CENACOLO
DEI COGITANTI |
Setta missili Scud per
celebrare il 4 luglio e avvertire i G8
( da "Manifesto, Il"
del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, mentre Russia e Cina, in una
nota congiunta, hanno invitato alla calma e al ritorno al tavolo dei negoziati
a Sei (le due Coree, Stati uniti, Cina, Giappone e Russia). Seul è stata molto
dura: atti provocatori che «violano palesemente le risoluzioni 1695, 1718 e
1874 del Consiglio di sicurezza dell'Onu che vietano alla Corea del Nord tutte
le attività relative ai missili balistici»
Tra G8 e G20, meglio
l'inutile G192 dell'Onu ( da "Manifesto,
Il" del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: tema già affrontato al G20 ma
tenendo fuori i paradisi di USA, Cina e Gran Bretagna: quelli sui territori del
G20 stesso). Anche l'Assemblea Generale non ha individuato la giustizia sociale
quale obiettivo per il superamento della crisi, ma almeno nei documenti
preparatori e in quello conclusivo osserva attentamente l'impatto sociale della
crisi.
"Scommettiamo
sull'Africa" ( da "Stampa,
La" del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: opportunità: lo è per l'Europa, ma
oggi lo è soprattutto per la Cina, che per quest'area ha un'attenzione
straordinaria. Però è anche un'opportunità per l'Africa stessa. Penso
soprattutto alla parte che soffre di più: l'area subsahariana, il Corno
d'Africa, il buco nero dove dilagano povertà e guerre etniche sanguinossime».
Obama: con i russi un
dialogo alla pari ( da "Stampa,
La" del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Paesi come Cina, India, Brasile si
sviluppano e crescono molto più rapidamente di una volta, e gli Usa devono
riconoscere che il loro ruolo non è dettare politiche in giro per il mondo, ma
essere partner identificando problemi e interessi comuni. Un grande esempio è
il cambiamento climatico: nessun Paese può affrontarlo da solo,
E' la sua seconda visita
in Russia, la prima da presidente. Qual è la sua idea personale d...
( da "Stampa, La" del
06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Paesi come Cina, India, Brasile si
sviluppano e crescono molto più rapidamente di una volta, e gli Usa devono
riconoscere che il loro ruolo non è dettare politiche in giro per il mondo, ma
essere partner identificando problemi e interessi comuni. Un grande esempio è
il cambiamento climatico: nessun Paese può affrontarlo da solo,
usa-russia, braccio di
ferro sullo scudo - leonardo coen
( da "Repubblica, La"
del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è probabile la riedizione - sotto
l´egida, beninteso, di Obama e Medvedev - di una Commissione russo-americana,
come quella Gore-Cernomyrdin degli anni di Elstin (poi sciolta da Bush),
proprio per migliorare questo aspetto dolente, per gli americani soprattutto,
scalzati da Germania, Cina, Italia e persino Olanda.
Il G8 dimentica scienza e
formazione per l'Africa ( da "Unita,
L'" del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: compresa la presenza della scienza
Usa, nel continente nero: come annuncia la prossima visita di Barack Obama.
Mentre la Cina ha già stanziato 5 miliardi di dollari per il suo progetto di
sviluppo per l'Africa e, insieme a Brasile e India, sta rafforzando la propria
presenza nel continente nero anche attraverso la collaborazione scientifica e
formativa.
La Corea rovina la festa a
Obama ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: negoziato aperto nel 2003 per
volontà della Cina (vi partecipano anche Usa, Giappone, Russia e Corea del Sud)
per denuclearizzare la penisola coreana. E non è detto che la manovra non
riesca. Ieri sera, Mosca ha dichiarato che Russia e Cina (i due vecchi alleati
storici di Pyongyang) «sono convinte che per risolvere la crisi nordcoreana non
ci siano opzioni alternative al Tavolo dei Sei»
Sette missili Scud per
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, mentre Russia e Cina, in una
nota congiunta, hanno invitato alla calma e al ritorno al tavolo dei negoziati
a Sei (le due Coree, Stati uniti, Cina, Giappone e Russia). Seul è stata molto
dura: atti provocatori che «violano palesemente le risoluzioni 1695, 1718 e
1874 del Consiglio di sicurezza dell'Onu che vietano alla Corea del Nord tutte
le attività relative ai missili balistici»
Riduzione del debito,
sviluppo e nuovi aiuti le promesse che non sono state mai mantenute
( da "Repubblica.it"
del 06-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: aggancio dell'Africa al treno della
"globalizzazione". Al vertice di Gleneagleas i grandi si erano
impegnati a versare lo 0,51 per cento del Pil in aiuti entro il 2010 e lo 0,70
entro il 2015. Purtroppo alle parole non hanno fatto seguito i fatti. In
particolare, l'Italia ha mantenuto solo il 3 per cento delle promesse fatte.
"servono nuovi
modelli di business" ( da "Repubblica,
La" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cogliere le opportunità che la
globalizzazione offre senza però soffrirne le difficoltà. La crisi diventa
un´opportunità se si fa quello che abbiamo cercato di fare noi in questi 15
anni, cioè se si trova un modello organizzativo idoneo a competere sui mercati.
Non è tanto questione di made in Italy del prodotto finito, perché ormai
l´economia globale ti condiziona a produrre dove l´
La Fiat torna in Cina,
accordo con Gac Domani il tavolo per l'occupazione
( da "Unita, L'" del
07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, accordo con Gac Domani il
tavolo per l'occupazione LAURA MATTEUCCI Fiat tornerà a produrre e vendere auto
in Cina a partire dalla seconda metà del 2011. È quanto prevede l'accordo con
Gac (Guangzhou automobile group) per la costituzione di una società mista, una
joint venture al 50%, firmato ieri dall'ad di Fiat Sergio Marchionne alla
presenza di Berlusconi e del presidente
L'alfabeto del G8 tra
diritti e clima Riflettori sui due B Berlusconi padrone di casa del vertice
all'Aquila con l'incubo di nuove foto compromettenti e altre scosse Barack
leader ( da "Unita,
L'" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con la Cina, ad esempio, che
considera la questione in modo molto diverso, più chiuso, del nuovo inquilino
della Casa Bianca. B come Berlusconi Poche chiacchiere. Quelli dell'Aquila
saranno i «Tre giorni del Cavaliere». Lui fa promesse - mantenerle, beh, questo
è un altro discorso - sugli aiuti all'Africa, sul clima,
BARACK, DIMITRI E L'ARMA
DELLA RAGIONE ( da "Unita,
L'" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa e Urss furono a un passo dalla
guerra nucleare. Certo, anche con 3.200 testate complessive Russia e Stati
Uniti conserveranno sia la superiorità assoluta in campo nucleare rispetto a
tutti gli altri Paesi (si calcola che la Cina disponga di circa 400 testate
nucleari, più o meno come Gran Bretagna e Francia),
Pechino entra nel governo
di internet ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I siti web registrati in Cina sono
17 milioni. Neanche gli Usa, fermi a circa 223 milioni di navigatori, o
l'Unione europea nel suo complesso (che tocca i 247 milioni) riescono a
competere con la marea cinese. La Russia, invece, nel 2008 è arrivata a circa
30 milioni di navigatori, dodicesima posizione al mondo dopo l'Italia (decima)
e la Francia (
Italia fra i primi partner
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione, spiega Hu,
rende più stretti i legami tra i Paesi del mondo. Per questo solo
salvaguardando l'apertura dei mercati «si riesce quanto prima a realizzare la
ripresa economica». Per questo Italia e Cina dovranno lavorare insieme «per
opporsi al protezionismo salvaguardando l'apertura e l'imparzialità del sistema
economico e commerciale globale »
Rimangono forti gli
acquisti cinesi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ha detto che la Cina ha accantonato
235mila tonnellate di rame, 590mila di alluminio e 159mila di zinco. Il mercato
tuttavia non ha in pratica reagito a questa pubblicazione. è chiaro che gli
operatori confidano di più nei rapporti della banca australiana Macquarie, che
è molto introdotta in Cina, secondo la quale i cinesi in maggio hanno
continuato ad accumulare metalli di base,
Xinjiang, uiguri in
rivolta contro i cinesi Scontri e assalti ai negozi: 156 morti
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina globale, la Cina che
siederà al tavolo dei G8 dove la sua economia la terza del mondo l'ha
legittimamente spinta, ha scelto lo strumento con cui provare a plasmare le sue
verità: il silenzio. Il silenzio regna su Urumqi. Lacrime A sinistra una donna
cinese, in lacrime, con in braccio la sua bambina,
Berlusconi, ultimi
preparativi No all'ipotesi di spostare il G8
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Egitto, India, Messico e
Sudafrica. Lo ha spiegato ieri il capo del governo e presidente del G8, al
termine dell'incontro con il presidente cinese Hu Jintao: «Vogliamo superare il
G8 come formula, perché rappresenta il 50 per cento dell'economia mondiale ed è
necessario che sia sostituito da un foro più grande e importante»
L'enciclica sociale:
lavoro e solidarietà per uscire dalla crisi
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: governo della globalizzazione,
l'idea che l'economia va fondata sull'uomo. Già nel titolo l'enciclica rovescia
i termini classici del problema: la carità dev'essere coniugata con la verità,
«non solo nella direzione, segnata da San Paolo, della 'veritas in caritate'
(Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare,
IL PASSO GIUSTO DELLE 12
TAVOLE ( da "Corriere
della Sera" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la finanza globalizzata, aiuti
alimentari e assistenza allo sviluppo dell'agricoltura per i Paesi più poveri,
soprattutto quelli africani. Negli ultimi anni sono stati numerosi i vertici
internazionali nei quali questi temi sono stati discussi da governi titubanti
davanti a una stampa poco attenta (anche perché consapevole dell'estrema
difficoltà di arrivare a risultati concreti)
Se il documentario segue
una tesi ( da "Corriere
della Sera" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: era della globalizzazione,
raccontandolo attraverso le immagini e le testimonianze dei lavoratori, dei
cronisti e degli abitanti del posto (Raitre, domenica, ore 23,25). Alla base
del film non c'è un impianto narrativo ma una tesi, più che legittima, da
sostenere: il Paese va male, c'è la crisi, si fa fatica a sopravvivere in un
mercato globale dove c'
Un'agricoltura libera da
speculazioni ( da "Corriere
della Sera" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione e il mercato
avrebbero risolto naturalmente ogni squilibrio. C'è bisogno, invece, di
acquisire la coscienza che i prodotti della terra non sono una merce come
un'altra. Da essi dipende la sopravvivenza dell'umanità. Noi crediamo che sia
possibile arrivare a un endorsment tra etica e governance del pianeta i cui
pilastri siano quelli già sottoscritti dai grandi della
Il Papa: gli immigrati non
sono merce ( da "Stampaweb,
La" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: al bando il protezionismo e le
forme di egoismo particolaristico. La sussidiarietà, spiega il Papa teologo ,
«è l?antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista»
ed è adatta ad umanizzare la globalizzazione. Gli aiuti internazionali,
denuncia, «possono a volte mantenere un popolo in uno stato di dipendenza»
Cuntra su G8 , quando il
controsummit parla sardo ( da "Manifesto,
Il" del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione e privatizzazioni,
con le pretestuose e barbare guerre al terrorismo e con le false esportazioni
di democrazia create ad hoc per far sopravvivere un sistema malato ed
un'economia di carta. Impegnati solo a produrre profitto immediato e a
privatizzare, hanno ottenuto esclusivamente il passaggio di ricchezza dal
lavoro degli uomini e delle donne agli utili delle banche
Berlusconi, un mercoledì
da G8 "Ecco i temi, sarà un successo"
( da "Repubblica.it"
del 07-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Secondo una visione finalmente
globale e globalizzata. Qui a Coppito tiene banco la lettera dell'ex segretario
generale dell'Onu Kofi Annan a Berlusconi nella quale si invita il premier
" a non azzerare" gli impegni nei confronti dei paesi più
poveri". Si parla della crisi economica, preoccupa il livello della
disoccupazione raggiunta nel mondo,
Dopo i satelliti l'India
vuole il Pianeta Rosso ( da "Stampa,
La" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Non è un caso che in questo periodo
si moltiplichino gli annunci di Usa, Europa, Giappone, Cina e Russia e le loro
iniziative per cercare di svelare ciò che si estende al di là del nostro
Pianeta. Nell'area dell'esplorazione planetaria l'India si è impegnata nella
missione lunare nota con il nome di «Chandrayan-1» e che è stata lanciata il 22
ottobre 2008.
Pronti 10 miliardi di
dollari contro la fame ( da "Stampa,
La" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Messico e Sud Africa più
l'Egitto) ci saranno Algeria, Angola, Etiopia, Nigeria, Senegal, Libia e
Commissione dell'Unione africana. Oltre a Onu, Banca Mondiale, Fondo monetario,
Aie (Associazione internazionale per l'energia), Ilo (organizzazione internazionale
del Lavoro) Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa)
"Basta precari, un
buon lavoro per tutti" ( da "Stampa,
La" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione, ammonisce
Benedetto XVI, va governata senza protezionismi. Al corretto funzionamento
dell'economia serve l'etica, perciò nei paesi in via di sviluppo la
cooperazione internazionale deve garantire a tutti acqua e cibo. La sessualità,
poi, «non è un fatto ludico ed edonistico e il turismo sessuale è un fenomeno
perverso»
Si aggrava la crisi nello
Xinjiang Hu Jintao lascia il G8 e torna in Cina
( da "Repubblica.it"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è arrivata la conferma sul suo
rientro anticipato in Cina, a causa dell'aggravarsi della crisi nello
Xingjiang, fornita da Tang Heng, primo consigliere politico dell'ambasciata
cinese in Italia. "Gli affari interni e la situazione nello Xinjiang - ha
detto - hanno fatto partire in anticipo il presidente".
g8, arrivano i grandi
della terra polemica berlusconi-guardian - gianluca luzi
( da "Repubblica, La"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India, Brasile, e infine i
Paesi dell´Africa, dell´Asia, l´Australia e le altre principali economie
europee tra cui la Spagna. Sollecitati dall´Onu e dalle organizzazioni
umanitarie i leader mondiali, che al terzo giorno del summit rappresenteranno
il 90 per cento dell´economia mondiale, dovranno affrontare il problema tragico
della fame nel mondo.
i nuovi paradisi non
conoscono il pil - alessandra retico
( da "Repubblica, La"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, Cina, India) erano più felici
venti anni fa, ecosistemi e risorse erano meno sfruttati. Guarda il Costa Rica,
che ha scalzato il paradiso dell´arcipelago Vanuatu, Oceano Pacifico
meridionale, dal primo posto dell´indice 2006: più dell´85 per cento degli
abitanti si dichiara felice di vivere nel paese latino americano,
Cosa sia diventato un G8
lo chiarisce molto bene il columnist del Financial Times: Un ...
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: «La Cina - spiega Frattini - ha
detto che non ce la fa». Alleanze variabili. Come quelle che il presidente Usa
ha definito alla vigilia, con il «Nuovo inizio» nei rapporti con la Russia.
Disarmo e non solo. Perché la convergenza tra Mosca e Washington si delinea
anche sull'altro fronte caldo: l'Iran.
Precarietà,
globalizzazione, diritti e doveri, tutele di chi lavora, ruolo dei sindacati,
profi... ( da "Unita,
L'" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione, diritti e doveri,
tutele di chi lavora, ruolo dei sindacati, profitto, ruolo del management, il
potere «arbitrario» della tecnica, difesa della natalità e della vita, valori
etici, ruolo delle religioni, bene comune, sviluppo, ecologia, materie prime,
lotta alla fame, migrazioni, educazione,
MILLE EURO A CENA Mille
euro regalate da giampy ad ogni ragazza per partecipare ad una "cena...
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: della necessità di un governo
mondiale dell'economia, quando ancora la globalizzazione non era un gergo
corrente ne parlò un grande dirigente politico: Enrico Berlinguer e ci lasciò
nell'84, ma... non è mai troppo tardi. Valerio, Bo PROVERBI CHI DI CHIESA
FERISCE DI CHIESA PERISCE Dopo la scossa Crociata spero proprio che sia così.
L'enciclica della crisi
globale Garantire un lavoro decente
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione, diritti e doveri,
tutele di chi lavora, ruolo dei sindacati, profitto, ruolo del management, il
potere «arbitrario» della tecnica, difesa della natalità e della vita, valori
etici, ruolo delle religioni, bene comune, sviluppo, ecologia, materie prime,
lotta alla fame, migrazioni, educazione,
Major del petrolio poco
longeve ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dietro gli Usa, che hanno mantenuto
nel primo trimestre la posizione di primo paese consumatore con quasi 19
milioni di barili al giorno, gli Stati che "bruciano" più petrolio
sono Cina (7,6 milioni di barili), Giappone (4,7), India (3,3) e Germania
(2,5).
Deboli greggio e zucchero,
in ripresa lo zinco ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: nonostante la previsione di un
deficit di offerta anche in Cina, ha proseguito anch'esso la discesa avviata la
settimana scorsa: il raffinato ha perso l'1%, il grezzo il 2,1%. Deboli anche
il cotone sodo e il caffè arabica, in ribasso rispettivamente dell'1% e
dell'1,2% a New York. Caffè robusta e cacao hanno registrato variazioni minime.
Baic sfida Magna su Opel:
1,4 miliardi di investimenti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: obiettivo è produrre in Cina
500mila vetture Andrea Malan FRANCOFORTE. Dal nostro inviato Un investimento di
1,4 miliardi di euro per produrre entro il 2015 500mila Opel in Cina; taglio di
poco più di 7.500 posti di lavoro in Europa, di cui 3mila in Germania e
La stampa non condizionerà
il G-8 ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: del negoziato Doha round Berlusconi
appare ottimista dopo il colloquio con il presidente cinese mentre sul clima
esistono ancora divergenze tra l'Ue e i grandi "inquinatori", Usa,
Cina, India e Brasile. © RIPRODUZIONE RISERVATA PLAUSO DEL PAPA Il premier cita
il messaggio di auguri del Pontefice The Guardian: «L'Italia sarà esclusa,
preparativi caos» Frattini e La Russa: buffonata
I COMMENTI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: CONTRASTO Guglielmo Epifani
Segretario generale della Cgil «Particolarmente significativa la scelta di
considerare centrali il lavoro e la persona nell'analisi della crisi» AGF Rosy
Bindi Deputata del Pd Vicepresidente della Camera «Fa riflettere sui limiti di
una globalizzazione che ha mortificato l'uomo e aumentato le diseguaglianze»
NEL MERCATO CON GIUSTIZIA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il profitto è utile come mezzo e
non come fine LA GLOBALIZZAZIONE Società a misura d'uomo
Vincenzo de' Stefani:
innovazione e ricerca da oltre 50 anni
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sede a Padova e insediamenti negli
Usa e in Cina, che opera nel mercato degli ingranaggi di piccole dimensioni;
nel 1978, costituisce Mini Tools, nel 1986 Mini Service e nel 1990 Metal
Temper. Queste aziende verranno poi incorporate in MG mini Gears. Dal 2007 al
2009, de' Stefani è presidente di S IT La Precisa, fondata nel 1953 dai suoi
fratelli Pierluigi e Giancarlo,
Ora serve la riforma
dell'Onu ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: finanziaria per governare la
globalizzazione. Per Benedetto XVI «urge la presenza di una vera autorità
politica mondiale ». Di fronte alla crescita della interdipendenza mondiale, è
fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale,
l'urgenza dellariforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che
dell'architettura economica e finanziaria internazionale,
Doha round da chiudere
entro il 2010 ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India, Messico e Sudafrica).
Una spinta decisiva alla trattativa sul commercio è stata indicata come uno
degli obiettivi del summit dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I
leader dei 13 Paesi, secondo una bozza del comunicato ottenuta dall'agenzia
Reuters, dovrebbero dare istruzioni ai ministri del commercio di riunirsi prima
del summit del G-
"Basta precari, buon
lavoro per tutti" ( da "Stampaweb,
La" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione, ammonisce
Benedetto XVI, va governata senza protezionismi. Al corretto funzionamento
dell?economia serve l?etica, perciò nei paesi in via di sviluppo la
cooperazione internazionale deve garantire a tutti acqua e cibo. La sessualità,
poi, «non è un fatto ludico ed edonistico e il turismo sessuale è un fenomeno
perverso»
Dalle armi nucleari
all'effetto serra: ecco i dossier sul tavolo dei Grandi
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: È stato accettato da tutti tranne
la Cina. Nelle prossime ore si verificherà se le sue obiezioni dureranno.
Quando al Mef si uniranno il segretario generale dell'Onu e la Danimarca, che
presiederà la conferenza di Copenhagen sul clima, si misureranno anche le
resistenze di Cina e Brasile sull'obiettivo di contenere entro i due gradi il
riscaldamento del pianeta,
U n'enciclica
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nel mondo appena decolonizzato,
Paolo VI nel 1967 pubblicò la Populorum progressio : la questione sociale si
allargava al rapporto tra Nord e Sud. Non è un caso che Benedetto XVI, con
Caritas in veritate , riparta dalla Populorum progressio per trattare di sfide
e crisi del mondo globalizzato. CONTINUA A P
Berlusconi lancia le sfide
del suo G8 ( da "Corriere
della Sera" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: più Cina, India, Brasile, Messico e
Sudafrica, oltre all'Egitto, scelto per la sua importanza strategica per i
Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente. Pur considerando «molto importante»
questo incontro allargato, Berlusconi sostiene però «che va mantenuto come
punto di riferimento il formato attuale»,
Lo sbilanciamento globale
( da "Manifesto, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: tra cui una globalizzazione
asimmetrica (con una maggiore liberalizzazione del mercato dei capitali
rispetto al mercato del lavoro), le carenze nella corporate governance (le
regole che presiedono alla gestione delle imprese, ndt) e il crollo delle
convenzioni sociali egualitarie emerse dopo la seconda guerra mondiale.
Solo uno dei tanti gruppi
G , sopravvalutato non per caso ( da "Manifesto,
Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: fatale per la Cina era ancora in
incubazione), perdevano mercati interni a favore delle importazioni nippo-coreane
e germanico-italiane. Anche gli europei, soprattutto Germania, Francia ed
Italia, avevano da lamentarsi, perchè gli alti tassi di interesse strozzavano
gli investimenti e inflazionavano il debito pubblico più di quanto
alimentassero le esportazioni europee verso gli Usa.
Il veterano no global:
finita l'epoca dei controvertici, dobbiamo reinventarci
( da "Manifesto, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Stiamo forse assistendo agli ultimi
rantoli del movimento anti-globalizzazione? Non so se si tratti della fine del
movimento anti-globalizzazione in quanto tale, ma il formato del controvertice
sembra essersi esaurito. Credo che sia arrivato il momento di rinnovare le
pratiche e i modelli organizzativi se vogliamo fare di nuovo breccia
nell'opinione pubblica.
La signora della rivolta
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con negozi e affari dalla Cina al
Kazakhstan. Un benessere che mostrava come anche gli uiguri potessero farcela,
a patto di tenersi fuori dalla politica e di dimenticare le proprie origini. Ma
il quadretto, gradito al regime, si dissolve nel 1996, quando il marito di Rabiya,
l'ex prigioniero politico Sidik Rouzi, si rifugia negli Stati Uniti.
CATTOLICESIMO E
CAPITALISMO, CRISI DI UN IDILLIO ( da "Manifesto,
Il" del 08-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dal ruolo dello stato ai problemi
dell'ambiente e della globalizzazione. Senza dimenticare alcuni aspetti e
alcune questioni che fanno parte essenziale del magistero cattolico, come le
questioni legate al sesso e alla crescita democratica. Un panorama vasto e
complesso, che rischia inevitabilmente la genericità.
"napolitano,
gentleman e grande leader" - alberto flores d'arcais
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Che Obama abbia a cuore la
questione climatica è noto, il presidente Usa ha invitato Cina, India, Brasile,
Sudafrica e Messico a riunirsi oggi con gli Otto per un «Major Economies
Forum», ma l´improvvisa partenza di Hu Jintao gli ha rovinato i piani. Si parla
di economia globale, di Iran, dello sviluppo in Africa.
g8, primi accordi
anticrisi obama: bene la leadership italiana - gianluca luzi
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, perché sarebbe non producente
una riduzione in Europa e Usa ma non in quei paesi». L´altro tema sul tavolo
del G8 è quello degli aiuti ai Paesi poveri. «Con gli aiuti del Global Fund
abbiamo curato milioni di bambini», ha ricordato Berlusconi che però ha anche ammesso:
«Il mio paese è in ritardo per i fondi promessi ma abbiamo avuto la vicenda del
terremoto che ci ha tenuto
l'amico americano - (segue
dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per ora compresa anche quella Cina
che, nella partenza affannosa del suo presidente Hu Jintao, l´assente
giustificato, ha mostrato che sulla propria stupenda crescita industriale e
finanziaria ancora pesa, come aveva ricordato garbatamente il presidente
Napolitano, quella vulnerabilità e incompiutezza civile che ne limita la
capacità di leadership internazionale.
il manifesto delle
intenzioni - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per quanto allargati dalla
globalizzazione, si giocano ancora in buona parte nel perimetro del G8. L´anno
scorso la somma dei Prodotti lordi degli Otto Grandi ha raggiunto i 22 mila
miliardi di dollari, mentre la somma dei Pil degli emergenti (Cina, India,
Brasile e Messico) è poco meno di un terzo.
il dramma dei precari
raccontato da celestini - sara chiappori
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E naturalmente i precari, i nuovi
sfruttati del mercato del lavoro globalizzato, a cui Ascanio Celestini ha
dedicato una lunga saga in forma di spettacolo (Appunti per un film sulla lotta
di classe), di libro (Lotta di classe, pubblicato da Einaudi), di disco e di
documentario (entrambi usciti con il titolo Parole sante).
un g8 ormai dimezzato
( da "Unita, L'" del
09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: risolvere i problemi del mondo
globalizzato, alla radice della contestazione. In America no-global e i verdi
la seguono da vicino e la scritta dei terremotati sulla collina dell'Aquila Yes
we are camp è comparsa su tutti i blog. Molto meno interesse ha riscosso la
proposta di riforma etica discussa ieri e la dichiarazione di solidarietà dei
partecipanti ai principi proposti da Tremonti.
L'amico americano
( da "Repubblica.it"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per ora compresa anche quella Cina
che, nella partenza affannosa del suo presidente Hu Jintao, l'assente
giustificato, ha mostrato che sulla propria stupenda crescita industriale e
finanziaria ancora pesa, come aveva ricordato garbatamente il presidente Napolitano,
quella vulnerabilità e incompiutezza civile che ne limita la capacità di
leadership internazionale.
Il manifesto delle
intenzioni ( da "Repubblica.it"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per quanto allargati dalla
globalizzazione, si giocano ancora in buona parte nel perimetro del G8. L'anno
scorso la somma dei Prodotti lordi degli Otto Grandi ha raggiunto i 22 mila
miliardi di dollari, mentre la somma dei Pil degli emergenti (Cina, India,
Brasile e Messico) è poco meno di un terzo.
L'INSTANT BOOK
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: interventi nel capitolo sulla
globalizzazione Tommaso Padoa-Schioppa intervista: La sfida di Globus, il mondo
con una moneta Barry Eichengreen Il ping pong planetario America-Cina Martin
Wolf Nasce l'economia dei cento fiori Jagdish Bhagwati intervista: La
globalizzazione in pausa Parag Khanna Le città di un mondo invisibile Valerio
Castronovo Il protezionismo può rispuntare 160 pagine.
La super moneta i cento
fiori e la sfida globale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: uscita dalla grande crisi passa dal
rilancio della globalizzazione, un crocevia dell'economia e della politica-
come emerge dal G-8 dell'Aquila-dove oggi si incontrano queste tre parole
chiave. Le propone «Lezioni per il futuro», il libro del Sole 24 Ore in edicola
da sabato, che nasce dal dibattito su come battere la crisi con oltre 60
economisti, studiosi,
Uno stanco rituale
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cioè il vertice tra Usa e Cina. Ma
c'è di più: questo stanco rituale non riesce a conseguire neanche gli obiettivi
che si era prefisso. E i leader delle grandi potenze, gli uomini «più potenti
del mondo», alzano inermi bandiera bianca sul tema del riscaldamento globale e
aspettano fatalisti la catastrofe ambientale prossima ventura.
Libertà scientifi ca
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la manifestazione promossa dalla
Regione e dedicata ai temi della globalizzazione che inizia oggi alle 9.30.
L'iniziativa come sempre si svolge nelle grandi tensostrutture allestite fra i
pini del Parco. Nell'anno dedicato a Galileo, i temi in discussione sono quelli
della scienza e della pace, di qui il titolo "La scienza motore dello
sviluppo, la pace motore del mondo".
Uiguri globalizzati,
lottano per i diritti ( da "Manifesto,
Il" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ma a far salire la tensione alle
stelle ha contribuito il modo in cui in Cina è gestita l'informazione: i media
diffondono una storia ufficiale a cui pochi credono e che alimenta voci,
discussioni e immagini su internet e altri canali che lo Stato alla fine può
bloccare, ma che nell'immediato causano forti tensioni.
Si alza il sipario, due
leadership e un sopravvisuto ( da "Manifesto,
Il" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: un accordo sul clima fatto senza la
Cina, che è andata via e l'India, che parlerà oggi. Una promessa che gli aiuti
all'Africa arriveranno. Una dichiarazione generica sull'economia. La merce è
questa e il cavaliere è al solito un perfetto banditore: «Ci sono domande no
bene grazie» pronuncia tutto d'un fiato e scappa via che quasi inciampa.
Solo vecchie ricette, si
deciderà altrove ( da "Manifesto,
Il" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Un problema su cui la Cina negli
ultimi mesi ha posto con forza e giustamente l'accento. In tale contesto, gli
otto leader non hanno potuto che ribadire gli impegni già presi a Londra dal
G20 e monitorare l'andamento della crisi globale. Proprio i rischi legati alla
crisi stessa rimangono e l'ottimismo delle ultime settimane sembra svaporare
nella calura estiva.
Il G8 promuove le regole
per l'economia ( da "Corriere
della Sera" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ora dobbiamo convincere India e
Cina». Il presidente Usa Obama, ospite al Quirinale di Napolitano: «In Italia
forte leadership. Con Roma una vera amicizia». Più tardi la visita, insieme al
Cavaliere, al centro dell'Aquila devastato dal terremoto. DA P
G8, l'inganno sul clima
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di cui fanno parte paesi ormai
decisivi come Cina, India, Brasile, Messico). Molti notiziari italiani hanno
tradotto con la frase «il G8 ha raggiunto un accordo sul clima». Falso. Cioè:
vero, in apparenza, perché gli Otto hanno concordato una frase da mettere nel
loro comunicato finale su questo che è considerato uno dei principali temi in
agenda.
Patto sul clima: metà
emissioni entro il 2050 ( da "Corriere
della Sera" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ora parleremo con Cina, India e Brasile.
Gli ambientalisti: troppo poco DA UNO DEI NOSTRI INVIATI L'AQUILA Il G8 prova a
mettere un po' di ambizione in fatto di lotta ai cambiamenti climatici. Nel
documento finale della giornata di ieri, la prima del vertice a presidenza
italiana, gli Otto grandi si sono dati alcuni obiettivi che in passato li
avevano visti divisi:
Xinjiang, pena di morte
per i rivoltosi ( da "Corriere
della Sera" del 09-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La situazione è sotto controllo»
DAL NOSTRO INVIATO URUMQI (Cina) L'elicottero color sabbia compie un
semicerchio sopra i palazzi malridotti di uno dei quartieri uiguri del centro.
I volantini fioccano sui vicoli. Gli uomini non li raccolgono, hanno le mani
impegnate da bastoni e pietre: sono decine, aspettano l'assalto dei cinesi han.
All'Aquila il summit
coglie due obiettivi C'è intesa sul clima, ma senza la Cina
( da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, assieme all'India, per
alimentare le sue fabbriche e le sue industrie, usa le fonti energetiche che
trova dentro casa. Ricorre quasi esclusivamente al carbone o a quel mix di suoi
derivati. Pechino ha preso tempo. Riconosce i guasti provocati all'ambiente ma
si smarca dagli impegni perché teme che il taglio del 50 per cento delle
emissioni finirebbe per contrarre il suo livello
C'ERA UNA VOLTA IL G8
( da "Stampa, La" del
10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ha detto il presidente Usa. Ma Cina
e India hanno resistito. Appuntamento a fine anno a Copenhagen, nuovo meeting,
nuovo giro, diplomazie già al lavoro, tentativo di governo globale delle cose
difficile, nuovo e vecchio mondo di nuovo a confronto. Davvero i cinesi si
prenderanno la responsabilità di bloccare un accordo globale?
Accordo sul clima Sì degli
emergenti ( da "Stampa,
La" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e Brasile, Qui all'Aquila i leader
di Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione Europea, Francia, Germania, India,
Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Sud Africa, Gran
Bretagna e Stati Uniti d'America hanno scritto, nero su bianco, che «il
cambiamento climatico è una delle sfide più grandi della nostra epoca»
l'appello e la delusione
di obama "problema immenso, dobbiamo fare di più" - alberto flores
d'arcais ( da "Repubblica,
La" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina si sfila, l´Onu si lamenta
e il presidente americano ne è consapevole. Ma sa anche che dal più potente
leader del pianeta tutti si aspettano parole di speranza e l´uomo del
"yes, we can" si sbilancia, «qui all´Aquila abbiamo fatto un significativo
numero di passi avanti, al G8 c´è stato uno storico consenso su concreti
obiettivi per ridurre le emissioni di gas inquinanti»
getra in cina,
investimenti da 40 milioni ( da "Repubblica,
La" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che ha accettato la sfida della
globalizzazione». L´azienda non è nuova ai mercati internazionali. Già da
qualche anno fornisce infrastrutture per l´energia elettrica in Africa, America
e Medio Oriente, oltre all´Europa. Dopo l´annuncio della joint venture si è
tenuta una tavola rotonda a cui hanno partecipato l´onorevole Adolfo Urso,
big della finanza più
cina, meno usa sono 10 le italiane
( da "Repubblica, La"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, meno Usa sono 10 le italiane
Quest´anno 50-60 banche russe potrebbero vedersi revocare la propria licenza e
potremmo dover applicare il pacchetto di salvataggio ad altre 15-20 NEW YORK -
Con 458 miliardi di dollari di entrate, il colosso petrolifero anglo-olandese
Royal Dutch Shell guida la nuova hit-parade delle 500 maggiori società mondiali
compilata dalla rivista Fortune.
Gas serra non resta che
l'Onu ( da "Unita,
L'" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina si sfila. E tutti rimandano
a Copenaghen dove in dicembre la discussione cesserà di essere informale e
diventerà istituzionale: nell'ambito delle Nazioni Unite e di una Convenzione -
quella sui cambiamenti del clima - che ha il valore di una legge quadro
internazionale.
La Cina gela Obama No al
patto sul clima ( da "Unita,
L'" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina gela Obama No al patto sul
clima UMBERTO DE GIOVANNANGELI «L'accordo sul clima raggiunto ieri (mercoledì,
ndr) dal G8 sui cambiamenti climatici non vincola la Cina, che ritiene
fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in seria considerazione
le diverse condizioni dei Paesi emergenti e in via di sviluppo.
