CENACOLO DEI COGITANTI |
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Articoli
Globalizzazione
(37)
Tabacci (Udc): Penso che
le stime sulla crescita tenderanno ad aggravarsi ancora
( da "Stampa, La" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: gli Usa che non risparmiavano, la
Cina che risparmiava troppo, e nella finanza la sottovalutazione dei rischi.
Gli squilibri si sono aggravati perché la Federal reserve americana ha
mantenuto i tassi di interesse troppo bassi troppo a lungo, e perché negli Usa
e in Gran Bretagna si è avuta eccessiva fiducia che i mercati finanziari si
regolassero da soli.
Microsoft, i lavoratori
stranieri sono in regola ( da "Punto
Informatico" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: fondi che potrebbero essere
reinvestiti in programmi rieducativi a beneficio del sistema d'istruzione
americano. E chissà se si tratta di una buona idea: gli "stranieri"
contesi dalle aziende hi-tech stanno facendo dietrofront verso i paesi di provenienza,
siano essi India, Cina o quant'altro. Alfonso Maruccia
bashir, l'ex bambino
soldato sterminatore del suo popolo - giampaolo visetti
( da "Repubblica, La"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Russia e Cina, dall´altra Usa ed
Europa. Dietro la fede, petrolio, gas, acqua sotterranea e controllo di uno dei
territori-chiave del continente. Il dittatore-guerriero, da ieri, ha però le
spalle al muro. E si prepara, pur di non cedere un potere assoluto, alla
battaglia estrema: contro tutti, per salvare se stesso sacrificando il suo
popolo.
giustizia impossibile -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: incriminato è il capo di uno Stato
che non ha ratificato lo Statuto (Cina, Russia, USA, Sudan e così via), egli
può godere di quelle immunità. Quando però � come nel caso del Darfur � è
il Consiglio di sicurezza dell´Onu a deferire alla Corte crimini commessi da
organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto, il
Consiglio può rimediare a questa deficienza,
nesi e gallino parlano del
caso olivetti ( da "Repubblica,
La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il 6 maggio sarà invece la volta di
Mario Deaglio che nell´aula magna del Sumi di Pinerolo interverrà alle 17 su
"Globalizzazione e crisi". Tre gli appuntamenti il 9 maggio e sempre
al circolo Sociale: alle 15 parlerà il sociologo Aldo Bonomi, alle 17 il linguista
Christian Murazzi e alle 20,30 l´economista Giorgio Ruffolo.
dialogo tra latouche e
petrini "la decrescita unica speranza" - davide banfo
( da "Repubblica, La"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Se guardiamo ai prodotti piemontesi
avvertiamo bene gli sprechi giganteschi a cui ci condanna l´attuale economia
globalizzata, un´economia canaglia. C´è una follia totale nei soldi che
buttiamo via». Latouche: «Anni fa ricordo di aver parlato ad un convegno di
protezionismo e le mie affermazioni fecero scandalo. In Italia sembrava quasi
di passare per fascisti.
Da Silvio a Wojtyla
L'importanza di saper dire sorry ( da "Riformista,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sono quelle della Cina nei
confronti del Giappone, soprattutto per la strage di Nanchino. Più facile
sembra fare ammenda per la repressione delle popolazioni interne: l'Australia
ha chiesto scusa agli aborigeni per la condotta dei governi nei loro confronti.
Anche qui per il momento è difficile che un presidente Usa faccia altrettanto.
un'india che sembra
occidente ( da "Nuova
Sardegna, La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il film tende infatti ad unificare
in un contesto totalmente globalizzato i concetti di formazione umana,
culturale, esistenziale, seconda una credibile "vulgata" da paese
occidentale: la cultura di massa è trasversale e non c'è da stupirsi se un
ragazzo di un ghetto europeo, americano, o indiano riesce a vincere una gara
televisiva.
Spese militari, in Cina
cresceranno del 14,9% ( da "Corriere
delle Alpi" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Li ha aggiunto che in Cina «non
esistono spese militari nascoste». In cifre assolute, la Cina spenderà per la
difesa 480.7 miliardi di yuan (70 miliardi di dollari circa), molto di meno
degli Usa, il cui budget militare per il 2009 è di 515 miliardi di dollari al
netto delle astronomiche spese per mantenere in piedi le operazioni militari in
Iraq e in Afghanistan.
Gli sfruttati delle
tastiere: Ne assemblo 500 all'ora, ho le mani gonfie
( da "Manifesto, Il"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: nel sud della Cina, e che produce
tastiere e altri accessori per conto dei giganti dell'informatica
Hewlett-Packard, Dell, Lenovo, Microsoft e Ibm. Le condizioni di lavoro alla
Mae Tay sono oggetto di un'inchiesta del National labor committee, organizzazione
non governativa statunitense che indaga sulle multinazionali Usa e sul processo
di produzione all'
<Le proteste in Cina?
Contro la corruzione> ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: una contrazione del 13% e di
un'economia Usa che arretra del 6%. In sostanza, siamo di fronte a una crisi
internazionale gravissima, ma che sulla Cina impatta in modo minore e da questo
punto di vista si va ripetendo quando avvenuto dieci anni fa quando l'economia
cinese, di fatto, aiutò le altre economie asiatiche in forti difficoltà.
Ancona Promuove pronta ad
allargare il raggio di azione ( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Germania e la Cina. Il gruppo
pianificherà le missioni del sistema camerale per il 2009 e individuerà paesi
focus e mercati di interesse, come USA, Giappone e i Paesi arabi, che saranno
destinatari di missioni integrate evitando così sovrapposizioni tra le
strutture e razionalizzando l'uso delle risorse camerali.
Codice Rosso, progetto
comune per Marche e Abruzzo ( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Abruzzo PROTEZIONE CIVILE L'AQUILA
LE REGIONI Abruzzo e Marche, in collaborazione con le rispettive sezioni Anci
(Associazione nazionale comuni italiani) e di concerto con il Dipartimento
nazionale di Protezione civile, hanno stipulato un accordo con l'intento di
realizzare iniziative che consentano di migliorare la conoscenza dei fenomeni
che incidono sulla sicurezza dei cittadini,
Il calo dei traffici
accelera. Noi operatori del porto dobbiamo fare sistema per ripar...
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina importa sempre meno,
diminuiscono i traffici, con il crollo del prezzo dei noli è crollato il
fatturato di armatori e venditori. Sono entrate in linea grandi navi, ma ora
con la crisi c'è deficit di domanda a fronte di eccesso di offerta di stiva.
A dicembre il jet
Alenia-Sukhoi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: anche il Medio Orientee a lungo
termine anche gli Usa, la Cina e l'India. La crisi petrolifera, prima di quella
economica, aveva spinto le compagnie a utilizzare velivoli che oltre a
risparmiare sui consumi di carburante, consentissero una gestione flessibile
dell'offerta sulle rotte regionali, nei collegamenti punto a punto e nel
feederaggio ai grandi hub delle compagnie aeree.
Il petrolio accelera il
recupero ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dagli spiragli di ottimismo in
arrivo dalla Cina, dove l'indice dei responsabili acquisti è migliorato in
febbraio per il terzo mese consecutivo e il Governo comincia a ventilare la
possibilità di un ulteriore piano di stimolo per l'economia. Ad alimentare gli
acquisti ha contribuito anche l'annuncio della temporanea riduzione di un
quinto delle esportazioni di greggio dalla Russia (
Non dobbiamo fare la fine
di Prato: qualità e brand per battere la concorrenza
( da "Nazione, La (Arezzo)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: i conti si chiama globalizzazione.
A Prato ha significato il collasso (in dieci anni è scomparso il 30 per cento
delle aziende) di un'economia che non reggeva più con la concorrenza dell'ex
terzo mondo. Non si può competere, lo ha spiegato bene uno scrittore pratese,
Sandro Veronesi, quello di «Caos calmo», con chi produce al triplo della tua
velocità e a un terzo dei tuoi costi.
Melato: porto Brecht nella
Cina globalizzata delle cattiverie di oggi
( da "Corriere della Sera"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: porto Brecht nella Cina
globalizzata delle cattiverie di oggi MILANO — «Le anime buone oggi sono la
gente che vive in miseria, che non ce la fa ad arrivare a fine mese, vittime
delle grandi truffe, delle grandi ruberie bancarie multinazionali e gli
umiliati e offesi di tutte le baraccopoli del mondo, dalla Napoli della
spazzatura a Buenos Aires,
Vino dell'Est, Antinori
scommette sulla Romania ( da "Corriere
della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in primis negli Usa (30%). E con la
crisi? «Ci aspettiamo di mantenere le posizioni. Intanto si lavora anche su
Paesi più piccoli e sui grandi mercati di Cina e India. Mia sorella Alessia
vive sei mesi all'anno in Asia». Non solo business. Le tre sorelle toscane si
sono anche impegnate in un progetto di aiuti umanitari: una tenuta in
Kirghistan per aiutare la popolazione in un'
Cisal, elogio al saper
fare italiano ( da "Italia
Oggi" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: innovazione e la globalizzazione
stanno imponendo, già da alcuni anni, non trascurabili costi sociali. E,
purtroppo, nella società informatizzata anche l'organizzazione del lavoro, nel
richiedere un capitale umano sempre più qualificato e, per giunta, costantemente
aggiornato, non riesce a tenere il passo sul piano della competitività.
Italia, missione
impossibile tra i giganti del baseball
( da "Giornale.it, Il"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa e Canada, pur consapevoli delle
reali chance di successo nel girone. Dall'altra il World Baseball Classic, un
super-evento che vede in campo da oggi (con la gara inaugurale Giappone-Cina,
ore 10.30 diretta Espn America) le sedici potenze mondiali della disciplina cara
a Babe Ruth e Joe Di Maggio.
progetto mediterraneo per
le piccole e medie imprese ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione dei mercati e la
complessità delle variabili macroeconomiche rendono sempre più necessario,
anche per le piccole e medie imprese, valutare percorsi di sviluppo e di
investimento oltre confine. Il mondo del credito cooperativo volge il suo
sguardo alla sponda sul del Mediterraneo per supportare le imprese in una fase
caratterizzata da forti processi di internazionalizzazione
QUANTI PICCOLI MADOFF A
LONDRA Obama lancia un piano da 75 miliardi $ per sostenere i proprietari di
case e il settore immobiliare - BARCLAYS AFFRONTA IL TEST LEHMAN BROWN AL C
( da "Dagospia.com" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina", dove oggi verrà presentato
un nuovo piano di stimolo. A Washington, "Brown invita gli Stati uniti a
'cogliere questo momento'" per guidare il mondo fuori dalla recessione. 4
- STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - "La Cina delinea il suo piano di
stimolo per l'economia" anche se il premier Wen Jabao non ha annunciato
esplicitamente nuovi interventi di spesa oltre quelli già promessi
CRISI: ASO, NON SI VEDE LA
FINE DELLA RECESSIONE ( da "KataWebFinanza"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: aggiungendo che le imprese messe
peggio sono quelle legate all'esportazione verso gli Usa e la Cina. Aso ha
parlato davanti a una commissione parlamentare, dopo che sono usciti i dati
sugli investimenti delle imprese in impianti ed equipaggiamento, che nel
trimestre concluso a dicembre sono scesi del 17,3% annuale, il calo piu' forte
dal 2002.
Sudan, il presidente
Bashir alla piazza "I veri crimini sono in Iraq e Palestina"
( da "Quotidiano.net"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina esprime "rammarico e
preoccupazione" per la decisione della Corte penale internazionale.
Hillary Clinton: "Bashir avrà la possibilità di andare davanti alla Corte
e se crede che l’accusa sia sbagliata può certamente contestarla"</p>"
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Giustizia impossibile
( da "Repubblica.it"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: incriminato è il capo di uno Stato
che non ha ratificato lo Statuto (Cina, Russia, Usa, Sudan e così via), egli
può godere di quelle immunità. Quando però - come nel caso del Darfur - è il
Consiglio di sicurezza dell'Onu a deferire alla Corte crimini commessi da
organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto, il
Consiglio può rimediare a questa deficienza,
Altruismo in azione su internet
( da "Blogosfere" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract:
Usa pessimisti. Ma le
Borse volano ( da "Avvenire"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: non fa sperare in nulla di meglio,
in quanto, a febbraio, il numero dei licenziamenti programmati a 186mila
sarebbe più che raddoppiato rispetto ai 72 mila di un anno fa. Borse in volo,
grazie ai piani di rilancio in Cina e Giappone. Londra +3,81%, Parigi +4,74%,
Francoforte +5,42%, Milano +2,47%. Wall Street in rialzo del 2,2%
E' ora di lasciar fallire
le banche. ( da "Giornale.it,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: davvero voglia di farsi guidare
dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina,
gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 43 ) » (3 voti, il
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Ma Obama combatte davvero le lobbies?
Darfur, anche Bashir in
piazza: Usa e Ue criminali ( da "Affari
Italiani (Online)" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina all'Onu: no all'arresto di
Bashir La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla
Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a
causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione
del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'
Economia in crisi, non si
sa più a chi credere Notizie di agenzia, date in contempo...
( da "Gazzettino, Il"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dannata globalizzazione. Certe
industrie sono state cancellate non solo da una finanza spregiudicata (come ad
esempio è accaduto con la chimica) ma anche dalla mancanza da parte delle
autorità di azioni di protezionismo (tutti lo fanno, noi no). Vito Parcher
Chiusa (Bz)
Quando Obama supplica il
mondo ( da "Giornale.it,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: davvero voglia di farsi guidare
dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina,
gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 43 ) » (3 voti, il
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Ma Obama combatte davvero le lobbies?
Bashir non ci sta: "I
veri criminali sono USA ed Europa". La Cina: stop al processo
( da "Rai News 24" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 5 marzo 2009 Bashir non ci sta:
"I veri criminali sono USA ed Europa". La Cina: stop al processo Il
presidente sudanese Omar Bashir Il presidente sudanese Omar Bashir si è unito a
una manifestazione popolare di protesta contro il mandato di cattura emesso
ieri nei suoi confronti dal tribunale dell'Aja sui crimini in Darfur.
