CENACOLO DEI COGITANTI |
Diritti a Pechino affare
americano ( da "EUROPA
ON-LINE" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: annuale Human Rights Report del
Dipartimento di stato Usa, che definisce «cattivo», e anche «peggiorato», il
bilancio dei diritti umani in Cina, citando tra l?altro la repressione delle
minoranze etniche nello Xinjiang e in Tibet e denunciando «eliminazioni e
torture » inflitte agli oppositori. La reazione di Pechino («gli Usa smettano
di farci da guardiani »),
Jenna (Value Partners):
c'è ancora poca Italia in Cina ( da "Milano
Finanza" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: China Telecom usa quella adottata
negli Stati Uniti e in Giappone, Unicom quella europea, mentre China Mobile ha
adottato uno standard sviluppato in Cina», spiega
Jenna. «Value Partners conta di sfruttare al meglio l'esperienza accumulata
nella consulenza nel settore delle telecomunicazioni».
<Creiamo ricchezza,
anche nei Paesi in via di sviluppo>
( da "Secolo XIX, Il"
del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: locali in Cina, Giappone, Usa e
Russia?». La provoco: inquinando l'atmosfera. «Non capisco perchè prendersela con i fiori. E allora il
tabacco, o il cacao, gli altri prodotti? Il fiore à allegria, natura, piacere,
ha un valore simbolico. E poi, se parliamo di trasporti, Rimini cosa dovrebbe
fare, una campagna contro i tour operator che portano milioni di italiani in
giro per il mondo?
A Roma, violente
manifestazioni contro il presidente americano Richard Nixon. Lo si accusa delle
atr... ( da "Messaggero,
Il (Ostia)" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Lo si accusa delle atrocità commesse
nel Vietnam, dove l'esercito americano usa il napalm contro la popolazione
civile. Sarà ricevuto al Quirinale da Saragat e in Vaticano da Paolo VI. Nixon
manderà il primo uomo sulla Luna e pacificherà i rapporti con Russia e Cina. Ma
nel 1974 dovrà dimettersi in seguito allo scandalo Watergate.
La comune LEGGE
( da "Manifesto, Il"
del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: potenzialmente espansiva che si
candidino a disciplinare una nuova globalizzazione delle regole, senza perciò
«limitarsi» alla finanza. Si invoca il diritto come strumento di posa in opera
di alcuni concetti (spesso stravolti) che sono stati frettolosamente ripescati
dall'ideario ocidentale, più per ragioni simboliche che di effettivo contenuto:
a) pensare ad una nuova Bretton Woods;
Dall'Europa ai migranti
( da "Manifesto, Il"
del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Globalizzazione»
di Sandro Mezzadra (ombre corte). Per un tentativo di recupero militante del
diritto pubblico, «Il diritto pubblico fra crisi e ricostruzione» (a cura di A.
Lucarelli, La Scuola di Pitagora). Una conversazione globale sulla crisi cui i
lettori del Manifesto potrebbero contribuire: www.
Crescita non fa rima con
benessere ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: del mondo globalizzato, è necessaria,
da un lato, l'"apertura ad un patrimonio trascendente di valori" e,
dall'altro, una saggia gestione dei beni materiali e delle relazioni tra le
persone e tra i popoli. La struttura del discorso del documento papale ha lo
scopo di pervenire, nella spiegazione dei mali dell'umanità causati dalla
cattiva gestione delle risorse dei beni materiali,
fondi usa pronti a
investire a pordenone ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In chiusura Giovanni Pavan ha
presentato realtà e risultati del Consorzio Universitario, Maurizio Cini,
presidente di Unindustria, ha ricordato che «in questo
territorio l'innovazione si declina nella manifattura. Il nostro è un
territorio ricco di opportunità che dobbiamo far conoscere».
Usa-Cina: Raggiunto
accordo su ripresa scambi militari
( da "KataWeb News" del
28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa-Cina: Raggiunto accordo su
ripresa scambi militari 28 febbraio 2009 alle 09:49 — Fonte: repubblica.it — 0
commenti Malgrado le frizioni tra i due Paesi riemerse
nei giorni scorsi a proposito della situazione dei diritti umani in Cina, gli
Stati Uniti e la Repubblica Popolare hanno raggiunto un accordo per la ripresa
della collaborazione in campo militare:
Le schegge della crisi
sull'ombrellino. ( da "Blogosfere"
del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: debito USA che farà felici paesi
come la Cina che detengono il 70% del debito USA acquistato peraltro stampando
moneta a go-go giacchè in Cina l'inflazione non è ritenuto un problema ed un
dato statistico. L'Europa sta reagendo diversamente, fortunatamente, in primis
perchè la crisi sta avendo un effetto sul PIL e sull'occupazione decisamente
ridotto rispetto al resto del pianeta,
09:42 USA-CINA,
RIPRENDONO GLI SCAMBI MILITARI ( da "Agi"
del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: USA-CINA, RIPRENDONO GLI SCAMBI
MILITARI (AGI) - Pechino, 28 feb. - Malgrado le
frizioni tra i due Paesi riemerse nei giorni scorsi a proposito della
situazione dei diritti umani in Cina, gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare
hanno raggiunto un accordo per la ripresa della collaborazione in campo
militare: lo ha annunciato David Sedney,
USA-CINA: RAGGIUNTO
ACCORDO SU RIPRESA COLLABORAZION MILITARE
( da "Agi" del
28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: USA-CINA: RAGGIUNTO ACCORDO SU
RIPRESA COLLABORAZION MILITARE (AGI) - Pechino, 28 feb. - Malgrado
le frizioni tra i due Paesi riemerse nei giorni scorsi a proposito della
situazione dei diritti umani in Cina, gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare
hanno raggiunto un accordo per la ripresa della collaborazione in campo
militare:
Pianeta ko? Colpa della
sovrappopolazione ( da "Affari
Italiani (Online)" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Italia e Germania e a breve anche
Cina e Stati Uniti. Un altro gruppo di stati invece raddoppierà la popolazione
entro il 2050, fra questi l'Etiopia, il Congo e l'Uganda. Se anche ci si
limitasse a osservare la lista, senza il supporto di dati statistici, è facile
capire il nesso fra progresso, e con esso soprattutto l'alfabetizzazione,
Frattini a Teheran entro
marzo Svolta per la politica estera Pdl
( da "Repubblica.it"
del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Bretagna e Germania siedono assieme
a Usa, Russia e Cina per decidere le sanzioni all'Iran. Deve quindi seguire le
linee politiche (e anche le sanzioni) decise da altri, senza poter contribuire
a costruire - se non marginalmente - la politica verso l'Iran. L'allarme
americano. Il vero campanello d'allarme è suonato però quando è salita al
potere la nuova amministrazione americana.
La strada senza uscita del
protezionismo ( da "Denaro,
Il" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: mentre quasi quotidianamente
vengono rinnovate solenni promesse di combatterlo, il protezionismo
avanza."Di fronte a una crisi come l'attuale, con l'intervento crescente
dei governi e cioè dei contribuenti osserva ancora Siniscalco- qualche forma di
protezionismo è quasi inevitabile e porta con sé la de-globalizzazione, anche
se non ha la violenza degli anni 30".
Atenei, ecco i magnifici
sette ( da "Denaro,
Il" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La seconda questione riguarda
l'impatto più accentuato della globalizzazione sul mercato del lavoro meno
qualificato e quindi sul tenore di vita delle loro famiglie: il che, in assenza
di meccanismi politici o sociali di riequilibrio nella distribuzione nel
reddito, si può tradurre in un aumento della disuguaglianza".
E Obama può solo sperare
nella Cina">La NordCorea punta i missili sugli Usa E Obama può solo
sperare nella Cina pag.2 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 28-02-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La NordCorea punta i missili sugli
Usa. Obama può solo sperare nella Cina Sabato 28.02.2009 13:51 Infatti, finchè a Pyongyang non sarà chiaro chi ha "il
dito sul bottone", la Clinton, il Giappone e la Corea del Sud possono solo
fare affidamento sui buoni uffici della Cina, che però sembra giocare anche su
questo tavolo in maniera ambigua.
