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Report "Globalizzazione"  5-11 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Obama, guerra agli evasori fiscali ( da "Stampa, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L'amministrazione Bush le proteggeva in nome della globalizzazione ma ora Obama fa proprie le obiezioni sollevate negli ultimi anni da numerosi leader democratici del Congresso - da Max Baucus a Charlie Rangel fino a Carl Levin - al fine di «far loro pagare le tasse proprio come fanno tutti i normali cittadini».

I destini del mondo nel mondo di Marta ( da "Stampa, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: attesa svolta in Cina non ci sarebbe stata Intuì in anticipo il fallimento dell'unilateralismo americano e dell'epoca di George W. Bush MARCELLO SORGI Alla vigilia di un incontro con la Rice: «Meglio la camicia azzurra o la camicia bianca?» Direttore di "Aspenia" Guardati con occhi normali di giornalista di politica interna,

Ahmadinejad cancella il viaggio in America Latina ( da "Unita, L'" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dopo l'annuncio che Ahmadinejad sarebbe arrivato a Brasilia con rappresentati di 65 grandi imprese iraniane, la segretaria di Stato americana Hillary Clinton aveva definito «inquietante» lo sviluppo delle relazioni con l'America Latina dell'Iran, oltre che della Cina. IL CASO

Mimmo Mastrangelo Per Nedim Gursel Nedim Gursel è uno scrittore turco ma di nazionalit... ( da "Unita, L'" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in Usa e Cina? certamente è più facile chiudere un occhio sulle malefatte dei nostri soci d'affari, piuttosto che su quelle dei nostri nemici". Ma nostri di chi? Amici o nemici, perché? L'ipocrisia degli esseri umani è tale che ci mobilitiamo attivamente per un canile che viene chiuso, per le balene e i panda,

Il mondo globale? È appena cominciato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è dubbio che le principali incognite aperte dalla crisi riguardino soprattutto il futuro della globalizzazione. Da un lato, il sostegno statale alle economie dei Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo. Dall'altro, la crescita generalizzata dell'avversione al rischio induce il rimpatrio dei capitali investiti all'estero.

Il mondo globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-05 - pag: 17 autore: DALLA PRIMA Il mondo globale Soprattutto, la globalizzazione è stata animata dagli interessi di centinaia di milioni di individui e imprese che,anche grazie alle nuove tecnologie di diffusione delle informazioni, vedono nei mercati mondiali nuove opportunità di crescita e di arricchimento.

Oggi la Cina è il primo mercato del Brasile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In marzo i prodotti esportati in Cina hanno raggiunto (in valore) quota 1,73 miliardi di dollari, ben superiori agli 1,27 miliardi che gli Usa hanno acquistato dal Brasile. Un sorpasso storico in quanto gli Usa costituiscono da sempre il primo Paese acquirente del Brasile. Il 76% delle esportazioni brasiliane verso la Cina, nel primo trimestre 2009,

E il Pil Usa sarà superato fra tre anni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: INTERVISTA AngusMaddison Economistaestoricodellecontabilitànazionali «E il Pil Usa sarà superato fra tre anni» Mario Margiocco è impossibile addentrarsi nella storia economica, nei rapporti di forza di ieri e di oggi fra Asia e Occidente, fra Stati Uniti ed Europa, fra Cina e Giappone, senza fare i conti prima o poi con Angus Maddison.

Bene la Chrysler, Opel ci fa paura Parla un delegato ( da "Manifesto, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Per ritrovare un sano realismo bisogna planare dai cieli alti della globalizzazione made in Lingotto nelle fabbriche italiane. Cosa pensano gli operai di Mirafiori del protagonismo di Marchionne? Il futuro, per loro, sarà meno grigio di quello odierno, o addirittura, dal nord potrebbero arrivare nuvole ancor più cariche di pioggia?

Baratro iberico Freno tedesco Buffett pensiero ( da "Manifesto, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Segnali contraddittori giungono dalla Cina. Il governo cinese prevede - nel secondo trimestre dell'anno - una crescita del Pil pari a più 7% invece del 6,1% come nel periodo precedente. Pechino soffre della caduta della domanda internazionale e principalmente della flessione dell'export, contemporaneamente però lievita verso l'alto l'indice Pmi della manifattura.

Il Thatcher-reaganismo e le origini della crisi ( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E si discute anche di una sorta di timing della globalizzazione: è stata la caduta del Muro di Berlino potenza degli anniversari, 20 anni orsono ad accelerarla bruscamente oppure la stura venne prima, proprio con le scelte di Ronnie & Meg? Il rischio di querelle come queste è ovviamente di fare di tutt'erba un fascio.

Sprint Nextel, rete in outsourcing ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli investimenti nelle reti senza fili proseguono, mentre accelera il lancio di nuove reti e tecnologie sui mercati di Usa, Cina e India». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI OBIETTIVI Il gruppo, tra i leader nei network mobili, manterrà la proprietà, e punta a ridurre i costi e a liberare risorse per sviluppare altri business

Metro sfida Best Buy per la leadership globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: vista la forte diffusione geografica del gruppo, superiore alla stessa Best Buy che fuori dagli Usa ha negozi solo in Canada e Cina; e addirittura alla stessa Wal-Mart, la più diffusa catena al mondo di commercio al dettaglio. Lo zoccolo duro da cui lanciare la sfida e l'Europa,dove Metro è il leader con un giro d'affari di 19 miliardi di euro;

L'euro rimbalza sulla scia delle Borse ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il rialzo della fiducia delle aziende in Cina, ai massimi da nove mesi, e il balzo delle vendite di case in costruzione negli Usa ha sostenuto il sentiment degli analisti, mentre l'assenza degli operatori britannici e giapponese, in ferie, ha tenuto bassi i volumi e ha enfatizzato i movimenti.

marchionne vola in america da gm e chiede aiuto ai governi della ue - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, il primo giugno Opel potrebbe trovarsi senza nessun paracadute. Il problema delle risorse finanziarie per Fiat si porrà dopo la conquista di Opel, nella fase di risanamento e rilancio. A quel punto il discorso della riorganizzazione industriale avrebbe un costo e potrebbe coinvolgere anche le aziende italiane del Lingotto ed è questa la ragione per la quale i sindacati continuano

Marker scoop: continua il trend al rialzo dei mercati ( da "Trend-online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Una controffensiva vera e propria che, dopo aver portato a termine l?accordo con Chrysler e con una pressione in aumento su General Motors Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud America, alla Russia e alla Cina. Lo dicono fonti vicine segue pagina >>

Market scoop: continua il trend al rialzo dei mercati ( da "Trend-online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Una controffensiva vera e propria che, dopo aver portato a termine l?accordo con Chrysler e con una pressione in aumento su General Motors Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud America, alla Russia e alla Cina. Lo dicono fonti vicine segue pagina >>

Panama. Presidenziali. Vittoria di Martinelli ( da "AmericaOggi Online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di Usa e Cina (il secondo utente del Canale). Martinelli, con diversi master negli Usa, ha infatti già annunciato che non solo negozierà in tal senso con Washington e Pechino (punta a far parte dell'Apec, la Comunità economica Asia-Pacifico), ma perseguirà anche un Trattato di libero commercio con l'Unione Europea.

Ripresa made in China ( da "Trend-online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: triplo filo con i paesi consumatori USA, UE ed affini. La Cina, quando il Dow Jones era a 14.000 punti, veniva invocata insieme ad altre potenze emergenti (India, Brasile) come la ragione per cui si poteva e doveva arrivare a 20.000 punti... La Cina adesso viene invocata come la causa primaria per la quale la recessione potrebbe finire molto presto ed il dow jones tornare almeno a 10.

Ripresa made in China pag.2 ( da "Trend-online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina è incapace di coprire con consumi domestici la sua produzione industriale. Così quando gli USA prendono un raffreddore, la Cina si becca la polmonite. E' importante capire che la Cina non ha ancora un'economia che concepisca l'importanza dei consumi domestici.

Ripresa made in China pag.3 ( da "Trend-online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: non significa che la crescita della Cina sia illusoria. Significa però che i problemi strutturali del paese sono mascherati come problemi di percorso e saranno sempre mascherati in questo modo.... ..Mentre in Cina la Leadership decanta in pubblico la "grande prosperità della Cina", quella stessa leadership sta segretamente comprando in contanti case a Vancouver od a Los Angeles,

Ripresa made in China pag.4 ( da "Trend-online" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In Cina c'è stata in questi mesi un'alluvione di credito che ha drogato qualunque indicatore, e se l'alluvione non continuerà, è probabile una prossima e brusca frenata, altro che Cina trainante... Insomma la Cina ha scopiazzato dagli USA e dai paesi occidentali anche il sistema per generare il boom 2003-2007,

Spam, Italia prima esportatrice in Europa: monito della Ue ( da "Stampaweb, La" del 05-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Secondo i dati diffusi dalla Commissione, gli Usa producono la maggior parte dello spam mondiale (19,8%), seguita dalla Cina (9,9%) e dalla Russia (6,4%). All?ottavo posto nella top ten dei maggiori produttori di spam c?è l?Italia (3%), il primo Paese europeo per diffusione di posta indesiderata.

Caccia all'alleanza anti-Marchionne ( da "Stampa, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: decisiva la corsa a Cina e India PIERO BIANCO Ford ha scelto di stare da sola Novità potrebbero arrivare da Vw e Daimler TORINO All'improvviso tutto è cambiato. Gli scenari, i programmi, le certezze sul futuro. I colossi mondiali dell'auto adesso si interrogano preoccupati sugli effetti dello tsunami industriale ed economico che le nuove alleanze possono scatenare.

Siamo al traino di Usa e Cina ( da "Tribuna di Treviso, La" del 06-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Siamo al traino di Usa e Cina» «Subiamo gli effetti di decisioni prese altrove. La ripresa? Lontana» L'aumento dei prezzi grazie alla Cina: fa incetta di metalli industriali per creare riserve ROBERTA PAOLINI PADOVA. Le Borse asiatiche sono in fermento. In questi giorni (l'Hang Seng di Hong Kong nella seduta di ieri ha allungato del 5,

Una crisi a "L" con la gobba?. ( da "Giornale.it, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 9 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme anticellulite?

L'antropologo dei non luoghi ( da "Unita, L'" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L'antropologo sarà oggi a Roma per una conferenza su «La globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano», della quale pubblichiamo un brano in questa pagina. L'incontro, alle ore 14 alla Società Geografica Italiana, si inserisce nel terzo ciclo di «Sensibilia» (Colloquium on Perception and Experience;

master e convegno in cattolica per imparare la moda buona - luca de vito ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la moda e la globalizzazione, il marketing dell´etica, la comunicazione della moda etica e la moda dell´usato. Secondo Emanuela Mora, docente di Sociologia dei prodotti culturali, «il convegno sarà l´occasione per porsi un interrogativo fondamentale. La linea di sviluppo della moda europea è in direzione della sostenibilità oppure no?

ateneo telematico, due prof baresi indagati - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione e libertà fondamentali", bandito dall´università di Bari ma finanziato dall´Ateneo telematico. La Colarusso è però una delle socie fondatrici della Efiro, la onlus che ha promosso l´università campana. E alla famiglia Colarusso fa capo anche la Eraclito srl che all´ateneo "Giustino Fortunato" fornisce le tecnologie per le lezioni a distanza.

Influenza, primo morto americano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: annuncio suona come un segnale forte del processo di globalizzazione sanitaria. Tanto più in tempi di possibili, e temute, pandemie. Intanto, l'Italia ha registrato il suo quinto caso conclamato di influenza: un paziente ricoverato all'ospedale Careggi di Firenze e già in via di guarigione. I test sugli altri casi sospetti, segnalati sempre in Toscana, hanno dato esito negativo.

La Marina sventa attacco dei pirati ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che partecipano alla missione Usa denominata Ctf 150, che ha compiti antipirateria. Ma nell'area si trovano, o comunque hanno svolto azioni di controllo, anche unità militari di Giappone, India, Russia e Cina. In zona, pronta a intervenire, incrocia anche l'unità italiana da assalto anfibio San Giorgio.

Moneta unica ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: prima della Cina, a lanciare la proposta di una moneta sovranazionale mondiale. E, solo un anno fa, di questi giorni, a parlarne, si veniva presi per pazzi... Eppure una moneta unica sovranazionale (che non registra tuttora adesioni da parte dell'Europa e che,a mio parere, gioverebbe immensamente prima di tutto agli Usa) avrebbe,

Artigianato, sorpasso dell'edilizia ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Una vocazione alla pluralità che i venti di globalizzazione stanno selezionando. Dai dati camerali relativi alla manifattura artigiana, elaborati da Cna e università di Firenze, emerge un fenomeno comune a diversi territori, ma che nel circondario raggiunge punte particolarmente rilevanti: l'inversione di peso tra artigianato manifatturiero e costruzioni (edilizia e impiantistica)

Il sindacato americano sfida la Cgil ( da "Manifesto, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il sindacato americano sfida la Cgil FIAT-CHRYSLER Il sindacato americano sfida la Cgil Da gigantesca agenzia interinale a soggetto capitalista: per le Unions è una svolta epocale. Ma i cambiamenti che la globalizzazione record del Lingotto imporrà, apriranno un nuovo capitolo anche per il sindacato italiano. Che è già in ansia per l'operazione Opel PAGINA

marc augé e il paesaggio ( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Marc Augé terrà oggi una conferenza presso la Società Geografica italiana intitolata «La globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano». L´incontro con l´antropologo francese, fissato per le 14 presso Villa Celimontana, in via della Navicella 12, si inserisce nel ciclo di "Sensibilia" diretto da Tonino Griffero, dell´Università di Tor Vergata.

Globalizzazione e paesaggio, incontro con Marc Augé ( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 11 SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA Globalizzazione e paesaggio, incontro con Marc Augé Si parla di globalizzazione e trasformazioni del paesaggio urbano nell'incontro di oggi presso la sede della Società Geografica Italiana. Protagonista Marc Augé, etnologo e antropologo francese, direttore dell'École des Hautes Études en Sciences Sociales.

Ruggero Guarini ( da "Giornale.it, Il" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nulla di nuovo a sinistra gli Usa sono sempre Satana 27-08-2007 - Sarà la rampante Cina a salvare l'Occidente 20-08-2007 - I pregiudizi anticattolici che accecano i leader gay 17-08-2007 - La giustizia clemente con i «poveri» assassini 27-07-2007 - Pannella vuole un posto nel regime che tanto odia 21-07-2007 - Com'era allegra l'arte gay prima della rabbia omosex 11-

Bruxelles e la guida web del consumatore ( da "Stampaweb, La" del 06-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A guidare la classifica mondiale sono gli Usa, con il 19,8% delle comunicazioni indesiderate, seguiti dal 9,9% della Cina, dalla Russia (6,4%), dal Brasile, Turchia, Corea del Sud e India. Ottava posizione mondiale, ma prima in Europa per produzione e ricezione di spam è invece l?Italia, che guida il gruppo europeo con il 3%.

césar brie: "odissea storia di migranti" - roberto incerti ( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: attori veri di un´Odissea contemporanea nel segno della globalizzazione e della perdita di radici». Nel suo teatro non c´è realismo, le tragedie di oggi sono viste attraverso l´arte, il mito. «è vero, io parlo della contemporaneità attraverso allegorie, le mie opere sono viaggi all´interno dell´uomo.

la carica dei ragazzi che salveranno il mondo - (segue dalla prima pagina) cinzia sasso ( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: peggiore di quella dei genitori Cresciuti in piena globalizzazione sono considerati "la vera grande risorsa del Paese" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) CINZIA SASSO Alessandro Rosina e Paolo Balduzzi hanno intitolato la ricerca "Giovani oltre la crisi, la carica dei Millennials" e con questa hanno raccontato i nuovi giovani, quelli che hanno compiuto 18 anni all´alba del nuovo millennio,

Rivedere la strategia della presenza delle truppe internazionali ( da "Unita, L'" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Un approccio globalizzato... «Occorre essere consapevoli che la crisi afghana non potrà essere risolta soltanto in Afghanistan. È cruciale quel che accade in Pakistan e le relazioni di questo Paese con l'Afghanistan. Così come è cruciale superare la storica conflittualità tra India e Pakistan che è il vero conflitto profondo mai irrisolto,

ZOOM Museo di Roma in Trastevere World Press Photo 2009 ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Francia, Germania, Grecia, India, Irlanda, Italia, Giappone, Messico, Olanda, Polonia, Russia, Salvador, Sud Africa, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraine e USA. Foto dell'anno l'immagine in bianco e nero del fotografo americano Antony Suau.

Politiche COSMICHE ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo.

Mappe per orientare la globalizzazione dal basso ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sovranità e società nella globalizzazione si occupa Zygmunt Bauman nel libro-intervista «Modernità e globalizzazione» di Giuliano Battiston (Edizioni dell'Asino, in stampa). Sulle Nazioni Unite il lavoro più aggiornato è di Nora McKeon «The United Nations and Civil Society: Legitimating Global Governance - Whose Voice?

Politiche COSMICHE. ( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo.

Florian, il caffè dei poeti porta la tradizione a Dubai ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione ce l'ha nel Dna, essendo diventato da subito il luogo di incontro e di confronto di una città quanto mai interessata al mondo intero.Non c'è da stupirsi nemmeno della singolare commistione tra gli stucchi, i velluti, i mosaici, le dorature e gli specchi tipici del caffè veneziano ed il modernissimo vetro e metallo del Dubai International Financial Center nel quale

La scuola e l'Europa unita passioni di Calamandrei ( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nell'era della globalizzazione e del Web, la centralità dell'istruzione pubblica sembra venuta meno, ma i testi del giurista fiorentino raccolti dall'editore Sellerio con il titolo Per la scuola (pp. 135,
10) ci ricordano che lasciarla decadere è un rischio enorme, poiché si tratta di un «organo centrale della democrazia».

I doni di Silvio al sindaco ( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione si vince solo se si sta sulle eccellenze». Alla presenza dei presidenti dei Municipi, del mondo imprenditoriale ed economico (assenti, però, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e l'ex candidato sindaco Francesco Rutelli), la «festa» è iniziata a mezzogiorno con l'ingresso di Berlusconi nell'aula Giulio Cesare.

Si fa presto a dire pizza: in Italia una su due sono taroccate ( da "Giornale.it, Il" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma è tant'è: è la globalizzazione, bellezza. E' la dura legge del mercato che impone a tutti le sue regole. Eppure «pizza», secondo un sondaggio realizzato dalla società Dante Alighieri, è la parola italiana più nota nel pianeta. La conoscono l'otto per cento delle persone.

Funzionerà l'economia all'insalata Usa? pag.1 ( da "Trend-online" del 07-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: una bomba inflazionistica futura), ed è disposto a qualsiasi compromesso con la Cina affinché glielo finanzi. Pertanto è prevedibile la ricostruzione della locomotiva globale sino-americana, di un conseguente G2 e il gonfiamento di una nuova bolla. Se poi il disastro avverrà nuovamente nel secondo mandato ci penserà allora.

Frontiere sempre più hi-tech ( da "Punto Informatico" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mondo globalizzato in cui le persone si spostano e viaggiano senza posa, il controllo alle frontiere rappresenta un problema difficile (se non impossibile) da risolvere in via definitiva. Nondimeno le autorità americane ci provano, innestando soluzioni tecnologiche sofisticate nei processi di check-in (e check-out) agli aeroporti con risultati non sempre del tutto soddisfacenti.

Piemonte chiama mondo Gli eventi ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ore 16 al circolo Bloom, via Challant 13, conferenza su «Globalizzazione, disuguaglianze e salute»; sempre sabato 9, ore 20, alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù, via Nizza 56, serata nicaraguense (prenotazioni: 348/8356150, giuseppe.cocco@mlal.org). Domenica 10, ore 20,30 a Eataly, via Nizza 230 int.

"Ecco la nostra ricetta contro la recessione" ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il decalogo Retroscena Il G8 ombra dell'economia GLOBALIZZAZIONE "Ecco la nostra ricetta contro la recessione" Stiglitz e Fitoussi: troppo ampia la distanza tra ricchi e poveri STEFANO LEPRI «C'è stata per i capitali ma il mercato del lavoro la aspetta ancora» ROMA 23456781Tasse ai ricchi Più tasse ai ricchi e rafforzare la lotta all'evasione fiscale.

se i francesi si ribellano - marc lazar ( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: momenti critici ricercano più che mai la sua protezione. Sono oramai in molti a diffidare dell´economia di mercato, a respingere la globalizzazione e a condividere quella famosa passione per l´uguaglianza di cui già parlava Alexis de Toqueville. Ma di fatto, in ogni circostanza i francesi tendono a percepire in maniera piuttosto negativa qualsiasi cambiamento economico o sociale.

Bello l'atto d'amore di Olmi per la terra ( da "Stampa, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: immenso patrimonio di semi messo a rischio dalle culture globalizzate. Mentre nel poetico piccolo film «L'Orto di Flora», realizzato da Franco Piavoli, è il lavoro di un agricoltore sul volgere delle stagioni a dare il senso di un'armonia non ancora perduta. Il prologo è un brano delle Georgiche letto da Omero Antonutti, sui titoli di coda Celentano canta Un albero di trenta piani.

fiera del libro, la terza camera - massimo novelli ( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in piena sintonia con una Librolandia sempre più globalizzata, molto rivolta ai sud del mondo, tanto che per le prossime edizioni dovrebbero essere in passerella l´Argentina e il Sudafrica. L´Europa, però, non sta a guardare, e proprio ieri le autorità culturali della Danimarca hanno prenotato un posto per la puntata del 2010.

E la sinistra continua a non capire. ( da "Giornale.it, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 71 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme anticellulite?

Il libro La deriva s'intravede già nel presente ( da "Giornale.it, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzato e uniforme, è diviso in due, Oriente e Occidente si fanno la guerra, e la corrispondente Johanna Misleading («Giovanna la fuorviante») la racconta con perizia. Le città sono tutte uguali, le case basse e le auto elettriche. La New Era è quel tempo dove «era da tempo immemorabile che il mare non sapeva più di mare»

Al via il G8 dell'università. L'Onda si prepara al controvertice del dissenso ( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: hanno condiviso responsabilità su più livelli nei dispositivi della "globalizzazione neoliberista", contribuendo alla rimessa in discussione del carattere di "bene comune" dei processi di produzione e trasmissione dei saperi». A tagliare il nastro del G8 torinese dovrebbe esserci il ministro Gelmini. E l'Onda è pronta ad «un'accoglienza speciale».

Siamo vasi di coccio ( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a Mirafiori le tute blu temono che il conto della globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati chiedono un incontro immediato ad azienda e governo «Siamo vasi di coccio» Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti provenienti dagli stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung,

la scuola dei tagli vista dall'europa - rosario ognibene ( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: perché i cambiamenti economici e sociali prodotti dalla globalizzazione stanno creando in Europa una serie di sfide comuni per tutti i sistemi d´istruzione nazionali. Sono interessanti le attente considerazioni su come dovrebbe essere la scuola europea, ma già dall´esordio si comprende che qualcosa non quadra.

SE L'ITALIA NON SCOPRE L'EUROPA ( da "Unita, L'" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rilanciare il suo modello sociale e concorrere a un governo democratico della globalizzazione. Il destino del nostro paese, così intimamente legato a quello della costruzione europea, dipenderà molto da quale prospettiva prevarrà. E tanto più sapremo far emergere questa posta in gioco, quanto più la scelta di serietà che ha contraddistinto la formazione delle nostre liste sarà premiata.

Fiat, allarme fabbriche: due impianti a rischio ( da "Giornale.it, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche in un contesto di globalizzazione della produzione». Scajola annuncia quindi «a breve» un incontro con i sindacati per «condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire». Un modo per mettere paletti e prevenire per quanto possibile il ridimensionamento della presenza Fiat in Italia.

Eccesso di diseguaglianza la malattia da guarire adesso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: penso che lo scandalo etico del nostro tempo stia nella globalizzazione della povertà, diffusa ormai anche nei paesi ricchi e ancora più nell'accettazione di un grado insostenibile di perequazione nei paesi democratici. Però scusi, ma negli ultimi decenni ci sono anche milioni di persone che sono uscite dalla povertà grazie allo sviluppo economico.

Londra rivuole la leadership ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Londra è già in posizione leader sulla finanza islamica e quindi partner ideale di Dubai e Abu Dhabi; ha già contribuito fortemente a sviluppare il mercato dei capitali in Cina e in particolare quello obbligazionario; è advisor costante delle autorità indiane. L.Mais © RIPRODUZIONE RISERVATA

Messaggio al Papa: fermare i crociati ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: come le esecuzioni di condanne capitali in Cina o la tortura». E sempre alla vigilia della partenza il Papa ha nominato il nuovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, un dicastero che ha stretta competenza sugli affari del Medio Oriente: si tratta del gesuita slovacco Cyril Vasil, 44 anni, rettore del Pontificio istituto orientale: sarà vice del prefetto,

L'operaio non c'è più, Pdl egemone nel popolo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E riprendendo la tesi del suo ultimo libro (A destra tutta, edito da Marsilio) in uscita proprio oggi, De Giovanni azzarda il suo paradosso: «Al "no global" Tremonti la sinistra deve opporre una globalizzazione intelligentee riconquistare il liberalismo politico. Dire insomma "siamo noi i veri liberali"». Em. Pa.

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: governare la globalizzazione». Ma, appunto, la crisi pone il problema di capire cosa è andato storto e dunque è da cambiare. Padoa- Schioppa, quanto a questo, ricorda l'indebitamento americano, il dollaro privo di contrappesi e la bolla immobiliare. Ma gli preme andare più a fondo, vedere perché i presunti meccanismi automatici di tenuta del mercato siano saltati malgrado l'

Frattini a Washington. Afghanistan e Pakistan al centro dei colloqui. Per la pace coinvolgere anche l'Iran ( da "AmericaOggi Online" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica) più l'Egitto (paese africano, arabo e musulmano). Il ministro degli Esteri ha spiegato che i temi principali del G8 saranno "lo sviluppo sostenibile e la sicurezza". Lo spostamento del vertice da La Maddalena a L'Aquila sarà "un grande evento" per l'area recentemente colpita dal terremoto e "

FIAT: L'ITALIA RIMANE CENTRALE ( da "Trend-online" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi attivero' dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire".

Borsa: positive le piazze europee ( da "Trend-online" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sulla scia del prezzo dal greggio, scambiato appena sotto quota 54 dollari. Bene tra gli automobilistici Porsche (+5,71%), che si riprende dopo lo scivolone della vigilia a seguito della fusione con Volkswagen (+0,73%). In luce Peugeot (+1,45%), favorita dai dati sulle immatricolazioni di auto in Cina.(ANSA).

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Mirafiori le tute blu temono che il conto della globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati chiedono un incontro immediato ad azienda e governo Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti provenienti dagli stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung, stanno per saltare un po' di stabilimenti in Europa,

Influenza, altri due casi in Italia Oms: nel mondo 2.384 persone infette ( da "Repubblica.it" del 08-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina (Hong Kong), Colombia, Costa Rica, Danimarca, El Salvador, Guatemala, Irlanda, Polonia, Portogallo, Svezia, Svizzera. Nessun decesso è stato registrato in questi Paesi. Primi casi in Brasile e Argentina. Al bilancio fornito dall'Oms vanno aggiunti anche i primi casi segnalati oggi in Brasile e Argentina.

la medicina keynesiana - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 09-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In un mondo globalizzato, i problemi in una parte del sistema si ripercuotono rapidamente al resto del sistema. In alcune crisi precedenti, come quella asiatica di un decennio fa, la ripresa è stata celere perché i paesi colpiti poterono aprirsi la strada verso una nuova prosperità a colpi di esportazioni.

L'Italia verso l'Expo di Shanghai via al padiglione ( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «La Cina sostiene l'ambasciatore Riccardo Sessa apprezza il nostro impegno », e intanto dei 40 tra Paesi che intendono costruire un loro padiglione, solo metà ha avviato i lavori. La maggior parte ha optato per padiglioni condivisi. I 6 mila mq per quello Usa restano vuoti.

"I coreani preparano un altro test atomico" ( da "Stampa, La" del 09-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Giappone e Corea del Sud. «Pyongyang minaccia il secondo test nucleare perché punta a un summit con Obama per ridisegnare l'intera partita nucleare e dunque non ha alcun interesse a parlare con Bosworth», aggiunge l'analista, ricordando che «i nordcoreani sanno che durante la campagna presidenziale Obama si disse pronto a incontrare Kim Jong Il»

Gadget scadenti, maxi rimborso ( da "Stampa, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ambito di un sistema economico ormai globalizzato, permangono rischi nei rapporti commerciali con aziende situate in Paesi come Cina e India, con i quali sono molto intensi gli scambi, con conseguente necessità per le imprese italiane di adottare, come in questo caso, tutte le cautele possibili, di natura sia giuridica che di controllo qualità,

il vello d'oro sfida global - siegmund ginzberg ( da "Repubblica, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I ritrovamenti e gli studi archeologici dell´ultimo quarto di secolo rivelano una globalizzazione di estensione e profondità insospettabili, impetuosa quanto sommersa, impercettibile se ci si affida alle sole narrazioni che ci sono state tramandate. Non coincide con i confini e le vicende dei popoli, tanto meno con quelle degli stati.

Queen, in Italia il musical da fantascienza ( da "Corriere della Sera" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Abbiamo visto che qui c'è tanto talento ha detto May ma non ci sorprende. L'Italia è un posto perfetto per il rock». Il musical racconta di un futuro nel quale domina la globalizzazione e il rock è bandito. In scena Il personaggio Killer Queen Ma. Plu.

Tan Dun: musica vera o jukebox di oggetti sonori? ( da "Corriere della Sera" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Tan Dun è un Virgilio che guida i suoi numerosi estimatori nel regno della globalizzazione musicale. Più di ogni altro compositore oggi. Perché la sua musica non è la solita sintesi d'Oriente e Occidente, piuttosto un jukebox impazzito che alterna un minuto di cineserie a uno di Bach, uno di tromba tipo Miles Davis a uno di rumore futurista, con l'orchestra che batte piedi e mani,

"costruire l'europa dei diritti" - raffaele r. riverso ( da "Repubblica, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ex presidente polacco e leader di Solidarnosc parla di globalizzazione, Gorbaciov e fede RAFFAELE R. RIVERSO Una lezione di politica internazionale, all´università. L´ha impartita ieri Lech Walesa, leader di Solidarnosc, il primo sindacato polacco indipendente, quindi presidente della Polonia nel 1990, invitato dalla Fondazione per la Cultura.

Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: assicurava prodotti e servizi a costi contenuti provenienti da Cina, India e altri paesi di nuova industrializzazione, e alla immigrazione che assicurava lavoro a basso costo. A nulla valsero i moniti di quanti segnalavano gli squilibri fondamentali degli Usa nella bilancia dei pagamenti, nei conti pubblici e nei conti delle famiglie che avevano azzerato la propensione media al risparmio.

Le auto preferite dalla Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout" ( da "Stampa, La" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a stringere sinergie assai vantaggiose in un momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà consolidata. Nel grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend, ha dominato la scena l'Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera ammiraglia. Quattro ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni climatiche, potente con il cinque cilindri 2.

Novità e dinamismo le parole d'ordine del risparmio energetico ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 10-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e per la Cina, che in un domani virtuale ha serie probabilità di superare gli Usa. In Europa, la Germania, prima potenza economica, e l'Italia, comparativamente meno sviluppata, non possono ognuna per sé far fronte alla crisi in atto. In America latina, il Brasile, benché disponga di grandi potenzialità di sviluppo,

Stress-test truccato dalla Fed e da Geithner, ecco la prova. ( da "Giornale.it, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 91 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme anticellulite?

Fmi, cambia la geografia del potere ( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: risorse per il Fondo deciso dal G20 si porta dietro il tema della riforma della rappresentanza I segnali Apertura degli Usa dopo 60 anni. Il segretario del Tesoro Tim Geithner: sì alla sorveglianza indipendente e franca Fmi, cambia la geografia del potere Cina e Brasile pronti a mettere soldi, ma vogliono contare di più Vincitori e vinti dopo la crisi. Seggio unico per l'Europa?

che razza di mondo vogliamo costruire? - claudio martini ( da "Repubblica, La" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e di tutte le altre convenzioni approvate compreso quella di Ginevra), e si chiude gli occhi sulla complessa realtà del mondo globalizzato. E´ una logica che la Lega sta promuovendo a tutto campo, sul problema della salute o dell´istruzione di bambini e immigrati irregolari, ma che rischia di essere fatta propria da tutto il Governo. SEGUE A PAGINA III

La globalizzazione ( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 Focus La globalizzazione 10 Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere della Sera

( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Questo è il lato oscuro della globalizzazione che noi dobbiamo combattere precisa e al G20 dell'Aquila porteremo ai grandi della Terra molto materiale su cui riflettere». Quali sono i punti base del «global standard »? «Dobbiamo introdurre una nuova concezione etica per cui il valore delle azioni umane è legato al bene comune, non solo al guadagno.

Il mondo è diventato una rete di nonluoghi ( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione». Questa estensione genera delle conseguenze antropologiche importanti perché l'identità individuale e collettiva si costruisce sempre in relazione e in negoziazione con l'alterità. D'ora in poi è dunque il campo planetario nel suo complesso ad aprirsi simultaneamente all'investigazione dell'antropologo dei mondi contemporanei.

l'auto pulita che non c'è - valerio berruti ( da "Repubblica, La" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dagli Usa alla Cina si parla, infatti, con grande disinvoltura, di ecologia, di abbattimento della CO2, di macchine elettriche, di batterie rivoluzionarie ma poi quante sono davvero le auto che fanno parte di questo club progressista e "politicamente corretto"?

Perché il dollaro resta sovrano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Se la Cina intende veramente elevare i Dsp allo status di valuta di riserva, dovrebbe creare un mercato liquido in titoli Dsp. Potrebbe emettere titoli di Stato denominati in Dsp. Ancora meglio: potrebbe incoraggiare altri Paesi del G-20 a fare altrettanto.

Più curriculum meno clientele ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzato. Inutile scandalizzarsi. Non sempre i privati hanno dimostrato competenza e managerialità nella gestione dei servizi a rete, non sempre la mano pubblica è scaduta in clientelismi, sprechi e inefficienze. L'importante è che la politica, tutta la politica, di destra e di sinistra, si ricordi che la competenza non è una variabile indifferente da trovare nei curricula degli

Entusiasmo cosmopolita ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è qualcosa che non funziona nel mondo globalizzato. Persino le democrazie, che sono molto cresciute di numero dal 1974 a oggi, si comportano sulla scena internazionale in maniera che contraddice i principi ai quali si ispira la loro azione dentro i confini nazionali. Impongono, con modalità spesso autoritarie, almeno così sostiene Archibugi,

Regole per volare non per impoverire ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: seconda globalizzazione". I nuovi equilibri tra stato e mercato nati negli anni 30 e rafforzati nel dopoguerra presiedettero, per oltre un ventennio, a quello straordinario sviluppo dell'economia europea che ricordiamo come una specie di età dell'oro prima di mostrare i propri limiti e la lenta capacità di adattarsi a mutate condizioni.

Il prematuro necrologio del capitalismo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione, disciplina fiscale. Certo, in molti paesi, a partire dalla Gran Bretagna stessa, e compresi gli Stati Uniti, le tasse, almeno sui redditi più alti, sono state aumentate, i sistemi bancari parzialmente nazionalizzati o sostenuti, come altri settori, a partire dall'auto, con massicce iniezioni di denaro pubblico,

Gli immigrati, il premier e la sensibilità del Paese Il caso degli immigrati bloccati... ( da "Stampa, La" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: state anche prima della globalizzazione, e sono state il risultato quasi naturale dei grandi imperi, sotto la cui egida si sono mescolati popoli e culture, in progetti che per altro sono sempre apparsi ispirati da un fine di progresso. Dunque fermare anche decine di migliaia di illegali - qualunque cosa se ne pensi - non serve a bloccare la creazione di una società multiculturale:

Queen, che spettacolo Il rock diventa musical ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dominato dalla globalizzazione più totale, dove il rock è bandito e i suoi seguaci vivono nascosti. Alla fine uno di loro, Galileo (riferimento alle parole della canzone Bohemien Rhapsody), idealmente reincarnazione di Mercury, ritroverà la chitarra nascosta che riscatterà il pianeta, diventando il nuovo eroe che farà rinascere la musica rock.

L'influenza non si ferma: i morti salgono a 53 ( da "Corriere delle Alpi" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è di ieri la segnalazione di un caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i casi confermati in Italia. Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano l'ipotesi che possano circolare «più varietà dell'A/H1N1 o qualche agente patogeno aggiuntivo», si spiegherebbe così la recrudescenza dell'influenza, la cui virulenza è tornata a crescere L'

Il dialogo globale come antidoto al protezionismo ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le concatenazioni sono importanti a causa della globalizzazione ("Global sourcing") e le sfide legate ai volumi restano considerevoli. La configurazione del mercato, attuale e futura, pone quindi problemi a tutti: debolezza dell'utile operativo (inferiore al 5% per i generalisti) nella fase alta del ciclo, ricavi fortemente negativi in quella bassa,

Studenti globetrotter: corsi e stage per 25mila ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sottolinea Ortu - sono il Brasile, l'India, la Cina e Singapore e si consolidano le relazioni con Corea, Giappone e Australia». All'università di Bologna circa 1.500 studenti sono coinvolti nel programma Erasmus e altri 400 varcano i confini del Vecchio Continente, con destinazioni Argentina, India, Cina e Stati Uniti.

Nel nuovo mercato globale il territorio diventa network ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i processi di internazionalizzazione produttiva e di globalizzazione dei mercati sono un dato di fatto e questa nuova realtà può costituire una seria minaccia, soprattutto per certi comparti come quello del tessile-abbigliamento. Per assicurare un livello di servizio tale da rendere meno interessante, per i committenti, il ricorso a subfornitori esterni,

Influenza. Oltre quattromila casi. Terza vittima negli USA ( da "AmericaOggi Online" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Terza vittima negli USA 11-05-2009 ROMA. Sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza A/H1N1 e aumenta anche il bilancio delle morti, salite a 53. È di ieri la segnalazione di un caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i casi confermati in Italia.

Domani Berlusconi da Mubarak. Pronti 22 accordi ( da "AmericaOggi Online" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sereno stabile anche per quanto riguarda la bilancia commerciale. L'interscambio tra i due Paesi è raddoppiato negli ultimi tre anni, superando così i 5 miliardi di euro. L'Italia è il primo partner commerciale del Cairo tra i Paesi Ue, il terzo al mondo solo dopo Usa e Cina.

La nuova influenza arriva in Cina ( da "Stampaweb, La" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ROMA Un uomo che è appena rientrato dagli Usa è il primo paziente cinese ad essere risultato positivo al virus della nuova influenza A/H1N1. Lo afferma l?agenzia Nuova Cina. Il paziente è ora in quarantena in un ospedale di Chengdu, nella provincia del Sichuan, aggiunge l?agenzia. L?

Le auto preferite dalla Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout" ( da "Stampaweb, La" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a stringere sinergie assai vantaggiose in un momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà consolidata. Nel grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend, ha dominato la scena l?Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera ammiraglia. Quattro ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni climatiche, potente con il cinque cilindri 2.

La grande corsa alla moneta web ( da "Repubblica.it" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Secondo il China Market Research Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre l'economia reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life cresce del 39 per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre compagnie come Playdom e Zynga,

Moneta web, la Grande corsa che cambierà le nostre abitudini ( da "Repubblica.it" del 11-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Secondo il China Market Research Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre l'economia reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life cresce del 39 per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre compagnie come Playdom e Zynga,


Articoli

Obama, guerra agli evasori fiscali (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

FINISCONO SOTTO TORCHIO LE IMPRESE AMERICANE CHE PRODUCONO ALL'ESTERO ED ELUDONO LE TASSE Obama, guerra agli evasori fiscali Il presidente mantiene una promessa elettorale e capovolge la politica di Bush Obiettivo: recuperare un gettito fiscale di almeno 210 miliardi di dollari in dieci anni [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Finisce l'era dei privilegi per le aziende americane che operano all'estero creando posti di lavoro per stranieri, celando i profitti ed evadendo le tasse da pagare. Parlando dal Grand Foyer della Casa Bianca è Barack Obama che illustra alla nazione un piano di riforma che punta a «identificare gli evasori» intervenendo sugli aspetti dell'attuale codice fiscale che si applicano alle imprese Usa presenti all'estero. L'amministrazione Bush le proteggeva in nome della globalizzazione ma ora Obama fa proprie le obiezioni sollevate negli ultimi anni da numerosi leader democratici del Congresso - da Max Baucus a Charlie Rangel fino a Carl Levin - al fine di «far loro pagare le tasse proprio come fanno tutti i normali cittadini». Il presidente ribadisce la fiducia nella globalizzazione dell'economia e conta sulle aziende Usa «affinché si affermino ovunque nel mondo» ma il vulnus che vuole sanare sta nel fatto che «un codice fiscale con molte falle, opera dei lobbisti, consente a numerose aziende di non pagare le imposte come invece dovrebbero». Il riferimento è a quelle imprese che, proprio grazie a tali norme, «pagano meno tasse in America creando posti di lavoro a Bangalore, India anziché a Buffalo, New York» in quanto possono celare all'estero i profitti, rimandando o rinunciando a fare la dovuta dichiarazione alle autorità degli Stati Uniti. «Capisco bene che uno dei punti di forza della nostra economia è la capacità di espandersi delle imprese e desidero che restino competitive - sottolinea il presidente - ma bisogna evitare che ciò porti a far affluire nei paradisi fiscali le imposte che dovrebbero essere versate allo Stato». Da qui la decisione di «porre fine alle facilitazioni fiscali per le imprese che operano all'estero» puntando a recuperare nei prossimi dieci anni entrate per 210 miliardi di dollari. Tenendo presente che il deficit federale nel 2010 sarà di 1,2 trilioni di dollari il recupero fiscale non ha dimensioni rilevanti ma ciò che conta per Obama è mantenere la promessa fatta all'inizio della campagna elettorale di aiutare le imprese che «creano lavoro in patria e non all'estero». E' un messaggio diretto in primo luogo alle famiglie della classe media degli Stati del Mid-West e del Sud che più hanno pagato il prezzo dello spostamento all'estero di impianti industriali. «Da anni sapevamo che cosa avremmo dovuto fare e ora manteniamo le promesse» sottolinea Obama, facendo il concreto esempio delle Isole Cayman dove «c'è un edificio dove hanno sede i quartier generali di 12 mila imprese» dando vita a un paradosso che «si spiega con il fatto che o si tratta del più grande edificio del Pianeta o della maggiore vergogna fiscale del Pianeta». E' una dichiarazione di guerra nei confronti dei paradisi fiscali che finora hanno corteggiato, ospitato e protetto i proventi di molte aziende nazionali. A condurre la caccia all'evasore che adesso si apre sarà l'Irs -l'Ente federale per la riscossione dei tributi - al quale la Casa Bianca promette di fornire «tutti gli strumenti dei quali avrà bisogno» a cominciare dalla creazione di una task force di 800 agenti speciali il cui compito sarà di «identificare e perseguire gli evasori fiscali che si trovano all'estero». Al tempo stesso il presidente assicura alle aziende nazionali che operano rispettando le regole aiuti per consentirgli di «creare posti di lavoro e aumentare i profitti» al fine di ribadire che ogni tassello della sua azione punta a rafforzare l'American Dream (il sogno americano) rafforzando il sistema di produzione nazionale. Obama pensa a un rilancio in grande stile dell'industria tradizionale, e in particolare del settore manifatturiero che più ha sofferto negli ultimi anni, nel quadro di un riassetto interno che «porterà Wall Street a pesare molto di meno sulla nostra economia».

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I destini del mondo nel mondo di Marta (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL REALISMO DI DE MICHELIS LA PROFEZIA DI INGRAO Personaggio Analista e consigliera di politica estera si racconta in un libro IL DUBBIO DI D'ALEMA I destini del mondo nel mondo di Marta Le "storie" della Dassù, uno sguardo acuto e spietato sui protagonisti del nostro tempo Dopo i fatti della Tienanmen capì subito che l'attesa svolta in Cina non ci sarebbe stata Intuì in anticipo il fallimento dell'unilateralismo americano e dell'epoca di George W. Bush MARCELLO SORGI Alla vigilia di un incontro con la Rice: «Meglio la camicia azzurra o la camicia bianca?» Direttore di "Aspenia" Guardati con occhi normali di giornalista di politica interna, gli analisti e i consiglieri di politica estera, che capita di incontrare spesso seguendo in giro per il mondo premier e ministri, appaiono come quanto di più lontano dal panorama abituale italiano del circo mediatico-istituzionale a cui ormai siamo abituati. Innanzitutto rivendicano una certa «scientificità» del loro lavoro, a dispetto del culto nazionale della «pratica»; poi non hanno rapporti personali stretti con i leader che devono consigliare, sono avvezzi alle regole rigorose che la comunità internazionale dà per scontate e il malvezzo nostrano tende invece per natura a violare, si tratti del colore del badge che dà accesso ad aree separate dei summit globali o del semplice cartellino del posto a tavola. Proprio per questo può risultare sorprendente la lettura del libro (Mondo privato e altre storie, Bollati Boringhieri, pp. 149, e10) di Marta Dassù, direttore del programma internazionale di Aspen Institute Italia e della rivista Aspenia e già consigliere per le relazioni internazionali di due presidenti del Consiglio del centrosinistra, Massimo D'Alema e Giuliano Amato. A cominciare dal modo acuto e dallo sguardo dotato di spietatezza tutta femminile con cui ricorda i suoi assistiti, alla vigilia di un incontro importante o di una decisione difficile. D'Alema ministro degli Esteri nel giugno 2006, al suo primo incontro con un personaggio nuovo e tutto da capire come Condoleezza Rice, che concentrandosi, come chi sa di essere atteso a un appuntamento delicato, chiede a Marta: «Cosa pensi, meglio la camicia azzurra o la camicia bianca?». E ancora, D'Alema presidente del Consiglio, nel 1999, rivisto a confronto con Bill Clinton sulla guerra per il Kosovo, che prevedeva un contributo italiano: «Conosco bene Milosevic - esordisce Massimo, parlando con il presidente Usa del leader di Belgrado che aveva ordinato il genocidio -. Non penso proprio che si piegherà tanto facilmente. La signora Albright dice che basteranno due giorni di bombardamenti. Non basteranno. Cosa farete se non basteranno?». Clinton non gli risponde neppure. Si gira verso il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Sandy Berger, che taglia corto: «Continueremo a bombardare». Poi, nella galleria dei personaggi, c'è un Amato molto professorale, che discute di Europa in modo assai accademico per un premier. C'è un De Michelis cinico ma realista, che intuisce subito che la rivolta di Tienanmen non segnerà per la Cina quell'inizio di cambiamento che molti s'aspettano. C'è un Tremonti studiato senza pregiudizi nelle sue genialità e nelle pieghe delle riunioni dell'Aspen. Ma il clou è la riscoperta di Pietro Ingrao, il vecchissimo e ormai ultimo leader comunista che ha visto anche la sua generazione diventare «post» a cavallo della caduta del Muro di Berlino. Duro, inflessibile, quando Marta, giovanissima direttrice del Cespi (una sorta di ufficio studi per la politica estera di cui il Pci si era dotato, per consentirsi, con la sua abituale doppiezza, uno spiraglio di eresia in campo internazionale senza poi doverne rispondere politicamente), è chiamata nel 1990 a fare una relazione sul nuovo ordine del mondo e spiega che non sarà così male l'uscita dal bipolarismo Usa-Urss, dalla guerra fredda, dagli schemi prefissati, e che forse all'ombra di un nuovo multipolarismo anche l'America sarà meno forte e ci sarà un'accelerazione nel processo di integrazione europea. Non l'avesse mai detto. Preannunciata da un bigliettino di Giorgio Napolitano, che le offre solidarietà preventiva, arriva la catilinaria del vecchio Pietro. Ve ne accorgerete, cosa sarà il mondo senza l'Urss, lo strapotere americano, l'unilateralismo, altro che il multilateralismo, la follia di una guerra, come la prima del Golfo in difesa del Kuwait invaso dall'Iraq, che l'Italia appoggerà e il Pci vorrebbe comprendere anche se alla fine rifiuterà. Che sorpresa, in una studiosa della generazione di Marta, che sosteneva, già allora, le tesi filo-atlantiche e filo-interventiste che la sinistra europea via via ha fatto sue, trovare adesso, alla fine di un ventennio, parole di comprensione per il vecchio Ingrao. Non, intendiamoci, per la sua nostalgia comunista dell'epoca della guerra fredda, ma per l'intuizione politica, tutta politica, e in qualche modo presaga, del fallimento dell'unilateralismo americano e dell'epoca di George W. Bush. Ma il libro mescola questi gustosi episodi rivelatori dei modi in cui si decidono destini fatali anche con saporiti quadretti familiari. Della famiglia d'origine di Marta, un'emblematica famiglia di sinistra fatta di milanesi che vivevano a Firenze, comunisti che passavano gran parte del loro tempo sui campi da golf (allora uno sport assolutamente esclusivo) e figli esonerati dall'ora di religione negli Anni Sessanta, in un paese in cui, molto più di oggi, e molto più sinceramente di oggi, tutti amavano definirsi cattolici. Ma anche di quella che poi Marta ha costruito a Roma andando a vivere con Gianluca, senza sposarlo, e diventando madre di Otti, la sua adorata figlia che forse leggerà questo come suo primo libro. «Mondo privato», appunto, che negli anni trova sempre più importanza, rispetto alle «altre storie» che pian piano, e imprevedibilmente, trascolorano.

