CENACOLO DEI COGITANTI |
Ombre cinesi sul Pentagono
( da "EUROPA ON-LINE"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ma sarà bene che lo faccia presto,
dato che dalla crisi economica al global warming (la Cina ha superato gli Usa
come più grande emettitore di gas serra e, come gli Usa, è fuori da Kyoto),
dall?Afghanistan alla Nordcorea alla lotta al terrorismo, la cooperazione con
Pechino si fa sempre più urgente. E una buona relazione Usa-Cina ?
Appello di Obama agli
alleati:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il nuovo gruppo includerà le
potenze regionali, la Russia la Cina l'India e l'Iran, che si presume abbiano
la stessa volontà dell'America di stabilizzare l'Asia centrale. Dopo trenta
anni di gelo con Teheran la diplomazia riprenderà il sopravvento: sarà la
segretaria di Stato Hillary Clinton a stabilire i contatti all'Aia martedì
prossimo.
Mosca tende la mano agli
Usa e alla Nato ( da "Giornale
di Brescia" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dominata da Russia e Cina, ma
comprendente quattro Paesi dell' Asia centrale (Kazakhstan, Kirghizistan,
Uzbekistan, Tagikistan) e osservatori come Iran, Pakistan, Mongolia e India. Se
poi si aggiungono gli altri invitati, come Turchia e Turkmenistan, si capisce
quanto vasta sia per la Russia la regione interessata.
È solo un rimbalzo ma come
corre! ( da "Finanza
e Mercati" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: possa essere fatto possibilmente
non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno
a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano
situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un
processo ridistributivo, come l'India.
Piogge intense in arrivo e
nevicate sulle cime Protezione civile in allerta
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cime Protezione civile in allerta
Sabato 28 Marzo 2009, Pioggia in arrivo, e non poca. La Protezione civile ha
ripreso l'avviso di condizioni meteorologiche avverse lanciato a livello
nazionale, alla luce delle previsioni dell'Osmer. Oggi inizieranno le
precipitazioni ma un peggioramento più consistente si avrà in serata quando
incomincerà a nevicare oltre i 1500 metri sulle Alpi.
arrivano i questionari
della protezione civile ( da "Tirreno,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: assessore alla Protezione Civile -
sono le alluvioni, gli incendi, lo spiaggiamento di catrame o altre sostanze
chimiche, la congestione della circolazione stradale. Tali fenomeni sono stati
compiutamente studiati e riportati nel piano della Protezione Civile Comunale
approvato dal consiglio comunale il 20 settembre 2006.
mosca: "pronti a
collaborare per la pace" - leonardo coen
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Kazakhstan, Uzbekistan,
Tagikistan e Kirghizistan) e con la partecipazione di vari altri Paesi e
diplomazie (Iran, India, Pakistan, Mongolia, Turchia, G8 compresi l´Italia
presidente di turno e Usa) - si era diffusa la voce su un possibile incontro
tra americani e iraniani a margine del forum, alimentata anche dalla
disponibilità sia dell´
Obama: non si vince Al
Qaeda solo con i bombardamenti ( da "Unita,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Afghanistan che in passato o nel presente
hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli Stati Uniti:
dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran. Non è una proposta vagante
nel limbo dei desideri, visto che già martedì prossimo a Bruxelles si terrà una
conferenza internazionale sull'Afghanistan cui sono invitati fra gli altri
anche i rappresentanti di quei Paesi.
Scardinare, smantellare,
sconfiggere Al Qaeda . Questo per Barack Obama è l'obi...
( da "Unita, L'" del
28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Afghanistan che in passato o nel
presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli Stati
Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran. Non è una proposta
vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì prossimo a Bruxelles si
terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan cui sono invitati fra gli
altri anche i rappresentanti di quei Paesi.
"Le salsiccie e Arisa
Così vi spiego la crisi" ( da "Stampa,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Quali risvolti avrà a livello
globale l'interazione fra economia della Cina e degli Usa?» «I destini di
queste due superpotenze sono più incrociati di quello che pensiamo. La bolla
americana in fondo ha aiutato lo sviluppo della Cina». Chiara Giordano, 4ª A
sc. tecn. Marconi: «Quali cambiamenti nel nostro quotidiano richiederà la
crisi?
I Grandi del mondo cercano
un nuovo sistema per l'economia ( da "Tempo,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: e in particolare la Cina.
L'obiettivo è uno: trovare una soluzione in grado di contemperare le esigenze,
spesso opposte, dei paesi con un nuovo sistema di regole in grado di garantire
una maggiore trasparenza sui mercati e di ricostruire quella fiducia che la
mancanza di precisi paletti ha fatto sparire tra gli operatori economici.
Ora la crisi travolge
anche i piccoli cinesi ( da "Milano
Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dinamiche in Cina. I cinesi «hanno
bisogno di moltissime cose dal mondo esterno», ricorda di aver pensato. Quindi,
si licenziò dalla Cargill per provare a esportare attrezzature in Cina dalla
sua casa in Iowa. Un amico di un amico in Cina lo aiutò ad acquisire ordini per
1 milione di dollari da una nuova società costruttrice di microprocessori per
tubazioni chimiche realizzate in Usa,
Emergenti e vincenti
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Meno dinamica la Cina (+7,6%), che
con il Brasile incide per il 30% sulla capitalizzazione complessiva degli
emergenti. I paesi occidentali, nonostante i progressi recenti, stazionano
invece ancora in area negativa (-4,3% negli Usa e -11,4% in Eurolandia). Un
distacco destinato ad ampliarsi nei prossimi mesi?
Se lo stato italianosi
dimenticadi aiutare i porti ( da "Secolo
XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione conoscerà
(forse) una fase meno tumultuosa, ma certamente non si fermeranno gli scambi
commerciali, soprattutto verso nuovi mercati. Basta guardare i dati delle
esportazioni 2008 per esserne persuasi. Mentre cadono le esportazioni italiane
verso i tradizionali partner europei, dalla Germania,
Asia, cautela sul rally
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Quanto al rapporto con gli Usa, la
Cina non potrà smettere di comprare dollari statunitensi perché ha bisogno di
stabilizzare la sua valuta. Nel futuro, però, sarà in grado di diversificare
maggiormente e andrà verso una maggiore autonomia che le consentirà di comprare
meno dollari.
senza misura alla edison
book ( da "Tirreno,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: suggestionate dalle impressioni di
una ricchezza estremamente facile: l'artificio dell'irreale diventa più vero
del reale. Sotto la luce della smaterializzazione dell'economia globalizzata,
la questione degli strumenti di misurazione della ricchezza diventa
fondamentale. Info. Via Buontalenti 28 Livorno 0586-884113
E il banchiere di Pechino
sale in cattedra al G20 ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ATTUALITÀ E il banchiere di Pechino
sale in cattedra al G20 di Redazione - 28-03-2009 La Cina sta rimproverando il
mondo alla vigilia della settimana del vertice del G20. Pechino, infatti, sostiene
che i Paesi più importanti non stanno facendo abbastanza per stimolare le
proprie economie e per mettere sotto il controllo di regole adeguate i mercati
finanziari.
Il laser estetico di El.En
paga la crisi Usa ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che già possiede in Cina e Brasile.
El.En infine è una delle poche società di Piazza Affari che godono di una
consistente liquidità, oltre 50 milioni di euro. «In realtà, buona parte della
cassa è in Cynosure - precisa Cangioli - Pur non avendo nell'immediato progetti
operativi di particolare importanza, il nostro obiettivo rimane quello di
proseguire a crescere per linee interne.
Small cap mondiali in salsa
iShares ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: costituito da un migliaio di
aziende a bassa capitalizzazione di nove nazioni emergenti dell'Est Asia:
Taiwan (27,1%), Corea del sud (21,8%), Cina (18,5%), Hong Kong (11,6%),
Singapore (9,6%), Malesia, Tailandia, Indonesia e Filippine. I maggiori settori
economici dell'indice sono finanza (19,4%), beni voluttuari (18,6%), industria
(18,2%), informatica (16,3%) e materiali (11,4%).
un soffio sulla fiamma
( da "Tirreno, Il" del
28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: vibranti proteste mosse lo scorso
anno contro la Cina, accusata di violare i diritti umani. La torcia olimpica
destinata ai Giochi di Pechino divenne infatti, in molti paesi del mondo,
bersaglio dei contestatori. Un modo per acquisire grande visibilità, com in
effetti è stato. «Nel 2004 (anno della prima staffetta della fiamma olimpica
fuori dai confini dal paese organizzatore ndr)
i grandi del mondo al test
del risparmio - alessandro penati
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e Giappone sono i principali
creditori del Governo americano; la Germania, dei paesi di Eurolandia. Ora che
la bolla si è sgonfiata, il consumatore americano è costretto a risparmiare:
4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10%. Per evitare che il crollo della
domanda privata causi una depressione,
È solo un rimbalzo ma come
corre! ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: possa essere fatto possibilmente
non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno
a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano
situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un
processo ridistributivo, come l'India.
È solo un rimbalzo ma come
corre!. ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: possa essere fatto possibilmente
non solo in Cina ma anche in Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno
a dirlo, le opportunità degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano
situazioni multiformi: alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un
processo ridistributivo, come l'India.
Le armi spuntate della BoJ
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: anni scendono le esportazioni verso
la Cina. La contrazione è violenta su tutti i fronti, sia sugli interscambi con
gli Usa sia con i Paesi europei, in sostanza dimezzati su base annua. Così, con
i settori manifatturieri e tech a pagare il prezzo più forte della crisi, una
delle soluzioni del Governo è restituire all'agricoltura le braccia rubate per
anni dal settore industriale.
Da Kissinger a Geithner
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 2) la Cina, forte di 2 trilioni di
dollari in cassaforte, farà pesare lo status di maggiore potenza emergente; 3)
l'Europa, oltre alla crisi, pagherà il fatto di essere un nano politico e
troppo spesso una torre di Babele. Così, tra Usa e Cina si giocherà una partita
delicata.
Il missile del Caro Leader
scuote l'Asia ( da "Riformista,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il tavolo negoziale sul programma
nucleare di Pyongyang che vede riuniti Usa, Russia, Cina, Giappone e le due
Coree), mentre il generale Walter Sharp, comandante delle forze Usa in Sud
Corea, in una testimonianza al Congresso lo scorso martedì ha confermato che la
Corea del Nord è una minaccia grave per la regione e per il mondo intero.
Monaci e maghi
propizieranno la cine-estate ( da "Riformista,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Monaci e maghi propizieranno la
cine-estate Anna Maria Pasetti I grandi comunicatori del cinema sono già al
lavoro da tempo. La missione è delicata, specie nel Belpaese. Obiettivo:
portare la gente nelle sale sottraendola al sole. E non si tratta di un semplice
seppur simpatico scambio di vocali, perché la tradizione vuole che le estati
italiane siano la vera sfida dei distributori,
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Al Qaeda vuole attaccare gli Usa
dal Pakistan» --> Obama annuncia un cambio di strategia: rinforzi a Kabul e
aiuti a Islamabad per ottenere l'impegno dei due Paesi «Coinvolgeremo anche
Iran, Russia, Cina e India». Afghanistan, gli italiani scampano a un agguato.
La Russa: più truppe Sabato 28 Marzo 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print NEW
YORKRinforzi militari in Afghanistan (
Ambiente e medicina Da
Sorisole la tecnologia che va in Cina e Usa
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ambiente e medicina Da Sorisole la
tecnologia che va in Cina e Usa --> Quasi tutto export il fatturato della
Milestone e il 10% viene investito Ricerca centrale: in fase di prototipo una
nuova macchina diagnostica Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 40 e-mail
print Qui ci sono i numeri: 22 milioni di fatturato nel 2008, sostanzialmente
in linea con il 2007,
In sede lavorano 60
addetti Una filiale anche nel Michigan
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In campo medicale il 50% della
produzione va negli Usa. Il secondo mercato è la Gran Bretagna. In campo
analitico, il mercato più grande è la Cina», dice il presidente Franco
Visinoni. Il 70% del giro d'affari deriva dagli strumenti per l'analisi
ambientale, ambito in cui l'azienda ha iniziato l'attività, per crescere poi
anche nel medicale.
Allarme chimico in ditta,
ma è un test ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: attivazione dei soccorsi di
Protezione civile a livello locale, e di verificare il grado di integrazione
tra le attività e procedure in via di sviluppo dal Consorzio Ats in materia di
Protezione civile con le direttive e gli indirizzi regionali e provinciali
relativamente alla pianificazione e gestione delle emergenze».
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: protezione civile. Davanti ad una
folta platea il numero uno della protezione civile italiana ha avuto parole di
elogio per l'Alto Adige considerato un vero e modello per tutta l'Italia.
Bertolaso ha invitato la Provincia ad aiutare le Regioni più svantaggiate e ha
anche lanciato un appello a prevenire le emergenze «evitando di costruire nelle
zone che presentano rischi di natura
Le principali emergenze
del nostro Pianeta e le possibili strategie di intervento saranno comunicate...
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: USA, Francia, Germania, Giappone,
Canada, Inghilterra, Russia, più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa ed
Egitto in veste di osservatore) per discutere le criticità che affliggono il
mondo. Tra i principali problemi individuati figurano le migrazioni, che
colpiscono milioni di persone costrette a lasciare le loro terre.
dal nostro corrispondente
NEW YORK - Più soldati, più personale civile, pi&...
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India, Arabia Saudita,
Emirati Arabi e Iran. Al Pakistan vengono offerti aiuti per 1 miliardo e mezzo
di dollari all'anno per cinque anni in cambio di un impegno costruttivo nella
lotta contro al-Qaeda. Agli altri Paesi viene chiesto di partecipare sia
diplomaticamente che attivamente per spazzare vie la roccaforti terroriste,
Truppe, soldi, civili: la
strategia di Obama ( da "Manifesto,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Emirati arabi uniti, Arabia
saudita. Un primo assaggio sarà la prossima settimana all'Aja, dove si riunirà
una conferenza internazionale sull'Afghanistan - con l'Iran tra gli invitati.
Foto: IN ALTO, SOLDATI NATO IN AFGHANISTAN /FOTO REUTERS IN BASSO, PAKISTAN,
ATTENTATO NELLA REGIONE DI KHYBER,
Obama:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India e Iran «perché nessuno
ha Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» smantellare e sconfiggere Al Qaida
in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro Obama si è
impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non
«restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata ieri non dovesse
dare i suoi frutti.
FINE DEL VIAGGIO. Il Cio
ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: diventa la cassa di risonanza dei
malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione,
dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del
Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato, però: spegnere
i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una volta siamo stati
bambini.
Riciclaggio sotto la lente
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I capitali illeciti circolano
nell'economia globalizzata superando facilmente le frontiere. Un recente studio
sul riciclaggio pone l'Italia al 4° posto, dopo Usa, Isole Cayman e Russia, tra
i paesi in cui vengono investiti capitali illeciti.
Obama:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dalla Russia alla Cina, dall'India
all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e
Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito
l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di
colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati,
Obama:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dalla Russia alla Cina, dall'India
all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e
Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito
l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di
colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati,
FINE DEL VIAGGIO. Il Cio
ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica...
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 28-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: diventa la cassa di risonanza dei
malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione,
dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del
Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato, però: spegnere
i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una volta siamo stati
bambini.
I regali della miliardaria
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I due viaggi in Cina forse più cari
della storia dell'Australia. Non soldi: si parla di prezzo politico. Il
ministro della Difesa australiano, Joel Fitzgibbon, è finito nel tritatutto
dell'opinione pubblica e dell'opposizione per due viaggi a spese di una
connazionale di origine cinese, Helen Liu, 48 anni.
C'è fiducia, il rilancio è
vicino ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 42 Nuovi spiragli dall'economia Usa
«Negli Usa prime indicazioni positive da mercato immobiliare e potere
d'acquisto» «Si muove anche la Cina Anche se deboli, sono tanti gli elementi
per vedere la fine del tunnel» Imprenditore. Andrea Moltrasio, vicepresidente
Confindustria per l'Europa IMAGOECONOMICA
I volontari della
Protezione civile pronti per la campagna antincendio
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Provincia di Nuoro Pagina 5020
oliena I volontari della Protezione civile pronti per la campagna antincendio
Oliena --> Nata nel luglio scorso, in piena campagna antincendio, la
Protezione civile di Oliena in poco tempo è cresciuta tant'è che si sta dotando
di una sede nella centralissima via Vittorio Alfieri.
Il Cio ferma la torcia
olimpica ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina - 137mila chilometri in 130
giorni - venne accompagnata dalle contestazioni di migliaia di persone. Già ad
Olimpia, il discorso d'apertura di Liu Qi, presidente del comitato
organizzatore, venne interrotto da tre dimostranti che sventolavano una
bandiera con i cinque cerchi olimpici a forma di manette: un esordio che spinse
la tv cinese a bloccare la diretta ea mandare in differita
A Cagliari il G-8 delle
imprese ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in vista della conferenza di
Copenaghen che si terrà a dicembre, dove si dovranno stabilire le regole del
dopo Kyoto in particolare sulle emissioni di Co2 e l'ingresso nel sistema degli
Usa e dei Paesi principali inquinatori come Cina e India. L'AGENDA Al centro
dei lavori il tema del protezionismo e le soluzioni globali L'incontro si terrà
il 23 e 24 aprile
La crisi Ittierre colpisce
la Puglia ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione sono le richieste
della Regione. Il pericolo è che l'amministrazione controllata della Ittierre
congeli il debito che le imprese fasoniste stanno maturando nei confronti delle
banche perché l'azienda madre non le paga. «Le piccole società pugliesi -
chiosano gli imprenditori coinvolti - hanno posizioni creditorie nei confronti
della Ittierre tra i 200mila e i 600mila
D ella
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che fra i vecchi e nuovi docenti e
rettori dell'istituto fondato ormai circa tre secoli fa dal grande Matteo Ripa
domina la convinzione che fra Occidente e Oriente, grazie alla globalizzazione,
ormai non sussiste più nessuna differenza culturale. E questa mi sembra,
francamente, un'amena stravaganza. CONTINUA A PAGINA 15
Veronafiere fa il giro
intorno al mondo ( da "Arena,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Vinitaly sarà esportato nei
prossimi mesi negli Usa, Russia, Cina , Giappone e India Vinitaly, come pure
altre rassegne di Veronafiere, oltre a costituire un polo d'attrazione qui,
viaggia per espandere ulteriormente la fama del made in Italy. Nei prossimi
mesi, il salone del vino verrà esportato negli Stati Uniti, in Russia, Cina,
Giappone e si sta progettando anche una tappa indiana,
Nasce il Pdl, ma saprà
darsi un'identità?. ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cina, globalizzazione, gli usa e il
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questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma
Obama è davvero un grande comunicatore?
obama: al qaeda prepara
l'attacco agli usa ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India e Iran «perchè nessuno
ha interesse che la regione precipiti nel caos». Ponendosi un obiettivo «chiaro
e preciso» - smantellare e sconfiggere al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e
prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è impegnato a non scrivere a
Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «
Ma il mercato distorce la
realtà? Soros dice di sì ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
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Cina Usa
Abstract: cina, globalizzazione, gli usa e il
mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading
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questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma
Obama è davvero un grande comunicatore?
illy in città alla
presentazione del libro di david audretsch
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-03-2009)
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Cina Usa
Abstract: economia stabile e prevedibile è
finito: la globalizzazione e le nuove tecnologie hanno innescato cambiamenti
irreversibili con cui abbiamo il dovere di confrontarci. Dopo la presentazione
del libro, ci sarà una tavola rotonda sul tema "La società
imprenditoriale", a partire dagli spunti forniti dal libro nell'ambito del
Festival delle città impresa.
Cile. Al vertice di Vina
del mar Franceschini e i progressisti guardano ad Obama
( da "AmericaOggi Online"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: senza abbandonare la spinta della
globalizzazione, dando però spazio alle tematiche ambientali: anche se tra
mille difficoltà, è la strada individuata nei primi colloqui dei rappresentanti
progressisti di 17 paesi al vertice di Vina del mar, tra i quali il segretario
Pd, Dario Franceschini, che ha sottolineato "il cambiamento nella
gerarchia dei valori fatto da Obama rispetto a Bush"
Oscar Marchisio a Bologna
presenta il suo nuovo libro ( da "Sanremo
news" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Viaggia in Cina dove lavora,
frequenta l?Italia dove scrive, critica e altro. Esperto di organizzazione del
lavoro e sociologo, scrive su Carta, Il Manifesto e Liberazione. Tra le sue
pubblicazioni: McMarx, critica della socialità come prodotto industriale
(Manifestolibri, 2001), Cibo come media (Franco Angeli, 2002) e Il continente
Cina (
Friuli Venezia Giulia:
indagini Protezione Civile sulla fascia costiera
( da "Sestopotere.com"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: regionale Vanni Lenna in una
conferenza stampa in programma presso il Centro operativo di Palmanova della
Protezione civile, martedì 24 marzo 2009, alle ore 10. 30. All´incontro saranno
presenti i sindaci e i coordinatori dei gruppi comunali di protezione civile
dei diciannove Comuni più coinvolti, e i presidenti dei Consorzi di bonifica
della Bassa Friulana e della Pianura Isontina.
PDL/ BRUNETTA:ORA LA
CRISI:AMMETTIAMOLO, SIAMO UN PÒ 'SFIGATI'...
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Lo dice il ministro della Pubblica
amministrazione, Renato Brunetta, nel corso del suo intervento al congresso del
Pdl. "E' una crisi seria, preoccupante - aggiunge - ma non è la crisi
della globalizzazione e del capitalismo. E' una sfida. E' un test della nostra
capacità di governo".
L'alternativa dell'impresa
cooperativa ( da "Denaro,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dobbiamo oggi dire di nuovo che la
globalizzazione sta rendendo antiquato il movimento cooperativo? Forse afferma
Jossa- è vero l'opposto. E la globalizzazione e il progresso della tecnica in
genere, che richiedono per i lavoratori sempre maggiore istruzione,vanno viste
come processi che, lungi dal far apparire antiquate le imprese cooperative,
La città dà il benvenuto
alla Cina ( da "Denaro,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La societa' globalizzata e
l'indebolimento della sovranita' nazionale - ha spiegato il rettore
dell'Universita' degli Studi Suor Orsola Benincasa, Francesco De Sanctis - sta
determinando una crescente centralita' delle realta' locali, che hanno una
carica critica nei confronti delle norme omologanti della societa'
globalizzata.
Centro polivalente alla
Protezione Civile ( da "Italia
Sera" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Giunta Regionale ha approvato il
finanziamento per il Lago di Fondi Centro polivalente alla Protezione Civile
Sita nel sud pontino, sarà una base operativa per il territorio Nascerà nel sud
pontino il primo Centro Polivalente Logistico di Protezione Civile del Lazio,
una struttura integrata che permetterà di fare da base operativa per le sue
molteplici attività sul territorio.
Obama: obiettivo è
cancellare il cancro Al Qaida ( da "Gazzettino,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, India e Iran «perché nessuno
ha interesse che la regione precipiti nel caos». Una soluzione apprezzata anche
dai comandi militari Usa. La nuova posizione dell'America viene accolta con
favore in Europa come conferma il ministro Franco Frattini: «La Ue è davvero
unita nel considerare la svolta degli Stati Uniti» in Afghanistan «
Le aspirazioni di una
provincia ( da "Gazzettino,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: alla cultura globalizzata, come la
vede invece il sindaco Prade. L'importante è che si torni a parlare di un
artista che pur essendo espressione di un territorio e di un momento storico,
ha raggiunto con le sue opere vette universali; ed è bello che le legittime
aspirazioni di una provincia vengano portate avanti proprio nel nome della
cultura e dell'
GIUSEPPE D'AMATO MOSCA.
NON SI PUò PENSARE DI RISOLVERE LA QUESTIONE AFGANA SENZA INTER...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e le altre repubbliche ex
sovietiche della regione (Kirgizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kazakhstan)
sono in prima fila nella lotta contro il terrorismo islamico e contro il
narcotraffico. Quando, alla fine degli anni Novanta, i Taleban erano al potere
a Kabul furono proprio questi Stati ad avere grossi problemi di infiltrazioni
di guerriglieri,
LAZIO/ FS E P. CIVILE,
PRIMA ESERCITAZIONE PER SOCCORSO SANITARIO
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 8 novembre scorso tra Ferrovie
dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa seguito
all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento Nazionale
della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per la gestione
ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in Italia a dare
attuazione all'accordo nazionale,
Lazio/ Fs e P. civile,
prima esercitazione per soccorso ( da "Virgilio
Notizie" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 8 novembre scorso tra Ferrovie
dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa seguito
all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento Nazionale
della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per la gestione
ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in Italia a dare
attuazione all'accordo nazionale,
G-20, A LONDRA 15MILA IN
PIAZZA
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: G-20, a Londra 15mila in piazza
«Per una nuova giustizia» -->Sono almeno 15 mila i partecipanti alla
manifestazione anti-crisi e anti-globalizzazione in corso a Londra dalle 12
locali di oggi (le 13 in Italia), primo appuntamento in vista del...
Usa/ Obama prepara
discorsi chiave per tappe Parigi e Praga
( da "Virgilio Notizie"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nel vecchio continente il capo
della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita,
India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20 a Londra. Obama
partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in Francia e
Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca.
USA/ OBAMA PREPARA
DISCORSI CHIAVE PER TAPPE PARIGI E PRAGA
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nel vecchio continente il capo
della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita,
India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20 a Londra. Obama
partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in Francia e
Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca.
Obama: forum sul clima ad
aprile Poi nuovo vertice a luglio in Italia
( da "Corriere.it" del
28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Brasile, Canada, Cina, Corea del
Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia,
Messico, Russia, Sudafrica, oltre al segretario generale delle Nazioni unite
Ban Ki-moon. Questi Paesi, insieme agli Stati Uniti, rappresentano circa l'80%
delle emissioni mondiali di gas serra.
USA/ OBAMA ANNUNCIA
CREAZIONE FORUM SU ENERGIA E CLIMA -3-
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Francia, Germania, India,
Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Sudafrica, Regno
Unito, Stati Uniti e Unione europea. La riunione della Convenzione Onu sui
cambiamenti climatici, in dicembre a Copenhagen, dovrà consentire di arrivare a
un nuovo accordo che segua alla prima fase del protocollo di Kyoto,
TENNIS/ WTA MIAMI, I
RISULTATI DEL SECONDO TURNO ( da "Wall
Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 5 milioni di dollari Singolare,
secondo turno: Serena Williams (1, Usa) batte Alexa Glatch (Usa) 6-2, 6-3;
Agnieszka Radwanska (10, Pol) batte Tamarine Tanasugarn (Tha) 4-6, 6-3, 6-2;
Alize Cornet (14, Fra) batte Barbora Zahlavova Strycova (Cze) 6-4, 7-6 (4);
Zheng Jie (17, Cin) batte Julia Goerges (Ger) 6-4, 6-2;
( da "EUROPA ON-LINE"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ombre cinesi sul
Pentagono Ieri il peso del dollaro, oggi quello delle armi: nuove tensioni tra
Washington e Pechino. MARILISA PALUMBO Quella con la Cina
è la più importante relazione bilaterale degli Stati Uniti, sembra aver
segnalato a febbraio Hillary Clinton scegliendo lAsia per il suo
primo viaggio da segretario di stato. Una relazione tanto importante da
spingerla, proprio lei che in campagna elettorale non perdeva occasione di
ricordare il suo discorso sui diritti delle donne a Pechino nel 95, quandera ancora first
lady, a chiudere un occhio su Tibet e libertà civili. Un realismo guidato dal
fatto che il destino delleconomia americana è legato mani e piedi alla Cina:
Pechino è infatti la creditrice numero uno di Washington ed è per questo in
grado di influenzare pesantemente leconomia americana.
Come è successo laltro ieri quando ha chiesto una moneta sovranazionale
che si sostituisca al dollaro come valuta di riferimento. E liniziale
risposta del segretario al tesoro Geithner il quale si era detto «abbastanza aperto» allipotesi
aveva fatto scivolare la moneta americana sul mercato dei cambi. E
daltra parte gli Stati Uniti sono il principale mercato
desportazione cinese. Buone relazioni insomma convengono a entrambi, e al
mondo, perché la ripresa
globale passa anche dal lavoro comune delle due potenze. E tuttavia, Cina e Stati Uniti stanno inviando segnali piuttosto
contrastanti sullo stato delle relazioni della più importante global couple.
Allinizio di marzo il Pentagono descriveva come «i migliori di sempre» i colloqui
tra i funzionari della difesa di Washington e Pechino. Solo qualche giorno
dopo, ecco le prove di battaglia navale al largo del Mar meridionale cinese.
Una disputa disinnescata abbastanza in fretta e pace suggellata dallincontro tra Obama e il ministro
degli esteri cinese, che si erano ripromessi di rafforzare il dialogo militare.
Ma ieri la tensione è tornata a salire dopo la pubblicazione di un rapporto del
Pentagono secondo cui la Cina sta continuando a
sviluppare sistemi darma in grado di minacciare Taiwan. La
Difesa Usa sottolinea come esista ancora profonda incertezza su
come Pechino abbia intenzione di utilizzare le proprie forze armate e, oltre a
denunciare la mancanza di trasparenza cinese sulle spese militari, sostiene che
«le forze armate continuano a sviluppare e a mettere in linea armi evolute che
stanno mutando gli equilibri regionali e che hanno ripercussioni che vanno al
di là dellarea Asia-Pacifico». La reazione di Pechino è stata dura: il
rapporto è «uninterferenza»
e una «grossa distorsione dei fatti» ha fatto sapere il ministero degli esteri,
denunciando da parte americana una «mentalità da guerra fredda». Alcuni
osservatori attribuiscono le tensioni di inizio marzo e il rapporto ai falchi
tra i funzionari dellesercito americano. Non direttamente
allamministrazione, dunque. Perché se non è una novita che Washington
accusi Pechino di sviluppare una capacità militare eccessiva per gli scopi
puramente difensivi che dice di voler perseguire, è anche vero che Obama starebbe cercando un
approccio nuovo con i cinesi: benvenuta la Cina come
importante attore globale a patto che eserciti la sua influenza
responsabilmente. A questo mirerebbe per esempio linedito
(nonostante i paesi siano confinanti) coinvolgimento di Pechino sullAfghanistan
e sul Pakistan. In generale, però, limpressione è che
lamministrazione non abbia ancora sviluppato un pensiero strategico
coerente, e di lungo termine, su come rapportarsi alla potenza asiatica. Ma
sarà bene che lo faccia presto,
dato che dalla crisi economica al global warming (la Cina
ha superato gli Usa come più grande emettitore di gas
serra e, come gli Usa, è fuori da Kyoto), dallAfghanistan
alla Nordcorea alla lotta al terrorismo, la cooperazione con Pechino si fa sempre più urgente. E una buona
relazione Usa-Cina
come si legge in un recente rapporto del Center for strategic and international
studies è «indispensabile » per rispondere alle principali sfide del XXI
secolo.
( da "Corriere.it"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
avvertimento anche a
Pakistan e Iran a collaborare Appello di Obama agli alleati: «Al Qaeda non è
solo un problema Usa» La richiesta del presidente Usa rivolta agli alleati, compresa l'Italia, a dare un
maggiore contributo Barack Obama (Ap) WASHINGTON - Delineando un nuovo corso in
Afghanistan, il presidente Obama ha rivolto al mondo due moniti: che al Qaeda e
i talebani «non sono solo un problema americano» e che l'America «non manterrà
ciecamente la rotta». Il primo monito è una richiesta agli alleati, compresa
l'Italia, a dare un maggiore contributo alla salvezza del Paese, e il secondo è
un avvertimento alle potenze regionali, Pakistan e Iran in testa, che se non
collaborassero, la superpotenza ricorrerebbe a mezzi più drastici. L'obbiettivo
del nuovo corso, ha fatto capire Obama, è di demolire in fretta i due poli del
terrorismo, per disimpegnarsi gradualmente, come sta facendo in Iraq. Il
rafforzamento delle truppe americane in Afghanistan, di 17 mila soldati più 4
mila istruttori per l'esercito e polizia afghani, è l'aspetto meno
rivoluzionario del piano di Obama. GLI AIUTI - Cruciale è il legame che il
presidente stabilisce tra l'Afghanistan e il Pakistan, paese questo secondo
nelle cui regioni di frontiera si annidano al Qaeda e i talebani. Obama fornirà
al Pakistan 1 miliardo e mezzo di dollari di aiuti annui e creerà «zone di
opportunità economica» nelle regioni contese in cambio di una campagna militare
contro i santuari terroristici, campagna a cui l'America parteciperà se e
quando necessario. Di più: il piano prevede permanenti negoziati a tre,
Washington - Kabul Islamabad sotto la direzione del ministro della difesa
Gates. Altrettanto cruciale è la formazione da parte di Obama di un gruppo di
contatto sull'Afghanistan totalmente diverso da quello del predecessore Bush. Il nuovo gruppo includerà le potenze regionali, la Russia la Cina l'India e l'Iran, che si presume abbiano la stessa volontà
dell'America di stabilizzare l'Asia centrale. Dopo trenta anni di gelo con
Teheran la diplomazia riprenderà il sopravvento: sarà la segretaria di Stato
Hillary Clinton a stabilire i contatti all'Aia martedì prossimo. Senza
le potenze regionali, nota Obama, sarebbe impossibile battere al Qaeda e i
talebani e attuare la ricostruzione afghana. Per essa, il presidente si propone
anche di mobilitare l'Onu, il Fondo monetario, la Banca mondiale e altri
istituti internazionali. L'ITALIA - Per quanto concerne l'Italia, il punto
fondamentale del nuovo corso è l'appello di Obama agli alleati a dare un
maggiore contributo alla pace. Il presidente ha evocato lo spettro delle stragi
delle Torri gemelle del 2001 dicendo che al Qaeda prepara altri attentati in
America e altrove. E ha chiesto agli alleati che mandino in Afghanistan più
truppe, più soldi, più istruttori paramilitari nel nostro caso probabilmente i
carabinieri, che godono di grandissimo prestigio - più civili, più diplomatici
e politici. Si tratta anche di ristrutturare la democrazia e la società afgane,
ha concluso, eliminando la corruzione, i crimini e le droghe, e riformandone il
governo. Ennio Caretto stampa |
( da "Giornale di Brescia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 28/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:estero Mosca tende la mano agli Usa e alla Nato MOSCAIl Cremlino tende la mano a Usa e Nato sull'Afghanistan, dicendosi pronta ad ulteriori
forme di cooperazione, ma esige una soluzione regionale. Come quella proposta a
Mosca alla conferenza sull'Afghanistan promossa dall'Organizzazione per la
cooperazione di Shanghai (Sco), dominata da Russia e Cina, ma comprendente quattro Paesi dell' Asia centrale (Kazakhstan,
Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan) e osservatori come Iran, Pakistan,
Mongolia e India. Se poi si aggiungono gli altri invitati, come Turchia e
Turkmenistan, si capisce quanto vasta sia per la Russia la regione interessata.
Ma all'hotel President c'era anche la comunità internazionale, dal segretario
generale Onu, Ban Ki-moon, ai rappresentanti di Usa,
Nato, G8 (con una delegazione della presidenza italiana), Ue e Organizzazione
della conferenza islamica (Oci). A lanciare il messaggio di collaborazione è
stato il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov.
( da "Finanza e Mercati"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
È solo un rimbalzo
ma come corre! da Finanza&Mercati del 28-03-2009 Non è la prima volta che
un rimbalzo stupisce. Certo, la violenza del ribasso suggeriva una reazione, ma
l'entità si sta rivelando più ampia del previsto. Resta da chiedersi: quanta
benzina hanno in corpo i listini? Ed è la domanda che apre il nostro forum di
analisi tecnica. Benyaich: Su diversi indici il rally ha iniziato a interessare
i livelli di controllo di medio del «Grande ribasso». Il test è delicato. Si
può discutere all'infinito se i segnali siano credibili o no. Sul piano
razionale, per rispondere, aspetto la chiusura mensile. A sensazione, penso che
il movimento non sarà sufficiente per invertire l'Orso di lungo. Ammesso, per
ipotesi, che il 2009 sarà l'anno del minimo, tutto da dimostrare, ci vorranno
mesi di battaglia per costruire delle basi d'accumulazione. Paradossalmente,
tali basi sono più ampie sui titoli e settori che stanno reagendo meno, perché
hanno tenuto meglio in gennaio e febbraio. I protagonisti sono i più
bersagliati che hanno segnato nel 2009 nuovi minimi: bancari, assicurativi, poi
i servizi finanziari, l'auto e il tech. Milano: Dal 10 marzo è iniziato un
movimento di forte rimbalzo con segnali di discontinuità rispetto ai mesi
precedenti. Il rimbalzo è trainato dai settori che erano stati più penalizzati
durante il sell-off. Il quadro tecnico di lungo periodo non è certo cambiato:
con la perforazione di supporti chiave a ottobre 2008, dopo il fallimento
Lehman (1.100-1.200 sull'S&P500, 11.000 sul Dow e 2.000/200 sul Nasdaq), è
iniziato uno dei più violenti panic-selling di sempre, che ha riportato gli
indici agli anni 1996-97. Le Borse sono entrate in un «major down trend». Il
fatto che la volatilità implicita - seppur dimezzatasi rispetto ai picchi di
ottobre-novembre 2008 - non sia ridiscesa sui livelli di settembre precedenti
al crash, è un segnale che i mercati sono solo parzialmente rassicurati e non
escludono ulteriori colpi di coda negativi. Quindi è ancora Orso. Biasia: Siamo
in presenza di un rally inserito all'interno del ciclo recessivo dei mercati.
