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Indice delle sezioni

Globalizzazione (37)


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Tabacci (Udc): Penso che le stime sulla crescita tenderanno ad aggravarsi ancora ( da "Stampa, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli Usa che non risparmiavano, la Cina che risparmiava troppo, e nella finanza la sottovalutazione dei rischi. Gli squilibri si sono aggravati perché la Federal reserve americana ha mantenuto i tassi di interesse troppo bassi troppo a lungo, e perché negli Usa e in Gran Bretagna si è avuta eccessiva fiducia che i mercati finanziari si regolassero da soli.

Microsoft, i lavoratori stranieri sono in regola ( da "Punto Informatico" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fondi che potrebbero essere reinvestiti in programmi rieducativi a beneficio del sistema d'istruzione americano. E chissà se si tratta di una buona idea: gli "stranieri" contesi dalle aziende hi-tech stanno facendo dietrofront verso i paesi di provenienza, siano essi India, Cina o quant'altro. Alfonso Maruccia

bashir, l'ex bambino soldato sterminatore del suo popolo - giampaolo visetti ( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Russia e Cina, dall´altra Usa ed Europa. Dietro la fede, petrolio, gas, acqua sotterranea e controllo di uno dei territori-chiave del continente. Il dittatore-guerriero, da ieri, ha però le spalle al muro. E si prepara, pur di non cedere un potere assoluto, alla battaglia estrema: contro tutti, per salvare se stesso sacrificando il suo popolo.

giustizia impossibile - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incriminato è il capo di uno Stato che non ha ratificato lo Statuto (Cina, Russia, USA, Sudan e così via), egli può godere di quelle immunità. Quando però � come nel caso del Darfur � è il Consiglio di sicurezza dell´Onu a deferire alla Corte crimini commessi da organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto, il Consiglio può rimediare a questa deficienza,

nesi e gallino parlano del caso olivetti ( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il 6 maggio sarà invece la volta di Mario Deaglio che nell´aula magna del Sumi di Pinerolo interverrà alle 17 su "Globalizzazione e crisi". Tre gli appuntamenti il 9 maggio e sempre al circolo Sociale: alle 15 parlerà il sociologo Aldo Bonomi, alle 17 il linguista Christian Murazzi e alle 20,30 l´economista Giorgio Ruffolo.

dialogo tra latouche e petrini "la decrescita unica speranza" - davide banfo ( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Se guardiamo ai prodotti piemontesi avvertiamo bene gli sprechi giganteschi a cui ci condanna l´attuale economia globalizzata, un´economia canaglia. C´è una follia totale nei soldi che buttiamo via». Latouche: «Anni fa ricordo di aver parlato ad un convegno di protezionismo e le mie affermazioni fecero scandalo. In Italia sembrava quasi di passare per fascisti.

Da Silvio a Wojtyla L'importanza di saper dire sorry ( da "Riformista, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sono quelle della Cina nei confronti del Giappone, soprattutto per la strage di Nanchino. Più facile sembra fare ammenda per la repressione delle popolazioni interne: l'Australia ha chiesto scusa agli aborigeni per la condotta dei governi nei loro confronti. Anche qui per il momento è difficile che un presidente Usa faccia altrettanto.

un'india che sembra occidente ( da "Nuova Sardegna, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il film tende infatti ad unificare in un contesto totalmente globalizzato i concetti di formazione umana, culturale, esistenziale, seconda una credibile "vulgata" da paese occidentale: la cultura di massa è trasversale e non c'è da stupirsi se un ragazzo di un ghetto europeo, americano, o indiano riesce a vincere una gara televisiva.

Spese militari, in Cina cresceranno del 14,9% ( da "Corriere delle Alpi" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Li ha aggiunto che in Cina «non esistono spese militari nascoste». In cifre assolute, la Cina spenderà per la difesa 480.7 miliardi di yuan (70 miliardi di dollari circa), molto di meno degli Usa, il cui budget militare per il 2009 è di 515 miliardi di dollari al netto delle astronomiche spese per mantenere in piedi le operazioni militari in Iraq e in Afghanistan.

Gli sfruttati delle tastiere: Ne assemblo 500 all'ora, ho le mani gonfie ( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nel sud della Cina, e che produce tastiere e altri accessori per conto dei giganti dell'informatica Hewlett-Packard, Dell, Lenovo, Microsoft e Ibm. Le condizioni di lavoro alla Mae Tay sono oggetto di un'inchiesta del National labor committee, organizzazione non governativa statunitense che indaga sulle multinazionali Usa e sul processo di produzione all'

<Le proteste in Cina? Contro la corruzione> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: una contrazione del 13% e di un'economia Usa che arretra del 6%. In sostanza, siamo di fronte a una crisi internazionale gravissima, ma che sulla Cina impatta in modo minore e da questo punto di vista si va ripetendo quando avvenuto dieci anni fa quando l'economia cinese, di fatto, aiutò le altre economie asiatiche in forti difficoltà.

Ancona Promuove pronta ad allargare il raggio di azione ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Germania e la Cina. Il gruppo pianificherà le missioni del sistema camerale per il 2009 e individuerà paesi focus e mercati di interesse, come USA, Giappone e i Paesi arabi, che saranno destinatari di missioni integrate evitando così sovrapposizioni tra le strutture e razionalizzando l'uso delle risorse camerali.

Codice Rosso, progetto comune per Marche e Abruzzo ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Abruzzo PROTEZIONE CIVILE L'AQUILA LE REGIONI Abruzzo e Marche, in collaborazione con le rispettive sezioni Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e di concerto con il Dipartimento nazionale di Protezione civile, hanno stipulato un accordo con l'intento di realizzare iniziative che consentano di migliorare la conoscenza dei fenomeni che incidono sulla sicurezza dei cittadini,

Il calo dei traffici accelera. Noi operatori del porto dobbiamo fare sistema per ripar... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina importa sempre meno, diminuiscono i traffici, con il crollo del prezzo dei noli è crollato il fatturato di armatori e venditori. Sono entrate in linea grandi navi, ma ora con la crisi c'è deficit di domanda a fronte di eccesso di offerta di stiva.

A dicembre il jet Alenia-Sukhoi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche il Medio Orientee a lungo termine anche gli Usa, la Cina e l'India. La crisi petrolifera, prima di quella economica, aveva spinto le compagnie a utilizzare velivoli che oltre a risparmiare sui consumi di carburante, consentissero una gestione flessibile dell'offerta sulle rotte regionali, nei collegamenti punto a punto e nel feederaggio ai grandi hub delle compagnie aeree.

Il petrolio accelera il recupero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dagli spiragli di ottimismo in arrivo dalla Cina, dove l'indice dei responsabili acquisti è migliorato in febbraio per il terzo mese consecutivo e il Governo comincia a ventilare la possibilità di un ulteriore piano di stimolo per l'economia. Ad alimentare gli acquisti ha contribuito anche l'annuncio della temporanea riduzione di un quinto delle esportazioni di greggio dalla Russia (

Non dobbiamo fare la fine di Prato: qualità e brand per battere la concorrenza ( da "Nazione, La (Arezzo)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i conti si chiama globalizzazione. A Prato ha significato il collasso (in dieci anni è scomparso il 30 per cento delle aziende) di un'economia che non reggeva più con la concorrenza dell'ex terzo mondo. Non si può competere, lo ha spiegato bene uno scrittore pratese, Sandro Veronesi, quello di «Caos calmo», con chi produce al triplo della tua velocità e a un terzo dei tuoi costi.

Melato: porto Brecht nella Cina globalizzata delle cattiverie di oggi ( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: porto Brecht nella Cina globalizzata delle cattiverie di oggi MILANO — «Le anime buone oggi sono la gente che vive in miseria, che non ce la fa ad arrivare a fine mese, vittime delle grandi truffe, delle grandi ruberie bancarie multinazionali e gli umiliati e offesi di tutte le baraccopoli del mondo, dalla Napoli della spazzatura a Buenos Aires,

Vino dell'Est, Antinori scommette sulla Romania ( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in primis negli Usa (30%). E con la crisi? «Ci aspettiamo di mantenere le posizioni. Intanto si lavora anche su Paesi più piccoli e sui grandi mercati di Cina e India. Mia sorella Alessia vive sei mesi all'anno in Asia». Non solo business. Le tre sorelle toscane si sono anche impegnate in un progetto di aiuti umanitari: una tenuta in Kirghistan per aiutare la popolazione in un'

Cisal, elogio al saper fare italiano ( da "Italia Oggi" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: innovazione e la globalizzazione stanno imponendo, già da alcuni anni, non trascurabili costi sociali. E, purtroppo, nella società informatizzata anche l'organizzazione del lavoro, nel richiedere un capitale umano sempre più qualificato e, per giunta, costantemente aggiornato, non riesce a tenere il passo sul piano della competitività.

Italia, missione impossibile tra i giganti del baseball ( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa e Canada, pur consapevoli delle reali chance di successo nel girone. Dall'altra il World Baseball Classic, un super-evento che vede in campo da oggi (con la gara inaugurale Giappone-Cina, ore 10.30 diretta Espn America) le sedici potenze mondiali della disciplina cara a Babe Ruth e Joe Di Maggio.

progetto mediterraneo per le piccole e medie imprese ( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione dei mercati e la complessità delle variabili macroeconomiche rendono sempre più necessario, anche per le piccole e medie imprese, valutare percorsi di sviluppo e di investimento oltre confine. Il mondo del credito cooperativo volge il suo sguardo alla sponda sul del Mediterraneo per supportare le imprese in una fase caratterizzata da forti processi di internazionalizzazione

QUANTI PICCOLI MADOFF A LONDRA Obama lancia un piano da 75 miliardi $ per sostenere i proprietari di case e il settore immobiliare - BARCLAYS AFFRONTA IL TEST LEHMAN BROWN AL C ( da "Dagospia.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina", dove oggi verrà presentato un nuovo piano di stimolo. A Washington, "Brown invita gli Stati uniti a 'cogliere questo momento'" per guidare il mondo fuori dalla recessione. 4 - STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - "La Cina delinea il suo piano di stimolo per l'economia" anche se il premier Wen Jabao non ha annunciato esplicitamente nuovi interventi di spesa oltre quelli già promessi

CRISI: ASO, NON SI VEDE LA FINE DELLA RECESSIONE ( da "KataWebFinanza" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: aggiungendo che le imprese messe peggio sono quelle legate all'esportazione verso gli Usa e la Cina. Aso ha parlato davanti a una commissione parlamentare, dopo che sono usciti i dati sugli investimenti delle imprese in impianti ed equipaggiamento, che nel trimestre concluso a dicembre sono scesi del 17,3% annuale, il calo piu' forte dal 2002.

Sudan, il presidente Bashir alla piazza "I veri crimini sono in Iraq e Palestina" ( da "Quotidiano.net" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina esprime "rammarico e preoccupazione" per la decisione della Corte penale internazionale. Hillary Clinton: "Bashir avrà la possibilità di andare davanti alla Corte e se crede che l’accusa sia sbagliata può certamente contestarla"</p>" /> Leggi il giornale Nome utente: Password: Prova GRATUITA Esteri TV FOTO E VIDEO MOTORI BLOG SERVIZI LAVORO ANNUNCI Stop al bullismo Cronaca

Giustizia impossibile ( da "Repubblica.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incriminato è il capo di uno Stato che non ha ratificato lo Statuto (Cina, Russia, Usa, Sudan e così via), egli può godere di quelle immunità. Quando però - come nel caso del Darfur - è il Consiglio di sicurezza dell'Onu a deferire alla Corte crimini commessi da organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto, il Consiglio può rimediare a questa deficienza,

Altruismo in azione su internet ( da "Blogosfere" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 59 in globalizzazione Collaborare per l'altruismo con atti pratici: è l'idea di un sito che sarà lanciato online, IfWeRantheWorld.com. L'esempio è "curare una pianta per nutrire i senzatetto": semi, concime, terreno, coltivazione sono risorse che possono essere messe a disposizione attraverso il web, in una sorta di social network per la solidarietà.

Usa pessimisti. Ma le Borse volano ( da "Avvenire" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: non fa sperare in nulla di meglio, in quanto, a febbraio, il numero dei licenziamenti programmati a 186mila sarebbe più che raddoppiato rispetto ai 72 mila di un anno fa. Borse in volo, grazie ai piani di rilancio in Cina e Giappone. Londra +3,81%, Parigi +4,74%, Francoforte +5,42%, Milano +2,47%. Wall Street in rialzo del 2,2%

E' ora di lasciar fallire le banche. ( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 43 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

Darfur, anche Bashir in piazza: Usa e Ue criminali ( da "Affari Italiani (Online)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'

Economia in crisi, non si sa più a chi credere Notizie di agenzia, date in contempo... ( da "Gazzettino, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dannata globalizzazione. Certe industrie sono state cancellate non solo da una finanza spregiudicata (come ad esempio è accaduto con la chimica) ma anche dalla mancanza da parte delle autorità di azioni di protezionismo (tutti lo fanno, noi no). Vito Parcher Chiusa (Bz)

Quando Obama supplica il mondo ( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 43 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

Bashir non ci sta: "I veri criminali sono USA ed Europa". La Cina: stop al processo ( da "Rai News 24" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 5 marzo 2009 Bashir non ci sta: "I veri criminali sono USA ed Europa". La Cina: stop al processo Il presidente sudanese Omar Bashir Il presidente sudanese Omar Bashir si è unito a una manifestazione popolare di protesta contro il mandato di cattura emesso ieri nei suoi confronti dal tribunale dell'Aja sui crimini in Darfur.

Investitori Italiani in Germania - Strategie di internazionalizzazione, criteri di investimento, fattori di attrattività ( da "FullPress.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: T-Systems è altresì impegnata nello sviluppo delle strategie di globalizzazione delle imprese italiane sui mercati esteri, rilevandone la primaria importanza nell?espansione del business all?estero. Etichette: T-Systems Segnala questa notizia: STAMPA

Bashir, Pechino: sospendete l'arresto Il leader sudanese: Ue e Usa criminali ( da "Corriere.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il capo sudanese: Usa e Ue criminali, complotto sionista Omar Hassan al-Bashir in piazza a Khartoum (Ap) PECHINO - La Cina in campo a sostegno di Bashir. Il governo di Pechino «si augura» che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu chieda alla Corte internazionale di «sospendere il processo» contro il presidente sudanese Omar al-Bashir,

Coldiretti, taroccati due piatti "Made in Italy" su tre ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Se in alcuni casi l'"inganno" è particolarmente evidente con l'offerta nei menu di "specialità italiane" come gli spaghetti alla bolognesecompletamente sconosciuti nella città emiliana o le fettuccine Alfredo che niente hanno a che fare con quelle del noto ristorante romano,

##Cina/ 2009 anno molto difficile, ma Wen Jiabao esprime ( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: (Apcom) - Una Cina confidente ma più debole del solito è l'immagine disegnata dal rapporto sull'operato di governo che il premier Wen Jiabao ha pronunciato questa mattina di fronte ai quasi 3000 parlamentari del paese. "Quest'anno sarà il più difficile per lo sviluppo economico della Cina dall'inizio del secolo;


Articoli

Tabacci (Udc): Penso che le stime sulla crescita tenderanno ad aggravarsi ancora (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tabacci (Udc): «Penso che le stime sulla crescita tenderanno ad aggravarsi ancora» [FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA Tutti i nuovi dati economici che arrivano sono cattivi. In febbraio la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 553,17%, mentre il consumo di energia elettrica, valido indice dell'attività produttiva, è diminuito dell'8,9%. Le imprese lavorano meno, le famiglie rinviano le spese. La Confcommercio segnala un calo dei consumi del 4,6% in volume, nel mese di gennaio. E la Banca d'Italia teme per quest'anno una riduzione del prodotto lordo non inferiore al 2,6%. A fornire questo numero, -2,6%, è stato ieri il vicedirettore generale Ignazio Visco (non parente dell'ex ministro). Più tardi la Banca d'Italia ha precisato che non si trattava di una previsione ufficiale, ma di una «trasposizione meccanica». In effetti, nella sua lezione inaugurale alla facoltà di Economia di Roma 1, Ignazio Visco aveva semplicemente detto che se la Banca d'Italia nel gennaio scorso, quando ha formulato una previsione di -2,0% per il prodotto lordo, avesse avuto sul 2008 i dati Istat disponibili ora, avrebbe invece scritto -2,6%. Le agenzie di stampa hanno diffuso il numero fraintendendo il ragionamento. La cifra è certo dispiaciuta a qualcuno nel governo, come era giunto sgradito il -2,5% della Confindustria qualche settimana fa. Ma se il -2,6% non è esatto, purtroppo è perché le attese correnti sono ancora più cupe. Rispetto al 12 gennaio, data nel quale fu chiuso l'ultimo Bollettino della Banca d'Italia, si sono aggiunti molti altri elementi negativi. Oggi la Banca d'Italia non intende diffondere nuove previsioni; ma se lo facesse probabilmente si collocherebbe ancora più giù. Sul prodotto lordo 2009 tra gli economisti al momento circolano cifre ancora peggiori; Unicredit e Montepaschi hanno già aggiornato a -3% i loro pronostici, ma si sente qualcuno già azzardare un -4%, numero impensabile fino a poco tempo fa. Non a caso il deputato Udc Bruno Tabacci, esperto di economia, sostiene che «le previsioni sul prodotto lordo tenderanno ad aggravarsi rispetto al -2,6%». In tutto il mondo, si paventa ora un disastro senza precedenti. «Sono stupito da quanto i governi sottovalutino la gravità della situazione» ha dichiarato ieri a una tv americana l'economista tedesco Norbert Walter, che per il suo paese prevede un calo del prodotto di ben cinque punti. Negli Stati Uniti il primo trimestre potrebbe chiudersi con un calo del Pil (il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti) del 5,9% in ragione annua secondo la previsione della Morgan Stanley, del 7% secondo la Goldman Sachs, dell'8-10% secondo Deutsche Bank. Data la gravità della crisi, è «abbastanza elevato» il rischio che «se ne uscirà lentamente e con una ripresa tendenzialmente moderata» ha detto il vicedirettore generale della Banca d'Italia. Per l'appunto nel suo discorso all'università romana Ignazio Visco intendeva ragionare sul perché non si è riusciti a prevedere un cataclisma di questa portata. Varie istituzioni mondiali, dal Fondo monetario alla Banca dei Regolamenti internazionali, avevano notato i gravi squilibri in atto: gli Usa che non risparmiavano, la Cina che risparmiava troppo, e nella finanza la sottovalutazione dei rischi. Gli squilibri si sono aggravati perché la Federal reserve americana ha mantenuto i tassi di interesse troppo bassi troppo a lungo, e perché negli Usa e in Gran Bretagna si è avuta eccessiva fiducia che i mercati finanziari si regolassero da soli. L'errore collettivo degli economisti che la Banca d'Italia ammette è di non aver saputo prevedere, dall'estate 2007 in poi, con quanta forza il dissesto della finanza si sarebbe trasmesso all'economia reale.