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Ahmadinejad cancella il viaggio in America Latina (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ahmadinejad cancella il viaggio in America Latina TEHERAN Il presidente iraniano ha cancellato un tour di visite che avrebbe dovuto compiere nei prossimi giorni in America Latina. Lo scrive l'agenzia Irna, senza fornire le ragioni della decisione. Ahmadinejad avrebbe dovuto arrivare domani in Brasile e proseguire poi per l'Ecuador e il Venezuela. Confermata invece la visita in Siria. Scontate le strette relazioni dell'Iran con i governi ecuadoriano e venezuelano che come l'Iran si oppongono alle politiche degli Usa, la tappa in Brasile si presentava come la più controversa. Dopo l'annuncio che Ahmadinejad sarebbe arrivato a Brasilia con rappresentati di 65 grandi imprese iraniane, la segretaria di Stato americana Hillary Clinton aveva definito «inquietante» lo sviluppo delle relazioni con l'America Latina dell'Iran, oltre che della Cina. IL CASO

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Mimmo Mastrangelo Per Nedim Gursel Nedim Gursel è uno scrittore turco ma di nazionalit... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mimmo Mastrangelo Per Nedim Gursel Nedim Gursel è uno scrittore turco ma di nazionalità francese che il cinque maggio sarà processato da un tribunale del suo paese d'origine (che da tempo chiede di aderire alla Comunità Europea) per l'ultimo suo romanzo "Le figlie di Allah". L'accusa che viene rivolta a Gursel è che nel suo libro ci sono pagine che offendono la religione musulmana. Come hanno fatto scrittori come Antonio Tabucchi, Bernard Henry Levy, Tahar Ben Jelloum ed Eric Orsenna che hanno sottoscritto una petizione a favore di Gursel, vorrei invitare gli operatori culturali e delle biblioteche a fare altrettanto, affinché difendendo Gursel e il suo romanzo venga affermato (e sollecitata) la libertà di espressione e di creazione in una Nazione dove a volte vengono violati i diritti più elementari (anche dalle stesse istituzioni). Il romanzo "Le figlie di Allah" non rivolge un attacco diretto all'Islam ma cerca solo di capire qual è la causa di una certe violenza nella religione islamica. Un intento sacrosanto, per cui non si giustifica l'azione di portare davanti ad un tribunale un romanziere. Roberto Di Loreto Parzialità Come mai, mi domando , tanta attenzione da parte della stampa e dei telegiornali per la vile condanna di Delara Darabi e così poca per quelle che si svolgono, per esempio, in Usa e Cina? certamente è più facile chiudere un occhio sulle malefatte dei nostri soci d'affari, piuttosto che su quelle dei nostri nemici". Ma nostri di chi? Amici o nemici, perché? L'ipocrisia degli esseri umani è tale che ci mobilitiamo attivamente per un canile che viene chiuso, per le balene e i panda, per il taglio di alcuni alberi, dello scempio" costituito dalle pale eoliche o dello stile architettonico di qualche nuova costruzione. Ma siamo stancamente abituati alle notizie distratte (quando ci sono) sulle ingiustizie, persecuzioni e condanne a morte che quotidianamente ci informano di quanto dolore ci sia nel mondo, che si tratti di Africa, Russia, Cina o Iran. Federico Brugnani La blogger cubana Finalmente una voce diversa su/da Cuba, complimenti per la scelta dell'intervista del 3 maggio alla blogger cubana, che ci dà un punto di vista diverso, da cui emerge che al di là di confini o cortine di ferro esiste una realtà fatta di disincanto e individualismo (giovanile ma non solo, diciamo che forse visto nel mondo giovanile fa più effetto) che travalica le barriere e gli oceani. Peccato solo che l'intervista fosse precedente alla divulgazione del rapporto del Dipartimento di Stato Usa che conferma la permanenza di Cuba tra i paesi che sosterrebbero il terrorismo, sarebbe stata interessante una opinione della blogger anche in merito. Marco Di Mico Il teatrino della politica È un momento difficile per il mondo e per l'Italia: crisi economica, disoccupazione, pandemia. Se negli altri paesi confidano nella politica, però noi italiani possiamo contare solo su noi stessi. Non perché i nostri politici sono i più inquisiti dei paesi industrializzati, e neanche perché, pur avendo privilegi faraonici, sono distanti, assenteisti, corrotti, collusi, ma perché da noi la politica è teatro: è un'opera buffa. I personaggi vogliono stupirci, farci ridere, illuderci. Berlusconi candida le veline, litiga con la moglie attraverso i giornali e dai giornali apprende che lei, arrabbiata, chiede il divorzio. La sinistra è talmente debole che i colleghi francesi provano ad aiutarla attaccando il sindaco di Roma. La Lega, dura e inflessibile, minaccia di oliare i fucili, e intanto gli svizzeri ne arrestano la segretaria con 8 kg di cocaina. La politica dell'IDV è solo opposizione a Berlusconi. L'UDC per non sfigurare candida il principino. A fine spettacolo ogni attore della compagnia va nel proprio camerino a struccarsi per, poi, uscire allegramente tutti assieme. Carlo Ravagnan Marco Travaglio Felicitazioni sincere a Marco Travaglio per l'importante premio ricevuto dalla associazione tedesca per la libertà di stampa. Nemo profeta in Patria. Naturalmente questa notizia, sull'informazione nazionale, non troverà spazio... appunto, libertà di stampa.

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Il mondo globale? È appena cominciato (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-05 - pag: 1 autore: IL NOSTRO FUTURO Il mondo globale? è appena cominciato di Guido Tabellini U no dei fenomeni economici più rilevanti degli ultimi decenni è l'uscita dalla povertà di molti Paesi emergenti, dall'Asia all'America Latina. Nel 1970, quasi il 40% della popolazione mondiale viveva sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro di reddito giornaliero). Nel 2000 questa frazione si era dimezzata, e si sarebbe dimezzata una seconda volta tra il 2000 e il 2015, secondo le previsioni formulate prima dello scoppio della crisi economica mondiale. E ora? Quali sono le implicazioni della crisi sulle tendenze di lungo periodo delle economie emergenti? Si interromperà la convergenza economica dei Paesi poveri verso quelli ricchi, oppure tutto tornerà presto come prima della crisi, o addirittura la convergenza sarà ancora più rapida? La crescita dei Paesi emergenti è stata spinta soprattutto da due fattori. Il primo è la globalizzazione. L'integrazione del commercio e della finanza mondiali ha aperto nuovi mercati di sbocco per beni e servizi, ha consentito di finanziare nuovi investimenti, ha facilitato la convergenza tecnologica diffondendo in tuttoil mondo l'accumulazione di conoscenza che originava nei Paesi avanzati. In secondo luogo, le politiche economiche attuate nei Paesi emergenti, e in particolare le liberalizzazioni, hanno migliorato il funzionamento dei mercati domestici e hanno portato stabilità macroeconomica. Non c'è dubbio che le principali incognite aperte dalla crisi riguardino soprattutto il futuro della globalizzazione. Da un lato, il sostegno statale alle economie dei Paesi avanzati si accompagna a forme più o meno esplicite di protezionismo. Dall'altro, la crescita generalizzata dell'avversione al rischio induce il rimpatrio dei capitali investiti all'estero. Inoltre, uno dei principali mercati di sbocco, quello alimentato dalla spesa dei consumatori americani, era cresciuto troppo e dovrà ridimensionarsi. Tuttavia, come è emerso anche dalla recente riunione del G-20, la consapevolezza sui danni del protezionismo è diffusa. Le organizzazioni internazionali, dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale, sono state rafforzate; e l'invito alla Wto a vigilare per evitare recrudescenze protezionistiche non è solo retorica. Continua u pagina 17 l'articolo prosegue in altra pagina

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Il mondo globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-05 - pag: 17 autore: DALLA PRIMA Il mondo globale Soprattutto, la globalizzazione è stata animata dagli interessi di centinaia di milioni di individui e imprese che,anche grazie alle nuove tecnologie di diffusione delle informazioni, vedono nei mercati mondiali nuove opportunità di crescita e di arricchimento. Questi interessi rimangono più forti che mai, e continueranno a spingere verso un mondo sempre più integrato e dove tutto sarà sempre più a portata di mano (o di mouse). è anche vero che i consumatori americani saranno costretti a risparmiare, ma gli stessi Paesi emergenti hanno ampio spazio per accelerare la crescita dei consumi. In Cina, ad esempio, la spesa per consumi privati è solo un terzo del reddito nazionale, meno della metà rispetto alle economie avanzate. Ma vi è un altro fattore che faciliterà la convergenza delle economie emergenti verso quelle più ricche: il rallentamento della crescita nei Paesi avanzati.La crisi ha colpito il cuore di queste economie e poi, anche tramite la frenata del commercio internazionale,ha contagiato i Paesi emergenti. Ma questi ultimi si riprenderanno molto più in fretta rispetto a quelli avanzati. La ragione è che Stati Uniti,Inghilterra, Spagna,Irlanda e molti altri Paesi ricchi dovranno smaltire l'eccessiva accumulazione di debito, prima privato e ora pubblico. Come ha ricordato Carlo Bastasin sul Sole 24 Ore del 29 aprile, l'Fmi stima che i Paesi avanzati del G-20 vedranno arrivare il loro debito pubblico in media al 110%del reddito nazionale nel 2014, e nello scenario peggiore il rapporto debito-Pil potrebbe raggiungere il 140%. L'esperienza italiana insegna quanto pesante sia il fardello del debito pubblico per la crescita economica. Ma questa volta l'accumulazione di debito pubblico riguarda solo o soprattutto le economie avanzate. Con l'eccezione dell'Est Europa, i Paesi emergenti non si sono indebitati né prima né durante la crisi, e anche i disavanzi pubblici rimarranno molto contenuti. Quindi, finita la tempesta economica,essi saranno in grado di tornare ad approfittare subito delle nuove opportunità di crescita. Insomma, è probabile che la crisi economica sia seguita da un periodo di crescita mondiale più lenta che in passato. Ma la convergenza tra Paesi ricchi e poveri non si arresterà. Anzi, è vero il contrario: la crisi ha accelerato il processo storico di trasferimento di potere economico dai Paesi avanzati a quelli emergenti. Guido Tabellini © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Oggi la Cina è il primo mercato del Brasile (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 29 autore: Sorpassi Oggi la Cina è il primo mercato del Brasile Roberto Da Rin BUOENOS AIRES. Dal nostro corrispondente Brasile e Cina. Ogni settimana delegazioni di San Paolo e di Pechino si scambiano visite e gli accordi abbracciano un numero crescente di settori. Ora però arriva il primo dato che esprime la forza di questa relazione commerciale: per la prima volta le esportazioni di prodotti brasiliani verso la Cina superano quelle dirette negli Usa. Nel primo trimestre 2009 l'export carioca verso Pechino è cresciuto del 62,7% rispetto allo stesso periodo del 2008 mentre le vendite verso gli Stati Uniti sono crollate del 37,8%. I dati diffusi dal ministero dell'Industria sono commentati così da Celso Amorim, ministro degli Esteri brasiliano: «Questo è il risultato della politica di diversificazione dei rapporti commerciali che il Brasile ha messo in atto». In marzo i prodotti esportati in Cina hanno raggiunto (in valore) quota 1,73 miliardi di dollari, ben superiori agli 1,27 miliardi che gli Usa hanno acquistato dal Brasile. Un sorpasso storico in quanto gli Usa costituiscono da sempre il primo Paese acquirente del Brasile. Il 76% delle esportazioni brasiliane verso la Cina, nel primo trimestre 2009, sono di materie prime: ferro, soia, cellulosa e petrolio. Amorim ha comunque dichiarato che il Brasile, pur aiutato dalla domanda di materie prime proveniente da Pechino, potrà continuare a crescere e superare la crisi contando sulle proprie forze: «La distribuzione di ricchezza, il mercato interno e lo sviluppo di infrastrutture sono i nostri riferimenti ». Anche Javier Santiso, direttore generale dell'Ocse, dice che la corsa della Cina rappresenta un'ottima occasione di crescita per il Brasile, ma ricorda il pericolo di ripetere ciò che avvenne nel XIX secolo,quando l'export di prodotti agricoli arricchì solo alcuni settori della società e non fu il volano di uno sviluppo industriale. Tornando al primato perso dagli Usa va detto tuttavia che pochi giorni fa da Petrobras è arrivata notizia di un importante finanziamento, pari a 2 miliardi di dollari, erogato da Ex-Im Bank, operatore finanziario di Washington. La societÁ petrolifera brasiliana ha fatto sapere che il finanziamento sarà usato per sviluppare le attivitÁ di esplorazione e produzione. roberto.darin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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E il Pil Usa sarà superato fra tre anni (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 29 autore: INTERVISTA AngusMaddison Economistaestoricodellecontabilitànazionali «E il Pil Usa sarà superato fra tre anni» Mario Margiocco è impossibile addentrarsi nella storia economica, nei rapporti di forza di ieri e di oggi fra Asia e Occidente, fra Stati Uniti ed Europa, fra Cina e Giappone, senza fare i conti prima o poi con Angus Maddison. A lungo professore all'università di Groningen in Olanda, prima capo economista all'Ocse, formazione in Gran Bretagna dove è nato nel 1926 e negli Stati Uniti, Maddison è un pioniere negli studi delle contabilità nazionali. Attraverso le sue valutazioni, ha potuto ricostruire l'economia delle varie ere storiche e delle varie aree e ha acquisito una prospettiva di rara profondità e vastità sullo sviluppo delle ricchezze e delle società. Maddison ha lavorato a lungo sui dati del Pil della Repubblica popolare cinese (Rpc) per arrivare alla conclusione che il sorpasso sugli Stati Uniti non è affatto lontano, all'inizio del prossimo decennio, e non a metà secolo. Maddison, che oggi vive nel nord della Francia, era in Italia nei giorni scorsi per la presentazione della traduzione italiana di un suo saggio, L'economia mondiale dall'anno 1 al 2030 (edizioni Pantarei), e per due conferenze, al Politecnico di Milano e all'Università di Pavia. Negli equilibri storici fra aree economiche, come si possono leggere le attuali crisi finanziaria e recessione, specie per quanto riguarda il peso dell'economia Usa? Per gli Stati Uniti si è trattato di un duro colpo, perché il sistema ha rischiato il collasso, un colpo anche dal punto di vista del prestigio. Ma il dollaro ha tenuto bene, e questo mi ha positivamente sorpreso. Dopotutto la sterlina, in condizioni analoghe da parte della Gran Bretagna, ha perso il 30 per cento. è possibile però che quanto accaduto acceleri il sorpasso da parte della Cina quanto a Pil. I calcoli ufficiali pongono il sorpasso del Pil americano da parte di Pechino, in cifra assoluta e non pro capite ovviamente, fra alcuni decenni. Io penso possa avvenire fra due o tre anni. I miei calcoli infatti non si basano tanto sulle statistiche ufficiali cinesi, e tengono conto di una vasta produzione che credo non vi compaia. Oggi il Pil cinese secondo i miei calcoli è pari all'85% di quello Usa. Secondo la Banca mondiale non arriva alla metà, ma questo non mi pare realista. Vede in arrivo, o già arrivata, una deglobalizzazione? Credo che l'internazionalizzazione delle economie non farà grandi passi indietro. Certo non siamo in una fase propulsiva, ma piuttosto riflessiva. è possibile una certa rinazionalizzazione della finanza. Ma sono rimasto impressionato dal livello di internazionalizzazione del sistema bancario, che tuttavia adesso sarà più prudente nei suoi investimenti.Quanto al protezionismo, non vedo pressioni fortissime. Spinte sì, ma non pressioni a valanga. Il mondo è troppo interconnesso. C'è la possibilità di un modello cinese di sviluppo, da esportazione? No, la Cina si ritiene già il centro del mondo e non vuole colonizzare. L'Europa è stata colonizzatrice, e per certi versi gli Usa lo sono più ancora dell'Europa, perché hanno una componente messianica in più. I cinesi si ritengono superiori a tutto questo. Non hanno preso Hong Kong con la forza, non hanno preso Macao, e non prenderanno neppure Taiwan, con la forza. Ma anche l'India sta crescendo molto. Il mondo sarà meno occidentale? è un dato che già da alcuni anni l'Occidente non controlla più l'economia mondiale. Il totale fallimento del sistema di sorveglianza bancaria e finanziaria in Usa e Gran Bretagna non ha contribuito molto a rallentare il fenomeno. E il mondo sarà meno americano? Gli Stati Uniti sono e restano di gran lunga la prima economia del mondo. Hanno risorse territoriali, di materie prime, di capacità di ricerca e produzione senza confronti, oltre a una bassa densità di popolazione sul territorio. Quindi è presto per intonare il canto d'addio. La Cina non vuole rivaleggiare con gli Usa. Vuole solo recuperare Taiwan, pacificamente, ed essere rispettata come il vero portavoce dell'Asia, più del Giappone. Comunque sì, Stati Uniti in particolare e Occidente in genere hanno abbastanza fine tuning da praticare. Da dove incomincerebbe? Oh, c'è l'imbarazzo della scelta. Mi pare ad esempio che le banche centrali abbiano perso un po' la testa. Portare il costo del denaro a zero non serve granché, si è visto in Giappone. Poi, un esempio che conosco bene: ho due figli, uno fa l'economista, è brillante, è consulente del Governo, e guadagna 35mila sterline l'anno; l'altro fa il banchiere, è altrettanto brillante, e guadagna un milione di sterline l'anno. Qualcosa non funziona. mario.margiocco@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA «Il Prodotto della Rpc, in cifra assoluta, ha già raggiunto l'85% di quello americano» «La globalizzazione non farà grandi passi indietro: il mondo è troppo interconnesso» Esperto di bilanci. Classe 1926, l'inglese Angus Maddison ha guidato a lungo anche la Divisione economica dell'Ocse

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Bene la Chrysler, Opel ci fa paura Parla un delegato (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MIRAFIORI «Bene la Chrysler, Opel ci fa paura» Parla un delegato Loris Campetti Marchionne mette le ali e con lui vola anche il titolo del Lingotto, spinto dal sogno tedesco-americano: la piccola Fiat della piccola Italia che mette in filamarchi e paesi ben più pesanti, chi l'avrebbe immaginato? Nei mercati europei gelati dalla crisi, persino le quote delle auto italiane sono in ripresa, pur dentro una corsa al ribasso degli ordinativi. I complimenti all'amministratore delegato si sprecano e arrivano dalle parti più impensate, mentre i sindacati discutono con rinnovata, e in qualche caso inedita passione, il modello partecipativo e l'ingresso nei consigli d'amministrazione aziendali in un prossimo futuro. Per ritrovare un sano realismo bisogna planare dai cieli alti della globalizzazione made in Lingotto nelle fabbriche italiane. Cosa pensano gli operai di Mirafiori del protagonismo di Marchionne? Il futuro, per loro, sarà meno grigio di quello odierno, o addirittura, dal nord potrebbero arrivare nuvole ancor più cariche di pioggia? Ne parliamo con Fabio Di Gioia, impiegato, delegato Fiom agli Enti Centrali della più grande fabbrica Fiat. Di Gioia è anche uno dei rappresentanti dei lavoratori italiani nel Cae, il Comitato aziendale europeo del Lingotto, una struttura di coordinamento (con un ruolo puramente informativo, non certo decisionale) tra i delegati dei vari paesi in cui è presente la multinazionale. «In fabbrica, l'ordine del giorno vede al primo punto la preoccupazione dei lavoratori per il futuro loro e degli stabilimenti italiani. Mi chiedono informazioni sulla cassa integrazione e la sua gestione, sul rischio di esuberi, sui programmi dell'azienda in casa nostra ma purtroppo a quest'ultima domanda è difficile rispondere», dato che nonostante le pressanti richieste sindacali il piano industriale non esiste, o almeno è ignoto ai suoi destinatari. Di Gioia aggiunge che «ovviamente tutti noi guardiamo la tv e leggiamo i giornali e quindi si discute anche di Chrysler e di Opel. Sulla prima, prevale un misto di distacco - si pensa che l'accordo con gli americani non abbia grande incidenza sull'occupazione in Italia - e malcelata soddisfazione perché la Fiat è pur sempre la nostra azienda. La Opel invece fa paura, per la sovrapponibilità dei modelli e la concorrenza sugli stessi mercati. Siccome già oggi c'è una sovracacità produttiva e i posti di lavoro vacillano, ci chiediamo che succederebbe nell'ipotesi di un accordo con la Opel». Altra cosa che spaventa i lavoratori di Mirafiori è lo strip tease di salari, diritti e pensioni a cui sono stati costretti i lavoratori americani e canadesi della Chrysler: «Per fortuna non è toccato a noi, quando la Fiat, nel 2002, si trovò sull'orlo della chiusura. Non li invidio i sindacalisti della Chrysler e non me la sento di buttar loro la croce addosso: sono stati costretti a firmare per salvare l'azienda, cioè il loro lavoro. C'è da dire che partivano da un livello più alto del nostro, sindacamente parlando, mi piace pensare che da noi non potrebbe capitare di dover fare ancor più sacrifici». E del fatto che il sindacato, attraverso il fondo pensioni, diventa il primo azionista cosa pensi? «Prima di dire che i sindacati sono i proprietari voglio vedere cosa succede, e che ruolo avranno nella stanza dei bottoni. Se penso ai Cae - quasi un alibi per consentire all'azienda di rivendicare una patente di impegno sociale e democrazia economica - mi viene da pensare che si può anche essere prigionieri nel luogo del presunto potere: le decisioni sono sempre più sovranazionali e concentrate in pochissime mani, che potere vuoi che abbiano i sindacati?». Tornando all'ipotizzato accordo con la Opel, «noi lavoratori», dice Di Gioia, «siamo consci del rischio che qualcosa di pesante possa caderci in mezzo alle corna. Il discorso si sposterebbe sulle sinergie, e quando si parla di sinergie immediatamente il discorso scivola sugli esuberi e sulle chiusure di stabilimenti».

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Baratro iberico Freno tedesco Buffett pensiero (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI Baratro iberico Freno tedesco Buffett pensiero Maurizio Galvani Bruxelles vede nero per la Spagna. A fine 2009, il tasso di disoccupazione arriverà ad essere pari al 20,5% contro l'attuale 17,4%; inoltre presenterà una contrazione della crescita pari al 3,2%. Cinque milioni di lavoratori saranno senza occupazione e - solo partire del 2010 - ci sarà un piccolo recupero con una disoccupazione al 18,7%. Questi dati sono il doppio del tasso di disoccupazione registrato negli altri paesi Ue, che vivono comunque una recessione molto più lunga del previsto. Il premier Zapatero pensa alle contromisure da prendere per superare la crisi e una delle proposte è quella di dare aiuti di stato per favorire il rientro dei lavoratori immigrati. «Il Piano di incentivi al ritorno volontario» prevede aiuti per circa 70 mila lavoratori romeni che vivono in Spagna; una parte di questi dipendenti riceve già un contributo. Negli ultimi tre mesi 16 mila lavoratori hanno perso il posto di lavoro, di conseguenza sono diminuite le rimesse degli immigrati che hanno retto l'economia romena. Il governo spagnolo cerca di estendere il «Piano del rientro» ad altri paesi non comunitari. Bruxelles rivela che la Germania subirà una contrazione della crescita del 3% quest'anno per poi riprendersi a fine 2010 (più 0,3%). Berlino è uno dei paesi che più paga la crisi: le vendite al dettaglio destagionalizzate sono calate dell'1,5% annuale e dell'1% mensile a marzo. Sono cadute le vendite in tutti i settori ma non in quello dell'auto che ha beneficiato degli incentivi governativi. Le vendite di automobili a marzo sono salite del 40%. Segnali contraddittori giungono dalla Cina. Il governo cinese prevede - nel secondo trimestre dell'anno - una crescita del Pil pari a più 7% invece del 6,1% come nel periodo precedente. Pechino soffre della caduta della domanda internazionale e principalmente della flessione dell'export, contemporaneamente però lievita verso l'alto l'indice Pmi della manifattura. L'indice ha superato quota 50 punti (53,5 punti ad aprile contro i 52,4 punti di marzo) segnalando che il paese non è in recessione. Tuttavia questi numeri nascondono il forte rallentamento cinese che è stato accompagnato dall'aumento del numero dei disoccupazione. Il sogno del Qatar di costruire, a Dubai, un grattacielo alto un chilometro per ora si è bloccato. La Dubai World - che ha già costruito avveneristiche abitazioni a forma di palma - ha fermato il progetto «a causa della crisi immobiliare che colpisce Dubai». La medesima società aveva detto - a gennaio - di volere avviare la realizzazione del grattacielo. In Usa, invece, migliora decisamente l'indice sulle compravendita di case: più 3,2% a marzo. Simbolo di una piccola ripresa che si accompagna alla propensione a spendere molto di più nell'edilizia residenziale almeno dopo settembre 2008. La spesa per edilizia è cresciuta cosi a marzo dello 0,3% a fronte di un calo atteso all'1,5%. Fa più clamore l'uscita pubblica del guru di Wall Street, Warren Buffet, secondo il quale «le autorità conducono in modo inappropriato gli stress test per valutare gli asset delle banche». Buffet contro Obama e ritiene inadeguato il lavoro per concedere aiuti pubblici alle banche. Alcune indiscrezioni hanno anticipato che la BoFa (Bank of America) e la Citigroup sarebbero in procinto di chiedere 10 miliardi di dollari ai privati anzichè attingere ai fondi governativi per non incorrere nel controllo delle autorità.

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Il Thatcher-reaganismo e le origini della crisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 05/05/2009 - pag: 35 Il convegno Il Thatcher-reaganismo e le origini della crisi anglosassoni negli anni '80. E si discute anche di una sorta di timing della globalizzazione: è stata la caduta del Muro di Berlino potenza degli anniversari, 20 anni orsono ad accelerarla bruscamente oppure la stura venne prima, proprio con le scelte di Ronnie & Meg? Il rischio di querelle come queste è ovviamente di fare di tutt'erba un fascio. Negli anni '80 per «grande globalizzazione» si intendeva l'integrazione con il Giappone e anche in quel caso, comunque, la vicenda si concluse con un crash. Ma restò circoscritto e non toccò le economie dell'Occidente perché il sistema finanziario era più robusto di quanto lo fosse nel 2008 e resse l'urto. Non tutte le globalizzazioni, dunque, si assomigliano. Vale la pena tenerlo presente. Choc internazionali Il precedente giapponese negli anni Ottanta ebbe un esito diverso

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Sprint Nextel, rete in outsourcing (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 45 autore: Tlc. Il colosso americano tratta con Ericsson - La transazione vale circa 2 miliardi di dollari da spalmare in alcuni anni Sprint Nextel, rete in outsourcing Contratti simili non esistono negli Usa, mentre sono più comuni in Europa e Asia Balduino Ceppetelli Sprint Nextel, il terzo maggior operatore di telefonia mobile degli Stati Uniti, ha avviato una trattativa per cedere in outsourcing la propria rete alla svedese Ericsson. L'operazione – secondo indiscrezioni – potrebbe valere circa 2 miliardi di dollari da spalmare in diversi anni. Il colosso americano, che conta di trasferire al gruppo svedese tra 5mila e 7mila dei propri dipendenti, manterrebbe comunque la proprietà del network e porterebbe avanti le politiche di sviluppo e investimenti, riuscendo al tempo stesso a ridurre i costi di circa il 20% all'anno. Per ora le due società non hanno rilasciato commenti al riguardo, ma forse un primo parziale responso è giunto da Wall Street. I titoli Sprint Nextel ieri durante la seduta sono rapidamente saliti fino a un massimo di 5,48 dollari, contro i 4,47 della chiusura precedente, per poi assestarsi attono ai 5 dollari, mantenendo un rialzo di circa l'8 per cento. A sostenere i corsi anche la presentazione dei conti, che, sia pur in calo, sono stati migliori delle previsioni, tanto che S&P Equity Research ha alzato da 4 a 6 dollari i proprio target price sui Sprint Nextel e con un rating "hold". Il big Usa ha infatti chiuso il primo trimestre di quest'anno con una perdita netta di 594 milioni di dollari (21 cents per azione), contro i 505 (18 cents per azione) di un anno prima; escluse alcune voci di costo – si legge in una nota – la società ha registrato un utile pro forma di 3 cents (le previsioni del mercato parlavano di una perdita di 4 cents). Il giro d'affari è poi sceso del 12% a 8,21 miliardi dollari, contro stime per 8,29 miliardi. A sorprendere gli analisti è stato anche il piano di taglio dei costi, più ampio del previsto, nonostante il numero di utenti passato alle compagnie rivali (ben 1,250 milioni di utenti) sia stato superiore alle aspettative (1,1 milioni). Da ricordare che dallo scorso anno, quando è stato nominato a. d. Dan Hesse, Sprint ha operato un taglio della forza lavoro del 12,5% a 49mila unità. Tornando all'operazione progettata con Ericsson, Sprint – sempre secondo indiscrezioni – conta in questo modo di frenare l'emorragia di clienti in atto e di liberare risorse per sviluppare altri settori di attività. Da notare inoltre che transazioni di questo tipo (ossia di dare un outsourcing il proprio network) sono nuove per il mercato americano, dove i colossi del settore considerano strategico mantenere il controllo della rete. Deal simili – ricorda Camille Mend-ler, vice president della società di ricerca Yankee Group – sono invece più comuni in Europa e Asia. Esempi in tal senso sono giunti infatti da 3 (della Hutchison Wampoa) e dall'indiana Bharti Airtel. La Mendler ritiene che il fenomeno sia in crescita e che i carriers spenderanno nei prossimi 5 anni circa 145 miliardi di dollari per dare in outsourcing i propri servizi. Quanto a Ericsson – leader mondiale delle reti mobili – la sua offerta per prendere in outsourcing il network Sprint Nextel sarebbe stata superiore a quelle di Alcatel Lucent e di Nokia Simens. Non è ancora chiaro se l'operazione possa essere remunerativa già dal primo anno. Di sicuro – dicono gli esperti del settore – gli svedesi puntano a espandersi nel ricco mercato Usa. Ieri a Stoccolma il titolo Ericsson ha perso il 2,1% a 69,5 corone. Qualche giorno fa il gruppo ha reso noti i risultati trimestrali, con l'utile netto sceso di un terzo a 171 milioni di euro, causa soprattutto i deludenti risultati della controllata Sony Ericsson, (cellulari). Il gruppo si è però detto ottimista sul suo mercato principale, finora risparmiato dalla crisi. «Gli effetti della recessione globale sul mercato mondiale delle reti mobili sono per ora limitati» ha affermato il numero uno di Ericsson, CarlHenric Svanberg, aggiungendo che «gli investimenti nelle reti senza fili proseguono, mentre accelera il lancio di nuove reti e tecnologie sui mercati di Usa, Cina e India». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI OBIETTIVI Il gruppo, tra i leader nei network mobili, manterrà la proprietà, e punta a ridurre i costi e a liberare risorse per sviluppare altri business

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Metro sfida Best Buy per la leadership globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 47 autore: Retail. Il Ceo Coes: «Il sorpasso avverrà con lo sviluppo dei negozi in Cina» Metro sfida Best Buy per la leadership globale Entrambi i gruppi puntano sui Paesi emergenti per battere la crisi Simone Filippetti è iniziata la guerra nel mercato nell'elettronica. Obiettivo: strappare lo scettro di numero uno nella grande distribuzione. Metro, il colosso tedesco di negozi di elettronica, ha lanciato il guanto di sfida a Best Buy, la principale catena americana di informatica e hi-tech. Il terreno di scontro, però non sono nè gli Stati Uniti, né la Germania. Ma la Cina, il mercato con le più alte prospettive di crescita nei prossimi anni. Ieri il numero uno dell'azienda di Dusseldorf, Eckhard Coes, si è lanciato in spavalde dichiarazioni sulle future strategie del gruppo, ossia il sorpasso proprio ai danni di Best Buy. Sfruttando il marchio Saturn (catena di negozi presente anche in Italia), Metro vuol entrare nel mercato cinese, ma per superare la big corporation statunitense ce ne vuole, perché a oggi il fatturato dei tedeschi (quarti nella classifica mondiale dei retailer con una presenza in 33 Paesi), ha un «gap» di 20 miliardi di dollari rispetto al numero uno mondiale. Ma Coes è convinto che «nel medio-lungo termine», Metro abbia il potenziale «per fare di Saturn il numero uno», vista la forte diffusione geografica del gruppo, superiore alla stessa Best Buy che fuori dagli Usa ha negozi solo in Canada e Cina; e addirittura alla stessa Wal-Mart, la più diffusa catena al mondo di commercio al dettaglio. Lo zoccolo duro da cui lanciare la sfida e l'Europa,dove Metro è il leader con un giro d'affari di 19 miliardi di euro; tuttavia l'unico modo per il gruppo tedesco di colmare lo spazio che la separa da Best Buy è la Cina. Impresa non facile perché per Metro significherebbe raddoppiare le dimensioni, obiettivo tutt'altro che semplice da raggiungere e gestire. Metro sembra però determinata: il prossimo anno aprirà il primo negozio a Shanghai, a cui dovrebbero seguire altre dodici aperture nelle grandi aree metropolitane del Paese per arrivare, dopo alcuni anni, a un totale di 300 megastore. Che la battaglia per la conquista del primato scoppi proprio quando la recessione imperversa, non è una casualità. Elettronica e hi-tech sono beni di consumo molto ciclici e la crisi sta limitando la spesa verso questo tipo di prodotti. Molti rivenditori soffrono e i più forti ( o i più abili) ne approfittano per conquistare quote di mercato a scapito dei concorrenti. In un'industria, quella della grande distribuzione, dove i margini sono bassissimi ( anche perché nell'elettronica la dinamica dei prezzi al listino è sempre tendenzialmente in calo per via dei nuovi modelli che arrivano in continuazione sul mercato) è indispensabile aumentare il fatturato e puntare sulle dimensioni per attivare indispensabili economie di scala. Nonostante sia il numero uno, Best Buy ha il fiatone: gli utili sono in calo e le ultime mosse per diversificare il business e creare sinergie (come l'acquisto di Napster, il sito internet che per primo inventò lo scambio e lo scarico di file, soprattutto musica, dalla rete), sono state oggetto di critiche da parte degli analisti. Best Buy conta di conquistare una nuova fetta di mercato e di spostare su internet parte degli acquisti grazie anche ai 700mila utenti di Napster che si è trovata in dote con l'acquisizione (un bacino potenziale di clienti a cui vendere online i prodotti commercializzati da Best Buy ). Il gruppo americano deve tuttavia fare i conti con l'agguerrita concorrenza esterna di Metro, anche lei però alle prese con problemi sul mercato interno. Le vendite a parità di negozi sono scese dell'1,7% nel 2008 a testimonianza che l'espansione è l'unica via per contrastare un mercato maturo che deve pure fare i conti con la crisi.

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L'euro rimbalza sulla scia delle Borse (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-05 - pag: 47 autore: CAMBI E TASSI www.ilsole24ore.com COMMENTI E DATI IN TEMPO REALE L'euro rimbalza sulla scia delle Borse I l rialzo delle Borse europee, segno di una maggiore propensione al rischio degli investitori, ha spinto in basso il dollaro ieri. La speranza che il peggio stia per passare ha infatti risospinto i capitali verso i Paesi che possono offrire maggiori rendimenti. L'euro ha così potuto azzerare le perdite subite in mattinata, dopo che il governatore tedesco Axel Weber aveva dichiarato che la Germania non tornerà a crescere prima della seconda metà del 2010. Il rialzo della fiducia delle aziende in Cina, ai massimi da nove mesi, e il balzo delle vendite di case in costruzione negli Usa ha sostenuto il sentiment degli analisti, mentre l'assenza degli operatori britannici e giapponese, in ferie, ha tenuto bassi i volumi e ha enfatizzato i movimenti. In serata, l'euro era trattato a 1,3392 dollari, da 1,3263 di venerdì, dopo aver toccato quota 1,3212. La moneta Usa era intanto a 98,95 yen da 99,08.

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marchionne vola in america da gm e chiede aiuto ai governi della ue - salvatore tropea (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 7 - Economia Marchionne vola in America da Gm e chiede aiuto ai governi della Ue L´ad si candida a guidare un gruppo da 80 miliardi. Ft parla di un piano B con Peugeot e Bmw SALVATORE TROPEA TORINO - Un intervento strutturato degli Stati interessati in grado di alleggerire il peso dei debiti che schiacciano l´azienda tedesca: è questo il passaggio stretto attraverso il quale la Fiat può arrivare all´annessione della Opel dopo la Chrysler. Non è una strada in discesa anche perché nella partita dell´auto, fortemente politicizzata, sono chiamati in causa i governi e fanno sentire sempre di più la loro voce preoccupata i sindacati. Ma è quella che Sergio Marchionne sta seguendo passo dopo passo verso la realizzazione del suo progetto mirato alla costruzione di un colosso da 6 milioni di vetture all´anno e 80 miliardi di fatturato. Convinto che il bandolo della matassa sia ancora sull´altra sponda dell´Atlantico, ieri l´ad del Lingotto, dopo i colloqui di Berlino, è ripartito per l´America. Lo ha fatto portandosi come viatico un verdetto della Borsa che, con un aumento dell´8 per cento del titolo, sembra premiare la sua strategia. Ad attenderlo tra Washington e Detroit, i suoi collaboratori con i quali oggi riprenderà a tessere la tela delle alleanze con al centro la Opel. Perché se è vero che il negoziato sul futuro di questa azienda si svolge in Europa è altrettanto vero che l´ultima parola spetterà alla casa madre di Detroit ovvero a quella Gm che entro il 31 maggio, con un piano credibile, dovrà convincere l´amministrazione Obama di meritare i finanziamenti da cui dipende la sua sopravvivenza. Questo piano, che ieri Marchionne ha portato a Berlino, prevede una soluzione che coinvolge i governi europei i quali, sul modello adottato in Usa per la Chrysler, dovranno garantire finanziamenti a un tasso competitivo e accollarsi parte dell´esposizione dell´azienda verso i fondi previdenziali. A questo proposito c´è un precedente dell´Inghilterra in occasione del passaggio di Jaguar e Rover al gruppo indiano che fa capo a Ratan Tata. Senza questo supporto pubblico è difficile che Marchionne o chiunque altro si avventuri nell´operazione Opel per dire un´azienda che si porta dietro un bagaglio di oltre 15 miliardi di debiti. Ieri sono circolate delle cifre anche in relazione alla cordata alternativa a Fiat ovvero all´austro-canadese Magna assieme alla russa Gaz dell´oligarca Deripaska che però, a giudicare da quanto sostengono i vertici della stessa Magna, non andrebbe più in la di una collaborazione. Ciò vuol dire che il Lingotto resta ancora il solo protagonista. Con riferimento al tentativo di chiudere il cerchio con Opel dopo quanto fatto con Chrysler, Marchionne ha detto al Financial Times che si tratta di un´operazione perfetta «dal punto di vista ingegneristico e industriale». A costo zero? E´ possibile che sia così almeno nella prima fase anche perché, visto lo stato di salute finanziaria dell´azienda e tenuto conto delle intenzioni di Obama di muoversi solo per salvare gli impianti americani e, per ragioni politiche quelli dislocati in Cina, il primo giugno Opel potrebbe trovarsi senza nessun paracadute. Il problema delle risorse finanziarie per Fiat si porrà dopo la conquista di Opel, nella fase di risanamento e rilancio. A quel punto il discorso della riorganizzazione industriale avrebbe un costo e potrebbe coinvolgere anche le aziende italiane del Lingotto ed è questa la ragione per la quale i sindacati continuano a sollecitare un incontro con l´azienda e con il governo. E´ in questa prospettiva che l´ad del Lingotto ha messo in piedi il progetto dello spin off di Fiat Group Automobiles in una società quotata in Borsa che conta di realizzare entro l´estate e che verosimilmente sarà da lui guidato. Non è un caso, infatti, che egli abbia annunciato l´intenzione di non ricandidarsi in Ubs. «Non posso fare tutto» a detto a Ft, pensando di rinunciare alla carica di vicepresidente. Dunque al momento il suo obiettivo è la Opel, in alternativa alla quale sempre Ft ripropone l´alleanza di Fiat con Peugeot e Bmw. Un piano B di riserva che il Lingotto continua a smentire decisamente.

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Marker scoop: continua il trend al rialzo dei mercati (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Marker scoop: continua il trend al rialzo dei mercati PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di Bnp Paribas www.prodottidiborsa.com, 05.05.2009 10:16 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il rientro dell’allarme per l’influenza causata dal virus H1N1 e un consuntivo positivo della stagione delle trimestrali Usa hanno spinto le borse a ignorare gli scontati timori sugli esiti degli stress test condotti sui bilanci delle banche americane. E così anche la nuova ottava ha esordito con un tono rialzista. Sul fronte macro è proseguita la pubblicazione di dati che segnalano un rallentamento del ritmo di decrescita dell’economia, anche nel Vecchio continente mentre dagli Usa è arrivato il dato positivo sul settore immobiliare. I prossimi eventi… Le banche americane rimarranno al centro dell’attenzione. Questa settimana verranno resi noti gli “stress test” . Le prime indiscrezioni sembrano indicare che almeno 6 istituti sui 19 esaminati dovranno raccogliere nuovo capitale. Tra queste Citigroup e Bank of America. In Europa Bce e Bank of England decideranno sui tassi di interesse. Cosa bisogna fare… I mercati hanno scelto di guardare il flusso di notizie con occhiali rosa. Sono state accolte in maniera positiva le belle notizie e ignorate o quasi quelle meno belle. Il rally potrebbe tuttavia accusare un po’ di stanchezza e portare a un consolidamento, uno scenario favorevole ai certificati Bonus. L’interessante rendimento a scadenza ha elevata probabilità di essere incassato e l’eventuale correzione non dovrebbe mettere in pericolo le ormai distanti Barriere. RUMOR DI BORSA: Fiat, controffensiva globale Non solo Stati Uniti, non solo Germania. La strategia di Sergio Marchionne e del Lingotto prende in considerazione l’intero globo. Una controffensiva vera e propria che, dopo aver portato a termine l’accordo con Chrysler e con una pressione in aumento su General Motors Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud America, alla Russia e alla Cina. Lo dicono fonti vicine segue pagina >>

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Market scoop: continua il trend al rialzo dei mercati (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Market scoop: continua il trend al rialzo dei mercati PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di Bnp Paribas www.prodottidiborsa.com, 05.05.2009 10:16 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il rientro dell’allarme per l’influenza causata dal virus H1N1 e un consuntivo positivo della stagione delle trimestrali Usa hanno spinto le borse a ignorare gli scontati timori sugli esiti degli stress test condotti sui bilanci delle banche americane. E così anche la nuova ottava ha esordito con un tono rialzista. Sul fronte macro è proseguita la pubblicazione di dati che segnalano un rallentamento del ritmo di decrescita dell’economia, anche nel Vecchio continente mentre dagli Usa è arrivato il dato positivo sul settore immobiliare. I prossimi eventi… Le banche americane rimarranno al centro dell’attenzione. Questa settimana verranno resi noti gli “stress test” . Le prime indiscrezioni sembrano indicare che almeno 6 istituti sui 19 esaminati dovranno raccogliere nuovo capitale. Tra queste Citigroup e Bank of America. In Europa Bce e Bank of England decideranno sui tassi di interesse. Cosa bisogna fare… I mercati hanno scelto di guardare il flusso di notizie con occhiali rosa. Sono state accolte in maniera positiva le belle notizie e ignorate o quasi quelle meno belle. Il rally potrebbe tuttavia accusare un po’ di stanchezza e portare a un consolidamento, uno scenario favorevole ai certificati Bonus. L’interessante rendimento a scadenza ha elevata probabilità di essere incassato e l’eventuale correzione non dovrebbe mettere in pericolo le ormai distanti Barriere. RUMOR DI BORSA: Fiat, controffensiva globale Non solo Stati Uniti, non solo Germania. La strategia di Sergio Marchionne e del Lingotto prende in considerazione l’intero globo. Una controffensiva vera e propria che, dopo aver portato a termine l’accordo con Chrysler e con una pressione in aumento su General Motors Europe (marchio Opel) potrebbe ora estendersi al Sud America, alla Russia e alla Cina. Lo dicono fonti vicine segue pagina >>

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Panama. Presidenziali. Vittoria di Martinelli (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Panama. Presidenziali. Vittoria di Martinelli 05-05-2009 PANAMA. Ricardo Martinelli, (nella foto) un imprenditore miliardario di 57 anni con nonno originario di Lucca, in lizza per una coalizione di centro-destra, ha vinto nettamente le presidenziali di domenica a Panama con oltre il 60% dei voti. Come leader del partito Cambio Democratico', da lui fondato nel 1999 quando scese in politica dopo aver accumulato quasi dal niente una fortuna, dopo il primo intento fallito nel 2004 (ottenne il 5,6%), si è ora imposto alleandosi con i partiti dell'opposizione di destra, assicurando di lottare contro l'endemica corruzione ma soprattutto promettendo "un cambiamento" per favorire i settori più poveri (il 40% della popolazione), come già fa da anni con una sua Fondazione. Una vittoria, per altro, annunciata. In effetti, la rivale, l'ingegnere Balbina Herrera, un politico di lungo corso in lizza per il Partido Revolucionario Democratico (Prd), al potere da un lustro con Martin Torrijos, che ha superato il 37% dei voti, non ha mai avuto chances. "Possono darmi anche del marziano", ha detto il presidente eletto durante la campagna elettorale (per la quale, di tasca propria, avrebbe speso 40 milioni di dollari secondo i media locali, su una fortuna personale complessiva di 400 milioni), quando lo hanno tacciato di essere un ultraconservatore. Ora, però, si è affrettato ad annunciare la necessità di "un governo di unità nazionale". E ciò pur se, secondo i risultati ufficiali, la sua Alianza por el Cambio' avrà la maggioranza in Parlamento e, anche, apparentemente, avrà in mano molti municipi. Da rilevare poi che, secondo gli analisti, Martinelli si farà affiancare al potere da diversi esponenti della comunità italiana: molti suoi membri hanno aderito al suo partito di Martinelli, tra cui Alberto Vallarino, ricco banchiere che, ha annunciato il nuovo presidente, sarà il ministro delle finanze. D'altra parte, Martinelli, oltre ad essere stato fino al 1995 presidente della Camera di commercio italo-panamense e ad aver accumulato una fortuna con la più grande catena di supermercati del Paese ed in tante altre attività imprenditoriali (é anche proprietario di uno dei principali canali televisivi del paese) è stato pure ministro del Canale di Panama dal 1999, quando passò dall'amministrazione Usa a quella locale, fino al 2004. Un incarico nevralgico per un piccolo Paese, dove transita il 5% del commercio mondiale. Attraverso il quale Martinelli ha promosso l'ampliamento del canale, progetto attualmente in marcia (si parla di 3,7 miliardi di euro di investimenti). Progetto a cui sono interessatissimi molti imprenditori italiani (frequenti le visite, anche politiche, in tal senso), al di là, ovviamente, di Usa e Cina (il secondo utente del Canale). Martinelli, con diversi master negli Usa, ha infatti già annunciato che non solo negozierà in tal senso con Washington e Pechino (punta a far parte dell'Apec, la Comunità economica Asia-Pacifico), ma perseguirà anche un Trattato di libero commercio con l'Unione Europea.

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Ripresa made in China (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ripresa made in China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi //lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! La Cina ormai è una grande potenza economica che ha un peso sempre maggiore sulla bilancia dell'economia globale e globalizzata. In base ai dati del 2007, la Cina è diventata la terza potenza economica del Mondo per PIL nominale, alle spalle di USA e Giappone, sorpassando la Germania. La Cina prima di tutto è stata la "fabbrica manifatturiera" del mondo avanzato, e sostanzialmente è ancora questo il suo ruolo principale. Ma sta cercando di evolvere verso nuove peculiarità: sta sviluppando un mercato interno che farebbe gola pure ai marziani (se esistessero) come pure un mercato del lusso (quello non manca mai dai tempi dei Faraoni egiziani a quelli del Re Sole); sta sviluppando un ruolo primario anche nel campo della ricerca. Queste evoluzioni cambieranno le carte sul tavolo da gioco mondiale: prevedere tra quanto tempo succederà è molto difficile, se non impossibile. Anche perchè in Cina si può parlare solo di "tendenze in atto", ancora velleitarie ed incomplete: per esempio la Cina non ha ancora lontanamente sviluppato un mercato di consumi interni autosufficiente e maturo, e per questa ragione è ancora legata a doppio/triplo filo con i paesi consumatori USA, UE ed affini. La Cina, quando il Dow Jones era a 14.000 punti, veniva invocata insieme ad altre potenze emergenti (India, Brasile) come la ragione per cui si poteva e doveva arrivare a 20.000 punti... La Cina adesso viene invocata come la causa primaria per la quale la recessione potrebbe finire molto presto ed il dow jones tornare almeno a 10.000 punti od anche 12mila... Insomma è sempre la Cina a sparigliare le carte e ad essere invocata come la panacea. Ma lo stato cinese è caratterizzato anche da enormi problemi, da squilibri strutturali e gestionali. Prima di tutto viene percepito come un paese "moderno" mentre è un paese del terzo mondo, segue pagina >>

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Ripresa made in China pag.2 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ripresa made in China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi //lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! domani in Cina pioverà anche se c'è un sole pazzesco... Alla caratteristica tipica dei Regimi di alterare ed abbellire la realtà delle cose, secondo George Friedman (grande esperto di Asia e Cina) bisogna aggiungere anche una componente "antropologica" o culturale: in Cina è fortemente radicato l'imperativo etico di "salvare la faccia" sia a livello personale, che familiare, che d'impresa e per trasposizione anche a livello di Nazione nel suo insieme. Pertanto è abitudine radicata "mentire", "aggiustare i dati" per migliorare ed abbellire la facciata in pubblico, mentre dietro le quinte magari prevale il pessimismo e si "lavano i panni sporchi in casa". Sommando la componente di regime a quella antropologica, la Cina diventa un vero e proprio Rebus da decriptare: risulta pertanto difficilissimo distinguere la verità dalla falsità in mezzo ai dati macro che provengono da quel paese, molto più che in altri casi. Tornano a Friedman, assai interessante il suo articolo China Is Not Another Ascendant Superpower, It's Just Another Nation with Structural Problems... il titolo è già esemplificativo. Ne cito alcuni stralci esemplari, che vi traduco. ...L'economia cinese è ostaggio del sistema internazionale, in prima istanza dell'economia americana. La Cina è incapace di coprire con consumi domestici la sua produzione industriale. Così quando gli USA prendono un raffreddore, la Cina si becca la polmonite. E' importante capire che la Cina non ha ancora un'economia che concepisca l'importanza dei consumi domestici. L'economia cinese è esageratamente orientata all'esportazione e quindi ostaggio dei paesi consumatori.... ...Io credo che la ragione fondamentale delle "incompresioni" sulla Cina è che risulta facile saltare a conclusioni superficiale su questo Paese (e sull''Asia in generale) perchè perchè segue pagina >>

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Ripresa made in China pag.3 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ripresa made in China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi //lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! i "veri" problemi di queste nazioni e culture rimangono dietro la superficie e non vengono discussi in pubblico.... ...In altre parole nulla è come sembra in Asia. Questo non significa che la crescita della Cina sia illusoria. Significa però che i problemi strutturali del paese sono mascherati come problemi di percorso e saranno sempre mascherati in questo modo.... ..Mentre in Cina la Leadership decanta in pubblico la "grande prosperità della Cina", quella stessa leadership sta segretamente comprando in contanti case a Vancouver od a Los Angeles, come rifugio per le loro stesse famiglie se le cose in Cina dovessere precipitare. Perchè si comporterebbero così se veramente fossero ottimisti sull'ascesa della Cina? ... ...Ai visitatori vengono mostrati i nuovi impianti di purificazione dell'acqua, ma non gli viene detto che i filtri non vengono mai cambiati, perchè sono troppo cari. Ai visitatori vengono mostrate le fabbriche che fanno turni di chiusura di giorno imposti dai regolatori, ma non che quelle stesse fabbriche funzionano segretamente di notte. ...I visitatori vengono allettati dalla notizia dell'apertura di impianti di produzione medicinali, ma non gli viene mostrato che producono copie perfette di medicinali che non contengono il principio attivo, ma che vengono venduti come "medicinali reali" con enormi profitti proporzionali agli enormi danni che causano sui consumatori alla ricerca di una cura... I media cinesi dichiarano che una fabbrica che imitava moto Giapponesi è stata chiusa, ma non riportano che la fabbrica è stata riaperta una settimana dopo nella città vicina...E così via... ...I cinesi hanno imparato il valore di falsare le statistiche dai maestri della frode che presiedono i governi degli USA...i quali ormai di routine taroccano inflazione, disoccupazione ed altri importanti segue pagina >>

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Ripresa made in China pag.4 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ripresa made in China BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi //lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.05.2009 13:31 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! dati statistici secondo le esigenze della politica, non appena le "cattive notizie" possono far lievitare la domanda di cambiamento dello status quo. Come conseguenza, sarebbe necessario accogliere tutte le statisitiche "ufficiali" presentate dal Governo Cinese con lo stesso od anche maggiore scetticismo con cui accogliamo le statistiche fittizie del Governo USA... Pertanto quando leggo che il SIC, un centro studi governativo cinese, prevede in Cina una crescita del PIL al 7%, in miglioramento dal +6.1% del primo trimestre... mi viene spontaneo prendere questi dati con le molle e con i guanti d'amianto... Anche perchè si parla di un crollo dell'export del 20% e fischia. I gestori si stanno comportando come se la recessione finisca entro l'autunno o forse persino entro agosto e inizi una ripresa trainata dalla solita Cina che scalpita e che mantiene indicatori economici col segno +..... Ma la realtà è un po' diversa: nei primi tre mesi del 2009 in Cina, su ordine del governo, le banche (che sono statali, ricordiamolo...), hanno erogato più credito che in tutto il 2008. Questo è un dato affidabile e molto meno manipolabile del PIL: 4600 miliardi di yuan ovvero 800 miliardi di dollari! Annualizzato vorrebbe dire 3000 miliardi di dollari di credito nel 2009 contro un economia da circa 4000 miliardi! In Cina c'è stata in questi mesi un'alluvione di credito che ha drogato qualunque indicatore, e se l'alluvione non continuerà, è probabile una prossima e brusca frenata, altro che Cina trainante... Insomma la Cina ha scopiazzato dagli USA e dai paesi occidentali anche il sistema per generare il boom 2003-2007, ovvero erogare credito a go-go ad un ritmo anche triplo rispetto alla crescita dell'economia reale...La magia del DEBITO infinito... Gli USA e gli occidentali hanno perso un po' il "tocco magico" segue pagina >>

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Spam, Italia prima esportatrice in Europa: monito della Ue (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 05-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

BRUXELLES Stop allo spam, o posta indesiderata, che infesta ogni giorno le cassette di posta elettronica di centinaia di milioni di cittadini: a chiederlo è la Commissione Ue, i cui dati diffusi oggi dimostrano come l’Italia sia il primo produttore di spam a livello europeo. Bruxelles vuole che gli Stati membri adottino «sanzioni civili e penali per combattere la posta indesiderata», un problema che il 65% dei cittadini Ue considera ancora eccessivo, si legge nel documento adottato oggi dalla Commissione. «Lo spam è una piaga che colpisce quotidianamente il 65% dei cittadini Ue», ha detto oggi il commissario alle Tlc, Viviane Reding. E, spiega il commissario, nonostante lo spamming sia «vietato dalla legge, il divieto non viene applicato». Per questo oggi Reding, assieme al commissario alla Protezione dei consumatori Meglena Kuneva, ha chiesto «sanzioni più efficaci contro chi invia spam». Secondo i dati diffusi dalla Commissione, gli Usa producono la maggior parte dello spam mondiale (19,8%), seguita dalla Cina (9,9%) e dalla Russia (6,4%). All’ottavo posto nella top ten dei maggiori produttori di spam c’è l’Italia (3%), il primo Paese europeo per diffusione di posta indesiderata.