( da "EUROPA ON-LINE" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Nel Pd nasce una
non-corrente di parlamentari nel nome della continuità con il Lingotto. Sullo
sciopero virtuale i democratici non si dividono: la via maestra resta la
concertazione. Dopo la visita di Hillary, la Cina prende
le misure alla nuova America di Obama e della crisi. Diritti a Pechino affare
americano VALENTINA LONGO Il trentesimo anno del nuovo corso delle relazioni
diplomatiche cino-americane, celebrato un mese fa, è stato recentemente messo
alla prova da due eventi. La prima missione all?estero del neosegretario di
stato Usa è stata accompagnata dalle polemiche, avendo
Hillary Clinton dichiarato ? prima di atterrare a
Pechino ? che le questioni ?diritti umani? e ?Tibet? non avrebbero interferito con le main issues in discussione:
clima e crisi economica. Successivamente ? l?altroieri ? c?è stata la
pubblicazione dell?annuale Human Rights Report del Dipartimento di stato Usa, che definisce «cattivo», e anche «peggiorato», il
bilancio dei diritti umani in Cina, citando tra
l?altro la repressione delle minoranze etniche nello Xinjiang e in Tibet e
denunciando «eliminazioni e torture » inflitte agli oppositori. La reazione di
Pechino («gli Usa smettano di farci da guardiani »),
sebbene «caustica», secondo il New York Times non è
stata poi troppo diversa da quella avuta in occasione del precedente report,
tanto che in qualche caso cita le stesse parole di un anno fa. Secondo il
sinologo francese Jean-Luc Domenach, autore del recente La Cina inquieta (Perrin 2008), i due episodi raccontano
molto dello stato attuale dei rapporti cino-americani. Pesano i 400 miliardi di
dollari di scambi annuali, ma anche i gemellaggi siglati (coinvolgono 145
coppie di città) o l?interesse degli studenti americani di università come Yale
per il paese asiatico. I cinesi, però, spiega Domenach a Europa, oggi sono
«molto preoccupati di quello che farà la nuova amministrazione americana », e
hanno molte ragioni per non fidarsi ora che è anche finita l?era Bush: «Con i
repubblicani i rapporti erano di maggiore sfiducia, ma i ruoli erano chiari»,
afferma il professore di Sciences Po. Inoltre, i cinesi diffidano ancora
dell?ex first lady che nel 2003, pubblicato il suo Living History, contesto i
tagli «censori » operati dall?editore Yilin Press nel tradurre l?opera. Ma la
diffidenza di Pechino coinvolge anche altri aspetti. Manterrà, si chiede la Cina, il suo ruolo strategico rispetto agli Stati Uniti e
alla loro presenza nel Sudest asiatico, lì dove si gioca la lotta per il potere
del futuro, che è ancora con l?India? Per ora non è noto, non avendo ancora
Barack Obama delineato a pieno la sua strategia in Afghanistan, né il futuro
dei rapporti Usa con il Pakistan. E il ruolo della Cina come player nella regione dipenderà da come Obama
intende proseguire la lotta contro il terrorismo. Su questa speciale
relationship pesano anche altre due questioni: il Tibet, innanziutto. Questo è
il mese in cui si celebra il cinquantesimo anniversario dell?insurrezione ?
ricordato anche da una grande mostra appena inaugurata a Pechino ? eppure il
capodanno tibetano non è mai stato tanto sottotono. Peggio. I turisti sono
stati invitati a restare fuori dalla regione per tutto il mese di marzo e
intanto si avvicina anche il primo anniversario della protesta dei monaci a
Lahsa (sulla cui gestione il report del Dipartimento Usa
è seriamente critica). Diverso, ma altrettanto imponderabile, sarà anche il
peso che giocherà la crisi economica, che sta coinvolgendo enormemente la Cina, anche se è difficile prevedere cosa comporterà in
termini di nuove esigenze della popolazione. Effetti contrastanti difficili da
prevedere, secondo Jean-Luc Domenach: a muovere le proteste oggi potrebbe
essere il malcontento per i problemi, nuovi o mai risolti, o solo il desiderio
di libertà. Ma resta una realtà fuori dal controllo, sia cinese che americano.
( da "Milano Finanza" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Milano Finanza
sezione: congiuntura data: 28/02/2009 - pag: 11 autore:
Jenna (Value Partners): c'è ancora poca Italia in Cina
In Cina questo è l'anno del bue, animale che
rappresenta il duro e onesto lavoro. E dovrebbe porre rimedio ai disastri
combinati nel
( da "Secolo XIX, Il" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Creiamo ricchezza,
anche nei Paesi in via di sviluppo» intervista al presidente di union fleurs
Cepollina difende un settore che vale 2 miliardi: «L'import?
Necessario» dal nostro inviato eugenio agosti Imperia.
«Anche il nostro settore risente della crisi generale,
le aziende investono e creano occupazione. E cosa sento dire alla tivù e leggo
sui giornali a San Valentino, uno dei pochi giorni che ci consentono con le
vendite di tirare il fiato? Che è meglio non regalare fiori perchè per
trasportare i 17 milioni di steli di rosa sul mercato si producono quattro
tonnellate di anidride carbonica. Ma il fiore è un bene di consumo storico,
importante, che necessita come tutti gli altri prodotti di una sua
movimentazione. Sono stupito e amareggiato, è ora di fare chiarezza». San
Valentino è agli archivi della storia ma Sandro Cepollina, presidente
dell'Union Fleurs, l'organismo che raggruppa i produttori mondiali di fiori,
non ha ancora smaltito la rabbia. «Produciamo ricchezza», dice. In che modo,
presidente? «Il giro d'affari italiano per quanto
riguarda l'export è di 350 milioni di euro all'anno, il fatturato della
produzione totale viaggia sui due miliardi. Solo che nella provincia di
Imperia, da cui parte il 70% delle esportazioni italiane, il settore occupa 20mila
addetti. Per non parlare dell'impatto economico nei Paesi in via di sviluppo».
Quali Paesi? «Dal punto di vista sociale le
coltivazioni negli ultimi venti anni hanno portato benessere nel sud del mondo
e parliamo del Kenia, dove in 70 mila hanno trovato un lavoro sotto il
controllo dell'Ilo, il sindacato mondiale, ma anche di Uganda, Etiopia,
Costarica, in alcune zone la nostra politica di sviluppo s'è rivolta alle
colture alternative agli oppiacei, come in Colombia. Non capisco il perchè di
una campagna contro queste produzioni, con il protezionismo non si va da
nessuna parte». Con chi ce l'ha? «Guardi, ancora
recentemente il presidente del mercato dei fiori di Sanremo ha chiesto di
mettere un freno alle importazioni. Sono allibito, la trovo una posizione
davvero poco edificante. E allora perchè poi gestisce le risorse per andare a
promuovere i prodotti locali in Cina, Giappone, Usa e Russia?». La provoco: inquinando l'atmosfera. «Non capisco perchè prendersela con i fiori. E allora il
tabacco, o il cacao, gli altri prodotti? Il fiore à allegria, natura, piacere,
ha un valore simbolico. E poi, se parliamo di trasporti, Rimini cosa dovrebbe
fare, una campagna contro i tour operator che portano milioni di italiani in
giro per il mondo? Lo sa che tutti i giorni la Gran Bretagna importa un
milione di sterline di ortofrutta dal Nord Africa, e cosa dire della frutta fuori stagione che arriva da noi da Cile e
appunto Nord Africa? Comunque stiamo affrontando il problema».
