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Report "Globalizzazione"   28 maggio – 2 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

"In caso di attacco l'America è pronta a raderli al suolo" ( da "Stampa, La" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: facendo perno sull'intesa con Russia e Cina, varando sanzioni più dure per sancire un maggiore isolamento del regime». E se non bastasse? «Gli Stati Uniti potrebbero siglare accordi militari con i Paesi della regione al fine di far risaltare la determinazione a proteggerli da eventuali aggressioni nordcoreane».

Nolite naves nostras tangere! ( da "superEva notizie" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Russia, tradizionalmente alleati della Corea del Nord, hanno manifestato le loro preoccupazioni per l'atteggiamento assunto dalla Corea, insensibile alle rimostranze altrui per il mancato rispetto degli accordi internazionali. EPHEMERIS ci presenta qui, in lingua latina, una sintesi delle vicende di questi giorni che i giornali e i media di tutto il mondo hanno commentato

Prodi: Crisi? Serve un rilancio politico ( da "Trentino" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Oggi la globalizzazione segna la fine del "nostro" Stato e anche del "nostro" mercato, così come li abbiamo conosciuti per secoli. "L'economia è globalizzata, lo Stato no": così Sabino Cassese definisce la grande patologia dei nostri tempi. Il mondo della finanza e dell'informazione prende il sopravvento sul potere politico,

alta tensione tra le coree e kim jong-il minaccia "siamo pronti alla guerra" - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina punta a rilanciare il «tavolo a sei» (con le due Coree, gli Usa, la Russia e il Giappone), una liturgia negoziale già impantanata da anni e palesemente inadeguata di fronte all´emergenza. Il premier giapponese Taro Aso, in sintonia con Washington, chiede molto di più: «è importante che ci siano nuove sanzioni».

i passi lenti dell'industria italiana all'ombra della recessione - carlo castellano ( da "Repubblica, La" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione A partire dal 2000, nonostante l´economia mondiale abbia continuato a espandersi a ritmi sostenuti (4% in media) , da noi la crescita è stata appena superiore all´1% all´anno CARLO CASTELLANO è inevitabile che in questi mesi tutta l´attenzione sia rivolta a comprendere se la recessione abbia raggiunto il punto più critico e quando potrà ripartire un nuovo ciclo espansivo

dietro le quinte dell'onu si lavora per i negoziati ( da "Centro, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dal Pentagono l' entourage del segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere alla stampa americana che gli Usa non stanno affatto pensando ad una opzione militare. Anzi: l'unica via d'uscita, se sarà possibile, rimane una ripresa quanto prima dei cosiddetti negoziati diplomatici a Sei: le due Coree, Usa, Russia, Cine a Giappone.

Corea, il mondo si mobilitaper evitare un disastro ( da "Secolo XIX, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina, Giappone e le due Coree). Il problema è che la Cina applica una sua Dottrina Monroe nell'area tra Coree, Taiwan e Mar della Cina meridionale, ma dissolvere il regime di Pyongyang significherebbe mettere un moto un risiko deleterio per Pechino, perché tutta la penisola passerebbe sotto la sfera d'influenza occidentale.

Obama. Nucleare. Iran e Corea del Nord, le due sfide ( da "AmericaOggi Online" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: trovare nuovi equilibri grazie alla rafforzata alleanza tra Washington e New Delhi e ad un inizio di nuovo dialogo tra la Cina e gli Stati Uniti di Obama - apre una riflessione sui tempi e le modalità di reazione all'offerta di dialogo della Casa Bianca di Obama da parte di quei Paesi che, in modi diversi, vedono negli Usa un nemico ancora adesso, così come lo era ai tempi di George W.

Nucleare. Corea del Nord. Sale la tensione ( da "AmericaOggi Online" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si avvia ad adottare nuove sanzioni (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, i cinque Paesi permanenti si sono espressi in tal senso), ma il gruppo di lavoro incaricato di formulare una nuova risoluzione ha spiegato che "serve ancora del tempo" per un pronunciamento definitivo.

aiuterò le imprese con le banche ( da "Tirreno, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione) che danno aiuti concreti alla ripresa e allo sviluppo». Anche per il candidato presidente della Provincia Giorgio Kutufà l'uscita dalla crisi passa dai sostegni alla crescita delle piccole e medie imprese per rimettere in moto gli investimenti: «Nel nostro piccolo - dice - abbiamo cercato di intervenire con incentivi alle assunzioni e investendo forte sulla formazione:

Venti di guerra spirano da Pyongyang ( da "Riformista, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina per ora resta a bordo ring. Disapprova i test nucleari nordcoreani, ma preferisce trincerarsi dietro una coltre di silenzio. E il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si prepara a votare nuove sanzioni. Mentre dagli Stati Uniti il segretario di Stato Hillary Clinton ribadisce con forza che gli Usa difenderanno la Corea del Sud,

Usa, Cina e il ping pong planetario ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina e il ping pong planetario Le merci all'America e i dollari a Pechino: la recessione finirà, ma le disparità resteranno di Barry Eichengreen I libri di storia del futuro, a seconda di dove saranno scritti, sceglieranno due diversi approcci per individuare le responsabilità dell'attuale crisi economica e finanziaria.

Gli economisti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-28 - pag: 2 autore: Gli economisti concordano su un solo punto: nella crisi ha giocato un ruolo determinante il grande squilibrio tra i bassi risparmi negli Usa e gli alti risparmi in Cina e negli altri paesi emergenti

Pyongyang a Seul: pronti a colpire ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: al pari della Cina)dalla stessa Pyongyang con un'ora circa di anticipo. La morale che si trae è che l'alleanza con gli Usa va rafforzata, ma andrebbero anche migliorate le capacità autonome di raccolta di informazioni. Se una delle finalità di Pyongyang è dividere le alleanze che le sono contro, è anche vero che gli effetti finiscono per essere controproducenti:

MEZZO SECOLO AD ALTO RISCHIO ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: armistizio fu siglato dalla coalizione guidata dagli Usa che difendeva il Sud sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e dalla Corea del Nord che durante il conflitto fu aiutata dai "volontari" inviati dalla Cina di Mao Dalla sunshine policy alla stretta La guerra costò circa 2 milionie mezzo di vite, tra soldati e civili.

Il Capitale di monsignor Marx (Reinhard) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: atteggiamento dei cristiani di fronte ai temi della globalizzazione e dello sviluppo. Il testo è pronto da tempo, ma il profondo cambiamento nello scenario economico mondiale ha reso indispensabili aggiornamenti e revisioni. Un posto di prima fila lo avrà certamente la dimensione della giustizia e quindi della necessità d'impegnarsi per un'equa divisione delle ricchezze nel mondo,

In risalita i prezzi del nickel ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alle crescenti spedizioni verso la Cina. Resta però un interrogativo sulla reale destinazione del metallo diretto in Cina, dove i prezzi, considerati vantaggiosi, innescano gli acquisti con cui aumentare le scorte strategiche. I dubbi sulla stabilità del trend positivo nascono principalmente dalla situazione dell'acciaio inossidabile, il principale settore di utilizzo del nickel.

La Corea del Nord: colpiremo il Sud ( da "Corriere della Sera" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Da un lato riconduce gli avvenimenti alla contrapposizione con gli Usa e l'Occidente, basta leggere cosa ha dichiarato Su Hao, dell'Istituto universitario di studi diplomatici: «La tensione nella penisola coreana non fa gli interessi della Cina, ma non è realistico pensare che siamo noi a risolvere il problema di fronte all'incapacità dell'Occidente».

La denuncia di Amnesty: ( da "Corriere della Sera" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: punta l'indice su un modello di globalizzazione «sbagliato e sfrenato», che ha accresciuto le diseguaglianze, mentre «vediamo crescere i segnali di scontro e di violenza politica ». In altre parole, «siamo seduti su un barile di miscela esplosiva composta di disuguaglianza, ingiustizia e insicurezza.

( da "Corriere della Sera" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina? «Non ha grandi mezzi per premere su Pyongyang. Ogni misura finanziaria non colpirebbe i leader ma la popolazione. Caso mai funzionerebbe il blocco dei conti personali». E una crisi umanitaria riverserebbe profughi in Cina e Pechino non gradirebbe.

Dietro le quinte dell'Onu si lavora per i negoziati>( da "Trentino" del 28-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dal Pentagono l' entourage del segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere alla stampa americana che gli Usa non stanno affatto pensando ad una opzione militare. Anzi: l'unica via d'uscita, se sarà possibile, rimane una ripresa quanto prima dei cosiddetti negoziati diplomatici a Sei: le due Coree, Usa, Russia, Cine a Giappone.

accordo all'onu: in arrivo sanzioni più pesanti ( da "Tirreno, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Del regime di Pyongyang preoccupa l'imprevedibilità. Comunque, Washington rimane prudente e non sta affatto pensando a un'opzione militare. Anzi: l'unica via d'uscita, se sarà possibile, rimane una ripresa dei negoziati diplomatici a Sei: le due Coree, Usa, Russia, Cine a Giappone.

Il mondo è seduto su una bomba Diritti violati: il rapporto di Amnesty">Il mondo è seduto su una bomba Diritti violati: il rapporto di Amnesty ( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: indice su un modello di globalizzazione "sbagliato e sfrenato", che ha creato problemi e accresciuto le diseguaglianze a livello sociale. "In questi anni -scrive Khan- i diritti umani sono stati messi in secondo piano di fronte a quella specie di 'bisonte della strada' che è stata la globalizzazione priva di regole, che ha trascinato il mondo in una frenesia di crescita.

"Il mondo è seduto su una bomba"">Amnesty: "Il mondo è seduto su una bomba" ( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: indice su un modello di globalizzazione "sbagliato e sfrenato", che ha creato problemi e accresciuto le diseguaglianze a livello sociale. "In questi anni -scrive Khan- i diritti umani sono stati messi in secondo piano di fronte a quella specie di 'bisonte della strada' che è stata la globalizzazione priva di regole, che ha trascinato il mondo in una frenesia di crescita.

Il Rigoletto/ L'Italia? Il Paese dei predoni ( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ora le teorie liberali sembrano minacciate da un altro virus: i principi che ispirano la globalizzazione sono tacciati di "mercatismo" e con questo si fornisce una parodia della cosiddetta "versione degenerata del liberismo". Ma già Einaudi nel 1941 diceva che "Gli uomini sono presti a persuadersi, quando c'è qualcosa che va male, ad invocare il braccio forte dello Stato".

Avellino: Sviluppo, Frungillo (InM): ( da "Sannio Online, Il" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Un puzzle sociale di persone che guarda alla globalizzazione come l?unica strada da seguire per poter creare un progetto serio di sviluppo. Sergio De Gregorio ha apprezzato molto il lavoro fin qui compiuto da InM, mostrando un forte interesse per le pregevolezze irpine?. Come valorizzare i punti-forza irpini?

Napolitano sugli immigrati: "Spesso sono vittime di reti criminali" ( da "Stampaweb, La" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: inclusione del continente nella strategia della globalizzazione economica non produca per la sua popolazione sufficienti benefici. «E pertanto è essenziale - ha commentato il capo dello Stato - adottare una strategia per l?Africa che tenga conto della complessità dei problemi ancora da risolvere e consenta di affrontare le nuove sfide globali come quelle imposte dall?

Kamikaze nel cuore di Lahorefanno strage: 24 morti e 300 feriti ( da "Sicilia, La" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ipotesi rilanciata anche dalla Cina), hanno ammonito che Pyongyang deve «pagare un prezzo» per l'atteggiamento di sfida alla comunità internazionale. Infine, sempre sul fronte nucleare, la Corea del Nord ha ripreso le attività al suo impianto di Yongbyon, almeno secondo il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, che cita un funzionario anonimo del governo.

Non solo l'economia, in crisi i diritti umani ( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, il mercato del lavoro e la precarietà, la sicurezza sul lavoro, il welfare, l'immigrazione, le guerre, l'ambiente e i diritti umani: il rapporto fotografa e analizza la globalizzazione per quello che è, mettendo in luce i punti più critici e delineando al contempo le direzioni da seguire per dare concreta attuazione a un'

Nordcorea, nuove sanzioni ( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La novità sarebbe che adesso anche Russia e Cina convengono sulla necessità di emanare nuove sanzioni dopo il test nucleare in flagrante violazione delle risoluzioni Onu; ma la discussione sulle azioni punitive da intraprendere è ancora "in una fase iniziale". INNALZATO IL LIVELLO DI ALLERTA PER TRUPPE SEUL E USA.

Napolitano sugli immigrati: ( da "Corriere.it" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: inclusione del continente nella strategia della globalizzazione economica non produca per la sua popolazione sufficienti benefici. «E pertanto è essenziale - ha commentato il capo dello Stato - adottare una strategia per l'Africa che tenga conto della complessità dei problemi ancora da risolvere e consenta di affrontare le nuove sfide globali come quelle imposte dall'

Dai Nobel ai giochi per bambini, ce n'è per tutti>( da "Trentino" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si confronteranno in pubblico come sia possibile conciliare identità e globalizzazione al tempo della crisi. Il popolo degli scoiattoli potrà incontrare ben due premi Nobel per l'Economia: George Akerlof e James Heckman. E poi grandi personalità del mondo pubblico e culturale italiano, nomi di spicco, ma sempre protagonisti a vario titolo del mondo dell'economia.

Un anno all'estero con Intercultura ( da "Trentino" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i quali frequenteranno il 4ª anno della scuola superiore all'estero, e precisamente in Cina, Usa, Svezia, Francia, Giappone e Finlandia. Fino ad ora 70 ragazzi trentini sono riusciti a realizzare un'esperienza all'estero grazie alle borse di studio offerte dalla Fondazione in sedici anni di attività. (e.z.)

Immigrazione. Napolitano: la crisi non cancelli l'accoglienza ( da "AmericaOggi Online" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è un banco di prova non eludibile per l'Occidente globalizzato, e in primo luogo per l'Europa. E' nostro dovere e nostro stesso interesse risolvere le sue gravi crisi che generano "emergenze umanitarie e drammatici fenomeni migratori", ha detto Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale la Giornata dell'Africa.

gli operai di termini periferici e invisibili - pippo russo ( da "Repubblica, La" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E in questo riassetto degli equilibri di potere geo-politico è il delicato rapporto globale-locale a essere ridisegnato. Nel corso dell´ondata crescente di globalizzazione i territori più dinamici marcavano un protagonismo localista per il quale arrivavano a mettersi in contrapposizione col centro nazionale. SEGUE A PAGINA XVI

lo spirito - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione economica comporta ora una riflessione che coloro che governano un mondo del rischio totale trovino accordi per evitare le disparità di ricchezza fra i singoli e fra i Paesi ed una caotica ma generalizzata conflittualità distruttiva, secondo i fondamentali principi della Teoria della giustizia di John Rawls,

C'ERA UNA VOLTA LA TERZA VIA ( da "Unita, L'" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: capacità di avere una visione critica del processo di globalizzazione e del modello di sviluppo che lo alimentava. I sondaggi ci dicono oggi che in gran parte dei Paesi avanzati, compresa l'Italia, la globalizzazione non ha più il consenso della maggioranza. La principale sfida che la crisi sta ponendo alla sinistra è quella di rendere la globalizzazione accettabile dalla gente.

L'Onu prepara sanzioni contro la Corea del Nord ( da "Unita, L'" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina) più Giappone e Corea del Sud. All'ordine del giorno era proprio la bozza di risoluzione da presentare al voto del Consiglio. Il testo dovrebbe contenere «una fortissima condanna» dei test nucleari di Pyongyang, oltre a sanzioni mirate per non penalizzare ulteriormente le popolazioni della Corea del Nord.

Corea, Usa e Seul alzano l'allerta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Russia, riluttante a introdurre misure troppo severe che renderebbero impossibile il ritorno di Pyongyang al tavolo dei negoziati a sei. Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Andrei Nesterenko, ha sottolineato che Mosca non contempla alternative a un approccio diplomatico: «Non vediamo la necessità di usare il linguaggio delle sanzioni ma piuttosto quella di mostrare

La crisi costa all'Opec 370 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sottolinea, paragonabile a quello della Cina. Come dire: è grazie al nostro sacrificio che l'economia mondiale avrà l'opportunità di risollevarsi. Quanto al rischio che la risalita dei prezzi del greggio possa compromettere la solidità della ripresa –dell'economia e della domanda di petrolio –

Napolitano: non rinunciare all'accoglienza dei migranti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzato e in primo luogo per l'Europa. Da qui l'invito ad affrontare globalmente i problemi dell'Africa, ora esacerbati dalla crisi economica: «Abbiamo il dovere di avviare, anche in rapporto a una politica europea dei flussi migratori e di accoglienza, un partenariato con i Paesi africani che permetta di mettere in moto o consolidare lo sviluppo e aggredire le cause profonde

Kerry: Pechino collaborerà sul dossier clima ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: presidente della commissione Relazioni internazionali del Senato Usa (e candidato 2004 alla Casa Bianca per i democratici), dopo una visita in Cina durante la quale ha incontrato il vicepresidente Xi Jinping e il vicepremier Li Keqiang. «Ci sono opportunità immediate per Usa e Cina di collaborare sui cambiamenti climatici e sull'energia pulita», ha aggiunto.

Svolta cruciale per la ripresa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il piano Obama e i piani del Tesoro USA, gli stimoli infrastrutturali in Cina, l'aggressività non convenzionale della Federal Reserve e di altre Banche centrali. Nessuna reazione. Poi improvvisamente, la notizia-miccia: alcune grandi banche internazionali stanno facendo profitti da inizio 2009, nonostante i titoli tossici, le Borse, il calo delle commissioni,

La Cina è più verde ( da "Manifesto, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Già oggi in effetti le automobili che circolano in Cina, in particolare nel segmento delle utilitarie familiari, hanno un'efficenza energetica in media superiore a quella degli Usa (anche perché in Cina le auto sono molto più piccole che in America, e su questo influiscono molto le tasse: sui veicoli che consumano meno c'è una tassa del 1%, mentre sulle auto sportive,

Summit del Wto nei giorni di Seattle ( da "Manifesto, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di ong tutti insieme contro la globalizzazione neoliberista pur nella diversità delle pratiche di lotta) riuscì a bloccare un summit del Wto. Da allora fu un'escalation, da Praga a Goteborg fino alla repressione di Genova. Ebbene, a dieci anni esatti di distanza l'Organizzazione mondiale del commercio decide di tenere una conferenza ministeriale proprio negli stessi giorni della «

Le visioni di Castells e l'automa finanziario ( da "Corriere della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina in primo luogo) dall'altro consumatori di capitali (Gli Usa). «Abbiamo creato un gigantesco robot globale privo di cervello», ha sintetizzato Castells. E oggi che quel castello è crollato ne misuriamo le conseguenze. Ma quello che più interessa al sociologo è osservare come dalla perdita di reddito e posti di lavoro,

( da "Corriere della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: potrebbe essere quella di svolgere un ruolo di arbitro tra Usa e Cina, sfruttando il debito in euro come un'alternativa al debito in dollari degli investitori asiatici. Panebianco, invece, teme l'impatto delle condizioni politiche globali «meno amichevoli» per l'economia aperta. Trovandosi a fronteggiare una minor crescita, ha detto, «l'Europa avrà davvero bisogno di scelte innovative»

Ricciotti, archistar noglobal ( da "Corriere della Sera" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La critica di Ricciotti investe la globalizzazione ma anche quella sinistra che non ha saputo difendere i suoi valori fondativi: «La globalizzazione non ha un vero progetto intellettuale. Oggi dobbiamo ritornare ai valori della contestualità, dobbiamo ascoltare i luoghi, ascoltare abitanti e memorie».

I due volti di Obama ( da "Tempo, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Se il XX secolo è stato quello degli Usa, il XXI sarà quello della Cina? «Si è possibile ma non della Cina di oggi. Perché se vorrà esserlo, dovrà puntare molto di più sulla democrazia che ad ora manca completamente e questo li sta distruggendo. Fanno dieci passi in avanti e sette in dietro.

Napolitano: ( da "Secolo XIX, Il" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è un banco di prova non eludibile per l'Occidente globalizzato, e in primo luogo per l'Europa. È nostro dovere e nostro stesso interesse risolvere le sue gravi crisi che generano «emergenze umanitarie e drammatici fenomeni migratori», ha detto Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale la Giornata dell'Africa.

Grand Tour del Gusto: viaggio tra le comunità del cibo ( da "Caserta News" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tipiche dagli effetti della globalizzazione. Un'iniziativa che si inquadra nella filosofia del progetto internazionale "Terra Madre" che tende a valorizzare il lavoro delle piccole comunità di agricoltori e pescatori che producono alcune gustose genuine e uniche bontà. Tanti ortaggi, formaggi, pesci, tipi di pasta fatti a mano rischiano di scomparire anche nella zona di Massa Lubrense.

Calzature, il rosso della bilancia Ue sfonda 1,7 miliardi nel primo bimestre 2009 ( da "Sestopotere.com" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: oltre alla Cina, sono l?Indonesia e il Brasile. L?import Ue da Giacarta si è arrampicato oltre i 162 milioni di euro, crescendo a un tasso annuo del 39,1%. A doppia cifra anche i progressi del Brasile, che sconta al contrario gli effetti della crisi economica nel mercato Usa, dove sta perdendo vistosamente terreno.

Csm e Fondazione su legalità, cinema e giustizia ( da "Sicilia, La" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «In questo mondo fortemente globalizzato ? spiega Angelo Torre, responsabile dell'organizzazione ? continua a diminuire la dimensione delle realtà locali, proprio per questo motivo abbiamo deciso di organizzare questo convegno iniziando dai giovani siciliani, che non devono perdere le loro tradizioni.

Sanremo: grande affluenza per il seminario di Confindustria ( da "Sanremo news" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione', fenomeno che ha facilitato il propagarsi della recente crisi di liquidità del sistema finanziario, che, come noto, è nata e si è sviluppata inizialmente negli Stati Uniti d?America, grazie sia alla facile erogazione di credito di bassa qualità alla collettività dei consumatori sia ad un uso esasperato della leva finanziaria da parte degli investitori istituzionali

"Ma le banche hanno reagito alla crisi in modo efficace" ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 29-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: non solo non stiamo andando verso il protezionismo bensì stiamo dando delle risposte positive". "Cosa succederà da adesso in avanti? non lo so. La globalizzazione tornerà indietro? Io non lo credo, probabilmente - ha concluso Passera - dovremmo inventarci degli altri modi per essere glocal, o come qualcuno adesso dice lobal, cioè più locali che globali".

Festival, via con speranza: Il peggio è passato ( da "Trentino" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione, prima ancora della crisi, mette in discussione la vita quotidiana, fisica delle persone e delle comunità. Fra le reazioni positive alla globalizzazione abbiamo avuto ad esempio il glocalismo, che non scopriamo ora. Ora nello scenario globale ha fatto irruzione la crisi, che è il prodotto in realtà di tante crisi,

C'è il processo con Roubini, poi Colao e Petrini ( da "Trentino" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Identità professionale e globalizzazione dei mercati (Sociologia, aula Kessler). Coordina: Luca Nogler. Intervengono: Aldo Bonomi, Marina Calderone, Pierluigi Mantini, Andrea Nicolussi, Gilberto Pichetto Fratin e Stefano Zappalà. Ore 10.30. Diego Della Valle, Giampaolo Fabris: «La costruzione del brand» (Palazzo Geremia).

Studiare all'estero ( da "Trentino" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Studiare all'estero Studiare all'estero Studieranno in Cina, Usa, Svezia, Francia, Giappone e Finlandia i 7 vincitori delle borse Intercultura della Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto. I 7: Dalila Agosta, Bruno Boscia, Armin Chiocchetti, Alessandra Conte, Sofia Fraglica, Valentina Michelazzi, Samantha Povoli.

E il titolo Gm sparisce dal Dow Jones ( da "Corriere delle Alpi" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: taglia negli Usa e di fermare le esportazioni dalla Cina. L'accordo si traduce, per le casse della casa automobilistica, in risparmi annuali per 1,3 miliardi di dollari. «Preferiremmo che Gm riuscisse a evitare la bancarotta» aggiunge Gettelfinger. In attesa di conoscere il suo destino, nelle mani del Tesoro e della task force designata a supervisionare la ristrutturazione di Detroit,

Un viaggio a New York, arte e musica ( da "Trentino" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Un viaggio studio a New York ricco di incontri istituzionali nella città simbolo del mondo globalizzato ed una rassegna artistico - musicale che si propone di promuovere i giovani artisti locali e creare uno spazio di visibilità per le realtà culturali dell'altipiano: sono i progetti più ambiziosi ed innovativi del Piano giovani di zona altipiano della Predaia 2009.

corea, l'america non crede ai test atomici - giampaolo cadalanu ( da "Repubblica, La" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina. Sullo sfondo delle incertezze legate anche alle condizioni di salute del "caro leader ", Kim Jong-il, che secondo indiscrezioni e fonti diplomatiche potrebbe essere stato colpito da un ictus, resta sempre la possibilità di nuove provocazioni navali: Pyongyang contesta il confine marittimo e già in passato scaramucce armate fra le due Marine erano avvenute proprio nel mese di

e il titolo gm sparisce dal dow jones ( da "Centro, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: taglia negli Usa e di fermare le esportazioni dalla Cina. L'accordo si traduce, per le casse della casa automobilistica, in risparmi annuali per 1,3 miliardi di dollari. «Preferiremmo che Gm riuscisse a evitare la bancarotta» aggiunge Gettelfinger. In attesa di conoscere il suo destino, nelle mani del Tesoro e della task force designata a supervisionare la ristrutturazione di Detroit,

in piazza giovani, precari e invisibili "ma non chiamateci più no global" - carlo bonini anais ginori ( da "Repubblica, La" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Otto anni fa, ci opponevamo alla globalizzazione nel momento della sua massima espansione. Oggi, che la globalizzazione celebra la sua sconfitta, il Movimento assume nuove parole d´ordine e nuove forme. Che sono quelle antiche della crisi e delle contraddizioni del capitalismo».

La Corea affila le armi contro le sanzioni dell'Onu ( da "Tempo, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e quello che fa capo a Cina e Russia, per provvedimenti non troppo duri i cui margini sono difficili da definire per l'isolazionismo del regime comunista. Pechino e Mosca ritengono che sanzioni pesanti altro non costituirebbero che un ostacolo insormontabile per far ripartire i colloqui a Sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana,

CAMBIO GOMME ( da "Borsa e Finanza" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Poi Asia, Cina in testa, e Sudamerica. Tutte realtà facilmente raggiungibili con una buona scorta di Exchange traded fund. D'altronde il trend rialzista del petrolio e delle commodity in generale appare più robusto, in prospettiva, di quello dei principali indici azionari.

prodi ha un sogno spagnolo per delbono "con te bologna diventi la nuova barcellona" ( da "Repubblica, La" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e degli Usa, mentre l´Europa, lamenta Prodi, «è al traino, divisa e assente dalle grandi scelte», nonostante si voti per il Parlamento del vecchio continente. In tutto questo Bologna può fare molto, dice il Professore, che approva le proposte di Delbono che vuole dialogare con il nuovo Rettore, convinto che il binomio Ateneo e Comune darà una direzione di marcia al futuro di

Per Obama e lo Ior nuove piste in vista ( da "Borsa e Finanza" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma si ha la sensazione che gli Usa, di sicuro costretti a cedere una fetta di leadership per la crisi finanziaria (basti pensare al via libera di Obama all'export della tecnologia nucleare di Westinghouse alla Cina, osteggiata da Bush che pure l'aveva concessa all'India), non abbiano oggi alcuna intenzione di concedere briglia sciolta alle iniziative italiane.

Il mal d'Africa del Drago ( da "Borsa e Finanza" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: SETTIMANA IN NUMERI Il mal d'Africa del Drago di Redazione - 30-05-2009 Primo: la Cina è il secondo Paese mondiale per consumi di energia, superata dagli Usa ma prossima a raggiungerli. Secondo: intorno al 2020 il Drago dovrà importare il 60% del greggio (e il 30% del gas) necessari al suo apparato industriale e a 1,5 miliardi di abitanti.

casa dolce casa: la mostra di lee kyong ju ( da "Tirreno, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: trattato il concetto di casa nel suo momento di trasformazione a contatto con le varie tendenze contemporanee, in primis globalizzazione e urbanizzazione. Attraverso le sue opere, l'artista si chiede quale sia il vero significato di casa, come luogo fisico e psichico. In quest'epoca, in cui impera il nomadismo, la casa diventa non più uno spazio per abitare, ma un bene da possedere.

Crisi economica. Il Papa preoccupato per i Paesi poveri ( da "AmericaOggi Online" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nel mondo globalizzato si può sopravvivere solo grazie ad una solidarietà globale, e bene ha fatto chi ha deciso di aumentare gli aiuti anziché ridurli. "Bisognerebbe che il loro esempio fosse seguito dagli altri Paesi industrializzati" - esorta Benedetto XVI con lo sguardo ai prossimi incontri internazionali - e che questi "ritrovino il senso della misura e della sobrietà nell'

Geithner: la Cina consumi di più ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tariffe commerciali contro la Cina. Le pressioni protezioniste all'interno del Parlamento Usa crescono infatti con la percezione che la Cina mantenga illecitamente un vantaggio competitivo grazie a una valuta sottovalutata. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RICHIESTE Per attenuare gli squilibri internazionali Washington chiede ai cinesi di sostenere più la domanda interna che le esportazioni

FESTIVAL DI TRENTO ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pierluigi Mantini e Andrea Nicolossi affrontano il tema «Identità professionale e globalizzazione dei mercati» (Facoltà di sociologia, ore 10.00). «La costruzione del brand» è l'argomento discusso da Diego Della Valle e Giampaolo Fabris (Palazzo Geremia, ore 10.30). Nella sezione «Il tribunale della crisi» si svolge un processo agli economisti: presidente, Massimo Gaggi;

Non sempre piccolo è bello ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sotto l'onda d'urto dei processi di globalizzazione, si sia assistito a una ristrutturazione che ha comportato una «selezione darwiniana». Ma, adesso, secondo l'advisor, che lavora su questo specifico segmento di mercato, l'incremento dimensionale può diventare una opzione in più, per il nostro «nano- capitalismo».

HO APPRESO con grande compiacimento della lodevole iniziativa, assunta dagli orga... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non credo poi, visto il riferimento all'età matildica, che il Medioevo fosse immune da fenomeni migratori. La globalizzazione ha radici molto lontane nel tempo, direi bibliche. Matilde era di pura razza ariana? Se fosse così la scelta di Houma mi farebbe ancor più piacere.

IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti i... ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma perché è forse la comunità che vive con più sensibilità culturale e sociale di altri i grandi cambiamenti del tempo presente e della globalizzazione. Consapevole di ciò, non vuole perdere la propria identità, anzi, vuole esserne il motore trainante per la vallata, essendone anche al centro. Simbolo di questo potrebbe essere il fatto che sarà la sede dell'Unione dei Comuni.

IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti i.... ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma perché è forse la comunità che vive con più sensibilità culturale e sociale di altri i grandi cambiamenti del tempo presente e della globalizzazione. Consapevole di ciò, non vuole perdere la propria identità, anzi, vuole esserne il motore trainante per la vallata, essendone anche al centro. Simbolo di questo potrebbe essere il fatto che sarà la sede dell'Unione dei Comuni.

Wolf: ha prevalso la logica politica, arretra l'industria ( da "Corriere della Sera" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: È un aspetto della globalizzazione». Con i governi così coinvolti, teme che ora s'inneschi uno scambio di favori su piani completamente diversi? «Mi pare inevitabile. Se parte un processo così fortemente politicizzato, diventa un mercato delle vacche. È quello che c'è da aspettarsi fra governi quando vogliono arrivare a un accordo.

Obama lancia i cybermilitari ( da "Corriere della Sera" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: finanziare più attivamente la pirateria cibernetica è la Cina. Minaccia strategia a parte, c'è anche un rilevante aspetto economico: giusta un'indagine statistica rivelata da Obama, i crimini cibernetici sono costati agli Usa 8 miliardi di dollari negli ultimi due anni La nuova struttura in seno alla Casa Bianca dipenderà sia dal Consiglio per la Sicurezza nazionale che da quello,

Pyongyang, nuovo missile e minacce all'Onu: Reagiremo alle sanzioni ( da "Unita, L'" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina ha sempre difeso finora le manie del dittatore nordcoreano. A Mosca è affidato il compito di concordare un testo che ottenga l'unanimità necessaria. Pechino sembra recentemente essersi stancata delle tensioni causate dall'alleato coreano.

( da "Corriere della Sera" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il processo di globalizzazione non si arresterà, ha detto ancora il banchiere, ma i sistemi che hanno già mostrato di reagire meglio alla crisi sono quelli «dove c'è più coesione sociale. E il modello italiano ha retto e reagito meglio di altre realtà». «In questi giorni parleremo molto anche delle responsabilità degli economisti,>

2600 aziende fallite nei primi tre mesi 2009 ( da "Unita, L'" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «La crisi ha colpito il sistema produttivo in una fase di profonda ristrutturazione, innescata dalle maggiori pressioni concorrenziali che sono discese dalla globalizzazione, dall'integrazione dei mercati europei e dalla rivoluzione tecnologica».

Lee Kyong Ju Chiostro di Sant'Agostino a ( da "superEva notizie" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: trattato il concetto di casa nel suo momento di trasformazione a contatto con le varie tendenze contemporanee, in primis globalizzazione e urbanizzazione. Attraverso le sue opere, l'artista si chiede quale sia il vero significato di casa come luogo fisico e psichico. In quest'epoca in cui impera il nomadismo, la casa diventa non piu' uno spazio per abitare, ma un bene da possedere.

In piazza giovani, precari e invisibili "Ma non chiamateci più no global" ( da "Repubblica.it" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Otto anni fa, ci opponevamo alla globalizzazione nel momento della sua massima espansione. Oggi, che la globalizzazione celebra la sua sconfitta, il Movimento assume nuove parole d'ordine e nuove forme. Che sono quelle antiche della crisi e delle contraddizioni del capitalismo".

Un super sceriffo anti-pirateria ( da "Manifesto, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di cui era stata accusata la Cina che prontamente aveva negato ogni coinvolgimento, di svariati terabyte di file relativi ai nuovi cacciabombardieri F35, che ha reso la loro innovativa tecnologia potenzialmente contrastabile ancora prima della loro costruzione. L'investimento americano in questi nuovi aeromobili supera i 300 miliardi di dollari.

Barack e la chimera dello stimolo economico ( da "Manifesto, Il" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e in Messico. Con essa se ne andranno operai e impiegati non desiderati. A ciò si aggiunge il fatto che il Congresso, a maggioranza democratica, aveva già alla fine del 2008 vincolato l'approvazione dei finanziamenti pubblici alle case automobilistiche all'accettazione da parte del sindacato dell'auto di riduzioni salariali ai livelli delle filiali Usa delle case giapponesi

Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa">Le sei bombe atomiche di Pyongyang Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa ( da "Affari Italiani (Online)" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le minacce degli USA e gli inviti alla moderazione dei grandi alleati Cina e Russia. Invece lo sfoggio di arroganza nucleare e la retorica bellicosa contro gli imperialisti occidentali e la Corea del Sud sono continuati. Questa volta però il dittatore settantaseienne Kim Jong Il potrebbe aver tirato troppo la corda, visto che i suoi storici protettori (

Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa">Le sei bombe atomiche di Pyongyang Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Russia e USA) promossi soprattutto dalla diplomazia cinese per contenere le ambizioni nucleari di Pyongyang sono risultati inutili, mentre la sua recente mossa nucleare pare quasi un provocatorio benvenuto alla nuova amministrazione americana, facendoci riflettere se a questo punto sia in effetti appropriato ridurre il piano difensivo missilistico auspicato dalla amministrazione

Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa">Le sei bombe atomiche di Pyongyang Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.3 ( da "Affari Italiani (Online)" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: particolare gli Stati Uniti sono costretti a fare affidamento ai buoni uffici dei cinesi (creditori dagli USA di ben 800 miliardi di Buoni del Tesoro) per ricondurre a più miti consigli il folle Kim Jong Il. Questo vorrà ovviamente dire che i temi del rispetto dei diritti umani in Cina o del Tibet dovranno essere nuovamente accantonati pur di ottenere da Pechino un intervento risolutivo.

La Commissione europea presenta il risultato delle sue realizzazioni per il periodo 2004-2009 ( da "SardegnaIndustriale.it" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Inoltre, abbiamo assunto un ruolo guida nel far sì che la globalizzazione sia improntata ai valori europei e nel promuovere gli interessi dell?Europa a livello mondiale. Adesso le imminenti elezioni al Parlamento europeo offrono ai cittadini la possibilità di far sentire la loro voce sul futuro dell?

Nucleare, monito Usa a Pyongyang ( da "Stampaweb, La" del 30-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: interrompere il negoziato sul nucleare con i cinque Paesi coinvolti (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud), a seguito delle critiche delle Nazioni Unite per il lancio del satellite. Il 25 maggio la Corea del Nord ha effettuato quindi il suo secondo test nucleare, dopo il primo dell?ottobre del 2006, seguito nei giorni successivi dal lancio di diversi missili a corto raggio.

Non diventerà una potenza atomica ( da "Stampa, La" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: corso al Consiglio di Sicurezza con Russia e Cina (che sembrano propense a inasprire le loro pressioni su Pyongyang) per arrivare al varo di una risoluzione di condanna dei recenti test nucleari e missilistici. Ai monito di Gates la Corea del Nord ha risposto paventando la possibilità del lancio di nuovi vettori a lungo raggio e aumentando le attività nei paraggi di un sito nucleare.

La crisi? E' tutta colpa dei banchieri ( da "Trentino" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: se non si vuole dare la colpa alla Cina, come pure è stato fatto, che avrebbe finanziato la follia finanziaria Usa acquistando i suoi titoli governativi, sarebbe utile capire cosa è successo e, sopratutto, cosa non ha funzionato. I due chierici, stimati economisti, che si sono sobbarcati i compiti dell'accusa, Roberto Perotti, e della difesa,

Obama e Schelfi, unione di fatto sulla via della cooperazione ( da "Trentino" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le nuove necessità che la globalizzazione comporta, ma per fortuna, passando a un'altra sala incontro John Talbott, il consulente di Barack Obama, che conferma e afferma: non credete a chi dice che questa crisi è una normale congiuntura e nemmeno a chi pone le cause nell'inconscio dell'avidità e dell'irrazionalità.

la corea prepara il super-razzo gli usa: "non staremo a guardare" - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Esteri La Corea prepara il super-razzo Gli Usa: "Non staremo a guardare" Caccia americani schierati a Okinawa. Pronta risoluzione Onu Per la prima volta anche Russia e Cina sarebbero disposti ad accettare una risposta molto dura ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Gli Stati Uniti non accetteranno che la Corea del Nord diventi una potenza nucleare.

Berlusconi: ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Europa che non funziona e che conta sempre meno rispetto a Usa, Russia e Cina», anticipa il premier. Anche perché non ha una politica comune su nessun argomento. Berlusconi ha difeso poi la scelta dei candidati del Pdl, una classe dirigente «rinnovata», a differenza di quella della sinistra che «manda sempre a Bruxelles quelli di cui vuole difarsi».

Tre impiccati: Erano i killer della moschea ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Erano i killer della moschea» L'Iran accusa Usa e Pakistan della strage e «giustizia» i sospettati. Il Nobel Ebadi: «Siamo peggio della Cina» TEHERAN I tre uomini arrestati con l'accusa di essere coinvolti in un attentato che giovedì ha provocato una strage in una moschea in Iran, sono stati impiccati ieri in pubblico.

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Globalizzato, si potrebbe dire. Su una parete hanno scritto: la mente è un paracadute: funziona solo quando è aperta. Dopo aver insegnato Lettere nelle Medie in alcuni centri della provincia («una straordinaria palestra di umanità»), il professor Piredda ha affrontato il concorso nazionale per diventare preside con un tema «

IL DRAGONE E' CADUTO NELLA TRAPPOLA DEL DOLLARO ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: portando le sue disponibilità di titoli Usa all'astronomica cifra di 768 miliardi di dollari. La Cina si conferma dunque il più grande creditore della Casa Bianca. Dovrà muoversi con prudenza, scegliendo il tempo come alleato. Si trova infatti nella trappola del dollaro', sospesa tra l'ambizione di sostituirlo senza che l'indebolimento agisca come un boomerang,

L'instabilità affettiva: una nuova condizione umana ( da "Unita, L'" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la globalizzazione all'industria della «paura», lo smantellamento delle sicurezze ad una vita appunto «liquida» sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del «gruppo» per non sentirsi esclusa, e così via. Anche perchè la solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale.

Monito Usa a Pyongyang Caccia schierati a Okinawa ( da "Unita, L'" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina cerca di raffreddare l'atmosfera. A Singapore, alla stessa conferenza alla quale ha partecipato Gates, il generale Ma Xiotian ha invitato la comunità internazionale alla calma e la Corea del Nord ad avviare la denuclearizazione. Da parte sua, sempre a Singapore, il ministro della Difesa sudcoreano,

Pyongyang, pronto il nuovo missile Gli Usa schierano i supercaccia F22 ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma ancora una volta la Cina alleato e confinante con la Corea del Nord cerca di raffreddare le tensioni e a Singapore, nella stessa conferenza dove Gates ha annunciato «una rapida reazione se ci saranno minacce reali» il generale di Pechino Ma Xiotan invita la comunità internazionale alla calma e Pyongyang ad iniziare senza indugi uno spontaneo processo di denuclearizzazione.

omaggio a ramondino folla a galassia gutenberg - bianca de fazio ( da "Repubblica, La" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: indaga attraverso i suoi viaggi l´evoluzione delle culture e la loro interazione nell´epoca della globalizzazione, riportando nei suoi diari l´immagine di un mondo in trasformazione che rischia di cancellare del tutto i tratti distintivi delle diverse civiltà, trasformando il pianeta in un´immensa e uniforme vetrina, regno dell´Ovunquismo».

La Corea del Nord preparaun missile a lunga gittata ( da "Secolo XIX, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pyongyang di interrompere il negoziato sul nucleare con i cinque Paesi coinvolti (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud), a seguito delle critiche delle Nazioni Unite per il lancio del satellite. Il 25 maggio la Corea del Nord ha effettuato il suo secondo test nucleare, dopo il primo dell'ottobre 2006, seguito nei giorni successivi dal lancio di diversi missili a corto raggio.

Pescherecci cinesiper paura lascianoil mar giallo ( da "Secolo XIX, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e quello che fa capo a Cina e Russia, per provvedimenti non troppo duri i cui margini sono difficili da definire per l'isolazionismo del regime comunista. Pechino e Mosca ritengono che sanzioni pesanti costituirebbero che un ostacolo insormontabile per far ripartire i colloqui a Sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana.

Addio buste di plastica Inizia il conto alla rovescia ( da "Tempo, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Perfino in Cina - dove per descrivere il fenomeno dei sacchetti che inondano le strade è stato coniato il termine di «inquinamento bianco» - sono stati messi al bando quelli più sottili e ne è stata vietata la distribuzione gratuita nei supermercati. Anche in Europa si è corsi ai ripari, applicando tasse sui sacchetti di plastica usa e getta,

In Iran è allarme violenza in attesa delle elezioni ( da "Riformista, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: negoziati con i i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), più la Germania: «Sono d'accordo sui colloqui con il 5+1» ha detto Mousavi. Che poi ha aggiunto: «Non rinunceremo a nulla per ottenere la tecnologia, ma bisogna negoziare sui sistemi per garantire che il nostro programma nucleare non devii verso un piano militare».

Ora per Fiat Sud America Cina e Bmw ( da "Riformista, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ora per Fiat Sud America Cina e Bmw di Fabrizio Goria Il giorno dopo l'accordo preliminare fra General Motors e Magna International si cominciano a vedere i dettagli dell'operazione Opel. Carl-Peter Forster, numero uno di GM Europe, gongola, affermando che «è l'inizio di un nuovo futuro per Opel, per i lavoratori, l'azienda e il marchio».

A scuola dalle balene, intelligenti e solidali ( da "Secolo XIX, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anno prossimo faccio la Cina?"» Pirati e missionari, artisti e conquistadores, passato e presente sfilano davanti agli occhi sgranati del lettore: il libro restituisce voce a una miriade di personaggi dimenticati. «Io prediligo quei messicani che hanno anteposto la dignità a qualsiasi altra cosa, ad esempio Dionisia Viarino,

L'ambiente non si salva a colpi di riunioni e summit ministeriali ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Partecipano al totale: Usa 7,1 miliardi; Cina 5,4 miliardi; Ue 5,1 miliardi. Queste quantità, ripartite per il numero rispettivo di abitanti, danno: Usa 23,7 tonnellate per abitante; Ue 10,3; Cina 4,1. Il che significa che un cittadino americano inquina quasi due volte e mezzo un cittadino europeo e sei rispetto a un cinese.

Addio buste di plastica ( da "Tempo, Il" del 31-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Perfino in Cina - dove per descrivere il fenomeno dei sacchetti che inondano le strade è stato coniato il termine di «inquinamento bianco» - sono stati messi al bando quelli più sottili e ne è stata vietata la distribuzione gratuita nei supermercati. Anche in Europa si è corsi ai ripari, applicando tasse sui sacchetti di plastica usa e getta,

Il diritto alla salute. Emergency mondiale ( da "Manifesto, Il" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina, Russia, Pakistan, Israele, India) non ratifica dal 2006 il trattato per la messa al bando delle mine antiuomo (l'australiano Dennis O'Rourke nel suo indispensabile Land Mines: a love story, 2004, anche su Gino Strada, ne parla). Ha preferito invece mostrare come si curano, gratuitamente, i 3 milioni di pazienti che si rivolgono a ospedali,

Migliaia in piazza a Hong Kong venti anni dopo Tienanmen ( da "Tribuna di Treviso, La" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che oggi vive negli Usa. La manifestazione è iniziata nel Victoria Park e si è conclusa davanti agli uffici del governo di Pechino, dopo una «marcia» che si è protratta per oltre due ore. «Molte persone sono venute anche dalla Cina - ha affermato Szeto Wah, uno dei fondatori del Partito Democratico di Hong Kong - e in qualche modo il messaggio arriverà anche nel resto del Paese»

un carro armato mi schiacciò le gambe in piazza tienanmen ( da "Centro, Il" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma la Cina l'ha escluso dalle gare PECHINO. Mentre scappava da piazza Tienanmen appena occupata dai militari, in quella tragica notte fra il 3 e il 4 giugno 1989, un carro armato lo investì e gli schiacciò le gambe. E quando in seguito divenne un atleta in carrozzella, il suo coinvolgimento nelle proteste gli costò l'esclusione da un torneo internazionale.

l'appello di vandana shiva "boicottiamo le aziende che distruggono l'ambiente" - (segue dalla copertina) francesca caferri ( da "Repubblica, La" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pagina 23 - Esteri L´intervista L´ecologista indiana in prima linea contro la globalizzazione L´appello di Vandana Shiva "Boicottiamo le aziende che distruggono l´ambiente" (SEGUE DALLA COPERTINA) FRANCESCA CAFERRI Signora Shiva, perché questa è una questione globale? «L´Amazzonia non è solo una foresta. Non è solo del Brasile.

È nato il partito trasversale delle contraddizioni ( da "Secolo XIX, Il" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In questo entusiasmo per quello che potrebbe considerarsi un prodotto da manuale della globalizzazione, c'è, però, qualcosa che non convince, soprattutto se "visto da sinistra". Ma non s'era detto, almeno da gran parte della cultura postcomunista, che la globalizzazione era il cancro del secolo e che il capitalismo apolide era il nemico da battere?

Tre tazzine quotidiane in Italia: il rito è donna e si beve dolce ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: oltre alla Cina (1 tazzina al giorno). Ultima, la Gran Bretagna (0,1). In Germania, l'acquisto di miscele certificate è cresciuto nell'ultimo anno del 10%, mentre in Russia l'incremento arriva al 13%. Tra le motivazioni espresse dagli intervistati sulla loro predilezione per l'espresso: gratifica e migliora le capacità mentali,

Borse europee attese in rialzo, aiutano prezzi materie prime ( da "Reuters Italia" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il settore manifatturiero in Cina continua a espandersi moderatamente a maggio, con il miglioramento degli ordini all'esportazione. L'indice dei direttori (PMI) di aprile è calato leggermente a 53,1 da 53,5 di aprile, ma resta sopra quota 50 per il terzo mese consecutivo, il confine che delimita espansione da contrazione.

NordCorea, Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le minacce degli USA e gli inviti alla moderazione dei grandi alleati Cina e Russia. Invece lo sfoggio di arroganza nucleare e la retorica bellicosa contro gli imperialisti occidentali e la Corea del Sud sono continuati. Questa volta però il dittatore settantaseienne Kim Jong Il potrebbe aver tirato troppo la corda, visto che i suoi storici protettori (

NordCorea, Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Russia e USA) promossi soprattutto dalla diplomazia cinese per contenere le ambizioni nucleari di Pyongyang sono risultati inutili, mentre la sua recente mossa nucleare pare quasi un provocatorio benvenuto alla nuova amministrazione americana, facendoci riflettere se a questo punto sia in effetti appropriato ridurre il piano difensivo missilistico auspicato dalla amministrazione

NordCorea, Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.3 ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: particolare gli Stati Uniti sono costretti a fare affidamento ai buoni uffici dei cinesi (creditori dagli USA di ben 800 miliardi di Buoni del Tesoro) per ricondurre a più miti consigli il folle Kim Jong Il. Questo vorrà ovviamente dire che i temi del rispetto dei diritti umani in Cina o del Tibet dovranno essere nuovamente accantonati pur di ottenere da Pechino un intervento risolutivo.

BORSA TOKYO: NIKKEI +1,6, TETTO PIU' ALTO DA 8 MESI ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia (in particolare la ripresa della domanda dalla Cina) e ovviamente dalla notizia che il colosso automobilistico Usa, General Motors, annuncera' oggi la bancarotta, mettendo fine in questo modo a un clima di incertezza, la borsa di Tokyo ha chiuso su terreno positivo, conquistando un picco che non raggiungeva da 8 mesi.

Buon risveglio per le Borse europee ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: segnali di ripresa provenienti dalla Cina, con l'indice del settore manifatturiero in rialzo per la terza volta consecutiva, oltre la soglia dei 50 punti che indica lo spartiacque tra espansione e contrazione. I mercati del vecchio continente beneficiano, inoltre, dell'ottima performance delle materie prime e degli energetici, dopo che il petrolio ha toccato nuovi massimi del 2009.

Borse Europa, indice FTSEurofirst sale 2%, aiutano dati Cina ( da "Reuters Italia" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sembra che ci sia una ripresa in Cina, che potrebbe portare a una ripresa sostenuta e a un re-rating dei prezzi delle materie prime e delle azioni collegate", dice IG Markets in una nota. Nel pomeriggio sono attesi i dati dell'Institute of Supply Management (ISM) Usa di maggio.

Borse Asia Pacifico positive dopo dati macro Cina ( da "Reuters Italia" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dati sulla produzione manifatturiera in Cina hanno dato nuovi segnali di ripresa. Un crescente ottimismo sul fatto che il peggio della fase di rallentamento sia finito ha compensato la notizia, ampiamente attesa, che General Motors Corp oggi porterà i libri in tribunale. Il futures delle borse Usa ha esteso il rialzo dopo la notizia su GM, che non ha riservato sorprese negative.

Il diritto alla salute. mondiale ( da "Manifesto, Il" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina, Russia, Pakistan, Israele, India) non ratifica dal 2006 il trattato per la messa al bando delle mine antiuomo (l'australiano Dennis O'Rourke nel suo indispensabile Land Mines: a love story, 2004, anche su Gino Strada, ne parla). Ha preferito invece mostrare come si curano, gratuitamente, i 3 milioni di pazienti che si rivolgono a ospedali,

"Ma i rischi sono ancora in agguato" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: meno sulla Cina. I primi due paesi, infatti, sono meno dipendenti dall?export e più dai consumi interni: questo consentirà loro di crescere in maniera sostenuta anche in caso di recessione mondiale più lunga del previsto». Il quadro generale resta, invece, problematico: «Il 2009 sarà un anno molto difficile per i conti delle grandi società:

USA-CINA: GEITHNER RASSICURA PECHINO SU ASSET IN DOLLARI ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: USA-CINA: GEITHNER RASSICURA PECHINO SU ASSET IN DOLLARI (AGI) - Pechino, 1 giu. - Il segretario americano al Tesoro, Timothy Geithner, ha rassicurato il governo cinese che gli asset denominati in dollari sono sicuri. 01/06/2009 - 10:30

L'Europa resta di buon umore ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: andamento positivo dei futures Usa. I mercati del vecchio continente hanno iniziato il mese di giugno con slancio, di riflesso ai segnali di ripresa provenienti dalla Cina, dove l'indice del settore manifatturiero è rimasto sopra i 50 punti per la terza volta consecutiva, livello che funge da spartiacque tra espansione e contrazione.

WALL STREET: SPICCA IL VOLO DOPO I DATI MACRO USA ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I dati migliori delle attese sulla spesa per costruzioni e il settore manifatturiero mettono le ali a Wall Street, che era gia' partita in positivo grazie alla crescita a sorpresa della spesa per consumi in Usa e ai segnali di ripresa in arrivo dalla Cina. A meno di un'ora dall'apertura, il Dow Jones guadagna il 2,34% e il Nasdaq cresce del 2,75%. 01/06/2009 - 16:33

BORSA: CHIUDE IN FORTE RIALZO, FTSE MIB +3,16% ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il mercato ha sottolineato con soddisfazione la crescita dei prezzi delle materie prime, petrolio compreso, segno di vitalita' dell'economia, e i positivi indicatori macro provenienti dalla Cina e dagli Usa. Bene le borse asiatiche e Wall Street, Milano si allinea. Giornata molto favorevole per Eni, per i titoli ciclici, per Fiat e Generali. 01/06/2009 - 17:49

Renaud Capuçon e Frank Braley in concer ( da "superEva notizie" del 01-06-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina con l'Orchestre National de France diretta da Charles Dutoit, in Cina e Giappone con l'Orchestre National du Capitole e Michel Plasson, in Italia e Francia con l'Orchestre Français des Jeunes e Emmanuel Krivine. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del


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"In caso di attacco l'America è pronta a raderli al suolo" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

"In caso di attacco l'America è pronta a raderli al suolo" La Corea del Nord minaccia una guerra che non può vincere». Wesley Clark, il generale che guidò la Nato in Kosovo, legge le mosse di Pyongyang come «un tentativo di aprire un dialogo diretto con Obama». Sono credibili le minacce di guerra dei nordcoreani nei confronti degli Stati Uniti e della Corea del Sud? «I leader nordcoreani usano toni bellicosi, ma sanno bene che non hanno un'opzione militare a disposizione». Perché? «Se dovessero attaccare la Corea del Sud la loro nazione verrebbe totalmente distrutta. Cesserebbe letteralmente di esistere». Eppure i nordcoreani lasciano intendere di essere in vantaggio da un punto di vista militare potendo minacciare Seul con le loro artiglierie... «La Nord Corea possiede un esercito di un milione di uomini e una linea di difesa ben fortificata lungo la zona di demarcazione con il Sud. Ma in caso di conflitto gli Stati Uniti sarebbero in grado di ammassare nell'area una quantità tale di armamenti in grado di distruggere la Corea del Nord. Il regime di Pyongyang sa bene di non disporre di un'opzione militare...». Neppure con l'atomica... «Il governo russo ha mandato un segnale forte a Pyongyang parlando di stato di emergenza nella Siberia Orientale. È una maniera per fargli sapere che un conflitto nucleare è davvero possibile. Ma non credo proprio che a vincerlo sarebbero i nordcoreani». Quali sono le opzioni a disposizione del presidente Obama? «La migliore resta quella di una robusta azione diplomatica, facendo perno sull'intesa con Russia e Cina, varando sanzioni più dure per sancire un maggiore isolamento del regime». E se non bastasse? «Gli Stati Uniti potrebbero siglare accordi militari con i Paesi della regione al fine di far risaltare la determinazione a proteggerli da eventuali aggressioni nordcoreane». Se Pyongyang non ha un'opzione militare perché continua a moltiplicare le minacce? «Per spingere Obama ad un negoziato bilaterale, diretto». Non è ironico che proprio mentre gli Usa puntano su un approccio multilaterale, la Nord Corea vuole dialogare solamente con Washington? «La Nord Corea sa che solo gli Stati Uniti posso dargli ciò a cui punta: un pieno reinserimento nella comunità internazionale alle proprie condizioni. L'America è la nazione più forte del pianeta e Pyongyang vuole spingerla a offrirle precise garanzie, economiche e diplomatiche. Ma se dovesse andare oltre la retorica belligerante degli ultimi 56 anni e aggredire il Sud commetterebbe un errore fatale».

