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Report "Globalizzazione"   9-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Trent'anni fa, nel pieno della dittatura brezhneviana e del disastro economico sovietico, i servizi ... ( da "Stampa, La" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A Mosca si ventila addirittura l'ipotesi di una spaccatura degli Usa, con la formazione di sei stati autonomi entro il 2011. In quel panorama Russia e Cina diventerebbero i nuovi pilastri dell'ordine mondiale e garantirebbero l'economia globale con una nuova moneta in sostituzione del dollaro. Fantapolitica?

Fra Onu e globalizzazione c'è spazio per un dialogo umanitario? ( da "Villaggio Globale.it" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione c'è spazio per un dialogo umanitario? Ci si chiede se davvero l'organizzazione delle Nazioni unite sia un massimo comune divisore per tutte le popolazioni del pianeta. Un filo diretto lega la povertà e l'ambiente Investire nella gestione dell'ambiente è un fattore cruciale e spesso trascurato per la riduzione della povertà e per il miglioramento delle condizioni di

l'emergenza si combatte sul web ( da "Tirreno, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protezione Civile, alto gradimento. Ha chiuso l'incontro l'assessore regionale alla protezione civile Marco Betti, con un dato significativo: secondo le statistiche regionali, il servizio di Protezione Civile risulta essere primo nella classifica del gradimento da parte dei cittadini.

"RIFIUTI SPECIALI", CRESCE L'ESPORTAZIONE: + 60% IN 3 ANNI ( da "marketpress.info" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alle prese con una forte inversione di tendenza dovuta alla globalizzata situazione di crisi dei mercati. Sono queste le principali tendenze emerse stamane nel corso della presentazione del primo Rapporto su ?Il movimento transfrontaliero dei rifiuti?, presentato a Roma da Fise Assoambiente, l?Associazione che in Confindustria rappresenta le aziende che operano in campo ambientale.

La crisi economica in corso non è una malattia italiana: è un'epid... ( da "Messaggero, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: export o su alcuni particolari mercati esteri (ad esempio gli Usa) nella misura eccessiva in cui lo sono altri Paesi avanzati come la Germania e il Giappone o un Paese emergente come la Cina. La nostra economia mostra un maggiore equilibrio nella destinazione del prodotto tra mercato interno ed estero e un'ampia diversificazione tra gli stessi mercati esteri.

L'ora della de-globalizzazione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 1 autore: LA RITIRATA DEGLI INVESTITORI L'ora della de-globalizzazione di Giorgio Barba Navaretti L a crisi economica deprime anche i flussi globali di capitali. I dati Unctad rivelano un calo degli investimenti diretti esteri del 20% nel 2008, dopo anni di fenomenale crescita, e le previsioni per il 2009 non sono rosee.

La linea del dialogo di Hillary Clinton ottiene i primi frutti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche i più scettici e i meno fraterni non possono negare che ci sia qualcosa di consistentemente nuovo nella diplomazia Usa. Dalla Cina, alla Russia, all'Unione Europea, il Medio Oriente alla fine è solo una delle stazioni di un grande cambiamento americano: ma è quella che può determinare una pace o un'altra guerra, e dunque ha un senso d'urgenza che le altre non hanno.

Effetto crisi finanziaria: il mondo si deglobalizza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Chiamatelo protezionismo in salsa finanziaria. Definitela de-globalizzazione. Oppure violento aggiustamento degli squilibri internazionali. Una cosa è certa: i grandi fiumi globali di denaro sono in secca. m.longo@ilsole24ore.com MENO RISORSE A EST I soldi che dai Paesi occidentali entrano in quelli emergenti crollano dell'82%: calano i crediti bancari e gli investimenti PIù T-

Shanghai, l'Expo della crisi ( da "Corriere della Sera" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: emancipazione della Cina. Per dirla con il presidente Hu Jintao, «ospitare una fantastica, indimenticabile Esposizione Universale è cruciale per la Cina e la sua costruzione di una società prospera». Si coronano trent'anni e passa di riforme economiche, quelle lanciate da Deng Xiaoping nel dicembre 1978 e i funzionari ripetono che «è la prima volta che un Paese in via di sviluppo ospita un'

Bashir minaccia anche l'Onu ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Russia stanno arrivando a New York per chiedere una riunione del Consiglio di Sicurezza su un probabile voto di «congelamento» per dodici mesi del mandato di arresto, il presidente sudanese ha detto ieri «no, grazie». Bashir, per dimostrare l'infondatezza delle accuse, è andato ieri in due centri del Darfur per farsi acclamare come a Karthoum da una folla organizzata alla

L'addio di Obama all'Iraqavvia nuove strategie Usa ( da "Secolo XIX, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rapporti soprattutto con Cina e Russia, anche a costo di ingoiare più di un rospo in fatto di diritti umani (dal Tibet alla Cecenia, alla sorte della libertà di informazione), e perfino, e soprattutto, con l'Iran. Nella stessa linea il sostegno ai tentativi di mediazione dell'Egitto fra fazioni palestinesi (includendo quindi anche Hamas) e a quelli della Turchia che coinvolgono,

Crisi: la Cina non sarà la locomotiva del pianeta ( da "Finanza.com" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Crisi: la Cina non sarà la locomotiva del pianeta (9 Marzo 2009 - 08:28) MILANO (Finanza.com) - Mercoledì scorso i mercati hanno ricevuto due notizie importanti. La prima, fortemente negativa, era fornita dalla pubblicazione del Beige Book, il rapporto della Federal Reserve sull'economia degli Stati Uniti.

LA PACE VACILLA IN IRLANDA DEL NORD - USA SOTTO ACCUSA PER AIG - 12.000 SOLDATI USA LASCIANO L'IRAQ ENTRO SETTEMBRE - OBAMA VUOLE IL PETROLIO DI LULA LE MINACCE DELLA COREA DEL N ( da "Dagospia.com" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nucleare iraniano e dei rapporti con la Cina. LIBERATION - In prima pagina la fotografia di Florence Cassez dietro le sbarre: "Il rompicapo Florence Cassez". Il presidente francese Nicolas Sarkozy cercherà, durante la sua visita ufficiale in Messico, di trovare una via di uscita alla vicenda, che vede la cittadina francese condannata a 60 anni di carcere per sequestro di persona.

Teheran chiama Roma, ecco la diplomazia del pallone ( da "Giornale.it, Il" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incontro di ping pong che avviò il disgelo tra Cina e Usa, o con il match Usa-Iran ai mondiali di calcio di Francia '98, o ancora nello stesso anno con la visita della nazionale Usa di lotta in Iran a venti anni dalla rivoluzione islamica. Nel loro piccolo, i dirigenti iraniani proveranno a imparare dalla serie A segreti organizzativi e tecnici per una struttura da Champions League.

Cina, una speranza che dura un giorno ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 1 Cina, una speranza che dura un giorno MARCELLO DE CECCO Mercoledì scorso i mercati hanno ricevuto due notizie importanti. La prima, fortemente negativa, era fornita dalla pubblicazione del Beige Book, il rapporto della Federal Reserve sull'economia degli Stati Uniti.

CRISI: IN CINA PRIMI EFFETTI DEL PIANO DI RILANCIO ( da "Wall Street Italia" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Crisi: in Cina primi effetti del piano di rilancio di ANSA Lo afferma il vicegovernatore della Banca centrale -->(ANSA) - BASILEA, 9 MAR - La Cina sta cominciando a registrare i primi effetti del piano anti-crisi di rilancio varato dal Governo con un aumento degli impieghi.

Crisi: in Cina primi effetti del piano di rilancio ( da "Trend-online" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in Cina primi effetti del piano di rilancio ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 09.03.2009 12:55 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - BASILEA, 9 MAR - La Cina sta cominciando a registrare i primi effetti del piano anti-crisi di rilancio varato dal Governo con un aumento degli impieghi.

ROSALBA AVITABILE FRATTAMAGGIORE. FINISCE NEL MIRINO DEI TEPPISTI, LA SEDE DELLA PROTEZIONE CIVIL... ( da "Mattino, Il (Circondario Nord)" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Finisce nel mirino dei teppisti, la sede della protezione civile di Frattamaggiore. Ignoti l'altra notte hanno scavalcato il cancello d'ingresso della struttura che si trova nella villa comunale di via Biancardi per imbrattare il muro e i cancelli della protezione civile con bombole spray.

LEADERS FOR YOUR FUTURE. INSIEME PER SVILUPPARE NUOVI TALENTI . È QUESTO IL TITOLO D... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 09-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «La globalizzazione è una grande opportunità per tutti ma rende anche l'attività d'impresa molto più complessa che in passato. Promuoviamo questa iniziativa con Aiesec, anche perché questa Associazione internazionale di studenti universitari si è globalizzata fin dal 1948.

Gb/ Arciv. Canterbury: Colpa crisi non e' solo dei banchieri ( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: lanciato un attacco sugli effetti della globalizzazione che ha prodotto un "successo straordinario nel generare potere d'acquisto" ma che ci ha condotti "a una radicale insicurezza difficile da prevedere". Williams ha criticato la sconsiderata ricerca della crescita che ha portato a "una malsana iperattività" economica, puntando il dito contro quei governi che hanno promesso di "

Ue-Cina/ D'Alema: No a critica su diritti umani,noi poco ( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina tra le grandi potenze emerse è la meno orientata all'Europa, concetto per loro poco chiaro. I cinesi non fanno investimenti in Europa, ci considerano un mercato dove venire a vendere i loro prodotti mentre con gli Usa hanno un rapporto stretto che la crisi rafforzerà".

Cina-Usa/ Nave americana ostacolata, protesta Usa con ( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract:

L'EUROPA DEI MINISTRI INELEGGIBILI - BARACK, FORZA STAMINALI - IL FUOCO DI TREMONTI - AMATO: IL RIFIUTO È MIO, NON DEL CAV. - "MARTINI E KÜNG SOVVERSIVI" SILVIO MURATORE PIACE A ( da "Dagospia.com" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Se vogliono sviluppare i rapporti con la Cina - ha spiegato il ministro Yang Jiechi -, nessun Paese deve permettere al Dalai lama di visitarlo e di usare il suo territorio per attività separatiste che mirino all'indipendenza del Tibet». 13 - IL REPUBBLICANO LIMBAUGH: «KENNEDY MORTO PRIMA DELLA LEGGE SANITARIA».

Usa-Cina/ Casa Bianca: navi cinesi rispettino leggi ( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Casa Bianca ha chiesto alla Cina di rispettare le leggi internazionali, in particolare nella zona del Mar cinese meridionale. L'amministrazione Usa si è riferita alla nave americana "Impeccable", che è stata seguita e ostacolata da navi di Pechino. Funzionari delle Difesa hanno affermato che "negli ultimi giorni le navi cinesi sono state sempre più aggressive"

Cina/ Frattini: Diventi partner politico non solo economico... ( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Quale futuro tre le relazioni Ue e Cina' organizzato dallo European Council on Foreign Relations alla Camera dei Deputati. In poche parole, se il messaggio che arriva a Pechino dagli Usa è 'continuate a comprare i nostri titoli di Stato' e quello dall'Europa è 'sollevate i nostri sistemi finanziari con l'interscambio' il rapporto resterà,

Usa-Cina: previsto per mercoledì l'incontro tra Gheitner e Jieshi ( da "Finanza.com" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa-Cina: previsto per mercoledì l'incontro tra Gheitner e Jieshi (9 Marzo 2009 - 20:34) MILANO (Finanza.com) - In seguito ad un incidente avvenuto nel Mar Cinese Meridionale, è stato fissato per mercoledì a Washington l'incontro tra il segretario al Tesoro americano Timothy Gheitner e il capo della diplomazia cinese Yang Jieshi.

La Cina si prepara a lanciare la sua stazione spaziale ( da "Corriere.it" del 09-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: primi test nel 2010 La Cina si prepara a lanciare una mini stazione spaziale Le autorità hanno confermato il piano per la messa in orbita nel 2011 Ecco come dovrebbe presentarsi la stazione spaziale cinese MILANO - Il 2011 sarà un'annata doc per lo spazio cinese. Pechino compirà un balzo notevole realizzando il primo passo per arrivare alla prima stazione spaziale del Celeste Impero.


Articoli

Trent'anni fa, nel pieno della dittatura brezhneviana e del disastro economico sovietico, i servizi ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Trent'anni fa, nel pieno della dittatura brezhneviana e del disastro economico sovietico, i servizi segreti americani suggerivano la possibilità di un'imminente rivolta nelle più lontane - e più sacrificate - lande dell'impero. Qualcuno, tacciato allora di bieco allarmismo, ventilava addirittura l'ipotesi che il Cremlino potesse giocare la carta della guerra totale per uscire da quell'impasse. Poi venne Mikhail Gorbaciov, le nuvole agitate dai servizi si allontanarono e il resto è storia. Oggi sono i russi - non più sovietici - a dire che gli Stati Uniti sono di fronte al disastro in seguito alla crisi finanziaria ed economica; a due passi da un collasso che potrebbe portare il presidente Obama a proclamare la legge marziale (e così si spiegherebbe anche il ritiro di truppe dall'Iraq). A Mosca si ventila addirittura l'ipotesi di una spaccatura degli Usa, con la formazione di sei stati autonomi entro il 2011. In quel panorama Russia e Cina diventerebbero i nuovi pilastri dell'ordine mondiale e garantirebbero l'economia globale con una nuova moneta in sostituzione del dollaro. Fantapolitica? Bè, non è stato un qualsiasi guitto dell'informazione ad avanzare tale clamoroso - e terrificante - scenario. A enunciarlo è stato infatti Igor Panarin, rettore dell'Accademia Diplomatica presso il ministero degli Esteri, ex portavoce dell'agenzia spaziale russa e, prima ancora, analista del Kgb. Costui in essenza ha dichiarato, in un discorso davanti a diplomatici, professori e studenti, che gli americani sono travolti da un declino morale, anzi sono in balia di un grande stress psicologico che si evidenzia, nelle sue parole, attraverso le sparatorie nelle scuole, le dimensioni della popolazione carceraria. Sarebbero questi «fenomeni sociali», affiancandosi all'attuale terremoto economico e finanziario, a provocare quella che non esita a definire «la fine». Sei regioni autonome, ha detto, al posto degli Usa attuali; con il ritorno dell'Alaska alla Russia. Da molto tempo Panarin è una Cassandra impenitente, che prevede la fine della superpotenza americana e fiancheggia su questa linea quello che è forse il sentimento o più probabilmente il sogno di Vladimir Putin, il quale nelle ultime settimane ha esplicitamente attribuito a Washington la colpa della crisi globale e quindi delle male acque nelle quali si dibatte anche l'economia russa. Il crollo delle borse, il declino del Pil Usa, l'operazione Citigroup sono secondo Panarin la prova che il dominio americano dei mercati mondiali è crollato. Peggio: «E' il crollo del sogno americano», ha affermato. Uno dei presenti gli ha domandato - cosa che ai tempi dell'Urss non gli sarebbe stato concesso - se i suoi commenti e le sue previsioni non si riferissero piuttosto alla Russia e alla sua situazione. Panarin ha risposto con prontezza ed estrema sicurezza: «Il collasso della Russia non si verificherà».

