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Report "Globalizzazione"    28-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Ombre cinesi sul Pentagono ( da "EUROPA ON-LINE" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma sarà bene che lo faccia presto, dato che dalla crisi economica al global warming (la Cina ha superato gli Usa come più grande emettitore di gas serra e, come gli Usa, è fuori da Kyoto), dall?Afghanistan alla Nordcorea alla lotta al terrorismo, la cooperazione con Pechino si fa sempre più urgente. E una buona relazione Usa-Cina ?

Appello di Obama agli alleati: ( da "Corriere.it" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il nuovo gruppo includerà le potenze regionali, la Russia la Cina l'India e l'Iran, che si presume abbiano la stessa volontà dell'America di stabilizzare l'Asia centrale. Dopo trenta anni di gelo con Teheran la diplomazia riprenderà il sopravvento: sarà la segretaria di Stato Hillary Clinton a stabilire i contatti all'Aia martedì prossimo.

Mosca tende la mano agli Usa e alla Nato ( da "Giornale di Brescia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dominata da Russia e Cina, ma comprendente quattro Paesi dell' Asia centrale (Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan) e osservatori come Iran, Pakistan, Mongolia e India. Se poi si aggiungono gli altri invitati, come Turchia e Turkmenistan, si capisce quanto vasta sia per la Russia la regione interessata.

È solo un rimbalzo ma come corre! ( da "Finanza e Mercati" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: possa essere fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo, come l'India.

Piogge intense in arrivo e nevicate sulle cime Protezione civile in allerta ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cime Protezione civile in allerta Sabato 28 Marzo 2009, Pioggia in arrivo, e non poca. La Protezione civile ha ripreso l'avviso di condizioni meteorologiche avverse lanciato a livello nazionale, alla luce delle previsioni dell'Osmer. Oggi inizieranno le precipitazioni ma un peggioramento più consistente si avrà in serata quando incomincerà a nevicare oltre i 1500 metri sulle Alpi.

arrivano i questionari della protezione civile ( da "Tirreno, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: assessore alla Protezione Civile - sono le alluvioni, gli incendi, lo spiaggiamento di catrame o altre sostanze chimiche, la congestione della circolazione stradale. Tali fenomeni sono stati compiutamente studiati e riportati nel piano della Protezione Civile Comunale approvato dal consiglio comunale il 20 settembre 2006.

mosca: "pronti a collaborare per la pace" - leonardo coen ( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan) e con la partecipazione di vari altri Paesi e diplomazie (Iran, India, Pakistan, Mongolia, Turchia, G8 compresi l´Italia presidente di turno e Usa) - si era diffusa la voce su un possibile incontro tra americani e iraniani a margine del forum, alimentata anche dalla disponibilità sia dell´

Obama: non si vince Al Qaeda solo con i bombardamenti ( da "Unita, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Afghanistan che in passato o nel presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli Stati Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran. Non è una proposta vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì prossimo a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan cui sono invitati fra gli altri anche i rappresentanti di quei Paesi.

Scardinare, smantellare, sconfiggere Al Qaeda . Questo per Barack Obama è l'obi... ( da "Unita, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Afghanistan che in passato o nel presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli Stati Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran. Non è una proposta vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì prossimo a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan cui sono invitati fra gli altri anche i rappresentanti di quei Paesi.

"Le salsiccie e Arisa Così vi spiego la crisi" ( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Quali risvolti avrà a livello globale l'interazione fra economia della Cina e degli Usa?» «I destini di queste due superpotenze sono più incrociati di quello che pensiamo. La bolla americana in fondo ha aiutato lo sviluppo della Cina». Chiara Giordano, 4ª A sc. tecn. Marconi: «Quali cambiamenti nel nostro quotidiano richiederà la crisi?

I Grandi del mondo cercano un nuovo sistema per l'economia ( da "Tempo, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e in particolare la Cina. L'obiettivo è uno: trovare una soluzione in grado di contemperare le esigenze, spesso opposte, dei paesi con un nuovo sistema di regole in grado di garantire una maggiore trasparenza sui mercati e di ricostruire quella fiducia che la mancanza di precisi paletti ha fatto sparire tra gli operatori economici.

Ora la crisi travolge anche i piccoli cinesi ( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dinamiche in Cina. I cinesi «hanno bisogno di moltissime cose dal mondo esterno», ricorda di aver pensato. Quindi, si licenziò dalla Cargill per provare a esportare attrezzature in Cina dalla sua casa in Iowa. Un amico di un amico in Cina lo aiutò ad acquisire ordini per 1 milione di dollari da una nuova società costruttrice di microprocessori per tubazioni chimiche realizzate in Usa,

Emergenti e vincenti ( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Meno dinamica la Cina (+7,6%), che con il Brasile incide per il 30% sulla capitalizzazione complessiva degli emergenti. I paesi occidentali, nonostante i progressi recenti, stazionano invece ancora in area negativa (-4,3% negli Usa e -11,4% in Eurolandia). Un distacco destinato ad ampliarsi nei prossimi mesi?

Se lo stato italianosi dimenticadi aiutare i porti ( da "Secolo XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione conoscerà (forse) una fase meno tumultuosa, ma certamente non si fermeranno gli scambi commerciali, soprattutto verso nuovi mercati. Basta guardare i dati delle esportazioni 2008 per esserne persuasi. Mentre cadono le esportazioni italiane verso i tradizionali partner europei, dalla Germania,

Asia, cautela sul rally ( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Quanto al rapporto con gli Usa, la Cina non potrà smettere di comprare dollari statunitensi perché ha bisogno di stabilizzare la sua valuta. Nel futuro, però, sarà in grado di diversificare maggiormente e andrà verso una maggiore autonomia che le consentirà di comprare meno dollari.

senza misura alla edison book ( da "Tirreno, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: suggestionate dalle impressioni di una ricchezza estremamente facile: l'artificio dell'irreale diventa più vero del reale. Sotto la luce della smaterializzazione dell'economia globalizzata, la questione degli strumenti di misurazione della ricchezza diventa fondamentale. Info. Via Buontalenti 28 Livorno 0586-884113

E il banchiere di Pechino sale in cattedra al G20 ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ATTUALITÀ E il banchiere di Pechino sale in cattedra al G20 di Redazione - 28-03-2009 La Cina sta rimproverando il mondo alla vigilia della settimana del vertice del G20. Pechino, infatti, sostiene che i Paesi più importanti non stanno facendo abbastanza per stimolare le proprie economie e per mettere sotto il controllo di regole adeguate i mercati finanziari.

Il laser estetico di El.En paga la crisi Usa ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che già possiede in Cina e Brasile. El.En infine è una delle poche società di Piazza Affari che godono di una consistente liquidità, oltre 50 milioni di euro. «In realtà, buona parte della cassa è in Cynosure - precisa Cangioli - Pur non avendo nell'immediato progetti operativi di particolare importanza, il nostro obiettivo rimane quello di proseguire a crescere per linee interne.

Small cap mondiali in salsa iShares ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: costituito da un migliaio di aziende a bassa capitalizzazione di nove nazioni emergenti dell'Est Asia: Taiwan (27,1%), Corea del sud (21,8%), Cina (18,5%), Hong Kong (11,6%), Singapore (9,6%), Malesia, Tailandia, Indonesia e Filippine. I maggiori settori economici dell'indice sono finanza (19,4%), beni voluttuari (18,6%), industria (18,2%), informatica (16,3%) e materiali (11,4%).

un soffio sulla fiamma ( da "Tirreno, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: vibranti proteste mosse lo scorso anno contro la Cina, accusata di violare i diritti umani. La torcia olimpica destinata ai Giochi di Pechino divenne infatti, in molti paesi del mondo, bersaglio dei contestatori. Un modo per acquisire grande visibilità, com in effetti è stato. «Nel 2004 (anno della prima staffetta della fiamma olimpica fuori dai confini dal paese organizzatore ndr)

i grandi del mondo al test del risparmio - alessandro penati ( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Giappone sono i principali creditori del Governo americano; la Germania, dei paesi di Eurolandia. Ora che la bolla si è sgonfiata, il consumatore americano è costretto a risparmiare: 4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10%. Per evitare che il crollo della domanda privata causi una depressione,

È solo un rimbalzo ma come corre! ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: possa essere fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo, come l'India.

È solo un rimbalzo ma come corre!. ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: possa essere fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo, come l'India.

Le armi spuntate della BoJ ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anni scendono le esportazioni verso la Cina. La contrazione è violenta su tutti i fronti, sia sugli interscambi con gli Usa sia con i Paesi europei, in sostanza dimezzati su base annua. Così, con i settori manifatturieri e tech a pagare il prezzo più forte della crisi, una delle soluzioni del Governo è restituire all'agricoltura le braccia rubate per anni dal settore industriale.

Da Kissinger a Geithner ( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2) la Cina, forte di 2 trilioni di dollari in cassaforte, farà pesare lo status di maggiore potenza emergente; 3) l'Europa, oltre alla crisi, pagherà il fatto di essere un nano politico e troppo spesso una torre di Babele. Così, tra Usa e Cina si giocherà una partita delicata.

Il missile del Caro Leader scuote l'Asia ( da "Riformista, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il tavolo negoziale sul programma nucleare di Pyongyang che vede riuniti Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree), mentre il generale Walter Sharp, comandante delle forze Usa in Sud Corea, in una testimonianza al Congresso lo scorso martedì ha confermato che la Corea del Nord è una minaccia grave per la regione e per il mondo intero.

Monaci e maghi propizieranno la cine-estate ( da "Riformista, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Monaci e maghi propizieranno la cine-estate Anna Maria Pasetti I grandi comunicatori del cinema sono già al lavoro da tempo. La missione è delicata, specie nel Belpaese. Obiettivo: portare la gente nelle sale sottraendola al sole. E non si tratta di un semplice seppur simpatico scambio di vocali, perché la tradizione vuole che le estati italiane siano la vera sfida dei distributori,

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Al Qaeda vuole attaccare gli Usa dal Pakistan» --> Obama annuncia un cambio di strategia: rinforzi a Kabul e aiuti a Islamabad per ottenere l'impegno dei due Paesi «Coinvolgeremo anche Iran, Russia, Cina e India». Afghanistan, gli italiani scampano a un agguato. La Russa: più truppe Sabato 28 Marzo 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print NEW YORKRinforzi militari in Afghanistan (

Ambiente e medicina Da Sorisole la tecnologia che va in Cina e Usa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ambiente e medicina Da Sorisole la tecnologia che va in Cina e Usa --> Quasi tutto export il fatturato della Milestone e il 10% viene investito Ricerca centrale: in fase di prototipo una nuova macchina diagnostica Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 40 e-mail print Qui ci sono i numeri: 22 milioni di fatturato nel 2008, sostanzialmente in linea con il 2007,

In sede lavorano 60 addetti Una filiale anche nel Michigan ( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In campo medicale il 50% della produzione va negli Usa. Il secondo mercato è la Gran Bretagna. In campo analitico, il mercato più grande è la Cina», dice il presidente Franco Visinoni. Il 70% del giro d'affari deriva dagli strumenti per l'analisi ambientale, ambito in cui l'azienda ha iniziato l'attività, per crescere poi anche nel medicale.

Allarme chimico in ditta, ma è un test ( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: attivazione dei soccorsi di Protezione civile a livello locale, e di verificare il grado di integrazione tra le attività e procedure in via di sviluppo dal Consorzio Ats in materia di Protezione civile con le direttive e gli indirizzi regionali e provinciali relativamente alla pianificazione e gestione delle emergenze».

( da "Corriere Alto Adige" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: protezione civile. Davanti ad una folta platea il numero uno della protezione civile italiana ha avuto parole di elogio per l'Alto Adige considerato un vero e modello per tutta l'Italia. Bertolaso ha invitato la Provincia ad aiutare le Regioni più svantaggiate e ha anche lanciato un appello a prevenire le emergenze «evitando di costruire nelle zone che presentano rischi di natura

Le principali emergenze del nostro Pianeta e le possibili strategie di intervento saranno comunicate... ( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: USA, Francia, Germania, Giappone, Canada, Inghilterra, Russia, più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa ed Egitto in veste di osservatore) per discutere le criticità che affliggono il mondo. Tra i principali problemi individuati figurano le migrazioni, che colpiscono milioni di persone costrette a lasciare le loro terre.

dal nostro corrispondente NEW YORK - Più soldati, più personale civile, pi&... ( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Iran. Al Pakistan vengono offerti aiuti per 1 miliardo e mezzo di dollari all'anno per cinque anni in cambio di un impegno costruttivo nella lotta contro al-Qaeda. Agli altri Paesi viene chiesto di partecipare sia diplomaticamente che attivamente per spazzare vie la roccaforti terroriste,

Truppe, soldi, civili: la strategia di Obama ( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Emirati arabi uniti, Arabia saudita. Un primo assaggio sarà la prossima settimana all'Aja, dove si riunirà una conferenza internazionale sull'Afghanistan - con l'Iran tra gli invitati. Foto: IN ALTO, SOLDATI NATO IN AFGHANISTAN /FOTO REUTERS IN BASSO, PAKISTAN, ATTENTATO NELLA REGIONE DI KHYBER,

Obama: ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India e Iran «perché nessuno ha Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» smantellare e sconfiggere Al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata ieri non dovesse dare i suoi frutti.

FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: diventa la cassa di risonanza dei malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione, dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato, però: spegnere i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una volta siamo stati bambini.

Riciclaggio sotto la lente ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I capitali illeciti circolano nell'economia globalizzata superando facilmente le frontiere. Un recente studio sul riciclaggio pone l'Italia al 4° posto, dopo Usa, Isole Cayman e Russia, tra i paesi in cui vengono investiti capitali illeciti.

Obama: ( da "Nazione, La (Firenze)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dalla Russia alla Cina, dall'India all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati,

Obama: ( da "Giorno, Il (Milano)" del 28-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dalla Russia alla Cina, dall'India all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati,

FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica... ( da "Giorno, Il (Milano)" del 28-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: diventa la cassa di risonanza dei malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione, dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato, però: spegnere i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una volta siamo stati bambini.

I regali della miliardaria imbarazzano l'Australia ( da "Corriere della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I due viaggi in Cina forse più cari della storia dell'Australia. Non soldi: si parla di prezzo politico. Il ministro della Difesa australiano, Joel Fitzgibbon, è finito nel tritatutto dell'opinione pubblica e dell'opposizione per due viaggi a spese di una connazionale di origine cinese, Helen Liu, 48 anni.

C'è fiducia, il rilancio è vicino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 42 Nuovi spiragli dall'economia Usa «Negli Usa prime indicazioni positive da mercato immobiliare e potere d'acquisto» «Si muove anche la Cina Anche se deboli, sono tanti gli elementi per vedere la fine del tunnel» Imprenditore. Andrea Moltrasio, vicepresidente Confindustria per l'Europa IMAGOECONOMICA

I volontari della Protezione civile pronti per la campagna antincendio ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Provincia di Nuoro Pagina 5020 oliena I volontari della Protezione civile pronti per la campagna antincendio Oliena --> Nata nel luglio scorso, in piena campagna antincendio, la Protezione civile di Oliena in poco tempo è cresciuta tant'è che si sta dotando di una sede nella centralissima via Vittorio Alfieri.

Il Cio ferma la torcia olimpica ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina - 137mila chilometri in 130 giorni - venne accompagnata dalle contestazioni di migliaia di persone. Già ad Olimpia, il discorso d'apertura di Liu Qi, presidente del comitato organizzatore, venne interrotto da tre dimostranti che sventolavano una bandiera con i cinque cerchi olimpici a forma di manette: un esordio che spinse la tv cinese a bloccare la diretta ea mandare in differita

A Cagliari il G-8 delle imprese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in vista della conferenza di Copenaghen che si terrà a dicembre, dove si dovranno stabilire le regole del dopo Kyoto in particolare sulle emissioni di Co2 e l'ingresso nel sistema degli Usa e dei Paesi principali inquinatori come Cina e India. L'AGENDA Al centro dei lavori il tema del protezionismo e le soluzioni globali L'incontro si terrà il 23 e 24 aprile

La crisi Ittierre colpisce la Puglia ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione sono le richieste della Regione. Il pericolo è che l'amministrazione controllata della Ittierre congeli il debito che le imprese fasoniste stanno maturando nei confronti delle banche perché l'azienda madre non le paga. «Le piccole società pugliesi - chiosano gli imprenditori coinvolti - hanno posizioni creditorie nei confronti della Ittierre tra i 200mila e i 600mila

D ella ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che fra i vecchi e nuovi docenti e rettori dell'istituto fondato ormai circa tre secoli fa dal grande Matteo Ripa domina la convinzione che fra Occidente e Oriente, grazie alla globalizzazione, ormai non sussiste più nessuna differenza culturale. E questa mi sembra, francamente, un'amena stravaganza. CONTINUA A PAGINA 15

Veronafiere fa il giro intorno al mondo ( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Vinitaly sarà esportato nei prossimi mesi negli Usa, Russia, Cina , Giappone e India Vinitaly, come pure altre rassegne di Veronafiere, oltre a costituire un polo d'attrazione qui, viaggia per espandere ulteriormente la fama del made in Italy. Nei prossimi mesi, il salone del vino verrà esportato negli Stati Uniti, in Russia, Cina, Giappone e si sta progettando anche una tappa indiana,

Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità?. ( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore?

obama: al qaeda prepara l'attacco agli usa ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India e Iran «perchè nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos». Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» - smantellare e sconfiggere al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «

Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì ( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore?

illy in città alla presentazione del libro di david audretsch ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia stabile e prevedibile è finito: la globalizzazione e le nuove tecnologie hanno innescato cambiamenti irreversibili con cui abbiamo il dovere di confrontarci. Dopo la presentazione del libro, ci sarà una tavola rotonda sul tema "La società imprenditoriale", a partire dagli spunti forniti dal libro nell'ambito del Festival delle città impresa.

Cile. Al vertice di Vina del mar Franceschini e i progressisti guardano ad Obama ( da "AmericaOggi Online" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: senza abbandonare la spinta della globalizzazione, dando però spazio alle tematiche ambientali: anche se tra mille difficoltà, è la strada individuata nei primi colloqui dei rappresentanti progressisti di 17 paesi al vertice di Vina del mar, tra i quali il segretario Pd, Dario Franceschini, che ha sottolineato "il cambiamento nella gerarchia dei valori fatto da Obama rispetto a Bush"

Oscar Marchisio a Bologna presenta il suo nuovo libro ( da "Sanremo news" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Viaggia in Cina dove lavora, frequenta l?Italia dove scrive, critica e altro. Esperto di organizzazione del lavoro e sociologo, scrive su Carta, Il Manifesto e Liberazione. Tra le sue pubblicazioni: McMarx, critica della socialità come prodotto industriale (Manifestolibri, 2001), Cibo come media (Franco Angeli, 2002) e Il continente Cina (

Friuli Venezia Giulia: indagini Protezione Civile sulla fascia costiera ( da "Sestopotere.com" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: regionale Vanni Lenna in una conferenza stampa in programma presso il Centro operativo di Palmanova della Protezione civile, martedì 24 marzo 2009, alle ore 10. 30. All´incontro saranno presenti i sindaci e i coordinatori dei gruppi comunali di protezione civile dei diciannove Comuni più coinvolti, e i presidenti dei Consorzi di bonifica della Bassa Friulana e della Pianura Isontina.

PDL/ BRUNETTA:ORA LA CRISI:AMMETTIAMOLO, SIAMO UN PÒ 'SFIGATI'... ( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Lo dice il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, nel corso del suo intervento al congresso del Pdl. "E' una crisi seria, preoccupante - aggiunge - ma non è la crisi della globalizzazione e del capitalismo. E' una sfida. E' un test della nostra capacità di governo".

L'alternativa dell'impresa cooperativa ( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dobbiamo oggi dire di nuovo che la globalizzazione sta rendendo antiquato il movimento cooperativo? Forse afferma Jossa- è vero l'opposto. E la globalizzazione e il progresso della tecnica in genere, che richiedono per i lavoratori sempre maggiore istruzione,vanno viste come processi che, lungi dal far apparire antiquate le imprese cooperative,

La città dà il benvenuto alla Cina ( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La societa' globalizzata e l'indebolimento della sovranita' nazionale - ha spiegato il rettore dell'Universita' degli Studi Suor Orsola Benincasa, Francesco De Sanctis - sta determinando una crescente centralita' delle realta' locali, che hanno una carica critica nei confronti delle norme omologanti della societa' globalizzata.

Centro polivalente alla Protezione Civile ( da "Italia Sera" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Giunta Regionale ha approvato il finanziamento per il Lago di Fondi Centro polivalente alla Protezione Civile Sita nel sud pontino, sarà una base operativa per il territorio Nascerà nel sud pontino il primo Centro Polivalente Logistico di Protezione Civile del Lazio, una struttura integrata che permetterà di fare da base operativa per le sue molteplici attività sul territorio.

Obama: obiettivo è cancellare il cancro Al Qaida ( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India e Iran «perché nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos». Una soluzione apprezzata anche dai comandi militari Usa. La nuova posizione dell'America viene accolta con favore in Europa come conferma il ministro Franco Frattini: «La Ue è davvero unita nel considerare la svolta degli Stati Uniti» in Afghanistan «

Le aspirazioni di una provincia ( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alla cultura globalizzata, come la vede invece il sindaco Prade. L'importante è che si torni a parlare di un artista che pur essendo espressione di un territorio e di un momento storico, ha raggiunto con le sue opere vette universali; ed è bello che le legittime aspirazioni di una provincia vengano portate avanti proprio nel nome della cultura e dell'

GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. NON SI PUò PENSARE DI RISOLVERE LA QUESTIONE AFGANA SENZA INTER... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e le altre repubbliche ex sovietiche della regione (Kirgizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kazakhstan) sono in prima fila nella lotta contro il terrorismo islamico e contro il narcotraffico. Quando, alla fine degli anni Novanta, i Taleban erano al potere a Kabul furono proprio questi Stati ad avere grossi problemi di infiltrazioni di guerriglieri,

LAZIO/ FS E P. CIVILE, PRIMA ESERCITAZIONE PER SOCCORSO SANITARIO ( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 8 novembre scorso tra Ferrovie dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa seguito all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per la gestione ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in Italia a dare attuazione all'accordo nazionale,

Lazio/ Fs e P. civile, prima esercitazione per soccorso ( da "Virgilio Notizie" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 8 novembre scorso tra Ferrovie dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa seguito all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per la gestione ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in Italia a dare attuazione all'accordo nazionale,

G-20, A LONDRA 15MILA IN PIAZZA ( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: G-20, a Londra 15mila in piazza «Per una nuova giustizia» -->Sono almeno 15 mila i partecipanti alla manifestazione anti-crisi e anti-globalizzazione in corso a Londra dalle 12 locali di oggi (le 13 in Italia), primo appuntamento in vista del...

Usa/ Obama prepara discorsi chiave per tappe Parigi e Praga ( da "Virgilio Notizie" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nel vecchio continente il capo della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita, India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20 a Londra. Obama partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in Francia e Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca.

USA/ OBAMA PREPARA DISCORSI CHIAVE PER TAPPE PARIGI E PRAGA ( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nel vecchio continente il capo della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita, India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20 a Londra. Obama partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in Francia e Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca.

Obama: forum sul clima ad aprile Poi nuovo vertice a luglio in Italia ( da "Corriere.it" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Sudafrica, oltre al segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Questi Paesi, insieme agli Stati Uniti, rappresentano circa l'80% delle emissioni mondiali di gas serra.

USA/ OBAMA ANNUNCIA CREAZIONE FORUM SU ENERGIA E CLIMA -3- ( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Sudafrica, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea. La riunione della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, in dicembre a Copenhagen, dovrà consentire di arrivare a un nuovo accordo che segua alla prima fase del protocollo di Kyoto,

TENNIS/ WTA MIAMI, I RISULTATI DEL SECONDO TURNO ( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 5 milioni di dollari Singolare, secondo turno: Serena Williams (1, Usa) batte Alexa Glatch (Usa) 6-2, 6-3; Agnieszka Radwanska (10, Pol) batte Tamarine Tanasugarn (Tha) 4-6, 6-3, 6-2; Alize Cornet (14, Fra) batte Barbora Zahlavova Strycova (Cze) 6-4, 7-6 (4); Zheng Jie (17, Cin) batte Julia Goerges (Ger) 6-4, 6-2;


Articoli

Ombre cinesi sul Pentagono (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ombre cinesi sul Pentagono Ieri il peso del dollaro, oggi quello delle armi: nuove tensioni tra Washington e Pechino. MARILISA PALUMBO Quella con la Cina è la più importante relazione bilaterale degli Stati Uniti, sembra aver segnalato a febbraio Hillary Clinton scegliendo l’Asia per il suo primo viaggio da segretario di stato. Una relazione tanto importante da spingerla, proprio lei che in campagna elettorale non perdeva occasione di ricordare il suo discorso sui diritti delle donne a Pechino nel ’95, quand’era ancora first lady, a chiudere un occhio su Tibet e libertà civili. Un realismo guidato dal fatto che il destino dell’economia americana è legato mani e piedi alla Cina: Pechino è infatti la creditrice numero uno di Washington ed è per questo in grado di influenzare pesantemente l’economia americana. Come è successo l’altro ieri quando ha chiesto una moneta sovranazionale che si sostituisca al dollaro come valuta di riferimento. E l’iniziale risposta del segretario al tesoro Geithner – il quale si era detto «abbastanza aperto» all’ipotesi – aveva fatto scivolare la moneta americana sul mercato dei cambi. E d’altra parte gli Stati Uniti sono il principale mercato d’esportazione cinese. Buone relazioni insomma convengono a entrambi, e al mondo, perché la ripresa globale passa anche dal lavoro comune delle due potenze. E tuttavia, Cina e Stati Uniti stanno inviando segnali piuttosto contrastanti sullo stato delle relazioni della più importante global couple. All’inizio di marzo il Pentagono descriveva come «i migliori di sempre» i colloqui tra i funzionari della difesa di Washington e Pechino. Solo qualche giorno dopo, ecco le prove di battaglia navale al largo del Mar meridionale cinese. Una disputa disinnescata abbastanza in fretta e pace suggellata dall’incontro tra Obama e il ministro degli esteri cinese, che si erano ripromessi di rafforzare il dialogo militare. Ma ieri la tensione è tornata a salire dopo la pubblicazione di un rapporto del Pentagono secondo cui la Cina sta continuando a sviluppare sistemi d’arma in grado di minacciare Taiwan. La Difesa Usa sottolinea come esista ancora profonda incertezza su come Pechino abbia intenzione di utilizzare le proprie forze armate e, oltre a denunciare la mancanza di trasparenza cinese sulle spese militari, sostiene che «le forze armate continuano a sviluppare e a mettere in linea armi evolute che stanno mutando gli equilibri regionali e che hanno ripercussioni che vanno al di là dell’area Asia-Pacifico». La reazione di Pechino è stata dura: il rapporto è «un’interferenza» e una «grossa distorsione dei fatti» ha fatto sapere il ministero degli esteri, denunciando da parte americana una «mentalità da guerra fredda». Alcuni osservatori attribuiscono le tensioni di inizio marzo e il rapporto ai falchi tra i funzionari dell’esercito americano. Non direttamente all’amministrazione, dunque. Perché se non è una novita che Washington accusi Pechino di sviluppare una capacità militare eccessiva per gli scopi puramente difensivi che dice di voler perseguire, è anche vero che Obama starebbe cercando un approccio nuovo con i cinesi: benvenuta la Cina come importante attore globale a patto che eserciti la sua influenza responsabilmente. A questo mirerebbe per esempio l’inedito (nonostante i paesi siano confinanti) coinvolgimento di Pechino sull’Afghanistan e sul Pakistan. In generale, però, l’impressione è che l’amministrazione non abbia ancora sviluppato un pensiero strategico coerente, e di lungo termine, su come rapportarsi alla potenza asiatica. Ma sarà bene che lo faccia presto, dato che dalla crisi economica al global warming (la Cina ha superato gli Usa come più grande emettitore di gas serra e, come gli Usa, è fuori da Kyoto), dall’Afghanistan alla Nordcorea alla lotta al terrorismo, la cooperazione con Pechino si fa sempre più urgente. E una buona relazione Usa-Cina – come si legge in un recente rapporto del Center for strategic and international studies – è «indispensabile » per rispondere alle principali sfide del XXI secolo.

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Appello di Obama agli alleati: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

avvertimento anche a Pakistan e Iran a collaborare Appello di Obama agli alleati: «Al Qaeda non è solo un problema Usa» La richiesta del presidente Usa rivolta agli alleati, compresa l'Italia, a dare un maggiore contributo Barack Obama (Ap) WASHINGTON - Delineando un nuovo corso in Afghanistan, il presidente Obama ha rivolto al mondo due moniti: che al Qaeda e i talebani «non sono solo un problema americano» e che l'America «non manterrà ciecamente la rotta». Il primo monito è una richiesta agli alleati, compresa l'Italia, a dare un maggiore contributo alla salvezza del Paese, e il secondo è un avvertimento alle potenze regionali, Pakistan e Iran in testa, che se non collaborassero, la superpotenza ricorrerebbe a mezzi più drastici. L'obbiettivo del nuovo corso, ha fatto capire Obama, è di demolire in fretta i due poli del terrorismo, per disimpegnarsi gradualmente, come sta facendo in Iraq. Il rafforzamento delle truppe americane in Afghanistan, di 17 mila soldati più 4 mila istruttori per l'esercito e polizia afghani, è l'aspetto meno rivoluzionario del piano di Obama. GLI AIUTI - Cruciale è il legame che il presidente stabilisce tra l'Afghanistan e il Pakistan, paese questo secondo nelle cui regioni di frontiera si annidano al Qaeda e i talebani. Obama fornirà al Pakistan 1 miliardo e mezzo di dollari di aiuti annui e creerà «zone di opportunità economica» nelle regioni contese in cambio di una campagna militare contro i santuari terroristici, campagna a cui l'America parteciperà se e quando necessario. Di più: il piano prevede permanenti negoziati a tre, Washington - Kabul Islamabad sotto la direzione del ministro della difesa Gates. Altrettanto cruciale è la formazione da parte di Obama di un gruppo di contatto sull'Afghanistan totalmente diverso da quello del predecessore Bush. Il nuovo gruppo includerà le potenze regionali, la Russia la Cina l'India e l'Iran, che si presume abbiano la stessa volontà dell'America di stabilizzare l'Asia centrale. Dopo trenta anni di gelo con Teheran la diplomazia riprenderà il sopravvento: sarà la segretaria di Stato Hillary Clinton a stabilire i contatti all'Aia martedì prossimo. Senza le potenze regionali, nota Obama, sarebbe impossibile battere al Qaeda e i talebani e attuare la ricostruzione afghana. Per essa, il presidente si propone anche di mobilitare l'Onu, il Fondo monetario, la Banca mondiale e altri istituti internazionali. L'ITALIA - Per quanto concerne l'Italia, il punto fondamentale del nuovo corso è l'appello di Obama agli alleati a dare un maggiore contributo alla pace. Il presidente ha evocato lo spettro delle stragi delle Torri gemelle del 2001 dicendo che al Qaeda prepara altri attentati in America e altrove. E ha chiesto agli alleati che mandino in Afghanistan più truppe, più soldi, più istruttori paramilitari nel nostro caso probabilmente i carabinieri, che godono di grandissimo prestigio - più civili, più diplomatici e politici. Si tratta anche di ristrutturare la democrazia e la società afgane, ha concluso, eliminando la corruzione, i crimini e le droghe, e riformandone il governo. Ennio Caretto stampa |

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Mosca tende la mano agli Usa e alla Nato (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 28/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Mosca tende la mano agli Usa e alla Nato MOSCAIl Cremlino tende la mano a Usa e Nato sull'Afghanistan, dicendosi pronta ad ulteriori forme di cooperazione, ma esige una soluzione regionale. Come quella proposta a Mosca alla conferenza sull'Afghanistan promossa dall'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), dominata da Russia e Cina, ma comprendente quattro Paesi dell' Asia centrale (Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan) e osservatori come Iran, Pakistan, Mongolia e India. Se poi si aggiungono gli altri invitati, come Turchia e Turkmenistan, si capisce quanto vasta sia per la Russia la regione interessata. Ma all'hotel President c'era anche la comunità internazionale, dal segretario generale Onu, Ban Ki-moon, ai rappresentanti di Usa, Nato, G8 (con una delegazione della presidenza italiana), Ue e Organizzazione della conferenza islamica (Oci). A lanciare il messaggio di collaborazione è stato il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov.