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Caccia all'alleanza anti-Marchionne (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Retroscena Le contromosse dei concorrenti CHI SCALDA I MOTORI Caccia all'alleanza anti-Marchionne Occhi puntati su Psa, decisiva la corsa a Cina e India PIERO BIANCO Ford ha scelto di stare da sola Novità potrebbero arrivare da Vw e Daimler TORINO All'improvviso tutto è cambiato. Gli scenari, i programmi, le certezze sul futuro. I colossi mondiali dell'auto adesso si interrogano preoccupati sugli effetti dello tsunami industriale ed economico che le nuove alleanze possono scatenare. Da grande giocatore di scopone, Sergio Marchionne ha «sparigliato» le carte. Prima con Chrysler, ora con la determinatissima caccia alle quote di Opel. Se la campagna tedesca (benedetta dagli americani della Gm) andrà in porto, nascerà sotto il controllo della Fiat un gruppone a tre da podio globale e da oltre 6 milioni di vetture. In grado di competere per la medaglia d'argento, dando per scontato che nessuno quest'anno toglierà il secondo oro consecutivo alla Toyota. Il primato dei giapponesi non è in discussione, tuttavia anche i ricchi piangono. Allo storico sorpasso che ha spodestato dopo 77 anni la General Motors nel 2008 (8,972 milioni di veicoli venduti contro 8,355), è seguita una débacle preoccupante. Inimmaginabile per chi era sempre salito. Toyota continua a soffrire in Usa e sul mercato domestico, per la prima volta ha chiuso il bilancio in rosso e per la prima volta si è rifugiata nella cassa integrazione. La minaccia incombente si chiama Volkswagen, che è leader in Europa e 6,2 milioni li ha già raggiunti globalmente lo scorso anno. Volkswagen ha giocato d'anticipo, accaparrandosi in tempi non sospetti marchi prestigiosi come Audi (e Lamborghini), altri da volumi importanti e strategici come Seat e Skoda. Inoltre gode di consolidate joint-venture in Sudamerica e Cina. Marchionne ha gettato un sasso nello stagno sonnecchiante del risiko automobilistico. Scatenando un putiferio. Quali saranno le contromosse? Fioriranno nuove alleanze? Possibile, anzi probabile. E chi sta già muovendosi per controbattere? Non Ford, che ha scelto di correre da sola, partendo dal suo patrimonio di 5,4 milioni di vetture. Ha il «peso» di una Volvo in difficoltà, ma anche i mezzi per difendersi in autonomia. General Motors, se fosse privata di Opel e soprattutto se riuscirà a sopravvivere, subirà un fatale ridimensionamento: proprio per questo diventerebbe una preda ambita, anche perché è ben posizionata in Cina. La prossima mossa potrebbe arrivare ancora dall'Europa, sul filone franco-tedesco. Il gruppo PSA (Peugeot/Citroen) ha flirtato a lungo con il Lingotto covando l'ipotesi di un gemellaggio. Poteva nascere un trio diverso, con Bmw. Quest'ultima ipotesi è tuttora percorribile, insieme sfiorerebbero i 3,5 milioni di auto, anche se un marchio Premium come quello di Monaco (1,435 milioni di consegne nel 2008, Mini compresa) non ha necessità assoluta di partner perché cavalca esclusivamente il mercato del lusso. Di sicuro PSA è in cerca di un compagno di viaggio che garantisca quella crescita fisiologica dei volumi importante. Renault-Nissan sono alleate da tempo e, pur con qualche difficoltà, tengono la quota anche in Europa, mentre il gruppo Kia-Hyundai ha raggiunto il sesto posto tra i grandi. Daimler, che controlla Mercedes e riceve una spinta non indifferente da Smart, non ha manifestato finora mire espansionistiche, ancora scottata dal fallimento della precedente avventura con Chrysler. Ma potrebbe entrare con un peso decisivo nel futuro risiko. Le grandi variabili sono soprattutto due: Cina e India. Cioè le uniche realtà con concrete prospettive di espansione. Quello cinese già quest'anno diventerà il primo mercato mondiale (superando gli Stati Uniti), non è calato: è solo cresciuto di meno e la differenza è fondamentale. Great Wall si candida per diventare entro 5 anni uno dei tre costruttori leader, l'unico vero problema per la Cina sono gli oltre 30 produttori locali che disperdono energie. Per loro sì, sarà davvero determinante fissare alleanze. Tata in India è finora cresciuta meno di quanto si prevedesse, nonostante le acquisizioni di Jaguar e Land Rover. Chi, dall'Europa o dall'America, riuscirà a trovare joint-venture solide con i marchi asiatici potrebbe di nuovo «sparigliare» le carte.

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Siamo al traino di Usa e Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 06-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

L'analisi di Vincenzo Pandolfo sui mercati delle materie prime e le nuove frontiere di business nel quadrante asiatico «Siamo al traino di Usa e Cina» «Subiamo gli effetti di decisioni prese altrove. La ripresa? Lontana» L'aumento dei prezzi grazie alla Cina: fa incetta di metalli industriali per creare riserve ROBERTA PAOLINI PADOVA. Le Borse asiatiche sono in fermento. In questi giorni (l'Hang Seng di Hong Kong nella seduta di ieri ha allungato del 5,5%), si registrano forti movimenti soprattutto sulle major legate all'acciaio. I fari sono tutti proiettati sulle piazze emergenti. In particolare sulla Cina che con i poderosi acquisti su (alcune) materie prime sta anabolizzando l'andamento delle commodities. Convincenti segnali della ripresa? Vincenzo Pandolfo amministratore delegato di Pandolfo Alluminio, azienda leader nel settore dell'estrusione, lavorazione e trattamento delle superfici in alluminio, ed esperto di questo segmento del mercato prova a dare una sua chiave di lettura. Con un'avvertenza di fondo: «Siamo pulci, possiamo solo subire decisioni che vengono prese altrove». Il prezzo delle materie prime pare tonificato rispetto a fine 2008. Resta solida la domanda legata alle materie prime agricole, che dopo la discesa avvertita a fine anno e l'ulteriore correzione di febbraio 2009 sembra impostata al rialzo. Sono segnali che ci devono incoraggiare? «Per quanto riguarda le materie prime agricole, come la soia e il frumento, gli incrementi di prezzo sono stati spinti in questi anni da un aumento esponenziale della domanda. Per quanto riguarda il frumento c'è stato un incremento di prezzo nell'ultimo periodo legato ad una ridotta previsione di produzione in Argentina. Mentre per la soia, anche se le quotazioni sono calate rispetto alla scorsa estate, negli ultimi sei mesi le notiamo nuovamente in salita. E' evidente che l'emergere di alcune economie ha trainato la domanda delle derrate agricole, ma su queste materie prime in futuro il prezzo potrà, ritengo, solo salire». E invece per quanto riguarda i metalli? Nei giorni scorsi i listini dell'area Asia Pacifico hanno innescato un rally. E ne sono risultati avvantaggiati soprattutto le compagnie che operano nel settore dei metalli industriali. Cosa ne pensa? «Il prezzo dei metalli è sceso vertiginosamente rispetto alla scorsa estate. Questo storno è dovuto principalmente al fatto che in passato l'aumento del prezzo era stato innescato da un aumento della domanda conseguente al ciclo di espansione economica. Successivamente, con la crisi finanziaria, le imprese hanno accusato una riduzione degli ordinativi e quindi la domanda ha iniziato a spegnersi. Ora bisogna vedere se si è toccato il pavimento, il livello minimo da cui il prezzo potrebbe rimbalzare». Però la Cina si sta avvantaggiando, acquistando materie prime e innescando un innalzamento delle quotazioni. Gli indici legati al rame sono cresciuti del 30% da dicembre. «Il fatto è che la Cina si sta approvvigionando in misura superiore a quelle che sono le sue reali necessità. L'impressione è che stiano facendo incetta di metalli industriali per creare riserve nel momento in cui l'economia ripartirà. Insomma sta consolidando la sua leadership economica». Questi movimenti cosa comporteranno per economie come la nostra? E quali ripercussioni ci saranno per le nostre imprese? «Noi possiamo solo subire. La centralità economica se la giocano Usa e Cina, noi possiamo solo stare al traino di quello che queste due economie stabiliranno di fare. Ma ritengo che se la ripresa si manifesterà per loro attorno alla fine del 2009, noi saremo certamente più lenti e non vedo segnali positivi prima della prossima primavera». Perché questo ritardo per la nostra economia? «Non si tratta solo dell'Italia. Il ritardo nella ripresa si verificherà a mio parere per tutta l'Europa. Usa e Cina hanno pacchetti di stimoli all'economia più incisivi. Noi abbiamo misure meno efficaci, qualche legge in ordine sparso, ma l'Europa non è in grado di marcare una politica economica di impatto per le singole economie nazionali. Ognuno va per conto proprio». Ammettendo che la tempesta sia passata, quale crede che sarà la prossima bolla? «Io credo che nel filone delle energie rinnovabili ci sia un rischio per il fotovoltaico. Gli impieghi nel solare hanno bisogno di una stampella, senza i sussidi governativi non ci sarebbero investimenti in questo settore, visto che realizza un rendimento in termini di energia utilizzabile attorno al 10/15%. Quando gli incentivi cesseranno credo che la bolla scoppierà».

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Una crisi a "L" con la gobba?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Continuo a credere che il recente rialzo di Borsa non sia l'inizio di una fase di crescita; bensì la conseguenza delle manovre messe in atto lo scorso mese (vedi il post del 14 aprile). Tuttavia non posso non chiedermi - come, immagino, molti di voi - se non sia io a sbagliarmi; ma più leggo articoli e più non riesco a capire le ragioni dell'ottimismo, che a tratti sfocia nell'euforia. Su dieci notizie otto sono pesantemente negative. Ci dicono che il sistema bancario è sulla via del risanamento, ma si dimentica di dire che l'evaporazione (apparente) dei debiti è dovuta solo alle nuove, truffaldine regole contabili, che permettono alle banche di valutare a proprio piacimento - anzichè a valori di mercato - gli asset tossici. I numeri indicano una realtà diversa: i debiti tossici ammonterebbero a oltre 4mila miliardi di dollari, di cui circa duemila solo negli Stati Uniti, dove sono già fallite 32 banche di piccole e medie dimensioni. E lo stress test, i cui risultati sono attesi a ore, dovrebbe indicare, nonostante sia scarsamente attendibile perchè falsato all'origine, che almeno dieci banche vanno ricapitalizzate. La situazione reale pertanto è molto peggiore. Ogni settimana la Federal Reserve annuncia l'acquisto di Buoni del Tesoro per centinaia di miliardi di dollari, segno che la domanda è insufficiente a coprire l'offerta, e ciò conferma che i cinesi stanno riducendo i propri investimenti in valuta Usa. E con quali soldi li paga la Fed? Con i propri ovvero stampando moneta: ma la storia insegna che un'economia in queste condizioni è tutt'altro che sana e prima o poi il conto va pagato. Inoltre: le previsioni per il 2009 indicano un crollo del Pil (in Europa di circa il 4%, molto peggio del previsto) e per il 2010 una crescita del 0,10% (molto inferiore rispetto a quella preventivata); e cifre analoghe sono annunciate per gli Stati Uniti. Sono pronto a ricredermi e chiedo ai lettori di questo blog: c'è qualcuno che sa dirmi dove sono i segnali di ripresa di cui tutti parlano? Analizzando i dati ho l'impressione che lo scenario più probabile sia quello di una L con la gobba ovvero caduta verticale, economia piatta con un breve periodo di crescita azionaria provocato non da uno sviluppo reale (e sano), dati reali ma da aspettative irrealistiche (alimentate ad arte), che si esaurirà riportando il barometro della crescita attorno allo zero. Sbaglio? Ditemi di sì, vi prego.. Scritto in capitalismo, crisi, comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 9 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme anticellulite? Inutili (ma nessuno lo dice) Questo è un tipico esempio di notizia nascosa. L'Aduc ovvero l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori ha diffuso un comunicato stampa, in cui riprende i risultati di un'indagine dalla fondazione tedesca Warentest, su un tema in apparenza frivolo: quello delle creme, degli oli e dei vibratori anticellulite. Ebbene, gli esperti tedeschi hanno testato otto prodotti cosmetici e due apparecchi. Risultato? "Hanno ottenuto tutti un voto "insufficiente". Dopo quattro settimane di prova fra 300 donne, nessuno di questi ha potuto dimostrare un miglioramento visibile, ne' le creme ne' i vibratori. Promesse non rispettate, insomma". La Warentest è la maggiore associazione di consumatori tedesca e si suoi studi vengono ripresi soventi dai media tedeschi, anche dalle tv. In Italia, invece, nessuno ha ripreso la nota dell'Aduc, benchè tv e settimanali femminili dedichino molto spazio al benessere e all'estetica personale. Ma una notizia del genere è troppo controcorrente, smentisce tutto quel che gli espert ripetono da anni e potrebbe irritare alcuni inserzionisti pubblicitari. E allora meglio sorvolare, tacendo un'altra notizia importante. L'Aduc tra l'altro scrive: "Recentemente e' stata lanciato un nuovo metodo contro la cellulite: la crioelettroforesi, con principi medicamentosi (limogene e caffeina, associate a furosemide) che verrebbero fatti passare al di la' dell'epidermide attraverso il freddo. I costi? 150 euro a seduta, per un ciclo di 3-8 sedute. La furosemide e' un farmaco contro l'edema e puo' avere controindicazioni quali l'ipersensibilita' al prodotto, l'anuria (soppressione della secrezione renale) iposodiemia e/o ipopotassiemia. Sarebbe interessante sapere se queste controindicazioni sono valide per la crioelettroforesi. E' una domanda che rivolgiamo al ministero della Salute". Una domanda doverosa, come doverosa dovrebbe essere un'informazione autenticamente al servizio del cittadino, anche su argomenti come questi. In Germania i giornalisti riescono, almeno in parte, a sottrarsi ai condizionamenti dell'industria della cosmetica. In Italia i giornalisti dovrebbero trovare un coraggio analogo, sempre che il pubblico lo richieda e li sostenga. Temo infatti che la sensibilità dei consumatori italiani sia diversa, più frivola. E che, in fondo, alla verità preferiscano l'illusione in nome del look, dell'apparire . Sbaglio? Scritto in crisi, blog, comunicazione, salute, spin, manipolazione, Italia, notizie nascoste, società, giornalismo Commenti ( 41 ) » (3 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Apr 09 Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora Il mondo continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto, grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 52 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 79 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 58 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 102 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (15 voti, il voto medio è: 4.93 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (13 voti, il voto medio è: 3.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (15) blog (3) borsa (1) capitalismo (17) cina (22) comunicazione (9) crisi (26) democrazia (64) economia (38) era obama (24) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (56) giustizia (3) gli usa e il mondo (73) globalizzazione (53) immigrazione (41) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (158) lega (1) manipolazione (14) medio oriente (13) notizie nascoste (54) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (2) referendum (1) russia (14) salute (1) sicurezza (1) sindacati (1) società (34) spin (13) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Davide K: Caro Marcello, l'esistenza stessa di una banca centrale è una cosa contraria al libero mercato.... colzani: Buonasera, decisamente la matematica ci dice una cosa mentre la carta stampata ci vuol far credere altro e... Ultime news Berlusconi: "Da sinistra solo calunnie A Veronica voglio bene, ora le scuse"Georgia: golpe russo sventato senza violenza Lavrov diserta la NatoFebbre suina, confermato il quinto caso in Italia E' allerta fino ad agostoIran, ancora lapidazioni: giustiziato un adultero Al patibolo 2 minorenniPresidi-spia, governo cancella la norma dal ddl Maroni: "Fiducia? Evitare il rischio imboscate"Uccide moglie e suocera Poi finanziere si suicidaLe ultime eroine: quei cento soldati perduti di nome JaneEcomafie, business da 20 miliardiUccidi la moglie per gelosia? 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L'antropologo dei non luoghi (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'antropologo dei «non luoghi» Marc Augé, già directeur d'études presso l'EHESS di Parigi, si dedica ormai da molti anni alla costruzione di una «antropologia dei mondi contemporanei». È celebre per aver coniato il termine «non luoghi». L'antropologo sarà oggi a Roma per una conferenza su «La globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano», della quale pubblichiamo un brano in questa pagina. L'incontro, alle ore 14 alla Società Geografica Italiana, si inserisce nel terzo ciclo di «Sensibilia» (Colloquium on Perception and Experience; www.sensibilia.it) diretto da Tonino Griffero dell'Università di Tor Vergata di Roma e dedicato per quest'anno al tema dello «Spazio fisico/spazio vissuto» Interverrano anche i docenti Michele Di Monte, Tonino Griffero, Marcello Massenzio, Massimo Rosati e Massimo Venturi Ferriolo. In Italia sta per uscire un saggio, «Il bello della bicicletta» (trad. di Valentina Parlato), nel quale Augé analizza il «nuovo umanesimo dei ciclisti», che annulla le differenze di classe, induce all'uguaglianza. NATO A POITIERS NEL 1935 ETNOLOGO E ANTROPOLOGO FRANCESE HA INVENTATO IL TERMINE «NON LUOGO» Chi è

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master e convegno in cattolica per imparare la moda buona - luca de vito (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XVI - Milano Cattolica Materiali che non inquinano, lavorazioni che non sfruttano: è Ethical Fashion Lab Master e convegno in Cattolica per imparare la moda buona "L´approccio sostenibile è anche una strategia vincente sul mercato, contro l´invasione dei prodotti low cost" LUCA DE VITO Sempre più consumatori (circa il 40 per cento degli uomini e il 50 per cento delle donne) sono attenti alle caratteristiche etiche degli abiti che indossano. Il boom dei consumi etici influenza anche la moda tanto che, giunti al momento di acquistare nuovi capi d´abbigliamento, non si richiede più soltanto eleganza e raffinatezza, ma anche rispetto dell´ambiente e dei diritti dei lavoratori che li producono. Secondo il Centro per lo studio della moda e della produzione culturale (Modacult) dell´Università Cattolica - che domani e dopodomani dedicherà una convegno internazionale al tema - quello della moda critica è un fenomeno socio-economico in forte espansione tanto da rappresentare un vero e proprio mercato e da individuare un profilo di consumatore ben definito: donne, dai 25 ai 50 anni, cittadine del nord-est, con titoli di studio elevati e redditi medio alti, insegnanti, impiegate, libere professioniste. Esigenti di conoscere le filiere, i materiali e i processi produttivi che stanno dietro alla produzione del loro guardaroba. La due giorni proposta dalla Cattolica, dal titolo "Ethical Fashion/Moda Critica" (Aula Magna, Università Cattolica, Largo Gemelli 1) affronterà il tema attraverso cinque approfondimenti specifici: la sostenibilità ambientale, la moda e la globalizzazione, il marketing dell´etica, la comunicazione della moda etica e la moda dell´usato. Secondo Emanuela Mora, docente di Sociologia dei prodotti culturali, «il convegno sarà l´occasione per porsi un interrogativo fondamentale. La linea di sviluppo della moda europea è in direzione della sostenibilità oppure no? Dobbiamo capire se siamo pronti ad assumere l´eticità come un valore aggiunto. Andare in questa direzione sarebbe importante anche per un altro motivo: sarebbe un´alternativa valida ai mercati emergenti. O noi riusciamo a far apprezzare l´etica oppure probabilmente finiremo in secondo piano sull´orizzonte globale». Su questo piano l´Italia è uno dei paesi più indietro in ambito europeo: «Il settore della moda italiana è stato uno degli ultimi del manifatturiero ad interessarsi a questi argomenti - continua la Mora - Sul consumo critico e sulla moda critica in Europa ci sono state parecchie inizative, la nostra è la prima in Italia». Nell´ambito del convegno, verrà inoltre presentanto l´Ethical Fashion CommunicationLab, un progetto di comunicazione realizzato dagli studenti del master in Comunicazione per le Industrie Culturali in collaborazione con l´associazione culturale esterni e Gentucca Bini, direttrice creativa della maison Romeo Gigli. Questo progetto, intende simulare l´organizzazione di un autentico evento di moda sostenibile studiato in tutti i suoi aspetti: quello del marketing (fund raising e rapporti con gli sponsor); quello della comunicazione (divulgazione di informazioni relative all´evento e rapporto con i media); e quello della produzione (ideazione del format dell´evento e organizzazione della parte logistica). SEGUE A PAGINA VI

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ateneo telematico, due prof baresi indagati - giuliano foschini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina V - Bari Ateneo telematico, due prof baresi indagati Truffa e falso per i corsi a Benevento: acquisiti tutti i documenti Gli accertamenti avviati con una segnalazione dell´ex deputata Alba Sasso GIULIANO FOSCHINI Associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso. E´ questa l´accusa che la procura di Bari muove a una decina di persone ai vertici della Giustino Fortunato, l´università telematica di Benevento legata a doppio filo con un gruppo di docenti baresi. Non a caso sono stati coinvolti, a vario titolo, anche l´ex rettore dell´Ateneo campano, il costituzionalista Aldo Loiodice e il professore di Diritto ecclesiastico barese, Gaetano Dammacco, componente del consiglio di amministrazione dell´università privata campana. Nei giorni scorsi gli uomini del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, su ordine del sostituto procuratore del tribunale di Bari, Francesca Pirrelli, sono stati negli uffici dell´Ateneo di Benevento dove hanno sequestrato carte, delibere e computer, compreso quello di Marianna Colarusso, la figlia di uno dei fondatori dell´università, anche lei indagata. L´indagine della procura di Bari è nata proprio da una vicenda che la riguardava direttamente. La Colarusso era risultata infatti vincitrice di un dottorato di ricerca con relativa borsa di studio in "Diritti umani, globalizzazione e libertà fondamentali", bandito dall´università di Bari ma finanziato dall´Ateneo telematico. La Colarusso è però una delle socie fondatrici della Efiro, la onlus che ha promosso l´università campana. E alla famiglia Colarusso fa capo anche la Eraclito srl che all´ateneo "Giustino Fortunato" fornisce le tecnologie per le lezioni a distanza. A sollevare il caso era stata con un´interrogazione parlamentare il deputato dei Ds, Alba Sasso. Ma l´allora sottosegretario Luciano Modica aveva risposto sostenendo che fosse tutto in regola. «L´assegnazione delle tre borse di studio - aveva detto - è avvenuta, come prevede la normativa vigente, in base alla graduatoria di merito dei candidati formulata dalla commissione giudicatrice, senza alcuna discrezionalità da parte delle università consorziate né tantomeno di soggetti esterni ad esse. Non è quindi possibile affermare che la dottoressa Colarusso - aveva aggiunto - ha usufruito proprio della borsa di studio messa a disposizione dall´università telematica "Giustino Fortunato"». La tesi evidentemente non ha convinto la Procura di Bari e la Guardia di Finanza che hanno continuato a indagare e ora ipotizzano qualcosa di più grosso rispetto a un semplice concorso pilotato.

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Influenza, primo morto americano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-06 - pag: 10 autore: Il virus H1N1. Salgono a 31 le vittime nel mondo - Cinque casi di infezione in Italia, in Europa situazione sotto controllo Influenza, primo morto americano Decesso di una donna in Texas, al confine con il paese centroamericano Barbara Gobbi ROMA. Da ieric'è anche un residente americano tra le vittime della nuova influenza: è una donna che viveva in Texas, nella contea di Cameron, un'area non distante dal confine con il Messico. Aveva diversi problemi di salute e il suo decesso è stato confermato dalle autorità sanitarie americane. In Texas si era già registrato un caso mortale, ma riguardava un bambino messicano di poco meno di due anni, portato negli Stati Uniti per essere curato. Tutte le altre vittime erano messicane. La notizia è arrivata al termine di una giornata in cui, malgrado l'evoluzione benigna che l'influenza A sembra avere in questi ultimi giorni, il consueto bollettino dell'Organizzazione mondiale della sanità è stato preceduto da un invito degli esperti a non abbassare la guardia: l'ultimo aggiornamento, precedente al caso americano, parlava di 1.419 casi registrati in tutto il mondo e di 30 decessi. A preoccupare è soprattutto la scarsa conoscenza della nuova malattia: «Al momento – ha spiegato il vicedirettore Oms Keiji Fukuda – non sappiamo come evolverà la situazione, ma ricordo che in passato le pandemie sono state di intensità da media a grave». La buona notizia è intanto che al di fuori di Stati Uniti e Messico non sono stati ancora rilevati contagi a livello di comunità. Anche in Gran Bretagna e in Spagna, i due paesi Ue più colpiti, i casi registrati sono da collegare a viaggi nelle zone colpite. Ma l'epidemiologia della nuova influenza è ancora tutta da interpretare. Tra i pochi dati certi, la maggiore vulnerabilità riscontrata tra i ventenni. L'altra certezza è che condizioni igieniche precarie favoriscono il diffondersi del virus. Per questo motivo ieri l'Oms ha lanciato il programma mondiale "Mani pulite", un protocollo anti-infezioni indirizzato a contrastare possibili contagi nelle strutture ospedaliere. Dagli Stati Uniti intanto l'amministrazione Obama ha lanciato un programma di aiuti da 63 miliardi di dollari con l'obiettivo di sconfiggere in sei anni le malattie dall'Aids alla malaria alle patologie tropicali - in tutto il mondo. Il piano, destinato in gran parte a integrare interventi già avviati, dovrà essere approvato dal Congresso degli StatiUniti. Ma l'annuncio suona come un segnale forte del processo di globalizzazione sanitaria. Tanto più in tempi di possibili, e temute, pandemie. Intanto, l'Italia ha registrato il suo quinto caso conclamato di influenza: un paziente ricoverato all'ospedale Careggi di Firenze e già in via di guarigione. I test sugli altri casi sospetti, segnalati sempre in Toscana, hanno dato esito negativo. L'allerta resta però alta in tutto il paese, con controlli negli aeroporti e il check della rete di sorveglianza Influnet. Il ministero del Welfare ha invitato i cittadini a non acquistare farmaci antivirali su internet («Possono essere contraffatti e quindi fortemente dannosi per la salute») e sulla Gazzetta ufficiale è stata pubblicata l'ordinanza dello stesso dicastero che illustra le misure profilattiche contro il nuovo virus influenzale per chi arriva dal Messico. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/ L'ordinanza ministeriale con le misure profilattiche per chi arriva dal Messico RIPARTE L'ALLARME Finora i casi mortali si erano verificati solo in Messico, con l'unica eccezione di un bambino comunque proveniente da quello Stato AFP Media scatenati. Giornalisti e cameramen davanti all'hotel di Hong Kong i cui 200 ospiti sono stati messi in quarantena dopo la scoperta di un caso

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La Marina sventa attacco dei pirati (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-06 - pag: 11 autore: Golfo di Aden. La Neverland era in navigazione verso l'India all'interno del corridoio di sicurezza indicato dalla missione Ue La Marina sventa attacco dei pirati Nuovo arrembaggio a una petroliera italiana scongiurato dalla fregata Maestrale Raoul de Forcade GENOVA Dopo la nave da crociera Msc Melody e la portacontainer Jolly Smeraldo del gruppo Messina, un'altra imbarcazione italiana ha subito un attacco al largo delle coste somale. Si tratta della petroliera Neverland (una Aframax da 105mila tonnellate di portata e 22 persone di equipaggio) della compagnia Finaval di Roma. L'agguato è scattato ieri mattina presto. Passata dal Canale di Suez, proveniente dall'Egitto, la tanker era in navigazione verso l'India. Come previsto dalle procedure internazionali di sicurezza, la Neverland procedevaall'interno del corridoio indicato dalle forze della missione Ue Atalanta: una rotta a Nord del Golfo di Aden, lontana dalle coste della Somalia, vicino alla quale incrociano sempre navi da guerra, che possono quindi intervenire in breve tempo. La petroliera navigava in convoglio con unità mercantili di altre marinerie, un'ulteriore precauzione. Ma non è bastato. Infatti, intorno alle 7 di mattina, ora italiana, il comandante, Olivero Re, ha lanciato l'allarme sul canale di soccorso. «Un barchino molto veloce spiega Fabrizio Mazzucchi, crew manager di Finaval - dopo aver tentato di assaltare un'altra nave in zona, si è avvicinato alla Neverland, arrivando a un centinaio di metri. Non abbiamo notizia, però, del fatto che ci siano stati spari». Intanto, dalla fregata Maestrale, che era di ritorno nell'area, dopo aver terminato la scorta alla Jolly Smeraldo, e aveva ricevuto l'Sos della petroliera, si è alzato un elicottero, arrivato in fretta sulla barca dei pirati. A questo punto il battello si è allontanato, inseguito anche da una nave della marina indiana. La Neverland ha quindi ripreso il suo viaggio, scortata della Maestrale. Il mercantile già l'anno scorso, il 22 aprile, era stato attaccato, sempre nel golfo di Aden.In quell'occasione era intervenuto un pattugliatore della marina, la nave Borsini, che aveva messo in fuga cinque barche di pirati. Il presidente di Finaval, Giovanni Fagioli, ha inviato un messaggio di ringraziamento al capo di Stato Maggiore, l'ammiraglio Paolo La Rosa e al comandante della Maestrale, Angelo Virdis, parlando di «tempestivo intervento della marina». Nel golfo di Aden incrociano circa 25mila navi l'anno e, ogni giorno, ne passano due o tre che battono bandiera italiana. A fronteggiare l'allarme pirati attualmente c'è la missione Ue Atalanta, alla quale partecipa, dai primi di aprile, la Maestrale. Il compito della forza europea è di assicurare il transito degli aiuti umanitari in Africa. Ma ovviamente anche di proteggere le navi che incappano nei pirati. Nel Golfo di Aden ci sono, poi, le unità, di diverse nazioni, che partecipano alla missione Usa denominata Ctf 150, che ha compiti antipirateria. Ma nell'area si trovano, o comunque hanno svolto azioni di controllo, anche unità militari di Giappone, India, Russia e Cina. In zona, pronta a intervenire, incrocia anche l'unità italiana da assalto anfibio San Giorgio. Una nave da sbarco che porta mezzi, elicotteri e 350 uomini. raoul.deforcade@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA PRONTO INTERVENTO Ricevuto l'Sos, un elicottero è decollato dall'unità militare mettendo in fuga i barchini dei predoni, poi inseguiti da una nave indiana

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Moneta unica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-06 - pag: 12 autore: Moneta unica Fu la Russia di Medvedev, prima della Cina, a lanciare la proposta di una moneta sovranazionale mondiale. E, solo un anno fa, di questi giorni, a parlarne, si veniva presi per pazzi... Eppure una moneta unica sovranazionale (che non registra tuttora adesioni da parte dell'Europa e che,a mio parere, gioverebbe immensamente prima di tutto agli Usa) avrebbe, credo, un merito non da poco per gli equilibri mondiali: devitalizzare ogni forma speculativa monetaria, con evidenti ripercussioni sui prezzi di molti prodotti e sul Pil di molte economie, contrariamente a quanto eravamo soliti assistere con la nostra lira che qualcuno ancora si ostina a rimpiangere. O mi sbaglio? Luigi A. Ciannilli email N o n è detto che gli effetti siano tutti quelli sperati dal lettore: Alessandro Merli, Pietro Alessandrini e Michele Fratianni, su queste colonne, hanno già evidenziato significato, vantaggi e difficoltà di una (molto eventuale) nuova moneta di riferimento. L'Economist anzi ritiene«improbabile (che) la proposta guadagni terreno nel prossimo futuro ». Tutti considerano positivo, però, che rilanciandola, la Cina abbia mostrato di volere giocare un ruolo più attivo e propositivo sul fronte finanziario internazionale. Com'è positivo che anche dall'opinione pubblica giungano voci che riconoscono l'importanza che l'euro ha rappresentato per l'Italia.Certo quella scelta manifestò l'adesione a una disciplina condivisa allora e assai meno praticata (da tutti) oggi. Perciò un nuovo ordine monetario non potrà che significare il risultato di un coordinamento economico e di una capacità di visione che si sono fatti merce rara. • Il costo delle Province Nell'attesa che venga recepita la provocazione di abrogare le Province-lanciata l'anno scorso da Fini a Ballarò, ripresa da Libero con tanto di sottoscrizione, manifestata da altri nostalgici del centralismo democratico tra cui Casinie Forbice, e ora ripresa dal movimento d'imprenditori veneti "Non serve non voto"- si potrebbe almeno ridurre subito il numero dei consiglieri provinciali. Infatti, visto che il numero dei consiglieri di questo ente intermedio viene calcolato su soglie di abitanti, suggerisco che il calcolo dei rappresentanti venga effettuato sulla base degli aventi diritto al voto: sarà sufficiente modificare qualche comma del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. A Macerata, ad esempio, quando la provincia ha superato la soglia dei 300mila abitanti, gli scranni sono passati da 24 a 30. Le stesse norme del Testo unico potrebbero essere riviste per quanto riguardai consiglieri comunali. Sugli scranni del consiglio comunale di Macerata, città di appena 43mila abitanti, in quanto Comune capoluogo siedono ben 40 consiglieri! Gabor Bonifazi Macerata La Tv dei reality Sono un'accanita telespettatrice. Senza televisione credo che la mia vita sarebbe triste da morire. La mia passione sono i reality show: tutti, ma in particolare l'Isola dei Famosi.Mi manda in sollucchero, quando finisce sto male per una settimana. Giuro. Poi stravedo per le trasmissioni di approfondimento. Al tempo del delitto di Cogne, non mi sono persa una puntata. Chi può dimenticare il conduttore con un mestolo in una mano e uno scarpone nell'altra?E come non ricordare le trasmissioni emozionanti su Rignano Flaminio? Adesso si "approfondisce" molto, moltissimo (a parte l'intervallo per le trasmissioni dedicate al terremoto) sul delitto di Garlasco. In fondo anche queste trasmissioni sono un po' dei reality: gli invitati devono decidere, prima che lo faccianoi giudici, se gli imputati sono colpevoli o innocenti... Elisa Merlo email

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Artigianato, sorpasso dell'edilizia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Centro-Nord sezione: ECO-IMP Toscana data: 2009-05-06 - pag: 11 autore: Ora pesa per il 41% Artigianato, sorpasso dell'edilizia EMPOLI (FI) Boom dell'edilizia nell'artigianato e maggiore strutturazione dell'industria. Cambia direzione il circondario Empolese Valdelsa, uno dei più antichi distretti manifatturieri toscani, che dell'area a ovest di Firenze ha fatto un ricco polo multisettoriale (ceramica, confezioni, meccanica, vernici, cornici ecc. che rappresentano quasi il 20% delle imprese provinciali). Una vocazione alla pluralità che i venti di globalizzazione stanno selezionando. Dai dati camerali relativi alla manifattura artigiana, elaborati da Cna e università di Firenze, emerge un fenomeno comune a diversi territori, ma che nel circondario raggiunge punte particolarmente rilevanti: l'inversione di peso tra artigianato manifatturiero e costruzioni (edilizia e impiantistica). Dal 2000 a oggi, il primo macrosettore scende dal 43 al 33 per cento, mentre il secondo balza dal 28 al 41, assorbendo anche le più contenute flessioni dei servizi (da 19 a 16%) e dei trasporti (da 7 a 6%). Ma.Vi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il sindacato americano sfida la Cgil (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il sindacato americano sfida la Cgil FIAT-CHRYSLER Il sindacato americano sfida la Cgil Da gigantesca agenzia interinale a soggetto capitalista: per le Unions è una svolta epocale. Ma i cambiamenti che la globalizzazione record del Lingotto imporrà, apriranno un nuovo capitolo anche per il sindacato italiano. Che è già in ansia per l'operazione Opel PAGINA 8

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marc augé e il paesaggio (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 51 - Cultura Oggi a Roma Marc Augé e il paesaggio ROMA - Marc Augé terrà oggi una conferenza presso la Società Geografica italiana intitolata «La globalizzazione e le trasformazioni del paesaggio urbano». L´incontro con l´antropologo francese, fissato per le 14 presso Villa Celimontana, in via della Navicella 12, si inserisce nel ciclo di "Sensibilia" diretto da Tonino Griffero, dell´Università di Tor Vergata.

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Globalizzazione e paesaggio, incontro con Marc Augé (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 06/05/2009 - pag: 11 SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA Globalizzazione e paesaggio, incontro con Marc Augé Si parla di globalizzazione e trasformazioni del paesaggio urbano nell'incontro di oggi presso la sede della Società Geografica Italiana. Protagonista Marc Augé, etnologo e antropologo francese, direttore dell'École des Hautes Études en Sciences Sociales. Titolo del del seminario, organizzato dalla cattedra di Estetica dell'università Tor Vergata, «Spazio fisico e spazio vissuto». Intervengono Rino Caputo, Franco Salvatori, Michele Di Monte, Tonino Griffero, Marcello Massenzio, Massimo Rosati e Massimo Venturi Ferriolo. Società Geografica Italiana, via della Navicella 12, ore 14

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Ruggero Guarini (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

06-05-2009 - "Caro Brunetta, i fannulloni li inventai io". Firmato: Marx 29-09-2007 - Quel fondamentalismo chiamato cultura laica 24-09-2007 - Napolitano rimpiange i suoi comizi giovanili 17-09-2007 - Quel morto vivente chiamato socialismo 05-09-2007 - L'assurda recita anti Bush delle stelle di Hollywood 01-09-2007 - Nulla di nuovo a sinistra gli Usa sono sempre Satana 27-08-2007 - Sarà la rampante Cina a salvare l'Occidente 20-08-2007 - I pregiudizi anticattolici che accecano i leader gay 17-08-2007 - La giustizia clemente con i «poveri» assassini 27-07-2007 - Pannella vuole un posto nel regime che tanto odia 21-07-2007 - Com'era allegra l'arte gay prima della rabbia omosex 11-07-2007 - Per Veltroni il terrorismo non va neanche nominato 06-07-2007 - Garibaldi «revisionista» della sua stessa impresa 02-07-2007 - Lo schiaffo di Benedetto XVI all'ottimismo dei laici 27-06-2007 - Quei monarchici di Napoli uccisi anche dalla storia 17-06-2007 - Quando Cioran spiegava gli anni di piombo e di follia 11-06-2007 - Alla città sepolta dai rifiuti mancava solo l'opera d'arte 03-06-2007 - Quel finto angioletto di Sofri tace solo sulle sue colpe 23-05-2007 - La Calabria ha nostalgia di Ferdinando di Borbone 18-05-2007 - Quando Foucault credeva nella svolta di Khomeini 14-05-2007 - Se lo Stato diventa padrone i cittadini saranno burattini 11-05-2007 - Perché oggi la famiglia è una scuola di libertà 03-05-2007 - Quel sonetto ispirato dall'odio rivela il volto del Risorgimento 30-04-2007 - Quel romanzo criminale chiamato Risorgimento 26-04-2007 - Sofri inventa un'altra favola per convincere i delusi caricamento in corso... più letti più votati più commentati Berlusconi: "Da sinistra solo... di Redazione IL MANIFESTO DELLA SIGNORA di Gianni Baget Bozzo Doppi giochi Attenzione,... di Massimiliano Lussana Con l'assist di «Angeli e... di Luca Telese Avvenire non ci sta: «Non sono i... di Andrea Tornielli IL MANIFESTO DELLA SIGNORA di Gianni Baget Bozzo Berlusconi: "Da sinistra solo... di Redazione Doppi giochi Attenzione,... di Massimiliano Lussana Avvenire non ci sta: «Non sono i... di Andrea Tornielli Con l'assist di «Angeli e... di Luca Telese Berlusconi: "Da sinistra solo... di Redazione Doppi giochi Attenzione,... di Massimiliano Lussana Due barconi in panne nel Canale di... di Redazione IL MANIFESTO DELLA SIGNORA di Gianni Baget Bozzo "Ogni voto oltre al mio ... di Marco Zucchetti Pubblicità Pubblicità I nostri servizi Ricevi ilGiornale a casa tua Le iniziative in edicola Ricevi ilGiornale.it sul tuo computer Ricevi ilGiornale.it sul tuo lettore portatile Entra nella community de ilGiornale.it Archivio ilGiornale e ilGiornale.it © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961 Chi siamo - Codice Etico - Disclaimer - Privacy Policy - Pubblicità - Contatti - Aiuto

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Bruxelles e la guida web del consumatore (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 06-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Per molti europei internet continua ancora ad essere una bestia rara, a cui avvicinarsi con circospezione e diffidenza, soprattutto quando si tratta dif are acquisti on line. Secondo dati diffusi ieri dall’Eurobarometro sebbene il 48,5% delle famiglie europee disponga di un collegamento internet a banda larga, solo il 12% degli utilizzatori europei del web si sente sicuro nel fare transazioni via internet. In Italia siamo al 5%. Il 39% nutre seri dubbi circa la sicurezza del mezzo, nonostante i ripetuti annunci del contrario ed il 42% non osa nemmeno effettuare transazioni finanziarie ondine. In Italia la percentuale dei timorosi sale però al 55%. Alla diffidenza generalizzata si aggiunge che ben il 65% degli intervistati non sa a chi rivolgersi per ottenere informazioni e consigli sugli acquisti online transfrontalieri all'interno dell'UE, anche se un terzo dei consumatori prenderebbe in considerazione l'ipotesi di acquistare online merci provenienti da altri stati perché meno costose e di migliore qualità. Alla prova dei fatti però solo il 7% lo fa. Una percentuale esigua che comunque muove un mercato il cui fatturato totale è pari a circa 106 miliardi di euro. Una situazione che la Commissione europea, in particolare i responsabili alle Tlc, Viviane Reding, e ai diritti dei consumatori, Meglena Kuneva, intendono cambiare. L’occasione è stato il lancio del portale "eYouGuide", per offrire ai consumatori consigli pratici sui "diritti digitali" di cui essi godono in base alla legislazione comunitaria. Tale guida (disponibile al sito http://ec.europa.eu/eyouguide), che raccoglie una proposta presentata dal Parlamento europeo nel 2007, affronta problematiche attinenti ai consumatori quali i loro diritti nei confronti dei provider a banda larga, gli acquisti online, il fatto di scaricare musica da Internet e la tutela dei loro dati personali sia su Internet che sui siti di comunicazione in rete. "Se vogliamo che i consumatori facciano acquisti e sfruttino il potenziale offerto dalle comunicazioni digitali – ha spiegato Meglena Kuneva durante una conferenza stampa di presentazione del progetto – dobbiamo dare loro la certezza che i propri diritti vengano effettivamente salvaguardati. Ciò significa che dobbiamo mettere in atto e fare applicare chiari diritti dei consumatori rispondenti agli elevati requisiti già esistenti quando si tratta di acquistare prodotti nel negozio in strada. Internet ha molto da offrire ai consumatori ma noi dobbiamo suscitare la loro fiducia affinché la gente possa fare acquisti con la massima serenità”. L’iniziativa per Bruxelles dovrà andare di pari passo a un’efficace lotta contro lo spam (la ricezione di grandi quantità di messaggi indesiderati, generalmente di tipo commerciale), arrivando alla definizione di sanzioni civili e penali di efficacia equivalente in tutti gli Stati membri dell'Unione e nelle nazioni limitrofe. In realtà un “divieto delle comunicazioni indesiderate” fa parte della legislazione Ue fin dal 2003, ma a oggi ben il 65% degli europei continua a lamentarsi di troppi casi di spamming. A guidare la classifica mondiale sono gli Usa, con il 19,8% delle comunicazioni indesiderate, seguiti dal 9,9% della Cina, dalla Russia (6,4%), dal Brasile, Turchia, Corea del Sud e India. Ottava posizione mondiale, ma prima in Europa per produzione e ricezione di spam è invece l’Italia, che guida il gruppo europeo con il 3%. commenti (0) scrivi

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césar brie: "odissea storia di migranti" - roberto incerti (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina IX - Firenze Incontriamo il regista che da domani sarà a Fabbrica Europa con il poema omerico in versione attualizzata César Brie: "Odissea storia di migranti" "Iniziai col teatro per avvicinare le donne. Poi però la scena mi ha stregato" ROBERTO INCERTI «Se riesco a far ridere, riuscirò anche a commuovere». Nel teatro del regista, maestro argentino César Brie convivono arte e politica, metafore e grandi storie, mito e attualità. «Non mi prendo mai sul serio: se nel teatro non c´è dissacrazione diventa una chiesa, quindi finisce tutto. Voglio un teatro che non sia solenne, che si avvicini a un´opera buffa». Brie col suo "Teatro de Los Andes" sarà la star del festival Fabbrica Europa. Domani e sabato alle 20 andrà in scena l´entusiasmante, ironico, epico Odissea (info 0552638480 e 0552480515). La sua sarà una Odissea contemporanea. «Lo spettacolo si svolge fra canne appese. Si aprono, si chiudono, ruotano, si spostano avanti e indietro. Creano strade, case, boschi, prigioni, muri. Diventano un´allegoria per descrivere la situazione della Bolivia di oggi, di migliaia di persone che sono costrette a lasciare la propria terra in cerca di un futuro migliore. Lo spettacolo parla di profughi in viaggio, attori veri di un´Odissea contemporanea nel segno della globalizzazione e della perdita di radici». Nel suo teatro non c´è realismo, le tragedie di oggi sono viste attraverso l´arte, il mito. «è vero, io parlo della contemporaneità attraverso allegorie, le mie opere sono viaggi all´interno dell´uomo. Nel 2002 realizzai uno spettacolo che parlava del terremoto della Bolivia, sarebbe attualissimo riproporlo oggi dopo quello che è capitato in Abruzzo». Come ha iniziato a fare teatro? «Desideravo le donne, ma proprio non ce la facevo a rivolgere loro la parola. Il teatro mi ha aiutato ad essere meno goffo, meno timido. La verità è che ho iniziato a fare spettacoli per poter parlare con le donne. Ma poi il teatro mi ha stregato, intrappolato, e non l´ho lasciato mai più». Nel ´72 il regime militare in Argentina la costrinse col suo gruppo teatrale a trasferirsi in Italia. «L´esilio ha segnato il mio percorso artistico. Di quel periodo è stata fondamentale la mia esperienza presso il centro sociale "Isola" di Milano. In seguito, sono stati miei compagni di viaggio il Centro teatrale di Pontedera del regista Roberto Bacci e il festival Armunia a Castiglioncello diretto da Massimo Paganelli». Lei per dieci anni, dall´80 al ´90, è stato sposato con Iben Nagel Rasmussen l´attrice-icona dell´Odin. «Iben è stata una maestra per me, Pippo Delbono, Danio Manfredini. Ma poi il mio lavoro è approdato altrove. Io per esempio non mi vergogno a raccontare con semplicità una storia. E´ fondamentale che il pubblico capisca ciò di cui si sta parlando. Una grande estetica può convivere con una trama comprensibile, immediata, capace di parlare al cuore del pubblico». Qual è il segreto del teatro di César Brie? «Raccontare la realtà attraverso la poesia. Non riesco ad essere indifferente alla realtà che ci circonda, ma il teatro è arte, non può essere soltanto cronaca o denuncia. Io interrogo gli attori, voglio che un attore dica una cosa e ne faccia un´altra».

