CENACOLO
DEI COGITANTI |
Obama, guerra agli evasori
fiscali ( da "Stampa,
La" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: L'amministrazione Bush le
proteggeva in nome della globalizzazione ma ora Obama fa proprie le obiezioni
sollevate negli ultimi anni da numerosi leader democratici del Congresso - da
Max Baucus a Charlie Rangel fino a Carl Levin - al fine di «far loro pagare le
tasse proprio come fanno tutti i normali cittadini».
I destini del mondo nel
mondo di Marta ( da "Stampa,
La" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: attesa svolta in Cina non ci
sarebbe stata Intuì in anticipo il fallimento dell'unilateralismo americano e
dell'epoca di George W. Bush MARCELLO SORGI Alla vigilia di un incontro con la
Rice: «Meglio la camicia azzurra o la camicia bianca?» Direttore di
"Aspenia" Guardati con occhi normali di giornalista di politica
interna,
Ahmadinejad cancella il
viaggio in America Latina ( da "Unita,
L'" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dopo l'annuncio che Ahmadinejad
sarebbe arrivato a Brasilia con rappresentati di 65 grandi imprese iraniane, la
segretaria di Stato americana Hillary Clinton aveva definito «inquietante» lo
sviluppo delle relazioni con l'America Latina dell'Iran, oltre che della Cina.
IL CASO
Mimmo Mastrangelo Per
Nedim Gursel Nedim Gursel è uno scrittore turco ma di nazionalit...
( da "Unita, L'" del
05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in Usa e Cina? certamente è più
facile chiudere un occhio sulle malefatte dei nostri soci d'affari, piuttosto
che su quelle dei nostri nemici". Ma nostri di chi? Amici o nemici,
perché? L'ipocrisia degli esseri umani è tale che ci mobilitiamo attivamente per
un canile che viene chiuso, per le balene e i panda,
Il mondo globale? È appena
cominciato ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è dubbio che le principali
incognite aperte dalla crisi riguardino soprattutto il futuro della
globalizzazione. Da un lato, il sostegno statale alle economie dei Paesi
avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo.
Dall'altro, la crescita generalizzata dell'avversione al rischio induce il
rimpatrio dei capitali investiti all'estero.
Il mondo globale
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: COMMENTI E INCHIESTE data:
2009-05-05 - pag: 17 autore: DALLA PRIMA Il mondo globale Soprattutto, la
globalizzazione è stata animata dagli interessi di centinaia di milioni di
individui e imprese che,anche grazie alle nuove tecnologie di diffusione delle
informazioni, vedono nei mercati mondiali nuove opportunità di crescita e di
arricchimento.
Oggi la Cina è il primo
mercato del Brasile ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In marzo i prodotti esportati in
Cina hanno raggiunto (in valore) quota 1,73 miliardi di dollari, ben superiori
agli 1,27 miliardi che gli Usa hanno acquistato dal Brasile. Un sorpasso
storico in quanto gli Usa costituiscono da sempre il primo Paese acquirente del
Brasile. Il 76% delle esportazioni brasiliane verso la Cina, nel primo
trimestre 2009,
E il Pil Usa sarà superato
fra tre anni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: INTERVISTA AngusMaddison
Economistaestoricodellecontabilitànazionali «E il Pil Usa sarà superato fra tre
anni» Mario Margiocco è impossibile addentrarsi nella storia economica, nei
rapporti di forza di ieri e di oggi fra Asia e Occidente, fra Stati Uniti ed
Europa, fra Cina e Giappone, senza fare i conti prima o poi con Angus Maddison.
Bene la Chrysler, Opel ci
fa paura Parla un delegato ( da "Manifesto,
Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per ritrovare un sano realismo
bisogna planare dai cieli alti della globalizzazione made in Lingotto nelle
fabbriche italiane. Cosa pensano gli operai di Mirafiori del protagonismo di
Marchionne? Il futuro, per loro, sarà meno grigio di quello odierno, o addirittura,
dal nord potrebbero arrivare nuvole ancor più cariche di pioggia?
Baratro iberico Freno
tedesco Buffett pensiero ( da "Manifesto,
Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Segnali contraddittori giungono
dalla Cina. Il governo cinese prevede - nel secondo trimestre dell'anno - una
crescita del Pil pari a più 7% invece del 6,1% come nel periodo precedente.
Pechino soffre della caduta della domanda internazionale e principalmente della
flessione dell'export, contemporaneamente però lievita verso l'alto l'indice
Pmi della manifattura.
Il Thatcher-reaganismo e
le origini della crisi ( da "Corriere
della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E si discute anche di una sorta di
timing della globalizzazione: è stata la caduta del Muro di Berlino potenza
degli anniversari, 20 anni orsono ad accelerarla bruscamente oppure la stura
venne prima, proprio con le scelte di Ronnie & Meg? Il rischio di querelle
come queste è ovviamente di fare di tutt'erba un fascio.
Sprint Nextel, rete in
outsourcing ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: gli investimenti nelle reti senza
fili proseguono, mentre accelera il lancio di nuove reti e tecnologie sui
mercati di Usa, Cina e India». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI OBIETTIVI Il
gruppo, tra i leader nei network mobili, manterrà la proprietà, e punta a ridurre
i costi e a liberare risorse per sviluppare altri business
Metro sfida Best Buy per
la leadership globale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: vista la forte diffusione
geografica del gruppo, superiore alla stessa Best Buy che fuori dagli Usa ha
negozi solo in Canada e Cina; e addirittura alla stessa Wal-Mart, la più
diffusa catena al mondo di commercio al dettaglio. Lo zoccolo duro da cui
lanciare la sfida e l'Europa,dove Metro è il leader con un giro d'affari di 19
miliardi di euro;
L'euro rimbalza sulla scia
delle Borse ( da "Sole
24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il rialzo della fiducia delle
aziende in Cina, ai massimi da nove mesi, e il balzo delle vendite di case in
costruzione negli Usa ha sostenuto il sentiment degli analisti, mentre
l'assenza degli operatori britannici e giapponese, in ferie, ha tenuto bassi i
volumi e ha enfatizzato i movimenti.
marchionne vola in america
da gm e chiede aiuto ai governi della ue - salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, il primo giugno Opel potrebbe
trovarsi senza nessun paracadute. Il problema delle risorse finanziarie per
Fiat si porrà dopo la conquista di Opel, nella fase di risanamento e rilancio.
A quel punto il discorso della riorganizzazione industriale avrebbe un costo e
potrebbe coinvolgere anche le aziende italiane del Lingotto ed è questa la
ragione per la quale i sindacati continuano
Marker scoop: continua il
trend al rialzo dei mercati ( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Una controffensiva vera e propria
che, dopo aver portato a termine l?accordo con Chrysler e con una pressione in
aumento su General Motors Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud
America, alla Russia e alla Cina. Lo dicono fonti vicine segue pagina >>
Market scoop: continua il
trend al rialzo dei mercati ( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Una controffensiva vera e propria
che, dopo aver portato a termine l?accordo con Chrysler e con una pressione in
aumento su General Motors Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud
America, alla Russia e alla Cina. Lo dicono fonti vicine segue pagina >>
Panama. Presidenziali.
Vittoria di Martinelli ( da "AmericaOggi
Online" del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di Usa e Cina (il secondo utente
del Canale). Martinelli, con diversi master negli Usa, ha infatti già
annunciato che non solo negozierà in tal senso con Washington e Pechino (punta
a far parte dell'Apec, la Comunità economica Asia-Pacifico), ma perseguirà
anche un Trattato di libero commercio con l'Unione Europea.
Ripresa made in China
( da "Trend-online" del
05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: triplo filo con i paesi consumatori
USA, UE ed affini. La Cina, quando il Dow Jones era a 14.000 punti, veniva
invocata insieme ad altre potenze emergenti (India, Brasile) come la ragione
per cui si poteva e doveva arrivare a 20.000 punti... La Cina adesso viene
invocata come la causa primaria per la quale la recessione potrebbe finire
molto presto ed il dow jones tornare almeno a 10.
Ripresa made in China
pag.2 ( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina è incapace di coprire con
consumi domestici la sua produzione industriale. Così quando gli USA prendono
un raffreddore, la Cina si becca la polmonite. E' importante capire che la Cina
non ha ancora un'economia che concepisca l'importanza dei consumi domestici.
Ripresa made in China
pag.3 ( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: non significa che la crescita della
Cina sia illusoria. Significa però che i problemi strutturali del paese sono
mascherati come problemi di percorso e saranno sempre mascherati in questo
modo.... ..Mentre in Cina la Leadership decanta in pubblico la "grande
prosperità della Cina", quella stessa leadership sta segretamente
comprando in contanti case a Vancouver od a Los Angeles,
Ripresa made in China
pag.4 ( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In Cina c'è stata in questi mesi
un'alluvione di credito che ha drogato qualunque indicatore, e se l'alluvione
non continuerà, è probabile una prossima e brusca frenata, altro che Cina
trainante... Insomma la Cina ha scopiazzato dagli USA e dai paesi occidentali
anche il sistema per generare il boom 2003-2007,
Spam, Italia prima
esportatrice in Europa: monito della Ue
( da "Stampaweb, La"
del 05-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Secondo i dati diffusi dalla
Commissione, gli Usa producono la maggior parte dello spam mondiale (19,8%),
seguita dalla Cina (9,9%) e dalla Russia (6,4%). All?ottavo posto nella top ten
dei maggiori produttori di spam c?è l?Italia (3%), il primo Paese europeo per
diffusione di posta indesiderata.
Caccia all'alleanza
anti-Marchionne ( da "Stampa,
La" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: decisiva la corsa a Cina e India
PIERO BIANCO Ford ha scelto di stare da sola Novità potrebbero arrivare da Vw e
Daimler TORINO All'improvviso tutto è cambiato. Gli scenari, i programmi, le
certezze sul futuro. I colossi mondiali dell'auto adesso si interrogano
preoccupati sugli effetti dello tsunami industriale ed economico che le nuove
alleanze possono scatenare.
Siamo al traino di Usa e
Cina ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 06-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Siamo al traino di Usa e Cina»
«Subiamo gli effetti di decisioni prese altrove. La ripresa? Lontana» L'aumento
dei prezzi grazie alla Cina: fa incetta di metalli industriali per creare
riserve ROBERTA PAOLINI PADOVA. Le Borse asiatiche sono in fermento. In questi
giorni (l'Hang Seng di Hong Kong nella seduta di ieri ha allungato del 5,
Una crisi a "L"
con la gobba?. ( da "Giornale.it,
Il" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: comunicazione, borsa, banche, spin,
cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 9 ) »
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03May 09 Le creme anticellulite?
L'antropologo dei non
luoghi ( da "Unita,
L'" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: L'antropologo sarà oggi a Roma per
una conferenza su «La globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano»,
della quale pubblichiamo un brano in questa pagina. L'incontro, alle ore 14
alla Società Geografica Italiana, si inserisce nel terzo ciclo di «Sensibilia»
(Colloquium on Perception and Experience;
master e convegno in
cattolica per imparare la moda buona - luca de vito
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la moda e la globalizzazione, il
marketing dell´etica, la comunicazione della moda etica e la moda dell´usato.
Secondo Emanuela Mora, docente di Sociologia dei prodotti culturali, «il
convegno sarà l´occasione per porsi un interrogativo fondamentale. La linea di
sviluppo della moda europea è in direzione della sostenibilità oppure no?
ateneo telematico, due
prof baresi indagati - giuliano foschini
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione e libertà
fondamentali", bandito dall´università di Bari ma finanziato dall´Ateneo
telematico. La Colarusso è però una delle socie fondatrici della Efiro, la
onlus che ha promosso l´università campana. E alla famiglia Colarusso fa capo
anche la Eraclito srl che all´ateneo "Giustino Fortunato" fornisce le
tecnologie per le lezioni a distanza.
Influenza, primo morto
americano ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: annuncio suona come un segnale
forte del processo di globalizzazione sanitaria. Tanto più in tempi di
possibili, e temute, pandemie. Intanto, l'Italia ha registrato il suo quinto
caso conclamato di influenza: un paziente ricoverato all'ospedale Careggi di
Firenze e già in via di guarigione. I test sugli altri casi sospetti, segnalati
sempre in Toscana, hanno dato esito negativo.
La Marina sventa attacco
dei pirati ( da "Sole
24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che partecipano alla missione Usa
denominata Ctf 150, che ha compiti antipirateria. Ma nell'area si trovano, o
comunque hanno svolto azioni di controllo, anche unità militari di Giappone,
India, Russia e Cina. In zona, pronta a intervenire, incrocia anche l'unità
italiana da assalto anfibio San Giorgio.
Moneta unica
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: prima della Cina, a lanciare la
proposta di una moneta sovranazionale mondiale. E, solo un anno fa, di questi
giorni, a parlarne, si veniva presi per pazzi... Eppure una moneta unica
sovranazionale (che non registra tuttora adesioni da parte dell'Europa e che,a
mio parere, gioverebbe immensamente prima di tutto agli Usa) avrebbe,
Artigianato, sorpasso
dell'edilizia ( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Una vocazione alla pluralità che i
venti di globalizzazione stanno selezionando. Dai dati camerali relativi alla
manifattura artigiana, elaborati da Cna e università di Firenze, emerge un
fenomeno comune a diversi territori, ma che nel circondario raggiunge punte
particolarmente rilevanti: l'inversione di peso tra artigianato manifatturiero
e costruzioni (edilizia e impiantistica)
Il sindacato americano
sfida la Cgil ( da "Manifesto,
Il" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il sindacato americano sfida la
Cgil FIAT-CHRYSLER Il sindacato americano sfida la Cgil Da gigantesca agenzia
interinale a soggetto capitalista: per le Unions è una svolta epocale. Ma i
cambiamenti che la globalizzazione record del Lingotto imporrà, apriranno un
nuovo capitolo anche per il sindacato italiano. Che è già in ansia per
l'operazione Opel P
marc augé e il paesaggio
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Marc Augé terrà oggi una conferenza
presso la Società Geografica italiana intitolata «La globalizzazione e le
trasformazioni del paesaggio urbano». L´incontro con l´antropologo francese,
fissato per le 14 presso Villa Celimontana, in via della Navicella 12, si
inserisce nel ciclo di "Sensibilia" diretto da Tonino Griffero,
dell´Università di Tor Vergata.
Globalizzazione e
paesaggio, incontro con Marc Augé
( da "Corriere della Sera"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 11 SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA
Globalizzazione e paesaggio, incontro con Marc Augé Si parla di globalizzazione
e trasformazioni del paesaggio urbano nell'incontro di oggi presso la sede
della Società Geografica Italiana. Protagonista Marc Augé, etnologo e
antropologo francese, direttore dell'École des Hautes Études en Sciences
Sociales.
Ruggero Guarini
( da "Giornale.it, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nulla di nuovo a sinistra gli Usa
sono sempre Satana 27-08-2007 - Sarà la rampante Cina a salvare l'Occidente
20-08-2007 - I pregiudizi anticattolici che accecano i leader gay 17-08-2007 -
La giustizia clemente con i «poveri» assassini 27-07-2007 - Pannella vuole un
posto nel regime che tanto odia 21-07-2007 - Com'era allegra l'arte gay prima
della rabbia omosex 11-
Bruxelles e la guida web
del consumatore ( da "Stampaweb,
La" del 06-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A guidare la classifica mondiale
sono gli Usa, con il 19,8% delle comunicazioni indesiderate, seguiti dal 9,9%
della Cina, dalla Russia (6,4%), dal Brasile, Turchia, Corea del Sud e India.
Ottava posizione mondiale, ma prima in Europa per produzione e ricezione di
spam è invece l?Italia, che guida il gruppo europeo con il 3%.
césar brie: "odissea
storia di migranti" - roberto incerti
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: attori veri di un´Odissea
contemporanea nel segno della globalizzazione e della perdita di radici». Nel
suo teatro non c´è realismo, le tragedie di oggi sono viste attraverso l´arte,
il mito. «è vero, io parlo della contemporaneità attraverso allegorie, le mie
opere sono viaggi all´interno dell´uomo.
la carica dei ragazzi che
salveranno il mondo - (segue dalla prima pagina) cinzia sasso
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: peggiore di quella dei genitori
Cresciuti in piena globalizzazione sono considerati "la vera grande
risorsa del Paese" (SEGUE DALLA PRIMA P
Rivedere la strategia
della presenza delle truppe internazionali
( da "Unita, L'" del
07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Un approccio globalizzato...
«Occorre essere consapevoli che la crisi afghana non potrà essere risolta
soltanto in Afghanistan. È cruciale quel che accade in Pakistan e le relazioni
di questo Paese con l'Afghanistan. Così come è cruciale superare la storica
conflittualità tra India e Pakistan che è il vero conflitto profondo mai
irrisolto,
ZOOM Museo di Roma in
Trastevere World Press Photo 2009
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Australia, Belgio, Brasile, Canada,
Cile, Cina, Colombia, Francia, Germania, Grecia, India, Irlanda, Italia,
Giappone, Messico, Olanda, Polonia, Russia, Salvador, Sud Africa, Corea del
Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraine e USA. Foto dell'anno l'immagine in
bianco e nero del fotografo americano Antony Suau.
Politiche COSMICHE
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: c'è chi invece sostiene che dopo la
lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano
ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del
cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della
partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo.
Mappe per orientare la
globalizzazione dal basso ( da "Manifesto,
Il" del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sovranità e società nella
globalizzazione si occupa Zygmunt Bauman nel libro-intervista «Modernità e
globalizzazione» di Giuliano Battiston (Edizioni dell'Asino, in stampa). Sulle
Nazioni Unite il lavoro più aggiornato è di Nora McKeon «The United Nations and
Civil Society: Legitimating Global Governance - Whose Voice?
Politiche COSMICHE.
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: c'è chi invece sostiene che dopo la
lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano
ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del
cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della
partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo.
Florian, il caffè dei
poeti porta la tradizione a Dubai
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione ce l'ha nel Dna,
essendo diventato da subito il luogo di incontro e di confronto di una città
quanto mai interessata al mondo intero.Non c'è da stupirsi nemmeno della
singolare commistione tra gli stucchi, i velluti, i mosaici, le dorature e gli
specchi tipici del caffè veneziano ed il modernissimo vetro e metallo del Dubai
International Financial Center nel quale
La scuola e l'Europa unita
passioni di Calamandrei ( da "Corriere
della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nell'era della globalizzazione e
del Web, la centralità dell'istruzione pubblica sembra venuta meno, ma i testi
del giurista fiorentino raccolti dall'editore Sellerio con il titolo Per la
scuola (pp. 135,
10) ci ricordano che lasciarla decadere è un rischio enorme, poiché si tratta
di un «organo centrale della democrazia».
I doni di Silvio al
sindaco
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: era della globalizzazione si vince
solo se si sta sulle eccellenze». Alla presenza dei presidenti dei Municipi,
del mondo imprenditoriale ed economico (assenti, però, il presidente della
Regione Lazio Piero Marrazzo e l'ex candidato sindaco Francesco Rutelli), la
«festa» è iniziata a mezzogiorno con l'ingresso di Berlusconi nell'aula Giulio
Cesare.
Si fa presto a dire pizza:
in Italia una su due sono taroccate
( da "Giornale.it, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ma è tant'è: è la globalizzazione,
bellezza. E' la dura legge del mercato che impone a tutti le sue regole. Eppure
«pizza», secondo un sondaggio realizzato dalla società Dante Alighieri, è la
parola italiana più nota nel pianeta. La conoscono l'otto per cento delle
persone.
Funzionerà l'economia
all'insalata Usa? pag.1 ( da "Trend-online"
del 07-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: una bomba inflazionistica futura),
ed è disposto a qualsiasi compromesso con la Cina affinché glielo finanzi.
Pertanto è prevedibile la ricostruzione della locomotiva globale
sino-americana, di un conseguente G2 e il gonfiamento di una nuova bolla. Se
poi il disastro avverrà nuovamente nel secondo mandato ci penserà allora.
Frontiere sempre più
hi-tech ( da "Punto
Informatico" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: mondo globalizzato in cui le
persone si spostano e viaggiano senza posa, il controllo alle frontiere
rappresenta un problema difficile (se non impossibile) da risolvere in via
definitiva. Nondimeno le autorità americane ci provano, innestando soluzioni
tecnologiche sofisticate nei processi di check-in (e check-out) agli aeroporti
con risultati non sempre del tutto soddisfacenti.
Piemonte chiama mondo Gli
eventi ( da "Stampa,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ore 16 al circolo Bloom, via
Challant 13, conferenza su «Globalizzazione, disuguaglianze e salute»; sempre
sabato 9, ore 20, alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù, via Nizza 56, serata
nicaraguense (prenotazioni: 348/8356150, giuseppe.cocco@mlal.org). Domenica 10,
ore
"Ecco la nostra
ricetta contro la recessione"
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il decalogo Retroscena Il G8 ombra
dell'economia GLOBALIZZAZIONE "Ecco la nostra ricetta contro la
recessione" Stiglitz e Fitoussi: troppo ampia la distanza tra ricchi e
poveri STEFANO LEPRI «C'è stata per i capitali ma il mercato del lavoro la
aspetta ancora» ROMA 23456781Tasse ai ricchi Più tasse ai ricchi e rafforzare
la lotta all'evasione fiscale.
se i francesi si ribellano
- marc lazar ( da "Repubblica,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: momenti critici ricercano più che
mai la sua protezione. Sono oramai in molti a diffidare dell´economia di
mercato, a respingere la globalizzazione e a condividere quella famosa passione
per l´uguaglianza di cui già parlava Alexis de Toqueville. Ma di fatto, in ogni
circostanza i francesi tendono a percepire in maniera piuttosto negativa
qualsiasi cambiamento economico o sociale.
Bello l'atto d'amore di
Olmi per la terra ( da "Stampa,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: immenso patrimonio di semi messo a
rischio dalle culture globalizzate. Mentre nel poetico piccolo film «L'Orto di
Flora», realizzato da Franco Piavoli, è il lavoro di un agricoltore sul volgere
delle stagioni a dare il senso di un'armonia non ancora perduta. Il prologo è
un brano delle Georgiche letto da Omero Antonutti, sui titoli di coda Celentano
canta Un albero di trenta piani.
fiera del libro, la terza
camera - massimo novelli ( da "Repubblica,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in piena sintonia con una
Librolandia sempre più globalizzata, molto rivolta ai sud del mondo, tanto che
per le prossime edizioni dovrebbero essere in passerella l´Argentina e il
Sudafrica. L´Europa, però, non sta a guardare, e proprio ieri le autorità
culturali della Danimarca hanno prenotato un posto per la puntata del 2010.
E la sinistra continua a
non capire. ( da "Giornale.it,
Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: comunicazione, borsa, banche, spin,
cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 71 ) »
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03May 09 Le creme anticellulite?
Il libro La deriva
s'intravede già nel presente ( da "Giornale.it,
Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzato e uniforme, è diviso
in due, Oriente e Occidente si fanno la guerra, e la corrispondente Johanna
Misleading («Giovanna la fuorviante») la racconta con perizia. Le città sono
tutte uguali, le case basse e le auto elettriche. La New Era è quel tempo dove
«era da tempo immemorabile che il mare non sapeva più di mare»
Al via il G8
dell'università. L'Onda si prepara al controvertice del dissenso
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: hanno condiviso responsabilità su
più livelli nei dispositivi della "globalizzazione neoliberista",
contribuendo alla rimessa in discussione del carattere di "bene
comune" dei processi di produzione e trasmissione dei saperi». A tagliare
il nastro del G8 torinese dovrebbe esserci il ministro Gelmini. E l'Onda è
pronta ad «un'accoglienza speciale».
Siamo vasi di coccio
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: a Mirafiori le tute blu temono che
il conto della globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati
chiedono un incontro immediato ad azienda e governo «Siamo vasi di coccio»
Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da un reparto all'altro di Mirafiori
avvertimenti preoccupanti provenienti dagli stabilimenti Opel dell'Assia:
achtung, achtung,
la scuola dei tagli vista
dall'europa - rosario ognibene ( da "Repubblica,
La" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: perché i cambiamenti economici e
sociali prodotti dalla globalizzazione stanno creando in Europa una serie di
sfide comuni per tutti i sistemi d´istruzione nazionali. Sono interessanti le
attente considerazioni su come dovrebbe essere la scuola europea, ma già
dall´esordio si comprende che qualcosa non quadra.
SE L'ITALIA NON SCOPRE
L'EUROPA ( da "Unita,
L'" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: rilanciare il suo modello sociale e
concorrere a un governo democratico della globalizzazione. Il destino del
nostro paese, così intimamente legato a quello della costruzione europea,
dipenderà molto da quale prospettiva prevarrà. E tanto più sapremo far emergere
questa posta in gioco, quanto più la scelta di serietà che ha contraddistinto
la formazione delle nostre liste sarà premiata.
Fiat, allarme fabbriche:
due impianti a rischio ( da "Giornale.it,
Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: anche in un contesto di
globalizzazione della produzione». Scajola annuncia quindi «a breve» un
incontro con i sindacati per «condividere il contributo che il Governo potrà
continuare ad offrire». Un modo per mettere paletti e prevenire per quanto
possibile il ridimensionamento della presenza Fiat in Italia.
Eccesso di diseguaglianza
la malattia da guarire adesso ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: penso che lo scandalo etico del
nostro tempo stia nella globalizzazione della povertà, diffusa ormai anche nei
paesi ricchi e ancora più nell'accettazione di un grado insostenibile di
perequazione nei paesi democratici. Però scusi, ma negli ultimi decenni ci sono
anche milioni di persone che sono uscite dalla povertà grazie allo sviluppo
economico.
Londra rivuole la
leadership ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Londra è già in posizione leader
sulla finanza islamica e quindi partner ideale di Dubai e Abu Dhabi; ha già
contribuito fortemente a sviluppare il mercato dei capitali in Cina e in
particolare quello obbligazionario; è advisor costante delle autorità indiane.
L.Mais © RIPRODUZIONE RISERVATA
Messaggio al Papa: fermare
i crociati ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: come le esecuzioni di condanne
capitali in Cina o la tortura». E sempre alla vigilia della partenza il Papa ha
nominato il nuovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, un
dicastero che ha stretta competenza sugli affari del Medio Oriente: si tratta
del gesuita slovacco Cyril Vasil, 44 anni, rettore del Pontificio istituto
orientale: sarà vice del prefetto,
L'operaio non c'è più, Pdl
egemone nel popolo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E riprendendo la tesi del suo
ultimo libro (A destra tutta, edito da Marsilio) in uscita proprio oggi, De
Giovanni azzarda il suo paradosso: «Al "no global" Tremonti la
sinistra deve opporre una globalizzazione intelligentee riconquistare il
liberalismo politico. Dire insomma "siamo noi i veri liberali"». Em.
Pa.
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: governare la globalizzazione». Ma,
appunto, la crisi pone il problema di capire cosa è andato storto e dunque è da
cambiare. Padoa- Schioppa, quanto a questo, ricorda l'indebitamento americano,
il dollaro privo di contrappesi e la bolla immobiliare. Ma gli preme andare più
a fondo, vedere perché i presunti meccanismi automatici di tenuta del mercato
siano saltati malgrado l'
Frattini a Washington.
Afghanistan e Pakistan al centro dei colloqui. Per la pace coinvolgere anche
l'Iran ( da "AmericaOggi
Online" del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India, Brasile, Messico e
Sudafrica) più l'Egitto (paese africano, arabo e musulmano). Il ministro degli
Esteri ha spiegato che i temi principali del G8 saranno "lo sviluppo
sostenibile e la sicurezza". Lo spostamento del vertice da La Maddalena a
L'Aquila sarà "un grande evento" per l'area recentemente colpita dal
terremoto e "
FIAT: L'ITALIA RIMANE
CENTRALE ( da "Trend-online"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: eccellenza degli stabilimenti
italiani continui ad essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione
della produzione, mi attivero' dunque per programmare un incontro a breve
termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere
il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire".
Borsa: positive le piazze
europee ( da "Trend-online"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sulla scia del prezzo dal greggio,
scambiato appena sotto quota 54 dollari. Bene tra gli automobilistici Porsche
(+5,71%), che si riprende dopo lo scivolone della vigilia a seguito della
fusione con Volkswagen (+0,73%). In luce Peugeot (+1,45%), favorita dai dati
sulle immatricolazioni di auto in Cina.(
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Mirafiori le tute blu temono che il
conto della globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati chiedono
un incontro immediato ad azienda e governo Loris Campetti Radio officina fa
rimbalzare da un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti
provenienti dagli stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung, stanno per
saltare un po' di stabilimenti in Europa,
Influenza, altri due casi
in Italia Oms: nel mondo 2.384 persone infette
( da "Repubblica.it"
del 08-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina (Hong Kong), Colombia, Costa
Rica, Danimarca, El Salvador, Guatemala, Irlanda, Polonia, Portogallo, Svezia,
Svizzera. Nessun decesso è stato registrato in questi Paesi. Primi casi in
Brasile e Argentina. Al bilancio fornito dall'Oms vanno aggiunti anche i primi
casi segnalati oggi in Brasile e Argentina.
la medicina keynesiana -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 09-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In un mondo globalizzato, i
problemi in una parte del sistema si ripercuotono rapidamente al resto del
sistema. In alcune crisi precedenti, come quella asiatica di un decennio fa, la
ripresa è stata celere perché i paesi colpiti poterono aprirsi la strada verso
una nuova prosperità a colpi di esportazioni.
L'Italia verso l'Expo di
Shanghai via al padiglione
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: «La Cina sostiene l'ambasciatore
Riccardo Sessa apprezza il nostro impegno », e intanto dei 40 tra Paesi che
intendono costruire un loro padiglione, solo metà ha avviato i lavori. La
maggior parte ha optato per padiglioni condivisi. I 6 mila mq per quello Usa
restano vuoti.
"I coreani preparano
un altro test atomico" ( da "Stampa,
La" del 09-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Giappone e Corea del Sud.
«Pyongyang minaccia il secondo test nucleare perché punta a un summit con Obama
per ridisegnare l'intera partita nucleare e dunque non ha alcun interesse a
parlare con Bosworth», aggiunge l'analista, ricordando che «i nordcoreani sanno
che durante la campagna presidenziale Obama si disse pronto a incontrare Kim
Jong Il»
Gadget scadenti, maxi
rimborso ( da "Stampa,
La" del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ambito di un sistema economico
ormai globalizzato, permangono rischi nei rapporti commerciali con aziende
situate in Paesi come Cina e India, con i quali sono molto intensi gli scambi,
con conseguente necessità per le imprese italiane di adottare, come in questo
caso, tutte le cautele possibili, di natura sia giuridica che di controllo
qualità,
il vello d'oro sfida
global - siegmund ginzberg ( da "Repubblica,
La" del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I ritrovamenti e gli studi
archeologici dell´ultimo quarto di secolo rivelano una globalizzazione di
estensione e profondità insospettabili, impetuosa quanto sommersa,
impercettibile se ci si affida alle sole narrazioni che ci sono state
tramandate. Non coincide con i confini e le vicende dei popoli, tanto meno con
quelle degli stati.
Queen, in Italia il
musical da fantascienza ( da "Corriere
della Sera" del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: «Abbiamo visto che qui c'è tanto
talento ha detto May ma non ci sorprende. L'Italia è un posto perfetto per il
rock». Il musical racconta di un futuro nel quale domina la globalizzazione e
il rock è bandito. In scena Il personaggio Killer Queen Ma. Plu.
Tan Dun: musica vera o
jukebox di oggetti sonori? ( da "Corriere
della Sera" del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Tan Dun è un Virgilio che guida i
suoi numerosi estimatori nel regno della globalizzazione musicale. Più di ogni
altro compositore oggi. Perché la sua musica non è la solita sintesi d'Oriente
e Occidente, piuttosto un jukebox impazzito che alterna un minuto di cineserie
a uno di Bach, uno di tromba tipo Miles Davis a uno di rumore futurista, con
l'orchestra che batte piedi e mani,
"costruire l'europa
dei diritti" - raffaele r. riverso
( da "Repubblica, La"
del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ex presidente polacco e leader di
Solidarnosc parla di globalizzazione, Gorbaciov e fede RAFFAELE R. RIVERSO Una
lezione di politica internazionale, all´università. L´ha impartita ieri Lech
Walesa, leader di Solidarnosc, il primo sindacato polacco indipendente, quindi
presidente della Polonia nel 1990, invitato dalla Fondazione per la Cultura.
Le sicurezze infrante di
Greenspan e Bush ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: assicurava prodotti e servizi a
costi contenuti provenienti da Cina, India e altri paesi di nuova
industrializzazione, e alla immigrazione che assicurava lavoro a basso costo. A
nulla valsero i moniti di quanti segnalavano gli squilibri fondamentali degli
Usa nella bilancia dei pagamenti, nei conti pubblici e nei conti delle famiglie
che avevano azzerato la propensione media al risparmio.
Le auto preferite dalla
Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout"
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: a stringere sinergie assai
vantaggiose in un momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà
consolidata. Nel grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend,
ha dominato la scena l'Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera
ammiraglia. Quattro ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni
climatiche, potente con il cinque cilindri 2.
Novità e dinamismo le
parole d'ordine del risparmio energetico
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 10-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: e per la Cina, che in un domani
virtuale ha serie probabilità di superare gli Usa. In Europa, la Germania,
prima potenza economica, e l'Italia, comparativamente meno sviluppata, non
possono ognuna per sé far fronte alla crisi in atto. In America latina, il
Brasile, benché disponga di grandi potenzialità di sviluppo,
Stress-test truccato dalla
Fed e da Geithner, ecco la prova.
( da "Giornale.it, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: comunicazione, borsa, banche, spin,
cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 91 ) »
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03May 09 Le creme anticellulite?
Fmi, cambia la geografia
del potere ( da "Corriere
della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: risorse per il Fondo deciso dal G20
si porta dietro il tema della riforma della rappresentanza I segnali Apertura
degli Usa dopo 60 anni. Il segretario del Tesoro Tim Geithner: sì alla
sorveglianza indipendente e franca Fmi, cambia la geografia del potere Cina e
Brasile pronti a mettere soldi, ma vogliono contare di più Vincitori e vinti
dopo la crisi. Seggio unico per l'Europa?
che razza di mondo
vogliamo costruire? - claudio martini
( da "Repubblica, La"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: e di tutte le altre convenzioni
approvate compreso quella di Ginevra), e si chiude gli occhi sulla complessa
realtà del mondo globalizzato. E´ una logica che la Lega sta promuovendo a
tutto campo, sul problema della salute o dell´istruzione di bambini e immigrati
irregolari, ma che rischia di essere fatta propria da tutto il Governo. SEGUE A
P
La globalizzazione
( da "Corriere della Sera"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Corriere della Sera sezione: Focus
Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 Focus La globalizzazione 10 Lunedì 11 Maggio
2009 Corriere della Sera
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Questo è il lato oscuro della
globalizzazione che noi dobbiamo combattere precisa e al G20 dell'Aquila
porteremo ai grandi della Terra molto materiale su cui riflettere». Quali sono
i punti base del «global standard »? «Dobbiamo introdurre una nuova concezione
etica per cui il valore delle azioni umane è legato al bene comune, non solo al
guadagno.
Il mondo è diventato una
rete di nonluoghi ( da "Corriere
della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione». Questa estensione
genera delle conseguenze antropologiche importanti perché l'identità
individuale e collettiva si costruisce sempre in relazione e in negoziazione
con l'alterità. D'ora in poi è dunque il campo planetario nel suo complesso ad
aprirsi simultaneamente all'investigazione dell'antropologo dei mondi
contemporanei.
l'auto pulita che non c'è
- valerio berruti ( da "Repubblica,
La" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dagli Usa alla Cina si parla,
infatti, con grande disinvoltura, di ecologia, di abbattimento della CO2, di
macchine elettriche, di batterie rivoluzionarie ma poi quante sono davvero le
auto che fanno parte di questo club progressista e "politicamente
corretto"?
Perché il dollaro resta
sovrano ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Se la Cina intende veramente
elevare i Dsp allo status di valuta di riserva, dovrebbe creare un mercato
liquido in titoli Dsp. Potrebbe emettere titoli di Stato denominati in Dsp.
Ancora meglio: potrebbe incoraggiare altri Paesi del G-
Più curriculum meno
clientele ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzato. Inutile
scandalizzarsi. Non sempre i privati hanno dimostrato competenza e
managerialità nella gestione dei servizi a rete, non sempre la mano pubblica è
scaduta in clientelismi, sprechi e inefficienze. L'importante è che la
politica, tutta la politica, di destra e di sinistra, si ricordi che la
competenza non è una variabile indifferente da trovare nei curricula degli
Entusiasmo cosmopolita
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è qualcosa che non funziona nel
mondo globalizzato. Persino le democrazie, che sono molto cresciute di numero
dal
Regole per volare non per
impoverire ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: seconda globalizzazione". I
nuovi equilibri tra stato e mercato nati negli anni 30 e rafforzati nel
dopoguerra presiedettero, per oltre un ventennio, a quello straordinario
sviluppo dell'economia europea che ricordiamo come una specie di età dell'oro
prima di mostrare i propri limiti e la lenta capacità di adattarsi a mutate
condizioni.
Il prematuro necrologio
del capitalismo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione, disciplina
fiscale. Certo, in molti paesi, a partire dalla Gran Bretagna stessa, e
compresi gli Stati Uniti, le tasse, almeno sui redditi più alti, sono state
aumentate, i sistemi bancari parzialmente nazionalizzati o sostenuti, come
altri settori, a partire dall'auto, con massicce iniezioni di denaro pubblico,
Gli immigrati, il premier
e la sensibilità del Paese Il caso degli immigrati bloccati...
( da "Stampa, La" del
11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: state anche prima della
globalizzazione, e sono state il risultato quasi naturale dei grandi imperi,
sotto la cui egida si sono mescolati popoli e culture, in progetti che per
altro sono sempre apparsi ispirati da un fine di progresso. Dunque fermare anche
decine di migliaia di illegali - qualunque cosa se ne pensi - non serve a
bloccare la creazione di una società multiculturale:
Queen, che spettacolo Il
rock diventa musical ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dominato dalla globalizzazione più
totale, dove il rock è bandito e i suoi seguaci vivono nascosti. Alla fine uno
di loro, Galileo (riferimento alle parole della canzone Bohemien Rhapsody),
idealmente reincarnazione di Mercury, ritroverà la chitarra nascosta che
riscatterà il pianeta, diventando il nuovo eroe che farà rinascere la musica
rock.
L'influenza non si ferma:
i morti salgono a 53 ( da "Corriere
delle Alpi" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è di ieri la segnalazione di un
caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i
casi confermati in Italia. Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano
l'ipotesi che possano circolare «più varietà dell'A/H1N1 o qualche agente
patogeno aggiuntivo», si spiegherebbe così la recrudescenza dell'influenza, la
cui virulenza è tornata a crescere L'
Il dialogo globale come
antidoto al protezionismo ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: le concatenazioni sono importanti a
causa della globalizzazione ("Global sourcing") e le sfide legate ai
volumi restano considerevoli. La configurazione del mercato, attuale e futura,
pone quindi problemi a tutti: debolezza dell'utile operativo (inferiore al 5%
per i generalisti) nella fase alta del ciclo, ricavi fortemente negativi in
quella bassa,
Studenti globetrotter:
corsi e stage per 25mila ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sottolinea Ortu - sono il Brasile,
l'India, la Cina e Singapore e si consolidano le relazioni con Corea, Giappone
e Australia». All'università di Bologna circa 1.500 studenti sono coinvolti nel
programma Erasmus e altri 400 varcano i confini del Vecchio Continente, con
destinazioni Argentina, India, Cina e Stati Uniti.
Nel nuovo mercato globale
il territorio diventa network ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: i processi di
internazionalizzazione produttiva e di globalizzazione dei mercati sono un dato
di fatto e questa nuova realtà può costituire una seria minaccia, soprattutto
per certi comparti come quello del tessile-abbigliamento. Per assicurare un
livello di servizio tale da rendere meno interessante, per i committenti, il
ricorso a subfornitori esterni,
Influenza. Oltre
quattromila casi. Terza vittima negli USA
( da "AmericaOggi Online"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Terza vittima negli USA 11-05-2009
ROMA. Sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza A/H1N1 e aumenta
anche il bilancio delle morti, salite a 53. È di ieri la segnalazione di un
caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i
casi confermati in Italia.
Domani Berlusconi da
Mubarak. Pronti 22 accordi ( da "AmericaOggi
Online" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sereno stabile anche per quanto
riguarda la bilancia commerciale. L'interscambio tra i due Paesi è raddoppiato
negli ultimi tre anni, superando così i 5 miliardi di euro. L'Italia è il primo
partner commerciale del Cairo tra i Paesi Ue, il terzo al mondo solo dopo Usa e
Cina.
La nuova influenza arriva
in Cina ( da "Stampaweb,
La" del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ROMA Un uomo che è appena rientrato
dagli Usa è il primo paziente cinese ad essere risultato positivo al virus
della nuova influenza A/H1N1. Lo afferma l?agenzia Nuova Cina. Il paziente è
ora in quarantena in un ospedale di Chengdu, nella provincia del Sichuan,
aggiunge l?agenzia. L?
Le auto preferite dalla
Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout"
( da "Stampaweb, La"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: a stringere sinergie assai
vantaggiose in un momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà
consolidata. Nel grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend,
ha dominato la scena l?Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera
ammiraglia. Quattro ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni
climatiche, potente con il cinque cilindri 2.
La grande corsa alla
moneta web ( da "Repubblica.it"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Secondo il China Market Research
Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di
dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre
l'economia reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life
cresce del 39 per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre
compagnie come Playdom e Zynga,
Moneta web, la Grande
corsa che cambierà le nostre abitudini
( da "Repubblica.it"
del 11-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Secondo il China Market Research
Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di
dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre
l'economia reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life
cresce del 39 per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre
compagnie come Playdom e Zynga,
( da "Stampa, La" del
05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
FINISCONO SOTTO
TORCHIO LE IMPRESE AMERICANE CHE PRODUCONO ALL'ESTERO ED ELUDONO LE TASSE
Obama, guerra agli evasori fiscali Il presidente mantiene una promessa
elettorale e capovolge la politica di Bush Obiettivo: recuperare un gettito
fiscale di almeno 210 miliardi di dollari in dieci anni [FIRMA]MAURIZIO
MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Finisce l'era dei privilegi per le aziende
americane che operano all'estero creando posti di lavoro per stranieri, celando
i profitti ed evadendo le tasse da pagare. Parlando dal Grand Foyer della Casa
Bianca è Barack Obama che illustra alla nazione un piano di riforma che punta a
«identificare gli evasori» intervenendo sugli aspetti dell'attuale codice
fiscale che si applicano alle imprese Usa presenti all'estero. L'amministrazione Bush le proteggeva in nome della
globalizzazione ma ora Obama fa proprie le obiezioni sollevate negli ultimi
anni da numerosi leader democratici del Congresso - da Max Baucus a Charlie
Rangel fino a Carl Levin - al fine di «far loro pagare le tasse proprio come
fanno tutti i normali cittadini». Il presidente ribadisce la fiducia
nella globalizzazione dell'economia e conta sulle aziende Usa «affinché si
affermino ovunque nel mondo» ma il vulnus che vuole sanare sta nel fatto che
«un codice fiscale con molte falle, opera dei lobbisti, consente a numerose
aziende di non pagare le imposte come invece dovrebbero». Il riferimento è a
quelle imprese che, proprio grazie a tali norme, «pagano meno tasse in America
creando posti di lavoro a Bangalore, India anziché a Buffalo, New York» in
quanto possono celare all'estero i profitti, rimandando o rinunciando a fare la
dovuta dichiarazione alle autorità degli Stati Uniti. «Capisco bene che uno dei
punti di forza della nostra economia è la capacità di espandersi delle imprese
e desidero che restino competitive - sottolinea il presidente - ma bisogna
evitare che ciò porti a far affluire nei paradisi fiscali le imposte che
dovrebbero essere versate allo Stato». Da qui la decisione di «porre fine alle
facilitazioni fiscali per le imprese che operano all'estero» puntando a
recuperare nei prossimi dieci anni entrate per 210 miliardi di dollari. Tenendo
presente che il deficit federale nel 2010 sarà di 1,2 trilioni di dollari il
recupero fiscale non ha dimensioni rilevanti ma ciò che conta per Obama è
mantenere la promessa fatta all'inizio della campagna elettorale di aiutare le
imprese che «creano lavoro in patria e non all'estero». E' un messaggio diretto
in primo luogo alle famiglie della classe media degli Stati del Mid-West e del
Sud che più hanno pagato il prezzo dello spostamento all'estero di impianti
industriali. «Da anni sapevamo che cosa avremmo dovuto fare e ora manteniamo le
promesse» sottolinea Obama, facendo il concreto esempio delle Isole Cayman dove
«c'è un edificio dove hanno sede i quartier generali di 12 mila imprese» dando
vita a un paradosso che «si spiega con il fatto che o si tratta del più grande
edificio del Pianeta o della maggiore vergogna fiscale del Pianeta». E' una
dichiarazione di guerra nei confronti dei paradisi fiscali che finora hanno
corteggiato, ospitato e protetto i proventi di molte aziende nazionali. A
condurre la caccia all'evasore che adesso si apre sarà l'Irs -l'Ente federale per
la riscossione dei tributi - al quale la Casa Bianca promette di fornire «tutti
gli strumenti dei quali avrà bisogno» a cominciare dalla creazione di una task
force di 800 agenti speciali il cui compito sarà di «identificare e perseguire
gli evasori fiscali che si trovano all'estero». Al tempo stesso il presidente
assicura alle aziende nazionali che operano rispettando le regole aiuti per
consentirgli di «creare posti di lavoro e aumentare i profitti» al fine di
ribadire che ogni tassello della sua azione punta a rafforzare l'American Dream
(il sogno americano) rafforzando il sistema di produzione nazionale. Obama
pensa a un rilancio in grande stile dell'industria tradizionale, e in
particolare del settore manifatturiero che più ha sofferto negli ultimi anni,
nel quadro di un riassetto interno che «porterà Wall Street a pesare molto di
meno sulla nostra economia».