In che modo? «Stiamo portando avanti studi per ottenere con sistemi di
raffreddamento una vita più lunga al prodotto senza alterarlo, e poter usare il
trasporto via mare». Come vanno mercato e produzione italiani? «Stiamo tornando ai prodotti più adatti alle nostre
peculiarità ambientali, dalle condizioni climatiche all'orografia del
territorio, come ranuncoli e anemoni. Negli anni '80 qui crollò la produzione
del garofano, molte aziende fecero investimenti notevoli nelle serre ma
finirono male, non c'erano gli spazi per prodotti di larga scala con costi
artigianali. Non riusciremo mai a essere concorrenziali con le rose o prodotti
di largo consumo. Il mercato risente della crisi generale, e se parliamo di
America, uno dei grandi nostri sbocchi, pesa anche la
debacle del dollaro. Passerà». agosti@ilsecoloxix.it
28/02/2009 AZIONARIO 28/02/2009
( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sabato 28 Febbraio 2009 Chiudi A Roma, violente manifestazioni contro
il presidente americano Richard Nixon. Lo si accusa delle
atrocità commesse nel Vietnam, dove l'esercito americano usa il napalm contro
la popolazione civile. Sarà ricevuto al Quirinale da Saragat e in Vaticano da
Paolo VI. Nixon manderà il primo uomo sulla Luna e pacificherà i rapporti con
Russia e Cina. Ma nel 1974 dovrà dimettersi in seguito allo scandalo
Watergate.
( da "Manifesto, Il" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
I PICCOLI
PROTEZIONISTI DEL MERCATO La comune LEGGE La parola d'ordine è che serve una
«nuova Bretton Woods». Per stabilire però norme non vincolanti per gli stati
nazionali. In nome della continuità, per escludere i paesi emergenti e le
vittime del neoliberismo dalle decisioni necessarie per uscire dalla recessione
economica Ugo Mattei Difficile immaginare un gruppo più screditato rispeto a
quello dei ministri economici del G7 che si è tenuto a Roma in vista dello
sfoggio muscolare annunciato per quest'estate alla Maddalena, quando i capi di
stato degli otto paesi più industriailizzati si incontreranno per decidere la
sorte del mondo. Un gruppo di impotenti «ex potenti» che si ritrova per
discutere di una crisi di fronte alla quale non ci sono che due certezze
dettate dal puro buon senso: a) che essa è la conseguenza strutturale di un modello
di sviluppo capitalistico di cui i paesi del G7 sono stati, chi più chi meno, i
principali interpreti da Bretton Woods (1944) in poi; b) che la soluzione della
crisi non può essere indicata dagli stessi interpreti che l'hanno causata. In
primo luogo, per la «dipendenza da percorso» (path dependency) che li rende del
tutto prigionieri di modi di pensare superati. In secondo luogo, perchè essi
continuano a non dialogare con quei soggetti politici internazionali con i
quali viceversa si dovrebbe concertare qualsiasi via d'uscita. Mi riferisco da
un lato ai paesi del Bric (Brasile, Russia, India, e Cina), dall'altra a
rappresentanze estese dei continenti che più hanno subito (e ancor stanno
subendo) gli effetti della dissennata politica del saccheggio post-coloniale,
dal mondo arabo all'Africa al Sud Est Asiatico al cono sud Americano solo per
citarne alcuni. In questo scenario surreale, con i generali senza truppe in
preda ai sussulti finali di un delirio di onnipotenza inconcludente, si invoca
l'intervento del «diritto» e delle «regole». Si cerca così di mettere
all'ordine del giorno la necesità di produrre dei legal standards per ovviare
al Far West finaziario; standards, si fa intendere,dalla
vocazione potenzialmente espansiva che si candidino a
disciplinare una nuova globalizzazione delle regole, senza perciò «limitarsi»
alla finanza. Si invoca il diritto come strumento di posa in opera di alcuni
concetti (spesso stravolti) che sono stati frettolosamente ripescati
dall'ideario ocidentale, più per ragioni simboliche che di effettivo contenuto:
a) pensare ad una nuova Bretton Woods; b) non cedere alle «sirene» del protezionismo; c) dar vita ad una nuova stagione keynesiana
in cui, come riportato dalla copertina ultima dell'Economist, la bibbia del
pensiero economico dominante, «siamo tutti un pò socialisti».
Flessibilità delle regole Nell'improvvisazione arrogante e di breve periodo
tipica del nostro capitalismo-spettacolo, a queste vaghe invocazioni non segue
alcuna analisi seria, neppure una verifica della fattibilità sui due versanti
minimali della non contraddittorietà delle politiche che si vorrebbe rendere
possibili attraverso il diritto. Né ovviamente ci si interroga sulla
possibilità strutturale del diritto di servire alla bisogna. Gioverà perciò qui
cominciare almeno ad indicare qualche tensione e qualche implicazione di questo
tentativo di risolvere la crisi attraverso questi non ben definiti legal
standards. Innanzitutto, nella letteratura gius-economica soprattutto
nord-americana l'idea di standard si contrappone all'idea di regola (rule), un
po' come nel diritto dell'Unione Europea l'idea di una «direttiva» si
contrappone a quella di un «regolamento». Lo standard, come la direttiva, fissa
flessibili criteri di scopo senza disciplinare in dettaglio i comportamenti
sociali ammissibili o meno per raggiungerlo. Si possono rispettare standards
con un'ampia pluralità di comportamenti (uno standard giuridico nella
tradizione di common law è la «ragionevolezza» o in quella continentale il
comportamento del «buon padre di famiglia») mentre una regola definisce il
comportanmento in dettaglio. Per esempio, nella disciplina del traffico urbano
si preferiscono regole (non guidare oltre
( da "Manifesto, Il" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
SCAFFALI Dall'Europa
ai migranti Su «rules law» e «legal standard», «Il mercato delle regole,
Analisi economica del diritto civile» (Il Mulino). Per una pluralità di
prospettive critiche sull' Europa, il volume monografico
a cura di Ulderico Pomarici «Europa e Mondializzazione», Rassegna di Diritto
Pubblico Europeo (Edizioni Scientifiche Italiane). Sulle trasformazioni del
diritto a livelo globale, «Lo spazio giuridico globale» di Sabino Cassese
(Laterza). Sul nesso capitale\lavoro nella prospettiva dei migranti «Diritto di Fuga. Migrazioni, Cittadinanza, Globalizzazione» di Sandro
Mezzadra (ombre corte). Per un tentativo di recupero militante del diritto
pubblico, «Il diritto pubblico fra crisi e ricostruzione» (a cura di A.