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È solo un rimbalzo ma come corre! (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

È solo un rimbalzo ma come corre! da Finanza&Mercati del 28-03-2009 Non è la prima volta che un rimbalzo stupisce. Certo, la violenza del ribasso suggeriva una reazione, ma l'entità si sta rivelando più ampia del previsto. Resta da chiedersi: quanta benzina hanno in corpo i listini? Ed è la domanda che apre il nostro forum di analisi tecnica. Benyaich: Su diversi indici il rally ha iniziato a interessare i livelli di controllo di medio del «Grande ribasso». Il test è delicato. Si può discutere all'infinito se i segnali siano credibili o no. Sul piano razionale, per rispondere, aspetto la chiusura mensile. A sensazione, penso che il movimento non sarà sufficiente per invertire l'Orso di lungo. Ammesso, per ipotesi, che il 2009 sarà l'anno del minimo, tutto da dimostrare, ci vorranno mesi di battaglia per costruire delle basi d'accumulazione. Paradossalmente, tali basi sono più ampie sui titoli e settori che stanno reagendo meno, perché hanno tenuto meglio in gennaio e febbraio. I protagonisti sono i più bersagliati che hanno segnato nel 2009 nuovi minimi: bancari, assicurativi, poi i servizi finanziari, l'auto e il tech. Milano: Dal 10 marzo è iniziato un movimento di forte rimbalzo con segnali di discontinuità rispetto ai mesi precedenti. Il rimbalzo è trainato dai settori che erano stati più penalizzati durante il sell-off. Il quadro tecnico di lungo periodo non è certo cambiato: con la perforazione di supporti chiave a ottobre 2008, dopo il fallimento Lehman (1.100-1.200 sull'S&P500, 11.000 sul Dow e 2.000/200 sul Nasdaq), è iniziato uno dei più violenti panic-selling di sempre, che ha riportato gli indici agli anni 1996-97. Le Borse sono entrate in un «major down trend». Il fatto che la volatilità implicita - seppur dimezzatasi rispetto ai picchi di ottobre-novembre 2008 - non sia ridiscesa sui livelli di settembre precedenti al crash, è un segnale che i mercati sono solo parzialmente rassicurati e non escludono ulteriori colpi di coda negativi. Quindi è ancora Orso. Biasia: Siamo in presenza di un rally inserito all'interno del ciclo recessivo dei mercati. Insomma, l'Orso è più vivo che mai, per ora. Tecnicamente l'azione delle Borse si inserisce in un contesto di riequilibrio riflessivo da cui si potranno trarre utili indicazioni sugli sviluppi per i mesi successivi. I livelli che delimitano il ciclo primario ribassista non sono stati violati. Sui target rispondo così: per S&P500 ci sono potenziali sviluppi in direzione di area 870 punti ed eventualmente 950. Poi potremmo assistere a un ritorno sopra area 4.250 per il Dax, con estensione a 4.800. Per l'Eurostoxx50 si può andare a 2.150, poi a 2.520. Caruso: In ottica di lungo periodo, non ho dubbi sulla natura «storica» di questo momento di Borsa, anche se l'eccesso di direzionalità degli anni dal '95 in poi porta a pensare a una fase 2009-2014 di grandi movimenti ciclici, non lineari, al cui interno tutti i grandi cali saranno occasioni di acquisto. Sul breve ci sono due rischi da evitare: 1) sottovalutare questa prima fase di ripresa; 2) credere che da qui in avanti e per tutto il 2009 la Borsa non possa che salire. Ritengo che il rialzo continuerà almeno fino a maggio, forse fino a luglio. Le Borse si porteranno verso le aree tra le chiusure di fine dicembre 2008 e i massimi di gennaio, ma la ripresa sarà seguita da una correzione fino a circa ottobre. Più sarà profonda quella correzione, più rappresenterà nel rapporto rendimento potenziale e rischio una magnifica opportunità di acquisto e di switch tra obbligazioni - sull'apice del baratro in vista della fine di una fase deflativa e l'inizio di una nuova epoca inflativa - e le azioni. A Gaetano Evangelista: i listini appaiono sottovalutati o no? Conosco l'ambiguità della domanda ma la faccio lo stesso. Evangelista: Vorrei allargare lo sguardo su un tema. Veniamo dal secondo bear market più profondo della storia, dopo quello del 1929-32. Verrebbe da pensare che la Borsa a questo punto sia sottovalutata; invece risulta molto più sopravvalutata di quando è iniziato il ribasso. Questo perché gli utili sono crollati a un ritmo superiore rispetto alle quotazioni. In termini reali siamo sui livelli di metà anni '50. Conseguentemente il p/e è schizzato secondo gli ultimi dati a 35 volte. Un livello da inizio di bear market, non da esaurimento. Detto questo bisogna tenere presente che gli utili operativi delle compagnie dell'S&P500 passerebbero da 5,16 a 10,45 dollari se si escludesse soltanto uno dei 500 titoli, ovvero Aig. Il colosso assicurativo, insomma, conta per il 51% degli utili operativi del paniere Usa. E ciò crea una distorsione evidente, che inficia le valutazioni. Per porre rimedio ci sono due soluzioni. La prima, come fa il noto studioso Shiller, consiste nel prendere in considerazione gli utili medi degli ultimi dieci anni; in tal modo il p/e del mercato si collocherebbe a 15-16 volte, il dato più basso dal 1985, non lontano dai livelli da cui è partito il bull market secolare della fine del Novecento. Un secondo espediente è quello di soffermarsi su altri parametri di valutazione: ad esempio, il rapporto fra la capitalizzazione del Dow Jones e il valore di libro delle aziende in esso quotate, il cosiddetto price/book value. Ebbene, guardate il grafico: è precipitato da ottobre in poi e ora si colloca a quota 1,50. Per dare un'idea del livello di valutazione raggiunto, si consideri che siamo notevolmente distanti dal livello medio degli ultimi vent'anni: oltre due deviazioni standard, per usare un concetto statistico. L'ultima volta che il rapporto in questione si è discostato così tanto dal livello di riferimento di lungo periodo risale a novembre 1999: ma in quel caso lo scostamento fu in eccesso, e condusse a un esaurimento della tendenza dopo un paio di mesi. Tutto ciò per dire che una chiusura settimanale dell'S&P500 superiore a 825 segnalerà il formale venir meno del downtrend iniziato a maggio 2008. L'orientamento formulato nel forum di inizio anno era che il bear market sarebbe terminato per quest'anno fra marzo e aprile. Resto di questa idea. Quota 1.000 punti è un obiettivo più che plausibile nei prossimi mesi. Caruso: Sul tema vorrei aggiungere qualcosa: in termini di potere di acquisto, le Borse impiegano circa 25-35 anni a superare i massimi generazionali precedenti. Non sempre, però, i minimi degli indici corrispondono ai minimi in termini di potere di acquisto: un esempio chiaro è l'ultimo bear market generazionale 1965-82, quando il minimo degli indici Usa fu segnato nel '74 ma in termini di potere di acquisto nel 1982, otto anni dopo. In tempi recenti il massimo generazionale in potere d'acquisto è il 2000 e non il 2007. Quindi chi ha investito nel 2000 rivedrà quei soldi reali tra il 2025 e il 2035. In termini reali, il recente minimo di marzo vale circa il 75-80% in meno del top 2000. Quindi la Borsa deve recuperare almeno il 400% dai minimi di marzo soltanto per tornare sui livelli reali del 2000. Se anche lo facesse nel 2030, questo vorrebbe dire un guadagno medio annuo di almeno il 18% tra ora e il 2030. Personalmente ritengo che quando guarderemo i grafici di lunghissimo periodo tra dieci anni, il 2009 apparirà una opportunità di acquisto generazionale «once-in-a-lifetime». Torniamo al presente. Fin dove si può andare? Caruso: Il rimbalzo può durare fino a maggio, intervallato da una correzione, e regalare circa 10 punti sugli indici. L'impulso sull'Eurostoxx50 arriverà al massimo fino a 2.350 prima di subire il riflusso. Le resistenze intermedie sono 2.160-70 e 2.200. Non ci sono obiettivi grafici da proporre; la rapidità del reversal ne ha impedito la formazione. Nel caso gli indici riescano a vincere la media a 13 settimane, con la quale i più stanno battagliando, il rialzo dovrebbe esaurirsi vicino alla media a 40 settimane, che sull'Eurostoxx50 vale 2.660 punti. Fino a quota 1.970-60, una correzione di breve sarà compatibile con l'uptrend in atto. Sul Dax, la media vale 5.160 punti, sul Cac40 3.530. Milano: Dare target è sempre una scommessa. Il rimbalzo potrebbe riportare gli indici sui livelli di settembre-inizio ottobre 2008, con apprezzamenti dell'ordine del 35% da ora: un bear market rally, dunque, ma di ampiezza ragguardevole. Una discesa del Vix, la volatilità implicita dell'S&P500, sotto il supporto in area 35-37 e al di sotto del Vxn, volatilità del Nasdaq, confermerebbe che il settore finanziario sta uscendo dalla fase acuta della crisi. Anche se ci si attende un deterioramento del quadro macro per i prossimi mesi, ci sono le condizioni perché l'ampio rimbalzo si verifichi davvero. Siccome non possiamo illuderci che parta un'inversione a V, al raggiungimento degli obiettivi sarà opportuno prendere beneficio. Finora ho capito che è un mercato da trader. Da un punto di vista settoriale, che fare? Biasia: Ritengo che si possa avere un atteggiamento aggressivo sui comparti che maggiormente hanno sofferto nel bear market. Quindi, ad esempio, i finanziari. Tuttavia, trattandosi ancora di una situazione interlocutoria preferisco utilizzare future su indici, piuttosto che Etf su indici geografici. Direi che lo stock picking su singole storie ha il pregio di poter offrire strappi assai significativi, ma c'è il rovescio della medaglia: basta entrare nel giorno sbagliato o sulla notizia negativa che si rischia di perdere in un giorno quello che magari hai faticosamente portato a casa in un mese. La prudenza non è mai troppa. Milano: Il settore bancario dell'S&P500 dai minimi è già salito di un +80% circa, ma gli spazi di recupero rimangono ampi. Il comparto, rispetto ai picchi del febbraio 2007, è arrivato a perdere circa l'89% e a oggi, dopo il rally, è ancora sotto del 79% circa. Il settore auto, dai massimi dell'estate 2007, è arrivato a perdere circa l'86%; dai minimi è risalito del 68% circa, ma rimane sotto del 76% rispetto ai top. Altri settori da considerare sono l'assicurativo e i trasporti. I comparti che hanno difeso meglio le posizioni, e cioè tlc, tecnologia, software, utility e alimentare, dovrebbero sottoperformare, ma in ottica più lunga rimangono i settori da privilegiare. Evangelista, cosa raccontano gli indicatori di sentiment? Evangelista: Dal punto di vista contrarian, c'è un netto miglioramento. Il rapporto fra gli scambi sul Nasdaq e gli scambi sul Nyse è precipitato sotto quota 1,30. È il dato più basso da aprile 2007. In altre parole, gli scambi a Times Square sono stati nell'ultimo mese soltanto del 30% superiori agli scambi di Wall Street, e questo evidenzia il disimpegno dei piccoli investitori rispetto agli istituzionali. Affinché si possa parlare sotto questo profilo di una definitiva capitolazione, occorre però che il rapporto diventi paritario, come a ottobre 1998, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 e a primavera 2005. Da questo punto di vista, l'auspicio è che l'interesse relativo si raffreddi ancora, prima di conclamare l'inizio di un bull market di lungo periodo. Benyaich: Per un pater familias è presto per entrare in Borsa, meglio pagare di più ma avere maggiori certezze che il fondo sia stato fatto. Un check-up dei mercati azionari sarà opportuno ogni fine trimestre, per controllare che non si siano create le condizioni per un ingresso. Questa gamba di rialzo continuerà a privilegiare i protagonisti già emersi, che andranno acquistati, dai trader, sulla correzione che arriverà in aprile. Su questi titoli, la volatilità resterà alta, fatto che rende centrale la scelta del timing. A parte le Borse, a cosa guardare per capire un po' meglio? Benyaich: Sul piano intermarket le perdite dell'appoggio a 122,00 sul future del Bund, e poi della difesa successiva a 120, saranno indicazioni che confermeranno come il movimento in atto sull'azionario non sia di breve, ma intermedio (2-3 mesi). Se così fosse, non escludo che tra alti e bassi si possa arrivare in estate senza traumi importanti. Milano: Sul fronte valutario, la decisione della Fed di iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali ha avuto un effetto ovviamente benefico sui corsi obbligazionari. Prevedere l'andamento del dollaro per le prossime settimane è particolarmente difficile, molto dipenderà da come la Fed scaglionerà i propri interventi e come le altre Banche centrali la imiteranno. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera. Sui bond, le politiche Fed hanno sostenuto il corso del decennale. Ora il Treasury è a ridosso di 123 punti, dopo il balzo da 120 verso 126. In generale, è all'interno di una banda laterale con estremi 119-127. Le prese di beneficio scatterebbero con la rottura del supporto a 121. Meno chiara la dinamica del Bund, visto che la Bce non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la Fed. È all'interno della banda laterale tra 120/22 e 124,65-125,65. Un segnale di perdita di spinta si avrà su discese sotto 122. Il trend rialzista riprenderebbe al superamento dei massimi a 125,65-126. Penso che fino a quando le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli governativi e corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di conseguenza i corsi dei titoli resteranno elevati. L'impressione che si stia formando una bolla, tuttavia, permane. Sul fronte petrolio-commodity, è in atto da dicembre una fase di stabilizzazione o moderata positività. Il forte rialzo dell'oro ha portato al test dell'area 1.000-1.033, per poi ripiegare verso 884 e quindi rimbalzare verso 967. Discese sotto 884 segnalerebbero una diminuzione delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento sotto tale supporto (prematuro) fornirebbe un segnale distensivo affidabile. Nuove tensioni, invece, sopra quota 1.000, ma l'evento pare poco probabile. Un rimbalzo dell'azionario dovrebbe togliere interesse sull'oro, per lo meno per i prossimi mesi. Parliamo di mercati emergenti. Alcune Borse, a parte l'Est Europa, si stanno comportando bene. O è un'illusione? Evangelista: Direi che non è un'illusione. I Paesi emergenti vantano condizioni di finanza pubblica, di conti con l'estero e di surplus commerciale nettamente migliori di quelle vantate ai tempi dell'ultima crisi. Tant'è vero che l'Fmi sta valutando di chiedere loro un contributo finanziario a vantaggio dei Paesi occidentali. Ciò spiega appieno la sovraperformance relativa sperimentata da ottobre in poi. Dal punto di vista dell'ampiezza di mercato, di recente abbiamo avuto un segnale bullish di lungo periodo, con la Advance/Decline line calcolata sui 25 mercati che compongono l'indice Msci che è risalita oltre la media mobile di riferimento. Un segnale che ribalta quello negativo scattato a metà 2008. Biasia: Qualche parolina sui mercati emergenti la spendo volentieri. Ritengo che un investimento, senza esagerare nel peso, possa essere fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo, come l'India. L'indice Sensex per evitare di subire nuove pressioni ribassiste dovrà recuperare area 11.000. Allo stesso modo il Bovespa dovrà scalare quota 4.500 per rimuovere del tutto il sentiment di sfiducia sul Brasile. Milano: In Asia segnali interessanti arrivano anche dal Nikkei225. Dopo essere rimasto schiacciato al di sopra del minimo a 7.000, toccato a fine ottobre 2008 e nuovamente a inizio marzo - ricordo che si tratta dei prezzi del 1981-82 - nelle ultime tre settimane è partito un forte rimbalzo verso 8.600. Il rally potrebbe continuare verso la resistenza critica a 9.600, al di sopra della quale si aprirebbero spazi per rimbalzi davvero ambiziosi per i mesi a venire. La tenuta di 7.600/800 è fondamentale per mantenere questa impostazione tonica. Ottimi segnali dal Kospi coreano: negli ultimi mesi si è mosso con minimi crescenti, al di sotto della resistenza critica a 1.220. Il suo superamento farebbe iniziare un forte rally, con primo obiettivo 1.400-1.500. Anche il Sensex indiano non mi dispiace: se riesce a superare 10.500/900, ora è intorno a 10.000, potrebbe risalire verso 12.500. Pure lo Xinhua25, l'indice di 25 blue chip cinesi quotate a Hong Kong, sta dando segnali di rally: al di sopra di 14.000, la salita potrebbe spingersi verso 16.750. E non dimentichiamo il Bovespa, che si era già distinto in positivo nei primi due mesi. Sembra prossimo a una ripresa del rialzo: superato 43.500, obiettivo 50.000-52.000 per i prossimi mesi. Fatemi capire: fino a ieri tutti short, adesso neanche uno? Milano: Per ora sono positivo, quindi nessun target ribassista. Anche se lo dico un po' per scaramanzia. Biasia: È prematuro riaprire posizioni short. Poi se l'estensione del rally dovesse fallire, attenderei conferme sotto area 750 dell'S&P500 per fare il vero ribassista. D'altra parte in assenza di un segnale di inversione positiva, catturabile soltanto oltre 950, il mio target di riferimento del ciclo ribassista rimane allocato a 600/580. Insomma, adesso no, ma in futuro per fare i ribassisti ci saranno occasioni. La conclusione, se tale può essere, a Caruso. La domanda che tutti si pongono in questo momento, relativamente ai mercati azionari, è se questo rialzo sia un'inversione o semplicemente un «bear market rally». A mio modo di vedere la risposta è chiara, anche se questo non è l'approccio corretto di affrontare il tema, né da un punto di vista operativo e neppure sotto l'aspetto analitico. Per spiegarmi, mi ricollego a quanto scritto su queste stesse pagine in due precedenti occasioni, le tavole rotonde di gennaio e di febbraio 2009. Nella prima avevo individuato marzo come area temporale probabile del primo minimo significativo del bear market. A febbraio avevo indicato come importantissima area di target-supporto per l'S&P/Mib l'area 13.000. A tutt'oggi, la chiusura settimanale più bassa è stata 12.895 (meno dell'1% dal target indicato) e la chiusura giornaliera più bassa si è registrata il 9 marzo a 12.621. Tra l'altro, sempre in tema di numerologia legata o meno all'analisi tecnica, va segnalato che l'S&P500, il mercato leader, ha fatto registrare un minimo intraday a 666, a un solo punto di distanza dal 665 che rappresenta il ritracciamento-principe fibonacciano del 61,8% di tutto il rialzo 1982-2007. Dal punto di vista numerologico, quindi, i crismi per un minimo importantissimo ci sono tutti. Questo è confermato anche dall'analisi della struttura interna bottom-up del mercato. Il momento peggiore è stato tra ottobre e novembre, mentre sul minimo di marzo si notano chiare divergenze positive, con molti titoli che non hanno seguito l'indice a nuovi minimi, segno questo di pre-accumulazione. Inoltre, sono evidenti anche a un dilettante le caratteristiche di estremo ipervenduto e pessimismo cosmico che hanno accompagnato l'ultimo minimo, con discorsi di «fine del capitalismo» e di «replica del '29». Nessuno nega che l'attuale situazione economica sia la peggiore degli ultimi 30 anni e forse del secondo dopoguerra, ma allo stesso modo nessuno può negare che l'azione congiunta di reazione sia mostruosa, infinitamente superiore a quella (tardiva) messa in atto dopo il 1929, soprattutto in perfetta linea con la dinamica inflativa di lunghissimo periodo tipica dei mercati azionari.

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Piogge intense in arrivo e nevicate sulle cime Protezione civile in allerta (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Piogge intense in arrivo e nevicate sulle cime Protezione civile in allerta Sabato 28 Marzo 2009, Pioggia in arrivo, e non poca. La Protezione civile ha ripreso l'avviso di condizioni meteorologiche avverse lanciato a livello nazionale, alla luce delle previsioni dell'Osmer. Oggi inizieranno le precipitazioni ma un peggioramento più consistente si avrà in serata quando incomincerà a nevicare oltre i 1500 metri sulle Alpi. Domani clou del maltempo con piogge che potranno essere molto intense, specie sulla Pedemontana e la fascia prealpina. Sulla costa scirocco forte. Allertato il sistema regionale di protezione civile.

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arrivano i questionari della protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 8 - Grosseto Arrivano i questionari della Protezione Civile Venti domande per rendere migliore il servizio e fare prevenzione CASTIGLIONE. Nei prossimi giorni i cittadini castiglionesi potrebbero ricevere delle telefonate con le quali viene richiesto di rispondere cortesemente ad un questionario sulle attività di prevenzione della Protezione Civile. Tale questionario è stato messo a punto nell'ambito di una iniziativa della Regione Toscana in collaborazione con Anci Toscana per una indagine statistica rivolta ai cittadini maggiorenni per verificare il livello di conoscenza sui rischi del territorio in cui si vive e dei conseguenti comportamenti da adottare. Il questionario prevede circa 20 quesiti per una durata complessiva di 8-10 minuti che sarà sottoposto ad un campione di circa 4.000 persone in tutta la regione. «I rischi nel nostro territorio comunale - ricorda Aldo Iavarone, assessore alla Protezione Civile - sono le alluvioni, gli incendi, lo spiaggiamento di catrame o altre sostanze chimiche, la congestione della circolazione stradale. Tali fenomeni sono stati compiutamente studiati e riportati nel piano della Protezione Civile Comunale approvato dal consiglio comunale il 20 settembre 2006. Qui sono riportati anche tutti gli atteggiamenti da tenere e i numeri telefonici da contattare in emergenza». Il Piano di Protezione Civile è a disposizione di tutti i cittadini che ne facciano richiesta ed è anche pubblicato e scaricabile dal sito www.comune.castiglionedellapescaia.gr.it Info. Per ulteriori informazioni contattare il responsabile dell'Unità Operativa di Protezione Civile i numeri 0564/927267 - 939046, e-mail f.pieri@comune.castiglionedellapescaia.gr.it

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mosca: "pronti a collaborare per la pace" - leonardo coen (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 12 - Esteri Offerta di Medvedev alla vigilia dell´incontro con il presidente americano Mosca: "Pronti a collaborare per la pace" LEONARDO COEN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA - «La Russia è pronta per attivi passi congiunti volti a stabilizzare la situazione in Afghanistan e per garantire la pace e il progresso»: il messaggio di saluto del presidente russo Medvedev, letto ieri mattina dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov all´apertura della Conferenza voluta da Mosca (quattro giorni prima di quella dell´Aja patrocinata dall´Onu) è tanto esplicito quanto politicamente significativo ed è l´ultimo segnale di distensione che arriva dal Cremlino nei confronti degli Stati Uniti. La questione afgana, infatti, è giudicata da Mosca come un campo minato che può sbilanciare gli equilibri geopolitici in Asia Centrale, regione che per la Russia ha un´importanza vitale ed è al centro degli interessi energetici euroasiatici. I russi hanno dichiarato, per bocca di un viceministro degli esteri, Aleksei Borodavkin, che una presenza militare russa in Afghanistan è esclusa. E gli americani, per bocca di un alto funzionario, confermano che gli Usa non avrebbero appoggiato l´idea che in Afghanistan possano intervenire truppe dei paesi limitrofi. La Conferenza di Mosca è un «focus» che non si accavalla con quella del 31 marzo in Olanda: perché i temi trattati ieri riguardavano il rafforzamento della lotta contro il terrorismo e il traffico di droga che, accusano i russi, con la presenza dei soldati Usa è «decuplicata». «Più del 90 per cento dell´eroina che viene spacciata e consumata in Russia ed in Europa, è di provenienza afgana. Per noi, è come un´arma di sterminio di massa», dice Dmitri Rogosin, plenipotenziario russo presso la Nato. Ma, alla vigilia di questa Conferenza sull´Afghanistan - organizzata sotto l´egida del Gruppo di Shangai (Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan) e con la partecipazione di vari altri Paesi e diplomazie (Iran, India, Pakistan, Mongolia, Turchia, G8 compresi l´Italia presidente di turno e Usa) - si era diffusa la voce su un possibile incontro tra americani e iraniani a margine del forum, alimentata anche dalla disponibilità sia dell´amministrazione americana che dagli ospiti russi, disposti a far da tramite. Invece, ieri mattina, il viceministro degli esteri Ahund Zade ha gettato acqua sul fuocherello e spento ogni speculazione sull´argomento: «Qui il tema è l´Afghanistan», e ha aggiunto che per Teheran non esiste «soluzione militare del problema afgano». Per accondiscendere gli iraniani, un altro viceministro degli esteri russo, Sergej Rjabkov, ha detto che «l´Iran oggi come oggi non dispone di tecnologie capaci di creare arma missilistica in grado di minacciare né gli Stati Uniti né l´Europa». Insomma, il Grande Gioco è di nuovo praticato sulle scacchiere diplomatiche e la Russia insiste per esserne l´arbitro.

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Obama: non si vince Al Qaeda solo con i bombardamenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama: non si vince Al Qaeda solo con i bombardamenti GABRIEL BERTINETTO «Scardinare, smantellare, sconfiggere Al Qaeda». Questo per Barack Obama è l'obiettivo principe della presenza militare americana in Afghanistan, che sarà potenziata con l'invio di 17mila nuove unità combattenti entro l'estate, oltre a 4mila incaricate di addestrare le forze di sicurezza locali già in primavera. Al Qaeda va annientata e bisogna «sventare un suo ritorno futuro». L'organizzazione di Osama Bin Laden deve essere colpita là dove è più forte, nella zona di frontiera fra Pakistan ed Afghanistan, perché è da lì che sta progettando nuovi attacchi contro gli Stati Uniti. LO ZOCCOLO DURO Obama illustra la nuova strategia di Washington contro l'integralismo armato all'opera fra Kabul ed Islamabad. L'aspetto militare è importante, ma è solo una delle componenti di un piano articolato, in cui spicca la mano tesa ai talebani affinché abbandonino l'insurrezione contro il regime di Hamid Karzai e vengano coinvolti in un ampio processo di «riconciliazione». Il presidente si rivolge alla stampa nella Eisenhower Room della Casa Bianca, avendo al proprio fianco la segretaria di Stato Hillary Clinton ed il capo del Pentagono Robert Gates. «C'è uno zoccolo duro di talebani che non sono disposti a compromessi -dice-. Quelli devono essere affrontati con la forza e battuti. Ma ci sono anche coloro che combattono perché costretti o semplicemente perché pagati per farlo. Questi afghani devono avere la possibilità di scegliere una strada diversa». Obama sa che un'operazione di recupero di questo tipo non può passare attraverso generici appelli alla resa. Richiede un approccio realistico, un impegno concreto, interventi compiuti sulla base di una adeguata conoscenza della società e delle sue articolazioni tribali. «Lavoreremo con i leader locali -dice-, con il governo afghano e i partner internazionali per avviare un processo di riconciliazione in ogni provincia». Non basta. Fra il rafforzamento dell'azione armata contro Al Qaeda e i talebani suoi complici da un lato, e gli sforzi per indebolire la presa del movimento integralista sulla popolazione afghana dall'altro, Obama indica una serie di ulteriori iniziative, che vanno da una più ampia concertazione diplomatica internazionale, al dispiego di risorse economiche più consistenti. Sul terreno diplomatico il presidente Usa illustra l'idea di dar vita ad un «gruppo di contatto», che coinvolga nella ricerca di soluzioni alla crisi un gran numero di soggetti, compresi Paesi confinanti con l'Afghanistan che in passato o nel presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli Stati Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran. Non è una proposta vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì prossimo a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan cui sono invitati fra gli altri anche i rappresentanti di quei Paesi. IL RUOLO DI ISLAMABAD Il coinvolgimento dei governi vicini riguarderà in primo luogo però il Pakistan, di cui Obama riconosce il ruolo chiave. È fondamentale contribuire alla stabilità di uno Stato il cui territorio è infestato dalle stesse milizie che combattono contro il governo di Kabul. Ad Islamabad è destinato un programma «di sostegno diretto» pari a sette miliardi e mezzo di dollari. Questo non equivarrà ad un «assegno in bianco», ma dovrà avere per contropartita un impegno più efficace del potere politico e militare pachistani nel contrastare Al Qaeda. Positive le prime reazioni sia a Kabul che ad Islamabad. Il portavoce di Hamid Karzai afferma di «condividere l'impianto generale della revisione strategica» enunciata dal capo della Casa Bianca ed in particolare il riconoscimento che la minaccia di Al Qaeda «proviene soprattutto dal Pakistan». Il ministro degli Esteri di Islamabad, Shah Mehmood Qureshi, parla di «approccio molto positivo» da parte della nuova amministrazione Usa, e garantisce che il suo Paese «è intenzionato a svolgere un ruolo attivo e costruttivo». Più soldati per annientare Al Qaeda, che dal confine fra Pakistan e Afghanistan progetta attacchi agli Stati Uniti. Ma la nuova strategia annunciata ieri da Obama prevede anche la riconciliazione con parte dei talebani.

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Scardinare, smantellare, sconfiggere Al Qaeda . Questo per Barack Obama è l'obi... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Scardinare, smantellare, sconfiggere Al Qaeda». Questo per Barack Obama è l'obiettivo principe della presenza militare americana in Afghanistan, che sarà potenziata con l'invio di 17mila nuove unità combattenti entro l'estate, oltre a 4mila incaricate di addestrare le forze di sicurezza locali già in primavera. Al Qaeda va annientata e bisogna «sventare un suo ritorno futuro». L'organizzazione di Osama Bin Laden deve essere colpita là dove è più forte, nella zona di frontiera fra Pakistan ed Afghanistan, perché è da lì che sta progettando nuovi attacchi contro gli Stati Uniti. LO ZOCCOLO DURO Obama illustra la nuova strategia di Washington contro l'integralismo armato all'opera fra Kabul ed Islamabad. L'aspetto militare è importante, ma è solo una delle componenti di un piano articolato, in cui spicca la mano tesa ai talebani affinché abbandonino l'insurrezione contro il regime di Hamid Karzai e vengano coinvolti in un ampio processo di «riconciliazione». Il presidente si rivolge alla stampa nella Eisenhower Room della Casa Bianca, avendo al proprio fianco la segretaria di Stato Hillary Clinton ed il capo del Pentagono Robert Gates. «C'è uno zoccolo duro di talebani che non sono disposti a compromessi -dice-. Quelli devono essere affrontati con la forza e battuti. Ma ci sono anche coloro che combattono perché costretti o semplicemente perché pagati per farlo. Questi afghani devono avere la possibilità di scegliere una strada diversa». Obama sa che un'operazione di recupero di questo tipo non può passare attraverso generici appelli alla resa. Richiede un approccio realistico, un impegno concreto, interventi compiuti sulla base di una adeguata conoscenza della società e delle sue articolazioni tribali. «Lavoreremo con i leader locali -dice-, con il governo afghano e i partner internazionali per avviare un processo di riconciliazione in ogni provincia». Non basta. Fra il rafforzamento dell'azione armata contro Al Qaeda e i talebani suoi complici da un lato, e gli sforzi per indebolire la presa del movimento integralista sulla popolazione afghana dall'altro, Obama indica una serie di ulteriori iniziative, che vanno da una più ampia concertazione diplomatica internazionale, al dispiego di risorse economiche più consistenti. Sul terreno diplomatico il presidente Usa illustra l'idea di dar vita ad un «gruppo di contatto», che coinvolga nella ricerca di soluzioni alla crisi un gran numero di soggetti, compresi Paesi confinanti con l'Afghanistan che in passato o nel presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli Stati Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran. Non è una proposta vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì prossimo a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan cui sono invitati fra gli altri anche i rappresentanti di quei Paesi. IL RUOLO DI ISLAMABAD Il coinvolgimento dei governi vicini riguarderà in primo luogo però il Pakistan, di cui Obama riconosce il ruolo chiave. È fondamentale contribuire alla stabilità di uno Stato il cui territorio è infestato dalle stesse milizie che combattono contro il governo di Kabul. Ad Islamabad è destinato un programma «di sostegno diretto» pari a sette miliardi e mezzo di dollari. Questo non equivarrà ad un «assegno in bianco», ma dovrà avere per contropartita un impegno più efficace del potere politico e militare pachistani nel contrastare Al Qaeda. Positive le prime reazioni sia a Kabul che ad Islamabad. Il portavoce di Hamid Karzai afferma di «condividere l'impianto generale della revisione strategica» enunciata dal capo della Casa Bianca ed in particolare il riconoscimento che la minaccia di Al Qaeda «proviene soprattutto dal Pakistan». Il ministro degli Esteri di Islamabad, Shah Mehmood Qureshi, parla di «approccio molto positivo» da parte della nuova amministrazione Usa, e garantisce che il suo Paese «è intenzionato a svolgere un ruolo attivo e costruttivo».

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"Le salsiccie e Arisa Così vi spiego la crisi" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Evento Gli sudenti tortonesi hanno incontrato l'inviato de La Stampa Manacorda: dai titoli tossici fatti "a fette" al crollo della sincerità "Le salsiccie e Arisa Così vi spiego la crisi" MARIA TERESA MARCHESE TORTONA All'origine della crisi ci sono «salsicce finanziarie» di pessima qualità che le banche non sono riuscite a digerire. Questa per il giornalista economico Francesco Manacorda la prima chiave di lettura della crisi che sta sconvolgendo il mondo. La seconda è la cantante Arisa con la sua «Sincerità»: «Un elemento imprescindibile per una relazione stabile». Proprio ciò che è venuto meno nel sistema bancario dove nessuno si fida più di nessuno. Inviato d'economia de La Stampa, Manacorda ieri mattina ha incontrato gli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori cittadine nella sala convegni della Fondazione Cassa di RisparMio di Tortona, che collabora alla realizzazione degli incontri con i giornalisti del quotidiano. «Ad agosto 2007 negli Usa è scoppiata la bolla immobiliare. Oggi, a meno di due anni, il mondo intero è in recessione. Qual'è l'origine della crisi, chi ha sbagliato, di chi è la colpa, perchè la crisi finanziaria Usa ha portato alla crisi economica globale, quale l'effetto sulla nostra vita e cOsa succederà adesso?» Manacorda ha ripercorso la storia della crisi a partire dalla metà degli anni '90: la bolla immobiliare negli Stati Uniti con le famiglie che s'indebitano per comprare casa e le banche che «impacchettano» mutui in strumenti finanziari e li vendono, magari «a fette», per allontare da sè i rischi d'insolvenza. «Tutto funziona finché crollano i prezzi delle case che avevano avuto un'impennata del 30%. A questo punto, chi paga i mutui?» Sì perché nel frattempo sono stati inventati anche i prestiti Ninjia (senza garanzie) che fanno parte dei mutui «subprime», quelli della gente meno solvibile. La crisi degli Usa (che grazie al denaro facile erano diventati il paesi dei compratori, mentre la Cina è quello dei produttori) contagia l'Europa e il resto del mondo. Così crolla la fiducia e dalla crisi finanziaria si arriva a quella economica. «L'economia cade perchè gli Usa stanno seduti su una montagna di debiti: 53 trilioni di dollari (4,5 volte il Pil)». La colpa è di chi è stato troppo ottimista, cioè di tutti; poi del sistema di retribuzione dei manager, sempre orientati al breve periodo («Faccio soldi adesso, poi si vedrà»), della Federal Reserve, colpevole di aver «drogato» il mercato con tassi troppo bassi. Che accadrà adesso? «Nessuno lo sa». Al termine la parola passa agli studenti. Anita Arendarczyk, 5ª A Peano: «Ci sono sistemi economici maggiormente penalizzati dalla crisi?» «Chi è già in una situazione di instabilità economica ha problemi maggiori ad affrontare la crisi: dipende dalla capacità di reagire». Josy Sestoni, 4ª ragioneria: «Il piano Obama può risolvere il problema dei mercati borsistici negli Usa?» «Non saprei. Il premier Ceco, Mirek Topolanek, lo ha definito una strada verso l'inferno. Forse è meglio attendere come andranno le cose». Alberto Cardellini, 5ª sc. tecn. Marconi: «In quali termini la crisi attuale può essere confrontata con quella del '29». «Quella fu la prima crisi globale che dagli Usa si estese agli altri Paesi. Questa è andata più avanti dal punto di vista finanziario, ma per fortuna non ci sono ancora i problemi sociali che quella crisi portò: ricordiamoci che finì con una guerra mondiale». Barbara Molinelli, 5ª A sc. Peano: «Come influirà la crisi sul mondo del lavoro?» «E' possibile che diventi più difficile per i giovani trovare occupazione, ma forse un passo indietro sulla globalizzazione potrebbe anche facilitare l'accesso al mondo del lavoro. Certo il vostro sarà un lavoro diverso, oggi si dice flessibile, eufemismo per precario. Speriamo più elastico, ma anche verso l'alto». Dejan Stevanovic, 4ª ragioneria: «Quali risvolti avrà a livello globale l'interazione fra economia della Cina e degli Usa?» «I destini di queste due superpotenze sono più incrociati di quello che pensiamo. La bolla americana in fondo ha aiutato lo sviluppo della Cina». Chiara Giordano, 4ª A sc. tecn. Marconi: «Quali cambiamenti nel nostro quotidiano richiederà la crisi?» «Molti dicono che ridurrà i consumi nell'immediato». Francesco Boggio Sola, 3ª A sc. Peano: «Gli Usa resteranno al centro dell'economia?» «Forse avranno più voce in capitolo altri Paesi, ma gli Usa rimarranno il perno». Francesco Agosti, 4ª A sc. Peano: «Dopo la crisi si potrà richiedere all'economia maggiore etica?» «Ci sono già tendenze in questo senso. Ci vorrà più etica delle banche, ma anche del risparmiatore: non si può pensare che ci siano mutui facili, chi lo fa è anche lui un po' colpevole». Paolo Ronca, 4ª ragioneria, ha sollevato il problema della mancanza di adeguati strumenti di controllo sulle società quotate in borsa e Piero Bellone, 4ª A sc.tecn. Marconi, quello dei meccanismi attraverso i quali un crollo della borsa può attivare un settore sano e produttivo. «Per ora i controllori hanno stipendi molto più bassi dei manager controllati: per questo i cervelli migliori scelgono la seconda strada. Il blocco dei consumi spazza via le aziende meno solide, ma se si va oltre un certo limite non ci si riprende più». Francesco Lorenzon, 4ªA sc. Peano: «La crisi aggraverà i problemi ambientali o aiuterà a risolverli?» «L'aiuterà probabilmente: l'innovazione tecnologica è uno degli strumenti messi in campo da Obama». Valentina Boso, 4ª ragioneria: «Mezzi di trasporto a basso impatto ambientale possono contribuire a creare una situazione positiva?» «Non vedo nell'economia verde una capacità in più di riattivare il sistema, tuttavia è meglio investire in infrastrutture che aiutano l'ambiente piuttosto che in quelle tradizionali». Marco Sorgon, 3^A sc. Peano: «Se non ci fossero state le fusioni tra banche e si fosse puntato più sul made in Italy...» «E' difficile remare contro la globalizzazione. E poi il consumatore ha avuto dei benefici: le magliette a tre euro le producono in Cina. Per le banche è lo stesso: con meno colossi bancari oggi ci sarebbero meno problemi? Non so». Erdi Cimo, 4^ ragioneria: «Visti i rialzi delle borse si può pensare a investire?» «Non chieda a me che fare dei suoi risparmi. Comunque personalmente penso che la borsa sia ancora un posto da cui stare alla larga». Linda Ravazzano, 3ª sc. Peano: «In che misura si può agire per arginare la disoccupazione?» «Imprese più competitive, assumono. Ma è come fare? Questo è il problema». Francesco Arzani, 5^A sc. tecn. Marconi: «E rinunciare a una crescita a tutti i costi?» «C'è anche chi teorizza la decrescita felice, io penso che si possa trovare un nuovo equilibrio». Serena Marra, 4^A sc. tecn. Marconi: «E' logico incentivare il mercato dell'automobile e non altri settori?» «E' logico incentivare le grandi aziende che danno non solo lavoro ma sono anche volano di sviluppo, di ricerca». Vladimir Girtu, 4ª ragioneria: «Come si devono comportare i Paesi entrati di recente nell'unione Europea?» «Quelli dell'Est? Pensavano all'Europa come punto d'arrivo, invece si sentono soli. Il rischio e che tornino a rinchiudersi nei confini nazionali. E' ragionevole pensare che l'Unione Europea nei prossimi anni perda qualche pezzo». Dana Laura Zanfir, 4ª professionale Carbone: «Il debito pubblico e i vincoli dell'Unione Europea possono costituire un impedimento per uscire dalla crisi?» «Sì. Questo è il momento di immettere soldi nell'economia». Alessandro Galia, 4ª professionale Carbone: «Nel mercato del lavoro quali sono gli interventi che possono aiutare l'economia?» «Meno precariato, perché chi non ha reddito stabile consuma meno. Un'ipotesi è il salario unico d'ingresso, con una serie di tutele crescenti man mano che il lavoratore acquista anzianità».

