CENACOLO DEI COGITANTI |
Il mondo diviso su Bashir
La Cina guida i difensori ( da "Corriere.it"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: le compagnie Usa hanno ottenuto
misere concessioni petrolifere, assegnate invece alla Cina. Anche l'Unione
Africana (Ua), 53 Stati membri, che ieri ha tenuto una riunione d'emergenza ad
Addis Abeba, è schierata dietro a Khartoum. Il capo della commissione dell'Ua,
Jean Ping, si è detto profondamente amareggiato.
letteratura e politica
viste da un nobel ( da "Tirreno,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: era della globalizzazione e quindi
anche la giustizia deve essere globalizzata». Richiesto di un parere sul corso
che gli Stati Uniti hanno intrapreso con l'elezione di Barack Obama, Soyinka ha
detto: «Non mi aspetto che il nuovo presidente risolva i problemi del mondo in
poche settimane, ma quello che voglio sottolineare è che con la sua elezione c'
Senza direzione Forti
oscillazioni per il prezzo del petrolio, che non evidenzia una chiara tendenza
di fondo ( da "Milano
Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: speculazioni rialziste hanno
inoltre preso spunto dalle dichiarazioni dell'ex numero uno del Centro
Nazionale di Statistica della Cina, Li Deshui, che nella stessa giornata aveva
prospettato un nuovo pacchetto di stimolo per l'economia cinese: tale
aspettativa è stata peraltro frustrata dal premier Wen Jiabao, che nella
giornata successiva non ha parlato di alcun piano d'intervento.
Miracolo high tech
( da "Milano Finanza"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: obiettivo sono le commesse globali
e le sedi in Francia, Cina, Usa e a Mosca sono i riferimenti. Le sinergie di
filiera sono il valore aggiunto di Cft. Fatturati intorno a cento milioni per
Cft e di 45 milioni per Cft Packaging sono i punti di partenza da consolidare,
per sviluppare un business realizzato per l'80% all'estero.
Roubini: Giusti i piani
Obama. Ma è tardi Il rischio depressione a L è ormai del 33%
( da "Borsa e Finanza"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: azione coordinata di Usa, Cina,
Giappone, Europa e degli altri protagonisti. «Per prima cosa ci vuole più
coraggio nella concessione del credito. Poi, i Paesi che se lo possono
permettere devono usare gli stimoli fiscali». E per le banche? «Bisogna
distiguere tra le banche illiquide e sottocapitalizzate ma solvibili e quelle
non solvibili,
Terapia Etf contro il mal
di Azioni. ( da "Borsa
e Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Come soluzione long si può
impostare un Pac o puntare sulla stabilizzazione dei mercati con un paniere di
corporate bond. O infine, per chi cerca il contrattaccare, resta l'opzione di
alcune Borse emergenti: no però all'Est Europa, sì invece alla Cina
Sei cattivo se non siamo
in buoni affari ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina compra in blocco quasi il
70% della produzione petrolifera del Sudan e quindi difende (dopo averlo
finanziato e armato) il dittatore. Gli Usa, che delle concessioni petrolifere
sudanesi hanno visto solo le briciole, lo vorrebbero invece in manette.
Invasione di vespe cinesi
( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: originario del nord della Cina e
molto diffuso in Asia e negli Usa. Assente dall'Europa fino al 2002, è stato
introdotto accidentalmente in Italia in una zona a sud di Cuneo è oggi
purtroppo molto diffuso in varie regioni italiane tra cui l'Emilia Romagna.
Sono molto preoccupati i proprietari dei castagneti localizzati nei comuni di
S.
In crisi ma i prezzi non
c'entrano' ( da "Nazione,
La (Arezzo)" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: fra queste vanno annoverate le
dinamiche interne alla filiera globalizzata della moda, che hanno condotto ad
una penalizzazione dei produttori di semilavorati rispetto a chi confeziona e
distribuisce. Non so se Prato possa servire da pietra di paragone per il
distretto orafo di Arezzo: so poco della filiera della gioielleria e,
ipotizzando che sia complessa come quella del tessile-
Globalizzazione.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 11 autore: Globalizzazione. La crisi
e gli emergenti sollecitano un ripensamento della governance G-8, c'è un ruolo
tutto italiano Da«Un'opportunità da non perdere», un'analisi sulla governance
globale scritta da Emma Bonino per Charta Minuta, pubblichiamo un ampio
estratto di Emma Bonino I l mondo si sta ristrutturando,
HONG KONG Il colosso Usa
Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe...
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 23 HONG KONG Il colosso Usa
Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe... HONG KONG Il
colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari per la
costruzione di nuovi impianti e infrastrutture di distribuzione in Cina.
L'investimento, che avrà una cadenza triennale, si aggiunge ai 2,
<SONO QUI per
incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanist...
( da "Nazione, La (Prato)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in un mondo globalizzato, sulla
vita di ognuno: «Il lavoro rende protagonista la persona di un grande cantiere,
il mondo. Tutti dobbiamo essere partecipi alla realizzazione di una società più
armoniosa e pacifica». Gli operatori del Centro Impiego- Fil spa,
quotidianamente a contatto con i problemi di chi perde il lavoro o è alla
ricerca di un'
Paramedico &
paragnosta ( da "Stampa,
La" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è scattata una grande operazione
internazionale (se non è globalizzazione questa), per cui i canali Fox hanno
trasmesso la prima puntata della serie in 180 Paesi. Centottanta Paesi: è una
cifra che fa un po' spavento, con tutti quegli spettatori, ancorché di reti a
pagamento, virtualmente interessati a delibare le umane vicende
dell'«ascoltatore».
Obama chiede aiuto agli
hedge funds (e li premia) ( da "Giornale.it,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: davvero voglia di farsi guidare
dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina,
gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il
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Ma Obama combatte davvero le lobbies?
Gli usa vogliono il
"Dialogo" Con Pyongyang
( da "KataWeb News" del
07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che nei giorni scorsi ha fatto
tappa in Cina e Giappone, ha ripetuto le critiche al progetto nordcoreano di
lanciare un satellite di comunicazione, che Seul e Washington ritengono sia in
realtà un missile di lunga gittata, in grado in via teorica di raggiungere
anche l'Alaska. "Sarebbe una decisione mal presa", ha detto il
rappresentante della nuova amministrazione di Barack Obama,
Il "lato umano"
della diplomazia cinese pag.1 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per poi spiegare come nelle
relazioni tra Usa e Cina, la Cina sia pronta a sedersi al tavolo per stringere
accordi ancora più stretti e per coordinare le proprie azioni con gli USA,
elemento fondamentale in momenti così difficili come quelli attuali. Yang
Jeichi ha anche confermato l'incontro tra Obama e Hu Jintao, durante il vertice
dei G20 del 2 Aprile a Londra,
Sos, crolla il commercio
estero ( da "Denaro,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Al terzo posto salgono gli Usa, con
un interscambio di 948 milioni di dollari, in calo "soltanto" del
17,8 per cento. Gli Usa hanno scavalcato così la Cina -ora quarto paese partner
commerciale- che ha visto calare l'interscambio del 25,1 per cento (-36,4 per
cento le esportazioni verso la Turchia).
E' ora di lasciar fallire
le banche ( da "Giornale.it,
Il" del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: davvero voglia di farsi guidare
dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina,
gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il
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Ma Obama combatte davvero le lobbies?