Lucarelli, La Scuola di Pitagora). Una conversazione globale sulla crisi cui i
lettori del Manifesto potrebbero contribuire: www.redroom.com/author/ugo-mattei
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Commenti Pagina 342 ricchezza e povertà Crescita non fa rima con benessere
Ricchezza e povertà di Gianfranco Sabattini* --> di Gianfranco Sabattini* Il
primo gennaio, con il documento papale "Famiglia umana, comunità e
pace", è stata celebrata la giornata mondiale della pace. Il testo propone
alla riflessione la necessità che la comunità mondiale, per vivere in pace, si
ispiri ai valori su cui si regge la comunità familiare, dato che, come i
componenti di ogni famiglia, tutti i popoli della terra "formano una sola
comunità, hanno un'unica origine, perché Dio ha fatto abitare l'intero genere
umano su tutta la faccia della terra, ed hanno anche un solo fine ultimo,
Dio". Così, anche all'interno del mondo globalizzato,
è necessaria, da un lato, l'"apertura ad un patrimonio trascendente di
valori" e, dall'altro, una saggia gestione dei beni materiali e delle
relazioni tra le persone e tra i popoli. La struttura del discorso del
documento papale ha lo scopo di pervenire, nella spiegazione dei mali
dell'umanità causati dalla cattiva gestione delle risorse dei beni materiali,
a una infallibile e rassicurante "ricetta"
per i rimedi a quei mali. Questi rimedi si pretende, però, di derivarli
unicamente da un "patrimonio trascendente di valori" del quale tutti
i popoli dovrebbero essere dotati; sennonché, l'esperienza delle relazioni
economiche internazionali manca di evidenziare sia una particolare propensione
dei Paesi ricchi a ispirare il loro modo di relazionarsi con i Paesi poveri a
particolari valori trascendenti, sia la disponibilità dei Paesi poveri a
compensare lo "stigma della loro povertà" e la percezione del loro
sfruttamento con la condivisione di quei valori. Accade, perciò, che a livello
globale le relazioni tra i Paesi ricchi e quelli poveri siano caratterizzate da
un'inconciliabile conflittualità che una comune trascendenza valoriale non è di
per sé sufficiente a rimuovere. Tuttavia, ciò che il documento papale, sia pure
indirettamente, denuncia sono le lacune esplicative della teoria economica
nella soluzione del problema distributivo nel mondo globalizzato di oggi. Per
la teoria economica, secondo Thomas Pogge, professore di filosofia alla Yale University, la crescita costituisce la condizione
necessaria, ma non sufficiente, per assicurare benessere e pace ai popoli;
perché sia anche sufficiente occorre che il benessere, a livello intranazionale
e internazionale, sia distribuito con equità. La crescita può certamente
favorire ricchi e poveri e, allo stesso tempo, ridurre la povertà; ma a quali
condizioni la crescita del benessere produce un tale effetto? Pogge non ha
dubbi in proposito: la crescita aumenta il benessere e diminuisce la conflittualità
sin tanto che il benessere si distribuisce equamente tra i popoli del mondo. Si
tratta di un'affermazione non pacifica nella storia della teoria economica. La
tradizione vuole che gli economisti abbiano sempre visto con favore la crescita
economica, indipendentemente dal modo in cui essa si distribuisce tra tutti i
soggetti componenti il contesto sociale. L'esperienza, però, dimostra che così
non è. Infatti, se si considera l'apporto alla crescita globale di un dato
Paese povero tra quelli presenti nel mercato mondiale, non sempre tale
incremento rappresenta un reale progresso. Lo è se l'incremento migliora le sue
condizioni, mentre non lo è se quell'incremento viene prevalentemente
"catturato" dai Paesi ricchi e dominanti a livello internazionale. Dal
punto di vista dell'equità, la crescita a livello globale e dei singoli Stati
dovrebbe essere valutata in funzione degli effetti che l'ineguale distribuzione
del benessere provoca sulle condizioni economiche di chi sta peggio e sulle
relazioni tra i singoli gruppi sociali e tra i popoli. Una distribuzione più
equa potrebbe anche comportare una limitazione della crescita economica
complessiva nel breve periodo; ma il sacrificio sarebbe compensato nel lungo
periodo in termini di riduzione della povertà e della conflittualità. Dal punto
di vista della teoria economica, si tratta di una conclusione per certi versi
rivoluzionaria, in quanto a differenza di ciò che si era soliti pensare nel
passato, ovvero che l'ineguale distribuzione fosse strettamente connessa
all'efficienza economica, le condizioni attuali di funzionamento dei sistemi
economici in una prospettiva dinamica impongono che la massimizzazione dei
risultati in termini di crescita debba essere subordinata all'equità della sua
distribuzione. Con ciò, la Teoria della giustizia di John Rawls, che considera
equa una distribuzione anche ineguale del benessere purché siano avvantaggiati
coloro che stanno peggio, cessa di rimanere, come alcuni sostengono, solo una
teoria per combattere la povertà, per divenire parte integrante della teoria
economica esprimente la condizione sufficiente per valutare, da un lato,
l'ottimalità della crescita e l'equità della sua distribuzione e per garantire,
dall'altro, la pace nelle relazioni tra i gruppi sociali e tra i singoli
popoli. *Università di Cagliari
( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 2 - Pordenone
Fondi Usa pronti a investire a Pordenone Dalla Silicon
Valley la "lezione" alle forze locali: «Cogliete le opportunità che
ci sono dietro la crisi» Strategico il legame tra azienda e centri di ricerca.
L'università deve formare i giovani all'imprenditoria E' l'altro significato
della parola "crisi": opportunità. Ed un invito molto forte a
cogliere le opportunità che si nascondono dietro la crisi, è arrivato da
Pordenone Start Up, l'evento promosso da Polo Tecnologico e Provincia di Pordenone,
che ha portato ieri in città illustri rappresentanti
della Silicon Valley (la vallata californiana) dove nacque il microprocessore.
Bruce MacNaughton, Armando Pauker, Herman A. White Jr. e l'italo-americano
Diego Ventura hanno messo a disposizione la loro esperienza nel campo degli
investimenti, illustrandola da vari punti di vista: Pauker, general partner
dell'Apex, ha spiegato quali sono le caratteristiche che rendono vincente il
"sistema Silicon Valley", ovvero lo stretto legame tra investitori, imprenditori
e università; MacNaughton, general partner della Cross Link Capital, ha fatto
specifici esempi di transazioni che ha effettuato negli ultimi mesi, con
dettagli di quanto è stato investito e con che modalità; White, general partner
e co-founder della CrossBridge, si è concentrato su quale sia il profilo ideale
delle aziende sulle quali è preferibile investire, non escludendo l'interesse
dei fondi di Venture Capital ad investire in questo territorio. Così, anche
dagli imprenditori statunitensi è arrivato il monito di lavorare
sistematicamente: le aziende, infatti, così come è stato fatto a Palo Alto,
devono costantemente relazionare con l'università, non accontentandosi di
sfornare ingegneri e menti che non trovano sbocco, ma proiettarli, già durante
il loro percorso di studi, a sperimentare nel campo dell'imprenditoria. «In
America valorizziamo i giovani - hanno detto i relatori - ascoltiamo le storie
delle aziende, ci poniamo degli obiettivi realistici e sappiamo lavorare in
gruppo». E i dati danno loro ragione: nonostante un'inflessione dell'8% dovuta
alla crisi, nell'ultimo trimestre del 2008 nella Silicon Valley sono stati
investiti 2 miliardi di dollari in 220 aziende. Gran parte dell'innovazione
viene dalla fantasia e creatività degli studenti universitari. «Sono soddisfatto della riuscita di questa manifestazione -
ha detto l'assessore provinciale al Bilancio Giuseppe Pedicini, promoter
dell'evento - che non deve però essere un'iniziativa isolata. Si tratta di un
seme che punta alla collaborazione fattiva tra i partner di oggi: Provincia,
Polo Tecnologico, Unione Industriali, Consorzio Universitario, Comune di
Pordenone e Banca Friuladria». Interessanti sono stati gli interventi delle
aziende locali, rappresentate dallo scenario di tecnologie wireless
& mobile di Onda Communication, dai sistemi di videoproiezione per
il cinema in casa di Sim2, dall'abitazione hi tech e biorispettosa di Pontarolo
Engineering, dal servizio di diagnostica molecolare ad alta sensibilità di
Genetic Lab e dalla tv interattiva di Vda Multimedia. In
chiusura Giovanni Pavan ha presentato realtà e risultati del Consorzio
Universitario, Maurizio Cini, presidente di Unindustria, ha ricordato che «in questo territorio l'innovazione si declina nella
manifattura. Il nostro è un territorio ricco di opportunità che dobbiamo far
conoscere».
( da "KataWeb News" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Usa-Cina:
Raggiunto accordo su ripresa scambi militari 28 febbraio 2009 alle 09:49 —
Fonte: repubblica.it — 0 commenti Malgrado le frizioni
tra i due Paesi riemerse nei giorni scorsi a proposito della situazione dei
diritti umani in Cina, gli Stati Uniti e la Repubblica
Popolare hanno raggiunto un accordo per la ripresa della collaborazione in
campo militare: lo ha annunciato David Sedney, vice ministro della Difesa
aggiunto americano, al termine di due giorni di colloqui a Pechino con esponenti
governativi cinesi. "Abbiamo concordato di riprendere al più presto gli
scambi militari ad alto livello", ha spiegato Sedney. AGI
( da "Blogosfere" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Feb 0928 Le schegge
della crisi sull'ombrellino. Pubblicato da Demetrio Vacca alle 07:33 in Arena
E' in voga una grandissima stupidaggine economica cioè che il governo depisti
l'opinione pubblica parlando di sicurezza perchè sulla crisi non ha soluzioni.
