' THOMAS Friedman... di SOLIDEA VITALI ROSATI WASHINGTON E' THOMAS Friedman il vincitore dell'Urbino Press Award edizione 2009. Editorialista di politica estera per il «New York Times», per ben tre volte premio Pulitzer, Friedman è anche autore di successo con all'attivo oltre otto milioni di copie di libri venduti in tutto il mondo. In Italia, dove arriverà il 18 giugno a Urbino per ricevere personalmente il riconoscimento che lo attesta tra i grandi testimoni del nostro tempo, è tradotto da Mondadori e vanta numerosi titoli sold out': da Le radici del futuro del (2001) praticamente introvabile a Il mondo dopo l'11 settembre del 2003, passando per il rivoluzionario Il mondo è piatto del 2006 fino al suo utimissimo, fresco di stampa e mai ancora presentato, Caldo, Piatto e affollato. «Il futuro è una scelta, non una fatalità, ignorare i problemi di oggi significa perdere l'occasione di poterlo cambiare» ha scritto nel suo ultimo libro dove, con la lucidità di chi sa attingere dalle fonti della conoscenza e il pragmatico spirito americano, Friedman ci racconterà cosa si potrebbe cominciare a fare per evitare la cosiddetta catastrofe legata a fattori solo in parte irreversibili come il surriscaldamento, la globalizzazione fino al dissennato sfruttamento delle risorse terrestri. L'annuncio dell'assegnazione del Premio non poteva quindi che essere un grande evento mondano, come da quattro anni a questa parte, capace di attrarre all'Ambasciata d'Italia a Washington trecento personalità di spicco del mondo dell'informazione, della cultura e della politica economica internazionale. AD APPLAUDIRE il breve ma ispirato discorso che Friedman ha tenuto lunedì nell'Auditorium di Whitehaven Street per ringraziare e accettare l'invito di giugno insieme all'ambasciatore d'Italia Giovanni Castellaneta c'erano l'ambasciatore d'Israele Salai Meridor, duecento tra giornalisti delle maggiori testate americane, colleghi e amici di Friedman, anchorman e numerosi funzionari dell'amministrazione Obama. In occasione del premio a Friedman al previsto concerto degli OperaPop (Davide Di Gregorio, Enrico Giovagnoli e Francesca Carli), si è unito un goliardico e trascinante spettacolo dei Suspicious Package insolita band costituita da due sottosegretari di Stato, un cartoonist del Washington Post, giornalisti di Bloomberg e Los Angeles Times, un premio Pulitzer. Nella proiezione del video dedicato ad Urbino completo di interventi istituzionali, dal saluto del sindaco Franco Corbucci, del presidente della Provincia Palmiro Ucchielli, del presidente della Camera di Commercio Alberto Drudi, dell'Aspin 2000 Luigino Gambini, alla presentazione tout court del Premio da parte del presidente dell'Urbino Press Award Giovanni Lani e dello sponsor Giacomo Guidi, si è aggiunto un estratto dell'ultimo incontro tra Wim Wenders e Guidi a Urbino, dove il regista ha avvallato il pensiero positivo dell'autore del Mondo è piatto affermando che «la globalizzazione finirà ha detto Wenders e la ricorderemo come il passaggio di un medioevo prima della fioritura di un nuovo Rinascimento che prenderà le mosse dalla necessità di riqualificare identità e cultura materiale locali».

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Solidarietà: giovani addestrati per andare in Africa (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

FANO pag. 13 Solidarietà: giovani addestrati per andare in Africa FANO CAPOFILA UNA INTENSA tre giorni di lavoro per i partecipanti del corso di preparazione per brevi periodi di cooperazione e volontariato in Africa, promossi dall'organizzazione «L'Africa chiama». A Fano, dal 17 al 19 aprile, l'associazione impegnata in attività di informazione, sensibilizzazione e cooperazione per lo sviluppo del continente africano, con il presidente Italo Nannini (nella foto è il primo a sinistra), ha formato i partecipanti del corso che nei prossimi mesi avranno la possibilità di fare esperienza in Kenya, Tanzania e Zambia. I temi trattati hanno spaziato dall'educazione alla mondialità alla globalizzazione dei diritti, dai nuovi stili di vita e nuovi modelli di sviluppo all'informazione alternativa, dal mondo che vogliamo all'ascolto e il rispetto per l'Africa. Molto entusiaste le valutazioni dei partecipanti che si apprestano a partire per un'emozionante esperienza di volontariato nelle strutture de «L'Africa chiama», dove capiranno ancora meglio il continente nero, la sua cultura, i suoi valori e le sue grandi potenzialità. Per informazioni: 0721-865159 oppure al sito internet www.lafricachiama.org. Per sostenere le attività dell'associazione è possibile donare il 5 x mille (codice fiscale 90021270419).

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Si impennano i profitti di Ducati (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Mercati Globali data: 22/04/2009 - pag: 18 autore: di Andrea Montanari per la casa motociclistica nel 2008 ricavi in crescita del 18% a 469 mln. balza del 39% l'ebitda Si impennano i profitti di Ducati Il gruppo debutta in Cina per accrescere la quota del mercato mondiale oltre il 6% Ma il 2009 sarà un anno di consolidamento Per Ducati il 2008 «è il migliore anno in assoluto» della storia del gruppo. E se la casa motociclistica di Borgo Panigale fosse rimasta a Piazza Affari, probabilmente si sarebbe fatta un baffo della crisi che ha travolto i mercati. I numeri infatti destano sensazione: il fatturato è cresciuto del 18% a 469,3 milioni. Ancora meglio ha fatto l'ebitda, balzato del 39% a 76,5 milioni. Non è però stato diffuso il dato sull'utile: si sa solo che al 30 settembre era di 32,3 milioni. Invece, la Ducati, controllata dal fondo Investindustrial dei Bonomi, dal 19 dicembre scorso è fuori dal listino. Il gruppo che vanta un ricco palmarès di successi nel campionato Superbike e che nel 2007 ha trionfato anche in MotoGp, l'anno scorso ha venduto 42.800 moto. «In Italia abbiamo una quota di mercato del 10,4%, negli Usa siamo al 4% e a livello globale al 5,5%», dichiara l'ad di Ducati, Gabriele Del Torchio, per il quale «l'obiettivo 2009 è di superare la soglia del 6%». Come sarà possibile questa ascesa in un anno particolarmente complesso per le due ruote? «Innanzitutto, va detto che per noi che vogliamo continuare a essere un player di nicchia ma dichiaratamente italiano, questo esercizio non sarà di crescita ma di consolidamento, per essere pronti a cogliere la sfida della ripresa nel 2010», tiene a sottolineare Del Torchio convinto che l'azienda «andrà avanti per la propria strada nonostante i fenomeni di merger&acquisition». Il manager della Rossa di Borgo Panigale rilancia snocciolando le cifre delle immatricolazioni d'inizio anno. «Nel primo bimestre il mercato è calato del 35%, noi del 25%. A marzo, il gruppo ha perso il 12% contro una media del 24-25%», spiega Del Torchio, «ciò significa che abbiamo potenzialità di crescita rilevanti». Anche perché il dato di aprile «dovrebbe essere di sostanziale pareggio rispetto a un anno fa».Per arrivare al traguardo della quota di mercato del 6% il gruppo conta di rafforzarsi negli States, in Italia e in Europa con la designazione di 80 nuovi concessionari. «E guardiamo ai nuovi mercati emergenti. Dopo aver aperto filiali in India, quest'anno debutteremo in Cina. Inoltre, da gennaio abbiamo incrementato le vendite in Giappone», conclude Del Torchio, che ieri ha lanciato il progetto Monster Art: dieci nuove tonalità di colore per un mito delle due ruote.

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Corsari della rete il supercaccia (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corsari della rete «rubano» il supercaccia --> Mercoledì 22 Aprile 2009 SOCIETA, pagina 9 e-mail print Il supercaccia F-35 foto Ansa WASHINGTONIl Pentagono è sotto attacco da mesi da parte di cyberspie in apparenza provenienti dalla Cina, che sono riuscite a violare i computer della Difesa e a mettere le mani su segreti preziosi. I progetti del supercaccia F-35, un progetto internazionale a cui partecipa anche l'Italia, sembrano essere finiti in mani sbagliate e le spie ora conoscono i piani del più costoso programma militare americano. La rivelazione è arrivata con un ampio servizio sulla prima pagina del Wall Street Journal e le fonti ufficiali della Difesa non l'hanno smentita, pur cercando di ridimensionarne la portata. Il furto «non crea inquietudini particolari», ha assicurato il portavoce del Pentagono, Bryan Whitman, aggiungendo però che negli ultimi tempi gli attacchi informatici contro il quartier generale militare a Washington «sono più che raddoppiati». I vertici dell'intelligence del resto nei giorni scorsi avevano già messo in guardia sull'escalation di cyberspionaggio in corso, e il capo del Pentagono, Robert Gates, nell'annunciare giorni fa tagli di ogni genere al bilancio della Difesa, ha avvertito che aumenterà invece le spese destinate a proteggere la rete informatica militare. Il furto dei progetti sarebbe avvenuto a più riprese a partire dal 2007, intensificandosi negli ultimi mesi. Si tratta dello stesso arco di tempo in cui gli Usa, secondo un'altra rivelazione del Wall Street Journal dei giorni scorsi, hanno visto infiltrare la loro rete elettrica nazionale, da parte di spie straniere che avrebbero piazzato dispositivi in grado, in futuro, di metterla in ginocchio. Uno scenario da guerra di spie che rende più urgenti alcuni passi che il presidente Barack Obama si appresta a fare. Sviluppando un piano da 17 miliardi di dollari per la sicurezza informatica varato da George W. Bush, la Casa Bianca dovrebbe presto nominare uno «zar» per la cybersicurezza e creare un nuovo comando del Pentagono dedicato solo alle guerre digitali. Il caccia F-35 Lightning II, frutto del progetto noto come Joint Strike Fighter (Jsf), è un gigantesco programma da 300 miliardi di dollari che vede gli Usa impegnati con altri otto paesi - tra cui l'Italia - nella messa a punto dell'aereo da combattimento del futuro. Capofila nello sviluppo è Lockheed Martin, affiancata da Northrop Grumman e Bae System (Finmeccanica partecipa con Alenia Aeronautica). Il caccia è in fase di test e il suo sviluppo è anche tecnologicamente un'impresa enorme: le istruzioni su come è strutturato l'aereo coprono 7,5 milioni di righe di programma, e le spie avrebbero scaricato dai computer del Pentagono vari terabytes (cioè migliaia di gigabytes) di dati. Non sarebbero però state intaccate le informazioni più riservate, custodite in computer non collegati in rete. Oltre alla Cina, che in questi giorni ha ripetutamente smentito di essere impegnata in alcuna attività di cyberspionaggio contro gli Usa, le fonti anonime citate dal Wall Street Journal hanno indicato anche entità turche come possibili responsabili delle infiltrazioni. La Turchia è uno dei Paesi che partecipa al progetto Jsf. Marco Bardazzi 22/04/2009 nascosto-->

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Scatta la Settimana del cinema (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 22/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:gdb università Scatta la Settimana del cinema Proiezioni in lingua originale in via Trieste e in contrada Santa Croce Studentesse nel cortile della Cattolica Semaine du cinéma. Filmwoche. Semana de películas. Movie week. O se preferite, semplicemente Settimana del cinema. Dallo scorso lunedì e fino al prossimo venerdì, nella sede bresciana dell'Università Cattolica il cinema in lingua straniera è protagonista assoluto. Per favorire l'approfondimento degli idiomi oggetto di studio secondo una modalità piacevole e multisensoriale, la facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'ateneo di via Trieste sta infatti proponendo una rassegna di film in lingua originale. Tutti proiettati con i sottotitoli. Ogni proiezione - la partecipazione è aperta a tutti gli studenti delle lauree triennale e specialistiche - è preceduta da una nota introduttiva a cura di docenti della facoltà su aspetti socio-culturali, storici o linguistici degni di riflessione. Lunedì scorso la prima pellicola proiettata, in lingua francese, è stata «Ensemble, c'est tout» (Francia, 2007). Oggi alle 9.30 nell'aula 12 di contrada Santa Croce 17 sarà la volta di «Die Fälscher» (Austria-Germania, 2007). Domani alle 13.30 nell'aula Gemelli di via Trieste 17 toccherà a «Las 13 rosas» (Spagna, 2007). Gran finale venerdì 24 con una doppia proiezione sempre nell'aula 12 della sede di contrada Santa Croce. Alle 10 gli studenti potranno vedere la pellicola «Shower» (Cina, 1999). Mentre alle 12 sarà la volta di «Juno» (Canada-Usa, 2007). L'iniziativa rientra nelle tipologie di esperienze che danno luogo al riconoscimento di crediti formativi universitari. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Servizio formazione permanente dell'Università Cattolica allo 030.2406501.