NANDO SANTONASTASO RISORSE
PER LE INFRASTRUTTURE, NUOVI FONDI PER GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI, SOS...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: scopre che nel 2009 il Pil Usa
crollerà di 5 punti e quello dell'Europa scenderà sotto l'1%. Ma se si guarda
al Pil mondiale si nota che aumenterà di poco oltre l'1% perché Cina, India,
Brasile continuano a crescere. Ciò vuol dire che in questo momento il mondo
occidentale sta subendo l'impatto psicologico legato a fatti che si sono
concretizzati nel grande termometro della Borsa»
CRISI: FERRARA (PDL),
LIMITE SINISTRA E' SCIMMIOTTARE OBAMA
( da "Virgilio Notizie"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: pensare che la globalizzazione dei
mercati e dei capitali sia sinonimo di globalizzazione della crisi economica
con effetti e difetti identici per tutte le nazioni. Le specificita' dei
singoli Paesi hanno, in valore assoluto, un'importanza superiore rispetto alla
generale convinzione che la crisi economica mondiale sia per tutti uguale,
Tremonti: <Non possiamo
salvare i banchieri che hanno rubato>
( da "Varesenews" del
07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: rivendicando di aver descritto già
in tempi non sospetti (1995) «il lato oscuro della globalizzazione». Una crisi
di sfiducia - Sostiene Tremonti che una delle cause principe dell'abissale
crisi che viviamo sia la sfiducia di cui i media si fanno portatori. «Dire che
"è colpa dei giornalisti" non è però quello che intendo» precisa.
Musica e news: la cultura
della gratuità ( da "Blogosfere"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la cultura della gratuità
Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 10:22 in globalizzazione Continua il
dibattito sull'economia del gratuito. Un articolo di Knowledge Wharton riflette
sulla simbiosi tra gratuito e non gratuito che con la diffusione dell'utilizzo
di internet è diventata più complessa. E si sofferma sulle trasformazioni del
mondo della musica e dell'informazione.
La Russia apprezza le
aperture di Obama "E' il momento giusto per dialogo e disarmo"
( da "Repubblica.it"
del 07-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: militarizzazione dello spazio"
(e qui nel mirino del Cremlino non c'è solamente l'America ma pure la Cina).
Insomma, Mosca non rinuncerà alla sua sfera d'influenza e non muterà di punto
in bianco la sua politica estera (non a caso Lavrov ha ripetuto l'appello alla
denuclearizzazione del Medio Oriente (in realtà, nel mirino russo c'è Israele).
( da "Corriere.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
le reazioni al
mandato d'arresto Il mondo diviso su Bashir La Cina
guida i difensori Anche Africa e Lega Araba contro la Corte dell'Aja NAIROBI La
Cina, che in Sudan ha vari interessi (petrolio e
armi), guida il plotone di Paesi schierati con il presidente sudanese Omar Al
Bashir, contro la decisione della Corte Penale Internazionale dell'Aja di
confermare il mandato d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità.
Pechino è membro del Consiglio di Sicurezza e quindi sosterrà la risoluzione
presentata dall'Egitto che chiede di posporre di 12 mesi l'esecuzione del
mandato. Più sfumata, ma sempre a sostegno del leader sudanese, la posizione
della Russia: rispetto per le decisioni della Corte ma, per motivi politici,
meglio rimandare. Interessante sarà conoscere il pensiero degli Stati Uniti che
non riconoscono la Cpi (a Roma nel 1998 si schierarono contro la sua
fondazione), ma che vorrebbero incastrare il presidente sudanese. Non tanto
perché anni fa diede ospitalità a Osama Bin Laden e ai suoi campi
d'addestramento, ma piuttosto perché dopo aver tessuto pesanti reti
diplomatiche per pacificare il Sud del Paese, le compagnie Usa hanno ottenuto misere concessioni petrolifere, assegnate invece
alla Cina. Anche l'Unione Africana (Ua), 53 Stati membri, che ieri ha
tenuto una riunione d'emergenza ad Addis Abeba, è schierata dietro a Khartoum.
Il capo della commissione dell'Ua, Jean Ping, si è detto profondamente
amareggiato. «La pace ha detto Ping va ricercata in modo sereno, senza
esacerbare gli animi». Alcuni funzionari dell'Unione Africana hanno accusato i
giudici di prendere di mira soprattutto l'Africa e di non occuparsi di Paesi
come l'Iraq o l'Afghanistan o della striscia di Gaza, dove Israele ha combattuto
la guerra contro Hamas. Ma l'Organizzazione africana non è compatta. Infatti i
Paesi che difendono Bashir sono retti da dittatori che temono di poter finire
un giorno anche loro alla sbarra degli imputati. Si appellano al deragliamento
di un processo di pace che in realtà non è mai cominciato. Le democrazie
africane, Liberia, Botswana, Zambia, ad esempio, sono invece schierate con la
decisione della Corte. Tutti gli arabi e gli islamici, compresa la Lega Araba e
la Conferenza Islamica, tifano Bashir e mirano a sottrarlo alla giustizia
internazionale. Per gli arabi è ancora comprensibile (il presidente sudanese è
uno di loro). Difficile capire invece perché i musulmani accettino i massacri
dei darfuriani, anch'essi fedeli di Maometto. Iran, Siria, Hamas e gli
Hezbollah libanesi tutti a difendere Bashir. Massimo A. Alberizzi stampa |
( da "Tirreno, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 9 - Pisa
Letteratura e politica viste da un Nobel Wole Soyinka ha presentato il romanzo
dell'ambasciatore Baistrocchi Il poeta e drammaturgo nigeriano ha tenuto la
conferenza alla facoltà di lingue presente anche l'autore del libro PISA.
"Oh, se i muri potessero parlare...": è da questa riflessione che
prende spunto Wole Soyinka, drammaturgo e poeta nigeriano, premio Nobel per la
letteratura, per commentare il romanzo "Il castello e i suoi amanti",
scritto dall'ambasciatore Massimo Baistrocchi e pubblicato dalle Edizioni
Spirali. Il privilegio di introdurre l'autore del volume e il presentatore
d'eccezione - nell'aula magna della facoltà di lingue e letterature straniere -
è stato del professor Enrico Giaccherini. Il premio Nobel ha commentato
l'ordine d'arresto emesso dalla Corte dell'Aja contro il presidente del Sudan.
«Rispetto alla decisione della Corte penale internazionale dell'Aja, che nei
giorni scorsi ha spiccato un ordine di arresto contro il presidente del Sudan,
Omar Hassan Bashir, accusato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra -
ha detto - sono convinto che i leader africani non possano sottrarsi all'ordine
e non debbano lamentarsi quando gli organismi internazionali li richiamano a
rispondere delle proprie responsabilità. Del resto, viviamo nell'era della globalizzazione e quindi anche la giustizia deve essere
globalizzata». Richiesto di un parere sul corso che gli Stati Uniti hanno
intrapreso con l'elezione di Barack Obama, Soyinka ha detto: «Non mi aspetto
che il nuovo presidente risolva i problemi del mondo in poche settimane, ma
quello che voglio sottolineare è che con la sua elezione c'è stata la
fine della politica ipocritica del regime di George Bush e di ciò che questi ha
rappresentato per il resto del mondo». Parlando poi del romanzo, il poeta e
drammaturgo Soyinka ha affermato di trovarsi di fronte a «una delle
presentazioni più difficili in quanto, come raramente accade, sono presenti sia
l'opera d'arte che la persona che l'ha prodotta». «La cosa che più ho
apprezzato - ha spiegato - è stata la capacità dell'autore di inserirsi nel mio
ambiente, di affrontare un percorso di esplorazione, dimostrando grande
capacità di apertura nei confronti della cultura nigeriana». La presenza del
drammaturgo ha arricchito la presentazione del volume di Baistrocchi, il quale
si è detto «onorato dell'intervento di una figura di così grande rilievo
culturale e intellettuale». L'ambasciatore italiano ha poi preso spunto dalle
parole usate da Soyinka per commentare il proprio romanzo e raccontarne
brevemente la trama: sono infatti i muri del castello di Schwerinsburg,
costruito in Namibia dalle truppe tedesche, che celano amori segreti e persone
dimenticate, portate alla luce decenni dopo da un archeologo italiano chiamato
a dipanare i misteri dell'antico maniero e a scovare un ipotetico passaggio
segreto. Il libro, che è stato costruito sulla base di documenti storici,
«prende spunto da fatti realmente accaduti» e contiene quel pizzico di mistero
che non deve mai mancare in un romanzo che si rispetti. S.A.