( da "Stampa, La" del
05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
IL REALISMO DI DE
MICHELIS LA PROFEZIA DI INGRAO Personaggio Analista e consigliera di politica
estera si racconta in un libro IL DUBBIO DI D'ALEMA I destini del mondo nel
mondo di Marta Le "storie" della Dassù, uno sguardo acuto e spietato
sui protagonisti del nostro tempo Dopo i fatti della Tienanmen capì subito che
l'attesa svolta in Cina non ci sarebbe stata Intuì in anticipo il fallimento
dell'unilateralismo americano e dell'epoca di George W. Bush MARCELLO SORGI
Alla vigilia di un incontro con la Rice: «Meglio la camicia azzurra o la
camicia bianca?» Direttore di "Aspenia" Guardati con occhi normali di
giornalista di politica interna, gli analisti e i consiglieri di
politica estera, che capita di incontrare spesso seguendo in giro per il mondo
premier e ministri, appaiono come quanto di più lontano dal panorama abituale
italiano del circo mediatico-istituzionale a cui ormai siamo abituati.
Innanzitutto rivendicano una certa «scientificità» del loro lavoro, a dispetto
del culto nazionale della «pratica»; poi non hanno rapporti personali stretti
con i leader che devono consigliare, sono avvezzi alle regole rigorose che la
comunità internazionale dà per scontate e il malvezzo nostrano tende invece per
natura a violare, si tratti del colore del badge che dà accesso ad aree
separate dei summit globali o del semplice cartellino del posto a tavola.
Proprio per questo può risultare sorprendente la lettura del libro (Mondo
privato e altre storie, Bollati Boringhieri, pp. 149, e10) di Marta Dassù,
direttore del programma internazionale di Aspen Institute Italia e della
rivista Aspenia e già consigliere per le relazioni internazionali di due
presidenti del Consiglio del centrosinistra, Massimo D'Alema e Giuliano Amato.
A cominciare dal modo acuto e dallo sguardo dotato di spietatezza tutta
femminile con cui ricorda i suoi assistiti, alla vigilia di un incontro
importante o di una decisione difficile. D'Alema ministro degli Esteri nel
giugno 2006, al suo primo incontro con un personaggio nuovo e tutto da capire
come Condoleezza Rice, che concentrandosi, come chi sa di essere atteso a un
appuntamento delicato, chiede a Marta: «Cosa pensi, meglio la camicia azzurra o
la camicia bianca?». E ancora, D'Alema presidente del Consiglio, nel 1999,
rivisto a confronto con Bill Clinton sulla guerra per il Kosovo, che prevedeva
un contributo italiano: «Conosco bene Milosevic - esordisce Massimo, parlando
con il presidente Usa del leader di Belgrado che aveva
ordinato il genocidio -. Non penso proprio che si piegherà tanto facilmente. La
signora Albright dice che basteranno due giorni di bombardamenti. Non
basteranno. Cosa farete se non basteranno?». Clinton non gli risponde neppure.
Si gira verso il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Sandy Berger, che
taglia corto: «Continueremo a bombardare». Poi, nella galleria dei personaggi,
c'è un Amato molto professorale, che discute di Europa in modo assai accademico
per un premier. C'è un De Michelis cinico ma realista, che intuisce subito che
la rivolta di Tienanmen non segnerà per la Cina
quell'inizio di cambiamento che molti s'aspettano. C'è un Tremonti studiato
senza pregiudizi nelle sue genialità e nelle pieghe delle riunioni dell'Aspen.
Ma il clou è la riscoperta di Pietro Ingrao, il vecchissimo e ormai ultimo
leader comunista che ha visto anche la sua generazione diventare «post» a
cavallo della caduta del Muro di Berlino. Duro, inflessibile, quando Marta,
giovanissima direttrice del Cespi (una sorta di ufficio studi per la politica
estera di cui il Pci si era dotato, per consentirsi, con la sua abituale
doppiezza, uno spiraglio di eresia in campo internazionale senza poi doverne
rispondere politicamente), è chiamata nel
( da "Unita, L'" del
05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ahmadinejad cancella
il viaggio in America Latina TEHERAN Il presidente iraniano ha cancellato un
tour di visite che avrebbe dovuto compiere nei prossimi giorni in America
Latina. Lo scrive l'agenzia Irna, senza fornire le ragioni della decisione.
Ahmadinejad avrebbe dovuto arrivare domani in Brasile e proseguire poi per
l'Ecuador e il Venezuela. Confermata invece la visita in Siria. Scontate le
strette relazioni dell'Iran con i governi ecuadoriano e venezuelano che come
l'Iran si oppongono alle politiche degli Usa, la tappa
in Brasile si presentava come la più controversa. Dopo
l'annuncio che Ahmadinejad sarebbe arrivato a Brasilia con rappresentati di 65
grandi imprese iraniane, la segretaria di Stato americana Hillary Clinton aveva
definito «inquietante» lo sviluppo delle relazioni con l'America Latina
dell'Iran, oltre che della Cina. IL CASO
( da "Unita, L'" del
05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mimmo Mastrangelo
Per Nedim Gursel Nedim Gursel è uno scrittore turco ma di nazionalità francese
che il cinque maggio sarà processato da un tribunale del suo paese d'origine
(che da tempo chiede di aderire alla Comunità Europea) per l'ultimo suo romanzo
"Le figlie di Allah". L'accusa che viene rivolta a Gursel è che nel
suo libro ci sono pagine che offendono la religione musulmana. Come hanno fatto
scrittori come Antonio Tabucchi, Bernard Henry Levy, Tahar Ben Jelloum ed Eric
Orsenna che hanno sottoscritto una petizione a favore di Gursel, vorrei
invitare gli operatori culturali e delle biblioteche a fare altrettanto,
affinché difendendo Gursel e il suo romanzo venga affermato (e sollecitata) la
libertà di espressione e di creazione in una Nazione dove a volte vengono
violati i diritti più elementari (anche dalle stesse istituzioni). Il romanzo
"Le figlie di Allah" non rivolge un attacco diretto all'Islam ma
cerca solo di capire qual è la causa di una certe violenza nella religione
islamica. Un intento sacrosanto, per cui non si giustifica l'azione di portare
davanti ad un tribunale un romanziere. Roberto Di Loreto Parzialità Come mai,
mi domando , tanta attenzione da parte della stampa e dei telegiornali per la
vile condanna di Delara Darabi e così poca per quelle che si svolgono, per
esempio, in Usa e Cina?
certamente è più facile chiudere un occhio sulle malefatte dei nostri soci
d'affari, piuttosto che su quelle dei nostri nemici". Ma nostri di chi?
Amici o nemici, perché? L'ipocrisia degli esseri umani è tale che ci
mobilitiamo attivamente per un canile che viene chiuso, per le balene e i
panda, per il taglio di alcuni alberi, dello scempio" costituito
dalle pale eoliche o dello stile architettonico di qualche nuova costruzione.
Ma siamo stancamente abituati alle notizie distratte (quando ci sono) sulle
ingiustizie, persecuzioni e condanne a morte che quotidianamente ci informano
di quanto dolore ci sia nel mondo, che si tratti di Africa, Russia, Cina o Iran. Federico Brugnani La blogger cubana Finalmente
una voce diversa su/da Cuba, complimenti per la scelta dell'intervista del 3
maggio alla blogger cubana, che ci dà un punto di vista diverso, da cui emerge
che al di là di confini o cortine di ferro esiste una realtà fatta di
disincanto e individualismo (giovanile ma non solo, diciamo che forse visto nel
mondo giovanile fa più effetto) che travalica le barriere e gli oceani. Peccato
solo che l'intervista fosse precedente alla divulgazione del rapporto del
Dipartimento di Stato Usa che conferma la permanenza
di Cuba tra i paesi che sosterrebbero il terrorismo, sarebbe stata interessante
una opinione della blogger anche in merito. Marco Di Mico Il teatrino della
politica È un momento difficile per il mondo e per l'Italia: crisi economica,
disoccupazione, pandemia. Se negli altri paesi confidano nella politica, però noi
italiani possiamo contare solo su noi stessi. Non perché i nostri politici sono
i più inquisiti dei paesi industrializzati, e neanche perché, pur avendo
privilegi faraonici, sono distanti, assenteisti, corrotti, collusi, ma perché
da noi la politica è teatro: è un'opera buffa. I personaggi vogliono stupirci,
farci ridere, illuderci. Berlusconi candida le veline, litiga con la moglie
attraverso i giornali e dai giornali apprende che lei, arrabbiata, chiede il
divorzio. La sinistra è talmente debole che i colleghi francesi provano ad
aiutarla attaccando il sindaco di Roma. La Lega, dura e inflessibile, minaccia
di oliare i fucili, e intanto gli svizzeri ne arrestano la segretaria con
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-05 - pag: 1 autore: IL NOSTRO FUTURO Il mondo
globale? è appena cominciato di Guido Tabellini U no dei fenomeni economici più
rilevanti degli ultimi decenni è l'uscita dalla povertà di molti Paesi
emergenti, dall'Asia all'America Latina. Nel 1970, quasi il 40% della
popolazione mondiale viveva sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro di
reddito giornaliero). Nel 2000 questa frazione si era dimezzata, e si sarebbe
dimezzata una seconda volta tra il 2000 e il 2015, secondo le previsioni
formulate prima dello scoppio della crisi economica mondiale. E ora? Quali sono
le implicazioni della crisi sulle tendenze di lungo periodo delle economie
emergenti? Si interromperà la convergenza economica dei Paesi poveri verso
quelli ricchi, oppure tutto tornerà presto come prima della crisi, o
addirittura la convergenza sarà ancora più rapida? La crescita dei Paesi
emergenti è stata spinta soprattutto da due fattori. Il primo è la
globalizzazione. L'integrazione del commercio e della finanza mondiali ha
aperto nuovi mercati di sbocco per beni e servizi, ha consentito di finanziare
nuovi investimenti, ha facilitato la convergenza tecnologica diffondendo in
tuttoil mondo l'accumulazione di conoscenza che originava nei Paesi avanzati.
In secondo luogo, le politiche economiche attuate nei Paesi emergenti, e in
particolare le liberalizzazioni, hanno migliorato il funzionamento dei mercati
domestici e hanno portato stabilità macroeconomica. Non c'è
dubbio che le principali incognite aperte dalla crisi riguardino soprattutto il
futuro della globalizzazione. Da un lato, il sostegno statale alle economie dei
Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo. Dall'altro, la crescita
generalizzata dell'avversione al rischio induce il rimpatrio dei capitali
investiti all'estero. Inoltre, uno dei principali mercati di sbocco,
quello alimentato dalla spesa dei consumatori americani, era cresciuto troppo e
dovrà ridimensionarsi. Tuttavia, come è emerso anche dalla recente riunione del
G-20, la consapevolezza sui danni del protezionismo è
diffusa. Le organizzazioni internazionali, dal Fondo monetario internazionale
alla Banca mondiale, sono state rafforzate; e l'invito alla Wto a vigilare per
evitare recrudescenze protezionistiche non è solo retorica. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-05 - pag: 17
autore: DALLA PRIMA Il mondo globale Soprattutto, la globalizzazione è stata
animata dagli interessi di centinaia di milioni di individui e imprese
che,anche grazie alle nuove tecnologie di diffusione delle informazioni, vedono
nei mercati mondiali nuove opportunità di crescita e di arricchimento.
Questi interessi rimangono più forti che mai, e continueranno a spingere verso
un mondo sempre più integrato e dove tutto sarà sempre più a portata di mano (o
di mouse). è anche vero che i consumatori americani saranno costretti a
risparmiare, ma gli stessi Paesi emergenti hanno ampio spazio per accelerare la
crescita dei consumi. In Cina, ad esempio, la spesa per consumi privati è solo
un terzo del reddito nazionale, meno della metà rispetto alle economie
avanzate. Ma vi è un altro fattore che faciliterà la convergenza delle economie
emergenti verso quelle più ricche: il rallentamento della crescita nei Paesi
avanzati.La crisi ha colpito il cuore di queste economie e poi, anche tramite
la frenata del commercio internazionale,ha contagiato i Paesi emergenti. Ma
questi ultimi si riprenderanno molto più in fretta rispetto a quelli avanzati.
La ragione è che Stati Uniti,Inghilterra, Spagna,Irlanda e molti altri Paesi
ricchi dovranno smaltire l'eccessiva accumulazione di debito, prima privato e
ora pubblico. Come ha ricordato Carlo Bastasin sul Sole 24 Ore del 29 aprile,
l'Fmi stima che i Paesi avanzati del G-20 vedranno arrivare il loro debito
pubblico in media al 110%del reddito nazionale nel 2014, e nello scenario
peggiore il rapporto debito-Pil potrebbe raggiungere il 140%. L'esperienza
italiana insegna quanto pesante sia il fardello del debito pubblico per la
crescita economica. Ma questa volta l'accumulazione di debito pubblico riguarda
solo o soprattutto le economie avanzate. Con l'eccezione dell'Est Europa, i
Paesi emergenti non si sono indebitati né prima né durante la crisi, e anche i
disavanzi pubblici rimarranno molto contenuti. Quindi, finita la tempesta
economica,essi saranno in grado di tornare ad approfittare subito delle nuove
opportunità di crescita. Insomma, è probabile che la crisi economica sia
seguita da un periodo di crescita mondiale più lenta che in passato. Ma la
convergenza tra Paesi ricchi e poveri non si arresterà. Anzi, è vero il
contrario: la crisi ha accelerato il processo storico di trasferimento di
potere economico dai Paesi avanzati a quelli emergenti. Guido Tabellini ©
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 29 autore: Sorpassi Oggi la Cina è il primo mercato del Brasile Roberto Da Rin BUOENOS
AIRES. Dal nostro corrispondente Brasile e Cina. Ogni
settimana delegazioni di San Paolo e di Pechino si scambiano visite e gli
accordi abbracciano un numero crescente di settori. Ora però arriva il primo
dato che esprime la forza di questa relazione commerciale: per la prima volta
le esportazioni di prodotti brasiliani verso la Cina
superano quelle dirette negli Usa. Nel primo trimestre
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 29 autore: INTERVISTA AngusMaddison
Economistaestoricodellecontabilitànazionali «E il Pil Usa sarà superato fra tre anni» Mario Margiocco è impossibile
addentrarsi nella storia economica, nei rapporti di forza di ieri e di oggi fra
Asia e Occidente, fra Stati Uniti ed Europa, fra Cina e Giappone, senza fare i conti prima o poi con Angus Maddison.
A lungo professore all'università di Groningen in Olanda, prima capo economista
all'Ocse, formazione in Gran Bretagna dove è nato nel 1926 e negli Stati Uniti,
Maddison è un pioniere negli studi delle contabilità nazionali. Attraverso le
sue valutazioni, ha potuto ricostruire l'economia delle varie ere storiche e
delle varie aree e ha acquisito una prospettiva di rara profondità e vastità
sullo sviluppo delle ricchezze e delle società. Maddison ha lavorato a lungo
sui dati del Pil della Repubblica popolare cinese (Rpc) per arrivare alla
conclusione che il sorpasso sugli Stati Uniti non è affatto lontano, all'inizio
del prossimo decennio, e non a metà secolo. Maddison, che oggi vive nel nord
della Francia, era in Italia nei giorni scorsi per la presentazione della
traduzione italiana di un suo saggio, L'economia mondiale dall'anno 1 al 2030
(edizioni Pantarei), e per due conferenze, al Politecnico di Milano e
all'Università di Pavia. Negli equilibri storici fra aree economiche, come si
possono leggere le attuali crisi finanziaria e recessione, specie per quanto
riguarda il peso dell'economia Usa? Per gli Stati
Uniti si è trattato di un duro colpo, perché il sistema ha rischiato il
collasso, un colpo anche dal punto di vista del prestigio. Ma il dollaro ha
tenuto bene, e questo mi ha positivamente sorpreso. Dopotutto la sterlina, in
condizioni analoghe da parte della Gran Bretagna, ha perso il 30 per cento. è
possibile però che quanto accaduto acceleri il sorpasso da parte della Cina quanto a Pil. I calcoli ufficiali pongono il sorpasso
del Pil americano da parte di Pechino, in cifra assoluta e non pro capite
ovviamente, fra alcuni decenni. Io penso possa avvenire fra due o tre anni. I
miei calcoli infatti non si basano tanto sulle statistiche ufficiali cinesi, e
tengono conto di una vasta produzione che credo non vi compaia. Oggi il Pil
cinese secondo i miei calcoli è pari all'85% di quello Usa.
Secondo la Banca mondiale non arriva alla metà, ma questo non mi pare realista.
Vede in arrivo, o già arrivata, una deglobalizzazione? Credo che
l'internazionalizzazione delle economie non farà grandi passi indietro. Certo
non siamo in una fase propulsiva, ma piuttosto riflessiva. è possibile una
certa rinazionalizzazione della finanza. Ma sono rimasto impressionato dal livello
di internazionalizzazione del sistema bancario, che tuttavia adesso sarà più
prudente nei suoi investimenti.Quanto al protezionismo,
non vedo pressioni fortissime. Spinte sì, ma non pressioni a valanga. Il mondo
è troppo interconnesso. C'è la possibilità di un modello cinese di sviluppo, da
esportazione? No, la Cina si ritiene già il centro del
mondo e non vuole colonizzare. L'Europa è stata colonizzatrice, e per certi
versi gli Usa lo sono più ancora dell'Europa, perché
hanno una componente messianica in più. I cinesi si ritengono superiori a tutto
questo. Non hanno preso Hong Kong con la forza, non hanno preso Macao, e non
prenderanno neppure Taiwan, con la forza. Ma anche l'India sta crescendo molto.
Il mondo sarà meno occidentale? è un dato che già da alcuni anni l'Occidente
non controlla più l'economia mondiale. Il totale fallimento del sistema di
sorveglianza bancaria e finanziaria in Usa e Gran
Bretagna non ha contribuito molto a rallentare il fenomeno. E il mondo sarà
meno americano? Gli Stati Uniti sono e restano di gran lunga la prima economia
del mondo. Hanno risorse territoriali, di materie prime, di capacità di ricerca
e produzione senza confronti, oltre a una bassa densità di popolazione sul
territorio. Quindi è presto per intonare il canto d'addio. La Cina non vuole rivaleggiare con gli Usa.
Vuole solo recuperare Taiwan, pacificamente, ed essere rispettata come il vero
portavoce dell'Asia, più del Giappone. Comunque sì, Stati Uniti in particolare
e Occidente in genere hanno abbastanza fine tuning da praticare. Da dove
incomincerebbe? Oh, c'è l'imbarazzo della scelta. Mi pare ad esempio che le
banche centrali abbiano perso un po' la testa. Portare il costo del denaro a
zero non serve granché, si è visto in Giappone. Poi, un esempio che conosco bene:
ho due figli, uno fa l'economista, è brillante, è consulente del Governo, e
guadagna 35mila sterline l'anno; l'altro fa il banchiere, è altrettanto
brillante, e guadagna un milione di sterline l'anno. Qualcosa non funziona.
mario.margiocco@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA «Il Prodotto della
Rpc, in cifra assoluta, ha già raggiunto l'85% di quello americano» «La
globalizzazione non farà grandi passi indietro: il mondo è troppo
interconnesso» Esperto di bilanci. Classe
( da "Manifesto, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
MIRAFIORI «Bene la
Chrysler, Opel ci fa paura» Parla un delegato Loris Campetti Marchionne mette
le ali e con lui vola anche il titolo del Lingotto, spinto dal sogno
tedesco-americano: la piccola Fiat della piccola Italia che mette in filamarchi
e paesi ben più pesanti, chi l'avrebbe immaginato? Nei mercati europei gelati
dalla crisi, persino le quote delle auto italiane sono in ripresa, pur dentro
una corsa al ribasso degli ordinativi. I complimenti all'amministratore
delegato si sprecano e arrivano dalle parti più impensate, mentre i sindacati
discutono con rinnovata, e in qualche caso inedita passione, il modello
partecipativo e l'ingresso nei consigli d'amministrazione aziendali in un
prossimo futuro. Per ritrovare un sano realismo bisogna
planare dai cieli alti della globalizzazione made in Lingotto nelle fabbriche
italiane. Cosa pensano gli operai di Mirafiori del protagonismo di Marchionne?
Il futuro, per loro, sarà meno grigio di quello odierno, o addirittura, dal
nord potrebbero arrivare nuvole ancor più cariche di pioggia? Ne
parliamo con Fabio Di Gioia, impiegato, delegato Fiom agli Enti Centrali della
più grande fabbrica Fiat. Di Gioia è anche uno dei rappresentanti dei
lavoratori italiani nel Cae, il Comitato aziendale europeo del Lingotto, una
struttura di coordinamento (con un ruolo puramente informativo, non certo
decisionale) tra i delegati dei vari paesi in cui è presente la multinazionale.
«In fabbrica, l'ordine del giorno vede al primo punto la preoccupazione dei
lavoratori per il futuro loro e degli stabilimenti italiani. Mi chiedono
informazioni sulla cassa integrazione e la sua gestione, sul rischio di
esuberi, sui programmi dell'azienda in casa nostra ma purtroppo a quest'ultima
domanda è difficile rispondere», dato che nonostante le pressanti richieste
sindacali il piano industriale non esiste, o almeno è ignoto ai suoi
destinatari. Di Gioia aggiunge che «ovviamente tutti noi guardiamo la tv e
leggiamo i giornali e quindi si discute anche di Chrysler e di Opel. Sulla prima,
prevale un misto di distacco - si pensa che l'accordo con gli americani non
abbia grande incidenza sull'occupazione in Italia - e malcelata soddisfazione
perché la Fiat è pur sempre la nostra azienda. La Opel invece fa paura, per la
sovrapponibilità dei modelli e la concorrenza sugli stessi mercati. Siccome già
oggi c'è una sovracacità produttiva e i posti di lavoro vacillano, ci chiediamo
che succederebbe nell'ipotesi di un accordo con la Opel». Altra cosa che
spaventa i lavoratori di Mirafiori è lo strip tease di salari, diritti e
pensioni a cui sono stati costretti i lavoratori americani e canadesi della
Chrysler: «Per fortuna non è toccato a noi, quando la Fiat, nel 2002, si trovò
sull'orlo della chiusura. Non li invidio i sindacalisti della Chrysler e non me
la sento di buttar loro la croce addosso: sono stati costretti a firmare per
salvare l'azienda, cioè il loro lavoro. C'è da dire che partivano da un livello
più alto del nostro, sindacamente parlando, mi piace pensare che da noi non
potrebbe capitare di dover fare ancor più sacrifici». E del fatto che il
sindacato, attraverso il fondo pensioni, diventa il primo azionista cosa pensi?
«Prima di dire che i sindacati sono i proprietari voglio vedere cosa succede, e
che ruolo avranno nella stanza dei bottoni. Se penso ai Cae - quasi un alibi
per consentire all'azienda di rivendicare una patente di impegno sociale e
democrazia economica - mi viene da pensare che si può anche essere prigionieri
nel luogo del presunto potere: le decisioni sono sempre più sovranazionali e
concentrate in pochissime mani, che potere vuoi che abbiano i sindacati?».
Tornando all'ipotizzato accordo con la Opel, «noi lavoratori», dice Di Gioia,
«siamo consci del rischio che qualcosa di pesante possa caderci in mezzo alle
corna. Il discorso si sposterebbe sulle sinergie, e quando si parla di sinergie
immediatamente il discorso scivola sugli esuberi e sulle chiusure di
stabilimenti».
( da "Manifesto, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
DIARIO DELLA CRISI
Baratro iberico Freno tedesco Buffett pensiero Maurizio Galvani Bruxelles vede
nero per la Spagna. A fine 2009, il tasso di disoccupazione arriverà ad essere
pari al 20,5% contro l'attuale 17,4%; inoltre presenterà una contrazione della crescita
pari al 3,2%. Cinque milioni di lavoratori saranno senza occupazione e - solo
partire del 2010 - ci sarà un piccolo recupero con una disoccupazione al 18,7%.
Questi dati sono il doppio del tasso di disoccupazione registrato negli altri
paesi Ue, che vivono comunque una recessione molto più lunga del previsto. Il
premier Zapatero pensa alle contromisure da prendere per superare la crisi e
una delle proposte è quella di dare aiuti di stato per favorire il rientro dei
lavoratori immigrati. «Il Piano di incentivi al ritorno volontario» prevede
aiuti per circa 70 mila lavoratori romeni che vivono in Spagna; una parte di
questi dipendenti riceve già un contributo. Negli ultimi tre mesi 16 mila
lavoratori hanno perso il posto di lavoro, di conseguenza sono diminuite le
rimesse degli immigrati che hanno retto l'economia romena. Il governo spagnolo
cerca di estendere il «Piano del rientro» ad altri paesi non comunitari.
Bruxelles rivela che la Germania subirà una contrazione della crescita del 3%
quest'anno per poi riprendersi a fine 2010 (più 0,3%). Berlino è uno dei paesi
che più paga la crisi: le vendite al dettaglio destagionalizzate sono calate
dell'1,5% annuale e dell'1% mensile a marzo. Sono cadute le vendite in tutti i
settori ma non in quello dell'auto che ha beneficiato degli incentivi
governativi. Le vendite di automobili a marzo sono salite del 40%. Segnali contraddittori giungono dalla Cina. Il governo cinese prevede - nel secondo trimestre dell'anno -
una crescita del Pil pari a più 7% invece del 6,1% come nel periodo precedente.
Pechino soffre della caduta della domanda internazionale e principalmente della
flessione dell'export, contemporaneamente però lievita verso l'alto l'indice
Pmi della manifattura. L'indice ha superato quota 50 punti (53,5 punti
ad aprile contro i 52,4 punti di marzo) segnalando che il paese non è in
recessione. Tuttavia questi numeri nascondono il forte rallentamento cinese che
è stato accompagnato dall'aumento del numero dei disoccupazione. Il sogno del
Qatar di costruire, a Dubai, un grattacielo alto un chilometro per ora si è
bloccato. La Dubai World - che ha già costruito avveneristiche abitazioni a
forma di palma - ha fermato il progetto «a causa della crisi immobiliare che
colpisce Dubai». La medesima società aveva detto - a gennaio - di volere
avviare la realizzazione del grattacielo. In Usa,
invece, migliora decisamente l'indice sulle compravendita di case: più 3,2% a
marzo. Simbolo di una piccola ripresa che si accompagna alla propensione a
spendere molto di più nell'edilizia residenziale almeno dopo settembre 2008. La
spesa per edilizia è cresciuta cosi a marzo dello 0,3% a fronte di un calo
atteso all'1,5%. Fa più clamore l'uscita pubblica del guru di Wall Street,
Warren Buffet, secondo il quale «le autorità conducono in modo inappropriato
gli stress test per valutare gli asset delle banche». Buffet contro Obama e
ritiene inadeguato il lavoro per concedere aiuti pubblici alle banche. Alcune
indiscrezioni hanno anticipato che la BoFa (Bank of America) e la Citigroup sarebbero
in procinto di chiedere 10 miliardi di dollari ai privati anzichè attingere ai
fondi governativi per non incorrere nel controllo delle autorità.
( da "Corriere della Sera"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 05/05/2009 - pag: 35 Il convegno Il Thatcher-reaganismo
e le origini della crisi anglosassoni negli anni '80. E si
discute anche di una sorta di timing della globalizzazione: è stata la caduta
del Muro di Berlino potenza degli anniversari, 20 anni orsono ad accelerarla
bruscamente oppure la stura venne prima, proprio con le scelte di Ronnie &
Meg? Il rischio di querelle come queste è ovviamente di fare di tutt'erba un
fascio. Negli anni '80 per «grande globalizzazione» si intendeva
l'integrazione con il Giappone e anche in quel caso, comunque, la vicenda si
concluse con un crash. Ma restò circoscritto e non toccò le economie
dell'Occidente perché il sistema finanziario era più robusto di quanto lo fosse
nel 2008 e resse l'urto. Non tutte le globalizzazioni, dunque, si assomigliano.
Vale la pena tenerlo presente. Choc internazionali Il precedente giapponese negli
anni Ottanta ebbe un esito diverso
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 45 autore: Tlc. Il colosso
americano tratta con Ericsson - La transazione vale circa 2 miliardi di dollari
da spalmare in alcuni anni Sprint Nextel, rete in outsourcing Contratti simili
non esistono negli Usa, mentre sono più comuni in
Europa e Asia Balduino Ceppetelli Sprint Nextel, il terzo maggior operatore di
telefonia mobile degli Stati Uniti, ha avviato una trattativa per cedere in
outsourcing la propria rete alla svedese Ericsson. L'operazione – secondo
indiscrezioni – potrebbe valere circa 2 miliardi di dollari da spalmare in
diversi anni. Il colosso americano, che conta di trasferire al gruppo svedese
tra 5mila e 7mila dei propri dipendenti, manterrebbe comunque la proprietà del
network e porterebbe avanti le politiche di sviluppo e investimenti, riuscendo
al tempo stesso a ridurre i costi di circa il 20% all'anno. Per ora le due
società non hanno rilasciato commenti al riguardo, ma forse un primo parziale
responso è giunto da Wall Street. I titoli Sprint Nextel ieri durante la seduta
sono rapidamente saliti fino a un massimo di 5,48 dollari, contro i 4,47 della
chiusura precedente, per poi assestarsi attono ai 5 dollari, mantenendo un
rialzo di circa l'8 per cento. A sostenere i corsi anche la presentazione dei
conti, che, sia pur in calo, sono stati migliori delle previsioni, tanto che
S&P Equity Research ha alzato da
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 47 autore: Retail. Il Ceo
Coes: «Il sorpasso avverrà con lo sviluppo dei negozi in Cina»
Metro sfida Best Buy per la leadership globale Entrambi i gruppi puntano sui
Paesi emergenti per battere la crisi Simone Filippetti è iniziata la guerra nel
mercato nell'elettronica. Obiettivo: strappare lo scettro di numero uno nella
grande distribuzione. Metro, il colosso tedesco di negozi di elettronica, ha
lanciato il guanto di sfida a Best Buy, la principale catena americana di
informatica e hi-tech. Il terreno di scontro, però non sono nè gli Stati Uniti,
né la Germania. Ma la Cina, il mercato con le più alte
prospettive di crescita nei prossimi anni. Ieri il numero uno dell'azienda di
Dusseldorf, Eckhard Coes, si è lanciato in spavalde dichiarazioni sulle future
strategie del gruppo, ossia il sorpasso proprio ai danni di Best Buy.
Sfruttando il marchio Saturn (catena di negozi presente anche in Italia), Metro
vuol entrare nel mercato cinese, ma per superare la big corporation
statunitense ce ne vuole, perché a oggi il fatturato dei tedeschi (quarti nella
classifica mondiale dei retailer con una presenza in 33 Paesi), ha un «gap» di
20 miliardi di dollari rispetto al numero uno mondiale. Ma Coes è convinto che
«nel medio-lungo termine», Metro abbia il potenziale «per fare di Saturn il
numero uno», vista la forte diffusione geografica del
gruppo, superiore alla stessa Best Buy che fuori dagli Usa ha negozi solo in Canada e Cina; e addirittura alla stessa
Wal-Mart, la più diffusa catena al mondo di commercio al dettaglio. Lo zoccolo
duro da cui lanciare la sfida e l'Europa,dove Metro è il leader con un giro
d'affari di 19 miliardi di euro; tuttavia l'unico modo per il gruppo
tedesco di colmare lo spazio che la separa da Best Buy è la Cina.
Impresa non facile perché per Metro significherebbe raddoppiare le dimensioni,
obiettivo tutt'altro che semplice da raggiungere e gestire. Metro sembra però
determinata: il prossimo anno aprirà il primo negozio a Shanghai, a cui
dovrebbero seguire altre dodici aperture nelle grandi aree metropolitane del
Paese per arrivare, dopo alcuni anni, a un totale di 300 megastore. Che la
battaglia per la conquista del primato scoppi proprio quando la recessione
imperversa, non è una casualità. Elettronica e hi-tech sono beni di consumo
molto ciclici e la crisi sta limitando la spesa verso questo tipo di prodotti.
Molti rivenditori soffrono e i più forti ( o i più abili) ne approfittano per
conquistare quote di mercato a scapito dei concorrenti. In un'industria, quella
della grande distribuzione, dove i margini sono bassissimi ( anche perché
nell'elettronica la dinamica dei prezzi al listino è sempre tendenzialmente in
calo per via dei nuovi modelli che arrivano in continuazione sul mercato) è
indispensabile aumentare il fatturato e puntare sulle dimensioni per attivare
indispensabili economie di scala. Nonostante sia il numero uno, Best Buy ha il
fiatone: gli utili sono in calo e le ultime mosse per diversificare il business
e creare sinergie (come l'acquisto di Napster, il sito internet che per primo
inventò lo scambio e lo scarico di file, soprattutto musica, dalla rete), sono
state oggetto di critiche da parte degli analisti. Best Buy conta di
conquistare una nuova fetta di mercato e di spostare su internet parte degli
acquisti grazie anche ai 700mila utenti di Napster che si è trovata in dote con
l'acquisizione (un bacino potenziale di clienti a cui vendere online i prodotti
commercializzati da Best Buy ). Il gruppo americano deve tuttavia fare i conti
con l'agguerrita concorrenza esterna di Metro, anche lei però alle prese con
problemi sul mercato interno. Le vendite a parità di negozi sono scese
dell'1,7% nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 47 autore: CAMBI E TASSI
www.ilsole24ore.com COMMENTI E DATI IN TEMPO REALE L'euro rimbalza sulla scia
delle Borse I l rialzo delle Borse europee, segno di una maggiore propensione
al rischio degli investitori, ha spinto in basso il dollaro ieri. La speranza
che il peggio stia per passare ha infatti risospinto i capitali verso i Paesi
che possono offrire maggiori rendimenti. L'euro ha così potuto azzerare le
perdite subite in mattinata, dopo che il governatore tedesco Axel Weber aveva
dichiarato che la Germania non tornerà a crescere prima della seconda metà del
2010. Il rialzo della fiducia delle aziende in Cina, ai massimi da nove mesi, e il
balzo delle vendite di case in costruzione negli Usa ha sostenuto il sentiment degli analisti, mentre l'assenza degli
operatori britannici e giapponese, in ferie, ha tenuto bassi i volumi e ha
enfatizzato i movimenti. In serata, l'euro era trattato a 1,3392
dollari, da 1,3263 di venerdì, dopo aver toccato quota 1,3212. La moneta Usa era intanto a 98,95 yen da 99,08.
( da "Repubblica, La"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 7 - Economia
Marchionne vola in America da Gm e chiede aiuto ai governi della Ue L´ad si
candida a guidare un gruppo da 80 miliardi. Ft parla di un piano B con Peugeot
e Bmw SALVATORE TROPEA TORINO - Un intervento strutturato degli Stati
interessati in grado di alleggerire il peso dei debiti che schiacciano
l´azienda tedesca: è questo il passaggio stretto attraverso il quale la Fiat
può arrivare all´annessione della Opel dopo la Chrysler. Non è una strada in
discesa anche perché nella partita dell´auto, fortemente politicizzata, sono
chiamati in causa i governi e fanno sentire sempre di più la loro voce
preoccupata i sindacati. Ma è quella che Sergio Marchionne sta seguendo passo
dopo passo verso la realizzazione del suo progetto mirato alla costruzione di
un colosso da 6 milioni di vetture all´anno e 80 miliardi di fatturato.
Convinto che il bandolo della matassa sia ancora sull´altra sponda
dell´Atlantico, ieri l´ad del Lingotto, dopo i colloqui di Berlino, è ripartito
per l´America. Lo ha fatto portandosi come viatico un verdetto della Borsa che,
con un aumento dell´8 per cento del titolo, sembra premiare la sua strategia.
Ad attenderlo tra Washington e Detroit, i suoi collaboratori con i quali oggi
riprenderà a tessere la tela delle alleanze con al centro la Opel. Perché se è
vero che il negoziato sul futuro di questa azienda si svolge in Europa è
altrettanto vero che l´ultima parola spetterà alla casa madre di Detroit ovvero
a quella Gm che entro il 31 maggio, con un piano credibile, dovrà convincere
l´amministrazione Obama di meritare i finanziamenti da cui dipende la sua
sopravvivenza. Questo piano, che ieri Marchionne ha portato a Berlino, prevede
una soluzione che coinvolge i governi europei i quali, sul modello adottato in Usa per la Chrysler, dovranno garantire finanziamenti a un
tasso competitivo e accollarsi parte dell´esposizione dell´azienda verso i
fondi previdenziali. A questo proposito c´è un precedente dell´Inghilterra in
occasione del passaggio di Jaguar e Rover al gruppo indiano che fa capo a Ratan
Tata. Senza questo supporto pubblico è difficile che Marchionne o chiunque
altro si avventuri nell´operazione Opel per dire un´azienda che si porta dietro
un bagaglio di oltre 15 miliardi di debiti. Ieri sono circolate delle cifre
anche in relazione alla cordata alternativa a Fiat ovvero all´austro-canadese
Magna assieme alla russa Gaz dell´oligarca Deripaska che però, a giudicare da
quanto sostengono i vertici della stessa Magna, non andrebbe più in la di una
collaborazione. Ciò vuol dire che il Lingotto resta ancora il solo
protagonista. Con riferimento al tentativo di chiudere il cerchio con Opel dopo
quanto fatto con Chrysler, Marchionne ha detto al Financial Times che si tratta
di un´operazione perfetta «dal punto di vista ingegneristico e industriale». A
costo zero? E´ possibile che sia così almeno nella prima fase anche perché,
visto lo stato di salute finanziaria dell´azienda e tenuto conto delle
intenzioni di Obama di muoversi solo per salvare gli impianti americani e, per
ragioni politiche quelli dislocati in Cina, il primo giugno Opel potrebbe trovarsi senza nessun paracadute.
Il problema delle risorse finanziarie per Fiat si porrà dopo la conquista di
Opel, nella fase di risanamento e rilancio. A quel punto il discorso della
riorganizzazione industriale avrebbe un costo e potrebbe coinvolgere anche le
aziende italiane del Lingotto ed è questa la ragione per la quale i sindacati
continuano a sollecitare un incontro con l´azienda e con il governo. E´
in questa prospettiva che l´ad del Lingotto ha messo in piedi il progetto dello
spin off di Fiat Group Automobiles in una società quotata in Borsa che conta di
realizzare entro l´estate e che verosimilmente sarà da lui guidato. Non è un caso,
infatti, che egli abbia annunciato l´intenzione di non ricandidarsi in Ubs.
«Non posso fare tutto» a detto a Ft, pensando di rinunciare alla carica di
vicepresidente. Dunque al momento il suo obiettivo è la Opel, in alternativa
alla quale sempre Ft ripropone l´alleanza di Fiat con Peugeot e Bmw. Un piano B
di riserva che il Lingotto continua a smentire decisamente.
( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Marker scoop:
continua il trend al rialzo dei mercati PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la
rassegna di Bnp Paribas www.prodottidiborsa.com, 05.05.2009 10:16 Scopri le
migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il rientro dell’allarme
per l’influenza causata dal virus H1N1 e un consuntivo positivo della
stagione delle trimestrali
Usa hanno spinto le borse a ignorare gli scontati
timori sugli esiti degli stress test condotti sui bilanci delle banche
americane. E così anche la nuova ottava ha esordito con un tono rialzista. Sul
fronte macro è proseguita la pubblicazione di dati che segnalano un
rallentamento del ritmo di decrescita dell’economia, anche nel
Vecchio continente mentre
dagli Usa è arrivato il dato positivo sul settore
immobiliare. I prossimi eventi… Le banche americane rimarranno al
centro dell’attenzione. Questa settimana verranno resi noti gli
“stress test” . Le prime indiscrezioni sembrano indicare che almeno 6 istituti sui 19 esaminati dovranno
raccogliere nuovo capitale. Tra queste Citigroup e Bank of America. In Europa
Bce e Bank of England decideranno sui tassi di interesse. Cosa bisogna fare…
I mercati hanno scelto di guardare il flusso di notizie con occhiali rosa. Sono state accolte in
maniera positiva le belle notizie e ignorate o quasi quelle meno belle. Il
rally potrebbe tuttavia accusare un po’ di stanchezza e
portare a un consolidamento, uno scenario favorevole ai certificati Bonus.
L’interessante rendimento
a scadenza ha elevata probabilità di essere incassato e l’eventuale
correzione non dovrebbe mettere in pericolo le ormai distanti Barriere. RUMOR
DI BORSA: Fiat, controffensiva globale Non solo Stati Uniti, non solo Germania.
La strategia di Sergio
Marchionne e del Lingotto prende in considerazione l’intero
globo. Una controffensiva vera e propria che, dopo aver portato a termine
l’accordo con Chrysler e con una pressione in aumento su General Motors
Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud America, alla Russia e alla Cina.
Lo dicono fonti vicine segue pagina >>
( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
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fronte macro è proseguita la pubblicazione di dati che segnalano un
rallentamento del ritmo di decrescita dell’economia, anche nel
Vecchio continente mentre dagli Usa è arrivato il dato positivo sul settore
immobiliare. I prossimi eventi… Le banche americane rimarranno al
centro dell’attenzione. Questa settimana verranno resi noti gli
“stress test” . Le prime indiscrezioni sembrano indicare che almeno 6
istituti sui 19 esaminati
dovranno raccogliere nuovo capitale. Tra queste Citigroup e Bank of America. In
Europa Bce e Bank of England decideranno sui tassi di interesse. Cosa bisogna
fare… I mercati hanno scelto di guardare il flusso di notizie con
occhiali rosa. Sono state
accolte in maniera positiva le belle notizie e ignorate o quasi quelle meno
belle. Il rally potrebbe tuttavia accusare un po’ di stanchezza e
portare a un consolidamento, uno scenario favorevole ai certificati Bonus.
L’interessante rendimento a scadenza ha elevata probabilità di essere incassato e l’eventuale
correzione non dovrebbe mettere in pericolo le ormai distanti Barriere. RUMOR
DI BORSA: Fiat, controffensiva globale Non solo Stati Uniti, non solo Germania.
La strategia di Sergio Marchionne e del Lingotto prende in considerazione l’intero
globo. Una controffensiva vera e propria che, dopo aver portato a termine
l’accordo con Chrysler e con una pressione in aumento su General Motors
Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud America, alla Russia e alla Cina.
Lo dicono fonti vicine segue pagina >>
( da "AmericaOggi Online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Panama.
Presidenziali. Vittoria di Martinelli 05-05-2009 PANAMA. Ricardo Martinelli,
(nella foto) un imprenditore miliardario di 57 anni con nonno originario di
Lucca, in lizza per una coalizione di centro-destra, ha vinto nettamente le
presidenziali di domenica a Panama con oltre il 60% dei voti. Come leader del
partito Cambio Democratico', da lui fondato nel 1999 quando scese in politica
dopo aver accumulato quasi dal niente una fortuna, dopo il primo intento
fallito nel 2004 (ottenne il 5,6%), si è ora imposto alleandosi con i partiti
dell'opposizione di destra, assicurando di lottare contro l'endemica corruzione
ma soprattutto promettendo "un cambiamento" per favorire i settori
più poveri (il 40% della popolazione), come già fa da anni con una sua
Fondazione. Una vittoria, per altro, annunciata. In effetti, la rivale,
l'ingegnere Balbina Herrera, un politico di lungo corso in lizza per il Partido
Revolucionario Democratico (Prd), al potere da un lustro con Martin Torrijos,
che ha superato il 37% dei voti, non ha mai avuto chances. "Possono darmi
anche del marziano", ha detto il presidente eletto durante la campagna
elettorale (per la quale, di tasca propria, avrebbe speso 40 milioni di dollari
secondo i media locali, su una fortuna personale complessiva di 400 milioni),
quando lo hanno tacciato di essere un ultraconservatore. Ora, però, si è
affrettato ad annunciare la necessità di "un governo di unità
nazionale". E ciò pur se, secondo i risultati ufficiali, la sua Alianza
por el Cambio' avrà la maggioranza in Parlamento e, anche, apparentemente, avrà
in mano molti municipi. Da rilevare poi che, secondo gli analisti, Martinelli
si farà affiancare al potere da diversi esponenti della comunità italiana:
molti suoi membri hanno aderito al suo partito di Martinelli, tra cui Alberto
Vallarino, ricco banchiere che, ha annunciato il nuovo presidente, sarà il
ministro delle finanze. D'altra parte, Martinelli, oltre ad essere stato fino
al 1995 presidente della Camera di commercio italo-panamense e ad aver
accumulato una fortuna con la più grande catena di supermercati del Paese ed in
tante altre attività imprenditoriali (é anche proprietario di uno dei
principali canali televisivi del paese) è stato pure ministro del Canale di
Panama dal 1999, quando passò dall'amministrazione Usa
a quella locale, fino al 2004. Un incarico nevralgico per un piccolo Paese,
dove transita il 5% del commercio mondiale. Attraverso il quale Martinelli ha
promosso l'ampliamento del canale, progetto attualmente in marcia (si parla di
3,7 miliardi di euro di investimenti). Progetto a cui sono interessatissimi
molti imprenditori italiani (frequenti le visite, anche politiche, in tal
senso), al di là, ovviamente, di Usa e Cina (il
secondo utente del Canale). Martinelli, con diversi master negli Usa, ha infatti già annunciato che non
solo negozierà in tal senso con Washington e Pechino (punta a far parte
dell'Apec, la Comunità economica Asia-Pacifico), ma perseguirà anche un
Trattato di libero commercio con l'Unione Europea.
( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ripresa made in
China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi
//lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni
per fare trading questa settimana!! La Cina ormai è
una grande potenza economica che ha un peso sempre maggiore sulla bilancia
dell'economia globale e globalizzata. In base ai dati del 2007, la Cina è diventata la terza potenza economica del Mondo per
PIL nominale, alle spalle di USA e Giappone, sorpassando la Germania. La Cina prima di tutto è stata la "fabbrica
manifatturiera" del mondo avanzato, e sostanzialmente è ancora questo il
suo ruolo principale. Ma sta cercando di evolvere verso nuove peculiarità: sta
sviluppando un mercato interno che farebbe gola pure ai marziani (se
esistessero) come pure un mercato del lusso (quello non manca mai dai tempi dei
Faraoni egiziani a quelli del Re Sole); sta sviluppando un ruolo primario anche
nel campo della ricerca. Queste evoluzioni cambieranno le carte sul tavolo da
gioco mondiale: prevedere tra quanto tempo succederà è molto difficile, se non
impossibile. Anche perchè in Cina si può parlare solo
di "tendenze in atto", ancora velleitarie ed incomplete: per esempio
la Cina non ha ancora lontanamente sviluppato un
mercato di consumi interni autosufficiente e maturo, e per questa ragione è
ancora legata a doppio/triplo filo con i paesi consumatori
USA, UE ed affini. La Cina,
quando il Dow Jones era a 14.000 punti, veniva invocata insieme ad altre
potenze emergenti (India, Brasile) come la ragione per cui si poteva e doveva
arrivare a 20.000 punti... La Cina adesso viene invocata come la causa primaria per la quale la
recessione potrebbe finire molto presto ed il dow jones tornare almeno a 10.000
punti od anche 12mila... Insomma è sempre la Cina a
sparigliare le carte e ad essere invocata come la panacea. Ma lo stato cinese è
caratterizzato anche da enormi problemi, da squilibri strutturali e gestionali.
Prima di tutto viene percepito come un paese "moderno" mentre è un
paese del terzo mondo, segue pagina >>
( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ripresa made in
China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi
//lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni
per fare trading questa settimana!! domani in Cina
pioverà anche se c'è un sole pazzesco... Alla caratteristica tipica dei Regimi
di alterare ed abbellire la realtà delle cose, secondo George Friedman (grande
esperto di Asia e Cina) bisogna aggiungere anche una
componente "antropologica" o culturale: in Cina
è fortemente radicato l'imperativo etico di "salvare la faccia" sia a
livello personale, che familiare, che d'impresa e per trasposizione anche a
livello di Nazione nel suo insieme. Pertanto è abitudine radicata
"mentire", "aggiustare i dati" per migliorare ed abbellire
la facciata in pubblico, mentre dietro le quinte magari prevale il pessimismo e
si "lavano i panni sporchi in casa". Sommando la componente di regime
a quella antropologica, la Cina diventa un vero e
proprio Rebus da decriptare: risulta pertanto difficilissimo distinguere la
verità dalla falsità in mezzo ai dati macro che provengono da quel paese, molto
più che in altri casi. Tornano a Friedman, assai interessante il suo articolo
China Is Not Another Ascendant Superpower, It's Just Another Nation with
Structural Problems... il titolo è già esemplificativo. Ne cito alcuni stralci
esemplari, che vi traduco. ...L'economia cinese è ostaggio del sistema
internazionale, in prima istanza dell'economia americana. La
Cina è incapace di coprire
con consumi domestici la sua produzione industriale. Così quando gli USA
prendono un raffreddore, la Cina si becca la polmonite. E' importante capire che la Cina non ha ancora un'economia che
concepisca l'importanza dei consumi domestici. L'economia cinese è esageratamente
orientata all'esportazione e quindi ostaggio dei paesi consumatori.... ...Io
credo che la ragione fondamentale delle "incompresioni" sulla Cina è che risulta facile saltare a conclusioni superficiale
su questo Paese (e sull''Asia in generale) perchè perchè segue pagina >>
( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ripresa made in
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//lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni
per fare trading questa settimana!! i "veri" problemi di queste
nazioni e culture rimangono dietro la superficie e non vengono discussi in
pubblico.... ...In altre parole nulla è come sembra in Asia. Questo non significa che la crescita della Cina sia illusoria. Significa però che i problemi strutturali del
paese sono mascherati come problemi di percorso e saranno sempre mascherati in
questo modo.... ..Mentre in Cina la Leadership decanta in pubblico la "grande prosperità
della Cina", quella
stessa leadership sta segretamente comprando in contanti case a Vancouver od a
Los Angeles, come rifugio per le loro stesse famiglie se le cose in Cina dovessere precipitare. Perchè si comporterebbero così
se veramente fossero ottimisti sull'ascesa della Cina?
... ...Ai visitatori vengono mostrati i nuovi impianti di purificazione
dell'acqua, ma non gli viene detto che i filtri non vengono mai cambiati,
perchè sono troppo cari. Ai visitatori vengono mostrate le fabbriche che fanno
turni di chiusura di giorno imposti dai regolatori, ma non che quelle stesse
fabbriche funzionano segretamente di notte. ...I visitatori vengono allettati
dalla notizia dell'apertura di impianti di produzione medicinali, ma non gli
viene mostrato che producono copie perfette di medicinali che non contengono il
principio attivo, ma che vengono venduti come "medicinali reali" con
enormi profitti proporzionali agli enormi danni che causano sui consumatori
alla ricerca di una cura... I media cinesi dichiarano che una fabbrica che
imitava moto Giapponesi è stata chiusa, ma non riportano che la fabbrica è
stata riaperta una settimana dopo nella città vicina...E così via... ...I
cinesi hanno imparato il valore di falsare le statistiche dai maestri della
frode che presiedono i governi degli USA...i quali ormai di routine taroccano
inflazione, disoccupazione ed altri importanti segue pagina >>
( da "Trend-online"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ripresa made in
China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi //lagrandecrisi2009.blogspot.com/,
05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!!
dati statistici secondo le esigenze della politica, non appena le "cattive
notizie" possono far lievitare la domanda di cambiamento dello status quo.
Come conseguenza, sarebbe necessario accogliere tutte le statisitiche
"ufficiali" presentate dal Governo Cinese con lo stesso od anche
maggiore scetticismo con cui accogliamo le statistiche fittizie del Governo
USA... Pertanto quando leggo che il SIC, un centro studi governativo cinese,
prevede in Cina una crescita del PIL al 7%, in
miglioramento dal +6.1% del primo trimestre... mi viene spontaneo prendere
questi dati con le molle e con i guanti d'amianto... Anche perchè si parla di
un crollo dell'export del 20% e fischia. I gestori si stanno comportando come
se la recessione finisca entro l'autunno o forse persino entro agosto e inizi
una ripresa trainata dalla solita Cina che scalpita e
che mantiene indicatori economici col segno +..... Ma la realtà è un po'
diversa: nei primi tre mesi del
( da "Stampaweb, La"
del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
BRUXELLES Stop allo
spam, o posta indesiderata, che infesta ogni giorno le cassette di posta
elettronica di centinaia di milioni di cittadini: a chiederlo è la Commissione
Ue, i cui dati diffusi oggi dimostrano come l’Italia sia il
primo produttore di spam
a livello europeo. Bruxelles vuole che gli Stati membri adottino «sanzioni
civili e penali per combattere la posta indesiderata», un problema che il 65%
dei cittadini Ue considera ancora eccessivo, si legge nel documento adottato
oggi dalla Commissione. «Lo spam è una piaga che colpisce quotidianamente il
65% dei cittadini Ue», ha detto oggi il commissario alle Tlc, Viviane Reding.
E, spiega il commissario, nonostante lo spamming sia «vietato dalla legge, il
divieto non viene applicato». Per questo oggi Reding, assieme al commissario
alla Protezione dei consumatori Meglena Kuneva, ha chiesto «sanzioni più
efficaci contro chi invia spam». Secondo i dati diffusi dalla Commissione, gli Usa producono la maggior parte dello spam mondiale (19,8%),
seguita dalla Cina (9,9%) e dalla Russia (6,4%). All’ottavo
posto nella top ten dei maggiori produttori di spam c’è l’Italia
(3%), il primo Paese europeo per diffusione di posta indesiderata.
( da "Stampa, La" del
06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Retroscena Le
contromosse dei concorrenti CHI SCALDA I MOTORI Caccia all'alleanza
anti-Marchionne Occhi puntati su Psa, decisiva la corsa a Cina e India PIERO BIANCO Ford ha scelto
di stare da sola Novità potrebbero arrivare da Vw e Daimler TORINO
All'improvviso tutto è cambiato. Gli scenari, i programmi, le certezze sul
futuro. I colossi mondiali dell'auto adesso si interrogano preoccupati sugli effetti
dello tsunami industriale ed economico che le nuove alleanze possono scatenare.
Da grande giocatore di scopone, Sergio Marchionne ha «sparigliato» le carte.
Prima con Chrysler, ora con la determinatissima caccia alle quote di Opel. Se
la campagna tedesca (benedetta dagli americani della Gm) andrà in porto,
nascerà sotto il controllo della Fiat un gruppone a tre da podio globale e da
oltre 6 milioni di vetture. In grado di competere per la medaglia d'argento,
dando per scontato che nessuno quest'anno toglierà il secondo oro consecutivo
alla Toyota. Il primato dei giapponesi non è in discussione, tuttavia anche i
ricchi piangono. Allo storico sorpasso che ha spodestato dopo 77 anni la
General Motors nel 2008 (8,972 milioni di veicoli venduti contro 8,355), è
seguita una débacle preoccupante. Inimmaginabile per chi era sempre salito.
Toyota continua a soffrire in Usa e sul mercato
domestico, per la prima volta ha chiuso il bilancio in rosso e per la prima
volta si è rifugiata nella cassa integrazione. La minaccia incombente si chiama
Volkswagen, che è leader in Europa e 6,2 milioni li ha già raggiunti
globalmente lo scorso anno. Volkswagen ha giocato d'anticipo, accaparrandosi in
tempi non sospetti marchi prestigiosi come Audi (e Lamborghini), altri da volumi
importanti e strategici come Seat e Skoda. Inoltre gode di consolidate
joint-venture in Sudamerica e Cina. Marchionne ha
gettato un sasso nello stagno sonnecchiante del risiko automobilistico.
Scatenando un putiferio. Quali saranno le contromosse? Fioriranno nuove
alleanze? Possibile, anzi probabile. E chi sta già muovendosi per
controbattere? Non Ford, che ha scelto di correre da sola, partendo dal suo
patrimonio di 5,4 milioni di vetture. Ha il «peso» di una Volvo in difficoltà,
ma anche i mezzi per difendersi in autonomia. General Motors, se fosse privata
di Opel e soprattutto se riuscirà a sopravvivere, subirà un fatale
ridimensionamento: proprio per questo diventerebbe una preda ambita, anche
perché è ben posizionata in Cina. La prossima mossa
potrebbe arrivare ancora dall'Europa, sul filone franco-tedesco. Il gruppo PSA
(Peugeot/Citroen) ha flirtato a lungo con il Lingotto covando l'ipotesi di un
gemellaggio. Poteva nascere un trio diverso, con Bmw. Quest'ultima ipotesi è
tuttora percorribile, insieme sfiorerebbero i 3,5 milioni di auto, anche se un
marchio Premium come quello di Monaco (1,435 milioni di consegne nel 2008, Mini
compresa) non ha necessità assoluta di partner perché cavalca esclusivamente il
mercato del lusso. Di sicuro PSA è in cerca di un compagno di viaggio che
garantisca quella crescita fisiologica dei volumi importante. Renault-Nissan sono
alleate da tempo e, pur con qualche difficoltà, tengono la quota anche in
Europa, mentre il gruppo Kia-Hyundai ha raggiunto il sesto posto tra i grandi.
Daimler, che controlla Mercedes e riceve una spinta non indifferente da Smart,
non ha manifestato finora mire espansionistiche, ancora scottata dal fallimento
della precedente avventura con Chrysler. Ma potrebbe entrare con un peso
decisivo nel futuro risiko. Le grandi variabili sono soprattutto due: Cina e India. Cioè le uniche realtà con concrete prospettive
di espansione. Quello cinese già quest'anno diventerà il primo mercato mondiale
(superando gli Stati Uniti), non è calato: è solo cresciuto di meno e la
differenza è fondamentale. Great Wall si candida per diventare entro 5 anni uno
dei tre costruttori leader, l'unico vero problema per la Cina
sono gli oltre 30 produttori locali che disperdono energie. Per loro sì, sarà
davvero determinante fissare alleanze. Tata in India è finora cresciuta meno di
quanto si prevedesse, nonostante le acquisizioni di Jaguar e Land Rover. Chi,
dall'Europa o dall'America, riuscirà a trovare joint-venture solide con i
marchi asiatici potrebbe di nuovo «sparigliare» le carte.
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 06-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere
delle Alpi)
Argomenti: Cina Usa
L'analisi di
Vincenzo Pandolfo sui mercati delle materie prime e le nuove frontiere di
business nel quadrante asiatico «Siamo al traino di Usa e Cina» «Subiamo gli effetti di decisioni prese altrove. La ripresa?
Lontana» L'aumento dei prezzi grazie alla Cina: fa incetta di metalli industriali per creare riserve ROBERTA
PAOLINI PADOVA. Le Borse asiatiche sono in fermento. In questi giorni (l'Hang
Seng di Hong Kong nella seduta di ieri ha allungato del 5,5%), si
registrano forti movimenti soprattutto sulle major legate all'acciaio. I fari
sono tutti proiettati sulle piazze emergenti. In particolare sulla Cina che con i poderosi acquisti su (alcune) materie prime
sta anabolizzando l'andamento delle commodities. Convincenti segnali della
ripresa? Vincenzo Pandolfo amministratore delegato di Pandolfo Alluminio,
azienda leader nel settore dell'estrusione, lavorazione e trattamento delle
superfici in alluminio, ed esperto di questo segmento del mercato prova a dare
una sua chiave di lettura. Con un'avvertenza di fondo: «Siamo pulci, possiamo
solo subire decisioni che vengono prese altrove». Il prezzo delle materie prime
pare tonificato rispetto a fine 2008. Resta solida la domanda legata alle
materie prime agricole, che dopo la discesa avvertita a fine anno e l'ulteriore
correzione di febbraio 2009 sembra impostata al rialzo. Sono segnali che ci
devono incoraggiare? «Per quanto riguarda le materie prime agricole, come la
soia e il frumento, gli incrementi di prezzo sono stati spinti in questi anni
da un aumento esponenziale della domanda. Per quanto riguarda il frumento c'è
stato un incremento di prezzo nell'ultimo periodo legato ad una ridotta
previsione di produzione in Argentina. Mentre per la soia, anche se le
quotazioni sono calate rispetto alla scorsa estate, negli ultimi sei mesi le
notiamo nuovamente in salita. E' evidente che l'emergere di alcune economie ha
trainato la domanda delle derrate agricole, ma su queste materie prime in
futuro il prezzo potrà, ritengo, solo salire». E invece per quanto riguarda i
metalli? Nei giorni scorsi i listini dell'area Asia Pacifico hanno innescato un
rally. E ne sono risultati avvantaggiati soprattutto le compagnie che operano
nel settore dei metalli industriali. Cosa ne pensa? «Il prezzo dei metalli è
sceso vertiginosamente rispetto alla scorsa estate. Questo storno è dovuto
principalmente al fatto che in passato l'aumento del prezzo era stato innescato
da un aumento della domanda conseguente al ciclo di espansione economica.
Successivamente, con la crisi finanziaria, le imprese hanno accusato una
riduzione degli ordinativi e quindi la domanda ha iniziato a spegnersi. Ora
bisogna vedere se si è toccato il pavimento, il livello minimo da cui il prezzo
potrebbe rimbalzare». Però la Cina si sta
avvantaggiando, acquistando materie prime e innescando un innalzamento delle
quotazioni. Gli indici legati al rame sono cresciuti del 30% da dicembre. «Il
fatto è che la Cina si sta approvvigionando in misura
superiore a quelle che sono le sue reali necessità. L'impressione è che stiano
facendo incetta di metalli industriali per creare riserve nel momento in cui
l'economia ripartirà. Insomma sta consolidando la sua leadership economica».
Questi movimenti cosa comporteranno per economie come la nostra? E quali
ripercussioni ci saranno per le nostre imprese? «Noi possiamo solo subire. La
centralità economica se la giocano Usa e Cina, noi possiamo solo stare al traino di quello che queste
due economie stabiliranno di fare. Ma ritengo che se la ripresa si manifesterà
per loro attorno alla fine del 2009, noi saremo certamente più lenti e non vedo
segnali positivi prima della prossima primavera». Perché questo ritardo per la
nostra economia? «Non si tratta solo dell'Italia. Il ritardo nella ripresa si
verificherà a mio parere per tutta l'Europa. Usa e Cina hanno pacchetti di stimoli all'economia più incisivi.
Noi abbiamo misure meno efficaci, qualche legge in ordine sparso, ma l'Europa
non è in grado di marcare una politica economica di impatto per le singole
economie nazionali. Ognuno va per conto proprio». Ammettendo che la tempesta
sia passata, quale crede che sarà la prossima bolla? «Io credo che nel filone
delle energie rinnovabili ci sia un rischio per il fotovoltaico. Gli impieghi
nel solare hanno bisogno di una stampella, senza i sussidi governativi non ci
sarebbero investimenti in questo settore, visto che realizza un rendimento in
termini di energia utilizzabile attorno al 10/15%. Quando gli incentivi
cesseranno credo che la bolla scoppierà».
( da "Giornale.it, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Continuo a credere
che il recente rialzo di Borsa non sia l'inizio di una fase di crescita; bensì
la conseguenza delle manovre messe in atto lo scorso mese (vedi il post del 14
aprile). Tuttavia non posso non chiedermi - come, immagino, molti di voi - se non
sia io a sbagliarmi; ma più leggo articoli e più non riesco a capire le ragioni
dell'ottimismo, che a tratti sfocia nell'euforia. Su dieci notizie otto sono
pesantemente negative. Ci dicono che il sistema bancario è sulla via del
risanamento, ma si dimentica di dire che l'evaporazione (apparente) dei debiti
è dovuta solo alle nuove, truffaldine regole contabili, che permettono alle
banche di valutare a proprio piacimento - anzichè a valori di mercato - gli
asset tossici. I numeri indicano una realtà diversa: i debiti tossici
ammonterebbero a oltre 4mila miliardi di dollari, di cui circa duemila solo
negli Stati Uniti, dove sono già fallite 32 banche di piccole e medie
dimensioni. E lo stress test, i cui risultati sono attesi a ore, dovrebbe
indicare, nonostante sia scarsamente attendibile perchè falsato all'origine,
che almeno dieci banche vanno ricapitalizzate. La situazione reale pertanto è
molto peggiore. Ogni settimana la Federal Reserve annuncia l'acquisto di Buoni
del Tesoro per centinaia di miliardi di dollari, segno che la domanda è
insufficiente a coprire l'offerta, e ciò conferma che i cinesi stanno riducendo
i propri investimenti in valuta Usa. E con quali soldi
li paga la Fed? Con i propri ovvero stampando moneta: ma la storia insegna che
un'economia in queste condizioni è tutt'altro che sana e prima o poi il conto
va pagato. Inoltre: le previsioni per il 2009 indicano un crollo del Pil (in
Europa di circa il 4%, molto peggio del previsto) e per il 2010 una crescita
del 0,10% (molto inferiore rispetto a quella preventivata); e cifre analoghe
sono annunciate per gli Stati Uniti. Sono pronto a ricredermi e chiedo ai
lettori di questo blog: c'è qualcuno che sa dirmi dove sono i segnali di
ripresa di cui tutti parlano? Analizzando i dati ho l'impressione che lo
scenario più probabile sia quello di una L con la gobba ovvero caduta
verticale, economia piatta con un breve periodo di crescita azionaria provocato
non da uno sviluppo reale (e sano), dati reali ma da aspettative irrealistiche
(alimentate ad arte), che si esaurirà riportando il barometro della crescita
attorno allo zero. Sbaglio? Ditemi di sì, vi prego.. Scritto in capitalismo,
crisi, comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia,
era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 9 ) » (1 voti, il voto
medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed
RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le
creme anticellulite? Inutili (ma nessuno lo dice) Questo è un tipico
esempio di notizia nascosa. L'Aduc ovvero l'Associazione per i diritti degli
utenti e consumatori ha diffuso un comunicato stampa, in cui riprende i
risultati di un'indagine dalla fondazione tedesca Warentest, su un tema in
apparenza frivolo: quello delle creme, degli oli e dei vibratori anticellulite.
Ebbene, gli esperti tedeschi hanno testato otto prodotti cosmetici e due
apparecchi. Risultato? "Hanno ottenuto tutti un voto
"insufficiente". Dopo quattro settimane di prova fra 300 donne,
nessuno di questi ha potuto dimostrare un miglioramento visibile, ne' le creme
ne' i vibratori. Promesse non rispettate, insomma". La Warentest è la
maggiore associazione di consumatori tedesca e si suoi studi vengono ripresi
soventi dai media tedeschi, anche dalle tv. In Italia, invece, nessuno ha
ripreso la nota dell'Aduc, benchè tv e settimanali femminili dedichino molto
spazio al benessere e all'estetica personale. Ma una notizia del genere è
troppo controcorrente, smentisce tutto quel che gli espert ripetono da anni e
potrebbe irritare alcuni inserzionisti pubblicitari. E allora meglio sorvolare,
tacendo un'altra notizia importante. L'Aduc tra l'altro scrive:
"Recentemente e' stata lanciato un nuovo metodo contro la cellulite: la
crioelettroforesi, con principi medicamentosi (limogene e caffeina, associate a
furosemide) che verrebbero fatti passare al di la' dell'epidermide attraverso
il freddo. I costi? 150 euro a seduta, per un ciclo di 3-8 sedute. La
furosemide e' un farmaco contro l'edema e puo' avere controindicazioni quali l'ipersensibilita'
al prodotto, l'anuria (soppressione della secrezione renale) iposodiemia e/o
ipopotassiemia. Sarebbe interessante sapere se queste controindicazioni sono
valide per la crioelettroforesi. E' una domanda che rivolgiamo al ministero
della Salute". Una domanda doverosa, come doverosa dovrebbe essere
un'informazione autenticamente al servizio del cittadino, anche su argomenti
come questi. In Germania i giornalisti riescono, almeno in parte, a sottrarsi
ai condizionamenti dell'industria della cosmetica. In Italia i giornalisti
dovrebbero trovare un coraggio analogo, sempre che il pubblico lo richieda e li
sostenga. Temo infatti che la sensibilità dei consumatori italiani sia diversa,
più frivola. E che, in fondo, alla verità preferiscano l'illusione in nome del
look, dell'apparire . Sbaglio? Scritto in crisi, blog, comunicazione, salute,
spin, manipolazione, Italia, notizie nascoste, società, giornalismo Commenti (
41 ) » (3 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog
di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 30Apr 09 Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora Il mondo continua a lottare contro la
recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto.
I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa
che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi
e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007:
nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche americane hanno
accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi
lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad
esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio pro capite di
509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il 2006, era stato di
345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a licenziare e a
delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle Filippine. E' il loro
modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto, grazie al New York
Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per risanare l'economia
statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner quando era alla guida
della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente stretti con i banchieri
(per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il loro uomo. Intanto i
banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il
numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va
con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come prima: la casta dei
banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia, banche, capitalismo,
crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste, globalizzazione, economia,
società, gli usa e il mondo Commenti ( 52 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina.
Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso
argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha
dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti
gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato
d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e,
come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale
per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il
vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il
trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir
(ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e
lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale
a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo.
AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico
globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri
di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza
suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il
crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati
dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita
alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può
salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina
era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in
crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie
nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 79
) » (8 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più
influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi
approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per
ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina,
ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e
persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche
in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone,
come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre
l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una
superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini
addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama,
globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 58 ) »
(8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
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25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è
scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo
hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio
planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli
allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la
Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci
dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di
Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone,
nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati
registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al
bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a
trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate
le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando
degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime,
ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora:
l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono
rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di
rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco
efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda
segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da
report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da
Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus,
l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una
piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una
conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi
economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin,
manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti (
102 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su
Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top
manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui
l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso
ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di
Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la
confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di
dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto
strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine
la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del
presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera
il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso
settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora
ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non
rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito
delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il
governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad
annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto
rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o%
del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta
riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale
sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico.
L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di
mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di
no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza
privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui
debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset
che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Unita, L'" del
06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'antropologo dei
«non luoghi» Marc Augé, già directeur d'études presso l'EHESS di Parigi, si
dedica ormai da molti anni alla costruzione di una «antropologia dei mondi
contemporanei». È celebre per aver coniato il termine «non luoghi». L'antropologo sarà oggi a Roma per una conferenza su «La
globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano», della quale
pubblichiamo un brano in questa pagina. L'incontro, alle ore 14 alla Società
Geografica Italiana, si inserisce nel terzo ciclo di «Sensibilia» (Colloquium
on Perception and Experience; www.sensibilia.it) diretto da Tonino
Griffero dell'Università di Tor Vergata di Roma e dedicato per quest'anno al
tema dello «Spazio fisico/spazio vissuto» Interverrano anche i docenti Michele
Di Monte, Tonino Griffero, Marcello Massenzio, Massimo Rosati e Massimo Venturi
Ferriolo. In Italia sta per uscire un saggio, «Il bello della bicicletta»
(trad. di Valentina Parlato), nel quale Augé analizza il «nuovo umanesimo dei
ciclisti», che annulla le differenze di classe, induce all'uguaglianza. NATO A
POITIERS NEL 1935 ETNOLOGO E ANTROPOLOGO FRANCESE HA INVENTATO IL TERMINE «NON
LUOGO» Chi è
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XVI - Milano
Cattolica Materiali che non inquinano, lavorazioni che non sfruttano: è Ethical
Fashion Lab Master e convegno in Cattolica per imparare la moda buona
"L´approccio sostenibile è anche una strategia vincente sul mercato,
contro l´invasione dei prodotti low cost" LUCA DE VITO Sempre più
consumatori (circa il 40 per cento degli uomini e il 50 per cento delle donne)
sono attenti alle caratteristiche etiche degli abiti che indossano. Il boom dei
consumi etici influenza anche la moda tanto che, giunti al momento di
acquistare nuovi capi d´abbigliamento, non si richiede più soltanto eleganza e
raffinatezza, ma anche rispetto dell´ambiente e dei diritti dei lavoratori che
li producono. Secondo il Centro per lo studio della moda e della produzione
culturale (Modacult) dell´Università Cattolica - che domani e dopodomani
dedicherà una convegno internazionale al tema - quello della moda critica è un
fenomeno socio-economico in forte espansione tanto da rappresentare un vero e
proprio mercato e da individuare un profilo di consumatore ben definito: donne,
dai 25 ai 50 anni, cittadine del nord-est, con titoli di studio elevati e
redditi medio alti, insegnanti, impiegate, libere professioniste. Esigenti di
conoscere le filiere, i materiali e i processi produttivi che stanno dietro
alla produzione del loro guardaroba. La due giorni proposta dalla Cattolica,
dal titolo "Ethical Fashion/Moda Critica" (Aula Magna, Università
Cattolica, Largo Gemelli 1) affronterà il tema attraverso cinque
approfondimenti specifici: la sostenibilità ambientale, la
moda e la globalizzazione, il marketing dell´etica, la comunicazione della moda
etica e la moda dell´usato. Secondo Emanuela Mora, docente di Sociologia dei
prodotti culturali, «il convegno sarà l´occasione per porsi un interrogativo
fondamentale. La linea di sviluppo della moda europea è in direzione della
sostenibilità oppure no? Dobbiamo capire se siamo pronti ad assumere
l´eticità come un valore aggiunto. Andare in questa direzione sarebbe
importante anche per un altro motivo: sarebbe un´alternativa valida ai mercati
emergenti. O noi riusciamo a far apprezzare l´etica oppure probabilmente
finiremo in secondo piano sull´orizzonte globale». Su questo piano l´Italia è
uno dei paesi più indietro in ambito europeo: «Il settore della moda italiana è
stato uno degli ultimi del manifatturiero ad interessarsi a questi argomenti -
continua la Mora - Sul consumo critico e sulla moda critica in Europa ci sono
state parecchie inizative, la nostra è la prima in Italia». Nell´ambito del
convegno, verrà inoltre presentanto l´Ethical Fashion CommunicationLab, un
progetto di comunicazione realizzato dagli studenti del master in Comunicazione
per le Industrie Culturali in collaborazione con l´associazione culturale
esterni e Gentucca Bini, direttrice creativa della maison Romeo Gigli. Questo
progetto, intende simulare l´organizzazione di un autentico evento di moda
sostenibile studiato in tutti i suoi aspetti: quello del marketing (fund
raising e rapporti con gli sponsor); quello della comunicazione (divulgazione
di informazioni relative all´evento e rapporto con i media); e quello della
produzione (ideazione del format dell´evento e organizzazione della parte
logistica). SEGUE A P
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina V - Bari
Ateneo telematico, due prof baresi indagati Truffa e falso per i corsi a
Benevento: acquisiti tutti i documenti Gli accertamenti avviati con una
segnalazione dell´ex deputata Alba Sasso GIULIANO FOSCHINI Associazione a
delinquere finalizzata alla truffa e al falso. E´ questa l´accusa che la
procura di Bari muove a una decina di persone ai vertici della Giustino
Fortunato, l´università telematica di Benevento legata a doppio filo con un
gruppo di docenti baresi. Non a caso sono stati coinvolti, a vario titolo,
anche l´ex rettore dell´Ateneo campano, il costituzionalista Aldo Loiodice e il
professore di Diritto ecclesiastico barese, Gaetano Dammacco, componente del
consiglio di amministrazione dell´università privata campana. Nei giorni scorsi
gli uomini del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, su ordine
del sostituto procuratore del tribunale di Bari, Francesca Pirrelli, sono stati
negli uffici dell´Ateneo di Benevento dove hanno sequestrato carte, delibere e
computer, compreso quello di Marianna Colarusso, la figlia di uno dei fondatori
dell´università, anche lei indagata. L´indagine della procura di Bari è nata
proprio da una vicenda che la riguardava direttamente. La Colarusso era
risultata infatti vincitrice di un dottorato di ricerca con relativa borsa di
studio in "Diritti umani, globalizzazione e libertà
fondamentali", bandito dall´università di Bari ma finanziato dall´Ateneo
telematico. La Colarusso è però una delle socie fondatrici della Efiro, la
onlus che ha promosso l´università campana. E alla famiglia Colarusso fa capo
anche la Eraclito srl che all´ateneo "Giustino Fortunato" fornisce le
tecnologie per le lezioni a distanza. A sollevare il caso era stata con
un´interrogazione parlamentare il deputato dei Ds, Alba Sasso. Ma l´allora
sottosegretario Luciano Modica aveva risposto sostenendo che fosse tutto in
regola. «L´assegnazione delle tre borse di studio - aveva detto - è avvenuta,
come prevede la normativa vigente, in base alla graduatoria di merito dei
candidati formulata dalla commissione giudicatrice, senza alcuna
discrezionalità da parte delle università consorziate né tantomeno di soggetti
esterni ad esse. Non è quindi possibile affermare che la dottoressa Colarusso -
aveva aggiunto - ha usufruito proprio della borsa di studio messa a
disposizione dall´università telematica "Giustino Fortunato"». La
tesi evidentemente non ha convinto la Procura di Bari e la Guardia di Finanza
che hanno continuato a indagare e ora ipotizzano qualcosa di più grosso rispetto
a un semplice concorso pilotato.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-06 - pag: 10 autore: Il virus H1N1. Salgono a 31
le vittime nel mondo - Cinque casi di infezione in Italia, in Europa situazione
sotto controllo Influenza, primo morto americano Decesso di una donna in Texas,
al confine con il paese centroamericano Barbara Gobbi ROMA. Da ieric'è anche un
residente americano tra le vittime della nuova influenza: è una donna che
viveva in Texas, nella contea di Cameron, un'area non distante dal confine con
il Messico. Aveva diversi problemi di salute e il suo decesso è stato
confermato dalle autorità sanitarie americane. In Texas si era già registrato
un caso mortale, ma riguardava un bambino messicano di poco meno di due anni,
portato negli Stati Uniti per essere curato. Tutte le altre vittime erano
messicane. La notizia è arrivata al termine di una giornata in cui, malgrado
l'evoluzione benigna che l'influenza A sembra avere in questi ultimi giorni, il
consueto bollettino dell'Organizzazione mondiale della sanità è stato preceduto
da un invito degli esperti a non abbassare la guardia: l'ultimo aggiornamento,
precedente al caso americano, parlava di 1.419 casi registrati in tutto il
mondo e di 30 decessi. A preoccupare è soprattutto la scarsa conoscenza della
nuova malattia: «Al momento – ha spiegato il vicedirettore Oms Keiji Fukuda –
non sappiamo come evolverà la situazione, ma ricordo che in passato le pandemie
sono state di intensità da media a grave». La buona notizia è intanto che al di
fuori di Stati Uniti e Messico non sono stati ancora rilevati contagi a livello
di comunità. Anche in Gran Bretagna e in Spagna, i due paesi Ue più colpiti, i
casi registrati sono da collegare a viaggi nelle zone colpite. Ma
l'epidemiologia della nuova influenza è ancora tutta da interpretare. Tra i
pochi dati certi, la maggiore vulnerabilità riscontrata tra i ventenni. L'altra
certezza è che condizioni igieniche precarie favoriscono il diffondersi del
virus. Per questo motivo ieri l'Oms ha lanciato il programma mondiale
"Mani pulite", un protocollo anti-infezioni indirizzato a contrastare
possibili contagi nelle strutture ospedaliere. Dagli Stati Uniti intanto
l'amministrazione Obama ha lanciato un programma di aiuti da 63 miliardi di
dollari con l'obiettivo di sconfiggere in sei anni le malattie dall'Aids alla
malaria alle patologie tropicali - in tutto il mondo. Il piano, destinato in
gran parte a integrare interventi già avviati, dovrà essere approvato dal
Congresso degli StatiUniti. Ma l'annuncio suona come un
segnale forte del processo di globalizzazione sanitaria. Tanto più in tempi di
possibili, e temute, pandemie. Intanto, l'Italia ha registrato il suo quinto
caso conclamato di influenza: un paziente ricoverato all'ospedale Careggi di
Firenze e già in via di guarigione. I test sugli altri casi sospetti, segnalati
sempre in Toscana, hanno dato esito negativo. L'allerta resta però alta
in tutto il paese, con controlli negli aeroporti e il check della rete di
sorveglianza Influnet. Il ministero del Welfare ha invitato i cittadini a non
acquistare farmaci antivirali su internet («Possono essere contraffatti e
quindi fortemente dannosi per la salute») e sulla Gazzetta ufficiale è stata
pubblicata l'ordinanza dello stesso dicastero che illustra le misure
profilattiche contro il nuovo virus influenzale per chi arriva dal Messico. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/ L'ordinanza ministeriale con le
misure profilattiche per chi arriva dal Messico RIPARTE L'ALLARME Finora i casi
mortali si erano verificati solo in Messico, con l'unica eccezione di un
bambino comunque proveniente da quello Stato AFP Media scatenati. Giornalisti e
cameramen davanti all'hotel di Hong Kong i cui 200 ospiti sono stati messi in
quarantena dopo la scoperta di un caso
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-06 - pag: 11 autore: Golfo di Aden. La Neverland
era in navigazione verso l'India all'interno del corridoio di sicurezza
indicato dalla missione Ue La Marina sventa attacco dei pirati Nuovo
arrembaggio a una petroliera italiana scongiurato dalla fregata Maestrale Raoul
de Forcade GENOVA Dopo la nave da crociera Msc Melody e la portacontainer Jolly
Smeraldo del gruppo Messina, un'altra imbarcazione italiana ha subito un
attacco al largo delle coste somale. Si tratta della petroliera Neverland (una
Aframax da 105mila tonnellate di portata e 22 persone di equipaggio) della
compagnia Finaval di Roma. L'agguato è scattato ieri mattina presto. Passata
dal Canale di Suez, proveniente dall'Egitto, la tanker era in navigazione verso
l'India. Come previsto dalle procedure internazionali di sicurezza, la
Neverland procedevaall'interno del corridoio indicato dalle forze della
missione Ue Atalanta: una rotta a Nord del Golfo di Aden, lontana dalle coste
della Somalia, vicino alla quale incrociano sempre navi da guerra, che possono
quindi intervenire in breve tempo. La petroliera navigava in convoglio con
unità mercantili di altre marinerie, un'ulteriore precauzione. Ma non è
bastato. Infatti, intorno alle 7 di mattina, ora italiana, il comandante,
Olivero Re, ha lanciato l'allarme sul canale di soccorso. «Un barchino molto
veloce spiega Fabrizio Mazzucchi, crew manager di Finaval - dopo aver tentato
di assaltare un'altra nave in zona, si è avvicinato alla Neverland, arrivando a
un centinaio di metri. Non abbiamo notizia, però, del fatto che ci siano stati
spari». Intanto, dalla fregata Maestrale, che era di ritorno nell'area, dopo
aver terminato la scorta alla Jolly Smeraldo, e aveva ricevuto l'Sos della
petroliera, si è alzato un elicottero, arrivato in fretta sulla barca dei
pirati. A questo punto il battello si è allontanato, inseguito anche da una
nave della marina indiana. La Neverland ha quindi ripreso il suo viaggio,
scortata della Maestrale. Il mercantile già l'anno scorso, il 22 aprile, era
stato attaccato, sempre nel golfo di Aden.In quell'occasione era intervenuto un
pattugliatore della marina, la nave Borsini, che aveva messo in fuga cinque
barche di pirati. Il presidente di Finaval, Giovanni Fagioli, ha inviato un
messaggio di ringraziamento al capo di Stato Maggiore, l'ammiraglio Paolo La
Rosa e al comandante della Maestrale, Angelo Virdis, parlando di «tempestivo
intervento della marina». Nel golfo di Aden incrociano circa 25mila navi l'anno
e, ogni giorno, ne passano due o tre che battono bandiera italiana. A
fronteggiare l'allarme pirati attualmente c'è la missione Ue Atalanta, alla
quale partecipa, dai primi di aprile, la Maestrale. Il compito della forza
europea è di assicurare il transito degli aiuti umanitari in Africa. Ma
ovviamente anche di proteggere le navi che incappano nei pirati. Nel Golfo di
Aden ci sono, poi, le unità, di diverse nazioni, che
partecipano alla missione Usa denominata Ctf 150, che ha compiti antipirateria. Ma nell'area
si trovano, o comunque hanno svolto azioni di controllo, anche unità militari
di Giappone, India, Russia e Cina. In zona, pronta a intervenire, incrocia anche l'unità italiana
da assalto anfibio San Giorgio. Una nave da sbarco che porta mezzi,
elicotteri e 350 uomini. raoul.deforcade@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA PRONTO INTERVENTO Ricevuto l'Sos, un elicottero è decollato
dall'unità militare mettendo in fuga i barchini dei predoni, poi inseguiti da
una nave indiana
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-06 - pag: 12 autore: Moneta unica
Fu la Russia di Medvedev, prima della Cina, a lanciare la proposta di una
moneta sovranazionale mondiale. E, solo un anno fa, di questi giorni, a
parlarne, si veniva presi per pazzi... Eppure una moneta unica sovranazionale
(che non registra tuttora adesioni da parte dell'Europa e che,a mio parere,
gioverebbe immensamente prima di tutto agli Usa) avrebbe, credo, un merito non da poco per gli equilibri
mondiali: devitalizzare ogni forma speculativa monetaria, con evidenti
ripercussioni sui prezzi di molti prodotti e sul Pil di molte economie,
contrariamente a quanto eravamo soliti assistere con la nostra lira che
qualcuno ancora si ostina a rimpiangere. O mi sbaglio? Luigi A. Ciannilli email
N o n è detto che gli effetti siano tutti quelli sperati dal lettore:
Alessandro Merli, Pietro Alessandrini e Michele Fratianni, su queste colonne,
hanno già evidenziato significato, vantaggi e difficoltà di una (molto
eventuale) nuova moneta di riferimento. L'Economist anzi ritiene«improbabile
(che) la proposta guadagni terreno nel prossimo futuro ». Tutti considerano
positivo, però, che rilanciandola, la Cina abbia
mostrato di volere giocare un ruolo più attivo e propositivo sul fronte
finanziario internazionale. Com'è positivo che anche dall'opinione pubblica
giungano voci che riconoscono l'importanza che l'euro ha rappresentato per
l'Italia.Certo quella scelta manifestò l'adesione a una disciplina condivisa
allora e assai meno praticata (da tutti) oggi. Perciò un nuovo ordine monetario
non potrà che significare il risultato di un coordinamento economico e di una
capacità di visione che si sono fatti merce rara. • Il costo delle Province
Nell'attesa che venga recepita la provocazione di abrogare le Province-lanciata
l'anno scorso da Fini a Ballarò, ripresa da Libero con tanto di sottoscrizione,
manifestata da altri nostalgici del centralismo democratico tra cui Casinie
Forbice, e ora ripresa dal movimento d'imprenditori veneti "Non serve non
voto"- si potrebbe almeno ridurre subito il numero dei consiglieri
provinciali. Infatti, visto che il numero dei consiglieri di questo ente
intermedio viene calcolato su soglie di abitanti, suggerisco che il calcolo dei
rappresentanti venga effettuato sulla base degli aventi diritto al voto: sarà
sufficiente modificare qualche comma del Testo unico delle leggi
sull'ordinamento degli enti locali. A Macerata, ad esempio, quando la provincia
ha superato la soglia dei 300mila abitanti, gli scranni sono passati da
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Centro-Nord sezione:
ECO-IMP Toscana data: 2009-05-06 - pag: 11 autore: Ora pesa per il 41%
Artigianato, sorpasso dell'edilizia EMPOLI (FI) Boom dell'edilizia
nell'artigianato e maggiore strutturazione dell'industria. Cambia direzione il
circondario Empolese Valdelsa, uno dei più antichi distretti manifatturieri
toscani, che dell'area a ovest di Firenze ha fatto un ricco polo
multisettoriale (ceramica, confezioni, meccanica, vernici, cornici ecc. che
rappresentano quasi il 20% delle imprese provinciali). Una
vocazione alla pluralità che i venti di globalizzazione stanno selezionando.
Dai dati camerali relativi alla manifattura artigiana, elaborati da Cna e
università di Firenze, emerge un fenomeno comune a diversi territori, ma che
nel circondario raggiunge punte particolarmente rilevanti: l'inversione di peso
tra artigianato manifatturiero e costruzioni (edilizia e impiantistica).
Dal
( da "Manifesto, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
sindacato americano sfida la Cgil FIAT-CHRYSLER Il sindacato americano sfida la
Cgil Da gigantesca agenzia interinale a soggetto capitalista: per le Unions è
una svolta epocale. Ma i cambiamenti che la globalizzazione record del Lingotto
imporrà, apriranno un nuovo capitolo anche per il sindacato italiano. Che è già
in ansia per l'operazione Opel P
( da "Repubblica, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 51 - Cultura
Oggi a Roma Marc Augé e il paesaggio ROMA - Marc Augé terrà
oggi una conferenza presso la Società Geografica italiana intitolata «La
globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano». L´incontro con
l´antropologo francese, fissato per le 14 presso Villa Celimontana, in via
della Navicella 12, si inserisce nel ciclo di "Sensibilia" diretto da
Tonino Griffero, dell´Università di Tor Vergata.
