CENACOLO
DEI COGITANTI |
Corea
del Nord, Obama in pressing
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Altri Paesi
sono sulla stessa linea degli Usa», spiega, lasciando intendere il ricorso a
iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu. Un'azione che, secondo
gli osservatori, avrebbe registrato il disappunto della Cina, «l'alleato» più
vicino a Pyongyang, contraria all'applicazione di altre sanzioni o
all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista.
Draghi:
la recessione rallenta ( da "Stampa, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
«Qui è la
Cina che ha fatto sentire tutto il suo», si diceva a margine della riunione
informale Ecofin. Nonostante la furia, Juncker ha trovato il modo per
promettere che negozierà degli accordi sulla doppia tassazione per uscire
presto dalla «lista grigia».
Proteste,
tensioni dopo 300 arresti Ora incubo tute nere
( da "Arena,
L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
globalizzato».
Dopo i violenti scontri di giovedì notte a Strasburgo, che hanno «battezzato»
il vertice Nato alimentando paura e tensioni (oltre trecento arresti e 70
persone in stato di fermo), la giornata inaugurale del summit Nato è stata
vissuta per le strade del centro della città in un silenzio surreale rotto da
cinquecento pacifisti e militanti di estrema sinistra provenienti
La
Cantina di Negrar riscopre antichi vitigni
( da "Arena,
L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
identità
contro la globalizzazione» La Cantina di Negrar riscopre antichi vitigni
Ricostruire un patrimonio genetico in via di estinzione per rispondere al
desiderio di appartenenza al territorio. È questo l'intento della Cantina
Valpolicella Negrar, presieduta da Luigino Galvani, che nel
energia,
disco verde alle fonti rinnovabili
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Cina, Corea,
Egitto, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia,
Messico, Russia, Sud Africa, Usa), della Commissione Europea, dell'Agenzia
Internazionale dell'Energia, dell'Agenzia delle Nazioni Unite Unido, della
Banca Mondiale, della Banca Europea degli Investimenti, della Banca Asiatica
degli Investimenti,
rose
wedding: firmato l'accordo ( da "Nuova Sardegna, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Cina SASSARI.
«Quando abbiamo visto Alghero e la Sardegna abbiamo capito subito: questo è il
posto giusto». Lo dice Cao Zhong Hua, capodelegazione del Tourist Information
& Service Center of Shanghai-Lu Wan District, in questi giorni nell'isola
per concludere l'accordo con la Confturismo per «Rose Wedding»: uno sposalizio
collettivo inserito in un reality show che verrà seguito da
disoccupazione,
boom negli usa - gigi furini ( da "Centro, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
gli Usa hanno
visto svanire 5,1 milioni di posti di lavoro. In questo modo il tasso di
disoccupazione è balzato dall'8,1% all'8,5%, attestandosi ai livelli più alti
dal 1983. Dagli Usa alla Cina che, invece, continua a macinare progressi. I
vertici di Pechino hanno reso noto che a marzo l'indice delle attività
manifatturiere è tornato sopra quota 50 punti (
ex
ersa al comune, la protezione civile cresce
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
di protezione
civile, di pronto intervento e soccorso». Il vicesindaco Zearo fa sapere che il
consigliere regionale Luigi Cacitti si è già attivato per verificare anche la
possibilità di dare maggiore importanza al Centro di protezione civile
comunale, con la creazione di un punto di riferimento importante della
protezione civile regionale in loco a servizio e supporto di tutto l'
TRENTO
- Si delinea l'identità del manager milanese che sarebbe in pole position per
la carica di direttore generale di Cavit
( da "Adige,
L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
la
penetrazione in Cina potrebbe fare di questo cliente entro il 2010 il quarto
mercato export del consorzio. Ora altri progetti sono in cantiere sull'India,
dove potrebbe concludersi a breve un accordo di commercializzazione. Secondo il
Centro studi Vinitaly, i consumi indiani, tuttora bassissimi, crescono al ritmo
del 20% l'anno,
Non
ci serve il super Stato ( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Questa crisi
rappresenta una condanna della globalizzazione?R. Globalizzazione, libero
scambio e apertura dei mercati possono dare solo benefici. L'impresa e
l'imprenditoria sono state una grande forza propulsiva nel mondo. Dall'America
all'Inghilterra, dall'India alla Cina, hanno liberato i popoli dalla miseria.
Un
G20 in insalata russa ( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Gli Usa non
sono troppo disponibili a comprimere la libertà di azione dei mercati, mentre
alcuni Paesi europei preferirebbero un maggior dirigismo. La Cina, poi, sogna e
spera che questa crisi del capitalismo occidentale rafforzi il proprio modello
di economia di mercato: libero mercato quando conviene per la crescita,
Ancora
false partenze ( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
In quanto
tempo potranno avere effetto le politiche del presidente Usa Obama? R. Un
intervento per uscire da una crisi che ha pochi precedenti come l'attuale
richiederà molto tempo e molti errori, ma riteniamo che la ripresa potrà
ripartire proprio dagli Stati Uniti e dalla Cina grazie alle ingenti risorse
che potranno mettere in campo.
disoccupazione,
boom negli usa - gigi furini ( da "Nuova Sardegna, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
gli Usa hanno
visto svanire 5,1 milioni di posti di lavoro. In questo modo il tasso di
disoccupazione è balzato dall'8,1% all'8,5%, attestandosi ai livelli più alti
dal 1983. Dagli Usa alla Cina che, invece, continua a macinare progressi. I
vertici di Pechino hanno reso noto che a marzo l'indice delle attività
manifatturiere è tornato sopra quota 50 punti (
G20
promosso da Roubini ( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Il vero
problema sono gli squilibri globali che si sono creati tra nazioni che
risparmiano troppo poco, come gli Usa, e quelle che risparmiano poco come la
Cina - sottolinea - Inoltre, sei mesi fa il G20 a Washington si è espresso
contro il protezionismo e invece da allora ben 17 Paesi su 20 hanno adottato
misure protezionistiche, e questo non va bene».
Gran
Torino non è solo un film ( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Altri
puntavano l'indice sul nuovo ombelico del mondo, Cina-Usa, in alternativa
all'Europa. Oppure sull'asse Mosca-Pechino, deciso a sfidare l'egemonia del
mondo. E il povero Barack Obama, ancor prima dell'avvio del meeting, veniva
bocciato come un dilettante allo sbaraglio. Insomma, tanto fumo e poco arrosto.
Cavalli
di razza per correre di più ( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
grazie a una
possibile ripresa della Cina e anche degli Usa. Infine la scommessa finanziaria
di questo portafoglio, Sallie Mae. La società passa di mano a meno di 4 volte
gli utili e fornisce fondi e prestiti per l'educazione a studenti. Nel 2008 il
margine di interesse è stato di 1,4 miliardi con una perdita netta di 209
milioni (erano stati
Con
Sella.it la Cina è al telefono ( da "Borsa e Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
it la Cina è
al telefono Possibile la negoziazione di B-Share a Shenzhen e Shanghai Ma il
Dragone è già raggiungibile con Cfd, Etf, Adr e Forex di Andrea Fiorini -
04-04-2009 Non è esattamente online, ma Sella rompe gli indugi e, in occasione
del G20, lancia la negoziazione sulle due Borse della Cina continentale,
Giustizia
fiscale vo' cercando. Al Circo Massimo
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
negli Usa,
come in Italia, Francia, Germania e Cina) da una pessima distribuzione dei
redditi che pone in primo piano la questione salariale. Invece, anche a Londra
al G20, tutte le attenzioni e le risorse sono finite alla finanza, per salvare
il mondo bancario e riproporre lo stesso modello di accumulazione e i manager
fotocopia di quelli (
Il
summit e i conflitti intercapitalistici
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Il Giappone
dipende quindi dalla domanda mondiale, cioè dalla Cina e dagli Usa, visto che
l'Europa si autocongela nel sistema euro-aureo. La Cina sta subendo gli effetti
più pesanti della crisi: nelle zone esportatrici milioni di persone hanno già
perso il posto di lavoro e molti altri milioni li perderanno.
Deludente,
vago, inadeguato. Il G20 dei media anglosassoni
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Sarkozy
stesse di fatto accusando la Cina di lassismo e che il leader francese gli
chiedesse di appoggiare sanzioni emanate dall'Ocse (un club di nazioni ricche
cui la Cina non partecipa ancora). Secondo il resoconto di funzionari della
Casa bianca, Obama ha accompagnato i due a turno, uno alla volta, in un angolo
del salone per dirimere la disputa: "Se sostituissimo la parola '
I
raccomandati in paradiso ( da "Manifesto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
quali lo
stato Usa del Delaware; Hong Kong e Macao, sotto sovranità della Cina; le isole
britanniche del Canale della Manica, come Jersey e Guernsey. Per pura
coincidenza, le giurisdizioni che ci si aspetterebbe di trovare nella lista
Ocse dei «paradisi fiscali», e che sono invece assenti, sono sotto il controllo
di Paesi che hanno partecipato all'
Clima
da Malpaese ( da "Manifesto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
considera
solo un numero limitato di paesi: Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia
e l'Unione europea nel suo complesso. Per altre nazioni, quali Giappone, Cina e
Sud Corea, non è stato possibile applicare completamente gli indicatori
costruiti per lo studio, perché le informazioni disponibili non avevano il
dettaglio sufficiente.
Il
piccolo grande paese di Hutu, Tutsi e... belgi
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Occidente e
della Cina. Petit Pays, opera di profondità dei film-maker salentini Gianluca
Camerino e Corrado Punzi, sul Centre Jeune Kamange, una specie di zona franca
in mezzo alla guerra, diretto da un sacerdote «guevarista» Silvana Silvestri
LECCE La decima edizione del Festival del cinema europeo (Lecce, 31 marzo - 5
aprile) unisce nel suo programma esplorazioni raffinate (
Con
l'integrazione flop multiculturale
( da "MF
Sicilia" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
esiste uno
stretto legame tra globalizzazione liberista e rappresentazione conflittuale
della società, così come ci è proposta oggi da media e politica. Una
globalizzazione che resta puramente economica. «La società multiculturale»,
dice l'autore nel suo libro, «è fallita sotto i colpi letali di un modello di
integrazione che ha pensato,
Protezione
civile in campo con l'
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
12 Protezione
civile in campo con l'«Operazione Nautilus» CASTELMASSA LA PROTEZIONE civile
nazionale, quella del Veneto, la Provincia, il Comune di Castelmassa
organizzano domenica l'Operazione Nautilus, esercitazione di protezione civile
del Distretto Ro6.
Calò:
i vitigni autoctoni sono la carta per battere la crisi
( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
La risposta
alla globalizzazione, «all'Australia che ?regala? il vino, sono l'originalità della
nostra produzione, che non deve voler scimmiottare grottescamente quanto fanno
gli altri». Alla base ci sono gli oltre 370 tipi diversi di vitigno che vengono
coltivati in Italia.
Protezione
civile in festa con gli studenti ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
9 Protezione
civile in festa con gli studenti DOVADOLA LA PROTEZIONE civile, organizzazione
e impegno' è il tema della due giorni in programma oggi e domani. Per fare
conoscere meglio l'esperienza sono stati chiamati esperti del settore, fra cui
Piero Moscardini del dipartimento di Stato, Lorella Santori,
gli
economisti si dividono sul g20 "misure reali". "no, è
scenografia" - giorgio lonardi
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Usa, e Paesi
che risparmiano troppo come la Cina». Ecco perché, secondo Roach, il G20 conta
poco, al contrario del G2 formato da Usa e Cina, cioè «dal maggiore consumatore
e dal maggiore produttore del mondo». Il giudizio di Roach non è piaciuto a
Norbert Walter, capo economista di Deutsche Bank per cui «il vero G2 è quello
formato da Usa ed Europa in materia di definizione delle
cina,
primo scandalo finanziario la polizia perquisisce la citic - federico rampini
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
le perdite
sui derivati e le inchieste per falso in bilancio e frode Cina, primo scandalo
finanziario la polizia perquisisce la Citic FEDERICO RAMPINI dal nostro
corrispondente PECHINO - E´ il primo scandalo serio che colpisce una delle
grandi istituzioni finanziarie cinesi dall´inizio di questa crisi. La polizia
di Hong Kong ieri ha perquisito per ore gli uffici di Citic Pacific,
dal
nostro inviato CERNOBBIO Il pacchetto di misure varato dal G20 al vertic...
( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
formato da
Cina, Giappone, Usa e Unione Europea». Si può parlare di una nuova Bretton
Woods, coma ha detto Sarkozy? «No, perché a Bretton Woods si discusse di un
nuovo sistema di tassi di cambio, nel vertice di Londra non se ne è parlato».
L'Europa voleva più regole e meno soldi, gli Usa il contrario: il compromesso
finale ha premiato entrambi,
-dal
nostro inviato CERNOBBIO - Il vertice fra i Grandi del Pianeta ha centrato un
ob... ( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
squilibri che
esistono tra paesi che non risparmiano come gli Usa e quelli che risparmiano in
eccesso come Giappone Germania e Cina. E nel comunicato finale del vertice non
si fa menzione di come si intenda affrontare questo squilibrio». Il G-20 si è
aperto con Obama insieme a Brown e giapponesi che volevano piani di stimolo,
l'Europa invece che chiedeva più regole: chi ha vinto?
La
Russia punta sulle armi strategiche
( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
sono
superiori anchei bilanci della Cina, e dei Paesi della Nato che ha un
potenziale militare 5/6 volte superiore a quello russo». Secondo Litovkin, gli
arsenali missilistici nucleari russi sono sufficienti a costituire un
deterrente, mentre la flotta dei sottomarini nucleari, 14 di cui 10 abbastanza
vecchi, non può essere una minaccia per gli Usa che ne hanno due volte tanti.
Impegno
da coordinare ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
assistere
coloro che soffrono dalla globalizzazione». Senza coordinamento, senza cioè
mettere in discussione la sovranità nazionale delle politiche fiscali, la lotta
ai paradisi dell'evasione non potrà funzionare – come non ha funzionato finora
– perché in un contesto di pura competizione fiscale, ogni Paese avrà interesse
a proteggere alcune oasi più amiche di altre.
protezione
civile ( da "Eco di Bergamo, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
protezione
civile --> Sabato 04 Aprile 2009 AGENDA, pagina 22 e-mail print
Duecentocinquanta volontari della Protezione civile in un colpo solo. Tutti
alpini, tutti al lavoro. Sarà un weekend di impegno per le Penne nere e la
Protezione civile cui l'associazione contribuisce in maniera consistente.
Vertice
G20 La Regina:
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
comportarsi come
il collega saggio che sa anche sorridere e scherzare, nella convinzione di
farlo a ragion veduta e nell'interesse generale. Un atteggiamento che per il
Cavaliere aiuta l'Italia, che non ha certo il peso economico di paesi come
l'America e la Cina, a mantenere un suo ruolo tra i paesi che decidono. Milena
Di Mauro 04/04/2009 nascosto-->
La
cosmetica globalizzata ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
globalizzata»
Le tradizioni e la cultura dei diversi Paesi influiscono sui consumi di creme e
profumi E i leader di settore creano prodotti ad hoc Marika Gervasio P er i
giapponesi chi usa un profumo troppo persistente è una persona troppo
egocentrica e individualista, mentre le donne mediorientali amano le fragranze
più intense che sono un modo per farsi notare sotto burqa,
nostro
servizio Per la Corea del Nord si tratta solo di una esplorazion...
( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
avrebbero
registrato il disappunto della Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang,
contrario all'applicazione di altre sanzioni o all'inasprimento delle attuali
contro il regime comunista. Gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud
hanno schierato unità navali super tecnologiche nel Mar del Giappone, mentre
Tokyo ha piazzato anche gli intercettori Patriot nel nord del Paese,
Gruppi
elettrogeni, Pramac sfonda sul mercato spagnolo
( da "Nazione,
La (Siena)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Leader
internazionale nel settore dei gruppi elettrogeni e della logistica e attivo
anche in quello delle energie alternative, il Gruppo Pramac è costituito da 35
società dislocate in 21 paesi (6 gli stabilimenti produttivi in Italia, Spagna,
Francia, Cina, Svizzera e Usa), impiegando complessivamente circa 700
dipendenti.
Linarolo,
la protezione civile al lavoro ( da "Provincia Pavese, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
grandi
progetti ai quali la Protezione civile di Linarolo si sta dedicando e i
risultati si potranno vedere nei prossimi mesi. A spiegarlo è il sindaco Fausto
Precerutti che anticipa: «Stiamo lavorando per la formazione di queste tre
squadre perchè la nostra protezione civile possa arrivare ad aiutare i
cittadini in qualsiasi situazione di pericolo o bisogno si possa verificare»
La
missione di Silvio
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
comportarsi
come il collega saggio che sa anche sorridere e scherzare, nella convinzione di
farlo a ragion veduta e nell'interesse generale. Un atteggiamento che per il
Cavaliere aiuta l'Italia, che non ha certo il peso economico di paesi come
l'America e la Cina, a mantenere un ruolo tra i paesi che decidono.
Ora
l'Europa litiga sulla lista. Dopo la decisione unanime del G20 di lanciare la
battaglia con... ( da "Unita, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
esempio è la
Cina, che non compare con Hong Kong. Ma non sono da meno gli Stati Uniti, che
hanno il Delaware e il nevada al loro interno. Si sa che la Cina, dopo un lungo
negoziato a Londra è riuscita a ottenere l'esclusione. In Europa protesta anche
la Svizzera, che aveva iniziato un difficile negoziato per allentare il suo
segreto bancario e oggi si ritrova nella lista incriminata.
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Molti
traggono beneficio dalla globalizzazione ma molti ne sono stati danneggiati...
Creando la cornice giusta perché ciò che è accaduto nel sistema bancario non
accada più, la globalizzazione potrà essere un bene per tutti... Secondo,
vorrei ridurre nettamente la minaccia del terrorismo, anche nucleare.
La regina e Silvio: Abstract: America o la Cina» può avere lo stesso peso dei «Paesi che decidono», e lui stesso può sfoggiare quella tecnica di cui si sente l'inventore: saper essere «saggio» ma anche saper «scherzare, però a ragion veduta» per avvicinare i grandi del mondo. Paola Di Caro Mercoledì a Londra Silvio Berlusconi dietro il presidente sudafricano Motlanthe,>
Argomenti: Cina Usa
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
«Siamo in 22 stati degli Usa, in Canada, in Giappone. E dopo tre anni di
corteggiamento reciproco, qui al Vinitaly abbiamo chiuso un accordo per la
Cina», dice Francesco Siclari. «I cinesi ci chiedono rosso, in particolare il
Gerione, 50% cagnulari, 50% vitigni internazionali.
D'altra
parte, è regola di diplomazia, del denaro in particolare, di lasciar emergere,
... ( da "Trentino" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Una (Usa, GB e Cina) dice: prima lo sviluppo; la disciplina dei mercati
segue; l'altra (guidata da Germania e Francia), paventando l'inflazione, frena
sulla "finanza per la crescita"; ma soprattutto, temendo l'anarchia
della finanza, vi antepone l'ordine delle regole.
"Al
Qaida ora punta all'Europa" Obama chiede rinforzi per Kabul ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
ma America e Cina devono fare di più. Sono fiducioso in questa sfida, ma
bisogna partire da subito». Dopo le cerimonie formali con Sarkozy (a
Strasburgo) e Merkel (a Baden Baden), un concerto di benvenuto e la cena
ufficiale in Germania coi capi di stato e di governo (mentre i ministri degli
Esteri e della Difesa dei 28 tenevano a loro volta una cena di lavoro)
"focaccia
blues" il film che si mangia il big mac ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
mangia il Big Mac Se siete curiosi di conoscere la favola vera della
focaccia che mangia il Big Mac, se credete che la globalizzazione non abbia
ancora vinto e che la qualità e i buoni sentimenti vincano sempre, Focaccia
blues sarà il vostro film. Dal 17 aprile arriverà nei cinema questa sfiziosa
pellicola della nuova stagione del Cinema Italiano che potrete vedere in tutte
le sale.
Disoccupazione,
boom negli Usa ( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009) + 8 altre fonti
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
gli Usa hanno visto svanire 5,1 milioni di posti di lavoro. In questo
modo il tasso di disoccupazione è balzato dall'8,1% all'8,5%, attestandosi ai
livelli più alti dal 1983. Dagli Usa alla Cina che, invece, continua a macinare
progressi. I vertici di Pechino hanno reso noto che a marzo l'indice delle
attività manifatturiere è tornato sopra quota 50 punti (
La
Cantina di Negrar riscopre antichi vitigni ( da "Arena.it, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
identità contro la globalizzazione» 04/04/2009 rss e-mail print La
Cantina Valpolicella promuove la riscoperta dei vitigni rari Ricostruire un
patrimonio genetico in via di estinzione per rispondere al desiderio di
appartenenza al territorio. È questo l'intento della Cantina Valpolicella
Negrar, presieduta da Luigino Galvani,
Proteste,
tensioni dopo 300 arresti Ora incubo
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
globalizzato». Dopo i violenti scontri di giovedì notte a Strasburgo, che
hanno «battezzato» il vertice Nato alimentando paura e tensioni (oltre trecento
arresti e 70 persone in stato di fermo), la giornata inaugurale del summit Nato
è stata vissuta per le strade del centro della città in un silenzio surreale
rotto da cinquecento pacifisti e militanti di estrema sinistra provenienti
Corea,
oggi in orbita il missile-spia La Casa Bianca insiste:
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa» , ha spiegato, lasciando
intendere il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Un'azione che, secondo gli osservatori, avrebbe registrato il disappunto della
Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang, contraria all'applicazione di altre
sanzioni o all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista.
