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Report "Globalizzazione"   7-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Il mondo diviso su Bashir La Cina guida i difensori ( da "Corriere.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le compagnie Usa hanno ottenuto misere concessioni petrolifere, assegnate invece alla Cina. Anche l'Unione Africana (Ua), 53 Stati membri, che ieri ha tenuto una riunione d'emergenza ad Addis Abeba, è schierata dietro a Khartoum. Il capo della commissione dell'Ua, Jean Ping, si è detto profondamente amareggiato.

letteratura e politica viste da un nobel ( da "Tirreno, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione e quindi anche la giustizia deve essere globalizzata». Richiesto di un parere sul corso che gli Stati Uniti hanno intrapreso con l'elezione di Barack Obama, Soyinka ha detto: «Non mi aspetto che il nuovo presidente risolva i problemi del mondo in poche settimane, ma quello che voglio sottolineare è che con la sua elezione c'

Senza direzione Forti oscillazioni per il prezzo del petrolio, che non evidenzia una chiara tendenza di fondo ( da "Milano Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: speculazioni rialziste hanno inoltre preso spunto dalle dichiarazioni dell'ex numero uno del Centro Nazionale di Statistica della Cina, Li Deshui, che nella stessa giornata aveva prospettato un nuovo pacchetto di stimolo per l'economia cinese: tale aspettativa è stata peraltro frustrata dal premier Wen Jiabao, che nella giornata successiva non ha parlato di alcun piano d'intervento.

Miracolo high tech ( da "Milano Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: obiettivo sono le commesse globali e le sedi in Francia, Cina, Usa e a Mosca sono i riferimenti. Le sinergie di filiera sono il valore aggiunto di Cft. Fatturati intorno a cento milioni per Cft e di 45 milioni per Cft Packaging sono i punti di partenza da consolidare, per sviluppare un business realizzato per l'80% all'estero.

Roubini: Giusti i piani Obama. Ma è tardi Il rischio depressione a L è ormai del 33% ( da "Borsa e Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: azione coordinata di Usa, Cina, Giappone, Europa e degli altri protagonisti. «Per prima cosa ci vuole più coraggio nella concessione del credito. Poi, i Paesi che se lo possono permettere devono usare gli stimoli fiscali». E per le banche? «Bisogna distiguere tra le banche illiquide e sottocapitalizzate ma solvibili e quelle non solvibili,

Terapia Etf contro il mal di Azioni. ( da "Borsa e Finanza" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Come soluzione long si può impostare un Pac o puntare sulla stabilizzazione dei mercati con un paniere di corporate bond. O infine, per chi cerca il contrattaccare, resta l'opzione di alcune Borse emergenti: no però all'Est Europa, sì invece alla Cina

Sei cattivo se non siamo in buoni affari ( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina compra in blocco quasi il 70% della produzione petrolifera del Sudan e quindi difende (dopo averlo finanziato e armato) il dittatore. Gli Usa, che delle concessioni petrolifere sudanesi hanno visto solo le briciole, lo vorrebbero invece in manette.

Invasione di vespe cinesi ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: originario del nord della Cina e molto diffuso in Asia e negli Usa. Assente dall'Europa fino al 2002, è stato introdotto accidentalmente in Italia in una zona a sud di Cuneo è oggi purtroppo molto diffuso in varie regioni italiane tra cui l'Emilia Romagna. Sono molto preoccupati i proprietari dei castagneti localizzati nei comuni di S.

In crisi ma i prezzi non c'entrano' ( da "Nazione, La (Arezzo)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fra queste vanno annoverate le dinamiche interne alla filiera globalizzata della moda, che hanno condotto ad una penalizzazione dei produttori di semilavorati rispetto a chi confeziona e distribuisce. Non so se Prato possa servire da pietra di paragone per il distretto orafo di Arezzo: so poco della filiera della gioielleria e, ipotizzando che sia complessa come quella del tessile-

Globalizzazione. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 11 autore: Globalizzazione. La crisi e gli emergenti sollecitano un ripensamento della governance G-8, c'è un ruolo tutto italiano Da«Un'opportunità da non perdere», un'analisi sulla governance globale scritta da Emma Bonino per Charta Minuta, pubblichiamo un ampio estratto di Emma Bonino I l mondo si sta ristrutturando,

HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe... ( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 23 HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe... HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari per la costruzione di nuovi impianti e infrastrutture di distribuzione in Cina. L'investimento, che avrà una cadenza triennale, si aggiunge ai 2,

<SONO QUI per incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanist... ( da "Nazione, La (Prato)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in un mondo globalizzato, sulla vita di ognuno: «Il lavoro rende protagonista la persona di un grande cantiere, il mondo. Tutti dobbiamo essere partecipi alla realizzazione di una società più armoniosa e pacifica». Gli operatori del Centro Impiego- Fil spa, quotidianamente a contatto con i problemi di chi perde il lavoro o è alla ricerca di un'

Paramedico & paragnosta ( da "Stampa, La" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è scattata una grande operazione internazionale (se non è globalizzazione questa), per cui i canali Fox hanno trasmesso la prima puntata della serie in 180 Paesi. Centottanta Paesi: è una cifra che fa un po' spavento, con tutti quegli spettatori, ancorché di reti a pagamento, virtualmente interessati a delibare le umane vicende dell'«ascoltatore».

Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) ( da "Giornale.it, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

Gli usa vogliono il "Dialogo" Con Pyongyang ( da "KataWeb News" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che nei giorni scorsi ha fatto tappa in Cina e Giappone, ha ripetuto le critiche al progetto nordcoreano di lanciare un satellite di comunicazione, che Seul e Washington ritengono sia in realtà un missile di lunga gittata, in grado in via teorica di raggiungere anche l'Alaska. "Sarebbe una decisione mal presa", ha detto il rappresentante della nuova amministrazione di Barack Obama,

Il "lato umano" della diplomazia cinese pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: per poi spiegare come nelle relazioni tra Usa e Cina, la Cina sia pronta a sedersi al tavolo per stringere accordi ancora più stretti e per coordinare le proprie azioni con gli USA, elemento fondamentale in momenti così difficili come quelli attuali. Yang Jeichi ha anche confermato l'incontro tra Obama e Hu Jintao, durante il vertice dei G20 del 2 Aprile a Londra,

Sos, crolla il commercio estero ( da "Denaro, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Al terzo posto salgono gli Usa, con un interscambio di 948 milioni di dollari, in calo "soltanto" del 17,8 per cento. Gli Usa hanno scavalcato così la Cina -ora quarto paese partner commerciale- che ha visto calare l'interscambio del 25,1 per cento (-36,4 per cento le esportazioni verso la Turchia).

E' ora di lasciar fallire le banche ( da "Giornale.it, Il" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

NANDO SANTONASTASO RISORSE PER LE INFRASTRUTTURE, NUOVI FONDI PER GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI, SOS... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: scopre che nel 2009 il Pil Usa crollerà di 5 punti e quello dell'Europa scenderà sotto l'1%. Ma se si guarda al Pil mondiale si nota che aumenterà di poco oltre l'1% perché Cina, India, Brasile continuano a crescere. Ciò vuol dire che in questo momento il mondo occidentale sta subendo l'impatto psicologico legato a fatti che si sono concretizzati nel grande termometro della Borsa»

CRISI: FERRARA (PDL), LIMITE SINISTRA E' SCIMMIOTTARE OBAMA ( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: pensare che la globalizzazione dei mercati e dei capitali sia sinonimo di globalizzazione della crisi economica con effetti e difetti identici per tutte le nazioni. Le specificita' dei singoli Paesi hanno, in valore assoluto, un'importanza superiore rispetto alla generale convinzione che la crisi economica mondiale sia per tutti uguale,

Tremonti: <Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato> ( da "Varesenews" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rivendicando di aver descritto già in tempi non sospetti (1995) «il lato oscuro della globalizzazione». Una crisi di sfiducia - Sostiene Tremonti che una delle cause principe dell'abissale crisi che viviamo sia la sfiducia di cui i media si fanno portatori. «Dire che "è colpa dei giornalisti" non è però quello che intendo» precisa.

Musica e news: la cultura della gratuità ( da "Blogosfere" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la cultura della gratuità Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 10:22 in globalizzazione Continua il dibattito sull'economia del gratuito. Un articolo di Knowledge Wharton riflette sulla simbiosi tra gratuito e non gratuito che con la diffusione dell'utilizzo di internet è diventata più complessa. E si sofferma sulle trasformazioni del mondo della musica e dell'informazione.

La Russia apprezza le aperture di Obama "E' il momento giusto per dialogo e disarmo" ( da "Repubblica.it" del 07-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: militarizzazione dello spazio" (e qui nel mirino del Cremlino non c'è solamente l'America ma pure la Cina). Insomma, Mosca non rinuncerà alla sua sfera d'influenza e non muterà di punto in bianco la sua politica estera (non a caso Lavrov ha ripetuto l'appello alla denuclearizzazione del Medio Oriente (in realtà, nel mirino russo c'è Israele).