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la carica dei ragazzi che salveranno il mondo - (segue dalla prima pagina) cinzia sasso (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 47 - Cronaca Impegnati, pronti a rischiare, più autonomi: sono i Millennials, i ragazzi diventati maggiorenni in questo secolo I sociologi della Cattolica disegnano la mappa dei nuovi giovani. Quelli che negli Usa hanno fatto vincere Obama La carica dei ragazzi che salveranno il mondo Superato lo shock di essere i primi a immaginare una vita peggiore di quella dei genitori Cresciuti in piena globalizzazione sono considerati "la vera grande risorsa del Paese" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) CINZIA SASSO Alessandro Rosina e Paolo Balduzzi hanno intitolato la ricerca "Giovani oltre la crisi, la carica dei Millennials" e con questa hanno raccontato i nuovi giovani, quelli che hanno compiuto 18 anni all´alba del nuovo millennio, ribaltando luoghi comuni e accendendo una luce di speranza. Perché la carica dei giovanissimi che hanno un´età compresa tra i 18 e i 27 anni, quelli che sono cresciuti imparando insieme all´alfabeto anche a navigare in Internet e a spedire sms; quelli che il muro di Berlino non l´hanno visto in piedi e sono cresciuti in piena globalizzazione; quelli che sanno da sempre cosa sono la precarietà della famiglia e del lavoro, sono, come dice il sociologo Antonio De Lillo, «la vera, grande risorsa di questo paese». Questi sono i giovani che popolano le piazze e le università italiane. Quelli come Margherita, che alle nove della sera suona il campanello: raccoglie firme per la presentazione della "sua" lista elettorale, Sinistra e Libertà: dopo aver studiato, dato lezioni di ripetizione, prima di andare al pub dove lavora a tarda sera, eccola in versione militante. O quelli come Davide, 23 anni, terzo anno di giurisprudenza, che la mattina davanti all´Università Cattolica distribuisce volantini del Mup, Movimento universitario padano, per la tornata elettorale della facoltà: «Vengo da Genova, qui vivo da solo e non ho la tivù: la mia è una famiglia di sinistra, ma io credo nelle idee della Lega, che bazzica le piazze. Dobbiamo cambiare in meglio questo mondo e io voglio fare la mia parte». Gomito a gomito altri banchetti, altri ragazzi che pensano a studiare, certo, ma anche a preparare un futuro migliore per sé e per gli altri, ognuno secondo le proprie convinzioni. La tendenza, come spesso accade, è stata rilevata per prima negli Stati Uniti: ci sono i Millennials, la loro voglia di cambiare e la loro fiducia che questo sia possibile, dietro l´elezione a presidente di Barak Obama. Questo è stato il punto di svolta, il segno concreto che i bamboccioni evocati da Tommaso Padoa Schioppa erano spariti, che i Neets (i giovani senza lavoro, senza titolo di studio e senza alcuna voglia di avere né l´uno né l´altro) erano sorpassati, che la «generazione boomerang» (l´ultima scoperta dei sociologi: quelli che dopo una parentesi di vita in autonomia rientravano nella casa dei genitori) andava esaurendosi pian piano. L´incrocio di dati Istat, Iard ed Eurostat fornisce una fotografia completamente diversa e seppellisce quella che sarà ricordata come la generazione delle tartarughe. Spiega Rosina: «I trentenni di oggi sono stati i primi a fare i conti con le nuove forme di lavoro flessibile e la scarsità di ammortizzatori sociali e davanti alle difficoltà hanno reagito in modo passivo, ritirandosi, cercando al massimo la salvezza sul piano individuale, rinunciando a combattere come gruppo». Oggi, lo choc di essere i primi a immaginare una vita peggiore di quella dei genitori, è superato. Sono i ragazzi a insegnare ai genitori come usare la tecnologia e questo li rende protagonisti, li fa sentire importanti; sono i giovani ad avere un´idea del mondo più attuale, non legata a blocchi che la storia ha superato; sono loro a parlare le lingue e a non stupirsi della diversità in mezzo alla quale hanno imparato a crescere. Così eccoli tornare a parlare di politica (lo fa, ogni giorno, quasi il 10 per cento dei ragazzi, ma con un aumento del 5 per cento dal 2000 in poi). Eccoli considerare molto importante l´impegno sociale (nei primi anni del nuovo secolo sono cresciuti dal 18 al 25%). Eccoli affermare che «per riuscire nella vita è necessario rischiare» (lo dice il 60% di chi ha tra i 20 e i 24 anni mentre la percentuale scende al 40 per i trentenni). Ed eccoli perfino più numerosi a lasciare la casa familiare: il dato non è alto, ma per la prima volta c´è un´inversione di tendenza, i trentenni continuano a restare dalla mamma, i più giovani che se ne sono andati sono aumentati di quasi il 3 per cento. Ecco, infine, diminuire anche il divario di comportamento tra i due sessi. Il futuro di questi ragazzi, però, non dipende solo da loro. Come dice Marco Leonardi, docente di Economia politica alla Statale: «Questi ragazzi, e il Paese con loro, potranno fare strada solo se gli adulti di oggi sapranno cambiare i meccanismi di selezione, premiare il merito, rovesciare le logiche attuali». Insomma, a guardare avanti con occhi diversi devono imparare soprattutto loro, gli inossidabili vecchi che guidano l´Italia.

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Rivedere la strategia della presenza delle truppe internazionali (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Rivedere la strategia della presenza delle truppe internazionali» Il responsabile Esteri Pd: ancora una volta le stragi dimostrano che l'intervento militare fallisce senza l'appoggio alla ricostruzione U.D.G. Un episodio atroce che ha causato decine di vittime innocenti, sofferenze disumane e che approfondisce un clima già difficile con la popolazione». A sostenerlo è Piero Fassino, responsabile del Pd per la politica estera. «Una strategia di successo - rimarca Fassino - ha bisogno di un rapporto positivo con la popolazione afghana e la stessa presenza militare internazionale rischia di essere inefficace se non accompagnata contemporaneamente da un rafforzamento della ricostruzione economica e delle istituzioni politiche statali e locali». «Anche l'Italia - sottolinea Fassino - deve sentire la responsabilità di concorrere alla definizione di una nuova strategia. Finora il governo si è limitato ad assecondare la volontà altrui» Cosa segnala la strage in Afghanistan? «Questo episodio atroce, come altri precedenti di altrettanta gravità, rende urgente avviare la revisione di strategia per l'Afghanistan proposta dallo stesso presidente Obama». Qual è il fulcro di questa strategia? «Non si tratta di mettere in discussione l'impegno militare che fu deciso, all'indomani dell'attentato alle Torri gemelle, per sradicare i santuari terroristici di Al Qaeda ed evitare che i talebani tornassero a opprimere il popolo afghano. Quell'obiettivo rimane tuttora vero e valido. Ma è evidente che se si vuole avere successo, occorre conquistare il consenso della popolazione non sottoponendola a inutili sofferenze e ad atti di prevaricazione. Così come è urgente rafforzare la ricostruzione economica e sostenere la costruzione di istituzioni democratiche - statali e locali - e di una pubblica amministrazione che sottragga l'Afghanistan alle logiche tribali. Insomma, serve più politica, liberandosi dall'illusione che sia sufficiente l'azione militare. D'altra parte è proprio stato questo il cuore della recente conferenza sull'Afghanistan promossa dal governo americano coinvolgendo tutti i principali Paesi della regione, compreso l'Iran». Un approccio globalizzato... «Occorre essere consapevoli che la crisi afghana non potrà essere risolta soltanto in Afghanistan. È cruciale quel che accade in Pakistan e le relazioni di questo Paese con l'Afghanistan. Così come è cruciale superare la storica conflittualità tra India e Pakistan che è il vero conflitto profondo mai irrisolto, che vede l'intera regione permanentemente esposta all'instabilità. Infine è evidente che una positiva evoluzione del dossier iraniano, su cui Obama ha fatto aperture coraggiose, potrà influire in modo decisivo anche sulle vicende afghane. E non va dimenticata la reciproca influenza tra il conflitto israelo-palestinese con quel che accada in Iran e in Afghanistan. Insomma, quel che serve è una visione e una strategia per il "Grande Medioriente" che si estenda dal Mediterraneo al Golfo Persico». Quale ruolo dovrebbe svolgere in questo scenario l'Italia? «Anche l'Italia deve sentire la responsabilità di concorrere alla definizione di una nuova strategia, tanto più dopo il grave incidente dell'altro ieri. Finora il governo si è limitato ad assecondare le volontà altrui. Ma Obama non chiede agli alleati di essere passivi e silenziosi, bensì di avere un ruolo attivo nella definizione delle scelte necessarie ad entrare in una fase nuova. È tempo che il governo venga in Parlamento e se ne possa discutere». Intervista a Piero Fassino

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ZOOM Museo di Roma in Trastevere World Press Photo 2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ZOOM Museo di Roma in Trastevere World Press Photo 2009 Inaugura al pubblico romano alle 18.00 al Museo di Roma in Trastevere, la mostra World Press Photo, legata all'omonimo concorso che vede da 52 anni, una giuria indipendente, formata da esperti internazionali, chiamata a esprimersi su migliaia di domande di partecipazione provenienti da tutto il mondo, inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam da fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste. Tutta la produzione internazionale viene esaminata e le foto premiate che costituiscono la mostra sono pubblicate nel libro che l'accompagna. Quest'anno il numero di fotografi e sottoposte al giudizio della giuria è ancora aumentato: 96.268 contro le 80.536 dell'anno precedente. Sono stati premiati 62 fotografi di 27 diverse nazionalità: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Francia, Germania, Grecia, India, Irlanda, Italia, Giappone, Messico, Olanda, Polonia, Russia, Salvador, Sud Africa, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraine e USA. Foto dell'anno l'immagine in bianco e nero del fotografo americano Antony Suau. ¡ P.zza S.Egidio, 1b, la mostra resta aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00, escluso il lunedì, fi no al 28 maggio. Biglietto integrato mostre + museo 5,50 euro, 4 euro ridotto. Info: 060608 www.museodiromaintrastevere.it (foto terza classifi cata al reportage Spot News Wojciech Grzedzinski, Polonia, Napo Images per Dziennik Confl itto georgiano, Agosto)

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Politiche COSMICHE (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politiche COSMICHE La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE Mario Pianta La crisi finanziaria internazionale ha rivelato la fragilità del mercato come strumento di regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'è chi, da un lato, è tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranità degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il «vuoto» di democrazia e capacità di governo è apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme più «multilaterali» di global governance. Una via alternativa alle copnclusioni del g20 londinese è la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a più livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini nazionali. Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa direzione sono già stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità che scavalca quella degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste per rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla società civile di tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziché i governi - del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della società civile nei meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di là degli aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà d'informazione. Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso della forza - su come si può ottenere o perdere il potere politico. Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunità di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversità culturali, l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari interni e la tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei problemi globali - sui quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i diritti e doveri di una nascente «cittadinanza cosmopolitica». Per Archibugi la scommessa è di trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e di porre vincoli alla sovranità degli stati, in un sistema di «costituzionalismo globale» in cui il nuovo possa convivere con l'attuale sistema inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine «ibrido» sono esaminati nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni unite, degli interventi umanitari, dell'«esportazione della democrazia», dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici. Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacità di unire una solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in parte già praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente della società civile mondiale. Meno convincente è invece lo schema che contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale più standard) a un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche), mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene affrontato. Il potere delle élite Le idee chiave per essere Cittadini del mondo si intrecciano bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui è in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa svuotata e mediatizzata, controllata dalle élite e dai partiti. I contributi raccolti in Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti esplorano così i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza, individuato dal saggio di Jürgen Habermas, è la fine della politica dello stato sociale come si è affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La debolezza della politica come strumento per «temperare» il capitalismo, la burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarietà come principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei processi di comunicazione che la caratterizzano. La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra così la società civile intesa come una sfera pubblica che vede protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al centro del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia può trovare terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalità di definizione delle identità, di aggregazione degli interessi, di accordo sulle procedure per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei rapporti tra le attività della società civile e i processi istituzionali che caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza regole, segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua capacità della politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla società. La pratica del consenso Ma esiste una capacità della società civile di «reinventare» la democrazia? La risposta è nel capitolo di Donatella della Porta, che presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei movimenti globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee, le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a tre valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la critica alle procedure di votazione). Tutto ciò ha alimentato i conflitti per chiedere più democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali e ha aperto la strada a una visione della politica come partecipazione, con un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della società civile. Quanto ai rapporti con le autorità politiche, è significativo che forti pratiche conflittuali non escludano forme di collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale. Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e Giulio Marcon. CONTINUA|PAGINA12

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Mappe per orientare la globalizzazione dal basso (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MATERIALI Mappe per orientare la globalizzazione dal basso Una mappa delle strade della democrazia che attraversano i confini nazionali è nell'ultimo annuario «Global Civil Society 2007/8. Communicative power and democracy» (Sage) con testi di Mary Kaldor, Vincent Price e molti altri. Di democrazia, sovranità e società nella globalizzazione si occupa Zygmunt Bauman nel libro-intervista «Modernità e globalizzazione» di Giuliano Battiston (Edizioni dell'Asino, in stampa). Sulle Nazioni Unite il lavoro più aggiornato è di Nora McKeon «The United Nations and Civil Society: Legitimating Global Governance - Whose Voice?» (Zed, in uscita ad agosto), dove sono esaminate le esperienze innovative - nei casi dei controvertici, dell'alimentazione e degli Obiettivi di sviluppo del millennio -, i problemi di legittimità e rappresentanza, i meccanismi di partecipazione delle Ong, con un esame delle proposte di riforma delle Nazioni Unite. Le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti globali sono al centro del volume curato da Donatella della Porta, «Democracy in social movements» (Palgrave, in stampa), che presenta i risultati di un'indagine su centinaia di organizzazioni di diversi paesi europei. I risultati di un'indagine sulla società civile di tutto il mondo promossa da Civicus, una rete globale di associazioni, sono esaminati in «Civicus global survey of the state of civil society», curato da V. Finn Heinrich e Lorenzo Fioramonti (Kumarian Press). Per quanto riguarda la difficile traduzione, a livello nazionale, della democrazia in politiche di cambiamento è esaminata da Carlo Donolo in «Il futuro delle politiche pubbliche» (Bruno Mondadori) e qualche via d'uscita non istituzionale è proposta da Giulio Marcon in «Come fare politica senza entrare in un partito» (Feltrinelli). Un manualetto delle pratiche più radicali è in «Ribellarsi è giusto. Teorie e pratiche della disobbedienza civile» (Edizioni dell'Asino), un'antologia con testi che vanno da Gandhi a Gunther Anders, da Aldo Capitini a Howard Zinn.

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Politiche COSMICHE. (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politiche COSMICHE La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di massa INNOVAZIONI TRA GLOBALE E LOCALE Mario Pianta La crisi finanziaria internazionale ha rivelato la fragilità del mercato come strumento di regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimità all'azione degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'è chi, da un lato, è tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'è chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'«alto» dei processi globali e verso il «basso» della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranità degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il «vuoto» di democrazia e capacità di governo è apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme più «multilaterali» di global governance. Una via alternativa alle copnclusioni del g20 londinese è la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a più livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini nazionali. Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa direzione sono già stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorità che scavalca quella degli stati. Altre azioni «cosmopolitiche» riguardano le richieste per rafforzare, democratizzare e rendere più autonome dai paesi più potenti le istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziché a un gruppo ristretto scelto dai più ricchi - responsabilità specifiche su problemi globali. Così, in contrapposizione al G20, l'Onu terrà a giugno la sua «Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo», da cui potrebbero venire risposte alla crisi più condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla società civile di tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziché i governi - del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della società civile nei meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non governative, e così via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di là degli aspetti più immediati - presenza di elezioni, partiti, libertà d'informazione. Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso della forza - su come si può ottenere o perdere il potere politico. Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunità di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversità culturali, l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari interni e la tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei problemi globali - sui quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i diritti e doveri di una nascente «cittadinanza cosmopolitica». Per Archibugi la scommessa è di trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e di porre vincoli alla sovranità degli stati, in un sistema di «costituzionalismo globale» in cui il nuovo possa convivere con l'attuale sistema inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine «ibrido» sono esaminati nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni unite, degli interventi umanitari, dell'«esportazione della democrazia», dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici. Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacità di unire una solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in parte già praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente della società civile mondiale. Meno convincente è invece lo schema che contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale più standard) a un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche), mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene affrontato. Il potere delle élite Le idee chiave per essere Cittadini del mondo si intrecciano bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui è in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa svuotata e mediatizzata, controllata dalle élite e dai partiti. I contributi raccolti in Dopo la politica. Democrazia, società civile e crisi dei partiti esplorano così i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza, individuato dal saggio di Jürgen Habermas, è la fine della politica dello stato sociale come si è affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La debolezza della politica come strumento per «temperare» il capitalismo, la burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarietà come principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei processi di comunicazione che la caratterizzano. La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra così la società civile intesa come una sfera pubblica che vede protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al centro del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia può trovare terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalità di definizione delle identità, di aggregazione degli interessi, di accordo sulle procedure per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei rapporti tra le attività della società civile e i processi istituzionali che caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza regole, segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua capacità della politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla società. La pratica del consenso Ma esiste una capacità della società civile di «reinventare» la democrazia? La risposta è nel capitolo di Donatella della Porta, che presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei movimenti globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee, le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a tre valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la critica alle procedure di votazione). Tutto ciò ha alimentato i conflitti per chiedere più democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali e ha aperto la strada a una visione della politica come partecipazione, con un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della società civile. Quanto ai rapporti con le autorità politiche, è significativo che forti pratiche conflittuali non escludano forme di collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale. Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e Giulio Marcon. CONTINUA|PAGINA12 Per Pino Ferraris, dopo la politica dei partiti deve seguire una diffusa «politicizzazione dal sociale», magari con una «confederazione» leggera delle esperienze sociali che hanno progetti di cambiamento, su basi solidaristiche. Giulio Marcon definisce questo percorso come il passaggio dalla «monarchia dei partiti» alla «repubblica della politica», in cui ogni forma di politica diffusa - nei movimenti, nelle associazioni, nel terzo settore, nei gruppi locali, nel sindacato, etc. - abbia la stessa dignità e riconoscimento della politica dei partiti nel definire il bene comune e le decisioni da prendere. Tanto a livello globale che nazionale, la possibilità di partecipare in prima persona e di esercitare un controllo sulle decisioni restano i due pilastri su cui costruire il futuro della democrazia, al tramonto dell'epoca in cui lo stato nazionale e la politica dei partiti definivano l'unica arena della democrazia.

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Florian, il caffè dei poeti porta la tradizione a Dubai (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: STILI E TENDENZE data: 2009-05-07 - pag: 29 autore: Non solo Venezia Florian, il caffè dei poeti porta la tradizione a Dubai Claudio Pasqualetto Da ieri c'è un caffè Florian anche a Dubai. Non c'è di che stupirsi visto che il più antico caffè italiano, che ha aperto le porte a Venezia, in piazza San Marco, nel 1720, la globalizzazione ce l'ha nel Dna, essendo diventato da subito il luogo di incontro e di confronto di una città quanto mai interessata al mondo intero.Non c'è da stupirsi nemmeno della singolare commistione tra gli stucchi, i velluti, i mosaici, le dorature e gli specchi tipici del caffè veneziano ed il modernissimo vetro e metallo del Dubai International Financial Center nel quale è ospitato. Il caffè è unico e non modificabile : è questa la forza del suo brand che è diventato sinomimo di un servizio di lusso oltre che ovviamente esclusivo. Forse ben pochi dei clienti di Dubai ricorderanno che la casa madre veneziana è stata frequentata da Lord Byron piuttosto che da Goethe, che ha visto nascere l'idea della Biennale, che ha dato un contributo importante all'arte della seduzione di Giacomo Casanova. A Venezia tutto questo si continua a respirare nelle salette che in ogni stagione dell'anno rappresentano un rifugio del tutto particolare nel cuore di un centro storico sempre più turisticizzato. Ma nei 460 metri quadrati del nuovo locale negli Emirati, fra un ristorante italiano, un caffèlounge ed un retail shop c'è comunque tutta l'esperienza maturata da una storia di successo plurisecolare made in Italy. Dubai, dove il richiamo veneziano si legge già dall'esterno per merito di un preziosissimo lampadario in vetro soffiato color ametista, realizzato naturalmente a Murano e che è alto oltre tre metri e mezzo, è in realtà la seconda tappa all'estero del Florian che dal 2006 è presente anche ad Abu Dhabi con un caffè. Poi c'è il locale inaugurato sempre nel 2006 a Firenze, nel cuore del centro storico, ed a luglio ci sarà un nuovo Florian ad occupare 160 metri quadrati al terzo piano di Harrods, a Londra. A quasi tresecoli dall'aperturadella della bottega da caffè veneziana c'è quindi un nuovo percorso imprenditoriale per il Florian, costruito con estrema cura ed attenzione, e sicuramente accelerato dopo che, poco più di mese fa, la famiglia Vedaldi ha passato la mano alla Florian holding controllata da Andrea Formilli Fendi, che ne è il presidente. Già Daniela Vedaldi, assieme a Marco Paolini che della nuova società è amministratore delegato, aveva aperto il Florian a nuove frontiere nell'ultimo decennio: da un lato un merchandising molto esclusivo con le linee Lifestyle e Gourmet che spaziano dal caffè ai vini, dai profumi alle porcellane; dall'altro, con la linea design, una serie di iniziative legate all'arte contemporanea con mostre ed installazioni nel caffè ed oggetti realizzati in esclusiva da Gaetano Pesce piuttosto che da Massimo Nordio. Ora i progetti prevedono dopo Harrods ulteriori aperture a breve, sempre con la formula della partnership. Il brand viene però concesso unicamente dietro accettazione di una serie molto rigida di regole che lo tutelano, regole che spaziano dall'arredamento, secondo una formula studiata da Gloria De Ruggiero, all'uso dei prodotti Florian fino ai dettagli sul servizio che deve prevedere esclusivamente tazze in porcellana e vassoi d'argento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Classico. L'interno del Caffè Florian di Firenze, il secondo dopo Venezia

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La scuola e l'Europa unita passioni di Calamandrei (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Terza Pagina data: 07/05/2009 - pag: 51 La scuola e l'Europa unita passioni di Calamandrei «V era democrazia non si ha là dove, pur essendo di diritto tutti i cittadini ugualmente elettori ed eleggibili, di fatto solo alcune categorie di essi dispongano dell'istruzione sufficiente per essere elementi consapevoli ed attivi nella lotta politica». Benché siano apparse sulla rivista «Il Ponte » nel gennaio 1946, queste parole di Piero Calamandrei non sono certo inattuali. Nell'era della globalizzazione e del Web, la centralità dell'istruzione pubblica sembra venuta meno, ma i testi del giurista fiorentino raccolti dall'editore Sellerio con il titolo Per la scuola (pp. 135, ¬ 10) ci ricordano che lasciarla decadere è un rischio enorme, poiché si tratta di un «organo centrale della democrazia». Se non posseggono gli strumenti critici per orientarsi nel flusso dei messaggi mediatici, i cittadini restano esposti a infinite forme di manipolazione o suggestione emotiva. E solo una solida educazione di base può sottrarli al destino di percettori passivi. Ma rimane valida anche l'altra ragione che induceva Calamandrei a indicare nella questione scolastica un tema cruciale: la necessità di promuovere l'ascesa dei meritevoli provenienti da famiglie disagiate per garantire un «continuo ricambio sociale». Lo dimostra l'odierna Italia dominata dal nepotismo, dalla quale troppi giovani capaci, ma privi di santi in paradiso, preferiscono andarsene. Oltre che istruttiva, la prosa di Calamandrei è sempre limpida e scorrevole, come si può constatare anche dal pregiato volumetto fuori commercio Utopie di idealisti ingenui? (pp. 92) pubblicato dalla Fondazione Corriere della Sera con un'introduzione di Antonio Padoa Schioppa. Contiene solo cinque articoli gli unici che Calamandrei pubblicò sul quotidiano di via Solferino ma ciascuno di essi è un modello di scrittura chiara e incisiva: quello sul federalismo europeo, datato 11 settembre 1945, è anche un notevole esempio di lucidità e sapienza giuridica. Antonio Carioti

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I doni di Silvio al sindaco (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 07/05/2009 - pag: 2 I doni di Silvio al sindaco «Riforma fatta in 6 mesi» Da Alemanno una Lupa: «Roma ha ancora bisogno di te» All'arrivo di Berlusconi l'applauso dell'aula Giulio Cesare La lupa capitolina per Silvio Berlusconi. Con raccomandazione del sindaco: «Mettila sulla scrivania per ricordare che Roma ha ancora bisogno di te». Un fermacarte con l'immagine di palazzo Chigi per Gianni Alemanno: «In ricordo degli anni in cui hai lavorato tanto e bene con me», aggiunge il Presidente del Consiglio. Controreplica divertita del sindaco: «Ci aspettiamo ben altri regali per Roma». «Non vi deluderò », promette Silvio Berlusconi. Il primo «regalo» è una rapida attuazione della riforma con la veloce approvazione anche dei decreti attuativi. «Berlusconi nel mio studio mi ha assicurato - racconta terminata l'ufficialità Gianni Alemanno - che al massimo tra tre o sei mesi ci saranno i decreti e così ci verranno date le funzioni e le risorse per Roma Capitale ». Perché «è decisiva la rapida attuazione di questa riforma, sia in termini legislativi che in termini di patrimonio - ha aggiunto Alemanno - . Il Presidente del Consiglio mi ha garantito che tutto questo si farà, che non ci saranno le resistenze burocratiche che spesso bloccano l'attuazione di questi processi». Per il sindaco sono cinque i punti con cui Roma «potrà svilupparsi ed essere competitiva »: la cultura («con riferimento ai valori cattolici»), lo sviluppo sociale, il turismo, lo sport e il suo ruolo al centro del Mediterraneo. Gianni Alemanno ha parlato delle varianti urbanistiche che consentiranno di realizzare la «cittadella giudiziaria e ricostruire sullo stesso sito il Policlinico Umberto I»; del Tevere che «avrà una sola autorità e non 50 come ora»; del traffico, «Roma non deve essere più ricordata come la città delle buche e dove non ci si muove». «Noi vogliamo battere Parigi nel numero di turisti», ha aggiunto il sindaco, anche con la costruzione del secondo «Polo», o «tirando fuori dal cassetto il sogno delle Olimpiadi». Nell'«era della globalizzazione si vince solo se si sta sulle eccellenze». Alla presenza dei presidenti dei Municipi, del mondo imprenditoriale ed economico (assenti, però, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e l'ex candidato sindaco Francesco Rutelli), la «festa» è iniziata a mezzogiorno con l'ingresso di Berlusconi nell'aula Giulio Cesare. E dopo il saluto del presidente dell'aula Marco Pomarici è stata la volta dell'opposizione, del presidente della commissione per Roma Capitale Francesco Smedile: discorso dai toni soft (il sindaco è andato personalmente alla fine a ringraziarlo) che ha strappato un applauso anche quando ha ricordato a Berlusconi che «forze all'interno della sua maggioranza hanno avuto atteggiamenti non troppo carini verso Roma. Faccia stare - è l'invito - i parlamentari della Lega più tempo a Roma, così se ne innamorano». Francesco Smedile ha ammesso di «non avere nessun imbarazzo, pur essendo dell'opposizione, a riconoscere che la riforma è assolutamente positiva», ricordando la collaborazione che c'è stata in Campidoglio. L'unica richiesta la «rapidità dei tempi di attuazione e che nei decreti si tenga conto del contributo che la città dà al paese ». Più tardi anche nelle parole del capogruppo del Pd Umberto Marroni si parla di fase «importante», con l'invito al governo a «tenere conto della centralità del consiglio comunale » e dell'«approccio verso l'area metropolitana». La polemica arriva più tardi dal segretario del Pd del Lazio Roberto Morassut: «Berlusconi concede ad Alemanno ciò che per pregiudizio politico negò per anni ad altri»; ancora: «È stato Enrico Berlinguer nel 1980 il primo firmatario ella legge per Roma Capitale». Ed è polemica anche fra il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e il vicesindaco Mauro Cutrufo che ha incentrato il suo discorso sui confini e su «Roma che è la città più vasta d'Europa». «In una giornata positiva - ha commentato Zingaretti - il limite è stato quello che definisco un 'comiziaccio' del vicesindaco, che forse non ha letto quello che il suo governo ha approvato, cioè una riforma che punta all'area metropolitana». «La legge è chiara - precisa alla fine Alemanno - la riforma riguarda il Comune di Roma. Ho dato la mia parola a Zingaretti che poi ci occuperemo del-- l'area metropolitana: abbinare le due riforme potrebbe provocare ritardi». E nel futuro «la regione a statuto speciale come vuole Piero Marrazzo». Lilli Garrone

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Si fa presto a dire pizza: in Italia una su due sono taroccate (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 109 del 2009-05-07 pagina 0 Si fa presto a dire pizza: in Italia una su due sono taroccate di Massimiliano Scafi Cagliate dell'est invece della mozzarella, olio tunisino invece dell'extravergine, pomodoro cinese invece di quello campano, grano tenero dall'Ucraina e dal Canada. Contro lo snaturamento della storica Margherita, la Coldiretti prepara una «patente» di italianità La mozzarella? Lasciate perdere. Scordatevi pure il pomodoro Sanmarzano e l'olio extravergine di oliva. Quanto alla pasta, niente da fare, è taroccata anche quella: dentro non c'è più il frumento delle campagne del Belpaese, non c'è più 'o sole, ma c'è un immondo e indigeribile intruglio di farine canadesi e ucraine. Insomma, in Italia è sparita la Pizza, quella vera, con P maiuscola. Al suo posto, sempre più spesso, viene servita una simil-pizza con la p minuscola, fatta con ingredienti di bassa qualità e poco prezzo che arrivano dalle parti più disparate del mondo. E' la fine di un mito: una pizza su due, hanno calcolato alla Coldiretti, è ormai straniera. Mestamente, si ammaina dunque una delle ultime e più gloriose bandiere del made in Italy. La notizia è triste: è come se si scoprisse che le Ferrari vengono costruite con il Lego in Danimarca, come se ci si accorgesse che in Brunello viene imbottigliato ad Atlanta dalla Coca Cola. Ma è tant'è: è la globalizzazione, bellezza. E' la dura legge del mercato che impone a tutti le sue regole. Eppure «pizza», secondo un sondaggio realizzato dalla società Dante Alighieri, è la parola italiana più nota nel pianeta. La conoscono l'otto per cento delle persone. Più del cappuccino, sette e mezzo per cento, più degli spaghetti, sette, più persino dell'espresso, sei per cento nonostante George Cloney. Ma ovviamente c'è pizza e pizza e quella che ultimamente gira per i ristoranti anche del nostro Paese non è nemmeno una lontana discendente di quel capolavoro inventato a Napoli a metà del Settecento e innalzata nel 1889 a vero simbolo dell'unità nazionale. Il bianco della bufala, il rosso del pomodoro, il verde del basilico, il cornicione rialzato, ecco il tricolore culinario, ecco la mozzarella disposta a forma di petalo che il pizzaiolo Raffaele Esposito dedicò alla regina Margherita. Ecco, tutto ciò sta sparendo. Invece della mozzarella ci sono i formaggi cagliati dell'est Europa. Invece del pomodoro campano ci sono quelli cinesi. Invece dell'olio l'oliva extravergine c'è un liquido giallo tunisino se non addirittura un olio di semi. Tradisce pure il grano, che arriva dall'Ucraina o dal Canada. «Inquinate» ormai il cinquenta per cento delle pizzerie. Nell'ultimo anno sono stati importati 500 milioni di chili di olio, 86 milioni di chili di cagliate, 130 milioni di chili di concentrato di pomodoro e cinque milioni di grano tenero. Per porre un argine, la Coldiretti ha lanciato una specie di patente per la pizza doc, un progetto per «garantire una filiera agricola tutta italiana». In Italia ci sono 26 mila pizzerie con 120 mila posti di lavoro e un fatturato di cinque miliardi di euro. Per ottenere l'ambita sigla di Sgt, specialità artigianale garantita, i ristoratori dovranno documentare, oltre alla provenienza degli ingredienti, una particolare capacità culinaria: il prodotto finale dovrà avere un diametro non superore ai 35 centimetri, un bordo rialzato di un paio di centimetri, una consistenza elastica e la possibilità di essere ripeiegato a libretto. E soprattutto, la vera pizza dovrà essere cotta in un forno a legna a 485 gradi per non più di un minuto e mezzo. Buon appetito. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Funzionerà l'economia all'insalata Usa? pag.1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 07-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Funzionerà l'economia all'insalata Usa? PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 07.05.2009 17:39 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! La priorità di Obama è quella di essere rieletto nel 2012. Il 2009 sarà un anno di riparazione. Se questa ci sarà – e dipende dal risanamento celere del sistema bancario - la ripresa sarà lenta perché i tempi tecnici della ricostruzione del risparmio privato e del recupero di valore degli immobili non potrà essere brevissimo. Quindi potrebbe arrivare alla campagna di rielezione con una crescita deludente. Obama ha il terrore di non essere rieletto in quanto tale eventualità mostrerebbe che è stato uno scherzo passeggero, dovuto a circostanze anomale, della storia americana. Inoltre sa che nulla, dopo la quasi deificazione, gli sarà perdonato. Questo problema è complicato dalle elezioni di medio termine nel 2010 dove si rinnova una parte del Congresso. Se la sinistra le perderà ciò creerà una profezia negativa per le presidenziali del 2012. L’unico modo per evitarlo è quello di pompare la crescita ad ogni costo e rischio. Infatti Obama sta ricorrendo come non mai al debito, quasi in modo isterico (una bomba inflazionistica futura), ed è disposto a qualsiasi compromesso con la Cina affinché glielo finanzi. Pertanto è prevedibile la ricostruzione della locomotiva globale sino-americana, di un conseguente G2 e il gonfiamento di una nuova bolla. Se poi il disastro avverrà nuovamente nel secondo mandato ci penserà allora. Ovviamente nel fare questo deve rispettare i paletti della sinistra e dell’ambientalismo, cioè tasse ai ricchi, più spesa sanitaria e per fantasiosi progetti di nuova ecologia ed energetici. In conclusione, l’insalata obamiana ha sapori portanti pro-mercato rivestiti di populismo e verdismo in superficie, il tutto sostenuto da una spuma, cioè da una bolla finanziata a debito. Probabilmente il “sistema” americano non glielo farà fare al punto da far deflagrare un’inflazione devastante. Ma questo lo segue pagina >>

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Frontiere sempre più hi-tech (sezione: Globalizzazione)

( da "Punto Informatico" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma - Nel mondo globalizzato in cui le persone si spostano e viaggiano senza posa, il controllo alle frontiere rappresenta un problema difficile (se non impossibile) da risolvere in via definitiva. Nondimeno le autorità americane ci provano, innestando soluzioni tecnologiche sofisticate nei processi di check-in (e check-out) agli aeroporti con risultati non sempre del tutto soddisfacenti. Ad esempio, le misure precauzionali seguite alla "epidemia" della febbre suina, supposta minaccia mortale alla salute mondiale che si sta rivelando essere meno deleteria e pericolosa di una comune influenza stagionale, tuttavia ha spinto gli States a dotare i checkpoint di sensori di calore, controllo a cui naturalmente sottoporre le persone in transito per verificare eventuali anomalie nei normali valori della temperatura corporea. Questo genere di misure rischia di ingenerare un falso livello di sicurezza nei viaggiatori, un po' come i controlli anti-terroristi agli aeroporti saliti "a livelli da idiozia" dopo gli attacchi dell'11 settembre scrive Gizmodo. Sensori termici e "sniffer" di particelle virali nulla potrebbero infatti contro epidemie e infezioni in stadi diversi di incubazione o provocate da agenti sconosciuti, o che magari non generano i sintomi che si vorrebbero scovare come la febbre caratteristica delle influenze pseudo-pandemiche. Se un virus è sconosciuto e cattivo sul serio, continua Gizmodo, sistemi di controllo come questi non serviranno a nulla tranne che a far sentire più sicure le vittime dell'epidemia nell'istante stesso in cui ne vengono investiti. "La battaglia" per il contenimento di eventuali pandemie capaci di decimare la popolazione mondiale "è persa" almeno per il momento, hi-tech o non hi-tech. Se la guerra ai virus fa segnare uno score negativo, quella contro i clandestini va nella direzione esattamente opposta: gli aggeggi tecnologici in dotazione gli agenti delle frontiere britanniche sono tutto fuorché inutili, prevedendo l'impiego di sensori in grado di misurare l'accelerazione del battito cardiaco e un eccesso di produzione di CO2 accanto ai più tradizionali controlli computerizzati dei documenti di identità e di viaggio. Il controllo del traffico su ruote motrici che avviene nel tunnel sotto la Manica non può riguardare tutti i mezzi che attraversano il passaggio, ma accanto alla tecnologia per scovare scomparti segreti e clandestini nel retro degli autocarri le autorità di sua maestà si affidano anche al "fiuto" degli agenti di frontiera, a cui spetta il compiuto di selezionare i mezzi da controllare una tantum senza bloccare completamente il transito. Le autorità chiedono con sempre maggiore insistenza la collaborazione dei cittadini-viaggiatori, a cui ad esempio viene consigliato l'acquisto della Checkpoint Friendly Laptop Bag prodotta da Aerovation su indicazione della Transportation Security Administration statunitense. L'obiettivo, in questo caso, è facilitare il compito di controllo e scansione ai raggi-x ai checkpoint. Alfonso Maruccia

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Piemonte chiama mondo Gli eventi (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

A TORINO Piemonte chiama mondo Gli eventi Entra nel vivo «Piemonte chiama mondo», la manifestazione promossa dal Consorzio delle Ong Piemontesi: un mese di incontri, mostre e laboratori sulla cooperazione internazionale e la solidarietà. A Torino, sabato 9 maggio, ore 16 al circolo Bloom, via Challant 13, conferenza su «Globalizzazione, disuguaglianze e salute»; sempre sabato 9, ore 20, alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù, via Nizza 56, serata nicaraguense (prenotazioni: 348/8356150, giuseppe.cocco@mlal.org). Domenica 10, ore 20,30 a Eataly, via Nizza 230 int. 14, cena di raccolta fondi per l'Etiopia; dalle 14 alle 22, l'ong Mais partecipa alla Festa degli scambi, in piazza Madama Cristina (info 011/657972). Lunedì 11 ore 20, al Vssp, via Toselli incontro su «La sovranità alimentare nel Nord del mondo: dai gas alle filiere corte partecipate», a cura del Coopi Piemonte. Giovedì 14 dalle 20, via Ormea 45, incontro su «Introduzione sul concetto di sostenibilità» con Vincenzo Guarnieri. Giovedì 14, ore 14.30, in via Vanchiglia 4/e presentazione del libro di Marcello Monteleone «Processo penale e giustizia riparativa nella tradizione Dogon (Mali)». Info 011/436.50.06, www.ongpiemonte.it

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"Ecco la nostra ricetta contro la recessione" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il decalogo Retroscena Il G8 ombra dell'economia GLOBALIZZAZIONE "Ecco la nostra ricetta contro la recessione" Stiglitz e Fitoussi: troppo ampia la distanza tra ricchi e poveri STEFANO LEPRI «C'è stata per i capitali ma il mercato del lavoro la aspetta ancora» ROMA 23456781Tasse ai ricchi Più tasse ai ricchi e rafforzare la lotta all'evasione fiscale.Lotta ai paradisi Niente competizione fiscale tra i Paesi e lotta ai paradisi fiscali. Sanità per tutti Il sistema sanitario pubblico deve essere per tutti i cittadini. Il rilancio Ue Servono più misure per sostenere e rilanciare l'Unione europea. Libero scambio Non bisogna adottare politiche commerciali protezionistiche. Prestiti ai poveri Finanziamenti ai Paesi poveri senza condizioni del Fmi.Aiuti a banche Salvare le banche e non escludere di nazionalizzarle.Stretta su finanza Imporre requisiti di capitale più severi alle grandi banche.Più valute Il sistema monetario mondiale deve essere basato su più valute.No a effetto serra Rafforzare le misure volte a lottare contro l'effetto serra.9La grande crisi nasce dall'aver lasciato fare alla grande finanza quasi tutto quello che voleva; ma alla radice sta la crescente disuguaglianza sociale degli ultimi 25 anni. Così concordano i 25 esperti mondiali riuniti dall'università Luiss «Guido Carli» di Roma e dalla Columbia di New York; è un «G-ombra» di economisti, alti funzionari, rappresentanti di organizzazioni non governative, costruito per offrire consigli ai governanti del G-7, del G-8 e del G-20. E' una interpretazione nuova, quella riassunta al pubblico dai due coordinatori, il premio Nobel Joseph Stiglitz e Jean-Paul Fitoussi, uno dei più ascoltati economisti francesi. Ha un sapore, per schematizzare, alquanto di sinistra. Il dissesto della finanza sregolata, supportato da una dottrina sbagliata (il fondamentalismo liberista) ha avuto conseguenze così devastanti perché «alla radice» c'è la disuguaglianza sociale, che provoca «una carenza di domanda a livello mondiale». In parole povere il divario tra ricchi e poveri si è allargato a causa di una «globalizzazione squilibrata» («i movimenti di capitale sono stati liberalizzati assai più dei mercati del lavoro») e del «logorarsi dei principi egualitari affermatisi dopo la seconda guerra mondiale», si legge nel documento conclusivo. Poiché i ricchi rispetto ai poveri spendono una quota inferiore di quello che guadagnano, mancano ora sufficienti stimoli alla ripresa. Negli Stati Uniti, ha spiegato Stiglitz, «la compressione dei redditi bassi è stata compensata dalla riduzione del risparmio e dal crescente indebitamento delle famiglie, che aveva permesso di tenere quasi immutati i comportamenti di spesa». Intanto, per evitare la disoccupazione, il governo spendeva in deficit; si sono dunque accresciuti insieme il debito privato e il debito pubblico. L'Europa ha preso una strada diversa: «la redistribuzione a favore dei redditi alti ha portato a maggiori risparmi e a una crescita più lenta»; mentre «un settore finanziario meno incline all'innovazione limitava l'indebitamento dei consumatori». Nello stesso tempo gli alti risparmi dell'Asia e dei paesi petroliferi del Medio Oriente contribuivano sempre più a finanziare il debito americano. Per questo è così difficile tirarsi fuori dalla recessione, «perché il vecchio motore della crescita si è rotto - si infervora Stiglitz - e non potrà tornare più come prima». L'economista americano non crede molto ai segnali di ripresa che i governanti del suo paese dicono di intravedere: «Nella loro posizione è comprensibile che cerchino di infondere ottimismo». Il calo dell'attività economica rallenta, ma questo non deve essere confuso con una ripresa vera e propria». Più ancora, aggiunge, «mi pare che ci sia qualcuno intento a pregare che la ripresa arrivi abbastanza presto da non dover rivelare tutte le perdite ancora nascoste nelle banche». Fitoussi, che insegna alla Luiss oltre che a Parigi, è d'accordo. Il loro documento si apre con un appello ai capi di governo dei vari «G»: l'alternativa che hanno davanti è tra uscire dalla crisi «con un futuro di crescita più sostenibile, più amica dell'ambiente, e dai frutti distribuiti in modo più equo», oppure essere giudicati per «aver mancato al loro dovere», «benché le circostanze eccezionali offrano uno spazio di manovra molto maggiore». Di qui i suggerimenti, che in tutto sono una trentina. Si critica l'Unione europea, perché le sue misure anticrisi «restano ben al di sotto del contributo da dare in ragione delle dimensioni dell'economia e dell'alto livello di risparmi». E se il problema di fondo è la disguaglianza, occorre «accrescere la progressività del sistema fiscale» in modo coordinato tra i vari paesi, nonché restituire ai sistemi pensionistici un ruolo di perequazione. Fitoussi insiste sugli aiuti ai paesi poveri; un altro dei membri del «G-ombra» il Lord inglese di origine indiana Meghnad Desai, appoggia la proposta cinese di sostituire al dollaro, come valuta internazionale, un paniere di valute sotto l'autorità del Fondo monetario.10

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se i francesi si ribellano - marc lazar (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 47 - Commenti SE I FRANCESI SI RIBELLANO MARC LAZAR Ma che sta succedendo in Francia? Le manifestazioni contro la crisi sono imponenti; i casi di sequestri di dirigenti per mano di lavoratori esasperati si moltiplicano, e tutto questo avviene, in larga misura, con l´approvazione dei francesi. La politica si estremizza. Non senza compiacimento, Dominique de Villepin, già primo ministro di destra, ha parlato di «rischio rivoluzionario», mentre il centrista FranÇois Bayrou si è lanciato in accese requisitorie; i socialisti si spostano a sinistra e la sinistra estrema avanza, tanto che uno dei suoi leader, Olivier BesanÇenot, è oggi tra i politici più popolari. I media parlano di insurrezione, di rivolta, di deriva terroristica, di rigetto del capitalismo, alimentando dibattiti a non finire. Come si spiega questo clima? Le ragioni sono innanzitutto congiunturali. La Francia è alle prese con un aumento della disoccupazione e un calo del potere d´acquisto che le misure varate dal governo non sono ancora riuscite ad arginare. Le disuguaglianze aumentano più che mai, e i francesi si preoccupano per il futuro dei loro figli. La questione delle remunerazioni dei manager, in particolare da parte di aziende che licenziano dopo aver ricevuto denaro pubblico, continua ad alimentare le controversie esacerbando la percezione dell´ingiustizia. Ma quest´atmosfera rivela anche alcuni tratti più profondi. La Francia è scossa regolarmente da crisi intense, nel corso delle quali esplodono sentimenti di ostilità verso le élite e l´aspirazione a una rottura completa. Queste crisi febbrili alimentano interrogativi che sono sempre gli stessi: è psicodramma o rivoluzione? Se lo chiedeva, fin dal 1968, anche il filosofo Raymond Aron. I sindacati, deboli e divisi, sono tentati di lanciarsi in rivendicazioni crescenti, e in parte anche in azioni dure. E incontrano enormi difficoltà a negoziare compromessi con un padronato spesso intransigente, e più ancora a farli applicare. Dato il peso storico dello Stato, i francesi tendono abitualmente a metterlo sotto pressione, e nei momenti critici ricercano più che mai la sua protezione. Sono oramai in molti a diffidare dell´economia di mercato, a respingere la globalizzazione e a condividere quella famosa passione per l´uguaglianza di cui già parlava Alexis de Toqueville. Ma di fatto, in ogni circostanza i francesi tendono a percepire in maniera piuttosto negativa qualsiasi cambiamento economico o sociale. Da una quindicina d´anni una parte del ceto medio del settore pubblico, che rappresenta in Francia quasi il 30% dei lavoratori dipendenti, si ribella contro il calo del proprio potere d´acquisto, il deterioramento delle condizioni di lavoro, le politiche di austerità e le varie riforme dei servizi pubblici promulgate a livello europeo. Si spiegano così le grandi mobilitazioni e lo spostamento a sinistra di alcune categorie: i più anziani, ma anche i più giovani, spesso frustrati da un lavoro non all´altezza del loro livello di qualificazione e delle loro speranze. Da alcune settimane stiamo forse assistendo a una novità in questo senso: a dar voce alla rabbia e al malcontento sono ora anche i lavoratori dipendenti del settore privato e i precari. Se mai si arrivasse a una confluenza di queste diverse proteste, la situazione potrebbe diventare esplosiva - anche se certo non rivoluzionaria. Il fatto è che i francesi sanno come agitare questa minaccia, come gestire questa retorica per far passare le loro rivendicazioni. Stando ai sondaggi, i fautori di un cambiamento radicale della società non sono più del 10%. La Francia costituisce un´eccezione, o è piuttosto un laboratorio sperimentale? La domanda merita di essere posta, anche perché in questo Paese le disuguaglianze sono meno pronunciate che altrove - ad esempio in Italia, dove povertà e disoccupazione sono in aumento e si stanno aggravando le sperequazioni tra i territori, i gruppi sociali e le generazioni, oltre che tra uomini e donne. Perché allora - al di là dell´importante manifestazione della Cgil il 4 aprile scorso, o di quella unitaria del 1° maggio - le proteste qui sono minori? Si possono fare diverse ipotesi. L´Italia è certo colpita dalla crisi, e lo sarà più ancora nei prossimi mesi; ma per diverse ragioni, tra cui il deliberato ottimismo sfoggiato dal capo del governo, l´opinione pubblica - come dimostrano i sondaggi europei - non ha ancora preso piena coscienza della sua gravità. Nelle piccole imprese, spina dorsale dell´economia italiana, i rapporti tra i proprietari e i dipendenti sono diversi da quelli che regnano nelle grandi aziende, e in particolare nelle multinazionali. I classici ammortizzatori sociali - lavoro al nero e frode fiscale, solidarietà familiare, molteplici reti associative più o meno formali, distribuite in maniera diseguale - funzionano ancora. Il ciclo della preminenza delle strategie individuali non è ancora esaurito, e non ha ceduto il passo a quello caratterizzato dall´azione collettiva - per riprendere le categorie del sociologo Albert Hirschman. La fiducia nel governo è tuttora elevata. Le tentazioni più radicali non trovano sbocchi politici, nonostante gli sforzi di Di Pietro. I partiti di governo Pdl e Pd, nonostante le loro divergenze su questi temi, danno prova di un senso di responsabilità che sembra condiviso dagli italiani. Ma sarebbe un grave errore pensare che l´Italia sia al riparo dalla contestazione. In quest´inizio del XXII secolo i problemi sociali si stanno acutizzando. E poiché, parallelamente, la diffidenza verso le istituzioni e la "casta" è profondamente radicata nell´opinione pubblica, in assenza di soluzioni si profila il rischio di pericolose degenerazioni. Traduzione di Elisabetta Horvat

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Bello l'atto d'amore di Olmi per la terra (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

DOCUMENTARIO Bello l'atto d'amore di Olmi per la terra Terra Madre» - dal nome del Forum Mondiale che il patron di Slow Food Carlo Petrini organizza da qualche anno a Torino per discutere dei guasti inflitti al pianeta e dei possibili modi per arginarli - è un documentario firmato da Ermanno Olmi. Il quale gli ha impresso la sua indiscutibile impronta autoriale nella concezione e nel montaggio. Fra le immagini dei multietnici «guardiani dell'agro diversità» colti con freschezza di sguardo dagli allievi della scuola IpotesiCinema e i materiali che testimoniano il drammatico livello di inquinamento, il film assembla scene, momenti, visi, frasi che svariano dall'allarme alla suggestione alla speranza. Spicca nella folla il volto caldo e nobile di Vandana Shiva che il regista Zaccaro mostra nella sua piantagione indiana, intenta alla cura di salvare un immenso patrimonio di semi messo a rischio dalle culture globalizzate. Mentre nel poetico piccolo film «L'Orto di Flora», realizzato da Franco Piavoli, è il lavoro di un agricoltore sul volgere delle stagioni a dare il senso di un'armonia non ancora perduta. Il prologo è un brano delle Georgiche letto da Omero Antonutti, sui titoli di coda Celentano canta Un albero di trenta piani. Più olmiano di così! \ TERRA MADRE di Ermanno Olmi Italia 2008 TORINO, Massimo MILANO, Anteo GENOVA, Ariston ROMA, Greenwich, Mignon NAPOLI, Filangieri PALERMO, Lux ****

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fiera del libro, la terza camera - massimo novelli (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XIII - Torino Fiera del Libro, la terza Camera Invasione di politici. Picchioni: "Ma sono tutti di centrosinistra" Confermata la presenza della Palestina si disinnesca il rischio di boicottaggi. Giovedì apre Gianfranco Fini MASSIMO NOVELLI Tra i timori (moderati) per il nuovo boicottaggio politico, che stavolta investirà l´Egitto, la nazione ospite quest´anno, e le conferme sulla presenza (finalmente) della Palestina e della sua cultura, la Fiera del Libro di Torino sta scaldando i motori della sua ventiduesima avventura, declinata nel filo conduttore di «Io, gli altri». Si comincia fra poco meno di una settimana, cioè giovedì 14, alla presenza del presidente della Camera Gianfranco Fini. Anche se già mercoledì 13, al Teatro Carignano, si terrà una serata d´onore che vedrà tra i protagonisti Mohamed Salmawy, segretario generale dell´Unione degli scrittori arabi, e alcuni gruppi egiziani di danza e di musica popolare. Un´anteprima, in definitiva, in piena sintonia con una Librolandia sempre più globalizzata, molto rivolta ai sud del mondo, tanto che per le prossime edizioni dovrebbero essere in passerella l´Argentina e il Sudafrica. L´Europa, però, non sta a guardare, e proprio ieri le autorità culturali della Danimarca hanno prenotato un posto per la puntata del 2010. Sarà la prima Fiera del Libro, almeno che si ricordi, senza Giuliano Soria e i suoi ex maxi-convegni dell´ex Grinzane Cavour. Una kermesse, inoltre, ancora priva degli spazi dell´Oval, che dovrebbero diventare operativi, con il quarto padiglione, nel 2011. L´Egitto, il mondo arabo e palestinese, intellettuali che fanno discutere come Tariq Ramadan e Ilan Pappe, dovrebbero dominare la scena. Tuttavia dovranno vedersela con quella che Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, definisce «la terza Camera, un Parlamento in trasferta». Si tratta della massiccia partecipazione di esponenti politici italiani, che, vuoi per la campagna elettorale e vuoi pure per altre ragioni più in tema con lo spirito di Librolandia, invaderanno gli spazi del Lingotto come non accadeva da anni. «Sono quasi tutti di centrosinistra, però», dice Picchioni con un filo di rammarico. «Non è colpa nostra - aggiunge - se quelli del centrodestra, salvo eccezioni come il ministro Giorgia Meloni, hanno detto di no. Penso a Giulio Tremonti, a Giuliano Ferrara, a Renato Brunetta, che non hanno accettato». Sull´altro fronte, invece, si abbonderà: da Massimo D´Alema, che si farà intervistare da Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a Fausto Bertinotti, a Emma Bonino, a Claudio Fava, ad Antonio Di Pietro, Enrico Letta, Pietro Marcenaro, Diego Novelli, Walter Veltroni. Per fortuna, a buon contraltare dell´orgia politica, non mancheranno nemmeno i grandi nomi della letteratura, del giornalismo, della cultura, della scienza. Si annunciano, tra i tanti, Umberto Eco, lo scrittore cinese Yu Hua, Adonis, Orhan Pamuk, David Grossman, Claudio Magris, Salman Rushdie, Eugenio Scalfari.