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Fra Onu e globalizzazione c'è spazio per un dialogo umanitario? (sezione: Globalizzazione)

( da "Villaggio Globale.it" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ultime Notizie Dopo le ultime vicende del Darfur Fra Onu e globalizzazione c'è spazio per un dialogo umanitario? Ci si chiede se davvero l'organizzazione delle Nazioni unite sia un massimo comune divisore per tutte le popolazioni del pianeta. Un filo diretto lega la povertà e l'ambiente Investire nella gestione dell'ambiente è un fattore cruciale e spesso trascurato per la riduzione della povertà e per il miglioramento delle condizioni di vita di un popolo. Ovviamente il climate change colpisce tutti, paesi sviluppati e in via di sviluppo e i più poveri sono i primi a soffrire. Esposti come tutti, sono meno attrezzati e meno pronti ad adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. A questo punto i traguardi che l'Onu si è prefisso di raggiungere entro il 2015 consistono: nella riduzione del 50% della povertà estrema e della fame; nel garantire l'educazione primaria universale; nella promozione della parità di genere; nel ridurre di due terzi la mortalità infantile e di tre quarti quella materna; nella prevenzione e lotta all'Hiv/Aids, malaria e altre malattie infettive; nel lavorare nella direzione della sostenibilità ambientale; nella promozione di una partnership globale Nord-Sud per lo sviluppo. Il rischio, difatti, di un costante stato d'abbandono da parte delle istituzioni internazionali di un dato territorio a rischio, potrebbe essere il verificarsi di situazioni d'emergenza umanitaria, simili a quelle presenti nel Darfur, nell'ovest del Sudan. Il 4 marzo scorso finalmente i tre giudici della prima camera preliminare della Corte penale internazionale hanno autorizzato l'arresto del presidente del Sudan Omar Al Bashir per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, perpetrati ai danni della popolazione civile nella regione sudanese del Darfur. I magistrati hanno lasciato cadere l'accusa di genocidio. Ma solo per ora, perché se durante l'inchiesta emergeranno nuovi elementi, l'imputazione potrebbe essere ripresa. Le accuse per cui si chiede l'arresto riguardano tra l'altro tortura, stupro, saccheggio e distruzione di beni. Le autorità sudanesi si sono rifiutate di collaborare con la corte. Di oggi è inoltre la notizia che il presidente sudanese Omar al Bashir ha avvertito le organizzazioni non governative, il corpo diplomatico e le forze dell'Onu presenti sul territorio sudanese, e quindi anche nel Darfur, di rispettare obbligatoriamente le leggi locali; pena l'espulsione dal territorio. Ma andiamo a ritroso nel tempo: a seguito della recrudescenza degli scontri durante i mesi di luglio e agosto del 2006, il 31 agosto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha approvato la Risoluzione 1706, che prevede che una nuova forza di pace, composta da 20.000 caschi blu dell'Onu, sostituisca o affianchi i 7.000 uomini dell'Unione africana attualmente presenti sul campo. Il Sudan ha avanzato forti obiezioni nei confronti della risoluzione e ha dichiarato che le forze Onu entrate in Darfur saranno considerate alla stregua di invasori stranieri. Il giorno seguente i militari sudanesi hanno dato il via ad un'imponente offensiva nella regione. Tornando al presente dei nostri giorni, l'aspetto che si vuole sottolineare è l'impotenza diplomatica dell'Onu in alcuni stati ove risulta impossibile tessere le fila della trama democratica e della civiltà; in regioni ove lo straniero, seppur appartenente ad organizzazioni di pace umanitarie, è visto come un'ingerenza inammissibile da combattere. Paradossalmente, una sorta di neocolonialismo di cui liberarsi. Se non fosse che questi luoghi dimenticati da Dio, o meglio gli uomini che li governano, sono degli assassini sanguinari avvezzi alla pulizia etnica. Ma allora ci si chiede se nell'ambito di un sistema globalizzato come il nostro ci sia davvero spazio per la strategia del dialogo ad oltranza, in un mondo che invece rimane tuttora dilaniato da feroci e violente dittature militari. Insomma, l'Onu è davvero un massimo comune divisore per tutte le popolazioni del pianeta? (Valentina Nuzzaci) (09 Marzo 2009)

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l'emergenza si combatte sul web (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 1 - Pontedera L'emergenza si combatte sul web La protezione civile della Valdera entra in rete e parla ai giovani PONSACCO.Il Centro intercomunale di Protezione Civile della Valdera fa un salto di qualità. Entra nella rete, You Tube, Facebook, I-tv, con spot pubbliciatari e radiofonici, e nelle case dei cittadini con la pubblicazione "Informati e sicuri", opuscolo che fornisce le informazioni di base per la prevenzione. Tutti segnali che vanno verso una direzione: quella dell'informazione come punto cardine del lavoro della protezione civile. Proprio di questo si è parlato nel convegno organizzato all'auditorium della Mostra del Mobilio di Ponsacco. Anche l'assessore Renzo Profeti e il sindaco Alessandro Cicarelli all'incontro sul tema: il ruolo chiave della consapevolezza nell'affrontare l'emergenza. Presenti in sala le tute dei colori più diversi, Misericordia, Pubblica Assistenza, Vigili del Fuoco; molti professionisti, molti volontari. Il video. Protagonista del convegno un video, realizzato da Simone Bachini sul lavoro del Centro Intercomunale, e su alcune norme base di comportamento in caso di emergenza. Il video, oltre a essere presente - e scaricabile - sul sito www.protezionecivilevaldera.it, sarà a breve inserito su Youtube. Ne verranno anche ricavati alcuni spot-pillola di trenta secondi ciascuno, sulle principali norme da osservare in caso di rischio ambientale, che verranno trasmessi su Canale 50 e Rete Granducato, e come spot audio, su Radio Blu. In più, è nato su Facebook il gruppo del Centro Intercomunale della Protezione Civile Valdera, come ulteriore strumento di comunicazione con il mondo giovanile. La pubblicazione. Oltre alla presenza web, anche quella cartacea, come «mezzo che resta per ora quello privilegiato per la maggior parte dei cittadini -, nelle parole dell'editor Claudia Batoni (ArtEventBook Edizioni), che ha curato la realizzazione dell'opuscolo "Informati e sicuri". Ventisei pagine che contengono le informazioni base, sia logistiche che normative, per intervenire come singoli cittadini in caso di pericolo alluvioni, frane, incendi, terremoti. Una guida accompagnata dalle illustrazioni di Marco Citi, architetto e vignettista, che mette in scena una famiglia tipica ponsacchino-pontederese, i Vesponi, un mix tra i Simpson e i Quagliotti del Vernacoliere, con la presenza centrale del grinzoso arzillo nonnetto, pronto a intervenire nelle emergenze. E poi: il figlio piccolo che si chiude nel frigo durante il black out, la figlia maggiore simil-velina che pensa a salvare i vestiti dall'alluvione - il nonno invece ne approfitta per farsi un bagno. Protezione Civile, alto gradimento. Ha chiuso l'incontro l'assessore regionale alla protezione civile Marco Betti, con un dato significativo: secondo le statistiche regionali, il servizio di Protezione Civile risulta essere primo nella classifica del gradimento da parte dei cittadini. Martina Mengoni

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"RIFIUTI SPECIALI", CRESCE L'ESPORTAZIONE: + 60% IN 3 ANNI (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lunedì 09 Marzo 2009 ?RIFIUTI SPECIALI?, CRESCE L?ESPORTAZIONE: + 60% IN 3 ANNI Roma, 9 marzo 2009 ? Cresce a ritmo sostenuto l?esportazione dei rifiuti speciali (da attività produttive) inviati all?estero per l?assenza sul territorio nazionale di adeguati impianti di trattamento e per le condizioni di smaltimento economicamente vantaggiose offerte da alcuni Paesi; cresce, pur se gradualmente, anche il fenomeno dell?importazione dei rifiuti speciali, utilizzati come materie prime nell?industria del recupero, non soddisfatta dalle raccolte differenziate nazionali, attualmente però alle prese con una forte inversione di tendenza dovuta alla globalizzata situazione di crisi dei mercati. Sono queste le principali tendenze emerse stamane nel corso della presentazione del primo Rapporto su ?Il movimento transfrontaliero dei rifiuti?, presentato a Roma da Fise Assoambiente, l?Associazione che in Confindustria rappresenta le aziende che operano in campo ambientale. Dal Rapporto, il primo mirato su importazione ed esportazione di rifiuti, emerge come nel 2005 (ultimi dati Mud disponibili su import/export) siano state esportate dall?Italia 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (+60% vs le 1. 144 mila tonnellate del 2002). Nello stesso anno l?Italia ne ha importati circa 1,4 milioni di tonnellate (nel 2002 erano 890mila). Il trasporto di questi rifiuti, in entrata ed uscita dai confini nazionali, riguarda complessivamente il 3% dei rifiuti speciali gestiti nel 2005 (il 2,7% dei rifiuti non pericolosi e circa il 10% di quelli pericolosi). Negli ultimi anni le esportazioni dei rifiuti speciali sono cresciute soprattutto grazie all?aumento dei flussi di ?pericolosi?, passati dalle 116. 000 tonnellate del 2002 a circa 573. 000 tonnellate nel 2005 (+350%): si tratta, in particolare, di rifiuti prodotti da trattamento meccanico, fluff, ceneri/scorie e apparecchiature fuori uso. Dallo studio emerge la differente capacità di gestione dei rifiuti speciali da parte dei Paesi europei, con nazioni come la Germania che presenta un?alta capacità di smaltimento e costituisce la meta di gran parte dei rifiuti speciali italiani esportati (542mila tonnellate l?anno). ?L?esportazione di rifiuti speciali?, osserva Margherita Gorio, Presidente del Settore Rifiuti Industriali di Assoambiente, ?è un fenomeno strutturale, dovuto, da una parte, alla carenza sul territorio nazionale di impianti di smaltimento per alcune tipologie di rifiuti speciali, ma anche a situazioni di ?dumping? del mercato internazionale che offre condizioni di trattamento non omogenee che rendono più economica la scelta di far viaggiare oltre confine i nostri rifiuti?. In Germania, ad esempio, gran parte dei rifiuti speciali viene utilizzata per la messa in sicurezza (riempimento) delle miniere di sale. ?Sarebbe, quindi, auspicabile?, conclude Gorio, ?un maggior allineamento dei livelli di efficacia ambientale dei sistemi di trattamento a livello europeo e un?esportazione dei rifiuti destinati a smaltimento condizionata alle disponibilità impiantistiche di trattamento nazionale, analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei ?. I dati di questo primo Rapporto sono gli ultimi disponibili e relativi al 2005, ma negli ultimi anni l?assenza di uno sviluppo significativo delle infrastrutture lascia intendere come tali tendenze siano tuttora corrispondenti all?attuale situazione di mercato per quanto attiene lo smaltimento. A livello territoriale, il 60% dei rifiuti esportati parte dal Nord, il 6% dal Centro e il 32% dal Sud. In particolare, anche per aspetti connessi all?industrializzazione, la Lombardia è la regione che raggiunge i più alti livelli di esportazione dei rifiuti speciali (32% del totale) e i più alti livelli di importazione (919. 000 tonnellate su un totale italiano di 1,4 mln di tonnellate). Sintesi del Rapporto -- Il Rapporto descrive e analizza le dinamiche connesse al movimento transfrontaliero dei rifiuti speciali tra l?Italia e gli altri Paesi, europei e non. Per rifiuti speciali si intendono tutti i rifiuti che non rientrano nella categoria degli urbani: si tratta, quindi, di rifiuti che provengono quindi, ad esempio, da attività produttive. Il movimento transfrontaliero di questi rifiuti e delle materie recuperate costituisce un importante indicatore per valutare criticità e potenzialità della gestione dei rifiuti a livello nazionale ed internazionale; lo testimonia la tendenza italiana, accentuatasi negli ultimi anni, a cercare soluzione alle problematiche legate alla gestione dei rifiuti nell?esportazione degli stessi all?estero. Dallo studio emerge la differente capacità di gestione dei rifiuti speciali da parte dei Paesi europei, con casi come la Germania che presenta un?alta capacità di smaltimento impiantistica e morfologica (miniere) e agevola la movimentazione di diversi flussi di rifiuti (materiali recuperati e rifiuti speciali pericolosi) non solo all?interno dell?Europa, ma anche tra Europa e altri continenti (Africa e Asia) L?analisi è stata condotta sulla base dei dati confrontabili desunti dagli ultimi Mud - Modello Unico di Dichiarazione Ambientale - dal 2002 al 2005. Come evidenziato anche da altri rapporti, nel triennio 2005-2007 non si è registrato uno sviluppo significativo delle infrastrutture, il che lascia intendere che dati e tendenze registrati in questo rapporto siano riferibili, con marginali adattamenti, all?attuale situazione di mercato. Dal Rapporto emerge come nel 2005 siano state esportate dall?Italia oltre 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e circa 573. 000 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, per un totale di 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti. Nello stesso anno l?Italia ha importato circa 1,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e circa 33. 000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Rispetto alla produzione nazionale di rifiuti speciali, il trasporto transfrontaliero, in entrata ed uscita dai confini nazionali, riguarda complessivamente il 3% dei rifiuti speciali gestiti nel 2005 (il 2,7% dei rifiuti non pericolosi e circa il 10% di quelli pericolosi). La tendenza registrata evidenzia una forte crescita, soprattutto per i rifiuti speciali pericolosi, la cui esportazione è cresciuta, dal 2002 al 2005, di oltre il 350%. I flussi di esportazione e di importazione si muovono su due binari ben distinti: da una parte si esportano rifiuti provenienti da processi produttivi per il trattamento finale (ceneri, scorie, polveri) e, dall?altra, si ricorre all?importazione di materie prime seconde destinate all?industria del recupero (legno, vetro, plastiche, metalli). L?esportazione dei rifiuti Oltre il 90% dei rifiuti speciali sono esportati in Paesi europei e in particolare in Germania dove, nel 2005, è stato trasferito il 47% dei rifiuti speciali (pericolosi e non pericolosi), e la quasi totalità dei rifiuti speciali pericolosi. Nella specifica graduatoria dei Paesi che accolgono i rifiuti speciali italiani, la Germania è seguita da Grecia (18% dei rifiuti italiani esportati), Regno Unito (10%), Cina (8%) e Francia (4%). La necessità di esportare rifiuti speciali all?estero è legata all?insufficiente presenza sul territorio nazionale di impianti in grado di smaltire alcuni quantitativi e tipologie di rifiuti e ai loro costi di gestione: in Germania, ad esempio, questi rifiuti vengono smaltiti attraverso l?utilizzo per la messa in sicurezza delle miniere di sale che mette fuori gioco ogni competizione tecnologica. Negli ultimi anni le esportazioni dei rifiuti speciali sono cresciute grazie all?aumento dei flussi dei ?non pericolosi? (+30% dal 2002 al 2005), ma soprattutto di quelli ?pericolosi?, passati dalle 116. 000 tonnellate del 2002 a circa 573. 000 tonnellate nel 2005. Tale sostanziale incremento ha coinvolto soprattutto i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico, il fluff, le ceneri/scorie e le apparecchiature fuori uso. Andamento nazionale delle esportazioni dei rifiuti speciali Infatti, su un totale di 1,350 milioni di tonnellate di rifiuti speciali esportati, 723. 000 tonnellate (quasi il 50%) derivano da esportazioni di ceneri e scorie da processi termici provenienti dalle attività produttive; 257. 000 tonnellate (20%) sono legate all?esportazione di ceneri e scorie da trattamento dei rifiuti. Le rimanenti 367. 000 tonnellate sono per la maggior parte costituite da rifiuti del consumo finale, apparecchiature fuori uso e pneumatici (132. 000 tonnellate), imballaggi e materiali vari (112 mila tonnellate), materiali ferrosi da costruzioni e demolizioni (68. 000 mila tonnellate) e 55. 000 tonnellate da rifiuti non differenziati. Oltre 276. 000 tonnellate di rifiuti pericolosi sono esportati e sono composti da terra e rocce, vetro, plastiche e legno contenenti sostanze pericolose e rifiuti provenienti da attività di costruzione e demolizione. Un?importante frazione dei rifiuti pericolosi esportati (206. 000 tonnellate) è rappresentata da rifiuti contenenti sostanze pericolose, stabilizzati, rifiuti da filtrazione fumi, da fanghi e da ceneri. Ammonta a oltre 80. 000 tonnellate l?esportazione dei rifiuti da processi chimici, oli e catalizzatori. Esportazione di rifiuti speciali per Paese di destinazione (2005) Il Paese in cui si esporta la maggior parte di rifiuti pericolosi è la Germania (542. 000 tonnellate). Sul piano territoriale, dalle regioni del Nord si esporta complessivamente quasi il 60% del totale e, in particolare, quasi l?80% dei rifiuti speciali pericolosi. Dal Centro si esporta il 6% del totale dei rifiuti, mentre dal Sud arriva il 32% del totale dei rifiuti esportati. Anche per aspetti connessi alla industrializzazione, il primato regionale spetta alla Lombardia che produce il 32% del totale esportato, seguita dalla Puglia con il 22%, dal Piemonte con l?11% e dal Veneto con il 7%. In particolare, dalla Lombardia nel 2005 sono state esportate oltre 389. 000 tonnellate di rifiuti non pericolosi, composti prevalentemente da apparecchi fuori uso (66. 000 tonnellate in Cina), rifiuti da trattamento meccanico (65. 000 tonnellate in Germania) e ceneri (61. 000 tonnellate in Germania) prodotte dalle attività di termovalorizzazione. Sono stati, inoltre, esportate 229. 000 tonnellate, di cui in Germania 125. 000 tonnellate di rifiuti pericolosi (terra e rocce contenenti sostanze pericolose). Contestualmente, sono stati esportati in Germania 188. 000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi mentre in Cina sono arrivate 108. 000 tonnellate (tutti materiali recuperabili o riciclabili). L?importazione di 1,4 milioni di tonnellate l?anno di rifiuti speciali è dovuta quasi esclusivamente agli ?speciali non pericolosi? provenienti dalla Germania (25%), dalla Svizzera (23%), dalla Francia (21%) e, in ugual misura per il 6%, dalla Slovenia e dall?Austria. La tipologia di rifiuto maggiormente importato è il legno, il cui flusso discontinuo di quantitativi movimentati provoca di anno in anno evidenti fluttuazioni nel trend generale: 861. 000 tonnellate di rifiuti importati nel 2002, 900. 000 tonnellate nel 2004, 1,2 milioni di tonnellate nel 2003 e 1,4 milioni di tonnellate nel 2005. A differenza dei flussi di rifiuti esportati (ceneri, scorie, polveri), l?importazione di rifiuti speciali non pericolosi riguarda soprattutto materie prime seconde dirette agli impianti di riciclaggio italiani: 734. 000 tonnellate di legno (per la maggior parte verso impianti di produzione di pannelli truciolati), 198. 000 tonnellate di metalli, 129. 000 tonnellate di vetro e 350. 000 tonnellate di altri materiali (plastica, metalli, veicoli fuori uso, imballaggi). L?importazione di rifiuti speciali è quindi legata alla esigenza di materie prime seconde per i settori produttivi interessati che, nonostante gli sforzi di incremento della raccolta differenziata, hanno richiesto il supporto di materiale dall?estero. Le importazioni di tali rifiuti (per la maggior parte non pericolosi) hanno interessato principalmente la Lombardia, che nel 2005 ha importato 919. 000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, dei quali circa 580. 000 tonnellate di legno, 76. 000 tonnellate di vetro e 210. 000 tonnellate di metalli non ferrosi. Per quanto riguarda i Paesi di provenienza dei rifiuti importati, anche in questo caso la Germania conferma la leadership con 158. 000 tonnellate di legno, oltre 100. 000 tonnellate di metalli, imballaggi e plastica esportate in Italia. Segue la Svizzera con 240. 000 tonnellate circa di legno, oltre 50. 000 tonnellate di vetro e metalli vari. Dalla Francia si importano circa 180. 000 tonnellate di legno, 36. 000 tonnellate di imballaggi in plastica, metalli (10. 000 tonnellate) e altri materiali quali vetro e plastiche. Per quanto concerne le importazioni di rifiuti pericolosi, su 33. 000 tonnellate importate ben 14. 000 provengono dall?Australia e si tratta di materiali provenienti dalle lavorazioni metallurgiche. Vi sono, inoltre, 6. 000 tonnellate di rifiuti solidi dovuti al trattamento dei fumi e, con percentuali ridotte, a sostanze in genere legate ad attività chimiche e di lavaggio. In particolare la dinamica import ? export dei rifiuti recuperabili riscontra oggi, a differenza delle attività di smaltimento, una sostanziale inversione di tendenza dovuta da una parte agli sviluppi delle raccolte differenziate nazionali e dall?altra alla forte attuale contrazione dei mercati di sbocco dei rifiuti recuperati e delle materie prime seconde. La normativa Il trasporto transfrontaliero dei rifiuti, normato dal Regolamento (Ce) n. 1013/2006 che dal 12 luglio 2007 ha sostituito il precedente Regolamento (Cee) n. 259/93, rappresenta un riferimento importante per comprendere le caratteristiche e le potenzialità di trattamento di un Paese, nonché del mercato ?globalizzato? dei rifiuti. Se è vero, infatti, che molto spesso dietro queste movimentazioni si celano aspetti di economicità del sistema (costi di trattamento più bassi connessi a condizioni ambientali, normative o strutturali ? come la messa in sicurezza delle miniere di sale in Germania ? che non consentono una competizione tecnologica), è opportuno anche evidenziare che i rifiuti sono altresì trasferiti per sostituire risorse naturali in processi produttivi. Il nuovo Regolamento, necessario per allineare la normativa europea in materia alle disposizioni della convenzione di Basilea (in merito al controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento) e a quelle dell´Ocse (sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti destinati ad operazioni di recupero), mira a rafforzare, semplificare e precisare le attuali procedure per la sorveglianza del movimento transfrontaliero dei rifiuti. Sarebbe auspicabile un maggior allineamento dei livelli di efficacia ambientale dei sistemi di trattamento a livello europeo e un?esportazione dei rifiuti destinati a smaltimento condizionata alle disponibilità impiantistiche di trattamento nazionale, analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei. . <<BACK