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I Grandi del mondo cercano un nuovo sistema per l'economia (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Obama: standard più elevati per la finanza. I Grandi del mondo cercano un nuovo sistema per l'economia Potrebbe essere lo spartiacque della crisi che sta strozzando le economie di tutto il pianeta. Lula e Brown: 100 miliardi per il commercio. . Al G20 che si tiene a Londra giovedì prossimo si incontreranno oltre ai paesi che tradizionalmente hanno la leadership del mondo, come gli Stati Uniti, anche i nuovi attori della scena internazionale, e in particolare la Cina. L'obiettivo è uno: trovare una soluzione in grado di contemperare le esigenze, spesso opposte, dei paesi con un nuovo sistema di regole in grado di garantire una maggiore trasparenza sui mercati e di ricostruire quella fiducia che la mancanza di precisi paletti ha fatto sparire tra gli operatori economici. Ma sarà anche una assise che sancirà la fine dell'unilateralismo Usa. Almeno secondo il ministro degli esteri inglese, David Miliband: «Obama non verrà a Londra per imporre le idee e i programmi di una superpotenza», ma «per parlare, per capire e per concordare con l'Europa e con i Paesi in via di sviluppo quali sono le strategie più efficaci» per affrontare la crisi e la questione ambientale. Obama, che si presenta per la prima volta ufficialmente al consesso dei grandi della terra, chiederà innanzitutto standard normativi globali più elevati per il sistema finanziario. Così ha ricordato ieri il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, in un'audizione alla Comissione Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti. «Abbiamo iniziato a lavorare con i nostri partner internazionali per riformare e rafforzare il Financial Stability Forum in modo che possa giocare un ruolo efficace insieme alle istituzioni originarie di Bretton Woods nel rafforzare il sistema finanziario» ha detto Geithner. L'obiettivo di Obama, ha affermato il segretario al Tesoro, «è assicurarsi che gli standard normativi globali per il sistema finanziario siano all'altezza degli standard elevati che stiamo applicando negli Stati Uniti». Non sarà facile ottenere il via libera senza contropartite soprattutto per i paesi cosiddetti emergenti. Ieri ad esempio il primo ministro britannico Gordon Brown e il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva hanno deciso di proporre la creazione di un fondo mondiale da 100 miliardi di dollari per rilanciare il commercio internazionale. Un appello che avrà sicuramente l'appoggio della Commissione Ue. Ieri il presidente Josè Manuel Barroso ha tuonato: «La recessione non deve e non può essere una scusa per tornare indietro sul fronte degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. Le nazioni più avanzate dovrebbero essere in grado di spendere 35 miliardi di euro entro il 2015». Un tema sul quale ieri si è espresso anche il ministro Tremonti che ha proposto un prelievo sull'Iva che attraverso le organizzazioni no profit aiuti i Paesi in difficoltà come quelli africani. è la cosiddetta «de-tax» che sarà presentata ufficialmente al G8 in Sardegna.

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Ora la crisi travolge anche i piccoli cinesi (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: Mercato Globale data: 28/03/2009 - pag: 35 autore: di James T. Areddy Ora la crisi travolge anche i piccoli cinesi Per la prima volta i nuovi imprenditori del Celeste Impero devono affrontare il crollo della domanda. E hanno una gran paura di perdere il loro benessere Tony Yu è diventato ricco contribuendo a trasformare la Cina nel polo manifatturiero del mondo. In dieci anni la sua piccola società ha allestito oltre cento linee di assemblaggio per attrezzature specialistiche: dalle pompe e le tubature per il trasporto di sostanze chimiche fino agli impianti ad alta tecnologia. Gli affari andavano talmente bene che il suo problema più grande era riuscire a tenere a bada i produttori impazienti di inaugurare nuovi impianti. Yu ha portato via diversi ingegneri ai suoi rivali e ha acquistato una dimora che dà sul più bel campo da golf di Shanghai. Adesso il suo libro degli ordini si sta svuotando. Le esportazioni della Cina a febbraio hanno registrato un calo del 26% circa rispetto all'anno precedente, il quarto in una serie negativa di declini mensili. Il boom delle fabbriche cinesi è finito, e Yu sta cercando nuove idee. «Abbiamo cavalcato l'onda dello sviluppo economico negli ultimi anni», spiega. «Non sappiamo cosa fare per l'immediato futuro». Tony Yu osserva un lavoratore della sua società GenTech, alla periferia di Shanghai, Cina. Il suo destino riflette una sfida più grande che aspetta la stessa Cina. La crescita, spesso a due cifre, del Paese dipende pesantemente dal ritmo frenetico degli investimenti nel settore manifatturiero. Oltre il 40% del prodotto interno lordo della Cina deriva dalla costruzione di fabbriche e altri tipi di investimenti in attività fisse. A questa situazione hanno contribuito migliaia di nuovi imprenditori come Yu arrivati dal nulla, che hanno aiutato l'economia cinese a crescere di ben 14 volte dal 1980. I loro audaci ingressi nel mercato industriale (chiamati xia hai o salti nel mare) e i loro metodi spesso non ortodossi, hanno contemporaneamente entusiasmato e raffreddato il resto della comunità industriale. Piccole società hanno sconvolto colossi internazionali con tagli dei costi aggressivi e talvolta anche con tagli della qualità. La rapidità era tutto. «L'importante non era essere bravi, ma esserci», spiega Yu. In un decennio, questi ambiziosi imprenditori hanno creato cinque milioni di aziende con almeno otto dipendenti ciascuna. Hanno creato circa 75 milioni di posti di lavoro per i laureati cinesi, i lavoratori licenziati dalle società statali e moltissime persone provenenti dalle campagne. La produzione delle società private cinesi e la loro spesa per gli investimenti ha rappresentato la metà del pil cinese. Ora, con i clienti internazionali che si trovano in recessione, migliaia di impianti sono chiusi e i produttori hanno ridotto i propri piani di espansione. Per le piccole aziende cinesi è la prima crisi, e molte stanno cercando di reinventarsi. Yu, 49 anni, ha costruito una società legata alla forte spesa per gli investimenti da parte dei suoi colleghi imprenditori. La sua GenTech di Shanghai fornisce container, pompe e tubature che possono trasportare in sicurezza gas spesso pericolosi e altre sostanze chimiche che i produttori utilizzano nella realizzazione di semiconduttori e altri prodotti ad alta tecnologia. Gestita insieme alla moglie, Joan Cui Rong, e con un fatturato di 20 milioni di dollari l'anno scorso, la società è ben posizionata per competere con aziende molto più grandi come le americane Air Products & Chemicals e Praxair. Yu, il cui vero nome è Dong Lei, ha studiato ingegneria meccanica a Pechino e ha conseguito un dottorato in ingegneria agricola nel 1987 presso la Newcastle University, in Inghilterra. Annoiato dalla ricerca sulle attrezzature agricole e dalle direttive impartitegli dal suo professore, spiega Yu, trascorse gran parte dei suoi quattro anni di studio scrivendo poesie. A quel tempo, quasi tutti in Cina lavoravano per il governo, ma Yu entrò alla Cargill, colosso americano fornitore di prodotti e servizi alimentari, che lo inviò in Cina per costruire un impianto per la frangitura di oleaginosi e successivamente a Sioux City, Iowa, per gestirne uno. Lavorando in Iowa all'inizio degli anni 90, Yu sentì che si stavano aprendo opportunità più dinamiche in Cina. I cinesi «hanno bisogno di moltissime cose dal mondo esterno», ricorda di aver pensato. Quindi, si licenziò dalla Cargill per provare a esportare attrezzature in Cina dalla sua casa in Iowa. Un amico di un amico in Cina lo aiutò ad acquisire ordini per 1 milione di dollari da una nuova società costruttrice di microprocessori per tubazioni chimiche realizzate in Usa, un articolo talmente specialistico che persino Yu non era completamente sicuro di ciò che stava promettendo di consegnare. Esportava inoltre prodotti di routine, come attrezzature per ambulanze e pompe per stazioni di servizio per gas. Dopo un periodo di lavoro a Shanghai per un produttore di carni suine americano che voleva entrare nel mercato, Yu cominciò a lavorare da solo. Fin dalla sua prima vendita a una società di microchip, Yu aveva tenuto come riferimento il settore dei semiconduttori. Quindi, quando i costruttori di chip iniziarono a trasferirsi nell'area a basso costo del delta del fiume Yangtze vicino a Shanghai attorno al 2000, cercò di entrare nel mercato. Presentandosi come un veterano della nascente industria high-tech cinese, Yu iniziò a vincere contratti per la fornitura di attrezzature alle nuove fabbriche. Nel 2001 concluse un accordo che lo mise al comando di una società che forniva attrezzature per le fabbriche farmaceutiche. Ma successivamente si riconcentrò sul settore high-tech. Oltre all'industria dei semiconduttori, in Cina erano presenti società costruttrici di fibre ottiche e televisori a schermo piatto, e tutte volevano attrezzature per le linee di assemblaggio e le volevano rapidamente e a basso costo. Per Yu, era meno difficile acquisire gli ordini che trattenere i suoi ingegneri che volevano aprire società concorrenti. Ma con l'arrivo della crisi, improvvisamente la GenTech ha scoperto che i suoi ricavi non coprivano le spese per il suo team di ingegneri e di venditori, in tutto 150 persone. Inoltre, a gennaio, Intel ha dichiarato di voler eliminare Shanghai come base di assemblaggio. Anche se Intel non è cliente della GenTech, Yu vede questa mossa come un segnale che le società tecnologiche iniziano a considerare l'area di Shanghai troppo costosa. A pochi mesi dal suo cinquantesimo compleanno, Yu si trova ad affrontare un periodo molto difficile. Per la GenTech, dice, «sarà un anno difficile», ma dovrebbe riuscire a evitare la sua prima perdita annua, grazie ad alcuni ordini inattesi da società produttrici di fibre ottiche che vogliono entrare nel mercato dei telefoni cellulari di terza generazione in Cina. Yu promette che eviterà i licenziamenti o la riduzione degli stipendi quest'anno. Bevendo un caffé nella sala del consiglio d'amministrazione, Yu ha parlato delle sue speranze per una nuova «applicazione killer» che produrrà una nuova tornata di investimenti tecnologici in Cina. Ma subito dopo ha elencato i motivi per cui per adesso è poco probabile.

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Emergenti e vincenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi il Trader data: 28/03/2009 - pag: 51 autore: di Ester Corvi Emergenti e vincenti Le borse degli emerging market hanno messo a segno rialzi a doppia cifra da inizio anno, con in testa l'America latina. Fino a quando potranno salire? Se il crollo dei listini è cominciato dai paesi emergenti, anche la ripresa partirà da lì? Una domanda che molti investitori si pongono, confrontando il rialzo messo a segno dalle borse degli emerging market rispetto a quelle dei paesi sviluppati, che hanno evidenziato un netto recupero nelle ultime settimane. Il distacco è evidente, con l'indice Msci emerging markets (in euro) in crescita dell'8,4% da inizio anno, trainato dall'America Latina, che ha messo a segno un rialzo del 14%, con punte del 23,4% per il Brasile e del 21% per il Cile. Meno dinamica la Cina (+7,6%), che con il Brasile incide per il 30% sulla capitalizzazione complessiva degli emergenti. I paesi occidentali, nonostante i progressi recenti, stazionano invece ancora in area negativa (-4,3% negli Usa e -11,4% in Eurolandia). Un distacco destinato ad ampliarsi nei prossimi mesi? A parere degli specialisti di Sarasin, approfittare delle base quotazioni dei mercati emergenti, scese a livelli antecedenti al boom del 2003 «può essere un'occasione d'oro per gli investitori, nonostante i rischi di correzioni nel breve termine, date le forti potenzialità di crescita di questi paesi nel lungo periodo». A sostegno della tesi, ci sono almeno tre elementi da considerare. Il primo, e quello più recente, si basa sulle dichiarazioni del governatore della Banca centrale cinese che ha dato sfoggio di otttimismo, ricordando che gli interventi adottati per contrastare la recessione hanno già dati importanti risultati, anticipando la ripresa della domanda. Il secondo fa riferimento ai livelli di valutazioni più contenuti (del 15-20%) degli emerging market rispetto a quelli industrializzati. Un distacco, fanno notare gli specialisti della banca elvetica, che è inferiore a quello registrato nelle due crisi precedenti (del 1988 e del 2001), ma che è imputabile al calo delle quotazioni delle borse nelle economie industrializzate. In termini assoluti. I listini emergenti, che hanno un p/e (prezzo/utile per azione) intorno a nove, non sono stati mai tanto a buon mercato come adesso. Infine bisogna ricordaree, il migliorato sentiment dei gestori che nell'ultimo sondaggio realizzato da Merrill Lynch propendono in marzo per dare un leggero sovrappeso, nell'asset allocation, alle azioni dei paesi in via di sviluppo, per la prima volta negli ultimi sei mesi. I massicci deflussi di capitali dall'area che si sono verrificati nel 2008 potrebbero quindi presto cambiare direzione , corroborando le performance di questi mercati. Nel breve termine gli esperti consigliano però di essere cauti, perchè molta della strada che potrà essere percorsa dipende dalla propensione al rischio dei grandi investitori occidentali, in rapido aumento nelle ultime settimane, ma che potrebbe altrettanto velocemente rientrare. Secondo gli specialisti di Ing Investment managment «gli indicatori economici tendono a sorprendere gli investitori e tipicamente iniziamo a migliorare prima che si manifestino prove reali della ripresa economica». Giocare in anticipo è l'unica carta vincente. A questo proposito il fondo Ing Invest Latin America mantiene un leggero sovrappeso su Brasile e Cile, i due listini che stanno guidando la ripresa dell'America Latina, privilegiando i titoli a grande capitalizzazione e i settori più difensivi, come le utility.

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Se lo stato italianosi dimenticadi aiutare i porti (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Se lo stato italianosi dimenticadi aiutare i porti l'opinione nI VENTI DELLA CRISI economica che soffiano gelidi sull'intero mondo, rendono ardue le previsioni e molto difficile, per i governanti, la ricerca di soluzioni adeguate per rilanciare l'economia. I vari piani annunciati o gli interventi attuati dagli Stati, sull'onda dell'emergenza, non hanno ancora avuto il tempo di dispiegare i propri effetti. I diversi "summit" internazionali che si sono tenuti a ritmo serrato, a prescindere dal numero dei partecipanti, sia a livello mondiale che europeo, assomigliano ancora a consulti medici attorno ad un malato grave, ma non hanno individuato alcuna cura da somministrare, in maniera univoca , all'economia mondiale. Intanto l'economia reale soffre, con il suo carico di disoccupazione crescente e con il rischio che la crisi economica degeneri presto in una pesante e diffusa crisi sociale. Le misure che, sia pure in ordine sparso, i vari Stati stanno adottando sono misure "shock" che, in pochi mesi, hanno già travolto i capisaldi che avevano sostenuto, da almeno trent'anni, il governo dell'economia mondiale. Sono tornati prepotentemente in auge sia l'intervento pubblico nei capitali delle banche e delle industrie che la necessità di dotare il mercato finanziario di regole più rigide. I paradisi fiscali sono sotto scopa e torna ad agitarsi il fantasma del protezionismo. Il governo italiano, dopo avere per mesi esorcizzato la crisi derubricandola a mero fattore psicologico, ha iniziato timidamente, anche per il forte peso del debito pubblico, a reperire qualche risorsa per fronteggiare il momento. Si tratta, in generale di fondi sottratti all'utilizzo delle Regioni, in particolare del Sud e provenienti da finanziamenti europei. Tali risorse, sono state indirizzate a garantire il pagamento della cassa integrazione il cui utilizzo è cresciuto a dismisura, ma non si vedono ancora misure destinate a sostenere in maniera strutturale l'economia cercando soprattutto di difendere imprese e posti di lavoro mentre questi sono ancora in vita. È sulla base di questo assunto che, alcune settimane fa, le associazioni di categoria riunite nel cosiddetto "cluster" marittimo portuale, hanno proposto un insieme di misure volte ad assicurare la sopravvivenza delle imprese portuali, marittime e di servizio in una fase di così difficile congiuntura economica. Si tratta di benefici temporanei, di natura fiscale e previdenziale, volti a ridurre gli oneri delle imprese e del lavoro in modo da potere difendere l'assetto produttivo esistente e potersi preparare a tempi migliori. Ma sull'appello del "cluster" marittimo è sceso il silenzio della politica. Nessun segnale di incontri in vista con il ministro per esaminare quelle proposte, nessun accenno, nemmeno ipotetico, che la questione esista come problema nazionale, meritevole almeno di uno sguardo se non di una soluzione. Viene dunque da domandarsi il perché di una simile indifferenza. È solo disattenzione, sottovalutazione o imbarazzo per la difficoltà nel reperire risorse - No è una scelta politica, motivata, non nuova e che giunge da lontano. È una scelta connessa all'idea di sviluppo economico del nostro paese propugnata dal nostro ministro dell'Economia e che non prevede, nelle sue linee fondamentali, lo sviluppo dei porti. Ci sono seri argomenti per dimostrare che questa è una scelta sbagliata. Un Paese come il nostro, la cui storia economica è segnata, sin dalla notte dei tempi, dallo sviluppo dei traffici marittimi, non può prescindere da un sistema portuale efficiente e competitivo. La nostra economia è e resterà un'economia di trasformazione che importa materie prime ed esporta prodotti finiti. La globalizzazione conoscerà (forse) una fase meno tumultuosa, ma certamente non si fermeranno gli scambi commerciali, soprattutto verso nuovi mercati. Basta guardare i dati delle esportazioni 2008 per esserne persuasi. Mentre cadono le esportazioni italiane verso i tradizionali partner europei, dalla Germania, alla Francia, alla Spagna; crescono invece quelle verso i Paesi mediterranei e del Nord Africa. Sono le prove generali dell'area di libero scambio euro mediterranea che presto si realizzerà. C'è poi il grande flusso di merci verso il sud est europeo e la Turchia che ha visto, negli ultimi anni una crescita imponente, proprio nei traffici da Bari e che, salvo avvenimenti storici oggi imprevedibili, dovrebbe tornare a girare a pieno ritmo quando inizierà una fase di ripresa. La scelta del governo è dunque quella di non investire nell'economia marittima e per lo sviluppo dei porti. Se non si vuole interrompere brutalmente il processo in corso di adeguamento infrastrutturale si apre, per i porti, una fase di necessario "fai da te" finanziario che, tuttavia, preclude la possibilità di realizzare opere marittime oltre una certa soglia di impegno. Le "grandi opere", insomma, non saranno più bagnate dal mare. È questo peraltro il senso di una risposta recentemente data dal ministro ad una interrogazione parlamentare che chiedeva lumi su un taglio relativo a 70 milioni di euro destinati ad opere infrastrutturali nel porto di Genova. Sfrondata degli orpelli linguistici burocratico- amministrativi, la risposta suona più o meno così : «Avete voluto la bicicletta ed ora pedalate», con riferimento all'idea che il governo ha dell'autonomia finanziaria concessa alle Autorità portuali. I tagli a tutti i finanziamenti previsti nel " Piano triennale delle opere del ministero", riferiti ai porti, ha già avuto un prologo con il taglio sul fondo perequativo per le manutenzioni che ha significato, per Bari, un taglio di otto milioni per i prossimi due anni. Che fare allora, oltre che denunciare una politica tanto miope? Per una piccola Autorità portuale come quella del Levante non resta che valorizzare al massimo il risicato flusso delle entrate correnti per potere finanziare mutui che coprano investimenti nelle infrastrutture e nelle manutenzioni. Se un giorno fosse possibile una discussione sulla questione della concessione Bari Porto Mediterraneo che non si fermasse all'aspetto scandalistico o giudiziario, ci si dovrebbe rendere conto che il danno nell'avere dimezzato le entrate correnti dell'Autorità portuale ed i danni "collaterali" che sono derivati da un'affrettata gestione della fase conclusiva della costruzione del terminal crociere (i cinque milioni di euro di contenzioso " scippati" all'Autorità portuale), sono danni immensi e peseranno a lungo sul porto di Bari. Che piaccia o no, il grosso delle entrate correnti del porto derivano dai diritti provenienti dai traffici passeggeri, auto e Tir che si muovono sulle navi traghetti che scalano Bari. Senza la possibilità di reinvestire quelle entrate nel porto, il porto è destinato a morire lentamente. La sfida che abbiamo dinanzi a noi è dunque quella di potere assicurare comunque un futuro allo sviluppo dell'infrastruttura portuale, anche in carenza di finanziamenti governativi e ciòè possibile solo se i soldi del porto resteranno nel porto. È questo un problema dell'oggi ma soprattutto riguarderà coloro che saranno chiamati ad amministrare nei prossimi anni i porti di Bari, Barletta e Monopoli. Per questo, da parte di tutti, ci sarebbe bisogno di una maggiore lungimiranza. Francesco Mariani è presidente dell'Autorità portuale del Levante scelte sbagliateIl governo ignora lo shipping, ma quella italiana resta un'economia basata sugli scambi 28/03/2009

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Asia, cautela sul rally (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi in Gestione i consigli dei gestori data: 28/03/2009 - pag: 41 autore: di Francesca Vercesi Asia, cautela sul rally Per Pidcock, specialista sui paesi asiatici di Bny Mellon, la ripresa delle borse del Far east potrà continuare se l'economia mondiale migliorerà Per Jason Pidcock, gestore del fondo Bny Mellon asian equity e da 15 anni money manager specializzato nell'area del Far east (Giappone escluso), nonostante i recenti rialzi, è necessaria ancora cautela nelle borse asiatiche. Perché la loro ripresa è legata a doppio filo all'andamento dell'economia globale.Domanda. Questa settimana è cominciata con uno sprint per le Borse in seguito all'annuncio del piano da 500 miliardi di dollari da parte del segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner. È l'inizio di una fase positiva?Risposta. Non è molto chiaro se il piano potrà segnare il passaggio dal buio alla luce e dunque l'inizio di una nuova fase. Anche se è positivo che le autorità stiano compiendo ulteriori sforzi per liberare i bilanci delle banche dai titoli tossici, il fatto di lasciare alle banche la decisione se accettare o no i prezzi degli asset decisi nelle aste significa che è più difficile valutare le probabilità di successo. D. Quanto a Eurolandia, sembra che i tassi di interesse possono essere tagliati ulteriormente, anche se le misure prese finora dalla Banca centrale europea sono molto decise, secondo quanto ha affermato a Città del Messico Jean Claude Trichet. Come va letta questa mossa?R. Dato che l'Eurozona ha sofferto per il rallentamento dell'economia globale tanto quanto le altre economie, il fatto che la Bce sia obbligata a cercare di migliorare le condizioni monetarie in modo altrettanto aggressivo delle autorità negli Usa e nel Regno Unito, non deve sorprenderci. Quello che appare chiaro è che la Bce rimane più riluttante a tagliare i tassi di interesse e ha deluso le aspettative dei mercati. Anche se questa politica potrà rivelarsi più solida sul lungo periodo, a breve termine essa significherà probabilmente maggiori insoddisfazioni per le attività nell'Eurozona. D. Come reagirà il mercato asiatico al rinnovato entusiasmo della piazza a stelle e strisce?R. Pensiamo che l'Asia fino a questo momento abbia reagito bene al rinnovato entusiasmo del mercato azionario Usa. Tuttavia, la continuità di questa ripresa dipenderà da un miglioramento delle prospettive per le economie americana, asiatica e globale. Continuiamo ad aspettarci ancora volatilità sui mercati azionari globali. Guardando al futuro, sarà più importante vedere miglioramenti nell'intero scenario economico e non nel solo mercato azionario americano. Non prevediamo una ripresa economica prima del 2010. Quanto al rapporto con gli Usa, la Cina non potrà smettere di comprare dollari statunitensi perché ha bisogno di stabilizzare la sua valuta. Nel futuro, però, sarà in grado di diversificare maggiormente e andrà verso una maggiore autonomia che le consentirà di comprare meno dollari.D. Su quali aree e settori scommettete?R. Hong Kong, Singapore, le Filippine e la Thailandia. Stiamo lontani dalla Corea del Sud. Dal punto di vista settoriale, preferiamo l'energia, gli industriali, le telecomunicazioni, i consumi discrezionali e l'health care.

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senza misura alla edison book (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 13 - Livorno «Senza misura» alla Edison Book LIVORNO. Questo pomeriggio alle 17,30 alla Edison Bookstore presentazione di "Senza misura. I limiti del lessico globale", (BFS edizioni Pisa 2008) di Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea e Geografia Politica Economica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa. Partecipano: Alessandra Atturio: vicesindaco di Livorno, Roberto Nardi: presidente Camera di Commercio, Coordina: Michele Bianchi: Associazione Ziggurat. La ricchezza finanziaria, per restare tale, deve sganciarsi dall'economia e crescere in continuazione spalmandosi su platee sempre più estese, suggestionate dalle impressioni di una ricchezza estremamente facile: l'artificio dell'irreale diventa più vero del reale. Sotto la luce della smaterializzazione dell'economia globalizzata, la questione degli strumenti di misurazione della ricchezza diventa fondamentale. Info. Via Buontalenti 28 Livorno 0586-884113

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E il banchiere di Pechino sale in cattedra al G20 (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ E il banchiere di Pechino sale in cattedra al G20 di Redazione - 28-03-2009 La Cina sta rimproverando il mondo alla vigilia della settimana del vertice del G20. Pechino, infatti, sostiene che i Paesi più importanti non stanno facendo abbastanza per stimolare le proprie economie e per mettere sotto il controllo di regole adeguate i mercati finanziari. È toccato al governatore della banca centrale Zhou Xiaochuang, lo stesso che a inizio settimana aveva suggerito la creazione di una moneta di riserva internazionale che potesse sostituire il ruolo del dollaro, il compito di accusare la comunità internazionale di non essersi rivelata in grado di imitare l'azione «decisiva» della Cina per il rilancio dell'economia. Il fatto che le iniezioni di capitali nell'economia (486 miliardi di dollari) comincino a dare buoni frutti, ha spinto le autorità cinesi a rilanciare la loro visione di un nuovo mondo e di un nuovo ordine finanziario mondiale. L'offensiva è cominciata all'inizio di marzo, quando il premier Wen Jiabao ha espresso le sue «preoccupazioni» per la sorte dei 740 miliardi di dollari di riserve cinesi investite in T-bond di Washington. «La Cina ha le carte in regola - dice Glenn Maguire, chief economist per l'Asia di Société Générale - dopo aver stabilizzato la crescita economica. Perciò si sta mettendo nella condizione di rivendicare un ruolo nel G20 molto più significativo che nei passati meeting internazionali». Tra l'altro, il 2 aprile, i banchieri di Pechino appariranno sulla scena di un grande vertice internazionale per la prima volta dopo che, a fine 2008, il Pil cinese ha sorpassato quello della Germania, collocandosi così al terzo posto assoluto dietro Usa e Giappone. Intanto, secondo i dati di Bloomberg, la Borsa di Shanghai è in testa per le perfomance. Gli investimenti fissi sono saliti del 26,5% nei primi due mesi dell'anno. I prestiti bancari sono quadruplicati e la vendita di autoveicoli è schizzata del 25%. Tutto merito, ha scritto in settimana il governatore Zhou sul sito della People's Bank of China, delle «misure politiche tempestive e adeguate assunte dall'esecutivo, a dimostrazione della superiorità del nostro sistema, quando si tratta di prendere decisioni politiche vitali». In realtà, l'azione del governo non è stata sufficiente a evitare una frenata del Pil, oggi in crescita «solo» del 6,9%, e a scongiurare così la perdita dei posti di lavoro di circa 20 milioni di cinesi che non sono rientrati in fabbrica o in ufficio dopo le festività di febbraio. Ma Pechino non cambia rotta, ha scritto il ministro delle Finanze, Xuie Xuren: occorre accelerare gli incentivi al sistema economico e contrastare il protezionismo. Il sistema di mercato, si legge ancora nel sito della banca centrale, «se mancano le regole conduce alle bolle speculative e al collasso generale, come sta capitando in questi mesi». Infine, Zhou ha chiesto al governo poteri speciali per emanare, in caso di emergenza, «misure finanziarie adeguate senza dover sottostare a un iter di approvazione lungo e, certe volte, dall'esito non scontato». Insomma, Pechino vuol proiettare al centro della scena la sua politica ma anche il suo manager di punta. Una buona notizia, perché un maggior impegno della Cina, di questi tempi, può risultare prezioso. Riproduzione riservata Bloomberg

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Il laser estetico di El.En paga la crisi Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ Il laser estetico di El.En paga la crisi Usa di Redazione - 28-03-2009 I laser per l'estetica firmati El.En danno qualche segno di cedimento. La società toscana guidata da Andrea Cangioli, infatti, ha già previsto che chiuderà il 2009 con una contrazione del fatturato e dell'ebit. In particolare, il giro d'affari subirà una riduzione compresa tra il 15% e il 20%, mente l'ebit si attesterà al 4% rispetto a un 10% registrato nel 2008. Il motivo? Le condizioni di mercato che sono andate progressivamente deteriorandosi nel corso dell'esercizio e in particolare negli ultimi tre mesi dell'anno. «È un anno strano - commenta Cangioli - siamo passati da numeri record conseguiti nel 2008 a una probabile flessione per il 2009. E ciò senza alcun periodo di transizione». Se dunque il 2008 è stato un anno complessivamente positivo, nel quarto trimestre la società ha iniziato ad avvertire i primi segnali di contrazione. «Il mercato sul quale è stata riscontrata la più consistente riduzione della domanda - sottolinea una nota del gruppo - è quello dei sistemi per estetica negli Stati Uniti, sul quale opera la controllata Cynosure (quotata sul Nasdaq) e che costituisce un riferimento a livello mondiale». Il 2008, infatti, per il gruppo che realizza macchinari laser utilizzati nei settori industriale e dell'estetica è stato un anno eccezionale: il bilancio è stato chiuso con un fatturato consolidato pari a 221,5 milioni di euro (+14,5%), un ebitda positivo per 27,8 milioni di euro (26,3 nel 2007), un ebit per 20,8 milioni (21,3 nel 2007) e un risultato ante imposte per 22,5 milioni di euro (35,4 milioni nel 2007). Ora però il management, per affrontare l'attuale situazione di mercato, punta comunque a rafforzare la presenza nei diversi mercati in cui attualmente opera. «Proseguiremo nell'innovazione delle applicazioni di tecnologia laser - sottolinea Cangioli - e anche nella ricerca di nuove terapie che possano trarre giovamento dall'utilizzo di questo tipo di strumenti». Per quanto riguarda il settore industriale-manifatturiero, la società sta rafforzando gli impianti di produzione che già possiede in Cina e Brasile. El.En infine è una delle poche società di Piazza Affari che godono di una consistente liquidità, oltre 50 milioni di euro. «In realtà, buona parte della cassa è in Cynosure - precisa Cangioli - Pur non avendo nell'immediato progetti operativi di particolare importanza, il nostro obiettivo rimane quello di proseguire a crescere per linee interne. Valuteremo però eventuali opportunità di acquisto che si dovessero presentare, nonché la costituzione di nuove società».