L'accordo sul clima
raggiunto ieri (mercoledì, ndr) dal G8 sui cambiamenti c...
( da "Unita, L'" del
10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dal G8 sui cambiamenti climatici
non vincola la Cina, che ritiene fondamentale la necessità per i Paesi
sviluppati di prendere in seria considerazione le diverse condizioni dei Paesi
emergenti e in via di sviluppo.... Tutte le strade intraprese senza la
partecipazione dei Paesi emergenti sono inutili e prive di efficacia.
La Nano di Tata ritarda il
debutto ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è al quarto posto per potere di
acquisto per persona dietro a Usa, Cina e Giappone. La capacità di resistenza
alla crisi da parte dell'economia del paese risiede nel fatto che l'export
rappresenta solo il 16% del Pil, mentre i risparmi coprono il 35%, una percentuale
in continua crescita negli ultimi decenni, mentre i consumi privati
rappresentano il 56 per cento.
Speciale Omnibus
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nonno, nuora e nipotina: rapporti
difficili, mentre incombono gli anni di piombo. RAITRE 1,40 Fuori orario. I
"film rari" scelti da Enrico Ghezzi sono il documentario "He
Fengming" ( Cina 2008), di Wang Bing, e il muto "Aelita" (Urss
1924),di Jakov Protazanov.
Subito il piano di aiuti
all'Africa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: compiuti da Cina, altri paesi
asiatici e paesi del Golfo soprattutto in Africa e America latina. Secondo
alcune stime, questo acquisti avrebbero raggiunto i 15-20 milioni di ettari già
acquistati o in fase di acquisto. Una delle ipotesi allo studio è la creazione
di un codice di condotta per gli acquirenti, anche se non è chiaro come questo
possa essere fatto rispettare.
Serve una risposta alla
crisi, ma il G8 si ferma al 2 percento
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In Usa, Canada e Australia le
emissioni sono circa 20 tonnellate pro capite l'anno, in Europa e in Giappone
attorno a 10-12 tonnellate, in Cina oltre 5 tonnellate, in India sotto le 2
tonnellate e in gran parte dell'Africa sub-sahariana sotto la tonnellata
l'anno.
LA CRISI CHE NON C'È
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina ha esplicitamente affermato
di non sentirsi vincolata agli accordi tra Usa e Europa. Di più: questi paesi
(in particolare la Cina) stanno mostrando una capacità straordinaria di
penetrazione in mercati (come l'Africa) un tempo monopolio dell'imperialismo
europeo e Usa.
Denaro ce n'è Lavoro (in
Usa) no Cina in auto ( da "Manifesto,
Il" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è Lavoro (in Usa) no Cina in auto
Galapagos Il petrolio è tornato sotto i 60 dollari al barile. Dopo aver avviato
la seduta ufficiale a 61,17 dollari, il future sul Wti è scivolato a 59,78
dollari. Cosa ha spinto al ribasso le quotazioni? Difficile dirlo: in ogni caso
non l'ottimismo di maniera del G8 sui tempi della crisi.
GUn brutto clima per un G8
in crisi ( da "Manifesto,
Il" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India e Messico, più Egitto)
più Corea del sud, Australia e Indonesia riuniti nel Major economies forum
(Mef). Il presidente Usa, Barak Obama, conclude una lunga e difficile giornata,
assicurando che l'America d'ora in avanti, e a differenza del passato, si
assumerà le proprie responsabilità e farà la sua parte.
Le decisioni vere vanno al
G20 di Pittsburgh ( da "Manifesto,
Il" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ossia il G2 composto da Usa e Cina.
Il fallimento nel negoziato sul clima viene bilanciato dai proclami per il
rilancio del Round di Doha in ambito Wto, al fine di promuovere nuove
liberalizzazioni commerciali entro il 2010. Il Brasile di Lula è sempre più
allineato sulle posizioni americane in chiave anti-europea e, mosso dagli
interessi per l'
L'impegno sul commercio:
accordo entro il 2010 per scambi più liberi
( da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per iniziativa della Cina che è
tornata a chiedere una diversificazione del sistema di valute utilizzate nelle
riserve internazionali. Nei mesi scorsi in più occasioni Pechino ha chiesto di
ridurre il peso del dollaro, di cui la Cina è il principale detentore estero.
Clima, la spinta di Obama Abstract: Aquila ieri è toccato al cosiddetto G8+5+1 (gli otto della tradizione, più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa e infine l'Egitto), in buona parte dedicato all'economia e alla crescita. E poi all'ancora più numeroso Major Economies Forum, voluto dall'Amministrazione americana per rilanciare la battaglia contro il riscaldamento del clima.
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Berlusconi: c'è una nuova fiducia Primo accordo tra i Grandi sul clima La Cina apre ma non firma. Stretta di mano Obama-Gheddafi I Grandi, riuniti al G8 dell'Aquila, trovano l'accordo sul clima con taglio dei gas inquinanti e limiti all'aumento della temperatura del pianeta. La Cina non firma, ma sostiene: «Obiettivi giusti».
Abstract: icona del movimento ecologico Usa, le obiezioni di Cina e India sulle misure per il clima sono «un campanello d'allarme che non può rimanere inascoltato». Decurtare le emissioni di gas senza i colossi emergenti sarà impossibile, avverte. «Il futuro della terra dice Flavin dipende soprattutto da loro.>
In attesa delle regole
anti-crisi i big del credito ci riprovano
( da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione basata sul ruvido
scambio delle merci più che sui fluidi magheggi della tecnofinanza. Una
globalizzazione senza più un re è una globalizzazione fatalmente oligarchica
poliarchica, scrive Mario Draghi sull' Osservatore romano per essere politicamente
corretto e come tale in bilico tra l'ambizione illuminista di un nuovo ordine e
la realpolitik degli interessi che scivola
Il tramonto di un club di
un'altra epoca ( da "Corriere
della Sera" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ingresso stabile della Cina nel G8:
battaglia ormai di retroguardia, perché la Cina è presente tanto nel G14 quanto
nel G20. Qualche resistenza lo sherpa italiano Giampiero Massolo l'ha trovata
anche negli americani. Ma qui il motivo è diverso, e ben più insidioso per
tutti gli altri a cominciare dagli europei: gli Usa, accanto al G20,
La Merkel: ( da "Corriere
della Sera" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: lavorare insieme sulle sfide
globali» gli Otto (Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna,
Italia e Russia), i Cinque (Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica), e
l'Egitto (invitato dalla presidenza italiana). Dettaglio non minore: i primi 13
sono elencati in ordine alfabetico, come se già fossero insieme.
Al G8 dell'Aquila è il
giorno dell'Africa 20 miliardi in tre anni per i Paesi poveri ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione coinvolge tutti.
E ognuno si deve assumere il suo peso di responsabilità. Diritti e doveri. E'
un principio che i fatti, la realtà, impongono e che viene accolto per la prima
volta anche in un G8. OAS_RICH('Middle'); L'incontro tra i protagonisti,
diretti e indiretti, lo dimostra.
Usa: balzo delle
esportazioni a maggio, frenano le importazioni ( da "BlueTG
online" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: del deficit commerciale a 26
miliardi di dollari, contro attese per un deficit attorno a 29,4 miliardi, con
minimi che non si vedevano da anni nei confronti di Canada, Ue e Giappone.
Contro la Cina gli Usa hanno registrato in maggio un deficit commerciale di
17,48 miliardi, contro i 21,36 miliardi del maggio 2008. (l.s.)
G8, Obama: "L'Aquila
nel cuore" Il presidente Usa arrivato in Vaticano ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Obama ha sottolineato come in
realtà Paesi come la Cina, India, Brasile "devono ora sicuramente essere
inclusi nelle discussioni". Così come anche l'Africa e l'America Latina
non possono essere più tirate fuori. "E' necessario quindi un periodo di
transizione. Nei prossimi anni vedremo un'ulteriore di evoluzione.
Il G8 si chiude con
l'Africa 20 mld in 3 anni per i paesi poveri ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione coinvolge tutti.
E ognuno si deve assumere il suo peso di responsabilità. Diritti e doveri. E'
un principio che i fatti, la realtà, impongono e che viene accolto per la prima
volta anche in un G8. L'incontro tra i protagonisti, diretti e indiretti, lo
dimostra.
Berlusconi trionfante:
"G8 positivo" Intese con l'opposizione? "Solo se cambia" ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Brasile, India, Cina, Sudafrica.
Economie di peso, in pieno sviluppo, che condizionano enormi aerea del pianeta.
Lasciarli fuori dai giochi e dalle decisioni sarebbe assurdo.
OAS_RICH('Middle'); Anche sulla crisi economica, Berlusconi dice di aver incontrato
posizioni comuni.
No global all'Aquila, no
incidenti "Siamo tutti dei terremotati" ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dette su questa manifestazione
siamo qui contro la globalizzazione che sta distruggendo il mondo", e
un'altra ancora arringa i campi deserti e i colleghi di passo spiegando che c'è
"un terremoto economico e sociale, siamo tutti terremotati". Come una
tappa severa del Giro d'Italia, dopo la lunga pianura affrontata con ottimo
piede si comincia la gran salita che porta alla Villa,
Benedetto XVI a Obama:
"Prego per lei" "Ci aspettiamo relazione molto forte" ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Obama ha sottolineato come in
realtà Paesi come la Cina, India, Brasile "devono ora sicuramente essere
inclusi nelle discussioni". Così come anche l'Africa e l'America Latina
non possono essere più tirate fuori. "E' necessario quindi un periodo di
transizione. Nei prossimi anni vedremo un'ulteriore di evoluzione.
Obama dal Papa: "Per
me un grande onore" Impegno a diminuire gli aborti negli Usa ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Obama ha sottolineato come in
realtà Paesi come Cina, India, Brasile "devono ora sicuramente essere
inclusi nelle discussioni". Così come anche l'Africa e l'America Latina
non possono starne più fuori. "Nei prossimi anni vedremo un'ulteriore
evoluzione. Dovremo essere certi che la scelta che faremo funzioni".
G8 dell'Aquila,
dichiarazione finale ( da "Repubblica.it" del 10-07-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nel 2007 il G8 iniziò a dialogare
con Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica, per arrivare a una comune
comprensione delle questioni più importanti sull'agenda globale. A L'Aquila, i
leader hanno deciso di continuare ad andare avanti nell'ambito di una partnership
strutturata e solida.
( da "Manifesto, Il"
del 06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
COREA DEL NORD
Setta missili Scud per «celebrare» il 4 luglio e avvertire i G8 La Corea del
nord ha voluto essere presente, a modo suo, ai fuochi tradizionali del 4 di
luglio e nel giorno dell'Independence Day Usa ha
lanciato sette missili Scud con gittata da
( da "Manifesto, Il"
del 06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
SBILANCIAMOCI
Tra G8 e G20, meglio l'inutile G192 dell'Onu Tommaso Rondinella Le pagine dei
giornali si sono riempite di speranza di fronte all'innovativo G20 che avrebbe
dato le ricette giuste per superare la difficile congiuntura. Le campagne della
società civile fremono in attesa delle nuove promesse del G8 verso l'Africa.
Pochi hanno però ritenuto necessario monitorare quanto stava succedendo a New
York, nell'unica sede legittima di discussione dei destini del mondo.
l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dal 24 al 26 giugno si è infatti
tenuta la "Conferenza delle Nazioni Unite sulla crisi economica e
finanziaria e il suo impatto sullo sviluppo". Si tratta dell'unica assise dove
tutti i 192 paesi del mondo possono discutere delle strategie globali di
risposta al crollo dei mercati, l'unica sede accettabile per garantire scelte
democratiche. Il G8 ha ormai da tempo perso la propria legittimità. Si tratta
di una istituzione anacronistica che, anche volendo accettare un'istituzione in
cui siano solo i più ricchi a decidere, è semplicemente male assortita. Che
l'Italia, la Francia e il Canada discutano a porte chiuse lasciando fuori la Cina ad aspettare pazientemente il proprio turno per essere
ricevute a colloquio dai "grandi" appare quanto meno imbarazzante. E
così da anni durante i G8 si parla solo di dare nuovi aiuti all'Africa
rilanciando promesse disattese che a loro volta non saranno mantenute. Il tutto
senza mai mettere in discussione quei meccanismi che rendevano ricchi gli 8 e
che imponevano al resto del mondo privatizzazioni, smantellamento dello stato
sociale e produzioni votate solo all'esportazione. Il G14 e il G20 non sono
altro che attualizzazioni dello stesso sistema, tirando dentro quei paesi che a
pieno titolo esigono di poter fare quello che gli ex 8 grandi hanno fatto per
tanti anni. Ma questa volta il contesto internazionale è profondamente
cambiato. Le politiche del laissez faire, lo stato che non può intervenire
nell'economia, la deregolamentazione e lo strapotere della finanza si sono
rivelati ingiusti e inadeguati e hanno condotto alla moltiplicazione delle
crisi (sociale, economica, finanziaria, ambientale, alimentare, energetica). I
Gn (con n = 8, 14, 20 o quant'altro), come li chiama Stiglitz, terranno sempre
fuori della porta i restanti (192 - n) paesi che subiscono le crisi, spesso in
maniera vigorosa, essendone vittime innocenti. Che si riparta allora dal G192,
dall'Assemblea Generale. La conferenza di New York della settimana scorsa si è
chiusa, tuttavia, senza prese di posizione particolarmente entusiasmanti.
Riconosce la necessità di una riforma rapida e profonda di Banca e Fondo, ma
non definisce linee guida concrete. Sostiene l'appello di molti paesi ad una
maggiore flessibilità politica (la possibilità di adottare misure anticicliche
e ammortizzatori sociali) ma non esplicita una moratoria delle condizionalità
imposte dalle istituzioni internazionali. Auspica ad una maggiore cooperazione
sulle questioni fiscali, ma non impone la fine del segreto bancario e una lotta
strenue contro i paradisi fiscali (tema già affrontato al
G20 ma tenendo fuori i paradisi di USA, Cina e Gran
Bretagna: quelli sui territori del G20 stesso). Anche l'Assemblea Generale non
ha individuato la giustizia sociale quale obiettivo per il superamento della
crisi, ma almeno nei documenti preparatori e in quello conclusivo osserva
attentamente l'impatto sociale della crisi. E se i media (e i governi)
si degnassero di darle il ruolo che merita, allora anche i risultati si
farebbero molto più interessanti.
( da "Stampa, La" del
06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
SUPERATTIVISMO
ORIENTALE Marcegaglia: i cinesi lo hanno capito per primi, può far partire una
crescita virtuosa Più di 800 imprese stanno realizzando 900 progetti fra
miniere e infrastrutture "Scommettiamo sull'Africa" «Lavorare tutti
perché l'Africa diventi un nuovo Far East, perché anche lì si inneschi un
processo di crescita simile a quello che ha portato negli ultimi dieci anni
milioni di cinesi ed indiani fuori dalla soglia della povertà» dice Emma
Marcegaglia. Che concorda con la tesi lanciata sulla «Stampa» da Bob Geldof.
«L'Africa - spiega il presidente di Confindustria - è certamente un'opportunità: lo è per l'Europa, ma oggi lo è soprattutto per la Cina, che per quest'area ha un'attenzione straordinaria. Però è anche
un'opportunità per l'Africa stessa. Penso soprattutto alla parte che soffre di
più: l'area subsahariana, il Corno d'Africa, il buco nero dove dilagano povertà
e guerre etniche sanguinossime». La Cina, il
Brasile e l'India stanno diventando i «nuovi padroni» del Continente nero. Noi
occidentali siamo ancora fermi all'elemosina, vediamo l'Africa come un peso...
«I cinesi hanno cambiato approccio, si muovono in modo molto intelligente ed
efficace. Hanno un bisogno assoluto di materie prime e questo li spinge ad una
politica che segue logiche diverse da quelle europee e americane. Sono molto
attivi, partecipano a tanti progetti infrastrutturali e realizzano chiavi in
mano ponti, strade, edifici governativi, impianti sportivi: oggi in Africa ci
sono oltre 800 le imprese cinesi impegnate nella realizzazione di ben 900
progetti». Ma non si corre il rischio di una nuova forma di colonialismo?
«Credo che l'Africa non si senta particolarmente tutelata dall'Occidente e
quindi non le resta che affidarsi ai cinesi. Anche se questo comporta dei
pericoli: perché in Africa i cinesi spesso trasferiscono le tecnologie
ambientali più vecchie ed inquinanti di cui si vogliono disfare, non formano
manodopera locale ma portano la loro. Spetta a noi europei affiancare la Cina proprio per evitare che quella che si presenta come
un'opportunità di crescita globale si risolva nel solo sfruttamento dello loro
materie prime. Però dovremmo imparare a muoverci in modo più coordinato». Di
fronte all'attuale crisi economica mondiale un altro pericolo è il ritorno al
protezionismo. «Questo è uno dei temi veri che come G8 Business abbiamo posto
in vista del summit dell'Aquila. Perché già oggi ben 47 paesi hanno alzato
barriere commerciali o adottato misure che limitano gli scambi,
dall'introduzione di veri e propri dazi a sussidi alle proprie aziende sino
alla previsioni di standard tecnici particolari. Tutte cose che ci preoccupano
molto: perché se dovesse prevalere questa logica noi, come grande paese
esportatore saremmo certamente penalizzati, ma chi pagherebbe di più sarebbero
proprio le nazioni più povere che vivono solamente di materie prime ed
agricoltura». E la proposta del Confindustrie del G8 quale è? «Che dal G8 esca
una volontà vera, non solo a parole, di combattere il protezionismo. Perché poi
tutti gli studi, tra l'altro, dimostrano che una volta che si introducono
tariffe e dazi poi sbloccarle o azzerarle è molto difficile e richiede anni.
Col rischio di dover pagare per molti anni queste scelte sbagliate e di
pregiudicare la possibilità di ripresa dell'economia globale. A nostro parere
la risposta migliore sarebbe quella di portare a termine il Doha Round, il
nuovo accordo sui commerci mondiali». Il presidente del consiglio Berlusconi
nell'intervista con Bob Geldof al nostro giornale ha fatto il mea culpa,
ammettendo l'inadempienza dell'Italia negli aiuti all'Africa. Il mondo delle
imprese ha nulla da rimproverarsi? «Negli ultimi 5-6 la quota di nostre imprese
internazionalizzate è passato dal 12 al 25% ma occorre certamente fare di più.
Siamo presenti in forza in molti paesi di quest'area e nel 2008 il nostro
interscambio ha eguagliato quello con gli Usa
raggiungendo il 5% del commercio estero, ma certamente dobbiamo fare ancora di
più il nostro mestiere: cercare nuovi mercati, investire, creare nuove aziende
in questi paesi facendo crescere e formando una manodopera locale, contribuendo
così al progresso sociale e civile di questi paesi. Come Confindustria siamo
stati in Sudafrica, Tunisia, Marocco, Algeria ed Egitto, stiamo lavorando ad un
accordo molto importante con la Libia per creare una zona franca destinata alle
imprese italiane, ed ora ci vogliamo concentrare sull'Africa centrale:
certamente nel 2010 andremo in Angola». Il G8, come tanti altri organismi della
governance globale, mostra dei limiti... «Sì, ma il G8 una sua logica la
mantiene. Perché avere riuniti i capi di governi dei principali paesi ha
senz'altro un senso non foss'altro per affinità culturale è più facile prendere
certe decisioni. Ma da solo non basta più, perché il G8 non può pensare da solo
nè di governare nè di dare una linea all'economia mondiale. Dunque l'idea di
allargare il vertice ad altri grandi economie mondiali (come Cina,
India e Brasile) e all'Unione africana ha certamente un senso. E' una
sperimentazione da portare avanti».
( da "Stampa, La" del
06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Obama: con i
russi un dialogo alla pari E' la sua seconda visita in Russia, la prima da
presidente. Qual è la sua idea personale del nostro Paese? «Anni fa abbiamo
visitato Mosca e Perm, è stato meraviglioso. Avevo fatto quel viaggio in quanto
membro del comitato per le relazioni estere del Senato, mi occupavo di non
proliferazione nucleare. Abbiamo ricevuto un'accoglienza molto calorosa, è
stato bellissimo visitare la piazza Rossa e il Cremlino. Viaggiare da
Presidente è ovviamente diverso, e ora spero di poter affrontare gli argomenti
di cui mi occupavo da senatore - la non proliferazione nucleare, la riduzione
di tensioni e conflitti tra i nostri Paesi - con maggior competenza». Cosa
possiamo aspettarci noi russi dal nuovo leader Usa?
Come vede il ruolo della Russia nel mondo? «E' un grande Paese con cultura e
tradizioni straordinarie. Resta tra i più potenti del mondo, ha un enorme
potenziale per contribuire alla stabilità e alla prosperità internazionale.
Negli ultimi anni le relazioni russo-americane non erano solide come avrebbero
dovuto. Io ho detto subito che volevo schiacciare il bottone "reset",
per ripartire da capo. Abbiamo la possibilità di cooperare su argomenti
economici, nella difesa, nella lotta alla minaccia terroristica nei nostri
Paesi, su problemi come l'Iran, incrementare i commerci. Ma il messaggio
principale che porto ai leader e al popolo russo è che l'America rispetta il
vostro Paese, vogliamo trattare con voi alla pari. Siamo entrambi superpotenze
nucleari, e questo comporta responsabilità speciali, che dobbiamo assumere per
consolidare la pace». Incontrerà Dmitry Medvedev e Vladimir Putin. Quanto è
importante la chimica personale tra i leaders? «Molto importante. E' difficile
trattare senza una sensazione di fiducia e senza la comprensione di quello che
conta per il tuo interlocutore. Mi piace parlare a quattr'occhi, non solo
insieme a una grande delegazione con ciascuno che prende appunti. Il Presidente
Medvedev mi è apparso un uomo profondo, che guarda al futuro. La sua missione è
portare la Russia nel 21° secolo e sta facendo un ottimo lavoro. Non ho ancora
incontrato il primo ministro Putin, ma chiaramente è stato un leader molto
forte per il popolo russo. Spero di uscire da questi incontri comprendendo
meglio i loro problemi e delle loro politiche, come spero che loro ne ricavino
la convinzione che con me si può trattare in modo efficace». Speriamo che
troverete una soluzione al trattato Start, ma quali saranno i passi successivi?
«Innanzitutto dobbiamo creare una cornice per il dopo-Start. Il mio obiettivo è
che entrambi i nostri Paesi taglino i loro arsenali nucleari fino a un numero
che non lasci nessuno in vantaggio, riducendo però le tensioni, e anche le
spese di mantenimento di armi nucleari in quantità inutili per la difesa e la
deterrenza. Se riusciamo a trovare una soluzione in questi giorni, per la fine
di dicembre arriveremo al trattato. Ci sono anche altri argomenti di sicurezza
reciproca. La non-proliferazione resta importante, e avere la Russia leader di
questo processo è cruciale. Ma considerata la posizione unica degli Usa e della Russia come potenze nucleari, un forte segnale
della nostra volontà di ridurre gli arsenali potrebbe aiutarci a livello
internazionale, far capire che apriamo una nuova era e vogliamo superare la
guerra fredda». Da Presidente lei affronta la crisi economica, l'Afghanistan,
l'Iraq, la Corea del Nord. Troppe sfide? Quale ruolo vede per l'America nel
mondo? Ci racconti la dottrina Obama. «E' vero, ci siamo scontrati con sfide
senza precedenti nell'epoca moderna. Ovviamente, rimaniamo una superpotenza
militare. Abbiamo ancora la più grande economia del mondo. Ma è un mondo sempre
più integrato. Paesi come Cina, India,
Brasile si sviluppano e crescono molto più rapidamente di una volta, e gli Usa devono riconoscere che il loro ruolo non è dettare politiche in
giro per il mondo, ma essere partner identificando problemi e interessi comuni.
Un grande esempio è il cambiamento climatico: nessun Paese può affrontarlo da
solo, ma se in Russia si sciogliesse il permafrost trasformerebbe il
clima di tutto il pianeta, con conseguenze pericolose». Quando si era candidato
sembrava non avesse chances, eppure ha vinto. Da dove le viene l'audacia della
speranza? «Mia madre. Sono cresciuto senza padre, ma lei mi ha dato amore e
fiducia. Se c'è qualcuno che ha il merito del mio successo è lei». Lei è famoso
per il suo fascino. Cosa non le piace di se stesso? «Non mi piace il mio swing
a golf. Non penso che in Russia abbiate un clima molto da golf, ma è un gioco
nel quale vorrei migliorare, ma la pallina va di qua e di là, mai dritta». Per
tutti la Casa Bianca è un simbolo del potere. Per lei è la casa. Come si sente?
«Ci siamo abituati. E' più grande e più bella di tutto le nostre case
precedenti. Abitiamo il secondo e il terzo piano ed è molto confortevole, e lo
staff è meraviglioso. Quello a cui non mi sono abituato è che, da Presidente,
non posso più uscire per andare al ristorante». In Russia sua moglie Michelle è
più popolare di lei. E sa perché? Per il suo orto. Da noi sono molto diffusi.
Ma a parte quello, cosa pensa del suo ruolo? «E' stata bravissima. Il suo primo
dovere è il bene delle nostre figlie. Si sono adattate bene perché Michelle è
un'ottima madre. Poi deve impedirmi di diventare troppo vanitoso, ricordando
tutte le cose che devo migliorare. Ma lei è anche l'ispirazione per tante
americane che uniscono carriera e maternità. Sono molto orgoglioso di lei». Lei
non solo è uno scrittore, ma anche un grande lettore. Il suo libro preferito,
magari russo? «La Russia ha tanti grandi scrittori e poeti, come Pushkin che
amo molto. "Guerra e pace" resta uno dei più grandi romanzi di tutti
i tempi, poi Dostoevskij. Sono un grande fan della letteratura russa. Nella
musica, ascolto un mix molto ampio, classici come Bach, ma anche hip-hop e moderno.
E nel cinema preferisco i vecchi film americani: "Il Padrino",
"Casablanca", i classici».
( da "Stampa, La" del
06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
E' la sua
seconda visita in Russia, la prima da presidente. Qual è la sua idea personale
del nostro Paese? «Anni fa abbiamo visitato Mosca e Perm, è stato meraviglioso.
Avevo fatto quel viaggio in quanto membro del comitato per le relazioni estere
del Senato, mi occupavo di non proliferazione nucleare. Abbiamo ricevuto
un'accoglienza molto calorosa, è stato bellissimo visitare la piazza Rossa e il
Cremlino. Viaggiare da Presidente è ovviamente diverso, e ora spero di poter
affrontare gli argomenti di cui mi occupavo da senatore - la non proliferazione
nucleare, la riduzione di tensioni e conflitti tra i nostri Paesi - con maggior
competenza». Cosa possiamo aspettarci noi russi dal nuovo leader Usa? Come vede il ruolo della Russia nel mondo? «E' un
grande Paese con cultura e tradizioni straordinarie. Resta tra i più potenti
del mondo, ha un enorme potenziale per contribuire alla stabilità e alla
prosperità internazionale. Negli ultimi anni le relazioni russo-americane non
erano solide come avrebbero dovuto. Io ho detto subito che volevo schiacciare
il bottone "reset", per ripartire da capo. Abbiamo la possibilità di
cooperare su argomenti economici, nella difesa, nella lotta alla minaccia
terroristica nei nostri Paesi, su problemi come l'Iran, incrementare i
commerci. Ma il messaggio principale che porto ai leader e al popolo russo è
che l'America rispetta il vostro Paese, vogliamo trattare con voi alla pari. Siamo
entrambi superpotenze nucleari, e questo comporta responsabilità speciali, che
dobbiamo assumere per consolidare la pace». Incontrerà Dmitry Medvedev e
Vladimir Putin. Quanto è importante la chimica personale tra i leaders? «Molto
importante. E' difficile trattare senza una sensazione di fiducia e senza la
comprensione di quello che conta per il tuo interlocutore. Mi piace parlare a
quattr'occhi, non solo insieme a una grande delegazione con ciascuno che prende
appunti. Il Presidente Medvedev mi è apparso un uomo profondo, che guarda al
futuro. La sua missione è portare la Russia nel 21° secolo e sta facendo un
ottimo lavoro. Non ho ancora incontrato il primo ministro Putin, ma chiaramente
è stato un leader molto forte per il popolo russo. Spero di uscire da questi
incontri comprendendo meglio i loro problemi e delle loro politiche, come spero
che loro ne ricavino la convinzione che con me si può trattare in modo
efficace». Speriamo che troverete una soluzione al trattato Start, ma quali
saranno i passi successivi? «Innanzitutto dobbiamo creare una cornice per il
dopo-Start. Il mio obiettivo è che entrambi i nostri Paesi taglino i loro
arsenali nucleari fino a un numero che non lasci nessuno in vantaggio,
riducendo però le tensioni, e anche le spese di mantenimento di armi nucleari
in quantità inutili per la difesa e la deterrenza. Se riusciamo a trovare una
soluzione in questi giorni, per la fine di dicembre arriveremo al trattato. Ci
sono anche altri argomenti di sicurezza reciproca. La non-proliferazione resta
importante, e avere la Russia leader di questo processo è cruciale. Ma
considerata la posizione unica degli Usa e della
Russia come potenze nucleari, un forte segnale della nostra volontà di ridurre
gli arsenali potrebbe aiutarci a livello internazionale, far capire che apriamo
una nuova era e vogliamo superare la guerra fredda». Da Presidente lei affronta
la crisi economica, l'Afghanistan, l'Iraq, la Corea del Nord. Troppe sfide?
Quale ruolo vede per l'America nel mondo? Ci racconti la dottrina Obama. «E'
vero, ci siamo scontrati con sfide senza precedenti nell'epoca moderna.
Ovviamente, rimaniamo una superpotenza militare. Abbiamo ancora la più grande
economia del mondo. Ma è un mondo sempre più integrato. Paesi
come Cina, India, Brasile si sviluppano e crescono molto più rapidamente
di una volta, e gli Usa devono riconoscere che il loro ruolo non è dettare politiche in
giro per il mondo, ma essere partner identificando problemi e interessi comuni.
Un grande esempio è il cambiamento climatico: nessun Paese può affrontarlo da
solo, ma se in Russia si sciogliesse il permafrost trasformerebbe il
clima di tutto il pianeta, con conseguenze pericolose». Quando si era candidato
sembrava non avesse chances, eppure ha vinto. Da dove le viene l'audacia della
speranza? «Mia madre. Sono cresciuto senza padre, ma lei mi ha dato amore e
fiducia. Se c'è qualcuno che ha il merito del mio successo è lei». Lei è famoso
per il suo fascino. Cosa non le piace di se stesso? «Non mi piace il mio swing
a golf. Non penso che in Russia abbiate un clima molto da golf, ma è un gioco
nel quale vorrei migliorare, ma la pallina va di qua e di là, mai dritta». Per
tutti la Casa Bianca è un simbolo del potere. Per lei è la casa. Come si sente?
«Ci siamo abituati. E' più grande e più bella di tutto le nostre case
precedenti. Abitiamo il secondo e il terzo piano ed è molto confortevole, e lo
staff è meraviglioso. Quello a cui non mi sono abituato è che, da Presidente,
non posso più uscire per andare al ristorante». In Russia sua moglie Michelle è
più popolare di lei. E sa perché? Per il suo orto. Da noi sono molto diffusi.
Ma a parte quello, cosa pensa del suo ruolo? «E' stata bravissima. Il suo primo
dovere è il bene delle nostre figlie. Si sono adattate bene perché Michelle è
un'ottima madre. Poi deve impedirmi di diventare troppo vanitoso, ricordando
tutte le cose che devo migliorare. Ma lei è anche l'ispirazione per tante
americane che uniscono carriera e maternità. Sono molto orgoglioso di lei». Lei
non solo è uno scrittore, ma anche un grande lettore. Il suo libro preferito,
magari russo? «La Russia ha tanti grandi scrittori e poeti, come Pushkin che
amo molto. "Guerra e pace" resta uno dei più grandi romanzi di tutti
i tempi, poi Dostoevskij. Sono un grande fan della letteratura russa. Nella
musica, ascolto un mix molto ampio, classici come Bach, ma anche hip-hop e
moderno. E nel cinema preferisco i vecchi film americani: "Il
Padrino", "Casablanca", i classici».
( da "Repubblica, La"
del 06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 4 -
Esteri Usa-Russia, braccio di ferro sullo Scudo Oggi
Obama a Mosca incontra Medvedev per discutere di disarmo nucleare Il vertice Il
trattato fra le due potenze sulla limitazione delle armi strategiche
"Start" scade a dicembre LEONARDO COEN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MOSCA - Obama arriva oggi a Mosca, alla vigilia del G8 in Italia: e guarda
caso, ha scelto Novaja Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja, per
l´intervista rituale che precede ogni visita di Stato nel paese ospite. In
verità, anche Medvedev aveva scelto la testata «contro» per la prima intervista
ad un giornale russo. Piccoli segnali, ma a loro modo significativi. C´è gran
fermento nella capitale russa, perché il presidente americano è assai popolare
e perché questa attesissima visita di due giorni è stata annunciata da
parecchie dichiarazioni di Medvedev (non invece di Putin). Il capo del
Cremlino, infatti, attribuisce al presidente americano la volontà di
riallacciare con i russi rapporti di «grande e franca amicizia» fra i due
Paesi: entrambi vogliono convincere l´interlocutore che la guerra fredda è
bella e sepolta e che riesumarla non ha senso. Ma dietro tutte queste buone
intenzioni, dietro la simpatia che Medvedev professa per Obama, ci sono ancora
grosse difficoltà negoziali, a cominciare da quelle legate allo «scudo
spaziale» americano nell´Europa dell´Est, in Polonia e Repubblica Ceca,
considerato dai russi una vera e propria provocazione, intollerabile e
inaccettabile. Già da qualche settimana si trova a Mosca una folta équipe di
consiglieri e negoziatori americani che, assieme ai loro colleghi russi, stanno
grondando sudore per preparare documenti e bozze di accordi su tematiche
concrete, limando dai testi tutto ciò che potrebbe inasprire le opposte
delegazioni. La tappa russa, nel gran giro di Obama (dopo il G8, anche
l´Africa), si annuncia più che importante, nella strategia della Casa Bianca: e
di questo, la diplomazia russa ne è ampiamente consapevole. Il primo
«pacchetto» di problemi è appunto quello che lega - a doppio filo, secondo i
russi - il vecchio trattato sulla limitazione degli armamenti strategici
offensivi Start (che scade a dicembre) con lo scudo antimissili. La posizione
di Mosca è semplice, apparentemente: il numero delle testate nucleari a
disposizione di entrambe le potenze dovrà essere ridotto a meno di 1700 (adesso
è superiore a 5-6mila). Su questo, Obama ha detto di essere d´accordo. Il fatto
è che i russi pretendono di vincolare l´operazione ai piani degli Usa che vogliono dislocare gli elementi dello scudo spaziale
nell´Europa orientale, «troppo vicino» alle frontiere russe. E qui, è facile
immaginare che le delegazioni rimanderanno la discussione, troppo distanti
essendo le rispettive posizioni. Qualcosa, tuttavia, sarà fatto per dimostrare
all´opinione pubblica mondiale la buona volontà di Mosca e Washington. Si
prevede di rianimare i contatti militari, cancellati o quasi dalla guerra
russo-georgiana dello scorso agosto. Per esempio, sarà formalizzato l´accordo
che autorizzerà gli americani al transito sul territorio russo delle loro
colonne verso l´Afghanistan e sulla cooperazione tra le forze armate dei due
Paesi. Inoltre, è atteso un accordo sulla cooperazione russo-americana in campo
nucleare (sinora rimasto congelato). E qui a Mosca aggiungono che si sta
cercando di rianimare l´interscambio commerciale, assai penalizzato negli
ultimi tempi (ricordate la crisi dell´acciaio? O quella delle «polpette di
pollo»?). Infine, è probabile la riedizione - sotto
l´egida, beninteso, di Obama e Medvedev - di una Commissione russo-americana,
come quella Gore-Cernomyrdin degli anni di Elstin (poi sciolta da Bush),
proprio per migliorare questo aspetto dolente, per gli americani soprattutto,
scalzati da Germania, Cina, Italia e persino Olanda.
