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Report "Globalizzazione"   3-5 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Il fallimento GM e il welfare Usa ( da "Corriere.it" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina, in buona parte. E sarà contenta la Cina, potenza au­tomobilistica nascente, che i suoi soldi servano a tenere in vita i con­correnti? Quella stessa Cina che co­mincia a preferire i diritti speciali di prelievo al dollaro? Massimo Mucchetti stampa |

fiat, si riapre il fronte europeo e gm vende hummer ai cinesi - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Se il mercato delle utilitarie prenderà piede negli Usa, sarà, nella prima fase, in mano a Chrysler. Un accordo tra Gm e i nuovi partner della Magna impedisce infatti ad Opel di vendere auto in Usa e in Cina. Ieri il titolo del Lingotto è salito in borsa dell´1,28 per cento dopo i risultati del mercato auto di maggio, positivi per Torino.

Euro ai massimi sulla divisa Usa Milano in salita ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: India e Cina. Qualche economista parla anche di vendite di dollari sui mercati internazionali da parte di banche centrali minori. Intanto, in Cina, il segretario del Tesoro americano Tim Geithner ha rassicurato i mercati: per le emissioni record di debito pubblico americano in arrivo - ha detto - ci sarà una domanda più che sufficiente.

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In caso di vittoria, continuerà il suo lavoro di urbanista? «Sì, ma non nel Comune». Il sindaco ideale dei civitellesi? «Il sindaco della globalizzazione e dell'essere in Europa deve parlare il dialetto locale e l'inglese». Image: 20090603/foto/4520.jpg

Monica Giuntini ( da "Nazione, La (Firenze)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nominata relatrice per un parere sul fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. E vorrei poter continuare a lavorare su questo fronte. In pratica si tratta di un fondo di sostegno alle persone che hanno perso l'occupazione per colpa dei fenomeni legati alla globalizzazione. E poi ci sono tutte le tematiche legate allo sviluppo sostenibile e rurale, tra cui la viticoltura,

Mottaki all'Eliseo Sarkozy rilancia il dalogo con l'Iran ( da "Unita, L'" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: È la prima volta che il capo di Stato francese riceve un responsabile iraniano di alto livello dalla sua elezione, nel maggio del 2007. L'incontro con il ministro iraniano consentirà di affrontare il rilancio dei colloqui tra Iran e gruppo dei 5+1 (Germania, Cina, Usa, Francia, Gb, Russia più l'Alto rappresentante Ue. IL CASO

Dobbiamo dire basta ai clandestini ( da "Nuova Ferrara, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tutti parlano della globalizzazione. Ma occorre dire basta alla clandestinità». Viabilità, eterno problema. Quali i vostri progetti? «Intanto voglio dire che questa Ztl ha messo in ginocchio la piazza. E' stata congeniata male. La piazza è chiusa, all'interno non si parcheggia più.

Il riformismo radicale che attraversa i conflitti del Moderno ( da "Manifesto, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ai tempi della globalizzazione. La sua posizione è così riassumibile: il modello di società ed il pensiero sociale nati nel XIX secolo si fondavano sul primato del sistema razionalizzato sulla volontà delle persone. In un espressione, l'attore sociale più che «agire era agito», mentre l'integrazione sociale ed il determinismo - di cui Parsons è stato il più autorevole teorico -

Geithner rassicura Pechino, il dollaro risalirà ( da "Milano Finanza (MF)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sostanziali rimborsi» dei fondi Tarp da parte di alcune delle banche Usa beneficiarie «in tempi relativamente brevi». A fine luglio Cina e Usa avranno un altro incontro bilaterale a Washington. Sempre ieri il Tesoro Usa ha nominato suo inviato a Pechino l'economista David Dollar (sic!), capo della divisione Cina della Banca Mondiale.

Medvedev rilancia la valuta sovrannazionale ( da "Milano Finanza (MF)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: India e Cina. «Non escludo che i capi di Stato discuteranno l'idea proposta dal leader russo di creare un nuova valuta sovrannazionale e di usare il rublo come moneta di riserva», ha spiegato Natalya Timakova, una portavoce di Medvedev. Qualche giorno fa il presidente russo aveva detto che il sistema finanziario attuale è stato costruito su una sola moneta,

Faro cinese sull'acciaio Usa ( da "Milano Finanza (MF)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina ha importato dagli Stati Uniti quasi 60 mila tonnellate metriche di acciaio magnetico per un controvalore di 273 milioni di dollari: un dato che si confronta con i 2,4 miliardi di dollari di ferro e acciaio che gli Usa hanno esportato in Cina nel 2008, come riferiscono i dari dell'Office of Trade and Industry Information.

Consumi ridotti con motori hi-tech ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Romania, Cina, Brasile e Messico, a cui si aggiungono due società esclusivamente di natura commerciale negli Usa e in Corea. Ogni società è indipendente e soddisfa direttamente la propria area di riferimento, seguendo però le linee guida e le strategie dettate dall'headquarter di Dueville: Askoll Holding.

Inner Whell, un sodalizio coniugato al femminile che associa solo mogli, partner, famili... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: argomento La globalizzazione e i giovani, dal titolo "Nel mondo divenuto un villaggio globale, sia l'infanzia che l'adolescenza sono sempre più omologate. In base alle vostre esperienze e conoscenze, esprimete un motivato giudizio su tale fenomeno"». E la presidente aggiunge: «Tutto questo per offrire spunti di riflessione alle nuove generazioni.

Nord Corea, c'è un nuovo Jong ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: oggetto di analisi di una missione Usa a Seul, guidata dal numero due della diplomazia Usa, James Steinberg, con lo scopo pure di definire la lista di possibili sanzioni contro il regime. Tra Cina e Giappone, che ha dato il via libera preliminare alla creazione di un sistema di allerta satellitare sul proprio spazio aereo, c'è stato uno scambio di vedute tra i ministri degli Esteri,

LA DOPPIA OCCASIONE ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione e hanno contribuito alla crisi, ad esempio con il rifiuto di Washington di sottoporsi alle verifiche del Fmi sulla stabilità finanziaria. Il governo italiano, che a volte sostiene di avere capito prima di altri la crisi in arrivo, certo non ha mai fatto sforzi per convincere l'«amico» della Casa Bianca a rendere le politiche pubbliche meno succubi del mercato e ad

E la Cia va a caccia di banchieri licenziati ( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: una guerriglia finanziaria» contro gli Usa. Una paura legata alla situazione dei mercati, ma soprattutto alle mosse della Cina che «possiede » gran parte del debito americano. Washington ha lanciato avvertimenti e Pechino ha risposto con rassicurazioni. Nel dubbio gli 007 devono verificare e vigilare per impedire un 11 settembre economico.

L'Hummer parlerà cinese: l'auto "macho" (nella foto) simbolo dell'era dei cowboy (e d... ( da "Messaggero, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: però annunciato di aver raggiunto un accordo per la vendita della Hummer in Cina. La casa di Detroit non ha fornito dettagli, ma secondo Bloomberg il protocollo d'intesa per la vendita è stato firmato con la Sichuan Tengzhong, specialista in veicoli speciali e componentistica. L'operazione - sempre secondo l'agenzia - dovrebbe essere completata entro la fine del terzo trimestre.

nostro servizio SEUL - Kim Jong-il, il "caro leader" nordcoreano ha... ( da "Messaggero, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: oggetto di analisi di una missione Usa a Seul, guidata dal numero due della diplomazia Usa, James Steinberg, con lo scopo pure di definire la lista di possibili sanzioni contro il regime. Tra Cina e Giappone, che ha dato il via libera preliminare alla creazione di un sistema di allerta satellitare sul proprio spazio aereo, c'è stato uno scambio di vedute tra i ministri degli Esteri,

Le elezioni rappresentano una grande opportunità per affrontare questioni importanti ... ( da "Unita, L'" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Le elezioni rappresentano una grande opportunità per affrontare questioni importanti per i cittadini, come la crisi economica, la globalizzazione e l'immigrazione», parola di Hans-Gert Poettering, presidente uscente del Parlamento europeo.

ROMA Governi e banche centrali devono cominciare a preparare l'uscita dall'emerge... ( da "Messaggero, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, è volato a Pechino per rassicurare i cinesi sulla solidità dei loro investimenti in dollari. La Cina detiene la stratosferica cifra di 768 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano: è il primo investitore al mondo.

( da "Corriere del Veneto" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: bassanese poiché le idee sociali e di famiglia sono state il cardine del Ventennio e soprattutto resistono fino ai giorni nostri, vedi gli assegni familiari. Dopo che ci hanno venduto la globalizzazione come il bene assoluto credo che sia arrivato il momento di costruire una nuova società basata sui valori». S.M.D. Giangregorio Ha 43 anni, impiegato comunale, si candida per la destra

"E8 STATEMENT", A ROMA IL 4 GIUGNO SI RIUNISCE L'E8, SUMMIT MONDIALE DEI PRODUTTORI DI ENERGIA ELETTRICA ( da "marketpress.info" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E5 (Cina, Messico, Sud Africa, Brasile e India ). Questa edizione dell?E8 è investita di compiti di grande responsabilità: portare all?attenzione degli otto Paesi più industrializzati del pianeta i suggerimenti e le istanze delle grandi società produttrici di energia sul ?

AMBIENTE: ALL'ICE UN WORKSHOP SULLE TECNOLOGIE A BASSO CONTENUTO DI CARBONIO IN ITALIA E USA ITALIA E STATI UNITI COLLABORANO PER LA RICERCA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI E PER LO SVIL ( da "marketpress.info" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a cominciare dalla Cina, nell?ambito dei nuovi programmi internazionali dell?Amministrazione Obama. Efficienza energetica, bioenergie e ?green building? sono i settori nei quali questa collaborazione potrà svilupparsi. L?amministrazione degli Stati Uniti, come annunciato da Jonathan Shrier, Principal Deputy Assistant Secretary,

VANTAGGI REALI PER I CITTADINI DI TUTT'EUROPA COSA HA FATTO PER VOI LA COMMISSIONE EUROPEA NEL PERIODO 2004-2009 ( da "marketpress.info" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: approvvigionamento energetico sicuro e ha cercato di fare in modo che la globalizzazione diventi inclusiva, sia meglio regolamentata e rispecchi i valori europei. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha dichiarato: ?Questa Commissione, la prima di un?Unione allargata a 27 Stati membri, si è trovata a dover affrontare alcuni dei periodi più difficili che l?

L'ITALIA UN PAESE IN DECLINO PER IL 70 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE I RISULTATI DI UN SONDAGGIO DE "IL SOLE 24 ORE" REALIZZATO IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DELL'ECONOMIA DI TRENTO ( da "marketpress.info" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Globalizzazione: Fenomeno Positivo O Negativo? (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre parliamo di globalizzazione, ovvero "il fenomeno di crescta progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi settori, il cui effetto principale è la convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo"

( da "Secolo XIX, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzato): la salute, i trasporti, la scuola, l'acqua, la luce, le pensioni, il telefono ecc? L'inizio di tutto è avvenuto coi fucili durante la dittatura militare e dopo con le menzogne durante la democrazia. Adesso la globalizzazione sta avvenendo in Italia,facendo finta di offrire dei cambiamenti per migliorare le vite degli italiani.

La Corea del Sud schiera unità lanciamissili ( da "Secolo XIX, Il" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sarà oggetto di analisi di una missione Usa a Seul, guidata dal numero due della diplomazia Usa, James Steinberg, con lo scopo pure di definire la lista di possibili sanzioni contro il regime. Tra Cina e Giappone c'è stato uno scambio di vedute tra i ministri degli Esteri. Pechino ha ribadito che ulteriori sanzioni Onu non risolverebbero il problema.

Cina, blocco dei social media ( da "Blogosfere" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: blocco dei social media Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 09:30 in globalizzazione Domani è il ventesimo anniversario delle proteste di piazza Tiananmen: nel 1989 gli studenti scesero in piazza per chiedere democrazia. Le autorità di Pechino hanno iniziato una vasta campagna per il blocco delle comunicazioni online: secondo quanto riportano gli utenti di internet cinesi,

Nuovo episodio di sfruttamento di lavoratori africani ( da "Blogosfere" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 20 in Economia e Globalizzazione Nuovo episodio di sfruttamento schiavile di lavoratori stranieri. Se qualche giorno fa la vicenda aveva coinvolto le coltivazioni agricole in Alsazia, Francia, quella che segnaliamo oggi concerne invece direttamente alcune aziende italiane ed è stata scoperta in Svizzera, nelle vicinanze di Lugano.

Nuovo test nord coreano, Washington lo attende ( da "Opinione, L'" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: appena 60 chilometri dal confine con la Cina. Secondo quanto riferito dall'agenzia sudcoreana Yonhap, i movimenti del vettore sarebbero stati rilevati grazie agli aerei da ricognizione americani. Secondo il segretario Usa alla Difesa, Robert Gates, il regime di Pyongyang potrebbe preparare un lancio balistico a lunga gittata, come quello che provocò le prime nuove condanne dell'

Sondaggio: insufficienti le misure globali anticrisi ( da "Reuters Italia" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è stato condotto dal 14 aprile al 7 maggio e ha mostrato come il 58% degli intervistati ritenga che gli Usa non abbiano fatto abbastanza per dare nuova linfa alla propria economia, il 53% ritenga che l'Unione Europea dovrebbe fare di più, e più di due terzi delle persone credano che anche la Cina non si sia prodigata abbastanza per migliorare la situazione.

Crac Gm, in Cina i maxi suv Hummer ( da "Corriere.it" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La produzione resterà negli Usa, così si salveranno 3 mila posti di lavoro L'Hummer non scompare, diventa cinese Una compagnia interessata all'acquisto dello storico marchio dopo il fallimento della General Motors NEW YORK - L'Hummer parlerà cinese: l'auto «macho» simbolo dell'era dei cowboy (e dell'ex presidente degli Stati Uniti,

Cina, USA e le sottili minacce trasversali. ( da "Blogosfere" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, USA e le sottili minacce trasversali. Pubblicato da Debora Billi alle 12:53 in Finanza Nel mainstream, almeno quello italiano, circolano notizie ottimiste sui rapporti Cina-dollaro. L'annuncio sulla ripresa del dialogo dalla fine del prossimo mese è arrivato nel momento in cui il segretario al Tesoro chiudeva una due giorni nella capitale cinese in cui Timothy Geithner ha cercato

PROSEGUE NEI LOCALI DI PALAZZO PAOLO V LA MOSTRA L'ALTRAMODERNITà DI POMPEO FORGION... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nuovi e uno spaccato dello stato di cultura globalizzato, arricchito da un universo caotico e brulicante. Lo storico dell'arte contemporanea Carlo Franza, che firma anche il catalogo, così descrive dell'evento: «Rotta dalla follia irrazionale la modernità, esaurite le virtù e le energie delle mitologie postmoderne, Pompeo Forgione è uno dei nuovi artisti europei a far trasudare l'

DIEGO DEL POZZO DOPO THE LISTENER E THE MENTALIST ARRIVA MENTAL... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la serie degli anni della globalizzazione. Con il telefilm da loro ideato e prodotto, i fratelli Dan e Deborah Joy LeVine affrontano le tendenze del mercato, tra ricetta produttiva e lancio in contemporanea mondiale. Gli appassionati italiani - negli stessi giorni di quelli di altri 34 Paesi - potranno seguire la serie dalle 22 di domani su Fox (

: la storia di un grido di giustizia ( da "Sicilia, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la storia di un grido di giustizia Cina. Geithner rassicura: investimenti negli Usa solidi Il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ha rassicurato il pubblico e i dirigenti cinesi sulla solidità dei loro investimenti in dollari. Alla sua prima visita in Cina, Geithner ha affermato che la politica espansiva seguita da Obama è una necessaria risposta alla crisi,

Attesa per il bando del prossimo bienniodi Servizio civile ( da "Sicilia, La" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: resi labili dalla globalizzazione, invitano il singolo ad evitare uno sguardo breve ed autoriferito. «La formazione è obbligatoria per legge, non soltanto per i volontari in servizio civile, bensì anche per le figure che li accompagnano nel corso della loro esperienza - spiega Nicola Sposito - questo giustifica anche la presenza degli operatori locali di progetto,

A Bologna la II edizione della Summer School in Economics and Management of Intellectual Property Rights ( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La protezione del patrimonio tecnologico e commerciale d?impresa, attraverso strumenti quali brevetti, marchi, design, segreti industriali, rappresenta un imperativo imprescindibile per essere competitivi nei nuovi contesti della globalizzazione.

Cortocircuito Facebook tra account cancellati e Cina Virtuale: intervista a Vittorio Zambardino ( da "Blogosfere" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Giu 09 3 Cortocircuito Facebook tra account cancellati e Cina Virtuale: intervista a Vittorio Zambardino Pubblicato da Eleonora Bianchini, Blogosfere Staff alle 15:03 in Interviste "Nulla di nuovo, purtroppo, non sono che uno dei tanti cui Facebook ha cancellato l?account senza alcun “warning”

Fassino in Piazza del Mercato: "Condivido l'appello di Napolitano" ( da "Cittàdellaspezia.com" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Per superare la crisi e fare i conti con le sfide che ci impone la globalizzazione, ci vuole una grande unità dell'Europa" Così Piero Fassino questa mattina in Piazza Cavour, durante un "tour" tra i banchi di piazza del mercato nell'ambito di una intensa giornata di appuntamenti elettorali del Partito Democratico in Provincia.

Inchiesta Greenpeace rivela i grandi marchi che distruggono l'Amazzonia ( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il Brasile è il quarto più grande emettitore di gas serra a livello globale (dopo Usa, Cina e Indonesia). Per promuovere la crescita della produzione di carne e pelle il governo brasiliano sta investendo per sviluppare ogni singola parte della filiera della carne e delle pelle nel Paese divenendo a tutti gli effetti un socio in affari della distruzione della foresta.

Unindustria Treviso: assemblea generale 2009 ( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Federico Rampini - Editorialista de La Repubblica esperto di Cina e Usa, Dario Scannapieco - Vice Presidente Banca europea per gli investimenti (Bei). Le conclusioni sono affidate alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. I lavori assembleari saranno ripresi da Class CNBC e trasmessi in differita su Sky.

La crisi non ferma Zegna ( da "Stampa, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: LA CINA E' IL SECONDO MERCATO La crisi non ferma Zegna Cresce il fatturato della griffe del lusso: il 2008 chiude a 870 milioni [FIRMA]PAOLA GUABELLO BIELLA Il fatturato è ancora in crescita per «Ermenegildo Zegna». Il gruppo triverese ha infatti chiuso il 2008 con un business che supera gli 870 milioni di euro pari a un incremento del 3,

"Altro che Dr. House Io vi curo la mente" ( da "Stampa, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in Italia e in 35 Paesi del mondo: è la globalizzazione, bellezza. Ma negli States no: lì, il debutto è stato la settimana scorsa, la serie è già su Internet, plot gratuito, puntate a pagamento. Il protagonista è dunque uno psichiatra dai metodi non convenzionali. Ma bravo, molto. Bravo a entrare nella testa del malato.

La Corte federale frena sulla vendita della Chrysler ( da "Stampa, La" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Anche Fiat ha mostrato un interesse per il marchio svedese ma non è chiaro se il gruppo torinese sia uno dei finalisti. Sugli altri fronti, Gm ha assicurato che non cederà le attività in Cina, considerato il mercato extra-Usa più redditizio, così come manterrà il controllo sui preziosi asset in America Latina anch'essi finiti nel mirino del Lingotto.

Nel 2008 investiti 155 miliardi in rinnovabili ( da "Milano Finanza (MF)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I primi tre mesi del 2009, però, hanno registrato un vero e proprio crollo degli investimenti in fonti rinnovabili: -53% a 13,3 miliardi. Ma gli esperti dell'Unep sottolineano la spinta propulsiva che avrà l'avvio dei programmi anticrisi varati dai governi di quasi tutto il mondo, a cominciare da Usa e Cina.

S'INAUGURA oggi alle 18 nella Sala assemblee della Fondazione Carisbo in via... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione dell'architettura moderna, sulla sua valenza storica e sul suo rapporto con la pianificazione urbana. In ciò promuovendo e appoggiando l'inserimento della città nella Modern Heritage List dell'Unesco. Questo riconoscimento risulterebbe infatti particolarmente significativo ai fini della tutela del suo insieme architettonico che resta indissolubilmente legato al passato

Tiananmen, Hillary chiede i nomi dei morti ( da "Unita, L'" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Hillary chiede i nomi dei morti Pechino Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton chiede alla Cina di pubblicare i nomi dei morti di piazza Tiananmen. E di render noti anche i nomi delle persone scomparse o arrestate nelle manifestazioni per il XX anniversario. Nella piazza, centinaia di poliziotti e uomini delle forze paramilitari.

PASTICCIO ALLA TEDESCA ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: domani sarebbero sempre tabu i mercati della Cina e degli Stati Uniti». Questa è la clausola segreta imposta da Obama a Frau Merkel. SE IL DENARO pubblico salva la Opel, a pagare saranno altre «case» e altri lavoratori, quella Volkswagen e della Ford, attacca la Bild Zeitung. E dopo aver infranto il principio di non ingerenza dello Stato nell' industria privata,

FRA le tante parole che ascoltiamo in questa campagna... ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i grandi temi della globalizzazione. Il resto è retorica spicciola e inconcludente. Lo scontro fano contro Pesaro è il figlio più stupido ella sottocultura e dei piccoli interessi. Pensiamo in grande; la crisi può anche diventare l'occasione straordinaria per inventare il nuovo, per aprire la strada alla modernità.

Turismo, pacchetto da 1,6 miliardi ( da "Tempo, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ora sia stata superata dagli Usa, dalla Cina, Francia e Spagna. C'è bisogno di ripartire con una politica nazionale del turismo», cambiando rotta rispetto a quella seguita dal governo Prodi che, «con soli cinque voti di scarto» ha cambiato il titolo V della Costituzione, attribuendo alle Regioni la competenza esclusiva in materia di turismo: «Un errore commesso dalla sinistra»

L'EUROPA, IL CAPITALISMO DI MERCATO E LA CRISI ECONOMICA LEZIONE D'EUROPA CON MARIO MONTI ( da "marketpress.info" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Mi aspettavo un rigetto della globalizzazione, ma non mi aspettavo che la globalizzazione andasse ad infrangersi nel punto più sviluppato dei mercati finanziari, ovvero gli Stati Uniti. Credo anche che ci sia una relazione tra questa crisi e l?11 settembre 2001: dopo questo tragico evento, c?

Keynes non è la coperta di Linus ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina sì. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PARTITA DI PECHINO «Non volevo credere alle previsioni del sorpasso dell'economia cinese su quella Usa. Ora mi sto convincendo che sia possibile» Niall Ferguson, 43 anni, scozzese, insegna storia moderna CORBIS

Impresa e sindacato alleati per difendere la filiera tessile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione, per sostenere le imprese appartenenti ai settori industriali in difficoltà; Protezione sociale, a tutela dell'occupazione e con opportunità di formazione e riqualificazione adeguate alle esigenze di nuova occupabilità; "Qualità e sicurezza dei prodotti": ovvero il Reach, con l'impegno ad imporre analoghi impegni e responsabilità anche alle aziende collocate nei Paesi

Strategia d'attacco per Zegna ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «La Cina, cresciuta del 30%, è per noi il secondo mercato mondiale. Vanno bene anche il sud-est asiatico (l'anno prossimo apriremo in Vietnam) e gli Emirati Arabi, va molto bene l'America latina e, nel suo piccolo, anche l'India cresce a due cifre».

Per gli orologi la ripresa ritarda di un anno ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: export nei quattro mesi verso la Russia (-61%) e verso la Cina (-39%). Meno consistente, ma pur sempre rilevante, la flessione che riguarda l'India (-29%). Nel complesso, i maggiori mercati europei resistono per ora meglio – tra le eccezioni la Spagna (-36%) – rispetto agli Usa e ai grandi mercati emergenti.

PESAROPer un'intera giornata piazza del Popolo si tramuta in una grande sala giochi a cielo ape... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: come occasione di socializzazione e arricchimento reciproco all'interno di una realtà che anche a livello locale va sempre più globalizzandosi. Ovunque ci si potrà cimentare con giochi da tavolo, scacchi, carrom (biliardo indiano), campanone, tiro alla fune, tiro ai barattoli, birilli, lancio di cerchi e biglie e laboratori di giocoleria (aquiloni, girandole, trottole, burattini).

ROMA - C'è meno mafia in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Il ministro dell... ( da "Messaggero, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzata" e sul pericolo che le 'ndrine e le cosche siciliane possano mettere le mani sulla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina distingue: «Il contrasto è esteso anche ai controlli sulle infiltrazioni negli appalti pubblici: vigiliamo in particolare sull'Expo di Milano e sulla ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo»

L'Venezia IRONIA di John Baldessari (che sarà premiato con il Le... ( da "Messaggero, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dall'antologica di John Wesley alla Fondazione Cini su progetto della Fondazione Prada, allo splendido video di 50 minuti presentato ieri sempre alla Fondazione Cini da Peter Greenaway sul capolavoro di Paolo Veronese, Le nozze di Cana, che fa rivivere il primo miracolo di Gesù con la trasformazione dell'acqua in vino.

La Cina impone il silenzio su Tienanmen ( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dove le libertà civili godono di tutele che la Cina-Cina non prevede. Nell'ex colonia britannica all'aeroporto hanno rispedito negli Usa uno dei leader studenteschi della Tienanmen, Xiang Xiaoji, ora cittadino americano. La stessa sorte era toccata la scorsa settimana allo scultore danese Jens Galschiot, autore di un'opera commemorativa.

C'è una frase nuova nel linguaggio politico-diplomatico dell'amministrazione... ( da "Messaggero, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: pong che portarono al disgelo tra gli Usa di Nixon e la Cina di Mao. Dialogare per arrivare al rispetto reciproco. E per impedire all'Iran di entrare a far parte del club delle potenze nucleari. Per un giorno occhi e orecchie sono puntate sul Cairo. Da domani torneranno a focalizzare su Israele dove il governo deve ancora formulare un piano per arrivare alla pace con gli arabi.

In Cina i miti extralarge Usa ( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 36 La conquista di Hummer In Cina i miti extralarge Usa SEGUE DALLA PRIMA Meno di un anno fa l'allora capo di General Motors, Rick Wagoner, cercò di convincere l'opinione pubblica che sarebbe bastato disfarsi di questo «brand» divenuto ormai troppo ingombrante, politicamente ed ecologicamente scorretto per rimettere a posto un gruppo industriale che,

in PRIMA ( da "Manifesto, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: UGC Cine Cité, Warner Moderno, Warner Village CADILLAC RECORDS di Darnell Martin, con Adrien Brody e Beyonce Knowles (Usa 08) La scena musicale della Chicago anni 50, composta da nomi come Etta James, Muddy Waters, Chuck Berry, in un contesto dove esplode la questione razziale, e poi rock'n'roll e sesso.

Sun, Carmine Gambardella nuovo preside di Architettura ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: possiamo ricavare dalla crisi della globalizzazione è che nella de-globalizzazione emergono delle identità e dei valori nostrani che se immessi nel ciclo produttivo saranno appetibili nel mondo ». Cosa ha in programma per gli studenti? Nei servizi cosa cambierà? «Gli studenti sono il capitale umano: migliore sarà la loro formazione, più speranza hanno questi territori di migliorare.

La Biennale di Venezia 53. Esposizione I ( da "superEva notizie" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: USA Chen Zhen Shanghai, Cina, 1955 - Parigi, Francia, 2000 Nikhil Chopra Nato a Calcutta, India, 1974 Vive e lavora a Mumbai, India Chu Yun Nato a Jiangxi, Cina, 1977 Vive e lavora a Pechino, Cina Tony Conrad Nato a Concord, USA, 1940 Vive e lavora a Buffalo e New York, USA Keren Cytter Nata a Tel Aviv,

Ruritalia.it Complesso di Sant'Andrea al ( da "superEva notizie" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un periodo storico in cui la globalizzazione si va sempre piu' definendo[...] Agricoltura e lavoro nell'arte del Novecento dal Futurismo a FacebookA cura di Agostino Bagnato, Claudio Crescentini In un periodo storico in cui la globalizzazione si va sempre piu' definendo come glocalizzazione, rivolta alle esigenze specifiche delle singole popolazioni in un contesto extranazionale,

Obama, nuove credenzialiin uno scenario insidioso ( da "Secolo XIX, Il" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I principali problemi vengono dall'emergere della Shangai Cooperation Organization (Sco), basata su una stretta alleanza Cina-Russia. Il 15 giugno la Sco si riunirà in summit a Ekaterinburg: tre giorni prima si svolgeranno importanti elezioni proprio nell'Iran dove Cina e Russia hanno importanti interessi. 04/06/2009

Il futuro di Big Pharma ( da "Salute (La Repubblica)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le riforme sanitarie negli Usa come in Cina o in Francia, dipendono molto anche da risparmi sul fronte farmaco e da ricerca e innovazione. Non è un caso che negli Usa, dove il lavoro delle lobby è trasparente e dichiarato, le aziende hanno aumentato del 36,1% le spese per le attività di pressione sul Congresso nel primo trimestre 2009 rispetto al 2008:

I numeri del farmaco ( da "Salute (La Repubblica)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 5%) - La Cina segue di poco il Regno Unito (20,9 mld e +4,5%) con un mercato di 20,8 miliardi di dollari e una crescita annua del +21,3% - Poi Canada (18 mld e + 5%) e Brasile (12 miliardi e + 10%). Gli emergenti - Oltre a Cina e Brasile sono il Messico, l'Argentina (incremento annuo +22%) e il Venezuela (+31%).

I Centenari e le aziende storiche di Salerno ( da "Caserta News" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incipiente globalizzazione, continuano la propria tradizione familiare. Rispetto per la qualità del prodotto, onestà intellettuale, know-how trasmesso alle generazioni future, buono stato di salute finanziaria e volontà di mettersi in discussione per crescere sono le caratteristiche comuni a queste aziende che rappresentano una ricchezza inestimabile per il territorio.

Tienanmen, Pechino contro la Clinton "Accuse infondate alla Cina" ( da "Repubblica.it" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: PECHINO - La Cina ha espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen, di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario.

Tienanmen vent'anni dopo La memoria sotto i cingoli ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un'organizzazione basata negli Usa che si occupa dei detenuti politici cinesi, è ancora in prigione una trentina di persone per i fatti del 1989, quando migliaia di studenti e cittadini chiesero, con manifestazioni e proteste in tutta la Cina, l'instaurazione nel Paese di un sistema politico democratico.

Alla ricerca del principe perduto ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è uno Stato provato dagli esiti della crisi della società politica e della globalizzazione economica che hanno rappresentato la sua storia degli ultimi vent'anni. Mentre l'insufficienza del sistema politico ha decostruito politicamente il Paese, la globalizzazione e lo "spostamento" dei valori, che hanno tradizionalmente costituito il fondamento di ogni nostro discorso pubblico,

Bande nere, i nuovi nazi da Cuore Nero a Casa Pound: intervista a Paolo Berizzi ( da "Blogosfere" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: antiamericanismo e no alla globalizzazione)? Sì, penso ai centri sociali. Prima erano solo di sinistra, non era necessario connotarli politicamente. Oggi possono anche essere di destra e sono in forte crescita. Miti e ideali sono condivisi solo in parte: anti americanismo e globalizzazione (i neri la chiamano mondialismo), certo.

Cina, vent'anni dopo il massacro una Pechino blindatissima ( da "TGCom" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Insoddisfazione per appello Usa su Tienanmen" La Cina ha intanto espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen. "L'iniziativa americana rivolge accuse infondate al governo cinese ed esprimiamo forte insoddisfazione"

Corea del Nord mette sotto processo due giornaliste Usa ( da "Reuters Italia" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: della piattaforma multimediale Usa Current Tv, erano state arrestate a marzo vicino al confine tra la Cina e la Corea del Nord mentre lavoravano a una servizio. Uno dei co-fondatori del network televisivo è l'ex vice presidente Usa Al Gore. L'agenzia di stampa nordcoreana Kcna ha riportato in una breve nota che il processo inizierà alle 15.

Cina, piazza Tienanmen blindata per anniversario, Usa critici ( da "Reuters Italia" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa Hillary Clinton ha esortato la Cina a rilasciare quanti sono ancora detenuti in relazione alle proteste, a smettere di perseguitare chi vi partecipò e iniziare a dialogare con i familiari delle vittime. "Una Cina che ha fatto enormi progressi economicamente e sta emergendo per prendere il suo giusto posto nella leadership globale dovrebbe esaminare apertamente gli eventi oscuri

Ferrara, convegno internazionale sul ciliegio ( da "Sestopotere.com" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: concorrenza tra aree di produzione e scarsi rischi causati dalla globalizzazione data la sua limitata serbevolezza. Nonostante questi vantaggi e la possibilità di coltivazione ad ogni latitudine e ad oltre 1000 metri di altitudine, grazie al corto ciclo stagionale, si registra un progressivo calo nella produzione nazionale da addebitare principalmente a costi di produzione assai elevati,

Udine, accordo tra Camera di Commercio e Università per sviluppo Pmi ( da "Sestopotere.com" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sostenere lo sviluppo delle imprese friulane in tempo di crisi e globalizzazione. Guidate da questo obiettivo, la Camera di Commercio di Udine e l'Università friulana hanno sottoscritto una convenzione quadro, di durata triennale, per favorire la competitività del sistema produttivo provinciale. Punti chiave dell'accordo, l'organizzazione di progetti d'internazionalizzazione condivisi;

Obama: | ( da "Corriere.it" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la guerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam e dell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile». «NIENTE STEREOTIPI» - Obama ha poi sottolineato la necessità di superare gli stereotipi: quelli dell'

GIUSY FRANZESE ROMA. UN MILIARDO E SEICENTO MILIONI DI EURO. CHE PROBABILMENTE SALIRA... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Siamo stati superati dagli Usa, dalla Cina, da Francia e Spagna. È una cosa che non si può accettare passivamente» dice Berlusconi. Da qui la nascita del progetto. Il premier sottolinea come, per raggiungere questo risultato, sia stato determinante la volontà della ministra.

DAVID LESCOT PER ME è UN GRANDE ONORE INAUGURARE UN FESTIVAL INTERNAZIONALE COSì IMPORT... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alle diversità culturali, contro la globalizzazione imposta dai burocrati di Bruxelles. Conosco una persona che lavora alla Commissione Europea e che, quando ha letto il mio copione, ha detto: «Le cose qui funzionano proprio così». Per noi questo testo è ironico, grottesco, per lui la cruda realtà di ogni giorno.

Obama all'Islam "Cerchiamo un nuovo inizio">( da "City" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: portate dalla globalizzazione hanno portato molti musulmani a percepire l'Occidente come ostile alle tradizioni dell'Islam». Il capo della Casa Bianca ha parlato di diritti delle donne («rispetto le donne che scelgono di vivere le loro vite nei ruoli tradizionali, ma deve essere una loro scelta») e della libertà religiosa che è «centrale per la possibilità dei popoli di vivere insieme»

"Con l'Islam un nuovo inizio" ( da "Repubblica.it" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l'Occidente ostile nei confronti delle tradizioni dell'Islam. OAS_RICH('Middle'); Violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni in una minoranza, esigua ma forte, di musulmani.

CRISI ECONOMICA: TREMONTI, SITUAZIONE ANCORA MOLTO COMPLICATA ( da "Soldionline" del 04-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ''E' la prima volta che quello che succede in un continente ha effetti in un altro e viceversa''. Il ministro torna a ribadire che ''e' stata la globalizzazione che ha causato la crisi perche' e' stata troppo veloce e troppo a debito'' che pero', puntualizza, ''non poteva essere fermata''.

Da Abbé Pierre a Zidane , passando attraverso Houellebecq , &... ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Globalizzazione», «My Space», «Orientalizzazione (della vita quotidiana)», «Piccolo Principe (il)», «Postmodernità (radici della)», «Potter (Harry)», «Rave (party)», «Sarkolène (creatura fittizia)», «Second Life», «Tatuaggio/i», «Tribù»: è costruita per voci, 39 in tutto, il nuovo libro di Michel Maffesoli,

ECONOMIA E SVILUPPO La globalizzazione è contraddittoria. Internet e la televisione ... ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ECONOMIA E SVILUPPO La globalizzazione è contraddittoria. Internet e la televisione possono portare conoscenza e informazione, ma anche sessualità offensiva e violenza cieca. I commerci possono portare ricchezza e opportunità, ma anche enormi sconvolgimenti nelle comunità.

"L'Eurotower ha tagliato troppo poco e troppo tardi" ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Vale per la Cina e l'India ma anche per la Germania. Riusciranno a sostituire l'export con la domanda interna? E in particolare la Cina sarà in grado di attuare quelle riforme che spingano i consumi?» Si torna a quell'nflazione che spaventa i banchieri centrali europei: «Non vedo rischi.

Luciano Curetti (Partito comunista dei Lavoratori) Perché il Partito Comunista dei Lav... ( da "Stampa, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Vogliamo un nuovo ed aggiornato piano di sviluppo a tutti i livelli in sintonia con una nuova globalizzazione socialista del lavoro e dell'economia .La nazionalizzazione delle banche gestite dal mondo del lavoro, l'eliminazione di tutte le forme speculative legate alle borse ed alla finanza. Vogliamo che il mondo del lavoro si approprii dei suoi diritti e si autogestica.

la cina respinge la richiesta usa di far luce su tienanmen ( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: PECHINO La Cina respinge la richiesta Usa di far luce su Tienanmen ITALIA/MONDO PECHINO. La Cina ha espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen, di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario.

quei 170 mila liguri sotto la soglia della povertà - paolo arvati ( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: infine la modesta incidenza delle esportazioni sul PIL, risultato di un sistema produttivo meno globalizzato. Sono noti i dati che sostengono questa tesi. Per esempio in Liguria si contano 50 pensioni per 100 abitanti contro un valore nazionale di 39 e i dipendenti pubblici rappresentano oltre il 21% degli occupati contro il 12 circa del Nord.

Airbus Precipitato Velocità ridotta la causa del disastro L'Airbu... ( da "Unita, L'" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Fermate al confine tra Cina e Corea del Nord, per Euna Lee e Laura Ling (reporter di Current Tv, il network di Al Gore) appare certa la condanna. Pakistan Preso leader talebano della valle dello Swat Sufi Mohammad, il leader religioso dei Talebani della valle dello Swat e capo dell'organizzazione Tehrik-e Taleban-e Shariat-e Mohammadi (Tnsm),

adorabile infedele ( da "Nuova Venezia, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa 2000 (109') Neil Shaw è un agente speciale americano che ha il compito di scoprire e mandare a monte un complotto internazionale che ha, come scopo, quello di distruggere le Nazioni Unite alla vigilia dello storico vertice con la Cina. L'omicidio di alcuni rifugiati politici cinesi di cui Shaw è incolpato lo costringe a darsi alla clandestinità.

tienanmen, la rabbia del regime "l'america non deve interferire" - raimondo bultrini ( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ben pochi in Cina hanno potuto così seguire l´eco delle polemiche e delle manifestazioni che da Hong Kong a Taiwan, dall´Europa agli Usa hanno marcato l´anniversario della strage. A uso e consumo dei soli media stranieri è stata anche la dura replica del portavoce degli Affari Esteri cinese Qin Gang all´appello della Clinton,

la novità i vecchi vizi - giancesare flesca ( da "Tirreno, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: affinché si eviti che la «globalizzazione» possa trasformarsi in una gabbia per paesi e persone in dissenso con l'«american way of life». Abile oratore com'è, ha citato la Bibbia, il Talmud e il Corano per invitare tutti all'unità spirituale. Ma certo questo fenomeno non può nascere per magìa, ha bisogno di fatti verificabili.

Al Cairo Obama sgambetta l'Europa ( da "Milano Finanza (MF)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Russia e Cina. Quest'ultima si è già assicurata una posizione nell'acquisto di materie prime e nella fornitura di beni strumentali e nella realizzazione di infrastrutture in un'area immediatamente a ridosso del Medio oriente, cioè l'Africa. Certo non mancheranno gli ostacoli perché soprattutto la nuova superpotenza asiatica non vorrà rinunciare a un ruolo faticosamente conquistato.

G2 è il sogno americano, alla Cina basta un G1 ( da "Milano Finanza (MF)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa e Cina sanno e possono prendere decisioni efficaci rispetto alla governance globale. L'acronimo di riferimento del nuovo ordine mondiale post-crollo di Wall Street si sta affermando molto rapidamente. Del resto, l'Europa già contava relativamente poco prima della crisi, ora è ancora meno influente mentre il ruolo a tutto tondo della Cina non è più messo in discussione da alcuno.

Pyongyang, a processo le giornaliste americane ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ex vicepresidente Usa Al Gore - sono state catturate il 17 marzo scorso al confine con la Cina: Pyongyang ha consentito all'ambasciatore svedese (che rappresenta gli interessi Usa) di visitarle e ha permesso anche una telefonata con i familiari negli Usa. A dimostrazione, secondo molti osservatori, della volontà di utilizzare gli "ostaggi"

Insieme anche nell'economia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: inoltre i cambiamenti portati dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno spinto molti musulmani a considerare l'Occidente nemico e ostile verso le tradizioni dell'Islam. Finché i nostri rapporti si baseranno sulle nostre reciproche differenze, daremo maggiore potere a coloro che aspirano all'odio invece che alla pace.

DIECI anni fa, mentre si chiudeva l'ultima pagina del XX secolo, avevamo ragioni abbastanza... ( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di mercato e aperto le proprie frontiere alla globalizzazione. Ci era stato promesso che avremmo vissuto in un villaggio globale dove gli investimenti, gli scambi commerciali, il lavoro e le idee si sarebbero spostati liberamente. In Medio Oriente attendevamo che un processo di pace durato sette anni desse i suoi frutti e producesse una soluzione al prolungato conflitto israelo-

ROMA La fase più dura della crisi è alle spalle, anche se ci saranno ancora oscillazioni ... ( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è stata la globalizzazione che ha causato la crisi perché è stata troppo veloce e troppo a debito». Dunque nessuna previsione: «La crisi non è finita, è un periodo in cui si alternano dati positivi e negativi». Ma una valutazione positiva sulle possibilità del nostro Paese: «In Italia siamo nella media della Ue,

* Contro tutte le probabilità, ancora una volta l'Egitto è stato in grado di c... ( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: misure antiglobalizzazione e un ritorno al protezionismo nazionale che verranno accompagnati da maggiori richieste contro l'immigrazione e il movimento di lavoratori attraverso i confini nazionali. I pessimisti hanno perfino previsto il fallimento della globalizzazione e il diffondersi del ricorso alla violenza a livello nazionale e al di là dei confini in molte parti del mondo.

Resistenza, le radici della Ue ( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: deve adesso proseguire con l'obiettivo di rafforzare le istituzioni europee, indispensabili per affrontare le sfide sempre più insidiose della globalizzazione». Dopo le relazioni dei professori Carlo Vallauri, Mariano Gabriele ed Edmondo Paolini, sono intervenuti tra gli altri il presidente Piero Marrazzo e l'assessore Giulia Rodano.

MIRACOLO AL CAIRO ( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: coscienza della globalizzazione e dei grandi pericoli che comporta l'attuale crisi, che non è solo economica. E' innanzitutto il taglio netto con la teoria e pratica dell'esportazione della democrazia di G.W. Bush e dei suoi accoliti in Europa e nel mondo: «l'America - ha detto - non presume di sapere quello che è il bene per tutti» e tanto meno di avere la tentazione di imporlo.

L'energetico sorpasso ( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il sorpasso nel 2008 sono stati i paesi in via di sviluppo, Cina in testa. L'Europa, con 50 miliardi di dollari, resta il continente che in cifra assoluta spende di più in energie pulite (+2% rispetto al 2007). L'America si è fermata a 30 miliardi (-8%). I paesi in via di sviluppo hanno investito 36 miliardi di dollari, ma con un balzo percentuale del 27%.

MOHAMMED HOSNI MUBARAK Dieci anni fa, mentre si chiudeva l'ultima pagina del XX secolo, ... ( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Cina Usa

Abstract: misure antiglobalizzazione e un ritorno al protezionismo nazionale che verranno accompagnati da maggiori richieste contro l'immigrazione e il movimento di lavoratori attraverso i confini nazionali. I pessimisti hanno perfino previsto il fallimento della globalizzazione e il diffondersi del ricorso alla violenza a livello nazionale e al di là dei confini in molte parti del mondo.

dal nostro corrispondente NEW YORK Mentre oggi il presidente B... ( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la protezione dei diritti delle donne, la necessità che la globalizzazione non schiacci l'identità dei popoli. Obama ha spesso citato il Corano, riscuotendo calorosi applausi, ma anche la Bibbia e il Talmud. Ha evitato di citare la parola "terrorismo", ma ha pronunciato senza esitazioni la parola "Palestina" (di solito i politici parlano del "

LEI HA PERFETTAMENTE ragione, e la sua lettera dimostra che spesso i cittadini sono un passo... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ai problemi che sono sorti dalla globalizzazione dei mercati. Questo per dire che la scelta degli eurodeputati dovrebbe essere ancora più oculata rispetto a quando scegliamo chi mandare a Montecitorio o a Palazzo Madama. E certamente, come lei dice, i programmi elettorali dei candidati a Strasburgo sono passati più in sordina dei tanti proclami pro o contro il nostro governo.

L'EUROPA FUORI DALLA TRINCEA ( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre la crisi economica accelera fenomeni preesistenti quali il multipolarismo e l'intesa privilegiata Usa-Cina. Non basta, se davvero si pensa (l'Italia è favorevole) a nuovi allargamenti capaci di affondare la barca comune. Se vuole esistere davvero nel mondo nuovo, l'Ue deve avere il coraggio di uscire dalla trincea. Pensando a formule decisionali ristrette tipo Eurogruppo.

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Come il suo segretario di Stato Hillary Clinton ha già dimostrato in Cina, questa amministrazione è pronta a sacrificare i diritti umani sull'altare della Realpolitik. Se non fosse stato per i media, gli avvocati dei diritti umani e gli attivisti che rischiano la vita nelle dittature, Roxana Saberi e Haleh Esfandiari sarebbero ancora in carcere».

Calzature, un 2009 difficile Ma la crisi non è nera ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Persino Cina e Vietnam registrano una flessione nelle esportazioni pur restando tra i nostri maggiori fornitori. Anche il mercato interno è depresso, con un -5,3% rispetto all'anno precedente. ARTIOLI sottolinea l'impegno del Governo nella Finanziaria a favore del settore che trae beneficio del Fondo di Garanzia per le Pmi.

Calzature, un 2009 difficile Ma la crisi non è nera ( da "Nazione, La (Firenze)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Persino Cina e Vietnam registrano una flessione nelle esportazioni pur restando tra i nostri maggiori fornitori. Anche il mercato interno è depresso, con un -5,3% rispetto all'anno precedente. ARTIOLI sottolinea l'impegno del Governo nella Finanziaria a favore del settore che trae beneficio del Fondo di Garanzia per le Pmi.

Usa pronti a imporre sanzioni finanziarie alla Corea Nord ( da "Reuters Italia" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: impegnato in una visita di quattro giorni a Seoul dove è giunto accompagnato da un alto funzionario del Tesoro che si è occupato delle precedenti misure finanziarie ai danni di Pyongyang per contrabbando, riciclaggio di denaro e droga. La Corea del Nord ha boicottato i colloqui a sei per il disarmo nucleare, che vedono protagoniste le due Coree, gli Usa, la Russia, il Giappone e la Cina.

di PIERA SALVI P REMIATE mercoledì sera in sala consiliare sei ditte agl... ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che ha saputo cogliere la sfida della globalizzazione creando un gruppo capace di rispondere al mercato attuale, con servizi completi ed efficienti. Presenti alla cerimonia Franco Benesperi e Fausto Reali Vannucci, per la consulta, il sindaco Magnanensi e l'assessore Pacini, rappresentanti di Cna, Confesercenti e Confcommercio.

( da "Nazione, La (Firenze)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che ha chiesto di liberare chi è ancora in prigione, almeno una trentina di persone, aprire un dialogo con le famiglie delle vittime e smettere di perseguitare i dissidenti. «Sono accuse senza fondamento al governo cinese e una grave interferenza negli affari interni della Cina», chiosa il portavoce Qin Gang.

Con lui il western filosofico ( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protagonista del telefilm è un monaco Shaolin nella Cina di metà 800 in fuga dopo aver ucciso il nipote dell'Imperatore cinese. Si rifugia negli Usa per evitare le conseguenze del suo gesto ma anche per cercare un fratello. In America, però, non mancherà di finire nei guai, da cui riesce a tirarsi fuori grazie alla sua abilità nelle arti marziali (Carradine era maestro di Tai chi e Qi Gong)

Neil, agente Usa, deve scongiurare un attentato all'Onu nel giorno del vertice con la Cina. Acc... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 05-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 33 Neil, agente Usa, deve scongiurare un attentato all'Onu nel giorno del vertice con la Cina. Acc... Neil, agente Usa, deve scongiurare un attentato all'Onu nel giorno del vertice con la Cina. Accusato della morte di alcuni fuoriusciti cinesi, Neil fugge, ma.

Crollano i guadagni fatti su castelli di sabbia ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Era iniziata la grande rivoluzione della globalizzazione. Solo la legge del mercato avrebbe potuto avere successo e quindi innalzare il tenore di vita dei più poveri e rendere molti benestanti. La scoperta dei dati informatici ha favorito la presa al potere della Finanza che ha illuso molti con la convinzione che il futuro sarebbe stato dei servizi,

Preliminari per il post Kyoto ( da "Villaggio Globale.it" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E questa volta ci saranno anche Usa, India e Cina Dal primo giugno a Bonn (Germania) si stanno svolgendo le Unfccc/kp, le sessioni di tutti gli organi sussidiari della Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change, Unfccc) e del Protocollo di Kyoto che proseguiranno fino al 12 giugno.

La Polonia festeggia la liberazione, la Cina non può ( da "Opinione, L'" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In Cina, al contrario, il 4 giugno 1989 avrebbe potuto essere un giorno di libertà, ma si è trasformato in una notte di massacri. Infatti, l'unico vero tentativo di ribellarsi, con metodi pacifici, al regime comunista fu soffocato dall'esercito in Piazza Tienanmen.

La globalizzazione dell'Antimafia ( da "Opinione, L'" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract:

LA NOVITÀ I VECCHI VIZI ( da "Nuova Ferrara, La" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: affinché si eviti che la «globalizzazione» possa trasformarsi in una gabbia per paesi e persone in dissenso con l'«american way of life». Abile oratore com'è, ha citato la Bibbia, il Talmud e il Corano per invitare tutti all'unità spirituale. Ma certo questo fenomeno non può nascere per magìa, ha bisogno di fatti verificabili.

Cina, schiaffo agli Usa: la verità non cambia ( da "Avvenire" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2009 Cina, schiaffo agli Usa: la verità non cambia «A Tienanmen fu una rivolta». Sigillata la piazza DI MARCO PARENTI V enti anni dopo con la Cina diventata un gigante economico e militare, "fresca" di un'Olimpiade nella quale ha esibito la propria grandeur, poi ribadita in termini militari sul Tibet nulla ha scalfito l'impassibilità del regime di Pechino.

Rio Tinto: lascia cinese Chinalco per Bhp ( da "Trend-online" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cinese e in grado di assicurare alla Cina un'eccessiva influenza nella fissazione dei prezzi di materie prime chiave come i minerali di ferro. La Borsa ha apprezzato le nuove scelte, premiando Rio Tinto con un guadagno del 13% e Bhp con una crescita del 10%. Doveva essere il piu' grande investimento estero della Cina, e un'ancora di salvezza per l'indebitato colosso minerario anglo-

Obama: ( da "Corriere.it" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sugli Usa circa la lotta al riscaldamento del pianeta. «Gli Stati Uniti devono essere pronti a dare il buon esempio se vogliamo coinvolgere nella soluzione del problema paesi importanti come la Cina e l'India», ha detto Obama. CRISI - Obama ha poi aggiunto che sul fronte della crisi economica «sarà necessario un po' di tempo e misure durature da parte di tutti per fare progressi.

Obama al Cairo per far pace con l'Islam >( da "Corriere.it" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la guerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam e dell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile». «NIENTE STEREOTIPI» - Obama ha poi sottolineato la necessità di superare gli stereotipi: quelli dell'

ArtèFoto, mondi lontani e popoli senza voce ( da "Corriere Adriatico" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il fenomeno delle nuove concubine in Cina, i mille contrasti dell'India, la ribellione alla sottomissione delle donne afgane, il fanatismo militare negli Usa e l'infanzia violata nel mondo. Sono questi i temi della seconda edizione di "ArtèFoto", festival internazionale di fotogiornalismo organizzato dall'Associazione culturale AngeliribelliLab e promosso da Cis Srl,

MAURO CALISE NEI VENT'ANNI TRASCORSI DAL CROLLO DELL'UNIONE SOVIETICA SI SONO ALTERNATE PREV... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cento a confronto del 10 per cento della Cina e del 22 per cento degli Usa; e con un pil, nel 2007, equivalente a quello dei paesi del Benelux. In questo quadro, la sproporzione tra la forza militare della Russia e la sua capacità produttiva resta un elemento di tensione. Grazie alla leadership decisionista di Putin, la Russia è tornata a essere soggetto attivo della globalizzazione.

Napolitano: "Carabinieri presidio per legalita' e soccorso" ( da "Sestopotere.com" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: equilibrato sviluppo sociale ed economico del mondo globalizzato. Il modello organizzativo dell'Arma, potenziato dall'introduzione di nuove tecnologie, costituisce all'interno del Paese strumento di grande efficacia per il presidio della legalità, la lotta alla criminalità ed il soccorso alle popolazioni in occasione di calamità, come nel caso del grave sisma che ha di recente colpito l'

I mercati prendono fiato coi dati macro ( da "Morningstar IT" del 05-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le Borse sono state spinte dai dati sulla produzione manifatturiera in Cina, che hanno dato nuove speranze di ripresa, dai segnali di rinascita delle esportazioni e dai comparti high-tech. Valerio Baselli è Redattore di Morningstar in Italia. Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi.


Articoli

Il fallimento GM e il welfare Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Dietro il crac Il fallimento GM e il welfare Usa La General Motors ha portato i libri in tribunale chiedendo di essere ammessa alla procedura fallimentare secondo il chapter eleven. Il buco ammonta a 91 miliardi di dollari. La casa automobilistica di Detroit non verrà tuttavia smembrata e messa all'asta. I governi di Stati Uniti e Canada hanno garantito prestiti per 50 miliardi di dollari che daranno loro diritto a una partecipazione del 72% nella nuova Gm. Il fondo sanitario dell'United Auto Workers avrà il 17,5% e un 10% potrebbe andare ai creditori. Si ripete dunque lo schema adot­tato per Chrysler, ma con una va­riante non trascurabile: all'orizzon­te non si intravede nessuna Fiat. Forse il disastro di Gm, troppo a lungo tenuto nascosto, è talmente grande che nessun costruttore ha interesse a farsi coinvolgere o for­se anche perché la maggiore delle big three di Detroit è un tale simbo­lo dell'America che l'America cerca di salvarlo con le proprie forze. Il crac era nell'aria da tempo. Da tre anni, nonostante lo scorporo della Gmac, la banca interna che curava le vendite rateali fonte di utili illusori con i quali il manage­ment compensava la debolezza in­dustriale, il gruppo aveva un patri­monio netto negativo. A fine 2008, traducendo tutto in euro, era nega­tivo per 61 miliardi, mentre quello della Toyota era positivo per 85 e quello della Fiat per 11. Per com­pletezza dell'informazione diremo che le uniche altre case con patri­monio netto negativo erano la Chrysler (meno 2,2) e la Ford (me­no 11,5). Fallimenti di questa grandezza hanno sempre molte cause. Ma nel caso di Gm e Chrysler la causa principale sembra essere il peso delle prestazioni sanitarie e previ­denziali che l'azienda fin dagli an­ni Settanta si era impegnata ad as­sicurare ai dipendenti in attività e in pensione: duemila dollari di so­vrapprezzo per ogni vettura, un handicap mortale nella competi­zione con la Toyota, insediata in Alabama e in altri Stati del Sud do­ve, di fatto, le unions erano fuori gioco. Il welfare aziendale ha offer­to a lungo la soluzione più genero­sa dell'equazione privatistica ame­ricana: la salute e la pensione con­siderate quali occasioni di busi­ness, da impostare attraverso con­tratti individuali o collettivi, e non, come avviene in Europa, qua­li diritti della persona che lo Stato si impegna a garantire, magari an­che appaltandone l'esecuzione a soggetti privati ma comunque fi­nanziandosi con prelievi sui reddi­ti. Nel momento in cui l'oligopolio perfetto di Detroit è stato rotto dal­la concorrenza deregolata dei terri­tori, il welfare aziendale si è rivela­to una palla al piede. Con un siste­ma sanitario nazionale, forse, la concorrenza sarebbe stata fatta in un altro modo. Ora l'America, che aveva scelto di favorire i capitalisti, i manager e i consumatori mettendo nell'ango­lo i lavoratori, si domanda che co­sa fare. Guarda al welfare europeo, pensa di tassare i ricchi, entra nel capitale delle imprese ma, come promette il presidente Obama, da azionista riluttante, che affida la gestione ai manager ed è pronto a uscire. Funzionerà? Certo, l'Iri de­gli anni Trenta fece le stesse pro­messe. E le public authorities ame­ricane, avviate da Roosevelt, sono ancora in piedi. Ma l'interrogativo più serio riguarda le conseguenze che tutte queste operazioni avran­no sul finanziatore di Gm: sul ra­ting che gli concedono non le agenzie ma gli investitori. Chi sot­toscrivere i Buoni del Tesoro ame­ricani? La Cina, in buona parte. E sarà contenta la Cina, potenza au­tomobilistica nascente, che i suoi soldi servano a tenere in vita i con­correnti? Quella stessa Cina che co­mincia a preferire i diritti speciali di prelievo al dollaro? Massimo Mucchetti stampa |

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fiat, si riapre il fronte europeo e gm vende hummer ai cinesi - paolo griseri (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 10 - Economia Fiat, si riapre il fronte europeo e Gm vende Hummer ai cinesi Wsj: "Il Lingotto guarda alla Psa e alla Bmw" Più difficile la trattativa per acquistare gli stabilimenti in Sud America PAOLO GRISERI TORINO - Un Marchionne si aggira per l´Europa alla ricerca del partner che faccia dimenticare la sconfitta di Berlino. Diversi osservatori italiani e stranieri (ieri il Wall Street Journal) prevedono che sarà ancora nel vecchio continente che Fiat cercherà l´alleato mancante per arrivare ai 6 milioni di auto prodotte. I pezzi dell´ex impero Gm vengono infatti distribuiti senza che il Lingotto speri molto sulla riuscita di un eventuale acquisto. Torino è ufficialmente in gara per la svedese Saab ma è chiaro che la casa interessava soprattutto se avesse fatto parte di un più ampio pacchetto comprendente anche le attività del Sudamerica. Detroit non sembra però intenzionata a cedere a buon prezzo le attività in Brasile e Argentina, che considera la parte più appetibile del suo parco stabilimenti. Ieri un marchio simbolo di Gm, quello di Hummer, i supersuv che imitano i blindati dell´esercito, è andato ai cinesi di Sichuan Tengzhong. Non sarà facile continuare a vendere i mastodonti della strada, dai consumi molto alti, in tempi di crisi. Certo è un segno dei tempo che finisca a Pechino la proprietà di una delle griffe automobilistiche più tipiche dell´era Bush. Tornare in Europa sembra dunque un imperativo per la Fiat. «Bmw e Peugeot - scrive il Wsj - sono già state contattate in passato da Torino e gli analisti sostengono che potrebbe riavviare quei colloqui». Anche se, avverte il quotidiano, «il Lingotto rischia di trovare in Francia gli stessi problemi incontrati in Germania perché Parigi ha già fatto sapere che qualunque produttore riceva aiuti di stato non deve chiudere stabilimenti». Certo l´alleanza con Psa consentirebbe di creare un gruppo da quasi 7 milioni di auto vendute centrando l´obiettivo della soglia di sopravvivenza di 6 milioni indicata da Marchionne. Per il momento comunque il principale problema di Torino è quello di avviare l´integrazione tra Fiat e Chrysler. Ieri il tribunale fallimentare di New York ha dato il formale via libera alla vendita delle attività di Chrysler a Fiat. Il giudice ha concesso ai fondi dell´Indiana che non hanno accettato la proposta di accordo con i creditori la possibilità di ricorrere alla Corte d´Appello, accorciando così l´iter giudiziario. L´amministrazione Obama vuole chiudere in fretta la bancarotta pilotata perché oggi Chrysler perde circa 100 milioni di dollari al giorno. Che cosa potrà essere l´auto americana del futuro lo si è capito ieri quando per celebrare la festa della Repubblica, il console d´Italia a New York, Francesco Talò è arrivato alla sede di Cipriani a Wall Street a bordo di una Fiat 500 bianca. Se il mercato delle utilitarie prenderà piede negli Usa, sarà, nella prima fase, in mano a Chrysler. Un accordo tra Gm e i nuovi partner della Magna impedisce infatti ad Opel di vendere auto in Usa e in Cina. Ieri il titolo del Lingotto è salito in borsa dell´1,28 per cento dopo i risultati del mercato auto di maggio, positivi per Torino. Sul versante dei conti, il presidente di Intesa San Paolo, Enrico Salza, ha precisato che «finora la Fiat non ha utilizzato il miliardo di euro di crediti» concessi nei mesi scorsi dalla banca.

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Euro ai massimi sulla divisa Usa Milano in salita (sezione: Globalizzazione)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 ECONOMIA Pagina 25 MERCATI. I listini della Borsa in lieve rialzo Euro ai massimi sulla divisa Usa Milano in salita La moneta Ue ha toccato quota 1,43 dollari ROMA L'euro è volato ieri ai massimi del 2009 sopra 1,43 dollari, in un mercato in uscita dal biglietto verde a causa dei segnali di fiducia nelle prospettive economiche mondiali. La divisa unica, in rialzo per il quarto giorno consecutivo, ha raggiunto gli 1,4314 dollari, massimo dallo scorso 29 dicembre. Anche la sterlina si è decisamente rafforzata, raggiungendo gli 1,65 dollari per la prima volta dallo scorso ottobre. Sul mercato, secondo la Bloomberg, pesano i timori per i livelli record di indebitamento degli Stati Uniti, che qualcuno teme possano finire per intaccare il valore del dollaro come principale moneta di riserva internazionale. Ad attizzare il fuoco è stato il presidente russo Dmitry Medvedev: una sua portavoce ha detto che il numero uno del Cremlino la Russia potrebbe discutere la creazione di una nuova divisa sovra-nazionale (avanzata dallo stesso Medvedev già a marzo) per i paese emergenti in sostituzione al dollaro, e che la proposta potrebbe essere valutata questo mese in un vertice con Brasile, India e Cina. Qualche economista parla anche di vendite di dollari sui mercati internazionali da parte di banche centrali minori. Intanto, in Cina, il segretario del Tesoro americano Tim Geithner ha rassicurato i mercati: per le emissioni record di debito pubblico americano in arrivo - ha detto - ci sarà una domanda più che sufficiente. Il rally dell'euro è avvenuto nonostante Eurostat, ieri, abbia certificato che la disoccupazione nei Sedici paesi che hanno adottato la divisa unica sia balzata ad aprile ai massimi dell'ultimo decennio, raggiungendo il 9,2%. Intanto nella giornata semi-festiva per Piazza Affari, tra scambi piuttosto ridotti, l'indice Ftse It All-Share, che sostituisce il «vecchio» Mibtel, ha chiuso in crescita dello 0,15% a 21.129 punti, l'Ftse Mib in aumento dello 0,06% a quota 20.523. Nel settore bancario l'unico titolo del comparto che ha chiuso con il negativo più pesante è Intesa SanPaolo (-1,81% a 2,58 euro dopo aver corso con forza alla vigilia). In leggero calo Monte dei Paschi (-0,81% a 1,21 euro), Banco Popolare (-0,59% a 5,9) e la Popolare di Milano (-0,51% a 4,83 euro), ma Unicredit è salita dell'1,21% a 1,92 euro e Mediobanca ha guadagnato oltre due punti, chiudendo in crescita del 2,03% a 8,78 euro. Fiat ha chiuso la seduta in positivo (+1,28% a 7,89 euro), così Pirelli, che segna un rialzo finale dello 0,82% a 0,30 euro. Tra i maggiori titoli di Piazza Affari, la corrente di acquisti più consistente è stata registrata da Bulgari (+5,05% a 4,16 euro), Campari (+4,81% a 5,77 euro) e Impregilo (+4,03% a quota 2,39). Molto bene anche Saipem e Stmicroelectronics, in rialzo rispettivamente del 3,76% a 19,6 euro e del 2,92% a un prezzo di 5,64.  