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Small cap mondiali in salsa iShares (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

FONDI & RISPARMIO Small cap mondiali in salsa iShares Sbarcano a Francoforte tre cloni su azioni a bassa capitalizzazione delle Borse Usa, Far East e Japan di Redazione - 28-03-2009 Scommettere sulla ripresa partendo dalle small cap. Sembra assumere questo ruolo l'idea di iShares di lanciare nella Borsa di Francoforte tre nuovi Etf armonizzati, correlati a indici di azioni a bassa capitalizzazione quotate negli Stati Uniti, Giappone e Asia emergente e chiamati iShares S&P SmallCap 600, iShares Msci Japan SmallCap e iShares Msci Ac Far East Ex-Japan SmallCap. Vediamoli nel dettaglio. L'iShares S&P SmallCap 600 impiega una strategia di replica del sottostante di tipo «fisico», ovvero acquista effettivamente i singoli componenti dell'indice di riferimento per ottenere le stesse performance. Nel caso specifico, trattandosi di un paniere costituito da ben 600 azioni, la replica è sintetica, cioè approssimata con un numero inferiore di società, ottimizzata con l'investimento in 448 titoli. In pratica i più significativi. Il benchmark misura il rendimento delle maggiori società a bassa capitalizzazione (fino a 13 mln di dollari) quotate nelle Borse statunitensi. Un settore che vale meno del 3% dell'intero mercato Usa. I principali settori economici sono finanza (18,4%), industria (18,2%), informatica (17,9%), salute (13,7%) e beni voluttuari (13,3%). SFIDA AL RUSSELL 2000. Sulla Borsa Italiana è quotato qualcosa di simile, ma non uguale. È l'Etfs Russell 2000, che pur essendo correlato a un differente benchmark, offre un'esposizione alla stessa asset class, coprendo ben 2.000 small cap, pari a oltre il 3% delle azioni Usa. Ha un Ter (costo annuo) leggermente superiore all'Etf di iShares (vedere tabella), lo 0,45% annuo, e capitalizza i dividendi. C'è però una grande differenza. In questo caso la replica del benchmark è ottenuta tramite l'impiego di swap, che vengono finalizzati con tre distinte controparti e interamente collateralizzati per abbattere ogni rischio di contoparte. La correlazione tra l'S&P SmallCap 600 e il Russell 2000 è elevata, pari a 0,9956 nell'ultimo triennio. La volatilità annua, nel 2008, è più che raddoppiata rispetto alla media dei cinque anni precedenti ed è pari, rispettivamente, al 18,4% e 19 per cento. I rendimenti, infine, sono stati nettamente a favore del Russell 2000 nelle fasi di recupero dai minimi di Borsa del 2002 e 2003, mentre su base annuale le differenze con l'S&P SmallCap sono minori. Le società di piccola capitalizzazione sono risultate più performanti e pronte alla ripresa, rispetto alle blue chip, dai minimi del 2002, tant'è che sono ancora in rialzo di circa il 20%, mentre l'S&P 500 si ritrova agli stessi livelli di allora. LE PICCOLE ASIATICHE. L'indice Msci Japan SmallCap è composto da circa 800 azioni con una capitalizzazione compresa tra i 200 e i 1.500 milioni di dollari trattate nella Borsa di Tokyo. Industria (23,6%), beni voluttuari (20,2%) e finanza (19,6%) sono i tre settori economici più rappresentativi. Invece l'indice Msci Ac Far East ex-Japan SmallCap è costituito da un migliaio di aziende a bassa capitalizzazione di nove nazioni emergenti dell'Est Asia: Taiwan (27,1%), Corea del sud (21,8%), Cina (18,5%), Hong Kong (11,6%), Singapore (9,6%), Malesia, Tailandia, Indonesia e Filippine. I maggiori settori economici dell'indice sono finanza (19,4%), beni voluttuari (18,6%), industria (18,2%), informatica (16,3%) e materiali (11,4%).

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un soffio sulla fiamma (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 23 - Sport Un soffio sulla fiamma «Troppi pericoli», addio staffetta con la fiaccola Il giro si riduce al paese che ospita i Giochi DENVER (Usa). Il Comitato olimpico internazionale (Cio), riunito a Denver, ha deciso di sopprimere la staffetta internazionale della torcia olimpica, che si limiterà d'ora in poi ad attraversare solamente il paese ospitante dei Giochi. La decisione del Cio è stata condizionata dalle vibranti proteste mosse lo scorso anno contro la Cina, accusata di violare i diritti umani. La torcia olimpica destinata ai Giochi di Pechino divenne infatti, in molti paesi del mondo, bersaglio dei contestatori. Un modo per acquisire grande visibilità, com in effetti è stato. «Nel 2004 (anno della prima staffetta della fiamma olimpica fuori dai confini dal paese organizzatore ndr) - ha affermato Gilbert Felli, direttore esecutivo del Cio - avevamo già concluso che sarebbe meglio che la torcia resti all'interno del paese. In modo da essere controllata meglio». «Pechino - ha proseguito Felli - aveva organizzato una staffetta internazionale e noi l'abbiamo accettata. Abbiamo però concluso, avendo visto quanto accaduto lo scorso anno, di non farlo più». Gli organizzatori delle Olimpiadi invernali di Vancouver e di quelle estive di Londra 2012 avevano già deciso di limitare il passaggio della torcia all'interno dei confini nazionali. Il Cio ha chiesto agli organizzatori dei Giochi invernali di Sochi 2014 di limitare il percorso della fiaccola all'interno della Russia. La decisione del Cio sarà aggiunta al contratto che sarà stipulato tra il Comitato olimpico e il paese a cui saranno attribuiti i Giochi ed entrerà in vigore dall'edizione del 2016 che sarà assegnata il prossimo ottobre. Oltre a questo provvedimento, la commissione esecutiva del Cio, che termina oggi i suoi lavori,ha studiato le relazioni dei paesi organizzatori dei Giochi di Vancouver, Londra e Sochi senza però lasciar trapelare nulla. Non c'è stato nessun progresso nel contrasto che contrappone il Cio e il Comitato olimpico americano (Usoc) per quanto riguarda la redistribuzione dei proventi del marketing olimpico. Una questione che ostacola la candidatura da parte di Chicago ad ospitare i Giochi previsti nel 2016. Per questa edizione dei Giochi c'è stata la prima presentazione ufficiale delle candidature delle quattro finaliste: oltre a Chicago, sono in lizza Rio de Janeiro, Tokyo e Madrid.

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i grandi del mondo al test del risparmio - alessandro penati (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 22 - Economia IL MERCATO I grandi del mondo al test del risparmio Gli americani ora sono costretti a mettere soldi da parte: 4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10% ALESSANDRO PENATI Come quasi tutte le crisi finanziarie, anche quella attuale ha come sfondo uno squilibrio dei flussi internazionali di capitale. Fino al �98, i paesi asiatici avevano finanziato la propria crescita importando capitali, che hanno alimentato credito facile e bolla immobiliare. Scoppiata la bolla, fuggiti i capitali, i sistemi finanziari locali sono crollati, causando una devastante crisi economica. Da allora hanno spinto la crescita attraverso le esportazioni, accumulando un surplus di risparmio, investito prevalentemente negli Stati Uniti, che ha permesso agli americani di "vivere al di sopra dei propri mezzi", alimentando credito facile e bolla immobiliare. La bolla si è sgonfiata, il sistema finanziario degli Usa è crollato ed è arrivata la crisi. Stesso film, ruoli invertiti. I paesi asiatici, complessivamente, hanno accumulato nel decennio un avanzo delle partite correnti (l´eccesso del risparmio di un paese rispetto ai propri investimenti) di 5.000 miliardi: una cifra colossale, affluita prevalentemente negli Usa, che nel periodo hanno importato capitali esteri per 6.500 miliardi. Il modello di sviluppo asiatico è stato emulato in Europa dalla Germania: 1.200 miliardi di capitali complessivamente esportati in dieci anni, in parte verso l´Europa dell´Est, ma soprattutto verso i paesi "periferici" di Eurolandia (Portogallo, Italia, Spagna, Grecia, e Irlanda). Tutti assieme, questi paesi hanno importato 1.500 miliardi. In Spagna e Irlanda, i capitali esteri hanno finanziato il settore privato e la bolla immobiliare; in Italia e Portogallo, il disavanzo pubblico; in Grecia, entrambi. Sono questi i paesi di Eurolandia che gli investitori percepiscono a più alto rischio. Nessuno ha ostacolato lo sviluppo di questo imponente squilibrio nei flussi di capitale: agli americani faceva comodo spendere tutto il reddito e non risparmiare; all´Asia conveniva che la cicala americana trainasse la loro crescita (anzi l´ha agevolata, sostenendo il dollaro con acquisti massicci di Treasury Bonds); alla Germania conveniva spingere la propria industria con le esportazioni, alla Spagna drogare la crescita con la bolla immobiliare, e all´Italia finanziare più agevolmente il debito pubblico (oltre la metà del nostro debito, ben 747 miliardi, è in mani straniere). Così, a fronte di una crescita potenziale di circa il 3%, il mondo è cresciuto negli anni passati al 5%. E oggi, Cina e Giappone sono i principali creditori del Governo americano; la Germania, dei paesi di Eurolandia. Ora che la bolla si è sgonfiata, il consumatore americano è costretto a risparmiare: 4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10%. Per evitare che il crollo della domanda privata causi una depressione, la spesa pubblica si sostituisce a quella privata. Anche nei paesi europei in deficit, lo Stato aumenta i propri debiti per evitare un´ondata di dissesti tra i privati. Il Tesoro americano ha chiesto a gran voce che i paesi in surplus facilitino l´aggiustamento globale, aumentando lo stimolo fiscale per spingere la loro domanda interna. L´Europa "periferica" tace, causa i vincoli di Maastricht. Ma Cina e Germania hanno risposto picche; identico il messaggio della Bce: un ulteriore aumento dei disavanzi pubblici creerebbe inevitabilmente la tentazione di usare l´inflazione per risolvere il problema dell´enorme stock titoli di Stato emessi; e questo danneggerebbe i grandi creditori Cina e Germania. Vero. Ma richiedendo che l´onere dell´aggiustamento gravi prevalentemente sui paesi in deficit, si rischia il crollo del dollaro e, in Europa, la crisi finanziaria di qualche paese. I creditori ci perderebbero comunque. Senza contare che, venendo meno il traino delle esportazioni, i paesi in surplus rischiano di importare la deflazione. Riequilibrare i flussi faciliterebbe l´uscita dalla crisi. Ma dubito che il prossimo G20 produrrà un accordo.

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È solo un rimbalzo ma come corre! (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ANALISI TECNICA È solo un rimbalzo ma come corre! Il Grande Orso 2008-2009 non è alle spalle, ma emergono segnali di «minimi» significativi sulle Borse. La benzina per continuare a salire c'è: prossimo test le medie mobili a 13 settimane. Poi, se va bene, si può correre fino a giugno di Claudio Kaufmann - 28-03-2009 Non è la prima volta che un rimbalzo stupisce. Certo, la violenza del ribasso suggeriva una reazione, ma l'entità si sta rivelando più ampia del previsto. Resta da chiedersi: quanta benzina hanno in corpo i listini? Ed è la domanda che apre il nostro forum di analisi tecnica. Benyaich: Su diversi indici il rally ha iniziato a interessare i livelli di controllo di medio del «Grande ribasso». Il test è delicato. Si può discutere all'infinito se i segnali siano credibili o no. Sul piano razionale, per rispondere, aspetto la chiusura mensile. A sensazione, penso che il movimento non sarà sufficiente per invertire l'Orso di lungo. Ammesso, per ipotesi, che il 2009 sarà l'anno del minimo, tutto da dimostrare, ci vorranno mesi di battaglia per costruire delle basi d'accumulazione. Paradossalmente, tali basi sono più ampie sui titoli e settori che stanno reagendo meno, perché hanno tenuto meglio in gennaio e febbraio. I protagonisti sono i più bersagliati che hanno segnato nel 2009 nuovi minimi: bancari, assicurativi, poi i servizi finanziari, l'auto e il tech. Milano: Dal 10 marzo è iniziato un movimento di forte rimbalzo con segnali di discontinuità rispetto ai mesi precedenti. Il rimbalzo è trainato dai settori che erano stati più penalizzati durante il sell-off. Il quadro tecnico di lungo periodo non è certo cambiato: con la perforazione di supporti chiave a ottobre 2008, dopo il fallimento Lehman (1.100-1.200 sull'S&P500, 11.000 sul Dow e 2.000/200 sul Nasdaq), è iniziato uno dei più violenti panic-selling di sempre, che ha riportato gli indici agli anni 1996-97. Le Borse sono entrate in un «major down trend». Il fatto che la volatilità implicita - seppur dimezzatasi rispetto ai picchi di ottobre-novembre 2008 - non sia ridiscesa sui livelli di settembre precedenti al crash, è un segnale che i mercati sono solo parzialmente rassicurati e non escludono ulteriori colpi di coda negativi. Quindi è ancora Orso. Biasia: Siamo in presenza di un rally inserito all'interno del ciclo recessivo dei mercati. Insomma, l'Orso è più vivo che mai, per ora. Tecnicamente l'azione delle Borse si inserisce in un contesto di riequilibrio riflessivo da cui si potranno trarre utili indicazioni sugli sviluppi per i mesi successivi. I livelli che delimitano il ciclo primario ribassista non sono stati violati. Sui target rispondo così: per S&P500 ci sono potenziali sviluppi in direzione di area 870 punti ed eventualmente 950. Poi potremmo assistere a un ritorno sopra area 4.250 per il Dax, con estensione a 4.800. Per l'Eurostoxx50 si può andare a 2.150, poi a 2.520. Caruso: In ottica di lungo periodo, non ho dubbi sulla natura «storica» di questo momento di Borsa, anche se l'eccesso di direzionalità degli anni dal '95 in poi porta a pensare a una fase 2009-2014 di grandi movimenti ciclici, non lineari, al cui interno tutti i grandi cali saranno occasioni di acquisto. Sul breve ci sono due rischi da evitare: 1) sottovalutare questa prima fase di ripresa; 2) credere che da qui in avanti e per tutto il 2009 la Borsa non possa che salire. Ritengo che il rialzo continuerà almeno fino a maggio, forse fino a luglio. Le Borse si porteranno verso le aree tra le chiusure di fine dicembre 2008 e i massimi di gennaio, ma la ripresa sarà seguita da una correzione fino a circa ottobre. Più sarà profonda quella correzione, più rappresenterà nel rapporto rendimento potenziale e rischio una magnifica opportunità di acquisto e di switch tra obbligazioni - sull'apice del baratro in vista della fine di una fase deflativa e l'inizio di una nuova epoca inflativa - e le azioni. A Gaetano Evangelista: i listini appaiono sottovalutati o no? Conosco l'ambiguità della domanda ma la faccio lo stesso. Evangelista: Vorrei allargare lo sguardo su un tema. Veniamo dal secondo bear market più profondo della storia, dopo quello del 1929-32. Verrebbe da pensare che la Borsa a questo punto sia sottovalutata; invece risulta molto più sopravvalutata di quando è iniziato il ribasso. Questo perché gli utili sono crollati a un ritmo superiore rispetto alle quotazioni. In termini reali siamo sui livelli di metà anni '50. Conseguentemente il p/e è schizzato secondo gli ultimi dati a 35 volte. Un livello da inizio di bear market, non da esaurimento. Detto questo bisogna tenere presente che gli utili operativi delle compagnie dell'S&P500 passerebbero da 5,16 a 10,45 dollari se si escludesse soltanto uno dei 500 titoli, ovvero Aig. Il colosso assicurativo, insomma, conta per il 51% degli utili operativi del paniere Usa. E ciò crea una distorsione evidente, che inficia le valutazioni. Per porre rimedio ci sono due soluzioni. La prima, come fa il noto studioso Shiller, consiste nel prendere in considerazione gli utili medi degli ultimi dieci anni; in tal modo il p/e del mercato si collocherebbe a 15-16 volte, il dato più basso dal 1985, non lontano dai livelli da cui è partito il bull market secolare della fine del Novecento. Un secondo espediente è quello di soffermarsi su altri parametri di valutazione: ad esempio, il rapporto fra la capitalizzazione del Dow Jones e il valore di libro delle aziende in esso quotate, il cosiddetto price/book value. Ebbene, guardate il grafico: è precipitato da ottobre in poi e ora si colloca a quota 1,50. Per dare un'idea del livello di valutazione raggiunto, si consideri che siamo notevolmente distanti dal livello medio degli ultimi vent'anni: oltre due deviazioni standard, per usare un concetto statistico. L'ultima volta che il rapporto in questione si è discostato così tanto dal livello di riferimento di lungo periodo risale a novembre 1999: ma in quel caso lo scostamento fu in eccesso, e condusse a un esaurimento della tendenza dopo un paio di mesi. Tutto ciò per dire che una chiusura settimanale dell'S&P500 superiore a 825 segnalerà il formale venir meno del downtrend iniziato a maggio 2008. L'orientamento formulato nel forum di inizio anno era che il bear market sarebbe terminato per quest'anno fra marzo e aprile. Resto di questa idea. Quota 1.000 punti è un obiettivo più che plausibile nei prossimi mesi. Caruso: Sul tema vorrei aggiungere qualcosa: in termini di potere di acquisto, le Borse impiegano circa 25-35 anni a superare i massimi generazionali precedenti. Non sempre, però, i minimi degli indici corrispondono ai minimi in termini di potere di acquisto: un esempio chiaro è l'ultimo bear market generazionale 1965-82, quando il minimo degli indici Usa fu segnato nel '74 ma in termini di potere di acquisto nel 1982, otto anni dopo. In tempi recenti il massimo generazionale in potere d'acquisto è il 2000 e non il 2007. Quindi chi ha investito nel 2000 rivedrà quei soldi reali tra il 2025 e il 2035. In termini reali, il recente minimo di marzo vale circa il 75-80% in meno del top 2000. Quindi la Borsa deve recuperare almeno il 400% dai minimi di marzo soltanto per tornare sui livelli reali del 2000. Se anche lo facesse nel 2030, questo vorrebbe dire un guadagno medio annuo di almeno il 18% tra ora e il 2030. Personalmente ritengo che quando guarderemo i grafici di lunghissimo periodo tra dieci anni, il 2009 apparirà una opportunità di acquisto generazionale «once-in-a-lifetime». Torniamo al presente. Fin dove si può andare? Caruso: Il rimbalzo può durare fino a maggio, intervallato da una correzione, e regalare circa 10 punti sugli indici. L'impulso sull'Eurostoxx50 arriverà al massimo fino a 2.350 prima di subire il riflusso. Le resistenze intermedie sono 2.160-70 e 2.200. Non ci sono obiettivi grafici da proporre; la rapidità del reversal ne ha impedito la formazione. Nel caso gli indici riescano a vincere la media a 13 settimane, con la quale i più stanno battagliando, il rialzo dovrebbe esaurirsi vicino alla media a 40 settimane, che sull'Eurostoxx50 vale 2.660 punti. Fino a quota 1.970-60, una correzione di breve sarà compatibile con l'uptrend in atto. Sul Dax, la media vale 5.160 punti, sul Cac40 3.530. Milano: Dare target è sempre una scommessa. Il rimbalzo potrebbe riportare gli indici sui livelli di settembre-inizio ottobre 2008, con apprezzamenti dell'ordine del 35% da ora: un bear market rally, dunque, ma di ampiezza ragguardevole. Una discesa del Vix, la volatilità implicita dell'S&P500, sotto il supporto in area 35-37 e al di sotto del Vxn, volatilità del Nasdaq, confermerebbe che il settore finanziario sta uscendo dalla fase acuta della crisi. Anche se ci si attende un deterioramento del quadro macro per i prossimi mesi, ci sono le condizioni perché l'ampio rimbalzo si verifichi davvero. Siccome non possiamo illuderci che parta un'inversione a V, al raggiungimento degli obiettivi sarà opportuno prendere beneficio. Finora ho capito che è un mercato da trader. Da un punto di vista settoriale, che fare? Biasia: Ritengo che si possa avere un atteggiamento aggressivo sui comparti che maggiormente hanno sofferto nel bear market. Quindi, ad esempio, i finanziari. Tuttavia, trattandosi ancora di una situazione interlocutoria preferisco utilizzare future su indici, piuttosto che Etf su indici geografici. Direi che lo stock picking su singole storie ha il pregio di poter offrire strappi assai significativi, ma c'è il rovescio della medaglia: basta entrare nel giorno sbagliato o sulla notizia negativa che si rischia di perdere in un giorno quello che magari hai faticosamente portato a casa in un mese. La prudenza non è mai troppa. Milano: Il settore bancario dell'S&P500 dai minimi è già salito di un +80% circa, ma gli spazi di recupero rimangono ampi. Il comparto, rispetto ai picchi del febbraio 2007, è arrivato a perdere circa l'89% e a oggi, dopo il rally, è ancora sotto del 79% circa. Il settore auto, dai massimi dell'estate 2007, è arrivato a perdere circa l'86%; dai minimi è risalito del 68% circa, ma rimane sotto del 76% rispetto ai top. Altri settori da considerare sono l'assicurativo e i trasporti. I comparti che hanno difeso meglio le posizioni, e cioè tlc, tecnologia, software, utility e alimentare, dovrebbero sottoperformare, ma in ottica più lunga rimangono i settori da privilegiare. Evangelista, cosa raccontano gli indicatori di sentiment? Evangelista: Dal punto di vista contrarian, c'è un netto miglioramento. Il rapporto fra gli scambi sul Nasdaq e gli scambi sul Nyse è precipitato sotto quota 1,30. È il dato più basso da aprile 2007. In altre parole, gli scambi a Times Square sono stati nell'ultimo mese soltanto del 30% superiori agli scambi di Wall Street, e questo evidenzia il disimpegno dei piccoli investitori rispetto agli istituzionali. Affinché si possa parlare sotto questo profilo di una definitiva capitolazione, occorre però che il rapporto diventi paritario, come a ottobre 1998, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 e a primavera 2005. Da questo punto di vista, l'auspicio è che l'interesse relativo si raffreddi ancora, prima di conclamare l'inizio di un bull market di lungo periodo. Benyaich: Per un pater familias è presto per entrare in Borsa, meglio pagare di più ma avere maggiori certezze che il fondo sia stato fatto. Un check-up dei mercati azionari sarà opportuno ogni fine trimestre, per controllare che non si siano create le condizioni per un ingresso. Questa gamba di rialzo continuerà a privilegiare i protagonisti già emersi, che andranno acquistati, dai trader, sulla correzione che arriverà in aprile. Su questi titoli, la volatilità resterà alta, fatto che rende centrale la scelta del timing. A parte le Borse, a cosa guardare per capire un po' meglio? Benyaich: Sul piano intermarket le perdite dell'appoggio a 122,00 sul future del Bund, e poi della difesa successiva a 120, saranno indicazioni che confermeranno come il movimento in atto sull'azionario non sia di breve, ma intermedio (2-3 mesi). Se così fosse, non escludo che tra alti e bassi si possa arrivare in estate senza traumi importanti. Milano: Sul fronte valutario, la decisione della Fed di iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali ha avuto un effetto ovviamente benefico sui corsi obbligazionari. Prevedere l'andamento del dollaro per le prossime settimane è particolarmente difficile, molto dipenderà da come la Fed scaglionerà i propri interventi e come le altre Banche centrali la imiteranno. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera. Sui bond, le politiche Fed hanno sostenuto il corso del decennale. Ora il Treasury è a ridosso di 123 punti, dopo il balzo da 120 verso 126. In generale, è all'interno di una banda laterale con estremi 119-127. Le prese di beneficio scatterebbero con la rottura del supporto a 121. Meno chiara la dinamica del Bund, visto che la Bce non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la Fed. È all'interno della banda laterale tra 120/22 e 124,65-125,65. Un segnale di perdita di spinta si avrà su discese sotto 122. Il trend rialzista riprenderebbe al superamento dei massimi a 125,65-126. Penso che fino a quando le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli governativi e corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di conseguenza i corsi dei titoli resteranno elevati. L'impressione che si stia formando una bolla, tuttavia, permane. Sul fronte petrolio-commodity, è in atto da dicembre una fase di stabilizzazione o moderata positività. Il forte rialzo dell'oro ha portato al test dell'area 1.000-1.033, per poi ripiegare verso 884 e quindi rimbalzare verso 967. Discese sotto 884 segnalerebbero una diminuzione delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento sotto tale supporto (prematuro) fornirebbe un segnale distensivo affidabile. Nuove tensioni, invece, sopra quota 1.000, ma l'evento pare poco probabile. Un rimbalzo dell'azionario dovrebbe togliere interesse sull'oro, per lo meno per i prossimi mesi. Parliamo di mercati emergenti. Alcune Borse, a parte l'Est Europa, si stanno comportando bene. O è un'illusione? Evangelista: Direi che non è un'illusione. I Paesi emergenti vantano condizioni di finanza pubblica, di conti con l'estero e di surplus commerciale nettamente migliori di quelle vantate ai tempi dell'ultima crisi. Tant'è vero che l'Fmi sta valutando di chiedere loro un contributo finanziario a vantaggio dei Paesi occidentali. Ciò spiega appieno la sovraperformance relativa sperimentata da ottobre in poi. Dal punto di vista dell'ampiezza di mercato, di recente abbiamo avuto un segnale bullish di lungo periodo, con la Advance/Decline line calcolata sui 25 mercati che compongono l'indice Msci che è risalita oltre la media mobile di riferimento. Un segnale che ribalta quello negativo scattato a metà 2008. Biasia: Qualche parolina sui mercati emergenti la spendo volentieri. Ritengo che un investimento, senza esagerare nel peso, possa essere fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo, come l'India. L'indice Sensex per evitare di subire nuove pressioni ribassiste dovrà recuperare area 11.000. Allo stesso modo il Bovespa dovrà scalare quota 4.500 per rimuovere del tutto il sentiment di sfiducia sul Brasile. Milano: In Asia segnali interessanti arrivano anche dal Nikkei225. Dopo essere rimasto schiacciato al di sopra del minimo a 7.000, toccato a fine ottobre 2008 e nuovamente a inizio marzo - ricordo che si tratta dei prezzi del 1981-82 - nelle ultime tre settimane è partito un forte rimbalzo verso 8.600. Il rally potrebbe continuare verso la resistenza critica a 9.600, al di sopra della quale si aprirebbero spazi per rimbalzi davvero ambiziosi per i mesi a venire. La tenuta di 7.600/800 è fondamentale per mantenere questa impostazione tonica. Ottimi segnali dal Kospi coreano: negli ultimi mesi si è mosso con minimi crescenti, al di sotto della resistenza critica a 1.220. Il suo superamento farebbe iniziare un forte rally, con primo obiettivo 1.400-1.500. Anche il Sensex indiano non mi dispiace: se riesce a superare 10.500/900, ora è intorno a 10.000, potrebbe risalire verso 12.500. Pure lo Xinhua25, l'indice di 25 blue chip cinesi quotate a Hong Kong, sta dando segnali di rally: al di sopra di 14.000, la salita potrebbe spingersi verso 16.750. E non dimentichiamo il Bovespa, che si era già distinto in positivo nei primi due mesi. Sembra prossimo a una ripresa del rialzo: superato 43.500, obiettivo 50.000-52.000 per i prossimi mesi. Fatemi capire: fino a ieri tutti short, adesso neanche uno? Milano: Per ora sono positivo, quindi nessun target ribassista. Anche se lo dico un po' per scaramanzia. Biasia: È prematuro riaprire posizioni short. Poi se l'estensione del rally dovesse fallire, attenderei conferme sotto area 750 dell'S&P500 per fare il vero ribassista. D'altra parte in assenza di un segnale di inversione positiva, catturabile soltanto oltre 950, il mio target di riferimento del ciclo ribassista rimane allocato a 600/580. Insomma, adesso no, ma in futuro per fare i ribassisti ci saranno occasioni. La conclusione, se tale può essere, a Caruso. La domanda che tutti si pongono in questo momento, relativamente ai mercati azionari, è se questo rialzo sia un'inversione o semplicemente un «bear market rally». A mio modo di vedere la risposta è chiara, anche se questo non è l'approccio corretto di affrontare il tema, né da un punto di vista operativo e neppure sotto l'aspetto analitico. Per spiegarmi, mi ricollego a quanto scritto su queste stesse pagine in due precedenti occasioni, le tavole rotonde di gennaio e di febbraio 2009. Nella prima avevo individuato marzo come area temporale probabile del primo minimo significativo del bear market. A febbraio avevo indicato come importantissima area di target-supporto per l'S&P/Mib l'area 13.000. A tutt'oggi, la chiusura settimanale più bassa è stata 12.895 (meno dell'1% dal target indicato) e la chiusura giornaliera più bassa si è registrata il 9 marzo a 12.621. Tra l'altro, sempre in tema di numerologia legata o meno all'analisi tecnica, va segnalato che l'S&P500, il mercato leader, ha fatto registrare un minimo intraday a 666, a un solo punto di distanza dal 665 che rappresenta il ritracciamento-principe fibonacciano del 61,8% di tutto il rialzo 1982-2007. Dal punto di vista numerologico, quindi, i crismi per un minimo importantissimo ci sono tutti. Questo è confermato anche dall'analisi della struttura interna bottom-up del mercato. Il momento peggiore è stato tra ottobre e novembre, mentre sul minimo di marzo si notano chiare divergenze positive, con molti titoli che non hanno seguito l'indice a nuovi minimi, segno questo di pre-accumulazione. Inoltre, sono evidenti anche a un dilettante le caratteristiche di estremo ipervenduto e pessimismo cosmico che hanno accompagnato l'ultimo minimo, con discorsi di «fine del capitalismo» e di «replica del '29». Nessuno nega che l'attuale situazione economica sia la peggiore degli ultimi 30 anni e forse del secondo dopoguerra, ma allo stesso modo nessuno può negare che l'azione congiunta di reazione sia mostruosa, infinitamente superiore a quella (tardiva) messa in atto dopo il 1929, soprattutto in perfetta linea con la dinamica inflativa di lunghissimo periodo tipica dei mercati azionari.