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La crisi economica in corso non è una malattia italiana: è un'epid... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lunedì 09 Marzo 2009 Chiudi di MARCO FORTIS La crisi economica in corso non è una malattia italiana: è un'epidemia mondiale di fronte alla quale l'Italia fa bene ad attrezzarsi con tutte le misure compatibili con l'equilibrio dei propri conti pubblici. Ma anche con la consapevolezza di avere "anticorpi" assai migliori dei Paesi più malati, a cominciare dagli Stati Uniti, dove, nonostante i mega-piani di rilancio dell'economia, il tasso di disoccupazione è salito a febbraio all'8,1% e il numero dei senza lavoro, pari ormai a 12,5 milioni, ha raggiunto i massimi storici. Per non parlare della Gran Bretagna, dove la Bank of England è ormai ridotta a "stampare" moneta mentre due banche del calibro di Royal Bank of Scotland e Lloyds Banking Group sono state nazionalizzate; o dell'Irlanda, dove i conti dello Stato sono così disastrati da aver spinto il governo a presentare un piano per tagliare del 7% lo stipendio dei dipendenti pubblici. E potremmo ricordare anche l'ex ammirata Spagna, dove il tasso di disoccupazione ha ormai sfondato il 15%. Mentre le economie esportatrici di Cina e Giappone sono pressoché paralizzate. A questo disastro si riferiva il Ministro dell'economia Giulio Tremonti quando, sorprendendo per la verità solo i distratti, ha parlato di «un 2009 più difficile del 2008»: uno scenario dal quale chiaramente l'Italia non può chiamarsi fuori, essendo l'economia mondiale ormai completamente globalizzata, nel bene e nel male. Il nostro tallone d'Achille resta l'elevato debito pubblico. A ciò si aggiunge il deterioramento dei coefficienti patrimoniali di alcune grandi banche, pur essendo il sistema creditizio italiano nel suo complesso il meno contagiato dal crack finanziario. Tuttavia, nella tempesta della crisi economica mondiale la piccola "caravella" italiana, anche se sballottata dai flutti, per ora mantiene la rotta meglio di tante altre "corazzate" malridotte, smentendo gli uccelli del malaugurio. Ciò non deve indurre a facili "ottimismi consolatori" come ha scritto Carlo Azeglio Ciampi, ma sarebbe un errore ancor più grave e lesivo dell'interesse repubblicano alimentare "pessimismi paralizzanti". Infatti, occorre agire contro "il deterioramento del clima sociale" che accentua "le diseguaglianze" e "contro le cause del ristagno dell'economia italiana". Ma per far questo occorre prima di tutto bandire ogni disfattismo, concentrare le poche risorse disponibili su misure mirate di sostegno dell'economia e credere maggiormente nei nostri punti di forza strutturali: economia reale, risparmio e basso indebitamento delle famiglie. Nonostante il quotidiano bombardamento di notizie nazional-catastrofiche, che spesso tendono a dare un'immagine distorta del nostro Paese, come se si trovasse più in difficoltà di tutti gli altri in mezzo al guado della recessione internazionale, i dati, pur in peggioramento, dimostrano che i nostri "anticorpi" funzionano e possono supportare l'auspicabile successo delle terapie. I vari provvedimenti sinora adottati dal governo sono certamente perfezionabili ma concreti: carta acquisti e bonus alle famiglie meno abbienti; potenziamento degli ammortizzatori sociali; incentivi fiscali per sostenere la domanda dei settori strategici più in difficoltà come l'auto; Tremonti bond non per "salvare" banche e banchieri ma per garantire il flusso del credito a famiglie e imprese; pacchetto infrastrutture. In occasione del prossimo consiglio dei ministri, inoltre, dovrebbe essere presentato anche il piano per l'edilizia annunciato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La Confindustria e la Banca d'Italia hanno espresso la preoccupazione che nel 2009 la diminuzione del pil italiano possa essere superiore al -2% previsto un mese e mezzo fa dal Governo e dalla Commissione Europea, ipotizzando che il calo possa collocarsi tra il -2,5% e il -2,6%. Ma anche i centri studi e le banche centrali degli altri Paesi, di fronte al peggioramento dello scenario internazionale, nel frattempo hanno rivisto al ribasso le precedenti previsioni dei loro governi e dell'Ue. Sicché le indicazioni per l'Italia, a fonti omogenee e a parità di aggiornamento, risultano comunque sempre le meno negative rispetto ad altre importanti economie come la Germania e la Gran Bretagna. Il pil di quest'ultima, secondo la Confindustria britannica e la Bank of England, nel 2009 diminuirà di oltre il 3%. C'è poco da rallegrarsi, ovviamente, ma l'Italia sembra reggere l'urto della crisi meglio di altri Paesi che pure hanno iniettato centinaia di miliardi di euro, sterline e dollari nelle loro economie per salvare banche in difficoltà o "stimolare" la domanda. Inoltre, i "confidence indicators" elaborati dall'Eurostat mostrano chiaramente che gli italiani sono meno pessimisti degli altri cittadini europei (e anche di molti nostri editorialisti). Rispetto agli altri 4 maggiori Paesi dell'Ue (Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) a febbraio il clima di fiducia in Italia (dato dal saldo delle risposte tra ottimisti e pessimisti) risultava il migliore in ben 3 indicatori settoriali: nell'industria, nel commercio al dettaglio e tra i consumatori; era più o meno in linea con quello medio degli altri Paesi nelle costruzioni (con l'eccezione della Gran Bretagna, dove la fiducia è letteralmente crollata); mentre siamo solo un po' più pessimisti di Francia e Germania nei servizi, ma migliori di Spagna e Gran Bretagna. In particolare, se analizziamo la dinamica delle risposte mensili da marzo 2008 a febbraio 2009 possiamo notare chiaramente che il clima di fiducia nell'industria in Italia è peggiorato molto meno rispetto all'area dell'euro a 16 Paesi (che è avvantaggiata dal fatto di includere la stessa Italia), per non parlare della martoriata Gran Bretagna che è sola in fondo alla classifica con un saldo negativo a febbraio pari a 46,6: il che significa che il 73,3% degli industriali inglesi oggi vede "nero" e solo il 26,7% è ottimista. Una situazione rispecchiata anche dall'andamento degli ordinativi dell'industria, che a dicembre 2008 sono diminuiti in Italia grosso modo la metà che in Gran Bretagna, Germania e Spagna, dove la crisi è assai più forte che da noi. Nel commercio al dettaglio, il "confidence indicator" appare assai più solido in Italia che nell'area dell'euro e in Gran Bretagna; analoga situazione si presenta per ciò che riguarda il saldo delle risposte dei consumatori. Nel commercio al dettaglio a febbraio 2009 il nostro Paese è l'unico tra i 5 grandi dell'Ue ad avere ancora un saldo delle risposte positivo: gli operatori ottimisti in Italia sono il 54% circa, mentre, al contrario, in Gran Bretagna i pessimisti sono addirittura il 73%, in Germania e Spagna il 64% e in Francia il 62%. L'Italia appare un po' più "pessimista" nelle costruzioni, ma il pacchetto infrastrutture deciso dal Governo e l'annunciato piano per l'edilizia residenziale potrebbero migliorare questo profilo critico e rilanciare un settore nevralgico. Infatti, l'edilizia non soltanto è importante in sé per l'occupazione ed il valore aggiunto che genera direttamente ma muove anche la domanda interna di molti prodotti di punta del "made in Italy" oggi penalizzati dalla crisi internazionale: dalle piastrelle ai rubinetti, dai mobili agli elettrodomestici, dagli impianti di riscaldamento agli impianti elettrici, ecc. Dunque dai dati dell'Eurostat appare evidente che il clima di fiducia in Italia si è deteriorato ma, almeno per ora, non in misura così forte come negli altri Paesi. Si tratta di un fattore decisivo, anche sotto il profilo psicologico, per far fronte a questa formidabile crisi planetaria, unitamente al fatto che, pur essendo un importante Paese esportatore, l'Italia non è "sbilanciata" sull'export o su alcuni particolari mercati esteri (ad esempio gli Usa) nella misura eccessiva in cui lo sono altri Paesi avanzati come la Germania e il Giappone o un Paese emergente come la Cina. La nostra economia mostra un maggiore equilibrio nella destinazione del prodotto tra mercato interno ed estero e un'ampia diversificazione tra gli stessi mercati esteri. Pertanto, anche se soffriamo terribilmente il crollo della domanda mondiale, che penalizza le nostre esportazioni e, purtroppo, le nostre imprese migliori (cioè proprio quelle che stanno in prima linea nella competizione internazionale e che andrebbero perciò più sostenute), "sentiamo" di meno la crisi rispetto ad altri grandi Paesi esportatori netti o troppo dipendenti dal mercato americano. Nel quarto trimestre 2008, ad esempio, il pil italiano è calato rispetto al terzo trimestre (-1,8%) meno di quello tedesco (-2,1%) e molto meno di quello giapponese (-3,3%).