Il
piccolo "kid" è cresciuto alla svelta">Obama umile, mediatore
e informale Il piccolo "kid" è cresciuto alla svelta ( da "Affari Italiani (Online)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
internazionale e riconosciuti partner da Washington sono coloro che
contribuiscono a espandere i consumi globali e che possono prestare denaro agli
USA. Cioè la Cina, la nuova potenza in espansione e senza morale, la cui
crescita economica dipende dai consumi del mercato americano e la cui stabilità
finanziaria dipende dalla possibilità di Washington di restituirle i prestiti che
le ha fatto.
Il
piccolo "kid" è cresciuto alla svelta">Obama umile, mediatore
e informale Il piccolo "kid" è cresciuto alla svelta pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Alla fine Francia e Germania hanno ottenuto quello che volevano o quasi
la Cina è riuscita a salvare i suoi paradisi fiscali. Ma parlando a nome
proprio e non di tutta l'Unione Europea hanno dimostrato ancora una volta
l'intrinseca debolezza del vecchio continente. Che con l'euro continua a essere
una potenza economica ma rimane un nano politico.
Nuove
sfide del sistema portuale: il rilancio dell'economia meridionale ( da "Denaro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
fenomeni come la globalizzazione e la liberalizzazione degli scambi
commerciali mondiali. Lo studio si focalizza su 4 grandi temi: infrastrutture,
finanza, politiche di sviluppo, evoluzione dei traffici merci e container.
Protagonisti i porti di Bari, Gioia Tauro, Napoli, Salerno e Taranto visti come
rappresentanza di una grande potenzialità da esprimere appieno per il rilancio
dell'
Pmi
in crisi: investimenti in stallo ( da "Denaro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
riuscirebbe a sostenere nei prossimi anni la sfida della competitività
con i Paesi più avanzati d'Europa, come anche con Cina, India e Brasile.
Diversa sembrerebbe la situazione sul fronte delle esposrtazioni. Negli ultimi
sei anni le esportazioni della Turchia sono passate dai 36 miliardi di dollari
del 2002 agli oltre 125 miliardi di dollari previsti a fine anno (+247 per
cento).
Darwin,
noi siamo qui ( da "Denaro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Globalizzazione" non è solo una bella parola. Significa che esiste
uno sviluppo naturale che non smette, e ci avvicina ad una nuova vita. Una vita
globale in cui ogni cellula, ogni persona, ogni organo e ogni stato vivranno
bene solo al livello in cui si occuperanno e collaboreranno per garantire una
vita migliore a tutta l'
GIUSY
FRANZESE ROMA. LA MAGGIOR PARTE PLAUDE. PARLA DI UNA NUOVA ERA, DI UN SIMBOLO
DELLA VOLONT&... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
la black list dell'Ocse è stata il frutto di un compromesso, dato che la
Cina rischiava di far saltare l'accordo. Così sembra che pochi minuti prima
della conferenza stampa del G20 di Londra, sia stato Obama a sbloccare il
tutto. In cambio del sì la Cina ha ottenuto l'esclusione di Hong Kong e Macao
dalla black list.
"Emeralta
11", protezione civile sui rischi idraulici ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
"Emeralta 11", protezione civile sui rischi idraulici Sabato 4
Aprile 2009, (E.M.) Complessivamente positivo il bilancio di "Emeralta
11", l'esercitazione di Protezione Civile a regia "Alta" sul
rischio idraulico, che ha visto come suo teatro Rosolina Mare.
Roma
L'economia cinese è ripartita. Il segnale arriva dall'indice Pmi del settore... ( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Eppure hanno pragmaticamente compreso che il dinamismo di un paese è
condizione per la ripresa dell'altro. Per questo, nonostante i timori, la Cina
continuerà ad acquistare dollari e Treasury Bond e gli Usa, pur mantenendo le
schermaglie dialettiche, non ostacoleranno l'affermazione internazionale della
Cina.
Csr,
ecco le 10 peggiori multinazionali">Aig e Roche nella Ignobel parade
Csr, ecco le 10 peggiori multinazionali ( da "Affari Italiani (Online)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Cina Energia) E' accusata di aver fomentato la crisi in Darfur. Dole (USA
Alimentari) La peggiore azienda bananiera del mondo. Se Chiquita ha provato a
cambiare registro, Dole rimane il simbolo dello sfruttamento del lavoro. General
Electric (USA Energia) Sarebbe accusata, dal giornalista del New York Times
David Cay Johnston,
Savona:
Pcl spiega in un volantino le ragioni per votarlo ( da "Savona news" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Il Capitalismo e la Globalizzazione gettano la maschera e mostrano tutta
la loro violenza colpendo i risparmi, il lavoro, la salute, il diritto allo
studio. Tutto drammaticamente in discussione, e mentre Banche e Grande
Industria scaricano i debiti sui lavoratori, la sinistra italiana non solo non
si oppone, ma dovunque governi compie scelte impopolari,
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
impersonare il collega saggio che sa anche sorridere e scherzare, nella
convinzione di farlo a ragion veduta e nell'interesse generale. Un
atteggiamento che per il Cavaliere aiuta l'Italia, che non ha certo il peso
economico di paesi come l'America e la Cina, a mantenere un suo ruolo tra i
paesi che decidono. Milena Di Mauro
Obama:
ora un mondosenza le armi nucleari ( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa», spiega, lasciando
intendere il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza Onu.
Un'azione che, secondo gli osservatori, avrebbe registrato il disappunto della
Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang, contraria all'applicazione di altre
sanzioni o all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista.
FVG:
TONDO, MOLTO ADDOLORATO PER INCIDENTE PROTEZIONE CIVILE. ( da "Asca" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
INCIDENTE PROTEZIONE CIVILE (ASCA) - Udine, 4 apr - Il governatore del
Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e' ''molto addolorato'' per l'incidente
mortale occorso oggi al volontario della Protezione Civile, il 56enne Carmine
Vitale, caduto da un'altezza di oltre sette metri mentre stava eseguendo un
intervento di manutenzione sul tetto della sede goriziana della Protezione
Civile.
Obama,
l'Europa e il mondo ( da "Quotidiano.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Cina, India e Brasile, erano considerate estranee o fuori gioco. L'Europa
era paralizzata da rivalità interne, in preda a un diffuso antiamericanismo che
la allontanava dall'altra sponda dell'Atlantico. Negli incontri di Londra e del
Reno sono invece emersi molti elementi che fanno ritenere superata la tendenza
negativa.
Editoriale
- Una buona partenza di Franco Venturini ( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Pechino detiene una grossa fetta del debito americano, anche se ha
bisogno del mercato Usa. La Cina è portatrice orgogliosa di un «modello» che
afferma essere migliore del liberal-capitalismo occidentale. La Cina non è
democratica, né vuole esserlo perché non riuscirebbe più a governare il suo
capitalismo primordiale basato sul social dumping.
Finale:
Pcl spiega in un volantino le ragioni per votarlo ( da "Savona news" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Il Capitalismo e la Globalizzazione gettano la maschera e mostrano tutta
la loro violenza colpendo i risparmi, il lavoro, la salute, il diritto allo
studio. Tutto drammaticamente in discussione, e mentre Banche e Grande
Industria scaricano i debiti sui lavoratori, la sinistra italiana non solo non
si oppone, ma dovunque governi compie scelte impopolari,
Strasburgo
brucia ( da
"KataWeb
News" del
04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
0 commenti A Strasburgo, al vertice Nato, sono in corso disordini. A
Londra, al G20, ci sono stati disordini. Al prossimo G8 sono previsti
disordini. Ci siamo ormai abituati. Ad ogni incontro internazionale sulla
globalizzazione l'unico confronto possibile è tra forze dell'ordine e
cittadini.
Ignobel
parade ( da
"KataWeb
News" del
04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
Cina - Energia) E' accusata di aver fomentato la crisi in Darfur. Dole
(USA - Alimentari) La peggiore azienda bananiera del mondo. Se Chiquita ha
provato a cambiare registro, Dole rimane il simbolo dello sfruttamento del
lavoro. General Electric (USA - Energia) Sarebbe accusata, dal giornalista del
New York Times David Cay Johnston,
( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
IL REGIME PARLA DI «esplorazione pacifica dello spazio» Corea del Nord,
Obama in pressing «Rinunci al lancio del missile» Il test previsto per sabato.
Gli Usa: «Se dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate» La
Corea del Nord mette a punto gli ultimi preparativi del suo missile-satellite
da mandare in orbita già sabato, mentre Barack Obama insiste e dice che
Pyongyang «dovrebbe» invece rinunciarvi. «Se dovesse avvenire - ammonisce il
presidente americano - prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve
capire che non può minacciare impunemente la comunità mondiale». È «una
provocazione», aggiunge Obama, impegnato in un incontro bilaterale con
l'omologo francese Nicolas Sarkozy che di fatto apre il vertice Nato a
Strasburgo. «Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa», spiega, lasciando intendere il
ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu. Un'azione
che, secondo gli osservatori, avrebbe registrato il disappunto della Cina, «l'alleato» più vicino a
Pyongyang, contraria all'applicazione di altre sanzioni o all'inasprimento
delle attuali contro il regime comunista. Per il premier giapponese Taro
Aso e il presidente sudcoreano Lee Myung-bak il satellite può essere mandato in
orbita già sabato, condizioni meteo permettendo. A poche ore dall'avvio del
periodo utile del 4-8 aprile (nella fascia oraria 11-16) per completare
l'operazione, torna il pressing internazionale per evitare un evento che
porterebbe forti elementi d'instabilità regionale facendo salire le tensioni. A
confermare le indiscrezioni di fonti militari Usa sulla
imminenza del test missilistico, ci ha pensato il premier nipponico Aso per il
quale il missile balistico «volerà sul Giappone» domani, sabato 4 aprile. Aso,
a margine del vertice del G20 di Londra, ha detto che se così fosse sarebbero
«violate le risoluzioni Onu» richiedendo «un messaggio appropriato». Racconta
di aver discusso della sicurezza della regione con il presidente cinese Hu
Jintao che «segue da vicino la situazione nordcoreana». Anche per il presidente
sudcoreano Lee, sabato potrebbe già aversi il lancio che richiederà comunque
«una forte e severa» risposta, dichiarandosi convinto che le condizioni di
salute del leader nordcoreano Kim Jong-il, che ha subìto un ictus lo scorso
anno, sono migliorate al punto che ora è saldamente al comando. L'operazione,
che il regime definisce «esplorazione pacifica dello spazio» per mandare in
ordita un satellite sperimentale per le telecomunicazioni, sarebbe, secondo Usa,
Corea del Sud e Giappone, il test di un missile a lunga gittata, il
Taepodong-2, capace di montare una testata nucleare e di trasportarla fino
all'Alaska e alle Hawaii. Washington, Tokyo e Seul hanno schierato unità navali
super tecnologiche nel Mar del Giappone, mentre il Sol Levante ha piazzato
anche gli intercettori Patriot nel nord del Paese, nell'ambito dello scudo
antimissile. La tensione nella regione è alta. «Siamo pronti a difendere la
sicurezza della popolazione», ha assicurato in conferenza stampa, il ministro
della Difesa nipponico, Yasukazu Hamada. (Ansa) stampa |
( da "Stampa, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
LE CRITICHE ALL'OCSE GLI ALTRI «CATTIVI» LA GRANDE CRISI Retroscena
Draghi: la recessione rallenta «Il Paese ha già deciso di adeguarsi alle regole
Perché questo sgarbo?» Il Lussemburgo nella lista nera L'ira di Juncker Il
Tesoro vuol rilanciare un nuovo piano Delors per un'azione collettiva di
stimolo Austria e Belgio: accoglieremo le richieste internazionali La Svizzera:
criteri sbagliati GUERRA AGLI EVASORI Il ministro «La fine del segreto bancario
implica il passaggio a un mondo completamente nuovo» DALL'INVIATO A PRAGA
[FIRMA]MARCO ZATTERIN INVIATO A PRAGA In effetti, rileva Mario Draghi, «ci sono
dei segnali». Positivi o non negativi per l'andamento dell'economia e per il
pianeta in recessione. Devono essere gli stessi di cui parla il presidente dell'Eurogruppo
Jean-Claude Juncker, che li definisce «incoraggianti anche se ancora non
numerosi». Non una ripresa, sia chiaro. Quella verrà forse nel 2010 e potrebbe
essere «cristallina» nel 2011, suggerisce il numero uno della Bce, Jean-Claude
Trichet. Il governatore di Bankitalia parla di «rallentamento del
deterioramento» e avverte che «non bisogna fare di una rondine una primavera».
Vuol dire che la crisi picchia meno duro, ma non ha smesso di colpire. Dopo
Londra, Praga. Dopo il G20 che parla con una voce sola e mette soldi a trilioni
per battere la crisi planetaria, i ministri economici europei si sono
compiaciuti per l'affiatamento globale trovato nella capitale britannica.
Adesso, però, bisogna darsi da fare. «Occorre agire subito e rapidamente per
ripristinare la fiducia», chiosa un sobrio Trichet che rilancia l'appello a
tenere sotto controllo i conti pubblici. Per l'Italia è un messaggio recepito.
Giulio Tremonti assicura che, semmai ve ne fosse bisogno, l'azione «non sarebbe
di sfondamento del bilancio bensì di spostamento». A parità di spesa, ha
spiegato, «la nostra politica è ricollocare le risorse dando priorità alla
coesione sociale. Per ora la nostra azione è sufficiente così. Dobbiamo fare un
salto in lungo, non in alto». L'Ecofin ha confermato la volontà europea di
affrontare i tempi duri agendo sulle regole più che su altri piani di stimolo.
In questa chiave, Tremonti vede nell'esito del vertice londinese «un ritorno
della politica che finora ha impedito disastri peggiori» e che prefigura l'idea
di una «governance globale». Ne fa una questione di fatti - «è un passaggio
enormemente importante» l'aumento dei finanziamenti al Fmi. E di segni, dato
che a suo avviso «la fine del segreto bancario implica il passaggio ad un mondo
nuovo». Sino a un anno fa, rimarca il ministro, «i governi agivano ognuno per
conto proprio; adesso non solo di fare la stessa cosa, ma di farla insieme». Si
è insomma «rotto il monopolio tecnocratico e il dominio della finanza». E' una
via di uscita. Draghi avverte: la crisi «è partita dalla finanza e si è diffusa
all'economia reale; ora il deterioramento progressivo dell'economia reale
potrebbe rimbalzare di nuovo sul settore finanziario». tendenza preoccupante
sopratutto perché quanto sta avvenendo è «sincronizza globalmente». Tremonti
non nega le difficoltà. Per questo ha rilanciato - come corollario alla
concordia di Londra - e l'idea di «un nuovo piano Delors» per un'azione
collettiva di stimolo attraverso una strategia di investimenti comuni. «Per la
prima volta non ho sentito brusii in sala» ha precisato il ministro. Nemmeno da
parte dei soliti tedeschi. Torniamo alle regole. Tremonti afferma che l'Europa
deve adeguarsi in modo rapido alle nuove norme contabili varate negli Usa
giovedì (con maggiore flessibilità nella valutazione degli asset tossici) per
alleviare i problemi delle banche. Francia e Germania sono sulla stessa
lunghezza d'onda. «E' una riforma a costo zero», assicura il ministro
dell'Economia, persuaso che «non dobbiamo fare i templari del mercato quando il
tempio della finanza non esiste più». Oggi se ne parlerà ancora a Praga nella
seconda giornata dell'Ecofin informale. Obiettivo: decidere per non inseguire
l'America che, per forza di cose, dispone le cose sempre più in fretta di
tutti...Ho molte ragioni per criticare il modo di agire dell'Ocse, che è una
macchina formidabile del pensiero unico». Per una volta Jean-Claude Juncker
perde il colore rubizzo e si presenta in sala stampa con un'espressione grigia.
Non gli è andata proprio giù che il Lussemburgo, di cui è primo ministro da una
vita, sia finito giovedì nella "lista grigia" dei paradisi fiscali
non cooperativi stilata dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico. Ce l'ha con José Ángel Gurría, il segretario dell'istituzione
parigina. «Non ci ha contattato - sbotta tanto duro da sembrare minaccioso -.
Per lui sarà un problema...». E' una questione di metodo, assicura l'uomo del
granducato parlando al termine della riunione informale dei ministri economici
dell'Eurozona svoltasi ieri a Praga. Il G20 di Londra ha trovato sul tavolo la
lunga lista dei cattivi a metà, elenco che comprende 38 paesi fra cui Svizzera,
Austria e Belgio, sistemi che pur essendosi impegnati nel rispetto delle regole
Ocse non le hanno applicate nella sostanza. A questa si affianca una
"lista nera" con tre paesi: Costa Rica, Malaysia e Filippine. Juncker
sostiene che è stato sbagliato prendersela con il club dei quattro guidato dal
Lussemburgo visto che si tratta di amministrazioni che hanno deciso di adeguarsi
alle regole (è successo alla metà di metà marzo) ma non hanno ancora avuto il
tempo di farlo, visto che si tratta di siglare decine di accordi bilaterali
sulla doppia imposizione. Non è finita qui. Il premier del piccolo stato ha
contestato il fatto che il valore della lista sia limitato dal fatto di
comprendere «paesi che non fanno parte dell'Ocse». Curioso oltretutto che
manchi Macao. «Deve essere stata la fretta» dice a denti stretti il
lussemburghese. E l'elenco continua. Assenti anche alcuni stati degli Usa
come Delaware, Wyoming e Nevada dove il Fisco è piuttosto lasco. Gli
osservatori leggono in questo una concessione al presidente Obama che ha
rinunciato a spingere sui piani di stimolo fiscale e consentito a tutti di
puntare sulle riregolamentazione. Però c'è anche la pesante assenza di alcuni
accusati di favoreggiamento nei confronti dell'evasione in Oriente. «Qui è la Cina che ha fatto sentire tutto il suo», si diceva a margine della
riunione informale Ecofin. Nonostante la furia, Juncker ha trovato il modo per
promettere che negozierà degli accordi sulla doppia tassazione per uscire
presto dalla «lista grigia». E' comprensibile che si senta sotto tiro,
il Lussemburgo vive di movimenti di capitali. A livello globale l'Ocse stima
che miliardi di dollari nascosti nel mondo siano 11 mila, somma che basta per
spiegare come mai tutti vogliono la fine dei paradisi. Meglio abbozzare. Ieri
Austria e Belgio hanno assicurato che raccoglieranno al più presto le richieste
internazionali. la Svizzera è irritata e deplora «le procedure» e «i criteri
utilizzati per stilare la lista». Anche lei, però abbasserà il capo.
L'obiettivo è uscire dalla lista «nei prossimi mesi». Hanno fretta. E hanno
ragione. I tedeschi, da sempre i padrini di Juncker come Mister Euro, hanno abbandonato
l'amico del Granducato dopo aver visto l'emorragia di imposte a vantaggio dei
sistemi dove l'Erario è meno vigilante ed esigente. La Francia, che con la
Germania sta guidando la caccia a chi offre privilegi, chiede con forza che si
disponga un sistema di sanzioni e multe per chi offre paradisi a buon mercato.
Il governatore di Bankitalia e presidente del Fsb (il Financial Stability Board
ribattezzato proprio a Londra giovedì), Mario Draghi, invoca «uno sforzo di
trasparenza sui bilanci bancari». I grandi sono pronti a farlo. Gli altri
sembrano non avere più alcuna scelta. A differenza di quanto avveniva in
passato, chi viola i patti rischia davvero di non passarla liscia. \
( da "Arena, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 04 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 3 Proteste, tensioni dopo 300
arresti Ora incubo «tute nere» L'imponente operazione di sicurezza ha in parte
raffreddato l'onda delle proteste «contro il mondo globalizzato».
Dopo i violenti scontri di giovedì notte a Strasburgo, che hanno «battezzato»
il vertice Nato alimentando paura e tensioni (oltre trecento arresti e 70
persone in stato di fermo), la giornata inaugurale del summit Nato è stata
vissuta per le strade del centro della città in un silenzio surreale rotto da
cinquecento pacifisti e militanti di estrema sinistra provenienti da 21
Paesi che hanno dato il via ad un controvertice lanciando cori contro il
presidente americano. «Obama ci hai deluso, basta con questa Alleanza», hanno
gridato per il mancato ritiro Usa dall' Afghanistan. Ieri sono spuntate
numerose le bandiere della pace e al colore dei vessilli pacifisti si è
aggiunto l'impatto cromatico suggestivo e divertente di una cinquantina di
clown, nel tenero tentativo di minacciare l'inviolabile «zona rossa» -
presidiata con agenti in assetto di guerra e camionette dotate di idranti a fare
da scudo - per creare una «zona rosa di gioia». Ma è oggi - sotto un cielo
interdetto alle linee aree - il giorno più temuto dall'intelligence e dalle
forze dell'ordine francesi mobilitate in massa (oltre 18 mila agenti) per avere
sotto controllo la mega manifestazione che i collettivi anti-Nato di «no
global» terzo-mondisti, pacifisti, autonomi ma anche di movimenti nati come
risposta agli eccessi della globalizzazione, hanno organizzato per le vie della
città e che prevede anche un tragitto lungo le rive del Reno. Attesi 35-40 mila
manifestanti, dei quali almeno duemila secondo il ministero dell'interno
francese potenzialmente violenti.