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NEW YORK IL SUPERBOMBARDIERE F-35 destinato a diventare il gioiello d'attacco ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 4 NEW YORK IL SUPERBOMBARDIERE F-35 destinato a diventare il gioiello d'attacco ... NEW YORK IL SUPERBOMBARDIERE F-35 destinato a diventare il gioiello d'attacco nelle guerre future del Pentagono, potrebbe vedere i suoi piloti brancolare nel buio per mancanza dell'assistenza elettronica via radar. Secondo il Wall Street Journal, il più grosso progetto militare del Pentagono del valore di 300 miliardi di dollari sarebbe finito sotto attacco degli hackers. Molti file contenenti informazioni top secret sulle strumentazioni elettroniche di bordo dell'F35, sarebbero stati copiati da pirati cibernetici rendendo il prototipo e i suoi sistemi di difesa molto più vulnerabili. Ma la sorpresa più grande è un'altra. Sempre secondo il WSJ tutti questi attacchi al sistema Internet del ministero della difesa americana proverrebbero dalla Cina. Mentre Obama e il presidente cinese Hu si scambiano segni di amicizia e collaborazione finanziaria ed economica ai summit del G 20 i «pirati» del Grande Oriente con uno schermo e una semplice tastiera cercano di penetrare la fortezza telematica del Pentagono, dove risiede il cervello dell'intero sistema difensivo Usa e questa volta il colpo sarebbe eccezionale perché gli hackers cinesi o meno sarebbero riusciti ad intercettare i codici del «Joint Strike Fighter» che costituiscono la sofisticata tecnologia dell'F-35 col rischio di ritrovarla in mani nemiche. Il sospetto delle spie cibernetiche cinesi si fonda su un recente rapporto del Pentagono che riconosce come i militari di Pechino negli ultimi mesi abbiano fatto straordinari progressi nello sviluppare il loro sistema di scudo spaziale e una vera e propria «contraerea che fluttua nel Web». L'ambasciata cinese di Washington naturalmente ha smentito con sdegno dicendo che «la Cina si oppone e condanna ogni forma di cyber-crimine». g. p. p.

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GLI 007 ARMATI DI MOUSE (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 5 GLI 007 ARMATI DI MOUSE IL COMMENTO QUALCHE analista, studiando i rapporti di forza tra attaccanti e vittime nel cyberspazio, vede disegnarsi una logica per blocchi, come durante la guerra fredda. Lo schema, dibattuto al Forum internazionale sulla Cybercriminalità che il 24 marzo scorso a Lille ha cercato di distinguere i delitti cibernetici dagli atti di guerra, piazza da una parte i Paesi in crescita (Cina e Russia), dall'altra le Potenze tecnologiche occidentali. Come rileva nel numero di marzo la Revue de Défense National, i tentativi via internet di fare fallire un'operazione militare hanno un'efficacia direttamente legata alla capacità di informazione e pianificazione dell'avversario. In altre parole, più ti affidi alla tecnologia per condurre le tue strategie militari nel mondo reale, più sei soggetto a essere confuso e sbaragliato nella spazio virtuale. Il sistema più semplice sta nel mettere progressivamente in movimento i dispositivi di difesa dell'avversario senza che vi sia la necessaria coordinazione lungo la sua intera linea militare. Per comprendere quanto ciò possa risultare micidiale, basti pensare che la dottrina militare Usa si concentra da anni sul raggiungimento, attraverso le tecnologie informatiche, della fantomatica Perfect situational awareness', la perfetta consapevolezza della situazione'. Significa rendere sempre disponibili in combattimento, nel momento necessario e a livello di plotone o compagnia, tutte le informazioni circa il nemico e le sue intenzioni. Ciò presuppone che ciascuna unità, all'interno dello spazio della battaglia, produca e sfrutti le informazioni che via via ottiene nello stesso identico modo. Figurarsi se le informazioni sono manipolate. Un problema persistente durante un cyberattack è poi l'identificazione esatta dell'attaccante. Uno Stato desideroso di anonimato può affittare' le reti di computer di organizzazioni terroristiche, per sferrare attacchi provenienti da tutto il mondo. Nell'aprile 2007 l'Estonia vide andare in tilt i sistemi informatici di ministeri e istituzioni, ai quali giungevano duemila richieste al secondo contro una media precedente di circa mille al giorno. Tallinn accusò la Russia, ma gli esperti occidentali rilevarono che le fonti dell'attacco venivano da tutto il pianeta. Alla fine l'unico condannato fu uno studente: multa di 1100 euro. Cifra modica, per una guerra.

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Antonio Fulvi Livorno I NUMERI sono ogni anno ragguardevoli, ma per quanto da record ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

VARIE pag. 12 Antonio Fulvi Livorno I NUMERI sono ogni anno ragguardevoli, ma per quanto da record ... Antonio Fulvi Livorno I NUMERI sono ogni anno ragguardevoli, ma per quanto da record non riescono a dare la vera idea del TAN, ovvero le regate del Trofeo Accademia Navale e città di Livorno. Che è ormai alla vigilia della sua XXVI edizione, tra domani e il 3 maggio, con dodici classi Fiv iscritte e almeno cinquecento equipaggi sulla linea di partenza. I campi di regata saranno una mezza dozzina, distesi lungo la costa livornese dal Calambrone fino a Quercianella. In gara scendono imbarcazioni delle classi più diverse: dagli yachts d'altura, sia di serie che prototipi, ai minuscoli Optimist per i ragazzini under 14. Non mancano le classi progettate specificamente per i diversamente abili: quest'anno sono attesi i monotipi monoposto 2.4 mR (forse il singolo più diffuso al mondo, ben rappresentato anche alla Paraolimpiadi), i biposto Martin 16 e i relativamente nuovi Dream, anch'essi biposto. Nella tradizione del Tan ci sono anche le incredibili regate della classe Homerus, barche che si sfidano in match race condotte esclusivamente da non vedenti grazie a speciali boe sonore. C'È DAVVERO di tutto in questi undici giorni di regate livornesi. Compresa una sostanziosa rappresentanza di equipaggi militari delle marine da guerra di mezzo mondo. Hanno aderito in venti: tra cui Russia, Cina, India, Gran Bretagna, Tunisia, Marocco, Croazia, Argentina, Brasile, Usa, Giappone. La sfida si disputa sui J-24, barche rigidamente monotipo assegnate a sorteggio. E QUEST'ANNO le marine militari hanno deciso di esibirsi per le strade di Livorno con una spettacolare parata che vedrà le loro rappresentanze con bandiere e giodoni caratteristici. E' l'aspetto ludico del Trofeo, che prevede anche spettacolarti lanci con il paracadute degli incursori del Comsubin della Marina alla terrazza Mascagni, sul viale a mare. Gran premiazione, infine, domenica 3 maggio all'Accademia. Sperando tanto che sole e vento non siano avari.

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Terrorismo ed economia: ecco i temi più dibattuti degli ultimi anni. E se tra loro esistesse un... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Terrorismo ed economia: ecco i temi più dibattuti degli ultimi anni. E se tra loro esistesse una relazione che va ben oltre le prime pagine dei giornali? Se la guerra contro il terrorismo, inaugurata da George W. Bush all'indomani dell'11 settembre, avesse in qualche modo contribuito alla crisi del credito? Si tratta d'interrogativi sconcertanti, che recentemente molti si pongono. L'amministrazione Bush riceve da Bill Clinton un piccolo surplus e Barack Obama - che sale al potere nel mezzo della peggiore recessione del dopoguerra - eredita un debito pubblico di 10mila miliardi di dollari, pari al 70 per cento del Prodotto interno lordo americano, o meglio, al 18 per cento dell'economia mondiale. Dove sono finiti tutti quei soldi? Due guerre ancora in corso e un sistema di sicurezza ambiziosissimo, quanto inconsistente, prosciugano le finanze dello Stato e proiettano l'America tra i paesi con il debito pubblico più alto al mondo. Tutto questo non sarebbe successo fino a vent'anni fa, quando i conflitti si pagavano con l'erario pubblico anziché con la politica dei bassi tassi d'interesse. Come dimenticare la storica decisione di Lyndon Johnson, negli anni Sessanta, di aumentare la pressione fiscale per far fronte agli alti costi della guerra nel Vietnam? Manovra necessaria e al tempo stesso profondamente impopolare. A nessuno, infatti, piace finanziare di tasca propria la macchina militare, anche se l'obiettivo è distruggere un super terrorista come Osama bin Laden o sbarazzarsi dell'arcidittatore Saddam Hussein. A chi si domanda perché queste guerre in Iraq e in Afghanistan, che sembrano interminabili, non abbiano suscitato un movimento d'opposizione simile a quello che pose fine a quella del Vietnam, si può rispondere che finché la spesa militare non tocca direttamente il nostro portafoglio o intacca la nostra libertà, costringendoci ad andare al fronte, i conflitti armati restano virtuali, vissuti esclusivamente attraverso il filtro dei media. La paura del terrorismo. Neppure gli attentati terroristici a Madrid e a Londra, ambedue legati al conflitto iracheno, ci hanno fatto sentire quest'ultimo abbastanza vicino da coinvolgerci. Persino la minaccia del terrorismo, dunque, ci tocca solo di striscio, quando le immagini di sangue e morte fanno capolino sui nostri teleschermi o quando i politici le usano per spaventarci. Dopo l'attentato di novembre 2008 a Mumbai, il ministro degli Esteri italiano dichiara che il vero pericolo non è l'economia ma il terrorismo. Giornali e telegiornali italiani rincarano la dose ricordando che sette connazionali sono intrappolati negli alberghi occupati dai terroristi. E l'Italia è presa nella morsa della paura del fondamentalismo islamico al punto da scambiare due mitomani marocchini per super terroristi. Il motivo è altrettanto ridicolo: inculcavano nei figli di due anni il culto di Osama bin Laden e sognavano di far esplodere con ordigni inesistenti un supermercato di periferia. La paura del terrorista è uno strumento molto efficace per distrarre l'attenzione del cittadino occidentale dal caos economico degli ultimi vent'anni e dalla crisi che sta facendo sprofondare il capitalismo in una nuova Grande depressione. Tristemente, il legame tra eversione ed economia non è circoscritto a questa manipolazione: la guerra contro il terrorismo dei neoconservatori americani ha infatti contribuito alla crisi del credito. Come? Per rispondere rivisitiamone le fasi più salienti. Il crollo del Muro di Berlino inaugura la politica del credito facile e a buon mercato. Alan Greenspan, a capo della Federal Reserve (Fed), ne è l'artefice. La deflazione agevola il processo di globalizzazione, o meglio, la colonizzazione del mondo da parte della finanza occidentale. Lo Stato retrocede dall'arena economica e lascia al mercato finanziario il compito di gestire il grosso dell'economia. E Alan Greenspan diventa più potente del presidente Clinton. È lui che tiene le fila dell'economia mondiale, la cui crescita sembra inarrestabile. Ogni qualvolta le crisi economiche bussano alla porta del villaggio globale - da quella del rublo fino alla minirecessione americana del 2000 - Greenspan taglia i tassi. Si tratta di una strategia folle perché, lungi dal risolvere i problemi strutturali della globalizzazione, posticipa lo scoppio della crisi aumentandone la portata. (...) Gli anni Novanta e gran parte degli anni 2000 sono caratterizzati dall'abbondanza perché vissuti all'insegna del credito facile e a buon mercato; consumi, investimenti, tutto cresce e nessuno ha voglia di criticare uno Stato che ha creato tutta questa cuccagna. L'euforia nasconde però una realtà ben diversa: uno dei cardini del contratto sociale - secondo cui lo Stato deve rispondere ai cittadini di come gestisce il loro denaro - si sta incrinando. Due guerre e molti debiti. Dopo il 2001 la politica dei tassi d'interesse bassi fa comodo al governo americano che nel giro di due anni si trova invischiato in due guerre che l'amministrazione aveva anticipato sarebbero state lampo e quindi a basso costo. In realtà, questi conflitti pesano gravemente sulla spesa pubblica. L'indebitamento sul mercato finanziario attraverso la vendita dei buoni del tesoro permette di evitare l'impopolare manovra fiscale del presidente Johnson, e cioè aumentare le tasse agli americani. Ma la raccolta del denaro non è facile, lo Stato deve competere con il settore privato, ecco perché l'amministrazione Bush fa preme sulla Federal Reserve per mantenere oltremisura la politica dei tassi d'interesse bassi. Questa infatti rende i buoni del tesoro americani più competitivi rispetto a quelli dell'industria privata. Cina e Giappone diventano i maggiori sottoscrittori del debito pubblico statunitense. (...) La politica deflazionista di Greenspan, dunque, finanzia prima il benessere illusorio della globalizzazione e poi la guerra contro il terrorismo. Ecco spiegata l'origine della crisi del credito. Ma se Greenspan crea la bolla durante gli anni Novanta, il finanziamento di due guerre dopo l'11 settembre prima la gonfia e poi la fa esplodere. L'abbattimento dei tassi, subito dopo la tragedia, innesca il perverso meccanismo dei mutui subprime e inflaziona i prezzi del mercato immobiliare in America e nel resto del mondo; dà vita, insomma, alla spirale dell'indebitamento delle banche. Le statistiche mostrano che dal 2001 al 2007 i prezzi degli immobili registrano, un po' dovunque, una crescita eccezionale. Chi paga questa follia. Naturalmente, a fare le spese di questa follia economica è la popolazione americana che per quindici anni è tenuta all'oscuro delle crisi del mercato globale e per altri sette ignora che Pechino e Tokyo finanziano le guerre "ideologiche" dei neoconservatori, mentre Washington accumula un debito pubblico da Paese in via di sviluppo. E sono ancora i cittadini americani che si sobbarcano tutto il debito delle banche: sebbene incrinato, il contratto sociale è ancora in piedi, e chi risponde degli errori dei politici è la popolazione. Così quando la bolla esplode, nel settembre 2008, e quando la recessione è alle porte all'inizio del 2009, per salvare le banche e mantenere in piedi due guerre, Washington usa i soldi dei contribuenti, quei pochi nell'erario pubblico e quelli ancora da raccogliere, pignora insomma la ricchezza delle future generazioni. Anche il contribuente del villaggio globale paga questi errori. Gli Stati Uniti sono la locomotiva economica del mondo, così la conflagrazione a Wall Street trascina l'intero pianeta nella crisi economica.