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E la sinistra continua a non capire. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sono in Turchia per un viaggio di studio organizzato dalla delegazione ad Ankara della Commissione europea e riservato a un ristretto pool di giornalisti europei. Uno dei ricercatori incontrati oggi, Can Paker, ha fornito una spiegazione originale del successo del partito islamico moderato Akp. A suo giudizio il premier Erdogan vince perchè è l'unico a rappresentare gli interessi della nascente classe media, che si sviluppa grazie alle riforme e al libero mercato. L'Islam, secondo Paker, sarebbe un elemento secondario. Il Partito kemalista di opposizione continua a declinare, non perchè la società rifiuta il secolarismo, ma perchè quel partito rappresenta la vecchia classe media, basata sull'establishmenti burocratico-militare, che tende a ridursi. Secondo me il quadro è più complesso, ma il metodo di analisi di Paker è comunque interessante e in sintesi può essere riassunto così: i partiti si affermano non tanto per la loro ideologia, quanto per la loro capacità di rispecchiare le convinzioni e le aspirazioni di una classe sociale. Applicando questo metodo all'Italia si capiscono le ragioni del successo e del fallimento di molti partiti. Vediamo: - Il Pdl e Berlusconi sono sempre più popolari perchè rappresentano la piccola e la media borghesia, sia dei grandi sia nei piccoli centri, che oggi è maggioritaria nel Paese. E non basta il clamore per il divorzio da Veronica per cambiare il giudizio sul leader, perchè nelle società moderne - dopo la vicenda Clinton - la valutazione della moralità privata è sempre meno importante politicamente. - La Lega Nord riflette la paura, il disagio, l'attaccamento identitario di ampie zone del nord, soprattutto in Provincia. E' vista come il baluardo contro l'immigrazione clandestina e la vicenda della nave respinta farà salire i consensi. - L'Udc interpreta un certo mondo cattolico, comunque borghese, che, come accadeva ai tempi della Dc, è molto sensibile al messaggio della Chiesa e predilige una certa sobrietà; dunque non si riconosce in Berlusconi. I problemi sorgono a sinistra. Perchè il Pd non sfonda? Perchè rappresenta gran parte del mondo della scuola, una parte dei funzionari pubblici, il mondo intellettuale e perchè anzichè una a due identità: quella post comunista e quella cristianosociale. Troppo poco per vincere. E la mia impressione è che l'ultimo governo Prodi abbia contribuito a recidere il legame con la piccola e media borghesia produttiva, che non si fida più della sinistra. E non basta cambiare leader : finchè le facce continuano a essere quelle note (Veltroni, Franceschini.), gli elettori volteranno le spalle al Pd. o meglio: il partito è destintato a galleggiare attorno al 20%. E oltre il Pd? La galassia comunista ha perso il contatto sia con la base operaia che con i residenti delle periferie delle città, dove almeno il 50% degli elettori vota Lega. I Verdi vengono associati a personaggi come Pecoraro Scanio e dunque non hanno chance. I progressisti sono così rigidi da non capire che le battaglie in difesa degli immigrati clandestini e dei rom (vedi polemiche sul pacchetto sicurezza e sui barconi rispediti a Tripoli) non fanno altro che rendere ancora più profonda la diffidenza della piccola e della media borghesia nei loro confronti. Insomma, fanno il gioco del centrodestra. O no? Scritto in pdl, crisi, politica, lega, criminalità, clandestini, partito democratico, progressisti, Italia, immigrazione, democrazia, sindacati, sicurezza, società, turchia Commenti ( 3 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05May 09 Una crisi a "L" con la gobba? Continuo a credere che il recente rialzo di Borsa non sia l'inizio di una fase di crescita; bensì la conseguenza delle manovre messe in atto lo scorso mese (vedi il post del 14 aprile). Tuttavia non posso non chiedermi - come, immagino, molti di voi - se non sia io a sbagliarmi; ma più leggo articoli e più non riesco a capire le ragioni dell'ottimismo, che a tratti sfocia nell'euforia. Su dieci notizie otto sono pesantemente negative. Ci dicono che il sistema bancario è sulla via del risanamento, ma si dimentica di dire che l'evaporazione (apparente) dei debiti è dovuta solo alle nuove, truffaldine regole contabili, che permettono alle banche di valutare a proprio piacimento - anzichè a valori di mercato - gli asset tossici. I numeri indicano una realtà diversa: i debiti tossici ammonterebbero a oltre 4mila miliardi di dollari, di cui circa duemila solo negli Stati Uniti, dove sono già fallite 32 banche di piccole e medie dimensioni. E lo stress test, i cui risultati sono attesi a ore, dovrebbe indicare, nonostante sia scarsamente attendibile perchè falsato all'origine, che almeno dieci banche vanno ricapitalizzate. La situazione reale pertanto è molto peggiore. Ogni settimana la Federal Reserve annuncia l'acquisto di Buoni del Tesoro per centinaia di miliardi di dollari, segno che la domanda è insufficiente a coprire l'offerta, e ciò conferma che i cinesi stanno riducendo i propri investimenti in valuta Usa. E con quali soldi li paga la Fed? Con i propri ovvero stampando moneta: ma la storia insegna che un'economia in queste condizioni è tutt'altro che sana e prima o poi il conto va pagato. Inoltre: le previsioni per il 2009 indicano un crollo del Pil (in Europa di circa il 4%, molto peggio del previsto) e per il 2010 una crescita del 0,10% (molto inferiore rispetto a quella preventivata); e cifre analoghe sono annunciate per gli Stati Uniti. Sono pronto a ricredermi e chiedo ai lettori di questo blog: c'è qualcuno che sa dirmi dove sono i segnali di ripresa di cui tutti parlano? Analizzando i dati ho l'impressione che lo scenario più probabile sia quello di una L con la gobba ovvero caduta verticale, economia piatta con un breve periodo di crescita azionaria provocato non da uno sviluppo reale (e sano), dati reali ma da aspettative irrealistiche (alimentate ad arte), che si esaurirà riportando il barometro della crescita attorno allo zero. Sbaglio? Ditemi di sì, vi prego.. Scritto in capitalismo, crisi, comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 71 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme anticellulite? Inutili (ma nessuno lo dice) Questo è un tipico esempio di notizia nascosa. L'Aduc ovvero l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori ha diffuso un comunicato stampa, in cui riprende i risultati di un'indagine dalla fondazione tedesca Warentest, su un tema in apparenza frivolo: quello delle creme, degli oli e dei vibratori anticellulite. Ebbene, gli esperti tedeschi hanno testato otto prodotti cosmetici e due apparecchi. Risultato? "Hanno ottenuto tutti un voto "insufficiente". Dopo quattro settimane di prova fra 300 donne, nessuno di questi ha potuto dimostrare un miglioramento visibile, ne' le creme ne' i vibratori. Promesse non rispettate, insomma". La Warentest è la maggiore associazione di consumatori tedesca e si suoi studi vengono ripresi soventi dai media tedeschi, anche dalle tv. In Italia, invece, nessuno ha ripreso la nota dell'Aduc, benchè tv e settimanali femminili dedichino molto spazio al benessere e all'estetica personale. Ma una notizia del genere è troppo controcorrente, smentisce tutto quel che gli espert ripetono da anni e potrebbe irritare alcuni inserzionisti pubblicitari. E allora meglio sorvolare, tacendo un'altra notizia importante. L'Aduc tra l'altro scrive: "Recentemente e' stata lanciato un nuovo metodo contro la cellulite: la crioelettroforesi, con principi medicamentosi (limogene e caffeina, associate a furosemide) che verrebbero fatti passare al di la' dell'epidermide attraverso il freddo. I costi? 150 euro a seduta, per un ciclo di 3-8 sedute. La furosemide e' un farmaco contro l'edema e puo' avere controindicazioni quali l'ipersensibilita' al prodotto, l'anuria (soppressione della secrezione renale) iposodiemia e/o ipopotassiemia. Sarebbe interessante sapere se queste controindicazioni sono valide per la crioelettroforesi. E' una domanda che rivolgiamo al ministero della Salute". Una domanda doverosa, come doverosa dovrebbe essere un'informazione autenticamente al servizio del cittadino, anche su argomenti come questi. In Germania i giornalisti riescono, almeno in parte, a sottrarsi ai condizionamenti dell'industria della cosmetica. In Italia i giornalisti dovrebbero trovare un coraggio analogo, sempre che il pubblico lo richieda e li sostenga. Temo infatti che la sensibilità dei consumatori italiani sia diversa, più frivola. E che, in fondo, alla verità preferiscano l'illusione in nome del look, dell'apparire . Sbaglio? Scritto in crisi, blog, comunicazione, salute, spin, manipolazione, Italia, notizie nascoste, società, giornalismo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Apr 09 Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora Il mondo continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto, grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 53 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 80 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 58 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 102 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (15 voti, il voto medio è: 4.93 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (15) blog (3) borsa (1) capitalismo (17) cina (22) clandestini (1) comunicazione (9) criminalità (1) crisi (27) democrazia (65) economia (38) era obama (24) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (56) giustizia (3) gli usa e il mondo (73) globalizzazione (53) immigrazione (42) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (159) lega (2) manipolazione (14) medio oriente (13) notizie nascoste (54) partito democratico (6) pdl (5) politica (5) presidenziali usa (23) progressisti (4) psicosi (2) referendum (1) russia (14) salute (1) sicurezza (2) sindacati (2) società (35) spin (13) svizzera (5) turchia (13) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Franco Parpaiola: Salve Liberale o insofferente alle regole? Senso del dovere veritiero e la certezza di poter dire... Ultime news Immigrati, i barconi rispediti a Tripoli Onu: "Errore, rispettare diritto d'asilo"Finalmente li rimandano a casaBce, tassi giù all'1% Trichet: "Non siamo al minimo possibile"Il pm apre un'inchiesta: autopsia su Marcelletti C'è l'ipotesi del suicidioProvocazione della Lega: "Sui metrò posti riservati ai milanesi". 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Il libro La deriva s'intravede già nel presente (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 110 del 2009-05-08 pagina 37 Il libro La deriva s'intravede già nel presente di Angelo Mellone Nella New Era il mondo, globalizzato e uniforme, è diviso in due, Oriente e Occidente si fanno la guerra, e la corrispondente Johanna Misleading («Giovanna la fuorviante») la racconta con perizia. Le città sono tutte uguali, le case basse e le auto elettriche. La New Era è quel tempo dove «era da tempo immemorabile che il mare non sapeva più di mare». Sono scomparsi gli alberi, le corse dei cavalli sono simulate al computer, il cibo e le città hanno il medesimo aspetto e il medesimo sapore. Anche il cibo culturale non sfugge alla megamacchina omologante: e infatti il potere dell'informazione ha ceduto il passo all'Informazione al Potere, e la Grande Mousse, ovvero il Capo del governo, è anche il Direttore dei media e dell'editoria concentrati in un solo magacomplesso: Tele World, Radio World, EdiWorld, che sfornano «informazione organica, omogenea, completa, obiettiva, equilibrata e, per dirla con una parola in voga, totale», proclama la Grande Mousse, e controllata dal Cec, il Calcolatore Elettronico Centrale. I cittadini sono monadi costantemente attaccati alle cuffie per essere in touch con l'Informazione Unica, sempre in tempo reale, dove il passato non viene ricordato ma rielaborato e falsificato, compresa la religione. La New Era è un eterno presente globalizzato per cittadini depotenziati di ogni capacità e autonomia critica. Questo mondo, che assomiglia all'inferno pulito e asettico di Matrix e non alla megalopoli puzzolente di Blade Runner, è il mondo di Matteo, un giornalista che s'imbatte in una sequenza di brutali omicidi occultati dall'Informazione Unica. Matteo è il protagonista di Il dio Thoth (Marsilio), la fatica romanzesca con cui Massimo Fini sceglie di portare all'estremo futuro e alle estreme e deliranti conseguenze la deriva che lui, antimoderno di pregio, intravede nella contemporaneità. Ci sono i francofortesi, un orwellismo non temperato, Dick, Gibson, Brazil e Ray Bradbury, ma anche i fumetti di Nathan Never, in questo libro apocalittico dove gli uomini liberi sono braccati dal Potere come criminali e dropout, al pari degli abitanti di Zion a Matrix. E gli uomini liberi, nella società dove «tutti lavorano nell'Informazione», sono gli UnInformed, ribelli in stile jüngeriano che passano al bosco per sfuggire all'Informazione Unica e Bulimica che uccide la realtà. L'ordine sociale è fondato sulla reiterazione della finzione assoluta. Anche Oriente e Occidente sono pure simulazioni, v'è solo un mostruoso Centro globale fondato sul culto del progresso. Se odiate il Progresso unilineare, le sue promesse e la sua longa manus mediatica, e siete già dei Matteo, e volete staccare la spina del Cec, e pensate che ogni catastrofe celi sempre, ciclicamente, un nuovo inizio di civiltà, e che Thoth ne sia il guardiano, questo è il romanzo che fa per voi. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Al via il G8 dell'università. L'Onda si prepara al controvertice del dissenso (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATENEI Parte oggi a Palermo e proseguirà poi a Torino il summit mondiale accademico. Una «pagliacciata» per il movimento studentesco Al via il G8 dell'università. L'Onda si prepara al controvertice del dissenso Stefano Milani Parte oggi il G8 University summit. Detto così, con l'ufficialità della lingua inglese, gli fa assumere un certo tono e, quasi quasi, fa pensare a una cosa seria. In realtà tutto conduce al già visto e già sentito, alla solita sfarzosa sfilata dei cosiddetti «grandi», per qualche giorno rinchiusi nelle segrete e lussuose stanze a filosofeggiare sui massimi sistemi. In questo caso sull'università. Prima tappa a Palermo (oggi e domani) poi i lavori si sposteranno a Torino (17-19 maggio). Più che un vertice una «pagliacciata» dicono gli studenti dell'Onda che per l'occasione torneranno a riempire le piazze contro «le politiche capitalistiche dell'istruzione» in generale e «contro la riforma Gelmini» in particolare. Ma riempiranno anche i loro atenei, mettendo su un vero e proprio controvertice, parallelo a quello ufficiale, pieno di dibattiti e iniziative che culmineranno nella giornata del 19 maggio quando ci sarà prima un'assemblea nazionale mattutina dell'Onda torinese nella quale affluirà tutto il movimento studentesco italiano e poi con un corteo nazionale. L'antipasto di questo caldo maggio è a Palermo, dove oggi è prevista una manifestazione che partirà alle 16 dal Teatro Massimo e diretta alla sede del G8, che si inaugurerà qualche ora prima alla Società Siciliana per la Storia Patria in piazza San Domenico. «Il nostro obiettivo - dice Giorgio Martinico dell'Onda palermitana - è far capire a questi signori che l'università che loro hanno in testa noi non la vogliamo». Salendo per lo stivale la musica non cambia, e la rete anti-G8 torinese già da qualche giorno ha cominciato a dissentire. Chiare le ragione della protesta. Innanzitutto i ragazzi ce l'hanno con i rettori che «non hanno mai espresso una reale criticità nei confronti della distruzione alla quale stiamo assistendo e che hanno anzi permesso che l'istruzione fosse sempre più depauperata come bene comune». L'intento del G8 è meritorio, almeno sulla carta. I lavori saranno infatti dedicati alla sostenibilità globale, sociale e umana o per citare il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, uno dei più attivi promotori dell'evento, alle «5E» (Energy, Economy, Ethics, Environment and Education). Ma i ragazzi non abboccano: «Noi siamo convinti, al contrario, che proprio la totale mancanza di credibilità di questi soggetti di fronte a questioni come la devastazione ambientale e le diseguaglianze su scala mondiale rafforzi in realtà le ragioni della protesta». Se il G8 «è, semmai, uno dei principali responsabili di quello a cui si dichiara di voler porre rimedio, dall'altro, anche gli organi di direzione degli atenei (sia pure in modi diversi), hanno condiviso responsabilità su più livelli nei dispositivi della "globalizzazione neoliberista", contribuendo alla rimessa in discussione del carattere di "bene comune" dei processi di produzione e trasmissione dei saperi». A tagliare il nastro del G8 torinese dovrebbe esserci il ministro Gelmini. E l'Onda è pronta ad «un'accoglienza speciale». Come già successo il 28 ottobre scorso, dicono gli studenti, «manifesteremo tutte le nostre criticità al suo inaccettabile progetto di ristrutturazione della scuola e dell'università», provando ad invitarla ad un confronto. Ma non è detto che accetti il dialogo. Come è già capitato anche nel recente passato, infatti, ogni qual volta sente odor di contestazione il ministro improvvisa sospetti impegni dell'ultima ora.

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Siamo vasi di coccio (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Radiofabbrica trasmette programmi in tedesco che annunciano disastri: a Mirafiori le tute blu temono che il conto della globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati chiedono un incontro immediato ad azienda e governo «Siamo vasi di coccio» Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti provenienti dagli stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung, stanno per saltare un po' di stabilimenti in Europa, un paio in Italia. Uno a sud, precisa la stampa tedesca, uno a nord. A nord? Ma come: Marchionne non aveva detto che Mirafiori sarebbe stato l'ultimo stabilimento a chiudere, in caso di difficoltà? E poi, dove stanno le difficoltà, visto che la Fiat sta facendo shopping di multinazionali in mezzo mondo? Ce l'avrà mica con noi, il salvatore della patria? Questo dicevano ieri le tute blu torinesi al cambio turno, leggendo il volantino distribuito dai sindacalisti e dai delegati della Fiom che si interroga sul futuro degli stabilimenti italiani della Fiat, compreso il cuore antico di Mirafiori. C'è chi pensa che non si debba prestare troppa attenzione ai messaggi provenienti in questi giorni dalla Germania, «fanno parte del gioco». Ma anche chi minimizza fa sogni che sembrano incubi. «C'è grande preoccupazione in fabbrica», dice il segretario della V lega Fiom di Mirafiori, Vittorio De Martino: «Marchionne non è più circondato dall'aureola e non è più percepito come il santo salvatore: «Qui rischiamo di fare la fine dei vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro, dicono ai cancelli e in assemblea gli operai». I numeri sono tiranni: tra la crisi del 2002 e l'inizio della ripresa del 2005, i lavoratori occupati nel perimetro di Mirafiori sono crollati da 27 mila a 15 mila. Nel 2008, da uno stabilimento con una capacità produttiva di 500 mila vetture ne sono uscite solo 140 mila, rispetto a una produzione italiana di 630 mila automobili, un terzo del totale prodotto dal Lingotto nel mondo. Dai piani alti della Fiat si lascia intendere che non sarà necessario chiudere stabilimenti in Italia, basterà «asciugarli» un po'. Si asciuga il sudore, normalmente, e in effetti sono gli operai quelli che sudano, dunque la metafora fastidiosa ha una sua ragion d'essere. «Che vuoi asciugare ancora? Tutti quelli che potevano uscire, tra pensionamenti e mobilità, sono già stati messi fuori», consedera con amarezza il segretario torinese della Fiom, Giorgio Airaudo che teme per l'auto, ma anche per la Iveco che è messa ancora peggio e le solite voci d'officina ventilano persino una cessione dell'intero comparto dei camion. E teme per la Cnh e i suoi stabilimenti a Torino e in Italia (Emilia, Marche, Puglia). Ieri i lavoratori della Cnh di San Mauro, in perenne cassa integrazione, hanno manifestato davanti alla sede Rai di Torino. Si preoccupano lavoratori, sindacati, istituzioni. Il sindaco del capoluogo piemontese Sergio Chiamparino chiede una verifica alla Fiat, un piano industriale che garantisca una difesa dell'occupazione dentro il processo di riorganizzazione che la globalizzazione del Lingotto pretende. Anche il presidente della Campania Antonio Bassolino, che ospita nel suo territorio la fabbrica sotto tiro di Pomigliano, chiede un incontro immediato con la Fiat. Incredibile a dirsi, si è fatto vivo il governo italiano dopo settimane di silenzio e dopo che Marchionne aveva incontrato i governi di mezzo mondo promettendo a tutti la difesa degli stabilimenti e dell'occupazione. Più che battere un colpo, il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola ha mandato una letterina a Marchionne e Montezemolo per «preannunciare» un incontro, presenti i sindacati, per discutere le prospettive dell'azienda. Un governo serio - tipo quello tedesco o quello americano, per intenderci - si limiterebbe a convocare azienda e sindacati, come questi ultimi chiedono inutilmente da mesi. Altro che letterina, dice il coordinatore Fiom del settore auto, Enzo Masini. Il quale crede poco praticabile una linea di rottura di Marchionne basata sulla chiusura di stabilimenti e operai licenziati: «Solo un anno fa abbiamo fatto un accordo per Termini Imerese e l'Unione europea ha concesso finanziamenti per gli investimenti e per la produzione di un nuovo modello». Le notizie - e i rumors, «normali» in una trattativa difficile - provenienti dalla Germania, ma anche dai mercati e dagli ordinativi stagnanti di automobili, sono comunque inquietanti, aggiunge Masini, che almeno una buona notizia può darcela: «Il 13 ci vedremo a Francoforte con la Ig-Metal e incontri sono in programma con i sindacati del Belgio, della Gran Bretagna, della Svezia...». Cioè dei paesi in cui la Opel ha i suoi stabilimenti. E' impensabile, e sarebbe perdente, una risposta fabbrica per fabbrica alla strategia globale della Fiat e delle altre multinazionali. Se non altro questa crisi costringe i sindacati dei vari paesi a confrontarsi, alla ricerca di una strategia comune Il 16 a Torino arriverà da tutt'Italia la protesta dei lavoratori Fiat per una manifestazione promossa da tutti i sindacati dei metalmeccanici. Non è accettabile che l'unico modo per portare l'industria dell'auto fuori dalla crisi sia quello che prevede il massacro sociale. Dietro parole come sinergia si nascondono licenziamenti e chiusure di fabbriche. Se Marchionne dovesse decidere di penalizzare gli stabilimenti italiani, dice il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, si aprirebbe un pesante scontro sociale. Giorgio Cremaschi arriva a dire che se la Fiat dovesse chiudere Pomigliono, sarebbe necessario l'intervento dell'esercito.

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la scuola dei tagli vista dall'europa - rosario ognibene (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XXIII - Palermo LA SCUOLA DEI TAGLI VISTA DALL´EUROPA ROSARIO OGNIBENE l 2 aprile il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione finalizzata a una riflessione su come migliorare le scuole. Sembra proprio la solita raccomandazione dotta e poco realizzabile per le regioni del Sud. Lo scopo della risoluzione è quello di migliorare tutti i sistemi nazionali d´istruzione, perché i cambiamenti economici e sociali prodotti dalla globalizzazione stanno creando in Europa una serie di sfide comuni per tutti i sistemi d´istruzione nazionali. Sono interessanti le attente considerazioni su come dovrebbe essere la scuola europea, ma già dall´esordio si comprende che qualcosa non quadra. La risoluzione esordisce con un´affermazione che sembra scritta apposta per il momento particolare che la nostra scuola sta attraversando. Si legge, infatti, che «gli Stati membri sono responsabili per l´organizzazione, il contenuto e la riforma dell´istruzione scolastica». Da noi sappiamo quanto ha fatto e sta facendo discutere la riforma Gelmini, soprattutto in termini di tagli degli organici del personale e dei finanziamenti alle scuole. è ormai risaputo che sarà il Sud a pagare il prezzo più salato a seguito dei circa 42 mila tagli di docenti. Circa la metà dei posti che dal 1° settembre non esisteranno più riguarderà, infatti, il Meridione. La risoluzione, però, guarda con occhi benevoli a quelle aree che lottano per il recupero degli studenti che abbandonano la scuola prematuramente. Sottolinea la necessità di individuare gli studenti a rischio il prima possibile e di fornire loro un sostegno aggiuntivo e altre attività di apprendimento, nonché di sostenerli durante la transizione da un livello scolastico al successivo, fornendo loro metodi di apprendimento personalizzati. Sembra quasi che l´Europa stia pensando proprio alla condizione in cui versa il sistema scolastico della Sicilia e delle scuole cittadine in particolare, Palermo in testa. Eppure i tagli non sembrano tenerne conto. Non solo, il Parlamento europeo ritiene che le scuole debbano fornire un´istruzione di alta qualità e avere obiettivi ambiziosi per tutti gli studenti, nessuno escluso, offrendo nel contempo una gamma di opzioni di studio e sostegno supplementare nel rispetto delle loro esigenze individuali. Intanto le nostre scuole continuano a rischiare la bancarotta e il personale si assottiglia sempre di più. L´Europa ci chiede di ammodernare i programmi scolastici in modo da rispecchiare le odierne realtà sociali, economiche, culturali e tecniche e in modo da essere strettamente connessi col mondo dell´industria e delle imprese e col mercato del lavoro. Intanto la nostra realtà sociale peggiora. Le imprese chiudono e non si sa se vi sia un vero mercato del lavoro. Nella risoluzione si dice che l´istruzione pubblica deve restare principalmente un settore finanziato dallo Stato, ma che deve anche esplorare nuovi potenziali metodi di finanziamento complementare. Non si comprende in Sicilia quali possano essere. Vi si ritiene però, per gentile concessione, che andrebbe assicurato un sostegno supplementare agli istituti d´istruzione pubblici che si trovano in situazioni finanziarie più sfavorevoli, in particolare quelli delle regioni più povere dell´Unione europea. Intanto le nostre scuole aspettano i finanziamenti ordinari che non arrivano mai. Si afferma poi che tutte le scuole debbono promuovere l´acquisizione di competenze democratiche, sostenendo i Consigli degli studenti e consentendo agli alunni di condividere la responsabilità della scuola con i genitori, gli insegnanti e i Consigli scolastici. Intanto da noi si aspetta da anni una vera riforma degli organi collegiali della scuola.

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SE L'ITALIA NON SCOPRE L'EUROPA (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

SE L'ITALIA NON SCOPRE L'EUROPA L'IMPORTANZA DEL VOTO DI GIUGNO Il voto con cui il Senato della Repubblica ceca ha ratificato l'altro ieri il Trattato di Lisbona rappresenta una tappa decisiva lungo la strada del rilancio del processo di integrazione che il referendum irlandese del 2008 aveva bruscamente interrotto. Non solo perché, nonostante i suoi proclami, si riducono i margini di manovra del presidente ceco Klaus per non firmare il Trattato. Ma anche perché il segnale che viene da Praga è destinato a influire positivamente sull'atteggiamento degli irlandesi, che si esprimeranno nuovamente in ottobre su un testo ormai ratificato da 26 parlamenti nazionali su 27. Il Trattato di Lisbona irrobustisce notevolmente la struttura istituzionale dell'Ue e il ruolo del Parlamento, rendendolo titolare, alla pari del Consiglio, del procedimento legislativo ordinario e attribuendogli il potere decisionale sull'intero bilancio della Ue. Sono prerogative fondamentali, che si aggiungono a quelle assai rilevanti che il Parlamento europeo ha già oggi: basti pensare, per fare solo gli esempi più recenti, al no con cui i deputati hanno bocciato la direttiva che prevedeva un innalzamento dell'orario di lavoro oltre le 48 ore, o all'emendamento al "pacchetto Telecom", approvato due giorni fa a Strasburgo, che nega la possibilità di imporre limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli utenti di Internet senza una decisione preliminare dell'autorità giudiziaria. La prospettiva di un'imminente entrata in vigore del Trattato di Lisbona dovrebbe dunque spingerci ad accentuare ulteriormente lo sforzo, che il Pd sta compiendo, di mettere al centro della campagna elettorale l'Europa. Occorre insomma contrastare con decisione il tentativo del Pdl di sminuire la portata del voto (come dimostra anche la campagna qualunquistica che i giornali vicini alla destra stanno conducendo contro il Parlamento europeo), trasformandolo in un referendum su Berlusconi. In realtà, le elezioni del 6 e 7 giugno sono molto più che un test sulla popolarità del Premier, e gli equilibri che esse determineranno nell'aula di Strasburgo sono destinati a condizionare notevolmente il futuro del nostro continente. A confronto ci sono due diverse idee di Europa: un'Europa chiusa, conservatrice e intergovernativa, e un'Europa aperta, capace di promuovere il proprio sviluppo, rilanciare il suo modello sociale e concorrere a un governo democratico della globalizzazione. Il destino del nostro paese, così intimamente legato a quello della costruzione europea, dipenderà molto da quale prospettiva prevarrà. E tanto più sapremo far emergere questa posta in gioco, quanto più la scelta di serietà che ha contraddistinto la formazione delle nostre liste sarà premiata.

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Fiat, allarme fabbriche: due impianti a rischio (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 110 del 2009-05-08 pagina 9 Fiat, allarme fabbriche: due impianti a rischio di Antonio Signorini Possibile la chiusura di due impianti in Italia Sindacati in trincea, la Fiom: "Pronti al conflitto". Scajola: "La centralità della produzione italiana è fondamentale". Cremaschi (Fiom): "Se dovessero toccare Pomigliano ci vorrebbe l'esercito" Roma - Un ridimensionamento per certi aspetti inevitabile, ma che ieri ha provocato preoccupazione tra i sindacati e la reazione ferma del governo. Ad agitare il mondo economico e politico sono state le notizie arrivate dalla versione on line del settimanale economico tedesco Handesblatt che in mattinata aveva parlato della chiusura di due impianti italiani della Fiat uno al nord e l’altro al sud. Rispetto alle precedenti indiscrezioni della Faz che parlavano esplicitamente di Pomigliano e Termini Imerese, quelle di ieri parlavano genericamente di due stabilimenti. Dalla Fiat non è arrivata nessuna smentita, ma si è fatto sentire il ministro allo Sviluppo economico Claudio Scajola, con una lettera indirizzata al Presidente Luca di Montezemolo e a Marchionne. Nella missiva si sottolinea l’importanza dell’accordo Fiat-Chrysler che - scrive Scajola - «ha costituito per l’economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo, maturata nel pieno della crisi del settore» e che «fa emergere i valori dell’industria italiana come poche volte era accaduto in passato». Il ministro poi ricorda gli interventi pubblici a favore del settore auto («Il Governo ha tempestivamente supportato la domanda del settore, in linea con gli altri Paesi») e la reazione positiva del mercato («Gli ultimi dati sull’andamento delle vendite confermano che l’obiettivo di non penalizzare i nostri produttori è stato raggiunto, anche grazie ai risultati dell’innovazione di cui Fiat è stata capace»). Quindi sottolinea: «ora fondamentale sarà il permanere della centralità del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l’eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione». Scajola annuncia quindi «a breve» un incontro con i sindacati per «condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire». Un modo per mettere paletti e prevenire per quanto possibile il ridimensionamento della presenza Fiat in Italia. Dure le reazioni del sindacato alle ipotesi delle due chiusure, anche se con accenti diversi. La Fiom Cgil è tornata a farsi sentire con il segretario generale Gianni Rinaldini che ha evocato qualcosa di più di una mobilitazione. «Qualsiasi ipotesi di chiusura di stabilimenti in Italia porterebbe all’apertura di un pesante conflitto sociale». Sempre dalla Fiom, Giorgio Cremaschi ha prospettato lo scenario più estremo: «Se dovessero chiudere Pomigliano, sarebbe necessario l’intervento dell’esercito». Ma anche gli altri sindacati hanno mandato segnali di indisponibilità ad accettare chiusure. «Non accetteremo né chiusure di siti né ridimensionamento occupazionale», ha assicurato il segretario generale della Uilm Campania Giovanni Sgambati. Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni ha invitato alla calma: «La paura e l’allarmismo non aiutano». Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha chiesto una smentita ufficiale. La Cgil per bocca del membro della segreteria Susanna Camusso, ha detto di non credere nemmeno alla convocazione di Scajola liquidata come «l’ennesimo annuncio». Una situazione tesa che - spiegano i sindacalisti - sta caricando di attese la manifestazione sindacale unitaria di Torino del 16 maggio. Il piano ha poi spaccato la politica. Ieri l’ex premier Massimo D’Alema ha parlato di «un’operazione di grande rilievo» che sta portando l’azienda torinese a una posizione di primo piano nel mercato automobilistico americano. Italia dei valori e i partiti della sinistra estrema hanno bocciato, le ipotesi di chiusura e, in generale, tutto il piano di Marchionne. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Eccesso di diseguaglianza la malattia da guarire adesso (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 2 autore: L'OTTIMISTA Jean-Paul Fitoussi «Eccesso di diseguaglianza la malattia da guarire adesso» ROMA «è evidente che un processo politico che porti a una vera riforma delle istituzioni di controllo del sistema economico e finanziario internazionale è ovviamente molto complesso. Riuscire ad arrivare a forme di governo globale che non lascino fuori nessuno, che siano davvero inclusive, è un obiettivo che incontra resistenze anche fra quelle istituzioni, come l'Fmi o la Banca Mondiale, che non hanno fatto bene il loro lavoro». Per Jean-Paul Fitoussi, professore all'Istitut d'études politiques di Parigi e alla Luiss di Roma, oltre che presidente dell'Ofce, l'Osservatorio francese delle congiunture economiche, la «Lezione per il futuro», perché una crisi così profonda come quella che stiamo attraversando non si ripeta, è in primo luogo un ripensamento della governance globale. «Mi rendo conto che anche quella portata dallo Shadow Gn è una battaglia donchisciottesca. Anche se l'ostacolo più grande da rimuovere,più ancora di quello rappresentato dalle lobby, è un ostacolo di tipo culturale». «Idee e regole per il mondo dopo la tempesta» è la proposta di Guido Tabellini pubblicata ieri sul Sole 24 Ore. Secondo lei, ora, come si volta pagina? Occorre acquisire innanzitutto sul piano della dottrina culturale un dato di fatto del mondo attuale. E cioè che ci siamo spinti troppo oltre nel processo d'inasprimento delle diseguaglianze. Diseguaglianza all'interno dei singoli paesi e diseguaglianza a livello globale. Pensa alle diseguaglianze di reddito o alle diseguaglianze di ricchezza? Penso ad entrambe. Se c'è qualcosa che questa crisi dimostra, è il fatto che un mondo nel quale le diseguaglianze sono così acute non è sostenibile, va inevitabilmente in crisi, prima o poi. Lei quindi afferma che la crisi della domanda globale è legata alla mancanza di equità distributiva? Io dico che non soloiguai dell'economia reale,ma anche lacrisi finanziaria dipendono dall'eccessiva sperequazione di reddito e ricchezza. Schematizzando fino a fare quasi una caricatura, possiamo dire che esistono due tipi di popoli: un popolo che spende tutto il suo reddito e un popolo che ha troppo reddito per riuscire a spenderlo. Dunque quello che spende tutto, quando la diseguaglianza aumenta, subisce una riduzione relativa del proprio reddito e per questa strada la domanda scende. Quelli che invece non possono spendere tutto il loro reddito comprano degli asset (finanziari, immobiliari) e cercano una redditività molto alta. In tal modo si creano due problemi: uno è l'insufficienza di domanda, l'altro è un meccanismo che tende sistematicamente a generare bolle speculative. Il problema è che quando le bolle speculative scoppiano si scopre qual è la realtà vera. E cioè? Si scopre che la gente per mantenere il proprio tenore di vita ha dovuto contrarre prestiti. E dunque la bolla si è creata perché non c'era più sostenibilità per un debito privato sempre più grande. E quando il debito privato arriva al suo limite, la bolla esplode. è la situazione nella quale si trovano essenzialmente gli Stati Uniti... No, adesso ci troviamo con un grosso problema di domanda nel mondo. Più in generale, penso che lo scandalo etico del nostro tempo stia nella globalizzazione della povertà, diffusa ormai anche nei paesi ricchi e ancora più nell'accettazione di un grado insostenibile di perequazione nei paesi democratici. Però scusi, ma negli ultimi decenni ci sono anche milioni di persone che sono uscite dalla povertà grazie allo sviluppo economico. Certo. Ad esempio, per via dello sviluppo in Cina centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà e questo ha contribuito a ridurre le diseguaglianze tra i paesi. Però i dati più recenti dell'Fmi indicano anche che le diseguaglianze interne ai paesi sono relativamente importanti e risultano in aumento a partire dal 1990. Se poi consideriamo le ineguaglianze nello sviluppo umano tra i paesi più ricchi e i paesi più poveri, vediamo che da tre decenni domina l'inerzia. Le disuguaglianze nello sviluppo umano fra ricchi e poveri ricordano le posizioni di Achille e della tartaruga nel paradosso di Zenone: la distanza che li separa resta incolmabile. Avete messo delle raccomandazioni anti-povertà tra quelle inviate dallo Shadow Gn ai governanti del G-8? C'è un intero set di raccomandazioni, tutte finalizzate a invertire l'attuale tendenza della distribuzione del reddito e al sostegno della domanda aggregata nel medio lungo termine. R.Boc. © RIPRODUZIONE RISERVATA SENZA EQUITà DISTRIBUTIVA «I guai dell'economia legati alle sperequazioni di reddito e ricchezza. Ci sono popoli che non possono spendere e altri che spendono troppo» Economista francese. Jean-Paul Fitoussi insegna all'Istitut d'études politique di Parigi e alla Luiss REA

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Londra rivuole la leadership (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-08 - pag: 5 autore: Piazze in crisi Londra rivuole la leadership LONDRA. Dal nostro corrispondente Messa sotto dalla più grave crisi finanziaria dal 1929 ad oggi, Londra cerca di rilanciare sè stessa immaginando di farsi incubatrice dei centri finanziari che si stanno aprendo nel mondo. Lo ha sostenuto con forza il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling in un rapporto sul destino del Regno Unito come motore finanziario globale. Un documento preparato dallo stesso Cancelliere e da Win Bischoff, ex presidente di Citigroup. Darling nell'annunciare che in giugno sarà pronta l'ipotesi legislativa sulle nuove regole finanziarie che Londra si darà ( punto di partenza è il rapporto del Presidente della Fsa Adair Turner) ha insistito sul rilancio dei servizi nel Regno Unito. «Quelli finanziari rappresentano l'8% del Pil e il 14 % degli introiti fiscal – ha detto Win Bischoff –, ovvero una fetta consistente, ma non dissimile dagli Usa. E molto inferiore a nuove piazze come Singapore ». E questo per sfatare quello che al Tesoro considerano il luogo comune della " monocoltura" finanziaria quale asse portante dell'economia britannica. La vera scommessa per ridare alla Gran Bretagna la centralità che la crisi del credito ha scosso è la connessione con i mercati emergenti o in via di consolidamento. L'expertise britannico dovrà fare di Londra un hub finanziario per Hong Kong e Shangai, Singapore e Dubai. Gli esempi, secondo Darling e Bischoff, non mancano. Londra è già in posizione leader sulla finanza islamica e quindi partner ideale di Dubai e Abu Dhabi; ha già contribuito fortemente a sviluppare il mercato dei capitali in Cina e in particolare quello obbligazionario; è advisor costante delle autorità indiane. L.Mais © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Messaggio al Papa: fermare i crociati (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-08 - pag: 11 autore: Alla vigilia del viaggio in Palestina estremisti afghani contro il proselitismo cattolico Messaggio al Papa: fermare i crociati Carlo Marroni CITTà DEL VATICANO Basta proselitismo cristiano in Afghanistan o ci saranno gravi conseguenze. Alla vigilia della partenza del viaggio in Medio Oriente - e dell'uccisione di oltre cento civili nella provincia di Farah - i talebani hanno minacciato Benedetto XVI di «fermare i crociati». Le minacce sono state affidate a un comunicato pubblicato su un sito web vicino agli studenti coranici (alemarah1.org): «L'Emirato islamico in Afghanistan (i talebani, Ndr) chiede al Papa cristiano Benedetto XVI di impegnarsi per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei crociati turbino la sensibilità dei ribelli musulmani, oppure dovrà aspettarsi una severa reazione ». Il riferimento è alle immagini trasmesse giorni fa dalla rete tv Al Jazeera, in cui si vedevano soldati Usa con bibbie tradotte in lingua locale. Il proselitismo religioso nei confronti di musulmani è un crimine in Afghanistan e in altri Paesi islamici. L'esercito statunitense ha comunque ribadito che i soldati non possono fare opera di proselitismo, e che i testi sacri sono stati confiscati e distrutti. Intanto ieri il Parlamento europeo ha bocciato con 253 voti, contro i 199 a sostegno, e 61 astensioni un emendamento che condannava le recenti dichiarazioni di Ratzinger contro l'uso del preservativo quale mezzo di lotta all'Aids. L'emendamento, firmato dal radicale italiano Marco Cappato e dalla liberale olandese Sophia in't Veld, era inserito nel rapporto annuale dell'Assemblea sui diritti umani nel mondo per il 2008. Subito prima del voto, il cristiano democratico tedesco Hartmut Nassauer è intervenuto con una mozione d'ordine durissima, chiedendo al presidente della seduta Gérard Onesta (Verdi) di non procedere al voto dell'emendamento in base a due motivazioni: innanzitutto, perché le dichiarazioni del Papa sono del 17 marzo 2009 (durante il suo viaggio verso il Camerun), mentre il rapporto dell'Europarlamento si riferisce al 2008 e poi perché, ha osservato, le si comparano «a violazioni dei diritti umani gravissime nel mondo, come le esecuzioni di condanne capitali in Cina o la tortura». E sempre alla vigilia della partenza il Papa ha nominato il nuovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, un dicastero che ha stretta competenza sugli affari del Medio Oriente: si tratta del gesuita slovacco Cyril Vasil, 44 anni, rettore del Pontificio istituto orientale: sarà vice del prefetto, cardinale Leonardo Sandri, in partenza oggi con il Papa. © RIPRODUZIONE RISERVATA A STRASBURGO L'Europarlamento boccia di strettissima misura la mozione di condanna di Ratzinger per il discorso africano sui preservativi

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L'operaio non c'è più, Pdl egemone nel popolo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-08 - pag: 21 autore: Biagio De Giovanni «L'operaio non c'è più, Pdl egemone nel popolo» «I n questo quindicennioi grandi blocchi di classe si sono dissolti e con essi le logiche di appartenenza politica. Temi come la pressione fiscale e l'immigrazione non appartengono più al ceto medio ma sono temi del "popolo" nel suo insieme». Biagio De Giovanni, filosofo e storico della politica all'Orientale di Napoli, già esponente politico di spicco del Pci-Pds–Pd,commenta così il sondaggio del Sole 24 Ore che ha registrato lo spostamentoa destra del voto operaio (il 60% per Pdl e Lega). Un processo già in atto che ora ha raggiunto il suo apice.Per di più –fa notare –è venuto meno il tradizionale collante con il sindacato. «La sensazione è che ormai il sindacato si muove meglio all'interno della singola azienda, dove c'è il rapporto diretto con il datore di lavoro, piuttosto che come categoria». La Lega è forte sul territorio, e il Pdl è forte nell'immaginario popolare.Ma non solo. «Non è più un partito di plastica ma un vero partito che ormai va oltre Berlusconi, è un entità che lo supera. E figure come Fini e Tremonti sono lìa dire che il partito sopravviverà al suo fondatore. Per la prima volta nella storia d'Italia abbiamo un partito di centro-destra cheè entrato nella società diventando grande forza di popolo». Partito egemone, dunque, anche sul piano culturale e della proposta politica. «Ed io credo che la crisi economica, contrariamentea quanto pensano alcuni osservatori, non rovescerà le fortune politiche a vantaggio della sinistra –dice De Giovanni –.Basta guardare a come Tremonti ha fatto proprie alcune suggestioni keynesiane». E la sinistra? Quali prospettive? «La ripresa è lenta, e non è in vista», è la sentenza. E riprendendo la tesi del suo ultimo libro (A destra tutta, edito da Marsilio) in uscita proprio oggi, De Giovanni azzarda il suo paradosso: «Al "no global" Tremonti la sinistra deve opporre una globalizzazione intelligentee riconquistare il liberalismo politico. Dire insomma "siamo noi i veri liberali"». Em. Pa.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 08/05/2009 - pag: 33 Il dibattito Zingales: colpa dei salvataggi pubblici a ripetizione «Crisi, il panico dei mercati e gli errori dei governi» Padoa-Schioppa: il capitalismo non si autoregola MILANO Mai come adesso sono richiesti negli Stati Uniti economisti italiani o formati alla Bocconi, soprattutto per spiegare cosa succeda agli americani. Il bocconiano della New York University Nouriel Roubini o Luigi Zingales, bocconiano dell'Università di Chicago, sono solo due casi celebri ed è quest'ultimo a cercare di spiegare perché: «Le amministrazioni americane somigliano sempre più ai governi italiani. Non rispettano la certezza dello Stato di diritto, hanno interessi incrociati, cercano di influenzare le banche». Il pubblico nell'aula magna della Bocconi, stracolma, ride. Poi subito torna zitto e attento, perché la posta stavolta non potrebbe essere più seria: la prima delle quattro serate di conversazione del Forum «Economia e società aperta», organizzato dalla Bocconi e dal «Corriere», è andata subito al punto. Lo scambio di ieri sera sulle cause della crisi fra Zingales e Tommaso Padoa-Schioppa, ex ministro dell'Economia dopo una carriera da banchiere centrale, mostra come stiano emergendo due grandi letture delle origini del sisma finanziario. E che dalle diverse idee sulle responsabilità, dei governi e di regole distorte o dei mercati lasciati a se stessi, deriveranno diversi sistemi di capitalismo dopo. Lo sanno bene il presidente della Bocconi Mario Monti e quello di Rcs Mediagroup Piergaetano Marchetti, che ricordano come «Economia e società aperta» abbia sempre parlato dell'esigenza di «governare la globalizzazione». Ma, appunto, la crisi pone il problema di capire cosa è andato storto e dunque è da cambiare. Padoa- Schioppa, quanto a questo, ricorda l'indebitamento americano, il dollaro privo di contrappesi e la bolla immobiliare. Ma gli preme andare più a fondo, vedere perché i presunti meccanismi automatici di tenuta del mercato siano saltati malgrado l'abbondanza di informazioni disponibili agli operatori. «Il tema della società aperta è centrale dice . La teoria classica sosteneva che la democrazia e il mercato sono meccanismi di correzione degli errori. L'esperienza ci mostra invece che la democrazia e il mercato sono organismi che hanno in sé i germi dell'autodistruzione, vanno curati e mantenuti, perché i virus che li attaccano mutano sempre». Insomma, Padoa-Schioppa evoca l'importanza di fattori irrazionali come il panico e la teoria della riflessività di George Soros, che appunto non crede alla capacità del mercato di trovare da sé un equilibrio. Sollecitato da Dario Di Vico, Zingales si schiera invece sull'altro polo: per lui la paura degli operatori «è razionale, perché il governo ha creato incertezza e violato lo Stato di diritto salvando alcune banche arbitrariamente ». Non solo: già in precedenza aveva impedito ai meccanismi equilibratori del mercato di funzionare. Lo aveva fatto, dice Zingales, con salvataggi ripetuti dalla crisi messicana del '94 fino al fondo Ltcm nel '98. «Con questi precedenti conclude Zingales la prudenza negli investimenti era ormai considerata un comportamento da fessi». T. Padoa-Schioppa, D. Di Vico e L. Zingales Conversazioni L'aula magna della Bocconi ieri al primo dei quattro incontri Federico Fubini

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Frattini a Washington. Afghanistan e Pakistan al centro dei colloqui. Per la pace coinvolgere anche l'Iran (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Frattini a Washington. Afghanistan e Pakistan al centro dei colloqui. Per la pace coinvolgere anche l'Iran di Cristiano Del Riccio e Luciano Clerico 08-05-2009 WASHINGTON. Il ministro degli esteri Franco Frattini ha avuto ieri a Washington una serie di incontri internazionali con la questione Afghanistan-Pakistan decisamente in primo piano. La giornata è stata aperta dalla buona notizia, comunicata dal Sudan dall'inviata speciale Margherita Boniver, della liberazione dalla prigione di Juba (nel Sudan) dell'Italiano Piero Aldino Previdi, arrestato per debiti. Frattini si è complimentato con la Boniver per il successo della sua missione. Una giornata intensa ha visto non solo l'incontro al Dipartimento di Stato col segretario di stato Hillary Clinton - reduce da una giornata di colloqui mercoledì a Washington con i due presidenti di Afghanistan (Hamid Karzai) e del Pakistan (Asif Ali Zardari) - ma che ha dato la possibilità a Frattini di incontrare anche i ministri degli esteri afgano Rangin Dadfar Spanta e pachistano Makdhoom Shah Mehmood Qureshi che si trovavano nella capitale Usa per il trilaterale con gli Stati Uniti. Frattini è apparso preoccupato per la situazione in Pakistan: "Se il Pakistan esplode, perché lasciato in balia di se stesso, è un dramma per tutto il mondo". "Le stragi di civili sono un dramma nel dramma. Noi pensiamo che la soluzione politica sia quella giusta. La sicurezza e l'azione militare sono una componente, ma non possono essere 'la componente'. La prima componente deve e essere la costruzione civile ed economica", ha detto Frattini. Il ministro ha sottolineato che l'Italia intende lavorare nell'ambito della comunità internazionale per affrontare la questione Afghanistan-Pakistan coinvolgendo "anche i vicini importanti che finora non sono stati coinvolti, come l'Iran", per fare in mondo che Afghanistan e Pakistan "non siano la sorgente di un grande pericolo ma una grande opportunità" per tutto il mondo. "Il nostro obiettivo è quello di creare un approccio concreto che sia fatto di aiuti economici, di dialogo politico, di soluzione di problemi come il traffico della droga, e di coinvolgimento di vicini importanti che finora non sono stati coinvolti, come l'Iran", ha detto Frattini. Questo è l'approccio con il quale l'Italia sta organizzando il G8 di Trieste di fine giugno, "al quale sono stati invitati anche i vicini" di Afghanistan e Pakistan. "L'Italia - ha aggiunto il ministro degli Esteri - vuole promuovere una consapevolezza internazionale sul fatto che Pakistan e Afghanistan sono o possono essere la sorgente di un grande pericolo, oppure una grande opportunità ". Frattini ha sottolineato che "occorre dare prospettive di riforma delle istituzioni, formare la polizia, aiutare le tribù che vivono lungo i grandi confini di Afghanistan e Pakistan a non essere intrappolate dall'estremismo o dal terrorismo, offrire una via d'uscita a coloro che rifiutano la violenza, combattere i talebani alleati dei terroristi. Questi sono i nostri principali obiettivi". Per quanto riguarda Cuba, l'Italia appoggia la nuova linea americana di apertura nei confronti de l'Avana e come "amico storico degli Stati Uniti" lavora per "ulteriori passi in avanti". Frattini ha completato la gioirnata con un discorso in una sala del Congresso sul tema 'Italy in the global Outlook' e la partecipazione ad un pranzo in suo onore organizzato dall'American Jewish Committee. Conferenza al Congresso sul ruolo dell'Italia WASHINGTON. "Nel XXI Secolo l'Italia deve adottare una visione globale del suo ruolo internazionale". Il ministro degli esteri Franco Frattini ha illustrato ieri a Washington, in un discorso in una sala del Congresso, la sua visione del ruolo dell'Italia nel mondo. Frattini ha sottolineato che il G8 che sarà tenuto in luglio a L'Aquila sotto la presidenza dell'Italia, avrà un formato innovativo con più ampio spazio concesso ai cinque paesi dalle economie emergenti (Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica) più l'Egitto (paese africano, arabo e musulmano). Il ministro degli Esteri ha spiegato che i temi principali del G8 saranno "lo sviluppo sostenibile e la sicurezza". Lo spostamento del vertice da La Maddalena a L'Aquila sarà "un grande evento" per l'area recentemente colpita dal terremoto e "mostrerà al mondo la vitalità delle popolazioni colpite" e la loro volontà di ripresa. Parlando della politica estera italiana, Frattini ha detto che è basata sul multilateralismo. il ministro degli esteri ha definito "inaccettabile che Teheran possa acquisire "capacità nucleare" ma ha aggiunto che non vi sono alternative alla necessità di "incoraggiare l'Iran a svolgere un ruolo positivo nella regione". Per quanto riguarda l'Afghanistan, Frattini ha detto detto che "la soluzione della questione non può essere militare: la comunità internazionale deve sempre più concentrarsi sugli aspetti civili della crisi". Frattini ha sottolineato che "i rapporti tra Russia ed Europa dovrebbero essere concepiti solo in termini di cooperazione e non di confronto". Circa i rapporti transatlantici Frattini ha detto che la nuova amministrazione Obama richiede nuove responsabilità all'Europa: "c'é bisogno di più Europa e non di meno America: questo dovrebbe essere il nostro motto". Frattini ha citato il recente accordi tra Fiat e Chrysler come un esempio di "forte e vitale" relazione transatlantica. La conferenza al Congresso era stata organizzata dalla NIAF, la principale organizzazione degli italiani d'America. Frattini é stato presentato dal presidente della NIAF Joseph Del Raso e dai due parlamentari italo-americani Bill Pascrell e Pat Tiberi. Una delegazione della NIAF si è recata di recente in Italia per portare i fondi raccolti negli Usa a beneficio delle vittime del terremoto.