Articoli

Il mondo diviso su Bashir La Cina guida i difensori (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

le reazioni al mandato d'arresto Il mondo diviso su Bashir La Cina guida i difensori Anche Africa e Lega Araba contro la Corte dell'Aja NAIROBI La Cina, che in Sudan ha vari interessi (petrolio e armi), guida il plotone di Paesi schierati con il presidente sudanese Omar Al Bashir, contro la decisione della Corte Penale Internazionale dell'Aja di confermare il mandato d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità. Pechino è membro del Consiglio di Sicurezza e quindi sosterrà la risoluzione presentata dall'Egitto che chiede di posporre di 12 mesi l'esecuzione del mandato. Più sfumata, ma sempre a sostegno del leader sudanese, la posizione della Russia: rispetto per le decisioni della Corte ma, per motivi politici, meglio rimandare. Interessante sarà conoscere il pensiero degli Stati Uniti che non riconoscono la Cpi (a Roma nel 1998 si schierarono contro la sua fondazione), ma che vorrebbero incastrare il presidente sudanese. Non tanto perché anni fa diede ospitalità a Osama Bin Laden e ai suoi campi d'addestramento, ma piuttosto perché dopo aver tessuto pesanti reti diplomatiche per pacificare il Sud del Paese, le compagnie Usa hanno ottenuto misere concessioni petrolifere, assegnate invece alla Cina. Anche l'Unione Africana (Ua), 53 Stati membri, che ieri ha tenuto una riunione d'emergenza ad Addis Abeba, è schierata dietro a Khartoum. Il capo della commissione dell'Ua, Jean Ping, si è detto profondamente amareggiato. «La pace ha detto Ping va ricercata in modo sereno, senza esacerbare gli animi». Alcuni funzionari dell'Unione Africana hanno accusato i giudici di prendere di mira soprattutto l'Africa e di non occuparsi di Paesi come l'Iraq o l'Afghanistan o della striscia di Gaza, dove Israele ha combattuto la guerra contro Hamas. Ma l'Organizzazione africana non è compatta. Infatti i Paesi che difendono Bashir sono retti da dittatori che temono di poter finire un giorno anche loro alla sbarra degli imputati. Si appellano al deragliamento di un processo di pace che in realtà non è mai cominciato. Le democrazie africane, Liberia, Botswana, Zambia, ad esempio, sono invece schierate con la decisione della Corte. Tutti gli arabi e gli islamici, compresa la Lega Araba e la Conferenza Islamica, tifano Bashir e mirano a sottrarlo alla giustizia internazionale. Per gli arabi è ancora comprensibile (il presidente sudanese è uno di loro). Difficile capire invece perché i musulmani accettino i massacri dei darfuriani, anch'essi fedeli di Maometto. Iran, Siria, Hamas e gli Hezbollah libanesi tutti a difendere Bashir. Massimo A. Alberizzi stampa |

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letteratura e politica viste da un nobel (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 9 - Pisa Letteratura e politica viste da un Nobel Wole Soyinka ha presentato il romanzo dell'ambasciatore Baistrocchi Il poeta e drammaturgo nigeriano ha tenuto la conferenza alla facoltà di lingue presente anche l'autore del libro PISA. "Oh, se i muri potessero parlare...": è da questa riflessione che prende spunto Wole Soyinka, drammaturgo e poeta nigeriano, premio Nobel per la letteratura, per commentare il romanzo "Il castello e i suoi amanti", scritto dall'ambasciatore Massimo Baistrocchi e pubblicato dalle Edizioni Spirali. Il privilegio di introdurre l'autore del volume e il presentatore d'eccezione - nell'aula magna della facoltà di lingue e letterature straniere - è stato del professor Enrico Giaccherini. Il premio Nobel ha commentato l'ordine d'arresto emesso dalla Corte dell'Aja contro il presidente del Sudan. «Rispetto alla decisione della Corte penale internazionale dell'Aja, che nei giorni scorsi ha spiccato un ordine di arresto contro il presidente del Sudan, Omar Hassan Bashir, accusato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra - ha detto - sono convinto che i leader africani non possano sottrarsi all'ordine e non debbano lamentarsi quando gli organismi internazionali li richiamano a rispondere delle proprie responsabilità. Del resto, viviamo nell'era della globalizzazione e quindi anche la giustizia deve essere globalizzata». Richiesto di un parere sul corso che gli Stati Uniti hanno intrapreso con l'elezione di Barack Obama, Soyinka ha detto: «Non mi aspetto che il nuovo presidente risolva i problemi del mondo in poche settimane, ma quello che voglio sottolineare è che con la sua elezione c'è stata la fine della politica ipocritica del regime di George Bush e di ciò che questi ha rappresentato per il resto del mondo». Parlando poi del romanzo, il poeta e drammaturgo Soyinka ha affermato di trovarsi di fronte a «una delle presentazioni più difficili in quanto, come raramente accade, sono presenti sia l'opera d'arte che la persona che l'ha prodotta». «La cosa che più ho apprezzato - ha spiegato - è stata la capacità dell'autore di inserirsi nel mio ambiente, di affrontare un percorso di esplorazione, dimostrando grande capacità di apertura nei confronti della cultura nigeriana». La presenza del drammaturgo ha arricchito la presentazione del volume di Baistrocchi, il quale si è detto «onorato dell'intervento di una figura di così grande rilievo culturale e intellettuale». L'ambasciatore italiano ha poi preso spunto dalle parole usate da Soyinka per commentare il proprio romanzo e raccontarne brevemente la trama: sono infatti i muri del castello di Schwerinsburg, costruito in Namibia dalle truppe tedesche, che celano amori segreti e persone dimenticate, portate alla luce decenni dopo da un archeologo italiano chiamato a dipanare i misteri dell'antico maniero e a scovare un ipotetico passaggio segreto. Il libro, che è stato costruito sulla base di documenti storici, «prende spunto da fatti realmente accaduti» e contiene quel pizzico di mistero che non deve mai mancare in un romanzo che si rispetti. S.A.

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Senza direzione Forti oscillazioni per il prezzo del petrolio, che non evidenzia una chiara tendenza di fondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: I VOstri Soldi Il Trader Commenti & Analisi data: 07/03/2009 - pag: 43 autore: Senza direzione Forti oscillazioni per il prezzo del petrolio, che non evidenzia una chiara tendenza di fondo L'ultima settimana di contrattazioni ha registrato un deciso aumento della volatilità dell'E-Mini Crude Oil future, con il derivato che non peraltro fornito chiari spunti direzionali. A inizio ottava i prezzi hanno pagato una violenta accelerazione ribassista, lasciando sul campo quasi 5 dollari in una sola giornata. Lo spettro della crisi si è nuovamente abbattuto sui mercati finanziari, con il nuovo intervento da 30 miliardi di dollari annunciato dal Tesoro Usa per salvare il colosso assicurativo Aig, che ha trasmesso agli operatori la netta sensazione di una scarsa efficacia delle manovre messe in atto finora. Tutti i listini azionari hanno pagato pesanti battute d'arresto e anche i prezzi del greggio non hanno fatto eccezione. Lo scenario è peraltro cambiato nelle due sedute successive, con il future quotato sul Nymex che ha disegnato un deciso rimbalzo, tornando al di sopra della soglia psicologica a quota 45. Un contributo decisivo è arrivato in tal senso dai dati sulle scorte settimanali pubblicati mercoledì dal Dipartimento dell'energia Usa: le riserve di petrolio hanno registrato infatti un calo di circa 700 mila di barili, a fronte di un atteso incremento di 2,2 milioni. Alcune speculazioni rialziste hanno inoltre preso spunto dalle dichiarazioni dell'ex numero uno del Centro Nazionale di Statistica della Cina, Li Deshui, che nella stessa giornata aveva prospettato un nuovo pacchetto di stimolo per l'economia cinese: tale aspettativa è stata peraltro frustrata dal premier Wen Jiabao, che nella giornata successiva non ha parlato di alcun piano d'intervento. Nel frattempo si avvicina l'appuntamento con la nuova riunione dell'Opec, fissata per il prossimo 15 marzo a Vienna.Graficamente, il quadro tecnico dell'E-Mini Crude Oil future non ha subito modifiche sostanziali, con le quotazioni che dimostrano una buona stabilità sopra quota 40, ma che non sembrano in grado di allungare verso la resistenza chiave a 50 dollari: come già indicato più volte, solo il breakout di quest'ultimo livello potrà fornire un concreto segnale di forza, modificando lo scenario di breve. L'analisi quantitativa segnala una forza relativa in progressivo aumento, ma la volatilità delle ultime sedute non offre molti appigli per la costruzione di un chiaro movimento direzionale. Anche nelle prossime sedute è quindi lecito attendersi una nervosa fase di assestamento sui livelli attuali, eventualmente da sfruttare in un'ottica di trading, ma poco gestibile per un'operatività di più ampio respiro.

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Miracolo high tech (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: Emilia Finanza data: 07/03/2009 - pag: 58 autore: di Stefano Catellani distretti Miracolo high tech Nel settore dell'automazione industriale ci sono piccole e medie imprese che resistono alla crisi economica. Come Elettric 80, Ocme, Sympack e Cft Lungo la via Emilia c'è un maxi distretto che produce automazione high tech per i processi industriali: macchine e impianti che aiutano le aziende di tutti i settori a ridurre i costi per competere meglio. E' un settore che non ha ancora dato segni di flessione nelle tante aziende di nicchia che tra Piacenza e Rimini continuano a crescere. Ci sono solo piccoli segnali di rallentamento in grandi gruppi internazionali attivi anche in Emilia, come la Sidel o la tedesca Gea, ma nel complesso il quadro è positivo. In prima fila ci sono imprenditori che continuano a investire e che hanno ancora il portafoglio ordini pieno come la Elettric 80 di Viano nel reggiano, che vanta performance da record. Per esempio il fatturato di Elettric 80 nel 2008 è salito a 60 milioni ,con un incremento del 20% sul 2007. Il portafoglio ordini raccolto nei primi 9 mesi del 2008 consente inoltre al polo di Viano di guardare al primo semestre 2009 senza cali di lavoro. Un'altra società leader è la parmigiana Ocme, che combatte la crisi con una forte iniezione di innovazione. Fondata nel 1954 con solo 5 persone in staff è rapidamente cresciuta nel mercato delle macchine per il confezionamento ed imballaggi, fino a diventare uno dei leader del settore con più di 10 mila macchine installate nel mondo. Oggi l'azienda guidata da Emanuele Gatteschi conta 410 dipendenti e ha consolidato un fatturato di 90 milioni nel 2008. Un altro esempio virtuoso è la Sympack. I primi vent'anni del gruppo, fondato nel 1998, coincidono con una congiuntura non facile, ma nel team guidato dall'ad Paolo Musi c'è la convinzione che la 'tech valley bolognese' saprà uscire dalla crisi in fretta. E infatti Sympak ha un portafoglio ordini di 72 milioni di euro, in crescita a fine 2008 e anche nell'avvio del 2009. Stati Uniti, America Latina e tutta l'area del Mediterraneo trainano l'ottimismo. Nel 2008 ha fatturato 150 milioni di euro (erano meno di un terzo nel 2000) con il 90% delle linee vendute all'estero. Un bilancio in linea con quello del 2007 e con un team di 600 addetti tra Italia e estero. Sympak è al top nelle macchine e nell'impiantistica per il confezionamento food & beverage. L'industria alimentare, tradizionalmente anticiclica, sembra in grado di trainare la ripresa. Il futuro in Sympak è fatto di macchine polifunzionali: processo e confezionamento insieme. Infine, Cft. Un filo tecnologico collega Parma e Montecchio. E'questo il futuro della Cft (Catelli Food Technology) che affronta la fase di crisi del mercato legato all'impiantistica nel settore alimentare con nuove strategie. L'imprenditore parmigiano Roberto Catelli ha affidato a Alberto Mora il compito di portare nel mondo Cft Packaging. L'obiettivo sono le commesse globali e le sedi in Francia, Cina, Usa e a Mosca sono i riferimenti. Le sinergie di filiera sono il valore aggiunto di Cft. Fatturati intorno a cento milioni per Cft e di 45 milioni per Cft Packaging sono i punti di partenza da consolidare, per sviluppare un business realizzato per l'80% all'estero.