( da "Arena, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 04 Aprile 2009 CRONACA Pagina 8 ECONOMIA. Progetto di recupero
classificazione e studio. Accordini: «Affermare l'identità
contro la globalizzazione» La Cantina di Negrar riscopre antichi vitigni
Ricostruire un patrimonio genetico in via di estinzione per rispondere al
desiderio di appartenenza al territorio. È questo l'intento della Cantina
Valpolicella Negrar, presieduta da Luigino Galvani, che nel
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'annuncio ieri al Forum internazionale sulle tecnologie a base di
emissione di carbonio che è in corso a Trieste fino a domani Energia, disco
verde alle fonti rinnovabili Un progetto pilota per le aree montane: protocollo
d'intesa fra ministero e Regione Inaugurazioni all'Area Science Park di
Trieste, alla presenza dei presidenti della Giunta e del Consiglio Fvg, Renzo
Tondo e Edouard Ballaman. Sono stati inaugurati il monumento per celebrare i
primi 30 anni di Area, la mostra multimediale dal
( da "Nuova
Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 26 - Sassari Rose wedding: firmato l'accordo Alla Confcommercio
l'incontro con i delegati della Cina SASSARI. «Quando abbiamo visto Alghero e la Sardegna abbiamo
capito subito: questo è il posto giusto». Lo dice Cao Zhong Hua,
capodelegazione del Tourist Information & Service Center of Shanghai-Lu Wan
District, in questi giorni nell'isola per concludere l'accordo con la
Confturismo per «Rose Wedding»: uno sposalizio collettivo inserito in un
reality show che verrà seguito da due grossi network cinesi. La Cina
sarà televisivamente vicina, ma ciò che più conta sarà un'enorme possibilità
turistica per la Sardegna. Ieri la firma tra Zhon Hua e Giorgio Maccioccu, il
presidente della Confcommercio: il matrimonio s'ha da fare. Ma perché proprio
nella terra dei nuraghi? Lo spiega in maniera simpatica lo stesso Cao: «Ormai
noi cinesi possiamo viaggiare in 86 paesi. Anzi, è lo Stato che ci spinge a
muoverci e finanzia una buona percentuale delle spese dei viaggi». Già, perché
le agenzie turistiche sono del Governo che ha l'interesse a farle lavorare.
Qualcuno commenta: qui i buoni-pane, laggiù i buoni-turismo. «Il problema è che
per i cinesi l'Europa è una meta esotica e non conoscono quasi nulla. Dell'Italia
sanno dell'esistenza di Roma con un monumento chiamato Colosseo. E sanno di una
città con quella torre storta a Pisa. E poi Milano, per via della moda, che ha
molto appeal. Vede, anche io porto una giacca italiana». Ciò che però i cinesi
non afferrano è la cultura. «E hanno gran voglia di conoscere e di farsi
conoscere per quello che sono, per la loro storia millenaria. Vogliono andare
lontano, gli Usa presentano qualche difficoltà, mentre l'Europa è
l'ideale perché, pur non essendo grande (sic), ha tante realtà diverse da
visitare». Di solito a 12-13 anni gli shanganesi fanno il loro primo viaggio.
«Prima c'era la tendenza a fare un tour di 10 giorni in cui si cercava di
vedere tutto e si perdeva la testa - dice Cao - ora si punta su un paio di
Paesi da girare bene in due settimane. Perché quel che si cerca è anche il
relax». E qui viene il punto: molti di questi turisti vengono da una metropoli
di 18 milioni di abitanti, un distretto di 175 milioni. E non cercano altro
frastuono, altra confusione. «Abbiamo visto Alghero e ci siamo detti: è il
posto adatto. Bello, aria pulita, città calma e accogliente. Non come Milano.
Chi si sposa sceglie un posto un po' speciale, che non somigli a Shanghai. E i
sardi sono amichevoli. Abbiamo ricevuto inviti da Usa e
Canada, ma ci siamo detti che il meglio per il Rose Wedding è qui». La
delegazione cinese afferma che l'affare non sta tanto nell'arrivo delle coppie
nell'isola: «Abbiamo saputo che da voi si usa invitare centinaia di parenti e
amici ai matrimoni. Beh, da noi - dicono i delegati del lontano Oriente -
l'obbligo del figlio unico fa sì che le famiglie siano molto ristrette. E
ricordiamoci che a Shanghai ci sono 100.000 matrimoni ogni anno. Per voi è
un'occasione per farsi conoscere in un mercato molto grosso. Un battage
pubblicitario in una importante fiera turistica ad agosto consentirà ai cinesi
di farsi un'idea. E anche il tipo di programma, un reality seguito da 6-8%
della popolazione, sarà molto più coinvolgente di quelli prettamente turistici
che attirano al massimo l'1%». Fondamentale, perchè in questo momento un cinese
medio sa che esiste un'isola che si chiama Sar-tin-tà (la pronunciano così).
«Ma non sa nemmeno se sia in Italia o in Francia». Antonello Palmas
( da "Centro, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 11 - Economia Disoccupazione, boom negli Usa Ma le
Borse sono fiduciose: il peggio è ormai alle spalle GIGI FURINI MILANO. Notizie
contrastanti dal fronte macroeconomico, ma i mercati azionari pensano di aver
già scontato gli scenari peggiori. Dunque, anche se negli Usa in marzo
ben 633 mila lavoratori hanno perso il posto, a Wall Street si pensa che il
valore delle azioni abbia già incorporato queste cattive notizie. I dati di
ieri portano l'occupazione americana in calo per il quindicesimo mese consecutivo.
Da quando è iniziata la recessione (dicembre 2007) gli Usa hanno visto svanire 5,1 milioni di
posti di lavoro. In questo modo il tasso di disoccupazione è balzato dall'8,1%
all'8,5%, attestandosi ai livelli più alti dal 1983. Dagli Usa alla Cina che, invece, continua a macinare progressi. I vertici di Pechino
hanno reso noto che a marzo l'indice delle attività manifatturiere è tornato
sopra quota 50 punti (esattamente a 52,4), cioè al sopra della soglia
che indica una fase di espansione delle attività economiche. Si tratta di un
risultato sorprendente, che sembra testimoniare l'efficacia delle misure di
stimolo sino ad ora adottate dal governo. Difficile dire se la giornata di
giovedì, con la decisioni del G20, sia stata il punto di svolta per i mercati
finanziari globali. Il vertice di Londra ha dato dimostrazione di grande unità
e la montagna di denaro a disposisione per le misure di sostegno (5 mila
miliardi di dollari entro il 2010) hanno ben impressionato gli operatori. Però
la paura è stata tanta e ieri in molti hanno approfittato per portare a casa i
guadagni di questi giorni. Le Borse hanno vissuto una giornata molto volatile,
se le piazze orientali non hanno fatto segnare grosse variazioni (anche se
titoli come Toyota, Canon e Panasonic hanno segnato forti rialzi) in Europa si
è vista tanta prudenza. Londra lascia sul campo il 2,31%, Parigi l'1,1% mentre
Francoforte chiude invariata. Milano ha fatto segnare un incremento dello
0,53%. In tutta Europa sono stati ancora acquistati i titoli dell'auto (+3,3%
il sottoindice del settore) ma si sono visti i venditori sulle azioni delle tlc
e sugli energetici. A Milano altri acquisti su Fiat, fra scambi intensi. E se
saranno vendute più auto, ecco il rimbalzo di Pirelli (+5,5%). Bene Prysmian
(+8,2%) che ha vinto una commessa da 20 milioni di euro in Russia e acquisti su
Italcementi e Buzzi. Forti acquisti su Mediaset (+4,5%) mentre, come è successo
in tutta Europa, ci sono state vendite sui petroliferi (Eni -3,14%). Il
petrolio, per la verità, si è mantenuto stabile a 52,56 dolalri al barile, ben
sopra i minimi del mese scorso, ma ieri l'Unione petrolifera ha stimato che,
nel breve, il prezzo potrebbe ripiegare attestandosi a 45-55 dollari nel 2009
per salire a 60-70 dollari nel 2010 e poi a 70-80 dollari fra il 2015 e il
2020. Un po' per la crisi, un po' per le fonti alternative utilizzate, ma i
consumi petroliferi mondiali sono in costante calo dal 1999.
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 16 - Udine Ex Ersa al Comune, la Protezione civile cresce
Nell'edificio trasferito dalla Regione un centro di coordinamento dell'Alto Friuli
Tolmezzo TOLMEZZO. L'edificio ex Ersa dalla Regione passa al Comune di
Tolmezzo. La questione è stata discussa nei giorni scorsi dalla giunta
regionale. L'immobile, situato nel capoluogo carnico, in via Paluzza è occupato
attualmente dalla Protezione civile comunale, dall'Ana dalla Croce rossa
otaliana. Si è concluso l'iter procedurale che prevede il trasferimento
dell'immobile e delle aree scoperte dalla Regione al Comune di Tolmezzo. Il
trasferimento gratuito dell'immobile è avvenuto dopo una serie di incontri
svolti in comune di Tolmezzo ed in Regione con l'assessore alle finanze Sandra
Savino e il consigliere regionale Luigi Cacitti. «Da diverso tempo - spiega il
vicesindaco Dario Zearo - avevamo affrontato l'argomento, ancora da quando il
consigliere Cacitti seguiva direttamente la questione in veste di vicesindaco,
ed ora finalmente grazie al suo personale interessamento e l'impegno
dell'assessore regionale Savino, l'idea dell'amministrazione di Tolmezzo trova
compimento. Il passaggio di proprietà verrà ora perfezionato con propria
delibera di consiglio comunale, con la quale il comune andrà a deliberare la
presa in carico dell'immobile all'interno del proprio patrimonio immobiliare.
Questo passaggio permetterà finalmente di mettere in campo le risorse
finanziarie ottenute sempre dalla Regione ed in particolare attraverso
l'assessore alla protezione civile, con le quali si andranno a realizzare sia
opere impiantistiche che opportune modifiche al fabbricato, anche con alcuni
ampliamenti necessari. Queste opere permetteranno un uso complessivo ed
adeguato dell'immobile con finalità soprattutto legate alle attività di protezione civile, di pronto intervento e soccorso». Il
vicesindaco Zearo fa sapere che il consigliere regionale Luigi Cacitti si è già
attivato per verificare anche la possibilità di dare maggiore importanza al
Centro di protezione civile comunale, con la creazione di un punto di
riferimento importante della protezione civile regionale in loco a servizio e
supporto di tutto l'Alto Friuli. A breve - informa Zearo - si terrà in
municipio un incontro tra l'amministrazione comunale, l'assessore regionale
Vanni Lenna, i responsabili della Protezione civile regionale e il consigliere
regionale Cacitti. Tanja Ariis
( da "Adige, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
TRENTO - Si delinea l'identità del manager milanese che sarebbe in pole
position per la carica di direttore generale di Cavit TRENTO - Si delinea
l'identità del manager milanese che sarebbe in pole position per la carica di
direttore generale di Cavit. Dalla rosa di tre nomi selezionati dai cacciatori
di teste della Egon Zehnder - quattro considerando l'ipotesi di Massimiliano
Giacomini, il responsabile export Usa figlio del direttore
uscente Giacinto Giacomini (nella foto in primo piano, con il presidente Adriano
Orsi) - sarebbe uscito Enrico Zanoni, 49 anni, attuale direttore della Illva
Saronno Spa, il colosso varesino delle bevande alcoliche, con un fatturato
consolidato di oltre 260 milioni di euro. Zanoni è ancora in forza all'Illva e
potrebbe passare al consorzio di Ravina a metà anno. L'ex direttore Giacomini
resta comunque come consulente almeno fino a novembre. Cavit sta cercando di
limitare il calo delle vendite di vini nei suoi mercati di riferimento, in
primo luogo gli Stati Uniti dove ottiene più del 60% del fatturato. Alla
perdita del contratto con la californiana Gallo, anche se prosegue la
collaborazione sul segmento alto del mercato, si aggiungono il deprezzamento
del dollaro, che rende meno competitive le merci italiane, e gli effetti della crisi
economica. L'ultimo rapporto sul mercato nordamericano, presentato al Vinitaly
in corso in questi giorni, spiega peraltro che i consumi Usa nel 2008
hanno tenuto a quota 3,6 miliardi di bottiglie, nonostante l'avvio della
recessione. Gli esportatori italiani coprono un terzo circa del mercato e, in
esso, Cavit, primo brand nazionale, arriva al 17% del totale. Tuttavia tra
novembre e dicembre gli ordini dagli Stati Uniti si sono praticamente fermati e
solo con quest'anno sono ripresi. Perciò Cavit sta cercando di diversificare i
suoi clienti, sia puntando all'Italia e al resto dell'Europa, in particolare ai
grandi gruppi europei della distribuzione organizzata, sia esplorando mercati
extraeuropei. Secondo l'ultima relazione di bilancio, la
penetrazione in Cina potrebbe fare di questo cliente entro il 2010 il quarto mercato
export del consorzio. Ora altri progetti sono in cantiere sull'India, dove
potrebbe concludersi a breve un accordo di commercializzazione. Secondo il
Centro studi Vinitaly, i consumi indiani, tuttora bassissimi, crescono al ritmo
del 20% l'anno, con preferenza verso i bianchi aromatici in grado di
sposarsi con la speziata cucina del subcontinente. Un recente rapporto,
pubblicato da Jbc, prevede che nel 2015 si arriverà a un mercato di 4 milioni
di casse, di cui 600 mila, vale a dire oltre 7 milioni di bottiglie,
provenienti dall'estero. Cavit è, insieme a Mezzacorona, nella classifica
Mediobanca delle prime cinque società vinicole per fatturato. Ma ormai tra i
due operatori cooperativi trentini è gara sui volumi d'affari: l'ultimo
bilancio vede un distacco di soli 12 milioni di euro, con Cavit a quota 154,8
milioni e Mezzacorona a quota 142,5 milioni di ricavi. 04/04/2009
( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 9 autore: di
Maria Bartiromo lo scettico Non ci serve il super Stato Il leader conservatore
inglese Cameron, possibile successore di Gordon Brown a Downing Street, non
crede ai piani di stimolo alle economie Meglio dare garanzie pubbliche sui
prestiti. E ridurre il peso della finanza sul pil È stata una settimana epica
quella appena conclusasi a Londra, dove i capi delle 20 principali economie
mondiali si sono incontrati per capire come far fronte alla recessione globale.
Sullo sfondo della peggiore crisi economica mai conosciuta dall'ultima
generazione, i difensori e i detrattori del capitalismo si sono affrontati a
viso aperto. Quando il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha
incontrato il primo ministro inglese Gordon Brown e altri capi di Stato come il
leader cinese Hu Jintao e il presidente russo Dimitri Medvedev per parlare di
sostegno all'economia e di lotta al protezionismo, la speranza e
l'orgoglio hanno prevalso. Ma gli oppositori del G20 non hanno mancato di
esprimere il loro dissenso, con lancio di bottiglie, vetrine infrante (fra le
quali quelle della sede della Royal Bank of Scotland) e scontri con la polizia.
I contestatori hanno ribattezzato l'incontro «il summit dei gonzi della
finanza». Ma c'è stata un'altra, più autorevole, voce fuori dal coro: quella di
David Cameron, il leader conservatore britannico, che ha addossato al capo del
partito laburista Gordon Brown buona parte della responsabilità del caos
finanziario in cui si dibatte la Gran Bretagna. Sono in molti a ritenere che
Cameron succederà a Brown dopo la prossima tornata elettorale in programma per
giugno. Gli ho parlato poco dopo il suo colloquio privato con Obama.Domanda.
Lei la pensa diversamente da Obama sulla necessità di ulteriori stimoli
all'economia europea. Può illustrare meglio la sua posizione?Risposta. Non sono
per principio contrario a ulteriori programmi di sostegno. Anzi, è quello che i
paesi europei dovrebbero fare, se avessero accumulato risorse sufficienti
quando le cose andavano per il verso giusto. Ma la Gran Bretagna non può
permetterselo. Il governo britannico sta già prendendo in prestito una cifra
pari al 10% del pil. Se dovesse superare quella soglia otterrebbe l'effetto
opposto perché consumatori e imprenditori non avrebbero più fiducia nella
stabilità finanziaria del Paese.D. Questa crisi rappresenta
una condanna della globalizzazione?R. Globalizzazione, libero scambio e apertura dei mercati possono dare solo
benefici. L'impresa e l'imprenditoria sono state una grande forza propulsiva
nel mondo. Dall'America all'Inghilterra, dall'India alla Cina, hanno liberato i
popoli dalla miseria. Potrebbero fare altrettanto nell'Africa
sub-sahariana. Non dobbiamo voltare le spalle alla globalizzazione, dobbiamo
far sì che funzioni. Ciò significa anche riconoscere che le banche posseggono
una capacità speciale di deprimere l'economia e che quindi devono essere
correttamente disciplinate. Dobbiamo assicurarci che non si immettano più sul
mercato strumenti finanziari in grado di procurare enormi guadagni a chi li
inventa ma anche di ripercuotere sull'economia in un modo che neppure gli
ideatori sono in grado di prevedere. Serve un'economia più equilibrata che,
contrariamente a quanto accade nel Regno Unito, non faccia troppo affidamento
sui servizi finanziari. In Europa, poi, bisogna affrontare il problema della
grande dipendenza dalla sicurezza sociale che, a volte, è un'enorme palla al
piede delle economie. Se superiamo questi scogli avremo rimesso in moto il
sistema capitalistico, a condizione che questo sistema si basi su valori
morali. Per me i mercati sono il mezzo per ottenere la ricchezza e la
prosperità che tutti desideriamo. I mercati non sono entità fini a se stesse ed
è molto importante che in essi si affermi una scala di valori morali.D. Lei che
cosa farebbe, al posto di Brown, per tirar fuori dal pantano la Gran
Bretagna?R. La prima cosa da fare è rivitalizzare il credito. Le banche devono
irrobustire il proprio capitale. Dopodiché dovranno essere spinte a erogare
nuovamente prestiti. Il piano da noi propugnato è audace, di grande portata, ma
anche semplice. Nel concreto, lo Stato si farà garante di una parte dei nuovi
prestiti erogati dalle banche.D. Barclays ha già detto che non parteciperebbe,
in quanto non desidera che lo Stato interferisca nei propri affari. È una
decisione saggia?R. È una decisione che il management di Barclays dovrà
difendere di fronte ai propri azionisti. In ogni caso, per il gruppo sarebbe un
problema. Il riequilibrio dei bilanci bancari è questione di interesse
nazionale. Quindi ogni banca che decide di non partecipare al programma dovrà
spiegare ai propri azionisti in che modo si libererà degli asset tossici e
tornerà ad erogare prestiti.D. Lei è stato l'unico leader dell'opposizione che
Obama ha incontrato nel corso di questo viaggio. La cosa non è passata inosservata.
Lei è un conservatore alto borghese. Lui un liberal di più modesta estrazione.
Non le sembra che formiate una strana coppia?R. In realtà, fra noi c'è un
ottimo rapporto. Come politico è molto interessante. È anche una persona con
cui è facile parlare. Certo, non la pensiamo alla stesso modo su tutto, ma
entrambi riteniamo che lo sviluppo delle tecnologie verdi rappresenti
un'importante via d'uscita dalla recessione. Entrambi concordiamo
sull'importanza del volontariato e della famiglia, nella consapevolezza che il
vero cambiamento non deriva solo dall'azione di governo ma da ciascuno di noi.
È la società che genera il cambiamento, non solo il governo. Si tratta di un
fondamentale passo in avanti. Per questo lo ammiro molto.
( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 8 autore: di
Edoardo Narduzzi bilanci Un G20 in insalata russa Il messaggio del vertice è
chiaro: faremo di tutto per battere la recessione. Ma l'eccesso di impegni
rischia di produrre pochi risultati concreti. Soprattutto nulla è stato deciso
sulla nuova governance delle banche. L'unica cosa certa è che il capitalismo
americano non sarà più padrone Come nel copione di un giallo che si rispetti,
il momento del delitto, cioè il meeting londinese dei 20 grandi della terra, è
stato preceduto da una crescente drammaticità culminata dalla pubblicazione
dell'outlook dell'Ocse a ridosso del summit con un pil mondiale in caduta
libera. Previsioni e notizie nere e gravi per valorizzare ancora di più
l'importanza delle decisioni prese a Londra durante il G20. Ma il summit ha
davvero segnato una svolta nella gestione della più grave crisi del dopoguerra?
Il risultato dell'incontro è peculiare e di non facile valutazione, perché le
diverse situazioni interne dei Paesi partecipanti hanno condizionato le
decisioni finali. Così alla fine il G20 è stato una insalata russa della public
policy internazionale. Ha deciso sui possibili tetti ai bonus e agli stipendi
dei manager (primo intervento dirigista), ha stanziato 250 miliardi di dollari
per aiutare il commercio internazionale, ha aumentato le risorse del Fmi, ha
pubblicizzato i cosiddetti paradisi fiscali (elenco che l'Ocse diffonde
regolarmente da molti anni), ha varato un piano aggregato di politiche fiscali
di stimolo della domanda e ha definito molti altri aspetti. Una pioggia di
decisioni pubbliche, praticamente una nevrosi di interventi calati dall'alto
come a voler comunicare che nulla, ma proprio niente, di intentato è o sarà
lasciato per battere la recessione. Il vero pericolo è, come spesso accade, che
chi troppo vuole alla fine nulla stringe. Quindi che trascorsa qualche
settimana i clamori del vertice di Londra si traducano in pochi risultati
economici concreti. Sicuramente sarebbe stato molto meglio organizzare un
summit con un'agenda molto più scarna e comunicare alla fine pochi interventi
ma analiticamente definiti. Ma in un mondo che vive travolto dalla
comunicazione in tempo reale si è preferito un barbecue ricco di notizie da
dare in pasto ai cittadini stremati da mesi di prolungate notizie negative.