( da "Unita, L'" del
06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il G8
dimentica scienza e formazione per l'Africa La «scienza per l'Africa» sarà la
grande assente dal G8 che si apre dopodomani, 8 luglio, a l'Aquila. La
presidenza italiana ha cassato il tema. E con esso le residue speranze che gli
otto paesi più ricchi del pianeta diano concreta attuazione alle solenni
promesse assunte in un altro vertice, quello tenuto nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-07-05 - pag: 7 autore: Sfida agli Usa.
Lanciati sette missili La Corea rovina la festa a Obama Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La Corea del Nord "festeggia" il
giorno dell'Indipendenza americana con giochi pirotecnici. Ieri Pyongyang ha
lanciato ben sette missili verso Oriente che sono caduti senza far danni nel
Mar del Giappone. Secondo l'agenzia sudcoreana Yonhap, che cita fonti del
ministero della Difesa di Seul, due vettori balistici di tipo Scud con una
gittata stimata di
( da "Manifesto, Il"
del 06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
COREA DEL NORD
Sette missili Scud per «celebrare» il 4 luglio e avvertire i G8 La Corea del
nord ha voluto essere presente, a modo suo, ai fuochi tradizionali del 4 di
luglio e nel giorno dell'Independence Day Usa ha
lanciato sette missili Scud con gittata da
( da "Repubblica.it"
del 06-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
DA GENOVA
( da "Repubblica, La"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina III -
Torino La ricetta del presidente di Basicnet che con i marchi Robe di Kappa e
Superga è cresciuto anche in tempi di recessione "Servono nuovi modelli di
business" Boglione: più del made in Italy oggi conta l´identità del
prodotto La nostra imprenditoria supererà anche questo duro momento perché
ancora una volta saprà cambiare anima Torino è un mix di atteggiamenti: non
piangersi addosso, scoprire nuove vie, rinnovarsi e lottare Presidente Marco
Boglione, la sua Basicnet, che gestisce tra gli altri i marchi Robe di Kappa e
Superga, ha fatto segnare crescite a doppia cifra sia come utile sia come
fatturato. Cosa suggerisce ai colleghi imprenditori per superare la crisi?
«Bisogna trovare nuovi modelli di business, che consentano di cogliere le opportunità che la globalizzazione offre senza però
soffrirne le difficoltà. La crisi diventa un´opportunità se si fa quello che
abbiamo cercato di fare noi in questi 15 anni, cioè se si trova un modello
organizzativo idoneo a competere sui mercati. Non è tanto questione di made in
Italy del prodotto finito, perché ormai l´economia globale ti condiziona a
produrre dove l´offerta è più competitiva. Ma piuttosto l´identità del
prodotto. Noi abbiamo deciso di produrre e vendere i nostri capi nel mondo
conservando però fortissima l´"italianità" del marchio». Si immagina
una Fiat che segue le vostre orme, cioè che mantenga l´italianità dei marchi e
non quella dei siti produttivi? «Non faccio fatica perché è già così adesso.
Dopo l´operazione con Chrysler non credo che nessuno andrà a dire che la 500 è
un´auto americana. Anche se devo riconoscere che l´auto è un prodotto molto più
complesso rispetto a quelli di cui mi occupo io, molto più difficile da
spedire». Dopo l´accordo tra il Lingotto e la casa americana si è molto parlato
di "modello Torino". Quali sono le sue caratteristiche? «è un mix di
atteggiamenti come il non piangersi addosso, il guardare sempre al futuro, lo
scoprire nuove vie. è quanto la città sta facendo da anni, rinnovandosi e
lottando. E la Fiat ne è un esempio, per come si muove con coraggio per
mantenersi competitiva». L´imprenditoria torinese sopravviverà? «Non ho alcun
dubbio. Torino è una città operosa, intraprendente, coraggiosa, che ha superato
momenti difficilissimi, ha saputo cambiare anima». (ste. p.)
( da "Unita, L'" del
07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
La Fiat torna
in Cina, accordo con Gac Domani il tavolo per l'occupazione LAURA
MATTEUCCI Fiat tornerà a produrre e vendere auto in Cina a partire
dalla seconda metà del 2011. È quanto prevede l'accordo con Gac (Guangzhou
automobile group) per la costituzione di una società mista, una joint venture
al 50%, firmato ieri dall'ad di Fiat Sergio Marchionne alla presenza di
Berlusconi e del presidente cinese Hu Jintao. L'investimento complessivo
da parte della nuova società sarà di oltre 400 milioni di euro. Con la Cina, peraltro, Fiat ha stipulato altri sette accordi, per
un totale di 225 milioni di dollari, che coprono praticamente tutto il business
del gruppo, da Powertrain a Ferrari e Maserati fino a Cnh. Dopo il fallimento
dell'operazione Opel, insomma, una boccata d'ossigeno per il Lingotto. I
dettagli dell'intesa per la joint venture sono stati affidati ad una nota
congiunta delle due aziende: «L'intesa - si legge - prevede la costruzione di
un nuovo stabilimento, che si estenderà su una superficie produttiva di oltre
700mila metri quadri. Nella prima fase di sviluppo, la joint venture disporrà
di una capacità installata di 140mila autovetture e 220mila motori all'anno.
Successivamente, sarà possibile incrementare la capacità del sito fino a
250mila vetture e 300mila motori». L'avvio della produzione è previsto per la
seconda metà del 2011. «I modelli prodotti avranno motori e cambi
tecnologicamente evoluti, per rispondere alle richieste del governo cinese di
sviluppare veicoli a bassi consumi e ridotte emissioni - si legge ancora - Il
primo modello che verrà introdotto sul mercato sarà la Linea, berlina a tre
volumi di segmento C». Lo stabilimento sarà situato nella città di Changsha,
nel cuore della Cina centro-meridionale,
( da "Unita, L'" del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'alfabeto del
G8 tra diritti e clima Riflettori sui due «B» Berlusconi padrone di casa del
vertice all'Aquila con l'incubo di nuove foto compromettenti e altre scosse
Barack leader della svolta con l'assillo della pace UMBERTO DE GIOVANNANGELI A
come atomica. B come Berlusconi. C come clima...Vademecum per decodificare il
summit del G8. Vocabolario critico, per chi non si accontenta delle «veline»
(giornalistiche s'intende) ufficiali. A come arsenali Reduce dal «Nuovo Inizio»
moscovita, Barack Obama vuole fare del tema della non proliferazione nucleare
una delle questioni cruciali del G8 aquilano. Naturalmente, ma questa sarà una
costante del summit, si pensa ad una dichiarazione d'intenti, non certo a
decisioni di carattere operativo. Ma anche le parole andranno soppesate, visto
che sul tema tra i Grandi vi sono visioni e sottolineature diverse, con la Cina, ad esempio, che considera la questione in modo molto diverso,
più chiuso, del nuovo inquilino della Casa Bianca. B come Berlusconi Poche
chiacchiere. Quelli dell'Aquila saranno i «Tre giorni del Cavaliere». Lui fa
promesse - mantenerle, beh, questo è un altro discorso - sugli aiuti
all'Africa, sul clima, su tutto e di più. Ma il terrore è che qualche
cronista straniero lo inchiodi su questioni molto più imbarazzanti. Con
l'incubo che qualche giornale complottardo pubblichi nuove foto osè. E poi un
orecchio al suolo: ci mancherebbe solo una scossa che terremoti i Grandi della
Terra. C come clima Altro pallino di Obama. Altro nervo scoperto per
Berlusconi. A L'Aquila, giura il titolare della Farnesina, saranno raggiunti
accordi di «portata storica». Sarà. Per il momento, c'è da registrare il freno
cinese, lo scetticismo russo, a fronte di una determinazione di Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania. Obama si presenta
con uno stanziamento di 150 miliardi di dollari per un piano decennale di
investimenti verdi. Sarkozy e Brown stringono un patto d'azione. Francia e Gran
Bretagna «si batteranno» affinché il G8 all'Aquila fissi degli «obiettivi a
medio termine» nel campo della lotta al riscaldamento climatico. «Non ci
accontentiamo di obiettivi a lungo termine - ha spiegato il premier britannico
- ma vogliamo obiettivi a medio termine per assicurare la loro credibilità».E
l'Italia? D come diritti Ne ha coraggiosamente parlato Giorgio Napolitano
ricevendo il suo omologo cinese. Il Cavaliere ha glissato, dicendo che ci aveva
pensato il capo dello Stato...I diritti umani. Violati in Cina,
in Iran, in Birmania,..Diritti spesso sacrificati sull'altare degli affari. Il
G8 forse li evocherà, ma nulla di più. E come economia I Grandi lo sono un po'
meno dopo la crisi finanziaria che ha squassato economie nazionali e posto
all'ordine del giorno la definizione di nuove regole condivise. Il G8 ne
parlerà, ma nessuna decisione uscirà da L'Aquila. La sede appropriata è quella
del G20 di settembre, a Pittsburgh. F come fame Promesse mai mantenute. Tutti
dicono: recupereremo. Tutti fanno ammenda. A cominciare dalla «maglia nera»
degli impegni inevasi: l'Italia. Resta il fatto che nel 2007 il debito dei
Paesi in via di sviluppo verso l'Occidente ammontava a 3,3 miliardi di dollari,
contro i 2,2 del 2000. Una tangibile riprova della scarsa incidenza dei vari
vertici G8. G a variabile numerica G8. No G14 (nuovo format inventato da
Berlusconi). Barack Obama non nasconde di preferire la formula già sperimentata
del G20. Numeri a parte, la questione irrisolta è quella di una nuova
governance mondiale che inglobi e non emargini. Una governance democratica. I
come Iran Da una parte gli europei - con Francia, Gran Bretagna e Germania in
testa - che spingono per una dura condanna della brutale repressione scatenata
dal regime degli ayatollah contro le proteste post-elettorali. Dall'altra la
Russia - sostenuta dalla Cina - che di sanzioni non
vuole sentire parlare. Nel mezzo gli Stati Uniti: Washington vuole frenare le
ambizioni atomiche di Teheran, ma Obama ha già chiarito che la mano
dell'America resterà tesa fino alla fine dell'anno. Con l'obiettivo di offrire
una sponda ai moderati iraniani e nella speranza che, quella mano, Teheran si
decida a raccoglierla. E l'Italia? O come Obama È il volto nuovo del summit
aquilano. Non solo immagine. In Italia sbarca il presidente del «Nuovo Inizio»:
in Medio Oriente, nei rapporti con la Russia e l'Islam. Il presidente della
centralità ambientalista anche come volano di crescita economica. Il vertice
dei Grandi
( da "Unita, L'" del
07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
BARACK,
DIMITRI E L'ARMA DELLA R
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-07-07 - pag: 10 autore: NELL'ICANN ANCHE MOSCA
Pechino entra nel «governo» di internet Antonio Dini Internet si mondializza, e
l'organo per il suo autogoverno tecnico apre a Russia e Cina.
I due protagonisti fra le economie emergenti entrano così, buoni ultimi, nel
comitato di consulenza governativa dell'Icann (Internet corporation for
assigned names and numbers), l'ente di autogestione della rete che è nel
complesso amministrato da tecnici e scienziati statunitensi. Nessun rischio per
la democrazia della rete, garantiscono però gli esperti. Le attività dell'Icann
sono infatti prevalentemente tecniche (assegnazione dei nomi dei siti,
coordinamento tecnico e creazione di nuovi standard) e di promozione della rete
nel mondo. Non c'è quindi all'orizzonte un aumento del "peso"
politico internazionale della Cina e della Russia nel
decidere o gestire eventuali filtraggi dei contenuti della rete tramite il
nuovo seggio consultivo all'Icann. Infatti, l'entrata dei due paesi nell'organizzazione
risponde invece al bisogno dell'Icann di coordinare meglio le sue attività
tecniche, senza cambiare le tecnologie adoperate. Soprattutto la Cina è diventata sempre più grande dal punto di vista del
peso dei suoi navigatori: dal 2007 al 2008 i cinesi sul web sono cresciuti del
42% e a gennaio 2009 erano 298 milioni, con 162 milioni di blog e una crescita
del 133% delle connessioni via cellulare, arrivate a superare i 170 milioni. I siti web registrati in Cina sono 17
milioni. Neanche gli Usa, fermi a circa 223 milioni di navigatori, o l'Unione europea nel
suo complesso (che tocca i 247 milioni) riescono a competere con la marea
cinese. La Russia, invece, nel 2008 è arrivata a circa 30 milioni di
navigatori, dodicesima posizione al mondo dopo l'Italia (decima) e la Francia (undicesima).
antoniodini@me.com
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-07 - pag: 4 autore: «Italia fra i primi
partner» Berlusconi: entro tre anni - Il presidente cinese: stop alle barriere
Gerardo Pelosi ROMA Sembra un secolo fa. In realtà sono passati solo pochi anni
da quando il primo governo Berlusconi vedeva nell'eccessivo dinamismo della
Cina talmente tanti rischi per il sistema industriale europeo ed italiano da
giustificare risposte difensive se non proprio protezionistiche. Dalle parole
(e dagli apprezzamenti reciproci) scambiate ieri a Villa Madama, e poi nel
forum con le imprese, tra il premier italiano Silvio Berlusconi e il presidente
cinese, Hu Jintao, quelle paure non solo sembrano definitivamente superate ma
c'è un nuovo clima che fadire a Berlusconi: «Dobbiamo dare alla presenza delle
nostre imprese nei mercati orientali il compito di tirarci fuori dalla crisi ».
E che trasforma Hu Jintao in un paladino del libero mercato che propone:
«Italia e Cina devono lavorare insieme contro il protezionismo».
I dati, del resto, parlano da so-li: oggi l'Italia è il quinto partner
commerciale di Pechino con un interscambio di 38 miliardi di dollari.
L'obiettivo che si è dato il premier italiano è di diventare, entro tre anni,
tra i primi tre partner della Cina. Le premesse ci sono tutte se è vero che
solo ieri sono stati firmati 38 accordi per un valore complessivo di quasi 2
miliardi di euro. Accordi che vedono la presenza di grandi realtà come Fiat,
Mediobanca, Generali, Ansaldo Breda ma anche medie e piccole aziende. Una collaborazione
anche in settori nuovi e che puntano sulla progressiva crescita della Cina (un
Pil all'8% anche in quest'anno di crisi) come ricorda il viceministro per lo
Sviluppo economico Adolfo Urso e che spaziano dal turismo alle biotecnologie,
dalle energie rinnovabili alla logistica e ai trasporti. «Siamo a una svolta-
dice Urso –la Cina è ormai una grande opportunità non un rischio». Ma la
partnership strategica tra Roma e Pechino non è fatta solo di business e di
lucrosi affari.C'è il riconoscimento reciproco del peso esercitato nella
comunità internazionale e del ruolo che insieme i due Paesi possono svolgere.
Così Berlusconi auspica che la Cina aiuti la presidenza italiana del G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-07 - pag: 48 autore: Metalli non ferrosi.
Anche se non mancano segnali di flessione delle quotazioni Rimangono forti gli
acquisti cinesi Gianni Mattarelli MILANO Nelle ultime settimane si sono
alternate notizie macroeconomiche incoraggianti e scoraggianti. Hanno in genere
prevalso le prime, ma giovedì scorso quelle negative, sull'andamento dell'occupazione
negli Usa, hanno contribuito a deprimere i corsi al
London Metal Exchange (Lme), riportando il rame sotto i 5mila dollari per
tonnellata. Nei giorni precedenti tuttavia i prezzi si erano rafforzati,
nonostante il tentativo del governo cinese di frenare la salita delle
quotazioni dei metalli. In un'intervista di lunedì scorso a un settimanale
cinese, infatti, Yu Dongming, capo della divisione metallurgica della National
Development and Reform Commission, aveva dichiarato che il programma
governativo di ristoccaggio era finito. Yu ha detto che la Cina ha accantonato 235mila tonnellate di rame, 590mila di alluminio
e 159mila di zinco. Il mercato tuttavia non ha in pratica reagito a questa
pubblicazione. è chiaro che gli operatori confidano di più nei rapporti della
banca australiana Macquarie, che è molto introdotta in Cina, secondo la quale i cinesi in maggio hanno continuato ad
accumulare metalli di base, oltre a carbone e minerali di ferro. Il
totale delle giacenze sarebbe ancora basso in relazione alla domanda interna
(misurata come produzione più importazione meno esportazione) e si aspettano
che vengano presto esaurite. Secondo la Macquarie, la domanda interna cinese di
rame raffinato in maggio sarebbe cresciuta del 59,2% su base annua, mentre,
dopo aver considerato il maggior utilizzo di catodi causato dalla minore
disponibilità di rottami, il consumo totale di rame in maggio sarebbe stato in
aumento del 17-18% annuo, ossia in linea con la crescita effettiva della
domanda dei primi cinque mesi del 2009 dovuta alla crescita delle costruzioni
(+12%), degli autoveicoli (+12%) e dei cavi per l'energia (+24%). Anche per gli
altri metalli c'è stato nel periodo un forte aumento della richiesta, risultata
del 26,3% per il piombo, del 22,9% per lo zinco, del 12,8% per il nickel e del
3,8% per l'alluminio. Da queste statistiche deriva perciò l'attesa che la Cina continui a dover importare metalli dal resto del mondo.
Intanto negli ultimi tempi la sostenutezza dei prezzi all'Lme ha sorpreso molti
osservatori, ma c'è ora qualche segnale di una prossima flessione stagionale
delle quotazioni, guidata da un possibile calo del rame, che potrebbe essere
stimolato dall'inizio di un periodo di entrate di catodi nei magazzini Lme,
dopo la lunga fase che ha portato le giacenze a dimezzarsi in pochi mesi.
Ammesso che la discesa si ve-rifichi, i prezzi però non dovrebbero teoricamente
mantenersi a lungo sotto i 4.500 $ (base tre mesi): i fondi d'investimento
hanno infatti già da parecchie settimane iniziato a comperare a termine,
incrementando gli acquisti a ogni buon ribasso, nella convinzione che tra il
quarto trimestre 2009 e il primo trimestre 2010 dovremmo assistere a una
ripresa della domanda al consumo nei Paesi Ocse. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 07/07/2009 - pag: 3 Il reportage A Urumqi, il
capoluogo dello Xinjiang, travolta dalla violenza e isolata dalle autorità di
Pechino: niente Internet né telefoni Xinjiang, uiguri in rivolta contro i
cinesi Scontri e assalti ai negozi: 156 morti DAL NOSTRO INVIATO URUMQI (Cina) Non è una città normale quella in cui una domenica di
proteste si trasforma in un'ecatombe, almeno 156 morti, oltre 800 feriti. E non
è una città normale quella in cui le autorità completano la tragedia isolando
tutti dal mondo: Internet fuori uso, impossibile mandare un fax, bloccate le
telefonate internazionali, almeno dagli alberghi e da molti punti della città.
Il bagno di sangue a Urumqi capoluogo del Xinjiang nel Nordovest della Cina c'è stato davvero, l'hanno dichiarato per primi i
dirigenti di Pechino ieri mattina, ma il mondo non deve sapere, il mondo deve
stare fuori, non si deve immischiare. Neanche con le parole o, ancora più
semplicemente, con l'ascolto. La strage segnala in modo atroce che nella
regione degli uiguri, cioè 8 milioni di musulmani turcofoni messi ormai in
minoranza da 12 milioni di altre etnie (soprattutto cinesi Han), l'acido
dell'insoddisfazione e dell'irredentismo ha cominciato a corrodere
profondamente la «società armoniosa» vagheggiata dal presidente Hu Jintao, ora
in visita in Italia. È accaduto domenica, ma i colpi di coda hanno attraversato
Urumqi ancora ieri. Un migliaio, forse duemila persone si sono ritrovate nel
centro città per chiedere giustizia per un fatto accaduto un paio di settimane
fa a Shaoguan, nel Guangdong, a migliaia di chilometri di distanza: sei
lavoratori migranti di etnia uigura erano stati accusati di uno stupro ai danni
di due ragazze cinesi Han; dalla denuncia (poi rivelatasi falsa) si è passati a
una sommossa che ha visto i lavoratori cinesi affrontare i colleghi dello
Xinjiang con bastoni di ferro; bilancio finale, due uiguri morti e tanti
feriti. Il molto pubblicizzato arresto di un cinese, responsabile della
macchinazione, non avrebbe evidentemente placato gli animi se domenica la folla
si è radunata a Urumqi per protestare. Le ricostruzioni, a questo punto, sono
confuse. La stessa motivazione della protesta potrebbe essere un'altra. Ma la
diaspora uigura dichiara che la manifestazione era pacifica e le violenze si
sono innescate quando la polizia ha brutalmente affrontato i dimostranti. Le
autorità cinesi replicano che dapprincipio la folla ha cominciato a lanciare
sassi, aggredire cinesi, incendiare auto. Anche sull'identità delle vittime le
versioni non collimano. Per la polizia si tratta in grandissima parte di
cittadini cinesi estranei alla protesta, aggrediti dagli uiguri. Per gli
attivisti all'estero, i morti sarebbero inermi cittadini falciati dalla polizia
e dall'esercito. Secondo il capo della polizia dello Xinjiang, Liu Yaohua, «il
numero delle vittime è comunque destinato ad aumentare ancora». Sono stati
assaltati negozi, 260 le auto bruciate. Lo showroom delle berline Geely è un
falò spento. Gli ospedali ancora ieri mattina proseguivano gli interventi, le
tv cinesi trasmettevano le testimonianze di qualche scampato, meglio se uiguro
a dimostrare che la violenza «dei terroristi separatisti» non guarda in faccia
a nessuno. Le autorità hanno lanciato i loro proclami. Il governatore della
provincia, Nur Bakri, ha invitato la popolazione a serrare le fila in nome
dell'armonia etnica, erigendo «un muro di cotone e di ferro». Il segretario del
Partito comunista in Xinjiang, Wang Lequan, ha attaccato la più nota dei
paladini della causa uigura, Rebiya Kadeer, riparata dal 2005 negli Usa: «I suoi sono falsi diritti umani, falsa democrazia, ma
vera violenza e vero terrorismo». A Urumqi è scattata una caccia all'uomo, sono
stati arrestati «diversi personaggi chiave», alcune decine i ricercati. Un
bilancio di morte di queste proporzioni il Xinjiang non lo aveva conosciuto
mai, si era fermi alle 22 vittime dei disordini di Kashgar del 1990.
Centocinquanta morti significa oltre sette volte il bilancio di Lhasa, quando
nel marzo dell'anno scorso i moti anticinesi provocarono (ufficialmente) 19
vittime, al netto della repressione che secondo i tibetani in esilio provocò
centinaia di caduti. Pechino è terrorizzata, dalle pulsioni separatiste in
Xinjiang che hanno radici antiche nella storia di una provincia sempre ai
margini del mondo cinese, che ha conosciuto a tratti l'indipendenza formale ed
è un crogiolo di quasi 50 etnie. Attraverso le politiche di migrazione guidata,
dagli Anni 90 i cinesi Han sono passati dal 6% al 40% in poco tempo, e vasti
strati della popolazione autoctona si sentono messi da parte dalle forme di
sviluppo imposte da Pechino e da uno sfruttamento dei tesori del sottosuolo
(leggi soprattutto petrolio) che premia quelli venuti da fuori. Le autorità
centrali temono il cortocircuito tra frustrazioni etniche, nazionalismo
irredentista e la spinta verso un islamismo radicale che ha portato diversi
militanti a seguire la chiamata qaedista. È anche per questo che Pechino ha
annunciato con una forza e una chiarezza sorprendenti il numero altissimo di
morti. Anche se a tanta trasparenza fa da sponda il blocco delle
telecomunicazioni. Con uno zelo e una radicalità che forse neppure gli
ayatollah di Teheran hanno esibito nelle settimane scorse, e andando al di là
dei divieti che in tutta la Cina già accecano siti
scomodi, Urumqi ieri sera era una città isolata dal mondo. La stessa quiete
delle sue strade, presidiate dai blindati nelle zone sensibili, era calata sul
sistema di comunicazioni. Il «controllo del traffico» su alcune aree dalle 9 di
ieri sera alle 7 di stamane, di fatto un coprifuoco, si è trasferito su modem e
telefoni. La Cina globale, la Cina che siederà al tavolo dei G8 dove la sua economia la terza del
mondo l'ha legittimamente spinta, ha scelto lo strumento con cui provare a
plasmare le sue verità: il silenzio. Il silenzio regna su Urumqi. Lacrime A
sinistra una donna cinese, in lacrime, con in braccio la sua bambina,
cerca protezione vicino a un soldato durante i violenti scontri di ieri a
Urumqi. Sotto uno dei feriti (Reuters / Xinhua /Shen Qiao) Assalto Soldati
cinesi affrontano un gruppo di rivoltosi a Urumqi ( Afp Photo/Cctv) Soccorsi Un
ferito portato in ospedale Marco Del Corona
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 07/07/2009 - pag: 11 Berlusconi, ultimi
preparativi No all'ipotesi di spostare il G8 Il capo del governo: per il futuro
meglio la formula del G14 ROMA Contrordine. Non c'è un piano B in caso di
scosse telluriche: se ci fosse il terremoto i leader verrebbero evacuati ma
«prenderebbero la via di casa, non quella per Roma ». Così spiegano i
funzionari impegnati in queste ore a L'Aquila con gli ultimi preparativi. E
questo conferma Palazzo Chigi in serata, quando le notizie sull'eventuale
spostamento del vertice stanno facendo il giro del mondo e dei siti dei
giornali: «Il G8 si fa a L'Aquila o non si fa». L'ultimo G8, almeno a sentire
Silvio Berlusconi che fa sua la proposta, in discussione da diverso tempo, di passare
stabilmente dalla formula degli Otto Grandi a quella del G14, aggregando a
Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Canada
anche Brasile, Cina, Egitto, India, Messico e Sudafrica. Lo ha spiegato ieri il capo
del governo e presidente del G8, al termine dell'incontro con il presidente
cinese Hu Jintao: «Vogliamo superare il G8 come formula, perché rappresenta il
50 per cento dell'economia mondiale ed è necessario che sia sostituito da un
foro più grande e importante». Non il G20, che ad aprile a Londra ne ha
preso il posto, perché «appare numericamente troppo esteso, si finisce solo per
fare un giro di opinioni su posizioni precostituite. Penso ha concluso
Berlusconi che il G14 possa essere un foro da strutturare e mantenere». Ma
intanto l'organizzazione e l'agenda del G8 italiano riceve una durissima
critica dal quotidiano britannico Guardian che citando fonti europee spiega: «I
preparativi sono stati così caotici e privi di idee e agenda, che gli Stati
Uniti ne hanno preso il controllo, attraverso Critiche il lavoro degli sherpa».
Un'iniziativa senza precedenti, quella che un altro Paese lavori all'agenda del
G8 tanto che, conclude il Guardian, cresce la pressione «per far fuori l'Italia
dal club dei Grandi». Non commenta Palazzo Chigi, che invece affida ad una nota
ufficiale l'impegno di Berlusconi a «trasmettere personalmente l'appello dei
120 esponenti religiosi», consegnatogli ieri da monsignor Vincenzo Paglia, «ai
capi di Stato e di governo e a sostenerne i contenuti che sono in sintonia con
la lettera di Benedetto XVI». Alla vigilia della riunione crescono le
iniziative dei singoli Paesi. Ieri a Evian il presidente francese Nicolas
Sarkozy e il premier britannico Gordon Brown hanno rilanciato il tema dei
global legal standard per i quali chiedono «obiettivi ambiziosi e non di lungo
periodo da approvare a settembre a Pittsburgh», proponendo anche che le
sanzioni ai paradisi fiscali «siano prese entro marzo 2010». Il «Guardian»
lancia accuse citando fonti europee: preparativi così caotici che gli Usa hanno preso il controllo Gianna Fregonara
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Focus Vuota data: 07/07/2009 - pag: 12 Il testo In 127 pagine
Benedetto XVI parla di economia e di etica L'appuntamento Il testo sarà
presentato oggi in Vaticano L'enciclica sociale: lavoro e solidarietà per
uscire dalla crisi E cco la Caritas in veritate che verrà presentata oggi in
Vaticano, alla vigilia del G8 dell'Aquila: 127 pagine, sei capitoli,
l'enciclica sociale del terzo millennio. La parola di Benedetto XVI sulla crisi
mondiale e su come uscirne: «L'economia ha bisogno dell'etica per il suo
corretto funzionamento». Nuove regole, governo della
globalizzazione, l'idea che l'economia va fondata sull'uomo. Già nel titolo
l'enciclica rovescia i termini classici del problema: la carità dev'essere
coniugata con la verità, «non solo nella direzione, segnata da San Paolo, della
'veritas in caritate' (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare,
della 'caritas in veritate'». Il Papa dice infatti di essere «consapevole degli
sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro,
con il conseguente rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico
e, in ogni caso, di impedirne la corretta valorizzazione» in ambito sociale,
giuridico, culturale, politico, economico, «ossia nei contesti più esposti a
tale pericolo». Senza verità, la carità, parola «abusata e distorta», diventa
«irrilevante» e rimane esclusa «dai progetti e dai processi di costruzione di
uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le
operatività». La «carità nella verità», invece, è essenziale nel momento in cui
la crisi del modello di sviluppo globale richiede «nuove regole» e fondamenti.
Di qui il contributo della Chiesa, che pure non ha «soluzioni tecniche da
offrire e non pretende di interferire nella politica degli Stati». Carità e
verità, Agape e Logos. Questo aspetto «razionale» della carità è comprensibile
anche dalla ragione umana e ne fa una «base» universale, anzi globale, di
dialogo tra tutti gli esseri umani, le nazioni, le culture. Anche «l'esperienza
stupefacente del dono» unifica gli uomini perché sopravanza ogni merito: la sua
regola non è solo la giustizia, «ma l'eccedenza». Da questo particolare
«sguardo» nascono linee guida di «discernimento» per il mercato e per le
imprese, i manager e i sindacati, la finanza e la politica. M. Antonietta
Calabrò Gian Guido Vecchi La forza della caritas Nell'incipit dell'enciclica
Benedetto XVI spiega il nesso essenziale tra carità e verità. Paragrafo 1. La
carità nella verità, di cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua vita
terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza
propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera. L'amore
«caritas» è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con
coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. È una forza che
ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. Ciascuno trova il suo
bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in
tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che
egli diventa libero (cfr Gv 8, 22). Difendere la verità, proporla con umiltà e
convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e
insostituibili di carità. Questa, infatti, «si compiace della verità» (1 Cor
13, 6). Tutti gli uomini avvertono l'interiore impulso ad amare in modo
autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamente, perché sono la
vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo. Gesù Cristo
purifica e libera dalle nostre povertà umane la ricerca dell'amore e della
verità e ci svela in pienezza l'iniziativa di amore e il progetto di vita vera
che Dio ha preparato per noi. In Cristo, la carità nella verità diventa il
Volto della sua Persona, una vocazione per noi ad amare i nostri fratelli nella
verità del suo progetto. Egli stesso, infatti, è la Verità (cfr Gv 14,6). Non
c'è amore senza giustizia Senza il nesso tra carità e verità non sarebbero
possibili né la giustizia né la ricerca del bene comune: l'amore sarebbe solo
una «riserva di buoni sentimenti». 6. «Caritas in veritate» è principio intorno
a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa
in criteri orientativi dell'azione morale. Ne desidero richiamare due in
particolare, dettati in special modo dall'impegno per lo sviluppo in una
società in via di globalizzazione: la giustizia e il bene comune. La giustizia
anzitutto. Ubi societas, ibi ius: ogni società elabora un proprio sistema di
giustizia. La carità eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire del
«mio» all'altro; ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare
all'altro ciò che è «suo», ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del
suo operare. Non posso «donare» all'altro del mio, senza avergli dato in primo
luogo ciò che gli compete secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è
anzitutto giusto verso di loro. (...). La sfida della verità Senza verità non è
possibile un autentico agire sociale e quindi la necessaria revisione del
modello di sviluppo
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 07/07/2009 - pag: 1 NUOVE REGOLE ETICHE PER I
MERCATI IL PASSO GIUSTO DELLE 12 TAVOLE di MASSIMO GAGGI N uove regole etiche
per il capitalismo, un efficace sistema di controlli per la
finanza globalizzata, aiuti alimentari e assistenza allo sviluppo
dell'agricoltura per i Paesi più poveri, soprattutto quelli africani. Negli
ultimi anni sono stati numerosi i vertici internazionali nei quali questi temi
sono stati discussi da governi titubanti davanti a una stampa poco attenta
(anche perché consapevole dell'estrema difficoltà di arrivare a risultati
concreti) e nel sostanziale disinteresse delle opinioni pubbliche
occidentali. Il G8 che si apre domani all'Aquila potrebbe rischiare un destino
simile: già oggi sappiamo che almeno sul tema spinoso della riforma delle
regole della finanza non si arriverà ancora alla stesura di un documento
definitivo, vincolante per tutti. Probabilmente non ci si riuscirà nemmeno al
G20 che si riunirà a settembre a Pittsburgh, nonostante che questo organismo
allargato alle nuove potenze economiche (dalla Cina al Brasile) e ai Paesi
emergenti sia ormai generalmente considerato una sede più adatta del
«direttorio » dell'Occidente, alla definizione di misure di portata globale.