( da "Corriere della Sera"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Tempo Libero data: 06/05/2009 - pag: 11 SOCIETÀ
GEOGRAFICA ITALIANA Globalizzazione e paesaggio, incontro con Marc Augé Si parla di globalizzazione
e trasformazioni del paesaggio urbano nell'incontro di oggi presso la sede
della Società Geografica Italiana. Protagonista Marc Augé, etnologo e
antropologo francese, direttore dell'École des Hautes Études en Sciences
Sociales. Titolo del del seminario, organizzato dalla cattedra di
Estetica dell'università Tor Vergata, «Spazio fisico e spazio vissuto».
Intervengono Rino Caputo, Franco Salvatori, Michele Di Monte, Tonino Griffero,
Marcello Massenzio, Massimo Rosati e Massimo Venturi Ferriolo. Società
Geografica Italiana, via della Navicella 12, ore 14
( da "Giornale.it, Il"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
06-05-2009 -
"Caro Brunetta, i fannulloni li inventai io". Firmato: Marx
29-09-2007 - Quel fondamentalismo chiamato cultura laica 24-09-2007 -
Napolitano rimpiange i suoi comizi giovanili 17-09-2007 - Quel morto vivente
chiamato socialismo 05-09-2007 - L'assurda recita anti Bush delle stelle di
Hollywood 01-09-2007 - Nulla di nuovo a sinistra gli Usa sono sempre Satana 27-08-2007 - Sarà
la rampante Cina a salvare
l'Occidente 20-08-2007 - I pregiudizi anticattolici che accecano i leader gay
17-08-2007 - La giustizia clemente con i «poveri» assassini 27-07-2007 -
Pannella vuole un posto nel regime che tanto odia 21-07-2007 - Com'era allegra
l'arte gay prima della rabbia omosex 11-07-2007 - Per Veltroni il
terrorismo non va neanche nominato 06-07-2007 - Garibaldi «revisionista» della
sua stessa impresa 02-07-2007 - Lo schiaffo di Benedetto XVI all'ottimismo dei
laici 27-06-2007 - Quei monarchici di Napoli uccisi anche dalla storia
17-06-2007 - Quando Cioran spiegava gli anni di piombo e di follia 11-06-2007 -
Alla città sepolta dai rifiuti mancava solo l'opera d'arte 03-06-2007 - Quel
finto angioletto di Sofri tace solo sulle sue colpe 23-05-2007 - La Calabria ha
nostalgia di Ferdinando di Borbone 18-05-2007 - Quando Foucault credeva nella
svolta di Khomeini 14-05-2007 - Se lo Stato diventa padrone i cittadini saranno
burattini 11-05-2007 - Perché oggi la famiglia è una scuola di libertà
03-05-2007 - Quel sonetto ispirato dall'odio rivela il volto del Risorgimento
30-04-2007 - Quel romanzo criminale chiamato Risorgimento 26-04-2007 - Sofri
inventa un'altra favola per convincere i delusi caricamento in corso... più
letti più votati più commentati Berlusconi: "Da sinistra solo... di
Redazione IL MANIFESTO DELLA SIGNORA di Gianni Baget Bozzo Doppi giochi
Attenzione,... di Massimiliano Lussana Con l'assist di «Angeli e... di Luca
Telese Avvenire non ci sta: «Non sono i... di Andrea Tornielli IL MANIFESTO
DELLA SIGNORA di Gianni Baget Bozzo Berlusconi: "Da sinistra solo... di
Redazione Doppi giochi Attenzione,... di Massimiliano Lussana Avvenire non ci
sta: «Non sono i... di Andrea Tornielli Con l'assist di «Angeli e... di Luca
Telese Berlusconi: "Da sinistra solo... di Redazione Doppi giochi
Attenzione,... di Massimiliano Lussana Due barconi in panne nel Canale di... di
Redazione IL MANIFESTO DELLA SIGNORA di Gianni Baget Bozzo "Ogni voto
oltre al mio ... di Marco Zucchetti Pubblicità Pubblicità I nostri servizi
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( da "Stampaweb, La"
del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Per molti europei
internet continua ancora ad essere una bestia rara, a cui avvicinarsi con
circospezione e diffidenza, soprattutto quando si tratta dif are acquisti on
line. Secondo dati diffusi ieri dall’Eurobarometro sebbene
il 48,5% delle famiglie europee disponga di un collegamento internet a banda larga, solo il 12%
degli utilizzatori europei del web si sente sicuro nel fare transazioni via
internet. In Italia siamo al 5%. Il 39% nutre seri dubbi circa la sicurezza del
mezzo, nonostante i ripetuti annunci del contrario ed il 42% non osa nemmeno
effettuare transazioni finanziarie ondine. In Italia la percentuale dei
timorosi sale però al 55%. Alla diffidenza generalizzata si aggiunge che ben il
65% degli intervistati non sa a chi rivolgersi per ottenere informazioni e
consigli sugli acquisti online transfrontalieri all'interno dell'UE, anche se
un terzo dei consumatori prenderebbe in considerazione l'ipotesi di acquistare
online merci provenienti da altri stati perché meno costose e di migliore
qualità. Alla prova dei fatti però solo il 7% lo fa. Una percentuale esigua che
comunque muove un mercato il cui fatturato totale è pari a circa 106 miliardi
di euro. Una situazione che la Commissione europea, in particolare i
responsabili alle Tlc, Viviane Reding, e ai diritti dei consumatori, Meglena
Kuneva, intendono cambiare. L’occasione è stato il lancio del
portale "eYouGuide", per offrire ai consumatori consigli pratici sui
"diritti digitali" di cui essi godono in base alla legislazione
comunitaria. Tale guida
(disponibile al sito http://ec.europa.eu/eyouguide), che raccoglie una proposta
presentata dal Parlamento europeo nel 2007, affronta problematiche attinenti ai
consumatori quali i loro diritti nei confronti dei provider a banda larga, gli
acquisti online, il fatto di scaricare musica da Internet e la tutela dei loro
dati personali sia su Internet che sui siti di comunicazione in rete. "Se
vogliamo che i consumatori facciano acquisti e sfruttino il potenziale offerto
dalle comunicazioni digitali – ha spiegato Meglena Kuneva durante una
conferenza stampa di presentazione del progetto – dobbiamo dare loro la
certezza che i propri diritti vengano effettivamente salvaguardati. Ciò
significa che dobbiamo mettere in atto e fare applicare chiari diritti dei consumatori
rispondenti agli elevati requisiti già esistenti quando si tratta di acquistare
prodotti nel negozio in strada. Internet ha molto da offrire ai consumatori ma
noi dobbiamo suscitare la loro fiducia affinché la gente possa fare acquisti
con la massima serenità”. L’iniziativa per Bruxelles dovrà
andare di pari passo a un’efficace lotta contro lo spam (la ricezione di
grandi quantità di messaggi indesiderati, generalmente di tipo commerciale),
arrivando alla definizione di sanzioni civili e penali di efficacia equivalente in tutti gli
Stati membri dell'Unione e nelle nazioni limitrofe. In realtà un “divieto delle
comunicazioni indesiderate” fa parte della legislazione Ue fin dal 2003, ma a
oggi ben il 65% degli europei continua a lamentarsi di troppi casi di spamming.
A guidare la classifica mondiale sono gli Usa, con il
19,8% delle comunicazioni indesiderate, seguiti dal 9,9% della Cina, dalla Russia (6,4%), dal Brasile, Turchia, Corea del
Sud e India. Ottava posizione mondiale, ma prima in Europa per produzione e
ricezione di spam è invece l’Italia, che guida il gruppo europeo
con il 3%. commenti (0) scrivi
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina IX - Firenze
Incontriamo il regista che da domani sarà a Fabbrica Europa con il poema
omerico in versione attualizzata César Brie: "Odissea storia di
migranti" "Iniziai col teatro per avvicinare le donne. Poi però la
scena mi ha stregato" ROBERTO INCERTI «Se riesco a far ridere, riuscirò
anche a commuovere». Nel teatro del regista, maestro argentino César Brie
convivono arte e politica, metafore e grandi storie, mito e attualità. «Non mi
prendo mai sul serio: se nel teatro non c´è dissacrazione diventa una chiesa,
quindi finisce tutto. Voglio un teatro che non sia solenne, che si avvicini a
un´opera buffa». Brie col suo "Teatro de Los Andes" sarà la star del
festival Fabbrica Europa. Domani e sabato alle 20 andrà in scena
l´entusiasmante, ironico, epico Odissea (info 0552638480 e 0552480515). La sua
sarà una Odissea contemporanea. «Lo spettacolo si svolge fra canne appese. Si
aprono, si chiudono, ruotano, si spostano avanti e indietro. Creano strade,
case, boschi, prigioni, muri. Diventano un´allegoria per descrivere la
situazione della Bolivia di oggi, di migliaia di persone che sono costrette a
lasciare la propria terra in cerca di un futuro migliore. Lo spettacolo parla
di profughi in viaggio, attori veri di un´Odissea
contemporanea nel segno della globalizzazione e della perdita di radici». Nel
suo teatro non c´è realismo, le tragedie di oggi sono viste attraverso l´arte,
il mito. «è vero, io parlo della contemporaneità attraverso allegorie, le mie
opere sono viaggi all´interno dell´uomo. Nel 2002 realizzai uno
spettacolo che parlava del terremoto della Bolivia, sarebbe attualissimo
riproporlo oggi dopo quello che è capitato in Abruzzo». Come ha iniziato a fare
teatro? «Desideravo le donne, ma proprio non ce la facevo a rivolgere loro la
parola. Il teatro mi ha aiutato ad essere meno goffo, meno timido. La verità è
che ho iniziato a fare spettacoli per poter parlare con le donne. Ma poi il
teatro mi ha stregato, intrappolato, e non l´ho lasciato mai più». Nel ´72 il
regime militare in Argentina la costrinse col suo gruppo teatrale a trasferirsi
in Italia. «L´esilio ha segnato il mio percorso artistico. Di quel periodo è
stata fondamentale la mia esperienza presso il centro sociale "Isola"
di Milano. In seguito, sono stati miei compagni di viaggio il Centro teatrale
di Pontedera del regista Roberto Bacci e il festival Armunia a Castiglioncello
diretto da Massimo Paganelli». Lei per dieci anni, dall´80 al ´90, è stato
sposato con Iben Nagel Rasmussen l´attrice-icona dell´Odin. «Iben è stata una
maestra per me, Pippo Delbono, Danio Manfredini. Ma poi il mio lavoro è
approdato altrove. Io per esempio non mi vergogno a raccontare con semplicità
una storia. E´ fondamentale che il pubblico capisca ciò di cui si sta parlando.
Una grande estetica può convivere con una trama comprensibile, immediata,
capace di parlare al cuore del pubblico». Qual è il segreto del teatro di César
Brie? «Raccontare la realtà attraverso la poesia. Non riesco ad essere
indifferente alla realtà che ci circonda, ma il teatro è arte, non può essere
soltanto cronaca o denuncia. Io interrogo gli attori, voglio che un attore dica
una cosa e ne faccia un´altra».
( da "Repubblica, La"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 47 - Cronaca
Impegnati, pronti a rischiare, più autonomi: sono i Millennials, i ragazzi
diventati maggiorenni in questo secolo I sociologi della Cattolica disegnano la
mappa dei nuovi giovani. Quelli che negli Usa hanno fatto vincere Obama La
carica dei ragazzi che salveranno il mondo Superato lo shock di essere i primi
a immaginare una vita peggiore di quella dei genitori
Cresciuti in piena globalizzazione sono considerati "la vera grande
risorsa del Paese" (SEGUE DALLA PRIMA P
( da "Unita, L'" del
07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Rivedere la
strategia della presenza delle truppe internazionali» Il responsabile Esteri
Pd: ancora una volta le stragi dimostrano che l'intervento militare fallisce
senza l'appoggio alla ricostruzione U.D.G. Un episodio atroce che ha causato
decine di vittime innocenti, sofferenze disumane e che approfondisce un clima
già difficile con la popolazione». A sostenerlo è Piero Fassino, responsabile
del Pd per la politica estera. «Una strategia di successo - rimarca Fassino -
ha bisogno di un rapporto positivo con la popolazione afghana e la stessa presenza
militare internazionale rischia di essere inefficace se non accompagnata
contemporaneamente da un rafforzamento della ricostruzione economica e delle
istituzioni politiche statali e locali». «Anche l'Italia - sottolinea Fassino -
deve sentire la responsabilità di concorrere alla definizione di una nuova
strategia. Finora il governo si è limitato ad assecondare la volontà altrui»
Cosa segnala la strage in Afghanistan? «Questo episodio atroce, come altri
precedenti di altrettanta gravità, rende urgente avviare la revisione di
strategia per l'Afghanistan proposta dallo stesso presidente Obama». Qual è il
fulcro di questa strategia? «Non si tratta di mettere in discussione l'impegno
militare che fu deciso, all'indomani dell'attentato alle Torri gemelle, per sradicare
i santuari terroristici di Al Qaeda ed evitare che i talebani tornassero a
opprimere il popolo afghano. Quell'obiettivo rimane tuttora vero e valido. Ma è
evidente che se si vuole avere successo, occorre conquistare il consenso della
popolazione non sottoponendola a inutili sofferenze e ad atti di
prevaricazione. Così come è urgente rafforzare la ricostruzione economica e
sostenere la costruzione di istituzioni democratiche - statali e locali - e di
una pubblica amministrazione che sottragga l'Afghanistan alle logiche tribali.
Insomma, serve più politica, liberandosi dall'illusione che sia sufficiente
l'azione militare. D'altra parte è proprio stato questo il cuore della recente
conferenza sull'Afghanistan promossa dal governo americano coinvolgendo tutti i
principali Paesi della regione, compreso l'Iran». Un
approccio globalizzato... «Occorre essere consapevoli che la crisi afghana non
potrà essere risolta soltanto in Afghanistan. È cruciale quel che accade in
Pakistan e le relazioni di questo Paese con l'Afghanistan. Così come è cruciale
superare la storica conflittualità tra India e Pakistan che è il vero conflitto
profondo mai irrisolto, che vede l'intera regione permanentemente
esposta all'instabilità. Infine è evidente che una positiva evoluzione del
dossier iraniano, su cui Obama ha fatto aperture coraggiose, potrà influire in
modo decisivo anche sulle vicende afghane. E non va dimenticata la reciproca
influenza tra il conflitto israelo-palestinese con quel che accada in Iran e in
Afghanistan. Insomma, quel che serve è una visione e una strategia per il
"Grande Medioriente" che si estenda dal Mediterraneo al Golfo
Persico». Quale ruolo dovrebbe svolgere in questo scenario l'Italia? «Anche
l'Italia deve sentire la responsabilità di concorrere alla definizione di una
nuova strategia, tanto più dopo il grave incidente dell'altro ieri. Finora il
governo si è limitato ad assecondare le volontà altrui. Ma Obama non chiede
agli alleati di essere passivi e silenziosi, bensì di avere un ruolo attivo nella
definizione delle scelte necessarie ad entrare in una fase nuova. È tempo che
il governo venga in Parlamento e se ne possa discutere». Intervista a Piero
Fassino
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
ZOOM Museo di Roma
in Trastevere World Press Photo 2009 Inaugura al pubblico romano alle 18.00 al
Museo di Roma in Trastevere, la mostra World Press Photo, legata all'omonimo
concorso che vede da 52 anni, una giuria indipendente, formata da esperti internazionali,
chiamata a esprimersi su migliaia di domande di partecipazione provenienti da
tutto il mondo, inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam da
fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste. Tutta la produzione
internazionale viene esaminata e le foto premiate che costituiscono la mostra
sono pubblicate nel libro che l'accompagna. Quest'anno il numero di fotografi e
sottoposte al giudizio della giuria è ancora aumentato: 96.268 contro le 80.536
dell'anno precedente. Sono stati premiati 62 fotografi di 27 diverse
nazionalità: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada,
Cile, Cina, Colombia,
Francia, Germania, Grecia, India, Irlanda, Italia, Giappone, Messico, Olanda,
Polonia, Russia, Salvador, Sud Africa, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera,
Ucraine e USA. Foto dell'anno l'immagine in bianco e nero del fotografo
americano Antony Suau. ¡ P.zza S.Egidio, 1b, la mostra resta aperta
tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00, escluso il lunedì, fi no al 28 maggio.
Biglietto integrato mostre + museo 5,50 euro, 4 euro ridotto. Info: 060608
www.museodiromaintrastevere.it (foto terza classifi cata al reportage Spot News
Wojciech Grzedzinski, Polonia, Napo Images per Dziennik Confl itto georgiano,
Agosto)
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Politiche COSMICHE
La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria
basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un
sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da
una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di
massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE Mario Pianta La crisi finanziaria
internazionale ha rivelato la fragilità del mercato come strumento di
regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione
degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei
movimenti, sociali c'è chi, da un lato, è tentato dalla nostalgia di pensare
che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'è chi
invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la
democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le
mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso»
della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una
democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro
20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranità degli
stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei
partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le
pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su
scala globale il «vuoto» di democrazia e capacità di governo è apparso evidente
nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato
di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme più
«multilaterali» di global governance. Una via alternativa alle copnclusioni del
g20 londinese è la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi,
che delinea un sistema di governo a più livelli ed estende i fondamenti della
democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini
nazionali. Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa
direzione sono già stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale
internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i
cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità che scavalca quella
degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste per
rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le
istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno
parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo
ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi
globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a giugno la sua
«Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo
sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise,
democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e
Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro
insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento
ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e doveri che superino
quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano
indipendenti dai governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla
società civile di tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una
Assemblea parlamentare delle Nazioni unite dove siano rappresentati i cittadini
(o i parlamenti) - anziché i governi - del pianeta, il coinvolgimento di
organizzazioni della società civile nei meccanismi di decisione delle
organizzazioni sovranazionali, la creazione di un Consiglio per i diritti umani
con un forte ruolo delle organizzazioni non governative, e così via. Proposte
di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione della
democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e
uguaglianza politica, che va al di là degli aspetti più immediati - presenza di
elezioni, partiti, libertà d'informazione. Tali principi, per essere effettivi
su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza
definisce una condizione necessaria per la democrazia: l'accettazione di
preventive regole condivise - che escludono l'uso della forza - su come si può
ottenere o perdere il potere politico. Il controllo popolare deve riguardare
anche le decisioni prese da altri stati (o da poteri economici transnazionali)
e che hanno conseguenze sui cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza
politica deve portare a definire una comunità di cittadini del mondo con uguali
diritti e doveri sui temi di rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con
le richieste avanzate dai movimenti globali che - da Seattle nel
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
MATERIALI Mappe per
orientare la globalizzazione dal basso Una mappa delle strade della democrazia
che attraversano i confini nazionali è nell'ultimo annuario «Global Civil
Society 2007/8. Communicative power and democracy» (Sage) con testi di Mary
Kaldor, Vincent Price e molti altri. Di democrazia, sovranità
e società nella globalizzazione si occupa Zygmunt Bauman nel libro-intervista
«Modernità e globalizzazione» di Giuliano Battiston (Edizioni dell'Asino, in
stampa). Sulle Nazioni Unite il lavoro più aggiornato è di Nora McKeon «The
United Nations and Civil Society: Legitimating Global Governance - Whose Voice?»
(Zed, in uscita ad agosto), dove sono esaminate le esperienze innovative - nei
casi dei controvertici, dell'alimentazione e degli Obiettivi di sviluppo del
millennio -, i problemi di legittimità e rappresentanza, i meccanismi di
partecipazione delle Ong, con un esame delle proposte di riforma delle Nazioni
Unite. Le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti globali
sono al centro del volume curato da Donatella della Porta, «Democracy in social
movements» (Palgrave, in stampa), che presenta i risultati di un'indagine su
centinaia di organizzazioni di diversi paesi europei. I risultati di
un'indagine sulla società civile di tutto il mondo promossa da Civicus, una
rete globale di associazioni, sono esaminati in «Civicus global survey of the
state of civil society», curato da V. Finn Heinrich e Lorenzo Fioramonti
(Kumarian Press). Per quanto riguarda la difficile traduzione, a livello nazionale,
della democrazia in politiche di cambiamento è esaminata da Carlo Donolo in «Il
futuro delle politiche pubbliche» (Bruno Mondadori) e qualche via d'uscita non
istituzionale è proposta da Giulio Marcon in «Come fare politica senza entrare
in un partito» (Feltrinelli). Un manualetto delle pratiche più radicali è in
«Ribellarsi è giusto. Teorie e pratiche della disobbedienza civile» (Edizioni
dell'Asino), un'antologia con testi che vanno da Gandhi a Gunther Anders, da
Aldo Capitini a Howard Zinn.
( da "Manifesto, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Politiche COSMICHE
La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria
basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un
sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da
una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di
massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE Mario Pianta La crisi finanziaria
internazionale ha rivelato la fragilità del mercato come strumento di
regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione
degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei
movimenti, sociali c'è chi, da un lato, è tentato dalla nostalgia di pensare
che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'è chi
invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la
democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le
mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso»
della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una
democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro
20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranità degli
stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei
partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le
pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su
scala globale il «vuoto» di democrazia e capacità di governo è apparso evidente
nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato
di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme più
«multilaterali» di global governance. Una via alternativa alle copnclusioni del
g20 londinese è la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi,
che delinea un sistema di governo a più livelli ed estende i fondamenti della
democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini
nazionali. Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa
direzione sono già stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale internazionale
all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i cittadini del
mondo e dispone per questo di un'autorità che scavalca quella degli stati.
Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste per rafforzare,
democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le istituzioni
sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192
paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo ristretto scelto
dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi globali. Così, in
contrapposizione al G20, l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi
economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui
potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci
che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti
sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro insieme di proposte della
democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di
un insieme di nuovi diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la
creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai
governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla società civile di
tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare
delle Nazioni unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) -
anziché i governi - del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della
società civile nei meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali,
la creazione di un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle
organizzazioni non governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono,
nel libro di Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre
principi: nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di
là degli aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà
d'informazione. Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono
affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione
necessaria per la democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise -
che escludono l'uso della forza - su come si può ottenere o perdere il potere
politico. Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da
altri stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui
cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire
una comunità di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di
rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai
movimenti globali che - da Seattle nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: STILI E TENDENZE data: 2009-05-07 - pag: 29 autore: Non solo Venezia
Florian, il caffè dei poeti porta la tradizione a Dubai Claudio Pasqualetto Da
ieri c'è un caffè Florian anche a Dubai. Non c'è di che stupirsi visto che il
più antico caffè italiano, che ha aperto le porte a Venezia, in piazza San
Marco, nel 1720, la globalizzazione ce l'ha nel Dna,
essendo diventato da subito il luogo di incontro e di confronto di una città
quanto mai interessata al mondo intero.Non c'è da stupirsi nemmeno della
singolare commistione tra gli stucchi, i velluti, i mosaici, le dorature e gli
specchi tipici del caffè veneziano ed il modernissimo vetro e metallo del Dubai
International Financial Center nel quale è ospitato. Il caffè è unico e
non modificabile : è questa la forza del suo brand che è diventato sinomimo di
un servizio di lusso oltre che ovviamente esclusivo. Forse ben pochi dei
clienti di Dubai ricorderanno che la casa madre veneziana è stata frequentata
da Lord Byron piuttosto che da Goethe, che ha visto nascere l'idea della
Biennale, che ha dato un contributo importante all'arte della seduzione di
Giacomo Casanova. A Venezia tutto questo si continua a respirare nelle salette
che in ogni stagione dell'anno rappresentano un rifugio del tutto particolare
nel cuore di un centro storico sempre più turisticizzato. Ma nei
( da "Corriere della Sera"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Terza Pagina data: 07/05/2009 - pag: 51 La scuola e l'Europa unita
passioni di Calamandrei «V era democrazia non si ha là dove, pur essendo di
diritto tutti i cittadini ugualmente elettori ed eleggibili, di fatto solo
alcune categorie di essi dispongano dell'istruzione sufficiente per essere
elementi consapevoli ed attivi nella lotta politica». Benché siano apparse
sulla rivista «Il Ponte » nel gennaio 1946, queste parole di Piero Calamandrei
non sono certo inattuali. Nell'era della globalizzazione e del Web, la
centralità dell'istruzione pubblica sembra venuta meno, ma i testi del giurista
fiorentino raccolti dall'editore Sellerio con il titolo Per la scuola (pp. 135,
¬ 10) ci ricordano che lasciarla decadere è un rischio enorme, poiché si tratta
di un «organo centrale della democrazia». Se non posseggono gli strumenti
critici per orientarsi nel flusso dei messaggi mediatici, i cittadini restano
esposti a infinite forme di manipolazione o suggestione emotiva. E solo una
solida educazione di base può sottrarli al destino di percettori passivi. Ma
rimane valida anche l'altra ragione che induceva Calamandrei a indicare nella
questione scolastica un tema cruciale: la necessità di promuovere l'ascesa dei
meritevoli provenienti da famiglie disagiate per garantire un «continuo
ricambio sociale». Lo dimostra l'odierna Italia dominata dal nepotismo, dalla
quale troppi giovani capaci, ma privi di santi in paradiso, preferiscono
andarsene. Oltre che istruttiva, la prosa di Calamandrei è sempre limpida e
scorrevole, come si può constatare anche dal pregiato volumetto fuori commercio
Utopie di idealisti ingenui? (pp. 92) pubblicato dalla Fondazione Corriere
della Sera con un'introduzione di Antonio Padoa Schioppa. Contiene solo cinque
articoli gli unici che Calamandrei pubblicò sul quotidiano di via Solferino ma
ciascuno di essi è un modello di scrittura chiara e incisiva: quello sul federalismo
europeo, datato 11 settembre 1945, è anche un notevole esempio di lucidità e
sapienza giuridica. Antonio Carioti
( da "Corriere della Sera"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Cronaca di Roma data: 07/05/2009 - pag: 2 I doni di Silvio al sindaco
«Riforma fatta in 6 mesi» Da Alemanno una Lupa: «Roma ha ancora bisogno di te»
All'arrivo di Berlusconi l'applauso dell'aula Giulio Cesare La lupa capitolina
per Silvio Berlusconi. Con raccomandazione del sindaco: «Mettila sulla
scrivania per ricordare che Roma ha ancora bisogno di te». Un fermacarte con
l'immagine di palazzo Chigi per Gianni Alemanno: «In ricordo degli anni in cui
hai lavorato tanto e bene con me», aggiunge il Presidente del Consiglio.
Controreplica divertita del sindaco: «Ci aspettiamo ben altri regali per Roma».
«Non vi deluderò », promette Silvio Berlusconi. Il primo «regalo» è una rapida
attuazione della riforma con la veloce approvazione anche dei decreti
attuativi. «Berlusconi nel mio studio mi ha assicurato - racconta terminata
l'ufficialità Gianni Alemanno - che al massimo tra tre o sei mesi ci saranno i
decreti e così ci verranno date le funzioni e le risorse per Roma Capitale ».
Perché «è decisiva la rapida attuazione di questa riforma, sia in termini
legislativi che in termini di patrimonio - ha aggiunto Alemanno - . Il
Presidente del Consiglio mi ha garantito che tutto questo si farà, che non ci
saranno le resistenze burocratiche che spesso bloccano l'attuazione di questi
processi». Per il sindaco sono cinque i punti con cui Roma «potrà svilupparsi
ed essere competitiva »: la cultura («con riferimento ai valori cattolici»), lo
sviluppo sociale, il turismo, lo sport e il suo ruolo al centro del
Mediterraneo. Gianni Alemanno ha parlato delle varianti urbanistiche che
consentiranno di realizzare la «cittadella giudiziaria e ricostruire sullo
stesso sito il Policlinico Umberto I»; del Tevere che «avrà una sola autorità e
non 50 come ora»; del traffico, «Roma non deve essere più ricordata come la
città delle buche e dove non ci si muove». «Noi vogliamo battere Parigi nel
numero di turisti», ha aggiunto il sindaco, anche con la costruzione del
secondo «Polo», o «tirando fuori dal cassetto il sogno delle Olimpiadi». Nell'«era della globalizzazione si vince solo se si sta sulle
eccellenze». Alla presenza dei presidenti dei Municipi, del mondo
imprenditoriale ed economico (assenti, però, il presidente della Regione Lazio
Piero Marrazzo e l'ex candidato sindaco Francesco Rutelli), la «festa» è
iniziata a mezzogiorno con l'ingresso di Berlusconi nell'aula Giulio Cesare.
E dopo il saluto del presidente dell'aula Marco Pomarici è stata la volta
dell'opposizione, del presidente della commissione per Roma Capitale Francesco
Smedile: discorso dai toni soft (il sindaco è andato personalmente alla fine a
ringraziarlo) che ha strappato un applauso anche quando ha ricordato a
Berlusconi che «forze all'interno della sua maggioranza hanno avuto
atteggiamenti non troppo carini verso Roma. Faccia stare - è l'invito - i
parlamentari della Lega più tempo a Roma, così se ne innamorano». Francesco
Smedile ha ammesso di «non avere nessun imbarazzo, pur essendo dell'opposizione,
a riconoscere che la riforma è assolutamente positiva», ricordando la
collaborazione che c'è stata in Campidoglio. L'unica richiesta la «rapidità dei
tempi di attuazione e che nei decreti si tenga conto del contributo che la
città dà al paese ». Più tardi anche nelle parole del capogruppo del Pd Umberto
Marroni si parla di fase «importante», con l'invito al governo a «tenere conto
della centralità del consiglio comunale » e dell'«approccio verso l'area
metropolitana». La polemica arriva più tardi dal segretario del Pd del Lazio
Roberto Morassut: «Berlusconi concede ad Alemanno ciò che per pregiudizio
politico negò per anni ad altri»; ancora: «È stato Enrico Berlinguer nel 1980
il primo firmatario ella legge per Roma Capitale». Ed è polemica anche fra il
presidente della Provincia Nicola Zingaretti e il vicesindaco Mauro Cutrufo che
ha incentrato il suo discorso sui confini e su «Roma che è la città più vasta
d'Europa». «In una giornata positiva - ha commentato Zingaretti - il limite è
stato quello che definisco un 'comiziaccio' del vicesindaco, che forse non ha
letto quello che il suo governo ha approvato, cioè una riforma che punta
all'area metropolitana». «La legge è chiara - precisa alla fine Alemanno - la
riforma riguarda il Comune di Roma. Ho dato la mia parola a Zingaretti che poi
ci occuperemo del-- l'area metropolitana: abbinare le due riforme potrebbe
provocare ritardi». E nel futuro «la regione a statuto speciale come vuole
Piero Marrazzo». Lilli Garrone
( da "Giornale.it, Il"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 109 del
2009-05-07 pagina 0 Si fa presto a dire pizza: in Italia una su due sono
taroccate di Massimiliano Scafi Cagliate dell'est invece della mozzarella, olio
tunisino invece dell'extravergine, pomodoro cinese invece di quello campano,
grano tenero dall'Ucraina e dal Canada. Contro lo snaturamento della storica Margherita,
la Coldiretti prepara una «patente» di italianità La mozzarella? Lasciate
perdere. Scordatevi pure il pomodoro Sanmarzano e l'olio extravergine di oliva.
Quanto alla pasta, niente da fare, è taroccata anche quella: dentro non c'è più
il frumento delle campagne del Belpaese, non c'è più 'o sole, ma c'è un immondo
e indigeribile intruglio di farine canadesi e ucraine. Insomma, in Italia è
sparita la Pizza, quella vera, con P maiuscola. Al suo posto, sempre più
spesso, viene servita una simil-pizza con la p minuscola, fatta con ingredienti
di bassa qualità e poco prezzo che arrivano dalle parti più disparate del
mondo. E' la fine di un mito: una pizza su due, hanno calcolato alla
Coldiretti, è ormai straniera. Mestamente, si ammaina dunque una delle ultime e
più gloriose bandiere del made in Italy. La notizia è triste: è come se si
scoprisse che le Ferrari vengono costruite con il Lego in Danimarca, come se ci
si accorgesse che in Brunello viene imbottigliato ad Atlanta dalla Coca Cola. Ma è tant'è: è la globalizzazione, bellezza. E' la dura legge del
mercato che impone a tutti le sue regole. Eppure «pizza», secondo un sondaggio
realizzato dalla società Dante Alighieri, è la parola italiana più nota nel
pianeta. La conoscono l'otto per cento delle persone. Più del
cappuccino, sette e mezzo per cento, più degli spaghetti, sette, più persino
dell'espresso, sei per cento nonostante George Cloney. Ma ovviamente c'è pizza
e pizza e quella che ultimamente gira per i ristoranti anche del nostro Paese
non è nemmeno una lontana discendente di quel capolavoro inventato a Napoli a
metà del Settecento e innalzata nel
( da "Trend-online"
del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Funzionerà
l'economia all'insalata Usa? PRIMO PIANO, clicca qui
per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 07.05.2009 17:39 Scopri le
migliori azioni per fare trading questa settimana!! La priorità di Obama è
quella di essere rieletto nel 2012. Il 2009 sarà un anno di riparazione. Se questa
ci sarà – e dipende dal risanamento celere del sistema bancario - la
ripresa sarà lenta perché i tempi tecnici della ricostruzione del risparmio
privato e del recupero di valore degli immobili non potrà essere brevissimo.
Quindi potrebbe arrivare alla campagna di rielezione con una crescita deludente. Obama ha il terrore
di non essere rieletto in quanto tale eventualità mostrerebbe che è stato uno
scherzo passeggero, dovuto a circostanze anomale, della storia americana.
Inoltre sa che nulla, dopo la quasi deificazione, gli sarà perdonato. Questo
problema è complicato dalle elezioni di medio termine nel 2010 dove si rinnova
una parte del Congresso. Se la sinistra le perderà ciò creerà una profezia
negativa per le presidenziali del 2012. L’unico modo per evitarlo è quello di pompare la
crescita ad ogni costo e rischio. Infatti Obama sta ricorrendo come non mai al
debito, quasi in modo isterico (una bomba inflazionistica
futura), ed è disposto a qualsiasi compromesso con la Cina affinché glielo finanzi. Pertanto è prevedibile la ricostruzione
della locomotiva globale sino-americana, di un conseguente G2 e il gonfiamento
di una nuova bolla. Se poi il disastro avverrà nuovamente nel secondo mandato
ci penserà allora. Ovviamente nel fare questo deve rispettare i paletti
della sinistra e dell’ambientalismo, cioè tasse ai ricchi, più
spesa sanitaria e per fantasiosi progetti di nuova ecologia ed energetici. In
conclusione, l’insalata obamiana ha sapori portanti pro-mercato rivestiti
di populismo e verdismo in superficie, il tutto sostenuto da una spuma, cioè da una bolla
finanziata a debito. Probabilmente il “sistema” americano
non glielo farà fare al punto da far deflagrare un’inflazione devastante.
Ma questo lo segue pagina
>>
( da "Punto Informatico"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma - Nel mondo globalizzato in cui le persone si spostano e viaggiano
senza posa, il controllo alle frontiere rappresenta un problema difficile (se
non impossibile) da risolvere in via definitiva. Nondimeno le autorità
americane ci provano, innestando soluzioni tecnologiche sofisticate nei
processi di check-in (e check-out) agli aeroporti con risultati non sempre del
tutto soddisfacenti. Ad esempio, le misure precauzionali seguite alla
"epidemia" della febbre suina, supposta minaccia mortale alla salute
mondiale che si sta rivelando essere meno deleteria e pericolosa di una comune
influenza stagionale, tuttavia ha spinto gli States a dotare i checkpoint di
sensori di calore, controllo a cui naturalmente sottoporre le persone in
transito per verificare eventuali anomalie nei normali valori della temperatura
corporea. Questo genere di misure rischia di ingenerare un falso livello di
sicurezza nei viaggiatori, un po' come i controlli anti-terroristi agli
aeroporti saliti "a livelli da idiozia" dopo gli attacchi dell'11
settembre scrive Gizmodo. Sensori termici e "sniffer" di particelle
virali nulla potrebbero infatti contro epidemie e infezioni in stadi diversi di
incubazione o provocate da agenti sconosciuti, o che magari non generano i
sintomi che si vorrebbero scovare come la febbre caratteristica delle influenze
pseudo-pandemiche. Se un virus è sconosciuto e cattivo sul serio, continua
Gizmodo, sistemi di controllo come questi non serviranno a nulla tranne che a
far sentire più sicure le vittime dell'epidemia nell'istante stesso in cui ne
vengono investiti. "La battaglia" per il contenimento di eventuali
pandemie capaci di decimare la popolazione mondiale "è persa" almeno
per il momento, hi-tech o non hi-tech. Se la guerra ai virus fa segnare uno
score negativo, quella contro i clandestini va nella direzione esattamente
opposta: gli aggeggi tecnologici in dotazione gli agenti delle frontiere
britanniche sono tutto fuorché inutili, prevedendo l'impiego di sensori in
grado di misurare l'accelerazione del battito cardiaco e un eccesso di
produzione di CO2 accanto ai più tradizionali controlli computerizzati dei documenti
di identità e di viaggio. Il controllo del traffico su ruote motrici che
avviene nel tunnel sotto la Manica non può riguardare tutti i mezzi che
attraversano il passaggio, ma accanto alla tecnologia per scovare scomparti
segreti e clandestini nel retro degli autocarri le autorità di sua maestà si
affidano anche al "fiuto" degli agenti di frontiera, a cui spetta il
compiuto di selezionare i mezzi da controllare una tantum senza bloccare
completamente il transito. Le autorità chiedono con sempre maggiore insistenza
la collaborazione dei cittadini-viaggiatori, a cui ad esempio viene consigliato
l'acquisto della Checkpoint Friendly Laptop Bag prodotta da Aerovation su
indicazione della Transportation Security Administration statunitense.
L'obiettivo, in questo caso, è facilitare il compito di controllo e scansione
ai raggi-x ai checkpoint. Alfonso Maruccia
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
A TORINO Piemonte
chiama mondo Gli eventi Entra nel vivo «Piemonte chiama mondo», la
manifestazione promossa dal Consorzio delle Ong Piemontesi: un mese di
incontri, mostre e laboratori sulla cooperazione internazionale e la
solidarietà. A Torino, sabato 9 maggio, ore 16 al circolo
Bloom, via Challant 13, conferenza su «Globalizzazione, disuguaglianze e salute»; sempre sabato 9, ore 20, alla
parrocchia Sacro Cuore di Gesù, via Nizza 56, serata nicaraguense (prenotazioni:
348/8356150, giuseppe.cocco@mlal.org). Domenica 10, ore
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
decalogo Retroscena Il G8 ombra dell'economia GLOBALIZZAZIONE "Ecco la
nostra ricetta contro la recessione" Stiglitz e Fitoussi: troppo ampia la
distanza tra ricchi e poveri STEFANO LEPRI «C'è stata per i capitali ma il
mercato del lavoro la aspetta ancora» ROMA 23456781Tasse ai ricchi Più tasse ai
ricchi e rafforzare la lotta all'evasione fiscale.Lotta ai paradisi Niente
competizione fiscale tra i Paesi e lotta ai paradisi fiscali. Sanità per tutti
Il sistema sanitario pubblico deve essere per tutti i cittadini. Il rilancio Ue
Servono più misure per sostenere e rilanciare l'Unione europea. Libero scambio
Non bisogna adottare politiche commerciali protezionistiche. Prestiti ai poveri
Finanziamenti ai Paesi poveri senza condizioni del Fmi.Aiuti a banche Salvare
le banche e non escludere di nazionalizzarle.Stretta su finanza Imporre
requisiti di capitale più severi alle grandi banche.Più valute Il sistema
monetario mondiale deve essere basato su più valute.No a effetto serra
Rafforzare le misure volte a lottare contro l'effetto serra.9La grande crisi
nasce dall'aver lasciato fare alla grande finanza quasi tutto quello che
voleva; ma alla radice sta la crescente disuguaglianza sociale degli ultimi 25
anni. Così concordano i 25 esperti mondiali riuniti dall'università Luiss
«Guido Carli» di Roma e dalla Columbia di New York; è un «G-ombra» di
economisti, alti funzionari, rappresentanti di organizzazioni non governative,
costruito per offrire consigli ai governanti del G-7, del G-8 e del G-20. E'
una interpretazione nuova, quella riassunta al pubblico dai due coordinatori,
il premio Nobel Joseph Stiglitz e Jean-Paul Fitoussi, uno dei più ascoltati
economisti francesi. Ha un sapore, per schematizzare, alquanto di sinistra. Il
dissesto della finanza sregolata, supportato da una dottrina sbagliata (il
fondamentalismo liberista) ha avuto conseguenze così devastanti perché «alla
radice» c'è la disuguaglianza sociale, che provoca «una carenza di domanda a
livello mondiale». In parole povere il divario tra ricchi e poveri si è
allargato a causa di una «globalizzazione squilibrata» («i movimenti di
capitale sono stati liberalizzati assai più dei mercati del lavoro») e del
«logorarsi dei principi egualitari affermatisi dopo la seconda guerra
mondiale», si legge nel documento conclusivo. Poiché i ricchi rispetto ai
poveri spendono una quota inferiore di quello che guadagnano, mancano ora
sufficienti stimoli alla ripresa. Negli Stati Uniti, ha spiegato Stiglitz, «la
compressione dei redditi bassi è stata compensata dalla riduzione del risparmio
e dal crescente indebitamento delle famiglie, che aveva permesso di tenere
quasi immutati i comportamenti di spesa». Intanto, per evitare la
disoccupazione, il governo spendeva in deficit; si sono dunque accresciuti
insieme il debito privato e il debito pubblico. L'Europa ha preso una strada
diversa: «la redistribuzione a favore dei redditi alti ha portato a maggiori
risparmi e a una crescita più lenta»; mentre «un settore finanziario meno
incline all'innovazione limitava l'indebitamento dei consumatori». Nello stesso
tempo gli alti risparmi dell'Asia e dei paesi petroliferi del Medio Oriente
contribuivano sempre più a finanziare il debito americano. Per questo è così
difficile tirarsi fuori dalla recessione, «perché il vecchio motore della
crescita si è rotto - si infervora Stiglitz - e non potrà tornare più come
prima». L'economista americano non crede molto ai segnali di ripresa che i
governanti del suo paese dicono di intravedere: «Nella loro posizione è
comprensibile che cerchino di infondere ottimismo». Il calo dell'attività
economica rallenta, ma questo non deve essere confuso con una ripresa vera e
propria». Più ancora, aggiunge, «mi pare che ci sia qualcuno intento a pregare
che la ripresa arrivi abbastanza presto da non dover rivelare tutte le perdite
ancora nascoste nelle banche». Fitoussi, che insegna alla Luiss oltre che a
Parigi, è d'accordo. Il loro documento si apre con un appello ai capi di
governo dei vari «G»: l'alternativa che hanno davanti è tra uscire dalla crisi
«con un futuro di crescita più sostenibile, più amica dell'ambiente, e dai
frutti distribuiti in modo più equo», oppure essere giudicati per «aver mancato
al loro dovere», «benché le circostanze eccezionali offrano uno spazio di
manovra molto maggiore». Di qui i suggerimenti, che in tutto sono una trentina.
