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Report "Globalizzazione"   25-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

LA MEDIA DEL 2008 NEL RAPPORTO DI AMNESTY SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO Sette esecuzioni al giorno ( da "Stampa, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in Cina (almeno 1718, il 72 per cento del totale), Iran (346), Arabia Saudita (102), Stati Uniti (37) e Pakistan (36). Il rapporto 2008 di «Amnesty International» diffuso ieri fotografa una realtà «crudele, inumana e degradante» ma in lento miglioramento: l'adozione da parte dell'Assemblea generale dell'Onu di due mozioni (

Afghanistan, ecco il piano di Obama ( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Holbrooke tira in ballo anche la Cina, «assurdamente ignorata finora» nonostante confini sia con l?Afghanistan che con il Pakistan. E poi c?è l?Iran, sul cui coinvolgimento insiste da tempo anche il generale David Petraeus, comandante regionale per le operazioni in Afghanistan e Iraq (e infatti rappresentanti di Teheran saranno all?

La Cina ha messo nel mirino il dollaro, reclamando la creazione di una nuova moneta globale sotto l&... ( da "Stampa, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di cui il governo Usa si è avvalso per sostenere l'export americano, si trasforma in perdite per chi, come la Cina ma non solo, ha i forzieri pieni di obbligazioni statunitensi. La Cina stessa, peraltro, non è valutariamente immacolata: per anni ha tenuto il suo yuan sottovalutato per spingere le sue merci nel mondo, e i governi dei paesi partner commerciali,

Marchionne: "Il peggio è passato" ( da "Stampa, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il nuovo partner di Fiat nel grande paese asiatico sarà Guangzhou Automobile: «Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un pò i tempi - si limita a spiegare - fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può dir nulla sui progetti di Fiat in Cina. Parliamo con tutti, veramente con tutti».

In qualità di rappresentanti della comunità scientifica africana, noi membri del Nasac - i... ( da "Stampa, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: proposte al vertice di Roma delle Accademie delle Scienze dei Paesi del G8 (Italia, Usa, Francia, Germania, Giappone, Canada, Inghilterra e Russia) più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa ed Egitto in veste di osservatore, promosso dall'Accademia dei Lincei il 26 e il 27 marzo. Primo. Investire nella ricostruzione delle università e dei centri di ricerca in tutta l'Africa.

Sudafrica, altolà al Dalai Lama ( da "Corriere.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: su pressione della Cina, aveva negato il visto al capo spirituale tibetano per partecipare alla conferenza sul calcio come strumento contro il razzismo e la xenofobia, prevista per venerdì 27 marzo a a Johannesburg. RINVIO - La conferenza stessa è stata rinviata per il boicottaggio degli altri premi Nobel per la pace che avrebbero dovuto partecipare,

Ma Pechino blocca di nuovo YouTube ( da "Corriere.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incidente tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa, avvenuto nel Mare del Sud della Cina. Sollecitato sulle ragioni del blocco, il portavoce del ministero degli Esteri ha ribadito che la Costituzione afferma «chiaramente la libertà d'espressione», ma stabilisce alcuni limiti «attingendo alle esperienze di Paesi come gli Usa e il Regno Unito».

Luci e ombre nel rapporto Amnesty 2008 ( da "Cittadino, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone,

attacco al dollaro ( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: xLA CINA E GLI USA ATTACCO AL DOLLARO di FRANCESCO MOROSINI La diplomazia monetaria, i cui protagonisti-avversari sono Washington e Pechino con Eurolandia a fare il "sacco da boxe", appartiene alla categoria di "operazioni di guerra non militari".

pena di morte in calo nel mondo ma non in cina, iran e arabia ( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008.

Obama: Dai G20 regole più forti sulla finanza ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,

Pur nella crisi il Drago è un buy di lungo ( da "Finanza e Mercati" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa potrebbe poi aumentare la pressione sui diritti umani come pure sulla qualità di giocattoli o generi alimentari importati. Senza dimenticare che la Cina è il maggior creditore degli Usa. Per gli investitori a lungo termine, comunque, il momento è propizio: dal 2007 i Forward price-to-earnings multiples sono scesi di 25 volte arrivando nel gennaio 2009 a numeri ad una sola cifra,

Geithner e Bernanke al Congresso: Un'altra authority per le non banche ( da "Finanza e Mercati" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il presidente Barack Obama ha chiesto ieri al Congresso di muoversi rapidamente sull'authority chiesta da Geithner. Il quale, affiancato da Bernanke, ha infine rigettato l'idea avanzata dalla Cina di una nuova moneta globale che sostituisca il dollaro.

È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello ... ( da "Finanza e Mercati" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dei progetti in Cina non si potrà parlare «fino a quando la domanda non si stabilizza: abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i tempi», ha detto Marchionne senza precisare se dopo il congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel Paese asiatico sarà Guangzhou Automobile («Parliamo veramente con tutti»

La Protezione civile ha un quartier generale ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dagli amministratori provinciali La Protezione civile ha un quartier generale di Pietro Gorlani Il nuovo quartier generale per la Protezione civile della Provincia è operativo da ieri nel cuore della città, in via Musei 29. Il nome ufficiale è Centro situazioni di protezione civile (Cesi) ed è in grado di monitorare l'intero territorio provinciale e gestire le eventuali emergenze (

Marchionne, ripresa negli Usa a partire dal secondo semestre ( da "Milano Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sono andato negli Usa due volte e ho parlato parecchio tempo con i due commissari nominati. Abbiamo spiegato in maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da loro». Quanto all'espansione in Cina del Lingotto, il manager italo-canadese ha voluto spiegare perché la Fiat ha congelato l'intesa con il gruppo locale Chery Automobiles:

dobbiamo difendere il "made in italy" ( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina ha prevalentemente bisogno, più che di beni di consumo, di macchinari avanzati e tecnologia. Cose di cui l'Italia dispone. La Cina si è candidata a essere il maggior produttore del "Made in Italy" fuori dell'Italia, forando da parte a parte l'intercapedine che separa il legale dall'illegale, l'autorizzato dal non autorizzato,

Obama ai G20: stop alla finanza selvaggia ( da "Arena, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: usciranno da questa recessione» chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» proponendo «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza» e rinuncia al «protezionismo». Intanto il segretario al Tesoro, Geithner, e il presidente della Fed, Bernanke, dicono «no» alla super-moneta internazionale, proposta dalla Cina.

Obama: Dai G20 regole più forti sulla finanza ( da "Arena, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,

In Cina si vive in una situazione di terrore legalizzato ( da "Riformista, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: delle esecuzioni dello scorso anno: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. In casi come quello cinese, inoltre, il numero ufficiale dei prigionieri giustiziati non corrisponde con il numero reale delle persone messe a morte, dal momento che le informazioni sulle condanne a morte e sulle esecuzioni resta un segreto di Stato.

La crisi tra mercato e statalismo ( da "Arena, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: crescente della Cina e invece è scoppiato un incendio innescato dagli Usa. Ora è convinzione comune che il sistema vada riformato, il problema è «come» riformarlo. Tutti i paesi industrializzati si trovano di fronte al dilemma di dover prendere decisioni che, anche se corrette, richiederebbero tempo e l'urgenza di intervenire subito per combattere dissesti aziendali e disoccupazione,

EXPORT VINICOLO ITALIANO 2008 SI CHIUDE UN ANNO DIFFICILE -7% IN VOLUME E +2% IN VALORE ( da "marketpress.info" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a Cina e Corea che ?prendono fiato? (+1% e -1%) e a un?India in crisi (-17%) fanno da contrappeso le spettacolari performance registrate sulle piazze di Hong Kong (+29%) e Singapore (+17%). Segnaliamo infine la crescita esplosiva registrata sul mercato degli Emirati Arabi, con volumi aumentati del 50% e valori più che raddoppiati.

GORDON BROWN AL PARLAMENTO EUROPEO: UNA RISPOSTA GLOBALE A UNA CRISI GLOBALE SOTTOLINEATO IL RUOLO DA LEADER CHE DEVE PRENDERE L'UE ( da "marketpress.info" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre la Corea del Sud e la Cina e perfino gli Stati Uniti stanno correndo ad una velocità che le nostre belle parole non potranno coprire». Ha poi rilevato che il Consiglio europeo non si è trovato d´accordo su un fondo per il clima per i paesi in via di sviluppo, nonostante sia evidente che «senza un impegno finanziario importante,

no youtube ( da "Centro, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

l'impronta che ogni uomo lascia sull'ambiente nell'ultimo numero de "i quaderni di alveare" ( da "Repubblica, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: docente di Geografia economica e studiosa della globalizzazione, analizza l´«impronta ecologica»: quanto, cioè, ognuno di noi pesa sulla natura in base al proprio stile di vita. Sfogliare la rivista (diretta da Nino Alongi, edita da Palumbo) può essere un modo per documentarsi e aggiornarsi sulla situazione ambientale italiana e, in particolare, siciliana,

Il j'accuse di Amnesty: il boia parla ancora cinese ( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa - quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una «buona notizia» per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008 Uzbekistan e Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente abolizionisti (

A prendere per buone le cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il... ( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa - quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una «buona notizia» per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008 Uzbekistan e Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente abolizionisti (

Il creativo che anticipò la globalizzazione delle arti ( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il creativo che anticipò la globalizzazione delle arti L'epoca dell'immagine ha tra i suoi inventori Jean Paul Goude: nato in Francia nel 1940, è stato art designer di riviste - da «Esquire» al supplemento illustrato di «Le Monde» -, inventore di personaggi come Grace Jones, ha realizzato le campagne pubblicitarie di Kodak, Chanel,

Io, provocatore con le immagini sfido l'inconscio collettivo ( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non è globalizzazione anche questa? «Forse sì, ma allora le globalizzazioni sono due. Oggi le grandi aziende vogliono vendere al mondo. Pensano: cosa vuole la gente povera quando compra Dior? Vuole Parigi, e allora pelle bianca, occhi chiari, capelli biondi eccetera.

Sgrana gli occhi Jean-Paul Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza c... ( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non è globalizzazione anche questa? «Forse sì, ma allora le globalizzazioni sono due. Oggi le grandi aziende vogliono vendere al mondo. Pensano: cosa vuole la gente povera quando compra Dior? Vuole Parigi, e allora pelle bianca, occhi chiari, capelli biondi eccetera.

no youtube ( da "Nuova Venezia, La" del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

no youtube ( da "Mattino di Padova, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

nasce un marchio per tutelare la pietra del cardoso ( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: estero negli Usa e in Gran Bretagna. Ma si stanno aprendo nuovi orizzonti: «Recentemente abbiamo avviato affari con architetti del Kazakistan e dell'Azerbaigian, interessati ad utilizzarla anche per edilizia pubblica. In Cina, invece, sarebbero molto interessati all'acquisto dei blocchi: questa è una logica di mercato che non ci interessa,

Protezione civile, dopo due anni arriva la sede ( da "Tempo, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: stampa Riccia Protezione civile, dopo due anni arriva la sede RICCIA Il gruppo della locale Protezione Civile avrà la sua sede dopo due lunghi anni di richieste all'ente comunale. Il presidente dell'associazione Nicola Fanelli con grande soddisfazione ha informato la cittadinanza che a breve i soci potranno ritrovarsi in una sala dell'

Un'azione da 30 cent ( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che ha trascinato gli Usa e il mondo in una crisi senza precedenti dal '29. Ma i repubblicani insorgono. In Cina, la Banca centrale del popolo propone di adottare una moneta di riserva diversa dal dollaro, mentre alcuni paesi latinoamericani ne vorrebbero una di scambio locale Matteo Bosco Bortolaso NEW YORK Dopo il piano «disintossicante» illustrato lunedì,

Pechino affonda il dollaro e vuole una nuova moneta ( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: CINA/USA Pechino affonda il dollaro e vuole una nuova moneta Maurizio Galvani Dopo che il premier Wen Jiabao si era detto preoccupato per gli investimenti cinesi negli Stati uniti, il governatore della banca centrale del Popolo Zhou Xiaochuan ha proposto di adottare una moneta di riserva diversa dal dollaro.

Dalle conquiste coloniali alla logica di potenza nella globalizzazione ( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: SCAFFALI Dalle conquiste coloniali alla logica di potenza nella globalizzazione I testi dedicati all'imperialismo sono tanti e potrebbero riempire una biblioteca, annoverando «Imperialismo, fase suprema del capitalismo» di Lenin, «Il capitale finanziario» di Rudolf Hilferding, gli scritti di Rosa Luxemboug e gli scritti di Eric Hobsbawm, da «Il secolo breve a «L'età degli imperi».

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque Stati: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. È più luminosa del passato la foto «scattata» da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte nel 2008. Una foto che mette in luce una tendenza generale positiva, ma oscurata dal fatto che ogni giorno in media sono state giustiziate sette persone,

Centro di protezione civile Presto il via al cantiere ( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Centro di protezione civile Presto il via al cantiere --> Mercoledì 25 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 23 e-mail print Inizieranno a giorni i lavori per il Centro polifunzionale d'emergenza ad Azzano San Paolo. Una base logistica a servizio della Protezione civile, dove verranno raccolti anche tutti i mezzi della colonna mobile regionale,

Il vademecum per il volontario sicuro ( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ATTIMO FUGGENTE TUTTE le informazioni utili sui comportamenti da adottari e sui dispositivi di protezione da indossare da parte degli operatori durante le attività di emergenza e soccorso. Sono contenute nel «Vademecum dell'addetto alla protezione civile», il manuale redatto dalla direzione difesa del suolo e protezione civile della provincia di Firenze.

Da napoli a Reggio Pistoia indebolita da pressioni politiche ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Restano il manifatturiero dei distretti (tessile, mobile, calzaturiero) travolto dalla globalizzazione, il florovivaismo, costretto a rapida e non scontata modernizzazione, e il turismo, naturalmente esposto alle congiunture economiche. * consigliera regionale Pd

Pena capitale, piaga da estirpare ( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sullo stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone,

Sabato 4 aprile giorno di volontari e Protezione ( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: tecnici della Protezione Civile lavoreranno sia nelle attività antincendio e antialluvionali sia negli interventi subacquei che, naturalmente, si svolgeranno nelle acque del Sebino, sul lungolago d'Iseo, coordinate dal locale gruppo di Protezione Civile. A Ospitaletto, invece, entreranno in scena i cani da soccorso che si eserciteranno a cercare persone rimaste sotto le macerie.

SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una tendenza generale positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.

Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 20 Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite su 59 dove è ancora in vigore.

Travagliato Alpini e Comune in trincea ( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protezione Civile e la partecipazione del gruppo Alpini alla Fiera TravagliatoCavalli in programma il primo fine settimana di maggio. Per quanto riguarda la Procivil, già costituitasi nei mesi scorsi con 23 volontari dopo un cammino iniziato ancora col sindaco Paterlini, la sede è stata realizzata nella Casa degli Alpini ed il Gruppo per concedere i suoi locali chiede un canone d'

meno lavoro per il boia ( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto 2008. Resta il fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.

no youtube ( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

Marchionne: il peggio sembra essere passato ( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E sugli investimenti di Fiat in Cina? «Fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può parlare dei progetti di Fiat in Cina. Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i tempi», ha aggiunto Marchionne, che non ha voluto precisare se il nuovo partner di Fiat nel Paese sarà Guangzhou automobile dopo l'annuncio del «congelamento» dei colloqui con Chery.

Fiera protezione civile Il modello altoatesino fa scuola pure in Cina ( da "Corriere Alto Adige" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: REDAZIONALE Rassegna Venerdì apre Civil Protec Fiera protezione civile Il modello altoatesino fa scuola pure in Cina BOLZANO — Civil Protec, la fiera della Protezione civile, prima ancora di celebrare la sua seconda edizione si fa notare anche all'estero. Ieri, presentando la seconda edizione, in programma da venerdì a sabato, il presidente della Fiera,

Dall'Fmi prestiti più flessibili per dare sostegno alla ripresa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: altrettanti e gli Usa hanno parlato di triplicare il totale. Ci si aspetta che contribuiscano all'aumento delle risorse anche Paesi con forti avanzi dei conti con l'estero, come la Cina, la quale tuttavia chiede in cambio maggior peso nel Fondo. A.Me. LA SCOMMESSA Adottata una nuova linea di credito preventiva per vincere le resistenze degli Stati a rivolgersi al Fondo monetario

Caucciù, rialzi targati Pechino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dai minimi grazie alla ripresa del settore auto in Cina Caucciù, rialzi targati Pechino La richiesta mondiale però è prevista ancora in discesa Roberto Capezzuoli Da diverse settimane i mercati della gomma naturale presentano una situazione di stallo. Dal lato dell'offerta, si attende la conclusione dell'inverno nel Sud Est asiatico, l'area geografica da cui proviene più del 70%

IL MESSAGGIO del presidente Obama al popolo iraniano non ha molto impressionato i lea... ( da "Messaggero, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che condividono la politica Usa, a dissociarsi da essa. Obama vuole stabilizzare quanto prima il "Grande Medio Oriente", per potere ritirarsi e concentrarsi sui rapporti con la Russia e con la Cina. Perciò, non vuole intralci. L'annuncio che il premier israeliano designato, Benjamin Netanyahu, avrebbe nominato ministro degli esteri l'ultranazionalista e anti-

Muore la pena di morte ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. 2390 ESECUZIONI È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone,

Schiaffo cinese al dollaro, alt degli Usa ( da "Corriere della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina, consapevole di essere stata cooptata come attore decisivo nel pieno della crisi, indica la via: «Riformare il sistema monetario internazionale» ha scritto Zhou. Che aggiunge: la nuova moneta con il marchio di Pechino c'è o per lo meno ne esiste una versione base.

I PARTITI, come è noto agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare ... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Cina Usa

Abstract: edilizia è e rimane un settore strategico negli Usa come in Europa o in Cina. Invece, il segretario del Pd Dario Franceschini, che ormai è la sentinella della Costituzione, ha subito parlato di incostituzionalità, seguito a ruota dai governatori delle regioni in mano al Pd come la Toscana, il Piemonte e l'Emilia Romagna, i quali hanno, a loro volta dichiarato,

SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te... ( da "Giorno, Il (Milano)" del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una tendenza generale positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.

Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... ( da "Giorno, Il (Milano)" del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 20 Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite su 59 dove è ancora in vigore.

il mare friulano si alza: a rischio l'isola di grado serve un piano coste ( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Secondo l'assessore alla Protezione civile, Vanni Lenna, occorrerà assicurare priorità ai lavori di sistemazione degli argini che presentano infiltrazioni e maggiore permeabilità di acque marine, che grazie all'attento lavoro della Protezione civile sono stati minuziosamente censiti.

Meno lavoro per il boia ( da "Provincia Pavese, La" del 25-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto 2008. Resta il fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.

NO YOUTUBE ( da "Provincia Pavese, La" del 25-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

Pena capitale abolita in sempre più Paesi ( da "Metronews" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di tutte le condanne è avvenuto in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Dopo l?Asia, il secondo maggior numero di condanne eseguite si è registrato nella regione Africa del Nord - Medio Oriente, a quota 508. In Europa solo la Bielorussia riccorre ancora alla condanna a morte, che avviene con un colpo di pistola alla nuca.

OBAMA CHIEDE TEMPO E PAZIENZA E IL TESORO CHIEDE PIÙ POTERI - LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA BROWN VS FACEBOOK -SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO L'ITALIANO ( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: OBAMA CHIEDE TEMPO E PAZIENZA E IL TESORO CHIEDE PIù POTERI - LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA ? BROWN VS FACEBOOK -SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO ? L?ITALIANO CASSESE AL TRIBUNALE PER HARIRI ? NIENTE SUDAFRICA PER IL DALAI LAMA? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - In apertura la decisione del 'lehendakari' uscente,

Casa, Napolitano frena Berlusconi - Arriva il Fisco federale - Obama: voglio poteri sui big della finanza - Israele, i laburisti di Barak con Netanyahu, Livni isolata - Pecoraro, v ( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il record della Cina". In basso: "Atenei, lista nazionale per i docenti". barack obama LA REPUBBLICA - In apertura: "Casa, Napolitano frena Berlusconi". Di spalla: "Biotestamento e preservativo, gli italiani bocciano il Papa". Editoriale di Massimo Riva: "Il teatrino del mattone".

Cina: una nuova moneta globale ( da "Finanza.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina: una nuova moneta globale (24 Marzo 2009 - 08:10) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24 Ore: La Cina continuerà a sostenere il debito pubblico americano. ?I titoli di Stato statunitense sono un elemento importante nella strategia d?investimento a lungo termine delle nostre riserve valutarie.

PROTEZIONE CIVILE/DA DOMANI A CATANIA 'PRONTO INTERVENTO EXPO' ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Prende il via domani a Catania la terza edizione di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla protezione civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato per la Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico, le verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in protezione civile.

Protezione civile/ Da domani a Catania 'Pronto intervento ( da "Virgilio Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Prende il via domani a Catania la terza edizione di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla protezione civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato per la Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico, le verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in protezione civile.

Obama: ( da "Arena.it, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,

Conferenza annullata dopo il no al Dalai ( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il 93% delle esecuzioni avvengono in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Secondo Irene Khan, di Amnesty International, vanno sul patibolo nel mondo sette persone al giorno. Quanto a Pechino, è balzata dalle 470 condanne a morte eseguite nel 2007 alle 1718 dello scorso anno.

I politici parassiti? Si annidano nella burocrazia ( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione, che nella storia aveva assunto forme molto più imponenti. In secondo luogo il paradosso è amaro perché assegna il compito di mitici «salvataggi» proprio ai maggiori responsabili della più colossale erosione delle ricchezze prodotte: coloro che, impersonandolo, si fanno chiamare «Stato» e che da più di cento anni fondano le loro posizioni di potere su una spaventosa

Obama: ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,

Cina, così forte con gli altri così debole con se stessa ( da "Avvenire" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2009 UN NUMERO ALTISSIMO DI ESECUZIONI CAPITALI Cina, così forte con gli altri così debole con se stessa FULVIO SCAGLIONE L e cifre diffuse da Amnesty International parlano chiaro: sono i soliti cinque Paesi ( Cina, Iran, Arabia Saudita, Usa e Pakistan) a mettere insieme, da soli, il 93% di tutte le condanne capitali del mondo.

La Cina ha paura di internet ed oscura youtube ( da "Blogosfere" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: youtube è irraggiungibile dalla Cina, dopo che alcuni video che riproducevano le immagini di un incidente in mare tra alcune navi USA e cinesi avevano infastidito il regime. La Cina è il Paese leader della censura su internet, ma la Cina non è sola in questa sua crociata liberticida, visto che molti Stati, anche europei, in primis l'Italia,

RECORD DI CONDANNE IN CINA E IRAN BOIA IN AZIONE 37 VOLTE IN USA ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Record di condanne in Cina e Iran Boia in azione 37 volte in Usa

ROMA. C'è SEMPRE MENO LAVORO PER I BOIA DELLA MAGGIOR PARTE DEL MONDO, MA ANCORA TROPPO, CONCEN... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. Ma anche l'Europa figura nel catalogo, con la Bielorussa rimasta unico paese che ancora ricorre alla pena di morte. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva,

SHANGRI-LA'S VILLINGILI DOVE OSSERVARE LE MANTE ( da "WindPress.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, isole Fiji, Hong Kong, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Oman, Taiwan, Tailandia ed Emirati Arabi Uniti. Il gruppo presenta oltre 50 progetti in fase di sviluppo in Austria, Canada, Cina, Francia, India, Giappone, Macao, Maldive, Filippine, Qatar, Seychelles, Tailandia, Gran Bretagna e USA.

Cambi: euro corregge a 1,3481 dollari a meta' seduta ( da "TgFin.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: seduta paga il nuovo deterioramento della fiducia delle imprese tedesche (indice Ifo), ma il dollaro tuttavia non riesce a sfruttare a pieno la situazione perche', in vista del G20, la Cina ha chiesto l'adozione di una nuova moneta di riserva al posto del biglietto Usa. A meta' seduta l'euro quota 1,3481 $ (1,3562). Man- (RADIOCOR) 25-03-09 13:16:56 (0212) 5 NNNN

USA-CINA/ PENTAGONO: CHIAREZZA SU MODERNIZZAZIONE ESERCITO CINESE ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa-Cina/ Pentagono: chiarezza su modernizzazione esercito cinese di Apcom Pubblicato rapporto annuale su forze armate cinsi -->Washington, 25 mar. (Ap) - La Cina deve essere più chiara sulla modernizzazione in corso delle sue forze armate, per non creare rischi di incertezza e di decisioni strategiche sbagliate da parte di altri Paesi:

CRISI/FRATTINI: PROTEZIONISMO E VISIONE MERCANTILISTICA RISCHI UE ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rinascita del protezionismo e la visione mercantilistica dell'Ue. E' quanto ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini durante un incontro-dibattito con l'omologo svedese Carl Bildt al Campidoglio di Roma. Per quanto riguarda il protezionismo, Frattini ha ricordato che il Piano di rilancio comunitario è basato soprattutto su provvedimenti nazionali di stimolo fiscale.

Bellaria: la comicità di Zelig al teatro Astra ( da "RomagnaOggi.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: investendole nella rivisitazione umoristica della società globalizzata del terzo millennio. Il loro è il punto di vista del finto ingenuo di provincia, alle prese con i mille impulsi e le infinite contraddizioni che è costretto a fronteggiare. Puntando tutto su velocità e ritmo, con una perfetta scelta dei tempi comici, La Ricotta lascia senza fiato dal troppo ridere,

EOLICO/ CRISI SU ABBATTE SUL SETTORE: IN 2009 - 18% RISPETTO 2008 ( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: della Cina e degli Usa e per crescere dovrà puntare sull'offshore e sui mercati emergenti", ha spiegato il senior analyst di Eer, Eduard Sala de Veruna. "Nel lungo periodo, l'Europa riguadagnerà la sua posizione guida", ha aggiunto. A livello europeo, secondo il rapporto Eer, nel periodo 2009-2020, la Spagna manterrà la sua posizione leader come principale mercato di crescita per l'

Sul dollaro il Fmi sta con Pechino ( da "KataWeb News" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E' la prima volta nella storia che un presidente americano nel definire la sua politica fiscale è costretto a tener conto di un " vincolo esterno" che sta a Pechino, fornendo promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano. rampini

Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. ( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 59 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore?