( da "Milano Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza
sezione: I VOstri Soldi Il Trader Commenti & Analisi data: 07/03/2009 -
pag: 43 autore: Senza direzione Forti oscillazioni per il prezzo del petrolio,
che non evidenzia una chiara tendenza di fondo L'ultima settimana di
contrattazioni ha registrato un deciso aumento della volatilità dell'E-Mini Crude
Oil future, con il derivato che non peraltro fornito chiari spunti direzionali.
A inizio ottava i prezzi hanno pagato una violenta accelerazione ribassista,
lasciando sul campo quasi 5 dollari in una sola giornata. Lo spettro della
crisi si è nuovamente abbattuto sui mercati finanziari, con il nuovo intervento
da 30 miliardi di dollari annunciato dal Tesoro Usa
per salvare il colosso assicurativo Aig, che ha trasmesso agli operatori la
netta sensazione di una scarsa efficacia delle manovre messe in atto finora.
Tutti i listini azionari hanno pagato pesanti battute d'arresto e anche i
prezzi del greggio non hanno fatto eccezione. Lo scenario è peraltro cambiato
nelle due sedute successive, con il future quotato sul Nymex che ha disegnato
un deciso rimbalzo, tornando al di sopra della soglia psicologica a quota 45.
Un contributo decisivo è arrivato in tal senso dai dati sulle scorte
settimanali pubblicati mercoledì dal Dipartimento dell'energia Usa: le riserve di petrolio hanno registrato infatti un calo
di circa 700 mila di barili, a fronte di un atteso incremento di 2,2 milioni.
Alcune speculazioni rialziste hanno inoltre preso spunto
dalle dichiarazioni dell'ex numero uno del Centro Nazionale di Statistica della
Cina, Li Deshui, che nella stessa giornata aveva prospettato un nuovo
pacchetto di stimolo per l'economia cinese: tale aspettativa è stata peraltro
frustrata dal premier Wen Jiabao, che nella giornata successiva non ha parlato
di alcun piano d'intervento. Nel frattempo si avvicina l'appuntamento
con la nuova riunione dell'Opec, fissata per il prossimo 15 marzo a
Vienna.Graficamente, il quadro tecnico dell'E-Mini Crude Oil future non ha
subito modifiche sostanziali, con le quotazioni che dimostrano una buona
stabilità sopra quota 40, ma che non sembrano in grado di allungare verso la
resistenza chiave a 50 dollari: come già indicato più volte, solo il breakout
di quest'ultimo livello potrà fornire un concreto segnale di forza, modificando
lo scenario di breve. L'analisi quantitativa segnala una forza relativa in
progressivo aumento, ma la volatilità delle ultime sedute non offre molti
appigli per la costruzione di un chiaro movimento direzionale. Anche nelle
prossime sedute è quindi lecito attendersi una nervosa fase di assestamento sui
livelli attuali, eventualmente da sfruttare in un'ottica di trading, ma poco
gestibile per un'operatività di più ampio respiro.
( da "Milano Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza
sezione: Emilia Finanza data: 07/03/2009 - pag: 58 autore: di Stefano Catellani
distretti Miracolo high tech Nel settore dell'automazione industriale ci sono
piccole e medie imprese che resistono alla crisi economica. Come Elettric 80,
Ocme, Sympack e Cft Lungo la via Emilia c'è un maxi distretto che produce
automazione high tech per i processi industriali: macchine e impianti che
aiutano le aziende di tutti i settori a ridurre i costi per competere meglio.
E' un settore che non ha ancora dato segni di flessione nelle tante aziende di
nicchia che tra Piacenza e Rimini continuano a crescere. Ci sono solo piccoli
segnali di rallentamento in grandi gruppi internazionali attivi anche in
Emilia, come la Sidel o la tedesca Gea, ma nel complesso il quadro è positivo.
In prima fila ci sono imprenditori che continuano a investire e che hanno
ancora il portafoglio ordini pieno come la Elettric 80 di Viano nel reggiano,
che vanta performance da record. Per esempio il fatturato di Elettric 80 nel
2008 è salito a 60 milioni ,con un incremento del 20% sul 2007. Il portafoglio
ordini raccolto nei primi 9 mesi del 2008 consente inoltre al polo di Viano di
guardare al primo semestre 2009 senza cali di lavoro. Un'altra società leader è
la parmigiana Ocme, che combatte la crisi con una forte iniezione di
innovazione. Fondata nel 1954 con solo 5 persone in staff è rapidamente
cresciuta nel mercato delle macchine per il confezionamento ed imballaggi, fino
a diventare uno dei leader del settore con più di 10 mila macchine installate
nel mondo. Oggi l'azienda guidata da Emanuele Gatteschi conta 410 dipendenti e
ha consolidato un fatturato di 90 milioni nel 2008. Un altro esempio virtuoso è
la Sympack. I primi vent'anni del gruppo, fondato nel 1998, coincidono con una congiuntura
non facile, ma nel team guidato dall'ad Paolo Musi c'è la convinzione che la
'tech valley bolognese' saprà uscire dalla crisi in fretta. E infatti Sympak ha
un portafoglio ordini di 72 milioni di euro, in crescita a fine 2008 e anche
nell'avvio del 2009. Stati Uniti, America Latina e tutta l'area del
Mediterraneo trainano l'ottimismo. Nel
( da "Borsa e Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ATTUALITÀ Roubini:
«Giusti i piani Obama. Ma è tardi Il rischio depressione a L è ormai del 33%»
Mister Doom al Time: «Obama? Sta facendo cose importanti ma il tempo è poco».
«L'euro può reggere alla crisi di Irlanda o Grecia, non di Italia o Austria» di
Redazione - 07-03-2009 La Great Depression si avvicina. «Sei mesi fa non
attribuivo più del 10% di possibilità allo scenario peggiore. Oggi la
percentuale è salita al 33% almeno». Parola di Nouriel Roubini, mister Doom,
così snobbato nel 2005 (quando tra i primi parlò del rischio che la bolla immobiliare
potesse compromettere la crescita mondiale), oggi probabilmente l'economista
più ascoltato sotto i cieli della crisi. L'ultima intervista Roubini,
professore alla Stern School della New York University (la sua prima laurea
l'ha presa in Bocconi), l'ha concessa a Michael Schuman di Time, che l'ha
intercettato a Honk Kong. Il risultato? «Il mio timore - risponde Roubini - è
che la recessione in atto, finora giudicata a forma di U, si trasformi in una
crisi alla giapponese, a forma di L. Siamo nel bel mezzo della peggiore
recessione sincronizzata degli ultimi 60 anni. E se non troveremo la terapia
adatta precipiteremo nella depressione: oggi più probabile di sei mesi fa».
L'unica terapia efficace, continua Roubini, deve passare dall'azione coordinata di Usa, Cina, Giappone, Europa e degli altri protagonisti. «Per prima cosa ci
vuole più coraggio nella concessione del credito. Poi, i Paesi che se lo
possono permettere devono usare gli stimoli fiscali». E per le banche? «Bisogna
distiguere tra le banche illiquide e sottocapitalizzate ma solvibili e quelle
non solvibili, che vanno chiuse. Lo Stato deve creare credito in maniera
più energica o costringere le banche a erogare più quattrini: siamo in
un'economia di guerra. Bisogna spingere i capitali verso l'economia reale.
Nessuno finora ha fatto abbastanza». Roubini dà credito a Obama. «In sole sei
settimane ha fatto tre cose importanti: a) il pacchetto di stimolo all'economia
per 800 miliardi; b) un programma di sostegno ai mutui ben più efficace di quello
della passata amministrazione; c) un piano bancario che, per quanto vago,
almeno non prevede un altro sostegno agli istituti. Il bicchiere è mezzo
pieno... Per quanto riguarda le banche non c'è da chiedersi se verranno
nazionalizzate o meno. Ma in quale misura: vai pulisci, ristruttura e rivendi
ai privati. Non c'è altro da fare». La politica, ammette Roubini, si sta
muovendo nella giusta direzione. «Ma, onestamente, non vedo all'orizzonte nulla
di buono. Ho paura che si faccia troppo poco e troppo tardi». Nel migliore dei
casi, il Pil mondiale sarà negativo nel 2009 per poi assestarsi nel 2010. Ma ci
vorranno tre-quattro anni per parlare di vera crescita. Può andare peggio,
però. «Parliamo di banche. Se saltano quelle greche o irlandesi, Francia e
Germania possono metterci una pezza. Ma se lo stesso succede alle banche di
Austria, Italia, Portogallo e Spagna o di Belgio e Olanda, allora non ci sarà
niente da fare. Possiamo ancora evitare la crisi dell'Unione Monetaria europea,
ma sarà un severo e serio test di stabilità».