Un'affermazione del genere è oltremodo faziosa ma anche ignorante nel senso
letterario del termine e infine banale. Mi spiego ,
che crisi abbiamo di fronte? Forse una crisi strutturale italiana, una crisi
nata da un rialzo delle materie prime, una crisi industriale causata da
obsolescenza e mancanza d'innovazione? Non sembra nessuna di queste e questa
tesi è condivisa da tutti gli analisti economici. Se questa è la premessa è
evidente che politchè di stimolo della domanda e della produzione non portino
da nessuna parte e non fatevi ingannare dal piano Obama che in realtà è una
scorciatoia per salvare il fondoschiena delle sue lobby ed investitori
consapevoli che per recuperare le ingenti perdite causate dall'insensatezza di
banche ed advisor vi sia un'unica strada cioè gonfiare il debito pubblico USA e
spalmare quindi i costi sulle future generazione.
Negli USA la strada è una sola cioè buttare miliardi di dollari della stato per acquistare azioni delle banche e drogare
l'economia per salvarsi da disastro, consapevoli che da tutto questo nasacerà
un rialzo dei tassi d'interesse sul debito USA che farà
felici paesi come la Cina che detengono il 70% del debito USA acquistato peraltro stampando
moneta a go-go giacchè in Cina l'inflazione non è ritenuto un
problema ed un dato statistico. L'Europa sta reagendo diversamente,
fortunatamente, in primis perchè la crisi sta avendo un effetto sul PIL e
sull'occupazione decisamente ridotto rispetto al resto del pianeta, in
secondo luogo perchè in Europa ed in Italia esistono ammortizzatori sociali,
sanità pubblice e previdenza seria a differenza degli USA. Ma l'Europa sta
reagendo bene perchè prende iniziative coordinate e comuni, e l'Italia è in prima
fila nel determinare le soluzioni dai bond per patrimonializzare le banche in
difficoltà fino all'ottimo intervento che destina fondi sociali di solito
sperperati verso gli ammortizzatori sociali. Nello stesso tempo l'Italia ha
avviato un piano eccellente di contenimento e riduzione della spesa pubblica
che seppur talvolta in maniera orizzontale, sta realmente
tagliando le spese della PA e della scuola decisamente fuori controllo. Sono
quindi stati avviati e realizzati piani per l'eliminazione degli sprechi dai 4
maestri per una classe di 15 persone fino al taglio di ben 29.000 leggi
inutili. Allora vi fornisco una spiegazione diversa all'atteggiamento dei
media: insiepenza ed incompetenze economico/tecniche dei giornalisti sono la regola visto l'estrazione di studi e le loro esperienze
professionali, quindi affrontano i temi con un approccio socio-politico e
prendono cantonate come sull'accordo EDF-Enel sul nucleare oppure sulla legge
sugli scioperi e sull'azione economica dell'Italia; faziosità è evidente che
per salvare un'opposizione alla deriva occorre criticare il governo anche dando
l'impressione che non si faccia nulla; l'opposizione in gran parte condivide
l'azione del governo e ben gongola nel vedere la CGIL frantumarsi piano piano,
infatti il PD non ha partecipato all'antagonista sciopero generale;
l'opposizione sa bene che la cura italiana è la meno dolorosa ed efficace
possibile e sa bene che il nostro paese, grazie ad un sistema bancario serio e
classico, uscirà per primo dalla crisi, adesso si comporta in maniera faziosa
per consolidare la base di chi protesta a prenscidere e vota sempre e comunque
da quella parte semprechè sia stimolato ad andare ai seggi. Fa bene perchè ci
sono importanti elezioni alle porte e va fatta una campagna dura e anche becera
pur di recuperare il non voto che spesso anzi quasi sempre è risvegliabile con
antagonismo e protesta. E' una tattica necessaria che va bene pure al governo,
consapevole che questo atteggiamento fidelizza i suoi elettori che mai
voteranno dall'altra parte. Quindi ai tanti amici che trattano del tema e ai
tanti ombrellini che accolgono le gocce di critiche e pensieri di questo bel
raggruppamento blogosferico dico che tutto è funzionale a consolidare il potere
e l'opposizione e quindi ben vengano i punti di vista anche errati come
dimostrano fatti ed analisi economiche purchè questo paese sia stabile e
coerente un po' come negli USA dove sia che vincano i democratiici o i
repubblicani comandano sempre gli stessi da Soros a Goldman Sachs, da Monsanto a
Carlyle..la democrazia nella moderna economia
capitalista è il miglior strumento possibile per cambiare tutto senza cambiare
nulla...siatene consapevoli.
( da "Agi" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
USA-CINA,
RIPRENDONO GLI SCAMBI MILITARI (AGI) - Pechino, 28 feb. - Malgrado
le frizioni tra i due Paesi riemerse nei giorni scorsi a proposito della
situazione dei diritti umani in Cina, gli Stati
Uniti e la Repubblica Popolare hanno raggiunto un accordo per la ripresa della
collaborazione in campo militare: lo ha annunciato David Sedney, vice ministro della Difesa
aggiunto americano, al termine di due giorni di colloqui a Pechino con
esponenti governativi cinesi. "Abbiamo concordato di riprendere al piu' presto
gli scambi militari ad alto livello", ha spiegato Sedney.
( da "Agi" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
USA-CINA:
RAGGIUNTO ACCORDO SU RIPRESA COLLABORAZION MILITARE (AGI) - Pechino, 28 feb. - Malgrado le frizioni tra i due Paesi riemerse nei giorni
scorsi a proposito della situazione dei diritti umani in Cina, gli Stati
Uniti e la Repubblica Popolare hanno raggiunto un accordo per la ripresa della
collaborazione in campo militare: lo ha annunciato David Sedney, vice ministro della Difesa
aggiunto americano, al termine di due giorni di colloqui a Pechino con
esponenti governativi cinesi. "Abbiamo concordato di riprendere al piu'
presto gli scambi militari ad alto livello", ha spiegato Sedney.
( da "Affari Italiani (Online)" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Energizzando di
Matteo Calabresi Energizzando/ Pianeta ko? Colpa della sovrappopolazione Sabato
28.02.2009 11:40 Ogni volta mi stupisco di non trovare sui mass media il
problema della sovrappopolazione mondiale, soprattutto quando si parla della
crisi energetica, del cambiamento climatico e della crisi alimentare. Se è
verissimo che bisogna aumentare l'efficienza energetica riducendo gli sprechi e
far sì che ci sia più energia per tutti; se è vero che la produzione mondiale
di cibo può essere aumentata anche grazie alle biotecnologie; se è vero che
questo cibo può essere ridistribuito più equamente favorendo la sconfitta della
fame nel mondo; se è vero che le fonti fossili non sono infinite, è anche vero
che le affermazioni appena fatte sono difficilmente attuabili
contemporaneamente e a qualcosa bisogna pur rinunciare. Infatti
per quanti sforzi si possano fare, per quanto si possano ridurre i consumi, con
una popolazione che cresce è difficile fare fronte alla crisi e far
"quadrare i conti". Un dato di fatto è che il mondo è largamente
sovrappopolato in relazione ai trend di consumo delle risorse globali. Infatti se da una parte tutti noi ci auguriamo a livello di
wishful thinking che tutti gli abitanti del pianeta Terra raggiungano uno stile
di vita che noi occidentali ormai consideriamo imprescindibile, dall'altra
parte bisogna fare i conti con la realtà dei fatti. Il genere umano sulla terra
si riproduce eccessivamente e consuma troppe risorse. Ed una situazione del
genere, nel lungo periodo e viste le risorse disponibili al giorno d'oggi, non
è sostenibile. Perché non se ne parla abbastanza allora? Una motivazione
plausibile potrebbe essere l'influenza del Cristianesimo che certo non vedrebbe
di buon occhio un piano di riduzione delle nascita. In
Italia, al contrario, si fanno campagne a favore della famiglia con più figli e
per la crescita del tasso di natalità. Campagne che poi si scontrano con la
crisi economica che invece rallenta la procreazione soprattutto nei paesi con
tassi di alfabetizzazione più elevati. Paradossalmente quindi la crisi
economica può far bene al pianeta. Ma la speranza per la risoluzione della
crisi demografica mondiale è un'altra, l'alfabetizzazione. Infatti
oggi sono 43 gli stati dove la popolazione è in diminuzione o essenzialmente
stabile. Fra questi Russia, Giappone, Italia e Germania e a breve anche Cina e Stati
Uniti. Un altro gruppo di stati invece raddoppierà la popolazione entro il
2050, fra questi l'Etiopia, il Congo e l'Uganda. Se anche ci si limitasse a
osservare la lista, senza il supporto di dati statistici, è facile capire il
nesso fra progresso, e con esso soprattutto l'alfabetizzazione, e tasso
di natalità. In realtà anche se la crescita economica è importante, non è
fondamentale quanto la cultura e la comunicazione. Un caso di studio tipico è
quello dell'Iran che in meno di dieci anni è riuscito a ridurre il suo tasso
record di natalità in uno dei più bassi fra i paesi in via di sviluppo. Nel
1993 il governo varò una legge sulla pianificazione familiare coinvolgendo una
serie di ministeri in un'attività di comunicazione verso le famiglie che
comprendeva cultura, educazione e sanità. Vennero istituiti 15.000 centri di
sanità per fornire supporto alla popolazione rurale, molti leader religiosi
sostennero la campagna e molte misure contraccettive vennero prima comunicate e
poi fornite gratuitamente. Le coppie in procinto di sposarsi erano obbligate a
frequentare un corso obbligatorio sulla contraccezione prima del matrimonio.