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Microsoft, i lavoratori stranieri sono in regola (sezione: Globalizzazione)

( da "Punto Informatico" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma - Il senatore Charles Grassley aveva chiesto a Microsoft, a mezzo lettera, di dare la precedenza ai lavoratori dell'hi-tech americani rispetto a quelli temporaneamente ospiti degli USA (provvisti del cosiddetto "visto H-1B"), e dopo la breve risposta data al tempo, la corporation di Redmond ritorna sull'argomento spiegando nei dettagli il perché Grassley non abbia nulla da temere dal "pericolo" della riduzione di forza lavoro tecnologica made-in-USA. Brad Smith, a capo della squadra legale di Microsoft, usa la stessa forma di comunicazione epistolare scelta dal senatore dello stato dell'Iowa, spedendogli una lettera che in sostanza dice come in realtà nulla cambia o cambierà nelle politiche di assunzione dell'azienda nei prossimi mesi o anni. Nei punti chiave della lettera, Smith spiega che "gli impiegati H-1B hanno sempre contato per meno del 15% nella forza lavoro americana di Microsoft", rappresentando dunque meno del livello previsto dalla legge sull'immigrazione utile a determinare se una società debba o meno trovarsi nello status di dipendenza da H-1B. Nonostante questo, continua Smith, "la capacità di fare nostre le migliori menti del mondo è sempre stata essenziale per il nostro successo". Le università americane continuano a rappresentare quanto di meglio ci possa essere per la formazione nell'IT, dice il consulente, ed è anche per questo che una parte preponderante delle lauree in scienze informatiche (40%) o titoli di dottorato (59%) vengono concessi a studenti ospiti su territorio americano, stando a una ricerca che ha preso in esame i dati risalenti al 2005. La maggioranza dei lavoratori che fanno richiesta del visto H-1B vengono assunti "per posizioni chiave" all'interno di Microsoft, continua la lettera, e molti di costoro sono alla ricerca di uno status di cittadinanza americana di tipo permanente, ragion per cui, col tempo, non saranno più dipendenti dalla legislazione in materia divenendo cittadini a tutti gli effetti. "Accorpando tutti questi fattori - dice Smith - non ci aspettiamo di vedere un cambiamento significativo nelle proporzioni di impiegati H-1B nella nostra forza lavoro in seguito alla riduzione di posti". Tutto bene, dunque? Non per Grassley, il cui ufficio ha risposto dicendo che il senatore vuole maggiori dettagli sulle intenzioni di Redmond circa la protezione di posti di lavoro statunitensi e le pratiche societarie riguardo le assunzioni H-1B. Microsoft, che H-1B o no ha intenzione di creare tra le 2.000 e le 3.000 nuove possibilità occupazionali grazie al focus sulla ricerca e la spesa di nove miliardi di dollari (1 soltanto quest'anno), non è a ogni modo l'unica società a innescare discussioni circa la supposta preferenza di lavoratori "ospiti" rispetto a quelli oriundi degli States. Reid Hoffman, founder del social network professionale per eccellenza LinkedIn, sostiene che il programma H-1B vada ampliato, il limite del 15% della forza lavoro rimosso imponendo nel contempo una tassa per ogni lavoratore possessore di un visto, fondi che potrebbero essere reinvestiti in programmi rieducativi a beneficio del sistema d'istruzione americano. E chissà se si tratta di una buona idea: gli "stranieri" contesi dalle aziende hi-tech stanno facendo dietrofront verso i paesi di provenienza, siano essi India, Cina o quant'altro. Alfonso Maruccia

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bashir, l'ex bambino soldato sterminatore del suo popolo - giampaolo visetti (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Esteri Bashir, l´ex bambino soldato sterminatore del suo popolo L´ascesa sanguinaria del dittatore dietro le insegne dell´Islam GIAMPAOLO VISETTI AL Bashir, soldato bambino con l´ossessione della guerra è nato 64 anni fa in una capanna di contadini poverissimi, in un villaggio a un centinaio di chilometri a nord di Khartum. Chi ha trascorso con lui lunghi anni, riuscendo infine a salvarsi dall´arresto, sostiene che il suo destino è stato segnato nell´infanzia. Il padre, coltivatore di pomodori, non può sfamarlo. Sceglie di abbandonarlo, affidandolo all´esercito quando non aveva ancora 12 anni. L´orizzonte del piccolo Omar oscilla così da subito tra solitudine e violenza, mediate dall´islam. Combatte senza paura di morire, né di uccidere, e a vent´anni guida già una compagnia. Dieci anni dopo, nel 1973, è al fianco degli egiziani nella guerra dello Yom Kippur contro Israele. Guerra ed estremismo islamico, in quindici anni, gli valgono la leadership dell´Islamic National Front di Hassan Turabi. E´ uno dei rari golpe incruenti dell´Africa. A 45 anni al Bashir, ex soldato bambino per un piatto di mais bianco, si trova alla guida di un Sudan devastato dalla fame e dalla guerra civile. Infiamma le folle con comizi nazionalisti che incitano all´unità del Paese nel nome della sharia. Non si tratta, scriverà anni dopo dal carcere Turabi, di un espediente retorico. Nei primi anni al potere, al Bashir crede realmente che il Sudan, frammentato in centinaia di tribù, possa scegliere l´unificazione nel nome dell´islam. Un sogno presto deluso. Il Nord, bianco, islamico e governato dalle influenze arabe, cede alla tentazione di sottomettere il Sud, animista, nero e aperto al dialogo con l´Occidente cristiano. Al Bashir, che conosce solo il linguaggio delle armi, torna così a combattere e non smetterà più, facendo della guerra un´autentica ossessione. Fa arrestare Turabi, l´unico intellettuale della sua cerchia. Scioglie il Consiglio della Rivoluzione, facendo sparire i suoi componenti accusati di cospirazione. Fino al 1996, quando si fa eleggere presidente con un voto definito «truffa» dagli stessi leader africani. Tre anni dopo scioglie il parlamento e svela pienamente il suo profilo di dittatore. Sono gli anni, oltre venti, del grande massacro nel Sud. Fede e pretese di autodeterminazione si confondono, giustificando lo sterminio di centinaia di migliaia di persone. Difficile provare il genocidio, trattandosi di decine di etnie. I servizi segreti sudanesi sono in compenso i più temuti del continente. Le torture, nelle caserme del nord, raggiungono limiti di raffinatezza che lo stesso Taylor, pure sotto processo all´Aja, definisce «magica». Le trattative per la pace tra Nord e Sud sono avanzate quando, nel 2003, al Bashir sceglie di legittimare il terrore con un´altra guerra. Il Darfur, a Ovest, reclama a sua volta l´indipendenza e si oppone all´avanzata delle scuole coraniche. Kartum, nel mirino degli Usa, viene accusata di nascondere Bin Laden e di essere la retrovia africana di al Qaeda. Il nuovo focolaio di frammentazione viene represso con una ferocia che gela il mondo. In cinque anni, solo in Darfur, le milizie arabe dei janjaweed, armate e pagate dal regime di al Bashir, massacrano oltre 300 mila civili e innescano l´esodo di due milioni e mezzo di profughi. I villaggi ribelli vengono dati alle fiamme, donne e bambini subiscono stupri e mutilazioni. Il Paese è un immenso campo di battaglia, conteso tra mondi contrapposti: da una parte Medio Oriente, Russia e Cina, dall´altra Usa ed Europa. Dietro la fede, petrolio, gas, acqua sotterranea e controllo di uno dei territori-chiave del continente. Il dittatore-guerriero, da ieri, ha però le spalle al muro. E si prepara, pur di non cedere un potere assoluto, alla battaglia estrema: contro tutti, per salvare se stesso sacrificando il suo popolo.

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giustizia impossibile - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 31 - Commenti GIUSTIZIA IMPOSSIBILE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Bashir non può non esserne responsabile, quanto meno perché ha omesso di prevenire quei crimini o di punirne gli autori. Ed è anche indubbio che quell´ordine di cattura avrà un grande impatto psicologico e mediatico e delegittimerà politicamente Bashir. Ma, al di là di ciò, quale può esserne l´incidenza pratica? Quell´ordine può essere eseguito solo in Sudan e solo se lo stesso Bashir autorizzerà le sue guardie ad arrestarlo. Al di fuori del Sudan quell´ordine ha un peso giuridico nullo o quasi. Come mai? Lo Statuto della Corte stabilisce che se il capo di Stato di un paese che ha ratificato lo Statuto (Italia, Francia, Inghilterra, Giappone e così via) commette un crimine quale il genocidio o crimini contro l´umanità, può essere trascinato in giudizio davanti alla Corte, perché non può invocare le immunità personali che gli spettano. Se invece l´incriminato è il capo di uno Stato che non ha ratificato lo Statuto (Cina, Russia, USA, Sudan e così via), egli può godere di quelle immunità. Quando però � come nel caso del Darfur � è il Consiglio di sicurezza dell´Onu a deferire alla Corte crimini commessi da organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto, il Consiglio può rimediare a questa deficienza, decidendo che tutti gli Stati membri dell´Onu devono obbligatoriamente togliere quelle immunità ai capi di Stato (come appunto Bashir) incriminati dalla Corte. Nel caso del Darfur il Consiglio di sicurezza si è però guardato bene dal fare questo passo, limitandosi a imporre solo al Sudan l´obbligo di «cooperare con la Corte». Si torna quindi alla casella di partenza: solo se i poliziotti sudanesi arrestano Bashir e lo consegnano all´Aja, si potrà dare esecuzione concreta all´ordine di cattura. L´emissione di quell´ordine è dunque un colpo di spada vibrato nell´acqua. Qual è la lezione da trarre? Anzitutto, quando non si ha la forza di far valere i propri comandi, sarebbe saggio procedere con prudenza. Invece di un mandato di arresto, il Procuratore avrebbe potuto chiedere un ordine di comparizione: in tal modo il Presidente sudanese, volendo far valere le proprie ragioni, avrebbe potuto presentarsi alla Corte da uomo libero, per contestare le accuse. In secondo luogo, la giustizia non si amministra con le fanfare: il 14 luglio 2008 il Procuratore diede grande risalto alla sua richiesta del mandato, sbandierando ai quattro venti le colpe di Bashir. I giudici hanno impiegato più di sette mesi per riflettere sulla materia, un lasso di tempo manifestamente confliggente con la natura stessa dell´ordine di cattura, che è un atto urgente reso necessario dall´esigenza di impedire all´indiziato di reato o all´imputato la fuga, la manipolazione delle prove o la recidiva. Non sarebbe stato più saggio tenere segreta quella richiesta? Fiat justitia, pereat mundus: la massima vale anche per questo caso? Il presidente del Sudan già da tempo ha preso misure politiche e diplomatiche per annullare gli effetti politici di quell´atto giudiziario. Tra l´altro, ha astutamente rafforzato la sua autorità in seno all´Unione africana mentre ha inasprito i suoi rapporti con l´Europa e gli Usa. Le prospettive di una cessazione dei crimini nel Darfur diventano più difficili, e una soluzione pacifica del conflitto tra il governo e i ribelli del Darfur sempre più problematica. La giustizia internazionale non dovrebbe ostacolare soluzioni politiche di complesse crisi internazionali nell´ambito delle quali vengono perpetrati crimini gravissimi. In ogni caso, la giustizia-spettacolo va a tutti costi evitata.

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nesi e gallino parlano del caso olivetti (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XV - Torino Il calendario Nesi e Gallino parlano del caso Olivetti Tra I prossimi appuntamenti della V edizione della rassegna "Pensieri in piazza" che si concluderà a settembre l´incontro tra Nerio Nesi e Luciano Gallino che il 5 maggio alle 17 parleranno del caso Olivetti e delle politiche comunitarie al castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo. Il 6 maggio sarà invece la volta di Mario Deaglio che nell´aula magna del Sumi di Pinerolo interverrà alle 17 su "Globalizzazione e crisi". Tre gli appuntamenti il 9 maggio e sempre al circolo Sociale: alle 15 parlerà il sociologo Aldo Bonomi, alle 17 il linguista Christian Murazzi e alle 20,30 l´economista Giorgio Ruffolo.

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dialogo tra latouche e petrini "la decrescita unica speranza" - davide banfo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XV - Torino Due guru L´economista francese e il fondatore di Slow Food si sono confrontati a Pinerolo. "Repubblica" ha raccolto i loro pensieri Dialogo tra Latouche e Petrini "La decrescita unica speranza" Non bisogna essere dei profeti per capire che questo sistema economico sarebbe andato a fracassarsi In Italia è stato messo da parte il modello della sussistenza. L´unica preoccupazione era quella di consumare Se guardiamo ai prodotti agricoli piemontesi avvertiamo gli sprechi a cui ci condanna la globalizzazione DAVIDE BANFO Il francese è il teorico della decrescita serena. L´italiano è il guru di Slow Food, celebrato da Time come uno dei cinquanta uomini che hanno cambiato il mondo. Serge Latouche e Carlo Petrini erano ieri sera a Pinerolo, ospiti del primo incontro della rassegna "Pensieri in piazza". Il loro è stato un dialogo stimolante, seguito con partecipazione. Con un sorriso ammettono di andare d´accordo su tutto. Per "Repubblica" hanno accettato di dialogare su alcuni temi legati alla crisi e al Piemonte. Le vostre prese di posizione hanno anticipato molti dei temi dell´attuale crisi mondiale. Latouche: «Erano anni che mi chiedevo come mai la crisi non fosse ancora esplosa. Non bisogna essere dei profeti per capire che questo sistema sarebbe andato a fracassare da qualche parte. Non si poteva andare avanti a produrre sempre di più, non era più sostenibile. Il nostro merito è di aver indicato una strada alternativa a quello che chiamo con una brutta definizione il totalitarismo del produttivismo». Petrini: «Anche le nostre riflessioni partono da lontano, basta pensare a cosa diceva Pierpaolo Pasolini, che era un poeta ma sapeva denunciare i mali dell´attuale società. L´Italia ha messo da parte l´economia della sussistenza, un giusto rapporto con la natura e il territorio». Latouche: «Carlo mette bene a fuoco il problema ed io aggiungo che è ora di smetterla di ingrassare, di consumare. Mi capita di citare spesso il mito della torta che ci ha fatto diventare obesi. Ma questa torta non c´è più e bisogna anche cambiare la ricetta. Ed anche in questa difficile fase tutti i governi continuano a sbagliare perché parlano di rilanciare l´economia, quando invece l´unica cosa saggia da fare è fermarsi». Tra i temi che tornano in discussione c´è quello dei dazi sui prodotti agricoli. Petrini l´ha recentemente rilanciata sollevando non poco scandalo. Petrini: «La sovranità alimentare, e Slow Food l´ha capito da tempo, è un bene che va preservato perché non difende solo i contadini ma anche la biodiversità di un territorio. Se guardiamo ai prodotti piemontesi avvertiamo bene gli sprechi giganteschi a cui ci condanna l´attuale economia globalizzata, un´economia canaglia. C´è una follia totale nei soldi che buttiamo via». Latouche: «Anni fa ricordo di aver parlato ad un convegno di protezionismo e le mie affermazioni fecero scandalo. In Italia sembrava quasi di passare per fascisti. Invece un po´ di protezionismo serve a fermare questi giochi al massacro che vengono giustificati con il libero mercato. Decrescere non vuol poi dire cancellare posti di lavoro ma migliorare la qualità della vita». Petrini: «Sempre guardando al Piemonte e ai suoi prodotti come il riso, va detto che mettere dei dazi potrebbe servire a bloccare le politiche dei sussidi che servono solo a fare dumping, cioè vendere a prezzi truccati». Per chiudere, una riflessione sul deficit ecologico, cioè sulla situazione di stress del nostro pianeta. Petrini: «L´unica soluzione possibile è quella di decelerare e di puntare sull´economia locale. Non è una riflessione scontata almeno per l´Italia. Nel nostro paese manca una reale democrazia partecipativa che si realizzi a livello locale». Latouche: «Se non invertiamo la rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. In giro sento però tante idee interessanti. Una è quella di lasciare da parte il protocollo di Kyoto che guarda solo alla domanda. Bisogna intervenire sull´offerta. Un impegno concreto sarebbe quello di ridurre la produzione di petrolio del 10 per cento ogni anno. è un circolo virtuoso perché interviene sulle società di tutto il mondo e rende sostenibili molte economie. Ridurre i consumi di petrolio cancellerebbe gli 8mila camion che ogni giorno portano tra Italia e Francia solo carichi di "merde", cioè inutile acqua minerale, pomodori e milioni di rotoli di carta igienica».