Soprattutto il G20 non ha detto quasi nulla circa i pericoli di politiche
protezionistiche o degli aiuti di Stato nascosti da nazionalizzazioni
necessitate. In un'economia stravolta negli equilibri dal fallimento di troppi
intermediari finanziari non sarebbe inopportuno se i grandi della terra iniziassero
a discutere del come e del quando riportare ordine e mercato nella governance
delle banche. Le nazionalizzazioni dovrebbero essere le più transitorie
possibili.Nella realtà il G20 di Londra si è chiuso un po' come era iniziato
sul fronte più importante, quello delle regole dell'economia post globale
divisa in poche macro aree valutarie nella quale il capitale deve rimanere
libero di muoversi ma non di speculare selvaggiamente. Gli interventi sui
paradisi fiscali e le regole annunciate sugli hedge fund risolvono solo
parzialmente i problemi connessi ai movimenti finanziari. Il capitale deve,
ovviamente, poter investire e disinvestire per scegliere le migliori
opportunità di guadagno, ma non può creare rischi sistemici insostenibili
perfino per i bilanci pubblici. L'ammontare del guadagno possibile deve essere
contingentato. Superata una determinata soglia il rischio implicitamente
contenuto nel guadagno potenziale è eccessivamente sfavorevole per coloro che
potrebbero essere chiamati a sopportarlo. Quindi non deve essere
contrattualizzabile.Il modello di governo del nuovo mondo globale è ancora da
definire. Le posizioni tra i vari grandi rimangono ancora distanti. Gli Usa non sono troppo disponibili a comprimere la libertà di azione
dei mercati, mentre alcuni Paesi europei preferirebbero un maggior dirigismo.
La Cina, poi, sogna e
spera che questa crisi del capitalismo occidentale rafforzi il proprio modello
di economia di mercato: libero mercato quando conviene per la crescita,
centralismo politico altrove. L'unica cosa certa per ora è che dopo la crisi
non prevarrà più un modello di capitalismo sugli altri. Il ventennio con il
solo capitalismo americano al comando è definitivamente archiviato. Con esso le
politiche monotematicamente pro mercato del Fmi e della Banca mondiale. Ma il
nuovo equilibrio che possa andare bene ai più non è ancora emerso. Ci vorrà
ancora tempo prima che le nuove regole condivise per governare la volatilità
dell'economia aperta siano definite. Nel frattempo l'asse cino-americano ha
segnato un punto a proprio favore: la crescita economica è il primo obiettivo
da conseguire e le principali misure adottate, in primis lo stimolo fiscale,
vanno in questa direzione. E se gli europei preferiscono la qualità della vita
allo stress dello sviluppo e la Bce si appassiona nel volere contenere
l'inflazione a tutti i costi a scapito della crescita e dell'occupazione, sono
problemi del vecchio continente. Meglio che ne discutano a Bruxelles.
( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi in Gestione data: 04/04/2009 -
pag: 29 autore: di Francesca Vercesi Ancora false partenze Secondo Vitolo
(Consultinvest sgr) nei prossimi mesi i mercati azionari hanno le carte in
regola per mettere a segno una vera ripresa. Ma adesso serve cautela 1 Domanda.
Come va letto questo momento?R. Gli effetti delle politiche adottate dai governi
e dalle banche centrali necessitano di tempo per diventare efficaci. Le
valutazioni dei titoli azionari sono depresse per le basse aspettative sugli
utili e a causa del processo in atto di deleverage. Il premio al rischio per le
azioni ha raggiunto livelli di valore che non si registravano dalla recessione
dei primi anni 90. Ma i mercati azionari potrebbero avere una buona ripresa già
quest'anno, anticipando l'uscita dalla recessione.2D. In
quanto tempo potranno avere effetto le politiche del presidente Usa Obama? R. Un intervento per uscire
da una crisi che ha pochi precedenti come l'attuale richiederà molto tempo e
molti errori, ma riteniamo che la ripresa potrà ripartire proprio dagli Stati
Uniti e dalla Cina grazie alle ingenti risorse che potranno mettere in campo.3D.
Quali sono i settori interessanti oggi?R. I settori più promettenti dove gli
investimenti governativi porteranno benefici evidenti saranno a nostro parere i
trasporti, le utilities, le costruzioni e il settore energetico, anche se occorre
considerare che l'efficacia di tali interventi avrà effetto solo sul lungo
periodo. 4D. Quali le prospettive dei paesi emergenti?R. I paesi emergenti
dell'area sotto la diretta influenza degli Stati Uniti rimangono con
fondamentali economici buoni e sembrano avere una resistenza maggiore rispetto
ad altre aree emergenti come in particolare l'Europa dell'Est.5D. Ci saranno
altri salvataggi? R. Il salvataggio di Aig ha lasciato l'amaro in bocca al
presidente della Fed Ben Bernanke che ha dichiarato che la gestione della
compagnia è stata simile a un fondo hedge. Ma in ogni caso il salvataggio è
obbligatorio anche in questi casi e lo sarà in tutti gli altri che rischino di
minare il sistema finanziario americano.
( da "Nuova
Sardegna, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 18 - Economia Disoccupazione, boom negli Usa Ma le
Borse sono fiduciose: il peggio è ormai alle spalle GIGI FURINI MILANO. Notizie
contrastanti dal fronte macroeconomico, ma i mercati azionari pensano di aver
già scontato gli scenari peggiori. Dunque, anche se negli Usa in marzo
ben 633 mila lavoratori hanno perso il posto, a Wall Street si pensa che il
valore delle azioni abbia già incorporato queste cattive notizie. I dati di
ieri portano l'occupazione americana in calo per il quindicesimo mese
consecutivo. Da quando è iniziata la recessione (dicembre 2007) gli Usa hanno visto svanire 5,1 milioni di posti di lavoro. In questo
modo il tasso di disoccupazione è balzato dall'8,1% all'8,5%, attestandosi ai
livelli più alti dal 1983. Dagli Usa alla Cina che, invece, continua a macinare progressi. I vertici di Pechino
hanno reso noto che a marzo l'indice delle attività manifatturiere è tornato
sopra quota 50 punti (esattamente a 52,4), cioè al sopra della soglia
che indica una fase di espansione delle attività economiche. Si tratta di un
risultato sorprendente, che sembra testimoniare l'efficacia delle misure di
stimolo sino ad ora adottate dal governo. Difficile dire se la giornata di
giovedì, con la decisioni del G20, sia stata il punto di svolta per i mercati
finanziari globali. Il vertice di Londra ha dato dimostrazione di grande unità
e la montagna di denaro a disposisione per le misure di sostegno (5 mila
miliardi di dollari entro il 2010) hanno ben impressionato gli operatori. Però
la paura è stata tanta e ieri in molti hanno approfittato per portare a casa i
guadagni di questi giorni. Le Borse hanno vissuto una giornata molto volatile,
se le piazze orientali non hanno fatto segnare grosse variazioni (anche se
titoli come Toyota, Canon e Panasonic hanno segnato forti rialzi) in Europa si
è vista tanta prudenza. Londra lascia sul campo il 2,31%, Parigi l'1,1% mentre
Francoforte chiude invariata. Milano ha fatto segnare un incremento dello
0,53%. In tutta Europa sono stati ancora acquistati i titoli dell'auto (+3,3%
il sottoindice del settore) ma si sono visti i venditori sulle azioni delle tlc
e sugli energetici. A Milano altri acquisti su Fiat, fra scambi intensi. E se
saranno vendute più auto, ecco il rimbalzo di Pirelli (+5,5%). Bene Prysmian
(+8,2%) che ha vinto una commessa da 20 milioni di euro in Russia e acquisti su
Italcementi e Buzzi. Forti acquisti su Mediaset (+4,5%) mentre, come è successo
in tutta Europa, ci sono state vendite sui petroliferi (Eni -3,14%). Il
petrolio, per la verità, si è mantenuto stabile a 52,56 dolalri al barile, ben
sopra i minimi del mese scorso, ma ieri l'Unione petrolifera ha stimato che,
nel breve, il prezzo potrebbe ripiegare attestandosi a 45-55 dollari nel 2009
per salire a 60-70 dollari nel 2010 e poi a 70-80 dollari fra il 2015 e il
2020. Un po' per la crisi, un po' per le fonti alternative utilizzate, ma i
consumi petroliferi mondiali sono in costante calo dal 1999.
( da "Borsa e
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ATTUALITÀ G20 promosso da Roubini di Redazione - 04-04-2009 ECONOMISTI
DIVISI G20 promosso o bocciato? Il consensus degli economisti non è unanime. E
se da un lato Nouriel Roubini lo promuove a pieni voti, dall'altro Stephen
Roach, presidente di Morgan Stanley Asia, nonché influente economista, concede
soltanto la sufficienza. «Nel suo insieme il G20 è stato positivo e ha avuto
successo - commenta Roubini - C'è stato un ampio accordo su una nutrita gamma
di questioni, ma non è la soluzione di tutto». Gli fa eco Jacob Frenkel,
vicepresidente non esecutivo di Aig: «Il 50% delle sfide sta nell'identificare
il problema e nell'indirizzare le soluzioni, ma poi bisogna vedere la fase
operativa. Comunque è stato un segnale molto positivo che ci sia stato un
accordo tra i capi di Stato e di governo, perché è importante quando si è
passeggeri di un aereo che i piloti vedano l'orizzonte allo stesso modo». Più
critica, invece, la posizione di Roach: «Darei un 10 per gli sforzi e la
scenografia; solo la sufficienza invece per il risultato. Ci sono molti
discorsi, ma poca sostanza. Il vero problema sono gli
squilibri globali che si sono creati tra nazioni che risparmiano troppo poco,
come gli Usa, e
quelle che risparmiano poco come la Cina - sottolinea - Inoltre, sei mesi fa il G20 a Washington si è
espresso contro il protezionismo e invece da allora ben 17 Paesi su 20 hanno
adottato misure protezionistiche, e questo non va bene». Infine, secondo
Roach il vero gruppo importante non è il G20, ma il G2, formato da Usa
e Cina,
ovvero «il maggiore consumatore e il maggiore produttore del mondo».
( da "Borsa e
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
UP & DOWN «Gran Torino» non è solo un film di Redazione - 04-04-2009
Quel signore che, a suon di capocciate, ha sfondato la vetrina della sede
centrale della Rbs nel cuore della City è il personaggio-simbolo di una
settimana che meriterà un capitolo a sé nelle micro e macrostorie di un anno,
il 2009, vissuto pericolosamente. Alzi la mano, tanto per cominciare, chi si
aspettava risultati concreti dal G20. Di sicuro non ci credevano i commentatori
che, già alla vigilia, avevano sottolineato le profonde divergenze tra l'asse
Parigi-Berlino e la finanza che parla inglese, decisa a rifiutare la mordacchia
alla finanza predicata da Merkel-Sarkozy. Altri puntavano
l'indice sul nuovo ombelico del mondo, Cina-Usa, in alternativa all'Europa. Oppure sull'asse Mosca-Pechino,
deciso a sfidare l'egemonia del mondo. E il povero Barack Obama, ancor prima
dell'avvio del meeting, veniva bocciato come un dilettante allo sbaraglio.
Insomma, tanto fumo e poco arrosto. Così che Silvio Berlusconi, che da
uomo pratico ama vedere il lato positivo, già dava appuntamento al G8 della
Maddalena. Perché lì, sotto la regìa italiana, si sarebbe fatto sul serio. Che
spettacolo: le premesse culturali illustrate da Giulio Tremonti, Mario Draghi a
prendere appunti. Ma non è andata così. Nel giro di 24 ore, si sa, il mondo si
è trovato di fronte a: 1) 1.100 miliardi di dollari per combattere la tempesta,
soprattutto in quelle economie emergenti a rischio catastrofe, dall'Est Europa
al Messico, il primo a far ricorso alle nuove cartucce del Fondo; 2) la
creazione del Financial Stability Board, affidato a Draghi, ovvero il primo
serio tentativo di Vigilanza sulla finanza internazionale; 3) l'inclusione
degli hedge nel perimetro dei controlli; 4) un giro di vite drastico sulle
società di rating; 5) l'attacco frontale, anzi l'abolizione (almeno politica e
ideologica) dei paradisi fiscali; 6) una barriera contro superbonus,
superstipendi e soperchierie dei supermanager; 7) l'inclusione di Cina,
India, Brasile nella stanza dei bottoni, con la formale promessa che il
prossimo direttore generale del Fondo monetario non sarà europeo (né tantomeno Usa);
8) un impegno esplicito a non battere la strada del protezionismo. Certo, i
soliti incontentabili hanno obiettato che il comunicato-fiume di fine G20 è più
una lista della spesa che un programma d'azione. Ma, si sa, in politica
l'effetto annuncio conta assai. Poi qualcosa si vedrà. Altra critica: non ci
sono state decisioni sul fronte della governance bancaria, proprio nel giorno
in cui gli Usa accantonavano il mark to market nei bilanci. Il mondo,
insomma, non può far altro che sperare che le banche si spurghino degli asset
tossici, approfittando del piano Geithner. Quest'ultimo, però, procede: dopo il
sì di Pi
( da "Borsa e
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ANALISI TECNICA Cavalli di razza per correre di più BATTERE IL MERCATO
L'investment bank di Morgan Stanley, le raffinerie di Southwestern Energy e di
Tesoro, gli acciai di Nucor e la logistica di Archer Daniels Infine i prestiti
Sallie Mae. Tutte società ad alto alfa Il portafoglio precedente: +12,3% di
Massimiliano Malandra - 04-04-2009 Morgan Stanley, Tesoro, Southwestern Energy,
Archer Daniels, Nucor e la scommessa Sallie Mae. Sono i sei titoli con cui
tentare di replicare la performance del precedente portafoglio Usa
«alfa elevato» che da fine febbraio (B&F n. 771 del 21 febbraio 2009) ha
messo a segno un 12,3% contro il 3,2% dell'S&P500. Si tratta di una
selezione di breve termine per cuori saldi. E che ripone ampia fiducia
nell'analisi quantitativa e nella statistica dei mercati finanziari. Il
principale filtro è rappresentato infatti da un alfa (coefficiente che misura
la variabilità del titolo, a fronte di una crescita nulla dell'indice)
superiore all'S&P500, sia a sei che a 24 mesi. Un p/e atteso inferiore a
quello del 2008 (un fatto che indica quindi una crescita degli utili) e una
performance da inizio anno migliore di quella dell'indice di riferimento.
Vediamo ora in dettaglio le cinque società. Morgan Stanley è una delle
sopravvissute allo tsunami finanziario degli ultimi 18 mesi, tanto che da
inizio anno il titolo ha guadagnato oltre il 40 per cento. Con una market cap
di oltre 24 miliardi il gruppo, che si è trasformato da security firm in banca,
è riuscito a chiudere l'esercizio 2007-08 (che termina a novembre, mentre i
risultati del primo trimestre saranno comunicati il prossimo 21 aprile) con 1,7
miliardi di utile netto su 24,7 miliardi di ricavi, dopo aver compiuto
svalutazioni per soli 21,5 miliardi (29,5 miliardi per Jp Morgan e 85,4 per Citigroup,
a titolo di esempio). Il management ha ridotto la leva finanziaria dalle 32
volte del 2007 alle attuali 11 volte, con una redditività dell'equity che nel
2008 è scesa dall'8,9 al 4,9%, ma finora ha confermato il dividendo trimestrale
di 27 centesimi. Southwestern Energy è una compagnia integrata texana (con sede
a Houston) focalizzata sul gas naturale. Con circa 10 miliardi di market cap il
titolo da inizio anno è in leggero guadagno a Wall Street e ora passa di mano a
20 volte gli utili e 4 volte i mezzi propri. Nel 2008 i profitti sono più che
raddoppiati, da
( da "Borsa e
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ANALISI TECNICA Con Sella.it la Cina è al telefono Possibile la
negoziazione di B-Share a Shenzhen e Shanghai Ma il Dragone è già raggiungibile
con Cfd, Etf, Adr e Forex di Andrea Fiorini - 04-04-2009 Non è esattamente
online, ma Sella rompe gli indugi e, in occasione del G20, lancia la negoziazione
sulle due Borse della Cina continentale, Shanghai e Shenzhen, che si aggiungono così
a Hong Kong. La novità riguarda più precisamente la negoziazione via telefono
di azioni di tipo B o B-share, ovvero azioni di società cinesi quotate a
Shanghai (in dollari statunitensi) e a Shenzhen (in dollari di Hong Kong).
Un'opzione, quella del trading «via cornetta», molto diffusa in Italia, ma che
rispetto a Internet risulta ancora cara: per Sella.it le commissioni sono
infatti del 5 per mille, ben lontane dall'1,6 per mille sullo Xetra,
sull'Euronext o sugli Usa richiesti via web. Tuttavia, la
scelta della società guidata da Luca Ferrarese è il primo vero tentativo di
affrontare mercati molto complessi dal punto di vista della regolamentazione,
per la dichiarata volontà del governo cinese di limitare la libera negoziazione
di titoli locali. Tanto è vero che le azioni di tipo A sono precluse ai non
residenti. Per ora non è chiaro se Sella.it estenderà l'opportunità cinese
anche alla piattaforma Extreme, «ma - fanno sapere dalla società - per ora non
ci sono piani in questo senso, dipenderà dalle richieste dei clienti che ci
arriveranno».Dalla concorrenza poi, almeno per ora, l'approccio diretto non fa
presa. Vincenzo Tedeschi, responsabile marketing di Iwbank, è infatti scettico:
«Non offriamo i mercati cinesi direttamente, neppure via telefono - spiega -
Prima di tutto non abbiamo ricevuto richieste dai clienti in questo senso, solo
qualche input per Giappone e Hong Kong. Inoltre, sono mercati poco convenienti.
È molto più efficiente sfruttare altri strumenti che non le azioni di tipo B:
per esempio i derivati di Hong Kong (Iwbank offre il future e il mini-future
sull'indice Hang Seng, ndr) o gli Adr statunitensi». Un suggerimento,
quest'ultimo, che può riportare l'attenzione del trader online sui titoli
cinesi. Al Nyse, per esempio, sono quotate svariate decine di società del
Dragone sotto forma di Adr (American depositary receipt), certificati emessi da
banche Usa sulla base del deposito nei loro forzieri di titoli
azionari esteri di cui sono garanti. Poiché la negoziazione di questi
certificati avviene esattamente come per le normali azioni, ciò apre al trading
un buon numero di società cinesi. Basta avere il conto con un broker italiano
che offre Nyse e Nasdaq, cioè praticamente tutti, e con le stesse commissioni
delle azioni. Non solo. Accanto agli Adr, infatti, occhieggiano Etf, Cfd e
valute. Nei primi due casi, però, è Hong Kong a farla da padrone. Per gli
Exchange traded fund, per esempio, sull'Etf Plus di Borsa Italiana, all'interno
della categoria Azionario Cina, sono disponibili quattro
strumenti, Lyxor Etf China Enterprise, Lyxor Etf Hong Kong (Hsi), Db x-trackers
Ftse/Xinhua China 25 e iShares Ftse/Xinhua China 25, senza contare i panieri
misti della categoria Asia Pacifico. Un'opzione che Fineco, per esempio, offre
anche in questo caso al costo dell'azionario, ovvero allo 0,19% per eseguito
per gli Etf italiani, europei e Usa, e Sella.it, nel caso del
conto per i trader più attivi, dallo 0,17% allo 0,10%. E se la valuta corrente
cinese non è negoziabile, lo è facilmente il dollaro di Hong Kong, come
conferma Alessandro Capuano di Ig Markets, «senza contare la possibilità di
negoziare Cfd su tutti i titoli della Borsa di Hong Kong, su cui sono quotate
comunque le principali aziende cinesi, e sull'indice China H-Share». «Essendo
agganciato al dollaro - spiega Davide Merenda di Salex - lo yuan ne subisce,
nel bene e nel male, i movimenti. Quindi gli investitori europei che comprano
azioni sul mercato cinese, accuseranno un processo di rivalutazione o di
svalutazione, dal lato del tasso di cambio, legato all'andamento dell'EurUsd.
Noi proponiamo, poi, il cross UsdHkd, con uno spread di soli cinque pip, ma
devo dire che è un cambio utilizzato molto raramente». Tra le opportunità
offerte da Saxo su Hong Kong sono poi disponibili i Cfd sulle azioni e i cambi
del dollaro locale contro le valute di Singapore e Usa, e
contro dollaro e argento. Infine una novità: entro un mese Saxo attiverà anche
l'Hong Kong Futures Exchange.
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
RICCHI E POVERI Giustizia fiscale vo' cercando. Al Circo Massimo
Galapagos Oltre un terzo dei contribuenti italiani ha denunciato di aver
guadagnato nel 2006 meno di 10 mila euro che significano meno di 800 euro al
mese: 14 milioni abbondanti di italiani vivono in questa condizione. Forse non
comparabile con i 2 dollari al giorno (60 al mese) con il quale sopravvive il
50% della popolazione mondiale (ma l'Italia è la sesta o settima potenza
mondiale) e probabilmente il dato incorpora una quota di evasione fiscale.