Inoltre un'intelligente campagna mediatica che inserì i temi caldi sulla sanità
e sulla contraccezione anche nelle telenovele portò al risultato eccezionale
vide l'Iran diminuire la media-figli per famiglia da
( da "Repubblica.it" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
FRANCO Frattini
annuncia da Washington, la "capitale" dell'impero, la svolta della
politica estera del Pdl. "Andrò a Teheran entro marzo, voglio invitare
l'Iran a partecipare alla riunione del G8 di Trieste sulla stabilizzazione
dell'Afghanistan". Come previsto da giorni, l'annuncio è arrivato dopo
l'incontro con Hillary Clinton. In un primo momento il viaggio a Teheran era
stato previsto prima della missione a Washington, ma poi ha prevalso l'idea di
avere una consultazione con l'amministrazione Obama prima di incontrare a
Teheran il ministro Mottaki e il negoziatore nucleare Jalili. "Io sono tra
quelli che crede che l'Italia debba avere ancora una sua politica estera non
sottoposta ad autorizzazioni preventive di nessuno", dice con un filo di
ironia un bravo diplomatico che ha partecipato all'elaborazione della svolta,
"ma anche in diplomazia esistono la buona educazione, il realismo politico
e anche la semplice cautela: era meglio spiegare con chiarezza a Washington
quali fossero le nostre idee". Le ragioni della svolta. Ma appunto, quali
sono le idee italiane, quelle del governo Berlusconi, dietro una svolta del
genere? E perché questa decisa da Frattini e approvata dal premier è
effettivamente una "svolta"? Da mesi, da anni, l'Iran è nel mirino
della comunità internazionale per il suo progetto nucleare. Tre risoluzioni
delle Nazioni Unite hanno imposto sanzioni politiche ed economiche progressive
per convincere Teheran a negoziare sul programma nucleare che per anni era
stato sviluppato in segreto. L'Onu crede che quel programma sia stato messo in
piedi in segreto proprio appunto per arrivare alla bomba nucleare. Teheran
invece rivendica il suo legittimo diritto a costruire un programma nucleare a
scopi civili, e soprattutto non accetta limitazioni alla sua sovranità,
politica tecnologica ed energetica. Le sanzioni Onu e soprattutto il patto tra
Stati Uniti ed Europa hanno congelato le relazioni con la Repubblica islamica:
un ministro degli Esteri europeo di primo livello non mette piede a Teheran da
anni. Ecco dunque il carattere di una svolta: nessuna legge lo impedisce, ma la
visita di Frattini a Teheran rompe questo accordo politico tra gli occidentali,
la Russia e la Cina. OAS_RICH('Middle');
Applicare sanzioni senza deciderle. Perché la svolta? Le ragioni sono molte,
concorrenti e convergenti. Da anni una forte corrente diplomatica all'interno
della Farnesina ritiene che sia improduttivo il tipo di strategia negoziale
scelto dal gruppo degli EU3 (Gran Bretagna, Francia e Germania), dagli Usa e poi dal Consiglio di Sicurezza. Mettere l'Iran di
fronte al fatto compiuto di sanzioni progressivamente crescenti non farà cambiare
idea al regime: anzi, le stesse componenti moderate della semi-democrazia
iraniana sarebbero costrette a compattarsi attorno ai "principalisti"
in difesa del nucleare. Certo le sanzioni economiche alla lunga potrebbero
essere davvero pericolose per il governo degli ayatollah, ma alla lunga l'Iran
avrà la bomba nucleare. "L'alternativa diplomatica non è stata provata
fino in fondo", dicono alla Farnesina, "l'Iran va ingaggiato in un
negoziato politico concreto ed efficace". E' questa una corrente rappresentata
al ministero degli Esteri innanzitutto da Cesare Ragaglini, l'ambasciatore che
è il direttore generale per il Medio Oriente. Ragaglini è stato uno dei
collaboratori più entusiasti di Massimo D'Alema ministro degli Esteri. Ma era
anche stato consigliere diplomatico di Berlusconi a Palazzo Chigi e poi capo di
gabinetto di Frattini nel 2002/2004. I suoi eventuali problemi con D'Alema o
Frattini sono sempre stati caratteriali, non politici. La politica estera del
Pdl. Dalla vittoria del Pdl nel 2007, Ragaglini è stato costretto a mettere in
atto il più radicale riallineamento nella politica estera italiana mai
realizzato da anni. Passare da Prodi-D'Alema al governo Berlusconi-Maroni
proprio nei rapporti con Iran, Israele e mondo arabo non è stato indolore.