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

FORLI' PROVINCIA pag. 8 «Bisogna lavorare insieme, non accetterò imposizioni» PIERANGELO BERGAMASCHI (DEMOCRAZIA E SOLIDARIETÀ) Pierangelo Bergamaschi, urbanista, vincitore delle primarie nel Pd, perché si è candidato a sindaco di Civitella nella lista Democrazia e solidarietà'? «Ho 46 anni, metà dei quali vissuti a Civitella e l'altra metà a Cusercoli, ricevendo tanto da questo territorio. E' venuta l'ora di ridare indietro qualcosa». Essendo stato in passato per due legislature consigliere comunale, assessore ai lavori pubblici e vice sindaco nella giunta di Luigi Sansavini, sarà facilitato nell'amministrazione? «Per conoscere un po' la macchina amministrativa sì. Ma in pochi anni molte cose sono cambiate e soprattutto la realtà è radicalmente diversa». Conoscendo bene entrambi i paesi e vivendo ora a Cusercoli con la famiglia, come vede il problema dei campanili? «Il problema esiste e non si supera dalla mattina alla sera, ma le cose stanno cambiando. Lavorando insieme avremo tutti dei vantaggi. Questo vale anche per la valle del Bidente». Intende fra comuni? «Sì, occorre più collaborazione nella valle, da Meldola a S. Sofia, da Forlì alla Campigna». Civitella è anche un comune con molte frazioni, sparse in un territorio di 117 chilometri quadrati. Come intende affrontare la questione? «Le frazioni devono rimanere vive e con la gente che resta. Occorre sistemare le strade, mantere i servizi sociali e sanitari per gli anziani, arrivare ovunque con lo scuolabus e completare la copertura per i cellulari». Quali sono i principali punti del programma? «Ambiente, economia e territorio. Credo molto nell'ambiente». Che ne pensa della polemica su Agrofertil? «Sono contrario al trasferimento da S. Sofia a Civitella. Anche il piano provinciale non lo prevede. Comunque non accetterò imposizioni da nessuno». Come difenderà l'economia? «Con incentivi alle imprese e snellendo la burocrazia, perché la gente resti e i paesi non diventino un dormitorio». Un esempio? «Il Rue (Regolamento urbanistico edilizio), che deve entrare ancora in adozione, dovrà offrire nuove opportunità e snellire la burocrazia, anche comunale». Quali sarebbero le principali cose da fare nei primi cento giorni da sindaco? «Aprire centri di ascolto nelle frazioni più grandi, per fare sentire la mia vicinanza alla gente, oltre essere sempre disponibile in Comune». In caso di vittoria, continuerà il suo lavoro di urbanista? «Sì, ma non nel Comune». Il sindaco ideale dei civitellesi? «Il sindaco della globalizzazione e dell'essere in Europa deve parlare il dialetto locale e l'inglese». Image: 20090603/foto/4520.jpg

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Monica Giuntini (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

POLITICA pag. 11 Monica Giuntini «Lavorare per la parità tra uomo e donna» di OLGA MUGNAINI - LIVORNO - Otto mesi non bastano. Monica Giuntini, entrata nel Parlamento Europeo nell'ottobre scorso al posto di Lilli Gruber, è pronta per una legislatura intera. Nata a Volterra, 45 anni, alle spalle ha un passato da sindaco di Castagneto Carducci, oltre che una lunga militanza politica nel Pd, sia nella direzione regionale, sia nel coordinamento regionale donne democratiche. Il suo partito la ricandida a Strasburgo nel collegio dell'Italia Centrale, in una lista dove le donne sono appena cinque su quattordici. Come al solito la rappresentanza femminile è un po' scarsina già in partenza, non le sembra? «Mi sembra eccome. Basti dire che da questo punto di vista siamo al terzultimo posto. Gli altri Paesi mettono in lista un uomo e una donna alternati. In Italia, è inutile dire, non abbiamo tutto questo sostegno, anche se almeno il nostro segretario Franceschini ha annunciato che lui voterà donna. E non dovrebbe essere un problema di quote rosa, perché in realtà ci sentiamo con tutte le carte in regola per far bene. Per questo mi ha fatto particolarmente piacere l'appello per me firmato da cento donne di varia estrazione e formazione». Veniamo alle questioni che più le stanno a cuore a Strasburgo e su cui vorrebbe impegnarsi. «La prima riguarda certamente il lavoro e il sostegno all'economia. Come membro della commissione europea di sviluppo regionale sono stata nominata relatrice per un parere sul fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. E vorrei poter continuare a lavorare su questo fronte. In pratica si tratta di un fondo di sostegno alle persone che hanno perso l'occupazione per colpa dei fenomeni legati alla globalizzazione. E poi ci sono tutte le tematiche legate allo sviluppo sostenibile e rurale, tra cui la viticoltura, su cui mi sono già impegnata a lungo». Inoltre lei fa parte anche della commissione libertà diritto e giustizia. «Esatto. E su questo versante, dal 2010 al 2016, c'è da redigere il codice delle parità uomo-donna che comprende tutti i settori: retribuzioni, rappresentanza nelle istituzioni, leggi contro la violenza sessuale...». Che cosa le resta della sua esperienza di sindaco? «Credo che quando si è stati sindaco lo si resti un po' per tutta la vita. Resta senz'altro nell'approccio alle questioni, nel pensare subito a come trovare le soluzioni concrete per risolvere i problemi della gente. E rimane forte, da parlamentare europeo, il rapporto con il territorio in cui sei stato eletto». Si vota per il Parlamento di Strasburgo, ma come la solito sembra che l'attenzione principalmente sia alla politica interna... «Ed è un errore. Si vota per l'Europa e di Europa non parla nessuno. Per lo più il dibattito è sul governo, se ha lavorato bene o se ha lavorato male. In questo siamo un paese provinciale. Non ci rendiamo conto che nessuno può pensare di andare da qualche parte da solo. Ci sono questioni come l'immigrazione, le politiche sociali, l'economia sempre più globale che si possono affrontare solo a livello comunitario. Per questo chiedo un voto per Strasburgo».

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Mottaki all'Eliseo Sarkozy rilancia il dalogo con l'Iran (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mottaki all'Eliseo Sarkozy rilancia il dalogo con l'Iran PARIGI La Francia tenterà oggi di rilanciare il dialogo fra l'Iran e le grandi potenze sul programma nucleare di Teheran. Il ministro degli Esteri iraniano, Manoucher Mottaki, incontrerà infatti all'Eliseo il presidente Nicolas Sarkozy, che in passato ha più volte definito «inaccettabile» la prospettiva di un Iran dotato dell'arma nucleare. È la prima volta che il capo di Stato francese riceve un responsabile iraniano di alto livello dalla sua elezione, nel maggio del 2007. L'incontro con il ministro iraniano consentirà di affrontare il rilancio dei colloqui tra Iran e gruppo dei 5+1 (Germania, Cina, Usa, Francia, Gb, Russia più l'Alto rappresentante Ue. IL CASO

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Dobbiamo dire basta ai clandestini (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Ferrara, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MARCO LOBERTI «Dobbiamo dire basta ai clandestini» BONDENO. Marco Loberti (nella foto) è candidato sindaco sostenuto da La Destra. Allora Loberti, cosa ritiene di avere in più rispetto ai suoi avversari? «Siamo tutti artigiani e commercianti, gente che sa cosa significa lavorare. La mia è stata una scelta, perchè Bondeno ha bisogno di italianità; tutti parlano della globalizzazione. Ma occorre dire basta alla clandestinità». Viabilità, eterno problema. Quali i vostri progetti? «Intanto voglio dire che questa Ztl ha messo in ginocchio la piazza. E' stata congeniata male. La piazza è chiusa, all'interno non si parcheggia più. Il Comune non ha fatto niente per portare gente in piazza. Ha costruito supermercati fuori, e questo vuole dire fare morire la piazza. Abbiamo strade da incubo». Sicurezza e legalità. «Sicurezza per i cittadini. Inasprimento delle pene per i clandestini». (m.puli.)

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Il riformismo radicale che attraversa i conflitti del Moderno (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ALAIN TOURAINE Il riformismo radicale che attraversa i conflitti del Moderno Francesco Antonelli LIBRI ALAIN TOURAINE PENSIERO ALTRO ARMANDO EDITORE, PP. 240, EURO 25 Francesco Antonelli Allievo di Fernand Braudel e Georges Friedmann, influenzato dal primo Sartre e da Lefort, a fianco degli studenti del maggio francese e di Allende, Alain Touraine è tra i sociologi che hanno dato un contributo fondamentale al dibattito culturale del secondo dopoguerra. La sua biografia scientifica rappresenta sia la parabola di un intero mondo sociale che la costante presa di distanza, coraggiosa e originale, dalle tragiche seduzioni intellettuali del Novecento. In breve, per il sociologo francese il moderno non è l'epifania della tecnologia ma il dispiegamento delle capacità emancipative di tutti e di ciascuno, senza l'aiuto di alcuna avanguardia o Stato provvidenziale. Queste capacità, che sono quelle di una società civile robusta, diventano trasparenti agli attori sociali, tramite, contemporaneamente: a) la lotta contro la loro condizione di dominati; b) la presa di distanza da Sé, in nome di diritti più generali; c) la capacità di costruire rapporti sociali alternativi al potere. Dopo aver declinato questa complessa tematica nello studio del lavoro operaio, nella comprensione dei cambiamenti che hanno condotto alla nascita della società post-industriale - a lui, insieme a Daniell Bell, si deve la paternità ed il successo di questa espressione -, dei movimenti sociali nati con e dopo il '68, il sociologo francese ha avuto la capacità di rilanciare, a partire dal 1992 con la pubblicazione di Critica della modernità, la sua reinterrogazione della modernità. Con il Pensiero Altro, Touraine chiude proprio questo ciclo di studi, esponendo in modo esaustivo il ruolo del «Soggetto» ai tempi della globalizzazione. La sua posizione è così riassumibile: il modello di società ed il pensiero sociale nati nel XIX secolo si fondavano sul primato del sistema razionalizzato sulla volontà delle persone. In un espressione, l'attore sociale più che «agire era agito», mentre l'integrazione sociale ed il determinismo - di cui Parsons è stato il più autorevole teorico - erano i due principi cardine di una società che aspirava ad auto-costruirsi dall'alto. L'ascesa dell'individualismo e della globalizzazione hanno determinato il declino, giudicato positivo, di questa capacità del sistema di imporsi sugli attori. L'identità culturale dei singoli e dei gruppi, gli stili di vita, seguono percorsi sempre più individualizzati che comportano la fine della società. Dietro a questa svolta, che richiede nuove categorie interpretative, si profilano rischi ed opportunità: i primi sono dati dalla diffusione dell'atomizzazione e dal comunitarismo. Le seconde dalle possibilità che si aprono all'affermazione del Soggetto. Fortemente debitore del femminismo e dell'ultima parte del pensiero di Foucault, Touraine non concepisce più il soggetto come soggetto storico che costruisce fuori di sé un progetto di cambiamento della società. Egli, al contrario, scorge la possibile formazione di una molteplicità di soggetti personali, di movimenti diffusi che, nelle lotte contro le forme di potere e disconoscimento delle identità che li opprimono, si emancipano migliorando il proprio Sé. In questa concezione, la lotta di ciascuno assume un valore generale di affermazione dei diritti umani e di una nuova generazioni di diritti culturali centrati sul singolo. La critica lanciata alla sinistra è chiara: essa deve prendere le distanze tanto da un iper-criticismo sterile quanto da un a-critico adattamento all'individualismo, alla globalizzazione e al localismo (quello della sinistra «riformista»), facendo propria la bandiera del soggetto personale. Una prospettiva che può essere definitca di riformismo radicale. In conclusione si può dire, prendendo in considerazione alcuni dei più emblematici intellettuali contemporanei, che mentre lo sguardo di Zygmunt Bauman sulle conseguenze dell'individualizzazione e della globalizzazione è tragico, quello postmodernista di Michel Maffesoli è compiaciuto, il punto di vista di Touraine è pugnace e realista al tempo stesso. Offre una via di uscita alla crisi sociale e politica attuale, valorizzando proprio gli elementi maggiormente positivi del mondo contemporaneo, il primato dell'individuo. Di questo dobbiamo essergli grati, meditando a lungo sulla sua opera.

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Geithner rassicura Pechino, il dollaro risalirà (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Primo Piano data: 03/06/2009 - pag: 2 autore: Andrea Fiano Geithner rassicura Pechino, il dollaro risalirà Il governo americano intende «a tornare a vivere secondo i suoi mezzi» e a far risalire il valore del dollaro. Lo ha detto ieri nel corso della sua prima visita ufficiale a Pechino il segretario Usa al Tesoro Tim Geithner, cercando di rassicurare i suoi interlocutori sulla solidità dell'economia americana. Geithner, rientrato ieri sera negli Usa dopo due giorni di incontri, ha anche ricordato la posizione ufficiale americana a favore di una libera fluttuazione dello yuan cinese, sottolineando le dichiarazioni ufficiali di Pechino in favore di una maggiore flessibilità della loro valuta. Le autorità cinesi detengono oggi circa 768 miliardi di dollari in titoli del Tesoro Usa, la maggiore posizione creditoria al mondo nei confronti degli Stati Uniti, e quindi sono molto interessate alla stabilità del biglietto verde. Geithner ha rassicurato sulla solidità degli investimenti in dollari. L'attuale politica economica è infatti una risposta alla crisi, ma in seguito il valore della moneta americana «tornerà a salire». Il segretario al Tesoro ha anche previsto «sostanziali rimborsi» dei fondi Tarp da parte di alcune delle banche Usa beneficiarie «in tempi relativamente brevi». A fine luglio Cina e Usa avranno un altro incontro bilaterale a Washington. Sempre ieri il Tesoro Usa ha nominato suo inviato a Pechino l'economista David Dollar (sic!), capo della divisione Cina della Banca Mondiale.

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Medvedev rilancia la valuta sovrannazionale (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Primo Piano data: 03/06/2009 - pag: 4 autore: Medvedev rilancia la valuta sovrannazionale Il presidente russo Dmitry Medvedev ha ribadito la proposta di creare una nuova valuta globale da affiancare al dollaro. L'ipotesi sarà presentata durante l'incontro di Medvedev con le controparti di Brasile, India e Cina. «Non escludo che i capi di Stato discuteranno l'idea proposta dal leader russo di creare un nuova valuta sovrannazionale e di usare il rublo come moneta di riserva», ha spiegato Natalya Timakova, una portavoce di Medvedev. Qualche giorno fa il presidente russo aveva detto che il sistema finanziario attuale è stato costruito su una sola moneta, il dollaro Usa, e ha ribadito gli obiettivi che Mosca aveva già indicato al G20 di Londra ad aprile. «Dobbiamo rafforzare il sistema e creare una moneta di riserva (globale) e non escludiamo l'obiettivo di dare al rublo lo status di moneta di riserva». Allo stesso modo, la Russia vuole un accordo per la creazione di una nuova reserve currency sovrannazionale perché «desideriamo uscire dalla crisi finanziaria globale come vincitori».

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Faro cinese sull'acciaio Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Mercati Globali data: 03/06/2009 - pag: 11 autore: di Luca Gualtieri indagine sull'import di materia prima dagli states Faro cinese sull'acciaio Usa Pechino scrive un altro capitolo della guerra dell'acciaio che da qualche mese scuote i mercati internazionali. Il governo cinese ha aperto la prima investigazione sulle importazioni di acciaio Usa, scatenando subito tensioni tra le due superpotenze in un momento in cui la domanda della materia prima rimane molto debole. Il ministro del Commercio di Pechino ha dichiarato di aver acceso un faro per capire se i produttori americani hanno venduto un particolare tipo di acciaio magnetico al di sotto del valore di mercato. L'operazione non dovrebbe però creare «frizioni a livello commerciale tra i due Paesi visto che i volumi di materia prima interessati risultano limitati», spiega il Mysteel Research Institute. Lo scorso anno, infatti, la Cina ha importato dagli Stati Uniti quasi 60 mila tonnellate metriche di acciaio magnetico per un controvalore di 273 milioni di dollari: un dato che si confronta con i 2,4 miliardi di dollari di ferro e acciaio che gli Usa hanno esportato in Cina nel 2008, come riferiscono i dari dell'Office of Trade and Industry Information. In ogni caso la notizia segnala un clima di nervosismo sul mercato dell'acciaio e potrebbe preludere a ulteriori strette protezionistiche da parte del gigante asiatico. Solo qualche mese fa, d'altra parte, la Camera dei Rappresentanti americana ha approvato la misura cosiddetta Buy American che prevede di usare solo acciaio americano per realizzare le infrastrutture finanziate dal piano di stimolo. La norma, però, aveva indisposto i partner commerciali degli Stati Uniti, Ue in testa, che avevano ventilato un ricorso al Wto per violazione del Trattato sulle gare d'appalto. Il neopresidente Barack Obama ha fatto quindi pressione per ammorbidire la norma: il testo appena approvato dal Senato prevede infatti che le misure Buy American siano compatibli con gli accordi internazionali siglati dagli Usa. Misure protezionistiche sono emerse anche nel Vecchio Continente dove la Commissione Ue guidata da José Barroso ha deciso di imporre dazi temporanei fino al 25% sulle importazioni di tondini d'acciaio cinesi. Una misura che dovrebbe ridare fiato a un comparto messo alle strette dalla crisi dell'automotive e dell'edilizia e permettere ai maggiori operatori di sopportare l'agguerrita concorrenza asiatica. Per ora, comunque, il provvedimento è temporaneo, con una durata fissata in sei mesi, in attesa di decisioni definitive che dovrebbero essere prese in accordo con i 27 Paesi membri dell'Ue. E intanto il governo argentino ha introdotto misure per regolamentare le importazioni di tubi di cui beneficia in primo luogo la galassia Techint della famiglia Rocca. E mentre i governi innalzano barriere protezionistiche per tutelare i campioni nazionali dalla concorrenza e attutire gli effetti della crisi economica, la materia prima sta mostrando i primi segnali di ripresa. Diverse banche d'affari stanno infatti scommettendo su una possibile ripresa dell'acciaio entro la fine del 2009. Una svolta legata soprattutto alla la ripresa della Cina, che rappresenta il 35% della domanda globale della materia prima.

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Consumi ridotti con motori hi-tech (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nord-Est sezione: EST data: 2009-06-03 - pag: 8 autore: STORIE D'IMPRESA Askoll Dagli acquari alla componentistica per elettrodomestici Consumi ridotti con motori hi-tech VICENZA di Alessia Zorzan S ono l'innovazione, la valorizzazione delle risorse umane e la ricerca di una crescente ecocompatibilità i tratti distintivi di Askoll, azienda del vicentino leader nei settori dell'acquariologia e della componentistica per elettrodomestici. Tra le sue attività più rappresentative rientrano la progettazione, produzione e distribuzione di acquari e accessori per il loro mantenimento, compreso mangime per pesci; pompe e motori per elettrodomestici; ventilatori per forni, applicazioni industriali e semindustriali; articoli per laghetti artificiali. In trent'anni di storia, Askoll ha saputo dunque diversificare notevolmente le linee di prodotto e conquistare il mercato globale, mantenendo però sempre il centro organizzativo a Dueville ( Vicenza). Oggi il gruppo conta circa 2.800 persone, impiegate tra le 14 società sparse in tutto il mondo, per un fatturato complessivo stimato quest'anno, con l'influsso della crisi, attorno ai 400 milioni di euro. Gli stabilimenti di produzione Askoll si trovano in Italia, Slovacchia, Romania, Cina, Brasile e Messico, a cui si aggiungono due società esclusivamente di natura commerciale negli Usa e in Corea. Ogni società è indipendente e soddisfa direttamente la propria area di riferimento, seguendo però le linee guida e le strategie dettate dall'headquarter di Dueville: Askoll Holding. «Oggi - spiega il fondatore e attuale presidente Elio Marioni - di fatto siamo il più grosso produttore al mondo di componenti per elettrodomestici e riforniamo le più note case produttrici. Il tutto con la testa e il cuore saldamente italiani». Nonostante la storia di Askoll parta dagli acquari, attualmente la parte del leone spetta ai componenti per elettrodomestici, soprattutto motori, che rappresentano il 90% del giro d'affari. «Con la crisi abbiamo registrato una riduzione di circa il 20%. Il calo più rilevante si è verificato in un'azienda americana che abbiamo acquisito lo scorso ottobre, mentre le nostre unità hanno reagito meglio. Tuttavia sono convinto sia stata una scelta indispensabile per il futuro e comunque il trendè in miglioramento». Il trait d'union tra le differenziazioni di prodotto messe in atto da Askoll è rappresentato dalla tecnologia " sincrona", che permette di ridurre i consumi elettrici dei motori fino all'80%. L'azienda ha brevettato questa particolare tecnologia nel 1978, applicandola in modo estensivo agli acquari. Dal 1986 ne ha esteso l'applicazione all'elettrodomestico, fino ad arrivare, nel 2000, al settore del riscaldamento. «Alla ricerca e sviluppo destiniamo oltre il 5% del nostro fatturato - precisa Marioni - . Abbiamo più di 500 brevetti sulle tipologie di prodotti di nostra realizzazione e disponiamo di un centro di ricerca in cui lavorano una ventina di ricercatori e che collabora con importanti università europee». L'innovazione è da intendersi di prodotto e di processo, dal momento che Askoll realizza al suo interno le linee di montaggio dei componenti. Un modo per garantire maggiore flessibilità e difendibilità del prodotto. «Per il futuro - conclude il presidente - vorremmo riuscire a sostituire progressivamente tutti i motori che vengono realizzati nei vari stabilimenti con prodotti più innovativi, a basso consumo. Abbiamo calcolato che se tutti gli elettrodomestici italiani montassero questo tipo di motori si potrebbe ottenere un risparmio energetico complessivo del 19%. Sarebbe importante arrivarci». © RIPRODUZIONE RISERVATA Quartier generale. La sede della holding a Dueville (Vicenza)

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Inner Whell, un sodalizio coniugato al femminile che associa solo mogli, partner, famili... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 Chiudi di LUIGI FOGLIETTI Inner Whell, un sodalizio coniugato al femminile che associa solo mogli, partner, familiari donne di rotariani, o ex rotaractiane, cioè appartenute al Rotaract il braccio giovanile del Rotary International. In Umbria operano quattro club Inner Wheel, quelli di Città di Castello, Foligno, Perugia e Terni. «Anche quest'anno sin dall'inizio l'azione dell'International Inner Wheel club di Terni - dice la presidente Anna Maria Schillaci - ha seguito un filo conduttore ben preciso con lo scopo di perseguire l'obiettivo di proiettarsi all'esterno per un maggiore radicamento nel territorio nel tentativo di comunicare come pensiamo, come agiamo, quali sono le finalità della nostra associazione che tendono principalmente al sostegno di chi, ovunque esso sia, si trova in situazioni di bisogno». Come da calendario internazionale anche quest'anno innerino sta per concludersi in tutto il mondo, ed anche a Terni, dopo un biennio di presidenza della professoressa Schillaci, è tempo di bilanci. «Abbiamo iniziato la nostra attività con due iniziative molto importanti - spiega Anna Maria Schillaci - la prima, che ha comportato un ingente lavoro, cioé la redazione della rivista dedicata ai momenti più salienti della vita del nostro club, molto apprezzata da tutte le persone che l'hanno ricevuta, autorità civili di istituzioni locali, dirigenti scolastici, assessori alla Scuola e all'Università, alla Cultura; l'altra quella relativa al bando di concorso "International Inner Wheel-Scuola" giunta ormai alla quarta edizione e che ha richiesto un impegno continuo sin dai primi di settembre per la messa a punto del tema da proporre per l'anno sociale 2008/09 che ha portato ad una scelta, operata all'interno dell'argomento La globalizzazione e i giovani, dal titolo "Nel mondo divenuto un villaggio globale, sia l'infanzia che l'adolescenza sono sempre più omologate. In base alle vostre esperienze e conoscenze, esprimete un motivato giudizio su tale fenomeno"». E la presidente aggiunge: «Tutto questo per offrire spunti di riflessione alle nuove generazioni. E mi piace ricordare che, in relazione al concorso, in febbraio si è anche svolto un convegno sul tema Globalizzazione e realtà: effetti di un radicale cambiamento». Come relatori hanno partecipato al convegno personalità di spicco tra cui il professore dell'Università di Perugia Lucio Casali, il giurista ternano Renzo Nicolini, il professore Fausto Dominici e il professore Giuseppe Fatati, dietologo presso il Santa Maria di Terni. Inoltre tra le iniziative che rappresentano ormai degli appuntamenti fissi dell'Inner Wheel ternano è da ricordare anche la premiazione degli alunni dell'istituto superiore di alti studi musicali con tre borse di studio intitolate alla memoria della socia "Wanda Zingarelli". «Per quanto riguarda i service di solidarietà - chiude Anna Maria Schillaci - abbiamo organizzato un Burraco il cui ricavato è stato quasi interamente devoluto a favore dei terremotati in Abruzzo. Invece il ricavato del prossimo torneo di Burraco, che si svolgerà all'Hotel de Paris il 22 giugno, sarà devoluto a favore del "Cammino francescano" che ci onoriamo di sostenere».

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Nord Corea, c'è un nuovo Jong (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Esteri Pagina 109 A Pyongyang grandi manovre politiche: sale la tensione con Seul dopo il nuovo test missilistico Nord Corea, c'è un nuovo Jong A Pyongyang grandi manovre politiche: sale la tensione con Seul dopo il nuovo test missilistico Kim passa lo scettro al terzogenito ventiseienne --> Kim passa lo scettro al terzogenito ventiseienne Il “caro leader” Kim Jong ha trasferito il potere al figlio Jong-un proprio nel momento in cui crescono le provocazioni militari nordcoreane. SEUL Il caro leader nordcoreano Kim Jong-il sceglie il suo successore e incorona il terzogenito di 26 anni, Jong-un, mentre, con Seul che rafforza le difese, il test missilistico di Pyongyang potrebbe combinare vettori a medio e lungo raggio. Il dittatore comunista, secondo i servizi d'intelligence della Corea del Sud, ha sciolto la riserva il 28 maggio: la conferma è da individuare nell'eccezionale attività militare come il secondo esperimento nucleare della scorsa settimana e i lanci balistici già fatti e futuri, per gestire la transizione, rafforzando il potere. Kim Jong-il, che ha raccolto il testimone da Kim Il-sung (il padre “presidente eterno”), ha tre figli sconosciuti alla maggior parte dei nordcoreani. Il più piccolo, Jong-un, nato nel 1983 o agli inizi del 1984, ha studiato in Svizzera, ma per le fonti d'intelligence la giovane età può essere d'ostacolo in un regime dove il requisito dell'anzianità (associato al concetto di esperienza) trova largo spazio. Il “caro leader”, 67 anni, avrebbe avuto un ictus lo scorso agosto e il suo stato di salute non sarebbe ottimale, al punto che il settimanale nipponico Asahi Aera, ipotizza che possa aver avuto altri problemi di salute lo scorso mese. La Corea del Sud, intanto, ha schierato la Yun Yeong Ha, unità navale lanciamissili di 440 tonnellate, sul confine occidentale delle acque territoriali con il Nord, nel mar Giallo, già teatro di scontri mortali nel 1999 e nel 2002. La mossa di Seul segue i preparativi di Pyongyang del lancio del missile a media gittata che coinvolgerebbe Anbyeon, la base nella provincia sudorientale di Gangwon. Il vettore sarebbe un Rodong con gittata di 1.300 chilometri o un nuovo tipo di missile a medio raggio realizzato per coprire 3.000 chilometri. La fonte ha confermato che Pyongyang prepara anche un missile intercontinentale nella base di Donchang-ri, al punto che «potrebbe procedere con lanci simultanei». L'escalation di provocazioni militari intercoreane sarà oggetto di analisi di una missione Usa a Seul, guidata dal numero due della diplomazia Usa, James Steinberg, con lo scopo pure di definire la lista di possibili sanzioni contro il regime. Tra Cina e Giappone, che ha dato il via libera preliminare alla creazione di un sistema di allerta satellitare sul proprio spazio aereo, c'è stato uno scambio di vedute tra i ministri degli Esteri, Yang Jiechi e Hirofumi Nakasone. Secondo quanto detto da Tokyo, pur nella necessità di «una risposta ferma» dopo l'esperimento nucleare della scorsa settimana, Pechino ha ribadito che le ulteriori sanzioni Onu non risolverebbero il problema: Pyongyang deve invece tornare al tavolo a Sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana.

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LA DOPPIA OCCASIONE (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 03/06/2009 - pag: 1 RUOLO DELL'ITALIA, G8 E CASO OPEL LA DOPPIA OCCASIONE di MARIO MONTI I l governo è stato criticato per non avere sostenuto efficacemente il tentativo di Fiat di acquisire Opel. Il governo tedesco e General Motors, appoggiata dal governo americano, le hanno preferito un consorzio canadese- russo. Sergio Romano ha notato che «il vertice telefonico fra Merkel e Obama mette implicitamente in evidenza l'assenza del governo italiano». Non so se al governo debba rimproverarsi qualcosa di specifico. Ma questo insuccesso deve indurre a ripensare due orientamenti seguiti dai governi Berlusconi fin dal 2001. Il primo è la tendenza a privilegiare i rapporti diretti con Stati Uniti e Russia, rispetto al rafforzamento della Ue. Sono rapporti che si nutrono di simpatia personale tra i leader, presentata in Italia come prova di intese politiche profonde, e si ispirano ad una docile subordinazione. Le relazioni con la Russia di Putin ad esempio sulla Georgia e soprattutto con l'America di Bush ne hanno offerto frequenti testimonianze. Un solido asse con gli Stati Uniti è fondamentale per l'Italia. Ma i governi di cui parliamo si sono distinti per non avere mai contraddetto le impostazioni unilaterali dell'amministrazione Bush. Queste hanno ritardato l'avvio di una governance della globalizzazione e hanno contribuito alla crisi, ad esempio con il rifiuto di Washington di sottoporsi alle verifiche del Fmi sulla stabilità finanziaria. Il governo italiano, che a volte sostiene di avere capito prima di altri la crisi in arrivo, certo non ha mai fatto sforzi per convincere l'«amico» della Casa Bianca a rendere le politiche pubbliche meno succubi del mercato e ad accettare un loro coordinamento. E' quasi una nemesi che tocchi ora al governo italiano guidare il G8 verso un legal global standard. Speriamo che l'Italia riesca a far recuperare al governo della globalizzazione un po' del tempo perduto anche per l'acquiescenza del governo italiano a un presidente americano di cui voleva il favore, mentre la Ue e altri governi erano meno remissivi. Del resto, il caso Fiat mostra che le scorciatoie italiane verso Washington e Mosca non sono paganti. Obama, Merkel e Putin leader peraltro non legati da grandi simpatie reciproche non sembrano avere prestato particolare attenzione ai desideri italiani. Il secondo orientamento da ripensare riguarda l'evoluzione della Ue. Il governo italiano osserva spesso, con una punta di soddisfazione, che la politica sta riprendendo spazi rispetto al mercato e alle regole europee e che il ruolo delle decisioni intergovernative è in crescita rispetto a quello delle decisioni comunitarie. Queste due tendenze sono innegabili. Ma l'Italia, Paese grande ma non sempre forte, dovrebbe preoccuparsene e adoperarsi per il rilancio dell'integrazione. Qualche anno fa, prima che si indebolisse l'impianto comunitario, Enel riuscì ad acquisire Endesa malgrado la fiera opposizione della Spagna e le mire del gruppo tedesco E.on. Oltre all'abilità di Enel, è stata decisiva l'azione della Commissione e della Corte di Giustizia. Oggi, Fiat e governo italiano dovranno vigilare, con strumenti legali se necessario, affinché la stessa imparzialità venga applicata pur in un contesto comunitario indebolito al controllo degli aiuti concessi dal governo tedesco a chi ha rilevato Opel.

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E la Cia va a caccia di banchieri licenziati (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 03/06/2009 - pag: 26 Il caso Solo curriculum via internet per i nuovi analisti contro i timori di «guerriglia finanziaria» E la Cia va a caccia di banchieri licenziati WASHINGTON L'appuntamento è fissato per il 22 giugno, in un luogo riservato di Manhattan. Chi è interessato non deve assolutamente telefonare, ma spedire il proprio curriculum con la posta elettronica. Poi conteranno il colloquio, le note personali e il proprio passato. Solo allora la Cia deciderà se assumere il candidato. Questa volta il bando non si rivolge ad aspiranti spie, a uomini e donne in cerca del brivido, a laureati bravi nelle analisi. No, quella che molti conoscono come la «Company», la compagnia, è interessata a banchieri rimasti senza banca, maghi di Wall Street, esperti di «scatole» finanziarie, manager. Persone che dovrebbero prevedere altri disastri incombenti, ossia fare meglio di quello che hanno combinato negli ultimi anni. E forse è anche per questo oltre che per i parametri ufficiali che il salario non è stratosferico e neppure prevede bonus milionari. Chi vuole distintivo, sedia e scrivania a Langley dovrà accontentarsi di 130-160 mila dollari. Non è poco, non è molto. Dipende dai punti di vista. Certo per chi guardava il mondo dall'alto dei grattacieli di New York verso il basso può sembrare una miseria. Spiccioli, cifre con le quali una volta coprivano le piccole spese. Ma i tempi sono cambiati e se non hai di meglio l'offerta può andar bene. Un welfare sponsorizzato dalla Cia che aiuta ad andare avanti. In realtà ai cuori duri della compagnia interessa poco come se la passano i disoccupati di Wall Street. L'agenzia, così come ingaggia ex ladri, ex falsari ed ex spie nemiche, ha bisogno di figure capaci di leggere tanto la palla di cristallo dell'economia che i bilanci ufficiali. E c'è una certa fretta. Come ha spiegato molto bene, qualche mese fa, il Direttore della National Intelligence, Dennis Blair, «nel medio termine la preoccupazione principale degli Stati Uniti è la crisi globale e le sue implicazioni geostrategiche ». C'è il timore, come sempre Blair ha spiegato, che qualcuno scateni «una guerriglia finanziaria» contro gli Usa. Una paura legata alla situazione dei mercati, ma soprattutto alle mosse della Cina che «possiede » gran parte del debito americano. Washington ha lanciato avvertimenti e Pechino ha risposto con rassicurazioni. Nel dubbio gli 007 devono verificare e vigilare per impedire un 11 settembre economico. I futuri agenti venuti dalla Borsa potranno poi portare in dote segreti e manovre delle loro ex società. Informazioni che possono ricostruire flussi di soldi sporchi, investimenti di entità straniere coinvolte in programmi di armamenti, uomini e ditte ombra. Quei giri che nascondano riciclaggi su scala globale dunque di interesse primario e catene di Sant'Antonio così estese da diventare un caso nazionale. Chissà se il re degli affari suoi Bernie Madoff, nella sua claustrofobica cella, ha sentito l'annuncio con l'offerta di lavoro della Cia. Potrebbe essere una via d'uscita: si pente, racconta tutto proprio tutto e si offre come consulente. Ne avrebbe di cose da suggerire su come sia possibile gabbare il prossimo e far quadrare conti taroccati. Però dovrebbe farsi bastare 160 mila luridi dollari. Guido Olimpio Aspiranti 007 E' di 130-160 mila dollari la retribuzione della quale si devono accontentare gli aspiranti 007 E niente bonus

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L'Hummer parlerà cinese: l'auto "macho" (nella foto) simbolo dell'era dei cowboy (e d... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 Chiudi L'Hummer parlerà cinese: l'auto "macho" (nella foto) simbolo dell'era dei cowboy (e dell'ex presidente Usa, George W. Bush) non sparirà e continuerà a essere costruita malgrado le sue caratteristiche non proprio ecologiche. Dopo essere stato per anni il simbolo dell'America che non si vergogna di essere ricca (e di consumare tanta energia), questa sorta di tank civile è divenuto quello della bancarotta di Gm e del fallimento di Detroit, la Motown del Michigan. Gm ha però annunciato di aver raggiunto un accordo per la vendita della Hummer in Cina. La casa di Detroit non ha fornito dettagli, ma secondo Bloomberg il protocollo d'intesa per la vendita è stato firmato con la Sichuan Tengzhong, specialista in veicoli speciali e componentistica. L'operazione - sempre secondo l'agenzia - dovrebbe essere completata entro la fine del terzo trimestre. Non se ne conoscono i termini finanziari, ma stime sul valore del marchio Hummer li valutano in circa 500 milioni di dollari.

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nostro servizio SEUL - Kim Jong-il, il "caro leader" nordcoreano ha... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 Chiudi nostro servizio SEUL - Kim Jong-il, il "caro leader" nordcoreano ha scelto il figlio più giovane, Jong-un, 26 anni, come suo erede al potere. E' quanto sostengono i servizi segreti della Corea del Sud e il quotidiano conservatore di Seul JoongAng Ilbo. «Kim Jong-un è il successore» annuncia il giornale, che parla di una scelta fatta dalla leadership del Nord subito dopo l'ictus che colpì Kim Jong-il, nell'agosto dello scorso anno. Una fonte nord-coreana aggiunge che la radio del regime trasmette "canti di lode" che esaltano la figura di Kim Jong-un. Il 26enne futuro leader è il terzogenito di Jong-il, secondofiglio della danzatrice nippocoreana Ko Yong-hee, terza moglie del "Caro leader", morta nel 2004. Kim Jong-un che ama sciare e ha studiato inglese, tedesco e francese in una scuola svizzera. In un primo tempo Kim Jong-un non era considerato in prima posizione per succedere a suo padre. Il suo fratellastro Jong-nam, 37 anni, era il favorito. Ma ha drammaticamente perso di credibilità quando nel 2001 tentò di entrare in Giappone con un passaporto falso. Un cuoco giapponese che ha servito per anni Kim Jong-il ha spiegato che nessuna chance aveva invece il terzo figlio, Jong-chol, ritenuto troppo "delicato" per prendere le redini del potere. Il beniamino del dittatore, Kim Jong-un, ha studiato fino al 1998 sotto pseudonimo presso l' "Ecole internationale" di Berna, in Svizzera. Ha studiato inglese, tedesco e francese. Secondo un suo ex compagno, era uno studente timido e introverso, ma amava molto lo sci e il basket (Michael Jordan il suo idolo). Molti analisti associano i recenti esperimenti nucleari e missilistici del regime di Pyongyang proprio alla questione della successione, spiegando che si tratta di un «sostegno della dittatura ai militari», il cui benestare è «essenziale» per un passaggio di poteri «armonioso». La Corea del Sud, intanto, ha schierato la "Yun Yeong Ha", unità navale lanciamissili di 440 tonnellate, sul confine occidentale delle acque territoriali con il Nord, nel mar Giallo, già teatro di scontri mortali nel 1999 e nel 2002. La mossa di Seul segue i preparativi di Pyongyang per un presumibile lancio del missile a media gittata che, per l'agenzia Yonhap, coinvolge Anbyeon, la base nella provincia sudorientale di Gangwon. Il vettore sarebbe un "Rodong" con gittata di 1.300 chilometri o un nuovo tipo di missile a medio raggio realizzato per coprire 3 mila chilometri. L'escalation di provocazioni militari intercoreane, che non ha precedenti dalla fine della guerra di Corea, sarà oggetto di analisi di una missione Usa a Seul, guidata dal numero due della diplomazia Usa, James Steinberg, con lo scopo pure di definire la lista di possibili sanzioni contro il regime. Tra Cina e Giappone, che ha dato il via libera preliminare alla creazione di un sistema di allerta satellitare sul proprio spazio aereo, c'è stato uno scambio di vedute tra i ministri degli Esteri, Yang Jiechi e Hirofumi Nakasone. Secondo quanto detto da Tokyo, pur nella necessità di «una risposta ferma» dopo l'esperimento nucleare della scorsa settimana, Pechino ha ribadito che ulteriori sanzioni Onu non risolverebbero il problema: per la Cina la soluzione deve essere politico-diplomatica. R.Es.

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Le elezioni rappresentano una grande opportunità per affrontare questioni importanti ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Le elezioni rappresentano una grande opportunità per affrontare questioni importanti per i cittadini, come la crisi economica, la globalizzazione e l'immigrazione», parola di Hans-Gert Poettering, presidente uscente del Parlamento europeo.

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ROMA Governi e banche centrali devono cominciare a preparare l'uscita dall'emerge... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 Chiudi di ROSSELLA LAMA ROMA Governi e banche centrali devono cominciare a preparare l'uscita dall'emergenza, dice Mario Draghi. Per sostenere i consumi e l'economia, e in quasi tutti i paesi con l'eccezione dell'Italia anche per evitare fallimenti bancari, i governi hanno preso misure che stanno facendo schizzare in alto i deficit pubblici. E tutte le banche centrali hanno inondato i mercati di liquidità per evitare che il gelo dei mercati finanziari facesse mancare risorse alle imprese e alle famiglie. «Bisogna preparare una exit strategy per uscire dagli enormi deficit di bilancio, una exit strategy per uscire dall'attuale politica monetaria, e una exit strategy per archiviare i massicci interventi dei governi che hanno avuto luogo in gran parte dei paesi». Il governatore di Bankitalia ha partecipato a Berlino ad un convegno sull'economia sociale di mercato. Ha chiarito che il tempo del ritorno alla normalità non è così vicino, ma ha insistito sull'urgenza di cominciare a prepararlo. Anche il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia è d'accordo, perchè l'exit strategy «deve essere attuata in modo ordinato». E propone un rolino di marcia. «Penso che dovrebbe essere ritirato per primo lo stimolo fiscale, perchè se si parte prima da quello monetario si potrebbe creare una situazione a rischio». Nel corso del suo intervento il governatore di Bankitalia ha spiegato come mai le banche italiane, siano state toccate solo marginalmente dal cataclisma dei titoli tossici, senza quegli acquisti massicci che hanno portato molti istituti sull'orlo del fallimento. Negli ultimi tre anni in Italia sono avvenute le grandi fusioni di Intesa-San Paolo e Unicredit-Capitalia. Due operazioni che hanno portato quasi il 70% del mercato in termini di attività e di passività totali, sotto i colori di due sole banche. Operazioni che hanno richiesto approfondite due diligence, la messa sotto la lente d'ingrandimento dei bilanci, e che sono state l'occasione «per ripulire numerose delle posizioni precedenti». Poi c'è una ragione strutturale: «le banche italiane non hanno mai fatto affidamento sulla finanza all'ingrosso». Finanziandosi con i depositi dei clienti «erano in media profittevoli e non avevano bisogno di cercare profitti più alti altrove». Infine c'è una «ragione storica». Negli anni '70 la Comit provò ad avventurarsi negli Usa, «ma per varie ragioni fu un bagno di sangue», e questo spiega la riluttanza, dice il governatore, ad espandersi in quel mercato, e «ad investire in cose che non conoscevano». Peculiarità italiana a parte, «La trasparenza viene prima di tutto- aggiunge il governatore-. Sarebbe servita prima per evitare la crisi, serve ora per uscirne, e servirà in futuro per ridurre il rischio sistemico». Il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, è volato a Pechino per rassicurare i cinesi sulla solidità dei loro investimenti in dollari. La Cina detiene la stratosferica cifra di 768 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano: è il primo investitore al mondo. E un calo di fiducia da parte di Pechino è un rischio da scongiurare. Geithner ha assicurato che il governo di Washington «è determinato a tornare a vivere secondo i suoi mezzi» e a «riportare in alto il valore del dollaro». Intanto però proprio i timori per i livelli record di indebitamento pubblico americano stanno spingendo in giù il biglietto verde. Ieri l'euro ha quotato 1,43 dollari, è il valore più alto da fine dicembre del 2008.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Veneto" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Veneto sezione: VICENZA data: 03/06/2009 - pag: 8 I candidati sindaci Nicola Giangregorio «Diciamo no ai contributi a pioggia» BASSANO - Lotta agli sprechi e alle privatizzazioni dei servizi come l'acqua da difendere come bene pubblico. Sono alcuni dei punti cardine del programma di Nicola Giangregorio, candidato sindaco di «Autonomia per Bassano» con «La destra», «Mpa» e «Partito dei pensionati». Perché ha deciso di candidarsi e di trasformare, così, il suo percorso politico di partito, in avventura amministrativa? «Lo ha deciso il gruppo, che ha ritenuto valida la mia attività sul territorio e ha voluto scommettere su una persona nuova con esperienza amministrativa, per cominciare a tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione e dare più trasparenza». Quali i punti cardine del vostro programma? «E' necessario tagliare gli sprechi della cosa pubblica, promuovere iniziative come l'installazione di pannelli fotovoltaici per edifici pubblici, e ridare dignità e lavoro agli italiani con aiuti mirati alla natalità, al piccolo commercio, agli anziani ed a creare un futuro per i giovani. Questo implica anche la lotta alle tariffe Etra e lotta alla privatizzazione dell'acqua senza se e senza ma. Vogliamo anche fermare i contributi comunali a pioggia, da distribuire a chi è residente in Italia da più di 15 anni poiché bisogna prima lavorare e poi ricevere. Non vogliamo moschee, saremo contro il voto agli immigrati alle amministrative e privilegeremo gli italiani anche nelle graduatorie case e contributi». C'è un'idea per eventuali alleanze al ballottaggio? «La faremo con chi condividerà queste battaglia insieme a quella dell'Etra e privatizzazione acqua». Quanto spazio c'è, secondo voi, nella storia e società bassanese per una cultura di destra? «C'è molto spazio per la nostra cultura nella società bassanese poiché le idee sociali e di famiglia sono state il cardine del Ventennio e soprattutto resistono fino ai giorni nostri, vedi gli assegni familiari. Dopo che ci hanno venduto la globalizzazione come il bene assoluto credo che sia arrivato il momento di costruire una nuova società basata sui valori». S.M.D. Giangregorio Ha 43 anni, impiegato comunale, si candida per la destra

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"E8 STATEMENT", A ROMA IL 4 GIUGNO SI RIUNISCE L'E8, SUMMIT MONDIALE DEI PRODUTTORI DI ENERGIA ELETTRICA (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 ”E8 STATEMENT”, A ROMA IL 4 GIUGNO SI RIUNISCE L’E8, SUMMIT MONDIALE DEI PRODUTTORI DI ENERGIA ELETTRICA Roma, 3 giugno 2009 - Giovedì 4 giugno 2009, , alle ore 10,45, presso l’hotel Excelsior, Via Vittorio Veneto 125, a Roma, avrà luogo il Summit annuale dell’E8, l’organizzazione mondiale che riunisce le maggiori società di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica del mondo. Il Presidente dell’Enel Piero Gnudi, che da giugno 2008 guida l’organizzazione in parallelo con la Presidenza italiana del G8, ha esteso l’invito ai Paesi dell’E5 (Cina, Messico, Sud Africa, Brasile e India ). Questa edizione dell’E8 è investita di compiti di grande responsabilità: portare all’attenzione degli otto Paesi più industrializzati del pianeta i suggerimenti e le istanze delle grandi società produttrici di energia sul “Climate Change”, in modo che le decisioni che verranno prese dai G8 siano adeguate, nel rispetto dell’ambiente, alle sfide energetiche che il mondo sta affrontando in questo momento di crisi economica. L’e8 è un’organizzazione non-profit internazionale, composta da 10 aziende leader nella produzione, trasmissione e distribuzione di elettricità nei Paesi del G8. Nata nel 1992, l’e8 svolge un ruolo propulsivo nel dibattito mondiale sulla produzione di energia elettrica e contribuisce ad uno sviluppo sostenibile attraverso progetti di settore che consentano la crescita di capacità e competenze nei Paesi emergenti. L’e8 contribuisce a portare energia a circa due miliardi di persone in tutto il mondo ancora senza accesso a questa risorsa essenziale e lo fa limitando gli effetti delle emissioni di gas serra sul clima. Consapevole della minaccia dei cambiamenti climatici e dell’importanza per le generazioni future di raggiungere il traguardo di uno sviluppo sostenibile, l’e8 si pone tre obiettivi: sviluppare una politica comune che crei le basi per la cooperazione dei mercati internazionali; intervenire nel dibattito globale sulle principali questioni inerenti il settore dell’energia elettrica assumendo posizioni comuni e diventando la voce autorevole del G8 in materia; supportare i Paesi in via di sviluppo nella produzione e nell’uso consapevole di energia elettrica. Fanno parte dell’e8: Aep (Usa), Duke Energy (Usa), Edf (Francia), Enel (Italia), Hydro Quebec (Canada), Rus Hydro (Russia), Kansai (Giappone), Ontario Power Company (Canada), Rwe (Germania) e Tepco (Giappone). . <<BACK

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AMBIENTE: ALL'ICE UN WORKSHOP SULLE TECNOLOGIE A BASSO CONTENUTO DI CARBONIO IN ITALIA E USA ITALIA E STATI UNITI COLLABORANO PER LA RICERCA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI E PER LO SVIL (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 AMBIENTE: ALL’ICE UN WORKSHOP SULLE TECNOLOGIE A BASSO CONTENUTO DI CARBONIO IN ITALIA E USA ITALIA E STATI UNITI COLLABORANO PER LA RICERCA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI E PER LO SVILUPPO DI TECNOLOGIE PULITE Roma, 3 giugno 2009 - Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, l’Ambasciata Usa a Roma, l’Istituto nazionale per il Commercio Estero ed il Centro Euro - Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici hanno organizzato il 26 maggio presso la Sede dell’Ice a Roma il workshop sulle “Tecnologie a basso contenuto di carbonio in Italia e Stati Uniti: accelerare il passaggio dalla fase di ricerca a quella del mercato”. Il workshop si inserisce nella più ampia collaborazione tra Italia e Stati Uniti lanciata nel 2001 e focalizzata sia sulla promozione della ricerca per i cambiamenti climatici che sullo sviluppo di collaborazioni per la definizione di tecnologie pulite. Proprio l’importanza di sviluppare collaborazioni internazionali tra il mondo scientifico e quello dell’impresa è stato al centro del discorso di apertura dei lavori del Presidente dell’ Ice, Ambasciatore Umberto Vattani, il quale ha anche sottolineato come esista piena corrispondenza tra i temi in discussione nel workshop e le priorità identificate dai Ministri dell’Energia del G8 allargato nella giornata di ieri a Roma e dai Ministri dell’Ambiente nella riunione di Siracusa. Il Direttore Generale del Ministero dell´Ambiente Corrado Clini ha richiamato i risultati già raggiunti dalla collaborazione tra Italia e Stati Uniti sullo sviluppo delle tecnologie a basso contenuto di carbonio, ed ha auspicato l’estensione della collaborazione a paesi terzi, a cominciare dalla Cina, nell’ambito dei nuovi programmi internazionali dell’Amministrazione Obama. Efficienza energetica, bioenergie e “green building” sono i settori nei quali questa collaborazione potrà svilupparsi. L’amministrazione degli Stati Uniti, come annunciato da Jonathan Shrier, Principal Deputy Assistant Secretary, Politiche ed Affari Internazionali, del Dipartimento dell’Energia Usa, ha collocato ingenti somme di finanziamento per lo sviluppo di tecnologie innovative e per la promozione dell’efficienza energetica nei piani di stimolo economico. La strategia del Presidente Obama è quella di puntare sulle tecnologie energetiche di nuova generazione per ridurre la produzione di Co2 e creare nuova occupazione. Il workshop di Roma è un esempio concreto di forte interazione tra il mondo della ricerca e del settore privato per la realizzazione della “new green economy”. . <<BACK

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VANTAGGI REALI PER I CITTADINI DI TUTT'EUROPA COSA HA FATTO PER VOI LA COMMISSIONE EUROPEA NEL PERIODO 2004-2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 VANTAGGI REALI PER I CITTADINI DI TUTT’EUROPA COSA HA FATTO PER VOI LA COMMISSIONE EUROPEA NEL PERIODO 2004-2009 Bruxelles, 3 giugno 2009 - In vista delle imminenti elezioni al Parlamento europeo, la Commissione ha presentato il 28 maggio un riepilogo dei risultati raggiunti. La Commissione europea ha fatto in modo che l’Unione europea riunificata funzioni a vantaggio dei suoi cittadini e ha garantito maggiore stabilità e prosperità in un’Unione con 27 Stati membri. Essa ha risposto con decisione alla crisi economica e finanziaria, ha attuato una strategia integrata per la lotta ai cambiamenti climatici e per un approvvigionamento energetico sicuro e ha cercato di fare in modo che la globalizzazione diventi inclusiva, sia meglio regolamentata e rispecchi i valori europei. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha dichiarato: “Questa Commissione, la prima di un’Unione allargata a 27 Stati membri, si è trovata a dover affrontare alcuni dei periodi più difficili che l’Unione europea abbia mai vissuto, in un momento di enormi cambiamenti economici e sociali. Il resoconto del nostro operato dimostra che siamo rimasti saldamente legati a quei valori e a quegli obiettivi di fondo che hanno consentito all’Unione di raggiungere risultati così positivi. Lasceremo un contributo importante al futuro sviluppo del progetto europeo. Sono particolarmente fiero del modo in cui abbiamo reagito alla crisi economica e finanziaria, del nostro ambizioso programma di lotta al cambiamento climatico e della creazione di una vera politica energetica europea. Inoltre, abbiamo assunto un ruolo guida nel far sì che la globalizzazione sia improntata ai valori europei e nel promuovere gli interessi dell’Europa a livello mondiale. Adesso le imminenti elezioni al Parlamento europeo offrono ai cittadini la possibilità di far sentire la loro voce sul futuro dell’Europa. Invito i cittadini europei ad avvalersi di questo loro diritto democratico. ” La sintesi dei risultati raggiunti è contenuta in un documento pubblicato oggi e disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’Ue. Negli ultimi cinque anni, la Commissione Barroso ha acquistato credibilità agli occhi dei cittadini, degli operatori economici, degli Stati membri e del Parlamento europeo. La Commissione si è dimostrata capace di proporre iniziative ambiziose ma realistiche e di garantirne la realizzazione, e lo ha fatto in un periodo di cambiamento istituzionale e di crisi economica. Sono state adottate importanti norme che mettono il mercato unico inequivocabilmente al servizio del cittadino, ad esempio potenziando i diritti dei passeggeri nei trasporti, riducendo le tariffe della telefonia mobile o agevolando i pagamenti transfrontalieri. Parallelamente, la Commissione ha semplificato la normativa dell’Ue, proponendo di eliminare quasi il 10% della legislazione superflua e di ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese. L’importanza attribuita dalla Commissione alla crescita e all’occupazione, attraverso la nuova strategia di Lisbona e il patto di stabilità e crescita riveduto, ha permesso all’Europa di affrontare meglio l’attuale crisi economica, finanziaria e occupazionale. La Commissione europea è stata la prima istituzione internazionale a presentare un piano di ripresa credibile e ha coordinato la risposta in materia di attivi deteriorati, ricapitalizzazione, aiuti di Stato e misure di transizione dal salvataggio alla ripresa in settori specifici come quello automobilistico. La Commissione sta guidando la lotta alla crisi, sia nell’ambito del G-20 sia a livello dell’Ue, promovendo l’attuazione delle raccomandazioni contenute nella relazione sulla vigilanza finanziaria presentata dal gruppo di esperti guidato da Jacques de Larosière (ex direttore generale del Fondo monetario internazionale). La Commissione Barroso ha guidato la trasformazione della strategia europea in materia di energia e cambiamenti climatici. L’ambizioso pacchetto di misure legislative preparato dalla Commissione Barroso ha dimostrato che l’Europa è pronta a svolgere un ruolo guida e continuerà a farlo in previsione del vertice di Copenaghen sui cambiamenti climatici. Il pacchetto garantisce che le misure a breve termine adottate in risposta alla crisi economica siano pienamente compatibili con i nostri obiettivi a più lunga scadenza. La Commissione europea si è adoperata con grande impegno per influire sul contesto globale in evoluzione per affrontare il problema della povertà, le questioni sanitarie mondiali, il fenomeno della migrazione e le questioni legate alla sicurezza. La Commissione ha dimostrato il proprio peso in occasione delle crisi in Georgia, in Medio Oriente e in Africa. Al tempo stesso, essa ha investito nella stabilità regionale dei Paesi vicini e ha promosso partenariati efficaci e ambiziosi con le potenze mondiali per tutelare gli interessi e i valori europei. Occorre però un ulteriore impegno. Il ciclo di Doha sul commercio internazionale non si è ancora concluso. La Commissione ha presentato una serie di proposte per riformare i mercati finanziari, rilanciare l’occupazione e affrontare altre sfide impellenti, proposte che però devono ancora essere approvate dall’Ue. In un momento in cui resta alto l’impegno per superare gli effetti della crisi economica, la Commissione dovrà adoperarsi affinché l’Unione esca rafforzata da questa fase. L’attenzione resterà incentrata sulla necessità di ratificare il trattato di Lisbona, che conferirà all’Unione una maggiore capacità d’azione. La Commissione Barroso ha preso l’iniziativa di proporre soluzioni ai problemi attuali: il piano di ripresa economica, i recenti provvedimenti in materia di lotta ai cambiamenti climatici e di sicurezza energetica, il Fondo di adeguamento alla globalizzazione, lo strumento alimentare per lo sviluppo (bilancio di 1 miliardo di euro), l’Istituto europeo di tecnologia, i fondi stanziati per i progetti energetici e la banda larga per le comunità rurali (5 miliardi di euro), il patto europeo sull’immigrazione sono tutti riconducibili a iniziative della Commissione europea. La Commissione ha portato avanti l’agenda europea e ha costruito il consenso tra tutti e 27 gli Stati membri in occasione di ciascun Consiglio europeo, anche nei periodi più difficili. È questa l’eredità della Commissione Barroso. . <<BACK