Investitori Italiani in
Germania - Strategie di internazionalizzazione, criteri di investimento,
fattori di attrattività ( da "FullPress.it"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: T-Systems è altresì impegnata nello
sviluppo delle strategie di globalizzazione delle imprese italiane sui mercati
esteri, rilevandone la primaria importanza nell?espansione del business
all?estero. Etichette: T-Systems Segnala questa notizia: STAMPA
Bashir, Pechino:
sospendete l'arresto Il leader sudanese: Ue e Usa criminali
( da "Corriere.it" del
05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il capo sudanese: Usa e Ue
criminali, complotto sionista Omar Hassan al-Bashir in piazza a Khartoum (Ap)
PECHINO - La Cina in campo a sostegno di Bashir. Il governo di Pechino «si
augura» che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu chieda alla Corte internazionale
di «sospendere il processo» contro il presidente sudanese Omar al-Bashir,
Coldiretti, taroccati due
piatti "Made in Italy" su tre
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina dove il falso Made in Italy è
arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Se
in alcuni casi l'"inganno" è particolarmente evidente con l'offerta
nei menu di "specialità italiane" come gli spaghetti alla bolognesecompletamente
sconosciuti nella città emiliana o le fettuccine Alfredo che niente hanno a che
fare con quelle del noto ristorante romano,
##Cina/ 2009 anno molto
difficile, ma Wen Jiabao esprime ( da "Virgilio
Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: (Apcom) - Una Cina confidente ma
più debole del solito è l'immagine disegnata dal rapporto sull'operato di
governo che il premier Wen Jiabao ha pronunciato questa mattina di fronte ai
quasi 3000 parlamentari del paese. "Quest'anno sarà il più difficile per
lo sviluppo economico della Cina dall'inizio del secolo;
( da "Stampa, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Tabacci (Udc):
«Penso che le stime sulla crescita tenderanno ad aggravarsi ancora»
[FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA Tutti i nuovi dati economici che arrivano sono
cattivi. In febbraio la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 553,17%,
mentre il consumo di energia elettrica, valido indice dell'attività produttiva,
è diminuito dell'8,9%. Le imprese lavorano meno, le famiglie rinviano le spese.
La Confcommercio segnala un calo dei consumi del 4,6% in volume, nel mese di
gennaio. E la Banca d'Italia teme per quest'anno una riduzione del prodotto
lordo non inferiore al 2,6%. A fornire questo numero, -2,6%, è stato ieri il
vicedirettore generale Ignazio Visco (non parente dell'ex ministro). Più tardi
la Banca d'Italia ha precisato che non si trattava di una previsione ufficiale,
ma di una «trasposizione meccanica». In effetti, nella sua lezione inaugurale
alla facoltà di Economia di Roma 1, Ignazio Visco aveva semplicemente detto che
se la Banca d'Italia nel gennaio scorso, quando ha formulato una previsione di
-2,0% per il prodotto lordo, avesse avuto sul 2008 i dati Istat disponibili
ora, avrebbe invece scritto -2,6%. Le agenzie di stampa hanno diffuso il numero
fraintendendo il ragionamento. La cifra è certo dispiaciuta a qualcuno nel
governo, come era giunto sgradito il -2,5% della Confindustria qualche
settimana fa. Ma se il -2,6% non è esatto, purtroppo è perché le attese
correnti sono ancora più cupe. Rispetto al 12 gennaio, data nel quale fu chiuso
l'ultimo Bollettino della Banca d'Italia, si sono aggiunti molti altri elementi
negativi. Oggi la Banca d'Italia non intende diffondere nuove previsioni; ma se
lo facesse probabilmente si collocherebbe ancora più giù. Sul prodotto lordo
2009 tra gli economisti al momento circolano cifre ancora peggiori; Unicredit e
Montepaschi hanno già aggiornato a -3% i loro pronostici, ma si sente qualcuno
già azzardare un -4%, numero impensabile fino a poco tempo fa. Non a caso il
deputato Udc Bruno Tabacci, esperto di economia, sostiene che «le previsioni
sul prodotto lordo tenderanno ad aggravarsi rispetto al -2,6%». In tutto il
mondo, si paventa ora un disastro senza precedenti. «Sono stupito da quanto i
governi sottovalutino la gravità della situazione» ha dichiarato ieri a una tv
americana l'economista tedesco Norbert Walter, che per il suo paese prevede un
calo del prodotto di ben cinque punti. Negli Stati Uniti il primo trimestre
potrebbe chiudersi con un calo del Pil (il valore di tutti i beni e servizi
finali prodotti) del 5,9% in ragione annua secondo la previsione della Morgan
Stanley, del 7% secondo la Goldman Sachs, dell'8-10% secondo Deutsche Bank.
Data la gravità della crisi, è «abbastanza elevato» il rischio che «se ne
uscirà lentamente e con una ripresa tendenzialmente moderata» ha detto il
vicedirettore generale della Banca d'Italia. Per l'appunto nel suo discorso
all'università romana Ignazio Visco intendeva ragionare sul perché non si è
riusciti a prevedere un cataclisma di questa portata. Varie istituzioni mondiali,
dal Fondo monetario alla Banca dei Regolamenti internazionali, avevano notato i
gravi squilibri in atto: gli Usa che non risparmiavano, la Cina che risparmiava troppo, e nella finanza la sottovalutazione dei
rischi. Gli squilibri si sono aggravati perché la Federal reserve americana ha
mantenuto i tassi di interesse troppo bassi troppo a lungo, e perché negli Usa e in Gran Bretagna si è avuta
eccessiva fiducia che i mercati finanziari si regolassero da soli.
L'errore collettivo degli economisti che la Banca d'Italia ammette è di non
aver saputo prevedere, dall'estate
( da "Punto Informatico" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma - Il senatore
Charles Grassley aveva chiesto a Microsoft, a mezzo lettera, di dare la
precedenza ai lavoratori dell'hi-tech americani rispetto a quelli
temporaneamente ospiti degli USA (provvisti del cosiddetto "visto
H-1B"), e dopo la breve risposta data al tempo, la corporation di Redmond
ritorna sull'argomento spiegando nei dettagli il perché Grassley non abbia
nulla da temere dal "pericolo" della riduzione di forza lavoro
tecnologica made-in-USA. Brad Smith, a capo della squadra legale di Microsoft,
usa la stessa forma di comunicazione epistolare scelta dal senatore dello stato
dell'Iowa, spedendogli una lettera che in sostanza dice come in realtà nulla
cambia o cambierà nelle politiche di assunzione dell'azienda nei prossimi mesi
o anni. Nei punti chiave della lettera, Smith spiega che "gli impiegati
H-1B hanno sempre contato per meno del 15% nella forza lavoro americana di
Microsoft", rappresentando dunque meno del livello previsto dalla legge
sull'immigrazione utile a determinare se una società debba o meno trovarsi
nello status di dipendenza da H-1B. Nonostante questo, continua Smith, "la
capacità di fare nostre le migliori menti del mondo è sempre stata essenziale
per il nostro successo". Le università americane continuano a rappresentare
quanto di meglio ci possa essere per la formazione nell'IT, dice il consulente,
ed è anche per questo che una parte preponderante delle lauree in scienze
informatiche (40%) o titoli di dottorato (59%) vengono concessi a studenti
ospiti su territorio americano, stando a una ricerca che ha preso in esame i
dati risalenti al 2005. La maggioranza dei lavoratori che fanno richiesta del
visto H-1B vengono assunti "per posizioni chiave" all'interno di
Microsoft, continua la lettera, e molti di costoro sono alla ricerca di uno
status di cittadinanza americana di tipo permanente, ragion per cui, col tempo,
non saranno più dipendenti dalla legislazione in materia divenendo cittadini a
tutti gli effetti. "Accorpando tutti questi fattori - dice Smith - non ci
aspettiamo di vedere un cambiamento significativo nelle proporzioni di
impiegati H-1B nella nostra forza lavoro in seguito alla riduzione di
posti". Tutto bene, dunque? Non per Grassley, il cui ufficio ha risposto
dicendo che il senatore vuole maggiori dettagli sulle intenzioni di Redmond
circa la protezione di posti di lavoro statunitensi e le pratiche societarie
riguardo le assunzioni H-1B. Microsoft, che H-1B o no ha intenzione di creare
tra le 2.000 e le 3.000 nuove possibilità occupazionali grazie al focus sulla
ricerca e la spesa di nove miliardi di dollari (1 soltanto quest'anno), non è a
ogni modo l'unica società a innescare discussioni circa la supposta preferenza
di lavoratori "ospiti" rispetto a quelli oriundi degli States. Reid
Hoffman, founder del social network professionale per eccellenza LinkedIn,
sostiene che il programma H-1B vada ampliato, il limite del 15% della forza
lavoro rimosso imponendo nel contempo una tassa per ogni lavoratore possessore
di un visto, fondi che potrebbero essere reinvestiti in
programmi rieducativi a beneficio del sistema d'istruzione americano. E chissà
se si tratta di una buona idea: gli "stranieri" contesi dalle aziende
hi-tech stanno facendo dietrofront verso i paesi di provenienza, siano essi
India, Cina o quant'altro.
Alfonso Maruccia
( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 3 - Esteri
Bashir, l´ex bambino soldato sterminatore del suo popolo L´ascesa sanguinaria
del dittatore dietro le insegne dell´Islam GIAMPAOLO VISETTI AL Bashir, soldato
bambino con l´ossessione della guerra è nato 64 anni fa in una capanna di
contadini poverissimi, in un villaggio a un centinaio di chilometri a nord di
Khartum. Chi ha trascorso con lui lunghi anni, riuscendo infine a salvarsi
dall´arresto, sostiene che il suo destino è stato segnato nell´infanzia. Il
padre, coltivatore di pomodori, non può sfamarlo. Sceglie di abbandonarlo,
affidandolo all´esercito quando non aveva ancora 12 anni. L´orizzonte del
piccolo Omar oscilla così da subito tra solitudine e violenza, mediate
dall´islam. Combatte senza paura di morire, né di uccidere, e a vent´anni guida
già una compagnia. Dieci anni dopo, nel 1973, è al fianco degli egiziani nella
guerra dello Yom Kippur contro Israele. Guerra ed estremismo islamico, in
quindici anni, gli valgono la leadership dell´Islamic National Front di Hassan
Turabi. E´ uno dei rari golpe incruenti dell´Africa. A 45 anni al Bashir, ex
soldato bambino per un piatto di mais bianco, si trova alla guida di un Sudan
devastato dalla fame e dalla guerra civile. Infiamma le folle con comizi
nazionalisti che incitano all´unità del Paese nel nome della sharia. Non si
tratta, scriverà anni dopo dal carcere Turabi, di un espediente retorico. Nei
primi anni al potere, al Bashir crede realmente che il Sudan, frammentato in
centinaia di tribù, possa scegliere l´unificazione nel nome dell´islam. Un sogno
presto deluso. Il Nord, bianco, islamico e governato dalle influenze arabe,
cede alla tentazione di sottomettere il Sud, animista, nero e aperto al dialogo
con l´Occidente cristiano. Al Bashir, che conosce solo il linguaggio delle
armi, torna così a combattere e non smetterà più, facendo della guerra
un´autentica ossessione. Fa arrestare Turabi, l´unico intellettuale della sua
cerchia. Scioglie il Consiglio della Rivoluzione, facendo sparire i suoi
componenti accusati di cospirazione. Fino al 1996, quando si fa eleggere
presidente con un voto definito «truffa» dagli stessi leader africani. Tre anni
dopo scioglie il parlamento e svela pienamente il suo profilo di dittatore.
Sono gli anni, oltre venti, del grande massacro nel Sud. Fede e pretese di
autodeterminazione si confondono, giustificando lo sterminio di centinaia di
migliaia di persone. Difficile provare il genocidio, trattandosi di decine di
etnie. I servizi segreti sudanesi sono in compenso i più temuti del continente.
Le torture, nelle caserme del nord, raggiungono limiti di raffinatezza che lo
stesso Taylor, pure sotto processo all´Aja, definisce «magica». Le trattative
per la pace tra Nord e Sud sono avanzate quando, nel 2003, al Bashir sceglie di
legittimare il terrore con un´altra guerra. Il Darfur, a Ovest, reclama a sua
volta l´indipendenza e si oppone all´avanzata delle scuole coraniche. Kartum,
nel mirino degli Usa, viene accusata di nascondere Bin
Laden e di essere la retrovia africana di al Qaeda. Il nuovo focolaio di
frammentazione viene represso con una ferocia che gela il mondo. In cinque
anni, solo in Darfur, le milizie arabe dei janjaweed, armate e pagate dal
regime di al Bashir, massacrano oltre 300 mila civili e innescano l´esodo di
due milioni e mezzo di profughi. I villaggi ribelli vengono dati alle fiamme,
donne e bambini subiscono stupri e mutilazioni. Il Paese è un immenso campo di
battaglia, conteso tra mondi contrapposti: da una parte Medio Oriente, Russia e Cina,
dall´altra Usa ed Europa.
Dietro la fede, petrolio, gas, acqua sotterranea e controllo di uno dei
territori-chiave del continente. Il dittatore-guerriero, da ieri, ha però le
spalle al muro. E si prepara, pur di non cedere un potere assoluto, alla
battaglia estrema: contro tutti, per salvare se stesso sacrificando il suo
popolo.
( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 31 - Commenti
GIUSTIZIA IMPOSSIBILE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Bashir non può non esserne
responsabile, quanto meno perché ha omesso di prevenire quei crimini o di
punirne gli autori. Ed è anche indubbio che quell´ordine di cattura avrà un
grande impatto psicologico e mediatico e delegittimerà politicamente Bashir.
Ma, al di là di ciò, quale può esserne l´incidenza pratica? Quell´ordine può
essere eseguito solo in Sudan e solo se lo stesso Bashir autorizzerà le sue
guardie ad arrestarlo. Al di fuori del Sudan quell´ordine ha un peso giuridico
nullo o quasi. Come mai? Lo Statuto della Corte stabilisce che se il capo di
Stato di un paese che ha ratificato lo Statuto (Italia, Francia, Inghilterra,
Giappone e così via) commette un crimine quale il genocidio o crimini contro
l´umanità, può essere trascinato in giudizio davanti alla Corte, perché non può
invocare le immunità personali che gli spettano. Se invece l´incriminato è il capo di uno Stato che non ha ratificato lo
Statuto (Cina, Russia, USA,
Sudan e così via), egli può godere di quelle immunità. Quando però � come nel
caso del Darfur � è il Consiglio di sicurezza dell´Onu a deferire alla Corte
crimini commessi da organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato
lo Statuto, il Consiglio può rimediare a questa deficienza, decidendo
che tutti gli Stati membri dell´Onu devono obbligatoriamente togliere quelle
immunità ai capi di Stato (come appunto Bashir) incriminati dalla Corte. Nel
caso del Darfur il Consiglio di sicurezza si è però guardato bene dal fare
questo passo, limitandosi a imporre solo al Sudan l´obbligo di «cooperare con
la Corte». Si torna quindi alla casella di partenza: solo se i poliziotti
sudanesi arrestano Bashir e lo consegnano all´Aja, si potrà dare esecuzione
concreta all´ordine di cattura. L´emissione di quell´ordine è dunque un colpo
di spada vibrato nell´acqua. Qual è la lezione da trarre? Anzitutto, quando non
si ha la forza di far valere i propri comandi, sarebbe saggio procedere con
prudenza. Invece di un mandato di arresto, il Procuratore avrebbe potuto
chiedere un ordine di comparizione: in tal modo il Presidente sudanese, volendo
far valere le proprie ragioni, avrebbe potuto presentarsi alla Corte da uomo
libero, per contestare le accuse. In secondo luogo, la giustizia non si
amministra con le fanfare: il 14 luglio 2008 il Procuratore diede grande
risalto alla sua richiesta del mandato, sbandierando ai quattro venti le colpe
di Bashir. I giudici hanno impiegato più di sette mesi per riflettere sulla
materia, un lasso di tempo manifestamente confliggente con la natura stessa
dell´ordine di cattura, che è un atto urgente reso necessario dall´esigenza di
impedire all´indiziato di reato o all´imputato la fuga, la manipolazione delle
prove o la recidiva. Non sarebbe stato più saggio tenere segreta quella
richiesta? Fiat justitia, pereat mundus: la massima vale anche per questo caso?