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Da Silvio a Wojtyla L'importanza di saper dire sorry (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

fenomenologia quando UN PASSATO SCOMODO DIVENTA ARMA PER IL FUTURO Da Silvio a Wojtyla L'importanza di saper dire sorry TENDENZE. Le recenti scuse di Berlusconi a Gheddafi sono solo l'ultimo esempio di un nuovo strumento della diplomazia internazionale mediante l'uso pubblico della storia. Da Clinton a Chirac, dall'Australia a Giovanni Paolo, diversi leader si sono scusati per le malefatte dei predecessori. Ma altri come Putin e Sarkò non cedono a questa moda. E lo stesso Ratzinger non era perfettamente in linea con il Papa polacco... di Marco Gervasoni È sorprendente che Berlusconi, nella recente visita in Libia (nonché nell'incontro di Bengasi dell'agosto scorso), si sia scusato con il popolo libico per le sofferenze inferte dagli italiani durante il fascismo. Prima di tutto perché il premier, come leader politico, è sempre molto parco di richiami alla storia anche recente. La sorpresa è duplice poi se si pensa che per la prima volta un Presidente del Consiglio italiano affronta in questo modo l'eredità coloniale del nostro paese. In passato, le scuse erano state chieste da Gheddafi ma ci si domandava: 1) perché la Repubblica italiana debba scusarsi di quanto compiuto da un regime altro e alternativo come il fascismo; 2) perché scusarsi con Gheddafi, non certo uno stinco di santo. Ora, il passo di Berlusconi è importante, anche perché tocca un momento rimosso, in cui gli italiani, come ci ha insegnato soprattutto Angelo Del Boca, non sono sempre stati brava gente. C'è da riflettere però anche sulle "scuse", diventate negli ultimi anni un elemento della diplomazia internazionale. Certo ci sono scuse e scuse. I grandi (sul piano diplomatico) tendono molto poco a scusarsi. Clinton nel suo primo mandato si scusò per il ruolo della Cia nel golpe in Cile contro Pinochet. Più che riguardare la nazione americana, formalmente mai entrata nella questione cilena, era però una critica alle amministrazioni precedenti. È infatti impensabile, almeno fino ad ora, che un presidente Usa possa scusarsi per una guerra. Anche la Russia di Putin materia ne avrebbe, ma nessun cenno si è visto. Si dirà che Putin è a capo di un regime diverso da quello comunista, per cui non dovrebbe rispondere dell'invasione dell'Ungheria o della Cecoslovacchia. Tuttavia è proprio Putin a rivendicare la continuità della nazione Russia, in cui il comunismo non è considerato una parentesi. V'è infatti la questione del regimi passati. Perché chiedere scusa di quanto commesso dalla mia nazione sì, ma sotto un regime dittatoriale? È la motivazione spesso usata in Germania per non intervenire sul passato hitleriano. Se ne sono visti di recente gli effetti anche nei nostri confronti, dopo che la Corte di cassazione ha chiesto un risarcimento alla Germania per la strage di Civitella della Chiana. La Frankfurter Allgemeine Zeitung accusò allora gli italiani di essere rimasti fermi alla Seconda guerra mondiale. Le questioni coloniali pesano molto ovviamente su nazioni dal passato "imperiale", spesso costellato da stragi, come la Francia. Di fronte alle richieste di scuse da parte di varie ex colonie francesi, e soprattutto dell'Algeria, Sarkozy ha risposto seccamente che «non è il tempo dei pentimenti». Questo in linea con i presidenti della Quinta Repubblica, compreso Mitterrand, sempre molto parchi nel rivedere criticamente il passato francese. Unica eccezione Chirac, che nel suo primo mandato presidenziale chiese perdono agli ebrei per il regime di Vichy, un evento che i suoi predecessori avevano sempre rimosso. Ci sono poi scuse continuamente richieste e mai ottenute, fino a costituire un caso diplomatico: sono quelle della Cina nei confronti del Giappone, soprattutto per la strage di Nanchino. Più facile sembra fare ammenda per la repressione delle popolazioni interne: l'Australia ha chiesto scusa agli aborigeni per la condotta dei governi nei loro confronti. Anche qui per il momento è difficile che un presidente Usa faccia altrettanto. Un caso particolare, e più alto, la richiesta di perdono del Papa Giovanni Paolo II nei confronti delle vittime dell'intolleranza ecclesiastica, anche molto lontane nei secoli. Si ricorderà quanto l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Jospeh Ratzinger, non fosse perfettamente in linea su questo tema con il Papa. Ma si tratta appunto di qualcosa di più nobile e complesso, non riducibile al gioco diplomatico. Molti considerano, non del tutto a torto, ridicola la consuetudine di chiedere scusa per vicende anche molto lontane nel tempo. È tuttavia una pratica su cui meditare, perché ci dice molto non sul passato ma sul presente. La scusa è diventata uno strumento diplomatico grazie alla recente retorica dei diritti umani nelle relazioni internazionali. Ma non solo. Nell'età postmoderna, in cui ancora viviamo, il passato si fa continuamente presente, "non passa" e diventa oggetto di contesa politica o appunto diplomatica. Diventa "uso pubblico della storia". Basta saper distinguere le richieste di scuse sensate (come quella dell'Algeria nei confronti della Francia) da quelle semplicemente grottesche. 05/03/2009

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un'india che sembra occidente (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Sardegna, La" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Gianni Olla Un'India che sembra Occidente La visione proposta da «The Millionaire» criticata da Rushdie Per lo scrittore gli «slums» di Mumbai sono diversi dai nostri ghetti popolari La notizia è che lo scrittore anglo-indiano Salmam Rushdie ha dichiarato che «The millionaire», pluripremiato alla cerimonia degli Oscar, è, più o meno, una bufala. Di certo il film di Danny Boyle è stato sopravvalutato, ha una formula spettacolare abile e piuttosto furba, sembra costruito a tavolino con un dosaggio di elementi che unificano il cinema di ieri e quello di oggi. Ma l'unificazione culturale riguarda anche i due mondi (oriente e occidente) sempre più vicini, almeno nell'immaginario collettivo. Dopotutto, il senso ultimo del film che la cultura di massa proposta dalla tv equivale a quella di "strada" e di vita. Quest'ultimo significato, forse il più importante del film, è anche tra quelli contestati da Rushdie: «un ragazzo degli slums - questa la sua dichiarazione - non potrebbe mai arrivare a vincere "Chi vuol essere milionario!». Accanto a questa osservazione sociologicamente chiara, altre più banali fanno pensare che anche un romanziere straordinario abbia un concetto della narrazione quantomeno curioso: difatti un'altra contestazione riguarda il fatto che il protagonista, passa da Mumbai/Bombay al Taj Mahal, a nord di Delhi, qualche migliaio di chilometri più a est. Comunque, per tornare alla contestazione principale - che riguarda anche il romanzo da cui è tratta la sceneggiatura - ci fidiamo sulla parola, soprattutto perché a parlare è un signore, nato a Bombay, che conosce certamente l'India meglio dei giurati dell'Academy Awards e dei critici occidentali. Questa certezza è però anche il punto centrale del dibattito. Il film tende infatti ad unificare in un contesto totalmente globalizzato i concetti di formazione umana, culturale, esistenziale, seconda una credibile "vulgata" da paese occidentale: la cultura di massa è trasversale e non c'è da stupirsi se un ragazzo di un ghetto europeo, americano, o indiano riesce a vincere una gara televisiva. Naturalmente, tutto ciò vale solo se si legge il film secondo un'ottica sociologica diretta. Si può dubitare che quest'approccio sia giusto o corretto - in realtà il film è decisamente favolistica - ma l'accettiamo. La critica di Rushdie sostiene che gli "slums" di Mumbai sono altra cosa rispetto ai quartieri popolari o ai veri e propri "ghetti" occidentali e dunque ogni tentativo di globalizzare il racconto è vano o forse falso. Si può anche aggiungere che Rushdie non è solo un signore che può legittimamente affermare: «Io conosco l'India e questa non è l'India vera», ma uno scrittore, il cui ultimo, bellissimo romanzo, «Shalimar il clown» racconta un'altra vicenda di globalizzazione: non un sogno - come in "The millionaire" - ma un incubo che interseca due diversi e paralleli collassi di civiltà: quella occidentale, svuotata di grandi valori (anche quelli mitici della libertà e della democrazia) e quella orientale, in preda alla deriva terroristica. Quale sia la visione sociologicamente giusta dell'India (o dell'Oriente secondo Edward Said) è un quesito che lasciamo volentieri agli spettatori interessati. Di certo, però, va messo in conto che la costruzione di un immaginario culturale "meticcio", già avanzatissimo in ambito letterario anche per merito di Rushdie, comporta sempre il rischio di una generalizzazione di temi, forme e stili, mutuati dal dominio universale dello spettacolo di massa. Hollywood e Bollywood differiscono per le radici culturali, ma trovano il loro punto d'incontro nel ridurre ogni sguardo a segno favolistico.

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Spese militari, in Cina cresceranno del 14,9% (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ufficialmente ammontano a 70 miliardi di dollari Spese militari, in Cina cresceranno del 14,9% PECHINO. La Cina ha annunciato che nel 2009 le spese militari aumenteranno di un «modesto» 14,9 per cento. Le spese, ha detto il portavoce dell'Assemblea Nazionale del Popolo Li Zhaosingh, andranno in gran parte a coprire i costi per «mantenere pari alla media nazionale il livello di vita degli uomini e delle donne in divisa». Parlando nella conferenza stampa di presentazione della sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo, che inizia oggi, Li ha aggiunto che in Cina «non esistono spese militari nascoste». In cifre assolute, la Cina spenderà per la difesa 480.7 miliardi di yuan (70 miliardi di dollari circa), molto di meno degli Usa, il cui budget militare per il 2009 è di 515 miliardi di dollari al netto delle astronomiche spese per mantenere in piedi le operazioni militari in Iraq e in Afghanistan. Gli analisti occidentali ritengono che il livello vero delle spese sia di tre o quattro volte superiore a quello dichiarato. Secondo alcuni di loro le spese per la ricerca e per gli acquisti all'estero non entrano nel bilancio che viene presentato all'Assemblea nazionale. Se incluse, esse porterebbero il bilancio militare cinese ad essere secondo solo a quello americano. Il vicino Giappone - un Paese che la tradizione geopolitica vuole «avversario» della Cina - prevede di spendere per la difesa poco meno di 50 miliardi di dollari. Li Zhaosingh, un ex-ministro degli esteri, ha aggiunto che oltre per i salari dei soldati il budget sarà impiegato per «migliorare le capacità dell' esercito di far fronte ai disastri naturali, di combattere il terrorismo e di mantenere la stabilità» nel Paese.

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Gli sfruttati delle tastiere: Ne assemblo 500 all'ora, ho le mani gonfie (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

MULTINAZIONALI Rapporto choc di una ong Usa: la fabbrica cinese dove un'ora è retribuita 60 cent, condizioni da schiavi. Per Dell, Hp, Ibm Gli sfruttati delle tastiere: «Ne assemblo 500 all'ora, ho le mani gonfie» Vittorio Longhi «Ogni giorno entro in fabbrica e assemblo tastiere per dodici ore. Non posso fermarmi un secondo, anche se le dita si gonfiano e fanno male. Siamo sempre sotto il controllo dei supervisori e non possiamo alzare la testa, parlare con gli altri, né andare in bagno fuori dalle poche pause consentite». È il racconto di un'operaia della MaeTay plastic and electronics, fabbrica taiwanese che sta a Dongguan, nel sud della Cina, e che produce tastiere e altri accessori per conto dei giganti dell'informatica Hewlett-Packard, Dell, Lenovo, Microsoft e Ibm. Le condizioni di lavoro alla Mae Tay sono oggetto di un'inchiesta del National labor committee, organizzazione non governativa statunitense che indaga sulle multinazionali Usa e sul processo di produzione all'estero. I ricercatori Nlc sono stati nella fabbrica di Dongguan tra settembre 2008 e gennaio 2009 e hanno documentato ogni fase della produzione. Ne è uscito il rapporto High Tech Misery in China, in cui è descritto il funzionamento dell'azienda che occupa circa duemila lavoratori, in larga parte donne tra i 18 e 25 anni. «Stanno seduti su uno sgabello di legno senza schienale e assemblano 500 tastiere all'ora, inserendo quasi 40 mila tasti ciascuno, nel turno di 12 ore a rotazione tra il giorno e la notte», racconta Charles Kernaghan, autore del rapporto. «Lavorano alla catena di montaggio per sette giorni a settimana con due pause di mezz'ora per i pasti e due giorni di riposo al mese - aggiunge - per una paga di 64 centesimi di dollaro all'ora che diventano 41, dopo le trattenute per i pasti e un posto nei dormitori». L'azienda non nasconde questo sistema di lavoro, anzi indica con chiarezza nel regolamento interno ogni singola norma vessatoria, come ad esempio la multa anche per un solo minuto di ritardo, oppure l'obbligo di tenere sotto controllo gli altri operai e di riferire ai superiori le eventuali inefficienze. Al minimo tentativo di protesta, è inutile aggiungerlo, l'azienda licenzia in tronco. L'uscita dell'inchiesta negli Stati uniti ha spinto Hewlett-Packard, Dell, Microsoft, Ibm e Lenovo a rispondere in fretta, prendendo pubblicamente le distanze dalla fabbrica di Mae Tay: «Quell'azienda è un subfornitore di componenti con cui trattano i nostri fornitori diretti e stiamo lavorando insieme a loro per verificare la situazione e apportare gli eventuali miglioramenti, conformi alle leggi», precisano le multinazionali. Inoltre, è prevista a giorni un'ispezione dell'Eicc, Electronic industry citizenship coalition, un'associazione tra grandi imprese dell'elettronica che dovrebbe verificare il rispetto di un codice di condotta ispirato ai principi etici e della responsabilità sociale da parte dei fornitori. Ma il National labor committee è al governo americano che chiede di intervenire. Innanzitutto attraverso l'approvazione del disegno di legge sul «lavoro dignitoso», il Fair Competition Act, già presentato al Congresso e sostenuto dai senatori democratici Obama, Clinton e Biden. Il provvedimento vuole che le corporations americane assicurino il rispetto, anche da parte dei fornitori, di alcuni diritti fondamentali fissati dall'Organizzazione internazionale del lavoro, Ilo. Se questo rispetto venisse meno, il governo potrebbe mettere al bando i prodotti, impedendone l'importazione dall'estero o l'esportazione dagli Stati uniti. Va detto, però, che rispettare gli standard internazionali del lavoro fissati dall'Ilo, agenzia dell'Onu, per un governo significa ratificare almeno le due convenzioni fondamentali sul diritto di associazione e di contrattazione, cosa che non è ancora avvenuta in Cina, come è noto, ma neanche negli Stati uniti.