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È solo un rimbalzo ma come corre!. (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ANALISI TECNICA È solo un rimbalzo ma come corre! di Redazione - 28-03-2009 Non è la prima volta che un rimbalzo stupisce. Certo, la violenza del ribasso suggeriva una reazione, ma l'entità si sta rivelando più ampia del previsto. Resta da chiedersi: quanta benzina hanno in corpo i listini? Ed è la domanda che apre il nostro forum di analisi tecnica. Benyaich: Su diversi indici il rally ha iniziato a interessare i livelli di controllo di medio del «Grande ribasso». Il test è delicato. Si può discutere all'infinito se i segnali siano credibili o no. Sul piano razionale, per rispondere, aspetto la chiusura mensile. A sensazione, penso che il movimento non sarà sufficiente per invertire l'Orso di lungo. Ammesso, per ipotesi, che il 2009 sarà l'anno del minimo, tutto da dimostrare, ci vorranno mesi di battaglia per costruire delle basi d'accumulazione. Paradossalmente, tali basi sono più ampie sui titoli e settori che stanno reagendo meno, perché hanno tenuto meglio in gennaio e febbraio. I protagonisti sono i più bersagliati che hanno segnato nel 2009 nuovi minimi: bancari, assicurativi, poi i servizi finanziari, l'auto e il tech. Milano: Dal 10 marzo è iniziato un movimento di forte rimbalzo con segnali di discontinuità rispetto ai mesi precedenti. Il rimbalzo è trainato dai settori che erano stati più penalizzati durante il sell-off. Il quadro tecnico di lungo periodo non è certo cambiato: con la perforazione di supporti chiave a ottobre 2008, dopo il fallimento Lehman (1.100-1.200 sull'S&P500, 11.000 sul Dow e 2.000/200 sul Nasdaq), è iniziato uno dei più violenti panic-selling di sempre, che ha riportato gli indici agli anni 1996-97. Le Borse sono entrate in un «major down trend». Il fatto che la volatilità implicita - seppur dimezzatasi rispetto ai picchi di ottobre-novembre 2008 - non sia ridiscesa sui livelli di settembre precedenti al crash, è un segnale che i mercati sono solo parzialmente rassicurati e non escludono ulteriori colpi di coda negativi. Quindi è ancora Orso. Biasia: Siamo in presenza di un rally inserito all'interno del ciclo recessivo dei mercati. Insomma, l'Orso è più vivo che mai, per ora. Tecnicamente l'azione delle Borse si inserisce in un contesto di riequilibrio riflessivo da cui si potranno trarre utili indicazioni sugli sviluppi per i mesi successivi. I livelli che delimitano il ciclo primario ribassista non sono stati violati. Sui target rispondo così: per S&P500 ci sono potenziali sviluppi in direzione di area 870 punti ed eventualmente 950. Poi potremmo assistere a un ritorno sopra area 4.250 per il Dax, con estensione a 4.800. Per l'Eurostoxx50 si può andare a 2.150, poi a 2.520. Caruso: In ottica di lungo periodo, non ho dubbi sulla natura «storica» di questo momento di Borsa, anche se l'eccesso di direzionalità degli anni dal '95 in poi porta a pensare a una fase 2009-2014 di grandi movimenti ciclici, non lineari, al cui interno tutti i grandi cali saranno occasioni di acquisto. Sul breve ci sono due rischi da evitare: 1) sottovalutare questa prima fase di ripresa; 2) credere che da qui in avanti e per tutto il 2009 la Borsa non possa che salire. Ritengo che il rialzo continuerà almeno fino a maggio, forse fino a luglio. Le Borse si porteranno verso le aree tra le chiusure di fine dicembre 2008 e i massimi di gennaio, ma la ripresa sarà seguita da una correzione fino a circa ottobre. Più sarà profonda quella correzione, più rappresenterà nel rapporto rendimento potenziale e rischio una magnifica opportunità di acquisto e di switch tra obbligazioni - sull'apice del baratro in vista della fine di una fase deflativa e l'inizio di una nuova epoca inflativa - e le azioni. A Gaetano Evangelista: i listini appaiono sottovalutati o no? Conosco l'ambiguità della domanda ma la faccio lo stesso. Evangelista: Vorrei allargare lo sguardo su un tema. Veniamo dal secondo bear market più profondo della storia, dopo quello del 1929-32. Verrebbe da pensare che la Borsa a questo punto sia sottovalutata; invece risulta molto più sopravvalutata di quando è iniziato il ribasso. Questo perché gli utili sono crollati a un ritmo superiore rispetto alle quotazioni. In termini reali siamo sui livelli di metà anni '50. Conseguentemente il p/e è schizzato secondo gli ultimi dati a 35 volte. Un livello da inizio di bear market, non da esaurimento. Detto questo bisogna tenere presente che gli utili operativi delle compagnie dell'S&P500 passerebbero da 5,16 a 10,45 dollari se si escludesse soltanto uno dei 500 titoli, ovvero Aig. Il colosso assicurativo, insomma, conta per il 51% degli utili operativi del paniere Usa. E ciò crea una distorsione evidente, che inficia le valutazioni. Per porre rimedio ci sono due soluzioni. La prima, come fa il noto studioso Shiller, consiste nel prendere in considerazione gli utili medi degli ultimi dieci anni; in tal modo il p/e del mercato si collocherebbe a 15-16 volte, il dato più basso dal 1985, non lontano dai livelli da cui è partito il bull market secolare della fine del Novecento. Un secondo espediente è quello di soffermarsi su altri parametri di valutazione: ad esempio, il rapporto fra la capitalizzazione del Dow Jones e il valore di libro delle aziende in esso quotate, il cosiddetto price/book value. Ebbene, guardate il grafico: è precipitato da ottobre in poi e ora si colloca a quota 1,50. Per dare un'idea del livello di valutazione raggiunto, si consideri che siamo notevolmente distanti dal livello medio degli ultimi vent'anni: oltre due deviazioni standard, per usare un concetto statistico. L'ultima volta che il rapporto in questione si è discostato così tanto dal livello di riferimento di lungo periodo risale a novembre 1999: ma in quel caso lo scostamento fu in eccesso, e condusse a un esaurimento della tendenza dopo un paio di mesi. Tutto ciò per dire che una chiusura settimanale dell'S&P500 superiore a 825 segnalerà il formale venir meno del downtrend iniziato a maggio 2008. L'orientamento formulato nel forum di inizio anno era che il bear market sarebbe terminato per quest'anno fra marzo e aprile. Resto di questa idea. Quota 1.000 punti è un obiettivo più che plausibile nei prossimi mesi. Caruso: Sul tema vorrei aggiungere qualcosa: in termini di potere di acquisto, le Borse impiegano circa 25-35 anni a superare i massimi generazionali precedenti. Non sempre, però, i minimi degli indici corrispondono ai minimi in termini di potere di acquisto: un esempio chiaro è l'ultimo bear market generazionale 1965-82, quando il minimo degli indici Usa fu segnato nel '74 ma in termini di potere di acquisto nel 1982, otto anni dopo. In tempi recenti il massimo generazionale in potere d'acquisto è il 2000 e non il 2007. Quindi chi ha investito nel 2000 rivedrà quei soldi reali tra il 2025 e il 2035. In termini reali, il recente minimo di marzo vale circa il 75-80% in meno del top 2000. Quindi la Borsa deve recuperare almeno il 400% dai minimi di marzo soltanto per tornare sui livelli reali del 2000. Se anche lo facesse nel 2030, questo vorrebbe dire un guadagno medio annuo di almeno il 18% tra ora e il 2030. Personalmente ritengo che quando guarderemo i grafici di lunghissimo periodo tra dieci anni, il 2009 apparirà una opportunità di acquisto generazionale «once-in-a-lifetime». Torniamo al presente. Fin dove si può andare? Caruso: Il rimbalzo può durare fino a maggio, intervallato da una correzione, e regalare circa 10 punti sugli indici. L'impulso sull'Eurostoxx50 arriverà al massimo fino a 2.350 prima di subire il riflusso. Le resistenze intermedie sono 2.160-70 e 2.200. Non ci sono obiettivi grafici da proporre; la rapidità del reversal ne ha impedito la formazione. Nel caso gli indici riescano a vincere la media a 13 settimane, con la quale i più stanno battagliando, il rialzo dovrebbe esaurirsi vicino alla media a 40 settimane, che sull'Eurostoxx50 vale 2.660 punti. Fino a quota 1.970-60, una correzione di breve sarà compatibile con l'uptrend in atto. Sul Dax, la media vale 5.160 punti, sul Cac40 3.530. Milano: Dare target è sempre una scommessa. Il rimbalzo potrebbe riportare gli indici sui livelli di settembre-inizio ottobre 2008, con apprezzamenti dell'ordine del 35% da ora: un bear market rally, dunque, ma di ampiezza ragguardevole. Una discesa del Vix, la volatilità implicita dell'S&P500, sotto il supporto in area 35-37 e al di sotto del Vxn, volatilità del Nasdaq, confermerebbe che il settore finanziario sta uscendo dalla fase acuta della crisi. Anche se ci si attende un deterioramento del quadro macro per i prossimi mesi, ci sono le condizioni perché l'ampio rimbalzo si verifichi davvero. Siccome non possiamo illuderci che parta un'inversione a V, al raggiungimento degli obiettivi sarà opportuno prendere beneficio. Finora ho capito che è un mercato da trader. Da un punto di vista settoriale, che fare? Biasia: Ritengo che si possa avere un atteggiamento aggressivo sui comparti che maggiormente hanno sofferto nel bear market. Quindi, ad esempio, i finanziari. Tuttavia, trattandosi ancora di una situazione interlocutoria preferisco utilizzare future su indici, piuttosto che Etf su indici geografici. Direi che lo stock picking su singole storie ha il pregio di poter offrire strappi assai significativi, ma c'è il rovescio della medaglia: basta entrare nel giorno sbagliato o sulla notizia negativa che si rischia di perdere in un giorno quello che magari hai faticosamente portato a casa in un mese. La prudenza non è mai troppa. Milano: Il settore bancario dell'S&P500 dai minimi è già salito di un +80% circa, ma gli spazi di recupero rimangono ampi. Il comparto, rispetto ai picchi del febbraio 2007, è arrivato a perdere circa l'89% e a oggi, dopo il rally, è ancora sotto del 79% circa. Il settore auto, dai massimi dell'estate 2007, è arrivato a perdere circa l'86%; dai minimi è risalito del 68% circa, ma rimane sotto del 76% rispetto ai top. Altri settori da considerare sono l'assicurativo e i trasporti. I comparti che hanno difeso meglio le posizioni, e cioè tlc, tecnologia, software, utility e alimentare, dovrebbero sottoperformare, ma in ottica più lunga rimangono i settori da privilegiare. Evangelista, cosa raccontano gli indicatori di sentiment? Evangelista: Dal punto di vista contrarian, c'è un netto miglioramento. Il rapporto fra gli scambi sul Nasdaq e gli scambi sul Nyse è precipitato sotto quota 1,30. È il dato più basso da aprile 2007. In altre parole, gli scambi a Times Square sono stati nell'ultimo mese soltanto del 30% superiori agli scambi di Wall Street, e questo evidenzia il disimpegno dei piccoli investitori rispetto agli istituzionali. Affinché si possa parlare sotto questo profilo di una definitiva capitolazione, occorre però che il rapporto diventi paritario, come a ottobre 1998, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 e a primavera 2005. Da questo punto di vista, l'auspicio è che l'interesse relativo si raffreddi ancora, prima di conclamare l'inizio di un bull market di lungo periodo. Benyaich: Per un pater familias è presto per entrare in Borsa, meglio pagare di più ma avere maggiori certezze che il fondo sia stato fatto. Un check-up dei mercati azionari sarà opportuno ogni fine trimestre, per controllare che non si siano create le condizioni per un ingresso. Questa gamba di rialzo continuerà a privilegiare i protagonisti già emersi, che andranno acquistati, dai trader, sulla correzione che arriverà in aprile. Su questi titoli, la volatilità resterà alta, fatto che rende centrale la scelta del timing. A parte le Borse, a cosa guardare per capire un po' meglio? Benyaich: Sul piano intermarket le perdite dell'appoggio a 122,00 sul future del Bund, e poi della difesa successiva a 120, saranno indicazioni che confermeranno come il movimento in atto sull'azionario non sia di breve, ma intermedio (2-3 mesi). Se così fosse, non escludo che tra alti e bassi si possa arrivare in estate senza traumi importanti. Milano: Sul fronte valutario, la decisione della Fed di iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali ha avuto un effetto ovviamente benefico sui corsi obbligazionari. Prevedere l'andamento del dollaro per le prossime settimane è particolarmente difficile, molto dipenderà da come la Fed scaglionerà i propri interventi e come le altre Banche centrali la imiteranno. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera. Sui bond, le politiche Fed hanno sostenuto il corso del decennale. Ora il Treasury è a ridosso di 123 punti, dopo il balzo da 120 verso 126. In generale, è all'interno di una banda laterale con estremi 119-127. Le prese di beneficio scatterebbero con la rottura del supporto a 121. Meno chiara la dinamica del Bund, visto che la Bce non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la Fed. È all'interno della banda laterale tra 120/22 e 124,65-125,65. Un segnale di perdita di spinta si avrà su discese sotto 122. Il trend rialzista riprenderebbe al superamento dei massimi a 125,65-126. Penso che fino a quando le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli governativi e corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di conseguenza i corsi dei titoli resteranno elevati. L'impressione che si stia formando una bolla, tuttavia, permane. Sul fronte petrolio-commodity, è in atto da dicembre una fase di stabilizzazione o moderata positività. Il forte rialzo dell'oro ha portato al test dell'area 1.000-1.033, per poi ripiegare verso 884 e quindi rimbalzare verso 967. Discese sotto 884 segnalerebbero una diminuzione delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento sotto tale supporto (prematuro) fornirebbe un segnale distensivo affidabile. Nuove tensioni, invece, sopra quota 1.000, ma l'evento pare poco probabile. Un rimbalzo dell'azionario dovrebbe togliere interesse sull'oro, per lo meno per i prossimi mesi. Parliamo di mercati emergenti. Alcune Borse, a parte l'Est Europa, si stanno comportando bene. O è un'illusione? Evangelista: Direi che non è un'illusione. I Paesi emergenti vantano condizioni di finanza pubblica, di conti con l'estero e di surplus commerciale nettamente migliori di quelle vantate ai tempi dell'ultima crisi. Tant'è vero che l'Fmi sta valutando di chiedere loro un contributo finanziario a vantaggio dei Paesi occidentali. Ciò spiega appieno la sovraperformance relativa sperimentata da ottobre in poi. Dal punto di vista dell'ampiezza di mercato, di recente abbiamo avuto un segnale bullish di lungo periodo, con la Advance/Decline line calcolata sui 25 mercati che compongono l'indice Msci che è risalita oltre la media mobile di riferimento. Un segnale che ribalta quello negativo scattato a metà 2008. Biasia: Qualche parolina sui mercati emergenti la spendo volentieri. Ritengo che un investimento, senza esagerare nel peso, possa essere fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo, come l'India. L'indice Sensex per evitare di subire nuove pressioni ribassiste dovrà recuperare area 11.000. Allo stesso modo il Bovespa dovrà scalare quota 4.500 per rimuovere del tutto il sentiment di sfiducia sul Brasile. Milano: In Asia segnali interessanti arrivano anche dal Nikkei225. Dopo essere rimasto schiacciato al di sopra del minimo a 7.000, toccato a fine ottobre 2008 e nuovamente a inizio marzo - ricordo che si tratta dei prezzi del 1981-82 - nelle ultime tre settimane è partito un forte rimbalzo verso 8.600. Il rally potrebbe continuare verso la resistenza critica a 9.600, al di sopra della quale si aprirebbero spazi per rimbalzi davvero ambiziosi per i mesi a venire. La tenuta di 7.600/800 è fondamentale per mantenere questa impostazione tonica. Ottimi segnali dal Kospi coreano: negli ultimi mesi si è mosso con minimi crescenti, al di sotto della resistenza critica a 1.220. Il suo superamento farebbe iniziare un forte rally, con primo obiettivo 1.400-1.500. Anche il Sensex indiano non mi dispiace: se riesce a superare 10.500/900, ora è intorno a 10.000, potrebbe risalire verso 12.500. Pure lo Xinhua25, l'indice di 25 blue chip cinesi quotate a Hong Kong, sta dando segnali di rally: al di sopra di 14.000, la salita potrebbe spingersi verso 16.750. E non dimentichiamo il Bovespa, che si era già distinto in positivo nei primi due mesi. Sembra prossimo a una ripresa del rialzo: superato 43.500, obiettivo 50.000-52.000 per i prossimi mesi. Fatemi capire: fino a ieri tutti short, adesso neanche uno? Milano: Per ora sono positivo, quindi nessun target ribassista. Anche se lo dico un po' per scaramanzia. Biasia: È prematuro riaprire posizioni short. Poi se l'estensione del rally dovesse fallire, attenderei conferme sotto area 750 dell'S&P500 per fare il vero ribassista. D'altra parte in assenza di un segnale di inversione positiva, catturabile soltanto oltre 950, il mio target di riferimento del ciclo ribassista rimane allocato a 600/580. Insomma, adesso no, ma in futuro per fare i ribassisti ci saranno occasioni. La conclusione, se tale può essere, a Caruso. La domanda che tutti si pongono in questo momento, relativamente ai mercati azionari, è se questo rialzo sia un'inversione o semplicemente un «bear market rally». A mio modo di vedere la risposta è chiara, anche se questo non è l'approccio corretto di affrontare il tema, né da un punto di vista operativo e neppure sotto l'aspetto analitico. Per spiegarmi, mi ricollego a quanto scritto su queste stesse pagine in due precedenti occasioni, le tavole rotonde di gennaio e di febbraio 2009. Nella prima avevo individuato marzo come area temporale probabile del primo minimo significativo del bear market. A febbraio avevo indicato come importantissima area di target-supporto per l'S&P/Mib l'area 13.000. A tutt'oggi, la chiusura settimanale più bassa è stata 12.895 (meno dell'1% dal target indicato) e la chiusura giornaliera più bassa si è registrata il 9 marzo a 12.621. Tra l'altro, sempre in tema di numerologia legata o meno all'analisi tecnica, va segnalato che l'S&P500, il mercato leader, ha fatto registrare un minimo intraday a 666, a un solo punto di distanza dal 665 che rappresenta il ritracciamento-principe fibonacciano del 61,8% di tutto il rialzo 1982-2007. Dal punto di vista numerologico, quindi, i crismi per un minimo importantissimo ci sono tutti. Questo è confermato anche dall'analisi della struttura interna bottom-up del mercato. Il momento peggiore è stato tra ottobre e novembre, mentre sul minimo di marzo si notano chiare divergenze positive, con molti titoli che non hanno seguito l'indice a nuovi minimi, segno questo di pre-accumulazione. Inoltre, sono evidenti anche a un dilettante le caratteristiche di estremo ipervenduto e pessimismo cosmico che hanno accompagnato l'ultimo minimo, con discorsi di «fine del capitalismo» e di «replica del '29». Nessuno nega che l'attuale situazione economica sia la peggiore degli ultimi 30 anni e forse del secondo dopoguerra, ma allo stesso modo nessuno può negare che l'azione congiunta di reazione sia mostruosa, infinitamente superiore a quella (tardiva) messa in atto dopo il 1929, soprattutto in perfetta linea con la dinamica inflativa di lunghissimo periodo tipica dei mercati azionari.

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Le armi spuntate della BoJ (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

SETTIMANA IN NUMERI Le armi spuntate della BoJ di Redazione - 28-03-2009 Che il 2008 sia stato un anno da archiviare in fretta per le principali economie mondiale è cosa nota. Ma c'è chi non ha potutto ancora farlo. È il Giappone, il cui anno fiscale termina il 31 marzo, sfasato di un trimestre rispetto agli altri membri del G8. Il Sol Levante non potrà evitare un risultato drammatico. Ad affondare il bilancio dell'economia dell'imperatore Akihito non c'è solo l'ultimo disastroso trimestre del 2008. Quel -3,2%, pari a un -12,1% su base annua, che segna il calo più ampio dal 1974. No, il Giappone dovrà mettere nel bilancio finale anche i primi tre mesi del 2009. Probabilmente il peggiore di tutta la crisi in cui è precipitato il mondo. Gli indizi non mancano, nonostante la bilancia commerciale nipponica abbia registrato a febbraio il primo surplus da cinque mesi a questa parte, pari a 82,4 miliardi di yen. Basta notare che il motivo di tale risultato è in realtà agghiacciante e frutto del crollo record, pur asimmetrico, dei flussi commerciali, con le esportazioni in calo del 49,4% e l'import del 43 per cento. E c'è anche di peggio. Per la prima volta da sette anni scendono le esportazioni verso la Cina. La contrazione è violenta su tutti i fronti, sia sugli interscambi con gli Usa sia con i Paesi europei, in sostanza dimezzati su base annua. Così, con i settori manifatturieri e tech a pagare il prezzo più forte della crisi, una delle soluzioni del Governo è restituire all'agricoltura le braccia rubate per anni dal settore industriale. Tokyo ha avviato un progetto per trasferire nelle campagne i giovani disoccupati con l'obiettivo di trovare un lavoro alternativo e incoraggiare l'agricoltura. Per le derrate agricole il Paese del Sol Levante è, tra gli Stati sviluppati, il più dipendente dall'estero, con le importazioni che rappresentano ben il 60% degli alimenti consumati in loco. Anche Bank of Japan corre in soccorso. Il governatore Masaaki Shirakawa ha detto di non escludere un nuovo taglio dei tassi. Peccato che la trappola della liquidità sia già scattata. Che fare allora? Il Paese attraversa la peggior recessione dal 1954. Lo dice il ministro del lavoro, Yoichi Masuzoe. Non è più tempo da Tamagotchi.

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Da Kissinger a Geithner (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

SETTIMANA IN NUMERI Da Kissinger a Geithner di Redazione - 28-03-2009 Era ora, meglio tardi che mai. Finalmente negli Stati Uniti si è deciso di voltar pagina sulle regole cui devono sottostare gli attori della finanza: le banche, le assicurazioni, gli hedge fund e quel mondo incasinato che gira intorno ai derivati finanziari. Un mondo che ha fatto crescere come panna montata il sistema ombra del credito a leva, oltre ogni limite e misura. Ci sono voluti 12 mesi di crisi feroce, il default tecnico di mezzo sistema bancario mondiale, i tassi sotto lo zero, le armi non convenzionali delle banche centrali e qualche manager inseguito dalla folla. Cose mai viste e che credevamo di non dover mai vedere. Ma ora l'America, messa nell'angolo, vuole reagire. Nessuno sa quanti trilioni di dollari costerà questa crisi. Magari, ma c'è da dubitarne, finirà come nella Svezia anni '90, con salvataggi che si sono rivelati un affare. Ma lì fu presa la decisione drastica di nazionalizzare gli istituti. Cosa che ora, se non messo alla corde, nessun governo dichiara di voler fare. È però una buona notizia che gli Usa dicano che vogliono cambiare spartito, anche se non sarà sufficiente a trasformare il G20 di Londra in una seconda Bretton Woods. Allora ci vollero due anni di lavori preparatori. E vi era una potenza vincitrice, gli Stati Uniti, in ottima forma rispetto al resto del mondo occidentale, l'unico che contasse. Ora i giochi sono diversi. Basta guardare alle bordate che attraversano le due sponde del Pacifico. Già, perché si dice G20 ma si può leggere G2. A Londra tutti i commensali (80% del Pil globale) avranno diritto alla sedia e alla foto di gruppo, ma nei colloqui bilaterali no. E i motivi sono noti: 1) l'America è nei pasticci; 2) la Cina, forte di 2 trilioni di dollari in cassaforte, farà pesare lo status di maggiore potenza emergente; 3) l'Europa, oltre alla crisi, pagherà il fatto di essere un nano politico e troppo spesso una torre di Babele. Così, tra Usa e Cina si giocherà una partita delicata. La memoria torna al 6 aprile 1971 a Nagoya, in Giappone, sede del 31esimo campionato mondiale di ping pong. Quel giorno i dirigenti di Pechino invitarono la squadra Usa a visitare la capitale. E tanto bastò a dare il via al lento disgelo. Una vittoria dello sport? Non scherziamo: dietro le quinte, a tirare le fila, c'erano Henry Kissinger e il primo ministro Ciu En Lai. Ora invece ci sono le esternazioni di Tim Geithner che accusa la Cina di manipolazione del cambio, lasciando a Hillary Clinton il compito di smussare i toni. Ma è difficile pensare che quella del ministro del Tesoro Usa sia stata un'uscita estemporanea. A precise domande poste da alcuni senatori, Geithner ha risposto per iscritto «il presidente Obama è giunto alla conclusione che lo yuan è manipolato». Ora, che il cambio cinese sia manipolato, lo sanno anche i piccioni di piazza Tienanmen. Ma farlo dire al capo della Casa Bianca è altra cosa. Tra l'altro, nel curricula del giovane Geithner, c'è scritto che parla perfettamente il cinese, avendoci vissuto. Ed è in questa chiave che va letta la richiesta del governatore della Banca del Popolo, Zhou Xiaochuan, di dare corso a una valuta mondiale che tolga al dollaro il suo potere assoluto di signoraggio. Benvenuti in CinAmerica 2009. Sperando non si scateni la guerra tra i due mondi.

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Il missile del Caro Leader scuote l'Asia (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corea del Nord è già sulla rampa di lancio, tokyo vuole abbatterlo, pyongyang alza la posta Il missile del Caro Leader scuote l'Asia di Giampiero Giacomello Ci risiamo. La Corea del Nord ha ripreso a far rullare i tamburi di guerra. Pyongyang ha in progetto di lanciare un satellite il 4 aprile dal nuovo sito di lancio di Musudan-ri, nel nord-est del paese. Il Giappone ha reso noto che potrebbe abbattere il vettore se questi si rivelasse una minaccia, mentre la Corea del Sud ha chiesto a quella del Nord di rinunciare al lancio. Da parte sua, il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha dichiarato che il lancio sarebbe un «atto di provocazione» e che potrebbe seriamente compromettere le trattative del "gruppo dei sei" (il tavolo negoziale sul programma nucleare di Pyongyang che vede riuniti Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree), mentre il generale Walter Sharp, comandante delle forze Usa in Sud Corea, in una testimonianza al Congresso lo scorso martedì ha confermato che la Corea del Nord è una minaccia grave per la regione e per il mondo intero. Per tutta risposta, un portavoce del ministero degli esteri nord-coreano ha dichiarato che se il Consiglio di sicurezza o la comunità internazionale dovessero criticare i lanci, questo sarebbe considerato un «atto ostile». Ufficialmente il lancio è per un vettore da trasporto per satelliti, ma è evidente il significato politico-militare della mossa. Nell'ottobre 2006, il Consiglio di Sicurezza Onu adottò una risoluzione (1718) che proibiva alla Corea del Nord qualsiasi esperimento nucleare o lancio di missili balistici. Il Segretario Clinton, parlando con i giornalisti, ha già detto che il lancio sarebbe una violazione della risoluzione, che anche il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha chiesto al regime nord-coreano di rispettare. Stati Uniti, sud Corea e Giappone sono convinti che il lancio da Musudan-ri si tratti di un trucco per testare il missile Taepodong-2, dopo che un primo tentativo nel luglio del 2006 andò a vuoto. Il Taepodong-2 è un vettore a due stadi a propulsione liquida con un raggio di 3750 Km. Ma si stima possa anche arrivare 15mila km e comunque sarebbe in grado di raggiungere San Francisco (e persino Washington DC, a seconda della traiettoria). Anche se gli americani sono in grado di abbattere il missile, chiaramente non sono tranquilli. È vero che il vettore da trasporto per satelliti è una variante del Taepodong-2. Ma perché mai la Corea del Nord dovrebbe far trasportare un costoso satellite da comunicazione da un vettore che non ha ancora completato il suo primo volo? Non è forse più plausibile che si tratti del secondo tentativo con il vettore originale? Pyongyang non è nuova alla tattica di agitare le acque, mostrare i denti e, più in generale, giocare il ruolo della "piccola peste" della politica internazionale. E ogni volta è riuscita ad attirare l'attenzione degli attori che contano, gli Stati Uniti, l'Onu, il Giappone, la Corea del Sud e la Cina. In cambio della promessa di comportarsi responsabilmente come gli altri membri della comunità internazionale, Pyongyang ha in passato ottenuto importanti concessioni politiche e, soprattutto, generose elargizioni di denaro, senza le quali il regime sarebbe da un pezzo crollato. Poi tutto tranquillo fino alla successiva crisi, ovvero quando le casse del regime erano di nuovo vuote ed era quindi necessario suscitare un pò di paura fra gli occidentali e l'Onu. Ora, i negoziati del gruppo dei sei si sono arenati lo scorso dicembre, dopo che il regime di Kim Iong-Il si è rifiutato di permettere l'accesso alle missioni di verifica nei siti nucleari. Tutta la storia del lancio del satellite (proprio quando Obama sarà in Europa, per la prima volta da presidente) sembra proprio un canovaccio già visto più e più volte. E di sicuro effetto a giudicare dal passato. Sarà così anche questa volta? 28/03/2009

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Monaci e maghi propizieranno la cine-estate (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Monaci e maghi propizieranno la cine-estate Anna Maria Pasetti I grandi comunicatori del cinema sono già al lavoro da tempo. La missione è delicata, specie nel Belpaese. Obiettivo: portare la gente nelle sale sottraendola al sole. E non si tratta di un semplice seppur simpatico scambio di vocali, perché la tradizione vuole che le estati italiane siano la vera sfida dei distributori, major o indipendenti che siano. D'altra parte l'anno cinematografico è ormai senza soluzione di continuità anche nel nostro Paese, ovviamente sottoposto alla globalizzazione ma anche spesso costretto ad uscite in contemporanea con gli USA a causa del problema pirateria, in questo caso inteso nel download illegale dei titoli prima che escano in Italia. In trincea sono dunque schierati i professionisti del marketing e della comunicazione che affinano strategie di sovrumana creatività, volti soprattutto a quei titoli-evento su cui punta il settore worldwide. Tra i blockbuster "estivi", premettendo che da noi l'estate al cinema non ha nulla a che vedere con il solstizio, ma dipende dal caldo e dal cielo sereno, due sono i purosangue su cui scommettere, entrambi sequel nonché tratti da bestseller dal formato extra-large: Angeli e demoni di Ron Howard dall'omonimo di Dan Brown (13 maggio distribuito da Sony in circa mille copie) e Harry Potter e il Principe Mezzosangue, sesto episodio della saga di J.K. Rowling (15 luglio per Warner Bros). I due film sono accomunati da un elemento di orgoglio per l'Italia, destinata ad essere per entrambi - insieme ad altri europei - patria di anteprima mondiale, anticipando incredibilmente, seppur di poco, la programmazione negli States, fissata rispettivamente per il 15 maggio e 17 luglio. Per il kolossal esoterico con Tom Hanks, in particolare, la scelta è legata anche al fatto che la maggior parte delle riprese siano avvenute a Roma, con tanto di product placement "nostrano" (Fiat su tutti), come precisa il general manager di Sony Pictures Releasing Italia Paulo Simoes sul trade magazine Box Office. Meno italiano e tutto British è naturalmente il maghetto Harry Potter, il cui lancio è diventato un marchio esattamente come tutto il merchandising legato al "potterismo": per qualcosa che fin dalla sua origine andava oltre il libro e lo schermo, la promozione diventa un automatismo volto a nascondere per intrigare, più che ad illuminare ciò che è già evidente. Ma l'estate cinematografica italiana, come si avrà modo di approfondire più avanti, riserverà altre proposte e magari qualche sorpresa. 28/03/2009

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Al Qaeda vuole attaccare gli Usa dal Pakistan» --> Obama annuncia un cambio di strategia: rinforzi a Kabul e aiuti a Islamabad per ottenere l'impegno dei due Paesi «Coinvolgeremo anche Iran, Russia, Cina e India». Afghanistan, gli italiani scampano a un agguato. La Russa: più truppe Sabato 28 Marzo 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print NEW YORKRinforzi militari in Afghanistan (più 4.000 uomini), aiuti in dollari al Pakistan (un miliardo e mezzo all'anno fino al 2014) e una serie di traguardi che i due Paesi dovranno dimostrare di aver raggiunto nella lotta al «cancro» di Al Qaeda e ai talebani: il presidente Barack Obama ha descritto ieri la sua strategia americana per l'area Af-Pak, fatta non solo di «pallottole e bombe» ma anche di assistenza economica e di una iniziativa diplomatica che include l'Iran. La rete di Osama Bin Laden sta «progettando attivamente attacchi sul suolo americano dal Pakistan», ha detto Obama dalla Casa Bianca. la nuova rotta: non solo pallottole Affiancato dal segretario di Stato Hillary Clinton, dal ministro della Difesa Robert Gates, con in prima fila il generale David Petraeus, artefice della dottrina che ha permesso la svolta in Iraq, il presidente democratico ha annunciato un cambio di rotta: l'America «non deve più negare risorse all'Afghanistan a causa della guerra in Iraq» perché i territori di confine tra Pakistan e Afghanistan «sono diventati per gli americani i più pericolosi del mondo». Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più attenzione a quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio ai terroristi e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro compagni d'armi in Afghanistan e preparano una nuova offensiva. La strategia, che prevede una mano tesa ai talebani moderati, si fonda sulla consapevolezza che «il futuro dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello del vicino». La violenza in Afghanistan, che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal 2001, non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il confine», ha detto Obama. Kabul, a cui la Casa Bianca ha imposto un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il benvenuto al piano, mentre il ministro degli Esteri pakistano, Shah Mehmud Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce verde dai democratici in Congresso, nonostante le spese in più. La strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'Onu attraverso un nuovo Gruppo di contatto per l'Afghanistan e il Pakistan: ne dovrebbero far parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran «perché nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos». Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» - smantellare e sconfiggere Al Qaeda in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata ieri non dovesse dare i suoi frutti: come ha detto un alto funzionario dell'amministrazione «questa è una road map, non una camicia di forza». Imponendo condizioni ad afghani e pachistani, Obama ha preso a esempio l'approccio usato due anni fa in Iraq da Bush per giustificare la cosiddetta «surge» (il contestato incremento di truppe concesso da Bush a Petraeus nel 2007 per dare la svolta in Iraq). I 4.000 addestratori militari il cui invio nel Sud dell'Afghanistan è stato annunciato ieri si aggiungono ai 17 mila che arriveranno in vista delle elezioni di agosto. In totale, quando il dislocamento sarà compiuto, si troveranno in Afghanistan 60 mila soldati americani e altri 32 mila di Paesi Nato, ma altre forze potrebbero arrivare di qui ad allora: «Numerosi alleati hanno fatto sapere in privato di esser pronti a inviare forze supplementari», ha detto, parlando con i giornalisti, l'inviato speciale nell'area Af-Pak, Richard Holbrooke. Frattini: bene la svolta di Barack In effetti in vista delle cruciali elezioni afghane di agosto, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha ribadito ieri che l'Italia rafforzerà temporaneamente il proprio contingente con «non meno di 200 uomini». Questo mentre ieri militari italiani sono usciti indenni da un attentato nei pressi di Shindand (vicino a Herat, nell'Ovest) che ha distrutto il mezzo su cui viaggiavano. Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha confermato l'invio per giugno di altri 250 militari, plaudendo nel contempo alla strategia annunciata ieri da Obama. A. Bal. 28/03/2009 nascosto-->

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Ambiente e medicina Da Sorisole la tecnologia che va in Cina e Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ambiente e medicina Da Sorisole la tecnologia che va in Cina e Usa --> Quasi tutto export il fatturato della Milestone e il 10% viene investito Ricerca centrale: in fase di prototipo una nuova macchina diagnostica Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 40 e-mail print Qui ci sono i numeri: 22 milioni di fatturato nel 2008, sostanzialmente in linea con il 2007, realizzato quasi tutto all'estero, nel campo degli strumenti per analisi chimiche e delle apparecchiature medicali, in particolare macchine a microonde per la diagnosi rapida dei tumori. Sessanta addetti, in media sui 31 anni, più che raddoppiati negli ultimi anni. Quasi tutti bergamaschi. Una dozzina, il 20%, occupati in ricerca e sviluppo, che ogni anno assorbe 2 milioni di investimenti, il 10% del fatturato. Dodici brevetti solo fra il 2000 e il 2007, a partire, in campo medicale, da un sistema a microonde depositato negli Usa. Mille, 1.200 macchine in tutto all'anno, quando il sogno di partenza era farne almeno una al giorno. Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina primi mercati di riferimento. E già questo basterebbe. Ma qui c'è soprattutto una storia. Sorisole, via Fatebenefratelli, sede della Milestone srl. In una palazzina gialla che guarda il Canto Alto il presidente Franco Visinoni fa da guida fra laboratori e officine: «Qui - dice - entrano persone ordinarie che fanno cose straordinarie». Studiano e producono tecnologia made in Bergamo che compete sui mercati con la concorrenza giapponese, tedesca e americana. Nelle ultime settimane Visinoni ha declinato le offerte di «tre gruppi interessati a investire in tecnologia. È un riconoscimento per una pmi come la nostra, che si autofinanzia e fa innovazione tutti i giorni, usa risorse bergamasche e fa produzione in Bergamasca». E vuole continuare a camminare con le sue gambe come sottolinea Visinoni, che a 69 anni guida l'azienda con la passione degli inizi. La Milestone è nata ventun anni fa, ma già nel 1974 Franco Visinoni aveva avviato con la moglie Kristina e il fratello Vanni una società di rappresentanza nel campo delle apparecchiature scientifiche, la Fkv, dalle iniziali dei tre nomi. «La ditta è basata sulla fiducia», racconta Visinoni passando da un laboratorio all'altro. «Qui non si timbra. Se qualcuno esce per un impegno, recupera quando vuole. Al sabato non lavoriamo. Ma c'è chi arriva, magari con il figlio che si mette lì a disegnare, e finisce il lavoro». La visita fa tappa alla «piazzetta del maestro», l'angolo del caffè dedicato a Giuseppe Visinoni, padre di Franco, per una vita maestro a Rovetta, scomparso l'anno scorso all'età di 101 anni. «È venuto in azienda a fare il caffè per tutti fino a cent'anni», racconta il figlio. La pausa delle 10,30 è rimasta un appuntamento fisso. Nella piccola cucina le moke giganti sono almeno sei o sette. Nella bella stagione il break si fa in terrazza. Un'occasione per staccare e scambiare due idee. «Lavorare sulla tecnologia e avere un rapporto umano è possibile», dice Visinoni. «Qui entrano persone che sanno lavorare in gruppo. La parte tecnologica, la insegniamo noi. Tutti i lavori sono importanti e si dà una mano senza che sia necessario chiederlo». Si lavora con la tenacia tipica delle valli bergamasche e si fanno crescere i dipendenti all'interno: «Facciamo corsi di inglese e di psicologia. Se una persona diventa responsabile, deve sapere come motivare e come relazionarsi: occorre gestire il passaggio da collega a responsabile. Per questo facciamo corsi di formazione con una psicologa del lavoro». Nel primo corridoio all'ingresso dell'azienda sono esposti i brevetti. L'ultimo è europeo ed è del 2007. Riguarda un sistema laser per la processazione dei tessuti, che in altre parole vuol dire misurare lo spessore delle biopsie: «Nessuno l'aveva fatto». In una saletta che porta all'officina dove prendono forma i prototipi ci sono gli schizzi di alcune apparecchiature: 1° marzo 2007, volo da Detroit a Los Angeles, disegno del sistema laser; 26 ottobre 2007, volo da Francoforte a Denver, disegno di una macchina a microonde. Intuizioni diventate realtà: «Dall'idea alla produzione in genere passano da tre a sei anni. Noi ci riusciamo in dodici, diciotto mesi. Come? Abbiamo un bel gruppo di bergamaschi». Nella stanza dei prototipi si sta lavorando a una nuova macchina: «È il primo sistema al mondo di fissazione automatica per migliorare i risultati della diagnosi del tumore al seno. Lo presenteremo a settembre», dice Visinoni. E mentre nell'officina si stanno assemblando i pezzi, nell'ufficio accanto si mette a punto la parte software. «La produzione è just-in-time, secondo il metodo Toyota: flessibile in base agli ordini. Realizziamo mille, 1.200 macchine in un anno. Eravamo partiti dal grande sogno di farne una al giorno», spiega il presidente. E il 2009 come sarà? «Nobody knows», nessuno lo sa. «Il momento è molto difficile. Dicono che bisogna navigare a vista. Ma è difficile quando non vedi. Tuttavia l'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura. Dovremo lavorare sodo. Dal 1974 a oggi abbiamo visto molte crisi: supereremo anche questa. Probabilmente dovremo usare ancora di più la creatività. Abbiamo ridotto costi e investimenti dappertutto, meno che sul sostegno alle vendite e alla ricerca. Continuiamo a investire». Silvana Galizzi 28/03/2009 nascosto-->