( da "Borsa e Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ATTUALITÀ Terapia
Etf contro il mal di Azioni di Redazione - 07-03-2009 Il Mibtel è ai minimi dal
1996, il Dow Jones ha rotto il fatidico supporto di 7mila punti mentre
l'economia Usa sprofonda. Ma non tutto è perduto se la
strate è quella giusta. E a disposizione ci sono a i fondi-indice quotati. Una
soluzione flessibile ed efficiente, per operare in trend in tutte le condizioni
di mercato. Per i più aggressivi c'è spazio nel breve per i «cloni» short o
bear, che guadagnano sui ribassi. Come soluzione long si
può impostare un Pac o puntare sulla stabilizzazione dei mercati con un paniere
di corporate bond. O infine, per chi cerca il contrattaccare, resta l'opzione
di alcune Borse emergenti: no però all'Est Europa, sì invece alla Cina
( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sei cattivo se non
siamo in buoni affari --> Sabato 07 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print
E'ancora permessa un po' di brutale sincerità? Se sì, dobbiamo ammettere che
l'unico effetto della decisione con cui la Corte penale internazionale ha
emesso un mandato d'arresto contro Omar Hasam Ahmad al Bashir è stato quello di
raccogliere intorno al sanguinario presidente del Sudan una solidarietà mai
vista prima. La Cina e la Russia lo appoggiano, la
Lega Araba (22 Paesi) e l'Unione africana (53 Paesi) quasi al completo
criticano la Corte, persino Egitto e Sudafrica sono contrari. Un precedente
pericoloso, visto che Bashir è anche il primo capo di Stato ancora in carica a
finire nel mirino della giustizia internazionale. Gli altri, il liberiano
Charles Taylor e il serbo Slobodan Milosevic, erano stati accusati di crimini
di guerra e crimini contro l'umanità quando già avevano perso ogni potere.
Sarebbe ingenuo o ipocrita, però, stupirsi di quanto accade. La giustizia
internazionale incontra questi problemi perché manca un'idea internazionale,
cioè condivisa da un numero congruo di governi e nazioni, di che cosa sia
giusto o ingiusto. Chi può negare che Bashir sia un tiranno massacratore del
proprio popolo? Subito dopo la dichiarazione di principio, però, comincia la
speculazione politica. La Cina compra in
blocco quasi il 70% della produzione petrolifera del Sudan e quindi difende
(dopo averlo finanziato e armato) il dittatore. Gli Usa, che delle
concessioni petrolifere sudanesi hanno visto solo le briciole, lo vorrebbero
invece in manette. Né la Cina né gli Usa, peraltro, hanno aderito al trattato costitutivo della
Corte dell'Aja ed è quindi lecito chiedersi dove sia, nell'una come nell'altra
posizione, quel minimo di idealismo compatibile con l'idea di una giustizia
sovrannazionale. Una giustizia valida per tutti presuppone una serie di criteri
accettati da tutti e quindi a tutti applicabili. E sono proprio questi a
mancare in modo clamoroso, anzi: il doppio standard e l'eccezione fatta su
misura per l'alleato sono la regola, anche quando si tratta di crimini contro
l'umanità e di crimini di guerra. Lasciamo stare i pareri di politici e
governanti, scendiamo al livello dei giornali. Sul maggior quotidiano italiano,
uno pseudofilosofo francese ci ha spiegato in ogni modo che le bombe di Putin
su Grozny sono state un crimine di guerra mentre quelle di Olmert su Gaza una
legittima difesa. Perché? I terroristi ceceni che attaccavano gli ospedali e le
scuole russe devono ritenersi «buoni» e gli artiglieri di Hamas che sparano
missili sulle città israeliane al contrario «cattivi»? O forse ammazzare civili
ceceni è male e far fuori quelli palestinesi è invece bene? Stessa fonte: il
Kosovo ha diritto all'indipendenza (e magari anche il Kurdistan e certo il
Tibet) ma non l'Abkhazia e l'Ossetia bombardate dal presidente della Georgia,
Mikhail Saakashvili, a sua volta assolto e protetto dagli Usa
e dall'Unione europea. Perché? In realtà non c'è ragione che vada oltre la
preferenza per questo o quel Paese, questo o quello schieramento, questo o quel
sistema politico. In queste condizioni, qualunque provvedimento della Corte
penale internazionale, anche quello con le più chiare e limpide motivazioni
come nel caso del presidente Bashir, andrà fatalmente a scontrarsi con
l'opposizione interessata di almeno metà dei Paesi dell'Onu. Una soluzione
forse ci sarebbe: che i grandi Paesi occidentali facessero finalmente ciò che
dicono, in modo da presentarsi a potenze ciniche come Cina
e Russia con una fedina specchiata e inattaccabile. Ma la vita è dura e non ce
lo possiamo permettere. Come nel caso del Darfur, con l'Onu (cioè tutti noi)
che nel 2005 non ha saputo far di meglio che passare la palla, appunto, alla
Corte penale dell'Aja, chiedendole di indagare su un massacro che già da molti
anni era sotto gli occhi del mondo. Fulvio Scaglione 07/03/2009 nascosto-->
( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del
07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
FORLI' PROVINCIA
pag. 11 Invasione di vespe cinesi Allarme fra gli agricoltori: in grave
pericolo i castagneti di OSCAR BANDINI LA CINA è vicina. Ne sanno qualcosa in
negativo i proprietari, privati e pubblici, dei castagneti dell'area
appenninica della provincia e in quelle di Arezzo e Firenze. Il Dryocosmus
kuriphilus o vespa cinese' del castagno è un vero e proprio insetto killer del
castagno (l'albero del pane), simile a una piccola vespa lunga
( da "Nazione, La (Arezzo)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
AGENDA AREZZO pag.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-07 - pag: 11
autore: Globalizzazione. La crisi e gli emergenti sollecitano un ripensamento della
governance G-8, c'è un ruolo tutto italiano Da«Un'opportunità da non perdere»,
un'analisi sulla governance globale scritta da Emma Bonino per Charta Minuta,
pubblichiamo un ampio estratto di Emma Bonino I l mondo si sta ristrutturando,
e lo sta facendo in fretta. Al di là dei vari formati G-8, G-13 o G-20, le
grandi potenze hanno ripreso a discutere e a muoversi sulla base di formati
ancor più ristretti. è chiaro che la competizione non si giocherà sul buon
senso, ma sui rapporti di forza, sulla capacità delle diplomazie rispettive di
creare alleanze e una nuova visione della governance globale. Se c'è un momento
in cui il Governo italiano non deve distrarsi e perdere di vista la posta in
gioco per il futuro dell'Italia, questo momento è adesso. Gli occhi dell'Italia
sono rivolti al G-8, e comprensibilmente, dato che siamo noi ad averne la
presidenza di turno. Si parla da anni di riforma delle Nazioni Unite, ma anche
di riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio, o del Fondo monetario
internazionale. Tutte le maggiori istituzioni internazionali sono ormai sotto
scrutinio, e ci s'interroga su come ripensarle e rifondarle a partire dal nuovo
contesto globale, pena la loro inutilità a medio e forse anche breve termine.