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<Le proteste in Cina? Contro la corruzione> (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Le proteste in Cina? Contro la corruzione» --> Montessoro: la corsa di Pechino rallenta ma non si ferma «Le grandi opere pubbliche scatenano gli interessi locali» Giovedì 05 Marzo 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print «La Cina frena, ma rispetto agli altri Paesi galoppa ancora. Soprattutto la Tigre asiatica cambia, moltiplica i suoi centri di spesa, da Pechino alla periferia, e questo può suscitare le proteste di chi vede il pericolo che corruzione e malavita mettano le mani sulle grandi opere pubbliche che tengono a galla l'economia o cercano di contrastarne la recessione. Ma queste manifestazioni di dissenso sono anche il portato del cambiamento». Così Francesco Montessoro, docente di Storia dell'Asia all'Università degli Studi di Milano, legge le notizie delle manifestazioni di protesta che arrivano dalla Cina. Sullo sfondo restano le criticità di un'economia il cui Pil rallenta all'8% dal 13% precedente. «Ma siamo sempre in territorio positivo mentre i Grandi dell'Occidente crollano». Professor Montessoro, come si evolve la situazione economica cinese? «Per quanto riguarda l'economia, la Cina sta facendo quello che possono fare altri Paesi in una situazione difficile di crisi internazionale, inedita per molti aspetti ma sicuramente globale. La Cina, che è stata ai margini della crisi asiatica del '97-'98, corre il rischio di subire oggi qualche contraccolpo di più in un contesto più grave. Gli ex contadini inurbati tornano nelle campagne. Sono loro a pagare di più la frenata dell'economia. Ma bisogna fare attenzione a tutta una serie di altre circostanze». Quali? «Per il 2009 le autorità cinesi prevedono una riduzione della crescita dal 13 all'8%. Cioè il Pil cinese continuerà ad aumentare dell'8% di fronte a un Giappone che l'anno scorso ha accusato, invece, una contrazione del 13% e di un'economia Usa che arretra del 6%. In sostanza, siamo di fronte a una crisi internazionale gravissima, ma che sulla Cina impatta in modo minore e da questo punto di vista si va ripetendo quando avvenuto dieci anni fa quando l'economia cinese, di fatto, aiutò le altre economie asiatiche in forti difficoltà. La storia si ripete: il tumultuoso sviluppo cinese può aiutare gli altri Grandi del mondo a non affondare. Questo è stato il senso anche dell'ultima missione di Hillary Clinton a Pechino». E sul piano sociale quali conseguenze si avvertono? Gli anziani del Partito comunista cinese hanno chiesto di fare chiarezza sugli aiuti all'economia attorno ai quali prolificherebbero corruzione e malcostume... «La Cina è in una lunga fase di transizione da un sistema pianificato a uno sostanzialmente aperto e di mercato, ma con un quadro politico che evolve lentamente. Sia chiaro: la Cina di oggi non è la Cina di Mao, tuttavia ci sono degli apparati del Partito comunista cinese che hanno un ruolo in economia che non è il ruolo che hanno i partiti di governo in sistemi di tipo democratico-liberale. In queste condizioni, per ragioni culturali legate anche a fenomeni ben diffusi in tutta l'Asia orientale, si sa che il sistema economico è condizionabile da fenomeni, che noi conosciamo benissimo, di corruzione e concussione. In Cina la dimensione della corruzione è forse più ampia proprio in virtù del passaggio da un Paese relativamente povero a un'economia oggi relativamente prospera». Le recenti proteste sociali vanno inserite in questa cornice? «Certamente, anche se le riforme economiche moltiplicano i centri di decisione: gli enti locali, adesso, hanno ragguardevoli capacità di intervento nell'economia e, in questo caso, è facile che si creino condizioni che favoriscono la corruzione o addirittura l'infiltrazione della mafia. Le proteste nascono da qui, ma sovente, come spesso accade in Cina, possono anche essere guidate da componenti della stessa élite politica. Quando parliamo degli anziani del partito ci riferiamo proprio a chi mette in guardia le nuove generazioni politiche dal rampantismo. E spesso questi giovani sono i figli d'arte della vecchia nomenklatura già in pensione. Ma le tensioni sociali possono essere il prodotto anche di un altro fenomeno». Meno negativo? «Sì, le proteste possono essere connesse a un diffondersi di un'opinione pubblica di tipo moderno che si allarga di pari passo col decentramento della spesa economica di cui abbiamo già parlato. Il monopolio assoluto del passato non esiste più e si creano, così, nuove aspettative in quei ceti emergenti che hanno, ora, maggiori aspettative. Ad esempio, le proteste di questi giorni contro la diga delle Tre Gole, un'opera faraonica paragonabile al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, sono dettate da preoccupazioni ecologiche ed economiche oltre che da timori per l'arrivo in loco di comitati d'affari che potrebbero condizionare il futuro dell'area. Nell'insieme, però, si tratta di un complesso di fattori che tende a vivacizzare la società cinese e non a rinchiuderla in se stessa. Le manifestazioni degli ultimi mesi non sono, cioè, l'avanguardia di proteste di massa destinate a scuotere il potere. Al contrario, sono parte della fisiologia del nuovo sistema. Paradossalmente, la Cina, se la si guarda con un paraocchi di tipo ideologico, è il più stabile Paese capitalista del mondo». Daniele Vaninetti 05/03/2009 nascosto-->

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Ancona Promuove pronta ad allargare il raggio di azione (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ANCONA pag. 6 Ancona Promuove pronta ad allargare il raggio di azione INTERNAZIONALIZZAZIONE IL DIRETTORE DE VITA E L'INGRESSO NEL GRUPPO STRUTTURE CAMERALI di MICHELE DE VITA* «IL LIVELLO di internazionalizzazione che si richiede oggi alle Pmi è diverso da quello di sei anni fa. Da quando siamo partiti nel 2001 di strada ne abbiamo fatta tanta. Ancona Promuove è cresciuta molto a livello gestionale e progettuale delle iniziative. E' cresciuto anche il numero di imprese che ci riconoscono come interlocutore privilegiato per le attività di internazionalizzazione. Ricordo che nel 2008 ben 624 imprese hanno partecipato alle nostre iniziative. Oggi le nuove sfide degli scenari internazionali e la congiuntura economica che stiamo vivendo ci inducono ad allargare ancora di più il nostro raggio d'azione e a cercare una maggiore integrazione/cooperazione con le altre Camere di Commercio e le loro aziende speciali. Le Pmi debbono internazionalizzarsi con consapevolezza, seguendo strategie specifiche e mettendo in piedi azioni coerenti con gli obiettivi prefissati, potendo contare sul supporto delle istituzioni. E' per questo che abbiamo deciso di entrare a far parte del gruppo delle strutture camerali per l'internazionalizzazione a cui già partecipano le maggiori aziende speciali italiane. Oggi e domani, in occasione della riunione del gruppo a Fiuggi, presenteremo Ancona Promuove e la fitta rete di rapporti internazionali che abbiamo creato in particolare con la Russia, la Germania e la Cina. Il gruppo pianificherà le missioni del sistema camerale per il 2009 e individuerà paesi focus e mercati di interesse, come USA, Giappone e i Paesi arabi, che saranno destinatari di missioni integrate evitando così sovrapposizioni tra le strutture e razionalizzando l'uso delle risorse camerali. *direttore di Ancona Promuove

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Codice Rosso, progetto comune per Marche e Abruzzo (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRONACHE MARCHE pag. 17 Codice Rosso, progetto comune per Marche e Abruzzo PROTEZIONE CIVILE L'AQUILA LE REGIONI Abruzzo e Marche, in collaborazione con le rispettive sezioni Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e di concerto con il Dipartimento nazionale di Protezione civile, hanno stipulato un accordo con l'intento di realizzare iniziative che consentano di migliorare la conoscenza dei fenomeni che incidono sulla sicurezza dei cittadini, la reciproca informazione e la valutazione congiunta dei programmi e degli interventi da realizzare in ambito di protezione civile. Codice Rosso 2009' è stato presentato ieri in Abruzzo dall'assessore alla Protezione civile, Daniela Stati, la quale ha precisato che l'idea «nasce dalla necessità di promuovere ogni attività utile a diffondere fra i sindaci la cultura della protezione civile e a fornire strumenti che consentano lo svolgimento, nel migliore dei modi possibile». Codice Rosso 2009' darà luogo anche ad una manifestazione interregionale che si terrà ad Ancona dal 19 al 21 marzo che costituirà un momento di incontro fra i sindaci abruzzesi e marchigiani e le altre componenti del sistema, nell'intento di avviare un processo di ottimizzazione delle strutture comunali di protezione civile.

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Il calo dei traffici accelera. Noi operatori del porto dobbiamo fare sistema per ripar... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 05 Marzo 2009 Chiudi di GIAMPAOLO MILZI «Il calo dei traffici accelera. Noi operatori del porto dobbiamo fare sistema per ripartire bene, soprattutto riorganizzando servizi e logistica». L'analisi è di Alberto Rossi, 49 anni, presidente di Frittelli Maritime. Un gruppo che tramite l'impresa Evergreen movimenta da solo il 40% dei container ad Ancona per conto delle principali compagnie del mondo. Il gruppo è anche agenzia per l'Italia di Minoan Lines e Adria Ferries per i flussi di tir e passeggeri ed opera nella logistica in porto coi suoi magazzini generali. La compagnia lavoratori portuali prevede una movimentazione media di container per il 2009 ridotta fino alla metà. Lei sottoscrive questo drammatico sos? «C'è di che preoccuparsi. Cito due dati, raffrontando il primo bimestre 2009 con quello 2008: - 15% per i container pieni, - 10% per tir e trailer. Una flessione di import-export che riflette la crisi economica globale e nazionale. Arriva con un po' di ritardo rispetto alla crisi di produzione. Ora l'allarme è realistico». Addio Ancona Porta d'Oriente? Dov'è finito il benefico indotto dell'Est? «L'Est è il mercato principale per Ancona. Ma non tira più. La Cina importa sempre meno, diminuiscono i traffici, con il crollo del prezzo dei noli è crollato il fatturato di armatori e venditori. Sono entrate in linea grandi navi, ma ora con la crisi c'è deficit di domanda a fronte di eccesso di offerta di stiva. La forte difficoltà del settore del mobile nel Pesarese e degli elettrodomestici nel Fabrianese fa segnare il passo all'export verso un altro mercato importante per il porto, quello dell'Arabia Saudita e dei paesi del Golfo Persico. Anche i trend che ci riguardano coi paesi del Mediterraneo, il Nord Africa e il Medio Oriente soffrono». Che fare per limitare i danni e invertire la rotta? «C'è un solo modo, fare sistema portuale in modo diverso. Lo ha detto oggi (ieri,ndr.) anche il comandante Paino, un tecnico della Capitaneria, nel ricevermi assieme ai responsabili di Autorità portuale, ormeggiatori, piloti e rimorchi. L'occasione? Come Evergreen ho presentato un nuovo servizio container da avviare a fine mese, garantito da grandi navi di ultima generazione, lunghe 225 metri, da 2800 container-teu ciascuna. Fino a poco tempo fa facevano la spola Tirreno-Usa. Nonostante i limiti tenico-logistici del nostro porto e grazie agli sforzi di coordinamento servizi assicurato da Ap e Capitaneria siamo riusciti ad intercettare questo traffico in Adriatico lungo la linea Ancona-Trieste-Venezia e quindi per Medio Oriente e Cina. Fare sistema significa che ci confronteremo con Compagnia portuali e Ancona Merci per sfruttare al massimo questa grande occasione di competitività». Bene, ma le infrastrutture del "porto delle incompiute" sono quelle che sono... «Ancona fa fatica ad assicurare standard adeguati ai grandi traffici. Dobbiamo cercare di ingegnarci in questo periodo che ci auguriamo di transizione». Sarà il nuovo presidente Ap Luciano Canepa a dover remare per una transizione positiva. Come? «Ha fama di grande esperto. Mi auguro che apporti uno stile di governo concreto, che assicuri unità di intenti soprattutto tra Ap ed enti locali. Le premesse ci sono, c'è grande sensibilità rispetto alla crisi del porto. In attesa che Ancona si riallinei alla capacità logistica dei porti concorrenti grazie al completamento delle opere in stand by, Canepa dovrà dare priorità all'escavazione dei fondali e alla realizzazione del molo di sovrafflutto a sua volta necessaria per rendere operativi i primi tratti di Banchina Marche già realizzati».

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A dicembre il jet Alenia-Sukhoi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-05 - pag: 43 autore: Alleanze. L'aereo regionale sarà consegnato ad Aeroflot A dicembre il jet Alenia-Sukhoi Mara Monti MILANO Entro dicembre sarà consegnato il primo aereo regionale Sukhoi Superjet 100, l'aereo da 78-98 posti prodotto dalla joint venture Scac, Alenia Aeronautica ( gruppo Finmeccanica) e dalla russa Sukhoi, rispettivamente al 25% e 75 per cento. Una tappa che arriva in un momento difficile per il trasporto aereo tanto da rischiare di compromettere la ripresa che si è manifestata negli ultimi anni nel comparto degli aerei regionali. La certificazione è attesa a novembre e la consegna del primo regional jet italo-russo è prevista il mese successivo alla compagnia di bandiera russa Aeroflot.La conferma è venuta dal presidente della Scac, Viktor Subbotin nel corso di una conferenza stampa in occasione dell'inaugurazione a Mosca del nuovo ufficio commerciale di SuperJet International, che fa seguito all'apertura della sede di Washington, avvenuta qualche settimana fa. Al suo fianco Alessandro Franzoni, ad di SuperJet International, la joint venture con Alenia Aeronautica al 51%, creata per la commercializzazione e il supporto tecnico dell'aereo.Il programma viaggia con qualche mese di ritardo «ma in perfetto time to market,traguardo non trascurabile visto quello che sta accadendo ad altri programmi dell'aviazione civile », ha detto Franzoni. La società italo-russa ha già fabbricato due esemplari del jet regionale a cui sono affidate le speranze di una rinascita dell'industria aeronautica civile russa dopo il forte declino seguito al crollo dell'Urss.Il terzo esemplare è già stato assemblato e presto verrà testato, mentre il quarto inizierà le prove in volo a metà anno. Il produttore ha al momento 98 ordini fermi, soltanto sul mercato russo si prevede di «vendere almeno 200 velivoli», ha aggiunto Franzoni. Per il comparto degli aerei regionali da 60 a 120 posti le previsioni di fonti industriali indicano una richiesta di 6.500 velivoli per i prossimi 20 anni a livello mondiale e Scac intende conquistare una quota del 20% del mercato, circa 1.200 aerei. A trainare la domanda del comparto si prevede sarà l'Europa, ma anche il Medio Orientee a lungo termine anche gli Usa, la Cina e l'India. La crisi petrolifera, prima di quella economica, aveva spinto le compagnie a utilizzare velivoli che oltre a risparmiare sui consumi di carburante, consentissero una gestione flessibile dell'offerta sulle rotte regionali, nei collegamenti punto a punto e nel feederaggio ai grandi hub delle compagnie aeree. Ma negli ultimi mesi, la situazione del trasporto aereo è peggiorata costringendo i vettori a rivedere i piani di sviluppo. «La crisi si sente soprattutto per la mancanza di supporto finanziario che sta ritardando le decisioni», ha ammesso Franzoni. Tuttavia, «non c'è motivo di attendersi che i volumi di vendite possano diminuire». Per rispondere alla crisi, SuperJet International punta inizialmente su mercati dove la crisi ha avuto meno ripercussioni negative, come l'America Latina. Inoltre, un altro settore interessante per la compagnia sono «le società di leasing, un comparto anticiclico in quanto si acquistano oggi gli aerei per averli a disposizione quando la domanda ripartirà ».

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Il petrolio accelera il recupero (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-05 - pag: 44 autore: Combustibili. Wti in rialzo del 9% grazie a dati favorevoli sull'economia cinese e sulle scorte Usa Il petrolio accelera il recupero Nell'Opec cresce lo scetticismo sull'utilità di un nuovo taglio Sissi Bellomo Prezzi in accelerazione sui mercati petroliferi, che ieri hanno trovato numerosi e in parte inaspettati spunti rialzisti. Ad alcuni dati incoraggianti sulle possibilità di ripresa dell'economia cinese, che hanno favorito anche un generalizzato rimbalzo dei mercati azionari, si sono aggiunte la notizia di un incidente a un importante oleodotto russo e un calo a sorpresa delle scorte statunitensi di greggio. Il risultato è stato un balzo in avanti del 9% per il prezzo del Wti, che ha chiuso a 45,38 dollari al barile dopo aver toccato nel corso della seduta un picco di 45,76 $. Le quotazioni, già in ripresa martedì, sono state sostenute fin dall'inizio della giornata dagli spiragli di ottimismo in arrivo dalla Cina, dove l'indice dei responsabili acquisti è migliorato in febbraio per il terzo mese consecutivo e il Governo comincia a ventilare la possibilità di un ulteriore piano di stimolo per l'economia. Ad alimentare gli acquisti ha contribuito anche l'annuncio della temporanea riduzione di un quinto delle esportazioni di greggio dalla Russia (circa 840mila barili al giorno), a causa della rottura di una pipeline che rifornisce il porto di Novorossiisk, sul Mar Nero. Lo spegnimento dell'incendio e la successiva riparazione della conduttura richiederanno almeno 3- 4giorni.L'incidentesegue di poche ore l'ennesimo sabotaggio a un oleodotto in Nigeria, che ha costretto a ridurre la produzione locale di altri 70mila barili/giorno. In un mercato ormai da tem-po concentrato soprattutto sulla salute della domanda petrolifera – barometro della gravità della crisi mondiale – hanno tuttavia pesato molto di più le statistiche settimanali dell'Energy Information Agency statunitense. I dati diffusi ieri lasciano ben sperare. Non solo perché registrano un'inattesa riduzione degli stock di greggio (-0,7 mb, di cui 0,5 a Cushing, Oklahoma, punto di consegna del Wti), ma anche e soprattutto per i motivi che sembrano averla originata. Negli Usa la domanda di benzina nelle ultime quattro settimane è risalita a una media di 9,03 mbg (+2,2% rispetto a un anno prima), stimolando le raffinerie ad accelerare la produzione di carburanti. Il tasso di utilizzo degli impianti è salito dall'81,4 all' 83,1% della capacità. E gli stock di benzine e distillati sono saliti rispettivamente di 0,2 e 1,7 mb. Sorprendente anche l'aumento delle importazioni di greggio degli Usa: +259mila bg nella settimana, nonostante la sempre più rigida applicazione dei tagli di produzione da parte dell'Opec, che secondo un sondaggio Reuters ha raggiunto in febbraio l'81% (3,42 mbg rispetto a un obiettivo di 4,2). In vista del meeting del 15 marzo,intanto,l'Organizzazione non sembra più essere così determinata a deliberare ulteriori riduzioni dell'output, che in questo periodo rischierebbero di avere scarsa influenza sui prezzi. Secondo fonti dell'agenzia Reuters, dopo l'Iran, alla schiera degli scettici si è aggiunta ieri anche l'Angola, che detiene la presidenza di turno dell'Opec.