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L'ITALIA UN PAESE IN DECLINO PER IL 70 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE I RISULTATI DI UN SONDAGGIO DE "IL SOLE 24 ORE" REALIZZATO IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DELL'ECONOMIA DI TRENTO (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 03 Giugno 2009 L´ITALIA UN PAESE IN DECLINO PER IL 70 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE I RISULTATI DI UN SONDAGGIO DE "IL SOLE 24 ORE" REALIZZATO IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DELL´ECONOMIA DI TRENTO Trento, 3 giugno 2009 - Oltre la metà della popolazione italiana è preoccupata della crisi economica, sia a livello generale sia con riferimento al proprio contesto familiare. Il giudizio che dà sulla situazione economica complessiva dell´Italia è particolarmente negativo: solo il 10% la considera molto o abbastanza positiva. La percezione della situazione economica personale e famigliare è invece migliore, ma oltre il 40% dei cittadini la considera poco positiva, e la percentuale cresce al 47% per chi ha più di 55 anni. Il 70% degli italiani ritiene inoltre che l´Italia sia un paese in declino. L´idea generalmente diffusa è che dopo la crisi la situazione del Paese risulterà invariata o anche peggiorata rispetto a quella vissuta negli ultimi anni. Questi alcuni dei risultati di un sondaggio effettuato da Ipr Marketing per "Il Sole 24" Ore in occasione del Festival dell´economia di Trento, che sarà pubblicato domani sul quotidiano. Il sondaggio è stato realizzato per via telematica su un campione di 1. 000 cittadini. La grande maggioranza degli intervistati (il 70% circa) considera l´Italia un paese in declino; la globalizzazione viene considerata un processo positivo, in grado di produrre sviluppo e benessere, dalla metà del campione, eppure il 57% si dice favorevole a misure protezionistiche per salvaguardare interessi di cittadini e aziende. Il 37% del campione si dice spaventato per l´eventualità che una persona della propria famiglia perda il posto di lavoro. Per oltre il 40% degli intervistati, però, la situazione economica personale nei prossimi 12 mesi rimarrà invariata; poco più del 20% del campione pensa che peggiorerà leggermente e il 10% circa che peggiorerà nettamente. Le fabbriche sono considerate il settore più "a rischio", seguite da pubblica amministrazione e aziende di servizi. Quelle del lavoro autonomo e delle professioni sono invece ritenute aree in crescita. E dopo la crisi? Quasi la metà degli italiani sono fatalisti: la situazione sarà uguale a quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Una percentuale oscillante fra il 30 e il 40% a seconda delle fasce d´età pensa invece che sarà peggiore, e solo una piccola "fetta" di intervistati, fra il 12 e il 17% del campione, ritiene che sarà migliore. Ma in una situazione di questo tipo la maggioranza degli italiani come spenderebbe un bonus una tantum di 50. 000 euro? Il 36% pensa al "bene rifugio", ovvero all´acquisto di un immobile, il 20% ad un deposito bancario. Gli Italiani Ai Tempi Della Crisi tab. 1a - La Percezione Dell´attuale Situazione Economica Italiana E Personale. (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre secondo Lei, la situazione economica complessiva dell´Italia oggi è : Molto positiva 0 0 0 0 Abbastanza positiva 10 10 8 11 å Molto/abbastanza positiva 10 10 8 11 Poco positiva 48 45 44 54 Per nulla positiva 41 45 46 35 Senza opinione 1 0 2 0 totale 100 100 100 100 secondo Lei, la Sua situazione economica personale e della sua famiglia oggi è: Molto positiva 0 0 1 0 Abbastanza positiva 37 42 33 36 å Molto/abbastanza positiva 37 42 34 36 Poco positiva 44 40 43 47 Per nulla positiva 17 12 22 17 Senza opinione 2 6 1 0 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 1b - La Percezione Della Situazione Economica Italiana E Personale In Futuro. (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre e a suo giudizio, nei prossimi 12 mesi, la situazione economica complessiva dell´Italia: Migliorerà nettamente 2 0 3 2 Migliorerà leggermente 25 26 21 28 å Migliorerà nettamente / leggeremente 27 26 24 30 Rimarrà invariata 31 30 31 31 Peggiorerà leggermente 19 18 16 22 Peggiorerà nettamente 21 26 25 14 Senza opinione 2 0 4 3 totale 100 100 100 100 e a suo giudizio, nei prossimi 12 mesi, la situazione economica sua e della sua famiglia: Migliorerà nettamente 0 0 0 0 Migliorerà leggermente 14 12 14 15 å Migliorerà nettamente / leggeremente 14 12 14 15 Rimarrà invariata 45 48 43 44 Peggiorerà leggermente 27 20 27 32 Peggiorerà nettamente 10 12 11 7 Senza opinione 4 8 5 2 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 2 - Crisi Economica: Quanto Durera´? (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre quanto durerà secondo Lei la recessione e la crisi economica nel mondo? Fino all´estate 2009 1 2 2 0 Fino alla fine del 2009 9 7 13 6 Fino al 2010 33 22 26 47 Dopo il 2010 45 55 49 34 Senza opinione 12 14 10 13 totale 100 100 100 100 quanto durerà secondo Lei la recessione e la crisi economica in Italia? Fino all´estate 2009 1 0 2 0 Fino alla fine del 2009 10 17 8 8 Fino al 2010 28 18 22 40 Dopo il 2010 51 55 58 41 Senza opinione 10 10 10 11 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 3 - Crisi Economica: La Paura Per Il Posto Di Lavoro. (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre pensando a lei e alla persone che attualmente lavorano nella sua famiglia, quanta paura ha che nei prossimi 12 mesi qualcuno possa perdere il proprio posto di lavoro? Molta 18 17 13 22 Abbastanza 19 23 22 15 å Molta / Abbastanza 37 40 35 37 Poca 34 31 34 38 Nessuna 25 27 25 23 Senza opinione 4 2 6 2 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 4 - Crisi Economica E Occupazione: La Percezione Dei Settori Che Saranno Piu´ Colpiti. (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre lei immagina che nei prossimi anni ci sara´ un aumento o una diminuzione: Degli occupati nelle fabbriche Aumento 11 8 7 18 Diminuzione 80 79 86 76 Senza opinione 9 13 7 6 Totale 100 100 100 100 Degli occupati nelle aziende di servizi Aumento 32 29 29 38 Diminuzione 58 63 60 52 Senza opinione 10 8 11 10 Totale 100 100 100 100 Degli occupati nella Pubblica Amministrazione Aumento 15 18 15 13 Diminuzione 64 48 69 70 Senza opinione 21 34 16 17 Totale 100 100 100 100 Dei lavoratori autonomi Aumento 49 45 53 47 Diminuzione 38 34 40 40 Senza opinione 13 21 7 13 Totale 100 100 100 100 Dei liberi professionisti Aumento 54 56 54 52 Diminuzione 30 24 35 29 Senza opinione 16 20 11 19 Totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 5 - Crisi Economica: Come Sara´ Dopo? (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre una volta terminata la crisi, lei ritiene che la situazione internazionale sarà: Migliore di quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni 16 20 10 19 Peggiore di quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni 32 29 26 39 Uguale a quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni 42 43 50 33 Senza opinione 10 8 14 9 totale 100 100 100 100 e una volta terminata la crisi, lei ritiene che la situazione italiana sarà: Migliore di quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni 12 12 8 17 Peggiore di quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni 35 35 29 40 Uguale a quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni 45 47 52 36 Senza opinione 8 6 11 7 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 6a - Cosa Farebbero Gli Italiani Con A Disposizione 50. 000 Euro. (valori Percentuali) Media per classi di età Media Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre se in ipotesi domani dovesse ricevere un bonus una tantum di 50. 000 euro dall’azienda o dall’ente per cui lavora, cosa ne farebbe? come li dividerebbe tra le seguenti voci? Acquisto/ristruttutazione immobili 36 47 36 32 Deposito in banca / Conto corrente 20 26 20 18 Polizze assicurative vita / Fondi pensione etc… 12 6 14 12 Investimenti in titoli di stato 10 5 10 12 Svago (viaggi, vacanze …. ) 8 8 9 6 Investimenti in azioni/obbligazioni 7 4 6 10 Acquisto auto / moto 7 4 5 10 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 6b - Cosa Farebbero Gli Italiani Con A Disposizione 50. 000 Euro. (in Euro) Media per classi di età Media Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre se in ipotesi domani dovesse ricevere un bonus una tantum di 50. 000 euro dall’azienda o dall’ente per cui lavora, cosa ne farebbe? come li dividerebbe tra le seguenti voci? Acquisto/ristruttutazione immobili € 18. 000 € 23. 500 € 18. 000 € 16. 000 Deposito in banca / Conto corrente € 10. 000 € 13. 000 € 10. 000 € 9. 000 Polizze assicurative vita / Fondi pensione etc… € 6. 000 € 3. 000 € 7. 000 € 6. 000 Investimenti in titoli di stato € 5. 000 € 2. 500 € 5. 000 € 6. 000 Svago (viaggi, vacanze …. ) € 4. 000 € 4. 000 € 4. 500 € 3. 000 Investimenti in azioni/obbligazioni € 3. 500 € 2. 000 € 3. 000 € 5. 000 Acquisto auto / moto € 3. 500 € 2. 000 € 2. 500 € 5. 000 totale € 50. 000 € 50. 000 € 50. 000 € 50. 000 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 7 - La Globalizzazione: Fenomeno Positivo O Negativo? (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre parliamo di globalizzazione, ovvero "il fenomeno di crescta progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi settori, il cui effetto principale è la convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo". alcuni sostengono che la globalizzazione sia un processo per lo più positivo, perché crea sviluppo, benessere e riduce le diseguaglianze tra i ricchi e i poveri. Altri invece ritengono che si tratti di unprocesso negativo, perché produce al contrario disoccupazione, disagio sociale e aumenta le diseguaglianze sociali e il divario tra ricchi e poveri. Lei con quale delle due posizioni è maggiormente d´accordo? La globalizzazione è un processo positivo, produce sviluppo e benessere 50 46 43 60 La globalizzazione è un processo negativo, aumenta il disagio sociale e le diseguaglianze 35 36 36 34 Senza opinione 15 18 21 6 totale 100 100 100 100 Bitmap Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 8 - Crisi Economica: La Tentazione Del Protezionismo. (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre rispetto alla crisi economico-finanziaria che sta investendo le economie di tutto il mondo, per salvaguardare i propri cittadini e le proprie aziende, alcuni sostengono che gli Stati Nazionali debbano adottare anche politiche economiche protezionistiche mentre altri, invece, sostengono che adottare politiche di chiusura e di protezionismo produca effetti contrari e quindi sia ancora più negativo. lei con quale delle due posizioni è maggiormente d´accordo? E´ giusto che gli Stati adottino politiche protezionistiche, occorre salvaguardare prima gli interessi dei propri cittadini e delle proprie aziende 57 48 58 61 Non e´ giusto che gli Stati adottino politiche protezionistiche, di fatto si avrebbero a lungo andare effetti negativi per i propri cittadini e le proprie aziende 36 48 30 35 Senza opinione 7 4 12 4 totale 100 100 100 100 Bitmap Fonte: Ipr Marketing tab. 9 - L´italia E´ Un Paese In Declino? (valori Percentuali) Classi di età Totale Campione 18 - 34 35 - 54 55 e oltre secondo Lei, l´Italia è un paese in declino? Si, è un paese in declino 71 78 68 68 No, non è un paese in declino 25 22 27 27 Senza opinione 4 0 5 5 totale 100 100 100 100 Fonte: Ipr Marketing . . <<BACK

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

«La scuola non respinganoi e i nostri figli incolpevoli» La lettera di un padre cileno nella giornata della Don Milani, a Genova, contro il disegno di legge sulla sicurezza. Musiche, film e dibattiti in nome della solidarietà GLI STUDENTI IN VISITA 03/06/2009 GENOVA. Si è tenuta alla scuola media Don Milani una giornata dedicata alla solidarietà nei confronti degli studenti stranieri e delle loro famiglie. Un "no" deciso al ddl della sicurezza che li vuole messi all'indice, una solidarietà manifestata attraverso letture, film, musica, perfino con le scritte sulle magliette. In uno dei gruppi che si alternavano nelle aule e nel giardino è stata data lettura di questa lettera di un genitore straniero che riportiamo . «....Continuo a cercare una soluzione ai nostri problemi. Maximiliano ancora non ha il permesso di soggiorno e il nostro resta un permesso per cure mediche, cosa che non ci permette di avere una vita tranquilla e di preoccuparci soltanto della malattia di Cony. Secondo la questura non si può fare nulla perchè questa è la legge e l'unica soluzione che ci ha proposto è di ritornare in Cile, e da lì chiedere un permesso di soggiorno. Chiedere un permesso alle autorità cilene questa è la parte più preoccupante, perchè siamo stati noi che abbiamo denunciato le autorità cilene (che negavano cure per gli ammalati di Fibrosi Cistica), siamo stati noi che abbiamo presentato denuncia ministri e presidenti davanti alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani. Abbiamo ricevuto strane telefonate e ci hanno minacciati di morte. Come possono oggi darci il permesso di ritornare in Italia? E d'altro canto è impossibile che vada in Chile solo mia moglie. Chi si occuperebbe di Cony, Maximiliano ed Elisabeth? Sono molto preoccupato per quanto sta accadendo in Italia. In Italia qualche Ministro ha detto che è il Cile è un paese da imitare. In Cile oggi è tutto privatizzato (globalizzato): la salute, i trasporti, la scuola, l'acqua, la luce, le pensioni, il telefono ecc? L'inizio di tutto è avvenuto coi fucili durante la dittatura militare e dopo con le menzogne durante la democrazia. Adesso la globalizzazione sta avvenendo in Italia,facendo finta di offrire dei cambiamenti per migliorare le vite degli italiani. Vogliono far credere che noi extracomunitari siamo colpevoli, come se tutti fossimo delinquenti. E' diventato il cavallo di battaglia per sporche campagne elettorali, gli extracomunitari rubano, stuprano, ma siamo in tanti a lavorare onestamente e ad amare questo Paese. Mia figlia Cony vive grazie all'Italia. Se fossimo rimasti in Cile oggi Cony non ci sarebbe più. Ho letto con molta preoccupazione sul Secolo XIX, un articolo in cui parla anche il Dirigente Scolastico della Don Milani (dove studia mio figlio Maximiliano) dove si dice che i bambini irregolari devono essere denunciati secondo il decreto sicuressa. Quando siamo arrivati nel 2003 ho parlato con la maestra di Maximiliano (scuola San Giuseppe). Le ho raccontato della riforma dell'educazione fatta nel mio Paese, degli 11000 insegnanti rimasti senza lavoro, ma lei mi ha risposto che in Italia una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Ma adesso la scuola San Giuseppe non esiste più...Ringrazio comunque chi ci accoglie. Durante la seconda guerra mondiale il Cile ha accolto 60.000 italiani e nessuno è stato respinto e rimandato a casa». Patricio Ossa 03/06/2009 GLI STUDENTI IN VISITA 03/06/2009

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La Corea del Sud schiera unità lanciamissili (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Corea del Sud schiera unità lanciamissili la crisi Al confine delle acque territoriali con il Nord. Kim Jong-il intanto designa il terzogenito come suo successore 03/06/2009 SEUL. Il leader nordcoreano Kim Jong-il sceglie il suo successore e incorona il terzogenito di 26 anni, Jong-un, mentre, con Seul che rafforza le difese, il test missilistico di Pyongyang potrebbe combinare vettori a medio e lungo raggio. Il dittatore comunista, secondo i servizi d'intelligence della Corea del Sud, ha sciolto la riserva il 28 maggio scorso: la conferma è da individuare nell'eccezionale attività militare come il secondo esperimento nucleare della scorsa settimana e i lanci balistici già fatti e futuri, per gestire la transizione, rafforzando il potere. Kim Jong-il, che ha raccolto il testimone da Kim Il-sung (il padre "presidente eterno"), ha tre figli sconosciuti alla maggior parte dei nordcoreani. Il più piccolo, Jong-un, nato nel 1983 o agli inizi del 1984, ha studiato in Svizzera, ma per le fonti d'intelligence la giovane età può essere d'ostacolo in un regime dove il requisito dell'anzianità (associato al concetto di esperienza) trova largo spazio. Il leader, 67 anni, avrebbe avuto un ictus lo scorso agosto e il suo stato di salute non sarebbe ottimale, al punto che il settimanale nipponico Asahi Aera, ipotizza che possa aver avuto altri problemi di salute lo scorso mese. Kim, il 28 maggio, ha chiesto alle missioni all'estero di manifestare piena fedeltà all'erede designato, in quello che ha i caratteri della investitura ufficiale. La Corea del Sud, intanto, ha schierato la Yun Yeong Ha, unità navale lanciamissili di 440 tonnellate, sul confine occidentale delle acque territoriali con il Nord, nel mar Giallo, già teatro di scontri mortali nel 1999 e nel 2002. La mossa di Seul segue i preparativi di Pyongyang del lancio del missile a media gittata che, per l'agenzia Yonhap, coinvolge Anbyeon, la base nella provincia sudorientale di Gangwon. Il vettore sarebbe un Rodong con gittata di 1.300 km o un nuovo tipo di missile a medio raggio realizzato per coprire 3.000 km. La fonte ha confermato che Pyongyang prepara anche un missile intercontinentale nella base di Donchang-ri, al punto che «potrebbe procedere con lanci simultanei». L'escalation di provocazioni militari intercoreane, che non ha precedenti dalla fine della guerra di Corea, sarà oggetto di analisi di una missione Usa a Seul, guidata dal numero due della diplomazia Usa, James Steinberg, con lo scopo pure di definire la lista di possibili sanzioni contro il regime. Tra Cina e Giappone c'è stato uno scambio di vedute tra i ministri degli Esteri. Pechino ha ribadito che ulteriori sanzioni Onu non risolverebbero il problema. 03/06/2009

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Cina, blocco dei social media (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giu 09 3 Cina, blocco dei social media Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 09:30 in globalizzazione Domani è il ventesimo anniversario delle proteste di piazza Tiananmen: nel 1989 gli studenti scesero in piazza per chiedere democrazia. Le autorità di Pechino hanno iniziato una vasta campagna per il blocco delle comunicazioni online: secondo quanto riportano gli utenti di internet cinesi, non sono accessibili twitter, hotmail, windows live, bing, flickr, youtube, blogspot. Ma la situazione è in continua evoluzione. via Herdict Fino all'anno scorso queste immagini non erano state mandate in onda in Cina:

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Nuovo episodio di sfruttamento di lavoratori africani (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giu 09 3 Nuovo episodio di sfruttamento di lavoratori africani Pubblicato da Rosario Mastrosimone alle 11:20 in Economia e Globalizzazione Nuovo episodio di sfruttamento schiavile di lavoratori stranieri. Se qualche giorno fa la vicenda aveva coinvolto le coltivazioni agricole in Alsazia, Francia, quella che segnaliamo oggi concerne invece direttamente alcune aziende italiane ed è stata scoperta in Svizzera, nelle vicinanze di Lugano. Alcuni operai maghrebini, alloggiati con mezzi di fortuna all'interno dei cantieri, sono stati pagati a cottimo l'allucinante cifra di 4 franchi svizzeri (circa due euro e mezzo) per metro quadro di gessatura. C'è chi per tre settimane di lavoro ha racimolato qualcosa come 200 franchi, ovvero attorno ai 135 euro, e c'è chi non si è visto pagare neppure un cent. In particolare, i casi sarebbero due. Uno, per i lavori ad una casa privata, dove quattro operai maghrebini sono stati portati a Pregassona dalla Lombardia, per essere pagati occasionalmente solo con quel poco denaro necessario per i pasti. Uno a Pazzallo, dove una decina di operai sono stati "alloggiati" in una lavanderia e poi rispediti in Italia con la motivazione che non avevano saputo lavorare bene. Secondo il sindacato svizzero UNIA, si tratta di pratiche che ledono gravemente la dignità umana. In effetti, al di là della palese violazione di ogni legge e contratto collettivo, siamo davanti a casi di sfruttamento che ci portano indietro di secoli. Verosimilmente, gli operai vittime di questi casi di sfruttamento, sono immigrati sprovvisti in Italia di regolare permesso di soggiorno, che i loro sfruttatori utilizzano per diversi lavori facendoli arrivare a destinazione con modalità tutte da chiarire. Insomma, un "sistema" di sfruttamento piuttosto simile a quello che è stato registrato in Alsazia: zero garanzie, zero diritti, totale illegalità. In questi ultimi due casi, sembra che i lavori nelle due case private siano stati eseguiti in subappalto, tecnica sempre piu' diffusa per ridurre "i rischi d'impresa" in questi casi di sfruttamento. Queste pratiche non solo danneggiano direttamente gli operai stranieri, ma contribuiscono a rendere sempre piu' difficili anche le condizioni di lavoro degli operai regolarmente assunti, per i quali è sempre piu' difficile trovare lavoro e buone condizioni salariali.

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Nuovo test nord coreano, Washington lo attende (sezione: Globalizzazione)

( da "Opinione, L'" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Corea del Nord, dopo un test atomico e ben sei lanci di missili a corta gittata, si prepara ancora ad un'altra azione provocatoria ancora più preoccupante. Ieri le forze missilistiche del "regno eremita" hanno trasportato un missile intercontinentale, capace di raggiungere Alaska e Hawaii, nella base di Dongchang-ri. Il vettore, trasportato via treno è giunto sulla costa occidentale della Corea del Nord ad appena 60 chilometri dal confine con la Cina. Secondo quanto riferito dall'agenzia sudcoreana Yonhap, i movimenti del vettore sarebbero stati rilevati grazie agli aerei da ricognizione americani. Secondo il segretario Usa alla Difesa, Robert Gates, il regime di Pyongyang potrebbe preparare un lancio balistico a lunga gittata, come quello che provocò le prime nuove condanne dell'Onu il 5 aprile scorso. Secondo fonti sudcoreane, il nuovo test potrebbe avvenire in poche settimane, probabilmente entro il 16 giugno, quando il presidente Lee Myung-bak sarà alla Casa Bianca da Barack Obama. Gli Usa, ha spiegato Gates da Manila, dove ha fatto tappa di ritorno dal vertice di Singapore sulla sicurezza in Asia, "non stanno accelerando" per cercare altre opzioni sulla Corea del Nord che non siano i colloqui a Sei (con le due Coree, Cina, Giappone e Russia) al fine di esercitare pressione per l'abbandono dei suoi piani nucleari. "Abbiamo osservato alcuni segnali secondo cui essi potrebbero fare qualcosa con un altro missile Taepodong-2, ma a questo punto le loro intenzioni non sono chiare", ha aggiunto Gates sull'ipotesi di un test intercontinentale. Una lettura avvalorata da Corea del Sud e Giappone che, con il portavoce del governo Takeo Kawamura, ha rimarcato l'impegno di Tokyo, all'interno del Consiglio di sicurezza dell'Onu, per adottare una risoluzione che includa sanzioni al regime dopo l'esperimento nucleare della scorsa settimana. Anche in quest'ultimo caso emerge la nuova politica americana. Per l'amministrazione Obama, così come negli ultimi anni dell'esecutivo Bush, l'obiettivo è far capire alla Corea del Nord che una rinuncia al programma nucleare è l'unica via razionalmente percorribile. Il che implica: scoraggiare Pyongjang dall'uso eventuale di armi di distruzione di massa, pena la risposta americana militare con "ogni mezzo a nostra disposizione" (le parole sono dello stesso Gates, pronunciate al vertice di Singapore) e impedire nel frattempo, che la tecnologia nordcoreana possa essere esportata. "Noi riaffermiamo inequivocabilmente il nostro impegno per la difesa dei nostri alleati nella regione" - aveva dichiarato Gates a Singapore - "Pyongjang sarà considerata pienamente responsabile per le sue azioni". Gli americani, insomma, accantonato il principio del "regime change", tendono a far capire al "regno eremita" che ogni mossa azzardata è un suicidio e che l'unica via per la sua stessa sopravvivenza è la rinuncia alla proliferazione. Sempre che il motivo, ancora misterioso, di questa escalation, sia la sopravvivenza di un regime comunista che ormai è avviato al collasso interno.

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Sondaggio: insufficienti le misure globali anticrisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

NEW YORK (Reuters) - Un sondaggio svolto nelle nazioni che rappresentano il 75% dell'economia mondiale mostra che i due terzi dei cittadini credono che "le misure governative anticrisi" manchino di una chiara direzione. La ricerca Ipsos/Reuters mostra anche che il 60% delle persone, intervistate in 23 paesi, crede che nuove regolamentazioni statali possano soffocare la crescita economica, un'opinione particolarmente diffusa negli Stati Uniti e in mercati emergenti come Cina e India. Clifford Young della Ipsos Global Public Affairs, società che si dedica a sondaggi e ricerche di mercato, ha affermato che la ricerca dimostra come la maggioranza dei cittadini voglia che i governi intraprendano altre azioni a contenimento della crisi economica. "C'è preoccupazione ed un certo grado di incertezza circa le azioni dei governi", ha detto Young. "Il messaggio generale è che vogliamo che i governi facciano qualcosa, ma non troppo, non vogliamo tornare agli anni bui". Il sondaggio, rivolto a 23 mila persone, è stato condotto dal 14 aprile al 7 maggio e ha mostrato come il 58% degli intervistati ritenga che gli Usa non abbiano fatto abbastanza per dare nuova linfa alla propria economia, il 53% ritenga che l'Unione Europea dovrebbe fare di più, e più di due terzi delle persone credano che anche la Cina non si sia prodigata abbastanza per migliorare la situazione. Per quanto riguarda le azioni da intraprendere, il 54% delle persone ha risposto che i governi dovrebbero ridurre le importazioni, mentre due persone su tre si sono dette preoccupate di eventuali blocchi alle esportazioni provenienti dai rispettivi paesi. IL LAVORO SOPRATTUTTO Il sondaggio di Ipsos ha riguardato: Usa, Canada, Brasile, Messico, Argentina, Corea del Sud, Cina, Giappone, Australia, India, Russia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Turchia, Svezia, Italia, Olanda, Belgio, Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna. Young ha rilevato come ci sia una particolare "paura di una regressione nei paesi emergenti", che hanno impiegato anni per liberare il mercato dal controllo governativo. Continua...

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Crac Gm, in Cina i maxi suv Hummer (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

La produzione resterà negli Usa, così si salveranno 3 mila posti di lavoro L'Hummer non scompare, diventa cinese Una compagnia interessata all'acquisto dello storico marchio dopo il fallimento della General Motors NEW YORK - L'Hummer parlerà cinese: l'auto «macho» simbolo dell'era dei cowboy (e dell'ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush) non fallirà e continuerà a essere costruita nonostante le sue caratteristiche non proprio ecologiche. Dopo essere stato per anni il simbolo dell'America che non si vergogna di essere ricca (e di consumare tanta energia), questa sorta di carro armato civile è diventato quindi il simbolo della bancarotta di General Motors e del fallimento di Detroit, la Motor City del Michigan. All'indomani della bancarotta, 24 ore dopo l'ingresso nell' amministrazione controllata che dovrà farla uscire dal rosso, la Gm ha annunciato di aver raggiunto oggi un accordo per la vendita della Hummer, un marchio che quindi non scomparirà come si era ad un certo punto temuto. La casa di Detroit non ha voluto dare maggiori dettagli, ma secondo la Bloomberg un protocollo d'intesa per la vendita è stato firmato con la Sichuan Tengzhong, una compagnia cinese specializzata nei veicoli speciali e nella componentistica. LE TRATTATIVE - Pesantissimi e quasi blindati, ispiratisi agli Humvee militari, i blindati dell'esercito americano, i diversi modelli dell'Hummer consumano tantissimo e offrono poco spazio al loro interno. La Bloomberg cita cinque persone a conoscenza delle trattative per la cessione del marchio. Almeno un'altra azienda sarebbe ancora interessata a comprare Hummer, ma i colloqui sarebbero stati congelati. L'operazione - sempre secondo l'agenzia finanziaria - dovrebbe essere completata entro la fine del terzo trimestre, e non se ne conoscono i termini finanziari, anche se stime sul valore del marchio Hummer parlano di circa 500 milioni di dollari. INCOGNITA VENDITE - Secondo quanto fonti della Gm hanno spiegato al New York Times, l'accordo permetterà di salvare 3mila posti di lavoro. Non solo: verrà mantenuta la rete di distribuzione (153 rivendite) e la produzione rimarrà negli Usa. La vera incognita è una, e una sola, e riguarda le vendite: e cioè se gli Hummer torneranno a sedurre il pubblico americano nonostante il prezzo alto e gli elevati consumi, in un momento di crisi. Nel 2008 le vendite sono calate di oltre la metà rispetto all'anno precedente, e il 2009 è iniziato ancora peggio: meno 67%. stampa |

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Cina, USA e le sottili minacce trasversali. (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giu 09 3 Cina, USA e le sottili minacce trasversali. Pubblicato da Debora Billi alle 12:53 in Finanza Nel mainstream, almeno quello italiano, circolano notizie ottimiste sui rapporti Cina-dollaro. L'annuncio sulla ripresa del dialogo dalla fine del prossimo mese è arrivato nel momento in cui il segretario al Tesoro chiudeva una due giorni nella capitale cinese in cui Timothy Geithner ha cercato di rassicurare Pechino sulla solidità delle ampie riserve di dollari della Repubblica Popolare. Ubbè. Però le cose non stanno esattamente così. Le due potenze, che hanno avuto un contatto ravvicinato nei giorni scorsi a Pechino grazie alla visita di Geithner, tra i cerimoniosi saluti se la mandano a dire chiara. Voglio dire al governo USA: non abbiate troppa fiducia in voi stessi pensando che non c'è alternativa per la Cina al comprare i vostri bonds e dollari; l'euro è un'alternativa. E ci sono un mucchio di materie prime su cui possiamo investire. Questo è Yu Yongding, ex della Banca Centrale cinese. Mentre un analista australiano ribatte: I cinesi si spareranno nei piedi se spingono troppo su questa questione. Se sono troppo allarmisti e contribuiscono sostanzialmente ad un sell off del dollaro e dei Buoni del Tesoro, avranno conseguenze molto più gravi di chiunque altro nel mondo. Belle minacce trasversali, direi. Mentre i politici si stringono la mano, gli esperti si lanciano frecciate. Intanto, Geitner fa una conferenza all'Università di Pechino dove dichiara solennemente: "Gli investimenti cinesi sono al sicuro!". E l'aula magna tutta prorompe in fragorose risate. Ci credono assai, alle rassicurazioni sulla solidità USA...

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PROSEGUE NEI LOCALI DI PALAZZO PAOLO V LA MOSTRA L'ALTRAMODERNITà DI POMPEO FORGION... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Prosegue nei locali di Palazzo Paolo V la mostra «L'altramodernità» di Pompeo Forgione, curata dallo storico di arte contemporanea, Carlo Franza. Sono esposte oltre 50 opere dell'artista, realizzate dal 1986 al 2009. Pompeo Forgione, artista beneventano di rilievo internazionale, in questa retrospettiva offre uno spaccato di tutta la sua produzione. Sul lavoro dell'artista sannita è stato realizzato un catalogo, disponibile a partire dalla sera dell'inaugurazione della mostra. L'esposizione resterà aperta fino al 16 giugno e sarà visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. La mostra focalizza l'attenzione su un illustre artefice della ricerca artistica non solo italiana ma europea. L'esposizione, riunisce cinquanta opere selezionatissime e di vario formato, talune provenienti da collezioni private e pubbliche, che illustrano il percorso singolare di questo artista che rappresenta aspetti nuovi e uno spaccato dello stato di cultura globalizzato, arricchito da un universo caotico e brulicante. Lo storico dell'arte contemporanea Carlo Franza, che firma anche il catalogo, così descrive dell'evento: «Rotta dalla follia irrazionale la modernità, esaurite le virtù e le energie delle mitologie postmoderne, Pompeo Forgione è uno dei nuovi artisti europei a far trasudare l'altramodernità, che altro non è che una sorta di costellazione, una specie di arcipelago di singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse non costituiscono un continente unico di pensiero. Eppure Pompeo Forgione era partito da molto più lontano avendo respirato prima il tempo del consumismo e poi quello del multiculturalismo, motivi questi che hanno gravitato come cuore all'interno della sua pittura e nelle radici delle sue sculture».

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DIEGO DEL POZZO DOPO THE LISTENER E THE MENTALIST ARRIVA MENTAL... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Diego Del Pozzo Dopo «The listener» e «The mentalist» arriva «Mental», la serie degli anni della globalizzazione. Con il telefilm da loro ideato e prodotto, i fratelli Dan e Deborah Joy LeVine affrontano le tendenze del mercato, tra ricetta produttiva e lancio in contemporanea mondiale. Gli appassionati italiani - negli stessi giorni di quelli di altri 34 Paesi - potranno seguire la serie dalle 22 di domani su Fox (canale 110 di Sky), ma già da un paio di giorni possono gustare gratis il primo episodio sul sito di Fox e su MySpace. I 13 episodi di «Mental» sono stati girati a Bogotà, in Colombia, abbattendo i costi di produzione e sperimentando nuove location. Il presidente dei Fox Tv Studios, Emiliano Calemzuk, sottolinea come la scelta rappresenti «un nuovo modello di business che ci darà un vantaggio competitivo e che, probabilmente, farà riflettere l'intera industria». Mix tra mistery e medical drama, il nuovo telefilm ha come argomento centrale la complessità della mente umana. Protagonisti sono l'affascinante Chris Vance, già visto in «Prison Break», e un'attrice di rango come Annabella Sciorra, forte di significative esperienze tv (si pensi a «I Soprano») e cinematografiche. In «Mental», Vance è il controverso Jack Gallagher, giovane psichiatra che utilizza metodi di cura decisamente anticonvenzionali. Dopo avere viaggiato molto, decide di accettare un incarico a Los Angeles e stabilirsi, così, nella stessa città della sorella gemella. Qui accetta la nomina a direttore del Dipartimento di salute mentale del Warthon Memorial Hospital, dove porta i suoi metodi rivoluzionari nel trattare i pazienti e, soprattutto, la sua capacità di leggere nei loro pensieri e penetrare nelle loro menti. «Mi sono concentrato - spiega Vance - sul lato più affascinante e rivelatore della psiche umana, per cercare di comprenderne al meglio i tanti misteri. Poi, però, ho anche dovuto rendere efficacemente la passione e l'umanità del personaggio di Jack, nelle sue relazioni quotidiane con gli altri membri dello staff dell'ospedale». Nel corso della serie, le idee innovative e anticonvenzionali del dr. Gallagher cozzeranno con quelle degli altri suoi colleghi e, in particolare, con la gestione più «conservatrice» della direttrice dell'istituto, Nora Scott (la Sciorra) che diventerà, però, ben presto il principale alleato del protagonista. Le dinamiche tra i due, ma non solo quelle, rimandano a quel «Dr. House» ormai studiato persino in saggi di esegesi filosofica («La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo», Ponte alle Grazie).

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: la storia di un grido di giustizia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

«C'è un giudice a Berlino»: la storia di un grido di giustizia Cina. Geithner rassicura: investimenti negli Usa solidi Il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ha rassicurato il pubblico e i dirigenti cinesi sulla solidità dei loro investimenti in dollari. Alla sua prima visita in Cina, Geithner ha affermato che la politica espansiva seguita da Obama è una necessaria risposta alla crisi, ma che in futuro il governo di Washington è «determinato» a «tornare a vivere secondo i suoi mezzi», e a riportare in alto il valore del dollaro. La Cina è il maggior detentore del mondo di titoli del tesoro americano. Il valore ammontava, in marzo, a 768 miliardi di dollari.

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Attesa per il bando del prossimo bienniodi Servizio civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

nei prossimi giorni Attesa per il bando del prossimo biennio di Servizio civile La sede provinciale delle Acli di Caltanissetta ha ospitato due importanti giornate di formazione obbligatoria nell'ambito del Servizio Civile Nazionale Volontario che attualmente a Caltanissetta vede attivi due importanti progetti "Isola che non c'è" e "Pace e stili di vita. La formazione era dedicata non solo ai volontari ma anche agli operatori locali di progetto di tre province siciliane Agrigento,Caltanissetta ed Enna. Gli incontri coordinati dal vice presidente delle Acli Nicola Sposito (responsabile provinciale per il Servizio Civile) ha visto anche la presenza di un formatore dello staff delle Acli Nazionali. I temi affrontati hanno riguardato la storia dell'obiezione di coscienza e del servizio civile come fenomeno sociale, l'identità del servizio civile come contenitore istituzionale volto a formare nuove generazioni di cittadini consapevoli ed attivi, i diritti umani e le carte internazionali come orizzonte culturale verso cui tendere. Tutti questi argomenti trovano un punto di convergenza nell'ambito della educazione alla cittadinanza: essere cittadini attivi significa sapere leggere il proprio territorio e le sue specificità, nonchè sapere leggere la complessità del mondo odierno, dove i confini, resi labili dalla globalizzazione, invitano il singolo ad evitare uno sguardo breve ed autoriferito. «La formazione è obbligatoria per legge, non soltanto per i volontari in servizio civile, bensì anche per le figure che li accompagnano nel corso della loro esperienza - spiega Nicola Sposito - questo giustifica anche la presenza degli operatori locali di progetto, figure previste per sostenere i giovani nella costruzione di significato, sulla base dell'esperienza svolta nell'arco dei 12 mesi di servizio. "Imparare facendo", accanto a figure più esperte, è infatti il modello pedagogico che ispira l'acquisizione degli apprendimenti nel servizio civile. Tale apprendimento si sviluppa in organizzazioni, come le Acli, in cui i giovani svolgono servizio civile, attraverso la realizzazione di un preciso progetto». A tal proposito Nicola Sposito fa rilevare che anche per il prossimo bando di servizio civile 2009-2010 che verrà pubblicato a giorni le Acli di Caltanissetta hanno ben figurato a livello nazionale dando un loro importante contributo attraverso l'approvazione di due progetti "L'isola che non c'è 2" e "Martin - I have a dream…in Caltanissetta". I due progetti presentati dalle Acli di Caltanissetta sono attualmente in graduatoria utile, il primo con ben 68 punti ben 5 in più rispetto allo scorso anno, e il secondo alla sua prima presentazione con 65 punti. Punteggio molto alto se si considera che il primo ne ha 70. Questo non fa che confermare la qualità e la vitalità progettuale delle Acli Nissene. Ai due progetti locali se ne aggiunge un altro nazionale.

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A Bologna la II edizione della Summer School in Economics and Management of Intellectual Property Rights (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

A Bologna la II edizione della Summer School in Economics and Management of Intellectual Property Rights (3/6/2009 14:30) | (Sesto Potere) - Bologna - 3 giugno 2009 - Si terrà dall’8 al 12 giugno prossimi a Villa Guastavillani, sede di Alma Graduate School, la seconda edizione della Summer School in Economics and Management of Intellectual Property Rights, tre giorni intensivi durante i quali dottorandi e ricercatori - insieme a un team di esperti e studiosi di rilievo internazionale - impareranno come difendere e valorizzare le invenzioni attraverso marchi e brevetti. All’edizione 2009 parteciperanno venti ricercatori di altissimo livello internazionale provenienti da tutta Europa che, per tutti i cinque giorni tra le 9 e le 17, parteciperanno a seminari e workshop. Tema centrale dell’appuntamento di quest’anno sarà la protezione delle innovazioni attraverso gli strumenti della proprietà intellettuale. Strettamente collegati a questo anche altri temi: come sfruttare le invenzioni brevettate per fare business, come capire l’efficacia relativa e i limiti dei brevetti per evitarne costi indesiderati, come i risultati delle ricerche pubbliche possono essere valorizzati attraverso gli “accordi di licenza”, come misurare il valore economico di brevetti e marchi. Il valore aggiunto dell’evento è dato dal contesto nel quale i partecipanti si troveranno a lavorare: la full immersion permetterà infatti di entrare in contatto con altri ricercatori e studiosi di fama internazionale, e non mancheranno occasioni per assistere alla presentazione dei risultati delle ricerche più avanzate su questi temi o di presentare le proprie ricerche e i propri risultati a una platea di assoluta eccezione. Il tema della “proprietà intellettuale” è di grande interesse negli scenari dell’economia della conoscenza. La protezione del patrimonio tecnologico e commerciale d’impresa, attraverso strumenti quali brevetti, marchi, design, segreti industriali, rappresenta un imperativo imprescindibile per essere competitivi nei nuovi contesti della globalizzazione. Tutte le imprese che generano innovazione sono chiamate a tutelare e valorizzare in modo adeguato i propri prodotti per non vanificare gli investimenti effettuati a causa di casi di imitazione e contraffazione da parte dei concorrenti. E sempre la proprietà intellettuale è protagonista di un importante percorso formativo proposto da Alma Graduate School per l’anno accademico 2009/2010. A dicembre infatti, parte la terza edizione del Master in Gestione della Proprietà Intellettuale indirizzato a professionisti che vogliano maturare le competenze necessarie per affrontare le problematiche legate alla tutela e alla gestione della proprietà intellettuale. Obiettivo di questo percorso formativo, aperto a laureati in giurisprudenza, economia e discipline tecnico-scientifiche, è creare competenze che oggi in larga parte mancano all’interno di imprese e università. Sono tre le tipologie di corsi che gli studenti frequenteranno: la prima riguarda gli aspetti legati al diritto industriale (quali strumenti legali si possono utilizzare per difendere le invenzioni), la seconda è centrata sugli aspetti economico-gestionali (come sfruttare commercialmente le invenzioni brevettate) e la terza copre tutta l’area tecnico-scientifica (per comprendere il ruolo della proprietà intellettuale in campi come quello chimico-farmaceutico, quello energetico, quello meccatronico e quello dell’information technology). Insieme, questi tre aspetti coprono tutte le diverse competenze richieste per difendere le innovazioni e favorire il trasferimento tecnologico. E’ possibile iscriversi al Master fino al 27 ottobre. Le selezioni si svolgeranno nel mese di novembre con inizio delle lezioni in aula a fine novembre. Info: www.almaweb.unibo.it ALMA è la Graduate School of Information Technology, Management, and Communication di Bologna, costituita nel 2001 come consorzio tra Università di Bologna, Fondazione Marconi e Fondazione Carisbo che dal 2006 comprendere anche la Profingest Management School. La sede di Alma è Villa Guastavillani. Costruita nel 1575 e recentemente restaurata dall’Università di Bologna la Villa nei suoi 4mila metri quadrati, comprende aule e laboratori dotati delle più recenti tecnologie informatiche e visive. I Computer Lab, hanno 50 postazioni di lavoro, sono tecnologicamente all'avanguardia e costantemente aggiornati. Una rete wireless copre l'intera villa e il parco circostante. Nella Villa sono a disposizione degli studenti anche una la palestra e una mensa

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Cortocircuito Facebook tra account cancellati e Cina Virtuale: intervista a Vittorio Zambardino (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giu 09 3 Cortocircuito Facebook tra account cancellati e Cina Virtuale: intervista a Vittorio Zambardino Pubblicato da Eleonora Bianchini, Blogosfere Staff alle 15:03 in Interviste "Nulla di nuovo, purtroppo, non sono che uno dei tanti cui Facebook ha cancellato l’account senza alcun “warning” o avviso preventivo: centinaia di messaggi personali, decine di testi e foto, 859 contatti. Il tutto senza dare spiegazioni, senza dirmi il motivo del provvedimento. Ho perciò deciso di fare di questa vicenda il terreno di una battaglia non personale ma di diritto. Non si tratta di riavere indietro le mie poche carabattole digitali. E’ una questione di trasparenza e di legalità negate". Vittorio Zambardino, giornalista e blogger di Repubblica.it, dava notizia il 4 maggio scorso della disabilitazione del suo account su Facebook - poi riabilitato - avvenuta il primo maggio. Un aut aut comunicato da una notifica automatica che solleva numerosi problemi nati ed esplosi sui social network. Ne abbiamo discusso insieme a Vittorio. Partiamo da Facebook e dal tuo caso. Negli ultimi mesi gli episodi di sospensione e cancellazione di account senza evidenti o motivate ragioni di violazione sono stati numerosi. Credi che in futuro ci saranno figure preposte al controllo di ciò che viola la legge nei social network? Non mi pare ci sia segno di un ravvedimento da parte di Facebook. Nei giorni scorsi gli interessati mi hanno segnalato la disabilitazione di un account sulla cui pagina stavano girando annunci pagati alla concessionaria pubblicitaria di Facebook stesso. Questi software di controllo sono decisamente in difficoltà ma si finge che non sia così. E' paradossale che democrazia e partecipazione in Rete si scontrino con censure e sospensioni di account immotivate. Credi sia inevitabile o si arriverà un corto circuito? Circola un'idea assai strampalata: che le regole sulla libertà di espressione possano essere regolate dalla policy interna di una piattaforma di social network. Cosa significa? Che i termini d'uso dovrebbero prevalere su un diritto che, nella gerarchia che nella giurisprudenza c'è sempre, sta alcuni chilometri più sopra. Dico, siamo impazziti? Ovviamente esiste il problema, sia tecnologico che "politico", della moderazione di un dibattito cui partecipano milioni di voci, che non può essere opera di umani. Essere d'accordo che il problema esista è quasi banale. Ma è molto banale e criminale chiedere alle persone di rassegnarsi all'arbitrio che dovrebbe reggere in piedi il sistema. Il punto è che Facebook e organizzazioni consimili hanno già staff che lavorano ai settaggi e alla gestione dei software automatici, di automatico in modo puro c'è assai poco. E questo best kept secret nessuno può azzardarsi a toccarlo, si viene sprangati dagli entusiasti e dai talebani se solo si ipotizza che le cose stiano in questo modo. Facciamo un esempio: su YouTube, se gli utenti segnalano tre volte un video che non ritengono appropriato, quel video viene cancellato in maniera arbitraria. Quali sono i limiti del potere all'utente per la valutazione dei contenuti? Questa storia delle segnalazioni di inappropriatezza è davvero una faccenda infame della società digitale. Se non ci si rende conto che questi meccanismi, oltre che tecnicamente fragili, sono culturalmente criminali, davvero si prende una brutta piega. Ma chi decide come si modera la discussione sui grandi numeri? Se si portasse tutta questa robaccia davanti a un tribunale americano, invocando la Costituzione degli Usa, ce ne libereremmo in poco tempo. Tutta la faccenda non si regge in piedi sul piano giuridico, in nessun ordinamento democratico: e non venitemi a dire che lo spazio di internet non può essere normato, perché questo significa solo che lo normerà il più forte per conto di tutti. Io non voglio utilizzare un sistema dove vige una Cina Virtuale. E non voglio andarmene: sono loro che devono piegarsi al diritto, non viceversa. Alla fine, vista l'attenzione piovuta sul caso, il tuo account è stato riattivato nonostante non siano state fornite né le ragioni del cancellamento né della riammissione nel social network. Ragioni ne sono state fornite, ma infondate: avrei attivato software per ricaricare le pagine troppo di frequente. E' una balla. Ma il punto è che mi hanno risposto e riabilitato solo perché qualcuno dall'Italia ha segnalato che avevano buttato fuori "quello sbagliato", mentre altri, meno "visibili" di me, restano senza risposta e senza riabilitazione. Quindi torna al centro il dialogo con gli utenti. Per quanto ancora i social network potranno permettersi di non dare spiegazioni agli utenti? Mi pare che la mancanza di un punto di dialogo con le persone iscritte sia la carenza più grave in assoluto di tutto il sistema. Qui non siamo di fronte a un'azienduccia da garage: se si hanno undici milioni di utenti in un paese, ci si pone il problema di dialogare con questa gente. Solo un impasto di arroganza e ignoranza può dar luogo a una decisione diversa.

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Fassino in Piazza del Mercato: "Condivido l'appello di Napolitano" (sezione: Globalizzazione)

( da "Cittàdellaspezia.com" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Fassino in Piazza del Mercato: "Condivido l'appello di Napolitano" "Condivido le parole del Presidente della Repubblica Napolitano, bisogna abbassare i toni di questa campagna elettorale e della politica. Dobbiamo concentrarci sui contenuti, il voto per le Europee è importante per questioni come il lavoro, il welfare, lo sviluppo, l'immigrazione, tutte tematiche che non si possono affrontare con le sole politiche nazionali. Per superare la crisi e fare i conti con le sfide che ci impone la globalizzazione, ci vuole una grande unità dell'Europa" Così Piero Fassino questa mattina in Piazza Cavour, durante un "tour" tra i banchi di piazza del mercato nell'ambito di una intensa giornata di appuntamenti elettorali del Partito Democratico in Provincia. L'esponente del PD, accompagnato dall'Onorevole Andrea Orlando e da diversi dirigenti del PD locale, si è intrattenuto a lungo con molti simpatizzanti, discutendo di tematiche di attualità e dei problemi di tutti i giorni dei cittadini.

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Inchiesta Greenpeace rivela i grandi marchi che distruggono l'Amazzonia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Inchiesta Greenpeace rivela i grandi marchi che distruggono l'Amazzonia (3/6/2009 17:29) | (Sesto Potere) - Roma - 3 giugno 2009 - Dopo tre anni di indagini sotto copertura, Greenpeace pubblica l’inchiesta “Amazzonia, che macello!” fornendo una sconcertante fotografia del complesso mercato globale della carne e della pelle. Rivela come i giganti brasiliani del comparto zootecnico – parzialmente partecipati dallo stesso governo brasiliano – stanno distruggendo l’Amazzonia e il clima del nostro pianeta. In quest’inchiesta, per la prima volta, emergono i nomi di marchi come Geox, Adidas, Chateaux d’Ax, Kraft e Cremonini che nascondono dietro i loro processi produttivi storie di deforestazioni, incendi, abusi e nuova schiavitù della popolazione locale. Nell’inchiesta, Greenpeace, si concentra principalmente sulla deforestazione illegale. Le prove raccolte dimostrano che i giganti del mercato della carne e della pelle brasiliani (Bertin, JBS, Marfrig, ecc.) vengono regolarmente riforniti da allevamenti che hanno tagliato a raso la foresta ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Questi allevamenti continuano a distruggere un ettaro di foresta amazzonica ogni 18 secondi. I dati a disposizione di Greenpeace dimostrano, inoltre, che alcune delle fattorie che riforniscono Bertin, JBS e Marfrig utilizzano forme illegali di lavoro schiavile e occupazione di riserve indigene. “Le scarpe che usiamo tutti i giorni, il divano nel nostro salotto, la carne in scatola che compriamo al supermercato e persino i pasti pronti che consumiamo sul treno o in autostrada possono avere un’impronta ecologica devastante sull’ultimo polmone del mondo e sul clima del nostro pianeta” spiega Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace. L’allevamento bovino in Amazzonia ha impatti disastrosi anche a livello sociale, compresi fenomeni di nuova schiavitù. In Brasile, nel 2008, ben 3005 nuovi schiavi sono stati liberati da decine di aziende zootecniche. Il 99 per cento di questi erano tenuti prigionieri in Amazzonia. “E’ il tempo del coraggio e della responsabilità per i nostri governanti e per le aziende che stanno dietro ai marchi globali se vogliamo vincere la sfida del cambiamento climatico. Per produrre una paio di scarpe sportive, invece, rischiamo di deforestare illegalmente, promuovere forme di nuova schiavitù e accelerare il cambiamento climatico. Per questo chiediamo a tutti i marchi coinvolti di interrompere immediatamente i rapporti commerciali con aziende o allevamenti che sono legati alla distruzione dell’Amazzonia” conclude Campione. A livello globale la deforestazione determina il 20 per cento (o un quinto) delle emissioni di gas serra. Il Brasile è il quarto più grande emettitore di gas serra a livello globale (dopo Usa, Cina e Indonesia). Per promuovere la crescita della produzione di carne e pelle il governo brasiliano sta investendo per sviluppare ogni singola parte della filiera della carne e delle pelle nel Paese divenendo a tutti gli effetti un socio in affari della distruzione della foresta. La conferenza sul Clima di Copenhagen, che si terrà a dicembre 2009, è un’opportunità unica per tutti i governi che dovranno prendere misure efficaci per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra a livello globale. Un vero accordo per la salvezza del clima e del pianeta deve includere azioni concrete e fondi adeguati per fermare la deforestazione.

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Unindustria Treviso: assemblea generale 2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 03-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Unindustria Treviso: assemblea generale 2009 (3/6/2009 20:04) | (Sesto Potere) - Treviso - 3 giugno 2009 - Sabato 6 giugno, a Villa Loredan Gasparini di Venegazzù di Volpago del Montello, si tiene l’Assemblea generale di Unindustria Treviso, appuntamento che è divenuto punto di riferimento per cogliere i progetti e le aspettative degli imprenditori del Nord Est e insieme un’occasione di riflessione su sviluppo e competitività del Paese. Quest’anno l’Assemblea degli Industriali trevigiani è intitolata "Imprese che guardano avanti". “A partire dal settembre 2008 cittadini, imprese e operatori di tutto il mondo hanno assistito a un repentino cambiamento dello scenario. – si legge nella presentazione – Una gravissima crisi finanziaria si è abbattuta sull’intero sistema bancario internazionale colpendo anche l’economia reale. Il sistema produttivo trevigiano si è dovuto misurare con un sensibile calo della domanda, con una restrizione del credito e con il mutamento delle attitudini d’acquisto dei consumatori. L’industria locale è, ancora una volta, impegnata in una flessibile e intelligente strategia d’adattamento fondata sulla ferma volontà di guardare avanti. Gli imprenditori agiscono, giorno dopo giorno, interrogandosi, nello stesso tempo, su ciò che li attende. L’assemblea 2009 di Unindustria Treviso è l’occasione per un approfondito confronto sui grandi quesiti del momento. Quanto durerà ancora la crisi? Quali mutamenti duraturi ci si deve attendere nella finanza, nei mercati e nell’agire dei consumatori? Quali le strategie del sistema bancario europeo per sostenere le imprese e avviare la ripresa? Quale ruolo giocheranno Stati Uniti e Cina nel “dopo crisi”? I lavori si articolano in una parte interna, con adempimenti statutari ed in una parte pubblica, con inizio alle 11, che fa riferimento al tema conduttore dell’Assemblea. Presentato dalla giornalista Maria Pia Zorzi, l’incontro vedrà la relazione del Presidente Alessandro Vardanega, al primo anno del suo mandato di Presidenza. La successiva tavola rotonda sarà coordinata da Andrea Cabrini, Direttore di Class CNBC e di Class News. Parteciperanno l’economista Andrea Boltho, Francesco Garzarelli - Managing Director Goldman Sachs, Federico Rampini - Editorialista de La Repubblica esperto di Cina e Usa, Dario Scannapieco - Vice Presidente Banca europea per gli investimenti (Bei). Le conclusioni sono affidate alla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. I lavori assembleari saranno ripresi da Class CNBC e trasmessi in differita su Sky.

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La crisi non ferma Zegna (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA. LA CINA E' IL SECONDO MERCATO La crisi non ferma Zegna Cresce il fatturato della griffe del lusso: il 2008 chiude a 870 milioni [FIRMA]PAOLA GUABELLO BIELLA Il fatturato è ancora in crescita per «Ermenegildo Zegna». Il gruppo triverese ha infatti chiuso il 2008 con un business che supera gli 870 milioni di euro pari a un incremento del 3,2 per cento. «Lo tsunami che ha investito l'economia mondiale nella seconda parte del 2008 - commenta l'amministratore delegato Ermenegildo Zegna - ha determinato una crescita minore del previsto, anche se in linea con le performance delle imprese più dinamiche che operano nel segmento del lusso. Per sostenere e rafforzare le nostre quote nel mercato maschile, confidando nella possibilità di ripresa a partire dal 2010, ci siamo impegnati in un massiccio sforzo di investimenti. L'attuale, prolungata, difficile situazione dell'economia, tuttavia, si rifletterà al ribasso sui risultati 2009 e, in particolare sulla redditività, ma personalmente resto convinto che questo sia il momento giusto per andare all'attacco, per uscire vincitori da una crisi la cui durata è difficile da prevedere». L'investimento nel retail rappresenta l'elemento strategico più importante per la griffe biellese che, nel 2008, ha destinato molte risorse ai mercati emergenti, come Cina, India, Medio Oriente e America Latina. Questi Paesi hanno assicurato un buon ritorno, contribuendo a determinare oltre il 25 per cento del fatturato complessivo del marchio Zegna, bilanciando il ridimensionamento delle vendite sui mercati maturi, come gli Stati Uniti e il Giappone. In particolare, le aree dove si sono registrati icrescite significative sono: Est Europa (+18%), Medio Oriente (+50%), America Latina (+15%), Corea (+7%) mentre in India il fatturato è raddoppiato. La Cina, con una crescita del 30%, si conferma come secondo mercato mondiale. Il fatturato di Zegna è riconducibile per il 75% ai prodotti di abbigliamento (a cui contribuisce anche il marchio Agnona), e degli accessori, che incidono per oltre il 15% sul giro d'affari complessivo, mentre circa il 10% proviene dai tessuti. Un contributo significativo e in forte accelerazione è stato dato dai profumi, dagli occhiali e dall'underwear realizzati su licenza e dai prodotti in pelle. L'utile netto è risultato di 62,3 milioni di euro (senza i proventi straordinari sarebbe però risultato inferiore del 20%). Il Gruppo sta intanto intensificando i suoi investimenti, a partire dall'Asia, con le aperture, nel 2009, dei global stores a Shinjuku (Tokio), Dubai e Hong Kong, a cui si aggiungono oltre 20 nuovi negozi a livello mondiale, tra cui: 15 nella Great China, 2 a Singapore, 3 nell'Europa dell'Est, 1 negli Usa.

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"Altro che Dr. House Io vi curo la mente" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Intervista Chris Vance Medici in tv "Altro che Dr. House Io vi curo la mente" La serie "Mental" in contemporanea in 36 Paesi ALESSANDRA COMAZZI LONDRA Arriva il Dr. House della mente e si chiama Jack Gallagher. Bello è bello, ma non di quelle bellezze che inibiscono. Soprattutto, ha l'aria simpatica. Un giro a 360° rispetto al tormentato Hugh Laurie. Il protagonista è sempre inglese, Chris Vance. Un dottore che non guarisce i corpi ma le menti. E Mental si intitola la serie presentata in anteprima a Londra e al debutto stasera su Fox, in Italia e in 35 Paesi del mondo: è la globalizzazione, bellezza. Ma negli States no: lì, il debutto è stato la settimana scorsa, la serie è già su Internet, plot gratuito, puntate a pagamento. Il protagonista è dunque uno psichiatra dai metodi non convenzionali. Ma bravo, molto. Bravo a entrare nella testa del malato. Tanto che si pensa possieda poteri paranormali. Il primo giorno di lavoro, per esempio, Jack incontra per caso nel corridoio dell'ospedale un uomo nudo in piena crisi psicotica, vede ovunque alieni minacciosi. Per riuscire a calmarlo, il dottore si spoglia pure lui e condivide le visioni del paziente. Come spiega, caro signor Vance, la tendenza della fiction Usa al sovrannaturale? Un'attrazione fatale che nasce dal contrasto con il millantato pragmatismo americano? «Non sapremo mai se è la vita che imita l'arte o viceversa. Scherzo, ma fino a un certo punto: credo che il fenomeno esista ma sia internazionale, non soltanto americano. È un segno dei nostri tempi. Tutto questo sovrannaturale è un modo per fuggire la realtà tramite l'intrattenimento». Lei ha molta concorrenza, tra medici e sensitivi. Sarà un concorrente del Dr. House? O di Simon Baker, il bel protagonista di The mentalist? O della Arquette di Medium? «Mi rendo conto che è impossibile evitare paragoni, e tutto sommato essere paragonato a quei tre non è male. La differenza tra House e Gallagher sta proprio nel rapporto con i pazienti. Il Dr. Gallagher cerca di capire che cosa passi per la loro testa, cerca di conoscerli, di entrare in contatto. La competizione in tv è forte, però il confronto con queste serie già così famose non mi spaventa. Sono certo che Mental si conquisterà il suo pubblico». Che effetto le fa sapere che va in contemporanea in trentacinque Paesi del mondo? Si sente globalizzato? È bello o brutto? «Mi sento fortunato e incredibilmente privilegiato. Il mio mestiere è quello di raccontare storie, e poterle raccontare a così tante persone è meraviglioso. La tecnologia, i trasporti, i nuovi media stanno rendendo il mondo sempre più piccolo, sempre più persone hanno accesso agli identici mezzi di comunicazione e penso sia una cosa positiva. Viviamo tutti sullo stesso pianeta, respiriamo la stessa aria. Più storie condividiamo e più saremo capaci di capirci l'un l'altro e di capire quali siano le priorità reali per il futuro comune». Com'è andato il debutto americano? «Gli ascolti sono stati buoni ma soprattutto ne hanno parlato molto le persone normali, non soltanto gli addetti ai lavori. I miei amici hanno detto che il Dr. Gallagher piace per la maniera diretta e serena con cui affronta un tema scabroso e tabù come quello del disagio mentale. Ecco, Gallagher piace perché è in uomo sereno e il telefilm piace perché, pur affrontando un argomento difficile, resta gradevole». In Prison Break lei era un carcerato misterioso. Le si addice il ruolo da gotico inglese? «Ma no, i due ruoli sono estremamente diversi. Il mio personaggio in Prison Break era un uomo pieno di ombre, non si capiva mai da che parte stesse, che cosa pensasse in realtà. Jack Gallagher è un uomo solare, limpido, onesto, uno che ti guarda negli occhi e ti dice quello che pensa, sempre».«E. R.» È stato il pediatra del pronto soccorso più famoso della tv, oltre che il più affascinante: George Clooney torna a E.R. Medici in prima linea venerdì su Raidue, guest star di una puntata speciale assieme a Susan Sarandon.

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La Corte federale frena sulla vendita della Chrysler (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Retroscena La bancarotta pilotata della big di Detroit Tre fondi creditori ottengono una richiesta di sospensione La Corte federale frena sulla vendita della Chrysler FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Prima battuta d'arresto per Chrysler nella procedura di bancarotta. La corte federale d'appello ha chiesto la sospensione della vendita degli asset sani alla nuova società controllata per il 20% da Fiat per consentire lo svolgimento delle audizioni dei creditori dissidenti rappresentati da tre fondi pensioni dell'Indiana. Gli oppositori contestano la vendita perché la ritengono penalizzante e discriminatoria per i propri investitori rispetto al trattamento riservato al sindacato Uaw e ad altri operatori. Lo stop temporaneo rischia di far slittare il trasferimento degli asset previsto per il 5 giugno, in anticipo rispetto alla data del 15 giugno fissata inizialmente dal giudice della corte fallimentare di New York, Arthur Gonzalez. L'obiettivo di Auburn Hills rimane quello di consentire quanto prima l'emersione dallo stato di amministrazione controllata anche perché ogni giorno perso equivale a un costo aggiuntivo di cento milioni di dollari. L'ostruzionismo dei fondi, i cui asset in questione equivalgono a 42,5 milioni di dollari, meno dell'1% dei 6,9 miliardi di debito garantito, potrebbe però durare molto poco. «Il blocco sarà revocato subito, la corte stessa si rende conto dei rischi legati a un ritardo nella procedura di vendita», avverte Stephen Lubben, esperto di bancarotta e professore di legge della Seton Hall University. Nel frattempo proseguono le grandi manovre ad Auburn Hills, dove Sergio Marchionne, amministratore delegato designato della Nuova Chrysler, sta lavorando col gruppo manageriale. La società ha raggiunto un'intesa con Pension Benefit Guaranty, Cerberus Capital Management e Daimler per risolvere il nodo del buco di dieci miliardi dei fondi pensionistici, mentre il giudice Gonzalez ha rimandato ad oggi l'udienza per la cancellazione dei contratti con 789 concessionari. Chrysler si sta inoltre muovendo sul fronte delle vendite concedendo prestiti a cinque anni a interessi zero su alcuni modelli giacenti in magazzino. La promozione dura tutto giugno e mira a smaltire la maggior parte di veicoli invenduti, almeno 250 mila, prima di riavviare i gli impianti chiusi dal primo maggio. I tagli sulla rete delle vendite sono stati l'argomento delle audizioni di ieri in commissione Commercio del Senato. Il direttore generale di Chrysler, James Press, e il ceo di Gm, Fritz Henderson, sono stati concordi nell'ammettere che ci sono troppi concessionari e che le reti sono obsolete perchè risalgono agli anni Quaranta e Cinquanta, quando i produttori Usa erano leader mondiali indiscussi. «L'obiettivo è avere un minor numero di punti vendita ma molto più solidi», spiega il numero uno di Gm che all'inizio del mese ha annunciato il taglio di 1100 concessionari. Punti di vista discordanti sul colosso di Detroit sono emersi tra Casa Bianca e Congresso nel corso dei lavori di ieri a Capitol Hill: se Obama garantisce di voler restare fuori dalle strategie di rilancio dell'azienda, Carl Levin, senatore democratico del Michigan, assicura invece che farà pressioni affinché l'azienda mantenga aperto un impianto nel suo Stato. Mentre il deputato repubblicano dell'Ohio, Steve LaTourette, ha chiesto una relazione dettagliata sulle decisioni del governo e delle società che operano nel settore. Gli interventi del Congresso stridono con le promesse del governo che, nonostante controlli il 60% nella società, ha demandato pieni poteri a cda e management «su come rimettere in sesto la casa automobilistica». Proseguono intanto le operazioni di snellimento del gruppo di Detroit con la cessione di Saab: la lista dei potenziali acquirenti è stata scremata da sedici a due. Anche Fiat ha mostrato un interesse per il marchio svedese ma non è chiaro se il gruppo torinese sia uno dei finalisti. Sugli altri fronti, Gm ha assicurato che non cederà le attività in Cina, considerato il mercato extra-Usa più redditizio, così come manterrà il controllo sui preziosi asset in America Latina anch'essi finiti nel mirino del Lingotto.

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Nel 2008 investiti 155 miliardi in rinnovabili (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Primo Piano data: 04/06/2009 - pag: 4 autore: Luisa Leone Nel 2008 investiti 155 miliardi in rinnovabili Un fiume di 155 miliardi di dollari. È il totale degli investimenti mondiali in energia rinnovabile realizzati nel 2008, secondo il rapporto pubblicato ieri dallo United Nations Environment Programme (Unep) dell'Onu. L'anno scorso le risorse investite nel settore in Nord America sono calate dell'8% a causa della crisi, mentre in Europa sono cresciute di appena il 2%. Complessivamente, però, gli investimenti sono saliti del 5% rispetto al 2007, grazie agli sforzi dei Paesi emergenti (Cina in testa), dove le risorse impiegate nel settore sono cresciute del 27%. La maggior parte degli investimenti, circa 117 miliardi, sono stati attirati dalle fonti classiche, dall'eolico al solare alle biomasse, mentre 13,5 miliardi sono stati investiti in tecnologie nuove. Tra i comparti classici l'eolico è stato quello capace di attrarre gli investimenti maggiori, 51,8 miliardi (+1%), mentre il solare ha messo a segno la crescita più evidente, con un balzo del 49% a 33,5 miliardi. In calo i biocarburanti, che hanno raccolto investimenti per 16,9 miliardi (-9%). I primi tre mesi del 2009, però, hanno registrato un vero e proprio crollo degli investimenti in fonti rinnovabili: -53% a 13,3 miliardi. Ma gli esperti dell'Unep sottolineano la spinta propulsiva che avrà l'avvio dei programmi anticrisi varati dai governi di quasi tutto il mondo, a cominciare da Usa e Cina.