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UN MEZZOGIORNO NON LOCALE (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 22/04/2009 - pag: 1 SUD E GLOBALIZZAZIONE UN MEZZOGIORNO NON LOCALE di ENZO GIUSTINO L a crisi finanziaria globale e conseguentemente quella economica, ha rimesso in discussione molte certezze che, dopo il crollo del muro di Berlino, si ritenevano ormai consolidate. In particolare quella che il liberismo economico e, secondo più mirate interpretazioni, il capitalismo che ne è espressione, siano da porre in soffitta. Un ritorno cioè delle tesi che considerano l'intervento dello Stato nell'economia, sotto ogni profilo, l'unica forma di garanzia per lo sviluppo, l'occupazione e la stabilità. A rafforzare queste posizioni è di recente intervenuta anche un'altra interpretazione. Quella secondo cui tutto quanto avviene sia da attribuirsi unicamente alla globalizzazione. Quest'ultima, ormai fuori controllo, avrebbe dato vita ad una sorta di «capitalismo del disastro». È vero, sostiene Moisès Naim rispondendo a sette domande sulla globalizzazione ( Il Sole 24 Ore). Tuttavia indietro non si torna, afferma, ciò che si rivela indispensabile è dare risposta alla necessità di una collaborazione diretta a risolvere i problemi collettivi. E il G20, vale la pena aggiungere, appare essere impegnato proprio a perseguire questo obiettivo. Se questo è vero, il ragionamento ci riporta in Europa. Fino a pochi mesi fa l'Unione europea appariva saldamente ancorata alla prospettiva di una unione non solo più economica, ma politica. L'approvazione del trattato costituzionale e il recente documento di Parigi sull'Unione per il Mediterraneo, che riafferma e rilancia l'importanza dell'Europartenariato, ne danno conferma. Se poi tutto questo lo si raccorda con i tre obiettivi di fondo, della «conoscenza », dello «sviluppo sostenibile » e della «solidarietà sociale», che l'Europa si proponeva e si propone, si giunge agevolmente alla conclusione che la politica a suo tempo impostata e voluta dai padri dell'Europa, stimolati e assistiti dall'infaticabile opera di Jean Monnet, era ed è in procinto di fare un salto di qualità. A Jean Monnet, i capi di Stato riconobbero (1976), che «partito dagli interessi economici non rinunciò mai all'obiettivo di una più vasta intesa tra gli uomini e i popoli d'Europa». Ed è questo il cammino che l'Europa, sia pure tra pause e contraddizioni, non ha mai abbandonato. Ora però, a causa della crisi, si registra una sorta di «ritirata verso l'ideale nazionalistico», scrive Ulrich Beck, ( Corriere della Sera) il che è fatale, aggiunge, perché trasforma «la minaccia della catastrofe in realtà». Quando questo possa incidere negativamente sul nostro paese, in particolare qui da noi nel Mezzogiorno, è agevolmente intuibile. Ed è in ragione di questa negativa ipotesi che anche il Mezzogiorno deve mobilitarsi sul piano delle cose da fare. In termini di efficienza nella pubblica amministrazione; in termini di valorizzazione delle potenzialità e delle risorse di cui dispone. Ma il Sud deve mobilitarsi anche sul piano delle prospettive culturali e politiche atteso che, come è stato affermato, «se già non esistesse l'Unione europea, sarebbe necessario inventarla oggi».

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CACCIA USA, Hacker rubano piani Pirateria informatica o spionaggio militare? Quale che sia, qualc... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

CACCIA USA, Hacker rubano piani Pirateria informatica o spionaggio militare? Quale che sia, qualcuno ha rubato i progetti dei nuovi caccia superbombardieri F-35 che la Lockheed Martin sta realizzando per conto delle forze armate degli Stati Uniti. Gli hacker sono riusciti a penetrare nel sistema informatico e a copiare molti terabyte di dati relativi al design e ai sistemi elettronici dei Joint Strike Fighter Lighting II, costo di 300 miliardi di dollari. Al Pentagono sospettano che l'operazione, sia opera di spioni informatici e gli occhi sono puntati sulla Cina da cui l'attacco sembra provenire. Ma Pechino accusa gli Usa di avere ancora una logica di guerra fredda e assicura la persecuzione dei cyber crimini. In pillole

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Rubati i piani segretissimi del nuovo supercaccia Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

DAL MONDO 22-04-2009 Rubati i piani segretissimi del nuovo supercaccia Usa LO RIVELA IL «WALL STREET JOURNAL» HACKER ALL'ATTACCO NEW YORK Violata la sicurezza informatica del Pentagono. Sospetti sulla Cina II Alcuni hacker sono riusciti a violare la sicurezza informatica del Pentagono e a rubare alcuni segreti del più costoso progetto militare statunitense, quello da 300 miliardi di dollari per la realizzazione del supercaccia F35. Lo riferisce il «Wall Street Journal ». Secondo il quotidiano, i pirati informatici sono riusciti a penetrare nel sistema e a copiare molti terabyte (migliaia di gigabyte) di dati relativi al design dei sistemi elettronici dell'aereo, rendendo potenzialmente più facile difendersi dall'aereo stesso. I dati più sensibili sono però rimasti inviolati perchè contenuti in computer non collegati a Internet. Negli ultimi mesi, riporta il «Wsj», sono state numerose le violazioni del sistema. Quella che non è chiara è l'identità degli hacker e le loro finalità. Fonti militari statunitensi sostengono che tali attacchi informatici vengono dalla Cina. Quello per il supercaccia F35 è un progetto internazionale a cui partecipa anche l'Italia. Le fonti ufficiali della Difesa non hanno smentito la notizia lanciata in prima pagina dal «Wsj», ma ne ridimensionano la portata. Il furto «non crea inquietudini particolari», ha assicurato il portavoce del Pentagono, Bryan Whitman.

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Al via a Siracusa G8 Ambiente, punta su tecnologie verdi (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Massimiliano Di Giorgio SIRACUSA (Reuters) - Nel Giorno della Terra, si apre a Siracusa sotto la presidenza italiana il G8 Ambiente, che fino a venerdì discuterà di lotta ai cambiamenti climatici, biodiversità e tecnologie a basso contenuto di carbonio, ritenuto il principale responsabile del riscaldamento globale. L'appuntamento nella città siciliana è una tappa di avvicinamento al Cop 15 di Copenhagen, la conferenza Onu di dicembre che punta a trovare un accordo internazionale per ridurre le emissioni di GHG (gas a effetto serra) dal 2012, anno in cui scadono gli impegni presi con il cosiddetto Patto di Kyoto. Al vertice nella cttà italiana partecipa anche la nuova amministrazione Usa, che ha già annunciato l'intenzione di raggiungere il fronte internazionale dei paesi impegnati ufficialmente nella lotta ai cambiamenti climatici. Ed è proprio sulla disponibilitùà degli Stati Uniti della presidenza Obama che si appuntano le attenzioni principali, nella speranza che si rasformi in impegno negoziale. Il vertice di Siracusa - a cui partecipano oltre agli Otto Grandi anche Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto, più Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno dell’Unione Europea, Danimarca, in qualità di presidenza della Cop 15 e Commissione europea - non prevede un documento finale sulle questioni del clima. Probabilmente perché il momento negoziale più importante e delicato sarà quello del G8 dei capi di Stato e di governo della Madalena, a luglio, dove - come ha chiarito ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini - si cercherà di strappare l'impegno di Usa, Cina e India sui prossimi negoziati di Copenhagen. "Da Siracusa può partire una grande alleanza fra nord e sud nel mondo nel segno della tecnologia e per coniugare ambiente e sviluppo - ha dteto in un comunicato diffuso questa mattina Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, che presiede la tre giorni siracusana - E' questa la chiave di un G8 che punta alla diffusione delle tecnologie a basso contenuto di carbonio per consentire ai paesi emergenti ed ai paesi sottosviluppati uno sviluppo ecosostenibile che possa andare di pari passo all'impeggno dell'occidente per la riduzione delle emissioni e per l'efficienza energetica". Intanto, oggi pomeriggio, Italia e Australia firmeranno un accordo bilaterale con cui il ministero dell'Ambiente aderirà a un'iniziativa del governo di Canberra di dare vita a un "Istituto per gli aspetti globali del Css", cioè del processo tecnologico che consente la cattura e lo stoccaggio del Co2 presente nei fumi generati dalla combustione industriale.

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Lo stampaggio passa all'energia eolica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Piemonte data: 2009-04-22 - pag: 11 autore: STORIE D'IMPRESA Fidia Il Gruppo di San Mauro Torinese punta su nuovi fronti a partire dagli Usa Lo stampaggio passa all'energia eolica SAN MAURO TORINESE Filippo Bonsignore D opo l'automotive e l'aerospaziale, l'energia. Fidia allarga i suoi orizzonti ed entra in un nuovo settore di business. Il gruppo di San Mauro Torinese, leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di controlli numerici e sistemi integrati per il calcolo, la scansione e la fresatura di forme complesse destinati alla stampistica, ha lanciato Gantry Gtf, una nuova linea di macchinari per la lavorazione degli stampi nelle energie alternative. «Il settore energetico ha grande vivacità – dice il presidente e ammi-nistratore delegato, Giuseppe Morfino – è protetto dalla crisi e sono in corso grandi investimenti, soprattutto in Usa e Cina: turbine, generatori elettrici ed eolici. Nelle prossime settimane inizierà il montaggio del primo impianto negli Stati Uniti, in Michigan, per la lavorazione degli stampi di pale eoliche». Nata nel 1974, Fidia si è sviluppata prima nel settore dell'automotive e poi dell'aerospaziale. Attualmente conta oltre 350 dipendenti, tre stabilimenti produttivi in Italia (San Mauro Torinese, San Secondo di Pinerolo e Forlì), 8 filiali commerciali e per l'assistenza nel mondo (Germania, Stati Uniti, Spagna, Russia, Polonia, Francia, Brasilee Cina) e una joint venture sempre in Cina, a Shenyang, Nord Est di Pechino. E proprio dal colosso asiatico proviene la maggior parte del fatturato (28,6%); seguono la Germania ( 19,6%) e il Nord America (Usa e Canada pesano per il 17,9%). Il mercato italiano si attesta al 12,3 per cento. «L'azienda ha compiuto un profondo processo di cambiamento negli ultimi anni, con la crisi dell'automotive – prosegue Morfino – Prima c'era stata un'importante crescita soprattutto in Germania, il nostro principale mercato europeo. In seguito abbiamo rafforzato la nostra posizione in aree geografiche nuove: in Cina in primis, ma anche in India. Poi Fidia è entrata nell'aerospaziale, con la produzione di macchine e controlli numerici per la lavorazione di stampi di parti di aerei, come carrelli e turbine. Ora questo settore rappresenta oltre il 60% del fatturato». Mercoledì prossimo, intanto, l'assemblea degli azionisti (Fidia è quotata al segmento Star) esaminerà il progetto di bilancio 2008. Il gruppo torinese ha chiuso lo scorso anno con ricavi consolidati per 46,4 milioni, in crescita dell'11,4% rispetto ai 41,4 milioni del 2007. «Affrontiamo il 2009 – aggiunge Morfino – è che affrontiamo il 2009 con una posizione finanziaria netta rassicurante (-5,7 milioni a fine 2008, in miglioramento da fine 2007). Saremo impegnati nel consolidare la nostra presenza nel settore aerospaziale, che nei primi mesi di quest'anno ha generato diverse commesse, nel cogliere tutte le opportunità possibili nell'automotive e nello sviluppo del settore energetico. Sono molto fiducioso per il possibile accordo americano di Fiat, di cui siamo fornitori: potrebbe portare benefici significativi a tutto l'indotto automobilistico». © RIPRODUZIONE RISERVATA Macchinari. In Michigan, per stampi di pale eoliche

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Borse Asia-Pacifico:peggiorano con Singapore,Shanghai,tiene Seul (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

MILANO (Reuters) - Borse asiatiche fiacche stamani nonostante le rassicurazioni del segretario al Tesoro Usa sulla solidità patrimoniale degli istituti di credito americani; la cautela continua infatti a tenere banco, sostenendo dollaro e yen, fino a quando non verranno resi noti i risultati degli stress test il 4 di maggio. Sebbene i finanziari dello S&P 500 abbiano guadagnato l'8% ieri, i bancari sono misti in Asia con gli investitori prudenti soprattutto dopo che il Fondo Monetario Internazionale ha detto che le svalutazioni potrebbero raggiungere i 4.100 miliardi di dollari. L'indice regionale MSCI dell'Asia-Pacifico che esclude il Giappone viaggia in ribasso dello 0,2% dopo il calo dell'1,5% di ieri. Inverte rotta HONG KONG ma CITIC Pacific si mantiene in deciso rialzo dopo aver raggiunto un accordo per cedere l'intera partecipazione in una centrale elettrica in perdita per 293 milioni di dollari. Sotto pressione anche la borsa di SINGAPORE, che si contende la maglia nera dei listini della regione con SHANGHAI. La borsa cinese è scesa ai minimi di quasi le ultime due settimane, depressa dalle prese di beneficio su titoli energetici e legati a materie prime. Viceversa SEUL ha aggiornato i massimi degli ultimi sei mesi in chiusura, spinta da tecnologici come Hynix. Termina piatta TAIWAN, ai livelli più alti della settimana, grazie al comparto del turismo. In tenue ribasso la borsa australiana dove il produttore di fertilizzanti Incitec Pivot è andato a picco dopo le dimissioni dell'AD. Greggio in calo poco sopra 48 dollari al barile mentre i prezzi dei metalli industriali sono misti con il rame sostenuto da un rapporto che evidenzia importazioni record del metallo dalla Cina.