Insomma, l'Orso è più vivo che mai, per ora. Tecnicamente l'azione delle Borse
si inserisce in un contesto di riequilibrio riflessivo da cui si potranno
trarre utili indicazioni sugli sviluppi per i mesi successivi. I livelli che
delimitano il ciclo primario ribassista non sono stati violati. Sui target
rispondo così: per S&P500 ci sono potenziali sviluppi in direzione di area
870 punti ed eventualmente 950. Poi potremmo assistere a un ritorno sopra area
4.250 per il Dax, con estensione a 4.800. Per l'Eurostoxx50 si può andare a
2.150, poi a 2.520. Caruso: In ottica di lungo periodo, non ho dubbi sulla
natura «storica» di questo momento di Borsa, anche se l'eccesso di
direzionalità degli anni dal '95 in poi porta a pensare a una fase 2009-2014 di
grandi movimenti ciclici, non lineari, al cui interno tutti i grandi cali
saranno occasioni di acquisto. Sul breve ci sono due rischi da evitare: 1)
sottovalutare questa prima fase di ripresa; 2) credere che da qui in avanti e
per tutto il 2009 la Borsa non possa che salire. Ritengo che il rialzo
continuerà almeno fino a maggio, forse fino a luglio. Le Borse si porteranno
verso le aree tra le chiusure di fine dicembre 2008 e i massimi di gennaio, ma
la ripresa sarà seguita da una correzione fino a circa ottobre. Più sarà
profonda quella correzione, più rappresenterà nel rapporto rendimento
potenziale e rischio una magnifica opportunità di acquisto e di switch tra
obbligazioni - sull'apice del baratro in vista della fine di una fase deflativa
e l'inizio di una nuova epoca inflativa - e le azioni. A Gaetano Evangelista: i
listini appaiono sottovalutati o no? Conosco l'ambiguità della domanda ma la
faccio lo stesso. Evangelista: Vorrei allargare lo sguardo su un tema. Veniamo
dal secondo bear market più profondo della storia, dopo quello del 1929-32.
Verrebbe da pensare che la Borsa a questo punto sia sottovalutata; invece
risulta molto più sopravvalutata di quando è iniziato il ribasso. Questo perché
gli utili sono crollati a un ritmo superiore rispetto alle quotazioni. In
termini reali siamo sui livelli di metà anni '50. Conseguentemente il p/e è
schizzato secondo gli ultimi dati a 35 volte. Un livello da inizio di bear
market, non da esaurimento. Detto questo bisogna tenere presente che gli utili
operativi delle compagnie dell'S&P500 passerebbero da 5,16 a 10,45 dollari
se si escludesse soltanto uno dei 500 titoli, ovvero Aig. Il colosso
assicurativo, insomma, conta per il 51% degli utili operativi del paniere Usa. E ciò crea una distorsione evidente, che inficia le valutazioni.
Per porre rimedio ci sono due soluzioni. La prima, come fa il noto studioso
Shiller, consiste nel prendere in considerazione gli utili medi degli ultimi
dieci anni; in tal modo il p/e del mercato si collocherebbe a 15-16 volte, il
dato più basso dal 1985, non lontano dai livelli da cui è partito il bull
market secolare della fine del Novecento. Un secondo espediente è quello di
soffermarsi su altri parametri di valutazione: ad esempio, il rapporto fra la
capitalizzazione del Dow Jones e il valore di libro delle aziende in esso
quotate, il cosiddetto price/book value. Ebbene, guardate il grafico: è
precipitato da ottobre in poi e ora si colloca a quota 1,50. Per dare un'idea
del livello di valutazione raggiunto, si consideri che siamo notevolmente
distanti dal livello medio degli ultimi vent'anni: oltre due deviazioni
standard, per usare un concetto statistico. L'ultima volta che il rapporto in
questione si è discostato così tanto dal livello di riferimento di lungo
periodo risale a novembre 1999: ma in quel caso lo scostamento fu in eccesso, e
condusse a un esaurimento della tendenza dopo un paio di mesi. Tutto ciò per
dire che una chiusura settimanale dell'S&P500 superiore a 825 segnalerà il
formale venir meno del downtrend iniziato a maggio 2008. L'orientamento
formulato nel forum di inizio anno era che il bear market sarebbe terminato per
quest'anno fra marzo e aprile. Resto di questa idea. Quota 1.000 punti è un
obiettivo più che plausibile nei prossimi mesi. Caruso: Sul tema vorrei
aggiungere qualcosa: in termini di potere di acquisto, le Borse impiegano circa
25-35 anni a superare i massimi generazionali precedenti. Non sempre, però, i
minimi degli indici corrispondono ai minimi in termini di potere di acquisto:
un esempio chiaro è l'ultimo bear market generazionale 1965-82, quando il
minimo degli indici Usa fu segnato nel '74 ma in
termini di potere di acquisto nel 1982, otto anni dopo. In tempi recenti il
massimo generazionale in potere d'acquisto è il 2000 e non il 2007. Quindi chi
ha investito nel 2000 rivedrà quei soldi reali tra il 2025 e il 2035. In
termini reali, il recente minimo di marzo vale circa il 75-80% in meno del top
2000. Quindi la Borsa deve recuperare almeno il 400% dai minimi di marzo
soltanto per tornare sui livelli reali del 2000. Se anche lo facesse nel 2030,
questo vorrebbe dire un guadagno medio annuo di almeno il 18% tra ora e il
2030. Personalmente ritengo che quando guarderemo i grafici di lunghissimo
periodo tra dieci anni, il 2009 apparirà una opportunità di acquisto
generazionale «once-in-a-lifetime». Torniamo al presente. Fin dove si può
andare? Caruso: Il rimbalzo può durare fino a maggio, intervallato da una
correzione, e regalare circa 10 punti sugli indici. L'impulso sull'Eurostoxx50
arriverà al massimo fino a 2.350 prima di subire il riflusso. Le resistenze
intermedie sono 2.160-70 e 2.200. Non ci sono obiettivi grafici da proporre; la
rapidità del reversal ne ha impedito la formazione. Nel caso gli indici
riescano a vincere la media a 13 settimane, con la quale i più stanno
battagliando, il rialzo dovrebbe esaurirsi vicino alla media a 40 settimane,
che sull'Eurostoxx50 vale 2.660 punti. Fino a quota 1.970-60, una correzione di
breve sarà compatibile con l'uptrend in atto. Sul Dax, la media vale 5.160
punti, sul Cac40 3.530. Milano: Dare target è sempre una scommessa. Il rimbalzo
potrebbe riportare gli indici sui livelli di settembre-inizio ottobre 2008, con
apprezzamenti dell'ordine del 35% da ora: un bear market rally, dunque, ma di
ampiezza ragguardevole. Una discesa del Vix, la volatilità implicita
dell'S&P500, sotto il supporto in area 35-37 e al di sotto del Vxn,
volatilità del Nasdaq, confermerebbe che il settore finanziario sta uscendo
dalla fase acuta della crisi. Anche se ci si attende un deterioramento del
quadro macro per i prossimi mesi, ci sono le condizioni perché l'ampio rimbalzo
si verifichi davvero. Siccome non possiamo illuderci che parta un'inversione a
V, al raggiungimento degli obiettivi sarà opportuno prendere beneficio. Finora
ho capito che è un mercato da trader. Da un punto di vista settoriale, che
fare? Biasia: Ritengo che si possa avere un atteggiamento aggressivo sui
comparti che maggiormente hanno sofferto nel bear market. Quindi, ad esempio, i
finanziari. Tuttavia, trattandosi ancora di una situazione interlocutoria
preferisco utilizzare future su indici, piuttosto che Etf su indici geografici.
Direi che lo stock picking su singole storie ha il pregio di poter offrire
strappi assai significativi, ma c'è il rovescio della medaglia: basta entrare
nel giorno sbagliato o sulla notizia negativa che si rischia di perdere in un
giorno quello che magari hai faticosamente portato a casa in un mese. La
prudenza non è mai troppa. Milano: Il settore bancario dell'S&P500 dai
minimi è già salito di un +80% circa, ma gli spazi di recupero rimangono ampi.
Il comparto, rispetto ai picchi del febbraio 2007, è arrivato a perdere circa
l'89% e a oggi, dopo il rally, è ancora sotto del 79% circa. Il settore auto,
dai massimi dell'estate 2007, è arrivato a perdere circa l'86%; dai minimi è
risalito del 68% circa, ma rimane sotto del 76% rispetto ai top. Altri settori
da considerare sono l'assicurativo e i trasporti. I comparti che hanno difeso
meglio le posizioni, e cioè tlc, tecnologia, software, utility e alimentare,
dovrebbero sottoperformare, ma in ottica più lunga rimangono i settori da
privilegiare. Evangelista, cosa raccontano gli indicatori di sentiment?
Evangelista: Dal punto di vista contrarian, c'è un netto miglioramento. Il
rapporto fra gli scambi sul Nasdaq e gli scambi sul Nyse è precipitato sotto
quota 1,30. È il dato più basso da aprile 2007. In altre parole, gli scambi a
Times Square sono stati nell'ultimo mese soltanto del 30% superiori agli scambi
di Wall Street, e questo evidenzia il disimpegno dei piccoli investitori
rispetto agli istituzionali. Affinché si possa parlare sotto questo profilo di
una definitiva capitolazione, occorre però che il rapporto diventi paritario,
come a ottobre 1998, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 e a primavera
2005. Da questo punto di vista, l'auspicio è che l'interesse relativo si
raffreddi ancora, prima di conclamare l'inizio di un bull market di lungo
periodo. Benyaich: Per un pater familias è presto per entrare in Borsa, meglio
pagare di più ma avere maggiori certezze che il fondo sia stato fatto. Un
check-up dei mercati azionari sarà opportuno ogni fine trimestre, per
controllare che non si siano create le condizioni per un ingresso. Questa gamba
di rialzo continuerà a privilegiare i protagonisti già emersi, che andranno
acquistati, dai trader, sulla correzione che arriverà in aprile. Su questi
titoli, la volatilità resterà alta, fatto che rende centrale la scelta del
timing. A parte le Borse, a cosa guardare per capire un po' meglio? Benyaich:
Sul piano intermarket le perdite dell'appoggio a 122,00 sul future del Bund, e
poi della difesa successiva a 120, saranno indicazioni che confermeranno come
il movimento in atto sull'azionario non sia di breve, ma intermedio (2-3 mesi).
Se così fosse, non escludo che tra alti e bassi si possa arrivare in estate
senza traumi importanti. Milano: Sul fronte valutario, la decisione della Fed
di iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali ha avuto un effetto
ovviamente benefico sui corsi obbligazionari. Prevedere l'andamento del dollaro
per le prossime settimane è particolarmente difficile, molto dipenderà da come
la Fed scaglionerà i propri interventi e come le altre Banche centrali la
imiteranno. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera. Sui bond,
le politiche Fed hanno sostenuto il corso del decennale. Ora il Treasury è a
ridosso di 123 punti, dopo il balzo da 120 verso 126. In generale, è
all'interno di una banda laterale con estremi 119-127. Le prese di beneficio
scatterebbero con la rottura del supporto a 121. Meno chiara la dinamica del
Bund, visto che la Bce non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la
Fed. È all'interno della banda laterale tra 120/22 e 124,65-125,65. Un segnale
di perdita di spinta si avrà su discese sotto 122. Il trend rialzista
riprenderebbe al superamento dei massimi a 125,65-126. Penso che fino a quando
le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli governativi e
corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di
conseguenza i corsi dei titoli resteranno elevati. L'impressione che si stia
formando una bolla, tuttavia, permane. Sul fronte petrolio-commodity, è in atto
da dicembre una fase di stabilizzazione o moderata positività. Il forte rialzo
dell'oro ha portato al test dell'area 1.000-1.033, per poi ripiegare verso 884
e quindi rimbalzare verso 967. Discese sotto 884 segnalerebbero una diminuzione
delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento sotto
tale supporto (prematuro) fornirebbe un segnale distensivo affidabile. Nuove
tensioni, invece, sopra quota 1.000, ma l'evento pare poco probabile. Un
rimbalzo dell'azionario dovrebbe togliere interesse sull'oro, per lo meno per i
prossimi mesi. Parliamo di mercati emergenti. Alcune Borse, a parte l'Est
Europa, si stanno comportando bene. O è un'illusione? Evangelista: Direi che
non è un'illusione. I Paesi emergenti vantano condizioni di finanza pubblica,
di conti con l'estero e di surplus commerciale nettamente migliori di quelle
vantate ai tempi dell'ultima crisi. Tant'è vero che l'Fmi sta valutando di
chiedere loro un contributo finanziario a vantaggio dei Paesi occidentali. Ciò
spiega appieno la sovraperformance relativa sperimentata da ottobre in poi. Dal
punto di vista dell'ampiezza di mercato, di recente abbiamo avuto un segnale
bullish di lungo periodo, con la Advance/Decline line calcolata sui 25 mercati
che compongono l'indice Msci che è risalita oltre la media mobile di
riferimento. Un segnale che ribalta quello negativo scattato a metà 2008.
Biasia: Qualche parolina sui mercati emergenti la spendo volentieri. Ritengo
che un investimento, senza esagerare nel peso, possa essere
fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in
Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità
degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi:
alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo,
come l'India. L'indice Sensex per evitare di subire nuove pressioni
ribassiste dovrà recuperare area 11.000. Allo stesso modo il Bovespa dovrà
scalare quota 4.500 per rimuovere del tutto il sentiment di sfiducia sul
Brasile. Milano: In Asia segnali interessanti arrivano anche dal Nikkei225.
Dopo essere rimasto schiacciato al di sopra del minimo a 7.000, toccato a fine
ottobre 2008 e nuovamente a inizio marzo - ricordo che si tratta dei prezzi del
1981-82 - nelle ultime tre settimane è partito un forte rimbalzo verso 8.600.
Il rally potrebbe continuare verso la resistenza critica a 9.600, al di sopra
della quale si aprirebbero spazi per rimbalzi davvero ambiziosi per i mesi a
venire. La tenuta di 7.600/800 è fondamentale per mantenere questa impostazione
tonica. Ottimi segnali dal Kospi coreano: negli ultimi mesi si è mosso con
minimi crescenti, al di sotto della resistenza critica a 1.220. Il suo
superamento farebbe iniziare un forte rally, con primo obiettivo 1.400-1.500.
Anche il Sensex indiano non mi dispiace: se riesce a superare 10.500/900, ora è
intorno a 10.000, potrebbe risalire verso 12.500. Pure lo Xinhua25, l'indice di
25 blue chip cinesi quotate a Hong Kong, sta dando segnali di rally: al di
sopra di 14.000, la salita potrebbe spingersi verso 16.750. E non dimentichiamo
il Bovespa, che si era già distinto in positivo nei primi due mesi. Sembra
prossimo a una ripresa del rialzo: superato 43.500, obiettivo 50.000-52.000 per
i prossimi mesi. Fatemi capire: fino a ieri tutti short, adesso neanche uno?
Milano: Per ora sono positivo, quindi nessun target ribassista. Anche se lo
dico un po' per scaramanzia. Biasia: È prematuro riaprire posizioni short. Poi
se l'estensione del rally dovesse fallire, attenderei conferme sotto area 750
dell'S&P500 per fare il vero ribassista. D'altra parte in assenza di un
segnale di inversione positiva, catturabile soltanto oltre 950, il mio target
di riferimento del ciclo ribassista rimane allocato a 600/580. Insomma, adesso
no, ma in futuro per fare i ribassisti ci saranno occasioni. La conclusione, se
tale può essere, a Caruso. La domanda che tutti si pongono in questo momento,
relativamente ai mercati azionari, è se questo rialzo sia un'inversione o
semplicemente un «bear market rally». A mio modo di vedere la risposta è
chiara, anche se questo non è l'approccio corretto di affrontare il tema, né da
un punto di vista operativo e neppure sotto l'aspetto analitico. Per spiegarmi,
mi ricollego a quanto scritto su queste stesse pagine in due precedenti
occasioni, le tavole rotonde di gennaio e di febbraio 2009. Nella prima avevo
individuato marzo come area temporale probabile del primo minimo significativo
del bear market. A febbraio avevo indicato come importantissima area di
target-supporto per l'S&P/Mib l'area 13.000. A tutt'oggi, la chiusura
settimanale più bassa è stata 12.895 (meno dell'1% dal target indicato) e la
chiusura giornaliera più bassa si è registrata il 9 marzo a 12.621. Tra
l'altro, sempre in tema di numerologia legata o meno all'analisi tecnica, va
segnalato che l'S&P500, il mercato leader, ha fatto registrare un minimo
intraday a 666, a un solo punto di distanza dal 665 che rappresenta il
ritracciamento-principe fibonacciano del 61,8% di tutto il rialzo 1982-2007.
Dal punto di vista numerologico, quindi, i crismi per un minimo importantissimo
ci sono tutti. Questo è confermato anche dall'analisi della struttura interna
bottom-up del mercato. Il momento peggiore è stato tra ottobre e novembre,
mentre sul minimo di marzo si notano chiare divergenze positive, con molti
titoli che non hanno seguito l'indice a nuovi minimi, segno questo di
pre-accumulazione. Inoltre, sono evidenti anche a un dilettante le
caratteristiche di estremo ipervenduto e pessimismo cosmico che hanno
accompagnato l'ultimo minimo, con discorsi di «fine del capitalismo» e di
«replica del '29». Nessuno nega che l'attuale situazione economica sia la
peggiore degli ultimi 30 anni e forse del secondo dopoguerra, ma allo stesso
modo nessuno può negare che l'azione congiunta di reazione sia mostruosa,
infinitamente superiore a quella (tardiva) messa in atto dopo il 1929,
soprattutto in perfetta linea con la dinamica inflativa di lunghissimo periodo
tipica dei mercati azionari.
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Piogge intense in
arrivo e nevicate sulle cime Protezione civile in allerta
Sabato 28 Marzo 2009, Pioggia in arrivo, e non poca. La Protezione civile ha
ripreso l'avviso di condizioni meteorologiche avverse lanciato a livello
nazionale, alla luce delle previsioni dell'Osmer. Oggi inizieranno le precipitazioni
ma un peggioramento più consistente si avrà in serata quando incomincerà a
nevicare oltre i 1500 metri sulle Alpi. Domani clou del maltempo con
piogge che potranno essere molto intense, specie sulla Pedemontana e la fascia
prealpina. Sulla costa scirocco forte. Allertato il sistema regionale di
protezione civile.
( da "Tirreno, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 8 - Grosseto
Arrivano i questionari della Protezione Civile Venti domande per rendere
migliore il servizio e fare prevenzione CASTIGLIONE. Nei prossimi giorni i
cittadini castiglionesi potrebbero ricevere delle telefonate con le quali viene
richiesto di rispondere cortesemente ad un questionario sulle attività di
prevenzione della Protezione Civile. Tale questionario è stato messo a punto
nell'ambito di una iniziativa della Regione Toscana in collaborazione con Anci
Toscana per una indagine statistica rivolta ai cittadini maggiorenni per
verificare il livello di conoscenza sui rischi del territorio in cui si vive e
dei conseguenti comportamenti da adottare. Il questionario prevede circa 20
quesiti per una durata complessiva di 8-10 minuti che sarà sottoposto ad un
campione di circa 4.000 persone in tutta la regione. «I rischi nel nostro
territorio comunale - ricorda Aldo Iavarone, assessore alla
Protezione Civile - sono le alluvioni, gli incendi, lo spiaggiamento di catrame
o altre sostanze chimiche, la congestione della circolazione stradale. Tali
fenomeni sono stati compiutamente studiati e riportati nel piano della
Protezione Civile Comunale approvato dal consiglio comunale il 20 settembre
2006. Qui sono riportati anche tutti gli atteggiamenti da tenere e i
numeri telefonici da contattare in emergenza». Il Piano di Protezione Civile è
a disposizione di tutti i cittadini che ne facciano richiesta ed è anche
pubblicato e scaricabile dal sito www.comune.castiglionedellapescaia.gr.it Info.
Per ulteriori informazioni contattare il responsabile dell'Unità Operativa di
Protezione Civile i numeri 0564/927267 - 939046, e-mail
f.pieri@comune.castiglionedellapescaia.gr.it
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 12 - Esteri
Offerta di Medvedev alla vigilia dell´incontro con il presidente americano
Mosca: "Pronti a collaborare per la pace" LEONARDO COEN DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE MOSCA - «La Russia è pronta per attivi passi congiunti volti a
stabilizzare la situazione in Afghanistan e per garantire la pace e il
progresso»: il messaggio di saluto del presidente russo Medvedev, letto ieri
mattina dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov all´apertura della Conferenza
voluta da Mosca (quattro giorni prima di quella dell´Aja patrocinata dall´Onu)
è tanto esplicito quanto politicamente significativo ed è l´ultimo segnale di distensione
che arriva dal Cremlino nei confronti degli Stati Uniti. La questione afgana,
infatti, è giudicata da Mosca come un campo minato che può sbilanciare gli
equilibri geopolitici in Asia Centrale, regione che per la Russia ha
un´importanza vitale ed è al centro degli interessi energetici euroasiatici. I
russi hanno dichiarato, per bocca di un viceministro degli esteri, Aleksei
Borodavkin, che una presenza militare russa in Afghanistan è esclusa. E gli
americani, per bocca di un alto funzionario, confermano che gli Usa non avrebbero appoggiato l´idea che in Afghanistan
possano intervenire truppe dei paesi limitrofi. La Conferenza di Mosca è un
«focus» che non si accavalla con quella del 31 marzo in Olanda: perché i temi
trattati ieri riguardavano il rafforzamento della lotta contro il terrorismo e
il traffico di droga che, accusano i russi, con la presenza dei soldati Usa è «decuplicata». «Più del 90 per cento dell´eroina che
viene spacciata e consumata in Russia ed in Europa, è di provenienza afgana.
Per noi, è come un´arma di sterminio di massa», dice Dmitri Rogosin,
plenipotenziario russo presso la Nato. Ma, alla vigilia di questa Conferenza
sull´Afghanistan - organizzata sotto l´egida del Gruppo di Shangai (Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan) e con la
partecipazione di vari altri Paesi e diplomazie (Iran, India, Pakistan,
Mongolia, Turchia, G8 compresi l´Italia presidente di turno e Usa) - si era diffusa la voce su un possibile incontro tra americani
e iraniani a margine del forum, alimentata anche dalla disponibilità sia dell´amministrazione
americana che dagli ospiti russi, disposti a far da tramite. Invece, ieri
mattina, il viceministro degli esteri Ahund Zade ha gettato acqua sul
fuocherello e spento ogni speculazione sull´argomento: «Qui il tema è
l´Afghanistan», e ha aggiunto che per Teheran non esiste «soluzione militare
del problema afgano». Per accondiscendere gli iraniani, un altro viceministro
degli esteri russo, Sergej Rjabkov, ha detto che «l´Iran oggi come oggi non
dispone di tecnologie capaci di creare arma missilistica in grado di minacciare
né gli Stati Uniti né l´Europa». Insomma, il Grande Gioco è di nuovo praticato
sulle scacchiere diplomatiche e la Russia insiste per esserne l´arbitro.
( da "Unita, L'" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Obama: non si vince
Al Qaeda solo con i bombardamenti GABRIEL BERTINETTO «Scardinare, smantellare,
sconfiggere Al Qaeda». Questo per Barack Obama è l'obiettivo principe della
presenza militare americana in Afghanistan, che sarà potenziata con l'invio di
17mila nuove unità combattenti entro l'estate, oltre a 4mila incaricate di
addestrare le forze di sicurezza locali già in primavera. Al Qaeda va
annientata e bisogna «sventare un suo ritorno futuro». L'organizzazione di
Osama Bin Laden deve essere colpita là dove è più forte, nella zona di
frontiera fra Pakistan ed Afghanistan, perché è da lì che sta progettando nuovi
attacchi contro gli Stati Uniti. LO ZOCCOLO DURO Obama illustra la nuova
strategia di Washington contro l'integralismo armato all'opera fra Kabul ed
Islamabad. L'aspetto militare è importante, ma è solo una delle componenti di un
piano articolato, in cui spicca la mano tesa ai talebani affinché abbandonino
l'insurrezione contro il regime di Hamid Karzai e vengano coinvolti in un ampio
processo di «riconciliazione». Il presidente si rivolge alla stampa nella
Eisenhower Room della Casa Bianca, avendo al proprio fianco la segretaria di
Stato Hillary Clinton ed il capo del Pentagono Robert Gates. «C'è uno zoccolo
duro di talebani che non sono disposti a compromessi -dice-. Quelli devono
essere affrontati con la forza e battuti. Ma ci sono anche coloro che
combattono perché costretti o semplicemente perché pagati per farlo. Questi
afghani devono avere la possibilità di scegliere una strada diversa». Obama sa
che un'operazione di recupero di questo tipo non può passare attraverso generici
appelli alla resa. Richiede un approccio realistico, un impegno concreto,
interventi compiuti sulla base di una adeguata conoscenza della società e delle
sue articolazioni tribali. «Lavoreremo con i leader locali -dice-, con il
governo afghano e i partner internazionali per avviare un processo di
riconciliazione in ogni provincia». Non basta. Fra il rafforzamento dell'azione
armata contro Al Qaeda e i talebani suoi complici da un lato, e gli sforzi per
indebolire la presa del movimento integralista sulla popolazione afghana
dall'altro, Obama indica una serie di ulteriori iniziative, che vanno da una
più ampia concertazione diplomatica internazionale, al dispiego di risorse
economiche più consistenti. Sul terreno diplomatico il presidente Usa illustra l'idea di dar vita ad un «gruppo di contatto»,
che coinvolga nella ricerca di soluzioni alla crisi un gran numero di soggetti,
compresi Paesi confinanti con l'Afghanistan che in passato
o nel presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli
Stati Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran.
Non è una proposta vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì
prossimo a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan
cui sono invitati fra gli altri anche i rappresentanti di quei Paesi. IL
RUOLO DI ISLAMABAD Il coinvolgimento dei governi vicini riguarderà in primo
luogo però il Pakistan, di cui Obama riconosce il ruolo chiave. È fondamentale
contribuire alla stabilità di uno Stato il cui territorio è infestato dalle
stesse milizie che combattono contro il governo di Kabul. Ad Islamabad è
destinato un programma «di sostegno diretto» pari a sette miliardi e mezzo di
dollari. Questo non equivarrà ad un «assegno in bianco», ma dovrà avere per
contropartita un impegno più efficace del potere politico e militare pachistani
nel contrastare Al Qaeda. Positive le prime reazioni sia a Kabul che ad
Islamabad. Il portavoce di Hamid Karzai afferma di «condividere l'impianto
generale della revisione strategica» enunciata dal capo della Casa Bianca ed in
particolare il riconoscimento che la minaccia di Al Qaeda «proviene soprattutto
dal Pakistan». Il ministro degli Esteri di Islamabad, Shah Mehmood Qureshi,
parla di «approccio molto positivo» da parte della nuova amministrazione Usa, e garantisce che il suo Paese «è intenzionato a
svolgere un ruolo attivo e costruttivo». Più soldati per annientare Al Qaeda,
che dal confine fra Pakistan e Afghanistan progetta attacchi agli Stati Uniti.
Ma la nuova strategia annunciata ieri da Obama prevede anche la riconciliazione
con parte dei talebani.
( da "Unita, L'" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Scardinare,
smantellare, sconfiggere Al Qaeda». Questo per Barack Obama è l'obiettivo
principe della presenza militare americana in Afghanistan, che sarà potenziata
con l'invio di 17mila nuove unità combattenti entro l'estate, oltre a 4mila
incaricate di addestrare le forze di sicurezza locali già in primavera. Al
Qaeda va annientata e bisogna «sventare un suo ritorno futuro».
L'organizzazione di Osama Bin Laden deve essere colpita là dove è più forte,
nella zona di frontiera fra Pakistan ed Afghanistan, perché è da lì che sta
progettando nuovi attacchi contro gli Stati Uniti. LO ZOCCOLO DURO Obama
illustra la nuova strategia di Washington contro l'integralismo armato
all'opera fra Kabul ed Islamabad. L'aspetto militare è importante, ma è solo una
delle componenti di un piano articolato, in cui spicca la mano tesa ai talebani
affinché abbandonino l'insurrezione contro il regime di Hamid Karzai e vengano
coinvolti in un ampio processo di «riconciliazione». Il presidente si rivolge
alla stampa nella Eisenhower Room della Casa Bianca, avendo al proprio fianco
la segretaria di Stato Hillary Clinton ed il capo del Pentagono Robert Gates.
«C'è uno zoccolo duro di talebani che non sono disposti a compromessi -dice-.
Quelli devono essere affrontati con la forza e battuti. Ma ci sono anche coloro
che combattono perché costretti o semplicemente perché pagati per farlo. Questi
afghani devono avere la possibilità di scegliere una strada diversa». Obama sa
che un'operazione di recupero di questo tipo non può passare attraverso
generici appelli alla resa. Richiede un approccio realistico, un impegno
concreto, interventi compiuti sulla base di una adeguata conoscenza della
società e delle sue articolazioni tribali. «Lavoreremo con i leader locali
-dice-, con il governo afghano e i partner internazionali per avviare un
processo di riconciliazione in ogni provincia». Non basta. Fra il rafforzamento
dell'azione armata contro Al Qaeda e i talebani suoi complici da un lato, e gli
sforzi per indebolire la presa del movimento integralista sulla popolazione
afghana dall'altro, Obama indica una serie di ulteriori iniziative, che vanno
da una più ampia concertazione diplomatica internazionale, al dispiego di
risorse economiche più consistenti. Sul terreno diplomatico il presidente Usa illustra l'idea di dar vita ad un «gruppo di contatto»,
che coinvolga nella ricerca di soluzioni alla crisi un gran numero di soggetti,
compresi Paesi confinanti con l'Afghanistan che in passato
o nel presente hanno avuto o hanno rapporti difficili o conflittuali con gli
Stati Uniti: dalla Russia alla Cina, dall'India allo stesso Iran.
Non è una proposta vagante nel limbo dei desideri, visto che già martedì
prossimo a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull'Afghanistan
cui sono invitati fra gli altri anche i rappresentanti di quei Paesi. IL
RUOLO DI ISLAMABAD Il coinvolgimento dei governi vicini riguarderà in primo
luogo però il Pakistan, di cui Obama riconosce il ruolo chiave. È fondamentale
contribuire alla stabilità di uno Stato il cui territorio è infestato dalle
stesse milizie che combattono contro il governo di Kabul. Ad Islamabad è
destinato un programma «di sostegno diretto» pari a sette miliardi e mezzo di
dollari. Questo non equivarrà ad un «assegno in bianco», ma dovrà avere per
contropartita un impegno più efficace del potere politico e militare pachistani
nel contrastare Al Qaeda. Positive le prime reazioni sia a Kabul che ad
Islamabad. Il portavoce di Hamid Karzai afferma di «condividere l'impianto
generale della revisione strategica» enunciata dal capo della Casa Bianca ed in
particolare il riconoscimento che la minaccia di Al Qaeda «proviene soprattutto
dal Pakistan». Il ministro degli Esteri di Islamabad, Shah Mehmood Qureshi,
parla di «approccio molto positivo» da parte della nuova amministrazione Usa, e garantisce che il suo Paese «è intenzionato a
svolgere un ruolo attivo e costruttivo».
( da "Stampa, La" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Evento Gli sudenti
tortonesi hanno incontrato l'inviato de La Stampa Manacorda: dai titoli tossici
fatti "a fette" al crollo della sincerità "Le salsiccie e Arisa
Così vi spiego la crisi" MARIA TERESA MARCHESE TORTONA All'origine della
crisi ci sono «salsicce finanziarie» di pessima qualità che le banche non sono
riuscite a digerire. Questa per il giornalista economico Francesco Manacorda la
prima chiave di lettura della crisi che sta sconvolgendo il mondo. La seconda è
la cantante Arisa con la sua «Sincerità»: «Un elemento imprescindibile per una
relazione stabile». Proprio ciò che è venuto meno nel sistema bancario dove
nessuno si fida più di nessuno. Inviato d'economia de La Stampa, Manacorda ieri
mattina ha incontrato gli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori
cittadine nella sala convegni della Fondazione Cassa di RisparMio di Tortona,
che collabora alla realizzazione degli incontri con i giornalisti del
quotidiano. «Ad agosto 2007 negli Usa è scoppiata la
bolla immobiliare. Oggi, a meno di due anni, il mondo intero è in recessione.
Qual'è l'origine della crisi, chi ha sbagliato, di chi è la colpa, perchè la
crisi finanziaria Usa ha portato alla crisi economica
globale, quale l'effetto sulla nostra vita e cOsa succederà adesso?» Manacorda
ha ripercorso la storia della crisi a partire dalla metà degli anni '90: la
bolla immobiliare negli Stati Uniti con le famiglie che s'indebitano per
comprare casa e le banche che «impacchettano» mutui in strumenti finanziari e
li vendono, magari «a fette», per allontare da sè i rischi d'insolvenza. «Tutto
funziona finché crollano i prezzi delle case che avevano avuto un'impennata del
30%. A questo punto, chi paga i mutui?» Sì perché nel frattempo sono stati
inventati anche i prestiti Ninjia (senza garanzie) che fanno parte dei mutui
«subprime», quelli della gente meno solvibile. La crisi degli Usa (che grazie al denaro facile erano diventati il paesi
dei compratori, mentre la Cina è quello dei
produttori) contagia l'Europa e il resto del mondo. Così crolla la fiducia e
dalla crisi finanziaria si arriva a quella economica. «L'economia cade perchè
gli Usa stanno seduti su una montagna di debiti: 53
trilioni di dollari (4,5 volte il Pil)». La colpa è di chi è stato troppo
ottimista, cioè di tutti; poi del sistema di retribuzione dei manager, sempre
orientati al breve periodo («Faccio soldi adesso, poi si vedrà»), della Federal
Reserve, colpevole di aver «drogato» il mercato con tassi troppo bassi. Che
accadrà adesso? «Nessuno lo sa». Al termine la parola passa agli studenti.
Anita Arendarczyk, 5ª A Peano: «Ci sono sistemi economici maggiormente
penalizzati dalla crisi?» «Chi è già in una situazione di instabilità economica
ha problemi maggiori ad affrontare la crisi: dipende dalla capacità di
reagire». Josy Sestoni, 4ª ragioneria: «Il piano Obama può risolvere il
problema dei mercati borsistici negli Usa?» «Non
saprei. Il premier Ceco, Mirek Topolanek, lo ha definito una strada verso
l'inferno. Forse è meglio attendere come andranno le cose». Alberto Cardellini,
5ª sc. tecn. Marconi: «In quali termini la crisi attuale può essere confrontata
con quella del '29». «Quella fu la prima crisi globale che dagli Usa si estese agli altri Paesi. Questa è andata più avanti
dal punto di vista finanziario, ma per fortuna non ci sono ancora i problemi
sociali che quella crisi portò: ricordiamoci che finì con una guerra mondiale».
Barbara Molinelli, 5ª A sc. Peano: «Come influirà la crisi sul mondo del
lavoro?» «E' possibile che diventi più difficile per i giovani trovare
occupazione, ma forse un passo indietro sulla globalizzazione potrebbe anche
facilitare l'accesso al mondo del lavoro. Certo il vostro sarà un lavoro
diverso, oggi si dice flessibile, eufemismo per precario. Speriamo più
elastico, ma anche verso l'alto». Dejan Stevanovic, 4ª ragioneria: «Quali risvolti avrà a livello globale l'interazione fra economia
della Cina e degli Usa?» «I destini di queste due superpotenze sono più incrociati di
quello che pensiamo. La bolla americana in fondo ha aiutato lo sviluppo della Cina». Chiara Giordano, 4ª A sc. tecn. Marconi: «Quali cambiamenti
nel nostro quotidiano richiederà la crisi?» «Molti dicono che ridurrà i
consumi nell'immediato». Francesco Boggio Sola, 3ª A sc. Peano: «Gli Usa resteranno al centro dell'economia?» «Forse avranno più
voce in capitolo altri Paesi, ma gli Usa rimarranno il
perno». Francesco Agosti, 4ª A sc. Peano: «Dopo la crisi si potrà richiedere
all'economia maggiore etica?» «Ci sono già tendenze in questo senso. Ci vorrà
più etica delle banche, ma anche del risparmiatore: non si può pensare che ci
siano mutui facili, chi lo fa è anche lui un po' colpevole». Paolo Ronca, 4ª
ragioneria, ha sollevato il problema della mancanza di adeguati strumenti di
controllo sulle società quotate in borsa e Piero Bellone, 4ª A sc.tecn.