L'adesione politica del Centrodestra alle necessità di sicurezza di Israele e
in generale al "progetto politico" dello stato ebreo è sempre stata
convinta, militante. L'ultimo esempio è stato il sostegno totale al governo
Olmert durante l'ultima guerra di Gaza, con Frattini in televisione ogni sera a
difendere le ragioni dell'attacco militare di Israele ad Hamas, con ministri
come Ronchi che hanno individuato semplicemente Hamas come "il
nemico" da battere. A caduta, naturalmente, i rapporti con Iran e mondo
islamico sono stati messi in difficoltà, anche se in verità lo scontro
Iran/arabi sunniti ha permesso all'Italia di mantenere la sua posizione vicina
a questo secondo campo, senza entrare quindi in rotta di collisione con tutto
il mondo islamico. Da mesi però Frattini ha iniziato a verificare che un
allineamento totale alle posizioni americane metteva in difficoltà la politica
estera e ridimensionava il ruolo dell'Italia. Roma continua ad essere fuori dal
5+1, il format in cui i 3 europei Francia, Gran Bretagna e
Germania siedono assieme a Usa, Russia e Cina per decidere le sanzioni all'Iran. Deve quindi seguire le linee
politiche (e anche le sanzioni) decise da altri, senza poter contribuire a
costruire - se non marginalmente - la politica verso l'Iran. L'allarme
americano. Il vero campanello d'allarme è suonato però quando è salita al
potere la nuova amministrazione americana. Rispondendo con prevedibile
freddezza agli attacchi del centro-destra italiano ad Obama (endorsement di
Silvio Berlusconi alla candidatura di McCain, difesa ad oltranza di Vladimir
Putin durante la guerra di Georgia, le vergognose dichiarazioni di Maurizio
Gasparri su "Al Qaeda che festeggia per l'elezione di Obama"), i
tecnici dell'amministrazione democratica hanno relegato l'Italia di Berlusconi
in seconda fila. Il segnale più drammatico è stato Frattini ricevuto al
Dipartimento di Stato solo ieri, dopo i ministri spagnolo,
greco e polacco. Per questo la linea di maggiore autonomia suggerita
dall'ambasciatore Ragaglini è stata rispolverata da Frattini, che oltre agli
interessi tattici del governo Berlusconi ha messo nel mirino gli obiettivi
strategici dell'Italia. L'Italia non vuole un Iran con la bomba nucleare:
l'atomica iraniana verrebbe inevitabilmente seguita da una possibile atomica
saudita (sostenuta dagli altri paesi sunniti del Golfo), da una possibile
nuclearizzazione della Turchia, dell'Egitto e in generale di tutta l'area. Un
processo potenzialmente incontrollabile e davvero pericoloso: il Mediterraneo
allargato diventerebbe un enorme bacino nucleare. Ma se per fermare l'atomica
iraniana Israele o gli Stati Uniti (o entrambi) dovessero ricorrere a un
attacco militare, l'incendio del Medio Oriente non arriverebbe solo alle porte
dell'Italia: entrerebbe direttamente dentro la penisola. Se il prezzo da pagare
- ragionano alla Farnesina - è quello di riconoscere legittimità e ruolo al
regime iraniano, quello è un prezzo che già l'America di Bush era disposta a
pagare. A questo punto, prima di andare avanti con altre sanzioni, è necessario
capire se sia possibile costruire una trattativa, uno scambio serio tra Usa e Iran. Afghanistan, il vero test sulla volontà degli
ayatollah. Individuate le ragioni della svolta, per giorni Frattini e i suoi
collaboratori hanno ragionato sul "come" realizzarla. Dal 9 al 13
febbraio, mentre era in viaggio in Africa, Frattini ragionava su una missione
"archeologica" in Iran per visitare Bam, la città colpita da un
terremoto che l'Italia sta contribuendo a ricostruire. Idea sgangherata, che
avrebbe dato semplicemente l'immagine di un'Italia "trafficante" alle
spalle degli alleati. Alla fine invece la linea di marcia scelta è stata quella
più semplice, lineare, in qualche modo "onesta". L'Italia è
presidente di turno del G8: da mesi Frattini lavora a costruire una conferenza
politica sulla stabilizzazione dell'Afghanistan, un summit dei ministri degli
Esteri del G8 a cui ha invitato anche Pakistan, Arabia Saudita, Emirati arabi
uniti, Turchia e India. L'altra grande potenza regionale che confina con
l'Afghanistan è proprio la Repubblica islamica dell'ayatollah Khamenei e del
presidente Ahmadinejad: senza l'Iran non ci sarà pace a Kabul, quindi senza
l'Iran una conferenza sull'Afghanistan sarebbe monca. Ed è con l'obiettivo di
coinvolgere l'Iran a un tavolo politico sull'Afghanistan che la Farnesina ha
convinto Palazzo Chigi, ha inviato l'ambasciatore Ragaglini a Teheran, ha
ricevuto a Roma un inviato iraniano e si prepara adesso a volare a sua volta
Teheran. Non è una partita facile, è non è detto che l'ex magistrato del TAR
del Piemonte abbia imparato l'arte, abbia acquisito la visione della politica
estera rispetto alle fredde regole delle leggi amministrative. Se non altro
sembra stia iniziando a provarci. (28 febbraio 2009
( da "Denaro, Il" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Soldi
& imprese
fatti & numeri La strada senza uscita del protezionismo
Ritornano i vecchi "arnesi" degli aiuti pubblici per dare una mano
alle imprese Francesco Fracasso La recessione economica preceduta ed aggravata
dalla crisi finanziaria ha già determinato un marcato stato di precarietà (e in
certi casi al limite della sopravvivenza): l'economia è in piena recessione, i
disoccupati aumentano di giorno in giorno, sale la tensione sociale. La
gravissima situazione di oggi non è nata improvvisamente, viene da lontano ma
nessuno ha percepito o meglio voluto percepire- che si stava concentrando una
serie di problemi che hanno finito per esercitare un effetto-valanga ed il
risultato è stato quello della formazione di un debito eccessivo. E l'estrema
gravità della realtà che stiamo vivendo è determinata principalmente dalla
sostanziale genericità delle politiche economiche che sono state finora messe
in atto. In piena era di globalizzazione, il mondo riscopre varie forme di protezionismo che cominciano a diffondersi,con
un certo vigore, a macchia di leopardo. I Paesi europei stanno cercando di far
ripartire l'economia reale, e le risorse messe in campo sono già pari al 3-4
per cento del Pil Ue. Ma queste risorse spesso sono utilizzate per mettere in
atto misure protezionistiche: ritornano alla carica i vecchi ma indispensabili "arnesi"
degli aiuti pubblici per dare una mano alle imprese.E
questo inizio di protezionismo non solo arriva quando
gli altri colossi mondiali l'hanno già adottato ma di fatto finisce per servire
a poco perché in Europa ciascun Paese si muove singolarmente e fa di testa sua.
Un comportamento che rispecchia la negligente azione degli organismi europei
che avrebbero dovuto da un pezzo intervenire affinché il mercato unico europeo
potesse coralmente far fronte alla tempesta che ci ha assalito. L'agenzia
ufficiale cinese Xinhua, in questi giorni, prendendo spunto dalla clausola Buy
American (una serie di misure fiscali di recente approvate negli Usa) ha
scritto: "In una crisi il protezionismo non è una
via d'uscita, ma può diventare il veleno che peggiora le difficoltà economiche
globali". Nel corso del G-7 di pochi giorni fa, il ministro dell'Economia
Giulio Tremonti ha posto in rilievo che i Paesi europei convengono "sul
fatto che il protezionismo è negativo e un pericolo
non solo per le economie basate sull'export come quella italiana", ma
altresì perché determina di conseguenza ovvie ritorsioni. Come rileva in
un'intervista al Sole 24 ore (21 febbraio) Domenico
Siniscalco, già ministro dell'economia ed oggi vicepresidente europeo e Country
Head di Morgan Stanley per l'Italia, "La soluzione generale alla crisi è
composta da fattori che riguardano l'offerta come la pulizia dei bilanci, dal
sostegno della domanda aggregata e dalla riconquista della fiducia".
Frattanto, mentre quasi quotidianamente vengono rinnovate
solenni promesse di combatterlo, il protezionismo
avanza."Di fronte a una crisi come l'attuale, con
l'intervento crescente dei governi e cioè dei contribuenti osserva ancora
Siniscalco- qualche forma di protezionismo è quasi inevitabile e
porta con sé la de-globalizzazione, anche se non ha la violenza degli anni
30". Tutti gli Stati, in effetti, stanno affrontando la crisi
disordinatamente, ognuno per proprio conto con provvedimenti che non riescono a
produrre -e non lo possono- risultati positivi. Manca del tutto un'operazione
effettiva di coordinamento che determini reali condizioni di concorrenza. E la
Bce se ne esce con un'avvertenza :"L'impatto del protezionismo sulla crescita e sul benessere delle persone è
negativo". La domanda mondiale crolla perché le misure protezionistiche
che si stanno mettendo in atto servono soltanto a far aggravare gli scambi
internazionali. E quando da tutte le parti arrivano severi ammonimenti a non
comportarci come in occasione della crisi degli anni '30, si dimentica o si finge
di dimenticare che essa fu proprio il risultato delle guerre protezionistiche
che misero alla gogna gli scambi tra i paesi. In questo turbinio di misure
improvvisate, quale diretta emanazione dell'assenza di una seria politica
economica, l'Italia già in trincea da almeno quindici anni per avere una
crescita molto modesta- potrebbe essere la più danneggiata, visto che la nostra
economia ha dovuto sempre far capo alle esportazioni. del
28-02-2009 num.