Si critica l'Unione europea, perché le sue misure anticrisi «restano ben al di
sotto del contributo da dare in ragione delle dimensioni dell'economia e
dell'alto livello di risparmi». E se il problema di fondo è la disguaglianza,
occorre «accrescere la progressività del sistema fiscale» in modo coordinato
tra i vari paesi, nonché restituire ai sistemi pensionistici un ruolo di
perequazione. Fitoussi insiste sugli aiuti ai paesi poveri; un altro dei membri
del «G-ombra» il Lord inglese di origine indiana Meghnad Desai, appoggia la
proposta cinese di sostituire al dollaro, come valuta internazionale, un
paniere di valute sotto l'autorità del Fondo monetario.10
( da "Repubblica, La"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 47 - Commenti
SE I FRANCESI SI RIBELLANO MARC LAZAR Ma che sta succedendo in Francia? Le
manifestazioni contro la crisi sono imponenti; i casi di sequestri di dirigenti
per mano di lavoratori esasperati si moltiplicano, e tutto questo avviene, in
larga misura, con l´approvazione dei francesi. La politica si estremizza. Non
senza compiacimento, Dominique de Villepin, già primo ministro di destra, ha
parlato di «rischio rivoluzionario», mentre il centrista FranÇois Bayrou si è
lanciato in accese requisitorie; i socialisti si spostano a sinistra e la
sinistra estrema avanza, tanto che uno dei suoi leader, Olivier BesanÇenot, è
oggi tra i politici più popolari. I media parlano di insurrezione, di rivolta,
di deriva terroristica, di rigetto del capitalismo, alimentando dibattiti a non
finire. Come si spiega questo clima? Le ragioni sono innanzitutto
congiunturali. La Francia è alle prese con un aumento della disoccupazione e un
calo del potere d´acquisto che le misure varate dal governo non sono ancora
riuscite ad arginare. Le disuguaglianze aumentano più che mai, e i francesi si
preoccupano per il futuro dei loro figli. La questione delle remunerazioni dei
manager, in particolare da parte di aziende che licenziano dopo aver ricevuto
denaro pubblico, continua ad alimentare le controversie esacerbando la
percezione dell´ingiustizia. Ma quest´atmosfera rivela anche alcuni tratti più
profondi. La Francia è scossa regolarmente da crisi intense, nel corso delle
quali esplodono sentimenti di ostilità verso le élite e l´aspirazione a una
rottura completa. Queste crisi febbrili alimentano interrogativi che sono
sempre gli stessi: è psicodramma o rivoluzione? Se lo chiedeva, fin dal 1968,
anche il filosofo Raymond Aron. I sindacati, deboli e divisi, sono tentati di
lanciarsi in rivendicazioni crescenti, e in parte anche in azioni dure. E
incontrano enormi difficoltà a negoziare compromessi con un padronato spesso
intransigente, e più ancora a farli applicare. Dato il peso storico dello
Stato, i francesi tendono abitualmente a metterlo sotto pressione, e nei momenti critici ricercano più che mai la sua protezione. Sono
oramai in molti a diffidare dell´economia di mercato, a respingere la
globalizzazione e a condividere quella famosa passione per l´uguaglianza di cui
già parlava Alexis de Toqueville. Ma di fatto, in ogni circostanza i francesi
tendono a percepire in maniera piuttosto negativa qualsiasi cambiamento
economico o sociale. Da una quindicina d´anni una parte del ceto medio
del settore pubblico, che rappresenta in Francia quasi il 30% dei lavoratori
dipendenti, si ribella contro il calo del proprio potere d´acquisto, il deterioramento
delle condizioni di lavoro, le politiche di austerità e le varie riforme dei
servizi pubblici promulgate a livello europeo. Si spiegano così le grandi
mobilitazioni e lo spostamento a sinistra di alcune categorie: i più anziani,
ma anche i più giovani, spesso frustrati da un lavoro non all´altezza del loro
livello di qualificazione e delle loro speranze. Da alcune settimane stiamo
forse assistendo a una novità in questo senso: a dar voce alla rabbia e al
malcontento sono ora anche i lavoratori dipendenti del settore privato e i
precari. Se mai si arrivasse a una confluenza di queste diverse proteste, la
situazione potrebbe diventare esplosiva - anche se certo non rivoluzionaria. Il
fatto è che i francesi sanno come agitare questa minaccia, come gestire questa
retorica per far passare le loro rivendicazioni. Stando ai sondaggi, i fautori
di un cambiamento radicale della società non sono più del 10%. La Francia
costituisce un´eccezione, o è piuttosto un laboratorio sperimentale? La domanda
merita di essere posta, anche perché in questo Paese le disuguaglianze sono
meno pronunciate che altrove - ad esempio in Italia, dove povertà e
disoccupazione sono in aumento e si stanno aggravando le sperequazioni tra i
territori, i gruppi sociali e le generazioni, oltre che tra uomini e donne.
Perché allora - al di là dell´importante manifestazione della Cgil il 4 aprile
scorso, o di quella unitaria del 1° maggio - le proteste qui sono minori? Si
possono fare diverse ipotesi. L´Italia è certo colpita dalla crisi, e lo sarà
più ancora nei prossimi mesi; ma per diverse ragioni, tra cui il deliberato
ottimismo sfoggiato dal capo del governo, l´opinione pubblica - come dimostrano
i sondaggi europei - non ha ancora preso piena coscienza della sua gravità.
Nelle piccole imprese, spina dorsale dell´economia italiana, i rapporti tra i
proprietari e i dipendenti sono diversi da quelli che regnano nelle grandi
aziende, e in particolare nelle multinazionali. I classici ammortizzatori
sociali - lavoro al nero e frode fiscale, solidarietà familiare, molteplici
reti associative più o meno formali, distribuite in maniera diseguale -
funzionano ancora. Il ciclo della preminenza delle strategie individuali non è
ancora esaurito, e non ha ceduto il passo a quello caratterizzato dall´azione
collettiva - per riprendere le categorie del sociologo Albert Hirschman. La
fiducia nel governo è tuttora elevata. Le tentazioni più radicali non trovano
sbocchi politici, nonostante gli sforzi di Di Pietro. I partiti di governo Pdl
e Pd, nonostante le loro divergenze su questi temi, danno prova di un senso di
responsabilità che sembra condiviso dagli italiani. Ma sarebbe un grave errore
pensare che l´Italia sia al riparo dalla contestazione. In quest´inizio del
XXII secolo i problemi sociali si stanno acutizzando. E poiché, parallelamente,
la diffidenza verso le istituzioni e la "casta" è profondamente
radicata nell´opinione pubblica, in assenza di soluzioni si profila il rischio
di pericolose degenerazioni. Traduzione di Elisabetta Horvat
( da "Stampa, La" del
08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
DOCUMENTARIO Bello
l'atto d'amore di Olmi per la terra Terra Madre» - dal nome del Forum Mondiale
che il patron di Slow Food Carlo Petrini organizza da qualche anno a Torino per
discutere dei guasti inflitti al pianeta e dei possibili modi per arginarli - è
un documentario firmato da Ermanno Olmi. Il quale gli ha impresso la sua
indiscutibile impronta autoriale nella concezione e nel montaggio. Fra le
immagini dei multietnici «guardiani dell'agro diversità» colti con freschezza
di sguardo dagli allievi della scuola IpotesiCinema e i materiali che
testimoniano il drammatico livello di inquinamento, il film assembla scene,
momenti, visi, frasi che svariano dall'allarme alla suggestione alla speranza.
Spicca nella folla il volto caldo e nobile di Vandana Shiva che il regista
Zaccaro mostra nella sua piantagione indiana, intenta alla cura di salvare un immenso patrimonio di semi messo a rischio dalle culture
globalizzate. Mentre nel poetico piccolo film «L'Orto di Flora», realizzato da
Franco Piavoli, è il lavoro di un agricoltore sul volgere delle stagioni a dare
il senso di un'armonia non ancora perduta. Il prologo è un brano delle
Georgiche letto da Omero Antonutti, sui titoli di coda Celentano canta Un
albero di trenta piani. Più olmiano di così! \ TERRA MADRE di Ermanno
Olmi Italia 2008 TORINO, Massimo MILANO, Anteo GENOVA, Ariston ROMA, Greenwich,
Mignon NAPOLI, Filangieri PALERMO, Lux ****
( da "Repubblica, La"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XIII - Torino
Fiera del Libro, la terza Camera Invasione di politici. Picchioni: "Ma
sono tutti di centrosinistra" Confermata la presenza della Palestina si
disinnesca il rischio di boicottaggi. Giovedì apre Gianfranco Fini MASSIMO
NOVELLI Tra i timori (moderati) per il nuovo boicottaggio politico, che
stavolta investirà l´Egitto, la nazione ospite quest´anno, e le conferme sulla
presenza (finalmente) della Palestina e della sua cultura, la Fiera del Libro
di Torino sta scaldando i motori della sua ventiduesima avventura, declinata
nel filo conduttore di «Io, gli altri». Si comincia fra poco meno di una
settimana, cioè giovedì 14, alla presenza del presidente della Camera
Gianfranco Fini. Anche se già mercoledì 13, al Teatro Carignano, si terrà una serata
d´onore che vedrà tra i protagonisti Mohamed Salmawy, segretario generale
dell´Unione degli scrittori arabi, e alcuni gruppi egiziani di danza e di
musica popolare. Un´anteprima, in definitiva, in piena
sintonia con una Librolandia sempre più globalizzata, molto rivolta ai sud del
mondo, tanto che per le prossime edizioni dovrebbero essere in passerella
l´Argentina e il Sudafrica. L´Europa, però, non sta a guardare, e proprio ieri
le autorità culturali della Danimarca hanno prenotato un posto per la puntata
del 2010. Sarà la prima Fiera del Libro, almeno che si ricordi, senza
Giuliano Soria e i suoi ex maxi-convegni dell´ex Grinzane Cavour. Una kermesse,
inoltre, ancora priva degli spazi dell´Oval, che dovrebbero diventare
operativi, con il quarto padiglione, nel 2011. L´Egitto, il mondo arabo e
palestinese, intellettuali che fanno discutere come Tariq Ramadan e Ilan Pappe,
dovrebbero dominare la scena. Tuttavia dovranno vedersela con quella che
Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la
cultura, definisce «la terza Camera, un Parlamento in trasferta». Si tratta
della massiccia partecipazione di esponenti politici italiani, che, vuoi per la
campagna elettorale e vuoi pure per altre ragioni più in tema con lo spirito di
Librolandia, invaderanno gli spazi del Lingotto come non accadeva da anni.
«Sono quasi tutti di centrosinistra, però», dice Picchioni con un filo di
rammarico. «Non è colpa nostra - aggiunge - se quelli del centrodestra, salvo
eccezioni come il ministro Giorgia Meloni, hanno detto di no. Penso a Giulio
Tremonti, a Giuliano Ferrara, a Renato Brunetta, che non hanno accettato».
Sull´altro fronte, invece, si abbonderà: da Massimo D´Alema, che si farà
intervistare da Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a
Fausto Bertinotti, a Emma Bonino, a Claudio Fava, ad Antonio Di Pietro, Enrico
Letta, Pietro Marcenaro, Diego Novelli, Walter Veltroni. Per fortuna, a buon
contraltare dell´orgia politica, non mancheranno nemmeno i grandi nomi della
letteratura, del giornalismo, della cultura, della scienza. Si annunciano, tra
i tanti, Umberto Eco, lo scrittore cinese Yu Hua, Adonis, Orhan Pamuk, David
Grossman, Claudio Magris, Salman Rushdie, Eugenio Scalfari.
( da "Giornale.it, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sono in Turchia per
un viaggio di studio organizzato dalla delegazione ad Ankara della Commissione
europea e riservato a un ristretto pool di giornalisti europei. Uno dei
ricercatori incontrati oggi, Can Paker, ha fornito una spiegazione originale
del successo del partito islamico moderato Akp. A suo giudizio il premier
Erdogan vince perchè è l'unico a rappresentare gli interessi della nascente
classe media, che si sviluppa grazie alle riforme e al libero mercato. L'Islam,
secondo Paker, sarebbe un elemento secondario. Il Partito kemalista di
opposizione continua a declinare, non perchè la società rifiuta il secolarismo,
ma perchè quel partito rappresenta la vecchia classe media, basata
sull'establishmenti burocratico-militare, che tende a ridursi. Secondo me il
quadro è più complesso, ma il metodo di analisi di Paker è comunque
interessante e in sintesi può essere riassunto così: i partiti si affermano non
tanto per la loro ideologia, quanto per la loro capacità di rispecchiare le
convinzioni e le aspirazioni di una classe sociale. Applicando questo metodo
all'Italia si capiscono le ragioni del successo e del fallimento di molti
partiti. Vediamo: - Il Pdl e Berlusconi sono sempre più popolari perchè
rappresentano la piccola e la media borghesia, sia dei grandi sia nei piccoli
centri, che oggi è maggioritaria nel Paese. E non basta il clamore per il
divorzio da Veronica per cambiare il giudizio sul leader, perchè nelle società
moderne - dopo la vicenda Clinton - la valutazione della moralità privata è
sempre meno importante politicamente. - La Lega Nord riflette la paura, il
disagio, l'attaccamento identitario di ampie zone del nord, soprattutto in
Provincia. E' vista come il baluardo contro l'immigrazione clandestina e la
vicenda della nave respinta farà salire i consensi. - L'Udc interpreta un certo
mondo cattolico, comunque borghese, che, come accadeva ai tempi della Dc, è
molto sensibile al messaggio della Chiesa e predilige una certa sobrietà;
dunque non si riconosce in Berlusconi. I problemi sorgono a sinistra. Perchè il
Pd non sfonda? Perchè rappresenta gran parte del mondo della scuola, una parte
dei funzionari pubblici, il mondo intellettuale e perchè anzichè una a due
identità: quella post comunista e quella cristianosociale. Troppo poco per
vincere. E la mia impressione è che l'ultimo governo Prodi abbia contribuito a
recidere il legame con la piccola e media borghesia produttiva, che non si fida
più della sinistra. E non basta cambiare leader : finchè le facce continuano a
essere quelle note (Veltroni, Franceschini.), gli elettori volteranno le spalle
al Pd. o meglio: il partito è destintato a galleggiare attorno al 20%. E oltre
il Pd? La galassia comunista ha perso il contatto sia con la base operaia che
con i residenti delle periferie delle città, dove almeno il 50% degli elettori
vota Lega. I Verdi vengono associati a personaggi come Pecoraro Scanio e dunque
non hanno chance. I progressisti sono così rigidi da non capire che le
battaglie in difesa degli immigrati clandestini e dei rom (vedi polemiche sul
pacchetto sicurezza e sui barconi rispediti a Tripoli) non fanno altro che
rendere ancora più profonda la diffidenza della piccola e della media borghesia
nei loro confronti. Insomma, fanno il gioco del centrodestra. O no? Scritto in
pdl, crisi, politica, lega, criminalità, clandestini, partito democratico,
progressisti, Italia, immigrazione, democrazia, sindacati, sicurezza, società,
turchia Commenti ( 3 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05May
09 Una crisi a "L" con la gobba? Continuo a credere che il recente
rialzo di Borsa non sia l'inizio di una fase di crescita; bensì la conseguenza
delle manovre messe in atto lo scorso mese (vedi il post del 14 aprile).
Tuttavia non posso non chiedermi - come, immagino, molti di voi - se non sia io
a sbagliarmi; ma più leggo articoli e più non riesco a capire le ragioni
dell'ottimismo, che a tratti sfocia nell'euforia. Su dieci notizie otto sono
pesantemente negative. Ci dicono che il sistema bancario è sulla via del
risanamento, ma si dimentica di dire che l'evaporazione (apparente) dei debiti
è dovuta solo alle nuove, truffaldine regole contabili, che permettono alle
banche di valutare a proprio piacimento - anzichè a valori di mercato - gli
asset tossici. I numeri indicano una realtà diversa: i debiti tossici
ammonterebbero a oltre 4mila miliardi di dollari, di cui circa duemila solo
negli Stati Uniti, dove sono già fallite 32 banche di piccole e medie
dimensioni. E lo stress test, i cui risultati sono attesi a ore, dovrebbe
indicare, nonostante sia scarsamente attendibile perchè falsato all'origine,
che almeno dieci banche vanno ricapitalizzate. La situazione reale pertanto è
molto peggiore. Ogni settimana la Federal Reserve annuncia l'acquisto di Buoni
del Tesoro per centinaia di miliardi di dollari, segno che la domanda è insufficiente
a coprire l'offerta, e ciò conferma che i cinesi stanno riducendo i propri
investimenti in valuta Usa. E con quali soldi li paga
la Fed? Con i propri ovvero stampando moneta: ma la storia insegna che
un'economia in queste condizioni è tutt'altro che sana e prima o poi il conto
va pagato. Inoltre: le previsioni per il 2009 indicano un crollo del Pil (in Europa
di circa il 4%, molto peggio del previsto) e per il 2010 una crescita del 0,10%
(molto inferiore rispetto a quella preventivata); e cifre analoghe sono
annunciate per gli Stati Uniti. Sono pronto a ricredermi e chiedo ai lettori di
questo blog: c'è qualcuno che sa dirmi dove sono i segnali di ripresa di cui
tutti parlano? Analizzando i dati ho l'impressione che lo scenario più
probabile sia quello di una L con la gobba ovvero caduta verticale, economia
piatta con un breve periodo di crescita azionaria provocato non da uno sviluppo
reale (e sano), dati reali ma da aspettative irrealistiche (alimentate ad
arte), che si esaurirà riportando il barometro della crescita attorno allo
zero. Sbaglio? Ditemi di sì, vi prego.. Scritto in capitalismo, crisi, comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama,
manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 71 ) » (7 voti, il voto medio è: 5
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme
anticellulite? Inutili (ma nessuno lo dice) Questo è un tipico esempio
di notizia nascosa. L'Aduc ovvero l'Associazione per i diritti degli utenti e
consumatori ha diffuso un comunicato stampa, in cui riprende i risultati di un'indagine
dalla fondazione tedesca Warentest, su un tema in apparenza frivolo: quello
delle creme, degli oli e dei vibratori anticellulite. Ebbene, gli esperti
tedeschi hanno testato otto prodotti cosmetici e due apparecchi. Risultato?
"Hanno ottenuto tutti un voto "insufficiente". Dopo quattro
settimane di prova fra 300 donne, nessuno di questi ha potuto dimostrare un
miglioramento visibile, ne' le creme ne' i vibratori. Promesse non rispettate,
insomma". La Warentest è la maggiore associazione di consumatori tedesca e
si suoi studi vengono ripresi soventi dai media tedeschi, anche dalle tv. In
Italia, invece, nessuno ha ripreso la nota dell'Aduc, benchè tv e settimanali
femminili dedichino molto spazio al benessere e all'estetica personale. Ma una
notizia del genere è troppo controcorrente, smentisce tutto quel che gli espert
ripetono da anni e potrebbe irritare alcuni inserzionisti pubblicitari. E
allora meglio sorvolare, tacendo un'altra notizia importante. L'Aduc tra
l'altro scrive: "Recentemente e' stata lanciato un nuovo metodo contro la
cellulite: la crioelettroforesi, con principi medicamentosi (limogene e
caffeina, associate a furosemide) che verrebbero fatti passare al di la'
dell'epidermide attraverso il freddo. I costi? 150 euro a seduta, per un ciclo
di 3-8 sedute. La furosemide e' un farmaco contro l'edema e puo' avere
controindicazioni quali l'ipersensibilita' al prodotto, l'anuria (soppressione
della secrezione renale) iposodiemia e/o ipopotassiemia. Sarebbe interessante
sapere se queste controindicazioni sono valide per la crioelettroforesi. E' una
domanda che rivolgiamo al ministero della Salute". Una domanda doverosa,
come doverosa dovrebbe essere un'informazione autenticamente al servizio del
cittadino, anche su argomenti come questi. In Germania i giornalisti riescono,
almeno in parte, a sottrarsi ai condizionamenti dell'industria della cosmetica.
In Italia i giornalisti dovrebbero trovare un coraggio analogo, sempre che il
pubblico lo richieda e li sostenga. Temo infatti che la sensibilità dei
consumatori italiani sia diversa, più frivola. E che, in fondo, alla verità
preferiscano l'illusione in nome del look, dell'apparire . Sbaglio? Scritto in
crisi, blog, comunicazione, salute, spin, manipolazione, Italia, notizie
nascoste, società, giornalismo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Apr 09 Stipendi
record, la casta dei banchieri Usa vince ancora Il
mondo continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a
-6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la
casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo
articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi
allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi
dell'anno le sei principali banche americane hanno accantonato la bellezza di
36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading
e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno
in corso, un reddito medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima
annata senza eccessi, il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le
banche continuano a licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in
India e nelle Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente
americano. Intanto, grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo
scelto da Obama per risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro
Timothy Geithner quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti
scandalosamente stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma,
era e resta il loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran
Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale
Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila
euro. E tutto torna come prima: la casta dei banchieri continua a comandare.
Scritto in giustizia, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama,
notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo
Commenti ( 53 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading
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questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7
morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche
ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati
dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò
nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi
straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi
inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis
ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi
raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione
dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile
Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir"
(fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila
Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo
articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono
l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i
miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima
domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del
Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test
sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi
finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%.
Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era
un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in
crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie
nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 80
) » (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente
nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di
questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria
influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che
stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino
nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan
e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego
in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si
dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto
prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro
dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina,
notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 58 ) » (8 voti, il voto medio
è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza
suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in
Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la
notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario.
Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su
improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza?
E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che
l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe
provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine
di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il
mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale,
che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu
eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i
medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli
astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo.
Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878
e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non
parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva
del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la
gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina
Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo
parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione,
notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia
troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando
tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come
le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po'
ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione,
influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia,
società, notizie nascoste Commenti ( 102 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed
truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai
interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un
retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli
interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed
energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il
costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei
mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della
società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i
rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita,
ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack
Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di
Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il
presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro
Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi
difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative
per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha
autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare
le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno
parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi
rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo
l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà
inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico.
L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di
mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di
no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza
privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui
debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset
che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Giornale.it, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 110 del
2009-05-08 pagina 37 Il libro La deriva s'intravede già nel presente di Angelo
Mellone Nella New Era il mondo, globalizzato e uniforme, è
diviso in due, Oriente e Occidente si fanno la guerra, e la corrispondente
Johanna Misleading («Giovanna la fuorviante») la racconta con perizia. Le città
sono tutte uguali, le case basse e le auto elettriche. La New Era è quel tempo
dove «era da tempo immemorabile che il mare non sapeva più di mare».
Sono scomparsi gli alberi, le corse dei cavalli sono simulate al computer, il
cibo e le città hanno il medesimo aspetto e il medesimo sapore. Anche il cibo
culturale non sfugge alla megamacchina omologante: e infatti il potere
dell'informazione ha ceduto il passo all'Informazione al Potere, e la Grande
Mousse, ovvero il Capo del governo, è anche il Direttore dei media e
dell'editoria concentrati in un solo magacomplesso: Tele World, Radio World,
EdiWorld, che sfornano «informazione organica, omogenea, completa, obiettiva,
equilibrata e, per dirla con una parola in voga, totale», proclama la Grande
Mousse, e controllata dal Cec, il Calcolatore Elettronico Centrale. I cittadini
sono monadi costantemente attaccati alle cuffie per essere in touch con
l'Informazione Unica, sempre in tempo reale, dove il passato non viene
ricordato ma rielaborato e falsificato, compresa la religione. La New Era è un
eterno presente globalizzato per cittadini depotenziati di ogni capacità e
autonomia critica. Questo mondo, che assomiglia all'inferno pulito e asettico
di Matrix e non alla megalopoli puzzolente di Blade Runner, è il mondo di
Matteo, un giornalista che s'imbatte in una sequenza di brutali omicidi occultati
dall'Informazione Unica. Matteo è il protagonista di Il dio Thoth (Marsilio),
la fatica romanzesca con cui Massimo Fini sceglie di portare all'estremo futuro
e alle estreme e deliranti conseguenze la deriva che lui, antimoderno di
pregio, intravede nella contemporaneità. Ci sono i francofortesi, un orwellismo
non temperato, Dick, Gibson, Brazil e Ray Bradbury, ma anche i fumetti di
Nathan Never, in questo libro apocalittico dove gli uomini liberi sono braccati
dal Potere come criminali e dropout, al pari degli abitanti di Zion a Matrix. E
gli uomini liberi, nella società dove «tutti lavorano nell'Informazione», sono
gli UnInformed, ribelli in stile jüngeriano che passano al bosco per sfuggire
all'Informazione Unica e Bulimica che uccide la realtà. L'ordine sociale è
fondato sulla reiterazione della finzione assoluta. Anche Oriente e Occidente
sono pure simulazioni, v'è solo un mostruoso Centro globale fondato sul culto
del progresso. Se odiate il Progresso unilineare, le sue promesse e la sua longa
manus mediatica, e siete già dei Matteo, e volete staccare la spina del Cec, e
pensate che ogni catastrofe celi sempre, ciclicamente, un nuovo inizio di
civiltà, e che Thoth ne sia il guardiano, questo è il romanzo che fa per voi. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
ATENEI Parte oggi a
Palermo e proseguirà poi a Torino il summit mondiale accademico. Una
«pagliacciata» per il movimento studentesco Al via il G8 dell'università.
L'Onda si prepara al controvertice del dissenso Stefano Milani Parte oggi il G8
University summit. Detto così, con l'ufficialità della lingua inglese, gli fa
assumere un certo tono e, quasi quasi, fa pensare a una cosa seria. In realtà
tutto conduce al già visto e già sentito, alla solita sfarzosa sfilata dei
cosiddetti «grandi», per qualche giorno rinchiusi nelle segrete e lussuose
stanze a filosofeggiare sui massimi sistemi. In questo caso sull'università.
Prima tappa a Palermo (oggi e domani) poi i lavori si sposteranno a Torino
(17-19 maggio). Più che un vertice una «pagliacciata» dicono gli studenti
dell'Onda che per l'occasione torneranno a riempire le piazze contro «le
politiche capitalistiche dell'istruzione» in generale e «contro la riforma
Gelmini» in particolare. Ma riempiranno anche i loro atenei, mettendo su un vero
e proprio controvertice, parallelo a quello ufficiale, pieno di dibattiti e
iniziative che culmineranno nella giornata del 19 maggio quando ci sarà prima
un'assemblea nazionale mattutina dell'Onda torinese nella quale affluirà tutto
il movimento studentesco italiano e poi con un corteo nazionale. L'antipasto di
questo caldo maggio è a Palermo, dove oggi è prevista una manifestazione che
partirà alle 16 dal Teatro Massimo e diretta alla sede del G8, che si
inaugurerà qualche ora prima alla Società Siciliana per la Storia Patria in
piazza San Domenico. «Il nostro obiettivo - dice Giorgio Martinico dell'Onda
palermitana - è far capire a questi signori che l'università che loro hanno in
testa noi non la vogliamo». Salendo per lo stivale la musica non cambia, e la
rete anti-G8 torinese già da qualche giorno ha cominciato a dissentire. Chiare
le ragione della protesta. Innanzitutto i ragazzi ce l'hanno con i rettori che
«non hanno mai espresso una reale criticità nei confronti della distruzione
alla quale stiamo assistendo e che hanno anzi permesso che l'istruzione fosse
sempre più depauperata come bene comune». L'intento del G8 è meritorio, almeno
sulla carta. I lavori saranno infatti dedicati alla sostenibilità globale,
sociale e umana o per citare il rettore del Politecnico di Torino, Francesco
Profumo, uno dei più attivi promotori dell'evento, alle «5E» (Energy, Economy,
Ethics, Environment and Education). Ma i ragazzi non abboccano: «Noi siamo
convinti, al contrario, che proprio la totale mancanza di credibilità di questi
soggetti di fronte a questioni come la devastazione ambientale e le
diseguaglianze su scala mondiale rafforzi in realtà le ragioni della protesta».
Se il G8 «è, semmai, uno dei principali responsabili di quello a cui si
dichiara di voler porre rimedio, dall'altro, anche gli organi di direzione
degli atenei (sia pure in modi diversi), hanno condiviso
responsabilità su più livelli nei dispositivi della "globalizzazione
neoliberista", contribuendo alla rimessa in discussione del carattere di
"bene comune" dei processi di produzione e trasmissione dei saperi».
A tagliare il nastro del G8 torinese dovrebbe esserci il ministro Gelmini. E
l'Onda è pronta ad «un'accoglienza speciale». Come già successo il 28
ottobre scorso, dicono gli studenti, «manifesteremo tutte le nostre criticità
al suo inaccettabile progetto di ristrutturazione della scuola e
dell'università», provando ad invitarla ad un confronto. Ma non è detto che
accetti il dialogo. Come è già capitato anche nel recente passato, infatti,
ogni qual volta sente odor di contestazione il ministro improvvisa sospetti
impegni dell'ultima ora.
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Radiofabbrica
trasmette programmi in tedesco che annunciano disastri: a
Mirafiori le tute blu temono che il conto della globalizzazione Fiat venga
presentato a loro. I sindacati chiedono un incontro immediato ad azienda e
governo «Siamo vasi di coccio» Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da
un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti provenienti dagli
stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung, stanno per saltare un
po' di stabilimenti in Europa, un paio in Italia. Uno a sud, precisa la stampa
tedesca, uno a nord. A nord? Ma come: Marchionne non aveva detto che Mirafiori
sarebbe stato l'ultimo stabilimento a chiudere, in caso di difficoltà? E poi,
dove stanno le difficoltà, visto che la Fiat sta facendo shopping di
multinazionali in mezzo mondo? Ce l'avrà mica con noi, il salvatore della
patria? Questo dicevano ieri le tute blu torinesi al cambio turno, leggendo il
volantino distribuito dai sindacalisti e dai delegati della Fiom che si
interroga sul futuro degli stabilimenti italiani della Fiat, compreso il cuore
antico di Mirafiori. C'è chi pensa che non si debba prestare troppa attenzione
ai messaggi provenienti in questi giorni dalla Germania, «fanno parte del
gioco». Ma anche chi minimizza fa sogni che sembrano incubi. «C'è grande
preoccupazione in fabbrica», dice il segretario della V lega Fiom di Mirafiori,
Vittorio De Martino: «Marchionne non è più circondato dall'aureola e non è più
percepito come il santo salvatore: «Qui rischiamo di fare la fine dei vasi di
coccio in mezzo a quelli di ferro, dicono ai cancelli e in assemblea gli
operai». I numeri sono tiranni: tra la crisi del 2002 e l'inizio della ripresa
del 2005, i lavoratori occupati nel perimetro di Mirafiori sono crollati da 27
mila a 15 mila. Nel 2008, da uno stabilimento con una capacità produttiva di
500 mila vetture ne sono uscite solo 140 mila, rispetto a una produzione
italiana di 630 mila automobili, un terzo del totale prodotto dal Lingotto nel
mondo. Dai piani alti della Fiat si lascia intendere che non sarà necessario
chiudere stabilimenti in Italia, basterà «asciugarli» un po'. Si asciuga il
sudore, normalmente, e in effetti sono gli operai quelli che sudano, dunque la
metafora fastidiosa ha una sua ragion d'essere. «Che vuoi asciugare ancora?
Tutti quelli che potevano uscire, tra pensionamenti e mobilità, sono già stati
messi fuori», consedera con amarezza il segretario torinese della Fiom, Giorgio
Airaudo che teme per l'auto, ma anche per la Iveco che è messa ancora peggio e
le solite voci d'officina ventilano persino una cessione dell'intero comparto
dei camion. E teme per la Cnh e i suoi stabilimenti a Torino e in Italia
(Emilia, Marche, Puglia). Ieri i lavoratori della Cnh di San Mauro, in perenne
cassa integrazione, hanno manifestato davanti alla sede Rai di Torino. Si
preoccupano lavoratori, sindacati, istituzioni. Il sindaco del capoluogo
piemontese Sergio Chiamparino chiede una verifica alla Fiat, un piano
industriale che garantisca una difesa dell'occupazione dentro il processo di
riorganizzazione che la globalizzazione del Lingotto pretende. Anche il
presidente della Campania Antonio Bassolino, che ospita nel suo territorio la
fabbrica sotto tiro di Pomigliano, chiede un incontro immediato con la Fiat.
Incredibile a dirsi, si è fatto vivo il governo italiano dopo settimane di
silenzio e dopo che Marchionne aveva incontrato i governi di mezzo mondo
promettendo a tutti la difesa degli stabilimenti e dell'occupazione. Più che
battere un colpo, il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola ha
mandato una letterina a Marchionne e Montezemolo per «preannunciare» un
incontro, presenti i sindacati, per discutere le prospettive dell'azienda. Un
governo serio - tipo quello tedesco o quello americano, per intenderci - si
limiterebbe a convocare azienda e sindacati, come questi ultimi chiedono
inutilmente da mesi. Altro che letterina, dice il coordinatore Fiom del settore
auto, Enzo Masini. Il quale crede poco praticabile una linea di rottura di
Marchionne basata sulla chiusura di stabilimenti e operai licenziati: «Solo un
anno fa abbiamo fatto un accordo per Termini Imerese e l'Unione europea ha
concesso finanziamenti per gli investimenti e per la produzione di un nuovo
modello». Le notizie - e i rumors, «normali» in una trattativa difficile -
provenienti dalla Germania, ma anche dai mercati e dagli ordinativi stagnanti
di automobili, sono comunque inquietanti, aggiunge Masini, che almeno una buona
notizia può darcela: «Il 13 ci vedremo a Francoforte con la Ig-Metal e incontri
sono in programma con i sindacati del Belgio, della Gran Bretagna, della
Svezia...». Cioè dei paesi in cui la Opel ha i suoi stabilimenti. E'
impensabile, e sarebbe perdente, una risposta fabbrica per fabbrica alla
strategia globale della Fiat e delle altre multinazionali. Se non altro questa
crisi costringe i sindacati dei vari paesi a confrontarsi, alla ricerca di una
strategia comune Il
( da "Repubblica, La"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XXIII -
Palermo LA SCUOLA DEI TAGLI VISTA DALL´EUROPA ROSARIO OGNIBENE l 2 aprile il
Parlamento europeo ha approvato una risoluzione finalizzata a una riflessione
su come migliorare le scuole. Sembra proprio la solita raccomandazione dotta e
poco realizzabile per le regioni del Sud. Lo scopo della risoluzione è quello
di migliorare tutti i sistemi nazionali d´istruzione, perché
i cambiamenti economici e sociali prodotti dalla globalizzazione stanno creando
in Europa una serie di sfide comuni per tutti i sistemi d´istruzione nazionali.
Sono interessanti le attente considerazioni su come dovrebbe essere la scuola
europea, ma già dall´esordio si comprende che qualcosa non quadra. La
risoluzione esordisce con un´affermazione che sembra scritta apposta per il
momento particolare che la nostra scuola sta attraversando. Si legge, infatti,
che «gli Stati membri sono responsabili per l´organizzazione, il contenuto e la
riforma dell´istruzione scolastica». Da noi sappiamo quanto ha fatto e sta
facendo discutere la riforma Gelmini, soprattutto in termini di tagli degli
organici del personale e dei finanziamenti alle scuole. è ormai risaputo che
sarà il Sud a pagare il prezzo più salato a seguito dei circa 42 mila tagli di
docenti. Circa la metà dei posti che dal 1° settembre non esisteranno più
riguarderà, infatti, il Meridione. La risoluzione, però, guarda con occhi
benevoli a quelle aree che lottano per il recupero degli studenti che
abbandonano la scuola prematuramente. Sottolinea la necessità di individuare
gli studenti a rischio il prima possibile e di fornire loro un sostegno
aggiuntivo e altre attività di apprendimento, nonché di sostenerli durante la
transizione da un livello scolastico al successivo, fornendo loro metodi di apprendimento
personalizzati. Sembra quasi che l´Europa stia pensando proprio alla condizione
in cui versa il sistema scolastico della Sicilia e delle scuole cittadine in
particolare, Palermo in testa. Eppure i tagli non sembrano tenerne conto. Non
solo, il Parlamento europeo ritiene che le scuole debbano fornire un´istruzione
di alta qualità e avere obiettivi ambiziosi per tutti gli studenti, nessuno
escluso, offrendo nel contempo una gamma di opzioni di studio e sostegno
supplementare nel rispetto delle loro esigenze individuali. Intanto le nostre
scuole continuano a rischiare la bancarotta e il personale si assottiglia
sempre di più. L´Europa ci chiede di ammodernare i programmi scolastici in modo
da rispecchiare le odierne realtà sociali, economiche, culturali e tecniche e
in modo da essere strettamente connessi col mondo dell´industria e delle
imprese e col mercato del lavoro. Intanto la nostra realtà sociale peggiora. Le
imprese chiudono e non si sa se vi sia un vero mercato del lavoro. Nella
risoluzione si dice che l´istruzione pubblica deve restare principalmente un
settore finanziato dallo Stato, ma che deve anche esplorare nuovi potenziali
metodi di finanziamento complementare. Non si comprende in Sicilia quali
possano essere. Vi si ritiene però, per gentile concessione, che andrebbe
assicurato un sostegno supplementare agli istituti d´istruzione pubblici che si
trovano in situazioni finanziarie più sfavorevoli, in particolare quelli delle
regioni più povere dell´Unione europea. Intanto le nostre scuole aspettano i
finanziamenti ordinari che non arrivano mai. Si afferma poi che tutte le scuole
debbono promuovere l´acquisizione di competenze democratiche, sostenendo i
Consigli degli studenti e consentendo agli alunni di condividere la
responsabilità della scuola con i genitori, gli insegnanti e i Consigli
scolastici. Intanto da noi si aspetta da anni una vera riforma degli organi
collegiali della scuola.
( da "Unita, L'" del
08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
SE L'ITALIA NON
SCOPRE L'EUROPA L'IMPORTANZA DEL VOTO DI GIUGNO Il voto con cui il Senato della
Repubblica ceca ha ratificato l'altro ieri il Trattato di Lisbona rappresenta
una tappa decisiva lungo la strada del rilancio del processo di integrazione
che il referendum irlandese del 2008 aveva bruscamente interrotto. Non solo
perché, nonostante i suoi proclami, si riducono i margini di manovra del
presidente ceco Klaus per non firmare il Trattato. Ma anche perché il segnale
che viene da Praga è destinato a influire positivamente sull'atteggiamento
degli irlandesi, che si esprimeranno nuovamente in ottobre su un testo ormai
ratificato da 26 parlamenti nazionali su 27. Il Trattato di Lisbona
irrobustisce notevolmente la struttura istituzionale dell'Ue e il ruolo del
Parlamento, rendendolo titolare, alla pari del Consiglio, del procedimento
legislativo ordinario e attribuendogli il potere decisionale sull'intero
bilancio della Ue. Sono prerogative fondamentali, che si aggiungono a quelle
assai rilevanti che il Parlamento europeo ha già oggi: basti pensare, per fare
solo gli esempi più recenti, al no con cui i deputati hanno bocciato la
direttiva che prevedeva un innalzamento dell'orario di lavoro oltre le 48 ore,
o all'emendamento al "pacchetto Telecom", approvato due giorni fa a
Strasburgo, che nega la possibilità di imporre limitazioni ai diritti e alle
libertà fondamentali degli utenti di Internet senza una decisione preliminare
dell'autorità giudiziaria. La prospettiva di un'imminente entrata in vigore del
Trattato di Lisbona dovrebbe dunque spingerci ad accentuare ulteriormente lo
sforzo, che il Pd sta compiendo, di mettere al centro della campagna elettorale
l'Europa. Occorre insomma contrastare con decisione il tentativo del Pdl di
sminuire la portata del voto (come dimostra anche la campagna qualunquistica
che i giornali vicini alla destra stanno conducendo contro il Parlamento
europeo), trasformandolo in un referendum su Berlusconi. In realtà, le elezioni
del 6 e 7 giugno sono molto più che un test sulla popolarità del Premier, e gli
equilibri che esse determineranno nell'aula di Strasburgo sono destinati a
condizionare notevolmente il futuro del nostro continente. A confronto ci sono
due diverse idee di Europa: un'Europa chiusa, conservatrice e intergovernativa,
e un'Europa aperta, capace di promuovere il proprio sviluppo, rilanciare il suo modello sociale e concorrere a un governo
democratico della globalizzazione. Il destino del nostro paese, così
intimamente legato a quello della costruzione europea, dipenderà molto da quale
prospettiva prevarrà. E tanto più sapremo far emergere questa posta in gioco,
quanto più la scelta di serietà che ha contraddistinto la formazione delle nostre
liste sarà premiata.
( da "Giornale.it, Il"
del 08-05-2009)
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n. 110 del
2009-05-08 pagina 9 Fiat, allarme fabbriche: due impianti a rischio di Antonio
Signorini Possibile la chiusura di due impianti in Italia Sindacati in trincea,
la Fiom: "Pronti al conflitto". Scajola: "La centralità della
produzione italiana è fondamentale". Cremaschi (Fiom): "Se dovessero
toccare Pomigliano ci vorrebbe l'esercito" Roma - Un ridimensionamento per
certi aspetti inevitabile, ma che ieri ha provocato preoccupazione tra i
sindacati e la reazione ferma del governo. Ad agitare il mondo economico e
politico sono state le notizie arrivate dalla versione on line del settimanale
economico tedesco Handesblatt che in mattinata aveva parlato della chiusura di
due impianti italiani della Fiat uno al nord e l’altro al sud.
Rispetto alle precedenti
indiscrezioni della Faz che parlavano esplicitamente di Pomigliano e Termini
Imerese, quelle di ieri parlavano genericamente di due stabilimenti. Dalla Fiat
non è arrivata nessuna smentita, ma si è fatto sentire il ministro allo
Sviluppo economico Claudio Scajola, con una lettera indirizzata al Presidente
Luca di Montezemolo e a Marchionne. Nella missiva si sottolinea l’importanza
dell’accordo Fiat-Chrysler che - scrive Scajola - «ha costituito per
l’economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo,
maturata nel pieno della crisi del settore» e che «fa emergere i valori dell’industria
italiana come poche volte era accaduto in passato». Il ministro poi ricorda gli
interventi pubblici a favore del settore auto («Il Governo ha tempestivamente supportato
la domanda del settore, in linea con gli altri Paesi») e la reazione positiva
del mercato («Gli ultimi dati sull’andamento delle vendite
confermano che l’obiettivo di non penalizzare i nostri produttori è stato
raggiunto, anche
grazie ai risultati dell’innovazione di cui Fiat è stata capace»).
Quindi sottolinea: «ora fondamentale sarà il permanere della centralità del
sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere
sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e
produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l’eccellenza degli
stabilimenti italiani continui ad essere assicurata, anche in un
contesto di globalizzazione della produzione». Scajola annuncia quindi «a
breve» un incontro con i sindacati per «condividere il contributo che il
Governo potrà continuare ad offrire». Un modo per mettere paletti e prevenire
per quanto possibile il ridimensionamento della presenza Fiat in Italia.
Dure le reazioni del sindacato alle ipotesi delle due chiusure, anche se con
accenti diversi. La Fiom Cgil è tornata a farsi sentire con il segretario
generale Gianni Rinaldini che ha evocato qualcosa di più di una mobilitazione.
«Qualsiasi ipotesi di chiusura di stabilimenti in Italia porterebbe all’apertura
di un pesante conflitto sociale». Sempre dalla Fiom, Giorgio Cremaschi ha
prospettato lo scenario più estremo: «Se dovessero chiudere Pomigliano, sarebbe
necessario l’intervento dell’esercito». Ma anche gli altri sindacati
hanno mandato segnali
di indisponibilità ad accettare chiusure. «Non accetteremo né chiusure di siti
né ridimensionamento occupazionale», ha assicurato il segretario generale della
Uilm Campania Giovanni Sgambati. Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni
ha invitato alla calma: «La paura e l’allarmismo non
aiutano». Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha chiesto una
smentita ufficiale. La Cgil per bocca del membro della segreteria Susanna
Camusso, ha detto di non credere nemmeno alla convocazione di Scajola liquidata come «l’ennesimo
annuncio». Una situazione tesa che - spiegano i sindacalisti - sta caricando di
attese la manifestazione sindacale unitaria di Torino del 16 maggio. Il piano
ha poi spaccato la politica. Ieri l’ex premier Massimo D’Alema
ha parlato di «un’operazione di grande rilievo» che sta portando
l’azienda torinese a una posizione di primo piano nel mercato
automobilistico americano. Italia dei valori e i partiti della sinistra estrema
hanno bocciato, le ipotesi di chiusura e, in generale, tutto il piano di Marchionne. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 2 autore: L'OTTIMISTA Jean-Paul
Fitoussi «Eccesso di diseguaglianza la malattia da guarire adesso» ROMA «è
evidente che un processo politico che porti a una vera riforma delle
istituzioni di controllo del sistema economico e finanziario internazionale è
ovviamente molto complesso. Riuscire ad arrivare a forme di governo globale che
non lascino fuori nessuno, che siano davvero inclusive, è un obiettivo che
incontra resistenze anche fra quelle istituzioni, come l'Fmi o la Banca
Mondiale, che non hanno fatto bene il loro lavoro». Per Jean-Paul Fitoussi,
professore all'Istitut d'études politiques di Parigi e alla Luiss di Roma,
oltre che presidente dell'Ofce, l'Osservatorio francese delle congiunture
economiche, la «Lezione per il futuro», perché una crisi così profonda come
quella che stiamo attraversando non si ripeta, è in primo luogo un ripensamento
della governance globale. «Mi rendo conto che anche quella portata dallo Shadow
Gn è una battaglia donchisciottesca. Anche se l'ostacolo più grande da
rimuovere,più ancora di quello rappresentato dalle lobby, è un ostacolo di tipo
culturale». «Idee e regole per il mondo dopo la tempesta» è la proposta di
Guido Tabellini pubblicata ieri sul Sole 24 Ore. Secondo lei, ora, come si
volta pagina? Occorre acquisire innanzitutto sul piano della dottrina culturale
un dato di fatto del mondo attuale. E cioè che ci siamo spinti troppo oltre nel
processo d'inasprimento delle diseguaglianze. Diseguaglianza all'interno dei
singoli paesi e diseguaglianza a livello globale. Pensa alle diseguaglianze di
reddito o alle diseguaglianze di ricchezza? Penso ad entrambe. Se c'è qualcosa
che questa crisi dimostra, è il fatto che un mondo nel quale le diseguaglianze
sono così acute non è sostenibile, va inevitabilmente in crisi, prima o poi.