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Roubini: Giusti i piani Obama. Ma è tardi Il rischio depressione a L è ormai del 33% (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ Roubini: «Giusti i piani Obama. Ma è tardi Il rischio depressione a L è ormai del 33%» Mister Doom al Time: «Obama? Sta facendo cose importanti ma il tempo è poco». «L'euro può reggere alla crisi di Irlanda o Grecia, non di Italia o Austria» di Redazione - 07-03-2009 La Great Depression si avvicina. «Sei mesi fa non attribuivo più del 10% di possibilità allo scenario peggiore. Oggi la percentuale è salita al 33% almeno». Parola di Nouriel Roubini, mister Doom, così snobbato nel 2005 (quando tra i primi parlò del rischio che la bolla immobiliare potesse compromettere la crescita mondiale), oggi probabilmente l'economista più ascoltato sotto i cieli della crisi. L'ultima intervista Roubini, professore alla Stern School della New York University (la sua prima laurea l'ha presa in Bocconi), l'ha concessa a Michael Schuman di Time, che l'ha intercettato a Honk Kong. Il risultato? «Il mio timore - risponde Roubini - è che la recessione in atto, finora giudicata a forma di U, si trasformi in una crisi alla giapponese, a forma di L. Siamo nel bel mezzo della peggiore recessione sincronizzata degli ultimi 60 anni. E se non troveremo la terapia adatta precipiteremo nella depressione: oggi più probabile di sei mesi fa». L'unica terapia efficace, continua Roubini, deve passare dall'azione coordinata di Usa, Cina, Giappone, Europa e degli altri protagonisti. «Per prima cosa ci vuole più coraggio nella concessione del credito. Poi, i Paesi che se lo possono permettere devono usare gli stimoli fiscali». E per le banche? «Bisogna distiguere tra le banche illiquide e sottocapitalizzate ma solvibili e quelle non solvibili, che vanno chiuse. Lo Stato deve creare credito in maniera più energica o costringere le banche a erogare più quattrini: siamo in un'economia di guerra. Bisogna spingere i capitali verso l'economia reale. Nessuno finora ha fatto abbastanza». Roubini dà credito a Obama. «In sole sei settimane ha fatto tre cose importanti: a) il pacchetto di stimolo all'economia per 800 miliardi; b) un programma di sostegno ai mutui ben più efficace di quello della passata amministrazione; c) un piano bancario che, per quanto vago, almeno non prevede un altro sostegno agli istituti. Il bicchiere è mezzo pieno... Per quanto riguarda le banche non c'è da chiedersi se verranno nazionalizzate o meno. Ma in quale misura: vai pulisci, ristruttura e rivendi ai privati. Non c'è altro da fare». La politica, ammette Roubini, si sta muovendo nella giusta direzione. «Ma, onestamente, non vedo all'orizzonte nulla di buono. Ho paura che si faccia troppo poco e troppo tardi». Nel migliore dei casi, il Pil mondiale sarà negativo nel 2009 per poi assestarsi nel 2010. Ma ci vorranno tre-quattro anni per parlare di vera crescita. Può andare peggio, però. «Parliamo di banche. Se saltano quelle greche o irlandesi, Francia e Germania possono metterci una pezza. Ma se lo stesso succede alle banche di Austria, Italia, Portogallo e Spagna o di Belgio e Olanda, allora non ci sarà niente da fare. Possiamo ancora evitare la crisi dell'Unione Monetaria europea, ma sarà un severo e serio test di stabilità».

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Terapia Etf contro il mal di Azioni. (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ Terapia Etf contro il mal di Azioni di Redazione - 07-03-2009 Il Mibtel è ai minimi dal 1996, il Dow Jones ha rotto il fatidico supporto di 7mila punti mentre l'economia Usa sprofonda. Ma non tutto è perduto se la strate è quella giusta. E a disposizione ci sono a i fondi-indice quotati. Una soluzione flessibile ed efficiente, per operare in trend in tutte le condizioni di mercato. Per i più aggressivi c'è spazio nel breve per i «cloni» short o bear, che guadagnano sui ribassi. Come soluzione long si può impostare un Pac o puntare sulla stabilizzazione dei mercati con un paniere di corporate bond. O infine, per chi cerca il contrattaccare, resta l'opzione di alcune Borse emergenti: no però all'Est Europa, sì invece alla Cina

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Sei cattivo se non siamo in buoni affari (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sei cattivo se non siamo in buoni affari --> Sabato 07 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print E'ancora permessa un po' di brutale sincerità? Se sì, dobbiamo ammettere che l'unico effetto della decisione con cui la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d'arresto contro Omar Hasam Ahmad al Bashir è stato quello di raccogliere intorno al sanguinario presidente del Sudan una solidarietà mai vista prima. La Cina e la Russia lo appoggiano, la Lega Araba (22 Paesi) e l'Unione africana (53 Paesi) quasi al completo criticano la Corte, persino Egitto e Sudafrica sono contrari. Un precedente pericoloso, visto che Bashir è anche il primo capo di Stato ancora in carica a finire nel mirino della giustizia internazionale. Gli altri, il liberiano Charles Taylor e il serbo Slobodan Milosevic, erano stati accusati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità quando già avevano perso ogni potere. Sarebbe ingenuo o ipocrita, però, stupirsi di quanto accade. La giustizia internazionale incontra questi problemi perché manca un'idea internazionale, cioè condivisa da un numero congruo di governi e nazioni, di che cosa sia giusto o ingiusto. Chi può negare che Bashir sia un tiranno massacratore del proprio popolo? Subito dopo la dichiarazione di principio, però, comincia la speculazione politica. La Cina compra in blocco quasi il 70% della produzione petrolifera del Sudan e quindi difende (dopo averlo finanziato e armato) il dittatore. Gli Usa, che delle concessioni petrolifere sudanesi hanno visto solo le briciole, lo vorrebbero invece in manette. Né la Cina né gli Usa, peraltro, hanno aderito al trattato costitutivo della Corte dell'Aja ed è quindi lecito chiedersi dove sia, nell'una come nell'altra posizione, quel minimo di idealismo compatibile con l'idea di una giustizia sovrannazionale. Una giustizia valida per tutti presuppone una serie di criteri accettati da tutti e quindi a tutti applicabili. E sono proprio questi a mancare in modo clamoroso, anzi: il doppio standard e l'eccezione fatta su misura per l'alleato sono la regola, anche quando si tratta di crimini contro l'umanità e di crimini di guerra. Lasciamo stare i pareri di politici e governanti, scendiamo al livello dei giornali. Sul maggior quotidiano italiano, uno pseudofilosofo francese ci ha spiegato in ogni modo che le bombe di Putin su Grozny sono state un crimine di guerra mentre quelle di Olmert su Gaza una legittima difesa. Perché? I terroristi ceceni che attaccavano gli ospedali e le scuole russe devono ritenersi «buoni» e gli artiglieri di Hamas che sparano missili sulle città israeliane al contrario «cattivi»? O forse ammazzare civili ceceni è male e far fuori quelli palestinesi è invece bene? Stessa fonte: il Kosovo ha diritto all'indipendenza (e magari anche il Kurdistan e certo il Tibet) ma non l'Abkhazia e l'Ossetia bombardate dal presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili, a sua volta assolto e protetto dagli Usa e dall'Unione europea. Perché? In realtà non c'è ragione che vada oltre la preferenza per questo o quel Paese, questo o quello schieramento, questo o quel sistema politico. In queste condizioni, qualunque provvedimento della Corte penale internazionale, anche quello con le più chiare e limpide motivazioni come nel caso del presidente Bashir, andrà fatalmente a scontrarsi con l'opposizione interessata di almeno metà dei Paesi dell'Onu. Una soluzione forse ci sarebbe: che i grandi Paesi occidentali facessero finalmente ciò che dicono, in modo da presentarsi a potenze ciniche come Cina e Russia con una fedina specchiata e inattaccabile. Ma la vita è dura e non ce lo possiamo permettere. Come nel caso del Darfur, con l'Onu (cioè tutti noi) che nel 2005 non ha saputo far di meglio che passare la palla, appunto, alla Corte penale dell'Aja, chiedendole di indagare su un massacro che già da molti anni era sotto gli occhi del mondo. Fulvio Scaglione 07/03/2009 nascosto-->

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Invasione di vespe cinesi (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