La breve stagione liberale ( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il tema della revisione critica sugli anni della globalizzazione democratica è stato posto, ma nessuno ha ricette sostituive facili. Stiamo del resto parlando, per esempio a proposito di Gran Bretagna e Stati Uniti, di ex nazioni-guida della Terza Via che negli ultimi mesi hanno proceduto a nazionalizzazioni spinte proprio per rimediare all?

Nuovo magazzino di Protezione Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e presentazione ( da "Sestopotere.com" del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nuovo magazzino di Protezione Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e presentazione (25/3/2009 19:01) | (Sesto Potere) - Venezia - 25 marzo 2009 - “La Protezione Civile è al servizio dei cittadini e il nostro nuovo magazzino è una garanzia per la sicurezza del territorio”


Articoli

LA MEDIA DEL 2008 NEL RAPPORTO DI AMNESTY SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO Sette esecuzioni al giorno (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

LA MEDIA DEL 2008 NEL RAPPORTO DI AMNESTY SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO Sette esecuzioni al giorno [FIRMA]EMANUELE NOVAZIO ROMA L'anno scorso ci sono state nel mondo almeno 7 esecuzioni capitali al giorno, 2390 nel complesso, in 25 Paesi dei 59 che ancora mantengono la pena di morte. Quelle emesse sono state 8864. Ma la maggior parte delle condanne eseguite, il 93 per cento del totale, sono avvenute in soli 5 Paesi: in Cina (almeno 1718, il 72 per cento del totale), Iran (346), Arabia Saudita (102), Stati Uniti (37) e Pakistan (36). Il rapporto 2008 di «Amnesty International» diffuso ieri fotografa una realtà «crudele, inumana e degradante» ma in lento miglioramento: l'adozione da parte dell'Assemblea generale dell'Onu di due mozioni (nel 2007 e nel 2008) in favore di una moratoria della pena capitale - un traguardo al quale la diplomazia italiana ha dato un forte contributo - ha «avvicinato il mondo al traguardo dell'abolizione». Il maggior numero di esecuzioni è stato registrato in Asia, dall'Afghanistan (17) alla Corea del Nord (15), dal Giappone (15) all'Indonesia (10), dalla Mongolia (1) al Pakistan (36), dal Vietnam (19) a Singapore (1), dal Bangladesh (5) alla Malaysia (1). Il poco invidiabile primato spetta però alla Cina, con 1718, una cifra in crescita rispetto all'anno precedente. Addirittura, secondo il quotidiano britannico Independent, nella Repubblica popolare «il boia lavora anche on the road»: nelle province più remote una decina di autobus sono stati attrezzati con «camere della morte», nelle quali viene eseguita l'iniezione letale che sta progressivamente sostituendo il colpo di pistola alla testa. I bus sono dotati anche di telecamere che filmano l'esecuzione: la registrazione è a disposizione in caso di contestazioni. L'Europa sarebbe «zona franca» se non fosse per la Bielorussia (almeno 400 esecuzioni dal 1991, 4 nel 2008): un Paese che non è mai stato esempio di democrazia dopo il distacco dall'Urss, ma che di recente si è impegnato in un tentativo di disgelo con l'Unione europea, dal quale ci si aspetta un'evoluzione positiva anche nel settore della giustizia. Nella Repubblica ex sovietica, nota il rapporto di «Amnesty», l'applicazione della pena capitale è aggravata da un «sistema penale viziato, nel quale maltrattamenti e torture sono utilizzati per estorcere le confessioni». La pena di morte è avvolta nel segreto di Stato: ai parenti dei condannati non sono fornite informazioni nemmeno sulla data o sul luogo dell'esecuzione. Al secondo posto, dal punto di vista continentale, è l'Africa del Nord-Medio Oriente, con 508 esecuzioni accertate. Il primato, qui, è dell'Iran, dove l'anno scorso sono state messe a morte almeno 364 persone, tra cui 8 minorenni al momento del reato, con metodi che includono la lapidazione e l'impiccagione. In Arabia Saudita le esecuzioni sono state almeno 102, eseguite attraverso la decapitazione pubblica. Infine le Americhe. A parte il piccolo stato caraibico di Saint Christopher e Nevis, che l'ha reintrodotta nel 2003 e che l'anno scorso ne ha eseguita una, soltanto gli Stati Uniti continuano a praticarla: l'anno scorso le esecuzioni sono state 37, quasi tutte in Texas. Ma delle 100 condanne eseguite dall'inizio di quest'anno - quando 138 Paesi, i due terzi del totale, hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica - un quinto sono avvenute negli Usa.

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Afghanistan, ecco il piano di Obama (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

A Bruxelles Richard Holbrooke spiega l’approccio del nuovo presidente Afghanistan, ecco il piano di Obama MARILISA PALUMBO inviata a Bruxelles È una surge onnicomprensiva quella che l’amministrazione americana sta studiando per l’Afghanistan, un notevole aumento degli sforzi militari e civili per provare a cambiare il corso di una guerra che si sta perdendo e in cui molti paesi sembrano aver dimenticato di essere impegnati. La revisione strategica del governo di Washington sarà presentata a giorni, di certo prima della conferenza sull’Afghanistan in programma il 31 marzo all’Aja, ma già ieri l’inviato speciale americano per l’Afghanistan e il Pakistan Richard Holbrooke ne ha anticipato i contenuti agli alleati della Nato e dell’Unione europea, con i quali ha raccontato di aver trovato «un’incoraggiante sintonia di vedute». Quanto durerà questa armonia è però tutto da dimostrare, perché c’è da scomettere che non sarà facile, per i governi dei paesi impegnati nella lotta ai talebani, convincere i parlamenti nazionali e l’opinione pubblica della necessità di incrementare gli sforzi militari ed economici. Men che meno in un periodo in cui l’attenzione dei cittadini e dei policymakers è tutta sulla crisi economica. Holbrooke era in Europa da sabato, dove ha partecipato al Brussels Forum, appuntamento annuale sulle relazioni transatlantiche organizzato dal German Marshall Fund. In un panel che tra gli ospiti contava il giornalista Ahmed Rashid, autore di “Talebani” e definito dallo stesso Holbrooke uno dei maggiori esperti della regione afghano-pachistana, the “Bulldozer” – come viene soprannominato per il suo stile duro e spigoloso l’artefice degli accordi di Dayton – ha parlato a lungo di come sarà il nuovo approccio americano nella regione. Un problema regionale Il messaggio che Holbrooke ripete fino alla nausea è semplice: Afghanistan e Pakistan non si possono separare, quello afghano è un problema regionale. Sono in Pakistan, non in Afghanistan, fa notare il diplomatico, i responsabili degli attentati di Mumbai, i talebani, i responsabili dell’omicidio di Benazir Bhutto: «Il cuore della sfida viene dalle aree tribali del Pakistan occidentale». È per questo che l’inviato ha organizzato un paio di settimane fa, a Washington, un incontro trilaterale Usa-Pakistan-Afghanistan cui hanno partecipato i capi dell’intelligence dei tre paesi. «Non possiamo permettere – ha spiegato Holbrooke – che ci siano due servizi segreti che a stento si parlano tra loro». Nelle intenzioni dell’amministrazione questi incontri trilaterali dovranno svolgersi almeno quattro volte l’anno e non per ridursi a semplici photo opportunities. Con Islamabad, concordano Rashid e l’inviato Usa, bisogna dialogare e cooperare perché l’opzione di mandare truppe in territorio pachistano non è neanche in discussione. Serve però un deciso aumento degli aiuti economici, e se sarà confermata la notizia secondo cui l’amministrazione Obama triplicherà gli aiuti allo sviluppo destinati al Pakistan, toccherà poi all’Europa fare la sua parte. L’approccio regionale non può naturalmente prescindere dal coinvolgimento dei paesi vicini. A molto gioverebbe, per esempio, se la gran parte dell’esercito pachistano non fosse ancora schierato ai confini con l’India. Riavvicinare Islamabad e New Delhi è dunque parte del “Grand Bargain” sull’aerea, ma è uno degli obiettivi al momento più difficili. Come sottolinea Rashid, gli attentati di Mumbai hanno ulteriormente complicato le cose. Holbrooke tira in ballo anche la Cina, «assurdamente ignorata finora» nonostante confini sia con l’Afghanistan che con il Pakistan. E poi c’è l’Iran, sul cui coinvolgimento insiste da tempo anche il generale David Petraeus, comandante regionale per le operazioni in Afghanistan e Iraq (e infatti rappresentanti di Teheran saranno all’Aja a fine mese). Più truppe, più poliziotti Sono 38mila le truppe americane oggi in Afghanistan e presto ne arriveranno altre 17mila. Gli altri paesi ne hanno in tutto 30mila e sinora si sono sempre dimostrati riluttanti a inviare forze fresche. Ma anche questo verrà loro chiesto dagli Stati Uniti pur, come tiene a sottolineare Holbrooke, senza imposizioni. Il problema, sostiene Rashid, è che i politici europei non sono sono riusciti a “educare” il pubblico sulla gravità della minaccia proveniente da al Qaeda nonostante, sostiene il giornalista, «siano molto alte le possibilità che il prossimo attacco dei terroristi colpisca proprio l’Europa». Holbrooke non crede allo sgretolamento di al Qaeda, anche se ammette che possa attraversare un momento di difficoltà: il fatto che Osama bin Laden abbia aumentato i video diffusi, per esempio, potrebbe essere un segnale di come lo spaventi l’impatto di Obama sul mondo musulmano. Un altro aspetto cruciale della nuova strategia è un sostanziale aumento delle forze di polizia afghane, al momento non solo inadeguate numericamente, ma anche corrotte e incapaci. «Bisognerà aumentarne il numero, la qualità e l’addestramento ». E qui, con molta probabilità, entreranno in gioco gli europei. L’aspetto militare non può essere separato da quello civile, ha detto sabato Holbrooke. Concetto ribadito dallo stesso Obama in un’intervista a 60 minutes andata in onda domenica: «Non possiamo pensare che un approccio esclusivamente militare possa risolvere i nostri problemi». Per questo centinaia di funzionari civili del governo americano verranno presto mandati in Afghanistan. Una surge economica Concentrarsi sull’aspetto non militare significa anche fare qualcosa per aiutare il paese non africano più povero al mondo. Dal punto di vista della ricostruzione e della guerra all’oppio gli ultimi anni sono stati un totale fallimento. Non ci sono infrastrutture, l’elettricità manca anche a Kabul. E gli Stati Uniti spendono ogni anno 800 milioni di dollari per un programma antinarcotico che Holbrooke ha definito «il più dispendioso e inefficace che abbia mai visto negli ultimi 40 anni di governo». Secondo i dati del governo americano, l’Afghanistan fornisce il 90 per cento dell’eroina nel mondo. La risposta però non sta nell’estirpare le piantagioni e distruggere i raccolti perché, per ammissione dello stesso inviato americano, significherebbe gettare i contadini – l’87 per cento della popolazione – nelle braccia dei talebani. Ripensare l’impiego dei fondi per il programma antinarcotico significa allora investirli per fornire alla popolazione fonti alternative di reddito. Oggi i contadini, racconta Holbrooke, vengono pagati dai talebani più di quanto non li paghi l’esercito. Il diplomatico ha anticipato che l’amministrazione chiederà al Congresso molti più fondi per la ricostruzione dell’economia e per l’avvio di nuovi programmi agricoli, da coordinare con Europa e Onu molto meglio di quanto non sia stato fatto finora. Sull’idea di aprire un dialogo con i talebani l’inviato Usa ha speso poche parole. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, nella stessa amministrazione non ci sarebbe consenso sull’opportunità di un’apertura alle ali più “moderate” e sulla stessa loro esistenza. Holbrooke ha voluto però puntare il dito contro quello che secondo lui è stato sinora un errore madornale degli americani e dei loro alleati: l’incapacità cioè di smascherare e contrastare le tattiche di propaganda dei talebani negli ultimi quattro anni. L’informazione, ha detto, deve essere parte fondamentale dello sforzo internazionale Uno sforzo titanico, visto nel suo insieme. Lo stesso Holbrooke ha ammesso alla Bbc che questo incarico «è la cosa più difficile che abbia mai fatto». Washington dovrà però stare ben attenta a delineare gli obiettivi. Come ha detto Obama nell’intervista a 60 minutes «deve esserci una chiara exit strategy», perché quella afghana non può essere percepita come «una deriva perpetua ». Anche perché il rischio per gli americani, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe di perdere per strada gli alleati, di spaccare la Nato e di trovarsi impantanati in un nuovo Vietnam.

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La Cina ha messo nel mirino il dollaro, reclamando la creazione di una nuova moneta globale sotto l&... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Cina ha messo nel mirino il dollaro, reclamando la creazione di una nuova moneta globale sotto l'egida del Fmi che rimpiazzi il biglietto verde quale valuta di riserva. Ma il ministro del Tesoro Timothy Geithner e il presidente della Fed Ben Bernanke hanno già respinto l'idea rispondendo ad alcune domande durante un'audizione alla Camera. A fare la proposta era stato il governatore della banca centrale di Pechino, Zhou Xiaochuan, con un intervento pubblicato sul sito della banca stessa lunedì. Obiettivo, mandare un secondo messaggio a Obama prima del G20 di Londra. Il primo era partito dal premier Wen Jaobao giorni fa, quando aveva espresso "preoccupazione" per la sorte delle riserve valutarie cinesi, 1.950 miliardi di dollari, per lo più in bond pubblici di Washington. Ora Pechino ha ribadito, con l'idea della moneta unica, una crescente insofferenza per il ruolo del dollaro. Secondo dati del Fmi, a fine 2008 i dollari Usa in riserve valutarie erano quasi 3 mila miliardi, con l'euro che pesava per poco più di mille e tutte le altre insieme sui 300 miliardi. Per Zhou, il dominante peso negli affari internazionali del dollaro, ma anche dell'euro e dello yen, esagera i volumi dei flussi di monete e rende il sistema finanziario mondiale più volatile. La proposta di un paniere di monete al posto delle valute di proprietà delle singole nazioni, secondo la Cina, renderebbe più semplice per i governi gestire le rispettive economie, dando alle nazioni detentrici della valuta comune di riserva più libertà nel cambiare politica monetaria e tassi di cambio. Tecnicamente, la soluzione caldeggiata da Zhou è una espansione dell'uso dei "diritti speciali di prelievo", una sorta di moneta sintetica creata negli Anni '60 e il cui valore è determinato da un basket di valute. I Dsp non sono mai diventati una vera riserva internazionale e sono stati di fatto confinati alle transazioni contabili tra i membri del Fmi. Usare i Dsp sarebbe anche un modo per finanziare in modo più equo il Fmi, insiste Pechino, che è sotto pressione degli altri Paesi perchè aumenti la sua contribuzione. Il dollaro non garantisce più la stabilità finanziaria internazionale, è l'opinione cinese. La recente volatilità e il suo indebolimento progressivo, di cui il governo Usa si è avvalso per sostenere l'export americano, si trasforma in perdite per chi, come la Cina ma non solo, ha i forzieri pieni di obbligazioni statunitensi. La Cina stessa, peraltro, non è valutariamente immacolata: per anni ha tenuto il suo yuan sottovalutato per spingere le sue merci nel mondo, e i governi dei paesi partner commerciali, dagli Usa all'Europa, hanno accusato Pechino di "manipolazione". Ora le difficoltà dell'America nel mantenere un ruolo di leadership a causa del crac finanziario mondiale di cui è ritenuta la massima responsabile offrono ai Paesi dalle monete fino a ieri marginalizzate un'apertura per la conquista di un nuovo potere. Al centro di queste mire ci sono le organizzazioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale o le Nazioni Unite, che i governi delle nazioni emergenti considerano strumenti meglio adattabili ai propri interessi, perchè implicitamente, se non esplicitamente, erodono il ruolo della superpotenza americana. Qualche settimana fa, era stata la Russia a chiedere che il Fmi emettesse una valuta globale, giustificandone la nascita con il bisogno di aggiornare "l'obsoleto ordine economico mondiale unipolare". E oggi, 25 marzo, gli esperti del gruppo per la Riforma finanziaria internazionale dell'Onu presentano alle Nazioni Unite una serie di misure innovative. La più rilevante, secondo quanto ha anticipato qualche giorno fa un membro del panel, Avinash Persaud, ex capo valutario alla JP Morgan, è proprio quella di un basket di monete internazionali che sostituisca il dollaro. "E' il momento giusto per avere una moneta di riserva condivisa", ha detto Persaud. Tra gli accademici, anche il Nobel americano Joseph Stigliz, economista alla Columbia di New York, parlando a Shanghai una settimana fa aveva espresso la stessa convinzione: "Il sistema delle riserve basato sul dollaro è parte del problema" - ha detto - perché troppo cash dal mondo viene fatto affluire negli Stati Uniti. "C'è bisogno di un sistema globale di riserve valutarie".

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Marchionne: "Il peggio è passato" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«IN ITALIA ED EUROPA GLI ECOINCENTIVI HANNO RILANCIATO LA DOMANDA. CONFERMO IL TARGET 2009 SUL RISULTATO OPERATIVO DEL GRUPPO» Marchionne: "Il peggio è passato" «Per trovare l'intesa con Chrysler ho fatto tutto il possibile: ora decida Washington» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO «Il peggio è passato». L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, scioglie la prognosi sullo stato di salute dell'economia mondiale. «Certo - puntualizza - le conseguenze restano pesanti, ma è partito il processo di risanamento. Diciamo che è stata individuata la ferita, ora bisogna ripulire». Marchionne ha affrontato l'argomento a Ginevra, al termine dell'assemblea degli azionisti della società svizzera Sgs, di cui è presidente. Una lancia spezzata in favore di un ragionato ottimismo: «Sono uno dei pochissimi che cerca di leggere nella sfera di cristallo - ha detto, con un po' di humour, Marchionne - e secondo me una gran parte dei problemi che hanno impattato sull'economia a livello globale si è già verificata. Il peggio della crisi è passato». Naturalmente molto hanno contato le importanti iniziative avviate per contrastare la recessione ed intervenire sulle banche «malate» da parte delle istituzioni internazionali e dei governi. Prima fra tutte l'azione di contrasto che ha portato al maxi-piano di aiuti deciso dal governo americano: «Nei giorni scorsi ho avuto l'opportunità di parlare con il dipartimento del Tesoro Usa - ha spiegato l'Ad Fiat - e ho visto l'elevato impegno che a Washington perseguono nel trovare soluzioni realizzabili. In Europa, invece, mi preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare per le industrie e le politiche generali, che rallenta il processo di ripresa nel vecchio continente». Ma quando ci sarà il giro di boa? Quando si potrà dire con sicurezza che la risalita è incominciata? «Io credo - valuta Marchionne - che nella seconda metà di quest'anno si comincerà a vedere qualche segnale di inversione di tendenza negli Usa, poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta e dove qualcosa di positivo si concretizzerà non prima di fine 2009». In questo outlook ci sono anche indicazioni sulla Fiat: «Per il 2009 - dice Marchionne - abbiamo annunciato un risultato di oltre un miliardo di operativo e da quello che vedo adesso posso confermarlo. Però, come ho già detto, il primo trimestre sarà strutturalmente debole, a gennaio i mercati sono scesi di più del 20%. Sono bravo, buono, lavoro, non spendo, ma in certi momenti è difficile». Quello a cui l'Ad Fiat si riferisce come base della conferma sul risultato 2009 è una prima stima delle vendite del gruppo a marzo: «Spero che le cifre di previsione siano in linea con quelle di fine mese - si augura il top manager del Lingotto - Fiat è migliorata anche in Europa, nei paesi che hanno creato una struttura di ecoincentivi». Insomma, mette in chiaro Marchionne: «Un miglioramento sostanziale per quota e volumi rispetto a questo febbraio, ma anche rispetto al marzo 2008. Come abbiamo sempre detto questi incentivi avrebbero spronato la domanda e ora cominciamo a vedere i risultati». Intanto dalla sponda americana dell'Atlantico si attende una decisione per l'alleanza con Chrysler: «Il mercato è una scacchiera che si muove alla velocità della luce, è inutile essere ottimisti fino a quando non c'è un annuncio», avverte l'Ad Fiat e aggiunge: «Tutto quello che dovevamo fare riguardo alla proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato a lungo con i due commissari nominati per valutare le soluzioni nel settore auto: abbiamo spiegato in maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da loro, io ho l'animo in pace». Tra i dossier aperti resta anche quello cinese. Alleanze? Marchionne non dice se, dopo il congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel grande paese asiatico sarà Guangzhou Automobile: «Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un pò i tempi - si limita a spiegare - fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può dir nulla sui progetti di Fiat in Cina. Parliamo con tutti, veramente con tutti».

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In qualità di rappresentanti della comunità scientifica africana, noi membri del Nasac - i... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

In qualità di rappresentanti della comunità scientifica africana, noi membri del Nasac - il network delle accademie scientifiche africane - siamo convinti che il futuro economico del continente sia racchiuso nella capacità di sviluppare i suoi potenziali di ricerca e tecnologia. Oggi, però, un terzo degli scienziati africani vive all'estero. Questo flusso rappresenta una grave perdita, soprattutto nella società globalizzata. Se negli Anni 60 e 70 l'Africa vantava alcune delle maggiori università del mondo in via di sviluppo, da allora in poi il declino dei fondi e le crisi politiche insieme con violenze e guerre hanno creato le condizioni per scoraggiare tutte le carriere professionali. Così, oggi, secondo il «Science citation index», l'Africa è responsabile di appena lo 0.4% degli articoli scientifici a livello mondiale. Per frenare questa costante fuga di cervelli presenteremo una serie di proposte al vertice di Roma delle Accademie delle Scienze dei Paesi del G8 (Italia, Usa, Francia, Germania, Giappone, Canada, Inghilterra e Russia) più Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa ed Egitto in veste di osservatore, promosso dall'Accademia dei Lincei il 26 e il 27 marzo. Primo. Investire nella ricostruzione delle università e dei centri di ricerca in tutta l'Africa. Il «brain drain» si può superare soltanto se si può realizzare un'infrastruttura che permetta agli scienziati di lavorare al meglio senza essere costretti all'emigrazione.

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Sudafrica, altolà al Dalai Lama (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

E PECHINO ELOGIA PRETORIA: «Bene così» Sudafrica, altolà al Dalai Lama «Niente visto fino ai Mondiali» E intanto salta la conferenza su razzismo e calcio dopo il boicottaggio dei premi Nobel per la pace JOHANNESBURG - Il Dalai Lama non potrà entrare in Sudafrica sino al termine dei Mondiali di calcio del 2010. Lo ha annunciato il governo sudafricano dopo che, su pressione della Cina, aveva negato il visto al capo spirituale tibetano per partecipare alla conferenza sul calcio come strumento contro il razzismo e la xenofobia, prevista per venerdì 27 marzo a a Johannesburg. RINVIO - La conferenza stessa è stata rinviata per il boicottaggio degli altri premi Nobel per la pace che avrebbero dovuto partecipare, ma che avevano annunciato che non si sarebbero presentati per protestare contro la decisione del governo sudafricano. Lo ha annunciato il presidente del comitato organizzatore della conferenza Irvin Khoza, uno dei responsabili locali anche per i Mondiali di calcio del 2010. PECHINO: «IL SUDAFRICA HA FATTO BENE» - La Cina ha elogiato la decisione di Pretoria di non aver concesso il visto al capo spirituale tibetano. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, ha affermato che sempre più Paesi cominciano finalmente a comprendere che il Dalai Lama usa la religione come pretesto per ottenere l'indipendenza del Tibet. «Noi ci opponiamo fermamente a tutte le attività secessioniste del Dalai Lama in qualsiasi veste e sotto qualsiasi nome», ha aggiunto il portavoce. stampa |

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Ma Pechino blocca di nuovo YouTube (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il popolare sito inaccessibile dalla tarda serata di lunedì «La Cina non ha paura del Web» Ma Pechino blocca di nuovo YouTube Il ministero degli Esteri: la Costituzione sancisce libertà d'espressione ma stabilisce anche alcuni limiti PECHINO - La Cina non ha paura di Internet: lo ha assicurato il ministero degli Esteri di Pechino, proprio nel momento in cui Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai visitatori cinesi. Dalla tarda serata di lunedì la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. NESSUNA SPIEGAZIONE - Esattamente come in altre occasioni, il governo cinese non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha "postato" sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa, avvenuto nel Mare del Sud della Cina. Sollecitato sulle ragioni del blocco, il portavoce del ministero degli Esteri ha ribadito che la Costituzione afferma «chiaramente la libertà d'espressione», ma stabilisce alcuni limiti «attingendo alle esperienze di Paesi come gli Usa e il Regno Unito». «Molte persone - ha poi aggiunto - hanno la falsa impressione che il governo cinese tema Internet», ma la cifra degli internauti cinesi (300 milioni, la comunità di utenti più grande del mondo) dimostra «che è esattamente l'opposto». stampa |

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Luci e ombre nel rapporto Amnesty 2008 (sezione: Globalizzazione)

( da "Cittadino, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pena di morte in calo, ma il boia non si ferma: 2.390 le esecuzioni ROMAC'é sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, é vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25Paesi.Per contrasto al continente asiatico - che concentra il record di esecuzioni con la Cina che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso (1718 su 2390) - spicca l'Europa dove è rimasta solo la Bielorussia a ricorrere ancora alla pena di morte.«La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di Paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale», ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International in occasione della diffusione del Rapporto. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perché riconosciuti innocenti. L'unico altro Stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003.Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento.«La pena capitale non è solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo stato. A tutto questo deve essere posta fine», ha sottolineato Khan.(Ansa)

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attacco al dollaro (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

xLA CINA E GLI USA ATTACCO AL DOLLARO di FRANCESCO MOROSINI La diplomazia monetaria, i cui protagonisti-avversari sono Washington e Pechino con Eurolandia a fare il "sacco da boxe", appartiene alla categoria di "operazioni di guerra non militari". Queste barriere ecologiche/tariffarie all'import sono: embargo; blocco dell'export di tecnologie strategiche, la cui importanza per la teoria bellica è stata descritta da due ufficiali dell'Esercito popolare di Cina (Qiuao Liang, Wang Xiangsui) in "Guerra senza limiti". Tra queste "operazioni" primeggiano le svalutazioni monetarie a tutela della propria base produttiva visto che equivalgono analogicamente al bombardare le industrie altrui; tant'è che poi si ha un micidiale cortocircuito se la replica è di equivalenti svalutazioni competitive. Tuttavia, oggi Pechino pensa alla svalutazione del dollaro come a un atto ostile degli States perché la colpirebbe dal lato del risparmio-ricchezza abbattendo il valore dei titoli-debito Usa in portafoglio del Celeste Impero grazie al suo "eccesso di risparmio" (come ha rilevato il governatore della Federal Reserve, Bernanke). Nel caso, pure Eurolandia avrebbe guai visto che l'euro, di solito asimmetrico alla valuta Usa, rivalutandosi ne danneggerebbe l'export. Insomma, è tempo di "grandi manovre" monetarie; anche perché oltreoceano la tentazione, svalutando, di "scaricare le proprie miserie sul vicino" (il cosiddetto beggar my neighbour) è elevata. O, comunque probabile, visto che la Federal Reserve rastrella obbligazioni sul mercato finanziario creando moneta, seppure sotto forma di electronics credits, allo scopo di alleggerire i tassi a lungo (a breve siamo già a zero); e che lo stesso fa acquistando titoli pubblici a sostegno delle diverse strategie - come l'assorbimento dei cosiddetti "titoli tossici" appena varata dal Tesoro - attuate dall'amministrazione Obama per salvare Wall Street: insomma, ci sono tutte le premesse, ai primi cenni di ripresa, per avere inflazione e svalutazione. Pure politiche, perché ciò consentirebbe agli States di abbattere, svalutandolo, il debito (d'altronde solo quello pubblico emesso per il "pronto soccorso bancario" vale trilioni di dollari) contratto nel mercato finanziario globale: il che, in quota rilevante, vuol dire con Pechino. Cosa che la Città Proibita teme assai. Lo ha ribadito il premier cinese Wen Jibao facendo capire che considererebbe un atto "nemico" una maxisvalutazione degli oltre due trilioni di dollari investiti in bond statunitensi. Qui emerge un nodo politico: ed è che la Cina, come grande creditore degli Usa, vuol dire la sua sul cambio del dollaro contestando in materia la piena sovranità di Washington che, finora, era universalmente riconosciuta. Il messaggio che viene dalla Città Proibita è che la Superpotenza, sebbene abbia ancora, ma con crepe, la supremazia militare, tuttavia vede logorata dal debito quella economica; e che, conseguentemente, gli Usa debbano rinunciare a quell'unilateralismo monetario con cui nel passato hanno regolato sul proprio polmone il respiro economico d'Europa, Asia e Sud America. Insomma, la Cina vuole il posto che le spetta la tavolo del potere mondiale. Anzi, gioca d'anticipo proponendo un "mondo monetario" alternativo, col dollaro spodestato. Per farlo, si affida a Zhou Xiaochuan, governatore della sua Banca centrale, che in un saggio (pubblicato sul sito della Banca medesima) disegna una riforma del sistema monetario internazionale che abbandona l'uso di una moneta nazionale come valuta di riserva globale. Sarebbe il tramonto dell'impero del dollaro e del potere degli Usa di essere il dominus (in cambio però garantiscono la sicurezza del capitalismo globale) delle relazioni monetarie internazionali. Scrive infatti Zhou Xiaochuan: «Un'auspicabile riforma del sistema monetario internazionale consiste nel creare una valuta di riserva internazionale separata dalla moneta delle singole economie nazionali e capace di rimanere stabile a lungo, così da rimuovere le deficienze strutturali insite nell'uso come valuta di riserva di unità monetarie nazionali». Zhou Xiaochuan naturalmente, che così recupera una vecchia idea di Keynes, sa che essa è debole perché una moneta, seppure di ottima fattura tecnica, senza basi politiche "resta sui libri". Tant'è che gli Usa, nel secondo dopoguerra all'apice del potere, imposero il dollaro. Tuttavia, il governatore della Banca centrale cinese, nel puntare alto, sottolinea un dato geostrategico preciso: ed è che gli Stati Uniti hanno perso il potere per usare il dollaro come "arma unilaterale"; serve , all'opposto, un regime di partnership tra Pechino e Washington. E qui pure Eurolandia potrebbe tessere un po' di tela con il Celeste Impero.