Eppure le «dodici tavole » per un'economia etica il documento dell'Ocse frutto
dal lavoro degli esperti italiani messo in campo dal ministro Giulio Tremonti e
di quello dei tecnici del cancelliere tedesco, Angela Merkel possono far fare
un grosso salto di qualità alla discussione, fin qui inconcludente, sulle
grandi riforme di sistema. Il documento anticipato ieri dal Corriere fissa
obiettivi ambiziosi: nuovi standard per la trasparenza dei mercati,
smantellamento dei «paradisi fiscali », calmiere per i «superstipendi » dei
banchieri, parametri legali minimi anche per la difesa dell'ambiente e dei
lavoratori. Uno schema che certamente trova resistenze nel mondo anglosassone
(Londra vuole evitare misure legalmente vincolanti e propone, al posto di una
revisione del rapporto tra etica e affari, interventi più diretti per spingere
le banche a riattivare il credito, contro il protezionismo
e contro le speculazioni sul petrolio), ma che obbliga tutti a ripartire dalla
realtà dei danni immensi subiti dal sistema economico per l'assenza di regole
comuni adeguate all'era dei mercati globali. «Prediche inutili»? Chi ha fin qui
considerato i discorsi sull'etica negli affari alla stregua di sermoni,
dovrebbe decidersi a voltare pagina, visto quello che è accaduto negli ultimi
due anni. E il lavoro fatto sull'asse Parigi (Ocse)-Roma-Berlino dovrebbe
rappresentare un buon inizio. In ogni caso battere su questi temi, anche senza
arrivare per ora a risultati conclusivi, non è affatto «inutile», visto che
sono bastate poche settimane con i conti in ripresa (grazie agli aiuti avuti
dalla Federal Reserve) per indurre banche e finanziarie di Wall Street
responsabili di disastri immani a iniziare, in Congresso, un tiro al bersaglio
contro le riforme appena annunciate dal presidente Obama. Un accordo almeno di
principio su nuove regole è necessario non per mettere in mora il capitalismo
anglosassone (Germania e Francia che invocano trasparenza ma poi tengono
segreti i risultati degli «stress test» delle loro banche non possono fare le
prime della classe), ma per cercare di dare una risposta a quei Paesi emergenti
che credono sempre meno nella capacità del capitalismo occidentale di produrre
ricchezza, favorendo la stabilità economica e politica.
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Spettacoli TV data: 07/07/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Opinioni data: 07/07/2009 - pag: 36 LA LETTERA Un'agricoltura
libera da speculazioni di LUCA ZAIA C aro Direttore, il mondo ha diritto di
avere un'agricoltura capace di sfamare tutti i suoi cittadini. Sono certo che
un contributo al G8 dell'Aquila possa venire dal documento finale approvato al
G8 agricolo di Cison di Valmarino. In quel testo ribadiamo «la nostra
determinazione a sconfiggere la fame e a garantire l'accesso ad alimenti
salubri, sufficienti e nutrienti». La priorità è la ristrutturazione di
un'agricoltura che torni ad avere al centro i contadini e loro aziende. Dunque
occorre «rafforzare il ruolo delle famiglie agricole e dei piccoli agricoltori
e il loro accesso alla terra», riconoscendo come fondamentali «il ruolo delle
donne, l'uguaglianza di genere e i giovani agricoltori». È necessario
concentrare l'attenzione su tutte le strategie da attuare e condividere per
ridurre la povertà, aumentare la produzione mondiale e conseguire la sicurezza
alimentare. Dovremo creare legami forti con le altre politiche, come quelle per
lo sviluppo, la salute, le politiche economica, finanziaria e monetaria.
L'agricoltura di cui l'umanità ha bisogno deve conciliare la modernità con lo
sviluppo sostenibile, uscendo da una logica assistenzialista. Ecco perché uno
degli obiettivi contenuti nella Dichiarazione di Cison di Valmarino è quello di
«aumentare gli investimenti pubblici e privati nell'agricoltura sostenibile,
nello sviluppo rurale e nella protezione ambientale». Nel G8 agricolo abbiamo
affermato con una sola voce: la speculazione finanziaria deve togliere i suoi
artigli dai prodotti agricoli. I cereali, e quanto si ricava dalla terra,
appartengono ai cittadini della Terra e non alla speculazione internazionale.
Per questo ci siamo impegnati a studiare meccanismi di monitoraggio che
individuino i fattori che possono causare la volatilità e l'instabilità dei
prezzi e a intraprendere azioni che riducano gli sprechi lungo le filiere. Il
settore primario è stato trascurato, nella convinzione che la globalizzazione e il mercato avrebbero risolto naturalmente ogni
squilibrio. C'è bisogno, invece, di acquisire la coscienza che i prodotti della
terra non sono una merce come un'altra. Da essi dipende la sopravvivenza
dell'umanità. Noi crediamo che sia possibile arrivare a un endorsment tra etica
e governance del pianeta i cui pilastri siano quelli già sottoscritti dai
grandi della Terra al G8 dell'agricoltura. Affranchiamo, dunque,
l'agricoltura da ogni logica speculativa. Quando Benedetto XVI parla di
soluzioni tecniche che tengano conto dell'etica ci indica la strada del grande
umanesimo cristiano ma, in ultima analisi, l'unica strada percorribile per un
mondo che si voglia definire civile. ministro delle Politiche agricole
( da "Stampaweb, La"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
CITTA' DEL
VATICANO L'enciclica «Caritas in veritate» propone una nuova valutazione del
fenomeno globalizzazione, da non intendere solo come «processo
socio-economico». Il Pontefice parla di etica nell'economia. «Non dobbiamo
esserne vittime, ma protagonisti - esorta Benedetto XVI - procedendo con
ragionevolezza, guidati dalla carità e dalla verità». Alla globalizzazione
serve «un orientamento culturale personalista e comunitario, aperto alla
trascendenza» capace di «correggerne le disfunzioni». Cè,
aggiunge,
«la possibilità di una grande ridistribuzione della ricchezza». Dunque, al
bando il protezionismo e le forme di egoismo
particolaristico. La sussidiarietà, spiega il Papa teologo , «è lantidoto
più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista» ed è adatta ad umanizzare
la globalizzazione. Gli aiuti internazionali, denuncia, «possono a volte
mantenere un popolo in uno stato di dipendenza», per questo vanno erogati
coinvolgendo i soggetti della società civile e non solo i governi. «Troppo spesso»,
infatti, «gli aiuti sono valsi a creare soltanto mercati marginali per i
prodotti» dei Paesi in via di sviluppo. Il Pontefice chiede agli Stati ricchi a
«destinare maggiori quote» del Pil per lo sviluppo, rispettando gli impegni
presi. «Leconomia - ricorda - ha bisogno delletica
per il suo corretto funzionamento; non di unetica qualsiasi bensì di
unetica amica della persona». La stessa centralità della persona,
afferma, deve essere il principio guida «negli interventi per lo sviluppo»
della cooperazione
internazionale, che devono sempre coinvolgere i beneficiari. «Gli organismi
internazionali - suggerisce il Papa - dovrebbero interrogarsi sulla reale
efficacia dei loro apparati burocratici», «spesso troppo costosi». Capita a
volte, constata, che «i poveri servano a mantenere in vita dispendiose
organizzazioni burocratiche». Di qui linvito
ad una «piena trasparenza» sui fondi ricevuti. La finanza, ripete, «dopo il suo
cattivo utilizzo che ha danneggiato leconomia reale, ritorni ad essere
uno strumento
finalizzato» allo sviluppo. E aggiunge: «Gli operatori della finanza devono
riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività». Il Papa
chiede inoltre «una regolamentazione del settore» per garantire i soggetti più
deboli». Gli immigrati «non possono essere considerati come una merce o una
mera forza lavoro. Non devono essere trattati come qualsiasi altro fatto di
produzione». È il monito di Papa Benedetto XVI, contenuto nella sua terza
Enciclica. Un fenomeno «di gestione complessa» quello delle migrazioni, lo
definisce Ratzinger nel paragrafo 62, ma «resta accertato che i lavoratori
stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano
un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro
lavoro». «È un fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte -
prosegue - per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e
religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità
nazionali e a quella internazionale». Per il Papa «siamo di fronte a un
fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante
politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato».
Serve, dunque, «una politica» che «va sviluppata a partire da una stretta
collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano;
va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i
diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i
diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli
delle società di approdo degli stessi emigrati. Nessun Paese da solo - prosegue
- può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo».
( da "Manifesto, Il"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
SASSARI È
cominciato ieri il forum previsto per il vertice alla Maddalena. Sessione
speciale sui popoli senza Stato «Cuntra su G8», quando il controsummit parla
sardo C. Co. SASSARI Il forum Cuntra su G8 ha preso il via ieri a Sassari nella
pineta di Baddimanna. È organizzato da venti tra associazioni e partiti, tra
cui Arci Sardegna, Rete 28 aprile della Cgil Partito dei comunisti italiani,
Rifondazione comunista, Sinistra critica, Cagliari social forum, Cantiere
sociale de l'Alguer, Confederazione dei Cobas, Gettiamo le basi, Indipendentzia
repubbrica de Sardigna, Movimento omosessuale sardo, Sindacadu de sa natzione
sarda, il manifesto sardo. Il programma del forum ieri prevedeva una giornata
dedicata solamente all'accoglienza dei partecipanti, dotati di pass e
alloggiati nei camping di Platamona, alle porte di Sassari. Oggi cominceranno i
lavori veri e propri, che saranno distribuiti su quattro tavoli tematici:
servitù militari, guerra e autodeterminazione; autosufficienza energetica e no
al nucleare; sovranità alimentare; diritti di cittadinanza e repressione
sociale. Mercoledì sarà preparato un documento conclusivo che tirerà le somme
del dibattito. Una sessione speciale sarà dedicata al tema
dell'autodeterminazione delle nazioni senza stato e dei popoli indigeni. «Sono
le manovre economiche ultra liberiste dei signori del G8, della banca mondiale
e delle grandi multinazionali», si legge nel documento di preparazione del
forum, «che hanno caratterizzato fortemente gli ultimi decenni di globalizzazione e privatizzazioni, con le pretestuose e barbare
guerre al terrorismo e con le false esportazioni di democrazia create ad hoc
per far sopravvivere un sistema malato ed un'economia di carta. Impegnati solo
a produrre profitto immediato e a privatizzare, hanno ottenuto esclusivamente
il passaggio di ricchezza dal lavoro degli uomini e delle donne agli utili
delle banche e degli speculatori». «Appare chiaro - si legge ancora nel
documento - che le conseguenze della crisi le pagheranno i lavoratori; migliaia
di precari non riconfermati, migliaia in cassa integrazione, mentre molte
fabbriche chiudono e la condizione sul lavoro si fa sempre peggiore, perché
peggiori sono i contratti, i sistemi di tutela e la sicurezza del futuro. La
risposta dei signori del G8 è nella strenua difesa di un sistema indifendibile,
e allora si varano decreti salva banche e si aumentano le spese militari mentre
nel contempo si attuano tagli indiscriminati che colpiscono lo stato sociale e
negano i diritti civili. Governi di ogni orientamento politico hanno
predisposto galere per chi, pur non commettendo alcun reato, è colpevole di
essere immigrato, fuggito da guerre e povertà frutto di politiche di dominio.
Questa crisi vogliono che venga pagata dai territori già ampiamente sfruttati e
martoriati dalla globalizzazione. Bisogna dire di no».
( da "Repubblica.it"
del 07-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'AQUILA - E'
il momento della grande sfida. Tre giorni di riunioni e di incontri per
decidere il futuro del pianeta. Con tanti progetti, molta tensione. Silvio
Berlusconi ce la mette tutta, ma sente il peso della critiche, delle polemiche,
delle ipotesi che la stampa straniera solleva sulle difficoltà a comporre
un'agenda non all'altezza del momento. Affronta i media a Palazzo Chigi teso e
contratto. I maxischermi installati nella cittadella dei media mostrano un
leader stanco e nervoso, che calibra le parole. Ma lo fa a fatica.
"Nonostante gli attacchi a cui sono sottoposto", premette prima di
annunciare il programma del summit, "i sondaggi, quelli seri, che hanno
sempre azzeccato i risultati elettorali, mi attribuiscono un consenso che raggiunge
il 64,1 per cento degli italiani: E' un primato che mi affianca a leader come
Medvev, Calderon, Obama, Mubarak". Niente sorrisi, nessuna battuta, questa
volta. E' un'affermazione fatta con rabbia, più che con soddisfazione. La sola
che si concede. Parla soprattutto dei temi che verranno affrontati. Conferma
che ci sarà l'atteso incontro con il presidente Usa Barack Obama: lo
accompagnerà nel centro storico de L'Aquila. Ricorda che il cancelliere tedesco
Angela Merkel visiterà il borgo di Olla, quello più colpito dal terremoto di
due mesi fa. Elenca i temi che gli sherpa hanno "faticosamente" messo
a punto per rendere organica la discussione e arrivare ad una dichiarazione
congiunta. Temi politici, lotta all'inquinamento, la lotta al terrorismo,
l'acqua per l'Africa e "via via fino ad arrivare alla dichiarazione
finale", messa a punto "tra tutti i leader presenti al vertice".
OAS_RICH('Middle'); Il primo giorno vedrà riuniti i capi degli 8 paesi più
industrializzati, "quelli legati da valori e obiettivi comuni"; poi
gli incontri verranno allargati agli altri 36 mebri di altrettanti paesi che a
dispetto della loro acquisita importanza economica, commerciale, finanziaria,
figurano ancora come ospiti. Parliamo della Cina, dell'India, del Brasile, del Sudafrica.
Ma anche dell'Angola, della Libia, dell'Egitto, del Marocco, della Corea del
sud. Gli echi degli arresti a Roma e qui, vicino a l'Aquila, restano sullo
sfondo. La cittadella, costruita dentro e subito fuori la caserma della Scuola
della Guardia di Finanaza, è isolata. Le notizie arrivano attutite. Le
manifestazioni dell'onda, i cortei più o meno spontanei, le barriere
improvvisate per isolare i cosiddetti obiettivi sensibili, sembrano appartenere
ad un mondo lontano, distante. La stessa distanza, fisica, psicologica, che si
avverte con la città ferita dal terrenoto. Dalla cittadella si esce solo con
apposite navette. Si resta lontani, isolati, dai palazzi lesionati, dalle
strade dissestate, dalle macerie che ancora ingombrano il centro storico. La
gente, ci dicono in molti, volontari della Protezione civile e della Croce
rossa, ha scelto di restare lontana. Il G8 è qualcosa che sente estraneo. Non
c'è delusione. Perché non c'è mai stata attesa e speranza. Sono sentimenti che
chi vive sotto le tende, spesso sette, otto persone insieme, non si può
permettere. Restano sullo sfondo anche le polemiche sollevate da un servizio
del Guardian nel quale si parla delle difficoltà del governo italiano a guidare
un vertice mondiale mentre infuriano le polemiche per gli scandali a luci rosse
che vedono coinvolto il premier in persona. In queste prime ore, si ragiona
soprattutto sul fatto che questo G8 non rappresenta più la realtà del pianeta.
Dove altri paesi, di altre regioni, protagonisti di sviluppi economici sorprendenti,
continuano ad essere esclusi. Si discute sulla necessità di ottenere risposte
immediate a temi vitali per la terra. Dall'acqua, all'inquinamento, ai
contributi con i paesi cosidetti poveri non più visti come un fondo a perdere
ma come nuove forme di investimento, da cui trarre beneficio, con cui rimettere
in moto il volano dello sviluppo, che può portare beneficio agli uni e agli
altri. Secondo una visione finalmente globale e
globalizzata. Qui a Coppito tiene banco la lettera dell'ex segretario generale
dell'Onu Kofi Annan a Berlusconi nella quale si invita il premier " a non
azzerare" gli impegni nei confronti dei paesi più poveri". Si parla
della crisi economica, preoccupa il livello della disoccupazione raggiunta nel
mondo, si discute degli ultimi accordi sull'armamento nucleare raggiunti
a Mosca tra Medvedev e Obama. Si guarda con interesse a quello che dirà il
premier cinese Hu Jintao, a quello che proporrà il presidente dell'Angola Josè
Eduardo dos Santos, per la prima volta presente ad un G8. L'Africa, assieme ad
alcuni paesi asiatici, è venuta in forze. Allo stesso tavolo, il terzo e forse
più significativo giorno, siederanno anche Egitto, Sudafrica, Nigeria, Senegal,
Etiopia, Algeria. Gli stessi paesi che abbiamo sempre affrontato in termini di
emigrati, di diversi. Da allontanare, da criminalizzare. Ma che la realtà
economica ora ci ripropone come veri partner. Come interlocutori di cui abbiamo
bisogno. Per il nostro futuro, per il nostro benessere. (7 luglio 2009
( da "Stampa, La" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Retroscena Un
nuovo protagonista Dopo i satelliti l'India vuole il Pianeta Rosso RADHIKA
RAMACHANDRAN L'India ha realizzato grandi progressi e oggi integra la
tecnologia più avanzata con una politica sempre più mirata in settori
strategici come le telecomunicazioni, le trasmissioni tv, la meteorologia e il
monitoraggio ambientale. Vanta un programma spaziale avanzato, che le permette
di realizzare satelliti per una vasta gamma di servizi e allo stesso tempo di
lanciarli, utilizzando razzi di fabbricazione nazionale. Si sono così
realizzati gli scenari immaginati da Vikram Sarabhai, considerato il padre
della corsa alle stelle «made in India». Ma è adesso che scatta la fase del
consolidamento e il Paese - ho spiegato al recente Festival delle Scienze di
Roma - si sta conquistando così lo status di «player» globale. Il programma
indiano, infatti, punta all'esplorazione del Sistema solare e a quella dello
spazio esterno. Gli obiettivi principali sono quattro. Primo: lo studio di
pianeti, stelle e galassie. Secondo: le missioni robotizzate e umane per lo
sfruttamento delle risorse della Luna e di altri pianeti. Terzo: le ricerche
sulle interazioni Sole-Terra. Quarto: gli studi avanzati sull'origine e la
distribuzione della vita. Non è un caso che in questo
periodo si moltiplichino gli annunci di Usa, Europa,
Giappone, Cina e Russia e le loro iniziative per cercare di svelare ciò che si
estende al di là del nostro Pianeta. Nell'area dell'esplorazione planetaria
l'India si è impegnata nella missione lunare nota con il nome di «Chandrayan-1»
e che è stata lanciata il 22 ottobre 2008. Quanto all'esplorazione dello
spazio esterno, il nostro ente - l'«Indian Space Research Organisation» - sta
progettando una serie di iniziative: un osservatorio lunare, una sonda marziana
e un'altra in grado di atterrare su un asteroide, oltre a un «fly by» con una
cometa e a missioni al di là del Sistema Solare. Questi obiettivi, però,
richiedono costi ridotti. Data la soglia di affidabilità tecnologica ormai
raggiunta, la logica del «riutilizzo» appare ormai come un'area-chiave tanto
delle ricerche teoriche quanto delle applicazioni, che vanno dai materiali
intelligenti fino ai nuovi sistemi di propulsione. Lo spazio, così, si è
trasformato nella nuova frontiera e le missioni umane sono diventate il
prossimo passo dell'esplorazione. Ecco perché il nostro ente spaziale le sta
studiando attivamente e si registra la convinta collaborazione della comunità
scientifica oltre che il forte appoggio dell'opinione pubblica. Il «follow-up»
è destinato a essere impressionante: sistemi di controllo, di sicurezza e di
«life support», tecnologie robotiche avanzate, addestramento di una nuova
generazione di astronauti. I prossimi anni racchiudono grandi sfide.
( da "Stampa, La" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pronti 10
miliardi di dollari contro la fame Le priorità sono i cambiamenti climatici e
gli aiuti all'Africa Aiuti all'Africa Resta l'impegno di raddoppiarli entro il
2010: 50 miliardi all'anno Effetto serra Ridurre dell'80% le emissioni di CO2
entro il 2050 nei Paesi ricchi Malnutrizione Fondo speciale per la sicurezza
alimentare e investimenti Allargamento Il vertice sarà aperto in tutto a
quaranta delegazioni [FIRMA]EMANUELE NOVAZIO ROMA Sarà un vertice a geometria
variabile, quello che si apre oggi alle 13 con una colazione di lavoro degli
otto leader. Italia, presidente di turno, Usa,
Francia, Gran Bretagna, Giappone, Canada e Russia inizieranno la tre giorni
dell'Aquila discutendo di economia mondiale. Per formalizzare il «global
standard», l'insieme di regole giuridiche globali da assegnare alla finanza per
scongiurare le crisi, la tappa fondamentale sarà però il G20 di Pittsburg, in
autunno. Più concreta l'ipotesi di passi avanti nel dossier sul commercio
internazionale. Limitato a otto anche l'esame delle questioni di politica
internazionale (fra cui l'Iran, dove non si attendono novità rispetto alla
politica della porta aperta a tempo determinato pur condannando le violazioni
dei diritti umani). Il peso del vertice si misurerà su altri dossier: soprattutto
quelli relativi ai cambiamenti climatici, agli aiuti allo sviluppo e
all'Africa, alla lotta alla fame. Nel capitolo fame sarà lanciato il cosiddetto
«Aquila food security iniziative», un fondo dotato di 10-15 miliardi di
dollari. E si riporterà l'agricoltura al centro dell'attenzione internazionale,
avviando il processo verso una «Partnership globale per l'agricoltura e la
sicurezza alimentare». Nelle intenzioni della presidenza l'iniziativa non
dovrebbe dare vita a un nuovo organismo, ma favorire piuttosto un miglior
coordinamento degli interventi di governi, organismi internazionali, imprese,
donatori, comunità scientifica e Ong. Gli investimenti a lungo termine nel
settore agricolo potrebbero raggiungere i 12 miliardi di dollari in tre anni: Usa e Giappone dovrebbero stanziarne 3-
( da "Stampa, La" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA «CARITAS IN
VERITATE»: UN AFFONDO CONTRO GLI SPECULATORI E «QUEGLI STRUMENTI SOFISTICATI
UTILIZZATI PER TRA
( da "Repubblica.it"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
ROMA - Il G8
dell'Aquila perde uno dei suoi attori principali. A causa dell'aggravarsi delle
violenze nello Xingjiang, il presidente della Repubblica popolare cinese Hu
Jintao ha anticipato a ieri sera il suo rientro a Pechino e, di conseguenza,
non parteciperà al vertice degli otto grandi nel capoluogo abruzzese. I
sanguinosi scontri nella regione della Xingjiang, sconvolta dalla violenza
etnica tra musulmani uighuri e cinesi 'han', finora con oltre 150 morti e più
di mille feriti, oltre a un gran numero di arresti da parte della polizia, ha
spinto il presidente cinese - che ieri era in visita in Toscana - a cambiare in
tutta fretta il programma del suo viaggio in Italia e a tornare anticipatamente
in patria. L'aereo di Hu Jintao è partito dall'aeroporto di Pisa, diretto a
Pechino. Al summit dell'Aquila, che comincia oggi, mancherà dunque il massimo
rappresentante di una delle economie trainanti dello scenario internazionale,
oltre che della nazione più popolosa del pianeta. La delegazione cinese,
comunque, rimane all'Aquila e parteciperà regolarmente ai lavori del vertice.
Che i programmi 'italiani' del presidente cinese stessero mutando lo si è
capito ieri sera quando Hu Jintao ha lasciato anticipatamente Firenze per
raggiungere Pisa. Il presidente, che avrebbe dovuto dormire nel capoluogo
toscano per poi raggiungere Roma nella mattinata di oggi, al termine della
cerimonia che si è svolta nella sede della prefettura fiorentina si è concesso
un breve riposo in un albergo del centro di Firenze e ha lasciato la città
intorno alle 23, preceduto da gran parte della delegazione. OAS_RICH('Middle');
Dopo di che, è arrivata la conferma sul suo rientro
anticipato in Cina, a causa dell'aggravarsi della crisi nello Xingjiang, fornita da
Tang Heng, primo consigliere politico dell'ambasciata cinese in Italia.
"Gli affari interni e la situazione nello Xinjiang - ha detto - hanno
fatto partire in anticipo il presidente". La partecipazione di Hu
Jintao al G8 era particolarmente attesa, sia perché in discussione ci sono
anche i temi della crisi economica mondiale, le prospettive di fine recessione,
il commercio globale e gli aiuti allo sviluppo - questioni nelle quali il ruolo
del 'colosso' cinese viene ritenuto determinante - sia perché il presidente
della Repubblica popolare aveva in calendario importanti incontri bilaterali,
tra cui quelli col presidente Usa Barack Obama e con
la cancelliera Angela Merkel. E sicuramente anche in quelle occasioni non
sarebbe stato tralasciato il tema del rispetto dei diritti umani, come era emerso
già nelle precedenti giornate della visita in Italia, in particolare
nell'incontro al Quirinale col presidente Giorgio Napolitano. (8 luglio 2009
( da "Repubblica, La"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 2 -
Interni Colossale cantonata G8, arrivano i grandi della Terra polemica
Berlusconi-Guardian Il quotidiano accusa. La replica: "Siete una piccola
testata" Il vertice Il premier: "Sono al 64%, ho consensi da record,
come Obama, Mubarak Lula, Medvedev" L´articolo del "Guardian" sull´Italia?
Rappresenta una colossale cantonata di un piccolo quotidiano. L´episodio si
riferiva al lavoro preparatorio degli sherpa americani in vista del G20 di
Pittsburgh GIANLUCA LUZI ROMA - Aveva lanciato la sfida impossibile solo tre
mesi fa quando decise di smantellare il G8 della Maddalena per trasferirlo
all´Aquila: «Porterò la capitale della politica nella capitale del dolore». Per
ora ha avuto ragione lui: oggi pomeriggio nella caserma della Guardia di
Finanza di Coppito arrivano i grandi della Terra, come si definiscono con una
certa enfasi i leader dei paesi più industrializzati. Obama, Brown, Merkel, il
giapponese Aso che ieri sera ha visto Berlusconi a Palazzo Chigi, Sarkozy,
Medvedev, Harper, arriveranno in elicottero dentro la cittadella militare e
comincerà «sotto buoni auspici per l´accordo Usa-Russia»
il classico G8 con Italia, Canada, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Russia,
Germania, Giappone, più Commissione europea e Svezia come paese presidente di
turno dell´Ue. Parte il G8 di Berlusconi sull´onda di una nuova polemica con i
giornali inglesi: il Guardian prende di mira il ruolo dell´Italia sulla scena
politica mondiale. «Crescono le pressioni all´interno del G8 per espellere
l´Italia», scrive il quotidiano che riporta l´ipotesi di sostituire Roma con
Madrid fra i Grandi. «Piccolo giornale, colossale cantonata», liquida la
faccenda Berlusconi che dice di non temere ripercussioni internazionali dalle
domande sugli scandali. «Il G8 rimarrà - prevede Berlusconi - ma in futuro sarà
G14». Infatti oggi sarà solo il primo passo perché il secondo e il terzo giorno
il summit sarà allargato ai grandi paesi emergenti, Cina, India,
Brasile, e infine i Paesi dell´Africa, dell´Asia, l´Australia e le altre
principali economie europee tra cui la Spagna. Sollecitati dall´Onu e dalle organizzazioni
umanitarie i leader mondiali, che al terzo giorno del summit rappresenteranno
il 90 per cento dell´economia mondiale, dovranno affrontare il problema tragico
della fame nel mondo. «Lanceremo una somma tra i 10 e i 15 miliardi di
dollari per aiutare tutte le persone che nel mondo soffrono la fame», ha
annunciato ieri Berlusconi presentando il G8 a Palazzo Chigi. Il summit è
preceduto da un lavoro di mesi da parte degli sherpa degli otto Paesi che hanno
messo a punto le dichiarazioni che riguardano i temi politici, la non
proliferazione nucleare, la lotta al terrorismo, il futuro sostenibile, il
clima «su cui c´è la resistenza della Cina», l´acqua
per l´Africa, la sicurezza alimentare. Senza trascurare i fronti caldi:
Afghanistan, Pakistan «con le sue 60 bombe atomiche», Iran «con cui
continueremo il dialogo per ora senza sanzioni», Honduras e Xinjiang. Ma il
tema dei temi è la crisi economica. «Non si può guardare e andare avanti con
quello che è un sistema di economia globale con le regole del vecchio secolo» è
la premessa di Berlusconi che annuncia: «Presenteremo i 12 punti studiati
dall´Ocse, con principi standard che puntano ad una economia basata su
moralità, eticità e trasparenza». Quindi «andrà vietato il riciclaggio di
denaro, dovremo dire no a forme di protezionismo e far sì che il segreto
bancario non sia più un ostacolo». All´Aquila ci sarà il lavoro preparatorio
per le nuove regole dell´economia mondiale, il legal standard, che «dovrà poi
essere sottoposto al G20 di Pittsburgh». Ringraziato il Papa per il messaggio
ai leader «in cui apprezza la scelta dell´Aquila» e parla di stima per il
premier, esorcizzato l´incubo di nuove scosse di terremoto (la cittadella
militare è antisismica), e scongiurato il pericolo di defezioni eccellenti, sul
G8 di Berlusconi pesa l´alone di scandalo per le feste in Sardegna e a Palazzo
Grazioli, di cui si è ampiamente occupata anche la stampa straniera. Il premier
sa che qualche domanda scabrosa la dovrà affrontare. Si dice sicuro che però
«non condizioneranno i lavori del G8, perché io ho un rapporto continuativo e
costante con i miei colleghi che conoscono bene i giornali e sanno valutarli».
E comunque, «nonostante gli attacchi il mio gradimento è al 64,1 per cento. Un
record come Obama, Lula, Medvedev, il presidente del Messico e Mubarak».
Immancabile a fine conferenza l´attacco a la Repubblica che aveva posto la
domanda: «Mi sembra strano che la domanda venga da chi appartiene al suo gruppo
editoriale, che prima ti butta addosso delle calunnie, e poi se la prende con
te perché queste calunnie fanno male all´Italia. Non c´è nulla di vero in tutto
quello che avete scritto dalle minorenni in poi».
( da "Repubblica, La"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 41 -
Cronaca Rapporto inglese sul benessere sostenibile Nel Costa Rica la speranza
di vita più alta I nuovi paradisi non conoscono il Pil L´America Latina
monopolizza ben nove dei primi dieci posti della classifica ALESSANDRA RETICO
Felicità interna lorda. Un indicatore che smonta il mito occidentale del
reddito, sostituendolo con soddisfazione personale, speranza di vita, politiche
ambientali. Il Costa Rica vince, è il paese con il Fil più alto. Ci si vive
bene, a lungo, in armonia con la natura. Mentre i leader riuniti in Italia per
il G8 si preoccupano di Pil e deflazione, la seconda edizione dell´"Happy
planet index", che indica il tasso di benessere sostenibile, premia
standard alternativi: impronta ecologica del sistema produttivo, lunghezza e
pienezza dell´esistenza. La ricchezza non può comprare la felicità. Alibi o
buon senso? «In questa età di incertezza, di crisi grave, le persone temono il
futuro» scrive The New Economics Foundation (Nef), l´organizzazione non
governativa britannica che ha redatto la classifica delle nazioni più felici.
Con un obiettivo: far capire che le priorità della gente sono ora diventate
altre. Merce e soldi, petrolio e titoli non hanno reso il mondo un posto
migliore, figuriamoci noi. Anzi, molte potenze economiche (Usa, Cina, India) erano più felici venti anni fa, ecosistemi e risorse
erano meno sfruttati. Guarda il Costa Rica, che ha scalzato il paradiso
dell´arcipelago Vanuatu, Oceano Pacifico meridionale, dal primo posto
dell´indice 2006: più dell´85 per cento degli abitanti si dichiara felice di
vivere nel paese latino americano, «la speranza di vita è di 78,5 anni,
il paese non è lontano dall´aver trovato l´equilibrio tra i suoi consumi e le
sue risorse naturali, il 99 per cento dell´energia che produce deriva da fonti
rinnovabili», segnala Nic Marks, uno degli autori dello studio. Ma l´America
latina è tutta allegra, monopolizza ben nove dei primi dieci posti. Consumare e
consumare non porta da nessuna parte. Non a caso a guidare la classifica sono
paesi a reddito medio, i ricchi e sviluppati stanno invece a metà. Nella lista,
stilata sulla percezione degli abitanti di 143 paesi, la maggior parte delle
nazioni "verdi" e contente si concentra in America Latina, la prima
tra le europee è l´Olanda (43esima), l´Italia è 69esima (slittata dal 66esimo
posto del 2006), prima di Francia, Uk e Spagna ma dopo la Germania. In coda la
maggior parte dei Paesi africani, ultimo lo Zimbabwe. «Con il mondo che si
trova ad affrontare la tripla sfida presentata da una profonda crisi economica,
da cambiamenti climatici sempre più veloci e da un incombente picco della
produzione di petrolio, abbiamo disperatamente bisogno di nuove direzioni e
linee guida» scrive nel rapporto Nic Marks. «Seguire il canto della sirena
della crescita economica ha dato benefici marginali ai poveri del mondo,
mettendo a rischio le basi per la loro sopravvivenza. Questa strategia non ha
nemmeno migliorato il benessere di chi è già ricco, né ha portato a una
stabilità economica». Lo vediamo eccome, nonostante nei Paesi ricchi il grado
di soddisfazione e speranza di vita sia aumentato del 15 per cento in 45 anni
(ma l´impronta ecologica è schizzata del 72 per cento). Il Fil non fa troppi
calcoli, più che altro sente (feel), e sente che è tempo di cambiare.
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
UMBERTO DE
GIOVANNANGELI Cosa sia diventato un G8 lo chiarisce molto bene il columnist del
Financial Times: «Un mostruoso incontro di migliaia tra funzionari,
spin-doctors e staff per la sicurezza. Per non parlare del circo mediatico che
li segue. Producono una quantità di comunicati, ma poca sostanza». Se non
bastasse, Peel nota anche che, in tema di crisi, «il ruolo di forum mondiale
principale è stato scippato dal G20un gruppo di leader altrettanto male
organizzato, ma che ha la virtù di aver incluso Cina,
India e Brasile come membri a tutti gli effetti». Chiusura lapidaria: «L'evento
è semplicemente diventato troppo goffo per essere efficace. Ma l'entusiasmo di
Berlusconi peggiora le cose...». Il G8 delle alleanze variabili. Così si
presenta il summit aquilano. Sull'Iran come sull'emergenza climatica. Sul
secondo dossier, a fianco di Barack Obama si schiera decisamente Angela Merkel,
uniti nell'aspettarsi che i leader dei Paesi membri del G8 appoggino
l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a non oltre 2 gradi entro il
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Precarietà, globalizzazione, diritti e doveri, tutele di chi lavora, ruolo
dei sindacati, profitto, ruolo del management, il potere «arbitrario» della
tecnica, difesa della natalità e della vita, valori etici, ruolo delle
religioni, bene comune, sviluppo, ecologia, materie prime, lotta alla fame,
migrazioni, educazione, autonomia, economia «no profit», relativismo,
riforma degli organismi internazionali e governance globale. In oltre 140
pagine Benedetto XVI con la sua enciclica sociale Caritas in Veritate indica un
preciso quadro di riferimento sui temi dello sviluppo globale. Il documento è
stato presentato ieri dal presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace,
cardinale Renato Raffaele Martino, dal segretario del dicastero, monsignor
Giampaolo Crepaldi, dal cardinale Paul Joesf Cordes responsabile del pontificio
consiglio «Cor Unum» e dall'economista Stefano Zamagni. L'accusa al capitalismo
Resterà deluso chi si aspettava un documento di aperta condanna del capitalismo
da parte della Chiesa. L'enciclica di papa Ratzinger è attenta agli effetti
della globalizzazione e della crisi dei mercati. Per questo la sua
pubblicazione, che era prevista già nel
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
MILLE EURO A
CENA Mille euro regalate da giampy ad ogni ragazza per partecipare ad una
"cena" a palazzo grazioli, tanto quanto spendono moltissime famiglie
per vivere un mese! È questo il vero scandalo in un momento di crisi. Luigi, pa
ENRICO L'AVEVA DETTO Caro Benedetto XVI non è mai troppo tardi. G8, G14, G20...
della necessità di un governo mondiale dell'economia,
quando ancora la globalizzazione non era un gergo corrente ne parlò un grande
dirigente politico: Enrico Berlinguer e ci lasciò nell'84, ma... non è mai
troppo tardi. Valerio, Bo PROVERBI CHI DI CHIESA FERISCE DI CHIESA PERISCE Dopo
la scossa Crociata spero proprio che sia così. Gaddi, Lt SPERO IN UN PD
COSí Cara Unità, vorrei che il Pd fosse ristrutturato in questo modo:
metodicamente alla base come il vecchio Pci che permetteva agl iscritti
maggiore partecipazione e critica onde poter agire da "feedback"
(controreazione) a eventuali decisioni poco democratiche dei vertici. Attivare
corsi di formazione di base inerenti il nuovo corso politico del Pd , che
abbiano una mano tesa verso i nostri ex fratelli della sinistra. Per far
comprendere loro che uniti anche nella diversità si può battere questa destra
populista-nonsisachecosè. Dopo ci potranno essere tempi migliori per tutti.