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Non dobbiamo fare la fine di Prato: qualità e brand per battere la concorrenza (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Arezzo)" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRONACA AREZZO pag. 5 Non dobbiamo fare la fine di Prato: qualità e brand per battere la concorrenza IL COMMENTO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO MANCA IL KNOW HOW CHE QUI SI E' SVILUPPATO NEL CORSO DEI DECENNI ... che gli stessi pratesi temono in questi giorni inarrestabile. E' ovviamente il fenomeno Chinatown, l'invasione cinese che ha profondamente alterato i parametri del sistema Prato e con il suo mix di dinamismo e illegalità è tra le cause scatenanti della crisi. E' difficile tuttavia negare che tra Prato e Arezzo esistano anche parallelismi tanto suggestivi quanto per certi versi inquietanti. Se non altro perché siamo di fronte a due realtà cresciute nello stesso mito, quello della monocoltura industriale capace da sola di trascinare l'intera economia. Il panno che si moltiplicava all'infinito, quasi allo sviluppo e al boom non ci dovesse essere mai fine, l'oro e l'abbigliamento che svolgevano qui la stessa funzione. Al termine della corsa il sistema pratese ha fatto crack, quello aretino, per quanto più articolato, è in piena frenata. Da una parte e dall'altra il fenomeno con il quale bisogna fare i conti si chiama globalizzazione. A Prato ha significato il collasso (in dieci anni è scomparso il 30 per cento delle aziende) di un'economia che non reggeva più con la concorrenza dell'ex terzo mondo. Non si può competere, lo ha spiegato bene uno scrittore pratese, Sandro Veronesi, quello di «Caos calmo», con chi produce al triplo della tua velocità e a un terzo dei tuoi costi. E' un po' lo stesso ostacolo con il quale devono fare i conti l'oro e l'abbigliamento aretini, al di là della tempesta perfetta della crisi con cui in queste settimane tutti si trovano a combattere. Sono due settori, il metallo prezioso e la moda, che in gergo si chiamano , come il panno pratese. Esposti dunque alla competizione globale. Ci sono solo due modi per uscire. Uno è improponibile, cioè ridurre drasticamente i costi con un taglio selvaggio di stipendi e salari. L'altro è quello che non è riuscito a Prato e ai suoi imprenditori tessili, posizionarsi su un segmento di mercato ad alto valore aggiunto, sul quale i competitors dell'ex terzo mondo non siano in grado di arrampicarsi. Il catename o l'abito di qualità medio-bassa lo sanno fare tutti, spesso a prezzi stracciati. Per il gioiello griffato, l'orecchino di alta qualità, il pret-a-porter di marca occorre un know-how che ancora esiste solo dalle nostre parti. Ecco perché Arezzo ha ancora buone chances di salvezza, quelle che per ora non è riuscita ad avere Prato. D'altronde, per quanto dominato da oro e moda, il sistema economico aretino è anche po' più complesso, con le sue eccellenze nella meccanica in alcuni settori ad alta tecnologia, con la sua forte quota di terziario e di servizi. Occorre però non fermarsi neppure per un secondo, occorre combattere ogni giorno la guerra della qualità e della globalizzazione, ben oltre la crisi che sta sferzando l'economia locale e di cui si avvertono fortissimi i segnali, dalla cassa integrazione alla disoccupazione e alla riduzione del credito. Chi si ferma è perduto. Prato sta lì a provarlo. Mica vorremo trovarci un giorno a scendere in piazza per gridare che Arezzo non deve chiudere. Salvatore Mannino

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Melato: porto Brecht nella Cina globalizzata delle cattiverie di oggi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2009-03-05 num: - pag: 46 categoria: REDAZIONALE «L'anima buona di Sezuan» Melato: porto Brecht nella Cina globalizzata delle cattiverie di oggi MILANO — «Le anime buone oggi sono la gente che vive in miseria, che non ce la fa ad arrivare a fine mese, vittime delle grandi truffe, delle grandi ruberie bancarie multinazionali e gli umiliati e offesi di tutte le baraccopoli del mondo, dalla Napoli della spazzatura a Buenos Aires, da San Paolo fino agli scugnizzi di Millionaire. E qui, in ogni casa, qualcuno si rende conto di quanto sarebbe necessaria oggi la bontà in un mondo sporco, violento e volgare, dominato dalla malvagità, ma subito capisce che è un'utopia, che è più facile usare e apprezzare la crudeltà». I capolavori sono tali perché non hanno data di scadenza: «Sembrava una profezia pessimista quest'opera, ora è solo neo realismo». Mariangela Melato parla con passione dell'Anima buona di Sezuan, il testo di Brecht reso immortale dalla regìa di Strehler, che andrà in scena a Genova con lo Stabile il 17 marzo, passerà poi a Napoli e Roma, sarà a Milano, al Piccolo Teatro, nel 2010. «Ne parlo con vivacità perché capisco quanto oggi quello che diceva Brecht sia attuale: allora era la fiaba dei tre dei in una Cina lontana che ora è diventata dura, violenta e sporca come quello che vediamo tutti i giorni. Con i miei registi di fiducia dell'Elfo Elio de Capitani e Ferdinando Bruni abbiamo pensato alla Cina globalizzata, così oggi simile all'America, abbiamo pensato a che fine ha fatto la bontà dopo il crollo dei muri e delle utopie e crediamo che questa storia oggi più di ieri meno di domani ci riguardi terribilmente, crudelmente, tremendamente». Non una prova facile, il copione prevede che l'attrice si sdoppi «e mostri come sempre, come tutti, un'anima buona e una cattiva». Dopo tre anni nella faticosa leggerezza del musical biografico, la Melato ritorna alla grande «felice di festeggiare il 12Ë? anno con Carlo Repetti e lo Stabile di Genova che permette queste scelte, perché si tratta di un testo di poesia che arriva diretto a tutti. Fare L'anima buona in questo momento di crisi globale vuol dire parlare di ciò che sta accadendo oggi. E poi è un testo che mi stava addosso da anni, sempre rimandato e mai avrei pensato di dare a Brecht un'occasione più drammaticamente in sintonia di questa. Siamo in Cina, certo, quella in jeans, ma siamo anche in tutte le zone disastrate del mondo, che sono antiche e molto moderne insieme. Sento l'urgenza di queste parole che riguardano le cose che leggiamo sui giornali e i due opposti su cui si basa la vita: il male e il bene. Non è buonismo attenzione, ma bontà vera». Paura del confronto con Strehler? «Andiamo in un'altra direzione. Il suo spettacolo era luminoso, magico, perfetto e Andrea Jonasson stupenda. Perciò faremo altro, ci caliamo dentro le anime buone di oggi». Somiglia alla protagonista che accoglie in casa i tre dei? «Io sono una donna tenace, capace di bontà e di durezze, purtroppo la morale è sempre quella: impossibile essere potenti senza inquinare la propria coscienza, la propria anima specie oggi che il potere è un mero prestigio. Brecht era lungimirante e si esprimeva in poesia, non scordiamolo mai: con le sue parole ci sentiamo superiori anche noi teatranti». M. Po.

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Vino dell'Est, Antinori scommette sulla Romania (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-05 num: - pag: 34 categoria: REDAZIONALE Nonostante la crisi Dopo California e Ungheria, il nuovo investimento della casata toscana Vino dell'Est, Antinori scommette sulla Romania MILANO — Antinori guarda alla Romania. E nonostante la crisi a Est si allea con il distributore Halewood per esplorare la qualità di alcuni vecchi vigneti. «Si tratta di tre appezzamenti a Nord Est di Bucarest, in collina — spiega la vicepresidente Albiera Antinori, che insieme alle sorelle Allegra e Alessia, la ventisettesima generazione, guida l'antica casata toscana del vino —. Un piccolo investimento che ci consente di testare le varietà locali, Alba, Neagra, Cabernet. Un'occasione per continuare a investire nella ricerca di vini di qualità ma per il vino ci vuole pazienza: almeno quattro anni prima di arrivare alla bottiglia ». La Romania è uno dei dieci produttori più importanti di vino al mondo e uno dei mercati in grande crescita. Da quattro anni i vini Antinori sono importati a Bucarest proprio da Halewood, filiale locale della casa madre inglese. La joint venture (al 51%) con il distributore è una sorta di testa di ponte per verificare le possibilità del territorio. «Abbiamo usato la stessa strategia in Cile, a Malta, nello Stato di Washington: un partner locale per poi crescere insieme. Nel caso di Antica, nella Napa Valley, in California, la tenuta poi è diventata tutta nostra». Dalla Toscana all'Umbria, fino all'Ungheria, l'impero Antinori ha un giro d'affari di 137 milioni di euro di cui il 55% realizzato all'estero, in primis negli Usa (30%). E con la crisi? «Ci aspettiamo di mantenere le posizioni. Intanto si lavora anche su Paesi più piccoli e sui grandi mercati di Cina e India. Mia sorella Alessia vive sei mesi all'anno in Asia». Non solo business. Le tre sorelle toscane si sono anche impegnate in un progetto di aiuti umanitari: una tenuta in Kirghistan per aiutare la popolazione in un'agricoltura non nomade. «Incredibile la felicità di quelle persone nel vedere tre ragazze dall'altra parte del mondo». Antonia Jacchia Capitali coraggiosi

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Cisal, elogio al saper fare italiano (sezione: Globalizzazione)

( da "Italia Oggi" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ItaliaOggi sezione: CISAL data: 05/03/2009 - pag: 36 autore: di Vincenzo Lucarelli Il segretario generale del sindacato autonomo Cavallaro: occorre puntare sulle capacità umane Cisal, elogio al saper fare italiano Urge un ripensamento del sistema economico e finanziario La crisi in atto ha raggiunto ormai dimensioni tali da sfuggire a terapie più o meno affidabili. Che, stando a quelle fin qui tentate, hanno bruciato enormi quantità di denaro pubblico. E, da notizie in itinere, nelle ultime settimane l'economia mondiale sta attraversando una fase recessiva molto forte. E infatti «la pandemia non si ferma. Genera il collasso dell'industria manifatturiera. Per misurare l'entità dello shock, l'Economist ricorda un solo dato: la tariffa corrente per imbarcare un container dalla Cina del Sud all'Europa è oggi di zero dollari, escluse le spese di carburante e di imbarco». Mentre, «solo nell'estate del 2007 la tariffa per la stessa tratta era di 1.700 dollari. Nonostante questa caduta verticale delle spese di viaggio, le navi cargo dall'Asia viaggiano mezze vuote». Contemporaneamente, «in Germania gli ordinativi nell'industria meccanica strumentale crollano del 40% a dicembre. Circa la metà dei 9 mila esportatori cinesi di giocattoli sono al fallimento». Non va meglio «per i costruttori di notebook di Taiwan che hanno perso più di un terzo del giro di affari a gennaio di quest'anno». Lo ha sottolineato un editoriale a firma di Massimo Giannini sul supplemento, Affari e Finanza, de La Repubblica di lunedì 2 marzo 2009, in prima pagina.Il bollettino di guerra, per ammissione dello stesso Giannini, potrebbe continuare. Tuttavia, si ferma qui, ricordando «l'interazione tra il corto circuito della finanza e il blocco delle attività produttive che si è fatto micidiale». Tutto ciò sollecita un ripensamento del sistema economico e finanziario, soprattutto per quanto riguarda l'Italia con un debito pubblico che condiziona una più incisiva azione di contenimento delle sofferenze. Quindi l'avvio di un rilancio dello sviluppo. Cosa che, secondo la Cisal, per esplicita ammissione del segretario generale, Francesco Cavallaro, «ha come urgente una riflessione profonda sulla complessità dei processi in atto, che chiamano in causa il modello di capitalismo fin qui seguito. Che dovrebbe affrontare una autocritica mirata, prendendo coscienza del proprio carattere autodistruttivo, secondo il pensiero di Emanuele Severino, a proposito di un sistema produttivo e di mercato che deve uscire dalle sabbie mobili di un traguardo basato esclusivamente sul profitto. Per cui, la ricchezza delle nazioni è ancora calcolata con il pil, incurante di numerose fratture tra generazioni e soprattutto tra istruzione e mondo del lavoro». Inoltre, a parere di Cavallaro, non bisogna dimenticare che l'innovazione e la globalizzazione stanno imponendo, già da alcuni anni, non trascurabili costi sociali. E, purtroppo, nella società informatizzata anche l'organizzazione del lavoro, nel richiedere un capitale umano sempre più qualificato e, per giunta, costantemente aggiornato, non riesce a tenere il passo sul piano della competitività.A riguardo, prova a fornire alcune chiavi di lettura Giuseppe De Rita del Censis, per il quale «il mondo del lavoro evolverà solo per la qualità del mix di professionalità domandato e offerto». E, del resto, alla prevenzione delle carenze riscontrate non contribuiscono i soggetti di rappresentanza collettiva, in crisi d'identità, poiché coinvolge l'unità sindacale, probabilmente avviata a un suo «fisiologico» riassestamento. Persino nell'ambito degli equilibri di potere, dopo una lunga stagione in cui aveva giocato un ruolo politico marcato.«Non a caso, appare alquanto remota una situazione in cui le trattative e gli accordi si svolgevano in prevalenza nelle sedi di decisioni extra-istituzionali: la logica di pendolo appare obsoleta, laddove una lettura più articolata del firmamento socio-economico e politico potrebbe suggerire ai partiti, alle forze sociali e al governo alcuni spunti convincenti di soluzione a una fase molto delicata e di lungo ciclo», spiega Cavallaro.Quanto alla ricetta per riparare i guasti prodotti all'economia, la Cisal, sottolinea il segretario generale, fa proprio il giudizio e l'elogio del saper fare, che ha caratterizzato da tempo immemorabile la manualità e la creatività italiana e dello stesso mezzogiorno, in un paese che non si è mai chiuso verso l'esterno, avendo espresso un tessuto di imprese, lavoratori e artigiani disponibili alla cooperazione. Ecco perché, aggiunge Cavallaro, «l'idea del sindacato autonomo confederale non è un ritorno al passato, ma è soprattutto la consapevolezza che possono esistere, anche in un mondo globalizzato, persone e aziende dotate di competenza. Tanto più che queste ultime possono essere aiutate a crescere contro la evanescenza dell'alta finanza, attraverso la revisione del pregiudizio contro la manualità; valorizzando una tradizione cognitiva, capace di fronteggiare un'economia che non rende liberi di fare un buon lavoro». In questo ambito territoriale, ricorda Cavallaro, «rientrano anche i nuovi lavori, perché il punto riguarda una serie di discussioni su come recuperare preziose imprenditorialità e reimpiegare le tante persone disoccupate, mentre di fatto si comprano competenze svincolate da chi questo esercita con grande professionalità sul mercato, andando a prenderle laddove sono più economiche, in Asia o in India, nella incapacità a formare e a motivare tecnici e lavoratori adattandoli ai cambiamenti avvenuti o in corso.Sotto questo profilo si rende necessario un diverso ordine sociale se il nostro paese sarà messo in grado di riscoprire lo sviluppo nelle capacità umane, al di fuori di una cultura consumistica, poiché riguarda il fare e non soltanto il comprare».

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Italia, missione impossibile tra i giganti del baseball (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 55 del 2009-03-05 pagina 41 Italia, missione impossibile tra i giganti del baseball di Filippo Fantasia L'impresa è ai limiti dell'impossibile, ma il palcoscenico è prestigioso. Da una parte gli azzurri del baseball che da domenica proveranno ad insidiare i grandi campioni di Venezuela, Usa e Canada, pur consapevoli delle reali chance di successo nel girone. Dall'altra il World Baseball Classic, un super-evento che vede in campo da oggi (con la gara inaugurale Giappone-Cina, ore 10.30 diretta Espn America) le sedici potenze mondiali della disciplina cara a Babe Ruth e Joe Di Maggio. Dopo l'edizione inaugurale di tre anni fa, l'Italia è chiamata a partecipare anche alla seconda coppa del mondo dei professionisti che la Major League americana ha ideato per dare un forte impulso allo sviluppo del baseball a livello globale. Nel 2006, furono più di 740.000 gli spettatori presenti alle gare in calendario e diversi milioni gli appassionati di 205 paesi che seguirono in Tv la vittoria finale del Giappone su Cuba. Un progetto incentrato sui paesi che nei cinque continenti rappresentano il top del batti e corri: 16 nazioni partecipanti (Italia e Olanda per l'Europa), 448 giocatori di cui 52 stelle del massimo campionato Usa. Come Alex Rodriguez degli Yankees che vestirà la maglia della Repubblica Dominicana, Ichiro Suzuki dei Mariners e Daisuke Matsuzaka dei Red Sox, punti di forza del Giappone. Un grande show con i migliori giocatori al mondo, che toccherà, prima della fase finale negli Usa (San Diego, Miami e Los Angeles), quattro diverse città per altrettanti gironi: Tokyo, Città del Messico, San Juan de Portorico e Toronto, dove l'Italia debutterà contro il Venezuela nella notte tra sabato e domenica. Anche il ct azzurro Marco Mazzieri si avvale di qualche rinforzo americano, qualche «paisà» cresciuto oltreoceano e arrivato fino alle Major League, a partire da un big come Mike Piazza, ex-ricevitore di origine siciliane dei New York Mets, 12 volte All-Star delle Majors, che adesso però fa il coach a fianco del nostro ct. «Si è messo a nostra completa disposizione - racconta Mazzieri -. Lui è molto più italiano di molti di noi». Ieri gli azzurri sono riusciti nell'impresa di battere (5-1) in amichevole i Florida Marlins, una delle protagoniste delle Majors, ma il debutto con il Venezuela sarà durissimo. Chi perde, in base alla nuova formula, vedrà già ridursi drammaticamente le possibilità di poter andare avanti nel torneo che sarà trasmesso in diretta da Espn America (canale 213 di Sky). © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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progetto mediterraneo per le piccole e medie imprese (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 6 - Pordenone Progetto Mediterraneo per le piccole e medie imprese ECONOMIA PORDENONE. La globalizzazione dei mercati e la complessità delle variabili macroeconomiche rendono sempre più necessario, anche per le piccole e medie imprese, valutare percorsi di sviluppo e di investimento oltre confine. Il mondo del credito cooperativo volge il suo sguardo alla sponda sul del Mediterraneo per supportare le imprese in una fase caratterizzata da forti processi di internazionalizzazione del business. Il "progetto Mediterraneo" sarà presentato oggi, dalle 14.30, nella sala convegni della Camera di commercio di Pordenone. Tra i relatori, Bruno Cassola, Stefano Zoletto, Hechmi Chatmen e Luca Penna. Apriranno i lavori Giovanni Pavan, Gianfranco Pilosio, Gianmarco Zanchetta e Renato Cinelli.