Resta il fatto che per gli onesti non è un bel vivere. Che diventa drammatico
per quell'11% della popolazione italiana (oltre 4,4 milioni di persone) che ha
guadagnato meno di 3000 euro in un anno. In cima alla piramide dei redditi
stanno invece meno di 360 mila contribuenti che denunciano più di 100 mila
euro. E i lavoratori dipendenti come si collocano? Guardando i dati fiscali
diffusi ieri, sono in un limbo: oltre i 10 mila euro l'anno e fino a 20 mila
euro (lordi) c'è oltre il 33% dei redditi dichiarati, pari a 13,5 milioni di
persone, un terzo del totale. Semplificando: i 2/3 dei contribuenti italiani
dichiara di guadagnare, e le famiglie monoreddito ci campano, meno di 20 mila
euro lordi annui, all'incirca 1.600 euro al mese per i più fortunati. E' giusta
questa distribuzione del reddito che penalizza l'unico fattore - il lavoro -
che crea ricchezza? Ovviamente no. E a urlarlo non saranno solo i due milioni
di iscritti alla Cgil che manifesteranno oggi a Roma nella latitanza e
complicità (con il governo e i padroni) degli altri sindacati. Quel che è
peggio è che neppure i governi progressisti sono riusciti a cambiare le cose,
come ci ha fatto sapere l'Ires-Cgil: dal '
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
COMMENTO Il summit e i conflitti intercapitalistici Joseph Halevi Sul
Financial Times del 31 marzo Martin Wolf aveva stabilito un semplicissimo
criterio per valutare le decisioni dei G20. Riusciranno questi paesi a spostare
la distribuzione della domanda mondiale dai paesi in deficit a quelli in
surplus per farli spendere ed importare? L'ipotesi di Wolf, rivelatasi esatta,
era che non avrebbero nemmeno tentato di farlo. Come osserva il New York Times
la riunione ha approvato, tramite il Fondo monetario internazionale, dei fondi
in caso di crisi di pagamenti da parte dei paesi in via di sviluppo e delle
linee di credito per un totale di 1100 miliardi di dollari ma non ha varato
alcuna misura diretta di stimolo della domanda. I G20 non erano quindi
politicamente in grado di affrontare il nodo cruciale posto da Wolf. Per
scioglierlo però bisogna rompere la deflazione salariale in Europa e
riorientare le strutture produttive sia del Giappone che della Cina.
La Francia e la Germania non vogliono sentir parlare di stimoli fiscali
all'economia. Lo scorso ottobre Angela Merkel affermò che non avrebbe speso un
ulteriore euro in favore del resto dell'eurozona per non indebolire le capacità
finanziarie della Germania. Nell'intervista rilasciata al Financial Times il 27
marzo, riferendosi alla dipendenza dalle esportazioni della Germania, la
cancelliera ha detto "è un fatto che nemmeno intendiamo cambiare."
Per il governo e il capitale tedesco l'economia non deve essere rilanciata
perché, aumentando le importazioni dal resto dell'Europa, se ne dissiperebbero
all'estero gli effetti. In forma più paludata le stesse tesi vengono espresse
in Francia: se si stimola, si rilanciano principalmente le importazioni.
Quindi, dice Sarkozy, per uscire dalla crisi bisogna aumentare la produttività;
ovviamente per esportare di più verso l'Europa. Con l'euro, il perno del
neomercantilismo intraeuopeo è oggi la deflazione salariale competitiva che
rimpiazza le svalutazioni nei tassi di cambio del passato. La garanzia risiede
in una moneta austera, quasi aurea, come il franco francese degli anni Trenta.
Parigi e Berlino sono d'accordo nel proteggere il sistema bancario e di
ricondurlo in un alveo istituzionalmente monopolistico con rendite garantite.
La Francia ne è un esempio: malgrado le perdite in borsa le banche hanno
dichiarato grossi profitti. La crisi è populisticamente vista solo come il
prodotto della corrotta finanza Usa che ha esposto le innocenti
banche europee alle cartacce del mercato subprime. A Washington la speranza di
rivalutare le cartacce, grazie alle aste truccate di Geithner e Summers, mostra
che non ci sono serie intenzioni di riformare il sistema bancario. La volontà
di rilancio economico viene abbinata alla difesa delle megabanche ed alla
rivalutazione artificiale dei prodotti tossici. Tuttavia gli Usa non si
propongono più di agire da importatori globali per via degli squilibri che ciò
causa nelle bilance dei pagamenti. Sebbene tale obiettivo sia di difficile
attuazione, ha di che preoccupare sia la zona dell'euro che il Giappone. La
riduzione del ruolo di importatore mondiale degli Usa
comporterebbe una forte svalutazione del dollaro ed un aggravamento della crisi
europea dato che Parigi e Berlino non intendono spendere. Il Giappone vorrebbe
stimolare, ma non è in grado farlo E' pieno zeppo di capacità produttive
eccedentarie ben oltre le possibilità di assorbimento interno. Le strutture
industriali del paese sono in sintonia con il ruolo di oligopoli globali delle
sue multinazionali. Il Giappone dipende quindi dalla domanda
mondiale, cioè dalla Cina e dagli Usa, visto che l'Europa si autocongela nel sistema euro-aureo. La Cina sta subendo gli effetti più
pesanti della crisi: nelle zone esportatrici milioni di persone hanno già perso
il posto di lavoro e molti altri milioni li perderanno. Intere aree
industriali si svuotano con i macchinari che vengono imballati e/o venduti. Non
ci sono delle reali reti di protezione sociale, la sanità è cara, senza lavoro
in città non si può vivere. Da un anno venti milioni di operai e operaie sono
rientrati nelle campagne assai povere. Anche il governo sollecita i «rimpatri».
La Cina
intende spendere per mitigare la crisi. Tuttavia le misure adottate finora
favoriscono l'industria pesante e quindi aumentano il divario tra consumi ed
investimenti. Ora il problema è l'allargamento del mercato interno del consumo.
E' evidente che la Cina si propone di ricalibrare senza
abbandonare il modello di crescita attraverso le esportazioni, malgrado questo
sia in crisi. Per Pechino diventa impellente affrontare la questione degli
attivi in dollari che non rendono, sia per i bassi tassi Usa che per
la tendenziale svalutazione del dollaro. Con le esportazioni che non crescono
più, il sacrificio inerente alla detenzione di dollari non è compensato da
maggiori guadagni nel commercio estero. La Cina non
vuole affondare la barca, bensì porre sul tappeto la governabilità del dollaro
e usa il surplus accumulato per aumentare il suo peso politico-legale nel Fondo
monetario internazionale. Ma gli Usa non accetteranno
ridiscutere il ruolo della loro moneta. Nessuno dei partecipanti al G20 ha
un'analisi profonda della crisi ed un relativo schema per discuterne.
Ugualmente nessuno tra i cosiddetti economisti ha una visione del futuro come
l'ebbe Keynes a Versailles nel 1919, vedendo in maniera lucidissima dove il
tutto sarebbe andato a parare.
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
RASSEGNA STAMPA Deludente, vago, inadeguato. Il G20 dei media
anglosassoni A leggere la stampa anglosassone, e invece i giornali italiani,
sembra che a Londra si siano tenuti due vertici del G20 completamente diversi. Uno,
descritto dalla stampa nostrana, avrebbe conseguito successi storici, abolito i
paradisi fiscali, imposto nuove norme cogenti al Far west della speculazione
finanziaria, iniettato migliaia e migliaia di miliardi nell'economia mondiale:
avrebbe posto le basi di un nuovo capitalismo. Per la stampa americana e
inglese il vertice sarebbe stato, se non un insuccesso, certo una delusione. Il
più devastante, come al solito, è l'Economist: «L'esito del G20: meglio di
niente. Ma può l'Fmi salvare il mondo?» Titolo che non richiede particolari
spiegazioni. L'Economist descrive il Fondo monetario internazionale come una
sorta di barile in cui sono state scaricate tutte le questioni su cui le
diverse parti non trovavano un accordo. Altrettanto secco il titolo del quotidiano
Financial Times: «Le grandi cifre del G20 nascondono profonde divisioni»:
«L'enfasi sulle quantità più che sugli accordi concreti serve a mascherare il
grande elemento mancante nel comunicato: un nuovo e vincolante impegno a misure
specifiche per ripulire gli assets tossici del sistema bancario
internazionale», scrive l'organo della City, che prosegue: «I numeri annunciati
alla fine di ogni summit internazionale vanno esaminati da vicino, in
particolare quelli presentati dal primo ministro britannico che è preceduto
dalla sua reputazione d'inflazione numerica e di doppio conteggio». Altrettanto
scettico è l'organo della borsa di New York, il Wall Street Journal: «I leaders
delle nazioni del gruppo del G20 hanno annunciato giovedì misure che - hanno
detto - aiuteranno a risollevare l'economia mondiale, ma hanno rinviato le
decisioni più spinose o le hanno scaricate su istituzioni non abituate a tali
responsabilità». E più in là: «Le misure adottate potranno alleviare gli
effetti della crisi economica. Ma molte dichiarazioni sono state solo di
principio, e dovranno trovare seguito altrove - alcune in un altro vertice G20
più tardi quest'anno». «Il comunicato emesso dal gruppo alla fine dell'incontro
non affronta specificamente i problemi che secondo molti sono alla radice della
crisi odierna, come il fallimento dei sistemi bancari». Tutta la stampa
anglosassone, in particolare quella americana, insiste sul fatto che Obama non
ha ottenuto quasi nulla sul punto che gli premeva di più: «Il gruppo non ha preso
nessun impegno su un obiettivo concreto di stimolo, sostenuto dagli Usa.
Invece, i leader si sono vagamente impegnati a 'offrire un livello di stimolo
fiscale necessario per restaurare la crescita'» (WSJ). Moderato fallimento è il
giudizio del New York Times nel suo editoriale: «In tempi normali non ci
aspettiamo molto dai vertici economici. Ma con l'economia mondiale che implode,
giovedì i leaders delle maggiori 20 potenze economiche mondiali avevano
l'urgente responsabilità di formulare politiche concrete per rimettere in sesto
il sistema finanziario globale e rilanciare la crescita. Non ci sono riusciti».
E conclude: «Per uscire dalla crisi ci vorrà molto più di quanto è stato fatto
a Londra». Per esemplificare il livello di disaccordo, tutti i giornali citati
riportano a lungo un episodio ignorato dalla stampa italiana. Ecco la versione
del NYT: «Per più di una tesissima ora, giovedì, Nicholas Sarkozy e il
presidente della Cina Hu Jintao si sono scontrati sui paradisi fiscali.
Circondati dagli altri 18 leaders, si sono beccati reciprocamente. Sarkozy
voleva che il comunicato del G20 nominasse e deplorasse i paradisi fiscali,
magari includendo Macao o Hong Kong che sono sotto sovranità cinese. Come
ovvio, Hu non ne voleva sapere. Sembrava arrabbiato che Sarkozy
stesse di fatto accusando la Cina di lassismo e che il leader francese gli chiedesse di appoggiare
sanzioni emanate dall'Ocse (un club di nazioni ricche cui la Cina non partecipa ancora). Secondo il
resoconto di funzionari della Casa bianca, Obama ha accompagnato i due a turno,
uno alla volta, in un angolo del salone per dirimere la disputa: "Se
sostituissimo la parola 'riconosciamo' con il termine 'notiamo'?"
ha suggerito Obama. Risultato: nel comunicato finale si legge: "Notiamo
che l'Ocse ha oggi pubblicato una lista di paesi che il Global Forum definisce
non rispondenti ai criteri internazionali di scambio di informazioni
fiscali". Hong Kong e Macao non apparivano nella lista».
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
I raccomandati in paradiso Il G20 si impegna a combattere i «paradisi
fiscali», ma la lista pubblicata dall'Ocse è epurata: non ci sono Macao, le
isole britanniche della Manica né stati Usa come il
Delaware. E poi, quante imprese (pure italiane) hanno sussidiarie offshore?
Andrea Baranes La buona notizia è che si è parlato di paradisi fiscali più
nelle ultime due settimane che negli anni passati. L'incontro del G20 appena
concluso a Londra cita l'impegno ad «agire contro le giurisdizioni
non-cooperative, inclusi i paradisi fiscali». Parla di sanzioni, dice che
«l'era del segreto bancario è finita». Richieste che le reti della società
civile fanno da tempo. Bisogna però guardare più da vicino i risultati del
vertice. Il lavoro futuro dovrebbe fondarsi sul nuovo elenco di paesi
pubblicato ieri dall'Ocse, che contiene una vera e propria lista nera, una
grigia, una grigio chiaro e una bianca, compilate in base al grado di rispetto
dei criteri internazionali in materia di trasparenza bancaria e fiscale.
Scorrendo questi elenchi, si trovano tra i paesi «virtuosi» alcuni territori
considerati fino a ieri paradisi fiscali, quali lo stato Usa del Delaware; Hong Kong e Macao,
sotto sovranità della Cina; le isole britanniche del Canale della Manica, come Jersey e
Guernsey. Per pura coincidenza, le giurisdizioni che ci si aspetterebbe di
trovare nella lista Ocse dei «paradisi fiscali», e che sono invece assenti,
sono sotto il controllo di Paesi che hanno partecipato all'incontro del
G20. È come se alcuni avessero goduto di un trattamento di favore, mentre altri
non hanno protezioni altolocate. È difficile considerare Costarica, Malesia,
Filippine e Uruguay come i peggiori paradisi fiscali del pianeta, eppure sono i
soli quattro Stati che compongono la nuova lista nera. Una situazione che ha
già portato i paesi europei, a partire dalla Svizzera, inclusi nella
"lista grigio chiara", a protestare per i criteri che hanno portato
alla compilazione delle stesse liste e per la mancanza di consultazione nella
loro redazione. La lista grigia, che comprende 38 paesi fra cui il Lussemburgo,
l'Austria e il Belgio, elenca quei paesi che pur essendosi impegnati nel
rispetto delle regole dell'Ocse non le hanno applicate nella sostanza. A questa
si affianca una lista nera di quattro paesi, Costa Rica, Malaysia per il suo
territorio di Labuan, Filippine e Uruguay. Il metodo impiegato per arrivare a
tali elenchi è effettivamente discutibile. L'Ocse ha preso in esame in primo luogo
la firma e il rispetto degli accordi sullo scambio di informazioni in materia
fiscale (Tax Information Exchange Agreements - TIEAs). Questi accordi destano
più di una perplessità. Lo scambio di informazioni non è automatico, ma su
richiesta delle autorità di un Paese e può richiedere settimane, mentre i
capitali possono sparire con pochi click di un computer. Si tratta poi di
accordi bilaterali, che possono essere aggirati da operazioni di
triangolazione, ovvero tramite diversi passaggi con Paesi non firmatari.
Inoltre, giudicare se un Paese è un paradiso fiscale sul numero di accordi
firmati è assolutamente fuorviante. Nelle ultime settimane Jersey e Guernsey
hanno concluso accordi con la Groenlandia e le Far Oer. Accordi che permettono
alle isole britanniche di «fare numero», ma che non sembrano di fondamentale
rilevanza per contrastare i flussi illeciti di capitali. È motivo di scontento
inoltre la vistosa mancata inclusione di alcuni stati degli Usa come il
Delaware, il Wyoming e il Nevada dove la legislazione è molto permissiva. Per
combattere i paradisi fiscali è necessario un trattato multilaterale, e non una
serie di trattati bilaterali, che preveda uno scambio automatico di
informazioni, e non su richiesta. Ancora, bisognerebbe introdurre una rendicontazione
Paese per Paese dei dati contabili e fiscali delle imprese, che oggi devono
riportare nei propri bilanci unicamente dati aggregati per macro-regioni. In
maniera ancora più importante, perchè non iniziamo a guardare in casa nostra?
Quante imprese nostrane hanno sussidiarie nei paradisi fiscali? Perché governi
e banche centrali non impediscono alle nostre banche di aprire filiali
offshore? Prendiamo il caso dell'Italia, dove il ministero dell'Economia e
delle Finanze è l'azionista di riferimento di Eni e Enel. Scorrendo i loro
bilanci, scopriamo che l'Enel ha decine di controllate nel Delaware, a Panama,
nel Lussemburgo o alle Isole Cayman. In quello Eni troviamo nuovamente società
nel Delaware e in Lussemburgo e poi nelle Bahamas, alle Bermuda e in diversi
altri Paesi. Al di là delle roboanti dichiarazioni a mezzo stampa o nei vertici
internazionali, se il ministro Tremonti volesse davvero intraprendere una lotta
contro i paradisi fiscali, il primo passo da compiere dovrebbe essere quello di
fare pulizia in casa propria. Foto: L'ISOLA DI JERSEY, GRAN BRETAGNA, È UNO DEI
«PARADISI FISCALI» EUROPEI CHE NON COMPAIONO SULLA LISTA STILATA DAL G20 /AP A
DESTRA: PARIGI, ALLA VIGILIA DEL G20 MANIFESTANTI DI ATTAC CONTRO I PARADISI
FINANZIARI /AP
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
TerraTerra Clima da Malpaese Daniele Pernigotti Molti si affannano a
sottolineare che Germanwatch è solo una Ong tedesca e i suoi rapporti non hanno
valenza ufficiale. Fattostà che in ogni suo rapporto l'Italia esce con le ossa
più rotte. È avvenuto così negli ultimi anni per l'Indice di Performance sui
cambiamenti climatici, che ci ha visto arretrare sempre di più nella classifica
mondiale dei paesi più virtuosi per la lotta ai cambiamenti climatici, con
un'inusuale par condicio che ha accomunato governi di centrosinistra e
centrodestra. E ' così anche per l'Economic/climate recovery score cards, la
classifica che Germanwatch ha stilato in collaborazione con Ecofys per valutare
quanto i pacchetti di «stimolo economico» predisposti dai vari paesi tengano conto
della lotta ai cambiamenti climatici. Lo studio, presentato in questi giorni a
Bonn in occasione dei lavori dell'Onu di preparazione della Conferenza di
Copenhagen, considera solo un numero limitato di paesi: Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia,
Italia e l'Unione europea nel suo complesso. Per altre nazioni, quali Giappone,
Cina e Sud Corea,
non è stato possibile applicare completamente gli indicatori costruiti per lo
studio, perché le informazioni disponibili non avevano il dettaglio
sufficiente. Secondo le indicazione dell'IPCC, il comitato scientifico
consultivo dell'Onu sui cambiamenti climatici, per affrontare in modo efficace
il riscaldamento del pianeta sarebbe necessario investire nei prossimi anni
dall'1% al 3% del Pil. Ora risulta che anche i paesi più virtuosi, quali
Germania e Usa, non hanno ancora raggiunto quella soglia, avendo
investito rispettivamente lo 0,5 e 0,4 del Pil. Solo la Ue riesce a fare
meglio, perché ha destinato l'1,3% del suo budget (che però in termini assoluti
è molto ridotto) alla produzione di energia rinnovabile, interventi strutturali
sulle reti elettriche e la promozione di progetti per la cattura e lo
stoccaggio della Co2 nelle grosse centrali a carbone. E l'Italia? Con un
pacchetto di sostegno all'economia complessivamente tra i più significativi,
posizionandosi con i suoi 100 miliardi di euro dietro solo agli Usa,
riesce ad avere una performance addirittura peggiorativa sui cambiamenti
climatici. Il pacchetto italiano, tutto orientato al trasporto, presenta
infatti degli aspetti positivi rispetto agli incentivi sulle auto che favorisce
l'introduzione di nuovi modelli a minore emissione, anche se non tende a
favorire in modo specifico le auto a benzina e gasolio con minori emissioni di
Co2. A fronte di questo intervento positivo che gli indicatori di Germanwatch
quantificano ad un livello poco sotto dello 0,3% del Pil, vi sono però
interventi a favore della costruzione di nuove strade pari a ben oltre lo 0,6%
che lo studio legge in chiave negativa perché tende a stimolare il trasporto su
gomma e quindi le emissioni di Co2. Risulta così che l'effetto complessivo del
pacchetto italiano ha un effetto addirittura negativo per circa il 0,4% del
Pil, unico esempio tra i paesi oggetto di studio, visto che la Gran Bretagna ha
una performance sostanzialmente neutra e tutti gli altri hanno una ricaduta
variamente positiva alla lotta ai cambiamenti climatici. Attendiamo adesso di
vedere cosa accadrà nella pubblicazione del prossimo Indice di Performance sui
cambiamenti climatici di Germanwatch, in pubblicazione a dicembre, anche se
quanto è visibile all'orizzonte lascia solo ipotizzare un ulteriore
scivolamento verso le ultime posizioni della classifica.
( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
LECCE Alla manifestazione del cinema europeo un documentario sul Burundi
Il piccolo grande paese di Hutu, Tutsi e... belgi Perché nel Burundi, come nel
Ruanda, la rivoluzione è impossibile. Troppi e intoccabili gli interessi,
strategici e economici, dell'Occidente e della Cina. Petit Pays, opera di profondità
dei film-maker salentini Gianluca Camerino e Corrado Punzi, sul Centre Jeune
Kamange, una specie di zona franca in mezzo alla guerra, diretto da un
sacerdote «guevarista» Silvana Silvestri LECCE La decima edizione del Festival
del cinema europeo (Lecce, 31 marzo - 5 aprile) unisce nel suo programma
esplorazioni raffinate (cinema bosniaco), gusto popolare sofisticato,
con la personale dedicata a Margherita Buy, gli studi di cinema con il convegno
del sindacato critici sul cineasta greco Constantin Costa- Gavras, i film
internazionali provenienti soprattutto dal centro Europa, ma è anche una
vetrina dei lavori realizzati dai cineasti salentini. Ed è il caso di due
giovani registi che da circa dieci anni lavorano su diverse strade e a volte si
incrociano sui rispettivi set, Gianluca Camerino con esperienza di pubblicità a
Milano, Corrado Punzi che ha realizzato lavori politici sul Cile (Le bende del
giaguaro) o sui delitti politici del dopoguerra nel Salento. Insieme hanno
affrontato un difficile viaggio in Africa, in Burundi per realizzare Petit
Pays, film estremamente interessante per le testimonianze rilasciate,
trascinante nel suo stile morale, politico e che dovrebbe essere distribuito.