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FIAT: L'ITALIA RIMANE CENTRALE (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

FIAT: L'ITALIA RIMANE CENTRALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 08.05.2009 11:29 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Adesso si alza la tensione, almeno in Italia, sul futuro Fiat, alla luce dei nuovi accordi. Il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha inviato una lettera al Presidente della Fiat Luca di Montezemolo e all'Amministratore delegato Sergio Marchionne per sottolineare l'importanza dell'accordo con Chrysler e delle trattative con Opel. Il Ministro ha voluto, però, sottolineare la centralità degli stabilimenti italiani e preannuncia un incontro per discutere le prospettive dell'azienda in Italia. "L'accordo raggiunto dalla Fiat con la Chrysler - scrive Scajola - ha costituito per l'economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo, maturata nel pieno della crisi del settore, fa emergere i valori dell'industria italiana come poche volte era accaduto in passato". "Fondamentale - prosegue Scajola - sarà ora il permanere della centralità del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l'eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi attivero' dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire".

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Borsa: positive le piazze europee (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Borsa: positive le piazze europee ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 08.05.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - MILANO, 8 MAG - Mattinata positiva per le principali borse europee, sulla scia della chiusura dell'Asia e in attesa dell'avvio degli scambi a Wall Street. I future sull'indice Dow Jones sono in rialzo dello 0,5%. In luce il comparto bancario dopo l'esito positivo degli stress-test sugli istituti Usa. Bene anche le materie prime e le auto, dopo il calo della vigilia. Sugli scudi a Londra Rbs (+12,5%), dopo i risultati trimestrali, con una perdita netta di 857 milioni di sterline. Un dato che non ha comunque pesato sulle valutazioni degli analisti. Fortis guadagna il 10,11%, favorita dal rialzo del prezzo obiettivo da parte degli analisti di Bank Degroof, mentre guadagnano terreno Ing (+4,23% ad Amsterdam), insieme a Deutsche Bank (+4,07%), Credit Agricole (+2,9%) e Bnp (+3,24%).In progresso il comparto delle materie prime, spinte dalle quotazioni dei metalli. Xstrata sale del 5,03%, Vedanta del 4,5% e ArcelorMittal del 3,79%. Acquisti anche sui petroliferi Neste Oil (+2,95%), Repsol (+1,86%) e Total (+1,95%), sulla scia del prezzo dal greggio, scambiato appena sotto quota 54 dollari. Bene tra gli automobilistici Porsche (+5,71%), che si riprende dopo lo scivolone della vigilia a seguito della fusione con Volkswagen (+0,73%). In luce Peugeot (+1,45%), favorita dai dati sulle immatricolazioni di auto in Cina.(ANSA).

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

AUTO «Siamo vasi di coccio» Radiofabbrica trasmette programmi in tedesco che annunciano disastri: a Mirafiori le tute blu temono che il conto della globalizzazione Fiat venga presentato a loro. I sindacati chiedono un incontro immediato ad azienda e governo Loris Campetti Radio officina fa rimbalzare da un reparto all'altro di Mirafiori avvertimenti preoccupanti provenienti dagli stabilimenti Opel dell'Assia: achtung, achtung, stanno per saltare un po' di stabilimenti in Europa, un paio in Italia. Uno a sud, precisa la stampa tedesca, uno a nord. A nord? Ma come: Marchionne non aveva detto che Mirafiori sarebbe stato l'ultimo stabilimento a chiudere, in caso di difficoltà? E poi, dove stanno le difficoltà, visto che la Fiat sta facendo shopping di multinazionali in mezzo mondo? Ce l'avrà mica con noi, il salvatore della patria? Questo dicevano ieri le tute blu torinesi al cambio turno, leggendo il volantino distribuito dai sindacalisti e dai delegati della Fiom che si interroga sul futuro degli stabilimenti italiani della Fiat, compreso il cuore antico di Mirafiori. C'è chi pensa che non si debba prestare troppa attenzione ai messaggi provenienti in questi giorni dalla Germania, «fanno parte del gioco». Ma anche chi minimizza fa sogni che sembrano incubi. «C'è grande preoccupazione in fabbrica», dice il segretario della V lega Fiom di Mirafiori, Vittorio De Martino: «Marchionne non è più circondato dall'aureola e non è più percepito come il santo salvatore: «Qui rischiamo di fare la fine dei vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro, dicono ai cancelli e in assemblea gli operai». I numeri sono tiranni: tra la crisi del 2002 e l'inizio della ripresa del 2005, i lavoratori occupati nel perimetro di Mirafiori sono crollati da 27 mila a 15 mila. Nel 2008, da uno stabilimento con una capacità produttiva di 500 mila vetture ne sono uscite solo 140 mila, rispetto a una produzione italiana di 630 mila automobili, un terzo del totale prodotto dal Lingotto nel mondo. Dai piani alti della Fiat si lascia intendere che non sarà necessario chiudere stabilimenti in Italia, basterà «asciugarli» un po'. Si asciuga il sudore, normalmente, e in effetti sono gli operai quelli che sudano, dunque la metafora fastidiosa ha una sua ragion d'essere. «Che vuoi asciugare ancora? Tutti quelli che potevano uscire, tra pensionamenti e mobilità, sono già stati messi fuori», consedera con amarezza il segretario torinese della Fiom, Giorgio Airaudo che teme per l'auto, ma anche per la Iveco che è messa ancora peggio e le solite voci d'officina ventilano persino una cessione dell'intero comparto dei camion. E teme per la Cnh e i suoi stabilimenti a Torino e in Italia (Emilia, Marche, Puglia). Ieri i lavoratori della Cnh di San Mauro, in perenne cassa integrazione, hanno manifestato davanti alla sede Rai di Torino. Si preoccupano lavoratori, sindacati, istituzioni. Il sindaco del capoluogo piemontese Sergio Chiamparino chiede una verifica alla Fiat, un piano industriale che garantisca una difesa dell'occupazione dentro il processo di riorganizzazione che la globalizzazione del Lingotto pretende. Anche il presidente della Campania Antonio Bassolino, che ospita nel suo territorio la fabbrica sotto tiro di Pomigliano, chiede un incontro immediato con la Fiat. Incredibile a dirsi, si è fatto vivo il governo italiano dopo settimane di silenzio e dopo che Marchionne aveva incontrato i governi di mezzo mondo promettendo a tutti la difesa degli stabilimenti e dell'occupazione. Più che battere un colpo, il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola ha mandato una letterina a Marchionne e Montezemolo per «preannunciare» un incontro, presenti i sindacati, per discutere le prospettive dell'azienda. Un governo serio - tipo quello tedesco o quello americano, per intenderci - si limiterebbe a convocare azienda e sindacati, come questi ultimi chiedono inutilmente da mesi. Altro che letterina, dice il coordinatore Fiom del settore auto, Enzo Masini. Il quale crede poco praticabile una linea di rottura di Marchionne basata sulla chiusura di stabilimenti e operai licenziati: «Solo un anno fa abbiamo fatto un accordo per Termini Imerese e l'Unione europea ha concesso finanziamenti per gli investimenti e per la produzione di un nuovo modello». Le notizie - e i rumors, «normali» in una trattativa difficile - provenienti dalla Germania, ma anche dai mercati e dagli ordinativi stagnanti di automobili, sono comunque inquietanti, aggiunge Masini, che almeno una buona notizia può darcela: «Il 13 ci vedremo a Francoforte con la Ig-Metal e incontri sono in programma con i sindacati del Belgio, della Gran Bretagna, della Svezia...». Cioè dei paesi in cui la Opel ha i suoi stabilimenti. E' impensabile, e sarebbe perdente, una risposta fabbrica per fabbrica alla strategia globale della Fiat e delle altre multinazionali. Se non altro questa crisi costringe i sindacati dei vari paesi a confrontarsi, alla ricerca di una strategia comune Il 16 a Torino arriverà da tutt'Italia la protesta dei lavoratori Fiat per una manifestazione promossa da tutti i sindacati dei metalmeccanici. Non è accettabile che l'unico modo per portare l'industria dell'auto fuori dalla crisi sia quello che prevede il massacro sociale. Dietro parole come sinergia si nascondono licenziamenti e chiusure di fabbriche. Se Marchionne dovesse decidere di penalizzare gli stabilimenti italiani, dice il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, si aprirebbe un pesante scontro sociale. Giorgio Cremaschi arriva a dire che se la Fiat dovesse chiudere Pomigliono, sarebbe necessario l'intervento dell'esercito.

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Influenza, altri due casi in Italia Oms: nel mondo 2.384 persone infette (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 08-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'AQUILA - Due nuovi casi di influenza A/H1N1 nel nostro Paese. Lo ha reso noto il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, in visita all'Aquila. Il primo caso, la cui positività è stata riscontrata ieri, è quello di una donna di 48 anni di Como, tornata dal Messico. Nella mattinata di oggi si è avuta anche la conferma della positività di un uomo di 40 anni, musicista, tornato da New York e ricoverato al San Matteo di Pavia: è l'unico caso italiano, finora, di infezione non contratta in Messico. Il numero dei casi di "febbre suina" nel nostro Paese sale così a sette. Bilancio dell'Oms. Nel mondo i casi accertati dall'Organizzazione mondiale della sanità di nuova influenza A/H1N1 questa mattina sono 2.384 registrati in 24 Paesi, con 44 morti. Il Messico resta il Paese più colpito, con 1.112 casi (di cui 42 mortali), seguito dagli Usa (896 casi, di cui due mortali) e dal Canada (214 casi e nessun decesso). Casi accertati. I casi accertati sono: in Francia 5, in Germania 10, in Israele 6, in Italia 5 (non sono ancora conteggiati i due nuovi segnalati oggi), in Olanda 2, in Nuova Zelanda 5, nella Repubblica di Corea 3, in Spagna 81, in Gran Bretagna 32 e un caso in Austria, Cina (Hong Kong), Colombia, Costa Rica, Danimarca, El Salvador, Guatemala, Irlanda, Polonia, Portogallo, Svezia, Svizzera. Nessun decesso è stato registrato in questi Paesi. Primi casi in Brasile e Argentina. Al bilancio fornito dall'Oms vanno aggiunti anche i primi casi segnalati oggi in Brasile e Argentina. Il ministro della Salute brasiliano, José Gomes Temporao, ha annunciato la registrazione di 4 casi: tre pazienti infetti erano stati in Messico e un altro negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l'Argentina, il ministro Graciela Ocana ha fatto sapere che la persona infettata dal virus dell'influenza suina era stata in viaggio in Messico ed era tornata lo scorso 25 aprile. Secondo il governo argentino, sono 52 i casi sospetti dell'epidemia. OAS_RICH('Middle'); Spagna, 88 casi confermati. Anche Madrid ha aggiornato il bilancio delle persone infette che nel frattempo è salito a 88 casi confermati e 33 sospetti per i quali si attendono i risultati delle analisi. Nessuno degli ammalati è ricoverato, tutti i casi sono considerati lievi e rispondono positivamente alle cure. Delle persone che hanno contratto la malattia, nove non si sono recate di recente in Messico. (8 maggio 2009

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la medicina keynesiana - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 09-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 39 - Commenti LA MEDICINA KEYNESIANA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Il pavimento di questa crisi potrebbe essere vicino, forse attorno alla fine dell´anno. Ciò non significa tuttavia che l´economia mondiale sia posizionata per una ripresa robusta nel breve periodo. Toccare i livelli più bassi non rappresenta un valido motivo per abbandonare le misure energiche adottate per rimettere in piedi l´economia del mondo. Siamo davanti a un declino economico complesso: una crisi economica combinata con una crisi finanziaria. Fino all´avvio della crisi, a fare da motore alla crescita globale erano stati i molto indebitati consumatori americani. Questo modello si è spezzato e non troverà una sostituzione nel breve termine, perché anche se le banche statunitensi fossero sane, la ricchezza delle famiglie è stata devastata. Gli americani hanno continuato ad accendere prestiti e a consumare basandosi sull´assunto che i prezzi delle case sarebbero cresciuti indefinitamente. Il collasso del credito ha poi peggiorato le cose e le aziende, trovandosi di fronte a un costo del credito più elevato e a mercati orientati al ribasso, hanno risposto rapidamente riducendo le scorte. Gli ordini sono conseguentemente crollati – in maniera sproporzionata rispetto al calo del Pil – e quei paesi la cui economia poggiava sui beni di investimento e sui beni durevoli (vale a dire, le spese in conto capitale che possono essere posticipate) sono stati colpiti molto duramente. Probabilmente si assisterà a una ripresa in alcuni di questi settori rispetto ai pavimenti toccati alla fine del 2008 e all´inizio di quest´anno, ma può essere utile esaminare i fondamentali. Negli Stati Uniti, i prezzi degli immobili continuano a scendere, milioni di famiglie sono sommerse da mutui che superano il prezzo di mercato della propria casa e la disoccupazione continua a crescere, mentre per centinaia di migliaia di persone si avvicina la fine delle 39 settimane coperte dall´assicurazione contro la perdita del posto di lavoro. Le amministrazioni degli Stati sono costrette a licenziare dei dipendenti a causa del crollo delle entrate fiscali. Il test per verificare se le banche sono adeguatamente capitalizzate si sono appena conclusi – "stress test" che non hanno previsto alcuno stress – e alcune sono state giudicate in condizioni accettabili. Sembra tuttavia che le banche, piuttosto che cogliere questa opportunità di ricapitalizzarsi, anche grazie all´aiuto del governo, propendano per una risposta di tipo giapponese: in qualche modo usciremo da questo pantano. Queste banche "zombi" – defunte ma che si aggirano ancora tra di noi – rappresentano, per dirla con le parole immortali di Ed Kane, "una scommessa sulla resurrezione". Riproponendo il copione della debacle degli istituti di credito e ipotecari degli anni Ottanta, la crisi savings & loan, le banche si stanno avvalendo di una rendicontazione non virtuosa (è stato permesso loro, per esempio, di tenere a bilancio degli asset dissestati, presumendo, o fantasticando, che conservandoli fino alla scadenza possano in qualche modo ritornare positivi). Peggio ancora è tuttavia il fatto che alle banche sia stato consentito di accedere a prestiti della Federal Reserve a condizioni estremamente vantaggiose e a fronte di garanzie poco solide e, al tempo stesso, di aprire posizioni di rischiose. Alcune banche hanno sì pubblicato le relazioni sul primo trimestre dell´anno, compilate però sulla base di una contabilità furbesca e dei profitti del settore della compravendita titoli (leggasi: speculazione). Questo non rimetterà in moto l´economia rapidamente. E se le scommesse non pagheranno, il costo per i contribuenti sarà più oneroso. Anche il governo statunitense ha scommesso sulla tattica di uscire dal pantano in qualche modo: le misure adottate dalla Fed e le garanzie offerte dal governo si traducono per le banche in un accesso a fondi a basso costo mentre i tassi di interesse dei prestiti rimangono alti. Se non accade niente di terribile – perdite sui mutui, sugli immobili commerciali, sui prestiti alle aziende o sul debito delle carte di credito – le banche potrebbero farcela e superare questa situazione evitando un´altra crisi. Da qui a qualche anno, le banche si saranno ricapitalizzate e l´economia tornerà alla normalità. Questo è lo scenario roseo. Le passate esperienze in altre parti del mondo, tuttavia, suggeriscono che questa è una prospettiva rischiosa. Anche se le banche fossero sane, il processo di ricondurre l´esposizione creditizia a livelli accettabili e la perdita di ricchezza che lo accompagna comporta una più alta probabilità che l´economia resti debole. Un´economia debole implica una più alta probabilità di ulteriori perdite per le banche. Il problema non è confinato agli Stati Uniti. Altri paesi, come la Spagna, stanno attraversando una propria crisi immobiliare. L´Europa dell´Est ha i suoi problemi, problemi che potrebbero avere un impatto sulle banche altamente indebitate dell´Europa Occidentale. In un mondo globalizzato, i problemi in una parte del sistema si ripercuotono rapidamente al resto del sistema. In alcune crisi precedenti, come quella asiatica di un decennio fa, la ripresa è stata celere perché i paesi colpiti poterono aprirsi la strada verso una nuova prosperità a colpi di esportazioni. Quello presente invece è un declino economico globale e sincronizzato. Gli Stati Uniti e l´Europa non possono uscire da questo un periodo economico stagnante a colpi di export. Il risanamento del sistema finanziario è necessario, ma non è una condizione sufficiente per la ripresa. La strategia degli Stati Uniti per risanare il proprio sistema finanziario è costosa e ingiusta, perché premia coloro che hanno creato l´attuale dissesto economico. Un´alternativa c´è tuttavia e prevede sostanzialmente che si rispettino le regole del gioco di una normale economia di mercato: lo scambio debito-mezzi propri. Un tale scambio riporterebbe la fiducia nel sistema bancario e i prestiti potrebbero riprendere a fluire con un costo minimo o addirittura nullo per il contribuente. Non è una strada particolarmente complicata né è nuova. Non piace ovviamente a chi ora detiene obbligazioni e che preferirebbe un regalo da parte del governo, ma il denaro pubblico può essere destinato a scopi più meritevoli, inclusa un´altra tornata di stimolo. Tutti i declini economici si concludono prima o poi. Il punto è quanto questo sarà prolungato e profondo. Nonostante i germogli primaverili, dovremmo essere pronti per un altro inverno buio: è arrivato il momento di attuare il Piano B per la ristrutturazione delle banche e di un´altra dose di medicina keynesiana. Joseph Stiglitz, professore di economia presso la Columbia University, presiede la Commissione di esperti per le riforme del sistema monetario e finanziario internazionale nominata dall´Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il tema di un nuovo sistema mondiale di riserva valutaria era già stato affrontato nel suo libro del 2006, "La globalizzazione che funziona". Copyright Project Syndicate, 2009 www. project-yndicate.org Traduzione di Guiomar Parada

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L'Italia verso l'Expo di Shanghai via al padiglione (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 09-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 09/05/2009 - pag: 19 Calendario Fermi i lavori britannici, gli Usa senza fondi L'Italia verso l'Expo di Shanghai via al padiglione «biocompatibile» DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI Non è per tutti la stessa Expo. Il cantiere del padiglione britannico è fermo: problemi burocratici, il cortocircuito fra vincoli europei e prassi cinesi. Gli americani non trovano i fondi, secondo gli organizzatori hanno raccolto un milione e mezzo di dollari ma ne servono 60: i cinesi un po' incoraggiano, un po' mettono fretta, anticipando l'avvio obbligatorio delle opere a prima del 30 giugno, «altrimenti per il 1Ú maggio 2010 non saranno pronti». Gli italiani, invece, partono davvero. Ieri l'inaugurazione dei lavori per il nostro padiglione, sole a picco e dragoni danzanti, petardi e Verdi. «Roma non è stata costruita in un giorno e non sarà così per il vostro padiglione», scherza Hong Hao, direttore generale del Comitato organizzatore, abituato a tener conto degli affanni dei Paesi partecipanti. Capita in tempi difficili, l'Expo. «Ma questa manifestazione segnerà una svolta in una fase difficile dell'economia», scommette il commissario Beniamino Quintieri, che vede nell'evento (1Ú maggio-31 ottobre del prossimo anno) «una chance» per l'Italia. C'è un budget governativo di 36 milioni di euro cui si aggiungono 7 milioni di materiali offerti da aziende partner e fornitrici: «L'obiettivo è arrivare a 50». La struttura «ecosostenibile e biocompatibile» progettata da Giampaolo Imbrighi dovrà essere conclusa entro l'anno, poi toccherà all'allestimento interno, curato dallo scenografo Giancarlo Basili sul tema della «Città dell'uomo». La costruzione, provvisoria, punta a rimanere permanentemente a Shanghai. Francese la direzione dei lavori: «Sì, ma perché offriva professionalità che non si potevano mettere insieme altrimenti », ammette Quintieri. Sono 3600 mq a pianta quadrata per 18 metri d'altezza, un piano ospiterà a rotazione regioni italiane, da disciplinare secondo criteri fissati dal commissariato: una fase non ancora all'ordine del giorno. L'Expo sta trasformando Shanghai, per esempio con 733 milioni di dollari solo per risistemare il Bund, il lungofiume della città. Ma le difficoltà incontrate dai partecipanti oltre 230 fra Paesi e organismi, attesi 70 milioni di visitatori prendono in contropiede gli organizzatori, che si fanno coraggio sottolineando come solo Andorra e Colombia per ora non abbiano confermato l'adesione. «La Cina sostiene l'ambasciatore Riccardo Sessa apprezza il nostro impegno », e intanto dei 40 tra Paesi che intendono costruire un loro padiglione, solo metà ha avviato i lavori. La maggior parte ha optato per padiglioni condivisi. I 6 mila mq per quello Usa restano vuoti. Il direttore generale Hong Hao ha offerto tutto l'appoggio possibile («tranne che per i soldi») agli Stati Uniti, che per legge non può contare su fondi pubblici. Altri condividono le angustie, ma la possibile defezione statunitense sarebbe un colpo alle ambizioni di Shanghai 2010. Doveva essere la risposta alle Olimpiadi di Pechino, tuttavia nei giorni della crisi l'Expo già si dimostra figlia del proprio tempo. Marco Del Corona

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"I coreani preparano un altro test atomico" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 09-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Retroscena Provocazione del regime di Pyongyang "I coreani preparano un altro test atomico" Allarme al Pentagono: attività sospette al sito di Kilju MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Washington teme che la Corea del Nord possa condurre un secondo test nucleare, ammonisce Pyongyang a «non commettere questo errore» e si consulta con Seul, Tokyo, Pechino e Mosca sulle possibili conseguenze. A dare l'allarme sui preparativi in atto a Pyongyang è stata l'intelligence sudcoreana rilevando la presenza di un'«accelerazione di attività» nel sito nucleare di Kilju, nel Nord-Est della Corea del Nord dove nel 2006 avvenne il primo test nucleare che colse il mondo di sorpresa. La scorsa settimana fonti ufficiali della Corea del Nord avevano minacciato per la prima volta di ripetere test nucleari e lanci di missili intercontinentali «in risposta alle critiche americane per il lancio di missili lo scorso 5 aprile» e ora, a conferma della scelta di alzare i toni, il ministro degli Esteri di Pyongyang accusa l'amministrazione Obama di un'«immutata ostilità al dialogo» in risposta della quale «la scelta sarà il rafforzamento del nostro arsenale nucleare». «Lo studio delle politiche perseguite da Obama negli ultimi 100 giorni ci portano a dire che la politica ostile dell'America verso di noi non è mutata e dunque ne trarremo le conseguenze», aggiunge il portavoce del regime di Pyongyang. Si tratta di minacce che la Casa Bianca prende molto sul serio: il presidente Barack Obama ne ha parlato al telefono con il collega cinese Hu Jintao e di persona nello Studio Ovale con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Forte delle convergenze registrate, l'inviato Usa per la Corea del Nord, Stephen Bosworth, è arrivato a Seul da dove ha lanciato un monito a Kim Jong Il: «Se la Corea del Nord deciderà di realizzare un secondo test nucleare dovremo occuparci delle conseguenze, perché ve ne saranno in quanto interpreteremmo questa decisione come un atto ostile». Nel tentativo di tendere la mano verso la Corea del Nord Bosworth ha detto che «l'offerta di Barack Obama di dialogo resta valida ed è nel loro interesse accettarla». Nei giorni scorsi l'inviato Usa aveva fatto tappa a Pechino per studiare il tentativo di rilanciare i negoziati multilaterali con Pyongyang ma secondo Paik Hak-soon, analista di punta del Sejong Institute sudcoreano, Kim Jong Il in questo momento «punta ad ottenere colloqui diretti ad alto livello con gli Stati Uniti» e non è più dunque interessato alla formula del dialogo a sei che coinvolge anche Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud. «Pyongyang minaccia il secondo test nucleare perché punta a un summit con Obama per ridisegnare l'intera partita nucleare e dunque non ha alcun interesse a parlare con Bosworth», aggiunge l'analista, ricordando che «i nordcoreani sanno che durante la campagna presidenziale Obama si disse pronto a incontrare Kim Jong Il» e ora vogliono metterlo alla prova. Dopo la tappa a Seul, l'inviato Usa partirà alla volta di Mosca prima di tornare a Washington per fare rapporto al Segretario di Stato Hillary Clinton, ma i tempi della diplomazia potrebbero cambiare se le attività nei siti nucleari nordcoreani dovessero continuare ad accelerare. I satelliti spia lavorano a pieno regime per prevenire possibili sorprese. Nel 2006 il Pentagono osservò il primo test arrivando alla conclusione che non fu un completo successo e negli ambienti militari a Washington si ritiene che Pyongyang abbia bisogno di una nuova esplosione per verificare le correzioni apportate.

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Gadget scadenti, maxi rimborso (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIANO D'ALBA. TRIBUNALE Gadget scadenti, maxi rimborso I bauletti danneggiati contenevano set di asciugamani e lenzuola macchiati [FIRMA]ISOTTA CAROSSO ALBA Maxi risarcimento disposto dal Tribunale albese a favore della Giordano Vini di Valle Talloria, frazione di Diano d'Alba. L'azienda vinicola, leader nel settore delle vendita diretta di vino, otterrà oltre 600 mila euro dalla New Cosma, di Cossato, in provincia di Biella, che aveva fornito gadget, considerati inutilizzabili. La vicenda nasce a fine 2005, quando, al momento di progettare la nuova campagna per l'autunno successivo, la Giordano decide di acquistare 45 mila bauletti in legno con set di lenzuola e asciugamani per promuovere i vini in vendita. La New Cosma, a cui si rivolgono per ottenere i prodotti, si affida a sua volta a una ditta di Hong Kong facendosi però garante, attraverso una scrittura privata, della qualità e dei tempi di consegna della merce. Ma quando a settembre 2006 arrivano i primi due container è subito chiaro che c'è qualche problema: i bauli sono tutti arrugginiti, hanno bordi taglienti e chiodi che fuoriescono e anche le lenzuola e gli asciugamani all'interno non sono da meno, alcuni macchiati, altri bucati. La Giordano fa fare immediatamente una perizia e blocca i pagamenti in Cina. La mossa successiva è la causa civile contro l'azienda di Cossato. A distanza di tre anni, il giudice del Tribunale di Alba, Giacomo Marson, ha dato ragione alla Giordano, riconoscendole il risarcimento per danni che aveva richiesto, 600 mila euro, mentre non ha accolto la richiesta di ulteriori 600 mila euro per danno d'immagine. «Siamo soddisfatti dell'esito della vertenza - dice l'avvocato Paolo Dellapiana, legale della Giordano -, in quanto il Tribunale di Alba ha riconosciuto il danno subito dai miei assistiti per questa consistente fornitura di merce proveniente dalla Cina, per la quale era stata prestata garanzia da una società italiana». Una sentenza di primo grado esecutiva per la quale la New Cosma riceverà a giorni la richiesta di pagamento. «Quanto accaduto - dice ancora Dellapiana - conferma che, pur nell'ambito di un sistema economico ormai globalizzato, permangono rischi nei rapporti commerciali con aziende situate in Paesi come Cina e India, con i quali sono molto intensi gli scambi, con conseguente necessità per le imprese italiane di adottare, come in questo caso, tutte le cautele possibili, di natura sia giuridica che di controllo qualità, tanto nella fase precontrattuale quanto durante l'esecuzione dei contratti stipulati».

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il vello d'oro sfida global - siegmund ginzberg (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 33 - Cultura Il vello d´oro sfida global Rotte dimenticate la memoria La leggendaria nave Argo su cui Giasone e compagni percorrono l´Europa da un capo all´altro rappresenta bene la realtà che il grande archeologo Barry Cunliffe racconta nel suo ultimo libro: il nostro continente già diecimila anni fa era innervato da una rete di vie di comunicazione battute da mercanti, avventurieri, eserciti invasori SIEGMUND GINZBERG sono diecimila anni che l´Europa naviga da una crisi globale all´altra. Con contatti, scambi, movimenti migratori, ripercussioni che si estendono da un estremo all´altro del continente anche quando sembra che le diverse parti non abbiano a che fare con le altre, ne ignorino addirittura l´esistenza, anche quando sembra che tutto ciò che conta davvero, tutta la politica, tutti i conflitti, tutta l´economia, tutti gli avvenimenti, gli sconvolgimenti degni di nota e di attenzione siano solo quelli locali. I ritrovamenti e gli studi archeologici dell´ultimo quarto di secolo rivelano una globalizzazione di estensione e profondità insospettabili, impetuosa quanto sommersa, impercettibile se ci si affida alle sole narrazioni che ci sono state tramandate. Non coincide con i confini e le vicende dei popoli, tanto meno con quelle degli stati. A tratti scompare, anche per molti secoli. Per poi ricomparire altrettanto a sorpresa. I cicli stritolano culture e civiltà, si alternano imperi e frammentazioni, nicchie di autarchia e isolamento, cambiano violentemente le élite. Tutto cambia continuamente. Ma restano fili sotterranei a testimoniare che eravamo già tutti europei da molti millenni prima che avessimo la minima idea di esserlo. Il fatto che questi fili si ritrovano soprattutto lungo le coste e il corso dei fiumi d´Europa giustifica il titolo dell´ultimo libro di uno dei più prestigiosi archeologi del nostro tempo, Sir Barry Cunliffe: Europe Between The Oceans. Themes and Variations: 9000 BC-AD 1000 (Yale University Press, 2008, 518 pagine). è un libro molto denso, documentato, non semplicemente «divulgativo», di spessore ineccepibile anche da un punto di vista specialistico, corredato di bellissime illustrazioni e, soprattutto di un eccezionale apparato di cartine. L´avevo ordinato perché impegnato in una lettura, che poi mi ha condotto in tutt´altre direzioni, delle Argonautiche di Apollonio Rodio. Vi ho ritrovato orizzonti sterminati, sentieri inesplorati, suggestioni inaspettate. Euripide, e molto più tardi Catullo e Valerio Flacco, scrivono della leggendaria nave Argo su cui Giasone e compagni intrapresero, una generazione prima della guerra di Troia, la loro avventurosa navigazione alla ricerca del vello d´oro come della «prima nave». Omero dice più sobriamente: «La meglio costruita». Apollonio Rodio, che ha a disposizione la «biblioteca-mondo» di Alessandria nel Terzo secolo avanti Cristo dice, ancor più sobriamente, solo che fu «la più famosa». è una nave magica: persino parla. Trasporta di tutto: uomini, armi, cavalli, pecore, doni preziosi, poi anche il misterioso vello. Naviga lungo le coste, da isola a isola, da porto a porto, lungo i fiumi; supera per incanto (a due riprese, la prima attraversando il Bosforo per entrare nel Mar Nero) rocce alte come grattacieli che cozzano tra di loro; per sfuggire all´inseguimento della flotta colchica si addentra nel Danubio, ne esce nell´Adriatico, si addentra nel Po, ne esce nel Rodano (ma se avessero preso un altro braccio sarebbero usciti nell´Oceano); per un lunghissimo tratto viene trasportata a braccia per attraversare il deserto libico; è praticamente in simbiosi coi suoi marinai, ne è «la madre». Apollonio Rodio ha probabilmente a disposizione tutte le diverse versioni scritte degli antichi miti, scrive in un´epoca in cui i viaggi per mare sono ormai ordinaria amministrazione, ma lavora d´immaginazione, dovrebbe conoscere le rotte ormai battute, ma la sua geografia è fantasiosa quanto, e forse ancora più di quella dei suoi predecessori. La cosa affascinante è però che la realtà archeologica descritta da Cunliffe appare ancora più sconvolgente, fantastica delle «invenzioni» degli antichi. Che Argo non fosse la «prima nave» lo sapevamo da tempo. In Asia si sono scoperte imbarcazioni risalenti a oltre sei millenni fa. Quanto agli europei è ormai assodato che navigavano da prima ancora dell´introduzione della ruota e dell´addomesticazione dei cavalli. Anche un semplice sguardo alla configurazione del nostro continente spiega perché la cosa non è solo verosimile ma persino ovvia. Se si volta una qualsiasi mappa è evidente che l´Europa non è che una grande penisola che protrude dall´Asia circondata dai mari. Tra coste frastagliate e isole si può stimare che la circumnavigazione si estenda per qualcosa come trentasettemila chilometri, l´eguale della circonferenza dell´intero pianeta. A questo va aggiunto il corso dei fiumi. Gli itinerari degli argonauti non sono così assurdi come può sembrare a prima vista. Dal Danubio effettivamente si risaliva sin da tempi antichissimi, superando le Porte di ferro, fino al cuore dell´Europa. Questa è la rotta che avrebbero seguito tutte le migrazioni attraverso il corridoio delle steppe asiatiche, dalla Mongolia ai Carpazi, dalla remota preistoria alle invasioni barbariche. Dalla valle del Po, attraverso i passi alpini si arrivava ai bacini del Rodano e del Reno, fino alle isole britanniche. Manufatti provenienti dal Mediterraneo e viceversa avevano preso queste strade in parte fluviali da millenni prima che a fare il percorso fosse l´esercito di Annibale. Attraverso tributari come la Morava passava la "via dell´ambra" dall´estremo Nord. Se non il naviglio, veniva trasbordato a braccia attraverso gli spartiacque montagnosi il suo contenuto. Fonti bizantine confermano che gli avventurieri-mercanti del Nord arrivavano sino a Costantinopoli lungo la Vistola e il Dnestr, o addirittura, dal Golfo di Finlandia, attraverso il lago Ladoga e il Dnepr, superando a piedi una successione di sette rapide. Da qui probabilmente arrivò a Costantinopoli la guardia varanga degli imperatori bizantini, compreso quel Halfdan che a mo´ di vandalico souvenir incise il proprio nome in caratteri runici sulla parete di Santa Sofia. Gli europei navigano, si conoscono, scambiano prodotti e favole sin dall´età della pietra e dei ghiacci (che sciogliendosi crearono nuovi corsi d´acqua e mari, immensi acquitrini, forse lo stesso diluvio). Scandinavia e Danimarca sono costellate di immagini rupestri di navi a remi che precedono di molto quelle dei vichinghi, somigliano nel profilo alle navi su cui si erano imbarcati gli argonauti e Ulisse. Già attorno al 1700 avanti Cristo questi eroi nordici facevano per ragioni "di prestigio", oltre che presumibilmente di pirateria, spedizioni simili a quelle dei loro colleghi greci. Forse spingendosi sui fiumi sino ai Carpazi. Il relitto di una nave a vela, ritrovato al largo di Uluburun, presso la costa meridionale della Turchia, databile al Quattordicesimo secolo avanti Cristo, quindi non moltissimo dopo l´epoca eroica di cui canta Omero, trasportava lingotti di bronzo, di stagno, vasellame cipriota, anfore e vetri canaaniti, oro, argento, e persino zanne di elefante, denti di ippopotamo. Con un cargo di provenienza così eterogenea, si può solo ipotizzare che facesse una rotta circolare tra Egitto, costa siriana e dell´Asia minore, Cipro e Creta. I Fenici importavano lo stagno dal porto dell´odierna Cadice, sull´Atlantico e lo distribuivano in tutto il Mediterraneo. Gli Etruschi esportavano dalla Pianura padana sino in Pomerania. Sin dal terzo millennio avanti Cristo arrivavano, probabilmente via acqua, manufatti di ceramica dalla Francia meridionale sino in Scozia. Strabone e Diodoro Siculo riferiscono nei dettagli di intensi traffici fluviali via il Rodano e la Garonna, fino in Britannia, da molto prima che nelle Gallie si affacciasse Giulio Cesare. La rete compare e scompare, trova nuovi percorsi o lascia intere regioni a lungo isolate, interessa ovviamente le élite in cerca di status symbol, non i contadini, ma la globalizzazione è prepotente, spesso indipendentemente da guerre, invasioni e dai grandi sconvolgimenti politici registrati dalla "Storia". Tra le sorprese successive: il particolare in genere trascurato che via nave sarebbero iniziate anche le invasioni barbariche che avrebbero affondato l´impero romano. Insomma dal mare e lungo i fiumi una stupefacente, caleidoscopica, vertiginosa e globale "storia nella storia", di più lunga durata e profondità di quella cui eravamo abituati.

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Queen, in Italia il musical da fantascienza (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 10/05/2009 - pag: 43 «We Will Rock You» Queen, in Italia il musical da fantascienza MILANO La voce di Freddie Mercury si è purtroppo spenta da tempo. John Deacon ha ormai attaccato il suo basso al chiodo. Ma Brian May e Roger Taylor, i due superstiti del quartetto che nel 1970 diede vita ai Queen, non abbandonano la scena. E ieri a Milano hanno presentato la loro nuova fatica. Non un album o un tour (l'hanno già fatto l'anno scorso con il poco memorabile «The Cosmos Rock»), ma il musical «We Will Rock You». Che dopo sette anni di successi in giro per il mondo e una tenitura da record nel West End londinese, sbarca anche in Italia: il 4 dicembre all'Allianz Teatro di Milano con produzione e regia italiane, biglietti in vendita dal 14 maggio. May e Rogers hanno partecipato alla fase finale delle audizioni per il cast che dovrà cantare i 24 brani del musical, una scaletta con dentro il meglio dei Queen, da «Radio Ga Ga» a «Bohemian Rhapsody» e, ovviamente, «We Will Rock You». «Abbiamo visto che qui c'è tanto talento ha detto May ma non ci sorprende. L'Italia è un posto perfetto per il rock». Il musical racconta di un futuro nel quale domina la globalizzazione e il rock è bandito. In scena Il personaggio Killer Queen Ma. Plu.

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Tan Dun: musica vera o jukebox di oggetti sonori? (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 10/05/2009 - pag: 18 LA RECENSIONE Tan Dun: musica vera o jukebox di oggetti sonori? Tan Dun è un Virgilio che guida i suoi numerosi estimatori nel regno della globalizzazione musicale. Più di ogni altro compositore oggi. Perché la sua musica non è la solita sintesi d'Oriente e Occidente, piuttosto un jukebox impazzito che alterna un minuto di cineserie a uno di Bach, uno di tromba tipo Miles Davis a uno di rumore futurista, con l'orchestra che batte piedi e mani, sussurra, urla o sfrega pietre. Per un po' il gioco è divertente. Però c'è un però ed è che ne scaturisce una forma esageratamente rapsodica, un campionario d'oggetti sonori più che musica vera e propria. Nel concerto che dirige all'Auditorium di Milano a capo della Filarmonica Toscanini presenta due cose. L'una è «Death and Fire. Dialogue with Paul Klee», risale agli anni Ottanta e tutto sommato funziona perché è organizzata rapsodicamente come successione di quadri. Ma l'altra è un «Concerto per chitarra» degli anni Novanta priva di una forma plausibile, anche perché non rivela alcun tipo di relazione interessante tra lo strumento e l'orchestra. E la «colpa» è tutta del pezzo, perché nulla si può addebitare né alla tecnica e sensibilità della squisita solista Sharon Isbin (nella foto con Tan Dun) né alla grinta di una formazione che anzi rivela ottime potenzialità e buona coesione. Di ciò sono ulteriori testimonianze le esecuzioni della «Danza del fuoco» da «El Amor Brujo» di Falla e della «Unanswered Question» di Ives che completano il programma accolte con molto calore dal pubblico. Che torna a casa con la consapevolezza d'aver ascoltato una giovane orchestra capace di mandare messaggi positivi. Enrico Girardi

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"costruire l'europa dei diritti" - raffaele r. riverso (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XXI - Genova "Costruire l´Europa dei diritti" Lech Walesa a Balbi, lezione di politica internazionale L´ex presidente polacco e leader di Solidarnosc parla di globalizzazione, Gorbaciov e fede RAFFAELE R. RIVERSO Una lezione di politica internazionale, all´università. L´ha impartita ieri Lech Walesa, leader di Solidarnosc, il primo sindacato polacco indipendente, quindi presidente della Polonia nel 1990, invitato dalla Fondazione per la Cultura. Quest´anno cade il ventennale della caduta del muro di Berlino e la visita di Walesa sotto la Lanterna coincide con la presentazione delle due rassegne espositive "Oltre il Muro. Tutto il teatro in un manifesto. Polonia 1989-2009" e "Europa verticale. Un viaggio per immagini" di Monika Bulaj e Paolo Rumiz, ospitate a Palzzo Ducale dal 28 maggio al 30 agosto. Nell´Aula Magna si è parlato di Europa: «Ci sono due modi per entrare nella comunità europea - ha detto Walesa riferendosi al caso turco -. Il primo è quello di prendere la bandiera e cantare l´inno. Il secondo è quello di cercare di migliorare i nostri diritti, di iniziare un percorso che mantenga al primo posto l´interesse dell´Europa». La colpa del grande astensionismo («una grande vergogna») previsto per le elezioni europee è dovuto «all´inconsistenza degli attuali partiti politici che non hanno più una visione del futuro e preferiscono stare in televisione». Sollecitato dal pubblico, infine, si lascia scappare anche una considerazione sull´ex presidente russo Mikhail Gorbaciov: «Prima mi credeva un dissidente. Ora da pensionati siamo amici. Cosa penso di lui e della sua volontà di riformare il comunismo avviando la Perestrojka? O è stato un traditore o un ingenuo. Gorbaciov è stato importante per la caduta del blocco sovietico, ma perché ha fallito in quella che credeva la sua missione. Fosse per lui il mondo sarebbe ancora quello di una volta». Del resto Walesa si è sempre contraddistinto per l´anti-comunismo e la fede: «Il comunismo ha ucciso più di duecento milioni di persone e nessuno ne parla. In tutto quello che ho fatto sono stato guidato dal verbo di Dio», ha affermato durante l´incontro, organizzato dalla Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale. Sulla polemica di un suo passato da spia comunista, Walesa risponde: «I panni sporchi si lavano in famiglia. Di queste cose bisogna parlarne solo in Polonia». Walesa ha denunciato il presidente polacco Lech Kaczynski: «Questo è il ringraziamento per aver pensato che potesse essere il mio sostituto». La lustracia? «Un atto dovuto per evitare di ripetere gli errori del passato».

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Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-09 - pag: 2 autore: Politiche economiche Le sicurezze infrante di Greenspan e Bush di Innocenzo Cipolletta D ove abbiamo sbagliato e cosa dobbiamo fare in futuro per evitare una crisi come quella che stiamo affrontando? Questa domanda è stata lanciata da Guido Tabellini su questo giornale il 7 maggio. Certo, ci sono le regole da rivedere e c'è da rafforzare i controlli. Ma basterà per evitare in futuro nuove crisi sistemiche? Credo di no. Penso che sia anche e soprattutto necessario riportare sotto controllo la politica economica dei principali paesi, per evitare il prodursi di squilibri eccessivi che sono stati alla base della crisi finanziaria mondiale. La crisi finanziaria si inscrive nell'ambito di forti squilibri favoriti essenzialmente dalla politica economica degli Usa di questi ultimi anni, volta a sostenere comunque la crescita economica. Senza una tale politica, non si sarebbero prodotte bolle speculative di tale ampiezza e, quindi, non avremmo avuto fenomeni patologici di diffusione di prodotti finanziari nuovi che hanno aggirato controlli, sicuramente non efficaci. Negli anni 90 il mercato azionario conobbe la bolla delle cosiddette dotcom, ossia le imprese innovative legate a internet e al sistema telefonico. La bolla si formò anche perché la Fed, guidata già allora da Alan Greenspan, riteneva che la crescita economica elevata degli Usa non avrebbe portato a squilibri inflazionistici, grazie ai progressi della produttività impliciti nelle nuove tecnologie. A nulla valsero allora le analisi di molti economisti che non riuscivano a trovare riscontri di questi aumenti di produttività legati alle nuove tecnologie. L'assenza di inflazione bastò a convincere che la crescita poteva continuare senza ostacoli. Alla fine la bolla scoppiò, all'inizio di questo decennio: ciò avrebbe dovuto comportare una recessione che avrebbe potuto riequilibrare l'economia americana in fase di surriscaldamento. Ma intervenne il tragico attentato dell'11 settembre 2001 che minacciò di sprofondare gli Usa e il mondo in una depressione. Da qui, un rilancio dell'economia mondiale e di quella americana, che era appena entrata in recessione. Gli stimoli all'economia furono ingenti, sia dal lato fiscale che da quello monetario. I tassi di interesse vennero ridotti e i mercati furono inondati di liquidità. Quando apparve evidente che la recessione era stata evitata, si continuò a iniettare capacità di spesa sui mercati e si favorirono gli acquisti di case negli Usa, malgrado il manifestarsi di una evidente bolla sul mercato immobiliare, causata proprio dalla politica monetaria e fiscale espansiva. Inoltre, gli Usa iniziarono a spendere per finanziare le guerre al terrorismo, prima con l'intervento in Afghanistane poi in Iraq. Tutto questo sembrava possibile perché ancora non cresceva l'inflazione grazie, questa volta, alla globalizzazione, che assicurava prodotti e servizi a costi contenuti provenienti da Cina, India e altri paesi di nuova industrializzazione, e alla immigrazione che assicurava lavoro a basso costo. A nulla valsero i moniti di quanti segnalavano gli squilibri fondamentali degli Usa nella bilancia dei pagamenti, nei conti pubblici e nei conti delle famiglie che avevano azzerato la propensione media al risparmio. Unico obiettivo di Greenspan e dell'amministrazione Bush era quello di evitare una recessione che avrebbe fatto scoppiare la bolla immobiliare e avrebbe indebolito gli Usa. Paradossalmente, è stato il successo nella lotta all'inflazione,dopo l'epoca della stagflazione, vinta grazie alle deregolamentazioni e alle innovazioni anche finanziarie,una delle cause che poi hanno favorito l'emergere di questa crisi globale. Oggi stiamo pagando il prezzo del successo nella lotta all'inflazione, perché è venuto meno il termometro che avrebbe (forse) indotto la Fed a frenare la crescita prima che si arrivasse ad alimentare bolle speculative di questa ampiezza. L'aver ancorato la politica monetaria degli Usa all'inflazione e alla crescita, ha finito per far trascurare gli altri squilibri (bilancia dei pagamenti e conti pubblici) considerati minori e aggiustabili grazie alla pletora di nuovi strumenti finanziari disponibili. Di questo sono responsabili i governi di tutti i paesi, non solo quello degli Usa, perché la crescita faceva comodo a tutti. Chi non ricorda, negli anni passati, gli articoli e le dichiarazioni dei politici europei sull'" invidiare" la capacità di crescita americana e il ruolo della Fed, che non si preoccupava solo degli squilibri, come alla Bce, ma anche della crescita? Credo che per ridurre il rischio del prodursi di nuove devastanti crisi sistemiche siano sicuramente necessarie nuove regole, nuovi controlli, più attenzione alla gestione della crisi. Ma penso anche che sia necessario soprattutto un maggior rispetto degli equilibri tradizionali nella gestione della politica economica da parte dei governi dei principali paesi. icipoll@tin.it © RIPRODUZIONE RISERVATA LA BOLLA DEGLI ANNI 90 La Fed incoraggiò la crescita svincolata dai fondamentali: la lotta all'aumento dei prezzi con strumenti innovativi ha provocato gli squilibri attuali

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Le auto preferite dalla Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

A ROMA AGENTI E VETTURE DI 15 PAESI Le auto preferite dalla Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout" [FIRMA]MARCO MARELLI ROMA Mai nel passato era capitato, nonostante la Polizia di Stato abbia una storia lunga ben 157 anni. In occasione dell'anniversario, a Roma in Piazza del Popolo, sono arrivate ben quindici rappresentanze di Polizia provenienti da quindici Paesi esteri. E così è stato possibile toccare con mano altre realtà, scoprendo ad esempio quali veicoli usano per il controllo del territorio la Francia, la Grecia, il Portogallo, l'Austria, la Macedonia, la Spagna, la Bulgaria, il Belgio. Il nuovo claim della Polizia di Stato per il 2009 «c'è più sicurezza insieme» ha trovato piena giustificazione, forte anche di questa presenza straniera utile tra l'altro a stringere sinergie assai vantaggiose in un momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà consolidata. Nel grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend, ha dominato la scena l'Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera ammiraglia. Quattro ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni climatiche, potente con il cinque cilindri 2.4 turbodiesel comon rail di ultimissima generazione da ben 210 cavalli, rispettosa dell'ambiente grazie al filtro antiparticolato. La 159 Q4 in divisa ha colpito molto anche per il sofisticato sistema Scout che adotta. Questa tecnologia, tra le innumerevoli funzioni, consente il riconoscimento targhe, un'arma preziosa nei compiti di controllo del territorio. In questa occasione ha svettato la folta presenza di Skoda Octavia, automobile in uso presso la Polizia albanese, croata, greca e ceca con carrozzeria berlina; e ha incuriosito il raffinato Mercedes Viano della Polizia slovacca adibito alla compilazione modulistica in caso di incidenti stradali con presa di corrente esterna, unica vettura delle forze dell'ordine ad averla. La Chrysler Stratus della Polizia macedone sfoggiava invece sul cofano uno stemma simile a quello in uso dalla Polizia americana. Durante la manifestazione del 157° anniversario della Polizia di Stato sono pure emersi, intervistando gli agenti stranieri intervenuti, i peccati degli automobilisti d'Europa. Non sono affatto ligi nel rispettare i limiti di velocità quelli macedoni, i bulgari, i croati; in Montenegro usano pochissimo le cinture in città, mentre sono soliti allacciarle fuori; in Austria c'è il problema della guida in stato di ebbrezza. Tra le carrozzerie preferite dagli agenti spiccano le station wagon: Italia, Francia e Belgio hanno una folta rappresentanza di questa tipologia di vetture nelle flotte della Polizia.