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QUANTI PICCOLI MADOFF A LONDRA Obama lancia un piano da 75 miliardi $ per sostenere i proprietari di case e il settore immobiliare - BARCLAYS AFFRONTA IL TEST LEHMAN BROWN AL C (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> QUANTI PICCOLI MADOFF A LONDRA ? Obama lancia un piano da 75 miliardi $ per sostenere i proprietari di case e il settore immobiliare - BARCLAYS AFFRONTA IL TEST LEHMAN ? BROWN AL CONGRESSO USA - AFGHANISTAN, IL FRATELLO RICCO DI KARZAI? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - "La procura boccia la manovra di Garzon contro la cupola del Pp", considerando vaghi e insufficienti gli indizi contro l'eurodeputato Galeote e il tesoriere Barcenas. A centro pagina una grande fotografia per "Indy-Ana Jones a Gibilterra": la principessa Anna d'Inghilterra in visita ufficiale di tre giorni, nonostante le proteste ufficiali della Spagna. Dopo le elezioni nei Paesi Baschi "il Pnv accusa Psoe e Pp di tramare un golpe istituzionale": un esperimento che avrà come unico risultato la "paralisi" delle istituzioni basche. Bernard Madoff EL PAIS - Anche il quotidiano vicino ai socialisti apre con il caso di presunta corruzione dei vertici del Partito popolare: "La Procura non vede 'al momento' alcun indizio contro il tesoriere del Pp", Luis Barcenas. "Mandato d'arresto internazionale per Bashir", il presidente sudanese, per crimini di guerra e contro l'umanità nel Darfur. Un editoriale su Bashir dal titolo: "Un golpista senza carisma". 2 - FRANCIA LE FIGARO - "Cellulari, a giudizio dei medici le antenne sono inoffensive", un'affermazione che contraddice quella dei giudici, che in virtù del principio di precauzione avevano disposto la rimozione di due ripetitori. "Darfur: mandato d'arresto internazionale contro il presidente del Sudan": il Tpi ritiene colpevole Omar al Bashir di crimini di guerra e contro l'umanità. Lo storico Jean-Luc Barré firma una biografia monumentale sullo scrittore Francois Mauriac, di cui ieri Jean d'Ormesson ha letto il primo volume. LIBERATION - "Wanted" titola a grandi caratteri il quotidiano francese su un'immagine di Omar al Bashir, il presidente sudanese, contro il quale ieri il Tpi ha spiccato un mandato d'arresto internazionale. Adesso bisogna riuscire a prenderlo. "L'appello di Florence Cassez: la mia vita è nelle mani di Sarkozy": la donna francese è stata condannata a 60 anni di carcere in Messico. "Fillon vuole una riunione sui pericoli dei ripetitori per telefonia mobile": la tavola rotonda fissata per il 26 marzo. barack obama 3 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - In prima pagina Gordon Brown al Congresso, con alle spalle il vicepresidente Joe Biden e il Presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi: "L'invito di Brown agli Stati Uniti: 'Cogliete l'opportunità per affrontare la crisi mondiale". Il premier britannico ha invitato l'America a guidare le iniziative globali volte ad affrontare i cambiamenti climatici, la povertà e la crisi economica. L'articolo di commento titola: "L'amore di una vita in 36 minuti". THE INDEPENDENT - "Scoperta dalla polizia un'ondata di frodi a Londra" stile Madoff che, secondo gli inquirenti, potrebbe coinvolgere migliaia di investitori britannici. Davanti al Congresso Usa, il premier britannico invita gli americani a mettersi alla guida del rilancio economico globale, sottolineando che "'Il prezzo è 20 anni di prosperità". L'articolo di commento titola: "Vogliamo diventare il 51esimo Stato? E perchè no?". THE TIMES - "Il fallimento dell'assistenza infantile mette a rischio migliaia di bambini": il quotidiano pubblica oggi un nuovo rapporto, da cui emerge che migliaia di bambini rischiano di rimanere vittime di abusi e negligenza, a fronte della carenza dei servizi offerti dai servizi sociali. In prima pagina il premier Gordon Brown al Congresso Usa: "Brown agli americani: cogliete l'opportunità e guidateci fuori da questo uragano economico". Gordon Brown FINANCIAL TIMES - In prima pagina gli agenti di sicurezza di Kiev, intervenuti ieri nella sede dell'azienda di stato Naftogaz: "Attacco al gas: il raid ucraino alimenta timori sulle forniture russe all'Europa". Sul fronte della crisi economica, "Barclays affronta il test Lehman", dovendo spiegare al liquidatore della Lehman Brothers', Bryan Marsal, che fine hanno fatto i 3,3 miliardi di dollari stanziati per bonus e altre passività. Intanto, "Aumenta il prezzo dei titoli e delle materie prime tra le speranze di una nuova spinta della Cina", dove oggi verrà presentato un nuovo piano di stimolo. A Washington, "Brown invita gli Stati uniti a 'cogliere questo momento'" per guidare il mondo fuori dalla recessione. 4 - STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - "La Cina delinea il suo piano di stimolo per l'economia" anche se il premier Wen Jabao non ha annunciato esplicitamente nuovi interventi di spesa oltre quelli già promessi a novembre. "Incentivi e sussidi a creditori e debitori" nel mercato immobiliare statunitense: potranno chiedere aiuti tutti i proprietari di case con mutui fino a 729mila dollari. La storia di "un altro Karzai", il fratello maggiore del presidente afgano, a capo di un impero in tutti i settori dell'economia afgana. THE WASHINGTON POST - "Dietro-front dei flussi migratori con la recessione economica mondiale": un reportage da Singapore, vetrina globale della mobilità dei beni, dei servizi, degli investimenti e del lavoro. Oggi l'amministrazione Obama lancia un piano da 75 miliardi di dollari per sostenere i proprietari di case in difficoltà e tutto il settore immobiliare. "Espulsa dal Sudan un'organizzazione umanitaria" dopo la decisione della Corte penale internazionale di spiccare una mandato d'arresto contro il presidente al Bashir. [05-03-2009]

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CRISI: ASO, NON SI VEDE LA FINE DELLA RECESSIONE (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWebFinanza" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRISI: ASO, NON SI VEDE LA FINE DELLA RECESSIONE (AGI) - Tokyo, 5 mar. - Il premier giapponese, Taro Aso dice che "non si vede la fine" della recessione per l'economia del Sol levante. "L'economia sta rapidamente peggiorando" dice, aggiungendo che le imprese messe peggio sono quelle legate all'esportazione verso gli Usa e la Cina. Aso ha parlato davanti a una commissione parlamentare, dopo che sono usciti i dati sugli investimenti delle imprese in impianti ed equipaggiamento, che nel trimestre concluso a dicembre sono scesi del 17,3% annuale, il calo piu' forte dal 2002. Aso dice che e' "molto difficile" prevedere l'andamento del mercato del lavoro, ma assicura che gli aiuti pubblici cominceranno a far sentire i loro effetti positivi nella seconda meta' dell'anno che in Giappone comincia ad aprile. 05/03/2009 - 08:47

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Sudan, il presidente Bashir alla piazza "I veri crimini sono in Iraq e Palestina" (sezione: Globalizzazione)

( da "Quotidiano.net" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Intanto, la Cina esprime "rammarico e preoccupazione" per la decisione della Corte penale internazionale. Hillary Clinton: "Bashir avrà la possibilità di andare davanti alla Corte e se crede che l’accusa sia sbagliata può certamente contestarla"

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La manifestazione, trasmessa in diretta dalla tv di stato, ha mostrato un Bashir deciso a dire “no, no, e ancora a no” al mandato di arresto spiccato ieri dalla Corte Penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra e contro l?umanità commessi in Darfur e a “tutte le pressioni politiche e economiche del Consiglio di sicurezza e del Fondo monetario”. Il discorso è stato incentrato sulla storia del Paese, con il presidente che ha ripercorso le tappe della lotta del suo popolo contro al dominazione inglese. Per al Bashir, interrotto spesso dalla folla al grido “non ci inginocchieremo che ad Allah”, “i crimini di guerra e di sterminio della popolazione li hanno fatti loro (gli occidentali) in Vietnam, in Iraq e in Palestina”. Ed è proprio l?ultima offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza il cavallo di battaglia di al Bashir: “Il crimine a Gaza - ha detto - è stato consumato davanti agli occhi di tutto il mondo ... Lì sì che sono stati compiuti degli autentici crimini". ”In Iraq, invece - ha proseguito - hanno ucciso 2 milioni di persone e ne hanno fatti sfollare altri sette”, e “poi vengono a dire a noi che compiamo crimini e genocidi”. L?accusa del presidente all?Occidente è questa: “Contro di noi parlano di difesa dei diritti, mentre in realtà sono proprio loro a violare per primi questi diritti”. Il bagno di folla galvanizza il presidente che in chiusura è protagonista di un autentico show, ripetendo al microfono per una decina di volte la parola “respingiamo”, con la folla che risponde “sì, sì respingiamo”. Intanto, la Cina esprime "rammarico e preoccupazione" per il mandato d?arresto. Il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, ha chiesto al Consiglio di sicurezza ell?Onu di "accogliere gli appelli dell?Unione africana, della Lega araba e del Movimento dei non allineati e di chiedere al Tribunale di non procedere contro Beshir, per il momento". Ieri invece il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, aveva detto che Omar Al Bashir, potrà difendersi "davanti alla Corte", esprimendo soddisfazione per la decisione del Tribunale penale internazionale. "Il presidente Bashir avrà la possibilità di andare davanti alla Corte e se crede che l?accusa sia sbagliata può certamente contestarla", ha sottolineato la Clinton arrivando a Bruxelles dove parteciperà alla riunione ministeriale Nato. "Il Tribunale penale internazionale", ha aggiunto, "ha istruito un processo basato su indagini molto lunghe". Mandato d'arresto per Al Bashir: "Commise crimini contro l'umanità"Il massacro del Darfur Segnala ad un amico Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.Net nel Web Più commentati Commenti Sondaggi "Per i senatori il pranzo a 1,5 euro? 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Perchè i due rapinatori erano, stranamente, colleghi d[...] Si impicca il gioielliere che uccise i ladri00:20:28 - Vorrei dare un consiglio a Di pietro a qualche altro di "buona volonta'", ordinate 1000 pasti e mett[...] "Per i senatori il pranzo a 1,5 euro? Questa è una vergogna nazionale"00:05:25 - non sono d'accordo su "pochi pericoli"...il doppio e' quasi certamente loro, e Hrbaty e' esperto e p[...] Pochi pericoli dalla Slovacchia23:54:38 - la incolpo ufficialmente di aver contribuito a provocare la morte delle 4 galline che stavo allevand[...] "Per i senatori il pranzo a 1,5 euro? Questa è una vergogna nazionale"23:53:57 - Mi hai convinto ! Non ho capito molto dei calcoli, ma va bene. L'unico appunto semmai è che il costo[...] Nucleare: il formaggio 'radioattivo' e il rebus irrisolto dell'energia Mutui agevolati per le coppie gay, sei d'accordo?E' il momento adatto per discutere una riforma delle pensioni?Si può parlare di 'prostituzione intellettuale' contro l'Inter, come sostiene il tecnico Mourinho?Hai paura di perdere il posto di lavoro?Da Dylan a Gaber, i personaggi dello spettacolo come materia di studio a scuola. Cosa ne pensi?Fonti rinnovabili, come l'eolico: una soluzione possibile ai problemi energetici?La politica italiana ha bisogno di un ricambio generazionale?L'Inter è favorita dagli arbitri?La Juve deve confermare Ranieri?Auto elettriche a noleggio in città: ti piace l'idea?Franceschini propone un assegno ai disoccupati, sei d'accordo?Nuovi casinò in Italia, sei d'accordo?Milan ko in Uefa, è finito un ciclo?Eurispes: dal notaio per separazioni e divorzi. Sei d'accordo?La Juventus può ribaltare il risultato contro il Chelsea? 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Giustizia impossibile (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'ORDINE di cattura della Corte penale internazionale contro il presidente sudanese Bashir è moralmente giustificato. Egli ha il pieno controllo politico e militare del paese e quindi non può ignorare le atrocità che si commettono nel Darfur. Non può non esserne responsabile, quanto meno perché ha omesso di prevenire quei crimini o di punirne gli autori. Ed è anche indubbio che quell'ordine di cattura avrà un grande impatto psicologico e mediatico e delegittimerà politicamente Bashir. Ma, al di là di ciò, quale può esserne l'incidenza pratica? Quell'ordine può essere eseguito solo in Sudan e solo se lo stesso Bashir autorizzerà le sue guardie ad arrestarlo. Al di fuori del Sudan quell'ordine ha un peso giuridico nullo o quasi. Come mai? Lo Statuto della Corte stabilisce che se il capo di Stato di un paese che ha ratificato lo Statuto (Italia, Francia, Inghilterra, Giappone e così via) commette un crimine quale il genocidio o crimini contro l'umanità, può essere trascinato in giudizio davanti alla Corte, perché non può invocare le immunità personali che gli spettano. Se invece l'incriminato è il capo di uno Stato che non ha ratificato lo Statuto (Cina, Russia, Usa, Sudan e così via), egli può godere di quelle immunità. Quando però - come nel caso del Darfur - è il Consiglio di sicurezza dell'Onu a deferire alla Corte crimini commessi da organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto, il Consiglio può rimediare a questa deficienza, decidendo che tutti gli Stati membri dell'Onu devono obbligatoriamente togliere quelle immunità ai capi di Stato (come appunto Bashir) incriminati dalla Corte. Nel caso del Darfur il Consiglio di sicurezza si è però guardato bene dal fare questo passo, limitandosi a imporre solo al Sudan l'obbligo di "cooperare con la Corte". Si torna quindi alla casella di partenza: solo se i poliziotti sudanesi arrestano Bashir e lo consegnano all'Aja, si potrà dare esecuzione concreta all'ordine di cattura. OAS_RICH('Middle'); L'emissione di quell'ordine è dunque un colpo di spada vibrato nell'acqua. Qual è la lezione da trarre? Anzitutto, quando non si ha la forza di far valere i propri comandi, sarebbe saggio procedere con prudenza. Invece di un mandato di arresto, il Procuratore avrebbe potuto chiedere un ordine di comparizione: in tal modo il Presidente sudanese, volendo far valere le proprie ragioni, avrebbe potuto presentarsi alla Corte da uomo libero, per contestare le accuse. In secondo luogo, la giustizia non si amministra con le fanfare: il 14 luglio 2008 il Procuratore diede grande risalto alla sua richiesta del mandato, sbandierando ai quattro venti le colpe di Bashir. I giudici hanno impiegato più di sette mesi per riflettere sulla materia, un lasso di tempo manifestamente confliggente con la natura stessa dell'ordine di cattura, che è un atto urgente reso necessario dall'esigenza di impedire all'indiziato di reato o all'imputato la fuga, la manipolazione delle prove o la recidiva. Non sarebbe stato più saggio tenere segreta quella richiesta? Fiat justitia, pereat mundus: la massima vale anche per questo caso? Il presidente del Sudan già da tempo ha preso misure politiche e diplomatiche per annullare gli effetti politici di quell'atto giudiziario. Tra l'altro, ha astutamente rafforzato la sua autorità in seno all'Unione africana mentre ha inasprito i suoi rapporti con l'Europa e gli Usa. Le prospettive di una cessazione dei crimini nel Darfur diventano più difficili, e una soluzione pacifica del conflitto tra il governo e i ribelli del Darfur sempre più problematica. La giustizia internazionale non dovrebbe ostacolare soluzioni politiche di complesse crisi internazionali nell'ambito delle quali vengono perpetrati crimini gravissimi. In ogni caso, la giustizia-spettacolo va a tutti costi evitata. (5 marzo 2009

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Altruismo in azione su internet (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mar 09 4 Altruismo in azione su internet Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 09:59 in globalizzazione Collaborare per l'altruismo con atti pratici: è l'idea di un sito che sarà lanciato online, IfWeRantheWorld.com. L'esempio è "curare una pianta per nutrire i senzatetto": semi, concime, terreno, coltivazione sono risorse che possono essere messe a disposizione attraverso il web, in una sorta di social network per la solidarietà. Dove anche gli inserzionisti possono contribuire (con pubblicità, gare, donazioni). Ne parla Wired. "There's no shortage of sites dedicated to online activism, but this one lets individuals contribute time, ingenuity and other resources with greater efficiency, while exerting a sliding level of control. Davis and Gallop studied World of Warcraft to create a structure in which a rotating cast of leaders might direct a given project at different stages -- the same way WOW teams self-organize around different people, depending on how their areas of expertise stack up to the task at hand". Foto di qmnonic