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L'ora della de-globalizzazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-03-08 - pag: 1 autore: LA RITIRATA DEGLI INVESTITORI L'ora della de-globalizzazione di Giorgio Barba Navaretti L a crisi economica deprime anche i flussi globali di capitali. I dati Unctad rivelano un calo degli investimenti diretti esteri del 20% nel 2008, dopo anni di fenomenale crescita, e le previsioni per il 2009 non sono rosee. L'arretramento degli investimenti di portafoglio, ( strettamente finanziari) e del credito bancario è ancora più forte. Continua u pagina 8 l'articolo prosegue in altra pagina

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La linea del dialogo di Hillary Clinton ottiene i primi frutti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-08 - pag: 6 autore: Il processo di pace La linea del dialogo di Hillary Clinton ottiene i primi frutti di Ugo Tramballi I soldi per Gaza ci sono; i palestinesi vanno verso il compromesso necessario per non ripiombare nella guerra civile fra Hamas e Fatah; i due negoziatori americani sono arrivati a Damasco; e le aperture sono evidenti anche verso l'Iran sull'unico terreno dove una collaborazione è possibile: l'Afghanistan. Per essere solo una settimana da che Hillary Clinton ha messo piede in Medio Oriente, anche i più scettici e i meno fraterni non possono negare che ci sia qualcosa di consistentemente nuovo nella diplomazia Usa. Dalla Cina, alla Russia, all'Unione Europea, il Medio Oriente alla fine è solo una delle stazioni di un grande cambiamento americano: ma è quella che può determinare una pace o un'altra guerra, e dunque ha un senso d'urgenza che le altre non hanno. Ora si capisce perché Barack Obama abbia scelto un personaggio dal profilo forte come Hillary Clinton per il dipartimento di Stato. Erano due le priorità dell'America: riformare all'interno il sistema economico e ridisegnare all'esterno il volto politico della superpotenza. Occorreva per un po' un potere quasi bicefalo: il presidente a occuparsi della crisi economica, un forte segretario di Stato a risolvere la crisi di credibilità diplomatica di fronte al mondo. Questo non vuol dire che fra sei mesi il mondo sarà migliore. Forse per allora non ci sarà più uno scudo spaziale a dividere America e Russia. Ma il Medio Oriente sarà nella sostanza ancora lo stesso di oggi. In Egitto all'inizio della settimana Clinton aveva trasmesso un senso d'urgenza alla regione. Ma la diplomazia americana non farà un blitz: sarà piuttosto "trasformativa". Non chiederà alla Siria di abbandonare l'Iran ed Hezbollah ma cercherà la collaborazione dove è già possibile trovarla. Non aprirà ad Hamas le porte del dialogo, a Sharm elSheikh è stato chiarito che i palestinesi di riferimento sono i moderati di Abu Mazen: ma agli islamici si offriranno le opportunità per cambiare, se lo vorranno. C'è tuttavia un'ombra dentro la quale Clinton a Gerusalemme ha già guardato con coraggio ma non ha mezzi per illuminare come vorrebbe: il prossimo Governo d'Israele,che potrebbe avere come ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, l'uomo che per punire l'Egitto qualche anno fa voleva bombardare la diga di Assuan; e come altri ministri crede che sia inammissibile uno Stato palestinese. è a pensarci incredibile, ma politicamente possibile, che il primo alleato dell'America in Medio Oriente si trasformi nel primo ostacolo del suo sforzo di cambiamento. ugo.tramballi@ilsole24ore.com L'INCOGNITA Il paradosso è che Israele, il primo alleato di Washington nell'area, rischia di avere un Esecutivo poco incline al negoziato

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Effetto crisi finanziaria: il mondo si deglobalizza (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: INPRMO PIANO data: 2009-03-08 - pag: 2 autore: Effetto crisi finanziaria: il mondo si deglobalizza Si congelano i flussi internazionali e molti capitali vengono rimpatriati Morya Longo I cittadini del Kenya che lavorano all'estero non ce la fanno più. Tanti di loro stanno perdendo il posto: così nel 2008, stima la Banca centrale del Paese africano, hanno ridotto del 38% il denaro inviato in patria alle proprie famiglie. Questo è forse l'aspetto meno noto, ma anche il più umano, degli effetti catastrofici che la crisi finanziaria sta causando. Non stanno solo crollando le Borse. Non stanno soffrendo solo le banche e le case automobilistiche. Sta accadendo qualcosa in più. La tempesta, nata nelle fabbriche di mutui subprime degli Stati Uniti, sta infatti invertendo il fenomeno più importante degli ultimi decenni: la globalizzazione. Quei fiumi di denaro che fino al 2007 spostavano ricchezza da un Paese all'altro si stanno prosciugando: molti capitali si sono bruciati in Borsa, tanti altri stanno rimpatriando o si stanno dirottando su titoli di Stato e oro. Insomma: l'impressione è che il mondo stia entrando in una nuova «Era glaciale » degli scambi finanziari. I flussi di capitali dai Paesi occidentali a quelli in via di sviluppo stanno infatti crollando: tra il 2007 e il 2009 sono calati dell'82%. Per contro, hanno raggiunto il record i flussi netti verso Stati Uniti ed Europa. «Fino a poco tempo fa c'erano grossi squilibri internazionali – osserva Domenico Siniscalco vice presidente e numero uno in Italia di Morgan Stanley –: gli Stati Uniti consumavano troppo e risparmiavano poco, l'Asia consumava poco e risparmiava troppo. Questo richiedeva ingenti flussi finanziari, che erano intermediati dai grandi operatori. La domanda da porsi è se oggi si stiano semplicemente aggiustando gli squilibri del passato, oppure se il mondo stia andando verso una de-globalizzazione più strutturale». La risposta arriverà dalla storia. Fuga dai Paesi emergenti Il "fiume" di denaro che si sta prosciugando in modo più evidente è quello che negli ultimi anni stava inondando i Paesi emergenti: America Latina, Africa, Asia ed Est Europa. Nel 2007i flussi degli investitori privati occidentali in questi mercati avevano toccato il record storico: secondo i dati dell'Institute of International Finance, erano quasi raddoppiati dai 564,9 miliardi del 2006 ai 928,6 miliardi di fine 2007. Crescevano gli investimenti diretti, quelli in azioni e obbligazioni, aumentavano i crediti erogati dalle banche internazionali: gli occidentali, insomma, cercavano in quei Paesi nuovi mercati promettenti. Ma la crisi ha cambiato tutto: gli investitori, in preda al panico, stanno prosciugando i flussi. Gli investimenti diretti, quelli che dall'occidente arrivano ai Paesi emergenti, sebbene storicamente stabili stanno frenando velocemente: dai 304 miliardi di dollari raggiunti nel 2007, se ne stimano 197 nel 2009. Ma sono soprattutto le banche a fare marcia indietro: i grandi istituti occidentali in crisi, in gran parte salvati dai loro Governi, dovendo ridurre l'attività preferiscono farlo all'estero e non in patria. Morale: dal 2007 al 2009 si sono "prosciugati" quasi 500 miliardi di dollari di finanziamenti erogati dalle banche occidentali nei Paesi in via di sviluppo. Nel 2009 l'Iif stima addirittura un flusso negativo. C'è poi un altro canale che ora frena: le rimesse. Cioè i soldi che gli emigrati spediscono alle famiglie. L'Overseas Development Institute stima che possano diminuire in totale del 20%: 40 miliardi di dollari in meno per colpa della crisi. Volo verso Usa ed Europa Dove va questa montagna di denaro in fuga dai Paesi emergenti? Una parte sta andando (o meglio tornando) negli Stati Uniti. I flussi netti verso gli Usa, cioè la differenza tra gli acquisti e le vendite di titoli a stelle e strisce, secondo i calcoli di Barclays hanno infatti raggiunto il record storico negli ultimi 4 mesi del 2008: dall'estero sono entrati 140 miliardi di dollari netti sui mercati statunitensi. Anche in Europa il fenomeno è simile: nel quarto trimestre 2008 nell'area euro – stima la Bce – c'è stato un afflusso di investimenti di portafoglio (in titoli) per 189 miliardi di euro. Anche qui, cifra vicina ai record. Insomma: gli investitori stanno comprando sempre più titoli americani o europei. Gli acquisti sono ovviamente concentrati sui titoli di Stato, percepiti come un bene rifugio in un periodo così turbolento. è la stessa logica che sta dietro la corsa all'oro: solo attraverso il maggior Etf (il Spdr Gold Shares) gli investitori hanno comprato, dalla fine del 2007 a oggi, 402 tonnellate di metallo giallo. I capitali tornano a casa Ma oltre alla ricerca di sicurezza da parte degli investitori, c'è un fenomeno ben più ampio: un vero e proprio rimpatrio di capitali. Tanti protagonisti della finanzae dell'industria, insomma, stanno riportando a casa i soldi che negli anni passati avevano investito all'estero. Lo stanno facendo, per esempio, le banche americane. I dati del Bureau of Economic Analysis parlano chiaro: nel periodo gennaio-settembre 2008 gli istituti Usa hanno erogato 587 miliardi di dollari in meno agli investitori non-americani. Una contrazione così violenta non si vedeva da anni. Dal canto loro, però, gli stranieri stanno facendo lo stesso: hanno ritirato, da fine 2007 al terzo trimestre 2008, 483,5 miliardi di dollari depositati nei conti correnti Usa. Morale: tutti stanno riportando i capitali in patria. E non potrebbe essere altrimenti: per gli Stati Uniti, con il disavanzo commerciale che hanno, il rientro dei capitali è importante. Anche in Europa tante banche hanno annunciato la chiusura di filiali estere. Ma anche i Paesi emergenti, nel loro piccolo, stanno facendo lo stesso. Mentre diminuiscono i capitali che entrano, allo stesso tempo si riduce anche il flusso che dai Paesi in via di sviluppo va verso l'occidente.E, in un certo senso, è matematico: minori ingressi di capitali comportano minori necessità di riserve in valuta estera. Persino i fondi sovrani, emblema della potenza finanziaria, stanno tornando a casa: un recente studio dell'Ocse dimostra che questi fondi, che fino al 2007 hanno comprato quote importanti nelle istituzioni finanziarie americane ed europee, ora vogliono investire più in patria. La Qatar Investment Authority intende puntare in Asia il 40% del proprio patrimonio, la China Investment Corporation ha obiettivi simili. E gli esempi potrebbero continuare. «Ormai –osserva Antonio Cesarano, responsabile market strategy di Mps Capital Services – non esiste più un approdo sicuro per i capitali: questo incentiva il rientro». Chiamatelo protezionismo in salsa finanziaria. Definitela de-globalizzazione. Oppure violento aggiustamento degli squilibri internazionali. Una cosa è certa: i grandi fiumi globali di denaro sono in secca. m.longo@ilsole24ore.com MENO RISORSE A EST I soldi che dai Paesi occidentali entrano in quelli emergenti crollano dell'82%: calano i crediti bancari e gli investimenti PIù T-BOND Gli unici acquisti avvengono su titoli di Stato americani, su quelli tedeschi e sull'oro Ma anche negli Usa inizia il rientro dei capitali

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Shanghai, l'Expo della crisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2009-03-09 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Le date L'Esposizione universale si terrà nella città cinese per 184 giorni, dall'1 maggio al 31 ottobre 2010. 231 i partecipanti Il tema «Città migliore, vita migliore» è il titolo dato all'appuntamento. «Da qui idee per combattere la recessione» Shanghai, l'Expo della crisi Lavori in ritardo, non tutti i 185 Paesi parteciperanno Usa in forse. Cento nuove stazioni della metropolitana DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI — «E questo», una distesa di terra smossa, scura di pioggia, qualche lugubre rudere industriale, «questo sarà il padiglione giapponese ». L'ingegnere capo Qiu Bingbo distende il braccio verso il futuro che per adesso vede solo lui, sa che le cose nascono dal niente e dal caos, e così appaiono adesso i cantieri dell'Expo di Shanghai: un impasto di niente e di caos. Il padiglione cinese, in realtà, c'è. Quasi. La sua sagoma a piramide maya rovesciata si solleva dagli sfasciumi e domina l'area dei lavori sulla sponda orientale del fiume Huangpu. La sua anima d'acciaio è stata completata con l'anno nuovo, si chiama «La corona dell'Est», 63 metri in altezza e 220 milioni di dollari di costo, e per settembre sarà pronto. Intorno dovrà prendere forma tutto il resto, quasi 4 chilometri quadrati di strutture e istallazioni su questo lato del fiume, 1,35 sull'altra sponda, dove sorge la Shanghai storica. Si corre verso un appuntamento che durerà per metà 2010 — 184 giorni dal primo maggio al 31 ottobre — ma lo colonizzerà per intero, e già sta trasformando una città pur abituata alle metamorfosi. Cancellata la dimensione ottocentesca di fiera di tutte le fiere, l'Expo sancirà — se mai ce ne fosse bisogno — l'ennesima emancipazione della Cina. Per dirla con il presidente Hu Jintao, «ospitare una fantastica, indimenticabile Esposizione Universale è cruciale per la Cina e la sua costruzione di una società prospera». Si coronano trent'anni e passa di riforme economiche, quelle lanciate da Deng Xiaoping nel dicembre 1978 e i funzionari ripetono che «è la prima volta che un Paese in via di sviluppo ospita un'Expo». Nel tema scelto si intersecano urbanistica e scienze umane, le sfide della progettazione e le pratiche della quotidianità: «Better City, Better Life », città migliore, vita migliore. L'organismo che sta gestendo l'impresa punta a farne l'Expo più visitata della storia, «contiamo di arrivare a 70 milioni di ingressi, battendo il precedente, 64 milioni in Giappone nel 1970», anno remoto in cui la Cina — ironia della storia — era in preda agli spasmi della Rivoluzione Culturale. Stanziamenti e aspettative procedono in parallelo. Il terreno non costa nulla, è in prestito e tornerà a Shanghai, e ciascun Paese paga per il proprio padiglione. L'investimento complessivo per le infrastrutture solo nell'area espositiva è di 5 miliardi. Questa è cruda ragioneria, le ambizioni volano alto: «Vogliamo che sia una piattaforma di scambi di idee, un'occasione per studiare i nodi cruciali dello sviluppo dell'uomo», scandisce Zhu Yonglei, vicedirettore generale del Bureau di coordinamento. Per lui e i suoi, c'è aria di successo, anche adesso: 231 partecipanti, fra cui 185 Paesi, un record. Le altre sono organizzazioni internazionali, da quelle regionali alle agenzie dell'Onu, fino all'Unione Europea: «Di solito non partecipiamo a questi eventi, ma stavolta, tenendo conto dei nostri legami con la Cina e con la municipalità di Shanghai, ci saremo», così ha deliziato le sue controparti l'ambasciatore della Ue, Serge Abou. Non tutti i conti forse torneranno. è la crisi, che assedia la Cina e anche Shanghai, nonostante l'ottimismo sventolato dal sindaco Han Zheng a metà gennaio: «Quest'anno la municipalità punta a una crescita del Pil del 9% e a una disoccupazione sotto il 4,5%». Il segno dei tempi sono le inquietudini che avvolgono la partecipazione o meno degli Stati Uniti, a cui la Cina tiene moltissimo. Zhu Yonglei è certo che l'America non diserterà, «non avranno stanziamenti statali ma troveranno altrimenti i fondi», dichiara al Corriere. E porta, fiducioso, l'esempio dell'Islanda, uno Stato in bancarotta «che però a fine 2008 ha firmato il contratto e ce lo ha spedito. Per posta». Lo scorso novembre i delegati di 160 Paesi — racconta ancora Zhu — si sono ritrovati «concordi nel dire che, con la crisi, a maggior ragione » l'Expo s'ha da fare. Ma ora si affacciano i primi ritardi, oltre alla Cina solo 6 Paesi hanno cominciato i lavori per i padiglioni, «il ritardo è la mia maggior preoccupazione », ha confidato il direttore del Comitato esecutivo, Wan Jifei: e se qualche nazione, preda della crisi, dovesse ritirarsi «la si potrebbe comprendere ». Per Shanghai il piano maestoso di investimenti è un modo per provare a replicare in proprio i fasti olimpici di Pechino, rilanciando la cronica «competizione e alternanza di influenza fra le due metropoli», come rileva lo storico americano Jeff Wasserstrom, recente autore di un volume dal titolo adeguato: Global Shanghai, 1850-2010. Più prosaicamente, gli organizzatori sono certissimi che «l'Expo farà bene all'economia di tutta la Cina ». Possibile. Ma il corpo della città è come messo a soqquadro da un'equipe di chirurghi chiassosi, tra cantieri, sopraelevate divelte, strade da risistemare — 1.400, secondo il capo della polizia Zhang Xuebing — con il risultato (provvisorio) che lo slogan «Better City, Better Life» appare per ora soltanto grottesca ironia. Il motivo è — come spiega ancora Zhu — che con la scusa dell'Expo, Shanghai ha anticipato e compresso da qui all'inizio dell'evento i piani di sviluppo che si sarebbero dovuti distendere nel futuro: «Il metrò, per esempio. Si stanno realizzando ora i progetti previsti in 15-20 anni. Cento stazioni tutte nuove, nel 2008 la rete era di 234 chilometri e nel 2010 diventerà di 400». E poi aeroporti potenziati, tunnel, ponti, strade, ferrovie, i due terzi di mezzi pubblici dell'area urbana rinnovati.