Vamo, taranto PER LORO NO E PER NOI SÌ Cara Unità non è giusto che per una
scossa del 4 grado hanno organizzato il piano d'evaquazione e a noi ci dicono
che sono scosse d'assestamento! Thomas aquilanO ACQUA ALTA «Sapessi com'è
strano sentirsi innamorati... no! Scusate ALLAGATI a Milanooo. Anche il
"Dio PO" si è infuriato alle esternazioni del Ministro Calderoli.
Gina L'UNITÀ IN CHIESA A proposito del conflitto Maroni/Chiesa. Quando vado a
messa con mio figlio a Osio Sotto (BG), porto sottobraccio l'Unità! Valerio,
Lucca
( da "Unita, L'" del
08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'enciclica
della crisi globale «Garantire un lavoro decente» ROBERTO MONTEFORTE
Precarietà, globalizzazione, diritti e doveri, tutele di
chi lavora, ruolo dei sindacati, profitto, ruolo del management, il potere
«arbitrario» della tecnica, difesa della natalità e della vita, valori etici,
ruolo delle religioni, bene comune, sviluppo, ecologia, materie prime, lotta
alla fame, migrazioni, educazione, autonomia, economia «no profit»,
relativismo, riforma degli organismi internazionali e governance globale. In
oltre 140 pagine Benedetto XVI con la sua enciclica sociale Caritas in Veritate
indica un preciso quadro di riferimento sui temi dello sviluppo globale. Il
documento è stato presentato ieri dal presidente del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, dal segretario del
dicastero, monsignor Giampaolo Crepaldi, dal cardinale Paul Joesf Cordes
responsabile del pontificio consiglio «Cor Unum» e dall'economista Stefano
Zamagni. L'accusa al capitalismo Resterà deluso chi si aspettava un documento
di aperta condanna del capitalismo da parte della Chiesa. L'enciclica di papa
Ratzinger è attenta agli effetti della globalizzazione e della crisi dei
mercati. Per questo la sua pubblicazione, che era prevista già nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-08 - pag: 44 autore: Focus. I giganti
del settore hanno una vita utile delle riserve sempre più breve Major del
petrolio poco longeve L a discesa della domanda mondiale di petrolio cominciata
nel secondo semestre dello scorso anno e il contestuale crollo dei prezzi degli
idrocarburi hanno interrotto, dopo un quinquennio di profitti, la crescita
economica delle società del settore. Le imprese hanno dovuto adeguare il valore
delle riserve, degli avviamenti e delle partecipazioni alle nouve quotazioni
del greggio, affrontando pesanti svalutazioni. I primi risultati negativi sono
emersi nel quarto trimestre 2008 con la statunitense ConocoPhillips in
"rosso" per quasi 23 miliardi di euro, in cima a una lista di altre
dodici società in perdita tra cui la messicana Pemex con -6 miliardi, l'inglese
Bp con -2,4 miliardi, l'anglo-olandese Royal Dutch con -2 miliardi e la russa
Lukoil (partecipata al 20% da ConocoPhillips) con-1,2 miliardi. Nel primo
trimestre 2009 le società in "rosso" sono rimaste tre: Pemex con-1,4
miliardi, la statunitense Hess con -42 milioni e Petro- Canada con -28 milioni.
Ma un ciclo sembra essersi comunque chiuso. La domanda di greggio è calata del
3,6% anche tra gennaio e marzo di quest'anno, con un'estrazione giornaliera di
84 milioni di barili contro il picco di produzione di oltre 87 milioni del
quarto trimestre 2007. Dietro gli Usa, che hanno
mantenuto nel primo trimestre la posizione di primo paese consumatore con quasi
19 milioni di barili al giorno, gli Stati che "bruciano" più petrolio
sono Cina (7,6 milioni di barili), Giappone (4,7), India (3,3) e Germania
(2,5). L'Italia, con 1,6 milioni di barili, è molto staccata da questo
gruppo di testa. Sul versante dell'offerta,invece, il 39% della produzione
mondiale viene da paesi Opec come Arabia Saudita, Iran, Iraq, Emirati,
Venezuela e Kuwait, il 12% dalla Russia, il 9% dagli Usa,
il 4,4% dalla Cina, il 4% dal Canada, il 3,6% dal
Messico, il 3% a testa da Brasile e Norvegia e il 2% dalla Gran Bretagna. Il
campione di R&S comprende 23 compagnie integrate. Sono escluse, per assenza
o insufficienza di dati, Saudi Ara
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-08 - pag: 46 autore: COMMODITIES Deboli
greggio e zucchero, in ripresa lo zinco I l recupero dei metalli non ferrosi al
London Metal Exchange (guidato dallo zinco, risalito del 2,5%) non modifica il
quadro complessivo dei mercati delle commodi-ties, dove l'umore dominante è
ancora all'insegna del pessimismo. Il petrolio Wti è di nuovo arretrato di
quasi il 2%, chiudendo a 62,93 dollari al barile, nonostante il miglioramento
delle previsioni sulla domanda da parte del governo Usa.
Forti vendite sono proseguite anche sui mercati agricoli. A farne le spese sono
stati in particolare i semi di soia, le cui quotazioni sono precipitate di un
ulteriore 5,5% al Cbot. Sulla stessa piazza male anche il mais (-2,3%) e il
frumento (-1,4%). Lo zucchero, nonostante la previsione di
un deficit di offerta anche in Cina, ha proseguito anch'esso la
discesa avviata la settimana scorsa: il raffinato ha perso l'1%, il grezzo il
2,1%. Deboli anche il cotone sodo e il caffè arabica, in ribasso
rispettivamente dell'1% e dell'1,2% a New York. Caffè robusta e cacao hanno
registrato variazioni minime.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-08 - pag: 39 autore: Auto. L'offerta
prevede il taglio di 7.500 posti in Europa - Gm resterebbe al 49% Baic sfida
Magna su Opel: 1,4 miliardi di investimenti L'obiettivo è
produrre in Cina 500mila vetture Andrea Malan FRANCOFORTE. Dal nostro inviato Un
investimento di 1,4 miliardi di euro per produrre entro il 2015 500mila Opel in
Cina; taglio di poco più di 7.500 posti di lavoro in Europa, di cui
3mila in Germania e
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-08 - pag: 4 autore: «La stampa non
condizionerà il G-8» Berlusconi lancia il vertice: «Italia fuori? Cantonata di
un piccolo giornale» Gerardo Pelosi ROMA «Una grande, colossale cantonata di un
piccolo giornale». Il premier italiano, Silvio Berlusconi, cerca di liquidare
così l'articolo dell'inglese "The Guardian" che ieri ipotizzava
un'Italia fuori dal G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-08 - pag: 3 autore: I COMMENTI CONTRASTO
Giulio Tremonti Ministro dell'Economia «Economia e finanza vanno utilizzate in
modo etico? Per me questo è un documento molto, molto importante» INFOPHOTO
Emma Marcegaglia Presidente di Confindustria «Sì al mercato ma senza eccessi,
dignità sul lavoro, no al precariato: sono idee che noi condividiamo» INFOPHOTO
Maurizio Sacconi Ministro del Welfare «Grande sintonia su libertà responsabile
della persona, sussidiarietà, carità e sviluppo» CONTRASTO
Guglielmo Epifani Segretario generale della Cgil «Particolarmente significativa
la scelta di considerare centrali il lavoro e la persona nell'analisi della
crisi» AGF Rosy Bindi Deputata del Pd Vicepresidente della Camera «Fa
riflettere sui limiti di una globalizzazione che ha mortificato l'uomo e
aumentato le diseguaglianze»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-08 - pag: 2 autore: NEL MERCATO CON
GIUSTIZIA Non bisogna demonizzarne la funzione ma servono regole chiare per
evitare abusi Ancora decisivi lo stato e la società civile, il profitto è utile
come mezzo e non come fine LA GLOBALIZZAZIONE Società a misura d'uomo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: SYSTEM (MILANO INTERM - AZPRE data: 2009-07-08 - pag: 34 autore:
Vincenzo de' Stefani: innovazione e ricerca da oltre 50 anni D omenica 31
maggio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito
all'ingegner Vincenzo de' Stefani l'altissima onorificenza di Cavaliere del
Lavoro, ordine istituito nel 1901. Vincenzode'Stefani, 80anni, dopo la laurea
in ingegneria meccanica nel 1957, inizia la sua carriera in Francia come
responsabile della Divisione Ingranaggi di un'azienda del settore automotive.
Ritorna in Italia nel 1961, entra come socio nelle Officine David Monteverde,
diventata poi Meccanica Padana Monteverde, ne assume la direzione generale e la
trasforma in una fabbrica di ingranaggi e trasmissioni marine, ferroviarie e
automotive. Dal 1981, la tedesca ZF (la maggiore azienda mondiale di
trasmissioni con 45.000 dipendenti) entra nel capitale di Meccanica Padana
Monteverde e, dal 1986, quando ne acquisisce la totalità delle azioni, fino al
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-08 - pag: 3 autore: NAZIONI UNITE «Ora serve
la riforma dell'Onu» La crisi ha evidenziato l'urgenza della riforma dell'Onu e
la necessità di una vera architettura economica e finanziaria
per governare la globalizzazione. Per Benedetto XVI «urge la presenza di una
vera autorità politica mondiale ». Di fronte alla crescita della
interdipendenza mondiale, è fortemente sentita, anche in presenza di una
recessione altrettanto mondiale, l'urgenza dellariforma sia dell'Organizzazione
delle Nazioni Unite che dell'architettura economica e finanziaria
internazionale, «affinchè si possa dare reale concretezza al concetto di
famiglia di nazioni.Sentita è pure l'urgenza di trovare forme innovative per
attuare il principio di responsabilità di proteggere e per attribuire anche
alle nazioni più povere una voce efficace nelle decisioni comuni». Eppoi una
nuova condanna da parte del Papa delle politiche di controllo delle nascite,
talvolta promosse da organismi dell'Onu: il rispetto per la vita, dice, «non
può in alcun modo essere disgiunto» dallo sviluppo dei popoli.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-08 - pag: 4 autore: La bozza di
dichiarazione. Intesa per accelerare i negoziati sul commercio Doha round da
chiudere entro il 2010 Alessandro Merli Dal vertice dell'Aquila uscirà un
impegno comune del G-8 e delle cinque maggiori economie emergenti a chiudere il
negoziato del Doha round per la liberalizzazione del commercio mondiale entro
il 2010. Impegno che peraltro non è una garanzia di successo, dato che
sollecitazioni analoghe sono venute negli anni scorsi a ogni incontro dei capi
di Stato e di Governo per poi essere disattese dai negoziatori. La
dichiarazione congiunta dovrebbe uscire dalla riunione di domani del G-8 più 5
(cioè gli otto Grandi, più i leader di Brasile, Cina, India,
Messico e Sudafrica). Una spinta decisiva alla trattativa sul commercio è stata
indicata come uno degli obiettivi del summit dal presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi. I leader dei 13 Paesi, secondo una bozza del comunicato
ottenuta dall'agenzia Reuters, dovrebbero dare istruzioni ai ministri del
commercio di riunirsi prima del summit del G-20 di fine settembre a
Pittsburgh, per poter mettere un sigillo politico su un'intesa di massima in
quella occasione. L'accordo sulla conclusione del Doha round dovrebbe servire a
contrastare la caduta degli scambi internazionali, che, secondo stime della
Banca mondiale e della Wto, l'organizzazione mondiale del commercio, subiranno
quest'anno una contrazione del 10%, e il rischio di restrizioni di tipo protezionistico.
La riduzione del commercio mondiale è considerata uno dei fattori che hanno
aggravato la recessione globale. Al G-20 di Washington dello scorso novembre, i
partecipanti si erano impegnati a evitare misure restrittive dei commerci.
Tuttavia, la Wto, che sta svolgendo un monitoraggio di queste azioni, ha
rilevato in un rapporto diffuso la settimana scorsa che ci sono stati ulteriori
interventi protezionistici negli ultimi mesi, dopo quelli già rilevati subito
dopo il summit di Washington. In parte si tratta di misure che agiscono in aree
grigie non coperte dalla regole della Wto, ma che contribuiscono a limitare gli
scambi o a distorcere la concorrenza internazionale. Il direttore generale
della Wto, Pascal Lamy, che parteciperà all'incontro dell'Aquila, non ha voluto
commentare ieri l'ipotesi di una chiusura del negoziato (iniziato a Doha nel
2001 e più volte interrotto) entro il 2010. «Potrò essere più preciso dopo la
discussione del G-8 più 5», ha detto. Le trattative formali sono bloccate dal luglio
dell'anno scorso, quando risultò impossibile sanare una frattura fra Stati
Uniti e India, e non hanno potuto essere riavviate nemmeno a fine anno dopo la
richiesta del G-20 di Washington,per l'assoluta mancanza di progressi. Diversi
osservatori ritengono che l'insediamento della nuova amministrazione Usa, che si è detta disposta al dialogo, e di un nuovo
ministro del Commercio indiano, Anand Sharma, ritenuto più malleabile del suo
predecessore, Kamal Nath, dovrebbe favorire un nuovo clima. Il deterioramento
della situazione economica e della disoccupazione nei maggiori paesi al tavolo
della trattativa rischia però di essere un elemento di complicazione. Lo ha
ammesso ieri implicitamente lo stesso Lamy, affermando che «il peggio della
crisi in termini sociali deve ancora venire, il che significa che il peggio
della crisi in termini politici deve ancora venire». Questo potrebbe portare a
un aumento delle richieste di protezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA DOMANI LA
DECISIONE Dalla riunione allargata a Brasile, Cina,
India, Messico e Sudafrica il mandato ai ministri del Commercio per un incontro
prima del G-20
( da "Stampaweb, La"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
CITTÀ DEL
VATICANO No al precariato che, ormai endemico, ostacola i normali percorsi di
vita, no alla delocalizzazione che porta allo sfruttamento, no allabbassamento
delle tutele di fronte ad un sindacato indebolito. Mai un Papa era entrato così in
profondità nelle dinamiche economiche. Lenciclica
«Caritas in veritate», nellunanime approvazione di partiti e
associazioni, stabilisce che Stato e mercato debbono convivere, il profitto non
è peccato (ma basta con le disuguaglianze), la crisi finanziaria spinge verso unautorità
mondiale (lOnu è inadeguata), limpresa ha grandi responsabilità
sociali, il lavoro decente è un diritto (no al precariato). Benedetto XVI
sviscera la globalizzazione e proclama che gli immigrati non sono merce ma
hanno pieni diritti, la finanza senza Dio causa povertà, letica
deve vigilare sugli aiuti al Terzo Mondo per ridistribuire ricchezza, la
pianificazione eugenetica minaccia lumanità e lateismo ostacola lo
sviluppo. «La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende dintromettersi
nella politica, però ha una missione di verità per una società a misura della
dignità umana», precisa il Pontefice. Insomma, un sistema a tre soggetti
(mercato, Stato, società) per una «civilizzazione delleconomia».
No alla giungla Non va abbassato, dunque, il livello di tutela dei lavoratori.
«Lestromissione dal lavoro per lungo tempo oppure la dipendenza
prolungata dallassistenza pubblica o privata, minano la libertà e la
creatività
della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul
piano psicologico e spirituale», ricorda il Pontefice teologo. Servono una
«governance» della finanza globale alla luce della crisi e unautorità planetaria per impedire che il
terrorismo fondamentalista freni lo sviluppo dei popoli. Il Papa è preoccupato
dalla diffusione dellaborto e
delleutanasia in unepoca in cui la corruzione mette a rischio la
democrazia e il cristianesimo è indispensabile per il progresso. La Chiesa approva leconomia
di mercato, che però non deve diventare la giungla del più forte. Dopo il crac
Madoff, Benedetto XVI condanna gli «strumenti sofisticati usati per tradire i
risparmiatori», lo scandalo delle speculazioni, il saccheggio delle risorse e
dellambiente da parte dei ricchi, la fame provocata «non da carestie ma
da irresponsabilità». Rivaluta, invece, il ruolo e il potere dello Stato le cui
leggi devono tutelare soprattutto la famiglia fondata sul matrimonio. La
globalizzazione, ammonisce Benedetto XVI, va governata senza protezionismi. Al
corretto funzionamento delleconomia serve
letica, perciò nei paesi in via di sviluppo la cooperazione
internazionale deve garantire a tutti acqua e cibo. La sessualità, poi, «non è
un fatto ludico ed edonistico e il turismo sessuale è un fenomeno perverso». Quale
profitto? Il Papa chiede agli Stati di regolare i processi economici e, come
nel 29, la bufera sui mercati è
loccasione per ripensare il modello di sviluppo. La precarietà
lavorativa, infatti, causa degrado umano, specie se le multinazionali calpestano i
diritti umani e i sindacati vengono indeboliti. Attenzione, dunque, ai gruppi
di potere che distruggono il creato, cacciano Dio dalla sfera pubblica,
separano la carità dalla verità riducendola a «sentimentalismo», ribaltano le
organizzazioni internazionali in «burocratici e costosi» apparati. Se diventa lunico
fine, il profitto distrugge ricchezza, mentre occorre valutare gli impatti
positivi di novità come gli Ogm di fronte allemergenza alimentare. Il Pontefice stigmatizza la
delocalizzazione delle imprese per puri fini speculativi e punta lindice
contro una nuova classe di manager strapagati priva di responsabilità sociale.
«Investire ha sempre un significato morale, oltre che economico», avverte il Papa che raccomanda di
«rafforzare lesperienza della microfinanza» e
loda la «fiscalità sussidiaria» (otto e cinque per mille). Salvare luomo
«Realismo e speranza, nonostante la crisi e senza ingenuità», commenta il
direttore dellOsservatore Romano, Giovanni Maria Vian. Riconosce il
carattere innovativo e avanzato dellenciclica
persino il leader della teologia della liberazione, Leonardo Boff: «Finora la
Chiesa era apparsa più concentrata sugli affari interni, ma con questo
documento dal taglio fortemente sociale compie una grande apertura al mondo».
Benedetto XVI, osserva il portavoce papale padre Federico Lombardi, «è
consapevole della complessità dei problemi attuali e non si affida a soluzioni
ideologiche», bensì ad un progetto culturale basato sullanalisi
approfondita della realtà. «Solo le regole salvano le persone e
leconomia», è lappello di Benedetto XVI. Dalleugenetica
allaborto, «non si possono minimizzare gli scenari inquietanti per il
futuro delluomo e i nuovi potenti strumenti di cui la cultura della morte dispone».
Intanto la «grave riduzione delle reti di sicurezza» e i tagli alla spesa
sociale, spesso promossi dalle istituzioni finanziarie internazionali»,
lasciano i cittadini impotenti di fronte a «rischi vecchi e nuovi», mentre per
i governi «il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è luomo,
la persona nella sua integrità».
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 08/07/2009 - pag: 5 I documenti Oggi sarà
diffusa la prima dichiarazione politica dopo una riunione degli Otto Dalle armi
nucleari all'effetto serra: ecco i dossier sul tavolo dei Grandi I casi: Iran,
Corea del Nord, Africa. Ma anche clima e commercio mondiale ROMA Nei vertici
del G8, molte delle conversazioni più importanti avvengono al di fuori delle
riunioni plenarie, negli incontri informali o in quelli bilaterali. Il summit
tra i capi di Stato e di governo tra i Paesi più sviluppati del mondo con
l'aggiunta della Russia non prende decisioni operative, ma elabora indirizzi,
linee politiche e impegni. Molti sono destinati a non essere applicati nei
termini sanciti, ma le rotte delineate, gli obiettivi fissati vanno tenuti
presenti. Vengono riassunti in documenti e dichiarazioni scritte, e all'Aquila
ne saranno prodotti almeno 7 o 8. Una delle principali, la dichiarazione
politica, verrà diffusa stasera, prima che le sessioni di domani e venerdì,
allargate ad altri Stati, confermino un dato di fatto evidente: per adottare
scelte decisive per il mondo, ormai non basta mettere intorno a un tavolo
soltanto Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna,
Italia e Russia. Altri Paesi rivendicano ruoli di peso, e non sempre saranno
interlocutori facili. La questione iraniana Per valutare a quali atteggiamenti
ricorrere verso l'Iran, il G8 terrà in conto solo in parte i cortei spezzati
dalla repressione dopo che Ahmadinejad è stato confermato presidente da
elezioni contestate. Gli Otto, che poi saranno 10 perché affiancati dal
presidente della Commissione europea e dalla Svezia che è presidente di turno
dell'Unione europea, si pronunceranno pensando innanzitutto ai piani nucleari
di Teheran e ai loro effetti geopolitici. Fino a ieri, la Russia ha frenato
prese di posizione dure contro Ahmadinejad. Le opinioni pubbliche statunitensi
ed europee premono invece in quella direzione, ma per Barack Obama può essere
ancora presto per ritirare la sua offerta di dialogo all'Iran. Salvo sorprese
dovute all'incontro di lunedì tra il presidente degli Usa
e il russo Dmitrij Medvedev, uno dei più duri verso Teheran risulterà il
premier britannico Gordon Brown. Il G8 non ha il potere di decidere sanzioni.
Per parlarne nei dettagli è in programma un G8 dei ministri degli Esteri il 24
settembre a New York, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. Gli armamenti
nucleari Oltre all'Iran, è la Corea del Nord a turbare i membri del G8 con i
suoi test atomici. Per effetto dell'assenza di George W. Bush e delle
difficoltà nel sopportare i costi degli arsenali in tempi di crisi, gli Otto
dovrebbero nella dichiarazione far proprio l'obiettivo di un mondo senza armi
nucleari (rilanciato da Obama). Oltre a occuparsi di Afghanistan, Birmania,
Medio Oriente, il vertice dovrebbe legare l'impegno contro la proliferazione di
bombe atomiche nelle mani di nuovi proprietari a quello per ridurle dove già ce
ne sono. La crisi economica Su questo soprattutto si misurano i limiti del G8.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato che non rappresenta più
l'economia mondiale come nei decenni passati, mentre «la strada condurrà verso
il G20» con dentro i Paesi che ne costituiscono l'85%. All'Aquila si
definiranno suggerimenti da inviare al G20. Con alcune domande alle quali dare
risposta. A che punto è la crisi? Gli Stati devono dare altri «stimoli» per
contenerla? Clima e ambiente I membri del G8, oggi, parleranno di sviluppo e
ambiente, per semplificare, da donatori verso i Paesi poveri e da inquinatori.
Domani gli stessi argomenti verranno affrontati in altri ruoli. Gli Otto che
poi sarebbero 10 si riuniranno con i Paesi del cosiddetto G5 più l'Egitto,
invitato dalla presidenza italiana, e parleranno degli stessi argomenti da
promotori di nuovi modelli di crescita economica e regolatori internazionali.
Del G5, una dichiarazione comune sancirà il peso cresciuto elencando i
componenti: Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica.
Per avere idea di che cosa comporta il nuovo formato dell'incontro, ecco che
cosa diceva ieri il premier indiano Manmohan Singh rinfacciando ai Paesi ricchi
le convulsioni delle Borse: «Una crisi che non è stata causata da noi, ma della
quale ci troviamo a dover subire le conseguenze». Il commercio mondiale A G8 e
G5 si aggiungeranno domani pomeriggio Australia, Corea del Sud e Indonesia. La
riunione diventerà una seduta del Major economies forum, il Mef. Nelle
trattative coordinate per l'Italia dallo sherpa Giampiero Massolo è stato messa
a punto un paragrafo di dichiarazione che sollecita una ripresa del negoziato
sulla liberalizzazione del commercio internazionale, paralizzato da tempo, e
fissa una data per la sua conclusione. È stato accettato da
tutti tranne la Cina. Nelle prossime ore si verificherà se le sue obiezioni
dureranno. Quando al Mef si uniranno il segretario generale dell'Onu e la
Danimarca, che presiederà la conferenza di Copenhagen sul clima, si misureranno
anche le resistenze di Cina e Brasile sull'obiettivo di contenere entro i due gradi il
riscaldamento del pianeta, proposito che richiede tagli alle emissioni
di Co2. L'Africa e l'acqua Venerdì il G8 dovrebbe annunciare di mettere a
disposizione 15 miliardi di dollari in tre anni per la «sicurezza alimentare »
più impegni sul «diritto all'acqua ». E si misureranno di nuovo gli effetti
della crisi sulle offerte ai Paesi poveri. Maurizio Caprara
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 08/07/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 08/07/2009 - pag: 2 Berlusconi lancia le sfide
del suo G8 Terrorismo, economia e emergenze mondiali. «Il vertice parte sotto
buoni auspici» ROMA Parte il G8 più atteso e tormentato tra quelli finora
tenuti dalla presidenza italiana. Doveva svolgersi alla Maddalena e invece,
dopo il sisma che ha colpito l'Abruzzo, è stato trasferito all'Aquila, vicino
alle tende dei terremotati. Ma, di fatto, partirà da Roma. È infatti nella
capitale che si svolge il primo atto del meeting mondiale, con l'arrivo di
Barack Obama. Il presidente degli Stati Uniti si recherà attorno alle 11 al
Quirinale, dove verrà ricevuto da Giorgio Napolitano. Il colloquio, che
dovrebbe durare una quarantina di minuti, sarà l'occasione per una prima
rassegna dei temi che verranno discussi dagli otto Grandi poche ore dopo nella
caserma di Coppito. E, nel pomeriggio, lo stesso Obama passeggerà nel centro
storico dell'Aquila distrutto dal terremoto. Silvio Berlusconi sfoggia
ottimismo: il vertice «apre con buoni auspici». Nella conferenza stampa di
presentazione del summit, dopo aver citato il miglioramento dei rapporti tra
Russia e Usa («Premia gli sforzi dell'Italia»),
sostiene che «nonostante gli attacchi di una certa stampa» gode del «64,1 per
cento di fiducia» da parte degli italiani: «Un conto è la realtà, un conto le
calunnie». E cita alcuni passaggi del messaggio preparato per l'occasione da
Benedetto XVI, in particolare l'«apprezzamento » per la scelta dell'Aquila come
sede del vertice. Poi illustra il programma dell'incontro. Spiega che il primo
giorno sarà dedicato al G8 «tradizionale », quello ristretto, che permetterà di
affrontare temi come la lotta al terrorismo, l'economia globale e la sicurezza
alimentare e che verranno riassunti nelle dieci dichiarazioni finali. La
seconda giornata sarà riservata al cosiddetto G14, vale a dire gli otto Grandi,
più Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica, oltre all'Egitto, scelto
per la sua importanza strategica per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Pur considerando «molto importante» questo incontro allargato, Berlusconi
sostiene però «che va mantenuto come punto di riferimento il formato attuale»,
cioè il G8. Sempre domani, in serata, ci sarà la cena offerta dal Presidente
Giorgio Napolitano. Ma gli ospiti della caserma di Coppito mangeranno durante
tutto il loro soggiorno specialità italiane (soprattutto abruzzesi) e verranno
omaggiati al loro arrivo da una magnum di Amarone Aneri 2003. Infine, il terzo
giorno sarà dedicato all'Africa e a tutte le crisi mondiali più acute, da
quella mediorientale all'Afghanistan, dal Pakistan (che, ricorda Berlusconi,
«ha 60 bombe atomiche»), alla Corea del Nord e, soprattutto all'Iran, perché
sulle eventuali sanzioni da adottare tra i Grandi ci sono posizioni diverse.
Infine, come iniziativa per combattere la fame nel mondo, il presidente del
Consiglio annuncia che «si è disposti a mettere insieme 10-15 miliardi di
dollari». Dalla crisi «che è un male», insiste Berlusconi citando i 12 punti
del Lecce Framework (il supervertice economico di inizio luglio), «si trarrà un
bene». Vigilanza L'immagine riflessa di un carabiniere di guardia nella
cittadella del vertice G8 all'Aquila (Afp/ Filippo Monteforte). Sono in tutto
15 mila, tra forze dell'ordine e militari, gli uomini impegnati a garantire la
sicurezza durante i lavori Roberto Zuccolini
( da "Manifesto, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lo
sbilanciamento globale Jean-Paul Fitoussi e Joseph Stiglitz * La crisi,
iniziata nel
( da "Manifesto, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
IL COMMENTO
Solo uno dei tanti «gruppi G», sopravvalutato non per caso Joseph Halevi Il
gruppo dei «paesi G» nacque nel
( da "Manifesto, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
GLI STRANIERI
Intervista a Chris Sol, un attivista olandese arrivato a Roma per contestare i
Grandi: troppa confusione nell'organizzazione Il veterano no global: finita
l'epoca dei controvertici, dobbiamo reinventarci ROMA Pochi e confusi. Eppure
fanno numero nella piccola folla che si riunisce a piazza Barberini per la
protesta contro l'ambasciata americana fronteggiata da un imponente dispositivo
delle forze di polizia. Gli attivisti stranieri giunti a Roma per protestare
contro il G8 non nascondono il disappunto di fronte a una mobilitazione che
appare molto inferiore rispetto a quella di precedenti analoghe manifestazioni.
Tra i capannelli di attivisti francesi, spagnoli, tedeschi e greci che ieri si
sono uniti ai manifestanti italiani c'era anche Chris Sol, un attivista
olandese veterano del movimento anti-globalizzazione, che ha partecipato alle
grandi proteste globali da Praga in poi. «È un po' triste essere qui - afferma
Chris di fronte a un raduno soverchiato dalla presenza degli agenti anti-sommossa
- sembra di essere veramente arrivati alla fine di un percorso. È necessario
reinventare le forme di protesta e il modo in cui ci approcciamo alla gente.
Qual è la tua impressione di fronte a questa protesta piuttosto sguarnita?
Dobbiamo stare vedere quello che succederà nei prossimi giorni e quali azioni
ci saranno. Ma credo che per chiunque assista a questa manifestazione e veda il
numero di persone che ci sono in piazza è purtroppo chiaro che molte cose sono
successe in Italia dal
( da "Corriere della Sera"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 08/07/2009 - pag: 16 Rabiya Kadeer La signora della
rivolta WASHINGTON Per i suoi seguaci Rabiya Kadeer è un nuovo Dalai Lama,
degno del Nobel. Per le autorità cinesi è l'ispiratrice della rivolta nello
Xinjiang. Lei, più mode-- stamente, si considera «la figlia degli uiguri».
Sessantadue anni, sei dei quali passati nelle prigioni cinesi, nonna, madre di
11 figli, Rabiya è diventata un simbolo per la minoranza musulmana. E dagli
Stati Uniti, dove vive in esilio, ribatte alla goffa propaganda di Pechino
difendendo i diritti calpestati degli islamici cinesi. Una voce libera
protagonista di una storia singolare. Rabiya era una donna ricca. Molto ricca.
Partita dal nulla una piccola lavanderia ha costruito insieme alla sua famiglia
un impero economico importante, con negozi e affari dalla Cina al Kazakhstan. Un benessere che mostrava come anche gli uiguri
potessero farcela, a patto di tenersi fuori dalla politica e di dimenticare le
proprie origini. Ma il quadretto, gradito al regime, si dissolve nel 1996,
quando il marito di Rabiya, l'ex prigioniero politico Sidik Rouzi, si rifugia
negli Stati Uniti. La polizia cinese si fa più aggressiva, il clan è
tenuto d'occhio in modo severo. E tre anni dopo è la stessa Rabiya a finire in
prigione: la intercettano mentre sta per incontrare una delegazione americana.
Le autorità sostengono che lei rappresenta «una minaccia alla sicurezza
nazionale» e la chiudono in una cella mentre pressioni robuste sono esercitate
sul resto della famiglia. La sua vicenda diventa un caso internazionale e, nel
2005, alla vigilia di una visita dell'allora segretario di Stato Condoleezza
Rice, viene rilasciata e poi espulsa. Rabiya raggiunge il marito negli Stati
Uniti unendosi alla piccola comunità di uiguri che tiene viva l'attenzione sul
dramma della minoranza. Carismatica, piena di iniziative, la Kadeer, oggi a
capo del Congresso mondiale uiguro, si trasforma in un'ambasciatrice del suo
popolo incontrando stampa e personalità politiche, compreso George Bush. Il suo
programma non prevede rivolte ma una protesta non violenta. I cinesi reagiscono
con i loro sistemi. Tre figli di Rabiya sono aggrediti, percossi e messi agli
arresti domiciliari. Prigionieri politici in favore dei quali si muove il
Congresso Usa con una risoluzione che ne chiede il
rilascio. E l'irritazione di Pechino cresce quando il Pentagono decide di
liberare alcuni detenuti uiguri di Guantanamo. Inizialmente si pensa di
sistemarli in Virginia, dove vivono molti membri dell'etnia, poi per l'ostracismo
dei politici locali sono divisi tra Palau e le Bermuda. Agli occhi dei cinesi
sono prove sufficienti a dimostrare che il «grande complotto» è stato ordito
all'estero. Il ritornello gradito dai dittatori di tutte le latitudini. Guido
Olimpio
( da "Manifesto, Il"
del 08-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
COMMENTO
CATTOLICESIMO E CAPITALISMO, CRISI DI UN IDILLIO Filippo Gentiloni Filippo
Gentiloni Carità e verità: due forze molto nobili e solenni aprono l'Enciclica
di Benedetto XVI pubblicata ieri. Solenne anche lo scopo: fare il punto sulla
situazione economica del mondo, sulla crisi in atto, sulle possibilità di
ripresa. Nobile anche quella che si potrebbe considerare la tesi di fondo: la
necessità dell'etica per risolvere la situazione, proprio quell'etica cristiana
della quale Roma è custode e maestra. In questa ottica, il Papa affronta i
principali e più scottanti temi che oggi sono all'ordine del giorno sotto gli
occhi di tutti, dal bene comune alla giustizia, dalla necessità di regole per
regolare il lavoro, al precariato, dalla impresa alla fame nel mondo, alla
immigrazione, dal ruolo dello stato ai problemi
dell'ambiente e della globalizzazione. Senza dimenticare alcuni aspetti e
alcune questioni che fanno parte essenziale del magistero cattolico, come le
questioni legate al sesso e alla crescita democratica. Un panorama vasto e
complesso, che rischia inevitabilmente la genericità. Soprattutto perché
la storia dimostra quanto la sua realizzazione sia difficile. Troppe le
difficoltà e le resistenze. Saranno sufficienti quella carità e quella verità
che l'Enciclica pontificia sollecita e stimola? L'ultimo secolo ha dimostrato e
confermato - purtroppo - quale e quanta sia la forza del denaro e del grande
capitale e insieme quanta e quale sia la debolezza della carità e della verità.