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pena di morte in calo nel mondo ma non in cina, iran e arabia (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA Pena di morte in calo nel mondo ma non in Cina, Iran e Arabia ROMA. C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008.

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Obama: Dai G20 regole più forti sulla finanza (sezione: Globalizzazione)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRISI. Appello del presidente ai partner Obama: «Dai G20 regole più forti sulla finanza» WASHINGTON Le banche e le istituzioni finanziarie non devono più poter assumere rischi che ricadono poi sulle spalle della collettività. Né in America, né nel resto del mondo. È questo il messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato l'amministrazione americana: dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente Barack Obama anche ai partner internazionali, in vista del G20 di Londra del 2 aprile. «AZIONI AUDACI DAL G20». In una vera e propria offensiva mediatica, nella sua seconda conferenza stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali un articolo, Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone ai partner internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al «protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente assicura che gli Usa sapranno «uscire dall'attuale recessione», e che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se occorrerà la «pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale. Ammette tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di regole per le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a questo sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo scoperto di ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno in discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15 manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità. EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3 , solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo, potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus del 2008 in segno di «solidarietà» nei confronti del settore, rinuncia che gli è costata qualche milione di euro, visto che l'anno scorso aveva incassato 1,39 milioni di euro, contro i 14 milioni del 2007. Ai consiglieri di amministrazione della banca l'anno scorso sono andati 4,48 milioni di euro, l'86,5% in meno rispetto al 2007.

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Pur nella crisi il Drago è un buy di lungo (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pur nella crisi il Drago è un buy di lungo da Finanza&Mercati del 25-03-2009 RAY PRASAD* Lo Shanghai Composite è il miglior listino del 2009 (+28%). Ma dietro al rimbalzo della Borsa, ci sono forti preoccupazioni: l'economia cinese si trova infatti nel mezzo di un crollo più grande rispetto a quanto previsto, dovuto non solo al calo delle esportazioni, ma anche al rallentamento dei consumi domestici. Tuttavia la Cina appare posizionata meglio di molti altri paesi, nonostante la crescita sia scesa ai livelli più bassi degli ultimi sette anni: da un astronomico del 13% nel 2007, al 9% nel 2008, con una previsione per il 2009 tra il 5-6%, il peggior risultato degli ultimi 20 anni. La produzione industriale ha rallentato, con migliaia di stabilimenti chiusi e milioni di lavoratori emigranti che, dopo aver perso il lavoro, ritornano nelle zone rurali. L'export ha avuto una flessione del 13% nel quarto trimestre 2008; ma sulla frenata pesa di più l'edilizia abitativa, dopo i provvedimenti presi nel novembre 2007 per tenere sotto controllo i prezzi immobiliari. La Cina è però determinata a mantenere un'economia stabile e di rapida crescita - non solo per la sua popolazione ma anche per affermarsi come leader mondiale. Il suo obiettivo nel breve periodo è di aumentare i consumi domestici per controbilanciare la flessione registrata nelle esportazioni. Il Drago ha poi le risorse per realizzare una politica fortemente espansiva: 2 trilioni di dollari in riserve di valuta estera, bilancio statale in pareggio e un basso indebitamento pubblico. Inoltre, l'avanzo della bilancia commerciale ha registrato l'anno scorso una crescita del 50% pari a 457 miliardi di dollari, cui ha contribuito la caduta dei prezzi petroliferi. Anche per questo il sistema bancario cinese è uno dei pochi a non aver subito colpi dal credit crunch mondiale. Grazie ad un tasso di risparmio del 35% - il più alto al mondo - le banche cinesi sono piene di soldi. I «loan to deposit ratios» (parametro di misura che indica le percentuali di copertura dei prestiti fatti dalla banca con utilizzo della liquidità dei correntisti) sono stati introdotti verso la metà degli anni'60 e, da quando le banche sono nazionalizzate, il governo può immettere liquidità nel sistema se lo reputa necessario. Durante gli ultimi mesi, Il governo ha preso parecchi provvedimenti per aumentare la spesa interna: a) 586 miliardi di dollari stanziati per i prossimi due anni per l'edilizia abitativa, progetti su acqua ed energia, aeroporti e ferrovie; b) cinque tagli ai tassi di interesse dal settembre 2008; c) un piano di spesa di 123 miliardi di dollari per la copertura sanitaria totale entro il 2011, d) riduzione dei requisiti per il prestito casa; e) 29 miliardi di dollari stanziati per gasdotti, centrali nucleari e miniere di carbone. Buona parte delle agevolazioni è rivolta alle società dello Stato attive nelle infrastrutture (un terzo della produzione industriale) cui è stato però imposto, come vincolo obbligatorio, di mantenere l'attuale livello di spesa in conto capitale e di occupazione. La crescita economica è del resto indispensabile per la legittimazione del governo comunista: se la crescita dovesse rallentare troppo velocemente, la Cina si ritroverebbe di fronte a proteste peggiori di quelle del 2008, quando i disoccupati hanno manifestato per i salari non pagati. Infine, Pechino deve trovare la misura delle relazioni con l'amministrazione Obama, che ha esordito accusando i cinesi di manipolare lo yuan per aiutare l'export. Dagli Usa potrebbe poi aumentare la pressione sui diritti umani come pure sulla qualità di giocattoli o generi alimentari importati. Senza dimenticare che la Cina è il maggior creditore degli Usa. Per gli investitori a lungo termine, comunque, il momento è propizio: dal 2007 i Forward price-to-earnings multiples sono scesi di 25 volte arrivando nel gennaio 2009 a numeri ad una sola cifra, rara opportunità per entrare in molte società con robuste prospettive di crescita. *Portfolio manager Batterymarch (Legg Mason)

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Geithner e Bernanke al Congresso: Un'altra authority per le non banche (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Geithner e Bernanke al Congresso: «Un'altra authority per le non banche» di Redazione del 25-03-2009 da Finanza&Mercati del 25-03-2009 [Nr. 57 pagina 2] Obama: «Agire presto in questa direzione» No del segretario e della Fed all'idea cinese di moneta alternativa al dollaro «Ogni parte del sistema bancario-ombra deve essere posta sotto supervisione». Lo ha ribadito ieri il premier britannico Gordon Brown all'Europarlamento dove ha presentato le linee di azione inglese per il prossimo G20. Brown ha ribadito la svolta britannica (anche rispetto a quanto da lui stesso sostenuto quanto era Cancelliere dello scacchiere) sul cosiddetto «shadow banking»: «Non è sufficiente promuovere l'autoregolazione, dobbiamo concordare standard internazionali di trasparenza, informazione e remunerazione». Alla globalizzazione devono corrispondere «vincoli morali» cross-border. Per la prima volta, ha aggiunto Brown, c'è un segnale di «inizio della fine dei paradisi fiscali e dei centri offshore». Le regole concordate per i mercati finanziari si applicheranno «a ogni banca, in qualsiasi luogo, sempre senza possibilità di deroga». Brown ha indicato che gli standard di regolazione devono essere «duri» e venire e concordati a livello internazionale. Il premier britannico ha poi ribadito che il monitoraggio sul rispetto degli standard di regolazione della finanza definiti a livello Ue e nel mondo «non va condotto solo in un paese ma in ogni paese». Il Regno Unito conferma così l'opposizione a un livello di vigilanza transfrontaliero da affidare a un'autorità non nazionale ma sopranazionale. Il giorno dopo la presentazione del piano per liberare le banche Usa di 1.000 miliardi di asset tossici, il segretario al Tesoro Timothy Geithner ha chiesto ieri al Congresso americano un'ampia riforma del sistema finanziario. E affiancato dal numero uno della Federal Reserve Ben Bernanke davanti al Comitato dei servizi finanziari della Camera ha reclamato l'introduzione di una «resolving authority» che consenta al governo di «commissariare» le istituzioni finanziarie non bancarie il cui collasso mette a rischio l'intero sistema. Il caso eclatante, e che ha fatto infuriare l'opinione pubblica americana, è ovviamente quello di Aig, con i bonus milionari incassati dai manager del colosso assicurativo; bonus definiti ieri da Bernanke «altamente inappropriati« al punto che il numero uno della Fed ha annunciato che la banca centrale ha avviato un'azione legale per chiederne il rimborso. Il governo, ha detto Geithner, deve poter intervenire anche nel caso di istituzioni non bancarie e assumerne il controllo in caso di grave rischio sistemico mettendole sotto tutela e evitandone un ricorso alla bancarotta dannoso per l'intera economia. La maggior parte dei problemi di Aig, ha ricordato il segretario al Tesoro, sono stati provocati dalle attività della divisione prodotti finanziari, basata a Londra, e che agiva come controparte nella vendita di contratti derivati alle principali istituzioni mondiali. «Questa divisione era un'entità non regolamentata che agiva in mercati non regolamentati», ha detto Geithner. Proprio il fatto che questa divisione non fosse controllata in alcuna maniera e che il governo americano non avesse alcuna autorità di intervenire perché Aig non è un istituto bancario tradizionale, ha costretto Fed e Tesoro a percorrere l'ultima alternativa possibile, cioè fornire maxiprestiti al gruppo per evitarne il collasso. «Un crollo disordinato di Aig rischiava di aggravare e prolungare la recessione in atto», ha detto Geithner che ha aggiunto come il problema allo stadio attuale sia proprio il fatto che non esiste un meccanismo legale per chiudere una finanziaria non bancaria come Aig. In sostanza, i poteri richiesti da Geithner sono simili a quelli della Fdic che ha il potere di assumere la tutela delle banche in gravi difficoltà. A chiarire il concetto di «resolving authority» ci ha pensato ieri il presidente della commissione Barney Frank. «Abbiamo bisogno di dare al governo federale - ha spiegato - un potere che gli consenta di agire nei confronti delle società finanziarie non bancarie allo stesso modo in cui la Fdic fa con le banche». Il presidente Barack Obama ha chiesto ieri al Congresso di muoversi rapidamente sull'authority chiesta da Geithner. Il quale, affiancato da Bernanke, ha infine rigettato l'idea avanzata dalla Cina di una nuova moneta globale che sostituisca il dollaro.

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È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello ... di Redazione del 25-03-2009 da Finanza&Mercati del 25-03-2009 [Nr. 57 pagina 2] «È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello economico e globale». Parola di Sergio Marchionne, ieri a margine dell'assemblea dei soci Sgs. «Poi ci sono le conseguenze. Passata la tempesta, bisogna ripulire. Prima cercavamo di individuare la ferita. Ora l'abbiamo trovata - ha aggiunto l'ad di Fiat - Secondo me nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualcosa negli Usa. Poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta, dove si vedrà qualcosa non prima di fine 2009». Quanto all'andamento della casa di Torino, il mese di marzo sta evidenziando un miglioramento sostanziale per quota e volumi rispetto a febbraio, ma anche rispetto al marzo 2008. «Come abbiamo sempre detto, questi interventi a livello di incentivi avrebbero spronato la domanda e cominciamo a vedere i risultati. Spero che i dati, che ho visto ieri sera, siano in linea con quelli alla fine del mese», ha proseguito il manager, per il quale Fiat è migliorata «anche in Europa, nei Paesi che hanno creato una struttura di eco-incentivi». È malgrado un primo trimestre «strutturalmente debole», il manager italo-canadese («sono bravo, buono, lavoro, non spendo, ma in certi momenti è difficile») ha confermato i target 2009. Sul fronte delle alleanze, dei progetti in Cina non si potrà parlare «fino a quando la domanda non si stabilizza: abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i tempi», ha detto Marchionne senza precisare se dopo il congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel Paese asiatico sarà Guangzhou Automobile («Parliamo veramente con tutti»). Per quanto riguarda l'operazione Chrysler, invece, «è inutile essere ottimisti fino a quando non c'è un annuncio. Il mercato è una scacchiera che si muove alla velocità della luce. Credo che abbiamo fatto il massimo possibile. Non potevamo fare di più. Ho l'animo in pace». Marchionne, ha quindi spiegato che «tutto quello che dovevamo fare riguardo alla proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato parecchio tempo con i commissari. Adesso dipende da loro».

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La Protezione civile ha un quartier generale (sezione: Globalizzazione)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

LA CERIMONIA. Ruolo e struttura del modernissimo centro illustrati ieri mattina dagli amministratori provinciali La Protezione civile ha un quartier generale di Pietro Gorlani Il nuovo quartier generale per la Protezione civile della Provincia è operativo da ieri nel cuore della città, in via Musei 29. Il nome ufficiale è Centro situazioni di protezione civile (Cesi) ed è in grado di monitorare l'intero territorio provinciale e gestire le eventuali emergenze (terremoti, slavine, inondazioni, incendi, ma anche incidenti rilevanti) svolgendo funzione di raccordo tra enti. La tecnologia Telecom ed un moderno gruppo di continuità saranno in grado di assicurare il funzionamento di modernissime apparecchiature informatiche anche in caso di black out elettrico e telefonico. Più che soddisfatto ieri al taglio del nastro l'assessore provinciale alla Protezione Civile Corrado Scolari, affiancato dal presidente della Provincia Alberto Cavalli e dal direttore della Protezione civile della Provincia Gianmaria Tognazzi. «È importante ricordare che questo modernissimo centro ha il compito di prevenire e analizzare le diverse situazioni - ha commentato Scolari -. E' la sintesi del tanto lavoro fatto in questi anni: oggi abbiamo allestito una delle sale operative più moderne d'Italia che potrà dare risposte ancor più efficienti alle richieste del territorio e dei comuni». Più che soddisfatto anche il presidente Cavalli: «Il nostro è un modello che fa scuola a livello nazionale». COSTATO 200mila euro, il Cesi impiega una dozzina di persone tra tecnici e amministrativi e consta di 5 postazioni fisse, altre 2 postazioni staccate, 6 monitor di riferimento e 2 maxi monitor a proiezione sul quale vengono proiettate mappe e immagini satellitari dell'intera provincia. In caso di emergenza saranno sempre garantiti i collegamenti e gli scambi di informazioni con gli enti istituzionali interessati (Comuni, Comunità montane, Prefettura, Regione, Dipartimento della protezione civile). Il Cesi potrà attivarsi per emergenze di tipo «a» (ovvero comunali), di tipo «b» (riguardante la provincia) o di tipo «c» (di livello nazionale). Saranno sempre operative la postazione antincendio boschivo (gestione e coordinamento del volontariato durante le operazione di spegnimento degli incendi), la postazione Polizia provinciale (raccordo con le attività svolte dalla Polizia provinciale), la postazione viabilità (gestione viabilità provinciale), la postazione volontariato (coordinamento delle organizzazioni di volontariato iscritte all'albo provinciale). LE ALTRE DUE postazioni restano libere e da destinare in base alle caratteristiche dell'emergenza. In tempo di normalità il Cesi svolgerà attività di monitoraggio, di raccolta dati e di aggiornamento di tutte le informazioni rilevanti, compresa la raccolta di tutti i piani di protezione civile comunali, l'aggiornamento del piano di emergenza provinciale ma anche il monitoraggio in tempo reale dei dati idropluviometrici (ovvero le precipitazioni cadute nelle diverse zone della provincia).

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Marchionne, ripresa negli Usa a partire dal secondo semestre (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Mercati Globali data: 25/03/2009 - pag: 10 autore: Marchionne, ripresa negli Usa a partire dal secondo semestre «È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello economico e globale. Passata la tempesta, bisogna ripulire. Prima cercavamo di individuare la ferita. Ora l'abbiamo trovata». È quanto ha dichiarato ieri Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat, parlando a Ginevra al termine dell'assemblea degli azionisti della società svizzera Sgs, di cui è presidente. «Secondo me nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualche segnale di ripresa negli Usa. Poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta», dove miglioramenti concreti non si vedranno «non prima di fine 2009». Per quanto riguarda l'accordo con Chrysler, Marchionne ha sottolineato che il management Fiat ha fatto «il massimo possibile. Tutto quello che dovevamo fare riguardo alla proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato parecchio tempo con i due commissari nominati. Abbiamo spiegato in maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da loro». Quanto all'espansione in Cina del Lingotto, il manager italo-canadese ha voluto spiegare perché la Fiat ha congelato l'intesa con il gruppo locale Chery Automobiles: «Fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può parlare» di progetti in Cina. «Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i tempi», ha aggiunto Marchionne, che non ha voluto precisare se il nuovo partner di Fiat sarà Guangzhou Automobile. «Parliamo con tutti, veramente con tutti» ha sottolineato. Il numero uno del Lingotto ha ribadito di essere fiducioso sui risultati 2009 del gruppo torinese. «Abbiamo annunciato soltanto una stima per quest'anno: oltre 1 miliardo di margine operativo. E, da quello che ho visto finora, è un target raggiungibili». Marchionne ha aggiunto che il primo trimestre «sarà debole, a gennaio i mercati sono scesi di oltre il 20%». A Ginevra era presente anche il ceo di Exor, Carlo Sant'Albano, che è stato eletto membro del board di Sgs. Sant'Albano ha spiegato che Exor ha cassa ma aspetta più chiarezza sul mercato per portare a termine acquisizioni. «Continuiamo a guardare tante cose ma bisogna aspettare un momento», ha fatto sapere Sant'Albano. Per quanto riguarda i conti Sgs, la società elvetica ha chiuso il 2008 con un bilancio record: fatturato in crescita del 10,2% a 4,8 miliardi di franchi, mentre l'utile ante imposte è salito del 34,8% a 933 milioni.

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dobbiamo difendere il "made in italy" (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 17 - Udine Dobbiamo difendere il "Made in Italy" Dibattito di FERDINANDO CESCHIA * La Safilo, prospettando ridimensionamenti e tagli occupazionali negli stabilimenti friulani di Precenicco e Martignacco, ripropone in maniera drammatica due dirompenti questioni di fondo che navigano da tempo nelle nebbie dell'irrisolto: le delocalizzazioni e le sorti macilente del marchio "Made in Italy". Un binomio che altrove ha già prodotto desertificazioni, vedi il tessile in Toscana, e che nelle nostre aree ha lasciato il segno più recente e conosciuto con il caso della De Longhi in Alto Friuli, qualche anno fa. Una linea sottile, a volte quasi impercettibile, separa le scelte di internazionalizzazione, di apertura cioè di stabilimenti produttivi di aziende italiane all'estero, non alternativi o sostitutivi di quelli in Italia, attuate per "avvicinarsi" a mercati ritenuti in allettante espansione, dalle delocalizzazioni, intese come trasferimento completo di impianti e produzione dal nostro Paese all'estero. Sottile la linea di demarcazione perché in troppi casi la prima finisce per agire da battistrada per la seconda, stante il divario ampio di costi fiscali, contrattuali, previdenziali, retributivi, sociali, energetici e ambientali offerti altrove, ai quattro angoli del mondo, a prezzi umani imparagonabili. Quante e quali aziende italiane abbiano passato il confine nazionale con armi e bagagli, per fare cosa e in che modo, non è spesso statisticamente rinvenibile con certezza, per mancanza di tracciabilità e per riservatezze malriposte. Venere venne e se ne andò, direbbero le antiche scritture. Occorre premettere che mediamente i Paesi in via di sviluppo hanno bassi costi, ma non hanno apparati industriali come i nostri. La Cina invece, ultima grande frontiera per facili affari, può esibire, come fattori attrattivi, entrambi. Una mescolanza ad altissimo potenziale. Chi teme il gigante asiatico lo accusa di avere sommerso i mercati con le sue merci, ignorando che il 60% delle esportazioni cinesi deriva da investimenti stranieri e da scelte non occasionali: i cinesi fanno ciò che l'Occidente ha chiesto loro di fare, né più né meno. Anche in ragione di un elemento che fa rapidamente giustizia di un luogo comune diffuso: non è vero che il più popoloso Paese del mondo sia anche quello con i maggiori consumi. I cinesi producono quello che gli chiediamo di fare, ma consumano quello di cui hanno bisogno, prevalentemente e scontatamente il "Made in China", cosa che l'entrata nel Wto difficilmente potrà invertire. Quanto poi alle importazioni, la Cina ha prevalentemente bisogno, più che di beni di consumo, di macchinari avanzati e tecnologia. Cose di cui l'Italia dispone. La Cina si è candidata a essere il maggior produttore del "Made in Italy" fuori dell'Italia, forando da parte a parte l'intercapedine che separa il legale dall'illegale, l'autorizzato dal non autorizzato, dovendosi registrare che l'85% dei prodotti contraffatti e fermati alle frontiere europee proviene da quel Paese Quest'ultimo, confidando in tassi di crescita mostruosi, assume il monopolio planetario delle materie ferrose, acquisisce giganti dell'informatica e dell'industria petrolifera Usa, influenza gli equilibri di pressoché tutti gli altri Paesi industrializzati del pianeta, per non parlare del ruolo sui mercati finanziari. Le recenti tempeste che hanno coinvolto questi ultimi, con grande ritardo, hanno evidenziato i limiti di una concezione dei mercati che traduce il termine "globale" con libertà assoluta, con mancanza di regole e vincoli, e hanno messo in corsa timidi tentativi di controtendenza, assimilabili all'impronunciato termine di "protezionismo". Non così in Italia, costretta a combattere su due fronti, uno interno e l'altro esterno alla Comunità europea. Dalla fine degli anni 90 infatti si è consumata una battaglia controcorrente e per molti versi paradossale, stante l'affermarsi di tesi che attribuivano alle politiche di marchio nazionale (particolarmente le nostre), così come alla difesa delle quote di produzione, la funzione di indebolire l'Europa, mettendo in soggezione gli Stati partners più recenti. L'Italia, non potendo contare sul possesso delle materie prime, è Paese trasformatore, che dal primo dopoguerra, a partire dal mondo della moda, ha attribuito all'etichetta "Made in Italy" il ruolo di messaggero di una cultura, di un sapere e di un saper fare, di una qualità, di un pregio estetico, di un'originalità irripetibile. Diventa molto difficile spiegare perché, attraverso mille percorsi, un prodotto possa vantarsi di essere italiano e possa essere pagato per questo "valore" specifico, se non è fatto in Italia. Artificiose piroette possono bypassare questo presupposto fondamentale, attribuendo agli italiani il solo segmento dell'incollatura di un'etichetta. Qualche zelante di turno, per risparmiare tempo, potrà risparmiarci questo scarnissimo passaggio, chiudendo il cerchio prima di passare la frontiera, come già verificato nel caso delle sedie di Manzano. Difendere il "Made in Italy", ritornando nell'alveo di ciò che questo deve significare, è tutt'altro che una battaglia di retroguardia, per evitare di passare da autori o attori protagonisti, a quello di insalutati ospiti. * segretario generale Uil provinciale di Udine

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Obama ai G20: stop alla finanza selvaggia (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 25 Marzo 2009 PRIMAPAGINA Pagina 1 CRISI. Il leader Usa chiede «misure audaci» Obama ai G20: stop alla finanza selvaggia Maggiori controlli da parte del governo americano su tutte quelle società finanziarie che non siano banche, come fondi speculativi, fondi di private equity e grandi gruppi assicurativi. È questo l'obiettivo di Obama, anticipato prima da un articolo del Washington Post e poi confermato in una conferenza stampa dallo stesso presidente Usa. La necessità di «una cornice di regole per le istituzioni finanziarie», compresi gli hedge fund, è sottolineata anche nella lettera aperta indirizzata ai partner del G20 in vista del vertice a Londra di inizio aprile. Obama, assicurando che gli Stati Uniti «usciranno da questa recessione» chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» proponendo «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza» e rinuncia al «protezionismo». Intanto il segretario al Tesoro, Geithner, e il presidente della Fed, Bernanke, dicono «no» alla super-moneta internazionale, proposta dalla Cina.2  

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Obama: Dai G20 regole più forti sulla finanza (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 25 Marzo 2009 NAZIONALE Pagina 2 CRISI. Appello del presidente ai partner Obama: «Dai G20 regole più forti sulla finanza» «No» Usa alla supermoneta La Bce: «Taglieremo i tassi» WASHINGTON Le banche e le istituzioni finanziarie non devono più poter assumere rischi che ricadono poi sulle spalle della collettività. Né in America, né nel resto del mondo. È questo il messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato l'amministrazione americana: dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente Barack Obama anche ai partner internazionali, in vista del G20 di Londra del 2 aprile. «AZIONI AUDACI DAL G20». In una vera e propria offensiva mediatica, nella sua seconda conferenza stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali un articolo, Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone ai partner internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al «protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente assicura che gli Usa sapranno «uscire dall'attuale recessione», e che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se occorrerà la «pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale. Ammette tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di regole per le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a questo sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo scoperto di ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno in discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15 manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità. EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3 , solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo, potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus del 2008 in segno di «solidarietà» nei confronti del settore, rinuncia che gli è costata qualche milione di euro, visto che l'anno scorso aveva incassato 1,39 milioni di euro, contro i 14 milioni del 2007. Ai consiglieri di amministrazione della banca l'anno scorso sono andati 4,48 milioni di euro, l'86,5% in meno rispetto al 2007.  