Marconi, quello dei meccanismi attraverso i quali un crollo della borsa può
attivare un settore sano e produttivo. «Per ora i controllori hanno stipendi
molto più bassi dei manager controllati: per questo i cervelli migliori
scelgono la seconda strada. Il blocco dei consumi spazza via le aziende meno
solide, ma se si va oltre un certo limite non ci si riprende più». Francesco
Lorenzon, 4ªA sc. Peano: «La crisi aggraverà i problemi ambientali o aiuterà a
risolverli?» «L'aiuterà probabilmente: l'innovazione tecnologica è uno degli
strumenti messi in campo da Obama». Valentina Boso, 4ª ragioneria: «Mezzi di trasporto
a basso impatto ambientale possono contribuire a creare una situazione
positiva?» «Non vedo nell'economia verde una capacità in più di riattivare il
sistema, tuttavia è meglio investire in infrastrutture che aiutano l'ambiente
piuttosto che in quelle tradizionali». Marco Sorgon, 3^A sc. Peano: «Se non ci
fossero state le fusioni tra banche e si fosse puntato più sul made in
Italy...» «E' difficile remare contro la globalizzazione. E poi il consumatore
ha avuto dei benefici: le magliette a tre euro le producono in Cina. Per le banche è lo stesso: con meno colossi bancari
oggi ci sarebbero meno problemi? Non so». Erdi Cimo, 4^ ragioneria: «Visti i
rialzi delle borse si può pensare a investire?» «Non chieda a me che fare dei
suoi risparmi. Comunque personalmente penso che la borsa sia ancora un posto da
cui stare alla larga». Linda Ravazzano, 3ª sc. Peano: «In che misura si può
agire per arginare la disoccupazione?» «Imprese più competitive, assumono. Ma è
come fare? Questo è il problema». Francesco Arzani, 5^A sc. tecn. Marconi: «E
rinunciare a una crescita a tutti i costi?» «C'è anche chi teorizza la
decrescita felice, io penso che si possa trovare un nuovo equilibrio». Serena
Marra, 4^A sc. tecn. Marconi: «E' logico incentivare il mercato dell'automobile
e non altri settori?» «E' logico incentivare le grandi aziende che danno non
solo lavoro ma sono anche volano di sviluppo, di ricerca». Vladimir Girtu, 4ª
ragioneria: «Come si devono comportare i Paesi entrati di recente nell'unione
Europea?» «Quelli dell'Est? Pensavano all'Europa come punto d'arrivo, invece si
sentono soli. Il rischio e che tornino a rinchiudersi nei confini nazionali. E'
ragionevole pensare che l'Unione Europea nei prossimi anni perda qualche
pezzo». Dana Laura Zanfir, 4ª professionale Carbone: «Il debito pubblico e i
vincoli dell'Unione Europea possono costituire un impedimento per uscire dalla
crisi?» «Sì. Questo è il momento di immettere soldi nell'economia». Alessandro
Galia, 4ª professionale Carbone: «Nel mercato del lavoro quali sono gli
interventi che possono aiutare l'economia?» «Meno precariato, perché chi non ha
reddito stabile consuma meno. Un'ipotesi è il salario unico d'ingresso, con una
serie di tutele crescenti man mano che il lavoratore acquista anzianità».
( da "Tempo, Il" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
stampa Obama:
standard più elevati per la finanza. I Grandi del mondo cercano un nuovo
sistema per l'economia Potrebbe essere lo spartiacque della crisi che sta
strozzando le economie di tutto il pianeta. Lula e Brown: 100 miliardi per il
commercio. . Al G20 che si tiene a Londra giovedì prossimo si incontreranno
oltre ai paesi che tradizionalmente hanno la leadership del mondo, come gli
Stati Uniti, anche i nuovi attori della scena internazionale, e in particolare la Cina. L'obiettivo
è uno: trovare una soluzione in grado di contemperare le esigenze, spesso
opposte, dei paesi con un nuovo sistema di regole in grado di garantire una
maggiore trasparenza sui mercati e di ricostruire quella fiducia che la
mancanza di precisi paletti ha fatto sparire tra gli operatori economici.
Ma sarà anche una assise che sancirà la fine dell'unilateralismo Usa. Almeno secondo il ministro degli esteri inglese, David
Miliband: «Obama non verrà a Londra per imporre le idee e i programmi di una superpotenza»,
ma «per parlare, per capire e per concordare con l'Europa e con i Paesi in via
di sviluppo quali sono le strategie più efficaci» per affrontare la crisi e la
questione ambientale. Obama, che si presenta per la prima volta ufficialmente
al consesso dei grandi della terra, chiederà innanzitutto standard normativi
globali più elevati per il sistema finanziario. Così ha ricordato ieri il
segretario al Tesoro, Timothy Geithner, in un'audizione alla Comissione Servizi
Finanziari della Camera dei Rappresentanti. «Abbiamo iniziato a lavorare con i
nostri partner internazionali per riformare e rafforzare il Financial Stability
Forum in modo che possa giocare un ruolo efficace insieme alle istituzioni
originarie di Bretton Woods nel rafforzare il sistema finanziario» ha detto
Geithner. L'obiettivo di Obama, ha affermato il segretario al Tesoro, «è
assicurarsi che gli standard normativi globali per il sistema finanziario siano
all'altezza degli standard elevati che stiamo applicando negli Stati Uniti». Non
sarà facile ottenere il via libera senza contropartite soprattutto per i paesi
cosiddetti emergenti. Ieri ad esempio il primo ministro britannico Gordon Brown
e il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva hanno deciso di proporre
la creazione di un fondo mondiale da 100 miliardi di dollari per rilanciare il
commercio internazionale. Un appello che avrà sicuramente l'appoggio della
Commissione Ue. Ieri il presidente Josè Manuel Barroso ha tuonato: «La
recessione non deve e non può essere una scusa per tornare indietro sul fronte
degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. Le nazioni più avanzate dovrebbero
essere in grado di spendere 35 miliardi di euro entro il 2015». Un tema sul
quale ieri si è espresso anche il ministro Tremonti che ha proposto un prelievo
sull'Iva che attraverso le organizzazioni no profit aiuti i Paesi in difficoltà
come quelli africani. è la cosiddetta «de-tax» che sarà presentata
ufficialmente al G8 in Sardegna.
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza
sezione: Mercato Globale data: 28/03/2009 - pag: 35 autore: di James T. Areddy
Ora la crisi travolge anche i piccoli cinesi Per la prima volta i nuovi
imprenditori del Celeste Impero devono affrontare il crollo della domanda. E
hanno una gran paura di perdere il loro benessere Tony Yu è diventato ricco
contribuendo a trasformare la Cina nel polo
manifatturiero del mondo. In dieci anni la sua piccola società ha allestito
oltre cento linee di assemblaggio per attrezzature specialistiche: dalle pompe
e le tubature per il trasporto di sostanze chimiche fino agli impianti ad alta
tecnologia. Gli affari andavano talmente bene che il suo problema più grande
era riuscire a tenere a bada i produttori impazienti di inaugurare nuovi
impianti. Yu ha portato via diversi ingegneri ai suoi rivali e ha acquistato
una dimora che dà sul più bel campo da golf di Shanghai. Adesso il suo libro
degli ordini si sta svuotando. Le esportazioni della Cina
a febbraio hanno registrato un calo del 26% circa rispetto all'anno precedente,
il quarto in una serie negativa di declini mensili. Il boom delle fabbriche
cinesi è finito, e Yu sta cercando nuove idee. «Abbiamo cavalcato l'onda dello
sviluppo economico negli ultimi anni», spiega. «Non sappiamo cosa fare per
l'immediato futuro». Tony Yu osserva un lavoratore della sua società GenTech,
alla periferia di Shanghai, Cina. Il suo destino riflette
una sfida più grande che aspetta la stessa Cina. La
crescita, spesso a due cifre, del Paese dipende pesantemente dal ritmo
frenetico degli investimenti nel settore manifatturiero. Oltre il 40% del
prodotto interno lordo della Cina deriva dalla
costruzione di fabbriche e altri tipi di investimenti in attività fisse. A
questa situazione hanno contribuito migliaia di nuovi imprenditori come Yu
arrivati dal nulla, che hanno aiutato l'economia cinese a crescere di ben 14
volte dal 1980. I loro audaci ingressi nel mercato industriale (chiamati xia
hai o salti nel mare) e i loro metodi spesso non ortodossi, hanno
contemporaneamente entusiasmato e raffreddato il resto della comunità
industriale. Piccole società hanno sconvolto colossi internazionali con tagli
dei costi aggressivi e talvolta anche con tagli della qualità. La rapidità era
tutto. «L'importante non era essere bravi, ma esserci», spiega Yu. In un
decennio, questi ambiziosi imprenditori hanno creato cinque milioni di aziende
con almeno otto dipendenti ciascuna. Hanno creato circa 75 milioni di posti di
lavoro per i laureati cinesi, i lavoratori licenziati dalle società statali e
moltissime persone provenenti dalle campagne. La produzione delle società
private cinesi e la loro spesa per gli investimenti ha rappresentato la metà
del pil cinese. Ora, con i clienti internazionali che si trovano in recessione,
migliaia di impianti sono chiusi e i produttori hanno ridotto i propri piani di
espansione. Per le piccole aziende cinesi è la prima crisi, e molte stanno
cercando di reinventarsi. Yu, 49 anni, ha costruito una società legata alla
forte spesa per gli investimenti da parte dei suoi colleghi imprenditori. La
sua GenTech di Shanghai fornisce container, pompe e tubature che possono trasportare
in sicurezza gas spesso pericolosi e altre sostanze chimiche che i produttori
utilizzano nella realizzazione di semiconduttori e altri prodotti ad alta
tecnologia. Gestita insieme alla moglie, Joan Cui Rong, e con un fatturato di
20 milioni di dollari l'anno scorso, la società è ben posizionata per competere
con aziende molto più grandi come le americane Air Products & Chemicals e
Praxair. Yu, il cui vero nome è Dong Lei, ha studiato ingegneria meccanica a
Pechino e ha conseguito un dottorato in ingegneria agricola nel 1987 presso la
Newcastle University, in Inghilterra. Annoiato dalla ricerca sulle attrezzature
agricole e dalle direttive impartitegli dal suo professore, spiega Yu,
trascorse gran parte dei suoi quattro anni di studio scrivendo poesie. A quel
tempo, quasi tutti in Cina lavoravano per il governo,
ma Yu entrò alla Cargill, colosso americano fornitore di prodotti e servizi
alimentari, che lo inviò in Cina per costruire un
impianto per la frangitura di oleaginosi e successivamente a Sioux City, Iowa,
per gestirne uno. Lavorando in Iowa all'inizio degli anni 90, Yu sentì che si
stavano aprendo opportunità più dinamiche in Cina. I cinesi «hanno bisogno di moltissime cose dal mondo esterno»,
ricorda di aver pensato. Quindi, si licenziò dalla Cargill per provare a
esportare attrezzature in Cina dalla sua casa in Iowa. Un
amico di un amico in Cina lo aiutò ad acquisire ordini per 1 milione di dollari da una
nuova società costruttrice di microprocessori per tubazioni chimiche realizzate
in Usa, un articolo talmente specialistico che persino Yu non
era completamente sicuro di ciò che stava promettendo di consegnare. Esportava
inoltre prodotti di routine, come attrezzature per ambulanze e pompe per
stazioni di servizio per gas. Dopo un periodo di lavoro a Shanghai per un
produttore di carni suine americano che voleva entrare nel mercato, Yu cominciò
a lavorare da solo. Fin dalla sua prima vendita a una società di microchip, Yu
aveva tenuto come riferimento il settore dei semiconduttori. Quindi, quando i
costruttori di chip iniziarono a trasferirsi nell'area a basso costo del delta
del fiume Yangtze vicino a Shanghai attorno al 2000, cercò di entrare nel
mercato. Presentandosi come un veterano della nascente industria high-tech
cinese, Yu iniziò a vincere contratti per la fornitura di attrezzature alle
nuove fabbriche. Nel 2001 concluse un accordo che lo mise al comando di una
società che forniva attrezzature per le fabbriche farmaceutiche. Ma
successivamente si riconcentrò sul settore high-tech. Oltre all'industria dei
semiconduttori, in Cina erano presenti società
costruttrici di fibre ottiche e televisori a schermo piatto, e tutte volevano
attrezzature per le linee di assemblaggio e le volevano rapidamente e a basso
costo. Per Yu, era meno difficile acquisire gli ordini che trattenere i suoi
ingegneri che volevano aprire società concorrenti. Ma con l'arrivo della crisi,
improvvisamente la GenTech ha scoperto che i suoi ricavi non coprivano le spese
per il suo team di ingegneri e di venditori, in tutto 150 persone. Inoltre, a
gennaio, Intel ha dichiarato di voler eliminare Shanghai come base di
assemblaggio. Anche se Intel non è cliente della GenTech, Yu vede questa mossa
come un segnale che le società tecnologiche iniziano a considerare l'area di
Shanghai troppo costosa. A pochi mesi dal suo cinquantesimo compleanno, Yu si
trova ad affrontare un periodo molto difficile. Per la GenTech, dice, «sarà un
anno difficile», ma dovrebbe riuscire a evitare la sua prima perdita annua,
grazie ad alcuni ordini inattesi da società produttrici di fibre ottiche che
vogliono entrare nel mercato dei telefoni cellulari di terza generazione in Cina. Yu promette che eviterà i licenziamenti o la riduzione
degli stipendi quest'anno. Bevendo un caffé nella sala del consiglio d'amministrazione,
Yu ha parlato delle sue speranze per una nuova «applicazione killer» che
produrrà una nuova tornata di investimenti tecnologici in Cina.
Ma subito dopo ha elencato i motivi per cui per adesso è poco probabile.
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza
sezione: I Vostri Soldi il Trader data: 28/03/2009 - pag: 51 autore: di Ester
Corvi Emergenti e vincenti Le borse degli emerging market hanno messo a segno
rialzi a doppia cifra da inizio anno, con in testa l'America latina. Fino a
quando potranno salire? Se il crollo dei listini è cominciato dai paesi
emergenti, anche la ripresa partirà da lì? Una domanda che molti investitori si
pongono, confrontando il rialzo messo a segno dalle borse degli emerging market
rispetto a quelle dei paesi sviluppati, che hanno evidenziato un netto recupero
nelle ultime settimane. Il distacco è evidente, con l'indice Msci emerging
markets (in euro) in crescita dell'8,4% da inizio anno, trainato dall'America
Latina, che ha messo a segno un rialzo del 14%, con punte del 23,4% per il
Brasile e del 21% per il Cile. Meno dinamica la Cina (+7,6%), che con il Brasile incide per il 30% sulla
capitalizzazione complessiva degli emergenti. I paesi occidentali, nonostante i
progressi recenti, stazionano invece ancora in area negativa (-4,3% negli Usa e -11,4% in Eurolandia). Un distacco destinato ad ampliarsi nei
prossimi mesi? A parere degli specialisti di Sarasin, approfittare delle
base quotazioni dei mercati emergenti, scese a livelli antecedenti al boom del
2003 «può essere un'occasione d'oro per gli investitori, nonostante i rischi di
correzioni nel breve termine, date le forti potenzialità di crescita di questi
paesi nel lungo periodo». A sostegno della tesi, ci sono almeno tre elementi da
considerare. Il primo, e quello più recente, si basa sulle dichiarazioni del
governatore della Banca centrale cinese che ha dato sfoggio di otttimismo,
ricordando che gli interventi adottati per contrastare la recessione hanno già
dati importanti risultati, anticipando la ripresa della domanda. Il secondo fa
riferimento ai livelli di valutazioni più contenuti (del 15-20%) degli emerging
market rispetto a quelli industrializzati. Un distacco, fanno notare gli
specialisti della banca elvetica, che è inferiore a quello registrato nelle due
crisi precedenti (del 1988 e del 2001), ma che è imputabile al calo delle
quotazioni delle borse nelle economie industrializzate. In termini assoluti. I
listini emergenti, che hanno un p/e (prezzo/utile per azione) intorno a nove,
non sono stati mai tanto a buon mercato come adesso. Infine bisogna ricordaree,
il migliorato sentiment dei gestori che nell'ultimo sondaggio realizzato da
Merrill Lynch propendono in marzo per dare un leggero sovrappeso, nell'asset
allocation, alle azioni dei paesi in via di sviluppo, per la prima volta negli
ultimi sei mesi. I massicci deflussi di capitali dall'area che si sono
verrificati nel 2008 potrebbero quindi presto cambiare direzione , corroborando
le performance di questi mercati. Nel breve termine gli esperti consigliano
però di essere cauti, perchè molta della strada che potrà essere percorsa
dipende dalla propensione al rischio dei grandi investitori occidentali, in
rapido aumento nelle ultime settimane, ma che potrebbe altrettanto velocemente
rientrare. Secondo gli specialisti di Ing Investment managment «gli indicatori
economici tendono a sorprendere gli investitori e tipicamente iniziamo a
migliorare prima che si manifestino prove reali della ripresa economica».
Giocare in anticipo è l'unica carta vincente. A questo proposito il fondo Ing
Invest Latin America mantiene un leggero sovrappeso su Brasile e Cile, i due
listini che stanno guidando la ripresa dell'America Latina, privilegiando i
titoli a grande capitalizzazione e i settori più difensivi, come le utility.
( da "Secolo XIX, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Se lo stato
italianosi dimenticadi aiutare i porti l'opinione nI VENTI DELLA CRISI
economica che soffiano gelidi sull'intero mondo, rendono ardue le previsioni e
molto difficile, per i governanti, la ricerca di soluzioni adeguate per
rilanciare l'economia. I vari piani annunciati o gli interventi attuati dagli
Stati, sull'onda dell'emergenza, non hanno ancora avuto il tempo di dispiegare
i propri effetti. I diversi "summit" internazionali che si sono
tenuti a ritmo serrato, a prescindere dal numero dei partecipanti, sia a
livello mondiale che europeo, assomigliano ancora a consulti medici attorno ad
un malato grave, ma non hanno individuato alcuna cura da somministrare, in
maniera univoca , all'economia mondiale. Intanto l'economia reale soffre, con
il suo carico di disoccupazione crescente e con il rischio che la crisi
economica degeneri presto in una pesante e diffusa crisi sociale. Le misure
che, sia pure in ordine sparso, i vari Stati stanno adottando sono misure
"shock" che, in pochi mesi, hanno già travolto i capisaldi che
avevano sostenuto, da almeno trent'anni, il governo dell'economia mondiale.
Sono tornati prepotentemente in auge sia l'intervento pubblico nei capitali
delle banche e delle industrie che la necessità di dotare il mercato
finanziario di regole più rigide. I paradisi fiscali sono sotto scopa e torna
ad agitarsi il fantasma del protezionismo. Il governo
italiano, dopo avere per mesi esorcizzato la crisi derubricandola a mero
fattore psicologico, ha iniziato timidamente, anche per il forte peso del
debito pubblico, a reperire qualche risorsa per fronteggiare il momento. Si
tratta, in generale di fondi sottratti all'utilizzo delle Regioni, in
particolare del Sud e provenienti da finanziamenti europei. Tali risorse, sono
state indirizzate a garantire il pagamento della cassa integrazione il cui
utilizzo è cresciuto a dismisura, ma non si vedono ancora misure destinate a
sostenere in maniera strutturale l'economia cercando soprattutto di difendere
imprese e posti di lavoro mentre questi sono ancora in vita. È sulla base di
questo assunto che, alcune settimane fa, le associazioni di categoria riunite
nel cosiddetto "cluster" marittimo portuale, hanno proposto un
insieme di misure volte ad assicurare la sopravvivenza delle imprese portuali,
marittime e di servizio in una fase di così difficile congiuntura economica. Si
tratta di benefici temporanei, di natura fiscale e previdenziale, volti a
ridurre gli oneri delle imprese e del lavoro in modo da potere difendere
l'assetto produttivo esistente e potersi preparare a tempi migliori. Ma
sull'appello del "cluster" marittimo è sceso il silenzio della
politica. Nessun segnale di incontri in vista con il ministro per esaminare
quelle proposte, nessun accenno, nemmeno ipotetico, che la questione esista
come problema nazionale, meritevole almeno di uno sguardo se non di una
soluzione. Viene dunque da domandarsi il perché di una simile indifferenza. È
solo disattenzione, sottovalutazione o imbarazzo per la difficoltà nel reperire
risorse - No è una scelta politica, motivata, non nuova e che giunge da lontano.
È una scelta connessa all'idea di sviluppo economico del nostro paese
propugnata dal nostro ministro dell'Economia e che non prevede, nelle sue linee
fondamentali, lo sviluppo dei porti. Ci sono seri argomenti per dimostrare che
questa è una scelta sbagliata. Un Paese come il nostro, la cui storia economica
è segnata, sin dalla notte dei tempi, dallo sviluppo dei traffici marittimi,
non può prescindere da un sistema portuale efficiente e competitivo. La nostra
economia è e resterà un'economia di trasformazione che importa materie prime ed
esporta prodotti finiti. La globalizzazione conoscerà
(forse) una fase meno tumultuosa, ma certamente non si fermeranno gli scambi
commerciali, soprattutto verso nuovi mercati. Basta guardare i dati delle
esportazioni 2008 per esserne persuasi. Mentre cadono le esportazioni italiane
verso i tradizionali partner europei, dalla Germania, alla Francia, alla
Spagna; crescono invece quelle verso i Paesi mediterranei e del Nord Africa.
Sono le prove generali dell'area di libero scambio euro mediterranea che presto
si realizzerà. C'è poi il grande flusso di merci verso il sud est europeo e la
Turchia che ha visto, negli ultimi anni una crescita imponente, proprio nei
traffici da Bari e che, salvo avvenimenti storici oggi imprevedibili, dovrebbe
tornare a girare a pieno ritmo quando inizierà una fase di ripresa. La scelta
del governo è dunque quella di non investire nell'economia marittima e per lo
sviluppo dei porti. Se non si vuole interrompere brutalmente il processo in
corso di adeguamento infrastrutturale si apre, per i porti, una fase di
necessario "fai da te" finanziario che, tuttavia, preclude la
possibilità di realizzare opere marittime oltre una certa soglia di impegno. Le
"grandi opere", insomma, non saranno più bagnate dal mare. È questo
peraltro il senso di una risposta recentemente data dal ministro ad una
interrogazione parlamentare che chiedeva lumi su un taglio relativo a 70
milioni di euro destinati ad opere infrastrutturali nel porto di Genova.
Sfrondata degli orpelli linguistici burocratico- amministrativi, la risposta
suona più o meno così : «Avete voluto la bicicletta ed ora pedalate», con
riferimento all'idea che il governo ha dell'autonomia finanziaria concessa alle
Autorità portuali. I tagli a tutti i finanziamenti previsti nel " Piano
triennale delle opere del ministero", riferiti ai porti, ha già avuto un
prologo con il taglio sul fondo perequativo per le manutenzioni che ha
significato, per Bari, un taglio di otto milioni per i prossimi due anni. Che
fare allora, oltre che denunciare una politica tanto miope? Per una piccola
Autorità portuale come quella del Levante non resta che valorizzare al massimo
il risicato flusso delle entrate correnti per potere finanziare mutui che
coprano investimenti nelle infrastrutture e nelle manutenzioni. Se un giorno
fosse possibile una discussione sulla questione della concessione Bari Porto
Mediterraneo che non si fermasse all'aspetto scandalistico o giudiziario, ci si
dovrebbe rendere conto che il danno nell'avere dimezzato le entrate correnti
dell'Autorità portuale ed i danni "collaterali" che sono derivati da
un'affrettata gestione della fase conclusiva della costruzione del terminal
crociere (i cinque milioni di euro di contenzioso " scippati"
all'Autorità portuale), sono danni immensi e peseranno a lungo sul porto di
Bari. Che piaccia o no, il grosso delle entrate correnti del porto derivano dai
diritti provenienti dai traffici passeggeri, auto e Tir che si muovono sulle
navi traghetti che scalano Bari. Senza la possibilità di reinvestire quelle
entrate nel porto, il porto è destinato a morire lentamente. La sfida che
abbiamo dinanzi a noi è dunque quella di potere assicurare comunque un futuro
allo sviluppo dell'infrastruttura portuale, anche in carenza di finanziamenti
governativi e ciòè possibile solo se i soldi del porto resteranno nel porto. È
questo un problema dell'oggi ma soprattutto riguarderà coloro che saranno
chiamati ad amministrare nei prossimi anni i porti di Bari, Barletta e
Monopoli. Per questo, da parte di tutti, ci sarebbe bisogno di una maggiore
lungimiranza. Francesco Mariani è presidente dell'Autorità portuale del Levante
scelte sbagliateIl governo ignora lo shipping, ma quella italiana resta
un'economia basata sugli scambi 28/03/2009
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza
sezione: I Vostri Soldi in Gestione i consigli dei gestori data: 28/03/2009 -
pag: 41 autore: di Francesca Vercesi Asia, cautela sul rally Per Pidcock,
specialista sui paesi asiatici di Bny Mellon, la ripresa delle borse del Far
east potrà continuare se l'economia mondiale migliorerà Per Jason Pidcock,
gestore del fondo Bny Mellon asian equity e da 15 anni money manager
specializzato nell'area del Far east (Giappone escluso), nonostante i recenti
rialzi, è necessaria ancora cautela nelle borse asiatiche. Perché la loro
ripresa è legata a doppio filo all'andamento dell'economia globale.Domanda.
Questa settimana è cominciata con uno sprint per le Borse in seguito
all'annuncio del piano da 500 miliardi di dollari da parte del segretario al
Tesoro Usa Timothy Geithner. È l'inizio di una fase
positiva?Risposta. Non è molto chiaro se il piano potrà segnare il passaggio
dal buio alla luce e dunque l'inizio di una nuova fase. Anche se è positivo che
le autorità stiano compiendo ulteriori sforzi per liberare i bilanci delle
banche dai titoli tossici, il fatto di lasciare alle banche la decisione se
accettare o no i prezzi degli asset decisi nelle aste significa che è più
difficile valutare le probabilità di successo. D. Quanto a Eurolandia, sembra
che i tassi di interesse possono essere tagliati ulteriormente, anche se le
misure prese finora dalla Banca centrale europea sono molto decise, secondo
quanto ha affermato a Città del Messico Jean Claude Trichet. Come va letta
questa mossa?R. Dato che l'Eurozona ha sofferto per il rallentamento
dell'economia globale tanto quanto le altre economie, il fatto che la Bce sia
obbligata a cercare di migliorare le condizioni monetarie in modo altrettanto
aggressivo delle autorità negli Usa e nel Regno Unito,
non deve sorprenderci. Quello che appare chiaro è che la Bce rimane più
riluttante a tagliare i tassi di interesse e ha deluso le aspettative dei
mercati. Anche se questa politica potrà rivelarsi più solida sul lungo periodo,
a breve termine essa significherà probabilmente maggiori insoddisfazioni per le
attività nell'Eurozona. D. Come reagirà il mercato asiatico al rinnovato
entusiasmo della piazza a stelle e strisce?R. Pensiamo che l'Asia fino a questo
momento abbia reagito bene al rinnovato entusiasmo del mercato azionario Usa. Tuttavia, la continuità di questa ripresa dipenderà da
un miglioramento delle prospettive per le economie americana, asiatica e
globale. Continuiamo ad aspettarci ancora volatilità sui mercati azionari
globali. Guardando al futuro, sarà più importante vedere miglioramenti
nell'intero scenario economico e non nel solo mercato azionario americano. Non
prevediamo una ripresa economica prima del 2010. Quanto al
rapporto con gli Usa, la Cina non potrà smettere di comprare dollari statunitensi perché ha
bisogno di stabilizzare la sua valuta. Nel futuro, però, sarà in grado di
diversificare maggiormente e andrà verso una maggiore autonomia che le
consentirà di comprare meno dollari.D. Su quali aree e settori
scommettete?R. Hong Kong, Singapore, le Filippine e la Thailandia. Stiamo
lontani dalla Corea del Sud. Dal punto di vista settoriale, preferiamo
l'energia, gli industriali, le telecomunicazioni, i consumi discrezionali e
l'health care.
( da "Tirreno, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 13 - Livorno
«Senza misura» alla Edison Book LIVORNO. Questo pomeriggio alle 17,30 alla
Edison Bookstore presentazione di "Senza misura. I limiti del lessico
globale", (BFS edizioni Pisa 2008) di Alessandro Volpi, docente di Storia
Contemporanea e Geografia Politica Economica presso la Facoltà di Scienze
Politiche dell'Università di Pisa. Partecipano: Alessandra Atturio: vicesindaco
di Livorno, Roberto Nardi: presidente Camera di Commercio, Coordina: Michele
Bianchi: Associazione Ziggurat. La ricchezza finanziaria, per restare tale,
deve sganciarsi dall'economia e crescere in continuazione spalmandosi su platee
sempre più estese, suggestionate dalle impressioni di una
ricchezza estremamente facile: l'artificio dell'irreale diventa più vero del
reale. Sotto la luce della smaterializzazione dell'economia globalizzata, la
questione degli strumenti di misurazione della ricchezza diventa fondamentale.
Info. Via Buontalenti 28 Livorno 0586-884113
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ATTUALITÀ
E il banchiere di Pechino sale in cattedra al G20 di Redazione - 28-03-2009 La Cina sta
rimproverando il mondo alla vigilia della settimana del vertice del G20.
Pechino, infatti, sostiene che i Paesi più importanti non stanno facendo
abbastanza per stimolare le proprie economie e per mettere sotto il controllo
di regole adeguate i mercati finanziari. È toccato al governatore della banca centrale Zhou
Xiaochuang, lo stesso che a inizio settimana aveva suggerito la creazione di
una moneta di riserva internazionale che potesse sostituire il ruolo del
dollaro, il compito di accusare la comunità internazionale di non essersi
rivelata in grado di imitare l'azione «decisiva» della Cina
per il rilancio dell'economia. Il fatto che le iniezioni di capitali
nell'economia (486 miliardi di dollari) comincino a dare buoni frutti, ha
spinto le autorità cinesi a rilanciare la loro visione di un nuovo mondo e di
un nuovo ordine finanziario mondiale. L'offensiva è cominciata all'inizio di
marzo, quando il premier Wen Jiabao ha espresso le sue «preoccupazioni» per la
sorte dei 740 miliardi di dollari di riserve cinesi investite in T-bond di
Washington. «La Cina ha le carte in regola - dice
Glenn Maguire, chief economist per l'Asia di Société Générale - dopo aver
stabilizzato la crescita economica. Perciò si sta mettendo nella condizione di
rivendicare un ruolo nel G20 molto più significativo che nei passati meeting
internazionali». Tra l'altro, il 2 aprile, i banchieri di Pechino appariranno
sulla scena di un grande vertice internazionale per la prima volta dopo che, a
fine 2008, il Pil cinese ha sorpassato quello della Germania, collocandosi così
al terzo posto assoluto dietro Usa e Giappone.
Intanto, secondo i dati di Bloomberg, la Borsa di Shanghai è in testa per le
perfomance. Gli investimenti fissi sono saliti del 26,5% nei primi due mesi
dell'anno. I prestiti bancari sono quadruplicati e la vendita di autoveicoli è
schizzata del 25%. Tutto merito, ha scritto in settimana il governatore Zhou
sul sito della People's Bank of China, delle «misure politiche tempestive e
adeguate assunte dall'esecutivo, a dimostrazione della superiorità del nostro
sistema, quando si tratta di prendere decisioni politiche vitali». In realtà,
l'azione del governo non è stata sufficiente a evitare una frenata del Pil,
oggi in crescita «solo» del 6,9%, e a scongiurare così la perdita dei posti di
lavoro di circa 20 milioni di cinesi che non sono rientrati in fabbrica o in
ufficio dopo le festività di febbraio. Ma Pechino non cambia rotta, ha scritto
il ministro delle Finanze, Xuie Xuren: occorre accelerare gli incentivi al
sistema economico e contrastare il protezionismo. Il sistema di mercato, si
legge ancora nel sito della banca centrale, «se mancano le regole conduce alle
bolle speculative e al collasso generale, come sta capitando in questi mesi».
Infine, Zhou ha chiesto al governo poteri speciali per emanare, in caso di
emergenza, «misure finanziarie adeguate senza dover sottostare a un iter di
approvazione lungo e, certe volte, dall'esito non scontato». Insomma, Pechino
vuol proiettare al centro della scena la sua politica ma anche il suo manager
di punta. Una buona notizia, perché un maggior impegno della Cina,
di questi tempi, può risultare prezioso. Riproduzione riservata Bloomberg
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ATTUALITÀ Il laser
estetico di El.En paga la crisi Usa di Redazione -
28-03-2009 I laser per l'estetica firmati El.En danno qualche segno di
cedimento. La società toscana guidata da Andrea Cangioli, infatti, ha già
previsto che chiuderà il 2009 con una contrazione del fatturato e dell'ebit. In
particolare, il giro d'affari subirà una riduzione compresa tra il 15% e il
20%, mente l'ebit si attesterà al 4% rispetto a un 10% registrato nel 2008. Il
motivo? Le condizioni di mercato che sono andate progressivamente
deteriorandosi nel corso dell'esercizio e in particolare negli ultimi tre mesi
dell'anno. «È un anno strano - commenta Cangioli - siamo passati da numeri
record conseguiti nel 2008 a una probabile flessione per il 2009. E ciò senza
alcun periodo di transizione». Se dunque il 2008 è stato un anno
complessivamente positivo, nel quarto trimestre la società ha iniziato ad
avvertire i primi segnali di contrazione. «Il mercato sul quale è stata
riscontrata la più consistente riduzione della domanda - sottolinea una nota
del gruppo - è quello dei sistemi per estetica negli Stati Uniti, sul quale
opera la controllata Cynosure (quotata sul Nasdaq) e che costituisce un
riferimento a livello mondiale». Il 2008, infatti, per il gruppo che realizza
macchinari laser utilizzati nei settori industriale e dell'estetica è stato un
anno eccezionale: il bilancio è stato chiuso con un fatturato consolidato pari
a 221,5 milioni di euro (+14,5%), un ebitda positivo per 27,8 milioni di euro
(26,3 nel 2007), un ebit per 20,8 milioni (21,3 nel 2007) e un risultato ante
imposte per 22,5 milioni di euro (35,4 milioni nel 2007). Ora però il
management, per affrontare l'attuale situazione di mercato, punta comunque a
rafforzare la presenza nei diversi mercati in cui attualmente opera.
«Proseguiremo nell'innovazione delle applicazioni di tecnologia laser -
sottolinea Cangioli - e anche nella ricerca di nuove terapie che possano trarre
giovamento dall'utilizzo di questo tipo di strumenti». Per quanto riguarda il
settore industriale-manifatturiero, la società sta rafforzando gli impianti di
produzione che già possiede in Cina e Brasile.
El.En infine è una delle poche società di Piazza Affari che godono di una
consistente liquidità, oltre 50 milioni di euro. «In realtà, buona parte della
cassa è in Cynosure - precisa Cangioli - Pur non avendo nell'immediato progetti
operativi di particolare importanza, il nostro obiettivo rimane quello di
proseguire a crescere per linee interne. Valuteremo però eventuali
opportunità di acquisto che si dovessero presentare, nonché la costituzione di
nuove società».
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
FONDI &
RISPARMIO Small cap mondiali in salsa iShares Sbarcano a Francoforte tre cloni
su azioni a bassa capitalizzazione delle Borse Usa,
Far East e Japan di Redazione - 28-03-2009 Scommettere sulla ripresa partendo
dalle small cap. Sembra assumere questo ruolo l'idea di iShares di lanciare
nella Borsa di Francoforte tre nuovi Etf armonizzati, correlati a indici di
azioni a bassa capitalizzazione quotate negli Stati Uniti, Giappone e Asia
emergente e chiamati iShares S&P SmallCap 600, iShares Msci Japan SmallCap
e iShares Msci Ac Far East Ex-Japan SmallCap. Vediamoli nel dettaglio. L'iShares
S&P SmallCap 600 impiega una strategia di replica del sottostante di tipo
«fisico», ovvero acquista effettivamente i singoli componenti dell'indice di
riferimento per ottenere le stesse performance. Nel caso specifico, trattandosi
di un paniere costituito da ben 600 azioni, la replica è sintetica, cioè
approssimata con un numero inferiore di società, ottimizzata con l'investimento
in 448 titoli. In pratica i più significativi. Il benchmark misura il
rendimento delle maggiori società a bassa capitalizzazione (fino a 13 mln di
dollari) quotate nelle Borse statunitensi. Un settore che vale meno del 3%
dell'intero mercato Usa. I principali settori
economici sono finanza (18,4%), industria (18,2%), informatica (17,9%), salute
(13,7%) e beni voluttuari (13,3%). SFIDA AL RUSSELL 2000. Sulla Borsa Italiana
è quotato qualcosa di simile, ma non uguale. È l'Etfs Russell 2000, che pur
essendo correlato a un differente benchmark, offre un'esposizione alla stessa
asset class, coprendo ben 2.000 small cap, pari a oltre il 3% delle azioni Usa. Ha un Ter (costo annuo) leggermente superiore all'Etf
di iShares (vedere tabella), lo 0,45% annuo, e capitalizza i dividendi. C'è
però una grande differenza. In questo caso la replica del benchmark è ottenuta
tramite l'impiego di swap, che vengono finalizzati con tre distinte controparti
e interamente collateralizzati per abbattere ogni rischio di contoparte. La
correlazione tra l'S&P SmallCap 600 e il Russell 2000 è elevata, pari a
0,9956 nell'ultimo triennio. La volatilità annua, nel 2008, è più che
raddoppiata rispetto alla media dei cinque anni precedenti ed è pari,
rispettivamente, al 18,4% e 19 per cento. I rendimenti, infine, sono stati
nettamente a favore del Russell 2000 nelle fasi di recupero dai minimi di Borsa
del 2002 e 2003, mentre su base annuale le differenze con l'S&P SmallCap
sono minori. Le società di piccola capitalizzazione sono risultate più
performanti e pronte alla ripresa, rispetto alle blue chip, dai minimi del
2002, tant'è che sono ancora in rialzo di circa il 20%, mentre l'S&P 500 si
ritrova agli stessi livelli di allora. LE PICCOLE ASIATICHE. L'indice Msci
Japan SmallCap è composto da circa 800 azioni con una capitalizzazione compresa
tra i 200 e i 1.500 milioni di dollari trattate nella Borsa di Tokyo. Industria
(23,6%), beni voluttuari (20,2%) e finanza (19,6%) sono i tre settori economici
più rappresentativi. Invece l'indice Msci Ac Far East ex-Japan SmallCap è costituito da un migliaio di aziende a bassa capitalizzazione di
nove nazioni emergenti dell'Est Asia: Taiwan (27,1%), Corea del sud (21,8%), Cina (18,5%), Hong Kong (11,6%), Singapore (9,6%), Malesia,
Tailandia, Indonesia e Filippine. I maggiori settori economici dell'indice sono
finanza (19,4%), beni voluttuari (18,6%), industria (18,2%), informatica (16,3%)
e materiali (11,4%).