Lo conferma la stessa storia del cattolicesimo, anche se l'Enciclica non lo
dice. Basti pensare alla vicenda del cattolicesimo postconciliare e della
teologia della liberazione. La paura del comunismo ateo spinse la stessa chiesa
cattolica verso il capitalismo più sfrenato, in America latina e non solo.
Qualche cosa del genere è accaduta anche a quei tentativi centristi - le varie
democrazie cristiane - che la chiesa cattolica ha sostenuto fino a un certo
punto, sempre per paura della sinistra comunista. Una storia che non si può
dimenticare, mentre oggi la stessa chiesa esorta il grande capitale a
ricordarsi dei poveri del mondo. Una storia pesante, questa dell'abbraccio fra
il cattolicesimo e il capitalismo. Una storia che riguarda soprattutto l'Africa
e l'America latina, ma non solo. Basterà la nuova Enciclica a fare cambiare
pagina? Ce lo chiediamo, come ci chiediamo se il G8 dell'Aquila farà cambiare
pagina all'atteggiamento degli stati ricchi verso i poveri del mondo.
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
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Esteri "Napolitano, gentleman e grande leader" Al Quirinale la prima
volta italiana del presidente Usa Obama L´America Tre
quarti d´ora per parlare di proliferazione nucleare e timore di nuove armi
ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato L´AQUILA - è in camicia bianca, le
maniche tirate su, una macchia chiara in mezzo al blu e al grigio scuro dei
vestiti che lo circondano; quello di Berlusconi che agita le mani spiegando,
quello degli agenti del Secret Service che scrutano ogni mossa, pronti all´imprevisto.
La passeggiata di Obama nel centro dell´Aquila è il momento clou della prima
giornata italiana del presidente americano, tra strette di mano a pompieri e
uomini della protezione civile, tra le foto di chi vuole essere immortalato con
l´uomo più potente del mondo e qualche autografo. è la star del G8. Mescola con
bravura le sedute di lavoro e le battute, lo sguardo serio e i sorrisi, l´Iran
e la proliferazione nucleare con le promesse di aiuto agli aquilani. L´Italian
Day di Barack Obama inizia al Quirinale, dopo l´atterraggio a Pratica di Mare,
nell´incontro e nell´omaggio al nostro presidente: «Grazie per la sua
leadership, confermo che tutto quello che si dice sulla straordinaria
reputazione del presidente Napolitano è vero: è una persona gentilissima, che
ha l´ammirazione del popolo italiano non solo per la sua lunga esperienza al
servizio dello Stato ma anche per la sua integrità e la sua finezza. è uno
straordinario gentleman, un grande leader di questo Paese, e il fatto che sia
stato un ospite così fine è qualcosa che tutti noi apprezziamo moltissimo». Nel
tendone adibito a sala stampa per gli inviati qualcuno si chiede ironicamente
se le ripeterà anche a Berlusconi. Dura a lungo l´incontro al Quirinale, tre
quarti d´ora in cui i due presidenti parlano dei grandi temi che assillano la
Casa Bianca. Fa capolino uno dei temi del vertice, la proliferazione nucleare,
i timori di nuove armi. La pensano allo stesso modo, «Napolitano ritiene come
me che gli Stati Uniti e la Russia debbano assolvere le loro responsabilità, ma
ritiene molto importante parlare con Iran e Corea del Nord affinché non
facciano passi per arrivare agli armamenti nucleari». Posizioni simili anche
sull´Europa: «Negli ultimi anni il mondo é profondamente cambiato, ma l´Europa ha
molto da dire e potrà farlo a condizione che riesca a essere più unita», gli
dice Napolitano ed Obama è d´accordo. Parlano della crisi economica e dei modi
per superarla, dei «profondi legami» che legano gli Stati Uniti e l´Italia, il
presidente Usa manifesta «grande apprezzamento» per
l´impegno italiano in Afghanistan. Un incontro non certo rituale, quasi un
anticipo del G8. Al vertice Obama arriva in elicottero attorno all´una. Lo
accoglie Berlusconi ma anche una improvvisata e tranquilla contestazione, un
lungo striscione con una scritta rossa a parodiare il più famoso slogan di
Obama: «Yes we camp», sì, siamo accampati. Ma dalla piccola pattuglia di
contestatori per il presidente americano parte anche qualche applauso. Insieme
al premier italiano si sofferma davanti al «Guerriero di Capestrano», la statua
del VI secolo avanti Cristo portata dal museo archeologico a Coppito e per
l´occasione piazzata su una lastra antisismica; poi la tradizionale «foto di
famiglia» tra i drandi e Obama si sistema accanto a Sarkozy. è il momento dei
lavori. Che Obama abbia a cuore la questione climatica è
noto, il presidente Usa ha invitato Cina, India, Brasile, Sudafrica e
Messico a riunirsi oggi con gli Otto per un «Major Economies Forum», ma
l´improvvisa partenza di Hu Jintao gli ha rovinato i piani. Si parla di
economia globale, di Iran, dello sviluppo in Africa. E venerdì il
presidente americano svelerà un piano di 15 miliardi di dollari per l´aiuto
alle nazioni più povere. Arriva anche l´ora dei regali. Berlusconi gli consegna
un libro rilegato in broccato e fili d´oro su Antonio Canova (a lui come agli
altri leader) e Obama scherza sul peso del volume, 25 chili e come copertina un
bassorilievo di marmo che riproduce Le Grazie e Venere dell´artista
neoclassico. Il presidente Usa ci scherza su, si
rivolge al suo personale assistente e ridacchia: «Lo sai che tocca a te
portarlo eh? Non so come farai a infilarlo nel tuo bagaglio». C´è anche un
secondo regalo, una moneta definita "eurodollaro" in cui il verdone
americano e la valuta europea vengono fusi a simboleggiare una moneta unica.
C´è una promessa anche per gli aquilani. La fa al sindaco della città colpita,
che racconta: «Obama ci ha riferito che gli Stati Uniti si stanno organizzando
per aiutarci. In particolare ha parlato di un progetto per la nostra
università». Nel dettagliato programma della Casa Bianca si è però aperto un
buco imprevisto. L´improvvisa partenza del presidente cinese Hu Jintao con cui
questa mattina Obama doveva avere un "bilaterale"´ lascia un po´ di
tempo libero non previsto a quello degli Stati Uniti. Bocche cucite alla Casa
Bianca su come questo tempo (un´ora circa) verrà utilizzato.
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
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Interni G8, primi accordi anticrisi Obama: bene la leadership italiana
Berlusconi: "Sono orgoglioso, abbiamo fatto quasi un miracolo" Il
vertice Il Nyt: "Obama prenda la guida del vertice". Ma la Casa
Bianca: "Splendido lavoro di Roma" GIANLUCA LUZI DAL NOSTRO INVIATO
L´AQUILA - Stanco, i segni della tensione evidenti sul volto,
"salvato" dalle guardie del corpo mentre rischiava di scivolare. Ma
alla fine della prima giornata Berlusconi tira un sospiro di sollievo: il G8 è
cominciato bene per lui. «Sono orgoglioso - ha detto, abbiamo fatto quasi un
miracolo». Sotto esame da parte delle Cancellerie, sottoposto a critiche anche
feroci dalla stampa internazionale per l´alone di scandalo che lo accompagna da
qualche mese, il presidente del Consiglio incassa l´elogio del presidente
americano Obama che smentisce l´articolo del New York Times che accusava il
governo italiano di «programmazione negligente». Prima ancora di raggiungere la
sede del G8 assieme agli altri Grandi della Terra, al termine dell´incontro con
Napolitano, Obama ha definito «il governo italiano un vero, grande amico degli
Stati Uniti» aggiungendo che «su tanti temi importanti Italia e Usa lavorano fianco a fianco». Quanto alla preparazione del
G8 «il governo italiano ha dimostrato una forte leadership», uno «splendido
lavoro del paese che ospita il summit». Esattamente il contrario di quello che
aveva scritto il New York Times esortando il presidente americano ad «assumere
la guida» del vertice dell´Aquila per evitare «uno spreco di tempo e di
impegno», un insuccesso del summit, e non «per la mancanza di problemi
urgenti», ma a causa di una «una programmazione imperdonabilmente negligente da
parte del governo ospite, l´Italia». La Casa Bianca - attraverso il capo degli
sherpa Mike Froman - ha anche definito «falsa» la notizia diffusa dall´inglese
Guardian secondo cui gli Usa si sarebbero assunti il
compito di una conference call con gli sherpa per organizzare il vertice
dell´Aquila. Quella, ha spiegato Froman, è stata una telefonata per preparare
il G20 di Pittsburgh a settembre e «non ha nulla a che fare» con il G8. Forte
di questi due attestati americani, Berlusconi ha accolto Obama con un abbraccio
riconoscente, due baci, un breve scambio di battute e i pollici alzati in segno
di ok. Alla fine della prima giornata dei lavori, Berlusconi, in una conferenza
stampa senza domande, ha voluto rilanciare la sua tradizionale strategia
dell´ottimismo: «Dal G8 intendiamo mandare un messaggio di fiducia: la crisi,
per la sua parte più dura, è alle nostre spalle. Ovunque ci sono segnali di
miglioramento e abbiamo deciso di continuare con azioni coordinate». Durante il
pranzo e la prima sessione di lavoro «abbiamo evidenziato la situazione dei
singoli paesi e abbiamo deciso che è importante mantenere il sostegno al
sistema bancario, in qualche caso al sistema manifatturiero e a chi ha perso il
posto di lavoro». A Pittsburgh, in occasione del G20 di settembre, saranno
varate le nuove regole dell´economia mondiale, «regole che dovranno essere
condivise da tutti», sulla base della moralità e della trasparenza. Il secondo
tema all´ordine del giorno è il clima. Oggi la posizione condivisa dai Paesi
del G8 sarà discussa con Cina e India che sono
piuttosto riluttanti ad assumere impegni vincolanti. «Europa e Stati Uniti - ha
riferito Berlusconi - sono fermamente per la riduzione dell´emissione di
anidride carbonica. La data di ingresso in vigore dell´accordo è ancora in
discussione: 2020 o 2050. Su questo si deve trattare». Però «è importante
presentarsi uniti a India e Cina, perché sarebbe non producente una riduzione in Europa e Usa ma non in quei paesi». L´altro tema sul tavolo del G8 è quello
degli aiuti ai Paesi poveri. «Con gli aiuti del Global Fund abbiamo curato
milioni di bambini», ha ricordato Berlusconi che però ha anche ammesso: «Il mio
paese è in ritardo per i fondi promessi ma abbiamo avuto la vicenda del
terremoto che ci ha tenuto molto impegnati. Come d´accordo, entro fine
anno daremo il nostro contributo al Global Fund. Abbiamo inoltre deciso di
aumentare i sussidi economici in modo tale da poter aumentare anche il numero
dei vaccini». E per evitare che «i poveri dei paesi ricchi diano soldi ai
ricchi dei paesi poveri», cioè che gli aiuti finiscano nei conti segreti dei
dittatori invece che per sfamare la gente, «bisognerà anche cambiare il modo in
cui si aiuta».
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
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Commenti L´AMICO AMERICANO (SEGUE DALLA PRIMA P
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 30 -
Commenti IL MANIFESTO DELLE INTENZIONI (SEGUE DALLA PRIMA P
( da "Repubblica, La"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XVI -
Milano Recital Il dramma dei precari raccontato da Celestini Il poeta
dell´Italia degli sconfitti stasera a Villa Arconati in uno spettacolo di
parole e musica SARA CHIAPPORI I suoi eroi sono operai, proletari, poveri
cristi, vittime e sopravvissuti di guerre, soprusi e miseria, protagonisti di
fiabe dimenticate e recuperate da quello straordinario scrigno che è la memoria
orale. E naturalmente i precari, i nuovi sfruttati del
mercato del lavoro globalizzato, a cui Ascanio Celestini ha dedicato una lunga
saga in forma di spettacolo (Appunti per un film sulla lotta di classe), di
libro (Lotta di classe, pubblicato da Einaudi), di disco e di documentario
(entrambi usciti con il titolo Parole sante). Romano nato nel 1972 nel
quartiere popolare del Quadraro, affabulatore acrobatico e originalissimo
storyteller capace di stregare anche il pubblico televisivo (da un paio di
stagioni è ospite fisso di Serena Dandini a Parla con me), Ascanio Celestini è
uno che ha scelto di stare in prima linea. Stasera a Villa Arconati, più che in
uno spettacolo lo vedremo in un concerto (Parole sante, appunto). Accompagnato
dai suoi musicisti (Roberto Boarini al violoncello, Gianluca Casadei alla
fisarmonica, Matteo D´Agostino alla chitarra, Luca Caponi alla batteria)
alterna monologhi e canzoni in un viaggio che parte tra i precari di un call
center e arriva alle nuove forme autogestite di protesta. Perché si può fare
teatro civile anche senza essere noiosi.
( da "Unita, L'" del
09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
un g8 ormai
dimezzato ZOOM SUL VERTICE Continuano le polemiche contro il G8. Il New York
Times di ieri suggeriva che il Presidente Obama prendesse le redini
dell'incontro, tanto è lui l'unico che può risolvere i problemi del mondo,
questo il succo dell'articolo. Ma nonostante la popolarità Obama non ha
impedito che il movimento no-global si scatenasse a Roma e che Greenpeace
occupasse 5 centrali energetiche. Sfiducia nei confronti dell'istituzione del
G8, che fino ad oggi ha fatto ben poco per risolvere i problemi
del mondo globalizzato, alla radice della contestazione. In America no-global e
i verdi la seguono da vicino e la scritta dei terremotati sulla collina
dell'Aquila Yes we are camp è comparsa su tutti i blog. Molto meno interesse ha
riscosso la proposta di riforma etica discussa ieri e la dichiarazione di
solidarietà dei partecipanti ai principi proposti da Tremonti. La
credibilità dei grandi della terra in materia finanziaria ed economica è ormai
ai minimi storici. L'assenza del leader cinese, poi, rientrato di corsa a
Pechino a causa degli scontri etnici tra minoranze mussulmane e cinesi nel
centro Asia, sminuisce l'efficacia di qualsiasi decisione anche se sostenuta da
Obama. Una riforma del sistema economico senza il beneplacido della Cina è impensabile.
( da "Repubblica.it"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
CON la forza
che la sua figura sprigiona, e con il prestigio ineguagliato della nazione che
rappresenta, Barack Obama ha detto all'Italia che al tavolo dei Paesi che
aspirano alla guida del mondo, un posto per noi c'è ancora e deve esserci.
Questo è il risultato vero che il nostro Paese, il governo Berlusconi e i
futuri governi italiani, incassano nel primo giorno decisivo del G8 e che
l'Italia può riporre in cassaforte come un capitale che potrà essere speso nei
quattro, od otto anni, nei quali Barack Obama resterà presidente. Non c'era
dunque bisogno che il "New York Times" gli chiedesse ieri di prendere
il timone di questa edizione del G8, perché dal momento in cui ha messo piede
in Italia si è visto benissimo chi sia il sole attorno al quale ruota il sistema
che noi definiamo "occidentale" e che il resto del mondo accetta o
subisce. Per ora compresa anche quella Cina che, nella partenza affannosa del suo presidente Hu Jintao,
l'assente giustificato, ha mostrato che sulla propria stupenda crescita
industriale e finanziaria ancora pesa, come aveva ricordato garbatamente il
presidente Napolitano, quella vulnerabilità e incompiutezza civile che ne
limita la capacità di leadership internazionale. Se il G8 in sé, come
istituzione, è da tempo un organismo incurabilmente obsoleto che non può essere
ringiovanito neppure suonandolo come una fisarmonica che si allarga e si
restringe, le polemiche sulle "agende", sul lavoro dei portatori di
carta, i cosiddetti "sherpa" che sfornano i documenti annunciati non
cambiano il fatto essenziale: dal momento che esso esiste, e in attesa che
qualcosa di meno ingombrante e macchinoso venga creato, è meglio stare dentro,
piuttosto che starne fuori. OAS_RICH('Middle'); E per i più piccoli fra i
grandi, come l'Italia, è doppiamente necessario parteciparvi, con dignità e con
eleganza, senza esporci al sarcasmo di chi - si deve ricordarlo - come gli
Inglesi e i Francesi, dovette essere persuaso molto a fatica dal presidente
Gerald Ford nel 1975 ad aggiungere un posto a tavola anche per Aldo Moro, il
nostro premier di allora, al Gruppo. Non ci sono stati risultati a sorpresa,
non ci sono mai in questi vertici, sul clima, sull'Iran, neppure sul governo
dell'economia mondiale che ricalca - anche in questo caso - quel ritorno a una
ragionevole "regulation" e alla supervisione pubblica già espresso in
altri incontri e presentato in anticipo da Obama nelle sue proposte al
Congresso per riordinare il mercato finanziario e dare alla banca centrale,
alla Fed, poteri disciplinari severi. Il tempo dei cavalli sfrenati è finito,
dall'autunno di Bush. C'è stata invece la conferma, importantissima in questo
momento burrascoso, della scelta classica di ogni amministrazione americana
dopo la Seconda guerra, di guardare oltre i venti della politica italiana e di
sostenere il governo che comunque gli italiani si scelgono, senza sindacare,
senza intervenire pubblicamente. Domandando in cambio, come ha detto Obama
elogiando il presidente Napolitano con questo solenne complimento,
"integrità", da parte di chi guida le nazioni che vogliono restare
socie del club delle democrazie. Un atteggiamento classico e collaudato che
ieri ha permesso a Obama di offrire il proprio ringraziamento a Silvio
Berlusconi, a colui che oggi ci rappresenta, e al premier italiano di incassarlo
dal successore di quel Bush nei confronti del quale si era molto esposto. Ma
gli Usa non serbano rancori né fanno questioni
personali, perché le nazioni, come ricordava il primo ministro inglese Lord
Palmerston, "non hanno amici permanenti, hanno interessi permanenti".
E' nel loro, come nel nostro interesse, mantenere forte, e soprattutto stabile,
il rapporto fra Mosca e Washington, come in questa prima giornata il G8 ha
fatto, nella tradizionale "convergenza di vedute". Il senso che in
questa stanca istituzione informale chiamata G8 sono gli Stati Uniti a restare
il perno della ruota, è stato particolarmente forte in questa edizione 2009. Lo
è stato perché ha visto l'esordio di un Presidente americano atteso come dai
tempi di Ronald Reagan a Venezia nel 1981 non accadeva più. La immensa - e
reale - popolarità internazionale di Obama, la sua trionfale vittoria
elettorale che gli ha dato quella sicura legittimità che non ebbero mai
Clinton, stentato vincitore di maggioranza relativa nel 1992 e certamente non
Bush Secondo, arrivato al primo G8 del 2001 sull'onda di un'elezione
scandalosa, ne fa il "leader dei leader". Al privilegio di essere la
guida di quella nazione dalla quale passano ancora le arterie della finanza,
che dispiega armati in guerre o in basi in ogni continente, di essere colui che
dovrà convincere anche le nuove potenze industriali come India e Cina a domare il loro desiderio di sviluppo sfrenato
dimostrando che l'America per prima ha capito il rapporto fra crescita e
ambiente, Obama aggiunge l'asso della propria storia politica e della propria
personalità. Quella diversità che ha interrotto, nella foto di famiglia degli
G8 scattata ieri, la monotonia etnica e culturale di uomini e donne tutti figli
dello stesso dna europeo, come finora soltanto ai premier giapponesi spettava
di fare. Se ancora l'Africa non c'è, in quel gruppo che coagula il 50% della
ricchezza mondiale e presto l'80%, con l'inclusione di India e Cina, Barack Obama è almeno il segnale che la
multirazzialità, e la multiculturalità sono il presente del mondo, anche di
quello che crede di potersi chiamare fuori dalla storia. E' assai probabile
che, come ormai accade da anni, le solenni affermazioni e le risoluzioni
sfornate all'Aquila saranno purtroppo dimenticate appena l'ultimo studio mobile
televisivo sarà stato smantellato, come il tradimento degli impegni a favore
delle nazioni povere ha tristemente provato. Ma il volto dei "grandi del
mondo" è cambiato per sempre, grazie a Obama, alla signora Michelle nel
suo smagliante abito giallo, e cambierà ancor di più nei prossimi anni, quando
anche questo club esclusivo dovrà fare quello che gli Stati Uniti hanno già
fatto nel novembre del 2008: ammettere che esso somiglia sempre meno al mondo
che pretende di pilotare. E che per tornare a essere credibile deve finalmente
somigliare all'umanità che vuole rappresentare, come questo G8, il primo
"summit multietnico" della storia dei paesi ricchi. (9 luglio 2009
( da "Repubblica.it"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
"ABBIAMO
fatto un miracolo", dice Berlusconi al termine della prima giornata del G8
a L'Aquila. Ma se questo è vero dal punto di vista del format, lo è meno dal
punto di vista dei contenuti. Il sedicente "accordo" raggiunto dai
Grandi del Pianeta sul rilancio dell'economia e sulla ri-regulation della
finanza ruota intorno a un impianto quasi moroteo: "Brevi cenni
sull'universo". Un manifesto di intenzioni universalmente condivisibili,
perché volutamente generiche. Come da copione. Nessuno si aspettava nulla, da
questo appuntamento mondiale che serviva molto più al capo del governo italiano
che a tutti gli altri. E il nulla, puntualmente, è arrivato. Non tanto per
l'inefficienza dell'ospitante (l'Italia), quanto per la dissonanza tra gli
ospiti (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Germania) e per l'insufficienza
dello strumento (il G8). La crescita doveva essere il piatto forte del summit.
E il piatto è rimasto sostanzialmente vuoto. Gli Otto (a dispetto del
miracolismo berlusconiano) non hanno moltiplicato pani e pesci. Nel documento
finale l'analisi della congiuntura resta contraddittoria: ci sono "segnali
di stabilizzazione", ma la situazione rimane "incerta" e
permangono "rischi significativi per la stabilità economica e
finanziaria". "People first", questo sì. Priorità assoluta alle
persone, a chi non ha lavoro, a chi lo ha perso. Ma sono parole. Nei fatti,
nessun nuovo "stimolo", nessun altro "Piano Marshall", per
sostenere economie da mesi allo stremo. Chi può, farà per conto suo. Qui ha
pesato l'ortodossia teutonica di Angela Merkel. La sua Germania, forte di un
rimbalzino del 4,4% negli ordinativi dell'industria a maggio, pretendeva un
confronto immediato sull'"exit strategy" dalla recessione: basta
aiuti governativi e spese pubbliche, che destabilizzano i bilanci e infiammano
l'inflazione. La Cancelliera non ha ottenuto il rigore che voleva. Ma ha
impedito che gli altri ottenessero il contrario. OAS_RICH('Middle'); La stessa
cosa è accaduta nella discussione sul prezzo del petrolio, altro fattore
endemico di destabilizzazione, visto che solo nell'ultimo anno ha oscillato tra
i 32 e i 147 dollari al barile. Nicholas Sarkozy e Gordon Brown avrebbero
voluto che il G8 fissasse un "prezzo giusto" intorno ai 70 dollari,
per mettere la speculazione con le spalle al muro. Dmitrij Medvedev si è
opposto, in nome di un libero mercato che evidentemente deve valere ovunque,
meno che nei confini della madre Russia. In compenso, i Grandi si batteranno
per "sostenere la domanda", per "mantenere aperti i
mercati" e per "respingere il protezionismo
di ogni genere". Come, lo diranno in un'altra occasione. La stessa cosa
vale per gli altri capitoli del pacchetto economico all'ordine del giorno. Due
esempi. Il primo è lo scudo fiscale, cui l'Italia stava alacremente lavorando,
prima di incappare nello stop nell'Unione europea: canale "utile" per
far rientrare i capitali dall'estero. Come attivarlo, lo sapremo solo dopo aver
definito "un quadro di discussione tra i Paesi interessati". Il
secondo esempio è la lotta all'evasione: "Non possiamo continuare a
tollerare grossi ammontari di capitali nascosti per evadere il fisco", si
legge nel documento finale. Dunque, lotta senza quartiere ai paradisi fiscali.
Come, lo sapremo quando l'Ocse finirà il suo lavoro sulla black list. Nel
frattempo, si procede in ordine sparso. Alcuni Paesi, che fanno più fatti che
chiacchiere, hanno già firmato patti bilaterali per la cooperazione fiscale e
il superamento del segreto bancario: Francia e Germania hanno fatto accordi con
Svizzera, Austria e Lussemburgo. Altri Paesi, che preferiscono le chiacchiere
ai fatti, stilano false "liste nere": l'Italia non ha ancora fatto
accordi con nessuno. L'ultimo capitolo, sul quale aveva scommesso tutte le sue
carte Giulio Tremonti, riguarda le nuove regole della finanza. Il cosiddetto
"Global Legal Standard". Anche qui, al netto della retorica
trionfalistica della delegazione italiana, non c'è stata quella
"accelerazione enorme" né quel "colpo di manovella" di cui
parla il ministro dell'Economia. Né, in tutta onestà, ci poteva essere. C'è il
vago impegno degli Otto ad applicare "norme e principi comuni di
correttezza, integrità e trasparenza", e a "riformare la
regolamentazione finanziaria, stabilendo norme più stringenti tra cui il
controllo degli hedge funds e il tetto agli stipendi dei manager". Ma
questo è tutto. Le bibliche "dodici tavole" di Giulio non sono
diventate legge. Non piacevano né a Obama, né a Brown. Di nuovo, tutto è
rinviato all'autunno, e al necessario coinvolgimento del "Financial
Stability Board" presieduto da Mario Draghi (volutamente ma inopinatamente
tagliato fuori dall'elaborazione del testo tremontiano). Nel frattempo, ognuno
si fa la sua ri-regulation. In America il Segretario al Tesoro Tim Geithner
l'ha sottoposta tre settimane fa al Congresso. In Gran Bretagna il Cancelliere
dello Scacchiere Alastair Darling l'ha presentata ieri a Westminster. E questo
è tutto. Per vedere un po' di arrosto, dietro questo fumo, bisognerà aspettare
settembre e il G20 di Pittsburgh. Ma è un errore aver fatto di questo G8
l'ennesima occasione perduta. I destini dell'economia e della ripresa mondiale,
per quanto allargati dalla globalizzazione, si giocano
ancora in buona parte nel perimetro del G8. L'anno scorso la somma dei Prodotti
lordi degli Otto Grandi ha raggiunto i 22 mila miliardi di dollari, mentre la
somma dei Pil degli emergenti (Cina, India, Brasile e Messico) è poco meno di
un terzo. Il totale dei consumi privati dei primi ha superato i 14 mila
miliardi di dollari, mentre quello totalizzato dai secondi è stato sette volte
minore. Il G8 servirebbe ancora. Purché si producesse in un utile conferimento
di sovranità nazionali, e non si limitasse a un inutile spargimento di carte
intestate. (9 luglio 2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-09 - pag: 8 autore: L'INSTANT BOOK Gli interventi nel capitolo sulla globalizzazione Tommaso
Padoa-Schioppa intervista: La sfida di Globus, il mondo con una moneta Barry
Eichengreen Il ping pong planetario America-Cina Martin Wolf Nasce l'economia
dei cento fiori Jagdish Bhagwati intervista: La globalizzazione in pausa Parag
Khanna Le città di un mondo invisibile Valerio Castronovo Il protezionismo può rispuntare 160 pagine. Da sabato a9,90E l'articolo prosegue
alle pagine 9 90/ l'articolo prosegue tra le pagine 9.90
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-09 - pag: 8 autore: Lezioni per il
futuro. Il libro in edicola da sabato La super moneta i cento fiori e la sfida
globale C ento fiori, un'unica super moneta e un ping pong mondiale. L'uscita dalla grande crisi passa dal rilancio della
globalizzazione, un crocevia dell'economia e della politica- come emerge dal
G-8 dell'Aquila-dove oggi si incontrano queste tre parole chiave. Le propone
«Lezioni per il futuro», il libro del Sole 24 Ore in edicola da sabato, che
nasce dal dibattito su come battere la crisi con oltre 60 economisti, studiosi,
politici e premi Nobel. All'«economia senza frontiere» è dedicato un intero
capitolo. Martin Wolf, columnist del Financial Times, ritiene che sia ormai
terminata l'epoca di un modello egemonico di economia di mercato per lasciare
spazio a un mondo di tanti capitalismi, insidioso sì, ma divertente. Ogni
nazione adatterà il mercato alle proprie tradizioni, rielaborando per il
capitalismo lo slogan di Mao Zedong sui «cento fiori». L'uscita dalla tempesta
per Tommaso Padoa-Schioppa è una moneta globale: questa fase, dice l'ex
ministro dell'Economia, pone la questione di uno standard internazionale sul
quale lavorare con urgenza. Gli squilibri globali, a partire proprio da quelli
valutari, sono destinati a rimanere, ma Barry Eichengreen, storico
dell'economia a Berkeley, conta sulla disponibilità cinese a stabilizzare gli
Usae l'economia mondiale, e sulla prontezza di Obama e della Fed a ridurre il
deficit e a evitare l'inflazione. Ma come sarà lo scenario post-crisi? Per
Jagdish Bhagwati, professore alla Columbia University, il capitalismo, pur
ferito, vivrà a lungo a patto che si riparino in fretta i danni e che si dia
meno ascolto agli economisti. La globalizzazione non è finita: si tratta di un
processo decennale e la crisi attuale è solo una pausa.
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
GB Uno stanco
rituale Marco D'Eramo Se continua così, quando un leone scapperà dallo zoo di
Pechino, noi italiani saremo indotti a chiederci con ansia: «Ma per Berlusconi
questa notizia è buona o cattiva?». È infatti straordinario come ci si possa
scannare, insultare, ghignare su temi ineffabili quanto il sesso degli angeli
(chiacchierato almeno quanto quello del nostro anziano premier). Già di per sé
infatti il G8 è un involucro vuoto, obsoleto residuo di un passato coloniale,
che non corrisponde alla scala di potere del pianeta dove nulla può essere
deciso senza Cina, India, Brasile. CONTINUA|P
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
SAN ROSSORE
meeting internazionale Libertà scientifi ca Tutto pronto per la nona edizione
del meeting di San Rossore, la manifestazione promossa
dalla Regione e dedicata ai temi della globalizzazione che inizia oggi alle
9.30. L'iniziativa come sempre si svolge nelle grandi tensostrutture allestite
fra i pini del Parco. Nell'anno dedicato a Galileo, i temi in discussione sono
quelli della scienza e della pace, di qui il titolo "La scienza motore
dello sviluppo, la pace motore del mondo". Fra i protagonisti della
prima giornata l'astronoma Margerita Hack e il matematico Piergiorgio
Odifreddi, che alle 12.40 insieme al pianista Roberto Cagnazzo dà vita alla
conversazione matematico-sonora "La musica dei umeri e i numeri della
musica". Con loro a discutere sui temi della scienza, della conoscenza,
della vita, dell'etica e della libertà sono a San Rossore anche Ignazio Marino,
Aldo Schiavone, Vandana Shiva, Stephen Wolfram, Eduard De Bono e Adveev Sergej
Vasilijevich. Oggi da segnalare anche alle 14.45, sotto la tenda Giove, il
reading "L'altra faccia" del Teatro delle Donne, scritto da Stefano
Massini e interpretato da Luisa Cattaneo e Gabriele Giaffreda. L'accesso al
meeting è libero e gratuito, i cancelli del parco aprono alle 8.30. Dalla stazione
centrale di Pisa partono bus navetta che collegano con la tenuta, con apposita
segnaletica e con orario dalla stazione al parco ogni mezz'ora fra le 8.30 e le
11.30, mentre per il ritorno il servizio dal Parco alla stazione è attivo dalle
17 alle
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
MILLWARD Parla
lo studioso americano «Uiguri globalizzati, lottano per i diritti» Michelangelo
Cocco Docente di storia presso la Georgetown University di Washington e autore
di «Eurasian crossroads: a history of Xinjiang», James A. Millward è
considerato uno dei massimi studiosi di Xinjiang. Al telefono gli abbiamo
chiesto di commentare la crisi nella regione. Come spiega questa esplosione di
rabbia degli uiguri del Xinjiang? La frustrazione economica, politica e
religiosa degli uiguri ne costituisce lo sfondo e il modo in cui le autorità
hanno affrontato la rissa del Guangdong (almeno due operai uiguri uccisi nella
provincia del sudest, ndr) ha acceso la miccia. Ma a far
salire la tensione alle stelle ha contribuito il modo in cui in Cina è gestita l'informazione: i media diffondono una storia
ufficiale a cui pochi credono e che alimenta voci, discussioni e immagini su
internet e altri canali che lo Stato alla fine può bloccare, ma che
nell'immediato causano forti tensioni. Nel Xinjiang ci sono problemi di
relazioni interetniche a cui le autorità rispondono accusando le organizzazioni
uigure all'estero, al Qaeda o, in alcuni casi, il governo Usa.
Cos'è l'«odio etnico» di cui tanto si parla in questi giorni? Sarebbe più
corretto parlare di «tensioni tra gruppi», «relazioni tra maggioranza e
minoranza», problemi con cui deve fare i conti qualsiasi governo che voglia
mantenere stabilità e armonia e che vengono esacerbati da rapidi cambiamenti
economici e dalla globalizzazione. In Cina ad acuire queste
tensioni si aggiungono la mancanza di trasparenza nel sistema giudiziario. Ogni
anno si verificano decine di migliaia di quelli che le autorità definiscono
«disordini» e che hanno a che fare col lavoro, la proprietà della terra, lo
sviluppo, l'ambiente, la corruzione dei governi locali. Problemi che generano
proteste ufficiali e l'attivazione dei tribunali. In alcuni casi lo stato
centrale invia nei luoghi dei disordini delle commissioni per cercare di
risolverli. Ma quando tensioni simili coinvolgono gli uiguri del Xinjiang, a
queste viene attribuito immediatamente un connotato politico o religioso e
vengono affrontate in modo diverso. Qual è il ruolo dell'immigrazione han? La
modernizzazione, lo sviluppo economico, la globalizzazione, sono state esportate
nella regione attraverso l'immigrazione han di massa. A partire dagli anni '80
lo sviluppo del Xinjang è stato impetuoso e gli standard di vita e il salario
medio ora sono più alti che nel resto della Cina. La
forza lavoro han - incoraggiata o forzata a emigrare - ha cambiato l'equilibrio
demografico della regione, causando risentimento tra gli uiguri. Che differenze
rileva tra le ultime rivolte uigure - quelle di Baren, nel 1990, e di Gulja,
nel 1997 - e la ribellione di Urumqi? Differenze enormi. Nelle settimane
precedenti i fatti tragici degli ultimi giorni, più di una volta studenti e
giovani uiguri hanno protestato sfilando sotto le bandiere della Repubblica
popolare: hanno espresso dissenso manifestando nello stesso tempo lealtà allo
Stato. Non sono più indipendentisti. I moti di Baren, circoscritti per
dimensioni e conseguenze, avevano invece una chiara impronta religiosa e
separatista. Gulja, nel 1997, fu in parte una reazione alla repressione di un
nascente movimento sociale uiguro, ma ebbe anche connotazioni religiose, che
oggi sono assenti. Crede che la leadership degli uiguri all'estero abbia
giocato un ruolo nello scoppio di questa rivolta? È difficile valutare
l'influenza dei diversi gruppi di esiliati uiguri sulla popolazione del Xinjiang.