FORLI' PROVINCIA pag. 11 Invasione di vespe cinesi Allarme fra gli agricoltori: in grave pericolo i castagneti di OSCAR BANDINI LA CINA è vicina. Ne sanno qualcosa in negativo i proprietari, privati e pubblici, dei castagneti dell'area appenninica della provincia e in quelle di Arezzo e Firenze. Il Dryocosmus kuriphilus o vespa cinese' del castagno è un vero e proprio insetto killer del castagno (l'albero del pane), simile a una piccola vespa lunga 2,5 cm, originario del nord della Cina e molto diffuso in Asia e negli Usa. Assente dall'Europa fino al 2002, è stato introdotto accidentalmente in Italia in una zona a sud di Cuneo è oggi purtroppo molto diffuso in varie regioni italiane tra cui l'Emilia Romagna. Sono molto preoccupati i proprietari dei castagneti localizzati nei comuni di S. Sofia, Premilcuore, Portico, Tredozio, Rocca S. Casciano, Predappio, Civitella, Galeata, Mercato Saraceno, Sarsina, Bagno di Romagna, Verghereto e a Poppi, Stia, Pratovecchio, San Godenzo in Toscana. Tutta questa area è indicata dal Servizio fitosanitario regionale (che si è attivato fin dall'anno scorso) come zona focolaio 3'. Anche i comandi stazione forestale, i servizi tecnici della provincia, delle comunità montane e delle associazioni di categoria sono sul chi vive perché la vespa cinese provoca sulle foglie e sui germogli dei castagni la formazione di caratteristiche galle che compromettono lo sviluppo vegetativo delle piante e la loro fruttificazione con danni che possono arrivare anche all'80% del raccolto. La propagazione dell'insetto nocivo può avvenire in modo naturale o attraverso gli scambi di materiale di propagazione infestato e per combatterne la diffusione, secondo i tecnici, occorre utilizzare per i nuovi impianti esclusivamente materiale vivaistico accompagnato dal passaporto delle piante e provenienti da vivaisti regolarmente autorizzati, controllare da aprile a giugno le piante e tagliare e bruciare tutte le parti infestate entro la metà del mese di giugno. «ANCHE A S. SOFIA, soprattutto nei castagneti di Isola e Collina, il fenomeno è presente precisa Giuliano Fiorini, comandante della stazione del Cfs di S. Sofia e per rallentare la diffusione dell'infestazione è fondamentale intervenire con tempestività rimovendo le parti colpite prima che abbia inizio lo sfarfallamento degli adulti a metà di giugno. Le prescrizioni del servizio fitosanitario della regione sono molto chiaro in proposito e poiché non si possono usare prodotti chimici e, in attesa di futuri mezzi di lotta biologica, non rimane che tagliare e bruciare tempestivamente le parti infette. In caso contrario i castagni ne soffriranno in modo evidente eaddio raccolto». Image: 20090307/foto/4180.jpg

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In crisi ma i prezzi non c'entrano' (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Arezzo)" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

AGENDA AREZZO pag. 11 In crisi ma i prezzi non c'entrano' LA LETTERA L'UNIONE INDUSTRIALI DI PRATO «L' ANALISI contenuta nel suo articolo di "Non dobbiamo fare la fine di Prato" è condivisibile solo in parte. La sua ammonizione "chi si ferma è perduto" è corretta e fondata, tanto che Prato l'ha fatta propria almeno dalla metà degli anni '80. Il "panno pratese" che lei cita non esiste praticamente più, avendo lasciato il posto a tipologie di tessuto di elevata qualità e livello, materia prima per tutte le griffe mondiali. La Prato industriale è arrivata ad oggi con numeri quasi monstre (40.000 addetti nel settore moda) che amplificano sì la portata della crisi ma che sono anche il segnale che il distretto nel tempo ha innovato ed ha saputo cambiare: le strategie aziendali basate sui bassi prezzi sono tramontate da un pezzo. Le cause della crisi sono complesse e molteplici, e fra queste vanno annoverate le dinamiche interne alla filiera globalizzata della moda, che hanno condotto ad una penalizzazione dei produttori di semilavorati rispetto a chi confeziona e distribuisce. Non so se Prato possa servire da pietra di paragone per il distretto orafo di Arezzo: so poco della filiera della gioielleria e, ipotizzando che sia complessa come quella del tessile-abbigliamento, mi guardo bene dall'avventurarmi in analisi. L'unica considerazione che mi sento di prospettare ai colleghi e amici aretini è che, almeno per quanto riguarda Prato, non esistono formule vincenti valide per tutti, così come non possono esistere analisi semplicistiche delle ragioni delle crisi. Ognuno deve trovare la propria strada in un'economia globalizzata che richiede a ciascuno di noi grande consapevolezza della complessità e altrettanta capacità di volgerla a proprio vantaggio». Riccardo Marini, presidente dell'Unione industriali di Prato

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Globalizzazione. (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-07 - pag: 11 autore: Globalizzazione. La crisi e gli emergenti sollecitano un ripensamento della governance G-8, c'è un ruolo tutto italiano Da«Un'opportunità da non perdere», un'analisi sulla governance globale scritta da Emma Bonino per Charta Minuta, pubblichiamo un ampio estratto di Emma Bonino I l mondo si sta ristrutturando, e lo sta facendo in fretta. Al di là dei vari formati G-8, G-13 o G-20, le grandi potenze hanno ripreso a discutere e a muoversi sulla base di formati ancor più ristretti. è chiaro che la competizione non si giocherà sul buon senso, ma sui rapporti di forza, sulla capacità delle diplomazie rispettive di creare alleanze e una nuova visione della governance globale. Se c'è un momento in cui il Governo italiano non deve distrarsi e perdere di vista la posta in gioco per il futuro dell'Italia, questo momento è adesso. Gli occhi dell'Italia sono rivolti al G-8, e comprensibilmente, dato che siamo noi ad averne la presidenza di turno. Si parla da anni di riforma delle Nazioni Unite, ma anche di riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio, o del Fondo monetario internazionale. Tutte le maggiori istituzioni internazionali sono ormai sotto scrutinio, e ci s'interroga su come ripensarle e rifondarle a partire dal nuovo contesto globale, pena la loro inutilità a medio e forse anche breve termine. In tutto questo, il G-8 non può certo fare eccezione. L'Italia si ritrova così al cuore di un'evoluzione storica, e con una grande opportunità: quella d'essere tra i protagonisti di questa nuova riflessione (e azione) internazionale che mira a dare al mondo un assetto capace di rispondere alle crisi attuali e soprattutto a prevenire quelle future. Non c'è dubbio che fenomeni nuovi e complessi imposti dai ritmi incalzanti della globalizzazione costringono a maggiore coordinamento e a forme di governance condivise. Come possiamo, allora, garantire tutto ciò? Come può il vertice della Maddalena diventare un passaggio cruciale nella ridefinizione degli equilibri globali? A mio avviso, ci sono due direzioni fondamentali verso cui l'Italia dovrebbe spingere per trasformare il G-8 in un formato utile alla governance globale del 2009 e degli anni a venire. La prima direzione riguarda il metodo di lavoro. Non è più concepibile, né salutare, produrre dichiarazioni fiume, che contengono impegni su tutto e che comunque nessuno legge: non certo i cittadini, ma neppure le amministrazioni, la stampa e – sospetto – neppure diversi degli stessi capi di Stato e di Governo che le sottoscrivono! C'è invece bisogno di concentrare il livello d'attenzione e le risorse su alcune grandi questioni, sbarazzandosi del “complesso dell'esaustività”. Una dichiarazione di tre pagine, non di trenta, basterebbe. E soprattutto costringerebbe a mettere su carta le misure da adottare per i problemi più urgenti. Questa nuova impostazione sarebbe pienamente conforme allo spirito G-8 e frenerebbe la deriva degli ultimi anni, fatta di un linguaggio e di una retorica ufficiale diventata sempre più simile a quella di tante organizzazioni internazionali. La volontà, o la mancanza di volontà, dei Paesi G-8 non deve più essere mascherata o sepolta dentro testi lunghi, noiosi, illeggibili. La seconda direzione da intraprendere, ancora più importante della prima, riguarda il numero e la “ qualità”dei Paesi chiamati a sedersi attorno al tavolo. Il dibattito sull'allargamento del G-8 sta prendendo piede, e le capitali si stanno muovendo da tempo. Ma non è ancora chiaro cosa succederà alla Maddalena, e soprattutto che cosa accadrà dal giorno dopo. L'Italia è stata la prima, in passato, a proporre un formato G-8 allargato alle nuove economie emergenti. Pensare di affrontare all'inizio del XXI secolo le grandi questioni globali senza Cina o India suona sempre di più ridicolo. Ma l'allargamentodel G-8 a G-10 o G-13– dato che assieme ai due colossi asiatici il G-8 ha già sviluppato un dialogo importante con Brasile, Messico e Sud Africa – nonè un passaggio immediato, o privo di conseguenze. Va preparato con cura, per fare in modo che sia tempestivo, ma non per questo improvvisato. Portare al tavolo dei grandi le economie emergenti non è più una scelta. Semplicemente, è necessario per poter provare ad affrontare le grandi sfide globali, che si tratti dell'economia internazionale, del clima, dell'energia, dello sviluppo dell'Africa. Per la nuova impostazione del G-8, però, non basta mandare un invito a Pechino o Nuova Delhi o Città del Messico per tre giorni di sole e buona cucina alla Maddalena a luglio. Serve preparare il processo – da una parte – per fare in modo che il clima di cordialità e informalità dei vertici G-8 venga preservato e che i commensali attorno al tavolo continuino a sentirsi a un pranzo informale tra pochi, invece che a un ricevimento ufficiale; e dall'altra – per sviluppare progressivamente nei nuovi invitati un senso d'appartenenza non solo alla comunità di chi conta, ma anche alla comunità di chi deve rendere conto. Teniamo sempre bene in mente, infatti, che se il G-8 non si è ancora pienamente trasformato in G-13 non è solo per le resistenze di alcuni dei membri storici del club. Lo è anche per le resistenze di alcune grandi economie emergenti ad assumersi nuove responsabilità globali. Non si tratta di un dettaglio, ma di un dato strutturale che tutti i fautori unilaterali dell'allargamento del G-8 dovrebbero avere bene in mente. Rispetto a queste due direttrici, la presidenza italiana del G-8 dovrebbe muoversi in fretta. Anche perché il resto del mondo non sta certo ad aspettare noi. Il rischio che vedo, infatti, è che alla fine di questa fase di ridefinizione generale degli assetti internazionali, l'Italia potrebbe ritrovarsi in una posizione periferica e marginale. Così come l'Italia ha la presidenza del G-8, il Regno Unito ha, nel 2009, la presidenza del G-20. Fino allo scorso novembre, fino cioè al primo vertice di Washington convocato a livello di capi di Stato e di Governo, il G-20 si riuniva solo al livello di ministri delle Finanze, e in generale anche con scarsi risultati. Brown, invece, ha già convocato un nuovo vertice per il 2 aprile, ed è difficile ipotizzare che l'agenda si limiterà alle questioni finanziarie. L'OPPORTUNITà Il Governo Berlusconi deve muoversi con rapidità per portare al tavolo delle trattative i Paesi con le economie in sviluppo