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In Cina si vive in una situazione di terrore legalizzato (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

In Cina si vive in una situazione di terrore legalizzato Classifica. 2.390 uccisi nel 2008, quasi il doppio rispetto all'anno prima. Bielorussia eccezione in Europa. Il 72% nella Repubblica Popolare, lugubre primatista inseguita da Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. In America però - anche per risparmiare - è forte la tentazione di scegliere l'ergastolo. Anche altrove le condanne latitano. A Pechino no, e il macabro rito ha modalità agghiaccianti. Colpo alla nuca e le famiglie non sanno nulla. di Eugenio Buzzetti Pechino. Sono state 2.390 le esecuzioni capitali del 2008, secondo il calcolo di Amnesty International. Un dato in netto aumento rispetto al 2007, quando il numero di giustiziati era di 1.252. Il rapporto dell'organizzazione umanitaria evidenzia anche un altro aspetto: il 72% delle condanne è stato commesso in Cina, Paese che guida la classifica del ricorso al boia con 1.718 esecuzioni certificate. Sempre nel 2008 sono state emesse 8.864 sentenze di condanna a morte in 52 Paesi del mondo. Se il dato positivo dell'ultimo rapporto è che nel 2008 sempre meno Stati hanno fatto ricorso alla pena di morte, solo 25 dei 59 che ancora la contemplano nel loro ordinamento legislativo, il numero dei condannati evidenzia come in alcune parti del mondo non ci sia alcun progresso sull'abolizione della pena capitale. In prima posizione per il ricorso alla pena di morte è l'Asia, con ben undici Stati in cui ci sono state esecuzioni lo scorso anno: Afghanistan, Bangladesh, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore, Vietnam e, ovviamente, Cina. Dietro il gigante asiatico, c'è la regione mediorientale e nord-africana con 508 condanne, lo scorso anno, 346 delle quali in Iran, dove si ricorre anche alla lapidazione e all'impiccagione. Più contenuto il bilancio in Arabia Saudita, dove i condannati dello scorso anno sono stati 102, generalmente tramite decapitazione pubblica, seguita, poi, in alcuni casi, la crocifissione. Neppure l'Europa è aliena alla pena di morte con quattro esecuzioni certificate in Bielorussia, l'ultimo Stato non democratico del continente. Gli Stati Uniti d'America hanno poi giustiziato 37 persone nel 2008, la maggior parte delle quali in Texas. Nell'Africa sub-sahariana si sono contate ufficialmente solo due esecuzioni, ma le condanne sono state almeno 362, con un peggioramento della situazione dovuto alla ripresa delle esecuzioni in Liberia anche per reati legati al terrorismo, alla rapina e al dirottamento. «La buona notizia - ha affermato Irene Khan, segretario generale di Amnesty International - è che le esecuzioni sono portate avanti da un numero ristretto di Paesi, il che significa che stiamo andando incontro a un mondo sempre più libero dalla pena di morte». Il dato forse più interessante che si può evidenziare dal rapporto di Amnesty International è che cinque Paesi al mondo detengono il 93% delle esecuzioni dello scorso anno: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. In casi come quello cinese, inoltre, il numero ufficiale dei prigionieri giustiziati non corrisponde con il numero reale delle persone messe a morte, dal momento che le informazioni sulle condanne a morte e sulle esecuzioni resta un segreto di Stato. Lo stesso sito del gruppo umanitario, come quello di altre organizzazioni internazionali, è soggetto, in Cina, alla censura preventiva da parte dei funzionari che si occupano della gestione della rete internet. Proprio in queste ore la Cina è alle prese con problemi interni legati al dissenso e ai rapporti con il Dalai Lama, che il 10 marzo scorso ha celebrato i suoi cinquanta anni di esilio in India con un discorso molto duro nei confronti di Pechino. I tibetani, assieme agli uiguri dello Xinjiang, sono tra le etnie più colpite dal pugno di ferro di Pechino: il gruppo umanitario International Campaign for Tibet ha calcolato che nell'ultimo anno sono stati oltre 1.200 i tibetani scomparsi. Il governo cinese ha plaudito alla decisione del governo sudafricano di non concedere il visto d'ingresso al Dalai Lama che era atteso, assieme ad altri premi Nobel, per una conferenza a Johannesburg, sulla pace. A esprimere la soddisfazione del governo cinese è il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Qin Gang, che ha affermato che sempre più Paesi ora cominciano a comprendere le ragioni cinesi nei confronti del Tibet. E con il triste primato dei tre quarti delle esecuzioni capitali nel mondo, la Cina si conferma un'autentica macchina di morte o, per utilizzare un termine degli osservatori di Amnesty International, una macchina di «terrore legalizzato». Oltre alle esecuzioni senza garanzia di un giusto processo, l'organizzazione umanitaria denuncia infatti l'aumento dei casi di percosse e torture dei detenuti cinesi. Inoltre le condanne, spiegano da Amnesty, vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell'esecuzione né sul luogo di sepoltura, anche ai famigliari più stretti. 25/03/2009

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La crisi tra mercato e statalismo (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 25 Marzo 2009 ECONOMIA Pagina 36 La crisi tra mercato e statalismo Sono passati sei mesi dall'inizio (ufficiale) della crisi e si è passati dallo sbalordimento iniziale ad una migliore conoscenza sulla natura, gravità e origine di quella che tutti considerano oramai la più grave crisi dell'economia dal '29 ad oggi. Anzi la globalizzazione ha portato in pochi mesi a scenari che solo alcuni anni fa sarebbero stati scambiati per fantaeconomia. Non è che nessuno non avesse previsto che un'economia americana indebitata non potesse provocare problemi che si sarebbero estesi a tutto il mondo industrializzato, ma, è stato notato, c'era chi pensava che piovesse e che problemi gravi potessero derivare dal peso crescente della Cina e invece è scoppiato un incendio innescato dagli Usa. Ora è convinzione comune che il sistema vada riformato, il problema è «come» riformarlo. Tutti i paesi industrializzati si trovano di fronte al dilemma di dover prendere decisioni che, anche se corrette, richiederebbero tempo e l'urgenza di intervenire subito per combattere dissesti aziendali e disoccupazione, con prevedibili problemi di ordine pubblico. Purtroppo la gravità della crisi impone, soprattutto per gli interventi immediati, diversi comportamenti tra paese e paese, e l'area più debole è l'Europa che nonostante i vertici non ha una linea comune al di là delle dichiarazioni di facciata; ognuno deve fare da sé e, anche se paradossale, è bene che sia così per le differenze che si sono venute creando tra i paesi europei negli ultimi dieci anni. Inoltre esiste una differenza tra i paesi storici fondatori dell'Europa a partire dal nazionalismo economico della Francia, mentre i paesi dell'Europa dell'Est vivono una crisi aggravata dal fatto che gran parte degli investimenti sono finanziati da aziende che hanno la loro sede fuori dai loro confini. Ma quanto è profonda la crisi? Rispondere a questa domanda vorrebbe dire un po' meglio come e quando se ne uscirà; purtoppo nessuno possiede una risposta, mentre si discute se i provvedimenti presi più o meno da capire tutti, almeno in termini qalitativi non quantitativi, cambino la natura profonda dell'economia e della società passando dal mercato allo statalismo assistenziale che quasi tutti negano a parole ma praticano nei fatti spinti dall'urgenza. Non si può presumere che si esca dalla crisi se nonne escono gli Usa, quindi è lì che bisogna guardare. Basta pensare che le banche americane hanno ricevuto 448 miliaridi di dollari ma il credito è bloccato, operazioni analoghe sono avvenute in quasi tutti i paesi europei con stessi risultati. Da noi nessuna banca e fallita o è stata nazionalizzata e l'intervento del governo è stato il più tempestivo con i cosiddetti Tremonti bond. Le banche italiane hanno causato meno danni; prudenti prima figurarsi oggi in piena crisi crisi e questo si sta rivelando un danno per il mondo delle imprese. Da qui le proteste di Confindustria parzialmente accolte dal governo. Altri interventi sono stati decisi per gli ammortizzatori sociali, per chi resta senza lavoro. Non si vede cosa si possa fare di più ricordando che l'alto debito pubblico, accumulato dalla disinvolta politica degli anni Settanta. C'è irrisolto da sempre il problema di un'alta evasione fiscale.  

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EXPORT VINICOLO ITALIANO 2008 SI CHIUDE UN ANNO DIFFICILE -7% IN VOLUME E +2% IN VALORE (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 25 Marzo 2009 EXPORT VINICOLO ITALIANO 2008 SI CHIUDE UN ANNO DIFFICILE -7% IN VOLUME E +2% IN VALORE Andrea Sartori: “Se guardiamo il contesto internazionale e quello che è accaduto ai nostri vicini di casa francesi oppure agli australiani, non possiamo certo lamentarci” Si chiude un anno difficile per il vino italiano sui mercati internazionali. Come era ampiamente prevedibile, visto l’andamento al ralenti intrapreso sin da gennaio e registrato dall’Istat, il 2008 chiude con il segno meno sul fronte export, a 17,8 milioni di ettolitri, per una variazione negativa del 7%. In leggera crescita invece i valori, saliti del 2% a 3,6 miliardi di euro. Male il segmento dello sfuso, precipitato del 16% a volume, mentre l’imbottigliato contiene il calo a -4% per un fatturato stabile a 2,8 miliardi. Segni meno in questo segmento sia per i vini da tavola (bianchi -4% e rossi -10%) sia per i Doc-docg (bianchi -4%, rossi -8%). In gran spolvero il comparto spumanti, che archivia l’ennesimo anno di grazia, con aumenti in volume del 15%, a 1,4 milioni di ettolitri, e valori su dell’11%, a poco meno di mezzo miliardo. È soprattutto l’Unione europea il mercato su cui soffriamo di più: in un anno il saldo è negativo per il 10% a volumi, mentre i Paesi terzi tengono, con un +2%. In Europa stentano la Germania, il primo acquirente di vini italiani a volume, che con i 5,6 milioni di ettolitri importati nei 12 mesi segna un calo del 10%, la Francia (-27%), l’Austria (-25%), la Danimarca (-6%). Stabile a volumi il Regno Unito (-1%), seconda piazza per il nostro vino, mentre soffrono gli Stati Uniti, terzo mercato a volume (-2%) e primo a valore con quasi 800 milioni di euro di fatturato (-4%). Fra gli altri grandi acquirenti, stabile a volumi la Svizzera (-1%), in leggera ripresa il Canada (+2%) e a doppia velocità la performance della Repubblica Ceca, che a un calo in volume del 3% affianca una crescita a valori del 13%. Sui mercati di “seconda fascia”, invece, volano le performance della Russia (+36% a volume e +12% a valore), che si attesta come 12° piazza per il nostro vino; bene il Giappone (+6%), la Polonia (+10%), Svezia e Norvegia, mentre in grossa sofferenza sono l’Ungheria, che ha praticamente dimezzato gli acquisti, e la Slovacchia (un terzo). A un Brasile in calo del 2% da contraltare un Messico in piena espansione (+34%), mentre sul mercato asiatico, a Cina e Corea che “prendono fiato” (+1% e -1%) e a un’India in crisi (-17%) fanno da contrappeso le spettacolari performance registrate sulle piazze di Hong Kong (+29%) e Singapore (+17%). Segnaliamo infine la crescita esplosiva registrata sul mercato degli Emirati Arabi, con volumi aumentati del 50% e valori più che raddoppiati. “Chiudiamo un anno difficile – spiega Andrea Sartori, presidente di Unione Italiana Vini – in cui comunque il nostro prodotto ha tenuto le posizioni guadagnate in passato. Se guardiamo il contesto internazionale e quello che è accaduto ai nostri vicini di casa francesi, specialmente negli Usa e in particolare con lo Champagne, oppure agli australiani, che per la prima volta in 15 anni hanno dovuto mettere il segno meno sui loro bilanci, non possiamo assolutamente lamentarci. Certo, è anche vero che quelli che vengono definiti a torto come ‘nuovi competitor’, ovvero Stati Uniti, Argentina, Cile e Sudafrica, hanno approfittato di questo anno di transizione per erodere quote di mercato ai produttori europei. La sfida per quest’anno e per i prossimi, se la crisi non darà segni di cedimento, sarà quella di essere sempre più competitivi, alzando la qualità media dei nostri prodotti e soprattutto comunicando di più e meglio le valenze del vino italiano. I fondi messi a disposizione dalla nuova Ocm per la promozione del nostro vino - conclude Sartori - sono un’occasione unica, che non va sprecata in mille iniziative particolari e a volte concorrenziali tra loro. Forse sarà proprio la crisi a renderci per una volta più uniti in nome di un obiettivo comune, ovvero la salvaguardia di un prodotto che pur in un anno difficile è l’unico nel panorama dell’agroalimentare italiano a segnare un saldo import-export fortemente in attivo (+3,3 miliardi di euro)”. . <<BACK

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GORDON BROWN AL PARLAMENTO EUROPEO: UNA RISPOSTA GLOBALE A UNA CRISI GLOBALE SOTTOLINEATO IL RUOLO DA LEADER CHE DEVE PRENDERE L'UE (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 25 Marzo 2009 GORDON BROWN AL PARLAMENTO EUROPEO: UNA RISPOSTA GLOBALE A UNA CRISI GLOBALE SOTTOLINEATO IL RUOLO DA LEADER CHE DEVE PRENDERE L´UE Strasburgo, 25 marzo 2009 - Presentando i temi che saranno discussi al G20 di Londra, il Primo Ministro britannico, Gordon Brown, ha sottolineato il ruolo da leader che deve prendere l´Ue per rispondere alla crisi globale con una soluzione globale, inclusa la lotta ai paradisi fiscali, senza tralasciare la lotta ai cambiamenti climatici e il sostegno ai paesi più poveri del pianeta. I leader dei maggiori gruppi hanno accolto con favore il suo intervento, mentre gli altri non hanno lesinato critiche. Nell´aprire il dibattito, il Presidente Pöttering ha sottolineato come il prossimo G20 di Londra offra l´opportunità ai leader mondiali di collaborare a un obiettivo comune che consenta l´immediato ripristino della stabilità economica e una ripresa a lungo termine. Il vertice, ha proseguito, dovrà accordarsi sulle politiche macroeconomiche e sulle strutture regolamentari che possono farci uscire dall´attuale crisi e instaurare un migliore e più sostenibile quadro per il futuro. Dichiarazione del Primo ministro britannico - Il Primo ministro britannico, Gordon Brown, ha ricordato che «oggi possiamo godere di un´Europa di pace e unità che sarà correttamente annoverata tra i migliori traguardi umani raggiunti e che rappresenta un faro di speranza per il mondo intero». Nessuno, ha aggiunto, può mettere in dubbio che «oggi, dopo tanti anni di cooperazione e pace, siamo più forti e al sicuro insieme di quanto lo fossimo mai stati separatamente». Ha anche affermato che ora «non ci sono una vecchia e una nuova Europa, bensì una sola Europa, che è la nostra casa». Si è quindi detto orgoglioso di come la Gran Bretagna sia un paese «non sulla scia dell´Europa ma decisamente nella sua corrente principale» e si è rallegrato della ratifica del trattato di Lisbona da parte del parlamento britannico. In Europa, ha proseguito, siamo al posto giusto per condurre il mondo contro le sfide della globalizzazione, in quanto abbiamo raggiunto «il più importante e grande mercato unico mondiale», «la più ampia struttura di protezione ambientale», «il più grande programma di aiuti nel mondo» e «la più ampia struttura di protezione sociale mondiale». Sottolineando poi che «tutta la nostra esperienza a livello di Unione europea ci ha insegnato che la libertà, il progresso economico e la giustizia sociale o avanzano insieme oppure non avanzano per nulla», ha rilevato che «il benessere ha poco valore se va solo a vantaggio dei più abbienti». Ha quindi espresso il desiderio di discutere su come l´applicazione di questi valori potrebbe aiutare l´Europa e il mondo nelle «quattro grandi sfide della globalizzazione»: instabilità finanziaria, degradazione ambientale, estremismo e le minacce per la sicurezza nonché l´aumento della povertà nel mondo. «Il nostro sistema economico globale non si è solamente sviluppato ma è stato distorto in maniera contraria ai valori che proclamiamo e sosteniamo in altri ambiti delle nostre vite», ha aggiunto, osservando come la globalizzazione non abbia solo varcato i confini nazionali, ma anche «le nostre frontiere morali». Occorre pertanto portare nel mercato i valori quali l´onestà, la responsabilità, la correttezza e il valore del duro lavoro - «virtù che non vengono dal mercato, bensì dal cuore». Ha poi auspicato che l´Europa si assuma un ruolo centrale nella sostituzioni del «Washington Consensus» con «un nuovo consensus per la nostra epoca». Respingendo il protezionismo in quanto rappresenta «la politica del disfattismo, del ritiro e del timore e, in definitiva, non protegge affatto», ha rilevato la necessità di introdurre cambiamenti nei sistemi bancari mondiali, cooperare nella creazione di standard globali per la regolamentazione finanziaria e immettere risorse nell´economia per sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro. Ma ha anche chiesto «la fine dei paradisi fiscali», sostenendo che le nuove regole andranno applicate «a tutte le banche, dovunque e sempre, senza opt-out per il sistema bancario ombra e senza rifugi da nessuna parte del mondo per gli evasori fiscali». Ha poi rilevato che ogni stimolo fiscale e monetario all´economia «può raddoppiare l´efficacia in ogni paese se adottato da tutti». A suo parere, al contempo occorre prendere urgenti e ampie misure per «costruire una ripresa a basso carbonio e rendere sostenibili le nostre economie attraverso investimenti nell´efficienza energetica, l´espansione delle fonti rinnovabili e dell´energia nucleare, la cattura del carbonio, lo sviluppo di reti intelligenti e la commercializzazione di veicoli elettrici e con basse emissioni di carbonio». Assicurando che i paesi dell´Europa centrale ed orientale non saranno abbandonati nel momento del bisogno, ha auspicato una riforma del Fondo Monetario Internazionale in cui siano maggiormente rappresentati i paesi emergenti e che sia dotato del doppio delle risorse attuali per poter aiutare i paesi che affrontano difficoltà. Inoltre, l´Fmi non dovrà solo reagire alle crisi, bensì prevenirle. La necessità di mantenere l´aiuto ai paesi più poveri è stato uno degli altri temi affrontati dal Primo ministro, il quale ha sottolineato come milioni di bambini stiano morendo a causa della crisi mondiale. Ha quindi ripetuto il suo ben noto appello al mondo affinché «la povertà appartenga al passato». Infine, ha sottolineato l´importanza della cooperazione Ue-usa su tutti i fronti (inclusi clima, sviluppo, Medio oriente, lotta al terrorismo, riduzione degli arsenali nucleari, ecc. ), affermando che i risultati di tale cooperazione sarebbero «più lavoro, più affari, più commercio, in quanto insieme possiamo affrontare le più grandi sfide del nostro tempo». Dichiarazione della Commissione José Manuel Barroso ha anzitutto rilevato che il G20 di Londra rappresenterà una pietra miliare della risposta globale alla crisi globale, dicendosi sicuro che sarà coronato dal successo. Ha quindi ricordato che l´iniziativa per una risposta internazionale coordinata è stata presa dall´Ue e che, pertanto, sull´Unione grava «una particolare responsabilità» nel processo del G20. Il Presidente ha anche sottolineato che, a Londra, l´Unione si presenterà unita e «con un messaggio comune». Si attenderà risultati concreti quanto allo «stimolo dell´economia mondiale e alla regolazione di tutti gli attori finanziari, dalle banche agli hedge funds, fino a nuove norme sulle agenzie di rating». Ha infatti sottolineato che è necessario sia stimolare l´economia sia migliorare la normativa, «respingendo tutte le forme di nazionalismo e protezionismo economico» e fornendo il sostegno ai paesi in via di sviluppo. Più in particolare, a suo parere occorre sostenere la domanda. In proposito, ha rilevato che se l´Ue ha già fornito uno sforzo fiscale vicino al 4% del Pil, occorre ora attuare vigorosamente il piano di ripresa economica, al fine di riattivare i crediti, garantire l´occupazione, migliorare la formazione professionale, nonché continuare a investire nella produttività e la competitività. Riguardo ai mercati finanziari, il Presidente ha affermato che «nessun prodotto finanziario, nessuna istituzione e nessun mercato dovrà essere esentato dalla regolamentazione». Abbiamo bisogno di regole «affinché i mercati funzionino meglio finanziando posti di lavoro e investimenti». Solo così, ha precisato, «si potrà ripristinare la fiducia» e, in tale ottica, «l´etica dei sistemi finanziari è una precondizione». Al riguardo, ha citato le prossime iniziative della Commissione riguardo agli hedge funds e alle private equity, nonché a un sistema di supervisione europeo. Ha poi sottolineato la necessità di definire regole globali e, in tale quadro, di collaborare con gli Usa. L´occupazione, ha proseguito Barroso, «è la priorità numero uno» e, in proposito, ha ricordato che a maggio si terrà un Vertice dedicato a questo tema volto a far emergere idee, fondi e azioni in questo senso. Interventi in nome dei gruppi politici Per Joseph Daul (Ppe/de, Fr), la prima lezione da trarre dalla crisi è che «le economie sono ora talmente interconnesse che delle soluzioni nazionali sono diventate impensabili». Le difficoltà venute dagli Usa, a causa dell´assenza di regole, «si sono propagate a macchia d´olio», ha aggiunto. L´europa deve quindi parlare con una sola voce per difendere i suoi interessi comuni e anche «essere abbastanza forte per trascinare le economie regionali verso una nuova crescita». Accennando a quanto fatto dall´Ue, con l´impulso di Sarkozy, per «rimettere ordine nel sistema finanziario che ha perso la bussola», ha rilevato che «solidarietà e responsabilità sono due principi importanti dell´Europa» e che, pertanto, occorre essere pronti ad aiutare gli Stati membri che affrontano maggiori difficoltà. Anticipando gli appelli della sinistra a favore di una maggiore Europa sociale e una maggiore protezione, il leader popolare ha sottolineato che «questi slogan semplicisti - che consistono nello spendere soldi che non si hanno - sono gli stessi che hanno portato al fallimento delle politiche degli anni ´80 in molti paesi europei». Ha poi posto in luce che «è questa economia di mercato che ha aumentato del 40% il reddito medio dei cittadini negli ultimi 40 anni», mentre dall´altra parte del muro di Berlino «i popoli hanno conosciuto la sorte che conosciamo». Sostenere le banche «è stato necessario», ha proseguito, «ma non è sufficiente». La nostra preoccupazione, ha spiegato, «deve essere la solidarietà verso coloro che perdono il posto di lavoro e che hanno difficoltà alla fine del mese». Ed è solo con la crescita, dando agli imprenditori l´ambiente economico e fiscale adatto, «che si potranno ritrovare la fiducia e i posti di lavoro». In tale contesto, ha rilevato che il programma europeo di 400 miliardi «ci aiuterà a sormontare la crisi, permetterà di generare nuovi investimenti, rafforzerà la domanda e, di conseguenza, sosterrà la crescita e creerà occupazione». Inoltre, il mercato unico rappresenta un´importante leva, «mentre il protezionismo non potrà che aggravare la situazione». Per questo, ha detto rivolgendosi al Primo ministro britannico, «bisogna evitare di avallare slogan quali "posti di lavoro britannici per lavoratori britannici"». E, in proposito, ha affermato di aver fiducia nella Commissione «affinché sia garantito alle imprese di poter operare in un mercato libero e leale». Ha poi concluso sostenendo che la priorità deve essere di «istituire una nuova architettura finanziaria globale, con maggiore stabilità, supervisione e, soprattutto, trasparenza» Martin Schulz (Pse, De) ha sottoscritto appieno il discorso del Primo Ministro, sottolineando come sia stato «coraggioso» e abbia fornito «una descrizione brillante delle necessità dei nostri tempi». Ha poi aggiunto che «il minimo che ci si possa aspettare da un presidente di un gruppo politico del Parlamento europeo è che conosca la differenza tra protezionismo e protezione sociale», osservando come il Presidente Sarkozy «sappia forse qualcosa sul protezionismo, ma non sappia niente della protezione sociale». A suo parere, il fatto che il Primo Ministro Brown abbia deciso di presentare all´Aula l´agenda del G20 dimostra che il Parlamento europeo è ora un vero forum di politica internazionale e multinazionale. Il leader socialdemocratico ha poi aggiunto che «non è stata l´ingordigia a essere decisiva, bensì il modo in cui il sistema ha consentito all´ingordigia di espandersi» e, ora, «il radicalismo liberale ha fallito. Occorrono quindi regole mondiali sui mercati finanziaria e sui paradisi fiscali. Nel sottolineare poi l´importanza di garantire la solidarietà tra gli Stati e tra le persone, ha affermato che i nuovi Stati membri devono poter contare sugli altri. Ha anche auspicato che le rinnovate relazioni con gli Usa aprano la porta alla solidarietà, ammonendo che «chiunque tenti di contrapporre la politica ambientale a quella economica farà un grave errore», visto il potenziale di creazione di posti di lavoro delle misure volte a mitigare il cambiamento climatico. Infine, rivolgendosi a Gordon Brown, ha affermato: «tanto più la destra lotterà contro questi principi, tanto più saprà che sta sulla buona strada». Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha affermato che «per il G20 avete delineato una grande agenda che spazia dalla lotta alla povertà nel mondo, al disarmo nucleare, alla pace in Medio Oriente e vi auguro di avere successo». «Le opportunità di lavorare con l´Amministrazione Obama non dovrebbero essere invalidate da una guerra verbale transatlantica. So che condividiamo quella visione, ma l´America mantiene il suo attaccamento a una regolamentazione minima e la realtà di questa recessione mostra che quelli che hanno ostinatamente ignorato la "bad practice" sono quelli che ora soffrono di più. Inoltre, ha rilevato la necessità di «un´economia nuova e sostenibile che sia custodita in un contratto sociale globale. «L´era dei soldi facili è finita», ha concluso. Brian Crowley (Uen, Ie) ha affermato che, nonostante la crisi finanziaria globale, «non possiamo dimenticare i successi degli ultimi quindici anni». A suo parere, infatti, vi è la necessità di costruire un sistema finanziario basato sui «successi del passato e il riconoscimento dei fallimenti, assicurandoci che si possa tracciare un ambizioso programma per il futuro». Il nuovo sistema finanziario dovrebbe innanzitutto garantire «cose migliori per gli individui, non per i mercati». Monica Frassoni (Verdi/ale, It), in inglese, si è rallegrata della presenza del Primo Ministro, «tenuto conto della poca considerazione che egli ha attribuito per lungo tempo all´Ue e al Parlamento europeo». Si quindi detta fiduciosa che, in seguito, «annuncerà la fine di un paio di opt-out se non addirittura l´entrata del Regno Unito nell´euro». Tuttavia, ha ricordato che il suo governo «era dalla parte sbagliata riguardo a molti dei temi citati - riforme democratiche, questioni sociali, direttiva sull´orario di lavoro e tasse». Continuando in italiano, la leader dei Verdi ha sottolineato che Gordon Brown - con un buon numero di colleghi e con il Presidente Barroso - «è responsabile del fatto che l´Unione europea non dispone degli strumenti di regolamentazione finanziaria e delle politiche fiscali e di bilancio che oggi sarebbero così preziose per permetterci di affrontare la crisi. » È bene ricordarselo, ha insistito, «perché quando si vuole essere credibili nel proporre soluzioni è buona creanza ammettere che prima si era sbagliato». In proposito, ha messo in dubbio la credibilità della «crociata» contro i paradisi fiscali, sostenendo che occorre «smettere di pensare che non è possibile limitare la libera circolazione dei capitali, che non si possono ridirigere in modo virtuoso i milioni di euro sprecati in speculazioni». Ha poi aggiunto che «dobbiamo fermare, non regolare l´azione dei fondi speculativi, e riportare le banche a fare quello per cui sono state inventate in Toscana molti secoli fa: finanziare l´economia reale». A suo parere, non basta quindi rafforzare la sorveglianza dei mercati, ma occorre «ridurre il rendimento di coloro che speculano e ricordarsi che la mafia, oggi, ha a disposizione 120 miliardi di euro nei forzieri dei paradisi fiscali». Inoltre, è necessario «puntare decisamente sulla doppia dichiarazione e sulla doppia trasparenza: chi deposita denaro in un altro paese lo deve dichiarare, mentre le banche che ricevono depositi li devono dichiarare». Rimproverando poi al Primo ministro di aver «speso delle parole forti e commoventi» ma di aver formulato «poche proposte concrete», ha sottolineato che nel Regno Unito solo il 7% degli investimenti vanno a investimenti verdi, mentre la Corea del Sud e la Cina e perfino gli Stati Uniti stanno correndo ad una velocità che le nostre belle parole non potranno coprire». Ha poi rilevato che il Consiglio europeo non si è trovato d´accordo su un fondo per il clima per i paesi in via di sviluppo, nonostante sia evidente che «senza un impegno finanziario importante, Copenaghen è destinato all´insuccesso e con Copenaghen anche le nostre ambizioni di governare i cambiamenti climatici». Ha quindi concluso affermando: «Nice speech, mister Brown, but what are you ready to do, really?». Condannando «una volta per tutte» il modello al di là del muro di Berlino, Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) ha sottolineato che, in tale contesto, «la tentazione era troppo forte di allentare le briglie a un capitalismo senza limiti», come ha fatto l´Ue. I padri di questo nuovo modello e i loro successori, ha aggiunto, «sono stati superati da una creatura diventata indomabile». Ma per uscire da una crisi «così esistenziale» occorre prima rimettersi in causa. In proposito, ha citato la soddisfazione di Barroso dopo il Consiglio europeo e l´affermazione di Silvio Berlusconi secondo cui l´Ue "è un corpo sano attaccato da un virus". Le rare autocritiche, ha invece rilevato, sono venute dal mondo economico. Ha però riconosciuto che il Primo Ministro britannico ha fatto un accenno di mea culpa sul proprio atteggiamento durante la crisi asiatica di dieci anni orsono. A suo parere, «il dogma applicato nel corso degli ultimi vent´anni ha fallito in maniera spettacolare». Per tale motivo «coloro che hanno pomposamente annunciato il G20 come un nuovo Bretton Woods dove si rifonderebbe il capitalismo, o anche lo si moralizzerebbe, hanno ingannato i nostri concittadini». Ha quindi concluso avallando lo slogan scelto da un sindacato per una manifestazione a Londra: "mettere prima la gente". Nigel Farage (Ind/dem, Uk) ha accusato Brown di non aver tenuto fede alla promessa di indire un referendum sul trattato di Lisbona, affermando che così ha «svalutato la democrazia». Ha poi sottolineato che «una chiara maggioranza degli inglesi chiede che si istaurino buone relazioni e il libero commercio con l´Unione europea, ma non desidera far parte di questa unione politica». Ha infine invitato gli europei a decidere del proprio destino, piuttosto che ciò sia fatto «da parlamenti come questo o come Westminster». Replica del Primo ministro britannico - A conclusione del dibattito, il Primo ministro britannico ha sottolineato tre punti. Innanzitutto, «è importante che il mondo faccia fronte comune contro questa crisi» e l´Europa ha già mostrato la via con alcune misure pratiche. In secondo luogo, la cooperazione globale deve riguardare non soltanto gli istituti bancari ma anche la politica fiscale e il commercio: «abbiamo bisogno che il commercio globale sia libero e imparziale». Infine, «per giungere a soluzioni globali su problemi globali ci vogliono solide istituzioni globali». Da ultimo, rilevando che il mondo è cambiato da quanto le attuali strutture mondiali furono istituite negli anni ´40, ha sottolineato che la lezione da trarre da questa crisi è che «in un´economia globale, i problemi sono globali e richiedono soluzioni globali e ciò richiede di modellare istituzioni globali». E l´Europa deve prenda la guida nella revisione del sistema. . <<BACK