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Nolite naves nostras tangere! (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nolite naves nostras tangere! Ancora una situazione critica in Corea, che mette in allarme il mondo intero per le conseguenze che ne potrebbero derivare. La Corea del Nord, come è stato ampiamente diffuso attraverso i mass-media, ha ripreso i suo esperimenti nucleari e contemporaneamente i lanci di missili a lunga gittata. Questi esperimenti hanno inevitabilmente preoccupato tutti i paesi garanti della pace mondiale e soprattutto particolarmente vigili sull'uso dell'energia atomica, per convenzione internazionale, destinata unicamente a scopi pacifici. Gli esperimenti, tuttora in corso, sono una testimonianza di caparbia volontà del governo nord-coreano di dimostrare la propria forza e la capacità offensiva del paese, chiaramente per fini di politica interna, oltre che estera. Per la prima volta, persino Cina e Russia, tradizionalmente alleati della Corea del Nord, hanno manifestato le loro preoccupazioni per l'atteggiamento assunto dalla Corea, insensibile alle rimostranze altrui per il mancato rispetto degli accordi internazionali. EPHEMERIS ci presenta qui, in lingua latina, una sintesi delle vicende di questi giorni che i giornali e i media di tutto il mondo hanno commentato con grande tempestività. Per agevolare ilettori è stata aggiunta la traduzione italiana del testo latino. COREA BOREALIS MINATUR SE VI RESPONSURAM Si milites classis Coreae Meridionalis naves Boreocoreanas perscrutari conati erunt, exercitus Coreae Borealis vi ad talia conamina respondebit - minatus sunt magistratus communistici, qui in potestate tenent septentrionalem partem Paeninsulae Silentii Matutini seu Coreanae, quique praeteritis duobus diebus inopinate displosionem subterrestrialem pyroboli atomici volatumque missilium novissimorum (ad cuspides nucleares ferendas idoneorum) perfecerunt. Haec facta mundus occidentalis atque etiam amici veteres Boreocoreanorum - Sinae Russique - ut acta valde paci internationali in regione Asiae Orientalis innocentia esse nuncupaverunt. Studiis nuclearibus communistarum Coreanorum valde indignatum regimen USA proposuit a Nationibus Unitis licentiam posci, ut naves portos Boreocoreanos petentes perscrutari agminibus internationlibus liceret, ita prohibendo quominus ulla materia nuclearis aut res ad eam fabricandam idoneae hanc terram attingerent. Regimen Coreae Meridionalis, quae est terra socia US-Americanorum, se pronuntiavit paratum esse talia consilia probare. Qua pronuntiatione ad iram adducti magistratus communistici dixerunt Coream Borealem non porro principiis armistitii anni 1953 (quo bellum Coreanicum finitum erat) parituram esse. Si milites australis partis paeninsulae naves septentrionalium Coreanorum ascenderint, Boreocoreani armis respondebunt - declaravit regimen Phyonyangeum, addens a se securitas navium in terris sibi vicinis tutari plus non posse. Interea speculatores et USA et Coreae Meridonalis nuntiaverunt fumum industrialem denuo apparere super Boreocoreanam electrificinam nuclearem Yongbyon, significans ibi condensationem uranii pergi. Quae electrificina clausa mansit - secundum pacta internationaliter a regimine communistarum contracta - a mense Iunio 2007 anni. ******************* TRADUZIONE: LA COREA DEL NORD MINACCIA DI RISPONDERE CON LE ARMI Non toccate le nostre navi! Se i soldati della Corea Meridionale tenteranno di ispezionare le navi della Corea del Nord, l'esercito Nord Coreano risponderà con le armi a tali tentativi, hanno minacciato i capi del governo comunista che detengono il potere nella Corea del Nord, cioè la parte settentrionale della penisola detta del "Mattino Silenzioso". Questi, nei due giorni trascorsi, hanno inaspettatamente eseguito una esplosione nucleare terrestre e il lancio di nuovissimi missili in grado di portare testate nucleari. Il mondo occidentale e persino i vecchi alleati dei Nord Coreani, Russi e Cinesi, hanno dichiarato che tali fatti hanno compromesso gravemente la pace internazionale e la tranquillità di questa regione dell'Asia Orientale. Il governo degli Stati Uniti, fortemente indignato dagli esperimenti nucleari dei Coreani, ha chiesto alle Nazioni Unite il permesso di ispezionare con forze internazionali tutte le navi dirette ai porti della Corea del Nord, in modo da impedire che del materiale nucleare utile a produrre armi atomiche entri in questa regione. Il governo della Corea del Sud, paese alleato degli Stati Uniti, si è dichiarato pronto ad appoggiare tale proposta. In seguito a tale dichiarazione i capi del governo hanno risposto, irritati, che essi non si atterranno più alle regole sottoscritte con l'armistizio del 1953, con il quale venne posta fine al conflitto coreano. "Se i militari dell Crea del Sud saliranno sulle navi Nord Coreane, i Nord Coreani risponderanno con la armi", ha dichiarato il regime di Phyonyang, aggiungendo che non sarà più possibile da parte sua, garantire la sicurezza delle navi del territorio vicino. Nel frattempo gli osservatori degli Stati Uniti e della Corea Meridionale hanno annunziato che è ricomparso del fumo industriale sugli impianti di energia elettrica nucleare di Yongbyon, indicando che in quella zona si sta procedendo alla condensazione dell'uranio. La clausola riguardante la produzione di energia elettrica, sottoscritta dal regime in base ai patti internazionali, è rimasta in vigore sin dal giugno dell'anno 2007. Scripsit ANL - 27/05/2009 09h22 PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 28 maggio 2009 in: Riviste e giornali » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Prodi: Crisi? Serve un rilancio politico (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Silvano Bert Prodi: «Crisi? Serve un rilancio politico» Oggi manca la vera meritocrazia, e c'è la perdita di prestigio di figure importanti come il maresciallo, il medico, il maestro TRENTO. Ormai è tutto pronto per l'avvio della quarta edizione del Festival dell'Economia, che sarà inaugurato domani alle 16.30. Tra i grandi protagonisti c'è anche lo storico Paolo Prodi, professore emerito dell'unviersità di Bologna ed ex rettore dell'ateneo trentino. Da tempo Paolo Prodi è impegnato in una ricerca storica sul forum, lo spazio fisico e mentale in cui si esercita il potere, si amministra la giustizia, si scambiano i beni. Vi troviamo il palazzo, la piazza, ma anche il tribunale e il confessionale. Dopo "Il sacramento del potere" (1992) e "Una storia della giustizia" (2000), l'ultimo volume è "Settimo non rubare" (2009). Il percorso, affascinante, è una storia dell'Occidente in cui politica ed economia, diritto e religione si muovono insieme. Sulla "metamorfosi dello Stato" lei sarà a confronto con altri scienziati sociali. Che cosa ha di specifico lo sguardo dello storico? Le domande che contano, per capire la transizione verso la nuova civiltà planetaria, dallo "Stato sovrano" allo "Stato sistema", nascono dalla comprensione del mondo plurisecolare che ci stiamo lasciando alle spalle. Da lì, anche se non lo sappiamo, provengono molte delle nostre paure e speranze. Compito della storia è svelare il tempo lungo incorporato nelle cose e nelle idee. Non fa previsioni, ma ci aiuta a scegliere. Fin dove dobbiamo spingerci indietro per capire, nella crisi in cui siamo immersi, il rapporto fra "identità" e "globalizzazione"? Molti pensano che guardare indietro sia una perdita di tempo. Alcuni studiosi, per indicarci la portata del cambiamento, fanno l'esempio del passaggio dalla carta d'identità rilasciata dallo Stato alla carta di credito come vero documento identitario dell'uomo globalizzato. E' utile vedere come è nato il mondo oggi in crisi. Fu nel XI secolo, con la lotta per le investiture, che l'autorità sacrale del papa e il potere politico dell'imperatore hanno cominciato a disgiungersi. E' un dualismo istituzionale che mette in fibrillazione continua tutta la società europea, e rende possibile la rivoluzione commerciale: la città come luogo del mercato. Vi si afferma un potere economico de-territorializzato in cui gli scambi avvengono secondo le regole della concorrenza fondate sulla fiducia reciproca. La "repubblica internazionale del denaro" non si lascia ingabbiare all'interno della singola città, né poi nel singolo Stato. Da questa dialettica, fra potere legato al territorio e potere mobile del denaro, fra ricerca del bene comune e del profitto individuale, nascono la libertà dell'individuo e il costituzionalismo occidentali. In che cosa consiste il mondo moderno che sta tramontando? Cinquecento anni fa, Francesco Guicciardini avvertiva: "Dico che el duca di Ferrara che fa mercatantia [commerci], non solo fa cosa vergognosa, ma è tiranno, faccendo quello che è officio dei privati e non suo: e pecca tanto verso i popoli, quanto peccherebbero i popoli verso lui intromettendosi in quello che è officio solum del principe". Appare netta la distinzione tra pubblico e privato, tra la sfera politica e quella del mercato. Lo Stato sovrano non gestisce direttamente la vita economica, ma interviene per finalizzarla al bene comune, dettando le regole a cui tutti gli attori devono attenersi, e prelevando con il fisco una quota della ricchezza necessaria all'organismo politico. Il potere economico, a sua volta, non entra nella gestione dello Stato direttamente ma, con il tempo, nelle forme mediate della rappresentanza politica. In questo modo, democrazia e capitalismo si saldano inscindibilmente. E' una ricostruzione storica che smentisce sia il liberismo che il marxismo. Non si può ridurre il rapporto tra potere politico ed economico all'antitesi tra mercatismo e statalismo, tra mano invisibile e pianificazione. Questo è uno schema per la propaganda elettorale. Nel tempo lungo della storia occidentale i due poteri non sono né uniti né separati, ma sempre in tensione tra loro. Capitalismo e democrazia "simul stabunt, simul cadent". E' il dualismo il respiro della nostra storia. I totalitarismi del XX secolo, quello nazifascista e quello comunista, ne sono la patologia estrema perché aspirano al monismo. Unificano politica ed economia: come religioni secolarizzate ci respingono nell'età premoderna. I conflitti politici e militari del XX secolo ci hanno però consegnato la vittoria del mercato e della democrazia. Fu il tema del Festival dell'Economia dello scorso anno. Dopo il 1945 e il 1989 possiamo quindi guardare al futuro con ottimismo? Già la Prima guerra mondiale e la rivoluzione russa indicano l'impossibilità di mantenere l'equilibrio fra gli Stati nazionali e la repubblica internazionale del denaro. Oggi la globalizzazione segna la fine del "nostro" Stato e anche del "nostro" mercato, così come li abbiamo conosciuti per secoli. "L'economia è globalizzata, lo Stato no": così Sabino Cassese definisce la grande patologia dei nostri tempi. Il mondo della finanza e dell'informazione prende il sopravvento sul potere politico, e la rendita sul lavoro. Viene meno la distinzione fra sfera pubblica e sfera privata che è alla base della modernità. In Italia la crisi della legalità è aggravata dalla storica debolezza delle strutture statali, e dalla presenza della mafia e della camorra. Si intravedono ombre minacciose di un nuovo monismo in cui il sacro, il politico e l'economico tendono a fondersi. Fatta la diagnosi, quali sono i rimedi? Ci vorrebbe un rilancio della politica, all'altezza dei tempi. Che non sono quelli del duca di Ferrara e della sua mercatantia. La distinzione, e la relazione, fra pubblico e privato devono essere di altro segno. Invece, anche nell'Italia dei governi di centro-sinistra, si procede alla privatizzazione del pubblico, che si risolve nello smantellare la burocrazia sottoponendola alla classe politica. E alla pubblicizzazione del privato, che si sviluppa in una rete enorme di monopoli palesi o nascosti, di presenze politiche o sindacali che soffocano qualsiasi vera concorrenza. Parole magiche come meritocrazia e federalismo si usano come placebo o imbrogli. I risultati sono il diffondersi del precariato pubblico privo di ogni motivazione, la perdita di prestigio di figure come quelle del maestro, del professore, del medico condotto, del tecnico provinciale, del maresciallo. Nell'amministrazione non c'è carriera: è assurdo lo scompenso fra gli stipendi d'oro dei dirigenti, grandi per merito politico o sindacale, e le retribuzioni dei funzionari e impiegati inferiori. Eppure, penso all'università, sarebbe semplice introdurre una vera concorrenza fra istituti, abolire il valore legale dei titoli, controllare la presenza di docenti e studenti alle lezioni. Come si colloca in questa storia il settimo comandamento del Decalogo "non rubare"? Anche il concetto di furto ha una storia. Dalla concezione immobile aristotelica e veterotestamentaria come appropriazione ingiusta di un bene altrui si è passati al furto come violazione delle regole stabilite sul mercato da un patto di fiducia fra uomini. Diventa poi azione contro il bene comune rappresentato dalla respublica, e sfruttamento del lavoro salariato. Ma dove sta il furto quando il capitale finanziario è del tutto delocalizzato, invisibile e irresponsabile? E come si colloca rispetto al problema dei limiti delle risorse, dell'inquinamento ambientale, della genetica umana? E' una storia in cui il rapporto fra il peccato, la colpa, il reato deve continuare a interrogarci.

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alta tensione tra le coree e kim jong-il minaccia "siamo pronti alla guerra" - federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 13 - Esteri Alta tensione tra le Coree e Kim Jong-il minaccia "Siamo pronti alla guerra" Pyongyang a muso duro: "Non siamo più vincolati dall´armistizio del 1953" L´Onu fatica a trovare una voce comune. Mosca: "Soluzione solo con il dialogo" FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente PECHINO - «Siamo in stato di guerra», è l´annuncio drammatico della Corea del Nord. Al terzo giorno di escalation la tensione coinvolge tutto l´Estremo Oriente. L´allarme colpisce un´area dove si fronteggiano i due eserciti più potenti del pianeta, americano e cinese, che si combatterono proprio in Corea 54 anni fa. L´avvertimento di Pyongyang è preciso: lancerà attacchi militari se la U.S. Navy e gli alleati sudcoreani oseranno intercettare le sue navi alla ricerca di armi di distruzione di massa. Ieri il regime di Kim Jong-il ha effettuato un nuovo test missilistico, e ha riavviato i suoi impianti per la produzione di armi nucleari. La minaccia più immediata è quella di una rappresaglia in mare. Sfidando la condanna internazionale dopo l´esperimento atomico di lunedì, ieri la Corea del Nord ha alzato la posta con queste parole: «Non siamo più vincolati dall´armistizio del 1953». Quel cessate il fuoco mise fine a una guerra di tre anni con un bilancio, in proporzione alla sua durata, più pesante del Vietnam: due milioni di morti fra cinesi e coreani, 44.000 militari americani uccisi. Da ieri Pyongyang fa sapere che «non garantisce più la sicurezza delle navi americane e sudcoreane». Lo stato di guerra, secondo gli organi di propaganda di Kim Jong-il, è giustificato dal comportamento della Corea del Sud. Dopo aver tenuto per anni un profilo basso nella speranza di un disgelo con la sua gemella-nemica, dopo il test nucleare di lunedì il governo di Seul ha rotto gli indugi e ha aderito all´iniziativa di pattugliamento navale (è un´operazione a cui partecipano 95 nazioni in diversi mari, inaugurata dopo l´11 settembre 2001 sotto la guida degli Stati Uniti). «I fantocci sudcoreani - recita il comunicato militare di Pyongyang - si sono uniti al racket e hanno dichiarato guerra ai loro compatrioti. Chi ci provoca subirà un castigo inaudito. Il minimo atto ostile verso la nostra Repubblica, comprese le ispezioni delle navi, riceverà in risposta un´immediata offensiva armata». Abbandonata ormai la "politica della luce del sole" con cui tentò a lungo di ammansire il regime comunista, Seul sfodera a sua volta i toni duri. «Se la Corea del Nord ci provoca reagiremo con fermezza». Citando la «forte alleanza con gli Stati Uniti», il governo del Sud esorta la popolazione «ad avere fiducia nelle nostre difese e a sentirsi sicura». Ma la paura torna ad assediare Seul. La capitale, con dieci milioni di abitanti, dista meno di 50 chilometri dal confine ed è alla portata delle batterie di missili del Nord. è davvero imminente un conflitto? Oppure Kim Jong-il prosegue il suo bluff, per mettere a nudo l´impotenza dell´America e costringere l´Amministrazione Obama (che ieri, con Hillary Clinton, ha ribadito l´impegno a difendere Corea del Sud e Giappone) a nuove trattative, nuove concessioni economiche? La maggioranza degli esperti strategici di Pechino e Washington, Tokyo e Seul, considera più probabile un "conflitto a bassa intensità", incluse eventuali scaramucce navali: ne avvennero già di cruente nel 1999 e nel 2002. Ma nessuno aveva previsto il crescendo bellicoso degli ultimi mesi, tantomeno la sua accelerazione delle ultime ore: a fine 2008 il rifiuto delle ispezioni concordate nei siti nucleari di Pyongyang, il 5 aprile il lancio di un missile a lunga gittata inabissatosi in mare tra il Giappone e le Hawaii, lunedì il nuovo esperimento nucleare, seguito da test balistici ormai a cadenza quotidiana. Il gioco al rialzo con cui Kim vuole rafforzare il suo potere di ricatto s´intreccia con una situazione interna pericolosa. Il dittatore 67enne è reduce da un ictus, i tempi della successione stringono, e per favorire i suoi familiari il leader forse deve pagare un prezzo ai vertici delle sue forze armate. Nell´incertezza della successione i preparativi di guerra servono anche a serrare i ranghi, la propaganda patriottica raggiunge il parossismo, il controllo poliziesco ha nuovi pretesti per stringere la sua morsa sulla popolazione. Ai ritmi convulsi dei preparativi militari di Pyongyang la comunità internazionale risponde con lentezza. Su impulso americano il Consiglio di sicurezza lavora a una nuova risoluzione, ma secondo la Francia sarà pronta solo a fine settimana. Dopo l´unanimità espressa nelle condanne del test atomico già appaiono le prime crepe. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, dichiara che «il problema può essere risolto solo attraverso il dialogo». La Cina punta a rilanciare il «tavolo a sei» (con le due Coree, gli Usa, la Russia e il Giappone), una liturgia negoziale già impantanata da anni e palesemente inadeguata di fronte all´emergenza. Il premier giapponese Taro Aso, in sintonia con Washington, chiede molto di più: «è importante che ci siano nuove sanzioni». Probabilmente ci saranno, ma con quale efficacia? «è da vent´anni che siamo sotto embargo», è il commento beffardo di Pyongyang. Le sanzioni già in vigore non impediscono ai cinesi di mantenere in vita il loro vassallo-satellite. La Cina certo farebbe a meno di questa crisi. Ma non al punto da destabilizzare un piccolo alleato che è il cuscinetto strategico contro la presenza militare americana.

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i passi lenti dell'industria italiana all'ombra della recessione - carlo castellano (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 33 - Commenti I PASSI LENTI DELL´INDUSTRIA ITALIANA ALL´OMBRA DELLA RECESSIONE Il deficit di crescita della nostra economia è riconducibile a un sistema industriale inadeguato a fronteggiare le nuove pressioni competitive dovute alla globalizzazione A partire dal 2000, nonostante l´economia mondiale abbia continuato a espandersi a ritmi sostenuti (4% in media) , da noi la crescita è stata appena superiore all´1% all´anno CARLO CASTELLANO è inevitabile che in questi mesi tutta l´attenzione sia rivolta a comprendere se la recessione abbia raggiunto il punto più critico e quando potrà ripartire un nuovo ciclo espansivo dell´economia mondiale. Gli osservatori più attenti restano molto prudenti nel dare per scontato che il peggio sia del tutto passato. E, se ci limitiamo alla situazione dell´economia italiana, è fondata la convinzione che, prima del prossimo autunno, sarà difficile valutare se potremo contare su un´effettiva ripresa. Ma non è di questo che vogliamo parlare in questa breve nota. Ci preme piuttosto verificare in quali condizioni si trovava il sistema industriale italiano alla vigilia della devastante crisi dell´autunno scorso che ha colpito tutta l´economia mondiale. E, a questo fine, ci può essere di guida una pregevole e recentissima ricerca della Banca d´Italia "Rapporto sulle tendenze del sistema produttivo italiano – aprile 2009". Il filo conduttore del rapporto della Banca d´Italia è così sintetizzato: "Nell´ultimo decennio l´economia italiana ha segnato il passo, sia in prospettiva storica sia rispetto ai principali Paesi europei. è opinione diffusa che questo andamento rifletta problemi strutturali irrisolti resi più pressanti dai notevoli cambiamenti che hanno caratterizzato l´economia mondiale". In altre parole, si può dire che il serio deficit di crescita dell´economia italiana di questi ultimi anni è riconducibile a fondamentali caratteristiche del nostro sistema industriale che si è dimostrato non in grado di fronteggiare sia le nuove pressioni competitive derivanti dalla globalizzazione dell´economia mondiale, sia - nel contempo- di cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni nelle tecnologie dell´informazione e della comunicazione. E, infatti, nel caso del nostro Paese sono i settori tradizionali a tecnologia medio-bassa, particolarmente esposti alla concorrenza di prezzo dei paesi emergenti, ad avere mostrato le maggiori difficoltà. D´altro canto, questi settori costituiscono lo scheletro fondamentale dell´industria italiana di oggi. Il rapporto della Banca d´Italia fornisce una vasta e puntuale quantità di dati sui quali è necessario riflettere. Basti tra questi citare che, a partire dall´anno 2000, nonostante che l´economia mondiale abbia continuato ad espandersi a ritmi sostenuti (4% in media all´anno), la crescita in Italia è stata appena superiore dell´1% annuo. Inoltre, dalla metà degli anni ´90 la quota delle esportazioni italiane sul mercato mondiale dei beni ha subìto un calo complessivo del 33% a valori di prezzo e di cambi costanti. E questa riduzione è stata la più rilevante rispetto a quella segnata dalle altre economie più industrializzate, con l´eccezione della Germania che ha invece registrato un aumento. E infine, la nostra spesa totale in Ricerca e Sviluppo era pari, nel 2006, solo all´1,1% del prodotto interno lordo, un valore inferiore alla media europea. Segnala il documento della Banca d´Italia che l´innovazione delle nostre imprese è rivolta soprattutto ai processi e non ai prodotti. Per l´Italia quindi si configura "il paradosso di un Paese che fa innovazione senza ricerca". Il rapporto della Banca d´Italia prende in considerazione l´intero sistema industriale italiano. Inoltre, proprio in queste settimane è stato pubblicato –a cura della Fondazione Rosselli– un rapporto su "Le priorità nazionali della ricerca industriale – Area: Vita Umana" – aprile 2009, dedicato esclusivamente alle tecnologie innovative per la salute (dai farmaci alle strumentazioni mediche, alle biotecnologie e così via). Anche in questo documento emerge una grave debolezza dell´industria italiana della salute. Basti pensare che in Italia oltre l´80% delle tecnologie acquistate dalle nostre strutture sanitarie è d´importazione. D´altro canto, il mondo della medicina è un formidabile concentratore di tecnologie ed un incessante generatore di innovazione. E, come sottolinea il rapporto Rosselli, visto in termini industriali e considerato che la "domanda di salute" cresce con la "speranza di vita" della popolazione, sono pochi i settori capaci di coniugare un mercato sostanzialmente anticiclico, con una disponibilità ad accettare le proposte innovative che rispondono ad un "medical need" senza dover superare gli ostacoli culturali che in altri campi si oppongono al "nuovo", un mediatore di domanda come la classe medica in grado di comprendere ed apprezzare i risultati della ricerca industriale. L´insieme di questi fattori, così favorevole al sorgere di iniziative imprenditoriali, si trova nel nostro Paese a competere con una visione della Sanità e delle relative politiche di supporto e sviluppo, di tipo esclusivamente assistenziale. L´idea che il settore medico sia a pieno titolo un "driver" di sviluppo, un generatore di ricchezza, è sempre stata lontana dalla nostra classe politica le cui radici culturali sono ispirate da una profonda riluttanza ad associare alla lotta alle malattie la nozione di opportunità di crescita industriale. Eppure le poche aziende italiane di successo, presenti in questa filiera tecnologica, riescono ad essere competitive nel mercato mondiale. Il rapporto Rosselli propone una serie di misure – di carattere fiscale e contributivo – volte a favorire soprattutto le piccole-medio imprese biomedicali. Ed è paradossale osservare che per le nuove imprese e per gli spin-off, lo Stato italiano è "nei fatti", per il 90%, l´azionista "della ricerca biomedica di base" ma, non è in grado di capitalizzare questa risorsa, così come avviene negli altri paesi, facilitando il decollo e la crescita di queste nuove aziende. E allora dobbiamo forse concludere che non c´è alcuna speranza per l´Italia di giocare, nei prossimi anni, un ruolo positivo nello scenario mondiale delle tecnologie e dell´innovazione industriale? Non può certo consolarci la bravura di Sergio Marchionne, il successo che riscuotono all´estero alcune nostre imprese ed i segnali di vivacità e gli sforzi di ristrutturazione che oggi molte delle nostre imprese stanno realizzando. è la complessiva struttura dell´industria italiana che, da alcuni anni, sta perdendo colpi su colpi nella competizione mondiale. Ambedue i documenti citati concludono che, se non c´è innanzitutto consapevolezza sulle difficoltà in cui si trova oggi l´industria italiana, l´uscita dalla attuale "recessione" ci vedrà ancora più deboli e meno competitivi di prima. Come osserva la Banca d´Italia nel capitolo sulla "politica industriale", si può e si deve intervenire perché le debolezze strutturali del nostro apparato produttivo possono prefigurare nuove opportunità. Ma gli interventi attuati nell´arco dell´ultimo decennio appaiono modesti, dispersivi e discontinui.

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dietro le quinte dell'onu si lavora per i negoziati (sezione: Globalizzazione)

( da "Centro, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Malgrado la Russia abbia assunto una posizione molto decisa le grandi potenze cercano di disinnescare la minaccia Dietro le quinte dell'Onu si lavora per i negoziati NEW YORK. Proseguono dietro le quinte i negoziati in seno al Consiglio di Sicurezza Onu nella prospettiva di una risoluzione che comporti nuove sanzioni contro Pyongyang, accusata di provocare una escalation nucleare con i suoi test sotterranei e missilistici. Sul principio delle sanzioni c'è un accordo di massima, ma in seno al Palazzo di Vetro c'è anche la consapevolezza della loro limitata portata, essendo difficile isolare ancora di più un paese già considerato il più isolato tra tutti ed uno dei più poveri del mondo. Per parte americana, si è scelto di mantenere un profilo tutto sommato basso, dopo le prime dichiarazioni di fuoco dei giorni scorsi, per lasciare lavorare la presidenza di turno russa del Consiglio di Sicurezza. Il segretario di Stato Hillary Clinton ha comunque ribadito gli impegni degli Stati Uniti nei confronti del Giappone e della Corea del Sud dopo che la Corea del Nord ha affermato di non considerarsi più vincolata ai termini dell'armistizio del 1953 e ha minacciato Seul di azioni militari. La Clinton ha detto in particolare che Pyongyang dovrà far fronte alle conseguenze delle sue azioni «belligeranti». Allo stesso tempo la Casa Bianca, per bocca del portavoce Robert Gibbs, ha osservato che il regime nordcoreano non riuscirà ad attirare l'attenzione del mondo con le minacce, che non fanno altro che «rafforzare il suo isolamento». Rispetto al passato, la reazione della Russia è stata decisa e veloce sulla questione nordcoreana, ed è probabilmente il nuovo atteggiamento di Mosca nei confronti di Pyongyang a spiegare il basso profilo adottato da Washington in queste ore. Come sembrano confermare dichiarazioni di anonimi responsabili per la sicurezza russi alla Interfax, uno dei timori di Mosca è l'eventualità di una escalation nel conflitto, con l'ipotesi, seppure molto lontana, di una guerra nucleare che possa coinvolgere il fronte estremo orientale della Russia, che con la Corea del Nord possiede un lungo confine. Del regime di Pyongyang preoccupa in particolare l'imprevedibilità. Washington rimane tuttavia prudente: dal Pentagono l' entourage del segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere alla stampa americana che gli Usa non stanno affatto pensando ad una opzione militare. Anzi: l'unica via d'uscita, se sarà possibile, rimane una ripresa quanto prima dei cosiddetti negoziati diplomatici a Sei: le due Coree, Usa, Russia, Cine a Giappone.

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Corea, il mondo si mobilitaper evitare un disastro (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corea, il mondo si mobilitaper evitare un disastro emergenza nucleare Pyongyang e l'Iran stanno testando la compattezza di Cina e Stati Uniti LA COREA DEL NORD è tornata sulla scena internazionale, diventando - come scrive insulsamente l'agenzia ufficiale Korean Central News Agency- un punto di riferimento per i "progressisti" di tutti i continenti. La reazione del mondo, dopo un test nucleare sotterraneo, dopo la ripresa del processing del plutonio nel reattore di Yongbyon, dopo il ripetuto lancio di missili, lascia sperare bene. Russia, Cina, Europa e Stati Uniti sono unanimi nella condanna, e senza trucchi di sorta. La sfida della dittatura di Pyongyang non va infatti presa sotto gamba. La penisola coreana vive in una sorta di controtempo, come ai tempi dell'Europa divisa in blocchi. Alla fine del secondo conflitto mondiale, dopo la disfatta giapponese, a Nord si installarono le armate comuniste cino-sovietiche, a Sud quelle anglo-americane. A differenza dell'Europa, la Corea ha subito una guerra spaventosa, tra 1950 e 1953, con due milioni di morti. Adesso però la dittatura non ha appoggi, salvo che in Iran e Venezuela (e forse nello jihadismo), perciò ricorre alle armi come unico prodotto sul quale far leva per sopravvivere. I missili nordcoreani Taepo Dong, testati nell'agosto 2008 sul capo dei giapponesi di Hiroshima e dintorni, hanno un raggio di azione medio di 4.000 miglia e sono in grado di trasportare fino a 1,2 tonnellate di carico. I missili iraniani Shehab derivano da quelli nordcoreani. Ora Pyongyang dice di non sentirsi più«vincolata» all'armistizio del 1953, e nemmeno al trattato del 2007. La causa di questo Blitzkrieg mediatico e sperimentale risiede - secondo il regime - nella decisione della Corea del Sud di aderire alla Proliferation Security Initiative, avviata da Bush per impedire il trasferimento di tecnologie verso chi può costruire armi di distruzione di massa. L'iniziativa ha portato al sequestro di diverse navi cargo, per verificarne il contenuto, e Kim Jong-il fonda il proprio potere anche sui traffici di armi. L'analista David Gosset su "Asia Times" scrive che l'asse Corea-Iran sta «testando il Gruppo dei 2» -formato da Cina e Usa - che potrebbe gestire gli assetti asiatici in alternativa allo scontro tra Nato e la Shangai Cooperation Organisation, guidata da Pechino. La visita di Nancy Pelosi ha segnato un punto in favore del Gruppo dei 2, considerando che gli ultimi dati economici cinesi (e giapponesi e sudcoreani) sono tornati verso il segno positivo. Un conflitto locale in Corea sarebbe un disastro globale, perché spingerebbe al riarmo, bloccando la ripresa. Questi i motivi dell'unanime accordo contro il micro hitlerismo nordcoreano. Mentre la Russia iniziava un dispiegamento preventivo di truppe, Nancy Pelosi ha chiesto che Pechino spinga la Corea del Nord a riprendere i negoziati del Gruppo dei Sei (Russia, Usa, Cina, Giappone e le due Coree). Il problema è che la Cina applica una sua Dottrina Monroe nell'area tra Coree, Taiwan e Mar della Cina meridionale, ma dissolvere il regime di Pyongyang significherebbe mettere un moto un risiko deleterio per Pechino, perché tutta la penisola passerebbe sotto la sfera d'influenza occidentale. Così assistiamo alla bellicosa sopravvivenza di una dittatura che ha unito il marxismo ai principi confuciani dell'obbedienza assoluta al potere . Ecco cosa succede all'interno di questo immenso gulag, a partire dalle ragazzine che, pur di mangiare, valicano di nascosto il confine, per andarsi a vendere come mogli in comproprietà tra più contadini cinesi, rimasti senza donne a causa degli aborti selettivi di Stato. Per non parlare della canzone del generale Kim Il Sung, che risuona tre volte al giorno nella capitale; delle strade dove passano solo una decina di antiche Lada dei burocrati di regime; della mancanza di corrente elettrica. Milioni di morti per fame, 8 milioni di persone (su 23 in totale) ridotte a cercare radici per sopravvivere. La Corea del Sud che fornisce il riso ai "nemici". L'orario di lavoro dura dalle cinque del mattino alle otto della sera. A Pyongyang, mentre la popolazione moriva di fame, il regime ha costruito il decimo edificio più alto del mondo. Una piramide di 330 metri di altezza, che doveva diventare il Ryugyong hotel. Un hotel per nessuno, un ecomostro mai completato, diventato il più turpe monumento al democidio nordcoreano.paolo della sala 28/05/2009

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Obama. Nucleare. Iran e Corea del Nord, le due sfide (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama. Nucleare. Iran e Corea del Nord, le due sfide 28-05-2009 ROMA. Rispondere e reagire, duramente, verso l'escalation di esperimenti nucleari e minacce messa in atto dalla Corea del Nord per dare un segnale forte anche all' Iran e per far capire a Teheran che l'apertura di credito non potrà non avere limiti temporali. La politica della mano aperta instaurata da Barack Obama nei rapporti internazionali - anche quelli più delicati e controversi - ha avuto il primo forte rimbalzo negativo e il giovane presidente americano potrebbe presto essere costretto a una nuova profonda riflessione prima di muovere altri passi nei dossier più difficili della politica estera Usa. Una forte risposta della comunità internazionale verso la nuova sfida lanciata da Pyongyang è dovuta ed è il provvedimento minimo che può essere preso dalle cancellerie e dal Palazzo di Vetro dell' Onu. Ma l'atteggiamento, apparentemente sconsiderato, di Kim Jong-il e della nomenclatura militare nordcoreana oltre a ingarbugliare una matassa regionale - che cominciava a trovare nuovi equilibri grazie alla rafforzata alleanza tra Washington e New Delhi e ad un inizio di nuovo dialogo tra la Cina e gli Stati Uniti di Obama - apre una riflessione sui tempi e le modalità di reazione all'offerta di dialogo della Casa Bianca di Obama da parte di quei Paesi che, in modi diversi, vedono negli Usa un nemico ancora adesso, così come lo era ai tempi di George W. Bush. Al di là delle indiscrezioni inquietanti, ma mai davvero confermate e anzi negate, di una collaborazione nucleare tra Iran e Corea del Nord, c'è un filo che lega l'escalation nordcoreana alle prese di posizione del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad: la nuova politica estera di Obama non sembra aver fatto molta presa in questi due angoli di mondo. D'altra parte, le risposte iraniane al nuovo atteggiamento americano continuano a essere insufficienti e controverse e lo stesso ministro degli Esteri Franco Frattini è stato costretto ad annullare, in pochi mesi, per due volte una visita a Teheran che avrebbe lo scopo di coinvolgere maggiormente l'Iran nella stabilizzazione dell' Afghanistan. Certamente la campagna elettorale in corso, in vista delle presidenziali del 12 giugno, non consente alle autorità iraniane l'apertura di un negoziato rinnovato adesso con la comunità occidentale. Ma proprio la più che probabile conferma di Ahmadinejad, l'annunciato forte avanzamento di Hezbollah alle elezioni parlamentari libanesi del 7 giugno e il ritorno degli sciiti al potere in Iraq prefigurano una crescita del potere sciita in Medio oriente. Lo scenario che può quindi delinearsi è quello di un Iran che, nel dopo elezioni, potrebbe sentirsi più influente e con un nuovo ruolo strategico nella regione. Per questi motivi i prossimi mesi sono destinati a essere decisivi. L'offerta di dialogo di Obama e dell'Occidente rimarrano giustamente ancora in piedi (e in questo quadro va letto l'invito fatto dall'Italia all'Iran per la conferenza sull'Afghanistan a Trieste a fine giugno), ma non in eterno. Se le risposte iraniane - così come quelle nordcoreane - rimarrano quelle di queste settimane, Barack Obama potrebbe essere costretto a cercare alternative alla politica messa in piedi fino ad oggi verso il Medio oriente e verso l'estremo oriente asiatico. E, presumibilmente, non saranno alternative positive.

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Nucleare. Corea del Nord. Sale la tensione (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nucleare. Corea del Nord. Sale la tensione 28-05-2009 TOKYO. La Corea del Nord fa salire ancora la tensione in Estremo Oriente, lungo il tracciato del 38mo parallelo: annulla l'armistizio del 1953 del conflitto coreano e minaccia immediata azione militare nel caso la Corea del Sud tenti d'intercettare le sue navi, all'indomani dell'adesione di Seul alla Proliferation Security Initiative (Psi). E stavolta la Russia ha reagito duramente preannunciando "misure preventive, anche di carattere militare" contro Pyongyang in scia ai timori di uno "sviluppo incontrollato" nella penisola coreana: il ministro degli Esteri, Serghiei Lavrov, ha detto che Mosca è favorevole a una risoluzione dell'Onu "ferma", ma non a una "punizione fine a se stessa". I militari dell'ultimo Paese stalinista, che hanno effettuato un altro test missilistico in mattinata, hanno preso di mira la partecipazione di Seul (ufficializzata all'indomani del test nucleare del regime comunista) all'iniziativa a guida Usa che, lanciata nel 2003 dall'amministrazione di George W. Bush, punta a interdire il trasferimento di tecnologie e armi di distruzione di massa. "Una dichiarazione di guerra", in base ai contenuti della nota redatta dalla Commissione permanente militare per la sicurezza del Nord e diffusa dall'agenzia ufficiale, Kcna: è una violazione dell'armistizio che vieta qualsiasi tentativo di blocco navale nella regione. A stretto giro, la Corea del Sud ha fatto sapere che risponderà "severamente" a qualsiasi provocazione della Corea del Nord lungo la linea delle acque territoriali del mar Giallo, dove il regime comunista ha preannunciato che "non può garantire più la sicurezza delle navi straniere". In caso di provocazione, "reagiremo in modo deciso", hanno messo in chiaro i capi di Stato maggiore delle forze armate di Seul. I presidenti russo e sudcoreano, Dmitri Medvedev e Lee Myung-bak, hanno condannato il test nucleare sotterraneo fatto lunedì dalla Corea del Nord, definendolo - in un'inedita comunanza di vedute, visti i rapporti altrimenti più concilianti tra Mosca e Pyongyang - "un'aperta violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, un atto che va contro le norme del diritto internazionale". A Tokyo, la Camera Alta ha votato una mozione di censura contro la condotta nordcoreana, mentre il premier Taro Aso è stato apertamente accusato nel primo faccia a faccia da Yukio Hatoyama, neo segretario del partito Democratico, di "non aver fatto sentire a sufficienza la voce del Giappone con Stati Uniti e Corea del Sud, i due principali alleati". Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si avvia ad adottare nuove sanzioni (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, i cinque Paesi permanenti si sono espressi in tal senso), ma il gruppo di lavoro incaricato di formulare una nuova risoluzione ha spiegato che "serve ancora del tempo" per un pronunciamento definitivo. Il Tesoro Usa sta esaminando possibili sanzioni finanziarie contro la Corea del Nord, dove la popolazione è alle prese con un regime di isolamento assoluto: gli Stati Uniti, pur lasciando la porta aperta a una ripresa dei 'negoziati a Sei' (un'ipotesi rilanciata anche dalla Cina), hanno ammonito che Pyongyang deve "pagare un prezzo" per l'atteggiamento di sfida alla comunità internazionale. Infine, sempre sul fronte nucleare, la Corea del Nord ha ripreso le attività al suo impianto di Yongbyon, almeno secondo il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, che cita un funzionario anonimo del governo: i satelliti spia americani hanno registrato il vapore generato dalla struttura di lavorazione del plutonio, distante 80 chilometri da Pyongyang.

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aiuterò le imprese con le banche (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 4 - Livorno «Aiuterò le imprese con le banche» Il sindaco: nella nuova giunta un assessore dedicato a dar loro una mano LIVORNO. Nel suo programma elettorale Cosimi l'ha messa come una della azioni urgentissime dei primi 100 giorni dell'eventuale nuovo mandato: una conferenza locale sul problema del credito per andare in soccorso alle piccole e medie imprese strozzate dalla crisi. Le banche hanno chiuso i rubinetti. «è il problema clou per le imprese in questo momento, - dice alla platea di imprenditori - vedo imprese sane in forte sofferenza. Dovremo costruire immediatamente un tavolo di confronto per garantire sostegno al credito delle piccole e medie imprese: problema tanto più urgente qui in Toscana, a parte Monte Paschi tutte le teste delle banche sono fuori regione». Altra novità: il sindaco uscente annuncia di volere dare un segnale alle imprese attraverso «un pezzo di giunta che si occupi esclusivamente di questi temi». Tradotto: un assessore alle imprese, o qualcosa del genere. Tutti concetti che il candidato a sindaco espone affiancato dal responsabile nazionale del Pd per la piccola e media impresa Giancarlo Sangalli intervenuto al dibattito organizzato ieri dal Partito democratico all'auditorium della Camera di commercio. Al tavolo anche la candidata alle europee Monica Giuntini: «Contro la crisi serve più Europa - afferma - sfatiamo il cliché dell'Europa lontana: in 8 mesi ho toccato con mano quanto le politiche europee abbiamo ricadute direttissime sul quotidiano delle nostre imprese e dei nostri lavoratori. Compresi i tanti fondi e piani (Fse, Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione) che danno aiuti concreti alla ripresa e allo sviluppo». Anche per il candidato presidente della Provincia Giorgio Kutufà l'uscita dalla crisi passa dai sostegni alla crescita delle piccole e medie imprese per rimettere in moto gli investimenti: «Nel nostro piccolo - dice - abbiamo cercato di intervenire con incentivi alle assunzioni e investendo forte sulla formazione: ora punteremo sul potenziamento della filiera della nautica e sul distretto delle energie rinnovabili». Tutti puntano il dito contro il governo: «E' stato immobile verso la crisi, - si scalda Kutufà - compresa la rigida applicazione del patto di stabilità che tiene al palo le opere pubbliche». Cosimi ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «Sulla questione delle procedure autorizzative (porto turistico, Darsena Europa) - spiega - sento dire dagli altri candidati cose fuorvianti». Non si può accusare il Comune di ritardi - afferma riferendosi a Lamberti - «se il ministero dell'ambiente ci ha messo 3 anni per darci il via libera al porto turistico». E la stoccata a Taradash: «Nella questione delle procedure non si può tirar dentro soltanto gli enti locali: è l'Italia ad essere indietro». Gianluca della Maggiore

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Venti di guerra spirano da Pyongyang (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Venti di guerra spirano da Pyongyang Venti di guerra spirano da Pyongyang. Ieri il regime del Caro Leader Kim Jong Il è tornato a minacciare i cugini di Seoul. La tensione in Asia ha raggiunto le vette più alte. Si teme che dalle «provocazioni» il regime passi all'azione. Sempre ieri, nuovi test missilistici e la presunta riattivazione di una centrale nucleare hanno contribuito ad alzare il livello di allerta. Grave soprattutto è la decisione di Pyongyang di considerare carta straccia l'armistizio con la Corea del Sud del 1953. Potrebbe significare l'inizio di una nuova guerra di Corea. La Cina per ora resta a bordo ring. Disapprova i test nucleari nordcoreani, ma preferisce trincerarsi dietro una coltre di silenzio. E il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si prepara a votare nuove sanzioni. Mentre dagli Stati Uniti il segretario di Stato Hillary Clinton ribadisce con forza che gli Usa difenderanno la Corea del Sud, avvertendo il regime comunista di Pyongyang che ci saranno conseguenze per i suoi atti «belligeranti». J. Terao a pagina 10 28/05/2009

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Usa, Cina e il ping pong planetario (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-28 - pag: 2 autore: Usa, Cina e il ping pong planetario Le merci all'America e i dollari a Pechino: la recessione finirà, ma le disparità resteranno di Barry Eichengreen I libri di storia del futuro, a seconda di dove saranno scritti, sceglieranno due diversi approcci per individuare le responsabilità dell'attuale crisi economica e finanziaria. Uno consisterà nel dare la colpa alla mancanza di regolamentazione, alle politiche monetarie con espansione dell'offerta di moneta allo stesso ritmo dell'inflazione, al tasso di risparmio troppo basso delle famiglie statunitensi. L'altro, promosso da alti funzionari americani di oggi e di ieri, come Alan Greenspan e Ben Bernanke, assegnerà la colpa all'immenso bacino di liquidità generato dai paesi ad alto tasso di risparmio dell'Asia Orientale e del Medio Oriente. Tutta questa liquidità, diranno i sostenitori di questo secondo approccio, da qualche parte doveva finire e la sua destinazione logica era il paese con i mercati finanziari più sviluppati, gli Stati Uniti, dove ha fatto salire i prezzi delle attività fino a livelli insostenibili. C'è un'unica cosa su cui entrambi gli schieramenti concordano: lo squilibrio dei risparmi a livello globale - bassi risparmi negli Stati Uniti e alti risparmi in Cina e in altri mercati emergenti - ha giocato un ruolo chiave nella crisi perché ha consentito agli americani di vivere al di sopra dei propri mezzi e ha incoraggiato finanzieri smaniosi di realizzare profitti con gli abbondanti fondi a disposizione a destinarli a un uso più speculativo. Se c'è una tesi che trova consensi unanimi è l'impossibilità di comprendere la bolla e la crisi senza prendere in considerazione il ruolo degli squilibri globali. Per impedire crisi future simili a questa bisogna dunque risolvere tale problema. Da questo punto di vista i primi segnali sono rassicuranti. Le famiglie americane hanno ricominciato a risparmiare. Il deficit commerciale statunitense è sceso da 60 miliardi di dollari al mese ad appena 27,6 miliardi, secondo i dati più recenti. Basta fare due conti e si capisce che i surplus del resto del mondo devono essersi ridotti di conseguenza. Ma quando le famiglie americane avranno rimesso in piedi i loro conti pensione, potrebbero tornare alle passate abitudini scialacquatrici. Anzi, l'amministrazione Obama e la Federal Reserve stanno facendo tutto il possibile per pompare la spesa degli americani. L'unico motivo per cuiil deficit commerciale Usa è in calo è che il paese è ancora in preda a una grave recessione, e questo parallelamente sta provocando un tracollo dell'importexport a stelle e strisce. Con la ripresa, sia la spesa per i consumi che il deficit della bilancia dei pagamenti potrebbero tornare ai livelli precedenti, e ci ritroveremmo di nuovo con gli Stati Uniti appesantiti da un deficit con l'estero pari al 6% del Pil. Non c'è stato nessun cambiamento dei prezzi relativi e nessun deprezzamento del dollaro di misura tale da indurre a prevedere una modifica permanente dei modelli di spesa e dei modelli di scambi commerciali. Se ci sarà o meno una riduzione permanente degli squilibri globali dipenderà principalmente da decisioni prese al di fuori degli Stati Uniti, in particolare in paesi come la Cina. E un pronostico su queste decisioni dipenderà a sua volta dai motivi che hanno spinto inizialmente gli altri paesi a tenere in piedi surplus tanto cospicui nella bilancia dei pagamenti. Una delle tesi a questo proposito è che i surplus commerciali di questi paesi hanno rappresentato un corollario delle politiche in favore di una crescita trainata dalle esportazioni, che hanno funzionato ottimamente per molto tempo. I leader cinesi sono comprensibilmente riluttanti ad abbandonare un modello ben collaudato. Non possono ristrutturare la loro economia dall'oggi al domani. Non possono trasferire con uno schiocco di dita gli operai che dipingono giocattoli per bambini a Guangdong a costruire scuole nella Cina occidentale. Hanno bisogno di tempo per costruire una rete di sicurezza sociale che incoraggi le famiglie cinesi a ridurre i loro risparmi precauzionali. Se questo punto di vista è corretto, possiamo aspettarci che gli squilibri globali riemergano una volta finita la recessione, con un riassetto che avverrà solo successivamente e in modo molto lento. L'altro punto di vista è che la Cina ha contribuito agli squilibri globali non tramite l'esportazione di prodotti, ma tramite l'esportazione di capitali. Quello che mancava alla Cina non era la domanda di beni di consumo ma l'offerta di asset finanziari di alta qualità, e questi asset li ha trovati negli Stati Uniti, soprattutto sotto forma di buoni del Tesoro e altri titoli pubblici, spingendo a sua volta altri investitori a investimenti più speculativi. Gli eventi recenti hanno fatto perdere credibilità agli Usa come fornitori di asset di alta qualità. E la Cina, da parte sua, continuerà a sviluppare i propri mercati finanziari e la propria capacità di generare attività finanziarie di alta qualità sul mercato interno. Ma ci vorrà del tempo. E nel frattempo gli Stati Uniti hanno i mercati finanziari più liquidi del pianeta. Anche questa interpretazione implica un riaffioramento degli squilibri globali una volta terminata la recessione, con una correzione molto graduale in un secondo momento. Uno sviluppo che potrebbe modificare questa previsione si verificherà se la Cina arriverà a considerare l'investimento in attività finanziarie statunitensi come un'impresa in perdita. I deficit di bilancio americani potrebbero, in un futuro non remoto, suscitare timori di perdite sui titoli pubblici Usa. Una politica che miri di fatto a sgonfiare il debito usando l'inflazione potrebbe alimentare ulteriormente queste paure. A quel punto la Cina toglierebbe il tappo, il dollaro precipiterebbe e la Fed sarebbe costretta ad alzare i tassi di interesse, facendo ripiombare gli Stati Uniti nella recessione. Ci sono due speranze per evitare questo esito disastroso. Una è fare affidamento sulla disponibilità cinese a stabilizzare gli Stati Uniti e l'economia mondiale. L'altra è che l'amministrazione Obama e la Fed forniscano dettagli sulle misure che prenderanno per eliminare il deficit di bilancio ed evitare l'inflazione una volta terminata la recessione. La seconda opzione è chiaramente preferibile. Dopo tutto, è sempre meglio avere il controllo sul proprio destino. L'autore insegna economia e politologia all'Università di Berkeley Copyright: Project Syndicate, 2009 (Traduzioni di Fabio Galimberti) LA SPERANZA Obama e la Fed forniscano dettagli sulle misure che prenderanno per eliminare il deficit di bilancio ed evitare l'inflazione dopo la recessione America, che passione. Una giovane cinese posa tra due immagini della bambola Barbie in un megastore di Shanghai IMAGINECHINA

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Gli economisti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-28 - pag: 2 autore: Gli economisti concordano su un solo punto: nella crisi ha giocato un ruolo determinante il grande squilibrio tra i bassi risparmi negli Usa e gli alti risparmi in Cina e negli altri paesi emergenti

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Pyongyang a Seul: pronti a colpire (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-28 - pag: 10 autore: Venti di guerra. La minaccia dopo l'adesione al piano di sicurezza americano contro la proliferazione nucleare Pyongyang a Seul: pronti a colpire Immediata la reazione degli Usa: difenderemo la Corea del Sud Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Non stupisce che la borsa di Seul abbia chiuso ieri in ribasso (per la quinta sessione consecutiva, con un -0,7% e un -3% da inizio settimana) nonostante le forti avanzate generalizzate sulle altre piazze asiatiche: la Corea del Nord non solo ha minacciato la guerra, ma ha specificamente segnalato che «le forze armate del popolo coreano non si ritengono più legate all'accordo di armistizio». Dopo il test nucleare di lunedì - al quale è seguito il lancio di cinque missili a corto raggio - il regime dittatoriale di Kim Jong- il prosegue nell'escalation di minacce fino a evocare lafinedell'armistizio del 27 luglio 1953 con il quale terminò la guerra di Corea senza mai tradursiin seguito in un'intesa di pace. A far infuriare Pyongyang, più che la preliminare condanna arrivata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, è stata la decisione del governo sudcoreano di aderire in pieno alla Proliferation Security Iniziative (Psi) promossa dagli Usa, che contempla la possibilità di ispezionare navi per verificare che non trasportino armamenti letali: «Ogni atto ostile contro le nostre navi pacifiche, compresi perquisizioni e sequestri, sarà considerato come una inammissibile violazione della nostra sovranità, alla quale risponderemo con un potente attacco militare», ha dichiarato all'agenzia di regime Kcna un portavoce delle forze armate. La reazione americana non si è fatta attendere: gli Stati Uniti difenderanno la Corea del Sud, ha dichiarato il segretario di Stato Hillary Clinton, avvertendo che ci saranno conseguenze per gli atti «belligeranti » di Pyongyang. Secondo il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, il regime avrebbe fatto chiari progressi nella riattivazione dell'impianto di Yongbyon al fine di estrarre plutonio. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha esortato alla calma, ma ha inviato una nave da guerra al confine marittimo contestato dal Nord, dove nel 1999 e nel 2002 ci furono scontri navali. Lee non intende certo rimangiarsi la decisione di aderire alla Psi, cosa che il suo predecessore Roh aveva rifiutato di fare considerandola troppo provocatoria per il Nord (sul suicidio di Roh di sabato scorso, peraltro, è emerso ieri un piccolo giallo: la sua guardia del corpo non era presente al momento della caduta nel dirupo, come aveva dichiarato inizialmente: si era recata a un vicino tempio su sollecitazione dello stesso ex presidente). Che questa volta le minacce nordcoreane non siano parte di una periodica routine, lo evidenziano tra l'altro le notizie provenienti da Mosca: la Russia ha convocato ieri l'ambasciatore nordcoreano, cui è stata espressa «seria preoccupazione » per gli ultimi test atomici effettuati da Pyongyang. Di qui l'appello alla Corea del Nord di tornare al tavolo dei negoziati: «Ci siamo pronunciati per una ripresa dei negoziati a sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana per trovare delle soluzioni politico- diplomatiche ai problemi della sicurezza nella regione». Alcuni analisti vedono però negli scatti di Pyongyang la volontà di influire sul dibattito in corso al Consiglio di Sicurezza dell'Onu sui termini di una risoluzione che alcuni paesi - in primo luogo il Giappone- vorrebbero molto dura, con l'inclusione di nuove sanzioni. A Tokyo anche la Camera Alta ha approvato all'unanimità una risoluzione di aspra condanna. Trapela comunque nelle sfere militari e governative una certa irritazione per il fatto che l'alleato americano non ha fornito informazioni tempestive sull'imminente test atomico, benché- secondo le indiscrezioni - fosse stato messo sull'avviso ( al pari della Cina)dalla stessa Pyongyang con un'ora circa di anticipo. La morale che si trae è che l'alleanza con gli Usa va rafforzata, ma andrebbero anche migliorate le capacità autonome di raccolta di informazioni. Se una delle finalità di Pyongyang è dividere le alleanze che le sono contro, è anche vero che gli effetti finiscono per essere controproducenti: l'imminente legge-quadro giapponese sull'utilizzo dello spazio anchea fini di difesa sarà formulata con meno remore. Lo schieramento conservatore giapponese sta cavalcando la minaccia nordcoreana per invocare la creazione di un apparato militare più aggressivo. Per i moderati, intanto, la delusione da Washington consiste nell'imminente nomina ad ambasciatore di un avvocato finanziatore della campagna di Obama, John Roos, invece di quella di un vero “Japan hand” come il professor Joseph Nye. © RIPRODUZIONE RISERVATA TENSIONE CRESCENTE Rimesso in discussione l'armistizio del 1953 Riattivato l'impianto di Yongbyon per la produzione di plutonio Per non dimenticare. Una scolaresca davanti al monumento che ricorda la guerra tra le due Coree, a Seul AFP

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MEZZO SECOLO AD ALTO RISCHIO (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-28 - pag: 10 autore: MEZZO SECOLO AD ALTO RISCHIO L'armistizio del 1953 Sono quasi 60 anni che la penisola coreana vive di tensioni lungo la linea del 38esimo parallelo.L'armistizio di Panmunjon, firmato il 27 luglio 1953, pose fine al conflitto scoppiato nella penisola nel 1950, trasformatosi nel tempo in una guerra di posizione. Da allora non è mai stato firmato un accordo di pace.L'armistizio fu siglato dalla coalizione guidata dagli Usa che difendeva il Sud sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e dalla Corea del Nord che durante il conflitto fu aiutata dai "volontari" inviati dalla Cina di Mao Dalla sunshine policy alla stretta La guerra costò circa 2 milionie mezzo di vite, tra soldati e civili. Da allora si sono susseguiti scontri, tensioni e rivendicazioni, sempre sul filo del conflitto. Il confine tra i due paesi è protetto da una zona demilitarizzata ptofonda due chilometri. Nel 1998 il presidente sudcoreano Kim Dae-jung (premio Nobel per la Pace nel 2000) inuagurò la "Sunshine policy", la politica del sole splendente, aprendo una nuova stagione nelle relazioni intercoreane. Il successore Roh Moo-hyun continuò a caldeggiare il dialogo e fece i conti con il primo esperimento nucleare di Pyongyang del 2006. Lee Myung-bak, in carica da febbraio 2008, ha invece varato un'intransigente stretta dei rapporti in assenza di passi avanti sulla denuclearizzazione

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Il Capitale di monsignor Marx (Reinhard) (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-28 - pag: 14 autore: L'ECONOMIA E LE IDEE ... Il Capitale di monsignor Marx (Reinhard) I l 29 giugno, se le indiscrezioni saranno confermate, sarà pubblicata una nuova enciclica del Papa dedicata alle questioni sociali. Dovrebbe chiamarsi Caritas in veritate e dovrebbe riguardaresoprattutto l'atteggiamento dei cristiani di fronte ai temi della globalizzazione e dello sviluppo. Il testo è pronto da tempo, ma il profondo cambiamento nello scenario economico mondiale ha reso indispensabili aggiornamenti e revisioni. Un posto di prima fila lo avrà certamente la dimensione della giustizia e quindi della necessità d'impegnarsi per un'equa divisione delle ricchezze nel mondo, così come i richiami alla solidarietà e a un impegno sociale guidato dai valori di una sincera umanità. Nel cammino della dottrina sociale della Chiesa resterà comunque come un dato acquisito il primato della libertà della persona, libertà che trova nel mercato la sua espressione economica e nella democrazia la sua espressione politica. In vista dell'enciclica è significativo, oltre che frutto di una bizzarria della storia, il fatto che una delle più accurate e appassionate analisi del pensiero sociale della Chiesa venga dall'attuale arcivescovo di Monaco di Baviera che si chiama Marx, anche se di nome Reinhard e non Karl. Ma approfittando dell'omonimia e spingendosi fino a titolare Il capitale il suo libro, monsignor Marx compie anche qualche passo per rivalutare le buone intenzioni di giustizia sociale nell'opera del filosofo di Treviri. Chiudendo un occhio sul fatto che Karl fosse violentemente anticristiano: «Credo che, dopo la morte, abbia dovuto ammettere di essersi sbagliato affermando che Dio non esiste». Il cuore del libro sta nella critica serrata all'egoismo e alla bramosia di guadagno che spesso animano il sistema finanziario, ma insieme c'è anche una profonda fiducia negli uomini e nella loro libertà, come consumatori, imprenditori, cittadini e politici. Ognuno nel proprio ruolo e con un forte senso di responsabilità. «La dottrina sociale cristiana - sostiene monsignor Marx - nutre tradizionalmente una sana sfiducia nei confronti dello Stato quando vuole decidere tutto lui», ma senza dimenticare che una funzione essenziale del potere pubblico è quella di essere garante della libertà, compresa quella di mercato. è in fondo quel principio di sussidiarietà che la dottrina sociale della Chiesa da più di cent'anni cerca di proporre come modello di relazioni politiche. Un modello ancor più valido ora dopo il crollo della finanza speculativa e la crescita delle disuguaglianze sociali. Con l'obiettivo di far diventare globale quell'"economia sociale di mercato" che può costituire una strada per salvaguardare i tratti essenziali del sistema "capitalistico", temperandone gli eccessi e limitando la portata delle disuguaglianze attraverso un intervento non solo regolatore, ma anche riequilibratore dello Stato. Evitando di scivolare verso le tentazioni di un marxismo che nella storia ha creato molti più problemi e ingiustizie di quanti ne voleva risolvere. «Che Marx-conclude l'arcivescovo di Monaco- possa davvero riposare in pace». © RIPRODUZIONE RISERVATA http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ LA CITAZIONE “ «La dottrina sociale cristiana nutre una sana sfiducia nello Stato quando vuole decidere tutto lui» Reinhard Marx Dal libro Il capitale, edizioni Rizzoli, pagg. 316, ¬ 19,50 di Gianfranco Fabi