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HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe... (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

BREVI DI ECONOMIA pag. 23 HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari pe... HONG KONG Il colosso Usa Coca-Cola annuncia che investirà altri 2 miliardi di dollari per la costruzione di nuovi impianti e infrastrutture di distribuzione in Cina. L'investimento, che avrà una cadenza triennale, si aggiunge ai 2,4 miliardi di dollari che Coca-Cola si è impegnata a spendere per poter scalare Huiyuan Juice, il più grosso gruppo cinese dei succhi di frutta.

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<SONO QUI per incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanist... (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Prato)" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRONACA PRATO pag. 13 «SONO QUI per incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanist... «SONO QUI per incoraggiarvi, il vostro è un ruolo di mediazione umanistica e sociale di grande qualità. Voi siete esperti in umanità', per quelle persone che arrivano qui cariche di problemi e speranze». Si è aperto con queste parole di Gastone Simoni, l'incontro nell'ambito dell missione cittadina tra il vescovo ed i dipendenti ed i collaboratori del Centro Impiego della Provincia di Prato-Fil spa. Erano presenti tra gli altri il presidente di Fil spa Aldo Gioli, il direttore, Michele Del Campo, l'assessore provinciale al lavoro e alla formazione, Paola Giugni ed alcuni rappresentanti dell'associazioni di categoria. Il vescovo ha richiamato il senso del lavoro per la vita umana, sottolineando in particolare il significato della dignità: «Uno dei mali peggiori che può produrre la disoccupazione è la perdita della dignità della persona ed il senso d'alienazione». Inoltre, ha condannato il capitalismo selvaggio e gli effetti, in un mondo globalizzato, sulla vita di ognuno: «Il lavoro rende protagonista la persona di un grande cantiere, il mondo. Tutti dobbiamo essere partecipi alla realizzazione di una società più armoniosa e pacifica». Gli operatori del Centro Impiego- Fil spa, quotidianamente a contatto con i problemi di chi perde il lavoro o è alla ricerca di un' occupazione, hanno esposto al vescovo le difficoltà ed i carichi emotivi di chi ogni giorno cerca di dare risposte e soluzioni a situazioni personali e familiari di grande difficoltà economica e sociale. A questo proposito Simoni ha sollecitato a segnalare i casi più gravi al fondo «Insieme per la famiglia», istituito per dare una risposta concreta ed immediata. Image: 20090307/foto/6148.jpg

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Paramedico & paragnosta (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Paramedico & paragnosta Prima ancora di capire, è difficile ascoltare. Prima ancora di essere capiti, è difficile essere ascoltati. The listener, l'«ascoltatore», è stato molto annunciato, per settimane: finché, l'altra sera, è scattata una grande operazione internazionale (se non è globalizzazione questa), per cui i canali Fox hanno trasmesso la prima puntata della serie in 180 Paesi. Centottanta Paesi: è una cifra che fa un po' spavento, con tutti quegli spettatori, ancorché di reti a pagamento, virtualmente interessati a delibare le umane vicende dell'«ascoltatore». Colui al quale la Provvidenza o chi per lei ha dato in sorte la capacità di ascoltare i pensieri degli altri. Chi vorrebbe una dote del genere? Personalmente, no grazie. Come nel vecchio film di Massimo Troisi, Scusate il ritardo: a un certo punto Giuliana De Sio gli dice: «Posso essere sincera?» e Troisi, spaventatissimo: «Nooo!!!». Ecco, pensate uno condannato a sentire tutto quello che pensano gli altri. Terribile. La serie lo racconta bene: è ambientata a Toronto, intreccia vari generi, il medico, il poliziesco, il paranormale. Protagonista è Toby Logan, paramedico paragnosta. Spaventato dalle sue doti, che nasconde. Poi cederà per aiutare i buoni, aiutato da una bella poliziotta. Ma come sono tutte belle le poliziotte delle Americhe. Il telefilm ci dà il destro per scoprire un universo multietnico, piuttosto «buonista», come si diceva una volta, ma accattivante per il pubblico universale di quei 180 Paesi sparsi nell'orbe. Che paura.

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Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ancora un breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori. Questa sì è vera giustizia.. PS Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia il tracollo. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 51 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Feb 09 Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? Sentite il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, riferendosi allo stupro di una minorenne nella sua città da parte di un tunisino clandestino e arrestato per violenza. "Come mai questo signore era in giro? Se persone di questa natura possono commettere gravi reati, ne commettono altri ancora, e poi non vengono tenuti in prigione e neppure espulsi, è evidente che c'è un problema. Anzi più di uno". Finalmente anche a sinistra si alzano voci di buon senso. Uno dei problemi principali è la giustizia. E le notizie degli ultimi giorni dimostrano che la situazione rischia di degenerare: aumentano gli stupri e la rabbia della gente. Il raid punitivo compiuto ieri a Roma in un bar frequentato da immigrati potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Non è questa la soluzione in un Paese civile. Il governo intende anticipare alcune misure contenute nel disegno di legge sicurezza approvato dal Senato, tra cui quella che esclude la possibilità della concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro. E' un passo nella giusta direzione, ma non basta. Occorre che in Italia venga assicurata la certezza della pena, ma senza la collaborazione dei tanti, troppi giudici ipergarantisti l'Italia resterà un Bengodi per i clandestini e, soprattutto, per i criminali. Se Cofferati vuole essere davvero costruttivo: faccia proseliti a sinistra, soprattutto tra certi magistrati. E il governo metta le forze dell'ordine nella condizione di controllare davvero il territorio. Altrimenti sarà il far-west. Scritto in sicurezza, giustizia, società, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 79 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Feb 09 Carlà-Sarkò, un amore montato a prima vista Lo sospettavo da tempo, ma ora c'è la certezza: quella tra Carla Bruni e Nicolas Sarkozy non era una storia d'amore, ma un'operazione di spin ovvero di manipolazione mediatica. Lo rivela, nel libro Autobiographie non autorisée e usando un artificio letterario, lo spin doctor che ha ideato il montaggio, Jacques Séguéla, un tempo comunicatore di Mitterrand e ora consulente di Sarkozy. La sorpresa è che non è stata Carla a prendere l'iniziativa bensì lo stesso Sarko, che ha bruciato i tempi e l'ha chiesta in sposa già la sera del primo incontro, avvenuto, non a caso, a casa di Séguéla. Il presidente ha usato argomenti formidabili come questi: "Sarai la mia Marilyn e io il tuo Jfk". E ancora: "Io ho la reputazione di donnaiolo, ma la tua non è migliore della mia. Ti conosco bene senza averi mai incontrata. Fai l'amore con tutti, perché nessuno ti ha dato vero amore. So tutto di te, perchè sono uguale a te". O: "Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi sulla bocca davanti a tutti". Dal che deduco: - come aveva analizzato lo psicologo della Nato (vedi questo articolo che ho scritto prima delle elezioni) , Sarko ha il profilo di una persona ambiziosa-dominante, caratterizzata, negativamente, da un narcisismo compensatorio determinato da un sentimento di insicurezza e di inferiorità maturato nell'infanzia. Ha molte qualità - tenacia, dinamismo, capacità di leadership - ma è fondamentalmente instabile e non sa cosa sia la saggezza. Il che ridimensiona la sua statura politica. - La vicenda dimostra, una volta di più, come sia facile per uno spregiudicato spin doctor orientare l'insieme dei media, che per mesi hanno raccontato con toni lirici, commossi, appassionati l'incredibile favola tra il presidente di destra e l'ex modella di sinistra. Pochissimi ebbero il coraggio di andare controcorrente e di sollevare qualche dubbio. Men che meno i giornali italiani che, anzi, diedero fiato alla retorica più zuccherosa. Insomma: poveri francesi, in che mani sono.. E poveri anche noi, giornalisti, che cadiamo in queste trappole, amabilmente assecondati da un pubblico sempre più assetato di informazione frivola. Quando fu svelata la storia tra Sarkò e Carla, nell'autunno 2007, il mondo finanziario stava già crollando, ma pochi giornali tirarono il campanello d'allarme. Insomma, la stampa non svolse adeguatamente il proprio ruolo di cane da guardia. Era meglio distrarre e spettegolare, con quali conseguenze lo vediamo ogni giorno. - Scritto in società, manipolazione, spin, democrazia, notizie nascoste, francia, Italia, giornalismo Commenti ( 69 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (4) capitalismo (4) cina (17) crisi (3) democrazia (57) economia (26) era obama (10) europa (9) francia (21) germania (3) giornalismo (47) giustizia (1) gli usa e il mondo (56) globalizzazione (37) immigrazione (38) islam (19) israele (2) Italia (146) manipolazione (2) medio oriente (13) notizie nascoste (41) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (17) spin (2) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Caro Dekebalos, dato che tu chiami la situazione angosciosa, eccotene una altra, che ne... 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Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) E' ora di lasciar fallire le banche. Quando Obama supplica il mondo. Ma Obama combatte davvero le lobbies? In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Ma è questo l'Obama italiano? Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? Carlà-Sarkò, un amore montato a prima vista Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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Gli usa vogliono il "Dialogo" Con Pyongyang (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWeb News" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gli usa vogliono il "Dialogo" Con Pyongyang 7 marzo 2009 alle 07:52 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Gli Usavogliono il dialogo con Pyongyang: lo ha detto l'inviato speciale statunitense per la Corea del Nord, Stephen Bosworth, arrivando a Seul nella sua prima missione in Asia dopo la sua nomina. "Vogliamo il dialogo", ha detto l'ex ambasciatore statunitense in Corea del Sud. Bosworth, che nei giorni scorsi ha fatto tappa in Cina e Giappone, ha ripetuto le critiche al progetto nordcoreano di lanciare un satellite di comunicazione, che Seul e Washington ritengono sia in realtà un missile di lunga gittata, in grado in via teorica di raggiungere anche l'Alaska. "Sarebbe una decisione mal presa", ha detto il rappresentante della nuova amministrazione di Barack Obama, che a Seul incontrerà i rappresentanti sudcoreani e russi nel dialogo nucleare, ma che vuole andare, in una futura missione, anche a Pyongyang per incontrare le autorità nordcoreana. Bosworth ha invitato il regime comunista anche a cessare le minacce contro le linee aeree sudcoreane, minacce che sono la risposta alle manovre militari tra Corea del Sud e Usa e che simulano un'ipotetica guerra con la Corea del Nord. AGI