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In sede lavorano 60 addetti Una filiale anche nel Michigan (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

In sede lavorano 60 addetti Una filiale anche nel Michigan --> Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 40 e-mail print La Milestone di Sorisole è votata all'esportazione. Quasi tutto il fatturato è realizzato all'estero. «In campo medicale il 50% della produzione va negli Usa. Il secondo mercato è la Gran Bretagna. In campo analitico, il mercato più grande è la Cina», dice il presidente Franco Visinoni. Il 70% del giro d'affari deriva dagli strumenti per l'analisi ambientale, ambito in cui l'azienda ha iniziato l'attività, per crescere poi anche nel medicale. In entrambe i casi la tecnologia su cui si lavora è soprattutto quella delle microonde. Oltre alla sede, con 60 addetti, la Milestone ha una filiale negli Usa, nel Michigan, con 17 persone e un laboratorio applicativo. «Inoltre, abbiamo 55 rappresentanti in tutto il mondo solo per la parte analitica e 50 per la parte medicale», spiega Visinoni, completando il quadro della presenza internazionale dell'azienda: «Abbiamo il 30% nella Milestone Giappone», che distribuisce in esclusiva i prodotti della società bergamasca sul mercato locale. Da un paio d'anni, inoltre, è stata avviata una partnership per la Cina, dove l'azienda bergamasca è presente con i suoi prodotti in campo analitico dal 1990. L'idea è stata «un'alleanza win-win», dice Visinoni. È nata così la Labtech srl, con sede a Sorisole, controllata dalla Milestone e avviata con un partner cinese che, spiega, «in Cina produce apparecchiature da laboratorio standard, su specifiche nostre e con marchio CE, che noi vendiamo in Europa, e in Cina vende le nostre apparecchiature ad alta tecnologia». 28/03/2009 nascosto-->

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Allarme chimico in ditta, ma è un test (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Allarme chimico in ditta, ma è un test --> L'emergenza scatterà oggi anche a Capriate e Brembate. Impegnati duecento volontari Sabato 28 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 28 e-mail print Esercitazione di Protezione civile oggi a Filago FilagoL'allarme scatta a Filago quando durante una manovra di un carico di formaldeide, un prodotto chimico nei silos della ditta Far di Filago, si stacca una manichetta e parte del prodotto si disperde nell'aria. Questo sarà lo scenario dell'esercitazione in caso di grave incidente chimico che si terrà oggi nell'azienda Far Spa, impegnando duecento volontari della Protezione civile dei comuni di Filago, Bottanuco, Capriate San Gervasio e Madone, di enti sovraccomunali e di istituzioni del territorio. l'allarme e la mobilitazione A predisporre l'esercitazione «Filago 9» è stato il Consorzio Ats con sede a Filago che prevede diverse situazioni critiche. Infatti sarà chiamato in causa il personale addetto alla sicurezza che dovrà soccorrere e mettere al sicuro l'autista e le persone presenti sul piazzale della ditta, facendo scattare l'allarme rosso, quello più pericoloso a causa di incidente chimico. La nube gassosa poi inizierà a disperdersi sulla vicina provinciale di via Dell'Industria, intossicando alcuni automobilisti che la percorrono, per avvicinarsi infine alle prime case dell'abitato di Filago, contaminando alcune persone. L'allarme, fatto scattare dalla ditta, nel contempo verrà diramato alla Prefettura, al 115, al 118 e al sindaco, che a sua volta allerterà la polizia locale, la Protezione civile e l'Ats (Ambiente territorio e servizi). La nube tossica, a causa del vento, toccherà anche gli abitati di Capriate San Gervasio e Brembate e sarà necessario allertare i due paesi. «un test per gli interventi» «Le finalità di questa esercitazione sono di testare il grado e la capacità di risposta del sistema locale di Protezione civile in caso di emergenza chimico-industriale sul territorio di Filago a causa di una dispersione tossica - riferisce l'ingegner Carlo Manaresi, presidente dell'Ats - . Si farà particolarmente attenzione alla diramazione degli allarmi tra i soggetti competenti, tra cui l'azienda a rischio, il Comune di Filago, i vigili del fuoco, il 118, la Prefettura di Bergamo, la Provincia di Bergamo, le forze dell'ordine». Un ruolo di rilievo viene assegnato all'informazione dello stato di emergenza alla popolazione che vedrà l'impiego di sistemi di allarme come avvisatori acustici, la radio parrocchiale, megafoni per le vie, cartellonistica elettronica e notizie a stampa e televisione. Durante l'esercitazione si presterà attenzione alla modalità di impiego del volontariato locale di Protezione civile in momenti di emergenza coinvolgendo Ana Filago e Madone; Unità 59, gruppo comunale di Capriate San Gervasio. Infatti gli interventi di emergenza dovranno camminare di pari passo alle operazioni per la sicurezza, come ad esempio l'attuazione del piano dei posti di blocco e dei cancelli di accesso da parte delle forze dell'ordine competenti e delle polizie locali interessate. «Inoltre - continua Manaresi - l'esercitazione sarà un valido motivo di addestramento del personale preposto all'attivazione dei soccorsi di Protezione civile a livello locale, e di verificare il grado di integrazione tra le attività e procedure in via di sviluppo dal Consorzio Ats in materia di Protezione civile con le direttive e gli indirizzi regionali e provinciali relativamente alla pianificazione e gestione delle emergenze». L'esercitazione intercomunale di Protezione civile «Filago 9» è stata predisposta dal tavolo tecnico di lavoro coordinato da Gianmario Gnecchi dei vigili del fuoco di Dalmine. il programma Il programma della giornata sotto il segno dell'emergenza prenderà avvio alle 9 con l'incidente chimico all'azienda Far e diffusione allarme alle autorità competenti. Alle 9,30 attivazione del piano di emergenza intercomunale, con l'istituzione e l'insediamento dell'Unità di crisi locale e posto di comando avanzato. Alle 10 attivazione delle prime operazioni di soccorso, del piano dei posti di blocco e dei cancelli di accesso, nonché comunicazione alla popolazione e alle scuole dell'allarme chimico. Alle 11,30 rientro dell'emergenza. Angelo Monzani 28/03/2009 nascosto-->

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Alto Adige" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: 1AECONOMIA - data: 2009-03-28 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE La fiera Inaugurata Civil protect. Dall'anno prossimo cooperazione con la città di Shangai «Protezione civile, Bolzano al top» L'invito di Bertolaso: «Aiutate le altre regioni a crescere» In mostra le tecnologie per la sicurezza Il sottosegretario: «Presto le regole per incentivare il volontariato» BOLZANO — Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Guido Bertolaso ha inaugurato ieri Civil protect, la fiera dedicata alla protezione civile. Davanti ad una folta platea il numero uno della protezione civile italiana ha avuto parole di elogio per l'Alto Adige considerato un vero e modello per tutta l'Italia. Bertolaso ha invitato la Provincia ad aiutare le Regioni più svantaggiate e ha anche lanciato un appello a prevenire le emergenze «evitando di costruire nelle zone che presentano rischi di natura idrogeologica ». Oltre duecento espositori che mettono in mostra tecnologie e mezzi all'avanguardia. A civil protect ce n'è per tutti i gusti: macchinari per domare gli incendi, mezzi della Croce Rossa, software per la gestione delle emergenze e tanto altro. Per le organizzazioni locali impegnate nella protezione del territorio — dall'esercito ai vigili del fuoco passando per polizia, carabinieri, croce rossa, bianca e soccorso alpino — una vetrina per far conoscere la propria attività. Anche il presidente di Fiera Bolzano, Gernot RÖssler, ha sottolineato l'eccellenza dell'Alto Adige in questo campo: «L'anno prossimo esporteremo il nostro know how a Shangai dove si terrà una rassegna della protezione civile». Il presidente della Provincia Luis Durnwalder invece ci ha tenuto a ringraziare i quasi 20mila volontari attivi nel campo della protezione civile in tutta la provincia. Anche Bertolaso si è soffermato sul modello Alto Adige: «Porto sempre l'esempio della provincia di Bolzano, qui — fa notare — avete un numero strabiliante di volontari, persone che credono veramente in quello che fanno. In futuro regolamenteremo lo status giuridico dei volontari in modo che ognuno possa dare il massimo ». Il sottosegretario vorrebbe stimolare una competizione tra Regione. «Vorremo che tutti imparassero dall'Alto Adige e — continua — ci piacerebbe che si facesse squadra magari la Provincia potrebbe inviare dei volontari contro gli incendi al sud o per risolvere il problema dei rifiuti in Campania. Il sogno che l'Italia diventi come l'Alto Adige con una caserma dei pompieri per ogni Comune ». All'inaugurazione anche il sindaco Luigi Spagnolli secondo cui: «Investire nella protezione civile significa risparmiare sul lungo periodo». Marco Angelucci Modello da imitare Luis Durnwalder, Guido Bertolaso, Gernot RÔssler e Luigi Spagnolli

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Le principali emergenze del nostro Pianeta e le possibili strategie di intervento saranno comunicate... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi Le principali emergenze del nostro Pianeta e le possibili strategie di intervento saranno comunicate dagli scienziati di tutto il mondo ai Grandi della Terra che a luglio parteciperanno in Italia al G8. L'Accademia dei Lincei ha riunito i Presidenti di tutte le Accademie dei paesi del G8 + 5 (Italia, USA, Francia, Germania, Giappone, Canada, Inghilterra, Russia, più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa ed Egitto in veste di osservatore) per discutere le criticità che affliggono il mondo. Tra i principali problemi individuati figurano le migrazioni, che colpiscono milioni di persone costrette a lasciare le loro terre. Un altro tema sul quale si è focalizzata l'attenzione degli scienziati che hanno dato vita al vertice delle Accademie, chiamato "G8 delle Scienze" ha riguardato le nuove tecnologie per l'energia e l'ambiente. I lavori del vertice, al quale hanno partecipato ottanta scienziati provenienti da tutto il mondo, sono stati aperti dal Ministro Franco Frattini, al quale spetterà in occasione del prossimo G8 di comunicare i documenti predisposti dagli scienziati ai Capi di Stato e di Governo. A conclusione dei due giorni di riunioni gli scienziati sono stati ricevuti al Quirinale dal Presidente Giorgio Napolitano al quale hanno riferito sui lavori svolti, sottolineando l'importanza del dialogo tra scienziati e politici.

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dal nostro corrispondente NEW YORK - Più soldati, più personale civile, pi&... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - Più soldati, più personale civile, più aiuti: la nuova strategia americana per la guerra in Afghanistan passa attraverso un allargamento dell'impegno militare ed economico, ma anche attraverso nuove alleanze e nuovi obiettivi. Nel presentare il piano, Barack Obama ha ieri confermato che al-Qaeda rimane il grande nemico degli Stati Uniti, e ha rivelato che il gruppo «sta preparando nuovi attacchi dalle sue basi in Pakistan». In certi momenti della conferenza stampa Obama ha usato toni minacciosi che ricordavano quelli del suo predecessore, George Bush. Ma i paralleli con Bush si sono fermati lì. Obama ha proposto un approccio strategico diverso, limitato negli scopi: si rinuncia a trasformare l'Afghanistan in una democrazia, e ci si accontenta invece di realizzare una «riconciliazione» con l'ala meno estremista dei talebani per arrivare a un Paese stabile che non dia più asilo ai terroristi. La strada verso un Afghanistan "stabile", ha spiegato Obama, non può che passare attraverso un accordo con il Pakistan e con gli altri Paesi che hanno un interesse nella regione, e cioè Russia, Cina, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Iran. Al Pakistan vengono offerti aiuti per 1 miliardo e mezzo di dollari all'anno per cinque anni in cambio di un impegno costruttivo nella lotta contro al-Qaeda. Agli altri Paesi viene chiesto di partecipare sia diplomaticamente che attivamente per spazzare vie la roccaforti terroriste, i cui tentacoli sono «una minaccia per l'intera regione». Sin dalla campagna elettorale, Barack Obama ha insistito che la guerra in Afghanistan è la guerra più importante per gli americani, e che attaccare l'Iraq è stato un errore strategico. L'invasione dell'Iraq avrebbe contribuito a stornare l'attenzione sia degli Stati Uniti che del resto del mondo dall'Afghanistan, con la conseguenza che il Paese rischia di tornare a essere il rifugio del terrorismo. Ma ora che il fronte iracheno sembra stabilizzarsi, Obama è categoricamente deciso a riportare l'attenzione sulla patria dei talebani. Prima di finalizzare il piano, il presidente ha parlato sia con il collega afghano Hamid Karzai che con quello pakistano, Asif Ali Zardari, ricevendo da entrambi aperto sostegno. Obama ha anche tenuto consultazioni private con i leader di entrambi i partiti, e sembra che su questo fronte il successo sia assicurato. Per rilanciare la guerra afgana infatti, Obama avrà bisogno di nuovi stanziamenti. La guerra costa al momento due miliardi di dollari al mese, e di certo diventerà ben più cara non appena scatterà il nuovo piano. Oltre all'invio di altri 17 mila soldati, il presidente ha deciso di spedire almeno 4 mila funzionari civili - medici, veterinari, ingegneri, agronomi - incaricati di addestrare gli afgani in vari settori. Milioni di dollari dovranno andare all'addestramento delle truppe e della polizia afgana, e ai programmi di estirpazione della coltivazione del papavero da oppio. Somme sostanziose verranno stanziate per dare uno "stipendio" ai leader locali che si impegneranno a lottare contro il terrorismo. Si seguirà cioè l'esempio adottato in Iraq, dove migliaia di sunniti hanno abbandonato la guerriglia in cambio di uno "stipendio". Resta il dubbio che i talebani si facciano convincere. Pare che il loro ex leader, il mullah Omar, sia già al lavoro per coalizzare varie sette talebane, afgane e pakistane contro le forze Usa. I comandanti Nato hanno infatti espresso il timore che la violenza in Afghanistan diventerà presto molto peggiore.

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Truppe, soldi, civili: la strategia di Obama (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

AFGHANISTAN L'ha ereditata dal predecessore, ma quella afghana è ormai una guerra di Barack Obama. L'obiettivo è al Qaeda, che «si prepara ad attaccare il territorio Usa dai santuari in Pakistan». La strategia militare è chiara, truppe e consiglieri per addestrare le forze afghane. Quella politica è meno ovvia, trasparenza e giustizia. E sostanziosi aiuti al Pakistan Truppe, soldi, civili: la strategia di Obama Il presidente Usa annuncia la sua nuova politica per Afghanistan e Pakistan: «distruggere al Qaeda» Marina Forti L'ha ereditata dal suo predecessore George W. Bush, ma ormai quella afghana è a tutti gli effetti una guerra di Barack Obama. Il presidente degli Stati uniti ha annunciato ieri la sua nuova strategia per l'Afghanistan e il Pakistan, una «strategia complessiva»» che combina l'invio di ulteriori truppe con quello che ha chiamato un importante investimento civile, il rafforzamento di forze di sicurezza afghane, un forte sostegno economico al Pakistan e un'iniziativa diplomatica per «regionalizzare» la scena. L'annuncio era atteso, e conclude un riesame strategico («policy review») che Obama stesso aveva chiesto appena insediato alla Casa Bianca. La situazione sul terreno non è affatto rosea per gli Usa, che hanno 38mila soldati operativi in Afghanistan, e per i loro alleati della Nato (altre 32mila truppe): le milizie ribelli guadagnano terreno nonostante la sproporzione delle forze, l'anno 2008 ha registrato il più alto numero di vittime da quando i bombardamenti Usa hanno fatto cadere il regime dei Taleban, nel dicembre 2001, perché ospitava i dirigenti di al Qaeda. Il 2009 ha segnato un'altra impennata, le vittime sono sempre più spesso civili e la guerra si è estesa ai distretti confinanti del Pakistan. Gli Usa insomma sono impelagati in una guerra che è difficile vincere, ma da cui è difficile anche uscire (la parola «exit strategy» ieri non è stata pronunciata). Per prima cosa Obama ha voluto tornare al punto di partenza. «Molti negli Usa si chiedono: qual'è il nostro scopo in Afghanistan?», e ha risposto: «Abbiamo in obiettivo chiaro e preciso: smembrare, smantellare e sconfiggere al Qaeda in Pakistan e Afghanistan». La situazione «è estremamente pericolosa», dice il presidente Usa; le stime dell'intelligence sono che al Qaeda «sta progettando attacchi al territorio degli Stati uniti dai suoi santuari in Pakistan». Per questo Obama ha insistito sulla necessità di una strategia complessiva verso entrambi i paesi. Se l'obiettivo è sconfiggere al Qaeda, il primo aspetto è quello militare. Il mese scorso Obama aveva ordinato il dispiegamento di 17.000 soldati, che andranno a combattere nel sud e est dell'Afghanistan; ieri ha annunciato che altri 4.200 soldati della 82esima divisione aerotrasportata si aggiungeranno questa primavera, non come truppe di combattimento ma per addestrare e assistere le forze di sicurezza afghane, e accelerare la costruzione un esercito e una polizia entro il 2011. Poi c'è la strategia politica, e qui le cose sono molto meno precise. «Ho ordinato un aumento sostanziale dei civili sul terreno», ha detto Obama. «L'Afghanistan ha un governo eletto ma è minato dalla corruzione... l'economia è dominata dal mercato dei narcotici che incoraggia la criminalità e finanzia i ribelli». Obama vuole far progredire servizi, sicurezza, giustizia», dare all'Afghanistan le risorse che l'amministrazione Bush gli aveva negato negli anni precedenti. Ha parlato di «impegno civico», di agronomi, ingegneri, esperti legali, di good governance, perché gli afghani possano vedere un'alternativa al caos e violenze dei Taleban. Chiederà inoltre al Congresso di autorizzarlo a trasferire al Pakistan 1,5 miliardi di dollari ogni anno in aiuti per 5 anni, per «rafforzare le sue istituzioni democratiche» e sviluppare le infrastrutture di base, dalle strade alle scuole. Questo massiccio aiuto, dice però Obama, non sarà un «assegno in bianco» ma sarà legato a sorta di «tabella di marcia» per valutare i progressi. Gli elementi di valutazione («benchmarks») non sono definiti, ma i consiglieri del presidente in questi giorni dicono che Kabul dovrà mostrare risultati nella lotta alla corruzione e al narcotraffico o nel decentramento dei poteri con le regioni. Mentre il Pakistan dovrà dimostrare di aver sul serio tagliato i legami con i Taleban afghani. Tutto questo però sorvola sul fatto che la guerra nei distretti di frontiera ha alzato la tensione e provocato reazioni contrarie in Pakistan, dove ci sono strategie diverse tra militari, governo e intelligence. Guardacaso, giovedì il New York Times riferiva nuove accuse di alti funzionari Usa, secondo cui il potente servizio di intelligence militare pakistano (Isi) ha aiutato i Taleban in alcuni dei più importanti attacchi compiuti nell'ultimo anno in Afghanistan. La logica è che i militari pakistani considerano i Taleban, forza pashtoon emerse dal territorio alla frontiera tra i due paesi, la possibile pedina della propria influenza in Afghanistan quando le forze occidentali saranno andate. Il negoziato con i ribelli non è, con ogni evidenza, un elemento chiave della nuova strategia, anche se di «riconciliazione» Obama ha parlato. «C'è un nocciolo oltranzista dei Taleban. Questi vanno trattati con la forza, e sconfitti». Ma poi ci sono quelli che hanno preso le armi «per coercisione, o per soldi, e questi afghani devono avere l'opzione di scegliere un'altra strada», avviando un dialogo e processi di riconciliazione in ogni provincia. In effetti la generica definizione di «ribelli» non indica sempre milizie Taleban o di al Qaeda - a volte si tratta di clan locali insorti per interessi strettamente locali. Il dialogo è già stato tentato in passato, con risultati scarsi. I consiglieri della Casa Bianca hanno precisato di voler fare sempre più di quella afghana una guerra regionale - coinvolgere cioè non solo i paesi vicini ma anche le potenze interessare alla regione, India, Russia, Cina, Emirati arabi uniti, Arabia saudita. Un primo assaggio sarà la prossima settimana all'Aja, dove si riunirà una conferenza internazionale sull'Afghanistan - con l'Iran tra gli invitati. Foto: IN ALTO, SOLDATI NATO IN AFGHANISTAN /FOTO REUTERS IN BASSO, PAKISTAN, ATTENTATO NELLA REGIONE DI KHYBER, ALLA FRONTIERA/ FOTO AP

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Obama: (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRONACHE 28-03-2009 Cronache STATI UNITI NUOVA STRATEGIA DELLA CASA BIANCA: RINFORZI MILITARI IN AFGHANISTAN, ASSISTENZA ECONOMICA, DIALOGO CON L'IRAN Obama: «Al Qaida ci minaccia» L'allarme del presidente: «Dal Pakistan i terroristi di Bin Laden stanno preparando attacchi agli Usa» NEW YORK Alessandra Baldini della Difesa, Robert Gates, con in prima fila il generale David Petraeus, artefice della dottrina che ha permesso la svolta in Iraq, il presidente democratico ha annunciato un cambio di del vicino». La violenza in Afghanistan che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal 2001 non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il confine», ha detto Obama. interesse che la regione precipiti nel caos». Gli obiettivi II Rinforzi militari in Afghanistan (più 4 mila uomini), aiuti in dollari al Pakistan (un miliardo e mezzo all'anno fino al 2014) e una serie di traguardi che i due Paesi dovranno dimostrare di aver raggiunto nella lotta al «cancro» di Al Qaida e ai talebani: il presidente Barack Obama ha descritto ieri la sua strategia americana per l'area Af-Pak, fatta non solo di «pallottole e bombe» ma anche di assistenza economica e di una iniziativa diplomatica che include l'Iran. La minaccia La rete di Osama Bin Laden sta «progettando attivamente attacchi sul suolo americano dal Pakistan», ha detto Obama nell'Eisenhower Room della Casa Bianca, riecheggiando i toni del predecessore George W. Bush. Affiancato dal segretario di Stato, Hillary Clinton, dal ministro rotta. La strategia L'America «non deve più negare risorse all'Afghanistan a causa della guerra in Iraq» perché i territori di confine tra Pakistan e Afghanistan «sono diventati per gli americani i più pericolosi del mondo». Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più attenzione a quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio ai terroristi e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro compagni d'armi in Afghanistan e preparano una nuova offensiva. Il futuro La strategia, che prevede una mano tesa ai talebani moderati, si fonda sulla consapevolezza che «il futuro dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello Le reazioni Il governo afghano, a cui la Casa Bianca ha imposto un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il benvenuto al piano, mentre il ministro degli Esteri pakistano, Shah Mehmud Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce verde dai democratici in Congresso, che devono autorizzare consistenti spese aggiuntive. Gli alleati La strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'Onu attraverso un nuovo Gruppo di Contatto per l'Afgha - nistan e il Pakistan: ne dovrebbero far parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran «perché nessuno ha Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» smantellare e sconfiggere Al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata ieri non dovesse dare i suoi frutti. Come ha detto un alto funzionario dell'amministrazione protetto dall'anonimato «questa è una road map, non una camicia di forza». Le cifre I 4 mila addestratori militari il cui invio nel sud dell'Afghanistan è stato annunciato ieri si aggiungono ai 17 mila che arriveranno in vista delle elezioni di agosto. In totale, quando il dislocamento sarà compiuto, si troveranno in Afghanistan 60 mila soldati americani e altri 32 mila di Paesi Nato.

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FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

LETTERE E COMMENTI pag. 4 FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica... FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica rinuncerà all'idea della universalità. Stop all'attraversamento dei continenti: meglio limitare le «esibizioni» della torcia al territorio della nazione chiamata ad ospitare l'evento. Il Canada per il 2010, la Gran Bretagna per il 2012, la Russia per il 2014 Naturalmente, al di là delle motivazioni addotte, siamo in presenza di una sconfitta. Ammessa, dichiarata, certificata. Gli effetti, anche perversi, della comunicazione «globale» avevano provveduto a trasformare l'apparizione della fiaccola in una sorta di centro di aggregazione per contestatori in servizio permanente effettivo. Lasciamo stare le ragioni di chi protestava «contro» la torcia: prima di Pechino 2008 si erano mobilitati i nobili sostenitori della causa del Tibet (a proposito: ma dove sono finiti?...), ma prima di Torino 2006 la fiaccola era stata simbolicamente assalita da quanti si opponevano alla costruzione del treno ad alta velocità. Cosa c'entrasse una Olimpiade con la Tav, resta un mistero molto italiano: ma tant'è, doveva andare così. In generale, la rinuncia del Cio rappresenta la presa d'atto della fine di una illusione (o di una ipocrisia, come volete). Non è più vero, ammesso sia mai stato vero, che l'ideale olimpico permetteva di superare, per un periodo limitato di tempo, i conflitti, le cattiverie, le polemiche, le ingiustizie, le crudeltà. Anzi, semmai si è dimostrato autentico il contrario: l'Olimpiade, a torto o a ragione, diventa la cassa di risonanza dei malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione, dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato, però: spegnere i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una volta siamo stati bambini.

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Riciclaggio sotto la lente (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

VETRINA SAN MARINO pag. 23 Riciclaggio sotto la lente ESPERTI A CONFRONTO QUESTIONI attuali in tema di prevenzione e repressione del riciclaggio nell'ordinamento italiano. E' il tema della tavola rotonda che il 4 aprile prossimo ospiterà la chiesetta dell'Antico Monastero Santa Chiara, la stessa dove ieri è stati inaugurato l'anno giudiziario ella repubblica di San Marino con l'ex Procuratore Antimafia Piero Luigi Vigna. Sarà affrontato il tema dell'inserimento occulto dei profitti delle attività criminose nel tessuto sano dell'economia. I capitali illeciti circolano nell'economia globalizzata superando facilmente le frontiere. Un recente studio sul riciclaggio pone l'Italia al 4° posto, dopo Usa, Isole Cayman e Russia, tra i paesi in cui vengono investiti capitali illeciti.

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Obama: (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

pagina pag. 20 Obama: «Guerra a Bin Laden» Al Qaeda prepara dal Pakistan nuovi attentati negli Usa dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK BARACK va alla caccia di Bin Laden. L'America ha dichiarato guerra totale ad Al Quaeda in Afghanistan e in Pakistan. «La situazione nella regione è sempre più pericolosa dice il presidente Usa , e nessuno ha interesse che precipiti nel caos. L'America non può vincere questa guerra da sola, ma ha bisogno che venga coinvolto un ampio spettro di nazioni con la Nato, dalla Russia alla Cina, dall'India all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati, e di aprire al tempo stesso un canale di dialogo con i talebani moderati anche se oggi sono i nemici del governo di Kabul. Con 21000 soldati in più, gli Usa tenteranno quello che è già riuscito a Baghdad e cioè, oltre al surge, un'intensificazione dei contatti con i guerriglieri talebani disponibili a rinunciare alla lotta armata per entrare a far parte di un processo di unificazione nazionale e dell'esercito afghano. Sia il presidente pakistano Zardari sia Karzai a Kabul hanno giudicato molto positivamente la nuova strategia Usa nonostante Barack non abbia usato mezzi termini nel dire che non ci saranno più «assegni in bianco». Forza militare e pragmatismo, diplomazia e impegno regionale e locale sono stati i punti chiave del presidente Usa, che è tornato a chiedere un maggiore aiuto anche da tutti i paesi Nato. Guardando fisso nella telecamera, Obama ha concluso con una minaccia a Bin Laden: «Non ci fermeremo e ti prenderemo». L'America aggiungerà ai 17000 soldati già in dispiegamento altri 4200 specialisti che verranno destinati all'addestramento delle truppe e della polizia afghana. «CIASCUNO deve fare la sua parte dice Obama . Non si vince solo con le pallottole e le bombe. Abbiamo promesso al Pakistan 1,5 miliardi di dollari l'anno per 5 anni che serviranno a costruire scuole,strade, ospedali e a rafforzare la democrazia, ma dovrà dimostrare di contrastare i terroristi. A Kabul invece chiediamo un impegno del governo contro la corruzione e nella formazione di 140.000 soldati e di 80.000 agenti di polizia entro il 2011». Al fianco del ministro della Difesa Gates, del segretario di Stato Hillary Clinton, del capo di Stato maggiore del Pentagono Muller e dal generale Petreaus, nell'annunciare la «nuova strategia in Afghanistan» Obama ha lanciato in realtà messaggi nettissimi all'intera regione, da Teheran a Damasco, da Israele a Mosca, facendo capire che siamo a una svolta e questa è diventata per l'America la nuova frontiera contro il terrorismo. Definendo Teheran «un punto di riferimento irrinunciabile», ha invitato gli iraniani tra pochi giorni alla conferenza dell'Aja sapendo perfettamente che questo è un altro coraggioso passo verso un «imminente» contatto diretto. Ammettendo che il confine afghano-pakistano è diventato il nuovo santuario di Al Qaeda e Bin Laden, «e la più grossa minaccia per un attacco agli Usa», Barack non ha fatto mistero di volere «americanizzare» il conflitto almeno al Sud. IL MULLAH Omar invece, capo dei talebani-afghani, sta nel frattempo tentando unastorica riunificazione con i guerriglieri terroristi in Pakistan per riservare una vera «accoglienza di sangue» alle truppe Usa che stanno per arrivare sul confine. Il presidente Usa conta molto sulla ripetizione della «dottrina Petraeus» dopo gli ottimi risultati in Iraq col coinvolgimento dei capi tribù che da sempre sostenevano Saddam. Le elezioni di agosto a Kabul, sulle quali vigileranno decine di migliaia di uomini della Nato, diventeranno per Karzai una sorta di prova della verità, dopo che il suo feeling con Obama, è già stato dimostrato, non è dei migliori.

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Obama: (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 28-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Cina Usa

VETRINA ESTERI pag. 20 Obama: «Guerra a Bin Laden» Al Qaeda prepara dal Pakistan nuovi attentati negli Usa dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK BARACK va alla caccia di Bin Laden. L'America ha dichiarato guerra totale ad Al Quaeda in Afghanistan e in Pakistan. «La situazione nella regione è sempre più pericolosa dice il presidente Usa , e nessuno ha interesse che precipiti nel caos. L'America non può vincere questa guerra da sola, ma ha bisogno che venga coinvolto un ampio spettro di nazioni con la Nato, dalla Russia alla Cina, dall'India all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati, e di aprire al tempo stesso un canale di dialogo con i talebani moderati anche se oggi sono i nemici del governo di Kabul. Con 21000 soldati in più, gli Usa tenteranno quello che è già riuscito a Baghdad e cioè, oltre al surge, un'intensificazione dei contatti con i guerriglieri talebani disponibili a rinunciare alla lotta armata per entrare a far parte di un processo di unificazione nazionale e dell'esercito afghano. Sia il presidente pakistano Zardari sia Karzai a Kabul hanno giudicato molto positivamente la nuova strategia Usa nonostante Barack non abbia usato mezzi termini nel dire che non ci saranno più «assegni in bianco». Forza militare e pragmatismo, diplomazia e impegno regionale e locale sono stati i punti chiave del presidente Usa, che è tornato a chiedere un maggiore aiuto anche da tutti i paesi Nato. Guardando fisso nella telecamera, Obama ha concluso con una minaccia a Bin Laden: «Non ci fermeremo e ti prenderemo». L'America aggiungerà ai 17000 soldati già in dispiegamento altri 4200 specialisti che verranno destinati all'addestramento delle truppe e della polizia afghana. «CIASCUNO deve fare la sua parte dice Obama . Non si vince solo con le pallottole e le bombe. Abbiamo promesso al Pakistan 1,5 miliardi di dollari l'anno per 5 anni che serviranno a costruire scuole,strade, ospedali e a rafforzare la democrazia, ma dovrà dimostrare di contrastare i terroristi. A Kabul invece chiediamo un impegno del governo contro la corruzione e nella formazione di 140.000 soldati e di 80.000 agenti di polizia entro il 2011». Al fianco del ministro della Difesa Gates, del segretario di Stato Hillary Clinton, del capo di Stato maggiore del Pentagono Muller e dal generale Petreaus, nell'annunciare la «nuova strategia in Afghanistan» Obama ha lanciato in realtà messaggi nettissimi all'intera regione, da Teheran a Damasco, da Israele a Mosca, facendo capire che siamo a una svolta e questa è diventata per l'America la nuova frontiera contro il terrorismo. Definendo Teheran «un punto di riferimento irrinunciabile», ha invitato gli iraniani tra pochi giorni alla conferenza dell'Aja sapendo perfettamente che questo è un altro coraggioso passo verso un «imminente» contatto diretto. Ammettendo che il confine afghano-pakistano è diventato il nuovo santuario di Al Qaeda e Bin Laden, «e la più grossa minaccia per un attacco agli Usa», Barack non ha fatto mistero di volere «americanizzare» il conflitto almeno al Sud. IL MULLAH Omar invece, capo dei talebani-afghani, sta nel frattempo tentando unastorica riunificazione con i guerriglieri terroristi in Pakistan per riservare una vera «accoglienza di sangue» alle truppe Usa che stanno per arrivare sul confine. Il presidente Usa conta molto sulla ripetizione della «dottrina Petraeus» dopo gli ottimi risultati in Iraq col coinvolgimento dei capi tribù che da sempre sostenevano Saddam. Le elezioni di agosto a Kabul, sulle quali vigileranno decine di migliaia di uomini della Nato, diventeranno per Karzai una sorta di prova della verità, dopo che il suo feeling con Obama, è già stato dimostrato, non è dei migliori.