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S'INAUGURA oggi alle 18 nella Sala assemblee della Fondazione Carisbo in via... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

BOLOGNA SPETTACOLI pag. 27 S'INAUGURA oggi alle 18 nella Sala assemblee della Fondazione Carisbo in via... S'INAUGURA oggi alle 18 nella Sala assemblee della Fondazione Carisbo in via Farini 15 la mostra "Asmara. Città segreta del moderno in Africa" che intende illustrare il patrimonio architettonico della capitale eritrea, inserendosi a pieno titolo nel dibattito sullo studio e sulla conservazione del moderno, sulla globalizzazione dell'architettura moderna, sulla sua valenza storica e sul suo rapporto con la pianificazione urbana. In ciò promuovendo e appoggiando l'inserimento della città nella Modern Heritage List dell'Unesco. Questo riconoscimento risulterebbe infatti particolarmente significativo ai fini della tutela del suo insieme architettonico che resta indissolubilmente legato al passato coloniale italiano. La questione della sua conservazione chiama quindi direttamente in causa anche la nostra cultura. Prima di arrivare qui, dove resterà fino al 5 luglio (orari di visita quotidiani dalle 10 alle 19) è stata presentata a Berlino nel 2006 e in seguito a Francoforte, Kassel, Stoccarda, Londra, Tel Aviv (Bauhaus Center), Il Cairo, Lomé, Lagos. La prima tappa italiana è stata a Torino. Image: 20090604/foto/1337.jpg

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Tiananmen, Hillary chiede i nomi dei morti (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tiananmen, Hillary chiede i nomi dei morti Pechino Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton chiede alla Cina di pubblicare i nomi dei morti di piazza Tiananmen. E di render noti anche i nomi delle persone scomparse o arrestate nelle manifestazioni per il XX anniversario. Nella piazza, centinaia di poliziotti e uomini delle forze paramilitari. Il mausoleo del presidente Mao è stato chiuso «per lavori».

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PASTICCIO ALLA TEDESCA (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA & FINANZA pag. 25 PASTICCIO ALLA TEDESCA IL COMMENTO UN ENORME bluff il salvataggio della Opel? In piena campagna elettorale, i tedeschi scoprono gli intrighi dei loro politici, e ne rimangono estereffatti. Da queste parti non vi erano abituati. Aver preferito la Magna alla Fiat rischia di costare caro ai contribuenti, e anche ai socialdemocratici che hanno sposato a occhi chiusi la causa della società austrocanadese. Non è affatto sicuro che tutti i posti di lavoro siano garantiti, scrive «Der Spiegel». E' una soluzione che rischia di tenere solo fino al voto del 27 settembre, e forse di far naufragio anche prima, aggiunge la «Frankfurter Allgemeine». IL FATTO che lo sfidante di Angela Merkel, il suo vice e ministro degli esteri, Frank-Walter Steinmeier, abbia aperto la sua campagna elettorale proprio a Russelsheim, la centrale della Opel, in Assia, svela il gioco dei boss dell' Spd, crtiica il settimanale di Amburgo. Adesso, la Cancelliera lascia capire che volendo si può ancora tornare indietro. La scelta compiuta sarebbe dunque solo una dichiarazione di intenti. Le firme decisive mancano ancora. Forse è meglio ricorrere alla via indicata da zu Guttenberg, cioè quella di un' insolvenza pilotata, come è avvenuto in Usa per la General Motors. OGNI GIORNO a Berlino vengono rilevati nuovi particolari che denunciano il pasticcio voluto dai politici: Frank Stronach, fondatore e prorpeitario della Magna. che personalmente era contrario all'avventura con la Opel, ieri ha dichiarato che per la casa tedesca «domani sarebbero sempre tabu i mercati della Cina e degli Stati Uniti». Questa è la clausola segreta imposta da Obama a Frau Merkel. SE IL DENARO pubblico salva la Opel, a pagare saranno altre «case» e altri lavoratori, quella Volkswagen e della Ford, attacca la Bild Zeitung. E dopo aver infranto il principio di non ingerenza dello Stato nell' industria privata, altre società in pericolo oggi battono cassa a Berlino: tra piccole e medie imprese sono circa 1.200 in pericolo da oggi al voto di settembre. E non mancano le grandi, come la Karstadt, la catena di grandi magazzini, che rischia il fallimento nei prossimi giorni, mandando a spasso 50mila dipedenti. Il doppio della Opel. Come fa il Governo a negare un aiuto anche a loro?

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FRA le tante parole che ascoltiamo in questa campagna... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

PESARO AGENDA pag. 10 FRA le tante parole che ascoltiamo in questa campagna... FRA le tante parole che ascoltiamo in questa campagna elettorale manca l'idea forte su cui costruire la complessità urbana; un sistema che sappia contenere la modernità con la storia e la conquista del passato. La lite strapaesana fra Pesaro e Fano rende difficile una visione «larga», un'ipotesi di un'area metropolitan che possa programmare unitariamente il sistema sanitario, commerciale, finanziaria, industriale. Dobbiamo aprire un confronto forte con la Romagna per uscire da un isolamento sempre più avvertito. La fuga di alcuni Comuni del Montefeltro verso la Romagna esprime un sinstomo drammatico; il segno di un disagio verso la comunità provinciale che non offre più garanzie. Un'area metropolitana di quasi 200.000 abitanti potrebbe diventare la risposta più sostenuta contro una crisi che va massacrando il sistema delle piccole imprese. I centri di ricerca, la formazione di manager, nicchie di riferimento per i finanziamenti comunitari possono scaturire soltanto da un sistema sociale robusto. Vale per tutti l'esempio dell'Università. Tutti ne vogliono un pezzo: Pesaro, Fano, Montefeltro, oltre Urbino ovviamente. Nessuno però prevede il ruolo di formazione per il sistema produttivo territoriale. Una grande area urbana potrebbe dettare le condizioni ed analizzare le priorità occupazionali, programmare un confronto con le imprese per cogliere la modernità dei bisogni, la difficoltà di aggiornamento, i grandi temi della globalizzazione. Il resto è retorica spicciola e inconcludente. Lo scontro fano contro Pesaro è il figlio più stupido ella sottocultura e dei piccoli interessi. Pensiamo in grande; la crisi può anche diventare l'occasione straordinaria per inventare il nuovo, per aprire la strada alla modernità. Claudi Cicoli, candidato in Comune con la lista «Uniti»

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Turismo, pacchetto da 1,6 miliardi (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Il progetto Varato dal Cav e dal neo ministro Brambilla Turismo, pacchetto da 1,6 miliardi La prima uscita istituzionale da ministro del Turismo ha coinciso, per Michela Vittoria Brambilla, con la presentazione del progetto "Italia & Turismo", che, a detta degli esperti e soprattutto del premier Silvio Berlusconi, consentirà di mettere a disposizione del settore ingenti risorse aggiuntive e a condizioni «eccezionali». Si tratta, come hanno annunciato ieri a Palazzo Chigi Berlusconi e il neoministro, di un plafond di 1,6 miliardi di euro, «realmente e immediatamente disponibili» per il finanziamento di nuovi investimenti nel settore turistico ricettivo, compresi villaggi, agriturismi e campeggi. Il tutto, finora, con la partecipazione di Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit, Gruppo Banco Popolare, Banca Popolare di Milano e Banca Popolare di Sondrio, che metteranno a disposizione circa 14 mila sportelli. Le aziende, hanno precisato Berlusconi e Brambilla, «potranno usufruire di un prestito fino a 500 mila euro, che potrà arrivare a 2 milioni di euro quando si tratterà di edifici da ristrutturare da zero; inoltre il mutuo potrà essere concesso anche fino all'80% del valore dell'immobile, con un pagamento dilazionabile da un minimo di 6 mesi a un massimo di 20 anni. «Un'offerta eccezionale per le imprese turistiche», l'ha definita il premier, «anche perché contempla la possibilità di pagare per i primi anni solo gli interessi». Ma il piano di rinascita del turismo si prefigge scopi concreti già a medio termine. «Il nostro obiettivo è che questo settore possa rappresentare entro fine legislatura il 20% del nostro Pil, raddoppiando così dall'attuale 10% e avvicinandoci al 17% di Pil della Spagna». Il progetto "Italia & Turismo", ha aggiunto il ministro Brambilla, incarna bene la volontà dell'esecutivo di apportare un segno forte di «discontinuità rispetto al passato», anche alla luce «delle difficoltà prodotte dalla crisi internazionale». Berlusconi spiega cosa ci sia alla base di questo progetto, e cioè che il turismo «è il settore che può avere maggior sviluppo e può incidere nella crescita del prodotto nazionale. Nei prossimi cinque anni, secondo una stima delle Nazioni Unite, i turisti che viaggeranno saranno 1 miliardo e 200mila. «Non si può accettare passivamente - ha detto il premier - il fatto che l'Italia, che fino a qualche anno fa deteneva il primato delle opere d'arte, ora sia stata superata dagli Usa, dalla Cina, Francia e Spagna. C'è bisogno di ripartire con una politica nazionale del turismo», cambiando rotta rispetto a quella seguita dal governo Prodi che, «con soli cinque voti di scarto» ha cambiato il titolo V della Costituzione, attribuendo alle Regioni la competenza esclusiva in materia di turismo: «Un errore commesso dalla sinistra», tuona il premier. Fra le esigenze da affrontare c'è poi quella di «destagionalizzare» il settore: il premier ha citato su tutti il caso degli operatori turistici sardi che «sono disperati perché la stagione turistica, ormai dura solo 40 giorni all'anno». L'occasione della presentazione del «Progetto Italia & turismo» è servita anche al premier per presentare ufficialmente il nuovo ministro del Turismo.

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L'EUROPA, IL CAPITALISMO DI MERCATO E LA CRISI ECONOMICA LEZIONE D'EUROPA CON MARIO MONTI (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 04 Giugno 2009 L´EUROPA, IL CAPITALISMO DI MERCATO E LA CRISI ECONOMICA LEZIONE D´EUROPA CON MARIO MONTI Roma, 4 giugno 2009 - Il 25 maggio scorso, nella prestigiosa cornice dell´aula convegni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Mario Monti, economista ed ex commissario europeo, ha intrattenuto la platea discutendo il tema “L’europa, il capitalismo di mercato e la crisi economica”. L’evento rientra in un ciclo di incontri dal nome “Lezioni d’Europa”, tre appuntamenti che avranno luogo dal 25 maggio al 22 giugno rispettivamente a Roma, Catania e Milano, con l’intento di avvicinare i cittadini all´Europa. Elemento distintivo di questa Lezione è stata la presenza di docenti di alcune delle più prestigiose facoltà italiane, che hanno partecipato all’evento via web con i loro studenti. Undici diverse Università hanno organizzato un percorso di approfondimento su queste tematiche con studenti interessati, usando la documentazione disponibile sul sito, al fine di partecipare attivamente al dibattito con il Professor Monti. Il formato dell´incontro richiedeva anche un moderatore all´altezza del compito. L´ha svolto egregiamente il giornalista de Il Sole 24 Orecarlo Bastasin, che, oltre ad interloquire con lui, ha indirizzato al relatore le numerose domande che pervenivano sia dal pubblico in sala, sia da studenti e professori attraverso Internet. Si è trattato di una vera e propria “interrogazione”, resa particolarmente significativa dall’aspetto multimediale, a beneficio di chi ha potuto seguirla a distanza. Rispondendo ad una prima serie di domande sulla crisi economica e sui fattori che l´hanno determinata (sia di natura reale, che finanziaria o monetaria) Mario Monti, attualmente presidente dell’Università “Bocconi” di Milano, ha riconosciuto di non aver previsto questa crisi nelle forme attuali. “Mi aspettavo un rigetto della globalizzazione, ma non mi aspettavo che la globalizzazione andasse ad infrangersi nel punto più sviluppato dei mercati finanziari, ovvero gli Stati Uniti. Credo anche che ci sia una relazione tra questa crisi e l’11 settembre 2001: dopo questo tragico evento, c’è stata un´alterazione delle priorità delle politiche economiche americane”. Per quanto riguarda l’Europa, Monti ha aggiunto: “È vero che in Europa abbiamo regole ‘pesanti’, ma esse hanno evitato gli eccessi americani. Queste sono le regole di un condominio dove i residenti non sanno ancora se si fidano gli uni degli altri, ma hanno deciso di vivere insieme. È importante rafforzare questo meccanismo di regole, magari sotto la guida di un governo economico europeo”. Alla domanda se il ruolo delle tigri asiatiche possa essere rivalutato, Mario Monti ha risposto che i Paesi più danneggiati dalla crisi sono quelli con forti alleanze con l’America, come le economie dell’Est Europa e quelle dell’Asia (escludendo l’India e la Cina), ed ha aggiunto che “le caratteristiche delle tigri asiatiche sono una forte dinamicità economica e un deficit nel welfare. Giungono in Europa dall’Oriente domande di cooperazione, soprattutto dalla Cina desiderosa di acquisire nuovi strumenti come una più forte politica di antitrust. L’europa però non costituisce ancora un punto di riferimento”. L’unione europea può uscire dalla crisi economica difendendo e rilanciando il mercato unico, ma anche attivando gli strumenti per far fronte alle crescenti disuguaglianze provocate dalla globalizzazione. E´ possibile e necessario ottenere il meglio da modelli economici in competizione tra loro - quello franco-tedesco basato sull´economia sociale di mercato e quello anglo-sassone più attento al rispetto delle regole del mercato e della concorrenza – combinando, da un lato, i vantaggi dell’integrazione dei mercati, e, dall´altro, moderando la concorrenza fiscale attraverso il coordinamento a livello europeo, che permette le risorse pubbliche necessarie a finanziare gli obiettivi sociali. . <<BACK

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Keynes non è la coperta di Linus (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-04 - pag: 12 autore: Keynes non è la coperta di Linus di Leonardo Maisano I l dubbio è che si sia sentito toccato sul nervo scoperto dell'orgoglio accademico. O meglio, su quello, ancor più sensibile, di un solido ego, giustificato com'è dalla grande fama raggiunta in tenera età, per i tempi che si concedono a uno storico. Il dubbio è che Niall Ferguson, 43 anni, docente ad Harvard e Oxford già assiso su un elenco di volumi di formidabile successo (Penguin ha appena rilanciato l'edizione paperback della sua bella storia della finanza mondiale The ascent of money) non abbia mai digerito le poche parole con cui il Nobel Paul Krugman liquidò la sua teoria sulle conseguenze del credit crunch. E per questo, Ferguson, continui a polemizzare con lui, ma ora anche con Martin Wolf che ieri sul Financial Time e sul Sole 24 Ore aveva confutato le sue tesi. «Krugman è stato piuttosto villano, è vero. Ma la mia, anche con Wolf, è una disputa intellettuale. A Martin ho replicato con una lettera (la sintesi è in basso, il testo integrale in prima pagina, ndr). Ho tutto il diritto a contestare chi sostiene che non ci sarà pressione sui tassi in presenza di un deficit da 1.800 miliardi di dollari. Soprattutto ora che c'è. La cosa straordinaria è che Krugman e altri come lui sono tornati alla teoria generale di Keynes come se fosse la coperta di Linus. Un approdo rassicurante, forse, ma che non tiene conto degli ultimi 70 anni di storia». Ferguson nel salotto di Penguin, con vista sullo Strand, è reduce da una lunga intervista alla Bbc. Sta preparando una nuova lezione universitaria e affila la punta per un altro affondo contro gli economisti colpevoli di non aver visto prima e di non capire oggi l'avvicinarsi di una delle più grandi crisi della storia. «è pericoloso generalizzare. Gli economisti con una visione storica hanno, infatti, compreso prima degli altri. Penso a Ken Rogoff, docente ad Harvard ed ex chief economist del Fondo monetario. La maggior parte, però, non ha intuito e non ha inteso, perché il mondo considerato nei libri di testo d'economia non valuta come dovrebbe i cambi strutturali avvenuti nei mercati finanziari, i modelli standardizzati non lo consentono. Negli ultimi 25 anni, il sistema globale delle operazioni finanziarie è mutato radicalmente e un approccio economico tradizionale non basta per comprendere la realtà odierna. Per questo tanti economisti hanno fallito. Due sono a mio avviso le considerazioni di fondo: il mondo è molto diverso da quello degli anni 30 e non si può pretendere di interpretarlo affidandosi ai grafici; questa non è la Grande Depressione. La politica monetaria della Fed è stata corretta e ha evitato l'aggravarsi della crisi, ma ora è sotto pressione. Deve acquistare nuovi titoli di stato ampliando il suo bilancio molto oltre l'impegno di 300 miliardi e per la Fed si crea un problema di credibilità. Dove arriverà il suo bilancio? A 2mila miliardi di dollari, 3mila o addirittura 4mila? Qui non si tratta di stimoli fiscali o di approccio keynesiano, ma di riconoscere il sostanziale fallimento dell'assetto strutturale del sistema finanziario americano. Il ricorso al debito è la principale debolezza dell'impero americano». Ferguson non offre una soluzione, è ecumenico nel riconoscere gli scenari che ci aspettano. E per cominciare liquida ancora una volta le parole di Krugman che non più tardi di tre giorni fa ha ridimensionato la minaccia di un'imminente ripresa dell'inflazione. «Krugman dice ora che dobbiamo temere solo la paura dell'inflazione? è tautologico:il più grande driver dell'inflazione è l'aspettativa. Credo che la popolazione americana abbia tutti i motivi per temerla: deficit pubblico, le materie prime che ripartono, crescita della massa monetaria con M1 al 20% e M2 al 9. Non puoi avere deflazione fino a quando hai questi numeri, se Krugman sa citarmi un esempio sarei davvero curioso di saperne di più. In prospettiva è diverso. La paura dell'inflazione è legittima, ma lo è anche quella della deflazione. Ci sono due grandi mostri che combattono là fuori, King Kong contro Godzilla. Inflazione e deflazione. Io ritengo molto più probabile la prima, il prossimo anno soprattutto, e lo dico anche perché ci sono interessi convergenti a farla ripartire. è già accaduto negli anni 70». Nei giorni scorsi all'Hay festival gallese, happening di intellettuali che ripensano, discutono, s'accapigliano sul corso dell'esistenza, Ferguson ha tolto a Nouriel Rubini gli abiti di Dr Doom, disegnando gli scenari di un dopo-crisi da brividi. Al collasso finanziario seguirà quello politico e un filo comune legherà i paesi segnati dall'"asse della rivolta" destinata a sostituire,nell'immaginario collettivo, l'"asse del male". Sembrano, sono, battute di grande effetto, ma lo storico inglese le recupera e traccia in questa conversazione le conseguenze ultime del credit crunch. «Non voglio essere confuso con Nouriel, né voglio che mi si arruoli fra chi crede allo scenario della Grande Depressione. Le rivolte che immagino non hanno nulla a che vedere con le conseguenze politiche della crisi del 1929. Quando ho parlato di "asse della rivolta" mi riferivo alla destabilizzazione dei governi più deboli. Ne abbiamo visti cadere quattro nell'Europa dell'Est. Ne vedremo cadere altri in Asia. La Thailandia trema. Assistiamo a qualcosa di simile anche in Gran Bretagna, dove la sensibilità degli elettori verso lo scandalo dei rimborsi parlamentari è stata acuita dalla crisi. E così hanno preso fiato quelle forze populiste che non avevano mai trovato tanto spazio. E se Brown continuerà a rinviare le elezioni permetterà a Bnp (British national party di estrema estra, ndr) e all'Ukip (antieuropeisti,ndr)di strutturarsi, consentendo loro di diventare presenze costanti della vita politica britannica. è ragionevole attendersi atti di rivolta sociale che negli Usa avranno la forma di un ritorno della crimina-lità, in Europa di dimostrazioni di piazza, in altri Paesi colpi di stato o rivoluzioni. L'affermarsi del denaro, per citare il mio libro, è seguito dalla discesa della democrazia. Anche in termini di geopolitica». In Russia lo vediamo già. La fragilità ucraina, e in misura molto minore quel-la dei paesi baltici, dischiude nuove opportunità a Mosca sul suo estero vicino, eterna ossessione del Cremlino. Putin può stringere su Kiev e anche sul Caucaso affermandosi come unico, vero partner economico per le schegge infedeli dell'ex Unione Sovietica.Ma per Ferguson la crisi sarà la grande prova sulla volontà cinese. «è uno scenario molto più complesso di quello degli anni 30. Tutti gli alleati asiatici dell'America sono in ritirata, mentre Pechino dovrà decidere se restare il partner del mondo occidentale oppure giocarsi la partita neoimperialista. In parte è già in corso in Africa e in Sud America. Una cosa è, infatti, la ricerca d'intese commerciali per avere materie prime, un'altra, molto diversa, è l'acquisizione di miniere,l'installazione di fabbriche per la trasformazione, la costruzione di infrastrutture. Gli imperi nascono anche così. Si prevedevano molti decenni per assistere a questo genere di evoluzione e invece la crisi darà, sta dando già, una fortissima accelerazione. Goldman Sachs aveva già portato - prima del credit crunch - al 2027 l'anno del sorpasso fra l'economia cinese e quella statunitense. Non volevo crederci, ma ora mi sto convincendo che sia possibile. Entro un un paio di decenni.D'altra parte,quest'anno la Cina crescerà del 6% mentre il mondo occidentale si contrarrà. E lo sviluppo economico futuro dovrà venire dalla produttività». Vincerà davvero la temuta "democratura", quell'ibrido con il corpo di democrazia e la testa di dittatura di cui Pechino è l'esemplificazione suprema? Ferguson non arriva a tanto, ma non si nega un'ultima, amara constatazione. «Una cosa è certa. Nei prossimi dieci anni la crescita americana non sarà paragonabile a quella degli ultimi dieci, gonfiata dal debito e dai consumi interni. L'America non se lo può più permettere ». La Cina sì. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PARTITA DI PECHINO «Non volevo credere alle previsioni del sorpasso dell'economia cinese su quella Usa. Ora mi sto convincendo che sia possibile» Niall Ferguson, 43 anni, scozzese, insegna storia moderna CORBIS

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Impresa e sindacato alleati per difendere la filiera tessile (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-04 - pag: 23 autore: Firmato un documento unitario destinato al Parlamento Ue Impresa e sindacato alleati per difendere la filiera tessile MILANO «Un intergruppo parlamentare per il settore moda, che possa diventare luogo di confronto permanente ed elaborazione di strategie condivise per la promozione di uno dei più dinamici ed importanti settori manifatturieri dell'Europa di oggi e di domani ». è la richiesta che tutto il tessile italiano, imprese e sindacati, avanza alla politica europea alla vigilia delle elezioni, ai parlamentari italiani in prima battuta ma non solo. Il documento presentato ieri è stato firmato dall'Anci, dall'Aimpes e dalla Fiamp, dalla Filtea Cgil, dalla Claai, da Federmoda-Confartigianato, dalla Casartigiani, da Tessilivari, dalla Cna Federmoda, da Femca Cisl, da Anfao e da Smi Sistema Moda. Unica eccezione la Uilta che non condivide l'impostazione del documento in particolare per quanto riguarda le richieste sull'etichettatura dal momento che «sarebbe un errore – spiega il sindacato in una nota – arroccarsi su posizioni difensive e di chiusura, ancor più per il Sistema Moda Italiano che esporta il 60% della sua produzione e per il quale l'obbligatorietà del marchio “ made in Italy” costituirebbe un valore aggiunto». Otto gli obiettivi da raggiungere, secondo i firmatari del testo. In testa la "Trasparenza e tracciabilità",a partire dall'introduzione del " Made in" obbligatorio per tutti i prodotti importati nell'Unione Europea da Paese Terzi;c'è poi la "Reciprocità e regole del commercio internazionale", «auspicando – si legge – una conclusione del Doha Round che assicuri: la valorizzazione della dimensione sociale e del rispetto per l'ambiente, dazi non oltre il 15% per tutti i Paesi che aderiscono al Wto e l'eliminazione di ogni altra barriera tariffaria. Ed ancora: "Trade Defense Instruments", ossia misure antidumping e antisovvenzioni; "Occupazione e dialogo sociale", con l'istituzione di un Fondo europeo per la globalizzazione, per sostenere le imprese appartenenti ai settori industriali in difficoltà; Protezione sociale, a tutela dell'occupazione e con opportunità di formazione e riqualificazione adeguate alle esigenze di nuova occupabilità; "Qualità e sicurezza dei prodotti": ovvero il Reach, con l'impegno ad imporre analoghi impegni e responsabilità anche alle aziende collocate nei Paesi extra- UE per quanto concerne le misure relative alla salute umana e all'ambiente; " Emission Trading System", con l'adozione di criteri che consentano di salvaguardare le rilevanti specificità dei sistemi produttivi europei. Ed infine l'ultimo punto ha per titolo "Legalità e concorrenza" si concentra sulla Tutela della proprietà intellettuale. «L'attuale,difficilissima situazione di crisi – ha spiegato Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia – che coinvolge gran parte dell'economia mondiale, ha almeno avuto il pregio di far riscoprire il valore e l'importanza dell'industria nel creare ricchezza, sia da parte dell'opinione pubblica, sia da parte dei Governi. Adesso occorre che si passi, anche a livello europeo, dalle parole ai fatti. La libera circolazione delle merci non può e non deve essere interrotta, ma deve avvenire a parità di condizioni, senza barriere, nel rispetto di quei valori sociali e ambientali che possono assicurare la sostenibilità dello sviluppo economico globale ». R.E. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE INDICAZIONI Tra le firme manca solo quella della Uil Nel testo la richiesta di un intergruppo specifico per il settore e otto priorità

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Strategia d'attacco per Zegna (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-04 - pag: 23 autore: Sistema moda. Nel bilancio dello scorso anno 870 milioni (+3,2%) di ricavi ma l'utile cala a 62,3 milioni Strategia d'attacco per Zegna Nonostante la frenata nel 2009 investimenti nel retail diretto Cristina Jucker MILANO «è come guidare nella nebbia, senza sapere quando finirà». Gildo Zegna, amministratore delegato del gruppo biellese leader mondiale nell'abbigliamento maschile, è preoccupato ma ben determinato a guardare oltre la crisi. «Sto lavorando sul 2010 – dice – ma per tutto quest'anno siamo pronti a ballare. Con molta attenzione ai costi e senza abbandonare l'investimento nel retail, per noi strategico». E mentre annuncia il bilancio 2008 è già concentrato sul futuro: «Non possiamo permetterci di sbagliare un solo colpo». L'anno scorso è andato ancora bene: il fatturato è salito a 870,6 milioni di euro (+3,2% a cambi correnti, +5,7% a cambi co-stanti), l'utile netto è stato di 62,3 milioni (ma senza i proventi straordinari sarebbe risultato inferiore del 20%) contro i 69,7 milioni del 2007. Resta comunque «significativamente » positiva la posizione finanziaria netta. E il 2009? Nei primi cinque mesi il fatturato è in calo ma quella che sta diminuendo con un ritmo maggiore è la redditività. «Il nostro primo obiettivo è preservare la cassa –sostiene Zegna – e poi semplificare al massimo il modello industriale e distributivo. Anche nella nostra collezione ci saranno meno cose e messaggi più chiari ». Poi aggiunge: «I grandi retailer Usa e giapponesi hanno inchiodato tutto il sistema, oggi il vero problema è la scellerata politica dei saldi che ha provocato un rallentamento generale nella ripresa dei consumi. Credo che tutto il modello distributivo sia da ripensare, c'è un eccesso dianticipo nelle consegne ( siamo arrivati a fine ottobre-inizio novembre per le collezioni estive) che porta ad anticipare anche i saldi. Dobbiamo rompere questo sistema che stressa e danneggia tutta la filiera, anche il tessile. In Giappone, secondo mercato mondiale del lusso, per la prima volta credo nella storia i saldi sono partiti a maggio: sono sbigottito, non era mai accaduto». Dunque, se i department store sono ancora pieni di merce da smaltire meglio puntare sul retail diretto (che per Zegna ora copre i due terzi circa delle vendite). E soprattutto sui nuovi mercati, visto che quelli tradizionali sono fermi. «La Cina, cresciuta del 30%, è per noi il secondo mercato mondiale. Vanno bene anche il sud-est asiatico (l'anno prossimo apriremo in Vietnam) e gli Emirati Arabi, va molto bene l'America latina e, nel suo piccolo, anche l'India cresce a due cifre». Zegna, quest'anno, ha aperto due global store a Tokyo e Hong Kong e aprirà altri 20 negozi nel mondo (di cui 15 nella Grande Cina). A fine 2008 i negozi monomarca erano 547 (291 a gestione diretta, gli altri in franchising). Molto sta cambiando anche nei consumi: «Questo è un grosso tema da affrontare, ho la sensazione che ci sia un cambiamento profondo, strutturale. Crescono sportswear e accessori, sono fermi abiti formali e tessuti, a meno che non si tratti di tessuti particolarmente innovativi, come il nostro cool effect che riduce il calore assorbito dal sole ».Nell'ambito del gruppo resiste bene anche Agnona, il marchio di abbigliamento donna, per il quale è stato avviato un importante progetto cashmere. E va bene la maglieria: «Chissà, forse è l'effetto Marchionne » ipotizza Gildo Zegna. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROSPETTIVE Gildo Zegna: da ripensare tutto il modello distributivo, mentre si profila un cambio strutturale dei consumi Crescono solo i nuovi mercati Global store. Aperto a Tokyo a gennaio, è il primo negozio progettato da Peter Marino in Asia per Zegna. Cinque piani, 663 metri quadri per il lusso

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Per gli orologi la ripresa ritarda di un anno (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-06-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: STILI E TENDENZE data: 2009-06-04 - pag: 28 autore: Segnatempo Per gli orologi la ripresa ritarda di un anno Lino Terlizzi L' onda negativa per l'industria degli orologi non è finita. Ma a soffrire di più sono i prodotti di fascia media, mentre le fasce agli estremi – cioè quella dei prezzi bassi e quella della gamma alta – soffrono meno. L'Italia, comunque, è tra i mercati che registrano nel complesso una flessione contenuta. è quanto emerge dai dati della Fédération de l'industrie horlogère suisse (Fh), relativi all'export elvetico nel mese di aprile. La Svizzera rappresenta il 50-60% del fatturato mondiale del settore ed esporta circa il 90% della produzione. I dati Fh sono dunque un termometro di ciò che avviene nell'universo delle lancette. In aprile,l'export rossocrociato è stato di 1,04 miliardi di franchi (690 milioni di euro), in calo del 26,3% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Se si guarda all'intero periodo gennaio-aprile 2009, l'export è stato di 3,94 miliardi di franchi (2,6 miliardi di euro), il 24,3% in meno in rapporto allo stesso periodo del 2008. Dunque gli effetti della crisi economica internazionale si fanno sentire. Anche se non allo stesso modo in tutti i segmenti di prodotto e in tutte le aree geografiche. è indicativo che anche in aprile il calo maggiore (-35%) sia stato registrato dagli orologi che sono nella fascia di prezzo media, tra i 500 e i 3mila franchi (330-1.990 euro). Minore è il calo (-13%) per quel che riguarda i prezzi considerati bassi, cioè tra i 200 ed i 500 franchi . Soffrono, ma si difendono meglio (-22%) della fascia media anche gli orologi della fascia alta, quelli con un prezzo superiore ai 3mila franchi. Hong Kong, Usa, Francia, Italia, Giappone, Germania sono nell'ordine i mercati principali di sbocco. Il mese di aprile ha in sostanza confermato le tendenze già presenti nei primi tre mesi del 2009, dopo un 2008 che l'industria elvetica era invece riuscita a chiudere ancora con dati positivi. Così, guardando al complesso dei primi quattro mesi di quest'anno, balza all'occhio la flessione degli Usa (-42%) rispetto allo stesso periodo del 2008, ben superiore a quella di Hong Kong (-17%), Francia (-6,4%), Italia (-3,8%), Germania (-9,7%). Il Giappone dal canto suo soffre un po' di più (-25%). Fuori dal gruppo di testa, sono pesanti i cali dell'export nei quattro mesi verso la Russia (-61%) e verso la Cina (-39%). Meno consistente, ma pur sempre rilevante, la flessione che riguarda l'India (-29%). Nel complesso, i maggiori mercati europei resistono per ora meglio – tra le eccezioni la Spagna (-36%) – rispetto agli Usa e ai grandi mercati emergenti. Questi ultimi avevano peraltro registrato negli anni scorsi tassi di crescita mediamente elevati. Ora il punto è naturalmente cercare di capire sino a quando durerà l'onda negativa nel settore. Durante Baselworld, la fiera mondiale di settore tenutasi a fine marzo a Basilea, i protagonisti di questa industria non hanno nascosto le preoccupazioni per i prossimi mesi ma hanno anche registrato la presenza forte degli operatori del settore. L'impressione di fondo è che la ripresa, anche nel mondo delle lancette, possa arrivare tra fine 2009 e inizio 2010. Per quel che riguarda i tre maggiori gruppi, nelle scorse settimane Nick Hayek (ceo di Swatch Group) ha parlato di un 2009 più realista e anche di buona resistenza e di fiducia nella ripresa da parte delle società che vogliono davvero fare industria; Bruno Meier (nuovo ceo di Rolex) ha ricordato le difficoltà del settore ma ha indicato metà 2010 come probabile punto di svolta; Johann Rupert (patron di Richemont- Cartier) ha parlato di condizioni molto difficili dei mercati sino a settembre, ma ha aggiunto che ci sono le risorse per sostenere e rilanciare i prodotti. Dopo la raffica di record di vendite nel settore negli ultimi anni, ora la nottata ha da passare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fantasia. Nella foto un coloratissimo modello da polso firmato Swatch WWD

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PESAROPer un'intera giornata piazza del Popolo si tramuta in una grande sala giochi a cielo ape... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 04-06-2009)

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Giovedì 04 Giugno 2009 Chiudi PESAROPer un'intera giornata piazza del Popolo si tramuta in una grande sala giochi a cielo aperto. Merito del Comitato provinciale Uisp che attraverso la 2a edizione di "Spazi di Gioco", tappezzerà ogni angolo della piazza di dimostrazioni di attività ludiche di ogni parte del mondo. Giochi della tradizione popolare, a costo zero e allestiti attraverso il solo impiego di materiali di recupero. Gioco inteso come occasione di socializzazione e arricchimento reciproco all'interno di una realtà che anche a livello locale va sempre più globalizzandosi. Ovunque ci si potrà cimentare con giochi da tavolo, scacchi, carrom (biliardo indiano), campanone, tiro alla fune, tiro ai barattoli, birilli, lancio di cerchi e biglie e laboratori di giocoleria (aquiloni, girandole, trottole, burattini). La mattinata (dalle 9 alle 12) sarà dedicata alle scuole pesaresi che hanno aderito al progetto "Giochiamoci il Mondo" organizzato dall'assessorato alla Cooperazione Internazionale del Comune. Dalle 17 alle 20 gli Spazi di Gioco si apriranno invece a chiunque avrà piacere di mettersi alla prova nelle tante attività. Da anni la Uisp si batte per il "Diritto al Gioco" come esigenza garantita per ogni fascia di età giovanile e, da qualche mese, ha visto esaudite le sue richieste con l'istituzione della legge regionale 10/2009. Ora gli Spazi di Gioco diventeranno appuntamenti fissi che potrebbero arricchirsi di un Ludobus per trasportare le attività di intrattenimento in maniera itinerante. Esperienza che Uisp, Comune e Provincia hanno già lanciato in Bosnia. D.S.

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ROMA - C'è meno mafia in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Il ministro dell... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 04 Giugno 2009 Chiudi di ANTONIO DE FLORIO ROMA - C'è meno mafia in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni tira le somme di un anno di attività investigativa e arriva a questa conclusione. Snocciola un bel po' di dati, affiancato dal capo della polizia Antonio Manganelli. Parla di 270 operazioni contro la criminalità organizzata con 2.894 uomini delle cosche finiti in cella, tra cui 207 latitanti (nove sono dei "mammasantissimi", tra i trenta fuggitivi più pericolosi),e di beni sequestrati per 3,3 miliardi. Da gennaio il valore dei beni confiscati ha superato i 500 milioni. Una parte cospicua di questi soldi «confluirà nel Fondo unico giustizia, che ha già una dotazione di 400 milioni, e potranno essere destinati alle forze dell'ordine». A chi gli ricorda che il bilancio del Viminale viene fatto a tre giorni dal voto europeo, Maroni replica che «sono interpretazioni maliziose, che non mi toccano». Il ministro è convinto che il "modello Caserta", applicato contro il clan dei casalesi, con l'impiego di 350 militari e 400 uomini delle forze dell'ordine in più, ha funzionato e potrà essere applicato anche in altre realtà. «È solo una questione di risorse - spiega Maroni - e l'impiego dei militari nelle città è un'esperienza che potrà riproporsi. Il decreto che autorizza l'utilizzo scade i primi di agosto». La validità dei soldati in città - aggiunge il ministro - è dimostrata «non solo dalla percezione dell'opinione pubblica, ma anche dai dati degli arresti e dalla prevenzione dei reati derivata dalla presenza degli uomini delle forze armate». Il responsabile del Viminale riconosce che la 'ndrangheta è l'organizzazione criminale più agguerrita e "globalizzata" e sul pericolo che le 'ndrine e le cosche siciliane possano mettere le mani sulla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina distingue: «Il contrasto è esteso anche ai controlli sulle infiltrazioni negli appalti pubblici: vigiliamo in particolare sull'Expo di Milano e sulla ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo». Maroni riassume: «Mai come in questo periodo la lotta alla criminalità organizzata ha avuto grandi risultati e il ddl sicurezza, una volta approvato, fornirà ulteriori strumenti per continuare senza sosta l'azione di contrasto che ha l'obiettivo di annientare la mafia».

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L'Venezia IRONIA di John Baldessari (che sarà premiato con il Le... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 04 Giugno 2009 Chiudi di MASSIMO DI FORTI L'Venezia IRONIA di John Baldessari (che sarà premiato con il Leone d'oro alla carriera insieme alla riscoperta Yoko Ono) è un perfetto benvenuto a questa 53a Biennale delle arti visive: sì, Ocean and Sky, la sontuosa macro-cartolina californiana che ricopre l'intera facciata del Palazzo delle Esposizioni sulla quale giganteggia la scritta "la Biennale", è un'introduzione ideale alla rassegna "liquida" presentata dallo svedese Daniel Birnbaum con il suggestivo titolo Fare mondi/Making Worlds. Se nella nostra sfuggente società liquido-moderna analizzata da Zygmunt Bauman dominano la precarietà e la perpetua instabilità, è più che plausibile che la scena dell'arte contemporanea non sia caratterizzata da un trend o da un tema centrale bensì si snodi, inafferrabile, in infinite direzioni, tematiche e sperimentazioni, e sconfini in una molteplicità di linguaggi (installazioni, soprattutto, performance, scultura, pittura, e in tono minore video e fotografia). Procedono in ordine sparso e ognuno per suo conto, tra alti e bassi, qualcuno con folgoranti intuizioni, altri impantanati nel déjà vu, gli artisti del Terzo Millennio. Unica connessione è il filo rosso del dialogo generazionale, voluto da Birnbaum, tra vecchi maestri e protagonisti in carriera per evidenziare influenze preziose e un comune terreno di ricerca. Con una mossa a sorpresa che fa discutere, François Pinault ha pensato di offrire a Venezia un emblema della "curiosità umana" con la statua in acciaio inossidabile e poliuterano acrilico di un ragazzino dallo sguardo stupito che tiene in mano una rana (l'opera dell'americano Charles Ray, in realtà, serve ad attirare l'attenzione sul nuovo museo del miliardario francese a Punta della Dogana). Ma l'iniziativa (una delle tantissime che accompagnano ormai ritualmente la Biennale nella gara "a chi sbalordisce di più") non riesce più di tanto a distogliere lo sguardo dalla rassegna di Birnbaum che trova, forse, un felice e adeguato simbolo nell'installazione del giovane italo-argentino Tomas Saraceno che occupa la sala centrale del Palazzo delle Esposizioni (destinato dal presidente Paolo Baratta a sede permanente, aperta tutto l'anno, della Biennale con annessi biblioteca, libreria e bar-ristorante). Si tratta di una colossale ragnatela, Galaxies Forming along Filaments, costruita con nere corde elastiche che generano suggestivi corpi celesti di un universo in espansione: "fare mondi", appunto. All'Arsenale, l'obiettivo di "fare mondi" se lo pone (ovviamente a modo suo) l'iconoclasta Michelangelo Pistoletto che ha già avviato una performance di tre giorni per distruggere i suoi specchi o celebri "quadri specchianti" («lo faccio per moltiplicarli in mille frammenti» dice...) mentre la brasiliana Lygia Pape (purtroppo scomparsa cinque anni fa) offre la sublime visione di Ttéias, in cui fasci di fili di rame e oro sospesi all'interno di uno spazio buio creano l'effetto di una scultura di pura luce, e Carsten Holler invita a percorrere Swingin Curve, imponente scultura-corridoio di polistirolo, che suscita stimolanti riflessioni sulla percezione del nostro rapporto con l'ambiente. Il confronto tra passato e presente-futuro si ripropone nel nuovo Padiglione Italia alle Tese delle Vergini dell'Arsenale con Collaudi, l'omaggio a Marinetti in occasione del centenario futurista , a cura di Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli. Non senza polemiche, spesso aspre, che non accennano a placarsi. «E' la vitalità nel presente che ci interessa del Futurismo, prima e unica avanguardia italiana del '900», dicono i curatori. Bene. Ma l'incontestabile influenza del Futurismo sulle sperimentazioni che lo hanno seguito per un intero secolo non appare francamente esaltata o evidenziata dai contributi dei 20 artisti italiani selezionati per Collaudi in cui la pittura la fa da padrone e di aria futurista non se ne respira molta. Ben altre emozioni suscita la personale del grande Bruce Nauman al Padiglione Usa, che dimostra con le sue installazioni al neon e le sue sculture su frammenti del corpo umano (le famose mani e teste in cera) l'inesauribile novità di una lezione magistrale, o l'omaggio-accusa di Steve Mc Queen ai soldati inglesi morti nella guerra in Iraq o (se proprio di pittura dobbiamo parlare) gli straordinari dipinti dedicati da Miquel Barcelò all'Africa. Tra mondi da fare o da reinventare, non si può certo dire che la Laguna sia priva di illuminanti star o superstar: dalla mostra di Robert Rauschenberg alla collezione Guggenheim a quella di Mona Hatoum alla Fondazione Querini Stampalia, dall'antologica di John Wesley alla Fondazione Cini su progetto della Fondazione Prada, allo splendido video di 50 minuti presentato ieri sempre alla Fondazione Cini da Peter Greenaway sul capolavoro di Paolo Veronese, Le nozze di Cana, che fa rivivere il primo miracolo di Gesù con la trasformazione dell'acqua in vino. Una memorabile "visione" di un maestro delle arti e delle sperimentazioni.

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La Cina impone il silenzio su Tienanmen (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 04/06/2009 - pag: 17 Anniversario Blindata dalla polizia la piazza di Pechino dove vent'anni fa era stata organizzata la protesta La Cina impone il silenzio su Tienanmen Vacanze coatte per i dissidenti, oscurata Internet. Gli Usa: pubblicate i nomi delle vittime DAL NOSTRO INVIATO HONG KONG Nel calendario del Partito comunista cinese da vent'anni manca un giorno: il 4 giugno. Ma ieri, in piazza Tienanmen, i gruppetti di poliziotti in borghese e in divisa sembravano ricordare perfettamente che si trattava di un giorno speciale: controlli, accesso negato ai giornalisti, vigilanza altissima, il mausoleo di Mao Zedong chiuso. Nella notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 l'Esercito popolare di liberazione, eseguendo un ordine venuto da Deng Xiaoping, sgomberò la Tienanmen che a partire dal 15 aprile era stata occupata da migliaia di studenti che chiedevano democrazia, riforme più coraggiose, giustizia sociale, un colpo alla corruzione. Fu una carneficina. Più che sulla piazza, in giro per la città, con vampate nei giorni successivi. I morti studenti, cittadini, anche militari furono centinaia o, secondo stime che includono anche altre città, migliaia. Hillary Clinton, segretario di Stato americano, ha chiesto a Pechino di pubblicare i nomi delle vittime, «anche degli arrestati e degli scomparsi». La linea ufficiale oggi è il silenzio. Da mesi, senza dirlo, le autorità cinesi si preparavano all'anniversario, l'ennesimo di un anno sensibile (in marzo 50 anni dalla rivolta del Tibet e dall'esilio del Dalai Lama, 60 dalla fondazione della Repubblica Popolare il 1Ú ottobre). E ora hanno stretto le maglie. Anche a Hong Kong, dove le libertà civili godono di tutele che la Cina-Cina non prevede. Nell'ex colonia britannica all'aeroporto hanno rispedito negli Usa uno dei leader studenteschi della Tienanmen, Xiang Xiaoji, ora cittadino americano. La stessa sorte era toccata la scorsa settimana allo scultore danese Jens Galschiot, autore di un'opera commemorativa. Fermato all'aeroporto di Macao anche Wuer Kaixi, un altro dei capi della protesta dell'89, proveniente da Taiwan. A Pechino, Bao Tong già segretario del leader epurato Zhao Ziyang ha accettato l'«invito» a trascorrere una villeggiatura lontano dalla capitale. A Ding Zilin fondatrice delle Madri della Tienanmen è stato proibito di uscire di casa. Il Foreign Correspondents Club di Pechino ha segnalato diversi casi di intimidazione a giornalisti, cameramen e alle persone da loro intervistate. La stretta poliziesca tocca anche le generazioni che della Tienanmen hanno sentito poco o nulla. Se da settimane YouTube non è accessibile in Cina, e neppure lo è la piattaforma Blogspot, il controllo sul web è stato inasprito. Bloccato il sistema di messaggistica Twitter, inaccessibili Hotmail e il sito di scambio di foto Flickr, schermati centinaia di siti anche d'informazione. Tacciono i media ufficiali e non, con qualche eccezione. Nei giorni scorsi, alcuni commenti sulle edizioni di Hong Kong di giornali cinesi hanno ribadito la linea ufficiale, ovvero che il prodigioso sviluppo del Paese dimostra la giustezza della decisione di reprimere la protesta. E martedì il Global Times, nell'edizione di Pechino in lingua inglese, ha sostenuto la tesi che gli intellettuali hanno compreso il fallimento del modello democratico occidentale e dunque hanno optato per il silenzio. Una interpretazione che attivisti e dissidenti ritengono quantomeno oltraggiosa. Marco Del Corona Veglia A Hong Kong studenti cinesi ricordano il massacro Giustificazioni Sui giornali la linea ufficiale: il prodigioso sviluppo del Paese dimostra che la repressione è stata giusta

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C'è una frase nuova nel linguaggio politico-diplomatico dell'amministrazione... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 04 Giugno 2009 Chiudi di ERIC SALERNO C'è una frase nuova nel linguaggio politico-diplomatico dell'amministrazione americana ed è sufficiente per capire il senso della scelta di Arabia saudita ed Egitto per la prima visita all'estero del nuovo presidente. Lo stesso Barack Obama l'ha ripetuta più di una volta: la fine del conflitto tra arabi e israeliani e la creazione di uno stato palestinese indipendente accanto a Israele sono «negli interessi degli Stati Uniti». Insieme con la decisione di non fare tappa anche in Israele come facevano i suoi predecessori alla Casa Bianca per apparire bilanciato, o meglio, schierato, la frase ha mandato al premier Netanyahu e al suo governo un messaggio inequivocabile. Che un commentatore israeliano ha così tradotto: «Dobbiamo capire, la superpotenza è l'America, non Israele». C'è molta attesa in Medio Oriente per il discorso che Obama pronuncerà oggi al Cairo. La scelta della città, una delle più antiche del mondo musulmano nonché capitale del primo paese ad aver firmato la pace con Israele, è stata fatta con attenzione agli equilibri regionali. E poiché il Cairo ospita anche l'università islamica più importante del mondo sunnita, anche agli equilibri religiosi. Il presidente non dimentica mai di avere nel suo nome anche quello di Hussein, nipote del profeta Maometto, ed è consapevole della necessità di disinnescare la bomba ad orologeria dello "scontro tra le civiltà". Il conflitto arabo-israeliano è sicuramente uno degli inneschi. Fino a trenta anni fa, l'Islam per la maggioranza dei palestinesi era un fatto personale. Non c'erano attacchi suicidi al grido di "Allah è grande". La moschea era un luogo di culto, non di mobilitazione politica. Ciò che dirà Obama avrà un peso anche sui rapporti con l'Iran. Ma più che le parole conteranno le azioni. Qualcosa succede già. Per la prima volta da tre decadi, Hillary Clinton e i suoi ambasciatori in giro per il mondo hanno invitato i loro colleghi iraniani ai ricevimenti per il 4 luglio, festa dell'indipendenza americana. Teheran ha annunciato per l'autunno due partite di calcio tra le formazioni nazionali dei due paesi. Un'iniziativa che ricorda le famose partite di ping-pong che portarono al disgelo tra gli Usa di Nixon e la Cina di Mao. Dialogare per arrivare al rispetto reciproco. E per impedire all'Iran di entrare a far parte del club delle potenze nucleari. Per un giorno occhi e orecchie sono puntate sul Cairo. Da domani torneranno a focalizzare su Israele dove il governo deve ancora formulare un piano per arrivare alla pace con gli arabi. Barack Hussein Obama mette fretta perché intende presentare, lui stesso, una nuova road map per cercare di chiudere il conflitto nel giro di un paio d'anni. Molti suoi predecessori si sono fatti male su questo percorso. Sarebbe meglio per voi israeliani e per voi palestinesi, dicevano, fare la pace. Mai, però, avevano osato dire che la pace era nell'interesse strategico degli Stati Uniti.

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In Cina i miti extralarge Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/06/2009 - pag: 36 La conquista di Hummer In Cina i miti extralarge Usa SEGUE DALLA PRIMA Meno di un anno fa l'allora capo di General Motors, Rick Wagoner, cercò di convincere l'opinione pubblica che sarebbe bastato disfarsi di questo «brand» divenuto ormai troppo ingombrante, politicamente ed ecologicamente scorretto per rimettere a posto un gruppo industriale che, in realtà, era già in caduta libera. Un gigante della strada spigoloso che ha affascinato anche molti di quelli che alla fine l'hanno combattuto come Arnold Schwarzenegger che è stato «testimonial» dell'H1, il gippone messo in vendita dalla Gm nel 1999 a 140 mila dollari, prima di diventare, da governatore della California, il predicatore di una nuova era di risparmio energetico. Mentre la flotta di «Suv» di «Terminator» (gli H1 e i più piccoli H2 e H3, «appena» 3,3 e 2,4 tonnellate, rispettivamente) restava sprangata in garage (salvo quello a propulsione ibrida), è cominciata, con Obama, l'era della nuova sobrietà. E' un'America che scopre all'improvviso di aver inseguito per troppo tempo il sogno della crescita senza limiti. Dopo la conquista del West, quella dei mega veicoli, degli hamburger «jumbo», delle casette che diventano «mansion», delle luci mai spente, dei condizionatori che funzionano senza soste, giorno e notte, qualunque sia la temperatura esterna. La nazione sempre più obesa, l'epidemia di diabete, l'effettoserra galoppante: gli americani si guardano allo specchio e cominciano a capire di aver esagerato. Ma la sobrietà è per molti una medicina troppo amara. E' l'opposto dello spirito della frontiera: un triste vincolo che i più responsabili accettano senza entusiasmo, mentre molti preferiscono chiudere gli occhi. Chiedete a chi ha avuto un Hummer per «amante»: non sono solo «cow boy» motorizzati del Colorado o del Kansas. Ci sono finanzieri di Wall Street, uomini di cultura, celebri giornalisti europei trapiantati negli «States» che, anno dopo anno, si sono innamorati delle aragoste «oversize«, delle superbistecche, che hanno messo su anche una pancia «oversize» e si sono ostinati a scorrazzare sugli Hummer anche quando restavano incastrati nei bassi ingressi dei garage sotterranei di molte aree urbane. Alla fine quasi tutti si rendono conto, razionalmente, che è giunta l'ora di diventare consumatori meno incontinenti. Ma questa «europeizzazione» forzata col ridimensionamento dei veicoli, l'adozione di regole e tecnologie ambientali più severe, la ricerca di un modello di spesa sanitaria più simile a quello del vecchio Continente sembra a molti un'abdicazione, la rinuncia al sogno. Molti hanno letto già da anni che il pendolo del benessere si sta spostando da un lato all'altro del Pacifico, che è la Cina la «terra promessa» dei nuovi ricchi e del nuovo ceto medio. Una classe sociale che in Occidente ha perso terreno fin quasi a sparire. Eppure l'idea che la fiaccola dell'iperconsumismo ammainata nella baia di New York possa risorgere con orgoglio in quella di Hong Kong, provoca fremiti di insofferenza. I grattacieli più alti e moderni costruiti nelle paludi di Shanghai che sfidano quelli edificati sul granito di Manhattan. La Cina che si riempie di centrali a carbone come l'Ohio degli anni dell'industrializzazione a tutto vapore. I ricchi cinesi della costa che diventano gran consumatori di carne bovina facendo saltare il mercato mondiale dei mangimi e dei cereali. C'è chi osserva e sospira. Ma anche chi è convinto che i cinesi siano arrivati a tavola quando il banchetto è alla fine: recessione e vincoli ambientali sono ormai un condizionamento per tutti. E si consola pensando che la «decrescita » possa avere il sapore di una Chrysler resa di nuovo attraente dall'«Italian style». Massimo Gaggi

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in PRIMA (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

in PRIMA ANGELI E DEMONI di Ron Howard, con Tom Hanks e Ewan McGregor (Usa 2009) Il furto di un pericoloso flacone di antimateria potrebbe essere messo in relazione con il rapimento di quattro cardinali, tutti candidati a succedere al Papa appena scomparso... Dal romanzo di Dan Brown, già alti gli incassi ai botteghini di tutto il mondo.   Adriano, Alhambra, Ambassade, Andromeda, Antares, Atlantic, Barberini, Broadway, Ciak, Cineland, Cineplex Gulliver, Doria, Empire, Europa, Galaxy, Gregory, Jolly, Lux, Madison, Maestoso, Metropolitan, Nuovo Cinema Aquila, Odeon, Real, Royal, Stardust, Trianon, Uci, UGC Cine Cité, Warner Moderno, Warner Village CADILLAC RECORDS di Darnell Martin, con Adrien Brody e Beyonce Knowles (Usa 08) La scena musicale della Chicago anni 50, composta da nomi come Etta James, Muddy Waters, Chuck Berry, in un contesto dove esplode la questione razziale, e poi rock'n'roll e sesso. La colonna sonora - doppio cd distribuito dalla Sony è imperdibile.   Savoy, Trianon, Ugc Cine Cité MILLENIUM - UOMINI CHE ODIANO LE DONNE di Niels Arden Oepley, con Erika Berger e Mikael Blomkvist (Svezia 09) Quarant'anni fa Harriet Venger è scomparsa durante una riunione di famiglia, ma il corpo non è mai stato ritrovato. Eppure, lo zio è convinto che sia stata assassinata. E' l'atteso film tratto dal celebre thriller di Stieg Larrson, il caso editoriale dell'anno.   Andromeda, Atlantic, Broadway, Ciak, Cineland, Eurcine, Giulio Cesare, Intrastevere, Jolly, King, Maestoso, Mignon, Odeon, Quattro Fontane, Ugc Porta di Roma e in originale e in v.o. al Metropolitan VINCERE di Marco Bellocchio, con Filippo Timi e Giovanna Mezzogiorno (Italia 09) Il regista la storia (tragica) di Ida Dalser, prima moglie di Mussolini, che da lui ebbe un figlio, Benito Albino Mussolini, che morì con la madre in un ospedale psichiatrico di Milano dove il Duce li aveva fatti internare.   Alhambra, Cineland, Cineplex Gulliver, Eden, Eurcine, Greenwich, King, Maestoso, Odeon, Quattro Fontane, Tibur, UGC Cine Cité, Warner Village

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Sun, Carmine Gambardella nuovo preside di Architettura (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Mezzogiorno sezione: CASERTA data: 04/06/2009 - pag: 11 Università Il professore è ordinario di analisi multicriteri e direttore del Dipartimento di Cultura del progetto Sun, Carmine Gambardella nuovo preside di Architettura È stato eletto con cinquantatré voti su sessantasei AVERSA Il consenso, c'è da dirlo, è stato quasi plebiscitario. Su sessantasei membri del Consiglio di facoltà presenti e aventi diritto, cinquantatrè hanno votato ieri per lui, Carmine Gambardella, nominandolo così nuovo preside della facoltà di Architettura «Luigi Vanvitelli » della Sun, di cui è prorettore, ad Aversa. Quattro voti sono andati all'altro candidato, la professoressa Bianca Petrella, uno al docente Pasquale Belfiore e uno al professore Luigi Maffei (non candidati). Le restanti quattro schede sono state consegnate alle urne bianche. Ordinario di Analisi Multicriteri, direttore del Dipartimento di Cultura del progetto e responsabile scientifico del centro «Benecon» di Frignano, Gambardella è visibilmente emozionato mentre saluta i numerosi colleghi e amici che continuano a complimentarsi con lui. Si aspettava un tale successo? «No, e sono davvero contentissimo. Un pensiero va ad Alfonso Gambardella, che ha fatto tanto, come preside, per la crescita della facoltà. Forse non era semplice votare un altro Gambardella e questo successo mi inorgoglisce anche perché ero ordinario alla Federico II e non sono venuto qui, nel 2002, per fare carriera. È stata una scelta voluta e ponderata. 'Sono in Terra di lavoro', dicevo a tutti con orgoglio. Sono contento anche per i rappresentanti degli studenti, che sono venuti compatti alle elezioni e mi hanno detto di avere molta speranza in me». Lei sostituirà l'attuale preside Cettina Lenza. Continuità o svolta? «Patrimonializzerò l'eredità finora avuta ma bisogna sicuramente innovare profondamente omologandosi alle nuove istanze. Abbiamo dimostrato di aver creato in Terra di lavoro, a Frignano, il più grande centro di eccellenza - unico in Europa a integrare tutti quei saperi e tecnologie - in cui ogni giorno ricercatori creano innovazione e sviluppo a sostegno della didattica del mondo. La nostra facoltà sarà sempre più una fabbrica della conoscenza, garante di innovazione e sviluppo. Questa è la nostra scommessa oggi. Il capitale umano del territorio, gli studenti, devono essere formati affinché il territorio stesso sia attrattivo e costituisca un volano per lo sviluppo fondato sulla conoscenza. La sfida è creare brevetti e liquidità patrimoniale, far diventare il territorio competitivo, immettere quanti più saperi possibili nel ciclo produttivo. La facoltà si fonderà su una ricerca che sosterrà una didattica sempre più concorrenziale. Occorre omologarsi anche alla situazione economica attuale: c'è riduzione dei volumi dei finanziamenti, è vero, ma essa ci spinge a ritornare ai valori fondamentali, ad essere attenti all'evoluzione dal punto di vista etico e morale. Una lezione che possiamo ricavare dalla crisi della globalizzazione è che nella de-globalizzazione emergono delle identità e dei valori nostrani che se immessi nel ciclo produttivo saranno appetibili nel mondo ». Cosa ha in programma per gli studenti? Nei servizi cosa cambierà? «Gli studenti sono il capitale umano: migliore sarà la loro formazione, più speranza hanno questi territori di migliorare. Creeremo subito - come nel mondo anglosassone - una sorta di circolo degli studenti che si sono laureati da noi per creare un orgoglio di appartenenza. Porterò avanti questo progetto per creare un marchio che non sia limitato solo al tempo della laurea, ma che diventi consuetudine che si ingeneri nel dna delle persone di questo territorio. E continueremo a puntare all'internazionalizzazione: se diventiamo competitivi al di là dei confini nazionali, i nostri saperi diventeranno internazionali e serviranno allo sviluppo locale ma anche a quello globale. Inoltre, fino a quando entrerò in carica, il prossimo primo novembre, con i colleghi e i rappresentanti degli studenti creerò una sorta di progetto esecutivo cantierabile per l'attivazione di una rete che si chiamerà 'Connected faculty'. Questa rete sarà una sorta di piattaforma, un database di informazioni implementabile all'infinito: con i palmari gli studenti potranno scaricare di tutto e sapranno in tempo reale tantissime informazioni come, ad esempio, dove sono i professori in quel momento, in che aula. E potranno monitorare il marchio di qualità della facoltà, interagendo tra loro ma anche con la presidenza, che interverrà prontamente dietro loro segnalazione. Capitolo ricercatori Abbiamo un corpo docente meraviglioso. I ricercatori sono portatori di sapere, non possono essere rinchiusi in un limbo, molti di loro hanno un valore che è forse superiore ai livelli di ordinariato. Bisogna fare giustizia sia per loro che per i professori associati. Se in 20 anni si sono raggiunti standard così elevati in Terra di lavoro, vuol dire che l'humus, qui, è estremamente fertile». Marilena Mincione \\ La facoltà si fonderà su una ricerca che sosterrà una didattica sempre più competitiva \\ I ricercatori sono portatori di sapere. Bisogna fare giustizia per loro e per gli associati La nomina Il preside è ordinario di analisi multicriteri, direttore del Dipartimento di Cultura del progetto e responsabile scientifico del centro «Benecon»