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Bashir minaccia anche l'Onu (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ESTERI pag. 19 Bashir minaccia anche l'Onu DARFUR ARRINGA LA FOLLA: CACCERÒ CHI VIOLA LE NOSTRE LEGGI dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK «HO UN MESSAGGIO per tutte le missioni presenti in Sudan, le ong e i Caschi Blu dell'Onu. Devono rispettare le leggi locali altrimenti verranno espulse immediatamente». La sfida alla comunità internazionale del presidente Omar al Bashir contro il quale la corte dell'Aja ha emesso un mandato d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità in relazione alle stragi del Darfur ha raggiunto ieri un altro stadio. Bashir non solo non intende consegnarsi alla Corte ma rilancia e minaccia anche le Nazioni Unite. Il segretario generale Ban Ki Moon, che aveva chiesto l'immediato reintegro delle tredici organizzazioni espulse, responsabili della distribuzione di aiuti alimentari a milioni di profughi, proprio non è stato ascoltato. L'ambasciatore sudanese all'Onu parla di «dossier» contro le ong cacciate dal paese, ma invitato a mostrarli dice: «Sono orribili, potrebbe venirvi un attacco di cuore se li esaminaste». Dietro cinismo e ironia c'è però un'indicazione precisa di Bashir: «I paesi occidentali ci hanno detto che se permettessimo alle ong di continuare a lavorare il mandato d'arresto verrebbe sospeso. Ma noi abbiamo rifiutato». Ai paesi della Lega Araba e dell'Unione Africana che spalleggiati da Cina e Russia stanno arrivando a New York per chiedere una riunione del Consiglio di Sicurezza su un probabile voto di «congelamento» per dodici mesi del mandato di arresto, il presidente sudanese ha detto ieri «no, grazie». Bashir, per dimostrare l'infondatezza delle accuse, è andato ieri in due centri del Darfur per farsi acclamare come a Karthoum da una folla organizzata alla quale ha detto: «Siamo contro la sospensione della decisione. Non concederemo l'estradizione per nessuno degli altri due imputati sudanesi. I giudici dell'Aja devono cancellarla o scioglierla nell'acqua e bersela la loro decisione. La Corte penale internazionale e tutti i suoi membri sostenitori sono sotto i miei piedi». ALL'ONU E A WASHINGTON cresce la frustrazione, ma Bashir sfrutta le divisioni all'interno degli stessi cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, incapaci di trovare un'intesa su una dichiarazione che semplicemente chieda al presidente sudanese di non bloccare gli aiuti umanitari. Questo succede non solo perché Russia e Cina si oppongono a qualsiasi risoluzione che obblighi Bashir a consegnarsi alle autorità, ma perché numerosi paesi arabi e africani(e la Libia è presidente di turno del Consiglio per il mese di marzo) vogliono al tempo stesso la parità di trattamento sulle accuse di crimini di guerra e contro l'umanità anche nei riguardi degli Usa di Bush per la guerra in Iraq e di Israele per l'attacco a Gaza.

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L'addio di Obama all'Iraqavvia nuove strategie Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'addio di Obama all'Iraqavvia nuove strategie Usa giulio ercolessi Che le promesse fatte nelle campagne elettorali siano quasi sempre destinate a ridimensionarsi di fronte alla realtà e di fronte ai condizionamenti dettati dall'economia e dalla geopolitica, è cosa talmente abituale e risaputa che quasi nessuno ormai se ne sorprende e se ne scandalizza più di tanto. Perfino fra gli elettori meno smaliziati questa è sempre più riconosciuta come la norma un po' in tutti i Paesi democratici, tanto che spesso si sente dire che la disaffezione degli elettori, ovunque frequente e diffusa, è anche determinata dalla consapevolezza dell'inevitabile distanza fra le promesse di cambiamento e l'impossibilità o la carente volontà di darvi seguito da parte degli eletti. L'interdipendenza crescente che è conseguenza della globalizzazione ha finito negli anni più recenti per fornire giustificazioni plausibili anche ai voltafaccia più repentini. Alcune delle nomine fatte dal Presidente Obama nel periodo della transizione dei poteri e nelle sue prime settimane di governo erano sembrate a molti l'ennesima conferma di questa regola non scritta della politica contemporanea. In particolare l'ostinata ricerca di coinvolgere nella squadra di governo esponenti repubblicani moderati, a cominciare dal segretario alla Difesa Robert Gates (che Bush Jr. era stato costretto a nominare in sostituzione di Donald Rumsfeld), era stata interpretata da qualcuno come l'inizio di un ripiegamento perfino più precoce del consueto. È anche per questo che oggi sta suscitando semmai sorpresa il fatto che il Presidente Obama sembri invece tenere fede in modo perfino stupefacente a molte delle sue promesse elettorali. Senza voler sminuire la grande fiducia nelle proprie capacità di leadership che certamente anima il nuovo Presidente - ben evidente nelle sue scelte economiche interne - soprattutto per quel che riguarda le scelte di politica estera questa volta sono proprio i condizionamenti dettati dalla realtà dei rapporti di forza e dall'economia che non solo non stanno forzando la nuova Amministrazione a ridimensionare le promesse elettorali di cambiamento, ma che ne stanno perfino accelerando la tabella di marcia. Non è solo la volontà di cambiamento espressa nelle urne dagli americani e fortemente impersonata dal Presidente a imporre quella che appare come una profonda inversione di rotta su tutti i fronti, ma anche l'insostenibilità strategica ed economica delle politiche visionarie dei neocons in cui l'amministrazione precedente aveva rovinosamente impegnato l'America e con essa molti dei suoi alleati. È certamente vero che la situazione militare in Iraq è migliorata negli ultimi mesi: migliorata dopo una guerra costata migliaia di morti americani e alleati, decine di migliaia di morti iracheni e che si sarebbe potuta evitare, come oggi sappiamo, se solo si fosse concesso a Saddam l'esilio dorato cui era disposto. Migliorata però senza che sia possibile cancellare i danni incalcolabili provocati all'immagine dell'Occidente nel mondo arabo e musulmano dall'unilateralismo, da Guantánamo e da Abu Ghraib, e senza poter modificare un quadro strategico regionale in cui a rafforzarsi è stata più di ogni altra la posizione dell'Iran, cioè dell'antagonista principale degli Usa, e quella del fondamentalismo. Il piano di progressivo disimpegno dall'Iraq può però funzionare, e non tradursi in una seconda rovinosa "vietnamizzazione" e può consentire agli Usa di fronteggiare le altre emergenze a cominciare da quella afghana e pakistana, solo a condizione che muti il quadro globale. Di qui la corsa della diplomazia americana a ricostruire uno scenario multilaterale praticabile, a migliorare i rapporti soprattutto con Cina e Russia, anche a costo di ingoiare più di un rospo in fatto di diritti umani (dal Tibet alla Cecenia, alla sorte della libertà di informazione), e perfino, e soprattutto, con l'Iran. Nella stessa linea il sostegno ai tentativi di mediazione dell'Egitto fra fazioni palestinesi (includendo quindi anche Hamas) e a quelli della Turchia che coinvolgono, con Israele, il regime siriano probabile responsabile degli assassinii che hanno destabilizzato il Libano (con cui sono già stati avviati anche contatti diretti di alto livello). E di qui, addirittura, il riconoscimento come interlocutori inevitabili perfino di alcuni dei talebani arroccati fra Afghanistan e Pakistan: pur con la prospettiva di un rafforzamento del fondamentalismo, analogo del resto a quello irreversibilmente prodottosi in Iraq. Tanto Gates quanto il generale David Petraeus, entrambi nominati dall'Amministrazione Bush, sostengono apertamente queste svolte. Perché, probabilmente, si tratta ormai di scelte obbligate, dettate anche da un relativo ma oggettivo indebolimento della forza dell'America nel mondo dopo gli anni delle ubriacature ideologiche, dell'unilateralismo e della dissipazione. Sarebbe sbagliato pensare che l'appeasement con i competitori e gli antagonisti ideologici dell'America sia nelle corde dei democratici più che in quelle dei repubblicani. Storicamente è semmai vero il contrario: prima dell'11 settembre lo stesso Bush era considerato piuttosto isolazionista e la vocazione universalistica e missionaria dell'America è certamente più wilsoniana che kissingeriana. Il fatto è che per Obama non si tratta solo di restaurare insieme l'economia e i principi della democrazia americana, ma anche di rapportare il ruolo degli Usa alle risorse disponibili. Per evitare di condividere con altre grandi potenze del passato il destino di decadenza preconizzato una ventina di anni fa in un celebre saggio di Paul Kennedy. 09/03/2009 lo scacchiereIl piano americano di disimpegno può funzionare se mutano anche altri scenari, come quelli afghano e pakistano 09/03/2009 pechino & moscaFrenetica azione diplomatica per costruire soprattutto con Cina e Russia migliori relazioni multilaterali 09/03/2009 pierfranco pellizzetti A chi conviene che Dario Fanceschini si riveli una fugace meteora? Certamente agli immarcescibili cacicchi di (centro)sinistra e ai loro minimi interessi di bottega. Forse a qualche "liderino" che studia da notabile già dallo svezzamento (il mito irrealistico del fenomenale trentenne che non c'è). Non di certo agli italiani che si augurerebbero un risultato meno scontato nel mach rugbistico tra Silvio Berlusconi e i suoi titubanti avversari; un'offerta politica progressista quantomeno credibile. Di certo, se il suo neosegretario pro tempore fallisce, il Partito democratico non avrà ulteriori chances disponibili e il rischio sempre incombente della sua implosione diventerà certezza. Con il bel risultato che un buco nero al posto del più grosso serbatoio di voti all'opposizione, tassello essenziale di qualsivoglia combinazione elettorale, renderebbe impensabile l'ipotesi stessa di un cambio di maggioranza. Dunque, un problema che riguarda all'ingrosso la metà dell'elettorato italiano e dei residui partiti di loro riferimento. Che se guardassero oltre la punta del proprio naso dovrebbero - se non altro - aprire un credito al tentativo di rianimazione bocca a bocca della sua compagine operato da Franceschini. E fare il tifo. Si dice: è troppo fragile. Ma le sue indiscutibili debolezze potrebbero diventare punti di forza. Intanto Berlusconi non può bollarlo come "comunista" o "arnese della Prima Repubblica" (da che pulpito?). Si dice: "non ha carisma". Staremo a vedere come reagirà al cosiddetto "effetto poltrona", che non ti lascia mai come prima: o ti peggiora oppure ti migliora. Altri sottolineano che "è un cattolico" nel partito a prevalenza post comunista, un "popolare" della vecchia Sinistra Democristiana. Componente che non era effettivamente di sinistra ma - tuttavia - cercava una coesistenza pacifica col cambiamento/modernizzazione in modo da salvare la propria visione tradizionale del mondo (se si vuole, "gattopardescamente"): Amintore Fanfani leggendo le politiche sociali keynesiane in chiave assistenzialistica e clientelare, Aldo Moro esorcizzando il conflitto sociale (che non capiva), Carlo Donat-Cattin confondendo i lavoratori con i poveri. Eppure oggi rimpiangiamo quei cattolici conciliari - i cui maestri Alcide De Gasperi e Giuseppe Dossetti seppero dire anche dei "no" coraggiosi perfino al Vaticano - rispetto agli odierni manipoli beghini manovrati da una Cei oscurantista. Difatti, Franceschini si richiama al suo conterraneo Benigno Zaccagnini, recuperando una dote che in politica sembrava perduta: il carattere. Che poi è una componente fondamentale della leadership; purtroppo dimenticata da Romano Prodi e Walter Veltroni nonostante le designazioni plebiscitarie ottenute nelle rispettive primarie. Smarrita nelle pratiche di mediazione molliccia in cui entrambi hanno dissipato la poderosa spinta propulsiva che assicurava vento alle loro vele. La vera ragione degli speculari fallimenti che ne hanno troncato le carriere politiche. Dunque un apprezzabile ritorno alla fierezza, che spinge il nuovo segretario, già nei primi passi, ad assumere un atteggiamento ben poco accomodante nei confronti di Berlusconi e del berlusconismo. Tanto da dire qualcosa che potrebbe avere perfino un suono "di sinistra". E che, dopo tante chiacchiere sull'ipotetico posizionamento al centro dei Democratici (un non-luogo politico, particolarmente in un sistema tendente al maggioritario), potrebbe preludere all'unica operazione realistica possibile: recuperare il non-voto emigrato sull'Aventino. Che questa sia la mossa giusta lo si potrebbe dedurre "a contrario" prendendo nota delle critiche che sono state subito indirizzate al cambio di linea del Pd da parte dell'organo di stampa dello sconfittismo: il quotidiano "Il Riformista". Un insieme di ragioni per cui sembra realistico convenire con quanto Filippo Paganini scriveva sempre su questa pagina martedì scorso: «Franceschini, un precario destinato a durare». Pierfranco Pellizzetti è opinionista di Micromega. 09/03/2009

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Crisi: la Cina non sarà la locomotiva del pianeta (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza.com" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: la Cina non sarà la locomotiva del pianeta (9 Marzo 2009 - 08:28) MILANO (Finanza.com) - Mercoledì scorso i mercati hanno ricevuto due notizie importanti. La prima, fortemente negativa, era fornita dalla pubblicazione del Beige Book, il rapporto della Federal Reserve sull'economia degli Stati Uniti. La seconda veniva invece da Pechino ed era giudicata molto positiva: l'ex capo dell'ufficio statistico della Repubblica Popolare aveva dichiarato che il giorno seguente il Primo ministro Wen Jabao nel suo discorso ai delegati dell'Assemblea Nazionale del Popolo, avrebbe annunciato misure di stimolo all'economia. I mercati, alla ricerca disperata di spunti sui quali impostare una manovra rialzista, decidevano di ignorare il quadro oscurissimo che dell'economia Usa aveva dipinto con molti sgradevoli dettagli la Fed. (Riproduzione riservata)

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LA PACE VACILLA IN IRLANDA DEL NORD - USA SOTTO ACCUSA PER AIG - 12.000 SOLDATI USA LASCIANO L'IRAQ ENTRO SETTEMBRE - OBAMA VUOLE IL PETROLIO DI LULA LE MINACCE DELLA COREA DEL N (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 09-03-2009)