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In risalita i prezzi del nickel (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-05-28 - pag: 44 autore: Metalli non ferrosi. A Londra la quotazione ha recuperato il 41,5% in meno di due mesi In risalita i prezzi del nickel Però i consumi nell'inox non sono ancora soddisfacenti Roberto Capezzuoli In poco più di un mese il panorama offerto dal mercato del nickel è passato da una depressione profonda a un rilancio più vivace di quanto sia giustificato dalla reale situazione dell'economia. Dalla fine dello scorso anno la quotazione settlement del nickel al London Metal Exchange (Lme) ha recuperato 2.500 $, attestandosi ieri a 13.310 dollari/tonnellata. Rispetto ai minimi toccati a fine marzo il recupero è ancor più vistoso, pari al 41,5%. Tutto ciò senza la certezza che il movimento abbia solide fondamenta. Alla base ci sono la fiducia nella ripresa dell'economia e il recente indebolimento del dollaro, che incoraggia un adeguamento al rialzo delle quotazioni espresse in valuta Usa. Ma c'è soprattutto la progressivauscita di stock dai magazzini dell'Lme, che dall'estate scorsa alla fine di aprile avevano visto invece affluire forti quantità di nickel. Come ricorda Andy Home in un'analisi pubblicata da Reuters, il deflusso si deve in parte alla stagione (il porto artico di Dudinka, tradizionale scalo per le consegne della russa Norilsk, è temporaneamente bloccato a causa del disgelo) e in parte alle crescenti spedizioni verso la Cina. Resta però un interrogativo sulla reale destinazione del metallo diretto in Cina, dove i prezzi, considerati vantaggiosi, innescano gli acquisti con cui aumentare le scorte strategiche. I dubbi sulla stabilità del trend positivo nascono principalmente dalla situazione dell'acciaio inossidabile, il principale settore di utilizzo del nickel. In Europa esiste qualche segnale incoraggiante: la scorsa settimana la spagnola Acerinox, uno dei big del settore, ha annunciato di aver alzato il proprio listino per la seconda volta in meno di due mesi, grazie al miglioramento della domanda. Ieri dichiarazioni ottimistiche sono venute da Ekkehard Schulz, ceo di ThyssenKrupp, secondo cui i volumi di vendite e i prezzi dell'inox hanno già toccato il fondo e possono solo risalire. Il recupero è sorretto anche dalla carenza di rottame e dalla temporanea riduzione dell'attività in diverse miniere e negli impianti collegati. Michael Wright, presidente della società di recupero e riciclo Elg Haniel, ritiene però che i consumi mondiali quest'anno siano destinati a contrarsi del 20% rispetto al 2008. Una situazione cui non sfugge l'Asia: la coreana Posco, che la scorsa settimana aveva tagliato fino al 20% i listini dell'acciaio al carbonio, lunedì ha annunciato ribassi del 18-19% sul mercato locale anche per l'inox, il terzo calo dallo scorso agosto. © RIPRODUZIONE RISERVATA LISTINI DIVERGENTI Acerinox ha rincarato la propria produzione di acciaio inossidabile mentre la Posco ieri ha annunciato ribassi

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La Corea del Nord: colpiremo il Sud (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/05/2009 - pag: 13 La minaccia Possibile attacco a Seul se bloccherà navi con materiale nucleare. L'Onu prepara sanzioni La Corea del Nord: colpiremo il Sud «Non siamo più vincolati dall'armistizio del '53». Hillary: «Interverremo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Come se oltre mezzo secolo di storia non fosse mai trascorso, la Corea del Nord ha avvertito la Corea del Sud e il mondo di non considerarsi più vincolata dall'armistizio del 1953. Una formula per dire che Pyongyang è pronta a ricominciare la guerra che scoppiò nel 1950 e si concluse tre anni più tardi, conflitto mai sigillato da un trattato di pace. Le minacce del regime di Kim Jong-il segnano il terzo giorno di un'escalation scatenata lunedì scorso con un test nucleare sotterraneo, il secondo dal 2006, e accompagnata dal lancio di missili a corta gittata. Nella notte di martedì ne è stato sparato un altro, il sesto in tre giorni (il quinto, secondo fonti sudcoreane). La propaganda di Pyongyang si è scatenata in particolare nel denunciare l'adesione della Corea del Sud all'«Iniziativa contro la proliferazione atomica» (Psi), nel cui ambito Seul ha avuto finora lo status di osservatore. Si tratta di un'intesa promossa dagli Usa nel 2003 che consente ai Paesi membri di contrastare i traffici di tecnologia utile a programmi nucleari. L'ingresso della Corea del Sud nella Psi, ha ammonito il Nord, significa una «dichiarazione di guerra», dunque «ogni atto ostile, specialmente il blocco delle navi o la loro perquisizione, verrà contrastato da una risposta militare decisa e immediata». A completare l'apparato di minacce, Pyongyang ha sollevato nuovamente la questione dello «status legale» di cinque isole controllate dal Sud lungo il confine marittimo occidentale, la cui legittimità non è mai stata riconosciuta dal governo comunista. Infine, il quotidiano di Seul Chosun Ilbo scriveva ieri della ripresa di attività nel reattore nucleare di Yongbyon osservata da satelliti spia Usa. I nuovi sviluppi sono stati accolti a Washington con profonda preoccupazione: «Gli Stati Uniti difenderanno la Corea del Sud dalle minacce di Pyongyang », ha detto ieri il segretario di Stato Hillary Clinton, avvertendo il regime comunista che ci «saranno conseguenze per i suoi atti belligeranti». All'Onu si profila intanto una risoluzione per appesantire le sanzioni contro il regime di Kim Jong-il. ««C'è una determinazione chiara in seno al gruppo P5+2», hanno detto fonti diplomatiche, dopo i contatti a porte chiuse tra i delegati di Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti più Giappone e Corea del Sud. Un passo avanti rispetto alla semplice «dichiarazione» di condanna verso cui la Russia era orientata dopo il test missilistico del 5 aprile. La Cina resta però inquieta. Da un lato riconduce gli avvenimenti alla contrapposizione con gli Usa e l'Occidente, basta leggere cosa ha dichiarato Su Hao, dell'Istituto universitario di studi diplomatici: «La tensione nella penisola coreana non fa gli interessi della Cina, ma non è realistico pensare che siamo noi a risolvere il problema di fronte all'incapacità dell'Occidente». Chiosa il commentatore Guo Yiming: «Cina e Nord Corea sono ormai distanti. Noi con l'apertura economica abbiamo lasciato stare l'ideologia. Là è tutto politicizzato. Sono agli anni Cinquanta o Sessanta». Marco Del Corona Al confine Da sinistra un soldato nordcoreano (Afp/Kim Jae-Hwan) e sudcoreani con il binocolo puntato verso il nemico (Ap/Lee Jin-man)

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La denuncia di Amnesty: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/05/2009 - pag: 13 Il rapporto L'Italia sugli immigrati «disprezza i diritti umani» La denuncia di Amnesty: «La crisi produce repressione» ROMA «La crisi economica globale ha aggravato le violazioni dei diritti umani». Se «prima della crisi economica i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza ora lo sono in nome della recessione». È quanto denuncia Amnesty International, che ha presentato a Londra, Roma e in altre capitali il proprio Rapporto annuale 2009, che fotografa la situazione in 157 Paesi nel mondo. Un'accusa precisa è rivolta anche all'Italia perché, ha detto il presidente della sezione italiana, Christine Weise, «la politica dell'immigrazione italiana e i respingimenti dei rifugiati che arrivano con le barche in alto mare è espressione di un disprezzo dei diritti umani e delle persone veramente disperate che qui cercano aiuto». C'è anche una messa in guardia: «L'Italia sarà ritenuta responsabile di quanto accadrà ai migranti e richiedenti asilo riportati in Libia», dove non esiste una procedura d'asilo e anzi vengono denunciati da molti rapporti «torture e altri maltrattamenti » ai loro danni. Nell'introduzione al rapporto, la segretaria generale dell' organizzazione, Irene Khan, punta l'indice su un modello di globalizzazione «sbagliato e sfrenato», che ha accresciuto le diseguaglianze, mentre «vediamo crescere i segnali di scontro e di violenza politica ». In altre parole, «siamo seduti su un barile di miscela esplosiva composta di disuguaglianza, ingiustizia e insicurezza. La miscela sta per esplodere». Khan evidenzia inoltre come in questo momento ci si trovi davanti a un doppio pericolo che dalla recessione porta alla repressione: «Da un lato siamo di fronte al grave rischio che una povertà in crescita e disperate condizioni economiche e sociali possano produrre instabilità politica e violenza di massa scrive la Khan dall'altro, possiamo ritrovarci in una situazione in cui la recessione sia accompagnata da una più ampia repressione da parte di governi autoritari». Fra gli esempi più evidenti di violazione «l'aumento dei prezzi che ha provocato fame e malattie in alcuni Paesi, il persistere della violenza e della discriminazione delle donne». L'elenco degli Stati in cui le proteste contro la crisi sono state represse, talvolta con grande violenza, è molto lungo: Argentina, Bulgaria, Burkina Faso, Camerun, Costa d'Avorio, Egitto, Grecia, Guinea, Haiti, Ungheria, Mali, Mozambico, Paraguay, Senegal, Tunisia, Turchia, Zimbabwe. Mentre in Corea del Nord, Myanmar e Zimbabwe si è registrato, secondo Amnesty, un uso politico degli aiuti alimentari e umanitari. M. Antonietta Calabrò

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 28/05/2009 - pag: 13 Il colloquio L'esperto Andrei Lankov «Pechino non li ferma perché teme un'onda di profughi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO «Aspettare. E poi coinvolgere la Corea del Nord. Adesso occorre pazienza». Andrei Lankov, cattedra alla Kookmin University, è uno dei massimi esperti del Paese, che conosce anche per avervi studiato: dopo la laurea a Leningrado, ha trascorso alcuni anni all'Università Kim Il-sung prima di spostarsi nel Sud e in Australia. La Corea comunista vuole soldi e attenzione e «ha solo due risorse: l'atomo e i missili. Li ha già usati entrambi e gli Usa non hanno reagito. Cosa può fare: attaccare gli americani? I generali statunitensi sarebbero ben contenti. Disseminare tecnologia e materiale nucleare in medio Oriente? Rischioso.». Le minacce a Seul di ieri? «Seul deve solo aspettare. Non può far niente e comunque qui al Sud la Corea del Nord non è una questione politica e la gente non ci fa caso». La Cina? «Non ha grandi mezzi per premere su Pyongyang. Ogni misura finanziaria non colpirebbe i leader ma la popolazione. Caso mai funzionerebbe il blocco dei conti personali». E una crisi umanitaria riverserebbe profughi in Cina e Pechino non gradirebbe. «Si parla di sanzioni, ma sono inutili. Patirebbe la gente, magari morirebbero migliaia di contadini, ma Kim e l'élite non cambierebbero». Che fare, allora? «Lasciare raffreddare la situazione ed evitare segni di resa, come spedire l'inviato di Obama a offrire cibo o aiuti in cambio della quiete». M. D. C. Andrei Lankov, Kookmin University

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Dietro le quinte dell'Onu si lavora per i negoziati (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 28-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

Malgrado la Russia abbia assunto una posizione molto decisa le grandi potenze cercano di disinnescare la minaccia Dietro le quinte dell'Onu si lavora per i negoziati NEW YORK. Proseguono dietro le quinte i negoziati in seno al Consiglio di Sicurezza Onu nella prospettiva di una risoluzione che comporti nuove sanzioni contro Pyongyang, accusata di provocare una escalation nucleare con i suoi test sotterranei e missilistici. Sul principio delle sanzioni c'è un accordo di massima, ma in seno al Palazzo di Vetro c'è anche la consapevolezza della loro limitata portata, essendo difficile isolare ancora di più un paese già considerato il più isolato tra tutti ed uno dei più poveri del mondo. Per parte americana, si è scelto di mantenere un profilo tutto sommato basso, dopo le prime dichiarazioni di fuoco dei giorni scorsi, per lasciare lavorare la presidenza di turno russa del Consiglio di Sicurezza. Il segretario di Stato Hillary Clinton ha comunque ribadito gli impegni degli Stati Uniti nei confronti del Giappone e della Corea del Sud dopo che la Corea del Nord ha affermato di non considerarsi più vincolata ai termini dell'armistizio del 1953 e ha minacciato Seul di azioni militari. La Clinton ha detto in particolare che Pyongyang dovrà far fronte alle conseguenze delle sue azioni «belligeranti». Allo stesso tempo la Casa Bianca, per bocca del portavoce Robert Gibbs, ha osservato che il regime nordcoreano non riuscirà ad attirare l'attenzione del mondo con le minacce, che non fanno altro che «rafforzare il suo isolamento». Rispetto al passato, la reazione della Russia è stata decisa e veloce sulla questione nordcoreana, ed è probabilmente il nuovo atteggiamento di Mosca nei confronti di Pyongyang a spiegare il basso profilo adottato da Washington in queste ore. Come sembrano confermare dichiarazioni di anonimi responsabili per la sicurezza russi alla Interfax, uno dei timori di Mosca è l'eventualità di una escalation nel conflitto, con l'ipotesi, seppure molto lontana, di una guerra nucleare che possa coinvolgere il fronte estremo orientale della Russia, che con la Corea del Nord possiede un lungo confine. Del regime di Pyongyang preoccupa in particolare l'imprevedibilità. Washington rimane tuttavia prudente: dal Pentagono l' entourage del segretario alla Difesa Robert Gates fa sapere alla stampa americana che gli Usa non stanno affatto pensando ad una opzione militare. Anzi: l'unica via d'uscita, se sarà possibile, rimane una ripresa quanto prima dei cosiddetti negoziati diplomatici a Sei: le due Coree, Usa, Russia, Cine a Giappone.

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accordo all'onu: in arrivo sanzioni più pesanti (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Si lavora per una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza ma dietro le quinte resta aperta la strada dei negoziati Accordo all'Onu: in arrivo sanzioni più pesanti NEW YORK. I paesi chiave del Consiglio di Sicurezza sono d'accordo per appesantire le sanzioni contro la Corea del Nord. L'hanno annunciato fonti diplomatiche occidentali al Palazzo di Vetro. «C'è una determinazione chiara», è stato sottolineato ieri sera dopo contatti a porte chiuse di delegati di Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti più Giappone e Corea del Sud tesi a stabilire i principi di una nuova risoluzione prima di prospettarne i contenuti agli altri componenti del Consiglio. Russia e Cina, che spesso hanno frenato i partner occidentali di fronte alla minaccia nordcoreana, stavolta non mostrerebbero analoghe «reticenze». Sarebbe in discussione «il tipo di sanzioni» da adottare, non il principio che vadano adottate. Pyongyang è accusata di provocare una escalation nucleare con i suoi test sotterranei e missilistici. Ma in seno al Palazzo di Vetro c'è anche la consapevolezza della loro limitata portata, essendo difficile isolare ancora di più un paese già considerato il più isolato tra tutti ed uno dei più poveri del mondo. Per parte americana, si è scelto di mantenere un profilo basso, dopo le prime dichiarazioni di fuoco dei giorni scorsi, per lasciare lavorare la presidenza di turno russa del Consiglio di Sicurezza. Il segretario di Stato Hillary Clinton ha comunque ribadito gli impegni degli Stati Uniti nei confronti del Giappone e della Corea del Sud dopo che la Corea del Nord ha affermato di non considerarsi più vincolata ai termini dell'armistizio del 1953 e ha minacciato Seul di azioni militari. La Clinton ha detto in particolare che Pyongyang dovrà far fronte alle conseguenze delle sue azioni «belligeranti». Allo stesso tempo il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha osservato che il regime nordcoreano non riuscirà ad attirare l'attenzione del mondo con le minacce, che non fanno altro che «rafforzare il suo isolamento». Rispetto al passato, la reazione della Russia è stata decisa e veloce sulla questione nordcoreana. Uno dei timori di Mosca è l'eventualità di una escalation nel conflitto, con l'ipotesi, seppure molto lontana, di una guerra nucleare che possa coinvolgere il fronte estremo orientale della Russia, che con la Corea del Nord possiede un lungo confine. Del regime di Pyongyang preoccupa l'imprevedibilità. Comunque, Washington rimane prudente e non sta affatto pensando a un'opzione militare. Anzi: l'unica via d'uscita, se sarà possibile, rimane una ripresa dei negoziati diplomatici a Sei: le due Coree, Usa, Russia, Cine a Giappone.

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Il mondo è seduto su una bomba Diritti violati: il rapporto di Amnesty">Il mondo è seduto su una bomba Diritti violati: il rapporto di Amnesty (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politica Il mondo è seduto su una bomba. Diritti violati: il rapporto di Amnesty Giovedí 28.05.2009 08:00 Il mondo è seduto sopra una "bomba a orologeria sociale, politica ed economica" innescata da una crisi dei diritti umani. Lo sostiene Amnesty International, che ha presentato a Londra, Roma e in altre capitali del mondo il proprio Rapporto annuale 2009, un volume (pubblicato in Italia da EGA Editore) che analizza la situazione dei diritti umani in 157 Paesi e territori nell'anno precedente. "Dietro alla crisi economica si cela un'esplosiva crisi dei diritti umani", ha dichiarato Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty nel corso della conferenza stampa di Roma, "la recessione ha aggravato le violazioni dei diritti umani, distolto l'attenzione da esse e creato nuovi problemi. Prima, i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza, ora in nome della crisi economica". Nell'introduzione al rapporto, la segretaria generale dell'organizzazione per la tutela dei diritti umani, Irene Khan, punta l'indice su un modello di globalizzazione "sbagliato e sfrenato", che ha creato problemi e accresciuto le diseguaglianze a livello sociale. "In questi anni -scrive Khan- i diritti umani sono stati messi in secondo piano di fronte a quella specie di 'bisonte della strada' che è stata la globalizzazione priva di regole, che ha trascinato il mondo in una frenesia di crescita. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: l'aumento di disuguaglianza, emarginazione e insicurezza; la soppressione, con modalità arroganti e impunite, delle voci di protesta; la mancanza di pentimento e di punizione per i responsabili degli abusi commessi da governi, grandi imprese e istituzioni finanziarie internazionali". E ancora: "Vediamo crescere i segnali di scontro e di violenza politica, che si aggiungono all'insicurezza globale già esistente a causa di quei conflitti morali che la comunità internazionale non sa o non vuole risolvere. In altre parole, siamo seduti su un barile di miscela esplosiva composta di disuguaglianza, ingiustizia e insicurezza. La miscela sta per esplodere". La segretaria generale di Amnesty evidenzia inoltre come in questo momento ci si trovi davanti a un doppio pericolo che dalla recessione porta alla repressione: "Da un lato siamo di fronte al grave rischio che una povertà in crescita e disperate condizioni economiche e sociali possano produrre instabilità politica e violenza di massa -scrive la Khan- dall'altro, possiamo ritrovarci in una situazione in cui la recessione sia accompagnata da una piu' ampia repressione da parte di governi autoritari che mal sopportano il dissenso, le critiche e le denunce di corruzione e di cattiva gestione economica". AL VIA LA CAMPAGNA "IO PRETENDO DIGNITA'" I diritti umani al centro della lotta per sradicare la povertà dal mondo: parte con la pubblicazione del Rapporto 2009, la nuova campagna di Amesty International 'Io pretendo dignita'. "Per cambiare il fatto che almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate", riferiscono dall'organizzazione, "che un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, che ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza o al parto, che 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'assistenza sanitaria di base e 2,5 miliardi ai servizi igienici, che 20mila bambini al giorno muoiono per questo". Per ottenere "un cambiamento profondo", secondo Amnesty International, occorre intervenire in tre aree tematiche che hanno finora fatto sì che le buone intenzioni rimanessero tali e hanno impedito progressi nella lotta contro la povertà: "Responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni finanziarie internazionali; accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione; partecipazione attiva delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti alla lotta contro la povertà". tags: crisi diritti umani Rapporto Amnesty 2009

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"Il mondo è seduto su una bomba"">Amnesty: "Il mondo è seduto su una bomba" (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politica Il mondo è seduto su una bomba. Diritti violati: il rapporto di Amnesty Giovedí 28.05.2009 09:40 Il mondo è seduto sopra una "bomba a orologeria sociale, politica ed economica" innescata da una crisi dei diritti umani. Lo sostiene Amnesty International, che ha presentato a Londra, Roma e in altre capitali del mondo il proprio Rapporto annuale 2009, un volume (pubblicato in Italia da EGA Editore) che analizza la situazione dei diritti umani in 157 Paesi e territori nell'anno precedente. "Dietro alla crisi economica si cela un'esplosiva crisi dei diritti umani", ha dichiarato Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty nel corso della conferenza stampa di Roma, "la recessione ha aggravato le violazioni dei diritti umani, distolto l'attenzione da esse e creato nuovi problemi. Prima, i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza, ora in nome della crisi economica". Nell'introduzione al rapporto, la segretaria generale dell'organizzazione per la tutela dei diritti umani, Irene Khan, punta l'indice su un modello di globalizzazione "sbagliato e sfrenato", che ha creato problemi e accresciuto le diseguaglianze a livello sociale. "In questi anni -scrive Khan- i diritti umani sono stati messi in secondo piano di fronte a quella specie di 'bisonte della strada' che è stata la globalizzazione priva di regole, che ha trascinato il mondo in una frenesia di crescita. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: l'aumento di disuguaglianza, emarginazione e insicurezza; la soppressione, con modalità arroganti e impunite, delle voci di protesta; la mancanza di pentimento e di punizione per i responsabili degli abusi commessi da governi, grandi imprese e istituzioni finanziarie internazionali". E ancora: "Vediamo crescere i segnali di scontro e di violenza politica, che si aggiungono all'insicurezza globale già esistente a causa di quei conflitti morali che la comunità internazionale non sa o non vuole risolvere. In altre parole, siamo seduti su un barile di miscela esplosiva composta di disuguaglianza, ingiustizia e insicurezza. La miscela sta per esplodere". La segretaria generale di Amnesty evidenzia inoltre come in questo momento ci si trovi davanti a un doppio pericolo che dalla recessione porta alla repressione: "Da un lato siamo di fronte al grave rischio che una povertà in crescita e disperate condizioni economiche e sociali possano produrre instabilità politica e violenza di massa -scrive la Khan- dall'altro, possiamo ritrovarci in una situazione in cui la recessione sia accompagnata da una piu' ampia repressione da parte di governi autoritari che mal sopportano il dissenso, le critiche e le denunce di corruzione e di cattiva gestione economica". AL VIA LA CAMPAGNA "IO PRETENDO DIGNITA'" I diritti umani al centro della lotta per sradicare la povertà dal mondo: parte con la pubblicazione del Rapporto 2009, la nuova campagna di Amesty International 'Io pretendo dignita'. "Per cambiare il fatto che almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate", riferiscono dall'organizzazione, "che un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, che ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza o al parto, che 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'assistenza sanitaria di base e 2,5 miliardi ai servizi igienici, che 20mila bambini al giorno muoiono per questo". Per ottenere "un cambiamento profondo", secondo Amnesty International, occorre intervenire in tre aree tematiche che hanno finora fatto sì che le buone intenzioni rimanessero tali e hanno impedito progressi nella lotta contro la povertà: "Responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni finanziarie internazionali; accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione; partecipazione attiva delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti alla lotta contro la povertà". tags: crisi diritti umani Rapporto Amnesty 2009

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Il Rigoletto/ L'Italia? Il Paese dei predoni (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Rigoletto di Angelo de' Cherubini Il Rigoletto/ Settimo Rapporto. Processo di liberalizzazione della società italiana Giovedí 28.05.2009 11:25 L'ambiente istituzionale italiano continua a incoraggiare, più che in tutta l'Unione europea, attività predatorie e parassitarie, che mirano a conservare o a conseguire posizioni di rendita. La conclusione del caso Alitalia e il duopolio televisivo ne sono un'ulteriore dimostrazione, così come lo sono i risultati conseguiti dalla regolazione delle autostrade italiane dal 1997 ad oggi. Ora le teorie liberali sembrano minacciate da un altro virus: i principi che ispirano la globalizzazione sono tacciati di "mercatismo" e con questo si fornisce una parodia della cosiddetta "versione degenerata del liberismo". Ma già Einaudi nel 1941 diceva che "Gli uomini sono presti a persuadersi, quando c'è qualcosa che va male, ad invocare il braccio forte dello Stato". Mentre non esiste alcuna contraddizione tra il mercato e la prospettiva sociale: la concorrenza è sociale e la politica della coesione è produttiva. E lo stesso Einaudi ammoniva: "Salvataggi se ne possono e se ne debbono fare in ogni momento storico quando sia in gioco l'interesse pubblico. Ad una condizione che coloro i quali chiedono e coloro i quali autorizzano i salvataggi sappiano di commettere un atto moralmente condannabile, socialmente iniquo ed economicamente pericoloso". Autori: Società libera Contributi: Salvatore Carrubba, Raimondo Cubeddu, Giuseppe de Vergottini, Stefania Fuscagni, Fiorella Kostoris, Sergio Mattia, Franco Morganti, Massimo Olivotti, Giuseppe Pennisi, Giorgio Ragazzi, Ernesto U. Savona, Alberto Vannucci . 7° Rapporto - Processo di liberalizzazione della società italiana - di Società libera Ed. FrancoAngeli il punto 202pagg, 20,00 euro Come lettura del weekend Affaritaliani.it ha scelto il "Manifesto della libertà e "Società Libera" Clicca qui per le precedenti puntate del "Il Rigoletto" tags: Rigoletto settimo rapporto

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Avellino: Sviluppo, Frungillo (InM): (sezione: Globalizzazione)

( da "Sannio Online, Il" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Avellino: Sviluppo, Frungillo (InM): «Diamo vita al Marchio Irpinia» Pubblicato il 28-05-2009 Quando si pensa ad Italiani nel Mondo non tutti riescono a cogliere il forte legame che lega il movimento di De Gregorio all’Irpinia. Una figura politica, confluita nel PdL lo scorso 27 marzo... Quando si pensa ad Italiani nel Mondo non tutti riescono a cogliere il forte legame che lega il movimento di De Gregorio all’Irpinia. Una figura politica, confluita nel PdL lo scorso 27 marzo, che ha come obiettivo quello di portare il valore dell’italianità - e nello specifico del Made in Irpinia – nel mondo attraverso i punti di eccellenza. Un chiaro quadro delle direttrici da seguire è stato delineato dalla presidente provinciale di InM, Ines Frungillo. Qual è la relazione tra InM e l’Irpinia? “Italiani nel Mondo si sdoppia in un movimento ed una fondazione che hanno come comune obiettivo quello di intensificare i rapporti internazionali tra entità locali e quindi tra l’Irpinia e il resto del mondo. I cinque soci fondatori sono tutti italiani eletti all’estero che si sono fatti promotori dello sviluppo economico, commerciale e sociale delle piccole e medie imprese che operano nei campi più disparati”. Elezioni provinciali e comunali. In meno di un anno InM è riuscita ad essere una forza della coalizione di centrodestra. Qual è il profilo dei suoi candidati? “Nelle nostre liste ci sono personalità diversi. C’è l’imprenditore, il commerciante, l’impiegato, lo studente. Un puzzle sociale di persone che guarda alla globalizzazione come l’unica strada da seguire per poter creare un progetto serio di sviluppo. Sergio De Gregorio ha apprezzato molto il lavoro fin qui compiuto da InM, mostrando un forte interesse per le pregevolezze irpine”. Come valorizzare i punti-forza irpini? “Creando un Marchio Irpinia che raccolta, come un grande contenitore, tutte le specificità del nostro territorio. Quindi l’aspetto legato alla cultura letteraria, alla cultura enogastronomia, alla cultura paesaggistico-architettonica, alla cultura sportiva. Un format unico in cui far confluire, inoltre, autorità istituzionali, associazioni di categoria, esperti del territorio e classe imprenditoriale. Solo in questo modo si potrà far cadere l’attenzione degli utenti su molteplici proposte turistiche”. Perché questa valorizzazione territoriale non è stata ancora concretizzata? “Non c’è la volontà politica di farlo. Il governo di centrosinistra ha annullato le eccellenze del nostro territorio oppure pongono attenzione solo verso le microrealtà esasperando una sorta di campanilismo che chiude ogni prospettiva di guardare all’esterno”. Quali sono gli obiettivi di InM? “Il nostro impegno è quello di valorizzare il territorio in tutte le sue forme. A breve partirà un bando per reclutare 200 ragazzi e ragazze per propagandare le eccellenze territoriali della Campania e quindi dell’Irpinia. Ovviamente, con un’amministrazione amica sarà più facile dialogare e portare avanti le proprie idee. Inoltre stiamo lavorando ad un congresso internazionale, previsto per giugno, che vedrà la presenza di Sergio De Gregorio e di ben 42 rappresentanti di governo. Il nostro scopo è quello di portare questa fetta di mondo in Irpinia. L’evento ricade per il sessantesimo anno dalla fondazione della Nato”. Oltre alla presidente Frungillo, tra i soci fondatori di InM figurano: Claudio Mauriello, consulente finanziario del senatore De Gregorio, Nicola Poppa, segretario presso la Nato per il senatore De Gregorio. Il direttivo, invece, è composto da: Marco Del Sorbo, Walter Mauriello, Sergio Gioia, Gerardo Mauriello, Giuseppe Grasso, Gabriele Ambrosino, Giuseppe Tornatore.

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Napolitano sugli immigrati: "Spesso sono vittime di reti criminali" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA Le gravi crisi attraversano molti continenti fra cui l’Africa «sono all’origine di drammatici fenomeni migratori che intaccano la dignità delle popolazioni più svantaggiate, costringendo troppi essere umani a diventare vittime di reti criminali che approfittando della loro miseria e si arricchiscono alle loro spalle». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sottolinea con particolare timbro della voce che gli immigrati, spesso clandestini che giungono in Italia «sono essere umani» caduti nelle mani di organizzazione criminali. In occasione della giornata dell’Africa, il capo dello Stato ricorda che «abbiamo il dovere di avviare anche in rapporto a una politica europea di flussi migratori e di accoglienza, un partnerariato con i Paesi africani che permetta id mettere in moto o consolidare lo sviluppo e aggredire la cause profonde della povertà». In questa visione, ha aggiunto il presidente della Repubblica, «si deve considerare il continente africano come l’esempio paradigmatico della povertà bisognosa di sostegno». L’Italia, secondo Napolitano, de deve fare la sua parte considerando l’Africa «sempre più come l’area con la quale concentrare gli interventi dell’Unione europea, che è già il primo donatore. L’obiettivo deve essere favorire l’integrazione del sistema economico africano con quello europeo e tendere a garantire sbocchi adeguati alle produzioni locali». A questo proposito, Napolitano ha citato un documento approvato lo scorso marzo dal Parlamento europeo che sottolinea la particolarità della questione africana e in particolare, il fatto che l’inclusione del continente nella strategia della globalizzazione economica non produca per la sua popolazione sufficienti benefici. «E pertanto è essenziale - ha commentato il capo dello Stato - adottare una strategia per l’Africa che tenga conto della complessità dei problemi ancora da risolvere e consenta di affrontare le nuove sfide globali come quelle imposte dall’approvvigionamento di fonti energetiche, dai cambiamenti climatici, dalla salvaguardia dell’ambiente». Per inserire questi temi nell’agenda della comunità internazionale, ha concluso Napolitano, la presidenza italiana del G8 ha previsto «un importante momento di incontro con i paesi fondatori della NEPAD per un confronto costruttivo e franco sul mantenimento degli impegni del G8 per combattere la povertà e su altri temi di prioritario interesse: sicurezza alimentare, salute, risorse idriche, nonchè misure di sostegno per le economie più deboli».

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Kamikaze nel cuore di Lahorefanno strage: 24 morti e 300 feriti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

il pakistan è sotto choc, nessuna rivendicazione Kamikaze nel cuore di Lahore fanno strage: 24 morti e 300 feriti Antonio Fatiguso Tokyo. La Corea del Nord fa salire ancora la tensione in Estremo Oriente, lungo il tracciato del 38/o parallelo: annulla l'armistizio del 1953 del conflitto coreano e minaccia immediata azione militare nel caso la Corea del Sud tenti d'intercettare le sue navi, all'indomani dell'adesione di Seul alla Proliferation Security Initiative (Psi). E stavolta la Russia ha reagito duramente preannunciando «misure preventive, anche di carattere militare» contro Pyongyang sulla scia dei timori di uno «sviluppo incontrollato» nella penisola coreana: il ministro degli Esteri, Serghiei Lavrov, ha detto che Mosca è favorevole a una risoluzione dell'Onu «ferma», ma non a una «punizione fine a se stessa». I militari dell'ultimo Paese stalinista, che hanno effettuato un altro test missilistico ieri, hanno preso di mira la partecipazione di Seul (ufficializzata all'indomani del test nucleare del regime comunista) all'iniziativa a guida Usa che, lanciata nel 2003 dall'amministrazione di George W. Bush, punta a interdire il trasferimento di tecnologie e armi di distruzione di massa. «Una dichiarazione di guerra», in base ai contenuti della nota redatta dalla Commissione permanente militare per la sicurezza del Nord e diffusa dall'agenzia ufficiale, Kcna: è una violazione dell'armistizio che vieta qualsiasi tentativo di blocco navale nella regione. A stretto giro, la Corea del Sud ha fatto sapere che risponderà «severamente» a qualsiasi provocazione della Corea del Nord lungo la linea delle acque territoriali del mar Giallo, dove il regime comunista ha preannunciato che «non può garantire più la sicurezza delle navi straniere». In caso di provocazione, «reagiremo in modo deciso», hanno messo in chiaro i capi di Stato maggiore delle forze armate di Seul. I presidenti russo e sudcoreano, Dmitri Medvedev e Lee Myung-bak, hanno condannato il test nucleare sotterraneo fatto lunedì dalla Corea del Nord, definendolo - in un'inedita comunanza di vedute, visti i rapporti altrimenti più concilianti tra Mosca e Pyongyang - «un'aperta violazione della risoluzione 1718 del consiglio di sicurezza dell'Onu, un atto che va contro le norme del diritto internazionale». A Tokyo, la Camera Alta ha votato una mozione di censura contro la condotta nordcoreana, mentre il premier Taro Aso è stato apertamente accusato nel primo faccia a faccia da Yukio Hatoyama, neo segretario del partito Democratico, di «non aver fatto sentire a sufficienza la voce del Giappone con Stati Uniti e Corea del Sud, i due principali alleati». Il Tesoro Usa sta esaminando possibili sanzioni finanziarie contro la Corea del Nord, dove la popolazione è alle prese con un regime di isolamento assoluto: gli Stati Uniti, pur lasciando la porta aperta a una ripresa dei 'negoziati a Seì (un'ipotesi rilanciata anche dalla Cina), hanno ammonito che Pyongyang deve «pagare un prezzo» per l'atteggiamento di sfida alla comunità internazionale. Infine, sempre sul fronte nucleare, la Corea del Nord ha ripreso le attività al suo impianto di Yongbyon, almeno secondo il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, che cita un funzionario anonimo del governo.

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Non solo l'economia, in crisi i diritti umani (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Non solo l'economia, in crisi anche i diritti umani. Il rapporto Giovedí 28.05.2009 15:10 Quest'anno il Rapporto sui diritti globali, giunto alla sua settima edizione, esce nel pieno degli effetti della crisi finanziaria mondiale sulle economie reali di tutti i Paesi del pianeta. Il castello di carte della finanza globalizzata, e infine impazzita come una maionese, è il frutto prevedibile e previsto di un sistema che drena ricchezze e risorse per concentrarle in poche mani. Le mani sono quelle delle corporation, dei potenti gruppi speculativi, degli imperi multinazionali che in questi decenni hanno attualizzato e imposto l'ideologia del liberismo senza regole e senza freni. Un pensiero unico che è riuscito a informare di sé e a soppiantare governi e sedi decisionali democratiche ed elettive, dunque la politica, gestendoli in proprio o trasformandoli in passivi e complici esecutori. Con la crisi globale resta aperto e si drammatizza il nodo dei salari e, più in generale, la grande e rimossa questione dei diritti economici e sociali, nei Paesi poveri così come in quelli sviluppati. Ma le cronache dai mari di questi giorni, dei barconi gonfi di umanità violata e dolente, cinicamente rispediti in Libia, ci ricordano che oltre alla crisi dell'economia reale c'è un'altra crisi da affrontare, altrettanto grave: quella dei diritti umani e di cittadinanza, connessi anche alla questione ambientale. Anche questi diritti sono drasticamente peggiorati, sin dentro il cuore delle nostra città. Anche quest'anno il Rapporto, un volume unico a livello internazionale per l'ampiezza e la sistematicità dei temi affrontati, fa il punto della situazione restituendoci lo stato di salute dei diritti nel mondo. La crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, il mercato del lavoro e la precarietà, la sicurezza sul lavoro, il welfare, l'immigrazione, le guerre, l'ambiente e i diritti umani: il rapporto fotografa e analizza la globalizzazione per quello che è, mettendo in luce i punti più critici e delineando al contempo le direzioni da seguire per dare concreta attuazione a un'inversione di rotta. pagina successiva >>

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Nordcorea, nuove sanzioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 28-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politica Nordcorea/ Onu: si va verso nuove sanzioni Giovedí 28.05.2009 14:50 I Paesi chiave nel braccio di ferro con la Corea del Nord sono d'accordo nell'inasprire le sanzioni contro Pyongyang dopo i suoi ultimi test nucleari. "C'è un chiaro impegno da parte del P5+2 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza piu' il Giappone e la Corea del Sud) ad andare verso le sanzioni", ha detto un diplomatico occidentale, al corrente della trattativa. La novità sarebbe che adesso anche Russia e Cina convengono sulla necessità di emanare nuove sanzioni dopo il test nucleare in flagrante violazione delle risoluzioni Onu; ma la discussione sulle azioni punitive da intraprendere è ancora "in una fase iniziale". INNALZATO IL LIVELLO DI ALLERTA PER TRUPPE SEUL E USA. Innalzato da 3 a 2 il livello di allerta per le truppe sudcoreane e per quelle americane impegnate a sud del 38mo parallelo. La decisione e' stata annunciata dal ministero della Difesa di Seul dopo che la Corea del nord ha effettuato un test nucleare e missilistico e ha denunciato l'armistizio in vigore da piu' di mezzo secolo nella penisola. "La sorveglianza sul nord sara' intensificata con la mobilitazione di piu' velivoli e militari" in particolare lungo il confine della zona smilitarizzata e nelle acque del Mar Giallo, ha spiegato il portavoce Won Tae-Jae. Gli Stati Uniti hanno 28.500 militari schierati al fianco dei 670mila soldati sudcoreani. Dal 1982 e' la quarta volta che il livello di allerta per i soldati in Corea del sud raggiunge il livello due. L'ultima risale all'ottobre 2006, quando Pyongyang effettuo' il suo primo test nucleare. "L'esercito rispondera' in modo inflessibile a qualsiasi atto provocatorio del nord", ha assicurato il portavoce del ministero della Difesa sudcoreano. tags: Nordcorea sanzioni Onu truppe Usa

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Napolitano sugli immigrati: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il presidente della Repubblica celebra al Quirinale la Giornata dell'Africa Napolitano sugli immigrati: «La crisi non cancelli l'accoglienza» «Avviare partenariato coi Paesi africani che permetta di aggredire le cause profonde della povertà» ROMA - La crisi economica non può «mettere in discussione i valori di solidarietà e accoglienza, nel rispetto della legge, cui si ispirano le nostre democrazie». È quanto sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo al Quirinale alla celebrazione della «Giornata per l'Africa», alla presenza fra gli altri dei ministri degli Esteri Franco Frattini e dell'Economia Giulio Tremonti. TRATTA DEGLI SCHIAVI - Il presidente della Repubblica sottolinea con particolare timbro della voce che gli immigrati, spesso clandestini che giungono in Italia «sono essere umani» caduti nelle mani di organizzazione criminali: «Le gravi situazioni di crisi che ancora oggi si registrano in varie parti dell'Africa sono all'origine di emergenze umanitarie e drammatici fenomeni migratori che intaccano la dignità delle popolazioni più svantaggiate, costringendole a diventare vittime di reti criminali che approfittano della loro miseria e si arricchiscono alle loro spalle». LA STRATEGIA - In questa visione, ha aggiunto il presidente della Repubblica, «si deve considerare il continente africano come l'esempio paradigmatico della povertà bisognosa di sostegno». L'Italia, secondo Napolitano, de deve fare la sua parte considerando l'Africa «sempre più come l'area con la quale concentrare gli interventi dell'Unione europea, che è già il primo donatore. L'obiettivo deve essere favorire l'integrazione del sistema economico africano con quello europeo e tendere a garantire sbocchi adeguati alle produzioni locali». A questo proposito, Napolitano ha citato un documento approvato lo scorso marzo dal Parlamento europeo che sottolinea la particolarità della questione africana e in particolare, il fatto che l'inclusione del continente nella strategia della globalizzazione economica non produca per la sua popolazione sufficienti benefici. «E pertanto è essenziale - ha commentato il capo dello Stato - adottare una strategia per l'Africa che tenga conto della complessità dei problemi ancora da risolvere e consenta di affrontare le nuove sfide globali come quelle imposte dall'approvvigionamento di fonti energetiche, dai cambiamenti climatici, dalla salvaguardia dell'ambiente». TEMI IN AGENDA - Per inserire questi temi nell'agenda della comunità internazionale, ha concluso Napolitano, la presidenza italiana del G8 ha previsto «un importante momento di incontro con i paesi fondatori della Nepad per un confronto costruttivo e franco sul mantenimento degli impegni del G8 per combattere la povertà e su altri temi di prioritario interesse: sicurezza alimentare, salute, risorse idriche, nonchè misure di sostegno per le economie più deboli». stampa |

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Dai Nobel ai giochi per bambini, ce n'è per tutti (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Dai Nobel ai giochi per bambini, ce n'è per tutti Galimberti e Montezemolo, ma anche Della Valle e l'ex ministro Padoa-Schioppa In piazza Battisti il Caffè delle lingue una vetrina sul mondo SILVIA CONOTTER TRENTO. A partire da questa mattina famosi economisti, giuristi, imprenditori, manager - ma anche politici, sociologi e giornalisti - si confronteranno in pubblico come sia possibile conciliare identità e globalizzazione al tempo della crisi. Il popolo degli scoiattoli potrà incontrare ben due premi Nobel per l'Economia: George Akerlof e James Heckman. E poi grandi personalità del mondo pubblico e culturale italiano, nomi di spicco, ma sempre protagonisti a vario titolo del mondo dell'economia. Un lungo elenco: Lucio Caracciolo, Carlo Petrini, Giuliano Amato, Giampaolo Fabris, Innocenzo Cipolletta, Luca Cordero di Montezemolo, ma anche Fabrizio Galimberti, Diego Della Valle, Federico Rampini, Tommaso Padoa-Schioppa, Enrico Letta. Oltre ai numerosi incontri del programma scientifico, la quarta edizione del Festival dell'Economia di Trento offre un ricco calendario di eventi - per adulti e per bambini - che si svolgeranno nelle piazze e nelle strade del centro storico di Trento. In Piazza Duomo è stato allestito il campo base del Festival, con lo spazio per la libreria del Festival e l'angolo dedicato alla satira. Nella stessa piazza, il primo giugno, la Cooperativa la Coccinella organizzerà un piccolo mercatino in cui i bambini potranno scambiarsi giocattoli, libri e altri piccoli oggetti portati da casa. Piazza Fiera si trasformerà in una vetrina per un modello di mercato sostenibile, rispettoso dell'ambiente e delle persone. Dalla riflessione sui GAS, i gruppi di acquisto solidale, al dibattito sulle reti di economia solidale. Dai laboratori del gusto, al bioristoro con prodotti biologici e del commercio equo e solidale. Piazza Cesare Battisti sarà invece dedicata alla riflessione. Ci sarà il "Caffè delle lingue", una ventina di tavoli che ospiteranno ricercatori e universitari provenienti da Paesi diversi che condivideranno con i visitatori la propria esperienza e cultura. Tanti laboratori, giochi ed esperimenti costituiscono il programma del Festival per i più piccoli. Nel Cortile di Palazzo Thun ci sarà spazio per i laboratori della Cooperativa sociale la Coccinella, nei quali i bambini potranno sbizzarrirsi nella costruzione di particolari oggetti, ad esempio un micro plastico del proprio mondo ideale. Libero sfogo alla fantasia e all'immaginazione anche in Piazza Battisti, dove Il Gioco del Lotto organizza un ciclo di laboratori didattici. Affiancati da operatori della Cooperativa Arte in Gioco, i bambini dai 6 ai 10 anni avranno l'opportunità di affrontare temi di grande attualità attraverso attività ludiche e creativi: il Pensatoio Inventalavoro e il Creapubblicità, ma anche la Mucca in gelato e la Banca del villaggio. Il primo, ideato come un gioco del domino, introdurrà semplici nozioni sul ciclo di produzione. Il secondo, ispirato al microcredito che il signor Yunus ha ideato per i villaggi del Bangladesh, come in un divertente gioco di ruolo svelerà come funziona una piccola banca. Sempre domenica 31 maggio ci sarà un incontro dedicato agli adolescenti con il giornalista Fabrizio Galimberti, che racconterà il suo amore per un mestiere che si muove tra costi, ricavi e crisi mondiali.

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Un anno all'estero con Intercultura (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Un anno all'estero con Intercultura Oggi la consegna delle borse della Fondazione Cassa Risparmio TRENTO. Oggi alle 14 nel palazzo Calepini la Fondazione cassa di risparmio di Trento e Rovereto, in collaborazione con il comitato di Trento dell'associazione Intercultura, consegna 7 borse di studio a studenti delle superiori interessati a trascorrere un anno all'estero. Il costo del progetto quest'anno sarà di 68.000 euro, soldi che saranno divisi nei sette studenti che hanno meritato questo premio. Intercultura è un'associazione italiana non-profit di scambi internazionali per gli studenti, che persegue fin dalla sua nascita un obiettivo: contribuire alla pace nel mondo favorendo la conoscenza fra giovani di culture diverse. Quest'anno, gli studenti che andranno all'estero con i programmi di Intercultura saranno 56, sette dei quali per l'appunto con le borse di studio messe a disposizione dalla Fondazione. I beneficiari delle borse di studio: Dalila Agosta (Bleggio Inferiore), Bruno Boscia (Cles), Armin Chiaocchetti (Moena), Alessandra Conte (Trento), Sofia Fraglica (Borgo Valsugana), Valentina Michelazzi (Trento) e Samantha Povoli (Arco), i quali frequenteranno il 4ª anno della scuola superiore all'estero, e precisamente in Cina, Usa, Svezia, Francia, Giappone e Finlandia. Fino ad ora 70 ragazzi trentini sono riusciti a realizzare un'esperienza all'estero grazie alle borse di studio offerte dalla Fondazione in sedici anni di attività. (e.z.)

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Immigrazione. Napolitano: la crisi non cancelli l'accoglienza (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Immigrazione. Napolitano: la crisi non cancelli l'accoglienza 29-05-2009 ROMA. L'Africa, con i suoi enormi problemi e contraddizioni, è un banco di prova non eludibile per l'Occidente globalizzato, e in primo luogo per l'Europa. E' nostro dovere e nostro stesso interesse risolvere le sue gravi crisi che generano "emergenze umanitarie e drammatici fenomeni migratori", ha detto Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale la Giornata dell'Africa. La crisi economica, ha ammonito "non deve innescare una spirale perversa tale da mettere in discussione i valori di solidarietà e accoglienza, nel rispetto della legge, cui si ispirano le nostre democrazie". Le crisi che spingono milioni di africani sul nostro territorio, ha detto il capo dello Stato, "intaccano la dignità delle popolazioni più svantaggiate costringendole a diventare vittime di reti criminali che approfittano della loro miseria e si arricchiscono alle loro spalle. Abbiamo il dovere di avviare, anche in rapporto a una politica europea dei flussi migratori e di accoglienza, un partenariato con i Paesi africani che permetta di mettere in moto o consolidare lo sviluppo e aggredire le cause profonde della povertà". L'Italia, l'Europa non possono limitarsi a respingere questi assalti con il presidio delle coste, devono intervenire "anche attraverso programmi a livello locale" in Africa per creare occupazione. E' "un compito non facile", ma i paesi più ricchi devono svolgerlo realizzando con le istituzioni africane "una partnership a tutto campo, non più limitata al tradizionale settore della cooperazione allo sviluppo economico e sociale dei singoli paesi". Non è la prima volta che il presidente della Repubblica invita a prendere in considerazione i risvolti umanitari e politici dell'immigrazione. Stavolta ha voluto farlo celebrando in forma particolarmente solenne, ospitandola al Quirinale, la Giornata dell'Africa, alla presenza degli ambasciatori africani, dei ministri Franco Frattini (Esteri) e Giulio Tremonti (Economia) e dell'ex premier Romano Prodi, in veste di rappresentante speciale dell'Onu e dell'Unione Africana per le operazioni di peace keeping. A tutti ha segnalato due dati inquietanti: la crisi economica e finanziaria ha interrotto un ciclo positivo dell'economia africana che è cresciuta dal 2000 al 2007 fino a un tasso del 6% annuo; inoltre il Continente non ha finora tratto "sufficienti benefici" dalla globalizzazione. Quindi, ha concluso, occorre sviluppare una nuova strategia, per i G8 che riunirà a luglio all'Aquila può essere l'occasione per farlo. Il ministro Frattini ha detto che le Nazioni Unite, l'Unione Europea e l'Unione Africana devono collaborare per la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi. Al vertice dell'Aquila l'Italia proporrà una "collaborazione rafforzata e paritaria tra gli Otto Grandi e l'Africa per affrontare insieme le comuni sfide della globalizzazione". Invece il ministro Tremonti ha annunciato che presenterà al prossimo G8 la de-tax sull'Iva, coinvolgendo le organizzazioni no-profit, per aiutare i paesi più poveri e in specie l'Africa evitando i meccanismi di aiuto ai governi che spesso hanno portato "i soldi dei poveri dei paesi ricchi ai ricchi dei paesi poveri" magari in qualche "conto in Svizzera". Prodi ha manifestato il suo scetticismo: "Ho partecipato a dieci G8 e devo dire che mai gli impegni presi sono stati mantenuti". I paesi occidentali e in primo luogo l'Europa, ha aggiunto, hanno delle responsabilità dirette nel sottosviluppo dell'Africa, che dipende in buona parte dalla sua eccessiva frammentazione, che fu aumentata dal colonialismo. Oggi perciò bisogna puntare ai processi di integrazione, in primo luogo a quello avviato dall'Unione Africana. Ma bisogna anche favorire il processo di accumulazione concedendo aiuti consistenti, senza badare a certe "fesserie" che vengono propagandate, secondo cui gli aiuti sarebbero inutili e dannosi.

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gli operai di termini periferici e invisibili - pippo russo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina I - Palermo Le idee Gli operai di Termini periferici e invisibili PIPPO RUSSO L´intreccio fra globale e locale mette in scena a Termini Imerese la sua espressione più triste. Nella confusione di una crisi economica mondiale dagli esiti impronosticabili, la corsa ai riallineamenti (nel rapporto fra stato e mercato, fra finanza e economia reale, fra attori un tempo concorrenti ma adesso costretti a promiscuità impensate) avviene con uno sforzo di semplificazione condotto brandendo il machete. Nulla a che vedere con l´apologetica narrazione del mondo «uno, integrato e interconnesso». Semmai, ciò che si vede adesso è il vero volto dell´economia globale: una connessione di reti che nei periodi prosperi allargavano ricchezza e benessere verso le propaggini periferiche, e che invece in tempo di crisi stringono le maglie e si ritirano verso i nodi più robusti. La logica della ristrutturazione in corso è dettata da un globalismo di nuova generazione, in cui lo stato riprende un ruolo-guida e rimodula gli equilibri di un mercato fino a pochi mesi fa intossicato dall´integralismo del laissez faire. E in questo riassetto degli equilibri di potere geo-politico è il delicato rapporto globale-locale a essere ridisegnato. Nel corso dell´ondata crescente di globalizzazione i territori più dinamici marcavano un protagonismo localista per il quale arrivavano a mettersi in contrapposizione col centro nazionale. SEGUE A PAGINA XVI

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lo spirito - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 52 - Cultura LO SPIRITO ambiguo del denarO Dalla condanna di Agostino e Marx alle più recenti trasformazioni finanziarie avvenute sotto il segno della speculazione e del panico Ecco come è cambiato il concetto di ricchezza e di debito Nella riflessione del vescovo di Ippona ci sono indizi dell´odierna bolla finanziaria Avidità e irrazionalità sono state oggi teorizzate e poste alla base di un sistema che si sta disgregando (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Pubblichiamo il testo della lezione sull´economia tenuta ieri sera a Bologna dal professor Guido Rossi per il ciclo "Regina Pecunia" «E così vogliono legare il proprio denaro comprandosi una villa …(ma) là dove hai legato il tuo denaro non puoi legare la tua vita … (che) ti sarà chiesta indietro. Non avrai dunque la villa e la villa non avrà te». Appare questa una fantastica anticipazione della teoria Keynesiana dell´accumulazione e dell´amore per il denaro che riflettono ad un tempo il motore del capitalismo e la pulsione di morte che l´accompagna. E come non trovare in Agostino anche un indice, una traccia dell´inizio della terribile odierna bolla finanziaria che ha avuto origine negli Stati Uniti dai derivati dei sub-prime mortgages, dove il passaggio del denaro nell´immobile e dall´immobile al denaro ha finito per distruggere e l´immobile e il denaro. Commenterebbe Agostino: "non avrai dunque la villa e la villa non avrà te". Alla deificazione dell´oro, come simbolo della vera ricchezza, sinonimo ultimo del denaro e nello stesso tempo assicurazione contro la morte, una sorta di eternità garantita, corrisponde la deificazione dell´uomo che lo accumula. Nei Manoscritti economici-filosofici del 1844 di Carlo Marx (Torino 1949, p. 153) vi è un brano, che per la sua valenza esplicativa vale la pena citare testualmente: "Ciò che mediante il denaro io posso pagare, ciò che il denaro può comprare, quello sono io stesso (…). Ciò che io sono e posso non è quindi affatto determinato dalla mia individualità (…). Io sono brutto ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Quindi io non sono brutto. Il denaro è il bene supremo e quindi il suo possesso è buono". L´interesse composto che ci assicura contro il futuro e ci spinge verso il desiderio morboso della liquidità, garanzia di ricchezza contro la morte, ha il suo ultimo capolavoro nella ricchezza non più creata dal denaro posseduto, che si riproduce nell´interesse, ma dal debito. Ma il debito deve essere ripagato e l´economia degli ultimi vent´anni è stata basata sul presupposto che ha negato questo principio. Le tecniche sofisticate del capitalismo finanziario hanno invece trasformato il debito in uno strumento di creazione di ricchezza, della quale tutti potevano godere. E´ così iniziata l´età del leverage. E sulla leva finanziaria hanno operato nell´opacità, banche, fondi, enti finanziari di ogni forma e tipo, istituzioni pubbliche e private. Non si investiva più col proprio denaro, ma col denaro preso a prestito, sicché per essere finanziariamente adempienti e poter ripagare interessi e debiti il modello economico esigeva un continuo aumento dei prezzi e una continua rivalutazione del capitale investito. Ma la catena si è spezzata ad incominciare dai beni immobili la cui trasformazione in beni mobili (strumenti finanziari, derivati e così via) non ha più retto la continua autorivalutazione e l´autodistruzione è finita nella deriva economica di una civiltà colpita dalla nevrosi del denaro, la quale secondo un´asserzione perfetta di Keynes: "distrugge la bellezza del paesaggio perché gli splendori della natura non hanno alcun valore economico. E siamo capaci di spegnere il sole e le stelle, perché non pagano dividendi". L´attuale crisi dei mercati finanziari, dovuta alla loro naturale instabilità e incapacità di autoregolamentarsi, come hanno ammesso anche i più accesi idolatri del mercato, quando dotati di onestà intellettuale, come è capitato a Richard Posner, nel suo recentissimo libro "A Failure of Capitalism", sembra mettere in discussione molti dogmi passivamente recepiti per l´interpretazione dei comportamenti umani, fino a chiedersi se non sia il caso di ripristinare severe leggi contro l´usura. Il capitalismo finanziario ha dato ampio spazio alla fantasia degli animal spirits e ha spinto la creazione di una falsa ricchezza alle sue più contraddittorie paranoie, pensando novello Mida di fare l´alchimista col debito. E come Mida ha tutto perso di vista e rischiato la fame e l´eutanasia. La falsa ricchezza creata sul debito è finita in miseria. Eppure c´è ancora chi oggi pensa di risolvere il problema dell´attuale crisi sostituendo i mercati finanziari con potenziali mercati assicurativi, alimentati dagli incontrollati credit defaults swaps, a protezione di macabre scommesse sull´insolvenza. Cioè quei derivati che Warren Buffett ha bollato come "armi finanziarie di distruzione di massa". Il principio di Tomaso d´Aquino "Nummus non parit nummos", pur con qualche aggiustamento, è invece ancora il punto da cui bisogna partire. Sarebbe allora il tempo, come ho già sostenuto, di rovesciare la centralità del problema economico spostandola dal capitale al lavoro e finalmente scoprire che la vera ricchezza delle nazioni non è fissata dal denaro e dagli interessi di mercato, prodotti con le più spericolate operazioni che la fantasia degli operatori inventa, ma è fondata soprattutto sul lavoro, inteso questo nell´ampio senso di attività umana, di capacità dell´uomo di apprendere e applicare le sue conoscenze ai procedimenti di produzione e di consumo. La giustizia sociale vorrebbe allora che il prodotto del denaro, cioè l´interesse, fosse commisurato semmai alla produttività del lavoro così inteso e non al mercato d´azzardo. Invece il denaro è diventato l´oggetto stesso dei mercati dell´investimento. Il feticcio della liquidità è così risultato il più antisociale dei programmi di investimento delle istituzioni finanziarie, dove ciò che deve creare ricchezza è solo la liquidità. Ciò è accaduto non tanto o non solo perché avidità e stupidità dei singoli abbiano avuto il sopravvento ma perché avidità e irrazionalità sono state teorizzate e poste alla base di un sistema che si sta disgregando. Le sciocchezze e la paura vanno di pari passo nella quotidianità di oggi e di allora. La globalizzazione economica comporta ora una riflessione che coloro che governano un mondo del rischio totale trovino accordi per evitare le disparità di ricchezza fra i singoli e fra i Paesi ed una caotica ma generalizzata conflittualità distruttiva, secondo i fondamentali principi della Teoria della giustizia di John Rawls, e in modo particolare il principio di differenza, in base al quale se si fa migliorare la situazione dei più svantaggiati (singoli o Stati) migliora la situazione generale di tutti. Nell´usare una metafora che ho già più volte adottato, la Fenice dello sviluppo economico contemporaneo sta bruciando nel suo letto di arbusti che s´è costruita. La nuova Fenice che risorgerà dalle ceneri di quel giaciglio dovrà, sia in Occidente, sia in Oriente, nascere da radicali riforme istituzionali. E la stessa ormai inevitabile globalizzazione dovrà abbandonare i principi del Supercapitalismo, formulati da Robert Reich, per porre alla sua base accordi che privilegino i diritti dei cittadini e dei più svantaggiati. Essa non potrà che essere basata sulle libertà, sulla trasparenza e regolamentazione dei mercati, ma soprattutto su uno stato giuridico dettato dal diritto cosmopolitico di Immanuel Kant. Il quale sosteneva che «una federazione di Stati, avendo solo di mira la rimozione della guerra, è l´unico stato giuridico che sia compatibile con la loro libertà». Non è dunque il diritto cosmopolitico che può soggiacere alla forza del denaro, che invece comprime la libertà. Solo nell´Utopia di Tommaso il Moro e attraverso Per la pace perpetua di Kant si può dunque realizzare il sogno di una vera ricchezza. Ed è proprio una grande crisi come quella che attraversiamo, con forti tinte escatologiche, che può unire i popoli della terra in un disegno utopistico. Eppure il disegno può diventare meno utopistico se gli Stati riusciranno a creare un consenso generale intorno a principi (global legal standards) che obbediscano alle linee che ho appena tracciato, nella dimensione di un nuovo "contratto sociale".