Il presidente del Sudan già da tempo ha preso misure politiche e diplomatiche
per annullare gli effetti politici di quell´atto giudiziario. Tra l´altro, ha
astutamente rafforzato la sua autorità in seno all´Unione africana mentre ha
inasprito i suoi rapporti con l´Europa e gli Usa. Le
prospettive di una cessazione dei crimini nel Darfur diventano più difficili, e
una soluzione pacifica del conflitto tra il governo e i ribelli del Darfur
sempre più problematica. La giustizia internazionale non dovrebbe ostacolare
soluzioni politiche di complesse crisi internazionali nell´ambito delle quali
vengono perpetrati crimini gravissimi. In ogni caso, la giustizia-spettacolo va
a tutti costi evitata.
( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XV - Torino
Il calendario Nesi e Gallino parlano del caso Olivetti Tra I prossimi
appuntamenti della V edizione della rassegna "Pensieri in piazza" che
si concluderà a settembre l´incontro tra Nerio Nesi e Luciano Gallino che il 5
maggio alle 17 parleranno del caso Olivetti e delle politiche comunitarie al
castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo. Il 6
maggio sarà invece la volta di Mario Deaglio che nell´aula magna del Sumi di
Pinerolo interverrà alle 17 su "Globalizzazione e crisi". Tre gli appuntamenti il 9 maggio e sempre al
circolo Sociale: alle 15 parlerà il sociologo Aldo Bonomi, alle 17 il linguista
Christian Murazzi e alle 20,30 l´economista Giorgio Ruffolo.
( da "Repubblica, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XV - Torino
Due guru L´economista francese e il fondatore di Slow Food si sono confrontati
a Pinerolo. "Repubblica" ha raccolto i loro pensieri Dialogo tra
Latouche e Petrini "La decrescita unica speranza" Non bisogna essere
dei profeti per capire che questo sistema economico sarebbe andato a
fracassarsi In Italia è stato messo da parte il modello della sussistenza.
L´unica preoccupazione era quella di consumare Se guardiamo ai prodotti
agricoli piemontesi avvertiamo gli sprechi a cui ci condanna la globalizzazione
DAVIDE BANFO Il francese è il teorico della decrescita serena. L´italiano è il
guru di Slow Food, celebrato da Time come uno dei cinquanta uomini che hanno
cambiato il mondo. Serge Latouche e Carlo Petrini erano ieri sera a Pinerolo,
ospiti del primo incontro della rassegna "Pensieri in piazza". Il
loro è stato un dialogo stimolante, seguito con partecipazione. Con un sorriso
ammettono di andare d´accordo su tutto. Per "Repubblica" hanno
accettato di dialogare su alcuni temi legati alla crisi e al Piemonte. Le
vostre prese di posizione hanno anticipato molti dei temi dell´attuale crisi
mondiale. Latouche: «Erano anni che mi chiedevo come mai la crisi non fosse
ancora esplosa. Non bisogna essere dei profeti per capire che questo sistema
sarebbe andato a fracassare da qualche parte. Non si poteva andare avanti a
produrre sempre di più, non era più sostenibile. Il nostro merito è di aver
indicato una strada alternativa a quello che chiamo con una brutta definizione
il totalitarismo del produttivismo». Petrini: «Anche le nostre riflessioni
partono da lontano, basta pensare a cosa diceva Pierpaolo Pasolini, che era un
poeta ma sapeva denunciare i mali dell´attuale società. L´Italia ha messo da
parte l´economia della sussistenza, un giusto rapporto con la natura e il
territorio». Latouche: «Carlo mette bene a fuoco il problema ed io aggiungo che
è ora di smetterla di ingrassare, di consumare. Mi capita di citare spesso il
mito della torta che ci ha fatto diventare obesi. Ma questa torta non c´è più e
bisogna anche cambiare la ricetta. Ed anche in questa difficile fase tutti i
governi continuano a sbagliare perché parlano di rilanciare l´economia, quando
invece l´unica cosa saggia da fare è fermarsi». Tra i temi che tornano in
discussione c´è quello dei dazi sui prodotti agricoli. Petrini l´ha
recentemente rilanciata sollevando non poco scandalo. Petrini: «La sovranità
alimentare, e Slow Food l´ha capito da tempo, è un bene che va preservato
perché non difende solo i contadini ma anche la biodiversità di un territorio. Se guardiamo ai prodotti piemontesi avvertiamo bene gli sprechi
giganteschi a cui ci condanna l´attuale economia globalizzata, un´economia
canaglia. C´è una follia totale nei soldi che buttiamo via». Latouche: «Anni fa
ricordo di aver parlato ad un convegno di protezionismo e le mie affermazioni fecero scandalo. In Italia sembrava quasi
di passare per fascisti. Invece un po´ di protezionismo
serve a fermare questi giochi al massacro che vengono giustificati con il
libero mercato. Decrescere non vuol poi dire cancellare posti di lavoro ma
migliorare la qualità della vita». Petrini: «Sempre guardando al Piemonte e ai
suoi prodotti come il riso, va detto che mettere dei dazi potrebbe servire a
bloccare le politiche dei sussidi che servono solo a fare dumping, cioè vendere
a prezzi truccati». Per chiudere, una riflessione sul deficit ecologico, cioè
sulla situazione di stress del nostro pianeta. Petrini: «L´unica soluzione
possibile è quella di decelerare e di puntare sull´economia locale. Non è una
riflessione scontata almeno per l´Italia. Nel nostro paese manca una reale
democrazia partecipativa che si realizzi a livello locale». Latouche: «Se non
invertiamo la rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. In giro sento
però tante idee interessanti. Una è quella di lasciare da parte il protocollo
di Kyoto che guarda solo alla domanda. Bisogna intervenire sull´offerta. Un
impegno concreto sarebbe quello di ridurre la produzione di petrolio del 10 per
cento ogni anno. è un circolo virtuoso perché interviene sulle società di tutto
il mondo e rende sostenibili molte economie. Ridurre i consumi di petrolio
cancellerebbe gli 8mila camion che ogni giorno portano tra Italia e Francia
solo carichi di "merde", cioè inutile acqua minerale, pomodori e milioni
di rotoli di carta igienica».
( da "Riformista, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
fenomenologia quando
UN PASSATO SCOMODO DIVENTA ARMA PER IL FUTURO Da Silvio a Wojtyla L'importanza
di saper dire sorry TENDENZE. Le recenti scuse di Berlusconi a Gheddafi sono
solo l'ultimo esempio di un nuovo strumento della diplomazia internazionale
mediante l'uso pubblico della storia. Da Clinton a Chirac, dall'Australia a
Giovanni Paolo, diversi leader si sono scusati per le malefatte dei
predecessori. Ma altri come Putin e Sarkò non cedono a questa moda. E lo stesso
Ratzinger non era perfettamente in linea con il Papa polacco... di Marco
Gervasoni È sorprendente che Berlusconi, nella recente visita in Libia (nonché
nell'incontro di Bengasi dell'agosto scorso), si sia scusato con il popolo
libico per le sofferenze inferte dagli italiani durante il fascismo. Prima di
tutto perché il premier, come leader politico, è sempre molto parco di richiami
alla storia anche recente. La sorpresa è duplice poi se si pensa che per la
prima volta un Presidente del Consiglio italiano affronta in questo modo
l'eredità coloniale del nostro paese. In passato, le scuse erano state chieste
da Gheddafi ma ci si domandava: 1) perché la Repubblica italiana debba scusarsi
di quanto compiuto da un regime altro e alternativo come il fascismo; 2) perché
scusarsi con Gheddafi, non certo uno stinco di santo. Ora, il passo di
Berlusconi è importante, anche perché tocca un momento rimosso, in cui gli
italiani, come ci ha insegnato soprattutto Angelo Del Boca, non sono sempre
stati brava gente. C'è da riflettere però anche sulle "scuse",
diventate negli ultimi anni un elemento della diplomazia internazionale. Certo
ci sono scuse e scuse. I grandi (sul piano diplomatico) tendono molto poco a
scusarsi. Clinton nel suo primo mandato si scusò per il ruolo della Cia nel
golpe in Cile contro Pinochet. Più che riguardare la nazione americana,
formalmente mai entrata nella questione cilena, era però una critica alle
amministrazioni precedenti. È infatti impensabile, almeno fino ad ora, che un
presidente Usa possa scusarsi per una guerra. Anche la
Russia di Putin materia ne avrebbe, ma nessun cenno si è visto. Si dirà che
Putin è a capo di un regime diverso da quello comunista, per cui non dovrebbe
rispondere dell'invasione dell'Ungheria o della Cecoslovacchia. Tuttavia è
proprio Putin a rivendicare la continuità della nazione Russia, in cui il
comunismo non è considerato una parentesi. V'è infatti la questione del regimi
passati. Perché chiedere scusa di quanto commesso dalla mia nazione sì, ma
sotto un regime dittatoriale? È la motivazione spesso usata in Germania per non
intervenire sul passato hitleriano. Se ne sono visti di recente gli effetti
anche nei nostri confronti, dopo che la Corte di cassazione ha chiesto un
risarcimento alla Germania per la strage di Civitella della Chiana. La
Frankfurter Allgemeine Zeitung accusò allora gli italiani di essere rimasti
fermi alla Seconda guerra mondiale. Le questioni coloniali pesano molto
ovviamente su nazioni dal passato "imperiale", spesso costellato da
stragi, come la Francia. Di fronte alle richieste di scuse da parte di varie ex
colonie francesi, e soprattutto dell'Algeria, Sarkozy ha risposto seccamente
che «non è il tempo dei pentimenti». Questo in linea con i presidenti della
Quinta Repubblica, compreso Mitterrand, sempre molto parchi nel rivedere
criticamente il passato francese. Unica eccezione Chirac, che nel suo primo
mandato presidenziale chiese perdono agli ebrei per il regime di Vichy, un
evento che i suoi predecessori avevano sempre rimosso. Ci sono poi scuse
continuamente richieste e mai ottenute, fino a costituire un caso diplomatico: sono quelle della Cina nei confronti del Giappone, soprattutto per la strage di
Nanchino. Più facile sembra fare ammenda per la repressione delle popolazioni
interne: l'Australia ha chiesto scusa agli aborigeni per la condotta dei
governi nei loro confronti. Anche qui per il momento è difficile che un
presidente Usa faccia
altrettanto. Un caso particolare, e più alto, la richiesta di perdono
del Papa Giovanni Paolo II nei confronti delle vittime dell'intolleranza
ecclesiastica, anche molto lontane nei secoli. Si ricorderà quanto l'allora
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Jospeh Ratzinger, non
fosse perfettamente in linea su questo tema con il Papa. Ma si tratta appunto
di qualcosa di più nobile e complesso, non riducibile al gioco diplomatico.
Molti considerano, non del tutto a torto, ridicola la consuetudine di chiedere
scusa per vicende anche molto lontane nel tempo. È tuttavia una pratica su cui
meditare, perché ci dice molto non sul passato ma sul presente. La scusa è
diventata uno strumento diplomatico grazie alla recente retorica dei diritti
umani nelle relazioni internazionali. Ma non solo. Nell'età postmoderna, in cui
ancora viviamo, il passato si fa continuamente presente, "non passa"
e diventa oggetto di contesa politica o appunto diplomatica. Diventa "uso
pubblico della storia". Basta saper distinguere le richieste di scuse
sensate (come quella dell'Algeria nei confronti della Francia) da quelle
semplicemente grottesche. 05/03/2009
( da "Nuova Sardegna, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
di Gianni Olla
Un'India che sembra Occidente La visione proposta da «The Millionaire»
criticata da Rushdie Per lo scrittore gli «slums» di Mumbai sono diversi dai
nostri ghetti popolari La notizia è che lo scrittore anglo-indiano Salmam
Rushdie ha dichiarato che «The millionaire», pluripremiato alla cerimonia degli
Oscar, è, più o meno, una bufala. Di certo il film di Danny Boyle è stato
sopravvalutato, ha una formula spettacolare abile e piuttosto furba, sembra
costruito a tavolino con un dosaggio di elementi che unificano il cinema di
ieri e quello di oggi. Ma l'unificazione culturale riguarda anche i due mondi
(oriente e occidente) sempre più vicini, almeno nell'immaginario collettivo.
Dopotutto, il senso ultimo del film che la cultura di massa proposta dalla tv
equivale a quella di "strada" e di vita. Quest'ultimo significato,
forse il più importante del film, è anche tra quelli contestati da Rushdie: «un
ragazzo degli slums - questa la sua dichiarazione - non potrebbe mai arrivare a
vincere "Chi vuol essere milionario!». Accanto a questa osservazione
sociologicamente chiara, altre più banali fanno pensare che anche un romanziere
straordinario abbia un concetto della narrazione quantomeno curioso: difatti
un'altra contestazione riguarda il fatto che il protagonista, passa da
Mumbai/Bombay al Taj Mahal, a nord di Delhi, qualche migliaio di chilometri più
a est. Comunque, per tornare alla contestazione principale - che riguarda anche
il romanzo da cui è tratta la sceneggiatura - ci fidiamo sulla parola,
soprattutto perché a parlare è un signore, nato a Bombay, che conosce
certamente l'India meglio dei giurati dell'Academy Awards e dei critici
occidentali. Questa certezza è però anche il punto centrale del dibattito. Il film tende infatti ad unificare in un contesto totalmente
globalizzato i concetti di formazione umana, culturale, esistenziale, seconda
una credibile "vulgata" da paese occidentale: la cultura di massa è
trasversale e non c'è da stupirsi se un ragazzo di un ghetto europeo,
americano, o indiano riesce a vincere una gara televisiva. Naturalmente,
tutto ciò vale solo se si legge il film secondo un'ottica sociologica diretta.
Si può dubitare che quest'approccio sia giusto o corretto - in realtà il film è
decisamente favolistica - ma l'accettiamo. La critica di Rushdie sostiene che
gli "slums" di Mumbai sono altra cosa rispetto ai quartieri popolari
o ai veri e propri "ghetti" occidentali e dunque ogni tentativo di
globalizzare il racconto è vano o forse falso. Si può anche aggiungere che
Rushdie non è solo un signore che può legittimamente affermare: «Io conosco
l'India e questa non è l'India vera», ma uno scrittore, il cui ultimo,
bellissimo romanzo, «Shalimar il clown» racconta un'altra vicenda di
globalizzazione: non un sogno - come in "The millionaire" - ma un
incubo che interseca due diversi e paralleli collassi di civiltà: quella
occidentale, svuotata di grandi valori (anche quelli mitici della libertà e
della democrazia) e quella orientale, in preda alla deriva terroristica. Quale
sia la visione sociologicamente giusta dell'India (o dell'Oriente secondo
Edward Said) è un quesito che lasciamo volentieri agli spettatori interessati.
Di certo, però, va messo in conto che la costruzione di un immaginario culturale
"meticcio", già avanzatissimo in ambito letterario anche per merito
di Rushdie, comporta sempre il rischio di una generalizzazione di temi, forme e
stili, mutuati dal dominio universale dello spettacolo di massa. Hollywood e
Bollywood differiscono per le radici culturali, ma trovano il loro punto
d'incontro nel ridurre ogni sguardo a segno favolistico.