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HomePage | Segnala articolo --> LA PACE VACILLA IN IRLANDA DEL NORD - USA SOTTO ACCUSA PER AIG - 12.000 SOLDATI USA LASCIANO L?IRAQ ENTRO SETTEMBRE - OBAMA VUOLE IL PETROLIO DI LULA ? LE MINACCE DELLA COREA DEL NORD ? IRAN VICINO ALLA BOMBA? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom Terrorismo in Irlanda 1 - SPAGNA EL PAIS - "La pace vacilla in Irlanda del Nord": apertura dedicata alle nuove violenze nell'Ulster, argomento di interesse alla luce delle analogie con il terrorismo nei Paesi Baschi. "L'Iran si avvicina alla bomba": Teheran avrebbe raggiunto la soglia della quantità di uranio necessaria per la fabbricazione di un ordigno nucleare. Sudan, liberato leader opposizione Hassan al Turabi, arrestato dopo aver chiesto al presidente Omar al Bashir di consegnarsi alla Corte Penale Internazionale. "Obama vuole il petrolio di Lula": Washington cerca accordo con il Brasile per mettere fine alla dipendenza energetica dal Venezuela. EL MUNDO - "La Corea del Nord minaccia la guerra se il suo satellite dovesse venire intercettato": si crede che il lancio programmato da Pyongyang riguardi un missile a lungo raggio. Un tribunale di Belfast deciderà oggi sullì'estradizione dell'ex etarra De Juana Chaos, accusato di apologia del terrorismo. Paesi Baschi, intervista al presidente del Pnv Inigo Urkullu: "I socialisti starebbero riallacciando i ponti con Batasuna", niente aiuti a Zapatero a Madrid se non ci sarà accordo di governo regionale col Pse. Guerra in Iraq 2 - FRANCIA LE FIGARO - In prima pagina la fotografia di tre donne afgane di Kandahar completamente coperte dal burqa: "Quando l'Afghanistan celebra la Festa della donna". In politica interna, l'Assemblea nazionale avvierà domani l'esame del testo di legge contro la pirateria informatica: "Pirateria su internet: la legge che divide". Un gruppo di deputati, in particolare del partito di governo Ump, è infatti ostile al testo. Le Figaro pubblica quindi un'intervista al ministro degli Esteri Bernard Kouchner: "Kouchner a Le Figaro: 'Alleati degli americani ma non acritici". Il ministro discute del ruolo della Francia nella Nato, della situazione in Afghanistan, del rischio nucleare iraniano e dei rapporti con la Cina. LIBERATION - In prima pagina la fotografia di Florence Cassez dietro le sbarre: "Il rompicapo Florence Cassez". Il presidente francese Nicolas Sarkozy cercherà, durante la sua visita ufficiale in Messico, di trovare una via di uscita alla vicenda, che vede la cittadina francese condannata a 60 anni di carcere per sequestro di persona. Il quotidiano racconta quindi la storia degli albini in Tanzania, vittime di violenze e discriminazioni: "Gli albini temono per la loro pelle". 3 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - "'La guerra è finita' - l'Ulster si unisce per condannare i responsabili della morte dei soldati", uccisi in un attacco lanciato a una base militare britannica. Il partito cattolico Sinn Fein ha espresso il proprio sostegno alla polizia, impegnata nella caccia degli assassini, e il Guardian ha definito un "momento storico" la condanna dello Sinn Fein. L'articolo di commento titola: "Pace sotto attacco". In politica economica, "Il boss della Royal Mail accusa TNT di 'andare a caccia di clienti'", ostacolando così il piano del governo di vendere circa il 30% della società di Stato all'azienda olandese. Zapatero THE INDEPENDENT - "I dirigenti rimasti senza lavoro avranno un aiuto speciale": il governo britannico sta infatti per lanciare un'iniziativa da 40 milioni di sterline per sostenere gli impiegati rimasti a casa a causa della crisi. In un'intervista al quotidiano, il ministro per il Lavoro e le Pensioni, James Purnell, afferma che il piano riguarderà circa 350.000 persone. In Irlanda del Nord, pace infranta dagli estremisti che vogliono continuare a combattere, scrive il quotidiano: "Se siamo in pace, perchè i soldati muoiono ancora?". L'articolo di commento titola: "Questi terroristi sono destinati ad essere frustrati". THE TIMES - "Le guardie di sicurezza sono rimaste a guardare mentre uomini armati uccidevano i soldati" britannici in Irlanda del nord. L'attacco è stato poi rivendicato dall'organizzazione Real Ira. L'articolo di commento titola: "Lo Sinn Fein cammina in punta di piedi in questa atrocità". L'attacco è stato uno shock profondo, ma non fermerà il processo politico, scrive il quotidiano. THE FINANCIAL TIMES - In prima pagina gli inquirenti britannici nella caserma finita sotto attacco in Irlanda del Nord: "Morte in Irlanda del Nord, lanciata caccia all'uomo dopo la morte dei soldati". Dagli Stati Uniti, il consigliere economico del Presidente Obama "Summers sollecita una spinta globale" per far fronte alla crisi. In un'intervista al quotidiano della City, Summers invita i leader mondiali a immettere più denaro pubblico nel mercato, nell'ambito di un'iniziativa globale coordinata volta a sostenere la domanda e a uscire dalla recessione. Sempre in America, l'ex numero uno del colosso assicurativo AIG, Hank Greenberg, accusa il governo di aver pasticciato nella sua azione di salvataggio, imponendo un prestito ad alto tasso di interesse e la restituzione di 30 miliardi di dollari alle banche e ai partner: "Usa sotto accusa per AIG". 4 - STATI UNITI NEW YORK TIMES - "Apprezzamento del dollaro aiuta Usa ma aggrava crisi a estero": grazie al salvataggio di investimenti come i buoni del Tesoro il dollaro aumenta di valore, gettando però i Paesi più poveri in maggiori difficoltà nel raccogliere denaro. AIG "Nuova politica su staminali lascia questioni più spinose a Congresso": il presidente Obama revoca restrizioni a ricerca ma evita di affrontare la questione dei finanziamenti pubblici per gli esperimenti sugli stessi embrioni. "Attentato irlandese risuscita spettro dei giorni neri": secondo politici l'attacco di sabato è stato un tentativo della frangia dissidente dell'Ira di destabilizzare il governo. "Alla ricerca della giustizia, la terra cinese nelle prigioni segrete": secondo i difensori dei diritti umani, i leader cinesi usano le "Black House" (prigioni segrete) per ridurre il numero dei 'petioners' che approdano a Pechino. WASHINGTON POST - "Il piano di stimolo innesca dibattito su obiettivi": Stati e agenzie federali si chiedono se violi la lettera o lo spirito delle leggi. "Recessione si propaga nel mondo": la Banca Mondiale prevede che l'economia del pianeta si contrarrà per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. "La Sinistra spera di vincere a El Salvador": ex gruppo rivoluzionario divenuto partito di maggioranza punta a vincere la presidenza la settimana prossima. "12.000 soldati Usa lasciano Iraq entro settembre". "Corea del Nord minaccia guerra se satellite sarà abbattuto" [09-03-2009]

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Teheran chiama Roma, ecco la diplomazia del pallone (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 10 del 2009-03-09 pagina 0 Teheran chiama Roma, ecco la diplomazia del pallone di Marcello Di Dio La delegazione iraniana da oggi in Italia, con la serie A come modello. Previste visite a Trigoria, quartier generale della Roma, a Formello, sede di allenamento della Lazio e a Coverciano. Altri incontri con i massini dirigenti del nostro calcio Una visita a Coverciano, un incontro con Roma, Lazio e Fiorentina, un contratto con i maghi italiani delle piste d'atletica e dei campi sintetici: dove non arriva il dialogo politico, è di nuovo lo sport a costruire ponti e amicizie. Stavolta Teheran chiama Roma e la visita di una folta delegazione del calcio iraniano in Italia da domani a giovedì è una nuova puntata della «diplomazia» del pallone. Nei giorni dello stallo internazionale nei confronti della Repubblica islamica dell'Iran, il calcio italiano e quello del paese asiatico si stringono la mano. Così come fu per lo storico incontro di ping pong che avviò il disgelo tra Cina e Usa, o con il match Usa-Iran ai mondiali di calcio di Francia '98, o ancora nello stesso anno con la visita della nazionale Usa di lotta in Iran a venti anni dalla rivoluzione islamica. Nel loro piccolo, i dirigenti iraniani proveranno a imparare dalla serie A segreti organizzativi e tecnici per una struttura da Champions League. A guidare i venti ospiti sarà Moustafa Ajarlou, presidente di Lega e vicesindaco di Teheran: il suo collega di partito e sindaco, Mohammed Baqer Qalibaf, sarà probabile candidato rivale di Ahmadinejad alle prossime presidenziali. Tutto nasce dal progetto di una Champions asiatica, un treno che il calcio di Teheran non vuole assolutamente perdere. Con la lotta, il football è lo sport più popolare: i numeri sono colossali, l'ascolto tv di una partita di campionato di medio livello può toccare i 25 milioni di spettatori. L'Iranian Pro League, con le sue 18 squadre, è seguitissima, nonostante persista il divieto di accesso agli stadi per le donne. Ma la spinta all'innovazione viene anche dallo sport, visto che a seguire il campionato sono tifosi di età media (30-40 anni), considerati il bacino naturale delle future innovazioni. Ottenuta la firma del governo sul progetto di privatizzazione dei club, la delegazione è stata ricevuta nei giorni scorsi dall'Ayatollah Rafsajani: in pratica, la benedizione alla missione di amicizia con l'Italia. Ad accogliere oggi a Roma la delegazione saranno Stefano Caira, ex dirigente Figc e del Perugia (fu lui a portare in Italia Rhaman Rezaei, uno dei primi calciatori iraniani all'estero), che con la Fuoriclasse Italia cura il progetto della nuova Lega iraniana, e Beppe Signori, ex bomber di Lazio e nazionale. Fitto il programma. Oggi i venti dirigenti saranno a Trigoria dalle 15 per una visita all'impianto della Roma e un contatto con i dirigenti giallorossi. E sempre oggi è prevista la firma di un accordo con la Mondo, azienda cuneese leader mondiale delle pista d'atletica e dei campi sportivi, per la nascita di una fabbrica di terreni sintetici in Iran, e un incontro con esperti di diritti tv. Martedì un incontro con l'assessore allo sport di Roma, senza escludere visite più lunghe in Campidoglio, e poi nel pomeriggio visite in Federcalcio per un incontro con il presidente Giancarlo Abete, Antonio Matarrese e il n.1 della Lega Dilettanti Carlo Tavecchio. Mercoledì, poi, tappa a Firenze con visita al centro tecnico di Coverciano e alla Fiorentina, e possibile presenza all'Olimpico per Roma-Arsenal. Giovedì chiusura a Formello, l'appuntamento col presidente Lazio Claudio Lotito è già fissato. Il tutto per parlare di calcio, campionati, diritti, affari. Ma anche di ponti da costruire, incontro dopo incontro. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Cina, una speranza che dura un giorno (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

COPERTINA pag. 1 Cina, una speranza che dura un giorno MARCELLO DE CECCO Mercoledì scorso i mercati hanno ricevuto due notizie importanti. La prima, fortemente negativa, era fornita dalla pubblicazione del Beige Book, il rapporto della Federal Reserve sull'economia degli Stati Uniti. La seconda veniva invece da Pechino ed era giudicata molto positiva: l'ex capo dell'ufficio statistico della Repubblica Popolare aveva dichiarato che il giorno seguente il Primo ministro Wen Jabao nel suo discorso ai delegati dell'Assemblea Nazionale del Popolo, avrebbe annunciato misure di stimolo all'economia. I mercati, alla ricerca disperata di spunti sui quali impostare una manovra rialzista, decidevano di ignorare il quadro oscurissimo che dell?economia Usa aveva dipinto con molti sgradevoli dettagli la Fed. Sceglievano invece di farsi stimolare dalle notizie provenienti da Pechino. Dalla Borsa cinese un deciso rialzo si comunicava alle altre Borse asiatiche e poi a quelle occidentali e ai principali mercati delle materie prime. Il prezzo del petrolio faceva un salto in alto del dieci per cento. Persino il Baltic exchange, sul quale si quotano i noli marittimi, si muoveva al rialzo, cercando di reagire ad un calo degli stessi noli che nell'ultimo anno aveva toccato punte del 90%. Il giorno dopo Wen Jabao ha parlato. Ha effettivamente detto cose importanti. Assicurando anzitutto che il tasso di crescita dell'economia cinese sarà del nove per cento nel 2009, ha affermato che il governo cinese stimolerà sia i consumi privati che gli investimenti in infrastrutture e dedicherà risorse ad una ristrutturazione migliorativa del Welfare State del suo immenso paese, ridotto ormai a ben poca cosa persino rispetto ai tempi, ben più poveri per la Cina, del presidente Maozedong. I tremila delegati hanno applaudito, come è loro costume, il discorso del capo. Ma i commentatori non sono riusciti a distillare dalle sue parole un messaggio quantitativamente affidabile. Le misure del governo erano descritte in dettaglio, ma non si capiva se esse fossero aggiuntive rispetto a quelle, del tutto simili, annunciate nel pacchetto di quattro miliardi di Yuan lo scorso novembre. Altri osservatori, come il delegato di JP Morgan a Shanghai, ritenevano che Wen desse solo i dettagli del piano già esistente. I mercati asiatici, i soli a dover reagire in tempo reale all'annuncio del premier, decidevano di rinnovargli la fiducia, facendo registrare un ulteriore aumento dei corsi, col consueto distinguersi dei titoli interessati alle costruzioni di infrastrutture. Ma le Borse delle altre zone del pianeta, avendo più tempo per riflettere, decidevano che, dopo tutto, il Libro Beige sommato alle parole di Wen, dava un risultato negativo netto. Così i corsi scendevano nella quasi totalità dei mercati, inclusi quelli delle materie prime e del petrolio. In effetti, anche se per un solo giorno, abbiamo creduto che la Cina potesse tirare fuori il mondo intero dalla peste in cui è andato a cacciarsi. Forse potrebbe davvero farlo. Sembra tuttavia che anche i burocrati di Pechino abbiano deciso di rispettare le regole di Maastricht, in particolare quella che fissa al 3 per cento il tetto per i deficit pubblici. Quel 3 per cento sarà per le finanze pubbliche del Paese di mezzo il peggior risultato da quando è stato adottato il metodo di contabilità pubblica occidentale. Negli anni del lungo boom, infatti, la robustezza delle entrate spinte dal potente tasso di crescita del Pil, ha permesso alla Cina conti pubblici che forse sarebbero piaciuti persino a Luigi Einaudi. Ora invece, la discesa del tasso di crescita dal 13% al 9% vuol dire minore sviluppo delle entrate. Evidentemente, proprio quando la violenza della crisi costringe l'Occidente e specialmente i paesi dell'Euro a rassegnarsi a decifit pubblici eclatanti e persino a teorizzare le loto virtù anticicliche, rinnegando un ventennio e più di fede nella cosiddetta "equivalenza ricardiana", la dirigenza cinese comincia a farsi influenzare dalla cabala germanica del patto di stabilità, alla quale non si crede più né a Berlino e nemmeno nella tana dei guru cristiano sociali, Monaco di Baviera. Dopo solo un giorno di illusione, i mercati sono ripiombati nella realtà delle cifre e delle descrizioni qualitative del Beige Book, dove la Fed assembla le informazioni che le provengono dalle sue sedi provinciali. Emerge dalle pagine di quel rapporto una realtà cupa. Nulla di veramente nuovo, si badi bene, ma una conferma autorevole di dati e informazioni provenienti da altre fonti. Prendiamo dunque coraggio e leggiamo. L'industria manifatturiera americana dice il Beige Book è ormai in recessione da tredici mesi. La recessione colpisce tutti i settori, eccetto quello farmaceutico e parte di quello chimico. Crollano dappertutto le vendite di automobili nuove, salgono quelle di macchine usate. Cadono ovunque i prezzi degli immobili residenziali e commerciali ma solo in qualche isolato caso ne sono stimolate le vendite e i nuovi mutui immobiliari. La produzione di beni di capitale, macchinari, prodotti intermedi, arretra. Lo stesso è da dirsi per quella dei beni di consumo durevole, mentre le catene di distribuzione come Walmart che vendono prodotti scontati di scarsa qualità, registrano aumenti di fatturato, come fa McDonald, che è ormai la mensa Charitas degli Stati Uniti. Le vendite natalizie, dice il Beige Book, sono state "dismal", disastrose, in tutto il paese. I salari sono tagliati in tutti i settori, e così i contributi sanitari e pensionistici offerti ai lavoratori, in un paese che non ha pensioni pubbliche e solo una ridotta sanità di Stato, riservata agli anziani. La disoccupazione aumenta non solo nelle manifatture ma anche nell'importantissimo settore dei servizi, dove si concentra la manodopera occupata. Né la storia è diversa in settori di punta come quello dei servizi informatici. La situazione appare particolarmente grave, per la gran parte degli indici, in zone trainanti del paese, come la California e il Texas, ma anche negli Stati del corridoio atlantico. Secondo il Rapporto della Fed non si possono prevedere miglioramenti significativi entro il 2009. Sul 2010, il Rapporto resta terribilmente vago. Particolarmente preciso e duro è invece il Beige Book nello spazio che dedica alle condizioni del credito negli Stati Uniti. La domanda di credito per l'industria e il commercio è caduta in tutte le aree del paese, a eccezione di una recente ripresa a Filadelfia. Anche la domanda di credito al consumo è caduta, a eccezione della zona di Cleveland. Il settore dei mutui immobiliari resta depresso, anche se a Cleveland, New York e Richmond sono aumentati i contratti di rifinanziamento di mutui esistenti. In qualche area, inoltre, si è notato un altro fenomeni tipico delle crisi, lo spostamento dell'attività di credito dalle banche nazionali a quelle locali. Se la domanda di credito langue ancora, le condizioni dell'offerta sono divenute più dure. Le richieste di finanziamento da parte di imprese di costruzioni e dei realizzatori di progetti di sviluppo edilizio sono dalle banche sottoposte ad un vaglio particolarmente accurato. La qualità del credito è peggiorata per tutte le categorie di debitori. A New York sono in particolare i prestiti al consumo a deteriorarsi, mentre a Chicago aumentano i fallimenti e lo scadimento dei crediti alle imprese industriali e commerciali. Non si parla, nel Beige Book, apertamente di credit crunch, ma i dettagli delle condizioni creditizie descritte ne fanno identificare chiaramente la presenza, anche se l'espressione non è usata. Il Beige Book è un documento ormai sui generis, legato ad un tempo abbastanza lontano dell'analisi congiunturale, quando i fenomeni si descrivevano e misuravano con aggettivi e avverbi, invece che con i dati quantitativi. Forse anche per queste sue caratteristiche, che ci riportano ai documenti provenienti dalle filiali della Banca d'Italia fino agli anni Cinquanta del Novecento, più che ai prodotti degli uffici studi delle grandi banche di investimento e della stessa Fed di oggi, esso non riceve quella attenzione che altre comunicazioni ufficiali ottengono. Gli analisti di oggi vogliono dati quantitativi, che possano essere inseriti in programmi di previsione e fornire risposte meno ambigue possibili, sulle quali possano essere impostate complesse manovre di trading e arbitraggi. Per chi non dove operare sui mercati in maniera continuativa, ma è alla ricerca di un documento che tasti il polso dell'economia americana e ne pronunci lo stato attuale di salute in termini comprensibili, il Beige Book resta uno strumento molto utile. Specie quando la situazione non sia fatta di luci ed ombre, di colori sfumati. Come appunto accade oggi, quando il nero prevale ovunque, per il presente e, purtroppo anche per il prossimo futuro. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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CRISI: IN CINA PRIMI EFFETTI DEL PIANO DI RILANCIO (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: in Cina primi effetti del piano di rilancio di ANSA Lo afferma il vicegovernatore della Banca centrale -->(ANSA) - BASILEA, 9 MAR - La Cina sta cominciando a registrare i primi effetti del piano anti-crisi di rilancio varato dal Governo con un aumento degli impieghi. Lo ha detto il vicegovernatore della Banca centrale Yi Gang aggiungendo che Pechino non abbassera' comunque la guardia sui futuri rischi potenziali. Secondo vari analisti il piano da 585 mld di dlr di Pechino di novembre scorso e le misure aggiuntive previste per il 2009 riusciranno a rilanciare il Paese piu' velocemente di altri, in particolare gli Usa.