Lei quindi afferma che la crisi della domanda globale è legata alla mancanza di
equità distributiva? Io dico che non soloiguai dell'economia reale,ma anche
lacrisi finanziaria dipendono dall'eccessiva sperequazione di reddito e
ricchezza. Schematizzando fino a fare quasi una caricatura, possiamo dire che
esistono due tipi di popoli: un popolo che spende tutto il suo reddito e un
popolo che ha troppo reddito per riuscire a spenderlo. Dunque quello che spende
tutto, quando la diseguaglianza aumenta, subisce una riduzione relativa del
proprio reddito e per questa strada la domanda scende. Quelli che invece non
possono spendere tutto il loro reddito comprano degli asset (finanziari,
immobiliari) e cercano una redditività molto alta. In tal modo si creano due
problemi: uno è l'insufficienza di domanda, l'altro è un meccanismo che tende
sistematicamente a generare bolle speculative. Il problema è che quando le
bolle speculative scoppiano si scopre qual è la realtà vera. E cioè? Si scopre
che la gente per mantenere il proprio tenore di vita ha dovuto contrarre
prestiti. E dunque la bolla si è creata perché non c'era più sostenibilità per
un debito privato sempre più grande. E quando il debito privato arriva al suo
limite, la bolla esplode. è la situazione nella quale si trovano essenzialmente
gli Stati Uniti... No, adesso ci troviamo con un grosso problema di domanda nel
mondo. Più in generale, penso che lo scandalo etico del
nostro tempo stia nella globalizzazione della povertà, diffusa ormai anche nei
paesi ricchi e ancora più nell'accettazione di un grado insostenibile di
perequazione nei paesi democratici. Però scusi, ma negli ultimi decenni ci sono
anche milioni di persone che sono uscite dalla povertà grazie allo sviluppo
economico. Certo. Ad esempio, per via dello sviluppo in Cina centinaia
di milioni di persone sono uscite dalla povertà e questo ha contribuito a
ridurre le diseguaglianze tra i paesi. Però i dati più recenti dell'Fmi
indicano anche che le diseguaglianze interne ai paesi sono relativamente
importanti e risultano in aumento a partire dal 1990. Se poi consideriamo le
ineguaglianze nello sviluppo umano tra i paesi più ricchi e i paesi più poveri,
vediamo che da tre decenni domina l'inerzia. Le disuguaglianze nello sviluppo
umano fra ricchi e poveri ricordano le posizioni di Achille e della tartaruga
nel paradosso di Zenone: la distanza che li separa resta incolmabile. Avete
messo delle raccomandazioni anti-povertà tra quelle inviate dallo Shadow Gn ai
governanti del G-8? C'è un intero set di raccomandazioni, tutte finalizzate a
invertire l'attuale tendenza della distribuzione del reddito e al sostegno
della domanda aggregata nel medio lungo termine. R.Boc. © RIPRODUZIONE
RISERVATA SENZA EQUITà DISTRIBUTIVA «I guai dell'economia legati alle
sperequazioni di reddito e ricchezza. Ci sono popoli che non possono spendere e
altri che spendono troppo» Economista francese. Jean-Paul Fitoussi insegna
all'Istitut d'études politique di Parigi e alla Luiss REA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Piazze in crisi
Londra rivuole la leadership LONDRA. Dal nostro corrispondente Messa sotto
dalla più grave crisi finanziaria dal 1929 ad oggi, Londra cerca di rilanciare
sè stessa immaginando di farsi incubatrice dei centri finanziari che si stanno
aprendo nel mondo. Lo ha sostenuto con forza il Cancelliere dello Scacchiere
Alistair Darling in un rapporto sul destino del Regno Unito come motore
finanziario globale. Un documento preparato dallo stesso Cancelliere e da Win
Bischoff, ex presidente di Citigroup. Darling nell'annunciare che in giugno
sarà pronta l'ipotesi legislativa sulle nuove regole finanziarie che Londra si
darà ( punto di partenza è il rapporto del Presidente della Fsa Adair Turner)
ha insistito sul rilancio dei servizi nel Regno Unito. «Quelli finanziari
rappresentano l'8% del Pil e il 14 % degli introiti fiscal – ha detto Win
Bischoff –, ovvero una fetta consistente, ma non dissimile dagli Usa. E molto inferiore a nuove piazze come Singapore ». E
questo per sfatare quello che al Tesoro considerano il luogo comune della
" monocoltura" finanziaria quale asse portante dell'economia
britannica. La vera scommessa per ridare alla Gran Bretagna la centralità che
la crisi del credito ha scosso è la connessione con i mercati emergenti o in
via di consolidamento. L'expertise britannico dovrà fare di Londra un hub
finanziario per Hong Kong e Shangai, Singapore e Dubai. Gli esempi, secondo
Darling e Bischoff, non mancano. Londra è già in posizione
leader sulla finanza islamica e quindi partner ideale di Dubai e Abu Dhabi; ha
già contribuito fortemente a sviluppare il mercato dei capitali in Cina e in particolare quello
obbligazionario; è advisor costante delle autorità indiane. L.Mais ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-08 - pag: 11 autore: Alla vigilia del viaggio in
Palestina estremisti afghani contro il proselitismo cattolico Messaggio al
Papa: fermare i crociati Carlo Marroni CITTà DEL VATICANO Basta proselitismo
cristiano in Afghanistan o ci saranno gravi conseguenze. Alla vigilia della
partenza del viaggio in Medio Oriente - e dell'uccisione di oltre cento civili
nella provincia di Farah - i talebani hanno minacciato Benedetto XVI di
«fermare i crociati». Le minacce sono state affidate a un comunicato pubblicato
su un sito web vicino agli studenti coranici (alemarah1.org): «L'Emirato
islamico in Afghanistan (i talebani, Ndr) chiede al Papa cristiano Benedetto
XVI di impegnarsi per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei
crociati turbino la sensibilità dei ribelli musulmani, oppure dovrà aspettarsi
una severa reazione ». Il riferimento è alle immagini trasmesse giorni fa dalla
rete tv Al Jazeera, in cui si vedevano soldati Usa con
bibbie tradotte in lingua locale. Il proselitismo religioso nei confronti di
musulmani è un crimine in Afghanistan e in altri Paesi islamici. L'esercito
statunitense ha comunque ribadito che i soldati non possono fare opera di
proselitismo, e che i testi sacri sono stati confiscati e distrutti. Intanto
ieri il Parlamento europeo ha bocciato con 253 voti, contro i
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-08 - pag: 21 autore: Biagio De
Giovanni «L'operaio non c'è più, Pdl egemone nel popolo» «I n questo
quindicennioi grandi blocchi di classe si sono dissolti e con essi le logiche
di appartenenza politica. Temi come la pressione fiscale e l'immigrazione non
appartengono più al ceto medio ma sono temi del "popolo" nel suo
insieme». Biagio De Giovanni, filosofo e storico della politica all'Orientale
di Napoli, già esponente politico di spicco del Pci-Pds–Pd,commenta così il
sondaggio del Sole 24 Ore che ha registrato lo spostamentoa destra del voto
operaio (il 60% per Pdl e Lega). Un processo già in atto che ora ha raggiunto
il suo apice.Per di più –fa notare –è venuto meno il tradizionale collante con
il sindacato. «La sensazione è che ormai il sindacato si muove meglio
all'interno della singola azienda, dove c'è il rapporto diretto con il datore
di lavoro, piuttosto che come categoria». La Lega è forte sul territorio, e il
Pdl è forte nell'immaginario popolare.Ma non solo. «Non è più un partito di
plastica ma un vero partito che ormai va oltre Berlusconi, è un entità che lo
supera. E figure come Fini e Tremonti sono lìa dire che il partito sopravviverà
al suo fondatore. Per la prima volta nella storia d'Italia abbiamo un partito
di centro-destra cheè entrato nella società diventando grande forza di popolo».
Partito egemone, dunque, anche sul piano culturale e della proposta politica.
«Ed io credo che la crisi economica, contrariamentea quanto pensano alcuni
osservatori, non rovescerà le fortune politiche a vantaggio della sinistra
–dice De Giovanni –.Basta guardare a come Tremonti ha fatto proprie alcune
suggestioni keynesiane». E la sinistra? Quali prospettive? «La ripresa è lenta,
e non è in vista», è la sentenza. E riprendendo la tesi del
suo ultimo libro (A destra tutta, edito da Marsilio) in uscita proprio oggi, De
Giovanni azzarda il suo paradosso: «Al "no global" Tremonti la
sinistra deve opporre una globalizzazione intelligentee riconquistare il
liberalismo politico. Dire insomma "siamo noi i veri liberali"». Em.
Pa.
( da "Corriere della Sera"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 08/05/2009 - pag: 33 Il dibattito Zingales: colpa dei
salvataggi pubblici a ripetizione «Crisi, il panico dei mercati e gli errori
dei governi» Padoa-Schioppa: il capitalismo non si autoregola MILANO Mai come adesso
sono richiesti negli Stati Uniti economisti italiani o formati alla Bocconi,
soprattutto per spiegare cosa succeda agli americani. Il bocconiano della New
York University Nouriel Roubini o Luigi Zingales, bocconiano dell'Università di
Chicago, sono solo due casi celebri ed è quest'ultimo a cercare di spiegare
perché: «Le amministrazioni americane somigliano sempre più ai governi
italiani. Non rispettano la certezza dello Stato di diritto, hanno interessi
incrociati, cercano di influenzare le banche». Il pubblico nell'aula magna
della Bocconi, stracolma, ride. Poi subito torna zitto e attento, perché la
posta stavolta non potrebbe essere più seria: la prima delle quattro serate di
conversazione del Forum «Economia e società aperta», organizzato dalla Bocconi
e dal «Corriere», è andata subito al punto. Lo scambio di ieri sera sulle cause
della crisi fra Zingales e Tommaso Padoa-Schioppa, ex ministro dell'Economia
dopo una carriera da banchiere centrale, mostra come stiano emergendo due
grandi letture delle origini del sisma finanziario. E che dalle diverse idee
sulle responsabilità, dei governi e di regole distorte o dei mercati lasciati a
se stessi, deriveranno diversi sistemi di capitalismo dopo. Lo sanno bene il
presidente della Bocconi Mario Monti e quello di Rcs Mediagroup Piergaetano
Marchetti, che ricordano come «Economia e società aperta» abbia sempre parlato
dell'esigenza di «governare la globalizzazione». Ma,
appunto, la crisi pone il problema di capire cosa è andato storto e dunque è da
cambiare. Padoa- Schioppa, quanto a questo, ricorda l'indebitamento americano,
il dollaro privo di contrappesi e la bolla immobiliare. Ma gli preme andare più
a fondo, vedere perché i presunti meccanismi automatici di tenuta del mercato
siano saltati malgrado l'abbondanza di informazioni disponibili agli
operatori. «Il tema della società aperta è centrale dice . La teoria classica
sosteneva che la democrazia e il mercato sono meccanismi di correzione degli
errori. L'esperienza ci mostra invece che la democrazia e il mercato sono
organismi che hanno in sé i germi dell'autodistruzione, vanno curati e
mantenuti, perché i virus che li attaccano mutano sempre». Insomma,
Padoa-Schioppa evoca l'importanza di fattori irrazionali come il panico e la
teoria della riflessività di George Soros, che appunto non crede alla capacità
del mercato di trovare da sé un equilibrio. Sollecitato da Dario Di Vico,
Zingales si schiera invece sull'altro polo: per lui la paura degli operatori «è
razionale, perché il governo ha creato incertezza e violato lo Stato di diritto
salvando alcune banche arbitrariamente ». Non solo: già in precedenza aveva
impedito ai meccanismi equilibratori del mercato di funzionare. Lo aveva fatto,
dice Zingales, con salvataggi ripetuti dalla crisi messicana del '94 fino al
fondo Ltcm nel '98. «Con questi precedenti conclude Zingales la prudenza negli
investimenti era ormai considerata un comportamento da fessi». T.
Padoa-Schioppa, D. Di Vico e L. Zingales Conversazioni L'aula magna della
Bocconi ieri al primo dei quattro incontri Federico Fubini
( da "AmericaOggi Online"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Frattini a
Washington. Afghanistan e Pakistan al centro dei colloqui. Per la pace
coinvolgere anche l'Iran di Cristiano Del Riccio e Luciano Clerico 08-05-2009
WASHINGTON. Il ministro degli esteri Franco Frattini ha avuto ieri a Washington
una serie di incontri internazionali con la questione Afghanistan-Pakistan
decisamente in primo piano. La giornata è stata aperta dalla buona notizia,
comunicata dal Sudan dall'inviata speciale Margherita Boniver, della
liberazione dalla prigione di Juba (nel Sudan) dell'Italiano Piero Aldino
Previdi, arrestato per debiti. Frattini si è complimentato con la Boniver per
il successo della sua missione. Una giornata intensa ha visto non solo
l'incontro al Dipartimento di Stato col segretario di stato Hillary Clinton -
reduce da una giornata di colloqui mercoledì a Washington con i due presidenti
di Afghanistan (Hamid Karzai) e del Pakistan (Asif Ali Zardari) - ma che ha
dato la possibilità a Frattini di incontrare anche i ministri degli esteri
afgano Rangin Dadfar Spanta e pachistano Makdhoom Shah Mehmood Qureshi che si
trovavano nella capitale Usa per il trilaterale con
gli Stati Uniti. Frattini è apparso preoccupato per la situazione in Pakistan:
"Se il Pakistan esplode, perché lasciato in balia di se stesso, è un
dramma per tutto il mondo". "Le stragi di civili sono un dramma nel dramma.
Noi pensiamo che la soluzione politica sia quella giusta. La sicurezza e
l'azione militare sono una componente, ma non possono essere 'la componente'.
La prima componente deve e essere la costruzione civile ed economica", ha
detto Frattini. Il ministro ha sottolineato che l'Italia intende lavorare
nell'ambito della comunità internazionale per affrontare la questione
Afghanistan-Pakistan coinvolgendo "anche i vicini importanti che finora
non sono stati coinvolti, come l'Iran", per fare in mondo che Afghanistan
e Pakistan "non siano la sorgente di un grande pericolo ma una grande
opportunità" per tutto il mondo. "Il nostro obiettivo è quello di
creare un approccio concreto che sia fatto di aiuti economici, di dialogo
politico, di soluzione di problemi come il traffico della droga, e di
coinvolgimento di vicini importanti che finora non sono stati coinvolti, come
l'Iran", ha detto Frattini. Questo è l'approccio con il quale l'Italia sta
organizzando il G8 di Trieste di fine giugno, "al quale sono stati invitati
anche i vicini" di Afghanistan e Pakistan. "L'Italia - ha aggiunto il
ministro degli Esteri - vuole promuovere una consapevolezza internazionale sul
fatto che Pakistan e Afghanistan sono o possono essere la sorgente di un grande
pericolo, oppure una grande opportunità ". Frattini ha sottolineato che
"occorre dare prospettive di riforma delle istituzioni, formare la
polizia, aiutare le tribù che vivono lungo i grandi confini di Afghanistan e
Pakistan a non essere intrappolate dall'estremismo o dal terrorismo, offrire
una via d'uscita a coloro che rifiutano la violenza, combattere i talebani
alleati dei terroristi. Questi sono i nostri principali obiettivi". Per
quanto riguarda Cuba, l'Italia appoggia la nuova linea americana di apertura
nei confronti de l'Avana e come "amico storico degli Stati Uniti"
lavora per "ulteriori passi in avanti". Frattini ha completato la
gioirnata con un discorso in una sala del Congresso sul tema 'Italy in the
global Outlook' e la partecipazione ad un pranzo in suo onore organizzato
dall'American Jewish Committee. Conferenza al Congresso sul ruolo dell'Italia
WASHINGTON. "Nel XXI Secolo l'Italia deve adottare una visione globale del
suo ruolo internazionale". Il ministro degli esteri Franco Frattini ha
illustrato ieri a Washington, in un discorso in una sala del Congresso, la sua
visione del ruolo dell'Italia nel mondo. Frattini ha sottolineato che il G8 che
sarà tenuto in luglio a L'Aquila sotto la presidenza dell'Italia, avrà un
formato innovativo con più ampio spazio concesso ai cinque paesi dalle economie
emergenti (Cina, India, Brasile,
Messico e Sudafrica) più l'Egitto (paese africano, arabo e musulmano). Il
ministro degli Esteri ha spiegato che i temi principali del G8 saranno "lo
sviluppo sostenibile e la sicurezza". Lo spostamento del vertice da La
Maddalena a L'Aquila sarà "un grande evento" per l'area recentemente
colpita dal terremoto e "mostrerà al mondo la vitalità delle
popolazioni colpite" e la loro volontà di ripresa. Parlando della politica
estera italiana, Frattini ha detto che è basata sul multilateralismo. il
ministro degli esteri ha definito "inaccettabile che Teheran possa
acquisire "capacità nucleare" ma ha aggiunto che non vi sono
alternative alla necessità di "incoraggiare l'Iran a svolgere un ruolo
positivo nella regione". Per quanto riguarda l'Afghanistan, Frattini ha
detto detto che "la soluzione della questione non può essere militare: la
comunità internazionale deve sempre più concentrarsi sugli aspetti civili della
crisi". Frattini ha sottolineato che "i rapporti tra Russia ed Europa
dovrebbero essere concepiti solo in termini di cooperazione e non di
confronto". Circa i rapporti transatlantici Frattini ha detto che la nuova
amministrazione Obama richiede nuove responsabilità all'Europa: "c'é
bisogno di più Europa e non di meno America: questo dovrebbe essere il nostro
motto". Frattini ha citato il recente accordi tra Fiat e Chrysler come un
esempio di "forte e vitale" relazione transatlantica. La conferenza
al Congresso era stata organizzata dalla NIAF, la principale organizzazione
degli italiani d'America. Frattini é stato presentato dal presidente della NIAF
Joseph Del Raso e dai due parlamentari italo-americani Bill Pascrell e Pat
Tiberi. Una delegazione della NIAF si è recata di recente in Italia per portare
i fondi raccolti negli Usa a beneficio delle vittime
del terremoto.
( da "Trend-online"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
FIAT: L'ITALIA
RIMANE CENTRALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo
Molinengo , 08.05.2009 11:29 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! Adesso si alza la tensione, almeno in Italia, sul futuro Fiat, alla
luce dei nuovi accordi. Il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha
inviato una lettera al Presidente della Fiat Luca di Montezemolo e
all'Amministratore delegato Sergio Marchionne per sottolineare l'importanza
dell'accordo con Chrysler e delle trattative con Opel. Il Ministro ha voluto,
però, sottolineare la centralità degli stabilimenti italiani e preannuncia un
incontro per discutere le prospettive dell'azienda in Italia. "L'accordo
raggiunto dalla Fiat con la Chrysler - scrive Scajola - ha costituito per
l'economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva
di sviluppo, maturata nel pieno della crisi del settore, fa emergere i valori
dell'industria italiana come poche volte era accaduto in passato".
"Fondamentale - prosegue Scajola - sarà ora il permanere della centralità
del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere
sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo
economico e produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l'eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere
assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi
attivero' dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla
presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo
che il Governo potrà continuare ad offrire".
( da "Trend-online"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Borsa: positive le
piazze europee
( da "Manifesto, Il"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
AUTO «Siamo vasi di
coccio» Radiofabbrica trasmette programmi in tedesco che annunciano disastri: a
Mirafiori le tute blu temono che il conto della
globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati chiedono un incontro
immediato ad azienda e governo Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da
un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti provenienti dagli
stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung, stanno per saltare un po' di
stabilimenti in Europa, un paio in Italia. Uno a sud, precisa la stampa
tedesca, uno a nord. A nord? Ma come: Marchionne non aveva detto che Mirafiori
sarebbe stato l'ultimo stabilimento a chiudere, in caso di difficoltà? E poi,
dove stanno le difficoltà, visto che la Fiat sta facendo shopping di
multinazionali in mezzo mondo? Ce l'avrà mica con noi, il salvatore della
patria? Questo dicevano ieri le tute blu torinesi al cambio turno, leggendo il
volantino distribuito dai sindacalisti e dai delegati della Fiom che si
interroga sul futuro degli stabilimenti italiani della Fiat, compreso il cuore
antico di Mirafiori. C'è chi pensa che non si debba prestare troppa attenzione
ai messaggi provenienti in questi giorni dalla Germania, «fanno parte del
gioco». Ma anche chi minimizza fa sogni che sembrano incubi. «C'è grande
preoccupazione in fabbrica», dice il segretario della V lega Fiom di Mirafiori,
Vittorio De Martino: «Marchionne non è più circondato dall'aureola e non è più
percepito come il santo salvatore: «Qui rischiamo di fare la fine dei vasi di
coccio in mezzo a quelli di ferro, dicono ai cancelli e in assemblea gli
operai». I numeri sono tiranni: tra la crisi del 2002 e l'inizio della ripresa
del 2005, i lavoratori occupati nel perimetro di Mirafiori sono crollati da 27
mila a 15 mila. Nel 2008, da uno stabilimento con una capacità produttiva di
500 mila vetture ne sono uscite solo 140 mila, rispetto a una produzione
italiana di 630 mila automobili, un terzo del totale prodotto dal Lingotto nel
mondo. Dai piani alti della Fiat si lascia intendere che non sarà necessario
chiudere stabilimenti in Italia, basterà «asciugarli» un po'. Si asciuga il
sudore, normalmente, e in effetti sono gli operai quelli che sudano, dunque la
metafora fastidiosa ha una sua ragion d'essere. «Che vuoi asciugare ancora?
Tutti quelli che potevano uscire, tra pensionamenti e mobilità, sono già stati
messi fuori», consedera con amarezza il segretario torinese della Fiom, Giorgio
Airaudo che teme per l'auto, ma anche per la Iveco che è messa ancora peggio e
le solite voci d'officina ventilano persino una cessione dell'intero comparto
dei camion. E teme per la Cnh e i suoi stabilimenti a Torino e in Italia
(Emilia, Marche, Puglia). Ieri i lavoratori della Cnh di San Mauro, in perenne
cassa integrazione, hanno manifestato davanti alla sede Rai di Torino. Si
preoccupano lavoratori, sindacati, istituzioni. Il sindaco del capoluogo piemontese
Sergio Chiamparino chiede una verifica alla Fiat, un piano industriale che
garantisca una difesa dell'occupazione dentro il processo di riorganizzazione
che la globalizzazione del Lingotto pretende. Anche il presidente della
Campania Antonio Bassolino, che ospita nel suo territorio la fabbrica sotto
tiro di Pomigliano, chiede un incontro immediato con la Fiat. Incredibile a
dirsi, si è fatto vivo il governo italiano dopo settimane di silenzio e dopo
che Marchionne aveva incontrato i governi di mezzo mondo promettendo a tutti la
difesa degli stabilimenti e dell'occupazione. Più che battere un colpo, il
ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola ha mandato una letterina a
Marchionne e Montezemolo per «preannunciare» un incontro, presenti i sindacati,
per discutere le prospettive dell'azienda. Un governo serio - tipo quello
tedesco o quello americano, per intenderci - si limiterebbe a convocare azienda
e sindacati, come questi ultimi chiedono inutilmente da mesi. Altro che
letterina, dice il coordinatore Fiom del settore auto, Enzo Masini. Il quale
crede poco praticabile una linea di rottura di Marchionne basata sulla chiusura
di stabilimenti e operai licenziati: «Solo un anno fa abbiamo fatto un accordo
per Termini Imerese e l'Unione europea ha concesso finanziamenti per gli
investimenti e per la produzione di un nuovo modello». Le notizie - e i rumors,
«normali» in una trattativa difficile - provenienti dalla Germania, ma anche
dai mercati e dagli ordinativi stagnanti di automobili, sono comunque inquietanti,
aggiunge Masini, che almeno una buona notizia può darcela: «Il 13 ci vedremo a
Francoforte con la Ig-Metal e incontri sono in programma con i sindacati del
Belgio, della Gran Bretagna, della Svezia...». Cioè dei paesi in cui la Opel ha
i suoi stabilimenti. E' impensabile, e sarebbe perdente, una risposta fabbrica
per fabbrica alla strategia globale della Fiat e delle altre multinazionali. Se
non altro questa crisi costringe i sindacati dei vari paesi a confrontarsi,
alla ricerca di una strategia comune Il
( da "Repubblica.it"
del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'AQUILA - Due nuovi
casi di influenza A/H1N1 nel nostro Paese. Lo ha reso noto il sottosegretario
alla Salute, Ferruccio Fazio, in visita all'Aquila. Il primo caso, la cui
positività è stata riscontrata ieri, è quello di una donna di 48 anni di Como,
tornata dal Messico. Nella mattinata di oggi si è avuta anche la conferma della
positività di un uomo di 40 anni, musicista, tornato da New York e ricoverato
al San Matteo di Pavia: è l'unico caso italiano, finora, di infezione non
contratta in Messico. Il numero dei casi di "febbre suina" nel nostro
Paese sale così a sette. Bilancio dell'Oms. Nel mondo i casi accertati
dall'Organizzazione mondiale della sanità di nuova influenza A/H1N1 questa
mattina sono 2.384 registrati in 24 Paesi, con 44 morti. Il Messico resta il
Paese più colpito, con 1.112 casi (di cui 42 mortali), seguito dagli Usa (896 casi, di cui due mortali) e dal Canada (214 casi e
nessun decesso). Casi accertati. I casi accertati sono: in Francia
( da "Repubblica, La"
del 09-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 39 - Commenti
LA MEDICINA KEYNESIANA (SEGUE DALLA PRIMA P
( da "Corriere della Sera"
del 09-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 09/05/2009 - pag: 19 Calendario Fermi i lavori
britannici, gli Usa senza fondi L'Italia verso l'Expo
di Shanghai via al padiglione «biocompatibile» DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI Non
è per tutti la stessa Expo. Il cantiere del padiglione britannico è fermo:
problemi burocratici, il cortocircuito fra vincoli europei e prassi cinesi. Gli
americani non trovano i fondi, secondo gli organizzatori hanno raccolto un
milione e mezzo di dollari ma ne servono 60: i cinesi un po' incoraggiano, un
po' mettono fretta, anticipando l'avvio obbligatorio delle opere a prima del 30
giugno, «altrimenti per il 1Ú maggio 2010 non saranno pronti». Gli italiani,
invece, partono davvero. Ieri l'inaugurazione dei lavori per il nostro
padiglione, sole a picco e dragoni danzanti, petardi e Verdi. «Roma non è stata
costruita in un giorno e non sarà così per il vostro padiglione», scherza Hong
Hao, direttore generale del Comitato organizzatore, abituato a tener conto
degli affanni dei Paesi partecipanti. Capita in tempi difficili, l'Expo. «Ma
questa manifestazione segnerà una svolta in una fase difficile dell'economia»,
scommette il commissario Beniamino Quintieri, che vede nell'evento (1Ú
maggio-31 ottobre del prossimo anno) «una chance» per l'Italia. C'è un budget
governativo di 36 milioni di euro cui si aggiungono 7 milioni di materiali
offerti da aziende partner e fornitrici: «L'obiettivo è arrivare a 50». La
struttura «ecosostenibile e biocompatibile» progettata da Giampaolo Imbrighi
dovrà essere conclusa entro l'anno, poi toccherà all'allestimento interno,
curato dallo scenografo Giancarlo Basili sul tema della «Città dell'uomo». La
costruzione, provvisoria, punta a rimanere permanentemente a Shanghai. Francese
la direzione dei lavori: «Sì, ma perché offriva professionalità che non si
potevano mettere insieme altrimenti », ammette Quintieri. Sono 3600 mq a pianta
quadrata per
( da "Stampa, La" del
09-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Retroscena
Provocazione del regime di Pyongyang "I coreani preparano un altro test
atomico" Allarme al Pentagono: attività sospette al sito di Kilju MAURIZIO
MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Washington teme che la Corea del Nord possa
condurre un secondo test nucleare, ammonisce Pyongyang a «non commettere questo
errore» e si consulta con Seul, Tokyo, Pechino e Mosca sulle possibili
conseguenze. A dare l'allarme sui preparativi in atto a Pyongyang è stata
l'intelligence sudcoreana rilevando la presenza di un'«accelerazione di
attività» nel sito nucleare di Kilju, nel Nord-Est della Corea del Nord dove
nel 2006 avvenne il primo test nucleare che colse il mondo di sorpresa. La
scorsa settimana fonti ufficiali della Corea del Nord avevano minacciato per la
prima volta di ripetere test nucleari e lanci di missili intercontinentali «in
risposta alle critiche americane per il lancio di missili lo scorso 5 aprile» e
ora, a conferma della scelta di alzare i toni, il ministro degli Esteri di
Pyongyang accusa l'amministrazione Obama di un'«immutata ostilità al dialogo»
in risposta della quale «la scelta sarà il rafforzamento del nostro arsenale
nucleare». «Lo studio delle politiche perseguite da Obama negli ultimi 100
giorni ci portano a dire che la politica ostile dell'America verso di noi non è
mutata e dunque ne trarremo le conseguenze», aggiunge il portavoce del regime
di Pyongyang. Si tratta di minacce che la Casa Bianca prende molto sul serio:
il presidente Barack Obama ne ha parlato al telefono con il collega cinese Hu
Jintao e di persona nello Studio Ovale con il ministro degli Esteri russo
Sergei Lavrov. Forte delle convergenze registrate, l'inviato Usa
per la Corea del Nord, Stephen Bosworth, è arrivato a Seul da dove ha lanciato
un monito a Kim Jong Il: «Se la Corea del Nord deciderà di realizzare un
secondo test nucleare dovremo occuparci delle conseguenze, perché ve ne saranno
in quanto interpreteremmo questa decisione come un atto ostile». Nel tentativo
di tendere la mano verso la Corea del Nord Bosworth ha detto che «l'offerta di
Barack Obama di dialogo resta valida ed è nel loro interesse accettarla». Nei
giorni scorsi l'inviato Usa aveva fatto tappa a
Pechino per studiare il tentativo di rilanciare i negoziati multilaterali con
Pyongyang ma secondo Paik Hak-soon, analista di punta del Sejong Institute
sudcoreano, Kim Jong Il in questo momento «punta ad ottenere colloqui diretti
ad alto livello con gli Stati Uniti» e non è più dunque interessato alla
formula del dialogo a sei che coinvolge anche Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud. «Pyongyang minaccia il secondo test
nucleare perché punta a un summit con Obama per ridisegnare l'intera partita
nucleare e dunque non ha alcun interesse a parlare con Bosworth», aggiunge
l'analista, ricordando che «i nordcoreani sanno che durante la campagna
presidenziale Obama si disse pronto a incontrare Kim Jong Il» e ora
vogliono metterlo alla prova. Dopo la tappa a Seul, l'inviato Usa partirà alla volta di Mosca prima di tornare a
Washington per fare rapporto al Segretario di Stato Hillary Clinton, ma i tempi
della diplomazia potrebbero cambiare se le attività nei siti nucleari
nordcoreani dovessero continuare ad accelerare. I satelliti spia lavorano a
pieno regime per prevenire possibili sorprese. Nel 2006 il Pentagono osservò il
primo test arrivando alla conclusione che non fu un completo successo e negli
ambienti militari a Washington si ritiene che Pyongyang abbia bisogno di una
nuova esplosione per verificare le correzioni apportate.
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
DIANO D'ALBA.
TRIBUNALE Gadget scadenti, maxi rimborso I bauletti danneggiati contenevano set
di asciugamani e lenzuola macchiati [FIRMA]ISOTTA CAROSSO ALBA Maxi
risarcimento disposto dal Tribunale albese a favore della Giordano Vini di
Valle Talloria, frazione di Diano d'Alba. L'azienda vinicola, leader nel
settore delle vendita diretta di vino, otterrà oltre 600 mila euro dalla New
Cosma, di Cossato, in provincia di Biella, che aveva fornito gadget,
considerati inutilizzabili. La vicenda nasce a fine 2005, quando, al momento di
progettare la nuova campagna per l'autunno successivo, la Giordano decide di
acquistare 45 mila bauletti in legno con set di lenzuola e asciugamani per
promuovere i vini in vendita. La New Cosma, a cui si rivolgono per ottenere i
prodotti, si affida a sua volta a una ditta di Hong Kong facendosi però
garante, attraverso una scrittura privata, della qualità e dei tempi di
consegna della merce. Ma quando a settembre 2006 arrivano i primi due container
è subito chiaro che c'è qualche problema: i bauli sono tutti arrugginiti, hanno
bordi taglienti e chiodi che fuoriescono e anche le lenzuola e gli asciugamani
all'interno non sono da meno, alcuni macchiati, altri bucati. La Giordano fa
fare immediatamente una perizia e blocca i pagamenti in Cina. La mossa
successiva è la causa civile contro l'azienda di Cossato. A distanza di tre
anni, il giudice del Tribunale di Alba, Giacomo Marson, ha dato ragione alla
Giordano, riconoscendole il risarcimento per danni che aveva richiesto, 600 mila
euro, mentre non ha accolto la richiesta di ulteriori 600 mila euro per danno
d'immagine. «Siamo soddisfatti dell'esito della vertenza - dice l'avvocato
Paolo Dellapiana, legale della Giordano -, in quanto il Tribunale di Alba ha
riconosciuto il danno subito dai miei assistiti per questa consistente
fornitura di merce proveniente dalla Cina, per la quale era stata prestata
garanzia da una società italiana». Una sentenza di primo grado esecutiva per la
quale la New Cosma riceverà a giorni la richiesta di pagamento. «Quanto
accaduto - dice ancora Dellapiana - conferma che, pur nell'ambito
di un sistema economico ormai globalizzato, permangono rischi nei rapporti
commerciali con aziende situate in Paesi come Cina e India, con i quali sono
molto intensi gli scambi, con conseguente necessità per le imprese italiane di
adottare, come in questo caso, tutte le cautele possibili, di natura sia
giuridica che di controllo qualità, tanto nella fase precontrattuale
quanto durante l'esecuzione dei contratti stipulati».
( da "Repubblica, La"
del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 33 - Cultura
Il vello d´oro sfida global Rotte dimenticate la memoria La leggendaria nave
Argo su cui Giasone e compagni percorrono l´Europa da un capo all´altro
rappresenta bene la realtà che il grande archeologo Barry Cunliffe racconta nel
suo ultimo libro: il nostro continente già diecimila anni fa era innervato da
una rete di vie di comunicazione battute da mercanti, avventurieri, eserciti
invasori SIEGMUND GINZBERG sono diecimila anni che l´Europa naviga da una crisi
globale all´altra. Con contatti, scambi, movimenti migratori, ripercussioni che
si estendono da un estremo all´altro del continente anche quando sembra che le
diverse parti non abbiano a che fare con le altre, ne ignorino addirittura
l´esistenza, anche quando sembra che tutto ciò che conta davvero, tutta la
politica, tutti i conflitti, tutta l´economia, tutti gli avvenimenti, gli
sconvolgimenti degni di nota e di attenzione siano solo quelli locali. I ritrovamenti e gli studi archeologici dell´ultimo quarto di
secolo rivelano una globalizzazione di estensione e profondità insospettabili,
impetuosa quanto sommersa, impercettibile se ci si affida alle sole narrazioni
che ci sono state tramandate. Non coincide con i confini e le vicende dei
popoli, tanto meno con quelle degli stati. A tratti scompare, anche per
molti secoli. Per poi ricomparire altrettanto a sorpresa. I cicli stritolano
culture e civiltà, si alternano imperi e frammentazioni, nicchie di autarchia e
isolamento, cambiano violentemente le élite. Tutto cambia continuamente. Ma
restano fili sotterranei a testimoniare che eravamo già tutti europei da molti
millenni prima che avessimo la minima idea di esserlo. Il fatto che questi fili
si ritrovano soprattutto lungo le coste e il corso dei fiumi d´Europa
giustifica il titolo dell´ultimo libro di uno dei più prestigiosi archeologi
del nostro tempo, Sir Barry Cunliffe: Europe Between The Oceans. Themes and
Variations: 9000 BC-AD 1000 (Yale University Press, 2008, 518 pagine). è un
libro molto denso, documentato, non semplicemente «divulgativo», di spessore
ineccepibile anche da un punto di vista specialistico, corredato di bellissime
illustrazioni e, soprattutto di un eccezionale apparato di cartine. L´avevo
ordinato perché impegnato in una lettura, che poi mi ha condotto in tutt´altre
direzioni, delle Argonautiche di Apollonio Rodio. Vi ho ritrovato orizzonti
sterminati, sentieri inesplorati, suggestioni inaspettate. Euripide, e molto
più tardi Catullo e Valerio Flacco, scrivono della leggendaria nave Argo su cui
Giasone e compagni intrapresero, una generazione prima della guerra di Troia,
la loro avventurosa navigazione alla ricerca del vello d´oro come della «prima
nave». Omero dice più sobriamente: «La meglio costruita». Apollonio Rodio, che
ha a disposizione la «biblioteca-mondo» di Alessandria nel Terzo secolo avanti
Cristo dice, ancor più sobriamente, solo che fu «la più famosa». è una nave
magica: persino parla. Trasporta di tutto: uomini, armi, cavalli, pecore, doni
preziosi, poi anche il misterioso vello. Naviga lungo le coste, da isola a
isola, da porto a porto, lungo i fiumi; supera per incanto (a due riprese, la
prima attraversando il Bosforo per entrare nel Mar Nero) rocce alte come
grattacieli che cozzano tra di loro; per sfuggire all´inseguimento della flotta
colchica si addentra nel Danubio, ne esce nell´Adriatico, si addentra nel Po,
ne esce nel Rodano (ma se avessero preso un altro braccio sarebbero usciti
nell´Oceano); per un lunghissimo tratto viene trasportata a braccia per
attraversare il deserto libico; è praticamente in simbiosi coi suoi marinai, ne
è «la madre». Apollonio Rodio ha probabilmente a disposizione tutte le diverse
versioni scritte degli antichi miti, scrive in un´epoca in cui i viaggi per
mare sono ormai ordinaria amministrazione, ma lavora d´immaginazione, dovrebbe
conoscere le rotte ormai battute, ma la sua geografia è fantasiosa quanto, e
forse ancora più di quella dei suoi predecessori. La cosa affascinante è però
che la realtà archeologica descritta da Cunliffe appare ancora più
sconvolgente, fantastica delle «invenzioni» degli antichi. Che Argo non fosse
la «prima nave» lo sapevamo da tempo. In Asia si sono scoperte imbarcazioni
risalenti a oltre sei millenni fa. Quanto agli europei è ormai assodato che
navigavano da prima ancora dell´introduzione della ruota e
dell´addomesticazione dei cavalli. Anche un semplice sguardo alla
configurazione del nostro continente spiega perché la cosa non è solo
verosimile ma persino ovvia. Se si volta una qualsiasi mappa è evidente che
l´Europa non è che una grande penisola che protrude dall´Asia circondata dai
mari. Tra coste frastagliate e isole si può stimare che la circumnavigazione si
estenda per qualcosa come trentasettemila chilometri, l´eguale della
circonferenza dell´intero pianeta. A questo va aggiunto il corso dei fiumi. Gli
itinerari degli argonauti non sono così assurdi come può sembrare a prima
vista. Dal Danubio effettivamente si risaliva sin da tempi antichissimi,
superando le Porte di ferro, fino al cuore dell´Europa. Questa è la rotta che
avrebbero seguito tutte le migrazioni attraverso il corridoio delle steppe
asiatiche, dalla Mongolia ai Carpazi, dalla remota preistoria alle invasioni
barbariche. Dalla valle del Po, attraverso i passi alpini si arrivava ai bacini
del Rodano e del Reno, fino alle isole britanniche. Manufatti provenienti dal
Mediterraneo e viceversa avevano preso queste strade in parte fluviali da
millenni prima che a fare il percorso fosse l´esercito di Annibale. Attraverso
tributari come la Morava passava la "via dell´ambra" dall´estremo
Nord. Se non il naviglio, veniva trasbordato a braccia attraverso gli
spartiacque montagnosi il suo contenuto. Fonti bizantine confermano che gli
avventurieri-mercanti del Nord arrivavano sino a Costantinopoli lungo la
Vistola e il Dnestr, o addirittura, dal Golfo di Finlandia, attraverso il lago
Ladoga e il Dnepr, superando a piedi una successione di sette rapide. Da qui
probabilmente arrivò a Costantinopoli la guardia varanga degli imperatori
bizantini, compreso quel Halfdan che a mo´ di vandalico souvenir incise il
proprio nome in caratteri runici sulla parete di Santa Sofia. Gli europei
navigano, si conoscono, scambiano prodotti e favole sin dall´età della pietra e
dei ghiacci (che sciogliendosi crearono nuovi corsi d´acqua e mari, immensi
acquitrini, forse lo stesso diluvio). Scandinavia e Danimarca sono costellate
di immagini rupestri di navi a remi che precedono di molto quelle dei
vichinghi, somigliano nel profilo alle navi su cui si erano imbarcati gli
argonauti e Ulisse. Già attorno al 1700 avanti Cristo questi eroi nordici
facevano per ragioni "di prestigio", oltre che presumibilmente di
pirateria, spedizioni simili a quelle dei loro colleghi greci. Forse
spingendosi sui fiumi sino ai Carpazi. Il relitto di una nave a vela, ritrovato
al largo di Uluburun, presso la costa meridionale della Turchia, databile al
Quattordicesimo secolo avanti Cristo, quindi non moltissimo dopo l´epoca eroica
di cui canta Omero, trasportava lingotti di bronzo, di stagno, vasellame
cipriota, anfore e vetri canaaniti, oro, argento, e persino zanne di elefante,
denti di ippopotamo. Con un cargo di provenienza così eterogenea, si può solo
ipotizzare che facesse una rotta circolare tra Egitto, costa siriana e
dell´Asia minore, Cipro e Creta. I Fenici importavano lo stagno dal porto
dell´odierna Cadice, sull´Atlantico e lo distribuivano in tutto il
Mediterraneo. Gli Etruschi esportavano dalla Pianura padana sino in Pomerania.
Sin dal terzo millennio avanti Cristo arrivavano, probabilmente via acqua,
manufatti di ceramica dalla Francia meridionale sino in Scozia. Strabone e
Diodoro Siculo riferiscono nei dettagli di intensi traffici fluviali via il
Rodano e la Garonna, fino in Britannia, da molto prima che nelle Gallie si
affacciasse Giulio Cesare. La rete compare e scompare, trova nuovi percorsi o
lascia intere regioni a lungo isolate, interessa ovviamente le élite in cerca
di status symbol, non i contadini, ma la globalizzazione è prepotente, spesso
indipendentemente da guerre, invasioni e dai grandi sconvolgimenti politici registrati
dalla "Storia". Tra le sorprese successive: il particolare in genere
trascurato che via nave sarebbero iniziate anche le invasioni barbariche che
avrebbero affondato l´impero romano. Insomma dal mare e lungo i fiumi una
stupefacente, caleidoscopica, vertiginosa e globale "storia nella
storia", di più lunga durata e profondità di quella cui eravamo abituati.
( da "Corriere della Sera"
del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Spettacoli data: 10/05/2009 - pag: 43 «We Will Rock You» Queen, in
Italia il musical da fantascienza MILANO La voce di Freddie Mercury si è
purtroppo spenta da tempo. John Deacon ha ormai attaccato il suo basso al
chiodo. Ma Brian May e Roger Taylor, i due superstiti del quartetto che nel
1970 diede vita ai Queen, non abbandonano la scena. E ieri a Milano hanno
presentato la loro nuova fatica. Non un album o un tour (l'hanno già fatto
l'anno scorso con il poco memorabile «The Cosmos Rock»), ma il musical «We Will
Rock You». Che dopo sette anni di successi in giro per il mondo e una tenitura
da record nel West End londinese, sbarca anche in Italia: il 4 dicembre all'Allianz
Teatro di Milano con produzione e regia italiane, biglietti in vendita dal 14
maggio. May e Rogers hanno partecipato alla fase finale delle audizioni per il
cast che dovrà cantare i 24 brani del musical, una scaletta con dentro il
meglio dei Queen, da «Radio Ga Ga» a «Bohemian Rhapsody» e, ovviamente, «We
Will Rock You». «Abbiamo visto che qui c'è tanto talento ha
detto May ma non ci sorprende. L'Italia è un posto perfetto per il rock». Il
musical racconta di un futuro nel quale domina la globalizzazione e il rock è
bandito. In scena Il personaggio Killer Queen Ma. Plu.
( da "Corriere della Sera"
del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Tempo Libero data: 10/05/2009 - pag: 18 LA RECENSIONE Tan Dun: musica
vera o jukebox di oggetti sonori? Tan Dun è un Virgilio che
guida i suoi numerosi estimatori nel regno della globalizzazione musicale. Più
di ogni altro compositore oggi. Perché la sua musica non è la solita sintesi
d'Oriente e Occidente, piuttosto un jukebox impazzito che alterna un minuto di
cineserie a uno di Bach, uno di tromba tipo Miles Davis a uno di rumore futurista,
con l'orchestra che batte piedi e mani, sussurra, urla o sfrega pietre.