( da "Corriere delle Alpi" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ufficialmente
ammontano a 70 miliardi di dollari Spese militari, in Cina
cresceranno del 14,9% PECHINO. La Cina ha annunciato
che nel 2009 le spese militari aumenteranno di un «modesto» 14,9 per cento. Le
spese, ha detto il portavoce dell'Assemblea Nazionale del Popolo Li Zhaosingh,
andranno in gran parte a coprire i costi per «mantenere pari alla media
nazionale il livello di vita degli uomini e delle donne in divisa». Parlando
nella conferenza stampa di presentazione della sessione annuale dell'Assemblea
Nazionale del Popolo, che inizia oggi, Li ha aggiunto che
in Cina «non esistono spese
militari nascoste». In cifre assolute, la Cina spenderà per la difesa 480.7 miliardi di yuan (70 miliardi di dollari
circa), molto di meno degli Usa, il cui budget militare per il 2009 è di 515 miliardi di dollari
al netto delle astronomiche spese per mantenere in piedi le operazioni militari
in Iraq e in Afghanistan. Gli analisti occidentali ritengono che il
livello vero delle spese sia di tre o quattro volte superiore a quello
dichiarato. Secondo alcuni di loro le spese per la ricerca e per gli acquisti
all'estero non entrano nel bilancio che viene presentato all'Assemblea
nazionale. Se incluse, esse porterebbero il bilancio militare cinese ad essere
secondo solo a quello americano. Il vicino Giappone - un Paese che la
tradizione geopolitica vuole «avversario» della Cina -
prevede di spendere per la difesa poco meno di 50 miliardi di dollari. Li
Zhaosingh, un ex-ministro degli esteri, ha aggiunto che oltre per i salari dei
soldati il budget sarà impiegato per «migliorare le capacità dell' esercito di
far fronte ai disastri naturali, di combattere il terrorismo e di mantenere la
stabilità» nel Paese.
( da "Manifesto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
MULTINAZIONALI
Rapporto choc di una ong Usa: la fabbrica cinese dove
un'ora è retribuita 60 cent, condizioni da schiavi. Per Dell, Hp, Ibm Gli
sfruttati delle tastiere: «Ne assemblo 500 all'ora, ho le mani gonfie» Vittorio
Longhi «Ogni giorno entro in fabbrica e assemblo tastiere per dodici ore. Non
posso fermarmi un secondo, anche se le dita si gonfiano e fanno male. Siamo
sempre sotto il controllo dei supervisori e non possiamo alzare la testa,
parlare con gli altri, né andare in bagno fuori dalle poche pause consentite».
È il racconto di un'operaia della MaeTay plastic and electronics, fabbrica
taiwanese che sta a Dongguan, nel sud della Cina, e che produce tastiere e altri
accessori per conto dei giganti dell'informatica Hewlett-Packard, Dell, Lenovo,
Microsoft e Ibm. Le condizioni di lavoro alla Mae Tay sono oggetto di
un'inchiesta del National labor committee, organizzazione non governativa
statunitense che indaga sulle multinazionali Usa e sul processo di produzione all'estero. I ricercatori
Nlc sono stati nella fabbrica di Dongguan tra settembre 2008 e gennaio 2009 e
hanno documentato ogni fase della produzione. Ne è uscito il rapporto High Tech
Misery in China, in cui è descritto il funzionamento dell'azienda che occupa
circa duemila lavoratori, in larga parte donne tra i 18 e 25 anni. «Stanno
seduti su uno sgabello di legno senza schienale e assemblano 500 tastiere
all'ora, inserendo quasi 40 mila tasti ciascuno, nel turno di 12 ore a
rotazione tra il giorno e la notte», racconta Charles Kernaghan, autore del
rapporto. «Lavorano alla catena di montaggio per sette giorni a settimana con
due pause di mezz'ora per i pasti e due giorni di riposo al mese - aggiunge -
per una paga di 64 centesimi di dollaro all'ora che diventano 41, dopo le
trattenute per i pasti e un posto nei dormitori». L'azienda non nasconde questo
sistema di lavoro, anzi indica con chiarezza nel regolamento interno ogni
singola norma vessatoria, come ad esempio la multa anche per un solo minuto di
ritardo, oppure l'obbligo di tenere sotto controllo gli altri operai e di riferire
ai superiori le eventuali inefficienze. Al minimo tentativo di protesta, è
inutile aggiungerlo, l'azienda licenzia in tronco. L'uscita dell'inchiesta
negli Stati uniti ha spinto Hewlett-Packard, Dell, Microsoft, Ibm e Lenovo a
rispondere in fretta, prendendo pubblicamente le distanze dalla fabbrica di Mae
Tay: «Quell'azienda è un subfornitore di componenti con cui trattano i nostri
fornitori diretti e stiamo lavorando insieme a loro per verificare la
situazione e apportare gli eventuali miglioramenti, conformi alle leggi»,
precisano le multinazionali. Inoltre, è prevista a giorni un'ispezione
dell'Eicc, Electronic industry citizenship coalition, un'associazione tra
grandi imprese dell'elettronica che dovrebbe verificare il rispetto di un
codice di condotta ispirato ai principi etici e della responsabilità sociale da
parte dei fornitori. Ma il National labor committee è al governo americano che
chiede di intervenire. Innanzitutto attraverso l'approvazione del disegno di
legge sul «lavoro dignitoso», il Fair Competition Act, già presentato al
Congresso e sostenuto dai senatori democratici Obama, Clinton e Biden. Il
provvedimento vuole che le corporations americane assicurino il rispetto, anche
da parte dei fornitori, di alcuni diritti fondamentali fissati dall'Organizzazione
internazionale del lavoro, Ilo. Se questo rispetto venisse meno, il governo
potrebbe mettere al bando i prodotti, impedendone l'importazione dall'estero o
l'esportazione dagli Stati uniti. Va detto, però, che rispettare gli standard
internazionali del lavoro fissati dall'Ilo, agenzia dell'Onu, per un governo
significa ratificare almeno le due convenzioni fondamentali sul diritto di
associazione e di contrattazione, cosa che non è ancora avvenuta in Cina, come è noto, ma neanche negli Stati uniti.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Le proteste in Cina? Contro la corruzione» --> Montessoro: la corsa di
Pechino rallenta ma non si ferma «Le grandi opere pubbliche scatenano gli
interessi locali» Giovedì 05 Marzo 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print «La Cina frena, ma rispetto agli altri Paesi galoppa ancora.
Soprattutto la Tigre asiatica cambia, moltiplica i suoi centri di spesa, da
Pechino alla periferia, e questo può suscitare le proteste di chi vede il
pericolo che corruzione e malavita mettano le mani sulle grandi opere pubbliche
che tengono a galla l'economia o cercano di contrastarne la recessione. Ma
queste manifestazioni di dissenso sono anche il portato del cambiamento». Così
Francesco Montessoro, docente di Storia dell'Asia all'Università degli Studi di
Milano, legge le notizie delle manifestazioni di protesta che arrivano dalla Cina. Sullo sfondo restano le criticità di un'economia il
cui Pil rallenta all'8% dal 13% precedente. «Ma siamo sempre in territorio
positivo mentre i Grandi dell'Occidente crollano». Professor Montessoro, come
si evolve la situazione economica cinese? «Per quanto riguarda l'economia, la Cina sta facendo quello che possono fare altri Paesi in una
situazione difficile di crisi internazionale, inedita per molti aspetti ma
sicuramente globale. La Cina, che è stata ai margini
della crisi asiatica del '97-'98, corre il rischio di subire oggi qualche
contraccolpo di più in un contesto più grave. Gli ex contadini inurbati tornano
nelle campagne. Sono loro a pagare di più la frenata dell'economia. Ma bisogna
fare attenzione a tutta una serie di altre circostanze». Quali? «Per il 2009 le
autorità cinesi prevedono una riduzione della crescita dal 13 all'8%. Cioè il
Pil cinese continuerà ad aumentare dell'8% di fronte a un Giappone che l'anno
scorso ha accusato, invece, una contrazione del 13% e di
un'economia Usa che arretra
del 6%. In sostanza, siamo di fronte a una crisi internazionale gravissima, ma
che sulla Cina impatta in
modo minore e da questo punto di vista si va ripetendo quando avvenuto dieci
anni fa quando l'economia cinese, di fatto, aiutò le altre economie asiatiche
in forti difficoltà. La storia si ripete: il tumultuoso sviluppo cinese
può aiutare gli altri Grandi del mondo a non affondare. Questo è stato il senso
anche dell'ultima missione di Hillary Clinton a Pechino». E sul piano sociale
quali conseguenze si avvertono? Gli anziani del Partito comunista cinese hanno
chiesto di fare chiarezza sugli aiuti all'economia attorno ai quali
prolificherebbero corruzione e malcostume... «La Cina
è in una lunga fase di transizione da un sistema pianificato a uno
sostanzialmente aperto e di mercato, ma con un quadro politico che evolve
lentamente. Sia chiaro: la Cina di oggi non è la Cina di Mao, tuttavia ci sono degli apparati del Partito
comunista cinese che hanno un ruolo in economia che non è il ruolo che hanno i
partiti di governo in sistemi di tipo democratico-liberale. In queste
condizioni, per ragioni culturali legate anche a fenomeni ben diffusi in tutta
l'Asia orientale, si sa che il sistema economico è condizionabile da fenomeni,
che noi conosciamo benissimo, di corruzione e concussione. In Cina la dimensione della corruzione è forse più ampia
proprio in virtù del passaggio da un Paese relativamente povero a un'economia
oggi relativamente prospera». Le recenti proteste sociali vanno inserite in
questa cornice? «Certamente, anche se le riforme economiche moltiplicano i
centri di decisione: gli enti locali, adesso, hanno ragguardevoli capacità di
intervento nell'economia e, in questo caso, è facile che si creino condizioni
che favoriscono la corruzione o addirittura l'infiltrazione della mafia. Le
proteste nascono da qui, ma sovente, come spesso accade in Cina,
possono anche essere guidate da componenti della stessa élite politica. Quando
parliamo degli anziani del partito ci riferiamo proprio a chi mette in guardia
le nuove generazioni politiche dal rampantismo. E spesso questi giovani sono i
figli d'arte della vecchia nomenklatura già in pensione. Ma le tensioni sociali
possono essere il prodotto anche di un altro fenomeno». Meno negativo? «Sì, le
proteste possono essere connesse a un diffondersi di un'opinione pubblica di
tipo moderno che si allarga di pari passo col decentramento della spesa
economica di cui abbiamo già parlato. Il monopolio assoluto del passato non
esiste più e si creano, così, nuove aspettative in quei ceti emergenti che
hanno, ora, maggiori aspettative. Ad esempio, le proteste di questi giorni
contro la diga delle Tre Gole, un'opera faraonica paragonabile al progetto del
Ponte sullo Stretto di Messina, sono dettate da preoccupazioni ecologiche ed
economiche oltre che da timori per l'arrivo in loco di comitati d'affari che
potrebbero condizionare il futuro dell'area. Nell'insieme, però, si tratta di
un complesso di fattori che tende a vivacizzare la società cinese e non a
rinchiuderla in se stessa. Le manifestazioni degli ultimi mesi non sono, cioè,
l'avanguardia di proteste di massa destinate a scuotere il potere. Al
contrario, sono parte della fisiologia del nuovo sistema. Paradossalmente, la Cina, se la si guarda con un paraocchi di tipo ideologico, è
il più stabile Paese capitalista del mondo». Daniele Vaninetti 05/03/2009
nascosto-->
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del
05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ANCONA pag. 6 Ancona
Promuove pronta ad allargare il raggio di azione INTERNAZIONALIZZAZIONE IL
DIRETTORE DE VITA E L'INGRESSO NEL GRUPPO STRUTTURE CAMERALI di MICHELE DE
VITA* «IL LIVELLO di internazionalizzazione che si richiede oggi alle Pmi è
diverso da quello di sei anni fa. Da quando siamo partiti nel 2001 di strada ne
abbiamo fatta tanta. Ancona Promuove è cresciuta molto a livello gestionale e
progettuale delle iniziative. E' cresciuto anche il numero di imprese che ci
riconoscono come interlocutore privilegiato per le attività di
internazionalizzazione. Ricordo che nel 2008 ben 624 imprese hanno partecipato
alle nostre iniziative. Oggi le nuove sfide degli scenari internazionali e la
congiuntura economica che stiamo vivendo ci inducono ad allargare ancora di più
il nostro raggio d'azione e a cercare una maggiore integrazione/cooperazione
con le altre Camere di Commercio e le loro aziende speciali. Le Pmi debbono
internazionalizzarsi con consapevolezza, seguendo strategie specifiche e
mettendo in piedi azioni coerenti con gli obiettivi prefissati, potendo contare
sul supporto delle istituzioni. E' per questo che abbiamo deciso di entrare a
far parte del gruppo delle strutture camerali per l'internazionalizzazione a
cui già partecipano le maggiori aziende speciali italiane. Oggi e domani, in
occasione della riunione del gruppo a Fiuggi, presenteremo Ancona Promuove e la
fitta rete di rapporti internazionali che abbiamo creato in particolare con la
Russia, la Germania e la Cina. Il gruppo pianificherà le missioni del sistema camerale per il
2009 e individuerà paesi focus e mercati di interesse, come USA, Giappone e i
Paesi arabi, che saranno destinatari di missioni integrate evitando così
sovrapposizioni tra le strutture e razionalizzando l'uso delle risorse
camerali. *direttore di Ancona Promuove
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del
05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRONACHE MARCHE pag.
17 Codice Rosso, progetto comune per Marche e Abruzzo
PROTEZIONE CIVILE L'AQUILA LE REGIONI Abruzzo e Marche, in collaborazione con
le rispettive sezioni Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e di
concerto con il Dipartimento nazionale di Protezione civile, hanno stipulato un
accordo con l'intento di realizzare iniziative che consentano di migliorare la
conoscenza dei fenomeni che incidono sulla sicurezza dei cittadini, la
reciproca informazione e la valutazione congiunta dei programmi e degli
interventi da realizzare in ambito di protezione civile. Codice Rosso 2009' è
stato presentato ieri in Abruzzo dall'assessore alla Protezione civile, Daniela
Stati, la quale ha precisato che l'idea «nasce dalla necessità di promuovere
ogni attività utile a diffondere fra i sindaci la cultura della protezione
civile e a fornire strumenti che consentano lo svolgimento, nel migliore dei
modi possibile». Codice Rosso 2009' darà luogo anche ad una manifestazione
interregionale che si terrà ad Ancona dal 19 al 21 marzo che costituirà un
momento di incontro fra i sindaci abruzzesi e marchigiani e le altre componenti
del sistema, nell'intento di avviare un processo di ottimizzazione delle
strutture comunali di protezione civile.
( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Giovedì 05 Marzo
2009 Chiudi di GIAMPAOLO MILZI «Il calo dei traffici accelera. Noi operatori
del porto dobbiamo fare sistema per ripartire bene, soprattutto riorganizzando
servizi e logistica». L'analisi è di Alberto Rossi, 49 anni, presidente di
Frittelli Maritime. Un gruppo che tramite l'impresa Evergreen movimenta da solo
il 40% dei container ad Ancona per conto delle principali compagnie del mondo.
Il gruppo è anche agenzia per l'Italia di Minoan Lines e Adria Ferries per i
flussi di tir e passeggeri ed opera nella logistica in porto coi suoi magazzini
generali. La compagnia lavoratori portuali prevede una movimentazione media di
container per il 2009 ridotta fino alla metà. Lei sottoscrive questo drammatico
sos? «C'è di che preoccuparsi. Cito due dati, raffrontando il primo bimestre
2009 con quello 2008: - 15% per i container pieni, - 10% per tir e trailer. Una
flessione di import-export che riflette la crisi economica globale e nazionale.
Arriva con un po' di ritardo rispetto alla crisi di produzione. Ora l'allarme è
realistico». Addio Ancona Porta d'Oriente? Dov'è finito il benefico indotto
dell'Est? «L'Est è il mercato principale per Ancona. Ma non tira più. La Cina
importa sempre meno, diminuiscono i traffici, con il crollo del prezzo dei noli
è crollato il fatturato di armatori e venditori. Sono entrate in linea grandi
navi, ma ora con la crisi c'è deficit di domanda a fronte di eccesso di offerta
di stiva. La forte difficoltà del settore del mobile nel Pesarese e
degli elettrodomestici nel Fabrianese fa segnare il passo all'export verso un altro
mercato importante per il porto, quello dell'Arabia Saudita e dei paesi del
Golfo Persico. Anche i trend che ci riguardano coi paesi del Mediterraneo, il
Nord Africa e il Medio Oriente soffrono». Che fare per limitare i danni e
invertire la rotta? «C'è un solo modo, fare sistema portuale in modo diverso.
Lo ha detto oggi (ieri,ndr.) anche il comandante Paino, un tecnico della
Capitaneria, nel ricevermi assieme ai responsabili di Autorità portuale,
ormeggiatori, piloti e rimorchi. L'occasione? Come Evergreen ho presentato un
nuovo servizio container da avviare a fine mese, garantito da grandi navi di
ultima generazione, lunghe
( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-05 - pag: 43 autore: Alleanze. L'aereo
regionale sarà consegnato ad Aeroflot A dicembre il jet Alenia-Sukhoi Mara
Monti MILANO Entro dicembre sarà consegnato il primo aereo regionale Sukhoi
Superjet
( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-05 - pag: 44 autore: Combustibili. Wti in
rialzo del 9% grazie a dati favorevoli sull'economia cinese e sulle scorte Usa Il petrolio accelera il recupero Nell'Opec cresce lo
scetticismo sull'utilità di un nuovo taglio Sissi Bellomo Prezzi in
accelerazione sui mercati petroliferi, che ieri hanno trovato numerosi e in
parte inaspettati spunti rialzisti. Ad alcuni dati incoraggianti sulle
possibilità di ripresa dell'economia cinese, che hanno favorito anche un
generalizzato rimbalzo dei mercati azionari, si sono aggiunte la notizia di un
incidente a un importante oleodotto russo e un calo a sorpresa delle scorte
statunitensi di greggio. Il risultato è stato un balzo in avanti del 9% per il
prezzo del Wti, che ha chiuso a 45,38 dollari al barile dopo aver toccato nel
corso della seduta un picco di 45,76 $. Le quotazioni, già in ripresa martedì,
sono state sostenute fin dall'inizio della giornata dagli
spiragli di ottimismo in arrivo dalla Cina, dove l'indice dei responsabili acquisti è migliorato in
febbraio per il terzo mese consecutivo e il Governo comincia a ventilare la
possibilità di un ulteriore piano di stimolo per l'economia. Ad alimentare gli
acquisti ha contribuito anche l'annuncio della temporanea riduzione di un
quinto delle esportazioni di greggio dalla Russia (circa 840mila barili
al giorno), a causa della rottura di una pipeline che rifornisce il porto di
Novorossiisk, sul Mar Nero. Lo spegnimento dell'incendio e la successiva
riparazione della conduttura richiederanno almeno 3- 4giorni.L'incidentesegue
di poche ore l'ennesimo sabotaggio a un oleodotto in Nigeria, che ha costretto
a ridurre la produzione locale di altri 70mila barili/giorno. In un mercato
ormai da tem-po concentrato soprattutto sulla salute della domanda petrolifera
– barometro della gravità della crisi mondiale – hanno tuttavia pesato molto di
più le statistiche settimanali dell'Energy Information Agency statunitense. I
dati diffusi ieri lasciano ben sperare. Non solo perché registrano un'inattesa
riduzione degli stock di greggio (-0,7 mb, di cui
( da "Nazione, La (Arezzo)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRONACA AREZZO pag.
5 Non dobbiamo fare la fine di Prato: qualità e brand per battere la
concorrenza IL COMMENTO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO MANCA IL KNOW HOW CHE QUI
SI E' SVILUPPATO NEL CORSO DEI DECENNI ... che gli stessi pratesi temono in
questi giorni inarrestabile. E' ovviamente il fenomeno Chinatown, l'invasione cinese
che ha profondamente alterato i parametri del sistema Prato e con il suo mix di
dinamismo e illegalità è tra le cause scatenanti della crisi. E' difficile
tuttavia negare che tra Prato e Arezzo esistano anche parallelismi tanto
suggestivi quanto per certi versi inquietanti. Se non altro perché siamo di
fronte a due realtà cresciute nello stesso mito, quello della monocoltura
industriale capace da sola di trascinare l'intera economia. Il panno che si
moltiplicava all'infinito, quasi allo sviluppo e al boom non ci dovesse essere
mai fine, l'oro e l'abbigliamento che svolgevano qui la stessa funzione. Al
termine della corsa il sistema pratese ha fatto crack, quello aretino, per
quanto più articolato, è in piena frenata. Da una parte e dall'altra il fenomeno
con il quale bisogna fare i conti si chiama
globalizzazione. A Prato ha significato il collasso (in dieci anni è scomparso
il 30 per cento delle aziende) di un'economia che non reggeva più con la
concorrenza dell'ex terzo mondo. Non si può competere, lo ha spiegato bene uno
scrittore pratese, Sandro Veronesi, quello di «Caos calmo», con chi produce al
triplo della tua velocità e a un terzo dei tuoi costi. E' un po' lo
stesso ostacolo con il quale devono fare i conti l'oro e l'abbigliamento
aretini, al di là della tempesta perfetta della crisi con cui in queste
settimane tutti si trovano a combattere. Sono due settori, il metallo prezioso
e la moda, che in gergo si chiamano , come il panno pratese. Esposti dunque
alla competizione globale. Ci sono solo due modi per uscire. Uno è
improponibile, cioè ridurre drasticamente i costi con un taglio selvaggio di
stipendi e salari. L'altro è quello che non è riuscito a Prato e ai suoi
imprenditori tessili, posizionarsi su un segmento di mercato ad alto valore aggiunto,
sul quale i competitors dell'ex terzo mondo non siano in grado di arrampicarsi.
Il catename o l'abito di qualità medio-bassa lo sanno fare tutti, spesso a
prezzi stracciati. Per il gioiello griffato, l'orecchino di alta qualità, il
pret-a-porter di marca occorre un know-how che ancora esiste solo dalle nostre
parti. Ecco perché Arezzo ha ancora buone chances di salvezza, quelle che per
ora non è riuscita ad avere Prato. D'altronde, per quanto dominato da oro e
moda, il sistema economico aretino è anche po' più complesso, con le sue
eccellenze nella meccanica in alcuni settori ad alta tecnologia, con la sua
forte quota di terziario e di servizi. Occorre però non fermarsi neppure per un
secondo, occorre combattere ogni giorno la guerra della qualità e della
globalizzazione, ben oltre la crisi che sta sferzando l'economia locale e di
cui si avvertono fortissimi i segnali, dalla cassa integrazione alla
disoccupazione e alla riduzione del credito. Chi si ferma è perduto. Prato sta
lì a provarlo. Mica vorremo trovarci un giorno a scendere in piazza per gridare
che Arezzo non deve chiudere. Salvatore Mannino
( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2009-03-05 num: - pag: 46 categoria:
REDAZIONALE «L'anima buona di Sezuan» Melato: porto Brecht nella Cina globalizzata
delle cattiverie di oggi MILANO — «Le anime buone oggi sono la gente che vive
in miseria, che non ce la fa ad arrivare a fine mese, vittime delle grandi
truffe, delle grandi ruberie bancarie multinazionali e gli umiliati e offesi di
tutte le baraccopoli del mondo, dalla Napoli della spazzatura a Buenos Aires,
da San Paolo fino agli scugnizzi di Millionaire. E qui, in ogni casa, qualcuno
si rende conto di quanto sarebbe necessaria oggi la bontà in un mondo sporco,
violento e volgare, dominato dalla malvagità, ma subito capisce che è
un'utopia, che è più facile usare e apprezzare la crudeltà». I capolavori sono
tali perché non hanno data di scadenza: «Sembrava una profezia pessimista
quest'opera, ora è solo neo realismo». Mariangela Melato parla con passione
dell'Anima buona di Sezuan, il testo di Brecht reso immortale dalla regìa di
Strehler, che andrà in scena a Genova con lo Stabile il 17 marzo, passerà poi a
Napoli e Roma, sarà a Milano, al Piccolo Teatro, nel 2010. «Ne parlo con
vivacità perché capisco quanto oggi quello che diceva Brecht sia attuale:
allora era la fiaba dei tre dei in una Cina lontana che ora è diventata dura,
violenta e sporca come quello che vediamo tutti i giorni. Con i miei registi di
fiducia dell'Elfo Elio de Capitani e Ferdinando Bruni abbiamo pensato alla Cina
globalizzata, così oggi simile all'America, abbiamo pensato a che fine ha fatto
la bontà dopo il crollo dei muri e delle utopie e crediamo che questa storia
oggi più di ieri meno di domani ci riguardi terribilmente, crudelmente,
tremendamente». Non una prova facile, il copione prevede che l'attrice si
sdoppi «e mostri come sempre, come tutti, un'anima buona e una cattiva». Dopo
tre anni nella faticosa leggerezza del musical biografico, la Melato ritorna
alla grande «felice di festeggiare il 12Ë? anno con Carlo Repetti e lo Stabile
di Genova che permette queste scelte, perché si tratta di un testo di poesia
che arriva diretto a tutti. Fare L'anima buona in questo momento di crisi
globale vuol dire parlare di ciò che sta accadendo oggi. E poi è un testo che
mi stava addosso da anni, sempre rimandato e mai avrei pensato di dare a Brecht
un'occasione più drammaticamente in sintonia di questa. Siamo in Cina, certo,
quella in jeans, ma siamo anche in tutte le zone disastrate del mondo, che sono
antiche e molto moderne insieme. Sento l'urgenza di queste parole che
riguardano le cose che leggiamo sui giornali e i due opposti su cui si basa la
vita: il male e il bene. Non è buonismo attenzione, ma bontà vera». Paura del
confronto con Strehler? «Andiamo in un'altra direzione. Il suo spettacolo era
luminoso, magico, perfetto e Andrea Jonasson stupenda. Perciò faremo altro, ci
caliamo dentro le anime buone di oggi». Somiglia alla protagonista che accoglie
in casa i tre dei? «Io sono una donna tenace, capace di bontà e di durezze,
purtroppo la morale è sempre quella: impossibile essere potenti senza inquinare
la propria coscienza, la propria anima specie oggi che il potere è un mero
prestigio. Brecht era lungimirante e si esprimeva in poesia, non scordiamolo
mai: con le sue parole ci sentiamo superiori anche noi teatranti». M. Po.
( da "Corriere della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-05 num: - pag: 34 categoria:
REDAZIONALE Nonostante la crisi Dopo California e Ungheria, il nuovo
investimento della casata toscana Vino dell'Est, Antinori scommette sulla
Romania MILANO — Antinori guarda alla Romania. E nonostante la crisi a Est si
allea con il distributore Halewood per esplorare la qualità di alcuni vecchi
vigneti. «Si tratta di tre appezzamenti a Nord Est di Bucarest, in collina —
spiega la vicepresidente Albiera Antinori, che insieme alle sorelle Allegra e
Alessia, la ventisettesima generazione, guida l'antica casata toscana del vino
—. Un piccolo investimento che ci consente di testare le varietà locali, Alba,
Neagra, Cabernet. Un'occasione per continuare a investire nella ricerca di vini
di qualità ma per il vino ci vuole pazienza: almeno quattro anni prima di
arrivare alla bottiglia ». La Romania è uno dei dieci produttori più importanti
di vino al mondo e uno dei mercati in grande crescita. Da quattro anni i vini
Antinori sono importati a Bucarest proprio da Halewood, filiale locale della
casa madre inglese. La joint venture (al 51%) con il distributore è una sorta
di testa di ponte per verificare le possibilità del territorio. «Abbiamo usato
la stessa strategia in Cile, a Malta, nello Stato di Washington: un partner
locale per poi crescere insieme. Nel caso di Antica, nella Napa Valley, in
California, la tenuta poi è diventata tutta nostra». Dalla Toscana all'Umbria, fino
all'Ungheria, l'impero Antinori ha un giro d'affari di 137 milioni di euro di
cui il 55% realizzato all'estero, in primis negli Usa (30%). E con la crisi? «Ci
aspettiamo di mantenere le posizioni. Intanto si lavora anche su Paesi più piccoli
e sui grandi mercati di Cina e India. Mia sorella Alessia vive sei mesi all'anno in Asia».
Non solo business. Le tre sorelle toscane si sono anche impegnate in un
progetto di aiuti umanitari: una tenuta in Kirghistan per aiutare la
popolazione in un'agricoltura non nomade. «Incredibile la felicità di
quelle persone nel vedere tre ragazze dall'altra parte del mondo». Antonia
Jacchia Capitali coraggiosi
( da "Italia Oggi" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ItaliaOggi sezione:
CISAL data: 05/03/2009 - pag: 36 autore: di Vincenzo Lucarelli Il segretario
generale del sindacato autonomo Cavallaro: occorre puntare sulle capacità umane
Cisal, elogio al saper fare italiano Urge un ripensamento del sistema economico
e finanziario La crisi in atto ha raggiunto ormai dimensioni tali da sfuggire a
terapie più o meno affidabili. Che, stando a quelle fin qui tentate, hanno bruciato
enormi quantità di denaro pubblico. E, da notizie in itinere, nelle ultime
settimane l'economia mondiale sta attraversando una fase recessiva molto forte.