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no youtube (sezione: Globalizzazione)

( da "Centro, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 8 - Attualità NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

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l'impronta che ogni uomo lascia sull'ambiente nell'ultimo numero de "i quaderni di alveare" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XIX - Palermo La rivista L´impronta che ogni uomo lascia sull´ambiente nell´ultimo numero de "I Quaderni di Alveare" è uscito il quinto numero della rivista quadrimestrale "I Quaderni di Alveare", un´iniziativa editoriale che si muove nell´ambito delle attività dell´Istituto Arrupe. Un numero dedicato all´ambiente, con diversi approfondimenti: Giuliana Martirani, docente di Geografia economica e studiosa della globalizzazione, analizza l´«impronta ecologica»: quanto, cioè, ognuno di noi pesa sulla natura in base al proprio stile di vita. Sfogliare la rivista (diretta da Nino Alongi, edita da Palumbo) può essere un modo per documentarsi e aggiornarsi sulla situazione ambientale italiana e, in particolare, siciliana, poiché gli autori dei vari articoli spaziano tra vari argomenti: crescita, decrescita e sviluppo non violento, scelta di uno stile di vita eco-sostenibile, sostenibilità dell´agricoltura biologica, incendi boschivi, poli petrolchimici, fonti energetiche, rifiuti e riciclaggio. Su quest´ultimo tema - definito «questione scottante ed attualissima per l´intero Paese» - è da segnalare l´articolo di Tecla Cicale, Fabio Montagnino e Giuseppe Notarstefano, La filiera del "riciclaggio" dei rifiuti in Sicilia.

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Il j'accuse di Amnesty: il boia parla ancora cinese (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il j'accuse di Amnesty: il boia parla ancora cinese MARINA MASTROLUCA A prendere per buone le cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il rapporto annuale di Amnesty international registra 2390 esecuzioni, contro le 1252 dell'anno precedente, e 8864 nuove condanne emesse in 52 Paesi contro le 3347 del 2007. Quel che è cambiato in realtà è soprattutto la capacità di raccogliere un maggior numero di dati sull'enorme buco nero della giustizia cinese. Perché è Pechino a determinare le «quotazioni» del patibolo, quest'anno come in quelli precedenti. Il 72 per cento delle condanne eseguite si registrano in Cina: 1718 detenuti giustiziati nel 2008, per quel che è stato possibile sapere, ma si possono ragionevolmente ipotizzare cifre più alte. La cattiva notizia, per dirla con Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International, sta qui. In questi numeri che nascondono nomi di uomini e donne in carne ed ossa mandati al patibolo. Impiccati, lapidati, decapitati, persino crocefissi - in Arabia Saudita - o più asetticamente spediti all'altro mondo con un'igienica iniezione letale. In Cina, racconta l'Independent, la paura dell'Aids sta cancellando l'esecuzione con il colpo secco alla nuca, a favore di bus della morte che attraversano il Paese per somministrare dove occorre cocktail velenosi endovena. Ma c'è anche una buona notizia, che dà invece il senso di una tendenza positiva. E non solo perché l'Assemblea generale dell'Onu ha voluto confermare con una seconda votazione nel dicembre scorso la moratoria già decisa nel 2007. Il dato positivo è che tra i 59 Paesi che ancora mantengono la pena di morte sono 25 quelli che la continuano ad applicare. E sono cinque - Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa - quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una «buona notizia» per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008 Uzbekistan e Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente abolizionisti (92), mentre 10 Stati mantengono la condanna capitale solo per reati eccezionali. Salgono da 33 a 36 i Paesi abolizionisti di fatto, come vengono definiti quelli dove non vengono eseguite condanne a morte da almeno 10 anni. Anche dagli Stati Uniti, praticamente soli nell'intero continente ad emettere sentenze capitali, arriva un dato relativamente positivo. Le esecuzioni sono state 37 - la maggior parte nel Texas dei Bush - contro le 42 dell'anno precedente: è il numero più basso registrato dal 1995, mentre il rilascio di 4 condannati ha riportato in primo piano il dibattito sul rischio di mandare a morte innocenti. In calo anche le sentenze capitali in Pakistan, passate da 135 a 36. LE CATTIVE NOTIZIE La pena di morte è ormai stata bandita dall'Europa, dove rimane la sola Bielorussia: una macchia in un continente che ha rinunciato al patibolo, tanto più grave per l'opacità del processo che conduce un detenuto alla morte. In Bielorussia i prigionieri e i loro familiari non sono informati sulla data dell'esecuzione e il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia. Quattro le esecuzioni nel 2008, 400 stimate dal '91. Il numero più alto di esecuzioni si concentra in Asia, sono 11 i Paesi che ancora ricorrono al boia, e in Medio Oriente. L'Iran difende il suo record negativo, con 346 detenuti giustiziati, tra questi anche 8 che erano minorenni all'epoca del reato. In Arabia Saudita sono stati 102. Nell'Africa subsahariana si contano invece solo due esecuzioni, contro 366 nuove condanne, anche se la Liberia ha fatto dietro front reintroducendo la pena capitale. Non è solo questione di numeri. Amnesty denuncia che la condanna a morte spesso segue un processo iniquo e che più spesso sentenza capitali colpiscono i più poveri e le minoranze etniche e religiose. Sale il numero delle esecuzioni nel 2008 ma è sempre più concentrato in pochi Paesi: il 72% nella sola Cina. Il rapporto di Amnesty international. Nel mondo tende a consolidarsi la moratoria della pena capitale.

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A prendere per buone le cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

A prendere per buone le cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il rapporto annuale di Amnesty international registra 2390 esecuzioni, contro le 1252 dell'anno precedente, e 8864 nuove condanne emesse in 52 Paesi contro le 3347 del 2007. Quel che è cambiato in realtà è soprattutto la capacità di raccogliere un maggior numero di dati sull'enorme buco nero della giustizia cinese. Perché è Pechino a determinare le «quotazioni» del patibolo, quest'anno come in quelli precedenti. Il 72 per cento delle condanne eseguite si registrano in Cina: 1718 detenuti giustiziati nel 2008, per quel che è stato possibile sapere, ma si possono ragionevolmente ipotizzare cifre più alte. La cattiva notizia, per dirla con Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International, sta qui. In questi numeri che nascondono nomi di uomini e donne in carne ed ossa mandati al patibolo. Impiccati, lapidati, decapitati, persino crocefissi - in Arabia Saudita - o più asetticamente spediti all'altro mondo con un'igienica iniezione letale. In Cina, racconta l'Independent, la paura dell'Aids sta cancellando l'esecuzione con il colpo secco alla nuca, a favore di bus della morte che attraversano il Paese per somministrare dove occorre cocktail velenosi endovena. Ma c'è anche una buona notizia, che dà invece il senso di una tendenza positiva. E non solo perché l'Assemblea generale dell'Onu ha voluto confermare con una seconda votazione nel dicembre scorso la moratoria già decisa nel 2007. Il dato positivo è che tra i 59 Paesi che ancora mantengono la pena di morte sono 25 quelli che la continuano ad applicare. E sono cinque - Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa - quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una «buona notizia» per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008 Uzbekistan e Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente abolizionisti (92), mentre 10 Stati mantengono la condanna capitale solo per reati eccezionali. Salgono da 33 a 36 i Paesi abolizionisti di fatto, come vengono definiti quelli dove non vengono eseguite condanne a morte da almeno 10 anni. Anche dagli Stati Uniti, praticamente soli nell'intero continente ad emettere sentenze capitali, arriva un dato relativamente positivo. Le esecuzioni sono state 37 - la maggior parte nel Texas dei Bush - contro le 42 dell'anno precedente: è il numero più basso registrato dal 1995, mentre il rilascio di 4 condannati ha riportato in primo piano il dibattito sul rischio di mandare a morte innocenti. In calo anche le sentenze capitali in Pakistan, passate da 135 a 36. LE CATTIVE NOTIZIE La pena di morte è ormai stata bandita dall'Europa, dove rimane la sola Bielorussia: una macchia in un continente che ha rinunciato al patibolo, tanto più grave per l'opacità del processo che conduce un detenuto alla morte. In Bielorussia i prigionieri e i loro familiari non sono informati sulla data dell'esecuzione e il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia. Quattro le esecuzioni nel 2008, 400 stimate dal '91. Il numero più alto di esecuzioni si concentra in Asia, sono 11 i Paesi che ancora ricorrono al boia, e in Medio Oriente. L'Iran difende il suo record negativo, con 346 detenuti giustiziati, tra questi anche 8 che erano minorenni all'epoca del reato. In Arabia Saudita sono stati 102. Nell'Africa subsahariana si contano invece solo due esecuzioni, contro 366 nuove condanne, anche se la Liberia ha fatto dietro front reintroducendo la pena capitale. Non è solo questione di numeri. Amnesty denuncia che la condanna a morte spesso segue un processo iniquo e che più spesso sentenza capitali colpiscono i più poveri e le minoranze etniche e religiose.

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Il creativo che anticipò la globalizzazione delle arti (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il creativo che anticipò la globalizzazione delle arti L'epoca dell'immagine ha tra i suoi inventori Jean Paul Goude: nato in Francia nel 1940, è stato art designer di riviste - da «Esquire» al supplemento illustrato di «Le Monde» -, inventore di personaggi come Grace Jones, ha realizzato le campagne pubblicitarie di Kodak, Chanel, Citroen. JEAN-PAUL GOUDE DISEGNATORE, FOTOGRAFO, REGISTA CREATORE DI IMMAGINI Chi è

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Io, provocatore con le immagini sfido l'inconscio collettivo (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Io, provocatore con le immagini sfido l'inconscio collettivo» Creativi Parla l'uomo che ha «inventato» Grace Jones e capovolto la nozione moderna di pubblicità «Sono un puritano attratto dal mistero e dal peccato» LUCA DEL FRA Sgrana gli occhi Jean-Paul Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza che paradossalmente richiamano le sue, e poi molto interdetto comincia dicendo: «Le idee cambiano con il tempo: una volta Spike Lee mi disse che se qualcuno da giovane lo avesse chiamato "black" invece che "negro", probabilmente gli avrebbe dato un pugno...». Francese di nascita, trasferitosi a New York fine anni '60, Goude diviene presto l'art director di una rivista di tendenza come Esquire. Il periodico è stato per lui un mezzo per inventarsi creatore di immagine e immagini. Alla fine dei '70 trasforma la sua fidanzata, una divetta della disco music, in una icona rockpop: Grace Jones. Nei primi anni '80, in uno spot per jeans, immortalò un mondo di persone di razze diverse, con vestiti molto colorati e che giocano tra loro: una delle campagne più copiate della storia della pubblicità. In un altro suo spot un uomo combatte con la sua ombra per il possesso di una bottiglia di profumo tra le drammatiche movenze della Danza dei cavalieri di Prokof'ev. La sua consacrazione nel 1989 con la fluviale parata a Parigi per il bicentenario della Rivoluzione, da lui curata per il governo francese. Un tragitto esemplare dai '60 ai '90 quello di Goude, proprio nell'inventare quel mondo interetnico, colorato e multiculturale, tribale e pop, che negli anni '80 ha cominciato a spopolare. Nei lavori di Goude stupisce come gruppi etnici e sociali disparati siano esaltati attraverso immagini che pur basandosi su stereotipi, ne ribaltano la valenza simbolica. È il caso dei glutei prominenti dei neri, un simbolo negativo per i manuali nazifascisti sulla difesa della razza negli anni '30, mentre nelle immagini di Goude prendono una valenza del tutto diversa. «Nel mio lavoro - dice - cerco sempre di provocare con le immagini: "Pensi sia brutto? Allora guarda: invece è bello". Estetica è una parola che non mi piace, bellezza ancora meno: chiamiamola armonia. Perché la maggior parte del genere umano considera la Venere di Milo bella? Quasi che l'inconscio collettivo voglia stabilire una regola d'oro. Non mi convince». Allora il suo è un atteggiamento politico? «Forse etico: ma bisogna stare attenti. Sono nato nel 1940, in Europa c'erano le leggi razziali: nella mia giovinezza il modello femminile era ancora la donna bianca, bionda, occhi chiari, grandi tette niente sedere. Al contrario fin da giovane ero attratto da corpi scuri, muscolosi con forme pronunciate e occhi allungati. Forse a spingermi c'è anche una attrazione sessuale». Altro che attrazione, Goude: lei con le sue immagini ha flirtato con sensualità, erotismo e pornografia. Perché? «Perché sono un puritano e come molti puritani sono attratto dal peccato, dal suo mistero. Quando mi innamorai di Grace Jones volevo stare con lei per capire, scoprire cosa ci fosse dietro il fascino di quella donna. E poi è venuto il resto». In un suo ciclo di foto sul ballo del 1975 ritrae i neri, i portoricani, i bianchi e i gay e non è che i bianchi facciano una gran bella figura: era attratto dalle culture allora considerate diverse, e ancora oggi rifiutate da molti? «In quelle foto la figura dei più democratici la fanno i gay, perché sono di tutti i colori e razze. Ero interessato da quelle culture, ma in quelle foto sulla danza mi interessava anche un secondo livello: e cioè che i neri non ballano meglio o peggio dei portoricani o dei bianchi, ma lo fanno molto diversamente. È inutile che si ostinino a cercare di fare degli arabesque...». Tuttavia lei truccò deliberatamente la foto di Grace Jones proprio mentre fa un arabesque: e le correzioni fotografiche sono una cosa che ha sempre fatto. Vuole cambiare la natura? «Serve all'immagine, alla sua stilizzazione e forse mi viene spontaneo perché nasco come disegnatore: il problema è cercare di colpire l'inconscio con un'idea estetica, sì, ho sempre cercato di dare una risposta mia. Negli anni '90 bisognava ammirare Claudia Schiffer, allora vi dò Farida Khelfa: araba, islamica, dura, sempre incazzata e con un coltello nascosto negli abiti». È il cosiddetto stile beur (arabo-francese) e che lei ha lanciato, mentre con Jones ha inventando una donna giamaicana che sembrava un uomo, cantava anche in francese in una strana miscela di stili musicali. Non è globalizzazione anche questa? «Forse sì, ma allora le globalizzazioni sono due. Oggi le grandi aziende vogliono vendere al mondo. Pensano: cosa vuole la gente povera quando compra Dior? Vuole Parigi, e allora pelle bianca, occhi chiari, capelli biondi eccetera. Il mio modo di pensare è diverso: posso essere globale nei miei territori». Lei è stato tra i creatori di una cultura pop di grande diffusione: oggi molte persone cercano di assomigliare alle sue immagini di 20 o 30 anni fa. Come definisce il suo lavoro? «Tra arte e artigianato: l'arte propone qualcosa di unico, con una forte impronta personale del creatore. L'artigianato produce oggetti in serie e più spersonalizzati. Ecco, ho cercato di inventare prodotti con qualcosa di unico e legato alla mia personalità: da giovane pensavo che un giorno me ne avrebbero reso merito, ma ora credo sia stata una battaglia persa». Intervista a Jean-Paul Goude

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Sgrana gli occhi Jean-Paul Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza c... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sgrana gli occhi Jean-Paul Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza che paradossalmente richiamano le sue, e poi molto interdetto comincia dicendo: «Le idee cambiano con il tempo: una volta Spike Lee mi disse che se qualcuno da giovane lo avesse chiamato "black" invece che "negro", probabilmente gli avrebbe dato un pugno...». Francese di nascita, trasferitosi a New York fine anni '60, Goude diviene presto l'art director di una rivista di tendenza come Esquire. Il periodico è stato per lui un mezzo per inventarsi creatore di immagine e immagini. Alla fine dei '70 trasforma la sua fidanzata, una divetta della disco music, in una icona rockpop: Grace Jones. Nei primi anni '80, in uno spot per jeans, immortalò un mondo di persone di razze diverse, con vestiti molto colorati e che giocano tra loro: una delle campagne più copiate della storia della pubblicità. In un altro suo spot un uomo combatte con la sua ombra per il possesso di una bottiglia di profumo tra le drammatiche movenze della Danza dei cavalieri di Prokof'ev. La sua consacrazione nel 1989 con la fluviale parata a Parigi per il bicentenario della Rivoluzione, da lui curata per il governo francese. Un tragitto esemplare dai '60 ai '90 quello di Goude, proprio nell'inventare quel mondo interetnico, colorato e multiculturale, tribale e pop, che negli anni '80 ha cominciato a spopolare. Nei lavori di Goude stupisce come gruppi etnici e sociali disparati siano esaltati attraverso immagini che pur basandosi su stereotipi, ne ribaltano la valenza simbolica. È il caso dei glutei prominenti dei neri, un simbolo negativo per i manuali nazifascisti sulla difesa della razza negli anni '30, mentre nelle immagini di Goude prendono una valenza del tutto diversa. «Nel mio lavoro - dice - cerco sempre di provocare con le immagini: "Pensi sia brutto? Allora guarda: invece è bello". Estetica è una parola che non mi piace, bellezza ancora meno: chiamiamola armonia. Perché la maggior parte del genere umano considera la Venere di Milo bella? Quasi che l'inconscio collettivo voglia stabilire una regola d'oro. Non mi convince». Allora il suo è un atteggiamento politico? «Forse etico: ma bisogna stare attenti. Sono nato nel 1940, in Europa c'erano le leggi razziali: nella mia giovinezza il modello femminile era ancora la donna bianca, bionda, occhi chiari, grandi tette niente sedere. Al contrario fin da giovane ero attratto da corpi scuri, muscolosi con forme pronunciate e occhi allungati. Forse a spingermi c'è anche una attrazione sessuale». Altro che attrazione, Goude: lei con le sue immagini ha flirtato con sensualità, erotismo e pornografia. Perché? «Perché sono un puritano e come molti puritani sono attratto dal peccato, dal suo mistero. Quando mi innamorai di Grace Jones volevo stare con lei per capire, scoprire cosa ci fosse dietro il fascino di quella donna. E poi è venuto il resto». In un suo ciclo di foto sul ballo del 1975 ritrae i neri, i portoricani, i bianchi e i gay e non è che i bianchi facciano una gran bella figura: era attratto dalle culture allora considerate diverse, e ancora oggi rifiutate da molti? «In quelle foto la figura dei più democratici la fanno i gay, perché sono di tutti i colori e razze. Ero interessato da quelle culture, ma in quelle foto sulla danza mi interessava anche un secondo livello: e cioè che i neri non ballano meglio o peggio dei portoricani o dei bianchi, ma lo fanno molto diversamente. È inutile che si ostinino a cercare di fare degli arabesque...». Tuttavia lei truccò deliberatamente la foto di Grace Jones proprio mentre fa un arabesque: e le correzioni fotografiche sono una cosa che ha sempre fatto. Vuole cambiare la natura? «Serve all'immagine, alla sua stilizzazione e forse mi viene spontaneo perché nasco come disegnatore: il problema è cercare di colpire l'inconscio con un'idea estetica, sì, ho sempre cercato di dare una risposta mia. Negli anni '90 bisognava ammirare Claudia Schiffer, allora vi dò Farida Khelfa: araba, islamica, dura, sempre incazzata e con un coltello nascosto negli abiti». È il cosiddetto stile beur (arabo-francese) e che lei ha lanciato, mentre con Jones ha inventando una donna giamaicana che sembrava un uomo, cantava anche in francese in una strana miscela di stili musicali. Non è globalizzazione anche questa? «Forse sì, ma allora le globalizzazioni sono due. Oggi le grandi aziende vogliono vendere al mondo. Pensano: cosa vuole la gente povera quando compra Dior? Vuole Parigi, e allora pelle bianca, occhi chiari, capelli biondi eccetera. Il mio modo di pensare è diverso: posso essere globale nei miei territori». Lei è stato tra i creatori di una cultura pop di grande diffusione: oggi molte persone cercano di assomigliare alle sue immagini di 20 o 30 anni fa. Come definisce il suo lavoro? «Tra arte e artigianato: l'arte propone qualcosa di unico, con una forte impronta personale del creatore. L'artigianato produce oggetti in serie e più spersonalizzati. Ecco, ho cercato di inventare prodotti con qualcosa di unico e legato alla mia personalità: da giovane pensavo che un giorno me ne avrebbero reso merito, ma ora credo sia stata una battaglia persa».