In tutto questo, il G-8 non può certo fare eccezione. L'Italia si ritrova così
al cuore di un'evoluzione storica, e con una grande opportunità: quella
d'essere tra i protagonisti di questa nuova riflessione (e azione)
internazionale che mira a dare al mondo un assetto capace di rispondere alle
crisi attuali e soprattutto a prevenire quelle future. Non c'è dubbio che
fenomeni nuovi e complessi imposti dai ritmi incalzanti della globalizzazione
costringono a maggiore coordinamento e a forme di governance condivise. Come
possiamo, allora, garantire tutto ciò? Come può il vertice della Maddalena
diventare un passaggio cruciale nella ridefinizione degli equilibri globali? A
mio avviso, ci sono due direzioni fondamentali verso cui l'Italia dovrebbe
spingere per trasformare il G-
( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
BREVI DI ECONOMIA
pag. 23 HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola
annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe... HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari per
la costruzione di nuovi impianti e infrastrutture di distribuzione in Cina. L'investimento, che avrà una cadenza triennale, si aggiunge ai
2,4 miliardi di dollari che Coca-Cola si è impegnata a spendere per
poter scalare Huiyuan Juice, il più grosso gruppo cinese dei succhi di frutta.
( da "Nazione, La (Prato)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRONACA PRATO pag.
13 «SONO QUI per incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanist...
«SONO QUI per incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanistica e
sociale di grande qualità. Voi siete esperti in umanità', per quelle persone
che arrivano qui cariche di problemi e speranze». Si è aperto con queste parole
di Gastone Simoni, l'incontro nell'ambito dell missione cittadina tra il
vescovo ed i dipendenti ed i collaboratori del Centro Impiego della Provincia
di Prato-Fil spa. Erano presenti tra gli altri il presidente di Fil spa Aldo
Gioli, il direttore, Michele Del Campo, l'assessore provinciale al lavoro e
alla formazione, Paola Giugni ed alcuni rappresentanti dell'associazioni di
categoria. Il vescovo ha richiamato il senso del lavoro per la vita umana,
sottolineando in particolare il significato della dignità: «Uno dei mali
peggiori che può produrre la disoccupazione è la perdita della dignità della
persona ed il senso d'alienazione». Inoltre, ha condannato il capitalismo
selvaggio e gli effetti, in un mondo globalizzato, sulla
vita di ognuno: «Il lavoro rende protagonista la persona di un grande cantiere,
il mondo. Tutti dobbiamo essere partecipi alla realizzazione di una società più
armoniosa e pacifica». Gli operatori del Centro Impiego- Fil spa,
quotidianamente a contatto con i problemi di chi perde il lavoro o è alla
ricerca di un' occupazione, hanno esposto al vescovo le difficoltà ed i
carichi emotivi di chi ogni giorno cerca di dare risposte e soluzioni a
situazioni personali e familiari di grande difficoltà economica e sociale. A
questo proposito Simoni ha sollecitato a segnalare i casi più gravi al fondo
«Insieme per la famiglia», istituito per dare una risposta concreta ed
immediata. Image: 20090307/foto/6148.jpg
( da "Stampa, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Paramedico &
paragnosta Prima ancora di capire, è difficile ascoltare. Prima ancora di
essere capiti, è difficile essere ascoltati. The listener, l'«ascoltatore», è
stato molto annunciato, per settimane: finché, l'altra sera, è scattata una grande operazione internazionale (se non è
globalizzazione questa), per cui i canali Fox hanno trasmesso la prima puntata
della serie in 180 Paesi. Centottanta Paesi: è una cifra che fa un po'
spavento, con tutti quegli spettatori, ancorché di reti a pagamento, virtualmente
interessati a delibare le umane vicende dell'«ascoltatore». Colui al
quale la Provvidenza o chi per lei ha dato in sorte la capacità di ascoltare i
pensieri degli altri. Chi vorrebbe una dote del genere? Personalmente, no
grazie. Come nel vecchio film di Massimo Troisi, Scusate il ritardo: a un certo
punto Giuliana De Sio gli dice: «Posso essere sincera?» e Troisi,
spaventatissimo: «Nooo!!!». Ecco, pensate uno condannato a sentire tutto quello
che pensano gli altri. Terribile. La serie lo racconta bene: è ambientata a
Toronto, intreccia vari generi, il medico, il poliziesco, il paranormale.
Protagonista è Toby Logan, paramedico paragnosta. Spaventato dalle sue doti,
che nasconde. Poi cederà per aiutare i buoni, aiutato da una bella poliziotta.
Ma come sono tutte belle le poliziotte delle Americhe. Il telefilm ci dà il
destro per scoprire un universo multietnico, piuttosto «buonista», come si
diceva una volta, ma accattivante per il pubblico universale di quei 180 Paesi
sparsi nell'orbe. Che paura.
( da "Giornale.it, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ancora un breve post
sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il
credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo
loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti
illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è
legato ai cosiddetti "talf", come spiego in questo articolo e prevede
l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il
progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori. Questa sì è vera
giustizia.. PS Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari
ovvero 3500 miliardi di dollari. Il debito Usa è ancora
sostenibile? Attenti al dollaro, rischia il tracollo. Scritto in banche,
capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa
e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar
09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso,
Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei
principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo
giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per
peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che
gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha
provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure
radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il
punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema,
grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa
sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto
americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere
coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà
continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia
reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con
titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici
per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in
fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle
banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia
potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra
gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio?
AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150
miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato.
A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la
Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo:
l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 51 ) » (6 voti, il
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09
Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova
distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo
articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il
dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e,
secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a
Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia
lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi
arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il
presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità
anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a
Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che
dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica.
E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se
ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo
sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in
mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia
militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in
globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo,
russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su
un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte
davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il
discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono
ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre:
"Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco
delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono
bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più
competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama.
«Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi
all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così
abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più
finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie
petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30
miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle
energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà,
però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le
lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio
del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che
riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di
miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di
miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito
del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando
l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata
sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non
solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora
una volta il vero problema dell'economia Usa, che è
sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali
ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo
passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi
ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era
obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 47
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( da "KataWeb News" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Gli usa vogliono il
"Dialogo" Con Pyongyang 7 marzo 2009 alle 07:52 — Fonte:
repubblica.it — 0 commenti Gli Usavogliono il dialogo
con Pyongyang: lo ha detto l'inviato speciale statunitense per la Corea del
Nord, Stephen Bosworth, arrivando a Seul nella sua prima missione in Asia dopo
la sua nomina. "Vogliamo il dialogo", ha detto l'ex ambasciatore
statunitense in Corea del Sud. Bosworth, che nei giorni
scorsi ha fatto tappa in Cina e Giappone, ha ripetuto le critiche al progetto nordcoreano di
lanciare un satellite di comunicazione, che Seul e Washington ritengono sia in
realtà un missile di lunga gittata, in grado in via teorica di raggiungere
anche l'Alaska. "Sarebbe una decisione mal presa", ha detto il
rappresentante della nuova amministrazione di Barack Obama, che a Seul
incontrerà i rappresentanti sudcoreani e russi nel dialogo nucleare, ma che
vuole andare, in una futura missione, anche a Pyongyang per incontrare le
autorità nordcoreana. Bosworth ha invitato il regime comunista anche a cessare
le minacce contro le linee aeree sudcoreane, minacce che sono la risposta alle
manovre militari tra Corea del Sud e Usa e che
simulano un'ipotetica guerra con la Corea del Nord. AGI
( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il "lato
umano" della diplomazia cinese Sabato 07.03.2009 10:46 Un modo diretto ed
originale, per poi spiegare come nelle relazioni tra Usa e Cina, la Cina sia pronta a sedersi al tavolo per stringere accordi ancora più
stretti e per coordinare le proprie azioni con gli USA, elemento fondamentale
in momenti così difficili come quelli attuali. Yang Jeichi ha anche confermato
l'incontro tra Obama e Hu Jintao, durante il vertice dei G20 del 2 Aprile a
Londra, così come ha annunciato che, su invito del Segretario di Stato
Hillary Clinton, lui stesso sarà a breve negli USA. Entrando nel merito delle
questioni ed in particolare sulla Crisi Finanziaria, ha evidenziato come la Cina conti molto sul prossimo vertice dei G20 di Londra,
confermando l'attuale impegno della Cina offerto ai
paesi in via di sviluppo e gli appalti in via definizione con l'Europa
nell'ordine dei 15 miliardi di dollari. Ora la Cina si
aspetta un ruolo attivo anche degli altri paesi. < < pagina precedente
pagina successiva >>
( da "Denaro, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mediterraneo turchia
Sos, crolla il commercio estero Il 2009 inizia con la crisi delle importazioni
e perdite per milioni di euro Inizio d'anno a tinte fosche per la Turchia.