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Novità e dinamismo le parole d'ordine del risparmio energetico (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 10-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Commenti Pagina 348 Novità e dinamismo le parole d'ordine del risparmio energetico --> In un'economia globale, nessun Paese preso individualmente può affrontare efficacemente la crisi attuale, anche perché, malgrado qualche segno di un rallentamento, il suo superamento è ancora lontano e la disoccupazione è in aumento nella maggioranza degli Stati industrializzati e in quelli emergenti per l'anno in corso e per il 2010. La sfida vale per tutti. Per gli Stati Uniti d'America, la più grande potenza, e per la Cina, che in un domani virtuale ha serie probabilità di superare gli Usa. In Europa, la Germania, prima potenza economica, e l'Italia, comparativamente meno sviluppata, non possono ognuna per sé far fronte alla crisi in atto. In America latina, il Brasile, benché disponga di grandi potenzialità di sviluppo, non ha interesse a operare isolatamente. In sintesi, la cooperazione internazionale è la via maestra da seguire sia a livello globale sia con sfide settoriali. Negli Usa, l'amministrazione Obama dà assoluta priorità al lancio e al successo del programma in difesa dell'ambiente mediante la ricerca e la messa in opera di tecnologie avanzate e per il risparmio energetico, nell'ambito di una nuova e dinamica divisione internazionale delle attività. È in questo contesto settoriale e seguendo una "road map" strategica che Sergio Marchionne, Ceo (Chief Executive Officer) di Fiat-Group, fa la prima mossa vincente. Egli, con l'accordo Chrysler/Fiat e con la benedizione del presidente Obama, oltre a lanciare la Fiat nel mercato mondiale, valorizza le sinergie delle due case automobilistiche: ad operazione compiuta, lui sarà il nuovo amministratore delegato della Chrysler. La Fiat fornirà, tra l'altro, i suoi piccoli motori poco inquinanti e a basso consumo energetico: il motore diesel common rail (anche se il brevetto era stato ceduto a Bosch) e, soprattutto, quello di nuova generazione Multiair (presentato due mesi fa al salone di Ginevra), con basso regime di emissione di CO2, intorno a 80g/chilometro, il cui lancio è previsto quest'anno. L'accordo Torino/Detroit, oltre ad avere evitato la bancarotta annunciata della Chrysler (sotto amministrazione controllata e pilotata dalla pubblica amministrazione che ne assicura il finanziamento per il rilancio), crea un gruppo automobilistico internazionale che nel 2008, con 243.000 dipendenti (Chrysler 185.000, Fiat 58.000), ha prodotto 4.700.000 autoveicoli (Fiat 2,7 milioni, Chrysler 2,0 milioni) e ha fatturato 100 miliardi di euro (Fiat 63, Chrysler 37). A operazione di successo completata, la Fiat possiederà il 20 per cento delle azioni, con una prospettiva già pianificata del 35 per cento nel nuovo gruppo e più in là del 51 per cento: tutto ciò senza sborsare un euro e con la previsione che la Fiat 500 sarà venduta nel mercato Usa nel 2010. Con la visita questa settimana in casa Opel in Germania, Sergio Marchionne ha fatto la sua seconda mossa sulla "road map" strategica. Benché i tedeschi siano un partner potenziale meno flessibile di quello americano, l'offerta di Marchionne è stata considerata interessante e degna di approfondimento dalle autorità politiche e aziendali tedesche, compresa la rappresentanza sindacale. Se le trattative andranno in porto, il nuovo gruppo Fiat/Opel, 113.000 dipendenti (Fiat 58.000 e Opel 55.000), creerebbe il secondo colosso automobilistico mondiale dopo il gruppo Toyota, incorporando non solo la parte tedesca della General Motors (Opel) ma anche quelle che operano in America latina (1,2 milioni di veicoli venduti nel 2008, in primis in Brasile). Un primo ostacolo dell'offerta Fiat a Opel è l'opzione della cordata Magna (produttore austro/canadese) che dovrebbe essere finanziata da miliardari russi. Le difficoltà maggiori da superare sono, tuttavia, politiche: le prossime elezioni per il futuro cancelliere, Angela Merkel CDU-CSU versus Frank Walter Steinmeier PSD (attuale ministro degli Esteri, socialdemocratico), consigliano la massima prudenza nelle decisioni da prendere. Altra difficoltà - e non delle minori - è la nota forza contrattuale del sindacato IgMetall tedesco, leader Armin Schild, e di Klaus Franz, leader del consiglio sindacale e componente del consiglio di supervisione della Opel tedesca. Da tenere in conto, infine, la seria preoccupazione dei sindacati italiani per il rischio di chiusura di qualche impianto Fiat in Italia. Se l'operazione Fiat/Opel avrà successo, non è azzardato prevedere che la terza mossa strategica di Sergio Marchionne miri al mercato automobilistico cinese, la cui capacità d'assorbimento dei piccoli modelli Fiat è enorme. ANTONIO MARONGIU (marongiuantonio@tiscali.it)

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Stress-test truccato dalla Fed e da Geithner, ecco la prova. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Wall Street Journal in questo articolo conferma l'inattendibilità dello stress-test. I parametri adottati da Fed e Tesoro erano molto accomodanti appure hanno prodotto inizialmente risultati sconfortanti. Ad esempio Citigroup avrebbe dovuto ricapitalizzare per 35 miliardi, non per 5,5; Bank ofAmerica per 50 non per 33,9, e così via. Non appena conosciuti i risultati, le banche hanno esercitato pressioni furiose su Geithner (il loro uomo) e il capo della Fed Bernanke e miracolosamente sono riusciti a convincerli ad ammorbidire il rapporto. Tutto questo mentre gli spin doctor preparavano sapientemente i media e ovviamente la Borsa, passando dritte rassicuranti. Tra l'altro: il Financial Times ha scoperto una clausola, ovviamente segreta, secondo cui se fra tre mesi i mercati saranno migliorati, le banche saranno esonerate dall'obbligo di aumentare il capitale. Dunque saranno libere di speculare di nuovo senza coperture adeguate. Una manipolazione e un inganno: sì, c'è proprio da festeggiare. Scritto in crisi, capitalismo, comunicazione, borsa, casta, banchieri, banche, spin, economia, democrazia, società, era obama, manipolazione, notizie nascoste Commenti ( 5 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07May 09 E la sinistra continua a non capire. Sono in Turchia per un viaggio di studio organizzato dalla delegazione ad Ankara della Commissione europea e riservato a un ristretto pool di giornalisti europei. Uno dei ricercatori incontrati oggi, Can Paker, ha fornito una spiegazione originale del successo del partito islamico moderato Akp. A suo giudizio il premier Erdogan vince perchè è l'unico a rappresentare gli interessi della nascente classe media, che si sviluppa grazie alle riforme e al libero mercato. L'Islam, secondo Paker, sarebbe un elemento secondario. Il Partito kemalista di opposizione continua a declinare, non perchè la società rifiuta il secolarismo, ma perchè quel partito rappresenta la vecchia classe media, basata sull'establishmenti burocratico-militare, che tende a ridursi. Secondo me il quadro è più complesso, ma il metodo di analisi di Paker è comunque interessante e in sintesi può essere riassunto così: i partiti si affermano non tanto per la loro ideologia, quanto per la loro capacità di rispecchiare le convinzioni e le aspirazioni di una classe sociale. Applicando questo metodo all'Italia si capiscono le ragioni del successo e del fallimento di molti partiti. Vediamo: - Il Pdl e Berlusconi sono sempre più popolari perchè rappresentano la piccola e la media borghesia, sia dei grandi sia nei piccoli centri, che oggi è maggioritaria nel Paese. E non basta il clamore per il divorzio da Veronica per cambiare il giudizio sul leader, perchè nelle società moderne - dopo la vicenda Clinton - la valutazione della moralità privata è sempre meno importante politicamente. - La Lega Nord riflette la paura, il disagio, l'attaccamento identitario di ampie zone del nord, soprattutto in Provincia. E' vista come il baluardo contro l'immigrazione clandestina e la vicenda della nave respinta farà salire i consensi. - L'Udc interpreta un certo mondo cattolico, comunque borghese, che, come accadeva ai tempi della Dc, è molto sensibile al messaggio della Chiesa e predilige una certa sobrietà; dunque non si riconosce in Berlusconi. I problemi sorgono a sinistra. Perchè il Pd non sfonda? Perchè rappresenta gran parte del mondo della scuola, una parte dei funzionari pubblici, il mondo intellettuale e perchè anzichè una a due identità: quella post comunista e quella cristianosociale. Troppo poco per vincere. E la mia impressione è che l'ultimo governo Prodi abbia contribuito a recidere il legame con la piccola e media borghesia produttiva, che non si fida più della sinistra. E non basta cambiare leader : finchè le facce continuano a essere quelle note (Veltroni, Franceschini.), gli elettori volteranno le spalle al Pd. o meglio: il partito è destintato a galleggiare attorno al 20%. E oltre il Pd? La galassia comunista ha perso il contatto sia con la base operaia che con i residenti delle periferie delle città, dove almeno il 50% degli elettori vota Lega. I Verdi vengono associati a personaggi come Pecoraro Scanio e dunque non hanno chance. I progressisti sono così rigidi da non capire che le battaglie in difesa degli immigrati clandestini e dei rom (vedi polemiche sul pacchetto sicurezza e sui barconi rispediti a Tripoli) non fanno altro che rendere ancora più profonda la diffidenza della piccola e della media borghesia nei loro confronti. Insomma, fanno il gioco del centrodestra. O no? Scritto in pdl, crisi, politica, lega, criminalità, clandestini, partito democratico, progressisti, Italia, immigrazione, democrazia, sindacati, sicurezza, società, turchia Commenti ( 47 ) » (3 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05May 09 Una crisi a "L" con la gobba? Continuo a credere che il recente rialzo di Borsa non sia l'inizio di una fase di crescita; bensì la conseguenza delle manovre messe in atto lo scorso mese (vedi il post del 14 aprile). Tuttavia non posso non chiedermi - come, immagino, molti di voi - se non sia io a sbagliarmi; ma più leggo articoli e più non riesco a capire le ragioni dell'ottimismo, che a tratti sfocia nell'euforia. Su dieci notizie otto sono pesantemente negative. Ci dicono che il sistema bancario è sulla via del risanamento, ma si dimentica di dire che l'evaporazione (apparente) dei debiti è dovuta solo alle nuove, truffaldine regole contabili, che permettono alle banche di valutare a proprio piacimento - anzichè a valori di mercato - gli asset tossici. I numeri indicano una realtà diversa: i debiti tossici ammonterebbero a oltre 4mila miliardi di dollari, di cui circa duemila solo negli Stati Uniti, dove sono già fallite 32 banche di piccole e medie dimensioni. E lo stress test, i cui risultati sono attesi a ore, dovrebbe indicare, nonostante sia scarsamente attendibile perchè falsato all'origine, che almeno dieci banche vanno ricapitalizzate. La situazione reale pertanto è molto peggiore. Ogni settimana la Federal Reserve annuncia l'acquisto di Buoni del Tesoro per centinaia di miliardi di dollari, segno che la domanda è insufficiente a coprire l'offerta, e ciò conferma che i cinesi stanno riducendo i propri investimenti in valuta Usa. E con quali soldi li paga la Fed? Con i propri ovvero stampando moneta: ma la storia insegna che un'economia in queste condizioni è tutt'altro che sana e prima o poi il conto va pagato. Inoltre: le previsioni per il 2009 indicano un crollo del Pil (in Europa di circa il 4%, molto peggio del previsto) e per il 2010 una crescita del 0,10% (molto inferiore rispetto a quella preventivata); e cifre analoghe sono annunciate per gli Stati Uniti. Sono pronto a ricredermi e chiedo ai lettori di questo blog: c'è qualcuno che sa dirmi dove sono i segnali di ripresa di cui tutti parlano? Analizzando i dati ho l'impressione che lo scenario più probabile sia quello di una L con la gobba ovvero caduta verticale, economia piatta con un breve periodo di crescita azionaria provocato non da uno sviluppo reale (e sano), dati reali ma da aspettative irrealistiche (alimentate ad arte), che si esaurirà riportando il barometro della crescita attorno allo zero. Sbaglio? Ditemi di sì, vi prego.. Scritto in capitalismo, crisi, comunicazione, borsa, banche, spin, cina, economia, era obama, manipolazione, gli usa e il mondo Commenti ( 91 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03May 09 Le creme anticellulite? Inutili (ma nessuno lo dice) Questo è un tipico esempio di notizia nascosa. L'Aduc ovvero l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori ha diffuso un comunicato stampa, in cui riprende i risultati di un'indagine dalla fondazione tedesca Warentest, su un tema in apparenza frivolo: quello delle creme, degli oli e dei vibratori anticellulite. Ebbene, gli esperti tedeschi hanno testato otto prodotti cosmetici e due apparecchi. Risultato? "Hanno ottenuto tutti un voto "insufficiente". Dopo quattro settimane di prova fra 300 donne, nessuno di questi ha potuto dimostrare un miglioramento visibile, ne' le creme ne' i vibratori. Promesse non rispettate, insomma". La Warentest è la maggiore associazione di consumatori tedesca e si suoi studi vengono ripresi soventi dai media tedeschi, anche dalle tv. In Italia, invece, nessuno ha ripreso la nota dell'Aduc, benchè tv e settimanali femminili dedichino molto spazio al benessere e all'estetica personale. Ma una notizia del genere è troppo controcorrente, smentisce tutto quel che gli espert ripetono da anni e potrebbe irritare alcuni inserzionisti pubblicitari. E allora meglio sorvolare, tacendo un'altra notizia importante. L'Aduc tra l'altro scrive: "Recentemente e' stata lanciato un nuovo metodo contro la cellulite: la crioelettroforesi, con principi medicamentosi (limogene e caffeina, associate a furosemide) che verrebbero fatti passare al di la' dell'epidermide attraverso il freddo. I costi? 150 euro a seduta, per un ciclo di 3-8 sedute. La furosemide e' un farmaco contro l'edema e puo' avere controindicazioni quali l'ipersensibilita' al prodotto, l'anuria (soppressione della secrezione renale) iposodiemia e/o ipopotassiemia. Sarebbe interessante sapere se queste controindicazioni sono valide per la crioelettroforesi. E' una domanda che rivolgiamo al ministero della Salute". Una domanda doverosa, come doverosa dovrebbe essere un'informazione autenticamente al servizio del cittadino, anche su argomenti come questi. In Germania i giornalisti riescono, almeno in parte, a sottrarsi ai condizionamenti dell'industria della cosmetica. In Italia i giornalisti dovrebbero trovare un coraggio analogo, sempre che il pubblico lo richieda e li sostenga. Temo infatti che la sensibilità dei consumatori italiani sia diversa, più frivola. E che, in fondo, alla verità preferiscano l'illusione in nome del look, dell'apparire . Sbaglio? Scritto in crisi, blog, comunicazione, salute, spin, manipolazione, Italia, notizie nascoste, società, giornalismo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Apr 09 Stipendi record, la casta dei banchieri Usa vince ancora Il mondo continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto, grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 53 ) » (10 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 80 ) » (10 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 58 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 102 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (16) banchieri (1) blog (3) borsa (2) capitalismo (18) casta (1) cina (22) clandestini (1) comunicazione (10) criminalità (1) crisi (28) democrazia (66) economia (39) era obama (25) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (56) giustizia (3) gli usa e il mondo (73) globalizzazione (53) immigrazione (42) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (159) lega (2) manipolazione (15) medio oriente (13) notizie nascoste (55) partito democratico (6) pdl (5) politica (5) presidenziali usa (23) progressisti (4) psicosi (2) referendum (1) russia (14) salute (1) sicurezza (2) sindacati (2) società (36) spin (14) svizzera (5) turchia (13) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere - 3 Emails Influenza suina, una psicosi molto sospetta... - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Ultime discussioni Alberto: Neppure a me il link funziona; è forse questo col grafico interattivo? http://online.wsj.com/artic... Franco Parpaiola: Salve. Credo che l'avversione che prova tanta Gente quando sente nominare Antonio Di Pietro e... Francesco_P: Non sono riuscito ad aprire il link all'articolo, ma non importa. I dubbi sulle caratteristiche dello... Franco Parpaiola: Salve. Silvio scrive: Non ci credo a questa teoria, i musulmani sono troppo diversi da noi per... Scarthorse: >Dekebalos : hanno applicato la vecchia massima del "tortura i numeri e ti diranno quello che... Ultime news Immigrati, in Libia un altro barcone Bossi: "La nostra linea fa proseliti"Televisione Pier Silvio Berlusconi: «Sta per nascere Italia 2»Il convegno delle toghe costa 225mila euro: per due giorni a PalermoElicottero precipita nel fiume Sesia: morti pilota e passeggeroIl Papa: contrastare chi stronca vite innocentiEsplode palazzina a Roma: due morti 3 le persone feriteL'Inter pareggia col Chievo e tra Milan e Juve è 1 a 1"Mio padre fece le scarpe al Duce Io le faccio a Sarkozy e pure a Bossi"Petacchi vince il primo sprint Cavendish resta in maglia rosaSta male San Suu Kyi l’eterna prigioniera Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. 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Fmi, cambia la geografia del potere (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 La novità L'aumento di risorse per il Fondo deciso dal G20 si porta dietro il tema della riforma della rappresentanza I segnali Apertura degli Usa dopo 60 anni. Il segretario del Tesoro Tim Geithner: sì alla sorveglianza indipendente e franca Fmi, cambia la geografia del potere Cina e Brasile pronti a mettere soldi, ma vogliono contare di più Vincitori e vinti dopo la crisi. Seggio unico per l'Europa? A trovare la sintesi migliore ci ha pensato un delegato dall'anello d'oro al lobo destro e codino da pirata dietro la nuca, stretto in un gessato blu su cravatta amaranto. «No taxation without representation», ha scandito l'uomo nel microfono, «nessun prelievo senza rappresentanza ». E chissà se quel signore dall'orecchino, il ministro delle Finanze svedese Anders Borg, ha afferrato fino in fondo la sua stessa ironia. Ma agli statunitensi in sala dev'essere suonata, inevitabilmente, amara. L'occasione era l'assemblea annuale del Fondo monetario internazionale del mese scorso, ministri e delegati di 184 Paesi raccolti in una sala a Washington. È lì che Borg ha scelto un motto della rivoluzione americana di oltre due secoli fa per dire che ora toccava al mondo: la crisi finanziaria, il conseguente aumento di risorse per l'Fmi deciso dal G20 di Londra e la disponibilità di nuovi protagonisti come Cina o Brasile di contribuirvi in modo determinante, faceva di quell'assemblea una tappa simbolica. La rivoluzione della rappresentanza, stavolta, è globale. E il punto d'arrivo, sostiene Adam Posen, vicedirettore del Peterson Institute for International Economics, è una riforma del Fondo «che dia ai Paesi che vogliono mettere i soldi per l'aumento delle riserve più voce e un ruolo più chiaro nel governo» dell'organismo multilaterale. «Se Cina, Arabia Saudita o Brasile non volessero contribuire in modo adeguato sarebbe un conto dice Posen . Ma dato che invece possono e vogliono metterci i soldi, non c'è più giustificazione per non far loro concessioni». In fondo, non sarebbe neanche una sorpresa. Che il sisma finanziario e gli stessi sensi di colpa dei Paesi che ne sono l'epicentro avrebbero smosso le gerarchie formali o meno del mondo, era largamente atteso. Tre mesi fa, un concetto del genere lo aveva espresso brutalmente Roger Altman. Capo del fondo di investimento Evercore, ex numero due del Tesoro Usa durante il primo mandato di Bill Clinton, Altman ha affidato la sua facile previsione a un saggio su Foreign Affairs: «I danni (della crisi, ndr) hanno messo il modello americano di capitalismo sotto una nube», scrisse. Invece, «la posizione relativamente indenne della Cina le dà l'opportunità di consolidare i suoi vantaggi strategici mentre gli Stati Uniti e l'Europa faticano per riprendersi. Pechino sarà nella posizione di assistere altri Paesi sul piano finanziario e fare investimenti chiave». Ma queste, appunto, erano le grandi linee, colorite magari della velata ironia sull'Occidente del vicepremier cinese Wang Qishan: «I maestri, attualmente, hanno qualche problema». La differenza ora è che la svolta impressa dal G20 di Londra all'Fmi e il ruolo centrale assunto dal Fondo nel tamponare la crisi soprattutto (ma non solo) in Europa dell'Est stanno accelerando tutto. Quel blocco di cemento sulla diciannovesima strada a Washington è il luogo fisico nel quale spostamenti globali di lungo periodo precipitano in fatti concreti adesso. La sequenza delle ultime sei settimane non lascia dubbi: a inizio aprile il G20 ha deciso di triplicare le risorse del Fondo da 250 a 750 miliardi di dollari, ma fin qui solo il Giappone ha contribuito con cento miliardi. Cina e Brasile hanno segnalato la loro disponibilità a fornire probabilmente circa 150 miliardi in due, e senza di loro la promessa del G20 resterebbe vuota. Possono permetterselo: la Cina ha 2 mila miliardi di dollari di riserve ufficiali da investire e la traiettoria del debito pubblico di Brasilia punta in basso verso il 25% del prodotto lordo (all'opposto, molti Paesi avanzati stanno salendo oltre l'80% o il 100%). Sono loro due, nota Posen del Peterson Institute, «i maggiori vincitori relativi all'uscita della crisi». E non c'entra solo il loro ruolo di leader delle rispettive regioni del mondo. «Sono i più vicini alla ripresa, hanno seguito politiche economiche interne responsabili, hanno mostrato all'America e all'Europa che una certa disciplina di mercato è la via da seguire e non si sono macchiati dei problemi di gestione del settore finanziario». Il problema è che entrambi ora vogliono contare di più. Sono loro due che hanno condizionato il loro prestito al Fondo alla garanzia che le loro quote e i relativi diritti di voto nel consiglio dell'organismo saranno sostanzialmente rivisti al rialzo con la riforma da decidere nei prossimi 18 mesi. «No taxation without reprentation» è il loro messaggio, al quale si stanno accodando Arabia Saudita, Giappone e, meno credibilmente visto lo stato pessimo dell'economia, anche la Russia. E visto che l'Ue non è pronta a intervenire direttamente con risorse massicce sul proprio fianco Est, sul confronto all'interno del Fmi si gioca anche parte della stabilità della fascia dal Baltico ai Balcani. Si spiegano anche così le concessioni che i Paesi avanzati hanno iniziato a offrire o almeno discutere. Tim Geithner, segretario al Tesoro americano, all'assemblea del Fondo a fine aprile, a suo modo ha voltato pagina dopo 60 anni. Per la prima volta, con lui l'America ha aperto ai consigli e alle osservazioni del Fondo: «Non possiamo formulare le nostre politiche nell'isolamento», ha detto aprendo a una sorveglianza multilaterale «indipendente e franca». Per la prima volta un'amministrazione Usa aprirà dunque le porte agli ispettori del Fmi sulla vigilanza finanziaria (i cosiddetti rapporti Fsap) e macroeconomica (i rapporti «Articolo 4»). Sono gli stessi che ogni anno imbarazzano il governo italiano e altri, benché non sia affatto detto che la Casa Bianca sia disposta a lasciarsi imbarazzare così facilmente. «Non saremo sempre d'accordo», ha avvertito subito Geithner, e intanto i suoi stanno già lavorando per limitare l'accesso ai tecnici del Fmi. Altra capitale in relativa ritirata nel sommovi-

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che razza di mondo vogliamo costruire? - claudio martini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina I - Firenze Governo e migranti Che razza di mondo vogliamo costruire? CLAUDIO MARTINI Ma che razza di mondo vogliamo costruire? I fatti di questi giorni reclamano una risposta. Se è giusto battersi per la libertà del popolo tibetano è altrettanto giusto farlo nei confronti dei migranti in fuga da guerre, genocidi, miseria e schiavitù. I diritti umani non si difendono in base alle nostre convenienze. Perciò è sbagliata la decisione di respingere in Libia i migranti diretti in Italia e in Europa. La decisione del Governo è in aperto contrasto con le convenzioni internazionali - sottoscritte dall´Italia ma non tutte dalla Libia - e con il rispetto dei diritti umani. Una decisione che preoccupa chi da tempo ha posto la difesa dei diritti umani al centro di ogni azione politica. Ha prevalso una visione ristretta di cittadinanza contrapposta alla concezione universale della tutela dei diritti della persona. Così si disconosce il significato della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (e di tutte le altre convenzioni approvate compreso quella di Ginevra), e si chiude gli occhi sulla complessa realtà del mondo globalizzato. E´ una logica che la Lega sta promuovendo a tutto campo, sul problema della salute o dell´istruzione di bambini e immigrati irregolari, ma che rischia di essere fatta propria da tutto il Governo. SEGUE A PAGINA III

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La globalizzazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/05/2009 - pag: 10 Focus La globalizzazione 10 Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere della Sera

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Focus data: 11/05/2009 - pag: 11 L'intervista Angel Gurria «Nuova etica contro gli abusi del mercato» ROMA «Abbiamo gli strumenti per la trasparenza e la buona governance, contro la corruzione, l'evasione fiscale e il lavaggio del denaro sporco, per integrare etica e moralità negli affari, per definire le transazioni internazionali, dopo questa crisi nulla dovrà rimanere come prima ». Angel Gurria, messicano, ex ministro delle Finanze e degli Esteri, 59 anni e da tre anni segretario generale dell'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica (Ocse), è diventato il più stretto «alleato» del ministro del Tesoro Giulio Tremonti nella definizione di un nuovo Global legal standard e domani sarà a Roma nel ruolo di mediatore tra la linea tedesca e quella italiana per un pre-G8 dedicato a evitare gli abusi del mercato. «Questo è il lato oscuro della globalizzazione che noi dobbiamo combattere precisa e al G20 dell'Aquila porteremo ai grandi della Terra molto materiale su cui riflettere». Quali sono i punti base del «global standard »? «Dobbiamo introdurre una nuova concezione etica per cui il valore delle azioni umane è legato al bene comune, non solo al guadagno. Eventuali bonus dovrebbero andare a beneficio della società e non solo degli amministratori ». Basterà questo per evitare nuovi titoli tossici? «I tecnici italiani e tedeschi, i due Paesi che più sono coinvolti, stanno individuando quello che manca oltre i regolamenti. Troppe cose non hanno funzionato. Non siamo soddisfatti». Che cosa manca? «Una dimensione etica che diventi parte importante della nostra cultura, del modo di essere di tutto il mondo. Non bastano le leggi o le sanzioni per arrivare a questo, del resto ce ne sono già tante a livello locale. Individuare nuovi strumenti legalmente vincolanti per tutti finirebbe in una negoziazione senza fine». Domani a Roma cosa accadrà? « Non sono previste decisioni ma sarà l'occasione per ascoltare le opinioni degli altri, per aprire la mente e gli occhi. Da una parte dobbiamo fare un update del sistema regolatorio, dall'altro dobbiamo confrontarci con accademici, intellettuali, funzionari del G8 per pensare a lungo termine e in un contesto più grande». È possibile mettere fuori legge le scatole cinesi? «Fa parte delle cose tecniche che ogni Paese ha. Ci deve pensare la Sec e gli altri organi di controllo delle Borse. Alla fine di questo se ne occuperanno i singoli Paesi ». Non vi è il rischio che tutto rimanga come prima? «Non è possibile, sarebbe gravissimo, come giustificarlo? Come potremo presentarci all'uomo della strada che ha perduto il lavoro o l'imprenditore che ha chiuso la sua società? Dovremo dire che tutto va bene e che speriamo nella ripresa? » Quale il contributo del Financial Stability Board guidato da Mario Draghi? «Ha elaborato molte cose e continua a farlo. L'innovazione continua delle imprese e delle multinazionali costringe a modificare la regolazione». Cosa pensa dell'operazione Fiat-Chrysler- Opel? «La cosa importante è che alla fine a decidere sia il mercato e non i governi. E che la concorrenza venga rispettata. È comunque una buona risposta alle esigenze del mercato automobilistico». Roberto Bagnoli

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Il mondo è diventato una rete di nonluoghi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Terza Pagina data: 11/05/2009 - pag: 31 Anteprima L'antropologo rilegge il suo saggio Il mondo è diventato una rete di nonluoghi Dai supermercati alle solitudini digitali di MARC AUGÉ D all'uscita in Francia nel 1992 di Nonluoghi, l'urbanizzazione del mondo è proseguita e si è amplificata nei Paesi sviluppati, in quelli sottosviluppati e in quelli che ora si chiamano «emergenti ». Le megalopoli si estendono e così anche, lungo le coste, lungo i fiumi e lungo le vie di comunicazione, i «filamenti urbani », per riprendere l'espressione del demografo Hervé Le Bras, cioè quegli spazi che, almeno in Europa, dove lo spazio è risicato, saldano fra loro le grandi agglomerazioni, accogliendo buona parte dei loro abitanti e del tessuto industriale e commerciale. Assistiamo così a un triplo «decentramento ». Le grandi città si definiscono innanzitutto per la loro capacità di importare o esportare gli esseri umani, i prodotti, le immagini e i messaggi. Spazialmente, la loro importanza si misura in base alla qualità e all'ampiezza della rete autostradale o delle vie ferroviarie che le collegano agli aeroporti. La loro relazione con l'esterno si inscrive nel paesaggio nel momento stesso in cui i centri detti «storici» sono sempre più un oggetto d'attrazione per i turisti del mondo intero. Nelle stesse abitazioni, ville o appartamenti, la televisione e il computer occupano ora lo spazio dell'antico focolare. Gli ellenisti ci hanno insegnato che sulla casa greca classica vigilavano due divinità: Estia, dea del focolare insediata nel centro, umbratile e femminino, della casa e Hermes, dio della soglia rivolto verso l'esterno, protettore degli scambi e degli uomini che ne avevano il monopolio. Oggi la televisione e il computer hanno preso il posto del focolare al centro della casa. Hermes si è sostituito a Estia. L'individuo, dal canto suo, è in un certo senso decentrato rispetto a se stesso. Si dota di strumenti che lo pongono in contatto costante con il modo esterno più remoto. I telefoni cellulari sono anche apparecchi fotografici, televisori, computer. L'individuo può così vivere singolarmente in un ambiente intellettuale, musicale o visuale completamente indipendente rispetto al suo ambiente fisico immediato. Questo triplo decentramento corrisponde a un'estensione senza precedenti di quelli che definisco i «nonluoghi empirici », ovvero gli spazi di circolazione, di consumo, di comunicazione. Ma a questo punto è necessario ricordare che non esistono «nonluoghi» nel senso assoluto del termine. Ho definito «luogo antropologico» ogni spazio in cui possono essere lette le inscrizioni del legame sociale (per esempio quando vengono imposte a tutti regole rigide di residenza) e della storia collettiva (per esempio nei luoghi di culto). Tali inscrizioni sono chiaramente più rare negli spazi marchiati dal sigillo dell'effimero e del passaggio. E tuttavia nella realtà non esistono, nel senso assoluto del termine, né luoghi né nonluoghi. La coppia luogo/ nonluogo è uno strumento di misura del grado di socialità e di simbolizzazione di un dato spazio. Certamente dei luoghi (luoghi di incontro e di scambio) si possono costituire in quelli che, per altri, risultano piuttosto dei nonluoghi. Constatazione questa che non contraddice quella dell'estensione senza precedenti degli spazi di circolazione, consumo e comunicazione, corrispondente al fenomeno attualmente designato con il termine di «globalizzazione». Questa estensione genera delle conseguenze antropologiche importanti perché l'identità individuale e collettiva si costruisce sempre in relazione e in negoziazione con l'alterità. D'ora in poi è dunque il campo planetario nel suo complesso ad aprirsi simultaneamente all'investigazione dell'antropologo dei mondi contemporanei. Assistiamo perciò a una nuova contestualizzazione di tutte le attività umane. La globalizzazione è anche l'urbanizzazione del mondo, è anche una trasformazione della città che si apre a nuovi orizzonti. È da questo fenomeno inedito che occorre ripartire per una nuova riflessione. Evoluzioni Marc Augé (Poitiers, 1935) ha pubblicato «Nonluoghi» nel 1992. In questi anni sostiene in questa rilettura del suo saggio più noto la società si è ulteriormente decentrata. Oggi, nell'era digitale, telefoni cellulari, computer, tv permettono all'individuo di vivere in modo completamente isolato rispetto al suo ambiente fisico immediato (illustrazione Alberto Ruggieri / Corbis)

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l'auto pulita che non c'è - valerio berruti (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 36 - Automotori L´AUTO PULITA CHE NON C´è L´AUTO PULITA CHE NON C´è VALERIO BERRUTI Travolti dai grandi scenari mondiali dell´auto, dalle nuove alleanze, dai maxi gruppi che nascono e si disfano con estrema facilità meglio non perdere di vista la vera essenza di tutto questo: i modelli. E dunque non farsi prendere in giro da certi luoghi comuni. Dagli Usa alla Cina si parla, infatti, con grande disinvoltura, di ecologia, di abbattimento della CO2, di macchine elettriche, di batterie rivoluzionarie ma poi quante sono davvero le auto che fanno parte di questo club progressista e "politicamente corretto"? Meglio tenere ben presente qualche numero. Nel 2008 sono state prodotte oltre 55 milioni di automobili. Il maggior costruttore del pianeta, la Toyota, ha messo sul mercato poco più di 429 mila vetture ibride (quelle col doppio motore, elettrico e a benzina). Dietro, ma con un discreto distacco, c´è la Honda. E dietro ancora c´è poco o forse nulla. Insomma, una goccia nel mare di petrolio che ancora spinge restanti 54 milioni di automobili che ogni anno si materializzano nelle nostre città. Ma allora quelle auto elettriche che vediamo continuamente protagoniste in ogni salone internazionale? Non sono loro il vero futuro dell´auto? Piccole, grandi, supercar, ormai ne spunta una per ogni esigenza. Certo che ci sono ma almeno per il momento si tratta di oggetti da esposizione, prototipi da far provare sotto stretto controllo e in apposite aree. La produzione è praticamente zero. La verità è che allo stato dell´arte l´auto pulita, quella a emissioni zero, è ferma allo stato di progetto. Un grandissimo progetto ma purtroppo tutto ancora da realizzare. Ci vorrà del tempo e soprattutto un grande sforzo politico. Ci vorranno leggi sempre più ferree per il contenimento dei consumi e delle emissioni altrimenti sarà difficile fare grandi passi in avanti. Se al crollo delle Big Three Usa non si fosse unito lo sforzo di Obama per imporre finalmente scelte ecologiche e auto più piccole e pulite lo scenario americano sarebbe stato molto diverso. Per ricominciare ci vogliono scelte coraggiose. Ci vogliono modelli e non parole.

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Perché il dollaro resta sovrano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-10 - pag: 10 autore: MONETE DI RISERVA DIBATTITO APERTO Già in passato si è tentato di creare un mercato di titoli denominati in Diritti speciali di prelievo: ma la «provocazione» cinese non sembra per ora avere futuro Perché il dollaro resta sovrano di Barry Eichengreen UNIVERSITà DI BERKELEY Z hou Xiaochuan, il governatore della Banca popolare cinese, ha fatto scalpore prima dell'ultimo vertice del G-20 con le sue dichiarazioni sulla necessità che i diritti speciali di prelievo (Dsp) dell'Fmi sostituiscano il dollaro come valuta di riserva mondiale. Le sue riflessioni hanno suscitato reazioni contrastati. I simpatizzanti hanno riconosciuto le contraddizioni di un sistema in cui viene usata a livello internazionale una valuta nazionale. Le Banche centrali, comprensibilmente, cercano di incrementare le proprie riserve man mano che le loro economie crescono. Ma se quelle riserve assumono prevalentemente la forma di dollari, l'incremento della domanda di dollari consente agli Stati Uniti di finanziare il loro deficit con l'estero a costi artificialmente bassi. Questo a sua volta favorisce l'accumularsi di squilibri insostenibili, fino a un inevitabile disastro. Gli eventi recenti hanno messo in luce questo problema e il governatore Zhou dunque fa bene a invocare un sistema diverso. Gli scettici però non credono che i Dsp possano mai riuscire a rimpiazzare il dollaro come principale valuta di riserva a livello mondiale, per la semplice ragione che non sono una valuta. Sono un'unità di conto composita usata dall'Fmi per erogare valuta ai suoi membri. Questi prestiti possono essere convertiti in dollari e in altre valute presso il Fondo, e possono essere usati in transazioni tra Paesi membri dell'Fmi. Ma non possono essere usati nelle altre transazioni effettuate dalle Banche centrali e dai Governi. Non possono essere usati per intervenire sui mercati valutari o in altre transazioni con operatori di mercato. Questo significa che i Dsp non rappresentano un'unità attraente per le riserve dei Governi nazionali. è una situazione che non sarà facile da modificare. Nonostante le traversie e le tribolazioni dell'economia americana, i titoli in dollari rimangono la forma di riserva dominante per via dell'ampiezza e della liquidità senza eguali dei mercati Usa. Le Banche centrali possono comprare e vendere titoli in dollari senza alterarequesti mercati.C'è anche un elemento di comodità: i dollari sono largamente usati anche in numerose altre transazioni. Il risultato è che nemmeno l'euro finora è riuscito a contendere seriamente al dollaro il primato di valuta di riserva dominante. Tanto più difficile sarebbe per i Dsp realizzare una simile impresa. Difficile, però, non significa impossibile. Se la Cina intende veramente elevare i Dsp allo status di valuta di riserva, dovrebbe creare un mercato liquido in titoli Dsp. Potrebbe emettere titoli di Stato denominati in Dsp. Ancora meglio: potrebbe incoraggiare altri Paesi del G-20 a fare altrettanto. Ci sarebbe un prezzo da pagare, perché chi investe in questi titoli inizialmente chiederà un rendimento maggiore per via della novità. Ma niente è gratis. Quel prezzo rappresenterebbe un investimento in un sistema internazionale più stabile. Naturalmente, un tentativo di creare un mercato di titoli denominati in Dsp è già stato fatto in passato. Nei lontani anni 70 ci fu qualche banca commerciale che emise passività denominate in Dsp e qualche grande azienda che emise obbligazioni denominate in Dsp. Ma furono tentativi che rimasero lettera morta. Disponendo di più liquidità e del vantaggio del first-mover, il dollaro si è rivelato un avversario insormontabile. Ora, per annullare questo vantaggio, serve qualcuno che agisca come market-maker sia per le transazioni private che per quelle pubbliche, e che sovvenzioni il mercato in una prima fase. Questo qualcuno ovviamente dev'essere l'Fmi. Il Fondo potrebbe cominciare comprando e vendendo titoli Dsp da tutti e a tutti, privati e pubblici, con scarti denaro-lettera ridotti, competitivi rispetto al dollaro. Il dollaro originariamente acquisì lo status di valuta internazionale negli anni 20, quando la Federal Reserve, appena istituita, cominciò a comprare e vendere accettazioni in dollari, sostenendo il mercato e rendendolo più liquido. Se la comunità internazionale volesse seriamente portare avanti il progetto dei Dsp come valuta internazionale, dovrebbe mettere l'Fmi nelle condizioni di fare altrettanto. Anche in questo caso ci sarebbe un costo. L'Fmi userebbe risorse reali per sovvenzionare il mercato fino a quando i market-maker privati non lo giudicheranno sufficientemente interessante da garantire quei servizi a costi comparabili. Gli azionisti del fondo dovrebbero accettare di sostenere questi costi. Ma anche in questo caso cos'altro rappresentano questi costi se non un investimento in un sistema monetario globale più stabile? Per trasformare i Dsp in un'autentica valuta internazionale bisogna superare anche altri ostacoli. L'Fmi dovrebbe avere la facoltà di emettere Dsp supplementari in periodi di carenza, come quando la Fed ha fornito swap in dollari per assicurare una liquidità adeguata nella seconda metà del 2008. Al momento, devono essere d'accordo i Paesi che detengono l'85% del potere di voto nell'Fmi per poter emettere Dsp, è questa non è certo una ricetta per la liquidità. Sarebbe necessario, inoltre, dare più potere decisionale alla dirigenza del Fondo sull'emissione di Dsp, proprio come la Fed può decidere di offrire swap valutari. Perché i Dsp diventino una vera e propria valuta internazionale, in altre parole, l'Fmi dovrebbe diventare qualcosa di più simile a una Banca centrale globale e a un prestatore internazionale di ultima istanza. Prima della crisi, idee simili sarebbero state liquidate senza pensarci su due volte. Anche adesso, non si tradurranno in realtà dall'oggi dal domani. Ma sono queste le implicazioni reali delle osservazioni del governatore Zhou. Copyright: Project Syndicate, 2009. (Traduzione di Fabio Galimberti) GLI OSTACOLI L'Fmi dovrebbe diventare qualcosa di molto più simile a una sorta di Banca centrale globale SQUILIBRI è impossibile non vedere le contraddizioni causate da un sistema che usa a livello internazionale una valuta nazionale

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Più curriculum meno clientele (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-10 - pag: 10 autore: ... POLITICA E SERVIZI Più curriculum meno clientele E nergia e gas, autostrade e aeroporti, raccolta dei rifiuti e trasporto pubblico locale. Dopo la stagione delle vecchie municipalizzate e la parentesi eroica ma breve delle privatizzazioni e dello stato "leggero", al centro come in periferia, da qualche anno si assiste a una forte ondata di neosocialismo municipale. Anche sopra il Po, nel ricco Nord globalizzato. Inutile scandalizzarsi. Non sempre i privati hanno dimostrato competenza e managerialità nella gestione dei servizi a rete, non sempre la mano pubblica è scaduta in clientelismi, sprechi e inefficienze. L'importante è che la politica, tutta la politica, di destra e di sinistra, si ricordi che la competenza non è una variabile indifferente da trovare nei curricula degli amministratori di "controllate" pubbliche. Bensì il criterio cardine con cui selezionare e scegliere una nuova schiera di manager che sappia far crescere enti locali e autonomie funzionali. Una classe dirigente cerniera tra territori, grandi reti e dimensione europea. Per il resto, liberi di scegliere. Senza ipocrisie.

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Entusiasmo cosmopolita (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-05-10 - pag: 36 autore: Daniele Archibugi Entusiasmo cosmopolita di Gianfranco Pasquino C' è qualcosa che non funziona nel mondo globalizzato. Persino le democrazie, che sono molto cresciute di numero dal 1974 a oggi, si comportano sulla scena internazionale in maniera che contraddice i principi ai quali si ispira la loro azione dentro i confini nazionali. Impongono, con modalità spesso autoritarie, almeno così sostiene Archibugi, le loro preferenze ai molti paesi non-democratici, fino a cercare di esportare con le armi la democrazia. Già gli illuministi, in particolare Immanuel Kant, si erano posti il problema di democratizzare il mondo. Archibugi sostiene che il meritorio compito, pur se molto arduo, è diventato oggi più perseguibile che nel passato. Certo, le varie organizzazioni internazionali non sembrano il luogo migliore della democratizzazione possibile e praticabile. Ma, insomma, almeno le Nazioni Unite, con qualche apposita riforma, potrebbero fare meglio. Il problema è che la costruzione di una democrazia cosmopolitica in una situazione nella quale i regimi a vario titolo, autoritari, sultanistici, teocratici, totalitari, sono la maggioranza e controllano e opprimono la maggioranza degli abitanti del mondo, appare un compito titanico. No, sostiene, l'autore, se si fa leva su cinque aree di intervento: 1) controllo dell'uso della forza; 2) accettazione delle diversità culturali; 3) rafforzamento dell'autodeterminazione dei popoli; 4) monitoraggio degli affari interni; 5) gestione partecipativa dei problemi globali. Nonostante l'entusiasmo del-l'autore, le mie perplessità non svaniscono. La democrazia cosmopolitica, quando verrà, non assomiglierà, nella sua struttura, alle democrazie nazionali. Dovrà riuscire a proteggere e a promuovere i diritti dei cittadini almeno quanto fanno le migliori fra le democrazie nazionali e darsi istituzioni adeguate di governance a molti livelli. Non potrà rappresentare le preferenze di cittadini sparsi per il mondo, non tutti interessati alla politica, scarsamente informati, poco fiduciosi nella loro efficacia.Archibugi accenna all'elezione di un Parlamento mondiale composto da seicento parlamentari. Rinuncio a chiedere con qualesistema elettorale, in quali circoscrizioni, dove e come si svolgeranno le campagne elettorali. Quale sarà il governo della democrazia a livello mondiale? La risposta: «una democrazia cosmopolitica non sarà certamente il risultato di un piano premeditato, ma forse l'esito di azioni contraddittorie che hanno luogo nel teatro della storia », nonè soddisfacente. La passione di Archibugi e le sue perlustrazioni di temi rilevanti, fra i quali gli interventi umanitari e l'autodeterminazione dei popoli, sono suggestive. Per me, cosmopolita scettico, non risultano ancora abbastanza motivate e contagiose. Il percorso, in parte illuminato anche grazie al contributo di Archibugi, rimane da esplorare più a fondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1Daniele Archibugi, «Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica», il Saggiatore, Milano, pagg. 332, Á 20,00.