( da "Tirreno, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 23 - Sport Un
soffio sulla fiamma «Troppi pericoli», addio staffetta con la fiaccola Il giro
si riduce al paese che ospita i Giochi DENVER (Usa).
Il Comitato olimpico internazionale (Cio), riunito a Denver, ha deciso di
sopprimere la staffetta internazionale della torcia olimpica, che si limiterà
d'ora in poi ad attraversare solamente il paese ospitante dei Giochi. La
decisione del Cio è stata condizionata dalle vibranti
proteste mosse lo scorso anno contro la Cina, accusata di
violare i diritti umani. La torcia olimpica destinata ai Giochi di Pechino
divenne infatti, in molti paesi del mondo, bersaglio dei contestatori. Un modo
per acquisire grande visibilità, com in effetti è stato. «Nel 2004 (anno della
prima staffetta della fiamma olimpica fuori dai confini dal paese organizzatore
ndr) - ha affermato Gilbert Felli, direttore esecutivo del Cio - avevamo
già concluso che sarebbe meglio che la torcia resti all'interno del paese. In
modo da essere controllata meglio». «Pechino - ha proseguito Felli - aveva
organizzato una staffetta internazionale e noi l'abbiamo accettata. Abbiamo
però concluso, avendo visto quanto accaduto lo scorso anno, di non farlo più».
Gli organizzatori delle Olimpiadi invernali di Vancouver e di quelle estive di
Londra 2012 avevano già deciso di limitare il passaggio della torcia
all'interno dei confini nazionali. Il Cio ha chiesto agli organizzatori dei
Giochi invernali di Sochi 2014 di limitare il percorso della fiaccola
all'interno della Russia. La decisione del Cio sarà aggiunta al contratto che
sarà stipulato tra il Comitato olimpico e il paese a cui saranno attribuiti i
Giochi ed entrerà in vigore dall'edizione del 2016 che sarà assegnata il
prossimo ottobre. Oltre a questo provvedimento, la commissione esecutiva del
Cio, che termina oggi i suoi lavori,ha studiato le relazioni dei paesi
organizzatori dei Giochi di Vancouver, Londra e Sochi senza però lasciar
trapelare nulla. Non c'è stato nessun progresso nel contrasto che contrappone
il Cio e il Comitato olimpico americano (Usoc) per quanto riguarda la
redistribuzione dei proventi del marketing olimpico. Una questione che ostacola
la candidatura da parte di Chicago ad ospitare i Giochi previsti nel 2016. Per
questa edizione dei Giochi c'è stata la prima presentazione ufficiale delle
candidature delle quattro finaliste: oltre a Chicago, sono in lizza Rio de
Janeiro, Tokyo e Madrid.
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 22 - Economia
IL MERCATO I grandi del mondo al test del risparmio Gli americani ora sono
costretti a mettere soldi da parte: 4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10%
ALESSANDRO PENATI Come quasi tutte le crisi finanziarie, anche quella attuale
ha come sfondo uno squilibrio dei flussi internazionali di capitale. Fino al
�98, i paesi asiatici avevano finanziato la propria crescita importando
capitali, che hanno alimentato credito facile e bolla immobiliare. Scoppiata la
bolla, fuggiti i capitali, i sistemi finanziari locali sono crollati, causando
una devastante crisi economica. Da allora hanno spinto la crescita attraverso
le esportazioni, accumulando un surplus di risparmio, investito prevalentemente
negli Stati Uniti, che ha permesso agli americani di "vivere al di sopra
dei propri mezzi", alimentando credito facile e bolla immobiliare. La
bolla si è sgonfiata, il sistema finanziario degli Usa
è crollato ed è arrivata la crisi. Stesso film, ruoli invertiti. I paesi
asiatici, complessivamente, hanno accumulato nel decennio un avanzo delle
partite correnti (l´eccesso del risparmio di un paese rispetto ai propri
investimenti) di 5.000 miliardi: una cifra colossale, affluita prevalentemente
negli Usa, che nel periodo hanno importato capitali
esteri per 6.500 miliardi. Il modello di sviluppo asiatico è stato emulato in
Europa dalla Germania: 1.200 miliardi di capitali complessivamente esportati in
dieci anni, in parte verso l´Europa dell´Est, ma soprattutto verso i paesi
"periferici" di Eurolandia (Portogallo, Italia, Spagna, Grecia, e
Irlanda). Tutti assieme, questi paesi hanno importato 1.500 miliardi. In Spagna
e Irlanda, i capitali esteri hanno finanziato il settore privato e la bolla
immobiliare; in Italia e Portogallo, il disavanzo pubblico; in Grecia,
entrambi. Sono questi i paesi di Eurolandia che gli investitori percepiscono a
più alto rischio. Nessuno ha ostacolato lo sviluppo di questo imponente
squilibrio nei flussi di capitale: agli americani faceva comodo spendere tutto
il reddito e non risparmiare; all´Asia conveniva che la cicala americana
trainasse la loro crescita (anzi l´ha agevolata, sostenendo il dollaro con
acquisti massicci di Treasury Bonds); alla Germania conveniva spingere la
propria industria con le esportazioni, alla Spagna drogare la crescita con la
bolla immobiliare, e all´Italia finanziare più agevolmente il debito pubblico
(oltre la metà del nostro debito, ben 747 miliardi, è in mani straniere). Così,
a fronte di una crescita potenziale di circa il 3%, il mondo è cresciuto negli
anni passati al 5%. E oggi, Cina e Giappone sono i principali creditori del Governo americano; la
Germania, dei paesi di Eurolandia. Ora che la bolla si è sgonfiata, il consumatore
americano è costretto a risparmiare: 4,2% del reddito, ma si prevede fino al
10%. Per evitare che il crollo della domanda privata causi una depressione,
la spesa pubblica si sostituisce a quella privata. Anche nei paesi europei in
deficit, lo Stato aumenta i propri debiti per evitare un´ondata di dissesti tra
i privati. Il Tesoro americano ha chiesto a gran voce che i paesi in surplus
facilitino l´aggiustamento globale, aumentando lo stimolo fiscale per spingere
la loro domanda interna. L´Europa "periferica" tace, causa i vincoli
di Maastricht. Ma Cina e Germania hanno risposto
picche; identico il messaggio della Bce: un ulteriore aumento dei disavanzi
pubblici creerebbe inevitabilmente la tentazione di usare l´inflazione per
risolvere il problema dell´enorme stock titoli di Stato emessi; e questo
danneggerebbe i grandi creditori Cina e Germania.
Vero. Ma richiedendo che l´onere dell´aggiustamento gravi prevalentemente sui
paesi in deficit, si rischia il crollo del dollaro e, in Europa, la crisi
finanziaria di qualche paese. I creditori ci perderebbero comunque. Senza
contare che, venendo meno il traino delle esportazioni, i paesi in surplus
rischiano di importare la deflazione. Riequilibrare i flussi faciliterebbe
l´uscita dalla crisi. Ma dubito che il prossimo G20 produrrà un accordo.
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ANALISI TECNICA È
solo un rimbalzo ma come corre! Il Grande Orso 2008-2009 non è alle spalle, ma
emergono segnali di «minimi» significativi sulle Borse. La benzina per
continuare a salire c'è: prossimo test le medie mobili a 13 settimane. Poi, se
va bene, si può correre fino a giugno di Claudio Kaufmann - 28-03-2009 Non è la
prima volta che un rimbalzo stupisce. Certo, la violenza del ribasso suggeriva
una reazione, ma l'entità si sta rivelando più ampia del previsto. Resta da
chiedersi: quanta benzina hanno in corpo i listini? Ed è la domanda che apre il
nostro forum di analisi tecnica. Benyaich: Su diversi indici il rally ha
iniziato a interessare i livelli di controllo di medio del «Grande ribasso». Il
test è delicato. Si può discutere all'infinito se i segnali siano credibili o
no. Sul piano razionale, per rispondere, aspetto la chiusura mensile. A
sensazione, penso che il movimento non sarà sufficiente per invertire l'Orso di
lungo. Ammesso, per ipotesi, che il 2009 sarà l'anno del minimo, tutto da dimostrare,
ci vorranno mesi di battaglia per costruire delle basi d'accumulazione.
Paradossalmente, tali basi sono più ampie sui titoli e settori che stanno
reagendo meno, perché hanno tenuto meglio in gennaio e febbraio. I protagonisti
sono i più bersagliati che hanno segnato nel 2009 nuovi minimi: bancari,
assicurativi, poi i servizi finanziari, l'auto e il tech. Milano: Dal 10 marzo
è iniziato un movimento di forte rimbalzo con segnali di discontinuità rispetto
ai mesi precedenti. Il rimbalzo è trainato dai settori che erano stati più
penalizzati durante il sell-off. Il quadro tecnico di lungo periodo non è certo
cambiato: con la perforazione di supporti chiave a ottobre 2008, dopo il
fallimento Lehman (1.100-1.200 sull'S&P500, 11.000 sul Dow e 2.000/200 sul Nasdaq),
è iniziato uno dei più violenti panic-selling di sempre, che ha riportato gli
indici agli anni 1996-97. Le Borse sono entrate in un «major down trend». Il
fatto che la volatilità implicita - seppur dimezzatasi rispetto ai picchi di
ottobre-novembre 2008 - non sia ridiscesa sui livelli di settembre precedenti
al crash, è un segnale che i mercati sono solo parzialmente rassicurati e non
escludono ulteriori colpi di coda negativi. Quindi è ancora Orso. Biasia: Siamo
in presenza di un rally inserito all'interno del ciclo recessivo dei mercati.
Insomma, l'Orso è più vivo che mai, per ora. Tecnicamente l'azione delle Borse
si inserisce in un contesto di riequilibrio riflessivo da cui si potranno
trarre utili indicazioni sugli sviluppi per i mesi successivi. I livelli che
delimitano il ciclo primario ribassista non sono stati violati. Sui target
rispondo così: per S&P500 ci sono potenziali sviluppi in direzione di area
870 punti ed eventualmente 950. Poi potremmo assistere a un ritorno sopra area
4.250 per il Dax, con estensione a 4.800. Per l'Eurostoxx50 si può andare a
2.150, poi a 2.520. Caruso: In ottica di lungo periodo, non ho dubbi sulla
natura «storica» di questo momento di Borsa, anche se l'eccesso di
direzionalità degli anni dal '95 in poi porta a pensare a una fase 2009-2014 di
grandi movimenti ciclici, non lineari, al cui interno tutti i grandi cali
saranno occasioni di acquisto. Sul breve ci sono due rischi da evitare: 1)
sottovalutare questa prima fase di ripresa; 2) credere che da qui in avanti e
per tutto il 2009 la Borsa non possa che salire. Ritengo che il rialzo
continuerà almeno fino a maggio, forse fino a luglio. Le Borse si porteranno
verso le aree tra le chiusure di fine dicembre 2008 e i massimi di gennaio, ma
la ripresa sarà seguita da una correzione fino a circa ottobre. Più sarà
profonda quella correzione, più rappresenterà nel rapporto rendimento
potenziale e rischio una magnifica opportunità di acquisto e di switch tra
obbligazioni - sull'apice del baratro in vista della fine di una fase deflativa
e l'inizio di una nuova epoca inflativa - e le azioni. A Gaetano Evangelista: i
listini appaiono sottovalutati o no? Conosco l'ambiguità della domanda ma la
faccio lo stesso. Evangelista: Vorrei allargare lo sguardo su un tema. Veniamo
dal secondo bear market più profondo della storia, dopo quello del 1929-32.
Verrebbe da pensare che la Borsa a questo punto sia sottovalutata; invece
risulta molto più sopravvalutata di quando è iniziato il ribasso. Questo perché
gli utili sono crollati a un ritmo superiore rispetto alle quotazioni. In
termini reali siamo sui livelli di metà anni '50. Conseguentemente il p/e è
schizzato secondo gli ultimi dati a 35 volte. Un livello da inizio di bear
market, non da esaurimento. Detto questo bisogna tenere presente che gli utili
operativi delle compagnie dell'S&P500 passerebbero da 5,16 a 10,45 dollari
se si escludesse soltanto uno dei 500 titoli, ovvero Aig. Il colosso
assicurativo, insomma, conta per il 51% degli utili operativi del paniere Usa. E ciò crea una distorsione evidente, che inficia le
valutazioni. Per porre rimedio ci sono due soluzioni. La prima, come fa il noto
studioso Shiller, consiste nel prendere in considerazione gli utili medi degli
ultimi dieci anni; in tal modo il p/e del mercato si collocherebbe a 15-16
volte, il dato più basso dal 1985, non lontano dai livelli da cui è partito il
bull market secolare della fine del Novecento. Un secondo espediente è quello
di soffermarsi su altri parametri di valutazione: ad esempio, il rapporto fra
la capitalizzazione del Dow Jones e il valore di libro delle aziende in esso
quotate, il cosiddetto price/book value. Ebbene, guardate il grafico: è
precipitato da ottobre in poi e ora si colloca a quota 1,50. Per dare un'idea
del livello di valutazione raggiunto, si consideri che siamo notevolmente
distanti dal livello medio degli ultimi vent'anni: oltre due deviazioni
standard, per usare un concetto statistico. L'ultima volta che il rapporto in
questione si è discostato così tanto dal livello di riferimento di lungo
periodo risale a novembre 1999: ma in quel caso lo scostamento fu in eccesso, e
condusse a un esaurimento della tendenza dopo un paio di mesi. Tutto ciò per
dire che una chiusura settimanale dell'S&P500 superiore a 825 segnalerà il
formale venir meno del downtrend iniziato a maggio 2008. L'orientamento
formulato nel forum di inizio anno era che il bear market sarebbe terminato per
quest'anno fra marzo e aprile. Resto di questa idea. Quota 1.000 punti è un
obiettivo più che plausibile nei prossimi mesi. Caruso: Sul tema vorrei
aggiungere qualcosa: in termini di potere di acquisto, le Borse impiegano circa
25-35 anni a superare i massimi generazionali precedenti. Non sempre, però, i
minimi degli indici corrispondono ai minimi in termini di potere di acquisto:
un esempio chiaro è l'ultimo bear market generazionale 1965-82, quando il
minimo degli indici Usa fu segnato nel '74 ma in
termini di potere di acquisto nel 1982, otto anni dopo. In tempi recenti il
massimo generazionale in potere d'acquisto è il 2000 e non il 2007. Quindi chi
ha investito nel 2000 rivedrà quei soldi reali tra il 2025 e il 2035. In
termini reali, il recente minimo di marzo vale circa il 75-80% in meno del top
2000. Quindi la Borsa deve recuperare almeno il 400% dai minimi di marzo soltanto
per tornare sui livelli reali del 2000. Se anche lo facesse nel 2030, questo
vorrebbe dire un guadagno medio annuo di almeno il 18% tra ora e il 2030.
Personalmente ritengo che quando guarderemo i grafici di lunghissimo periodo
tra dieci anni, il 2009 apparirà una opportunità di acquisto generazionale
«once-in-a-lifetime». Torniamo al presente. Fin dove si può andare? Caruso: Il
rimbalzo può durare fino a maggio, intervallato da una correzione, e regalare
circa 10 punti sugli indici. L'impulso sull'Eurostoxx50 arriverà al massimo
fino a 2.350 prima di subire il riflusso. Le resistenze intermedie sono
2.160-70 e 2.200. Non ci sono obiettivi grafici da proporre; la rapidità del
reversal ne ha impedito la formazione. Nel caso gli indici riescano a vincere
la media a 13 settimane, con la quale i più stanno battagliando, il rialzo
dovrebbe esaurirsi vicino alla media a 40 settimane, che sull'Eurostoxx50 vale
2.660 punti. Fino a quota 1.970-60, una correzione di breve sarà compatibile
con l'uptrend in atto. Sul Dax, la media vale 5.160 punti, sul Cac40 3.530.
Milano: Dare target è sempre una scommessa. Il rimbalzo potrebbe riportare gli
indici sui livelli di settembre-inizio ottobre 2008, con apprezzamenti
dell'ordine del 35% da ora: un bear market rally, dunque, ma di ampiezza
ragguardevole. Una discesa del Vix, la volatilità implicita dell'S&P500,
sotto il supporto in area 35-37 e al di sotto del Vxn, volatilità del Nasdaq,
confermerebbe che il settore finanziario sta uscendo dalla fase acuta della
crisi. Anche se ci si attende un deterioramento del quadro macro per i prossimi
mesi, ci sono le condizioni perché l'ampio rimbalzo si verifichi davvero.
Siccome non possiamo illuderci che parta un'inversione a V, al raggiungimento
degli obiettivi sarà opportuno prendere beneficio. Finora ho capito che è un
mercato da trader. Da un punto di vista settoriale, che fare? Biasia: Ritengo
che si possa avere un atteggiamento aggressivo sui comparti che maggiormente
hanno sofferto nel bear market. Quindi, ad esempio, i finanziari. Tuttavia,
trattandosi ancora di una situazione interlocutoria preferisco utilizzare
future su indici, piuttosto che Etf su indici geografici. Direi che lo stock
picking su singole storie ha il pregio di poter offrire strappi assai
significativi, ma c'è il rovescio della medaglia: basta entrare nel giorno
sbagliato o sulla notizia negativa che si rischia di perdere in un giorno
quello che magari hai faticosamente portato a casa in un mese. La prudenza non
è mai troppa. Milano: Il settore bancario dell'S&P500 dai minimi è già
salito di un +80% circa, ma gli spazi di recupero rimangono ampi. Il comparto,
rispetto ai picchi del febbraio 2007, è arrivato a perdere circa l'89% e a
oggi, dopo il rally, è ancora sotto del 79% circa. Il settore auto, dai massimi
dell'estate 2007, è arrivato a perdere circa l'86%; dai minimi è risalito del
68% circa, ma rimane sotto del 76% rispetto ai top. Altri settori da
considerare sono l'assicurativo e i trasporti. I comparti che hanno difeso
meglio le posizioni, e cioè tlc, tecnologia, software, utility e alimentare,
dovrebbero sottoperformare, ma in ottica più lunga rimangono i settori da
privilegiare. Evangelista, cosa raccontano gli indicatori di sentiment?
Evangelista: Dal punto di vista contrarian, c'è un netto miglioramento. Il
rapporto fra gli scambi sul Nasdaq e gli scambi sul Nyse è precipitato sotto
quota 1,30. È il dato più basso da aprile 2007. In altre parole, gli scambi a
Times Square sono stati nell'ultimo mese soltanto del 30% superiori agli scambi
di Wall Street, e questo evidenzia il disimpegno dei piccoli investitori
rispetto agli istituzionali. Affinché si possa parlare sotto questo profilo di
una definitiva capitolazione, occorre però che il rapporto diventi paritario,
come a ottobre 1998, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 e a primavera
2005. Da questo punto di vista, l'auspicio è che l'interesse relativo si
raffreddi ancora, prima di conclamare l'inizio di un bull market di lungo
periodo. Benyaich: Per un pater familias è presto per entrare in Borsa, meglio
pagare di più ma avere maggiori certezze che il fondo sia stato fatto. Un
check-up dei mercati azionari sarà opportuno ogni fine trimestre, per
controllare che non si siano create le condizioni per un ingresso. Questa gamba
di rialzo continuerà a privilegiare i protagonisti già emersi, che andranno
acquistati, dai trader, sulla correzione che arriverà in aprile. Su questi
titoli, la volatilità resterà alta, fatto che rende centrale la scelta del
timing. A parte le Borse, a cosa guardare per capire un po' meglio? Benyaich:
Sul piano intermarket le perdite dell'appoggio a 122,00 sul future del Bund, e
poi della difesa successiva a 120, saranno indicazioni che confermeranno come
il movimento in atto sull'azionario non sia di breve, ma intermedio (2-3 mesi).
Se così fosse, non escludo che tra alti e bassi si possa arrivare in estate
senza traumi importanti. Milano: Sul fronte valutario, la decisione della Fed
di iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali ha avuto un effetto
ovviamente benefico sui corsi obbligazionari. Prevedere l'andamento del dollaro
per le prossime settimane è particolarmente difficile, molto dipenderà da come
la Fed scaglionerà i propri interventi e come le altre Banche centrali la
imiteranno. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera. Sui bond,
le politiche Fed hanno sostenuto il corso del decennale. Ora il Treasury è a
ridosso di 123 punti, dopo il balzo da 120 verso 126. In generale, è
all'interno di una banda laterale con estremi 119-127. Le prese di beneficio
scatterebbero con la rottura del supporto a 121. Meno chiara la dinamica del
Bund, visto che la Bce non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la
Fed. È all'interno della banda laterale tra 120/22 e 124,65-125,65. Un segnale
di perdita di spinta si avrà su discese sotto 122. Il trend rialzista
riprenderebbe al superamento dei massimi a 125,65-126. Penso che fino a quando
le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli governativi e
corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e
di conseguenza i corsi dei titoli resteranno elevati. L'impressione che si stia
formando una bolla, tuttavia, permane. Sul fronte petrolio-commodity, è in atto
da dicembre una fase di stabilizzazione o moderata positività. Il forte rialzo
dell'oro ha portato al test dell'area 1.000-1.033, per poi ripiegare verso 884
e quindi rimbalzare verso 967. Discese sotto 884 segnalerebbero una diminuzione
delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento sotto tale
supporto (prematuro) fornirebbe un segnale distensivo affidabile. Nuove
tensioni, invece, sopra quota 1.000, ma l'evento pare poco probabile. Un
rimbalzo dell'azionario dovrebbe togliere interesse sull'oro, per lo meno per i
prossimi mesi. Parliamo di mercati emergenti. Alcune Borse, a parte l'Est
Europa, si stanno comportando bene. O è un'illusione? Evangelista: Direi che
non è un'illusione. I Paesi emergenti vantano condizioni di finanza pubblica,
di conti con l'estero e di surplus commerciale nettamente migliori di quelle
vantate ai tempi dell'ultima crisi. Tant'è vero che l'Fmi sta valutando di
chiedere loro un contributo finanziario a vantaggio dei Paesi occidentali. Ciò
spiega appieno la sovraperformance relativa sperimentata da ottobre in poi. Dal
punto di vista dell'ampiezza di mercato, di recente abbiamo avuto un segnale
bullish di lungo periodo, con la Advance/Decline line calcolata sui 25 mercati
che compongono l'indice Msci che è risalita oltre la media mobile di
riferimento. Un segnale che ribalta quello negativo scattato a metà 2008.
Biasia: Qualche parolina sui mercati emergenti la spendo volentieri. Ritengo
che un investimento, senza esagerare nel peso, possa essere
fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in
Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità
degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi:
alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo,
come l'India. L'indice Sensex per evitare di subire nuove pressioni
ribassiste dovrà recuperare area 11.000. Allo stesso modo il Bovespa dovrà
scalare quota 4.500 per rimuovere del tutto il sentiment di sfiducia sul
Brasile. Milano: In Asia segnali interessanti arrivano anche dal Nikkei225.
Dopo essere rimasto schiacciato al di sopra del minimo a 7.000, toccato a fine
ottobre 2008 e nuovamente a inizio marzo - ricordo che si tratta dei prezzi del
1981-82 - nelle ultime tre settimane è partito un forte rimbalzo verso 8.600.
Il rally potrebbe continuare verso la resistenza critica a 9.600, al di sopra
della quale si aprirebbero spazi per rimbalzi davvero ambiziosi per i mesi a
venire. La tenuta di 7.600/800 è fondamentale per mantenere questa impostazione
tonica. Ottimi segnali dal Kospi coreano: negli ultimi mesi si è mosso con
minimi crescenti, al di sotto della resistenza critica a 1.220. Il suo
superamento farebbe iniziare un forte rally, con primo obiettivo 1.400-1.500.
Anche il Sensex indiano non mi dispiace: se riesce a superare 10.500/900, ora è
intorno a 10.000, potrebbe risalire verso 12.500. Pure lo Xinhua25, l'indice di
25 blue chip cinesi quotate a Hong Kong, sta dando segnali di rally: al di
sopra di 14.000, la salita potrebbe spingersi verso 16.750. E non dimentichiamo
il Bovespa, che si era già distinto in positivo nei primi due mesi. Sembra
prossimo a una ripresa del rialzo: superato 43.500, obiettivo 50.000-52.000 per
i prossimi mesi. Fatemi capire: fino a ieri tutti short, adesso neanche uno?
Milano: Per ora sono positivo, quindi nessun target ribassista. Anche se lo
dico un po' per scaramanzia. Biasia: È prematuro riaprire posizioni short. Poi
se l'estensione del rally dovesse fallire, attenderei conferme sotto area 750
dell'S&P500 per fare il vero ribassista. D'altra parte in assenza di un segnale
di inversione positiva, catturabile soltanto oltre 950, il mio target di
riferimento del ciclo ribassista rimane allocato a 600/580. Insomma, adesso no,
ma in futuro per fare i ribassisti ci saranno occasioni. La conclusione, se
tale può essere, a Caruso. La domanda che tutti si pongono in questo momento,
relativamente ai mercati azionari, è se questo rialzo sia un'inversione o
semplicemente un «bear market rally». A mio modo di vedere la risposta è
chiara, anche se questo non è l'approccio corretto di affrontare il tema, né da
un punto di vista operativo e neppure sotto l'aspetto analitico. Per spiegarmi,
mi ricollego a quanto scritto su queste stesse pagine in due precedenti
occasioni, le tavole rotonde di gennaio e di febbraio 2009. Nella prima avevo
individuato marzo come area temporale probabile del primo minimo significativo
del bear market. A febbraio avevo indicato come importantissima area di
target-supporto per l'S&P/Mib l'area 13.000. A tutt'oggi, la chiusura
settimanale più bassa è stata 12.895 (meno dell'1% dal target indicato) e la
chiusura giornaliera più bassa si è registrata il 9 marzo a 12.621. Tra
l'altro, sempre in tema di numerologia legata o meno all'analisi tecnica, va
segnalato che l'S&P500, il mercato leader, ha fatto registrare un minimo
intraday a 666, a un solo punto di distanza dal 665 che rappresenta il
ritracciamento-principe fibonacciano del 61,8% di tutto il rialzo 1982-2007.
Dal punto di vista numerologico, quindi, i crismi per un minimo importantissimo
ci sono tutti. Questo è confermato anche dall'analisi della struttura interna
bottom-up del mercato. Il momento peggiore è stato tra ottobre e novembre,
mentre sul minimo di marzo si notano chiare divergenze positive, con molti
titoli che non hanno seguito l'indice a nuovi minimi, segno questo di
pre-accumulazione. Inoltre, sono evidenti anche a un dilettante le
caratteristiche di estremo ipervenduto e pessimismo cosmico che hanno
accompagnato l'ultimo minimo, con discorsi di «fine del capitalismo» e di
«replica del '29». Nessuno nega che l'attuale situazione economica sia la
peggiore degli ultimi 30 anni e forse del secondo dopoguerra, ma allo stesso
modo nessuno può negare che l'azione congiunta di reazione sia mostruosa,
infinitamente superiore a quella (tardiva) messa in atto dopo il 1929,
soprattutto in perfetta linea con la dinamica inflativa di lunghissimo periodo
tipica dei mercati azionari.
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ANALISI TECNICA È
solo un rimbalzo ma come corre! di Redazione - 28-03-2009 Non è la prima volta
che un rimbalzo stupisce. Certo, la violenza del ribasso suggeriva una
reazione, ma l'entità si sta rivelando più ampia del previsto. Resta da
chiedersi: quanta benzina hanno in corpo i listini? Ed è la domanda che apre il
nostro forum di analisi tecnica. Benyaich: Su diversi indici il rally ha
iniziato a interessare i livelli di controllo di medio del «Grande ribasso». Il
test è delicato. Si può discutere all'infinito se i segnali siano credibili o
no. Sul piano razionale, per rispondere, aspetto la chiusura mensile. A
sensazione, penso che il movimento non sarà sufficiente per invertire l'Orso di
lungo. Ammesso, per ipotesi, che il 2009 sarà l'anno del minimo, tutto da
dimostrare, ci vorranno mesi di battaglia per costruire delle basi
d'accumulazione. Paradossalmente, tali basi sono più ampie sui titoli e settori
che stanno reagendo meno, perché hanno tenuto meglio in gennaio e febbraio. I
protagonisti sono i più bersagliati che hanno segnato nel 2009 nuovi minimi:
bancari, assicurativi, poi i servizi finanziari, l'auto e il tech. Milano: Dal
10 marzo è iniziato un movimento di forte rimbalzo con segnali di discontinuità
rispetto ai mesi precedenti. Il rimbalzo è trainato dai settori che erano stati
più penalizzati durante il sell-off. Il quadro tecnico di lungo periodo non è
certo cambiato: con la perforazione di supporti chiave a ottobre 2008, dopo il
fallimento Lehman (1.100-1.200 sull'S&P500, 11.000 sul Dow e 2.000/200 sul
Nasdaq), è iniziato uno dei più violenti panic-selling di sempre, che ha
riportato gli indici agli anni 1996-97. Le Borse sono entrate in un «major down
trend». Il fatto che la volatilità implicita - seppur dimezzatasi rispetto ai
picchi di ottobre-novembre 2008 - non sia ridiscesa sui livelli di settembre
precedenti al crash, è un segnale che i mercati sono solo parzialmente
rassicurati e non escludono ulteriori colpi di coda negativi. Quindi è ancora
Orso. Biasia: Siamo in presenza di un rally inserito all'interno del ciclo
recessivo dei mercati. Insomma, l'Orso è più vivo che mai, per ora.
Tecnicamente l'azione delle Borse si inserisce in un contesto di riequilibrio
riflessivo da cui si potranno trarre utili indicazioni sugli sviluppi per i
mesi successivi. I livelli che delimitano il ciclo primario ribassista non sono
stati violati. Sui target rispondo così: per S&P500 ci sono potenziali
sviluppi in direzione di area 870 punti ed eventualmente 950. Poi potremmo
assistere a un ritorno sopra area 4.250 per il Dax, con estensione a 4.800. Per
l'Eurostoxx50 si può andare a 2.150, poi a 2.520. Caruso: In ottica di lungo
periodo, non ho dubbi sulla natura «storica» di questo momento di Borsa, anche
se l'eccesso di direzionalità degli anni dal '95 in poi porta a pensare a una
fase 2009-2014 di grandi movimenti ciclici, non lineari, al cui interno tutti i
grandi cali saranno occasioni di acquisto. Sul breve ci sono due rischi da
evitare: 1) sottovalutare questa prima fase di ripresa; 2) credere che da qui
in avanti e per tutto il 2009 la Borsa non possa che salire. Ritengo che il
rialzo continuerà almeno fino a maggio, forse fino a luglio. Le Borse si
porteranno verso le aree tra le chiusure di fine dicembre 2008 e i massimi di
gennaio, ma la ripresa sarà seguita da una correzione fino a circa ottobre. Più
sarà profonda quella correzione, più rappresenterà nel rapporto rendimento
potenziale e rischio una magnifica opportunità di acquisto e di switch tra
obbligazioni - sull'apice del baratro in vista della fine di una fase deflativa
e l'inizio di una nuova epoca inflativa - e le azioni. A Gaetano Evangelista: i
listini appaiono sottovalutati o no? Conosco l'ambiguità della domanda ma la
faccio lo stesso. Evangelista: Vorrei allargare lo sguardo su un tema. Veniamo
dal secondo bear market più profondo della storia, dopo quello del 1929-32.
Verrebbe da pensare che la Borsa a questo punto sia sottovalutata; invece
risulta molto più sopravvalutata di quando è iniziato il ribasso. Questo perché
gli utili sono crollati a un ritmo superiore rispetto alle quotazioni. In
termini reali siamo sui livelli di metà anni '50. Conseguentemente il p/e è
schizzato secondo gli ultimi dati a 35 volte. Un livello da inizio di bear
market, non da esaurimento. Detto questo bisogna tenere presente che gli utili
operativi delle compagnie dell'S&P500 passerebbero da 5,16 a 10,45 dollari
se si escludesse soltanto uno dei 500 titoli, ovvero Aig. Il colosso assicurativo,
insomma, conta per il 51% degli utili operativi del paniere Usa.
E ciò crea una distorsione evidente, che inficia le valutazioni. Per porre
rimedio ci sono due soluzioni. La prima, come fa il noto studioso Shiller,
consiste nel prendere in considerazione gli utili medi degli ultimi dieci anni;
in tal modo il p/e del mercato si collocherebbe a 15-16 volte, il dato più
basso dal 1985, non lontano dai livelli da cui è partito il bull market
secolare della fine del Novecento. Un secondo espediente è quello di
soffermarsi su altri parametri di valutazione: ad esempio, il rapporto fra la
capitalizzazione del Dow Jones e il valore di libro delle aziende in esso
quotate, il cosiddetto price/book value. Ebbene, guardate il grafico: è
precipitato da ottobre in poi e ora si colloca a quota 1,50. Per dare un'idea
del livello di valutazione raggiunto, si consideri che siamo notevolmente
distanti dal livello medio degli ultimi vent'anni: oltre due deviazioni
standard, per usare un concetto statistico. L'ultima volta che il rapporto in
questione si è discostato così tanto dal livello di riferimento di lungo
periodo risale a novembre 1999: ma in quel caso lo scostamento fu in eccesso, e
condusse a un esaurimento della tendenza dopo un paio di mesi. Tutto ciò per dire
che una chiusura settimanale dell'S&P500 superiore a 825 segnalerà il
formale venir meno del downtrend iniziato a maggio 2008. L'orientamento
formulato nel forum di inizio anno era che il bear market sarebbe terminato per
quest'anno fra marzo e aprile. Resto di questa idea. Quota 1.000 punti è un
obiettivo più che plausibile nei prossimi mesi. Caruso: Sul tema vorrei
aggiungere qualcosa: in termini di potere di acquisto, le Borse impiegano circa
25-35 anni a superare i massimi generazionali precedenti. Non sempre, però, i
minimi degli indici corrispondono ai minimi in termini di potere di acquisto:
un esempio chiaro è l'ultimo bear market generazionale 1965-82, quando il
minimo degli indici Usa fu segnato nel '74 ma in
termini di potere di acquisto nel 1982, otto anni dopo. In tempi recenti il
massimo generazionale in potere d'acquisto è il 2000 e non il 2007. Quindi chi
ha investito nel 2000 rivedrà quei soldi reali tra il 2025 e il 2035. In
termini reali, il recente minimo di marzo vale circa il 75-80% in meno del top
2000. Quindi la Borsa deve recuperare almeno il 400% dai minimi di marzo
soltanto per tornare sui livelli reali del 2000. Se anche lo facesse nel 2030,
questo vorrebbe dire un guadagno medio annuo di almeno il 18% tra ora e il
2030. Personalmente ritengo che quando guarderemo i grafici di lunghissimo
periodo tra dieci anni, il 2009 apparirà una opportunità di acquisto
generazionale «once-in-a-lifetime». Torniamo al presente. Fin dove si può
andare? Caruso: Il rimbalzo può durare fino a maggio, intervallato da una
correzione, e regalare circa 10 punti sugli indici. L'impulso sull'Eurostoxx50
arriverà al massimo fino a 2.350 prima di subire il riflusso. Le resistenze
intermedie sono 2.160-70 e 2.200. Non ci sono obiettivi grafici da proporre; la
rapidità del reversal ne ha impedito la formazione. Nel caso gli indici
riescano a vincere la media a 13 settimane, con la quale i più stanno
battagliando, il rialzo dovrebbe esaurirsi vicino alla media a 40 settimane,
che sull'Eurostoxx50 vale 2.660 punti. Fino a quota 1.970-60, una correzione di
breve sarà compatibile con l'uptrend in atto. Sul Dax, la media vale 5.160
punti, sul Cac40 3.530. Milano: Dare target è sempre una scommessa. Il rimbalzo
potrebbe riportare gli indici sui livelli di settembre-inizio ottobre 2008, con
apprezzamenti dell'ordine del 35% da ora: un bear market rally, dunque, ma di
ampiezza ragguardevole. Una discesa del Vix, la volatilità implicita
dell'S&P500, sotto il supporto in area 35-37 e al di sotto del Vxn,
volatilità del Nasdaq, confermerebbe che il settore finanziario sta uscendo
dalla fase acuta della crisi. Anche se ci si attende un deterioramento del
quadro macro per i prossimi mesi, ci sono le condizioni perché l'ampio rimbalzo
si verifichi davvero. Siccome non possiamo illuderci che parta un'inversione a
V, al raggiungimento degli obiettivi sarà opportuno prendere beneficio. Finora
ho capito che è un mercato da trader. Da un punto di vista settoriale, che
fare? Biasia: Ritengo che si possa avere un atteggiamento aggressivo sui
comparti che maggiormente hanno sofferto nel bear market. Quindi, ad esempio, i
finanziari. Tuttavia, trattandosi ancora di una situazione interlocutoria
preferisco utilizzare future su indici, piuttosto che Etf su indici geografici.