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La Biennale di Venezia 53. Esposizione I (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Biennale di Venezia 53. Esposizione Internazionale d'Arte. Fare Mondi Il Direttore della 53. Esposizione, Daniel Birnbaum, e' dal 2001 Rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno (Germania) e del suo spazio espositivo Portikus, accademia che concilia[...] Il Direttore della 53. Esposizione, Daniel Birnbaum, e' dal 2001 Rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno (Germania) e del suo spazio espositivo Portikus, accademia che concilia l'insegnamento dell'arte contemporanea con la sperimentazione e la ricerca creativa. Fare Mondi // Making Worlds collega in un'unica mostra le sedi espositive del rinnovato Palazzo delle Esposizioni della Biennale (Giardini) e dell'Arsenale, e riunisce - inclusi i collettivi - piu' di 90 artisti da tutto il mondo, con nuove opere di tutti i linguaggi. -Il titolo stesso della 53. Esposizione Fare Mondi // Making Worlds - ha dichiarato il Direttore Daniel Birnbaum - esprime il mio desiderio di sottolineare il processo creativo. Un'opera d'arte e' una visione del mondo e, se presa seriamente, puo' essere vista come un modo di -fare mondi'. Prendendo il -fare mondi' come punto di partenza, esso ci permette anche di evidenziare la fondamentale importanza di alcuni artisti chiave per la creatività delle generazioni successive. In mostra saranno presenti tutte le forme artistiche: installazioni, video e film, scultura, performance, pittura e disegno, e anche una parata. La mostra creerà nuovi spazi per l'arte, che si dispiegheranno oltre le aspettative delle istituzioni e del mercato. L'enfasi posta sul processo creativo e sulle cose nel loro farsi, non escluderà un'esplorazione della ricchezza visiva. La pittura nel suo senso piu' ampio e il ruolo dell'immaginario astratto saranno indagati da artisti di differenti generazioni, inclusi quelli che non si definiscono innanzitutto pittori. Fare Mondi // Making Worlds e' una mostra guidata dall'aspirazione ad esplorare i mondi intorno e davanti a noi. Riguarda possibili nuovi inizi: questo e' cio' che vorrei condividere con i visitatori della Biennale-. Per la direzione della mostra Daniel Birnbaum si avvale dell'assistenza di Jochen Volz (organizzatore artistico). Un ulteriore supporto deriva da un team internazionale di corrispondenti che si compone di: Savita Apte, Tom Eccles, Hu Fang, Maria Finders. Sarà aperta al pubblico da domenica 7 giugno a domenica 22 novembre 2009, ai Giardini (50mila mq.), all'Arsenale (38mila mq.) e in vari luoghi di Venezia, la 53. Esposizione Internazionale d'Arte dal titolo Fare Mondi // Making Worlds // Bantin Duniyan// . // Weltenmachen // Construire des Mondes // Fazer Mundos-, diretta da Daniel Birnbaum e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. La vernice avrà luogo nei giorni 4, 5 e 6 giugno 2009. La Biennale annuncia - in occasione della 53. Esposizione - importanti miglioramenti strutturali che riguardano i suoi siti all'Arsenale, ai Giardini, a Venezia. All'Arsenale, il Padiglione italiano ha assunto la denominazione di Padiglione Italia, ed e' stato ingrandito affacciandosi ora al Giardino delle Vergini, dove un nuovo ingresso al pubblico - attraverso un ponte - collegherà il Giardino stesso al Sestiere di Castello. Questo rinnovato complesso espositivo e' destinato alla Partecipazione italiana curata da Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice, e organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali con la PARC - Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee. Ai Giardini, lo storico Padiglione Italia ha assunto la denominazione di Palazzo delle Esposizioni della Biennale. E' stata cosi' sottolineata la sua riqualificazione e la sua nuova natura multiforme, che vedrà operare questa struttura tutto l'anno al servizio delle grandi mostre ma anche del pubblico. Al Palazzo delle Esposizioni, in una nuova ala ristrutturata sarà infatti riaperta al pubblico dopo 10 anni la biblioteca dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), con l'archivio documentale, libri, cataloghi, periodici consultabili in sale di lettura per i ricercatori e per i visitatori delle mostre. Questa struttura polifunzionale e versatile, sarà cosi' destinata a essere fulcro di attività permanenti e punto di riferimento per gli altri Padiglioni ai Giardini, anche con aree destinate a bookshop e all'attività educational. A Venezia, infine, aprirà completamente rinnovata a giugno (in concomitanza con la 53. Esposizione) la sede storica della Biennale, Ca' Giustinian (a San Marco), che sarà una -casa aperta- alla cittadinanza. La cerimonia di inaugurazione e di premiazione della 53. Esposizione avrà luogo sabato 6 giugno ai Giardini, con la consegna dei premi ufficiali assegnati dalla giuria internazionale. Saranno inoltre consegnati due Leoni d'oro alla carriera agli artisti Yoko Ono e John Baldessari. La Giuria internazionale, presieduta da Angela Vettese (Italia), e' composta inoltre da Jack Bankowsky (USA), Homi K. Bhabha (India), Sarat Maharaj (Sudafrica) e Julia Voss (Germania), e assegnerà i seguenti premi: Leone d'Oro per la migliore Partecipazione nazionale della 53. Esposizione, Leone d'Oro per il miglior artista della mostra Fare Mondi // Making Worlds, Leone d'Argento per il piu' promettente giovane artista della mostra Fare Mondi // Making World. La 53. Esposizione presenterà come di consueto, negli storici Padiglioni ai Giardini, all'Arsenale e nel centro storico di Venezia, 77 Partecipazioni nazionali con proprie mostre, numero record per la Biennale Arte. La 53. Esposizione include inoltre un numero record di 38 Eventi collaterali, proposti da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia in concomitanza con la Biennale. Nella rinnovata sede della Biennale di Venezia, Ca' Giustinian, avrà luogo da giugno a novembre la mostra Macchina di visione: futuristi in Biennale sulla storia della partecipazione di artisti, idee e opere futuriste alla Biennale, curata dallo IUAV, Laboratorio Internazionale di Semiotica di Venezia, frutto di una ricerca svolta presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC). Il catalogo della 53. Esposizione e' edito da Marsilio. Artisti: Jumana Emil Abboud Nata a Shefa-Amer, Palestina, 1971 Vive e lavora a Gerusalemme, Israele Georges Ade'agbo Nato a Cotonou, Benin, 1942 Vive e lavora a Cotonou, Benin John Baldessari Nato a National City, USA, 1931 Vive e lavora a Santa Monica, USA Rosa Barba Nata ad Agrigento, Italia, 1972 Vive e lavora a Berlino, Germania Massimo Bartolini Nato a Cecina, Italia, 1962 Vive e lavora a Cecina, Italia Thomas Bayrle Nato a Berlino, Germania, 1937 Vive e lavora a Francoforte, Germania Simone Berti Nato ad Adria, Italia, 1966 Vive e lavora a Milano e Berlino, Germania Bestue' /Vives Nato a Barcellona, Spagna, 1980 Nato a Barcellona, Spagna, 1978 Vivono e lavorano a Barcellona, Spagna Mike Bouchet Nato a Castro Valley, USA, 1970 Vive e lavora a Francoforte, Germania Ulla von Brandenburg Nata a Karlsruhe, Germania, 1974 Vive e lavora a Parigi, Francia Andre' Cadere Varsavia, Polonia, 1934 - Parigi, Francia, 1978 Paul Chan Nato a Hong Kong, Hong Kong, 1973 Vive e lavora a New York, USA Chen Zhen Shanghai, Cina, 1955 - Parigi, Francia, 2000 Nikhil Chopra Nato a Calcutta, India, 1974 Vive e lavora a Mumbai, India Chu Yun Nato a Jiangxi, Cina, 1977 Vive e lavora a Pechino, Cina Tony Conrad Nato a Concord, USA, 1940 Vive e lavora a Buffalo e New York, USA Keren Cytter Nata a Tel Aviv, Israele, 1977 Vive e lavora a Berlino, Germania Nathalie Djurberg Nata a Lysekil, Svezia, 1978 Vive e lavora a Berlino, Germania Anju Dodiya Nata a Mumbai, India, 1964 Vive e lavora a Mumbai, India Gino De Dominicis Ancona, Italia, 1947 - Roma, Italia, 1998 Elena Elagina, Igor Makarevich Nata a Mosca, Russia, 1949 Nato a Trialety, Georgia, 1943 Vivono e lavorano a Mosca, Russia Öyvind Fahlström San Paolo, Brasile, 1928 - Stoccolma, Svezia, 1976 Lara Favaretto Nata a Treviso, Italia, 1973 Vive e lavora a Torino, Italia Hans-Peter Feldmann Nato a Düsseldorf, Germania, 1941 Vive e lavora a Düsseldorf, Germania Spencer Finch Nato a New Haven, USA, 1962 Vive e lavora a New York, USA Ceal Floyer Nata a Karachi, Pakistan, 1968 Vive e lavora a Berlino, Germania William Forsythe Nato a New York, USA, 1949 Vive e lavora a Francoforte, Germania Yona Friedman Nato a Budapest, Ungheria, 1923 Vive e lavora a Parigi, Francia Dominique Gonzalez-Foerster Nata a Strasburgo, Francia, 1965 Vive e lavora a Parigi, Francia Sheela Gowda Nata a Bhadravati, India, 1957 Vive e lavora a Bangalore, India Tamara Grcic Nata a Monaco, Germania, 1964 Vive e lavora a Francoforte, Germania Gutai Akira Kanayama Nara, Giappone, 1924 - Nara, Giappone, 2005 Sadamasa Motonaga Nato a Iga, Giappone 1922 Vive e lavora a Takarazuka City, Giappone Saburo Murakami Kobe, Giappone, 1925 - Nishinomiya, Giappone, 1996 Shozo Shimamoto Nato a Osaka, Giappone, 1928 Vive e lavora a Kyoto, Giappone Kazuo Shiraga Amagasaki, Giappone, 1924 - Amagasaki, Giappone, 2008 Atsuko Tanaka Nara, Giappone, 1932 - Nara, Giappone, 2005 Tsuruko Yamazaki Nata a Ashiya, Giappone, 1925 Vive e lavora a Ashiya, Giappone Jiro Yoshihara Osaka, Giappone, 1905 - Ashiya, Giappone, 1972 Michio Yoshihara Ashiya, Giappone, 1933 - Ashiya, Giappone, 1996 GuytonWalker Nato in Indiana, USA, 1972 Nato in Georgia, USA, 1969 Vivono e lavorano a New York, USA Gonkar Gyatso Nato a Lhasa, Tibet, 1961 Vive e lavora a Londra, Gran Bretagna Jan Håfström Nato a Stoccolma, Svezia, 1937 Vive e lavora a Stoccolma, Svezia Anawana Haloba Nata a Livingstone, Zambia,1978 Vive e lavora ad Oslo, Norvegia Rachel Harrison Nata a New York, USA, 1966 Vive e lavora a New York, USA Susan Hefuna Nata al Cairo, Egitto, 1962 Vive e lavora in Egitto e Germania Carsten Höller Nato a Bruxelles, Belgio, 1961 Vive e lavora a Stoccolma, Svezia Huang Yong Ping Nato a Quanzhou, Cina, 1954 Vive e lavora a Parigi, Francia Joan Jonas Nata a New York, USA, 1965 Vive e lavora a New York, USA Miranda July Nata a Barre, USA, 1974 Vive e lavora a Los Angeles, USA Rachel Khedoori Nata a Sydney, Australia, 1964 Vive e lavora a Los Angeles, USA Toba Khedoori Nata a Sydney, Australia, 1964 Vive e lavora a Los Angeles, USA Koo Jeong A. Nata a Seoul, Corea, 1967 Vive e lavora a Parigi, Francia Moshekwa Langa Nato a Bakenburg, Sud Africa, 1975 Vive e lavora ad Amsterdam, Paesi Bassi Arto Lindsay Nato a Richmond, USA, 1953 Vive e lavora a Rio De Janeiro, Brasile Renata Lucas Nata a Ribeirao Preto, Brasile, 1971 Vive e lavora a San Paolo, Brasile Goshka Macuga Nata a Varsavia, Polonia, 1967 Vive e lavora a Londra, Gran Bretagna Gordon Matta-Clark New York, USA, 1943 - New York, USA, 1978 Cildo Meireles Nato a Rio de Janeiro, Brasile, 1948 Vive e lavora a Rio de Janeiro, Brasile Aleksandra Mir Nata a Lubin, Polonia, 1967 Vive e lavora a Palermo, Italia Moscow Poetry Club Yoko Ono Nata a Tokyo, Giappone, 1933 Vive e lavora a New York, USA Jorge Otero-Pailos Nato a Madrid, Spagna, 1971 Vive e lavora a New York, USA Blinky Palermo Lipsia, Germania, 1943 - Kurumba, Maldive, 1977 Lygia Pape Novo Friburgo, Brasile, 1927 - Rio De Janeiro, Brasile, 2004 Anna Parkina Nata a Mosca, Russia, 1979 Vive e lavora a Mosca, Russia Philippe Parreno Nato a Orano, Algeria, 1964 Vive e lavora a Parigi, Francia Pavel Pepperstein Nato a Mosca, Russia, 1966 Vive e lavora a Mosca, Russia Alessandro Pessoli Nato a Cervia, Italia, 1963 Vive e lavora a Milano, Italia Falke Pisano Nata ad Amsterdam, Paesi Bassi, 1978 Vive e lavora ad Amsterdam, Paesi Bassi Michelangelo Pistoletto Nato a Biella, Italia, 1933 Vive e lavora a Biella, Italia Att Poomtangon Nato a Bangkok, Thailandia, 1973 Vive e lavora a Francoforte e Chiangmai, Thailandia Marjetica PotrÄ Nata a Lubiana, Slovenia, 1953 Vive e lavora a Lubiana, Slovenia Sara Ramo Nata a Madrid, Spagna, 1975 Vive e lavora a Parigi, Francia Tobias Rehberger Nato a Esslingen, Germania, 1966 Vive e lavora a Francoforte, Germania Pietro Roccasalva Nato a Modica, Italia, 1970 Vive e lavora a Milano, Italia Tomas Saraceno Nato a Tucuman, Argentina, 1973 Vive e lavora a Francoforte, Germania Amy Simon Nata a New York, USA, 1957 Vive e lavora a Stoccolma e Tel Aviv, Israele Simon Starling Nato ad Epsom, Gran Bretagna, 1967 Vive e lavora a Copenhagen e Berlino, Germania Pascale Marthine Tayou Nato in Camerun, Africa, 1967 Vive e lavora a Bruxelles, Belgio Wolfgang Tillmans Nato a Remscheid, Germania, 1968 Vive e lavora a Londra, Gran Bretagna Rirkrit Tiravanija Nato a Buenos Aires, Argentina, 1961 Vive e lavora a New York, USA Grazia Toderi Nata a Padova, Italia, 1963 Vive e lavora a Milano, Italia Madelon Vriesendorp Nata a Bilthoven, Paesi Bassi, 1945 Vive e lavora a Londra, Gran Bretagna Tian Tian Wang Nata a Qingdao, Cina, 1980 Vive e lavora a Berlino, Germania Richard Wentworth Nato a Samoa, Oceania, 1947 Vive e lavora a Londra, Gran Bretagna Pae White Nata a Pasadena, USA, 1963 Vive e lavora a Los Angeles, USA Cerith Wyn Evans &Florian Hecker Nato a Llanelli, Galles, 1958 Vive e lavora a Londra, Gran Bretagna Nato a Augusta, Germania, 1975 Vive e lavora a Vienna, Austria Xu Tan Nato a Wuhan, Cina, 1957 Vive e lavora a Shanghai e Guangzhou, Cina Haegue Yang Nata a Seoul, Corea, 1971 Vive e lavora a Berlino e Seoul, Corea He'ctor Zamora Nato a Città del Messico, Messico, 1974 Vive e lavora a San Paolo, Brasile Anya Zholud Nata a San Pietroburgo, Russia, 1981 Vive e lavora a Mosca, Russia La sede legale della Fondazione la Biennale di Venezia e' trasferita dal 15 gennaio 2009 a Ca' Giustinian, San Marco 1364/a, 30124 Venezia, gia' sede storica della Biennale. Uffici dei Settori Architettura, Arti Visive, Cinema, Danza, Musica, Teatro, della Comunicazione e dei Servizi Tecnico-logistici della Fondazione rimangono presso Palazzo Giustinian Lolin, San Vidal, San Marco 2893, 30124 Venezia. Vernice 4-5-6 giugno 2009 Giardini e Arsenale Orario: 10.00 > 18.00 Giardini chiuso il lunedi' (escluso lunedi' 8 giugno e lunedi' 16 novembre 2009) Arsenale chiuso il martedi' (escluso martedi' 9 giugno e martedi' 17 novembre 2009) Biglietterie: Arsenale, Giardini, Giardino delle Vergini Il biglietto e' valido per un ingresso in ciascuna sede espositiva (Arsenale e Giardini della Biennale) Prevendite online Prezzi dei biglietti Intero - 18 Ridotto - 15 (over 65, militari, residenti Comune di Venezia) Studenti/giovani under 26 - 8 (studenti con tessera o libretto universitario, under 26 con carta d'identità) Formula Family - 38 (formula 2 adulti + 2 under 14) Gruppo adulti - 12 (min. 10 persone, prenotazione obbligatoria) Gruppo studenti - 6 (min. 10 persone, prenotazione obbligatoria) Permanent Pass - 60 Ingresso gratuito: accompagnatori di invalidi, bambini fino a 6 anni (inclusi) e studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado che usufruiscono dei servizi Educational PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 4 giugno 2009 in: Proposte, Eventi o Messaggi » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Ruritalia.it Complesso di Sant'Andrea al (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ruritalia.it Complesso di Sant'Andrea al Quirinale Teatro dei Dioscuri Roma Agricoltura e lavoro nell'arte del Novecento dal Futurismo a FacebookA cura di Agostino Bagnato, Claudio Crescentini In un periodo storico in cui la globalizzazione si va sempre piu' definendo[...] Agricoltura e lavoro nell'arte del Novecento dal Futurismo a FacebookA cura di Agostino Bagnato, Claudio Crescentini In un periodo storico in cui la globalizzazione si va sempre piu' definendo come glocalizzazione, rivolta alle esigenze specifiche delle singole popolazioni in un contesto extranazionale, la presente mostra, rivolgendosi al versante ambientale e rurale della società italiana del XX-XXI secolo, intende porsi come momento di verifica dello stretto rapporto fra arte contemporanea e mondo rurale, inteso nelle sue molteplici varianti tematiche (paesaggio, natura morta, ambiente, ecc.), nell'evoluzione percio' di quella che potremmo definire la -ruralità- dell'Italia contemporanea, tramite dipinti, disegni, sculture, grafiche, fotografie e installazioni. Come descrive il titolo, incipit della mostra stessa, una piccola sezione dedicata al FUTURISMO, con opere di Giacomo Balla, Filippo Tommaso Marinetti, Mario Sironi, Enzo Benedetto e Fedele Azari, di cui in contemporanea si celebrano i 100 anni dal primo Manifesto programmatico (1909-2009). In particolare di Giacomo Balla verranno esposte tre inedite cartoline dipinte dalla'artista con sfondi paesaggistici, a riprova dell'importanza della tematica anche in ambiente avanguardista. Dal movimento d'avanguardia, quindi dal -nuovo- nell'Italia del XX secolo, la mostra si inoltrerà lungo un percorso che andrà a virare verso l'arte figurativa della prima metà del Novecento, con dipinti di Ugo Attardi, Vinicio Berti, Primo Conti, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Carlo Levi, Giuseppe Migneco, Ernesto Treccani, Alberto Ziveri. Continuando con i neo-figurativi, con diramazione verso il post-espressionismo, e le neo-avanguardie degli anni Sessanta-Ottanta, mediante opere, installazioni e documentazione fotografica di Gianfranco Baruchello, Franco Berdini, Nunzio Bibbo', Ennio Calabria, Mario Ceroli, Antonio Corpora, Enzo Cucchi, Giosetta Fioroni, Piero Guccione, Mikhail Koulakov, Bertina Lopes, Umberto Mastroianni, Luca Maria Patella, Mimmo Rotella, Mario Schifano. Una parte della mostra e' dedicata alle foto-installazioni ambientali, con opere di Joseph Beuys, Mario Merz, Hermann Nischt, Num June Paik. Per giungere alle ultime tendenze dell'arte del XXI secolo, quella che e' considerata come la -Generazione liquida-, con opere grafiche, fotografie, installazioni, performance, light-box e altre opere site specific (Ilya & Emilia Kabakov, Filippo Centenari, Enzo Cucchi, Rosa Foschi, Massimo Luccioli, Luigi Marchione, Maddalena Mauri, Massimo Pulini). La mostra, formata da piu' di settanta opere di vario formato, intende anche sottolineare come gli artisti, attraverso l'interdisciplinarietà e il multi-linguismo, hanno affrontato il tema del mondo rurale e sociale italiano, mediante l'attraversamento di vari concetti che vanno dal paesaggio, il lavoro umano, al contesto socio-politico-culturale in corso di evoluzione. Il giorno dell'inaugurazione verrà anche presentato, con un tavola rotonda alla quale parteciperanno importanti studiosi del settore (in corso di definizione), un volume di saggi inediti dal titolo RurItalia curato dal presidente dell'INSOR, Corrado BARBERIS, uno dei massimi studiosi italiani del settore, volume edito da Donzelli. In contemporanea e per tenere fede al titolo della mostra, grazie a FACEBOOK verrà aperto un art social forum dedicato proprio al rapporto contemporaneo fra uomo e natura, paesaggio e vita, in modo da ampliare, mediante una indicazione sociale e pedagogica giocata su vari livellamenti, le ulteriori possibilità espresse, sulla tematica, dal pubblico del XXI secolo. A corollario dell'iniziativa una performance, Liveset inedito, del gruppo artistico-musicale P.I.I.S. - musica di Luca Biada, video di Mirko Arcese, voce di Cinzia Palumbo - che fra suono, improvvisazione canora e immagine, focalizzerà ancor di piu' il collegamento fra mondo rurale contemporaneo e l'attualità del multi-linguismo artistico piu' sperimentale. Il catalogo della mostra, oltre ai saggi introduttivi dei curatori, conterrà scritti e testimonianze dei sociologi Corrado Barberis e Franco Ferrarotti e degli storici Ettore Iani' e Luigi Martini. La mostra e' stata organizzata anche grazie al contributo di: ARSIAL, C.N.O. - Consorzio Nazionale Olivicoltori, dARTE, I.N.SO.R - Istituto Nazionale Sociologia Rurale, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Lega Pesca. Immagine: Hermann Nischt Inaugurazione 4 giugno ore 17 Complesso di Sant'Andrea al Quirinale - Teatro dei Dioscuri via Piacenza, 1 - Roma orario: da lunedi' a venerdi', ore 8.30 - 18.30 ingresso libero PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 4 giugno 2009 in: Artisti Creativi: Pittura » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Obama, nuove credenzialiin uno scenario insidioso (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama, nuove credenzialiin uno scenario insidioso Paolo della Sala È un Barack Obama imperiale, quello che si presenta oggi all'attenzione di un miliardo e mezzo di musulmani, ai quali propone una pacificazione culturale, religiosa, economica.Il presidente americano ha gioco facile: ha parenti musulmani e ieri ha ringraziato il re saudita usando la sua lingua. Il gradimento delle popolazioni urbane arabe nei suoi confronti è del 48%, secondo alcuni sondaggi. La minacciosa dichiarazione rilasciata da Osama bin Laden conferma che Obama rischia di diventare (non si sa per quanto) il nuovo leader dei musulmani. Sarebbe uno smacco colossale per chi ha predicato una guerra mondiale di religione. Gli ultimi comunicati di Al Qaida sono deboli nei fatti quanto fragorosi nei termini: si deve invece ricordare che proprio in Arabia Saudita, dove voleva spodestare la dinastia Saudi, bin Laden ha marcato il fallimento più clamoroso. Il discorso di oggi del presidente americano - nel tempio laico dell'Università del Cairo- sarà la certificazione di una leadership mondiale che però ha ancora da essere certificata dai fatti. Sarà forse presente anche l'ambasciatore iraniano, invitato dagli egiziani. Attorno a Obama veglieranno ben 3.000 agenti americani e 30.000 militari egiziani. Dopo la visita in Egitto il presidente degli Stati Uniti parteciperà alle cerimonie europee per il 65° anniversario dello sbarco in Normandia. La storia passata e quella presente si congiungeranno: gli Usa si propongono in una nuova veste di leadership mondiale, in barba a chi immaginava una nazione intenta a leccarsi le ferite della crisi economica. Non si deve infatti dimenticare che i democratici hanno sempre avuto un accento interventista. Si pensi alla fermezza di John Fitzgerald Kennedy nei confronti di Cuba e alla guerra in Vietnam, iniziata da Kennedy, proseguita dal democratico Lindon Johnson, ultimata dal repubblicano Richard Nixon. Il punto debole per Obama consiste nel rischio di essere troppo indulgente. Si tratta di evitare di regalare tempo ai nemici, come successe al G4 di Monaco 1938, quando Adolf Hitler e Benito Mussolini ottennero carta bianca senza per questo cambiare programma. Qual è la strategia di Obama nei confronti del mondo arabo? In primo luogo si tratta di ottenere nello scacchiere mediorientale una tregua - la più lunga possibile - che garantisca il fluire di petrolio e gas, anche a costo di concessioni all'Iran e di attriti con Israele. Il discorso ufficiale di re Abdullah si è concentrato su Israele, mentre i colloqui riservati si sono concentrati sullo scudo militare concesso all'Arabia (che teme infiltrazioni iraniane nelle sue zone sciite ) e sul mercato del petrolio, con russi, iraniani e il Venezuela che giocano a rompere il banco dell'Opec. Arriveranno a breve altre aperture della Lega araba rispetto al piano di pace elaborato a Beirut nel 2002, e gli arabi non ostacoleranno le relazioni tra l'India e Israele, divenuto primo fornitore di armi a Dehli, in funzione anti-Pakistan. Israele finora ha risposto picche alle richieste di bloccare nuovi insediamenti nella West Bank: delle novità arriveranno forse domenica, dopo le elezioni politiche in Libano. Ma è alquanto verosimile che il congelamento dell'indipendenza di Ramallah sia gradito anche alle nazioni arabe, visto che uno Stato palestinese potrebbe ridestare un'instabilità regionale ben peggiore di quella innescata a Gaza con Hamas. Il viaggio in Egitto si completerà con una visita alle piramidi di Giza e alla Moschea Hassan. Il Cairo è tappezzata di decorazioni floreali e tappeti rossi: Obama ha già vinto la battaglia della comunicazione, ancora prima di iniziare a parlare al mondo arabo. Ben altra situazione nello scenario eurasiatico, del quale si parlerà nel corso della visita in Europa. La guerra delle pipeline, con il progetto Nabucco contrastato da South Stream nel quale l'Italia di Eni gioca un ruolo fondamentale, è forse costata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi una serie di attacchi solo apparentemente volti a questioni private. Obama in Europa riprende la politica di Bill Clinton, fondamentalmente ostile a Vladimir Putin e alla Russia (ricordiamo la guerra in Serbia). Anche in Africa la penetrazione cinese è contrastata insieme da occidentali e arabi. I principali problemi vengono dall'emergere della Shangai Cooperation Organization (Sco), basata su una stretta alleanza Cina-Russia. Il 15 giugno la Sco si riunirà in summit a Ekaterinburg: tre giorni prima si svolgeranno importanti elezioni proprio nell'Iran dove Cina e Russia hanno importanti interessi. 04/06/2009

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Il futuro di Big Pharma (sezione: Globalizzazione)

( da "Salute (La Repubblica)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

SUPPLEMENTO SALUTE ultimo aggiornamento 04 Giugno 2009 pag. 12 Il futuro di Big Pharma Costi della ricerca e generici: prove generali Acquisizioni e "matrimoni" mentre i sistemi sanitari pubblici rifanno i conti Nuovi mercati emergenti e le riforme negli Usa e in Cina dietro l'angolo di Maurizio Paganelli Se il 2013 sarà, come affermano molti osservatori del mondo farmaceutico, l'anno del "grande freddo", quando, come ha scritto Marco Scatigna direttore della Fondazione Sanofi Aventis "i grandi gruppi avranno perso dal 22% al 41% del loro attuale fatturato", a causa della fine dei brevetti e della concorrenza dei farmaci generici, le grandi manovre d'inizio 2009 appariranno solo come un tentativo di "correre ai ripari". Per ora si guarda ai conti di giugno, dopo le imponenti acquisizioni a colpi di miliardi di dollari: Pfizer che compra Wyeth per 64,015 miliardi, Roche che acquisisce tutto il pacchetto Genentech per 47,12 miliardi; l'americana Merck & Co. che acquista Schering-Plough per 43,19 miliardi. In un mondo "fermo" per la crisi e dove le acquisizioni, secondo uno studio MergerMarket crollano del 30% rispetto ad un anno fa, il comparto farmaceutico è l'unico in controtendenza. E non solo per i 3 grandi colpi che si sono susseguiti. Un altro colosso, GlaxoSmithKline, fa "spesa" con i laboratori statunitensi della tedesca Stiefel ed entra (16%) nella sudafricana Aspen Pharmacare, industria di farmaci generici. Novartis punta ad aumentare la partecipazione nella filiale indiana, acquisisce le attività commerciali e di marketing dell'azienda milanese Mipharm (generici), acquista una divisione della austriaca Ebewe Pharma (generici iniettabili). Sanofi-Aventis acquisisce il produttore di farmaci generici Laboratorios Kendrick in Messico e sempre nei generici, la brasiliana Medley e la ceca Zentiva. Un turbinio di affari, singoli accordi, rumors e anticipazioni smentite (ultima la corsa all'acquisto dell'indiana Wockardt, divisione biotec, tra Pfizer e Sanofi-Aventis). Tutti comunque guardano ai mercati emergenti: India, Cina, Brasile, Messico, Russia, Corea del Sud, Turchia... Critici verso le mega-fusioni sia John Lechleiter, amministratore delegato di Eli Lilly (che ha escluso ulteriori accordi con Bristol-Myers Squibb) che Andrew Witty di GlaxoSmithKline ("Operazioni distruttive"). "è la risposta ad una debolezza", sostiene Fabrizio Gianfrate, docente di Economia Sanitaria alla Luiss di Roma e a Ferrara, "le scadenze bevettuali, la mancanza di nuove molecole, pongono la grandi aziende di fronte alla necessità di acquisire linee di ricerca con prospettive di mercato e riposizionarsi. Così aveva fatto Merck comprando Serono. Certo le critiche a queste maxi-fusioni non sono infondate: i fatturati non sono mai la sommatoria dei due partecipanti. L'effetto è assai breve con conseguenze ormai chiare: licenziamenti, gettito fiscale inalterato, profitti più o meno uguali, valore innovativo per la collettività uguale a zero". La sola operazione Merck&Co-Schering Plough prevede 16 mila esuberi (15% degli occupati), l'accordo Pfizer-Wyeth ne prevede 19.500. E le italiane? Anche loro guardano ai mercati emergenti, come Menarini, Recordati, Chiesi, Sigma Tau... Per Bruno Sfogliarini, direttore dell'ufficio studi di Ims-Health Italia, principale "osservatore" del mercato farmaceutico, le acquisizioni continueranno, "e potranno riguardare sia piccole aziende biotec aggressive, come ora Johnson &Johnson su Cougar, sia realtà legate al generico, anche biotec, come sta facendo in questi giorni Novartis". Quale il motivo? "Sicuramente esiste una forte liquidità e due contrastanti esigenze che si rifanno a due sottomercati: uno riguarda l'alta specializzazione e l'innovazione che guarda alla realtà ospedaliera, con alti costi e remunerazione; l'altra, più ampia e generalista, riguarda le farmacie e il settore privato". Tutto questo, secondo gli esperti, rientra in un processo che si sta chiaramente delineando: nel rapporto Pharma 2020 di PricewaterhouseCoopers, si segnala che rispetto a soli 10 anni fa il costo per lo sviluppo di un nuovo farmaco è raddoppiato "per produrre, alla fine, due quinti di nuovi farmaci rispetto ad allora". Alcuni calcoli parlano oggi di 1200 milioni di dollari per arrivare alla commercializzazione di un nuovo medicinale: "Ogni 7 molecole avviate alla ricerca clinica solo 1,7 verrà effettivamente lanciata" , scrive Marco Scatigna della Fondazione Sanofi-Aventis su Sole24ore Sanità. "Una forte concorrenza in un settore apparentemente molto spezzettato", aggiunge Gianfrate, "ma che in alcune aree (vedi le statine), presenta aziende che hanno quote di mercato che superano il 60 per cento". "Dopo l'epoca dei blockbuster (farmaci che vantano da soli vendite annue da un miliardo di dollari)", aggiunge Sfogliarini di Ims-Health, "ci si è rivolti ad un tipo di ricerca e sviluppo di media difficoltà: stesse molecole ma combinate per estendere la linea del prodotto. Scarso il contenuto innovativo e conseguente "bocciatura" da parte degli Stati che pagano i medicinali. Restano dunque la vera innovazione e, dall'altra parte, lo sviluppo dei generici e dei mercati emergenti". "Una realtà, quella del farmaco generico, in aumento ", sottolinea il professor Gianfrate, "100 miliardi di dollari nei prossimi 18-24 mesi su un mercato mondiale di oltre 700 miliardi...". La fine dei brevetti e l'ampliarsi dell'uso di medicinali generici ha a che fare con l'equilibrio dei sistemi sanitari. "Si vede ancor poco in Italia, dove i prezzi medi sono ancora alti", sostiene il direttore di Ims-Health, "ma rendere universale la copertura sanitaria nella farmaceutica deriva dal low cost generico, che comunque, in alcune parti del globo, ha problemi di controlli di qualità e di contraffazione". Sta di fatto che l'uso dei generici negli Usa consente di risparmiare un miliardo ogni 3 giorni (dati Ims Health: 121 miliardi nell'anno). In Francia nel 2008 si sono risparmiati 905 milioni di euro. Ma la battaglia è ancora dura: la Commissione Europea ha pubblicato una relazione preliminare di un'indagine (che si chiuderà nel 2009) sui ritardi nella commercializzazione dei generici dopo la scadenza brevettuale. Scrive Rosella Miracapillo dell'Osservatorio Farmaci del Movimento Consumatori: "Le imprese con il marchio avrebbero attuato pratiche finalizzate a ritardare o ad ostacolare l'entrata sul mercato di prodotti concorrenti. Tra il 2002 e il 2012 oltre 250 molecole avranno perso il brevetto". In Italia, nel biennio 2007-2008 si stima un risparmio di 800 milioni di euro. Le riforme sanitarie negli Usa come in Cina o in Francia, dipendono molto anche da risparmi sul fronte farmaco e da ricerca e innovazione. Non è un caso che negli Usa, dove il lavoro delle lobby è trasparente e dichiarato, le aziende hanno aumentato del 36,1% le spese per le attività di pressione sul Congresso nel primo trimestre 2009 rispetto al 2008: vogliono avere voce in capitolo sulla riforma dell'assistenza che varerà il presidente Barack Obama.

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I numeri del farmaco (sezione: Globalizzazione)

( da "Salute (La Repubblica)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

SUPPLEMENTO SALUTE ultimo aggiornamento 04 Giugno 2009 pag. 12 I numeri del farmaco Il mercato globale - USA è al primo posto nel mercato di consumo farmaceuticocon 288,5 miliardi di dollari. In un anno (marzo 2008/2009) +4,9% - Giappone al secondo posto: 71,6 miliardi di dollari (+6,2%) - Seguono Francia (41 mld dollari e +0,9%); Germania (40,1 mld e +3,3%), Italia (25 mld e -0,4%), Spagna (21,3 mld e +1,5%) - La Cina segue di poco il Regno Unito (20,9 mld e +4,5%) con un mercato di 20,8 miliardi di dollari e una crescita annua del +21,3% - Poi Canada (18 mld e + 5%) e Brasile (12 miliardi e + 10%). Gli emergenti - Oltre a Cina e Brasile sono il Messico, l'Argentina (incremento annuo +22%) e il Venezuela (+31%). - Top Five delle aziende - Nei 12 mesi (febbraio 2008-2009) così la classifica: Pfizer, GlaxoSmithKline, Astra Zeneca, Novartis, Sanofi-Aventis Prodotti più venduti - In ordine: Lipitor (anticolesterolo), Plavix (antiaggregante), Nexium (gastroprotettore, inibitore pompa protonica), Seretide/ Advair (antiasma), Enbrel (psoriasi, artrite reumatoide). Fonte: Ims-Health aprile/maggio 2009

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I Centenari e le aziende storiche di Salerno (sezione: Globalizzazione)

( da "Caserta News" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 4 Giugno 2009 I Centenari e le aziende storiche di Salerno ECONOMIA | Salerno Con quattro aziende storiche Salerno partecipa al progetto de I Centenari, l'associazione che riunisce solo quelle imprese campane che da almeno cento anni o tre generazioni sono nelle mani di una stessa famiglia. Un'associazione importante, nata per tutelare le aziende storiche della regione che sono esempio di imprenditorialità sana e longeva e fiore all'occhiello della nostra economia. Tra passato antico e fiero e progetti d'avanguardia, Salerno non poteva mancare in questo elenco: sono 4 le aziende iscritte all'associazione, ma il numero è destinato a crescere. Sono infatti al vaglio del direttivo nuove domande di adesione: solo le imprese in buono stato di salute e che dimostrano di contribuire allo sviluppo locale sono infatti ammesse nell'associazione. Presidente dell'associazione è proprio Antonia Autuori, amministratore delegato di una delle realtà industriali più antiche e influenti di Salerno e d'Italia: dal 1871 l'agenzia marittima Michele Autuori srl ha segnato le tappe storiche del commercio nel Mediterraneo contribuendo negli anni '60 allo sviluppo delle infrastrutture del porto di Salerno. La città è protagonista nei traffici marittimi ma non solo, e anche altri settori hanno aderito all'iniziativa. Cianciullo marmi: vero e proprio volano di sviluppo per la zona industriale, l'azienda ha esportato il proprio know how anche oltre i confini regionali, a Tivoli e a Carrara, diffondendo l'immagine produttiva di Salerno nei centri d'eccellenza del settore. De Luca industria grafica e cartaria ha trasformato l'esperienza nata nel 1910 a Amalfi, nella Valle dei mulini, in realtà industriale di successo e rinomata qualità. Non manca l'eccellenza artigianale con l'alta pasticceria di Pantaleone, casa fondata nel 1898 come "accreditata dolceria e fornitrice di Casa Reale". Tappa obbligata per cittadini e turisti a passeggio nel centro storico di Salerno, la pasticceria è ospitata nei locali dalle volte a botte di quella che un tempo era la chiesa delle anime del purgatorio. Custodi della storia ed esempi di impresa sana e coerente: aziende operose e longeve che, malgrado l'incipiente globalizzazione, continuano la propria tradizione familiare. Rispetto per la qualità del prodotto, onestà intellettuale, know-how trasmesso alle generazioni future, buono stato di salute finanziaria e volontà di mettersi in discussione per crescere sono le caratteristiche comuni a queste aziende che rappresentano una ricchezza inestimabile per il territorio. L'associazione L'associazione I Centenari - Associazione Aziende Storiche Familiari Campane riunisce dal 2001 le imprese campane, attive da cento anni o più e che da cento anni o da almeno tre generazioni siano nelle mani della stessa famiglia. Obiettivo dell'associazione è promuovere iniziative ed interventi legislativi a tutela delle aziende storiche, intese come modelli di economia positiva, longevità, professionalità e sviluppo del territorio. Su www.assocentenari.it è consultabile l'elenco completo delle aziende centenarie. , spiega il presidente Antonia Autuori. .

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Tienanmen, Pechino contro la Clinton "Accuse infondate alla Cina" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO - La Cina ha espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen, di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario. "L'iniziativa americana rivolge accuse infondate al governo cinese ed esprimiamo forte insoddisfazione", ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, nel corso del briefing svoltosi nel ventesimo anniversario della repressione della protesta studentesca. In un comunicato, ieri, il segretario di Stato dell'Amministrazione Obama aveva invitato il governo a fornire un bilancio completo della repressione e a "esaminare apertamente le pagine oscure del proprio passato". Centinaia, forse migliaia, di manifestanti, studenti e cittadini solidali con la protesta furono uccisi nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 dopo che i carriarmati erano stati dispiegati nelle strade della capitale per reprimere le rivendicazioni di democratizzazione che da sette settimane venivano avanzate in modo pacifico dai ragazzi dell'Università di Pechino. Ricordando le vittime della repressione, Hillary Clinton ha dichiarato: "Una Cina che ha fatto enormi progressi economici e che sta trovando il suo giusto posto di primo piano sulla scena internazionale dovrebbe esaminare apertamente le pagine oscure del proprio passato e pubblicare il conto di coloro che sono stati uccisi, arrestati o sono scomparsi, e trarne delle lezioni". Invece di tentare di impedire ogni forma di commemorazione dell'anniversario e ammutolire l'opposizione, ha aggiunto Clinton, le autorità cinesi dovrebbero "aprire un dialogo con le famiglie delle vittime, comprese le Madri di Tienanmen. Questo anniversario - ha aggiunto - dà alle autorità cinesi l'opportunità di liberare tutti coloro che sono stati incarcerati per i loro legami con la rivolta del 4 giugno 1989". OAS_RICH('Middle'); (4 giugno 2009

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Tienanmen vent'anni dopo La memoria sotto i cingoli (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cultura Pagina 345 La ricorrenza. I “tre gentiluomini” rifugiati all'estero: l'Occidente tace sul regime per convenienza Tienanmen vent'anni dopo La memoria sotto i cingoli La ricorrenza.. I “tre gentiluomini” rifugiati all'estero: l'Occidente tace sul regime per convenienza Il 4 giugno 1989 Pechino stroncò i moti democratici Oggi la piazza è off limits e la censura regna sul web --> Il 4 giugno 1989 Pechino stroncò i moti democratici Oggi la piazza è off limits e la censura regna sul web Le forze di sicurezza cinesi hanno rafforzato i controlli su piazza Tiananmen in vista del ventesimo anniversario del massacro del 4 giugno 1989, quando centinaia di giovani democratici che la occupavano vennero uccisi dai militari inviati a riportare l'ordine nella capitale. Centinaia di poliziotti e uomini delle forze paramilitari, molti dei quali in borghese, hanno pattugliato ieri la piazza, invasa come tutti i giorni dai turisti cinesi e stranieri. Il mausoleo del presidente Mao, il fondatore della Repubblica Popolare Cinese, è stato chiuso «per lavori», come afferma un cartello scritto a mano frettolosamente, appeso all'ingresso, all'estremità meridionale della piazza. Secondo il gruppo umanitario Dui Hua (Dialogo), un'organizzazione basata negli Usa che si occupa dei detenuti politici cinesi, è ancora in prigione una trentina di persone per i fatti del 1989, quando migliaia di studenti e cittadini chiesero, con manifestazioni e proteste in tutta la Cina, l'instaurazione nel Paese di un sistema politico democratico. Centinaia di ex-dirigenti del movimento sono riusciti ad espatriare nei giorni successivi al massacro e oggi vivono in esilio. Decine di dissidenti e sopravvissuti al massacro sono stati messi agli arresti domiciliari o, come l'anziano Bao Tong, uno dei dirigenti comunisti che simpatizzarono con gli studenti, sono stati addirittura portati in «vacanza» lontano dalla capitale dagli agenti del Public Security Bureau, la polizia cinese. Al lungo elenco - che comprende tra gli altri Ding Zilin, l'animatrice del gruppo delle Madri di piazza Tiananmen - si è aggiunto ieri lo scrittore cristiano Yu Jie, che ha affermato di essere seguito costantemente da due agenti che gli consentono di muoversi solo nei pressi della sua abitazione alla periferia di Pechino. La piazza è off limits anche per la stampa straniera: il Club dei Corrispondenti Esteri della Cina ha denunciato quattro casi recenti nei quali troupe televisive che stavano facendo riprese sulla piazza sono state allontanante con la forza dagli agenti del Psb. La censura, già invadente in condizioni normali, è intervenuta pesantemente per limitare la circolazione delle informazioni su Internet. Il popolare blog di Ai Wei Wei, l'artista che ha disegnato il nuovo stadio olimpico di Pechino, è stato bloccato, così come Twitter, la rete di comunicazione largamente usata degli internauti cinesi. La Microsoft ha denunciato che il suo sistema di posta elettronica hotmail è fermo da martedì in tutta la Cina. Si ritiene che l'intervento sia dovuto alla diffusione sulla rete delle memorie di Zhao Ziyang, il leader comunista silurato nel 1989 per essersi opposto al massacro. Le memorie di Zhao, morto nel 2005 dopo aver trascorso 16 anni agli arresti domiciliari, sono state pubblicate ad Hong Kong in cinese ed inglese e sono state immediatamente vietate in Cina, dove pure le edizioni pirata di tutti i tipi di libri e documenti hanno una larga diffusione. Anche il sito Flickr, del motore di ricerca Yahoo!, è adesso inutilizzabile in Cina, probabilmente per impedire la diffusione di foto delle manifestazioni del 1989 e del massacro compiuto nella notte tra il 3 ed il 4 giugno di quell'anno. Sembra che il regime cinese non sia stato minimamente scalfito dalla protesta studentesca di vent'anni fa. Eppure il tempo non è passato inutilmente: «Se oggi si verificasse in Cina un altro evento simile alla strage di piazza Tiananmen siamo certi che, con tutto ciò che abbiamo imparato in questi 20 anni, ci sarebbe un forte cambiamento e forse anche la vittoria dei diritti umani e della democrazia» dicono Lu Decheng, Yu Zhijian e Yu Dongyue, i tre cittadini cinesi, due maestri e un camionista, che il 23 maggio 1989 scagliarono contro il ritratto di Mao Zedong gusci d'uova pieni di vernice, dando il via alla rivolta e alla repressione di piazza Tienanmen. I tre, passati alla storia come “i tre gentiluomin” sono intervenuti in videoconferenza da Washington, dove si sono riuniti di nuovo dopo molti anni, in occasione dell'iniziativa del Comune di Roma nella sede capitolina di via delle Vergini. «In America, dove ci troviamo adesso, ci sono molte iniziative per ricordare i fatti - hanno spiegato - ma purtroppo l'Occidente continua a pensare solo ai profitti che provengono dai rapporti con la Cina. Anche l'amministrazione Obama ha stretti contatti con il governo, per cui difficilmente cambierà qualcosa». Riguardo alla loro esperienza di reclusi per lunghi anni nei campi di concentramento del regime comunista i tre hanno descritto «le torture, i lavori forzati e le lunghe ore di prigionia e di reindottrinamento. Se oggi le cose nel nostro cambiate? Crediamo di no: migliaia di religiosi, anche cristiani vengono imprigionati e la repressione non si ferma. Non esiste una resistenza organizzata, ma centinaia di piccoli focolai di rivolta locali». Riguardo al maoismo, che anche in Occidente ha avuto dei convinti sostenitori, i “tre gentiluomini” lo hanno definito un regime brutale: «Se in Occidente ha avuto seguito è solo perché la stampa non ne ha riportato i crimini. Con Deng Xiao Ping le cose non sono cambiate molto, perché non è mai arrivata la libertà. I diritti umani in Cina - hanno concluso - non saranno mai possibili con un comunismo riformato: è necessaria la democrazia».

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Alla ricerca del principe perduto (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Commenti Pagina 343 sinistra senza leader Alla ricerca del principe perduto Sinistra senza leader di Gianfranco Sabattini* --> di Gianfranco Sabattini* Il libro L'Italia contesa (2009) dello storico Aldo Schiavone, già direttore dell'Istituto Gramsci, recentemente pubblicato, ha "acceso" un utile dibattito sulle presunte difficoltà che hanno impedito la modernizzazione del Paese in seguito alla sua transizione dalla prima alla seconda Repubblica. Per Schiavone, l'Italia di oggi è uno Stato provato dagli esiti della crisi della società politica e della globalizzazione economica che hanno rappresentato la sua storia degli ultimi vent'anni. Mentre l'insufficienza del sistema politico ha decostruito politicamente il Paese, la globalizzazione e lo "spostamento" dei valori, che hanno tradizionalmente costituito il fondamento di ogni nostro discorso pubblico, lo hanno decostruito anche dal punto di vista sociale. In questo spazio si è affermata la leadership di Silvio Berlusconi, il quale, conseguendo una base di consenso e di partecipazione prossima a una "quasi-egemonia", avrebbe consegnato per la prima volta il governo della Repubblica alla destra. Ora, però, il ciclo politico ed economico che ne ha determinato il successo si è esaurito, sino a trasformare l'Italia in un "Paese contendibile", per cui la quasi-egemonia della destra può essere rimessa in discussione. A questo scopo, la sinistra (identificata nell'attuale centrosinistra) sarebbe, secondo Schiavone, ancora nella posizione migliore per contendere il governo alla destra, sulla base di proposte da mettere in campo combinando più modernità (più scienza, più ricerca), più mercato, ma anche più regole, più legame sociale e soprattutto più uguaglianza. Per vincere, la sinistra ha però bisogno di una "storia forte e credibile" da raccontare al Paese, cioè di un progetto intorno al quale realizzare l'unità, e di un protagonista che la interpreti. Il progetto deve essere fondato sulla difesa delle identità storiche, chiuso alla difesa statica dei privilegi dei ceti più ricchi, partecipe degli aspetti più competitivi della globalizzazione fuori da ogni illusione di poter difendere alcune nostre eventuali debolezze attraverso pratiche comunitaristiche e protezionistiche, aperto all'approfondimento dei legami sociali e alla realizzazione di una società civile plurale, multiculturale, multireligiosa e multietnica per pervenire a una più larga e compiuta democrazia. Il leader deve essere sorretto da un partito e, più ancora, da una classe dirigente, capace di prefigurare un "principe moderno" adeguato al compito che è chiamato a svolgere. Per ora, per Schiavone, di tutto questo si vedono solo potenzialità che attendono di essere coniugate all'interno di un progetto che abbia il sapore del realismo e dell'utopia con cui stimolare gli italiani ad approfittare di un momento, come quello attuale, per "riagguantare all'ultimo istante il filo della propria storia" là dove esso è stato interrotto dagli eventi traumatici iniziati venti anni or sono. Ernesto Galli della Loggia, in una recente e dura recensione del libro in questione, imputa a Schiavone l'incapacità politica di fare un'esauriente autocritica per le responsabilità che quella sinistra ha avuto nella decostruzione politica ed economica seguita al crollo della prima Repubblica e, dunque, nel favorire l'avvento della quasi-egemonia della destra nel governo del Paese. Tuttavia, si può essere d'accordo con Schiavone nel respingere, come egli ha fatto rispondendo alla critica di Galli della Loggia, l'utilità di una polemica imperniata sulle responsabilità del sistema politico del passato, per sottolineare come, allo stato attuale, sia più conveniente capire come uscire dalla società politica e dalla società civile decostruite che sono all'origine dei nostri mali. Galli della Loggia ha certamente ragione nel considerare politicamente debole la proposta di Schiavone di affidare il compito di rimuovere tali mali solo alla sinistra, visto che destra e sinistra sono avvinte l'una all'altra nell'impossibilità di maturare un qualsiasi progetto condiviso per fare uscire il Paese dal vicolo cieco nel quale risulta inserito. Egli, però, mancando di fornire una prospettiva realmente alternativa a quella di Schiavone, sembra indicare nell'Italia attualmente contesa, da un lato, una situazione resa immodificabile dall'"abbraccio mortale" in cui destra e sinistra si tengono reciprocamente prigioniere e, dall'altro, un'impossibilità di pervenire, attraverso un approfondito discorso pubblico che le coinvolga entrambe, alla costruzione di un progetto comune, ma che lasci alla "sensibilità valoriale" di ognuna di esse la propria realizzazione. Sin tanto che la società civile non disporrà di una "storia" realmente condivisa, gli esiti negativi dell'"Italia contesa" continueranno a pesare irrimediabilmente su tutti gli italiani. *Università di Cagliari

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Bande nere, i nuovi nazi da Cuore Nero a Casa Pound: intervista a Paolo Berizzi (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giu 09 4 Bande nere, i nuovi nazi da Cuore Nero a Casa Pound: intervista a Paolo Berizzi Pubblicato da Eleonora Bianchini, Blogosfere Staff alle 07:00 in Interviste Un'inchiesta a 360 gradi sui nuovi nazifascisti con tanto di mappatura sui luoghi di aggregazione culturale, dalla Brianza alla Capitale. Bande nere. Come vivono, chi sono, chi protegge i nuovi nazifascisti (Bompiani, 17,50 euro) di Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica già autore di inchieste su lavoro nero e caporalato nell'edilizia, esplora i cuori neri italiani, dalle Osa romane alle curve degli stadi fino ai militanti che, lontani dalle prime pagine dei giornali, intrattengono rapporti politici con alte cariche istituzionali. Abbiamo intervistato l'autore partendo dall'ostilità che questo tipo di inchieste provocano, dentro e fuori la politica. Claudio Lazzaro, ex inviato del Corriere e regista di Nazirock è stato minacciato da Forza Nuova e diffidato da Roberto Fiore. Anche tu hai subito pressioni? Difficoltà ne ho incontrate fin dall'uscita del libro (18 marzo 2009), alle presentazioni e non solo. Forti pressioni politiche - rivolte anche alla casa editrice - e messaggi "trasversali" e "subliminali". Dirigenti di Forza Nuova si sono espressi pubblicamente sul libro dicendo che «fomenta l'odio». Per quanto mi riguarda, credo che tutto si possa dire di Bande nere tranne che fomenti l'odio, ma tant'è. Presentando in giro per l’Italia, poi, ho dovuto affrontare problemi "logistici" e tentativi di ostacolare la presentazione del mio lavoro. Ad esempio? A Verona il sindaco leghista Flavio Tosi - di cui racconto gli stretti legami con l'estrema destra veronese - ha negato la concessione della piazza dove doveva svolgersi il dibattito (nel centro storico di Verona, a pochi metri da dove Nicola Tommasoli è stato ucciso da un banda di giovani naziskin) salvo fare poi marcia indietro, quando il caso è scoppiato sui giornali, con un dietrofront un po' tardivo e imbarazzante. Alla fine, infatti, ci è stata concessa una sala civica, con una straordinaria risposta di pubblico: oltre 400 persone. Altri casi? A Bergamo, con il sindaco di centrosinistra Roberto Bruni che - in questo caso con motivazioni né strumentali né politiche - ha dichiarato off limits tutti i luoghi pubblici all'aperto per motivi di ordine pubblico. Minacce e pressioni me le aspettavo, non mi turbano affatto e a chi me le ha rivolte rispondo con un'espressione a loro molto cara: me ne frego! Certo mi fa un po' impressione che, a 60 anni dalla fine del fascismo, la presentazione di un libro sui nuovi nazifascisti - un libro di cronaca, non un partito o un comizio politico - possa addirittura costituire un motivo di turbamento per l’ordine pubblico. Parliamo dei luoghi di aggregazione. A Milano Cuore Nero è il centro di gravità di Forza Nuova mentre a Roma il fulcro della destra movimentista è una casa occupata, Casa Pound. Le Osa (occupazioni a scopo abitativo) si sono ben integrate nel tessuto sociale romano e non in quello milanese, e hanno rubato la scena anche alle occupazioni di sinistra. Il fascismo sociale fa più presa sulla Capitale? A Roma c'è una tradizione che a Milano non c'è. All'ombra del Duomo il fascismo non è mai stato "sociale", non ha mai raccolto le istanze dei ceti meno abbienti o delle periferie. Roma, in questo, è sempre stata il vero laboratorio della destra radicale. E infatti oggi, con la rete Casa Pound Italia, rappresenta un modello per Milano dove, però, stenta a decollare. Le Osa si sono bene integrate nel tessuto romano perché a Roma, nelle borgate ma anche nei quartieri cittadini, parte della galassia nera si fonda su una cultura diversa da quella di Milano e del Nord, per esempio anche del Veneto, altra officina della fascisteria di ieri e di oggi. Qual è la differenza? In queste zone c’è molto più individualismo, minore rete sociale, un'aggregazione più estemporanea e comunque non basata su temi come l'occupazione abitativa, il mutuo sociale, la lotta contro le lobby delle banche e i poteri forti, temi portati avanti da Casa Pound che sta rubando la scena alla sinistra movimentista». Mario La Ferla ne "L'altro Che" ricostruisce il mito di Che Guevara adottato anche dalla destra militante. Destra e sinistra radicale condividono anche luoghi di aggregazione oltre che miti e ideali (antiamericanismo e no alla globalizzazione)? Sì, penso ai centri sociali. Prima erano solo di sinistra, non era necessario connotarli politicamente. Oggi possono anche essere di destra e sono in forte crescita. Miti e ideali sono condivisi solo in parte: anti americanismo e globalizzazione (i neri la chiamano mondialismo), certo. E non solo: in alcuni casi anche le letture (Che Guevara, Saviano ecc). Talvolta c'è, da parte della destra radicale, il tentativo strategico di impossessarsi di contenuti di sinistra e riproporli sotto una nuova luce o un nuovo colore. Neofascisti in politica: Roberto Jonghi Lavarini che presiede il comitato Destra per Milano (poi confluito nel Pdl) è stato ritratto insieme al ministro Ronchi e, da La Russa ad Alemanno, molti politici intrattengono rapporti di lunga data con la destra movimentista. In che modo è presente nelle istituzioni? Si nasconde anche sotto falso nome (Pdl) per mero opportunismo politico? La destra militante è presente nelle istituzioni e, laddove la presenza non sia certificata ufficialmente, si basa sui rapporti quantomeno ambigui: quelli tra la destra stradaiola, radicale e estremista, spesso xenofoba e violenta, e la destra cosiddetta istituzionale, quella che si definisce moderna e liberale. Queste due destre non sono affatto lontane ma condividono in molti casi un terreno di assoluta contiguità. Sponde politiche, protezioni, sostegni. Chi protegge i nuovi nazifascisti? Quei politici - pubblici amministratori, sindaci, parlamentari - che magari in alcuni casi ufficialmente prendono le distanze dalle bande nere ma poi reggono il loro gioco, gli danno spazio per ingrossare le proprie fila. Molti politici, poi, non ne fanno nemmeno mistero. Ci sono connivenze - o silenzi assensi - da parte del palazzo della politica così come, per esempio, da parte dei vertici dele società calcistiche che proteggono gli ultrà filofascisti e razzisti. Il proselitismo della destra radicale ha avuto più successo negli ultimi anni? Sì. E questo è dovuto a diversi fattori: innanzitutto il clima socio-politico favorevole. In Italia e in Europa c'è diffidenza, paura, a volte odio nei confronti dell'immigrato, che oggi è il nemico comune delle bande nere. In un periodo di forte crisi economica riemergono le spinte nazionaliste, protezioniste, con tutti i fermenti neonazifascisti. A volte questo causa una specie di guerra tra poveri. Fasce sociali deboli che indossano la camicia nera perché i loro appartenenti si ergono a paladini della nazione, della città, del paese. Poi c'è il rallentamento di passo da parte della sinistra, che ha lasciato colpevolmente molti spazi vuoti. Nelle scuole, nei licei, nelle università, nelle piazze. E la destra radicale si è riorganizzata, facendo un'opera massiccia di proselitismo, soprattutto tra le nuove generazioni. Adesione alla destra o alla sinistra radicale: in che cosa si differenzia l'identikit del giovane militante? Dal punto di vista estetico, il militante dell'estrema destra ha abbandonato almeno in parte il trucidismo di qualche anno fa. E' molto meno tracciabile, si confonde nelle piazze, a volte volutamente perché la capacità di infiltrazione nella società passa anche attraverso un nuovo linguaggio e un nuovo volto. L'ultimo esempio sono state le manifestazioni di protesta contro il ministro Gelmini, che hanno visto rossi e neri quasi a fianco in piazza, salvo poi il finale di piazza Navona che sembrava pianificato per marcare differenze e territorio. Oggi il giovane militante che deve scegliere se andare a sinistra o a destra, tende a vedere più a destra l'elemento trasgressivo. Anche su questo si basa il successo di alcune organizzazioni dei "fascisti del terzo millennio". La tua inchiesta si concentra soprattuto in Lombardia, Veneto e Lazio. Nel Mezzogiorno non ci sono esempi significativi di destra radicale militante? Oggi meno di un tempo. Negli anni '70 e '80 questa impronta era più marcata. Poi si è un po' affievolita. Le regioni meridionali hanno un impianto sociale e politico particolare, dove gli opposti estremismi sono molto meno radicati e "in fermento2 rispetto ad altre zone del Paese. Legge Scelba: chiunque «fa propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque «pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche» commette reato. Perchè allora sopravvivono gruppi come Forza Nuova e Fronte Sociale nazionale, che di dicono orgogliosamente fascisti? C’è una zona grigia anche nell'apparato legislativo che permette ad alcuni partiti e organizzazioni chiaramente filofasciste di farla franca. Di muoversi sempre borderline. Non c’è solo la legge Scelba, c’è anche la legge Mancino ('93) sull'istigazione all'odio razziale e c'è l'articolo 139 della Costituziione che vieta la riorganizzaizone, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Queste leggi spesso ci sono ma non vengono applicate e si rivelano una presa in giro. Sono vilipese e calpestate ogni giorno, sotto lo sguardo miope dei nostri amministratori e di chi dovrebbe farle rispettare.

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Cina, vent'anni dopo il massacro una Pechino blindatissima (sezione: Globalizzazione)

( da "TGCom" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

4/6/2009 Piazza Tienanmen, Pechino blindata Polizia fotografa turisti e abitanti Il centro della capitale cinese è perfettamente pulito, e blindato. Così Pechino vive l'anniversario della strage di piazza Tienanmen chiusa a turisti e popolazione. Poliziotti di età giovanissima pattugliano i quattro angoli della piazza. I blindati della polizia armata fanno incessantemente il giro dell'area, mentre le strade secondarie sono assediate da poliziotti in borghese. La polizia pattuglia il luogo da ore. Agenti in borghese fotografano e filmano con telecamere chiunque passi nella zona; macchine della polizia sfilano davanti al cancello d'ingresso dell'edificio con lampeggianti battenti e telecamere nascoste. Agli stranieri viene chiesto di registrare i numeri di passaporto, in compagnia di minacce di una possibile espulsione dal Paese. Pechino: "Insoddisfazione per appello Usa su Tienanmen" La Cina ha intanto espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen. "L'iniziativa americana rivolge accuse infondate al governo cinese ed esprimiamo forte insoddisfazione", ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, nel corso del briefing svoltosi nel ventesimo anniversario della repressione della protesta studentesca.

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Corea del Nord mette sotto processo due giornaliste Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Jon Herskovitz SEOUL (Reuters) - La Corea del Nord ha dichiarato che due giornaliste statunitensi saranno processate oggi con l'accusa di essere entrati illegalmente nello stato con "intenti ostili", in un caso che potrebbe far crescere ulteriormente le tensioni con Washington dopo i test nucleari condotti la settimana scorsa da Pyongyang. Le due giornaliste, Euna Lee e Laura Ling, della piattaforma multimediale Usa Current Tv, erano state arrestate a marzo vicino al confine tra la Cina e la Corea del Nord mentre lavoravano a una servizio. Uno dei co-fondatori del network televisivo è l'ex vice presidente Usa Al Gore. L'agenzia di stampa nordcoreana Kcna ha riportato in una breve nota che il processo inizierà alle 15.00 ora locale in uno dei tribunali più importanti del paese. Alcuni esperti sostengono che la coppia potrebbe rischiare 10 anni o più di lavoro forzato nel Paese, e che il verdetto emesso sarà quasi sicuramente di colpevolezza, visto che il sistema di giustizia della Corea del Nord tende a proteggere il potere indiscusso del leader Kim Jong- il. Analisti hanno detto che le due sono diventate strumento di contrattazione nelle trattative con gli Stati Uniti, che cercano da molto tempo di fermare le ambizioni nucleari di Pyongyang. "Il Paese è molto cauto nel trattare con le due cittadine americane ed è consapevole dell'attenzione internazionale e delle implicazioni di questo caso", ha detto Park Jeong-woo, professore di legge all'Università di Kookmin ed esperto del sistema legale nordcoreano. La Russia, che ha diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha lasciato intendere di essere favorevole a sanzioni economiche per spingere Pyongyang a interrompere il suo programma di produzione di armi nucleari. Diplomatici a New York stanno discutendo a porte chiuse da oltre una settimana una risoluzione del Consiglio di Sicurezza volta ad estendere le sanzioni imposte alla corea del Nord dopo il suo unico test nucleare precedente, avvenuto ad ottobre del 2006. Continua...

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Cina, piazza Tienanmen blindata per anniversario, Usa critici (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO (Reuters) - La polizia cinese si è schierata in forze oggi per prevenire commemorazioni della violenta repressione che vent'anni fa in piazza Tienanmen stroncò la manifestazione a favore della democrazia, un giorno dopo che Washington ha chiesto a Pechino di dar conto di quanti vi furono uccisi. Carri armati avevano iniziato a girare per la piazza prima dell'alba del 4 giugno, 1989, per porre fine a settimane di proteste inscenate da lavoratori e studenti. Il partito comunista al potere non ha mai diffuso un bilancio definitivo dei morti e teme che ogni dichiarazione pubblica su quella repressione possa minare la sua posizione dominante. Negli ultimi due decenni la Cina è cambiata drammaticamente. Le riforme di mercato hanno fatto uscire centinaia di milioni di persone dalla povertà ed hanno trasformato la Cina nella terza economia mondiale, rendendo altamente improbabili proteste del genere oggi. Le uccisioni del 1989 aggravarono i rapporti fra Washington e Pechino e le ripercussioni sono state evidenti alla vigilia dell'anniversario. Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha esortato la Cina a rilasciare quanti sono ancora detenuti in relazione alle proteste, a smettere di perseguitare chi vi partecipò e iniziare a dialogare con i familiari delle vittime. "Una Cina che ha fatto enormi progressi economicamente e sta emergendo per prendere il suo giusto posto nella leadership globale dovrebbe esaminare apertamente gli eventi oscuri del suo passato e fornire un bilancio pubblico dei morti, dei detenuti e dei dispersi, sia per imparare che per riparare", ha detto Clinton in una dichiarazione. La Cina ha denunciato questi commenti come una "brutale intromissione". "Esprimiamo la nostra forte insoddisfazione e una risoluta opposizione", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang. Le richieste della Clinton riflettono i punti di vista che Washington ha da tempo ma rappresentano una presa di posizione sui diritti umani in Cina più forte rispetto a quella espressa dalla Clinton nei suoi primi quattro mesi di incarico. Continua...