E infatti «la pandemia non si ferma. Genera il collasso dell'industria
manifatturiera. Per misurare l'entità dello shock, l'Economist ricorda un solo
dato: la tariffa corrente per imbarcare un container dalla Cina del Sud
all'Europa è oggi di zero dollari, escluse le spese di carburante e di
imbarco». Mentre, «solo nell'estate del 2007 la tariffa per la stessa tratta
era di 1.700 dollari. Nonostante questa caduta verticale delle spese di
viaggio, le navi cargo dall'Asia viaggiano mezze vuote». Contemporaneamente,
«in Germania gli ordinativi nell'industria meccanica strumentale crollano del
40% a dicembre. Circa la metà dei 9 mila esportatori cinesi di giocattoli sono
al fallimento». Non va meglio «per i costruttori di notebook di Taiwan che
hanno perso più di un terzo del giro di affari a gennaio di quest'anno». Lo ha
sottolineato un editoriale a firma di Massimo Giannini sul supplemento, Affari
e Finanza, de La Repubblica di lunedì 2 marzo
( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 55 del 2009-03-05
pagina 41 Italia, missione impossibile tra i giganti del baseball di Filippo
Fantasia L'impresa è ai limiti dell'impossibile, ma il palcoscenico è
prestigioso. Da una parte gli azzurri del baseball che da domenica proveranno
ad insidiare i grandi campioni di Venezuela, Usa e Canada, pur consapevoli delle reali chance di successo nel
girone. Dall'altra il World Baseball Classic, un super-evento che vede in campo
da oggi (con la gara inaugurale Giappone-Cina, ore 10.30 diretta Espn America) le sedici potenze mondiali
della disciplina cara a Babe Ruth e Joe Di Maggio. Dopo l'edizione
inaugurale di tre anni fa, l'Italia è chiamata a partecipare anche alla seconda
coppa del mondo dei professionisti che la Major League americana ha ideato per dare
un forte impulso allo sviluppo del baseball a livello globale. Nel 2006, furono
più di 740.000 gli spettatori presenti alle gare in calendario e diversi
milioni gli appassionati di 205 paesi che seguirono in Tv la vittoria finale
del Giappone su Cuba. Un progetto incentrato sui paesi che nei cinque
continenti rappresentano il top del batti e corri: 16 nazioni partecipanti
(Italia e Olanda per l'Europa), 448 giocatori di cui 52 stelle del massimo
campionato Usa. Come Alex Rodriguez degli Yankees che
vestirà la maglia della Repubblica Dominicana, Ichiro Suzuki dei Mariners e
Daisuke Matsuzaka dei Red Sox, punti di forza del Giappone. Un grande show con
i migliori giocatori al mondo, che toccherà, prima della fase finale negli Usa (San Diego, Miami e Los Angeles), quattro diverse città
per altrettanti gironi: Tokyo, Città del Messico, San Juan de Portorico e
Toronto, dove l'Italia debutterà contro il Venezuela nella notte tra sabato e
domenica. Anche il ct azzurro Marco Mazzieri si avvale di qualche rinforzo
americano, qualche «paisà» cresciuto oltreoceano e arrivato fino alle Major
League, a partire da un big come Mike Piazza, ex-ricevitore di origine
siciliane dei New York Mets, 12 volte All-Star delle Majors, che adesso però fa
il coach a fianco del nostro ct. «Si è messo a nostra completa disposizione -
racconta Mazzieri -. Lui è molto più italiano di molti di noi». Ieri gli
azzurri sono riusciti nell'impresa di battere (5-1) in amichevole i Florida
Marlins, una delle protagoniste delle Majors, ma il debutto con il Venezuela
sarà durissimo. Chi perde, in base alla nuova formula, vedrà già ridursi
drammaticamente le possibilità di poter andare avanti nel torneo che sarà
trasmesso in diretta da Espn America (canale 213 di Sky). © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 6 - Pordenone
Progetto Mediterraneo per le piccole e medie imprese ECONOMIA PORDENONE. La globalizzazione dei mercati e la complessità delle variabili
macroeconomiche rendono sempre più necessario, anche per le piccole e medie
imprese, valutare percorsi di sviluppo e di investimento oltre confine. Il
mondo del credito cooperativo volge il suo sguardo alla sponda sul del
Mediterraneo per supportare le imprese in una fase caratterizzata da forti
processi di internazionalizzazione del business. Il "progetto
Mediterraneo" sarà presentato oggi, dalle 14.30, nella sala convegni della
Camera di commercio di Pordenone. Tra i relatori, Bruno Cassola, Stefano
Zoletto, Hechmi Chatmen e Luca Penna. Apriranno i lavori Giovanni Pavan,
Gianfranco Pilosio, Gianmarco Zanchetta e Renato Cinelli.
( da "Dagospia.com" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
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articolo --> QUANTI PICCOLI MADOFF A LONDRA ? Obama lancia un piano da 75
miliardi $ per sostenere i proprietari di case e il settore immobiliare -
BARCLAYS AFFRONTA IL TEST LEHMAN ? BROWN AL CONGRESSO USA - AFGHANISTAN, IL
FRATELLO RICCO DI KARZAI? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1 -
SPAGNA EL MUNDO - "La procura boccia la manovra di Garzon contro la cupola
del Pp", considerando vaghi e insufficienti gli indizi contro
l'eurodeputato Galeote e il tesoriere Barcenas. A centro pagina una grande
fotografia per "Indy-Ana Jones a Gibilterra": la principessa Anna
d'Inghilterra in visita ufficiale di tre giorni, nonostante le proteste
ufficiali della Spagna. Dopo le elezioni nei Paesi Baschi "il Pnv accusa
Psoe e Pp di tramare un golpe istituzionale": un esperimento che avrà come
unico risultato la "paralisi" delle istituzioni basche. Bernard
Madoff EL PAIS - Anche il quotidiano vicino ai socialisti apre con il caso di
presunta corruzione dei vertici del Partito popolare: "La Procura non vede
'al momento' alcun indizio contro il tesoriere del Pp", Luis Barcenas.
"Mandato d'arresto internazionale per Bashir", il presidente sudanese,
per crimini di guerra e contro l'umanità nel Darfur. Un editoriale su Bashir
dal titolo: "Un golpista senza carisma". 2 - FRANCIA LE FIGARO -
"Cellulari, a giudizio dei medici le antenne sono inoffensive",
un'affermazione che contraddice quella dei giudici, che in virtù del principio
di precauzione avevano disposto la rimozione di due ripetitori. "Darfur:
mandato d'arresto internazionale contro il presidente del Sudan": il Tpi
ritiene colpevole Omar al Bashir di crimini di guerra e contro l'umanità. Lo storico
Jean-Luc Barré firma una biografia monumentale sullo scrittore Francois
Mauriac, di cui ieri Jean d'Ormesson ha letto il primo volume. LIBERATION -
"Wanted" titola a grandi caratteri il quotidiano francese su
un'immagine di Omar al Bashir, il presidente sudanese, contro il quale ieri il
Tpi ha spiccato un mandato d'arresto internazionale. Adesso bisogna riuscire a
prenderlo. "L'appello di Florence Cassez: la mia vita è nelle mani di
Sarkozy": la donna francese è stata condannata a 60 anni di carcere in
Messico. "Fillon vuole una riunione sui pericoli dei ripetitori per
telefonia mobile": la tavola rotonda fissata per il 26 marzo. barack obama
3 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - In prima pagina Gordon Brown al Congresso, con
alle spalle il vicepresidente Joe Biden e il Presidente della Camera dei
Rappresentanti, Nancy Pelosi: "L'invito di Brown agli Stati Uniti:
'Cogliete l'opportunità per affrontare la crisi mondiale". Il premier
britannico ha invitato l'America a guidare le iniziative globali volte ad affrontare
i cambiamenti climatici, la povertà e la crisi economica. L'articolo di
commento titola: "L'amore di una vita in 36 minuti". THE INDEPENDENT
- "Scoperta dalla polizia un'ondata di frodi a Londra" stile Madoff
che, secondo gli inquirenti, potrebbe coinvolgere migliaia di investitori
britannici. Davanti al Congresso Usa, il premier
britannico invita gli americani a mettersi alla guida del rilancio economico
globale, sottolineando che "'Il prezzo è 20 anni di prosperità".
L'articolo di commento titola: "Vogliamo diventare il 51esimo Stato? E
perchè no?". THE TIMES - "Il fallimento dell'assistenza infantile
mette a rischio migliaia di bambini": il quotidiano pubblica oggi un nuovo
rapporto, da cui emerge che migliaia di bambini rischiano di rimanere vittime
di abusi e negligenza, a fronte della carenza dei servizi offerti dai servizi
sociali. In prima pagina il premier Gordon Brown al Congresso Usa: "Brown agli americani: cogliete l'opportunità e
guidateci fuori da questo uragano economico". Gordon Brown FINANCIAL TIMES
- In prima pagina gli agenti di sicurezza di Kiev, intervenuti ieri nella sede
dell'azienda di stato Naftogaz: "Attacco al gas: il raid ucraino alimenta
timori sulle forniture russe all'Europa". Sul fronte della crisi economica,
"Barclays affronta il test Lehman", dovendo spiegare al liquidatore
della Lehman Brothers', Bryan Marsal, che fine hanno fatto i 3,3 miliardi di
dollari stanziati per bonus e altre passività. Intanto, "Aumenta il prezzo
dei titoli e delle materie prime tra le speranze di una nuova spinta della Cina", dove oggi verrà presentato
un nuovo piano di stimolo. A Washington, "Brown invita gli Stati uniti a
'cogliere questo momento'" per guidare il mondo fuori dalla recessione. 4
- STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - "La Cina delinea il suo piano di stimolo per l'economia" anche se il
premier Wen Jabao non ha annunciato esplicitamente nuovi interventi di spesa
oltre quelli già promessi a novembre. "Incentivi e sussidi a
creditori e debitori" nel mercato immobiliare statunitense: potranno
chiedere aiuti tutti i proprietari di case con mutui fino a 729mila dollari. La
storia di "un altro Karzai", il fratello maggiore del presidente
afgano, a capo di un impero in tutti i settori dell'economia afgana. THE
WASHINGTON POST - "Dietro-front dei flussi migratori con la recessione
economica mondiale": un reportage da Singapore, vetrina globale della
mobilità dei beni, dei servizi, degli investimenti e del lavoro. Oggi
l'amministrazione Obama lancia un piano da 75 miliardi di dollari per sostenere
i proprietari di case in difficoltà e tutto il settore immobiliare.
"Espulsa dal Sudan un'organizzazione umanitaria" dopo la decisione
della Corte penale internazionale di spiccare una mandato d'arresto contro il
presidente al Bashir. [05-03-2009]
( da "KataWebFinanza" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRISI: ASO, NON SI
VEDE LA FINE DELLA RECESSIONE (AGI) - Tokyo, 5 mar. - Il premier giapponese,
Taro Aso dice che "non si vede la fine" della recessione per
l'economia del Sol levante. "L'economia sta rapidamente peggiorando"
dice, aggiungendo che le imprese messe peggio sono quelle
legate all'esportazione verso gli Usa e la Cina.
Aso ha parlato davanti a una commissione parlamentare, dopo che sono usciti i
dati sugli investimenti delle imprese in impianti ed equipaggiamento, che nel
trimestre concluso a dicembre sono scesi del 17,3% annuale, il calo piu' forte
dal 2002. Aso dice che e' "molto difficile" prevedere
l'andamento del mercato del lavoro, ma assicura che gli aiuti pubblici
cominceranno a far sentire i loro effetti positivi nella seconda meta'
dell'anno che in Giappone comincia ad aprile. 05/03/2009 - 08:47
( da "Quotidiano.net" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Intanto, la Cina esprime "rammarico e preoccupazione" per la
decisione della Corte penale internazionale. Hillary Clinton: "Bashir avrà
la possibilità di andare davanti alla Corte e se crede che l’accusa sia
sbagliata può certamente contestarla"
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DARFUR Sudan, il presidente Bashir alla piazza "I veri crimini sono in
Iraq e Palestina" Intanto, la Cina esprime
"rammarico e preoccupazione" per la decisione della Corte penale
internazionale. Hillary Clinton: "Bashir avrà la possibilità di andare
davanti alla Corte e se crede che l?accusa sia sbagliata può certamente
contestarla" Roma, 5 marzo 2009 - “Il Sudan rappresenta oggi la voce più
forte nel mondo che rifiuta il dominio del colonialismo”, ha detto il
presidente sudanese Omar al Bashir di fronte alle migliaia di suoi connazionali
radunati oggi nella capitale Khartoum. La manifestazione, trasmessa in diretta
dalla tv di stato, ha mostrato un Bashir deciso a dire “no, no, e ancora a no”
al mandato di arresto spiccato ieri dalla Corte Penale internazionale (Cpi) per
crimini di guerra e contro l?umanità commessi in Darfur e a “tutte le pressioni
politiche e economiche del Consiglio di sicurezza e del Fondo monetario”. Il
discorso è stato incentrato sulla storia del Paese, con il presidente che ha
ripercorso le tappe della lotta del suo popolo contro al dominazione inglese.
Per al Bashir, interrotto spesso dalla folla al grido “non ci inginocchieremo
che ad Allah”, “i crimini di guerra e di sterminio della popolazione li hanno
fatti loro (gli occidentali) in Vietnam, in Iraq e in Palestina”. Ed è proprio
l?ultima offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza il cavallo di battaglia di
al Bashir: “Il crimine a Gaza - ha detto - è stato consumato davanti agli occhi
di tutto il mondo ... Lì sì che sono stati compiuti degli autentici
crimini". ”In Iraq, invece - ha proseguito - hanno ucciso 2 milioni di
persone e ne hanno fatti sfollare altri sette”, e “poi vengono a dire a noi che
compiamo crimini e genocidi”. L?accusa del presidente all?Occidente è questa:
“Contro di noi parlano di difesa dei diritti, mentre in realtà sono proprio
loro a violare per primi questi diritti”. Il bagno di folla galvanizza il
presidente che in chiusura è protagonista di un autentico show, ripetendo al
microfono per una decina di volte la parola “respingiamo”, con la folla che
risponde “sì, sì respingiamo”. Intanto, la Cina
esprime "rammarico e preoccupazione" per il mandato d?arresto. Il
portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, ha chiesto al Consiglio di
sicurezza ell?Onu di "accogliere gli appelli dell?Unione africana, della
Lega araba e del Movimento dei non allineati e di chiedere al Tribunale di non
procedere contro Beshir, per il momento". Ieri invece il segretario di
Stato Usa, Hillary Clinton, aveva detto che Omar Al
Bashir, potrà difendersi "davanti alla Corte", esprimendo
soddisfazione per la decisione del Tribunale penale internazionale. "Il
presidente Bashir avrà la possibilità di andare davanti alla Corte e se crede
che l?accusa sia sbagliata può certamente contestarla", ha sottolineato la
Clinton arrivando a Bruxelles dove parteciperà alla riunione ministeriale Nato.
"Il Tribunale penale internazionale", ha aggiunto, "ha istruito
un processo basato su indagini molto lunghe". Mandato d'arresto per Al
Bashir: "Commise crimini contro l'umanità"Il massacro del Darfur
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Non ho capito molto dei calcoli, ma va bene. L'unico appunto semmai è che il
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dagli arbitri?La Juve deve confermare Ranieri?Auto elettriche a noleggio in
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d'accordo?Nuovi casinò in Italia, sei d'accordo?Milan ko in Uefa, è finito un
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( da "Repubblica.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'ORDINE di cattura
della Corte penale internazionale contro il presidente sudanese Bashir è
moralmente giustificato. Egli ha il pieno controllo politico e militare del
paese e quindi non può ignorare le atrocità che si commettono nel Darfur. Non
può non esserne responsabile, quanto meno perché ha omesso di prevenire quei
crimini o di punirne gli autori. Ed è anche indubbio che quell'ordine di cattura
avrà un grande impatto psicologico e mediatico e delegittimerà politicamente
Bashir. Ma, al di là di ciò, quale può esserne l'incidenza pratica?