Direi che lo stock picking su singole storie ha il pregio di poter offrire
strappi assai significativi, ma c'è il rovescio della medaglia: basta entrare
nel giorno sbagliato o sulla notizia negativa che si rischia di perdere in un
giorno quello che magari hai faticosamente portato a casa in un mese. La
prudenza non è mai troppa. Milano: Il settore bancario dell'S&P500 dai
minimi è già salito di un +80% circa, ma gli spazi di recupero rimangono ampi.
Il comparto, rispetto ai picchi del febbraio 2007, è arrivato a perdere circa
l'89% e a oggi, dopo il rally, è ancora sotto del 79% circa. Il settore auto,
dai massimi dell'estate 2007, è arrivato a perdere circa l'86%; dai minimi è
risalito del 68% circa, ma rimane sotto del 76% rispetto ai top. Altri settori
da considerare sono l'assicurativo e i trasporti. I comparti che hanno difeso
meglio le posizioni, e cioè tlc, tecnologia, software, utility e alimentare,
dovrebbero sottoperformare, ma in ottica più lunga rimangono i settori da
privilegiare. Evangelista, cosa raccontano gli indicatori di sentiment?
Evangelista: Dal punto di vista contrarian, c'è un netto miglioramento. Il
rapporto fra gli scambi sul Nasdaq e gli scambi sul Nyse è precipitato sotto
quota 1,30. È il dato più basso da aprile 2007. In altre parole, gli scambi a
Times Square sono stati nell'ultimo mese soltanto del 30% superiori agli scambi
di Wall Street, e questo evidenzia il disimpegno dei piccoli investitori
rispetto agli istituzionali. Affinché si possa parlare sotto questo profilo di
una definitiva capitolazione, occorre però che il rapporto diventi paritario,
come a ottobre 1998, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 e a primavera
2005. Da questo punto di vista, l'auspicio è che l'interesse relativo si
raffreddi ancora, prima di conclamare l'inizio di un bull market di lungo
periodo. Benyaich: Per un pater familias è presto per entrare in Borsa, meglio
pagare di più ma avere maggiori certezze che il fondo sia stato fatto. Un
check-up dei mercati azionari sarà opportuno ogni fine trimestre, per controllare
che non si siano create le condizioni per un ingresso. Questa gamba di rialzo
continuerà a privilegiare i protagonisti già emersi, che andranno acquistati,
dai trader, sulla correzione che arriverà in aprile. Su questi titoli, la
volatilità resterà alta, fatto che rende centrale la scelta del timing. A parte
le Borse, a cosa guardare per capire un po' meglio? Benyaich: Sul piano
intermarket le perdite dell'appoggio a 122,00 sul future del Bund, e poi della
difesa successiva a 120, saranno indicazioni che confermeranno come il
movimento in atto sull'azionario non sia di breve, ma intermedio (2-3 mesi). Se
così fosse, non escludo che tra alti e bassi si possa arrivare in estate senza
traumi importanti. Milano: Sul fronte valutario, la decisione della Fed di
iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali ha avuto un effetto
ovviamente benefico sui corsi obbligazionari. Prevedere l'andamento del dollaro
per le prossime settimane è particolarmente difficile, molto dipenderà da come
la Fed scaglionerà i propri interventi e come le altre Banche centrali la
imiteranno. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera. Sui bond,
le politiche Fed hanno sostenuto il corso del decennale. Ora il Treasury è a
ridosso di 123 punti, dopo il balzo da 120 verso 126. In generale, è
all'interno di una banda laterale con estremi 119-127. Le prese di beneficio
scatterebbero con la rottura del supporto a 121. Meno chiara la dinamica del
Bund, visto che la Bce non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la
Fed. È all'interno della banda laterale tra 120/22 e 124,65-125,65. Un segnale
di perdita di spinta si avrà su discese sotto 122. Il trend rialzista
riprenderebbe al superamento dei massimi a 125,65-126. Penso che fino a quando
le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli governativi e
corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e
di conseguenza i corsi dei titoli resteranno elevati. L'impressione che si stia
formando una bolla, tuttavia, permane. Sul fronte petrolio-commodity, è in atto
da dicembre una fase di stabilizzazione o moderata positività. Il forte rialzo
dell'oro ha portato al test dell'area 1.000-1.033, per poi ripiegare verso 884
e quindi rimbalzare verso 967. Discese sotto 884 segnalerebbero una diminuzione
delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento sotto
tale supporto (prematuro) fornirebbe un segnale distensivo affidabile. Nuove
tensioni, invece, sopra quota 1.000, ma l'evento pare poco probabile. Un
rimbalzo dell'azionario dovrebbe togliere interesse sull'oro, per lo meno per i
prossimi mesi. Parliamo di mercati emergenti. Alcune Borse, a parte l'Est
Europa, si stanno comportando bene. O è un'illusione? Evangelista: Direi che
non è un'illusione. I Paesi emergenti vantano condizioni di finanza pubblica,
di conti con l'estero e di surplus commerciale nettamente migliori di quelle
vantate ai tempi dell'ultima crisi. Tant'è vero che l'Fmi sta valutando di
chiedere loro un contributo finanziario a vantaggio dei Paesi occidentali. Ciò
spiega appieno la sovraperformance relativa sperimentata da ottobre in poi. Dal
punto di vista dell'ampiezza di mercato, di recente abbiamo avuto un segnale
bullish di lungo periodo, con la Advance/Decline line calcolata sui 25 mercati
che compongono l'indice Msci che è risalita oltre la media mobile di
riferimento. Un segnale che ribalta quello negativo scattato a metà 2008.
Biasia: Qualche parolina sui mercati emergenti la spendo volentieri. Ritengo
che un investimento, senza esagerare nel peso, possa essere
fatto possibilmente non solo in Cina ma anche in
Asia e in America Latina, magari sfruttando, torno a dirlo, le opportunità
degli Etf. Ciò detto, i Paesi emergenti evidenziano situazioni multiformi:
alcune aree sembrano ancora impegnate a consolidare un processo ridistributivo,
come l'India. L'indice Sensex per evitare di subire nuove pressioni
ribassiste dovrà recuperare area 11.000. Allo stesso modo il Bovespa dovrà
scalare quota 4.500 per rimuovere del tutto il sentiment di sfiducia sul
Brasile. Milano: In Asia segnali interessanti arrivano anche dal Nikkei225.
Dopo essere rimasto schiacciato al di sopra del minimo a 7.000, toccato a fine
ottobre 2008 e nuovamente a inizio marzo - ricordo che si tratta dei prezzi del
1981-82 - nelle ultime tre settimane è partito un forte rimbalzo verso 8.600.
Il rally potrebbe continuare verso la resistenza critica a 9.600, al di sopra
della quale si aprirebbero spazi per rimbalzi davvero ambiziosi per i mesi a
venire. La tenuta di 7.600/800 è fondamentale per mantenere questa impostazione
tonica. Ottimi segnali dal Kospi coreano: negli ultimi mesi si è mosso con
minimi crescenti, al di sotto della resistenza critica a 1.220. Il suo
superamento farebbe iniziare un forte rally, con primo obiettivo 1.400-1.500.
Anche il Sensex indiano non mi dispiace: se riesce a superare 10.500/900, ora è
intorno a 10.000, potrebbe risalire verso 12.500. Pure lo Xinhua25, l'indice di
25 blue chip cinesi quotate a Hong Kong, sta dando segnali di rally: al di
sopra di 14.000, la salita potrebbe spingersi verso 16.750. E non dimentichiamo
il Bovespa, che si era già distinto in positivo nei primi due mesi. Sembra
prossimo a una ripresa del rialzo: superato 43.500, obiettivo 50.000-52.000 per
i prossimi mesi. Fatemi capire: fino a ieri tutti short, adesso neanche uno?
Milano: Per ora sono positivo, quindi nessun target ribassista. Anche se lo
dico un po' per scaramanzia. Biasia: È prematuro riaprire posizioni short. Poi
se l'estensione del rally dovesse fallire, attenderei conferme sotto area 750
dell'S&P500 per fare il vero ribassista. D'altra parte in assenza di un
segnale di inversione positiva, catturabile soltanto oltre 950, il mio target
di riferimento del ciclo ribassista rimane allocato a 600/580. Insomma, adesso
no, ma in futuro per fare i ribassisti ci saranno occasioni. La conclusione, se
tale può essere, a Caruso. La domanda che tutti si pongono in questo momento,
relativamente ai mercati azionari, è se questo rialzo sia un'inversione o
semplicemente un «bear market rally». A mio modo di vedere la risposta è
chiara, anche se questo non è l'approccio corretto di affrontare il tema, né da
un punto di vista operativo e neppure sotto l'aspetto analitico. Per spiegarmi,
mi ricollego a quanto scritto su queste stesse pagine in due precedenti
occasioni, le tavole rotonde di gennaio e di febbraio 2009. Nella prima avevo
individuato marzo come area temporale probabile del primo minimo significativo
del bear market. A febbraio avevo indicato come importantissima area di
target-supporto per l'S&P/Mib l'area 13.000. A tutt'oggi, la chiusura
settimanale più bassa è stata 12.895 (meno dell'1% dal target indicato) e la
chiusura giornaliera più bassa si è registrata il 9 marzo a 12.621. Tra
l'altro, sempre in tema di numerologia legata o meno all'analisi tecnica, va
segnalato che l'S&P500, il mercato leader, ha fatto registrare un minimo
intraday a 666, a un solo punto di distanza dal 665 che rappresenta il
ritracciamento-principe fibonacciano del 61,8% di tutto il rialzo 1982-2007. Dal
punto di vista numerologico, quindi, i crismi per un minimo importantissimo ci
sono tutti. Questo è confermato anche dall'analisi della struttura interna
bottom-up del mercato. Il momento peggiore è stato tra ottobre e novembre,
mentre sul minimo di marzo si notano chiare divergenze positive, con molti
titoli che non hanno seguito l'indice a nuovi minimi, segno questo di
pre-accumulazione. Inoltre, sono evidenti anche a un dilettante le
caratteristiche di estremo ipervenduto e pessimismo cosmico che hanno accompagnato
l'ultimo minimo, con discorsi di «fine del capitalismo» e di «replica del '29».
Nessuno nega che l'attuale situazione economica sia la peggiore degli ultimi 30
anni e forse del secondo dopoguerra, ma allo stesso modo nessuno può negare che
l'azione congiunta di reazione sia mostruosa, infinitamente superiore a quella
(tardiva) messa in atto dopo il 1929, soprattutto in perfetta linea con la
dinamica inflativa di lunghissimo periodo tipica dei mercati azionari.
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
SETTIMANA IN NUMERI
Le armi spuntate della BoJ di Redazione - 28-03-2009 Che il 2008 sia stato un
anno da archiviare in fretta per le principali economie mondiale è cosa nota.
Ma c'è chi non ha potutto ancora farlo. È il Giappone, il cui anno fiscale termina
il 31 marzo, sfasato di un trimestre rispetto agli altri membri del G8. Il Sol
Levante non potrà evitare un risultato drammatico. Ad affondare il bilancio
dell'economia dell'imperatore Akihito non c'è solo l'ultimo disastroso
trimestre del 2008. Quel -3,2%, pari a un -12,1% su base annua, che segna il
calo più ampio dal 1974. No, il Giappone dovrà mettere nel bilancio finale
anche i primi tre mesi del 2009. Probabilmente il peggiore di tutta la crisi in
cui è precipitato il mondo. Gli indizi non mancano, nonostante la bilancia
commerciale nipponica abbia registrato a febbraio il primo surplus da cinque
mesi a questa parte, pari a 82,4 miliardi di yen. Basta notare che il motivo di
tale risultato è in realtà agghiacciante e frutto del crollo record, pur asimmetrico,
dei flussi commerciali, con le esportazioni in calo del 49,4% e l'import del 43
per cento. E c'è anche di peggio. Per la prima volta da sette anni scendono le esportazioni verso la Cina. La
contrazione è violenta su tutti i fronti, sia sugli interscambi con gli Usa sia con i Paesi europei, in sostanza dimezzati su base annua.
Così, con i settori manifatturieri e tech a pagare il prezzo più forte della
crisi, una delle soluzioni del Governo è restituire all'agricoltura le braccia
rubate per anni dal settore industriale. Tokyo ha avviato un progetto
per trasferire nelle campagne i giovani disoccupati con l'obiettivo di trovare
un lavoro alternativo e incoraggiare l'agricoltura. Per le derrate agricole il
Paese del Sol Levante è, tra gli Stati sviluppati, il più dipendente
dall'estero, con le importazioni che rappresentano ben il 60% degli alimenti
consumati in loco. Anche Bank of Japan corre in soccorso. Il governatore
Masaaki Shirakawa ha detto di non escludere un nuovo taglio dei tassi. Peccato
che la trappola della liquidità sia già scattata. Che fare allora? Il Paese
attraversa la peggior recessione dal 1954. Lo dice il ministro del lavoro,
Yoichi Masuzoe. Non è più tempo da Tamagotchi.
( da "Borsa e Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
SETTIMANA IN NUMERI
Da Kissinger a Geithner di Redazione - 28-03-2009 Era ora, meglio tardi che
mai. Finalmente negli Stati Uniti si è deciso di voltar pagina sulle regole cui
devono sottostare gli attori della finanza: le banche, le assicurazioni, gli
hedge fund e quel mondo incasinato che gira intorno ai derivati finanziari. Un
mondo che ha fatto crescere come panna montata il sistema ombra del credito a
leva, oltre ogni limite e misura. Ci sono voluti 12 mesi di crisi feroce, il
default tecnico di mezzo sistema bancario mondiale, i tassi sotto lo zero, le
armi non convenzionali delle banche centrali e qualche manager inseguito dalla
folla. Cose mai viste e che credevamo di non dover mai vedere. Ma ora
l'America, messa nell'angolo, vuole reagire. Nessuno sa quanti trilioni di
dollari costerà questa crisi. Magari, ma c'è da dubitarne, finirà come nella
Svezia anni '90, con salvataggi che si sono rivelati un affare. Ma lì fu presa
la decisione drastica di nazionalizzare gli istituti. Cosa che ora, se non
messo alla corde, nessun governo dichiara di voler fare. È però una buona
notizia che gli Usa dicano che vogliono cambiare
spartito, anche se non sarà sufficiente a trasformare il G20 di Londra in una
seconda Bretton Woods. Allora ci vollero due anni di lavori preparatori. E vi
era una potenza vincitrice, gli Stati Uniti, in ottima forma rispetto al resto
del mondo occidentale, l'unico che contasse. Ora i giochi sono diversi. Basta
guardare alle bordate che attraversano le due sponde del Pacifico. Già, perché
si dice G20 ma si può leggere G2. A Londra tutti i commensali (80% del Pil
globale) avranno diritto alla sedia e alla foto di gruppo, ma nei colloqui
bilaterali no. E i motivi sono noti: 1) l'America è nei pasticci; 2) la Cina, forte di 2 trilioni di dollari in cassaforte, farà pesare lo
status di maggiore potenza emergente; 3) l'Europa, oltre alla crisi, pagherà il
fatto di essere un nano politico e troppo spesso una torre di Babele. Così, tra
Usa e Cina si giocherà una partita delicata. La memoria torna al 6
aprile 1971 a Nagoya, in Giappone, sede del 31esimo campionato mondiale di ping
pong. Quel giorno i dirigenti di Pechino invitarono la squadra Usa a visitare la capitale. E tanto bastò a dare il via al
lento disgelo. Una vittoria dello sport? Non scherziamo: dietro le quinte, a
tirare le fila, c'erano Henry Kissinger e il primo ministro Ciu En Lai. Ora
invece ci sono le esternazioni di Tim Geithner che accusa la Cina
di manipolazione del cambio, lasciando a Hillary Clinton il compito di smussare
i toni. Ma è difficile pensare che quella del ministro del Tesoro Usa sia stata un'uscita estemporanea. A precise domande
poste da alcuni senatori, Geithner ha risposto per iscritto «il presidente
Obama è giunto alla conclusione che lo yuan è manipolato». Ora, che il cambio
cinese sia manipolato, lo sanno anche i piccioni di piazza Tienanmen. Ma farlo
dire al capo della Casa Bianca è altra cosa. Tra l'altro, nel curricula del
giovane Geithner, c'è scritto che parla perfettamente il cinese, avendoci
vissuto. Ed è in questa chiave che va letta la richiesta del governatore della
Banca del Popolo, Zhou Xiaochuan, di dare corso a una valuta mondiale che tolga
al dollaro il suo potere assoluto di signoraggio. Benvenuti in CinAmerica 2009.
Sperando non si scateni la guerra tra i due mondi.
( da "Riformista, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corea del Nord è già
sulla rampa di lancio, tokyo vuole abbatterlo, pyongyang alza la posta Il
missile del Caro Leader scuote l'Asia di Giampiero Giacomello Ci risiamo. La
Corea del Nord ha ripreso a far rullare i tamburi di guerra. Pyongyang ha in
progetto di lanciare un satellite il 4 aprile dal nuovo sito di lancio di
Musudan-ri, nel nord-est del paese. Il Giappone ha reso noto che potrebbe
abbattere il vettore se questi si rivelasse una minaccia, mentre la Corea del
Sud ha chiesto a quella del Nord di rinunciare al lancio. Da parte sua, il
Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha
dichiarato che il lancio sarebbe un «atto di provocazione» e che potrebbe
seriamente compromettere le trattative del "gruppo dei sei" (il tavolo negoziale sul programma nucleare di Pyongyang che vede
riuniti Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree), mentre il generale Walter Sharp,
comandante delle forze Usa in Sud Corea, in una testimonianza al Congresso lo scorso
martedì ha confermato che la Corea del Nord è una minaccia grave per la regione
e per il mondo intero. Per tutta risposta, un portavoce del ministero
degli esteri nord-coreano ha dichiarato che se il Consiglio di sicurezza o la
comunità internazionale dovessero criticare i lanci, questo sarebbe considerato
un «atto ostile». Ufficialmente il lancio è per un vettore da trasporto per
satelliti, ma è evidente il significato politico-militare della mossa.
Nell'ottobre 2006, il Consiglio di Sicurezza Onu adottò una risoluzione (1718)
che proibiva alla Corea del Nord qualsiasi esperimento nucleare o lancio di
missili balistici. Il Segretario Clinton, parlando con i giornalisti, ha già
detto che il lancio sarebbe una violazione della risoluzione, che anche il
Ministro degli Esteri russo Lavrov ha chiesto al regime nord-coreano di
rispettare. Stati Uniti, sud Corea e Giappone sono convinti che il lancio da
Musudan-ri si tratti di un trucco per testare il missile Taepodong-2, dopo che
un primo tentativo nel luglio del 2006 andò a vuoto. Il Taepodong-2 è un
vettore a due stadi a propulsione liquida con un raggio di 3750 Km. Ma si stima
possa anche arrivare 15mila km e comunque sarebbe in grado di raggiungere San
Francisco (e persino Washington DC, a seconda della traiettoria). Anche se gli
americani sono in grado di abbattere il missile, chiaramente non sono
tranquilli. È vero che il vettore da trasporto per satelliti è una variante del
Taepodong-2. Ma perché mai la Corea del Nord dovrebbe far trasportare un
costoso satellite da comunicazione da un vettore che non ha ancora completato
il suo primo volo? Non è forse più plausibile che si tratti del secondo
tentativo con il vettore originale? Pyongyang non è nuova alla tattica di
agitare le acque, mostrare i denti e, più in generale, giocare il ruolo della
"piccola peste" della politica internazionale. E ogni volta è
riuscita ad attirare l'attenzione degli attori che contano, gli Stati Uniti,
l'Onu, il Giappone, la Corea del Sud e la Cina. In
cambio della promessa di comportarsi responsabilmente come gli altri membri
della comunità internazionale, Pyongyang ha in passato ottenuto importanti
concessioni politiche e, soprattutto, generose elargizioni di denaro, senza le
quali il regime sarebbe da un pezzo crollato. Poi tutto tranquillo fino alla
successiva crisi, ovvero quando le casse del regime erano di nuovo vuote ed era
quindi necessario suscitare un pò di paura fra gli occidentali e l'Onu. Ora, i
negoziati del gruppo dei sei si sono arenati lo scorso dicembre, dopo che il
regime di Kim Iong-Il si è rifiutato di permettere l'accesso alle missioni di
verifica nei siti nucleari. Tutta la storia del lancio del satellite (proprio
quando Obama sarà in Europa, per la prima volta da presidente) sembra proprio
un canovaccio già visto più e più volte. E di sicuro effetto a giudicare dal
passato. Sarà così anche questa volta? 28/03/2009
( da "Riformista, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Monaci
e maghi propizieranno la cine-estate Anna Maria Pasetti I grandi comunicatori
del cinema sono già al lavoro da tempo. La missione è delicata, specie nel
Belpaese. Obiettivo: portare la gente nelle sale sottraendola al sole. E non si
tratta di un semplice seppur simpatico scambio di vocali, perché la tradizione
vuole che le estati italiane siano la vera sfida dei distributori, major o indipendenti che siano.
D'altra parte l'anno cinematografico è ormai senza soluzione di continuità
anche nel nostro Paese, ovviamente sottoposto alla globalizzazione ma anche
spesso costretto ad uscite in contemporanea con gli USA a causa del problema
pirateria, in questo caso inteso nel download illegale dei titoli prima che
escano in Italia. In trincea sono dunque schierati i professionisti del
marketing e della comunicazione che affinano strategie di sovrumana creatività,
volti soprattutto a quei titoli-evento su cui punta il settore worldwide. Tra i
blockbuster "estivi", premettendo che da noi l'estate al cinema non
ha nulla a che vedere con il solstizio, ma dipende dal caldo e dal cielo
sereno, due sono i purosangue su cui scommettere, entrambi sequel nonché tratti
da bestseller dal formato extra-large: Angeli e demoni di Ron Howard
dall'omonimo di Dan Brown (13 maggio distribuito da Sony in circa mille copie)
e Harry Potter e il Principe Mezzosangue, sesto episodio della saga di J.K.
Rowling (15 luglio per Warner Bros). I due film sono accomunati da un elemento
di orgoglio per l'Italia, destinata ad essere per entrambi - insieme ad altri
europei - patria di anteprima mondiale, anticipando incredibilmente, seppur di
poco, la programmazione negli States, fissata rispettivamente per il 15 maggio
e 17 luglio. Per il kolossal esoterico con Tom Hanks, in particolare, la scelta
è legata anche al fatto che la maggior parte delle riprese siano avvenute a
Roma, con tanto di product placement "nostrano" (Fiat su tutti), come
precisa il general manager di Sony Pictures Releasing Italia Paulo Simoes sul
trade magazine Box Office. Meno italiano e tutto British è naturalmente il
maghetto Harry Potter, il cui lancio è diventato un marchio esattamente come
tutto il merchandising legato al "potterismo": per qualcosa che fin
dalla sua origine andava oltre il libro e lo schermo, la promozione diventa un
automatismo volto a nascondere per intrigare, più che ad illuminare ciò che è
già evidente. Ma l'estate cinematografica italiana, come si avrà modo di
approfondire più avanti, riserverà altre proposte e magari qualche sorpresa.
28/03/2009
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Al Qaeda vuole
attaccare gli Usa dal Pakistan» --> Obama annuncia
un cambio di strategia: rinforzi a Kabul e aiuti a Islamabad per ottenere
l'impegno dei due Paesi «Coinvolgeremo anche Iran, Russia, Cina
e India». Afghanistan, gli italiani scampano a un agguato. La Russa: più truppe
Sabato 28 Marzo 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print NEW YORKRinforzi militari
in Afghanistan (più 4.000 uomini), aiuti in dollari al Pakistan (un miliardo e
mezzo all'anno fino al 2014) e una serie di traguardi che i due Paesi dovranno
dimostrare di aver raggiunto nella lotta al «cancro» di Al Qaeda e ai talebani:
il presidente Barack Obama ha descritto ieri la sua strategia americana per
l'area Af-Pak, fatta non solo di «pallottole e bombe» ma anche di assistenza
economica e di una iniziativa diplomatica che include l'Iran. La rete di Osama
Bin Laden sta «progettando attivamente attacchi sul suolo americano dal
Pakistan», ha detto Obama dalla Casa Bianca. la nuova rotta: non solo
pallottole Affiancato dal segretario di Stato Hillary Clinton, dal ministro
della Difesa Robert Gates, con in prima fila il generale David Petraeus,
artefice della dottrina che ha permesso la svolta in Iraq, il presidente
democratico ha annunciato un cambio di rotta: l'America «non deve più negare
risorse all'Afghanistan a causa della guerra in Iraq» perché i territori di
confine tra Pakistan e Afghanistan «sono diventati per gli americani i più
pericolosi del mondo». Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più
attenzione a quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio
ai terroristi e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro
compagni d'armi in Afghanistan e preparano una nuova offensiva. La strategia,
che prevede una mano tesa ai talebani moderati, si fonda sulla consapevolezza
che «il futuro dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello del vicino».
La violenza in Afghanistan, che in questi giorni sta toccando i suoi livelli
più alti dal 2001, non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati
attraverso il confine», ha detto Obama. Kabul, a cui la Casa Bianca ha imposto
un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il
benvenuto al piano, mentre il ministro degli Esteri pakistano, Shah Mehmud
Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce
verde dai democratici in Congresso, nonostante le spese in più. La strategia
prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'Onu attraverso un nuovo
Gruppo di contatto per l'Afghanistan e il Pakistan: ne dovrebbero far parte
oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina,
India e Iran «perché nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos».
Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» - smantellare e sconfiggere Al Qaeda
in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è
impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non
«restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata ieri non dovesse
dare i suoi frutti: come ha detto un alto funzionario dell'amministrazione
«questa è una road map, non una camicia di forza». Imponendo condizioni ad
afghani e pachistani, Obama ha preso a esempio l'approccio usato due anni fa in
Iraq da Bush per giustificare la cosiddetta «surge» (il contestato incremento
di truppe concesso da Bush a Petraeus nel 2007 per dare la svolta in Iraq). I
4.000 addestratori militari il cui invio nel Sud dell'Afghanistan è stato
annunciato ieri si aggiungono ai 17 mila che arriveranno in vista delle
elezioni di agosto. In totale, quando il dislocamento sarà compiuto, si
troveranno in Afghanistan 60 mila soldati americani e altri 32 mila di Paesi
Nato, ma altre forze potrebbero arrivare di qui ad allora: «Numerosi alleati
hanno fatto sapere in privato di esser pronti a inviare forze supplementari»,
ha detto, parlando con i giornalisti, l'inviato speciale nell'area Af-Pak,
Richard Holbrooke. Frattini: bene la svolta di Barack In effetti in vista delle
cruciali elezioni afghane di agosto, il ministro della Difesa Ignazio La Russa
ha ribadito ieri che l'Italia rafforzerà temporaneamente il proprio contingente
con «non meno di 200 uomini». Questo mentre ieri militari italiani sono usciti
indenni da un attentato nei pressi di Shindand (vicino a Herat, nell'Ovest) che
ha distrutto il mezzo su cui viaggiavano. Anche il ministro degli Esteri Franco
Frattini ha confermato l'invio per giugno di altri 250 militari, plaudendo nel
contempo alla strategia annunciata ieri da Obama. A. Bal. 28/03/2009
nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ambiente e medicina
Da Sorisole la tecnologia che va in Cina e Usa --> Quasi tutto export il fatturato della Milestone e
il 10% viene investito Ricerca centrale: in fase di prototipo una nuova
macchina diagnostica Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 40 e-mail print Qui
ci sono i numeri: 22 milioni di fatturato nel 2008, sostanzialmente in linea
con il 2007, realizzato quasi tutto all'estero, nel campo degli strumenti per
analisi chimiche e delle apparecchiature medicali, in particolare macchine a
microonde per la diagnosi rapida dei tumori. Sessanta addetti, in media sui 31
anni, più che raddoppiati negli ultimi anni. Quasi tutti bergamaschi. Una
dozzina, il 20%, occupati in ricerca e sviluppo, che ogni anno assorbe 2
milioni di investimenti, il 10% del fatturato. Dodici brevetti solo fra il 2000
e il 2007, a partire, in campo medicale, da un sistema a microonde depositato
negli Usa. Mille, 1.200 macchine in tutto all'anno,
quando il sogno di partenza era farne almeno una al giorno. Stati Uniti, Gran
Bretagna e Cina primi mercati di riferimento. E già
questo basterebbe. Ma qui c'è soprattutto una storia. Sorisole, via
Fatebenefratelli, sede della Milestone srl. In una palazzina gialla che guarda
il Canto Alto il presidente Franco Visinoni fa da guida fra laboratori e
officine: «Qui - dice - entrano persone ordinarie che fanno cose
straordinarie». Studiano e producono tecnologia made in Bergamo che compete sui
mercati con la concorrenza giapponese, tedesca e americana. Nelle ultime
settimane Visinoni ha declinato le offerte di «tre gruppi interessati a
investire in tecnologia. È un riconoscimento per una pmi come la nostra, che si
autofinanzia e fa innovazione tutti i giorni, usa risorse bergamasche e fa
produzione in Bergamasca». E vuole continuare a camminare con le sue gambe come
sottolinea Visinoni, che a 69 anni guida l'azienda con la passione degli inizi.
La Milestone è nata ventun anni fa, ma già nel 1974 Franco Visinoni aveva
avviato con la moglie Kristina e il fratello Vanni una società di
rappresentanza nel campo delle apparecchiature scientifiche, la Fkv, dalle
iniziali dei tre nomi. «La ditta è basata sulla fiducia», racconta Visinoni
passando da un laboratorio all'altro. «Qui non si timbra. Se qualcuno esce per
un impegno, recupera quando vuole. Al sabato non lavoriamo. Ma c'è chi arriva,
magari con il figlio che si mette lì a disegnare, e finisce il lavoro». La
visita fa tappa alla «piazzetta del maestro», l'angolo del caffè dedicato a
Giuseppe Visinoni, padre di Franco, per una vita maestro a Rovetta, scomparso
l'anno scorso all'età di 101 anni. «È venuto in azienda a fare il caffè per
tutti fino a cent'anni», racconta il figlio. La pausa delle 10,30 è rimasta un
appuntamento fisso. Nella piccola cucina le moke giganti sono almeno sei o
sette. Nella bella stagione il break si fa in terrazza. Un'occasione per
staccare e scambiare due idee. «Lavorare sulla tecnologia e avere un rapporto
umano è possibile», dice Visinoni. «Qui entrano persone che sanno lavorare in
gruppo. La parte tecnologica, la insegniamo noi. Tutti i lavori sono importanti
e si dà una mano senza che sia necessario chiederlo». Si lavora con la tenacia
tipica delle valli bergamasche e si fanno crescere i dipendenti all'interno:
«Facciamo corsi di inglese e di psicologia. Se una persona diventa
responsabile, deve sapere come motivare e come relazionarsi: occorre gestire il
passaggio da collega a responsabile. Per questo facciamo corsi di formazione
con una psicologa del lavoro». Nel primo corridoio all'ingresso dell'azienda
sono esposti i brevetti. L'ultimo è europeo ed è del 2007. Riguarda un sistema
laser per la processazione dei tessuti, che in altre parole vuol dire misurare
lo spessore delle biopsie: «Nessuno l'aveva fatto». In una saletta che porta
all'officina dove prendono forma i prototipi ci sono gli schizzi di alcune
apparecchiature: 1° marzo 2007, volo da Detroit a Los Angeles, disegno del
sistema laser; 26 ottobre 2007, volo da Francoforte a Denver, disegno di una
macchina a microonde. Intuizioni diventate realtà: «Dall'idea alla produzione
in genere passano da tre a sei anni. Noi ci riusciamo in dodici, diciotto mesi.
Come? Abbiamo un bel gruppo di bergamaschi». Nella stanza dei prototipi si sta
lavorando a una nuova macchina: «È il primo sistema al mondo di fissazione
automatica per migliorare i risultati della diagnosi del tumore al seno. Lo presenteremo
a settembre», dice Visinoni. E mentre nell'officina si stanno assemblando i
pezzi, nell'ufficio accanto si mette a punto la parte software. «La produzione
è just-in-time, secondo il metodo Toyota: flessibile in base agli ordini.
Realizziamo mille, 1.200 macchine in un anno. Eravamo partiti dal grande sogno
di farne una al giorno», spiega il presidente. E il 2009 come sarà? «Nobody
knows», nessuno lo sa. «Il momento è molto difficile. Dicono che bisogna
navigare a vista. Ma è difficile quando non vedi. Tuttavia l'unica cosa di cui
dobbiamo avere paura è la paura. Dovremo lavorare sodo. Dal 1974 a oggi abbiamo
visto molte crisi: supereremo anche questa. Probabilmente dovremo usare ancora
di più la creatività. Abbiamo ridotto costi e investimenti dappertutto, meno
che sul sostegno alle vendite e alla ricerca. Continuiamo a investire». Silvana
Galizzi 28/03/2009 nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
In sede lavorano 60
addetti Una filiale anche nel Michigan --> Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA,
pagina 40 e-mail print La Milestone di Sorisole è votata all'esportazione.
Quasi tutto il fatturato è realizzato all'estero. «In campo
medicale il 50% della produzione va negli Usa. Il secondo
mercato è la Gran Bretagna. In campo analitico, il mercato più grande è la Cina», dice il presidente Franco Visinoni. Il 70% del giro d'affari
deriva dagli strumenti per l'analisi ambientale, ambito in cui l'azienda ha
iniziato l'attività, per crescere poi anche nel medicale. In entrambe i
casi la tecnologia su cui si lavora è soprattutto quella delle microonde. Oltre
alla sede, con 60 addetti, la Milestone ha una filiale negli Usa,
nel Michigan, con 17 persone e un laboratorio applicativo. «Inoltre, abbiamo 55
rappresentanti in tutto il mondo solo per la parte analitica e 50 per la parte
medicale», spiega Visinoni, completando il quadro della presenza internazionale
dell'azienda: «Abbiamo il 30% nella Milestone Giappone», che distribuisce in
esclusiva i prodotti della società bergamasca sul mercato locale. Da un paio
d'anni, inoltre, è stata avviata una partnership per la Cina,
dove l'azienda bergamasca è presente con i suoi prodotti in campo analitico dal
1990. L'idea è stata «un'alleanza win-win», dice Visinoni. È nata così la
Labtech srl, con sede a Sorisole, controllata dalla Milestone e avviata con un
partner cinese che, spiega, «in Cina produce
apparecchiature da laboratorio standard, su specifiche nostre e con marchio CE,
che noi vendiamo in Europa, e in Cina vende le nostre
apparecchiature ad alta tecnologia». 28/03/2009 nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Allarme chimico in
ditta, ma è un test --> L'emergenza scatterà oggi anche a Capriate e
Brembate. Impegnati duecento volontari Sabato 28 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina
28 e-mail print Esercitazione di Protezione civile oggi a Filago
FilagoL'allarme scatta a Filago quando durante una manovra di un carico di
formaldeide, un prodotto chimico nei silos della ditta Far di Filago, si stacca
una manichetta e parte del prodotto si disperde nell'aria. Questo sarà lo
scenario dell'esercitazione in caso di grave incidente chimico che si terrà
oggi nell'azienda Far Spa, impegnando duecento volontari della Protezione
civile dei comuni di Filago, Bottanuco, Capriate San Gervasio e Madone, di enti
sovraccomunali e di istituzioni del territorio. l'allarme e la mobilitazione A
predisporre l'esercitazione «Filago 9» è stato il Consorzio Ats con sede a
Filago che prevede diverse situazioni critiche. Infatti sarà chiamato in causa
il personale addetto alla sicurezza che dovrà soccorrere e mettere al sicuro
l'autista e le persone presenti sul piazzale della ditta, facendo scattare
l'allarme rosso, quello più pericoloso a causa di incidente chimico. La nube
gassosa poi inizierà a disperdersi sulla vicina provinciale di via
Dell'Industria, intossicando alcuni automobilisti che la percorrono, per
avvicinarsi infine alle prime case dell'abitato di Filago, contaminando alcune
persone. L'allarme, fatto scattare dalla ditta, nel contempo verrà diramato
alla Prefettura, al 115, al 118 e al sindaco, che a sua volta allerterà la
polizia locale, la Protezione civile e l'Ats (Ambiente territorio e servizi).