Quello che è certo è che sono sempre più efficaci nel raccogliere informazioni
sulla situazione nella regione, all'interno della quale hanno i loro contatti,
nonostante l'apparato di sicurezza - anche informatica - messo in piedi dal
governo cinese. Ma non credo proprio che Rebiya Kadeer - che come filantropa e
donna d'affari era molto rispettata - abbia il potere di far scendere in piazza
migliaia di persone a Urumqi.
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
IL SUMMIT Si
alza il sipario, due leadership e un sopravvisuto Andrea Fabozzi INVIATO A
L'AQUILA INVIATO A L'AQUILA Su il sipario, tutta la stampa internazionale è qui
e fino all'ultimo non molla. «Ci pensi Obama a guidare questo G8, Berlusconi va
bene per lo show ma non per la leadership» avverte il New York Times.
«Atterrando in Italia gli otto grandi devono chiedersi se si tratta di un paese
del primo o del terzo mondo», continua il Guardian. Ma Berlusconi nel frattempo
è a Onna, prova a stringersi alla Merkel mentre lei fa di tutto per stargli
lontana. E poi a L'Aquila, il palcoscenico di una figuraccia annunciata?
Nossignore, si alza il sipario sul vertice G8 e palazzo Chigi può esibire il
pollice alzato di Obama al Cavaliere - gli ha messo anche una mano sulla
spalla, sì sì - e più ancora la dichiarazione del negoziatore della Casa
bianca: «La presidenza italiana ha fatto un ottimo lavoro di preparazione del
summit». Dunque non è vero che Washington ha scippato il coordinamento degli
sherpa a Roma, come ha scritto il Guardian martedì? C'è stata sì una
«conferenza telefonica», ammette il capo degli sherpa Usa
Mike Froman. Ma era per preparare il G20 di settembre in Pennsylvania. Fosse
vero si tratterebbe di uno sgarbo agli inglesi che quel vertice dovrebbero
coordinare. Per la Farnesina è sicuramente vero. Frattini , schivando
l'equivalente tedesco delle Iene che gli saltella attorno gridando «Berlusconi»
proclama: «Non ci facciamo distrarre dai titoli dei giornali, Obama ci ha
lusingato». CONTINUA|P
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
ANALISI Il
vertice non dà nuove risposte Solo vecchie ricette, si deciderà altrove Antonio
Tricarico COPPITO COPPITO Nella originaria divisione del lavoro del 2009 - tra
il G20 sotto la presidenza britannica ed il G8 sotto quella italiana - il nuovo
forum dei venti paesi più influenti al mondo si sarebbe dovuto occupare della
crisi economica e finanziaria, nonché delle misure da trovare a breve termine;
mentre il G8 italiano avrebbe dovuto curare le cause profonde della crisi e
individuare soluzioni di lungo termine. Alla fine il G20, anche grazie alla
ritrovata spinta americana, è andato ben oltre il suo mandato, mentre il G8 ha
cercato di mantenere qualcosa da dire. In realtà da dire ha avuto ben poco, e
soprattutto nulla sulle soluzioni strutturali che in tanti si aspettano. In
particolare, non è stata minimamente affrontata la grande questione monetaria
delle «valute di riferimento» dei mercati internazionali e della
stabilizzazione dei cambi tra le monete. Un problema su cui
la Cina negli ultimi mesi ha posto con forza e giustamente l'accento. In
tale contesto, gli otto leader non hanno potuto che ribadire gli impegni già
presi a Londra dal G20 e monitorare l'andamento della crisi globale. Proprio i
rischi legati alla crisi stessa rimangono e l'ottimismo delle ultime settimane
sembra svaporare nella calura estiva. Negli Usa
si inizia a parlare di un possibile nuovo pacchetto di stimolo all'economia,
necessario per uscire definitivamente dall'impasse attuale. Negli altri paesi
ci si chiede quanto le misure messe in campo stiamo davvero funzionando come
voluto, soprattutto di fronte all'inesorabile aumento della disoccupazione.
Allo stesso tempo, le banche custodiscono ancora titoli tossici, e non si
escludono colpi di coda della crisi finanziaria. In questa incertezza, il
solito appello del G8 a chiudere la tornata di trattative del Doha round per
nuove liberalizzazioni del commercio internazionale, viste come panacea di
tutti i mali, risulta quasi patetico. E' ben noto come un provvedimento del
genere contribuirebbe ben poco a un aumento sostanziale della crescita
economica; soprattutto penalizzerebbe gran parte dei paesi in via di sviluppo,
come numerose simulazioni di think tank internazionali mostrano. Ma una
chiusura dei negoziati alla Wto rimane difficile, perché il vento politico a
favore delle liberalizzazioni è fortemente diminuito in molti paesi
occidentali, a partire degli Usa, dove soltanto
l'ottenimento di risultati aggressivi e a vantaggio del business a stelle
strisce otterrebbe il via libera dal Congresso. In tal senso il riferimento del
G8 al contrasto del protezionismo, sia commerciale che finanziario, risulta
retorico. Si aggiunga che lo stesso G8 scarica le sue responsabilità nell'aver
esortato, sin dalla sua nascita, alla rimozione di ogni controllo dei movimenti
di capitali, portandoci così - dopo 30 anni - alla crisi attuale. Paradossale,
invece, che nel comunicato finale dell'Aquila sull'economia mondiale si rilanci
l'idea di un accordo multilaterale sugli investimenti, il cui negoziato all'Ocse,
alla fine degli anni '
( da "Corriere della Sera"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 09/07/2009 - pag: 1 Clima, taglio di metà
delle emissioni inquinanti entro il 2050. Il presidente Usa
con Berlusconi tra le macerie dell'Aquila Il G8 promuove le regole per
l'economia Obama: in Italia una forte leadership. I Grandi condannano le
violenze in Iran Prime decisioni al G8 dell'Aquila. Sì alle regole anticrisi
per l'economia: per i leader ci sono «segnali positivi», ma «la situazione
resta incerta». Intesa sul clima per limitare «l'aumento globale della
temperatura» e sulla riduzione delle emissioni di gas serra del 50 per cento
entro il 2050. Berlusconi: «Ora dobbiamo convincere India e
Cina». Il presidente Usa Obama, ospite al Quirinale di
Napolitano: «In Italia forte leadership. Con Roma una vera amicizia». Più tardi
la visita, insieme al Cavaliere, al centro dell'Aquila devastato dal terremoto.
DA P
( da "Manifesto, Il"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
TerraTerra G8,
l'inganno sul clima Marina Forti Curioso come le parole possono ingannare. «Il
gruppo delle otto maggiori economie hanno concordato che l'aumento della
temperatura globale non dovrà eccedere o 2 gradi Celsius», riferivano ieri le
agenzie dall'Aquila, dove si teneva il vertice del G8 (che oggi si allarga al
«Mef», forum delle maggiori economie, di cui fanno parte
paesi ormai decisivi come Cina, India, Brasile, Messico).
Molti notiziari italiani hanno tradotto con la frase «il G8 ha raggiunto un
accordo sul clima». Falso. Cioè: vero, in apparenza, perché gli Otto hanno
concordato una frase da mettere nel loro comunicato finale su questo che è
considerato uno dei principali temi in agenda. La dichiarazione finale
dunque dirà che le 8 maggiori economie del mondo vogliono fare in modo che la
temperatura globale non aumenti più di quella soglia (2 gradi Celsius rispetto
al livello precedente la Rivoluzione industriale) che il Comitato scientifico
delle Nazioni unite sul clima (Ipcc) considera la soglia indispensabile a
evitare la catastrofe ambientale. Guardiamo il lato buono delle cose: questo è
il primo G8 in cui gli Stati uniti sono rappresentati dall'amministrazione
Obama, che ha dato una svolta drastica alla politica americana del clima
rispetto al predecessore Bush, e finalmente fa propria la raccomandazione
dell'Onu. A ben guardare però quella frase nel comunicato finale sarà ben poca
cosa, e la realtà è che all'Aquila c'è invece un forte disaccordo. Il punto è:
come si evita che la temperatura globale salga più di quel certo limite? La
risposta sta nella capacità di diminuire le emissioni di anidride carbonica e
altri gas «di serra» (quindi nelle politiche energetiche, consumo di petrolio e
di altri combustibili fossili, sviluppo industriale, consumi, agricoltura,
foreste e così via). Qui però il vero soggetto non è il G8 ma le 16 nazioni del
«Major economies forum», che insieme producono circa l'80% delle emissioni di
gas di serra del pianeta. Martedì a Roma il Mef ha tenuto un incontro preliminare
e oggi si riunisce all'Aquila. Tutta la questione era se includere nella
dichiarazione dell'Aquila un formale impegno: la proposta sostenuta da diversi
paesi industrializzati era dimezzare le emissioni di gas di serra entro il
2050. Qui l'accordo non c'è: Cina e India si sono
opposte a indicare un oiettivo a metà secolo se prima i paesi industrializzati
non si impegnano a tagliare le loro emissioni al 2020, e anche a definire piani
per aiutare le nazioni in via di sviluppo a finanziare le misure urgenti per
affrontare i disordini climatici ormai incombenti - laumento di alluvioni,
ondate di caldo, siccità, aumento del livello dei mari, che tra l'altri
colpiscono in modo sporporzionato proprio loro. Spiegava il negoziatore indiano
Dinesh Patnaik all'agenzia Reuter: «Per un obiettivo a lungo termine ci deve
essere un obiettivo credibile a medio termine». I paesi in via di sviluppo
chiedono che quelli ricchi taglino a medio termine almeno il 40% delle loro
emissioni: «senza un'indicazione precisa sul medio termine, e senza finanze e
tecnologie, i paesi in via di sviluppo non possono accettare obiettivi a
lungo», dice Patnaik. Ma tutto questo significa che l'Aquila non avrà portato
nessun passo avanti in vista del vertice mondiale sul clima previsto a fine anno
a Copenhagen, dove è in gioco un accordo globale che sostituisca quello di
Kyoto. I negoziatori non si aspettano veri passi avanti prima del G20, in
settembre negli Usa.
( da "Corriere della Sera"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 09/07/2009 - pag: 6 Patto sul clima: metà
emissioni entro il 2050 Il premier: ora parleremo con Cina, India e Brasile. Gli ambientalisti: troppo poco DA UNO DEI
NOSTRI INVIATI L'AQUILA Il G8 prova a mettere un po' di ambizione in fatto di
lotta ai cambiamenti climatici. Nel documento finale della giornata di ieri, la
prima del vertice a presidenza italiana, gli Otto grandi si sono dati alcuni
obiettivi che in passato li avevano visti divisi: è un'offerta e allo
stesso tempo un modo per fare pressione sugli altri grandi emettitori di gas
serra (Cina, India e Brasile in testa) affinché si
impegnino ad arrivare con proposte significative alla conferenza di Copenaghen,
a dicembre, nella quale si vorrebbe arrivare a un accordo globale in fatto di
emissioni. Il documento approvato ieri da Usa,
Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Canada e Russia riconosce
«il principio di responsabilità comuni ma differenziate e di rispettive
possibilità»: vale a dire, i Paesi industrializzati ammettono di avere
responsabilità maggiori degli altri nel riscaldamento del pianeta e riconoscono
che non tutti, nel mondo, hanno risorse e tecnologia sufficienti per lottare
contro le emissioni di CO2. Allo stesso tempo, per la prima volta, riconoscono
«l'ampia opinione scientifica che la temperatura media globale non dovrebbe
superare i
( da "Corriere della Sera"
del 09-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 09/07/2009 - pag: 18 Repubblica Popolare Tra uiguri
e cinesi rischio guerra civile. Hu Jintao è già rientrato a Pechino dal G8 per
affrontare la situazione Xinjiang, pena di morte per i rivoltosi Pugno di ferro
delle autorità locali che assicurano: «La situazione è
sotto controllo» DAL NOSTRO INVIATO URUMQI (Cina) L'elicottero
color sabbia compie un semicerchio sopra i palazzi malridotti di uno dei
quartieri uiguri del centro. I volantini fioccano sui vicoli. Gli uomini non li
raccolgono, hanno le mani impegnate da bastoni e pietre: sono decine, aspettano
l'assalto dei cinesi han. Tocca alle donne, che afferrano i fogli e poi
li guardano senza sapere bene cosa farne. Se la folla nervosa sapesse leggere
il mandarino, e lì ci sono 30 righe di ideogrammi, scoprirebbe che il
segretario regionale del Partito comunista, Wang Lequan, chiede a tutti di
«tornare a casa, alle unità di lavoro, nei quartieri». Tutti, cinesi e uiguri.
Cioè: lasciar perdere la tentazione di una guerra civile in Xinjiang. Arriva un
drappello di poliziotti. Li comanda un ufficiale uiguro, che con aria da
fratello maggiore convince i capibanda a mettere da parte le mazze, a lasciar
stare i sassi nascosti sotto le auto, pronti all'uso. I cinesi, promette, non
arriveranno. Non accadrà. Perché il timore dei quartieri uiguri (e han) è in
fondo lo stesso che nutrono le autorità: lo scatenarsi di una spirale di pogrom
opposti. È per questo che Urumqi è stata militarizzata, decine di migliaia di
uomini in marcia per i viali, seduti in attesa di ordini o a costituire cordoni
di sicurezza fra aree uigure e aree han, con arterie costeggiate in tutta la
loro lunghezza da camion, blindati e bus per le truppe. Preoccupa, in questa
fase, la rabbia dei cinesi. Aggressioni e tentativi di linciaggio di uiguri da
parte di han hanno costellato episodicamente la giornata, sono stati effettuati
arresti: però «la situazione è sotto controllo» ha assicurato il sindaco. Per
essere più che certo di come vanno le cose, evidentemente, il presidente Hu
Jintao è partito in anticipo dall'Italia disertando il G8+5 dell'Aquila e rinviando
la successiva visita in Portogallo. Una decisione che osservatori hanno
valutato senza precedenti, lasciando azzardare addirittura l'ipotesi di
dissonanze all'interno del Politburo. Dalla violenta manifestazione degli
uiguri di domenica 5 (ufficialmente 156 morti, di cui 9 arsi vivi da
identificare, 1.103 feriti, dato di ieri, e circa 1.500 arresti), finora
nessuno dei top leader si è pronunciato sul tema, né Hu né il capo del
parlamento Wu Bangguo né il premier Wen Jiabao. Il rientro di Hu è di per sé un
messaggio, mentre il più alto esponente del governo a essersi esposto è il
ministro della Sicurezza, Meng Jianzhu. Ieri a Urumqi ha visitato agenti e
ospedali e in un comizio ha citato la «lotta, profondamente politica, in atto
fra secessione e antisecessione». A gestire l'emergenza sono le autorità
locali, che stanziano 11 milioni di euro per gli indennizzi e si sforzano di
garantire i servizi in un capoluogo saturato dalle forze di sicurezza. Il
segretario cittadino del Partito, Li Zhi, annuncia: «La gran parte dei
sospettati è catturata, ora li interrogano ». E poi: «Chi ha compiuto i crimini
peggiori verrà colpito con il massimo della pena». Che, in Cina,
è notoriamente la pena di morte. L'ordine, tuttavia, è smorzare la
contrapposizione etnica, esaltando l'armonia fra i gruppi: «I nemici detestano
la nostra società composita e prospera ». Il mondo osserva e addirittura da
Ankara il premier Recep Tayyp Erdogan ha espresso timori di «atrocità» ai danni
degli uiguri, con cui la Turchia condivide legami storici, Islam e ceppo
linguistico. Una lettura, la sua, che contrasta con la linea ufficiale di
Pechino: gli aggressori domenica erano uiguri. Su provenienza delle vittime,
date dei funerali e luoghi di sepoltura, il sindaco e il segretario Li non
rispondono. Dagli Usa, la leader del nazionalismo
uiguro Rebiya Kadeer ha fatto sapere che le vittime dei disordini sarebbero in
realtà 400. Erkin Alptekin, un esponente uiguro invitato a Roma dal Partito
radicale, ha invece detto che sono circa 800 i morti tra gli uiguri, 3 mila gli
arrestati. All'Ospedale dell'Amicizia il direttore Zhu Yuanchun conta 108
ricoveri a causa degli incidenti, in maggioranza per mattonate e bastonate,
meno per colpi di coltello (invece, al 3Ú piano dell'Ospedale del Popolo, si
contano ferite da arma da fuoco su esponenti delle due comunità). Tutti han,
tranne la piccola Diliguma, 3 anni, centrata al capo da un sasso. Quanto ai
morti, il dottor Zhu non se ne interessa. Salvare i vivi è il lavoro che gli
viene meglio. Marco Del Corona Il bilancio Un esponente uiguro, da Roma,
denuncia: «I morti sono almeno 800, tremila gli arrestati» Militarizzazione
Urumqi presidiata dalle truppe antisommossa Leader Hu Jintao, 66 anni
( da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'AQUILA - Il
G8 incassa due importanti risultati e già guarda all'appuntamento di Copenhagen
di dicembre dell'Onu per rilanciare la sfida sul clima. Per la prima volta
paesi industrializzati e paesi emergenti firmano un'intesa che riconosce il
surriscaldamento terrestre di due gradi e s'impegnano a ridurre del 50 per
cento ( i più ricchi si spingono fino all'80) le micidiali emissioni di
anidride carbonica. Questo, al di là della valenza politica dell'accordo,
significa trasformazione dei processi industriali, ricerca di nuove fonti
energetiche, lenta ma progressiva rivoluzione del nostro processo produttivo.
Chiudendo questa seconda, importante giornata del vertice de l'Aquila, il
presidente Barack Obama ha esortato tutti a fare di più, a proseguire nella strada
tracciata. "Il pianeta è a rischio", ha detto. "I paesi
industrializzati devono dare l'esempio. Noi, come Stati uniti, ci assumeremo le
nostre responsabilità. Ma tutti devono dare il proprio contributo, perché la
sfida è centrale ed è impossibile affrontarla da soli". Il messaggio è
rivolto soprattutto ai paesi ancora formalmente ospiti del G8, come la Cina e l'India, ma che nei fatti rappresentano ormai delle
economie dominanti in aree vastissime del pianeta e che debbono sedere a pieno
titolo al tavolo delle grandi decisioni strategiche. Secondo calcoli purtroppo
consolidati, i paesi del cosiddetto Mef sono responsabili in larga misura del
livello di inquinamento che sta logorando la vita sulla terra. La Cina, assieme all'India, per alimentare le sue fabbriche e le sue
industrie, usa le fonti energetiche che trova dentro casa. Ricorre quasi
esclusivamente al carbone o a quel mix di suoi derivati. Pechino ha preso
tempo. Riconosce i guasti provocati all'ambiente ma si smarca dagli impegni
perché teme che il taglio del 50 per cento delle emissioni finirebbe per
contrarre il suo livello produttivo e quindi la sua forza economica.
OAS_RICH('Middle'); "Per i paesi sviluppati", ha sostenuto nel
pomeriggio il consigliere diplomatico del presidente Hu Jintao, volato a
Pechino per affrontare la crisi dello Xinjiang, "è necessario prendere in
considerazione le diverse condizioni di quelli in via di sviluppo". E' un
problema di costi. Modificare le industrie, ricercare e sviluppare forme
alternative di energia ha un prezzo che l'India, ma soprattutto la Cina, non sono disposte a pagare. Il G8 diventerà di fatto
G14. Sarebbe assurdo continuare a tenere fuori dai giochi, e dalle decisioni,
paesi che rappresentano il 70 per cento dell'economia e del commercio mondiale.
E questo è il secondo risultato, sostenuto con forza soprattutto dalla Francia,
che incassa il vertice de L'Aquila. L'entusiasmo, con toni diversi, degli 8
Grandi della terra non è comunque condiviso dalle Nazioni unite e da molti
organismi internazionali da tempo impegnati nella battaglia sul clima, sulla
sanità, sull'educazione, sul cìibo, sul sostegno ai paesi più poveri. Ban
Ki-moon, segretario generale dell'Onu, si è detto soddisfatto dei lavori e del
dibattito nel vertice ma è stato critico sui risultati. "Si poteva e si
doveva ottenere di più", ha sostenuto in un messaggio. C'è accordo sul
commercio internazionale. Il negoziato sul Wto, bloccato da tempo, riprenderà
per definire regole e misure. Regole e comportamenti più chiari e netti anche
nell'economia e nella finanza, contro i rischi di un protezionismo che
penalizzerebbe tutti. Si riconoscono gli errori di alcune scelte che hanno
contribuito a provocare la grave crisi planetaria ma si decide di agire tutti
insieme per una ripresa che si attende tra molte speranze e tanti dubbi. Il
direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha gelato
i più ottimisti quando ha pronosticato recessione per altri due anni. "La
disoccupazione", ha detto, " è in crescita. E lo sarà anche nel 2010
e nel 2011". Domani, ultimo giorno, al G8 si parlerà di Africa. Si
discuterà di soldi, di come e in che misura aiutare i paesi più poveri. C'è un
impegno, disatteso da molti e in misura grave dall'Italia, assunto allo scorso
vertice. E su questo tutti saranno chiamati a pronunciarsi. Con cifre, date e
scadenze. Si parla di 15 miliardi di dollari che gli Usa
proporrebbero al tavolo dei Grandi. Almeno per cancellare la vergogna di un
miliardo di esseri umani che muoiono di fame. Il presidente Barack Obama domani
vola in Ghana per la sua prima visita in Africa. Lo attendono pieni di speranze
e il suo messaggio non potrà eludere un rinnovato impegno dei paesi ricchi
verso quelli più poveri. Ma le sorprese potrebbero arrivare anche dalla
manifestazione del movimento no global fissata per domani nella tarda mattinata
alla stazione di Paganica, vicino a L'Aquila. Sono previste dalle 6 alle
settimila persone. Gli organizzatori parlano di corteo pacifico. Ma l'imponente
servizio di sicurezza è stato messo in allarme. (9 luglio 2009
( da "Stampa, La" del
10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cesare
Martinetti C'ERA UNA VOLTA IL G8 Così irrituale e diverso, tra le montagne
scabre dell'Abruzzo e le macerie del terremoto, sciami sismici e sciami di
first lady, in un susseguirsi di ciak nei quali più che George Clooney il
protagonista assoluto per fisicità e proposta politica è apparso l'ultimo
arrivato, Barack Obama, il summit dell'Aquila almeno una sicurezza l'ha
regalata: il G8 è morto e con esso il mondo che rappresentava. Cina, India e Brasile sono i protagonisti di quel nuovo
mondo che ancora non riesce a scrivere le sue regole ma che già è in grado di
bloccare quelle degli altri, ossia quel vecchio mondo che si specchiava nella
tradizionale riunione dei suoi leader, una volta all'anno intorno ad un piccolo
tavolo tondo, come un circolo del bridge. Lo chiamavano il club dei Paesi più
industrializzati. La plastica dimostrazione di questo nuovo ordine si è vista
ieri all'Aquila dove, pur assente, il cinese Hu Jintao, in tacito accordo con
l'indiano Manmohan Singh, ha di fatto svuotato l'accordo sul clima. C'è
l'intesa sul contenimento del riscaldamento globale (non più di 2 gradi oltre
la temperatura media mondiale dell'era preindustriale), non quella sulla
riduzione dei gas serra. Equesto perché Cina e India,
i due maggiori Paesi emergenti, entrati in ritardo nell'era industriale,
reclamano la loro quota di inquinamento per crescere. La contropartita in
denaro e in tecnologie (possibilmente «green») offerte dai vecchi inquinatori
non è stata ancora sufficiente. Il leader cinese, rientrato precipitosamente in
patria per seguire da vicino la rivolta feroce e misteriosa dello Xinjiang e
disinnescare il rischio di una nuova Tienanmen, ha comunque buttato sul tavolo
del G8 un macigno che i vecchi grandi non hanno potuto eludere. Eppure Obama ce
l'ha messa tutta. Ha riposizionato l'America sullo schema europeo che Bush
aveva rifiutato sui tagli delle emissioni e ottenuto il consenso sul non
superamento di 2 gradi, un «consenso storico», ha detto il
presidente Usa. Ma Cina e India hanno resistito. Appuntamento a fine anno a Copenhagen,
nuovo meeting, nuovo giro, diplomazie già al lavoro, tentativo di governo
globale delle cose difficile, nuovo e vecchio mondo di nuovo a confronto.
Davvero i cinesi si prenderanno la responsabilità di bloccare un accordo globale?
L'impressione è che, sparate le cartucce sul tavolo dell'Aquila, la prossima
manche sia a due (lo chiameremo G2?) tra Cina e Stati
Uniti, Hu e Obama. L'appuntamento è già previsto in settembre, in questo
momento il presidente americano sembra in vantaggio. È la formula G8 che è
apparsa ormai completamente inadeguata a rappresentare un indirizzo nel governo
del mondo e, meno che mai, un organismo efficace. Nato negli Anni Settanta come
G5 (Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti) il club divenne G6
con l'ingresso dell'Italia e poi G7 con l'arrivo del Canada. La formula
prevedeva il semplice incontro tra i sette capi di Stato e di governo intorno a
un tavolo per un libero scambio di opinioni: sette leader e nessun altro.
Caduta l'Urss, venne aggiunto un posto alla tavola, sebbene mai a pieno titolo,
per Boris Eltsin, presidente della nuova Russia. Ma se proprio si deve cercare
un volto nuovo per rappresentare il nuovo corso di questo G8 definitivamente
superato, assente l'enigmatico Hu, potremmo scegliere il sorriso di Luis
Ignacio Lula, presidente del Brasile, arrivato all'Aquila con la maglia di un
giocatore della Seleçao che dieci giorni fa ha battuto gli Usa
nella Confederations Cup. Un dono molto simbolico per mister Obama e i suoi
soci di G8. Quello che conta è ormai il nuovo G5 che s'è formato vicino al
vecchio club: Cina, India, Brasile, Sud Africa,
Messico. Ad esso, su spinta italiana, va aggiunto l'Egitto per arrivare al G14
che si è ufficialmente deciso affiancherà e seguirà il G8. «Non possiamo certo
venire soltanto per un caffè - ha detto Lula ieri in un'intervista a Le Monde
-. Sarebbe il caffè più caro del mondo...». Il presidente brasiliano auspicava
l'ingresso stabile del «Bric» (Brasile, Russia, India, Cina)
e si può dire che l'abbia acquisito. Ma intanto si sa che il consesso più
rappresentativo e che si è dimostrato più efficace nel confronto sulla crisi
finanziaria dei mesi scorsi è il G20, nato invece in ambito anglosassone,
voluto prima da George W. Bush e poi da Gordon Brown che l'ha riunito a Londra
a inizio anno. Per arrivare a questa ultima formula, ai quattordici del G14,
vanno aggiunte: Spagna, Australia, Corea del Sud, Indonesia, Polonia e Olanda.
Sarà qui che l'Occidente incontrerà il nuovo mondo nel tentativo di trovare un
nuovo ordine nel caos multilaterale del mondo globale. All'Aquila, dove
l'Italia ha mostrato insieme le sue risorse e tutte le sue fragilità, dove
Silvio Berlusconi è politicamente risorto, il G8 è forse definitivamente morto.
( da "Stampa, La" del
10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Accordo sul
clima Sì degli emergenti [FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI INVIATO ALL'AQUILA Dal 1880
la temperatura media del pianeta è aumentata di
( da "Repubblica, La"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 2 -
Esteri Il presidente Usa: il mio Paese ha cambiato
atteggiamento sui problemi ambientali ma dobbiamo agire tutti insieme L´appello
e la delusione di Obama "Problema immenso, dobbiamo fare di più"
"Spesso in passato l´America non si è fatta carico delle proprie
responsabilità ma vi dico chiaramente che quei tempi sono finiti" E a
conclusione oggi visita in Vaticano per incontrare papa Benedetto XVI le cui
parole "hanno un profondo effetto in tutto il mondo" ALBERTO FLORES
D´ARCAIS dal nostro inviato L´AQUILA - «Lasciatemi fare una sintesi. Abbiamo
fatto una buona partenza, ma sono il primo a sapere che su questo tema fare
progressi non sarà facile». L´auditorium della caserma di Coppito è pieno, le
telecamere sono accese, i giornalisti di ogni parte del mondo sono qui tutti
per lui e Barack Obama spiega l´accordo sul clima raggiunto al G8: «E´ la sfida
centrale. Ogni nazione di questo pianeta è a rischio e se nessuna nazione da
sola è responsabile per il cambio climatico, nessuna può affrontarla da sola».
Una parola in italiano, "buonasera", i ringraziamenti a Berlusconi
che ha fatto da co-presidente al Mef (il forum sul clima) poi il discorso.
Ottimista, ma senza nascondere i problemi. L´accordo raggiunto non si può certo
definire eccezionale, la Cina si sfila,
l´Onu si lamenta e il presidente americano ne è consapevole. Ma sa anche che
dal più potente leader del pianeta tutti si aspettano parole di speranza e
l´uomo del "yes, we can" si sbilancia, «qui all´Aquila abbiamo fatto
un significativo numero di passi avanti, al G8 c´è stato uno storico consenso
su concreti obiettivi per ridurre le emissioni di gas inquinanti».
Critica l´atteggiamento degli Stati Uniti ai tempi di Bush («spesso in passato
il mio paese non si è fatto carico delle proprie responsabilità») ma promette
che «quei tempi sono finiti, ve lo dico chiaramente». Riconosce le
preoccupazioni dei paesi in via di sviluppo - ne aveva discusso nel primo
incontro della mattina con il brasiliano Lula - invita i leader del mondo a
combattere «le tentazioni del cinismo, a renderci conto che il problema è
immenso». Tra i Grandi c´è già l´accordo per raddoppiare gli investimenti nella
tecnologia pulita e nella ricerca entro il 2015, nel corso del forum c´è stata
una «franca ed aperta discussione» sulle crescenti minacce del "climate
change" e anche se nessuno può pensare di «risolvere questo problema in un
meeting o in un vertice» occorre trovare una strada comune. Le nazioni più
sviluppate hanno la «responsabilità storica» di guidare il cambiamento e Obama
rivendica quello che gli Stati Uniti stanno facendo: miliardi di dollari di
investimenti per l´energia pulita, la creazione di migliaia di nuovi posti di
lavoro a dimostrazione che «non c´è contraddizione tra una crescita ambientale
sostenibile e una robusta crescita economica». «Non siamo avanti come altre
nazioni» ed anche qui, nella giornata in cui il G8 è stato allargato ai paesi
emergenti è stato chiaro che ogni nazione arriva al tavolo «con diversi
bisogni, diverse priorità e diversi livelli di sviluppo». «Non è facile
superare» queste divergenze, specie in un periodo di crisi economica come
quello attuale, ma adesso c´è l´impegno preso dai 17 leader che hanno
partecipato al Mef, pronti a ritrovarsi a dicembre a Copenaghen. Non c´è stato
solo il clima nella seconda giornata di Obama a Coppito. Il problema Iran è
sempre tra i primi punti nell´agenda della Casa Bianca e oltre alla questione
nucleare l´amministrazione segue con attenzione quanto sta accadendo a Teheran.
Se sul primo punto il G8 resta generico ecco che Obama non fa invece mancare la
solidarietà al premier britannico Gordon Brown per il fermo dei dipendenti
dell´ambasciata di Londra nella capitale iraniana: «E´ inaccettabile». Con la
cena per tutti i leader presenti (con l´aggiunta del presidente Napolitano)
arriva anche una stretta di mano che restava in forse. E´ quella tra Obama e il
leader libico Gheddafi che incrociano i loro passi mentre premier e presidenti
stanno prendendo posto per la tradizionale foto di gruppo. Sono passati 23 anni
da quando (Reagan alla Casa Bianca) i caccia dell´Air Force bombardarono
Tripoli; adesso a Coppito Gheddafi e Obama si scambiano anche qualche breve
parola di saluto. A chiusura del vertice la tappa in Vaticano, importante per
la Casa Bianca perlomeno quanto il G8. Il presidente Usa
«è estremamente lieto» di poter incontrare il papa, «da tempo cercava questa
opportunità» ed è consapevole che le parole di Benedetto XVI «hanno un profondo
effetto in tutto il mondo». Chiuso il vertice e visto il papa, Obama parte alla
volta del Ghana, primo paese del continente dove è nato suo padre a visitare da
presidente. Africa, con tutto ciò che significa. Così oggi, come ultimo atto
pubblico nel quadro del G8 Obama annuncerà l´impegno della Casa Bianca verso i
paesi in via di sviluppo: un progetto da 15 miliardi di dollari per
investimenti agricoli, mirati ad aiutare i piccoli coltivatori.
( da "Repubblica, La"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XIII -
Napoli Getra in Cina, investimenti da 40 milioni Marco Zigon, presidente del
gruppo Getra di Marcianise, l´aveva preannunciato già quattro anni fa: per
aggredire i mercati orientali ci vuole una joint venture. Quattro giorni fa, la
Getra ha firmato l´accordo con il gruppo cinese Baosheng. Ieri, la
presentazione dell´apertura al mercato orientale con un investimento di 40
milioni di euro. L´azienda casertana è leader europeo nella produzione e
manutenzione di trasformatori elettrici. Ed è una delle prime imprese del Sud a
creare una joint venture con la Cina. «Abbiamo calcolato un investimento di
massima - conferma il presidente Marco Zigon - ma siamo sicuri che, quando
partirà la costruzione dello stabilimento cinese, l´impegno aumenterà. Si parla
di un fabbisogno in crescita esponenziale». L´inizio dei lavori nella regione
del Baohing è previsto per dicembre ma nell´attesa cambia l´assetto societario
e si lavora all´ampliamento dello stabilimento di Marcianise e alla costruzione
di una nuova succursale a Pignataro. «La Getra è una delle pochissime imprese
meridionali - commenta il vice ministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso - che ha accettato la sfida della globalizzazione». L´azienda non è
nuova ai mercati internazionali. Già da qualche anno fornisce infrastrutture
per l´energia elettrica in Africa, America e Medio Oriente, oltre all´Europa.
Dopo l´annuncio della joint venture si è tenuta una tavola rotonda a cui hanno
partecipato l´onorevole Adolfo Urso, l´ad di Terna Flavio Cattaneo, il
presidente Anie Guidalberto Guidi, il managing director Rothschild Chicco Testa
e il presidente di A2A Giuliano Zuccoli. (tiziana cozzi)
( da "Repubblica, La"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 35 -
Economia Global market Big della finanza più Cina, meno Usa sono 10 le italiane Quest´anno 50-60 banche russe potrebbero
vedersi revocare la propria licenza e potremmo dover applicare il pacchetto di
salvataggio ad altre 15-20 NEW YORK - Con 458 miliardi di dollari di entrate,
il colosso petrolifero anglo-olandese Royal Dutch Shell guida la nuova
hit-parade delle 500 maggiori società mondiali compilata dalla rivista Fortune.