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Cyberspie rubano i segreti dei caccia F-35 (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Esteri Pagina 109 Trafugati dai server del Pentagono Cyberspie rubano i segreti dei caccia F-35 Trafugati dai server del Pentagono --> WASHINGTON Il Pentagono è sotto attacco da mesi da parte di cyberspie in apparenza provenienti dalla Cina, che sono riuscite a violare i computer della Difesa e a mettere le mani su segreti preziosi. I progetti del supercaccia F-35, un progetto internazionale a cui partecipa anche l'Italia, sembrano essere finiti in mani sbagliate e le spie ora conoscono i piani del più costoso programma militare americano. La rivelazione è arrivata con un ampio servizio sulla prima pagina del Wall Street Journal e le fonti ufficiali della Difesa non l'hanno smentita, pur cercando di ridimensionarne la portata. Il furto «non crea inquietudini particolari», ha assicurato il portavoce del Pentagono, Bryan Whitman, aggiungendo però che negli ultimi tempi gli attacchi informatici contro il quartier generale militare a Washington «sono più che raddoppiati». I vertici dell'intelligence del resto nei giorni scorsi avevano già messo in guardia sull'escalation di cyberspionaggio in corso, e il capo del Pentagono, Robert Gates, nell'annunciare giorni fa tagli di ogni genere al bilancio della Difesa, ha avvertito che aumenterà invece le spese destinate a proteggere la rete informatica militare. Il furto dei progetti sarebbe avvenuto a più riprese a partire dal 2007, intensificandosi negli ultimi mesi. Si tratta dello stesso arco di tempo in cui gli Usa, secondo un'altra rivelazione del Wall Street Journal, hanno visto infiltrare la loro rete elettrica nazionale, da parte di spie straniere che avrebbero piazzato dispositivi in grado, in futuro, di metterla in ginocchio. Uno scenario da guerra di spie che rende più urgenti alcuni passi che il presidente Barack Obama si appresta a fare. Sviluppando un piano da 17 miliardi di dollari per la sicurezza informatica varato da George W.Bush, la Casa Bianca dovrebbe presto nominare uno zar per la cybersicurezza e creare un nuovo comando del Pentagono dedicato solo alle guerre digitali.

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Usa, a breve un comando militare per la cyber sicurezza (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON (Reuters) - L'amministrazione Obama progetta la creazione di un nuovo comando militare per concentrarsi sulle reti informatiche del Pentagono e sulle capacità offensive nella cyber guerra. Lo scriveva ieri il Wall Street Journal, citando funzionari ed ex funzionari vicini ai progetti. L'iniziativa darà un nuovo assetto agli sforzi militari per proteggere le reti da eventuali attacchi di hacker, specialmente quelli di Paesi come Cina e Russia, secondo il giornale. Fonti del Pentagono dicono che il nuovo comando sarà presentato nelle prossime settimane. Il comando cyber probabilmente sarà guidato da un alto militare e inizialmente farà parte del Comando strategico del Pentagono, scrive io giornale citando fonti vicine alla questione. Non è stato per ora possibile avere un commento da portavoce del Pentagono e della Casa Bianca. Il presidente Barack Obama dovrebbe annunciare un progetto per migliorare la cyber sicurezza questo mese, dopo la revisione della materia alla Casa Bianca, scrive ancora il Wall Street Journal.

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Vi presento il G8 in via di sviluppo (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempi" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Vi presento il G8 in via di sviluppo Al centro i problemi globali e largo ai paesi coinvolti sui singoli temi, soprattutto a quelli emergenti. Massolo, lo sherpa del summit alla Maddalena, illustra il suo schema a geometria variabile di Rodolfo Casadei Al vertice del G8 della Maddalena mancano poco più di due mesi, ma nessun organo di stampa ha ancora chiesto lumi su come l'Italia lo gestirà all'uomo più titolato a fornirli: Giampiero Massolo, lo sherpa del G8. Dicesi sherpa il rappresentante personale di un capo di governo che prepara un summit internazionale come il G8. Massolo, segretario generale della Farnesina, è da più di un anno responsabile dell'organizzazione dell'incontro della Maddalena per conto dell'esecutivo italiano, cui spetta la presidenza di turno. Diplomatico di lungo corso, passato dalle ambasciate a Mosca e Bruxelles (Ue) alle più alte responsabilità all'interno del ministero degli Affari esteri, ha gentilmente accettato di riceverci. Ambasciatore Massolo, a luglio sarà la quinta volta che il vertice del G8 si svolge in Italia. È soddisfatto di come stanno procedendo i lavori della presidenza di turno italiana fino a questo momento? Sì, sono soddisfatto perché c'è un buon grado di collaborazione con gli sherpa degli altri paesi del G8. L'affiatamento degli sherpa rispecchia la disposizione dei leader che rappresentano. Quindi il fatto che io sia soddisfatto significa che il G8 conserva tutta la sua validità come gruppo di paesi e di leader che hanno idee e interessi comuni nella gestione della governance delle tematiche globali. Altro motivo di soddisfazione è la qualità della collaborazione anche con gli sherpa dei paesi emergenti, che avranno molto spazio nel G8 di quest'anno. Ciò lascia ben sperare per i risultati della Maddalena. La presidenza di turno promuove la definizione dei temi e delle priorità di azione. Come utilizza l'Italia questa prerogativa? Proponendo come prioritari temi che stanno molto a cuore a noi, ma sui quali siamo certi che c'è un'ampia convergenza. Cominciando dalla crisi economico-finanziaria mondiale, per la quale troviamo necessaria una particolare attenzione per i più deboli, sia quelli all'interno delle nostre società che quelli che vivono nei paesi meno sviluppati. Di questa preoccupazione ci siamo fatti portavoce in modo rilevante al G20 di Londra. Quindi intendiamo porre l'accento sulla questione dei cambiamenti climatici, tenendo conto che in dicembre si svolgerà a Copenaghen il vertice delle Nazioni Unite che deve mettere a punto il nuovo regime post-Kyoto sulla riduzione delle emissioni. Il vertice della Maddalena rappresenta a questo riguardo una tappa importante per coordinare le posizioni tra i paesi sviluppati e i paesi emergenti. Il presidente Berlusconi presiederà insieme al presidente Obama un'apposita sessione del vertice dedicata ai cambiamenti climatici. Un tema che l'Italia ha fortemente voluto è poi lo sviluppo dell'Africa: è importante che riaffermiamo i nostri impegni verso il continente anche nel corso di una crisi economica così impegnativa. E lo dobbiamo fare ampliando il concetto di aiuto allo sviluppo, cioè facendo sì che tutte le componenti di una nazione sviluppata possano aiutare i paesi in via di sviluppo a consolidare i loro sistemi istituzionali. Sulla stessa linea, molta attenzione la dedicheremo al tema della sicurezza alimentare, che oggi non è più di moda, ma che continua ad essere un'emergenza. Dalla Maddalena uscirà un impegnativo programma volto a garantire la sicurezza alimentare mondiale, e questo programma lo affideremo poi alle organizzazioni specializzate delle Nazioni Unite, che hanno tutte sede a Roma, perché lo implementino. Altro tema rilevante è il commercio internazionale, che rischia una recrudescenza di protezionismo a causa dello stallo dei negoziati del Doha Round. Il G8 lavorerà, insieme ai paesi emergenti, per rimettere in carreggiata la liberalizzazione degli scambi internazionali, fonte di progresso, e disinnescare il protezionismo. In sintesi, la Maddalena sarà il vertice che cercherà di rilanciare lo sviluppo sostenibile, con una grande attenzione ai più deboli. Pare di capire che alla Maddalena sarà dato molto spazio ai paesi emergenti. Sì, al prossimo vertice noi vogliamo promuovere un'associazione stabile e strutturata al G8 di 5 grandi economie emergenti: la Cina, l'India, il Sudafrica, il Brasile e il Messico. Questi paesi erano già presenti al G8 dal 2007, ma alla Maddalena vogliamo istituire una vera e propria "cooperazione rafforzata", come direbbero all'Unione Europea. E non ci fermeremo lì. Proprio perché il G8 è una formula flessibile, a questo 8+5 (al quale noi intendiamo associare anche un paese arabo, africano, mediterraneo e musulmano come l'Egitto) a seconda degli argomenti in discussione vogliamo far partecipare anche altri paesi. Perciò quando si parlerà di sviluppo e sicurezza alimentare ci saranno 8 paesi africani fra i più importanti e l'Unione Africana (Ua). Quando si parlerà del clima, ci saranno paesi che presentano alte quote di emissioni, come l'Australia, l'Indonesia e la Corea del Sud. È chiaro che al nocciolo di tutti questi formati a geometria variabile ci sono gli 8+5+1. Ma accanto ad essi la flessibilità della formula consente di volta in volta di far sedere al tavolo i paesi di cui c'è bisogno. Lo stesso principio vale per gli incontri ministeriali tematici che precedono il summit. Per la prima volta e per espresso desiderio della presidenza italiana sono stati coinvolti anche i 5+1, e non solo loro: per esempio al recente G8 dell'agricoltura oltre agli 8+5+1 erano presenti l'Australia e l'Argentina, che sono due grossi paesi produttori agricoli senza i quali una riunione del solo G8 non avrebbe avuto senso. Quale sarà la misura concreta di maggiore impatto che sarà adottata al G8? Ci sarà la novità del formato, il fatto che per la prima volta verranno coinvolti in un esercizio di governance globale e quindi in qualche modo di governo delle conseguenze della globalizzazione non solo paesi sviluppati, ma anche paesi emergenti. Ci saranno poi, auspicabilmente, progressi sui temi dei cambiamenti climatici, dello sblocco del Doha Round, delle regole di trasparenza per le transazioni finanziarie internazionali. E il varo di una forte iniziativa in materia di sicurezza alimentare. A proposito delle transazioni finanziarie internazionali: possiamo sperare che alla Maddalena si otterrà quello che non si è potuto concordare al G20 di Londra? Noi lo speriamo, stiamo lavorando per questo. Il ministro Giulio Tremonti insieme ai ministri finanziari del G8 sta lavorando a un sistema denominato global standard, che è per l'appunto un codice teso a dare trasparenza, stabilità e tracciabilità alle transazioni finanziarie internazionali. Stiamo operando d'intesa con l'Osce e speriamo di fare a tempo perché i leader del G8 possano adottare questo documento e lanciare questa iniziativa già alla Maddalena. In un recente articolo apparso sul Messaggero il ministro degli Esteri Franco Frattini ha spiegato che il G8, anche allargato, non ambisce ad essere una sorta di governo mondiale, ma vuole essere uno spazio pre-negoziale di decisioni che saranno poi prese al livello degli enti multilaterali (Fmi, Wto, Banca Mondiale, Consiglio di Sicurezza Onu). Dunque starebbe evolvendo in un Gcg, Global consensus group. Ma è possibile affrontare tutte le materie politiche più importanti nell'ottica globale? In una recente intervista Ralf Dahrendorf ha affermato che summit come il G20 e affini non possono funzionare perché la crisi colpisce ovunque, ma le ricette per affrontarla sono diversificate a seconda dei luoghi. È un'obiezione fondata? In parte, ma trova risposta proprio nella flessibilità dello strumento che stiamo mettendo a punto. Le organizzazioni internazionali saranno al tavolo della Maddalena e ci saranno anche alcune organizzazioni regionali come la Ue e la Ua. E a seconda dei temi ci si ritroverà al tavolo fermo restando il nucleo centrale con una composizione variabile che si cercherà di rendere la più adatta possibile all'argomento trattato. Altra obiezione: visto che il G8 è il più importante consesso a cui l'Italia partecipa, non le converrebbe lavorare per accentuare le sue caratteristiche di governo mondiale, anziché diluirne i poteri allargandolo e funzionalizzandolo alle decisioni delle organizzazioni internazionali multilaterali? Il governo mondiale non esiste e non è alle viste, proprio perché la realtà mondiale è così complessa e articolata che mal si presta a una formula centralizzatrice. E allora cos'è meglio, sedere in un gruppo ristretto di paesi che forniscono risposte considerate sempre più inadeguate e non legittime dal resto del mondo, oppure partecipare ad un consesso più numeroso e articolato, ma sicuramente più rappresentativo e più legittimato a fornire risposte? Noi siamo per la seconda opzione. Allora il G8 della Maddalena sarà l'ultimo G8? Il futuro appartiene al Gcg? Il G8 sopravviverà perché la sua forza è la comunanza di intenti, di interessi, di modalità di lavoro fra gli 8 paesi che ne fanno parte. Però non potrà più pretendere di essere l'unica entità che formula risposte ai problemi di una realtà in rapidissima evoluzione. Il G8 dovrà dare prova di flessibilità, aprirsi ai paesi emergenti e lavorare nei formati necessari per risolvere le crisi odierne.