Sono stati chiamati da una comune amica che lavora come casco bianco in quella
zona, con l'obbiettivo di realizzare un documentario sul Centre Jeune Kamange,
una specie di zona franca in mezzo alla guerra, tenuto dal padre saveriano
Claudio Marano. «Il Burundi, dicono i registi, ha avuto la stessa storia del
più conosciuto Ruanda. È un paese povero in mezzo a paesi ricchi. Se fosse un
paese ricco come il Congo i massacri sarebbero stati fermati. Senza riflettere
sulla qualità artistica abbiamo ripreso alcuni personaggi e abbiamo voluto fare
della scarsità di mezzi la forza del film». Girato spesso con minidv, camera
lasciata accesa anche dove era proibito, Petit Pays ci collega con una terra
che a poche ore di volo sconvolge i nostri abituali parametri mentali e visivi,
così abituati come siamo a vedere profughi e massacri, e mai ad ascoltare le
parole dei protagonisti. Inizia con una forte ritmica sonora e visiva (questo è
il suono del Burundi, commenterà alla fine della proiezione un padre
comboniano, già espulso dal paese, che ha ritrovato nel film le linee che
possono orientarci per capire cosa succede). Il Centro dei giovani è tenuto da
padre Claudio, un saveriano di epoca sessantottina, che mantiene nella sua
personale simbologia Cristo e Che Guevara che in queste terre tentò una
«rivoluzione impossibile». Anche padre Claudio ha compiuto un'azione
rivoluzionaria da anni, portando nel centro la convivenza pacifica tra le varie
popolazioni, lo studio, la conoscenza, le partite di calcio, il collegamento
internet, il teatro, un'oasi nella guerra che travolge periodicamente il paese
fin dai tempi del colonialismo, e poi dell'indipendenza dal Belgio, conquistata
negli anni 60. «Portare la pace è un lavoro politico - dice - portare la guerra
è semplice, c'è gente che vive della guerra. Noi stiamo facendo prevenzione
alla guerra». Non si tratta solo di Tutsi dominanti e Hutu servitori, ci dice
il film, si tratta di una situazione ben più complessa. Le voci sono state
raccolte non solo all'interno del Centro, le testimonianze di padre Claudio, di
uno studente di diritto («noi abbiamo la costituzione dal 1970, gli Usa
dal 1770»), ma anche in maniera spericolata, quella di un ribelle, orfano e
ragazzo di strada, completamente nascosto da un berretto mimetico («il mio
sogno è quello di invecchiare») o quella di Patrice Faye che tutela
l'incolumità di un coccodrillo assassino, controllandolo per tutto il
territorio, potente metafora nel film di un pericolo di morte costante con cui
bisogna saper convivere. «Si deve dire che la storia non insegna niente.
Bisogna costruire il piccolo paese sulle ossa delle fosse comuni. Allora
piccolo paese, quando voliamo via?» sono parole della canzone filosofica di
Gael Faye, celebre musicista franco burundese, figlio di quel Patrice. Non è
solo un protettore dei coccodrilli, ma anche regista teatrale, anche lui
sessantottino che dopo aver esplorato il maggio francese inforcò una bici e con
quella fece il giro dell'America latina e poi dell'Africa per arrivare anche
lui sui luoghi del Che oltre che nel «posto più bello del mondo», sulle sponde
del lago Tanganika. Ma questo non può essere il paradiso si dice nel film,
troppi massacri si sono accumulati sul terreno e nelle coscienze, hanno
cambiato lo spirito della popolazione. «Quando siamo arrivati nel paese, dicono
i registi, ci siamo accorti che spiegare la storia era impossibile. Una donna
ci ha detto: qui la storia non esiste, è circolare, si tramanda di bocca in
bocca. Ci sono solo vittime, ognuno racconta la sua storia. Lo stato è
presidenzialista, il presidente è un ex ribelle a cui ora altri ribelli si
oppongono perché ha disatteso le indicazioni delle elezioni. «Mentre arrivavamo
con l'aerobus in Uganda è salita una quantità di cinesi: abbiamo poi scoperto
che hanno tutti gli appalti delle costruzioni pubbliche, scuole, ospedali. Noi
abbiamo vissuto al centro, che si trova al nord, in piena bidonville, una zona
che alle sei e mezzo di sera la polizia chiude con una catena tirata in mezzo
alla strada. La notte si sentono spari e esplosioni. Anche se potevamo
riprendere solo il centro abbiamo fatto anche riprese altrove come in carcere,
volevamo testimoniare la violazione dei diritti umani. Uomini donne e bambini
vivono tutti insieme, è una città vera e propria dove sono tutti chiusi dentro,
c'è anche il mercato. Dentro è l'inferno, abbiamo visto bambini impazziti,
detenuti politici come il vicepresidente del consiglio. Anche noi siamo stati
fermati perché giravamo in luoghi non consentiti». Come siete arrivati al
ribelle? chiediamo. «Quando abbiamo organizzato un incontro era in un bar e
come dal nulla sono spuntati tre individui a tre tavoli diversi, individuati
subito come servizi segreti, che pedivano lui. Il racconto che ha poi fatto in
un altro luogo è stato come una seduta psicanalitica, sono emersi racconti che
venivano da lontano. Ti accorgi di chi vive con le armi in mano, di chi ha
ucciso. Il ribelle dice: qui senza armi non si può vivere. Lui appartiene al
Fln del popolo Hutu, lui fa una distinzione tra rivoluzione dove sei libero e
ribellione dove sei in prigione. Ma abbiamo raccontato che la rivoluzione qui è
impossibile. Questo punto di partenza ci ha fatto comprendere come non sia
chiara la distinzione tra gli oppressi e gli oppressori. Ci sembra limitativo
definirlo guerra etnica. Le uniche responsabità sono dei paesi del nord del
mondo. Non è certo facile testimoniare cosa succede, un reporter è stato
picchiato perché si era accorto di un traffico di armi: si parla di 300 mila di
armi in più rispetto a quelle dell'esercito che circolano nel paese, si tirano
bombe a mano anche per semplici litigi, tanto ce ne sono in abbondanza». E
padre Claudio? «Si è definito una specie Che Guevara senz'armi Il suo dice non
è un lavoro religioso, ma un lavoro politico che dovrebbe essere fatto in tutto
il mondo. Lui usa l'arma della cultura, i sacchi di riso, dice, non servono
come l'accesso al sapere. Siamo partiti pensando che fosse il dopoguerra e ci
siamo trovati in periodo prebellico: come abbiamo scoperto, scoppia una guerra
ogni volta che sono in vista le elezioni. Abbiamo visto l'orrore nelle riprese
di repertorio, la televisione ti fa vedere solo questo e abbiamo scelto di non
mettere niente di questi materiali e per non avere neanche la tentazione, non
abbiamo neanche portato i materiali in Italia».
( da "MF Sicilia"
del 04-04-2009)
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MIFI Sicilia sezione: Sicilia Cultura & Denaro data: 04/04/2009 -
pag: 7 autore: di Geraldine Pedrotti il mondo secondo giusto catania Con
l'integrazione flop multiculturale Quella tra Occidente e Islam sembra una
guerra infinita. Viene portata avanti non solo a colpi di attacchi terroristici
e battaglie preventive, ma soprattutto attraverso un bombardamento mediatico
che mira alla criminalizzazione degli stranieri, e in particolare dei
musulmani, alimentando il mito di uno scontro di civiltà. Questo è l'assioma da
cui parte Giusto Catania, europarlamentare eletto in Sicilia nelle file di
Rifondazione comunista e autore di Mondo Bastardo (edizione «:duepunti», 234
pagine, 12 euro). Il libro sarà presentato in anteprima italiana lunedì 5, alle
18,30, presso la libreria Feltrinelli di Palermo. Mercoledì 15, invece, sarà
presentato a Bruxelles, presso la sede del Parlamento europeo.Mondo bastardo
non tratta soltanto della paura verso l'Islam, ma di quella che il sociologo
Zygmunt Bauman chiama la «paura liquida», ovvero il terrore nei confronti del diverso.
E, come dice Catania, «la paura liquida è invasiva, penetra i corpi e i
pensieri, è sparsa, diffusa, indistinta, fluttuante». Ma con la paura liquida
si vincono anche le elezioni, si dichiarano le guerre, si creano nuovi mercati.
Secondo Catania, vicepresidente della commissione per le libertà civili,
giustizia e affari interni del Parlamento europeo, esiste
uno stretto legame tra globalizzazione liberista e rappresentazione
conflittuale della società, così come ci è proposta oggi da media e politica.
Una globalizzazione che resta puramente economica. «La società multiculturale»,
dice l'autore nel suo libro, «è fallita sotto i colpi letali di un modello di
integrazione che ha pensato, come ad esempio in Francia, di far
diventare gli immigrati tutti buoni francesi relegandoli nelle banlieues
parigine, oppure costruendo, come in Inghilterra, modelli di integrazione
improntati all'intermediazione tra le comunità e il potere ufficiale,
determinando tra gli immigrati di seconda generazione l'identificazione
militante nella Jihad islamica, piuttosto che nei confronti della cittadinanza
inglese». Con il fallimento della società multiculturale ci troviamo davanti a
un bivio. «O si afferma un modello di società etnocentrico e xenofobo», afferma
Catania, «oppure dovremmo essere in grado di costruire un'idea di società in
cui le culture possano contaminarsi, in cui il meticciato diventi l'unica
opzione plausibile per rompere la staticità incorruttibile della cultura».
Proprio il «mondo bastardo» che suggerisce il titolo.
( da "Resto del
Carlino, Il (Rovigo)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
OCCHIOBELLO pag. 12 Protezione civile in campo con
l'«Operazione Nautilus» CASTELMASSA LA PROTEZIONE civile nazionale, quella del
Veneto, la Provincia, il Comune di Castelmassa organizzano domenica
l'Operazione Nautilus, esercitazione di protezione civile del Distretto Ro6.
Partecipano i gruppi comunali del Ro6: Ficarolo, Fiesso Umbertiano,
Occhiobello, Costa, Frassinelle, Rovigo, Laser 88 di Trecenta, i Volontari
Barbara di Occhiobello. Ma ecco il programma. 7.45: ritrovo dei volontari
nell'area golenale e/o sulla chiatta galleggiante. 8.15: alzabandiera. 8.30:
saluto del sindaco Mara Savioli. 8.45: saluto dell'assessore provinciale alla
protezione civile Giancarlo Chinaglia. 9: inizio dell'esercitazione divisa per
moduli. 17.45: fine delle operazioni. 18: ammainabandiera. f.r.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ItaliaOggi sezione: tecnologia & innovazione data: 04/04/2009 - pag:
23 autore: di Andrea Settefonti Il presidente dell'Accademia della vite e del
vino sul calo dei consumi Calò: i vitigni autoctoni sono la carta per battere
la crisi Per vincere la crisi dei consumi di vino, la risposta si chiama
originalità. O meglio si chiamano vitigni autoctoni. «Sono convinto che
l'originalità dei nostri vini, il valore della gamma variegata dei nostri
vitigni, ci porterà ad uscire dalla crisi». Antonio Calò, presidente
dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino, non ha dubbi. La risposta alla
globalizzazione, «all'Australia che regala
il vino, sono l'originalità della nostra produzione, che non deve voler
scimmiottare grottescamente quanto fanno gli altri». Alla base ci sono gli
oltre 370 tipi diversi di vitigno che vengono coltivati in Italia. «Ci
sono vitigni italici, preferisco chiamarli così in quanto per definirli
autoctoni occorrerebbe avere la certezza dell'origine, come il Barolo, il
Barbera o il Refosco e il Prosecco, ma anche il Sangiovese o il Montepulciano,
l'Aglianico e il Greco, decine di vitigni che danno prodotti originali e che
caratterizzano la nostra tradizione enologica. L'originalità dei nostri
prodotti è la nostra arma vincente. Sono convinto che in un scenario
globalizzato dobbiamo far valere l'originalità e non la copiabilità».
L'Accademia Italiana della Vite e del Vino è stata costituita nel 1949 dal
Comitato Nazionale Vitivinicolo con decreto firmato dall'allora Presidente
della Repubblica, Luigi Einaudi. Attualmente comprende 555 membri. «La lettura
del passato dice che abbiamo avuto altri momenti difficili, poi superati. Il
settore vitivinicolo italiano possiede infatti tutti gli strumenti necessari
per uscire brillantemente dalla crisi», spiega con ottimismo Calò. «Il mondo
italiano del vino ha tradizioni, condizioni naturali, vitigni, esperienze,
capacità per esprimere prodotti non omologati, originali e di ottima e moderna
qualità. Abbiamo sia le conoscenze di base che quelle tecnologiche necessarie.
Se sapremo unire alcuni comprensori, potremo avere anche masse critiche che
permettano ottimi rapporti qualità/prezzo». Secondo il presidente
dell'Accademia, «oggi il ruolo del vino nell'alimentazione è completamente
cambiato. In passato, il vino era considerato soprattutto un alimento
necessario per l'apporto di calorie. Ora non è più così e per questo siamo
scesi da
( da "Resto del
Carlino, Il (Forlì)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
FORLI' PROVINCIA pag. 9 Protezione civile in festa
con gli studenti DOVADOLA LA PROTEZIONE civile, organizzazione e impegno' è il
tema della due giorni in programma oggi e domani. Per fare conoscere meglio
l'esperienza sono stati chiamati esperti del settore, fra cui Piero Moscardini
del dipartimento di Stato, Lorella Santori, responsabile della Provincia
di Grosseto e Silvano Mortula dell'Isola d'Elba. Si parte questa mattina alle
ore 9.30 nel teatro comunale con l'incontro fra i responsabili e gli alunni delle
scuole di Dovadola e le medie di Rocca. Alle 20.30 si terrà, sempre nel teatro
comunale, un incontro con la cittadinanza, le associazioni di Dovadola e le
associazioni di coordinamento provinciale del volontariato.
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 21 - Economia Cernobbio, primo bilancio sul summit. Roubini: ora
la finanza è regolata. Roach: gli Usa sprecano Gli economisti si
dividono sul G20 "Misure reali". "No, è scenografia"
GIORGIO LONARDI DAL NOSTRO INVIATO CERNOBBIO - Economisti divisi qui a
Cernobbio sui risultati del G20. Al Workshop Finanza di Ambrosetti emerge il
contrasto fra lo scetticismo di Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley
Asia («al G20 darei un 10 per gli sforzi e la scenografia e un 6 scarso per le
decisioni»), e l´ottimismo di Jacob Frenkel, vice presidente di Aig: «Il 50%
della sfida per risolvere i problemi è identificarli e a Londra ci siano
riusciti. Ed è positivo l´accordo tra i capi di Stato». Mentre Corrado Passera,
consigliere delegato di Intesa San Paolo, sottolinea come «il G20 sia stato un
vero successo perché tiene più in conto l´equilibrio del mondo». In effetti
quello fra Roach e Frenkel è apparso come un vero e proprio duello verbale. «So
che chi mi sta accanto non condividerà le mie parole», ha esordito Roach
riferendosi a Frenkel, «ma il G20 è stato di molte parole e di poca sostanza:
oggi il problema principale per il mondo sono gli squilibri globali
destabilizzanti tra nazioni che risparmiano troppo poco, come gli Usa, e Paesi che risparmiano troppo come
la Cina». Ecco
perché, secondo Roach, il G20 conta poco, al contrario del G2 formato da Usa e Cina, cioè «dal maggiore consumatore e dal maggiore produttore del
mondo». Il giudizio di Roach non è piaciuto a Norbert Walter, capo economista
di Deutsche Bank per cui «il vero G2 è quello formato da Usa ed Europa in materia di definizione
delle regole». Poi Walter ha aggiunto: «Se c´è un modo di ripensare le
regole globali, Usa e Ue sono i primi che possono definire standard validi
nel tempo». Mentre Frenkel ha rifiutato l´idea di un G20 «come una partita di
calcio in cui qualcuno vince e qualcun altro perde. Siamo come passeggeri di un
stesso aereo e dobbiamo essere contenti che i piloti vedano le cose nello
stesso modo». Quanto a Nouriel Roubini, professore di Economia alla Stern
School of Business della New York University, uno dei pochissimi economisti ad
aver previsto lo tsunami che avrebbe travolto i mercati finanziari, osserva che
«nel suo insieme il G20 è stato positivo e ha avuto successo, c´è stato un
ampio accordo su una nutrita gamma di questioni, ma non è la soluzione di
tutto». Secondo Roubini «è stato positivo l´impegno del G20 sull´aumento dei
finanziamenti all´Fmi», così come il sostegno al commercio internazionale e la
regolamentazione del sistema finanziario. Sul trattamento degli asset tossici,
invece, «i problemi di ogni Paese verranno risolti dalle Autorità nazionali.
Non è possibile un piano globale al riguardo». Riguardo ai piani di stimolo
fiscale elaborati dai vari Paesi per contrastare la crisi, Roubini non ha
dubbi: «Sono misure di breve termine». E ha sostenuto che nel medio termine si
dovrà fare affidamento sulla domanda interna da parte del settore privato. E
l´Italia? Per Roubini qui da noi «la recessione non sarà né peggiore né migliore
rispetto agli altri Paesi dell´Eurozona. L´Italia ha un sistema finanziario
sano, ben sorvegliato dalla Banca d´Italia. I problemi in Italia sono più che
altro strutturali».
( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 22 - Economia Dopo le perdite sui derivati e
le inchieste per falso in bilancio e frode Cina, primo scandalo finanziario la polizia perquisisce la Citic
FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente PECHINO - E´ il primo scandalo serio
che colpisce una delle grandi istituzioni finanziarie cinesi dall´inizio di
questa crisi. La polizia di Hong Kong ieri ha perquisito per ore gli uffici di
Citic Pacific, la filiale quotata in Borsa del colosso cinese Citic
Group. Le televisioni locali hanno mostrato gli inquirenti che trasportavano
casse di documenti prelevati dagli uffici della società, le cui azioni sono
state sospese alla Borsa di Hong Kong. La vicenda può avere potenzialmente
degli sviluppi importanti, e non solo di tipo finanziario. Il presidente di
Citic Pacific, Larry Yung, è uno dei più noti finanzieri di Hong Kong ed ha
anche legami con i dirigenti politici di Pechino. Suo padre Rong Yiren,
fondatore di Citic, fu vicepresidente della Repubblica Popolare e quando si
lanciò nel mondo degli affari venne definito il primo "capitalista
rosso" della Cina. Anche se le autorità inquirenti hanno mantenuto il
riserbo sugli ultimi sviluppi della vicenda, è noto che Citic è stato vittima
delle più elevate perdite su titoli derivati mai subìte da una società cinese.
Le autorità di vigilanza sulla Borsa di Hong Kong avevano già aperto una
procedura per falso in bilancio e frode. Da ieri però è entrato in scena anche
il dipartimento di polizia criminale. Sono i suoi ispettori che hanno requisito
nella sede del gruppo le copie di tutti i contratti per transazioni effettuate
dal 2007 al 16 marzo 2009. Citic è un conglomerato le cui attività spaziano dal
settore immobiliare alla siderurgia, ma negli ultimi anni si è sviluppato il
suo ramo finanziario, una vera e propria banca d´investimenti. Il mese scorso
la società ha dovuto annunciare il suo primo bilancio in rosso, per perdite su
operazioni in valute estere. Le vere dimensioni del "buco" sono
circondate dall´incertezza, ma si sa che la casa madre di Pechino ha dovuto
ricapitalizzare Citic Pacific (di cui controlla il 58%) versando alla filiale
quotata di Hong Kong 1,5 miliardi di dollari Usa, e lo
Stato ha contribuito con altri 2 miliardi di aiuti. Le avvisaglie dello
scandalo risalgono al mese di ottobre 2008. All´epoca il presidente Yung e
l´amministratore delegato Henry Fan rivelarono le prime perdite su operazioni
in valuta, sostenendo che erano la conseguenza di contratti di trading
effettuati senza la loro autorizzazione e a loro insaputa. In apparenza dunque
si trattava di una vicenda simile a quella della Société Générale di Parigi,
vittima un anno fa del trader Jérome Kerviel. Ben presto però i contorni della
vicenda Citic divennero più complessi. Gli azionisti hanno denunciato i vertici
del gruppo per avere atteso ben sei settimane dalla scoperta delle perdite, che
risale al 7 settembre, alla loro divulgazione sui mercati. Addirittura il 9
settembre Citic pubblicò una dichiarazione ufficiale rassicurante in cui
escludeva "cambiamenti negativi nella situazione finanziaria del
gruppo". A ottobre con il primo annuncio di perdite il titolo Citic
Pacific crollò del 42%. La versione secondo cui i vertici erano all´oscuro di
tutto ha ricevuto un colpo formidabile quando si è dovuta dimettere dal suo
incarico di direttrice finanziaria Frances Yung, che è la figlia del presidente.
I vertici della casa madre, sempre solidamente legati al governo cinese, per il
momento sembrano convinti di poter circoscrivere lo scandalo alla loro filiale
di Hong Kong.
( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi dal nostro inviato CERNOBBIO Il pacchetto di
misure varato dal G20 al vertice di Londra è idoneo a fronteggiare la crisi ma
la novità più interessante arriva dai cambiamenti del Fondo monetario
internazionale. Forse stiamo andando verso un nuovo ordine mondiale? «Lo spero,
speriamo tutti che Gordon Brown abbia ragione». Jin O'Neill, capo economista di
Goldman Sachs tira le somme con Il Messaggero sull'accordo di due giorni fa a
Londra e spiega le prospettive future. Gordon Brown ha detto che il G20 segnerà
un nuovo ordine mondiale è d'accordo? «Lo spero, non so se lo farà ma io ho
inventato la sigla Brix Brasile, Russia, India e Cina, i
nuovi Paesi emergenti perciò penso che il G20 invece dei G7 o dei G8 sia già un
grande risultato. Spero che Gordon Brown abbia ragione». Allora i vertici del
G7 o i G8 sono ormai superati? «Mi sembrano un totale spreco di tempo, prima o
poi per quello che riguarda gli scambi tra i Paesi e la bilancia dei pagamenti
si potrebbe creare un G4, formato da Cina, Giappone, Usa e Unione Europea». Si può parlare
di una nuova Bretton Woods, coma ha detto Sarkozy? «No, perché a Bretton Woods
si discusse di un nuovo sistema di tassi di cambio, nel vertice di Londra non
se ne è parlato». L'Europa voleva più regole e meno soldi, gli Usa il contrario: il compromesso finale
ha premiato entrambi, a questo punto cosa si aspetta dalle prossime
riunione dei G20? «Non sappiamo se ce ne saranno altre e sarebbe interessante
saperlo, sarebbe un segnale che i G20 stanno sostituendo i G8 inutili, ho
sentito dire che potrebbe esserci un'altra riunione in settembre a New York, ma
sono solo voci». Dal dibattito della prima giornata del Workshop Ambrosetti è
emerso che lo stanziamento di quasi sei mila miliardi di dollari di liquidità
possa creare presto la necessità di una exit strategy, cioè la necessità di una
via di uscita per scongiurare l'inflazione? «Alla fine giungeremo ad una exit
strategy ma solo quando la situazione sarà migliorata, il mondo andrà meglio.
Se si innescasse un nuovo trend inflattivo sarebbe un bel problema se fosse
reale, tutti si preoccupano dell'inflazione ma il vero rischio è la
deflazione». Perché? «Perché c'è il declino sociale della produzione ovunque
nel mondo». Le misure di ieri sono efficaci per aggredire la crisi? «Sono
iniziative interessanti, ma in realtà non così importanti come è invece il
cambiamento del Fondo monetario, come i finanziamenti per 500 miliardi di
dollari, come l'accordo su una diversa struttura proprietaria da qui a due anni
e la stessa leadership che sarà basata sulla meritocrazia». r.dim.
( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi ROSARIO DIMITO-dal nostro inviato CERNOBBIO
- Il vertice fra i Grandi del Pianeta ha centrato un obiettivo: dimostrare che
c'è la volontà comune di affrontare la crisi. Anche se molta strada resta da
fare. Parola di Stephen S. Roach, presidente di Morgan Stanley Asia, per 25
anni capo economista che a latere del 20° Workshop Ambrosetti, commenta con Il
Messaggero i risultati del G2-20. I Capi della Terra hanno approvato misure per
fronteggiare la crisi. Secondo lei sono sufficienti? «Non ci sono neppure
arrivati vicino. Il grosso problema che continua ad affliggere le economie
mondiali sono gli squilibri che esistono tra paesi che non
risparmiano come gli Usa e quelli che risparmiano in eccesso come Giappone Germania e Cina. E nel comunicato finale del
vertice non si fa menzione di come si intenda affrontare questo squilibrio». Il
G-20 si è aperto con Obama insieme a Brown e giapponesi che volevano piani di
stimolo, l'Europa invece che chiedeva più regole: chi ha vinto? «Nel
comunicato finale si fa riferimento sia agli stimoli fiscali che alla necessità
di più regole. E' importante notare che non siano stati fatti passi in avanti,
perchè gli stimoli fiscali erano stati annunciati in passato. Quindi le
richieste Usa sono più mirate a sostenere la domanda che ad altro.
Anche sulla richiesta di maggiori regole non si sono fatti progressi: si è
parlato dei paradisi fiscali che non hanno nulla a che vedere con la crisi che
stiamo vivendo. Il documento finale è un compromesso». Ma il G-20 è in grado di
migliorare le aspettative? La crisi è di fiducia: le misure approvate possono
ristabilire la fiducia? «E' una delle aree in cui penso che sforzi come il G20
possano avere un impatto costruttivo. Il fatto che 20 leader mondiali che rappresentano
l'85% del pil mondiale si siano seduti allo stesso tavolo e abbiamo mostrato
volontà di trovare soluzioni congiunte ai problemi dell'economia mondiale è un
segnale importante. Non sono stati fatti progressi, ma si sono fatti vedere e
impegnati a incontrarsi nuovamente fra sei mesi. Se non altro il fatto di
essersi riuniti dimostra che c'è la volontà di affrontare la crisi». Il taglio
dei tassi serve a ristabilire un clima positivo? «Avrà un impatto limitato
perchè l'indebolimento della domanda aggregata non è dovuto a tassi troppo
elevati ma alla riduzione dell'indebitamento». Dal suo osservatorio l'Asia va
meglio o peggio dell'Europa e degli Usa, visto che è
export-dipendente dall'Occidente? «Non c'è dubbio che l'Asia vada meglio. Ma
poichè l'economia dipende dalle esportazioni e considerato che gli Usa
sono il paese più grande consumatore è ovvio che una riduzione dei consumi
degli Usa avrà un impatto duraturo anche sulla crescita economica
asiatica». Le banche d'affari sono state corresponsabili dello sviluppo della
bolla speculativa: come dovranno cambiare per diventare più responsabili?
«Stanno rivedendo le loro politiche di gestione del rischio, di retribuzione
del management. Dovranno adottare adeguamenti dolorosi ma inevitabili. Nel sistema
finanziario ci sono altri attori che hanno compiuto terribili errori come i
legislatori, le agenzie di rating e le banche centrali: anche loro dovranno
cambiare».
( da "Sole 24
Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-04 - pag: 10 autore: Gli
arsenali del Cremlino La Russia punta sulle armi strategiche Antonella Scott MOSCA.
Dal nostro inviato «S e fosse per me - scrive Aleksandr Golts, esperto
militare- proibirei severamente ai dirigenti russi di parlare della crescente
potenza delle nostre forze armate. Vladimir Putin aveva appena convocato il
Consiglio di Sicurezza per proclamare i progressi delle nostre capacità di
difesa, quando il Kursk affondò». Il 12 agosto 2000, la tragedia del più grande
sottomarino d'attacco mai costruito colpì al cuore la Marina militare russa:
una perdita aveva fatto esplodere uno dei missili a bordo, e il Kursk si portò
in fondo al mare i suoi 118 uomini. Il Paese era in lutto, e fece clamore il
modo in cui Putin, con un mezzo sorriso infastidito, si scrollò di dosso la
domanda postagli al "Larry King Show": che è accaduto al sottomarino?,
chiese il suo ospite. «è affondato» fu la risposta. Quella ruggine all'origine
della perdita è il simbolo di una ferita ancora aperta. La fine dell'Urss, la
perdita del controllo sui Paesi satelliti, i problemi economici avevano scosso
il modello militare sovietico lasciando le forze armate allo sbando proprio nel
momento in cui dovevano affrontare una realtà nuova. Come sottolinea Stratfor,
l'agenzia americana diintelligence geopolitica, «in quella situazione il
Cremlino si trovò a fare sempre più affidamento sul proprio arsenale
strategico, a garanzia dell'integrità territoriale » del Paese. Oggi gli
esperti concordano: la Russia è in grado di mantenere la parità con gli Stati
Uniti sul piano strategico, il punto debole sono le forze convenzionali. Viktor
Litovkin, responsabile della Rivista militare pubblicata con la Nezavisimaja
Gazeta, accetta di passare in rassegna i punti di forza e di debolezza degli
arsenali russi, ma ci tiene a precisare: «In Occidente c'è chi considera la
Russia un continuo pericolo, e chi ci paragona a una tigre di carta che si può
distruggere in un colpo solo. La verità sta nel mezzo. Ma nessuno si
innervosisca: le spese militari della Russia non sono neppure confrontabili a
quelle americane, 600 miliardi di dollari contro 40; sono superiori
anchei bilanci della Cina, e dei Paesi della Nato che ha un potenziale militare 5/6 volte
superiore a quello russo». Secondo Litovkin, gli arsenali missilistici nucleari
russi sono sufficienti a costituire un deterrente, mentre la flotta dei
sottomarini nucleari, 14 di cui 10 abbastanza vecchi, non può essere una
minaccia per gli Usa che ne hanno due volte tanti. «Non abbiamo molte navi -
continua Litovkin - ma l'incrociatore atomico Piotr Velikij ( Pietro il Grande)
è unico al mondo». La Russia però conta su un'unica portaerei, la Admiral
Kuznetsov, contro le 12 degli Stati Uniti. «Loro hanno basi ovunque, le nostre
sono tutte vicine ai nostri confini». Nei giorni scorsi una nave militare
americana ha attraccato a Sebastopoli, in Ucraina, a un passo della flotta
militare russa del Mar Nero, «giusto per mostrare la bandiera», dice Litovkin e
si arrabbia: «E poi dicono che gli aggressori siamo noi se parliamo di una base
in Venezuela, cosa che peraltro dal punto di vistamilitare, in una zonadominata
dall'aviazione americana, è assurda». La situazione più grave riguarda le
truppe di terra, le difficoltà di un esercito ingombrante e obsoleto ancora
impostato sui parametri della guerra fredda. La crisi economica rallenterà
ulteriormente la riforma, che vorrebbe modernizzare la struttura delle forze
armate. Ma il campo in cui la Russia ammette chiaramente la propria debolezza è
quello delle armi ad alta precisione, le tecnologie militari, i sistemi di
comunicazione. La guerra in Georgia dell'estate scorsa è stata una doccia
fredda: perfino l'aviazione di Tbilisi si è rivelata tecnologicamente più
avanzata. «Questa debolezza sul fronte convenzionale è alla base del fatto che
la Russia, per mantenere la parità, si deve appoggiare sugli armamenti nucleari
», spiega il generale Vladimir Dvorkin, un veterano dei grandi negoziati tra Usa
e Urss per il controllo degli armamenti. E oggi più che mai Mosca ha bisogno di
mantenere l'equilibrio nucleare: «Abbassare il livello delle testate- aggiunge
il generale Dvorkin - è nell'interesse di entrambi», a causa della crisi
economica. Pensando al costo di mantenimento degli arsenali viene alla mente
ancora una volta un'immagine del Kursk, simbolo di un degrado economico e
mora-le: nei giorni scorsi la torretta del sottomarino è stata ritrovata in una
discarica di pezzi di metallo. Il progetto era farne un memoriale a Murmansk,
per onorare i suoi marinai. Invece, la torrettaè stata venduta. © RIPRODUZIONE
RISERVATA EQUILIBRI Mosca deve mantenere la parità con Washington sul fronte
nucleare per compensare la debolezza su quello convenzionale
( da "Sole 24
Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 5 autore:
DALLA PRIMA Impegno da coordinare Ma le crisi sono un metodo poco augurabile di
ricreare gli equilibri sociali, paragonabile a chi si suicida per paura di
morire. Infatti il vertice di Londra è stato insoddisfacente per chi, come chi
scrive,ritiene che una risposta alla crisi vada ancora trovata, prima di tutto
ripulendo le banche americane a costo di nazionalizzarle, e ricostruendo la
domanda globale attraverso un credibile accordo tra Cina, Europa e America. Ma
non si può negare la forza dell'impegno dei governi a Londra per i Paesi poveri
o emergenti che nasce dal rafforzamento delle istituzioni finanziarie
multilaterali. Forse allora davvero la crisi ci sta insegnando a essere meno egoisti
e autodistruttivi? Il test più concreto del rinnovamento politico nell'economia
globale sarà il contrasto ai paradisi fiscali. Si tratta di uno dei punti
qualificanti dell'accordo del G 20 di giovedì («un notevole progresso su questa
strada» lo ha definito Mario Draghi), ma anche di uno degli argomenti politici
in cui le parole dei governi raramente vengono segui-te dai fatti. L'esistenza
di oasi di evasione ha impedito proprio le forme elementari di riequilibrio
fiscale tra capitale e lavoro in cui si esprimono le grandi disuguaglianze.
Comeha scritto Mario Monti sul Corriere della Sera del 23 marzo, i capitali
vanno dove sono meno tassati e così gli Stati «hanno sempre meno risorse per
assistere coloro che soffrono dalla globalizzazione». Senza coordinamento,
senza cioè mettere in discussione la sovranità nazionale delle politiche
fiscali, la lotta ai paradisi dell'evasione non potrà funzionare – come non ha
funzionato finora – perché in un contesto di pura competizione fiscale, ogni
Paese avrà interesse a proteggere alcune oasi più amiche di altre. La stessa
trattativa al G-20 stava saltando perché la Cina voleva evitare l'inserimento
di Hong Kong e Macao nella lista nera dei paradisi da mettere all'indice. Lo
scontro di Hu Jin-tao con Nicolas Sarkozy è stato evitato solo grazie
all'intervento di Barack Obama: «Un meraviglioso esempio del miglior
multilateralismo» lo ha definito, forse ironicamente, il presidente americano.
Allo stesso modo una concorrenza fiscale scoordinata tra i Paesi, giustificata
a sua volta dall'esistenza di paradisi fiscali, continuerà a "disarmare
gli Stati" nel loro compito di contenere le disuguaglianze interne grazie
alla tassazione delle rendite ( una contraddizione impersonata ieri dal
lussemburghese Jean-Claude Juncker, nella scomoda posizione di presidente
dell'Eurogruppo e di "imputato" per il fisco del suo Paese).
Coordinare la tassazione e i suoi regimi regolatori significa mettere in comune
una delle forme primarie di esercizio del potere pubblico e una delle ragioni
giuridiche della democrazia.Per i governi nazionali, che oggi cavalcano con
disinvoltura la protesta contro il mercato globale,si tratta di una
sollecitazione molto profonda ad aprire la propria politica anziché a
chiuderla, a diluire il proprio potere anziché a concentrarlo. Un test della
verità nei confronti delle retoriche con cui cercano di intitolarsi la protesta
anticapitalista. Se davvero sono disposti a concedere la loro sovranità, per il
bene comune, avranno dimostrato di saper " condividere", come dice il
comunicato del G-20, anziché dividere, di voler proteggere, anziché essere
protezionisti. Di non confondere cioè la critica al mercato con la difesa delle
chiusure nazionali, entro cui esercitare un controllo incontrastato sul
consenso politico. Carlo Bastasin carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA
( da "Eco di
Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
protezione civile --> Sabato 04 Aprile 2009 AGENDA, pagina 22 e-mail
print Duecentocinquanta volontari della Protezione civile in un colpo solo.
Tutti alpini, tutti al lavoro. Sarà un weekend di impegno per le Penne nere e
la Protezione civile cui l'associazione contribuisce in maniera consistente.
Oggi, dalle prime ore del mattino, i volontari si distribuiranno su cinque aree
della Provincia per interventi di prevenzione e tutela sul territorio: «Un
centinaio - conferma Giuseppe Manzoni, responsabile della Protezione civile
dell'Ana - saranno impegnati tra Gorlago, Carobbio e Zandobbio per alcuni
sentieri franati; altri 50 si occuperanno invece del cantiere per la strada
agrosilvopastorale tra Santa Croce e Lepreno a Serina. A Brembate Sopra in 45
per la manutenzione del torrente Lesina, mentre 30 Penne nere hanno risposto
all'appello della Comunità montana Valcavallina per un lavoro in zona».
04/04/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE
( da "Eco di
Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Vertice G20 La Regina: «Nessuna gaffe di Silvio» --> Sabato 04 Aprile
2009 GENERALI, pagina 3 e-mail print BADEN BADEN (GERMANIA)Financial Times, Wall
Street Journal, Herald Tribune, Suddeutsche Zeitung, persino la Isvestzia.
Silvio Berlusconi ha iniziato la giornata successiva al G20 di Londra, con
davanti i giornali di tutto il mondo con la foto sorridente del presidente
americano Barack Obama e di quello russo Dmitri Medvedev con il pollice alzato
e lui in mezzo a loro, ad unirli in uno stesso abbraccio. «soddisfatto» «Avete
visto? La mia missione di voler far fare la pace tra Usa e Russia
è stata capita da tutto il mondo», ha commentato soddisfatto, con la mente
rivolta al vertice Nato, che già ieri sera lo ha portato nello scenario
completamente diverso di una blindatissima Baden Baden, per la cena iniziale
del summit per i sessanta anni dell'Alleanza Atlantica. Dunque Berlusconi è
soddisfatto delle conclusioni del vertice di Londra. Un accordo che ha portato
ad una grande iniezione di liquidità (un trilione di dollari) e all'intento di
coniugare quello che i leader del G20 hanno definito come il più grande stimolo
fiscale e monetario dei tempi recenti con il «people first», gli interessi
della gente prima di tutto, sostenuto dal Cavaliere. Il tutto lasciando al G8
della Maddalena il compito fondamentale di fissare le regole della finanza e
dell'economia di domani. Il premier, che vuole fare anche dell'imminente
incontro tra Obama e l'Ue a Praga una nuova occasione per approfondire i temi
economici, ha ieri anche molto gradito, come racconta chi gli è stato vicino,
la dichiarazione arrivata da Buckingham Palace per «ristabilire la realtà dei
fatti», e dire che «non c'è stata alcuna gaffe, né alcuna offesa» durante la
foto di gruppo dopo il ricevimento offerto dalla Elisabetta II, durante la
quale il Cavaliere aveva rumorosamente chiamato il presidente Usa
Obama suscitando il commento della regina. Anzi, una portavoce della sovrana ha
definito l'evento «rumoroso, allegro e gioviale». Insomma, friendly,
amichevole. Così come per Berlusconi devono essere le relazioni tra i grandi
della Terra per facilitare intese su temi importanti. un ruolo tra i grandi E
Berlusconi, anche in vista di questo vertice Nato, intende continuare a
comportarsi come ha fatto finora: smussare, comportarsi come il collega saggio
che sa anche sorridere e scherzare, nella convinzione di farlo a ragion veduta
e nell'interesse generale. Un atteggiamento che per il Cavaliere aiuta
l'Italia, che non ha certo il peso economico di paesi come l'America e la Cina,
a mantenere un suo ruolo tra i paesi che decidono. Milena Di Mauro 04/04/2009
nascosto-->
( da "Sole 24
Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore sezione: STILE E TENDENZE data: 2009-04-04 - pag: 20
autore: La cosmetica «globalizzata» Le tradizioni e la
cultura dei diversi Paesi influiscono sui consumi di creme e profumi E i leader
di settore creano prodotti ad hoc Marika Gervasio P er i giapponesi chi usa un
profumo troppo persistente è una persona troppo egocentrica e individualista,
mentre le donne mediorientali amano le fragranze più intense che sono un modo
per farsi notare sotto burqa, tuniche e chador. E ancora, bandite in
Asia le creme abbronzanti, perché la tendenza è avere pelle chiara e
trasparente, mentre le donne brasiliane preferiscono prodotti oil-free e gli
uomini russi amano le creme antirughe. Culture diverse per differenti aree
geografiche alle quali le aziende di cosmetica si adeguano. Sisley, ad esempio,
produce una gamma di prodotti schiarenti per il mercato asiatico e ha adattato
i colori per il maquillage dai rossetti ai fondotinta per una carnagione come
porcellana, come spiega Philippe d'Ornano, direttore generale mondo e figlio
del fondatore di Sisley. Anche la linea White System di Institut Esthederm è
stata pensata per le esigenze del mercato orientale che richiedeva una pelle
diafana. Impegnata sui mercati asiatici e sudafricano è anche Elizabeth Arden.
«Cerchiamo di tenerci costantemente aggiornati sulle tendenze e i gusti delle
consumatrici di tutto il mondo – spiega Elizabeth Park, executive
vice-president, global marketing and general manager di Elizabeth Arden Usa –.