Quell'ordine può essere eseguito solo in Sudan e solo se lo stesso Bashir
autorizzerà le sue guardie ad arrestarlo. Al di fuori del Sudan quell'ordine ha
un peso giuridico nullo o quasi. Come mai? Lo Statuto della Corte stabilisce
che se il capo di Stato di un paese che ha ratificato lo Statuto (Italia,
Francia, Inghilterra, Giappone e così via) commette un crimine quale il
genocidio o crimini contro l'umanità, può essere trascinato in giudizio davanti
alla Corte, perché non può invocare le immunità personali che gli spettano. Se
invece l'incriminato è il capo di uno Stato che non ha
ratificato lo Statuto (Cina,
Russia, Usa, Sudan e così
via), egli può godere di quelle immunità. Quando però - come nel caso del
Darfur - è il Consiglio di sicurezza dell'Onu a deferire alla Corte crimini
commessi da organi di uno Stato (come il Sudan) che non ha ratificato lo Statuto,
il Consiglio può rimediare a questa deficienza, decidendo che tutti gli
Stati membri dell'Onu devono obbligatoriamente togliere quelle immunità ai capi
di Stato (come appunto Bashir) incriminati dalla Corte. Nel caso del Darfur il
Consiglio di sicurezza si è però guardato bene dal fare questo passo,
limitandosi a imporre solo al Sudan l'obbligo di "cooperare con la
Corte". Si torna quindi alla casella di partenza: solo se i poliziotti
sudanesi arrestano Bashir e lo consegnano all'Aja, si potrà dare esecuzione
concreta all'ordine di cattura. OAS_RICH('Middle'); L'emissione di quell'ordine
è dunque un colpo di spada vibrato nell'acqua. Qual è la lezione da trarre?
Anzitutto, quando non si ha la forza di far valere i propri comandi, sarebbe
saggio procedere con prudenza. Invece di un mandato di arresto, il Procuratore
avrebbe potuto chiedere un ordine di comparizione: in tal modo il Presidente
sudanese, volendo far valere le proprie ragioni, avrebbe potuto presentarsi
alla Corte da uomo libero, per contestare le accuse. In secondo luogo, la
giustizia non si amministra con le fanfare: il 14 luglio 2008 il Procuratore
diede grande risalto alla sua richiesta del mandato, sbandierando ai quattro
venti le colpe di Bashir. I giudici hanno impiegato più di sette mesi per
riflettere sulla materia, un lasso di tempo manifestamente confliggente con la
natura stessa dell'ordine di cattura, che è un atto urgente reso necessario
dall'esigenza di impedire all'indiziato di reato o all'imputato la fuga, la
manipolazione delle prove o la recidiva. Non sarebbe stato più saggio tenere
segreta quella richiesta? Fiat justitia, pereat mundus: la massima vale anche
per questo caso? Il presidente del Sudan già da tempo ha preso misure politiche
e diplomatiche per annullare gli effetti politici di quell'atto giudiziario.
Tra l'altro, ha astutamente rafforzato la sua autorità in seno all'Unione
africana mentre ha inasprito i suoi rapporti con l'Europa e gli Usa. Le prospettive di una cessazione dei crimini nel Darfur
diventano più difficili, e una soluzione pacifica del conflitto tra il governo
e i ribelli del Darfur sempre più problematica. La giustizia internazionale non
dovrebbe ostacolare soluzioni politiche di complesse crisi internazionali
nell'ambito delle quali vengono perpetrati crimini gravissimi. In ogni caso, la
giustizia-spettacolo va a tutti costi evitata. (5 marzo 2009
( da "Blogosfere" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mar 09 4 Altruismo
in azione su internet Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 09:59 in globalizzazione Collaborare per l'altruismo con atti
pratici: è l'idea di un sito che sarà lanciato online, IfWeRantheWorld.com.
L'esempio è "curare una pianta per nutrire i senzatetto": semi,
concime, terreno, coltivazione sono risorse che possono essere messe a
disposizione attraverso il web, in una sorta di social network per la
solidarietà. Dove anche gli inserzionisti possono contribuire (con
pubblicità, gare, donazioni). Ne parla Wired. "There's no
shortage of sites dedicated to online activism, but this one lets individuals
contribute time, ingenuity and other resources with greater efficiency, while
exerting a sliding level of control. Davis and Gallop studied World of Warcraft
to create a structure in which a rotating cast of leaders might direct a given
project at different stages -- the same way WOW teams self-organize around
different people, depending on how their areas of expertise stack up to the
task at hand". Foto
di qmnonic
( da "Avvenire" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ECONOMIA 05-03-2009 Usa pessimisti. Ma le Borse volano Il «Beige Book» della
Fed: «La ripresa slitta al 2010». Il segretario al Tesoro Geithner: «Le
condizioni economiche globali sono peggiorate drammaticamente». Mercati in
recupero: Francoforte +5,4%, Parigi +4,7%, Milano +2,5%. Wall Street +2,2% DA
NEW YORK LORETTA BRICCHI LEE L' inizio del
( da "Affari Italiani (Online)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Politica Darfur/
Bashir: Usa e Ue criminali Giovedí 05.03.2009 13:34 Il
presidente sudanese Omar Bashir si è unito a una manifestazione popolare di
protesta contro il mandato di cattura emesso dal tribunale dell'Aja sui crimini
in Darfur. "I veri criminali sono i leader di Stati Uniti e dei Paesi
europei" ha detto il presidente - incriminato per aver ordinato una
campagna di sterminio, stupro e saccheggio - alle cinquemila persone sono
radunate in piazza dei Martiri, a Khartoum, per dimostrargli il proprio
sostegno. "A Ocampo e agli ebrei diciamo: siamo stati addestrati ad
affrontare gente come voi" ha risposto la folla. Agitando il suo bastone,
Bashir ha rinfacciato agli Stati Uniti cio' che hanno fatto "ai nativi
americani, a Hiroshima e in Vietnam". "Per vent'anni abbiamo subito
la pressione dei neo-colonialisti e i loro strumenti come la Corte
internazionale, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Fondo
monetario" ha aggiunto. Alla folla ha chiesto di creare un "fronte
comune" contro i "nuovi colonialisti". "A nome di tutti
voi" ha detto, "chiedo di respingere qualunque umiliazione ed
egemonia. Coloro i quali hanno emesso l'ordine di arresto non hanno lo spessore
morale per prendere queste decisioni o adottare questi mezzi, perche' sono
responsabili delle umiliazioni e dei saccheggi delle ricchezze del
popolo". La Cina all'Onu: no all'arresto di Bashir La Cina protesta formalmente per il mandato d'arresto ordinato dalla
Corte penale internazionale per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir a
causa della strage nel Darfur. Il governo di Pechino ha chiesto la sospensione
del provvedimento in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu, di cui è
membro permanente. Il provvedimento della Corte, che esclude l'accusa di
genocidio ma contempla i reati di crimini contro l'umanità e crimini di guerra,
tra cui omicidio, sterminio, tortura e stupro, ha già provocato manifestazioni
di protesta a Khartoum per quello che viene definito "nuovo
colonialismo". Oltre alla Cina, da sempre alleata
del Sudan del cui petrolio è la principale acquirente, sono immediatamente
arrivate proteste da grandi Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen, dalla
Conferenza islamica e dalla Lega araba. Anche il Cairo, come Pechino, chiederà
la sospensione del mandato al Consiglio di sicurezza. La Lega araba, per bocca
del portavoce Amr Moussa, ha espresso "preoccupazione per la stabilità del
Darfur". La Russia parla di "decisione intempestiva". tags:
Darfur Cina Onu protesta Bashir
( da "Gazzettino, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Giovedì 5 Marzo
2009, Economia in crisi, non si sa più a chi credere Notizie di agenzia, date
in contemporanea. La prima: Banca Mondiale ottimista, il peggio è alle spalle.
Il peggio della crisi finanziaria nel mondo è alle spalle ed entro la fine
dell'anno dovrebbe iniziare la ripresa, lo prevede la Banca Mondiale. "Il
periodo più acuto della crisi finanziaria è ormai passato. Ora guardiamo al
futuro, la ripresa economica è attesa per la fine di quest'anno", ha detto
Andrew Burns, uno dei principali economisti della Banca Mondiale. La seconda:
Ocse, Italia peggio del previsto, ripresa in 2010. La crisi
economico-finanziaria darà ancora brutte sorprese, perché la recessione si sta
rivelando assai più profonda di quanto i grandi organismi internazionali si
aspettassero. In questo periodo di grave crisi economica e di accentuate
incertezze ci affidiamo per comprendere il futuro a "chi ne sa di
più". Diamo, pertanto, molta importanza, poiché li riteniamo affidabili, a
ciò che dichiarano gli organismi internazionali. Tra questi rientrano
certamente sia la Banca Mondiale sia l'Ocse. Ora, se leggo ciò che afferma la
Banca Mondiale sono colto da ottimismo, se leggo le previsioni formulate
dall'Ocse vado in depressione. A chi credere? Luigi Fistarollo Mira Alcune
proposte per una nuova sinistra Purtroppo gli elettori di sinistra non hanno
più fiducia dei loro leader. Sostituire Veltroni con persone che pensano e
agiscono come Veltroni non risolverà il problema. Per prima cosa la sinistra
dovrebbe liberarsi di tutti i politici che non sanno dire no al Vaticano. Poi
ci vorrebbe un leader con le idee chiare e il coraggio di attuarle. È
necessario però dare un segno forte all'elettorato. Ad esempio si dovrebbero
togliere privilegi alle caste politiche. Ecco alcune proposte. Ridurre del 50%
il numero dei politici nazionali, regionali, comunali e degli enti locali.
Ridurre del 60% gli stipendi dei suddetti politici e dei deputati europei.
Sopprimere tutte le Province. Abolire tutti gli enti inutili (35 anni fa Ugo La
Malfa ne contava 1.700, ma sono aumentati). Dimezzare il finanziamento pubblico
ai partiti. Sopprimere i Comuni con meno di 5.000 abitanti e inserirli nei
comuni vicini più grandi. Togliere il buono scuola alle famiglie che mandano i
figli nelle scuole private. Eliminare le 150mila delle auto blu, tranne per i
ministri e il Presidente della Repubblica. Abolire il finanziamento a tutti i
giornali di partito e abolire i rimborsi ai quotidiani. Costringere tutti gli
enti pubblici a limitare le consulenze esterne attraverso un tetto di spesa.
Inoltre la sinistra rinnovata dovrebbe presentare un progetto chiaro e
dettagliato per velocizzare la giustizia, migliorare la scuola, la ricerca e i
concorsi pubblici. Franco Vicentini Treviso Una libertà economica da terzo
mondo Siamo tra le 10 nazioni più ricche del pianeta, da quando la sterlina ha
perso gran parte del proprio valore probabilmente abbiamo pure guadagnato una
posizione nei confronti dei britannici. Come si faccia ad avere una situazione
tanto rosea con settori produttivi che continuano a perdere quote di mercato ad
un rimo che farebbe preoccupare chiunque, è un fenomeno che può solo essere
spiegato con la crisi mondiale che pare non avere confini. Quello che non
ammette scuse è la perdita di 12 posti nella classifica mondiale della libertà
economica che ogni anno viene stilata dal Wall Street Journal assieme alla
Heritage Foundation. Occupiamo un misero 76. posto e davanti a noi figurano
nazioni da sempre ritenute terzo mondo come Uganda (63mo posto), Namibia (71) e
Madagascar (73). Se si prosegue in questa direzione con un'altra botta verso il
basso come quella appena ricevuta l'anno prossimo ci troveremo pure dietro al
Burkina Faso (attualmente all'85. posto). Sono numeri che non ammettono scuse e
che se si va a zoomare sui vari settori si trova che gran parte di questo
disastro è dovuto ad un settore pubblico che non funziona e che assorbe il 50%
del Pil, e a tal proposito si ricordano anche i tentativi falliti miseramente
di privatizzare l'Alitalia. Si trova una libertà fiscale ben al di sotto della
media (c'era da aspettarselo) e un mercato del lavoro totalmente ingessato da
regole che mal si adattano ad una situazione economica mondiale come quella
attuale. Le prospettive non sono per nulla buone, lo ha annunciato Tremonti
parlando di 2009 terribile. Ce la faremo l'anno prossimo a non prendercele di
santa ragione dallo Zimbabwe (attualmente occupa la 178., e penultima,
posizione)? Randall J Wilkins Il credito riscosso da questo governo Che
amarezza Complimenti a Berlusconi e al suo governo. Dovevano rallentare gli
sbarchi di clandestini e riescono solo a non farli curare per paura di essere
schedati. Il ministro dell'istruzione fa proclami alla nazione su riforme che
poi non sono confermate da circolari applicative (condotta e cose del genere).
Per non parlare dei tagli alla scuola. Ci avevano promesso più sicurezza e la
polizia non ha soldi per la benzina, in compenso avremo i vigilantes come nel
far west. Provvedimenti e bonus per i più disagiati ed ecco che per errore (ahi
ahi) ci sono forti decurtazioni alle pensioni di molti statali (saranno
rimborsate a rate, ah ah ah). Sicuramente dimentico qualche altra perla. Ecco,
non riesco spiegarmi il credito riscosso dal governo, in un periodo di crisi,
anche se l'opposizione ha dato una mano a Sua Emittenza con i suoi
comportamenti. Ma forse gli italiani hanno la mortadella sugli occhi, sono
rimbecilliti da Grandi Fratelli, Pacchi, Isole dei famosi e cose simili. Allora
complimenti anche agli Italiani. Che amarezza, direbbe Cesare Cesaroni. Gaetano
Mancuso Mestre Solo l'Italia non pensa al protezionismo
Il primo ministro spagnolo ha consigliato a tutti i suoi connazionali di
comprare prodotti nazionali allo scopo di salvaguardare l'occupazione. Una
soluzione del genere la aveva già pensata un certo Mussolini quando ha pensato
che l'Italia dovesse essere il più possibile autosufficiente. Sono cambiate
molte cose da allora ed è diventato sempre più difficile comprendere quale sia
l'origine dei prodotti che si trovano in commercio, impossibile capire se
acquistando un prodotto si contribuisce a dare lavoro ad un connazionale o a
qualche azienda che produce con marchio italiano magari in Romania. Dannata globalizzazione. Certe industrie sono state cancellate
non solo da una finanza spregiudicata (come ad esempio è accaduto con la
chimica) ma anche dalla mancanza da parte delle autorità di azioni di protezionismo (tutti lo fanno, noi no).
Vito Parcher Chiusa (Bz)
( da "Giornale.it, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
In un'intervista che
mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise
institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti
importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi
finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è
inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che
questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile,
meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in
grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a
lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi
sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da
certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto
leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di
tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra
conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè
creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le
banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le
attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi
detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio
investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide.