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Yahoo: crollano ricavi e utili trimestrali (sezione: Globalizzazione)

( da "Computerworld Online" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Yahoo: crollano ricavi e utili trimestrali Anche se è andata meglio delle previsioni, la internet company conferma che licenzierà il 5% della forza lavoro Mercoledì 22 Aprile 2009 Fatturato in calo del 13% (1,6 miliardi di dollari) e utile netto in caduta del 78% (118 milioni): sono i risultati dell'ultima trimestrale di Yahoo, che ha risentito della contrazione degli investimenti pubblicitari online in atto dall'inizio dell'anno, anche se meno di quanto si aspettassero gli analisti finanziari, che prevedevano ricavi per 1,2 miliardi. Confermate le voci di licenziamenti circolate la settimana scorsa: la nuova CEO Carol Bartz ha deciso di ridurre del 5% la forza lavoro a livello mondiale, pari a 680 posti circa, che vanno ad aggiungersi ai 1.600 già licenziati a fine 2008 dal precedente CEO e fondatore Jerry Yang. E' la terza ondata di licenziamenti dall'inizio del 2008, per un totale di 2.600 posti in meno, ma la Bartz la considera di natura diversa da quella precedente 'generale' attuata da Yang, perché risponde a una strategia di "snellimento della struttura e di globalizzazione dei prodotti, nonché dell'eliminazione di duplicazioni degli sforzi". I risparmi ottenuti saranno reimpiegati per conquistare e coinvolgere di più gli utenti, e aumentare i ricavi dalla pubblicità, spiega la CEO. Yahoo ha avuto difficoltà nei primi tre mesi dell'anno sia con la pubblicità in formato display sia con quella search, ma la Bartz è convinta che gli investimenti riprenderanno non appena ripartirà l'economia, e per questo trimestre si aspetta ancora ricavi tra 1,4 e 1,6 miliardi. Il primo trimestre di Google, in confronto, è andato meglio: la scorsa settimana il numero uno della pubblicità su internet ha annunciato un aumento del 6% dei ricavi nei primi tre mesi dell'anno (5,5 miliardi) e dell'8% dell'utile netto (1,4 miliardi).

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Il Rigoletto/ Cercasi imprenditori disperatamente (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Rigoletto di Angelo de' Cherubini Il Rigoletto/ "La società imprenditoriale", la proposta dell'economista David B. Audretsch per aggiornare l'agenda politica nell'era della globalizzazione Mercoledí 22.04.2009 10:55 Il tempo di un'economia stabile e prevedibile è finito. La globalizzazione e le nuove tecnologie hanno innescato cambiamenti irreversibili con cui abbiamo il dovere di confrontarci. Nell'economia globale, dove fabbriche e posti di lavoro possono essere spostati rapidamente verso economie emergenti, il vantaggio competitivo delle imprese e delle nazioni si fonda sulla capacità di innovare. Avere idee, tuttavia, non è sufficiente. Bisogna avere imprenditori che le rendano realtà. L'imprenditorialità è oggi la vera risposta alla globalizzazione. In "La società imprenditoriale", David Audretsch propone un punto di vista originale sulle trasformazioni economiche di questi anni e su come aggiornare l'agenda politica. Università, start-up, piccole imprese e comunità sono al centro di una riflessione che punta a fornire una chiave di lettura positiva ai cambiamenti del nostro tempo. L'autore David B. Audretsch è direttore del Max Planck Institute of Economics a Jena, Germania. t professore onorario all'Università Friedrich Schiller di jena; docente alla Durharn University; direttore dell'Institute for Development Strategies all'Indiana University; dell'Istituto di Economia internazionale di Kiel. ~ stato direttore del Centro di West European Studies all'Indiana University e del Wissenschaftszentrum ffir Sozialforschung di Berlino. Ha prestato la sua consulenza presso la Banca mondiale, il Dipartimento di Stato americano, la United States Federal Trade Commission e l'International Trade Commission, la Commissione dell'Unione europea e il Parlamento europeo. t membro di numerosi istituti di ricerca sulla politica internazionale. La società imprenditoriale di David B. Audretsch Ed. Marsilio 260 pagg, 20,00 euro Come lettura del weekend Affaritaliani.it ha scelto la Prefazione Clicca qui per le precedenti puntate del "Il Rigoletto" tags: rigoletto imprenditoriale book

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Earth Day, se la recessione fa calare l'inquinamento (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO - Dopo cinque anni di vita a Pechino, una delle città più inquinate del pianeta, la mia sensazione di un calo nello smog poteva essere dovuta a semplice assuefazione. Ma un panel indipendente di esperti internazionali conferma quello che le narici di noi residenti avvertono da qualche tempo. Nella capitale cinese l'inquinamento atmosferico dell'ultimo trimestre è stato inferiore del 25% rispetto ai 7 anni precedenti. Lo scienziato Chak Chan della Hong Kong University of Technology non ha dubbi: "E' grazie alla recessione". Per i fautori della de-crescita è un trionfo della loro tesi: la migliore cura per l'ambiente è fermare lo sviluppo. Segnali simili si moltiplicano in ogni angolo del pianeta. In America, da New York a San Francisco, i pendolari costretti a risparmiare riscoprono in massa i mezzi pubblici meno inquinanti, metropolitane e treni. Le compagnie aeree a corto di passeggeri lasciano a terra molti apparecchi e disdicono i contratti di acquisto con Airbus e Boeing. Centinaia di navi portacontainer, a Hong Kong e Yokohama, Seul e Singapore, sono ferme per il crollo del commercio mondiale: anche lo smog del trasporto marittimo si riduce. In Europa 150 città hanno aderito al movimento delle Transition Town, che applicano una strategia sistematica per la riduzione dei consumi energetici. Il laboratorio più vasto per misurare "l'impatto verde" della crisi è la Repubblica Popolare, che due anni fa superò gli Stati Uniti per il volume di Co2 rilasciato nell'atmosfera. Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l'apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai. Il consumo di elettricità (prodotta da centrali a carbone) è in calo per la prima volta da decenni. Tutte le cause dell'inquinamento sono in ritirata. OAS_RICH('Middle'); Sulla sponda opposta del Pacifico si accumulano nei piazzali di Detroit i Suv invenduti, disertati dai consumatori. Diventa un simbolo nazionale la famiglia Wojtowicz di Alma, nel Michigan. Il marito Patrick, ex camionista di 36 anni, la moglie Melissa di 37, la figlia quindicenne Gabrielle, sono stati scelti dal giornale Usa Today come i precursori di un nuovo trend: "La frugalità del XXI secolo". I Wojtowicz hanno restituito alle banche tutte le carte di credito. Hanno disdetto l'abbonamento alla tv via cavo. Hanno venduto nei mercatini dell'usato i costosi giocattoli elettronici. Si sono ritirati in una fattoria con porcile e pollaio per allevare gli animali, e un campicello di 16 ettari per coltivare frutta e verdura. Il loro obiettivo economico è l'autosufficienza. E naturalmente uno stile di vita sostenibile. Le reazioni dei lettori di Usa Today sono entusiastiche. Il taglio dei consumi imposto alle famiglie americane dalla crisi viene nobilitato come una nuova etica, un trend di costume. Comincia a cambiare quella miriade di abitudini quotidiane che imponevano una pressione crescente sull'ecosistema. Le virtù della de-crescita sembrano confermate. In realtà nel passato c'erano stati dei casi simili, che consigliano prudenza. Lo scienziato ambientale Kenneth Rahn, dell'università di Rhode Island, ricorda che quando crollò l'Unione sovietica e tutta l'Europa dell'Est entrò in una lunga crisi economica, i livelli di smog sopra il circolo polare artico diminuirono del 50%. La chiusura di tante fabbriche in Russia e nei suoi ex-satelliti aveva provocato gli stessi effetti che sono visibili vent'anni dopo in Cina. "Una riduzione dell'attività economica - dice Rahn - automaticamente abbassa i livelli di inquinamento". Ma per l'ambiente questo progresso è durevole? Il caso della crisi nel blocco ex-sovietico non è confortante. Quando la riduzione dello smog è solo un effetto dell'impoverimento, i suoi benefici sono temporanei. Le recessioni sono addirittura controproducenti se rallentano gli investimenti in nuove tecnologie verdi, penalizzate dal contro-choc petrolifero e dall'inaridirsi del credito. L'industria cinese dei pannelli solari è tramortita da un crollo di esportazioni. Theolia, il colosso francese delle energie alternative, ha cancellato il progetto di creare una nuova filiale dedicata ai paesi emergenti. Il magnate americano T. Boone Pickens, che aveva in cantiere la più grande centrale eolica del mondo nel Texas, ha congelato il progetto. Un'altra impresa specializzata nell'energia generata dalle pale a vento, la britannica Centrica, ha bloccato tre piani di creazione di nuove centrali eoliche. Oltre all'improvviso ritorno di un temibile concorrente come il petrolio o il carbone a buon mercato, un handicap aggiuntivo per le fonti rinnovabili è che spesso richiedono finanziamenti a lungo termine. La crisi bancaria ha reso più difficile raccogliere fondi per progetti decennali. Un indicatore dei problemi futuri è il comportamento delle compagnie petrolifere. Durante l'impennata dei prezzi del greggio, si erano scoperte una nuova vocazione verde. Ora che il greggio è precipitato sotto i 50 dollari il barile, la Shell ha già dismesso le sue attività nel solare e nell'energia eolica. Resta la speranza che i comportamenti delle grandi imprese cambino quando scatteranno gli incentivi dell'Amministrazione Obama, e 150 miliardi di dollari del bilancio federale irrigheranno il business delle fonti rinnovabili. La recessione da sola non ce la può fare. (22 aprile 2009

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Aperto G8 Ambiente, punta su tecnologie verdi (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Massimiliano Di Giorgio SIRACUSA (Reuters) - Oggi, nel Giorno della Terra, si è aperto a Siracusa sotto la presidenza italiana il G8 Ambiente, che fino a venerdì discuterà di lotta ai cambiamenti climatici, biodiversità e soprattutto tecnologie a basso contenuto di carbonio, ritenuto il principale responsabile del riscaldamento globale. Il vertice, presieduto dalla ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, si è aperto con un incontro tra i ministri e una serie di organizzazioni non governative, tra cui Wwf, Birdlife International e la Coalizione contro la povertà, un cartello cui aderiscono varie associazioni italiane e i maggiori sindacati. L'appuntamento nella città siciliana è una tappa di avvicinamento al Cop 15 di Copenhagen, la conferenza Onu di dicembre che punta a trovare un accordo internazionale per ridurre le emissioni di GHG (gas a effetto serra) dal 2012, anno in cui scadono gli impegni presi con il cosiddetto Patto di Kyoto. Al vertice nella città italiana partecipa anche la nuova amministrazione Usa, che ha già annunciato l'intenzione di raggiungere il fronte internazionale dei paesi impegnati ufficialmente nella lotta ai cambiamenti climatici. Ed è proprio sulla disponibilità degli Stati Uniti della presidenza Obama che si appuntano le attenzioni principali, nella speranza che si trasformi in impegno negoziale. Il vertice di Siracusa - a cui partecipano oltre agli Otto Grandi anche Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto, più Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno dell'Unione Europea, Danimarca, in qualità di presidenza della Cop 15 e Commissione europea - non prevede un documento finale sulle questioni del clima. Probabilmente perché il momento negoziale più importante e delicato sarà quello del G8 dei capi di Stato e di governo della Maddalena, a luglio, dove - come ha chiarito ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini - si cercherà di strappare l'impegno di Usa, Cina e India sui prossimi negoziati di Copenhagen. "La posizione degli Stati Uniti è cruciale - ha detto ai giornalisti Yvo De Boer, capo della Convenzione quadro dell'Onu sul Cambiamento climatico - dopo le dichiarazioni del presidente Barack Obama sulla lotta al cambiamento climatico e sulla necessità di coinvolgere le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo". "Il G8 Ambiente è importante perché a questo vertice partecipano anche gli altri paesi, quelli emergenti. Questo può portare a una partnership e a una forte cooperazione sulle tecnologie che diminuiscono l'impatto del carbonio". Intanto, oggi pomeriggio, Italia e Australia firmeranno un accordo bilaterale con cui il ministero dell'Ambiente aderirà a un'iniziativa del governo di Canberra di dare vita a un "Istituto per gli aspetti globali del Css", cioè del processo tecnologico che consente la cattura e lo stoccaggio del CO2 presente nei fumi generati dalla combustione industriale.

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L'America di Obama ai blocchi di partenza per salvare l'ambiente (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Commenti Pagina 336 L'America di Obama ai blocchi di partenza per salvare l'ambiente --> La difesa dell'ambiente e il risparmio energetico sono stati tra i temi principali della campagna elettorale democratica e hanno contribuito alla vittoria di Barack Obama. Contrariamente alla politica anti-ambientalista del partito repubblicano a livello federale, inasprita dal rigetto di questi temi durante gli otto anni della presidenza Bush, l'America del presidente Obama comincia a tradurre in iniziative concrete queste tematiche. Lisa P. Jackson, ministro presidente dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (Epa: Environmental Protection Agency), ha pubblicato la scorsa settimana un documento ufficiale dove si afferma che l'emissione dei gas inquinanti a effetto serra rappresenta già oggi una grave minaccia e lo sarà per le future generazioni («green-house gas pollution is a serious problem now and for future generations»). I dati dello studio confermano, infatti, l'appello del presidente Obama per un'economia a bassa emissione di carbonio, per un piano di energia pulita grazie a una robusta legislazione sul clima emanata dal Congresso: "Combattere le emissioni nocive che producono i gas serra aiuta a diminuire la dipendenza dell'America dal petrolio, rafforza il comparto dei trasporti che utilizzerà un sistema energetico più efficiente e creerà milioni di posti di lavoro". Con la pubblicazione dei dati dello studio - "impellenti e distruttivi"- l'Epa risponde ufficialmente alla Corte Suprema degli Stati Uniti che, nel caso Massachusetts versus Epa, ordinava due anni fa alla stessa Agenzia di accertare se i gas serra minacciavano l'ambiente e la salute dei cittadini oppure di dimostrare il contrario. La richiesta della Corte Suprema all'Epa fu letteralmente messa sotto silenzio dall'amministrazione Bush, senza darne seguito. Ora, i gas serra si aggiungono ufficialmente alla lista nera degli agenti inquinanti sancita dal Clean Air Act, perché rappresentano una grave minaccia alla salute dei cittadini. Trattasi a ben guardare di una rivoluzione ecologica copernicana contro la "non-politica ambientale repubblicana"; contro la lobby petrolifera di spreco energetico che difende un modello obsoleto di politica industriale e di trasporti che dovrà necessariamente essere superato. Il programma ambiente/energia dell'amministrazione Obama incontrerà nel Congresso, nonostante la maggioranza democratica, seri ostacoli (da parte dei repubblicani e non solo), prima di essere approvato. Benché sembri contraddittorio, non è anacronistico pensare che il presidente Obama sfrutti a suo vantaggio le soluzioni da lui proposte al Congresso e poi approvate per risolvere la crisi finanziaria per convincerlo che la ripresa della crescita dell'economia reale sarà facilitata da una nuova politica di sviluppo eco-sostenibile capace di creare milioni di posti di lavoro. A livello globale, altro elemento di convincimento del Congresso è che l'America non può essere seconda all'Unione europea che ha già varato il suo piano clima/energia 20.20.20. per il 2020. Ulteriore dato è che il presidente Obama si è fatto paladino in aprile al G20 di Londra di una politica ambientale concordata per combattere il global warming : gli Usa vi contribuiscono per il 40 per cento. Va ricordato inoltre che il tema ambientale è stato incluso, su esplicita e ufficiale richiesta del presidente Obama al presidente Berlusconi, nell'agenda del G8 allargato de La Maddalena in luglio. In vista di questo summit, è urgente definire un pacchetto di misure da sottoporre alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima e contro il surriscaldamento globale, che si terrà a dicembre a Copenhagen. La presidenza italiana del G8 allargato (G16) ha una rara opportunità per onorare questo impegno perché, in caso di insuccesso, il testimone passa automaticamente al G20, il cui summit è stato già fissato per settembre a Washington su presidenza americana. Gli Stati Uniti ratificheranno il protocollo di Kyoto per essere in regola alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Copenhagen. La ratifica americana faciliterà la presa di posizione favorevole dei Paesi emergenti (Cina, India, Indonesia, Brasile, Messico, Sud-Africa) per la ripresa dei negoziati di un nuovo protocollo di Kyoto che sostituirà l'attuale alla sua scadenza nel 2012. Esso conterrà misure coercitive non solo per i Paesi industrializzati (come ora) ma anche per i Paesi emergenti (in primis la Cina). ANTONIO MARONGIU (marongiuantonio@tiscali.it)