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no youtube (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Venezia, La" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Sardegna, La)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 11 - Attualità NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

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no youtube (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino di Padova, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 9 - Attualità NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

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nasce un marchio per tutelare la pietra del cardoso (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

RIUNIRà TRE AZIENDE Nasce un marchio per tutelare la Pietra del Cardoso STAZZEMA. Si è formalmente costituito il Consorzio della Pietra del Cardoso, che vede unite tre delle quattro aziende dell'area in cui si estrae il pregiato materiale. «L'obiettivo - spiega il presidente Marco Farina - è sviluppare la promozione e la valorizzazione della Pietra, unica al mondo e tipica esclusivamente del Cardoso, attraverso quella del territorio». Sarà stabilito un protocollo che andrà a certificare la qualità della Pietra del Cardoso e, soprattutto, la sua originalità, garantita attraverso un marchio. «Si aumenterà la tutela di un prodotto tipico del Cardoso - prosegue Farina - che ad oggi vanta molte imitazioni e in troppi casi altri marmi vengono spacciati anche all'estero per Cardoso». Sono sei le cave in cui si estrae; di queste quattro hanno aderito al consorzio, di proprietà delle aziende Barsanti srl, Migliorini e Bertacchi, Filiera del Cardoso. Il mercato della Pietra è ampio: in Italia è adoperata e venduta specialmente in Toscana, all'estero negli Usa e in Gran Bretagna. Ma si stanno aprendo nuovi orizzonti: «Recentemente abbiamo avviato affari con architetti del Kazakistan e dell'Azerbaigian, interessati ad utilizzarla anche per edilizia pubblica. In Cina, invece, sarebbero molto interessati all'acquisto dei blocchi: questa è una logica di mercato che non ci interessa, vogliamo tutelare ed incrementare la filiera. Il prodotto sarà estratto e lavorato qui: la certificazione del consorzio riguarderà tutti i passaggi, non solo la provenienza». Un aspetto, questo, incoraggiante, anche perché attualmente l'indotto della Pietra del Cardoso riguarda circa 150 dipendenti, 55 dei quali occupati direttamente nelle cave e nei laboratori. «La nostra idea è di collaborare in sinergia con le amministrazioni locali, provinciali e regionali per far conoscere e valorizzare la Pietra, anche attraverso manifestazioni artistiche e fieristiche - prosegue Farina -: perché non realizzare uno showroom proprio al Cardoso?». Il sindaco Michele Silicani e il vice Maurizio Verona accolgono con entusiasmo il Consorzio. «Si è applicata con grande intelligenza la capacità imprenditoriale delle tre aziende - dice Silicani -. è fondamentale la loro intenzione di valorizzare la filiera». Verona annuncia un importante convegno che si svolgerà venerdì a Levigliani: «Si parlerà di turismo e commercio e verranno illustrate alle aziende le opportunità per reperire fondi pubblici». Simone Tonini

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Protezione civile, dopo due anni arriva la sede (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Riccia Protezione civile, dopo due anni arriva la sede RICCIA Il gruppo della locale Protezione Civile avrà la sua sede dopo due lunghi anni di richieste all'ente comunale. Il presidente dell'associazione Nicola Fanelli con grande soddisfazione ha informato la cittadinanza che a breve i soci potranno ritrovarsi in una sala dell'ex convento di Piazza Umberto I. Per il momento la sede sarà aperta a tutti coloro che lo vogliono maggiormente di pomeriggio e la sera. Sugli orari di apertura si dovrà ancora decidere. Ad oggi sono circa 30 le persone che sono iscritte alla Protezione Civile, tutte riccesi, e molte sono le donne che hanno deciso di collaborare. Il presidente ha anche informato i presenti che tutti i soci avranno a disposizione anche le divise e che il logo con la dicitura «Protezione Civile - Città di Riccia». MCM

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Un'azione da 30 cent (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRISI GLOBALE STATI UNITI Dopo il piano disintossicante, il Tesoro chiede nuove regole per la finanza Un'azione da 30 cent Dopo lo scandalo dei bonus stellari, il governo di Washington auspica un'ampia riforma dei sistemi di controllo della finanza americana, che ha trascinato gli Usa e il mondo in una crisi senza precedenti dal '29. Ma i repubblicani insorgono. In Cina, la Banca centrale del popolo propone di adottare una moneta di riserva diversa dal dollaro, mentre alcuni paesi latinoamericani ne vorrebbero una di scambio locale Matteo Bosco Bortolaso NEW YORK Dopo il piano «disintossicante» illustrato lunedì, è la volta delle regole per la finanza a stelle e strisce. Ieri il segretario del tesoro Timothy Geithner ha invitato il Congresso a varare una «ampia riforma dei sistemi di controllo» di quel sistema finanziario americano che ha trascinato gli Usa e il mondo in una crisi che non ha precedenti dal Ventinove. Geithner ha lasciato sul tavolo della commissione finanze della Camera qualche idea: per esempio, «limiti appropriati alle politiche di assunzione del rischio» per le società il cui fallimento metterebbe a rischio il sistema finanziario. «La legislazione proposta - ha continuato il ministro del tesoro - riempirà buchi significativi nelle attuali regole della finanza per le istituzioni che non sono banche» e che sfuggono al controllo dell'amministrazione. Il problema è emerso drammaticamente con il caso Aig, il colosso assicurativo salvato con i soldi dei contribuenti americani. Nonostante gli aiuti di stato, i manager della Aig si sono pagati bonus dorati, come da contratto. Rabbia e furore popolare a non finire: ad alcuni dirigenti d'azienda sono arrivate minacce di morte. E il governo di Washington si è trovato con le mani legate davanti allo scandalo dei bonus stellari. Solo il procuratore generale dello stato di New York, Andrew Cuomo, è riuscito a convincere alcuni manager, due giorni fa, a restituire i soldi, che il Senato avrebbe voluto tassare con un'aliquota del 90%. Ieri Ben Bernanke, capo della Federal reserve, è intervenuto all'audizione in parlamento assieme a Geithner, difendendo l'idea di regole più stringenti: «Se un'agenzia avesse avuto uno strumento simile lo scorso 16 settembre, quando il governo è intervenuto su Aig, la società assicurativa sarebbe potuta passare sotto protezione», ha detto. Le linee guida della proposta non sono chiarissime. Chi sarà il controllore? Ascoltando Geithner, verrebbe da pensare allo stesso Tesoro. Bernanke, invece, non ha chiarito quale agenzia governativa dovrebbe occuparsi della regolamentazione. Per avere più dettagli bisognerà aspettare il disegno di legge vero e proprio, che potrebbe essere presentato alla commissione finanze della Camera già martedì prossimo. Il partito Repubblicano, intanto, ha già promesso battaglia. John Boehner, leader di minoranza alla Camera, ha bollato la proposta del segretario del Tesoro come «una richiesta per accaparrarsi potere senza precedenti». Prima di avere semaforo verde dai repubblicani, ha promesso Boehner, «ci sarà un lungo dibattito per capire qual è l'interesse del segretario e perché vuole questi poteri». Per Obama e Geithner non sono giornate semplici. Nei talk show c'è già chi dice che la Casa Bianca democratica sta affrontando «il suo momento-Katrina», che è stato uno dei momenti più bassi dell'amministrazione Bush. Ieri i repubblicani in commissione hanno messo sotto torchio il segretario del Tesoro. E il New York Times, così come aveva già fatto il premio Nobel per l'economia Paul Krugman, ha bocciato il piano per liberarsi dei cosiddetti asset tossici. Il programma, ha scritto il quotidiano nella pagina degli editoriali, assomiglia «ad una completa socializzazione delle perdite, con ben poco valore che va ai contribuenti». Il New York Times sostiene che il piano Geithner parte da assunti sbagliati. Ad esempio, dall'idea che gli asset tossici riprenderanno valore, cosa che non è scontata. Per di più, continua l'editoriale, «grazie ai sussidi governativi gli investitori offriranno un prezzo più vicino a quello che vorrebbero le banche disastrate». Adesso, invece, alcuni investitori offrono trenta centesimi, ad esempio, per azioni da un dollaro, ricevendo ovviamente un rifiuto da parte degli istituti di credito. Il giornale sottolinea che, visto che gli investimenti governativi saranno massicci, lo Stato - e di conseguenza chi paga le tasse - saranno esposti parecchio a possibili perdite. Meglio sarebbe stato, conclude il Times, analizzare attentamente la situazione distinguendo tra gli istituti di credito insolventi e quelli in salute. In questo modo, «si potrebbero licenziare i dirigenti delle banche che non funzionano, prendere atto delle perdite, eliminare gli azionisti e poi il governo potrebbe decidere come intervenire».

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Pechino affonda il dollaro e vuole una nuova moneta (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CINA/USA Pechino affonda il dollaro e vuole una nuova moneta Maurizio Galvani Dopo che il premier Wen Jiabao si era detto preoccupato per gli investimenti cinesi negli Stati uniti, il governatore della banca centrale del Popolo Zhou Xiaochuan ha proposto di adottare una moneta di riserva diversa dal dollaro. In verità Zhou Xiaochuan non ha detto che la divisa di riferimento Sdr (diritto speciale di prelievo) dovrà sostituire il biglietto verde ma il suo intervento sul sito della banca - scritto in cinese e tradotto in inglese - lascia la porta spalancata a questa interpretazione. Del resto, già una settimana fa, la Russia ha chiesto una riforma dell'ordine valutario mondiale basato sul dollaro e la moneta statunitense è stata sostituita in parte - come moneta di scambio - sia a Cuba, sia in Venezuela che in Iran come in altri paesi del Golfo (questi ultimi, timorosi che una caduta del dollaro possa contrarre le entrate petrolifere). La posizione assunta dalla Cina ha un rilievo importantissimo poiché Pechino detiene 736 miliardi di dollari del debito Usa (ha superato il Giappone che detiene 634 miliardi di tresaury bond) e perché la proposta viene avanzata a pochi giorni dal vertice del G20 che si terrà a Londra all'inizio di aprile. Inoltre, mostra come la Cina vuole orientare i suoi investimenti: le riserve monetarie che detiene ammontano a 1.950 miliardi di dollari. Il vice-governatore della banca centrale del Popolo, la signora Hu Xiaolian, giorni fa ha messo fine a tutte le polemiche riaffermando che «la Cina continuerà a comprare titoli Usa anche in un prossimo futuro». Tuttavia la proposta di una nuova divisa - sottoforma di diritti speciali di prelievo controllati dall'Fmi - fa avanzare il dubbio che il governo Pechino voglia sganciarsi dagli obblighi che lo legano all'andamento del dollaro. A metà febbraio, il viaggio del nuovo segretario di stato Hillary Clinton ancora una volta è stato dominato dalla questione legata a rapporti di cambio dollaro/yuan. Gli Stati uniti hanno sempre richiesto un apprezzamento del renminbi (yuan) per far fronte ai rapporti commerciali favorevoli a Pechino. Il governo ha operato, nel corso del tempo, più ritocchi e si è adoperato per la lotta alla contraffazione economica che l'amministrazione Bush gli aveva sempre rimproverato. Cambiato il leader alla Casa Bianca, molti vecchi problemi rimangono sul tappeto e ora sono aggravati dalla grave situazione economica internazionale. La moneta di riferimento Sdr fu proposta nel 1969 quando si voleva sostenere il regime dei cambi fissi stabilito a Bretton Woods, dopo la Seconda guerra mondiale. Però la fine della convertibilità dollaro/oro sancita dal presidente Nixon nel 1971 ne fece cadere la loro utilizzazione: il rapporto tra le monete diventò sempre più flessibile e volatile. La Cina ora propone gli Sdr sostenendo, forse strumentalmente, un ruolo più centrale dell'Fmi. Non sarà facile riorganizzare l'intero sistema internazionale basato sul dollaro anche se di fatto si aggiungono altre realtà che vogliono una moneta più solida del biglietto verde. E alcuni paesi latinoamericani (ad esempio: Brasile, Argentina, Venezuela) chiedono di adottare una moneta locale di scambio.

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Dalle conquiste coloniali alla logica di potenza nella globalizzazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

SCAFFALI Dalle conquiste coloniali alla logica di potenza nella globalizzazione I testi dedicati all'imperialismo sono tanti e potrebbero riempire una biblioteca, annoverando «Imperialismo, fase suprema del capitalismo» di Lenin, «Il capitale finanziario» di Rudolf Hilferding, gli scritti di Rosa Luxemboug e gli scritti di Eric Hobsbawm, da «Il secolo breve a «L'età degli imperi». La «logica di potenza» è invece il tema che ha accompagnato l'analisi dei comportamenti statali nella globalizzazione. E «Logica di potenza» è il titolo del volume dello studioso statunitense John Mearsheimer pubblicato dalla Università Bocconi. Casa editrice che ha mandato alle stampe anche il saggio «Il gioco delle potenze» di Barry Buzan. Due volumi che hanno analizzato la politica statunitense come risposta alla crisi del sistema interstatale formatosi dopo la seconda guerra mondiale. In un'altra prospettiva si muove invece «Impero» il famoso saggio di Michael Hardt e Toni Negri, dove l'impero è espressione di una sovranità politica congrua al capitalismo globale. Chi guarda all'imperialismo come «fase ultima del capitalismo» da difendere è il conservatore Niail Ferguson, che ha scritto «Colossus. Ascesa e declino dell'impero americano» (Mondadori), un'analisi storico-politica dove l'imperialismo è considerato arma seppur spuntata per esportazione la democrazia. In questa rapida carrellata di titoli non può mancare il pamphlet a favore del libero mercato del giornalista e studioso Thomas L. Friedman (Mondadori).

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Il boia non si ferma Eseguite 2.390 condanne» --> Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel 2008 Alla Cina il triste primato. In Europa prevista solo in Bielorussia Mercoledì 25 Marzo 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print ROMAC'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un pugno di Stati. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e se solo 25 dei 59 che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque Stati: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. È più luminosa del passato la foto «scattata» da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte nel 2008. Una foto che mette in luce una tendenza generale positiva, ma oscurata dal fatto che ogni giorno in media sono state giustiziate sette persone, per un totale di 2.390 esecuzioni in 25 Paesi. CONCENTRATA IN POCHI PAESI Per contrasto al continente asiatico - che ha il triste il record della Cina che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo (1.718 su 2.390) - spicca l'Europa dove solo in Bielorussia il codice penale prevede la condanna a morte. Non esistono dati ufficiali sulla effettiva applicazione nel Paese, ma Amnesty stima che più di 400 persone siano state messe a morte dal 1991, anno dell'indipendenza della Bielorussia. L'intero procedimento che riguarda la pena di morte inoltre è avvolto dal segreto: prigionieri e familiari non sono informati sulla data dell'esecuzione e il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia, né viene detto dove è sepolto. «La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di Paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei Paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale», ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere al boia - Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam - il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. IRAN, AL PATIBOLO ANCHE I MINORI In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102. Nel continente americano solo gli Usa hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte: 37 esecuzioni nel 2008 (18 in Texas). Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perché riconosciuti innocenti. L'unico altro Stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena capitale in Liberia per rapina, terrorismo e dirottamento. 25/03/2009 nascosto-->

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Centro di protezione civile Presto il via al cantiere (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Centro di protezione civile Presto il via al cantiere --> Mercoledì 25 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 23 e-mail print Inizieranno a giorni i lavori per il Centro polifunzionale d'emergenza ad Azzano San Paolo. Una base logistica a servizio della Protezione civile, dove verranno raccolti anche tutti i mezzi della colonna mobile regionale, pronti a partire in caso di calamità. Il quartier generale, che verrà realizzato con fondi di Regione e Provincia, sorgerà in una zona strategica tra l'aeroporto di Orio al Serio e l'autostrada A4. L'annuncio è stato dato dall'assessore provinciale alla Viabilità e Protezione civile Valter Milesi durante il resoconto di fine mandato. «Se per il settore viabilità siamo sempre alla ricerca di risorse, per la Protezione civile possiamo contare su un terreno già fertile, fatto di 7 mila volontari e 72 tra gruppi e associazioni, oltre agli alpini e alle squadre antincendio boschivo», ha detto l'assessore. Ricordando comunque l'impegno della Provincia per il settore, che ha riguardato «l'organizzazione di corsi di specializzazione, il Piano di prevenzione, contributi per l'acquisto di materiale, la dotazione di computer portatili con programmi specifici per far colloquiare associazioni, Regione e Provincia in caso di calamità, e radio ricetrasmittenti con frequenze dedicate alle emergenze». Una dotazione e un organico che hanno fatto della Protezione civile bergamasca un modello. «Tant'è - ha ricordato Milesi - che una delegazione brasiliana dello Stato di Santa Catarina ci ha fatto visita proprio per prendere spunto dal nostro sistema d'intervento». 25/03/2009 nascosto-->

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Il vademecum per il volontario sicuro (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

LA PAGINA DEI LETTORI pag. 33 Il vademecum per il volontario sicuro L'ATTIMO FUGGENTE TUTTE le informazioni utili sui comportamenti da adottari e sui dispositivi di protezione da indossare da parte degli operatori durante le attività di emergenza e soccorso. Sono contenute nel «Vademecum dell'addetto alla protezione civile», il manuale redatto dalla direzione difesa del suolo e protezione civile della provincia di Firenze. Il vademecum è stato presentato ieri dall'assessore provinciale alla Protezione Civile, Stefano Giorgetti, dal responsabile del Servizio Protezione Civile, Luigi Brandi, dal responsabile Servizio Prevenzione e Protezione, Vincenzo Fusco, e da Luca Matteini, dell'Exprit, che ha curato la redazione del manuale. Hanno partecipato inoltre, i rappresentanti del Coordinamento operativo del volontariato di Protezione Civile provinciale.

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Da napoli a Reggio Pistoia indebolita da pressioni politiche (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMA pag. 1 Da napoli a Reggio Pistoia indebolita da pressioni politiche ANSALDOBREDA LA RIFLESSIONE su AnsaldoBreda ( La Nazione di domenica scorsa) si estende a un contesto socioeconomico di Pistoia difficile. Da dieci anni la nostra Provincia si colloca nella fascia medio-bassa, attorno al 70° posto, delle classifiche del Sole 24Ore; i dati forniti dall'Inps ci dicono che quasi 100.000 pistoiesi percepiscono a vario titolo una forma di trattamento pensionistico (di questi, oltre la metà con meno di 550 euro al mese); nonostante questo a Pistoia aumentano gli sportelli bancari, con cifre consistenti di risparmio. Il quadro è di una città «assistita», complice l'invecchiamento della popolazione, ma pure la scarsa propensione al rischio. Questa è forse la conseguenza di un tessuto economico e produttivo che si è retto prevalentemente su risorse statali: AnsaldoBreda, ex Efim, è ora in Finmeccanica; le Terme di Montecatini, ex Eagat, sono tuttora in mano pubblica dopo il fallito tentativo di privatizzazione; molte delle piccole e medie imprese lavorano grazie alla committenza pubblica. Restano il manifatturiero dei distretti (tessile, mobile, calzaturiero) travolto dalla globalizzazione, il florovivaismo, costretto a rapida e non scontata modernizzazione, e il turismo, naturalmente esposto alle congiunture economiche. * consigliera regionale Pd

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Pena capitale, piaga da estirpare (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 25/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Pena capitale, piaga da estirpare Amnesty: esecuzioni in calo, ma nel 2008 sono state uccise 2.390 persone NEW YORKC'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque Paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sullo stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2.390 messe a morte in 25 Paesi. Per contrasto al continente asiatico - che concentra il record di esecuzioni con la Cina che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso (1.718 su 2.390) - spicca l'Europa dove è rimasta solo la Bielorussia a ricorrere alla pena capitale. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui 8 minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas.

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Sabato 4 aprile giorno di volontari e Protezione (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

BRESCIA pag. 7 Sabato 4 aprile giorno di volontari e Protezione CORTE FRANCA CORTE FRANCA IL 4 APRILE DALLE 8 ALLE 19.30 a Corte Franca, con la collaborazione di alcuni comuni del circondario e in particolare di Iseo, si terrà il Secondo raduno provinciale del volontariato, ospitato al centro sportivo Lorenzo Buffoni. Il programma si articola in varie attività a Corte Franca, Iseo, Cazzago San Martino, Iseo e Ospitaletto. I volontari e i tecnici della Protezione Civile lavoreranno sia nelle attività antincendio e antialluvionali sia negli interventi subacquei che, naturalmente, si svolgeranno nelle acque del Sebino, sul lungolago d'Iseo, coordinate dal locale gruppo di Protezione Civile. A Ospitaletto, invece, entreranno in scena i cani da soccorso che si eserciteranno a cercare persone rimaste sotto le macerie. A Cazzago saranno evacuate le scuole, mentre lungo vari corsi d'acqua si terranno prove di rumore con elicottero e unità cinofile, rastrellamenti e ispezioni e prove di tecnica di ricerca in superficie. Il cuore delle attività sarà nel capo sportivo di Corte Franca, da cui sarà gestita tutta l'operazione e dove nel pomeriggio arriveranno le autorità. Alle 18.30 il cappellano della Protezione Civile, don Roberto Ferrazzoli, celebrerà la santa messa delle Palme in previsione della Santa Pasqua. La giornata si concluderà alle 19.30. Supporta l'organizzazione la Guido Berlucchi di Corte Franca, una delle più note cantine del territorio da sempre sensibile al volontariato e alle iniziative benefiche. Mi.Pr.

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SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te... (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

pagina pag. 20 SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te... SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due terzi dei Paesi hanno abolito la pena di morte e solo 25 dei 59 che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una tendenza generale positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Molto più della metà in Cina (1718); in Europa solo la Bielorussia vi ricorre ancora. Fra i paesi che la applicano di più c'è l'Iran, 346 esecuzioni nel 2008, fra cui otto minorenni al momento del reato, con impiccagione e lapidazione. In Arabia Saudita le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica. Gli Stati Uniti hanno portato a termine 37 esecuzioni, la maggior parte in Texas. In controtendenza la Liberia, dove la pena di morte è stata reintrodotta per rapina, terrorismo e dirottamento.

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Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

pagina pag. 20 Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite su 59 dove è ancora in vigore. In tre mesi del 2009 sarebbero già 100

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Travagliato Alpini e Comune in trincea (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 25/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:bassa bresciana Travagliato Alpini e Comune in trincea «Conflitto» fra le parti: le Penne nere non saranno in Fiera e chiedono l'affitto alla Procivil TRAVAGLIATO C'è tensione fra il gruppo alpini e l'amministrazione comunale. È una rottura senza precedenti quella che si sta consumando a Travagliato, ed il sindaco Dante Daniele Buizza si dice amareggiato. Due i motivi del contendere: la sede della locale Protezione Civile e la partecipazione del gruppo Alpini alla Fiera TravagliatoCavalli in programma il primo fine settimana di maggio. Per quanto riguarda la Procivil, già costituitasi nei mesi scorsi con 23 volontari dopo un cammino iniziato ancora col sindaco Paterlini, la sede è stata realizzata nella Casa degli Alpini ed il Gruppo per concedere i suoi locali chiede un canone d'affitto. «Il Comune - ci spiega Buizza - ha versato agli Alpini 53mila euro per la sede della Protezione ed altri 39mila per quella della società Eventi 5 Stelle, sciolta dal Commissario Visconti. È bene ricordare che l'amministrazione nel 2003 ha concesso al gruppo Alpini, senza oneri, l'utilizzo trentennale del terreno dov'è stato costruito l'immobile. Non solo, proprio per realizzare la sede il Comune, dal 2003 al 2006, ha versato agli Alpini 659mila euro. E non è finita, nel luglio scorso abbiamo contribuito con altri 16.500 euro a pagare gli ulivi piantanti nel giardino della sede. In totale negli ultimi sei anni il Comune, quindi per mezzo suo tutti i cittadini di Travagliato, ha finanziato la costruzione della sede con 767.500 euro. E per la Protezione civile ci chiedono un affitto?». Ma la questione non è solo questa, dopo anni di collaborazione infatti quest'anno gli Alpini non saranno presenti con il loro fondamentale aiuto alla Fiera TravagliatoCavalli. Intanto c'è una lettera che gli alpini hanno inviato in Comune. «Segnaliamo che nel periodo della Fiera ricorre il 148° anniversario della costituzione dell'Esercito italiano, e che alla sezione di Brescia è stata assegnata l'organizzazione dell'evento che si terrà il 2 e 3 maggio nel nostro capoluogo cittadino, di conseguenza il gruppo Alpini di Travagliato dovrà dare il proprio contributo. Inoltre al gruppo di Travagliato è stata assegnata l'organizzazione del Trofeo Piotti. Vi rammentiamo poi che come tutti gli anni si tiene l'Adunata nazionale degli Alpini che quest'anno si terrà a Latina l'8, 9 e 10 maggio, essendo la distanza impegnativa l'organizzazione dovrà essere preparata in largo anticipo». «Vi sembrano motivi validi?» dice il sindaco. Ed il presidente Ossoli, cosa risponde? Sul canone d'affitto «il contributo che ci ha versato il Comune per la sede della Protezione civile non è certo stato sufficiente a realizzare i cento metri quadri che abbiamo fatto: molto abbiamo messo di nostro. Il canone d'affitto ci sembra un giusto riconoscimento per l'utilizzo della struttura». Per la Fiera? «Quest'anno abbiamo altri impegni, dopo una seria riflessione, e nella totale serenità, abbiamo, nostro malgrado, dovuto tirarci indietro. Gli impegni sono tanti, noi invecchiamo e siamo sempre meno. Per la Protezione civile siamo comunque disponibili a sederci attorno ad un tavolo per trovare una soluzione». Francesco Alberti

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meno lavoro per il boia (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino di Padova, Il) (Nuova Venezia, La) (Centro, Il) (Nuova Sardegna, La)

Argomenti: Cina Usa

Pena di morte. Amnesty: esecuzioni in calo, il 93% è concentrato in cinque paesi Meno lavoro per il boia In Cina autobus attrezzati per l'iniezione letale C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto 2008. Resta il fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. LONDRA. Nella Repubblica popolare cinese, il paese al mondo con il più alto numero di esecuzioni capitali (secondo Amnesty International nel 2008 ve ne sono state almeno 1.718), la morte viaggia anche su autobus appositamente attrezzati dove, anche nelle province più remote, il boia procede ad eseguire la sentenza con l'iniezione letale. Secondo quanto riferisce il quotidiano britannico Independent, le camere della morte mobili sono stare rese necessarie anche dal progressivo abbandono del colpo di pistola sparato alla testa come metodo di esecuzione. Il cambiamento, a quanto sembra, è stato introdotto su insistenza dei militari preposti. Molti dei condannati in Cina sono infatti trafficanti di droga sieropositivi all'Hiv che con il loro sangue infetto rischiano di contaminare il boia. Le autorità cinesi sostengono che il metodo dell'iniezione letale, portato grazie ai bus fin anche nelle località più sperdute, è più pulito e sicuro. Per ora i "bus della morte" sono una decina, tutti costruiti da una ditta di Chingqing. Uno dei dirigenti del marketing, identificato dall'Independent come il signor Zhang, ha spiegato che il pulmino contiene una lettiga su cui il condannato viene legato prima che gli vengano iniettate le sostanze letali. Il mezzo è dotato anche di una telecamera che filma l'esecuzione in modo che rimanga una registrazione da visionare in caso di eventuali contestazioni procedurali.