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Crisi: in Cina primi effetti del piano di rilancio (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: in Cina primi effetti del piano di rilancio ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 09.03.2009 12:55 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - BASILEA, 9 MAR - La Cina sta cominciando a registrare i primi effetti del piano anti-crisi di rilancio varato dal Governo con un aumento degli impieghi. Lo ha detto il vicegovernatore della Banca centrale Yi Gang aggiungendo che Pechino non abbassera' comunque la guardia sui futuri rischi potenziali. Secondo vari analisti il piano da 585 mld di dlr di Pechino di novembre scorso e le misure aggiuntive previste per il 2009 riusciranno a rilanciare il Paese piu' velocemente di altri, in particolare gli Usa.

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ROSALBA AVITABILE FRATTAMAGGIORE. FINISCE NEL MIRINO DEI TEPPISTI, LA SEDE DELLA PROTEZIONE CIVIL... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Circondario Nord)" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROSALBA AVITABILE Frattamaggiore. Finisce nel mirino dei teppisti, la sede della protezione civile di Frattamaggiore. Ignoti l'altra notte hanno scavalcato il cancello d'ingresso della struttura che si trova nella villa comunale di via Biancardi per imbrattare il muro e i cancelli della protezione civile con bombole spray. Forse l'intenzione dei vandali era di entrare nella struttura per devastare suppellettili e arredi. Il sistema di sicurezza l'ha impedito e quindi si sono limitati a scrivere, frasi minatorie contro il corpo di protezione civile che da qualche anno si occupa in alcune ore della giornata della sicurezza della villa comunale. L'accaduto è stato denunciato alle forse dell'ordine, al sindaco e al dirigente dell'ufficio tecnico e vigilanza notturna - che si occupa di notte della villa, dal coordinatore della protezione civile, Gianni Capasso, il quale ha chiesto di indagare. «Occorre cambiare strategia sulla sicurezza nel parco pubblico comunale, ma non con le ronde» commenta il sindaco Russo. «Dopo quanto è successo alla sede della protezione civile occorre intensificare anche di notte la vigilanza in città», spiega il capogruppo dell'unione di centro, Sossio Limatola.

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LEADERS FOR YOUR FUTURE. INSIEME PER SVILUPPARE NUOVI TALENTI . È QUESTO IL TITOLO D... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 09-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Circondario Sud1))

Argomenti: Cina Usa

«Leaders for your future. Insieme per sviluppare nuovi talenti». È questo il titolo del convegno svoltosi all'Unione industriali, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori in collaborazione con Aiesec. «È difficile oggi essere leader di un'azienda, specie se opera nel napoletano», ha dichiarato il presidente del gruppo giovani imprenditori dell'Unione industriali, Andrea Bachrach. «La globalizzazione è una grande opportunità per tutti ma rende anche l'attività d'impresa molto più complessa che in passato. Promuoviamo questa iniziativa con Aiesec, anche perché questa Associazione internazionale di studenti universitari si è globalizzata fin dal 1948. Grazie all'Aiesec è più agevole il contatto tra giovani talenti e imprese di qualsiasi parte del mondo». Aiesec è la più grande organizzazione internazionale interamente gestita da studenti universitari. Tra i suoi ex annovera personalità del calibro dell'ex Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. Si occupa dello sviluppo del potenziale giovanile. Più di 4.000 aziende si sono avvalse di membri dall'alto profilo per un periodo di stage a costi contenuti e vantaggiosi. Sull'incontro tra giovani e imprese ha puntato fortemente nel corso del suo decennale mandato il Rettore della Parthenope, Gennaro Ferrara. «Diffondendo nell'ateneo la cultura d'impresa - ha sottolineato - abbiamo sondato le esigenze di mercato, sviluppando contenuti didattici che contribuissero a formare le figure professionali richieste». Le conferenze su svariati temi di carattere economico organizzate annualmente dall'Aiesec in tutto il mondo sono circa 350, come ha ricordato la Local Commitee President Aiesec Napoli Parthenope, Angela Palasciano. Nel prossimo novembre - ha rimarcato il Vice President External Relations Aiesec Napoli Parthenope, Alessandro Cestrone - Napoli ospiterà una conferenza di rilevanza internazionale, con la prevista partecipazione di oltre 200 studenti provenienti da ogni parte del pianeta. Doppia la sfida del Gruppo Giovani: essere vicini alle problematiche delle imprese ma sapere anche cogliere aspettative ed esigenze formative degli studenti. Lo ha evidenziato il componente del direttivo del gruppo giovani imprenditori dell'Unione industriali, Luigi Sibilio. Al convegno sono intervenuti anche il Vice President Exchange Aiesec Napoli Parthenope, Marcello Ciaramella, l'Amministratore della Neperia Srl, Francesco Iannaccone, l'Ex-Trainee Aiesec - Export Manager Area Maghreb Uniprof Italia Srl, Omar Ben Ayed.

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Gb/ Arciv. Canterbury: Colpa crisi non e' solo dei banchieri (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 9 mar. (Apcom) - La causa della crisi economica globale non è solo colpa dei banchieri, ma anche della deregulation e del consumismo. Parola dell'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams che ieri, nel corso di un interevento a Cardiff ha lanciato un attacco sugli effetti della globalizzazione che ha prodotto un "successo straordinario nel generare potere d'acquisto" ma che ci ha condotti "a una radicale insicurezza difficile da prevedere". Williams ha criticato la sconsiderata ricerca della crescita che ha portato a "una malsana iperattività" economica, puntando il dito contro quei governi che hanno promesso di "massimizzare le scelte e minimizzare i rischi" incoraggiando le persone a dimenticare i fondamentali dell'economia reale. Nel futuro, ha detto l'arcivescovo, i politici e gli economisti dovranno abbandonare l'idea che il benessere e il profitto possono essere conquistati senza rischi. Williams ha suggerito "un ritorno all'idea capitalista primordiale" del rischio condiviso.

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Ue-Cina/ D'Alema: No a critica su diritti umani,noi poco (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 9 mar. (Apcom) - "Se vogliamo influire sulle scelte del governo di Pechino non c'è altra via che il partenariato politico ed economico, l'interdipendenza tra Ue e Cina". Lo ha detto l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema (Pd) intervenendo al seminario dal titolo 'Quale futuro per le relazioni tra Ue e Cina?' in corso nella sala Aldo Moro di Montecitorio. "L'Europa - ha sottolineato D'Alema - non ha una grande influenza su quello che decidono i cinesi, o comunque ne ha meno degli Stati Uniti, il che consiglierebbe una strategia euro-americana. La Cina tra le grandi potenze emerse è la meno orientata all'Europa, concetto per loro poco chiaro. I cinesi non fanno investimenti in Europa, ci considerano un mercato dove venire a vendere i loro prodotti mentre con gli Usa hanno un rapporto stretto che la crisi rafforzerà". Inoltre Pechino "guarda alla Russia e all'Africa come continenti essenziali per l'acquisto di materie prime strategiche". Secondo D'Alema tuttavia non è tutto rose e fiori il futuro della Cina: "Lo sviluppo capitalistico senza democrazia alla lunga apre problemi seri e poi noi sottovalutiamo molto i conflitti religiosi presenti nel paese". Al di là del Tibet, l'ex ministro degli Esteri ha ricordato il movimento spirituale Falun Gong "verso cui il governo ha messo in atto una feroce repressione nel sostanziale disinteresse della comunità internazionale". Nonostante ciò, D'Alema non ritiene che la strada della critica e delle sanzioni verso la Cina sia una strada percorribile. "Gli Usa non starebbero con noi" e quanto ai diritti umani D'Alema fa notare che "la capacità dell'Occidente di portare avanti certe battaglie si è appannata: non sempre ci siamo comportati in maniera coerente. Sui diritti umani applichiamo doppi standard". Ed ha ricordato il caso di Guantanamo. "Sul tema della lotta al terrorismo abbiamo sgarrato, abbiamo perso credibilità".

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Cina-Usa/ Nave americana ostacolata, protesta Usa con (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Washington, 9 mar. (Ap) - Navi cinesi hanno seguito da vicino una nave della Marina statunitense e hanno effettuato manovre pericolose in sua prossimità, in quello che è sembrato un tentativo di ostacolare l'equipaggio statunitense. Lo ha denunciato il Dipartimento della Difesa di Washington. L'amministrazione Obama ha intenzione di protestare ufficialmente con il governo cinese. La protesta sarà indirizzata a un addetto militare di Pechino nel corso di un incontro al Pentagono. In una nota, il Dipartimento della Difesa ha spiegato che una nave dei servizi segreti cinesi e molte altre imbarcazioni hanno circondato la Usns Impeccable, una nave disarmata con equipaggio civile che stava raccogliendo campioni oceanici in acque internazionali nel Mar cinese meridionale. La nota continua affermando che dalla nave americana sono stati usati idranti nel tentativo di allontanare la nave cinese, ma i marinai a bordo di quest'ultima si sono limitati a liberarsi delle divise e hanno continuato ad avvicinarsi fino a una distanza di soli otto metri.