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Il "lato umano" della diplomazia cinese pag.1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il "lato umano" della diplomazia cinese Sabato 07.03.2009 10:46 Un modo diretto ed originale, per poi spiegare come nelle relazioni tra Usa e Cina, la Cina sia pronta a sedersi al tavolo per stringere accordi ancora più stretti e per coordinare le proprie azioni con gli USA, elemento fondamentale in momenti così difficili come quelli attuali. Yang Jeichi ha anche confermato l'incontro tra Obama e Hu Jintao, durante il vertice dei G20 del 2 Aprile a Londra, così come ha annunciato che, su invito del Segretario di Stato Hillary Clinton, lui stesso sarà a breve negli USA. Entrando nel merito delle questioni ed in particolare sulla Crisi Finanziaria, ha evidenziato come la Cina conti molto sul prossimo vertice dei G20 di Londra, confermando l'attuale impegno della Cina offerto ai paesi in via di sviluppo e gli appalti in via definizione con l'Europa nell'ordine dei 15 miliardi di dollari. Ora la Cina si aspetta un ruolo attivo anche degli altri paesi. < < pagina precedente pagina successiva >>

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Sos, crolla il commercio estero (sezione: Globalizzazione)

( da "Denaro, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mediterraneo turchia Sos, crolla il commercio estero Il 2009 inizia con la crisi delle importazioni e perdite per milioni di euro Inizio d'anno a tinte fosche per la Turchia. Secondo i dati pubblicati dall'Ufficio Statistico Turco Tuik e rielaborati dall'Ufficio Ice di Istanbul, nel primo mese dell'anno in corso si è assistito a un vero e proprio crollo del commercio estero turco soprattutto sul versante delle importazioni. Nello specifico, l'interscambio della Turchia con il resto del mondo è calato del 36,1 per cento (gennaio '09/gennaio '08) passando da 26,9 miliardi di dollari a 17,2 miliardi di dollari (9,3 miliardi $ le importazioni; -43,3 per cento '09/'08), mentre le esportazioni sono diminuite del 25,7 per cento passando da 10,6 miliardi $ a 7,9 miliardi di dollari. Il saldo è negativo per soli 1,4 miliardi di dollari (-75,4 per cento '09/'08), chiaro segnale di una profonda crisi industriale attraversata -in questa fase- dal paese. La Russia resta il primo partner commerciale, con un interscambio di 1,9 miliardi di dollari, in calo del 41,2 per cento (importazioni dalla Russia -36,8 per cento; esportazioni verso la Russia -45,9 per cento). Un altro segnale della crisi industriale in atto è quello relativo alle importazioni dalla Russia strettamente connesse -come è noto- agli idrocarburi (gas naturale in primis) che alimentano le centrali elettriche e dunque gli impianti industriali del paese. Anche la Germania -il secondo tradizionale partner commerciale della Turchia- ha fatto registrare un consistente calo dell'interscambio (-33,3 per cento '09/'08), sostenuto principalmente da una vistosa riduzione delle esportazioni "made in Germany" (-41,5 per cento). Al terzo posto salgono gli Usa, con un interscambio di 948 milioni di dollari, in calo "soltanto" del 17,8 per cento. Gli Usa hanno scavalcato così la Cina -ora quarto paese partner commerciale- che ha visto calare l'interscambio del 25,1 per cento (-36,4 per cento le esportazioni verso la Turchia). Al quinto posto fra i principali paesi partner vi è ora l'Italia con 826,1 milioni di dollari (-45,1 per cento). Le esportazioni italiane sono state pari a 396,7 milioni di dollari (-53,4 per cento), mentre le importazioni dalla Turchia sono ammontate a 429,4 milioni di dollari (-36,8 per cento). Il saldo è negativo per l'Italia per 32,7 milioni di dollari. La quota di mercato dell'Italia sul totale delle importazioni turche è pari al 4,3 per cento (in calo di oltre un punto rispetto al 2008). Se si esaminano i dati statistici allegati , l'andamento negativo ha toccato tutti i principali paesi partner commerciali della Turchia, con punte negative sul versante dell'export verso questo paese da parte di Regno Unito (-61,5 per cento), Spagna (-55,1 per cento) e Arabia Saudita (-63,9 per cento). Nel contempo, le esportazioni turche hanno fatto conseguire buone performance solo verso: Azerbaijan, Iraq, Egitto, Uzbekistan, Siria e Kirghizistan . La domanda che ora tutti si pongono è: "Quando passerà la bufera ?" E la risposta è: "Nessuno lo sa!"; sembra semplicistico, ma è così poiché gli imprenditori locali hanno congelato quasi tutti gli investimenti connessi a ammodernamenti di impianti e acquisizioni di nuove tecnologie, pur necessarie allo sviluppo economico del paese e a rispondere alle sfide della competitività sui mercati mondiali, mentre numerosi progetti pubblici sono stati anch'essi posti in stand-by in vista di tempi migliori. Intanto, in attesa di verificare se vi saranno anche qui riflessi della crisi finanziaria ora attraversata in alcuni paesi dell'Europa Centro-Orientale, stamane la Lira Turca è stata quotata a 1,723 contro il dollaro USA (-1,7 per cento rispetto a venerdì scorso) e 2,172 contro l'Euro (-1,3 per cento rispetto a venerdi'scorso). Un andamento non incoraggiante. del 07-03-2009 num.

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E' ora di lasciar fallire le banche (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 4 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 53 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 64 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Feb 09 Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? Sentite il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, riferendosi allo stupro di una minorenne nella sua città da parte di un tunisino clandestino e arrestato per violenza. "Come mai questo signore era in giro? Se persone di questa natura possono commettere gravi reati, ne commettono altri ancora, e poi non vengono tenuti in prigione e neppure espulsi, è evidente che c'è un problema. Anzi più di uno". Finalmente anche a sinistra si alzano voci di buon senso. Uno dei problemi principali è la giustizia. E le notizie degli ultimi giorni dimostrano che la situazione rischia di degenerare: aumentano gli stupri e la rabbia della gente. Il raid punitivo compiuto ieri a Roma in un bar frequentato da immigrati potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Non è questa la soluzione in un Paese civile. Il governo intende anticipare alcune misure contenute nel disegno di legge sicurezza approvato dal Senato, tra cui quella che esclude la possibilità della concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro. E' un passo nella giusta direzione, ma non basta. Occorre che in Italia venga assicurata la certezza della pena, ma senza la collaborazione dei tanti, troppi giudici ipergarantisti l'Italia resterà un Bengodi per i clandestini e, soprattutto, per i criminali. Se Cofferati vuole essere davvero costruttivo: faccia proseliti a sinistra, soprattutto tra certi magistrati. E il governo metta le forze dell'ordine nella condizione di controllare davvero il territorio. Altrimenti sarà il far-west. Scritto in sicurezza, giustizia, società, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 79 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Feb 09 Carlà-Sarkò, un amore montato a prima vista Lo sospettavo da tempo, ma ora c'è la certezza: quella tra Carla Bruni e Nicolas Sarkozy non era una storia d'amore, ma un'operazione di spin ovvero di manipolazione mediatica. Lo rivela, nel libro Autobiographie non autorisée e usando un artificio letterario, lo spin doctor che ha ideato il montaggio, Jacques Séguéla, un tempo comunicatore di Mitterrand e ora consulente di Sarkozy. La sorpresa è che non è stata Carla a prendere l'iniziativa bensì lo stesso Sarko, che ha bruciato i tempi e l'ha chiesta in sposa già la sera del primo incontro, avvenuto, non a caso, a casa di Séguéla. Il presidente ha usato argomenti formidabili come questi: "Sarai la mia Marilyn e io il tuo Jfk". E ancora: "Io ho la reputazione di donnaiolo, ma la tua non è migliore della mia. Ti conosco bene senza averi mai incontrata. Fai l'amore con tutti, perché nessuno ti ha dato vero amore. So tutto di te, perchè sono uguale a te". O: "Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi sulla bocca davanti a tutti". Dal che deduco: - come aveva analizzato lo psicologo della Nato (vedi questo articolo che ho scritto prima delle elezioni) , Sarko ha il profilo di una persona ambiziosa-dominante, caratterizzata, negativamente, da un narcisismo compensatorio determinato da un sentimento di insicurezza e di inferiorità maturato nell'infanzia. Ha molte qualità - tenacia, dinamismo, capacità di leadership - ma è fondamentalmente instabile e non sa cosa sia la saggezza. Il che ridimensiona la sua statura politica. - La vicenda dimostra, una volta di più, come sia facile per uno spregiudicato spin doctor orientare l'insieme dei media, che per mesi hanno raccontato con toni lirici, commossi, appassionati l'incredibile favola tra il presidente di destra e l'ex modella di sinistra. Pochissimi ebbero il coraggio di andare controcorrente e di sollevare qualche dubbio. Men che meno i giornali italiani che, anzi, diedero fiato alla retorica più zuccherosa. Insomma: poveri francesi, in che mani sono.. E poveri anche noi, giornalisti, che cadiamo in queste trappole, amabilmente assecondati da un pubblico sempre più assetato di informazione frivola. Quando fu svelata la storia tra Sarkò e Carla, nell'autunno 2007, il mondo finanziario stava già crollando, ma pochi giornali tirarono il campanello d'allarme. Insomma, la stampa non svolse adeguatamente il proprio ruolo di cane da guardia. Era meglio distrarre e spettegolare, con quali conseguenze lo vediamo ogni giorno. - Scritto in società, manipolazione, spin, democrazia, notizie nascoste, francia, Italia, giornalismo Commenti ( 69 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Facciamo chiudere,al... km_fbi: Caro Marcello Foa, mi sembra che nessuno ai livelli eccelsi di chi governa il mondo si sia reso conto che non... Ultime news Stupri, il Colle: "Nazionalità non conta" Carfagna ai giudici: "Meno perdonisti"Nucleare, Mosca: "Momento giusto per disarmo"Garlasco, nuova udienza: la parola alla difesaAffittopoli, la Regione porta via anche i mobili ai non vedentiParma, coca: in manette Bormioli il re del vetroGb, nazionalizzata Lloyds Lo Stato sale al 65% e garantisce asset tossici Crisi, Bossi avverte le banche: niente soldi senza aiuti a impreseSiria-Usa, segnali di disgelo: vertice a DamascoBergamo, violenta 60enne arrestato un brasilianoConcutelli, l'uomo nero è fuori dal carcere Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. 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NANDO SANTONASTASO RISORSE PER LE INFRASTRUTTURE, NUOVI FONDI PER GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI, SOS... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