La nube tossica, a causa del vento, toccherà anche gli abitati di Capriate San
Gervasio e Brembate e sarà necessario allertare i due paesi. «un test per gli
interventi» «Le finalità di questa esercitazione sono di testare il grado e la
capacità di risposta del sistema locale di Protezione civile in caso di
emergenza chimico-industriale sul territorio di Filago a causa di una
dispersione tossica - riferisce l'ingegner Carlo Manaresi, presidente dell'Ats
- . Si farà particolarmente attenzione alla diramazione degli allarmi tra i
soggetti competenti, tra cui l'azienda a rischio, il Comune di Filago, i vigili
del fuoco, il 118, la Prefettura di Bergamo, la Provincia di Bergamo, le forze
dell'ordine». Un ruolo di rilievo viene assegnato all'informazione dello stato
di emergenza alla popolazione che vedrà l'impiego di sistemi di allarme come
avvisatori acustici, la radio parrocchiale, megafoni per le vie,
cartellonistica elettronica e notizie a stampa e televisione. Durante
l'esercitazione si presterà attenzione alla modalità di impiego del
volontariato locale di Protezione civile in momenti di emergenza coinvolgendo
Ana Filago e Madone; Unità 59, gruppo comunale di Capriate San Gervasio.
Infatti gli interventi di emergenza dovranno camminare di pari passo alle
operazioni per la sicurezza, come ad esempio l'attuazione del piano dei posti
di blocco e dei cancelli di accesso da parte delle forze dell'ordine competenti
e delle polizie locali interessate. «Inoltre - continua Manaresi -
l'esercitazione sarà un valido motivo di addestramento del personale preposto
all'attivazione dei soccorsi di Protezione civile a livello
locale, e di verificare il grado di integrazione tra le attività e procedure in
via di sviluppo dal Consorzio Ats in materia di Protezione civile con le
direttive e gli indirizzi regionali e provinciali relativamente alla
pianificazione e gestione delle emergenze». L'esercitazione
intercomunale di Protezione civile «Filago 9» è stata predisposta dal tavolo
tecnico di lavoro coordinato da Gianmario Gnecchi dei vigili del fuoco di
Dalmine. il programma Il programma della giornata sotto il segno dell'emergenza
prenderà avvio alle 9 con l'incidente chimico all'azienda Far e diffusione
allarme alle autorità competenti. Alle 9,30 attivazione del piano di emergenza
intercomunale, con l'istituzione e l'insediamento dell'Unità di crisi locale e
posto di comando avanzato. Alle 10 attivazione delle prime operazioni di
soccorso, del piano dei posti di blocco e dei cancelli di accesso, nonché
comunicazione alla popolazione e alle scuole dell'allarme chimico. Alle 11,30
rientro dell'emergenza. Angelo Monzani 28/03/2009 nascosto-->
( da "Corriere Alto Adige"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: 1AECONOMIA - data: 2009-03-28 num: - pag: 17 categoria:
REDAZIONALE La fiera Inaugurata Civil protect. Dall'anno prossimo cooperazione
con la città di Shangai «Protezione civile, Bolzano al top» L'invito di
Bertolaso: «Aiutate le altre regioni a crescere» In mostra le tecnologie per la
sicurezza Il sottosegretario: «Presto le regole per incentivare il
volontariato» BOLZANO — Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Guido
Bertolaso ha inaugurato ieri Civil protect, la fiera dedicata alla protezione civile. Davanti ad una folta platea il numero uno
della protezione civile italiana ha avuto parole di elogio per l'Alto Adige
considerato un vero e modello per tutta l'Italia. Bertolaso ha invitato la
Provincia ad aiutare le Regioni più svantaggiate e ha anche lanciato un appello
a prevenire le emergenze «evitando di costruire nelle zone che presentano
rischi di natura idrogeologica ». Oltre duecento espositori che mettono
in mostra tecnologie e mezzi all'avanguardia. A civil protect ce n'è per tutti
i gusti: macchinari per domare gli incendi, mezzi della Croce Rossa, software
per la gestione delle emergenze e tanto altro. Per le organizzazioni locali
impegnate nella protezione del territorio — dall'esercito ai vigili del fuoco
passando per polizia, carabinieri, croce rossa, bianca e soccorso alpino — una
vetrina per far conoscere la propria attività. Anche il presidente di Fiera
Bolzano, Gernot RÖssler, ha sottolineato l'eccellenza dell'Alto Adige in questo
campo: «L'anno prossimo esporteremo il nostro know how a Shangai dove si terrà
una rassegna della protezione civile». Il presidente della Provincia Luis
Durnwalder invece ci ha tenuto a ringraziare i quasi 20mila volontari attivi
nel campo della protezione civile in tutta la provincia. Anche Bertolaso si è
soffermato sul modello Alto Adige: «Porto sempre l'esempio della provincia di
Bolzano, qui — fa notare — avete un numero strabiliante di volontari, persone
che credono veramente in quello che fanno. In futuro regolamenteremo lo status
giuridico dei volontari in modo che ognuno possa dare il massimo ». Il
sottosegretario vorrebbe stimolare una competizione tra Regione. «Vorremo che
tutti imparassero dall'Alto Adige e — continua — ci piacerebbe che si facesse
squadra magari la Provincia potrebbe inviare dei volontari contro gli incendi
al sud o per risolvere il problema dei rifiuti in Campania. Il sogno che
l'Italia diventi come l'Alto Adige con una caserma dei pompieri per ogni Comune
». All'inaugurazione anche il sindaco Luigi Spagnolli secondo cui: «Investire
nella protezione civile significa risparmiare sul lungo periodo». Marco
Angelucci Modello da imitare Luis Durnwalder, Guido Bertolaso, Gernot RÔssler e
Luigi Spagnolli
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 28 Marzo 2009
Chiudi Le principali emergenze del nostro Pianeta e le possibili strategie di
intervento saranno comunicate dagli scienziati di tutto il mondo ai Grandi
della Terra che a luglio parteciperanno in Italia al G8. L'Accademia dei Lincei
ha riunito i Presidenti di tutte le Accademie dei paesi del G8 + 5 (Italia, USA, Francia, Germania, Giappone, Canada, Inghilterra, Russia,
più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa ed Egitto in veste di osservatore)
per discutere le criticità che affliggono il mondo. Tra i principali problemi
individuati figurano le migrazioni, che colpiscono milioni di persone costrette
a lasciare le loro terre. Un altro tema sul quale si è focalizzata
l'attenzione degli scienziati che hanno dato vita al vertice delle Accademie,
chiamato "G8 delle Scienze" ha riguardato le nuove tecnologie per
l'energia e l'ambiente. I lavori del vertice, al quale hanno partecipato ottanta
scienziati provenienti da tutto il mondo, sono stati aperti dal Ministro Franco
Frattini, al quale spetterà in occasione del prossimo G8 di comunicare i
documenti predisposti dagli scienziati ai Capi di Stato e di Governo. A
conclusione dei due giorni di riunioni gli scienziati sono stati ricevuti al
Quirinale dal Presidente Giorgio Napolitano al quale hanno riferito sui lavori
svolti, sottolineando l'importanza del dialogo tra scienziati e politici.
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 28 Marzo 2009
Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - Più soldati, più
personale civile, più aiuti: la nuova strategia americana per la guerra in
Afghanistan passa attraverso un allargamento dell'impegno militare ed
economico, ma anche attraverso nuove alleanze e nuovi obiettivi. Nel presentare
il piano, Barack Obama ha ieri confermato che al-Qaeda rimane il grande nemico
degli Stati Uniti, e ha rivelato che il gruppo «sta preparando nuovi attacchi
dalle sue basi in Pakistan». In certi momenti della conferenza stampa Obama ha
usato toni minacciosi che ricordavano quelli del suo predecessore, George Bush.
Ma i paralleli con Bush si sono fermati lì. Obama ha proposto un approccio
strategico diverso, limitato negli scopi: si rinuncia a trasformare
l'Afghanistan in una democrazia, e ci si accontenta invece di realizzare una
«riconciliazione» con l'ala meno estremista dei talebani per arrivare a un
Paese stabile che non dia più asilo ai terroristi. La strada verso un
Afghanistan "stabile", ha spiegato Obama, non può che passare
attraverso un accordo con il Pakistan e con gli altri Paesi che hanno un
interesse nella regione, e cioè Russia, Cina, India,
Arabia Saudita, Emirati Arabi e Iran. Al Pakistan vengono offerti aiuti per 1
miliardo e mezzo di dollari all'anno per cinque anni in cambio di un impegno
costruttivo nella lotta contro al-Qaeda. Agli altri Paesi viene chiesto di
partecipare sia diplomaticamente che attivamente per spazzare vie la roccaforti
terroriste, i cui tentacoli sono «una minaccia per l'intera regione».
Sin dalla campagna elettorale, Barack Obama ha insistito che la guerra in
Afghanistan è la guerra più importante per gli americani, e che attaccare
l'Iraq è stato un errore strategico. L'invasione dell'Iraq avrebbe contribuito
a stornare l'attenzione sia degli Stati Uniti che del resto del mondo
dall'Afghanistan, con la conseguenza che il Paese rischia di tornare a essere
il rifugio del terrorismo. Ma ora che il fronte iracheno sembra stabilizzarsi,
Obama è categoricamente deciso a riportare l'attenzione sulla patria dei
talebani. Prima di finalizzare il piano, il presidente ha parlato sia con il
collega afghano Hamid Karzai che con quello pakistano, Asif Ali Zardari,
ricevendo da entrambi aperto sostegno. Obama ha anche tenuto consultazioni
private con i leader di entrambi i partiti, e sembra che su questo fronte il
successo sia assicurato. Per rilanciare la guerra afgana infatti, Obama avrà
bisogno di nuovi stanziamenti. La guerra costa al momento due miliardi di
dollari al mese, e di certo diventerà ben più cara non appena scatterà il nuovo
piano. Oltre all'invio di altri 17 mila soldati, il presidente ha deciso di
spedire almeno 4 mila funzionari civili - medici, veterinari, ingegneri,
agronomi - incaricati di addestrare gli afgani in vari settori. Milioni di
dollari dovranno andare all'addestramento delle truppe e della polizia afgana,
e ai programmi di estirpazione della coltivazione del papavero da oppio. Somme
sostanziose verranno stanziate per dare uno "stipendio" ai leader
locali che si impegneranno a lottare contro il terrorismo. Si seguirà cioè
l'esempio adottato in Iraq, dove migliaia di sunniti hanno abbandonato la
guerriglia in cambio di uno "stipendio". Resta il dubbio che i
talebani si facciano convincere. Pare che il loro ex leader, il mullah Omar,
sia già al lavoro per coalizzare varie sette talebane, afgane e pakistane
contro le forze Usa. I comandanti Nato hanno infatti
espresso il timore che la violenza in Afghanistan diventerà presto molto
peggiore.
( da "Manifesto, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
AFGHANISTAN L'ha
ereditata dal predecessore, ma quella afghana è ormai una guerra di Barack
Obama. L'obiettivo è al Qaeda, che «si prepara ad attaccare il territorio Usa dai santuari in Pakistan». La strategia militare è
chiara, truppe e consiglieri per addestrare le forze afghane. Quella politica è
meno ovvia, trasparenza e giustizia. E sostanziosi aiuti al Pakistan Truppe,
soldi, civili: la strategia di Obama Il presidente Usa
annuncia la sua nuova politica per Afghanistan e Pakistan: «distruggere al Qaeda»
Marina Forti L'ha ereditata dal suo predecessore George W. Bush, ma ormai
quella afghana è a tutti gli effetti una guerra di Barack Obama. Il presidente
degli Stati uniti ha annunciato ieri la sua nuova strategia per l'Afghanistan e
il Pakistan, una «strategia complessiva»» che combina l'invio di ulteriori
truppe con quello che ha chiamato un importante investimento civile, il
rafforzamento di forze di sicurezza afghane, un forte sostegno economico al
Pakistan e un'iniziativa diplomatica per «regionalizzare» la scena. L'annuncio
era atteso, e conclude un riesame strategico («policy review») che Obama stesso
aveva chiesto appena insediato alla Casa Bianca. La situazione sul terreno non
è affatto rosea per gli Usa, che hanno 38mila soldati
operativi in Afghanistan, e per i loro alleati della Nato (altre 32mila
truppe): le milizie ribelli guadagnano terreno nonostante la sproporzione delle
forze, l'anno 2008 ha registrato il più alto numero di vittime da quando i
bombardamenti Usa hanno fatto cadere il regime dei
Taleban, nel dicembre 2001, perché ospitava i dirigenti di al Qaeda. Il 2009 ha
segnato un'altra impennata, le vittime sono sempre più spesso civili e la
guerra si è estesa ai distretti confinanti del Pakistan. Gli Usa
insomma sono impelagati in una guerra che è difficile vincere, ma da cui è
difficile anche uscire (la parola «exit strategy» ieri non è stata
pronunciata). Per prima cosa Obama ha voluto tornare al punto di partenza.
«Molti negli Usa si chiedono: qual'è il nostro scopo
in Afghanistan?», e ha risposto: «Abbiamo in obiettivo chiaro e preciso:
smembrare, smantellare e sconfiggere al Qaeda in Pakistan e Afghanistan». La
situazione «è estremamente pericolosa», dice il presidente Usa;
le stime dell'intelligence sono che al Qaeda «sta progettando attacchi al
territorio degli Stati uniti dai suoi santuari in Pakistan». Per questo Obama
ha insistito sulla necessità di una strategia complessiva verso entrambi i
paesi. Se l'obiettivo è sconfiggere al Qaeda, il primo aspetto è quello
militare. Il mese scorso Obama aveva ordinato il dispiegamento di 17.000
soldati, che andranno a combattere nel sud e est dell'Afghanistan; ieri ha
annunciato che altri 4.200 soldati della 82esima divisione aerotrasportata si
aggiungeranno questa primavera, non come truppe di combattimento ma per
addestrare e assistere le forze di sicurezza afghane, e accelerare la
costruzione un esercito e una polizia entro il 2011. Poi c'è la strategia
politica, e qui le cose sono molto meno precise. «Ho ordinato un aumento
sostanziale dei civili sul terreno», ha detto Obama. «L'Afghanistan ha un
governo eletto ma è minato dalla corruzione... l'economia è dominata dal
mercato dei narcotici che incoraggia la criminalità e finanzia i ribelli».
Obama vuole far progredire servizi, sicurezza, giustizia», dare all'Afghanistan
le risorse che l'amministrazione Bush gli aveva negato negli anni precedenti.
Ha parlato di «impegno civico», di agronomi, ingegneri, esperti legali, di good
governance, perché gli afghani possano vedere un'alternativa al caos e violenze
dei Taleban. Chiederà inoltre al Congresso di autorizzarlo a trasferire al
Pakistan 1,5 miliardi di dollari ogni anno in aiuti per 5 anni, per «rafforzare
le sue istituzioni democratiche» e sviluppare le infrastrutture di base, dalle
strade alle scuole. Questo massiccio aiuto, dice però Obama, non sarà un
«assegno in bianco» ma sarà legato a sorta di «tabella di marcia» per valutare
i progressi. Gli elementi di valutazione («benchmarks») non sono definiti, ma i
consiglieri del presidente in questi giorni dicono che Kabul dovrà mostrare
risultati nella lotta alla corruzione e al narcotraffico o nel decentramento
dei poteri con le regioni. Mentre il Pakistan dovrà dimostrare di aver sul
serio tagliato i legami con i Taleban afghani. Tutto questo però sorvola sul
fatto che la guerra nei distretti di frontiera ha alzato la tensione e
provocato reazioni contrarie in Pakistan, dove ci sono strategie diverse tra
militari, governo e intelligence. Guardacaso, giovedì il New York Times
riferiva nuove accuse di alti funzionari Usa, secondo
cui il potente servizio di intelligence militare pakistano (Isi) ha aiutato i
Taleban in alcuni dei più importanti attacchi compiuti nell'ultimo anno in
Afghanistan. La logica è che i militari pakistani considerano i Taleban, forza
pashtoon emerse dal territorio alla frontiera tra i due paesi, la possibile
pedina della propria influenza in Afghanistan quando le forze occidentali
saranno andate. Il negoziato con i ribelli non è, con ogni evidenza, un
elemento chiave della nuova strategia, anche se di «riconciliazione» Obama ha
parlato. «C'è un nocciolo oltranzista dei Taleban. Questi vanno trattati con la
forza, e sconfitti». Ma poi ci sono quelli che hanno preso le armi «per
coercisione, o per soldi, e questi afghani devono avere l'opzione di scegliere
un'altra strada», avviando un dialogo e processi di riconciliazione in ogni
provincia. In effetti la generica definizione di «ribelli» non indica sempre
milizie Taleban o di al Qaeda - a volte si tratta di clan locali insorti per
interessi strettamente locali. Il dialogo è già stato tentato in passato, con
risultati scarsi. I consiglieri della Casa Bianca hanno precisato di voler fare
sempre più di quella afghana una guerra regionale - coinvolgere cioè non solo i
paesi vicini ma anche le potenze interessare alla regione, India, Russia, Cina, Emirati arabi uniti, Arabia saudita. Un primo assaggio sarà la
prossima settimana all'Aja, dove si riunirà una conferenza internazionale
sull'Afghanistan - con l'Iran tra gli invitati. Foto: IN ALTO, SOLDATI NATO IN
AFGHANISTAN /FOTO REUTERS IN BASSO, PAKISTAN, ATTENTATO NELLA REGIONE DI
KHYBER, ALLA FRONTIERA/ FOTO AP
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRONACHE 28-03-2009
Cronache STATI UNITI NUOVA STRATEGIA DELLA CASA BIANCA: RINFORZI MILITARI IN
AFGHANISTAN, ASSISTENZA ECONOMICA, DIALOGO CON L'IRAN Obama: «Al Qaida ci
minaccia» L'allarme del presidente: «Dal Pakistan i terroristi di Bin Laden
stanno preparando attacchi agli Usa» NEW YORK
Alessandra Baldini della Difesa, Robert Gates, con in prima fila il generale
David Petraeus, artefice della dottrina che ha permesso la svolta in Iraq, il
presidente democratico ha annunciato un cambio di del vicino». La violenza in
Afghanistan che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal 2001
non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il
confine», ha detto Obama. interesse che la regione precipiti nel caos». Gli
obiettivi II Rinforzi militari in Afghanistan (più 4 mila uomini), aiuti in
dollari al Pakistan (un miliardo e mezzo all'anno fino al 2014) e una serie di
traguardi che i due Paesi dovranno dimostrare di aver raggiunto nella lotta al
«cancro» di Al Qaida e ai talebani: il presidente Barack Obama ha descritto
ieri la sua strategia americana per l'area Af-Pak, fatta non solo di
«pallottole e bombe» ma anche di assistenza economica e di una iniziativa diplomatica
che include l'Iran. La minaccia La rete di Osama Bin Laden sta «progettando
attivamente attacchi sul suolo americano dal Pakistan», ha detto Obama
nell'Eisenhower Room della Casa Bianca, riecheggiando i toni del predecessore
George W. Bush. Affiancato dal segretario di Stato, Hillary Clinton, dal
ministro rotta. La strategia L'America «non deve più negare risorse
all'Afghanistan a causa della guerra in Iraq» perché i territori di confine tra
Pakistan e Afghanistan «sono diventati per gli americani i più pericolosi del
mondo». Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più attenzione a
quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio ai terroristi
e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro compagni d'armi in
Afghanistan e preparano una nuova offensiva. Il futuro La strategia, che
prevede una mano tesa ai talebani moderati, si fonda sulla consapevolezza che
«il futuro dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello Le reazioni Il
governo afghano, a cui la Casa Bianca ha imposto un rigoroso impegno nella
lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il benvenuto al piano, mentre
il ministro degli Esteri pakistano, Shah Mehmud Qureshi, ha detto che Islamabad
giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce verde dai democratici in
Congresso, che devono autorizzare consistenti spese aggiuntive. Gli alleati La
strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'Onu attraverso un
nuovo Gruppo di Contatto per l'Afgha - nistan e il Pakistan: ne dovrebbero far
parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran
«perché nessuno ha Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» smantellare e
sconfiggere Al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno
in futuro Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno
in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova strategia
delineata ieri non dovesse dare i suoi frutti. Come ha detto un alto
funzionario dell'amministrazione protetto dall'anonimato «questa è una road
map, non una camicia di forza». Le cifre I 4 mila addestratori militari il cui
invio nel sud dell'Afghanistan è stato annunciato ieri si aggiungono ai 17 mila
che arriveranno in vista delle elezioni di agosto. In totale, quando il
dislocamento sarà compiuto, si troveranno in Afghanistan 60 mila soldati
americani e altri 32 mila di Paesi Nato.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
LETTERE E COMMENTI
pag. 4 FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi,
la fiaccola olimpica... FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima
edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica rinuncerà all'idea della
universalità. Stop all'attraversamento dei continenti: meglio limitare le
«esibizioni» della torcia al territorio della nazione chiamata ad ospitare
l'evento. Il Canada per il 2010, la Gran Bretagna per il 2012, la Russia per il
2014 Naturalmente, al di là delle motivazioni addotte, siamo in presenza di una
sconfitta. Ammessa, dichiarata, certificata. Gli effetti, anche perversi, della
comunicazione «globale» avevano provveduto a trasformare l'apparizione della
fiaccola in una sorta di centro di aggregazione per contestatori in servizio
permanente effettivo. Lasciamo stare le ragioni di chi protestava «contro» la
torcia: prima di Pechino 2008 si erano mobilitati i nobili sostenitori della
causa del Tibet (a proposito: ma dove sono finiti?...), ma prima di Torino 2006
la fiaccola era stata simbolicamente assalita da quanti si opponevano alla
costruzione del treno ad alta velocità. Cosa c'entrasse una Olimpiade con la
Tav, resta un mistero molto italiano: ma tant'è, doveva andare così. In
generale, la rinuncia del Cio rappresenta la presa d'atto della fine di una
illusione (o di una ipocrisia, come volete). Non è più vero, ammesso sia mai
stato vero, che l'ideale olimpico permetteva di superare, per un periodo
limitato di tempo, i conflitti, le cattiverie, le polemiche, le ingiustizie, le
crudeltà. Anzi, semmai si è dimostrato autentico il contrario: l'Olimpiade, a
torto o a ragione, diventa la cassa di risonanza dei
malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione,
dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del
Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato,
però: spegnere i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una
volta siamo stati bambini.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
VETRINA SAN MARINO
pag. 23 Riciclaggio sotto la lente ESPERTI A CONFRONTO QUESTIONI attuali in
tema di prevenzione e repressione del riciclaggio nell'ordinamento italiano. E'
il tema della tavola rotonda che il 4 aprile prossimo ospiterà la chiesetta dell'Antico
Monastero Santa Chiara, la stessa dove ieri è stati inaugurato l'anno
giudiziario ella repubblica di San Marino con l'ex Procuratore Antimafia Piero
Luigi Vigna. Sarà affrontato il tema dell'inserimento occulto dei profitti
delle attività criminose nel tessuto sano dell'economia. I
capitali illeciti circolano nell'economia globalizzata superando facilmente le
frontiere. Un recente studio sul riciclaggio pone l'Italia al 4° posto, dopo
Usa, Isole Cayman e Russia, tra i paesi in cui vengono investiti capitali
illeciti.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
pagina pag. 20
Obama: «Guerra a Bin Laden» Al Qaeda prepara dal Pakistan nuovi attentati negli
Usa dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK BARACK va
alla caccia di Bin Laden. L'America ha dichiarato guerra totale ad Al Quaeda in
Afghanistan e in Pakistan. «La situazione nella regione è sempre più pericolosa
dice il presidente Usa , e nessuno ha interesse che
precipiti nel caos. L'America non può vincere questa guerra da sola, ma ha
bisogno che venga coinvolto un ampio spettro di nazioni con la Nato, dalla Russia alla Cina, dall'India
all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e
Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito
l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di
colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati, e di
aprire al tempo stesso un canale di dialogo con i talebani moderati anche se
oggi sono i nemici del governo di Kabul. Con 21000 soldati in più, gli Usa tenteranno quello che è già riuscito a Baghdad e cioè,
oltre al surge, un'intensificazione dei contatti con i guerriglieri talebani
disponibili a rinunciare alla lotta armata per entrare a far parte di un
processo di unificazione nazionale e dell'esercito afghano. Sia il presidente
pakistano Zardari sia Karzai a Kabul hanno giudicato molto positivamente la
nuova strategia Usa nonostante Barack non abbia usato
mezzi termini nel dire che non ci saranno più «assegni in bianco». Forza
militare e pragmatismo, diplomazia e impegno regionale e locale sono stati i
punti chiave del presidente Usa, che è tornato a
chiedere un maggiore aiuto anche da tutti i paesi Nato. Guardando fisso nella
telecamera, Obama ha concluso con una minaccia a Bin Laden: «Non ci fermeremo e
ti prenderemo». L'America aggiungerà ai 17000 soldati già in dispiegamento
altri 4200 specialisti che verranno destinati all'addestramento delle truppe e
della polizia afghana. «CIASCUNO deve fare la sua parte dice Obama . Non si
vince solo con le pallottole e le bombe. Abbiamo promesso al Pakistan 1,5
miliardi di dollari l'anno per 5 anni che serviranno a costruire scuole,strade,
ospedali e a rafforzare la democrazia, ma dovrà dimostrare di contrastare i
terroristi. A Kabul invece chiediamo un impegno del governo contro la
corruzione e nella formazione di 140.000 soldati e di 80.000 agenti di polizia
entro il 2011». Al fianco del ministro della Difesa Gates, del segretario di
Stato Hillary Clinton, del capo di Stato maggiore del Pentagono Muller e dal
generale Petreaus, nell'annunciare la «nuova strategia in Afghanistan» Obama ha
lanciato in realtà messaggi nettissimi all'intera regione, da Teheran a
Damasco, da Israele a Mosca, facendo capire che siamo a una svolta e questa è
diventata per l'America la nuova frontiera contro il terrorismo. Definendo
Teheran «un punto di riferimento irrinunciabile», ha invitato gli iraniani tra
pochi giorni alla conferenza dell'Aja sapendo perfettamente che questo è un
altro coraggioso passo verso un «imminente» contatto diretto. Ammettendo che il
confine afghano-pakistano è diventato il nuovo santuario di Al Qaeda e Bin
Laden, «e la più grossa minaccia per un attacco agli Usa»,
Barack non ha fatto mistero di volere «americanizzare» il conflitto almeno al
Sud. IL MULLAH Omar invece, capo dei talebani-afghani, sta nel frattempo
tentando unastorica riunificazione con i guerriglieri terroristi in Pakistan
per riservare una vera «accoglienza di sangue» alle truppe Usa
che stanno per arrivare sul confine. Il presidente Usa
conta molto sulla ripetizione della «dottrina Petraeus» dopo gli ottimi
risultati in Iraq col coinvolgimento dei capi tribù che da sempre sostenevano
Saddam. Le elezioni di agosto a Kabul, sulle quali vigileranno decine di
migliaia di uomini della Nato, diventeranno per Karzai una sorta di prova della
verità, dopo che il suo feeling con Obama, è già stato dimostrato, non è dei
migliori.
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 28-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Cina Usa
VETRINA ESTERI pag.
20 Obama: «Guerra a Bin Laden» Al Qaeda prepara dal Pakistan nuovi attentati
negli Usa dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK BARACK
va alla caccia di Bin Laden. L'America ha dichiarato guerra totale ad Al Quaeda
in Afghanistan e in Pakistan. «La situazione nella regione è sempre più
pericolosa dice il presidente Usa , e nessuno ha
interesse che precipiti nel caos. L'America non può vincere questa guerra da
sola, ma ha bisogno che venga coinvolto un ampio spettro di nazioni con la
Nato, dalla Russia alla Cina, dall'India
all'Iran, che formeranno anche un nuovo gruppo di contatto con Afghanistan e
Pakistan sotto l'egida delle Nazioni Unite». Chi si aspettava da subito
l'annuncio di una exit strategy non l'ha trovata. La teoria di Obama è di
colpire duro i terroristi soprattutto con aerei telecomandati, e di
aprire al tempo stesso un canale di dialogo con i talebani moderati anche se
oggi sono i nemici del governo di Kabul. Con 21000 soldati in più, gli Usa tenteranno quello che è già riuscito a Baghdad e cioè,
oltre al surge, un'intensificazione dei contatti con i guerriglieri talebani
disponibili a rinunciare alla lotta armata per entrare a far parte di un
processo di unificazione nazionale e dell'esercito afghano. Sia il presidente
pakistano Zardari sia Karzai a Kabul hanno giudicato molto positivamente la
nuova strategia Usa nonostante Barack non abbia usato
mezzi termini nel dire che non ci saranno più «assegni in bianco». Forza militare
e pragmatismo, diplomazia e impegno regionale e locale sono stati i punti
chiave del presidente Usa, che è tornato a chiedere un
maggiore aiuto anche da tutti i paesi Nato. Guardando fisso nella telecamera,
Obama ha concluso con una minaccia a Bin Laden: «Non ci fermeremo e ti
prenderemo». L'America aggiungerà ai 17000 soldati già in dispiegamento altri
4200 specialisti che verranno destinati all'addestramento delle truppe e della
polizia afghana. «CIASCUNO deve fare la sua parte dice Obama . Non si vince
solo con le pallottole e le bombe. Abbiamo promesso al Pakistan 1,5 miliardi di
dollari l'anno per 5 anni che serviranno a costruire scuole,strade, ospedali e
a rafforzare la democrazia, ma dovrà dimostrare di contrastare i terroristi. A
Kabul invece chiediamo un impegno del governo contro la corruzione e nella
formazione di 140.000 soldati e di 80.000 agenti di polizia entro il 2011». Al
fianco del ministro della Difesa Gates, del segretario di Stato Hillary
Clinton, del capo di Stato maggiore del Pentagono Muller e dal generale
Petreaus, nell'annunciare la «nuova strategia in Afghanistan» Obama ha lanciato
in realtà messaggi nettissimi all'intera regione, da Teheran a Damasco, da
Israele a Mosca, facendo capire che siamo a una svolta e questa è diventata per
l'America la nuova frontiera contro il terrorismo. Definendo Teheran «un punto
di riferimento irrinunciabile», ha invitato gli iraniani tra pochi giorni alla
conferenza dell'Aja sapendo perfettamente che questo è un altro coraggioso
passo verso un «imminente» contatto diretto. Ammettendo che il confine
afghano-pakistano è diventato il nuovo santuario di Al Qaeda e Bin Laden, «e la
più grossa minaccia per un attacco agli Usa», Barack
non ha fatto mistero di volere «americanizzare» il conflitto almeno al Sud. IL
MULLAH Omar invece, capo dei talebani-afghani, sta nel frattempo tentando
unastorica riunificazione con i guerriglieri terroristi in Pakistan per
riservare una vera «accoglienza di sangue» alle truppe Usa
che stanno per arrivare sul confine. Il presidente Usa
conta molto sulla ripetizione della «dottrina Petraeus» dopo gli ottimi
risultati in Iraq col coinvolgimento dei capi tribù che da sempre sostenevano
Saddam. Le elezioni di agosto a Kabul, sulle quali vigileranno decine di
migliaia di uomini della Nato, diventeranno per Karzai una sorta di prova della
verità, dopo che il suo feeling con Obama, è già stato dimostrato, non è dei
migliori.
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 28-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione,
La (Firenze))
Argomenti: Cina Usa
LETTERE E COMMENTI
pag. 6 FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima edizione dei Giochi,
la fiaccola olimpica... FINE DEL VIAGGIO. Il Cio ha deciso: dalla prossima
edizione dei Giochi, la fiaccola olimpica rinuncerà all'idea della
universalità. Stop all'attraversamento dei continenti: meglio limitare le
«esibizioni» della torcia al territorio della nazione chiamata ad ospitare
l'evento. Il Canada per il 2010, la Gran Bretagna per il 2012, la Russia per il
2014 Naturalmente, al di là delle motivazioni addotte, siamo in presenza di una
sconfitta. Ammessa, dichiarata, certificata. Gli effetti, anche perversi, della
comunicazione «globale» avevano provveduto a trasformare l'apparizione della
fiaccola in una sorta di centro di aggregazione per contestatori in servizio
permanente effettivo. Lasciamo stare le ragioni di chi protestava «contro» la
torcia: prima di Pechino 2008 si erano mobilitati i nobili sostenitori della
causa del Tibet (a proposito: ma dove sono finiti?...), ma prima di Torino 2006
la fiaccola era stata simbolicamente assalita da quanti si opponevano alla
costruzione del treno ad alta velocità. Cosa c'entrasse una Olimpiade con la
Tav, resta un mistero molto italiano: ma tant'è, doveva andare così. In
generale, la rinuncia del Cio rappresenta la presa d'atto della fine di una
illusione (o di una ipocrisia, come volete). Non è più vero, ammesso sia mai
stato vero, che l'ideale olimpico permetteva di superare, per un periodo
limitato di tempo, i conflitti, le cattiverie, le polemiche, le ingiustizie, le
crudeltà. Anzi, semmai si è dimostrato autentico il contrario: l'Olimpiade, a
torto o a ragione, diventa la cassa di risonanza dei
malesseri del pianeta, perché tutti la guardano e allora la contestazione,
dalla più nobile alla più cretina, va a caccia della Grande Ribalta, del
Palcoscenico Supremo. E' la Globalizzazione, bellezza. Peccato,
però: spegnere i sogni non è mai una buona cosa. Perché tutti, in fondo, una
volta siamo stati bambini.
( da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-28 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE Scandali e politica L'opposizione chiede le dimissioni di
Fitzgibbon. La rabbia della comunità asiatica: non si fidano di noi, è razzismo
I regali della miliardaria «cinese» imbarazzano l'Australia Il ministro della
Difesa ha viaggiato a spese di Helen Liu. I servizi segreti vogliono indagare
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — I due viaggi in Cina forse più cari della storia dell'Australia. Non soldi: si parla
di prezzo politico. Il ministro della Difesa australiano, Joel Fitzgibbon, è
finito nel tritatutto dell'opinione pubblica e dell'opposizione per due viaggi
a spese di una connazionale di origine cinese, Helen Liu, 48 anni.
Risalgono al 2002 e al 2005, prima che il politico laburista avesse incarichi
di governo. Ma Fitzgibbon non li aveva mai ammessi. Lo ha fatto l'altro ieri,
in colpevole ritardo: le due trasferte erano state «pagate personalmente dalla
signora Liu o attraverso attività commerciali a lei associate». Insomma: «Ho
sbagliato». Lo scandalo travolge un ministro di quello che è forse l'unico
premier occidentale a parlare fluentemente il mandarino, Kevin Rudd. Il quale
ha dichiarato che si sarebbe «aspettato di meglio» da Fitzgibbon, ma non ha
chiesto di dimettersi. La vicenda investe in pieno i rapporti con la Cina e la sicurezza nazionale dell'Australia. I rapporti di
Helen Liu con il governo cinese e con la Difesa australiana — ha sostenuto ieri
una fonte dei servizi di Canberra — sono «legittima materia d'indagine » perché
«se si guarda alla struttura dell'attività di spionaggio cinese negli Usa, in Canada o in Europa, sarebbe naif pensare che la
stessa cosa non stia accadendo qui». Fitzgibbon si è difeso spiegando che la
sua «stretta relazione personale con la famiglia Liu» è consolidata nel tempo,
16 anni di amicizia. A scandalo si è aggiunto scandalo, poi, con l'autorità di
controllo sull'intelligence chiamata a verificare se un funzionario della
Difesa abbia avuto accesso al computer del ministro in un'indagine non
autorizzata. E' stato risposto di no. Ma Fitzgibbon è stato comunque messo a
nudo. Sua moglie aveva investito in società cinesi. Sono venuti fuori un
appartamento che la Liu ha affittato a lui e un abito di Hugo Boss che lei gli
ha regalato, salvo poi riaverlo indietro. Il ministro aveva anche i dettagli
dei conti bancari della Liu. E scavando negli interessi di Fitzgibbon — scrive
oggi il quotidiano The Age — emergono ulteriori conflitti d'interesse che lo
riguardano (anche se distinti dal caso Liu), come le attività del fratello tra
sanità e forze armate. Il pasticcio è ormai uscito dai confini della politica e
ha toccato il tema sensibilissimo degli equilibri sociali. Esponenti della
comunità asiatica hanno parlato infatti di «atteggiamenti razzisti»: Helen Liu
è sì originaria dello Shandong, «ma ha la cittadinanza australiana, dunque vuol
dire che di noi sino-australiani non ci si fida ancora ». Né sono i momenti più
indicati per uno scandalo con queste caratteristiche. Già nei giorni scorsi il
premier Rudd, un passato da diplomatico a Pechino, era stato criticato per un
pranzo nella sua casa di Canberra con il responsabile della propaganda della
Repubblica Popolare, Li Changchun. Proprio ieri l'Australia ha respinto un'offerta
cinese da 1.700 milioni di dollari Usa per
l'acquisizione dell'azienda mineraria Oz Minerals: «Uno dei suoi siti
estrattivi è troppo vicino a un poligono militare». E sono in sospeso altre due
trattative: i quasi 20 miliardi di dollari offerti dalla Chinalco per la Rio
Tinto (sarebbe il maggior singolo investimento cinese all'estero) e i 770
milioni della Valin Iron and Steel (dell'Hunan) per quote della Fortesque
Metals. Fitzgibbon non lo sapeva, ma i suoi due viaggi portano fin qui. Marco
Del Corona
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-28 - pag: 5 autore: «C'è fiducia, il
rilancio è vicino» Moltrasio (Confindustria): superato il punto di minimo ci
sono segnali di crescita Carmine Fotina ROMA Alle proiezioni e ai dati
negativi, inclusi quelli diffusi ieri dall'Istat, si possono almeno
contrapporre segnali che invitano alla fiducia. Il crollo di fatturato e
ordinativi appena certificato dall'Istat per il mese di gennaio –secondo Andrea
Mol-trasio, vicepresidente Confindustria con delega sull'Europa – non deve
impedire di intravedere «qualche luce in fondo al tunnel e di continuare a
darsi da fare». Pil in flessione del 3,5% nel 2009, con una revisione in calo
della stima, secondo il Centro studi Confindustria, e ripresa da metà anno. Primo
mese dell'anno ancora in caduta per l'attività economica, secondo l'Istat.