( da "Denaro, Il" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cultura alta
formazione Atenei, ecco i magnifici sette Nova Universitas, un consorzio
ispirato ai principi di sussidarietà Si è svolta nell'Aula Magna
dell'Università di Macerata, alla presenza dell'onorevole Valentina Aprea,
presidente della Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei
deputati, l'inaugurazione delle attività formative 2009 della Scuola per l'alta
formazione Nova Universitas, il consorzio per l'alta formazione di cui fa parte
l'Ateneo maceratese insieme a quelli di Milano Bicocca, Federico II di Napoli,
Luiss Guido Carli di Roma, Udine, di Catania e alla Seconda Università di
Napoli. Un saluto è giunto anche dal Ministro Mariastella Gelmini, che, in una
nota indirizzata al presidente del Consorzio, Carlo Lauro, ha sottolineato come
"Il Consorzio per l'Alta Formazione Nova Universitas sia l'esempio che
l'Università italiana ha ampi spazi per produrre esperienze di qualità".
Pierluigi Romanello "L'inaugurazione dell'anno accademico è l'occasione ha
sottolineato del rettore dell'Università di Macerata Roberto Sani per ribadire
la nostra soddisfazione per il cammino compiuto dal Consorzio nel corso del suo
primo periodo di vita: poco più di un triennio, durante il quale Nova
Universitas ha contribuito a diffondere una certa idea dell'Università e della
formazione, nella quale la trasmissione di saperi e di
competenze di alto profilo non è mai stata disgiunta da una forte attenzione
per le persone e per il ruolo che l'alta cultura è chiamata ad esercitare in un
contesto culturale e politico delicato e complesso come quello attuale".
L'altro merito della Nova Universitas, sottolineato da Sani, risiede nel
"patto di collaborazione e di volontà progettuale che lega i sette Atenei
consorziati e che si configura come un vigoroso segnale rivolto alla politica,
all'economia, al mondo culturale del nostro Paese ". Il Consorzio, come ha
ricordato durante la cerimonia il suo presidente Carlo Lauro, è stato
costituito il 23 settembre 2005. Il 2 marzo 2006 è stato inaugurato a Napoli il
primo anno accademico alla presenza del Premio Nobel Carlo Rubbia e il 12
aprile 2006 è stato ottenuto il riconoscimento del Ministero dell'Istruzione e
dell'Università. Il Consorzio si avvale del supporto di direzione, logistico e
organizzativo della Fondazione Ceur, Centro europeo università e ricerca.
"Il Consorzio ha spiegato Lauro ispirato ai principi di sussidiarietà e
solidarietà, mira a promuovere l'investimento in capitale umano come elemento
fondante lo sviluppo culturale, sociale ed economico dei popoli e a soddisfare
la domanda di innovazione proveniente dalla società civile, dal mercato, dalle
istituzioni, dal mondo della formazione". Le attività della Scuola per
l'alta formazione, che comprendono lezioni magistrali, seminari, summer school
e scuole di ricerca residenziali, sono rivolte a dottorandi, specializzandi e
dottori di ricerca e giovani ricercatori con l'obiettivo di formare i nuovi
protagonisti della ricerca e dell'insegnamento universitario. Basilari sono
l'alleanza virtuosa con il mondo dell'impresa, "per superare quel gap che
ancora esiste in Italia tra ricerca e sistema produttivo", come ha
sottolineato il presidente, l'interdisciplinarietà, l'innovatività e
l'internazionalizzazione. Ai corsi di Nova Universitas, tenuti da docenti
italiani e stranieri di fama internazionale, hanno partecipato circa 500
giovani ricercatori provenienti da università italiane ma anche europee.
All'inaugurazione è intervenuto anche Luigi Campiglio, docente di politica
economica e prorettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che
ha tenuto una relazione su un tema di stringente attualità, "Crisi
economica e nuove disuguaglianze". "Le
questione centrali ha detto, tra l'altro - sono oggi due: la prima è quella
della rapidità dell'effetto di propagazione degli impulsi recessivi che
provengono agli Stati Uniti, la più grande economia mondiale, a tutti gli altri
paesi. La seconda questione riguarda
l'impatto più accentuato della globalizzazione sul mercato del lavoro meno
qualificato e quindi sul tenore di vita delle loro famiglie: il che, in assenza
di meccanismi politici o sociali di riequilibrio nella distribuzione nel reddito,
si può tradurre in un aumento della disuguaglianza". Al termine ha preso la parola l'onorevole Valentina
Aprea, che ha affrontato il tema dell'offerta formativa di qualità.
"Riteniamo ha riassunto l'onorevole al termine del suo intervento - di
doverci impegnare a partire da queste azioni: una revisione dei percorsi
formativi per assicurare una sempre miglior circolarità tra dimensione tecnica,
scientifica e umanistico-etica di qualsiasi corso di studi; una cultura della accountability degli atenei verso gli studenti e verso
l'esterno; la messa a punto delle norme per la libera trasformazione delle
università in fondazioni, non costringendo tutte le università a mantenere
un'unica e uniforme veste istituzionale; il merito come criterio costante di
scelta e un incremento della quota di finanziamento pubblico attribuibile in
base a schemi incentivanti e riequilibranti; un sistema di diritto allo studio
governato ad un livello più vicino all'utenza; una politica di incentivazione
dell'educazione tecnico-scientifica; l'abolizione del valore legale dei titoli
di studio". "Questo Ateneo ha ribadito, al termine,
il rettore Roberto Sani come gli altri atenei italiani e come quelli di questo
consorzio, si attende un segnale forte. L'Università italiana vuole che
siano introdotti sistemi di valutazione rigorosi. Ma dateci anche le risorse,
la possibilità per confrontarci davvero con il sistema internazionale. Citando Don Lorenzo Milani, non c'è niente di peggio che fare parti
uguali tra parti diseguali". Le attività previste Tra le attività
previste per il 2009 dalla Nova Universitas si possono già segnalare le
seguenti: Le opere fondative della letteratura italiana (Sergio Cristaldi,
Catania); Valutazione delle performance in sanità (Carlo Lauro e Maria Triassi,
Napoli); Metodologia della ricerca nelle scienze della formazione (Michele
Corsi e Edoardo Bressan, Macerata); Nuove sfide per il mercato dell'energia:
efficienza, sicurezza dell'approvvigionamento e protezione dell'ambiente (Paola
Garrone, Milano); Modelli causali (Carlo Lauro, e Giorgio Vittadini, Milano);
Ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese (Carmine Gambardella, Napoli).
del 28-02-2009 num.
( da "Affari Italiani (Online)" del 28-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
La
NordCorea punta i missili sugli Usa. Obama può
solo sperare nella Cina Sabato 28.02.2009 13:51 Infatti, finchè a Pyongyang non sarà chiaro chi ha "il
dito sul bottone", la Clinton, il Giappone e la Corea del Sud possono solo
fare affidamento sui buoni uffici della Cina, che però
sembra giocare anche su questo tavolo in maniera ambigua. Da un lato proclama la volontà di
non interferire nei processi interni della Corea del Nord, dall'altro è
abbastanza chiaro che a Pyongyang non si muove foglia che Pechino non voglia.
La Corea del Nord sopravvive (male) esclusivamente grazie agli aiuti cinesi, il
colosso asiatico che addirittura delocalizza laggiù, avendo trovato qualcuno
abbastanza disperato da accettare di produrre a costi ancora più bassi rispetto
ai suoi. Mentre in Italia vagheggiamo di vendere ai cinesi le nostre scarpe
firmate, i cinesi intanto si fanno fare le loro scarpe in Corea del Nord, a 50
centesimi di dollaro al paio. Qualora le ambizioni nucleari o militari di Kim
Jong-iI o del suo eventuale ignoto successore (la Corea del Nord non ha un
Vice-Presidente o un Primo Ministro) arrivassero a molestare la Corea del Sud
passando dalla retorica bellicosa ai fatti, solo la Cina
potrebbe richiamare convincentemente all'ordine il suo irrequieto alleato. Per
quanto paradossale possa sembrare e ben al di là dello scontro USA-Cina sui diritti umani di queste ore (dal sapore di una
commedia diplomatica pro-forma), la verità è che il più grosso alleato in Asia
degli USA è proprio la Cina. Non solo per le ragioni
economiche che abbiamo indicate negli articoli precedenti, ma anche perché la
stabilità dell'area è strettamente condizionata dalle scelte di Pechino, un
partner insidioso ma vitale per l'amministrazione Obama. Arduino Paniccia
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