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C'ERA UNA VOLTA LA TERZA VIA (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

C'ERA UNA VOLTA LA TERZA VIA SINISTRA EUROPEA Che fine ha fatto "la terza via"? Se la sinistra europea non avesse smesso di discutere e volesse interrogarsi sullo sconcertante paradosso per cui mentre crollano i pilastri del pensiero e delle politiche della destra neo-liberista essa, anziché vincere, affonda, dovrebbe porsi questa domanda. E potremmo cominciare col chiederci a che punto sono l'Inghilterra ed il new labour dopo dodici anni di governi laburisti. L'Inghilterra è, con gli Usa, l'epicentro della crisi: le banche inglesi sono indebitate per più volte il valore del prodotto lordo nazionale e lo Stato, che aveva ridotto il suo bilancio, si da far perdere posizioni di eccellenza a servizi sociali tipo la sanità o i trasporti, sta ora impiegando somme enormi per salvare le banche. Il debito pubblico inglese è previsto raddoppiare in pochi anni. Le belle performance passate dell'economia inglese appaiono oggi l'illusione di un Paese che per anni è vissuto al disopra dei propri mezzi indebitandosi sull'estero. Ora dovrà fare una robusta cura dimagrante, ma non è detto che a dimagrire saranno quelli che sono ingrassati in passato. La retorica blairiana su "l'etica della responsabilità"ha coperto nei fatti la realtà di un modello di sviluppo basato sull'avidità e l'irresponsabilità. A che punto è il new labour? Dal 1997 ad oggi gli iscritti sono passati da 400mila a 150mila. Uno dei partiti più propensi al dibattito e alla elaborazione è stato ridotto al silenzio. Per dirla con Matthew Engel, editorialista del Financial Times, Blair ha proposto al partito un patto faustiano «taci e ti darò il potere». Molte forze intellettuali sono andate disperse e lo storico oxfordiano di sinistra Ross McKibbin interpreta il loro sentire chiedendosi: «A chi importerebbe se il partito laburista, politicamente e moralmente decrepito, perdesse le prossime elezioni?». I sondaggi elettorali sono infausti. L'approccio "terza via2, per il peso che ha avuto nella sinistra europea, ha molto influito nel precluderle la capacità di avere una visione critica del processo di globalizzazione e del modello di sviluppo che lo alimentava. I sondaggi ci dicono oggi che in gran parte dei Paesi avanzati, compresa l'Italia, la globalizzazione non ha più il consenso della maggioranza. La principale sfida che la crisi sta ponendo alla sinistra è quella di rendere la globalizzazione accettabile dalla gente. Nella sinistra vi era una parola importante: autocritica. A volte magari si esagerava. Tuttavia solo l'analisi critica dei propri errori può dare avvio ad un reale rinnovamento. Mi pare che nulla di tutto questo si intraveda ancora all'orizzonte. www.silvanoandriani.it

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L'Onu prepara sanzioni contro la Corea del Nord (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'Onu prepara sanzioni contro la Corea del Nord Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approverà una risoluzione con nuove sanzioni contro la Corea del Nord lunedì o martedì prossimi. Lo fanno sapere fonti di governi occidentali a Palazzo di Vetro. Ieri sera a New York si è tenuta una riunione del cosiddeto gruppo dei «5+2», vale a dire i membri permanenti del Consigio di sicurezza (Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina) più Giappone e Corea del Sud. All'ordine del giorno era proprio la bozza di risoluzione da presentare al voto del Consiglio. Il testo dovrebbe contenere «una fortissima condanna» dei test nucleari di Pyongyang, oltre a sanzioni mirate per non penalizzare ulteriormente le popolazioni della Corea del Nord. Si suggerisce in particolare l'inasprimento di una serie di sanzioni già in vigore dal 2006, per colpire direttamente la cosiddetta filiera di produzione nucleare, oltre ad una serie di attività di carattere strettamente militare. Si parla anche di un «embargo selettivo» tramite meccanismi internazionali più severi per il controllo delle navi dirette in Corea del Nord.

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Corea, Usa e Seul alzano l'allerta (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-29 - pag: 8 autore: Tensione alla frontiera. Le truppe nella penisola si rafforzano dopo i test e le minacce di Pyongyang Corea, Usa e Seul alzano l'allerta Sorveglianza portata a livello due, il più alto dall'ottobre 2006 Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Dalle 7 e 15 di ieri mattina le forze armate sudcoreane (670mi-la effettivi) e quelle americane nella penisola (28.500 unità) hanno elevato lo stato di allerta, dopo che il regime nordcoreano - reduce dal test atomico di lunedì - ha dichiarato di non considerarsi più vincolato dall'armistizio del 1953e di essere pronto ad attaccare. Una dozzina dei più avanzati aerei da combattimento della Us Air Force- gli F-22 Raptor - stanno per arrivare nella base di Kadena, a Okinawa. La tensione lungo la linea di demarcazione e intorno ai confini marittimi contestati nel Mar Giallo - ultima frontiera da Guerra fredda - non trova però riscontro sui mercati finanziari, dove gli investitori sembrano scommettere sulla mancanza di un serio pericolo di conflitto (tanto che la Borsa di Seul ha guadagnato ieri il 2,2% e il won ha recuperato sul dollaro). «Il Comando delle forze combinate ha alzato le Watch Conditions di un livello, allo stadio 2: la sorveglianza sarà intensificata con più aerei e personale mobilitato », ha annunciato il ministero della Difesa di Seul: solo quattro volte dal 1982 " Watchcon" è stato elevato allo stadio 2, l'ultima poco dopo il primo test nucleare nordcoreano dell'ottobre 2006. è la prima volta da 15 anni che il Nord mostra di voler considerare non più valido l'armistizio, di cui ieri il Comando delle Nazioni Unite a guida americana ha ribadito l'obbligatorietà per tutti i firmatari e il suo intatto ruolo di «fondamento legale per il cessate il fuoco in Corea». Vari esperti militari temono la possibilità di un limitato scontro intorno al confine marittimo occidentale, area in cui il Nord ha dichiarato di «non poter garantire la sicurezza» della navigazione e già teatro di incidenti nel 1999 e nel 2002. Lo stesso governo sudcoreano, secondo indiscrezioni, mostra di attendersi ulteriori provocazioni nella regione, come il lancio di missili a corto raggio (Pyongyang ne ha lanciati già cinque dopo il test). A New York, intanto, è andato in scena un nuovo braccio di ferro tra lo schieramento guidato dal Giappone, che invoca sanzioni dure, e quello che fa capo a Cina e Russia, riluttante a introdurre misure troppo severe che renderebbero impossibile il ritorno di Pyongyang al tavolo dei negoziati a sei. Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Andrei Nesterenko, ha sottolineato che Mosca non contempla alternative a un approccio diplomatico: «Non vediamo la necessità di usare il linguaggio delle sanzioni ma piuttosto quella di mostrare pazienza e moderazione». Al contrario, il Giappone ha insistito per sanzioni che taglino le relazioni finanziarie di Pyongyang con il resto del mondo, estendano a un bando totale le restrizioni al commercio di armi (oggi riguardanti solo gli armamenti pesanti), proibiscano i viaggi all'estero di alti funzionari governativi e diano il via libera a effettivi controlli anche sulle navi dirette verso ( o provenienti dalla) Corea del Nord. Le minacce di guerra di Pyongyang sono arrivate proprio dopo che la Corea del Sud ha annunciato la sua adesione alla Proliferation Security Initiative, che prevede appunto la possibilità di ispezionare cargo in alto mare. Ieri sera in realtà è stata fatta circolare una bozza di risoluzione meno ambiziosa, preparata da Stati Uniti e Giappone e sottoposta ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza. Nel testo si legge che il Consiglio di Sicurezza «condanna nei termini più forti il test nucleare condotto il 25 maggio 2009 in flagrante violazione e inosservanza delle sue risoluzioni» e chiede «a tutti gli stati membri di applicare le misure adottate dalla risoluzione 1718». Le discussioni proseguiranno serrate in un weekend in cui è previsto anche un vertice tra il segretario alla Difesa Usa Robert Gates e i suoi colleghi giapponese e sudcoreano, a margine di una conferenza sulla sicurezza a Singapore. © RIPRODUZIONE RISERVATA BRACCIO DI FERRO ALL'ONU Lo schieramento occidentale, guidato dal Giappone, vuole una risoluzione dura, frenano Cina e Russia: «Il linguaggio delle sanzioni non serve»

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La crisi costa all'Opec 370 miliardi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-29 - pag: 10 autore: Petrolio. Il calo delle entrate dal luglio 2008 «è il nostro contributo al rilancio dell'economia mondiale» La crisi costa all'Opec 370 miliardi Produzione confermata - Il Wti sfonda quota 65 dollari al barile Sissi Bellomo VIENNA. Dal nostro inviato La recessione, con la caduta del petrolio dai livelli record dell'estate scorsa, è costata all'Opec 370 miliardi di dollari. A dichiararlo è stato il segretario generale dell'Organizzazione, Abdalla el Badri, al termine di un vertice povero di sorprese, conclusosi con la decisione di non modificare la produzione. La stima dei mancati profitti da luglio 2008 (quando il Wti superò 147 dollari)a oggi è«approssimativa, data la variabilità dei prezzi», riconosce el Badri, che non ha voluto - o saputo - indicare sulla base di quali quotazioni è stato fatto il calcolo. La cifra appare comunque realistica: le stime del governo Usa, aggiornate questo mese e riferite ai prezzi spot sul mercato fisico, indicano che nel 2009 le esportazioni nette di petrolio porteranno nelle casse dell'Opec 462 miliardi, contro i 968 dell'anno scorso. Il rigore metodologico importa poco. Il messaggio è un altro: 370 miliardi sono«uno stimolo importante per l'economia mondiale», ricorda el Badri. Uno stimolo, sottolinea, paragonabile a quello della Cina. Come dire: è grazie al nostro sacrificio che l'economia mondiale avrà l'opportunità di risollevarsi. Quanto al rischio che la risalita dei prezzi del greggio possa compromettere la solidità della ripresa –dell'economia e della domanda di petrolio – i membri del Cartello non si mostrano troppo preoccupati.«Un prezzo di 70 dollari – osserva el Badri –ci consente di continuare a investire per sviluppare l'offerta, garantendo profitti decenti ». Solo il rappresentante della Libia, Shokri Ghanem, assume il ruolo di grillo parlante: «L'economia stamigliorando. Ma se il petrolio sale è perché gli speculatori sono tornati. I fondamentali del mercato discordano con la psicologia. Dobbiamo stare attenti a non creare altre difficoltà». Da questo punto di vista i paesi Opec appaiono impegnati in un difficile equilibrismo: non uccidere una ripresa ancora in fase embrionale e difendere bilanci statali fortemente dipendenti dal petrolio (anche se in misura differente: all'economia saudita basterebbe un prezzo di 50 dollari al barile). Il comunicato finale del vertice, ha spiegato il presidente di turno dell'Opec, l'angolano Josè Maria Botelho de Vasconcelos,«vuole dare il segnale dell'ottimismo che i membri dell'Opecsentono».Ma si ha l'impressione di qualche forzatura: la crisi, si dice, «ha prodotto una debolezza della domanda di petrolio destinata a durare ancora ». E ancora: «Nonostante recenti segnali puntino verso la possibilità di uscire dalla recessione entro fine anno, il mondo si confronta con una produzione industriale debole, una contrazione del commercio e una disoccupazione elevata». Conclusione: l'Opec si astiene dal tagliare di nuovo la produzione, nella convinzione che le enormi scorte finiranno col ridursi senza bisogno del suo intervento. Le statistiche diffuse ieri dal dipartimento Usa per l'Energia sembrano darle ragione: per la terza settimana consecutiva gli stock di petrolio sono calati (-5,4 milioni di barili), grazie a una ripresa delle raffinerie, che hanno utilizzato l'85,1% della capacità (+3,3%). Anche le scorte di benzine sono scese (-0,54 milioni di barili), mentre i distillati sono saliti poco (+ 0,25 milioni).Cifre che non hanno mancato di ringalluzzire gli speculatori: il Wti ha aggiornato il record semestrale a 65,15 dollari al barile. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MONITO DELLA LIBIA «La congiuntura migliora ma se i prezzi salgono è perché gli speculatori sono tornati: non dobbiamo creare nuove difficoltà» AP/LAPRESSE Ottimista. Il presidente di turno dell'Opec Josè Maria Botelho de Vasconcelos, ministro del Petrolio dell'Angola

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Napolitano: non rinunciare all'accoglienza dei migranti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-29 - pag: 14 autore: LA GIORNATA SICUREZZA Napolitano: non rinunciare all'accoglienza dei migranti Dal Governo proroga su militari in città e Rom Stop dalla Ue al reddito minimo per l'anagrafe I clandestini che giungono in Italia sono «esseri umani» spesso vittime di «reti criminali » che «approfittando della loro miseria e si arricchiscono alle loro spalle». Il dovere della solidarietà e dell'accoglienza dei migranti è stato sottolineato ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha celebrato al Quirinale la giornata dell'Africa. «La crisi che mette a repentaglio le economie più fragilie incide sulle possibilità di intervento dei Paesi più forti con strumenti adeguati – è il monito di Napolitano – non deve ispirare una spirale perversa tale da mettere in discussione i valori di solidarietà e accoglienza cui si ispirano le nostre democrazie ». L'Africa, con i suoi enormi problemi e contraddizioni, è un banco di prova non eludibile per l'Occidente globalizzato e in primo luogo per l'Europa. Da qui l'invito ad affrontare globalmente i problemi dell'Africa, ora esacerbati dalla crisi economica: «Abbiamo il dovere di avviare, anche in rapporto a una politica europea dei flussi migratori e di accoglienza, un partenariato con i Paesi africani che permetta di mettere in moto o consolidare lo sviluppo e aggredire le cause profonde della povertà». Intanto il commissario Ue Jacques Barrot ha detto ieri all'Italia che non è possibile fissare un limite minimo di reddito allo straniero che chiede l'iscrizione all'anagrafe di un Comune. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha annunciato la proroga di 12 mesi per l'utilizzo dei militari nelle città con compiti di sicurezza. «Confermiamo che si tratta di una misura eccezionale, perché il controllo del territorio spetta alle forze di polizia – ha detto il ministro illustrando le decisioni del Consiglio dei ministri – ma visto il successo e l'accoglienza che hanno avuto i militari nei quartieri dove hanno operato abbiamo optato per la proroga». Il Cdm ha anche deciso, su proposta del ministro dell'Interno, la proroga fino al 31 dicembre 2010 delle ordinanze che istituiscono i tre commissari straordinari per l'emergenza nomadi a Roma, Milano e Napoli. «C'è la necessità di consentire ai commissari di proseguire il loro lavoro – ha detto Maroni annunciando l'estensione delle ordinanze anche in altre regioni come Piemonte e Veneto –.I villaggi verranno trasformati in strutture attrezzate, controllate e sorvegliate. In queste aree dovranno essere garantite condizioni igieniche e sanitarie degne di un essere umano ».

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Kerry: Pechino collaborerà sul dossier clima (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-29 - pag: 11 autore: MISSIONE USA Kerry: Pechino collaborerà sul dossier clima La Cina è pronta ad avviare approfondite discussioni sui cambiamenti climatici in vista del vertice di Copenaghen di dicembre. Lo ha detto John Kerry, presidente della commissione Relazioni internazionali del Senato Usa (e candidato 2004 alla Casa Bianca per i democratici), dopo una visita in Cina durante la quale ha incontrato il vicepresidente Xi Jinping e il vicepremier Li Keqiang. «Ci sono opportunità immediate per Usa e Cina di collaborare sui cambiamenti climatici e sull'energia pulita», ha aggiunto. «I leader cinesi mi hanno assicurato che la Cina giocherà un ruolo positivo e costruttivo a Copenaghen. La Cina riconosce la necessità di considerare la lotta ai cambiamenti del clima una componente fondamentale della strategia di sviluppo economico e di sicurezza della regione».

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Svolta cruciale per la ripresa (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM (BANCA MEDIOLANUM) data: 2009-05-29 - pag: 22 autore: Il Punto dei Mercati, di Vittorio Gaudio* Svolta cruciale per la ripresa Dopo il livello minimo del 6 marzo scorso, Wall Street ha ricominciato a crescere C on ogni probabilità, la data di venerdì 6 marzo 2009 passerà nei testi di storia economica per avere rappresentato un radicale ‘punto di svolta' nell'evoluzione dei mercati finanziari globali. Nelle settimane precedenti a tale data, le Borse di tutto il mondo si erano avvitate in una corsa al ribasso apparentemente senza fine, provocando ondate di pessimismo sulle sorti del sistema finanziario e delle economie, e rendendo il compito sin troppo facile a chi volesse ogni giorno individuare nuovi motivi di sconforto. Questo accadeva, nonostante nel frattempo potenti medicine fossero state iniettate nel corpo dei mercati: il piano Obama e i piani del Tesoro USA, gli stimoli infrastrutturali in Cina, l'aggressività non convenzionale della Federal Reserve e di altre Banche centrali. Nessuna reazione. Poi improvvisamente, la notizia-miccia: alcune grandi banche internazionali stanno facendo profitti da inizio 2009, nonostante i titoli tossici, le Borse, il calo delle commissioni, l'ingessamento del credito, la fuga dei talenti, e via dicendo. Dal livello ‘diabolico' di 666 dell'indice S&P 500 di Wall Street, che quel venerdì 6 marzo ha fatto toccare il punto minimo per la Borsa americana, si è innescato un rialzo straordinario di quasi 40 punti percentuali, il miglior ‘rally' su base bimestrale dagli anni Trenta, del secolo scorso. Questo improvviso cambiamento di umore è legato alle leggi arcane della Borsa: il mercato vede il suo minimo quando il pessimismo imperante ha portato anche l'ultimo venditore a liquidare le posizioni. Da quel momento, le quotazioni azionarie possono ripartire da nuove e più solide basi. A dimostrazione dell'ormai strettissima correlazione tra psicologia dei mercati e clima economico, la progressione positiva dei listini sta conducendo a una maggiore fiducia anche sulle prospettive dell'economia reale per i prossimi trimestri. Ci sembra quindi ragionevole affermare che il ‘livello 666' sia il minimo di questo ciclo borsistico, non più ripetibile, a meno di situazioni catastrofiche ed esogene ai mercati. Le Borse resteranno, certo, volatili e potranno vivere anche situazioni di rintracciamento nei prossimi mesi: tuttavia, se il punto di svolta è ormai alle nostre spalle, queste correzioni si presenteranno al risparmiatore come occasioni preziose per approfittare del ‘bull market' prossimo venturo. * Responsabile gestione Patrimoni di Mediolanum Il grafico riporta l'andamento dell'indice ‘S&P 500 Composite' della Borsa americana in questi ultimi mesi: in evidenza, il punto di svolta del 6 marzo scorso, che segna un'inversione di rotta

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La Cina è più verde (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

TerraTerra La Cina è più verde Marina Forti Le automobili cinesi saranno più «verdi» perfino di quelle che progetta l'amministrazione Obama. La notizia viene da Pechino: il governo sta studiando nuovi standard di risparmio energetico per i veicoli, standard che risulteranno più severi anche di quelli annunciati una settimana fa dal presidente Barack Obama. Così leggiamo sul New York Times di ieri, che cita come fonte uno dei massimi esperti in materia: An Feng, tra i proncipali architetti delle attuali regolamentazioni di risparmio energetico, attuale presidente del Innovation center for energy and transportation (istituzione che come «consultant» del governo cinese sta elaborando le nuove norme). Già oggi in effetti le automobili che circolano in Cina, in particolare nel segmento delle utilitarie familiari, hanno un'efficenza energetica in media superiore a quella degli Usa (anche perché in Cina le auto sono molto più piccole che in America, e su questo influiscono molto le tasse: sui veicoli che consumano meno c'è una tassa del 1%, mentre sulle auto sportive, Suv e altre grosse taglie la tassa sale al 40%). Le nuove norme, ora in fase di approvazione, imporranno di tagliare il consumo di carburante di un ulteriore 18% per i veicoli messi in circolazione a partire dal 2015. Anche questo è più di quanto chiesto dall'amministrazione di Washington ai fabbricanti d'auto americani. Già oggi, nota con scalpore il quotidiano newyorkese, ogni nuova macchina (inclusi minivan e suv) messa in vendita in Cina fa in media 15,15 chilometri per litro di carburante; dal 2015 dovrà fare 17,8 km/litro. In confronto impallidisce l'obiettivo indicato da Barack Obama, 15 km/litro. Secondo la corrispondenza del NYTimes, la politica di risparmio energetico ha il sostegno di quattro potenti gruppi d'interesse all'interno della dirigenza cinese. Certo è che concorrono diverse motivazioni. La prima sembra che sia una considerazione strategica (e geopolitica) sulla necessità di diminuire la dipendenza dal petrolio, materia prima su cui la Cina era autosufficente fino a metà degli anni '90: ma poi con la crescita dell'economia è aumentata anche la domanda di energia, e oggi il paese importa circa tre quinti del greggio che consuma - tanto che accaparrarsi nuovi approvvigionamenti di petrolio e gas naturale oggi è una delle preoccupazioni dominanti della politica estera cinese, proprio come di quella indiana o di altre economie emergenti. Accanto alle considerazioni strategiche ci sono quelle ambientali: limitare l'emissione di scarichi tossici, in un paese che sta facendo i conti con l'eredità velenosa di decenni d'industrializzazione fatta senza alcuna attenzione all'inquinamento. Poi c'è la questione dei gas «di serra», tra cui in particolare l'anidride carbonica prodotta dalla combustione di petrolio: prima o poi anche la Cina dovrà partecipare allo sforzo internazionale per tagliare le emissioni. Oltretutto, produrre dei veicoli ad alta efficenza energetica è un buon modo per aumentare la competitività dell'export di auto cinesi sui mercati internazionali. Tra l'altro, la Cina sembra tra i paesi all'avanguardia nella corsa a «disegnare» auto elettriche o ibride. E nel frattempo, imporre alti standard di efficenza energetica significa anche limitare le importazioni di auto straniere...

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Summit del Wto nei giorni di Seattle (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

CURIOSE COINCIDENZE Summit del Wto nei giorni di Seattle Vi ricordate Seattle? Cominciò tutto lì: il movimento altermondialista, la protesta dura e poi il passaggio alla proposta due anni dopo con i social forum. Era la fine di novembre del 1999 quando un nuovo movimento, dalle caratteristiche molto variegate (anarchici, sindacalisti, ambientalisti, comunisti, attivisti di ong tutti insieme contro la globalizzazione neoliberista pur nella diversità delle pratiche di lotta) riuscì a bloccare un summit del Wto. Da allora fu un'escalation, da Praga a Goteborg fino alla repressione di Genova. Ebbene, a dieci anni esatti di distanza l'Organizzazione mondiale del commercio decide di tenere una conferenza ministeriale proprio negli stessi giorni della «rivolta», dal 30 novembre al 2 dicembre. Sembra fatta apposta per «festeggiare» la ricorrenza prendendosi una sonora rivincita nei confronti del movimento no global. Ma non è da escludere che la scelta potrebbe anche essere frutto di una rimozione. Unica differenza: il meeting si svolgerà non a Seattle (sarebbe stato davvero troppo) ma nella sede del Wto a Ginevra. Dove, per inciso, già nel 2002 si svolsero grandi manifestazioni di protesta contro il G8 di Evian che arrivarono anche davanti alla sede del Wto. L'argomento della discussione sarà «il Wto, il sistema multilaterale di commercio e la crisi economica». Probabilmente è presto per capire se provocherà un altro appuntamento di contestazione sul modello Seattle, appunto (ma anche Rostock 2007, per citare esempi più vicini nel tempo, o ancora le manifestazioni di quest'anno a Londra contro il G20 e a Strasburgo contro la Nato). Prima c'è il G8 dell'Aquila. Ancora una volta in Italia, come a Genova 2001. E con lo stesso governo Berlusconi, in una curiosa ripetizione della storia.

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Le visioni di Castells e l'automa finanziario (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 29/05/2009 - pag: 34 Fondazione Corsera Le visioni di Castells e l'automa finanziario MILANO Ci salveranno la politica e l'innovazione tecnologica. O meglio: salveranno l'America, non l'Europa. Ridotto all'osso è questo lo stretto sentiero d'uscita dalla crisi individuato da Manuel Castells, uno dei più influenti pensatori mondiali, sociologo (ed economista) che si divide fra la nativa Spagna (L'Università di Barcellona) e la California (prima docente a Berkeley e ora alla University of Southern California), autore di una ventina di opere fra cui la celebre trilogia «The information age». Castells ne ha parlato ieri al convegno «Dalla follia finanziaria alla politica della speranza», organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera. La sua analisi su cosa è successo dalle Reaganomics a oggi non si discosta ovviamente da quella di molti colleghi: il dilagare di un mostro finanziario senza controlli, globalizzato, tutto concentrato nel moltiplicare il denaro inventando strumenti sempre più sofisticati, basati su formule matematiche tarate su una realtà immaginaria e replicati all'infinito fino a eludere ogni pretesa di trasparenza e di verifica contabile. Tutto questo in un'economia globale fortemente squilibrata: da un lato gli accumulatori di capitali (Cina in primo luogo) dall'altro consumatori di capitali (Gli Usa). «Abbiamo creato un gigantesco robot globale privo di cervello», ha sintetizzato Castells. E oggi che quel castello è crollato ne misuriamo le conseguenze. Ma quello che più interessa al sociologo è osservare come dalla perdita di reddito e posti di lavoro, stiano proliferando negli Usa nuovi comportamenti sociali, dagli orti urbani i cui prodotti vengono venduti via internet fino al baratto elettronico. L'innovazione tecnologica può portare l'economia a forme di sviluppo ambientale e sociale più sostenibili. E gli investimenti che il presidente Obama sta orientando in questo senso assicurano l'impulso necessario. Grazie, in primo luogo, al forte appoggio di cui gode fra gli americani. In Europa, invece, lo scenario è diverso spiega visto che le società civili di quasi tutti i paesi hanno una totale sfiducia nelle classi politiche. M.Castells G.Ra.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 29/05/2009 - pag: 37 Le Conversazioni La serata conclusiva di «Economia e Società aperta» «Con un'America debole mercati globali senza leader» I timori di Panebianco. Siniscalco: ora meno squilibri MILANO Ma «dopo» come saremo, migliori o peggiori? Il mondo e il futuro come ce li possiamo immaginare? Il capitalismo non finirà nel 2009, ma la fine ufficiale dei sogni del denaro facile e della vita «a debito» ha incrinato un modello, quello americano, con un impatto che si prevede assai rilevante sulla politica e le economie del pianeta. Di questo si è discusso ieri sera al quarto e ultimo appuntamento de «Le Conversazioni» di «Economia e Società aperta» organizzate dalla Bocconi e dal Corriere della Sera. A confronto Angelo Panebianco, politologo e professore all'Università di Bologna e Domenico Siniscalco, vice chairman europeo di Morgan Stanley ed ex ministro del Tesoro, moderati da Aldo Cazzullo e introdotti da Severino Salvemini. A concludere la serata sul tema «Dopo la tempesta: istruzioni per sopravvivere», il direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli e il rettore della Bocconi, Guido Tabellini. «Dopo la crisi il mondo sarà sensibilmente diverso» ha detto subito Panebianco per il quale «assisteremo probabilmente all'indebolimento del ruolo degli Stati Uniti come garante dei sistemi di libero scambio». Le prime conseguenze potrebbero essere «la riduzione della globalizzazione e la frenata dei processi di democratizzazione». Tutte e due le grandi fasi di globalizzazione, ha spiegato il politologo, sono state sostenute da un «egemone liberale», come lo sono stati la Gran Bretagna tra il 1870 e il 1914 e gli Stati Uniti dopo il 1945. «Se non c'è una superpotenza con quelle caratteristiche ha argomentato il processo può interrompersi». Dissente, almeno in parte, Siniscalco: «A me gli Stati Uniti appaiono ancora fortissimi ». Dalla crisi, ha aggiunto, «potrebbe uscire, con lentezza, un mondo più equilibrato, con più industria e meno finanza, più Stato e meno mercato, con meno squilibri commerciali, più risparmio negli Usa e più consumo in Asia, con le banche più regolate, con minori disuguaglianze. Probabilmente con una crescita potenziale molto più lenta che nel decennio passato. Ma questo accadrà ha aggiunto e sta già accadendo grazie agli Stati Uniti e non contro di essi: perché l'amministrazione Obama è il primo tra i governi a volere questa metamorfosi». Quanto all'Europa, la sua chance per Siniscalco potrebbe essere quella di svolgere un ruolo di arbitro tra Usa e Cina, sfruttando il debito in euro come un'alternativa al debito in dollari degli investitori asiatici. Panebianco, invece, teme l'impatto delle condizioni politiche globali «meno amichevoli» per l'economia aperta. Trovandosi a fronteggiare una minor crescita, ha detto, «l'Europa avrà davvero bisogno di scelte innovative». Sul filo rosso che ha legato tutte «Le Conversazioni » la dicotomia tra Stato e mercato Panebianco ha ricordato tra le altre cose come «la politica ritorni al centro della scena quando c'è un problema di sicurezza» e come l'Europa «resti più un consumatore che un produttore di sicurezza». «Le Conversazioni sono state indubbiamente utili, ma molte sono ancora le domande che restano», ha detto poi in conclusione de Bortoli. «C'è stata negli Stati Uniti una riflessione profonda nella classe dirigente? È cambiata la cultura delle banche d'affari o delle agenzie di rating? Secondo me no, non è cambiato quasi nulla», ha detto il direttore del Corriere, augurandosi che, in Italia, qualcosa cambi «nei comportamenti» e possano affermarsi i principi di «equità, concorrenza e merito». Tabellini ha ringraziato gli studenti per la grande partecipazione, ricordando come «Le Conversazioni» si siano svolte «cercando, come sempre, di ancorare le opinioni ai fatti. La crisi ci ha insegnato che uno dei compiti dell'Università è insegnare valori e l'importanza di opporsi al relativismo morale ». L'incontro conclusivo di Economia e Società aperta Paola Pica>Torna all'inizio


Ricciotti, archistar noglobal (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Terza Pagina data: 29/05/2009 - pag: 45 L'incontro Il progettista del Palazzo del Cinema di Venezia. «Questa esterofilia è razzismo al contrario» Ricciotti, archistar noglobal «Fate lavorare gli italiani» L'accusa: stop all'imperialismo Usa, tuteliamo il territorio di PIERLUIGI PANZA S guardo fiero e seduttivo, lunghi capelli, talvolta un sigaro che gli pende tra le labbra: Rudy Ricciotti sembra ed è un Che Guevara dell'architettura. Nato ad Algeri, residente a Bandol, un piccolo paese a tre ore di Tgv da Parigi, disdegna, un po' come il filosofo Michel Onfray, il palcoscenico della capitale. Perché è certo e ha cercato di dimostrarlo con architetture come lo Stadio del Rock a Vitrolles, la filarmonica di Potsdam e il Museo di Marsiglia che oggi si possa «fare cultura partendo dai luoghi che non riflettono l'imperialismo internazionale come Parigi, Londra, New York». Progettista, con il gruppo italiano 5+1, del nuovo Palazzo del Cinema di Venezia sulla cui costruzione sono sorte incomprensioni con l'impresa costruttrice e la direzione dei lavori Ricciotti è un antiglobal dell'architettura: «Basta con l'imperialismo Usa e con la globalità politicamente corretta! Bisogna far capire che noi abbiamo ancora dei corpi, che il corpo pulsa, che la bellezza è ancora viva intorno a noi, soprattutto in Italia, e va tutelata». La critica di Ricciotti investe la globalizzazione ma anche quella sinistra che non ha saputo difendere i suoi valori fondativi: «La globalizzazione non ha un vero progetto intellettuale. Oggi dobbiamo ritornare ai valori della contestualità, dobbiamo ascoltare i luoghi, ascoltare abitanti e memorie». E questo soprattutto in Italia. «Sono sorpreso racconta Ricciotti che in Italia stiano lavorando quasi esclusivamente architetti stranieri. Sembra che a Milano, la città di Gio Ponti, nessuno sia più in grado di costruire in cemento armato. È assurdo, è un razzismo al contrario! Consegnare l'Italia a una estetica internazionale è una forma di 'sottosviluppo' intellettuale: forse a Times Square un progetto di Frank Gehry può trasmettere senso di energia, e in Germania un edificio hi-tech senso di tecnologia; ma in Italia ci vogliono grattacieli che parlino dell'uomo, come quello di Ponti. Se oggi si rifiuta un vero dibattito sull'identità urbana, però, è anche colpa del tardo-marxismo contemporaneo, che pensa di associarsi frettolosamente alla globalizzazione». In una visione colta e da socialismoutopista erede di William Morris, Ricciotti ritiene che il globalismo non sia di aiuto all'integrazione tra i popoli e al superamento della crisi economica. «Non ci si deve aspettare troppo dall'architettura in favore dell'integrazione e della crisi, ma penso che, a differenza dell'economia virtuale, l'architettura possa sviluppare vero lavoro offrendo un'opportunità alla coesione sociale. Penso che il presidente degli Stati Uniti, Obama, l'abbia capito: infatti sta impegnando il Paese in grandi lavori edilizi. L'economia edilizia è una economia territoriale, non è virtuale e non ha a che fare con i paradisi fiscali». La poetica di Ricciotti è una sorta di declinazione architettonica di un intervento keynesiano a sostegno dell'occupazione. Il risultato sono costruzioni basate su soluzioni a basso contenuto tecnologico, dove il piacere estetico si fonde con la necessità di manifestare un impegno morale. «Ho presentato al sindaco di Lille, Martin Aubry, che ha sconfitto Ségolène Royal e ha conquistato la guida del Partito socialista, un progetto di 40.000 m². Questo progetto è di mattoni, perché così può generare una quantità notevole di ore di lavoro, anziché diminuirle come si farebbe utilizzando ferro, vetro e nuove strutture. Io punto sulla tecnologia locale e facendo questo ho salvato una fonderia in Francia. Dobbiamo tutelare i distretti produttivi». La passione per la poesia l'ha portato a fondare una casa editrice dal nome... molto italiano: «La mia casa editrice si chiama Aldante, perché amo Dante Alighieri. Ci perdo circa 90.000 euro all'anno. Credo che la poesia sia l'ultima espressione dalla quale trasudi carne, ossa e sangue. Pubblico autori come Charles Pennequin, un ex carabiniere che un giorno decise di cambiare vita e oggi è autore di azioni chiamate 'Action Poétique' o Bernard Heidrix, che a 80 anni fa performance». Il nuovo Palazzo del Cinema di Venezia al Lido è al centro di una controversia per il taglio di alcuni alberi: «La costruzione è partita ma io non ne so più niente. Per me è fuori controllo, l'impresa procede in autonomia: io non sapevo del taglio degli alberi, li avrei tenuti! È un progetto sofisticato e andrebbe seguito dai progettisti. È la prima volta dopo gli anni Trenta che si costruisce dell'architettura moderna al lido e non bisogna avere cedimenti sul versante commerciale. Venezia e l'Italia sono i luoghi dove la bellezza va difesa ». Anche attraverso l'architettura moderna che sta nascendo, come il Palazzo del Cinema o il nuovo museo di Punta della Dogana di Tadao Ando, che sarà inaugurato il 3 giugno in occasione della Biennale. «Noi abbiamo ancorato il progetto su valori territoriali e sul rispetto: l'80% degli spazi si sviluppano sottoterra e l'esterno crea un luogo metafisico e misterioso. Io sono nemico di una astratta modernità, tutto va calato nel luogo e nelle identità». E questo vale anche per l'arte contemporanea, afferma, servendo un involontario assist al Padiglione Italia della Biennale: «Penso che l'arte italiana ed europea contemporanea non abbiano nulla da invidiare a quella americana. A me piace l'arte povera, un movimento italiano. Ma anche l'arte concettuale non è per niente un'arte americana, bensì italiana! Il primo artista concettuale è stato Manzoni». Gli Stati Uniti, ovviamente, «sono venuti al seguito». A sinistra: il progetto per il Palazzo del Cinema di Venezia, al centro di una controversia per il taglio di alcuni alberi. Sotto: l'architetto francese Rudy Ricciotti (foto Jeanson)

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I due volti di Obama (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa L'analisi Parla Edward Luttwak, esperto di politica Usa e del Medio Oriente: «Il presidente degli Stati Uniti loda Berlusconi: è stato il primo a capire la crisi» I due volti di Obama Conservatore in politica estera e progressista in quella interna Da Obama al Pakistan, dalla politica interna degli Stati Uniti a quella estera passando per i malumori dell'esucutivo americano. Questi sono alcuni dei temi trattati con Edward Nicolae Luttwak, politologo di fama internazionale ed esperto di politica americana e di Medio Oriente. Il tutto, senza dimenticare di soffermarsi sulla figura del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e di come venga giudicati al di là dell'Atlantico: «L'idea che c'è in America del vostro premier un misto». Professor Luttwak, a che livello sta parlando? «A livello di governo, a livello di Obama». È un misto perché? «Uno, tutti capiscono che Berlusconi ha combattuto la battaglia politica e l'ha vinta; nessuno può negare la sua vittoria. Due, i comportamenti di Berlusconi continuano ad essere imbarazzanti per loro e per lui stesso. Non per gli scandali, che tutti considerano fatti suoi, ma perché nelle riunioni Berlusconi non si comporta come il leader della settima potenza economica mondiale, si comporta come un clown. Questo significa che i leader non lo vogliono nella stanza quando si discute, o meglio quando si decide: e questo è il terzo elemento. Quarto, Obama stesso riconosce che quando è arrivata la crisi Berluscni è stato il primo a dire che bisognava nazionalizzare le banche e denazionalizzarle dopo che fosse passata la bufera. Tutti i leader storcevano il naso ma tutti gli esperti economici davano ragione a Berlusconi. E adesso tutti dicono che il premier italiano era l'unico o il primo ad averci visto giusto». Be', alla fine gli si riconosce questo merito. «Non c'è dubbio. Riconoscono che quando lui esce con una dichiarazione specifica normalmente ha ragione. Ci sono i vertici internazionali, ce n'è stato uno davvero importante che era il G20. Berlusconi ha detto a tutti: ragazzi, c'è da nazionalizzare le banche, rimetterle a posto e ridarle ai privati. Era l'unico a dire queste cose e alla fine gli hanno dato tutti ragione». Sono quattro elementi così diversi, come possono convivere in una sola persona? «Possono eccome. Non è un minestrone, sono considerazioni diverse della stessa persona». Berlusconi però rivendica il fatto di essere un clown perché considera questo un modo per avere rapporti migliori con gli altri leader. «La realtà è che manca di disciplina. Se gli italiani sono azionisti e l'Italia è un'azienda, dal loro punto di vista c'è un impatto reputazionale». Che impatto? «La reputazione è un investimento. Quando c'è un imprenditore italiano che si siede a Pechino per offrire un tunnel per la metropolitana e c'è un altro imprenditore che offre lo stesso tunnel, il fatto che Berlusconi è visto come un clown ha un peso. L'imprenditore italiano è costretto a pagare questo fatto». A pagare? «A pagare certo. Quelli che sostengono Berlusconi, e hanno ottime ragioni per farlo, dovrebbero non incoraggiarlo a questa mancanza di disciplina. Non è inerente al personaggio. È una deriva dovuta al fatto che in Italia non c'è opposizione». Crede che la mancanza di opposizione sia il vero problema per Berlusconi? «Non solo. Ma anche la stampa è persistente, irritante, omnidirezionale e soprattutto non inesorabile. Qui non c'è il Washington Post che abbatte un Nixon. E non perché fa domande ma perché ogni giorno tira fuori nuovi fatti, perché investigano, studiano, lavorano, si danno da fare e poi scrivono nuove cose inoppugnabili». Come le sembra la stampa italiana? «Come delle anatre che cercano di ucciderti morsicchiandoti le caviglie. L'effetto è che non essendo critiche inesorabili, Berlusconi non le prende sul serio». Insomma, è anche colpa delle critiche poco serie? «Se fossero serie lo aiuterebbero ad essere meno indisciplinato». E invece? «E invece sono così. E alla fine Berlusconi può giustamente pensare che anche se fosse serio, impassibile come il Vaclav Klaus, il presidente della Repubblica Ceca, lo attaccherebbero lo stesso. E quindi continua a comportarsi così». Come valuta la politica estera di Berlusconi? «Nel 2001-2006 ha fatto una politica di massimo allineamento agli Usa e assolumente pro Israele. Non ha avuto attacchi terroristici. Gli spagnoli e gli inglesi erano molto più implicati rispetto agli italiani e invece lo hanno avuto». E come è stato possibile che l'Italia lo abbia evitato? «Perché la leadership italiana ha dato una linea chiara. La polizia e i servizi segreti poi si sono adeguati. Così, chi pensava di fare un attentato in Italia è stato fermato prima». L'asse Italia-Usa spiega anche l'asse Fiat-Chrisler? «No. Negli Stati Uniti si guarda solo al business plan». D'accordo, ma in questo caso è toccato al governo decidere. «Sì, è vero. Ma solo sulla base di un business plan. La Fiat era l'azienda che prima possibile avrebbe potuto dare in breve tempo le linee per le auto piccole e a basso consumo. C'erano solo i giapponesi». E perché i giapponesi non si sono fatti avanti? «Perché sicuramente ci sarebbe stato un problema di di monopolio sul mercato, avrebbero acquisito una quota troppo ampia». Secondo lei il mondo come sta guardando Obama? «Obama stesso sta guardando se stesso. Solo da due settimane ha capito che non si può fare il presidente solo con i discorsi. Lui viene da un passato senza alcuna esperienza gestionale, non è stato sindaco né governatore». Che cosa lo ha convinto a cambiare passo? «Il Tesoro. È pieno di tanta brava gente ma un paio di settimane fa Obama è andato lì e ha capito che lui non può andare in giro a fare discorsi. Deve spingere e sorvegliare. Lo scenario che deve evitare è che, avendo stampato tanti dollari, deve fare in modo che l'inflazione non salga nei prossimi tre anni. Se va al 10% lui perde le elezioni». Che cosa ha convinto Obama a intervenire direttamente nella gestione del Tesoro? «La stampa. Sono usciti molti articoli sul fatto che metà dei posti non erano stati ancora nominati, non c'è ordine gestionale, non sanno evadere le domande, non sono riusciti nemmeno a chiarire la questione del pagamento di Wagoner. Il giornalismo investigativo che non guarda alle persone che governano ma solo ai fatti ha evidenziato che bisognava intervenire. Obama ha visto e s'è spaventato». Ma quali sono i problemi gestionali? «Obama ha scelto come capo della sua segreteria Larry Summers e Timothy Geithner segretario del Tesoro. Qui è sorto il problema, almeno sul livello umano dato che Summers in passato era il segretario del Tesoro e Geithner era il suo vice. Questo ha creato frizioni tra i due. Poi in politica estera c'e contrapposizione tra il segretario di Stato, Hillary Clinton, e il consigliere per la Sicurezza, il generale James Jones. Lui ad esempio la vede come la moglie di quello che non ha fatto il servizio militare. Hillary, che si contendeva il posto con lui, lo ha accusato di tutto e ha denunciato le sue mancanze». Attriti che sono all'ordine del giorno per chi fa politica. «A Washington è leggermente diverso. C'è molta gente che si occupa di politica estera e i democratici sono divisi tra "pro Clinton" e "pro Obama". Quando Hillary è diventata segretario di Stato ha sistemato tutti i suoi sostenitori escludendo quelli vicino ad Obama. Così questi sono rimasti senza incarico e oggi continuano a lamentarsi con Obama. Il risultato? Chi ha vinto ha perso e chi ha perso ha vinto». Perchè su Guantanamo ha vinto la linea di Dick Cheney? «Obama su Guantanamo ha la sua strategia: essere prudente e conservatore per quanto riguarda la politica estera e della difesa mentre essere radicale in politica interna spingendo ad aumentare le tasse ai ricchi e a riformulare lo stato sociale. Questo gli permetterà di dividere l'opposizione dato che in America ci sono quelli che sono "falchi" ma anche riformatori. Questi sono i neoconservative: liberali in politica interna e "falchi" in estera. Per questo Obama ha aumentato le truppe in Afghanistan e, in Iraq, il programma di ritiro va più lento di quanto stabilito da Bush». E per quanto riguarda Iran e Pakistan? «Sono problemi che esistono da molto tempo. L'Iran, detenendo la bomba, mette tutti, ma soprattutto Israele, in pericolo. Ecco allora che Israele ha posto, come limite massimo, la fine dell'anno affinché la diplomazia tra i due stati risolva la questione, altrimenti procederanno con i bombardamenti». In Pakistan invece la bomba ce l'hanno? «Il Pakistan è un disastro. Il presidente di quel paese, Asif Ali Zardari, è stato condannato per estorsione. Il capo dell'opposizione, Nawaz Sharif, è un mega truffatore: ha fatto la sua fortuna con l'olio vegetale che comperava e diluiva con acqua e lubrificanti automobilistici. Il secondo punto è che l'intera elite pakistana crede ancora di essere forte contrapponendosi all'India. In realtà loro sono debolissimi. Il Pakistan vive un falso. Ovvero pensa di potersi misurare sullo stesso piano con l'India e, nonostante questa crisi, mantengono il 90% dei soldati sulla frontiera indiana. Il fatto è che non possono permetterselo economicamente e creano così grandi falle nel bilancio dello stato. E poi puntano tutto sullo sviluppo del nucleare e non investono per mantenere l'ordine pubblico». Gli Stati Uniti cosa possono fare? «Ci sono 160 milioni di pakistani e nonostante tutto loro persistono a generare un'elite disastrosa e scandalosa. Pensi ad esempio a Benazir Bhutto, l'ex premier, uccisa in un attentato il 27 dicembre 2007 e che ora tutti invocano come martire, in realtà ha fatto di tutto per sabotare la pace con l'India. È stata il peggior governante che ci potesse essere e il marito, attuale presidente del Paese, la appoggiava». E perché allora ve ne occupate? «Perché c'è il pericolo della bomba. E se così fosse sarebbe doppiamente rischioso dato che alle spalle manca un governo stabile che potrebbe arrivare invece a sganciarla sull'India. Gli Stati Uniti potrebbero dire: "Fate voi, arrangiatevi" oppure "Ci pensi l'Onu". Ma non lo fanno perché c'è un sentimento di responsabilizzazione». Se il XX secolo è stato quello degli Usa, il XXI sarà quello della Cina? «Si è possibile ma non della Cina di oggi. Perché se vorrà esserlo, dovrà puntare molto di più sulla democrazia che ad ora manca completamente e questo li sta distruggendo. Fanno dieci passi in avanti e sette in dietro. A causa di questo, per esempio, nel sud della Cina non c'è libertà di stampa, non c'è un Parlamento che possa legiferare democraticamente e i sindaci diventano capo della polizia, del bordello e della gang».

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Napolitano: (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Napolitano: «La crisi non devecancellare l'accoglienza» la giornata dell'africa ROMA. L'Africa, con i suoi enormi problemi e contraddizioni, >è un banco di prova non eludibile per l'Occidente globalizzato, e in primo luogo per l'Europa. È nostro dovere e nostro stesso interesse risolvere le sue gravi crisi che generano «emergenze umanitarie e drammatici fenomeni migratori», ha detto Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale la Giornata dell'Africa. La crisi economica, ha ammonito «non deve innescare una spirale perversa tale da mettere in discussione i valori di solidarietà e accoglienza, nel rispetto della legge, cui si ispirano le nostre democrazie». Le crisi che spingono milioni di africani sul nostro territorio, ha detto il capo dello Stato, «intaccano la dignità delle popolazioni più svantaggiate costringendole a diventare vittime di reti criminali che approfittano della loro miseria e si arricchiscono alle loro spalle». L'Italia, l'Europa non possono limitarsi a respingere questi assalti con il presidio delle coste, devono intervenire anche attraverso programmi a livello locale in Africa per creare occupazione. Non è la prima volta che il presidente della Repubblica parla di immigrazione. Stavolta ha voluto farlo celebrando, ospitandola al Quirinale, la Giornata dell'Africa, alla presenza degli ambasciatori africani, dei ministri Franco Frattini (Esteri) e Giulio Tremonti (Economia) e dell'ex premier Romano Prodi, in veste di rappresentante speciale dell'Onu e dell'Unione Africana per le operazioni di peace keeping. 29/05/2009

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Grand Tour del Gusto: viaggio tra le comunità del cibo (sezione: Globalizzazione)

( da "Caserta News" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Venerdì 29 Maggio 2009 Grand Tour del Gusto: viaggio tra le comunità del cibo GASTRONOMIA | Massa L. Sette giorni tutti da gustare con il viaggio tra le "Comunità del Cibo", con tour in barca e trenino turistico assaggiando le tipicità del Comune di Massa Lubrense. Da sabato 30 maggio a venerdì 5 giugno lo Slow Food della penisola sorrentina, con il patrocinio del Comune di Massa Lubrenese e dell'Area Marina Protetta di Punta Campanella, ha organizzato un "Tour Enogastronomico" alla riscoperta delle tipicità del territorio. L'evento nasce con l'obiettivo di difendere agricoltura, pesca ed allevamento sostenibili, per promuovere la biodiversità e proteggere le colture tipiche dagli effetti della globalizzazione. Un'iniziativa che si inquadra nella filosofia del progetto internazionale "Terra Madre" che tende a valorizzare il lavoro delle piccole comunità di agricoltori e pescatori che producono alcune gustose genuine e uniche bontà. Tanti ortaggi, formaggi, pesci, tipi di pasta fatti a mano rischiano di scomparire anche nella zona di Massa Lubrense. Mentre tanti altri prodotti (Provolone del Monaco Dop, Limoni Igp, Pomodori "Cuore di Bue", Olio extravergine di oliva Dop, Noci, ecc) grazie ai marchi di tutela ed alla ristorazione di qualità stanno contribuendo al rilancio turistico di una delle zone più belle del pianeta. Protagonista, dunque, di questo Tour sarà la filiera alimentare della zona che per sette giorni sarà al centro dell'attenzione degli addetti ai lavori e degli appassionati con visite guidate in aziende agricole, degustazioni e pranzi o cene a tema nelle strutture che hanno aderito all'iniziativa. Un itinerario da Grand Tour che richiama alla memoria i viaggi dei grandi poeti e scrittori del millennio scorso che scoprirono per primi questa terra meravigliosa che oggi aggiunge alla bellezza naturale una cucina di qualità che mette nei piatti il meglio che l'agricoltura e la pesca della zona riescono ad offrire. Il ricco programma del Grand Tour spazia tra tradizione, folklore e tipicità del territorio promuovendo le "Comunità del Cibo" che vanno dai Monti Lattari fino all' Area Marina Protetta di Punta Campanella. Il tutto in contesto incantevole come il borgo di Marina della Lobra, il Monte San Costanzo, la Baia di Ieranto, la Marina del Cantone. Luoghi da sogno che sarà possibile visitare con il trenino turistico e l'aiuto di guide. La kermesse enogastronomica si concluderà Venerdì 5 con una grande festa delle "Comunità del Cibo", dove è prevista una cena con i prodotti delle comunità e la musica folk del "Trio Tarantae". Dove le aziende che hanno aderito al progetto presenteranno piatti con ricette storiche del Comune di Massa Lubrense, in cui gli ingredienti principali sono appunti i prodotti che rientrano nelle Comunità del Cibo di questo territorio. Cena con presentazione di piatti, pietanze e luoghi visitati durante le giornate precedenti. Escursioni, pranzi, cene e festa di chiusura prevedono la partecipazione del pubblico pagante a prezzi Slow Food.

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Calzature, il rosso della bilancia Ue sfonda 1,7 miliardi nel primo bimestre 2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Calzature, il rosso della bilancia Ue sfonda 1,7 miliardi nel primo bimestre 2009 (28/5/2009 13:00) | (Sesto Potere) - Roma - 28 maggio 2009 - La crisi spiana la strada in Europa alle scarpe made in China. Con l’import da Pechino che nel primo bimestre 2009 è balzato, nella Ue, a ridosso di 1,4 miliardi di euro, facendo segnare un aumento del 9,7% su base annua. Lo rivela un’analisi di www.trendcalzaturiero.it basata sui dati Eurostat, che attestano nel complesso a 2,56 miliardi di euro l’import di calzature dei Ventisette. Una spesa cresciuta, anno su anno, del 4,4%, in netta controtendenza rispetto alla dinamica delle esportazioni, a 843 milioni di euro, che per l’insieme dei paesi Ue hanno sperimentato, in questo primo bimestre, una riduzione del 14,3%. A spingere sul pedale dell’acceleratore, oltre alla Cina, sono l’Indonesia e il Brasile. L’import Ue da Giacarta si è arrampicato oltre i 162 milioni di euro, crescendo a un tasso annuo del 39,1%. A doppia cifra anche i progressi del Brasile, che sconta al contrario gli effetti della crisi economica nel mercato Usa, dove sta perdendo vistosamente terreno. Dal gigante sudamericano - rivela l’analisi del portale specializzato nell’informazione economica sul sistema calzaturiero - l’Unione europea ha acquistato scarpe per un controvalore di quasi 100 milioni di euro (+14,3% su base annua). Mentre ha ridotto, seppure di un frazionale 0,8%, le importazioni dall’India, scese a 147 milioni circa. Segnano il passo anche le spedizioni dal Vietnam (-10%, a 391 milioni di euro), penalizzate dai dazi antidumping di Bruxelles. La lista dei “Top spender” vede in posizione di testa la Germania, che precede nell’ordine Italia e Regno Unito. La classifica dei paesi importatori prosegue con Francia e Spagna, a loro volta davanti a Belgio, Paesi Bassi e Danimarca. L’import, in ulteriore dilatazione, ha scavato nella bilancia Ue un buco di oltre un miliardo e 700 milioni di euro. Un disavanzo verso i Paesi terzi che a distanza di un anno - conclude la nota - è lievitato del 17%.

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Csm e Fondazione su legalità, cinema e giustizia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

meeting oggi e domani Csm e Fondazione «Chinnici» su legalità, cinema e giustizia Una giornata rivolta interamente ai giovani giunti da ogni parte della Sicilia. Ieri, si è tenuta la prima giornata nazionale dei giovani siciliani dal titolo «Tra condizionamenti e libertà», sponsorizzata dall'assessorato regionale ai Beni culturali, ambientali e pubblica istruzione, per sensibilizzare i giovani verso temi come quelli della famiglia e dell'amore che, in questo particolare periodo storico, sembrano essere valori andati perduti. La mattinata, al Teatro Biondo, è stata dedicata ad un convegno in cui si è discusso di spiritualità nei giovani, di senso della bellezza, sussidiarietà, amore e sessualità, famiglia, identità ed educazione. «In questo mondo fortemente globalizzato – spiega Angelo Torre, responsabile dell'organizzazione – continua a diminuire la dimensione delle realtà locali, proprio per questo motivo abbiamo deciso di organizzare questo convegno iniziando dai giovani siciliani, che non devono perdere le loro tradizioni. Si tratta di un evento importante per l'identità siciliana, e vogliamo ripeterlo anche il prossimo anno. Abbiamo anche voluto far venire fuori dai vari dibattiti che si sono succeduti, la necessità di una sinergia tra giovani e istituzioni». Presente in sala una rappresentanza delle pro loco di tutta la Sicilia, insieme agli studenti arrivati in pullman dalle nove province. «È importante – dice Stefano Zecchi, professore ordinario di estetica all'Università di Milano – mettere insieme voci diverse e farle ragionare su argomenti delicati che devono entrare nelle scuole. I giovani sono tutti uguali, hanno gli stessi problemi. Certo le realtà meridionali rispetto al Nord magari hanno più problemi nel mercato del lavoro. Ma alla fine i problemi ci sono per tutti». La giornata è proseguita al teatro Dante con Giovanni Nanfa, con concerti e spettacoli. Sul palco tra gli altri, Banda Larga, le Al Madina, Enzo Termine e il duo Mandreucci-Vella. Alessandra Galioto

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Sanremo: grande affluenza per il seminario di Confindustria (sezione: Globalizzazione)

( da "Sanremo news" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sanremo: grande affluenza per il seminario di Confindustria È iniziato con un alta affluenza presso il Grand Hotel Londra in Sanremo il seminario formativo 'Crisi economica e finanziaria: dai paradisi bancari allo scudo fiscale' organizzato da Confindustria Imperia, in collaborazione con lo Studio Lanteri Associazione Professionale. Le sempre più frequenti relazioni intercorrenti tra mercati reali e finanziari, localizzati in differenti ordinamenti statuali, hanno dato vita a quello che è noto come il fenomeno della 'globalizzazione', fenomeno che ha facilitato il propagarsi della recente crisi di liquidità del sistema finanziario, che, come noto, è nata e si è sviluppata inizialmente negli Stati Uniti d’America, grazie sia alla facile erogazione di credito di bassa qualità alla collettività dei consumatori sia ad un uso esasperato della leva finanziaria da parte degli investitori istituzionali ivi operanti. La crisi, purtroppo, si è quindi rapidamente propagata di Paese in Paese, investendo sia i mercati finanziari che i mercati dei beni reali. Da qui la necessità, avvertita da molti Stati, di vedere concretamente garantito un efficace monitoraggio dei flussi finanziari e di trovare forme di cooperazione transnazionali affinché la ricchezza creata all’interno di un determinato ordinamento, o comunque collegata ad un soggetto residente in quel determinato ordinamento, sia facilmente individuata. In tal modo tale ricchezza potrà essere maggiormente tutelata nonché assoggettata ad una coerente imposizione. Di particolare interesse la partecipazione come prima uscita pubblica in Italia Ministro Plenipotenziario Relazioni Esterne e Affari Economici e Finanziari Internazionali del Principato di Monaco - S.E. M.Franck Biancheri che unitamente all’altra importante presenza, quella della D.ssa Katly Riklin – Membro Commissione Affari Esteri del Parlamento Svizzero, tratteranno del tema di strettissima attualità, che sarà peraltro oggetto del prossimo G8 che si terrà all’Aquila il prossimo 11 e 12 giugno. All’incontro, a cui potranno partecipare sia le imprese associate che i professionisti interessati a tale argomento, interverranno in qualità di relatori: Dott. Nicola Lanteri – Docente Master Diritto Tributario d’ Impresa Università Bocconi Ten. Col. Luigi Vinciguerra - Guardia di Finanza Nucleo Polizia Tributaria Milano, già Esperto Nazionale presso la Commissione Europea, Dott. Paolo Massimo Armani – A. D. Istituto Fiduciario Italiano IFID Milano Avv. Giuseppe Marino – Professore Diritto Tributario Università Milano, Direttore Master Diritto Tributario Università Bocconi e Rappresentante italiano presso il BIAC – OCSE e ICC D.ssa Katly Riklin – Membro Commissione Affari Esteri del Parlamento Svizzero S.E. M.Franck Biancheri – Ministro Plenipotenziario Relazioni Esterne e Affari Economici e Finanziari Internazionali del Principato di Monaco.