L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra
l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? Scritto in capitalismo, crisi, banche,
era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) »
(Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il
mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia,
ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due
rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto
dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con
Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i
diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così
le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa
Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha
lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei
fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine
di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la
supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama
stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete
ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo
i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far
dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare
lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di
farsi guidare dagli Usa?
Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il
mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 43 ) » (3 voti, il voto medio è:
5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama
combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato
il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che
intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di
sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù
l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari
intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover
diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha
detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per
iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro
accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i
college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama,
«le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali
per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia
delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La
realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto
combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto
di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra.
Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine
di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di
miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito
del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando
l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione
o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia,
ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero
problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non
sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare
le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del
2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di
Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (4 voti, il
voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb
( da "Rai News 24" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Karthoum | 5 marzo 2009 Bashir non ci sta: "I veri criminali sono USA
ed Europa". La Cina:
stop al processo Il presidente sudanese Omar Bashir Il presidente sudanese Omar
Bashir si è unito a una manifestazione popolare di protesta contro il mandato
di cattura emesso ieri nei suoi confronti dal tribunale dell'Aja sui crimini in
Darfur. "I veri criminali sono i leader di Stati Uniti e dei Peesi
europei!, ha tuonato il presidente. Bashir è accusato di aver ordinato una
campagna di sterminio, stupro e saccheggio in Darfur. Al suo fianco questa
mattina circa cinquemila persone che si sono radunate in piazza dei Martiri, a
Khartoum, per dimostrargli il proprio sostegno. "Ringrazio Ocampo (il
procuratore generale presso la Corte penale internazionale, Luis Moreno) per
questo mandato contro di me - ha gridato alla folla il presidente sudanese, Omar
El Bashir, agitando in aria il suo bastone - perché altrimenti non sareste
venuti cosi' numerosi a difendere il vostro presidente". Interrotto più
volte dalla folla, che scandiva motti religiosi come "Allah U Akhbar"
(Dio è grande), "Con il nostro sangue e la nostra anima" ci
sacrifichiamo per te", Bashir ha continuato a usare toni anti-occidentali
nel suo discorso: "Non saremo umiliati, non ci piegheremo, non obbediremo
agli americani. Hanno cercato di metterci in ginocchio con l'embargo economico
ed hanno fallito. Ci hanno riprovato con quello diplomatico, ed hanno fallito
ancora". Per la Cina, principale partner
commerciale del Sudan, la decisione della Corte dell'Aia di spiccare un mandato
d'arresto contro il presidente al Bashir è un errore capitale che potrebbe
seriamente mettere a repentaglio il tentativo di pacificare il Darfur. Per
questo, dice Pechino in un messaggio che assume i toni di un chiaro
avvertimento agli altri membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
"ci opporremo a qualsiasi mossa che possa far fallire i tentativi di
realizzare la pace in Darfur e in Sudan". La Cina
"invita la Cpi a non giudicare questo caso per il momento" ha
dichiarato il portavoce del ministero degli affari Esteri, Qin Gang che in una
confrenza stampa ha invitato tutti i paesi africani e arabi a fare in modo di
bloccare o far revocare il mandato di arresto. "Speriamo che le parti
interessati prendano in piena considerazione le possibili ripercussioni di tale
decisione" ha aggiunto Qin Gang tornando sulla scelta effettuata all'Aia e
invitando la Corte a un "ripensamento". La Cina,
che acquista circa due terzi di tutte le esportazioni petrolifere del Sudan, è
stata a piu' rirpese criticata per non aver esercito pressioni su Bashir e il
suo governo. Nella sua conferenza di oggi il portavoce Qin e' tornato a
rispondere implicitamente a tali critiche: "propio perche' abbiamo fatto
molti sforzi in questa direzione siamo particolarmente dispiaciuti per la
decisione del Cpi" ha detto il portavoce ricordando come Pechino abbia
anche inviato 350 peacekeepers nel paese.
( da "FullPress.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
La vocazione
internazionale di T-Systems a garanzia del processo di internazionalizzazione
delle imprese. Pubblicato il: 05/03/2009 --> T-Systems Italia ? la divisione
Corporate Customer di Deutsche Telekom ? ha accolto di far parte delle aziende
sponsor dell?indagine per evidenziare come la scelta di un Partner di
telecomunicazioni sia tra i fattori chiave nel processo di internazionalizzazione
delle imprese italiane all?estero. Ad avvalorare questa tesi l?inchiesta
?Investitori Italiani in Germania - Strategie di internazionalizzazione,
criteri di investimento, fattori di attrattività? realizzata dalla Camera di
Commercio Italo -Tedesca (AHK - Italien) e dalla società DEinternational Italia
S.r.l.. Il campione della ricerca, costituito da 114 imprese italiane presenti
in Germania, ha infatti confermato questa esigenza tra le priorità e
riconosciuto l?importanza di intraprendere un percorso condiviso con un player
dal DNA internazionale. Il know-how consolidato di T-Systems in quest?ambito è
garanzia per le aziende nell?apertura di filiali all?estero, nell?instaurare
reti di fornitori, distributori e clienti, nella delocalizzazione della produzione,
nell?attivazione di call center remoti e, non ultimo, nella ?governance? della
presenza locale all?estero in coordinamento con la filiale italiana. T-Systems
è altresì impegnata nello sviluppo delle strategie di globalizzazione delle
imprese italiane sui mercati esteri, rilevandone la primaria importanza
nell?espansione del business all?estero. Etichette: T-Systems Segnala questa
notizia: STAMPA
( da "Corriere.it" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
darfur Bashir,
Pechino chiede la sospensione dell'arresto Il governo cinese: «Rammarico e
preoccupazione» Il capo sudanese: Usa e Ue criminali, complotto sionista Omar Hassan al-Bashir in
piazza a Khartoum (Ap) PECHINO - La Cina in campo a sostegno di Bashir. Il governo di Pechino «si augura»
che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu chieda alla Corte internazionale di
«sospendere il processo» contro il presidente sudanese Omar al-Bashir,
esortando l'Aja a bloccare il mandato di arresto per il presidente sudanese per
crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur, esprimendo, attraverso il
portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang, «rammarico e preoccupazione che
possa peggiorare la situazione in Darfur». Qin Gang rileva tra l'altro che «la Cina si oppone a qualsiasi azione che possa vanificare gli
sforzi per la pace in Darfur e in Sudan». «Auspichiamo che il Consiglio di
sicurezza dell'Onu rispetti e ascolti l'Unione Africana, la Lega Araba e il
Movimento dei paesi non Allineati - continua Qin Gang sul sito web del
ministero - e chieda alla Corte penale internazionale di sospendere le udienze
di questo caso». LE NAZIONI UNITE - Da parte delle Nazioni Unite arriva la
critica del presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Miguel
d'Escoto Brockmann (Nicaragua) che definisce il mandato d'arresto emesso
dall'Aja «una decisione che considero motivata più da considerazioni politiche
che per la causa della giustizia». BASHIR IN PIAZZA CON I SUOI SOSTENITORI -
Migliaia di persone nel frattempo sono scese anche oggi in piazza a Khartoum
per manifestare il loro sostegno a Bashir. E lo stesso presidente si è unito ai
manifestanti, mischiandosi alla folla e urlando «i veri criminali sono i leader
di Stati Uniti e dei Paesi europei». Al centro delle accuse di Bashir Usa, Regno Unito, gli «ebrei» e il procuratore della Cpi,
Luis Moreno-Ocampo. Negli ultimi mesi, il presidente sudanese ha più volte
sostenuto che la Corte penale internazionale è frutto di «un complotto al 100%
sionista» volto a destabilizzare il Sudan. ACCUSE A ISRAELE E ALL'OCCIDENTE -
«Il Sudan rappresenta oggi la voce più forte nel mondo che rifiuta il dominio
del colonialismo» ha detto il presidente sudanese di fronte alle migliaia di
suoi connazionali radunati a Khartoum. La manifestazione, trasmessa in diretta
dalla tv di stato, ha mostrato un Bashir deciso a dire «no, no, e ancora a no»
al mandato di arresto spiccato dall'Aja. Il discorso del presidente è stato
incentrato sulla storia del Paese, con il presidente che ha ripercorso le tappe
della lotta del suo popolo contro al dominazione inglese. Per al-Bashir,
interrotto spesso dalla folla al grido «non ci inginocchieremo che ad Allah»,
«i crimini di guerra e di sterminio della popolazione li hanno fatti loro (gli
occidentali) in Vietnam, in Iraq e in Palestina». Ed è proprio l'ultima
offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza il cavallo di battaglia di
al-Bashir: «Il crimine a Gaza - ha detto - è stato consumato davanti agli occhi
di tutto il mondo... Lì sì che sono stati compiuti degli autentici crimini. In
Iraq, invece - ha proseguito - hanno ucciso 2 milioni di persone e ne hanno
fatti sfollare altri sette», e «poi vengono a dire a noi che compiamo crimini e
genocidi». L'accusa del presidente all'Occidente è questa: «Contro di noi
parlano di difesa dei diritti, mentre in realtà sono proprio loro a violare per
primi questi diritti». L'UNIONE AFRICANA - E pure l'Unione Africana ha fatto
sapere che premerà sull'Onu perché l'arresto di al-Bashir venga ritardato di
almeno un anno per dare una chance al processo di pace in Darfur. SIRIA,
HEZBOLLAH E IRAN - Anche la Siria, l'Iran e l'Hezbollah libanese, loro alleato,
hanno condannato il mandato d'arresto contro al-Bashir. «La Siria è molto
preoccupata e contrariata - ha detto il ministero degli Esteri siriano in una
nota -. E' un pericoloso precedente, che può avere conseguenze negative sulla
stabilità del Sudan e sul processo politico nel Darfur; è un comportamento
irresponsabile che costituisce una flagrante violazione della sovranità del
Sudan e una ingerenza nei suoi affari». La Siria chiede quindi al Consiglio di
sicurezza di «sospendere le misure prese dal Cpi». A Teheran, il portavoce del
ministero degli Esteri, Hassan Ghashghavi ha definito «ingiusto» il mandato
d'arresto del Cpi. Mentre a Beirut, l'Hezbollah ha detto che il mandato
d'arresto. «è la prova dell'ipocrisia e della parzialità della comunità
internazionale e potrebbe rendere la situazione nel Darfur ancora più esplosiva
e incoraggiare la secessione della regione». stampa |
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Coldiretti,
taroccati due piatti "Made in Italy" su tre (Teleborsa) - Roma, 5 mar
- Il fatturato dei prodotti alimentari Made in Italy taroccati supera nel mondo
i 50 miliardi di euro e si stima che oltre i confini siano falsi almeno due
piatti "italiani" su tre serviti. E' quanto afferma la Coldiretti nel
commentare la ricerca dell'Accademia italiana della cucina che conferma il grave
danno economico e di immagine provocato dalla pirateria agroalimentare che
utilizza infatti impropriamente parole, colori, località, immagini,
denominazioni e ricette che richiamano al nostro Paese per alimenti che non
hanno nulla a che fare con la realtà produttiva e culinaria nazionale. I Paesi
dove sono piu' diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati
Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2 per cento dei consumi di
formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi
Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni
ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o
California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è
arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Se
in alcuni casi l'"inganno" è particolarmente evidente con l'offerta
nei menu di "specialità italiane" come gli spaghetti alla bolognesecompletamente
sconosciuti nella città emiliana o le fettuccine Alfredo che niente hanno a che
fare con quelle del noto ristorante romano, in altri è piu' difficile da
scovare perché riguarda gli ingredienti di piatti dal richiamo familiare. Le
imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono con il Parmesan la
punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c'è anche - sottolinea la
Coldiretti - il Romano prodotto nell'Illinois con latte di mucca anziché di
pecora, il Parma venduto in Spagna senza alcun rispetto delle regole del
disciplinare del Parmigiano Reggiano o la Fontina danese e svedese molto
diverse da quella della Val d'Aosta, l'Asiago e il Gorgonzola statunitensi o il
Cambozola tedesco imitazione grossolana del formaggio con la goccia. La lista è
lunga - precisa la Coldiretti - anche per i salumi con la presenza sulle tavole
del mercato globale di pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California,
ma anche di falsi salami Toscano, Milano e addirittura di soppressata Calabrese
tutelata dall'Unione Europea come prodotto a denominazione di origine. E non
mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come
il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma è
prodotto nel Maryland, o quello Romulo dalla Spagna con la raffigurazione in
etichetta di una lupa che allatta Romolo e Remo. Spaghetti napoletana, pasta
milanesa, tagliatelle e capellini milaneza prodotti in Portogallo, linguine
Ronzoni, risotto tuscan e polenta dagli Usa e penne e
fusilli tricolore Di Peppino prodotti in Austria sono alcuni esempi di primi
piatti taroccati mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano: pomodori
pelati "grown domestically in the Usa" o i
pomodorini di collina cinesi e la salsa Bolognese dall'Australia. Non sfugge al
tarocco anche il vino simbolo del Made in Italy come il Chianti
"clonato" nella Napa Valley in California mentre da ricordare anche
l'Amaretto Venezia prodotto in Germania in una bottiglia la cui forma imita
quella dell'Amaretto di Saronno, il caffè Trieste italian roast espresso
prodotto in California con confezione tricolore come i biscotti Stella d'oro
prodotti nello Stato di New York (USA). Per difendersi dai tarocchi il
consiglio della Coldiretti è di verificare le etichette nelle confezioni quando
è possibile, di dare una occhiata ai menu' per controllare evidenti anomalie
che dimostrano la mancata conoscenza della cucina Made in italy e soprattutto
chiedere al ristoratore prima di ordinare per sincerarsi che il piatto che
arriverà non deluderà troppo le attese. Bisogna combattere un inganno globale
per i consumatori che - conclude la Coldiretti - causa danni economici e di
immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo
sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai
falsi ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove
occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta
l'origine dei prodotti alimentari. 05/03/2009 - 19:43
( da "Virgilio Notizie" del 05-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pechino, 5 mar. (Apcom) - Una Cina confidente ma più debole del solito è l'immagine disegnata dal
rapporto sull'operato di governo che il premier Wen Jiabao ha pronunciato
questa mattina di fronte ai quasi 3000 parlamentari del paese. "Quest'anno
sarà il più difficile per lo sviluppo economico della Cina dall'inizio del secolo; ci troviamo di fronte a sfide
ardue nelle promozione di riforme, sviluppo e stabilità". La causa
principale ammessa dal capo del governo è senza dubbio il rallentamento
dell'economia, con il seguito di effetti che si riflettono sulla fabbrica del
mondo. "La continua diminuzione della crescita economica, per impatto
della crisi finanziaria globale, è diventata un problema principale che
influenza la situazione generale" ha detto Wen. Al contrario degli anni
scorsi, dunque, quando era il surriscaldamento dell'economia a preoccupare i
pianificatori centrali, questa volta la sfida è riuscire ad assicurare una
crescita "minima" che garantisca la stabilità del paese. Per il