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Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 17 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 51 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 62 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 41 ) » (10 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.71 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Crisi: Made in Italy, boom di contraffazioni a tavola (2) (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: Made in Italy, boom di contraffazioni a tavola (2) (Teleborsa) - Roma, 22 apr - La lista è lunga - ha precisato la Coldiretti - anche per i salumi, con la presenza sulle tavole del mercato globale di pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California, ma anche di falsi salami Toscano, Milano e addirittura di soppressata Calabrese tutelata dall'Unione Europea come prodotto a denominazione di origine. E non mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma è prodotto nel Maryland, o quello Romulo dalla Spagna con la raffigurazione in etichetta di una lupa che allatta Romolo e Remo. Spaghetti napoletana, pasta milanesa, tagliatelle e capellini milaneza prodotti in Portogallo, linguine Ronzoni, risotto tuscan e polenta dagli Usa e penne e fusilli tricolore Di Peppino prodotti in Austria sono alcuni esempi di primi piatti taroccati mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano: pomodori pelati "grown domestically in the Usa" o i pomodorini di collina cinesi e la salsa Bolognese dall'Australia. Non sfugge al tarocco anche il vino simbolo del Made in Italy come il Chianti "clonato" nella Napa Valley in California mentre da ricordare anche l'Amaretto Venezia prodotto in Germania in una bottiglia la cui forma imita quella dell'Amaretto di Saronno, il caffè Trieste italian roast espresso prodotto in California con confezione tricolore come i biscotti Stella d'oro prodotti nello Stato di New York (USA). Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che - ha continuato la Coldiretti - causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari. Dal primo luglio - ha ricordato la Coldiretti - entrerà finalmente in vigore in Europa l'obbligo di indicare la provenienza delle olive impiegate nell'extravergine che rappresenta una risposta coerente alla necessità di combattere le truffe e di garantire la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori per evitare che si spacciato come Made in italy olio spremuto da olive spagnole, tunisine o greche. Con le mobilitazioni degli ultimi anni la Coldiretti è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e extravergine di oliva. Ma l'etichetta - ha concluso la Coldiretti - resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine. 22/04/2009 - 12:03

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Il crollo del muro di Berlino vent'anni dopo: incontri per studenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il crollo del muro di Berlino vent'anni dopo: incontri per studenti Una serie di incontri dedicati agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Parma e provincia per ripercorrere premesse e conseguenze sociali, culturali ed economiche del crollo del muro di Berlino. Un evento che ha cambiato il destino della città, della Germania, dell’Europa e del mondo intero, segnando profondamente la storia di milioni di persone e le relazioni politiche internazionali. Proprio in occasione del ventennale del crollo, avvenuto il 9 novembre 1989, la Provincia e il Centro Studi Movimenti di Parma hanno organizzato “Al di qua e al di là del muro”: un ciclo di seminari, ciascuno della durata di tre ore, durante i quali i ragazzi saranno coinvolti in prima persona nell'analisi di fonti cartacee e audiovisive. Gli incontri ripercorrono non solo la storia passata ma trattano anche temi estremamente attuali: dai diritti umani alla globalizzazione, dalla Terza rivoluzione industriale alla New economy, dalla fine del comunismo alla difficile transizione verso la democrazia della Russia e dei paesi appartenuti al Patto di Varsavia. Il primo appuntamento si terrà domani, giovedì 23 aprile, dalle 8 alle 11, all’Istituto d’istruzione superiore Paciolo - D'Annunzio di Fidenza (sede di via Alfieri).Gli altri istituti coinvolti saranno: Itis Galilei di San Secondo, Itas Bocchialini di Parma, Liceo scientifico Ulivi di Parma, Istituto Giordani di Parma, Istituto magistrale Sanvitale di Parma, Liceo ginnasio Romagnosi di Parma, Liceo scientifico Marconi di Parma, Itsos Gadda di Fornovo Taro e Itsos di Langhirano.

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Treviso Geox è pronta a uscire dalla produzione diretta - dopo la cessione in Romania anche... (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 22 Aprile 2009, Treviso Geox è pronta a uscire dalla produzione diretta - dopo la cessione in Romania anche la Slovacchia non è più strategica - e aprirà 150 nuovi negozi entro l'anno per mantenere la crescita del 6% delle vendite registrata nei primi tre mesi dell'anno. «Per noi queste fabbriche non sono più strategiche - spiega il presidente e fondatore Mario Moretti Polegato - abbiamo infatti già ceduto la fabbrica di Timisoara all'industriale veneto Fioravanti. All'inizio in Romania e Slovacchia producevamo quasi tutte le nostre calzature, poi l'azienda è cresciuta e abbiamo deciso di suddividere le commesse in altri stabilimenti in Italia e all'estero, questo anche per la nostra differenziare il rischio Paese». La strategia di fondo è chiara: la multinazionale da 829,5 milioni di ricavi consolidati (+ 16% a cambi correnti) e un utile netto rettificato di 123,4 milioni vuole avere le commesse libere anche se l'azienda precisa che per lo stabilimento in Slovacchia, 700 addetti, non ci sono trattative di cessione in corso. Il gruppo delle calzature nel frattempo scruta con attenzione l'orizzonte. «Il ministro dell'economia italiano Giulio Tremonti ha lanciato un segnale positivo, che attendevamo da tempo - commenta Moretti Polegato -. Sarebbe importante altrettanto per noi conoscere i tempi di questa risalita, e cosa inizierà dopo. Come cambierà il mondo? Io personalmente ho un'idea: da questa globalizzazione senza regole che ha generato i problemi della finanza globale deriverà un cambiamento dell'economia, cambierà il sistema di fare impresa, di fare commercio, scuola, politica». Probabilmente cambieranno anche stili di vita e consumi: «La vera svolta si vedrà quando nei negozi ritorneranno le persone a comprare come prima, ma oggi questo segnale non c'è: abbiamo arginato il problema finanziario a livello mondiale, grazie all'intervento dei governi, ma l'onda di fiducia deve ancora arrivare al consumatore finale - commenta Moretti Polegato -. Questo ciclo negativo è sicuramente passeggero, siamo curiosi però di sapere quali saranno le prime aziende ad emergere. Sicuramente quelle che più rapidamente e bene sapranno difendersi dalla globalizzazione». E voi come vi difendete? «Il nostro primo trimestre si è chiuso in crescita di una cifra, del 6%, rispetto alla situazione del mercato quindi continuiamo a crescere, ma la seconda parte dell'anno è ancora tutta da definire - risponde Moretti Polegato -. Continuiamo a investire nell'azienda, in nuovi progetti, senza licenziamenti. Nel 2009 apriremo 150 nuovi negozi Geox, in tutto il mondo, che ci porteranno a oltre mille negozi monomarca, una crescita a tempi di record. Ci siamo organizzati anche un mercato interno per i nostri prodotti». Moretti Polegato governa un gruppo strettamente familiare. Lir, la finanziaria di famiglia, controlla infatti il 71% delle azioni, il 5% è del fondo Capital Research and Management Company. In un anno nero per i consumi l'assemblea degli azionisti della Geox ieri ha deciso l'assegnazione di un dividendo di 0,24 euro per azione, corrispondente ad un pay out del 53%. Le calzature hanno rappresentato circa il 91% dei ricavi consolidati, attestandosi a 808,4 milioni di euro, con una crescita del 13% rispetto al 2007. M.Cr.

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F-35, se gli hacker cinesi beffano il Pentagono (sezione: Globalizzazione)

( da "Panorama.it" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

- Mondo - http://blog.panorama.it/mondo - F-35, se gli hacker cinesi beffano il Pentagono Posted By gianandrea gaiani On 22/4/2009 @ 15:03 In Apertura#1, Headlines | No Comments Un modello del nuovo F 35 Nei prossimi dieci anni costituirà la spina dorsale delle forze aeree della Nato e di altri paesi filo-occidentali ma le sue tecnologie avveniristiche potrebbero essere cadute almeno in parte in mano ai cinesi. [1] Alcuni hackers sono riusciti infatti a violare la sicurezza informatica del Pentagono e a rubare alcuni segreti del cacciabombardieri [2] F-35 Lightning 2 noto anche come Joint Strike Fighter. Un programma che vedrà costruire negli Usa ma anche in Europa oltre 3.000 jet destinati a rimpiazzare quelli in servizio nelle aeronautiche e nelle forze aeronavali dell'Alleanza Atlantica: Usaf e Marines, Raf e Royal Navy britanniche ma anche Olanda, Turchia, Canada, Norvegia e Danimarca oltre a Israele e Australia. Le forze italiane acquisteranno 130 esemplari fra il 2014 ed il 2025 per rimpiazzare gli Amx e una parte dei Tornado dell'Aeronautica Militare, nonché gli AV-8B Plus a decollo verticale della Marina Militare con un forte coinvolgimento di 20 aziende nazionali, [3] in parte del gruppo Finmeccanica. Secondo il [4] Wall Street Journal i pirati informatici sono riusciti a penetrare nella banca dati del Pentagono "scaricando" molti terabyte (migliaia di gigabyte) di dati relativi al design dei sistemi elettronici dell'aereo, rendendo potenzialmente più facile elaborare contromisure e difese contro gli F-35. I dati più sensibili, inclusi quelli relativi alla tecnologia "[5] stealth" che rende il velivolo difficilmente rilevabile dai radar, sarebbero rimasti inviolati perchè contenuti in banche dati non collegate in rete e qui di inaccessibili via web. Negli ultimi mesi, secondo fonti sentite dal quotidiano, vi sono state numerose violazioni del sistema informatico del Pentagono e di altre agenzie e aziende private statunitensi. Non è chiara l'identità degli hackers ma fonti militari USA sostengono che tali attacchi informatici vengono dalla Cina. Una pressante forma di spionaggio in corso da anni ma intensificatasi negli ultimi sei mesi con il Pentagono ha accusato la Cina di "supplire con la guerra informatica alle carenze nello sviluppo degli armamenti convenzionali". Il ministero degli esteri di Pechino ha reagito con sdegno assicurando di essere impegnato "contro ogni forma di cyber-crimine" e denunciato le accuse americane come "frutto di una mentalità da guerra fredda" anche se tutti gli analisti hanno confermato il potenziamento degli investimenti cinesi nel settore della guerra informatica della quale avrebbe fatto le spese anche Taiwan che ha già subito massicci cyber-attacchi da virus provenienti da Pechino. Anche Russia e India stanno investendo molto sull'impiego della tecnologia informatica per penetrare o paralizzare le reti degli avversari e in particolare delle potenze occidentali ormai orientate su un impiego "net-centrico" della forza militare che, in quanto tale, risulta vulnerabile ai cyber attacchi. Per difendersi gli Usa hanno costituito il [6] Joint Functional Component Command for Network Warfare, un team di esperti informatici provenienti dalle agenzie di difesa e sicurezza che dipende dallo Strategic Command. Il Pentagono negli ultimi sei mesi ha speso 100 milioni di dollari per riparare i danni provocati dai cyber attacchi mentre La Casa Bianca potrebbe aumentare il budget ereditato da George W. Bush da 17 miliardi di dollari annui per la difesa dagli attacchi informatici. Per addestrare i tecnici militari contro queste minacce la Nato ha istituito il Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence composto da 30 esperti con ha sede a Tallin, in Estonia dove nel maggio 2007 tutte le reti informatiche del Paese vennero paralizzate da un attacco di virus lanciato probabilmente dalla Russia.