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"Ma le banche hanno reagito alla crisi in modo efficace" (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 29-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

"Ma le banche hanno reagito alla crisi in modo efficace" TRENTO - Di fronte alla crisi c'è stato meno protezionismo di quello che si poteva temere. Lo ha detto Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo, intervenendo all'inaugurazione del Festival dell'economia a Trento. "La politica è sempre stata locale, non c'è nulla di nuovo, anzi, ci saremmo potuti aspettare una reazione protezionistica molto più forte di quella che c'è stata", ha sottolineato Passera. "In realtà, a parte alcune cose un pò folcloristiche, non è che siamo entrati come è successo settant'anni fa in una fase di protezionismo che invece avrebbe portato ad una fase di depressione fortissima", ha sottolineato Passera, aggiungendo: "Le banche del mondo hanno reagito insieme in maniera piuttosto efficace". E a questo riguardo Passera ha fatto osservare: "Il g20 è risultato il tentativo abbastanza efficace di governance a 20, dove non erano presenti i soliti vecchi grandi paesi, ma tutti quelli che oggi rappresentano la vera energia del mondo, che insieme hanno preso una serie di decisioni importanti". In conclusione, secondo Passera, "non solo non stiamo andando verso il protezionismo bensì stiamo dando delle risposte positive". "Cosa succederà da adesso in avanti? non lo so. La globalizzazione tornerà indietro? Io non lo credo, probabilmente - ha concluso Passera - dovremmo inventarci degli altri modi per essere glocal, o come qualcuno adesso dice lobal, cioè più locali che globali". Il Festival quest'anno è dedicato a "Identità e crisi globale". La quarta edizione si è aperta -come è ormai tradizione- al castello del Buonconsiglio con i saluti del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, del sindaco di Trento Alessandro Andreatta, del responsabile scientifico Tito Boeri e dei rappresentanti di alcuni dei principali partners dell'evento. 29/05/2009 - 20:00

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Festival, via con speranza: Il peggio è passato (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nelle storiche sale del Castello del Buonconsiglio la vernice della quarta edizione Festival, via con speranza: «Il peggio è passato» Cipolletta sdrammatizza la portata della crisi. Boeri: «Ma gli addetti ai lavori hanno sbagliato» Passera: «Non si è ceduto alla tentazione del protezionismo» GIANPAOLO TESSARI TRENTO. Dalla "vernice" di un'edizione molto attesa del Festival dell'Economia, la quarta, arriva un messaggio di speranza: «La fase più aspra della crisi è alle spalle. Anzi, forse è stata sopravvaluata». Parola di Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Università, ieri al tavolo dei promotori della kermesse trentina al Castello del Buonconsiglio. Nella storiche sale il via ad una manifestazione che, tramite il web, fa rimbalzare dibattiti ed interventi, tra cui quelli di tre premi Nobel. Come si sa è dedicata al tema "Identità e crisi globale" questa edizione del Festival. Nei giardini antistanti una pacata contestazione della Uil sul modo di approcciarsi al tema, molta gente e tanto interesse, fatti lievitare dalla ricaduta sulle nostre tasche della crisi. Il sindaco Alessandro Andreatta ha aperto la cerimonia ricordando come il Festival rappresenti un'opportunità preziosa per uscire dai propri confini, anche mentali, per aprirsi al dialogo. Ha quindi preso la parola Innocenzo Cipolletta in rappresentanza dell'Università di Trento: «Personalmente penso che il peggio sia passato, anche perché forse il peggio é stato sovrastimato. Non eravamo alla vigilia dell'apocalisse, forse la nostra non-conoscenza dei meccanismi della crisi ci ha portato fuori strada. Ed un invito non solo o non tanto a cercare i "colpevoli" quanto a ricercare le soluzioni, pur respingendo un facile ottimismo di regime, che attribuisce la crisi all'informazione». Il curatore scientifico della manifestazione Tito Boeri ha parlato di crisi globale e di una identità che viene sempre più spesso declinata in sede locale: «L'Europa non é stata in grado di dare una risposta coordinata e sopranazionale alla crisi ed é per questo che é importante interrogarsi sul tema dell'identità. Pensiamo ad esempio alla social card, caratteristico di un approccio selettivo alla protezione sociale che taglia fuori chi non é classificato cittadino italiano». Boeri ha parlato inoltre del conformismo manifestato da molti economisti che hanno sottovalutato gli scenari della crisi, atteggiamento che sarà "processato" in questa edizione del Festival. Giuseppe Laterza si è occupato, naturalmente, di libri e di autori, che al Festival hanno molto spazio: «Un mese fa ero ad Oxford per festeggiare gli 80 anni di un grande sociologo, Ralf Dahrendorf, che é stato protagonista della prima edizione del Festival. Ad un certo punto uno degli ospiti, Parta Dasgupta, anch'esso relatore ad una delle passate edizioni del Festival trentino, ha parlato di fiducia come di un prodotto della conoscenza, che a sua volta é un prodotto della democrazia, del pluralismo». In rappresentanza di un altro pilastro organizzativo dell'evento, Il Sole 24 Ore, è intervenuto Gianfranco Fabi: "L'informazione ha un ruolo fondamentale ed é per questo che abbiamo sempre supportato questo evento». Per il Gruppo San Paolo, uno dei sostenitori della prima ora del Festival, ha preso la parola Corrado Passera: «La globalizzazione, prima ancora della crisi, mette in discussione la vita quotidiana, fisica delle persone e delle comunità. Fra le reazioni positive alla globalizzazione abbiamo avuto ad esempio il glocalismo, che non scopriamo ora. Ora nello scenario globale ha fatto irruzione la crisi, che è il prodotto in realtà di tante crisi, che agiscono anche sulle identità. La reazione della politica è stata abbastanza moderata: non si è ceduto, come 70 anni fa, alla tentazione del protezionismo». Conclusioni affidate a Lorenzo Dellai, presidente della Provincia e padrone di casa: «Perché in un momento di crisi noi continuiamo ad organizzare un evento come questo? Ritengo che proprio in un momento del genere sia necessario far crescere un polo della conoscenza e della riflessione. Il Festival per noi rappresenta non solo un investimento materiale ma soprattutto un grande impegno culturale, che ha come pilastri il pluralismo delle idee. Per questo a settembre organizzeremo un incontro, assieme alla Diocesi, con i nostri missionari».

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C'è il processo con Roubini, poi Colao e Petrini (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL PROGRAMMA C'è il «processo» con Roubini, poi Colao e Petrini Ore 10. Anna Maria Lusardi: «Mutui subprime» (facoltà di economia, aula rossa). Introduce Flavia Bazzana. Ore 10. Identità professionale e globalizzazione dei mercati (Sociologia, aula Kessler). Coordina: Luca Nogler. Intervengono: Aldo Bonomi, Marina Calderone, Pierluigi Mantini, Andrea Nicolussi, Gilberto Pichetto Fratin e Stefano Zappalà. Ore 10.30. Diego Della Valle, Giampaolo Fabris: «La costruzione del brand» (Palazzo Geremia). Introduce: Paola Bottelli. Ore 10.30. Roberto Petrini, incontri con l'autore (Biblioteca comunale). Ne discutono: Giorgio Ruffolo, Annamaria Testa. Ore 12. «Processo agli economisti» (Provincia, Sala Depero). Presidente: Massimo Gaggi. Accusa: Roberto Perotti. Difesa: Luigi Guiso. Persone informate dei fatti: Nouriel Roubini, Nicola Persico. Ore 12. John Talbott: «Obamanomics» (Sala conferenze Fbk). Ne discutono: Armando Massarenti, Vittorio Emanuele Parsi. Ore 12. «Un'impresa più sociale dopo la crisi?» (Palazzo Calepini). Intervengono: Carlo Borzaga, Massimo Campedelli, Giorgio Fiorentini, Wilma Mazzocco, Andrea Olivero. Ore 15. Roland Benabou: «Razionalità individuale, psicosi collettive e crollo dei mercati» (Palazzo Geremia). Introduce: Christopher Gilbert. Ore 15. Gian Arturo Ferrari: «La costruzione di un best-seller» (Giurisprudenza, aula magna). Introduce: Stefano Salis. Ore 15. «Affari cinesi: culture d'impresa a confronto» (Sociologia, aula Kessler). Coordina: Rita Fatiguso. Intervengono: Ambrogio Caccia Dominioni, Roberto De Martin, Giovanni Kessler, Beniamino Quintieri, Andrea Tomat, Federico Vitali. Ore 15. Enrico Letta: «Costruire una cattedrale» (Teatro Sociale). Presenta: Dario Laruffa. Ne discutono: Giuliano Amato, Luca Cordero di Montezemolo. Ore 16.30. Michael Burda, Tyler Cowen, Roberto Perotti: «L'efficacia dei pacchetti fiscali di sostegno» (Provincia, Sala Depero). Introduce: Dino Pesole. Ore 16.30. Lucio Caracciolo: «Esiste un'identità europea?» (Castello Buonconsiglio). Introduce: Federico Fubini. Ore 16.30. «Dai mutui subprime al contagio globale» (Economia, Sala conferenze). Intervengono: Markus Brunnermeier e Marco Onado. Ore 16.30. Eloi Laurent, Jean-Paul Fitoussi: «La nuova ecologia politica. Economia e sviluppo umano» (Fbk, sala conferenze). Ne discutono: Massimo Egidi, Enrico Letta. Ore 17.00. Alessandra Casella: «Democrazia per le minoranze» (Palazzo Geremia). Introduce: Tiziano Marson. Ore 17.30. «Economie solidali e cooperazione: il caso Ecuador» (Sociologia, aula Kessler). Introduce: Diego Schelfi. Intervengono: Carlo Borzaga, Franco Panizza, Giovanni Peterlongo, Jeannette Sanchez. Ore 18. Vittorio Colao, Andrea Prat: «Managers 2009: performance, fedeltà, imprenditorialità o duttilità» (Provincia, Sala Depero). Introduce: Wolfgang Munchau. Ore 18. «Territori e pmi: una scommessa contro la crisi» (Palazzo Calepini). Coordina: Luigi Taranto. Intervengono: Anna Cinzia Bonfrisco, Aldo Bonomi, Enrico Letta, Giuseppe Roma. Ore 18. Incontri con l'autore: Tommaso Padoa-Schioppa (Fbk, sala conferenze) «La veduta corta». Conversazione con Beda Romano sul grande crollo della finanza. Ne discute: Salvatore Rossi. Ore 18.30. Rachel Kranton: «Oltre la moneta e il mercato: identità e reti sociali nell'economia» (Castello Buonconsiglio). Introduce: Tobias Piller. Ore 21. Innocenzo Cipolletta, Carlo Petrini: «Il mercato globale: omologazione o libertà?» (Teatro Sociale). Introduce: Luisella Costamagna.

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Studiare all'estero (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Studiare all'estero Studiare all'estero Studieranno in Cina, Usa, Svezia, Francia, Giappone e Finlandia i 7 vincitori delle borse Intercultura della Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto. I 7: Dalila Agosta, Bruno Boscia, Armin Chiocchetti, Alessandra Conte, Sofia Fraglica, Valentina Michelazzi, Samantha Povoli.

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E il titolo Gm sparisce dal Dow Jones (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

E il titolo Gm sparisce dal Dow Jones Bancarotta controllata, Detroit vende Hummer e produrrà utilitarie NEW YORK. General Motors affonda in Borsa, ieri il titolo è sceso sotto il dollaro e questo quando alla bancarotta mancano orami poche ore: fra domenica e lunedì la casa automobilistica di Detroit potrebbe chiedere il ricorso al Chapter 11. E, quindi, quella di ieri potrebbe essere per Gm l'ultima giornata fra i 30 titoli vedetta dell'indice Dow Jones, sul quale è quotata dalla fine del 1925. Secondo indiscrezioni il titolo sarà sostituito, fra i papabili candidati ci sarebbe Monsanto, Goldman Sachs e Google. Mentre in Europa i giochi sembrano fatti, Gm incassa la ratifica dell'accordo per il taglio dei costi dagli iscritti al United Auto Worker (Uaw). Il 74% dei lavoratori si è espresso favorevolmente: l'intesa è valida sia per una ristrutturazione fuori dal tribunale sia nel caso di bancarotta. «E' stato difficile. Siamo convinti di aver fatto la cosa giusta per dare una boccata di ossigeno a Gm, offrendole la possibilità di andare avanti e riprendersi», spiega il presidente del Uaw Ron Gettelfinger, osservando come l'accordo raggiunto consente a Gm di produrre auto di piccola taglia negli Usa e di fermare le esportazioni dalla Cina. L'accordo si traduce, per le casse della casa automobilistica, in risparmi annuali per 1,3 miliardi di dollari. «Preferiremmo che Gm riuscisse a evitare la bancarotta» aggiunge Gettelfinger. In attesa di conoscere il suo destino, nelle mani del Tesoro e della task force designata a supervisionare la ristrutturazione di Detroit, Gm continua a cercare di mettere in ordine i tasselli della propria ristrutturazione. La vendita del marchio Hummer potrebbe essere annunciata a breve. Per Saab la lista dei pretendenti, invece, sembra essersi ridotta: secondo il Wall Street Journal la cordata di investitori capitanata dalla cinese Geely non sarebbe più in gara. Il Tesoro ha avanzato una nuova offerta ai creditori di Gm senza fissare un tetto alle adesioni necessarie per il suo successo. Una buona fetta degli obbligazionisti ha già espresso il proprio sostegno alla proposta: il termine ultimo per le adesioni è fissato al 30 maggio alle ore 17.00 (ore 23.00 italiane). Il Tesoro si riserva la facoltà di valutare le adesioni e decidere: per convincere i creditori a non opporsi, in caso di bancarotta, alla vendita degli asset di Gm a una nuova Gm sponsorizzata dal Governo, il dipartimento ha messo sul piatto per gli obbligazionisti il 10% della società e la possibilità di salire di un ulteriore 15% una volta raggiunte determinate soglie di capitalizzazione (15 e 30 miliardi di dollari). Attualmente, con un valore inferiore al dollaro per azione, Gm vale poco più di 500 milioni di dollari. La nuova Gm, quella che uscirà dimagrita dalla bancarotta, sarà controllata per il 72,5% dal Tesoro, per il 17,5% dal Uaw e per il 10% dai creditori. La Casa Bianca sembra soddisfatta di come stanno andando le cose Ci sono segni «incoraggianti per la ristrutturazione» di General Motors ha affermato il portavoce del presidente Obama, Robert Gibbs, nel corso del consueto briefing, durante il quale si è augurato un conclusione a breve anche per Chrysler.

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Un viaggio a New York, arte e musica (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Taio. Presentate ieri mattina nell'auditorium comunale le proposte pensate per stimolare la partecipazione Un viaggio a New York, arte e musica Piano di sei progetti gestiti dai giovani: costeranno 75.000 euro PAOLO FORNO TAIO. Un viaggio studio a New York ricco di incontri istituzionali nella città simbolo del mondo globalizzato ed una rassegna artistico - musicale che si propone di promuovere i giovani artisti locali e creare uno spazio di visibilità per le realtà culturali dell'altipiano: sono i progetti più ambiziosi ed innovativi del Piano giovani di zona altipiano della Predaia 2009. Il piano, presentato ieri mattina nell'auditorium comunale, prevede sei progetti per una spesa di 75.000 euro (contributo provinciale di 29.550 euro). Alla presenza del sindaco di Taio Bruno Campadelli, il sindaco di Vervò Claudio Chini, e i coordinatori dei progetti, i responsabili del tavolo di confronto del Piano hanno esposto il programma. «I progetti - ha esordito la referente istituzionale Sara Recla - sono coordinati da ragazzi di età inferiore ai 30 anni. Un risultato di cui andiamo orgogliosi, perché avviene a coronamento di un percorso di coinvolgimento dei giovani all'interno dei piani di zona». Dello stesso parere Lorena Bebber, referente tecnico organizzativo del piano: «La partecipazione attiva dei ragazzi sia nella fase di preparazione che in quella di coordinamento è un traguardo importante e per nulla scontato». Soddisfazione anche per Loris Odorizzi, coordinatore di "Prospettive sul mondo", progetto punta del piano. «Si tratta di un percorso di formazione sugli organismi internazionali che prevede una serie di incontri e si concluderà a novembre con un viaggio di 8 giorni a New York. Un'occasione unica per 20 ragazzi che potranno visitare i simboli delle istituzioni globali». Il progetto "Le 7 chiavi" è stato illustrato dagli esponenti dell'associazione culturale La Chiave di Coredo: «Si tratta di un festival di due giornate che si terrà nel parco dei Due Laghi di Coredo il 4 e 5 luglio. L'obiettivo è gettare le basi per una promozione culturale più consona alle necessità di giovani artisti e musicisti locali, per promuovere un sostanziale incremento delle manifestazioni artistiche e culturali sul territorio dell'altipiano». La rassegna prevede un'alternanza di esibizioni musicali, esposizioni, performance artistiche, installazioni e videoproiezioni di cortometraggi su maxischermo. Questi gli altri progetti presenti nel piano: "Parliamone aperta... mente", coordinato dal gruppo giovani di Tres, prevede due serate «per far divertire ma anche riflettere sulle problematiche giovanili». Il progetto "Diciotto anni, una nuova esperienza", guiderà gli adolescenti in un percorso formativo legato ad un particolare periodo della vita. "Parole giuste", promosso dall'associazione "4X4 insieme" affronterà in 3 serate il tema della sessualità. Fa il suo esordio "Restauro Pop", progetto di riutilizzo artistico di mobili antichi. Confermato anche per il 2009 lo sportello informativo "Giovani per il Piano".

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corea, l'america non crede ai test atomici - giampaolo cadalanu (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 18 - Esteri Corea, l´America non crede ai test atomici Il Pentagono: "Nessuna prova". Ma Pyongyang lancia un nuovo missile Dopo gli ordigni, Seul adesso teme provocazioni navali nella stagione della pesca GIAMPAOLO CADALANU La Corea del nord si agita, minaccia, lancia missili: ma sarà un rischio vero per il mondo? Se lo sono chiesti apertamente gli Stati Uniti e persino gli spaventati sudcoreani dopo il lancio, ieri, dell´ennesimo ordigno a corto raggio, il sesto da lunedì. Ma ormai quelli che Pyongyang chiama test e che buona parte del mondo vede come provocazioni, rischiano di rivelarsi più come tentativi grossolani di attirare l´attenzione che come concrete minacce per la pace. Gli osservatori militari sembrano poco impressionati: i "test" sono consistiti in prove quasi inoffensive, con missili di gittata limitata a 130 chilometri, dunque in grado di far impallidire solo Seul. Una nuova prova con missili più grandi dovrebbe essere in preparazione, secondo quello che gli analisti americani ricostruiscono dalle immagini raccolte dai satelliti spia, ma non è detto che il test vada a buon fine. Persino l´esperimento nucleare viene messo in discussione dagli esperti del Pentagono. La strategia nordcoreana di far la voce grossa trova applicazione persino nei confronti delle Nazioni Unite: di fronte alla possibilità che la comunità internazionale applichi al regime nuove sanzioni, Pyongyang ha rilanciato ieri annunciando la decisione di cancellare l´armistizio. Insomma, se l´Onu si azzarda a sanzionare gli esperimenti missilistici con misure punitive, la Corea del Nord potrebbe concretamente riprendere la guerra degli anni Cinquanta. I toni sono quelli eterni delle dittature: «Il mondo vedrà presto come il nostro Paese resiste all´oppressione e al dispotismo del Consiglio di sicurezza dell´Onu e difende la sua dignità e la sua indipendenza», dice una nota del ministero degli Esteri. Gli Stati Uniti, alleati di Seul, la prendono con tranquillità: Robert Gates, ministro della Difesa, ha detto che non c´è bisogno di aumentare il contingente militare Usa al 38esimo parallelo, anche perché le immagini riprese dallo spazio non lasciano pensare a preoccupanti movimenti di truppe verso il confine. «Se Pyongyang dovesse fare qualcosa di avventato e provocatorio, gli Usa hanno le forze per affrontarlo», ha detto Gates. L´amministrazione Obama è stata costretta a seguire con attenzione gli sviluppi nell´area, perché Washington teme che i test nucleari di Pyongyang diano il via a una nuova rincorsa agli armamenti che coinvolgerebbe anche Giappone e Cina. Sullo sfondo delle incertezze legate anche alle condizioni di salute del "caro leader ", Kim Jong-il, che secondo indiscrezioni e fonti diplomatiche potrebbe essere stato colpito da un ictus, resta sempre la possibilità di nuove provocazioni navali: Pyongyang contesta il confine marittimo e già in passato scaramucce armate fra le due Marine erano avvenute proprio nel mese di giugno, il più produttivo per la pesca dei granchi.

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e il titolo gm sparisce dal dow jones (sezione: Globalizzazione)

( da "Centro, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 11 - Attualità E il titolo Gm sparisce dal Dow Jones Bancarotta controllata, Detroit vende Hummer e produrrà utilitarie NEW YORK. General Motors affonda in Borsa, ieri il titolo è sceso sotto il dollaro e questo quando alla bancarotta mancano orami poche ore: fra domenica e lunedì la casa automobilistica di Detroit potrebbe chiedere il ricorso al Chapter 11. E, quindi, quella di ieri potrebbe essere per Gm l'ultima giornata fra i 30 titoli vedetta dell'indice Dow Jones, sul quale è quotata dalla fine del 1925. Secondo indiscrezioni il titolo sarà sostituito, fra i papabili candidati ci sarebbe Monsanto, Goldman Sachs e Google. Mentre in Europa i giochi sembrano fatti, Gm incassa la ratifica dell'accordo per il taglio dei costi dagli iscritti al United Auto Worker (Uaw). Il 74% dei lavoratori si è espresso favorevolmente: l'intesa è valida sia per una ristrutturazione fuori dal tribunale sia nel caso di bancarotta. «E' stato difficile. Siamo convinti di aver fatto la cosa giusta per dare una boccata di ossigeno a Gm, offrendole la possibilità di andare avanti e riprendersi», spiega il presidente del Uaw Ron Gettelfinger, osservando come l'accordo raggiunto consente a Gm di produrre auto di piccola taglia negli Usa e di fermare le esportazioni dalla Cina. L'accordo si traduce, per le casse della casa automobilistica, in risparmi annuali per 1,3 miliardi di dollari. «Preferiremmo che Gm riuscisse a evitare la bancarotta» aggiunge Gettelfinger. In attesa di conoscere il suo destino, nelle mani del Tesoro e della task force designata a supervisionare la ristrutturazione di Detroit, Gm continua a cercare di mettere in ordine i tasselli della propria ristrutturazione. La vendita del marchio Hummer potrebbe essere annunciata a breve. Per Saab la lista dei pretendenti, invece, sembra essersi ridotta: secondo il Wall Street Journal la cordata di investitori capitanata dalla cinese Geely non sarebbe più in gara. Il Tesoro ha avanzato una nuova offerta ai creditori di Gm senza fissare un tetto alle adesioni necessarie per il suo successo. Una buona fetta degli obbligazionisti ha già espresso il proprio sostegno alla proposta: il termine ultimo per le adesioni è fissato al 30 maggio alle ore 17.00 (ore 23.00 italiane). Il Tesoro si riserva la facoltà di valutare le adesioni e decidere: per convincere i creditori a non opporsi, in caso di bancarotta, alla vendita degli asset di Gm a una nuova Gm sponsorizzata dal Governo, il dipartimento ha messo sul piatto per gli obbligazionisti il 10% della società e la possibilità di salire di un ulteriore 15% una volta raggiunte determinate soglie di capitalizzazione (15 e 30 miliardi di dollari). Attualmente, con un valore inferiore al dollaro per azione, Gm vale poco più di 500 milioni di dollari. La nuova Gm, quella che uscirà dimagrita dalla bancarotta, sarà controllata per il 72,5% dal Tesoro, per il 17,5% dal Uaw e per il 10% dai creditori. La Casa Bianca sembra soddisfatta di come stanno andando le cose Ci sono segni «incoraggianti per la ristrutturazione» di General Motors ha affermato il portavoce del presidente Obama, Robert Gibbs, nel corso del consueto briefing, durante il quale si è augurato un conclusione a breve anche per Chrysler.

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in piazza giovani, precari e invisibili "ma non chiamateci più no global" - carlo bonini anais ginori (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 15 - Cronaca In piazza giovani, precari e invisibili "Ma non chiamateci più no global" CARLO BONINI ANAIS GINORI ROMA - Da trentasei ore, fulminei e chiassosi, come un Davide che balla intorno a Golia, appaiono in drappelli di qualche decina per poi scomparire. E riapparire altrove. In una violazione simbolica di «zone rosse», che descrive il perimetro dei diritti negati ai migranti. Che rende solare quel che chiedono - «No al G8, no al pacchetto sicurezza». «La vostra sicurezza non ci cancellerà. Cittadini e cittadine nati» - e, a ben vedere, racconta quel che sono. Oggi pomeriggio, si annunciano in 10 mila e avranno la piazza. Nel lessico pigro della politica e dell´informazione, li chiamano ancora "No global". Nonostante quel nome non dica e non descriva più nulla. Nelle analisi delle burocrazie della sicurezza e degli osservatori del Movimento, si aggiunge che di qui al prossimo mese sarà proprio la piazza - oggi a Roma, il 4 luglio a Vicenza contro la base Dal Molin, dal 7 al 9 luglio per il G8 a l´Aquila - a raccontare di cosa si stia davvero parlando. Anche se il ministro dell´Interno Roberto Maroni un´idea sembra averla già maturata. Quando, tornando a far ballare i fantasmi degli anni ‘70, avverte che «non c´è da stare tranquilli». Che nei «social network» è «forte l´attrattiva per criminali e terroristi», e la «stagione dell´eversione non è chiusa». Eppure, se li osservi in queste ore a Roma, se ascolti il Movimento discutere, ne scorri i forum in Rete e chiedi chi sono e cosa sono diventati, scopri appunto che persino il nome - "No global" - è roba buona per il museo delle cere. Il "movimento dei movimenti" dei giorni di Genova non c´è più. I 300 mila del G8 2001, le 730 organizzazioni che li rappresentavano, se li è portati via il tempo e la storia. Come del resto raccontano i destini di alcuni dei loro 18 leader di allora. Prigionieri di se stessi e di un passato ingiallito quelli che hanno scelto il salto nella politica come professione (Vittorio Agnoletto e Francesco Caruso). O alla ricerca d´altro, come Luca Casarini, il figlio di operai padovani, oggi papà di un bimbo piccolo, un esordio da romanziere noir con Mondadori, tornato a fare politica sul territorio, ma ormai libero dalla stimmate della "leadership". «Perché leader abbiamo scelto che non ce ne siano». «Perché è finita la stagione della "soggettività politica"». «Perché il Movimento deve far parlare la società». Perché gli eredi dei disobbedienti e delle tute bianche - adolescenti nei giorni di Genova e oggi ventenni - sono nella "Rete no logo". Lo spazio senza simboli. Il collettivo "Wu Ming", che nel 2001 aveva dato forma e contenuto simbolico ai giorni di Genova con l´appello "Dalle Moltitudini d´Europa in marcia contro l´Impero", ha scritto: «Nel 2003, il Movimento era già in profonda crisi. Giorno dopo giorno regredì a presenza marginale, si ridusse a un inter-gruppi che occupava lo spazio dell´estrema sinistra tradizionale. Riemersero strategie e tattiche fossili, sub-leniniste. Grandi quantità di tempo ed energie vennero dissipate in guerre identitarie tra correnti». Alberto Zoratti, microbiologo, esperto di commercio equo e solidale, ex portavoce del Genoa Social Forum, aggiunge: «A Genova dicevamo che la globalizzazione basata sulla liberalizzazione del mercato avrebbe portato solo instabilità economica. Bene, abbiamo sbagliato per difetto. Al punto da scoprire oggi che l´alfiere della finanza creativa di allora, Giulio Tremonti, è diventato nemico della globalizzazione. Eppure, dopo Genova, non abbiamo saputo sfuggire alla logica del conflitto frontale. Abbiamo cominciato a perdere consenso». Suona come il racconto di una ritirata. Di una morte per consunzione. Segnata, per altro, dalla perdita di contatto con il mondo cattolico, dalla nuova centralità dei Cobas che sono tornati ad essere l´unico sindacato in piazza a spese della Cgil, dalle divisioni nella sinistra cosiddetta radicale se stare o meno dentro il Movimento. Eppure, le cose non sembrano stare esattamente così. Dice Luca Casarini: «La verità è che i "no Global" non esistono più, perché abbiamo vinto. Perché la storia ci ha dato ragione. Otto anni fa, ci opponevamo alla globalizzazione nel momento della sua massima espansione. Oggi, che la globalizzazione celebra la sua sconfitta, il Movimento assume nuove parole d´ordine e nuove forme. Che sono quelle antiche della crisi e delle contraddizioni del capitalismo». Privo di rappresentanza e coordinamento (cui ha rinunciato), l´antagonismo ha abbandonato un orizzonte globale per tornare a lavorare nel territorio sui nodi della «formazione» (con l´«Onda»), del «precariato», dei beni comuni («di chi sono l´aria, l´acqua, la terra?»), dei migranti. Continuando a coltivare un´idea dello scontro di piazza come «violazione della zona rossa». Finendo per comporre un quadro, che, all´indomani delle rivolte che hanno acceso la Grecia e la Francia, Ilvo Diamanti, su questo giornale, ha fissato con parole che sono per altro diventate patrimonio dei nuovi «no logo». «Il denominatore comune di queste esplosioni sociali - ha scritto - sono i giovani, occultati e vigilati da una società vecchia e in declino, da un sistema politico im-previdente, inefficiente e spesso corrotto. Schiacciati in un presente senza futuro, cui sono sottratti i diritti di cittadinanza. Inutile ignorarli, fare come se non ci fossero. Ci sono. Esistono. E se si finge di non vedere si accendono, bruciano». La geografia dei centri sociali si è ridisegnata in quelle che chiamano «aree di aggregazione». E accade così, ad esempio, che le adesioni a «dachepartestare. org», nodo che ha organizzato la scorsa settimana la manifestazione antirazzista di Milano, siano quelle che mancano a «globalproject. info», riferimento dei centri sociali del Nord-Est, promotori, con i romani di "Action", della manifestazione di oggi. Che il "Cantiere" di Milano si sia separato dai padovani, mentre "Askatasuna" di Torino, "Crash" di Bologna ed "Ex carcere" di Palermo si raccolgano intorno a "infoaut. org". «Siamo un Movimento 2.0», dice Monica Di Sisto della cooperativa "Fair", mutuando la definizione di questa nuova mappa politica dalla rivoluzione concettuale che ha conosciuto la Rete. «La mobilitazione, oggi, è più reticolare e interattiva». E sia dunque. Addio «No global». Ecco i ragazzi del «2.0».

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La Corea affila le armi contro le sanzioni dell'Onu (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Il regime di Pyongyang lancia un missile: il sesto dall'esperimento nucleare La Corea affila le armi contro le sanzioni dell'Onu SEUL Le nuove sanzioni all'esame dell'Onu porteranno la Corea del Nord a reagire. L'avvertimento di Pyongyang è chiaro: «Se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite metterà in campo altre provocazioni, le nostre ulteriori misure di difesa saranno la risposta inevitabile», recita una nota del ministero degli Esteri, affidata all'agenzia ufficiale Kcna. E tanto per mettere in chiaro le intenzioni il regime lancia un vettore a breve gittata, il sesto secondo Seul dopo l'esperimento nucleare di lunedì. Fatto partire dalla base di Musudan-ri, sulla costa orientale, fonti sudcoreane ritengono si tratti di «un nuovo tipo di missile terra-aria». Le attività ostili da parte del Consiglio di sicurezza «equivarrebbero ad annullare l'armistizio della Guerra di Corea» del 1953, continua la nota, nella quale Pyongyang rileva che il test nucleare di lunedì è da valutare come «una misura di legittima difesa» contro la dura condanna del Palazzo di Vetro per il lancio del missile-satellite del 5 aprile scorso. A New York va avanti il braccio di braccio di ferro tra lo schieramento che vede alla guida il Giappone e la Corea del Sud, per sanzioni esemplari («quanto accaduto è inammissibile», ha ribadito in giornata il premier nipponico Taro Aso), e quello che fa capo a Cina e Russia, per provvedimenti non troppo duri i cui margini sono difficili da definire per l'isolazionismo del regime comunista. Pechino e Mosca ritengono che sanzioni pesanti altro non costituirebbero che un ostacolo insormontabile per far ripartire i colloqui a Sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana, che invece richiede il ritorno di Pyongyang al tavolo delle trattative. I pescherecci cinesi, intanto, abbandonano il Mar Giallo dove le tensioni tra le due Coree sono aumentate a seguito delle minacce di Pyongyang su un possibile scontro militare. «Le navi da pesca cinesi, che operano in prossimità del limite, hanno cominciato a ritirarsi da ieri», ha spiegato una fonte della difesa di Seul. Erano più di 280 i pescherecci, ora sono 140. Le acque in questione, luogo di scontri mortali nel 1999 e nel 2002, sono la cartina al tornasole per misurare i rapporti intercoreani: sono tornate «calde» dopo che la Corea del Sud ha aderito all'iniziativa anti-proliferazione delle armi (Psi) a guida Usa, a seguito del test nucleare di Pyongyang.

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CAMBIO GOMME (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

INCHIESTA CAMBIO GOMME Il Torello in pausa sulle Borse suggerisce una messa a punto delle asset allocation. Più Emergenti e commodity, in vista del prossimo sprint Sì anche ai lingotti. E pronti a fare un bel salto nella terra dei canguri di Fabrizio Guidoni - 30-05-2009 Cambio gomme. Una metafora per l'investitore, dopo il potente rally delle Borse: oltre il 30% in meno di tre mesi in Europa e Stati Uniti. E per parecchi indici, soprattutto Emerging, anche di più, fino al doppio. Un buon motivo per un pit stop, che consenta di tornare a correre su una macchina più stabile. In questo caso, il proprio portafoglio. Una messa a punto, magari breve, ma necessaria. Per carità, le Borse hanno ancora parecchie carte da giocare. Per ora sollevano la testa per lo scampato pericolo del default globale. Da ora in avanti potrebbero raccontarci però due cose: 1) la ripresa non avrà i tempi sperati; 2) sarà lenta e fragile. Quindi rischio, ma accoppiato a prudenza. Poi, è sempre meglio diversificare il più possibile, come insegna ogni buon manuale d'investimento. Gli americani usano l'espressione repricing the risk. Ovvero come calibrare rendimenti attesi e rischio. E ora tornano di scena le materie prime. Quindi Crb ma non solo: i listini dei Paesi produttori, guarda caso tutti o quasi Emerging, a parte i casi di Australia e Canada. Poi Asia, Cina in testa, e Sudamerica. Tutte realtà facilmente raggiungibili con una buona scorta di Exchange traded fund. D'altronde il trend rialzista del petrolio e delle commodity in generale appare più robusto, in prospettiva, di quello dei principali indici azionari. Basta guardare, ad esempio, un grafico del tedesco Dax, figlio di un'economia, quella tedesca appunto, votata all'industria e all'export. Attualmente è invischiato nella palude di un movimento laterale, dalle parti dei 5.000 punti. Lo stesso si può dire per il nostrano S&P/Mib, zeppo di banche dai bilanci che tentennano sulle difficoltà dell'economia reale, il mondo delle aziende insomma, alle prese con ordini che arrivano col contagocce. Anche S&P/Mib balla incerto sul filo dei 20.000 punti. La speranza è che si tratti solamente di una salutare pausa, in vista di un ulteriore rally estivo. Ipotesi che trova fondate ragioni. La prima è che troppi gestori sono rimasti alla finestra, ricchi di liquidità. E adesso non vedono l'ora che appaiano segni rossi per fare acquisti. Tuttavia non si può escludere che le piazze azionarie abbiano bisogno di una correzione più marcata. Anche perché pesa il futuro del dollaro. Il biglietto verde è periodicamente sottoposto a ondate di obbligazioni del Tesoro Usa, centinaia di miliardi di dollari in collocamento, per fare fronte agli sforzi di sostegno pubblico all'economia. Del resto proprio gli Stati Uniti, a partire dalla Federal Reserve di Ben Bernanke, hanno l'obbligo di pensare fin da subito a una exit strategy dalla montagna di debiti e di deficit creati per salvarsi dal disastro. E per farsene una minima idea basta dare un'occhiata al sito www.usdebtclock.org. Tra l'altro, proprio sul fronte obbligazionario, si possono trovare ancora buone occasioni tra i corporate bond. Oppure cercare il brio delle convertibili. Senza trascurare, al momento giusto, di accumulare qualche lingottino d'oro o magari delle monete. O per i più coraggiosi un po' di volatilità.

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prodi ha un sogno spagnolo per delbono "con te bologna diventi la nuova barcellona" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina V - Bologna All´Arena del Sole dibattito sulla crisi con il professore e il candidato Pd. In 350 alla cena di finanziamento Prodi ha un sogno spagnolo per Delbono "Con te Bologna diventi la nuova Barcellona" Il moderatore all´ex premier: "Sei il papi dell´euro". E lui: "Ormai sono il nonno..." Con Delbono Bologna può diventare la nuova Barcellona d´Europa. Ecco il "sogno", o forse il "compito" che Romano Prodi consegna al suo pupillo davanti al gotha dell´economia bolognese all´Arena del Sole a un incontro sulla crisi e sul modo di affrontarla, seguito da una cena per finanziare la campagna elettorale del candidato del centrosinistra. Trecentocinquanta invitati, cento euro a testa. Con Flavio Delbono, il senatore Giancarlo Sangalli e il deputato Paolo Nerozzi davanti ai big dell´economia (ci sono i pesi massimi della cooperazione, Calzolari, Collina, Sita, dell´artigianato, Muratori e Ghelfi, del Commercio, Ferrari e De Scrilli, manca solo la Confindustria). Si parla della recessione, grande assente dal dibattito politico nazionale e locale, nonostante un numero crescente di famiglie tocchi con mano che cosa significa la perdita di un posto di lavoro precario o la cassa integrazione. E «il governo - dice Sangalli - non fa nulla». Prodi, che il moderatore Giorgio Tonelli ribattezza «il papi dell´Euro», prima si schermisce («Ormai sono il nonno dell´Euro, ma ho messo in sicurezza il mio paese e ne sono orgoglioso»), poi spiega che «la crisi non è passata, anche se forse abbiamo toccato il fondo del catino». Ora il problema è quanto durerà «perché si può digiunare un giorno o una settimana, ma non all´infinito». E «il fiato delle imprese è sempre più corto». L´uscita dal tunnel, in questa fase, è nelle mani della Cina e degli Usa, mentre l´Europa, lamenta Prodi, «è al traino, divisa e assente dalle grandi scelte», nonostante si voti per il Parlamento del vecchio continente. In tutto questo Bologna può fare molto, dice il Professore, che approva le proposte di Delbono che vuole dialogare con il nuovo Rettore, convinto che il binomio Ateneo e Comune darà una direzione di marcia al futuro di Bologna, mentre palazzo d´Accursio deve affrontare la crisi con proposte originali, («non solo le tariffe zero ai cassintegrati e a chi perde lavoro, ma un fondo con la garanzia del Comune da offrire ai risparmi dei bolognesi e il tempo pieno garantito dal Comune per non mettere in difficoltà i genitori che lavorano»). Una ricetta che piace a Prodi che vede in Delbono il sindaco che può portare Bologna a ragionare in grande. Ad essere come Barcellona, appunto: «Una città gradevole, pulita, con i dehors, dove la gente viene volentieri». Un sindaco che metta insieme il Comune, l´Università, le sue forze imprenditoriali aprendo nuove industrie produttive nel campo delle scienze della vita e delle energie alternative («Per queste cose Bologna è eccezionalmente dotata»). Magari con «un grande festival che sia nel cuore della città». «Tu puoi farlo», dice Prodi a Delbono «perché non hai interessi personali, hai esperienza amministrativa e conosci il mondo. Il grande disegno che devi portare avanti è mettere insieme le energie che ci sono e la gioia di vivere». Perché poi, «ragassi - sorride Prodi - se si fa tutto questo, prima o poi si vince anche a football». Proprio come Barcellona con i suoi blau grana. (l.n.)

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Per Obama e lo Ior nuove piste in vista (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

UP & DOWN Per Obama e lo Ior nuove piste in vista di Redazione - 30-05-2009 Non ce ne voglia Jim O'Neill, stimato chief economist di Goldman Sachs in gramaglie per la sconfitta del suo Manchester United, di cui è stato consigliere prima del takeover dagli Usa. Ma pochi giorni fa, mentre mi preparavo a intervistare per l'It Forum di Rimini (un grazie ai tanti lettori che hanno seguito le nostre iniziative) Paolo Rossi, il campione del mondo 1982, su finanza e sport, ho ritrovato gli appunti sugli incontri di Davos del gennaio del 2006. «Povera Italia - diceva O'Neill - non vi resta che un po' di buon cibo e di buon calcio. L'unica notizia positiva è la nomina di Mario Draghi. Ma la Germania, che ha ristrutturato per tempo, vi ha staccato». Per carità, lungi dallo scagliare la prima pietra. In economia, come nello sport, le previsioni sono fatte per essere sbagliate. Ma O'Neill, nell'occasione, si è rivelato un buongustaio e un ottimo intenditore di calcio (sei mesi dopo gli Azzurri erano campioni del mondo). Ma pure lui, così bravo e smart, non è stato in grado di guardare oltre il trend dominante: la Germania, così brava a difendere la sua leadership nell'export, oggi soffre più di tutti. E la vicenda Opel, in questo finale di maggio ci dimostra che il gioco delle tre carte (o delle garanzie al buio) ha fatto proseliti anche a Berlino mentre, novità clamorosa, dopo anni di colpi bassi, la Lex del Financial Times riconosce che la proposta industriale più seria per Opel-Vauxhall, problema europeo più che tedesco, arriva da Torino: l'arte di tirare sul prezzo come al mercato, non fa parte del Marchionne style. Ma, pare, di quello di Gm. Ridiamo però a O'Neill quel che gli appartiene: la nomina di Draghi si è rivelata per davvero una buona notizia. Due, tra le tante, le cose che meritano di essere sottolinete della relazione del governatore: il richiamo alla «lungimiranza» dei banchieri negli anni del boom, quando il miracolo fu possibile solo per la capacità di finanziare la voglia di fare delle imprese, soprattutto delle Pmi; la puntura di spillo a Giulio Tremonti, ricordando che non basta «dire ai mercati che il disavanzo è sotto controllo» ma occorrono «riforme che costituiscono la piattaforma della crescita futura». Per tornare alla cronaca più calda, non è forse una combinazione che l'elogio per il Marchionne dream del Financial Times coincida nel tempo con i giudizi su Silvio Berlusconi, in pieno Noemi ciclone. Per carità, nessuna volontà di entrare nel merito di una vicenda che ogni giorno riserva scoop e contro- scoop, interviste a parenti di vario tipo, da Arcore alla Campania profonda: sui quotidiani politici c'è ampia raccolta di informazione (e disinformazione). Ma tanta agitazione pre-elettorale cade in un momento turbolento, in cui si rivedono, alla luce della crisi, gli equilibri economici e politici del pianeta. Sergio Marchionne, che l'ha capito per tempo, ha accantonato la strategia di crescita sui mercati emergenti (Cina, Russia, la stessa India di Ratan Tata che non sarà più il partner per l'ascesa in America Latina), per sfruttare le opportunità che il grande crash ha offerto in Nord America. Missione più difficile nel cuore della vecchia Europa, soprattutto in quella Germania che sull'asse con Mosca aveva fondato tante carte del suo sviluppo. Putin, in grave difficoltà per il prezzo di contratti troppo generosi con i produttori di gas del centro Asia (l'«esca» per ritardare o cancellare il gasdotto Nabucco che dovrebbe aggirare la Russia), oggi chiede all'alleata Spd tedesca (Gerhard Schroeder lavora per Mosca dove negli anni del suo cancellierato ha effettuato 18 missioni ufficiali) un successo almeno d'immagine in Opel. Intanto, Berlusconi (cui non è stata ancora perdonata la battuta sul presidente Usa «abbronzato») ha subito diversi stop: in Iran (altolà, ancora via Financial Times, alla missione del ministro Frattini, invitato nella città della centrale atomica di Ahmadineijad); in Libia, dove non ha ancora trovato sbocco l'accordo a tre per far entrare Gazprom nei pozzi controllati dall'Eni; anche a Washington, dove non è facile negare il valore politico alla cancellazione del contratto sul nuovo elicottero presidenziale di Finmeccanica. Certo, può sembrare arbitraria la contrapposizione tra la via atlantica del Nord-Ovest e gli ostacoli sulla strada d'Oriente della diplomazia italiana che viene da lontano. Ma si ha la sensazione che gli Usa, di sicuro costretti a cedere una fetta di leadership per la crisi finanziaria (basti pensare al via libera di Obama all'export della tecnologia nucleare di Westinghouse alla Cina, osteggiata da Bush che pure l'aveva concessa all'India), non abbiano oggi alcuna intenzione di concedere briglia sciolta alle iniziative italiane. E il resto dell'Europa (monsieur Sarkozy è a Dubai a inaugurare il Louvre degli sceicchi e a offrire i servigi della Legione Straniera anti-Al Qaeda) a tutto pensa salvo che a garantire solidarietà al nostro effervescente premier. In mezzo a tanto trambusto, non è ancora chiara la portata delle scaramucce in casa Intesa emerse con l'annuncio del patto Agricole-Generali. La versione «buonista» vuole che si sia trattato di una sorta di ingenua cortesia di Antoine Bernheim (che ingenuo non è stato mai) al partner francese alle prese con problemi di bilancio; vari segnali lasciano intendere che Giuseppe Guzzetti (Fondazione Cariplo) e Angelo Benessia (Compagnia Sanpaolo, subito corsa ai ripari con nuovi acquisti), ovvero i due primi azionisti di Intesa, non l'hanno presa con filosofia. Entrambi hanno già preparato munizioni giudiziarie da sparare in caso di multa dell'antitrust. Entrambi sospettano che l'operazione non sia dispiaciuta a Enrico Salza e non osteggiata da Giovanni Bazoli. Quest'ultimo si è limitato a far sapere che non è candidato allo Ior, come spera chi lo vorrebbe fuori dal consiglio di sorveglianza di Intesa. Ha ragione, replicano gli amici più maligni: per la banca vaticana, a questo punto, non è in pole position il Professore ulivista ma Roberto Mazzotta, vecchia anima Dc. E se ne parlerà dopo il voto.

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Il mal d'Africa del Drago (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

SETTIMANA IN NUMERI Il mal d'Africa del Drago di Redazione - 30-05-2009 Primo: la Cina è il secondo Paese mondiale per consumi di energia, superata dagli Usa ma prossima a raggiungerli. Secondo: intorno al 2020 il Drago dovrà importare il 60% del greggio (e il 30% del gas) necessari al suo apparato industriale e a 1,5 miliardi di abitanti. Terzo: negli States e perfino nella popolosissima India, si va riducendo il rapporto tra consumi di energia e Pil, a parità di volume prodotto, mentre nell'ex Impero di Mezzo il parametro sale del 13%, anno su anno. Cifre che lasciano intuire come gli attuali prezzi del barile, del gas e delle commodity in genere, possano in futuro alimentarsi a livelli inimmaginabili (Jim Rogers docet). Non subito, ma nei prossimi anni. E senza scomodare le teorie sul peak oil o la reale entità delle riserve saudite. Non a caso la Cina è attivissima in ogni angolo del mondo ricco di oro nero (in ultimo, nei mega-giacimenti sottomarini di Cuenca De Santos, Brasile, dove finanzierà Petrobras con 10 miliardi di dollari per l'estrazione) e si sta impegnando a trasformare la regione dello Chanbishi (Zambia), in un hub dei metalli, con le Mauritius snodo commerciale e il porto di Dar es Salaam (Tanzania) in epicentro del trasbordo dei cargo. E intanto il greggio sale, con l'Opec che non taglia, nonostante la debolezza della domanda globale. Ma non appena la ripresa farà capolino in Occidente (nell'Asia ex-Japan è già ripartita o è vicina al farlo), le quotazioni non potranno che strappare verso l'alto, a 70-80 dollari e oltre, gonfiandosi ovviamente anche di speculazione. Del resto l'Occidente ha troppe ferite da leccarsi per fare la voce del padrone. Con l'Fmi ben lontano dal potersi permettere lezioni neoliberiste agli Emergenti in affanno, stile anni Novanta. Così «CinAmerica» diventa solo una faccia della medaglia, in virtù delle complesse ragioni di scambio fra le due potenze, mentre decolla l'altra faccia, sempre più visibile, del modello «CinAfrica». Come spiega Stefano Gardelli in «L'Africa cinese» (Università Bocconi Editore), il safari del Drago nel Continente Nero muove da tre precise ragioni: approvvigionamento strategico di materie prime, apertura di nuovi mercati, sostegno dei leader africani nei consessi internazionali. Nulla di nuovo dai tempi di Mao Ze Dong o Deng Xiao Ping, ma con una valenza geopolitica di portata ben diversa. In Africa la Cina pompa greggio, estrae metalli, compra terra (di recente 2,1 milioni di ettari in Zambia, Uganda, Tanzania e Zimbabwe) e macina accordi commerciali: l'interscambio raggiungerà, nel 2009, i 60 miliardi di dollari. Infine esporta masse di uomini: già nel 2010 un milione gli operai e contadini cinesi saranno impegnati a costruire infrastrutture civili o mega-fattorie dove coltivare, magari, l'ultima varietà di riso transgenico. E le migliaia di ristorantini «cinesi» che spuntano nelle caotiche metropoli nere, non sono che il contorno folkloristico e simbolico dell'avanzata. Che poi, come risultato, si finisca per finanziare parecchi dittatori-assassini non turba i sonni della «pacifica ascesa» cinese: business is business, ha ribadito il ministro degli esteri Zhou Wenzkong. Insomma, mai come ora il Whashington Consensus, pur con il primo presidente Usa di colore, corre il rischio di dover affrontare la poderosa concorrenza del Beijing Consensus.

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casa dolce casa: la mostra di lee kyong ju (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

NEL CHIOSTRO, DA OGGI Casa dolce casa: la mostra di Lee Kyong Ju PIETRASANTA. La casa è il tema della mostra, con cui il giovane artista coreano Lee Kyong Ju si presenta per la prima volta a Pietrasanta. La casa come ricerca espressiva, come punto di arrivo e di partenza, come specchio dei tempi e del proprio sentire. Oggi, si apre, infatti, nella sala delle Grasce del Chiostro di Sant'Agostino, alle 17, "Home sweet home: opere in ceramica, oggetti d'arte, installazioni". Fin dalla sua prima mostra, Lee Kyong Ju ha sempre trattato il concetto di casa nel suo momento di trasformazione a contatto con le varie tendenze contemporanee, in primis globalizzazione e urbanizzazione. Attraverso le sue opere, l'artista si chiede quale sia il vero significato di casa, come luogo fisico e psichico. In quest'epoca, in cui impera il nomadismo, la casa diventa non più uno spazio per abitare, ma un bene da possedere. La mostra è, dunque, un viaggio alla ricerca della vera essenza della casa. Le opere si caricano d'espressione, grazie all'interessante tecnica con cui sono realizzate, un effetto craqueleure, che dà elasticità all'insieme ed, allo stesso tempo, diventa uno spunto di riflessione: la casa, o il suo simbolo, rimane stabile in mezzo a questo mare in movimento, a tutte le crepe che insidiano la vita. «Un ringraziamento sincero all'artista - afferma l'assessore alla cultura Daniele Spina - per aver messo in evidenza valori solidi e significativi in una contemporaneità che sempre più si basa sull'intangibile e l'effimero». La mostra "Home sweet home" sarà visitabile sino al 14 giugno, nell'orario 10-13 e 16-23, lunedì chiuso. L'ingresso è libero. Vespa Club. In occasione del raduno internazionale 60 anni del Vespa Club d'Italia a Viareggio oggi alle 18,30 sarà scoperta la targa rievocativa dell'evento all'esterno dell'Hotel President in Viareggio, nella stessa sede dove è stato costituito nel 1949 il Vespa Club d'Italia.

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Crisi economica. Il Papa preoccupato per i Paesi poveri (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi economica. Il Papa preoccupato per i Paesi poveri 30-05-2009 Normal 0 false false false MicrosoftInternetExplorer4 CITTA' DEL VATICANO. Se in Occidente la crisi continua a colpire duramente le fasce più deboli della popolazione, nei Paesi poveri si prospetta una vera e propria "catastrofe" umanitaria dagli effetti devastanti e potenzialmente "irreversibili". L'apprensione di Papa Ratzinger di fronte alla crisi economica aumenta di giorno in giorno ed è sfociata ieri mattina, durante l'udienza ad un gruppo di ambasciatori per la presentazione delle lettere credenziali, in un accorato appello a non diminuire e anzi ad aumentare gli aiuti alle aree più povere del mondo, rivolto, anche se non esplicitamente, all'imminente G8. Otto anche gli ambasciatori ricevuti ieri mattina in Vaticano, provenienti, rispettivamente, da Nuova Zelanda, Norvegia, Sud Africa e India, Mongolia, Benin, Burkina Faso e Namibia. Per ogni popolo rappresentato, ognuno colpito a suo modo da una crisi di dimensioni planetarie, Benedetto XVI ha una parola di conforto. Esprime solidarietà ai disoccupati, agli indigenti, alle famiglie. Elogia poi gli sforzi dei Paesi più poveri per il progresso economico e la giustizia sociale, sforzi che rischiano però di essere inficiati dalla recessione mondiale. Rigettando nel baratro anche chi aveva appena cominciato a rialzare la testa. "Quelli che già vivono in una povertà estrema - ha spiegato - sono i primi ad esserne toccati, perché sono i più vulnerabili. Ma questa crisi sta facendo scivolare verso la povertà anche le persone che finora hanno vissuto in modo decente, pur senza essere agiati. La povertà aumenta - ha sottolineato il papa - con delle conseguenze gravi e talvolta irreversibili". E la disperazione può portare anche "ad atti individuali o collettivi di violenza". La recessione colpisce duro nei Paesi a basso reddito: gli investimenti esteri sfumano, cala la domanda di materie prime, le rimesse degli immigrati diminuiscono. Il Papa, la cui encliclica sociale è attesa a breve, si spinge ormai sicuro nel mare delle analisi macroeconomiche, che sembrano condurre ad un solo porto: nel mondo globalizzato si può sopravvivere solo grazie ad una solidarietà globale, e bene ha fatto chi ha deciso di aumentare gli aiuti anziché ridurli. "Bisognerebbe che il loro esempio fosse seguito dagli altri Paesi industrializzati" - esorta Benedetto XVI con lo sguardo ai prossimi incontri internazionali - e che questi "ritrovino il senso della misura e della sobrietà nell'economia e nello stile di vita". Un auspicio, questo, fatto proprio dai vescovi italiani, che nell' assemblea generale conclusa ieri hanno auspicato che le misure anticrisi varate finora "siano sufficienti per portare il mondo del lavoro oltre la crisi attuale".