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L'EUROPA DEI MINISTRI INELEGGIBILI - BARACK, FORZA STAMINALI - IL FUOCO DI TREMONTI - AMATO: IL RIFIUTO È MIO, NON DEL CAV. - "MARTINI E KÜNG SOVVERSIVI" SILVIO MURATORE PIACE A (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> L?EUROPA DEI MINISTRI INELEGGIBILI - BARACK, FORZA STAMINALI - IL FUOCO DI TREMONTI - AMATO: IL RIFIUTO è MIO, NON DEL CAV. - ?MARTINI E KÜNG SOVVERSIVI? ? SILVIO MURATORE PIACE A CALTA-CASINI ? COSSIGA: COME OBAMA, TRATTIAMO IL RITIRO DA KABUL? 1 - Come anticipato già diverse settimane or sono da Dagospia, il Cavaliere del Cialis ha ufficializzato la candidatura dei ministri del suo governo alle elezioni europee. E poco importa che siano ineleggibili, infatti la loro funzione è solo quella di riempire un po' le liste che in realtà conterranno, oltre loro e altri ineleggibili come i capigruppo parlamentari, i soli candidati e candidate che il Cavaliere ha deciso di mandare al Parlamento Europeo calcolando in base ai sondaggi quanti ne verranno eletti per ogni collegio... 2 - Chissà perché Giulietto Tremonti è l'unico ministro che in televisione non passa mai al trucco prima di andare in onda, e appare sempre con una serie di macchie rosse sulla faccia stile fuoco di Sant'Antonio... barack obama 3 - Il piano "mattone" ideato da Re Silvio, al di là delle sfumature di facciata, trova il pieno sostegno di Pierfurby, che ha dichiarato prontamente: "Il piano potrebbe dare impulso al settore edilizio in grave crisi". E' certo che l'Udc annuncerà presto il voto favorevole al progetto, e i maligni dicono che per Casini, con il calta-suocero che si ritrova, sarebbe proprio difficile bocciare in Parlamento un piano per l'edilizia... 4 - Sempre più bipartisan il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Sta invitando mezzo mondo a presenziare con lui alla Camera, martedì pomeriggio, alla proiezione dello sceneggiato "Pane e libertà" dedicato al sindacalista ed ex deputato comunista Giuseppe Di Vittorio, più volte arrestato dal regime fascista e condannato al carcere dai tribunali speciali del ventennio. Cosa non si fa per sognare il Colle... 5 - Non c'è un solo giornalista che abbia chiesto a Renatino Schifani perché la norma antipianisti adottata alla Camera (che evita peraltro l'assegnazione impropria ed illegale della diaria nei confronti di parlamentari in realtà assenti alle votazioni) non venga applicata anche al Senato... 6 - AMATO E LA RAI: IL RIFIUTO È MIO, NON DEL CAVALIERE... Lettera di Giuliano Amato al "Corriere della Sera" - Caro Direttore, mi ha fatto piacere leggere ieri sul vostro giornale che il Presidente del Consiglio, a proposito del sottoscritto come possibile presidente della Rai, ha correttamente dichiarato di sapere che se ne è parlato, ma di sapere anche «che non esiste questa possibilità». Dalai Lama Mi ha fatto piacere perché il primo ad escludere tale possibilità sono stato io, non appena mi è stato chiesto se ero disponibile. Al di là di ogni altra considerazione, ho fatto presente che si era appena conclusa una procedura con la quale, su proposta del Presidente del Consiglio e con il parere favorevole delle competenti Commissioni di Camera e Senato, il Capo dello Stato mi aveva nominato presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Le istituzioni sono una cosa seria e bastava dunque questo ad escludere che io potessi disinvoltamente cambiare cappello. Poiché i fatti si sono svolti così, mi sia permesso aggiungere che alcune cose che ho letto su di me in questi giorni (non sul Corriere) sono intollerabilmente prive di fondamento e di ragione. 7 - IL SITO DEI LEFEBVRIANI: "MARTINI E KÜNG SONO DUE SOVVERSIVI"... Da "La Stampa" - «Martini è un sovversivo che ha avuto successo nella gerarchia ecclesiastica e, come Küng, è un ottuagenario contrario alla Chiesa che ha promesse d'eternità». Il sito ufficiale dei lefebvriani, con un durissimo editoriale dell'abbate Alain Lorans, punta l'indice contro l'ex arcivescovo di Milano per le sue «eresie», ossia «l'ordinazione di uomini sposati, l'accesso delle donne agli ordini che precedono il sacerdozio (in attesa di meglio!), l'accesso dei divorziati risposati all'eucarestia, l'appello ai diritti della coscienza individuale contro la disciplina dell'enciclica Humanae vitae». Gli scismatici graziati da Benedetto XVI equiparano il leader mondiale dell'episcopato progressista al teologo dissidente Hans Kung che proprio ieri ha criticato «la farsa della beatificazione di Pio XII che ha accomunato la Chiesa allo stato fascista e ha taciuto di fronte alla Shoah». francesco cossiga 8 - RUTELLI: SCELTA PRESIDENTE RAI NON SI PUO' IMPROVVISARE... (Adnkronos) - "Spero che si scelga un presidente autorevole e capace: la Rai e' la prima azienda culturale del Paese, quindi non si puo' improvvisare". Lo ha detto il presidente del Copasir, Francesco Rutelli conversando con i giornalisti a margine di un'iniziativa di Confcommercio a Firenze, commentando la situazione alla Rai. 9 - COSSIGA: OBAMA TRATTA LO FACCIA ANCHE L'ITALIA PER UN 'PACIFICO RITIRO' DALL'AFGHANISTAN... (Adnkronos) - Dato che il presidente degli Stati Uniti ammette l'impossibilita' di vincere in Afghanistan e apre al negoziato con i talebani il nostro Paese puo' evitare di rafforzare il suo contingente e trattare anch'esso per assicurare un "pacifico ritiro" dei militari italiani. In estrema sintensi e' quanto afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. "Dopo aver all'inizio deciso di adottare anche nell'Afghanistan, su suggerimentomento del Comandante di Teatro Est delle Forze Armate americane generale Petreus, la strategia del 'surge' e di inviare quindi in quel Paese oltre nuovi soldati americani dotati di adeguati e piu' potenti mezzi e di richiedere anche agli alleati un aumento dei loro contingenti, il presidente Obama ha ammesso -esordisce Cossiga- che ne' la Nato ne' gli americani sono in grado di piu' opporsi ai talebani e di vincere la guerra contro di essi". "Egli ha pertanto deciso di aprire negoziati con i talebani al fine di porre fine alle ostilita', trovare un accordo che consistera' nella revoca dell'attuale governo filoamericano e della formazione di un nuovo governo basato sulla Sharia senza la precondizione che il nuovo Afgnanistan non dia piu' ospitalita' alle basi di Al Qaeda. Rush Limbaugh Questa decisione del presidente Obama -sottolinea Cossiga- e' di grande interesse anche per il nostro Paese che non dovra' piu' rafforzare il nostro contingente militare, predisporre i piani per un rapido rispiegamento di esso sul territorio nazionale ed intanto concludere unilateralmente un accordo di 'cessate il fuoco' con i talebani, con l'impegno da parte di essi di un pacifico ritiro del nostro contingente, magari -conclude Cossiga- con la cessione ad essi dei nostri mezzi pesanti, cola' dislocati al fine di rendere piu' agevole un rapido ripiegamento". 10 - FTD; BERLUSCONI COME ROOSEVELT, PONTI PER UN NEW DEAL... (Ansa) - Il Financial Times Deutschland (Ftd) dedica oggi un articolo in prima pagina, dal titolo 'Franklin D.Berlusconi', al piano sulla casa previsto dal governo per rilanciare l'edilizia. 'Il capo del governo viene considerato da coloro che lo appoggiano come un nuovo Franklin D. Roosevelt', scrive il quotidiano del presidente del Consiglio, riferendosi all'ex presidente Usa, autore del programma di riforme socio-economiche del 1933-1937 conosciuto con il nome di New Deal. Grazie al New Deal, gli Stati Uniti riuscirono a superare la grande depressione dei primi anni Trenta e il quotidiano spiega il cosiddetto 'piano casa', sottolineando che tra i progetti previsti dal governo c'e' anche la costruzione del Ponte sullo Stretto. 'Come l'ex presidente americano, anche Berlusconi vuole che i cittadini possano mantenere il loro stile di vita durante la crisi', osserva l'Ftd, aggiungendo che questo e' anche l'obiettivo del ministro dell'economia Giulio Tremonti. Ma c'e' anche un altro punto in comune tra Berlusconi e Roosevelt: 'Anche Roosevelt costruiva per il suo New Deal migliaia di ponti - conclude il giornale - Berlusconi si limita ad un ponte, che pero' sara' molto piu' lungo di tutti quelli che Roosevelt ha mai costruito'. Silvio Berlusconi 11 - IN DIFESA DEL BAHREIN IL MAROCCO ROMPE LE RELAZIONI CON L'IRAN... Da "La Stampa" - Il Marocco ha rotto le relazioni diplomatiche con l'Iran. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri di Rabat, dopo le dichiarazioni di Ali Akbar Nateq Nur, consigliere della Guida Suprema l'Ayatollah Ali Khamenei che aveva definito il Bahrein la quattordicesima «provincia» dell'Iran mettendone in dubbio la sovranità. 12 - IL MONITO DI PECHINO "SANZIONI PER CHI INVITA IL DALAI LAMA"... Da "La Stampa" - Un duro monito al mondo intero è stato pronunciato ieri dal ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi sulla questione tibetana. Si avvicinano importanti ricorrenze che evidentemente fanno temere alle autorità di Pechino nuove ondate di proteste un po' in tutto il mondo degli attivisti pro-Tibet. «Se vogliono sviluppare i rapporti con la Cina - ha spiegato il ministro Yang Jiechi -, nessun Paese deve permettere al Dalai lama di visitarlo e di usare il suo territorio per attività separatiste che mirino all'indipendenza del Tibet». 13 - IL REPUBBLICANO LIMBAUGH: «KENNEDY MORTO PRIMA DELLA LEGGE SANITARIA»... Da "La Stampa" - Continua l'offensiva di Rush Limbaugh contro la nuova leadership democratica americana. Ma ora il commentatore radiofonico di estrema destra, idolo della base repubblicana e noto per la violenza del linguaggio, ha superato ogni limite del buon gusto. Ha detto che Ted Kennedy, malato di cancro terminale, sarà morto prima che la riforma sanitaria, di cui il senatori democratico è paladino, sia approvata. 14 - STAMINALI: LA SVOLTA DI OBAMA... (Agi) - Barack Obama ha tolto i limiti imposti da George W. Bush ai finanziamenti federali alla ricerca sulle staminali. L'annuncio, a lungo atteso, e' arrivato durante una conferenza stampa alla Casa Bianca. Obama ha annunciato l'inizio di una "nuova frontiera" per la scienza Usa, che sara' cosi' liberata dalle interferenze della politica. "Non posso garantire che scopriremo i trattamenti e le cure che cerchiamo, nessun presidente puo' prometterlo", ha affermato prima di firmare l'ordine esecutivo che revoca il bando in vigore da otto anni."Ma posso promettere che li cercheremo, attivamente, responsabilmente e con l'urgenza necessaria per riprendere il tempo perso", ha aggiunto. Obama ha dato mandato al National Institutes of Health di elaborare entro 120 giorni le linee guida che ispireranno le ricerche finanziate dallo Stato sulle creazione di nuove cellule staminali. Infine, il presidente ha diffuso un memorandum in cui si sottolinea l'importanza di "ridare integrita' scientifica alle decisioni governative" e chiesto all'ufficio Politiche scientifiche e tecnologiche della Casa Bianca basare le proprie decisioni "sulla scienza e non sulla di politica" e nominare dei consiglieri e degli esperti che agiscano animati da spirito scientifico. 15 - POLIZIA SORPRENDE SACERDOTE AMERICANO INSIEME A TRANS, MULTATO... (Adnkronos) - Un sacerdote americano e' stato multato dalla polizia che, durante dei controlli antiprostituzione, lo ha sorpreso in auto in compagnia di un transessuale. E' successo al quartiere Aurelio, a Roma. [09-03-2009]

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Usa-Cina/ Casa Bianca: navi cinesi rispettino leggi (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 9 mar. (Apcom) - La Casa Bianca ha chiesto alla Cina di rispettare le leggi internazionali, in particolare nella zona del Mar cinese meridionale. L'amministrazione Usa si è riferita alla nave americana "Impeccable", che è stata seguita e ostacolata da navi di Pechino. Funzionari delle Difesa hanno affermato che "negli ultimi giorni le navi cinesi sono state sempre più aggressive" nella regione. La "Usns Impeccable", ha precisato il Pentagono, è una nave disarmata della Marina degli Stati Uniti con equipaggio civile, che stava raccogliendo campioni oceanici in acque internazionali.

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Cina/ Frattini: Diventi partner politico non solo economico... (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 9 mar. (Apcom) - "E' logico che se guardiamo alla Cina solo come un grande contributore per risolvere la crisi economica globale" sarà difficile coinvolgerla dal punto di vista politico sui principali scenari, ha osservato il ministro degli Esteri Franco Frattini nelle sue conclusioni al seminario 'Quale futuro tre le relazioni Ue e Cina' organizzato dallo European Council on Foreign Relations alla Camera dei Deputati. In poche parole, se il messaggio che arriva a Pechino dagli Usa è 'continuate a comprare i nostri titoli di Stato' e quello dall'Europa è 'sollevate i nostri sistemi finanziari con l'interscambio' il rapporto resterà, a detta del capo della diplomazia, limitato all'ambito economico. Fra i dossier politici su cui un contributo della Cina può essere cruciale, Frattini ha citato la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ricordando che la grande conferenza internazionale che si è tenuta recentemente a Roma sul tema ha visto una partecipazione "di alto livello" di Pechino, che ha anche "espresso la sua posizione". Il confronto, insomma, è stato "positivo" persino su un "tema - come questo - scabroso e spinoso" che spacca persino gli europei. Anche sul Pakistan e l'Afghanistan, ha convenuto il titolare della Farnesina, il contributo cinese sarà fondamentale per la "stabilizzazione" regionale perché l'alternativa di Pechino per evitare un regime islamico ai suoi confini altrimenti sarà quella di rafforzare il Pakistan, anche per il contenimento dell'India. Per questo la Cina è stata invitata alla conferenza internazionale che si terrà a fine giugno a Trieste, a margine della riunione dei ministri degli Esteri del G8. Oltretutto, "la Cina è pronta a essere coinvolta - ha fatto notare Frattini - come dimostra la sua risposta positiva alla richiesta internazionale di schierare una flotta nel Golfo di Adencontro i pirati". Per quanto riguarda poi i rapporti Usa-Cina, il titolare della Farnesina ha ricordato che "l'attenzione dell'America verso l'area del Pacifico è come minimo altrettanto importante rispetto a quella che c'è sull'area euro-atlantica". Per questo, gli europei dovranno confrontarsi con la nuova amministrazione statunitense sui modi e le strategie per rapportarsi all'area pacifica. La Cina andrà coinvolta sulla riforma della governance globale, per Frattini, dal punto di vista delle responsabilità e della rappresentatività. Ora l'Italia e l'Europa, ha concluso il ministro, hanno tutto l'interesse a non fare "il vaso di coccio tra due potenze" come Cina e Stati Uniti.

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Usa-Cina: previsto per mercoledì l'incontro tra Gheitner e Jieshi (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza.com" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa-Cina: previsto per mercoledì l'incontro tra Gheitner e Jieshi (9 Marzo 2009 - 20:34) MILANO (Finanza.com) - In seguito ad un incidente avvenuto nel Mar Cinese Meridionale, è stato fissato per mercoledì a Washington l'incontro tra il segretario al Tesoro americano Timothy Gheitner e il capo della diplomazia cinese Yang Jieshi. Temi da trattare e dettagli dell'incontro sono ancora in via di definizione. (Riproduzione riservata)

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La Cina si prepara a lanciare la sua stazione spaziale (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 09-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

I primi test nel 2010 La Cina si prepara a lanciare una mini stazione spaziale Le autorità hanno confermato il piano per la messa in orbita nel 2011 Ecco come dovrebbe presentarsi la stazione spaziale cinese MILANO - Il 2011 sarà un'annata doc per lo spazio cinese. Pechino compirà un balzo notevole realizzando il primo passo per arrivare alla prima stazione spaziale del Celeste Impero. Numerose voci avevano anticipato il nuovo grande passo ma ora Ling Xiaohong, vicepresidente della China Academy of Launch Vehicle Technology e Wang Yongzhi membro della Political Consultative Conference hanno confermato il piano attualmente già in corso. Alla fine del 2010 sarà lanciato un veicolo automatico (quindi senza uomini a bordo), in pratica il modulo abitabile solitamente agganciato alla navicella Shenzhou che ospita i taikonauti. Una volta in orbita sarà lanciata nel 2011 la capsula Shenzhou-8 anch'essa senza passeggeri a bordo e i due veicoli si agganceranno assieme comandati da terra. Se l'aggancio riuscirà allora partirà , sempre nel 2011, la navicella Shenzhou-9 con tre taikonauti e che raggiungerà la coppia di veicoli disabitati già intorno alla Terra, unendosi a loro. In questo modo si collauderanno per la prima volta da parte cinese le tecniche di rendez-vous e aggancio orbitale e se tutto funzionerà a dovere Pechino assemblerà così un nucleo ristretto ma significativo di una base orbitale. STAZIONE SPAZIALE - E sarà un esercizio importante perché Pechino, se il test non presenterà ostacoli, intende poi procedere con una vera stazione spaziale più grande e capace di restare intorno alla Terra per diversi anni, sfidando, in un certo senso, la stazione spaziale internazionale che entro il 2010 sarà completata da parte di Usa, Russia, Giappone, Europa e Canada. Per la missione si selezioneranno tre fortunati fra i 14 taikonauti che oggi compongono la squadra spaziale. Presto ci sarà anche un nuovo reclutamento che includerà pure una donna la quale, però, volerà nel cosmo dopo il 2011. Solo nel 2003 la Cina ha lanciato il suo primo taikonauta Yang Liwei a bordo di Shenzhou-5. Da allora la corsa si è accelerata con l'obiettivo di arrivare sulla Luna dopo il 2020. Giovanni Caprara Giovanni Caprara stampa |

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