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no youtube (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 6 - Attualità NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

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Marchionne: il peggio sembra essere passato (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 25/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Marchionne: il peggio sembra essere passato L'ad di Fiat ottimista sul futuro dell'economia ma ammonisce l'Europa: niente protezionismi Sergio Marchionne, secondo l'ad di Fiat nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualcosa negli Usa GINEVRA «È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello economico e globale, poi ci sono le conseguenze. Passata la tempesta, bisogna ripulire. Prima cercavamo di individuare la ferita. Ora l'abbiamo trovata». Così Sergio Marchionne, a.d. del gruppo Fiat, parlando al termine dell'assemblea degli azionisti della società svizzera Sgs, di cui è presidente. «Secondo me nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualcosa negli Usa. Poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta» dove si vedrà quindi «qualcosa non prima di fine 2009» ha indicato Marchionne. «Sono uno dei pochissimi che cerca di leggere nella sfera di cristallo e ritengo che si è già verificata una gran parte dei problemi che hanno impattato sull'economia a livello globale», ha proseguito Marchionne, sottolineando le importanti iniziative avviate per contrastare la crisi e per intervenire sulle banche «malate» da parte delle istituzioni internazionali e dei governi. Il manager ha sottolineato, in particolare, il maxi-piano di aiuti deciso dal governo americano: «Ho avuto l'opportunità di parlare con il dipartimento del Tesoro Usa - ha indicato Marchionne - e ho visto l'elevato impegno che perseguono nel trovare soluzioni realizzabili», mentre «in Europa mi preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare per le industrie e le politiche generali, che rallenta la ripresa nel Vecchio Continente. E sugli investimenti di Fiat in Cina? «Fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può parlare dei progetti di Fiat in Cina. Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i tempi», ha aggiunto Marchionne, che non ha voluto precisare se il nuovo partner di Fiat nel Paese sarà Guangzhou automobile dopo l'annuncio del «congelamento» dei colloqui con Chery.

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Fiera protezione civile Il modello altoatesino fa scuola pure in Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Alto Adige" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: ECONOMIA - data: 2009-03-25 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Rassegna Venerdì apre Civil Protec Fiera protezione civile Il modello altoatesino fa scuola pure in Cina BOLZANO — Civil Protec, la fiera della Protezione civile, prima ancora di celebrare la sua seconda edizione si fa notare anche all'estero. Ieri, presentando la seconda edizione, in programma da venerdì a sabato, il presidente della Fiera, Gernot RÖssler, ha sottolineato l'accordo con intex Shangai, in Cina, per realizzare, a marzo del 2010, una kermesse analoga per il mercato cinese: Fiera Bolzano sarà il partner di marketing e vendita per l'Europa. Una delegazione cinese sarà presente a Civil Protec per contattare espositori, partner e associazioni. Un motivo in più per far ben figurare la Civil Protec che, venerdì alle 12, verrà inaugurata dal sottosegretario e capo della protezione civile italiana, Guido Bertolaso. Le cifre della kermesse sono state illustrate dal projekt manager Fabio Da Col: «Civil Protect mette al centro dell'attenzione il mondo della protezione civile, dell'emergenza e dell'antincendio per rispondere alle esigenze dei cittadini creando una piattaforma di formazione e scambio di informazioni per tutti gli addetti ai lavori. Su un'area di 12mila mq ci saranno 101 espositori: aziende di abbigliamento tecnico, soluzioni logistiche, mezzi di soccorso, veicoli speciali, attrezzature di soccorso, mezzi antincendio, sistemi radio, protezioni individuali. I visitatori sono funzionari e tecnici di enti pubblici e organizzazioni di soccorso, dai vigili del fuoco al Soccorso alpino, dalla forestale alla Croce bianca e Croce rossa». Il programma prevede anche un'esposizione di elmi da tutto il mondo per pompieri e la collezione più grande d'Europa di veicoli per i Vigili del Fuoco di tutti i modelli. Il programma di contorno è ricco di dimostrazioni «live» ed esercitazioni. Grande attenzione sarà riservata al convegno realizzato da Fiera Bolzano, in collaborazione con la Provincia di Bolzano e sarà suddiviso in 5 moduli che tratteranno le seguenti tematiche curate dai partner della Fiera: la responsabilità dei comuni nella protezione civile (ripartizione protezione antincendio e civile della Provincia), la gestione delle maxiemergenze (sempre ripartizione provinciale), l'assistenza psicologica e spirituale in casi d'emergenza (Croce bianca), la formazione all'interno dei corpi dei vigili del fuoco (Vigili del fuoco volontari dell'Alto Adige) e la qualità e sicurezza nel soccorso sanitario (Croce rossa). Quest'anno parteciperanno anche le regioni Marche, Veneto, Trentino Alto Adige, la Protezione civile dei Carabinieri, gli Alpini, l'Esercito, il Technisches Hilfswerk dalla Germania, il Soccorso Alpino. F. E. Esposizione Mezzi di soccorso

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Dall'Fmi prestiti più flessibili per dare sostegno alla ripresa (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-25 - pag: 11 autore: Riforme. Fondi senza precondizioni ai Paesi in lieve difficoltà Dall'Fmi prestiti più flessibili per dare sostegno alla ripresa Il Fondo monetario ha varato ieri una riforma delle sue attività di prestito, compresa la creazione di una nuova linea di credito preventiva, per consentire ai Paesi membri di affrontare meglio la crisi in corso. «Più flessibilità nei nostri prestiti ha detto il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss Kahn- e condizioni semplificate ci aiuteranno a rispondere meglio alle necessità dei Paesi. E questo, a sua volta, aiuterà loro a superare la crisi e tornarea una crescita sostenibile». La nuova linea di credito flessibile ( Fcl) risponde in particolare al tentativo di prevenire la crisi, mettendo a disposizione i finanziamenti dell'Fmi senza precondizioni a Paesi che abbiano adottato politiche economiche corrette, per dare fiducia ai mercati. L'iniziativa si inquadra nel tentativo di puntare sempre più sulla prevenzione delle crisi, tentativo di cui fa parte anche l'elaborazione di un sistema di preallarme chiesto dal G-20 allo stesso Fmi e al Financial Stability Forum. La nuova linea può essere attivata in modo flessibile e ha periodi di rimborso più lunghi e disponibilità maggiori di uno strumento analogo varato nell'autunno scorso e che non aveva avuto alcuna applicazione. La modifica delle caratteristiche dovrebbe venire incontro ai dubbi dei Paesi che, nel richiedere questo tipo di credito preventivo, temono di dare ai mercati un segnale di vulnerabilità. La Fcl dovrà inoltre vincere le resistenze di tipo politico che molti Governi hanno nel rivolgersi all'Fmi. Tra le altre riforme approvate ieri ci sono la semplificazione delle condizioni per i prestiti, maggior flessibilità anche per le normali operazioni stand-by, il raddoppio degli importi massimi. La decisione del consiglio esecutivo del Fondo arriva quasi alla vigilia del summit di Londra dei leader del G-20 dove si prevede che venga finalizzato l'aumento delle risorse dell'Fmi, con almeno un raddoppio dai 250 miliardi di dollari attuali. Nei mesi scorsi, l'istituzione di Washington ha ritrovato un ruolo centrale nella risposta alla crisi, effettuando prestiti per circa 55 miliardi di dollari e si prevede che altri Paesi si presentino a breve. Il Giappone ha già concesso un prestito all'Fmi di 100 miliardi di dollari, i Paesi dell'Unione Europea ne hanno promessi altrettanti e gli Usa hanno parlato di triplicare il totale. Ci si aspetta che contribuiscano all'aumento delle risorse anche Paesi con forti avanzi dei conti con l'estero, come la Cina, la quale tuttavia chiede in cambio maggior peso nel Fondo. A.Me. LA SCOMMESSA Adottata una nuova linea di credito preventiva per vincere le resistenze degli Stati a rivolgersi al Fondo monetario

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Caucciù, rialzi targati Pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-25 - pag: 46 autore: Coloniali. Le quotazioni si staccano dai minimi grazie alla ripresa del settore auto in Cina Caucciù, rialzi targati Pechino La richiesta mondiale però è prevista ancora in discesa Roberto Capezzuoli Da diverse settimane i mercati della gomma naturale presentano una situazione di stallo. Dal lato dell'offerta, si attende la conclusione dell'inverno nel Sud Est asiatico, l'area geografica da cui proviene più del 70% di tutto il caucciù. La domanda invece è legata a doppio filo al settore auto, che assorbe un'analoga percentuale del totale mondiale. Le quotazioni però danno qualche segnale incoraggiante, dopo il tracollo registrato nell'ultima parte dell'anno scorso. Allora i prezzi della Rss3 al Sicom di Singapore passarono in sei mesi dal record assoluto di 331,50 cents Usa per kg (picco del 16 giugno) al minimo quinquennale di 101 cents del 12 dicembre. La caduta – legata alla crisi finanziaria e alla frenata dei consumi – era stata ingigantita anche dalla cancellazione di contratti d'acquisto da parte di diversi compratori cinesi poco propensi a pagare le cifre concordate in precedenza e divenute eccessivamente elevate rispetto a quelle correnti. Ieri a Singapore il future per consegna vicina ha chiuso a 147 cents, recuperando il 45% in poco più di tre mesi, sorretto dai piani di contenimento dell'offerta e dai miglioramenti nella richiesta cinese. Pechino è il primo importatore mondiale e in febbraio i suoi acquisti di gomma all'estero sono scesi del 40%, ma il piano di stimolo dell'economia ha già migliorato la produzione di automobili. L'Associazione cinese delle industrie della gomma ritiene che quest'anno i consumi di caucciù possano arrivare a 2,65 milioni di tonnellate, in aumento del 4,7% sul 2008, mentre lo State Reserve Bureau pare intenzionato ad acquistare fino a 80mila tonnellate di gomma naturale dai produttori locali per costituire riserve strategiche e sostenere contemporaneamente il settore. Dagli altri consumatori però non giungono segni di rilancio. Hidde Smit, segretario generale dell'International Rubber Study Group, ha appena corretto al ribasso la stima sui consumi di gomma nel 2009, indicando un calo generale che, nel migliore dei casi, sarà del 6,4%. Una flessione sensibile toccherà alla gomma sintetica, mentre il caucciù dovrebbe fermarsi a 9,3 nilioni di tonnellate, il 2,7% in meno rispetto al 2008. Thailandia, Indonesia e Ma-laysia, i tre big, intendono ridurre l'offerta di 700mila tonnellate e un taglio analogo, del 9-10%, dovrebbe essere applicato all'offerta vietnamita. Però Mike Coleman, della Aisling Analytics, ci crede poco: con prezzi a 140-150 cents di fronte a costi di 50-60 cents, tagliare davvero è difficile, a meno che le quotazioni non scendano sotto i 100 cents. I TAGLI DEI PRODUTTORI L'intenzione di Thailandia, Indonesia, Malaysia e Vietnam quest'anno è quella di ridimensionare l'export del 10%

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IL MESSAGGIO del presidente Obama al popolo iraniano non ha molto impressionato i lea... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi di CARLO JEAN IL MESSAGGIO del presidente Obama al popolo iraniano non ha molto impressionato i leaders politici di Teheran. Ha però forse avuto un effetto collaterale importante. Ha impensierito gli israeliani, soprattutto il capo del partito laburista e ministro della difesa Ehud Barak. Ha confermato che Israele non può contare su Obama, come su Bush. Lo ha dimostrato anche il messaggio di amicizia all'Iran, inviato un po' alla disperata dal presidente israeliano Simon Perez, certamente per ribadire la solidità dei legami con gli Usa. Il nuovo presidente americano non è certamente un bonaccione. Vuole il dialogo per rafforzare il soft power degli Usa. È però determinato e, all'occorrenza, duro. Si sbarazza con disinvoltura di chi gli si mette di traverso. Il giorno prima del messaggio all'Iran ha rinnovato le sanzioni contro di esso. Per quanto riguarda Israele, probabilmente ritiene che non sia possibile una pace fra esso ed i palestinesi. Essa potrà essere conseguita solo nel quadro di un accordo pan-regionale. Un governo di estrema destra in Israele gli metterebbe il "bastone fra le ruote". Obbligherebbe gli Stati arabi sunniti, che condividono la politica Usa, a dissociarsi da essa. Obama vuole stabilizzare quanto prima il "Grande Medio Oriente", per potere ritirarsi e concentrarsi sui rapporti con la Russia e con la Cina. Perciò, non vuole intralci. L'annuncio che il premier israeliano designato, Benjamin Netanyahu, avrebbe nominato ministro degli esteri l'ultranazionalista e anti-arabo Lieberman deve averlo fatto andare su tutte le furie. Per questo fa di tutto perché un governo non si faccia. Per lo Stato ebraico sarebbe un disastro mettersi contro Obama. Ciò deve aver convinto Barak, a negoziare la sua partecipazione al governo di Netanyahu. Quasi certamente è stato incoraggiato dagli Usa. Ha ottimi rapporti sia con Hillary Clinton che con George Mitchell, l'inviato speciale di Obama in Palestina e Siria. Non si conoscono i motivi per cui l'abbia fatto. Certamente non per rimanere ministro della Difesa. Due sono le possibili ragioni. Potrebbe averlo fatto per patriottismo, per rendere Israele più accettabile internazionalmente, soprattutto a Washington e poter così influire sulle sue scelte. Oppure, per sabotare la formazione del tentativo di Netanyahu e rendere inevitabili nuove elezioni. Barak non poteva non sapere che il partito laburista si sarebbe spaccato e che ben 7 dei suoi 13 parlamentari voteranno contro il governo. Il tempo per formarlo sta per scadere. Se non verrà formato entro il 3 aprile, ci saranno nuove elezioni. Netanyahu dispone dei 27 voti del Likud, dei 15 di Lieberman e degli 11 dello Shas (religioso moderato), in totale 53. Con i 13 laburisti avrebbe raggiunto una maggioranza di 66 voti (sui 120 della Knesset). Poiché gliene rimangono 6, non ha la maggioranza. Dovrebbe includere nel suo governo anche i litigiosi partitini religiosi ultraortodossi, di cui sarebbe presto ostaggio. Perderebbe poi altri voti laburisti e forse anche taluni del Likud. I suoi rapporti con gli Usa sarebbero compromessi. La sua immagine internazionale ulteriormente indebolita. Il Comitato Centrale laburista ha approvato l'accordo. Ma i problemi permangono. Non è quindi escluso che Netanyahu rimetta il mandato. L'unica alternativa per formare un governo solido sarebbe di accettare le condizioni "capestro" che gli aveva chiesto il partito Kadima, "scaricando" il partito di Lieberman ed accettando sia di cedergli il posto di premier dopo due anni, che di inserire nel programma di governo la creazione di uno Stato palestinese. Quest'ultima, negli accordi presi con Barak, è prevista solo indirettamente, con l'espressione "Israele terrà fede agli impegni internazionali dei precedenti governi". Il Likud l'ha sempre rifiutata, sostenendo che tutti i problemi si risolverebbero con una "pace economica", cioè con l'aumento del benessere dei palestinesi. È però estremamente improbabile che il Kadima attenui le precedenti condizioni per la partecipazione ad una "grande coalizione" patriottica o che i 7 parlamentari laburisti dissidenti cambino d'idea. A parer mio, lo scopo di Barak è stato proprio quello d'impedire la formazione di un governo che anche con la partecipazione laburista sarebbe considerato di estrema destra. Non lo penso disposto ad essere una semplice "foglia di fico" per Netanyahu. Le concessioni fatte ai laburisti nell'accordo dimostrano quanto quest'ultimo abbia "l'acqua alla gola". Si è infatti impegnato anche ad eliminare se necessario con la forza gli insediamenti illegali in Cisgiordania, a mantenere a Barak la carica di ministro della Difesa, a coinvolgerlo nelle decisioni anche diplomatiche ed economiche (in pratica a farlo vice-premier) e ad assegnare ai laburisti ben cinque ministeri e la presidenza della Commissione Esteri e Difesa della Knesset. A ciò, vanno aggiunte consistenti provvidenze economiche per i pensionati, i disoccupati e gli impiegati statali, cioè per le categorie da cui i laburisti prendono voti. Non è poco per il partito di Barak, sonoramente battuto alle elezioni. È troppo poco, invece, se si tiene conto che la partecipazione effettiva al governo Netanyahu costituisce il definitivo suicidio politico del glorioso partito laburista, a lungo maggioritario in Israele. Insomma, i "giochi" potrebbero essere ancora aperti, mentre il tempo disponibile per formare il governo ed evitare nuove elezioni sta scadendo.

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Muore la pena di morte (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Esteri Pagina 111 Nuovo rapporto di Amnesty International: su 2390 esecuzioni 1718 eseguite nella Repubblica cinese Muore la pena di morte Nuovo rapporto di Amnesty International: su 2390 esecuzioni 1718 eseguite nella Repubblica cinese Esecuzioni in calo nel mondo ma non in Cina --> Esecuzioni in calo nel mondo ma non in Cina ROMA C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena capitale e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno fatto esecuzioni nel 2008, è vero che il 93% è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. 2390 ESECUZIONI È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Per contrasto al continente asiatico - che concentra il record di esecuzioni con la Cina che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo (1718 su 2390) BIELORUSSIA In Europa spicca la Bielorussia è l'ultimo dell'ex Unione Sovietica che ancora esegue condanne a morte. Non esistono dati o statistiche ufficiali ma Amnesty stima che più di 400 persone siano state messe a morte dal 1991, anno in cui la Bielorussia è diventata indipendente. L'applicazione della pena di morte è aggravata da un sistema dove tortura e maltrattamenti sono utilizzati per estorcere le confessioni. BUONE NOTIZIA «La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte», ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International. RECORD INASIA Dopo l'Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. 120 IN SALVO Nel continente americano solo gli Stati Uniti hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni nel 2008, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975. MORTE ON THE ROAD In Cina la morte viaggia anche on the road su autobus attrezzati dove, anche nelle province più remote, il boia procede ad eseguire la sentenza con l'iniezione letale. Le camere della morte mobili sono stare rese necessarie dal progressivo abbandono del colpo di pistola sparato alla testa. Il cambiamento è stato introdotto su insistenza dei militari preposti. Molti dei condannati in Cina sono infatti trafficanti di droga sieropositivi che con il loro sangue infetto rischiano di contaminare il boia.

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Schiaffo cinese al dollaro, alt degli Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-25 num: - pag: 26 categoria: REDAZIONALE La proposta Vorrebbe utilizzare il riferimento valutario dell'Fmi formato da biglietto verde, euro, sterlina e yen Schiaffo cinese al dollaro, alt degli Usa Pechino chiede di sostituirlo con un paniere di monete. No di Almunia Dopo i timori sull'andamento del mercato delle obbligazioni americane. La risposta di Geithner e Bernanke DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Se il premier Wen Jiabao ha dichiarato di non fidarsi troppo degli investimenti cinesi in obbligazioni americane, adesso è il governatore della banca centrale a esprimere più o meno lo stesso concetto a proposito della valuta americana. Il dollaro — ha fatto sapere Zhou Xiaochuan dal sito web dell'istituzione — andrebbe rimpiazzato come valuta globale, è il momento di trovare una divisa sostituiva che garantisca tutti i Paesi e li svincoli dalla dipendenza da Washington. Che detto dalla nazione nei cui forzieri è custodita gran parte del debito americano non è proprio una carezza. Non solo. La presa di posizione arriva a una settimana dal G20, appuntamento in cui le grandi potenze e quelle emergenti dovrebbero concordare interventi e strumenti di riequilibrio economico-finanziario su scala mondiale. La Cina, consapevole di essere stata cooptata come attore decisivo nel pieno della crisi, indica la via: «Riformare il sistema monetario internazionale» ha scritto Zhou. Che aggiunge: la nuova moneta con il marchio di Pechino c'è o per lo meno ne esiste una versione base. Si tratta degli Sdr (Special drawing rights, diritti speciali di prelievo), i Diritti speciali di prelievo, una divisa sovranazionale che, per sostenere il vecchio sistema di cambi fissi, il Fondo monetario internazionale varò nel 1969. Dal ‘71 il loro uso è andato riducendosi: attualmente gli Sdr si impiegano come strumento contabile all'interno dell'Fmi e di altri organismi. I nuovi Sdr, secondo la banca centrale di Pechino, dovrebbero tuttavia segnare una decisa discontinuità con il passato e portare impresso il segno dei tempi. Il paniere di valute che oggi ne determina il valore – dollaro, euro, sterlina, yen – andrebbe modificato e si legge nella proposta l'intento in prospettiva di includere il renminbi. «Occorrerà del tempo» ammette Zhou, che tuttavia sottolinea il ruolo cruciale attribuito dalla Repubblica Popolare alla riforma del sistema monetario, alla luce sia delle «sue vulnerabilità » sia del fatto che gran parte dei 2 mila miliardi di dollari delle riserve valutarie cinesi sono appunto nella moneta statunitense. L'ipotesi di ricorrere agli Sdr era già stata ventilata in passato, lo aveva fatto ad esempio George Soros sette anni fa. Ora l'argomento entrerà quasi di rigore nel menu del G20, visto che il tema era stato sollevato pure dalla Russia. Il presidente Hu Jintao, è il messaggio, il 2 aprile non verrà a Londra per fare lo spettatore. Il segretario del Tesoro Usa, Timothy Geithner, e il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, hanno però respinto l'idea di rinunciare al dollaro. E un altro no è arrivato anche da Joaquin Almunia. «Non mi aspetto cambiamenti strutturali di rilievo nel ruolo del dollaro come valuta di riserva» ha detto il commissario europeo agli Affari Economici pur riconoscendo che «la Cina ha un ruolo sempre più importante nell'economia globale». Secondo Almunia «tutti concordano che l'Fmi va rafforzato, ma una valuta di riserva esiste già, è il dollaro, e credo che continuerà a esserlo». La Borsa di Shanghai, mercato principale della Cina Marco Del Corona

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I PARTITI, come è noto agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Milano)) (Nazione, La (Firenze))

Argomenti: Cina Usa

I COMMENTI pag. 11 I PARTITI, come è noto agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare ... I PARTITI, come è noto agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare quel poco di autonomismo e di regionalismo che c'era nella costituzione del '48 e, persino quando si attuarono le Regioni, Roma rimase la sede centrale di negoziazione fra i partiti per il trasferimento di risorse e competenze. Persino la Lega, dopo decenni di "presenza romana" in parlamento e nei governi, si è in qualche modo romanizzata, come dimostra tutta la gestione della riforma del federalismo per la quale si è accettato più di un compromesso non solo, come è naturale, coi partiti d'opposizione, ma con la stessa concezione del federalismo che, per stare nell'articolo 119 della costituzione, rimane più solidaristico che competitivo. Anzi, potremmo dire che il compromesso raggiunto non è che la larva di un federalismo incompleto, non solo perché rimangono le province e non c'è idea di una camera delle regioni, ma anche perché mancano i numeri dei costi e la ripartizione della fiscalità, così come manca un rafforzamento dell'esecutivo, tipico dei sistemi federali funzionanti. Il problema che volevamo segnalare, però, riguarda proprio il ruolo dei partiti che, pur non attraversando un periodo di buona salute, restano in grado di condizionare il comportamento di province, regioni e comuni del loro colore. In altri termini, essi sono in grado, come il Pd, di ostacolare, a livello locale l'applicazione di riforme e direttive del governo centrale. Si prenda ad esempio il piano-casa del governo: una riforma "a costo zero" che potrebbe suscitare domanda, liberando lacci e lacciuoli. Se il piano del governo dovesse partire contemperando le semplificazioni e il rispetto dei vincoli previsti dalle leggi, esso potrebbe rappresentare il principio di un'inversione della crisi, dal momento che l'edilizia è e rimane un settore strategico negli Usa come in Europa o in Cina. Invece, il segretario del Pd Dario Franceschini, che ormai è la sentinella della Costituzione, ha subito parlato di incostituzionalità, seguito a ruota dai governatori delle regioni in mano al Pd come la Toscana, il Piemonte e l'Emilia Romagna, i quali hanno, a loro volta dichiarato, di non voler adottare il piano casa del governo. Così, ai costi di un indefinito federalismo, bisognerà aggiungere gli ostacoli frapposti dai partiti romani e dalle loro articolazioni regionali e locali al decollo di riforme utili all'economia del paese, ai cittadini e allo stato. Da un lato Roberto Calderoli, per incassare la riforma del federalismo, è disposto ad accettare compromessi con l'opposizione, ma dall'altro l'opposizione blocca l'azione del governo parandosi dietro l'autonomia decisionale delle regioni governate dal partito d'opposizione e persino di alcune governate dal centrodestra.