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FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica... (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 28-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze))

Argomenti: Cina Usa

LETTERE E COMMENTI pag. 6 FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica... FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica rinuncerà all'idea della universalità. Stop all'attraversamento dei continenti: meglio limitare le «esibizioni» della torcia al territorio della nazione chiamata ad ospitare l'evento. Il Canada per il 2010, la Gran Bretagna per il 2012, la Russia per il 2014 Naturalmente, al di là delle motivazioni addotte, siamo in presenza di una sconfitta. Ammessa, dichiarata, certificata. Gli effetti, anche perversi, della comunicazione «globale» avevano provveduto a trasformare l'apparizione della fiaccola in una sorta di centro di aggregazione per contestatori in servizio permanente effettivo. Lasciamo stare le ragioni di chi protestava «contro» la torcia: prima di Pechino 2008 si erano mobilitati i nobili sostenitori della causa del Tibet (a proposito: ma dove sono finiti?...), ma prima di Torino 2006 la fiaccola era stata simbolicamente assalita da quanti si opponevano alla costruzione del treno ad alta velocità. Cosa c'entrasse una Olimpiade con la Tav, resta un mistero molto italiano: ma tant'è, doveva andare così. In generale, la rinuncia del Cio rappresenta la presa d'atto della fine di una illusione (o di una ipocrisia, come volete). Non è più vero, ammesso sia mai stato vero, che l'ideale olimpico permetteva di superare, per un periodo limitato di tempo, i conflitti, le cattiverie, le polemiche, le ingiustizie, le crudeltà. Anzi, semmai si è dimostrato autentico il contrario: l'Olimpiade, a torto o a ragione, diventa la cassa di risonanza dei malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione, dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato, però: spegnere i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una volta siamo stati bambini.

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I regali della miliardaria imbarazzano l'Australia (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-28 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Scandali e politica L'opposizione chiede le dimissioni di Fitzgibbon. La rabbia della comunità asiatica: non si fidano di noi, è razzismo I regali della miliardaria «cinese» imbarazzano l'Australia Il ministro della Difesa ha viaggiato a spese di Helen Liu. I servizi segreti vogliono indagare DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — I due viaggi in Cina forse più cari della storia dell'Australia. Non soldi: si parla di prezzo politico. Il ministro della Difesa australiano, Joel Fitzgibbon, è finito nel tritatutto dell'opinione pubblica e dell'opposizione per due viaggi a spese di una connazionale di origine cinese, Helen Liu, 48 anni. Risalgono al 2002 e al 2005, prima che il politico laburista avesse incarichi di governo. Ma Fitzgibbon non li aveva mai ammessi. Lo ha fatto l'altro ieri, in colpevole ritardo: le due trasferte erano state «pagate personalmente dalla signora Liu o attraverso attività commerciali a lei associate». Insomma: «Ho sbagliato». Lo scandalo travolge un ministro di quello che è forse l'unico premier occidentale a parlare fluentemente il mandarino, Kevin Rudd. Il quale ha dichiarato che si sarebbe «aspettato di meglio» da Fitzgibbon, ma non ha chiesto di dimettersi. La vicenda investe in pieno i rapporti con la Cina e la sicurezza nazionale dell'Australia. I rapporti di Helen Liu con il governo cinese e con la Difesa australiana — ha sostenuto ieri una fonte dei servizi di Canberra — sono «legittima materia d'indagine » perché «se si guarda alla struttura dell'attività di spionaggio cinese negli Usa, in Canada o in Europa, sarebbe naif pensare che la stessa cosa non stia accadendo qui». Fitzgibbon si è difeso spiegando che la sua «stretta relazione personale con la famiglia Liu» è consolidata nel tempo, 16 anni di amicizia. A scandalo si è aggiunto scandalo, poi, con l'autorità di controllo sull'intelligence chiamata a verificare se un funzionario della Difesa abbia avuto accesso al computer del ministro in un'indagine non autorizzata. E' stato risposto di no. Ma Fitzgibbon è stato comunque messo a nudo. Sua moglie aveva investito in società cinesi. Sono venuti fuori un appartamento che la Liu ha affittato a lui e un abito di Hugo Boss che lei gli ha regalato, salvo poi riaverlo indietro. Il ministro aveva anche i dettagli dei conti bancari della Liu. E scavando negli interessi di Fitzgibbon — scrive oggi il quotidiano The Age — emergono ulteriori conflitti d'interesse che lo riguardano (anche se distinti dal caso Liu), come le attività del fratello tra sanità e forze armate. Il pasticcio è ormai uscito dai confini della politica e ha toccato il tema sensibilissimo degli equilibri sociali. Esponenti della comunità asiatica hanno parlato infatti di «atteggiamenti razzisti»: Helen Liu è sì originaria dello Shandong, «ma ha la cittadinanza australiana, dunque vuol dire che di noi sino-australiani non ci si fida ancora ». Né sono i momenti più indicati per uno scandalo con queste caratteristiche. Già nei giorni scorsi il premier Rudd, un passato da diplomatico a Pechino, era stato criticato per un pranzo nella sua casa di Canberra con il responsabile della propaganda della Repubblica Popolare, Li Changchun. Proprio ieri l'Australia ha respinto un'offerta cinese da 1.700 milioni di dollari Usa per l'acquisizione dell'azienda mineraria Oz Minerals: «Uno dei suoi siti estrattivi è troppo vicino a un poligono militare». E sono in sospeso altre due trattative: i quasi 20 miliardi di dollari offerti dalla Chinalco per la Rio Tinto (sarebbe il maggior singolo investimento cinese all'estero) e i 770 milioni della Valin Iron and Steel (dell'Hunan) per quote della Fortesque Metals. Fitzgibbon non lo sapeva, ma i suoi due viaggi portano fin qui. Marco Del Corona

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C'è fiducia, il rilancio è vicino (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-28 - pag: 5 autore: «C'è fiducia, il rilancio è vicino» Moltrasio (Confindustria): superato il punto di minimo ci sono segnali di crescita Carmine Fotina ROMA Alle proiezioni e ai dati negativi, inclusi quelli diffusi ieri dall'Istat, si possono almeno contrapporre segnali che invitano alla fiducia. Il crollo di fatturato e ordinativi appena certificato dall'Istat per il mese di gennaio –secondo Andrea Mol-trasio, vicepresidente Confindustria con delega sull'Europa – non deve impedire di intravedere «qualche luce in fondo al tunnel e di continuare a darsi da fare». Pil in flessione del 3,5% nel 2009, con una revisione in calo della stima, secondo il Centro studi Confindustria, e ripresa da metà anno. Primo mese dell'anno ancora in caduta per l'attività economica, secondo l'Istat. «Anche se gli ultimi dati – dice Moltrasio – sono ancora negativi, per noi imprenditori sono dati già "vissuti", quindi non ci sorprendiamo più di tanto. In questa fase, però, possiamo iniziare a cogliere dei segnali positivi, anche se sono ancora deboli e da leggere con estrema prudenza. Si tratta sia di segnali italiani sia di segnali internazionali ». A livello nazionale le previsioni del 2009 sono state però riviste al ribasso. Il nostro ufficio studi parla di ripresa nella seconda metà del 2009 e nel 2010 e questo di per sé significa quantomeno vedere una fine alla crisi. Pochi giorni fa l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, che può esprimersi su dati ed elementi concreti, ha spiegato di ritenere ormai superato il punto di minimo; io non saprei dirlo ma di certo vediamo una crescita, seppure labile, nella seconda parte dell'anno e soprattutto all'inizio del prossimo. Quali sono i nuovi elementi su cui si può sperare per il rilancio dell'economia reale? Bisogna guardare soprattutto a quello che sta accadendo negli Stati Uniti e in Cina. Per il mercato delle case degli Usa, al quale tutti hanno guardato come indice strategico fin dall'inizio, si registrano primi segnali positivi, se non nei prezzi almeno nei volumi. Ma, sempre negli Stati Uniti, c'è un altro fenomeno che non può non farci riflettere ed è la discesa del prezzo della benzina, passato da 4,2 a 2 dollari al gallone: per i consumatori americani, considerando che l'inflazione Usa è praticamente inesistente, questo finisce per tradursi in una crescita netta del potere d'acquisto.Senza contare i tassi d'interesse che tanto negli Stati Uniti quanto in Europa stanno raggiungendo livelli bassissimi. La significativa discesa dell'Euribor a 3 mesi vuol dure che anche il sistema finanziario e interbancario sta lentamente riprendendosi. è un insieme di elementi, cui si accompagna una valutazione più ampia, forse la più importante: i 2-3mila miliardi di dollari iniettati da Obama come aumento di liquidità e pacchetto di stimoli non possono non innescare reazioni. è sufficiente per mettersi la crisi alle spalle? Sappiamo bene che si tratta di segnali ancora fragili, ma iniziano ad essere tanti e messi insieme possono dare un po' di fiducia. Guardiamo anche alla Cina: l'indice Pmi (Purchasing managers index) è tornato a crescere dopo mesi di stasi. E si inizia a notare un aumento degli scambi internazionali. Negli ultimi giorni si registra anche la ripresa delle Borse, ma su questo aspetto bisogna essere molto più cauti, perché sui mercati c'è ancora una notevole volatilità. Veniamo alle misure anticrisi varate in Italia. Il quadro si può considerare completo? Premetto che quello che le imprese chiedono al Governo sono cose in larga misura dovute. Ci sono alcuni interventi che non rappresentano un pacchetto anti-crisi ma costituiscono semplicemente un pacchetto di stabilità. In un Paese normale la Pubblica amministrazione deve pagare i suoi debiti in tempi ragionevoli. La stessa Commissione europea sta preparando una direttiva su questo argomento. Ed è anche normale aver sollecitato un Fondo di garanzia per le Pmi in una situazione di sospetti tra istituti finanziari. Abbiamo solo chiesto di ricostituire un quadro di certezze per dare fiducia all'economia. Con il suo ruolo ha un osservatorio privilegiato sull'Europa. Finora c'è stato sufficiente coordinamento? C'è un aspetto su cui l'Italia, se non agirà in fretta, rischia di avere degli svantaggi competitivi rispetto ad altri partner europei. Mi riferisco al Quadro temporaneo per il 2009-2010 con il quale la Ue offre agli Stati membri nuove opportunità in materia di aiuti alle imprese. Ad esempio con il cosiddetto super- de minimis elevato a 500mila euro per impresa oppure con nuovi sostegni straordinari a favore dei prodotti verdi. In Italia noto purtroppo che questa decisione stenta a maturare. carmine.fotina@ilsole24ore.com apag. 42 Nuovi spiragli dall'economia Usa «Negli Usa prime indicazioni positive da mercato immobiliare e potere d'acquisto» «Si muove anche la Cina Anche se deboli, sono tanti gli elementi per vedere la fine del tunnel» Imprenditore. Andrea Moltrasio, vicepresidente Confindustria per l'Europa IMAGOECONOMICA

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I volontari della Protezione civile pronti per la campagna antincendio (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Provincia di Nuoro Pagina 5020 oliena I volontari della Protezione civile pronti per la campagna antincendio Oliena --> Nata nel luglio scorso, in piena campagna antincendio, la Protezione civile di Oliena in poco tempo è cresciuta tant'è che si sta dotando di una sede nella centralissima via Vittorio Alfieri. In appena sette mesi, grazie all'opera del presidente Giovanni Pisanu, i volontari hanno raggiunto le cinquanta unità, tutte persone inserite nella società che fuori dagli orari di lavoro e dagli impegni di famiglia, mettono a disposizione del gruppo il proprio tempo libero. Un merito riconosciuto anche dalla comunità che ha dato segno della propria gratitudine facendo piccole donazioni o addirittura regalando mezzi vitali per il pattugliamento del territorio. Ora la protezione civile può contare su un'autovettura e su un furgone Maxi Ducato da tredici posti, donati la prima da un cittadino il secondo da un'associazione, mentre la Land Rover Defender è stata messa a disposizione dalla Regione. A breve arriveranno anche un'autobotte per acqua potabile e un modulo antincendio. I volontari della protezione civile di Oliena inoltre sono stati premiati dall'associazione Cuncordia di Nuoro con un piccolo contributo per aver portato soccorso alle popolazioni del Cagliaritano colpite dall'alluvione nell'ottobre scorso. Per il resto è attraverso l'autofinanziamento che si portano avanti le attività e ci si prepara ad affrontare la campagna antincendio. ( m.b.d.g. )

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Il Cio ferma la torcia olimpica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-28 - pag: 8 autore: Giochi. Dopo Pechino 2008 basta con il tour internazionale Il Cio «ferma» la torcia olimpica Luca Veronese La torcia olimpica non viaggerà più attraverso i Paesi del mondo. Il Comitato olimpico internazionale, riunito a Denver in Colorado, ha deciso di sopprimere la staffetta internazionale che dal 2004 portava il fuoco simbolo dei Giochi da Olimpia, in Grecia, alla città sede della manifestazione. I tedofori si daranno il cambio solo all'interno del Paese organizzatore. Le accese e ripetute proteste - a favore del Tibet e per i diritti umani- che si sono verificate in occasione delle Olimpiadi di Pechino, lo scorso anno, hanno convinto il Cio a bloccare la torcia: troppo alti i rischi sull'immagine dello sport e le possibili ricadute negative sul business dei cinque cerchi. Nel 2008 il viaggio della torcia per raggiungere la capitale della Cina - 137mila chilometri in 130 giorni - venne accompagnata dalle contestazioni di migliaia di persone. Già ad Olimpia, il discorso d'apertura di Liu Qi, presidente del comitato organizzatore, venne interrotto da tre dimostranti che sventolavano una bandiera con i cinque cerchi olimpici a forma di manette: un esordio che spinse la tv cinese a bloccare la diretta ea mandare in differita "controllata" tutte le immagini successive dei Giochi proprio per evitare altre sorprese. Ma le denunce pubbliche della situazione cinese continuarono con vigore quasi ovunque, con particolari tensioni nelle tappe di Parigi, Londra e San Francisco. Fino ad arrivare agli scontri di Hong Kong, l'ultima sosta prima di arrivare al totale controllo cinese. Nel 2004, dopo la prima staffetta della fiamma olimpica fuori dai confini dal Paese organizzatore «avevamo già concluso-ha affermato Gilbert Felli, direttore esecutivo del Cio - che sarebbe stato meglio restare all'interno del Paese ospitante, per controllare meglio la staffetta». «Pechino - ha proseguito Felli ha deciso di organizzare una staffetta internazionale e noi l'abbiamo accettata. Ma ora abbiamo concluso, visto quanto accaduto lo scorso anno, di bloccarla per le prossime edizioni ». Gli organizzatori delle Olimpiadi invernali di Vancouver e di quelle estive di Londra 2012 avevano già deciso di limitare il passaggio della torcia all'interno dei confini nazionali. Il Cio ha chiesto anche agli organizzatori dei Giochi invernali di Sochi 2014 di restare all'interno della Russia. La decisione del Cio sarà aggiunta al contratto che sarà stipulato tra il Comitato olimpico e il Paese a cui saranno attribuiti i Giochi ed entrerà in vigore dall'edizione del 2016 che sarà assegnata il prossimo ottobre. Per quell'anno sono in lizza Chicago, Rio de Janeiro, Tokyo e Madrid. Ma per la sede americana sarebbero sorti dei contrasti tra il comitato Usa e il Cio sulla suddivisione dei ricavi del marketing. luca.veronese@ilsole24ore.com LIMITAZIONI La fiaccola attraverserà solo il territorio del Paese ospitante, per evitare che diventi bersaglio delle contestazioni

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A Cagliari il G-8 delle imprese (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-28 - pag: 20 autore: Il summit. Proposte anti-crisi A Cagliari il G-8 delle imprese Nicoletta Picchio ROMA Crisi economica e finanziaria, libertà di investimenti, cambiamenti climatici: le associazioni imprenditoriali dei Paesi del G8 ne parleranno a fine aprile, il 23 e il 24, in Sardegna, a Fort Village, vicino Cagliari. Stavolta la presidenza di turno spetta all'Italia e quindi sarà la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ad ospitare i colleghi internazionali. Il G8 Business è arrivato alla terza edizione: nel 2007 gli incontri si sono svolti a Berlino organizzati dalla Bdi, la Confindustria tedesca; nel 2008 da quella giapponese, Nippon Keidanren, a Tokio. L'emergenza economica è stata il motivo per convocare riunione straordinaria, a dicembre del 2008, organizzata a Parigi dalla Confindustria francese, Medef, interamente dedicata alla crisi finanziaria. La riunione che si terrà in Italia cade in un momento particolare: a metà strada tra la riunione del G20 del 2 aprile e il G8 che si terrà a luglio a La Maddalena. E proprio in vista del vertice politico di luglio a conclusione dei lavori le associazioni imprenditoriali firmeranno una dichiarazione congiunta da presentare ai Capi di Stato e di Governo, perché ne tengano conto nel dibattito e nelle decisioni che saranno prese. Il summit italiano cercherà di individuare nuove proposte per superare la difficile congiuntura globale e per riflettere sull'agenda economica internazionale. Il messaggio forte che sarà lanciato è un no al protezionismo. Anche nelle edizioni passate era stata la maggiore preoccupazione espressa dalle imprese: il rischio che gli interventi contro la crisi potessero provocare una distorsione del mercato e una chiusura dei mercati. Nel comunicato finale del G8 Business di dicembre è stato espresso esplicitamente l'auspicio a concludere i negoziati commerciali avviati a Doha, nel 2001, definendoli una «tappa fondamentale per il superamento della crisi». Le stesse considerazioni le ha sollevate la Marcegaglia nei giorni scorsi, a Londra, al G20 delle imprese, dove si è parlato degli interventi contro la crisi, nuove regole per i mercati finanziari, sviluppo del mercato mondiale. Il no al protezionismo era stato anche lo slogan del G8 Business del 2007, insieme alla sollecitazione al mondo imprenditoriale a parlare con una sola voce quando si tratta di affrontare temi che richiedano soluzioni globali. Già allora, primo dello scoppio della crisi, era stato sollevato il problema di rendere più efficienti i mercati finanziari. A maggior ragione oggi, come ha sottolineato più volte la presidente della Confindustria, è necessario avere un'unità d'azione da parte dell'Europa e interventi coordinati per affrontare la situazione economica. Ai due giorni di lavori a Fort Village parteciperanno i presidenti delle Confindustrie di Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Gretagna, Francia, Italia, Canada e Russia oltre ad esponenti del Governo italiano ed economisti internazionali e i lavori saranno coordinati dalla Marcegaglia. I Paesi del G8 rappresentano il 63% del Pil mondiale, il 60% degli investimenti diretti e il 50% del commercio mondiale. Un'attenzione particolare sarà dedicata al clima, in vista della conferenza di Copenaghen che si terrà a dicembre, dove si dovranno stabilire le regole del dopo Kyoto in particolare sulle emissioni di Co2 e l'ingresso nel sistema degli Usa e dei Paesi principali inquinatori come Cina e India. L'AGENDA Al centro dei lavori il tema del protezionismo e le soluzioni globali L'incontro si terrà il 23 e 24 aprile

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La crisi Ittierre colpisce la Puglia (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: ECONOMIA - data: 2009-03-28 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE Il crac La Regione chiede aiuti comunitari e allo Stato l'anticipazione della cassa integrazione in deroga La crisi Ittierre colpisce la Puglia Mille posti a rischio nelle aziende fornitrici del colosso molisano L'amministrazione controllata incide sul debito delle imprese fasoniste con le banche determinato dall'inadempienza della casa madre BARI — Il crac della Ittierre, società molisana che produce per i grandi marchi del made in Italy come Ferrè e Versace, potrebbe diventare in Puglia il cappio finanziario per il sistema moda. La società del gruppo It Holding di Milano, in amministrazione straordinaria da febbraio 2009, ha contratto debiti con più di trenta piccole imprese pugliesi, tra fasonisti e subfornitori, che danno occupazione a circa mille lavoratori; la situazione a livello nazionale coinvolge in tutto 20mila lavoratori e altre 6 regioni (Lombardia, Toscana, Marche, Emilia Romagna, Campania e Lazio). Per risolvere la grave questione e salvaguardare i posti di lavoro a rischio la Regione Puglia chiede l'intervento del Governo centrale con l'istituzione di un tavolo tecnico e politico. A chiedere il confronto sono Sandro Frisullo, assessore alle Attività produttive, e Marco Barbieri, assessore al lavoro, che hanno scritto una missiva ai ministri ai dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, e del Lavoro, Maurizio Sacconi. Una ulteriore anticipazione per la erogazione della cassa integrazione in deroga e un intervento del Fondo europeo per la globalizzazione sono le richieste della Regione. Il pericolo è che l'amministrazione controllata della Ittierre congeli il debito che le imprese fasoniste stanno maturando nei confronti delle banche perché l'azienda madre non le paga. «Le piccole società pugliesi - chiosano gli imprenditori coinvolti - hanno posizioni creditorie nei confronti della Ittierre tra i 200mila e i 600mila euro a testa». Ma c'è anche il rischio che l'azienda molisana delocalizzi la produzione fuori dalla Puglia mettendo a repentaglio circa mille posti di lavoro. «Vogliamo - afferma Barbieri un'altra anticipazione sugli ammortizzatori sociali in deroga a valere sui 600 milioni della Finanziaria di cui il governo ha distribuito finora solo 150 milioni, 10 dei quali alla Puglia, già in fase di erogazione. Chiederemo al governo l'intervento del Fondo europeo per la globalizzazione che consente, in caso di esubero di almeno mille dipendenti in uno Stato membro, compresi i lavoratori in esubero dei fornitori o dei produttori a valle, che integra gli interventi nazionali, e che può essere concesso al fine di assumere misure di riqualificazione, indennità per la ricerca di un lavoro e di integrazione salariale». Angelo Alfonso Centrone La lettera Frisullo e Barbieri hanno chiesto a Scajola e Sacconi l'intervento del Governo La protesta Le Pmi pugliesi in difficoltà chiedono l'intervento del governo regionale e nazionale. A rischio mille posti

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D ella (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: 1PAGINA - data: 2009-03-28 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE Fisimario di Ruggero Guarini All'Orientale sognano Maometto D ella per me oscurissima querelle sull'Orientale ho capito soltanto una cosa: che fra i vecchi e nuovi docenti e rettori dell'istituto fondato ormai circa tre secoli fa dal grande Matteo Ripa domina la convinzione che fra Occidente e Oriente, grazie alla globalizzazione, ormai non sussiste più nessuna differenza culturale. E questa mi sembra, francamente, un'amena stravaganza. CONTINUA A PAGINA 15

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Veronafiere fa il giro intorno al mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 73 EXPÒ IN TRASFERTA. Job & Orienta è in Spagna, il Siab sarà in Brasile Veronafiere fa il giro intorno al mondo Il Vinitaly sarà esportato nei prossimi mesi negli Usa, Russia, Cina , Giappone e India Vinitaly, come pure altre rassegne di Veronafiere, oltre a costituire un polo d'attrazione qui, viaggia per espandere ulteriormente la fama del made in Italy. Nei prossimi mesi, il salone del vino verrà esportato negli Stati Uniti, in Russia, Cina, Giappone e si sta progettando anche una tappa indiana, a New Delhi. «Questa politica favorisce l'internazionalizzazione delle imprese e le occasioni d'affari», spiega Mantovani. Ecco perché il Samoter, tra gennaio e febbraio, è sbarcato a Kiev e a Istanbul, e a ottobre si sposterà in Kazakhstan. E Abitare il tempo - che nella scorsa edizione ha ospitato 750 espositori e 53 mila visitatori, di cui il 20% stranieri, in rappresentanza di 96 Paesi, con la Russia in pole position - a gennaio ha esposto per cinque giorni a Monaco. Mentre, proprio in questi giorni, Job&Orienta, nell'edizione spagnola «Aula», è a Madrid. Nel frattempo, si lavora per esportare Marmomacc negli Usa, per un tour ottobrino ancora da definire. L'anno scorso, i suoi visitatori in Fiera sono stati 65 mila, di cui il 50% stranieri da 120 Paesi diversi. «Dato incoraggiante e in controtendenza rispetto al calo di presenze registrato da altre manifestazioni di questo tipo», aveva commentato il condirettore generale di Veronafiere Flavio Piva. E per continuare su questa strada, anticipa Mantovani, «a giugno porteremo in Brasile anche il Siab, il salone dedicato alle tecnologie di panificazione e dell'arte bianca».  

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Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 81 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 71 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 179 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 87 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 46 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Marcello Foa: Qualche ulteriore riflessione da parte mia. Non credo, caro Dante, che non si possa discutere. A me... 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obama: al qaeda prepara l'attacco agli usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 5 - Attualità Obama: al Qaeda prepara l'attacco agli Usa I kamikaze pronti a partire dalla zona di confine tra Pakistan e Afghanistan LA GUERRA Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato il piano per sconfiggere la rete terroristica Ha chiesto al Congresso di triplicare a 1,5 miliardi di dollari i fondi contro il terrorismo 4.000 I soldati che gli Usa invieranno a Kabul con quasi mille funzionari civili WASHINGTON. Rinforzi militari in Afghanistan (più 4.000 uomini), aiuti al Pakistan (un miliardo e mezzo di dollari l'anno fino al 2014) e una serie di traguardi che i due Paesi dovranno dimostrare di aver raggiunto nella lotta al "cancro" di al Qaeda e ai talebani: Barack Obama ha descritto la strategia americana per l'area Af-Pak, fatta non solo di «pallottole e bombe» ma anche di assistenza economica e di una iniziativa diplomatica che include l'Iran. La rete di Osama bin Laden sta «progettando attivamente attacchi sul suolo americano dal Pakistan», ha detto Obama, riecheggiando i toni del predecessore George W. Bush. Affiancato dal segretario di Stato, Hillary Clinton, dal ministro della Difesa, Robert Gates, con in prima fila il generale David Petraeus, artefice della dottrina che ha permesso la svolta in Iraq, il presidente democratico ha annunciato un cambio di rotta: l'America «non deve più negare risorse all'Afghanistan a causa della guerra in Iraq» perchè i territori di confine tra Pakistan e Afghanistan «sono diventati per gli americani i più pericolosi del mondo». Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più attenzione a quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio ai terroristi e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro compagni d'armi in Afghanistan e preparano una nuova offensiva. La strategia, che prevede una mano tesa ai talebani moderati, si fonda sulla consapevolezza che «il futuro dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello del vicino». La violenza in Afghanistan che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal 2001 non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il confine», ha detto Obama. Il governo afghano, a cui la Casa Bianca ha imposto un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il benvenuto al piano, mentre il ministro degli esteri pakistano, Shah Mehmud Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce verde dai democratici in Congresso, che devono autorizzare consistenti spese aggiuntive. La strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell' Onu attraverso un nuovo Gruppo di Contatto per l'Afghanistan e il Pakistan: ne dovrebbero far parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran «perchè nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos». Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» - smantellare e sconfiggere al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata non dovesse dare i suoi frutti: come ha detto un alto funzionario dell'amministrazione protetto dall'anonimato «questa è una road map, non una camicia di forza». In totale, quando il dislocamento sarà compiuto, si troveranno in Afghanistan 60 mila soldati americani e altri 32 mila di Paesi Nato, ma altre forze potrebbero arrivare di qui ad allora.

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Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia 1 Commento » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 81 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 71 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 179 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 87 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 46 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Marina: Dedicata a Franco Birra,birra io non bevo più birra io non bevo più birra io non bevo più birra perchè... Ultime news "E ora parte la rivoluzione liberale La sinistra invece torna solo indietro"Ora anche le fabbriche bocciano Epifani: più soldi, meno ideologiaMarchionne: "Fiat già in pista per la ripresa"L’Italia stringe la cinghia Napoli allarga le auto bluNé fiori, né urla: è il congresso della sobrietàLa caccia ai manager: "Banchieri? 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illy in città alla presentazione del libro di david audretsch (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 14 - Pordenone Illy in città alla presentazione del libro di David Audretsch MANIAGO. Sabato prossimo, alle 10, anteprima nazionale per il libro di David Audretsch dal titolo "La società imprenditoriale" edito da Marsilio, che sarà presentato al ridotto del teatro Verdi di Maniago in occasione del Festival delle città d'impresa. All'appuntamento sarà presente Riccardo Illy, presidente del gruppo Illy, che ha anche curato la presentazione in italiano del libro, e Filiberto Zovico, direttore marketing e comunicazione di Marsilio Editori. Audretsch è considerato tra i più importanti economisti americani: nel volume propone un punto di vista originale sulle trasformazioni economiche di questi anni e su come aggiornare l'agenda politica. L'autore sostiene che il tempo di un'economia stabile e prevedibile è finito: la globalizzazione e le nuove tecnologie hanno innescato cambiamenti irreversibili con cui abbiamo il dovere di confrontarci. Dopo la presentazione del libro, ci sarà una tavola rotonda sul tema "La società imprenditoriale", a partire dagli spunti forniti dal libro nell'ambito del Festival delle città impresa. Al dibattito parteciperanno anche Stefano Micelli docente a Ca' Foscari, Edi Snaidero, amministratore delegato del gruppo Snaidero e Gianfranco Fabi, direttore di Radio 24. (l.v.)

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Cile. Al vertice di Vina del mar Franceschini e i progressisti guardano ad Obama (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cile. Al vertice di Vina del mar Franceschini e i progressisti guardano ad Obama 28-03-2009 VINA DEL MAR (Cile). Ritornare al 'welfare', senza abbandonare la spinta della globalizzazione, dando però spazio alle tematiche ambientali: anche se tra mille difficoltà, è la strada individuata nei primi colloqui dei rappresentanti progressisti di 17 paesi al vertice di Vina del mar, tra i quali il segretario Pd, Dario Franceschini, che ha sottolineato "il cambiamento nella gerarchia dei valori fatto da Obama rispetto a Bush". Un po' tutti gli interventi hanno rilevato proprio la forza d'urto dell'arrivo alla Casa Bianca di Obama, che ha inviato in Cile Joe Biden: quello del vicepresidente Usa è tra gli interventi più attesi, insieme ai discorsi che faranno i premier britannico Gordon Brown, spagnolo José Luis Zapatero, e i presidenti del Brasile Lula e del Cile, Michelle Bachelet. In rappresentanza del Pd congiuntamente, tra gli altri, a Francesco Rutelli, Franceschini è intervenuto in uno dei dibattiti del vertice, nel quale - come aveva già fatto giovedì negli incontri tenuti a Santiago - ha tra l'altro affrontato la complessa questione politica del passaggio da un'alleanza ad un partito unico. "Bisogna continuare, e noi insistiamo, a guardare avanti, creare un campo in cui ci siano tutte le forze progressiste, quelle che vengono dalla matrice socialista quelle che hanno altre origini", ha sottolineato alla stampa, ricordando inoltre che il tema della collocazione in ambito europeo del Pd: "E' un lavoro che sta andando avanti, al fine di costruire un ampio campo di forze. Naturalmente i tempi del processo politico in Italia lo abbiamo potuto determinare noi, mentre in Europa e a livello globale ci sono tempi diversi, anche se tale processo è aiutato dal nostro contributo". In attesa degli interventi dei 'big', da Biden e Brown a Zapatero e Lula, lo scenario di fondo dell'incontro, organizzato a pochi giorni dal G20 di Londra, è proprio quello dell'impatto della crisi, fatto che ha prodotto profonde crepe nel modello noeliberale, aprendo così significativi spazi politici alle forze e 'ricette' economiche progressiste. "La crisi può essere affrontata come un'opportunità per porre le basi in vista di una seconda fase della globalizzazione", ha per esempio sottolineato la Bachelet, l'anfitrione dell'incontro, in un articolo pubblicato oggi in vista dell'evento. Da più parti, in questa prima giornata di confronti tra i rappresentanti dell'intero spettro progressista (socialisti, socialdemocratici, democristiani, liberalsocialisti) si è quindi sottolineata l'importanza di un ritorno del ruolo dello Stato, senza mettere però da parte il mercato. Lo hanno segnalato in particolare i rappresentanti latinoamericani: per esempio il brasiliano Marco Aurelio Garcia, consulente chiave di Lula, e il democristiano cileno Eduardo Frei, che potrebbe essere il successore della Bachelet dopo le elezioni in programma quest'anno.

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Oscar Marchisio a Bologna presenta il suo nuovo libro (sezione: Globalizzazione)

( da "Sanremo news" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Oscar Marchisio a Bologna presenta il suo nuovo libro META-STANZA. LA MEMORIA DEL FUTURO Martedì 31 marzo 2009, ore 21.00 Libreria Modo Infoshop - Via Mascarella 24/b, Bologna Presenta il libro Alberto Sebastiani, Università degli Studi di Bologna Partecipano e 'criticano': Giovanni Dursi, Mario Bovina, Gruppo di Ciclo Officina, Marco Trotta, Lorenzo Cillario, Silvia De Ronzo, Sergio Caserta, Beatrice Grasselli, Giorgio Archetti, Lorenzo Lucchetti Interviene con il suono Marciano. La stagione del cyberpunk italiano torna a vivere, almeno per una sera. Martedì 31 marzo alle 21, alla libreria Modo Infoshop (via Mascarella 24/b), il sociologo e sinologo Oscar Marchisio presenta il suo libro Meta-stanza: la memoria del futuro (Edizioni Socialmente), una critica 'cyberpunk' del capitalismo. Scritto nel 1995, e pubblicato con il titolo La stanza mnemonica, il libro di Marchisio era pieno di profezie oggi avverate, dalle Olimpiadi a Pechino, alla bolla della new economy al terrorismo islamico. Ma quel libro, pur stampato, non fu mai veramente distribuito, causa fallimento del suo editore, la bolognese Synergon. Si sa però che i libri una volta stampati hanno vita propria, e destino volle che La stanza mnemonica capitasse nelle mani dei Wu Ming, all’epoca ancora Luther Blissett. “Sentivo parlare di questo romanzo di fantascienza fin dai tempi del mio ingresso nel neonato collettivo WM – scrive Wu Ming 5 –. Ai tempi di Blissett, mi raccontavano, aveva svolto una funzione terapeutica importante durante la stesura di Q”. Lo conferma Wu Ming 1: “Senza La stanza mnemonica, il brainstorm per la trama di Q sarebbe stato meno fertile, senz’altro deficitario. C’è molto de La stanza mnemonica dentro Q: è il libro che nell’estate del ’96 leggemmo e rileggemmo, declamammo, amammo”. Ora la casa editrice bolognese Socialmente propone il libro di Marchisio con un nuovo titolo, Meta-stanza. La memoria del futuro, in un’edizione arricchita da una postfazione e dalle “riscritture” dei Wu Ming. La trama ruota attorno all’attentato a Mario Cuomo, diventato nella fiction presidente degli Usa, da parte di un’alleanza nippo-islamica. Un attentato “virtuale”, avvenuto nella rete Hologram che nel libro avvolge e protegge il mondo, che ha segnato una svolta storica: con la morte di Cuomo infatti l’America perde il suo predominio a favore dell’Asia. Ma non c’è solo la trama profetica: Meta-stanza è soprattutto un lavoro sul linguaggio, che restituisce “quel gusto ibrido, fra metallo ed epidermide, che promanava dai primi anni Novanta” Scheda di Oscar Marchisio Oscar Marchisio, genovese, ma con base a Bologna, insegna come professore a contratto all’Università di Urbino. Viaggia in Cina dove lavora, frequenta l’Italia dove scrive, critica e altro. Esperto di organizzazione del lavoro e sociologo, scrive su Carta, Il Manifesto e Liberazione. Tra le sue pubblicazioni: McMarx, critica della socialità come prodotto industriale (Manifestolibri, 2001), Cibo come media (Franco Angeli, 2002) e Il continente Cina (Socialmente, 2008).