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G8 Ambiente: occhi puntati su Usa, tecnologie verdi (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Massimiliano Di Giorgio e Daniel Flynn SIRACUSA (Reuters) - Oggi, nel Giorno della Terra, si è aperto a Siracusa sotto la presidenza italiana il G8 Ambiente, che fino a venerdì discuterà di lotta ai cambiamenti climatici, biodiversità e soprattutto tecnologie a basso contenuto di carbonio, ritenuto il principale responsabile del riscaldamento globale. Il vertice - cominciato questa mattina con un incontro tra ministri e Organizzazioni non governative - vede l'inedita presenza anche dei rappresentanti di altri 12 paesi, in gran parte economie emergenti, e della presidenza della Commissione europea. "In considerazione della 'globalità' e trasversalità delle tematiche trattate e dell'esigenza di raggiungere le intese più ampie possibili su problemi che riguardano tutto il pianeta - ha detto questa mattina in apertura la ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che presiede il meeting - ho scelto di estendere la partecipazione oltre che ai Paesi G8, anche a Cina, India, Brasile, Sudafrica, Messico, Australia, Repubblica di Corea, Indonesia, Egitto, Danimarca (prossima Presidenza della Conferenza Onu sul Clima), Repubblica Ceca (attuale Presidenza EU), Svezia (prossima Presidenza Ue) e alla Commissione Europea". Ma l'attenzione è puntata soprattutto sugli Stati Uniti, che con l'amministrazione Obama sembra aver cambiato nettamente posizione rispetto al passato, annunciando l'intenzione di partecipare alla lotta al cambiamento climatico e di coinvolgere anche i paesi emergenti - in particolare Cina e India, che con gli Stati Uniti sono oggi grandi produttori di GHG (gas a effetto serra) - in un accordo internazionale. "INSENSATO UN ACCORDO SENZA USA" L'appuntamento nella città siciliana è infatti una tappa di avvicinamento al Cop 15 di Copenaghen, la conferenza Onu di dicembre che punta a trovare un accordo internazionale per ridurre le emissioni di dal 2012, anno in cui scadono gli impegni presi con il cosiddetto Patto di Kyoto. "Senza la leadership dei paesi G8, una risposta internazionale al cambiamento climatico non avverrà. Questo meeting deve indicare la strada", ha detto ai giornalisti Yvo De Boer, capo della Convenzione quadro dell'Onu sul Cambiamento climatico. "La nuova amministrazione americana è incredibilmente importante per affrontare questa questione. Cercare di giungere a un accordo sul 'climate change' senza gli Stati Uniti è insensato". Continua...

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Recessione sempre più profonda, FMI taglia stime globali (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWebFinanza" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Recessione sempre pi profonda, FMI taglia stime globali (Teleborsa) - Roma, 22 apr - La recessione mondiale si fa sempre pio grave ed il peggio delle ancora venire. Questa la previsione del Fondo Monetario Internazionale, che oggi ha confermato un peggioramento dlel'outlook nelle stime di primavera. Nel suo World Economic Outlook Report di aprile, il FMI avanza per il 2009 una stima di declino dell'economia mondiale dell'1,3%, per anticipare un graduale recupero l'anno venturo. Nel 2010 la crescita dovrebbe attestarsi infatti all'1,9%. Gli Stati Uniti dovrebbero sperimentare una contrazione dell'attivit economica pari al 2,8% quest'anno per attestarsi su una crescita "zero" nel 2010. Scenario nero in Giappone nel 2009, durante il quale l'attivit vista crollare del 6,2%, ma una ripresa si attende nel 2010 con una crescita allo 0,5%. La crisi economica non risparmia neanche la Cina, che dovrebbe veder scendere la sua crescita al 6,5% nel 2009 dal 9% del 2008 e dal 13% del 2007. Un recupero si avr solo l'anno prossimo con una previsione di crescita del 7,5%. Peggiora lo scenario per la Zona Euro, che dovrebbe evidenziare una contrazione del 4,2% nel 2009 e dello 0,4% nel 2010. L'Italia colpita dalla crisi ma sono sotto controllo i conti pubblici La crisi si fa sempre pi pesante in Italia, che vede pesantemente decelerare l'attivit economica, come confermato dalle previsioni di primavera del Fondo Monetario Internazionale. Secondo il FMI il bel Paese dovrebbe sperimentare una contrazione dell'attivit economica del 4,4% nel 2009, un poco pi accentuata della media dell'Eurozona (-4,2%). Questa previsione costituisce una revisi9one al ribasso rispetto alle stime di gennaio, quando il FMI anticipava una decrescita del 2%. Una ripresa si vedr solo nel 2010, quando il PIL dovrebbe segnare una contrazione pi modesta dello 0,4% in linea con la media dell'Europa. Invece, i conti pubblici dovrebbero restare sostanzialmente sotto controllo con un rapporto debito/PIL atteso al 3% quest'anno ed al 3,1% l'anno venturo. Il FMI per prevede una esplosione del rapporto debito/PIL al 121% nel 2010 dal 106% atteso per il 2009. In accelerazione la disoccupazione, con un tasso che visto in salita al 8,9% nel 2009 ed al 10,5% nel 2010. Allarme FMI sulle perdite delle banche che superano 4 trilioni Sarebbero arrivate a ben 4.000 miliardi le stime sulle perdite delle banche a livello mondiale. E' questo l'allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale, che ha pubblicato lune4d un aggiornamento sulla crisi finanziaria e sull'instabilit del sistema finanziario. La previsione delle svalutazioni sofferte dalle banche USA era gi stata elevata a gennaio da 2.200 a 2.700 mld di dollari, ma il FMI ha ulteriormente elevato questa stima a 4.000 mld di dollari, dopo aver preso in considerazione altri elementi ed ulteriori svalutazioni in mercati maturi, come l'Europa ed il Giappone. Il FMI ha anche sottolineato che sono necessarie ed urgenti delle misure per rimuovere gli ostacoli alla concessione del credito, ai flussi internazionali dei capitali e per risanare i conti delle banche. Misure che non possono essere prese a livello unitario, ma che richiedono una cooperazione internazionale, come confermato dal recente G-20. Rischi di una pressione al ribasso dell'attivit economica globale permarranno, senza una pulizia dei conti delle banche dagli assets tossici, accompagnata da un processo di ristrutturazione e, ove necessario, da una ricapitalizzazione. 22/04/2009 - 16:29

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"Al di qua e al di là del muro", ciclo di incontri per il ventennale del crollo del muro di Berlino. Il via a Fidenza (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

“Al di qua e al di là del muro”, ciclo di incontri per il ventennale del crollo del muro di Berlino. Il via a Fidenza (22/4/2009 15:48) | (Sesto Potere) - Parma - 22 aprile 2009 - Una serie di incontri dedicati agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Parma e provincia per ripercorrere premesse e conseguenze sociali, culturali ed economiche del crollo del muro di Berlino. Un evento che ha cambiato il destino della città, della Germania, dell’Europa e del mondo intero, segnando profondamente la storia di milioni di persone e le relazioni politiche internazionali. Proprio in occasione del ventennale del crollo, avvenuto il 9 novembre 1989, la Provincia e il Centro Studi Movimenti di Parma hanno organizzato “Al di qua e al di là del muro”: un ciclo di seminari, ciascuno della durata di tre ore, durante i quali i ragazzi saranno coinvolti in prima persona nell'analisi di fonti cartacee e audiovisive. Gli incontri ripercorrono non solo la storia passata ma trattano anche temi estremamente attuali: dai diritti umani alla globalizzazione, dalla Terza rivoluzione industriale alla New economy, dalla fine del comunismo alla difficile transizione verso la democrazia della Russia e dei paesi appartenuti al Patto di Varsavia. Il primo appuntamento si terrà domani, giovedì 23 aprile, dalle 8 alle 11, all’Istituto d’istruzione superiore Paciolo - D'Annunzio di Fidenza (sede di via Alfieri). Gli altri istituti coinvolti saranno: Itis Galilei di San Secondo, Itas Bocchialini di Parma, Liceo scientifico Ulivi di Parma, Istituto Giordani di Parma, Istituto magistrale Sanvitale di Parma, Liceo ginnasio Romagnosi di Parma, Liceo scientifico Marconi di Parma, Itsos Gadda di Fornovo Taro e Itsos di Langhirano.

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Crisi, Geithner: Usa hanno gran parte responsabilità (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON (Reuters) - Gli Usa hanno una quota sostanziale di responsabilità per l'attuale crisi economica. Lo dice il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, in commenti prima del suo intervento all'Economic Club di Washington. Il segretario al Tesoro dice di non aver ancora fatto riflessioni su eventuali risorse TARP aggiuntive da stanziare ma sottolinea che verranno "salutati con favore" i rimborsi che le grandi banche verseranno nelle casse dello Stato. Il resto del mondo ha bisogno che l'economia e il sistema finanziario si riprendano, spiega ancora Geithner, e per questo occorrono 'risposte eccezionali' perchè non si tratta di una semplice recessione. E' importante, tra l'altro, che ai primi segnali di ripresa i governi "diano supporto alla domanda e agli investimenti" ma siano anche preparati a "contenere l'aumento del deficit". Geithner si è anche soffermato sulla Cina, sottolineando che il Paese orientale ha un ruolo "importante" nello stabilizzare l'economia mondiale. La Cina "deve continuare ad evolvere il proprio regime valutario, così fondamentale per se stessa ma anche per il resto del mondo", ha aggiunto.

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Il rebus iraniano (sezione: Globalizzazione)

( da "AprileOnline.info" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il rebus iraniano Enrico Campofreda, 22 aprile 2009, 18:12 L'analisi Teheran da un lato non abbandona la violenta retorica anti - israeliana, dall'altro si dichiara disponibile a collaborare sul programma nucleare con l'Occidente. Le mosse tattiche sullo scacchiere internazionale celano la realtà di un paese davanti a un bivio importante, quello delle elezioni politiche. L'impressione, tuttavia, è che se dovesse tramontare un astro del fondamentalismo laico come l'attuale presidente anche l'eventuale tecnocrate suo concorrente, Moussavi, non sposterebbe orientamenti e valori verso l'occidente C'è l'Iran che accusa, come nelle schermaglie sul razzismo a Durban 2 (anche oggi Ahmadinejad da Teheran ha rincarato la dose su Israele ricordandone i crimini di guerra a Gaza e parlando della sua pulizia etnica), e l'Iran che dialoga per bocca del capo negoziatore della Repubblica islamica Said Jalili, che ha annunciato la piena disponibilità alla collaborazione per il programma nucleare col gruppo dei cosiddetti Paesi "cinque più uno" (Stati Uniti, Francia, Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania). L'avvicinamento già apparso lo scorso 8 aprile, con gli Usa aperti da Obama al dialogo anche con Teheran, pur escludendone dotazioni nucleari belliche, potrà continuare se si riscontrerà reciproca fiducia su esigenze e limiti del piano nucleare. Il Consiglio Supremo per la Sicurezza iraniano, come aveva già recentemente annunciato proprio Ahmadinejad, presenterà alle potenze mondiali un piano nucleare. Sarebbe un aggiornamento di quello già mostrato un anno fa e giudicato inadeguato dalle stesse. Il rischio dell'impasse c'è, soprattutto se l'attuale Capo di Stato venisse riconfermato dopo il 12 giugno. Ma non è detto, le stesse aperture iraniane vanno ben oltre la figura presidenziale, rappresentativa più che decisionale. Certo la diplomazia mondiale guarda con interesse a un eventuale ricambio al vertice d'una nazione che conserva nel clero sciita e nella Suprema Guida Khamenei, a loro dire, le garanzie di un'emancipazione dall'imperialismo. Ma se dovesse tramontare un astro del fondamentalismo laico come l'attuale presidente anche l'eventuale tecnocrate suo concorrente, Moussavi, non sposterebbe orientamenti e valori verso l'occidente. Negli anni passati la gestione riformista dell'illuminato teologo Khatami ha gradualmente introdotto nella società iraniana il distacco dal cupo conservatorismo degli ayatollah ipertradizionalisti come Khamenei, e più di lui Mesbah-Yazdi difensore del principio del governo del clero, ma non a vantaggio dell'occidentalizzazione delle usanze. Gli stessi universitari contestatori del rude Ahmadinejad, coloro che si scontrarono coi militanti basij, solo in qualche caso sporadico aprono indiscriminatamente all'Occidente. L'islamizzazione è diffusamente sentita ed è fieramente un simbolo, che va oltre il fanatismo religioso, coinvolge comportamenti e costumi sociali. Ne sono un esempio proprio le donne - trent'anni fa vittime delle repressioni delle truppe khomeiniste - che attraverso il velo, inizialmente imposto in maniera ferrea dagli ayatollah, manifestano un'appartenenza che ha modificato nel tempo molti aspetti sia della sedicente emancipazione dell'era dello Shah sia i tradizionali costumi maschilisti (poligamia), la subalternità assoluta della donna al marito e la sua assenza dalla vita pubblica. Proprio nel decennio scorso il movimento per i diritti delle donne esprimeva esigenze talmente diffuse su cui il Potere ha, pur forzatamente, piegato il turbante. Naturalmente il fronte dei diritti civili deve ancora raggiungere parecchi obiettivi, però proprio la vicinanza che si è creata in questi anni fra le islamiste aperte, definite moderniste, e quelle laiche può rappresentare una tendenza capace di avere la meglio su ritorni di conservatorismo talebano e occidentalizzazione forzata. Naturalmente i leader, a cominciare da Ahmadinejad, sanno che non possono prescindere dai rapporti con l'Occidente per non rivivere gli anni bui dell'isolamento. Perciò nei mesi a venire - ben oltre le elezioni presidenziali - questioni come il nucleare e i rapporti internazionali nel Grande Medio Oriente terranno sulla scena mondiale la popolosa nazione islamica e la sua leadership. A smorzare i furori antiamericani potrà contribuire la crisi economica che pone il Paese in una condizione di bisogno di svincolarsi dai vecchi embarghi e cercare scambi commerciali al di là della sicurezza fornita dalle riserve petrolifere. Ma anche gli Usa dovranno fare dei passi, uscire dalla "Guerra fredda del Terzo Millennio" gonfiata ad arte dalla gestione Bush, comprendere come altre potenze collocate a est sono interessate a tessere buoni rapporti col Paese degli ayatollah, in un'area che con Iraq, Afghanistan e Pakistan rappresenta l'attuale polveriera del globo. Nei delicatissimi rapporti futuri casi relativi ai diritti umani come quello della giornalista (o spia) iraniano-americana Roxana Saberi, condannata dopo un processo a porte chiuse a otto anni di carcere, costituiscono emblematici momenti che possono favorire avvicinamenti o decretare nuove fratture. Le mosse d'un ayatollah, Mahmoud Hashemi Shahroudi, che giudica di valutare la vicenda con un equo esame dei fatti (ci sarà Appello), paiono segnali di maggior attenzione ai rapporti da riallacciare con la Satanica nazione d'un tempo. Ben altre grane attendono gli inquilini di Washington e Teheran.