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Ferrara, convegno internazionale sul ciliegio (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ferrara, convegno internazionale sul ciliegio (4/6/2009 13:02) | (Sesto Potere) - Ferrara - 4 giugno 2009 - Che fare per innovare e valorizzare la coltivazione del ciliegio? In che modo aumentare la competitività e, auspicabilmente, allargare i consumi? Quali le principali novità del settore? Questi i temi al centro dell’importante convegno “Il ciliegio ad alta densità: il futuro a portata di mano", che si svolgerà domani, venerdì 5 giugno, al Centro Congressi di Ferrara Fiere, organizzato dalla Camera di Commercio di Ferrara in collaborazione con il Dipartimento di Colture Arboree della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna e l’impresa ferrarese Salvi Vivai al quale, oltre a Stefano Lugli e a Stefano Musacchi, tra i maggiori esperti italiani del settore, interverranno, tra gli altri, studiosi di fama internazionale, quali Claus Hildebrand e Martin Balmer. “La ciliegia - ha sottolineato il Presidente Roncarati - è uno dei pochi frutti che generalmente non soffre di surplus di offerta, presenta limitata concorrenza tra aree di produzione e scarsi rischi causati dalla globalizzazione data la sua limitata serbevolezza. Nonostante questi vantaggi e la possibilità di coltivazione ad ogni latitudine e ad oltre 1000 metri di altitudine, grazie al corto ciclo stagionale, si registra un progressivo calo nella produzione nazionale da addebitare principalmente a costi di produzione assai elevati, tanto che, da qualche tempo, si deve ricorrere sempre più all'importazione da Paesi esteri, in particolare dalla Turchia. Ciò rende necessario aggiornare gli impianti secondo le moderne – e vantaggiose – tecniche di coltivazione – ha proseguito Roncarati - alimentando continuamente il processo evolutivo della Ricerca e favorendo l’utilizzo imprenditoriale delle acquisizioni scientifiche. Una sfida che può essere sostenuta facendo in modo che la “comunicazione” fra due entità – quella della Ricerca e quella dell’Impresa – sia più stretta e proficua, cosicchè gli imprenditori possano disporre di “strumenti” e supporti utili all’attività di ogni giorno”. Nel corso dell'incontro, che si svolgerà domattina, a partire dalle ore 8.30, presso il Centro Congressi di Ferrara Fiere, verranno presentati, in particolare, le più innovative tecniche colturali per il ciliegio adottate in Germania ed i risultati della sperimentazione condotta da Stefano Lugli e Stefano Musacchi sull’altissima densità del ciliegio a Ferrara. Dall’Osservatorio dell’Economia della Camera di Commercio di Ferrara risulta che in Italia la produzione di ciliegie si è attestata, già da alcuni anni, fra i 1.400.000 e i 1.500.000 quintali, di cui 704.800 prodotti nella sola Puglia. Nel 2008 sono stati prodotti in Emilia-Romagna 86.036 quintali, dato in flessione rispetto al 2007.

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Udine, accordo tra Camera di Commercio e Università per sviluppo Pmi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Udine, accordo tra Camera di Commercio e Università per sviluppo Pmi (4/6/2009 10:35) | (Sesto Potere) - Udine - 4 giugno 2009 - Lavorare a progetti congiunti per sostenere lo sviluppo delle imprese friulane in tempo di crisi e globalizzazione. Guidate da questo obiettivo, la Camera di Commercio di Udine e l'Università friulana hanno sottoscritto una convenzione quadro, di durata triennale, per favorire la competitività del sistema produttivo provinciale. Punti chiave dell'accordo, l'organizzazione di progetti d'internazionalizzazione condivisi; l'avvio di percorsi di formazione avanzata e un forte investimento nella ricerca e nel trasferimento tecnologico. In particolare, tra le iniziative di rilievo ricomprese nella convenzione, figura il progetto sul dimensionamento delle Pmi friulane e sulla creazione di reti d'impresa strutturate: progetto che sarà studiato proprio dall'ateneo e per cui la Camera di Commercio ha già stanziato in bilancio 300 mila euro. "In tutte le occasioni in cui sono stati presentati piani per fronteggiare la crisi - ha sottolineato il presidente della Camera di Udine, Giovanni Da Pozzo - la Camera di Commercio ha sempre focalizzato la propria attenzione sulla necessità di sostenere l'Università, vera fucina d'idee e motore per l'innovazione. è un investimento che si pone sulla scia delle buone prassi già avviate: la Camera, infatti, è stata una delle prime istituzioni firmatarie del Patto tra l'ateneo friulano e il territorio, sottoscritto a ottobre 2008". "L'Università di Udine - gli ha fatto eco il rettore Cristiana Compagno - grazie a questo accordo con la Cciaa, conferma il suo impegno al servizio del sistema locale, imprenditoriale ed economico su progetti di sviluppo competitivo e territoriale". L'appoggio alle iniziative accademiche "rientra peraltro - conclude Da Pozzo - nei principi statutari della Camera di Commercio: supportare e promuovere gli interessi generali delle imprese, collaborando con le realtà territoriali e le categorie economiche".

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Obama: | (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Capitale egiziana blindatissima. Poi da venerdì il capo della Casa Bianca sarà in Europa Obama al Cairo per far pace con l'Islam «Sono qui per cercare un nuovo inizio» Discorso di riconciliazione con il mondo musulmano. «L'Iraq ci ha insegnato la necessità della diplomazia» MILANO - «Tutti i popoli del mondo possono vivere in pace tra loro. E' questo il disegno di Dio». Barack Obama lo ha detto chiaramente, in conclusione del suo atteso discorso all'università del Cairo, citando brani del Corano, del Talmud, della Bibbia. E lo ha ribadito più volte nel corso di un intervento durato circa un'ora nel corso del quale ha raccolto tanti applausi e qualche fischio e ha gettato le basi per quello che lui stesso ha definito un «nuovo inizio» nei rapporti tra l'Occidente e il mondo islamico. Deciso ad invertire la tendenza e a spegnere le tensioni che si sono accumulate negli otto anni dell'amministrazione Bush, Obama ha parlato della necessità di superare la questione israelo-palestinese con la creazione di due stati sovrani e indipendenti; ha aperto spiragli all'eventualità che l'Iran sviluppi programmi nucleari per scopi civili; e ha confermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di colonizzare Afghanistan e Iraq, insediandovi proprie basi militari. Tutt'altro: entro il 2012, ha annunciato il presidente americano, sarà completato il ritiro delle truppe dall'Iraq, ponendo fine ad un intervento militare che lo stesso Obama giudica ora negativamente. «La paura - ha detto - dopo l'11 settembre ci ha portato ad agire anche contro i nostri ideali». UN NUOVO INIZIO - «Sono qui per cercare un nuovo inizio - ha detto Obama esordendo sul palco dell'università -. Dobbiamo fare uno sforzo per rispettarci a vicenda. Non siamo in contrapposizione, possiamo arricchirci a vicenda. Certi cambiamenti non avvengono in un giorno, ma dobbiamo provarci». «Gli eventi in Iraq - ha detto ancora Obama che all'inizio del discorso ha citato anche il colonialismo, la guerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam e dell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile». «NIENTE STEREOTIPI» - Obama ha poi sottolineato la necessità di superare gli stereotipi: quelli dell'Occidente nei confronti dell'Islam, ma anche quelli nei confronti dell'America. «Perché siamo una società che nasce dalla ribellione ad un impero - ha detto il presidente Usa -, una nazione in cui tutti hanno la possibilità di realizzare se stessi. C'è un pezzo di mondo musulmano in America e noi abbiamo sempre fatto di tutto per difenderne le prerogative e i diritti. In ognuno dei nostri Stati, ad esempio, c'è una moschea». AFGHANISTAN E IRAQ - Obama ha però messo alcuni punti fermi. Ad esempio la lotta al terrorismo, giudicata inevitabile. E la netta distinzione tra la caccia agli estremismi e una guerra all'Islam che non c'è. L'intervento militare in Afghanistan, ha detto, è stato inevitabile. Diversamente quello in Iraq, «che è stata una scelta» e che «è stato contestato anche nel nostro Paese». E' molto meglio oggi la vita senza Saddam Hussein, ha sottolineato Obama, ma ha anche ribadito la necessità di un Iraq libero che vada avanti con le proprie gambe e per questo gli Usa ritireranno tutte le truppe entro il 2012, senza lasciare nel Paese alcuna base militare. «LA QUESTIONE PALESTINESE» - Obama ha poi parlato della necessità di superare la violenza del conflitto mediorientale. Israele, ha detto il capo della Casa Bianca, deve accettare l'esistenza di uno stato palestinese e viceversa Hamas deve riconoscere l'esistenza di Israele. «Ci sono già state troppe lacrime» ha detto Obama. Il presidente Usa ha poi contestato apertamente, in un passaggio sottolineato dagli applausi, la necessità che Gerusalemme interrompa la politica degli insediamenti. E ha ricordato le difficoltà della vita nei campi profughi e nelle zone occupate dall'esercito israeliano. Ma ha esortato i palestinesi ad interrompere da subito la violenza: «Lanciare razzi che uccidono bambini che dormono o donne che salgono su un autobus non è segno di potere». Insomma, la soluzione che prevede due Stati per due popoli e «l'unica soluzione». Tutti noi, ha ribadito Obama, dobbiamo lavorare per il giorno in cui Gerusalemme «sará il luogo dove tutti i figli di Abramo potranno mescolarsi in pace». «SI' AL NUCLEARE PACIFICO» - Obama ha anche detto che nessuna nazione dovrebbe interferire sulle scelte energetiche degli altri. «L'Iran - ha precisato - dovrebbe avere accesso al nucleare pacifico, ma deve aderire al Trattato di non-proliferazione». Il confronto sul controverso programma nucleare iraniano è in ogni caso «a una svolta decisiva». Washington, ha spiegato Obama, è pronta ad «andar avanti senza condizioni preliminari». Un approccio che aiuterà a prevenire una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Ma la Casa Bianca, ha chiarito il presidente, procederà al contempo con coraggio, rettitudine e risolutezza nei confronti della repubblica islamica. Obama ha riconosciuto il ruolo degli Stati Uniti lo scorso secolo nella destituzione del governo iraniano democraticamente eletto e che sarà difficile superare decenni di sfiducia. RELIGIONE E DIRITTI DELLE DONNE - Tra gli altri punti toccati dal capo della Casa Bianca, vi sono la necessità di lavorare per una sempre maggiore estensione dei diritti civili e per la parità tra uomo e donna, per la libertà religiosa in ogni parte del mondo e per fare sì che lo sviluppo economico e la globalizzazione creino opportunità ovunque, e non siano al contrario causa di problemi. LA VISITA LAMPO - La capitale egiziana è stata blindata per l'arrivo di Obama, che vi si trattiene soltanto fino al primo pomeriggio. Nel corso della sua permanenza in Egitto, prima dell'intervento all'università, il presidente americano ha avuto modo anche di incontrare per un faccia a faccia a porte chiuse il presidente egiziano Hosni Mubarak e per una visita alla moschea del sultano Hassan, all'università e alle piramidi. In serata il presidente statunitense lascerà il Medio-Oriente per raggiungere l'Europa. Nella giornata di venerdì visiterà il campo di concentramento di Buchenwald, in Germania, e sabato parteciperà al 65esimo anniversario dello sbarco in Normandia delle forze alleate contro la Germania nazista. stampa |>

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GIUSY FRANZESE ROMA. UN MILIARDO E SEICENTO MILIONI DI EURO. CHE PROBABILMENTE SALIRA... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

GIUSY FRANZESE Roma. Un miliardo e seicento milioni di euro. Che «probabilmente» saliranno a due miliardi. Il governo punta sul turismo per far ripartire la ripresa italiana. È di ieri la sigla di un protocollo di intesa con le maggiori banche e le associazioni nazionali di categoria, per mettere a disposizione, sotto forma di finanziamenti, un plafond di 1,6 miliardi di euro, per ammodernare il settore. L'iniziativa, denominata progetto «Italia & Turismo», è stata battezzata a Palazzo Chigi dal premier, che ha tenuto una conferenza stampa con la neoministra Michela Brambilla alla sua prima uscita pubblica con questo incarico. «Nei prossimi cinque anni i turisti che viaggeranno saranno 1 miliardo e 200 mila persone» spiega il premier, citando una ricerca delle Nazioni Unite. E l'Italia, con tutte le sue bellezze naturali, storiche e architettoniche, deve assolutamente ritagliarsi una fetta importante di questo flusso. Attualmente il settore occupa 3 milioni di addetti e rappresenta il 10% del Pil nazionale. L'obiettivo per fine legislatura è arrivare al 20% del Pil. Una mano, però, occorre. E non solo perché c'è la crisi. È la concorrenza spietata di Paesi che dal punto di vista naturalistico non hanno nulla a che vedere con il nostro, ma che dal punto di vista del marketing sono molto più forti, a dover essere combattuta. «L'Italia, fino a qualche anno fa, deteneva il primato delle opere d'arte ma ora non più. Siamo stati superati dagli Usa, dalla Cina, da Francia e Spagna. È una cosa che non si può accettare passivamente» dice Berlusconi. Da qui la nascita del progetto. Il premier sottolinea come, per raggiungere questo risultato, sia stato determinante la volontà della ministra. «Ho detto che la Brambilla è un cane che azzanna al polpaccio perché quando vuole ottenere una cosa non ti molla, lo fa anche con me ma io sono superman...» scherza, in serata, durante la trasmissione Porta a Porta. Sono cinque le banche che hanno aderito al progetto: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare, Banca Popolare Milano e Banca Popolare Sondrio, per un totale di 14.621 sportelli sparsi su tutto il territorio nazionale. L'obiettivo di "Italia Turismo" è di «mettere a disposizione del comparto ingenti risorse finanziarie aggiuntive e a condizioni particolarmente vantaggiose, si può dire eccezionali, rispetto alla ordinaria attività creditizia» spiega la Brambilla. Il plafond di 1,6 miliardi di euro è «realmente ed immediatamente spendibile» promette. Potranno accedere ai finanziamenti aziende che intendono fare nuovi investimenti nel settore dell'accoglienza ricettiva turistica, compresi agriturismi, campeggi, villaggi turistici, ecc.. In particolare si pensa a investimenti di riqualificazione e sviluppo, anche in riferimento ai processi di aggregazione, di valorizzazione commerciale, di rinnovamento di macchinari ed impianti, di ricambio generazionale, di risparmio energetico e per investimenti pubblicitari. L'importo massimo finanziabile è di 500 mila euro, ma nel caso di edifici da ristrutturare da zero si può arrivare a 2 milioni di euro; il mutuo potrà essere concesso anche fino all'80% del valore dell'immobile, con un pagamento dilazionabile da 6 mesi a un massimo di 20 anni. I tassi faranno riferimento a Ribs e Euribor 1/3/6 mesi base 360, e lo spread massimo non potrà superare il 2,5%. Grande la soddisfazione delle associazioni di categoria, per la maggior parte firmatarie del Protocollo, (Assoturismo-Confesercenti, Confturismo-Confcommercio, Federturismo-Confindustria). Il pacchetto è definito importante anche dalla Federterme, alle prese con una crisi notevolissima, tanto che oggi il consiglio direttivo dell'associazione deciderà se chiedere un tavolo al governo per lo stato crisi.

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DAVID LESCOT PER ME è UN GRANDE ONORE INAUGURARE UN FESTIVAL INTERNAZIONALE COSì IMPORT... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

David Lescot Per me è un grande onore inaugurare un Festival internazionale così importante e poterlo fare in un luogo così prestigioso e carico di storia come il teatro San Carlo. Quando gli attori hanno visto la sala, due sono svenuti e abbiamo dovuto rianimarli. Nel mio spettacolo - «L'Européenne» - non voglio ironizzare sull'Europa, ma esaltare le differenze dei popoli che la compongono. Il mio allestimento vuole essere un inno alle identità, alle diversità culturali, contro la globalizzazione imposta dai burocrati di Bruxelles. Conosco una persona che lavora alla Commissione Europea e che, quando ha letto il mio copione, ha detto: «Le cose qui funzionano proprio così». Per noi questo testo è ironico, grottesco, per lui la cruda realtà di ogni giorno. Cosa vedrà il pubblico nell'«Européenne»? Artisti provenienti da differenti universi riuniti in uno stesso spazio per proporre una rappresentazione dell'Europa. Interpretano un poeta epico, un compositore che pensa di potere fare meglio di Beethoven e dell'«Inno alla gioia» dalla Nona Sinfonia, un performer portoghese ribelle, una performer che per tutto il tempo sfoglia le schede di un referendum, dei musicisti senza orchestra, una cantante vulcanica. Sono tutti in concorrenza fra di loro per ottenere una sovvenzione europea, ma non sanno che nemmeno uno ce la farà. Ci sono anche una linguista che sperimenta un nuovo metodo di dialogo, un interprete oberato di cose da tradurre, una strana giovane donna slovacca, una paranoica responsabile della Commissione che cerca di organizzare tutto. In breve, ho messo insieme tutti gli ingredienti per scatenare un'esplosione... Perché proprio l'Europa, tra tanti possibili idee per il teatro? Perché cercavo un soggetto epico che parlasse di un nuovo mondo. L'Europa è un mondo vecchio, ma la costruzione europea è giovane. Mi chiedevo quali potevano essere le avventure politiche e collettive possibili oggi. Be', secondo me l'Europa è una di queste, se la si pensa come un'avventura e non come concetto amministrativo. E il teatro può permettersi di parlarne in modo comico e preoccupante allo stesso tempo. Io non faccio teatro con l'idea di trasmettere un messaggio predeterminato, ma certamente faccio un teatro politico. E sono contento perché il Théâtre de la Ville di Parigi e il Napoli Teatro Festival Italia hanno cominciato con me una vera avventura teatrale europea. È grazie a uno spettacolo come «L'Européenne», presentato in diverse lingue, fatto da una compagnia composta da artisti di diverse nazionalità, che l'Europa può costruirsi veramente, non in modo burocratico, ma con il pensiero e l'immaginazione creativa.

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Obama all'Islam "Cerchiamo un nuovo inizio" (sezione: Globalizzazione)

( da "City" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama all'Islam "Cerchiamo un nuovo inizio" Barack Obama offre «un nuovo inizio» nei rapporti tra Stati Uniti e mondo musulmano per spezzare il circolo vizioso di «sospetti e contrasti» seguito all'11 settembre. Nello storico discorso pronunciato all'Università del Cairo, il presidente americano ha chiesto di superare gli stereotipi e di garantire la libertà religiosa. «Sono venuto qui», ha detto Obama, accolto da una standing ovation, «per chiedere un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani nel mondo basato sugli interessi e sul rispetto reciproci e sulla verità che America e Islam non devono essere in competizione». L'impegno è a combattere gli stereotipi negativi sull'Islam, ovunque affiorino" nella consapevolezza che «l'Islam è parte dell'America». «L'America non è in guerra con l'Islam», ha assicurato il presidente, ma «le novità portate dalla globalizzazione hanno portato molti musulmani a percepire l'Occidente come ostile alle tradizioni dell'Islam». Il capo della Casa Bianca ha parlato di diritti delle donne («rispetto le donne che scelgono di vivere le loro vite nei ruoli tradizionali, ma deve essere una loro scelta») e della libertà religiosa che è «centrale per la possibilità dei popoli di vivere insieme». Poi Obama ha rivolto lo sguardo al conflitto israelo-palestinese, per il quale ha ribadito che due Stati per due popoli è «l'unica soluzione». «Mi impegnerò personalmente per questo risultato», ha promesso, «e con tutta la pazienza che questo compito richiede». Il presidente americano ha assicurato che «l'America non tornerà indietro sulla legittima aspirazione dei palestinesi alla dignità, alle opportunità e a uno Stato». Quanto a Israele, legato all'America da «un rapporto incrollabile», Obama ha riaffermato che «gli Stati Uniti non accettano la legittimità degli insediamenti in costruzione» che «devono essere fermati». Poi l'autocritica sulle degenerazioni nella lotta al terrorismo: «la paura e la rabbia» per l'11 settembre, ha osservato, «ci hanno portato ad agire in modo contrario ai nostri ideali». Il presidente americano ha avvertito che la crisi nucleare con l'Iran è arrivata «a un punto decisivo». «A nessuna nazione - ha affermato il presidente americano - deve essere concesso di avere armi nucleari e ogni nazione, come l'Iran, dovrebbe avere il diritto di accesso al nucleare per scopi pacifici». Obama ha assicurato che gli Usa non mirano a una presenza a lungo termine in Afghanistan. «Non vi sbagliate, noi non vogliamo mantenere le nostre truppe in Afghanistan, non puntiamo ad avere basi lì», ha affermato. La guerra in Iraq, ha aggiunto con velata critica all'Amministrazione Bush, ha «ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e ricercare un consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile». 04 giugno 2009

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"Con l'Islam un nuovo inizio" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ecco la traduzione integrale del discorso del presidente americano Barack Obama all'Università del Cairo. SONO onorato di trovarmi qui al Cairo, in questa città eterna, e di essere ospite di due importantissime istituzioni. Da oltre mille anni Al-Azhar rappresenta il faro della cultura islamica e da oltre un secolo l'Università del Cairo è la culla del progresso dell'Egitto. Insieme, queste due istituzioni rappresentano il connubio di tradizione e progresso. Sono grato di questa ospitalità e dell'accoglienza che il popolo egiziano mi ha riservato. Sono altresì orgoglioso di portare con me in questo viaggio le buone intenzioni del popolo americano, e di portarvi il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese: assalaamu alaykum. Ci incontriamo qui in un periodo di forte tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani in tutto il mondo, tensione che ha le sue radici nelle forze storiche che prescindono da qualsiasi attuale dibattito politico. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche di conflitto e di guerre di religione. In tempi più recenti, questa tensione è stata alimentata dal colonialismo, che ha negato diritti e opportunità a molti musulmani, e da una Guerra Fredda nella quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come Paesi che agivano per procura, senza tener conto delle loro legittime aspirazioni. Oltretutto, i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l'Occidente ostile nei confronti delle tradizioni dell'Islam. OAS_RICH('Middle'); Violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni in una minoranza, esigua ma forte, di musulmani. Gli attentati dell'11 settembre 2001 e gli sforzi continui di questi estremisti volti a perpetrare atti di violenza contro civili inermi ha di conseguenza indotto alcune persone nel mio Paese a considerare l'Islam come inevitabilmente ostile non soltanto nei confronti dell'America e dei Paesi occidentali in genere, ma anche dei diritti umani. Tutto ciò ha comportato maggiori paure, maggiori diffidenze. Fino a quando i nostri rapporti saranno definiti dalle nostre differenze, daremo maggior potere a coloro che perseguono l'odio invece della pace, coloro che si adoperano per lo scontro invece che per la collaborazione che potrebbe aiutare tutti i nostri popoli a ottenere giustizia e a raggiungere il benessere. Adesso occorre porre fine a questo circolo vizioso di sospetti e discordia. Io sono qui oggi per cercare di dare il via a un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; l'inizio di un rapporto che si basi sull'interesse reciproco e sul mutuo rispetto; un rapporto che si basi su una verità precisa, ovvero che America e Islam non si escludono a vicenda, non devono necessariamente essere in competizione tra loro. Al contrario, America e Islam si sovrappongono, condividono medesimi principi e ideali, il senso di giustizia e di progresso, la tolleranza e la dignità dell'uomo. Sono qui consapevole che questo cambiamento non potrà avvenire nell'arco di una sola notte. Nessun discorso o proclama potrà mai sradicare completamente una diffidenza pluriennale. Né io sarò in grado, nel tempo che ho a disposizione, di porre rimedio e dare soluzione a tutte le complesse questioni che ci hanno condotti a questo punto. Sono però convinto che per poter andare avanti dobbiamo dire apertamente ciò che abbiamo nel cuore, e che troppo spesso viene detto soltanto a porte chiuse. Dobbiamo promuovere uno sforzo sostenuto nel tempo per ascoltarci, per imparare l'uno dall'altro, per rispettarci, per cercare un terreno comune di intesa. Il Sacro Corano dice: "Siate consapevoli di Dio e dite sempre la verità". Questo è quanto cercherò di fare: dire la verità nel miglior modo possibile, con un atteggiamento umile per l'importante compito che devo affrontare, fermamente convinto che gli interessi che condividiamo in quanto appartenenti a un unico genere umano siano molto più potenti ed efficaci delle forze che ci allontanano in direzioni opposte. In parte le mie convinzioni si basano sulla mia stessa esperienza: sono cristiano, ma mio padre era originario di una famiglia del Kenya della quale hanno fatto parte generazioni intere di musulmani. Da bambino ho trascorso svariati anni in Indonesia, e ascoltavo al sorgere del Sole e al calare delle tenebre la chiamata dell'azaan. Quando ero ragazzo, ho prestato servizio nelle comunità di Chicago presso le quali molti trovavano dignità e pace nella loro fede musulmana. Ho studiato Storia e ho imparato quanto la civiltà sia debitrice nei confronti dell'Islam. Fu l'Islam infatti - in istituzioni come l'Università Al-Azhar - a tenere alta la fiaccola del sapere per molti secoli, preparando la strada al Rinascimento europeo e all'Illuminismo. Fu l'innovazione presso le comunità musulmane a sviluppare scienze come l'algebra, a inventare la bussola magnetica, vari strumenti per la navigazione; a far progredire la maestria nello scrivere e nella stampa; la nostra comprensione di come si diffondono le malattie e come è possibile curarle. La cultura islamica ci ha regalato maestosi archi e cuspidi elevate; poesia immortale e musica eccelsa; calligrafia elegante e luoghi di meditazione pacifica. Per tutto il corso della sua Storia, l'Islam ha dimostrato con le parole e le azioni la possibilità di praticare la tolleranza religiosa e l'eguaglianza tra le razze. So anche che l'Islam ha avuto una parte importante nella Storia americana. La prima nazione a riconoscere il mio Paese è stato il Marocco. Firmando il Trattato di Tripoli nel 1796, il nostro secondo presidente, John Adams, scrisse: "Gli Stati Uniti non hanno a priori alcun motivo di inimicizia nei confronti delle leggi, della religione o dell'ordine dei musulmani". Sin dalla fondazione degli Stati Uniti, i musulmani americani hanno arricchito il mio Paese: hanno combattuto nelle nostre guerre, hanno prestato servizio al governo, si sono battuti per i diritti civili, hanno avviato aziende e attività, hanno insegnato nelle nostre università, hanno eccelso in molteplici sport, hanno vinto premi Nobel, hanno costruito i nostri edifici più alti e acceso la Torcia Olimpica. E quando di recente il primo musulmano americano è stato eletto come rappresentante al Congresso degli Stati Uniti, egli ha giurato di difendere la nostra Costituzione utilizzando lo stesso Sacro Corano che uno dei nostri Padri Fondatori - Thomas Jefferson - custodiva nella sua biblioteca personale. Ho pertanto conosciuto l'Islam in tre continenti, prima di venire in questa regione nella quale esso fu rivelato agli uomini per la prima volta. Questa esperienza illumina e guida la mia convinzione che una partnership tra America e Islam debba basarsi su ciò che l'Islam è, non su ciò che non è. Ritengo che rientri negli obblighi e nelle mie responsabilità di presidente degli Stati Uniti lottare contro qualsiasi stereotipo negativo dell'Islam, ovunque esso possa affiorare. Ma questo medesimo principio deve applicarsi alla percezione dell'America da parte dei musulmani. Proprio come i musulmani non ricadono in un approssimativo e grossolano stereotipo, così l'America non corrisponde a quell'approssimativo e grossolano stereotipo di un impero interessato al suo solo tornaconto. Gli Stati Uniti sono stati una delle più importanti culle del progresso che il mondo abbia mai conosciuto. Sono nati dalla rivoluzione contro un impero. Sono stati fondati sull'ideale che tutti gli esseri umani nascono uguali e per dare significato a queste parole essi hanno versato sangue e lottato per secoli, fuori dai loro confini, in ogni parte del mondo. Sono stati plasmati da ogni cultura, proveniente da ogni remoto angolo della Terra, e si ispirano a un unico ideale: E pluribus unum. "Da molti, uno solo". Si sono dette molte cose e si è speculato alquanto sul fatto che un afro-americano di nome Barack Hussein Obama potesse essere eletto presidente, ma la mia storia personale non è così unica come sembra. Il sogno della realizzazione personale non si è concretizzato per tutti in America, ma quel sogno, quella promessa, è tuttora valido per chiunque approdi alle nostre sponde, e ciò vale anche per quasi sette milioni di musulmani americani che oggi nel nostro Paese godono di istruzione e stipendi più alti della media. E ancora: la libertà in America è tutt'uno con la libertà di professare la propria religione. Ecco perché in ogni Stato americano c'è almeno una moschea, e complessivamente se ne contano oltre 1.200 all'interno dei nostri confini. Ecco perché il governo degli Stati Uniti si è rivolto ai tribunali per tutelare il diritto delle donne e delle giovani ragazze a indossare l'hijab e a punire coloro che vorrebbero impedirglielo. Non c'è dubbio alcuno, pertanto: l'Islam è parte integrante dell'America. E io credo che l'America custodisca al proprio interno la verità che, indipendentemente da razza, religione, posizione sociale nella propria vita, tutti noi condividiamo aspirazioni comuni, come quella di vivere in pace e sicurezza, quella di volerci istruire e avere un lavoro dignitoso, quella di amare le nostre famiglie, le nostre comunità e il nostro Dio. Queste sono le cose che abbiamo in comune. Queste sono le speranze e le ambizioni di tutto il genere umano. Naturalmente, riconoscere la nostra comune appartenenza a un unico genere umano è soltanto l'inizio del nostro compito: le parole da sole non possono dare risposte concrete ai bisogni dei nostri popoli. Questi bisogni potranno essere soddisfatti soltanto se negli anni a venire sapremo agire con audacia, se capiremo che le sfide che dovremo affrontare sono le medesime e che se falliremo e non riusciremo ad avere la meglio su di esse ne subiremo tutti le conseguenze. Abbiamo infatti appreso di recente che quando un sistema finanziario si indebolisce in un Paese, è la prosperità di tutti a patirne. Quando una nuova malattia infetta un essere umano, tutti sono a rischio. Quando una nazione vuole dotarsi di un'arma nucleare, il rischio di attacchi nucleari aumenta per tutte le nazioni. Quando violenti estremisti operano in una remota zona di montagna, i popoli sono a rischio anche al di là degli oceani. E quando innocenti inermi sono massacrati in Bosnia e in Darfur, è la coscienza di tutti a uscirne macchiata e infangata. Ecco che cosa significa nel XXI secolo abitare uno stesso pianeta: questa è la responsabilità che ciascuno di noi ha in quanto essere umano. Si tratta sicuramente di una responsabilità ardua di cui farsi carico. La Storia umana è spesso stata un susseguirsi di nazioni e di tribù che si assoggettavano l'una all'altra per servire i loro interessi. Nondimeno, in questa nuova epoca, un simile atteggiamento sarebbe autodistruttivo. Considerato quanto siamo interdipendenti gli uni dagli altri, qualsiasi ordine mondiale che dovesse elevare una nazione o un gruppo di individui al di sopra degli altri sarebbe inevitabilmente destinato all'insuccesso. Indipendentemente da tutto ciò che pensiamo del passato, non dobbiamo esserne prigionieri. I nostri problemi devono essere affrontati collaborando, diventando partner, condividendo tutti insieme il progresso. Ciò non significa che dovremmo ignorare i motivi di tensione. Significa anzi esattamente il contrario: dobbiamo far fronte a queste tensioni senza indugio e con determinazione. Ed è quindi con questo spirito che vi chiedo di potervi parlare quanto più chiaramente e semplicemente mi sarà possibile di alcune questioni particolari che credo fermamente che dovremo in definitiva affrontare insieme. Il primo problema che dobbiamo affrontare insieme è la violenza estremista in tutte le sue forme. Ad Ankara ho detto chiaramente che l'America non è - e non sarà mai - in guerra con l'Islam. In ogni caso, però, noi non daremo mai tregua agli estremisti violenti che costituiscono una grave minaccia per la nostra sicurezza. E questo perché anche noi disapproviamo ciò che le persone di tutte le confessioni religiose disapprovano: l'uccisione di uomini, donne e bambini innocenti. Il mio primo dovere in quanto presidente è quello di proteggere il popolo americano. La situazione in Afghanistan dimostra quali siano gli obiettivi dell'America, e la nostra necessità di lavorare insieme. Oltre sette anni fa gli Stati Uniti dettero la caccia ad Al Qaeda e ai Taliban con un vasto sostegno internazionale. Non andammo per scelta, ma per necessità. Sono consapevole che alcuni mettono in dubbio o giustificano gli eventi dell'11 settembre. Cerchiamo però di essere chiari: quel giorno Al Qaeda uccise circa 3.000 persone. Le vittime furono uomini, donne, bambini innocenti, americani e di molte altre nazioni, che non avevano commesso nulla di male nei confronti di nessuno. Eppure Al Qaeda scelse deliberatamente di massacrare quelle persone, rivendicando gli attentati, e ancora adesso proclama la propria intenzione di continuare a perpetrare stragi di massa. Al Qaeda ha affiliati in molti Paesi e sta cercando di espandere il proprio raggio di azione. Queste non sono opinioni sulle quali polemizzare: sono dati di fatto da affrontare concretamente. Non lasciatevi trarre in errore: noi non vogliamo che le nostre truppe restino in Afghanistan. Non abbiamo intenzione di impiantarvi basi militari stabili. È lacerante per l'America continuare a perdere giovani uomini e giovani donne. Portare avanti quel conflitto è difficile, oneroso e politicamente arduo. Saremmo ben lieti di riportare a casa anche l'ultimo dei nostri soldati se solo potessimo essere fiduciosi che in Afghanistan e in Pakistan non ci sono estremisti violenti che si prefiggono di massacrare quanti più americani possibile. Ma non è ancora così. Questo è il motivo per cui siamo parte di una coalizione di 46 Paesi. Malgrado le spese e gli oneri che ciò comporta, l'impegno dell'America non è mai venuto e mai verrà meno. In realtà, nessuno di noi dovrebbe tollerare questi estremisti: essi hanno colpito e ucciso in molti Paesi. Hanno assassinato persone di ogni fede religiosa. Più di altri, hanno massacrato musulmani. Le loro azioni sono inconciliabili con i diritti umani, il progresso delle nazioni, l'Islam stesso. Il Sacro Corano predica che chiunque uccida un innocente è come se uccidesse tutto il genere umano. E chiunque salva un solo individuo, in realtà salva tutto il genere umano. La fede profonda di oltre un miliardo di persone è infinitamente più forte del miserabile odio che nutrono alcuni. L'Islam non è parte del problema nella lotta all'estremismo violento: è anzi una parte importante nella promozione della pace. Sappiamo anche che la sola potenza militare non risolverà i problemi in Afghanistan e in Pakistan: per questo motivo stiamo pianificando di investire fino a 1,5 miliardi di dollari l'anno per i prossimi cinque anni per aiutare i pachistani a costruire scuole e ospedali, strade e aziende, e centinaia di milioni di dollari per aiutare gli sfollati. Per questo stesso motivo stiamo per offrire 2,8 miliardi di dollari agli afgani per fare altrettanto, affinché sviluppino la loro economia e assicurino i servizi di base dai quali dipende la popolazione. Permettetemi ora di affrontare la questione dell'Iraq: a differenza di quella in Afghanistan, la guerra in Iraq è stata voluta, ed è una scelta che ha provocato molti forti dissidi nel mio Paese e in tutto il mondo. Anche se sono convinto che in definitiva il popolo iracheno oggi viva molto meglio senza la tirannia di Saddam Hussein, credo anche che quanto accaduto in Iraq sia servito all'America per comprendere meglio l'uso delle risorse diplomatiche e l'utilità di un consenso internazionale per risolvere, ogniqualvolta ciò sia possibile, i nostri problemi. A questo proposito potrei citare le parole di Thomas Jefferson che disse: "Io auspico che la nostra saggezza cresca in misura proporzionale alla nostra potenza e ci insegni che quanto meno faremo ricorso alla potenza tanto più saggi saremo". Oggi l'America ha una duplice responsabilità: aiutare l'Iraq a plasmare un miglior futuro per se stesso e lasciare l'Iraq agli iracheni. Ho già detto chiaramente al popolo iracheno che l'America non intende avere alcuna base sul territorio iracheno, e non ha alcuna pretesa o rivendicazione sul suo territorio o sulle sue risorse. La sovranità dell'Iraq è esclusivamente sua. Per questo ho dato ordine alle nostre brigate combattenti di ritirarsi entro il prossimo mese di agosto. Noi onoreremo la nostra promessa e l'accordo preso con il governo iracheno democraticamente eletto di ritirare il contingente combattente dalle città irachene entro luglio e tutti i nostri uomini dall'Iraq entro il 2012. Aiuteremo l'Iraq ad addestrare gli uomini delle sue Forze di Sicurezza, e a sviluppare la sua economia. Ma daremo sostegno a un Iraq sicuro e unito da partner, non da dominatori. E infine, proprio come l'America non può tollerare in alcun modo la violenza perpetrata dagli estremisti, essa non può in alcun modo abiurare ai propri principi. L'11 settembre è stato un trauma immenso per il nostro Paese. La paura e la rabbia che quegli attentati hanno scatenato sono state comprensibili, ma in alcuni casi ci hanno spinto ad agire in modo contrario ai nostri stessi ideali. Ci stiamo adoperando concretamente per cambiare linea d'azione. Ho personalmente proibito in modo inequivocabile il ricorso alla tortura da parte degli Stati Uniti, e ho dato l'ordine che il carcere di Guantánamo Bay sia chiuso entro i primi mesi dell'anno venturo. L'America, in definitiva, si difenderà rispettando la sovranità altrui e la legalità delle altre nazioni. Lo farà in partenariato con le comunità musulmane, anch'esse minacciate. Quanto prima gli estremisti saranno isolati e si sentiranno respinti dalle comunità musulmane, tanto prima saremo tutti più al sicuro. La seconda più importante causa di tensione della quale dobbiamo discutere è la situazione tra israeliani, palestinesi e mondo arabo. Sono ben noti i solidi rapporti che legano Israele e Stati Uniti. Si tratta di un vincolo infrangibile, che ha radici in legami culturali che risalgono indietro nel tempo, nel riconoscimento che l'aspirazione a una patria ebraica è legittimo e ha anch'esso radici in una storia tragica, innegabile. Nel mondo il popolo ebraico è stato perseguitato per secoli e l'antisemitismo in Europa è culminato nell'Olocausto, uno sterminio senza precedenti. Domani mi recherò a Buchenwald, uno dei molti campi nei quali gli ebrei furono resi schiavi, torturati, uccisi a colpi di arma da fuoco o con il gas dal Terzo Reich. Sei milioni di ebrei furono così massacrati, un numero superiore all'intera popolazione odierna di Israele. Confutare questa realtà è immotivato, da ignoranti, alimenta l'odio. Minacciare Israele di distruzione - o ripetere vili stereotipi sugli ebrei - è profondamente sbagliato, e serve soltanto a evocare nella mente degli israeliani il ricordo più doloroso della loro Storia, precludendo la pace che il popolo di quella regione merita. D'altra parte è innegabile che il popolo palestinese - formato da cristiani e musulmani - ha sofferto anch'esso nel tentativo di avere una propria patria. Da oltre 60 anni affronta tutto ciò che di doloroso è connesso all'essere sfollati. Molti vivono nell'attesa, nei campi profughi della Cisgiordania, di Gaza, dei Paesi vicini, aspettando una vita fatta di pace e sicurezza che non hanno mai potuto assaporare finora. Giorno dopo giorno i palestinesi affrontano umiliazioni piccole e grandi che sempre si accompagnano all'occupazione di un territorio. Sia dunque chiara una cosa: la situazione per il popolo palestinese è insostenibile. L'America non volterà le spalle alla legittima aspirazione del popolo palestinese alla dignità, alle pari opportunità, a uno Stato proprio. Da decenni tutto è fermo, in uno stallo senza soluzione: due popoli con legittime aspirazioni, ciascuno con una storia dolorosa alle spalle che rende il compromesso quanto mai difficile da raggiungere. È facile puntare il dito: è facile per i palestinesi addossare alla fondazione di Israele la colpa del loro essere profughi. È facile per gli israeliani addossare la colpa alla costante ostilità e agli attentati che hanno costellato tutta la loro storia all'interno dei confini e oltre. Ma se noi insisteremo a voler considerare questo conflitto da una parte piuttosto che dall'altra, rimarremo ciechi e non riusciremo a vedere la verità: l'unica soluzione possibile per le aspirazioni di entrambe le parti è quella dei due Stati, dove israeliani e palestinesi possano vivere in pace e in sicurezza. Questa soluzione è nell'interesse di Israele, nell'interesse della Palestina, nell'interesse dell'America e nell'interesse del mondo intero. È a ciò che io alludo espressamente quando dico di voler perseguire personalmente questo risultato con tutta la pazienza e l'impegno che questo importante obiettivo richiede. Gli obblighi per le parti che hanno sottoscritto la Road Map sono chiari e inequivocabili. Per arrivare alla pace, è necessario ed è ora che loro - e noi tutti con loro - facciamo finalmente fronte alle rispettive responsabilità. I palestinesi devono abbandonare la violenza. Resistere con la violenza e le stragi è sbagliato e non porta ad alcun risultato. Per secoli i neri in America hanno subito i colpi di frusta, quando erano schiavi, e hanno patito l'umiliazione della segregazione. Ma non è stata certo la violenza a far loro ottenere pieni ed eguali diritti come il resto della popolazione: è stata la pacifica e determinata insistenza sugli ideali al cuore della fondazione dell'America. La stessa cosa vale per altri popoli, dal Sudafrica all'Asia meridionale, dall'Europa dell'Est all'Indonesia. Questa storia ha un'unica semplice verità di fondo: la violenza è una strada senza vie di uscita. Tirare razzi a bambini addormentati o far saltare in aria anziane donne a bordo di un autobus non è segno di coraggio né di forza. Non è in questo modo che si afferma l'autorità morale: questo è il modo col quale l'autorità morale al contrario cede e capitola definitivamente. È giunto il momento per i palestinesi di concentrarsi su quello che possono costruire. L'Autorità Palestinese deve sviluppare la capacità di governare, con istituzioni che siano effettivamente al servizio delle necessità della sua gente. Hamas gode di sostegno tra alcuni palestinesi, ma ha anche delle responsabilità. Per rivestire un ruolo determinante nelle aspirazioni dei palestinesi, per unire il popolo palestinese, Hamas deve porre fine alla violenza, deve riconoscere gli accordi intercorsi, deve riconoscere il diritto di Israele a esistere. Allo stesso tempo, gli israeliani devono riconoscere che proprio come il diritto a esistere di Israele non può essere in alcun modo messo in discussione, così è per la Palestina. Gli Stati Uniti non ammettono la legittimità dei continui insediamenti israeliani, che violano i precedenti accordi e minano gli sforzi volti a perseguire la pace. È ora che questi insediamenti si fermino. Israele deve dimostrare di mantenere le proprie promesse e assicurare che i palestinesi possano effettivamente vivere, lavorare, sviluppare la loro società. Proprio come devasta le famiglie palestinesi, l'incessante crisi umanitaria a Gaza non è di giovamento alcuno alla sicurezza di Israele. Né è di giovamento per alcuno la costante mancanza di opportunità di qualsiasi genere in Cisgiordania. Il progresso nella vita quotidiana del popolo palestinese deve essere parte integrante della strada verso la pace e Israele deve intraprendere i passi necessari a rendere possibile questo progresso. Infine, gli Stati Arabi devono riconoscere che l'Arab Peace Initiative è stato sì un inizio importante, ma che non pone fine alle loro responsabilità individuali. Il conflitto israelo-palestinese non dovrebbe più essere sfruttato per distogliere l'attenzione dei popoli delle nazioni arabe da altri problemi. Esso, al contrario, deve essere di incitamento ad agire per aiutare il popolo palestinese a sviluppare le istituzioni che costituiranno il sostegno e la premessa del loro Stato; per riconoscere la legittimità di Israele; per scegliere il progresso invece che l'incessante e autodistruttiva attenzione per il passato. L'America allineerà le proprie politiche mettendole in sintonia con coloro che vogliono la pace e per essa si adoperano, e dirà ufficialmente ciò che dirà in privato agli israeliani, ai palestinesi e agli arabi. Noi non possiamo imporre la pace. In forma riservata, tuttavia, molti musulmani riconoscono che Israele non potrà scomparire. Allo stesso modo, molti israeliani ammettono che uno Stato palestinese è necessario. È dunque giunto il momento di agire in direzione di ciò che tutti sanno essere vero e inconfutabile. Troppe sono le lacrime versate; troppo è il sangue sparso inutilmente. Noi tutti condividiamo la responsabilità di dover lavorare per il giorno in cui le madri israeliane e palestinesi potranno vedere i loro figli crescere insieme senza paura; in cui la Terra Santa delle tre grandi religioni diverrà quel luogo di pace che Dio voleva che fosse; in cui Gerusalemme sarà la casa sicura ed eterna di ebrei, cristiani e musulmani insieme, la città di pace nella quale tutti i figli di Abramo vivranno insieme in modo pacifico come nella storia di Isra, allorché Mosé, Gesù e Maometto (la pace sia con loro) si unirono in preghiera. Terza causa di tensione è il nostro comune interesse nei diritti e nelle responsabilità delle nazioni nei confronti delle armi nucleari. Questo argomento è stato fonte di grande preoccupazione tra gli Stati Uniti e la Repubblica islamica iraniana. Da molti anni l'Iran si distingue per la propria ostilità nei confronti del mio Paese e in effetti tra i nostri popoli ci sono stati episodi storici violenti. Nel bel mezzo della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno avuto parte nel rovesciamento di un governo iraniano democraticamente eletto. Dalla Rivoluzione Islamica, l'Iran ha rivestito un ruolo preciso nella cattura di ostaggi e in episodi di violenza contro i soldati e i civili statunitensi. Tutto ciò è ben noto. Invece di rimanere intrappolati nel passato, ho detto chiaramente alla leadership iraniana e al popolo iraniano che il mio Paese è pronto ad andare avanti. La questione, adesso, non è capire contro cosa sia l'Iran, ma piuttosto quale futuro intenda costruire. Sarà sicuramente difficile superare decenni di diffidenza, ma procederemo ugualmente, con coraggio, con onestà e con determinazione. Ci saranno molti argomenti dei quali discutere tra i nostri due Paesi, ma noi siamo disposti ad andare avanti in ogni caso, senza preconcetti, sulla base del rispetto reciproco. È chiaro tuttavia a tutte le persone coinvolte che riguardo alle armi nucleari abbiamo raggiunto un momento decisivo. Non è unicamente nell'interesse dell'America affrontare il tema: si tratta qui di evitare una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente, che potrebbe portare questa regione e il mondo intero verso una china molto pericolosa. Capisco le ragioni di chi protesta perché alcuni Paesi hanno armi che altri non hanno. Nessuna nazione dovrebbe scegliere e decidere quali nazioni debbano avere armi nucleari. È per questo motivo che io ho ribadito con forza l'impegno americano a puntare verso un futuro nel quale nessuna nazione abbia armi nucleari. Tutte le nazioni - Iran incluso - dovrebbero avere accesso all'energia nucleare a scopi pacifici se rispettano i loro obblighi e le loro responsabilità previste dal Trattato di Non Proliferazione. Questo è il nocciolo, il cuore stesso del Trattato e deve essere rispettato da tutti coloro che lo hanno sottoscritto. Spero pertanto che tutti i Paesi nella regione possano condividere questo obiettivo. Il quarto argomento di cui intendo parlarvi è la democrazia. Sono consapevole che negli ultimi anni ci sono state controversie su come vada incentivata la democrazia e molte di queste discussioni sono riconducibili alla guerra in Iraq. Permettetemi di essere chiaro: nessun sistema di governo può o deve essere imposto da una nazione a un'altra. Questo non significa, naturalmente, che il mio impegno in favore di governi che riflettono il volere dei loro popoli, ne esce diminuito. Ciascuna nazione dà vita e concretizza questo principio a modo suo, sulla base delle tradizioni della sua gente. L'America non ha la pretesa di conoscere che cosa sia meglio per ciascuna nazione, così come noi non presumeremmo mai di scegliere il risultato in pacifiche consultazioni elettorali. Ma io sono profondamente e irremovibilmente convinto che tutti i popoli aspirano a determinate cose: la possibilità di esprimersi liberamente e decidere in che modo vogliono essere governati; la fiducia nella legalità e in un'equa amministrazione della giustizia; un governo che sia trasparente e non si approfitti del popolo; la libertà di vivere come si sceglie di voler vivere. Questi non sono ideali solo americani: sono diritti umani, ed è per questo che noi li sosterremo ovunque. La strada per realizzare questa promessa non è rettilinea. Ma una cosa è chiara e palese: i governi che proteggono e tutelano i diritti sono in definitiva i più stabili, quelli di maggior successo, i più sicuri. Soffocare gli ideali non è mai servito a farli sparire per sempre. L'America rispetta il diritto di tutte le voci pacifiche e rispettose della legalità a farsi sentire nel mondo, anche qualora fosse in disaccordo con esse. E noi accetteremo tutti i governi pacificamente eletti, purché governino rispettando i loro stessi popoli. Quest'ultimo punto è estremamente importante, perché ci sono persone che auspicano la democrazia soltanto quando non sono al potere: poi, una volta al potere, sono spietati nel sopprimere i diritti altrui. Non importa chi è al potere: è il governo del popolo ed eletto dal popolo a fissare l'unico parametro per tutti coloro che sono al potere. Occorre restare al potere solo col consenso, non con la coercizione; occorre rispettare i diritti delle minoranze e partecipare con uno spirito di tolleranza e di compromesso; occorre mettere gli interessi del popolo e il legittimo sviluppo del processo politico al di sopra dei propri interessi e del proprio partito. Senza questi elementi fondamentali, le elezioni da sole non creano una vera democrazia. Il quinto argomento del quale dobbiamo occuparci tutti insieme è la libertà religiosa. L'Islam ha una fiera tradizione di tolleranza: lo vediamo nella storia dell'Andalusia e di Cordoba durante l'Inquisizione. Con i miei stessi occhi da bambino in Indonesia ho visto che i cristiani erano liberi di professare la loro fede in un Paese a stragrande maggioranza musulmana. Questo è lo spirito che ci serve oggi. I popoli di ogni Paese devono essere liberi di scegliere e praticare la loro fede sulla sola base delle loro convinzioni personali, la loro predisposizione mentale, la loro anima, il loro cuore. Questa tolleranza è essenziale perché la religione possa prosperare, ma purtroppo essa è minacciata in molteplici modi. Tra alcuni musulmani predomina un'inquietante tendenza a misurare la propria fede in misura proporzionale al rigetto delle altre. La ricchezza della diversità religiosa deve essere sostenuta, invece, che si tratti dei maroniti in Libano o dei copti in Egitto. E anche le linee di demarcazione tra le varie confessioni devono essere annullate tra gli stessi musulmani, considerato che le divisioni di sunniti e sciiti hanno portato a episodi di particolare violenza, specialmente in Iraq. La libertà di religione è fondamentale per la capacità dei popoli di convivere. Dobbiamo sempre esaminare le modalità con le quali la proteggiamo. Per esempio, negli Stati Uniti le norme previste per le donazioni agli enti di beneficienza hanno reso più difficile per i musulmani ottemperare ai loro obblighi religiosi. Per questo motivo mi sono impegnato a lavorare con i musulmani americani per far sì che possano obbedire al loro precetto dello zakat. Analogamente, è importante che i Paesi occidentali evitino di impedire ai cittadini musulmani di praticare la religione come loro ritengono più opportuno, per esempio legiferando quali indumenti debba o non debba indossare una donna musulmana. Noi non possiamo camuffare l'ostilità nei confronti di una religione qualsiasi con la pretesa del liberalismo. È vero il contrario: la fede dovrebbe avvicinarci. Ecco perché stiamo mettendo a punto dei progetti di servizio in America che vedano coinvolti insieme cristiani, musulmani ed ebrei. Ecco perché accogliamo positivamente gli sforzi come il dialogo interreligioso del re Abdullah dell'Arabia Saudita e la leadership turca nell'Alliance of Civilizations. In tutto il mondo, possiamo trasformare il dialogo in un servizio interreligioso, così che i ponti tra i popoli portino all'azione e a interventi concreti, come combattere la malaria in Africa o portare aiuto e conforto dopo un disastro naturale. Il sesto problema di cui vorrei che ci occupassimo insieme sono i diritti delle donne. So che si discute molto di questo e respingo l'opinione di chi in Occidente crede che se una donna sceglie di coprirsi la testa e i capelli è in qualche modo "meno uguale". So però che negare l'istruzione alle donne equivale sicuramente a privare le donne di uguaglianza. E non è certo una coincidenza che i Paesi nei quali le donne possono studiare e sono istruite hanno maggiori probabilità di essere prosperi. Vorrei essere chiaro su questo punto: la questione dell'eguaglianza delle donne non riguarda in alcun modo l'Islam. In Turchia, in Pakistan, in Bangladesh e in Indonesia, abbiamo visto Paesi a maggioranza musulmana eleggere al governo una donna. Nel frattempo la battaglia per la parità dei diritti per le donne continua in molti aspetti della vita americana e anche in altri Paesi di tutto il mondo. Le nostre figlie possono dare un contributo alle nostre società pari a quello dei nostri figli, e la nostra comune prosperità trarrà vantaggio e beneficio consentendo a tutti gli esseri umani - uomini e donne - di realizzare a pieno il loro potenziale umano. Non credo che una donna debba prendere le medesime decisioni di un uomo, per essere considerata uguale a lui, e rispetto le donne che scelgono di vivere le loro vite assolvendo ai loro ruoli tradizionali. Ma questa dovrebbe essere in ogni caso una loro scelta. Ecco perché gli Stati Uniti saranno partner di qualsiasi Paese a maggioranza musulmana che voglia sostenere il diritto delle bambine ad accedere all'istruzione, e voglia aiutare le giovani donne a cercare un'occupazione tramite il microcredito che aiuta tutti a concretizzare i propri sogni. Infine, vorrei parlare con voi di sviluppo economico e di opportunità. So che agli occhi di molti il volto della globalizzazione è contraddittorio. Internet e la televisione possono portare conoscenza e informazione, ma anche forme offensive di sessualità e di violenza fine a se stessa. I commerci possono portare ricchezza e opportunità, ma anche grossi problemi e cambiamenti per le comunità località. In tutte le nazioni - compresa la mia - questo cambiamento implica paura. Paura che a causa della modernità noi si possa perdere il controllo sulle nostre scelte economiche, le nostre politiche, e cosa ancora più importante, le nostre identità, ovvero le cose che ci sono più care per ciò che concerne le nostre comunità, le nostre famiglie, le nostre tradizioni e la nostra religione. So anche, però, che il progresso umano non si può fermare. Non ci deve essere contraddizione tra sviluppo e tradizione. In Paesi come Giappone e Corea del Sud l'economia cresce mentre le tradizioni culturali sono invariate. Lo stesso vale per lo straordinario progresso di Paesi a maggioranza musulmana come Kuala Lumpur e Dubai. Nei tempi antichi come ai nostri giorni, le comunità musulmane sono sempre state all'avanguardia nell'innovazione e nell'istruzione. Quanto ho detto è importante perché nessuna strategia di sviluppo può basarsi soltanto su ciò che nasce dalla terra, né può essere sostenibile se molti giovani sono disoccupati. Molti Stati del Golfo Persico hanno conosciuto un'enorme ricchezza dovuta al petrolio, e alcuni stanno iniziando a programmare seriamente uno sviluppo a più ampio raggio. Ma dobbiamo tutti riconoscere che l'istruzione e l'innovazione saranno la valuta del XXI secolo, e in troppe comunità musulmane continuano a esserci investimenti insufficienti in questi settori. Sto dando grande rilievo a investimenti di questo tipo nel mio Paese. Mentre l'America in passato si è concentrata sul petrolio e sul gas di questa regione del mondo, adesso intende perseguire qualcosa di completamente diverso. Dal punto di vista dell'istruzione, allargheremo i nostri programmi di scambi culturali, aumenteremo le borse di studio, come quella che consentì a mio padre di andare a studiare in America, incoraggiando un numero maggiore di americani a studiare nelle comunità musulmane. Procureremo agli studenti musulmani più promettenti programmi di internship in America; investiremo sull'insegnamento a distanza per insegnanti e studenti di tutto il mondo; creeremo un nuovo network online, così che un adolescente in Kansas possa scambiare istantaneamente informazioni con un adolescente al Cairo. Per quanto concerne lo sviluppo economico, creeremo un nuovo corpo di volontari aziendali che lavori con le controparti in Paesi a maggioranza musulmana. Organizzerò quest'anno un summit sull'imprenditoria per identificare in che modo stringere più stretti rapporti di collaborazione con i leader aziendali, le fondazioni, le grandi società, gli imprenditori degli Stati Uniti e delle comunità musulmane sparse nel mondo. Dal punto di vista della scienza e della tecnologia, lanceremo un nuovo fondo per sostenere lo sviluppo tecnologico nei Paesi a maggioranza musulmana, e per aiutare a tradurre in realtà di mercato le idee, così da creare nuovi posti di lavoro. Apriremo centri di eccellenza scientifica in Africa, in Medio Oriente e nel Sudest asiatico; nomineremo nuovi inviati per la scienza per collaborare a programmi che sviluppino nuove fonti di energia, per creare posti di lavoro "verdi", monitorare i successi, l'acqua pulita e coltivare nuove specie. Oggi annuncio anche un nuovo sforzo globale con l'Organizzazione della Conferenza Islamica mirante a sradicare la poliomielite. Espanderemo inoltre le forme di collaborazione con le comunità musulmane per favorire e promuovere la salute infantile e delle puerpere. Tutte queste cose devono essere fatte insieme. Gli americani sono pronti a unirsi ai governi e ai cittadini di tutto il mondo, le organizzazioni comunitarie, gli esponenti religiosi, le aziende delle comunità musulmane di tutto il mondo per permettere ai nostri popoli di vivere una vita migliore. I problemi che vi ho illustrato non sono facilmente risolvibili, ma abbiamo tutti la responsabilità di unirci per il bene e il futuro del mondo che vogliamo, un mondo nel quale gli estremisti non possano più minacciare i nostri popoli e nel quale i soldati americani possano tornare alle loro case; un mondo nel quale gli israeliani e i palestinesi siano sicuri nei loro rispettivi Stati e l'energia nucleare sia utilizzata soltanto a fini pacifici; un mondo nel quale i governi siano al servizio dei loro cittadini e i diritti di tutti i figli di Dio siano rispettati. Questi sono interessi reciproci e condivisi. Questo è il mondo che vogliamo. Ma potremo arrivarci soltanto insieme. So che molte persone - musulmane e non musulmane - mettono in dubbio la possibilità di dar vita a questo nuovo inizio. Alcuni sono impazienti di alimentare la fiamma delle divisioni, e di intralciare in ogni modo il progresso. Alcuni lasciano intendere che il gioco non valga la candela, che siamo predestinati a non andare d'accordo, e che le civiltà siano avviate a scontrarsi. Molti altri sono semplicemente scettici e dubitano fortemente che un cambiamento possa esserci. E poi ci sono la paura e la diffidenza. Se sceglieremo di rimanere ancorati al passato, non faremo mai passi avanti. E vorrei dirlo con particolare chiarezza ai giovani di ogni fede e di ogni Paese: "Voi, più di chiunque altro, avete la possibilità di cambiare questo mondo". Tutti noi condividiamo questo pianeta per un brevissimo istante nel tempo. La domanda che dobbiamo porci è se intendiamo trascorrere questo brevissimo momento a concentrarci su ciò che ci divide o se vogliamo impegnarci insieme per uno sforzo - un lungo e impegnativo sforzo - per trovare un comune terreno di intesa, per puntare tutti insieme sul futuro che vogliamo dare ai nostri figli, e per rispettare la dignità di tutti gli esseri umani. È più facile dare inizio a una guerra che porle fine. È più facile accusare gli altri invece che guardarsi dentro. È più facile tener conto delle differenze di ciascuno di noi che delle cose che abbiamo in comune. Ma nostro dovere è scegliere il cammino giusto, non quello più facile. C'è un unico vero comandamento al fondo di ogni religione: fare agli altri quello che si vorrebbe che gli altri facessero a noi. Questa verità trascende nazioni e popoli, è un principio, un valore non certo nuovo. Non è nero, non è bianco, non è marrone. Non è cristiano, musulmano, ebreo. É un principio che si è andato affermando nella culla della civiltà, e che tuttora pulsa nel cuore di miliardi di persone. È la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri, ed è ciò che mi ha condotto qui oggi. Noi abbiamo la possibilità di creare il mondo che vogliamo, ma soltanto se avremo il coraggio di dare il via a un nuovo inizio, tenendo in mente ciò che è stato scritto. Il Sacro Corano dice: "Oh umanità! Sei stata creata maschio e femmina. E ti abbiamo fatta in nazioni e tribù, così che voi poteste conoscervi meglio gli uni gli altri". Nel Talmud si legge: "La Torah nel suo insieme ha per scopo la promozione della pace". E la Sacra Bibbia dice: "Beati siano coloro che portano la pace, perché saranno chiamati figli di Dio". Sì, i popoli della Terra possono convivere in pace. Noi sappiamo che questo è il volere di Dio. E questo è il nostro dovere su questa Terra. Grazie, e che la pace di Dio sia con voi. (Traduzione di Anna Bissanti) (4 giugno 2009

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CRISI ECONOMICA: TREMONTI, SITUAZIONE ANCORA MOLTO COMPLICATA (sezione: Globalizzazione)

( da "Soldionline" del 04-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRISI ECONOMICA: TREMONTI, SITUAZIONE ANCORA MOLTO COMPLICATA Roma, 4 giu. - (Adnkronos) - ''Quella che poteva essere un'apocalisse non c'e' stata ma siamo ancora dentro una crisi molto complicata, non si era mai vista cosi' fatta''. Lo afferma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo a Sky tg24. ''E' la prima volta che quello che succede in un continente ha effetti in un altro e viceversa''. Il ministro torna a ribadire che ''e' stata la globalizzazione che ha causato la crisi perche' e' stata troppo veloce e troppo a debito'' che pero', puntualizza, ''non poteva essere fermata''.

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Da Abbé Pierre a Zidane , passando attraverso Houellebecq , &... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Da «Abbé Pierre» a «Zidane», passando attraverso «Houellebecq», «Barba "di tre giorni"», «Globalizzazione», «My Space», «Orientalizzazione (della vita quotidiana)», «Piccolo Principe (il)», «Postmodernità (radici della)», «Potter (Harry)», «Rave (party)», «Sarkolène (creatura fittizia)», «Second Life», «Tatuaggio/i», «Tribù»: è costruita per voci, 39 in tutto, il nuovo libro di Michel Maffesoli, Icone d'oggi. Le nostre idol@trie postmoderne, pubblicato da Sellerio (pp. 235, e13). Una mappa di figure simboliche - fluttuanti tra la televisione, Internet, il mondo reale e il mondo virtuale - in cui il sociologo francese osserva i miti contemporanei, ripercorrendo le orme di Roland Barthes che mise sotto la sua lente quelli di mezzo secolo fa. Pubblichiamo qui le pagine dedicate a un eroe emblematico del calcio transalpino e mondiale, il francese di origine algerina Zinedine Zidane.