Per un po' il gioco è divertente. Però c'è un però ed è che ne scaturisce una
forma esageratamente rapsodica, un campionario d'oggetti sonori più che musica
vera e propria. Nel concerto che dirige all'Auditorium di Milano a capo della
Filarmonica Toscanini presenta due cose. L'una è «Death and Fire. Dialogue with
Paul Klee», risale agli anni Ottanta e tutto sommato funziona perché è
organizzata rapsodicamente come successione di quadri. Ma l'altra è un
«Concerto per chitarra» degli anni Novanta priva di una forma plausibile, anche
perché non rivela alcun tipo di relazione interessante tra lo strumento e
l'orchestra. E la «colpa» è tutta del pezzo, perché nulla si può addebitare né
alla tecnica e sensibilità della squisita solista Sharon Isbin (nella foto con
Tan Dun) né alla grinta di una formazione che anzi rivela ottime potenzialità e
buona coesione. Di ciò sono ulteriori testimonianze le esecuzioni della «Danza
del fuoco» da «El Amor Brujo» di Falla e della «Unanswered Question» di Ives
che completano il programma accolte con molto calore dal pubblico. Che torna a
casa con la consapevolezza d'aver ascoltato una giovane orchestra capace di
mandare messaggi positivi. Enrico Girardi
( da "Repubblica, La"
del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XXI - Genova
"Costruire l´Europa dei diritti" Lech Walesa a Balbi, lezione di
politica internazionale L´ex presidente polacco e leader di
Solidarnosc parla di globalizzazione, Gorbaciov e fede RAFFAELE R. RIVERSO Una
lezione di politica internazionale, all´università. L´ha impartita ieri Lech
Walesa, leader di Solidarnosc, il primo sindacato polacco indipendente, quindi
presidente della Polonia nel 1990, invitato dalla Fondazione per la Cultura.
Quest´anno cade il ventennale della caduta del muro di Berlino e la visita di
Walesa sotto la Lanterna coincide con la presentazione delle due rassegne
espositive "Oltre il Muro. Tutto il teatro in un manifesto. Polonia
1989-2009" e "Europa verticale. Un viaggio per immagini" di
Monika Bulaj e Paolo Rumiz, ospitate a Palzzo Ducale dal 28 maggio al 30
agosto. Nell´Aula Magna si è parlato di Europa: «Ci sono due modi per entrare
nella comunità europea - ha detto Walesa riferendosi al caso turco -. Il primo
è quello di prendere la bandiera e cantare l´inno. Il secondo è quello di
cercare di migliorare i nostri diritti, di iniziare un percorso che mantenga al
primo posto l´interesse dell´Europa». La colpa del grande astensionismo («una
grande vergogna») previsto per le elezioni europee è dovuto «all´inconsistenza degli
attuali partiti politici che non hanno più una visione del futuro e
preferiscono stare in televisione». Sollecitato dal pubblico, infine, si lascia
scappare anche una considerazione sull´ex presidente russo Mikhail Gorbaciov:
«Prima mi credeva un dissidente. Ora da pensionati siamo amici. Cosa penso di
lui e della sua volontà di riformare il comunismo avviando la Perestrojka? O è
stato un traditore o un ingenuo. Gorbaciov è stato importante per la caduta del
blocco sovietico, ma perché ha fallito in quella che credeva la sua missione.
Fosse per lui il mondo sarebbe ancora quello di una volta». Del resto Walesa si
è sempre contraddistinto per l´anti-comunismo e la fede: «Il comunismo ha
ucciso più di duecento milioni di persone e nessuno ne parla. In tutto quello
che ho fatto sono stato guidato dal verbo di Dio», ha affermato durante
l´incontro, organizzato dalla Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale. Sulla
polemica di un suo passato da spia comunista, Walesa risponde: «I panni sporchi
si lavano in famiglia. Di queste cose bisogna parlarne solo in Polonia». Walesa
ha denunciato il presidente polacco Lech Kaczynski: «Questo è il ringraziamento
per aver pensato che potesse essere il mio sostituto». La lustracia? «Un atto
dovuto per evitare di ripetere gli errori del passato».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: Politiche economiche
Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush di Innocenzo Cipolletta D ove abbiamo
sbagliato e cosa dobbiamo fare in futuro per evitare una crisi come quella che
stiamo affrontando? Questa domanda è stata lanciata da Guido Tabellini su
questo giornale il 7 maggio. Certo, ci sono le regole da rivedere e c'è da
rafforzare i controlli. Ma basterà per evitare in futuro nuove crisi
sistemiche? Credo di no. Penso che sia anche e soprattutto necessario riportare
sotto controllo la politica economica dei principali paesi, per evitare il
prodursi di squilibri eccessivi che sono stati alla base della crisi
finanziaria mondiale. La crisi finanziaria si inscrive nell'ambito di forti
squilibri favoriti essenzialmente dalla politica economica degli Usa di questi ultimi anni, volta a sostenere comunque la
crescita economica. Senza una tale politica, non si sarebbero prodotte bolle
speculative di tale ampiezza e, quindi, non avremmo avuto fenomeni patologici
di diffusione di prodotti finanziari nuovi che hanno aggirato controlli,
sicuramente non efficaci. Negli anni 90 il mercato azionario conobbe la bolla
delle cosiddette dotcom, ossia le imprese innovative legate a internet e al sistema
telefonico. La bolla si formò anche perché la Fed, guidata già allora da Alan
Greenspan, riteneva che la crescita economica elevata degli Usa
non avrebbe portato a squilibri inflazionistici, grazie ai progressi della
produttività impliciti nelle nuove tecnologie. A nulla valsero allora le
analisi di molti economisti che non riuscivano a trovare riscontri di questi
aumenti di produttività legati alle nuove tecnologie. L'assenza di inflazione
bastò a convincere che la crescita poteva continuare senza ostacoli. Alla fine
la bolla scoppiò, all'inizio di questo decennio: ciò avrebbe dovuto comportare
una recessione che avrebbe potuto riequilibrare l'economia americana in fase di
surriscaldamento. Ma intervenne il tragico attentato dell'11 settembre 2001 che
minacciò di sprofondare gli Usa e il mondo in una
depressione. Da qui, un rilancio dell'economia mondiale e di quella americana,
che era appena entrata in recessione. Gli stimoli all'economia furono ingenti,
sia dal lato fiscale che da quello monetario. I tassi di interesse vennero
ridotti e i mercati furono inondati di liquidità. Quando apparve evidente che
la recessione era stata evitata, si continuò a iniettare capacità di spesa sui
mercati e si favorirono gli acquisti di case negli Usa,
malgrado il manifestarsi di una evidente bolla sul mercato immobiliare, causata
proprio dalla politica monetaria e fiscale espansiva. Inoltre, gli Usa iniziarono a spendere per finanziare le guerre al
terrorismo, prima con l'intervento in Afghanistane poi in Iraq. Tutto questo
sembrava possibile perché ancora non cresceva l'inflazione grazie, questa
volta, alla globalizzazione, che assicurava prodotti e
servizi a costi contenuti provenienti da Cina, India e altri paesi di nuova industrializzazione, e alla
immigrazione che assicurava lavoro a basso costo. A nulla valsero i moniti di
quanti segnalavano gli squilibri fondamentali degli Usa nella bilancia dei pagamenti, nei conti pubblici e nei conti
delle famiglie che avevano azzerato la propensione media al risparmio.
Unico obiettivo di Greenspan e dell'amministrazione Bush era quello di evitare
una recessione che avrebbe fatto scoppiare la bolla immobiliare e avrebbe
indebolito gli Usa. Paradossalmente, è stato il
successo nella lotta all'inflazione,dopo l'epoca della stagflazione, vinta
grazie alle deregolamentazioni e alle innovazioni anche finanziarie,una delle
cause che poi hanno favorito l'emergere di questa crisi globale. Oggi stiamo
pagando il prezzo del successo nella lotta all'inflazione, perché è venuto meno
il termometro che avrebbe (forse) indotto la Fed a frenare la crescita prima
che si arrivasse ad alimentare bolle speculative di questa ampiezza. L'aver
ancorato la politica monetaria degli Usa
all'inflazione e alla crescita, ha finito per far trascurare gli altri squilibri
(bilancia dei pagamenti e conti pubblici) considerati minori e aggiustabili
grazie alla pletora di nuovi strumenti finanziari disponibili. Di questo sono
responsabili i governi di tutti i paesi, non solo quello degli Usa, perché la crescita faceva comodo a tutti. Chi non
ricorda, negli anni passati, gli articoli e le dichiarazioni dei politici
europei sull'" invidiare" la capacità di crescita americana e il
ruolo della Fed, che non si preoccupava solo degli squilibri, come alla Bce, ma
anche della crescita? Credo che per ridurre il rischio del prodursi di nuove
devastanti crisi sistemiche siano sicuramente necessarie nuove regole, nuovi
controlli, più attenzione alla gestione della crisi. Ma penso anche che sia
necessario soprattutto un maggior rispetto degli equilibri tradizionali nella
gestione della politica economica da parte dei governi dei principali paesi.
icipoll@tin.it © RIPRODUZIONE RISERVATA LA BOLLA DEGLI ANNI 90 La Fed
incoraggiò la crescita svincolata dai fondamentali: la lotta all'aumento dei
prezzi con strumenti innovativi ha provocato gli squilibri attuali
( da "Stampa, La" del
10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
A ROMA AGENTI E
VETTURE DI 15 PAESI Le auto preferite dalla Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo
"Scout" [FIRMA]MARCO MARELLI ROMA Mai nel passato era capitato,
nonostante la Polizia di Stato abbia una storia lunga ben 157 anni. In
occasione dell'anniversario, a Roma in Piazza del Popolo, sono arrivate ben
quindici rappresentanze di Polizia provenienti da quindici Paesi esteri. E così
è stato possibile toccare con mano altre realtà, scoprendo ad esempio quali
veicoli usano per il controllo del territorio la Francia, la Grecia, il
Portogallo, l'Austria, la Macedonia, la Spagna, la Bulgaria, il Belgio. Il
nuovo claim della Polizia di Stato per il 2009 «c'è più sicurezza insieme» ha
trovato piena giustificazione, forte anche di questa presenza straniera utile
tra l'altro a stringere sinergie assai vantaggiose in un
momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà consolidata. Nel
grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend, ha dominato la
scena l'Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera ammiraglia. Quattro
ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni climatiche, potente
con il cinque cilindri 2.4 turbodiesel comon rail di ultimissima
generazione da ben 210 cavalli, rispettosa dell'ambiente grazie al filtro
antiparticolato. La 159 Q4 in divisa ha colpito molto anche per il sofisticato
sistema Scout che adotta. Questa tecnologia, tra le innumerevoli funzioni,
consente il riconoscimento targhe, un'arma preziosa nei compiti di controllo
del territorio. In questa occasione ha svettato la folta presenza di Skoda
Octavia, automobile in uso presso la Polizia albanese, croata, greca e ceca con
carrozzeria berlina; e ha incuriosito il raffinato Mercedes Viano della Polizia
slovacca adibito alla compilazione modulistica in caso di incidenti stradali
con presa di corrente esterna, unica vettura delle forze dell'ordine ad averla.
La Chrysler Stratus della Polizia macedone sfoggiava invece sul cofano uno
stemma simile a quello in uso dalla Polizia americana. Durante la
manifestazione del 157° anniversario della Polizia di Stato sono pure emersi,
intervistando gli agenti stranieri intervenuti, i peccati degli automobilisti
d'Europa. Non sono affatto ligi nel rispettare i limiti di velocità quelli macedoni,
i bulgari, i croati; in Montenegro usano pochissimo le cinture in città, mentre
sono soliti allacciarle fuori; in Austria c'è il problema della guida in stato
di ebbrezza. Tra le carrozzerie preferite dagli agenti spiccano le station
wagon: Italia, Francia e Belgio hanno una folta rappresentanza di questa
tipologia di vetture nelle flotte della Polizia.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Commenti Pagina 348
Novità e dinamismo le parole d'ordine del risparmio energetico --> In
un'economia globale, nessun Paese preso individualmente può affrontare efficacemente
la crisi attuale, anche perché, malgrado qualche segno di un rallentamento, il
suo superamento è ancora lontano e la disoccupazione è in aumento nella
maggioranza degli Stati industrializzati e in quelli emergenti per l'anno in
corso e per il 2010. La sfida vale per tutti. Per gli Stati Uniti d'America, la
più grande potenza, e per la Cina, che in un domani virtuale ha serie probabilità di superare gli Usa. In Europa, la Germania, prima
potenza economica, e l'Italia, comparativamente meno sviluppata, non possono
ognuna per sé far fronte alla crisi in atto. In America latina, il Brasile,
benché disponga di grandi potenzialità di sviluppo, non ha interesse a operare
isolatamente. In sintesi, la cooperazione internazionale è la via maestra da
seguire sia a livello globale sia con sfide settoriali. Negli Usa, l'amministrazione Obama dà assoluta priorità al lancio
e al successo del programma in difesa dell'ambiente mediante la ricerca e la
messa in opera di tecnologie avanzate e per il risparmio energetico,
nell'ambito di una nuova e dinamica divisione internazionale delle attività. È
in questo contesto settoriale e seguendo una "road map" strategica che
Sergio Marchionne, Ceo (Chief Executive Officer) di Fiat-Group, fa la prima
mossa vincente. Egli, con l'accordo Chrysler/Fiat e con la benedizione del
presidente Obama, oltre a lanciare la Fiat nel mercato mondiale, valorizza le
sinergie delle due case automobilistiche: ad operazione compiuta, lui sarà il
nuovo amministratore delegato della Chrysler. La Fiat fornirà, tra l'altro, i
suoi piccoli motori poco inquinanti e a basso consumo energetico: il motore
diesel common rail (anche se il brevetto era stato ceduto a Bosch) e,
soprattutto, quello di nuova generazione Multiair (presentato due mesi fa al
salone di Ginevra), con basso regime di emissione di CO2, intorno a
80g/chilometro, il cui lancio è previsto quest'anno. L'accordo Torino/Detroit,
oltre ad avere evitato la bancarotta annunciata della Chrysler (sotto
amministrazione controllata e pilotata dalla pubblica amministrazione che ne
assicura il finanziamento per il rilancio), crea un gruppo automobilistico
internazionale che nel 2008, con 243.000 dipendenti (Chrysler 185.000, Fiat
58.000), ha prodotto 4.700.000 autoveicoli (Fiat 2,7 milioni, Chrysler 2,0
milioni) e ha fatturato 100 miliardi di euro (Fiat 63, Chrysler 37). A
operazione di successo completata, la Fiat possiederà il 20 per cento delle
azioni, con una prospettiva già pianificata del 35 per cento nel nuovo gruppo e
più in là del 51 per cento: tutto ciò senza sborsare un euro e con la
previsione che la Fiat 500 sarà venduta nel mercato Usa
nel 2010. Con la visita questa settimana in casa Opel in Germania, Sergio
Marchionne ha fatto la sua seconda mossa sulla "road map" strategica.
Benché i tedeschi siano un partner potenziale meno flessibile di quello
americano, l'offerta di Marchionne è stata considerata interessante e degna di
approfondimento dalle autorità politiche e aziendali tedesche, compresa la
rappresentanza sindacale. Se le trattative andranno in porto, il nuovo gruppo
Fiat/Opel, 113.000 dipendenti (Fiat 58.000 e Opel 55.000), creerebbe il secondo
colosso automobilistico mondiale dopo il gruppo Toyota, incorporando non solo
la parte tedesca della General Motors (Opel) ma anche quelle che operano in
America latina (1,2 milioni di veicoli venduti nel
( da "Giornale.it, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Wall Street
Journal in questo articolo conferma l'inattendibilità dello stress-test. I
parametri adottati da Fed e Tesoro erano molto accomodanti appure hanno
prodotto inizialmente risultati sconfortanti. Ad esempio Citigroup avrebbe
dovuto ricapitalizzare per 35 miliardi, non per 5,5; Bank ofAmerica per 50 non
per 33,9, e così via. Non appena conosciuti i risultati, le banche hanno
esercitato pressioni furiose su Geithner (il loro uomo) e il capo della Fed
Bernanke e miracolosamente sono riusciti a convincerli ad ammorbidire il
rapporto. Tutto questo mentre gli spin doctor preparavano sapientemente i media
e ovviamente la Borsa, passando dritte rassicuranti. Tra l'altro: il Financial
Times ha scoperto una clausola, ovviamente segreta, secondo cui se fra tre mesi
i mercati saranno migliorati, le banche saranno esonerate dall'obbligo di
aumentare il capitale. Dunque saranno libere di speculare di nuovo senza
coperture adeguate. Una manipolazione e un inganno: sì, c'è proprio da
festeggiare. Scritto in crisi, capitalismo, comunicazione, borsa, casta,
banchieri, banche, spin, economia, democrazia, società, era obama,
manipolazione, notizie nascoste Commenti ( 5 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su
un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07May 09 E la sinistra
continua a non capire. Sono in Turchia per un viaggio di studio organizzato
dalla delegazione ad Ankara della Commissione europea e riservato a un
ristretto pool di giornalisti europei. Uno dei ricercatori incontrati oggi, Can
Paker, ha fornito una spiegazione originale del successo del partito islamico
moderato Akp. A suo giudizio il premier Erdogan vince perchè è l'unico a
rappresentare gli interessi della nascente classe media, che si sviluppa grazie
alle riforme e al libero mercato. L'Islam, secondo Paker, sarebbe un elemento
secondario. Il Partito kemalista di opposizione continua a declinare, non
perchè la società rifiuta il secolarismo, ma perchè quel partito rappresenta la
vecchia classe media, basata sull'establishmenti burocratico-militare, che
tende a ridursi. Secondo me il quadro è più complesso, ma il metodo di analisi
di Paker è comunque interessante e in sintesi può essere riassunto così: i
partiti si affermano non tanto per la loro ideologia, quanto per la loro
capacità di rispecchiare le convinzioni e le aspirazioni di una classe sociale.
Applicando questo metodo all'Italia si capiscono le ragioni del successo e del
fallimento di molti partiti. Vediamo: - Il Pdl e Berlusconi sono sempre più
popolari perchè rappresentano la piccola e la media borghesia, sia dei grandi
sia nei piccoli centri, che oggi è maggioritaria nel Paese. E non basta il
clamore per il divorzio da Veronica per cambiare il giudizio sul leader, perchè
nelle società moderne - dopo la vicenda Clinton - la valutazione della moralità
privata è sempre meno importante politicamente. - La Lega Nord riflette la
paura, il disagio, l'attaccamento identitario di ampie zone del nord,
soprattutto in Provincia. E' vista come il baluardo contro l'immigrazione
clandestina e la vicenda della nave respinta farà salire i consensi. - L'Udc
interpreta un certo mondo cattolico, comunque borghese, che, come accadeva ai
tempi della Dc, è molto sensibile al messaggio della Chiesa e predilige una
certa sobrietà; dunque non si riconosce in Berlusconi. I problemi sorgono a
sinistra. Perchè il Pd non sfonda? Perchè rappresenta gran parte del mondo
della scuola, una parte dei funzionari pubblici, il mondo intellettuale e perchè
anzichè una a due identità: quella post comunista e quella cristianosociale.
Troppo poco per vincere. E la mia impressione è che l'ultimo governo Prodi
abbia contribuito a recidere il legame con la piccola e media borghesia
produttiva, che non si fida più della sinistra. E non basta cambiare leader :
finchè le facce continuano a essere quelle note (Veltroni, Franceschini.), gli
elettori volteranno le spalle al Pd. o meglio: il partito è destintato a
galleggiare attorno al 20%. E oltre il Pd? La galassia comunista ha perso il
contatto sia con la base operaia che con i residenti delle periferie delle
città, dove almeno il 50% degli elettori vota Lega. I Verdi vengono associati a
personaggi come Pecoraro Scanio e dunque non hanno chance. I progressisti sono
così rigidi da non capire che le battaglie in difesa degli immigrati
clandestini e dei rom (vedi polemiche sul pacchetto sicurezza e sui barconi
rispediti a Tripoli) non fanno altro che rendere ancora più profonda la
diffidenza della piccola e della media borghesia nei loro confronti. Insomma,
fanno il gioco del centrodestra. O no? Scritto in pdl, crisi, politica, lega,
criminalità, clandestini, partito democratico, progressisti, Italia,
immigrazione, democrazia, sindacati, sicurezza, società, turchia Commenti ( 47
) » (3 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 05May 09 Una crisi a "L" con la gobba? Continuo a credere
che il recente rialzo di Borsa non sia l'inizio di una fase di crescita; bensì
la conseguenza delle manovre messe in atto lo scorso mese (vedi il post del 14
aprile). Tuttavia non posso non chiedermi - come, immagino, molti di voi - se
non sia io a sbagliarmi; ma più leggo articoli e più non riesco a capire le
ragioni dell'ottimismo, che a tratti sfocia nell'euforia. Su dieci notizie otto
sono pesantemente negative. Ci dicono che il sistema bancario è sulla via del
risanamento, ma si dimentica di dire che l'evaporazione (apparente) dei debiti
è dovuta solo alle nuove, truffaldine regole contabili, che permettono alle
banche di valutare a proprio piacimento - anzichè a valori di mercato - gli
asset tossici. I numeri indicano una realtà diversa: i debiti tossici
ammonterebbero a oltre 4mila miliardi di dollari, di cui circa duemila solo
negli Stati Uniti, dove sono già fallite 32 banche di piccole e medie
dimensioni. E lo stress test, i cui risultati sono attesi a ore, dovrebbe
indicare, nonostante sia scarsamente attendibile perchè falsato all'origine,
che almeno dieci banche vanno ricapitalizzate. La situazione reale pertanto è
molto peggiore. Ogni settimana la Federal Reserve annuncia l'acquisto di Buoni
del Tesoro per centinaia di miliardi di dollari, segno che la domanda è insufficiente
a coprire l'offerta, e ciò conferma che i cinesi stanno riducendo i propri
investimenti in valuta Usa. E con quali soldi li paga
la Fed? Con i propri ovvero stampando moneta: ma la storia insegna che
un'economia in queste condizioni è tutt'altro che sana e prima o poi il conto
va pagato. Inoltre: le previsioni per il 2009 indicano un crollo del Pil (in
Europa di circa il 4%, molto peggio del previsto) e per il 2010 una crescita
del 0,10% (molto inferiore rispetto a quella preventivata); e cifre analoghe
sono annunciate per gli Stati Uniti. Sono pronto a ricredermi e chiedo ai
lettori di questo blog: c'è qualcuno che sa dirmi dove sono i segnali di
ripresa di cui tutti parlano? Analizzando i dati ho l'impressione che lo
scenario più probabile sia quello di una L con la gobba ovvero caduta
verticale, economia piatta con un breve periodo di crescita azionaria provocato
non da uno sviluppo reale (e sano), dati reali ma da aspettative irrealistiche
(alimentate ad arte), che si esaurirà riportando il barometro della crescita
attorno allo zero. Sbaglio? Ditemi di sì, vi prego.. Scritto in capitalismo,
crisi, comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia,
era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 91 ) » (8 voti, il voto
medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed
RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le
creme anticellulite? Inutili (ma nessuno lo dice) Questo è un tipico
esempio di notizia nascosa. L'Aduc ovvero l'Associazione per i diritti degli
utenti e consumatori ha diffuso un comunicato stampa, in cui riprende i
risultati di un'indagine dalla fondazione tedesca Warentest, su un tema in
apparenza frivolo: quello delle creme, degli oli e dei vibratori anticellulite.
Ebbene, gli esperti tedeschi hanno testato otto prodotti cosmetici e due
apparecchi. Risultato? "Hanno ottenuto tutti un voto
"insufficiente". Dopo quattro settimane di prova fra 300 donne,
nessuno di questi ha potuto dimostrare un miglioramento visibile, ne' le creme
ne' i vibratori. Promesse non rispettate, insomma". La Warentest è la
maggiore associazione di consumatori tedesca e si suoi studi vengono ripresi
soventi dai media tedeschi, anche dalle tv. In Italia, invece, nessuno ha
ripreso la nota dell'Aduc, benchè tv e settimanali femminili dedichino molto
spazio al benessere e all'estetica personale. Ma una notizia del genere è
troppo controcorrente, smentisce tutto quel che gli espert ripetono da anni e
potrebbe irritare alcuni inserzionisti pubblicitari. E allora meglio sorvolare,
tacendo un'altra notizia importante. L'Aduc tra l'altro scrive:
"Recentemente e' stata lanciato un nuovo metodo contro la cellulite: la
crioelettroforesi, con principi medicamentosi (limogene e caffeina, associate a
furosemide) che verrebbero fatti passare al di la' dell'epidermide attraverso
il freddo. I costi? 150 euro a seduta, per un ciclo di 3-8 sedute. La
furosemide e' un farmaco contro l'edema e puo' avere controindicazioni quali
l'ipersensibilita' al prodotto, l'anuria (soppressione della secrezione renale)
iposodiemia e/o ipopotassiemia. Sarebbe interessante sapere se queste
controindicazioni sono valide per la crioelettroforesi. E' una domanda che
rivolgiamo al ministero della Salute". Una domanda doverosa, come doverosa
dovrebbe essere un'informazione autenticamente al servizio del cittadino, anche
su argomenti come questi. In Germania i giornalisti riescono, almeno in parte,
a sottrarsi ai condizionamenti dell'industria della cosmetica. In Italia i
giornalisti dovrebbero trovare un coraggio analogo, sempre che il pubblico lo
richieda e li sostenga. Temo infatti che la sensibilità dei consumatori
italiani sia diversa, più frivola. E che, in fondo, alla verità preferiscano
l'illusione in nome del look, dell'apparire . Sbaglio? Scritto in crisi, blog,
comunicazione, salute, spin, manipolazione, Italia, notizie nascoste, società,
giornalismo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 30Apr 09 Stipendi record, la casta dei
banchieri Usa vince ancora Il mondo continua a lottare
contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha
già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta
ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del
fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali
banche americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il
prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari
di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito
medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi,
il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a
licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle
Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto,
grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per
risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner
quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente
stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il
loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7
miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver
fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come
prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia,
banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste,
globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 53 ) » (10
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28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere
più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi
dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina
sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California
proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi
di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un
panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi
sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici
per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir
(ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e
lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale
a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo.
AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico
globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri
di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza
suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il
crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati
dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita
alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può
salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina
era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in
crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie
nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 80
) » (10 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più
influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi
approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per
ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina,
ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e
persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche
in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone,
come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre
l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una
superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini
addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama,
globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 58 ) »
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25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è
scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo
hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio
planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli
allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la
Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci
dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob,
avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di
decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto
il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine
animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma
l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini
sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a
quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto
il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste
dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel
2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di
riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia;
per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di
Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il
mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da
copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono
che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno
creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà
ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente
prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi,
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economia, società, notizie nascoste Commenti ( 102 ) » (8 voti, il voto medio
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa
Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune
notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto
emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama
gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente
(ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il
costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei
mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della
società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i
rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita,
ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack
Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di
Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il
presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro
Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi
difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative
per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha
autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare
le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno
parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi
rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo
l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore
alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è
che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i
problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta
truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no:
l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza
privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui
debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset
che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Corriere della Sera"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 La novità L'aumento di risorse per il Fondo deciso dal G20 si porta dietro il tema della
riforma della rappresentanza I segnali Apertura degli Usa dopo 60 anni. Il segretario del Tesoro Tim Geithner: sì alla
sorveglianza indipendente e franca Fmi, cambia la geografia del potere Cina e Brasile pronti a mettere soldi,
ma vogliono contare di più Vincitori e vinti dopo la crisi. Seggio unico per
l'Europa? A trovare la sintesi migliore ci ha pensato un delegato
dall'anello d'oro al lobo destro e codino da pirata dietro la nuca, stretto in un
gessato blu su cravatta amaranto. «No taxation without representation», ha
scandito l'uomo nel microfono, «nessun prelievo senza rappresentanza ». E
chissà se quel signore dall'orecchino, il ministro delle Finanze svedese Anders
Borg, ha afferrato fino in fondo la sua stessa ironia. Ma agli statunitensi in
sala dev'essere suonata, inevitabilmente, amara. L'occasione era l'assemblea
annuale del Fondo monetario internazionale del mese scorso, ministri e delegati
di 184 Paesi raccolti in una sala a Washington. È lì che Borg ha scelto un
motto della rivoluzione americana di oltre due secoli fa per dire che ora
toccava al mondo: la crisi finanziaria, il conseguente aumento di risorse per
l'Fmi deciso dal G20 di Londra e la disponibilità di nuovi protagonisti come Cina o Brasile di contribuirvi in modo determinante, faceva
di quell'assemblea una tappa simbolica. La rivoluzione della rappresentanza,
stavolta, è globale. E il punto d'arrivo, sostiene Adam Posen, vicedirettore
del Peterson Institute for International Economics, è una riforma del Fondo
«che dia ai Paesi che vogliono mettere i soldi per l'aumento delle riserve più
voce e un ruolo più chiaro nel governo» dell'organismo multilaterale. «Se Cina, Arabia Saudita o Brasile non volessero contribuire in
modo adeguato sarebbe un conto dice Posen . Ma dato che invece possono e
vogliono metterci i soldi, non c'è più giustificazione per non far loro
concessioni». In fondo, non sarebbe neanche una sorpresa. Che il sisma
finanziario e gli stessi sensi di colpa dei Paesi che ne sono l'epicentro
avrebbero smosso le gerarchie formali o meno del mondo, era largamente atteso.
Tre mesi fa, un concetto del genere lo aveva espresso brutalmente Roger Altman.
Capo del fondo di investimento Evercore, ex numero due del Tesoro Usa durante il primo mandato di Bill Clinton, Altman ha
affidato la sua facile previsione a un saggio su Foreign Affairs: «I danni
(della crisi, ndr) hanno messo il modello americano di capitalismo sotto una
nube», scrisse. Invece, «la posizione relativamente indenne della Cina le dà l'opportunità di consolidare i suoi vantaggi
strategici mentre gli Stati Uniti e l'Europa faticano per riprendersi. Pechino
sarà nella posizione di assistere altri Paesi sul piano finanziario e fare
investimenti chiave». Ma queste, appunto, erano le grandi linee, colorite
magari della velata ironia sull'Occidente del vicepremier cinese Wang Qishan:
«I maestri, attualmente, hanno qualche problema». La differenza ora è che la
svolta impressa dal G20 di Londra all'Fmi e il ruolo centrale assunto dal Fondo
nel tamponare la crisi soprattutto (ma non solo) in Europa dell'Est stanno
accelerando tutto. Quel blocco di cemento sulla diciannovesima strada a
Washington è il luogo fisico nel quale spostamenti globali di lungo periodo
precipitano in fatti concreti adesso. La sequenza delle ultime sei settimane
non lascia dubbi: a inizio aprile il G20 ha deciso di triplicare le risorse del
Fondo da
( da "Repubblica, La"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina I - Firenze
Governo e migranti Che razza di mondo vogliamo costruire? CLAUDIO MARTINI Ma
che razza di mondo vogliamo costruire? I fatti di questi giorni reclamano una
risposta. Se è giusto battersi per la libertà del popolo tibetano è altrettanto
giusto farlo nei confronti dei migranti in fuga da guerre, genocidi, miseria e
schiavitù. I diritti umani non si difendono in base alle nostre convenienze.
Perciò è sbagliata la decisione di respingere in Libia i migranti diretti in
Italia e in Europa. La decisione del Governo è in aperto contrasto con le
convenzioni internazionali - sottoscritte dall´Italia ma non tutte dalla Libia
- e con il rispetto dei diritti umani. Una decisione che preoccupa chi da tempo
ha posto la difesa dei diritti umani al centro di ogni azione politica. Ha
prevalso una visione ristretta di cittadinanza contrapposta alla concezione
universale della tutela dei diritti della persona. Così si disconosce il
significato della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (e di tutte le altre convenzioni approvate compreso quella di
Ginevra), e si chiude gli occhi sulla complessa realtà del mondo globalizzato.
E´ una logica che la Lega sta promuovendo a tutto campo, sul problema della
salute o dell´istruzione di bambini e immigrati irregolari, ma che rischia di
essere fatta propria da tutto il Governo. SEGUE A P
( da "Corriere della Sera"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere
della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 Focus La
globalizzazione 10 Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere della Sera
( da "Corriere della Sera"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Focus data: 11/05/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
sezione: Terza Pagina data: 11/05/2009 - pag: 31 Anteprima L'antropologo
rilegge il suo saggio Il mondo è diventato una rete di nonluoghi Dai
supermercati alle solitudini digitali di MARC AUGÉ D all'uscita in Francia nel
1992 di Nonluoghi, l'urbanizzazione del mondo è proseguita e si è amplificata
nei Paesi sviluppati, in quelli sottosviluppati e in quelli che ora si chiamano
«emergenti ». Le megalopoli si estendono e così anche, lungo le coste, lungo i
fiumi e lungo le vie di comunicazione, i «filamenti urbani », per riprendere
l'espressione del demografo Hervé Le Bras, cioè quegli spazi che, almeno in
Europa, dove lo spazio è risicato, saldano fra loro le grandi agglomerazioni,
accogliendo buona parte dei loro abitanti e del tessuto industriale e
commerciale. Assistiamo così a un triplo «decentramento ». Le grandi città si
definiscono innanzitutto per la loro capacità di importare o esportare gli
esseri umani, i prodotti, le immagini e i messaggi. Spazialmente, la loro
importanza si misura in base alla qualità e all'ampiezza della rete
autostradale o delle vie ferroviarie che le collegano agli aeroporti. La loro
relazione con l'esterno si inscrive nel paesaggio nel momento stesso in cui i
centri detti «storici» sono sempre più un oggetto d'attrazione per i turisti
del mondo intero. Nelle stesse abitazioni, ville o appartamenti, la televisione
e il computer occupano ora lo spazio dell'antico focolare. Gli ellenisti ci
hanno insegnato che sulla casa greca classica vigilavano due divinità: Estia,
dea del focolare insediata nel centro, umbratile e femminino, della casa e
Hermes, dio della soglia rivolto verso l'esterno, protettore degli scambi e
degli uomini che ne avevano il monopolio. Oggi la televisione e il computer
hanno preso il posto del focolare al centro della casa. Hermes si è sostituito
a Estia. L'individuo, dal canto suo, è in un certo senso decentrato rispetto a
se stesso. Si dota di strumenti che lo pongono in contatto costante con il modo
esterno più remoto. I telefoni cellulari sono anche apparecchi fotografici,
televisori, computer. L'individuo può così vivere singolarmente in un ambiente
intellettuale, musicale o visuale completamente indipendente rispetto al suo
ambiente fisico immediato. Questo triplo decentramento corrisponde a
un'estensione senza precedenti di quelli che definisco i «nonluoghi empirici »,
ovvero gli spazi di circolazione, di consumo, di comunicazione. Ma a questo
punto è necessario ricordare che non esistono «nonluoghi» nel senso assoluto
del termine. Ho definito «luogo antropologico» ogni spazio in cui possono
essere lette le inscrizioni del legame sociale (per esempio quando vengono
imposte a tutti regole rigide di residenza) e della storia collettiva (per
esempio nei luoghi di culto). Tali inscrizioni sono chiaramente più rare negli
spazi marchiati dal sigillo dell'effimero e del passaggio. E tuttavia nella
realtà non esistono, nel senso assoluto del termine, né luoghi né nonluoghi. La
coppia luogo/ nonluogo è uno strumento di misura del grado di socialità e di
simbolizzazione di un dato spazio. Certamente dei luoghi (luoghi di incontro e
di scambio) si possono costituire in quelli che, per altri, risultano piuttosto
dei nonluoghi. Constatazione questa che non contraddice quella dell'estensione
senza precedenti degli spazi di circolazione, consumo e comunicazione,
corrispondente al fenomeno attualmente designato con il termine di «globalizzazione». Questa estensione genera delle conseguenze
antropologiche importanti perché l'identità individuale e collettiva si
costruisce sempre in relazione e in negoziazione con l'alterità. D'ora in poi è
dunque il campo planetario nel suo complesso ad aprirsi simultaneamente
all'investigazione dell'antropologo dei mondi contemporanei. Assistiamo
perciò a una nuova contestualizzazione di tutte le attività umane. La
globalizzazione è anche l'urbanizzazione del mondo, è anche una trasformazione
della città che si apre a nuovi orizzonti. È da questo fenomeno inedito che
occorre ripartire per una nuova riflessione. Evoluzioni Marc Augé (Poitiers,
1935) ha pubblicato «Nonluoghi» nel
( da "Repubblica, La"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 36 -
Automotori L´AUTO PULITA CHE NON C´è L´AUTO PULITA CHE NON C´è VALERIO BERRUTI
Travolti dai grandi scenari mondiali dell´auto, dalle nuove alleanze, dai maxi
gruppi che nascono e si disfano con estrema facilità meglio non perdere di
vista la vera essenza di tutto questo: i modelli. E dunque non farsi prendere
in giro da certi luoghi comuni. Dagli Usa alla Cina si parla, infatti, con grande disinvoltura, di ecologia, di
abbattimento della CO2, di macchine elettriche, di batterie rivoluzionarie ma
poi quante sono davvero le auto che fanno parte di questo club progressista e
"politicamente corretto"? Meglio tenere ben presente qualche
numero. Nel 2008 sono state prodotte oltre 55 milioni di automobili. Il maggior
costruttore del pianeta, la Toyota, ha messo sul mercato poco più di 429 mila
vetture ibride (quelle col doppio motore, elettrico e a benzina). Dietro, ma con
un discreto distacco, c´è la Honda. E dietro ancora c´è poco o forse nulla.
Insomma, una goccia nel mare di petrolio che ancora spinge restanti 54 milioni
di automobili che ogni anno si materializzano nelle nostre città. Ma allora
quelle auto elettriche che vediamo continuamente protagoniste in ogni salone
internazionale? Non sono loro il vero futuro dell´auto? Piccole, grandi,
supercar, ormai ne spunta una per ogni esigenza. Certo che ci sono ma almeno
per il momento si tratta di oggetti da esposizione, prototipi da far provare
sotto stretto controllo e in apposite aree. La produzione è praticamente zero.
La verità è che allo stato dell´arte l´auto pulita, quella a emissioni zero, è
ferma allo stato di progetto. Un grandissimo progetto ma purtroppo tutto ancora
da realizzare. Ci vorrà del tempo e soprattutto un grande sforzo politico. Ci
vorranno leggi sempre più ferree per il contenimento dei consumi e delle
emissioni altrimenti sarà difficile fare grandi passi in avanti. Se al crollo
delle Big Three Usa non si fosse unito lo sforzo di
Obama per imporre finalmente scelte ecologiche e auto più piccole e pulite lo
scenario americano sarebbe stato molto diverso. Per ricominciare ci vogliono
scelte coraggiose. Ci vogliono modelli e non parole.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-10 - pag: 10 autore: MONETE DI
RISERVA DIBATTITO APERTO Già in passato si è tentato di creare un mercato di
titoli denominati in Diritti speciali di prelievo: ma la «provocazione» cinese
non sembra per ora avere futuro Perché il dollaro resta sovrano di Barry
Eichengreen UNIVERSITà DI BERKELEY Z hou Xiaochuan, il governatore della Banca
popolare cinese, ha fatto scalpore prima dell'ultimo vertice del G-20 con le
sue dichiarazioni sulla necessità che i diritti speciali di prelievo (Dsp)
dell'Fmi sostituiscano il dollaro come valuta di riserva mondiale. Le sue
riflessioni hanno suscitato reazioni contrastati. I simpatizzanti hanno
riconosciuto le contraddizioni di un sistema in cui viene usata a livello
internazionale una valuta nazionale. Le Banche centrali, comprensibilmente, cercano
di incrementare le proprie riserve man mano che le loro economie crescono. Ma
se quelle riserve assumono prevalentemente la forma di dollari, l'incremento
della domanda di dollari consente agli Stati Uniti di finanziare il loro
deficit con l'estero a costi artificialmente bassi. Questo a sua volta
favorisce l'accumularsi di squilibri insostenibili, fino a un inevitabile
disastro. Gli eventi recenti hanno messo in luce questo problema e il
governatore Zhou dunque fa bene a invocare un sistema diverso. Gli scettici
però non credono che i Dsp possano mai riuscire a rimpiazzare il dollaro come
principale valuta di riserva a livello mondiale, per la semplice ragione che
non sono una valuta. Sono un'unità di conto composita usata dall'Fmi per
erogare valuta ai suoi membri. Questi prestiti possono essere convertiti in
dollari e in altre valute presso il Fondo, e possono essere usati in
transazioni tra Paesi membri dell'Fmi. Ma non possono essere usati nelle altre
transazioni effettuate dalle Banche centrali e dai Governi. Non possono essere
usati per intervenire sui mercati valutari o in altre transazioni con operatori
di mercato. Questo significa che i Dsp non rappresentano un'unità attraente per
le riserve dei Governi nazionali. è una situazione che non sarà facile da
modificare. Nonostante le traversie e le tribolazioni dell'economia americana,
i titoli in dollari rimangono la forma di riserva dominante per via
dell'ampiezza e della liquidità senza eguali dei mercati Usa.
Le Banche centrali possono comprare e vendere titoli in dollari senza
alterarequesti mercati.C'è anche un elemento di comodità: i dollari sono
largamente usati anche in numerose altre transazioni. Il risultato è che
nemmeno l'euro finora è riuscito a contendere seriamente al dollaro il primato
di valuta di riserva dominante. Tanto più difficile sarebbe per i Dsp
realizzare una simile impresa. Difficile, però, non significa impossibile. Se la Cina
intende veramente elevare i Dsp allo status di valuta di riserva, dovrebbe
creare un mercato liquido in titoli Dsp. Potrebbe emettere titoli di Stato
denominati in Dsp. Ancora meglio: potrebbe incoraggiare altri Paesi del G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-10 - pag: 10 autore: ... POLITICA E
SERVIZI Più curriculum meno clientele E nergia e gas, autostrade e aeroporti,
raccolta dei rifiuti e trasporto pubblico locale. Dopo la stagione delle
vecchie municipalizzate e la parentesi eroica ma breve delle privatizzazioni e
dello stato "leggero", al centro come in periferia, da qualche anno
si assiste a una forte ondata di neosocialismo municipale. Anche sopra il Po,
nel ricco Nord globalizzato. Inutile scandalizzarsi. Non
sempre i privati hanno dimostrato competenza e managerialità nella gestione dei
servizi a rete, non sempre la mano pubblica è scaduta in clientelismi, sprechi
e inefficienze. L'importante è che la politica, tutta la politica, di destra e
di sinistra, si ricordi che la competenza non è una variabile indifferente da
trovare nei curricula degli amministratori di "controllate"
pubbliche. Bensì il criterio cardine con cui selezionare e scegliere una nuova
schiera di manager che sappia far crescere enti locali e autonomie funzionali.
Una classe dirigente cerniera tra territori, grandi reti e dimensione europea.
Per il resto, liberi di scegliere. Senza ipocrisie.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-05-10 - pag: 36 autore: Daniele
Archibugi Entusiasmo cosmopolita di Gianfranco Pasquino C' è
qualcosa che non funziona nel mondo globalizzato. Persino le democrazie, che
sono molto cresciute di numero dal
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: Evitato un altro
Ventinove Regole per volare non per impoverire di Gianni Toniolo u Continua da
pagina 1 è, dunque, alle analogie e differenze rispetto a quella crisi che
dobbiamo guardare per orientarci rispetto alla domanda di Tabellini se quella
attuale sia «davvero una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione
dei rapporti tra Stato e mercato». La lunghezza, la profondità della caduta dei
redditi e dell'occupazione, il carattere per la prima volta globale della crisi
fecero negli anni 30 dubitare della validità stessa del sistema capitalistico.
La Terza Internazionale poteva vantare la crescita robusta dell'Unione
Sovietica rispetto al crollo del resto del mondo, Hitler la buona ripresa della
Germania con la sua "terza via". Le riforme nacquero in questo
contesto. E furono profonde. Lo Stato non si limitò a un nuovo ruolo di
regolatore dei mercati finanziari, si assunse il compito di promuovere la piena
occupazione, non solo con inediti interventi monetari e fiscali ma, in molti
paesi, addossandosi direttamente il ruolo di produttore. Nacque l'idea dello
stato sociale, giunta a maturazione nel dopoguerra. La riforma del sistema
monetario internazionale, codificata a Bretton Woods nel 1944, si fonda sulle
lezioni apprese dalla crisi: in assenza di forte cooperazione tra paesi, gold
standard e piena mobilità dei capitali a breve si erano rivelati miscela
esplosiva. Dalla crisi degli anni 30 e dalla guerra, il capitalismo mondiale
non uscì distrutto, come molti temevano e alcuni si auguravano, ma
profondamente cambiato. Alcuni tratti di quel cambiamento sopravvivono in
Europa, nel cosiddetto capitalismo renano, anche dopo la "seconda globalizzazione". I nuovi equilibri tra stato e
mercato nati negli anni 30 e rafforzati nel dopoguerra presiedettero, per oltre
un ventennio, a quello straordinario sviluppo dell'economia europea che
ricordiamo come una specie di età dell'oro prima di mostrare i propri limiti e
la lenta capacità di adattarsi a mutate condizioni. Per cercare
d'intuire quanto anche la crisi che stiamo vivendo possa rappresentare un punto
di svolta per le economie di mercato, è utile chiedersi quali siano le analogie
e quali le differenze con quella del 1929. Il calo della produzione e del
commercio internazionale nel primo anno della crisi attuale è simile a quello
dell'analogo dramma vissuto dai nostri nonni. Il suo carattere è altrettanto
globale. Il ruolo della finanza nell'originare e diffondere la crisi è molto
maggiore oggi che negli anni 30. Se queste tendenze dovessero continuare, come
allora, per altri due anni le conseguenze sociali e quindi politiche potrebbero
essere enormi. Un piccolo assaggio si intravede nella sistemazione della
Chrysler dove la Fiat siederà, in posizione minoritaria, in un consiglio a
maggioranza governativa e sindacale. Ma, accanto ad analogie, esistono grandi
differenze tra ieri e oggi. La crisi attuale è stata affrontata - almeno negli
Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina- con interventi di qualità, quantità e
soprattutto tempestività molto maggiori a quelle di allora. Alcuni di essi sono
criticabili ma non v'è dubbio che il consiglio dato da Keynes nel 1931 di «fare
qualcosa purchessia» sia stato oggi seguito. L'altra grande differenza rispetto
agli anni 30 è nelle relazioni internazionali, più favorevoli alla cooperazione
sia nell'aggiustamento degli squilibri macroeconomici sia nel rifiuto del protezionismo, grande propagatore della crisi negli anni 30.