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Geithner: la Cina consumi di più (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-30 - pag: 15 autore: Visita a Pechino. Il ministro del Tesoro americano incontrerà Hu e Wen Geithner: la Cina consumi di più Daniela Roveda LOS ANGELES Spendete di più, risparmiate di meno. è questo il messaggio che il ministro del Tesoro Tim Geithner ha intenzione di portare domenica in Cina durante la sua prima missione all'estero da quando è entrato a far parte dell'amministrazione Obama. La mini-lezione di macroeconomia sarà accompagnata da rispettosa gratitudine per il massiccio pacchetto da 600 miliardi di dollari di stimoli economici avviato da Pechino per combattere la recessione globale; e da rassicurazioni sul valore degli investimenti cinesi negli Stati Uniti- 1.500 miliardi di dollari in obbligazioni - che hanno preso una batosta durante la crisi di Wall Street. Ma nel corso di una serie di incontri con il presidente Hu Jintao e con il primo ministro Wen Jiabao, Geithner insisterà per convincere la Cina a modernizzare ulteriormente la propria economia, e renderla meno dipendente dalle esportazioni. A differenza dai paesi occidentali industrializzati, infatti, la popolazione cinese ha un elevatissimo tasso di risparmio. I cinesi risparmiano per necessità, perché lo stato non fornisce un'adeguata assistenza pubblica per la sanità, l'assistenza sociale, la pensione o l'istruzione. Solo una radicale riforma pubblica, una sorta di New Deal rooseveltiano, potrebbe abbassare il risparmio a scopo precauzionale ed elevare i livelli di spesa interna. E questa è la "conditio sine qua non" per evitare che la crescita cinese resti legata a doppio filo all'andamento delle esportazioni, una situazione che crea forti squilibri internazionali e tensioni politiche e commerciali. [/NS_SERV] Una delle conseguenze avverse (per la Cina) degli squilibri esistenti è il crollo di valore degli investimenti cinesi in titoli americani, acquistati con la valuta proveniente dalle esportazioni. A fine marzo la Cina, maggior investitore al mondo in titoli denominati in dollari, deteneva 768 miliardi di dollari in obbligazioni del Tesoro Usa; se si aggiungono titoli a breve o titoli di società pubbliche o semipubbliche il totale sale a 1.500 miliardi circa. La Cina ha espresso preoccupazione sulla stabilità futura di questi investimenti, mentre il governatore della banca centrale Zhou Xiaochuan ha addirittura messo in dubbio il ruolo del dollaro come valuta di scambio auspicandola creazione di una valuta supernazionale. La Cina teme che l'ulteriore aumento del già monumentale deficit di bilancio Usa (arrivato al record assoluto di 1.750 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2009)possa alimentare l'inflazione ed erodere il valore dei suoi investimenti. C'è un altro argomento spinoso che Geithner invece eviterà di affrontare, quello valutario. Lo stesso Geithner, durante le udienze al Senato per la sua nomina, aveva fatto una gaffe diplomatica accusando Pechino di «manipolare» il valore dello yuan per mantenere un vantaggio competitivo. Oggi l'amministrazione Obama si limita a dire che lo yuan è sottovalutato, una decisione lessicale che ha rabbonito Pechino ma ha fatto infuriare negli Stati Uniti i più ferventi proponenti di tariffe commerciali contro la Cina. Le pressioni protezioniste all'interno del Parlamento Usa crescono infatti con la percezione che la Cina mantenga illecitamente un vantaggio competitivo grazie a una valuta sottovalutata. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RICHIESTE Per attenuare gli squilibri internazionali Washington chiede ai cinesi di sostenere più la domanda interna che le esportazioni

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FESTIVAL DI TRENTO (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-30 - pag: 17 autore: FESTIVAL DI TRENTO APPUNTAMENTI p Tra i numerosi interventi di oggi, Aldo Bonomi, Marina Calderone, Gilberto Pichetto Fratin, Pierluigi Mantini e Andrea Nicolossi affrontano il tema «Identità professionale e globalizzazione dei mercati» (Facoltà di sociologia, ore 10.00). «La costruzione del brand» è l'argomento discusso da Diego Della Valle e Giampaolo Fabris (Palazzo Geremia, ore 10.30). Nella sezione «Il tribunale della crisi» si svolge un processo agli economisti: presidente, Massimo Gaggi; accusa, Roberto Perotti; difesa, Luigi Guiso (Palazzo della Provincia, ore 12.00). «Il mercato globale: omologazione o libertà?» il tema su cui intervengono Innocenzo Cipolletta e Carlo Petrini (Teatro Sociale, ore 21.00). SU INTERNET Dirette degli incontri e interviste esclusive ai protagonisti RADIO24 Alle 19 uno Speciale con il direttore Gianfranco Fabi www.festivaleconomia.it

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Non sempre piccolo è bello (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM ( PMI ) data: 2009-05-30 - pag: 25 autore: Fusioni & acquisizioni. Trend in crescita «Non sempre piccolo è bello» Paolo Bricco «Le fusioni e le acquisizioni tra piccole imprese rappresentano un acceleratore del processo di crescita. Il nanismo rimane uno dei temi che incide di più sulla competitività del nostro Paese. Basti pensare che in media la produttività di una piccola impresa è circa la metà di quella di una grande azienda». Maximilian Fiani, partner di Kpmg corporate finance, sostiene la centralità di questo modello produttivo, ma non accetta la retorica del «piccolo è bello, sempre e comunque». Fiani ricorda come, sotto l'onda d'urto dei processi di globalizzazione, si sia assistito a una ristrutturazione che ha comportato una «selezione darwiniana». Ma, adesso, secondo l'advisor, che lavora su questo specifico segmento di mercato, l'incremento dimensionale può diventare una opzione in più, per il nostro «nano- capitalismo». Negli ultimi due anni, secondo Kpmg, in Italia le operazioni di acquisizione e di fusione- aggregazione che hanno movimento meno di 50 milioni di euro sono state 270: 121 due anni fa, 149 l'anno scorso. Il valore messo in gioco è stato pari a 2,3 miliardi di euro: 900 milioni due anni fa, 1,4 miliardi nel 2008. Di queste, poco più della metà sono fusioni-aggregazioni classiche, in cui passa di mano una quota significativa del capitale con gli imprenditori delle due società che restano nella nuova azienda, e cessioni di minoranze, con la creazione di gruppi di imprese incui l'incrocio azionario serve per promuovere lo sviluppo di prodotti, fare più innovazione, promuovere sinergie commerciali e ottenere vantaggi finanziari: per esempio, acquisendo più forza grazie a una maggiore patrimonializzazione nei confronti delle banche. Nel primo trimestre di quest'anno, le operazioni sono state 16, per un valore di 208 milioni. La propensione alla concentrazione rispecchia bene gli equilibri del Paese, con una prevalenza del Nord: il 42% dei casi è stato registrato in Lombardia, il 15% in Emilia Romagna, il 12% in Veneto e il 7% in Piemonte. «L'azienda che cresce anche tramite fusioni o acquisizioni – dice l'advisor di Kpmg – non deve però perdere la capacità di adattamento e la rapidità d'azione che rappresentano i punti di forza della piccola impresa. Occorre che l'imprenditore si circondi di una management di qualità, ma senza appesantire l'impresa di inutili burocrazie». Il fenomeno dei gruppi di impresa e delle vere e proprie fusioni, dunque, esiste. Anche se, in Italia, non mancano le barriere culturali: perfino i meccanismi di cooperazionecompetizione, come quelli distrettuali, non contemplano l'abitudine alla condivisione dei diritti di proprietà. «I nostri imprenditori –commenta Fiani – devono abbandonare la paura di perdere il controllo dell'impresa. In questa fase ad esempio, ci sono delle ottime opportunità di crescita con asset a prezzi interessanti. Per chi ha la cassa e non deve ricorrere in modo eccessivo alla leva del debito, è il momento giusto per fare buoni affari». paolo.bricco@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IL DATO DI PARTENZA Maximilian Fiani (Kpmg): «Il rendimento di una microrealtà è in media circa la metà di quello di un grande gruppo» Maximilian Fiani. Quarantatre anni, partner di Kpmg corporate finance

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HO APPRESO con grande compiacimento della lodevole iniziativa, assunta dagli orga... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

REGGIO AGENDA pag. 11 HO APPRESO con grande compiacimento della lodevole iniziativa, assunta dagli orga... HO APPRESO con grande compiacimento della lodevole iniziativa, assunta dagli organizzatori del noto corteo storico che ogni anno si tiene in quel di Quattro Castella, di affidare la parte della Contessa Matilde alla famos,a nonchè formosa, modella di colore Houma. Pur lodando, come detto, l'apprezzabile intento degli organizzatori di dare un segnale forte in favore dell'integrazione multiculturale e multietnica, di cui tutti sentiamo l'esigenza in questa nostra società, e in questa nostra provincia, così lacerate da rirugiti di intolleranza xenofoba, mi pare, tuttavia, che gli organizzatori abbiano mostrato un'imperdonabile mancanza di coerenza non avendo fornito, per l'occasione, la Contessa di una più appropriata cavalcatura. Avrei infatti preferito in proposito il cammello (pardòn, il dromedario). Suggerirei, comunque, di ritornare al cavallo l'anno prossimo, qualora, nellì'ottica di una auspicabile e giusta rotazione etnica, il ruolo della Contessa dovesse essere affidato ad una giovane rappresentante del Celeste Impero. Lettera firmata LA desertificazione progressiva del pianeta (a eccezione di quest'inverno, che per fortuna ha portato abbondanti nevicate) rischia di rendere altamente verosinile e tutt'altro che comico l'utilizzo futuro di cammelli o dromedari nelle nostre plaghe. E questo indipendentemente dal fatto che i cavalieri siano bianchi, neri o gialli. Non credo poi, visto il riferimento all'età matildica, che il Medioevo fosse immune da fenomeni migratori. La globalizzazione ha radici molto lontane nel tempo, direi bibliche. Matilde era di pura razza ariana? Se fosse così la scelta di Houma mi farebbe ancor più piacere.

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IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti i... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

FORLI' PROVINCIA pag. 10 IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti i... IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti in cassa integrazione; il ruolo del Comune nella vallata del Montone, alla luce delle moderne tematiche istituzionali, economiche e sociali; il ripensamento e la progettazione delle attività economiche, sociali, culturali e turistiche dell'intero territorio. Sono questi i principali problemi che dovrà affrontare l'amministrazione comunale promossa il 6 e 7 giugno dai cittadini a governare Rocca San Casciano nei prossimi cinque anni. Nella vallata del Montone Rocca rivendica, con orgoglio e a ragione, un ruolo storico e culturale tutto particolare, non tanto e non solo perché l'ultimo capoluogo della Romagna Toscana, ma perché è forse la comunità che vive con più sensibilità culturale e sociale di altri i grandi cambiamenti del tempo presente e della globalizzazione. Consapevole di ciò, non vuole perdere la propria identità, anzi, vuole esserne il motore trainante per la vallata, essendone anche al centro. Simbolo di questo potrebbe essere il fatto che sarà la sede dell'Unione dei Comuni. Ai nuovi amministratori in lizza spetta il compito non solo di guidare, ma anche di anticipare il futuro. Sapranno i nuovi amministratori dell'antica capitale mettere in moto e far vincere la Ferrari culturale della Romagna Toscana? (6-continua) Image: 20090530/foto/4316.jpg

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IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti i.... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

FORLI' PROVINCIA pag. 11 IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti i... IL PROBLEMA del lavoro e dell'occupazione, con alcune aziende chiuse o fallite e i dipendenti in cassa integrazione; il ruolo del Comune nella vallata del Montone, alla luce delle moderne tematiche istituzionali, economiche e sociali; il ripensamento e la progettazione delle attività economiche, sociali, culturali e turistiche dell'intero territorio. Sono questi i principali problemi che dovrà affrontare l'amministrazione comunale promossa il 6 e 7 giugno dai cittadini a governare Rocca San Casciano nei prossimi cinque anni. Nella vallata del Montone Rocca rivendica, con orgoglio e a ragione, un ruolo storico e culturale tutto particolare, non tanto e non solo perché l'ultimo capoluogo della Romagna Toscana, ma perché è forse la comunità che vive con più sensibilità culturale e sociale di altri i grandi cambiamenti del tempo presente e della globalizzazione. Consapevole di ciò, non vuole perdere la propria identità, anzi, vuole esserne il motore trainante per la vallata, essendone anche al centro. Simbolo di questo potrebbe essere il fatto che sarà la sede dell'Unione dei Comuni. Ai nuovi amministratori in lizza spetta il compito non solo di guidare, ma anche di anticipare il futuro. Sapranno i nuovi amministratori dell'antica capitale mettere in moto e far vincere la Ferrari culturale della Romagna Toscana? (6-continua) Image: 20090530/foto/1365.jpg

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Wolf: ha prevalso la logica politica, arretra l'industria (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 30/05/2009 - pag: 2 L'editor dei commenti dell'Ft Wolf: ha prevalso la logica politica, arretra l'industria MILANO In certi momenti, la trattativa attorno a Opel è parsa un'edizione solo un po' più confusa del solito di un G8 allargato. I governi di Berlino, Mosca, Washington, Londra, più sei o sette, tutti al capezzale della stessa compagnia in crisi. Martin Wolf, direttore associato e capo dei commenti economici del Financial Times, non è sorpreso: preferisce dirsi «allibito». A questo punto della crisi, l'intervento pubblico non sorprende più perché è diventato la norma? «Però non si era ancora vista una mobilitazione così generalizzata. L'idea è che ogni Paese dove c'è un impianto, se ne debba assumere la responsabilità. La crisi è globale, sta distruggendo un certo numero di cattive imprese ma molte di queste operano internazionalmente. È un aspetto della globalizzazione». Con i governi così coinvolti, teme che ora s'inneschi uno scambio di favori su piani completamente diversi? «Mi pare inevitabile. Se parte un processo così fortemente politicizzato, diventa un mercato delle vacche. È quello che c'è da aspettarsi fra governi quando vogliono arrivare a un accordo. È per evitare fenomeni del genere che avevamo creato l'Unione europea e le regole sugli aiuti di Stato». Ora invece siamo diventati tutti un po' cinesi, con imprese puntellate e finanziate dai politici e dai burocrati. «Veramente gran parte delle imprese cinesi stanno sui mercati da sole. Siamo diventati peggio dei cinesi. Siamo tornati agli Anni '70 e alle liti nazionalistiche sul tessile, l'acciaio e l'industria dell'auto. Come allora». Insomma il protezionismo è passato da rischio a realtà? «Lo è diventato con altri mezzi: sussidi, aiuti, interventi. Non più con le barriere doganali». Ma così possono vincere solo i Paesi e i governi più forti. «Non so cosa voglia dire 'vincere'. Non dimentichiamo la sindrome del vincitore: se fai l'offerta più alta, molto probabilmente stai pagando troppo. L'effetto di questo accordo sarà di indebolire e far rimpicciolire l'industria europea dell'auto». Perché tanto pessimismo? «Il settore sta soffrendo, e lo sapevamo da prima della crisi, per un eccesso cronico di capacità produttiva. Se adesso manteniamo questa capacità, finiremo per avere un'industria meno innovativa e più debole di fronte alla concorrenza. E il costo poi lo sopporterà soprattutto il contribuente tedesco». Perché Vladimir Putin sembra tenere tanto a Opel? «Non riesco a capire. Magari pensa che possedere un'impresa occidentale rafforza la Russia. Fa parte dell'istinto nazionalista di un leader che non capisce il mercato e non l'ha ancora fatto sviluppare a vent'anni dal crollo dell'Urss». E del piano Fiat che pensa? «Mi sembrava il più razionale. Ho incontrato Sergio Marchionne e mi ha fatto una grande impressione». Federico Fubini Martin Wolf

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Obama lancia i cybermilitari (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 30/05/2009 - pag: 16 Guerre virtuali Al via un piano miliardario per proteggere governo, borse, linee aree Obama lancia i cybermilitari Unità speciali, guidate da uno zar, contro gli attacchi informatici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Ciò che è virtuale è reale. Parafrasando una celebre corrispondenza hegeliana, Barack Obama lancia l'allarme sui rischi che lo spazio cibernetico pone alla sicurezza degli Stati Uniti, annunciando una delle iniziative più ambiziose e futuristiche della sua presidenza: la creazione di un nuovo ufficio alla Casa Bianca, sotto la guida di uno «cyber zar», incaricato di coordinare uno sforzo miliardario dell'Amministrazione, per proteggere da attacchi di pirateria i sistemi computerizzati del governo, delle Borse, delle banche, del traffico aereo e in ultima analisi di tutte le reti che rendono possibile la vita quotidiana degli americani. Contemporaneamente, il Pentagono progetta la creazione di un nuovo comando militare per il cyberspace e sta già addestrando le forze armate americane a combattere guerre digitali, sia offensive che difensive. «Chi descrive il mondo computerizzato come realtà virtuale commette un errore», ha detto ieri Obama, spiegando che in verità «è il mondo dal quale dipendiamo ogni singolo giorno, un modo reale come reali sono i rischi che comporta». La grande ironia dell'era informatica, ha aggiunto il presidente, «è che le stesse tecnologie che ci consentono di creare e costruire, consentono ad altri di sabotare e distruggere». Ondate di pirati informatici «navigano alla ricerca di informazioni importanti», in quello che equivale a una moderna forma di terrorismo, ha ricordato il capo della Casa Bianca, descrivendo il fenomeno come un'inedita «arma di distruzione di massa». Di fronte a questa nuova minaccia, ha ammesso Obama, «è chiaro che non siamo così preparati come dovremmo essere, come governo e come Paese». In proposito, il presidente ha citato la propria esperienza personale, ricordando che nel 2008 i computer della sua campagna elettorale subirono un pesante attacco degli hackers, i quali riuscirono a scaricare documenti di strategia, piani di viaggio e altri dati sensibili. Nel 2007, secondo il Pentagono, ci sono stati 44 mila episodi di intrusione dolosa da parte di servizi segreti, eserciti stranieri e pirati individuali. Uno dei Paesi sospettati di finanziare più attivamente la pirateria cibernetica è la Cina. Minaccia strategia a parte, c'è anche un rilevante aspetto economico: giusta un'indagine statistica rivelata da Obama, i crimini cibernetici sono costati agli Usa 8 miliardi di dollari negli ultimi due anni La nuova struttura in seno alla Casa Bianca dipenderà sia dal Consiglio per la Sicurezza nazionale che da quello, appena creato, per l'Economia. Il suo capo, che verrà designato nei prossimi giorni, risponderà direttamente al presidente e avrà pieno accesso all'Ufficio Ovale. Quanto al nuovo comando militare, Obama firmerà nelle prossime settimane una serie di ordini segreti. Secondo il New York Times, c'è stata nei mesi scorsi una disputa interna all'Amministrazione, se dovesse essere il Pentagono, ovvero la potente e supersegreta National Security Agency, l'intelligence militare, a guidare la creazione e l'organizzazione della nuova struttura. La soluzione prevalsa avrebbe preferito il ministero della Difesa, ma integrando nel comando anche elementi della Nsa. Paolo Valentino

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Pyongyang, nuovo missile e minacce all'Onu: Reagiremo alle sanzioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pyongyang, nuovo missile e minacce all'Onu: «Reagiremo alle sanzioni» RACHELE GONNELLI La Corea del Nord insiste. Il regime di Pyongyang ha comunicato ieri al mondo di aver lanciato un altro missile a corto raggio. Un nuovo atto di sfida alla comunità internazionale, accompagnato da nuove minacce contro le Nazioni Unite e la Corea del Sud, dopo il test atomico e agli altri lanci di razzi terra-aria delle ultime settimane. Si tratta di una ritorsione preventiva verso le sanzioni che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu intende assumere nei confronti della «repubblica popolare» incarnata nella dinastia di Kim il Sung, «eterno presidente». È proprio la crisi dinastica in corso, insieme a una crisi economica che rischia di far saltare le rigide maglie del sistema, ad aver innescato l'insensata corsa militarista degli ultimi tempi. Nel Paese classificato ultimo per libertà della stampa, nell'agosto scorso il «caro leader», presidente in carica, Kim Jong Il, è stato colpito da ischemia cerebrale. Nella corsa per la sua successione il favorito sarebbe il terzogenito, il 26enne Jong Un. Ma sono le gerarchie militari a dare il verdetto. Missile più potente Ed ecco che è scattata la prova di forza. Il lancio del nuovo missile, l'ultima di una serie di sei nella scala delle provocazioni, risale a giovedì sera, secondo quanto afferma l'agenzia sudcoreana Yonhap. Sempre secondo i preoccupati «vicini di casa» di Seul sarebbe stato sparato dalla base di Musudan-ri, sulla costa orientale. Il razzo avrebbe percorso una gittata di 160 chilometri andando a spegnersi nelle acque del mare del Giappone. Gli esperti sudcoreani sostengono che si è trattato di un missile di nuovo tipo, mai sperimentato finora da Pyongyang. Nel frattempo viene confermata l'esplosione nucleare sotterranea sperimentata lunedì scorso: 61 sismografi in tutto il mondo hanno registrato la vibrazione della terra, confermando che non si trattava di terremoto ma di esplosione. Se nucleare - per gli Usa non è detto - le particelle atomiche trasportate dai venti arriveranno nell'isola giapponese di Okinawa tra domani e dopodomani. Il Segretario di Stato Usa alla Difesa Robert Gates assicura che non ci sono stati spostamenti di truppe alla frontiera tra le due Coree e quindi non vede nessuna ragione per rinforzare il contingente di 28mila soldati americani già schierato a sud della penisola coreana. Il ministro degli Esteri sudcoreano, a scanso di equivoci, è in partenza per Washington, dove è atteso mercoledì da Hillary Clinton. Nel frattempo a New York proseguono a porte chiuse le riunioni dei cinque paesi con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza Onu, allargate a Giappone e Corea del Sud, sulle misure da adottare contro Pyongyang per il test «illegale» di lunedì. La Cina ha sempre difeso finora le manie del dittatore nordcoreano. A Mosca è affidato il compito di concordare un testo che ottenga l'unanimità necessaria. Pechino sembra recentemente essersi stancata delle tensioni causate dall'alleato coreano. Lo scontro militare tra le due Coree, dopo che Pyongyang ieri ha minacciato di annullare l'armistizio del '53, non viene sottovalutato. Gli Usa dalle immagini satellitari non escludono neanche altri lanci di missili. Nuovo missile a corto raggio sparato dalla costa orientale nel mar del Giappone dalla Corea del Nord che minaccia direttamente l'Onu in caso di sanzioni. Il ministro degli Esteri sudcoreano volerà mercoledì a Washington.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 30/05/2009 - pag: 32 Festival dell'economia a Trento «Gli errori del '29? Gli economisti non li ripeteranno» DAL NOSTRO INVIATO TRENTO In Italia, come in Europa, «non solo non c'è alcun ritorno al >protezionismo, ma stiamo toccando con mano i tentativi di andare nella direzione opposta». Così Corrado Passera all'inaugurazione della quarta edizione del Festival dell'Economia («Identità e crisi globale») in corso fino a lunedì a Trento. «Dalla politica, che per definizione è locale ha sostenuto il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo ci saremmo forse aspettati scelte più protezionistiche. Così non è stato. E anzi abbiamo visto lo sforzo di andare verso una governance globale. Le banche centrali hanno fatto scelte condivise e così è stato per il G20. Se il prossimo G8 facesse un passo nella direzione dei global legal standard suggeriti da Tremonti sarebbe un fatto positivo». Il processo di globalizzazione non si arresterà, ha detto ancora il banchiere, ma i sistemi che hanno già mostrato di reagire meglio alla crisi sono quelli «dove c'è più coesione sociale. E il modello italiano ha retto e reagito meglio di altre realtà». «In questi giorni parleremo molto anche delle responsabilità degli economisti, che non avevano capito ciò che stava accadendo, e del loro conformismo. E tuttavia, grazie alle indicazioni della scienza economica, ora sappiamo che non ci sarà un nuovo '33 dopo un nuovo '29, perché non ripeteremo gli stessi errori» ha detto da parte sua Tito Boeri, direttore scientifico del Festival. Il «popolo dello scoiattolo», però, ha già invaso il centro storico e molti hanno dovuto accontentarsi degli schermi esterni per le «lectio» dei premi Nobel, James Heckman, intervenuto sui rapporti tra economia e psicologia e sul contributo al reddito che viene dall' investimento sullo sviluppo della personalità dei bambini, e Gorge Akerlof, autore di «Animal Spirit», analisi degli istinti che influenzano le grandi tendenze economiche. Paola Pica Globalizzazione Passera: il processo non si arresterà, il modello italiano ha resistito meglio di altri

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2600 aziende fallite nei primi tre mesi 2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

2600 aziende fallite nei primi tre mesi 2009 La crisi economica rende sempre più difficile la sopravvivenza delle imprese: nel primo trimestre del 2009 si sono registrate 2.600 procedure fallimentari, oltre un terzo in più rispetto a quelle registrate nell'intero 2007. Lo segnala Bankitalia precisando che si tratta di 43 casi ogni mille imprese, rispetto ai 30 dello stesso periodo del 2008. «La crisi ha colpito il sistema produttivo in una fase di profonda ristrutturazione, innescata dalle maggiori pressioni concorrenziali che sono discese dalla globalizzazione, dall'integrazione dei mercati europei e dalla rivoluzione tecnologica».

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Lee Kyong Ju Chiostro di Sant'Agostino a (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lee Kyong Ju Chiostro di Sant'Agostino a Pietrasanta La casa e' il tema della mostra con cui il giovane artista coreano Lee Kyong Ju si presenta per la prima volta a Pietrasanta. La casa come ricerca espressiva, come punto di arrivo e di partenza,[...] La casa e' il tema della mostra con cui il giovane artista coreano Lee Kyong Ju si presenta per la prima volta a Pietrasanta. La casa come ricerca espressiva, come punto di arrivo e di partenza, come specchio dei tempi e del proprio sentire. Il 30 maggio si apre, nella sala delle Grasce del Chiostro di Sant'Agostino, -Home sweet home-: opere in ceramica, oggetti d'arte, installazioni. Fin dalla sua prima mostra, Lee Kyong Ju ha sempre trattato il concetto di casa nel suo momento di trasformazione a contatto con le varie tendenze contemporanee, in primis globalizzazione e urbanizzazione. Attraverso le sue opere, l'artista si chiede quale sia il vero significato di casa come luogo fisico e psichico. In quest'epoca in cui impera il nomadismo, la casa diventa non piu' uno spazio per abitare, ma un bene da possedere. Questa mostra e' dunque un viaggio alla ricerca della vera essenza della casa. Puo' essere di mille colori, divertente e allegra, o solamente d'oro, come la cosa piu' preziosa che possediamo, al centro dell'opera come al centro della nostra vita. Con la porta aperta, a tutti, oppure solo delineata, immaginata, ancora desiderata. Le opere di Lee Kyong Ju si caricano ancora di piu' d'espressione, grazie all'interessante tecnica con cui sono realizzate, un effetto craqueleure che dà elasticità all'insieme e allo stesso tempo diventa uno spunto di riflessione: la casa o il suo simbolo rimane stabile in mezzo a questo mare in movimento, a tutte le crepe che insidiano la nostra vita, a questa ceramica dalle magnifiche sfumature, che di per se' e' ogni volta una sorpresa. Lee Kyong Ju nasce nel 1968 nella Corea del Sud. Compie i suoi studi in storia dell'arte, specializzandosi in ceramica, all'Università di Hong-Ik di Seul dove lavora, dopo la laurea, come assistente presso il Dipartimento di Arte - sezione ceramica e vetro, come ricercatore presso l'Istituto Tecnologico di Yeojoo e presso l'Università di Yong-In a Yongin. Ha tenuto numerose mostre personali e partecipato a collettive in Corea, Cina, Giappone e in Italia. Sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche. Ha vinto importanti premi. Inaugurazione: sabato 30 maggio, ore 17.00 Chiostro di Sant'Agostino, Sala delle Grasce Via S. Agostino, 1 - Pietrasanta Orario: 10-13 e 16-23, lunedi' chiuso PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 30 maggio 2009 in: Artisti creativi: scultura » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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In piazza giovani, precari e invisibili "Ma non chiamateci più no global" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA - Da trentasei ore, fulminei e chiassosi, come un Davide che balla intorno a Golia, appaiono in drappelli di qualche decina per poi scomparire. E riapparire altrove. In una violazione simbolica di "zone rosse", che descrive il perimetro dei diritti negati ai migranti. Che rende solare quel che chiedono - "No al G8, no al pacchetto sicurezza". "La vostra sicurezza non ci cancellerà. Cittadini e cittadine nati" - e, a ben vedere, racconta quel che sono. Oggi pomeriggio, si annunciano in 10 mila e avranno la piazza. Nel lessico pigro della politica e dell'informazione, li chiamano ancora "No global". Nonostante quel nome non dica e non descriva più nulla. Nelle analisi delle burocrazie della sicurezza e degli osservatori del Movimento, si aggiunge che di qui al prossimo mese sarà proprio la piazza - oggi a Roma, il 4 luglio a Vicenza contro la base Dal Molin, dal 7 al 9 luglio per il G8 a l'Aquila - a raccontare di cosa si stia davvero parlando. Anche se il ministro dell'Interno Roberto Maroni un'idea sembra averla già maturata. Quando, tornando a far ballare i fantasmi degli anni '70, avverte che "non c'è da stare tranquilli". Che nei "social network" è "forte l'attrattiva per criminali e terroristi", e la "stagione dell'eversione non è chiusa". Eppure, se li osservi in queste ore a Roma, se ascolti il Movimento discutere, ne scorri i forum in Rete e chiedi chi sono e cosa sono diventati, scopri appunto che persino il nome - "No global" - è roba buona per il museo delle cere. Il "movimento dei movimenti" dei giorni di Genova non c'è più. I 300 mila del G8 2001, le 730 organizzazioni che li rappresentavano, se li è portati via il tempo e la storia. Come del resto raccontano i destini di alcuni dei loro 18 leader di allora. Prigionieri di se stessi e di un passato ingiallito quelli che hanno scelto il salto nella politica come professione (Vittorio Agnoletto e Francesco Caruso). O alla ricerca d'altro, come Luca Casarini, il figlio di operai padovani, oggi papà di un bimbo piccolo, un esordio da romanziere noir con Mondadori, tornato a fare politica sul territorio, ma ormai libero dalla stimmate della "leadership". "Perché leader abbiamo scelto che non ce ne siano". "Perché è finita la stagione della "soggettività politica"". "Perché il Movimento deve far parlare la società". Perché gli eredi dei disobbedienti e delle tute bianche - adolescenti nei giorni di Genova e oggi ventenni - sono nella "Rete no logo". Lo spazio senza simboli. OAS_RICH('Middle'); Il collettivo "Wu Ming", che nel 2001 aveva dato forma e contenuto simbolico ai giorni di Genova con l'appello "Dalle Moltitudini d'Europa in marcia contro l'Impero", ha scritto: "Nel 2003, il Movimento era già in profonda crisi. Giorno dopo giorno regredì a presenza marginale, si ridusse a un inter-gruppi che occupava lo spazio dell'estrema sinistra tradizionale. Riemersero strategie e tattiche fossili, sub-leniniste. Grandi quantità di tempo ed energie vennero dissipate in guerre identitarie tra correnti". Alberto Zoratti, microbiologo, esperto di commercio equo e solidale, ex portavoce del Genoa Social Forum, aggiunge: "A Genova dicevamo che la globalizzazione basata sulla liberalizzazione del mercato avrebbe portato solo instabilità economica. Bene, abbiamo sbagliato per difetto. Al punto da scoprire oggi che l'alfiere della finanza creativa di allora, Giulio Tremonti, è diventato nemico della globalizzazione. Eppure, dopo Genova, non abbiamo saputo sfuggire alla logica del conflitto frontale. Abbiamo cominciato a perdere consenso". Suona come il racconto di una ritirata. Di una morte per consunzione. Segnata, per altro, dalla perdita di contatto con il mondo cattolico, dalla nuova centralità dei Cobas che sono tornati ad essere l'unico sindacato in piazza a spese della Cgil, dalle divisioni nella sinistra cosiddetta radicale se stare o meno dentro il Movimento. Eppure, le cose non sembrano stare esattamente così. Dice Luca Casarini: "La verità è che i "no Global" non esistono più, perché abbiamo vinto. Perché la storia ci ha dato ragione. Otto anni fa, ci opponevamo alla globalizzazione nel momento della sua massima espansione. Oggi, che la globalizzazione celebra la sua sconfitta, il Movimento assume nuove parole d'ordine e nuove forme. Che sono quelle antiche della crisi e delle contraddizioni del capitalismo". Privo di rappresentanza e coordinamento (cui ha rinunciato), l'antagonismo ha abbandonato un orizzonte globale per tornare a lavorare nel territorio sui nodi della "formazione" (con l'"Onda"), del "precariato", dei beni comuni ("di chi sono l'aria, l'acqua, la terra?"), dei migranti. Continuando a coltivare un'idea dello scontro di piazza come "violazione della zona rossa". Finendo per comporre un quadro, che, all'indomani delle rivolte che hanno acceso la Grecia e la Francia, Ilvo Diamanti, su questo giornale, ha fissato con parole che sono per altro diventate patrimonio dei nuovi "no logo". "Il denominatore comune di queste esplosioni sociali - ha scritto - sono i giovani, occultati e vigilati da una società vecchia e in declino, da un sistema politico im-previdente, inefficiente e spesso corrotto. Schiacciati in un presente senza futuro, cui sono sottratti i diritti di cittadinanza. Inutile ignorarli, fare come se non ci fossero. Ci sono. Esistono. E se si finge di non vedere si accendono, bruciano". La geografia dei centri sociali si è ridisegnata in quelle che chiamano "aree di aggregazione". E accade così, ad esempio, che le adesioni a "dachepartestare.org", nodo che ha organizzato la scorsa settimana la manifestazione antirazzista di Milano, siano quelle che mancano a "globalproject. info", riferimento dei centri sociali del Nord-Est, promotori, con i romani di "Action", della manifestazione di oggi. Che il "Cantiere" di Milano si sia separato dai padovani, mentre "Askatasuna" di Torino, "Crash" di Bologna ed "Ex carcere" di Palermo si raccolgano intorno a "infoaut. org". "Siamo un Movimento 2.0", dice Monica Di Sisto della cooperativa "Fair", mutuando la definizione di questa nuova mappa politica dalla rivoluzione concettuale che ha conosciuto la Rete. "La mobilitazione, oggi, è più reticolare e interattiva". E sia dunque. Addio "No global". Ecco i ragazzi del "2.0". (30 maggio 2009

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Un super sceriffo anti-pirateria (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

GLI USA DICHIARANO GUERRA AGLI HACKERS Un super sceriffo anti-pirateria .(ma. cro.) XXI secolo, il cyberspazio «è reale, e così i rischi che comporta». «Milioni di americani sono rimasti vittime di crimini digitali, perdendo i loro soldi e subendo furti d'identità». Il mondo digitale è ufficialmente un nuovo scenario di guerra ed è entrato nell'agenda di Barack Obama. In un discorso sulla sicurezza del cyberspazio tenuto ieri alla Casa bianca, il presidente ha definito le infrastrutture digitali, i networks e i computer da cui ognuno di noi dipende quotidianamente, una «priorità pe la sicurezza nazionale» americana. Preoccupato dall'attuale vulnerabilità del sistema informatico, ha annunciato la creazione di un ufficio ad hoc, che sarà guidato da un alto responsabile, ancora da nominare. Questo comandante per la sicurezza del cyberspazio, farà parte dello staff ristretto del presidente e siederà sia al Consiglio per la sicurezza nazionale, che a quello che coordina le iniziative economiche. La decisione è arrivata dopo che il numero degli attacchi aveva raggiunto cifre preoccupanti. Nel 2007, sono state 44 mila le intrusioni non autorizzate nel solo Pentagono. Brecce nella sicurezza del cyberspazio americano che hanno causato gravi ripercussioni economiche, coinvolgendo anche altri paesi. Come il furto ad aprile, di cui era stata accusata la Cina che prontamente aveva negato ogni coinvolgimento, di svariati terabyte di file relativi ai nuovi cacciabombardieri F35, che ha reso la loro innovativa tecnologia potenzialmente contrastabile ancora prima della loro costruzione. L'investimento americano in questi nuovi aeromobili supera i 300 miliardi di dollari. L'Italia ne ha già acquistati 131 esemplari a un prezzo complessivo di circa 13 miliardi di euro

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Barack e la chimera dello stimolo economico (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

COMMENTO Barack e la chimera dello stimolo economico Joseph Halevi Il referendum californiano del 20 maggio ha fatto emergere una delle controtendenze più significative rispetto al programma di rilancio economico di Barack Obama. Il governo del più popoloso stato dell'Unione aveva varato un bilancio durissimo fondato su aumenti dell'imposizione fiscale e drastici tagli nella spesa. Il crescente deficit statale, causato dal calo del gettito indotto dalla crisi, è all'origine di tali misure. Parallelamente il governo statale lanciava un referendum volto ad aumentare le tasse e a consolidare il bilancio pubblico; misure non certo di rilancio. Il governo è stato bocciato dagli elettori: la partecipazione al voto non è andata oltre il 10%. La situazione californiana è andata di male in peggio. Non esistono più strumenti per far fronte al deficit e ora Sacramento effettuerà tagli selvaggi anti-rilancio, come la cessazione del servizio sanitario per 225.000 bambini di famiglie povere, il licenziamento di migliaia di impiegati pubblici e la riduzione dell'anno scolastico di oltre una settimana. Per legge gli stati dell'Unione hanno poca autonomia di spesa in deficit rispetto al governo federale. Legalmente non dovrebbero incorrere in bilanci passivi. Quindi, mutatis mutandis, la situazione californiana si riproduce in ogni stato. Inoltre, negli Usa esiste un terzo livello fiscale, quello locale che ha vincoli ancora maggiori del livello statale. I comuni saranno costretti ad aumentare le tasse i servizi. A questa negazione del rilancio istituzionalizzata a livello statale e locale si aggiunge il piano Geithner-Summers, volto a mantenere le cartacce senza valore come parte dei portafogli bancari. Lo schema appesantisce il deficit federale limitando le spese future. La gravità del piano Geithner Summers è stata nuovamente ribadita il 26 maggio da Robert Kuttner, direttore di American Prospect, rivista del Partito Democratico. Scrive lucidmanente Kuttner «invece di chiudere e scorporare le banche in stato di fallimento, dividendo le perdite tra contribuenti e detentori di titoli, aiutando le ricostituite banche a rimettersi rapidamente in salute, il Tesoro sta sostenendo invece le zombie attuali. C'è di peggio, lo sta facendo con schemi contorti che poggiano sui personaggi più speculatori e meno piacevoli di Wall Street spalleggiati da prestiti erogati dalla Federal Reserve e con il Tesoro che ha esteso loro garanzie contro le perdite. La speranza è che gli speculatori puntino al rialzo dei valori dei titoli tossici nei libri di conto delle banche Su questa rischiosa proposizione Obama si sta giocando la presidenza». Una terza controtendenza, anch'essa originata a Washington, riguarda gli aiuti alle aziende automobilistiche. Questi soldi ovviamente non stimulano la domanda di autoveicoli che dipende dalla spesa del resto della popolazione. Ne consegue che i sussidi devono essere spesi per ristrutturazioni come logicamente chiede il governo. Dato che la domanda di auto è crollata, le ristrutturazioni produrranno magari auto verdissime/ecologissime (ne dubito) però non sosterranno l'occupazione e i salari. E'vero invece il contrario: le ristrutturazioni vengono effettuate con l'obiettivo di eliminare la capacità produttiva non desiderata con effetti collaterali sull'indotto accelerandone anche la dipersione in Cina e in Messico. Con essa se ne andranno operai e impiegati non desiderati. A ciò si aggiunge il fatto che il Congresso, a maggioranza democratica, aveva già alla fine del 2008 vincolato l'approvazione dei finanziamenti pubblici alle case automobilistiche all'accettazione da parte del sindacato dell'auto di riduzioni salariali ai livelli delle filiali Usa delle case giapponesi e coreane. Queste politiche agiscono contro le misure di rilancio in quanto aumentano la disoccupazione nel più grande comparto industriale americano: anche gli Usa, non solo l'Europa, non coordinano visto che una mano si riprende molto di ciò che l'altra elargisce.

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Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa">Le sei bombe atomiche di Pyongyang Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

NordCorea/ Questa volta Kim Jong il l'ha fatta grossa... Sabato 30.05.2009 13:50 Prima il test nucleare, poi i due missili a corto raggio: la Corea del Nord ha deciso di ignorare le esortazioni dell'ONU, le minacce degli USA e gli inviti alla moderazione dei grandi alleati Cina e Russia. Invece lo sfoggio di arroganza nucleare e la retorica bellicosa contro gli imperialisti occidentali e la Corea del Sud sono continuati. Questa volta però il dittatore settantaseienne Kim Jong Il potrebbe aver tirato troppo la corda, visto che i suoi storici protettori (e finanziatori) sono alquanto indispettiti. È un po' presto per scoprire se il disappunto della Cina e della Russia sia genuino o se faccia parte di una possibile commedia diplomatica. Stando alle dichiarazioni ufficiali e secondo le più credibili fonti di intelligence, Mosca e Pechino sembrano davvero averne abbastanza di questo piccolo e riottoso alleato, di cui peraltro sono i primi partner commerciali. Vale la pena di esaminare quanto riportato pochi giorni fa dal Global Times, ritenuto da sempre il megafono ufficiale del regime cinese: "Non c'è ragione per la Cina di mantenere ulteriormente la passata politica nei confronti del suo indisponente vicino". Così la politica cinese verso l'imprevedibile alleato sarebbe "ad un punto di svolta" poiché "la mossa provocatoria della Corea del Nord ha peggiorato l'ambiente internazionale e regionale e il paese è ora condannato ad essere marginalizzato dalla sfiducia della comunità globale e ha handicappato lo sforzo cinese di prevenire la nuclearizzazione della Penisola Coreana e di mantenere pace e stabilità nel Nord Est asiatico". È davvero la prima volta che la Cina si esprime in una condanna così clamorosa dell'operato nordcoreano. pagina successiva >>

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Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa">Le sei bombe atomiche di Pyongyang Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.2 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

NordCorea/ Questa volta Kim Jong il l'ha fatta grossa... Sabato 30.05.2009 13:50 La verità è che fino ad oggi gli incontri a sei (le due Coree, Giappone, Cina, Russia e USA) promossi soprattutto dalla diplomazia cinese per contenere le ambizioni nucleari di Pyongyang sono risultati inutili, mentre la sua recente mossa nucleare pare quasi un provocatorio benvenuto alla nuova amministrazione americana, facendoci riflettere se a questo punto sia in effetti appropriato ridurre il piano difensivo missilistico auspicato dalla amministrazione Bush, come vuole Obama. Purtroppo le sanzioni sono al momento le uniche armi contro la bellicosità nordcoreana. Specie adesso che apprendiamo dagli USA che nessuna ritorsione militare risolutiva può essere al momento presa in considerazione. Il Segretario alla Difesa americano Robert Gates ha dichiarato la scorsa settimana che non c'è semplicemente nulla che gli Americani possano fare per impedire a Pyongyang di sparare i suoi missili e di testare il proprio arsenale nucleare. Secondo Gates al massimo la US Navy potrebbe considerare di abbattere un missile errante che appaia diretto alle Hawaii. < < pagina precedente pagina successiva >>

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Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa">Le sei bombe atomiche di Pyongyang Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.3 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

NordCorea/ Questa volta Kim Jong il l'ha fatta grossa... Sabato 30.05.2009 13:50 Gates sembra rasserenato dalle analisi dei servizi di informazione, che assicurano che il Nord Corea non è in grado di costruire missili a lunga gittata. Ma questa è una visione a breve termine che non tiene conto dell'escalation che questi test possono innescare e che potrebbe portare il Sud ad azioni militari, magari con l'appoggio tecnologico e di ELINT (electronic signal intelligence) giapponese. Una possibilità che invece Cina e Russia sembrano aver preso in considerazione. Anche perché risulta che la Corea del Nord possegga abbastanza plutonio da costruire almeno sei atomiche, più 8000 barre esauste che, se riprocessate, consentirebbero di ottenere 6/8 chili di plutonio, quanto basta per un'altra bomba. In sintesi anche in questa situazione la comunità internazionale e in particolare gli Stati Uniti sono costretti a fare affidamento ai buoni uffici dei cinesi (creditori dagli USA di ben 800 miliardi di Buoni del Tesoro) per ricondurre a più miti consigli il folle Kim Jong Il. Questo vorrà ovviamente dire che i temi del rispetto dei diritti umani in Cina o del Tibet dovranno essere nuovamente accantonati pur di ottenere da Pechino un intervento risolutivo. La sensazione è che questi importanti temi continueranno a scivolare in secondo piano fintanto che il mondo avrà bisogno in Oriente di un elemento stabilizzante credibile, un ruolo che la Cina sembra ben felice di assumere, ad un prezzo però. www.arduinopaniccia.net < < pagina precedente

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La Commissione europea presenta il risultato delle sue realizzazioni per il periodo 2004-2009 (sezione: Globalizzazione)

( da "SardegnaIndustriale.it" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

SardegnaIndustriale.it - News 30/5/2009 – La Commissione europea presenta il risultato delle sue realizzazioni per il periodo 2004-2009 In vista delle ormai imminenti elezioni del Parlamento europeo, la Commissione europea ha presentato in un documento un riepilogo dei risultati raggiunti nel corso del suo operato nel periodo 2004-2009. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha dichiarato: «Questa Commissione, la prima di un’Unione allargata a 27 Stati membri, si è trovata a dover affrontare alcuni dei periodi più difficili che l’Unione europea abbia mai vissuto, in un momento di enormi cambiamenti economici e sociali. Il resoconto del nostro operato dimostra che siamo rimasti saldamente legati a quei valori e a quegli obiettivi di fondo che hanno consentito all’Unione di raggiungere risultati così positivi. Lasceremo un contributo importante al futuro sviluppo del progetto europeo. Sono particolarmente fiero del modo in cui abbiamo reagito alla crisi economica e finanziaria, del nostro ambizioso programma di lotta al cambiamento climatico e della creazione di una vera politica energetica europea. Inoltre, abbiamo assunto un ruolo guida nel far sì che la globalizzazione sia improntata ai valori europei e nel promuovere gli interessi dell’Europa a livello mondiale. Adesso le imminenti elezioni al Parlamento europeo offrono ai cittadini la possibilità di far sentire la loro voce sul futuro dell’Europa. Invito i cittadini europei ad avvalersi di questo loro diritto democratico».

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Nucleare, monito Usa a Pyongyang (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 30-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON Nonostante gli avvertimenti da parte della comunità internazionale, la Corea del Nord starebbe preparando un nuovo test missilistico, lanciando stavolta un ordigno balistico di gittata intercontinentale. A indicarlo sono le immagini trasmesse dai satelliti spia, che confermano quanto già annunciato ieri dal Pentagono. Pyongyang sta mettendo a punto il Taepodong-2 Avanzato, ancora in fase di sviluppo, che costituisce il fiore all’occhiello dell’arsenale missilistico nordcoreano: con una gittata massima di ottomila chilometri, sarebbe in grado di raggiungere la Costa Occidentale degli Stati Uniti e l’Europa Orientale. I nordcoreani starebbero preparandosi a trasportare il nuovo missile a lungo raggio da una fabbrica nei pressi della capitale fino al poligono di Musudan-ni: i preparativi per il lancio dovrebbero durare due settimane e il test potrebbe avvenire attorno al 16 giugno, data nella quale i presidenti di Stati Uniti e Corea del Sud si incontreranno a Washington. Dall’inizio di aprile si è nuovamente acuita la tensione con il regime comunista nordcoreano. Prima il presunto lancio di un satellite, che avrebbe coperto in realtà il lancio di un missile a lungo raggio. Poi, a metà aprile, la decisione di Pyongyang di interrompere il negoziato sul nucleare con i cinque Paesi coinvolti (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud), a seguito delle critiche delle Nazioni Unite per il lancio del satellite. Il 25 maggio la Corea del Nord ha effettuato quindi il suo secondo test nucleare, dopo il primo dell’ottobre del 2006, seguito nei giorni successivi dal lancio di diversi missili a corto raggio. Infine il 27 maggio il regime nordcoreano ha annunciato di non essere più vincolato all’armistizio che nel luglio del 1953 pose fine alle ostilità con i vicini del Sud. Le due Coree sono formalmente ancora in guerra, poichè non hanno mai siglato un trattato di pace dopo il conflitto del 1950-53. La comunità internazionale ha condannato le nuove provocazioni nordcoreane. Anche Russia e Cina, tradizionali alleati di Pyongyang, si sono fatti sentire questa volta. E dopo gli avvertimenti dei giorni scorsi, oggi il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates, ha detto chiaramente che Washington reagirà rapidamente se la Corea del Nord minaccerà gli Stati Uniti o i suoi alleati nella regione. «Gli Stati Uniti non rimarranno inerti se la Corea del Nord raggiungerà la capacità di minacciare la distruzione di qualsiasi obiettivo in Asia», ha detto il capo del Pentagono, che ha parlato a Singapore nel corso di una conferenza sulla sicurezza. Gates ha ricordato che il presidente Obama ha dato la sua disponibilità ad aprire un dialogo anche con le dittature più intransigenti, ma ciò - ha precisato - non vuole dire che gli Stati Uniti sono disposti ad accettare «pressioni e provocazioni». Secondo quanto riporta il New York Times, i militari al seguito di Gates hanno detto che i colloqui di Singapore hanno lo scopo di intensificare le pressioni internazionali sul regime nordcoreano, oltre a garantire gli alleati nella regione, in particolare il Giappone e la Corea del Sud, che gli Usa sono pronti a difenderli in caso di pericolo. I militari hanno anche detto che gli Stati Uniti hanno solo limitate informazioni su ciò che sta avvenendo all’interno della Corea del Nord, ma si sospetta che il leader nordcoreano Kim Jong Il stia manovrando per favorire suo figlio Kim Jong-un nella successione al potere.

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Non diventerà una potenza atomica (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gates lancia un monito a Pyongyang «Non diventerà una potenza atomica» Il ministro della Difesa statunitense, Robert Gates, sbarca a Singapore per partecipare al summit sulla sicurezza in Asia e lancia un monito alla Corea del Nord: «Non consentiremo che possa diventare una potenza nucleare minacciando i Paesi vicini e anche gli Stati Uniti». È la prima volta che l'Amministrazione Usa cambia tono nei confronti di Pyongyang, facendo intendere che la possibilità di raggiungere lo status di potenza atomica è fuori discussione. Gates lo spiega così: «Il fatto che il presidente Barack Obama abbia affermato che tende la mano ai tiranni pronti ad aprire il loro pugno non significa che sia un ingenuo». E per rafforzare il messaggio fa sapere che «gli Stati Uniti sono determinati a ottenere severe sanzioni dalle Nazioni Unite» contro la Corea del Nord nell'ambito dei negoziati in corso al Consiglio di Sicurezza con Russia e Cina (che sembrano propense a inasprire le loro pressioni su Pyongyang) per arrivare al varo di una risoluzione di condanna dei recenti test nucleari e missilistici. Ai monito di Gates la Corea del Nord ha risposto paventando la possibilità del lancio di nuovi vettori a lungo raggio e aumentando le attività nei paraggi di un sito nucleare. Riguardo all'ipotesi di un lancio di missile intercontinentale, fonti militari a Washington hanno fatto sapere che il Pentagono si prepara a «intercettarlo e abbatterlo», se dovesse diventare pericoloso «per i Paesi vicini», insieme alla Corea del Sud e al Giappone. L'ultimo test di un missile intercontinentale nordcoreano risale ad aprile, quando i tecnici di Pyongyang dimostrarono di essere riusciti ad allungarne la gittata rispetto ai fallimenti precedenti.

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La crisi? E' tutta colpa dei banchieri (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il processo. Respinta con sdegno l'accusa di «non averne azzeccata una». Qualche distrazione sul mercato del credito La crisi? E' tutta colpa dei banchieri Gli economisti si autoassolvono: i nostri allarmi sono stati ignorati TRENTO. Non hanno visto. Se hanno visto, non hanno capito. E quei pochi che hanno capito non sono stati ascoltati. Non ne escono bene gli economisti dalla prima sessione del "processo" messo in scena dal Festival. Il confronto tra "accusa" e "difesa" si potrebbe sintetizzare nell'osservazione di Nouriel Roubini che, chiamato in collegamento video come testimone a discarico, ha osservato che prima del 14 settembre 2008, infausto giorno del crack Lehman Brothers, faceva comodo a tutti credere nella favola dei rendimenti al 20 per cento l'anno: agli economisti, ai banchieri, alle agenzie di rating, agli investitori. Tutti avevano una qualche ragione per trarre vantaggi dalla bolla, senza porsi alcun problema di conflitto d'interesse. Senza badare a chi aveva da tempo segnalato i rischi di una leva finanziaria eccessiva e di una distribuzione del rischio, attraverso i derivati, del tutto fuori controllo. E meno male che era un teste chiamato dalla difesa. Roubini non è stato il solo ad aver lanciato l'allarme. Altri lo avevano preceduto. Persino il Fondo Monetario Internazionale già nel 2003 aveva puntato il faro sugli effetti critici di una combinazione di tassi bassi (la politica di Alan Greenspan) e di una crescita del debito accelerata dai mutui casa e dalle carte di credito. L'euforia dei mercati li ha zittiti. Ora, a crack avvenuto, se non si vuole dare la colpa alla Cina, come pure è stato fatto, che avrebbe finanziato la follia finanziaria Usa acquistando i suoi titoli governativi, sarebbe utile capire cosa è successo e, sopratutto, cosa non ha funzionato. I due chierici, stimati economisti, che si sono sobbarcati i compiti dell'accusa, Roberto Perotti, e della difesa, Luigi Guiso, hanno svolto bene un compito delicato. Ma è pur sempre stato un processo tra sodali. E così in premessa Perotti ha sgomberato il campo dalle accuse di «astrazione» rivolte alla scienza economica e respinto la sua supposta «incapacità di fare previsioni». Imputazione insensata, ha detto, come se «ai geologi si chiedesse di indicare la data di un terremoto». Ma sopratutto si tratterebbe di accuse «scorrette» che se si perdonano alla regina Elisabetta, che si era pur chiesta (beata ingenuità regale) cosa li pagassero a fare gli economisti se non sapevano prevedere il tracollo mondiale, non sono state condonate né a Roberto Petrini che ha appena pubblicato un "Processo agli economisti" (bella coincidenza...), né a Giovanni Sartori che qualche settimana fa aveva scritto che non ne azzeccavano una. A lui, accusa e difesa stavolta unite, hanno polemicamente chiesto perché mai i politologi non avessero previsto nel '39 l'inizio della guerra mondiale, promettendogli l'invio del manuale d'economia di Bob Schiller, pubblicato nel 2005, con l'accurata descrizione della futura bolla Usa. Bisticci tra corporazioni, più che argomentazioni serie. Resta da capire perché il crack mondiale abbia travolto di sorpresa le economie. Una tesi di Perotti pare convincente: i macro economisti, inseguendo la loro sfera di politiche monetarie ed investimenti, non hanno visto (capito) ciò che stava accadendo nel mercato del credito, dei mutui delle famiglie, degli acquisti a rate che oggi si chiamano revolving. Mentre i banchieri erano prigionieri delle loro avidità (non l'ha chiamata così, ma «comportamenti rischiosi») e della loro colossale ignoranza sia degli strumenti (i derivati) che maneggiavano, sia delle relazioni tra questi e l'economia della produzione. La difesa di Guiso non ha contestato la ricostruzione della scena del "delitto". E ha sostanzialmente ammesso che qualche distrazione c'è stata - «ma non da parte del governatore Mario Draghi che aveva individuato i segnali del rischio» - assieme a qualche esternazione di troppo - «abbiamo pontificato» sui giornali. Il che dovrebbe indurre gli economisti, se vorranno comportarsi da scienziati e non da veggenti, a maggior compostezza. Insomma, non c'è stato delitto, semmai un po' di supponenza ed un «peccato d'omissione». Perciò tutti a casa, o meglio in cattedra. Il tribunale della corporazione, presieduto con delicatezza dal giornalista Massimo Gaggi, non ha infierito. L'accusa ha chiesto il minimo della pena con tutte le attenuanti, la difesa ha proposto una semplice multa. Entrambi d'accordo sul fatto che alcuni avevano visto, ma non sono stati ascoltati dalla politica e dai regolatori e che altri erano distratti. La colpa vera, pare di capire, alla fin fine è dei banchieri e dei promotori finanziari che, pur di arricchirsi, vendono merce avariata (i derivati) che nemmeno conoscono. Chissà come saranno contenti di questa verità i 5 milioni di lavoratori statunitensi che in pochi mesi hanno perso il posto, come Gaggi, con grande istinto della realtà, ha ricordato introducendo il "processo". La sentenza si avrà oggi, prima dell' procedimento contro la politica ed i regolatori, sempre alle ore 12 nella Sala Depero. Giuria un gruppo di studenti dell'Università di Trento. «Non tutti economisti» è stato assicurato. (r.c.c.)

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Obama e Schelfi, unione di fatto sulla via della cooperazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama e Schelfi, unione di fatto sulla via della cooperazione TRENTO. E' finita la pace sociale, il bon ton accademico, il dibattito tra chierici di una stessa chiesa. Gli economisti non sono tutti uguali, stiano ben attenti d'ora in avanti a quel che dicono e intanto sarebbe bene che a qualcuno fosse ritirato il Nobel. Così Giorgio Ruffolo, quando presenta il libro di Roberto Petrini "Processo agli economisti". Bisognerà pur dire che l'economia è una scienza inesatta e che per giunta non ti dice mai come andrà a finire: da qui il "default" degli economisti supponenti, nel senso dello "splash", del patapunfete cioè. Lo dice Giorgio Ruffolo che tre anni fa, proprio al festival, aveva messo in guardia e oggi aggiunge: i subprime non sono certo la causa, ma l'ultima goccia con cui un vaso trabocca. Gli economisti appartenenti oggi al clan degli ottimisti sono, guarda caso, quelli che non avevano visto prima, nè possono vedere oggi, le nuove necessità che la globalizzazione comporta, ma per fortuna, passando a un'altra sala incontro John Talbott, il consulente di Barack Obama, che conferma e afferma: non credete a chi dice che questa crisi è una normale congiuntura e nemmeno a chi pone le cause nell'inconscio dell'avidità e dell'irrazionalità. E' lo sviluppo mondiale, specie di India e Cina, che ha modificato le condizioni su cui si fondava il capitalismo, non ci si può illudere con i cortocircuiti della finanza, oggi è "la cooperazione il valore più importante". La cooperazione ricorre in modo entusiasmante, dice, in tutti i discorsi di Obama che la considera la terza via del capitalismo, ben al di là del falso dilemma tra individualismo e collettivismo. Obamanomics: la cooperazione è economia di mercato, economia dal basso. Evviva, lascio la sala e raggiungo quella dove il Trentino docet, la sala di Diegoschelfinomics. (g.ras.)

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la corea prepara il super-razzo gli usa: "non staremo a guardare" - arturo zampaglione (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 14 - Esteri La Corea prepara il super-razzo Gli Usa: "Non staremo a guardare" Caccia americani schierati a Okinawa. Pronta risoluzione Onu Per la prima volta anche Russia e Cina sarebbero disposti ad accettare una risposta molto dura ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Gli Stati Uniti non accetteranno che la Corea del Nord diventi una potenza nucleare. Lo ha detto ieri a Singapore, durante la conferenza per la sicurezza in Asia, il ministro americano della difesa Robert Gates, che ha usato toni ancor più fermi e minacciosi di quelli con cui Barack Obama, all´inizio della settimana, aveva denunciato il secondo esperimento nucleare di Pyongyang dopo quello dell´ottobre 2006. «Non resteremo immobili ad aspettare che la Corea del Nord acquisisca i mezzi per poter distruggere qualsiasi obiettivo nella regione», ha osservato Gates. «E considereremo il trasferimento del suo arsenale nucleare a paesi esteri o a terroristi come un atto ostile». Il capo del Pentagono non ha parlato dei possibili scenari militari, ma è chiaro che i suoi generali abbiano già pronti piani di emergenza per bombardamenti chirurgici e azioni offensive. Per il momento, però, dopo aver messo in allerta i 28mila soldati americani di stanza in Corea del Sud, per il rischio di provocazioni o incidenti lungo il 48mo parallelo da parte delle truppe del Nord, e preparato a Okinawa gli F-22 Raptor, Washington persegue la strada diplomatica. L´obiettivo: isolare ulterioremente il regime di Kim Jong-il e punirlo della violazione degli accordi dell´Onu con un rafforzamento delle sanzioni, nella speranza che si ravveda. «Obama è pronto al dialogo con i tiranni che rinuncino a ogni ostilità», ha ricordato ieri Gates, che è l´unico ministro di George W. Bush a essere stato confermato nell´incarico dal nuovo presidente. «Obama è fiducioso, ma non ingenuo», ha proseguito: «Non si piegherà alle pressioni o alle provocazioni». In coordinamento con il Giappone, Susan Rice, l´ambasciatore americano al Palazzo di vetro, ha fatto circolare tra i membri del consiglio una bozza di risoluzione che appare molto dura. E questa volta, a differenza del passato, Russia e Cina sembrano più propense ad assecondare gli sforzi internazionali, rendendosi forse conto che le dinamiche in moto a Pyongyang sono imprevedibili, perché rispondono a logiche interne, di regime, e quindi sono potenzialmente molto pericolose. L´ipotesi più accreditata è che l´escalation sia legata al tentativo di Kim Jong-il di rafforzare il suo potere, specie tra i militari, e di imporre il figlio più piccolo come suo successore. Dopo il test nucleare, che aveva una potenza paragonabile alla bomba di Nagasaki, la Corea del nord ha moltiplicato negli ultimi giorni il lancio di missili di corta gittata e ha dichiarato di non considerarsi più vincolata all´armistizio che mise fine alla guerra del 1950-53. Ieri, inoltre, citando fonti dell´intelligence americana, il giornale sudcoreano Don-A Llbo ha rivelato che i militari di Kim Jong-il hanno cominciato a spostare su vagoni ferroviari un missile balistico intercontinentale dal centro di ricerca della difesa di Saneum, vicino alla capitale Pyongyang, verso una rampa di lancio sulla costa orientale. Il rischio? Che la Corea del Nord voglia rispondere alle condanne dell´Onu alzando il livello dello scontro.