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Usa pessimisti. Ma le Borse volano (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA 05-03-2009 Usa pessimisti. Ma le Borse volano Il «Beige Book» della Fed: «La ripresa slitta al 2010». Il segretario al Tesoro Geithner: «Le condizioni economiche globali sono peggiorate drammaticamente». Mercati in recupero: Francoforte +5,4%, Parigi +4,7%, Milano +2,5%. Wall Street +2,2% DA NEW YORK LORETTA BRICCHI LEE L' inizio del 2009 ha segnato un peggioramento della recessione per gli Stati Uniti, secondo il Beige Book reso pubblico ieri. Il rapporto della banca centrale americana noto con il colore della copertina che otto volte l'anno dà il quadro delle condizioni economiche correnti nei dodici distretti della Federal reserve ha infatti rilevato «un deterioramento generale, ad eccezione solo di pochi settori quali la produzione alimentare di base e quello farmaceutico». Per il breve termine, poi, le possibilità di ripresa sono state giudicate «povere» dalla Fed che non ha anticipato «una significativa ripresa fino al termine del 2009 o all'inizio del 2010». Previsioni drammatiche che però non hanno avuto alcuna ripercussione su Wall Street che dopo le perdite dei primi due giorni della settimana ha segnato una netta ripresa, mantenendosi ampiamente in territorio positivo per tutta la seduta. Il quadro dipindo dalla Fed, del resto non ha stupito nessuno, ribadendo le dichiarazioni del segretario del Tesoro Usa, Timothy Geithner, che ieri, durante la testimonianza alla commissione finanza del Senato, ha ammesso che le condizioni economiche mondiali «sono peggiorate drammaticamente dallo scorso settembre». «Il mondo è più fragile», ha spiegato il ministro, aggiungendo inoltre che la situazione peggiorerebbe se si lasciasse fallire Aig. Il governo non avrebbe quindi avuto alternativa nel correre in aiuto al colosso delle assicurazioni, perchè il suo crollo avrebbe effetti maggiori di quello di Lehman Brothers, con un «impatto sulla fiducia nel sistema finanziario, sul valore degli assett e sui tassi d'interesse» e, sebbene Geithner sia convinto che le case automobilistiche debbano poter sopravvivere senza fondi pubblici, si starebbe valutando l'intervento governativo anche per tale comparto. Nel frattempo, l'amministrazione ha presentato un piano per il settore immobiliare, «così da rompere la spirale in atto» e correre in aiuto a chi si trova in difficoltà a pagare i mutui per la casa. Mentre gli ultimi dati sui prestiti ipotecari rilevavano che per circa 8,3 milioni di americani il mutuo risulta più elevato del valore stesso dell'abitazione, e che le richieste di mutui sono calate del 13% la scorsa settimana a causa dell'aumento dei tassi d'interesse, il Tesoro ha ampliato da 50 a 75 miliardi di dollari il piano che evita i pignoramenti, prevedendo la revisione del finanziamento a un livello non superiore al 31% del reddito e addossandosi i costi per ridurre i tassi d'interesse. Il presidente Obama sta agendo aggressivamente per far fronte alla crisi, ma deve fare i conti con un deficit mostruoso di 1.300 miliardi di dollari ereditato dall'amministrazione Bush, ha ricordato il ministro del Tesoro, sottolineando che il nuovo team «ha iniziato a lavorare dopo un lungo periodo durante il quale il governo non ha avuto la volontà di fare investimenti duraturi ». Ora, la situazione è grave, come ha del resto sottolineato ieri un sondaggio dell'istituto di ricerca Adp che ha rilevato, per il mese di febbraio, la perdita di 697 mila posti di lavoro nel settore privato la cifra peggiore dal 2001 e come confermato dall'indice Ism che monitora l'andamento del comparto dei servizi che, il mese scorso, ha visto un rallentamento a quota 41,6 punti un livello migliore della flessione a 42,9 di gennaio, ma pur sempre sotto la soglia dei 50 punti che segna la contrazione dell'economia. Il futuro, poi, non fa sperare in nulla di meglio, in quanto, a febbraio, il numero dei licenziamenti programmati a 186mila sarebbe più che raddoppiato rispetto ai 72 mila di un anno fa. Borse in volo, grazie ai piani di rilancio in Cina e Giappone. Londra +3,81%, Parigi +4,74%, Francoforte +5,42%, Milano +2,47%. Wall Street in rialzo del 2,2%

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Darfur, anche Bashir in piazza: Usa e Ue criminali (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politica Darfur/ Bashir: Usa e Ue criminali Giovedí 05.03.2009 13:34 Il presidente sudanese Omar Bashir si è unito a una manifestazione popolare di protesta contro il mandato di cattura emesso dal tribunale dell'Aja sui crimini in Darfur. "I veri criminali sono i leader di Stati Uniti e dei Paesi europei" ha detto il presidente - incriminato per aver ordinato una campagna di sterminio, stupro e saccheggio - alle cinquemila persone sono radunate in piazza dei Martiri, a Khartoum, per dimostrargli il proprio sostegno. "A Ocampo e agli ebrei diciamo: siamo stati addestrati ad affrontare gente come voi" ha risposto la folla. Agitando il suo bastone, Bashir ha rinfacciato agli Stati Uniti cio' che hanno fatto "ai nativi americani, a Hiroshima e in Vietnam". "Per vent'anni abbiamo subito la pressione dei neo-colonialisti e i loro strumenti come la Corte internazionale, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Fondo monetario" ha aggiunto. Alla folla ha chiesto di creare un "fronte comune" contro i "nuovi colonialisti". "A nome di tutti voi" ha detto, "chiedo di respingere qualunque umiliazione ed egemonia. Coloro i quali hanno emesso l'ordine di arresto non hanno lo spessore morale per prendere queste decisioni o adottare questi mezzi, perche' sono responsabili delle umiliazioni e dei saccheggi delle ricchezze del popolo". La Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu, di cui è membro permanente. Il provvedimento della Corte, che esclude l'accusa di genocidio ma contempla i reati di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, ha già provocato manifestazioni di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo colonialismo". Oltre alla Cina, da sempre alleata del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla Conferenza islamica e dalla Lega araba. Anche il Cairo, come Pechino, chiederà la sospensione del mandato al Consiglio di sicurezza. La Lega araba, per bocca del portavoce Amr Moussa, ha espresso "preoccupazione per la stabilità del Darfur". La Russia parla di "decisione intempestiva". tags: Darfur Cina Onu protesta Bashir

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Economia in crisi, non si sa più a chi credere Notizie di agenzia, date in contempo... (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 5 Marzo 2009, Economia in crisi, non si sa più a chi credere Notizie di agenzia, date in contemporanea. La prima: Banca Mondiale ottimista, il peggio è alle spalle. Il peggio della crisi finanziaria nel mondo è alle spalle ed entro la fine dell'anno dovrebbe iniziare la ripresa, lo prevede la Banca Mondiale. "Il periodo più acuto della crisi finanziaria è ormai passato. Ora guardiamo al futuro, la ripresa economica è attesa per la fine di quest'anno", ha detto Andrew Burns, uno dei principali economisti della Banca Mondiale. La seconda: Ocse, Italia peggio del previsto, ripresa in 2010. La crisi economico-finanziaria darà ancora brutte sorprese, perché la recessione si sta rivelando assai più profonda di quanto i grandi organismi internazionali si aspettassero. In questo periodo di grave crisi economica e di accentuate incertezze ci affidiamo per comprendere il futuro a "chi ne sa di più". Diamo, pertanto, molta importanza, poiché li riteniamo affidabili, a ciò che dichiarano gli organismi internazionali. Tra questi rientrano certamente sia la Banca Mondiale sia l'Ocse. Ora, se leggo ciò che afferma la Banca Mondiale sono colto da ottimismo, se leggo le previsioni formulate dall'Ocse vado in depressione. A chi credere? Luigi Fistarollo Mira Alcune proposte per una nuova sinistra Purtroppo gli elettori di sinistra non hanno più fiducia dei loro leader. Sostituire Veltroni con persone che pensano e agiscono come Veltroni non risolverà il problema. Per prima cosa la sinistra dovrebbe liberarsi di tutti i politici che non sanno dire no al Vaticano. Poi ci vorrebbe un leader con le idee chiare e il coraggio di attuarle. È necessario però dare un segno forte all'elettorato. Ad esempio si dovrebbero togliere privilegi alle caste politiche. Ecco alcune proposte. Ridurre del 50% il numero dei politici nazionali, regionali, comunali e degli enti locali. Ridurre del 60% gli stipendi dei suddetti politici e dei deputati europei. Sopprimere tutte le Province. Abolire tutti gli enti inutili (35 anni fa Ugo La Malfa ne contava 1.700, ma sono aumentati). Dimezzare il finanziamento pubblico ai partiti. Sopprimere i Comuni con meno di 5.000 abitanti e inserirli nei comuni vicini più grandi. Togliere il buono scuola alle famiglie che mandano i figli nelle scuole private. Eliminare le 150mila delle auto blu, tranne per i ministri e il Presidente della Repubblica. Abolire il finanziamento a tutti i giornali di partito e abolire i rimborsi ai quotidiani. Costringere tutti gli enti pubblici a limitare le consulenze esterne attraverso un tetto di spesa. Inoltre la sinistra rinnovata dovrebbe presentare un progetto chiaro e dettagliato per velocizzare la giustizia, migliorare la scuola, la ricerca e i concorsi pubblici. Franco Vicentini Treviso Una libertà economica da terzo mondo Siamo tra le 10 nazioni più ricche del pianeta, da quando la sterlina ha perso gran parte del proprio valore probabilmente abbiamo pure guadagnato una posizione nei confronti dei britannici. Come si faccia ad avere una situazione tanto rosea con settori produttivi che continuano a perdere quote di mercato ad un rimo che farebbe preoccupare chiunque, è un fenomeno che può solo essere spiegato con la crisi mondiale che pare non avere confini. Quello che non ammette scuse è la perdita di 12 posti nella classifica mondiale della libertà economica che ogni anno viene stilata dal Wall Street Journal assieme alla Heritage Foundation. Occupiamo un misero 76. posto e davanti a noi figurano nazioni da sempre ritenute terzo mondo come Uganda (63mo posto), Namibia (71) e Madagascar (73). Se si prosegue in questa direzione con un'altra botta verso il basso come quella appena ricevuta l'anno prossimo ci troveremo pure dietro al Burkina Faso (attualmente all'85. posto). Sono numeri che non ammettono scuse e che se si va a zoomare sui vari settori si trova che gran parte di questo disastro è dovuto ad un settore pubblico che non funziona e che assorbe il 50% del Pil, e a tal proposito si ricordano anche i tentativi falliti miseramente di privatizzare l'Alitalia. Si trova una libertà fiscale ben al di sotto della media (c'era da aspettarselo) e un mercato del lavoro totalmente ingessato da regole che mal si adattano ad una situazione economica mondiale come quella attuale. Le prospettive non sono per nulla buone, lo ha annunciato Tremonti parlando di 2009 terribile. Ce la faremo l'anno prossimo a non prendercele di santa ragione dallo Zimbabwe (attualmente occupa la 178., e penultima, posizione)? Randall J Wilkins Il credito riscosso da questo governo Che amarezza Complimenti a Berlusconi e al suo governo. Dovevano rallentare gli sbarchi di clandestini e riescono solo a non farli curare per paura di essere schedati. Il ministro dell'istruzione fa proclami alla nazione su riforme che poi non sono confermate da circolari applicative (condotta e cose del genere). Per non parlare dei tagli alla scuola. Ci avevano promesso più sicurezza e la polizia non ha soldi per la benzina, in compenso avremo i vigilantes come nel far west. Provvedimenti e bonus per i più disagiati ed ecco che per errore (ahi ahi) ci sono forti decurtazioni alle pensioni di molti statali (saranno rimborsate a rate, ah ah ah). Sicuramente dimentico qualche altra perla. Ecco, non riesco spiegarmi il credito riscosso dal governo, in un periodo di crisi, anche se l'opposizione ha dato una mano a Sua Emittenza con i suoi comportamenti. Ma forse gli italiani hanno la mortadella sugli occhi, sono rimbecilliti da Grandi Fratelli, Pacchi, Isole dei famosi e cose simili. Allora complimenti anche agli Italiani. Che amarezza, direbbe Cesare Cesaroni. Gaetano Mancuso Mestre Solo l'Italia non pensa al protezionismo Il primo ministro spagnolo ha consigliato a tutti i suoi connazionali di comprare prodotti nazionali allo scopo di salvaguardare l'occupazione. Una soluzione del genere la aveva già pensata un certo Mussolini quando ha pensato che l'Italia dovesse essere il più possibile autosufficiente. Sono cambiate molte cose da allora ed è diventato sempre più difficile comprendere quale sia l'origine dei prodotti che si trovano in commercio, impossibile capire se acquistando un prodotto si contribuisce a dare lavoro ad un connazionale o a qualche azienda che produce con marchio italiano magari in Romania. Dannata globalizzazione. Certe industrie sono state cancellate non solo da una finanza spregiudicata (come ad esempio è accaduto con la chimica) ma anche dalla mancanza da parte delle autorità di azioni di protezionismo (tutti lo fanno, noi no). Vito Parcher Chiusa (Bz)

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Quando Obama supplica il mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 43 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Feb 09 Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? Sentite il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, riferendosi allo stupro di una minorenne nella sua città da parte di un tunisino clandestino e arrestato per violenza. "Come mai questo signore era in giro? Se persone di questa natura possono commettere gravi reati, ne commettono altri ancora, e poi non vengono tenuti in prigione e neppure espulsi, è evidente che c'è un problema. Anzi più di uno". Finalmente anche a sinistra si alzano voci di buon senso. Uno dei problemi principali è la giustizia. E le notizie degli ultimi giorni dimostrano che la situazione rischia di degenerare: aumentano gli stupri e la rabbia della gente. Il raid punitivo compiuto ieri a Roma in un bar frequentato da immigrati potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Non è questa la soluzione in un Paese civile. Il governo intende anticipare alcune misure contenute nel disegno di legge sicurezza approvato dal Senato, tra cui quella che esclude la possibilità della concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro. E' un passo nella giusta direzione, ma non basta. Occorre che in Italia venga assicurata la certezza della pena, ma senza la collaborazione dei tanti, troppi giudici ipergarantisti l'Italia resterà un Bengodi per i clandestini e, soprattutto, per i criminali. Se Cofferati vuole essere davvero costruttivo: faccia proseliti a sinistra, soprattutto tra certi magistrati. E il governo metta le forze dell'ordine nella condizione di controllare davvero il territorio. Altrimenti sarà il far-west. Scritto in sicurezza, giustizia, società, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 79 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Feb 09 Carlà-Sarkò, un amore montato a prima vista Lo sospettavo da tempo, ma ora c'è la certezza: quella tra Carla Bruni e Nicolas Sarkozy non era una storia d'amore, ma un'operazione di spin ovvero di manipolazione mediatica. Lo rivela, nel libro Autobiographie non autorisée e usando un artificio letterario, lo spin doctor che ha ideato il montaggio, Jacques Séguéla, un tempo comunicatore di Mitterrand e ora consulente di Sarkozy. La sorpresa è che non è stata Carla a prendere l'iniziativa bensì lo stesso Sarko, che ha bruciato i tempi e l'ha chiesta in sposa già la sera del primo incontro, avvenuto, non a caso, a casa di Séguéla. Il presidente ha usato argomenti formidabili come questi: "Sarai la mia Marilyn e io il tuo Jfk". E ancora: "Io ho la reputazione di donnaiolo, ma la tua non è migliore della mia. Ti conosco bene senza averi mai incontrata. Fai l'amore con tutti, perché nessuno ti ha dato vero amore. So tutto di te, perchè sono uguale a te". O: "Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi sulla bocca davanti a tutti". Dal che deduco: - come aveva analizzato lo psicologo della Nato (vedi questo articolo che ho scritto prima delle elezioni) , Sarko ha il profilo di una persona ambiziosa-dominante, caratterizzata, negativamente, da un narcisismo compensatorio determinato da un sentimento di insicurezza e di inferiorità maturato nell'infanzia. Ha molte qualità - tenacia, dinamismo, capacità di leadership - ma è fondamentalmente instabile e non sa cosa sia la saggezza. Il che ridimensiona la sua statura politica. - La vicenda dimostra, una volta di più, come sia facile per uno spregiudicato spin doctor orientare l'insieme dei media, che per mesi hanno raccontato con toni lirici, commossi, appassionati l'incredibile favola tra il presidente di destra e l'ex modella di sinistra. Pochissimi ebbero il coraggio di andare controcorrente e di sollevare qualche dubbio. Men che meno i giornali italiani che, anzi, diedero fiato alla retorica più zuccherosa. Insomma: poveri francesi, in che mani sono.. E poveri anche noi, giornalisti, che cadiamo in queste trappole, amabilmente assecondati da un pubblico sempre più assetato di informazione frivola. Quando fu svelata la storia tra Sarkò e Carla, nell'autunno 2007, il mondo finanziario stava già crollando, ma pochi giornali tirarono il campanello d'allarme. Insomma, la stampa non svolse adeguatamente il proprio ruolo di cane da guardia. Era meglio distrarre e spettegolare, con quali conseguenze lo vediamo ogni giorno. - Scritto in società, manipolazione, spin, democrazia, notizie nascoste, francia, Italia, giornalismo Commenti ( 69 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Feb 09 Ma il caso di Eluana ci sta davvero a cuore? Lo confesso: non ne posso più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro. "Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua. Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è "a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave delicatezza. Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che l'Italia sia sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di ieri. Gli speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da 5,6 milioni di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9 milioni di telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il rapporto è di uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il tutto è falso, scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Che avesse ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di Eluana? Scritto in società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 55 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (3) capitalismo (3) cina (17) crisi (2) democrazia (57) economia (25) era obama (9) europa (9) francia (21) germania (3) giornalismo (47) giustizia (1) gli usa e il mondo (55) globalizzazione (36) immigrazione (38) islam (19) israele (2) Italia (146) manipolazione (2) medio oriente (13) notizie nascoste (41) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (2) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (17) spin (2) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Marcello Foa: Caro Quixote, la ringrazio per la citazione dell'intervista a Arthur brooks, che sta suscitando... Ultime news Tremonti: "Il 2009? 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Bashir non ci sta: "I veri criminali sono USA ed Europa". La Cina: stop al processo (sezione: Globalizzazione)