«Anche se gli ultimi dati – dice Moltrasio – sono ancora negativi, per noi
imprenditori sono dati già "vissuti", quindi non ci sorprendiamo più
di tanto. In questa fase, però, possiamo iniziare a cogliere dei segnali
positivi, anche se sono ancora deboli e da leggere con estrema prudenza. Si
tratta sia di segnali italiani sia di segnali internazionali ». A livello
nazionale le previsioni del 2009 sono state però riviste al ribasso. Il nostro
ufficio studi parla di ripresa nella seconda metà del 2009 e nel 2010 e questo
di per sé significa quantomeno vedere una fine alla crisi. Pochi giorni fa
l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, che può esprimersi su dati
ed elementi concreti, ha spiegato di ritenere ormai superato il punto di
minimo; io non saprei dirlo ma di certo vediamo una crescita, seppure labile,
nella seconda parte dell'anno e soprattutto all'inizio del prossimo. Quali sono
i nuovi elementi su cui si può sperare per il rilancio dell'economia reale?
Bisogna guardare soprattutto a quello che sta accadendo negli Stati Uniti e in Cina. Per il mercato delle case degli Usa,
al quale tutti hanno guardato come indice strategico fin dall'inizio, si
registrano primi segnali positivi, se non nei prezzi almeno nei volumi. Ma,
sempre negli Stati Uniti, c'è un altro fenomeno che non può non farci
riflettere ed è la discesa del prezzo della benzina, passato da 4,2 a 2 dollari
al gallone: per i consumatori americani, considerando che l'inflazione Usa è praticamente inesistente, questo finisce per tradursi
in una crescita netta del potere d'acquisto.Senza contare i tassi d'interesse
che tanto negli Stati Uniti quanto in Europa stanno raggiungendo livelli
bassissimi. La significativa discesa dell'Euribor a 3 mesi vuol dure che anche
il sistema finanziario e interbancario sta lentamente riprendendosi. è un
insieme di elementi, cui si accompagna una valutazione più ampia, forse la più
importante: i 2-3mila miliardi di dollari iniettati da Obama come aumento di
liquidità e pacchetto di stimoli non possono non innescare reazioni. è
sufficiente per mettersi la crisi alle spalle? Sappiamo bene che si tratta di
segnali ancora fragili, ma iniziano ad essere tanti e messi insieme possono dare
un po' di fiducia. Guardiamo anche alla Cina: l'indice
Pmi (Purchasing managers index) è tornato a crescere dopo mesi di stasi. E si
inizia a notare un aumento degli scambi internazionali. Negli ultimi giorni si
registra anche la ripresa delle Borse, ma su questo aspetto bisogna essere
molto più cauti, perché sui mercati c'è ancora una notevole volatilità. Veniamo
alle misure anticrisi varate in Italia. Il quadro si può considerare completo?
Premetto che quello che le imprese chiedono al Governo sono cose in larga
misura dovute. Ci sono alcuni interventi che non rappresentano un pacchetto
anti-crisi ma costituiscono semplicemente un pacchetto di stabilità. In un
Paese normale la Pubblica amministrazione deve pagare i suoi debiti in tempi
ragionevoli. La stessa Commissione europea sta preparando una direttiva su
questo argomento. Ed è anche normale aver sollecitato un Fondo di garanzia per
le Pmi in una situazione di sospetti tra istituti finanziari. Abbiamo solo
chiesto di ricostituire un quadro di certezze per dare fiducia all'economia.
Con il suo ruolo ha un osservatorio privilegiato sull'Europa. Finora c'è stato
sufficiente coordinamento? C'è un aspetto su cui l'Italia, se non agirà in
fretta, rischia di avere degli svantaggi competitivi rispetto ad altri partner
europei. Mi riferisco al Quadro temporaneo per il 2009-2010 con il quale la Ue
offre agli Stati membri nuove opportunità in materia di aiuti alle imprese. Ad
esempio con il cosiddetto super- de minimis elevato a 500mila euro per impresa
oppure con nuovi sostegni straordinari a favore dei prodotti verdi. In Italia
noto purtroppo che questa decisione stenta a maturare.
carmine.fotina@ilsole24ore.com apag. 42 Nuovi spiragli
dall'economia Usa «Negli Usa prime indicazioni positive da mercato immobiliare e potere
d'acquisto» «Si muove anche la Cina Anche se deboli, sono tanti gli
elementi per vedere la fine del tunnel» Imprenditore. Andrea Moltrasio,
vicepresidente Confindustria per l'Europa IMAGOECONOMICA
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Provincia di Nuoro
Pagina 5020 oliena I volontari della Protezione civile pronti per la campagna
antincendio Oliena --> Nata nel luglio scorso, in piena campagna
antincendio, la Protezione civile di Oliena in poco tempo è cresciuta tant'è
che si sta dotando di una sede nella centralissima via Vittorio Alfieri. In
appena sette mesi, grazie all'opera del presidente Giovanni Pisanu, i volontari
hanno raggiunto le cinquanta unità, tutte persone inserite nella società che
fuori dagli orari di lavoro e dagli impegni di famiglia, mettono a disposizione
del gruppo il proprio tempo libero. Un merito riconosciuto anche dalla comunità
che ha dato segno della propria gratitudine facendo piccole donazioni o
addirittura regalando mezzi vitali per il pattugliamento del territorio. Ora la
protezione civile può contare su un'autovettura e su un furgone Maxi Ducato da
tredici posti, donati la prima da un cittadino il secondo da un'associazione,
mentre la Land Rover Defender è stata messa a disposizione dalla Regione. A
breve arriveranno anche un'autobotte per acqua potabile e un modulo
antincendio. I volontari della protezione civile di Oliena inoltre sono stati
premiati dall'associazione Cuncordia di Nuoro con un piccolo contributo per
aver portato soccorso alle popolazioni del Cagliaritano colpite dall'alluvione
nell'ottobre scorso. Per il resto è attraverso l'autofinanziamento che si
portano avanti le attività e ci si prepara ad affrontare la campagna
antincendio. ( m.b.d.g. )
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-28 - pag: 8 autore: Giochi. Dopo Pechino 2008
basta con il tour internazionale Il Cio «ferma» la torcia olimpica Luca
Veronese La torcia olimpica non viaggerà più attraverso i Paesi del mondo. Il
Comitato olimpico internazionale, riunito a Denver in Colorado, ha deciso di
sopprimere la staffetta internazionale che dal 2004 portava il fuoco simbolo
dei Giochi da Olimpia, in Grecia, alla città sede della manifestazione. I
tedofori si daranno il cambio solo all'interno del Paese organizzatore. Le
accese e ripetute proteste - a favore del Tibet e per i diritti umani- che si
sono verificate in occasione delle Olimpiadi di Pechino, lo scorso anno, hanno
convinto il Cio a bloccare la torcia: troppo alti i rischi sull'immagine dello
sport e le possibili ricadute negative sul business dei cinque cerchi. Nel 2008
il viaggio della torcia per raggiungere la capitale della Cina - 137mila
chilometri in 130 giorni - venne accompagnata dalle contestazioni di migliaia
di persone. Già ad Olimpia, il discorso d'apertura di Liu Qi, presidente del
comitato organizzatore, venne interrotto da tre dimostranti che sventolavano
una bandiera con i cinque cerchi olimpici a forma di manette: un esordio che
spinse la tv cinese a bloccare la diretta ea mandare in differita
"controllata" tutte le immagini successive dei Giochi proprio per
evitare altre sorprese. Ma le denunce pubbliche della situazione cinese
continuarono con vigore quasi ovunque, con particolari tensioni nelle tappe di
Parigi, Londra e San Francisco. Fino ad arrivare agli scontri di Hong Kong,
l'ultima sosta prima di arrivare al totale controllo cinese. Nel 2004, dopo la
prima staffetta della fiamma olimpica fuori dai confini dal Paese organizzatore
«avevamo già concluso-ha affermato Gilbert Felli, direttore esecutivo del Cio -
che sarebbe stato meglio restare all'interno del Paese ospitante, per
controllare meglio la staffetta». «Pechino - ha proseguito Felli ha deciso di
organizzare una staffetta internazionale e noi l'abbiamo accettata. Ma ora
abbiamo concluso, visto quanto accaduto lo scorso anno, di bloccarla per le
prossime edizioni ». Gli organizzatori delle Olimpiadi invernali di Vancouver e
di quelle estive di Londra 2012 avevano già deciso di limitare il passaggio
della torcia all'interno dei confini nazionali. Il Cio ha chiesto anche agli
organizzatori dei Giochi invernali di Sochi 2014 di restare all'interno della
Russia. La decisione del Cio sarà aggiunta al contratto che sarà stipulato tra
il Comitato olimpico e il Paese a cui saranno attribuiti i Giochi ed entrerà in
vigore dall'edizione del 2016 che sarà assegnata il prossimo ottobre. Per
quell'anno sono in lizza Chicago, Rio de Janeiro, Tokyo e Madrid. Ma per la
sede americana sarebbero sorti dei contrasti tra il comitato Usa
e il Cio sulla suddivisione dei ricavi del marketing.
luca.veronese@ilsole24ore.com LIMITAZIONI La fiaccola attraverserà solo il
territorio del Paese ospitante, per evitare che diventi bersaglio delle
contestazioni
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-28 - pag: 20 autore: Il summit.
Proposte anti-crisi A Cagliari il G-8 delle imprese Nicoletta Picchio ROMA
Crisi economica e finanziaria, libertà di investimenti, cambiamenti climatici:
le associazioni imprenditoriali dei Paesi del G8 ne parleranno a fine aprile,
il 23 e il 24, in Sardegna, a Fort Village, vicino Cagliari. Stavolta la
presidenza di turno spetta all'Italia e quindi sarà la presidente di
Confindustria, Emma Marcegaglia, ad ospitare i colleghi internazionali. Il G8
Business è arrivato alla terza edizione: nel 2007 gli incontri si sono svolti a
Berlino organizzati dalla Bdi, la Confindustria tedesca; nel 2008 da quella
giapponese, Nippon Keidanren, a Tokio. L'emergenza economica è stata il motivo
per convocare riunione straordinaria, a dicembre del 2008, organizzata a Parigi
dalla Confindustria francese, Medef, interamente dedicata alla crisi
finanziaria. La riunione che si terrà in Italia cade in un momento particolare:
a metà strada tra la riunione del G20 del 2 aprile e il G8 che si terrà a
luglio a La Maddalena. E proprio in vista del vertice politico di luglio a
conclusione dei lavori le associazioni imprenditoriali firmeranno una
dichiarazione congiunta da presentare ai Capi di Stato e di Governo, perché ne
tengano conto nel dibattito e nelle decisioni che saranno prese. Il summit italiano
cercherà di individuare nuove proposte per superare la difficile congiuntura
globale e per riflettere sull'agenda economica internazionale. Il messaggio
forte che sarà lanciato è un no al protezionismo. Anche nelle edizioni passate
era stata la maggiore preoccupazione espressa dalle imprese: il rischio che gli
interventi contro la crisi potessero provocare una distorsione del mercato e
una chiusura dei mercati. Nel comunicato finale del G8 Business di dicembre è
stato espresso esplicitamente l'auspicio a concludere i negoziati commerciali
avviati a Doha, nel 2001, definendoli una «tappa fondamentale per il
superamento della crisi». Le stesse considerazioni le ha sollevate la
Marcegaglia nei giorni scorsi, a Londra, al G20 delle imprese, dove si è parlato
degli interventi contro la crisi, nuove regole per i mercati finanziari,
sviluppo del mercato mondiale. Il no al protezionismo era stato anche lo slogan
del G8 Business del 2007, insieme alla sollecitazione al mondo imprenditoriale
a parlare con una sola voce quando si tratta di affrontare temi che richiedano
soluzioni globali. Già allora, primo dello scoppio della crisi, era stato
sollevato il problema di rendere più efficienti i mercati finanziari. A maggior
ragione oggi, come ha sottolineato più volte la presidente della Confindustria,
è necessario avere un'unità d'azione da parte dell'Europa e interventi
coordinati per affrontare la situazione economica. Ai due giorni di lavori a
Fort Village parteciperanno i presidenti delle Confindustrie di Stati Uniti,
Giappone, Germania, Gran Gretagna, Francia, Italia, Canada e Russia oltre ad
esponenti del Governo italiano ed economisti internazionali e i lavori saranno
coordinati dalla Marcegaglia. I Paesi del G8 rappresentano il 63% del Pil
mondiale, il 60% degli investimenti diretti e il 50% del commercio mondiale.
Un'attenzione particolare sarà dedicata al clima, in vista
della conferenza di Copenaghen che si terrà a dicembre, dove si dovranno
stabilire le regole del dopo Kyoto in particolare sulle emissioni di Co2 e
l'ingresso nel sistema degli Usa e dei Paesi principali
inquinatori come Cina e India. L'AGENDA Al centro dei lavori il tema del protezionismo
e le soluzioni globali L'incontro si terrà il 23 e 24 aprile
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere del
Mezzogiorno - BARI - sezione: ECONOMIA - data: 2009-03-28 num: - pag: 13 categoria:
REDAZIONALE Il crac La Regione chiede aiuti comunitari e allo Stato
l'anticipazione della cassa integrazione in deroga La crisi Ittierre colpisce
la Puglia Mille posti a rischio nelle aziende fornitrici del colosso molisano
L'amministrazione controllata incide sul debito delle imprese fasoniste con le
banche determinato dall'inadempienza della casa madre BARI — Il crac della
Ittierre, società molisana che produce per i grandi marchi del made in Italy
come Ferrè e Versace, potrebbe diventare in Puglia il cappio finanziario per il
sistema moda. La società del gruppo It Holding di Milano, in amministrazione
straordinaria da febbraio 2009, ha contratto debiti con più di trenta piccole
imprese pugliesi, tra fasonisti e subfornitori, che danno occupazione a circa
mille lavoratori; la situazione a livello nazionale coinvolge in tutto 20mila
lavoratori e altre 6 regioni (Lombardia, Toscana, Marche, Emilia Romagna,
Campania e Lazio). Per risolvere la grave questione e salvaguardare i posti di
lavoro a rischio la Regione Puglia chiede l'intervento del Governo centrale con
l'istituzione di un tavolo tecnico e politico. A chiedere il confronto sono
Sandro Frisullo, assessore alle Attività produttive, e Marco Barbieri,
assessore al lavoro, che hanno scritto una missiva ai ministri ai dello
Sviluppo economico, Claudio Scajola, e del Lavoro, Maurizio Sacconi. Una
ulteriore anticipazione per la erogazione della cassa integrazione in deroga e
un intervento del Fondo europeo per la globalizzazione sono
le richieste della Regione. Il pericolo è che l'amministrazione controllata
della Ittierre congeli il debito che le imprese fasoniste stanno maturando nei
confronti delle banche perché l'azienda madre non le paga. «Le piccole società
pugliesi - chiosano gli imprenditori coinvolti - hanno posizioni creditorie nei
confronti della Ittierre tra i 200mila e i 600mila euro a testa». Ma c'è
anche il rischio che l'azienda molisana delocalizzi la produzione fuori dalla
Puglia mettendo a repentaglio circa mille posti di lavoro. «Vogliamo - afferma
Barbieri un'altra anticipazione sugli ammortizzatori sociali in deroga a valere
sui 600 milioni della Finanziaria di cui il governo ha distribuito finora solo
150 milioni, 10 dei quali alla Puglia, già in fase di erogazione. Chiederemo al
governo l'intervento del Fondo europeo per la globalizzazione che consente, in
caso di esubero di almeno mille dipendenti in uno Stato membro, compresi i
lavoratori in esubero dei fornitori o dei produttori a valle, che integra gli
interventi nazionali, e che può essere concesso al fine di assumere misure di
riqualificazione, indennità per la ricerca di un lavoro e di integrazione
salariale». Angelo Alfonso Centrone La lettera Frisullo e Barbieri hanno
chiesto a Scajola e Sacconi l'intervento del Governo La protesta Le Pmi
pugliesi in difficoltà chiedono l'intervento del governo regionale e nazionale.
A rischio mille posti
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere del
Mezzogiorno - CASERTA - sezione: 1PAGINA - data: 2009-03-28 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE Fisimario di Ruggero Guarini All'Orientale sognano
Maometto D ella per me oscurissima querelle sull'Orientale ho capito soltanto
una cosa: che fra i vecchi e nuovi docenti e rettori
dell'istituto fondato ormai circa tre secoli fa dal grande Matteo Ripa domina
la convinzione che fra Occidente e Oriente, grazie alla globalizzazione, ormai
non sussiste più nessuna differenza culturale. E questa mi sembra, francamente,
un'amena stravaganza. CONTINUA A PAGINA 15
( da "Arena, L'" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 28 Marzo 2009
INSERTI Pagina 73 EXPÒ IN TRASFERTA. Job & Orienta è in Spagna, il Siab
sarà in Brasile Veronafiere fa il giro intorno al mondo Il Vinitaly
sarà esportato nei prossimi mesi negli Usa, Russia, Cina , Giappone e India Vinitaly, come pure altre rassegne di
Veronafiere, oltre a costituire un polo d'attrazione qui, viaggia per espandere
ulteriormente la fama del made in Italy. Nei prossimi mesi, il salone del vino
verrà esportato negli Stati Uniti, in Russia, Cina, Giappone e
si sta progettando anche una tappa indiana, a New Delhi. «Questa
politica favorisce l'internazionalizzazione delle imprese e le occasioni
d'affari», spiega Mantovani. Ecco perché il Samoter, tra gennaio e febbraio, è
sbarcato a Kiev e a Istanbul, e a ottobre si sposterà in Kazakhstan. E Abitare
il tempo - che nella scorsa edizione ha ospitato 750 espositori e 53 mila
visitatori, di cui il 20% stranieri, in rappresentanza di 96 Paesi, con la
Russia in pole position - a gennaio ha esposto per cinque giorni a Monaco.
Mentre, proprio in questi giorni, Job&Orienta, nell'edizione spagnola
«Aula», è a Madrid. Nel frattempo, si lavora per esportare Marmomacc negli Usa, per un tour ottobrino ancora da definire. L'anno
scorso, i suoi visitatori in Fiera sono stati 65 mila, di cui il 50% stranieri
da 120 Paesi diversi. «Dato incoraggiante e in controtendenza rispetto al calo
di presenze registrato da altre manifestazioni di questo tipo», aveva
commentato il condirettore generale di Veronafiere Flavio Piva. E per
continuare su questa strada, anticipa Mantovani, «a giugno porteremo in Brasile
anche il Siab, il salone dedicato alle tecnologie di panificazione e dell'arte
bianca».
( da "Giornale.it, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Nasce il Pdl, bene.
E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di
riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira
e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi
meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista
(ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un
centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo
stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti,
Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd,
che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha
saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post
comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza.
La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e,
soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà
riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai
militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta
sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc,
che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli
elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca
sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto
in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Non commentato »
(Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce
la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia
e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa
affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la
sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru
economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i
fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri
durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa
Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea
che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è
dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la
distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come,
proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma,
pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un
liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla
via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che
i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra
domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria
finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di
bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi
contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri
che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono
all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate?
La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa
finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni,
accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse,
valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150
dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci
giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora
perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi
banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca
e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente
liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi,
banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti (
81 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno
reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e
non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della
casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori
(segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la
manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno
straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario,
in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del
contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i
nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale
di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del
board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il
piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano
ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non
impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti,
secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle
operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con
derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato
con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran
lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà
sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti
e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia,
ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense.
L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in
considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia
americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno
esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in
appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla
all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti
operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era
obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo
Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ...
Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama
è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle
circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il
presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di
discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è
terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il
teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando
deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non
sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a
Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David
Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa,
gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 71 ) » (4 voti, il voto medio è:
4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste
alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli
alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e
la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha
ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in
occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le
quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato
per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a
Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo
che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza;
perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di
giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una
minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di
persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che
accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più
il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di
uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i
passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di
integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene
forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un
familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni
e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è
stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a
una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.
Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione
musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano
facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo,
francia, immigrazione, islam Commenti ( 179 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle
Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le
Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato.
Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà,
proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della
crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i
primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario
sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti
colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di
bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha
annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma
l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale
per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di
annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin
iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del
presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che
i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è
sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che
ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera
notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che
pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani.
E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo
"che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo
per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista
Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In
gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18
miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi),
preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di
obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un
saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è
inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia
in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di
Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene
il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali,
uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi
potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che
hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa
sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come
prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe
addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista
qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie
nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4
voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che
impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla
stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava
che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo?
Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo,
sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella
brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei
Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte
aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi,
eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a
ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale,
tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique
Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della
recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo
dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria:
se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di
guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata
migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere
mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di
miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non
possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per
salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il
modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo
pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria
dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe
tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle
nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi,
globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti (
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di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa
bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti
incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del
prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la
Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande
stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i
Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari
all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit
del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel
timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la
credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno
sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi
prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle
americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei
contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre
gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la
fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti
in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia".
Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante
siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial
Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia
impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche
gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica)
perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di
riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno
in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la
leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco.
Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama,
globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 46 )
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Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici
bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non
valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola:
siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi
utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero,
rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al
forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono
essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai
messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i
blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può
ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito
alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione
sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la
magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento
religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume
alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il
'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie
sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e
che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di
espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci
garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni
scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia,
democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica"
s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a
rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi
sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina.
Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e
dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per
cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock:
"Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti
prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva:
spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta.
In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose,
spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe
come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta
bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il
grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop
alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per
shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che
si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via
i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per
pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona
notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a
parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state
tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le
scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i
lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi
che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in
crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) »
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meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con
Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails
Attenti, Londra tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa,
la tragica ripicca di un popolo a lungo raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un
giudizio controcorrente che fa riflettere - 3 Emails In una lettera il ritratto
dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il
centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la
vecchiaia - 2 Emails Ultime discussioni Franco Parpaiola: Salve. L'unica
ragione per la quale in questo caso io non potrò mai essere d'accordo con
lei... Dekebalos: Gentile Davide K Non posso che essere d'accordo con i
principi generali che lei enuncia (sui casi... Marina: Per Davide K. Libertà va
bene,da non confondere con licenza di fare tutto quel che mi pare e piace a
danno... Marina: Dedicata a Franco Birra,birra io non bevo più birra io non
bevo più birra io non bevo più birra perchè... Marcello Foa: Qualche ulteriore
riflessione da parte mia. Non credo, caro Dante, che non si possa discutere. A
me... Ultime news "E ora parte la rivoluzione liberale mentre la sinistra
torna solo indietro"Ora anche le fabbriche bocciano Epifani: più soldi,
meno ideologiaMarchionne: "Fiat già in pista per la ripresa"LItalia
stringe la cinghia Napoli allarga le auto bluNé fiori, né urla: è il congresso
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( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 5 - Attualità
Obama: al Qaeda prepara l'attacco agli Usa I kamikaze
pronti a partire dalla zona di confine tra Pakistan e Afghanistan LA GUERRA Il
presidente degli Stati Uniti ha annunciato il piano per sconfiggere la rete
terroristica Ha chiesto al Congresso di triplicare a 1,5 miliardi di dollari i
fondi contro il terrorismo 4.000 I soldati che gli Usa
invieranno a Kabul con quasi mille funzionari civili WASHINGTON. Rinforzi
militari in Afghanistan (più 4.000 uomini), aiuti al Pakistan (un miliardo e
mezzo di dollari l'anno fino al 2014) e una serie di traguardi che i due Paesi
dovranno dimostrare di aver raggiunto nella lotta al "cancro" di al
Qaeda e ai talebani: Barack Obama ha descritto la strategia americana per
l'area Af-Pak, fatta non solo di «pallottole e bombe» ma anche di assistenza
economica e di una iniziativa diplomatica che include l'Iran. La rete di Osama
bin Laden sta «progettando attivamente attacchi sul suolo americano dal
Pakistan», ha detto Obama, riecheggiando i toni del predecessore George W.
Bush. Affiancato dal segretario di Stato, Hillary Clinton, dal ministro della
Difesa, Robert Gates, con in prima fila il generale David Petraeus, artefice
della dottrina che ha permesso la svolta in Iraq, il presidente democratico ha
annunciato un cambio di rotta: l'America «non deve più negare risorse
all'Afghanistan a causa della guerra in Iraq» perchè i territori di confine tra
Pakistan e Afghanistan «sono diventati per gli americani i più pericolosi del
mondo». Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più attenzione a
quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio ai terroristi
e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro compagni d'armi in
Afghanistan e preparano una nuova offensiva. La strategia, che prevede una mano
tesa ai talebani moderati, si fonda sulla consapevolezza che «il futuro
dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello del vicino». La violenza
in Afghanistan che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal
2001 non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il
confine», ha detto Obama. Il governo afghano, a cui la Casa Bianca ha imposto
un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il
benvenuto al piano, mentre il ministro degli esteri pakistano, Shah Mehmud
Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce
verde dai democratici in Congresso, che devono autorizzare consistenti spese
aggiuntive. La strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'
Onu attraverso un nuovo Gruppo di Contatto per l'Afghanistan e il Pakistan: ne
dovrebbero far parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran «perchè nessuno ha interesse che la regione
precipiti nel caos». Ponendosi un obiettivo «chiaro e preciso» - smantellare e
sconfiggere al Qaida in Pakistan e in Afghanistan e prevenire il loro ritorno
in futuro - Obama si è impegnato a non scrivere a Islamabad e a Kabul «un
assegno in bianco» e a non «restare ciecamente in rotta» se la nuova
strategia delineata non dovesse dare i suoi frutti: come ha detto un alto
funzionario dell'amministrazione protetto dall'anonimato «questa è una road
map, non una camicia di forza». In totale, quando il dislocamento sarà
compiuto, si troveranno in Afghanistan 60 mila soldati americani e altri 32
mila di Paesi Nato, ma altre forze potrebbero arrivare di qui ad allora.
( da "Giornale.it, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Nasce il Pdl, bene.
E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di
riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira
e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio
di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista
(ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un
centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo
stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti,
Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd,
che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha
saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post
comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di
appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia
e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà
riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai
militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta
sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc,
che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli
elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca
sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto
in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia 1 Commento » (Nessun
voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la
realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e
mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione
di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni
Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i
mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a
guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del
Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha
scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di
correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la
realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata
di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è
certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io
sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito
di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi,
la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale
incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di
ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a
fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di
cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati
dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili.
Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società
quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una
certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte
valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di
borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a
150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci
giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora
perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi
banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa
finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica
autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in
capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie
nascoste Commenti ( 81 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.2 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I
mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del
Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che
prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato
alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul
Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in
uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto
finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese
del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per
valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari.
Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex
membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità
difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1)
Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo,
non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti,
secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle
operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con
derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato
con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran
lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà
sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti
e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia,
ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense.
L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in
considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia
americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno
esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in
appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla
all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti
operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era
obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo
Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ...
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articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama
è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle
circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il
presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di
discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è
terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il
teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando
deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non
sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a
Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David
Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa,
gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 71 ) » (4 voti, il voto medio è:
4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste
alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli
alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e
la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha
ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in
occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le
quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato
per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a
Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo
che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza;
perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di
giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una
minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di
persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che
accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più
il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di
uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i
passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di
integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene
forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un
familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni
e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è
stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a
una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.
Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione
musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano
facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo,
francia, immigrazione, islam Commenti ( 179 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle
Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le
Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato.
Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà,
proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della
crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i
primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario
sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti
colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di
bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha
annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma
l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per
propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di
annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin
iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del
presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che
i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è
sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che
ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera
notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che
pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani.
E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo
"che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo
per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista
Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In
gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18
miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi),
preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di
obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un
saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è
inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia
in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di
Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene
il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali,
uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi
potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che
hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa
sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come
prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe
addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista
qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina,
notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 )
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un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la
crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma
sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali
risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto
negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa.
Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno
analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità,
come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi
finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando
un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi,
slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare
l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita
principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi,
Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici
della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il
capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella
miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti
rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata
migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere
mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di
miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non
possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per
salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il
modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo
pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria
dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe
tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle
nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi,
globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti (
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articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa
bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti
incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del
prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la
Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande
stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i
Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari
all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit
del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel
timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la
credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno
sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi
prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle
americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei
contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre
gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la
fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti
in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia".
Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante
siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial
Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia
impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche
gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica)
perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di
riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno
in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la
leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco.
Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama,
globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 46 )
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un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici
bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non
valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola:
siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi
utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero,
rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al
forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono
essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai
messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i
blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può
ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito
alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione
sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la
magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento
religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume
alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il
'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie
sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e
che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione
in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che
questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto
in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo
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questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel
di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e
"Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli
hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco
l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal
racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento
del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock:
"Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti
prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva:
spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta.
In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose,
spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe
come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta
bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il
grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop
alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per
shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che
si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via
i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per
pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona
notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a
parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state
tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le
scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i
lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi
che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in
crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) »
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dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il
centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la
vecchiaia - 2 Emails Ultime discussioni Franco Parpaiola: Salve. Penso che la
carta vincente di Berlusconi sia proprio l'antiberlosconismo iniziato da
quel... Franco Parpaiola: Salve. L'unica ragione per la quale in questo caso io
non potrò mai essere d'accordo con lei... Dekebalos: Gentile Davide K Non posso
che essere d'accordo con i principi generali che lei enuncia (sui casi...
Marina: Per Davide K. Libertà va bene,da non confondere con licenza di fare tutto
quel che mi pare e piace a danno... Marina: Dedicata a Franco Birra,birra io
non bevo più birra io non bevo più birra io non bevo più birra perchè... Ultime
news "E ora parte la rivoluzione liberale La sinistra invece torna solo
indietro"Ora anche le fabbriche bocciano Epifani: più soldi, meno
ideologiaMarchionne: "Fiat già in pista per la ripresa"LItalia
stringe la cinghia Napoli allarga le auto bluNé fiori, né urla: è il congresso
della sobrietàLa caccia ai manager: "Banchieri? Impiccati tutti ai pali della luce"F1, finisce unepoca:
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( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 14 -
Pordenone Illy in città alla presentazione del libro di David Audretsch
MANIAGO. Sabato prossimo, alle 10, anteprima nazionale per il libro di David
Audretsch dal titolo "La società imprenditoriale" edito da Marsilio,
che sarà presentato al ridotto del teatro Verdi di Maniago in occasione del
Festival delle città d'impresa. All'appuntamento sarà presente Riccardo Illy,
presidente del gruppo Illy, che ha anche curato la presentazione in italiano
del libro, e Filiberto Zovico, direttore marketing e comunicazione di Marsilio
Editori. Audretsch è considerato tra i più importanti economisti americani: nel
volume propone un punto di vista originale sulle trasformazioni economiche di
questi anni e su come aggiornare l'agenda politica. L'autore sostiene che il
tempo di un'economia stabile e prevedibile è finito: la
globalizzazione e le nuove tecnologie hanno innescato cambiamenti irreversibili
con cui abbiamo il dovere di confrontarci. Dopo la presentazione del libro, ci
sarà una tavola rotonda sul tema "La società imprenditoriale", a
partire dagli spunti forniti dal libro nell'ambito del Festival delle città
impresa. Al dibattito parteciperanno anche Stefano Micelli docente a Ca'
Foscari, Edi Snaidero, amministratore delegato del gruppo Snaidero e Gianfranco
Fabi, direttore di Radio 24. (l.v.)
( da "AmericaOggi Online"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cile. Al vertice di
Vina del mar Franceschini e i progressisti guardano ad Obama 28-03-2009 VINA
DEL MAR (Cile). Ritornare al 'welfare', senza abbandonare
la spinta della globalizzazione, dando però spazio alle tematiche ambientali:
anche se tra mille difficoltà, è la strada individuata nei primi colloqui dei
rappresentanti progressisti di 17 paesi al vertice di Vina del mar, tra i quali
il segretario Pd, Dario Franceschini, che ha sottolineato "il cambiamento
nella gerarchia dei valori fatto da Obama rispetto a Bush". Un po'
tutti gli interventi hanno rilevato proprio la forza d'urto dell'arrivo alla
Casa Bianca di Obama, che ha inviato in Cile Joe Biden: quello del
vicepresidente Usa è tra gli interventi più attesi, insieme ai discorsi che
faranno i premier britannico Gordon Brown, spagnolo José Luis Zapatero, e i
presidenti del Brasile Lula e del Cile, Michelle Bachelet. In rappresentanza
del Pd congiuntamente, tra gli altri, a Francesco Rutelli, Franceschini è
intervenuto in uno dei dibattiti del vertice, nel quale - come aveva già fatto
giovedì negli incontri tenuti a Santiago - ha tra l'altro affrontato la
complessa questione politica del passaggio da un'alleanza ad un partito unico.
"Bisogna continuare, e noi insistiamo, a guardare avanti, creare un campo
in cui ci siano tutte le forze progressiste, quelle che vengono dalla matrice
socialista quelle che hanno altre origini", ha sottolineato alla stampa,
ricordando inoltre che il tema della collocazione in ambito europeo del Pd:
"E' un lavoro che sta andando avanti, al fine di costruire un ampio campo
di forze. Naturalmente i tempi del processo politico in Italia lo abbiamo
potuto determinare noi, mentre in Europa e a livello globale ci sono tempi
diversi, anche se tale processo è aiutato dal nostro contributo". In
attesa degli interventi dei 'big', da Biden e Brown a Zapatero e Lula, lo
scenario di fondo dell'incontro, organizzato a pochi giorni dal G20 di Londra,
è proprio quello dell'impatto della crisi, fatto che ha prodotto profonde crepe
nel modello noeliberale, aprendo così significativi spazi politici alle forze e
'ricette' economiche progressiste. "La crisi può essere affrontata come
un'opportunità per porre le basi in vista di una seconda fase della
globalizzazione", ha per esempio sottolineato la Bachelet, l'anfitrione
dell'incontro, in un articolo pubblicato oggi in vista dell'evento. Da più
parti, in questa prima giornata di confronti tra i rappresentanti dell'intero
spettro progressista (socialisti, socialdemocratici, democristiani,
liberalsocialisti) si è quindi sottolineata l'importanza di un ritorno del
ruolo dello Stato, senza mettere però da parte il mercato. Lo hanno segnalato
in particolare i rappresentanti latinoamericani: per esempio il brasiliano
Marco Aurelio Garcia, consulente chiave di Lula, e il democristiano cileno
Eduardo Frei, che potrebbe essere il successore della Bachelet dopo le elezioni
in programma quest'anno.
( da "Sanremo news"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Oscar Marchisio a
Bologna presenta il suo nuovo libro META-STANZA. LA MEMORIA DEL FUTURO Martedì
31 marzo 2009, ore 21.00 Libreria Modo Infoshop - Via Mascarella 24/b, Bologna
Presenta il libro Alberto Sebastiani, Università degli Studi di Bologna Partecipano
e 'criticano': Giovanni Dursi, Mario Bovina, Gruppo di Ciclo Officina, Marco
Trotta, Lorenzo Cillario, Silvia De Ronzo, Sergio Caserta, Beatrice Grasselli,
Giorgio Archetti, Lorenzo Lucchetti Interviene con il suono Marciano. La
stagione del cyberpunk italiano torna a vivere, almeno per una sera. Martedì 31
marzo alle 21, alla libreria Modo Infoshop (via Mascarella 24/b), il sociologo
e sinologo Oscar Marchisio presenta il suo libro Meta-stanza: la memoria del
futuro (Edizioni Socialmente), una critica 'cyberpunk' del capitalismo. Scritto
nel 1995, e pubblicato con il titolo La stanza mnemonica, il libro di Marchisio
era pieno di profezie oggi avverate, dalle Olimpiadi a Pechino, alla bolla
della new economy al terrorismo islamico. Ma quel libro, pur stampato, non fu
mai veramente distribuito, causa fallimento del suo editore, la bolognese
Synergon. Si sa però che i libri una volta stampati hanno vita propria, e
destino volle che La stanza mnemonica capitasse nelle mani dei Wu Ming, allepoca
ancora Luther
Blissett. Sentivo parlare di questo romanzo di fantascienza fin dai tempi
del mio ingresso nel neonato collettivo WM scrive Wu Ming 5 . Ai
tempi di Blissett, mi raccontavano, aveva svolto una funzione terapeutica
importante durante la stesura di Q. Lo conferma Wu Ming 1: Senza La stanza
mnemonica, il brainstorm per la trama di Q sarebbe stato meno fertile,
senzaltro deficitario. Cè molto de La stanza mnemonica dentro Q: è
il libro che nellestate del 96 leggemmo e rileggemmo, declamammo,
amammo. Ora la
casa editrice bolognese Socialmente propone il libro di Marchisio con un nuovo
titolo, Meta-stanza. La memoria del futuro, in unedizione
arricchita da una postfazione e dalle riscritture dei Wu Ming. La
trama ruota attorno allattentato a Mario Cuomo, diventato nella fiction presidente degli Usa, da parte di unalleanza
nippo-islamica. Un attentato virtuale, avvenuto nella rete Hologram
che nel libro avvolge e protegge il mondo, che ha segnato una svolta storica:
con la morte di Cuomo infatti lAmerica perde il suo predominio a favore
dellAsia. Ma non cè solo la trama profetica: Meta-stanza è
soprattutto un lavoro sul linguaggio, che restituisce quel gusto ibrido,
fra metallo ed epidermide, che promanava dai primi anni Novanta Scheda di
Oscar Marchisio Oscar
Marchisio, genovese, ma con base a Bologna, insegna come professore a contratto
allUniversità di Urbino. Viaggia in Cina dove lavora,
frequenta lItalia dove scrive, critica e altro. Esperto di organizzazione
del lavoro e sociologo, scrive su Carta, Il Manifesto e Liberazione. Tra le sue pubblicazioni:
McMarx, critica della socialità come prodotto industriale (Manifestolibri,
2001), Cibo come media (Franco Angeli, 2002) e Il continente Cina
(Socialmente, 2008).