In particolare il mercato asiatico è molto interessante anche perché le consumatrici
usano mediamente più prodotti rispetto alle occidentali. Dal 2008 distribuiamo
una linea specifica schiarente perché sono molto attente alle problematiche di
macchie, discromie, e luminosità dell'incarnato. I trattamenti schiarenti sono
i secondo prodotti più venduti in Asia dopo gli anti-età». Quanto al Sud
Africa, Park aggiunge: «Abbiamo da poco introdotto una testimonial locale per
comunicare in maniera più efficace, soprattutto l'importanza della protezione
dai raggi Uv. E abbiamo sviluppato linee di prodotti adatte alla vasta gamma di
carnagioni che si trovano in questo Paese: dalle pelli chiarissime a quelle
molto scure». Per l'Europa, invece, le fragranze sono un asset molto
importante: a partire da Green Tea fino a Juicy Couture, «case history di
eccellenza in Italia» racconta Marco Ficarelli, general manager Elizabeth Arden
per l'Italia. Dall'Asia all'Europa passando per il Sud Africa senza dimenticare
Russia e Sud America. «Abbiamo una linea di skincare dedicata agli uomini russi
– racconta il presidente e direttore generale di Givenchy Parfums, Alain
Lorenzo – che chiedono prodotti specifici dedicati. Per il Giappone, invece,
creiamo fragranze più leggere, non troppo penetranti, perché i giapponesi amano
la discrezione e non considerano l'individualità un valore positivo. Prodotti a
parte, a cambiare a volte è anche la comunicazione. In Medio Oriente dobbiamo
modificare le immagini coprendo spalle e braccia delle modelle e in alcuni casi
dobbiamo addirittura togliere le donne dalle pubblicità e lasciare solo il
prodotto». Lo conferma Michel Resnik, amministratore delegato di Coty Prestige
Italia: «La cultura del Paese e la notorietà del marchio – dice – influenzano
moltissimo la distribuzione dei marchi. Lancaster, per esempio, è presente in particolar
modo nel Sud Europa e in alcuni paesi asiatici. Vera Wang è molto forte nei
paesi anglosassoni. Le stesse campagne pubblicitarie rispecchiano, nei loro
adattamenti, l'identità dei diversi Paesi e delle loro consumatrici: in Medio
Oriente, per esempio, sarebbe impossibile proporre un'immagine di una donna che
mostra braccia nude e scollature, così come in Occidente non si può prescindere
da un aspetto di seduzione, seppur accennata, se si vuole comunicare
cosmetica». Esclusivamente per il Sud America LancÔme propone creme e cosmetici
oil-free. Il make-up cambia anche per colori e texture, specialmente nei
fondotinta e mascara, così come le tonalità dei rossetti. Mentre sull'Asia da 5
anni è impegnata con una serie di ricerche per capire le esigenze delle
consumatrici, come spiega Odile Roujol, presidente di LancÔme International,
non solo per quanto riguarda le creme schiarenti, ma anche per rossetti e
mascara, che le asiatiche preferiscono più fluidi rispetto alle europee.
marika.gervasio@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi nostro servizio Per la Corea del Nord si
tratta solo di una «esplorazione pacifica dello spazio» con il fine di mandare
in orbita un satellite sperimentale per le telecomunicazioni. Per questo ieri
proseguiva i preparativi per lanciare, probabilmente oggi o domani, il suo
missile-satellite Taepodong-2. Ma per gli Usa, il
Giappone e la Corea del Sud, invece, si tratta di testare un missile a lunga
gittata, capace di montare una testata nucleare e di trasportarla fino all'Alaska
e alle Hawaii. per questa ragione, dai tre Paesi è partuito ieri un messaggio
di diffida rivolto a Pyongyang. Ma con poche speranze che il regiome
nordcoreano faccia una marcia idietro. Il Taepodong-2 «volerà sul Giappone»
(oggi), ha affermato il premier nipponico, Taro Aso, a margine del vertice del
G20 di Londra: La conferma è venuta anche dal leader della Corea del Sud, Lee
Myung-bak. «E' una provocazione, fermatevi» ha avvertito Barak Obama. «Se
dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve capire
che non può minacciare impunemente la comunità mondiale». ha affermato il
presidente americano, impegnato ieri mattina al Nato a Strasburgo. «Altri Paesi
sono sulla stessa linea degli Usa», ha aggiunto, lasciando intendere
il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu. Anche il
presidente sudcoreano Lee sostiene che il lancio richiederà comunque «una forte
e severa» risposta, dichiarandosi convinto che le condizioni di salute del
leader nordcoreano Kim Jong-il, che ha subito un ictus lo scorso anno, sono
migliorate al punto che ora è saldamente al comando. Queste reazioni, secondo
gli osservatori, avrebbero registrato il disappunto della Cina, «l'alleato» più vicino a
Pyongyang, contrario all'applicazione di altre sanzioni o all'inasprimento
delle attuali contro il regime comunista. Gli Stati Uniti, il Giappone e la
Corea del Sud hanno schierato unità navali super tecnologiche nel Mar del
Giappone, mentre Tokyo ha piazzato anche gli intercettori Patriot nel nord del
Paese, nell'ambito dello scudo antimissile. Non solo. il Giappone
potrebbe utilizzare i sistemi Bdm (Balistic missile defence) messi a punto con
l'aiuto di Washington: in pratica un impianto di difesa basata sulla doppia
linea di fuoco costituita da missili SM-3 montati sui cacciatorpedinieri e dai
Patriot Pac-3 piazzati a terra e posizionati nelle prefetture di Akita e Iwate
lungo quella che sarà presumibilmente la traiettoria del missile. La tensione
nella regione è alta. «Siamo pronti a difendere la sicurezza della
popolazione», ha assicurato in conferenza stampa, il ministro della Difesa
nipponico, Yasukazu Hamada. Quello in programma forse per oggi sarebbe il primo
test dopo quelli che nel 2006 che provocarono alta tensione nell'area. Peraltro
attenuata dal fallimento del temuto Taepodong-2, che esplose in volo dopo
appena 40 secondi. L'emissario americano per la Corea del Nord, Stephen
Bosworth, però, ieri «sperava» ancora che il regime comunista voglia rinunciare
al lancio e ha chiesto che Pyongyang ritorni al tavolo per il disarmo nucleare.
da parte sua Washington si è detta pronta a contatti bilaterali in qualsiasi
momento. R.Es.
( da "Nazione, La
(Siena)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
VALDELSA pag. 15 Gruppi elettrogeni, Pramac sfonda sul mercato spagnolo
CASOLE LA PRAMAC reagisce alla crisi aggredendola sui mercati internazionali,
nel suo settore più tradizionale dei gruppi elettrogeni. Tramite le sue
controllate spagnole "South Europe Rental" e "Pramac
Iberica", il gruppo industriale casolese ha infatti siglato un accordo con
"Hertz Equipment Rental Corporation", controllata del colosso
americano "Hertz Global Holdings Inc.", leader mondiale nel settore
del noleggio auto, che, come spiega l'amministratore delegato di Pramac Paolo
Campinoti, «consente di raggiungere un duplice obbiettivo: consolidare
ulteriormente la nostra presenza in un mercato così rilevante come la Spagna e
aprire interessanti opportunità di collaborazione con il gruppo Hertz a livello
mondiale». L'accordo prevede infatti un contratto in esclusiva fino al 2015 tra
Pramac Iberica e la controllata Hertz, grazie al quale il Gruppo Pramac diventa
fornitore esclusivo per il mercato spagnolo di gruppi elettrogeni destinati al
noleggio. Prevede inoltre la cessione alla Hertz da parte di "South Europe
Rental" del proprio ramo d'azienda relativo al noleggio di gruppi elettrogeni
per eventi sul mercato spagnolo, per un controvalore pari a 2,2 milioni di
euro. Leader internazionale nel settore dei gruppi
elettrogeni e della logistica e attivo anche in quello delle energie
alternative, il Gruppo Pramac è costituito da 35 società dislocate in 21 paesi
(6 gli stabilimenti produttivi in Italia, Spagna, Francia, Cina, Svizzera e Usa), impiegando complessivamente circa
700 dipendenti.
( da "Provincia
Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Linarolo, la protezione civile al lavoro Il progetto è creare una squadra
anche per il servizio neve LINAROLO. Una squadra antincendio, un'altra
specializzata in emergenze fluviali e anche una squadra antineve. Sono questi i
tre grandi progetti ai quali la Protezione civile di
Linarolo si sta dedicando e i risultati si potranno vedere nei prossimi mesi. A
spiegarlo è il sindaco Fausto Precerutti che anticipa: «Stiamo lavorando per la
formazione di queste tre squadre perchè la nostra protezione civile possa arrivare
ad aiutare i cittadini in qualsiasi situazione di pericolo o bisogno si possa
verificare». Inizialmente, le attività dell'associazione erano ben
specifiche, qui si interveniva nelle emergenze che si presentavano e nelle
quali era richiesta anche la presenza della Protezione civile. Poi, con il
passare del tempo, si è capito che la ricchezza del gruppo poteva essere la
specializzazione. Anche per andare ad aiutare in ambito più ampio visto che il
gruppo di Linarolo fa parte della Protezione civile dell'Unione dei comuni del
Basso pavese. In particolare, la squadra nautica, sarà preparata anche per
prestare soccorso con corsi di recupero di persone in difficoltà in acqua, come
garanzia che in caso di necessità i volontari siano realmente in grado di salvare
la persona, far fronte all'emergenza e non di annegare in due, come spesso
invece si sente. Del resto Linarolo è tra due fiumi: il Ticino e il Po. Questa,
dunque, è un'esigenza realmente sentita. Intanto la porta a nuovi volontari qui
è sempre aperta. Basta avere più di 18 anni e vantare tanta buona volontà.
(ch.rif.)
( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Primo Piano Pagina 103 Berlusconi è arrivato in serata a Baden Baden:
«Soddisfatto dall'esito del G20» La missione di Silvio «il pacifista»
Berlusconi è arrivato in serata a Baden Baden: «Soddisfatto dall'esito del G20»
--> BADEN BADEN Financial Times, Wall Street Journal, Herald Tribune,
Suddeutsche Zeitung, persino la Isvestzia. Silvio Berlusconi ha iniziato la
giornata successiva al G20 di Londra, con davanti i giornali di tutto il mondo
con la foto sorridente del presidente americano Barack Obama e di quello russo
Dmitri Medvedev con il pollice alzato e lui in mezzo a loro, ad unirli in uno
stesso abbraccio. «Avete visto? La mia missione di voler far fare la pace tra Usa
e Russia è stata capita da tutto il mondo», ha commentato soddisfatto, con la
mente rivolta al vertice Nato, che ieri sera lo ha portato nello scenario
completamente diverso di una blindatissima Baden Baden, per la cena iniziale
del summit per i sessanta anni dell'Alleanza Atlantica. A presiedere la cena
con i capi di Stato e di governo, il segretario generale della Nato, Jaap de
Hoop Scheffer, al palazzo delle Terme Kurhaus, nel centro storico dell'antica e
blindatissima cittadina tedesca, al confine tra Germania e Francia. I leader
della Nato, tra i quali per la prima volta c'è il presidente americano Barack
Obama, celebrano il sessantesimo compleanno dell'Alleanza atlantica con una due
giorni tra Baden Baden e Kehl in Germania e Strasburgo in Francia, dove oggi
inizierà la sessione plenaria del vertice. Dunque Berlusconi è soddisfatto
delle conclusioni del vertice di Londra. Un accordo che ha portato ad una
grande iniezione di liquidità(un trilione di dollari) e all'intento di
coniugare quello che i leader del G20 hanno definito come il più grande stimolo
fiscale e monetario dei tempi recenti con il people first, gli interessi della
gente prima di tutto, sostenuto dal Cavaliere. Il tutto lasciando al G8 della
Maddalena il compito fondamentale di fissare le regole della finanza e
dell'economia di domani. Il premier, che vuole fare anche dell'imminente
incontro tra Obama e l'Ue a Praga una nuova occasione per approfondire i temi
economici, ha ieri anche molto gradito, come racconta chi gli è stato vicino,
la dichiarazione arrivata da Buckingham Palace per «ristabilire la realtà dei fatti»,
e dire che «non c'è stata alcuna gaffe, né alcuna offesa» durante la foto di
gruppo dopo il ricevimento offerto dalla Elisabetta II, durante la quale il
Cavaliere aveva rumorosamente chiamato il presidente Usa Obama
suscitando il commento della regina. Anzi, una portavoce della sovrana ha
definito l'evento «rumoroso, allegro e gioviale». Insomma, friendly,
amichevole. Così come per Berlusconi devono essere le relazioni tra i grandi
della Terra per facilitare intese su temi importanti. E Berlusconi, anche in
vista di questo vertice Nato, intende continuare a comportarsi come ha fatto
finora: smussare, comportarsi come il collega saggio che sa
anche sorridere e scherzare, nella convinzione di farlo a ragion veduta e
nell'interesse generale. Un atteggiamento che per il Cavaliere aiuta l'Italia,
che non ha certo il peso economico di paesi come l'America e la Cina, a mantenere un ruolo tra i paesi
che decidono.
( da "Unita, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
La battaglia contro i paradisi fiscali divide l'Europa. Lussemburgo
irritato: è nella lista. Giudizi divisi anche sull'esito del G20. Tremonti: i
giochi sono ancora da fare. Franceschini ottimista. Ora l'Europa litiga sulla
lista. Dopo la decisione unanime del G20 di lanciare la battaglia contro i
paradisi fiscali, diversi Paesi finiti nella lista grigia dell'Ocse si
ribellano. Il più esplicito è il Lussemburgo, il cui premier è anche presidente
dell'Eurogruppo riunito ieri a Praga. Parlando nella capitale ceca Jean-Claude
Juncker si è lamentato di non essere stato avvertito dall'ocse per
l'inserimento nell'elenco dei Paesi che si sono impegnati a rispettare le
regole, ma non le hanno ancora sostanzialmente applicate (lista grigia). Stessa
irritazione - secondo Juncker - anche da Austria e Svizzera. DRAGHI SODDISFATTO
Insomma, la lotta agli evasori internazionali non è facile da digerire neanche
all'interno dell'Unione. Lo sa bene Mario Draghi, che in veste di presidente
del Financial Stability Board ha presentato al vertice le sue indicazioni per
una maggiore trasparenza dei mercati. «È molto importante politicamente che si
faccia luce sui paradisi fiscali - ha dichiarato ieri - Il principio di base è
che nessuna istituzione finanziaria che abbia una rilevanza sistemica deve
sfuggire alla regolazione e alla supervisione. In questo senso le decisioni
prese a Londra costituiscono notevole progresso». Soddisfazione sulle decisioni
finali del G20 anche dal segretario Pd Dario Franceschini. «Mi pare importante-
dice ai microfoni del tg3 - che i grandi Paesi del mondo facciano scelte
insieme, che abbiano capito che non bastano più scelte prese nei confini
nazionali. Importante soprattutto per i paradisi fiscali». malumori Le
dichiarazioni di soddisfazione fioccano, il giorno dopo il G20. In effetti i
risultati del vertice sono stati superiori alle attese (che erano
sostanzialmente a zero). Ma le sue conclusioni hanno provocato non pochi
malumori. Tanto che ieri a Praga il ministro Giulio Tremonti ha lasciato
intendere che i giochi sono ancora tutti da fare. La fine del segreto bancario
per il ministro italiani è «il simbolo del nuovo mondo». Ma si può davvero già
parlare di fine? Secondo il ministro italiano le liste dei paesi considerati
paradisi fiscali stilate dall'Ocse e richiamate dal documento finale del G20 di
Londra, sono solo un punto di inizio anche perché «i criteri di identificazione
usati dall'organizzazione sono ancora da vedere». Per Tremonti quello dell'Ocse
è stato «un criterio empirico ma non sarà l'unico». Sembra proprio un
tentativo, quello del ministro, di pacificare una guerra già scoppiata tra i
Paesi inseriti nell'elenco dei «cattivi» e quelli rimasti magicamente fuori. L'esempio è la Cina, che non compare con Hong Kong. Ma non sono da meno gli Stati
Uniti, che hanno il Delaware e il nevada al loro interno. Si sa che la Cina, dopo un lungo negoziato a Londra
è riuscita a ottenere l'esclusione. In Europa protesta anche la Svizzera, che
aveva iniziato un difficile negoziato per allentare il suo segreto bancario e
oggi si ritrova nella lista incriminata. La Confederazione ha sostenuto
un lungo contenzioso con la nuova amministrazione Usa, che
chiedeva informazioni su alcuni clienti della banca Ubs. Subito si è aperta una
trattativa per l'alleggerimento del segreto, e stando alle dichiarazioni di
Berna il 13 marzo scorso il governo ha annunciato l'allentamento. Reagisce con
nonchalance, invece, San Marino, che promette: presto nella lista bianca.
Silenzio assoluto dai 4 Paesi della lista nera (Costa Rica, Malaysia, Filippine
e Uruguay) che finora non hanno accettato nessun accordo sugli standard fiscali
internazionali. B. DI G. ROMA bdigiovanni@unita.it
( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 2 Barack
e i giovani A colloquio con gli studenti a Strasburgo «Ragazzi, tocca a voi
cercare di fare la differenza» Obama: «Il mio francese e il mio tedesco sono
terribili. Ma c'è qui gente che tradurrà domande e risposte... Cominciamo da
questa ragazza... Oh, un'americana. Non l'ho fatto apposta...» Ragazza: Quale
spera sia la sua eredità come presidente Usa? Obama: «Beh, dopo solo due mesi è
una domanda impegnativa... il mio primo obiettivo è rimettere in piedi
l'economia americana e, insieme alle altre nazioni, la crescita economica
globale... Significa... anche aiutare i Paesi in via di sviluppo e poveri che,
senza averne colpa, sono devastati dalla crisi... Molti
traggono beneficio dalla globalizzazione ma molti ne sono stati danneggiati...
Creando la cornice giusta perché ciò che è accaduto nel sistema bancario non
accada più, la globalizzazione potrà essere un bene per tutti... Secondo,
vorrei ridurre nettamente la minaccia del terrorismo, anche nucleare...
Nel mio Paese, credo sia importante avere finalmente un sistema sanitario
affidabile e a costi efficienti... E vorrei che gli Usa fossero leader di un
approccio energetico nuovo... Non possiamo pensare che i Paesi poveri
collaborino riguardo ai cambiamenti climatici se non siamo in prima fila: la
nostra impronta ecologica pro capite (l'impatto individuale sull'ambiente, ndr)
è assai maggiore... Di sicuro ci sono molti 'verdi' qui...». Ragazzo: Sì!
Obama: «Sì! Non importa quanto sei verde, hai un'impronta ecologica molto
maggiore dell'indiano o del cinese medio... Ci sono altre cose che voglio
fare... \\ Ho perso l'anonimato. Una volta potevo andare al bar, nei
negozietti. Ora passo il tempo in albergo, circondato dai servizi di sicurezza
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 La regina e Silvio: «Non c'è stata alcuna gaffe» Nota di Buckingham Palace: «Ricevimento allegro e rumoroso». E Berlusconi attacca la stampa Il premier contento dopo la visione dei giornali europei Ma a tarda sera si sfoga con i giornalisti italiani: «Con voi non parlo più» DAL NOSTRO INVIATO BADEN BADEN (Germania) «Non parlo con voi, io lavoro per l'Italia, voi lavorate contro l'Italia. Non farò conferenze stampa d'ora in poi». A tarda notte Berlusconi è ancora arrabbiato con i giornalisti. E dire che la lettura mattutina dei giornali europei e soprattutto la visione delle foto che campeggiavano sulle prime pagine sembrava gli avessero fatto tornare il buonumore. Perché il suo volto sorridente tra quelli di Obama e Medvedev foto che ha mediaticamente lasciato un segno sul vertice del G20 di Londra partito per l'Italia decisamente in sordina altro non è per Silvio Berlusconi che la prova che «la mia missione per riavvicinare >Usa
e Russia è stata compresa nel mondo». D'altra parte, come ha spiegato ieri sera
ai partner della Nato nonostante lo scetticismo delle tre repubbliche baltiche,
in un intervento concertato con Sarkozy, «andare d'accordo con la Russia non è
una scelta, è una necessità». Insomma, un po' si è rasserenato il premier, che
non aveva gradito le ironie sulla sua scenetta con lo stesso presidente
americano durante la foto ufficiale, quel suo gridare «Mr Obama!» che aveva
fatto irritare niente meno che la regina Elisabetta. Ma la «vendetta »
maggiore, a poche ore dalla sua partenza per Baden Baden dove ieri si è tenuta
la cena dei capi di Stato e di governo, mentre oggi a Strasburgo si celebrerà
il summit per i 60 anni della Nato, è arrivata proprio da Buckingham Palace. Sì
perché, con una nota del suo portavoce (che da Palazzo Chigi assicurano «non
concordata »), la regina Elisabetta ha voluto sgombrare il campo dalle
polemiche facendo sapere che il «ricevimento al quale ha presenziato» è stato
un evento «rumoroso, allegro e gioviale» in un'atmosfera «amichevole e
calorosa» e non è stato caratterizzato da «alcuna gaffe o offesa ». Insomma,
caciaroni sì questi italiani, ma finché si ottengono risultati positivi per
l'economia mondiale va tutto bene. E i risultati, sorride il portavoce del
premier Paolo Bonaiuti, sono arrivati eccome: «Un trilione di dollari
stanziati, la nostra filosofia del 'people first' che passa, e la ovvia
conclusione che le nuove regole per l'economia saranno scritte al G8 della
Maddalena: che altro dovremmo volere di più?». Tanto più se, come ragiona
Berlusconi, l'Italia che «non è una potenza economica come l'America o la Cina» può avere lo stesso peso dei «Paesi che decidono», e lui stesso
può sfoggiare quella tecnica di cui si sente l'inventore: saper essere «saggio»
ma anche saper «scherzare, però a ragion veduta» per avvicinare i grandi del
mondo. Paola Di Caro Mercoledì a Londra Silvio Berlusconi dietro il presidente
sudafricano Motlanthe, il premier giapponese Taro e il presidente Usa
Obama. In prima fila, seduti, la Regina Elisabetta II e il presidente
brasiliano Lula
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
( da "Trentino" del 04-04-2009)
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( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Messaggero Veneto, Il" del
04-04-2009)
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( da "Provincia Pavese, La" del
04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzetta
di Mantova, La) (Nuova Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Trentino)
(Gazzetta di Modena,La) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di Reggio)
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( da "Arena.it, L'" del 04-04-2009)
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( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Arena.it,
L')
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( da "Avvenire" del 04-04-2009)
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( da "Affari Italiani (Online)" del
04-04-2009)
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( da "Affari Italiani (Online)" del
04-04-2009)
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( da "Denaro, Il" del 04-04-2009)
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( da "Denaro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
( da "Denaro, Il" del 04-04-2009)
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( da "Mattino, Il (Nazionale)" del
04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento))
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( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del
04-04-2009)
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( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)
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( da "Affari Italiani (Online)" del
04-04-2009)
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( da "Savona news" del 04-04-2009)
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( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
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( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
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( da "Asca" del 04-04-2009)
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( da "Quotidiano.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
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( da "Savona news" del 04-04-2009)
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( da "KataWeb News" del 04-04-2009)
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( da "KataWeb News" del 04-04-2009)
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