Su questi due pilastri poggia la ragionevole speranza che si possa uscire prima
e meglio dalla crisi attuale rispetto a quella di allora. La crisi del
2007-2009 è scoppiata alla fine di un quindicennio durante il quale la
diffusione dello sviluppo economico ha prodotto a livello mondiale una
rivoluzione con effetti benefici senza precedenti. Non furono certo così gli
anni 20. La sfida delle riforme che certamente usciranno anche dalla crisi
attuale è quella di creare condizioni che riportino i mercati finanziari al
servizio dell'economia reale, nel loro ruolo di allocatori efficienti delle
risorse e del rischio, evitando tuttavia che queste riforme tarpino le ali
dell'innovazione e del progresso tecnico cha da secoli rendono vitale il
sistema capitalistico. Se, negli anni recenti, la finanza ha clamorosamente
fallito, i mercati dei beni e dei servizi sono stati capaci come non mai di
creare e diffondere ricchezza su scala planetaria. Salvaguardare questa
vitalità nel rapporto tra Stato e mercato è il compito difficile di chi
lavorerà a costruire il mondo del "dopo la crisi". © RIPRODUZIONE
RISERVATA RISCHI E RISORSE Il compito più importante che ci sta di fronte è
creare le condizioni per riportare la finanza al servizio dell'economia reale
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: La furia demolitrice Il
prematuro necrologio del capitalismo di Alessandro Merli N ulla sarà più come
prima, è diventato il mantra delle analisi sulla crisi più grave dalla Grande
Depressione. Il suo impatto su economia e finanza è stato così pesante da
generare una furia revisionista su molti dei pilastri degli ultimi decenni,
dalle basi ideologiche, a più limitate questioni tecniche. è stata proclamata
di volta in volta la fine del capitalismo, la chiusura della trentennale era
del thatcherismo, la morte delle politiche economiche predicate dal Washington
Consensus,il fallimento dell'inflation targeting. Le prime tre questioni, più
di fondo, ruotano tutto sommato attorno alla domanda di Guido Tabellini,
nell'avviare il dibattito del Sole 24 Ore, se la crisi abbia una valenza
sistemica, tale da cambiare radicalmente la divisione dei compiti fra Stato e
mercato. La quarta, sui meriti delle strategie anti-inflazione, andrà esaminata
in un contesto più tecnico. I fautori della fine del capitalismo sono una folla
eterogenea: comprende le abituali voci anti-sistema, come i no-global e gli
altri manifestanti assortiti che si radunano nelle piazze ormai a ogni vertice
internazionale e salutano con soddisfazione l'implosione del capitalismo; ma
anche diversi leader politici europei, che sostengono che a crollare è stata in
realtà la versione anglosassone, "selvaggia" e "dopata dalla
finanza", del capitalismo (salvo poi scoprire, a scoppio ritardato, che
l'Europa è investita in modo altrettanto violento dalla crisi); e la destra
populista americana, secondo la quale la presidenza di Barack Obama e le sue
misure anti- crisi rispondono a un disegno di trasformazione degli Stati Uniti
in un'economia socialista. A sollevare la questione del tramonto dell'era
Thatcher,nel trentesimo anniversario della sua prima vittoria elettorale, è
stato tra gli altri Gideon Rachman, editorialista del Financial Times. La chiave
del thatcherismo, poi esportato con successo nel resto del mondo, era proprio -
come affermava in un celebre saggio Patrick Minford, il monetarista di
Liverpool che fu uno degli economisti più influenti della Gran Bretagna
thatcheriana - la riduzione del ruolo dello Stato nell'economia, attraverso la
riduzione delle tasse, le privatizzazioni, la liberalizzazione dei movimenti di
capitale, il Big Bang della finanza. Oggi, su molti di questi punti, è in atto
una marcia indietro, così come sui principi, che ruotano attorno alla stessa
filosofia, del Washington Consensus, teorizzato da John Williamson, che è stato
il credo della politica economica degli ultimi due decenni e che al G-20 il
premier inglese Gordon Brown ha dichiarato, forse prematuramente, morto:
economia di mercato, globalizzazione, disciplina fiscale.
Certo, in molti paesi, a partire dalla Gran Bretagna stessa, e compresi gli
Stati Uniti, le tasse, almeno sui redditi più alti, sono state aumentate, i
sistemi bancari parzialmente nazionalizzati o sostenuti, come altri settori, a
partire dall'auto, con massicce iniezioni di denaro pubblico, la
finanza, sotto accusa, sta per essere sottoposta a regole molto più stringenti,
la disciplina fiscale è stata abbandonata in favore di stimoli anti-recessione
di stampo keynesiano. Ma quanto di queste misure può essere considerato
un'inversione permanente delle convinzioni prevalenti nel recente passato e
quanto il frutto della reazione, spesso affannata, a un'emergenza epocale?
Un'analisi che guardi al di là della fase più concitata della crisi - e forse
ci stiamo arrivando - dovrebbe riconoscere che, nel lungo periodo, se il
retaggio più importante della risposta alla crisi sarà una regolamentazione che
si spera più efficiente sulla finanza, dove il mercato dovrà fare un passo
indietro, nessuno invece vorrà a tempo indeterminato banche a controllo
pubblico o dipendenti dalle casse statali, tasse più alte, debito dello Stato
su una traiettoria esplosiva tanto da minacciare la solvibilità stessa dei
paesi. Oppure c'è qualcuno che pensa che siamo entrati davvero in un
"nuovo paradigma", come andava di moda dire qualche anno fa, e il
sistema economico possa funzionare indefinitamente con il credito sotto il
controllo, più o meno diretto, dei politici, banche centrali che stampano
moneta, Stati che si indebitano sempre di più? Che l'economia mondiale possa
progredire senza la spinta del commercio internazionale o bloccandoi movimenti
di capitale, in una parola negando la globalizzazione? O la normalizzazione che
speriamo si avvicini non dovrà riportare ad abbracciare alcuni principi che
oggi vengono ripudiati? Il che non significa naturalmente evitare la disamina
degli errori e degli eccessi. Ma, come ammette lo stesso Rachman e sostiene
l'Economist, nelle parole della stessa Margaret Thatcher, ai principi del
libero mercato «there is no alternative », per ora non c'è alternativa. La
crisi non ha provato il contrario. alessandro.merli@ilsole24ore.com ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Stampa, La" del
11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Gli immigrati, il
premier e la sensibilità del Paese Il caso degli immigrati bloccati e riportati
da dove venivano non mi pare gravissimo perché dopotutto, come dice anche parte
della sinistra, queste sono le leggi e se vogliamo fermare i mercanti di
schiavi dobbiamo rendere altamente insicuro il loro commercio. Mi pare però che
non ci sia nessuna discussione sul fatto che se due neonati, i più giovani
schiavi di tutti, sono abbandonati su questo barcone, nessuna legge di Cesare
può prevalere sulla legge di Dio. Un gesto di amore e di correttezza non è una
scelta ma parte della natura umana. Non si potrebbero distinguere i due piani
senza creare falsi scontri? Lo stesso vale per le società multietniche. Che
c'entra il blocco dei barconi, atto legale, con questo tipo di società? CESARE
ARPINO, ROMA Parto dall'ultima domanda. Le società multietniche non c'entrano
molto con i barconi, almeno nel senso che non sono prodotte, o almeno non solo,
dagli immigranti clandestini. Di società multietniche ce ne sono sempre state anche prima della globalizzazione, e sono state il
risultato quasi naturale dei grandi imperi, sotto la cui egida si sono
mescolati popoli e culture, in progetti che per altro sono sempre apparsi
ispirati da un fine di progresso. Dunque fermare anche decine di migliaia di
illegali - qualunque cosa se ne pensi - non serve a bloccare la creazione di
una società multiculturale: gli immigrati legali e la libertà di
movimento ci hanno già portato questo cambiamento. Questo credo sia, poi, il
senso dell'intervento fatto ieri dal segretario generale della Cei, mons.
Mariano Crociata: «L'Italia multietnica e multiculturale è "un
valore" ed esiste già di fatto. Il problema è invece il modo in cui le
culture e le presenze si rapportano, perché non si cresce insieme in una
accozzaglia disordinata e sregolata». Mons. Domenico Sigalini, segretario della
commissione episcopale per le Migrazioni, è intervenuto invece sull'ipotesi
avanzata da un rappresentante della Lega di riservare carrozze della metro solo
ai milanesi, definendola «una provocazione assurda, una cosa fuori di testa.
Credo e spero che quella della Lega sia soltanto una provocazione anche perché
io ho visto vari Paesi in cui c'erano queste distinzioni e ne ero stato molto
impressionato». Il vescovo ha ricordato alcune delle sue esperienze, tra cui,
significativamente, la Cina: qui «addirittura ci sono treni diversi con
carrozze per turisti e carrozze per la povera gente... è una roba assurda, ma
credo che sia fuori da ogni considerazione di tipo antropologico». Parlando più
esplicitamente di politica: la Chiesa segna ancora una volta una distinzione
dal governo in merito alla politica nei confronti di immigrazione e sicurezza.
Tuttavia, come lei sostiene, è difficile davvero capire cosa pensare perché
rimane il forte consenso che il premier coglie ogni volta che cavalca queste
posizioni. Forse, semplicemente, i suoi dubbi, e quelli della Chiesa, sono
lontani dalla sensibilità della maggioranza del Paese.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Spettacoli e Società
Pagina 10259 Anteprima il 4 dicembre a Milano Queen, che spettacolo Il rock
diventa musical Anteprima il 4 dicembre a Milano --> All'estero spopola da
sette anni, finora ha avuto oltre otto milioni spettatori, adesso è pronto a
sbarcare anche in Italia e, c'è da scommetterci, a Natale sarà uno degli
spettacoli di maggior appeal. È il nuovo musical dei Queen, We will rock you ,
dal titolo di uno dei brani più famosi di quello che è considerato uno dei più
importanti gruppi rock della storia della musica. A quasi diciotto anni dalla
scomparsa di Freddy Mercury, voce e cuore della band, la leggenda dei Queen
allarga i suoi confini musicali e diventa anche commedia. Dopo il grande
successo di pubblico nei quattordici Paesi in cui finora è stato rappresentato
(a Londra su 2.700 performance ha ricevuto altrettante standing ovation), il
musical a dicembre farà tappa a Milano per una serie di serate che faranno
sicuramente felici i moltissimi fan dei Queen. Tale e tanta è la loro
popolarità che, secondo un recente sondaggio inglese, la loro Bohemians
Rhapsody sarebbe il brano più suonato degli ultimi 70 anni. Più dei maggiori successi
dei Beatles o Led Zeppelin. «Con Jimi Hendrix un tempo erano i nostri eroi,
adesso sapere che noi siamo andati oltre ci riempie di gioia», ha detto Bryan
May, che assieme a Roger Taylor fa da supervisore allo spettacolo e ha voluto
essere presente a Milano al lancio del musical. I due musicisti hanno
assicurato la loro presenza anche alla prima milanese all'Allianz Teatro del 4
dicembre. Il musical è stato scritto e diretto da uno degli autori più
brillanti del teatro inglese, Ben Elton, che ha firmato in passato anche altri
musical (uno anche con Rod Stewart), ma ha regia (Maurizio Colombi) e
produzione (Claudio Trotta per Barley Arts) italiane, sebbene con la
partecipazione di parte dello staff originale. Italiano invece il cast (le 24
canzoni dei Queen saranno cantate in inglese, i dialoghi invece saranno in
italiano) selezionato attraverso alcune audizioni fatte a Roma e a Milano.
«Abbiamo visto che qui c'è tanto talento», ha detto May. «Tra noi e l'Italia è
un mistero ma c'è una miscela esplosiva. L'Italia è il posto perfetto per il
rock». Lunga dieci anni la gestazione del musical: «All'inizio la storia doveva
essere autobiografica, ma abbiamo visto che non funzionava». Da lì l'idea di
creare una storia tutta proiettata al futuro: lo spettacolo è ambientato in un
luogo chiamato Pianeta Mall, un tempo Terra, dominato dalla
globalizzazione più totale, dove il rock è bandito e i suoi seguaci vivono
nascosti. Alla fine uno di loro, Galileo (riferimento alle parole della canzone
Bohemien Rhapsody), idealmente reincarnazione di Mercury, ritroverà la chitarra
nascosta che riscatterà il pianeta, diventando il nuovo eroe che farà rinascere
la musica rock.
( da "Corriere delle Alpi"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Per gli esperti
messicani potrebbe trattarsi di più virus L'influenza non si ferma: i morti
salgono a 53 ROMA. Sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza A/H1N1
e aumenta anche il bilancio delle morti: 53. è di ieri la
segnalazione di un caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i casi
confermati in Italia. Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano
l'ipotesi che possano circolare «più varietà dell'A/H1N1 o qualche agente
patogeno aggiuntivo», si spiegherebbe così la recrudescenza dell'influenza, la
cui virulenza è tornata a crescere L'aggiornamento dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità (Oms) non comprende ancora la terza morte confermata
negli Stati Uniti, né le tre nuove morti registrate in Messico (48), Stati
Uniti (tre), Canada (una) e Costarica (una). La terza vittima dell'influenza
A/HIN1 negli Stati Uniti è stata registrata nello Stato di Washington, in un
uomo di circa 30 anni. Negli Usa i casi confermati dai
Centri per il Controllo delle malattie (Cdc) sono
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: MOTORI data: 2009-05-11 - pag: 35 autore: INTERVENTO Il dialogo
globale come antidoto al protezionismo di Matthieu
Courtecuisse G li stati membri del G20, cuore finanziario del pianeta, ospitano
anche la totalità dell'industria automobilistica mondiale e della sua
sovracapacità strutturale, valutata a circa il 20% in periodo normale.
Attualmente il settore è in profonda crisi, e prevede di perdere per il 2009
oltre quindici milioni di veicoli. Un terremoto per l'occupazione, con pesanti
riflessi industriali e tecnologici. è logico sia che le potenze emergenti
cerchino di sviluppare un'industria nazionale, sia che i paesi occidentali
lottino per la sopravvivenza delle loro filiere. Ma il conflitto tra queste
legittime esigenze può determinare un forte ritorno al protezionismo.
Solo con tecnologia e innovazione supportate dal dialogo si possono trovare dei
compromessi vincenti. è tempo di agire insieme. Se il settore dell'auto rimane
essenzialmente organizzato su scala regionale, le
concatenazioni sono importanti a causa della globalizzazione ("Global
sourcing") e le sfide legate ai volumi restano considerevoli. La
configurazione del mercato, attuale e futura, pone quindi problemi a tutti:
debolezza dell'utile operativo (inferiore al 5% per i generalisti) nella fase
alta del ciclo, ricavi fortemente negativi in quella bassa, elevata
contrazione della domanda complessiva per almeno cinque anni, sovrabbondanza di
operatori se si tiene conto che la sola Cina conta circa 80 costruttori, di cui
dieci a vocazione internazionale, con una sovracapacità vicina al 40 per cento.
In questo panorama, ognuno agisce per il proprio interesse (e l'Europa non fa
eccezione) tentando di salvare la produzione o il costruttore nazionale. Le
nuove potenze industriali si battono per conquistare quote di produzione. Il
principale finanziatore sarà il contribuente e la conseguenza il ritorno del protezionismo, con aumento della sovracapacità e riduzione
dell'innovazione. Occorre, dunque, creare le condizioni per un intenso dialogo
su questa filiera industriale, integrandolo con un grande tema di negoziazione
multilaterale: le emissioni di CO 2 . Se Kyoto non ha potuto inserire la parte
relativa ai trasporti, il prossimo negoziato non promette nulla di più su
questo punto. La crisi offre la possibilità unica di un accordo ambizioso su un
compromesso industriale, commerciale e tecnologico tra i paesi del G20. Ne
emergono sei priorità: definire le condizioni di risanamento dei costruttori
dei paesi industrializzati; definire le condizioni di accesso ai mercati
occidentali dei costruttori indiani e cinesi, come già fatto per quelli
giapponesi; definire una carta degli investimenti esteri; avviare un cantiere
normativo di ampio respiro sulle tecnologie pulite; condividere esperienze nel
rapporto veicolo/ centro urbano; infine, impegnarsi per un trattato vincolante
sulle emissioni di CO 2 . Per questo non sarebbe necessario riunire i capi di
Stato: basterebbero delle riunioni dei ministri dell'Industria e dell'Ambiente
coordinate con il G20 finanziario e con il negoziato di Copenhagen. Idealmente
l'Europa, che finora ha fallito in questo campo, potrebbe rivelarsi trainante,
essendo gli stati obbligati a negoziare pur di salvare alcune aziende chiave
continentali. Se è necessario che il sistema finanziario si riassesti, il
settore dell'auto si troverà al centro degli attriti tra gli stati, crogiuolo
delle principali tensioni sociali per i paesi industrializzati, simbolo della
cattiva globalizzazione e delle frustrazioni dei paesi emergenti ai quali si
rifiuterà lo sviluppo industriale. Il dialogo è, quindi, ancor più
indispensabile. Ad Sia Conseil © RIPRODUZIONE RISERVATA UN G20 DELL'AUTO
Soltanto il confronto può mettere d'accordo le legittime esigenze dei paesi
emergenti e di quelli più evoluti
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: SYSTEM data: 2009-05-11 - pag: 5 autore: Studenti globetrotter:
corsi e stage per 25mila Dalle superiori all'università più ragazzi italiani
all'estero Francesca Barbieri Tre mesi di stage in ambasciate e consolati, dal
Nord America fino all'Australia. Un anno tra Shanghai e Singapore per il double
degree in economia, o in Cile a specializzarsi in architettura. Non c'è solo
l'Europa tra le destinazioni degli italiani che decidono di studiare o fare
tirocini all'estero durante gli anni di scuola superiore o di corso di laurea.
In tutto, circa 25mila ragazzi in un anno utilizzano le varie opportunità
offerte da programmi Ue, scuole, atenei e altri enti giocandosi la
"carta" dell'esperienza oltre confine. Una pattuglia ancora piccola
ma in costante aumento. E la parte del leone, ovviamente, tocca agli
universitari. Se è vero che la Spagna resta senza ombra di dubbio la meta
preferita raggiunta, ad esempio, da oltre un terzo degli Erasmus italiani e dal
17% di tutti gli studenti europei- si stanno aprendo altre nuove rotte, grazie
agli accordi che molti atenei siglano oltre confine con università e aziende. A
fare da apripista è stata la Bocconi di Milano che ha inaugurato il primo
programma di scambi internazionali nel 1974 con la New York University e oggi
vanta partnership con oltre 180 atenei nel mondo: nel 2008 più di 2.500
studenti hanno vissuto periodi di mobilità all'estero, di questi 700 hanno
svolto stage. «Negli ultimi quattro anni - dice Fulvio Ortu, prorettore per
l'internazionalizzazione della Bocconi - c'è stata una crescita del 70% dei
nostri iscritti che arricchiscono il proprio curriculum con almeno
un'esperienza oltre confine». Europa e Nord America le mete più gettonate, che
catturano oltre 700 studenti ciascuna. «Gli Stati emergenti, però, sottolinea Ortu - sono il Brasile, l'India, la Cina e Singapore e si consolidano le
relazioni con Corea, Giappone e Australia». All'università di Bologna circa
1.500 studenti sono coinvolti nel programma Erasmus e altri 400 varcano i
confini del Vecchio Continente, con destinazioni Argentina, India, Cina e Stati Uniti. «Un terzo
degli Erasmus va in Spagna dice il prorettore per le relazioni internazionali
Roberto Grandi - perché la lingua è facile e soprattutto per la possibilità di
trovare più agevolmente esami corrispondenti ai nostri, ma stiamo allargando
gli accordi con le università per spostare i flussi di studenti verso altre
mete». Chi può chiede di uscire dalla Ue: alla Cattolica, ad esempio, su 906
ragazzi che hanno partecipato ai programmi di mobilità solo il 35% è rientrato
nell'Erasmus e ben 520 hanno scelto Stati Uniti, Argentina e Australia. Per gli
studenti Luiss è la Cina il Paese di riferimento: «La
mobilità internazionale è cresciuta soprattutto in relazione ai double degree
con Shanghai - spiega Giovanni Lo Storto, vicedirettore dell'ateneo - , da
pochi giorni abbiamo aperto un network point nella città cinese per facilitare
ancora di più questi scambi». I tirocini Nell'ultimo anno accademico c'è stato
un boom di richieste di borse per l'Erasmus placement,che consente di svolgere
tirocini in aziende e istituzioni europee: tra gli studenti più interessati
spiccano quelli delle facoltà di scienze, medicina, economia e lingue. I posti
però sono ancora pochi: finora sono state assegnate 800 borse, oltre 250 per la
Spagna, 134 nel Regno Unito e poco meno di 200 tra Francia e Germania.
Possibilità di stage in tutto il mondo (ma a proprie spese), invece, grazie
all'accordo del ministero degli Esteri con la Conferenza dei rettori: i
tirocini aperti a laureandi e neolaureati offrono la chance di lavoro nelle
sedi di consolati e ambasciate italiane. L'ultimo bando consentirà a 245
ragazzi di raggiungere altri Stati europei, 47 arriveranno in Usa e Canada, una sessantina in Centro e Sudamerica,
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: SYSTEM data: 2009-05-11 - pag: 26 autore: INFORMAZIONE
PUBBLICITARIA A cura de Il Sole 24 ORE System DISTRETTI Nel
( da "AmericaOggi Online"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Influenza. Oltre
quattromila casi. Terza vittima negli USA 11-05-2009 ROMA.
Sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza A/H1N1 e aumenta anche il
bilancio delle morti, salite a 53. È di ieri la segnalazione di un caso
sospetto in Cina e di un
altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i casi confermati in Italia.
Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano l'ipotesi che possano
circolare "più varietà dell'A/H1N1 o qualche agente patogeno
aggiuntivo". L'aggiornamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità
(Oms) non comprende ancora la terza morte confermata negli Stati Uniti, né le
tre nuove morti registrate in Messico (48), Stati Uniti (tre), Canada (una) e
Costarica (una). La terza vittima dell'influenza A/HIN1 negli Stati Uniti è
stata registrata nello Stato di Washington, in un uomo di circa 30 anni, morto
per complicanze provocate dal virus della nuova influenza. Negli Stati Uniti i
casi confermati oggi dai Centri per il Controllo delle malattie (Cdc) sono
( da "AmericaOggi Online"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Domani Berlusconi da
Mubarak. Pronti 22 accordi 11-05-2009 ROMA. Ventidue accordi sul tappeto per
cementare l'intesa tra due Paesi ormai quasi gemellati' e proiettare il feeling
politico in intese nel campo dell'energia, dei trasporti e degli scambi
culturali. Sono questi gli obiettivi del vertice intergovernativo tra Italia e
Egitto di martedì a Sharm el Sheikh, paradiso turistico egiziano affacciato sul
Mar Rosso in fondo alla penisola del Sinai. Il premier Silvio Berlusconi e il
presidente egiziano Hosni Mubarak guideranno delegazioni foltissime dei
rispettivi governi: per parte italiana sono attesi i ministri Franco Frattini
(Esteri), Roberto Maroni (Interno), Claudio Scajola (Sviluppo economico),
Altero Matteoli (Infrastrutture), Mariastella Gelmini (Istruzione), Maurizio
Sacconi (Lavoro). L'anno scorso, a giugno, a Villa Madama, la vocazione
mediterranea dell'Italia e il tradizionale ruolo di mediazione dell'Egitto
nell'agitato panorama mediorientale hanno trovato sintesi nell'avvio del
"partenariato strategico rafforzato" fra i due Paesi, caratterizzato
da un meccanismo annuale di consultazioni intergovernative: il primo firmato
dall'Egitto con un Paese occidentale. Roma e il Cairo, fanno notare d'altra parte
ambienti diplomatici, condividono "la stessa visione" degli scenari
regionali, a partire dalla necessità della creazione di uno stato palestinese.
Una prospettiva ritenuta indispensabile e condivisa con l'Ue e con
l'amministrazione americana di Barack Obama che lo stesso Mubarak ribadirà
domani, proprio a Sharm el Sheikh, al primo ministro israeliano Benjamin
Netanyahu. Sia Netanyahu che Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri e leader
della destra radicale, hanno finora evitato con cura di parlare di stato palestinese.
Ma è proprio in questa direzione che per il governo Berlusconi -
tradizionalmente attento alle ragioni di Israele - si aprono spazi di
mediazione preziosi per ritagliarsi un ruolo centrale nel processo di pace.
Tanto più da presidente di turno del G8, summit al quale Berlusconi ha invitato
a partecipare il presidente egiziano durante la seconda giornata dei lavori nel
formato outreach'. L'intesa personale fra i due leader, d'altronde, non aveva
bisogno di conferme: basti pensare, oltre ai ripetuti incontri, a quando, nel
luglio scorso, il rais accettò l'invito del presidente del Consiglio a
trascorrere diversi giorni di vacanza a Villa Certosa, il buen retirò del
Cavaliere in Sardegna. Tra gli accordi e i memorandum d'intesa che saranno
siglati martedì spiccano quelli sul piano d'azione 2009-
( da "Stampaweb, La"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
ROMA Un uomo che è
appena rientrato dagli Usa è il primo paziente cinese
ad essere risultato positivo al virus della nuova influenza A/H1N1. Lo afferma
l’agenzia Nuova Cina. Il paziente è ora in quarantena in un
ospedale di Chengdu, nella provincia del Sichuan, aggiunge l’agenzia.
L’uomo, 30 anni, era
arrivato dagli Usa e aveva fatto uno scalo a Tokyo
prima di sbarcare all’aeroporto internazionale di Pechino, dove
si è imbarcato per Chengdu. Le autorità del Sichuan hanno precisato che 130
persone che erano sul volo Pechino-Chengdu sono state messe in quarantena. Il ministero della
sanità di Pechino ha intanto individuato circa 120 delle 143 persone che erano
arrivate a Pechino con lo stesso volo del trentenne e ora sta «cercando di
convincerle» a sottoporsi alla quarantena. Alcune di queste persone sono
straniere, aggiunge Nuova Cina. Intanto sale a 4.379
il numero dei casi della nuova influenza e aumenta anche il bilancio delle
morti, salite a 53. Fermi a nove i casi confermati in Italia. Nel frattempo
alcuni ricercatori messicani lanciano l’ipotesi che possano circolare «più varietà
dell’A/H1N1 o qualche agente patogeno aggiuntivo».
L’aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non
comprende ancora la terza morte confermata negli Stati Uniti, nè le tre nuove
morti registrate in Messico (48), Stati Uniti (tre), Canada (una) e Costarica (una). Nel
frattempo il livello di allerta pandemico è confermato a cinque dall’Oms,
che continua a sconsigliare qualsiasi tipo di restrizione ai viaggi
internazionali. Alla dichiarazione del livello sei, e quindi della pandemia, è
subordinata la scelta di procedere alla produzione del vaccino.
( da "Stampaweb, La"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
ROMA Mai nel passato
era capitato, nonostante la Polizia di Stato abbia una storia lunga ben 157
anni. In occasione dell’anniversario, a Roma in Piazza del Popolo,
sono arrivate ben quindici rappresentanze di Polizia provenienti da quindici Paesi esteri. E
così è stato possibile toccare con mano altre realtà, scoprendo ad esempio
quali veicoli usano per il controllo del territorio la Francia, la Grecia, il
Portogallo, l’Austria, la Macedonia, la Spagna, la Bulgaria, il Belgio. Il nuovo
claim della Polizia di Stato per il 2009 «c’è più sicurezza
insieme» ha trovato piena giustificazione, forte anche di questa presenza
straniera utile tra l’altro a stringere sinergie assai vantaggiose in un
momento storico in cui
la globalizzazione è ormai una realtà consolidata. Nel grande parterre di
Piazza del Popolo, durante questo weekend, ha dominato la scena l’Alfa
Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera ammiraglia. Quattro ruote motrici
per non essere penalizzata
dalle condizioni climatiche, potente con il cinque cilindri 2.4 turbodiesel
comon rail di ultimissima generazione da ben 210 cavalli, rispettosa dell’ambiente
grazie al filtro antiparticolato. La 159 Q4 in divisa ha colpito molto anche
per il sofisticato
sistema Scout che adotta. Questa tecnologia, tra le innumerevoli funzioni,
consente il riconoscimento targhe, un’arma preziosa nei
compiti di controllo del territorio. In questa occasione ha svettato la folta
presenza di Skoda Octavia, automobile in uso presso la Polizia albanese, croata, greca e ceca con
carrozzeria berlina; e ha incuriosito il raffinato Mercedes Viano della Polizia
slovacca adibito alla compilazione modulistica in caso di incidenti stradali
con presa di corrente esterna, unica vettura delle forze dell’ordine
ad averla. La Chrysler Stratus della Polizia macedone sfoggiava invece sul
cofano uno stemma simile a quello in uso dalla Polizia americana. Durante la
manifestazione del 157° anniversario della Polizia di Stato sono pure emersi, intervistando gli agenti stranieri
intervenuti, i peccati degli automobilisti d’Europa. Non sono
affatto ligi nel rispettare i limiti di velocità quelli macedoni, i bulgari, i
croati; in Montenegro usano pochissimo le cinture in città, mentre sono soliti
allacciarle fuori; in
Austria c’è il problema della guida in stato di ebbrezza. Tra le
carrozzerie preferite dagli agenti spiccano le station wagon: Italia, Francia e
Belgio hanno una folta rappresentanza di questa tipologia di vetture nelle
flotte della Polizia.
( da "Repubblica.it"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
E' l'altra faccia
della guerra monetaria. Ma sul web non è in gioco la supremazia del dollaro, ma
la creazione di una unica banconota virtuale. Per due motivi: 1) si diffondono
sempre di più le forme di micropagamento per giornali, musica, software. 2) Molti
ambienti "protetti" (social network e dintorni) battono già moneta
propria. Second Life e le altre. Lo scontro impegna superpotenze che non sono
di questo mondo. Paesi i cui cittadini esistono solo nei domini digitali del
pianeta internet. Nazioni dai nomi esotici e avveniristici, come Second Life,
Kingslesle Entertainment, SimCity Societies e Hi5. Siti dell'e-commercio, MUD e
social networks. Mercati questi dove il valore di prodotti e servizi supera già
i vari miliardi di dollari. E se la cosa lascia indifferenti le maggiori
tesorerie del nostro pianeta, su mondi come Calypso, nell'Universo di Entropia
la creazione di una moneta di riferimento universale - che possa cioè essere
usata per stabilire il valore degli scambi che avvengono su più piattaforme e
negli ambiti digitali più disparati- non è una impresa di poco conto. Potrebbe
diventare la Bretton Woods dell'Internet: i poteri del web dovranno presto
decidere di adottare un sistema di valutazione e conversione delle monete in
circolazione sui vari siti web. L'operatore che riuscirà a creare quello che
potrebbe nei fatti diventare il dollaro del web, ovvero la moneta nella quale
verranno denominate tutte le transazioni economiche dell'universo digitale,
diventerà il signore degli oceani di valuta reale che si riverseranno online
man mano che cresce l'intreccio, per altro già in corso, tra l'economia reale e
quella degli universi web. OAS_RICH('Middle'); Secondo il
China Market Research Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di
dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre l'economia reale si contrare
al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life cresce del 39 per cento
raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre compagnie come Playdom
e Zynga, che vendono sopratutto prodotti virtuali per i videogiochi che
girano su Myspace e Facebbok, quest'anno fattureranno oltre 100 milioni di
dollari caduna. E' una tentazione quella della moneta virtuale di riferimento
nella quale si stanno lanciando proprio tutti da Facebook a MySpace. Dalla Mind
Bank, che a gennaio ha ricevuto l'autorizzazione della banca centrale svedese a
scambiare il PED, il Project Entropia Dollar, usato per l'appunto nell'universo
entropia, con il kronor, alla Tencent, ditta cinese per beni e la distribuzione
di servizi virtuali che già vanta una fatturato che supera il miliardo di
dollari. I Linden Lab di recente hanno deciso di permettere l'utilizzo del
Linden Dollar, la valuta di Second Life, anche sugli altri network sociali e
negli altri siti fantasy. La Twollar, una operatrice twitter, vuole invece
mietere il potere del social networking per sostenere le cause sociali più
svariate permettendo agli utenti del network, di spedire twollars alla non
profit di loro preferenza. La Twofish mette a disposizione dei suoi utenti un
software per emettere valuta pubblicitaria, che esibisce cioè il logo di una
ditta, che poi si farà carico di pagare per i beni virtuali che l'utente
acquisterà online. I micropagamenti "reali". Anche se servizi come
PayPal, Obopay e le varie carte di credito come la Visa e la Mastercard già
offrono servizi che permettono agli utenti di acquistare beni virtuali su siti
web che fanno gaming e altre video-attività di massa, queste soluzioni
escludono però del tutto i minorenni e le popolazioni dei paesi emergenti che
invece nella stragrande maggioranza dei casi non possiedono né una carta di
credito né un conto corrente. Negli USA secondo Tenn & Money 2007, un
sondaggo della Charles Schwab Bank, il 95 per cento degli adolescenti fa
acquisti in contanti mentre degli 1,3 miliardi di cinesi solo di 115 milioni
possiedono una carta di credito, inoltre anche negli USA coloro che fanno
acquisti virtuali non sono molto disposti a pagare la cifra richiesta dalle
banche per certificare la transazione e a ragione veduta dal momento che il
costo di un oggetto virtuale raramente supera il dollaro. "Si tratta di
micropagamenti, una categoria di transazioni che può essere gestita
difficilmente da operatorti bancari tradizionali", ha spiegato Michael
Ting, membro del consiglio di amministrazione di Obopay, un sito che ha
prodotto un software per la gestione dei pagamenti emessi via telefonia mobile
e Internet. E sono proprio i siti web a spingere per la creazione di soluzioni
che sono in grado di accelerare la vendita di prodotti virtuali,
particolarmente in questa fase di crollo del comercio a livello planetario.
Alcuni siti per facilitare la diffusione della loro moneta offrono la
possibilità agli utenti che lo vogliono di comprare crediti valutari da negozi
tradizionali, quelli che negli USA chiamano i brick and mortar (mattone e
calce). Questo è il caso di Kingslsle Entertainment. Produttrice di Wizard 10,
un gioco seguito da oltre 2 milion di giovani, la Kingslsle ha appena
annunciato che metterà in vendita carte da 10 dollari comprabili alla catena di
pompe di benzina 7-Eleven. Altre startup come Fragegg e PlaySpan stanno anche
loro sperimentando proposte per risolvere lo stesso problema e godono del
sostegno di venture capital del calibro della Menlo Ventures e della SK Telecom
Ventures. La diffusione di nuovi metodi di pagamento potrebbe accelerare
significativamente la crescita del mercato dei prodotti virtuali. Rixty, una
startup dei micropagamenti diretti agli adolescenti e ai giovani, agli utenti
gli permette di aprire conti sui portali di videogiochi come Perfect World e a
partire da Giugno gli utenti protranno cominciare a giocare depositando i loro
spiccioli - reali - in una specie di chiosco elettronico chiamato Coinstar.
"Stiamo cercando di dare agli utenti la possibilità di utilizzare il
potere d'acquisto dei loro spiccioli, ha spiegato Ted Sorom, Ceo della Rixty.
Secondo i Linden Labs la frontiera dei pagamenti online sta nella telefonia
mobile, ovvero nel permettere ai loro utenti di pagare usando il loro
telefonino, una pratica diffusissima in Asia e che si sta facendo strada anche
in Europa. Alcune compagnie come il social networking Fragegg si ripropongono
addirittura di diventare il centro pulsante della borsa valute digitali del
futuro. La compagnia offre l'accesso ad una ventina di MOG, multiplayer online
games, e vuole permettere ai suoi utenti di cambiare la loro valuta in quella
del gioco in cui vogliono giocare. Ma il dettaglio più interessante delle
valute virtuali è che quasi tutte possono essere ritramutate facilmente in
dollari, yen, yan e euro reali. Secondo Keneth Rijock, investigatore
finanziario della World-Check, le varie mafie mondiali l'hanno già capito, e
usano i role-playing game per riciclare i proventi dei loro traffici illeciti.
Lo fanno comprando proprietà virtuali dai loro complici in altri paesi. I
crediti virtuali usati per pagare i beni digitali vengono caricati su una Visa
o una Master Card prepagata, e da questa possono poi essere riconvertiti in
dollari reali al tasso di cambio stabilito dal gestore del gioco, diciamo di un
dollaro per dieci crediti, meno le spese di gestione del sistema. Un sistema
ingegnoso questo, che sfugge a tutti i controlli: secondo Rijock, una bomba ad
orologeria. Può darsi pure, come sperano alcuni, che il suo scoppio spingerà le
autorità fiscali ad intervenire ma per adesso è ancora west selvaggio in
cybereconomia. (11 maggio 2009
( da "Repubblica.it"
del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
E' L'ALTRA faccia
della guerra monetaria. Ma sul web non è in gioco la supremazia del dollaro, ma
la creazione di una unica banconota virtuale. Per due motivi: 1) si diffondono
sempre di più le forme di micropagamento per giornali, musica, software. 2)
Molti ambienti "protetti" (social network e dintorni) battono già
moneta propria. Second Life e le altre. Lo scontro impegna superpotenze che non
sono di questo mondo. Paesi i cui cittadini esistono solo nei domini digitali
del pianeta internet. Nazioni dai nomi esotici e avveniristici, come Second
Life, Kingslesle Entertainment, SimCity Societies e Hi5. Siti dell'e-commercio,
MUD e social networks. Mercati questi dove il valore di prodotti e servizi
supera già i vari miliardi di dollari. E se la cosa lascia indifferenti le
maggiori tesorerie del nostro pianeta, su mondi come Calypso, nell'Universo di
Entropia la creazione di una moneta di riferimento universale - che possa cioè
essere usata per stabilire il valore degli scambi che avvengono su più
piattaforme e negli ambiti digitali più disparati- non è una impresa di poco
conto. Potrebbe diventare la Bretton Woods dell'Internet: i poteri del web
dovranno presto decidere di adottare un sistema di valutazione e conversione
delle monete in circolazione sui vari siti web. L'operatore che riuscirà a
creare quello che potrebbe nei fatti diventare il dollaro del web, ovvero la
moneta nella quale verranno denominate tutte le transazioni economiche
dell'universo digitale, diventerà il signore degli oceani di valuta reale che
si riverseranno online man mano che cresce l'intreccio, per altro già in corso,
tra l'economia reale e quella degli universi web. OAS_RICH('Middle'); Secondo il China Market Research Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera
già gli 800 milioni di dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento.
Negli Usa mentre l'economia
reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life cresce del 39
per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre compagnie
come Playdom e Zynga, che vendono sopratutto prodotti virtuali per i
videogiochi che girano su Myspace e Facebbok, quest'anno fattureranno oltre 100
milioni di dollari caduna. E' una tentazione quella della moneta virtuale di
riferimento nella quale si stanno lanciando proprio tutti da Facebook a
MySpace. Dalla Mind Bank, che a gennaio ha ricevuto l'autorizzazione della
banca centrale svedese a scambiare il PED, il Project Entropia Dollar, usato
per l'appunto nell'universo entropia, con il kronor, alla Tencent, ditta cinese
per beni e la distribuzione di servizi virtuali che già vanta una fatturato che
supera il miliardo di dollari. I Linden Lab di recente hanno deciso di
permettere l'utilizzo del Linden Dollar, la valuta di Second Life, anche sugli
altri network sociali e negli altri siti fantasy. La Twollar, una operatrice
twitter, vuole invece mietere il potere del social networking per sostenere le
cause sociali più svariate permettendo agli utenti del network, di spedire
twollars alla non profit di loro preferenza. La Twofish mette a disposizione
dei suoi utenti un software per emettere valuta pubblicitaria, che esibisce
cioè il logo di una ditta, che poi si farà carico di pagare per i beni virtuali
che l'utente acquisterà online. I micropagamenti "reali". Anche se
servizi come PayPal, Obopay e le varie carte di credito come la Visa e la
Mastercard già offrono servizi che permettono agli utenti di acquistare beni
virtuali su siti web che fanno gaming e altre video-attività di massa, queste
soluzioni escludono però del tutto i minorenni e le popolazioni dei paesi
emergenti che invece nella stragrande maggioranza dei casi non possiedono né
una carta di credito né un conto corrente. Negli USA secondo Tenn & Money
2007, un sondaggo della Charles Schwab Bank, il 95 per cento degli adolescenti
fa acquisti in contanti mentre degli 1,3 miliardi di cinesi solo di 115 milioni
possiedono una carta di credito, inoltre anche negli USA coloro che fanno
acquisti virtuali non sono molto disposti a pagare la cifra richiesta dalle
banche per certificare la transazione e a ragione veduta dal momento che il
costo di un oggetto virtuale raramente supera il dollaro. "Si tratta di
micropagamenti, una categoria di transazioni che può essere gestita
difficilmente da operatorti bancari tradizionali", ha spiegato Michael
Ting, membro del consiglio di amministrazione di Obopay, un sito che ha prodotto
un software per la gestione dei pagamenti emessi via telefonia mobile e
Internet. E sono proprio i siti web a spingere per la creazione di soluzioni
che sono in grado di accelerare la vendita di prodotti virtuali,
particolarmente in questa fase di crollo del comercio a livello planetario.
Alcuni siti per facilitare la diffusione della loro moneta offrono la
possibilità agli utenti che lo vogliono di comprare crediti valutari da negozi
tradizionali, quelli che negli USA chiamano i brick and mortar (mattone e
calce). Questo è il caso di Kingslsle Entertainment. Produttrice di Wizard 10,
un gioco seguito da oltre 2 milion di giovani, la Kingslsle ha appena
annunciato che metterà in vendita carte da 10 dollari comprabili alla catena di
pompe di benzina 7-Eleven. Altre startup come Fragegg e PlaySpan stanno anche
loro sperimentando proposte per risolvere lo stesso problema e godono del
sostegno di venture capital del calibro della Menlo Ventures e della SK Telecom
Ventures. La diffusione di nuovi metodi di pagamento potrebbe accelerare
significativamente la crescita del mercato dei prodotti virtuali. Rixty, una
startup dei micropagamenti diretti agli adolescenti e ai giovani, agli utenti
gli permette di aprire conti sui portali di videogiochi come Perfect World e a
partire da Giugno gli utenti protranno cominciare a giocare depositando i loro
spiccioli - reali - in una specie di chiosco elettronico chiamato Coinstar.
"Stiamo cercando di dare agli utenti la possibilità di utilizzare il
potere d'acquisto dei loro spiccioli, ha spiegato Ted Sorom, Ceo della Rixty.
Secondo i Linden Labs la frontiera dei pagamenti online sta nella telefonia
mobile, ovvero nel permettere ai loro utenti di pagare usando il loro
telefonino, una pratica diffusissima in Asia e che si sta facendo strada anche
in Europa. Alcune compagnie come il social networking Fragegg si ripropongono
addirittura di diventare il centro pulsante della borsa valute digitali del
futuro. La compagnia offre l'accesso ad una ventina di MOG, multiplayer online
games, e vuole permettere ai suoi utenti di cambiare la loro valuta in quella
del gioco in cui vogliono giocare. Ma il dettaglio più interessante delle
valute virtuali è che quasi tutte possono essere ritramutate facilmente in
dollari, yen, yan e euro reali. Secondo Keneth Rijock, investigatore
finanziario della World-Check, le varie mafie mondiali l'hanno già capito, e
usano i role-playing game per riciclare i proventi dei loro traffici illeciti.
Lo fanno comprando proprietà virtuali dai loro complici in altri paesi. I
crediti virtuali usati per pagare i beni digitali vengono caricati su una Visa
o una Master Card prepagata, e da questa possono poi essere riconvertiti in
dollari reali al tasso di cambio stabilito dal gestore del gioco, diciamo di un
dollaro per dieci crediti, meno le spese di gestione del sistema. Un sistema
ingegnoso questo, che sfugge a tutti i controlli: secondo Rijock, una bomba ad
orologeria. Può darsi pure, come sperano alcuni, che il suo scoppio spingerà le
autorità fiscali ad intervenire ma per adesso è ancora west selvaggio in
cybereconomia. (11 maggio 2009