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Friuli Venezia Giulia: indagini Protezione Civile sulla fascia costiera (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Friuli Venezia Giulia: indagini Protezione Civile sulla fascia costiera (28/3/2009 11:26) | (Sesto Potere) - Trieste - 28 marzo 2009 - Dopo aver condotto a partire dal 2004 un´approfondita analisi sui processi di subsidenza, ovvero di lento e progressivo abbassamento dei fondali lungo la linea di costa e della fascia perilagunare, la Protezione Civile della Regione ha recentemente concluso un´indagine sull´ingressione marina, nel tratto compreso tra la foce del Tagliamento, in Comune di Lignano Sabbiadoro, alla foce del Timavo, in Comune di Duino Aurisina. L´ingressione, fenomeno complesso per cui il mare sommerge tratti più o meno ampi di costa, è considerato un fattore di rischio idrogeologico particolarmente evidente nell´alto Adriatico. Diverse sono le cause. Se alcune sono legate a eventi geologici del tutto naturali, altre sono correlate ai cambiamenti climatici così come alle attività dell´uomo. Allo scopo di studiare i potenziali rischi correlati a eventi meteo-marini estremi, la Protezione civile della Regione ha così compiuto un nutrito programma di indagini per valutare in particolare lo stato di consistenza delle opere di difesa (argini costieri e di conterminazione lagunare). Questa ricerca si è resa necessaria soprattutto dopo che trombe d´aria, alluvioni e acqua alta registrati lo scorso anno hanno confermato il pericolo che le difese spondali possano essere danneggiate e superate, mandando sott´acqua diverse aree della bassa pianura friulana. I dettagli del lavoro svolto saranno presentati dall´assessore regionale Vanni Lenna in una conferenza stampa in programma presso il Centro operativo di Palmanova della Protezione civile, martedì 24 marzo 2009, alle ore 10. 30. All´incontro saranno presenti i sindaci e i coordinatori dei gruppi comunali di protezione civile dei diciannove Comuni più coinvolti, e i presidenti dei Consorzi di bonifica della Bassa Friulana e della Pianura Isontina.

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PDL/ BRUNETTA:ORA LA CRISI:AMMETTIAMOLO, SIAMO UN PÒ 'SFIGATI'... (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pdl/ Brunetta:Ora la crisi:ammettiamolo, siamo un pò 'sfigati'... di Apcom E' preoccupante, ma è sfida e test nostra capacità di governo -->Roma, 28 mar. (Apcom) - "Siamo un pò sfigati, ammettiamolo... ogni volta che andiamo al governo c'è una crisi". Lo dice il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, nel corso del suo intervento al congresso del Pdl. "E' una crisi seria, preoccupante - aggiunge - ma non è la crisi della globalizzazione e del capitalismo. E' una sfida. E' un test della nostra capacità di governo".

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L'alternativa dell'impresa cooperativa (sezione: Globalizzazione)

( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Soldi & imprese fatti & numeri L'alternativa dell'impresa cooperativa La strategia è quella di acquisire una forte unitarietà produttiva Francesco Fracasso Nella storia del capitalismo del nostro Paese i vari "attori" che si sono succeduti -grande capitalismo pubblico e privato, piccola e media impresa, distretti industriali e via dicendo- hanno generato ciascuno un modo diverso di organizzarsi e produrre. In questo quadro, un ruolo rilevante lo sta svolgendo da tempo il modello produttivo delle cooperative che non soltanto mostra di radicarsi sempre maggiormente sul territorio ma di essere altresì capace di sapersi muovere con efficacia anche nell'ambito della cosiddetta economia globale. Dai dati di una ricerca effettuata dall'Osservatorio della cooperazione agricola(istituito presso il ministero delle Politiche agricole) in collaborazione con Nomisma, ad esempio, emerge la validità di questa "formula" produttiva. Ecco qualche dato: oltre l'80 per cento della materia prima (con punte del 100) deriva direttamente dai conferimenti dei soci. Le imprese sono circa 6 mila e fatturano pressappoco 32 miliardi (dati 2008) pari al 25 per cento del complesso degli affari del settore agroalimentare e controllano circa il 35 per cento della produzione lorda agricola vendibile. Nonostante la crisi, il sistema cooperativo agricolo mette in mostra alcuni indicatori economici significativi: sempre nel 2008 la crescita del giro d'affari è stata del 5,9 per cento; la strategia su cui ha massicciamente puntato è stata quella di acquisire una forte unitarietà produttiva, il che ha determinato che dieci cooperative sono tra le prime cinquanta imprese agroalimentari italiane; il 39 per cento delle aziende ha già avviato operazioni di fusioni o integrazioni (anche al di fuori del sistema cooperativo), ed il 66 per cento considera questa linea di condotta una strategia obbligata. "Le cooperative di produzione, se organizzate secondo il modello della scienza economica, sono imprese alternative all'impresa capitalistica, che possono essere più efficienti delle rivali e,soprattutto, presentano grandi vantaggi per la collettività nel suo complesso". Così si legge sulla quarta di copertina di una ponderosa pubblicazione, appena uscita,densa di temi e riflessioni,"L'impresa democratica. Un sistema di imprese cooperative come nuovo modo di produzione" (Carocci Editore, 365 pagine, 33,50 euro) di Bruno Jossa, professore di Economia politica nell'Università "Federico II" di Napoli, da sempre sostenitore del sistema di cooperative di produzione quale possibile nuovo modo di produrre. Ed ancora "Ciò porta a dire che un sistema a prevalenza di imprese cooperative (o imprese democratiche) non solo è immaginabile, ma appare preferibile al capitalismo e destinato a superarlo, come ritennero in passato teorici del valore di J. S. Mill. Marshall e Marx e come oggi pensano di nuovo importanti studiosi come Vanek e Hansmann". Il mercato ha bisogno di pluralismo e per questo la cooperazione può svolgere come lo sta già facendo da tempo- un ruolo vigoroso per far uscire l'Italia dalla crisi e dallo stato di arretratezza produttiva in quanto si tratta di un soggetto che si estende sull'intero territorio nazionale. "Dagli anni Settanta si è avuto -scrive Bruno Jossa- un passaggio da un'economia prevalentemente a base industriale ad un'economia incentrata in gran parte sui servizi. E lo sviluppo del settore dei servizi ha favorito le cooperative di produzione sia perché queste hanno un loro punto di forza nel settore sia perché la crescita di questo settore si collega soprattutto alla nascita del nuovo paradigma organizzativo che ha ridotto l'integrazione verticale tra le imprese e ha dato luogo ad una struttura imprenditoriale di tipo orizzontale o "a rete"; e le cooperative, si diceva, sono molto più organizzate con sistemi "a rete",delle imprese capitalistiche". Le imprese cooperative sinora hanno avuto un limitato successo e c'è chi in passato ha già parlato di declino del movimento cooperativo. "Dobbiamo oggi dire di nuovo che la globalizzazione sta rendendo antiquato il movimento cooperativo? Forse afferma Jossa- è vero l'opposto. E la globalizzazione e il progresso della tecnica in genere, che richiedono per i lavoratori sempre maggiore istruzione,vanno viste come processi che, lungi dal far apparire antiquate le imprese cooperative, dovrebbero contribuire ad una loro ulteriore affermazione". del 28-03-2009 num.

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La città dà il benvenuto alla Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Napoli espansione internazionale La città dà il benvenuto alla Cina Una delegazione al Forum dei Sindaci. Cena nel salone storico della Borsa Napoli accoglie la Cina. La delegazione cinese presente in città - nell'ambito del Forum dei Sindaci promosso dal Forum Universale delle culture 2013 che si conclude oggi - è composta oltre che dall'ambasciatore della Cina in Italia, Sun Yuxi - dal Vice Presidente dell'Office Federation of returned overseas chinese, Dong Zhong Yang, proveniente da Pechino, dal Sindaco di Wenzhou, Zhao Yde, e dal Sindaco di Ruian, Chen Jianming. In serata la delegazione cinese parteciperà a una cena di benvenuto nella sala storica della Borsa, in via Sant'Aspreno. La cena è promossa dal presidente del Consiglio Comunale di Napoli, Leonardo Impegno, in collaborazione con l'assessore regionale alle attività produttive Andrea Cozzolino, "per consolidare - si legge nell'invito - i rapporti di amicizia e di collaborazione istituzionale e commerciale con la Cina" L'agenda degli appuntamenti dela delegazione cinese in visita a Napoli prevede oggi alle ore 11, nella sala "Averroè" di Città della Scienza, la presentazione agli operatori turistici ed alla stampa della prima Guida turistica di Napoli in lingua cinese. Nel corso della manifestazione, il sindaco di Napoli Rosa Iervolino Russo, il presidente del Consiglio comunale di Napoli, Leonardo Impegno e l'assessore al Turismo del Comune, Valeria Valente, alla presenza dell'Ambasciatore della Cina in Italia, Sun Yuxi, consegneranno la pubblicazione alla delegazione proveniente dalla Repubblica popolare cinese presente a Napoli. In serata poi la delegazione cinese parteciperà a una suggestiva cena di gala nel salone storico della Borsa, promossa dal presidente del consiglio comunale di Napoli Leonardo Impegno e dall'assessore regionale alle Attività produttive Andrea Cozzolino, "per consolidare - si legge nell'invito - i rapporti di amicizia e di collaborazione istituzionale e commerciale con la Cina". Gli eventi che vedono oggi protagonista la delegazione cinese si inquadrano nel primo workshop organizzato dal Forum Universale delle Culture di Napoli 2013, sul tema "La citta' inclusiva. Riflessioni e proposte sui processi d'inclusione ed esclusione sociale nelle citta", partito ieri. La manifestazione, che si conclude oggi alla "Città della Scienza" di Bagnoli, è la prima di questo tipo, in vista dell'evento del 2013, ma - ha assicurato l'assessore napoletano alla Cultura, Nicola Oddati - sarà replicata ogni anno fino al 2013''. ''Quella del 2013 -spiega l'assessore - sara' la quarta edizione del Forum, dopo quella di Barcellona, nel 2004, di Monterrey (Messico) nel 2007, e di Valparaiso (Cile), in programma nel 2010''. "Suo obiettivo principale - rleva Oddati - è quello di lanciare una vera e propria politica estera delle citta". Un concetto, questo, rilanciato dal sindaco, Rosa Iervolino Russo, che ha parlato di attività "integrative e non sovversive rispetto a quelle tradizionali tra Stati". Le grandi città, nella visione della Iervolino, possono aiutarsi a vicenda grazie a questi incontri, contando sulla necessità, comune a tutti gli amministratori locali, di cimentarsi, spesso contemporaneamente, in azioni di politica alta e quotidiana. Quanto a Napoli - ha garantito la Iervolino - "il Forum sarà una grande occasione di rilancio della sua immagine" accompagnata da quella di altri importanti centri campani (Capri, Ischia, Pompei, Ercolano, Paestum). A spingere per la scelta di Napoli come sede del Forum delle Culture è stata anche la Regione Campania, che, per bocca dell'assessore per le Politiche Sociali, Alfonsina De Felice, evidenzia anche gli sforzi intrapresi proprio nel campo di una politica territoriale inclusiva. ''Il problema principale delle grandi citta' - ribadisce l'assessore - e' la progressiva rottura dei legami e delle reti di solidarieta' tradizionali sia familiari sia sociali, messi in pericolo soprattutto dai ritmi e dal precariato lavorativo''. ''Il nostro panorama giuridico - ha continuato la De Felice - e' pieno di norme sull'uguaglianza formale, ma la realizzazione di quella sostanziale e' delegata alla politica locale''. ''Forse - ha ipotizzato la De Felice - anche l'antipolitica, che sempre piu' spesso emerge in ampie fasce di cittadini, e', in realta', una grande domanda di inclusione, di coinvolgimento, in scelte dalle quali ci si sente sempre piu' esclusi e per le quali i processi decisionali sembrano sempre altrove''. Anche per questo, ''la citta' inclusiva - ha concluso Alfonsina De Felice - deve essere un obiettivo della politica''. Welfare locale, inclusione, strategie e management: questi i temi al centro della seconda sessione del workshop ''La Citta' inclusiva'', organizzato dal Forum delle culture 2013, che vedra' oggi la seconda giornata di lavori (dalle 9.30). ''La societa' globalizzata e l'indebolimento della sovranita' nazionale - ha spiegato il rettore dell'Universita' degli Studi Suor Orsola Benincasa, Francesco De Sanctis - sta determinando una crescente centralita' delle realta' locali, che hanno una carica critica nei confronti delle norme omologanti della societa' globalizzata. In quest'ottica, il Forum si pone come un'occasione di dialogo per risolvere problemi comuni quali la poverta' ed emarginazione''. Le scelte di fondo perseguite dalla citta' di Napoli negli ultimi anni sono state illustrate dall'assessore Nicola Oddati. ''Napoli - ha commentato Oddati - e' una citta' all'avanguardia in diversi settori, quali cultura e formazione, ricerca medica e aerospaziale, artigianato di qualita'. A queste eccellenze si contrappongono alcune criticita', a cominciare dal livello di disoccupazione, non in linea con lo standard europeo. La costruzione di condizioni di sviluppo legate a processi di inclusione, la centralita' della cultura come fattore identitario e volano di crescita economica, il sostegno attivo alle fasce piu' deboli della popolazione e la cooperazione con il terzo settore hanno caratterizzato l'azione amministrativa di questi ultimi anni''. Loreto Del Cimmuto, Direttore Generale della Lega delle Autonomie, evidenzia che il tramonto del tradizionale modello di Welfare impone una maggiore centralita' delle realta' locali nelle politiche di inclusione. Diverse testimonianze sono state presentate in sala. Tra queste, quella dell'egiziano Mohammed Ibrahim El Fayoumi, Presidente del Consiglio Popolare Locale di Qalyubiya, che ha illustrato le strategie governative di inclusione tese a rallentare il declino dei quartieri piu' poveri. E quella dell'olandese Ian Mans, Presidente della Sezione Olandese del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (Ccre), che ha sottolineato l'importanza del contrasto al digital divide. La sessione e' terminata con gli interventi di Mouloud Med-Meziani, Segretario Generale del Forum Algerino per la Cittadinanza e la Modernita', di Victor Batarseh, Sindaco di Betlemme e di James Michael Rotundo, Sindaco di Pallisades Park, New Jersey. E Batarseh, ha invitato la citta' di Napoli alla visita pastorale nella sua terra di Benedetto XVI, in programma il prossimo maggio. Inoltre la capitale giordana, Amman, chiede l'appoggio ufficiale della città di Napoli per la sua candidatura a ospitare l'edizione del 2016. A renderlo noto il presidente della Consulta del Forum di Napoli, Nicola Oddati, che ha garantito al primo cittadino di Amman, Omar Maani, che provveerà a inoltrare alla Fondazione di Barcellona, che se ne occupa, la richiesta avanzata ieri. del 28-03-2009 num.

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Centro polivalente alla Protezione Civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Italia Sera" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cronaca Roma La Giunta Regionale ha approvato il finanziamento per il Lago di Fondi Centro polivalente alla Protezione Civile Sita nel sud pontino, sarà una base operativa per il territorio Nascerà nel sud pontino il primo Centro Polivalente Logistico di Protezione Civile del Lazio, una struttura integrata che permetterà di fare da base operativa per le sue molteplici attività sul territorio. Lo comunica la Regione. "La Giunta Regionale - si legge nella nota - ha infatti approvato oggi un finanziamento di 2.000.000 di euro a favore del Monumento Naturale del "Lago di Fondi" per la realizzazione, grazie all'acquisto di una struttura già esistente, del Centro Polivalente. Il Centro sarà una sorta di antenna operativa della Protezione civile sul territorio e servirà a svolgere molteplici attività, tra cui le seguenti: sarà base logistica per gli aeromobili regionali dislocati nella Provincia di Latina impegnati durante tutto l'anno nell'attività antincendio boschivo; sarà base anche per i mezzi di terra e le attrezzature utilizzati nella lotta attiva agli incendi boschivi; costituirà una base attiva, con competenza per il territorio della provincia di Latina, per il progetto di Protezione Civile "Al mare sereni", progetto di prevenzione degli incidenti acquatici lungo il litorale marittimo laziale e le coste lacustri. Il Centro Polivalente sarà poi sede per l'effettuazione di corsi di formazione, addestramento e aggiornamento specialistico per tutti gli operatori della Protezione Civile. Infine, la nuova struttura sarà il centro in cui saranno concentrate, in caso di calamità o emergenza, le azioni di coordinamento e intervento per tutte le necessità operative, di soccorso e di accoglienza della popolazione del territorio". "La nascita di questa struttura - ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - è estremamente importante per l'attività della Protezione Civile sul territorio, avvicinandola ai cittadini, facendone un punto di riferimento per le tante associazioni di volontariato e dotandola di strutture in grado di garantire una sempre maggiore rapidità d'intervento in caso di necessità". Edizione n. 2148 del 28/03/2009

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Obama: obiettivo è cancellare il cancro Al Qaida (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama: obiettivo è cancellare il «cancro» Al Qaida Il presidente avverte: «Stanno progettando attacchi negli Stati Uniti». Rinnovate aperture verso l'Iran e la Ue approva Sabato 28 Marzo 2009, Washington C'è un pacchetto Af-Pak, che sta per Afghanistan-Pakistan, illustrato ieri dal presidente americano Barack Obama per allentare la morsa «nell'area di confine più pericolosa al mondo per i soldati americani». La stategia si basa su rinforzi militari in Afghanistan (più 4.000 uomini), aiuti in dollari al Pakistan (un miliardo e mezzo l'anno fino al 2014) e una serie di traguardi che i due Paesi dovranno dimostrare di aver raggiunto nella lotta al «cancro» di Al Qaida e ai talebani. Ma non ci sono solo «pallottole e bombe» bensì anche assistenza economica e un'iniziativa diplomatica che include l'Iran. La rete di Osama bin Laden sta «progettando attivamente attacchi sul suolo americano dal Pakistan», ha detto Obama, riecheggiando i toni del predecessore George W. Bush. Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» - smantellare e sconfiggere Al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata oggi non dovesse dare i suoi frutti. Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più attenzione a quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio ai terroristi e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro compagni d'armi in Afghanistan e preparano una nuova offensiva. La strategia, che prevede una mano tesa ai talebani moderati, riconosce che «il futuro dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello del vicino». La violenza in Afghanistan che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal 2001 non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il confine», ha detto Obama. Il governo afghano, a cui la Casa Bianca ha imposto un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il benvenuto al piano, mentre il ministro degli esteri pakistano, Shah Mehmud Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce verde dai democratici in Congresso, che devono autorizzare consistenti spese aggiuntive. La strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'Onu con un nuovo Gruppo di Contatto per l'Afghanistan e il Pakistan: ne dovrebbero far parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran «perché nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos». Una soluzione apprezzata anche dai comandi militari Usa. La nuova posizione dell'America viene accolta con favore in Europa come conferma il ministro Franco Frattini: «La Ue è davvero unita nel considerare la svolta degli Stati Uniti» in Afghanistan «importante e condivisibile». Dalla repubblica ceca per il summit dei ministri degli Esteri dei 27, l'eurocommissaria alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner ha assicurato poi che l'esecutivo Ue contribuirà alla rinascita civile dell'Afghanistan «con più fondi». «È troppo presto per fare annunci oggi, ma alla conferenza dell'Aja, potrò annunciare la cifra». Bruxelles aveva già annunciato un incremento dei fondi per il Pakistan, elemento essenziale del nuovo approccio regionale voluto da Obama, a 50 milioni di euro l'anno (2007-2010).

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Le aspirazioni di una provincia (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Le aspirazioni di una provincia Sabato 28 Marzo 2009, Gli ingredienti fondamentali, protagonisti a parte, sono gli stessi della mostra sul Tiziano: un grande artista (anche se non così noto), un importante allestitore (Mario Botta), un apparato scientifico rigoroso che non disdegna però incursioni nel popolare, ma soprattutto un territorio che intende uscire dall'ombra ed esibisce con fierezza i suoi tesori, proponendosi nel nome di Andrea Brustolon come città d'arte ma anche come vero e proprio museo diffuso. Poco conta, allora, se si considera il grande scultore barocco "un artista globale", come vuole il presidente della Provincia Reolon, oppure se si interpreta questa esposizione, inaugurata ieri sera a Palazzo Crepadona, come una "mostra di resistenza" alla cultura globalizzata, come la vede invece il sindaco Prade. L'importante è che si torni a parlare di un artista che pur essendo espressione di un territorio e di un momento storico, ha raggiunto con le sue opere vette universali; ed è bello che le legittime aspirazioni di una provincia vengano portate avanti proprio nel nome della cultura e dell'arte. S.F.

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GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. NON SI PUò PENSARE DI RISOLVERE LA QUESTIONE AFGANA SENZA INTER... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

GIUSEPPE D'AMATO Mosca. Non si può pensare di risolvere la questione afgana senza interpellare o tenere in considerazione il parere dei suoi vicini. Questo il messaggio chiaro lanciato ieri dalla Conferenza internazionale di stabilizzazione del Paese asiatico, organizzata a Mosca dal «Gruppo di Shanghai», a cui partecipa anche l'Iran. Russia, Cina e le altre repubbliche ex sovietiche della regione (Kirgizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kazakhstan) sono in prima fila nella lotta contro il terrorismo islamico e contro il narcotraffico. Quando, alla fine degli anni Novanta, i Taleban erano al potere a Kabul furono proprio questi Stati ad avere grossi problemi di infiltrazioni di guerriglieri, che volevano esportare il fondamentalismo islamico. Il Cremlino si dice comunque anche pronto a ulteriori forme di cooperazione con gli Usa, ma esige una soluzione regionale. In un'intervista rilasciata alla televisione britannica Bbc, in una sorta di risposta al discorso del presidente americano Barack Obama, il presidente russo Dmitrij Medvedev (nella foto)ha sottolineato che non si può governare l'Afghanistan dall'estero e che il Paese asiatico deve trovare una sua via per la democrazia. Secondo Mosca è necessario definire un piano che unisca aspetti militari, ma anche di rilancio socio-economico dell'Afghanistan. Estrema attenzione è riservata alla lotta contro la coltivazione ed il traffico degli oppiaci. Un alto funzionario Usa, che partecipa come osservatore alla Conferenza, ha comunicato che gli Stati Uniti avrebbero aperto con il Kirghizistan una trattativa segreta per la base aerea di Manas, fondamentale per la logistica in Afghanistan.

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LAZIO/ FS E P. CIVILE, PRIMA ESERCITAZIONE PER SOCCORSO SANITARIO (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lazio/ Fs e P. civile, prima esercitazione per soccorso sanitario di Apcom Sulla linea Fiumicino-Orte tra Monterotondo e Settebagni -->Roma, 28 mar. (Apcom) - Si è svolta oggi sulla linea FR1 (Fiumicino-Orte) tra Monterotondo e Settebagni una simulazione di pronto intervento che ha coinvolto un treno regionale. È stato ipotizzato il malore del macchinista durante la guida per verificare la buona riuscita di tutte le misure di sicurezza per i viaggiatori e di assistenza sanitaria per il dipendente. E' stata avanzata la richiesta di soccorso sanitario all'ARES 118 e le strutture del Gruppo FS hanno bloccato la circolazione. Per evitare eccessivi disagi sulla linea, l'esercitazione è stata effettuata fra le 11 e le 13, in una fascia oraria con una ridotta frequenza di convogli. Tutto si è svolto come previsto in termini di tempi e modalità, spiega una nota, dimostrando che i piani di collaborazione fra gli Enti interessati risultano efficaci ed esaustivi. Sono intervenuti in perfetta sinergia: la Protezione Civile Regionale in contatto continuo con la sua sala opertiva, con circa 60 figuranti a bordo del treno e squadre di volontari in azione, la Centrale Operativa dell'ARES 118 e un'ambulanza con operatori a bordo, i Vigili del Fuoco, la Polizia Ferroviaria e le Ferrovie dello Stato. La simulazione rientra tra le procedure previste dal Protocollo d'Intesa per la gestione delle emergenze, siglato l'8 novembre scorso tra Ferrovie dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa seguito all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per la gestione ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in Italia a dare attuazione all'accordo nazionale, con l'obiettivo di ottenere una sempre più efficace capacità di intervento nella gestione degli scenari di crisi nel trasporto ferroviario dei passeggeri. L'esercitazione punta a rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra le Ferrovie e la Protezione civile regionale, che è in grado di operare in tempo reale sul territorio per la previsione e la prevenzione del rischio. La Protezione civile regionale dimostra la sua capacità di risposta all'emergenza e la capillarità della sua rete di volontari e associazioni: nel raggio di appena 5 chilometri dal luogo scelto dalle Ferrovie per la simulazione sono state individuate ben 6 associazioni di volontariato della Protezione civile regionale.

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Lazio/ Fs e P. civile, prima esercitazione per soccorso (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 28 mar. (Apcom) - Si è svolta oggi sulla linea FR1 (Fiumicino-Orte) tra Monterotondo e Settebagni una simulazione di pronto intervento che ha coinvolto un treno regionale. È stato ipotizzato il malore del macchinista durante la guida per verificare la buona riuscita di tutte le misure di sicurezza per i viaggiatori e di assistenza sanitaria per il dipendente. E' stata avanzata la richiesta di soccorso sanitario all'ARES 118 e le strutture del Gruppo FS hanno bloccato la circolazione. Per evitare eccessivi disagi sulla linea, l'esercitazione è stata effettuata fra le 11 e le 13, in una fascia oraria con una ridotta frequenza di convogli. Tutto si è svolto come previsto in termini di tempi e modalità, spiega una nota, dimostrando che i piani di collaborazione fra gli Enti interessati risultano efficaci ed esaustivi. Sono intervenuti in perfetta sinergia: la Protezione Civile Regionale in contatto continuo con la sua sala opertiva, con circa 60 figuranti a bordo del treno e squadre di volontari in azione, la Centrale Operativa dell'ARES 118 e un'ambulanza con operatori a bordo, i Vigili del Fuoco, la Polizia Ferroviaria e le Ferrovie dello Stato. La simulazione rientra tra le procedure previste dal Protocollo d'Intesa per la gestione delle emergenze, siglato l'8 novembre scorso tra Ferrovie dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa seguito all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per la gestione ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in Italia a dare attuazione all'accordo nazionale, con l'obiettivo di ottenere una sempre più efficace capacità di intervento nella gestione degli scenari di crisi nel trasporto ferroviario dei passeggeri. L'esercitazione punta a rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra le Ferrovie e la Protezione civile regionale, che è in grado di operare in tempo reale sul territorio per la previsione e la prevenzione del rischio. La Protezione civile regionale dimostra la sua capacità di risposta all'emergenza e la capillarità della sua rete di volontari e associazioni: nel raggio di appena 5 chilometri dal luogo scelto dalle Ferrovie per la simulazione sono state individuate ben 6 associazioni di volontariato della Protezione civile regionale.

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G-20, A LONDRA 15MILA IN PIAZZA (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

G-20, a Londra 15mila in piazza «Per una nuova giustizia» -->Sono almeno 15 mila i partecipanti alla manifestazione anti-crisi e anti-globalizzazione in corso a Londra dalle 12 locali di oggi (le 13 in Italia), primo appuntamento in vista del...

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Usa/ Obama prepara discorsi chiave per tappe Parigi e Praga (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Washington, 28 mar. (Ap) - Nella fitta agenda del viaggio in Europa del presidente degli Stati Uniti, dal 31 marzo al 7 aprile prossimi, Barack Obama ha in programma anche di tenere in Francia un discorso sulle relazioni transatlantiche e un altro nella Repubblica Ceca, sulla proliferazione nucleare. Nel vecchio continente il capo della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita, India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20 a Londra. Obama partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in Francia e Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca. Successivamente il presidente Usa si sposterà in Turchia, paese alleato e unico membro islamico della Nato.

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USA/ OBAMA PREPARA DISCORSI CHIAVE PER TAPPE PARIGI E PRAGA (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa/ Obama prepara discorsi chiave per tappe Parigi e Praga di Apcom In Francia parlerà di Nato, in Repubblica Ceca di nucleare -->Washington, 28 mar. (Ap) - Nella fitta agenda del viaggio in Europa del presidente degli Stati Uniti, dal 31 marzo al 7 aprile prossimi, Barack Obama ha in programma anche di tenere in Francia un discorso sulle relazioni transatlantiche e un altro nella Repubblica Ceca, sulla proliferazione nucleare. Nel vecchio continente il capo della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita, India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20 a Londra. Obama partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in Francia e Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca. Successivamente il presidente Usa si sposterà in Turchia, paese alleato e unico membro islamico della Nato.

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Obama: forum sul clima ad aprile Poi nuovo vertice a luglio in Italia (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

LETTERA DEL PRESIDENTE USA A BERLUSCONI: «AIUTATECI» Obama: forum su clima ed energia Invitati i leader di 16 grandi potenze a Washington il 27 e 28 aprile. A luglio vertice in Italia, alla Maddalena Barack Obama (Epa) WASHINGTON - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la creazione di un Forum delle 17 grandi economie mondiali su energia e clima. La prima riunione si terrà a Washington il 27 e 28 aprile e sarà seguita da un vertice a luglio in Italia. Obama ha invitato i leader di Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Sudafrica, oltre al segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Questi Paesi, insieme agli Stati Uniti, rappresentano circa l'80% delle emissioni mondiali di gas serra. La Danimarca parteciperà come presidente della Conferenza in vista di una convenzione Onu sul clima. LETTERA A BERLUSCONI - Seguirà un vertice in Italia, alla Maddalena, a luglio in concomitanza con il G8. A questo proposito Obama ha scritto una lettera al premier Silvio Berlusconi in cui chiede l'aiuto dell'Italia per riattivare il Major Economies Forum sull'energia e i cambiamenti climatici. Berlusconi ha dato il via libera affinché la riunione si tenga alla Maddalena, probabilmente nel terzo giorno del summit. Il vertice in Italia sarà preceduto da una serie di riunioni preparatorie, a partire da quella convocata per fine aprile al Dipartimento di Stato di Washington. DIALOGO TRA PAESI CHIAVE - «Il Major Economies Forum faciliterà un dialogo aperto tra paesi chiave del mondo industrializzato e in via di sviluppo - spiega la Casa Bianca -, aiuterà a generare la leadership politica necessaria per ottenere un risultato positivo ai negoziati Onu sul clima che si terranno in dicembre a Copenaghen e farà progredire l'esplorazione di iniziative congiunte sull'energia pulita e la riduzione delle emissioni inquinanti». Le riunioni del Major Economies Forum su cambiamento climatico e energia sono state istituite nel 2007, alla vigilia del G8 di Heiligendamm in Germania, quando il presidente degli Stati Uniti era George W. Bush e l'obiettivo era trovare strategie alternative a quelle fissate dal protocollo di Kyoto. Il primo incontro si tenne a Washington il 27 e il 28 settembre 2007, seguito da altre due riunioni l'anno successivo: il 30 e 31 gennaio 2008 a Honolulu, Hawaii, e il 16-18 aprile 2008 a Parigi. L'incontro di aprile sarà quindi il quarto del Forum. stampa |

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USA/ OBAMA ANNUNCIA CREAZIONE FORUM SU ENERGIA E CLIMA -3- (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa/ Obama annuncia creazione Forum su energia e clima -3- di Apcom In vista di convenzione Onu Copenhagen a dicembre -->Washington, 28 mar. (Apcom) - I Paesi che prenderanno parte al Forum convocato da Obama sono: Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Sudafrica, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea. La riunione della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, in dicembre a Copenhagen, dovrà consentire di arrivare a un nuovo accordo che segua alla prima fase del protocollo di Kyoto, in scadenza a fine 2012. Una prima sessione di negoziati si apre domani a Bonn sotto l'egida delle Nazioni unite. Alla riunione è attesa la partecipazione degli Stati uniti, che sotto l'amministrazione Bush sono invece sempre risultati come i grandi assenti: gli Usa non hanno mai ratificato il protocollo di Kyoto. Nel suo piano di rilancio economico dell'economia americana, Barack Obama ha indicato che decine di miliardi di dollari verranno interamente dedicati alla lotta contro il riscaldamento climatico. A Bonn i paesi industrializzati dovranno precisare concretamente in quali percentuali sono pronti a ridurre le emissioni di gas nocivi entro il 2020 rispetto al 1990, e più a lungo termine, fino al 2050. (fonte afp)

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TENNIS/ WTA MIAMI, I RISULTATI DEL SECONDO TURNO (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tennis/ Wta Miami, i risultati del secondo turno di Apcom Avanza Serena Williams, fuori Errani e Santangelo -->Key Beyscane, Florida (Stati Uniti) 28 mar. (Ap) - I risultati degli incontri disputati oggi e valevoli per il secondo turno del torneo Wta di Miami, dotato di un montepremi complessivo di 4,5 milioni di dollari Singolare, secondo turno: Serena Williams (1, Usa) batte Alexa Glatch (Usa) 6-2, 6-3; Agnieszka Radwanska (10, Pol) batte Tamarine Tanasugarn (Tha) 4-6, 6-3, 6-2; Alize Cornet (14, Fra) batte Barbora Zahlavova Strycova (Cze) 6-4, 7-6 (4); Zheng Jie (17, Cin) batte Julia Goerges (Ger) 6-4, 6-2; Anabel Medina Garrigues (19, Spa) batteAlla Kudryavtseva (Rus) 7-6 (3), 6-4; Kaia Kanepi (21, Est) batte Maria Jose Martinez Sanchez (Spa) 4-6, 6-4, 7-5; Ekaterina Makarova (Rus) batte Ai Sugiyama (23, Jpn) 6-3, 6-4; Anna-Lena Groenefeld (Ger) batte Sara Errani (30, Ita) 6-4, 6-3; Li Na (Cin) batte Aleksandra Wozniak (29, Can) 7-5, 6-3; Peng Shuai (32, Cin) batte Mara Santangelo (Ita) 7-5, 6-3.

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