Secondo i dati pubblicati dall'Ufficio Statistico Turco Tuik e rielaborati dall'Ufficio
Ice di Istanbul, nel primo mese dell'anno in corso si è assistito a un vero e
proprio crollo del commercio estero turco soprattutto sul versante delle
importazioni. Nello specifico, l'interscambio della Turchia con il resto del
mondo è calato del 36,1 per cento (gennaio '09/gennaio '08) passando da 26,9
miliardi di dollari a 17,2 miliardi di dollari (9,3 miliardi $ le importazioni;
-43,3 per cento '09/'08), mentre le esportazioni sono diminuite del 25,7 per
cento passando da 10,6 miliardi $ a 7,9 miliardi di dollari. Il saldo è
negativo per soli 1,4 miliardi di dollari (-75,4 per cento '09/'08), chiaro
segnale di una profonda crisi industriale attraversata -in questa fase- dal
paese. La Russia resta il primo partner commerciale, con un interscambio di 1,9
miliardi di dollari, in calo del 41,2 per cento (importazioni dalla Russia
-36,8 per cento; esportazioni verso la Russia -45,9 per cento). Un altro
segnale della crisi industriale in atto è quello relativo alle importazioni
dalla Russia strettamente connesse -come è noto- agli idrocarburi (gas naturale
in primis) che alimentano le centrali elettriche e dunque gli impianti
industriali del paese. Anche la Germania -il secondo tradizionale partner
commerciale della Turchia- ha fatto registrare un consistente calo
dell'interscambio (-33,3 per cento '09/'08), sostenuto principalmente da una
vistosa riduzione delle esportazioni "made in Germany" (-41,5 per
cento). Al terzo posto salgono gli Usa, con un interscambio di 948 milioni di dollari, in calo
"soltanto" del 17,8 per cento. Gli Usa hanno
scavalcato così la Cina -ora quarto paese partner commerciale- che ha visto calare
l'interscambio del 25,1 per cento (-36,4 per cento le esportazioni verso la
Turchia). Al quinto posto fra i principali paesi partner vi è ora
l'Italia con 826,1 milioni di dollari (-45,1 per cento). Le esportazioni
italiane sono state pari a 396,7 milioni di dollari (-53,4 per cento), mentre
le importazioni dalla Turchia sono ammontate a 429,4 milioni di dollari (-36,8
per cento). Il saldo è negativo per l'Italia per 32,7 milioni di dollari. La
quota di mercato dell'Italia sul totale delle importazioni turche è pari al 4,3
per cento (in calo di oltre un punto rispetto al 2008). Se si esaminano i dati
statistici allegati , l'andamento negativo ha toccato tutti i principali paesi
partner commerciali della Turchia, con punte negative sul versante dell'export
verso questo paese da parte di Regno Unito (-61,5 per cento), Spagna (-55,1 per
cento) e Arabia Saudita (-63,9 per cento). Nel contempo, le esportazioni turche
hanno fatto conseguire buone performance solo verso: Azerbaijan, Iraq, Egitto,
Uzbekistan, Siria e Kirghizistan . La domanda che ora tutti si pongono è:
"Quando passerà la bufera ?" E la risposta è: "Nessuno lo sa!";
sembra semplicistico, ma è così poiché gli imprenditori locali hanno congelato
quasi tutti gli investimenti connessi a ammodernamenti di impianti e
acquisizioni di nuove tecnologie, pur necessarie allo sviluppo economico del
paese e a rispondere alle sfide della competitività sui mercati mondiali,
mentre numerosi progetti pubblici sono stati anch'essi posti in stand-by in
vista di tempi migliori. Intanto, in attesa di verificare se vi saranno anche
qui riflessi della crisi finanziaria ora attraversata in alcuni paesi dell'Europa
Centro-Orientale, stamane la Lira Turca è stata quotata a 1,723 contro il
dollaro USA (-1,7 per cento rispetto a venerdì scorso) e 2,172 contro l'Euro
(-1,3 per cento rispetto a venerdi'scorso). Un andamento non incoraggiante. del
07-03-2009 num.
( da "Giornale.it, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Un altro breve post
sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il
credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo
loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti
illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è
legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede
l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il
progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei
contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari
ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del
Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al
dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi,
progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti
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lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C.
Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think
tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di
Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di
salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto
alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la
recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le
banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e
dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri
qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada.
L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non
solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno
dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad
allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel
baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli
tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per
trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in
fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle
banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia
potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra
gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio?
AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150
miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato.
A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la
Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo:
l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 53 ) » (6 voti, il
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Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione
con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto
invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria,
interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni,
anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato
che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando
così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la
Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente
americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al
regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma
proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo
aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E'
come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci
riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono
ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano
che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia
militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in
globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo,
russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su
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davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il
discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che
intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di
sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù
l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari
intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover
diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha
detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per
iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro
accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i
college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama,
«le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni
fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere
all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di
lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha
affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel
pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo
dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di
poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che
valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare
il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero
trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin,
basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme
l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè
elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa,
che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di
percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di
questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non
fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi,
spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo
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articolo a un amico 24Feb
( da "Mattino, Il (Benevento)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
NANDO SANTONASTASO
Risorse per le infrastrutture, nuovi fondi per gli ammortizzatori sociali,
sostegno alle imprese. Riusciranno le misure del governo a rilanciare
l'economia reale ora che la recessione è nell'onda di piena? Ne parliamo con
Ettore Gotti Tedeschi, economista, presidente di Santander consumer bank del
gruppo bancario spagnolo. Le opere pubbliche come antidoto alla crisi: basterà?
«Si tratta di misure preventive, risposte ad una crisi che - è bene non
dimenticarlo mai - non è iniziata in Italia. L'ottica del governo è chiara:
aiutare le fasce più deboli cercando di mantenere la fiducia nel sistema
economico e dimostrando, con i fatti, che la risposta ai loro problemi è
concreta. Credo che si possa riconoscere all'esecutivo di avere già fatto molto
più di altri governi in Europa. I provvedimenti per le infrastrutture lo
dimostrano». Altri Paesi hanno puntato però su massicci sostegni a specifici
settori in crisi, come l'auto: hanno sbagliato? «Per noi il problema è
particolarmente complesso. Prima di tutto perché non conosciamo la dimensione
quantitativa della crisi. Dovrebbero saperne qualcosa di più gli Stati Uniti,
ma non è detto. In secondo luogo perché l'Italia ha un tessuto di aziende
piccole e piccolissime, non di grandi dimensioni. Di conseguenza non si può
immaginare una manovra specifica riservata a uno o due settori. Quanto
all'auto, ha fatto bene il governo a prevedere misure, come gli ecoincentivi,
che traineranno anche l'indotto». Perché il governo ha bocciato la proposta del
sussidio di disoccupazione? «Non voglio far polemiche ma non capisco perché
quando si parla di sussidio di disoccupazione si dice che è una proposta giusta
e quando invece si commenta la social card si dice che è una stupidaggine. Un
governo europeo non può muoversi indipendentemente da quanto si decide negli
Stati Uniti, nel Paese cioè che ha dato origine alla crisi. Non si possono
azzardare previsioni se non sappiamo quello che loro vogliono fare. E poi,
perché non ci si chiede qual è la reale struttura dell'economia italiana e la
sua forza? L'unico che ne parla è Tremonti, gli altri mai». Torniamo al
pacchetto approvato ieri: il governo dice che così si rimetterà in moto la
fiducia. «E io credo che così accadrà. Naturalmente pensare che dall'oggi al
domani le cose cambino sarebbe sciocco. Penso che a medio termine i risultati
si vedranno, a cominciare ovviamente dalla fiducia». Ma intanto la cassa
integrazione cresce a dismisura e la disoccupazione è uno spettro inquietante.