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Berlusconi: (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 3 Berlusconi: «Certi giornali sono scendiletto della sinistra» EUROPEE, IL PDL PUNTA AL 43% ROMA A UN SETTIMANA dal voto, Silvio Berlusconi torna in campagna elettorale. E lo fa mostrandosi ottimisma: il Pdl ha «le idee chiare e punta ad arrivare al 43%». Se sarà così, spiega, il suo sarà il gruppo più numeroso in modo da «poter tutelare gli interessi di tutti gli italiani», a differenza di una sinistra che «non parla di Europa perché in Europa non sa dove collocarsi». È sicuro del risultato, Berlusconi, ma comunque chiede che non si butti via il voto «dandolo a partitini che non raggiungeranno il 4%», avranno pochi deputati europei e «non conterranno niente». «Dovremo dare un drizzone a quest'Europa che non funziona e che conta sempre meno rispetto a Usa, Russia e Cina», anticipa il premier. Anche perché non ha una politica comune su nessun argomento. Berlusconi ha difeso poi la scelta dei candidati del Pdl, una classe dirigente «rinnovata», a differenza di quella della sinistra che «manda sempre a Bruxelles quelli di cui vuole difarsi». CONSAPEVOLE del fatto che si giocherà molto della sua immagine, Berlusconi, dopo aver rivelato che non voleva essere il candidato bandiera, «ma mi hanno costretto», chiede ai sostenitori di scrivere in «bella grafia anche il mio nome, Berlusconi: sapete, la pubblicità è l'anima del commercio», ha ironizzato. Il premier conferma che con la sinistra è «impossibile collaborare» perché è troppo divisa, «scollegata dalla gente», mentre lui fa il contrario, anche se l'accusano di seguire troppo i sondaggi: «Ma sono un democratico, voglio sapere le opinioni degli italiani». C'è spazio anche per alcuni giornali, «che fanno da scendiletto alla sinistra» e che sposano le «calunnie volgari che mi sono state rivolte». Poi difende la sua classe dirigente, «molto pragmatica, a differenza di quella di sinistra fatta di mestieranti della politica». Una sinistra, afferma il premier, che durante la crisi ha «offerto pessimismo, mentre va diffuso l'ottimismo, vanno sostenuti gli imprenditori, spingendoli ad incrementare il lavoro». Dopo aver confermato che si sente un imprenditore prestato alla politica, Berlusconi ha poi difeso la lotta all'immigrazione clandestina: «Non siamo un Paese razzista, ma se non controlliamo il fenomeno, avremo una situazione conflittuale, che esploderà». Ugo Bonasi

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Tre impiccati: Erano i killer della moschea (sezione: Globalizzazione)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Domenica 31 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 6 PENA DI MORTE. Gli Stati Uniti: non c'entriamo. Convocato a Teheran l'ambasciatore di Islamabad Tre impiccati: «Erano i killer della moschea» L'Iran accusa Usa e Pakistan della strage e «giustizia» i sospettati. Il Nobel Ebadi: «Siamo peggio della Cina» TEHERAN I tre uomini arrestati con l'accusa di essere coinvolti in un attentato che giovedì ha provocato una strage in una moschea in Iran, sono stati impiccati ieri in pubblico. Un atto di giustizia sommaria di cui non si ricordano precedenti nella Repubblica islamica e che sembra testimoniare di una situazione di tensione preoccupante per le autorità a meno di due settimane dalle elezioni presidenziali del 12 giugno. Il premio Nobel per la pace 2003, l'avvocatessa Shrin Ebadi, ha affermato che ormai l'Iran ha superato anche la Cina per quanto riguarda il numero delle esecuzioni. Teheran ha accusato gli Usa di essere dietro all'attentato suicida di due giorni fa, che ha provocato 25 morti e 125 feriti nella città di Zahedan, il capoluogo della povera provincia del Sistan-Baluchistan, confinante con Pakistan e Afghanistan e teatro da alcuni anni delle violenze di un gruppo separatista sunnita, il Jundallah (Soldati di Dio), in un Paese come l'Iran dove oltre il 90 per cento della popolazione è sciita, così come il sistema di governo religioso. Secondo la televisione satellitare araba Al Arabiya, Jundallah ha rivendicato ieri con una telefonata alla stessa emittente l'azione terroristica di giovedì. Gli Stati Uniti hanno negato ogni responsabilità, come del resto hanno fatto negli anni scorsi quando sono stati chiamati in causa ogni volta che Jundallah è entrato in azione. La guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha invitato sciiti e sunniti a non lasciarsi andare a violenze gli uni contro gli altri, sottolineando che è obiettivo dei «nemici della Repubblica islamica» provocare divisioni all'interno del Paese. Anche il Pakistan è stato messo oggi sotto accusa per non avere agito con sufficiente fermezza contro i gruppi estremisti sunniti che operano a cavallo della frontiera. L'ambasciatore di Islamabad a Teheran, Mohammad Bakhsh Abbasi, è stato convocato al ministero degli Esteri, che gli ha trasmesso una nota di protesta. Le tre impiccagioni sono avvenute vicino alla moschea di Ali Ibn Abitaleb, dove è stato compiuto l'attentato. I giustiziati sono Haji Nuti-Zehi, Gholam Rassul Shahu Zehi e Zabibollah Narui. I tre erano stati arrestati con l'accusa di aver fornito l'esplosivo per l'attentato. Per questo sono stati condannati a morte come «nemici di Dio» e «corrotti sulla Terra».  

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cronaca Regionale Pagina 107 «La scuola? Somiglia al pane» Antonio Piredda: un preside e uno strano cartello --> Antonio Piredda: un preside e uno strano cartello di GIORGIO PISANO Ha parlato forte e chiaro il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini: «Chi non sa dirigere cambi mestiere». Per un attimo alcuni hanno pensato si trattasse di un annuncio di dimissioni. Errore. Era semplicemente un generico avvertimento al mondo della scuola. Antonio Piredda, che fa il preside da quasi vent'anni, non l'ha presa come una minaccia personale. E ha messo nero su bianco un'ideuzza che gli frullava per la testa da qualche tempo. Al cancello dell'istituto che governa, il liceo psico-pedagogico De Sanctis a Cagliari, ha fatto attaccare un cartello con tanto di firma e timbro della repubblica italiana. Il testo dice esattamente così: questa scuola pubblica accoglie sardi, italiani, comunitari, extracomunitari e clandestini bianchi, olivastri, neri, gialli e rossi, di qualsiasi fede religiosa. Casomai sfuggisse il segnale, ha fatto incollare una fotocopia anche all'ingresso del caseggiato. Tornassimo al maccartismo, storica febbre anticomunista americana degli anni cinquanta, non l'avrebbe passata liscia. E non è detto che qualcosa non accada. Perché il gesto è palesemente sovversivo, provocatorio, irriverente: anche se, a leggere bene, non è altro che la ripetizione di un principio della Costituzione. Sembra una risposta a distanza all'iniziativa di una collega (Anna Bottaro, preside dell'Istituto tecnico commerciale di Padova) che aveva intenzione di chiedere il permesso di soggiorno agli studenti stranieri che si accingevano a sostenere l'esame di maturità nella sua scuola. Comunque nulla sarà più come prima. Dopo quel cartello, finito sui giornali e sui tiggì, il professor Piredda è stato bombardato da mail e telefonate. Per il momento, manco una di insulti. In ogni caso l'interessato non manifesta pentimento tardivo, nessun timore di un'eventuale inchiesta ministeriale («e per cosa?, perché ho ricordato la carta dei nostri diritti?») Cinquantasei anni, niente figli, precisa con pignoleria che il suo liceo è intitolato a Francesco De Sanctis, con la c e non De Santis come ha visto scritto su quotidiani e sulla guida telefonica. Chiarito questo aspetto ortografico-letterario, dà i numeri: circa quattrocento iscritti, corpo docente formato da una sessantina di prof e un bilancio («teorico, molto teorico») di cinquecentomila euro. Extracomunitari, zero, però ne aveva quattordici l'anno scorso. E colpisce mentre ne elenca il destino, uno per uno, contando con la mano e inseguendo il ricordo: dunque, avevamo una ragazza russa che è tornata in patria, una rumena e una polacca che hanno trovato lavoro in un residence, due bielorusse e due ruandesi che si sono trasferiti. I suoi allievi hanno tra i quindici e i diciannove anni, esercito quasi tutto al femminile che all'ora di ricreazione è l'ordinario ritratto dell'ultimissima generazione. Colori, abiti, gesti, linguaggio: è tutto di serie. Globalizzato, si potrebbe dire. Su una parete hanno scritto: la mente è un paracadute: funziona solo quando è aperta. Dopo aver insegnato Lettere nelle Medie in alcuni centri della provincia («una straordinaria palestra di umanità»), il professor Piredda ha affrontato il concorso nazionale per diventare preside con un tema «in cui sostenevo le ragioni di una scuola dell'essere e non dell'avere». Guadagna 2.600 euro al mese. Si è mai vergognato? «Avvilito, semmai. Ricordo la risposta che mi diede un ragazzo quando facevo il preside in un istituto industriale. Perché non studi italiano e storia?, gli ho chiesto. E lui: che me ne faccio di italiano e storia visto che devo diventare perito meccanico? Vuol dire che non eravamo riusciti a insegnargli niente o quasi niente». Il ministro ce l'aveva con gente come lei? «Chissà. Secondo me parlava comunque di rogne finanziarie quando ha detto che chi non sa dirigere eccetera eccetera...». Ha anche detto basta con la politica. Lei fa politica? «Sì. Educativa e scolastica. Un mio punto di riferimento è il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, quando parla della necessità di mantenere giusta misura e sobrietà». Non sarà comunista, prof? «Sono stato uno dei fondatori dei Cobas-scuola. Ho lasciato quando sono diventato preside». Ed è passato alla cartellonistica. «Ci stavo pensando da tempo. Intendiamoci, si tratta di piccola, piccolissima cosa e me ne assumo tutta la responsabilità. A suggerirmelo è stata l'aria che respiro nella mia scuola». Ha fatto un sondaggio preventivo? «No. Mi sono basato su impressioni raccolte durante le chiacchiere coi docenti e coi ragazzi». Precedenti specifici? «Non ne ho. I cartelli, in passato, li ho portati in piazza. Insegnare è missione difficile, delicata. Richiede distacco e senso delle proporzioni». Critiche? «Qualcuna. Un insegnante mi ha detto per esempio che non avrebbe utilizzato il termine clandestino». In Italia è reato essere clandestini. «Ma io ho dato al termine un significato più ampio. Parlavo di diritto allo studio, non di una legge di polizia». E se la Sovrintendenza scolastica la prendesse male? «Lo escludo. I miei rapporti con le gerarchie sono sereni. Eppoi, ho soltanto ribadito il riconoscimento di un diritto che dovrebbe essere di tutti. L'istruzione è come il pane: se te lo chiedono, hai il dovere di darlo, punto e basta». Hanno ipotizzato di controllare il codice fiscale alla Maturità. «Questa proposta mi lascia perplesso per la semplice ragione che ogni candidato deve essere identificato attraverso un documento d'identità prima che comincino le prove. A che serve pretendere anche il codice fiscale?» Gli irregolari non possono averlo. «Allora serve per altro. Vorrei sapere inoltre se una volta acquisito il codice fiscale, gli insegnanti debbono trasmetterlo a qualcuno: a chi e per cosa. Sembra una schedatura, un'operazione da polizia giudiziaria, perfino una palese violazione della legge sulla privacy. E se scopro un allievo senza codice fiscale, che faccio, lo denuncio?». Ai medici l'hanno chiesto: denunciate i clandestini. «E hanno risposto no, farlo avrebbe significato tradire il giuramento professionale. Hanno lasciato perdere, per fortuna». Beh, i professori non giurano. «Fanno qualcosa di molto simile: garantire e assicurare il diritto allo studio non è forse lo stesso?». Preside, sul suo cartello ha messo il timbro della Repubblica. «L'ho anche firmato, se è solo per questo. Non credo di aver commesso alcun reato. Ho detto che la scuola pubblica è aperta a tutti: dove sta la novità?» Reazioni politiche? «Mi ha telefonato un assessore provinciale, l'istituto di Storia della Resistenza da Nuoro, colleghi in pensione e un gran numero di docenti da Milano». A chi le piacerebbe spedire il cartello? «A tutti quelli che pensano, giusto perché sono nati qui, di essere titolari di un diritto esclusivo che non intendono condividere con altri». Alla sua collega di Padova lo manderebbe? «No. Questione di rispetto. Ognuno risponde di quello che fa, altrimenti ha ragione il ministro a dire che si sta facendo politica». Mentre lei, più banalmente, sospetta solo che la Costituzione sia in coma. «Al di là delle parti che attendono ancora di essere applicate, diciamo che tanti, troppi tendono a dimenticarla. Paradossalmente la scuola è uno dei pochi luoghi dove ci sono regole precise che devono essere rispettate. E sottolineo devono. A cominciare dai turni per andare in bagno: servono a insegnare il rispetto del prossimo». In che modo? «Se il docente consente che esca un alunno per volta, finché quello non torna non può uscire il successivo». Tagli alla scuola: s'abbassa la qualità? «In bilancio posso contare su mezzo milione di euro. Più che di soldi veri, si tratta di crediti garantiti dallo Stato, dalla Regione, dall'Unione europea. Con la riforma, perderò professori di ruolo e precari: grosso modo, una ventina di insegnanti. E al netto di tutto, dovrò far marciare la scuola con 150mila euro l'anno». Tagliano per favorire l'istruzione privata? «Anche se l'orientamento del Governo sembra puntare in questa direzione, non penso che l'obiettivo sia quello di far scomparire la scuola pubblica: ha radici molto profonde in Italia. Impossibile smantellarla». A Ragusa hanno vietato i bermuda, a Trento le canotte. E lei? «La tolleranza non va soltanto predicata. Ogni tanto bisogna pure provare a praticarla. Questo istituto ha un regolamento interno che impone un abbigliamento dignitoso per andare in classe». Tutti obbedienti i suoi allievi? «Ho ragazzi che fanno un giornalino, che fanno volontariato negli ospedali. Credo stiano percependo molto bene le lezioni del corpo docente, al di là dei programmi ministeriali. È che sono molto sbalestrati». Vogliono diventare tutti tronisti e veline? «Qualcuno sì. Ma a spaventarmi è l'allieva a cui è stato sequestrato l'altro giorno un telefonino. Gliel'ho restituito a fine giornata: avevi paura che lo tenessi io?, le ho domandato. E lei: no, signor preside, è che costa seicento euro». Declino della scuola. Il ministro Tremonti dice che è tutta colpa del '68. «La scuola pubblica è in sofferenza, inutile negarlo. Nell'arco di pochi anni l'hanno scossa non una ma quattro riforme. Quattro: di centrodestra e di centrosinistra». E allora? «Non vorrei sembrare un vecchio rintronato ma se va in declino la scuola pubblica affoghiamo tutti». pisano@unionesarda.it

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IL DRAGONE E' CADUTO NELLA TRAPPOLA DEL DOLLARO (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA & FINANZA pag. 24 IL DRAGONE E' CADUTO NELLA TRAPPOLA DEL DOLLARO LETTERA DA SHANGHAI I RECORD economici della Cina non sono in sintonia con la potenza della sua moneta. I consumatori sanno, o intuiscono, che il Dragone è il secondo esportatore al mondo. Trovano conferma dell'invasione negli scaffali dei supermercati e nei negozi. Gli economisti dibattono le ragioni della crescita cinese, invidiabile anche in tempi di crisi. Gli analisti finanziari si interrogano sull'uso delle riserve di Pechino, le più cospicue al mondo. Eppure la moneta che rappresenta questa potenza emergente è pressoché ignota, a stento menzionata, sacrificata alla notorietà del dollaro statunitense e dell'euro. Il renmimbi, letteralmente moneta del popolo' o più informalmente yuan, è quasi sconosciuto perché non pienamente convertibile e non usato negli scambi internazionali. Il suo valore è deciso dalle autorità monetarie e non dai movimenti di mercato. Il suo possesso è regolato da fattori politici, spesso in contrasto con le aspettative degli operatori. Mentre dunque l'economia cinese ha tratto vantaggi impressionanti dall'apertura all'ideologia liberista, la sua moneta è rimasta prigioniera del passato, quando le decisioni erano appannaggio dell'Ufficio politico piuttosto che dell'andamento di Borsa. Questa contraddizione può essere superata se il renmimbi acquista un valore internazionale, affiancandosi al dollaro come valuta di scambio e di tesaurizzazione. Il governo cinese sa che deve offrire garanzie maggiori per contrastare la volatilità della sua moneta. Sono stati assicurati maggiori poteri alle banche nel fissare i cambi del renminbi nelle transazioni internazionali. Inoltre sarà accelerata l'apertura del mercato dei capitali, teso ad incrementarne la liquidità e da ultimo a consentire la piena convertibilità della moneta. PER UNA BIZZARRA alchimia dei mercati, la statura del renmimbi non può tuttavia crescere a scapito del dollaro, almeno nel breve periodo. Pechino è infatti ancora costretta ad acquistare biglietti verdi. Se non lo facesse il valore del dollaro declinerebbe ed i suoi asset diverrebbero meno preziosi. Nel solo mese di marzo 2009, contrariamente alle previsioni, ha acquistato Treasury Bond di Washington per 24 miliardi, portando le sue disponibilità di titoli Usa all'astronomica cifra di 768 miliardi di dollari. La Cina si conferma dunque il più grande creditore della Casa Bianca. Dovrà muoversi con prudenza, scegliendo il tempo come alleato. Si trova infatti nella trappola del dollaro', sospesa tra l'ambizione di sostituirlo senza che l'indebolimento agisca come un boomerang, annullando il valore dei suoi immensi crediti.

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L'instabilità affettiva: una nuova condizione umana (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'instabilità affettiva: una nuova «condizione umana» Liquido. È diventato - il termine «lanciato» dal filosofo Bauman - ormai una categoria. Incertezza, paura, precarietà delle situazioni, delle condizioni e delle relazioni. In particolare si legano tra di loro concetti quali il consumismo alla creazione di rifiuti «umani», la globalizzazione all'industria della «paura», lo smantellamento delle sicurezze ad una vita appunto «liquida» sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del «gruppo» per non sentirsi esclusa, e così via. Anche perchè la solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. La capacità quindi di interrompere - di «disconnettersi» dice la Sereni - ciascuno dei rapporti interpersonali con un semplice gesto rappresenta dunque una vera e propria -nuova - condizione umana.

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Monito Usa a Pyongyang Caccia schierati a Okinawa (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Monito Usa a Pyongyang Caccia schierati a Okinawa Resta alta la tensione tra la Corea del Nord da una parte e Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud dall'altra. Il segretario alla Difesa americano Robert Gates da Singapore ha avvertito Pyongyang che Washington non resterà immobile di fronte alle minacce nordcoreane. E intanto, secondo Seul, il Nord, che nei giorni scorsi dopo avere effettuato un test nucleare ha lanciato sette missili a corto raggio sta ora preparando il lancio di prova di un missile a lunga gittata, capace di raggiungere Hawaii e Alaska. Alla base americana di Okinawa in Giappone è arrivato ieri il primo dei supertecnologici caccia F22 Raptor che il Pentagono ha deciso di schierare nell'area per i prossimi quattro mesi. «Noi -ha detto il ministro Gates durante una conferenza sulla sicurezza in Asia a Singapore- non staremo immobili di fronte a una Corea del Nord che costruisce la propria capacità di distruzione di qualsiasi bersaglio in Asia o su di noi». Gates ha anche messo in guardia il regime di Kim Jong-il dal fornire armi o materiale nucleare ad altri soggetti. Un fatto simile verrebbe «considerato una grave minaccia per gli Stati Uniti e i nostri alleati». Secondo l'agenzia sudcoreana Yonhap, che cita fonti del governo di Seul, è in fase di assemblamento un missile a lunga gittata sulla costa orientale, presso la base di Musudan-ri. Da qui il 5 aprile scorso era stato lanciato un altro razzo multistadio, ufficialmente per la messa in orbita di un satellite, che aveva sorvolato il Giappone. La Cina cerca di raffreddare l'atmosfera. A Singapore, alla stessa conferenza alla quale ha partecipato Gates, il generale Ma Xiotian ha invitato la comunità internazionale alla calma e la Corea del Nord ad avviare la denuclearizazione. Da parte sua, sempre a Singapore, il ministro della Difesa sudcoreano, Lee San Hee, ha chiesto alle Nazioni Unite di intervenire varando una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza per rafforzare le sanzioni contro Pyongyang.

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Pyongyang, pronto il nuovo missile Gli Usa schierano i supercaccia F22 (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ESTERI pag. 20 Pyongyang, pronto il nuovo missile Gli Usa schierano i supercaccia F22 La Nord Corea testa il «Taepodong 2», capace di raggiungere l'Alaska NEW YORK «NON tollereremo una Corea del Nord con l'arma atomica» dice il ministro della difesa Usa Gates . I super F22 americani intanto sono arrivati nella base giapponese di Okinawa e non è certo un caso se il loro atterraggio segue solo di pochi giorni il test atomico nord coreano. Tutti gli osservatori ammettono che sebbene ci si limiti all'offensiva delle dichiarazioni e delle parole», questa volta la tensione è altissima. Se i venti di guerra annunciati da Pyongyang si trasformeranno in una partita a poker con la comunità internazionale, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che potrebbe essere messa in votazione già la prossima settimana dovrebbe smascherare il bluff. La misteriosa Corea del Nord non sembra comunque avere ancora intenzione di rispolverare la carta diplomatica, anche con un rilancio delle sue richieste, e annuncia adesso il test di un nuovo missile balistico di lunga gittata con un vettore multistadio, dopo i cinque già effettuati nei giorni scorsi sul corto raggio. DA SEUL il ministro degli esteri chiede alle Nazioni Unite «una dura sanzione subito». Il premier giapponese in contatto telefonico col presidente russo Medevedev preme anche lui per una «ferma risoluzione» entro metà settimana. L'America e la Francia sono con loro, ma ancora una volta la Cina alleato e confinante con la Corea del Nord cerca di raffreddare le tensioni e a Singapore, nella stessa conferenza dove Gates ha annunciato «una rapida reazione se ci saranno minacce reali» il generale di Pechino Ma Xiotan invita la comunità internazionale alla calma e Pyongyang ad iniziare senza indugi uno spontaneo processo di denuclearizzazione. Con uno squadrone di almeno una dozzina di F22 Raptor, considerati i più sofisticati potenti e segreti caccia da combattimento americani, piazzati a Okinawa e con le truppe in Corea del Sud che hanno improvvisamente alzato il loro livello d'allerta, il Pentagono sa di tenere Pyongyang e il «caro leader» sotto tiro, ma non si sbilancia sulle cause dell'improvvisa escalation nord coreana definita «un'inaccettabile provocazione» in violazione delle risoluzioni Onu. Obama è stato molto fermo nella condanna del test atomico nordcoerano, ma insiste pure per la ripresa del negoziato a 6 che anche la Cina intende incoraggiare, molto preoccupata dalla spregiudicatezza di Kim Jong Il e dei suoi generali che non hanno bypassato i consigli di Pechino puntando di nuovo un ricatto nucleare. LA RISOLUZIONE del Consiglio di Sicurezza però sulla quale Giappone, Corea del Sud, ma anche Usa Francia e Inghilterra insistono per far approdare al voto, se diventasse solo un'altra decisione su un pezzo di carta come le precedenti di 3 anni fa o il monito votato in aprile, potrebbe avere questa volta un effetto boomerang perché dimostrerebbe l'incapacità o la non volontà della comunità internazionale ad agire. I diplomatici nelle varie capitali lavorano ad un testo che dovrebbe prevedere fortissime restrizioni alle attività commercial-militari degli ufficiali del regime di Pyongyang e ai loro stessi patrimoni. Ma l'elemento chiave rimane il lungo confine con la Cina e il potenziale blocco navale: l'unica misura in grado di fermare qualsiasi traffico da e per Pyongyang, compresa la tecnologia atomica già acquisita che qualche stato canaglia o organizzazione terrorista potrebbe aver interesse a pagare qualsiasi cifra ad una Corea del Nord praticamente alla fame. Giampaolo Pioli

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omaggio a ramondino folla a galassia gutenberg - bianca de fazio (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XIV - Napoli Omaggio a Ramondino folla a Galassia Gutenberg Oggi un incontro anteprima con lo scrittore e reporter inglese Lawrence Osborne BIANCA DE FAZIO Fabrizia Ramondino è scomparsa un anno fa, ieri l´omaggio è stato tra i momenti più affollati di Galassia Gutenberg. Non una semplice commemorazione, ma il primo passo di un ragionamento sul significato e la portata dell´opera della scrittrice. Sia sotto l´aspetto politico e pedagogico - ne hanno parlato Giovanni Mottura, Enrico Pugliese e Marco Rossi Doria - sia sotto quello letterario, sul quale si sono soffermati da Goffredo Fofi a Enzo Golino, da Wlodek Goldkorn ad Andreas Muller, da Valeria Parrella a Iaia Caputo. A Carlo Cecchi, Mario Martone e Arturo Cirillo è stato invece affidato il contributo della Ramondino al cinema e al teatro. Teatro a cui oggi Galassia riserva un incontro-anteprima con gli autori Manlio Santarelli e Chay Yew che si raccontano (ore 20) leggendo gli ultimi lavori commissionati e messi in scena per il prossimo Napoli Teatro Festival. Ma il pezzo forte è l´incontro con Lawrence Osborne. Lo scrittore e reporter inglese sarà alle 12 a Castel dell´Ovo. Ingresso gratuito ma, data la scarsa disponibilità di posti, è necessario prenotarsi (081-5630705). Osborne, spiegano gli organizzatori, «indaga attraverso i suoi viaggi l´evoluzione delle culture e la loro interazione nell´epoca della globalizzazione, riportando nei suoi diari l´immagine di un mondo in trasformazione che rischia di cancellare del tutto i tratti distintivi delle diverse civiltà, trasformando il pianeta in un´immensa e uniforme vetrina, regno dell´Ovunquismo». Sarà invece Silvio Perrella, presidente del Premio Napoli, a chiudere il percorso del Maggio dei monumenti che ha coinvolto gli scrittori perché raccontassero alla città ed ai turisti luoghi e monumenti della Napoli da mettere in vetrina. Una iniziativa tra le più apprezzate del Maggio mentre alle 11 Maurizio De Giovanni presenta alla Stazione marittima "Ti racconto il 10 maggio".

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La Corea del Nord preparaun missile a lunga gittata (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Corea del Nord preparaun missile a lunga gittata la minaccia Nuovi test in vista nonostante il monito della comunità internazionale Pyongyang. Nonostante gli avvertimenti da parte della comunità internazionale, la Corea del Nord starebbe preparando un nuovo test missilistico, lanciando stavolta un ordigno balistico di gittata intercontinentale. A indicarlo sono le immagini trasmesse dai satelliti spia, che confermano quanto già annunciato venerdì dal Pentagono. Pyongyang sta mettendo a punto il Taepodong-2 Avanzato, ancora in fase di sviluppo, che costituisce il fiore all'occhiello dell'arsenale missilistico nordcoreano: con una gittata massima di 8 mila chilometri, sarebbe in grado di raggiungere la Costa Occidentale degli Stati Uniti e l'Europa Orientale. I nordcoreani starebbero preparandosi a trasportare il nuovo missile a lungo raggio da una fabbrica nei pressi della capitale fino al poligono di Musudan-ni: i preparativi per il lancio dovrebbero durare due settimane e il test potrebbe avvenire attorno al 16 giugno, data nella quale i presidenti di Stati Uniti e Corea del Sud si incontreranno a Washington. Dall'inizio di aprile si è nuovamente acuita la tensione con il regime comunista nordcoreano. Prima il presunto lancio di un satellite, che avrebbe coperto in realtà il lancio di un missile a lungo raggio. Poi, a metà aprile, la decisione di Pyongyang di interrompere il negoziato sul nucleare con i cinque Paesi coinvolti (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud), a seguito delle critiche delle Nazioni Unite per il lancio del satellite. Il 25 maggio la Corea del Nord ha effettuato il suo secondo test nucleare, dopo il primo dell'ottobre 2006, seguito nei giorni successivi dal lancio di diversi missili a corto raggio. Infine il 27 maggio il regime nordcoreano ha annunciato di non essere più vincolato all'armistizio che nel luglio del 1953 pose fine alle ostilità con i vicini del Sud. Le due Coree sono formalmente ancora in guerra, poichè non hanno mai siglato un trattato di pace dopo il conflitto del 1950-53. La comunità internazionale ha condannato le nuove provocazioni nordcoreane. Anche Russia e Cina, tradizionali alleati di Pyongyang, si sono fatti sentire stavolta. E dopo gli avvertimenti dei giorni scorsi, ieri il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates, ha detto chiaramente che Washington reagirà rapidamente se la Corea del Nord minaccerà gli Stati Uniti o i suoi alleati nella regione. «Gli Stati Uniti non rimarranno inerti se la Corea del Nord raggiungerà la capacità di minacciare la distruzione di qualsiasi obiettivo in Asia», ha detto il capo del Pentagono, che ha parlato a Singapore in una conferenza sulla sicurezza. Gates ha ricordato che il presidente Obama ha dato la sua disponibilità ad aprire un dialogo anche con le dittature più intransigenti, ma ciò - ha precisato - non vuole dire che gli Stati Uniti sono disposti ad accettare «pressioni e provocazioni». Secondo il New York Times, i militari al seguito di Gates hanno detto che i colloqui di Singapore hanno lo scopo di intensificare le pressioni internazionali sul regime nordcoreano, oltre a garantire gli alleati nella regione, in particolare il Giappone e la Corea del Sud, che gli Usa sono pronti a difenderli in caso di pericolo. 31/05/2009 AVVOCATO Giovanni Castellano (Vanni) Capo Commissario di Bordo del Lloyd Triestino Gli amici Angelo Limata, Brunello e Marisella Volpe, Bruno Pesce, Alberto e Mariuccia Origone, Maria Giovanna Romanelli, Jenny Canepa, Gino ed Elisa Barbarossa, ne hanno appreso occasionalmente il decesso, avvenuto venerdì 21 maggio in Camogli, presso la Casa di Riposo per la Gente di Mare "G. Bettolo". Profondamente addolorati, ricordano il carissimo Amico a quanti ne conobbero ed apprezzarono le doti di intelligenza, bontà, onestà, coraggio e competenza professionale. La cerimonia funebre è già avvenuta a Camogli il mattino di lunedì 25 maggio. Genova, 29 maggio 2009. Il giorno 29 maggio è mancata all'affetto dei suoi cari Isabella Ceccarelli ved. Ronzitti di anni 89 Ne danno il triste annuncio, i figli Isabella con il marito Tullio, Enzo con la figlia Claudia, la nuora Stefania ed i nipoti Massimiliano, Daniela, Gabriele e Tommaso. I funerali si celebreranno lunedì 1 giugno alle ore 8,30 presso la Chiesa N.S. della Provvidenza in Genova Via Vesuvio. I Condomini di Via Podgora 10 partecipano al dolore di Paolo per la perdita della cara mamma Maria Fernanda Drago Revel = È mancata all'affetto dei suoi cari Angela Ferretti ved. Gastaldo Ne danno il triste annuncio il figlio Gianfranco con Fulvia, i fratelli, le cognate, i nipoti e i parenti tutti. Il funerale avrà luogo lunedì 1 giugno alle ore 16 presso la parrocchia di N.S. Assunta in Ovada. = È mancato all'affetto dei suoi cari Ermanno Mecchia di anni 78 Ne danno il triste annuncio le figlie. I funerali avranno luogo lunedì 1 giugno in Carnia. Il Santo Rosario sarà recitato domenica 31 alle ore 18,15 nelle camere mortuarie dell'ospedale S.Martino. La presente vale da partecipazione e ringraziamento. Onoranze Funebri Voltresi Tel. 010.61.31.045 = È mancato all'affetto dei suoi cari Giuseppe Vincenzo Mongelli Lo annunciano addolorati la moglie Anna, il fratello Stefano con la sua famiglia e la sorella Dora. I funerali si svolgeranno lunedì 1 giugno alle ore 8.15 nella Chiesa Parrocchiale di San Pietro di Quinto. Un ringraziamento particolare al personale della Clinica Villa Regina di Nervi per l'affetto e la disponibilità dimostrate. Un grazie di cuore alla signora Nadia Orsini e al Professor Cerri. Genova Nervi, 30 maggio 2009. La Generale Pompe Funebri Spa Tel. 010.41.42.41 = Serenamente si è spento Antonio Quaglia di anni 84 Lo annunciano addolorati la figlia Giancarla con Luciano e gli adorati nipoti Pushpa e Mario. I funerali si svolgeranno lunedì 1 giugno alle ore 10.30 nella Chiesa Parrocchiale della Natività di Cerano. Un Santo Rosario viene recitato oggi, domenica 31 maggio, alle ore 17.30 nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria dei Servi in via Cecchi. Genova, 30 maggio 2009 La Generale Pompe Funebri Spa Tel. 010.41.42.41 Luciano e Gloria Grasso abbracciano fraternamente Ugo, Gabriella e famiglia in questo doloroso momento per la scomparsa del papà INGEGNERE Franco Salerno Ferdinando e Silvia Garrè sono vicini a Ugo per la scomparsa del caro Papà Marco e Franca con Carlotta, Andrea e Carolina profondamente addolorati si stringono all'amico Ugo e partecipano il suo dolore per la perdita del papà INGEGNERE Franco Salerno Paolo Risso è fraternamente vicino all'amico Ugo in questo momento di grande dolore per la perdita dell'indimenticabile Franco Mauro e Bruna, Max e Paola profondamente colpiti partecipano con grande affetto al dolore di Ugo e famiglia per la scomparsa del papà INGEGNERE Franco Salerno Marco e Francesca abbracciano con tanto affetto Ugo nel triste momento della perdita del Papà Il Gruppo Banchero - Costa partecipa sentitamente al grave lutto dell'ingegnere Ugo Salerno e della sua famiglia per la perdita del padre INGEGNERE Franco Salerno Lorenzo Banchero e Pino Silvestri si uniscono al dolore dell'ingegnere Ugo Salerno e della sua famiglia per la scomparsa del caro papà INGEGNERE Franco Salerno Alberto Alberti con affetto ed amicizia partecipa al dolore di Ugo per la perdita del padre INGEGNERE Franco Salerno La Direzione e le Maestranze della "San Giorgio del Porto" partecipano al dolore dell'ingegnere Ugo Salerno per la scomparsa del Padre Il Gruppo Cambiaso Risso partecipa commosso al dolore dell'ingegnere Ugo Salerno e famiglia per la perdita del papà INGEGNERE Franco Salerno La Ottavio Novella S.p.A. e le Società del Gruppo esprimono sentite condoglianze all'Amministratore Delegato del RINA Ing. Ugo Salerno per la perdita del Padre Marco e Vera, Paolo e Rossana sono vicini all'amico Ugo per la scomparsa del papà INGEGNERE Franco Salerno Tutto lo staff tecnico e dirigenziale T. Mariotti partecipa al dolore dell'ing. Ugo Salerno amministratore delegato RINA per la perdita del padre INGEGNERE Franco Salerno Il Presidente Enrico Scerni, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale e il personale tutto di Rina Spa partecipano al dolore dell'ing. Ugo Salerno per l'improvvisa scomparsa del padre INGEGNERE Franco Salerno Genova, 31 maggio 2009. Il Presidente Gaspare Ciliberti, il Consiglio di Amministrazione, il Segretario Generale Paolo Gagliardi, il Collegio dei Revisori dei conti e il personale del Registro Italiano Navale partecipano al dolore dell'ing. Ugo Salerno per l'improvvisa scomparsa del padre INGEGNERE Franco Salerno Genova, 31 maggio 2009. Gaspare e Graziella Ciliberti sono fraternamente vicini a Ugo e partecipano al suo dolore per la scomparsa del papà INGEGNERE Franco Salerno Genova, 31 maggio 2009. Antonello e Margherita Pingiori partecipano al dolore di Ugo e della sua famiglia per la perdita del caro padre INGEGNERE Franco Salerno La Presidenza e le Direzioni di Metecno Spa e di Metecno Industrie Spa porgono le più sentite condoglianze all'ingegnere Ugo Salerno per la perdita del caro padre INGEGNERE Franco Salerno INGEGNERE Franco Salerno Un rimpianto: avrei voluto rincontrarlo. Maestro di stile e così lo ricordo. Ad Ugo e Piera un abbraccio. Amedeo e con me Lisa ed Elena. = È mancata all' affetto dei suoi cari Licia Volterrani di anni 87 Ne danno il triste annuncio le sorelle Amelia e Bruna, il cognato, i nipoti e i parenti tutti. I funerali saranno celebrati lunedì 1 Giugno alle ore 10 presso la parrocchia S. Margherita di Marassi. La presente quale partecipazione e ringraziamento. Campirio e Mangini Tel. 010.581.581- 010.321.437 = Improvvisamente è mancata all'affetto dei suoi cari Elvira Zuanazzi ved. Porcile (Mirella) Ne danno il triste annuncio i figli, la sorella, le nuore, i cognati e i nipoti. Il funerale verrà celebrato lunedì 1 giugno alle ore 10 nella Parrocchia San Rocco di Vernazza. Il Santo Rosario viene recitato oggi domenica 31 maggio alle ore 17.15 nella suddetta Parrocchia. Un particolare ringraziamento al Medico Curante Dott. Giorgio Di Benedetto. La presente quale partecipazione e ringraziamento. Genova, 29 maggio 2009. La Generale Pompe Funebri Spa Tel. 010.41.42.41 Il direttore, i docenti e il personale tutto del DICAT Università, partecipano con profonda commozione ed affetto al dolore di Franco Porcile per la scomparsa della mamma Elvira Zuanazzi ved.Porcile (Mirella) 1999â??31â??maggioâ??2009 Piero Arecco Ti ricordiamo con immutato affetto. La moglie, la figlia e le piccole Sara e Gaia. Sono passati 17 anni da quando ci ha lasciati Fernanda Barbetti La nostra cara mamma. = 1992â??â??2009 Nel ricordo dolcissimo di Gian Enrico Casiccia che vive nella luce del Signore con il suo Papà. Una Santa Messa in suffragio sarà celebrata lunedì 1 Giugno alle ore 18 nella Chiesa delle Sacramentine. Genova, 31 Maggio 2009 La Generale Pompe Funebri Spa Tel. 010.41.42.41 2008â?? 26â??maggioâ?? 2009 Renato Pallotta Uomo buono e generoso. I tuoi cari. 1999 â??31â??maggioâ?? 2009 Domenico Vallone Abbiamo molta nostalgia di te e della nostra mamma. I tuoi figli Franco, Toni, Gabriella. 31/05/2009

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Pescherecci cinesiper paura lascianoil mar giallo (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pescherecci cinesiper paura lascianoil mar giallo le reazioni SEUL. Le nuove sanzioni all'esame dell'Onu porteranno la Corea del Nord a reagire. L'avvertimento di Pyongyang è chiaro: «Se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite metterà in campo altre provocazioni, le nostre ulteriori misure di difesa saranno la risposta inevitabile», recita una nota del ministero degli Esteri, affidata all'agenzia ufficiale Kcna. Tanto per mettere in chiaro le intenzioni, il regime lancia un vettore a breve gittata, il sesto secondo Seul dopo l'esperimento nucleare di lunedì. Fatto partire dalla costa orientale, fonti sudcoreane ritengono si tratti di «un nuovo tipo di missile terra-aria». A New York va avanti il braccio di braccio di ferro tra lo schieramento che vede alla guida il Giappone e la Corea del Sud, per sanzioni esemplari («quanto accaduto è inammissibile», ha ribadito ieri il premier nipponico Taro Aso), e quello che fa capo a Cina e Russia, per provvedimenti non troppo duri i cui margini sono difficili da definire per l'isolazionismo del regime comunista. Pechino e Mosca ritengono che sanzioni pesanti costituirebbero che un ostacolo insormontabile per far ripartire i colloqui a Sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana. I pescherecci cinesi, intanto, abbandonano il Mar Giallo dove le tensioni tra le due Coree sono aumentate a seguito delle minacce di Pyongyang su un possibile scontro militare. Erano più di 280, ora sono 140. Le acque, luogo di scontri mortali nel 1999 e 2002, sono la cartina al tornasole per misurare i rapporti intercoreani: sono tornate calde dopo che la Corea del Sud ha aderito all'iniziativa anti-proliferazione delle armi a guida Usa, dopo il test nucleare di Pyongyang. 31/05/2009

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Addio buste di plastica Inizia il conto alla rovescia (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Entro il 2010 dovranno essere sostituite con quelle biodegradabili Addio buste di plastica Inizia il conto alla rovescia Ritenuti una delle invenzioni che più hanno cambiato la nostra vita, i sacchetti di plastica per la spesa sono però inquinanti, ci vuole tanto petrolio per farli e rimangono nell'ambiente decine e decine di anni. Da tempo si stanno prendendo nel mondo misure per limitarne l'uso. L'Unicoop di Firenze, prima tra le catene di grande distribuzione, li ha eliminati da tutti i suoi punti vendita anticipando leggi italiane e direttive Ue. Globalmente oggi si producono dai 500 a mille miliardi di buste di plastica l'anno: quasi un milione al minuto! In Italia se ne producono 260 mila tonnellate l'anno, con un consumo mensile di circa 2 miliardi. Nel nostro paese consumiamo da soli circa un quarto del totale dei sacchetti della spesa in plastica di tutta l'Ue che ne usa 100 miliardi l'anno. Un milione di tonnellate di plastica che in questo modo ogni anno vengono disperse nell'ambiente. I sacchetti di plastica per la spesa, i cosiddetti «shopper», finora sono stati fatti soprattutto in polietilene, prodotto che deriva dal petrolio e, per produrli, si usano energia e altri elementi chimici. I sacchetti di plastica sono riciclati solo in minima parte: in genere, il loro utilizzo ultimo è quello di contenitori per altri rifiuti e finiscono smaltiti negli inceneritori o, peggio, dispersi nell'ambiente. Nei campi, in mare, sulle coste si degradano in 10-20 anni e si dissolvono completamente in circa 200 anni. Ridurre l'utilizzo di sacchetti di plastica per la spesa è divenuto dunque un obbiettivo primario. A partire dal 2002 molti paesi hanno preso iniziative. Perfino in Cina - dove per descrivere il fenomeno dei sacchetti che inondano le strade è stato coniato il termine di «inquinamento bianco» - sono stati messi al bando quelli più sottili e ne è stata vietata la distribuzione gratuita nei supermercati. Anche in Europa si è corsi ai ripari, applicando tasse sui sacchetti di plastica usa e getta, promuovendo campagne di sensibilizzazione e arrivando a proibirne l'uso. In Italia, a legge Finanziaria del 2007 ha recepito la normativa comunitaria in cui è previsto che entro il 2010 i sacchetti in polietilene vengano sostituiti con quelli in materiali biodegradabili, le cosiddette bioplastiche. Se in Italia si evitasse la produzione delle buste di plastica si risparmierebbero circa 380 mila tonnellate di petrolio con una riduzione di circa 760 mila tonnellate di C02 disperse nell'atmosfera. Le bioplastiche sono fatte di amido di mais e oli vegetali nel giro di poche settimane si dissolvono.

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In Iran è allarme violenza in attesa delle elezioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

In Iran è allarme violenza in attesa delle elezioni ayatollah. Un attentato in moschea e spari contro un ufficio elettorale del presidente uscente, Ahmadinejad, destano la preoccupazione degli Usa per l'escalation nella provincia sudorientale del Sistan-Balucestan. La paura è che la sanguinosa guerriglia sunnita-sciita valichi i confini dell'Iraq. candidati. Mahmoud Ahmadinejad, supporter di Mehidi Karroubi e il riformista Mir Mousavi di Anna Momigliano A poco più di dieci giorni dalle elezioni presidenziali, l'Iran è scosso da una serie di violenze. Due attentati in due giorni, entrambi nella provincia sudorientale del Sistan-Balucestan, al confine con Pakistan e Afghanistan. Giovedì l'attacco alla moschea sciita di Zahedan, la capitale della provincia, in cui hanno perso la vita 25 persone. E il giorno successivo un altro attacco, contro l'ufficio per la campagna elettorale del presidente Mahmoud Ahmadinejad, sempre Zahedan: tre uomini armati avrebbero preso d'assalto l'ufficio, ferendo due attivisti e un bambino, riporta l'agenzia di stampa locale Irna. Si vota il 12 giugno, Ahmadinejad è dato per favorito. E ieri notte sono stati prontamente impiccati i tre uomini accusati della strage alla moschea. I fatti di violenza non sono rari in Iran in tempo di campagna elettorale. Durante la campagna del 2005, quella che portò all'elezione di Ahmadinejad, ci furono due attentati nella capitale e ad Ahvaz, una città nel Sud-ovest del Paese. Ma c'è qualcosa di molto preoccupante nei fatti recenti. Una tendenza iniziata ormai da anni, che suona come un campanello d'allarme anche per gli americani: non sarà che la guerriglia tra sunniti e sciiti che dilaga in Iraq rischia di estendersi a Iran e Pakistan? Lungo quel confine, del resto, gli scontri non sono nuovi: la regione del Balucestan si estende tra Iran e Pakistan ed è da tempo teatro di un'insurrezione di estremisti sunniti, forse legati ad Al-Qaeda. Nel febbraio del 2007 un duplice attentato aveva colpito la moschea di Zahedan, provocando la morte di 18 persone. Oggi come nel 2007, l'Iran, Paese a maggioranza sciita, ha addossato la colpa degli attentati contro la moschea a statunitensi e pakistani - che ovviamente rispediscono le accuse al mittente. L'attentato è stato già rivendicato dai Jundallah, "i soldati di Dio", terroristi sunniti legati all'insurrezione del Balucestan. Le autorità iraniane hanno arrestato e impiccato ieri tre uomini. E sempre i Jundallah sembrano responsabili dell'attacco agli uffici di Ahmadinejad. Teheran continua a sostenere che il gruppo sunnita è finanziato dagli Usa, ma gli americani, dal canto loro, sembrano molto preoccupati e temono che dietro l'insurrezione del Balucestan ci siano legami con Al-Qaeda e gli estremisti sunniti iracheni: «Notiamo con preoccupazione il trend recente di attentati contro moschee sciite in Iraq, Pakistan e Afganistan, e condanniamo con forza ogni tipo di violenza settaria» ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Ian Kelly. Anche l'Iran è a rischio di violenze settarie, insomma, e Washington se ne rende conto. Ma la preoccupazione principale per il momento resta il dossier nucleare. Specie dopo il test missilistico a medio-lungo raggio effettuato a fine maggio (e molto pubblicizzato) da Teheran: una mossa che molti hanno interpretato come una minaccia diretta a Gerusalemme. I test missilistici potrebbero essere in parte dettati dalle logiche interne pre-elettorali di Ahmadinejad, dalla necessità di catalizzare consensi attorno alla sua immagine di uomo-forte che non si piega all'Occidente, per distogliere l'attenzione pubblica da altri fronti, dove la sua popolarità è vacillante. Ahmadinejad deve fare dimenticare la povertà, la disoccupazione dilagante, il costo della vita che continua ad aumentare. Proprio lui che era stato eletto, al primo mandato, grazie a una campagna populista basata in larga misura sulle promesse ai poveri. La scorsa settimana Ahmadinejad ha fatto distribuire nelle zone rurali più povere del Paese 400 mila tonnellate di patate. I dissidenti, riportano le agenzie di stampa internazionali, lo hanno accolto a suon di slogan come «morte ai tuberi». Il principale avversario politico di Ahmadinejad sta tendendo invece una linea più moderata sulla questione nucleare. L'ex primo ministro riformista Mir Hossein Mousavi, l'unico che abbia qualche possibilità di essere eletto, ha detto di essere favorevole ai negoziati con i i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), più la Germania: «Sono d'accordo sui colloqui con il 5+1» ha detto Mousavi. Che poi ha aggiunto: «Non rinunceremo a nulla per ottenere la tecnologia, ma bisogna negoziare sui sistemi per garantire che il nostro programma nucleare non devii verso un piano militare». Ma, campagna elettorale o meno, gli israeliani si sentono sotto tiro. Domani infatti lo Stato ebraico sarà impegnato in un'esercitazione nazionale per preparare la popolazione civile in caso di attacco missilistico (dall'Iran). Anche dal Libano intanto ritorna a farsi sentire la minaccia iraniana. Ieri il leader del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha raccontato all'emittente Al Manar di ricevere armi dall'Iran «senza condizioni». In barba alle risoluzioni Onu sul disarmo delle milizie. 31/05/2009

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Ora per Fiat Sud America Cina e Bmw (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ora per Fiat Sud America Cina e Bmw di Fabrizio Goria Il giorno dopo l'accordo preliminare fra General Motors e Magna International si cominciano a vedere i dettagli dell'operazione Opel. Carl-Peter Forster, numero uno di GM Europe, gongola, affermando che «è l'inizio di un nuovo futuro per Opel, per i lavoratori, l'azienda e il marchio». Intanto, Fiat tira dritto e non smette di guardarsi intorno per nuove alleanze. Durante la notte più lunga per Opel, culminata con l'annuncio del ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbrück, alle 2.17 di ieri, è arrivata anche una telefonata del presidente Usa Barack Obama. Lo rende noto il Cancelliere Angela Merkel, che spiega che «Obama è stato determinante, ha favorito l'accordo con Magna e la prossima settimana sarà in Germania». I negoziati, in stallo dopo il rifiuto dei sindacati tedeschi ai 2.600 esuberi previsti da Magna, sono ripresi dopo la telefonata di Obama. General Motors ha preferito dare spazio alla liquidità offerta da Sberbank, la banca moscovita partner di Magna. Oltre al miliardo e mezzo di euro richiesto da GM, il gruppo austro-canadese ha messo sul piatto gli altri 300 milioni richiesti dagli americani mercoledì notte. La conferma arriva dal suo numero uno, Siegfried Wolf: «GM ci ha richiesto uno sforzo, noi lo abbiamo fatto e formalizzeremo tutto entro cinque settimane al massimo». Il ministro dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg ha specificato le modalità del prestito ponte: il governo federale contribuirà per 750 milioni e i Länder forniranno il resto. L'Assia, dove ha sede il quartier generale di Opel, Rüsselsheim (15.300 dipendenti) verserà 447 milioni, il Nord Reno-Westfalia (Bochum) 150 milioni, la Renania-Palatinato (Kaiserslautern) 102 milioni, e la Turingia (Eisenach) 51 milioni. La liquidità, assicura Steinbrück, verrà fornita già dalla metà della prossima settimana, dopo gli adempimenti burocratici del governo. Magna, intanto, ha reso noti alcuni degli aspetti del suo memorandum con GM. Anche con l'esborso, il governo tedesco non avrà una partecipazione nella nuova società, che sarà così composta: a Magna andrà il 20 per cento di Opel, a Sberbank il 35 per cento, a GM resterà il 35 per cento, mentre i dipendenti entreranno nella nuova entità con il 10 per cento. Gli esuberi complessivi saranno oltre 11mila, in tutti gli stabilimenti Opel del mondo. L'impianto di Anversa, in Belgio, sarà dismesso e i licenziamenti in Germania si concentreranno a Bochum ed Eisenach. Oliver Burkhard, leader del sindacato IG Metall di Bochum, ha spiegato l'appoggio all'intesa, giunto inaspettatamente dopo settimane di dissidi sugli esuberi: «Con Magna ci saranno tanti licenziamenti, ma ora tiriamo un respiro di sollievo, hanno migliorato le garanzie e solo con loro potevamo andare avanti». Per il presidente del consiglio di sorveglianza Opel, Klaus Franz, «le migliori certezze sono arrivate dalla non competitività del piano Magna e dall'apertura al mercato russo, grazie a Gorkovsky Avtomobilny Zavod (GAZ)». L'amministratore delegato dell'istituto di credito Sberbank, German Oskarovich Gref, al canale tv Vesti 24, ha affermato: «Nella mia testa, è una chance molto buona per la Russia per ottenere una delle più avanzate case automobilistiche in termini di tecnologia a un prezzo basso senza precedenti». Dello stesso parere Yelena Matveyeva, vice presidente di GAZ, che spiega come «l'acquisizione di Opel permette all'industria russa di cavalcare le onde mondiali, ci sarà un processo simbiotico che porterà Opel e GAZ fra i primi costruttori del pianeta». A Torino, invece, si accusa il colpo, ma non ci si perde d'animo. Marchionne lo aveva detto chiaramente all'inizio delle trattative: «Se Opel trova un'offerta migliore della nostra, la scelga». Restano da definire le partite per Saab, dopo che il governo svedese ha confermato che Fiat è interessata, e per GM Sud America. Non è da escludere però un interesse ad aumentare le partnership in atto, come quelle con BMW e PSA (Peugeot, Citroën). Ma la nuova sfida potrebbe essere quella cinese, dato che Bloomberg conferma i contatti tra Fiat e la cinese Guangzhou Automobile Group per formare una joint venture da 4,3 miliardi di yuan, circa 630 milioni di dollari. 31/05/2009

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A scuola dalle balene, intelligenti e solidali (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

A scuola dalle balene, intelligenti e solidali viaggi lenti Pino Cacucci ha raccolto nell'ultimo libro nuove storie del "suo" Messico e spiega cosa si può imparare dai cetacei 31/05/2009 daniela pizzagalli IL CONFRONTO tra il comportamento degli animali e quello umano non è sempre a nostro favore, anzi: Pino Cacucci nel suo ultimo libro "Le balene lo sanno" (Feltrinelli, 142 pagine, 12 euro) mette in evidenza l'intelligenza delle balene grigie che ogni anno ritornano fiduciose nelle baie della California messicana perché sembrano sapere che le leggi locali le difendono e che pacifici turisti in barca si divertiranno a farsi trasportare sui loro dorsi. «Il Messico mi ha insegnato molto e continua a insegnarmi» dice Cacucci «e mi riferisco a quella sorta di filosofia del vivere che Octavio Paz ha definito "mexicanidad". Si tratta soprattutto di un diverso rapporto con il tempo, sapersi liberare dalla fretta che ci costringe a restare sulla superficie, mentre fermarsi, ascoltare gli altri, consente, gradualmente, di entrare in profondità nelle situazioni, nei rapporti, in qualsiasi cosa si faccia nella vita. Comunque, non saprei dire quanta "mexicanidad" vi sia in me: quando sto in Italia tendo a perderla e farmi fregare dai ritmi odierni, ma mi basta tornare in Messico per recuperare un briciolo di sapienza del vivere quotidiano». Un ritmo "slow travel" che ha adottato anche per questo viaggio alla scoperta della California messicana, in compagnia di libri e musica adatti, ma forse è uno stile a portata dei pochi che hanno tempo a disposizione. «I messicani dicono: "hay más tiempo que vida". Intraducibile, ma il senso è che non puoi mai dire "non ho tempo", perché il tempo è eterno mentre la vita è a termine. Credo sia una questione di scelte: c'è chi pretende di vedere mille cose in una settimana, e poi torna a casa con una marmellata di immagini e sensazioni confuse in testa, e chi in una settimana si ferma ad assaporare un solo luogo e le persone che ci vivono. Certo, oggi posso viaggiare da privilegiato, ma ho cominciato a vagabondare da squattrinato, le esperienze che ho fatto e continuo a fare sono tutto ciò che ha un po' di valore nella mia vita. E temo sia una giustificazione, dire che non si hanno mezzi né"tempo", forse manca quel pizzico di coraggio che ci vuole per rinunciare alle misere sicurezze quotidiane e lasciarsi andare alla curiosità, senza la nevrosi di macinare chilometri scattando foto e girando video come pazzi solo per poi dire al ritorno: "L'anno scorso ho fatto il Kenya, quest'anno ho fatto il Messico, l'anno prossimo faccio la Cina?"» Pirati e missionari, artisti e conquistadores, passato e presente sfilano davanti agli occhi sgranati del lettore: il libro restituisce voce a una miriade di personaggi dimenticati. «Io prediligo quei messicani che hanno anteposto la dignità a qualsiasi altra cosa, ad esempio Dionisia Viarino, figura straordinaria di donna indipendente e fiera, rivoluzionaria e levatrice che scorrazzava per la Baja in automobile, la prima a guidarne una negli anni Venti in quelle zone desertiche. E certe figure di missionari gesuiti che lottarono strenuamente contro i soprusi dei nuovi conquistatori, i proprietari terrieri e i coloni assetati di ricchezze, schierandosi dalla parte degli indios, ma fu tutto inutile. E non dimentichiamo l'indomito capodoglio Mocha Dick, che ispirò a Melville il suo memorabile romanzo?». Anche le balene hanno una storia, e Pino Cacucci la racconta con tale ammirazione da rimpiangere che non siano loro a governare il mondo. Certo sarebbero diversi i valori fondanti della società. «Il primo sarebbe la solidarietà, perché le balene vivono in costante mutuo soccorso, condividono le informazioni sul cibo o sulla salvezza. Vivono in forme comunitarie che non hanno bisogno di capi e gerarchie, e questo le rende superiori a noi: sono anarchiche organizzate, in armonia tra loro e la natura. Amano il gioco, lo scherzo, persino il canto, ma solo le megattere. E sanno distinguere gli umani ben intenzionati - soddisfacendo la loro innata curiosità nei nostri confronti - malgrado secoli di massacri, e uccisioni sporadiche odierne. E soprattutto, se governassero loro, ci convincerebbero a non uccidere il mare come stiamo facendo. A parte i rifiuti tossici, comprese le scorie nucleari, e il fatto che ogni fiume riversa in mare quantità spaventose di sostanze inquinanti prime fra tutte i pesticidi, basti pensare all'assurdo del Mar Ligure, dove le balene avrebbero un loro santuario, ma si ritrovano con gli scarichi fognari di navi, traghetti, yacht, barche e barchette». La recente epidemia influenzale ha mostrato ancora una volta l'interdipendenza tra Messico e Usa. «Fu il dittatore Porfirio Díaz a coniare la celebre frase: "Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti". Certo, detta da lui, che al Messico fece solo danni? Però, da quando gli Usa si sono presi metà del territorio messicano con l'invasione del 1847-48, non è stato più possibile stabilire rapporti paritari. Obama non potrà fare miracoli, anche lui quando era senatore ha votato a favore della costruzione del Muro, come se i messicani fossero terroristi. In quanto alla recente mancata epidemia, resta un mistero capire come si possano innescare simili meccanismi mediatici devastanti, che hanno distrutto per almeno un anno il turismo in Messico. Oggi sappiamo che la limitata epidemia è iniziata negli Stati Uniti e dopo si è manifestata in Messico, eppure in Europa si sentono appelli a non andare in Messico, ma non negli Usa. "Ay, pobre México, tan lejos de Dios?"». 31/05/2009 MONDOMARE FESTIVAL letture e spettacolo con Soriga e Rossi 31/05/2009 Oltre agli incontri con Daria Bignardi e Pino Cacucci, Mondomare Festival ospita oggi a Lerici, alle 18.30 in piazza Mottino, Flavio Soriga, che presenta il racconto inedito "Pubblico elogio della leggerezza", che verrà letto e cantato dall'autore con Giovanni Peresson. Alle 22 il concerto di world music dei portoghesi Terrakota. Domani alle 18.30 in piazza Garibaldi "Pimpa Cappuccetto Rosso" con Gabriella Picciau e alle 22 alla rotonda Vassallo lo show della Banda Osiris. Venerdì 5 giugno, alle 21, alla Villa del Varignano a Porto Venere, Paolo Rossi leggerà"Terra padre" di Roberto Saviano 31/05/2009 PINO CACUCCI paesaggi dell'anima 31/05/2009 Delle meraviglie di Baja California, la più lunga penisola del mondo, Pino Cacucci, classe 1955, parlerà domani alle 19 in piazza Mottino a Lerici, in occasione di Mondomare Festival, con Flavio Soriga e Massimo Calandri, letture di Giorgio Scaramuzzino. Alle 20.30, sulla terrazza del Castello, Chiara Muti leggerà il suo racconto inedito dedicato alla pittrice messicana Frida Kahlo 31/05/2009

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L'ambiente non si salva a colpi di riunioni e summit ministeriali (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Commenti Pagina 348 L'ambiente non si salva a colpi di riunioni e summit ministeriali --> Il calendario 2009 dei vertici a livello di capi di Stato e di governo è tracciato: G8 in luglio a L'Aquila, G20 in settembre a Washington, summit delle Nazioni Unite in dicembre a Copenhagen. G8 e G20 saranno dei "G/allargati". Al summit dell'Onu sui cambiamenti climatici parteciperanno i Paesi della comunità mondiale. I temi in agenda nei "bigG" sono vari: crisi finanziaria globale, recessione dell'economia reale, incremento della disoccupazione, povertà nel Terzo mondo, soprattutto in Africa, ambiente/energia. L'analisi presente fa il punto sull'ultimo tema, aggiornando i precedenti approfondimenti pubblicati da L'Unione Sarda da due anni e mezzo circa. Due incontri a livello ministeriale sul tema risparmio-energetico/ambiente si sono svolti, il primo (energia) a Roma a inizio settimana in un G8 allargato a una ventina di Paesi, sotto la presidenza di Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico; il secondo (ambiente) a Parigi, sotto la presidenza di Jean-Louis Borloo ministro francese dell'Ambiente, con date e numero di Paesi partecipanti quasi coincidenti. L'Italia era rappresentata a Parigi da Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente. La riunione ministeriale sull'energia ha partorito, oltre alla solita manifestazione d'intenti su risparmio energetico, energie rinnovabili e rilancio di un programma contro la povertà energetica in Africa, tre dichiarazioni congiunte. La prima, dei ministri dell'Energia del G8 e del commissario europeo dell'Energia; la seconda dei ministri dell'Energia del G8, del commissario europeo dell'Energia e dei ministri dell'energia di Brasile, Cina, India, Corea del Sud, Messico, Arabia Saudita e Sudafrica. La terza, dei ministri dell'Energia del G8, del commissario europeo dell'Energia, dei ministri dell'Energia di Australia, Cina, India, Indonesia, Corea del Sud, Arabia Saudita, Algeria, Egitto, Libia, Rwanda, Sudafrica, Brasile, Messico, Turchia (questa, quasi un doppione della prima). Benché sia apprezzabile lanciare una "dichiarazione congiunta d'intenti", lo è meno quando se ne lanciano tre che trattano lo stesso argomento: ciò significa che esistono forti divergenze per affrontarlo seriamente. Nell'incontro è utile ricordare il ruolo svolto da Steven Chu, premio Nobel e ministro americano dell'Ambiente/Energia che ha confermato il programma eco-sostenibile del presidente Obama. L'incontro ministeriale sull'ambiente a Parigi si è tenuto a porte chiuse, date le divergenze esistenti, voluto dal governo francese che punta alla realizzazione del piano dell'Ue clima/energia 20.20.20. per il 2020. Il piano Ue va difeso come programma minimo al vertice Onu di dicembre a Copenhagen. La posizione dell'Ue è che essa potrà onorare i propri impegni a condizione che altri grandi Paesi inquinatori (Usa e Cina) facciano altrettanto. Questa richiesta è suffragata dai dati ufficiali sulle emissioni globali dei gas serra che passerebbero da 29 miliardi di tonnellate equivalenti CO2 nel 2006 a 40 miliardi nel 2030, se nulla si fa per limitarle. Partecipano al totale: Usa 7,1 miliardi; Cina 5,4 miliardi; Ue 5,1 miliardi. Queste quantità, ripartite per il numero rispettivo di abitanti, danno: Usa 23,7 tonnellate per abitante; Ue 10,3; Cina 4,1. Il che significa che un cittadino americano inquina quasi due volte e mezzo un cittadino europeo e sei rispetto a un cinese. Dato che gli Usa si impegnano a ridurre le emissioni gas serra solo del 6 per cento rispetto al 1990, ciò rappresenta meno di un terzo rispetto al 20 per cento del piano dell'Ue. Xie Zhenhua, vice-ministro cinese partecipante al forum di Parigi, ha dichiarato che «la Cina è determinata nella lotta contro le emissioni di gas serra, conciliando crescita economica, riconversione industriale, sradicamento della povertà, lotta al surriscaldamento globale», sostenendo che il suo Paese ridurrà nel 2009/2010 del venti per cento le spese energetiche e produrrà il dieci per cento di energie rinnovabili sul totale energetico e che essa è già la prima produttrice mondiale di energia solare con 140 milioni di metri quadrati di pannelli fotovoltaici. La lezione da trarre dalle due riunioni ministeriali a Roma e a Parigi è che molto probabilmente nulla di concreto su ambiente/energia e lotta contro il surriscaldamento globale uscirà dal G8 de L'Aquila a luglio e dal G20 di Washington a settembre. La "bagarre" sarebbe rimandata a Copenhagen a dicembre al vertice Onu, dove dovrà essere tracciata la "road map" per l'inizio dei negoziati del nuovo protocollo di Kyoto che sostituirà l'attuale alla sua scadenza nel 2012. ANTONIO MARONGIU - PARIGI (marongiuantonio@tiscali.it)

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Addio buste di plastica (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 31-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Entro il 2010 solo quelle biodegradabili Addio buste di plastica Ritenuti una delle invenzioni che più hanno cambiato la nostra vita, i sacchetti di plastica per la spesa sono però inquinanti, ci vuole tanto petrolio per farli e rimangono nell'ambiente decine e decine di anni. Da tempo si stanno prendendo nel mondo misure per limitarne l'uso. L'Unicoop di Firenze, prima tra le catene di grande distribuzione, li ha eliminati da tutti i suoi punti vendita anticipando leggi italiane e direttive Ue. Globalmente oggi si producono dai 500 a mille miliardi di buste di plastica l'anno: quasi un milione al minuto! In Italia se ne producono 260 mila tonnellate l'anno, con un consumo mensile di circa 2 miliardi. Nel nostro paese consumiamo da soli circa un quarto del totale dei sacchetti della spesa in plastica di tutta l'Ue che ne usa 100 miliardi l'anno. Un milione di tonnellate di plastica che in questo modo ogni anno vengono disperse nell'ambiente. I sacchetti di plastica per la spesa, i cosiddetti «shopper», finora sono stati fatti soprattutto in polietilene, prodotto che deriva dal petrolio e, per produrli, si usano energia e altri elementi chimici. I sacchetti di plastica sono riciclati solo in minima parte: in genere, il loro utilizzo ultimo è quello di contenitori per altri rifiuti e finiscono smaltiti negli inceneritori o, peggio, dispersi nell'ambiente. Nei campi, in mare, sulle coste si degradano in 10-20 anni e si dissolvono completamente in circa 200 anni. Ridurre l'utilizzo di sacchetti di plastica per la spesa è divenuto dunque un obiettivo primario. A partire dal 2002 molti paesi hanno preso iniziative. Perfino in Cina - dove per descrivere il fenomeno dei sacchetti che inondano le strade è stato coniato il termine di «inquinamento bianco» - sono stati messi al bando quelli più sottili e ne è stata vietata la distribuzione gratuita nei supermercati. Anche in Europa si è corsi ai ripari, applicando tasse sui sacchetti di plastica usa e getta, promuovendo campagne di sensibilizzazione e arrivando a proibirne l'uso. In Italia, a legge Finanziaria del 2007 ha recepito la normativa comunitaria in cui è previsto che entro il 2010 i sacchetti in polietilene vengano sostituiti con quelli in materiali biodegradabili, le cosiddette bioplastiche. Se in Italia si evitasse la produzione delle buste di plastica si risparmierebbero circa 380 mila tonnellate di petrolio con una riduzione di circa 760 mila tonnellate di C02 disperse nell'atmosfera. Le bioplastiche sono fatte di amido di mais e oli vegetali nel giro di poche settimane si dissolvono.