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Export di calzature italiane in calo a gennaio (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWebFinanza" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Export di calzature italiane in calo a gennaio (Teleborsa) - Roma, 22 apr - Avvio in salita nel 2009 per l'export di calzature made in Italy. In base ai dati Istat - rivela il sito www.trendcalzaturiero.it - il fatturato all'estero ha subito a gennaio una contrazione del 3,3%, con l'export sceso in valore a 595 milioni di euro, dai 616 milioni circa del gennaio 2008. Le importazioni hanno fatto segnare, nello stesso periodo, una crescita in termini monetari del 17%, portandosi a ridosso dei 360 milioni di euro (erano a 307 milioni scarsi nel gennaio dell'anno scorso). In forte peggioramento i conti con l'estero del settore, con il saldo attivo della bilancia commerciale che da 309 milioni di euro del gennaio 2008 scivolato quest'anno a quota 236 milioni, riducendosi del 23,6%. La dinamica dell'export evidenzia per le calzature italiane una sostanziale tenuta in area Ue (-0,1%), grazie a un consolidamento delle vendite in Francia (+8,1%) e Belgio (+1,4%), controbilanciato da un meno 3,2% in Germania e da riduzioni nell'ordine del 3,5% nel mercato britannico e del 12,5% nei Paesi Bassi. Cede solo un frazionale 0,2% l'export in Spagna, mentre in Austria i dati Istat riportano un pi robusto meno 7,4%. Fuori dal perimetro comunitario - rivela ancora l'analisi di www.trendcalzaturiero.it - l'export si ridotto complessivamente dell'8,5% rispetto al gennaio 2008, incorporando nel dato complessivo riduzioni nell'ordine del 18,3% in Usa e del 2,2% in Svizzera. Positivo il dato delle esportazioni in Russia, dove il calzaturiero italiano ha messo a segno un progresso dell'1%, ribaltando la dinamica negativa dell'ultimo trimestre 2008 (-21,1%). Migliora l'export di scarpe italiane anche in Giappone (+2,5%) e a Hong Kong (+9,3%), mentre accusa un meno 16% negli Emirati Arabi Uniti. Sul versante delle importazioni, il balzo in avanti di gennaio, sempre nel confronto annuale, riflette principalmente l'aumento del 10,7% della spesa legata agli acquisti dalla Cina. In crescita anche l'import da Belgio (+7,9%), Tunisia (+73,1%), Indonesia (+48,9%) e India (+21%), mentre arretrano del 6,5% il Vietnam e dell'8,8% la Romania. 22/04/2009 - 18:45

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Export di calzature italiane in calo a gennaio (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

Export di calzature italiane in calo a gennaio (Teleborsa) - Roma, 22 apr - Avvio in salita nel 2009 per l'export di calzature made in Italy. In base ai dati Istat - rivela il sito www.trendcalzaturiero.it - il fatturato all'estero ha subito a gennaio una contrazione del 3,3%, con l'export sceso in valore a 595 milioni di euro, dai 616 milioni circa del gennaio 2008. Le importazioni hanno fatto segnare, nello stesso periodo, una crescita in termini monetari del 17%, portandosi a ridosso dei 360 milioni di euro (erano a 307 milioni scarsi nel gennaio dell'anno scorso). In forte peggioramento i conti con l'estero del settore, con il saldo attivo della bilancia commerciale che da 309 milioni di euro del gennaio 2008 è scivolato quest'anno a quota 236 milioni, riducendosi del 23,6%. La dinamica dell'export evidenzia per le calzature italiane una sostanziale tenuta in area Ue (-0,1%), grazie a un consolidamento delle vendite in Francia (+8,1%) e Belgio (+1,4%), controbilanciato da un meno 3,2% in Germania e da riduzioni nell'ordine del 3,5% nel mercato britannico e del 12,5% nei Paesi Bassi. Cede solo un frazionale 0,2% l'export in Spagna, mentre in Austria i dati Istat riportano un più robusto meno 7,4%. Fuori dal perimetro comunitario - rivela ancora l'analisi di www.trendcalzaturiero.it - l'export si è ridotto complessivamente dell'8,5% rispetto al gennaio 2008, incorporando nel dato complessivo riduzioni nell'ordine del 18,3% in Usa e del 2,2% in Svizzera. Positivo il dato delle esportazioni in Russia, dove il calzaturiero italiano ha messo a segno un progresso dell'1%, ribaltando la dinamica negativa dell'ultimo trimestre 2008 (-21,1%). Migliora l'export di scarpe italiane anche in Giappone (+2,5%) e a Hong Kong (+9,3%), mentre accusa un meno 16% negli Emirati Arabi Uniti. Sul versante delle importazioni, il balzo in avanti di gennaio, sempre nel confronto annuale, riflette principalmente l'aumento del 10,7% della spesa legata agli acquisti dalla Cina. In crescita anche l'import da Belgio (+7,9%), Tunisia (+73,1%), Indonesia (+48,9%) e India (+21%), mentre arretrano del 6,5% il Vietnam e dell'8,8% la Romania. 22/04/2009 - 18:45

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G8 Ambiente: da oggi a Siracusa si parla di clima, tecnologia, natura (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

G8 Ambiente: da oggi a Siracusa si parla di clima, tecnologia, natura (22/4/2009 17:08) | La lotta ai cambiamenti climatici e la conservazione della biodiversità sono i temi principali del Vertice dei Ministri dell’Ambiente che si tiene a Siracusa dal 22 al 24 aprile. I Ministri dell’Ambiente dei paesi del G8, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Canada, Russia, assieme a Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto, con la partecipazione della Repubblica Ceca, Presidenza di turno dell’Unione Europea, della Commissione Europea, della Danimarca in qualità di Presidenza della prossima COP (Convention on Climate Change) e di alcune Organizzazioni Internazionali, si riuniscono a Siracusa su iniziativa della Presidenza italiana del G8. Obiettivo della riunione di Siracusa è lanciare un importante messaggio politico sulla biodiversità e sul rapporto tra salute e ambiente, in particolare per i bambini, oltre a facilitare il dialogo sul tema dei cambiamenti climatici in vista della Conferenza di Copenhagen che, nel dicembre di quest’anno, deve definire gli assetti globali del ‘post Kyoto’. Ambiente, un bene "globale" per eccellenza Il G8 di Castello Maniace è uno snodo fondamentale sulla strada per la Conferenza di Copenhagen, per coinvolgere nella lotta ai cambiamenti climatici tutti i grandi soggetti mondiali che hanno un gran peso sul sistema della produzione e del consumo di energia. A Siracusa lavoriamo con tutti i grandi interlocutori in materia di emissioni. Ci confronteremo con la nuova amministrazione Usa, che ha annunciato un atteggiamento più attivo sul tema dell’ambiente, ma anche con paesi come Cina e India le cui scelte sono altrettanto importanti in vista di un nuovo accordo sul clima. L’Italia, in questo contesto, ha il compito di presiedere e indirizzare una discussione approfondita, che tenga conto della grave crisi economica che attanaglia la finanza mondiale, ma che possa trovare nuova linfa nell’unione di più soggetti, nel coordinamento degli interventi e nella condivisione degli obbiettivi. Per giungere a un’uniformità di scelte e di comportamenti che possa limitare l’impatto del clima sulle popolazioni e porre le basi per inquinare meno e consumare meglio l’energia necessaria per lo sviluppo e il benessere dei popoli e delle Nazioni. Analogo rilievo ha l’approfondimento del tema della Biodiversità, fondamentale per proporre nuovi comportamenti, più attenti all’ecosistema e alla considerazione di come l’uomo si muove al suo interno. Per limitare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e promuovere i temi delle fonti rinnovabili e del riciclo-riutilizzo dei rifiuti. Confidiamo in un impegno costruttivo di tutti perché il bene-ambiente è “globale” per eccellenza e le soluzioni, le decisioni, le scelte per essere valide e produttive di effetti positivi non possono che essere condivise. Stefania Prestigiacomo Ministro dell'Ambiente

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Hillary: regime dei Castro sta finendo (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto oggi che il regime dei Castro a Cuba «sta per finire». Il segretario di stato, durante una testimonianza alla Commissione Esteri della Camera, ha commentato le recenti affermazioni, apparentemente non in sintonia, fatte dai fratelli Fidel e Raul Castro sulla disponibilità cubana a discutere con gli Usa tutte le questioni, comprese quelle dei prigionieri politici e dei diritti umani. «Stiamo assistendo all’inizio di un dibattito a Cuba», ha osservato la Clinton. «Penso che questo è un regime che sta per finire - ha aggiunto il segretario di stato - È un regime destinato a terminare. Dobbiamo essere pronti a questa eventualità». Per quanto riguarda invece le tensioni con Ahmadinejad, gli Stati Uniti sono pronti ad applicare sanzioni «molto dure» contro l’Iran, nel caso in cui il dialogo con il regime di Teheran dovesse fallire. Hillary Clinton ha ribadito come bloccare le ambizioni nucleari del regime degli Ayatollah sia un imperativo per Washington. Clinton ha comunque mantenuto una posizione articolata, che lascia aperti tutti gli scenari a seconda dell’atteggiamento iraniano: «Siamo più che pronti a tendere la mano all’Iran per discutere diversi problemi», ha detto davanti alla commissione Esteri della Camera dei rappresentanti. «Ma stiamo preparando tutto per la sanzioni molto dure (...) che potrebbero essere necessarie se le nostre offerte fossero respinte o se il processo dovesse fallire», ha aggiunto. «Sviluppiamo nuovi approcci alla minaccia iraniana, e lo facciamo con gli occhi ben aperti e senza illusioni», ha insistito Clinton. Il capo della diplomazia americana si è detta convinta che la decisione di partecipare a tutte le riunioni delle sei potenze sull’Iran (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania, Cina e Russia) dà a Washington «più influenza sugli altri paesi».

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L'export di calzature italiane cede il 3,3% a gennaio 2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 22-04-2009)

Argomenti: Cina Usa

L’export di calzature italiane cede il 3,3% a gennaio 2009 (22/4/2009 19:00) | (Sesto Potere) - Roma - 22 aprile 2009 - Avvio in salita nel 2009 per l’export di calzature made in Italy. In base ai dati Istat - rivela il sito www.trendcalzaturiero.it - il fatturato all’estero ha subito a gennaio una contrazione del 3,3%, con l’export sceso in valore a 595 milioni di euro, dai 616 milioni circa del gennaio 2008. Le importazioni hanno fatto segnare, nello stesso periodo, una crescita in termini monetari del 17%, portandosi a ridosso dei 360 milioni di euro (erano a 307 milioni scarsi nel gennaio dell’anno scorso). In forte peggioramento i conti con l’estero del settore, con il saldo attivo della bilancia commerciale che da 309 milioni di euro del gennaio 2008 è scivolato quest’anno a quota 236 milioni, riducendosi del 23,6%. La dinamica dell’export evidenzia per le calzature italiane una sostanziale tenuta in area Ue (-0,1%), grazie a un consolidamento delle vendite in Francia (+8,1%) e Belgio (+1,4%), controbilanciato da un meno 3,2% in Germania e da riduzioni nell’ordine del 3,5% nel mercato britannico e del 12,5% nei Paesi Bassi. Cede solo un frazionale 0,2% l’export in Spagna, mentre in Austria i dati Istat riportano un più robusto meno 7,4%. Fuori dal perimetro comunitario - rivela ancora l’analisi di www.trendcalzaturiero.it - l’export si è ridotto complessivamente dell’8,5% rispetto al gennaio 2008, incorporando nel dato complessivo riduzioni nell’ordine del 18,3% in Usa e del 2,2% in Svizzera. Positivo il dato delle esportazioni in Russia, dove il calzaturiero italiano ha messo a segno un progresso dell’1%, ribaltando la dinamica negativa dell’ultimo trimestre 2008 (-21,1%). Migliora l’export di scarpe italiane anche in Giappone (+2,5%) e a Hong Kong (+9,3%), mentre accusa un meno 16% negli Emirati Arabi Uniti. Sul versante delle importazioni, il balzo in avanti di gennaio, sempre nel confronto annuale, riflette principalmente l’aumento del 10,7% della spesa legata agli acquisti dalla Cina. In crescita anche l’import da Belgio (+7,9%), Tunisia (+73,1%), Indonesia (+48,9%) e India (+21%), mentre arretrano del 6,5% il Vietnam e dell’8,8% la Romania.

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