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ECONOMIA E SVILUPPO La globalizzazione è contraddittoria. Internet e la televisione ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA E SVILUPPO La globalizzazione è contraddittoria. Internet e la televisione possono portare conoscenza e informazione, ma anche sessualità offensiva e violenza cieca. I commerci possono portare ricchezza e opportunità, ma anche enormi sconvolgimenti nelle comunità. Questi cambiamenti possono generare la paura che la modernità ci privi della nostra identità e del controllo sulle scelte economiche e politiche. Ma il progresso umano non si può frenare. E non ci dev'essere contraddizione tra sviluppo e tradizione. Lo sviluppo non si può basare solo su ciò che spunta dalla terra

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"L'Eurotower ha tagliato troppo poco e troppo tardi" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'ECONOMISTA AMERICANO NOMINATO BOCCONIANO DELL'ANNO "L'Eurotower ha tagliato troppo poco e troppo tardi" Roubini: si poteva e doveva agire con maggiore decisione [FIRMA]FRANCESCO MANACORDA MILANO «La Bce? Ha fatto troppo poco e troppo tardi». O, detto da Nouriel Roubini, che parla perfettamente italiano ma «per precisione» preferisce l'inglese, «too little, too late». Troppo poco, nel giorno in cui l'Eurotower lascia fermi i tassi, «perché la politica monetaria tradizionale non basta più». Bisogna osare di più, ad esempio con acquisti di titoli di Stato e attività illiquide. Ma anche troppo tardi «perché la maggior parte delle altre banche centrali, dagli Usa al Giappone, hanno già portato il costo del denaro a zero». Sulla Bce pesa invece il pregiudizio antinflazionistico tedesco, «ma in Europa ci sono visioni differenti». Se fino a qualche mese fa il pessimismo sembrava il marchio di fabbrica di questo economista cinquantenne nato a Istanbul, passato da studente dalla Bocconi e ormai americanizzato, adesso molti preferiscono parlare di realismo. Non a caso Roubini è sbarcato ieri a Milano per ricevere il premio di Bocconiano dell'anno, ottenuto grazie al suo sito Rge Monitor, uno dei pochissimi osservatori che avesse previsto la crisi. Che la crisi stia per finire, come già predicano in molti, Roubini non lo crede: «È possibile che la recessione termini quest'anno, ma prevedo poi uno o due anni di crescita anemica, sotto il potenziale. Per gli Usa significa ad esempio un progresso del Pil dell'1% contro il 2,75% possibile». Se insomma non ci stiamo infilando in una curva a L, «come accadde in Giappone quando l'economia cadde per non rialzarsi più per anni», non siamo nemmeno di fronte a una sana curva a V, caduta rapida ripresa. Addirittura, Roubini non esclude la possibilità di un ulteriore ricaduta dopo un'illusoria ripresa. Ma professore, da chi arriverà la ripresa? «Dalle economie emergenti: quelle asiatiche, ma anche il Brasile. Però bisognerà capire quanto questi paesi, abituati a basare la propria crescita sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, sapranno adattarsi a un mondo che compra di meno. Vale per la Cina e l'India ma anche per la Germania. Riusciranno a sostituire l'export con la domanda interna? E in particolare la Cina sarà in grado di attuare quelle riforme che spingano i consumi?» Si torna a quell'nflazione che spaventa i banchieri centrali europei: «Non vedo rischi. Almeno per un paio d'anni il nemico sarà invece la deflazione, spinta dal calo dei prezzi delle materie prime, dalla cattiva qualità dei debiti bancari, dalla disoccupazione». Ma è anche vero, precisa, che alle fiammate inflazionistiche bisognerà stare attenti per l'effetto sui disavanzi pubblici: «Con gli Stati Uniti che rischiano di arrivare a un deficit di mille miliardi nei prossimi anni, finanziarlo in un ambiente inflazionistico sarà un grosso problema». Tanto più, spiega Roubini, che «le banche potrebbero aver bisogno di altro aiuto». Perché, professore? «Gli stress test sono stati fatti calcolando una disoccupazione Usa al 10,3% nel 2010: Invece quel livello verrà toccato già a settembre di quest'anno e nel 2010 è più probabile che si arrivi all'11%». E l'Italia? Se nel mondo l'orizzonte è ancora fosco - sostiene Roubini - il vantaggio relativo è che il nostro paese non sembra messo peggio di altri. «Volete sapere se c'è il rischio che abbassino il rating? Come per tutti i paesi che hanno un rapporto deficit/Pil troppo alto questo può diventare un problema. E poi servono riforme, sempre le stesse da anni: incidere sul welfare e migliorare la produttività del lavoro. Insomma, quello che ha detto Mario Draghi nelle sue Considerazioni finali».

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Luciano Curetti (Partito comunista dei Lavoratori) Perché il Partito Comunista dei Lav... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Luciano Curetti (Partito comunista dei Lavoratori) «Perché il Partito Comunista dei Lavoratori vi chiede il voto ai Comuni, alla Provincia ed alle Europee? Perché il lavoro é un diritto-dovere di tutti. Vogliamo il blocco generale dei licenziamenti, la ripartizione fra tutti del lavoro che c'é, affinché nessuno ne sia privato, con la progressiva riduzione dell'orario di lavoro a parità di stipendio., la cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione. Vogliamo un nuovo ed aggiornato piano di sviluppo a tutti i livelli in sintonia con una nuova globalizzazione socialista del lavoro e dell'economia .La nazionalizzazione delle banche gestite dal mondo del lavoro, l'eliminazione di tutte le forme speculative legate alle borse ed alla finanza. Vogliamo che il mondo del lavoro si approprii dei suoi diritti e si autogestica. Vogliamo esere l'alternativa politica ed economico finanziaria del domani».

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la cina respinge la richiesta usa di far luce su tienanmen (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO La Cina respinge la richiesta Usa di far luce su Tienanmen ITALIA/MONDO PECHINO. La Cina ha espresso "forte insoddisfazione" per l'appello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen, di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario. «L'iniziativa americana rivolge accuse infondate al governo cinese ed esprimiamo forte insoddisfazione», ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri.

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quei 170 mila liguri sotto la soglia della povertà - paolo arvati (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina III - Genova Mappe & mondi Quei 170 mila liguri sotto la soglia della povertà PAOLO ARVATI In un bel saggio pubblicato dalla rivista In Europa Luca Beltrametti, professore di politica economica nell´Ateneo genovese, segnala un paradosso ligure: proprio la fragilità della nostra economia potrebbe proteggere la regione dall´impatto più violento della crisi mondiale. Fattori di protezione sarebbero i redditi da pensione, il numero dei dipendenti pubblici, la composizione settoriale dell´economia regionale, in particolare l´ipertrofica dimensione dei settori terziari tradizionali, infine la modesta incidenza delle esportazioni sul PIL, risultato di un sistema produttivo meno globalizzato. Sono noti i dati che sostengono questa tesi. Per esempio in Liguria si contano 50 pensioni per 100 abitanti contro un valore nazionale di 39 e i dipendenti pubblici rappresentano oltre il 21% degli occupati contro il 12 circa del Nord. Questi dati suggeriscono che i redditi dei liguri sono meno esposti agli effetti della recessione. Il paradosso ligure però non può e non deve rallegrare. «Quando l´economia mondiale ripartirà – osserva Beltrametti – la Liguria rapidamente tornerà a essere una regione poco dinamica, in uno dei paesi meno dinamici del panorama internazionale». La tesi del paradosso ligure, condivisibile, va integrata. Non ci si può illudere sui fattori protettivi rappresentati dalle nostre fragilità, come dimostra il recente Rapporto annuale dell´ISTAT che analizza l´andamento del reddito delle famiglie dal 2001 al 2006. SEGUE A PAG. VII SEGUE A PAGINA VII

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Airbus Precipitato Velocità ridotta la causa del disastro L'Airbu... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Airbus Precipitato «Velocità ridotta la causa del disastro» L'Airbus A330 di Air France precipitato nell'Atlantico con 228 passeggeri a bordo, probabilmente viaggiava a una velocità «erronea», cioè troppo ridotta. Secondo Le Monde, Airbus starebbe per pubblicare una raccomandazione, convalidata dal Bea, l'ufficio francese incaricato dell'inchiesta, con un'avvertenza ai piloti a non abbassare la spinta dei reattori in caso di «condizioni meteorologiche ostili». Corea del nord A processo le reporter Usa accusate di spionaggio Iniziato il processo contro le due giornaliste americane arrestate lo scorso 17 marzo per «attività ostili». Sono state accusate di spionaggio e rischiano 10 anni di detenzione nei campi di lavoro. Fermate al confine tra Cina e Corea del Nord, per Euna Lee e Laura Ling (reporter di Current Tv, il network di Al Gore) appare certa la condanna. Pakistan Preso leader talebano della valle dello Swat Sufi Mohammad, il leader religioso dei Talebani della valle dello Swat e capo dell'organizzazione Tehrik-e Taleban-e Shariat-e Mohammadi (Tnsm), è stato arrestato ieri dalle autorità pachistane. Lo ha riferito l'emittente di Islamabad «Geo Tv», secondo la quale la stessa organizzazione terroristica avrebbe confermato l'arresto. Presi anche i due figli del leader talebano, il suo portavoce e altri tre comandanti di Tnsm, Syed Wahab, Salman Shah e Maulana Alam. Brevi

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adorabile infedele (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Venezia, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 46 - Cultura e Spettacoli ADORABILE INFEDELE ADORABILE INFEDELE Regia di H. King con Gregory Peck, Deborah Kerr, Eddie Albert, Philip O- ber. Biografico - Usa 1959 (118 min.) La giornalista inglese Sheilah Graham, affermatasi negli Usa, conosce lo scrittore Francis Scott Fitzgerald, impegnato a Hollywood come sceneggiatore. Tra i due è subito amore mentre la moglie del romanziere è ricoverata in una clinica per alienati mentali. Amara passione narrata con tutti i difetti del- le convenzioni hollywoodiane. Rete 4, ore 16.30 L'ARTE DELLA GUERRA Regia di Christian Duguay con Wesley Snipes, Anne Archer, Maury Chaykin, D. Sutherland. Azione-Usa 2000 (109') Neil Shaw è un agente speciale americano che ha il compito di scoprire e mandare a monte un complotto internazionale che ha, come scopo, quello di distruggere le Nazioni Unite alla vigilia dello storico vertice con la Cina. L'omicidio di alcuni rifugiati politici cinesi di cui Shaw è incolpato lo costringe a darsi alla clandestinità. Rete 4, ore 21.10

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tienanmen, la rabbia del regime "l'america non deve interferire" - raimondo bultrini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 15 - Esteri Tienanmen, la rabbia del regime "L´America non deve interferire" RAIMONDO BULTRINI Com´era prevedibile il regime di Pechino ha impedito a chiunque di usare piazza Tienanmen per commemorare o solo ricordare la feroce repressione delle proteste studentesche di venti anni fa. Impossibile l´accesso per gli stranieri, tutti sospettati di essere giornalisti o attivisti dei diritti umani, e nessun reporter, né fotografo o cameraman – apertamente minacciati di arresto - ha potuto riprendere neppure a distanza l´alza-bandiera o qualunque simbolo della storica spianata dove il 4 giugno del 1989 soldati e carri armati dell´Esercito del Popolo hanno ucciso centinaia, se non migliaia di manifestanti che chiedevano più libertà e riforme. Anche i dissidenti e i familiari delle vittime sono stati obbligati a restarsene a casa, mentre più di seimila siti Internet "a rischio" venivano oscurati dal potente sistema di controllo centralizzato della rete Web. Lo stesso è successo con i canali tv internazionali come Cnn e Bbc, "amputati" dei notiziari e degli approfondimenti dedicati all´evento. Ben pochi in Cina hanno potuto così seguire l´eco delle polemiche e delle manifestazioni che da Hong Kong a Taiwan, dall´Europa agli Usa hanno marcato l´anniversario della strage. A uso e consumo dei soli media stranieri è stata anche la dura replica del portavoce degli Affari Esteri cinese Qin Gang all´appello della Clinton, che chiedeva al governo comunista di «esaminare apertamente» gli «oscuri eventi del passato» e di fornire un elenco «delle vittime, dei detenuti e degli scomparsi». «E´ una palese interferenza negli affari interni cinesi» ha commentato Qin, secondo il quale i «pregiudizi politici» degli Usa rischiano di «danneggiare le relazioni bilaterali». Un commento diretto anche contro la Speaker del Congresso americano Nancy Pelosi, che avrebbe tentato di incontrare alcuni dei sopravvissuti alla strage di vent´anni fa. Tranne l´articolo di un giornale in lingua inglese dedicato ai progressi economici ottenuti dopo la fine delle "ribellioni", il silenzio del regime è stato totale, a cominciare dalla notizia di una imbarazzante manifestazione di 150mila cinesi nel Parco della Vittoria a Hong Kong, l´isola tornata 12 anni fa sotto il governatorato della Repubblica popolare. La rimozione forzata della memoria storica di un evento che peserà ancora a lungo nelle relazioni tra Cina e resto del mondo è stata criticata anche dal presidente di Taiwan, Ma Ying-jeou, il primo dirigente dell´isola "ribelle" ad avvicinarsi ai vertici di Pechino dopo anni di ostilità e minacce di guerra.

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la novità i vecchi vizi - giancesare flesca (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'OPINIONE LA NOVITà I VECCHI VIZI GIANCESARE FLESCA Con il suo attesissimo discorso all'islam, il presidente Obama ha fatto un salto di qualità. Dalla riconosciuta superiorità mediatica si direbbe che è passato a un esercizio messianico della sua dottrina. Bellissima, straordinaria a parole, ma non troppo ricca di indicazioni concrete. L'elezione di Obama ha fatto nascere molte speranze nel mondo arabo (e al contrario molta rabbia fra gli uomini di Osama Bin Laden) dopo il massacro dei rapporti con l'America di Bush. E su questo punto il capo della Casa Bianca è stato più che esplicito. Mai più tentativi di imporre la democrazia a qualsiasi paese con l'uso delle armi, finito il sogno armato di George W. di convertire mezzo mondo al modello americano. La scelta è invece per una politica capace di evitare quello che lui con grande garbo definisce «i malintesi» e di raccomandare libertà e democrazia, citando gli Usa come modello, ma senza imporre i propri valori. Obama ha predicato maggiore libertà di opinioni e di culto, sostenendo che è venuto il tempo di offrire maggiori opportunità nei paesi arabi alle donne, affinché si eviti che la «globalizzazione» possa trasformarsi in una gabbia per paesi e persone in dissenso con l'«american way of life». Abile oratore com'è, ha citato la Bibbia, il Talmud e il Corano per invitare tutti all'unità spirituale. Ma certo questo fenomeno non può nascere per magìa, ha bisogno di fatti verificabili. Bene allora quando Obama promette di ritirare le truppe dall'Iraq al più presto e rapidamente anche dall'Afghanistan: ciò sottolinea una fiducia nelle classi dirigenti dei due paesi, credendoli capaci di gestire senza malversazioni la cosa pubblica e di non scannarsi fra etnìe e tribù diverse. Sarà possibile arrivarci senza il manganello che il presidente Theodore Roosevelt teneva sempre a portata di mano? Il compito più importante che aspetta il nuovo presidente americano sarà la fine del conflitto arabo-israeliano. Obama ha nominato per la prima volta Hamas come partner del processo di pace. Da questo orecchio Israele non ci sente. E allora l'intero puzzle si scompone, lasciando poco spazio alle buone intenzioni del duo Obama-Clinton per ripiombare nel girone infernale che da sessant'anni inquina l'intero vicinato.

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Al Cairo Obama sgambetta l'Europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Primo Piano data: 05/06/2009 - pag: 5 autore: da New York Andrea Fiano il presidente americano afferma la volontà degli usa di tornare protagonisti in medioriente Al Cairo Obama sgambetta l'Europa L'apertura all'Islam, all'insegna del rispetto reciproco e della lotta all'estremismo, sottende la volontà degli States di fare concorrenza ai partner atlantici in una regione dal crescente peso economico Un'apertura al dialogo con il mondo islamico, annunciando un «new beginning» ovvero l'inizio di una nuova fase, fatta di interessi e rispetto reciproci, in cui sia gli americani che il mondo islamico combattono gli estremisti, si impegnano per una soluzione a «due stati» fra Israele e i palestinesi, e sostengono diritti civili e democrazia impegnandosi contro l'uso di stereotipi sulle rispettive culture e religioni. L'atteso discorso pronunciato ieri all'American University del Cairo dal presidente americano Barack Obama ha segnato una svolta nel rapporto fra gli Stati Uniti e il mondo arabo. Ma se il discorso del presidente in 45 minuti non ha toccato temi strettamente economici se non alcuni generici richiami allo sviluppo e alla globalità della crisi in corso, questo non vuol dire assolutamente che la missione di Obama in Medio Oriente non avrà conseguenze economiche quasi immediate. Gli Usa infatti vogliono tornare ad essere giocatori attivi in quella parte del mondo, non solo sul piano della politica ma anche e soprattutto su quello economico. Pronti ad ammettere gli errori del passato, ma non a stare in disparte. Al di là della loro valenza simbolica, le parole di Obama sono rivelatrici della volontà di ristabilire la presenza di Washington in Paesi che, in campo economico, si sono da essa sensibilmente allontanati, ma che presentano tassi di crescita notevolmente superiori alla media dell'area Ocse. Corollario immediato e inevitabile di questa politica sarebbe la potenziale riduzione del ruolo dell'Europa in quei paesi e su quei mercati. Un ruolo che vede in prima linea, soprattutto nella fascia sud Mediterranea, la Francia ma anche l'Italia, quest'ultima presente nel settore creditizio e dei materiali da costruzione. Perché è chiaro che se gli Usa di Obama, a differenza di quelli guidati da George W. Bush, dialogano con tutti e riaprono il confronto con l'Islam, c'è meno spazio per il tradizionale ruolo dei singoli Paesi europei e delle loro diplomazie e ancor più per i loro accordi di interscambio e investimento nel mondo arabo. Il processo sarà lungo, e quello di ieri è solo un punto di partenza seppure importante, ma la volontà è chiara. Anche perché al di là dell'immediata concorrenza dell'Europa, Obama sente che nell'area cresce la pressione di Russia e Cina. Quest'ultima si è già assicurata una posizione nell'acquisto di materie prime e nella fornitura di beni strumentali e nella realizzazione di infrastrutture in un'area immediatamente a ridosso del Medio oriente, cioè l'Africa. Certo non mancheranno gli ostacoli perché soprattutto la nuova superpotenza asiatica non vorrà rinunciare a un ruolo faticosamente conquistato. Ma è chiaro il segnale lanciato dal presidente americano, non solo a Ryad, Damasco e Gerusalemme ma anche a Parigi, Londra, Roma e soprattutto Pechino. Se continua così, Barack Obama ruberà loro la scena.

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G2 è il sogno americano, alla Cina basta un G1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Commenti & Analisi data: 05/06/2009 - pag: 8 autore: di Edoardo Narduzzi G2 è il sogno americano, alla Cina basta un G1 Da quando è iniziata la crisi economica l'intellighenzia americana è al lavoro per ridefinire gli equilibri del potere internazionale. Il vecchio consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, Zbigniew Brzezinski, ha coniato una nuova formula per spiegare come il potere mondiale è stato redistribuito: secondo lui è nato di fatto il G2 perché solo Usa e Cina sanno e possono prendere decisioni efficaci rispetto alla governance globale. L'acronimo di riferimento del nuovo ordine mondiale post-crollo di Wall Street si sta affermando molto rapidamente. Del resto, l'Europa già contava relativamente poco prima della crisi, ora è ancora meno influente mentre il ruolo a tutto tondo della Cina non è più messo in discussione da alcuno. Fino a prima della crisi la Cina era la fabbrica del mondo e, contestualmente, il finanziatore dei disavanzi commerciali americani attraverso la sottoscrizione dei titoli federali di Washington. Ora è molto di più, perché con la manovra di bilancio pubblico ha creato le premesse per stimolare una domanda interna e per avviare una nuova stagione di investimenti statali. La Cina è fondamentale per assicurare la tenuta dell'economia e gli equilibri della finanza internazionale.Se è indiscutibilmente vero che la Cina ora è centrale nel reggere le sorti del mondo, meno certa è la volontà di Pechino di dialogare solo con gli Stati Uniti. La formula del G2 appare più un desiderio di Washington che un'ambizione cinese. Gli Usa, da quando hanno cominciato a svolgere un ruolo di leadership nelle relazioni politiche ed economiche internazionali, hanno sempre ricercato almeno due condizioni operative: un chiaro «nemico» esterno e uno schema semplice in cui muoversi. L'eccesso di multilateralismo non è mai andato troppo a genio agli Usa, troppo macchinoso da gestire e da interfacciare. Il neonato G2 rientra nel vecchio schema strategico di Washington, ampiamente sperimentato nella lunga stagione dell'Urss, rivisitato e corretto perché meno incentrato sul confronto ideologico e militare e più basato sulle relazioni economiche e finanziarie. Ma quello del G2 è un'ambizione soprattutto di Washington. Cosa pensa o desidera davvero Pechino nel mondo nuovo? I cinesi, a differenza degli americani, ambiscono a un mondo multilaterale fatto di varie potenze regionali capaci di definire relazioni preferenziali e di aggiornarle di volta in volta. Sotto il megacappello del Wto, Pechino è alla ricerca, per le nuove relazioni economiche, di un campo di gioco molto simile a quello che la politica ha avuto a disposizione tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Allora le nazioni definivamo alleanze con schemi variabili per mantenere stabili gli equilibri del potere mondiale. La Cina oggi cerca uno spazio di manovra analogo al fine di concretizzare le sue relazioni economiche: non vuole esclusivamente un rapporto privilegiato con gli Usa ma anche poter definire relazioni preferenziali con la confinante Russia che dispone di importanti materie prime, poter dialogare direttamente con la potenza regionale Brasile, che assicura derrate alimentari, poter discutere scambi esclusivi con le tecnologie avanzate di cui l'Europa dispone nel campo del nucleare, delle energie rinnovabili e dell'aeronautica. In Asia, poi, la Cina vuole giocare una partita in piena autonomia. Quindi ai cinesi nel breve periodo può anche andare bene la logica del G2, utile per uscire meglio e più rapidamente dalla crisi economica, ma nel medio termine hanno in testa un G0. Vogliono dare vita a una stagione nuova delle relazioni internazionali multilaterali impostate secondo le esigenze dell'impero dell'export desideroso di stringere accordi preferenziali con il maggior numero possibile di mercati regionali. Mentre per l'impero americano il principale driver era rappresentato dalla finanza e dal ruolo privilegiato del dollaro, quindi necessitava di un primato riconosciuto dagli altri, perché l'obiettivo era gestire il risparmio altrui in modo da lucrare guadagni e sostenere i consumi a debito degli statunitensi, per i cinesi l'obiettivo è assicurarsi stabili relazioni con mercati da cui importare materie da trasformare e dove collocare la merce prodotta. La finanza globale per i cinesi non è un settore manifatturiero a sé, una sovrastruttura più importante delle altre alla quale condizionare parte delle scelte di politica internazionale. Con la Cina la finanza torna soprattutto al servizio della produzione e delle strategie del commercio internazionale.Ecco spiegato perché Pechino non si schiaccerà esclusivamente su un rapporto privilegiato con gli Usa adesso che il crollo del primato di Wall Street dischiude spazi di azione impensabili solo qualche mese fa. I cinesi stanno per inaugurare una nuova stagione del multilateralismo economico e costringeranno gli americani a giocare una partita diversa da quella che quasi tutti a Washington stanno pensando di dover affrontare.

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Pyongyang, a processo le giornaliste americane (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-05 - pag: 8 autore: Corea del Nord. «Entrate illegalmente e con finalità ostili» Pyongyang, a processo le giornaliste americane Stefano Carrer SEUL. Dal nostro inviato Intorno alle tre di ieri pomeriggio sono andate in scena altre due provocazioni del regime nordcoreano: l'inizio del processo a due giornaliste americane con l'accusa di ingresso illegale con finalità ostili (che potrebbe comportare una sentenza a 10 anni di reclusione e lavori forzati),e l'intrusione di una nave in acque territoriali sudcoreane. L'imbarcazione ha desistito dopo una serie di avvertimenti da parte delle forze navali del Sud, mentre vari elementi fanno sperare che la vicenda delle due giornaliste possa finire come quella di Roxana Saberi in Iran: una rapida condanna per spionaggio e l'assenso alla loro uscita dal paese. I tempi dell'inizio del processo appaiono piuttosto rapidi ed è insolito che l'agenzia di stampa ufficiale ne abbia dato conto. Laura Ling e Euna Lee - reporter di Current TV, co-fondata dall'ex vicepresidente Usa Al Gore - sono state catturate il 17 marzo scorso al confine con la Cina: Pyongyang ha consentito all'ambasciatore svedese (che rappresenta gli interessi Usa) di visitarle e ha permesso anche una telefonata con i familiari negli Usa. A dimostrazione, secondo molti osservatori, della volontà di utilizzare gli "ostaggi" in una logica di pressione e implicito scambio. Come in una simile vicenda precedente, è probabile che il regime si attenda l'arrivo di un inviato speciale americano di alto livello per prendere in consegna le detenute. Washington alterna avvertimenti e prudenza. Ieri a Seul il vicesegretario di Stato James Steinberg ha dichiarato che «i nordcoreani sbagliano se credono di poter ottenere quello che vogliono attraverso trattative dopo provocazioni, come hanno fatto in passato». D'altra parte, Washington ha per ora escluso di voler reinserire la Corea del Nord nell'elenco degli stati sponsor del terrorismo, nonostante il nuovo test nucleare e la preparazione in corso del lancio di un missile a lungo raggio e a dispetto delle sollecitazioni provenienti dal Giappone e da vari senatori repubblicani. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha detto ieri che Seul è pronta a dare «aiuti senza precedenti» al Nord se rinuncerà al programma nucleare, mentre il ministro dell'Unificazione Hyun In Taek ha sottolineato che l'aumento delle provocazioni appare «legato all'incerto futuro del regime» e alla questione della successione al dittatore. A Seul, intanto, il recente suicidio dell'ex presidente Roh fa una vittima: accusato dall'opposizione di eccesso di zelo e parzialità, siè dimesso il procuratore generale Lim Chae-jin, responsabile dell'inchiesta che aveva messo nel mirino Roh. © RIPRODUZIONE RISERVATA SULLA SCIA DI ROXANA è possibile che la vicenda finisca come il caso Saberi a Teheran: una condanna per spionaggio e l'assenso all'uscita dal paese

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Insieme anche nell'economia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-05 - pag: 13 autore: Insieme anche nell'economia «Organizzeremo un summit sull'imprenditoria per stringere alleanze» Dal discorso del presidente Barack Obama al Cairo pubblichiamo un estratto. di Barack Obama M i trovo qui in un periodo di grande tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il pianeta, una tensione che ha le sue cause nelle forze storiche che trascendono qualsiasi dibattito politico attuale. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di convivenza e cooperazione, ma pure di conflitti e di guerre di religione. In tempi più vicini a noi, questa tensione è stata acuita dal colonialismo che ha negato diritti e opportunità a molti musulmani, e dalla Guerra Fredda durante la quale i paesi a maggioranza musulmana molto spesso furono trattati come paesi per procura, nei quali non si teneva conto delle loro relative aspirazioni; inoltre i cambiamenti portati dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno spinto molti musulmani a considerare l'Occidente nemico e ostile verso le tradizioni dell'Islam. Finché i nostri rapporti si baseranno sulle nostre reciproche differenze, daremo maggiore potere a coloro che aspirano all'odio invece che alla pace. Adesso dobbiamo mettere fine a questo ciclo di diffidenze e animosità. Mi trovo qui oggi per cercare di dare un nuovo inizio al rapporto tra Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo... Vorrei parlare di sviluppo economico e di opportunità, sapendo che per molti il volto della globalizzazione è contraddittorio: Internet e televisione possono facilitare la conoscenza, trasmettere informazione, ma al contempo forme di sessualità e di violenza offensive e insensate. Anche i commerci possono apportare ricchezza, ma al contempo grossi problemi e cambiamenti per le piccole comunità. In tutte le nazioni, America inclusa, questo cambiamento porta paura, timore, paura che per la modernità si possa perdere il controllo sulle scelte economiche, le scelte politiche, e ancora più importante le identità pecu-liari, ovvero ciò che abbiamo di più caro nelle nostre comunità, famiglie, tradizioni e religione. Ma io so anche che il progresso umano è inarrestabile: non ci deve essere contraddizione tra sviluppo e tradizione; in paesi come Giappone e Corea del Sud l'economia continua a crescere e le tradizioni culturali restano invariate, come del resto avviene con lo straordinario progresso di paesi a maggioranza musulmana come Kuala Lumpur e Dubai. Nei tempi antichi come anche oggi, le comunità musulmane sono sempre state all'avanguardia dell'innovazione e dell'educazione. Quanto ho detto è importante, perché nessuna strategia di sviluppo può basarsi solo su ciò che nasce dalla terra, né può essere sostenibile sul lungo periodo se molti giovani non hanno lavoro. Molti Stati del Golfo hanno vissuto in tempi recenti un'incredibile arricchimento dovuto al petrolio, e alcuni stanno programmando seriamente uno sviluppo a più ampio raggio. In ogni caso dobbiamo riconoscere che l'educazione e l'innovazione saranno la moneta corrente del XXI secolo che e in troppe comunità musulmane continuano a non essere previsti investimenti adeguati. Nel mio paese sto cercando di dare grande rilievo a investimenti di questo tipo: se prima l'America dipendeva dal petrolio e dal gas di questa regione del mondo, adesso intende procedere con qualcosa di completamente diverso. Passando all'istruzione, espanderemo i nostri programmi di scambi culturali, aumentando le borse di studio (come quella di cui usufruì mio padre per studiare in America), incoraggiando un numero maggiore di americani a studiare nelle comunità musulmane. Procureremo agli studenti musulmani più promettenti la possibilità di studiare da interni, investiremo sull'insegnamento online per insegnanti e studenti di tutto il mondo; creeremo un nuovo network online, così che un ragazzino del Kansas possa scambiare in tempo reale informazioni con un ragazzino del Cairo. Per quanto riguarda lo sviluppo economico, creeremo un nuovo ente di volontariato per le aziende che lavori con le controparti in paesi a maggioranza musulmana, organizzeremo un summit sull'imprenditoria per identificare in che modo stringere più stretti rapporti di collaborazione con i leader aziendali, le fondazioni, le grandi società, gli imprenditori degli Stati Uniti e delle comunità musulmane sparse nel mondo. Dal punto di vista della scienza e della tecnologia, lanceremo un nuovo fondo per sostenere lo sviluppo tecnologico nei paesi a maggioranza musulmana, e aiutare la concretizzazione e la commercializzazione di alcune idee, creando nuovi posti di lavoro. Apriremo centri di eccellenza scientifica in Africa, in Medio Oriente e nel Sudest asiatico; sceglieremo nuovi inviati scientifici per a programmi che sviluppino nuove risorse energetiche, per creare posti di lavoro "verdi", seguire da vicino i successi, fornire acqua pulita e coltivare nuove specie. Oggi annuncerò anche un nuovo sforzo globale con l'Organizzazione della Conferenza Islamica avente l'obiettivo di sradicare la poliomielite, ed espanderemo le forme di collaborazione con le comunità musulmane per favorire e promuovere la salute delle donne e dei bambini. Tutte queste cose dovremo farle insieme: gli americani sono pronti ad allearsi ai governi e ai cittadini di tutto il mondo, alle organizzazioni comunitarie, agli esponenti religiosi, alle aziende delle comunità musulmane di tutto il mondo per permettere a tutti i popoli di vivere una vita migliore. I problemi di cui vi ho parlato non sono facili da risolvere, ma abbiamo la responsabilità di allearci per il bene e il futuro del mondo che vogliamo creare, un mondo nel quale gli estremisti non possano più minacciare i nostri popoli e nel quale i soldati americani possano tornare in patria; un mondo nel quale gli israeliani e i palestinesi siano al sicuro nei loro Stati e l'energia nucleare sia usata soltanto a scopi pacifici; un mondo nel quale i governi siano al servizio dei loro cittadini e i diritti di tutti i figli di Dio siano sempre rispettati. Questi sono interessi comuni, condivisi; questo è il mondo che vogliamo,ma potremo arrivarci soltanto insieme. Molte persone - musulmane e non musulmane mettono in dubbio la possibilità di dar vita a questo nuovo inizio: alcune sono impazienti di fomentare le divisioni, e intralciare in ogni modo il progresso. Alcune lasciano capire che è tutto inutile perché siamo predestinati a non andare d'accordo, e le civiltà sono predestinate a scontrarsi. Molte altre sono semplicemente scettiche, dubitano che un cambiamento possa mai aver luogo. Ci sono paura e diffidenza: se sceglieremo di rimanere ancorati al passato, di sicuro non potremo mai fare passi avanti. Lo voglio dire con particolare chiarezza ai giovani di ogni religione e di ogni Paese: voi, più di chiunque altro, avete la possibilità di cambiare il mondo. Tutti noi condividiamo questo pianeta per un solo istante nel tempo: la domanda quindi che dobbiamo porci è se preferiamo trascorrere questo istante a concentrarci su ciò che ci divide o se non sia preferibile impegnarci insieme, con un lungo e impegnativo sforzo, per trovare un terreno comune di intesa, per preparare tutti insieme il futuro che vogliamo dare ai nostri figli, e per rispettare la dignità di tutti gli esseri umani. è più facile iniziare una guerra che finirla. è più facile accusare gli altri invece che guardarsi dentro. è più facile osservare le differenze di ciascuno di noi che le cose che abbiamo in comune, ma nostro dovere è scegliere lla strada giusta, non la più facile. C'è un unico comandamento dietro ogni religione: fate agli altri quello che vorreste che gli altri facessero a noi. Questa verità trascende nazioni e popoli. è un principio, un valore antico. Non è nero, non è bianco, non è marrone, non è cristiano, non è musulmano, non è ebreo. è un principio che si è andato affermando dalla notte dei tempi della civiltà, e che tuttora palpita nel cuore di miliardi di persone: è la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri, ed è ciò che mi ha condotto qui oggi. Abbiamo la possibilità di creare il mondo che vogliamo, ma soltanto se avremo il coraggio di dare il via a un nuovo inizio, tenendo a mente ciò che è nelle Sacre Scritture. Il Corano dice: «Oh umanità! Sei stata creata maschio e femmina, e divisa in nazioni e tribù, così da poterti conoscere meglio». Nel Talmud si dice: «La Torah ha per unico scopo la promozione della pace». E la Bibbia dice: «Beati coloro che portano la pace, perché saranno chiamati figli di Dio». www.ilsole24ore.com Il testo integrale del discorso del presidente americano Barack Obama al Cairo In tv. Un ebreo ortodosso a Gerusalemme AP

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DIECI anni fa, mentre si chiudeva l'ultima pagina del XX secolo, avevamo ragioni abbastanza... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Venerdì 05 Giugno 2009 Chiudi di MOHAMMED HOSNI MUBARAK DIECI anni fa, mentre si chiudeva l'ultima pagina del XX secolo, avevamo ragioni abbastanza buone per essere ottimisti. L'economia globale cresceva a tassi senza precedenti spinta da una crescente domanda da parte del mercato. La guerra fredda era finita lasciando spazio ad ambiziose aspettative di cooperazione internazionale multilaterale per conservare la pace e la sicurezza in tutto il mondo. Avevamo assistito a esempi molto incoraggianti di tale cooperazione quando si era riusciti a respingere l'aggressione contro il Kuwait e a prevenire il genocidio in Kosovo. La maggior parte delle nazioni aveva introdotto l'economia di mercato e aperto le proprie frontiere alla globalizzazione. Ci era stato promesso che avremmo vissuto in un villaggio globale dove gli investimenti, gli scambi commerciali, il lavoro e le idee si sarebbero spostati liberamente. In Medio Oriente attendevamo che un processo di pace durato sette anni desse i suoi frutti e producesse una soluzione al prolungato conflitto israelo-palestinese che portasse alla costituzione di due Stati. All'alba del nuovo secolo, purtroppo, è stato dimostrato che i nostri ottimisti avevano torto. Il sogno di portare la pace nelle aree travagliate del mondo si scontrò con gravi sfide e numerose gravi battute d'arresto. Per dieci anni non siamo stati in grado di colmare il divario tra palestinesi e israeliani al fine di concludere un accordo definitivo di soluzione pacifica del conflitto. Tuttavia, la bozza di questo accordo è nota a tutti e quasi concordata tra i moderati di entrambe le parti. In linea con il suo lungo impegno nei confronti della pace, l'Egitto ha lanciato un'iniziativa che possa ripristinare il cessate il fuoco, togliere l'assedio a Gaza sotto monitoraggio internazionale, coordinare l'assistenza umanitaria internazionale e riavviare gli sforzi di riconciliazione palestinese. Si è raggiunto un cessate il fuoco molto fragile. Per due volte in poche settimane i leader del mondo si sono riuniti a Sharm El Sheikh per riconfermare il loro appoggio all'iniziativa egiziana ed essi hanno tutti convenuto che è arrivato il momento e c'è l'urgente necessità di un intervento internazionale non solo per avviare la ricostruzione a Gaza ma anche, e cosa ancora più importante, per porre fine a questo circolo vizioso di violenza.

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ROMA La fase più dura della crisi è alle spalle, anche se ci saranno ancora oscillazioni ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Venerdì 05 Giugno 2009 Chiudi ROMA La fase più dura della crisi è alle spalle, anche se ci saranno ancora oscillazioni verso l'alto e verso il basso; e l'Italia è in condizioni di uscire meglio di altri dalla recessione, grazie al suo potenziale industriali. In una serie di interviste radiotelevisive Giulio Tremonti torna a lanciare un messaggio di cauto ottimismo sulla situazione economica, e ne ricava la conclusione che il governo italiano sarà premiato nell'imminente voto europeo. Il ministro dell'Economia ha naturalmente evitato qualsiasi tono trionfalistico, e non ha voluto dare indicazioni sulla tempistica futura. «Quella che poteva essere un'apocalisse non c'è stata ma siamo ancora dentro una crisi molto complicata, non si era mai vista così fatta» ha spiegato. Chiara l'analisi sull'origine della di quanto successo: «È la prima volta che quello che succede in un continente ha effetti in un altro e viceversa, è stata la globalizzazione che ha causato la crisi perché è stata troppo veloce e troppo a debito». Dunque nessuna previsione: «La crisi non è finita, è un periodo in cui si alternano dati positivi e negativi». Ma una valutazione positiva sulle possibilità del nostro Paese: «In Italia siamo nella media della Ue, con molti elementi di stabilità e sicurezza». Come aveva già fatto in passato, il ministro ha ricordato che accanto ai punti di debolezza esistono fattori che sono invece positivi: «Il risparmio degli italiani - ha spiegato - è in un sistema solido, abbiamo un alto debito pubblico, ma anche un enorme risparmio privato, abbiamo una manifattura che è fortissima, la seconda in Europa dopo la Germania, e quando ci sarà la ripresa, saremo più forti degli altri». Tremonti si è poi soffermato su quello che al momento è a suo parere il problema numero uno, quello delle banche. «Raccolgono grandi fonti risparmio ma a volte tendono a non finanziare le imprese» ha fatto notare, aggiungendo: «Stiamo facendo tutte le pressioni perché facciano il credito alle imprese perché questo è fondamentale». Il ministro ha quindi rilanciato la sua idea di titoli di debito a livello continentale, eurobond che avrebbero una valenza anche simbolica. Sulla necessità di riforme per alimentare una crescita altrimenti troppo bassa, necessità sottolineata di recente sia da Emma Marcegaglia che da Mario Draghi, Tremonti è stato piuttosto cauto. Ad esempio in tema di pensioni ha riconosciuto in astratto la possibilità di futuri interventi, che però al momento non sono in programma. Questo perché il sistema pensionistico italiano, dopo le riforme dell'ultimo quindicennio «è tra i sistemi più solidi e affidabili di Europa». Dunque «un adeguamento all'età anagrafica che si allunga può essere preso in considerazione ma non è stata ancora discusso: si tratterebbe comunque di una cosa in più perché già adesso il sistema è solido». L. Ci.

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* Contro tutte le probabilità, ancora una volta l'Egitto è stato in grado di c... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Venerdì 05 Giugno 2009 Chiudi di MOHAMMED HOSNI MUBARAK* Contro tutte le probabilità, ancora una volta l'Egitto è stato in grado di convincere gli Stati arabi a impegnarsi nuovamente per la loro iniziativa di pace e sostenere il piano d'azione egiziano. I leader arabi hanno, tuttavia, espresso la loro impossibilità a mantenere il sostegno dell'opinione pubblica per i nostri sforzi a favore della pace se non si avvia presto un processo di negoziati seri con un coinvolgimento internazionale imparziale e attivo: non abbiamo tempo da perdere. Sulla nostra regione travagliata si sta anche profilando la minaccia della proliferazione nucleare, dove l'attenzione viene posta sul programma nucleare iraniano. L'Egitto ha da tempo fatto appello per la creazione in Medio Oriente di una zona libera da armi nucleari. Non è stato fatto nessun serio sforzo internazionale per porre il programma nucleare israeliano sotto le salvaguardie globali dell'Aiea. Oggi, in questo momento di crisi globale economica e finanziaria, molte persone stanno perdendo il lavoro, la casa e i propri risparmi a causa di ondate di recessione che non hanno necessariamente avuto origine all'interno dei confini del loro Paese. Si prevede che aumentino gli appelli a misure antiglobalizzazione e un ritorno al protezionismo nazionale che verranno accompagnati da maggiori richieste contro l'immigrazione e il movimento di lavoratori attraverso i confini nazionali. I pessimisti hanno perfino previsto il fallimento della globalizzazione e il diffondersi del ricorso alla violenza a livello nazionale e al di là dei confini in molte parti del mondo. Dovremmo riuscire a dimostrare che si sbagliano. Molti dei risultati dai noi raggiunti in passato sono irreversibili e ci dovrebbero consentire di unire i nostri sforzi per superare l'attuale crisi piuttosto che cercare di spingere i problemi al di là dei nostri confini nazionali rovesciandoli sugli altri. I progressi rivoluzionari nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, delle energie rinnovabili e delle biotecnologie sono solo alcuni degli esempi dei benefici della cooperazione globale. Questi benefici andrebbero uniformemente condivisi e utilizzati da tutta la comunità internazionale. Non si può attendere un altro millennio affinché si materializzi l'aiuto ai progetti per una migliore istruzione, per favorire l'empowerment delle donne e per migliorare la salute pubblica nei Paesi in via di sviluppo. Possiamo fare un uso migliore del nostro mondo strettamente e recentemente interconnesso. La libera circolazione delle merci dovrebbe anche essere estesa ai capitali e ai lavoratori. I Paesi sviluppati devono investire di più per aiutare le economie non sviluppate dal momento che esse si sono rivelate partner affidabili, sebbene fragili, durante periodi di crisi. Si dovrebbero rivedere, moltiplicare e perseguire seriamente gli obiettivi degli aiuti ufficiali allo sviluppo. Dovremmo urgentemente considerare un trattamento più preferenziale riservato alle nazioni più povere nel settore del commercio, della cancellazione del debito e del trasferimento di tecnologie. Gli sforzi umani per migliorare le libertà economiche, sociali e politiche possono seguire molti percorsi diversi e a un ritmo variabile di progresso. L'attuale crisi internazionale finanziaria ed economica ha dimostrato che nessun modello singolo di sistema economico o politico è esente da errori o può andare bene per tutti. Nel realizzare su misura il sistema di governance di ciascun Paese si dovrebbero prendere in considerazione le condizioni speciali interne storiche, culturali e di altro genere. La cooperazione internazionale potrebbe fornire l'aiuto necessario e una buona guida senza condizionalità, coercizioni o imposizioni. I meccanismi decisionali internazionali devono essere riformati in modo da risultare più trasparenti, democratici e rappresentativi di tutta la comunità internazionale; il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ne è esempio molto pertinente e ovvio. La sua ristrutturazione non dovrebbe limitarsi all'allargamento del numero dei membri ma comprendere anche una rappresentanza permanente ed una maggiore rappresentanza non permanente di gruppi sottorappresentati come africani, arabi e musulmani. Lo stesso vale per raggruppamenti molto influenti come il G8. Il suo ampliamento al fine di includere Paesi appartenenti al mondo in via di sviluppo dovrebbe tener conto di un'equa rappresentanza geografica e dell'influenza regionale dei candidati oltre che del contributo dato per portare avanti la causa della pace. A questo proposito, dovremmo fissare una nuova agenda internazionale basata sulla necessità di riformare e rafforzare le istituzioni multilaterali e limitare l'emarginazione di cui hanno sofferto il Medio Oriente e altri Paesi in via di sviluppo. Il nostro successo nel superare questi problemi potrebbe portare vantaggi illimitati per la pace, la sicurezza e la prosperità del mondo. Per contro, se continuiamo a non trovare soluzioni rapide, pacifiche e giuste a questi problemi le conseguenze per il Medio Oriente e per la pace e la sicurezza internazionali saranno disastrose. Le nostre scelte sono chiare e il lavoro che ci attende è già pronto: dobbiamo agire collettivamente e rapidamente. * Estratto dal libro "Il mondo che verrà", a cura di Pino Buongiorno, Università Bocconi editore, in libreria da oggi

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Resistenza, le radici della Ue (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

LAZIO E ANPI Resistenza, le radici della Ue La Resistenza italiana ed europea come chiave di volta dell'identità politica dei nostri paesi. A pochi giorni dalle elezioni europee, la Regione Lazio e l'Anpi hanno organizzato a Roma un convegno internazionale, «Resistenza e Comunità europea». Rappresentanti delle istituzioni e protagonisti della Resistenza italiana e europea hanno ripercorso ieri il cammino che, dopo l'orrore della Seconda guerra mondiale, ha portato all'affermazione dei valori e dei principi che oggi reggono le nostre società: democrazia, libertà, solidarietà, partecipazione alla vita collettiva. «Il cammino, dagli ideali della Resistenza alla realizzazione dell'Europa unita - spiegano gli organizzatori - deve adesso proseguire con l'obiettivo di rafforzare le istituzioni europee, indispensabili per affrontare le sfide sempre più insidiose della globalizzazione». Dopo le relazioni dei professori Carlo Vallauri, Mariano Gabriele ed Edmondo Paolini, sono intervenuti tra gli altri il presidente Piero Marrazzo e l'assessore Giulia Rodano.

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MIRACOLO AL CAIRO (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MIRACOLO AL CAIRO Valentino Parlato Non mi pare esagerato definire storico il discorso di Barack Obama all'Università del Cairo. Un discorso storico con piena coscienza della globalizzazione e dei grandi pericoli che comporta l'attuale crisi, che non è solo economica. E' innanzitutto il taglio netto con la teoria e pratica dell'esportazione della democrazia di G.W. Bush e dei suoi accoliti in Europa e nel mondo: «l'America - ha detto - non presume di sapere quello che è il bene per tutti» e tanto meno di avere la tentazione di imporlo. La tolleranza - vale ricordarlo - era un alto valore per gli Illuministi. Fine della pratica dell'esportazione della democrazia e massima attenzione a quella parte del mondo dove massimi sono i pericoli di un'improvvisa deflagrazione di violenza: il Medio Oriente, l'Islam, la Palestina. Sull'Islam - va ricordato - era emerso lo «scontro di civiltà». Obama ha detto che bisogna apprezzare i valori propri anche dell'Islam, ha ricordato Gerusalemme come patria delle tre religioni monoteiste e il dovere di «combattere contro gli stereotipi sull'Islam ovunque appaiono». Dopo i furiosi attacchi all'Iran, il presidente ha detto che «l'Iran dovrebbe avere accesso al nucleare pacifico, ma deve aderire al Trattato di non proliferazione». Razionale e appassionato, da indurre commozione in chi legge e ha memoria di un pogrom sanguinoso. Il riconoscimento delle tragedie del popolo ebraico è il massimo, e massimo è l'impegno del suo governo a difenderlo e difendere lo stato di Israele, ma proprio con la forza di questa posizione afferma il diritto dei palestinesi, perseguitati e offesi, ad avere uno stato. «I legami degli Stati uniti con Israele sono inattaccabili, ma la situazione dei palestinesi è intollerabile, soffrono da 60 anni». E Israele deve fermare gli insediamenti. E' la proposta di un nuovo inizio al mondo musulmano; fine dell'esportazione della democrazia; libertà religiosa; libertà delle donne («una donna che sceglie il velo non è meno uguale ma è negata l'eguaglianza a una donna alla quale si nega l'istruzione»). I nodi più difficili da sciogliere sono l'Afghanistan e la Palestina: l'Afghanistan non ha storicamente portato bene a nessuno di quelli che sono intervenuti, con l'attuale governo israeliano, il riconoscimento dello stato palestinese sarà difficile. Vanno notate le reazioni al discorso di Obama: molto fredde da parte di Israele mentre Hamas, pure rimproverata, si è dichiarata disponibile a trattare. Vedremo. Quello di Obama, lo ripeto, è un discorso storico e coraggioso. Coraggioso perché il successo appare molto difficile e - a parer mio - non tanto per Bin Laden, quanto per le profonde frustrazioni del mondo islamico, la sua confusione e le sue ingiustizie sociali. Molto difficile anche nei confronti di Israele, il cui attuale governo ha già mandato al diavolo Obama quando Nethanyahu è stato a Washington. Quel che mi pare certo è che un insuccesso di Obama porterebbe il mondo alla soglia di una catastrofe. L'Europa che ha ancora qualche peso dovrebbe muoversi, e non con le basi di Sarkozy, in Medio Oriente.

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L'energetico sorpasso (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

TerraTerra L'energetico sorpasso Manuela Cartosio Per la prima volta nel 2008 le fonti rinnovabili hanno attratto più investimenti di quelle fossili. A registrare il sorpasso è un rapporto dell'Onu che quantifica in 250 miliardi di dollari gli investimenti totali nel settore della produzione dell'energia elettrica. Di questi, 140 sono stati destinati all'eolico, al solare e alle altre fonti verdi. I restanti 110 miliardi sono andati al carbone, al gas e ai derivati dal petrolio. Il sorpasso, purtroppo, rischia d'essere effimero (o attenuato). Nel primo quadrimestre del 2009 gli investimenti nelle fonti rinnovabili sono crollati del 53%, per effetto incrociato della crisi economica e del crollo del prezzo dei petrolio. Pur essendoci segnali di ripresa, si prevede che nel 2009 i capitali attratti dalle energie pulite diminuiranno di un quarto rispetto all'anno precedente. A "tirare" il sorpasso nel 2008 sono stati i paesi in via di sviluppo, Cina in testa. L'Europa, con 50 miliardi di dollari, resta il continente che in cifra assoluta spende di più in energie pulite (+2% rispetto al 2007). L'America si è fermata a 30 miliardi (-8%). I paesi in via di sviluppo hanno investito 36 miliardi di dollari, ma con un balzo percentuale del 27%. La Cina, da sola, ha speso 15 miliardi di dollari, soprattutto in parchi eolici (raddoppiando la potenza installata) e nelle biomasse. L'India ha investito 4 miliardi in energie verdi (+12%) e, anche in questo caso, oltre la metà della somma è finito nel settore eolico. Il rapporto dell'Onu segnala l'affacciarsi sulla scena delle energie verdi di alcuni paesi dell'Africa (Kenya e Angola). In cifra assoluta la parte del leone l'ha fatta l'energia eolica: ha assorbito 50 miliardi di dollari, con un modesto incremento (1%) rispetto al 2007. Il solare ne ha attratti meno (33 miliardi), registrando però uno straordinario +50% sull'anno precedente. Pur restando il terzo settore d'investimento (quasi 17 miliardi), i biofuel hanno risentito parecchio (-9%) della crisi di sovraproduzione negli Usa e dell'accusa d'aver contribuito all'innalzamento dei prezzi dei generi alimentati. Un'accusa sicuramente fondata per il bioetanolo di prima generazione, come quello ottenuto dal mais. Pur rallegrandosi per il sorpasso, l'Onu ribadisce che i 140 miliardi spesi in energie verdi nel 2008 sono insufficienti. Per arginare l'emissione di gas serra e mitigare i cambiamenti climatici nel triennio 2009-2011 andrebbero investiti globalmente 750 miliardi di dollari in fonti non fossili. Restiamo nella green economy per segnalare un inedito sondaggio realizzato tra 1.200 occupati nel settore. L'hanno realizzato l'Acre Resourcies, un'agenzia di ricerca del personale, e Acona, un'agenzia di consulenza. Lo stipendio medio di un green collar (stiamo parlando di tecnici e laureati, sia chiaro, non di operai) si aggira sui 76 mila dollari l'anno. Si va dai 100 mila dollari negli Usa ai 41 mila nei paesi asiatici. Come succede in qualsiasi azienda, le buste paga più gonfie, rimpinguate dai benefits, spettanto a chi lavora nel settore legale e della finanza. Tre quarti degli intervistati sono maschi. Le donne green collar, pur in crescita, restano una minoranza e guadagnano mediamente il 18% in meno dei colleghi. Il 75% degli intervistati è soddisfatto del suo lavoro, il 93% consiglia una carriera nella green economy, il 68% pensa d'avere un posto di lavoro sicuro, addirittura «più sicuro» di un anno fa. I colletti verdi sono l'unica categoria che si sente al riparo dalla crisi.

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MOHAMMED HOSNI MUBARAK Dieci anni fa, mentre si chiudeva l'ultima pagina del XX secolo, ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Metropolitana)) (Messaggero, Il (Ostia))

Argomenti: Cina Usa

Venerdì 05 Giugno 2009 Chiudi di MOHAMMED HOSNI MUBARAK Dieci anni fa, mentre si chiudeva l'ultima pagina del XX secolo, avevamo ragioni abbastanza buone per essere ottimisti. L'economia globale cresceva a tassi senza precedenti spinta da una crescente domanda da parte del mercato. La guerra fredda era finita lasciando spazio ad ambiziose aspettative di cooperazione internazionale multilaterale per conservare la pace e la sicurezza in tutto il mondo. Avevamo assistito a esempi molto incoraggianti di tale cooperazione quando si era riusciti a respingere l'aggressione contro il Kuwait e a prevenire il genocidio in Kosovo. La maggior parte delle nazioni aveva introdotto l'economia di mercato e aperto le proprie frontiere alla globalizzazione. Ci era stato promesso che avremmo vissuto in un villaggio globale dove gli investimenti, gli scambi commerciali, il lavoro e le idee si sarebbero spostati liberamente. In Medio Oriente attendevamo che un processo di pace durato sette anni desse i suoi frutti e producesse una soluzione al prolungato conflitto israelo-palestinese che portasse alla costituzione di due stati. All'alba del nuovo secolo, purtroppo, è stato dimostrato che i nostri ottimisti avevano torto. Il sogno di portare la pace nelle aree travagliate del mondo si scontrò con gravi sfide e numerose gravi battute d'arresto. Per dieci anni non siamo stati in grado di colmare il divario tra palestinesi e israeliani al fine di concludere un accordo definitivo di soluzione pacifica del conflitto. Tuttavia, la bozza di questo accordo è nota a tutti e quasi concordata tra i moderati di entrambe le parti. In linea con il suo lungo impegno nei confronti della pace, l'Egitto ha lanciato un'iniziativa che possa ripristinare il cessate il fuoco, togliere l'assedio a Gaza sotto monitoraggio internazionale, coordinare l'assistenza umanitaria internazionale e riavviare gli sforzi di riconciliazione palestinese. Si è raggiunto un cessate il fuoco molto fragile. Per due volte in poche settimane i leader del mondo si sono riuniti a Sharm El Sheikh per riconfermare il loro appoggio all'iniziativa egiziana ed essi hanno tutti convenuto che è arrivato il momento e c'è l'urgente necessità di un intervento internazionale non solo per avviare la ricostruzione a Gaza ma anche, e cosa ancora più importante, per porre fine a questo circolo vizioso di violenza. Contro tutte le probabilità, ancora una volta l'Egitto è stato in grado di convincere gli stati arabi a impegnarsi nuovamente per la loro iniziativa di pace e sostenere il piano d'azione egiziano. I leader arabi hanno, tuttavia, espresso la loro impossibilità a mantenere il sostegno dell'opinione pubblica per i nostri sforzi a favore della pace se non si avvia presto un processo di negoziati seri con un coinvolgimento internazionale imparziale e attivo: non abbiamo tempo da perdere. Sulla nostra regione travagliata si sta anche profilando la minaccia della proliferazione nucleare dove l'attenzione viene posta sul programma nucleare iraniano. L'Egitto ha da tempo fatto appello per la creazione in Medio Oriente di una zona libera da armi nucleari. Non è stato fatto nessun serio sforzo internazionale per porre il programma nucleare israeliano sotto le salvaguardie globali dell'Aiea. Oggi, in questo momento di crisi globale economica e finanziaria, molte persone stanno perdendo il lavoro, la casa e i propri risparmi a causa di ondate di recessione che non hanno necessariamente avuto origine all'interno dei confini del loro paese. Si prevede che aumentino gli appelli a misure antiglobalizzazione e un ritorno al protezionismo nazionale che verranno accompagnati da maggiori richieste contro l'immigrazione e il movimento di lavoratori attraverso i confini nazionali. I pessimisti hanno perfino previsto il fallimento della globalizzazione e il diffondersi del ricorso alla violenza a livello nazionale e al di là dei confini in molte parti del mondo. Dovremmo riuscire a dimostrare che si sbagliano. Molti dei risultati dai noi raggiunti in passato sono irreversibili e ci dovrebbero consentire di unire i nostri sforzi per superare l'attuale crisi piuttosto che cercare di spingere i problemi al di là dei nostri confini nazionali rovesciandoli sugli altri. I progressi rivoluzionari nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, delle energie rinnovabili e delle biotecnologie sono solo alcuni degli esempi dei benefici della cooperazione globale. Questi benefici andrebbero uniformemente condivisi e utilizzati da tutta la comunità internazionale. Non si può attendere un altro millennio affinché si materializzi l'aiuto ai progetti per una migliore istruzione, per favorire l'empowerment delle donne e per migliorare la salute pubblica nei paesi in via di sviluppo. Possiamo fare un uso migliore del nostro mondo strettamente e recentemente interconnesso. La libera circolazione delle merci dovrebbe anche essere estesa ai capitali e ai lavoratori. I paesi sviluppati devono investire di più per aiutare le economie non sviluppate dal momento che esse si sono rivelate partner affidabili, sebbene fragili, durante periodi di crisi. Si dovrebbero rivedere, moltiplicare e perseguire seriamente gli obiettivi degli aiuti ufficiali allo sviluppo. Dovremmo urgentemente considerare un trattamento più preferenziale riservato alle nazioni più povere nel settore del commercio, della cancellazione del debito e del trasferimento di tecnologie. Gli sforzi umani per migliorare le libertà economiche, sociali e politiche possono seguire molti percorsi diversi e a un ritmo variabile di progresso. L'attuale crisi internazionale finanziaria ed economica ha dimostrato che nessun modello singolo di sistema economico o politico è esente da errori o può andare bene per tutti. Nel realizzare su misura il sistema di governance di ciascun paese si dovrebbero prendere in considerazione le condizioni speciali interne storiche, culturali e di altro genere. La cooperazione internazionale potrebbe fornire l'aiuto necessario e una buona guida senza condizionalità, coercizioni o imposizioni. I meccanismi decisionali internazionali devono essere riformati in modo da risultare più trasparenti, democratici e rappresentativi di tutta la comunità internazionale; il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ne è esempio molto pertinente e ovvio. La sua ristrutturazione non dovrebbe limitarsi all'allargamento del numero dei membri ma comprendere anche una rappresentanza permanente ed una maggiore rappresentanza non permanente di gruppi sottorappresentati come africani, arabi e musulmani. Lo stesso vale per raggruppamenti molto influenti come il G8. Il suo ampliamento al fine di includere paesi appartenenti al mondo in via di sviluppo dovrebbe tener conto di un'equa rappresentanza geografica e dell'influenza regionale dei candidati oltre che del contributo dato per portare avanti la causa della pace. A questo proposito, dovremmo fissare una nuova agenda internazionale basata sulla necessità di riformare e rafforzare le istituzioni multilaterali e limitare l'emarginazione di cui hanno sofferto il Medio Oriente e altri paesi in via di sviluppo. Il nostro successo nel superare questi problemi potrebbe portare vantaggi illimitati per la pace, la sicurezza e la prosperità del mondo. Per contro, se continuiamo a non trovare soluzioni rapide, pacifiche e giuste a questi problemi le conseguenze per il Medio Oriente e per la pace e la sicurezza internazionali saranno disastrose. Le nostre scelte sono chiare e il lavoro che ci attende è già pronto: dobbiamo agire collettivamente e rapidamente. * Estratto dal libro "Il mondo che verrà", a cura di Pino Buongiorno, Università Bocconi editore, in libreria da oggi

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dal nostro corrispondente NEW YORK Mentre oggi il presidente B... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Venerdì 05 Giugno 2009 Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - Mentre oggi il presidente Barack Obama visiterà Buchenwald, uno dei campi di concentramento in cui i nazisti decimarono la popolazione ebraica, l'eco del discorso che ha tenuto ieri al Cairo starà ancora rimbalzando nei quattro angoli del mondo. Per quanto molti avrebbero voluto sentire proposte più concrete, l'appello al mondo islamico è stato comunque giudicato di portata storica, come hanno subito notato vari commentatori americani. I 55 minuti nella sala principale dell'Università del Cairo, interrotti da 40 applausi e da alcuni studenti che dai palchi gridavano "I love you Obama", volevano essere per i rapporti fra Stati Uniti e Islam quello che nel 2008 fu il discorso sulla questione razziale negli Usa: una mano tesa e l'offerta di lanciare "un nuovo inizio" pur riconoscendo l'esistenza di "fonti di tensione". Un anno fa Obama non nascose nulla, puntando un dito accusatore sui reciproci sospetti che dividono bianchi e neri in America, e così ieri ha concentrato la sua analisi sul "ciclo della discordia" che divide Occidente e Islam. Molti pensano che l'intervento sia stato coraggioso, ma che solo il tempo - e la capacità dell'Amministrazione di tradurre in atti sostanziali le dichiarazioni di principio - ne confermeranno il successo. Il discorso è stato diviso in modo da affrontare sistematicamente le cause della tensione che separano le due parti: l'estremismo violento contro l'America, con il corollario della guerra in Iraq ed Afghanistan, il conflitto in Medio Oriente, la difesa della democrazia e della libertà religiosa, la protezione dei diritti delle donne, la necessità che la globalizzazione non schiacci l'identità dei popoli. Obama ha spesso citato il Corano, riscuotendo calorosi applausi, ma anche la Bibbia e il Talmud. Ha evitato di citare la parola "terrorismo", ma ha pronunciato senza esitazioni la parola "Palestina" (di solito i politici parlano del "futuro Stato palestinese"). Ed ha anche parlato del nucleare iraniano, dichiarandosi pronto ad accettarlo purché abbia scopi pacifici. Ha ribadito che gli Stati Uniti intendono difendersi da possibili attacchi, ma ha ammesso che la guerra in Iraq è stata un errore e ha riconfermato l'intenzione di ritirare le truppe americane entro il 2012. Ha ribadito l'impegno a non ricorrere alla tortura e a chiudere la prigione di Guantanamo. E ogni volta ha riscosso applausi. Ma non basta: ha citato la democrazia, la libertà di espressione, lo Stato di diritto, la giustizia, la tolleranza e la libertà di religione, e a differenza del suo predecessore George Bush non li ha definiti "regali di Dio", quanto "fondamentali diritti umani" che appartengono all'intera umanità. Ha anche promesso che gli Stati Uniti "non imporranno questi diritti, ma li difenderanno ovunque". La rottura con l'Amministrazione precedente e il suo tentativo di usare le guerre per portare la democrazia è stata dunque chiaramente stabilita. Ma il "nuovo inizio" non può avvenire senza la pace fra israeliani e palestinesi, e ad essi Obama ha rivolto le parole più intense. Ha denunciato chi nega l'Olocausto (è una delle passioni del presidente iraniano Ahmadinejad) come "ignorante e pieno di odio", e allo stesso tempo ha sollecitato il pubblico a riconoscere le sofferenze dei palestinesi, anch'essi "da tempo alla ricerca della loro Terra". Non ha offerto piani precisi, ma forse ha fatto di meglio: si è impegnato "a seguire di persona, con pazienza e dedizione" i negoziati fra le due parti. Tutto sommato, gli osservatori americani hanno tratto l'impressione che il discorso non fosse diretto solo ai musulmani, ma anche agli americani, in un tentativo di Obama di far meglio conoscere ai concittadini anche le grandezze dell'Islam, la sua antica storia e la sua tradizione di pace. Di certo i musulmani americani ne sono rimasti estasiati, e varie associazioni hanno espresso pareri lusinghieri sulle parole del presidente «E' il cambiamento che ci aspettavamo - ha detto la giovane Nura Sedioe alla Cnn -. Obama è ora veramente il presidente di tutti noi americani, di ogni fede e etnia».