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Il diritto alla salute. Emergency mondiale (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

DOCUMENTARI «Domani torno a casa» Il diritto alla salute. «Emergency» mondiale Roberto Silvestri ROMA ROMA Il 4% della popolazione afghana è disabile. Colpa di mezzo milione di mine, esplosivamente scorrette, che stanno mutilando, dall'invasione brezneviana a oggi, e con una media di 15 feriti al giorno, gli abitanti di 27 delle 29 province che vivono nei 730 milioni di kmq del paese. Il 30% delle vittime sono bambini, che vivono, pericolosamente, soprattutto nelle aree rurali e montagnose, dove la segnaletica a fumetti anti-mine (che ancora negli anni 50 gli scolari italiani ben conoscevano) non ha rallentato il desiderio giocoso di raccogliere tutto ciò che si trova per terra, soprattutto quando ha l'invitante forme di un giocattolo, una penna o meglio ancora un'arma «da grandi» da scoprire come è fatta dentro. Per non parlare del Sudan dove è in corso, tra guerre civili e religiose, eserciti mercenari finanziati dall'occidente, provocazioni anche mediatiche di ogni tipo, un esodo in massa di intere etnie, forse un rimosso genocidio. Emergency, per festeggiare con un documentario metà soft metà insostenbile i suoi 15 anni da organizzazione indipendente e neutrale, sanitaria e non solo, che opera in zone di guerra e promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti e dell'eguaglianza umani, non ha voluto polemizzare con chi (Usa, Cina, Russia, Pakistan, Israele, India) non ratifica dal 2006 il trattato per la messa al bando delle mine antiuomo (l'australiano Dennis O'Rourke nel suo indispensabile Land Mines: a love story, 2004, anche su Gino Strada, ne parla). Ha preferito invece mostrare come si curano, gratuitamente, i 3 milioni di pazienti che si rivolgono a ospedali, Fap, centri pediatrici, maternità, e servizi in carcere di «Emergency». Applausi venerdì sera per Domani torno a casa, il documentario di Paolo Santolini e Fabrizio Lazzaretti che racconta, attraverso le disavventure parallele ma lontane di due piccoli e simpatici pazienti, il quindicenne sudanese Yagoub, malato di cuore, e l'afghano delle montagne Murtaza, 6 anni (e dei loro vicini di letto), le degenze (dal ricovero all'operazione al decorso postoperatorio al «ritorno a casa»), l'efficienza psicotecnologica e il senso etico-politico delle due strutture di Emergency: il centro cardiochirurgico «d'eccellenza» di Al Fashir in nord Darfur e il centro chirurgico di Kabul (perennemente controllato da elicotteri militari) dove si amputano quotidianamente arti, mani, piedi, gambe, occhi, per la goduria dell'industrali delle protesi (Mahkmalbaf). Prodotto dalla Magnolia (che riempie di programma e format, da Markette a Armi e bagagli, da Tintoria a Il mercante in fiera, ogni tipo di tv, pubblica, commerciale, satellitare o berlusconiana), il Nuovo Sacher pieno, un Nanni Moretti asciutto e laconico, nessun accenno al sindaco Alemanno (che ha negato le sue oggettive responsabilità nella cancellazione della proiezione all'Aquila), il film è stato raccomandato da Vauro in persona: «fidatevi, seri e profondi questi documentaristi in presa diretta, che fanno cinema della realtà. Sono di parte? Il film non è obiettivo? Non è possibile l'obiettività in questa guerra».

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Migliaia in piazza a Hong Kong venti anni dopo Tienanmen (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'ex colonia tornata cinese è protetta da uno statuto speciale Migliaia in piazza a Hong Kong venti anni dopo Tienanmen PECHINO. Migliaia di persone hanno preso parte ieri ad Hong Kong ad una manifestazione in ricordo delle vittime del massacro di Tiananmen, la piazza centrale di Pechino sulla quale centinaia di persone vennero uccise il 4 giugno 1989, quando l'esercito intervenne per sgombrarla dagli studenti che la occupavano da quasi due mesi. Tra gli altri era presente Xion Gang, uno dei dirigenti della protesta studentesca, che oggi vive negli Usa. La manifestazione è iniziata nel Victoria Park e si è conclusa davanti agli uffici del governo di Pechino, dopo una «marcia» che si è protratta per oltre due ore. «Molte persone sono venute anche dalla Cina - ha affermato Szeto Wah, uno dei fondatori del Partito Democratico di Hong Kong - e in qualche modo il messaggio arriverà anche nel resto del Paese». Anche quest'anno, le Madri hanno chiesto a Pechino di «dire la verità», fornendo il numero ed i nomi delle vittime e di rivedere il giudizio liquidatorio che venne dato sul «moto controrivoluzionario». La protesta conferma la forza dei gruppi democratici di Hong Kong, che hanno 19 dei 30 deputati del Consiglio Legislativo (il Parlamento) eletti direttamente dai cittadini (altri 30 vengono scelti dalle associazioni professionali alleate del governo di Pechino). Diventata nel 1841 una colonia britannica, Hong Kong è tornata nel 1997 sotto la sovranità della Cina, in base ad un accordo tra i governi di Londra e di Pechino, con lo status di «Speciale Regione Amministrativa» (Sar), che le garantisce una larga autonomia sulla base di una mini-Costituzione (la'basic law') il cui obiettivo ultimo è quello di portare il territorio a una democrazia compiuta. A raccontare quel giorno c'è Fang Zheng, 43 anni. Un carro armato lo investì e gli schiacciò le gambe. «In quel momento ero cosciente che il carro armato mi stava schiacciando - racconta Fang - ricordo di essere stato trascinato per qualche tempo sulla strada, forse perchè i miei pantaloni e le mie gambe erano presi tra i cingoli di metallo del carro. In ospedale - ricorda Fang - mi resi conto che quei sobbalzai di cui mi ricordavo erano provocati dal mio stesso corpo che veniva trascinato dal carro armato. Quando fui libero dalla morsa, i miei occhi erano ancora leggermente ricettivi e vidi un osso bianco uscire fuori dalla mia gamba...». Fang fu operato all ospedale di Jishuitan, dove gli furono amputate entrambe le gambe. Un volta dimesso dall'ospedale gli chiesero se poteva dire che era stato investito da un veicolo militare e non da un carro armato. «Risposi di no».

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un carro armato mi schiacciò le gambe in piazza tienanmen (sezione: Globalizzazione)

( da "Centro, Il" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 12 - Attualità «Un carro armato mi schiacciò le gambe in piazza Tienanmen» L'ex studente è oggi un atleta senza gambe, ma la Cina l'ha escluso dalle gare PECHINO. Mentre scappava da piazza Tienanmen appena occupata dai militari, in quella tragica notte fra il 3 e il 4 giugno 1989, un carro armato lo investì e gli schiacciò le gambe. E quando in seguito divenne un atleta in carrozzella, il suo coinvolgimento nelle proteste gli costò l'esclusione da un torneo internazionale. Fang Zheng, 43 anni, ne aveva 23 nel giugno '89. Poco dopo aver lasciato piazza Tiananmen, stava camminando tra la folla che lentamente si allontanava, lasciando campo libero ai soldati che l' avevano occupata. Con lui c'era una sua compagna di Università, terrorizzata. I due ragazzi erano arrivati all'incrocio sul Viale della Pace Eterna, quando si accorsero che alle loro spalle stava avanzando, a velocità sostenuta, un carro armato. «Feci appena in tempo a spingerla verso le sbarre che delimitavano la strada, però non potevamo attraversarla, perchè il carro armato era già molto vicino a me - racconta -. Era troppo tardi per schivarlo. A causa del fumo delle bombe lacrimogene non vedevo chiaramente». Finchè vide il carro armato avanzare e travolgerlo. «In quel momento ero cosciente che il carro armato mi stava schiacciando» racconta Fang. Fang fu operato all' ospedale di Jishuitan, dove gli furono amputate entrambe le gambe. Il suo sogno di diventare un campione di lancio del disco era infranto. Quando, dimesso dall'ospedale, tornò all'Università, gli chiesero se confermava il racconto fatto ai poliziotti poche ore dopo l'operazione. «Mi chiesero se potevo dire che ero stato investito da un 'veicolo militare' e non da un carro armato. Risposi di no. Dissi che sapevo distinguere e avevo visto chiaramente il cannone e i cingoli del carro...». Nonostante la mutilazione, Fang si impegnò. Sapeva che nel 1994 si sarebbero svolti i Giochi per Disabili dell'Estremo Oriente e Sud Pacifico. Si impegnò e nel 1993 fu selezionato. Un giorno gli fu detto che sarebbe stato ricevuto da Deng Pufang, fondatore della Federazione dei Disabili. Pufang è figlio di Deng Xiaoping, il leader succeduto al presidente Mao Zedong, e ha perso l'uso delle gambe per le violenze subite dagli avversari politici di suo padre. Ma invece di Deng lo ricevettero dirigenti sportivi che si erano già occupati dei suoi allenamenti; gli dissero chiaro e tondo che avrebbe dovuto tacere su come si era ferito con gli altri atleti e con i giornalisti. E non avrebbe potuto frequentare ambienti degli oppositori democratici. Ma non basta, alla fine viene escluso, ufficialmente la sua gara è annullata. Gli promettono un lavoro, non arriva. Però gli danno il passaporto e parte per gli Usa, ospite di un'organizzazione di esuli cinesi. «La ragione per la quale mi hanno autorizzato ad andare - spiega - è che lì mi posso comprare degli arti artificiali, grazie all'aiuto di alcuni amici... Però non ho detto che vorrei partecipare a una delle commemorazioni del 4 giugno...».

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l'appello di vandana shiva "boicottiamo le aziende che distruggono l'ambiente" - (segue dalla copertina) francesca caferri (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 23 - Esteri L´intervista L´ecologista indiana in prima linea contro la globalizzazione L´appello di Vandana Shiva "Boicottiamo le aziende che distruggono l´ambiente" (SEGUE DALLA COPERTINA) FRANCESCA CAFERRI Signora Shiva, perché questa è una questione globale? «L´Amazzonia non è solo una foresta. Non è solo del Brasile. è, prima di tutto, il più grande deposito di biodiversità del mondo. Il più importante contributo alla stabilità climatica e idrogeologica che ci sia rimasto sulla terra. Per questo è una questione mondiale. E posso dire, per averlo visto con i miei occhi, che la distruzione che sta avvenendo lì e la lotta impari degli indigeni contro le imprese che vogliono legno e materie prime e a cui non importa nulla di loro, è una questione globale e come tale andrebbe trattata. Dai governi per primi». Cosa dovrebbero fare? «Dovrebbero innanzitutto dimenticare la parola profitto quando si parla di questa zona del mondo. Gli unici investimenti in Amazzonia dovrebbero essere diretti a garantirne la sopravvivenza e la protezione. Questo da solo dovrebbe essere considerato un guadagno, in termini di stabilità. Quello che mi aspetto concretamente è la formazione di un´alleanza globale fra i paesi in nome della conservazione dell´Amazzonia». Il G8 che si svolgerà fra qualche settimana in Italia ha la tutela dell´ambiente e il cambiamento climatico fra i punti principali della sua agenda. Crede che il discorso sull´Amazzonia potrebbe essere affrontato lì? «Francamente non mi aspetto molto dal G8. Mi aspetto molto di più dal G20, il vertice allargato a cui prendono parte i paesi cosiddetti emergenti e, in questo caso, il Brasile. è quella la sede per spingere verso un cambiamento. Quello che è successo dal settembre dello scorso anno ad oggi - il crollo dei mercati, lo scoppio della bolla dei mutui, la crisi finanziaria globale - avrebbe dovuto insegnarci qualcosa. Che il modello di sviluppo cieco, che distrugge tutto intorno a sé, che punta solo al profitto, non funziona. Non funziona più. Eppure questo è il modello di sviluppo che sta distruggendo l´Amazzonia. Per guardare al futuro dobbiamo pensare a un modello diverso, illuminato lo definirei. Dove l´idea di futuro e quella di sviluppo convivano». In questo modello che ruolo hanno i consumatori finali? Come lei sa bene il rapporto di Greenpeace li chiama in causa direttamente, mettendo sul patibolo marchi che sono fra i più conosciuti al mondo… «I consumatori possono molto. La prima cosa da fare sarebbe stabilire una moratoria internazionale su qualunque bene che sia collegato in qualche modo alla distruzione dell´Amazzonia. Questo spetta ai governi, ma poi devono scendere in campo anche i consumatori. Pensiamo a quello che è accaduto con l´influenza suina in Messico: colti dal panico, i consumatori hanno imposto ai supermercati di tutto il mondo di non vendere più carne arrivata dal Messico. Le esportazioni sono crollate nel giro di qualche giorno. O pensiamo al movimento che si è sviluppato in molti paesi d´Europa contro gli organismi geneticamente modificati: le proteste hanno imposto alle catene di distribuzione di essere OGM free, almeno in parte. Ora, lo stesso si può fare per l´Amazzonia: i consumatori possono fare pressioni sui negozi perché non vendano nessun prodotto che non sia "Amazon free". Rispettoso dell´Amazzonia, non derivato dalle sue materie prime. E poi dovrebbero chiedere di consumare solo carne locale: in questa maniera le importazioni dal Brasile crollerebbero». Tutto questo però creerebbe un danno grave all´economia del Paese: e non possiamo dimenticare che parliamo di uno stato in cui buona parte della popolazione vive ancora in povertà… «La maggior parte delle coltivazioni e degli allevamenti in Amazzonia sono illegali. Da questa economia guadagna solo chi commercia in modo illegale, non il paese». Parliamo delle popolazioni indigene: come lei sa, molti sostengono che la vicinanza con la "civiltà" sia per loro un bene. Qual è la sua opinione? «Io non sono d´accordo. Se guardiamo al futuro e a quello che ci serve per andare avanti, capiremo che l´elemento fondamentale è una relazione bilanciata con la terra. Un sistema di conoscenza e di vita che non sia basato sullo sfruttamento ma sull´armonia. In questa materia gli indigeni hanno molto da insegnarci, non sono certo dei primitivi. Primitivi mi sembrano piuttosto quelli che li vogliono cacciare».

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È nato il partito trasversale delle contraddizioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

È nato il partito trasversale delle contraddizioni Dino Cofrancesco Le vicende della Fiat e i blitz di Sergio Marchionne e di Luca Cordero di Montezemolo sui mercati dell'auto nordamericano e tedesco hanno miracolosamente unificato destra e sinistra, trasformandole in una unica tifoseria nazionale, quale si formava solo durante i campionati mondiali di calcio. L'interessamento è comprensibile e l'ironia contenuta nei brillanti articoli dello scettico Marcello Veneziani su Libero è fuori luogo. In questo entusiasmo per quello che potrebbe considerarsi un prodotto da manuale della globalizzazione, c'è, però, qualcosa che non convince, soprattutto se "visto da sinistra". Ma non s'era detto, almeno da gran parte della cultura postcomunista, che la globalizzazione era il cancro del secolo e che il capitalismo apolide era il nemico da battere? Le multinazionali sono esecrabili solo quando hanno le loro sedi a Los Angeles o a Hong Kong? Misteri dell'ideologia italiana! In realtà, la crisi di identità che attraversa la sinistra non riguarda più, come un tempo, le strategie da adottare per la conquista del potere - gradualismo socialdemocratico, rivoluzione, riforme di struttura - ma la visione del mondo o, in parole più semplici, l'analisi e la valutazione della politica e dell'economia nel XX secolo. Karl Marx definiva l'ideologia «falsa coscienza» in riferimento alle motivazioni che le classi sociali dominanti danno delle proprie azioni. Il meccanismo della razionalizzazione - per cui, nell'esempio classico, il proprietario di schiavi teorizza la diversa natura di questi rispetto agli uomini liberi - non riguarda solo i contenuti delle credenze ideologiche ma, altresì, i loro «usi» strumentali. Le teorie razziste, che dividono l'umanità in razze inferiori e superiori, si prestano a legittimare un dominio di «classe» (sociale) quanto l'esaltazione dell'89, dei "diritti dell'uomo e del cittadino", della liberazione dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, si prestano a legittimare un dominio di «ceto» (politico). Nei Paesi comunisti lo stesso materialismo storico era diventato la foglia di fico che consentiva a un'élite squalificata di nascondere le sue nudità e mantenersi al potere. Oggi sono i discorsi sullo sviluppo sostenibile, sulla necessità di mettere le briglie al mercato selvaggio, di ripensare radicalmente il rapporto tra economia e morale, che rischiano di diventare l'ultimo rifugio degli sconfitti della storia - e sconfitti per la sostanziale incapacità di curare, con le loro ricette collettiviste, i mali oggettivi indotti dalla modernità. Con esiti schizofrenici persino divertenti. Pensate a quel che capita durante le festività natalizie. Gli stessi giornali che, nelle pagine culturali, ospitano preoccupate diagnosi di pensosi sociologi e di filosofi politici sul «dove andremo a finire» col nostro dissennato consumismo, in quelle politiche e sindacali pubblicano interviste di politici e di sindacalisti preoccupati del declino delle vendite (ovvero del fatto che si abbattono meno alberi, che non si comprano abbastanza prodotti inquinanti, apparecchi che aumentano il fabbisogno di elettricità e dei necessari barili di petrolio). Insomma dobbiamo consumare sempre di più per tenere alti i livelli di occupazione ma, nello stesso tempo, dobbiamo guardarci dal saccheggiare un pianeta sempre più povero di risorse. La maniera concreta di far quadrare il cerchio può ben dirsi «la madre di tutti i misteri», anche se, sotto sotto, per molti «...un modo ci sarebbe» ed è quello di far governare il mercato dall'«interesse pubblico» secondo il modello di pianificazione della destra totalitaria riciclato a sinistra, che non sopprime la proprietà privata delle grandi imprese e delle banche ma le subordina a "finalità sociali" (indicate, ovviamente, dai partiti). Con questi rilievi, a scanso di equivoci, mi guardo bene dal negare l'esistenza dei problemi, anche drammatici, che incombono sulla società contemporanea: a cominciare dall'inquinamento - anche acustico - troppo spesso sottovalutato. Stento, però, a capire le ragioni del tanto parlare, in tema di sfide ambientali e di "nuova economia", dei nuovi diritti dei cittadini quando, nei testi classici del liberalismo occidentale si trovano scolpiti a chiare lettere quelli vecchi ancor così poco rispettati. Nei saggi sul governo civile, scritti tre secoli fa, John Locke non poneva, accanto alla libertà e alla proprietà, il diritto alla vita? E, un secolo dopo, Immanuel Kant non teorizzava che si era liberi di fare tutto ciò che non reca danno agli altri? Ebbene la ciminiera che rende l'aria irrespirabile e provoca nel vicino abitato un elevato numero di tumori ai polmoni, la fabbrica che, con le sue discariche, rende mortale il bagno nel fiume, il tubo di scappamento che intossica i pedoni e fora i loro timpani non sono tutti esempi di un agire che reca danno al prossimo? Un governo serio e responsabile dovrebbe provvedere a che ciò non avvenga, indipendentemente dalle ricadute sociali in termini di occupazione così come dovrebbe garantire le libertà di coscienza e di espressione indipendentemente dalle suscettibilità etiche o religiose che ne vengono colpite e la proprietà privata indipendentemente dalla funzione sociale svolta dai titolari. Se ciò non avviene è per colpa del sezionalismo, il fenomeno, denunciato da Luigi Einaudi, per cui si costituiscono blocchi di interesse trasversali alle classi sociali (sia per l'operaio Fiat che per Marchionne tre auto per famiglia sarebbero l'ideale?) che inducono i governi a essere attenti a non schiacciare troppe uova e gli intellettuali organici a ricorrere ad analisi complesse, fumose, che chiamano in causa appunto i nuovi "standard di vita" per la salvezza del pianeta. E per quella delle intramontabili caste. Dino Cofrancesco è docente di Storia del pensiero politico all'Università di Genova. 01/06/2009

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Tre tazzine quotidiane in Italia: il rito è donna e si beve dolce (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM (CAFFE) data: 2009-06-01 - pag: 26 autore: INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A cura de Il Sole 24 ORE System RICERCHE Un'indagine elaborata da Nespresso ha tracciato il profilo dei consumatori Tre tazzine quotidiane in Italia: il rito è donna e si beve dolce U na media di cinque tazzine al giorno: sono i tedeschi i maggiori consumatori di caffè al mondo. Al secondo posto gli Usa (3,2 tazzine). Solo terzi gli italiani, con tre tazzine quotidiane. I dati sono il risultato di una ricerca dell'osservatorio giornalistico internazionale ‘Nathan il saggio', che ha monitorato dall'1 gennaio 2007 al 30 gennaio 2009 circa 500 articoli sulle principali testate di 12 nazioni nel mondo. In classifica, anche Austria (2,6 tazzine), Spagna (2,5) e Francia (2,3), dove il consumo di caffè sta crescendo notevolmente, oltre alla Cina (1 tazzina al giorno). Ultima, la Gran Bretagna (0,1). In Germania, l'acquisto di miscele certificate è cresciuto nell'ultimo anno del 10%, mentre in Russia l'incremento arriva al 13%. Tra le motivazioni espresse dagli intervistati sulla loro predilezione per l'espresso: gratifica e migliora le capacità mentali, è un momento per staccare e riprendere la carica e, per gli asiatici, un simbolo che avvicina allo stile di vita occidentale. Una curiosità: tra i Paesi consumatori, sta crescendo notevolmente il Brasile, che è anche il maggiore produttore mondiale (46 milioni di sacchi prodotti nel 2008). Nell'esercizio novembre 2007- ottobre 2008, i consumi interni di caffè sul mercato brasiliano sono cresciuti del 3,2% rispetto al precedente periodo, per un quantitativo di 550 milioni di sacchi in più. In termini pro-capite il consumo annuo si colloca a 5,64 kg annui di caffè crudo (grossomodo come l'Italia), pari a 4,51 kg di caffè torrefatto. Secondo la ricerca “Tendências do Consumo do Café no Brasil em 2008”, condotta da TNS InterScience, 9 brasiliani su 10 (di età superiore ai 15 anni) bevono caffè almeno una volta al giorno. Tornando all'Italia, Nespresso ha tracciato un profilo del consumatore italiano. Lo studio dice che le donne consumano più caffè degli uomini (52% contro 48%) e che le aree dove se ne beve di più sono il nord-ovest, il sud e Sicilia. In particolare, il contributo maggiore dei consumi spetta al Sud (con il 29.4% in volume e il 28% in valore) seguito dal Nord Ovest (29.1% in volume e 29.7% in valore), dal Centro (20% - 20.2%) e dal Nord Est (21.5% - 22.1%). Il 69% degli italiani beve il caffè al mattino, mentre il 53% lo prende dopo pranzo; il 35% lo consuma amaro, il 46% preferisce aggiungere lo zucchero. La ricerca individua sei categorie di consumatori di espresso: ci sono gli ‘abitudinari', che sono il 28% e vedono nel caffè un rito irrinunciabile, e i ‘costretti', quel 21% che si concede una tazzina al mattino per darsi la carica necessaria ad affrontare la giornata; i ‘ritmici' (18%) considerano il caffè come la bevanda che fissa i ritmi della giornata, mentre i ‘funzionali' (15%) sono coloro che, attenti alla salute, ne valutano gli effetti benefici. I ‘limitati', che non bevono più di un espresso al giorno, sono l'11%, mentre i ‘dipendenti', quelli che non possono assolutamente farne a meno, sono il 7%. Il mercato del caffè attraversa da molti anni la fase di maturità dei consumi. La penetrazione del prodotto nelle famiglie italiane è prossima al 100% e non vi sono spazi di ulteriore crescita per l'allargamento del parco famiglie. Inoltre, il segmento moka è un comparto fortemente concentrato, oltre il 70% delle vendite complessive, sia in valore sia in volume, nel canale iper + super + superette è coperto dai primi tre produttori. è un settore, quindi, ad alta intensità di marketing; le aziende investono largamente sulla comunicazione puntando a guadagnare o conservare rilevanti quote di mercato sul piano nazionale. I consumi di caffè casalingo rappresentano circa il 70% del mercato, il canale ho.re.ca. il 25%, la distribuzione automatica, canale in forte crescita, il rimanente 5%.

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Borse europee attese in rialzo, aiutano prezzi materie prime (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

LONDRA (Reuters) - Le borse europee sono attese in rialzo, sulla scia di Usa e Asia, con i forti prezzi delle materie prime che dovrebbero aiutare le azioni dei settori energia e minerario. Alle 8,05 italiane i futures su DJ Euro STOXX 50, DAX tedesco e CAC 40 francese sono in rialzo dell'1,7-1,8%. Il settore manifatturiero in Cina continua a espandersi moderatamente a maggio, con il miglioramento degli ordini all'esportazione. L'indice dei direttori (PMI) di aprile è calato leggermente a 53,1 da 53,5 di aprile, ma resta sopra quota 50 per il terzo mese consecutivo, il confine che delimita espansione da contrazione. La notizia che General Motors Corp porterà i libri in tribunale ha tolto ai mercati incertezza a breve termine. Le azioni legate alle materie prime sono previste in rialzo dopo che il greggio è in rialzo dell'1% sui massimi da sette mesi.

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NordCorea, Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

NordCorea/ Questa volta Kim Jong il l'ha fatta grossa... Lunedí 01.06.2009 08:20 Prima il test nucleare, poi i due missili a corto raggio: la Corea del Nord ha deciso di ignorare le esortazioni dell'ONU, le minacce degli USA e gli inviti alla moderazione dei grandi alleati Cina e Russia. Invece lo sfoggio di arroganza nucleare e la retorica bellicosa contro gli imperialisti occidentali e la Corea del Sud sono continuati. Questa volta però il dittatore settantaseienne Kim Jong Il potrebbe aver tirato troppo la corda, visto che i suoi storici protettori (e finanziatori) sono alquanto indispettiti. È un po' presto per scoprire se il disappunto della Cina e della Russia sia genuino o se faccia parte di una possibile commedia diplomatica. Stando alle dichiarazioni ufficiali e secondo le più credibili fonti di intelligence, Mosca e Pechino sembrano davvero averne abbastanza di questo piccolo e riottoso alleato, di cui peraltro sono i primi partner commerciali. Vale la pena di esaminare quanto riportato pochi giorni fa dal Global Times, ritenuto da sempre il megafono ufficiale del regime cinese: "Non c'è ragione per la Cina di mantenere ulteriormente la passata politica nei confronti del suo indisponente vicino". Così la politica cinese verso l'imprevedibile alleato sarebbe "ad un punto di svolta" poiché "la mossa provocatoria della Corea del Nord ha peggiorato l'ambiente internazionale e regionale e il paese è ora condannato ad essere marginalizzato dalla sfiducia della comunità globale e ha handicappato lo sforzo cinese di prevenire la nuclearizzazione della Penisola Coreana e di mantenere pace e stabilità nel Nord Est asiatico". È davvero la prima volta che la Cina si esprime in una condanna così clamorosa dell'operato nordcoreano. pagina successiva >>

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NordCorea, Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.2 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

NordCorea/ Questa volta Kim Jong il l'ha fatta grossa... Lunedí 01.06.2009 08:20 La verità è che fino ad oggi gli incontri a sei (le due Coree, Giappone, Cina, Russia e USA) promossi soprattutto dalla diplomazia cinese per contenere le ambizioni nucleari di Pyongyang sono risultati inutili, mentre la sua recente mossa nucleare pare quasi un provocatorio benvenuto alla nuova amministrazione americana, facendoci riflettere se a questo punto sia in effetti appropriato ridurre il piano difensivo missilistico auspicato dalla amministrazione Bush, come vuole Obama. Purtroppo le sanzioni sono al momento le uniche armi contro la bellicosità nordcoreana. Specie adesso che apprendiamo dagli USA che nessuna ritorsione militare risolutiva può essere al momento presa in considerazione. Il Segretario alla Difesa americano Robert Gates ha dichiarato la scorsa settimana che non c'è semplicemente nulla che gli Americani possano fare per impedire a Pyongyang di sparare i suoi missili e di testare il proprio arsenale nucleare. Secondo Gates al massimo la US Navy potrebbe considerare di abbattere un missile errante che appaia diretto alle Hawaii. < < pagina precedente pagina successiva >>

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NordCorea, Kim Jong il l'ha fatta proprio grossa pag.3 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

NordCorea/ Questa volta Kim Jong il l'ha fatta grossa... Lunedí 01.06.2009 08:20 Gates sembra rasserenato dalle analisi dei servizi di informazione, che assicurano che il Nord Corea non è in grado di costruire missili a lunga gittata. Ma questa è una visione a breve termine che non tiene conto dell'escalation che questi test possono innescare e che potrebbe portare il Sud ad azioni militari, magari con l'appoggio tecnologico e di ELINT (electronic signal intelligence) giapponese. Una possibilità che invece Cina e Russia sembrano aver preso in considerazione. Anche perché risulta che la Corea del Nord possegga abbastanza plutonio da costruire almeno sei atomiche, più 8000 barre esauste che, se riprocessate, consentirebbero di ottenere 6/8 chili di plutonio, quanto basta per un'altra bomba. In sintesi anche in questa situazione la comunità internazionale e in particolare gli Stati Uniti sono costretti a fare affidamento ai buoni uffici dei cinesi (creditori dagli USA di ben 800 miliardi di Buoni del Tesoro) per ricondurre a più miti consigli il folle Kim Jong Il. Questo vorrà ovviamente dire che i temi del rispetto dei diritti umani in Cina o del Tibet dovranno essere nuovamente accantonati pur di ottenere da Pechino un intervento risolutivo. La sensazione è che questi importanti temi continueranno a scivolare in secondo piano fintanto che il mondo avrà bisogno in Oriente di un elemento stabilizzante credibile, un ruolo che la Cina sembra ben felice di assumere, ad un prezzo però. www.arduinopaniccia.net < < pagina precedente

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BORSA TOKYO: NIKKEI +1,6, TETTO PIU' ALTO DA 8 MESI (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

BORSA TOKYO: NIKKEI +1,6, TETTO PIU' ALTO DA 8 MESI (AGI) - Tokyo, 1 giu. - Sospinta dai segnali di ripresa dell'economia (in particolare la ripresa della domanda dalla Cina) e ovviamente dalla notizia che il colosso automobilistico Usa, General Motors, annuncera' oggi la bancarotta, mettendo fine in questo modo a un clima di incertezza, la borsa di Tokyo ha chiuso su terreno positivo, conquistando un picco che non raggiungeva da 8 mesi. L'indice-guida Nikkei ha cosi' guadagnato 155,25 punti e chiuso a 9.677,75, migliore chiusura dal 7 ottobre. (AGI) 01/06/2009 - 08:57

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Buon risveglio per le Borse europee (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Buon risveglio per le Borse europee (Teleborsa) - Roma, 1 giu - Sorridono in avvio di giornata e di settimana le principali borse europee, di riflesso al buon finale di venerdì scorso di Wall Street ed al rialzo di oggi di Tokyo. Le piazze asiatiche hanno fetseggiato i segnali di ripresa provenienti dalla Cina, con l'indice del settore manifatturiero in rialzo per la terza volta consecutiva, oltre la soglia dei 50 punti che indica lo spartiacque tra espansione e contrazione. I mercati del vecchio continente beneficiano, inoltre, dell'ottima performance delle materie prime e degli energetici, dopo che il petrolio ha toccato nuovi massimi del 2009. Dal fronte valutario l'euro consolida le basi precedenti, dopo lo sprint della scorsa ottava che l'aveva portato oltre quota 1,41 USD. Il mercato valutario resta a guardare in attesa del PMI della zona euro e di alcune statistiche a stelle e strisce come i redditi e consumi personali di aprile, l'ISM manifatturiero di maggio e le spese per costruzioni di aprile. Occhio poi agli eventi in calendario in questa settimana, con le riunioni di giovedì di politica monetaria del Boe e della Bce e le statistiche sul mercato del lavoro USA di venerdì. Sulle prime rilevazioni Bruxelles mostra un vantaggio dello 0,88% a 2089,7 punti, Parigi un rialzo dell'1,73% a 3334,33 punti ed Amsterdam un incremento del 2,23% a 265,24 punti. Segno più anche per Francoforte +2,01% a 5040,03 punti, Londra +1,32% a 4474,03 punti e Madrid +1,56% a quota 9578,2. Occhio al comparto automobilistico, in attesa che il presidente americano, Barack Obama, annunci nel pomeriggio la bancarotta di General Motors. Gm farà ricorso al Chapter 11 e la bancarotta durerà 60-90 giorni. Il Tesoro Usa, poi, concederà un ulteriore finanziamento da 30,1 mld di dollari, in cambio del 60% della nuova casa automobilistica. Nel frattempo il giudice del Tribunale fallimentare Usa ha approvato la vendita di quasi tutti gli asset di Chrysler al gruppo guidato da Fiat. 01/06/2009 - 09:09

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Borse Europa, indice FTSEurofirst sale 2%, aiutano dati Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

FRANCOFORTE (Reuters) - Le azioni europee sono in rialzo sulla scia dei mercati di Asia e Stati Uniti, positivi dopo i dati cinesi che hanno evidenziato una crescita moderata dell'attività manifatturiera in maggio. Alle 10,05 l'indice FTSEurofirst 300 è in rialzo del 2,06% a 879,87 punti, dopo aver raggiunto 880,55 punti, massimo dal 9 gennaio. Le borse asiatiche e il dollaro australiano hanno toccato i massimi da 8 mesi dopo che l'indice dei direttori acquisti cinese (PMI) per il terzo mese consecutivo è rimasto sopra quota 50, che delimita espansione da contrazione, alimentando le speranze che, sul fronte economia, il peggio sia passato. "Tre mesi consecutivi sopra quota 50 mostrano che la politica cinese di incentivi sta funzionando. Sembra che ci sia una ripresa in Cina, che potrebbe portare a una ripresa sostenuta e a un re-rating dei prezzi delle materie prime e delle azioni collegate", dice IG Markets in una nota. Nel pomeriggio sono attesi i dati dell'Institute of Supply Management (ISM) Usa di maggio. Tra i titoli in evidenza: * BANCHE in rialzo del 2% danno il maggiore contributo all'indice, con SOCIETE GENERALE +3%, COMMERZBANK +2,9%, BANCO SANTANDER +2,5% e ROYAL BANK OF SCOTLAND +4,7%. * Un aumento del 2% del prezzo del greggio ha sostenuto i titoli del settore, con TOTAL +2,2%, ROYAL DUTCH SHELL +1,7% e STATOILHYDRO +2,4%. * RIO TINTO sale del 5,7%, dopo i rialzi delle materie prime. La società ha concordato di allungare la scadenza entro la quale Chinalco, azionista cinese, deve confermare se aiuterà l'espansione dell'impianto Yarwun 2 Aluminia. Continua...

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Borse Asia Pacifico positive dopo dati macro Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

HONG KONG (Reuters) - Le borse asiatiche hanno toccato i massimi da 8 mesi dopo che dati sulla produzione manifatturiera in Cina hanno dato nuovi segnali di ripresa. Un crescente ottimismo sul fatto che il peggio della fase di rallentamento sia finito ha compensato la notizia, ampiamente attesa, che General Motors Corp oggi porterà i libri in tribunale. Il futures delle borse Usa ha esteso il rialzo dopo la notizia su GM, che non ha riservato sorprese negative. I futures sul greggio sono saliti ai massimi da inizio novembre a 67 dollari al barile, con gli investitori che hanno ignorato i dati deboli dell'export in Sud Corea e si sono concentrati sui numeri in Cina, che hanno evidenziato una crescita degli ordini all'esportazione per la prima volta da giugno 2008. "Riteniamo che l'attività manifatturiera continuerà a espandersi nei prossimi mesi, sostenuta dagli incentivi del governo", ha detto in una nota Jing Ulrich, AD di China equities di JPMorgan a Hong Kong. Gli indici della borsa di Shanghai e di Hong Kong guidano i rialzi con +3,33% e +2,8%. Il Nikkei è salito dell'1,6%. The MSCI, indice delle borse dell'area Asia Pacifico escluso il Giappone, sale del 2,67% dopo aver toccato i massimi dal 2 ottobre.

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Il diritto alla salute. mondiale (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

DOCUMENTARI Il diritto alla salute. «Emergency» mondiale «Domani torno a casa» Roberto Silvestri ROMA Il 4% della popolazione afghana è disabile. Colpa di mezzo milione di mine, esplosivamente scorrette, che stanno mutilando, dall'invasione brezneviana a oggi, e con una media di 15 feriti al giorno, gli abitanti di 27 delle 29 province che vivono nei 730 milioni di kmq del paese. Il 30% delle vittime sono bambini, che vivono, pericolosamente, soprattutto nelle aree rurali e montagnose, dove la segnaletica a fumetti anti-mine (che ancora negli anni 50 gli scolari italiani ben conoscevano) non ha rallentato il desiderio giocoso di raccogliere tutto ciò che si trova per terra, soprattutto quando ha l'invitante forme di un giocattolo, una penna o meglio ancora un'arma «da grandi» da scoprire come è fatta dentro. Per non parlare del Sudan dove è in corso, tra guerre civili e religiose, eserciti mercenari finanziati dall'occidente, provocazioni anche mediatiche di ogni tipo, un esodo in massa di intere etnie, forse un rimosso genocidio. Emergency, per festeggiare con un documentario metà soft metà insostenbile i suoi 15 anni da organizzazione indipendente e neutrale, sanitaria e non solo, che opera in zone di guerra e promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti e dell'eguaglianza umani, non ha voluto polemizzare con chi (Usa, Cina, Russia, Pakistan, Israele, India) non ratifica dal 2006 il trattato per la messa al bando delle mine antiuomo (l'australiano Dennis O'Rourke nel suo indispensabile Land Mines: a love story, 2004, anche su Gino Strada, ne parla). Ha preferito invece mostrare come si curano, gratuitamente, i 3 milioni di pazienti che si rivolgono a ospedali, Fap, centri pediatrici, maternità, e servizi in carcere di «Emergency». Applausi venerdì sera per Domani torno a casa, il documentario di Paolo Santolini e Fabrizio Lazzaretti che racconta, attraverso le disavventure parallele ma lontane di due piccoli e simpatici pazienti, il quindicenne sudanese Yagoub, malato di cuore, e l'afghano delle montagne Murtaza, 6 anni (e dei loro vicini di letto), le degenze (dal ricovero all'operazione al decorso postoperatorio al «ritorno a casa»), l'efficienza psicotecnologica e il senso etico-politico delle due strutture di Emergency: il centro cardiochirurgico «d'eccellenza» di Al Fashir in nord Darfur e il centro chirurgico di Kabul (perennemente controllato da elicotteri militari) dove si amputano quotidianamente arti, mani, piedi, gambe, occhi, per la goduria dell'industrali delle protesi (Mahkmalbaf). Prodotto dalla Magnolia (che riempie di programma e format, da Markette a Armi e bagagli, da Tintoria a Il mercante in fiera, ogni tipo di tv, pubblica, commerciale, satellitare o berlusconiana), il Nuovo Sacher pieno, un Nanni Moretti asciutto e laconico, nessun accenno al sindaco Alemanno (che ha negato le sue oggettive responsabilità nella cancellazione della proiezione all'Aquila), il film è stato raccomandato da Vauro in persona: «fidatevi, seri e profondi questi documentaristi in presa diretta, che fanno cinema della realtà. Sono di parte? Il film non è obiettivo? Non è possibile l'obiettività in questa guerra».

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"Ma i rischi sono ancora in agguato" (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

"Ma i rischi sono ancora in agguato" il parere «Il recente rimbalzo dei titoli immobiliari sulle Borse mondiali non deve trarre in inganno. Le vendite sono state favorite dai prezzi da fallimento raggiunti da molte società del settore nei mesi scorsi, ma i fondamentali restano incerti». Rajiv Jain, gestore del fondo Vontobel Emerging Markets Equity, non ha dubbi. Il mattone resta un investimento rischioso in Borsa. «In particolare, Usa e Gran Bretagna non hanno ancora superato i problemi strutturali e ci sono in giro troppi titoli fortemente esposti sul fronte debitorio». Jain vede note liete in qualche paese emergente: «In cima alla lista metto il Brasile, grazie a una combinazione tra crescita sostenuta della domanda e normativa immobiliare, che consente ai grandi investitori di legare il pagamento delle imposte alle unità vendute e non al valore presunto del terreno. Con la conseguenza di evitare rischi di sopravvalutazione, molto frequenti in fasi di incertezza come quella attuale». Outlook positivo anche sul Giappone e Australia: «In entrambi i casi, i governi sono intervenuti con massicce iniezioni di liquidità per sostenere i consumi e limitare il calo dell’occupazione». Quanto al Giappone, Jain aggiunge un altro elemento: «La debolezza dell’economia nipponica ha escluso il paese dal rally immobiliare che ha caratterizzato il resto del mondo nello scorso decennio. Così, i titoli del settore presentano bassi indici di rischiosità». Più in generale, Jain crede nelle potenzialità dei mercati emergenti, nonostante l’indice Msci di settore abbia già guadagnato il 50% nel confronto a tre mesi, il doppio rispetto all’Msci mondo: «Il risultato non ha colto di sorpresa chi ha studiato questi mercati — commenta il gestore — Il sistema bancario dei paesi ad alta crescita è meno indebitato e questo ha permesso interventi di rilancio più robusti». Con l’aggiunta di «una domanda di consumi privati sostenuta anche negli ultimi mesi, a differenza del segno negativo che colpisce la maggior parte delle economie avanzate». Anche sul fronte delle economie emergenti, comunque, il quadro sta diventando più selettivo. «Siamo esposti soprattutto su India e Brasile, meno sulla Cina. I primi due paesi, infatti, sono meno dipendenti dall’export e più dai consumi interni: questo consentirà loro di crescere in maniera sostenuta anche in caso di recessione mondiale più lunga del previsto». Il quadro generale resta, invece, problematico: «Il 2009 sarà un anno molto difficile per i conti delle grandi società: i profitti delle aziende quotate all’S&P 500 dovrebbero scendere in media del 20%, mentre per i panieri Msci Word e Msci Europe è previsto un calo intorno al 15%». (l. d. o.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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USA-CINA: GEITHNER RASSICURA PECHINO SU ASSET IN DOLLARI (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

USA-CINA: GEITHNER RASSICURA PECHINO SU ASSET IN DOLLARI (AGI) - Pechino, 1 giu. - Il segretario americano al Tesoro, Timothy Geithner, ha rassicurato il governo cinese che gli asset denominati in dollari sono sicuri. 01/06/2009 - 10:30

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L'Europa resta di buon umore (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'Europa resta di buon umore (Teleborsa) - Roma, 1 giu - Si confermano in buon rialzo al giro di boa le principali borse europee, grazie anche all'andamento positivo dei futures Usa. I mercati del vecchio continente hanno iniziato il mese di giugno con slancio, di riflesso ai segnali di ripresa provenienti dalla Cina, dove l'indice del settore manifatturiero è rimasto sopra i 50 punti per la terza volta consecutiva, livello che funge da spartiacque tra espansione e contrazione. Le borse di eurolandia vengono spinte in alto soprattutto dalle materie prime e dalle auto. Da segnalare la corsa del prezzo del petrolio, con il Wti oltre i 68 dollari al barile, e dell'oro sopra i 987 dollari l'oncia. Questi rialzi vanno guardati anche alla luce della debolezza del dollaro, con il cross EUR/USD che ha bucato al rialzo gli 1,42, dopo il rally della scorsa ottava. Buone notizie sono giunte dal fronte macroeconomico, con l'indice manifatturiero di Eurolandia che nel mese di maggio è salito a 40,7 punti, dai 36,8 di aprile. Il dato risulta leggermente migliore delle attese degli analisti che stimavano un rialzo a 40,5 punti. Si resta ora in attesa delle statistiche a stelle e strisce: i redditi e consumi personali di aprile, l'ISM manifatturiero di maggio e le spese per costruzioni di aprile. Occhio poi agli eventi in calendario in questa settimana, con le riunioni di giovedì di politica monetaria del Boe e della Bce e le statistiche sul mercato del lavoro USA di venerdì. Francoforte mostra un balzo del 3,10%, Amsterdam del 2,49%, Parigi del 2,24%, Londra dell'1,60% e Madrid dell'1,57%. Restano un po' indietro Bruxelles +0,42% e Zurigo +0,26%. In focus il comparto automobilistico, in attesa che il presidente americano, Barack Obama, annunci nel pomeriggio la bancarotta di General Motors. Gm farà ricorso al Chapter 11 e la bancarotta durerà 60-90 giorni. Il Tesoro Usa, poi, concederà un ulteriore finanziamento da 30,1 mld di dollari, in cambio del 60% della nuova casa automobilistica. Nel frattempo il giudice del Tribunale fallimentare Usa ha approvato la vendita di quasi tutti gli asset di Chrysler al gruppo guidato da Fiat. Sulla piazza parigina le azioni Peugeot stanno registrando un'ottima performance, viaggiando a forte velocità con un progresso di oltre il 7% dopo che Credit Suisse ha reiterato il giudizio outperform ed ha alzato il target price (tp) a 26 euro dai precedenti 18 euro. 01/06/2009 - 12:41

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WALL STREET: SPICCA IL VOLO DOPO I DATI MACRO USA (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

WALL STREET: SPICCA IL VOLO DOPO I DATI MACRO USA (AGI) - New York, 1 giu. - I dati migliori delle attese sulla spesa per costruzioni e il settore manifatturiero mettono le ali a Wall Street, che era gia' partita in positivo grazie alla crescita a sorpresa della spesa per consumi in Usa e ai segnali di ripresa in arrivo dalla Cina. A meno di un'ora dall'apertura, il Dow Jones guadagna il 2,34% e il Nasdaq cresce del 2,75%. 01/06/2009 - 16:33

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BORSA: CHIUDE IN FORTE RIALZO, FTSE MIB +3,16% (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

BORSA: CHIUDE IN FORTE RIALZO, FTSE MIB +3,16% (AGI) - Milano, 1 giu. - Chiusura in forte rialzo per la seduta della Borsa valori, che beneficia dei segnali di ripresa dell'economia mondiale e della ritrovata voglia di scommettere degli investitori. Buon debutto quindi per i nuovi indici di Piazza Affari, che da oggi sostituiscono i tradizionali indicatori: il Ftse Mib (ex S&P/Mib) sale del 3,16% a 20.511 punti, mentre l'All-Share, erede del Mibtel segna un +2,91%. In calo gli scambi, a 2 miliardi di euro, a causa del ponte del 2 giugno. Il mercato ha sottolineato con soddisfazione la crescita dei prezzi delle materie prime, petrolio compreso, segno di vitalita' dell'economia, e i positivi indicatori macro provenienti dalla Cina e dagli Usa. Bene le borse asiatiche e Wall Street, Milano si allinea. Giornata molto favorevole per Eni, per i titoli ciclici, per Fiat e Generali. 01/06/2009 - 17:49

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Renaud Capuçon e Frank Braley in concer (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 01-06-2009)

Argomenti: Cina Usa

Renaud Capuçon e Frank Braley in concerto a Villa Pignatelli Mercoledì 3 giugno l'atteso concerto del duo nell'ambito della rassegna Maggio dei Monumenti-Maggio della Musica 2009 Mercoledì 3 giugno, alle ore 20, a Villa Pignatelli, saranno di scena, per il sesto appuntamento del Maggio dei Monumenti/Maggio della Musica 2009, due giovani realtà del panorama musicale mondiale, due stelle universalmente acclamate ed apprezzate come il violinista Renaud Capuçon ed il pianista Frank Braley, entrambi francesi. Il concerto, proprio per la fama ed il prestigio dei due protagonisti, è uno dei più attesi della rassegna Maggio dei Monumenti/Maggio della Musica 2009, giunta quest'anno alla dodicesima edizione ed intitolata "All'ombra delle fanciulle in fiore" proprio perché dedicata alla musica francese che attraversa la seconda metà dell'Ottocento e i primi del Novecento, periodo in cui nacque la sensibilità moderna. Capuçon e Braley eseguiranno di Ludwig van Beethoven, Sonata per violino e pianoforte n 2 op.12, Sonata per violino e pianoforte n 4 op. 23 e di César Franck, Sonata per violino e pianoforte. Costo del biglietto Intero: 20 Euro Ridotto: 15 Euro (Comunicato stampa Associazione Maggio della Musica) Per ulteriori informazioni Associazione Maggio della Musica Via Domenico Fontana 39 80128 Napoli Tel/Fax 081 6131338 Sito web: www.maggiodellamusica.it Ufficio Stampa Raffaella Tramontano 338 8312413 Giulia Romito 329 2143746 Renaud Capuçon È poco più che trentenne, ma è già uno dei più acclamati violinisti di oggi. Nato a Chambéry nel 1976, è stato ammesso a 14 anni al Conservatoire National Supérieur de Musique di Parigi dove ha studiato con Gérard Poulet e Veda Reynolds. Dal 1997, su invito di Claudio Abbado, è stato per tre anni primo violino della Gustav Mahler Jugendorchester: un'esperienza che gli ha permesso di suonare con Pierre Boulez, Seiji Ozawa, Daniel Barenboim, Franz Welser-Möst e naturalmente Claudio Abbado. Dopo il debutto nel 2002 con i Berliner Philharmoniker diretti da Bernard Haitink, si è esibito fra gli altri con Myung-Whun Chung, Christoph von Dohnanyi, Charles Dutoit, Frans Brüggen, Semyon Bychkov, Daniel Harding, Kurt Masur, Marc Minkowski e Wolfgang Sawallisch. Ha inciso tra l'altro per Deutsche Grammophon e Emi. Suona il Guarneri del Gesù "Panette" (1737) appartenuto a Isaac Stern e uno Stradivari del 1721, appartenuto a Fritz Kreisler. Frank Braley Nato nel 1968, Frank Braley ha cominciato a studiare il pianoforte a 4 anni. Nel 1991, a 22 anni, si è presentato per la prima volta ad un concorso internazionale, il prestigioso Reine Elisabeth de Belgique, e si è aggiudicato il Primo Gran Premio ed il Premio del pubblico. Le sue eccezionali qualità musicali e poetiche sono state salutate sia dal pubblico che dalla stampa. Regolarmente invitato in Giappone, negli USA, in Canada e in tutta Europa, ha suonato come solista con orchestre famose, collaborando condirettori prestigiosi quali , Charles Dutoit, Hans Graf, Gunther Herbig, Christopher Hogwood, Eliahu Inbal, Marek Janowski. Frank Braley è stato in tournée in tutto il mondo: in Cina con l'Orchestre National de France diretta da Charles Dutoit, in Cina e Giappone con l'Orchestre National du Capitole e Michel Plasson, in Italia e Francia con l'Orchestre Français des Jeunes e Emmanuel Krivine. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 1 giugno 2009 in: Prima del concerto » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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