Al secondo posto la ExxonMobil, al terzo WalMart, che è stata così spodestata
dal vertice. Ma la vera novità di quest´anno è la forte riduzione dei gruppi
americani in classifica (140, il minimo da quando viene pubblicata la lista) e
il forte aumento di quelli cinesi, che, guidati da Sinopec, sono ormai
( da "Unita, L'" del
10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Gas serra non
resta che l'Onu G8, un club privato L'intesa sul clima raggiunto dal G8 non è
stata accettata dal G14. La Cina si sfila. E
tutti rimandano a Copenaghen dove in dicembre la discussione cesserà di essere
informale e diventerà istituzionale: nell'ambito delle Nazioni Unite e di una
Convenzione - quella sui cambiamenti del clima - che ha il valore di una legge
quadro internazionale. La Cina e altri paesi
emergenti riconoscono il principio di cercare di limitare entro i due gradi
l'aumento della temperatura media del pianeta da qui a fine secolo. Ma non
accettano - non ora, almeno - limiti stringenti alle loro emissioni di gas
serra. E ricordano che i paesi a economia matura sono responsabili per l'80%
delle "emissioni storiche". Ma il rifiuto riguarda soprattutto il
metodo. La Cina e molti paesi emergenti non accettano
che sia un club di privati - il G8 - decidere per tutti. Non accettano neppure
se il G8 lenisce questo atto di arroganza e presenta la sua decisione a un
altro club di amici, il G14. Barack Obama in pochi mesi ha sparigliato le carte
sulla questione del clima, che molti (compresi i servizi segreti americani)
considerano la peggiore minaccia per la sicurezza del pianeta (e degli stessi Usa) in questo secolo. Lo ha fatto ribaltando due posizioni
giudicate irrinunciabili da Bush: accettando vincoli precisi alle emissioni Usa (- 17% entro il 2020) e negoziati multilaterali per le
riduzioni globali. Nel primo caso ha già fatto approvare una legge dal
Congresso (ora è in attesa al Senato). Nel secondo la via maestra è una sola:
il negoziato in sede di Nazioni Unite. Ogni altra scorciatoia sarebbe un vicolo
cieco.
( da "Unita, L'" del
10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
La Cina gela
Obama No al patto sul clima UMBERTO DE GIOVANNANGELI «L'accordo sul clima
raggiunto ieri (mercoledì, ndr) dal G8 sui cambiamenti climatici non vincola la
Cina, che
ritiene fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in seria
considerazione le diverse condizioni dei Paesi emergenti e in via di sviluppo.... Tutte le strade intraprese
senza la partecipazione dei Paesi emergenti sono inutili e prive di
efficacia...». MURAGLIA CINESE È rimasta in silenzio due giorni dopo il rientro
in patria del suo presidente Hu Jintao per la crisi dei massacri nello Xingjang
terra natia della minoranza etnica degli uiguri. Ma ieri la Cina
orfana all'Aquila del presidente si è fatta sentire al vertice del G8+G5 più
Egitto,con tutto il peso della sua forza di colosso emergente della politica,
dell'economia e della finanza mondiali. A parlare davanti ai Grandi presieduti
dal primo ministro italiano Silvio Berlusconi il consigliere di Stato Dai
Bingguo, voce di Hu. A spiegare ai giornalisti i suoi messaggi il direttore
generale del servizio stampa e informazione del ministero degli esteri di
Pechino Ma Daoxu, giovane diplomatico di carriera. La Cina
frena. E a suo fianco si schierano India e Brasile. Il messaggio è chiaro.
Lapidario: Pechino (e sia pur con sfumature diverse, i suoi potenti alleati)
non si sente vincolata dagli accordi sul clima partoriti dagli Otto Grandi di
un G8 piccolo piccolo. Nella super blindata L'Aquila, ieri è stato il giorno
dell'approvazione dell'Agenda globale sulle regole anticrisi e del Mef: il G8,
il G5 (Sudafrica, Brasile, Cina, India e Messico), e,
ancora, Corea del Sud, Australia e Indonesia. I sostenitori del «buon esito»,
mettono in evidenza che nel documento finale è stata riconosciuta, «l'opinione
scientifica secondo la quale l'incremento della temperatura media globale al di
sopra dei livelli pre-industriali non dovrebbe eccedere i due gradi Celsius».
Una intesa che, però, rimanda a ulteriori negoziati, prima della Conferenza di
Copenaghen dell'Onu sui cambiamenti climatici, l'identificazione di un
«obiettivo globale per una riduzione sostanziale delle emissioni entro il
2050». Una intesa da cercare fortemente, hanno convenuto i Paesi del Mef,
affinché si facciano «tutti gli sforzi possibili per raggiungere un accordo a
Copenaghen». OBAMA IN CAMPO Per scongiurare un clamoroso fallimento, Barack
Obama ha dovuto spendere la sua autorità e il suo carisma personale. Il
risultato è un accordo a metà con Cina e India: intesa
sul limite di 2 gradi di aumento della temperatura, non sul taglio delle
emissioni entro il 2050. All'Aquila sono stati fatti «passi avanti importanti»
nella lotta al cambiamento climatico e al surriscaldamento del pianeta, rileva
il presidente Usa nella conferenza stampa con il
premier italiano Berlusconi dopo la riunione del Major Economies Forum. «I
Paesi industrializzati come il mio hanno una responsabilità storica, dobbiamo
dare l'esempio» in materia di ecosostenibilità e attenzione al clima - rimarca
Obama: «So che gli Usa - aggiunge - spesso nel passato
non hanno rispettato le proprie responsabilità ma quei giorni sono finiti».
SFIDA EPOCALE Sul clima, insiste il capo della Casa Bianca, «siamo partiti
bene, anche se i progressi futuri non saranno facili». È un Obama ispirato e
preoccupato quello che incontra i giornalisti: «La salute del nostro pianeta è
a rischio, bisogna agire», insiste il presidente Usa,
che invita i Paesi industrializzati a «resistere alla tentazione di essere
cinici» e non pensare «che il problema sia così ampio da impedire passi
significativi». «Dobbiamo dare forma al nostro futuro e non lasciare che gli
eventi lo facciano per noi»: è il messaggio lanciato da Obama. Che annuncia:
c'è un accordo tra i Grandi del mondo per raddoppiare gli investimenti nella
tecnologia pulita e nella ricerca entro il 2015. «Non ci sono contraddizioni
tra un'economia ecosostenibile e una crescita economica robusta e solida». È la
sfida «verde» di Obama. Una sfida che si scontra con il Gigante cinese. E il
cinismo, tutt'altro che sconfitto, dell'Occidente. Gli 8 Grandi fanno i conti
con il Gigante cinese e i suoi alleati. Il presidente Usa
scende in campo ed evita il fallimento: intesa sul limite di 2 gradi di aumento
della temperatura, non sul taglio emissioni entro il 2050.
( da "Unita, L'" del
10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
«L'accordo sul
clima raggiunto ieri (mercoledì, ndr) dal G8 sui
cambiamenti climatici non vincola la Cina, che ritiene
fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in seria
considerazione le diverse condizioni dei Paesi emergenti e in via di
sviluppo.... Tutte le strade intraprese senza la partecipazione dei Paesi
emergenti sono inutili e prive di efficacia...». MURAGLIA CINESE È
rimasta in silenzio due giorni dopo il rientro in patria del suo presidente Hu
Jintao per la crisi dei massacri nello Xingjang terra natia della minoranza
etnica degli uiguri. Ma ieri la Cina orfana all'Aquila
del presidente si è fatta sentire al vertice del G8+G5 più Egitto,con tutto il
peso della sua forza di colosso emergente della politica, dell'economia e della
finanza mondiali. A parlare davanti ai Grandi presieduti dal primo ministro
italiano Silvio Berlusconi il consigliere di Stato Dai Bingguo, voce di Hu. A
spiegare ai giornalisti i suoi messaggi il direttore generale del servizio
stampa e informazione del ministero degli esteri di Pechino Ma Daoxu, giovane diplomatico
di carriera. La Cina frena. E a suo fianco si
schierano India e Brasile. Il messaggio è chiaro. Lapidario: Pechino (e sia pur
con sfumature diverse, i suoi potenti alleati) non si sente vincolata dagli
accordi sul clima partoriti dagli Otto Grandi di un G8 piccolo piccolo. Nella
super blindata L'Aquila, ieri è stato il giorno dell'approvazione dell'Agenda
globale sulle regole anticrisi e del Mef: il G8, il G5 (Sudafrica, Brasile, Cina, India e Messico), e, ancora, Corea del Sud, Australia
e Indonesia. I sostenitori del «buon esito», mettono in evidenza che nel
documento finale è stata riconosciuta, «l'opinione scientifica secondo la quale
l'incremento della temperatura media globale al di sopra dei livelli
pre-industriali non dovrebbe eccedere i due gradi Celsius». Una intesa che,
però, rimanda a ulteriori negoziati, prima della Conferenza di Copenaghen
dell'Onu sui cambiamenti climatici, l'identificazione di un «obiettivo globale
per una riduzione sostanziale delle emissioni entro il 2050». Una intesa da
cercare fortemente, hanno convenuto i Paesi del Mef, affinché si facciano
«tutti gli sforzi possibili per raggiungere un accordo a Copenaghen». OBAMA IN
CAMPO Per scongiurare un clamoroso fallimento, Barack Obama ha dovuto spendere
la sua autorità e il suo carisma personale. Il risultato è un accordo a metà
con Cina e India: intesa sul limite di 2 gradi di
aumento della temperatura, non sul taglio delle emissioni entro il 2050.
All'Aquila sono stati fatti «passi avanti importanti» nella lotta al cambiamento
climatico e al surriscaldamento del pianeta, rileva il presidente Usa nella conferenza stampa con il premier italiano
Berlusconi dopo la riunione del Major Economies Forum. «I Paesi
industrializzati come il mio hanno una responsabilità storica, dobbiamo dare
l'esempio» in materia di ecosostenibilità e attenzione al clima - rimarca
Obama: «So che gli Usa - aggiunge - spesso nel passato
non hanno rispettato le proprie responsabilità ma quei giorni sono finiti».
SFIDA EPOCALE Sul clima, insiste il capo della Casa Bianca, «siamo partiti
bene, anche se i progressi futuri non saranno facili». È un Obama ispirato e
preoccupato quello che incontra i giornalisti: «La salute del nostro pianeta è
a rischio, bisogna agire», insiste il presidente Usa,
che invita i Paesi industrializzati a «resistere alla tentazione di essere
cinici» e non pensare «che il problema sia così ampio da impedire passi
significativi». «Dobbiamo dare forma al nostro futuro e non lasciare che gli
eventi lo facciano per noi»: è il messaggio lanciato da Obama. Che annuncia:
c'è un accordo tra i Grandi del mondo per raddoppiare gli investimenti nella
tecnologia pulita e nella ricerca entro il 2015. «Non ci sono contraddizioni
tra un'economia ecosostenibile e una crescita economica robusta e solida». È la
sfida «verde» di Obama. Una sfida che si scontra con il Gigante cinese. E il
cinismo, tutt'altro che sconfitto, dell'Occidente.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-10 - pag: 39 autore: In India 200mila
prenotazioni per la vettura - Entro quattro anni il lancio in Europa La Nano di
Tata ritarda il debutto Mara Monti MILANO Ci vorranno ancora due o tre mesi per
la prima consegna della nuova Nano, l'auto low cost della indiana Tata . La
vettura doveva vedere la luce entro luglio, ma la scadenza è stata posticipata.
Finora in India sono state raccolte prenotazioni per 200mila auto e a regime si
prevede che la capacità produttiva annua possa arrivare a 500mila vetture. «Non
ho alcun dubbio che Nano avrà successo in quanto copre un segmento di mercato
finora trascurato», ha spiegato Raju Bhinge, amministratore delegato di Tata
Strategic Management Group, nella tappa milanese del road show europeo per
presentare la jv tra la sua società e Roland Berger Strategy Consultants. Per
il lancio sul mercato europeo dell'auto più economica al mondo (2.500 dollari),
Euro 4, bisognerà attendere almeno tre o quattro anni, mentre in Nigeria la
commercializzazione inizierà già dal 2010. Su Fiat, Bhinge ha commentato che il
gruppo, grazie anche alla partnership con Tata, «sta ricostruendo l'immagine
del brand, colpito da problemi di qualità e da una rete distributiva
insufficiente». Il mercato dell'auto indiano, che nell'esercizio 2009- 2010
dovrebbe salire leggermente del 2-3% dagli attuali 1,2 milioni di vetture
raggiunte lo scorso anno, resta fortemente saldo per il 60% nelle mani della
giapponese Suzuki. Proprio nel settore auto, secondo il manager della Tata, la Cina e l'India stanno crescendo rapidamente e «nel giro di
poco tempo potrebbero diventare player mondiali». Nonostante la crisi economica
mondiale, per l'India si prevede quest'anno una crescita del Pil pari al 6%, un
dato che nei due esercizi successivi dovrebbe aumentare rispettivamente all'8%
e all'8,5 per cento. Per il manager della Tata, l'India, la maggiore democrazia
al mondo, è al quarto posto per potere di acquisto per
persona dietro a Usa, Cina e Giappone. La capacità di resistenza alla crisi da parte
dell'economia del paese risiede nel fatto che l'export rappresenta solo il 16%
del Pil, mentre i risparmi coprono il 35%, una percentuale in continua crescita
negli ultimi decenni, mentre i consumi privati rappresentano il 56 per cento.
Il paese è vittima di forti contrasti con un reddito medio pari a 1.010 dollari
l'anno e il 22% della popolazione sotto la soglia di povertà, mentre le
infrastrutture restano di gran lunga inadeguate. Il costo del lavoro di un
dipendente di una grande industria si aggira infine intorno ai 400 dollari al
mese. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI GIUSTIZIA data: 2009-07-10 - pag: 35 autore: TV A CURA
DI LUIGI PAINI Speciale Omnibus LA 7 21.10 Antonello Piroso ricorda l'avvocato
Giorgio Ambrosoli (nella foto), ucciso a Milano nel 1979; segue alle 21,10 il
film «Un eroe borghese» Da non perdere RAIDUE 14,30 Ciclismo: Tour de France.
Fasi finali e arrivo della settima tappa della "Grande Boucle", da
Barcellona ad Arcalis, nel minuscolo stato di Andorra. RAITRE 20,30 Atletica
leggera: Golden Gala. Atleti "stellari" alla 29ª edizione della
manifestazione che si tiene all'Olimpico di Roma: fra i molti, Tayson Gay,
Asafa Powell, Blanka Vlasic e Yelena Isimbayeva. RAIUNO 23,30 Pianeta Terra.
Meraviglie del nostro pianeta: la spettacolare serie della Bbc prosegue con una
puntata dedicata ai paesaggi desertici. RAITRE 0,05 Sfide. Ritratto di Zlatan
Ibrahimovic: il campione svedese racconta in un'intervista esclusiva la sua
folgorante carriera calcistica. Attualità RAIDUE 23,05 Il grande gioco. La
lotta dell'Occidente per il controllo della ricchezza mondiale, il suo
strapotere e la sua decadenza: Pietrangelo Buttafuoco ne discute con Stefania
Prestigiacomo, Lucia Annunziata e Francesco Merlo. RAITRE 1,05 Big. Renzo
Arbore parla con Annalisa Bruchi e Silvia Tortora dei suoi esordi, amori e
scommesse lavorative. Spettacolo STUDIO UNIVERSAL 21,00 Boyz'n the hood, di
John Singleton, con Ice Vube, Usa 1992 (107').
Provateci voi a vivere nel ghetto nero di Los Angeles... SKY CINEMA CLASSICS
21,00 Né onore né gloria , di Mark Robson, con Anthony Quinn, Usa 1966 (128'). Dall'Indocina ad Algeri: un ufficiale
paracadutista dell'esercito francese non conosce la parola pace. ITALIA 1 21,10
Fico+Fico Show. Bruno Arena e Max Cavallari, meglio conosciuti con il nome
d'arte di Fichi d'India, presentano il meglio del loro repertorio comico. RETE
4 21,10 Facile preda, di Andrew Sipes, con Cindy Crawford, Usa
1995 (91'). La bella donna avvocato è nel mirino: c'è qualcuno che le vuole
fare la pelle. RETE 4 23,10 Conan il distruttore, di Richard Fleischer, con
Arnold Schwarzenegger, Usa 1983 (103'). Quando si
scatena Schwarzy... LA 7 23,25 Verso sera, di Francesca Archibugi, con Marcello
Mastroianni, Sandrine Bonnaire, Italia 1990 (99'). Nonno,
nuora e nipotina: rapporti difficili, mentre incombono gli anni di piombo.
RAITRE 1,40 Fuori orario. I "film rari" scelti da Enrico Ghezzi sono
il documentario "He Fengming" ( Cina 2008), di
Wang Bing, e il muto "Aelita" (Urss 1924),di Jakov Protazanov.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-10 - pag: 8 autore: Subito il piano di
aiuti all'Africa Risorse per 15 miliardi di dollari - L'Ifad: svolta sulla
sicurezza alimentare Alessandro Merli L'AQUILA. Dal nostro inviato Il G-8 si
prepara ad approvare oggi un'iniziativa per garantire la sicurezza alimentare
nei paesi poveri, molti dei quali in Africa, particolarmente colpiti dalla
crisi dello scorso anno causata dal boom dei prezzi delle materie prime
agricole. Le risorse, fino a 15 miliardi di dollari (10-
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Serve una
risposta alla crisi, ma il G8 si ferma al 2 percento Gianfranco Bologna *
Mancano 149 giorni all'inizio del vertice sui Cambiamenti Climatici a
Copenaghen e i passi fatti in questi giorni all'Aquila nelle riunioni del G8 e
del Mef (Major Economies Forum) sono, ancora una volta, contradditori. A
Copenaghen c'è la reale possibilità di dare una prima risposta integrata al mix
di crisi che sta sconvolgendo il mondo moderno: la crisi ambientale e
climatica, quella economico-finanziaria, e quella dell'intero modello di
sviluppo basato sulla continua e progressiva crescita materiale e quantitativa
delle società umane, che ha condotto le economie di tutto il mondo a passare
dai 6.600 miliardi di dollari del prodotto globale lordo agli oltre 72.000
miliardi attuali (come ricorda Vital Signs 2009 del Worldwatch Institute). E'
possibile imboccare una nuova strada per un'economia che dovrà, al più presto,
uscire dall'uso indiscriminato di risorse non rinnovabili come i combustibili
fossili, su cui è basato il mondo moderno, e passare a un'economia
de-carbonizzata. E' una sfida epocale: tra il 1990 e il 2000 le emissioni
globali sono state circa 40 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti l'anno,
oggi superano i 50 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti. Dimezzare il
livello di emissioni per il 2050 rispetto al 1990 significa dunque scendere a
20 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti l'anno. E questo si può fare solo
indicando un percorso a tappe che scandisca impegni intermedi molto chiari:
affermare, come ha fatto il G8 all'Aquila, che si tagliano del 50% le emissioni
entro il 2050, e però si rinviano gli impegni immediati, vuol dire rimandare il
problema. Servono impegni chiari di riduzione e una tempistica esplicita. Le
emissioni pro capite a livello mondiale (tenendo ovviamente conto della
crescita della popolazione) sono state, fra il 1990 e il 2000, pari a 7-7,5
tonnellate all'anno, e oggi sono vicine a 8 tonnellate all'anno. Verso la metà
del secolo, quando la popolazione, secondo i Population Prospect delle Nazioni
Unite, sarà più di 9 miliardi, l'obiettivo indicato per il 2050
corrisponderebbe a circa 2 tonnellate pro capite all'anno. E' chiaro che
ridurre le emissioni da 7-
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA CRISI CHE
NON C'È Galapagos Nei prossimi mesi «si concretizzeranno effetti avversi
ritardati, tra i quali l'ulteriore deterioramento del mercato del lavoro», ha
scritto la Bce nel «Bollettino mensile». E gli fa eco il Fmi: la disoccupazione
crescerà nel 2010. Nei prossimi 12-18 mesi altri 15 milioni di persone
perderanno il posto di lavoro solo nei 30 paesi Ocse. Ma la vita delle persone
non è in agenda, al G8 non se ne è discusso. Abbondanti, invece, le
dichiarazioni d'intenti: nessuno s'è opposto alla lotta all'inquinamento
globale; nessuno è a favore del protezionismo; nessuno ha difeso i paradisi
fiscali o è contrario agli aiuti ai paesi poveri dell'Africa; tutti sono per
una finanza dai connotati morali. Ma nelle dichiarazioni finali tutto è generico.
Solo una cosa è emersa nitidamente: gli Usa -
nonostante il carismatico Obama - non sono più i padroni del mondo. Il nuovo
antagonista che avanza ha un acronimo che dobbiamo imparare a conoscere bene:
Bric. Sigla che sta per Brasile, Russia, India e Cina.
Insieme hanno quasi 2,5 miliardi di abitanti, un reddito pro-capite ancora
insignificante e una distribuzione dei redditi ancora più infame di quella
«nostrana». Ma anche una classe media in espansione che rappresenta un
serbatoio per la domanda mondiale di beni di consumo. Insieme hanno la forza di
dire no a proposte apparentemente assennate. Tipo quella dell'inquinamento
globale che - sostengono - va misurato in termini pro-capite e non globale. La Cina ha esplicitamente affermato di non sentirsi vincolata agli
accordi tra Usa e Europa. Di più: questi paesi (in particolare la Cina) stanno mostrando una capacità straordinaria di penetrazione in
mercati (come l'Africa) un tempo monopolio dell'imperialismo europeo e Usa. Possono farlo in virtù delle enormi riserve valutarie
accumulate negli ultimi anni grazie alle quotazioni delle materie prime,
all'ipersfruttamento dei lavoratori, agli stratosferici attivi delle bilance
commerciali. Dal dopoguerra in poi nessuno paese è stato in grado con la
propria moneta di contrastare il dominio del dollaro che dal '
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
DIARIO DELLA
CRISI Denaro ce n'è Lavoro (in Usa) no Cina in auto Galapagos Il petrolio è tornato sotto i 60 dollari al
barile. Dopo aver avviato la seduta ufficiale a 61,17 dollari, il future sul
Wti è scivolato a 59,78 dollari. Cosa ha spinto al ribasso le quotazioni?
Difficile dirlo: in ogni caso non l'ottimismo di maniera del G8 sui tempi della
crisi. A mettere un po' di paura sembra essere stata, invece, una
dichiarazione di Strauss-Kahn. Per il direttore generale del Fondo monetario
internazionale, «larga parte di quello che sta succedendo è dovuto più che
altro a una mancanza di domanda» piuttosto che a una scarsa offerta. Poi,
arrampicandosi sugli specchi, ha aggiunto: «l'economia non cresce perché c'è
paura della crisi». Secondo Strauss-Kahn, grazie agli interventi di stimolo
della domanda si è evitato che la recessione avesse effetti peggiori, ma questo
«ha creato altri problemi». Gli interventi, ha spiegato, sono stati fatti per
evitare che «la casa bruciasse». Ora c'è il problema opposto: «l'abbiamo
inondata d'acqua» e nel sistema c'è molta liquidità. Per questo è ora di
iniziare a «pensare a delle exit strategy». In realtà pensare a strategie di
uscita appare un po' intempestivo: la stesso Fmi e la Bce proprio ieri hanno
ripetuto che nei prossimi mesi si verificherà un rallentamento del trend
discendente della recessione, ma non per l'occupazione prevista in forte
crescita. Apparentemente nell'ultima settimana questo non è accaduto negli Usa: le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono
scese (si fa per dire) a 565 mila, 52 mila in meno rispetto alla precedente
settimana. Tuttavia c'è un dato che preoccupa gli analisti: le richieste
continuative (di chi usufruisce di sussidi fino a un massimo di sei mesi) sono
salite a 6,883 milioni con un incremento di 159 mila sussidi in una sola
settimana. Questo significa che le espulsioni dal lavoro stanno rallentando, ma
chi è disoccupato non trova un nuovo posto di lavoro. Dalle «trimestrali» delle
imprese arrivano, intanto, altre conferme della crisi. Il produttore americano
d'alluminio Alcoa ha comunicato per il secondo trimestre (il terzo consecutivo
in rosso) una perdita netta di 454 milioni di dollari, a fronte di un utile di
546 milioni nello stesso periodo del 2008. I ricavi sono scesi del 41% a 4,2
miliardi. Alcoa, come da tradizione, apre la stagione delle trimestrali negli Usa. Un paese che non sembra conoscere la crisi, anche con
un forte rallentamento della crescita, è la Cina: in
giugno le immatricolazioni di auto sono aumentate (su base annua) del 48% il
maggior rialzo dal febbraio
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sara Farolfi
INVIATA A L'AQUILA GUn brutto clima per un G8 in crisi Obama conferma la svolta
Usa in materia di emissioni nocive. Ma l'accordo
prevede obiettivi solo per il 2050. Economia: i «grandi» sperano di chiudere il
Doha round nel 2010 Sara Farolfi INVIATA A L'AQUILA «I progressi non sono
facili e il tema dei cambiamenti climatici non è materia che si possa risolvere
nel corso di una riunione, ma in questi due giorni abbiamo fatto passi
significativi». C'è il clima al centro della seconda giornata di vertice che
ieri ha visto accanto agli Otto paesi, i Cinque cosiddetti emergenti
(Sudafrica, Brasile, Cina, India e Messico, più Egitto) più Corea del sud, Australia e
Indonesia riuniti nel Major economies forum (Mef). Il presidente Usa, Barak Obama, conclude una lunga e difficile giornata,
assicurando che l'America d'ora in avanti, e a differenza del passato, si
assumerà le proprie responsabilità e farà la sua parte. «Per la prima
volta abbiamo indicato degli obiettivi concreti di riduzione delle emissioni -
dice Obama - Certo molto resta da fare perchè questa è una delle sfide più
importanti e più difficili di questa generazione, ma non dobbiamo cedere alla
tentazione di lasciarci andare al cinismo, di pensare che è inutile fare la nostra
parte perchè il problema è troppo grande, dobbiamo lasciare la soluzione del
problema delle emissioni in eredità alle prossime generazioni». Il documento
approvato nel pomeriggio dal forum delle maggiori economie riconosce la
crucialità del tema, ribadisce l'obiettivo indicato mercoledì - che prevede un
aumento della temperatura globale non superiore ai 2 gradi Celsius - ma omette
l'indicazione contenuta nel documento degli Otto per una riduzione delle
emissioni pari all'80% per i paesi sviluppati, e al 50% per quelli in via di
sviluppo, entro il 2050. Nessun target di medio periodo che possa portare a
quella «riduzione sostanziale delle emissioni entro il 2050» a cui pure si fa
riferimento viene indicata. Nel documento conclusivo i paesi si impegnano a fare
tutti gli sforzi possibili per raggiungere un accordo a Copenaghen, dove a fine
anno si terrà la conferenza Onu sui cambiamenti climatici. A fine giornata il
premier Berlusconi sottolineaa «il grande cambiamento della politica americana
sul clima», e sui risultati finali sfoggia ottimismo: «I Paesi in via di
sviluppo hanno mostrato di voler contribuire alla soluzione di questo
importante problema e quindi guardiamo con grande ottimismo alla possibilità
che la conferenza di Copenaghen possa concretizzare gli interventi,
naturalmente diversi per i Paesi occidentali e per gli altri». «Con i paesi del
Mef non siamo riusciti a formulare target di riduzione del Co2 entro il 2050 e
neppure target di medio termine, ma l'accettazione del contenimento delle temperature
entro i 2 gradi celsius è un importante passo in avanti», conclude il premier
svedese e presidente di turno dell'Ue. Ma già sul testo degli Otto erano
piovute nella mattinata le perplessità dell'Onu. «Obiettivi poco ambiziosi»,
secondo il segretario generale delle Nazioni unite, Ban ki-moon, che ha
esortato i paesi industrializzati a darsi target forti e di medio termine per
il taglio delle emissioni a partire dal 2020, indicando l'obiettivo come «un
imperativo politico e morale e anche una responsabilità storica». Di tutt'altro
segno il giudizio della Cina, che senza tanti giri di
parole ha detto di apprezzare l'accordo raggiunto dagli Otto ma di ritenerlo
«non vincolante»: «La nostra attuale forma di approvvigionamento energetico,
legato a un mix di sorgenti di energia dominato dal carbone, non può cambiare
in tempi rapidi», ha poi spiegato un funzionario cinese. Ieri il G14 (gli Otto
più i Cinque e l'Egitto) ha approvato il documento economico sulla crisi di
mercoledì. Ma al di là dei comunicati ufficiali, la Cina
si è fatta sentire anche su altre questioni, affermando di volere una riforma
graduale del sistema valutario internazionale per una maggiore diversificazione
della moneta di riferimento (in chiave anti-dollaro naturalmente). Infine, il
commercio mondiale, messo a dura prova dalla crisi economica e in stallo ormai
da parecchi anni. I Quattordici hanno ribadito l'impegno a concludere i
negoziati partiti a Doha nel 2001 entro il 2010 (cosa che, va detto, ogni
vertice in questi anni ha promesso). I ministri del Commercio dei paesi membri
del forum delle maggiori economie si incontreranno prima del G20 di Pittsburgh
per mettere a punto un documento per la chiusura dei negoziati su Doha entro il
2010.
( da "Manifesto, Il"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
IMPEGNI VAGHI
Le decisioni vere vanno al G20 di Pittsburgh Antonio Tricarico L'AQUILA
L'AQUILA Al G8 dell'Aquila ieri è stata la giornata dell'allargamento alle
economie emergenti, con l'aggiunta dell'Egitto, fuori dal protocollo negli
ultimi due anni, perché partner energetico cruciale per l'Italia. Un
allargamento solo temporaneo, poiché il processo di «estensione» del G8 verso
il G5 degli emergenti è stato rinnovato per altri due anni. Insomma, l'agonia
del G8 viene un po' prolungata. Probabilmente sarà la Francia, nel
( da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 10/07/2009 - pag:
(
da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 10/07/2009 - pag: 2 Clima, la spinta di Obama «Noi daremo l'esempio» Il presidente: «Responsabilità storica dei Paesi sviluppati» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI L'AQUILA Come spesso gli succede alla vigilia dei suoi momenti di gloria, Barack Obama ha giocato a basket, ieri mattina all'alba, nella caserma di Coppito. Con Reggie Love, la sua ombra, e un paio di agenti della scorta, il presidente americano ha provato con successo anche i famosi tiri da tre punti, nell'unico canestro del campetto fattogli allestire da Silvio Berlusconi. Buon auspicio, per una giornata che ha visto Obama togliere con naturalezza la leadership del vertice a Silvio Berlusconi, il quale per la verità gli ha ceduto il passo con garbo privo di stizza. Era nell'ordine delle cose. Un G8 ormai troppo stretto a contenere il mondo, si dissolve progressivamente nei format in grado di garantire una credibile «governance» del pianeta. All'Aquila ieri è toccato al cosiddetto G8+5+1 (gli otto della tradizione, più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa e infine l'Egitto), in buona parte dedicato all'economia e alla crescita. E poi all'ancora più numeroso Major Economies Forum, voluto dall'Amministrazione americana per rilanciare la battaglia contro il riscaldamento del clima. Nuove geometrie geopolitiche, dove la leadership del nuovo presidente era attesa e sollecitata. Obama non si è tirato indietro. Fosse l'obiettivo di un mondo senza armi nucleari, indicato nel discorso di Praga e sottoscritto dai partner qui all'Aquila. O un pianeta non più a rischio d'implosione ambientale e asfissiato dai gas-serra. Il giovane capo della Casa Bianca ha messo il suo sigillo. Con serietà, leggerezza e soprattutto senza indulgenze. Verso gli altri e verso se stesso. Come ha fatto col presidente brasiliano Lula, incontrato in bilaterale al mattino, che gli ha portato in dono una maglietta della nazionale di calcio carioca, con le firme dei giocatori. Una piccola provocazione, dopo la dolorosa sconfitta degli >Usa
nella Confederation Cup. Obama, pur entusiasta del regalo, non ha rinunciato a
dare la zampata: «La prossima volta non getteremo via due gol di vantaggio»,
gli ha detto. Più tardi è stato proprio Lula a criticare con forza
l'inadeguatezza del G8 di fronte ai problemi del mondo. Una preoccupazione che
la Casa Bianca in parte condivide: «Non esiste il format perfetto per tutti i
temi. Dobbiamo approfittare di ogni opportunità per far avanzare l'agenda
globale », ha detto più tardi al Corriere Mike Froman, lo sherpa americano.
Quando il G8+5+1 è andato alla foto di gruppo, Barack Obama è arrivato in
ritardo. Ma non è andata come con Cristina Kirchner al G20 di Londra, quando la
foto si fece senza l'argentina. I leader hanno aspettato il presidente e al suo
arrivo lo hanno applaudito. Magie della leadership. Il Forum sul clima e
l'energia (ne fanno parte i 17 Paesi responsabili del 75% dell'inquinamento
mondiale da ossido di carbonio) ha poi offerto plasticamente l'avvenuta
metamorfosi di Obama in leader globale. È toccato a lui presiederlo, Silvio
Berlusconi seduto al suo fianco. Riferiamo in altra parte del giornale delle
conclusioni in chiaroscuro del vertice sull'ambiente. Il nodo centrale
dell'esercizio è però racchiuso tutto nella dichiarazione finale di Obama e nel
suo minuetto con il premier australiano, Kevin Rudd. «Ogni nazione del pianeta
è a rischio ha esordito il presidente e così come un singolo Paese non può
essere ritenuto responsabile per il cambiamento del clima, così un singolo
Paese non può risolverlo da solo. Non ci aspettavamo di risolvere tutti i
problemi in un solo incontro, ma abbiamo fatto importanti passi avanti. Le
nazioni sviluppate hanno una responsabilità storica a guidare e in passato gli
Stati Uniti non sono stati all'altezza di quella che incombe su di noi.
Fatemelo dire chiaramente: quei giorni sono finiti. Una delle più alte priorità
della mia presidenza è di avviare una radicale riconversione della nostra
economia verso le energie pulite». Leading by example , guidare con l'esempio,
è il paradigma offerto da Obama, che si rende conto di non poter chiedere alle
nazioni emergenti di «sacrificare le loro aspirazioni allo sviluppo e a
migliori condizioni di vita». Dunque, ogni passo verso un mondo meno inquinato
va modulato secondo le possibilità e i bisogni di ognuno, con i più ricchi a
far da battistrada, anche mettendo a disposizione degli altri le loro
tecnologie verdi. Non sarà facile, ha ammesso il presidente, tanto più in
recessione e con interessi così divergenti fra le nazioni. Ma «è una buona
partenza» e un buon viatico agli sforzi dell'Onu, in vista dell'appuntamento di
Copenaghen. Kevin Rudd gliene ha reso atto: «Oggi abbiamo assistito al ritorno
degli Stati Uniti alla guida della battaglia sul clima». Paolo Valentino Logo
Il presidente Usa Barack Obama davanti al logo del G8
( Ap) Basket Un momento di relax per Barack Obama: nella caserma di Coppito,
dove è alloggiato, ieri ha fatto qualche tiro a basket, con trecanestriconsecutivi
Leadership Barack: «In passato gli Usa non sono stati
all'altezza. Oggi importanti passi avanti sul clima» Calcio e politica Lula ha
donato al leader Usa una maglietta della nazionale di
calcio carioca, con le firme dei giocatori
(
da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Corriere della Sera"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "BlueTG online"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa
(
da "Repubblica.it"
del 10-07-2009)
Argomenti: Cina Usa