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Regole per volare non per impoverire (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: Evitato un altro Ventinove Regole per volare non per impoverire di Gianni Toniolo u Continua da pagina 1 è, dunque, alle analogie e differenze rispetto a quella crisi che dobbiamo guardare per orientarci rispetto alla domanda di Tabellini se quella attuale sia «davvero una crisi sistemica che cambierà radicalmente la divisione dei rapporti tra Stato e mercato». La lunghezza, la profondità della caduta dei redditi e dell'occupazione, il carattere per la prima volta globale della crisi fecero negli anni 30 dubitare della validità stessa del sistema capitalistico. La Terza Internazionale poteva vantare la crescita robusta dell'Unione Sovietica rispetto al crollo del resto del mondo, Hitler la buona ripresa della Germania con la sua "terza via". Le riforme nacquero in questo contesto. E furono profonde. Lo Stato non si limitò a un nuovo ruolo di regolatore dei mercati finanziari, si assunse il compito di promuovere la piena occupazione, non solo con inediti interventi monetari e fiscali ma, in molti paesi, addossandosi direttamente il ruolo di produttore. Nacque l'idea dello stato sociale, giunta a maturazione nel dopoguerra. La riforma del sistema monetario internazionale, codificata a Bretton Woods nel 1944, si fonda sulle lezioni apprese dalla crisi: in assenza di forte cooperazione tra paesi, gold standard e piena mobilità dei capitali a breve si erano rivelati miscela esplosiva. Dalla crisi degli anni 30 e dalla guerra, il capitalismo mondiale non uscì distrutto, come molti temevano e alcuni si auguravano, ma profondamente cambiato. Alcuni tratti di quel cambiamento sopravvivono in Europa, nel cosiddetto capitalismo renano, anche dopo la "seconda globalizzazione". I nuovi equilibri tra stato e mercato nati negli anni 30 e rafforzati nel dopoguerra presiedettero, per oltre un ventennio, a quello straordinario sviluppo dell'economia europea che ricordiamo come una specie di età dell'oro prima di mostrare i propri limiti e la lenta capacità di adattarsi a mutate condizioni. Per cercare d'intuire quanto anche la crisi che stiamo vivendo possa rappresentare un punto di svolta per le economie di mercato, è utile chiedersi quali siano le analogie e quali le differenze con quella del 1929. Il calo della produzione e del commercio internazionale nel primo anno della crisi attuale è simile a quello dell'analogo dramma vissuto dai nostri nonni. Il suo carattere è altrettanto globale. Il ruolo della finanza nell'originare e diffondere la crisi è molto maggiore oggi che negli anni 30. Se queste tendenze dovessero continuare, come allora, per altri due anni le conseguenze sociali e quindi politiche potrebbero essere enormi. Un piccolo assaggio si intravede nella sistemazione della Chrysler dove la Fiat siederà, in posizione minoritaria, in un consiglio a maggioranza governativa e sindacale. Ma, accanto ad analogie, esistono grandi differenze tra ieri e oggi. La crisi attuale è stata affrontata - almeno negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina- con interventi di qualità, quantità e soprattutto tempestività molto maggiori a quelle di allora. Alcuni di essi sono criticabili ma non v'è dubbio che il consiglio dato da Keynes nel 1931 di «fare qualcosa purchessia» sia stato oggi seguito. L'altra grande differenza rispetto agli anni 30 è nelle relazioni internazionali, più favorevoli alla cooperazione sia nell'aggiustamento degli squilibri macroeconomici sia nel rifiuto del protezionismo, grande propagatore della crisi negli anni 30. Su questi due pilastri poggia la ragionevole speranza che si possa uscire prima e meglio dalla crisi attuale rispetto a quella di allora. La crisi del 2007-2009 è scoppiata alla fine di un quindicennio durante il quale la diffusione dello sviluppo economico ha prodotto a livello mondiale una rivoluzione con effetti benefici senza precedenti. Non furono certo così gli anni 20. La sfida delle riforme che certamente usciranno anche dalla crisi attuale è quella di creare condizioni che riportino i mercati finanziari al servizio dell'economia reale, nel loro ruolo di allocatori efficienti delle risorse e del rischio, evitando tuttavia che queste riforme tarpino le ali dell'innovazione e del progresso tecnico cha da secoli rendono vitale il sistema capitalistico. Se, negli anni recenti, la finanza ha clamorosamente fallito, i mercati dei beni e dei servizi sono stati capaci come non mai di creare e diffondere ricchezza su scala planetaria. Salvaguardare questa vitalità nel rapporto tra Stato e mercato è il compito difficile di chi lavorerà a costruire il mondo del "dopo la crisi". © RIPRODUZIONE RISERVATA RISCHI E RISORSE Il compito più importante che ci sta di fronte è creare le condizioni per riportare la finanza al servizio dell'economia reale

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Il prematuro necrologio del capitalismo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-10 - pag: 2 autore: La furia demolitrice Il prematuro necrologio del capitalismo di Alessandro Merli N ulla sarà più come prima, è diventato il mantra delle analisi sulla crisi più grave dalla Grande Depressione. Il suo impatto su economia e finanza è stato così pesante da generare una furia revisionista su molti dei pilastri degli ultimi decenni, dalle basi ideologiche, a più limitate questioni tecniche. è stata proclamata di volta in volta la fine del capitalismo, la chiusura della trentennale era del thatcherismo, la morte delle politiche economiche predicate dal Washington Consensus,il fallimento dell'inflation targeting. Le prime tre questioni, più di fondo, ruotano tutto sommato attorno alla domanda di Guido Tabellini, nell'avviare il dibattito del Sole 24 Ore, se la crisi abbia una valenza sistemica, tale da cambiare radicalmente la divisione dei compiti fra Stato e mercato. La quarta, sui meriti delle strategie anti-inflazione, andrà esaminata in un contesto più tecnico. I fautori della fine del capitalismo sono una folla eterogenea: comprende le abituali voci anti-sistema, come i no-global e gli altri manifestanti assortiti che si radunano nelle piazze ormai a ogni vertice internazionale e salutano con soddisfazione l'implosione del capitalismo; ma anche diversi leader politici europei, che sostengono che a crollare è stata in realtà la versione anglosassone, "selvaggia" e "dopata dalla finanza", del capitalismo (salvo poi scoprire, a scoppio ritardato, che l'Europa è investita in modo altrettanto violento dalla crisi); e la destra populista americana, secondo la quale la presidenza di Barack Obama e le sue misure anti- crisi rispondono a un disegno di trasformazione degli Stati Uniti in un'economia socialista. A sollevare la questione del tramonto dell'era Thatcher,nel trentesimo anniversario della sua prima vittoria elettorale, è stato tra gli altri Gideon Rachman, editorialista del Financial Times. La chiave del thatcherismo, poi esportato con successo nel resto del mondo, era proprio - come affermava in un celebre saggio Patrick Minford, il monetarista di Liverpool che fu uno degli economisti più influenti della Gran Bretagna thatcheriana - la riduzione del ruolo dello Stato nell'economia, attraverso la riduzione delle tasse, le privatizzazioni, la liberalizzazione dei movimenti di capitale, il Big Bang della finanza. Oggi, su molti di questi punti, è in atto una marcia indietro, così come sui principi, che ruotano attorno alla stessa filosofia, del Washington Consensus, teorizzato da John Williamson, che è stato il credo della politica economica degli ultimi due decenni e che al G-20 il premier inglese Gordon Brown ha dichiarato, forse prematuramente, morto: economia di mercato, globalizzazione, disciplina fiscale. Certo, in molti paesi, a partire dalla Gran Bretagna stessa, e compresi gli Stati Uniti, le tasse, almeno sui redditi più alti, sono state aumentate, i sistemi bancari parzialmente nazionalizzati o sostenuti, come altri settori, a partire dall'auto, con massicce iniezioni di denaro pubblico, la finanza, sotto accusa, sta per essere sottoposta a regole molto più stringenti, la disciplina fiscale è stata abbandonata in favore di stimoli anti-recessione di stampo keynesiano. Ma quanto di queste misure può essere considerato un'inversione permanente delle convinzioni prevalenti nel recente passato e quanto il frutto della reazione, spesso affannata, a un'emergenza epocale? Un'analisi che guardi al di là della fase più concitata della crisi - e forse ci stiamo arrivando - dovrebbe riconoscere che, nel lungo periodo, se il retaggio più importante della risposta alla crisi sarà una regolamentazione che si spera più efficiente sulla finanza, dove il mercato dovrà fare un passo indietro, nessuno invece vorrà a tempo indeterminato banche a controllo pubblico o dipendenti dalle casse statali, tasse più alte, debito dello Stato su una traiettoria esplosiva tanto da minacciare la solvibilità stessa dei paesi. Oppure c'è qualcuno che pensa che siamo entrati davvero in un "nuovo paradigma", come andava di moda dire qualche anno fa, e il sistema economico possa funzionare indefinitamente con il credito sotto il controllo, più o meno diretto, dei politici, banche centrali che stampano moneta, Stati che si indebitano sempre di più? Che l'economia mondiale possa progredire senza la spinta del commercio internazionale o bloccandoi movimenti di capitale, in una parola negando la globalizzazione? O la normalizzazione che speriamo si avvicini non dovrà riportare ad abbracciare alcuni principi che oggi vengono ripudiati? Il che non significa naturalmente evitare la disamina degli errori e degli eccessi. Ma, come ammette lo stesso Rachman e sostiene l'Economist, nelle parole della stessa Margaret Thatcher, ai principi del libero mercato «there is no alternative », per ora non c'è alternativa. La crisi non ha provato il contrario. alessandro.merli@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Gli immigrati, il premier e la sensibilità del Paese Il caso degli immigrati bloccati... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gli immigrati, il premier e la sensibilità del Paese Il caso degli immigrati bloccati e riportati da dove venivano non mi pare gravissimo perché dopotutto, come dice anche parte della sinistra, queste sono le leggi e se vogliamo fermare i mercanti di schiavi dobbiamo rendere altamente insicuro il loro commercio. Mi pare però che non ci sia nessuna discussione sul fatto che se due neonati, i più giovani schiavi di tutti, sono abbandonati su questo barcone, nessuna legge di Cesare può prevalere sulla legge di Dio. Un gesto di amore e di correttezza non è una scelta ma parte della natura umana. Non si potrebbero distinguere i due piani senza creare falsi scontri? Lo stesso vale per le società multietniche. Che c'entra il blocco dei barconi, atto legale, con questo tipo di società? CESARE ARPINO, ROMA Parto dall'ultima domanda. Le società multietniche non c'entrano molto con i barconi, almeno nel senso che non sono prodotte, o almeno non solo, dagli immigranti clandestini. Di società multietniche ce ne sono sempre state anche prima della globalizzazione, e sono state il risultato quasi naturale dei grandi imperi, sotto la cui egida si sono mescolati popoli e culture, in progetti che per altro sono sempre apparsi ispirati da un fine di progresso. Dunque fermare anche decine di migliaia di illegali - qualunque cosa se ne pensi - non serve a bloccare la creazione di una società multiculturale: gli immigrati legali e la libertà di movimento ci hanno già portato questo cambiamento. Questo credo sia, poi, il senso dell'intervento fatto ieri dal segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata: «L'Italia multietnica e multiculturale è "un valore" ed esiste già di fatto. Il problema è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano, perché non si cresce insieme in una accozzaglia disordinata e sregolata». Mons. Domenico Sigalini, segretario della commissione episcopale per le Migrazioni, è intervenuto invece sull'ipotesi avanzata da un rappresentante della Lega di riservare carrozze della metro solo ai milanesi, definendola «una provocazione assurda, una cosa fuori di testa. Credo e spero che quella della Lega sia soltanto una provocazione anche perché io ho visto vari Paesi in cui c'erano queste distinzioni e ne ero stato molto impressionato». Il vescovo ha ricordato alcune delle sue esperienze, tra cui, significativamente, la Cina: qui «addirittura ci sono treni diversi con carrozze per turisti e carrozze per la povera gente... è una roba assurda, ma credo che sia fuori da ogni considerazione di tipo antropologico». Parlando più esplicitamente di politica: la Chiesa segna ancora una volta una distinzione dal governo in merito alla politica nei confronti di immigrazione e sicurezza. Tuttavia, come lei sostiene, è difficile davvero capire cosa pensare perché rimane il forte consenso che il premier coglie ogni volta che cavalca queste posizioni. Forse, semplicemente, i suoi dubbi, e quelli della Chiesa, sono lontani dalla sensibilità della maggioranza del Paese.

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Queen, che spettacolo Il rock diventa musical (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Spettacoli e Società Pagina 10259 Anteprima il 4 dicembre a Milano Queen, che spettacolo Il rock diventa musical Anteprima il 4 dicembre a Milano --> All'estero spopola da sette anni, finora ha avuto oltre otto milioni spettatori, adesso è pronto a sbarcare anche in Italia e, c'è da scommetterci, a Natale sarà uno degli spettacoli di maggior appeal. È il nuovo musical dei Queen, We will rock you , dal titolo di uno dei brani più famosi di quello che è considerato uno dei più importanti gruppi rock della storia della musica. A quasi diciotto anni dalla scomparsa di Freddy Mercury, voce e cuore della band, la leggenda dei Queen allarga i suoi confini musicali e diventa anche commedia. Dopo il grande successo di pubblico nei quattordici Paesi in cui finora è stato rappresentato (a Londra su 2.700 performance ha ricevuto altrettante standing ovation), il musical a dicembre farà tappa a Milano per una serie di serate che faranno sicuramente felici i moltissimi fan dei Queen. Tale e tanta è la loro popolarità che, secondo un recente sondaggio inglese, la loro Bohemians Rhapsody sarebbe il brano più suonato degli ultimi 70 anni. Più dei maggiori successi dei Beatles o Led Zeppelin. «Con Jimi Hendrix un tempo erano i nostri eroi, adesso sapere che noi siamo andati oltre ci riempie di gioia», ha detto Bryan May, che assieme a Roger Taylor fa da supervisore allo spettacolo e ha voluto essere presente a Milano al lancio del musical. I due musicisti hanno assicurato la loro presenza anche alla prima milanese all'Allianz Teatro del 4 dicembre. Il musical è stato scritto e diretto da uno degli autori più brillanti del teatro inglese, Ben Elton, che ha firmato in passato anche altri musical (uno anche con Rod Stewart), ma ha regia (Maurizio Colombi) e produzione (Claudio Trotta per Barley Arts) italiane, sebbene con la partecipazione di parte dello staff originale. Italiano invece il cast (le 24 canzoni dei Queen saranno cantate in inglese, i dialoghi invece saranno in italiano) selezionato attraverso alcune audizioni fatte a Roma e a Milano. «Abbiamo visto che qui c'è tanto talento», ha detto May. «Tra noi e l'Italia è un mistero ma c'è una miscela esplosiva. L'Italia è il posto perfetto per il rock». Lunga dieci anni la gestazione del musical: «All'inizio la storia doveva essere autobiografica, ma abbiamo visto che non funzionava». Da lì l'idea di creare una storia tutta proiettata al futuro: lo spettacolo è ambientato in un luogo chiamato Pianeta Mall, un tempo Terra, dominato dalla globalizzazione più totale, dove il rock è bandito e i suoi seguaci vivono nascosti. Alla fine uno di loro, Galileo (riferimento alle parole della canzone Bohemien Rhapsody), idealmente reincarnazione di Mercury, ritroverà la chitarra nascosta che riscatterà il pianeta, diventando il nuovo eroe che farà rinascere la musica rock.

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L'influenza non si ferma: i morti salgono a 53 (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Per gli esperti messicani potrebbe trattarsi di più virus L'influenza non si ferma: i morti salgono a 53 ROMA. Sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza A/H1N1 e aumenta anche il bilancio delle morti: 53. è di ieri la segnalazione di un caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i casi confermati in Italia. Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano l'ipotesi che possano circolare «più varietà dell'A/H1N1 o qualche agente patogeno aggiuntivo», si spiegherebbe così la recrudescenza dell'influenza, la cui virulenza è tornata a crescere L'aggiornamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non comprende ancora la terza morte confermata negli Stati Uniti, né le tre nuove morti registrate in Messico (48), Stati Uniti (tre), Canada (una) e Costarica (una). La terza vittima dell'influenza A/HIN1 negli Stati Uniti è stata registrata nello Stato di Washington, in un uomo di circa 30 anni. Negli Usa i casi confermati dai Centri per il Controllo delle malattie (Cdc) sono 2.532 in 44 Stati. In Messico le autorità sanitarie ne confermano 1.626. Il quarto caso confermato in Giappone riguarda invece uno studente rientrato dagli Usa con un volo da Detroit sul quale c'erano altre 48 persone, tutte messe d'autorità in quarantena nei pressi dell'aeroporto Narita di Tokyo. Proveniva dagli Stati Uniti anche il caso sospetto segnalato ieri in Cina: è un uomo di 30 anni della provincia del Sichuan, ritornato da un viaggio di studio. Sale a 280 il numero dei casi in Canada, dove le autorità sanitarie della provincia di Alberta hanno deciso l'abbattimento di circa 500 suini posti in quarantena dopo essere stati contaminati dal virus A/H1N1, nel primo caso di contagio da uomo ad animale del nuovo virus. Casi in aumento anche in Europa, dove la Svezia ha segnalato la seconda persona colpita dal virus (di ritorno da New York), la Gran Bretagna ha confermato altri 7 casi e la Francia un nuovo caso. Sale così a 193 il numero complessivo dei casi registrati in 13 Paesi europei. A 38 il numero di coloro che hanno contratto l'infezione nel loro Paese, per trasmissione secondaria. Nel frattempo il livello di allerta pandemico è confermato a 5 dall'Oms, che continua a sconsigliare qualsiasi tipo di restrizione ai viaggi internazionali. Alla dichiarazione del livello 6 è subordinata la scelta di procedere alla produzione del vaccino.

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Il dialogo globale come antidoto al protezionismo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: MOTORI data: 2009-05-11 - pag: 35 autore: INTERVENTO Il dialogo globale come antidoto al protezionismo di Matthieu Courtecuisse G li stati membri del G20, cuore finanziario del pianeta, ospitano anche la totalità dell'industria automobilistica mondiale e della sua sovracapacità strutturale, valutata a circa il 20% in periodo normale. Attualmente il settore è in profonda crisi, e prevede di perdere per il 2009 oltre quindici milioni di veicoli. Un terremoto per l'occupazione, con pesanti riflessi industriali e tecnologici. è logico sia che le potenze emergenti cerchino di sviluppare un'industria nazionale, sia che i paesi occidentali lottino per la sopravvivenza delle loro filiere. Ma il conflitto tra queste legittime esigenze può determinare un forte ritorno al protezionismo. Solo con tecnologia e innovazione supportate dal dialogo si possono trovare dei compromessi vincenti. è tempo di agire insieme. Se il settore dell'auto rimane essenzialmente organizzato su scala regionale, le concatenazioni sono importanti a causa della globalizzazione ("Global sourcing") e le sfide legate ai volumi restano considerevoli. La configurazione del mercato, attuale e futura, pone quindi problemi a tutti: debolezza dell'utile operativo (inferiore al 5% per i generalisti) nella fase alta del ciclo, ricavi fortemente negativi in quella bassa, elevata contrazione della domanda complessiva per almeno cinque anni, sovrabbondanza di operatori se si tiene conto che la sola Cina conta circa 80 costruttori, di cui dieci a vocazione internazionale, con una sovracapacità vicina al 40 per cento. In questo panorama, ognuno agisce per il proprio interesse (e l'Europa non fa eccezione) tentando di salvare la produzione o il costruttore nazionale. Le nuove potenze industriali si battono per conquistare quote di produzione. Il principale finanziatore sarà il contribuente e la conseguenza il ritorno del protezionismo, con aumento della sovracapacità e riduzione dell'innovazione. Occorre, dunque, creare le condizioni per un intenso dialogo su questa filiera industriale, integrandolo con un grande tema di negoziazione multilaterale: le emissioni di CO 2 . Se Kyoto non ha potuto inserire la parte relativa ai trasporti, il prossimo negoziato non promette nulla di più su questo punto. La crisi offre la possibilità unica di un accordo ambizioso su un compromesso industriale, commerciale e tecnologico tra i paesi del G20. Ne emergono sei priorità: definire le condizioni di risanamento dei costruttori dei paesi industrializzati; definire le condizioni di accesso ai mercati occidentali dei costruttori indiani e cinesi, come già fatto per quelli giapponesi; definire una carta degli investimenti esteri; avviare un cantiere normativo di ampio respiro sulle tecnologie pulite; condividere esperienze nel rapporto veicolo/ centro urbano; infine, impegnarsi per un trattato vincolante sulle emissioni di CO 2 . Per questo non sarebbe necessario riunire i capi di Stato: basterebbero delle riunioni dei ministri dell'Industria e dell'Ambiente coordinate con il G20 finanziario e con il negoziato di Copenhagen. Idealmente l'Europa, che finora ha fallito in questo campo, potrebbe rivelarsi trainante, essendo gli stati obbligati a negoziare pur di salvare alcune aziende chiave continentali. Se è necessario che il sistema finanziario si riassesti, il settore dell'auto si troverà al centro degli attriti tra gli stati, crogiuolo delle principali tensioni sociali per i paesi industrializzati, simbolo della cattiva globalizzazione e delle frustrazioni dei paesi emergenti ai quali si rifiuterà lo sviluppo industriale. Il dialogo è, quindi, ancor più indispensabile. Ad Sia Conseil © RIPRODUZIONE RISERVATA UN G20 DELL'AUTO Soltanto il confronto può mettere d'accordo le legittime esigenze dei paesi emergenti e di quelli più evoluti

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Studenti globetrotter: corsi e stage per 25mila (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: SYSTEM data: 2009-05-11 - pag: 5 autore: Studenti globetrotter: corsi e stage per 25mila Dalle superiori all'università più ragazzi italiani all'estero Francesca Barbieri Tre mesi di stage in ambasciate e consolati, dal Nord America fino all'Australia. Un anno tra Shanghai e Singapore per il double degree in economia, o in Cile a specializzarsi in architettura. Non c'è solo l'Europa tra le destinazioni degli italiani che decidono di studiare o fare tirocini all'estero durante gli anni di scuola superiore o di corso di laurea. In tutto, circa 25mila ragazzi in un anno utilizzano le varie opportunità offerte da programmi Ue, scuole, atenei e altri enti giocandosi la "carta" dell'esperienza oltre confine. Una pattuglia ancora piccola ma in costante aumento. E la parte del leone, ovviamente, tocca agli universitari. Se è vero che la Spagna resta senza ombra di dubbio la meta preferita raggiunta, ad esempio, da oltre un terzo degli Erasmus italiani e dal 17% di tutti gli studenti europei- si stanno aprendo altre nuove rotte, grazie agli accordi che molti atenei siglano oltre confine con università e aziende. A fare da apripista è stata la Bocconi di Milano che ha inaugurato il primo programma di scambi internazionali nel 1974 con la New York University e oggi vanta partnership con oltre 180 atenei nel mondo: nel 2008 più di 2.500 studenti hanno vissuto periodi di mobilità all'estero, di questi 700 hanno svolto stage. «Negli ultimi quattro anni - dice Fulvio Ortu, prorettore per l'internazionalizzazione della Bocconi - c'è stata una crescita del 70% dei nostri iscritti che arricchiscono il proprio curriculum con almeno un'esperienza oltre confine». Europa e Nord America le mete più gettonate, che catturano oltre 700 studenti ciascuna. «Gli Stati emergenti, però, sottolinea Ortu - sono il Brasile, l'India, la Cina e Singapore e si consolidano le relazioni con Corea, Giappone e Australia». All'università di Bologna circa 1.500 studenti sono coinvolti nel programma Erasmus e altri 400 varcano i confini del Vecchio Continente, con destinazioni Argentina, India, Cina e Stati Uniti. «Un terzo degli Erasmus va in Spagna dice il prorettore per le relazioni internazionali Roberto Grandi - perché la lingua è facile e soprattutto per la possibilità di trovare più agevolmente esami corrispondenti ai nostri, ma stiamo allargando gli accordi con le università per spostare i flussi di studenti verso altre mete». Chi può chiede di uscire dalla Ue: alla Cattolica, ad esempio, su 906 ragazzi che hanno partecipato ai programmi di mobilità solo il 35% è rientrato nell'Erasmus e ben 520 hanno scelto Stati Uniti, Argentina e Australia. Per gli studenti Luiss è la Cina il Paese di riferimento: «La mobilità internazionale è cresciuta soprattutto in relazione ai double degree con Shanghai - spiega Giovanni Lo Storto, vicedirettore dell'ateneo - , da pochi giorni abbiamo aperto un network point nella città cinese per facilitare ancora di più questi scambi». I tirocini Nell'ultimo anno accademico c'è stato un boom di richieste di borse per l'Erasmus placement,che consente di svolgere tirocini in aziende e istituzioni europee: tra gli studenti più interessati spiccano quelli delle facoltà di scienze, medicina, economia e lingue. I posti però sono ancora pochi: finora sono state assegnate 800 borse, oltre 250 per la Spagna, 134 nel Regno Unito e poco meno di 200 tra Francia e Germania. Possibilità di stage in tutto il mondo (ma a proprie spese), invece, grazie all'accordo del ministero degli Esteri con la Conferenza dei rettori: i tirocini aperti a laureandi e neolaureati offrono la chance di lavoro nelle sedi di consolati e ambasciate italiane. L'ultimo bando consentirà a 245 ragazzi di raggiungere altri Stati europei, 47 arriveranno in Usa e Canada, una sessantina in Centro e Sudamerica, 42 in Africa, circa 50 tra Medio Oriente e Asia, dieci in Oceania. Gli accordi con Assocamerestero permettono poi stage in aziende all'estero e molti giovani scelgono Stati Uniti e Sudamerica, ma anche Cina e Vietnam. Spinta alla mobilità I numeri della mobilità studentesca sono ancora piccoli. Se consideriamo solo Erasmus, secondo l'Agenzia nazionale Llp,si muovono 17mila giovani l'anno, appena l'1%della popolazione universitaria ( fuori corso compresi) anche se,restringendo l'obiettivo sui laureati specialistici, la quota di chi ha fatto un'esperienza all'estero durante gli studi sale al 15% per cento (dati Almalaurea). Per incentivare i percorsi oltre confineLaSapienzadiRomahaor-ganizzatoametàmarzounagiorna-tadedicataallamobilitàinternazio-naleperillustrareifinanziamentiri-vol i a studenti, neolaureati, dottorandi e post-doc per soggiorni all'estero. Dall'ateneo capitolino partono più di mille giovani l'anno: la quota maggiore per Erasmus, mentre un centinaio per esami e tesi verso Pechino, Tokyo, Seul, Calcutta, Adelaide e Mosca. Ma La Sapienza non è certo la sola a spingere sull'acceleratore:l'università di Padova organizza una mobilità parallela all'Erasmus che porta gli studenti in Svizzera, America, Australia, Brasile e Giappone. La Statale di Milano prevede lauree magistrali con il doppio titolo con frequenza di semestri di studio a Mon-tpellier, Barcellona e Stettino. Roma3 ha tessuto accordi bilaterali con atenei stranieri, in prevalenza statunitensi, cinesi, cileni, brasiliani e argentini. Ancora, da Ferrara, con il programma Atlante,sono partiti giovani, diretti a Sidney in Australia ea Wellington in Nuova Zelanda. I Paesi esteri, infine, sono mete anche per le specializzazioni postlaurea: ne è un esempio l'università di Verona, dove nell'ultimo anno 115 dottorandi sono "migrati" in 24 Stati, soprattutto extra-europei. hanno collaborato Andrea Curiat e Eleonora Della Ratta © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel nuovo mercato globale il territorio diventa network (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: SYSTEM data: 2009-05-11 - pag: 26 autore: INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A cura de Il Sole 24 ORE System DISTRETTI Nel 2004, in Italia ne sono stati censiti 199, che generano circa un terzo dell'export Nel nuovo mercato globale il territorio diventa network L' Italia, Paese della piccola e media impresa, è anche il Paese dei distretti, concentrazioni territoriali di PMI omogenee per tipo di attività e fortemente interdipendenti, con un'accentuata specializzazione nel manifatturiero. Definiti da una legge del 1991, i distretti censiti dall'Istat nel 2004 erano 199. I settori di specializzazione sono in prevalenza l'agroalimentare, i beni per la persona e per la casa (moda e arredamento), i beni strumentali (macchinari specializzati). La forte attenzione al sistema locale convive con un'altrettanto forte apertura internazionale. Basti ricordare che l'Italia detiene il 54% del mercato mondiale delle piastrel le in ceramica, il 32% dei gioielli, il 31% dei macchinari per legno e per ceramica, il 30% dei tessuti di lana e di seta, il 29% delle sedie, il 28% delle calzature in pelle, il 27% delle borse, il 22% delle montature per occhiali, e che i distretti generano circa un terzo dell'export italiano. Dalla specializzazione produttiva e dalla divisione del lavoro che si realizzano a livello locale, nell'ambito di uno stesso settore, derivano i vantaggi che rendono efficace questo modello produttivo. Dopo anni di congiuntura favorevole, però, oggi la situazione dei distretti industriali si sta modificando. La liberalizzazione degli scambi mondiali, i processi di internazionalizzazione produttiva e di globalizzazione dei mercati sono un dato di fatto e questa nuova realtà può costituire una seria minaccia, soprattutto per certi comparti come quello del tessile-abbigliamento. Per assicurare un livello di servizio tale da rendere meno interessante, per i committenti, il ricorso a subfornitori esterni, è necessario creare nuovi strumenti applicabili all'insieme del distretto. Nel nuovo scenario globalizzato della net economy, i distretti industriali geografici possono evolvere verso strutture industriali complesse che sfruttano le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Al fianco dei distretti industriali tradizionali, basati su interazioni faccia a faccia e su social network locali, compaiono nello scenario contemporaneo nuovi knowledge e business networks globali basati sulle tecnologie di internetworking. In questo scenario di cambiamento, i distretti industriali e le tradizionali filiere produttive possono da una parte potenziare il loro network di relazioni ed interconnessioni, beneficiando dei processi di digitalizzazione e della pervasività delle tecnologie, dall'altra evolvere da distretti prevalentemente geografici verso nuove forme organizzative che privilegiano il virtuale e la complementarietà della conoscenza. In questo modo al fianco di distretti e filiere tradizionali caratterizzati da prossimità geografica e conoscenza prevalentemente tacita, si aprono prospettive di sviluppo per network di imprese basati su interazioni a distanza e condivisione di conoscenza esplicita. In altre parole il territorio, inteso come spazio geografico con le sue relazioni basate sulla prossimità, diviene uno spazio cognitivo, completato e integrato nel cyberspazio, dove l'emergere di relazioni, principalmente basate sullo scambio di conoscenza esplicita, permette al distretto di andare nella direzione di un network di relazioni. I distretti industriale così come li conosciamo, insomma, potrebbero gradualmente mutarsi in entità nuove, fondate sullo scambio di informazioni e sulla condivisione di know-how: una prospettiva auspicabile, visto che la progressiva cooperazione fra le PMI è un requisito primario per la loro competitività sul mercato globale. I settori di specializzazione sono agroalimentare, moda, arredamento e beni strumentali, come macchinari

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Influenza. Oltre quattromila casi. Terza vittima negli USA (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Influenza. Oltre quattromila casi. Terza vittima negli USA 11-05-2009 ROMA. Sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza A/H1N1 e aumenta anche il bilancio delle morti, salite a 53. È di ieri la segnalazione di un caso sospetto in Cina e di un altro a Taiwan. Sono fermi a nove, intanto, i casi confermati in Italia. Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano l'ipotesi che possano circolare "più varietà dell'A/H1N1 o qualche agente patogeno aggiuntivo". L'aggiornamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non comprende ancora la terza morte confermata negli Stati Uniti, né le tre nuove morti registrate in Messico (48), Stati Uniti (tre), Canada (una) e Costarica (una). La terza vittima dell'influenza A/HIN1 negli Stati Uniti è stata registrata nello Stato di Washington, in un uomo di circa 30 anni, morto per complicanze provocate dal virus della nuova influenza. Negli Stati Uniti i casi confermati oggi dai Centri per il Controllo delle malattie (Cdc) sono 2.532 in 44 Stati. In Messico le autorità sanitarie confermano 1.626 casi. Il quarto caso confermato in Giappone riguarda invece uno studente rientrato dagli Stati Uniti con un volo da Detroit sul quale c'erano altre 48 persone, tutte messe d'autorità in quarantena nei pressi dell'aeroporto Narita di Tokyo. Proveniva dagli Stati Uniti anche il caso sospetto segnalato oggi in Cina dalle autorità sanitarie: è un uomo di 30 anni della provincia del Sichuan, ritornato da un viaggio di studio. Sale a 280 il numero dei casi in Canada, dove le autorità sanitarie della provincia di Alberta hanno deciso l'abbattimento di circa 500 suini posti in quarantena dopo essere stati contaminati dal virus A/H1N1, nel primo caso di contagio da uomo ad animale del nuovo virus, avvenuto recentemente. Casi in aumento anche in Europa, dove oggi la Svezia ha segnalato la seconda persona colpita dal virus A/H1N1 (un giovane di ritorno da New York), la Gran Bretagna ha confermato altri sette casi e la Francia un nuovo caso. Sale così a 193 il numero complessivo dei casi registrati in 13 Paesi europei. Sale di conseguenza a 38 il numero di coloro che hanno contratto l'infezione nel loro Paese, per trasmissione secondaria. Nel frattempo il livello di allerta pandemico è confermato a cinque dall'Oms, che continua a sconsigliare qualsiasi tipo di restrizione ai viaggi internazionali. Alla dichiarazione del livello sei, e quindi della pandemia, è subordinata la scelta di procedere alla produzione del vaccino. Attualmente le autorità sanitarie internazionali continuano ad esaminare la situazione in vista dell'eventuale di decisione di dare il via alla produzione di un vaccino specifico contro il virus A/H1N1 oppure di un vaccino contro l'influenza stagionale, ormai imminente nell'emisfero Sud. Oggi, però, gli esperti di una commissione scientifica governativa messicana, hanno lanciato l'ipotesi che nella nuova influenza siano attivi "più di una varietà dell'A/H1N1, o qualche agente patogeno aggiuntivo". Soltanto così, secondo gli esperti, potrebbe spiegarsi la recrudescenza dell'influenza, la cui virulenza era andata calando la settimana scorsa e invece è cresciuta di nuovo negli ultimi tre giorni. Ritengono inoltre che il virus non sarebbe nato in Messico poiché l'analisi genetica comprende include sequenze attribuibili a virus originari di Stati Uniti, Danimarca, Germania, Olanda e Nuova Zelanda. Ritengono infine che il virus potrebbe essere comparso fra novembre 2008 e gennaio 2009.

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Domani Berlusconi da Mubarak. Pronti 22 accordi (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Domani Berlusconi da Mubarak. Pronti 22 accordi 11-05-2009 ROMA. Ventidue accordi sul tappeto per cementare l'intesa tra due Paesi ormai quasi gemellati' e proiettare il feeling politico in intese nel campo dell'energia, dei trasporti e degli scambi culturali. Sono questi gli obiettivi del vertice intergovernativo tra Italia e Egitto di martedì a Sharm el Sheikh, paradiso turistico egiziano affacciato sul Mar Rosso in fondo alla penisola del Sinai. Il premier Silvio Berlusconi e il presidente egiziano Hosni Mubarak guideranno delegazioni foltissime dei rispettivi governi: per parte italiana sono attesi i ministri Franco Frattini (Esteri), Roberto Maroni (Interno), Claudio Scajola (Sviluppo economico), Altero Matteoli (Infrastrutture), Mariastella Gelmini (Istruzione), Maurizio Sacconi (Lavoro). L'anno scorso, a giugno, a Villa Madama, la vocazione mediterranea dell'Italia e il tradizionale ruolo di mediazione dell'Egitto nell'agitato panorama mediorientale hanno trovato sintesi nell'avvio del "partenariato strategico rafforzato" fra i due Paesi, caratterizzato da un meccanismo annuale di consultazioni intergovernative: il primo firmato dall'Egitto con un Paese occidentale. Roma e il Cairo, fanno notare d'altra parte ambienti diplomatici, condividono "la stessa visione" degli scenari regionali, a partire dalla necessità della creazione di uno stato palestinese. Una prospettiva ritenuta indispensabile e condivisa con l'Ue e con l'amministrazione americana di Barack Obama che lo stesso Mubarak ribadirà domani, proprio a Sharm el Sheikh, al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Sia Netanyahu che Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri e leader della destra radicale, hanno finora evitato con cura di parlare di stato palestinese. Ma è proprio in questa direzione che per il governo Berlusconi - tradizionalmente attento alle ragioni di Israele - si aprono spazi di mediazione preziosi per ritagliarsi un ruolo centrale nel processo di pace. Tanto più da presidente di turno del G8, summit al quale Berlusconi ha invitato a partecipare il presidente egiziano durante la seconda giornata dei lavori nel formato outreach'. L'intesa personale fra i due leader, d'altronde, non aveva bisogno di conferme: basti pensare, oltre ai ripetuti incontri, a quando, nel luglio scorso, il rais accettò l'invito del presidente del Consiglio a trascorrere diversi giorni di vacanza a Villa Certosa, il buen retirò del Cavaliere in Sardegna. Tra gli accordi e i memorandum d'intesa che saranno siglati martedì spiccano quelli sul piano d'azione 2009-2012 in materia di commercio e industria, su una collezione di capolavori che l'Italia consegnerà alla Biblioteca Alessandrina e sull'istituzione dell'università italiana in Egitto. Sarà inaugurato inoltre ufficialmente l'anno italo-egiziano della Scienza e delle tecnologie, così come concordato durante il vertice bilaterale dell'anno scorso a Roma. Sereno stabile anche per quanto riguarda la bilancia commerciale. L'interscambio tra i due Paesi è raddoppiato negli ultimi tre anni, superando così i 5 miliardi di euro. L'Italia è il primo partner commerciale del Cairo tra i Paesi Ue, il terzo al mondo solo dopo Usa e Cina.

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La nuova influenza arriva in Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA Un uomo che è appena rientrato dagli Usa è il primo paziente cinese ad essere risultato positivo al virus della nuova influenza A/H1N1. Lo afferma l’agenzia Nuova Cina. Il paziente è ora in quarantena in un ospedale di Chengdu, nella provincia del Sichuan, aggiunge l’agenzia. L’uomo, 30 anni, era arrivato dagli Usa e aveva fatto uno scalo a Tokyo prima di sbarcare all’aeroporto internazionale di Pechino, dove si è imbarcato per Chengdu. Le autorità del Sichuan hanno precisato che 130 persone che erano sul volo Pechino-Chengdu sono state messe in quarantena. Il ministero della sanità di Pechino ha intanto individuato circa 120 delle 143 persone che erano arrivate a Pechino con lo stesso volo del trentenne e ora sta «cercando di convincerle» a sottoporsi alla quarantena. Alcune di queste persone sono straniere, aggiunge Nuova Cina. Intanto sale a 4.379 il numero dei casi della nuova influenza e aumenta anche il bilancio delle morti, salite a 53. Fermi a nove i casi confermati in Italia. Nel frattempo alcuni ricercatori messicani lanciano l’ipotesi che possano circolare «più varietà dell’A/H1N1 o qualche agente patogeno aggiuntivo». L’aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non comprende ancora la terza morte confermata negli Stati Uniti, nè le tre nuove morti registrate in Messico (48), Stati Uniti (tre), Canada (una) e Costarica (una). Nel frattempo il livello di allerta pandemico è confermato a cinque dall’Oms, che continua a sconsigliare qualsiasi tipo di restrizione ai viaggi internazionali. Alla dichiarazione del livello sei, e quindi della pandemia, è subordinata la scelta di procedere alla produzione del vaccino.

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Le auto preferite dalla Polizia Sull'Alfa 159 Q4 c'è lo "Scout" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA Mai nel passato era capitato, nonostante la Polizia di Stato abbia una storia lunga ben 157 anni. In occasione dell’anniversario, a Roma in Piazza del Popolo, sono arrivate ben quindici rappresentanze di Polizia provenienti da quindici Paesi esteri. E così è stato possibile toccare con mano altre realtà, scoprendo ad esempio quali veicoli usano per il controllo del territorio la Francia, la Grecia, il Portogallo, l’Austria, la Macedonia, la Spagna, la Bulgaria, il Belgio. Il nuovo claim della Polizia di Stato per il 2009 «c’è più sicurezza insieme» ha trovato piena giustificazione, forte anche di questa presenza straniera utile tra l’altro a stringere sinergie assai vantaggiose in un momento storico in cui la globalizzazione è ormai una realtà consolidata. Nel grande parterre di Piazza del Popolo, durante questo weekend, ha dominato la scena l’Alfa Romeo 159 Q4 della Polizia di Stato, una vera ammiraglia. Quattro ruote motrici per non essere penalizzata dalle condizioni climatiche, potente con il cinque cilindri 2.4 turbodiesel comon rail di ultimissima generazione da ben 210 cavalli, rispettosa dell’ambiente grazie al filtro antiparticolato. La 159 Q4 in divisa ha colpito molto anche per il sofisticato sistema Scout che adotta. Questa tecnologia, tra le innumerevoli funzioni, consente il riconoscimento targhe, un’arma preziosa nei compiti di controllo del territorio. In questa occasione ha svettato la folta presenza di Skoda Octavia, automobile in uso presso la Polizia albanese, croata, greca e ceca con carrozzeria berlina; e ha incuriosito il raffinato Mercedes Viano della Polizia slovacca adibito alla compilazione modulistica in caso di incidenti stradali con presa di corrente esterna, unica vettura delle forze dell’ordine ad averla. La Chrysler Stratus della Polizia macedone sfoggiava invece sul cofano uno stemma simile a quello in uso dalla Polizia americana. Durante la manifestazione del 157° anniversario della Polizia di Stato sono pure emersi, intervistando gli agenti stranieri intervenuti, i peccati degli automobilisti d’Europa. Non sono affatto ligi nel rispettare i limiti di velocità quelli macedoni, i bulgari, i croati; in Montenegro usano pochissimo le cinture in città, mentre sono soliti allacciarle fuori; in Austria c’è il problema della guida in stato di ebbrezza. Tra le carrozzerie preferite dagli agenti spiccano le station wagon: Italia, Francia e Belgio hanno una folta rappresentanza di questa tipologia di vetture nelle flotte della Polizia.

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La grande corsa alla moneta web (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

E' l'altra faccia della guerra monetaria. Ma sul web non è in gioco la supremazia del dollaro, ma la creazione di una unica banconota virtuale. Per due motivi: 1) si diffondono sempre di più le forme di micropagamento per giornali, musica, software. 2) Molti ambienti "protetti" (social network e dintorni) battono già moneta propria. Second Life e le altre. Lo scontro impegna superpotenze che non sono di questo mondo. Paesi i cui cittadini esistono solo nei domini digitali del pianeta internet. Nazioni dai nomi esotici e avveniristici, come Second Life, Kingslesle Entertainment, SimCity Societies e Hi5. Siti dell'e-commercio, MUD e social networks. Mercati questi dove il valore di prodotti e servizi supera già i vari miliardi di dollari. E se la cosa lascia indifferenti le maggiori tesorerie del nostro pianeta, su mondi come Calypso, nell'Universo di Entropia la creazione di una moneta di riferimento universale - che possa cioè essere usata per stabilire il valore degli scambi che avvengono su più piattaforme e negli ambiti digitali più disparati- non è una impresa di poco conto. Potrebbe diventare la Bretton Woods dell'Internet: i poteri del web dovranno presto decidere di adottare un sistema di valutazione e conversione delle monete in circolazione sui vari siti web. L'operatore che riuscirà a creare quello che potrebbe nei fatti diventare il dollaro del web, ovvero la moneta nella quale verranno denominate tutte le transazioni economiche dell'universo digitale, diventerà il signore degli oceani di valuta reale che si riverseranno online man mano che cresce l'intreccio, per altro già in corso, tra l'economia reale e quella degli universi web. OAS_RICH('Middle'); Secondo il China Market Research Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre l'economia reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life cresce del 39 per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre compagnie come Playdom e Zynga, che vendono sopratutto prodotti virtuali per i videogiochi che girano su Myspace e Facebbok, quest'anno fattureranno oltre 100 milioni di dollari caduna. E' una tentazione quella della moneta virtuale di riferimento nella quale si stanno lanciando proprio tutti da Facebook a MySpace. Dalla Mind Bank, che a gennaio ha ricevuto l'autorizzazione della banca centrale svedese a scambiare il PED, il Project Entropia Dollar, usato per l'appunto nell'universo entropia, con il kronor, alla Tencent, ditta cinese per beni e la distribuzione di servizi virtuali che già vanta una fatturato che supera il miliardo di dollari. I Linden Lab di recente hanno deciso di permettere l'utilizzo del Linden Dollar, la valuta di Second Life, anche sugli altri network sociali e negli altri siti fantasy. La Twollar, una operatrice twitter, vuole invece mietere il potere del social networking per sostenere le cause sociali più svariate permettendo agli utenti del network, di spedire twollars alla non profit di loro preferenza. La Twofish mette a disposizione dei suoi utenti un software per emettere valuta pubblicitaria, che esibisce cioè il logo di una ditta, che poi si farà carico di pagare per i beni virtuali che l'utente acquisterà online. I micropagamenti "reali". Anche se servizi come PayPal, Obopay e le varie carte di credito come la Visa e la Mastercard già offrono servizi che permettono agli utenti di acquistare beni virtuali su siti web che fanno gaming e altre video-attività di massa, queste soluzioni escludono però del tutto i minorenni e le popolazioni dei paesi emergenti che invece nella stragrande maggioranza dei casi non possiedono né una carta di credito né un conto corrente. Negli USA secondo Tenn & Money 2007, un sondaggo della Charles Schwab Bank, il 95 per cento degli adolescenti fa acquisti in contanti mentre degli 1,3 miliardi di cinesi solo di 115 milioni possiedono una carta di credito, inoltre anche negli USA coloro che fanno acquisti virtuali non sono molto disposti a pagare la cifra richiesta dalle banche per certificare la transazione e a ragione veduta dal momento che il costo di un oggetto virtuale raramente supera il dollaro. "Si tratta di micropagamenti, una categoria di transazioni che può essere gestita difficilmente da operatorti bancari tradizionali", ha spiegato Michael Ting, membro del consiglio di amministrazione di Obopay, un sito che ha prodotto un software per la gestione dei pagamenti emessi via telefonia mobile e Internet. E sono proprio i siti web a spingere per la creazione di soluzioni che sono in grado di accelerare la vendita di prodotti virtuali, particolarmente in questa fase di crollo del comercio a livello planetario. Alcuni siti per facilitare la diffusione della loro moneta offrono la possibilità agli utenti che lo vogliono di comprare crediti valutari da negozi tradizionali, quelli che negli USA chiamano i brick and mortar (mattone e calce). Questo è il caso di Kingslsle Entertainment. Produttrice di Wizard 10, un gioco seguito da oltre 2 milion di giovani, la Kingslsle ha appena annunciato che metterà in vendita carte da 10 dollari comprabili alla catena di pompe di benzina 7-Eleven. Altre startup come Fragegg e PlaySpan stanno anche loro sperimentando proposte per risolvere lo stesso problema e godono del sostegno di venture capital del calibro della Menlo Ventures e della SK Telecom Ventures. La diffusione di nuovi metodi di pagamento potrebbe accelerare significativamente la crescita del mercato dei prodotti virtuali. Rixty, una startup dei micropagamenti diretti agli adolescenti e ai giovani, agli utenti gli permette di aprire conti sui portali di videogiochi come Perfect World e a partire da Giugno gli utenti protranno cominciare a giocare depositando i loro spiccioli - reali - in una specie di chiosco elettronico chiamato Coinstar. "Stiamo cercando di dare agli utenti la possibilità di utilizzare il potere d'acquisto dei loro spiccioli, ha spiegato Ted Sorom, Ceo della Rixty. Secondo i Linden Labs la frontiera dei pagamenti online sta nella telefonia mobile, ovvero nel permettere ai loro utenti di pagare usando il loro telefonino, una pratica diffusissima in Asia e che si sta facendo strada anche in Europa. Alcune compagnie come il social networking Fragegg si ripropongono addirittura di diventare il centro pulsante della borsa valute digitali del futuro. La compagnia offre l'accesso ad una ventina di MOG, multiplayer online games, e vuole permettere ai suoi utenti di cambiare la loro valuta in quella del gioco in cui vogliono giocare. Ma il dettaglio più interessante delle valute virtuali è che quasi tutte possono essere ritramutate facilmente in dollari, yen, yan e euro reali. Secondo Keneth Rijock, investigatore finanziario della World-Check, le varie mafie mondiali l'hanno già capito, e usano i role-playing game per riciclare i proventi dei loro traffici illeciti. Lo fanno comprando proprietà virtuali dai loro complici in altri paesi. I crediti virtuali usati per pagare i beni digitali vengono caricati su una Visa o una Master Card prepagata, e da questa possono poi essere riconvertiti in dollari reali al tasso di cambio stabilito dal gestore del gioco, diciamo di un dollaro per dieci crediti, meno le spese di gestione del sistema. Un sistema ingegnoso questo, che sfugge a tutti i controlli: secondo Rijock, una bomba ad orologeria. Può darsi pure, come sperano alcuni, che il suo scoppio spingerà le autorità fiscali ad intervenire ma per adesso è ancora west selvaggio in cybereconomia. (11 maggio 2009

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Moneta web, la Grande corsa che cambierà le nostre abitudini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 11-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

E' L'ALTRA faccia della guerra monetaria. Ma sul web non è in gioco la supremazia del dollaro, ma la creazione di una unica banconota virtuale. Per due motivi: 1) si diffondono sempre di più le forme di micropagamento per giornali, musica, software. 2) Molti ambienti "protetti" (social network e dintorni) battono già moneta propria. Second Life e le altre. Lo scontro impegna superpotenze che non sono di questo mondo. Paesi i cui cittadini esistono solo nei domini digitali del pianeta internet. Nazioni dai nomi esotici e avveniristici, come Second Life, Kingslesle Entertainment, SimCity Societies e Hi5. Siti dell'e-commercio, MUD e social networks. Mercati questi dove il valore di prodotti e servizi supera già i vari miliardi di dollari. E se la cosa lascia indifferenti le maggiori tesorerie del nostro pianeta, su mondi come Calypso, nell'Universo di Entropia la creazione di una moneta di riferimento universale - che possa cioè essere usata per stabilire il valore degli scambi che avvengono su più piattaforme e negli ambiti digitali più disparati- non è una impresa di poco conto. Potrebbe diventare la Bretton Woods dell'Internet: i poteri del web dovranno presto decidere di adottare un sistema di valutazione e conversione delle monete in circolazione sui vari siti web. L'operatore che riuscirà a creare quello che potrebbe nei fatti diventare il dollaro del web, ovvero la moneta nella quale verranno denominate tutte le transazioni economiche dell'universo digitale, diventerà il signore degli oceani di valuta reale che si riverseranno online man mano che cresce l'intreccio, per altro già in corso, tra l'economia reale e quella degli universi web. OAS_RICH('Middle'); Secondo il China Market Research Group solo in Cina il mercato dei beni virtuali supera già gli 800 milioni di dollari e cresce ad una ritmo annuale del 30 per cento. Negli Usa mentre l'economia reale si contrare al ritmo del 6 per cento, quella di Second Life cresce del 39 per cento raggiungendo un volume di 500 milioni di dollari mentre compagnie come Playdom e Zynga, che vendono sopratutto prodotti virtuali per i videogiochi che girano su Myspace e Facebbok, quest'anno fattureranno oltre 100 milioni di dollari caduna. E' una tentazione quella della moneta virtuale di riferimento nella quale si stanno lanciando proprio tutti da Facebook a MySpace. Dalla Mind Bank, che a gennaio ha ricevuto l'autorizzazione della banca centrale svedese a scambiare il PED, il Project Entropia Dollar, usato per l'appunto nell'universo entropia, con il kronor, alla Tencent, ditta cinese per beni e la distribuzione di servizi virtuali che già vanta una fatturato che supera il miliardo di dollari. I Linden Lab di recente hanno deciso di permettere l'utilizzo del Linden Dollar, la valuta di Second Life, anche sugli altri network sociali e negli altri siti fantasy. La Twollar, una operatrice twitter, vuole invece mietere il potere del social networking per sostenere le cause sociali più svariate permettendo agli utenti del network, di spedire twollars alla non profit di loro preferenza. La Twofish mette a disposizione dei suoi utenti un software per emettere valuta pubblicitaria, che esibisce cioè il logo di una ditta, che poi si farà carico di pagare per i beni virtuali che l'utente acquisterà online. I micropagamenti "reali". Anche se servizi come PayPal, Obopay e le varie carte di credito come la Visa e la Mastercard già offrono servizi che permettono agli utenti di acquistare beni virtuali su siti web che fanno gaming e altre video-attività di massa, queste soluzioni escludono però del tutto i minorenni e le popolazioni dei paesi emergenti che invece nella stragrande maggioranza dei casi non possiedono né una carta di credito né un conto corrente. Negli USA secondo Tenn & Money 2007, un sondaggo della Charles Schwab Bank, il 95 per cento degli adolescenti fa acquisti in contanti mentre degli 1,3 miliardi di cinesi solo di 115 milioni possiedono una carta di credito, inoltre anche negli USA coloro che fanno acquisti virtuali non sono molto disposti a pagare la cifra richiesta dalle banche per certificare la transazione e a ragione veduta dal momento che il costo di un oggetto virtuale raramente supera il dollaro. "Si tratta di micropagamenti, una categoria di transazioni che può essere gestita difficilmente da operatorti bancari tradizionali", ha spiegato Michael Ting, membro del consiglio di amministrazione di Obopay, un sito che ha prodotto un software per la gestione dei pagamenti emessi via telefonia mobile e Internet. E sono proprio i siti web a spingere per la creazione di soluzioni che sono in grado di accelerare la vendita di prodotti virtuali, particolarmente in questa fase di crollo del comercio a livello planetario. Alcuni siti per facilitare la diffusione della loro moneta offrono la possibilità agli utenti che lo vogliono di comprare crediti valutari da negozi tradizionali, quelli che negli USA chiamano i brick and mortar (mattone e calce). Questo è il caso di Kingslsle Entertainment. Produttrice di Wizard 10, un gioco seguito da oltre 2 milion di giovani, la Kingslsle ha appena annunciato che metterà in vendita carte da 10 dollari comprabili alla catena di pompe di benzina 7-Eleven. Altre startup come Fragegg e PlaySpan stanno anche loro sperimentando proposte per risolvere lo stesso problema e godono del sostegno di venture capital del calibro della Menlo Ventures e della SK Telecom Ventures. La diffusione di nuovi metodi di pagamento potrebbe accelerare significativamente la crescita del mercato dei prodotti virtuali. Rixty, una startup dei micropagamenti diretti agli adolescenti e ai giovani, agli utenti gli permette di aprire conti sui portali di videogiochi come Perfect World e a partire da Giugno gli utenti protranno cominciare a giocare depositando i loro spiccioli - reali - in una specie di chiosco elettronico chiamato Coinstar. "Stiamo cercando di dare agli utenti la possibilità di utilizzare il potere d'acquisto dei loro spiccioli, ha spiegato Ted Sorom, Ceo della Rixty. Secondo i Linden Labs la frontiera dei pagamenti online sta nella telefonia mobile, ovvero nel permettere ai loro utenti di pagare usando il loro telefonino, una pratica diffusissima in Asia e che si sta facendo strada anche in Europa. Alcune compagnie come il social networking Fragegg si ripropongono addirittura di diventare il centro pulsante della borsa valute digitali del futuro. La compagnia offre l'accesso ad una ventina di MOG, multiplayer online games, e vuole permettere ai suoi utenti di cambiare la loro valuta in quella del gioco in cui vogliono giocare. Ma il dettaglio più interessante delle valute virtuali è che quasi tutte possono essere ritramutate facilmente in dollari, yen, yan e euro reali. Secondo Keneth Rijock, investigatore finanziario della World-Check, le varie mafie mondiali l'hanno già capito, e usano i role-playing game per riciclare i proventi dei loro traffici illeciti. Lo fanno comprando proprietà virtuali dai loro complici in altri paesi. I crediti virtuali usati per pagare i beni digitali vengono caricati su una Visa o una Master Card prepagata, e da questa possono poi essere riconvertiti in dollari reali al tasso di cambio stabilito dal gestore del gioco, diciamo di un dollaro per dieci crediti, meno le spese di gestione del sistema. Un sistema ingegnoso questo, che sfugge a tutti i controlli: secondo Rijock, una bomba ad orologeria. Può darsi pure, come sperano alcuni, che il suo scoppio spingerà le autorità fiscali ad intervenire ma per adesso è ancora west selvaggio in cybereconomia. (11 maggio 2009

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