NANDO SANTONASTASO Risorse per le infrastrutture, nuovi fondi per gli ammortizzatori sociali, sostegno alle imprese. Riusciranno le misure del governo a rilanciare l'economia reale ora che la recessione è nell'onda di piena? Ne parliamo con Ettore Gotti Tedeschi, economista, presidente di Santander consumer bank del gruppo bancario spagnolo. Le opere pubbliche come antidoto alla crisi: basterà? «Si tratta di misure preventive, risposte ad una crisi che - è bene non dimenticarlo mai - non è iniziata in Italia. L'ottica del governo è chiara: aiutare le fasce più deboli cercando di mantenere la fiducia nel sistema economico e dimostrando, con i fatti, che la risposta ai loro problemi è concreta. Credo che si possa riconoscere all'esecutivo di avere già fatto molto più di altri governi in Europa. I provvedimenti per le infrastrutture lo dimostrano». Altri Paesi hanno puntato però su massicci sostegni a specifici settori in crisi, come l'auto: hanno sbagliato? «Per noi il problema è particolarmente complesso. Prima di tutto perché non conosciamo la dimensione quantitativa della crisi. Dovrebbero saperne qualcosa di più gli Stati Uniti, ma non è detto. In secondo luogo perché l'Italia ha un tessuto di aziende piccole e piccolissime, non di grandi dimensioni. Di conseguenza non si può immaginare una manovra specifica riservata a uno o due settori. Quanto all'auto, ha fatto bene il governo a prevedere misure, come gli ecoincentivi, che traineranno anche l'indotto». Perché il governo ha bocciato la proposta del sussidio di disoccupazione? «Non voglio far polemiche ma non capisco perché quando si parla di sussidio di disoccupazione si dice che è una proposta giusta e quando invece si commenta la social card si dice che è una stupidaggine. Un governo europeo non può muoversi indipendentemente da quanto si decide negli Stati Uniti, nel Paese cioè che ha dato origine alla crisi. Non si possono azzardare previsioni se non sappiamo quello che loro vogliono fare. E poi, perché non ci si chiede qual è la reale struttura dell'economia italiana e la sua forza? L'unico che ne parla è Tremonti, gli altri mai». Torniamo al pacchetto approvato ieri: il governo dice che così si rimetterà in moto la fiducia. «E io credo che così accadrà. Naturalmente pensare che dall'oggi al domani le cose cambino sarebbe sciocco. Penso che a medio termine i risultati si vedranno, a cominciare ovviamente dalla fiducia». Ma intanto la cassa integrazione cresce a dismisura e la disoccupazione è uno spettro inquietante. «Fino a ieri il Pil mondiale veniva gonfiato artificialmente e si pensava che crescesse il 3% all'anno. Tutte le imprese si sono perciò attrezzate per essere al passo con investimenti e occupazione. Ora si scopre che nel 2009 il Pil Usa crollerà di 5 punti e quello dell'Europa scenderà sotto l'1%. Ma se si guarda al Pil mondiale si nota che aumenterà di poco oltre l'1% perché Cina, India, Brasile continuano a crescere. Ciò vuol dire che in questo momento il mondo occidentale sta subendo l'impatto psicologico legato a fatti che si sono concretizzati nel grande termometro della Borsa». Già, anche ieri una giornata da dimenticare soprattutto per Milano. Perché la Borsa crolla? «Perché il valore di capitalizzazione di una Borsa non è in funzione di quanto le imprese hanno investito o dei loro utili ma solo del futuro: quindi le Borse rispettano l'andamento futuro dell'economia e lo incorporano nel valore dei loro listini. I mercati sprofonderanno fino a quando non avranno metabolizzato i piani anticrisi dei governi, a parte ovviamente le speculazioni e i tentativi di fare liquidità a tutti i costi che non mancano mai. Perché le banche non prestano i soldi? Perchè non sanno se le imprese daranno utili. Ecco perché bisognava ridare fiducia alle aziende. Ed è quanto il governo italiano ha fatto».

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CRISI: FERRARA (PDL), LIMITE SINISTRA E' SCIMMIOTTARE OBAMA (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

(ASCA) - Palermo, 7 mar - ''Il limite della sinistra italiana e' pensare che la globalizzazione dei mercati e dei capitali sia sinonimo di globalizzazione della crisi economica con effetti e difetti identici per tutte le nazioni. Le specificita' dei singoli Paesi hanno, in valore assoluto, un'importanza superiore rispetto alla generale convinzione che la crisi economica mondiale sia per tutti uguale, e quindi uguali debbano essere le ricette per contrastarla''. Lo afferma il senatore Mario Ferrara, vicepresidente della Commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama, che evidenzia come ''le accuse di non percepire la reale portata della crisi economica in Italia che l'opposizione rivolge al Presidente Berlusconi sono il frutto di questo limite. Pensare che il sistema economico e bancario italiano sia come quello degli Stati Uniti o della Francia e della Germania - sottolinea Ferrara - e' un grave errore che induce, poi, a individuare nelle ricette della nazionalizzazione o del massiccio intervento pubblico le migliori e piu' efficaci ricette contro la crisi. Scimmiottare Obama - conclude il senatore del PdL - senza tenere conto delle reali potenzialita' del nostro Paese sarebbe un errore fatale. Meno male che al governo c'e' gente piu' lungimirante''.

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Tremonti: <Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato> (sezione: Globalizzazione)