«Fino a ieri il Pil mondiale veniva gonfiato artificialmente e si pensava che
crescesse il 3% all'anno. Tutte le imprese si sono perciò attrezzate per essere
al passo con investimenti e occupazione. Ora si scopre che
nel 2009 il Pil Usa crollerà di 5 punti e quello dell'Europa scenderà sotto l'1%. Ma
se si guarda al Pil mondiale si nota che aumenterà di poco oltre l'1% perché Cina, India, Brasile continuano a crescere. Ciò vuol dire che in
questo momento il mondo occidentale sta subendo l'impatto psicologico legato a
fatti che si sono concretizzati nel grande termometro della Borsa». Già,
anche ieri una giornata da dimenticare soprattutto per Milano. Perché la Borsa
crolla? «Perché il valore di capitalizzazione di una Borsa non è in funzione di
quanto le imprese hanno investito o dei loro utili ma solo del futuro: quindi
le Borse rispettano l'andamento futuro dell'economia e lo incorporano nel
valore dei loro listini. I mercati sprofonderanno fino a quando non avranno
metabolizzato i piani anticrisi dei governi, a parte ovviamente le speculazioni
e i tentativi di fare liquidità a tutti i costi che non mancano mai. Perché le
banche non prestano i soldi? Perchè non sanno se le imprese daranno utili. Ecco
perché bisognava ridare fiducia alle aziende. Ed è quanto il governo italiano
ha fatto».
( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
(ASCA) - Palermo, 7
mar - ''Il limite della sinistra italiana e' pensare che la
globalizzazione dei mercati e dei capitali sia sinonimo di globalizzazione
della crisi economica con effetti e difetti identici per tutte le nazioni. Le
specificita' dei singoli Paesi hanno, in valore assoluto, un'importanza
superiore rispetto alla generale convinzione che la crisi economica mondiale
sia per tutti uguale, e quindi uguali debbano essere le ricette per
contrastarla''. Lo afferma il senatore Mario Ferrara, vicepresidente della
Commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama, che evidenzia come ''le accuse
di non percepire la reale portata della crisi economica in Italia che
l'opposizione rivolge al Presidente Berlusconi sono il frutto di questo limite.
Pensare che il sistema economico e bancario italiano sia come quello degli
Stati Uniti o della Francia e della Germania - sottolinea Ferrara - e' un grave
errore che induce, poi, a individuare nelle ricette della nazionalizzazione o
del massiccio intervento pubblico le migliori e piu' efficaci ricette contro la
crisi. Scimmiottare Obama - conclude il senatore del PdL - senza tenere conto
delle reali potenzialita' del nostro Paese sarebbe un errore fatale. Meno male
che al governo c'e' gente piu' lungimirante''.
( da "Varesenews" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Busto Arsizio - Così
Giulio Tremonti al convegno di Ceam sul futuro della piccola e media impresa.
No alla sfiducia dettato dai media e allo "sfascismo", sì al rilancio
del ruolo pubblico. Con i "Tremonti bond" «possibile rimettere in
moto 150 miliardi per imprese e famiglie». Malpensa: «liberalizzare le rotte,
bene il salvataggio» Tremonti: «Non possiamo salvare i banchieri che hanno
rubato» è un Giulio Tremonti professorale e sicuro del fatto suo quello
comparso questa mattina, sabato 7 marzo, ai Molini Marzoli di Busto per l'intervento
centrale nel convegno indetto da Ceam sul futuro della piccola e media impresa.
Una platea strapiena, flash, telecamere e microfoni per raccolgliere l'opinione
e le ricette anticrisi del ministro dell'economia e delle finanze del governo
Berlusconi. Tremonti non si tira indietro e anzi si lascia andare ad una lunga
analisi dell'accaduto, una piccola lezione universitaria in bilico tra storia,
filosofia ed economia, rivendicando di aver descritto già
in tempi non sospetti (1995) «il lato oscuro della globalizzazione». Una crisi
di sfiducia - Sostiene Tremonti che una delle cause principe dell'abissale
crisi che viviamo sia la sfiducia di cui i media si fanno portatori. «Dire che
"è colpa dei giornalisti" non è però quello che intendo» precisa.
«Non voglio censure» aggiunge, ma ricorda che i numerosi centri studi e
osservatori permanenti se ne escono ogni giorno con notizie allarmanti, «quasi
in uno sforzo di giustificare la propria esistenza». Risultato? Anche quando i
soldi (ancora) ci sono, non si spende per paura del domani. Non esiterà a
parlare di «irresponsabili in cerca di pubblicità»: «smettiamo di farci del
male» è il suo appello. Il mondo gira troppo veloce: voglio scendere - Se c'è
un evento che Tremonti non esita a paragonare alla scoperta delle Americhe, è
la «scoperta economica dell'Asia» figlia della globalizzazione imposta da
organismi come il WTO negli ultimi vent'anni, dopo la fine della Guerra Fredda.
«Gli Stati Uniti si sono riorientati dall'Atlantico al Pacifico» ed è nata una nuova
divisione globale dei compiti: l'Asia, Cina e India in testa, produce,
l'America acquista e fa da fulcro per gli investimenti. Cambiamenti troppo
rapidi in soli vent'anni, sospira il ministro, per essere assorbiti; «l'Europa
ci ha messo decenni dopo la guerra ad aprirsi al mondo, poi di colpo ogni
barriera è stata abbattuta. Si poteva fare con più equilibrio e saggezza».