( da "Sestopotere.com"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Friuli Venezia
Giulia: indagini Protezione Civile sulla fascia costiera (28/3/2009 11:26) |
(Sesto Potere) - Trieste - 28 marzo 2009 - Dopo aver condotto a partire dal
2004 un´approfondita analisi sui processi di subsidenza, ovvero di lento e
progressivo abbassamento dei fondali lungo la linea di costa e della fascia
perilagunare, la Protezione Civile della Regione ha recentemente concluso
un´indagine sull´ingressione marina, nel tratto compreso tra la foce del
Tagliamento, in Comune di Lignano Sabbiadoro, alla foce del Timavo, in Comune
di Duino Aurisina. L´ingressione, fenomeno complesso per cui il mare sommerge
tratti più o meno ampi di costa, è considerato un fattore di rischio
idrogeologico particolarmente evidente nell´alto Adriatico. Diverse sono le
cause. Se alcune sono legate a eventi geologici del tutto naturali, altre sono
correlate ai cambiamenti climatici così come alle attività dell´uomo. Allo
scopo di studiare i potenziali rischi correlati a eventi meteo-marini estremi,
la Protezione civile della Regione ha così compiuto un nutrito programma di
indagini per valutare in particolare lo stato di consistenza delle opere di
difesa (argini costieri e di conterminazione lagunare). Questa ricerca si è
resa necessaria soprattutto dopo che trombe d´aria, alluvioni e acqua alta
registrati lo scorso anno hanno confermato il pericolo che le difese spondali
possano essere danneggiate e superate, mandando sott´acqua diverse aree della
bassa pianura friulana. I dettagli del lavoro svolto saranno presentati
dall´assessore regionale Vanni Lenna in una conferenza stampa
in programma presso il Centro operativo di Palmanova della Protezione civile,
martedì 24 marzo 2009, alle ore 10. 30. All´incontro saranno presenti i sindaci
e i coordinatori dei gruppi comunali di protezione civile dei diciannove Comuni
più coinvolti, e i presidenti dei Consorzi di bonifica della Bassa Friulana e
della Pianura Isontina.
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pdl/ Brunetta:Ora la
crisi:ammettiamolo, siamo un pò 'sfigati'... di Apcom E' preoccupante, ma è
sfida e test nostra capacità di governo -->Roma, 28 mar. (Apcom) -
"Siamo un pò sfigati, ammettiamolo... ogni volta che andiamo al governo
c'è una crisi". Lo dice il ministro della Pubblica
amministrazione, Renato Brunetta, nel corso del suo intervento al congresso del
Pdl. "E' una crisi seria, preoccupante - aggiunge - ma non è la crisi
della globalizzazione e del capitalismo. E' una sfida. E' un test della nostra
capacità di governo".
( da "Denaro, Il" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Soldi & imprese
fatti & numeri L'alternativa dell'impresa cooperativa La strategia è quella
di acquisire una forte unitarietà produttiva Francesco Fracasso Nella storia
del capitalismo del nostro Paese i vari "attori" che si sono
succeduti -grande capitalismo pubblico e privato, piccola e media impresa,
distretti industriali e via dicendo- hanno generato ciascuno un modo diverso di
organizzarsi e produrre. In questo quadro, un ruolo rilevante lo sta svolgendo
da tempo il modello produttivo delle cooperative che non soltanto mostra di
radicarsi sempre maggiormente sul territorio ma di essere altresì capace di
sapersi muovere con efficacia anche nell'ambito della cosiddetta economia
globale. Dai dati di una ricerca effettuata dall'Osservatorio della
cooperazione agricola(istituito presso il ministero delle Politiche agricole)
in collaborazione con Nomisma, ad esempio, emerge la validità di questa
"formula" produttiva. Ecco qualche dato: oltre l'80 per cento della
materia prima (con punte del 100) deriva direttamente dai conferimenti dei
soci. Le imprese sono circa 6 mila e fatturano pressappoco 32 miliardi (dati
2008) pari al 25 per cento del complesso degli affari del settore
agroalimentare e controllano circa il 35 per cento della produzione lorda
agricola vendibile. Nonostante la crisi, il sistema cooperativo agricolo mette
in mostra alcuni indicatori economici significativi: sempre nel 2008 la
crescita del giro d'affari è stata del 5,9 per cento; la strategia su cui ha
massicciamente puntato è stata quella di acquisire una forte unitarietà
produttiva, il che ha determinato che dieci cooperative sono tra le prime
cinquanta imprese agroalimentari italiane; il 39 per cento delle aziende ha già
avviato operazioni di fusioni o integrazioni (anche al di fuori del sistema
cooperativo), ed il 66 per cento considera questa linea di condotta una
strategia obbligata. "Le cooperative di produzione, se organizzate secondo
il modello della scienza economica, sono imprese alternative all'impresa capitalistica,
che possono essere più efficienti delle rivali e,soprattutto, presentano grandi
vantaggi per la collettività nel suo complesso". Così si legge sulla
quarta di copertina di una ponderosa pubblicazione, appena uscita,densa di temi
e riflessioni,"L'impresa democratica. Un sistema di imprese cooperative
come nuovo modo di produzione" (Carocci Editore, 365 pagine, 33,50 euro)
di Bruno Jossa, professore di Economia politica nell'Università "Federico
II" di Napoli, da sempre sostenitore del sistema di cooperative di
produzione quale possibile nuovo modo di produrre. Ed ancora "Ciò porta a
dire che un sistema a prevalenza di imprese cooperative (o imprese
democratiche) non solo è immaginabile, ma appare preferibile al capitalismo e
destinato a superarlo, come ritennero in passato teorici del valore di J. S.
Mill. Marshall e Marx e come oggi pensano di nuovo importanti studiosi come
Vanek e Hansmann". Il mercato ha bisogno di pluralismo e per questo la
cooperazione può svolgere come lo sta già facendo da tempo- un ruolo vigoroso
per far uscire l'Italia dalla crisi e dallo stato di arretratezza produttiva in
quanto si tratta di un soggetto che si estende sull'intero territorio
nazionale. "Dagli anni Settanta si è avuto -scrive Bruno Jossa- un
passaggio da un'economia prevalentemente a base industriale ad un'economia
incentrata in gran parte sui servizi. E lo sviluppo del settore dei servizi ha
favorito le cooperative di produzione sia perché queste hanno un loro punto di
forza nel settore sia perché la crescita di questo settore si collega
soprattutto alla nascita del nuovo paradigma organizzativo che ha ridotto
l'integrazione verticale tra le imprese e ha dato luogo ad una struttura
imprenditoriale di tipo orizzontale o "a rete"; e le cooperative, si
diceva, sono molto più organizzate con sistemi "a rete",delle imprese
capitalistiche". Le imprese cooperative sinora hanno avuto un limitato
successo e c'è chi in passato ha già parlato di declino del movimento
cooperativo. "Dobbiamo oggi dire di nuovo che la globalizzazione
sta rendendo antiquato il movimento cooperativo? Forse afferma Jossa- è vero
l'opposto. E la globalizzazione e il progresso della tecnica in genere, che
richiedono per i lavoratori sempre maggiore istruzione,vanno viste come
processi che, lungi dal far apparire antiquate le imprese cooperative,
dovrebbero contribuire ad una loro ulteriore affermazione". del 28-03-2009
num.
( da "Denaro, Il" del
28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Napoli espansione
internazionale La città dà il benvenuto alla Cina Una delegazione al Forum dei
Sindaci. Cena nel salone storico della Borsa Napoli accoglie la Cina. La
delegazione cinese presente in città - nell'ambito del Forum dei Sindaci
promosso dal Forum Universale delle culture 2013 che si conclude oggi - è
composta oltre che dall'ambasciatore della Cina in Italia, Sun Yuxi - dal Vice
Presidente dell'Office Federation of returned overseas chinese, Dong Zhong
Yang, proveniente da Pechino, dal Sindaco di Wenzhou, Zhao Yde, e dal Sindaco
di Ruian, Chen Jianming. In serata la delegazione cinese parteciperà a una cena
di benvenuto nella sala storica della Borsa, in via Sant'Aspreno. La cena è
promossa dal presidente del Consiglio Comunale di Napoli, Leonardo Impegno, in
collaborazione con l'assessore regionale alle attività produttive Andrea
Cozzolino, "per consolidare - si legge nell'invito - i rapporti di
amicizia e di collaborazione istituzionale e commerciale con la Cina"
L'agenda degli appuntamenti dela delegazione cinese in visita a Napoli prevede
oggi alle ore 11, nella sala "Averroè" di Città della Scienza, la
presentazione agli operatori turistici ed alla stampa della prima Guida
turistica di Napoli in lingua cinese. Nel corso della manifestazione, il
sindaco di Napoli Rosa Iervolino Russo, il presidente del Consiglio comunale di
Napoli, Leonardo Impegno e l'assessore al Turismo del Comune, Valeria Valente,
alla presenza dell'Ambasciatore della Cina in Italia, Sun Yuxi, consegneranno
la pubblicazione alla delegazione proveniente dalla Repubblica popolare cinese
presente a Napoli. In serata poi la delegazione cinese parteciperà a una
suggestiva cena di gala nel salone storico della Borsa, promossa dal presidente
del consiglio comunale di Napoli Leonardo Impegno e dall'assessore regionale
alle Attività produttive Andrea Cozzolino, "per consolidare - si legge
nell'invito - i rapporti di amicizia e di collaborazione istituzionale e
commerciale con la Cina". Gli eventi che vedono oggi protagonista la delegazione
cinese si inquadrano nel primo workshop organizzato dal Forum Universale delle
Culture di Napoli 2013, sul tema "La citta' inclusiva. Riflessioni e
proposte sui processi d'inclusione ed esclusione sociale nelle citta",
partito ieri. La manifestazione, che si conclude oggi alla "Città della
Scienza" di Bagnoli, è la prima di questo tipo, in vista dell'evento del
2013, ma - ha assicurato l'assessore napoletano alla Cultura, Nicola Oddati -
sarà replicata ogni anno fino al 2013''. ''Quella del 2013 -spiega l'assessore
- sara' la quarta edizione del Forum, dopo quella di Barcellona, nel 2004, di
Monterrey (Messico) nel 2007, e di Valparaiso (Cile), in programma nel 2010''.
"Suo obiettivo principale - rleva Oddati - è quello di lanciare una vera e
propria politica estera delle citta". Un concetto, questo, rilanciato dal
sindaco, Rosa Iervolino Russo, che ha parlato di attività "integrative e
non sovversive rispetto a quelle tradizionali tra Stati". Le grandi città,
nella visione della Iervolino, possono aiutarsi a vicenda grazie a questi
incontri, contando sulla necessità, comune a tutti gli amministratori locali,
di cimentarsi, spesso contemporaneamente, in azioni di politica alta e
quotidiana. Quanto a Napoli - ha garantito la Iervolino - "il Forum sarà
una grande occasione di rilancio della sua immagine" accompagnata da
quella di altri importanti centri campani (Capri, Ischia, Pompei, Ercolano,
Paestum). A spingere per la scelta di Napoli come sede del Forum delle Culture
è stata anche la Regione Campania, che, per bocca dell'assessore per le
Politiche Sociali, Alfonsina De Felice, evidenzia anche gli sforzi intrapresi
proprio nel campo di una politica territoriale inclusiva. ''Il problema
principale delle grandi citta' - ribadisce l'assessore - e' la progressiva
rottura dei legami e delle reti di solidarieta' tradizionali sia familiari sia
sociali, messi in pericolo soprattutto dai ritmi e dal precariato lavorativo''.
''Il nostro panorama giuridico - ha continuato la De Felice - e' pieno di norme
sull'uguaglianza formale, ma la realizzazione di quella sostanziale e' delegata
alla politica locale''. ''Forse - ha ipotizzato la De Felice - anche
l'antipolitica, che sempre piu' spesso emerge in ampie fasce di cittadini, e',
in realta', una grande domanda di inclusione, di coinvolgimento, in scelte
dalle quali ci si sente sempre piu' esclusi e per le quali i processi
decisionali sembrano sempre altrove''. Anche per questo, ''la citta' inclusiva
- ha concluso Alfonsina De Felice - deve essere un obiettivo della politica''.
Welfare locale, inclusione, strategie e management: questi i temi al centro
della seconda sessione del workshop ''La Citta' inclusiva'', organizzato dal
Forum delle culture 2013, che vedra' oggi la seconda giornata di lavori (dalle
9.30). ''La societa' globalizzata e l'indebolimento della
sovranita' nazionale - ha spiegato il rettore dell'Universita' degli Studi Suor
Orsola Benincasa, Francesco De Sanctis - sta determinando una crescente
centralita' delle realta' locali, che hanno una carica critica nei confronti
delle norme omologanti della societa' globalizzata. In quest'ottica, il
Forum si pone come un'occasione di dialogo per risolvere problemi comuni quali
la poverta' ed emarginazione''. Le scelte di fondo perseguite dalla citta' di
Napoli negli ultimi anni sono state illustrate dall'assessore Nicola Oddati.
''Napoli - ha commentato Oddati - e' una citta' all'avanguardia in diversi
settori, quali cultura e formazione, ricerca medica e aerospaziale, artigianato
di qualita'. A queste eccellenze si contrappongono alcune criticita', a
cominciare dal livello di disoccupazione, non in linea con lo standard europeo.
La costruzione di condizioni di sviluppo legate a processi di inclusione, la
centralita' della cultura come fattore identitario e volano di crescita
economica, il sostegno attivo alle fasce piu' deboli della popolazione e la
cooperazione con il terzo settore hanno caratterizzato l'azione amministrativa
di questi ultimi anni''. Loreto Del Cimmuto, Direttore Generale della Lega
delle Autonomie, evidenzia che il tramonto del tradizionale modello di Welfare
impone una maggiore centralita' delle realta' locali nelle politiche di
inclusione. Diverse testimonianze sono state presentate in sala. Tra queste,
quella dell'egiziano Mohammed Ibrahim El Fayoumi, Presidente del Consiglio
Popolare Locale di Qalyubiya, che ha illustrato le strategie governative di
inclusione tese a rallentare il declino dei quartieri piu' poveri. E quella
dell'olandese Ian Mans, Presidente della Sezione Olandese del Consiglio dei
Comuni e delle Regioni d'Europa (Ccre), che ha sottolineato l'importanza del
contrasto al digital divide. La sessione e' terminata con gli interventi di
Mouloud Med-Meziani, Segretario Generale del Forum Algerino per la Cittadinanza
e la Modernita', di Victor Batarseh, Sindaco di Betlemme e di James Michael
Rotundo, Sindaco di Pallisades Park, New Jersey. E Batarseh, ha invitato la
citta' di Napoli alla visita pastorale nella sua terra di Benedetto XVI, in
programma il prossimo maggio. Inoltre la capitale giordana, Amman, chiede
l'appoggio ufficiale della città di Napoli per la sua candidatura a ospitare
l'edizione del 2016. A renderlo noto il presidente della Consulta del Forum di
Napoli, Nicola Oddati, che ha garantito al primo cittadino di Amman, Omar Maani,
che provveerà a inoltrare alla Fondazione di Barcellona, che se ne occupa, la
richiesta avanzata ieri. del 28-03-2009 num.
( da "Italia Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cronaca Roma La Giunta Regionale ha approvato il finanziamento per il Lago di
Fondi Centro polivalente alla Protezione Civile Sita nel sud pontino, sarà una
base operativa per il territorio Nascerà nel sud pontino il primo Centro
Polivalente Logistico di Protezione Civile del Lazio, una struttura integrata
che permetterà di fare da base operativa per le sue molteplici attività sul
territorio. Lo comunica la Regione. "La Giunta Regionale - si legge
nella nota - ha infatti approvato oggi un finanziamento di 2.000.000 di euro a
favore del Monumento Naturale del "Lago di Fondi" per la
realizzazione, grazie all'acquisto di una struttura già esistente, del Centro
Polivalente. Il Centro sarà una sorta di antenna operativa della Protezione
civile sul territorio e servirà a svolgere molteplici attività, tra cui le
seguenti: sarà base logistica per gli aeromobili regionali dislocati nella
Provincia di Latina impegnati durante tutto l'anno nell'attività antincendio
boschivo; sarà base anche per i mezzi di terra e le attrezzature utilizzati
nella lotta attiva agli incendi boschivi; costituirà una base attiva, con
competenza per il territorio della provincia di Latina, per il progetto di
Protezione Civile "Al mare sereni", progetto di prevenzione degli
incidenti acquatici lungo il litorale marittimo laziale e le coste lacustri. Il
Centro Polivalente sarà poi sede per l'effettuazione di corsi di formazione,
addestramento e aggiornamento specialistico per tutti gli operatori della
Protezione Civile. Infine, la nuova struttura sarà il centro in cui saranno
concentrate, in caso di calamità o emergenza, le azioni di coordinamento e
intervento per tutte le necessità operative, di soccorso e di accoglienza della
popolazione del territorio". "La nascita di questa struttura - ha
dichiarato il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - è estremamente
importante per l'attività della Protezione Civile sul territorio, avvicinandola
ai cittadini, facendone un punto di riferimento per le tante associazioni di
volontariato e dotandola di strutture in grado di garantire una sempre maggiore
rapidità d'intervento in caso di necessità". Edizione n. 2148 del
28/03/2009
( da "Gazzettino, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Obama: obiettivo è
cancellare il «cancro» Al Qaida Il presidente avverte: «Stanno progettando
attacchi negli Stati Uniti». Rinnovate aperture verso l'Iran e la Ue approva
Sabato 28 Marzo 2009, Washington C'è un pacchetto Af-Pak, che sta per
Afghanistan-Pakistan, illustrato ieri dal presidente americano Barack Obama per
allentare la morsa «nell'area di confine più pericolosa al mondo per i soldati
americani». La stategia si basa su rinforzi militari in Afghanistan (più 4.000
uomini), aiuti in dollari al Pakistan (un miliardo e mezzo l'anno fino al 2014)
e una serie di traguardi che i due Paesi dovranno dimostrare di aver raggiunto
nella lotta al «cancro» di Al Qaida e ai talebani. Ma non ci sono solo
«pallottole e bombe» bensì anche assistenza economica e un'iniziativa
diplomatica che include l'Iran. La rete di Osama bin Laden sta «progettando
attivamente attacchi sul suolo americano dal Pakistan», ha detto Obama,
riecheggiando i toni del predecessore George W. Bush. Ponendosi un obiettivo
«chiaro e preciso» - smantellare e sconfiggere Al Qaida in Pakistan e in
Afghanistan e prevenire il loro ritorno in futuro - Obama si è impegnato a non
scrivere a Islamabad e a Kabul «un assegno in bianco» e a non «restare
ciecamente in rotta» se la nuova strategia delineata oggi non dovesse dare i
suoi frutti. Più soldati, più addestramento per le truppe locali, più
attenzione a quanto avviene nelle aree tribali del Pakistan che danno rifugio
ai terroristi e dove i leader talebani hanno chiuso i ranghi con i loro
compagni d'armi in Afghanistan e preparano una nuova offensiva. La strategia,
che prevede una mano tesa ai talebani moderati, riconosce che «il futuro
dell'Afghanistan è inestricabilmente legato a quello del vicino». La violenza
in Afghanistan che in questi giorni sta toccando i suoi livelli più alti dal
2001 non finirà «se gli insorti possono muoversi indisturbati attraverso il
confine», ha detto Obama. Il governo afghano, a cui la Casa Bianca ha imposto
un rigoroso impegno nella lotta alla corruzione e al narcotraffico, ha dato il
benvenuto al piano, mentre il ministro degli esteri pakistano, Shah Mehmud
Qureshi, ha detto che Islamabad giocherà un ruolo «aperto e costruttivo». Luce
verde dai democratici in Congresso, che devono autorizzare consistenti spese
aggiuntive. La strategia prevede, accanto alla Nato, un coinvolgimento dell'Onu
con un nuovo Gruppo di Contatto per l'Afghanistan e il Pakistan: ne dovrebbero
far parte oltre ai Paesi Nato e del Golfo, anche Russia, Cina, India e Iran
«perché nessuno ha interesse che la regione precipiti nel caos». Una soluzione
apprezzata anche dai comandi militari Usa. La nuova
posizione dell'America viene accolta con favore in Europa come conferma il
ministro Franco Frattini: «La Ue è davvero unita nel considerare la svolta
degli Stati Uniti» in Afghanistan «importante e condivisibile». Dalla
repubblica ceca per il summit dei ministri degli Esteri dei 27,
l'eurocommissaria alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner ha assicurato
poi che l'esecutivo Ue contribuirà alla rinascita civile dell'Afghanistan «con
più fondi». «È troppo presto per fare annunci oggi, ma alla conferenza
dell'Aja, potrò annunciare la cifra». Bruxelles aveva già annunciato un
incremento dei fondi per il Pakistan, elemento essenziale del nuovo approccio
regionale voluto da Obama, a 50 milioni di euro l'anno (2007-2010).
( da "Gazzettino, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Le aspirazioni di
una provincia Sabato 28 Marzo 2009, Gli ingredienti fondamentali, protagonisti
a parte, sono gli stessi della mostra sul Tiziano: un grande artista (anche se
non così noto), un importante allestitore (Mario Botta), un apparato
scientifico rigoroso che non disdegna però incursioni nel popolare, ma
soprattutto un territorio che intende uscire dall'ombra ed esibisce con
fierezza i suoi tesori, proponendosi nel nome di Andrea Brustolon come città
d'arte ma anche come vero e proprio museo diffuso. Poco conta, allora, se si
considera il grande scultore barocco "un artista globale", come vuole
il presidente della Provincia Reolon, oppure se si interpreta questa
esposizione, inaugurata ieri sera a Palazzo Crepadona, come una "mostra di
resistenza" alla cultura globalizzata, come la vede
invece il sindaco Prade. L'importante è che si torni a parlare di un artista
che pur essendo espressione di un territorio e di un momento storico, ha
raggiunto con le sue opere vette universali; ed è bello che le legittime
aspirazioni di una provincia vengano portate avanti proprio nel nome della
cultura e dell'arte. S.F.
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
GIUSEPPE D'AMATO
Mosca. Non si può pensare di risolvere la questione afgana senza interpellare o
tenere in considerazione il parere dei suoi vicini. Questo il messaggio chiaro
lanciato ieri dalla Conferenza internazionale di stabilizzazione del Paese asiatico,
organizzata a Mosca dal «Gruppo di Shanghai», a cui partecipa anche l'Iran.
Russia, Cina e le altre repubbliche ex sovietiche della regione (Kirgizistan,
Tagikistan, Turkmenistan e Kazakhstan) sono in prima fila nella lotta contro il
terrorismo islamico e contro il narcotraffico. Quando, alla fine degli anni
Novanta, i Taleban erano al potere a Kabul furono proprio questi Stati ad avere
grossi problemi di infiltrazioni di guerriglieri, che volevano esportare
il fondamentalismo islamico. Il Cremlino si dice comunque anche pronto a
ulteriori forme di cooperazione con gli Usa, ma esige
una soluzione regionale. In un'intervista rilasciata alla televisione
britannica Bbc, in una sorta di risposta al discorso del presidente americano
Barack Obama, il presidente russo Dmitrij Medvedev (nella foto)ha sottolineato
che non si può governare l'Afghanistan dall'estero e che il Paese asiatico deve
trovare una sua via per la democrazia. Secondo Mosca è necessario definire un
piano che unisca aspetti militari, ma anche di rilancio socio-economico
dell'Afghanistan. Estrema attenzione è riservata alla lotta contro la
coltivazione ed il traffico degli oppiaci. Un alto funzionario Usa, che partecipa come osservatore alla Conferenza, ha
comunicato che gli Stati Uniti avrebbero aperto con il Kirghizistan una
trattativa segreta per la base aerea di Manas, fondamentale per la logistica in
Afghanistan.
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lazio/ Fs e P.
civile, prima esercitazione per soccorso sanitario di Apcom Sulla linea
Fiumicino-Orte tra Monterotondo e Settebagni -->Roma, 28 mar. (Apcom) - Si è
svolta oggi sulla linea FR1 (Fiumicino-Orte) tra Monterotondo e Settebagni una
simulazione di pronto intervento che ha coinvolto un treno regionale. È stato
ipotizzato il malore del macchinista durante la guida per verificare la buona
riuscita di tutte le misure di sicurezza per i viaggiatori e di assistenza
sanitaria per il dipendente. E' stata avanzata la richiesta di soccorso
sanitario all'ARES 118 e le strutture del Gruppo FS hanno bloccato la
circolazione. Per evitare eccessivi disagi sulla linea, l'esercitazione è stata
effettuata fra le 11 e le 13, in una fascia oraria con una ridotta frequenza di
convogli. Tutto si è svolto come previsto in termini di tempi e modalità,
spiega una nota, dimostrando che i piani di collaborazione fra gli Enti
interessati risultano efficaci ed esaustivi. Sono intervenuti in perfetta
sinergia: la Protezione Civile Regionale in contatto continuo con la sua sala
opertiva, con circa 60 figuranti a bordo del treno e squadre di volontari in
azione, la Centrale Operativa dell'ARES 118 e un'ambulanza con operatori a
bordo, i Vigili del Fuoco, la Polizia Ferroviaria e le Ferrovie dello Stato. La
simulazione rientra tra le procedure previste dal Protocollo d'Intesa per la
gestione delle emergenze, siglato l'8 novembre scorso tra
Ferrovie dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa
seguito all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento
Nazionale della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per
la gestione ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in
Italia a dare attuazione all'accordo nazionale, con l'obiettivo di
ottenere una sempre più efficace capacità di intervento nella gestione degli
scenari di crisi nel trasporto ferroviario dei passeggeri. L'esercitazione
punta a rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra le Ferrovie e la
Protezione civile regionale, che è in grado di operare in tempo reale sul
territorio per la previsione e la prevenzione del rischio. La Protezione civile
regionale dimostra la sua capacità di risposta all'emergenza e la capillarità
della sua rete di volontari e associazioni: nel raggio di appena 5 chilometri
dal luogo scelto dalle Ferrovie per la simulazione sono state individuate ben 6
associazioni di volontariato della Protezione civile regionale.
( da "Virgilio Notizie"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma, 28 mar.
(Apcom) - Si è svolta oggi sulla linea FR1 (Fiumicino-Orte) tra Monterotondo e
Settebagni una simulazione di pronto intervento che ha coinvolto un treno
regionale. È stato ipotizzato il malore del macchinista durante la guida per
verificare la buona riuscita di tutte le misure di sicurezza per i viaggiatori
e di assistenza sanitaria per il dipendente. E' stata avanzata la richiesta di
soccorso sanitario all'ARES 118 e le strutture del Gruppo FS hanno bloccato la
circolazione. Per evitare eccessivi disagi sulla linea, l'esercitazione è stata
effettuata fra le 11 e le 13, in una fascia oraria con una ridotta frequenza di
convogli. Tutto si è svolto come previsto in termini di tempi e modalità,
spiega una nota, dimostrando che i piani di collaborazione fra gli Enti
interessati risultano efficaci ed esaustivi. Sono intervenuti in perfetta
sinergia: la Protezione Civile Regionale in contatto continuo con la sua sala
opertiva, con circa 60 figuranti a bordo del treno e squadre di volontari in
azione, la Centrale Operativa dell'ARES 118 e un'ambulanza con operatori a
bordo, i Vigili del Fuoco, la Polizia Ferroviaria e le Ferrovie dello Stato. La
simulazione rientra tra le procedure previste dal Protocollo d'Intesa per la
gestione delle emergenze, siglato l'8 novembre scorso tra
Ferrovie dello Stato e Protezione Civile della Regione Lazio. L'accordo fa
seguito all'intesa, raggiunta il 15 luglio 2008 tra FS e il Dipartimento
Nazionale della Protezione Civile, che definisce le iniziative necessarie per
la gestione ottimale delle criticità. La Regione Lazio è stata la prima in
Italia a dare attuazione all'accordo nazionale, con l'obiettivo di
ottenere una sempre più efficace capacità di intervento nella gestione degli
scenari di crisi nel trasporto ferroviario dei passeggeri. L'esercitazione
punta a rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra le Ferrovie e la
Protezione civile regionale, che è in grado di operare in tempo reale sul
territorio per la previsione e la prevenzione del rischio. La Protezione civile
regionale dimostra la sua capacità di risposta all'emergenza e la capillarità
della sua rete di volontari e associazioni: nel raggio di appena 5 chilometri
dal luogo scelto dalle Ferrovie per la simulazione sono state individuate ben 6
associazioni di volontariato della Protezione civile regionale.
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
G-20, a Londra
15mila in piazza «Per una nuova giustizia» -->Sono almeno 15 mila i
partecipanti alla manifestazione anti-crisi e anti-globalizzazione in corso a
Londra dalle 12 locali di oggi (le 13 in Italia), primo appuntamento in vista
del...
( da "Virgilio Notizie"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Washington, 28 mar.
(Ap) - Nella fitta agenda del viaggio in Europa del presidente degli Stati
Uniti, dal 31 marzo al 7 aprile prossimi, Barack Obama ha in programma anche di
tenere in Francia un discorso sulle relazioni transatlantiche e un altro nella Repubblica
Ceca, sulla proliferazione nucleare. Nel vecchio continente
il capo della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia, Arabia saudita, India e Corea del Sud, in particolare
durante il summit del G20 a Londra. Obama partirà martedì prossimo: la prima
tappa sarà a Londra, poi in Francia e Germania per il meeting della Nato,
quindi nella Repubblica Ceca. Successivamente il presidente Usa si sposterà in Turchia, paese alleato e unico membro
islamico della Nato.
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Usa/ Obama prepara discorsi chiave per
tappe Parigi e Praga di Apcom In Francia parlerà di Nato, in Repubblica Ceca di
nucleare -->Washington, 28 mar. (Ap) - Nella fitta agenda del viaggio in
Europa del presidente degli Stati Uniti, dal 31 marzo al 7 aprile prossimi,
Barack Obama ha in programma anche di tenere in Francia un discorso sulle
relazioni transatlantiche e un altro nella Repubblica Ceca, sulla
proliferazione nucleare. Nel vecchio continente il capo
della Casa Bianca incontrerà anche i leader di Cina, Russia,
Arabia saudita, India e Corea del Sud, in particolare durante il summit del G20
a Londra. Obama partirà martedì prossimo: la prima tappa sarà a Londra, poi in
Francia e Germania per il meeting della Nato, quindi nella Repubblica Ceca.
Successivamente il presidente Usa si sposterà in
Turchia, paese alleato e unico membro islamico della Nato.
( da "Corriere.it"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
LETTERA DEL
PRESIDENTE USA A BERLUSCONI: «AIUTATECI» Obama: forum su clima ed energia
Invitati i leader di 16 grandi potenze a Washington il 27 e 28 aprile. A luglio
vertice in Italia, alla Maddalena Barack Obama (Epa) WASHINGTON - Il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la creazione di un Forum delle 17
grandi economie mondiali su energia e clima. La prima riunione si terrà a
Washington il 27 e 28 aprile e sarà seguita da un vertice a luglio in Italia.
Obama ha invitato i leader di Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna,
India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Sudafrica, oltre al segretario
generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Questi Paesi, insieme agli Stati
Uniti, rappresentano circa l'80% delle emissioni mondiali di gas serra.
La Danimarca parteciperà come presidente della Conferenza in vista di una
convenzione Onu sul clima. LETTERA A BERLUSCONI - Seguirà un vertice in Italia,
alla Maddalena, a luglio in concomitanza con il G8. A questo proposito Obama ha
scritto una lettera al premier Silvio Berlusconi in cui chiede l'aiuto
dell'Italia per riattivare il Major Economies Forum sull'energia e i
cambiamenti climatici. Berlusconi ha dato il via libera affinché la riunione si
tenga alla Maddalena, probabilmente nel terzo giorno del summit. Il vertice in
Italia sarà preceduto da una serie di riunioni preparatorie, a partire da
quella convocata per fine aprile al Dipartimento di Stato di Washington.
DIALOGO TRA PAESI CHIAVE - «Il Major Economies Forum faciliterà un dialogo
aperto tra paesi chiave del mondo industrializzato e in via di sviluppo -
spiega la Casa Bianca -, aiuterà a generare la leadership politica necessaria
per ottenere un risultato positivo ai negoziati Onu sul clima che si terranno
in dicembre a Copenaghen e farà progredire l'esplorazione di iniziative
congiunte sull'energia pulita e la riduzione delle emissioni inquinanti». Le
riunioni del Major Economies Forum su cambiamento climatico e energia sono
state istituite nel 2007, alla vigilia del G8 di Heiligendamm in Germania,
quando il presidente degli Stati Uniti era George W. Bush e l'obiettivo era
trovare strategie alternative a quelle fissate dal protocollo di Kyoto. Il
primo incontro si tenne a Washington il 27 e il 28 settembre 2007, seguito da
altre due riunioni l'anno successivo: il 30 e 31 gennaio 2008 a Honolulu,
Hawaii, e il 16-18 aprile 2008 a Parigi. L'incontro di aprile sarà quindi il
quarto del Forum. stampa |
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Usa/ Obama annuncia creazione Forum su
energia e clima -3- di Apcom In vista di convenzione Onu Copenhagen a dicembre
-->Washington, 28 mar. (Apcom) - I Paesi che prenderanno parte al Forum
convocato da Obama sono: Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania,
India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Sudafrica,
Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea. La riunione della Convenzione Onu
sui cambiamenti climatici, in dicembre a Copenhagen, dovrà consentire di
arrivare a un nuovo accordo che segua alla prima fase del protocollo di Kyoto,
in scadenza a fine 2012. Una prima sessione di negoziati si apre domani a Bonn
sotto l'egida delle Nazioni unite. Alla riunione è attesa la partecipazione
degli Stati uniti, che sotto l'amministrazione Bush sono invece sempre
risultati come i grandi assenti: gli Usa non hanno mai
ratificato il protocollo di Kyoto. Nel suo piano di rilancio economico
dell'economia americana, Barack Obama ha indicato che decine di miliardi di
dollari verranno interamente dedicati alla lotta contro il riscaldamento
climatico. A Bonn i paesi industrializzati dovranno precisare concretamente in
quali percentuali sono pronti a ridurre le emissioni di gas nocivi entro il
2020 rispetto al 1990, e più a lungo termine, fino al 2050. (fonte afp)
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Tennis/ Wta Miami, i
risultati del secondo turno di Apcom Avanza Serena Williams, fuori Errani e
Santangelo -->Key Beyscane, Florida (Stati Uniti) 28 mar. (Ap) - I risultati
degli incontri disputati oggi e valevoli per il secondo turno del torneo Wta di
Miami, dotato di un montepremi complessivo di 4,5 milioni
di dollari Singolare, secondo turno: Serena Williams (1, Usa) batte Alexa Glatch (Usa) 6-2, 6-3;
Agnieszka Radwanska (10, Pol) batte Tamarine Tanasugarn (Tha) 4-6, 6-3, 6-2;
Alize Cornet (14, Fra) batte Barbora Zahlavova Strycova (Cze) 6-4, 7-6 (4);
Zheng Jie (17, Cin) batte Julia Goerges (Ger) 6-4, 6-2; Anabel Medina
Garrigues (19, Spa) batteAlla Kudryavtseva (Rus) 7-6 (3), 6-4; Kaia Kanepi (21,
Est) batte Maria Jose Martinez Sanchez (Spa) 4-6, 6-4, 7-5; Ekaterina Makarova (Rus)
batte Ai Sugiyama (23, Jpn) 6-3, 6-4; Anna-Lena Groenefeld (Ger) batte Sara
Errani (30, Ita) 6-4, 6-3; Li Na (Cin) batte Aleksandra Wozniak (29, Can) 7-5,
6-3; Peng Shuai (32, Cin) batte Mara Santangelo (Ita) 7-5, 6-3.