( da "Varesenews" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Busto Arsizio - Così Giulio Tremonti al convegno di Ceam sul futuro della piccola e media impresa. No alla sfiducia dettato dai media e allo "sfascismo", sì al rilancio del ruolo pubblico. Con i "Tremonti bond" «possibile rimettere in moto 150 miliardi per imprese e famiglie». Malpensa: «liberalizzare le rotte, bene il salvataggio» Tremonti: «Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato» è un Giulio Tremonti professorale e sicuro del fatto suo quello comparso questa mattina, sabato 7 marzo, ai Molini Marzoli di Busto per l'intervento centrale nel convegno indetto da Ceam sul futuro della piccola e media impresa. Una platea strapiena, flash, telecamere e microfoni per raccolgliere l'opinione e le ricette anticrisi del ministro dell'economia e delle finanze del governo Berlusconi. Tremonti non si tira indietro e anzi si lascia andare ad una lunga analisi dell'accaduto, una piccola lezione universitaria in bilico tra storia, filosofia ed economia, rivendicando di aver descritto già in tempi non sospetti (1995) «il lato oscuro della globalizzazione». Una crisi di sfiducia - Sostiene Tremonti che una delle cause principe dell'abissale crisi che viviamo sia la sfiducia di cui i media si fanno portatori. «Dire che "è colpa dei giornalisti" non è però quello che intendo» precisa. «Non voglio censure» aggiunge, ma ricorda che i numerosi centri studi e osservatori permanenti se ne escono ogni giorno con notizie allarmanti, «quasi in uno sforzo di giustificare la propria esistenza». Risultato? Anche quando i soldi (ancora) ci sono, non si spende per paura del domani. Non esiterà a parlare di «irresponsabili in cerca di pubblicità»: «smettiamo di farci del male» è il suo appello. Il mondo gira troppo veloce: voglio scendere - Se c'è un evento che Tremonti non esita a paragonare alla scoperta delle Americhe, è la «scoperta economica dell'Asia» figlia della globalizzazione imposta da organismi come il WTO negli ultimi vent'anni, dopo la fine della Guerra Fredda. «Gli Stati Uniti si sono riorientati dall'Atlantico al Pacifico» ed è nata una nuova divisione globale dei compiti: l'Asia, Cina e India in testa, produce, l'America acquista e fa da fulcro per gli investimenti. Cambiamenti troppo rapidi in soli vent'anni, sospira il ministro, per essere assorbiti; «l'Europa ci ha messo decenni dopo la guerra ad aprirsi al mondo, poi di colpo ogni barriera è stata abbattuta. Si poteva fare con più equilibrio e saggezza». Politica succube delle «follie finanziarie» e crisi etica - In questa situazione sono subentrare le «follie finanziarie» fra le quali ha assunto dimensioni apocalittiche quella dei derivati, il cui volume «è dodici volte quello del PIL di tutta la Terra, con un potenziale di 30-40 trilioni di dollari - la manovra americana è da un trilione». Cifre semplicemente inconcepibili: «con questi strumenti non si va avanti, con i derivati i profitti sono di chi li fa, le perdite sono nostre ». Sostiene Tremonti che negli ultimi anni «gli Stati hanno rinunciato a fare gli Stati, la politica ha ceduto la sua sovranità al mercato». Si è ceduto all'illusione «che il denaro si moltipichi da sè, e non attraverso il lavoro. Si è guardato il solo conto economico senza valutare quello patrimoniale». Morale, «il problema non è leggere libri di economia, ma la Bibbia». Una saggezza antica: «quella del bonus pater familias, ma nelle banche hanno guardato solo al bonus - detassato dal centrosinistra - invece che alla famiglia. Servono più Stato, più moralità, più legalità. Nel mondo dell'economia mancano le leggi: mercato globale, nato con i computer, legislazioni locali e parziali. Non è riducendo tutto a schemi astratti e disumani che si può andare avanti». Non è un discorso anticapitalista, sostiene Tremonti, ma a sinistra si fregano le mani soddisfatti. E lui di rimando: «Guai allo sfascismo, al "tanto peggio tanto meglio": favorirà soltanto noi. Chi gestisce bene le crisi ne esce rafforzato» Salvare le imprese, non i banchieri - Nella situazione data «non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato» (applauso a scena aperta ndr), «dobbiamo salvare famiglie, imprese, e la parte sana del mondo creditizio. In passato il New Deal rooseveltiano funzionò, oggi vedo troppi interventi parziali. Bisogna invece conservare la coesione sociale, la pace sociale, e soprattutto la struttura produttiva». Qui entrano in gioco i cosiddetti "Tremonti bond" («li hanno chiamati così le banche»), un "pacchetto rilancio" di obbligazioni emesse dalle banche che il ministero acquisterebbe, 10-12 miliardi che a detta del ministro potrebbero rimettere in moto a catena qualcosa come 150 miliardi di euro in liquidità per le imprese, ma anche per le famiglie. «I soldi dovrebbero bastare, se non bastano, li troviamo» rassicura. L'obiettivo è fermare la stretta creditizia prima che strangoli persino le banche stesse, dopo aver steso aziende e consumatori. E per controllare che i fondi arrivino là dove devono arrivare, saranno implementati osservatori presso le Prefetture cui parteciperanno tutti gli attori sociali - categorie, sindacati, camere di commercio. Altri strumenti, da rilanciare, sono la Cassa Depositi e Prestiti («un gigante addormentato») e la SACE SpA: «insieme al prestito possono dare molta liquidità». Quanto alla difficoltà della piccola e media impresa, la soluzione richiamata è di «presentarsi alle banche non come singoli, per vedersi chiudere lo sportello in faccia, ma come distretti». Imprenditori di tutto il mondo, unitevi. Federalismo e tasse - Alcune considerazioni conclusive, su imbeccata dell'amico Umberto Bossi. Il centronord d'Italia, ricorda Tremonti, è ricco come la Baviera o l'Ile de France. Il vero problema è il Sud, dove s'è sprecato l'impossibile. «Il federalismo fiscale responsabilizza» ripete. «Non è accettabile che laggiù costi il doppio o più ciò che rende metà ai cittadini in termini di servizi. Si tratta di togliere il bottino ai ladri». Sul patto di stabilità che strozza gli enti locali, Tremonti mette le mani avanti: «abbiamo un testo approvato dai Comuni e che prospetta una soluzione equilibrata. Far saltare il patto ci potrrebbe problemi di bilancio». Di fronte alla platea imprenditoriale, poi, Tremonti definisce l'Irap «il frutto di una mente malata, con il lavoro tassato due volte. Abolirla del tutto non si può, finanzia la sanità: il vero colpo per abbatterla sarà il federalismo fiscale». Malpensa - Per l'aeroporto sostiene Tremonti che «i francesi se ne sono andati (salvo tornare ndr) vedendo il caos spaventoso di Alitalia. è giusto rompere quello che mi hanno detto essere un monopolio sulle rotte di Malpensa» dichiara, tornando liberista per l'occasione, «e comunque il salvataggio di Alitalia da parte del governo è servito ad evitare le conseguenze di un fallimento in termini di casse integrazioni, e a impedire lo sciacallaggio di chi avrebbe voluto comprare il pezzo migliore al prezzo migliore». » Galleria fotografica: Bossi e Tremonti a Busto Arsizio » Video: Tremonti: «Non aiuteremo i banchieri che hanno rubato» » Commenti dei lettori Sabato 7 Marzo 2009 Stefano D'Adamo

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Musica e news: la cultura della gratuità (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mar 09 5 Musica e news: la cultura della gratuità Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 10:22 in globalizzazione Continua il dibattito sull'economia del gratuito. Un articolo di Knowledge Wharton riflette sulla simbiosi tra gratuito e non gratuito che con la diffusione dell'utilizzo di internet è diventata più complessa. E si sofferma sulle trasformazioni del mondo della musica e dell'informazione. "A "culture of free" has emerged -- there are a lot of things for which people simply don't expect to pay. Forced to compete against free offerings -- in some cases from competitors churning through investors' money to aggregate eyeballs and hoping to sell out without necessarily making a profit -- old-line businesses have suffered".

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La Russia apprezza le aperture di Obama "E' il momento giusto per dialogo e disarmo" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 07-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

MOSCA - "E' venuto finalmente il momento giusto". Il giorno dopo il cordiale incontro a Ginevra tra Hillary Clinton e Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo, il Cremlino fa sapere che giudica favorevolmente il rilancio del dialogo con Washington, a cominciare dal processo globale di disarmo. Ma allo stesso tempo non si sbilancia troppo sulla questione dell'Iran: "Il trattato di non proliferazione consente ai Paesi membri l'utilizzazione del nucleare per scopi civili", ha infatti dichiarato Lavrov durante il suo intervento alla Conferenza Onu sul disarmo. Il che non è proprio ciò che gli americani avrebbero voluto ascoltare. E tuttavia, sia la Clinton che Lavrov hanno detto di voler dare nuovi e concreti impulsi alle relazioni russo- americane: entrambi hanno definito il loro primo incontro bilaterale un negoziato "molto produttivo". Lavrov ha avuto parole di elogio per la Casa Bianca: "Apprezziamo che l'amministrazione Obama sia pronta ad ascoltare la voce degli altri Paesi", mentre la Clinton ha ribadito che un'alta "priorità" per gli Stati Uniti è raggiungere entro la fine dell'anno un nuovo accordo sulla limitazione degli armamenti strategici offensivi (lo Start-1, firmato nel 1991 è in scadenza il 5 dicembre). Clou del colloquio, l'Iran. Il segretario di Stato Usa ha sottolineato come Washington non sia ancora pronta a rinunciare alle sanzioni antiraniane mentre Lavrov ha ricordato che la cooperazione tra Mosca e Teheran è inserita in una cornice "legale" e che la Russia vende all'Iran solo armi "difensive". L'Iran è un partner, e Mosca non vuole che si trasformi in un avversario. OAS_RICH('Middle'); Più o meno i concetti che Lavrov ha ribadito oggi a Ginevra davanti ai delegati della Conferenza Onu sul disarmo. Ma c'è stata una piccola mossa a sorpresa, a dimostrazione del salto di qualità nei nuovi rapporti bilaterali tra Russia e Stati Uniti. Lavrov ha letto un messaggio del presidente Medvedev, centrato proprio sul rilancio del processo globale di disarmo, in cui il presidente russo dice di essere "aperto al dialogo e pronto a negoziare con la nuova amministrazione Usa". Scrive Medvedev: "Il futuro accordo Start-1 dovrà essere giuridicamente vincolante". Per esempio, dovrà prevedere la limitazione non soltanto degli ordigni ma anche dei sistemi di fornitura e dovrà soprattutto escludere la possibilità di dislocare armamenti offensivi strategici al di fuori dei territori nazionali (chiaro riferimento allo scudo antimissile in Europa Orientale). Secondo Medvedev, i negoziati per lo "sradicamento" della minaccia nucleare possono "contribuire al miglioramento generale delle relazioni tra Stati Uniti e Russia". Per il capo del Cremlino, il trattato in scadenza ha comunque "giocato un ruolo storico nel garantire la stabilità strategica e la sicurezza, nella riduzione degli arsenali degli armamenti strategici offensivi. In seguito alla sua realizzazione il mondo è diventato più sicuro". Oggi, continua Medvedev, "ci troviamo di fronte alla insistente necessità di andare oltre, sulla via del disarmo nucleare". Intanto, "le parole non siano separate dai fatti", ammonisce Mosca, cominciamo a sottoscrivere un trattato che metta al bando i test atomici. Dopodiché, poniamo fine alla "militarizzazione dello spazio" (e qui nel mirino del Cremlino non c'è solamente l'America ma pure la Cina). Insomma, Mosca non rinuncerà alla sua sfera d'influenza e non muterà di punto in bianco la sua politica estera (non a caso Lavrov ha ripetuto l'appello alla denuclearizzazione del Medio Oriente (in realtà, nel mirino russo c'è Israele). Cauti, infine, i commenti dei politologi russi: "Washington continua a considerare la Russia suo concorrente geopolitico - osserva Vjaceslav Nikonov, presidente della fondazione Politika e membro del Consiglio Sociale della Federazione Russa - ma l'atmosfera dell'incontro Clinton-Lavrov è stata abbastanza positiva e promette bene per lo sviluppo del dialogo". (7 marzo 2009

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