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LEI HA PERFETTAMENTE ragione, e la sua lettera dimostra che spesso i cittadini sono un passo... (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

LA PAGINA DEI LETTORI pag. 29 LEI HA PERFETTAMENTE ragione, e la sua lettera dimostra che spesso i cittadini sono un passo... LEI HA PERFETTAMENTE ragione, e la sua lettera dimostra che spesso i cittadini sono un passo avanti rispetto ai nostri politici. Come al solito in Italia qualsiasi appuntamento elettorale diventa un termometro per la politica interna, come se tutto dipendesse solo e soltanto da quello che possiamo decidere dentro ai nostri confini. E invece ormai gran parte delle questioni fondamentali al nostro sviluppo, alla nostra economica, alla nostra sicurezza e perfino al nostro stato sociale passano attraverso le politiche comunitarie. Oggi come mai i cittadini dovrebbero essere informate delle competenze delle commissioni di Bruxelles e del Parlamento di Strasburgo, perché da soli non si decide più niente. Pensiamo alla questione sull'immigrazione che tanto accalora il centrodestra e il centrosinistra. Oppure alle direttive sulle fonti energetiche, ai problemi che sono sorti dalla globalizzazione dei mercati. Questo per dire che la scelta degli eurodeputati dovrebbe essere ancora più oculata rispetto a quando scegliamo chi mandare a Montecitorio o a Palazzo Madama. E certamente, come lei dice, i programmi elettorali dei candidati a Strasburgo sono passati più in sordina dei tanti proclami pro o contro il nostro governo.

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L'EUROPA FUORI DALLA TRINCEA (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 05/06/2009 - pag: 1 L'EUROPA FUORI DALLA TRINCEA di FRANCO VENTURINI I l tasso di astensionismo è ancora incerto, ma quello di eurolamentazione è sicurissimo e non riguarda soltanto l'Italia: gli elettori che domani e dopodomani andranno alle urne, e forse anche quelli che non ci andranno, avranno in mente le beghe nazionali assai più del rinnovo del Parlamento europeo. La campagna elettorale, del resto, ha detto pochissimo sull'Europa mentre si è dilungata fino all'eccesso su più o meno nobili vicende interne. Dobbiamo indignarci per questo stato di cose? Niente affatto. Sarebbe al contrario stupefacente che in una democrazia i cittadini non cogliessero la posta in gioco più immediata del confronto politico interno: in Germania la prova generale per le elezioni di settembre, in Francia il test sulla sinistra dilaniata, in Gran Bretagna la misura del crollo laburista, in Spagna il grado di tenuta socialista davanti alla crisi economica, in Italia la verifica del primato di Berlusconi dopo terremoti grandi e piccoli. Se l'Europa non c'è, è perché le classi politiche non hanno voluto che ci fosse. E' perché i canali mediatici non si sono curati di evidenziarla. Ma è soprattutto perché il peggior nemico dell'Europa, oggi, è l'Europa stessa. L'Unione europea affronta divisa la crisi economica e non propone piani comuni per sostenere l'occupazione. Bruxelles si cura poco di priorità come le tasse o l'immigrazione. Agli occhi del cittadino il Parlamento distribuisce molti privilegi (il che è esatto soprattutto per gli italiani) e fa invece ben poco per il bene collettivo. E non basta. Su questa Europa che si autoesclude dalla sua festa democratica incombono nuove pesanti insidie. La Germania ha risposto nein alla Francia che voleva promuovere il governo europeo dell'economia: dove andrà dopo la prova di settembre? La Gran Bretagna sarà presto governata da conservatori a tal punto euroscettici da uscire dal Ppe. In Irlanda il governo rischia la batosta, ed è possibile che le cose vadano allo stesso modo quando, entro l'anno, si tenterà di recuperare il Trattato di Lisbona. Il già noto europessimismo sta forse diventando tacita eurorinuncia? Per fortuna si tratta di una tentazione impossibile. Molti lo ignorano, ma gran parte della nostra legislazione deve tener conto di regole europee che incidono, eccome, sulla nostra vita. Il mercato unico della Ue tiene, malgrado i soprassalti protezionistici. L'euro ci salva dal peggio, e oggi tutti ce lo invidiano. L'Europa in trincea, insomma, resiste. Ma resistere non basta, mentre la crisi economica accelera fenomeni preesistenti quali il multipolarismo e l'intesa privilegiata Usa-Cina. Non basta, se davvero si pensa (l'Italia è favorevole) a nuovi allargamenti capaci di affondare la barca comune. Se vuole esistere davvero nel mondo nuovo, l'Ue deve avere il coraggio di uscire dalla trincea. Pensando a formule decisionali ristrette tipo Eurogruppo. Utilizzando per farsi valere le «cooperazioni rafforzate» tra pochi Paesi. Diventando più piccola per poter essere più grande. Fidando che i suoi leader sappiano proporre oltre che criticare. E sperando che gli elettori alla resa preferiscano la voglia di esserci.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 05/06/2009 - pag: 3 L'intervista La scrittrice iraniana trasferitasi negli Stati Uniti «Dialogare va bene Ma facciamo luce sui diritti umani» Nafisi: «Lanciamo un messaggio agli oppressi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK «Il discorso di Obama al Cairo mi ha delusa ». Parla Azar Nafisi, la 53enne scrittrice iraniana dal '97 residente negli Usa (dove insegna letteratura inglese alla Johns Hopkins di Washington), autrice del bestseller Leggere Lolita a Teheran, tradotto in ben 32 lingue che l'ha consacrata come una delle più capaci e promettenti scrittrici iraniane della sua generazione. Che cosa non le è piaciuto del discorso? «La sua vaghezza. Obama dice di voler riavviare il dialogo col mondo islamico, eppure non ha indicato alcuna strategia su come farlo. Nell' era Obama la politica estera Usa continua a essere tattica, e, come in passato, più focalizzata a capovolgere le scelte dei predecessori che non ad affrontare i problemi del momento. Dialogare è sempre una buona idea, non mi fraintenda. Ma le parole resteranno solo parole, se non seguite da piani concreti su come implementarle». La maggior parte dei media americani l'hanno definito un discorso «storico». «Penso che tra 20 anni sarà ricordato più per le sue omissioni, che non per i suoi traguardi. Un vero dialogo implica il diritto di criticare, anche se civilmente, l'interlocutore. Obama non l'ha fatto ». Cosa avrebbe dovuto criticare? «Avrebbe dovuto usare il linguaggio sfumato della diplomazia per lanciare agli oppressi l'inequivocabile messaggio che egli capisce e sostiene le loro lotte. Doveva puntare i riflettori sulle gravi e continue violazioni dei diritti umani in Paesi quali Iran, Arabia Saudita ed Egitto ». Però ha difeso il diritto all'eguaglianza delle donne. «Le donne che nel mondo islamico si battono contro la sharia si sono sentite abbandonate. Obama ha parlato del loro diritto ad indossare il velo, rispettando la tradizione. Ma tranne forse la Turchia, in quei Paesi nessuno vuole togliere alle donne il diritto di indossare il velo. Il problema è tutt'altro». Quale? «Che una donna veramente libera deve avere il diritto di scegliere. Girando in minigonna se vuole. Questo Obama non l'ha detto. E visto che il fulcro del suo discorso è stato il rispetto, come donna mi sarei sentita rispettata se avesse preso atto che anche io ho gli stessi identici diritti degli altri. Sarebbe stato bello, inoltre, se avesse ricordato nel suo discorso che le donne egiziane del secolo scorso erano tra le più emancipate e innovatrici del pianeta ». Perché non l'ha fatto? «Come il suo segretario di Stato Hillary Clinton ha già dimostrato in Cina, questa amministrazione è pronta a sacrificare i diritti umani sull'altare della Realpolitik. Se non fosse stato per i media, gli avvocati dei diritti umani e gli attivisti che rischiano la vita nelle dittature, Roxana Saberi e Haleh Esfandiari sarebbero ancora in carcere». È d'accordo con la proposta di dialogo Usa-Iran rilanciata da Obama anche ieri? «Se chiedi scusa all'Iran per aver contribuito alla caduta del governo democratico di Mossadeq negli Anni 50, non puoi allo stesso tempo sostenere il regime teocratico che oggi in Iran sta distruggendo il suo stesso popolo. Se l'America si autocritica per Abu Ghraib, deve anche poter criticare i Paesi che continuano ad infliggere le stesse torture ai propri cittadini ». Molti nel mondo arabo hanno apprezzato il nuovo tono, rispettoso dell'Islam, e le tante citazioni dal Corano. «Obama si è dimenticato però di citare i diritti delle minoranze che esistono tra mille difficoltà all'interno dell'Islam. Non una parola su cristiani, ebrei, atei, bahai e agnostici che da secoli fanno parte della storia di quei Paesi. In Iraq, ad esempio, il gruppo più antico è rappresentato dai cristiani». Deve ammettere, però, che il dialogo ora può ripartire... «Certo, estremismo genera estremismo e da oggi certi leader non si potranno più nascondere dietro i toni bellicosi di un Bush per giustificare il proprio odio. Resta il fatto che Obama si è rivolto soltanto a loro, snobbando la piazza islamica. Se io fossi un cittadino della Malaysia o della Turchia mi sentirei completamente escluso». Come sarà recepito il discorso dall'opinione pubblica di quei Paesi? «Come tanti media e politici occidentali, Obama si è rivolto al 'mondo arabo' come se fosse un'unica entità omogenea. È un grossolano errore che ferirà molte sensibilità perché le realtà storiche, culturali e politiche di Paesi quali Egitto, Iran e Arabia Saudita non potrebbero essere più diverse fra loro. Non dimentichiamoci poi che la maggioranza dei musulmani oggi non vive in Medio Oriente ma in Indonesia». \\ Se l'America si critica per Abu Ghraib, deve anche poter criticare i Paesi che torturano Alessandra Farkas

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Calzature, un 2009 difficile Ma la crisi non è nera (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA E FINANZA pag. 23 Calzature, un 2009 difficile Ma la crisi non è nera PRODUZIONE A -12,2% NEL TRIMESTRE di LUISA CIUNI MILANO IL 2009 è un anno difficile ma sostanzialmente il calzaturiero tiene di più rispetto ad altri settori del Made in Italy. Questa la sintesi dell'intervento tenuto ieri da Vito Artioli, presidente dell'Anci (Associazione nazionale calzaturieri italiani) alla presenza del ministro per le Attività produttive Claudio Scaiola. Nel primo trimestre la produzione è calata del 12,2% in quantità e del 10,1% in valore. Con flessioni notevoli dei flussi verso Usa (-22,4%) Germania (-17,4%) e Regno Unito (-27%), ma anche alcuni paesi in crescita come Spagna (+9%), Grecia (+12%) e Federazione Russa (+3% in volume ma +15% in valore complessivo) che lasciano sperare bene. Anche se gli ordini sono scesi del 7,4% nei primi quattro mesi dell'anno. Le esportazioni si attestano sui 221,8 milioni di paia (-9,7% sul 2007 con 23 milioni in meno) per un valore di 6,9 miliardi. Anche l'import soffre scendendo del 9,6% mentre aumenta in valore. Persino Cina e Vietnam registrano una flessione nelle esportazioni pur restando tra i nostri maggiori fornitori. Anche il mercato interno è depresso, con un -5,3% rispetto all'anno precedente. ARTIOLI sottolinea l'impegno del Governo nella Finanziaria a favore del settore che trae beneficio del Fondo di Garanzia per le Pmi. «Nei primi mesi del 2009 spiega Artioli i dati della crisi si sono accentuati ma nella moda sono soprattutto i settori a monte della filiera a soffrire di più e quindi le calzature sono meno penalizzate rispetto ad altri comparti. Per uscire dalla situazione però, servirà del tempo». E Artioli segnala gli Emirati, la Russia e il Brasile come futuri paesi in espansione.

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Calzature, un 2009 difficile Ma la crisi non è nera (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA & FINANZA pag. 23 Calzature, un 2009 difficile Ma la crisi non è nera PRODUZIONE A -12,2% NEL TRIMESTRE di LUISA CIUNI MILANO IL 2009 è un anno difficile ma sostanzialmente il calzaturiero tiene di più rispetto ad altri settori del Made in Italy. Questa la sintesi dell'intervento tenuto ieri da Vito Artioli, presidente dell'Anci (Associazione nazionale calzaturieri italiani) alla presenza del ministro per le Attività produttive Claudio Scaiola. Nel primo trimestre la produzione è calata del 12,2% in quantità e del 10,1% in valore. Con flessioni notevoli dei flussi verso Usa (-22,4%) Germania (-17,4%) e Regno Unito (-27%), ma anche alcuni paesi in crescita come Spagna (+9%), Grecia (+12%) e Federazione Russa (+3% in volume ma +15% in valore complessivo) che lasciano sperare bene. Anche se gli ordini sono scesi del 7,4% nei primi quattro mesi dell'anno. Le esportazioni si attestano sui 221,8 milioni di paia (-9,7% sul 2007 con 23 milioni in meno) per un valore di 6,9 miliardi. Anche l'import soffre scendendo del 9,6% mentre aumenta in valore. Persino Cina e Vietnam registrano una flessione nelle esportazioni pur restando tra i nostri maggiori fornitori. Anche il mercato interno è depresso, con un -5,3% rispetto all'anno precedente. ARTIOLI sottolinea l'impegno del Governo nella Finanziaria a favore del settore che trae beneficio del Fondo di Garanzia per le Pmi. «Nei primi mesi del 2009 spiega Artioli i dati della crisi si sono accentuati ma nella moda sono soprattutto i settori a monte della filiera a soffrire di più e quindi le calzature sono meno penalizzate rispetto ad altri comparti. Per uscire dalla situazione però, servirà del tempo». E Artioli segnala gli Emirati, la Russia e il Brasile come futuri paesi in espansione.

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Usa pronti a imporre sanzioni finanziarie alla Corea Nord (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

SEOUL (Reuters) - Gli Stati Uniti hanno informato la Corea del Sud che stanno predisponendo misure finanziarie contro la Corea del Nord per il traffico illegale di armi e per le attività di contrabbando sulla scia dei test nucleari della scorsa settimana, secondo quanto riferito oggi da un quotidiano. La Corea del Nord ha alimentato le tensioni dopo aver lanciato un missile a lungo raggio sul Giappone ad aprile, mentre ieri Pyongyang ha processato due giornaliste statunitensi accusate di essere entrate illegalmente nel suo territorio con "intenti ostili". Secondo gli analisti le due giornaliste, che stavano lavorando per l'emittente televisiva Current Tv, co- fondata dall'ex vice presidente Usa Al Gore, sono diventate merce di scambio nelle negoziazioni con gli Stati Uniti, che da tempo cercano di porre fine alle ambizioni nucleari della Corea del Nord. Il vice segretario di Stato americano James Steinberg, che sta per recarsi in Cina, è stato impegnato in una visita di quattro giorni a Seoul dove è giunto accompagnato da un alto funzionario del Tesoro che si è occupato delle precedenti misure finanziarie ai danni di Pyongyang per contrabbando, riciclaggio di denaro e droga. La Corea del Nord ha boicottato i colloqui a sei per il disarmo nucleare, che vedono protagoniste le due Coree, gli Usa, la Russia, il Giappone e la Cina.

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di PIERA SALVI P REMIATE mercoledì sera in sala consiliare sei ditte agl... (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

AGLIANA / MONTALE / QUARRATA / SERRAVALLE pag. 12 di PIERA SALVI P REMIATE mercoledì sera in sala consiliare sei ditte agl... di PIERA SALVI P REMIATE mercoledì sera in sala consiliare sei ditte aglianesi distintesi per qualità e tradizione. Hanno ricevuto il premio "Aglio d'argento" (IV edizione) istituito dalla consulta comunale dell'economia e del lavoro come riconoscimento e valorizzazione delle eccellenze aglianesi che si distinguono per la qualità e, nonostante la crisi, tengono alta una lunga tradizione industriale, artigianale e commerciale. Per l'industria premi al maglificio Aretex e alla tessitura Duebi. Per il commercio Profumerie Micozzi e Magazzino del caffè. Per l'artigianato Roberto Catinari e Focus impianti. Il maglificio Aretex fu fondato dalla famiglia Gelli negli Venti del secolo scorso, nel tempo ha saputo aggiornarsi e rimanere punto di riferimento della maglieria pronto moda. Ora l'attività è portata avanti con rinnovata passione e professionalità dalla famiglia Gorgeri. La tessitura Duebi nacque nel 1973 su iniziativa di Dino Biagioni, oggi è leader nel tessile, con creazione e produzione di collezioni proprie che commercia in tutta Europa e oltre. Ricerca, innovazione e passione coinvolgono un'intera famiglia. Micozzi iniziò l'attività nel 1975 come ingrosso, l'evoluzione seguente ha integrato e trasformato la vendita anche al dettaglio. La ricerca di prestigiose marche ne fanno un punto di riferimento nella cura della persona e articoli per parrucchieri. Il Magazzino del caffè è alla seconda generazione ed è specializzato in selezione e tostatura di miscele di qualità, dal 1995 il punto vendita offre anche una vasta gamma di prodotti di qualità. Catinari, noto artista del cioccolato lavora ad Agliana dal 1982, esporta in tutto il mondo ed è grazie a lui che è nata la Chocolate Valley della Toscana. Focus è azienda tecnologica dinamica, che ha saputo cogliere la sfida della globalizzazione creando un gruppo capace di rispondere al mercato attuale, con servizi completi ed efficienti. Presenti alla cerimonia Franco Benesperi e Fausto Reali Vannucci, per la consulta, il sindaco Magnanensi e l'assessore Pacini, rappresentanti di Cna, Confesercenti e Confcommercio.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

ESTERI pag. 20 «Tienanmen, no alle interferenze Usa» VENT'ANNI DOPO PRESSIONI DELLA CLINTON E 150MILA IN PIAZZA A HONG KONG HONG KONG ALMENO 150mila persone hanno partecipato nella ex colonia britannica a una veglia in ricordo delle vittime del massacro di centinaia di persone in piazza Tienanmen avvenuto la notte fra il 3 e il 4 giugno di 20 anni fa a Pechino, dove però il luogo simbolo della protesta partita dagli studenti è stato circondato da un cordone di migliaia di poliziotti in divisa e in borghese che hanno impedito l'accesso a chiunque. A Hong Kong, invece, la maggior parte delle persone indossavano magliette nere con una scritta che chiedeva la verità su quei fatti. Dopo i discorsi di un ex leader del movimento studentesco del 1989, Xiong Yan, e del fondatore dell'Alleanza di Hong Kong per gli studenti di Tienanmen, Szeto Wah, un nastro registrato ha portato la voce dell'animatrice delle «Madri di piazza Tienanmen», Ding Zilin, il cui figlio di 17 anni fu ucciso dai militari. La donna ha accusato il Partito comunista di avere «usato l'economia per attirare e corrompere il popolo, la polizia per reprimere e intimidire e tutti i mezzi per nascondere la verità». Le autorità di Pechino se la sono presa con il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha chiesto di liberare chi è ancora in prigione, almeno una trentina di persone, aprire un dialogo con le famiglie delle vittime e smettere di perseguitare i dissidenti. «Sono accuse senza fondamento al governo cinese e una grave interferenza negli affari interni della Cina», chiosa il portavoce Qin Gang.

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Con lui il western filosofico (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 05/06/2009 - pag: 52 «Kung fu» in tv Con lui il western filosofico di ALDO GRASSO D avid Carradine deve la sua fama mondiale a una serie televisiva degli anni 70, Kung Fu, dove interpretava il ruolo di Kwai Chang Caine. Protagonista del telefilm è un monaco Shaolin nella Cina di metà 800 in fuga dopo aver ucciso il nipote dell'Imperatore cinese. Si rifugia negli Usa per evitare le conseguenze del suo gesto ma anche per cercare un fratello. In America, però, non mancherà di finire nei guai, da cui riesce a tirarsi fuori grazie alla sua abilità nelle arti marziali (Carradine era maestro di Tai chi e Qi Gong). Classificato come un western filosofico, il telefilm è diventato una sorta di cult, soprattutto grazie a questo singolare protagonista, sospeso fra la cultura cinese e quella americana, tra la imperturbabilità dell'ammaestramento morale e l'azione dello scontro diretto. Kwai Chang Caine, infatti, ricorre alle arti marziali solo per legittima difesa; si accompagna con un flauto e sembra solo interessato a ritrovare la calma interiore. L'idea originale fu pensata da Bruce Lee, che doveva anche essere il protagonista; i dirigenti della Warner però decisero di non affidare a un attore asiatico il ruolo principale: ma la fortuna della serie deve molto proprio al successo dei film di Bruce Lee come Il furore della Cina colpisce ancora e Dalla Cina con furore. Il produttore Jerry Thorpe è anche regista della serie, che ha avuto un sequel, Kung Fu: la leggenda, 1992. Una curiosità: il personaggio di Kill Bill è un omaggio che Quentin Tarantino ha voluto rendere a David Carradine e alla serie Kung Fu.

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Neil, agente Usa, deve scongiurare un attentato all'Onu nel giorno del vertice con la Cina. Acc... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 05-06-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze))

Argomenti: Cina Usa

OGGI IN TV pag. 33 Neil, agente Usa, deve scongiurare un attentato all'Onu nel giorno del vertice con la Cina. Acc... Neil, agente Usa, deve scongiurare un attentato all'Onu nel giorno del vertice con la Cina. Accusato della morte di alcuni fuoriusciti cinesi, Neil fugge, ma.... Con Wesley Snipes (Ap).

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Crollano i guadagni fatti su castelli di sabbia (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Commenti Pagina 343 Piccole grandi regole dell'economia Crollano i guadagni fatti su castelli di sabbia Piccole grandi regole dell'economia --> La caduta del muro di Berlino non ha significato soltanto il crollo di un regime dispotico, che nel falso mito del proletariato aveva innalzato steccati invalicabili al flusso economico il quale, per progredire, ha bisogno di campo aperto. La paura della guerra fredda ha consacrato la vittoria del capitalismo e del mercato sull'economia dirigistica e statalistica fatta da piani e programmi a lungo termine. Chimere che annullavano ogni iniziativa individuale. Era iniziata la grande rivoluzione della globalizzazione. Solo la legge del mercato avrebbe potuto avere successo e quindi innalzare il tenore di vita dei più poveri e rendere molti benestanti. La scoperta dei dati informatici ha favorito la presa al potere della Finanza che ha illuso molti con la convinzione che il futuro sarebbe stato dei servizi, facendo retrocedere in serie B l'attività manifatturiera emigrata in quei Paesi dove la manodopera era sottopagata e schiavizzata. Ne è nata una concorrenza distorta del mercato del lavoro. Nell'Occidente i lavoratori che godevano giustamente di guarentigie venivano espulsi dal mercato perché troppo costosi. Lo slogan era "produciamo tutto fuori, per poi reimportare i prodotti finiti consumati in massa grazie all'elevato tenore di vita raggiunto nei Paesi sviluppati". Era il trionfo del capitalismo e di un mercato che prosperava grazie al debito e alla Finanza creativa che lo sosteneva. Poi la crisi finanziaria che nasce dal debito e che ha morso una economia reale che sembrava crescere in maniera inarrestabile. Dotti economisti hanno fatto fortuna con best-sellers che insegnavano come si fanno i soldi. Ora tutti hanno abbassato le penne e annunciano la morte del capitalismo. Gli Stati, anche quelli liberisti, si sono reimpossessati delle leve del potere economico. Fine di un mondo. Non credo sia così. I governi per evitare la fine di un mondo (non del mondo!) sono intervenuti iniettando liquidità acquisendo temporaneamente partecipazioni in aziende private. Il mondo però è aperto e probabilmente non risorgeranno gli steccati. Il problema è un altro. Bisogna sradicare le avidità, i guadagni costruiti sulla sabbia e dare regole al mercato. Finirà il neo-schiavismo e le nazioni che lo hanno praticato nel loro stesso interesse, a tutela dei loro capitali, capiranno che non si può soltanto guardare all'estero, senza curare un mercato domestico che non può essere popolato da poveri cristi derelitti che invece vogliono migliorare il loro tenore di vita. È una regola naturale dalla quale non sfugge l'economia che della natura fa parte, in quanto reale. RICCARDO RICCARDI (Economista)

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Preliminari per il post Kyoto (sezione: Globalizzazione)

( da "Villaggio Globale.it" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ultime Notizie Conferenza internazionale Unfccc/kp dall'1 al 12 giugno a Bonn Preliminari per il post–Kyoto Un incontro di 182 Paesi per parlare del global warming. Le sessioni: Awg-Lca, Awg-Kp e Sb sono di notevole importanza per la preparazione della Conferenza internazionale sul cambiamento climatico che si terrà a Copenaghen il prossimo dicembre. E questa volta ci saranno anche Usa, India e Cina Dal primo giugno a Bonn (Germania) si stanno svolgendo le Unfccc/kp, le sessioni di tutti gli organi sussidiari della Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change, Unfccc) e del Protocollo di Kyoto che proseguiranno fino al 12 giugno. Presenti oltre 4.000 delegati di 182 Paesi in rappresentanza di industria, imprese, organizzazioni ambientaliste ed istituti di ricerca. Le sessioni negoziali comprendono: • la 6a sessione dell'Awg-Lca, «Gruppo di lavoro ad hoc sull'azione cooperativa di lungo termine» (Ad hoc working group on long-term cooperative action, Awg-Lca) della Convenzione. Questa sessione fu istituita dalla 13a Conferenza delle Parti dell'Unfccc a Bali nel dicembre 2007, con il «Piano d'Azione di Bali»(Bali action plan, Bap), con l'obiettivo di ottenere precisi risultati entro la fine del 2009 per una cooperazione a lungo termine tra le Parti, da oggi e fino ad oltre il 2012 per giungere ad un accordo su un nuovo trattato internazionale sul clima per il periodo successivo al 2012, quando terminerà il periodo di impegni del Protocollo di Kyoto e dovrà nascere un post-Kyoto. Il gruppo di lavoro dovrebbe presentarne gli esiti degli incontri alla prossima e imminente Conferenza Internazionale sul Cambiamento climatico che si terrà a Copenaghen il prossimo dicembre (Unfccc/Kp Cop15 e Cop/Mop5 dal 7 al 18). Nel 2009 l'Awg-lca è entrato in piena fase negoziale, organizzando di conseguenza il proprio programma di lavoro, portando avanti le negoziazioni su tutti gli elementi «chiave» del Bap quali: riduzione delle emissioni, riduzione delle deforestazioni, adattamento al cambiamento climatico, trasferimento delle tecnologie e mobilitazione dei finanziamenti per contrastare il cambiamento climatico. Il Presidente del gruppo ha preparato un testo negoziale che intende fornire un punto di partenza per le negoziazioni in atto ora a Bonn in cui sono schematizzate le recenti idee e le proposte inviate dalle Parti entro lo scorso 5 maggio e quelle inviate in precedenza, della precedente sessione. È la prima volta che un vero e proprio testo negoziale potrà servire come base ai Governi per giungere ad un accordo duraturo, al prossimo Unfccc. • L'8a sessione dell'Awg-Kp, «Gruppo di lavoro ad hoc sugli ulteriori impegni per i Paesi inclusi nell'Allegato I che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto» (ad hoc working group on further commitments for annex i parties under the kyoto protocol, Awg-Kp) del Protocollo di Kyoto. L'Awg-kp è stata istituita dalla 1a conferenza delle Parti del Protocollo di Kyoto (Conference of parties servine as meeting of parties to the Kyoto protocol, Cop/Mop), a Montreal nel dicembre 2005, per considerare gli impegni futuri dei Paesi industrializzati che hanno ratificato il Protocollo, e da allora si concentra sulle modifiche degli impegni di riduzione delle emissioni di 37 Paesi industrializzati per la fase del post-Kyoto che inizierà dopo il 2012. (05 Giugno 2009) (1) [2] successiva »»

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La Polonia festeggia la liberazione, la Cina non può (sezione: Globalizzazione)

( da "Opinione, L'" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il 4 giugno, per molti Paesi, è un simbolo di libertà. In tutto l'Est europeo è il giorno in cui incominciò la liberazione dagli altri vincitori della II Guerra Mondiale: i regimi comunisti instaurati dall'Unione Sovietica. Infatti, il 4 giugno del 1989, in Polonia il partito di opposizione Solidarnosc, guidato dal sindacalista Lech Walesa, vinse le prime elezioni multipartitiche. E da quell'episodio partì il "contagio" delle rivoluzioni di velluto in tutti i Paesi dell'ex Patto di Varsavia. In Cina, al contrario, il 4 giugno 1989 avrebbe potuto essere un giorno di libertà, ma si è trasformato in una notte di massacri. Infatti, l'unico vero tentativo di ribellarsi, con metodi pacifici, al regime comunista fu soffocato dall'esercito in Piazza Tienanmen. Ieri, coloro che sono riusciti a liberarsi dal "socialismo reale" hanno potuto celebrare il loro giorno più felice. "Nessuno di noi aveva vissuto, prima di allora, una primavera simile a quella del 1989, quando tutto ciò che ci univa risultava più importante da ciò che ci divideva", scrive Adam Michnik, direttore del quotidiano Gazeta Wyborcza. Il suo e gli altri giornali polacchi, ieri, sono usciti in un'edizione molto speciale: scritti con i caratteri del logo di Solidarnosc. In serata, i polacchi hanno potuto brindare (gratis) alla libertà in 500 locali sparsi in tutto il Paese. I più eccentrici, i 200 ospiti dell'artista Pawel Altamer, sono volati a Bruxelles, indossando una muta dorata simile a quella usata dagli astronauti, a bordo di un aereo Boeing 737 tutto dipinto d'oro. Sulla fusoliera era scritto, in polacco e in inglese: "Tutto è iniziato in Polonia". In Cina, al contrario, ieri non hanno potuto celebrare i morti del 1989. Per il regime, la repressione di Tienanmen non esiste. Sui motori di ricerca e nei media cinesi non se ne trova alcuna traccia. Per evitare grane, ieri il regime ha fatto presidiare l'enorme piazza di Pechino da un massiccio schieramento di poliziotti in borghese. L'accesso ai giornalisti è stato negato. I dissidenti più attivi, fra cui Ding Ziling, fondatrice dell'associazione "Madri di Piazza Tienanmen", sono agli arresti domiciliari. Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton aveva invitato Pechino a "fare luce" sul massacro di 20 anni fa.

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La globalizzazione dell'Antimafia (sezione: Globalizzazione)

( da "Opinione, L'" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pare dunque che al G8 della Giustizia il "sistema italiano" della lotta alla criminalità organizzata sia stato molto apprezzato e ne sia stata sollecitata una generale estensione. Si tratta del metodo di "aggredire" le ricchezze delle organizzazioni criminali. In termini meno enfatici e più tecnici si tratta dei provvedimenti della legge "Rognoni-La Torre" sulle misure di cosiddetta prevenzione, tra le quali è prevista quella del sequestro e poi della confisca dei patrimoni di chi "è indiziato di appartenere ad associazioni di stampo mafioso" di cui i titolari non possono dimostrare la provenienza. Non so quanti dei rappresentanti degli altri Paesi abbia un'esatta cognizione di questo sistema ed in particolare del fatto che tali misure si applicano nel nostro Paese non ai mafiosi, cioè ai delinquenti che, secondo le belle parole della nostra Costituzione, possono essere considerati tali solo dopo una sentenza definitiva di condanna al termine di un "giusto processo", bensì a coloro che sono "indiziati" di essere tali. Ma, quel che più conta, soprattutto in considerazione del fatto che il G8 non è un convegno di giuristi ma di uomini politici, in funzione della soluzione dei grandi problemi economici mondiali è che quasi certamente quei signori non sapevano (e non sapranno) oltre il fatto che quella legge non fu neppure discussa nell'Aula del Parlamento italiano, ma solo in Commissione, che mai è stato fatto un vero bilancio delle conseguenze dell'applicazione di norme così chiaramente improntate all'eccezionalità. Farne un bilancio non significa calcolare l'entità dei beni sequestrati, il numero delle persone colpite ed anche l'effetto sulla consistenza e la potenza delle organizzazioni criminali. Un bilancio vero deve (cioè dovrebbe), mettere nel conto, non solo, successi e insuccessi rispetto agli obiettivi delle misure introdotte dalla legge ed effettivamente adottate, ma anche le ricadute sia della legge in sé sia della sua applicazione reale e potenziale sulla vita sociale e sull'economia. Infatti, il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, non può che rappresentare un beneficio per l'economia sana e generale del Paese, (e dei Paesi) eliminando elementi anomali tali da rovinare l'ingranaggio del mercato e da metterne certamente in pericolo stabilità e normalità. Ove si consideri, però che tale misura è applicata, invece, agli "indiziati" di essere mafiosi e con un procedimento che alla labilità della norma sostanziale (indiziato non è certo un termine di obiettiva sicurezza) aggiunge la sommarietà dell'accertamento della reale sussistenza di ciò che può essere considerato un indizio. Ciò comporta effetti ben diversi, che possono essere opposti. Non solo, ma il sequestro che precede la confisca anche in casi in cui si dovrà poi convenire che nessun indizio di mafiosità era sussistente, importa di per sé effetti devastanti su ogni impresa che ne sia oggetto (e sui rispettivi creditori).

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LA NOVITÀ I VECCHI VIZI (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Ferrara, La" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'OPINIONE LA NOVITà I VECCHI VIZI GIANCESARE FLESCA Con il suo attesissimo discorso all'islam, il presidente Obama ha fatto un salto di qualità. Dalla riconosciuta superiorità mediatica si direbbe che è passato a un esercizio messianico della sua dottrina. Bellissima, straordinaria a parole, ma non troppo ricca di indicazioni concrete. L'elezione di Obama ha fatto nascere molte speranze nel mondo arabo (e al contrario molta rabbia fra gli uomini di Osama Bin Laden) dopo il massacro dei rapporti con l'America di Bush. E su questo punto il capo della Casa Bianca è stato più che esplicito. Mai più tentativi di imporre la democrazia a qualsiasi paese con l'uso delle armi, finito il sogno armato di George W. di convertire mezzo mondo al modello americano. La scelta è invece per una politica capace di evitare quello che lui con grande garbo definisce «i malintesi» e di raccomandare libertà e democrazia, citando gli Usa come modello, ma senza imporre i propri valori. Obama ha predicato maggiore libertà di opinioni e di culto, sostenendo che è venuto il tempo di offrire maggiori opportunità nei paesi arabi alle donne, affinché si eviti che la «globalizzazione» possa trasformarsi in una gabbia per paesi e persone in dissenso con l'«american way of life». Abile oratore com'è, ha citato la Bibbia, il Talmud e il Corano per invitare tutti all'unità spirituale. Ma certo questo fenomeno non può nascere per magìa, ha bisogno di fatti verificabili. Bene allora quando Obama promette di ritirare le truppe dall'Iraq al più presto e rapidamente anche dall'Afghanistan: ciò sottolinea una fiducia nelle classi dirigenti dei due paesi, credendoli capaci di gestire senza malversazioni la cosa pubblica e di non scannarsi fra etnìe e tribù diverse. Sarà possibile arrivarci senza il manganello che il presidente Theodore Roosevelt teneva sempre a portata di mano? Il compito più importante che aspetta il nuovo presidente americano sarà la fine del conflitto arabo-israeliano. Obama ha nominato per la prima volta Hamas come partner del processo di pace. Da questo orecchio Israele non ci sente. E allora l'intero puzzle si scompone, lasciando poco spazio alle buone intenzioni del duo Obama-Clinton per ripiombare nel girone infernale che da sessant'anni inquina l'intero vicinato.

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Cina, schiaffo agli Usa: la verità non cambia (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONDO 05-06-2009 Cina, schiaffo agli Usa: la verità non cambia «A Tienanmen fu una rivolta». Sigillata la piazza DI MARCO PARENTI V enti anni dopo con la Cina diventata un gigante economico e militare, "fresca" di un'Olimpiade nella quale ha esibito la propria grandeur, poi ribadita in termini militari sul Tibet nulla ha scalfito l'impassibilità del regime di Pechino. Piazza Tienanmen fu archiviata come una «rivolta controrivoluzionaria». E ogni anno, mentre il mondo ricorda la strage, viene ripetuta la stessa versione: il massacro della notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 fu la risposta a una «rivolta controrivoluzionaria». Nessuna revisione. E nessuna intrusione. Il regime ha respinto le parole del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton che aveva invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione della Tienanmen. «L'iniziativa americana rivolge accuse infondate al governo cinese ed esprimiamo forte insoddisfazione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang. «Esortiamo gli Usa a mettere da parte i pregiudizi politici e a correggere i suoi errori in modo da evitare di danneggiare le relazioni bilaterali», ha continuato. Il capo della diplomazia Usa aveva invitato Pechino a «interrogarsi apertamente anche sugli eventi più oscuri della propria storia, fornendo un resoconto di quanti vennero uccisi, arrestati e dei dispersi». Il portavoce Qin ha ribadito che la Cina non cambia la sua linea ufficiale sulla protesta: «Sull'incidente politico avvenuto negli anni '80 il partito e il governo hanno già raggiunto una conclusione». Le commemorazioni sono state vietate in tutta la Cina mentre a Hong Kong bene 150mila persone si sono riunite per ricordare il massacro. Come nei giorni scorsi, piazza Tienanmen è stata sigillata. Centinaia di poliziotti in divisa e in borghese ne hanno controllato ogni angolo. Le truppe e il giornalisti stranieri sono stati tenuti lontani. Il mausoleo di Mao è rimasto chiuso per «lavori». Il pugno di ferro si è abbattuto anche sulla vastissima galassia degli "internauti" cinesi. Secondo quanto riferisce l'agenzia AsiaNews, 160 siti Internet sono stati oscurati per fermare la diffusione di informazioni riguardanti attività in Cina e nel mondo legate alla memoria del massacro. L'organizzazione China Human Rights Defenders (Chrd) ha stilato una lista con 65 nomi di persone che a causa dell'anniversario sono state arrestate, sequestrate o interrogate dalla polizia. Fra essi vi sono anche alcune personalità che hanno firmato la "Carta 08", un manifesto sui diritti umani che chiede al governo di fermare la corruzione attuale nel Partito e aprirsi al dialogo con la popolazione attraverso la libertà di stampa di associazione e il multi partitismo. Da Dharamsala, il Dalai Lama ha diffuso un messaggio nel quale ha espresso «onore» vero i morti del 4 giugno e ha chiesto al governo cinese di rispondere alle attese del suo popolo. «Il movimento di piazza Tienanmen non era né anticomunista, né anti-socialista. Ma parlavano solo in difesa dei diritti costituzionali del popolo cinese, in favore della democrazia, contro la corruzione». La «prossima ricorrenza dei 60 anni della repubblica cinese», ha auspicato il leader spirituale dei tibetani, «rappresenti una grande opportunità per rivedere gli eventi del 4 giugno 1989».

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Rio Tinto: lascia cinese Chinalco per Bhp (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Rio Tinto: lascia cinese Chinalco per Bhp ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 05.06.2009 13:01 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - SIDNEY, 5 GIU - Ribaltone nel mondo delle miniere. Il gruppo anglo-australiano Rio Tinto ha annunciato la fine dell'accordo con la cinese Chinalco.Rio Tinto oltre alla fine dell'accordo di ricapitalizzazione con Chinalco, ha annunciato la formazione di una joint-venture per gli attivi australiani con la concorrente Bhp Billiton e il lancio di un aumento di capitale da 15,2 miliardi di dollari. La retromarcia e' un successo per gli azionisti del gruppo. La Borsa apprezza: Rio Tinto (+13%) e Bhp (+10%).Gli azionisti del gruppo si erano opposti all'accordo con Chinalco, ritenuto troppo favorevole per l'azienda statale cinese e in grado di assicurare alla Cina un'eccessiva influenza nella fissazione dei prezzi di materie prime chiave come i minerali di ferro. La Borsa ha apprezzato le nuove scelte, premiando Rio Tinto con un guadagno del 13% e Bhp con una crescita del 10%. Doveva essere il piu' grande investimento estero della Cina, e un'ancora di salvezza per l'indebitato colosso minerario anglo-australiano Rio Tinto. Ma dopo lunghi e spesso controversi corteggiamenti il matrimonio e' stato cancellato, con la decisione di Rio Tinto di abbandonare la trattativa con la compagnia pubblica cinese dell'alluminio Chinalco, per una partecipazione da 19,5 miliardi di dollari Usa nelle sue miniere di alluminio, rame e minerale di ferro in Australia, Cile e Stati uniti. (ANSA).

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Obama: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

crisi economica: «necessario tempo e misure da parte di tutti per fare progressi» Obama dalla Germania: «Pronti ad avviare un dialogo serio con l'Iran» Il presidente >Usa a colloquio con la Merkel: «Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente» DRESDA (GERMANIA) - Gli Stati Uniti sono pronti ad avviare «un dialogo serio» con l'Iran che dovrà essere portato avanti in collegamento con il «5+1», il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania. Lo ha affermato il presidente americano, Barack Obama, nel corso di una conferenza stampa a Dresda con il cancelliere tedesco, Angela Merkel. «Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente», ha sottolineato Obama. MEDIO ORIENTE - Obama, dopo lo straordinario discorso de Il Cairo, è poi tornato a parlare di Medio Oriente, spiegando che «è adesso il momento» di agire per arrivare a una soluzione definitiva «basata sui due Stati», quello israeliano e quello palestinese, e si è detto fiducioso che già «quest'anno» si potranno fare «seri progressi». Il presidente americano ha sottolineato che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato «l'atmosfera» e lo spazio per far ripartire i negoziati. In particolare, ha osservato,i palestinesi devono risolvere le loro questioni interne, altrimenti Israele potrebbe avere problemi a negoziare. Obama si è detto «molto favorevole» alle pressioni politiche sul governo Netanyahu perchè fermi l'espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, ma ha aggiunto che i Paesi arabi devono compiere «scelte difficili» per venire incontro a Israele e che le concessioni fatte dal presidente dell'Anp, Abu Mazen, sono importanti «ma non sono abbastanza». «Sono fiducioso che, se ci applichiamo, essendo partiti presto possiamo ottenere qualche serio progresso quest'anno», ha spiegato il presidente americano. CLIMA - Il presidente americano è poi passato ad affrontare altri argomenti in particolare temi legati all'economia e all'ambiente. Obama ha detto di essere «ottimista» sulla possibilità che gli Stati Uniti possano assumere una posizione di leader nella lotta al mutamento del clima. Il presidente degli Stati Uniti ha detto che i paesi europei hanno avuto negli ultimi anni una posizione di avanguardia sugli Usa circa la lotta al riscaldamento del pianeta. «Gli Stati Uniti devono essere pronti a dare il buon esempio se vogliamo coinvolgere nella soluzione del problema paesi importanti come la Cina e l'India», ha detto Obama. CRISI - Obama ha poi aggiunto che sul fronte della crisi economica «sarà necessario un po' di tempo e misure durature da parte di tutti per fare progressi. Da entrambe le parti dell'Atlantico abbiamo visto alcuni progressi di stabilizzazione dell'economia, ma siamo lontani dall'aver completato il lavoro necessario» per superare la crisi. La cancelliera Merkel ha aggiunto che è «importante» che le decisioni prese al vertice di Londra del G20 vengano attuate e ha sottolineato che a fronte della crisi vengano rafforzate soprattutto le istituzioni multilaterali. Il presidente Obama ha poi espresso «molta soddisfazione» per la soluzione trovata per la Opel, la controllata tedesca della General Motors, e ha aggiunto «di sperare che le imprese dell'auto non solo si stabilizzino, ma anche che emergano più forti e competitive sui mercati internazionali». stampa |

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Obama al Cairo per far pace con l'Islam (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Capitale egiziana blindatissima. Poi da venerdì il capo della Casa Bianca sarà in Europa Obama al Cairo per far pace con l'Islam «Sono qui per cercare un nuovo inizio» Discorso di riconciliazione con il mondo musulmano. «L'Iraq ci ha insegnato la necessità della diplomazia» CAIRO - «Tutti i popoli del mondo possono vivere in pace tra loro. È questo il disegno di Dio». Barack Obama lo ha detto chiaramente, in conclusione del suo atteso discorso all'università del Cairo, citando brani del Corano, del Talmud, della Bibbia. E lo ha ribadito più volte nel corso di un intervento durato circa un'ora nel corso del quale ha raccolto tanti applausi e qualche fischio e ha gettato le basi per quello che lui stesso ha definito un «nuovo inizio» nei rapporti tra l'Occidente e il mondo islamico. Deciso ad invertire la tendenza e a spegnere le tensioni che si sono accumulate negli otto anni dell'amministrazione Bush, Obama ha parlato della necessità di superare la questione israelo-palestinese con la creazione di due Stati sovrani e indipendenti; ha aperto spiragli all'eventualità che l'Iran sviluppi programmi nucleari per scopi civili; e ha confermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di colonizzare Afghanistan e Iraq, insediandovi proprie basi militari. Tutt'altro: entro il 2012, ha annunciato il presidente americano, sarà completato il ritiro delle truppe dall'Iraq, ponendo fine a un intervento militare che lo stesso Obama giudica ora negativamente. «La paura - ha detto - dopo l'11 settembre ci ha portato ad agire anche contro i nostri ideali». UN NUOVO INIZIO - «Sono qui per cercare un nuovo inizio - ha detto Obama esordendo sul palco dell'università -. Dobbiamo fare uno sforzo per rispettarci a vicenda. Non siamo in contrapposizione, possiamo arricchirci a vicenda. Certi cambiamenti non avvengono in un giorno, ma dobbiamo provarci». «Gli eventi in Iraq - ha detto ancora Obama che all'inizio del discorso ha citato il colonialismo, la guerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam e dell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile». «NIENTE STEREOTIPI» - Obama ha poi sottolineato la necessità di superare gli stereotipi: quelli dell'Occidente nei confronti dell'Islam, ma anche quelli nei confronti dell'America. «Perché siamo una società che nasce dalla ribellione ad un impero - ha detto il presidente Usa -, una nazione in cui tutti hanno la possibilità di realizzare se stessi. C'è un pezzo di mondo musulmano in America e noi abbiamo sempre fatto di tutto per difenderne le prerogative e i diritti. In ognuno dei nostri Stati, ad esempio, c'è una moschea». AFGHANISTAN E IRAQ - Obama ha però messo alcuni punti fermi. Ad esempio la lotta al terrorismo, giudicata inevitabile. E la netta distinzione tra la caccia agli estremismi e una guerra all'Islam che non c'è. L'intervento militare in Afghanistan, ha detto, è stato inevitabile. Diversamente quello in Iraq, «che è stata una scelta» e che «è stato contestato anche nel nostro Paese». È molto meglio oggi la vita senza Saddam Hussein, ha sottolineato Obama, ma ha anche ribadito la necessità di un Iraq libero che vada avanti con le proprie gambe e per questo gli Usa ritireranno tutte le truppe entro il 2012, senza lasciare nel Paese alcuna base militare. «LA QUESTIONE PALESTINESE» - Obama ha poi parlato della necessità di superare la violenza del conflitto mediorientale. Israele, ha detto il capo della Casa Bianca, deve accettare l'esistenza di uno stato palestinese e viceversa Hamas deve riconoscere l'esistenza di Israele. «Ci sono già state troppe lacrime» ha detto Obama. Il presidente Usa ha poi contestato apertamente, in un passaggio sottolineato dagli applausi, la necessità che Gerusalemme interrompa la politica degli insediamenti. E ha ricordato le difficoltà della vita nei campi profughi e nelle zone occupate dall'esercito israeliano. Ma ha esortato i palestinesi ad interrompere da subito la violenza: «Lanciare razzi che uccidono bambini che dormono o donne che salgono su un autobus non è segno di potere». Insomma, la soluzione che prevede due Stati per due popoli e «l'unica soluzione». Tutti noi, ha ribadito Obama, dobbiamo lavorare per il giorno in cui Gerusalemme «sarà il luogo dove tutti i figli di Abramo potranno mescolarsi in pace». «Sì AL NUCLEARE PACIFICO» - Obama ha anche detto che nessuna nazione dovrebbe interferire sulle scelte energetiche degli altri. «L'Iran - ha precisato - dovrebbe avere accesso al nucleare pacifico, ma deve aderire al Trattato di non-proliferazione». Il confronto sul controverso programma nucleare iraniano è in ogni caso «a una svolta decisiva». Washington, ha spiegato Obama, è pronta ad «andar avanti senza condizioni preliminari». Un approccio che aiuterà a prevenire una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Ma la Casa Bianca, ha chiarito il presidente, procederà al contempo con coraggio, rettitudine e risolutezza nei confronti della repubblica islamica. Obama ha riconosciuto il ruolo degli Stati Uniti lo scorso secolo nella destituzione del governo iraniano democraticamente eletto e che sarà difficile superare decenni di sfiducia. RELIGIONE E DIRITTI DELLE DONNE - Tra gli altri punti toccati dal capo della Casa Bianca, vi sono la necessità di lavorare per una sempre maggiore estensione dei diritti civili e per la parità tra uomo e donna, per la libertà religiosa in ogni parte del mondo e per fare sì che lo sviluppo economico e la globalizzazione creino opportunità ovunque, e non siano al contrario causa di problemi. LA VISITA LAMPO - La capitale egiziana è stata blindata per l'arrivo di Obama, che si è trattenuto per poco più di nove ore, fino al primo pomeriggio. Prima dell'intervento all'università, il presidente americano ha avuto modo di incontrare per un faccia a faccia a porte chiuse il presidente egiziano Hosni Mubarak e per una visita alla moschea del sultano Hassan, all'università e alle piramidi. Alle 18.40, con circa 40 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, il presidente ha lasciato il Cairo per la Germania. Ai piedi della scaletta dell'Air Force One, Obama è stato salutato dal ministro degli esteri egiziano Ahmed Abul Gheit, che lo aveva accolto all'arrivo, e dall'ambasciatrice americana al Cairo Margaret Scobey. Hillary Clinton è ripartita dal Cairo poco prima di Obama. In serata il presidente è arrivato in Germania dove venerdì incontrerà il cancelliere tedesco Angela Merkel e visiterà il campo di concentramento di Buchenwald. L'Air Force One è atterrato a Dresda, città che fu quasi interamente distrutta dai bombardamenti degli alleati nel 1945. Prima di volare in Francia per le commemorazioni del 65.mo anniversario dello Sbarco in Normandia, il presidente americano farà una breve tappa all'ospedale militare di Landstuhl. stampa |

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ArtèFoto, mondi lontani e popoli senza voce (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Adriatico" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Seconda edizione della rassegna di fotogiornalismo organizzata da AngeliribelliLab ArtèFoto, mondi lontani e popoli senza voce Castelplanio Violenza e isolamento, immigrati clandestini a Lampedusa, il fenomeno delle nuove concubine in Cina, i mille contrasti dell'India, la ribellione alla sottomissione delle donne afgane, il fanatismo militare negli Usa e l'infanzia violata nel mondo. Sono questi i temi della seconda edizione di "ArtèFoto", festival internazionale di fotogiornalismo organizzato dall'Associazione culturale AngeliribelliLab e promosso da Cis Srl, società che da oltre 25 anni unisce dodici Comuni della media Vallesina. Un'edizione ricca di reportage choccanti che documentano mondi dimenticati e popoli senza voce. "Fare il fotogiornalista oggi non è facile, i fondi sono sempre più ristretti e le agenzia di stampa preferiscono affidarsi a format sempre più standardizzati. Non esiste una vera e propria censura, ma tagliando sempre più i contributi il nostro lavoro viene estremamente limitato". Christian Poveda, fotoreporter e regista, con queste parole ha introdotto l'anteprima nazionale del documentario "La Vida Loca" incentrato sul fenomeno delle "maras", bande giovanili che stanno seminando il terrore in tutta l'America centrale e in particolare a El Salvador. Suggestivo anche l'incontro con Francesco Zizola, testimone delle maggiori crisi e conflitti degli ultimi 20 anni, che ha messo allo specchio l'essenza stessa dei mass media. Il cuore del festival è l'Abbazia San Benedetto De' Frondigliosi di Castelplanio. MAURO LUMINARI ,

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MAURO CALISE NEI VENT'ANNI TRASCORSI DAL CROLLO DELL'UNIONE SOVIETICA SI SONO ALTERNATE PREV... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mauro Calise Nei vent'anni trascorsi dal crollo dell'Unione sovietica si sono alternate previsioni, speranze, delusioni su quello che sarebbe diventata la Russia, chiusa la parentesi rivoluzionaria. Il dibattito è stato, inevitabilmente, infarcito di ideologia: tra coloro che guardavano indietro, con nostalgia, alle bandiere comuniste fragorosamente sepolte dalla storia; e quanti scommettevano su una facile e rapida integrazione dell'immensa nazione euroasiatica nei confini - e valori - occidentali. Dato il clamore delle contrapposizioni, e la scarsità di analisi accurate e disincantate, il cammino della Russia è rimasto difficile da decifrare. Una lacuna che aiuta a colmare il preziosissimo saggio di Maurizio Massari (Russia. Democrazia europea o potenza globale, Guerini e Associati, pagg. 217, euro 25), frutto dell'esperienza dell'autore sia come studioso informatissimo che come attento osservatore diretto nel suo ruolo di diplomatico. Il nodo intorno a cui ruota il saggio è il rapporto controverso e conflittuale tra la Russia e il suo ancoraggio europeo. Come nota Sergio Romano nella prefazione al volume, «non è che la Russia contemporanea rifiuti i modelli europei. Li conosce, li ammira, li invidia, ma prende dall'Europa ciò che le serve e scarta ciò che le sembra pericolosamente inutilizzabile». Il rifiuto principale riguarda quelle forme di integrazione culturale e istituzionale che minerebbero il cuore della attuale strategia politica russa: la conservazione e promozione del proprio status di «grande potenza». Nei primi anni di tumultuosa fuoriuscita dal sistema sovietico, è stato proprio questo il prezzo che l'Europa ha cercato di imporre a una Russia economicamente e socialmente in ginocchio. Un rischio cui la Russia di Putin si è ribellata con determinazione, facendo leva sull'orgoglio nazionale e sulla rivendicazione di un percorso autonomo e non assimilabile agli equilibri occidentali. Questa strategia non è facile da perseguire. Sul piano demografico ed economico, la Russia gravita sempre più nell'orbita europea, se è vero che «due terzi dell'immenso territorio russo sono in Asia, ma oltre cento dei meno di centocinquanta milioni di russi vivono nella Russia europea». Senza contare che «oltre il 50 per cento delle esportazioni russe sono dirette verso l'Europa (.) e il 70 per cento degli investimenti stranieri in Russia proviene dai paesi dell'Unione Europea». Dati ancor più seignificativi se si calcola che l'economia russa pesa ancora molto poco sullo scacchiere planetario, con una percentuale, in termini di potere d'acquisto, pari al 3 per cento a confronto del 10 per cento della Cina e del 22 per cento degli Usa; e con un pil, nel 2007, equivalente a quello dei paesi del Benelux. In questo quadro, la sproporzione tra la forza militare della Russia e la sua capacità produttiva resta un elemento di tensione. Grazie alla leadership decisionista di Putin, la Russia è tornata a essere soggetto attivo della globalizzazione. Ma «non è ancora chiaro il fine ultimo della sua azione, il suo progetto». Fallito il mito della rivoluzione, la Russia è alla ricerca di una nuova identità che riapra la sua partita con la Storia.

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Napolitano: "Carabinieri presidio per legalita' e soccorso" (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Napolitano: "Carabinieri presidio per legalita' e soccorso" (5/6/2009 15:58) | (Sesto Potere) - Roma - 5 giugno 2009 - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha inviato al Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale Gianfrancesco Siazzu, il seguente messaggio: "In occasione del 195° anniversario della fondazione dei Carabinieri rivolgo un deferente omaggio alla bandiera dell'Arma che, nell'esemplare e quasi bicentenaria storia dell'istituzione, ha sempre rappresentato simbolo di incrollabile fedeltà e di elevate virtù militari. In questa giornata di celebrazioni, si rinnova il ricordo di coloro che, servendo l'Arma, hanno perduto la vita nell'adempimento del dovere sul territorio nazionale e nelle missioni a sostegno della pace e contro il terrorismo internazionale. Ad essi vanno la riconoscenza e l'ammirazione della Nazione intera. L'opera dei Carabinieri contribuisce a consolidare e a diffondere i principi e gli ideali di democrazia, libertà, giustizia ed uguaglianza che sono alla base della nostra Costituzione e che rappresentano l'essenza della pacifica cooperazione tra i popoli, presupposto ineludibile per l'ordinato ed equilibrato sviluppo sociale ed economico del mondo globalizzato. Il modello organizzativo dell'Arma, potenziato dall'introduzione di nuove tecnologie, costituisce all'interno del Paese strumento di grande efficacia per il presidio della legalità, la lotta alla criminalità ed il soccorso alle popolazioni in occasione di calamità, come nel caso del grave sisma che ha di recente colpito l'Abruzzo. La capillare rete per la sorveglianza e l'intervento sul territorio realizzata dalle stazioni e' inoltre prezioso anello di giunzione tra Stato e cittadini. I Carabinieri, in piena sinergia con le Forze Armate, garantiscono il loro qualificato contributo nei teatri operativi all'estero, in regioni martoriate da profonde lacerazioni, tensioni e violenze, dove, grazie anche alla loro peculiare capacità di svolgere funzioni di sicurezza generale e di formazione delle locali forze di polizia, forniscono un apporto essenziale per la stabilizzazione e la ricostruzione sociale ed istituzionale. è con questi sentimenti che rivolgo a voi tutti, ufficiali, marescialli, brigadieri, appuntati e carabinieri in servizio ed in congedo ed alle vostre famiglie il mio augurio e quello di tutti i cittadini italiani. Viva l'Arma dei Carabinieri, viva le Forze Armate, viva l'Italia!"

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I mercati prendono fiato coi dati macro (sezione: Globalizzazione)

( da "Morningstar IT" del 05-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Le principali piazze finanziarie mondiali hanno chiuso la settimana all'insegna di guadagni contenuti, con l'unica eccezione dell'Italia. L'indice azionario globale Msci World ha registrato un balzo dell'1,5%. La discreta performance a livello aggregato è principalmente dovuta al rally americano (Msci Usa ha superato i due punti percentuali) e al rimbalzo asiatico. L'indice di riferimento Msci Asia (Giappone escluso), infatti, è salito del 2,1%. Il Sol levante, decisamente sotto la media regionale, ha segnato solo un +0,2%. Il Vecchio continente, pur essendo positivo, segue con difficoltà le altre macro aree (Msci Europe +0,8%). Unica nota stonata della prima settimana di giugno risulta essere Milano. Piazza Affari ha chiuso l'ottava con una perdita di 0,3 punti. A New York gli appuntamenti clou della settimana sono stati le pubblicazioni dei dati macro e occupazionali. A maggio l'indice Ism manifatturiero, che misura l'andamento del settore industriale in Usa, è salito dai 40,1 punti di aprile a 42,8 punti. Gli analisti prevedevano si fermasse a quota 42,2. La spesa edilizia, intanto, ad aprile ha segnato un aumento dello 0,8% dopo il +0,4% del mese prima. L'andamento del settore si è rivelato migliore rispetto alle previsioni degli economisti che avevano stimato un ribasso dell'1,5%. Sul fronte lavorativo, le notizie non sono altrettanto rosee. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito in maggio al 9,4% dall'8,9% di aprile. Si tratta del livello più alto dall'agosto del 1983. Gli analisti si aspettavano un rialzo più contenuto al 9,2%. Il rapporto del governo contiene tuttavia anche un dato positivo: nel mese sono stati persi 345.000 impieghi, meno dei 520 mila attesi dagli analisti. Sul mercato delle materie prime, intanto, il prezzo dell'oro nero ha ormai ripreso la sua corsa. Dopo il picco di 147 dollari registrato l'11 luglio 2008 al Nymex di New York, le quotazioni del petrolio hanno perso quasi l'80% fino al minimo di 32,70 dollari lo scorso gennaio. Poi il prezzo è tornato a salire, in particolare nelle ultime settimane. Oggi, durante i primi scambi elettronici negli Stati Uniti, il petrolio ha superato la soglia dei 70 dollari, raggiungendo quota 70,32. In Europa si è sentita l'autorevole voce della Bce. Il presidente, Jean-Claude Trichet, ha infatti annunciato un nuovo taglio alle stime sul Pil 2009 (a -5,1/-4,1% da -3,2/-2,2% indicati in marzo). Riviste al ribasso anche le stime sul Pil del 2010 a -1/+0,4% dalla fascia precedente -0,7/+0,7. Eurolandia vedrà comunque una ripresa graduale nel 2010 secondo la Bce. Inoltre, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di confermare il livello dei tassi di interesse (all'1%), che il mese scorso erano stati nuovamente ridotti per 0,25 punti, raggiungendo un nuovo minimo nei 10 anni di storia della valuta unica. Piazza Affari, da parte sua, è risultata pesante in primis a causa delle performance negative delle proprie blue chips. Enel, per esempio, ha registrato una perdita settimanale di oltre 18 punti, alle prese con il maxi aumento di capitale da 8 miliardi di euro. Anche Fiat è scesa di quasi 2 punti, in un clima di incertezza in cui non si da per conclusa la trattativa con Opel. Male anche il comparto finanziario (Banco Popolare -8%, Intesa -1,5%), ad eccezione di Unicredit (+7%). In Asia, le Borse sono state spinte dai dati sulla produzione manifatturiera in Cina, che hanno dato nuove speranze di ripresa, dai segnali di rinascita delle esportazioni e dai comparti high-tech. Valerio Baselli è Redattore di Morningstar in Italia. Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi. Puoi mandare un commento all'Autore cliccando qui. Utimi Articoli I vincitori sul banco di prova Rating e Report di Ricerca Qualitativi Per una finanza non dopata Eurizon EasyFund Equity North America Epsilon QValue Articoli correlati Link Correlati

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