Politica succube delle «follie finanziarie» e crisi etica - In questa
situazione sono subentrare le «follie finanziarie» fra le quali ha assunto
dimensioni apocalittiche quella dei derivati, il cui volume «è dodici volte
quello del PIL di tutta la Terra, con un potenziale di 30-40 trilioni di
dollari - la manovra americana è da un trilione». Cifre semplicemente
inconcepibili: «con questi strumenti non si va avanti, con i derivati i
profitti sono di chi li fa, le perdite sono nostre ». Sostiene Tremonti che
negli ultimi anni «gli Stati hanno rinunciato a fare gli Stati, la politica ha
ceduto la sua sovranità al mercato». Si è ceduto all'illusione «che il denaro
si moltipichi da sè, e non attraverso il lavoro. Si è guardato il solo conto
economico senza valutare quello patrimoniale». Morale, «il problema non è
leggere libri di economia, ma la Bibbia». Una saggezza antica: «quella del
bonus pater familias, ma nelle banche hanno guardato solo al bonus - detassato
dal centrosinistra - invece che alla famiglia. Servono più Stato, più moralità,
più legalità. Nel mondo dell'economia mancano le leggi: mercato globale, nato
con i computer, legislazioni locali e parziali. Non è riducendo tutto a schemi
astratti e disumani che si può andare avanti». Non è un discorso
anticapitalista, sostiene Tremonti, ma a sinistra si fregano le mani
soddisfatti. E lui di rimando: «Guai allo sfascismo, al "tanto peggio
tanto meglio": favorirà soltanto noi. Chi gestisce bene le crisi ne esce
rafforzato» Salvare le imprese, non i banchieri - Nella situazione data «non
possiamo salvare i banchieri che hanno rubato» (applauso a scena aperta ndr),
«dobbiamo salvare famiglie, imprese, e la parte sana del mondo creditizio. In
passato il New Deal rooseveltiano funzionò, oggi vedo troppi interventi
parziali. Bisogna invece conservare la coesione sociale, la pace sociale, e
soprattutto la struttura produttiva». Qui entrano in gioco i cosiddetti
"Tremonti bond" («li hanno chiamati così le banche»), un
"pacchetto rilancio" di obbligazioni emesse dalle banche che il
ministero acquisterebbe, 10-12 miliardi che a detta del ministro potrebbero
rimettere in moto a catena qualcosa come 150 miliardi di euro in liquidità per
le imprese, ma anche per le famiglie. «I soldi dovrebbero bastare, se non
bastano, li troviamo» rassicura. L'obiettivo è fermare la stretta creditizia
prima che strangoli persino le banche stesse, dopo aver steso aziende e
consumatori. E per controllare che i fondi arrivino là dove devono arrivare,
saranno implementati osservatori presso le Prefetture cui parteciperanno tutti
gli attori sociali - categorie, sindacati, camere di commercio. Altri
strumenti, da rilanciare, sono la Cassa Depositi e Prestiti («un gigante
addormentato») e la SACE SpA: «insieme al prestito possono dare molta
liquidità». Quanto alla difficoltà della piccola e media impresa, la soluzione
richiamata è di «presentarsi alle banche non come singoli, per vedersi chiudere
lo sportello in faccia, ma come distretti». Imprenditori di tutto il mondo,
unitevi. Federalismo e tasse - Alcune considerazioni conclusive, su imbeccata
dell'amico Umberto Bossi. Il centronord d'Italia, ricorda Tremonti, è ricco
come la Baviera o l'Ile de France. Il vero problema è il Sud, dove s'è sprecato
l'impossibile. «Il federalismo fiscale responsabilizza» ripete. «Non è
accettabile che laggiù costi il doppio o più ciò che rende metà ai cittadini in
termini di servizi. Si tratta di togliere il bottino ai ladri». Sul patto di
stabilità che strozza gli enti locali, Tremonti mette le mani avanti: «abbiamo
un testo approvato dai Comuni e che prospetta una soluzione equilibrata. Far
saltare il patto ci potrrebbe problemi di bilancio». Di fronte alla platea
imprenditoriale, poi, Tremonti definisce l'Irap «il frutto di una mente malata,
con il lavoro tassato due volte. Abolirla del tutto non si può, finanzia la
sanità: il vero colpo per abbatterla sarà il federalismo fiscale». Malpensa - Per
l'aeroporto sostiene Tremonti che «i francesi se ne sono andati (salvo tornare
ndr) vedendo il caos spaventoso di Alitalia. è giusto rompere quello che mi
hanno detto essere un monopolio sulle rotte di Malpensa» dichiara, tornando
liberista per l'occasione, «e comunque il salvataggio di Alitalia da parte del
governo è servito ad evitare le conseguenze di un fallimento in termini di
casse integrazioni, e a impedire lo sciacallaggio di chi avrebbe voluto
comprare il pezzo migliore al prezzo migliore». » Galleria fotografica: Bossi e
Tremonti a Busto Arsizio » Video: Tremonti: «Non aiuteremo i banchieri che
hanno rubato» » Commenti dei lettori Sabato 7 Marzo 2009 Stefano D'Adamo
( da "Blogosfere" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mar 09 5 Musica e
news: la cultura della gratuità Pubblicato da Luca Dello
Iacovo alle 10:22 in globalizzazione Continua il dibattito sull'economia del
gratuito. Un articolo di Knowledge Wharton riflette sulla simbiosi tra gratuito
e non gratuito che con la diffusione dell'utilizzo di internet è diventata più
complessa. E si sofferma sulle trasformazioni del mondo della musica e
dell'informazione. "A "culture of free" has emerged --
there are a lot of things for which people simply don't expect to pay. Forced
to compete against free offerings -- in some cases from competitors churning
through investors' money to aggregate eyeballs and hoping to sell out without
necessarily making a profit -- old-line businesses have suffered".
( da "Repubblica.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
MOSCA - "E'
venuto finalmente il momento giusto". Il giorno dopo il cordiale incontro
a Ginevra tra Hillary Clinton e Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo,
il Cremlino fa sapere che giudica favorevolmente il rilancio del dialogo con Washington,
a cominciare dal processo globale di disarmo. Ma allo stesso tempo non si
sbilancia troppo sulla questione dell'Iran: "Il trattato di non
proliferazione consente ai Paesi membri l'utilizzazione del nucleare per scopi
civili", ha infatti dichiarato Lavrov durante il suo intervento alla
Conferenza Onu sul disarmo. Il che non è proprio ciò che gli americani
avrebbero voluto ascoltare. E tuttavia, sia la Clinton che Lavrov hanno detto
di voler dare nuovi e concreti impulsi alle relazioni russo- americane: entrambi
hanno definito il loro primo incontro bilaterale un negoziato "molto
produttivo". Lavrov ha avuto parole di elogio per la Casa Bianca:
"Apprezziamo che l'amministrazione Obama sia pronta ad ascoltare la voce
degli altri Paesi", mentre la Clinton ha ribadito che un'alta
"priorità" per gli Stati Uniti è raggiungere entro la fine dell'anno
un nuovo accordo sulla limitazione degli armamenti strategici offensivi (lo
Start-1, firmato nel 1991 è in scadenza il 5 dicembre). Clou del colloquio,
l'Iran. Il segretario di Stato Usa ha sottolineato
come Washington non sia ancora pronta a rinunciare alle sanzioni antiraniane
mentre Lavrov ha ricordato che la cooperazione tra Mosca e Teheran è inserita
in una cornice "legale" e che la Russia vende all'Iran solo armi
"difensive". L'Iran è un partner, e Mosca non vuole che si trasformi
in un avversario. OAS_RICH('Middle'); Più o meno i concetti che Lavrov ha
ribadito oggi a Ginevra davanti ai delegati della Conferenza Onu sul disarmo.
Ma c'è stata una piccola mossa a sorpresa, a dimostrazione del salto di qualità
nei nuovi rapporti bilaterali tra Russia e Stati Uniti. Lavrov ha letto un
messaggio del presidente Medvedev, centrato proprio sul rilancio del processo
globale di disarmo, in cui il presidente russo dice di essere "aperto al
dialogo e pronto a negoziare con la nuova amministrazione Usa".
Scrive Medvedev: "Il futuro accordo Start-1 dovrà essere giuridicamente
vincolante". Per esempio, dovrà prevedere la limitazione non soltanto
degli ordigni ma anche dei sistemi di fornitura e dovrà soprattutto escludere
la possibilità di dislocare armamenti offensivi strategici al di fuori dei
territori nazionali (chiaro riferimento allo scudo antimissile in Europa
Orientale). Secondo Medvedev, i negoziati per lo "sradicamento" della
minaccia nucleare possono "contribuire al miglioramento generale delle
relazioni tra Stati Uniti e Russia". Per il capo del Cremlino, il trattato
in scadenza ha comunque "giocato un ruolo storico nel garantire la
stabilità strategica e la sicurezza, nella riduzione degli arsenali degli
armamenti strategici offensivi. In seguito alla sua realizzazione il mondo è
diventato più sicuro". Oggi, continua Medvedev, "ci troviamo di
fronte alla insistente necessità di andare oltre, sulla via del disarmo
nucleare". Intanto, "le parole non siano separate dai fatti",
ammonisce Mosca, cominciamo a sottoscrivere un trattato che metta al bando i
test atomici. Dopodiché, poniamo fine alla "militarizzazione
dello spazio" (e qui nel mirino del Cremlino non c'è solamente l'America
ma pure la Cina). Insomma, Mosca non rinuncerà alla sua sfera d'influenza e non
muterà di punto in bianco la sua politica estera (non a caso Lavrov ha ripetuto
l'appello alla denuclearizzazione del Medio Oriente (in realtà, nel mirino
russo c'è Israele). Cauti, infine, i commenti dei politologi russi:
"Washington continua a considerare la Russia suo concorrente geopolitico -
osserva Vjaceslav Nikonov, presidente della fondazione Politika e membro del
Consiglio Sociale della Federazione Russa - ma l'atmosfera dell'incontro
Clinton-Lavrov è stata abbastanza positiva e promette bene per lo sviluppo del
dialogo". (7 marzo 2009