( da "Rai News 24" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Karthoum | 5 marzo 2009 Bashir non ci sta: "I veri criminali sono USA ed Europa". La Cina: stop al processo Il presidente sudanese Omar Bashir Il presidente sudanese Omar Bashir si è unito a una manifestazione popolare di protesta contro il mandato di cattura emesso ieri nei suoi confronti dal tribunale dell'Aja sui crimini in Darfur. "I veri criminali sono i leader di Stati Uniti e dei Peesi europei!, ha tuonato il presidente. Bashir è accusato di aver ordinato una campagna di sterminio, stupro e saccheggio in Darfur. Al suo fianco questa mattina circa cinquemila persone che si sono radunate in piazza dei Martiri, a Khartoum, per dimostrargli il proprio sostegno. "Ringrazio Ocampo (il procuratore generale presso la Corte penale internazionale, Luis Moreno) per questo mandato contro di me - ha gridato alla folla il presidente sudanese, Omar El Bashir, agitando in aria il suo bastone - perché altrimenti non sareste venuti cosi' numerosi a difendere il vostro presidente". Interrotto più volte dalla folla, che scandiva motti religiosi come "Allah U Akhbar" (Dio è grande), "Con il nostro sangue e la nostra anima" ci sacrifichiamo per te", Bashir ha continuato a usare toni anti-occidentali nel suo discorso: "Non saremo umiliati, non ci piegheremo, non obbediremo agli americani. Hanno cercato di metterci in ginocchio con l'embargo economico ed hanno fallito. Ci hanno riprovato con quello diplomatico, ed hanno fallito ancora". Per la Cina, principale partner commerciale del Sudan, la decisione della Corte dell'Aia di spiccare un mandato d'arresto contro il presidente al Bashir è un errore capitale che potrebbe seriamente mettere a repentaglio il tentativo di pacificare il Darfur. Per questo, dice Pechino in un messaggio che assume i toni di un chiaro avvertimento agli altri membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, "ci opporremo a qualsiasi mossa che possa far fallire i tentativi di realizzare la pace in Darfur e in Sudan". La Cina "invita la Cpi a non giudicare questo caso per il momento" ha dichiarato il portavoce del ministero degli affari Esteri, Qin Gang che in una confrenza stampa ha invitato tutti i paesi africani e arabi a fare in modo di bloccare o far revocare il mandato di arresto. "Speriamo che le parti interessati prendano in piena considerazione le possibili ripercussioni di tale decisione" ha aggiunto Qin Gang tornando sulla scelta effettuata all'Aia e invitando la Corte a un "ripensamento". La Cina, che acquista circa due terzi di tutte le esportazioni petrolifere del Sudan, è stata a piu' rirpese criticata per non aver esercito pressioni su Bashir e il suo governo. Nella sua conferenza di oggi il portavoce Qin e' tornato a rispondere implicitamente a tali critiche: "propio perche' abbiamo fatto molti sforzi in questa direzione siamo particolarmente dispiaciuti per la decisione del Cpi" ha detto il portavoce ricordando come Pechino abbia anche inviato 350 peacekeepers nel paese.

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Investitori Italiani in Germania - Strategie di internazionalizzazione, criteri di investimento, fattori di attrattività (sezione: Globalizzazione)

( da "FullPress.it" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

La vocazione internazionale di T-Systems a garanzia del processo di internazionalizzazione delle imprese. Pubblicato il: 05/03/2009 --> T-Systems Italia ? la divisione Corporate Customer di Deutsche Telekom ? ha accolto di far parte delle aziende sponsor dell?indagine per evidenziare come la scelta di un Partner di telecomunicazioni sia tra i fattori chiave nel processo di internazionalizzazione delle imprese italiane all?estero. Ad avvalorare questa tesi l?inchiesta ?Investitori Italiani in Germania - Strategie di internazionalizzazione, criteri di investimento, fattori di attrattività? realizzata dalla Camera di Commercio Italo -Tedesca (AHK - Italien) e dalla società DEinternational Italia S.r.l.. Il campione della ricerca, costituito da 114 imprese italiane presenti in Germania, ha infatti confermato questa esigenza tra le priorità e riconosciuto l?importanza di intraprendere un percorso condiviso con un player dal DNA internazionale. Il know-how consolidato di T-Systems in quest?ambito è garanzia per le aziende nell?apertura di filiali all?estero, nell?instaurare reti di fornitori, distributori e clienti, nella delocalizzazione della produzione, nell?attivazione di call center remoti e, non ultimo, nella ?governance? della presenza locale all?estero in coordinamento con la filiale italiana. T-Systems è altresì impegnata nello sviluppo delle strategie di globalizzazione delle imprese italiane sui mercati esteri, rilevandone la primaria importanza nell?espansione del business all?estero. Etichette: T-Systems Segnala questa notizia: STAMPA

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Bashir, Pechino: sospendete l'arresto Il leader sudanese: Ue e Usa criminali (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

darfur Bashir, Pechino chiede la sospensione dell'arresto Il governo cinese: «Rammarico e preoccupazione» Il capo sudanese: Usa e Ue criminali, complotto sionista Omar Hassan al-Bashir in piazza a Khartoum (Ap) PECHINO - La Cina in campo a sostegno di Bashir. Il governo di Pechino «si augura» che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu chieda alla Corte internazionale di «sospendere il processo» contro il presidente sudanese Omar al-Bashir, esortando l'Aja a bloccare il mandato di arresto per il presidente sudanese per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur, esprimendo, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang, «rammarico e preoccupazione che possa peggiorare la situazione in Darfur». Qin Gang rileva tra l'altro che «la Cina si oppone a qualsiasi azione che possa vanificare gli sforzi per la pace in Darfur e in Sudan». «Auspichiamo che il Consiglio di sicurezza dell'Onu rispetti e ascolti l'Unione Africana, la Lega Araba e il Movimento dei paesi non Allineati - continua Qin Gang sul sito web del ministero - e chieda alla Corte penale internazionale di sospendere le udienze di questo caso». LE NAZIONI UNITE - Da parte delle Nazioni Unite arriva la critica del presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Miguel d'Escoto Brockmann (Nicaragua) che definisce il mandato d'arresto emesso dall'Aja «una decisione che considero motivata più da considerazioni politiche che per la causa della giustizia». BASHIR IN PIAZZA CON I SUOI SOSTENITORI - Migliaia di persone nel frattempo sono scese anche oggi in piazza a Khartoum per manifestare il loro sostegno a Bashir. E lo stesso presidente si è unito ai manifestanti, mischiandosi alla folla e urlando «i veri criminali sono i leader di Stati Uniti e dei Paesi europei». Al centro delle accuse di Bashir Usa, Regno Unito, gli «ebrei» e il procuratore della Cpi, Luis Moreno-Ocampo. Negli ultimi mesi, il presidente sudanese ha più volte sostenuto che la Corte penale internazionale è frutto di «un complotto al 100% sionista» volto a destabilizzare il Sudan. ACCUSE A ISRAELE E ALL'OCCIDENTE - «Il Sudan rappresenta oggi la voce più forte nel mondo che rifiuta il dominio del colonialismo» ha detto il presidente sudanese di fronte alle migliaia di suoi connazionali radunati a Khartoum. La manifestazione, trasmessa in diretta dalla tv di stato, ha mostrato un Bashir deciso a dire «no, no, e ancora a no» al mandato di arresto spiccato dall'Aja. Il discorso del presidente è stato incentrato sulla storia del Paese, con il presidente che ha ripercorso le tappe della lotta del suo popolo contro al dominazione inglese. Per al-Bashir, interrotto spesso dalla folla al grido «non ci inginocchieremo che ad Allah», «i crimini di guerra e di sterminio della popolazione li hanno fatti loro (gli occidentali) in Vietnam, in Iraq e in Palestina». Ed è proprio l'ultima offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza il cavallo di battaglia di al-Bashir: «Il crimine a Gaza - ha detto - è stato consumato davanti agli occhi di tutto il mondo... Lì sì che sono stati compiuti degli autentici crimini. In Iraq, invece - ha proseguito - hanno ucciso 2 milioni di persone e ne hanno fatti sfollare altri sette», e «poi vengono a dire a noi che compiamo crimini e genocidi». L'accusa del presidente all'Occidente è questa: «Contro di noi parlano di difesa dei diritti, mentre in realtà sono proprio loro a violare per primi questi diritti». L'UNIONE AFRICANA - E pure l'Unione Africana ha fatto sapere che premerà sull'Onu perché l'arresto di al-Bashir venga ritardato di almeno un anno per dare una chance al processo di pace in Darfur. SIRIA, HEZBOLLAH E IRAN - Anche la Siria, l'Iran e l'Hezbollah libanese, loro alleato, hanno condannato il mandato d'arresto contro al-Bashir. «La Siria è molto preoccupata e contrariata - ha detto il ministero degli Esteri siriano in una nota -. E' un pericoloso precedente, che può avere conseguenze negative sulla stabilità del Sudan e sul processo politico nel Darfur; è un comportamento irresponsabile che costituisce una flagrante violazione della sovranità del Sudan e una ingerenza nei suoi affari». La Siria chiede quindi al Consiglio di sicurezza di «sospendere le misure prese dal Cpi». A Teheran, il portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Ghashghavi ha definito «ingiusto» il mandato d'arresto del Cpi. Mentre a Beirut, l'Hezbollah ha detto che il mandato d'arresto. «è la prova dell'ipocrisia e della parzialità della comunità internazionale e potrebbe rendere la situazione nel Darfur ancora più esplosiva e incoraggiare la secessione della regione». stampa |

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Coldiretti, taroccati due piatti "Made in Italy" su tre (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Coldiretti, taroccati due piatti "Made in Italy" su tre (Teleborsa) - Roma, 5 mar - Il fatturato dei prodotti alimentari Made in Italy taroccati supera nel mondo i 50 miliardi di euro e si stima che oltre i confini siano falsi almeno due piatti "italiani" su tre serviti. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare la ricerca dell'Accademia italiana della cucina che conferma il grave danno economico e di immagine provocato dalla pirateria agroalimentare che utilizza infatti impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano al nostro Paese per alimenti che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva e culinaria nazionale. I Paesi dove sono piu' diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Se in alcuni casi l'"inganno" è particolarmente evidente con l'offerta nei menu di "specialità italiane" come gli spaghetti alla bolognesecompletamente sconosciuti nella città emiliana o le fettuccine Alfredo che niente hanno a che fare con quelle del noto ristorante romano, in altri è piu' difficile da scovare perché riguarda gli ingredienti di piatti dal richiamo familiare. Le imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono con il Parmesan la punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c'è anche - sottolinea la Coldiretti - il Romano prodotto nell'Illinois con latte di mucca anziché di pecora, il Parma venduto in Spagna senza alcun rispetto delle regole del disciplinare del Parmigiano Reggiano o la Fontina danese e svedese molto diverse da quella della Val d'Aosta, l'Asiago e il Gorgonzola statunitensi o il Cambozola tedesco imitazione grossolana del formaggio con la goccia. La lista è lunga - precisa la Coldiretti - anche per i salumi con la presenza sulle tavole del mercato globale di pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California, ma anche di falsi salami Toscano, Milano e addirittura di soppressata Calabrese tutelata dall'Unione Europea come prodotto a denominazione di origine. E non mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma è prodotto nel Maryland, o quello Romulo dalla Spagna con la raffigurazione in etichetta di una lupa che allatta Romolo e Remo. Spaghetti napoletana, pasta milanesa, tagliatelle e capellini milaneza prodotti in Portogallo, linguine Ronzoni, risotto tuscan e polenta dagli Usa e penne e fusilli tricolore Di Peppino prodotti in Austria sono alcuni esempi di primi piatti taroccati mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano: pomodori pelati "grown domestically in the Usa" o i pomodorini di collina cinesi e la salsa Bolognese dall'Australia. Non sfugge al tarocco anche il vino simbolo del Made in Italy come il Chianti "clonato" nella Napa Valley in California mentre da ricordare anche l'Amaretto Venezia prodotto in Germania in una bottiglia la cui forma imita quella dell'Amaretto di Saronno, il caffè Trieste italian roast espresso prodotto in California con confezione tricolore come i biscotti Stella d'oro prodotti nello Stato di New York (USA). Per difendersi dai tarocchi il consiglio della Coldiretti è di verificare le etichette nelle confezioni quando è possibile, di dare una occhiata ai menu' per controllare evidenti anomalie che dimostrano la mancata conoscenza della cucina Made in italy e soprattutto chiedere al ristoratore prima di ordinare per sincerarsi che il piatto che arriverà non deluderà troppo le attese. Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che - conclude la Coldiretti - causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari. 05/03/2009 - 19:43

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##Cina/ 2009 anno molto difficile, ma Wen Jiabao esprime (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pechino, 5 mar. (Apcom) - Una Cina confidente ma più debole del solito è l'immagine disegnata dal rapporto sull'operato di governo che il premier Wen Jiabao ha pronunciato questa mattina di fronte ai quasi 3000 parlamentari del paese. "Quest'anno sarà il più difficile per lo sviluppo economico della Cina dall'inizio del secolo; ci troviamo di fronte a sfide ardue nelle promozione di riforme, sviluppo e stabilità". La causa principale ammessa dal capo del governo è senza dubbio il rallentamento dell'economia, con il seguito di effetti che si riflettono sulla fabbrica del mondo. "La continua diminuzione della crescita economica, per impatto della crisi finanziaria globale, è diventata un problema principale che influenza la situazione generale" ha detto Wen. Al contrario degli anni scorsi, dunque, quando era il surriscaldamento dell'economia a preoccupare i pianificatori centrali, questa volta la sfida è riuscire ad assicurare una crescita "minima" che garantisca la stabilità del paese. Per il 2009 l'obiettivo è un +8%, lontano dagli aumenti a due cifre dell'ultima decade, ma ben ragionato. "In un paese in via di sviluppo con una popolazione di 1,3 mld di persone mantenere un certo tasso di crescita dell'economia è essenziale, per espandere l'occupazione in aree urbane e rurali, aumentare le entrate della popolazione e assicurare la stabilità sociale" secondo il rapporto. Con 20 milioni di lavoratori rispediti nelle campagne in seguito alla chiusura di fabbriche sulla costa orientale, 7 milioni di nuovi laureati da immettere nel mercato di lavoro e la necessità complessiva di creare 9 milioni di impieghi, secondo uno studio dell'Accademia delle Scienze Sociali, la pressione sul governo centrale si fa ogni giorno più grande. Wen ha espresso l'intenzione di mantenere il tasso di disoccupazione urbano al di sotto della soglia del 4,6%, ma osservatori indipendenti ritengono che le cifre abbiano da lungo tempo superato i dati fissati. Il rischio è l'esplosione del malcontento sociale e la minaccia al sistema del partito unico, che ha tutto da temere dall'insoddisfazione delle masse. Wang Erping, psicologo all'Accademia delle Scienze Sociali, ha avvertito che per il 2008 il numero degli incidenti di massa registrati nel paese è aumentato, superando il record di 80 mila registrati nel 2007. E' dal 1993, quando gli incidenti di massa (che coinvolgono più di 5 persone) ufficialmente registrati hanno superato la soglia dei 10 mila, che tali manifestazioni di malcontento non si sono fermate. Quest'anno in concomitanza con un numero di ricorrenze, la situazione potrebbe sfuggire di mano alle autorità. Wen Jiabao stesso ha ammesso che "alcuni problemi riguardanti interessi vitali della popolazione non sono stati alleviati", in riferimento alla sicurezza sociale, alla distribuzione del reddito, all'assistenza sanitaria etc. A ciò il governo pensa di rimediare con un massiccio piano di spesa che, annunciato lo scorso novembre, è stato confermato oggi dal premier, fra la delusione di chi si aspettava di più. "Aumenteremo sensibilmente la spesa del governo con un piano di investimento di 4 mila mld di yuan (465 mld di euro) su due anni, e metteremo in atto una riforma strutturale di riduzione delle tasse in modo da stimolare la domanda interna". Il risultato è un debito pubblico che non ha precedenti nei 60 anni della Repubblica Popolare: 950 mld di yuan, pari al 3% del Pil. Sebbene sia ben al di là dello 0,4% del Pil dello scorso anno, il deficit pubblico cinese è ancora lontano dai livelli dei paesi occidentali, come il 12% degli Usa. Per i mesi a venire i pianificatori hanno individuato alcune aree di maggiore produzione in cui spingere i consumi, dall'automobilistico al turismo, dall'immobiliare alla grande distribuzione che dovrà entrare nelle campagne e zone più remote del paese, con misure talvolta al limite del creativo. Al di là dell'economia, però, nessun tema politico maggiore ha tenuto banco all'apertura della sessione annuale del Parlamento. Le luci della crisi hanno offuscato persino le dichiarazioni su Taiwan, con cui Pechino sembra aver ritrovato un idillio da età dell'oro. "Importanti progressi sono stati fatti nel lavoro con Taiwan lo scorso anno- ha ricordato Wen- siamo pronti a porre fine allo stato di ostilità e concludere un accordo di pace fra le due sponde dello stretto". È un'ammissione maggiore della disponibilità di Pechino a avvicinarsi all'isola ribelle e tendere una mano alle migliaia di investitori che sono tra i primi a trainare l'economia del continente. Ad essi lo scorso dicembre il Partito Comunista aveva offerto importanti misure di riduzione delle tasse e stimolo agli investimenti per far sì che la crisi non li costringesse a chiudere i battenti lasciando i lavoratori della madrepatria a prendersela con Pechino. Infine il grande assente dal rapporto sull'operato del governo quest'anno è Mao Zedong. Neppure un riferimento al "pensiero di Mao" che fin qui è stata la base ideologica a giustificazione dell'operato del governo. Come a dire che davanti alle necessità pratiche non c'è ideologia che tenga, il pragmatismo è re.

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