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SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te... (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Cina Usa

VETRINA ESTERI pag. 20 SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te... SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due terzi dei Paesi hanno abolito la pena di morte e solo 25 dei 59 che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una tendenza generale positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Molto più della metà in Cina (1718); in Europa solo la Bielorussia vi ricorre ancora. Fra i paesi che la applicano di più c'è l'Iran, 346 esecuzioni nel 2008, fra cui otto minorenni al momento del reato, con impiccagione e lapidazione. In Arabia Saudita le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica. Gli Stati Uniti hanno portato a termine 37 esecuzioni, la maggior parte in Texas. In controtendenza la Liberia, dove la pena di morte è stata reintrodotta per rapina, terrorismo e dirottamento.

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Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Cina Usa

VETRINA ESTERI pag. 20 Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite su 59 dove è ancora in vigore. In tre mesi del 2009 sarebbero già 100

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il mare friulano si alza: a rischio l'isola di grado serve un piano coste (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Relazione della Protezione civile e dell'assessore Lenna: in 100 anni 15 centimetri in più I maggiori cedimenti nelle zone del Cormôr, del Natissa e dell'Isonzo Il mare friulano si alza: a rischio l'isola di Grado Serve un piano coste ZONE IN PERICOLO di DOMENICO PECILE UDINE. Grado, ma anche Carlino: sono queste le due zone di maggiore criticità per quanto riguarda lo stato di salute degli argini. Lo ha stabilito un'indagine della Regione effettuata lungo la costa che va dalle foci dei fiumi Tagliamento e Isonzo, presentato ieri nella sede della Protezione civile di Palmanova. Come detto, la maggiore criticità è stata riscontrata nella zona di Carlino, nella quale gli argini sono meno consistenti, e dove l'abitato è stato interessato di recente dall'ingressione delle acque causata dal fenomeno dell'acqua alta. Secondo l'assessore alla Protezione civile, Vanni Lenna, occorrerà assicurare priorità ai lavori di sistemazione degli argini che presentano infiltrazioni e maggiore permeabilità di acque marine, che grazie all'attento lavoro della Protezione civile sono stati minuziosamente censiti. Altri punti di criticità indicati dall'assessore sono presenti nelle arginature a difesa di Grado. Si tratta dunque di una serie di interventi articolata e complessa, che per Lenna dovrà essere affrontata con un programma di finanziamenti di natura decennale, e che riveste carattere di prevenzione. Gli esiti dell'analisi delle coste e degli argini lagunari e marini tra il Tagliamento e l'Isonzo, per una lunghezza complessiva di 78,6 chilometri, che ha interessato anche 12 chilometri di lidi senza arginature, sono stati illustrati dal direttore centrale della Protezione civile, Guglielmo Berlasso. Dunque, la quota di sicurezza degli argini è stimata in 2,5 metri di altezza da cui si deduce che il 53 per cento degli argini è in stato di sicurezza. Le zone più critiche riguardano il 20 per cento dove l'altezza degli argini oscilla tra i 2 e i 2,5 metri di altezza, mentre sotto i 2 metri sono stimati il 3,5 per cento degli argini. E ancora: i maggiori cedimenti si verificano nella zona del Cormôr, del Natissa, dell'Isonzo e di San Giorgio di Nogaro. I cedimenti medi oscillano tra i 4 e 17 centimetri annui. Un dato sull'utilità degli argini: se non ci fossero a rischio sarebbero 26 mila abitazioni. Infine, Berlasso ha infine evidenziato che negli ultimi 100 anni è stata riscontrata la crescita di 15 centimetri del livello medio del mare. E anche ciò ha causato modifiche al sistema degli argini della nostra costa. «Operare questi significativi lavori di adeguamento delle arginature sull'arco costiero - ha chiosato Lenna - consentirà di garantire maggiore sicurezza alle popolazioni e alle strutture, e nel tempo di risparmiare altrettanto costosi interventi di ripristino».

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Meno lavoro per il boia (sezione: Globalizzazione)

( da "Provincia Pavese, La" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

Pena di morte. Amnesty: esecuzioni in calo, il 93% è concentrato in cinque paesi Meno lavoro per il boia In Cina autobus attrezzati per l'iniezione letale C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto 2008. Resta il fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. LONDRA. Nella Repubblica popolare cinese, il paese al mondo con il più alto numero di esecuzioni capitali (secondo Amnesty International nel 2008 ve ne sono state almeno 1.718), la morte viaggia anche su autobus appositamente attrezzati dove, anche nelle province più remote, il boia procede ad eseguire la sentenza con l'iniezione letale. Secondo quanto riferisce il quotidiano britannico Independent, le camere della morte mobili sono stare rese necessarie anche dal progressivo abbandono del colpo di pistola sparato alla testa come metodo di esecuzione. Il cambiamento, a quanto sembra, è stato introdotto su insistenza dei militari preposti. Molti dei condannati in Cina sono infatti trafficanti di droga sieropositivi all'Hiv che con il loro sangue infetto rischiano di contaminare il boia. Le autorità cinesi sostengono che il metodo dell'iniezione letale, portato grazie ai bus fin anche nelle località più sperdute, è più pulito e sicuro. Per ora i "bus della morte" sono una decina, tutti costruiti da una ditta di Chingqing. Uno dei dirigenti del marketing, identificato dall'Independent come il signor Zhang, ha spiegato che il pulmino contiene una lettiga su cui il condannato viene legato prima che gli vengano iniettate le sostanze letali. Il mezzo è dotato anche di una telecamera che filma l'esecuzione in modo che rimanga una registrazione da visionare in caso di eventuali contestazioni procedurali.

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NO YOUTUBE (sezione: Globalizzazione)

( da "Provincia Pavese, La" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.

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Pena capitale abolita in sempre più Paesi (sezione: Globalizzazione)

( da "Metronews" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pena capitale abolita in sempre più Paesi uscito su Metro il 25/03/2009 Lascia il tuo commento! La buona notizia è che nel 2008 in quattro Paesi (Argentina, Uzbekistan, Camerun e Kagikistan) è sparita la pena di morte, quella cattiva è che nello stesso anno almeno 2.390 persone in 25 Paesi sono state uccise per mano del boia e altre 8.864 sono state condannate alla pena capitale in 52 nazioni. La maggior parte delle condanne è avvenuta in Asia. Alla Cina spetta il triste primato: il 72% delle esecuzioni, a quota 1.718, anche se si sospetta che siano molte di più. I dati arrivano dal Rapporto di Amnesty International sulla condanna a morte nel mondo, in base al quale è arrivato a 138 il numero dei Paesi che hanno abolito la pena capitale. Inoltre nel 2008 solo 25 Paesi dei 59 che ancora prevedono la pena capitale hanno eseguito condanne. «Questo purtroppo non vuol dire che siano diminuite le esecuzioni - spiega a Metro Riccardo Noury, portavoce di Amnesty in Italia - Nel 2007 erano state almeno 1.252, ma il paragone con i dati del 2008 è impossibile perché sono cambiate le modalità di ricerca dei dati. Possiamo dire che negli ultimi anni il numero delle esecuzioni è costante». Il 93% di tutte le condanne è avvenuto in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Dopo l’Asia, il secondo maggior numero di condanne eseguite si è registrato nella regione Africa del Nord - Medio Oriente, a quota 508. In Europa solo la Bielorussia riccorre ancora alla condanna a morte, che avviene con un colpo di pistola alla nuca. Finora, l’ex repubblica sovietica ne ha emesse 4. (VALERIA BOBBI)

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OBAMA CHIEDE TEMPO E PAZIENZA E IL TESORO CHIEDE PIÙ POTERI - LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA BROWN VS FACEBOOK -SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO L'ITALIANO (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> OBAMA CHIEDE TEMPO E PAZIENZA E IL TESORO CHIEDE PIù POTERI - LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA – BROWN VS FACEBOOK -SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO – L’ITALIANO CASSESE AL TRIBUNALE PER HARIRI – NIENTE SUDAFRICA PER IL DALAI LAMA… Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - In apertura la decisione del 'lehendakari' uscente, Juan Josè Ibarretxe, di far pubblicare nella Gazzetta Ufficiale dei Paesi Baschi la norma che obbliga il suo successore agli aiuti finanziari per le famiglie dei detenuti dell'Eta. Geithner Timoty "Ibarretxe paga i familiari dell'Eta prima di lasciare il potere". Spazio in prima pagina anche per le polemiche sull'annuncio del ritiro delle truppe spagnole dal Kosovo. Ieri il ministro della Difesa Carme Chacon ha ammesso in Senato che ci sono stati degli errori nel modo in cui la decisione è stata comunicata agli alleati. Ma il primo ministro Zapatero l'ha sostanzialmente difesa, chiedendo al Pp di avere "un po' di pudore" nel parlare di politica internazionale, dopo aver mandato "truppe in Iraq contro la legalità internazionale e contro la Nato". "Zapatero si fa scudo con l'Iraq per evitare critiche sul Kosovo". EL PAIS - In primo piano le nuove indiscrezioni sull'incidente dello Yak-42, il 26 maggio del 2003, in cui morirono 62 militari spagnoli. Documenti del ministero della Difesa provano che l'allora ministro Federico Trillo fu informato 24 ore dopo l'incidente che le procedure di identificazione dei cadaveri sarebbero state particolarmente difficoltose. "Trillo accelerò i funerali a causa delle difficoltà sull'identificazione dei cadaveri". Spazio in prima pagina anche per l'annuncio sul ritiro delle truppe spagnole dal Kosovo. Ieri il ministro Carme Chacon ha spiegato la decisione in Senato ed è stata difesa dal capo del governo, Josè Luis Rodriguez Zapatero. "Zapatero cita l'Iraq davanti al Partito Popolare per difendere Chacon sul ritiro dal Kosovo". 2 - FRANCIA LIBERATION - In primo piano la polemica sui bonus per i grandi manager d'azienda. Il quotidiano rivela che i manager di Cheuvreux, una filiale di Credit agricole, hanno ricevuto bonus per 51 milioni di euro ma hanno licenziato 75 dipendenti. Il presidente Nicolas Sarkozy ha condannato la concessione di bonus "ingiustificati", ma fino ad oggi non ha proposto alcuna legge per limitare il fenomeno. "Sarkozy chiacchiera, i bonus continuano". Nicolas Sarkozy LE FIGARO - In apertura le dichiarazioni di Nicolas Sarkozy alla vigilia del vertice del G20 del 2 aprile prossimo. La riunione di Londra, secondo il presidente, dovrà concentrarsi sulla riforma delle regole dell'economia di mercato. Il presidente si è detto contrario, inoltre, a bonus, buonuscite dorate o stock-option nelle imprese che ricevono aiuti di Stato o che attuano un vasto piano sociale. "Sarkozy lancia un appello per un capitalismo morale". Spazio in prima pagina anche per un'intervista al presidente congolese Denis Sassou-Nguesso alla vigilia della visita di Sarkozy a Brazzaville, prevista per domani. "Sassou-Nguesso: il Congo tende la mano alle imprese francesi". 3 - GERMANIA SUEDDEUTSCHE ZEITUNG - "Un milione di posti di lavoro sono in pericolo": il governo Merkel (Cdu-Csu-Spd) ammette che i pronostici sulla congiuntura sono peggiori del previsto. In Germania ci sarà una contrazione economica del 4,5%. "Fdp chiede commissione di inchiesta su Hypo Real Estate", l'istituto di credito operante nel settore immobiliare sull'orlo del collasso e che ora sopravvive grazie alle garanzie pubbliche. I liberali di Guido Westerwelle vogliono chiamare gli ex dirigenti della banca a rispondere della grave situazione finanziaria di HRE che ha un urgente bisogno altri 10 miliardi di euro. A favore dell'indagine parlamentare si erano già espressi i rappresentanti della Linke e fondamentalmente d'accordo sarebbero anche i Verdi. FAZ - "Abbiamo bisogno di tempo e pazienza": il presidente Usa Barack Obama durante una conferenza stampa alla Casa bianca si è rivolto ai suoi connazionali esortandoli a mantenersi fiduciosi e a combattere contro la crisi economico-finanziaria. Il suo governo ha messo a punto una strategia adeguata per combattere la crisi su tutti i fronti e risollevare l'America dalla recessione. "La Cina propone una nuova valuta di riserva": la Banca centrale della Repubblica popolare si esprime a favore di una moneta sovranazionale. Lo scopo dell'operazione: congelare il dollaro americano a medio termine. Dalai Lama "Niente visto per il Sudafrica": il presidente sudafricano Kgalema Motlanthe fa sapere che la presenza del Dalai Lama "non è nell'interesse del Sudafrica" che nel 2010 ospiterà i Mondiali di calcio. Il leader dei buddisti tibetani era stato invitato a partecipare ad una conferenza di pace in programma a Johannesburg il prossimo 27 marzo. Dietro il no di Pretoria ci sono interessi economici-elettorali dell'African National Congress, il partito di governo che tra 4 settimane andrà al voto. Ultimamente Pretoria prende ordini da Pechino? DIE WELT - "Un cantiere-scandalo con profondità sempre nuove": il crollo dell'archivio storico di Colonia avrebbe potuti essere evitato. Da mesi I responsabili del cantiere combattevano con problemi di acqua nella fossa scavata per la realizzazione della metropolitana. Sulla scorta di documenti che Die Welt mette on-line, viene fuori che poco prima della catastrofe i responsabili si sarebbero incontrati. E nonostante i gravi vizi rilevati, nessuno si è allarmato. "Il premier ceco deve dimettersi": non era mai successo prima che il presidente di turno dell'Ue fosse costretto a rimettere il suo mandato in patria. Mirek Topolanek, leader di un esecutivo di minoranza, è stato sfiduciato. Adesso al presidente della Repubblica ceca, l'euroscettico Vaclac Klaus, tocca un ruolo chiave. TAGESSPIEGEL - "Imperativo globale": il presidente della Repubblica federale Horst Koehler a Berlino ha pronunciato parole chiare nel suo ultimo discorso prima delle presidenziali di maggio: l'economia finanziaria ha messo in gioco la "credibilità della libertà". Un capitalismo che calpesta la libertà non va d'accordo con i canoni etici dei paesi industrializzati. "Crescere, risparmiare, snellire": come reagiscono le società tedesche alla crisi: Metro si espande, Bertelsmann rimanda I suoi piani di sviluppo, Evonik spende di meno e Deutsche Bank sogna già nuovi profitti. 4 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - "Gli studenti studieranno Twitter e blog secondo la riforma della scuola elementare": il nuovo programma di studi concede maggiore libertà di scelta agli insegnanti e non prevede lo studio obbligatorio della Seconda Guerra mondiale e dell'età vittoriana. Si tratta della riforma più radicale della scuola elementare dell'ultimo decennio, sottolinea il quotidiano. Si passa alla crisi economica, con il monito del governatore della Banca d'Inghilterra al premier: "Il Regno Unito 'non si può permettere bilanci a premio'". Mervyn King invita alla cautela su tasse e nuovi capitoli di spesa, che comporterebbero un ulteriore indebitamento. THE INDEPENDENT - "Ora il Grande Fratello prende di mira Facebook": il governo britannico vuole infatti creare un database per mettere sotto controllo tutte le reti di social network. Iniziativa che ha già sollevato aspre critiche, perchè ritenuta una violazione delle libertà civili. Si stima che almeno la metà della popolazione, circa 25 milioni di persone, usano queste reti. In prima pagina la fotografia del turista britannico ucciso da pirati birmani al largo della Thailandia: "Un turista britannico ucciso per la sua lancia al traino". Hu Jintao THE TIMES - In prima pagina l'incontro tra il governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn King, e la regina: "La Banca centrale a Brown: basta spendere". Il Regno Unito non può permettersi un secondo piano di stimolo, ha ammonito il governatore. Un monito giunto lo stesso giorno in cui il premier britannico ha invitato i leader mondiali a fare il possibile per favorire la crescita e creare occupazione. Stesso messaggio del Presidente Barack Obama che, in un intervento pubblicato sul quotidiano britannico, afferma che l'America è pronta a guidare il mondo fuori dalla recessione: "Siamo pronti a prendere la guida. Siete pronti a unirvi a noi?" Il vertice del G20 non offrirà la falsa scelta tra un capitalismo caotico e implacabile e un'oppressiva economia di Stato, sottolinea Obama. FINANCIAL TIMES - "La liquidazione del capo della Valeo scatena reazioni violente" in Francia. Lo stesso Presidente Sarkozy ha attaccato le buonuscite d'oro dei manager che lasciano le imprese in difficoltà. In prima pagina la fotografia del ministro del Tesoro Usa, Tim Geithner, e il direttore della Federal Reserve, Ben Bernancke: "Il capo della Fed chiede ai poteri forti di intervenire" nelle istituzioni finanziarie in crisi. A Londra, "Il governatore della Banca centrale dice che il Regno Unito non può permettersi un nuovo piano di stimolo". 5 - STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - "Il piano degli Stati Uniti per espandere il potere nella confisca delle società": l'amministrazione Obama e la Federal Reserve hanno avviato un "pressing" nei confronti degli organi giudiziari per ampliare il potere federale di assumere il controllo delle istituzioni finanziarie in crisi. "In un periodo instabile, Obama assume un nuovo tono per la crisi": nella conferenza stampa del presidente, gli americani hanno visto non l'affascinante oratore che si rivolse al Congresso lo scorso mese, ma il ritorno del 'conferenziere' Barack Obama. "La prossima crisi straniera potrebbe riguardare la porta a fianco": violenze legate alla droga, recessione e immigrazione sono alcune delle questioni che stanno complicando i rapporti tra Stati Uniti e Messico. barack obama THE WASHINGTON POST - "Il presidente indica i progressi sugli sforzi economici": la scorsa notte il presidente Obama ha cercato di rassicurare gli americani sui progressi compiuti dalla sua amministrazione nel ravvivare l'economia e ha spiegato che la finanziaria da 3mila 600 miliardi di dollari è "inscindibile" da questa ripresa. "In discussione l'approccio di Obama sulla protezione dei segreti di stato": i difensori delle libertà civili stanno accusando l'amministrazione Obama di accantonare la campagna retorica e adottare le stesse ampie argomentazione utilizzate dal suo predecessore per coprire alcuni dei più delicati programmi per la raccolta di intelligence della Casa Bianca di Bush". 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - giornale panarabo edito a Londra, dedica l'apertura al discorso del sovrano saudita al parlamento di Riad: "il custode dei due luoghi sacri: le conquiste non si realizzano in una nazione che fa la guerra a se stessa... e le nostre sfide sono regionali e mondiali". Daufur, il segretario del Consiglio degli ulema sudanesi: "la nostra fatwa che vieta al Bashir di andare all'estero, non è stata sollecitata da nessuno". Ma il presidente sudanese, colpito da un mandato di d'arresto dalla Corte penale dell'Aia, dopo il viaggio in Ertria "arriva oggi in Egitto per colloqui con Mubarak". Iraq, il ministro del Petrolio, "Sharistani: Erbil (capoluogo del governo autonimo curdo) non ci consegna il petrolio che viene estratto nel Kurdistan". "E' un italiano il presidente del Tribunale Hariri". "In caso di fallimento del dialogo" palestinese al Cairo, "al Fatah minaccia di formare 'un governo dell'Olp'". AL QUDA AL ARABI - giornale palestinese edito a Londra, titola in apertura: "Natanyahu riesce a includere 'i laburisti' nel suo governo senza riconoscere il principio di due stati per due popoli". Secondo fonti palestinesi, "l'Egitto vieta a 3 esponenti di Hamas di entrare in territorio egiziano". Una fatwa islamica, "vieta l'acquisto di centinaia di pecore destinate a Gaza in contrabbando e sequestrate e messe all'asta dalla autorità egizane". "al Bashir oggi in Cairo e Doha rinnova l'invito per la sua partecipazione al vertice arabo, ed al Zawahiri (in un messaggio in rete) ai sudansei: preparatevi alla guerriglia contro l'occidente". Kurdistan, "il Pkk repinge l'ultimatum di Talabani di lasciare l'Iraq e definisce le sue dichiarazioni in merito 'un danno per l'unità dei curdi'". Iran, "Khatami esorta l'occidente a lasciare l'Afghanistan". AL HAYAT - giornale panarabo edito a Londra, apre sul discorso del sovrano saudita, "Re Abdullah: continueremo nella nostra intifada (ribellione) contro la scissione (del mondo arabo) fino a quando non sarà rimossa", il sovrano "ha ribadito l'esistenza di ambizioni internazionali e regionali che hanno 'mire sospette'", e "ha sottolineato la gravità delle divergenze tra palestinesi". Israele, "aderendo al governo, Barak, butta la scialuppa di salvataggio a Natanyahu". Libano, "Washington vincola i suoi aiuti al risultato delle elezioni e il presidente italiano del Tribunale Hariri annuncia l'approvazione dele regole di procedura" processuale. Iran, dopo il ritiro della candidatura di Khatami, "incertezza nella file dei riformisti per la battaglia elettorale". [25-03-2009]

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Casa, Napolitano frena Berlusconi - Arriva il Fisco federale - Obama: voglio poteri sui big della finanza - Israele, i laburisti di Barak con Netanyahu, Livni isolata - Pecoraro, v (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> Casa, Napolitano frena Berlusconi - Arriva il Fisco federale - Obama: voglio poteri sui big della finanza - Israele, i laburisti di Barak con Netanyahu, Livni isolata - Pecoraro, voli a sbafo e ville abusive. Ecco i documenti che lo inguaiano... Da Il Velino.it CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Piano casa più morbido". Editoriale di Michele Salvati: "Ritorno a sinistra". Al centro: "i laburisti al governo con Netanyahu". Di spalla: "Federalismo fiscale: via libera, Pd astenuto". Fotonotizia: "In molti Paesi esecuzioni sospese nel 2008. Il record della Cina". In basso: "Atenei, lista nazionale per i docenti". barack obama LA REPUBBLICA - In apertura: "Casa, Napolitano frena Berlusconi". Di spalla: "Biotestamento e preservativo, gli italiani bocciano il Papa". Editoriale di Massimo Riva: "Il teatrino del mattone". In un box: "Israele, i laburisti di Barak con Netanyahu, la Livni resta isolata". Fotonotizia al centro: "L'‘albergo' in un tombino per i cinesi di Milano". In basso: "Cancellati 79 paesi voluti da Mussolini". LA STAMPA - Apertura: "Braccio di ferro sul piano casa". Editoriale di Marcello Sorgi: "La partita del premier". Fotonotizia: "Pena di morte: nel mondo 7 volte al giorno finisce così". Al centro: "Obama: voglio poteri sui big della finanza". IL GIORNALE - In apertura: "Ora l'Italia è (quasi) federalista". Editoriale di Michele Brambilla: "Il sogno di un 25 aprile diverso". In alto: "Le novità sul fisco. Così le famiglie possono risparmiare". Fotonotizia: "Pecoraro, voli a sbafo e ville abusive. Ecco i documenti che lo inguaiano". Box: "Racz in tv: ‘Sono un bravo ragazzo'" e "Genchi, quegli 007 dati in appalto". IN basso: "In Cina il boia non riposa mai". IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Arriva il Fisco federale". Editoriale di Fabio Pammolli: "Convergenza nel patto ma la stabilità è da costruire". Fotonotizia: "Sfiducia a Topolanek, premier ceco e presidente Ue". Al centro: "Tesoro e Fed: più severe le regole sulla finanza Usa" e "Tremonti rilancia la Cdp. Si blocca l'utilizzo del risparmio postale". In basso: "Quando nella scuola il sorteggio decide più del merito". IL MESSAGGERO - In apertura: "Piano casa all'esame delle Regioni". Editoriale di Paolo Savona: "Subito una nuova architettura globale". Al centro: "Il pm: il biondino congfessò per far fuggire gli stupratori" e "Federalismo, sì della Camera". Box: "Roma, sui banchi di molte scuole è straniero uno studente su due". In basso: "Roma, drogato l'autista killer" e "Vespasiano ritorna al Colosseo". Netanyahu IL TEMPO - In apertura: "Piano casa al via in settimana". Editoriale di Giuseppe Sanzotta: "Una svolta e una sfida per Roma". Al centro: "Roma diventerà Capitale anche per legge". In basso: "Quando la giustizia è ‘malata'. Servono carceri e tempi brevi". L'UNITÀ - Apertura a tutta pagina sul Silvio Berlusconi: "Presidenti del Consiglio. Casa, crisi, giustizia: il premier dice e si smentisce ". In taglio basso: "Brunetta a l'Unità attacca la Cgil, l'Onda e il 25 aprile" e "Federalismo, sì della Camera. Il Pd si astiene: legge migliorata". AVVENIRE - In apertura: "Gli Usa: nuove regole. Ue, richiamo a cinque Paesi". Editoriale di Francesco Riccardi: "La crisi spaventa e fa lievitare le richieste di aborto". Fotonotizia di spalla: "Viaggio alle radici dell'emigrazione rom". Al centro: "Federalismo fiscale, un altro sì. Ma il piano casa torna in alto mare". In un box: "In Darfur ucciso un volontario. Sfida di al-Qaeda". [25-03-2009] Pecoraro ScanioGiorgio NapolitanoTzipi LivniPIANOCASA

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Cina: una nuova moneta globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina: una nuova moneta globale (24 Marzo 2009 - 08:10) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24 Ore: La Cina continuerà a sostenere il debito pubblico americano. “I titoli di Stato statunitense sono un elemento importante nella strategia d’investimento a lungo termine delle nostre riserve valutarie. Quindi continueremo ad acquistarli”, ha dichiarato ieri Hu Xiaolian, vice-Governatore della People’s Bank of China e direttore della State Administration of Foreign Exchange. Nonostante il deprezzamento accusato negli ultimi mesi dai T-Bond, Pechino considera ancora i buoni del debito pubblico Usa un porto sicuro per i proprio investimenti, in quanto si tratta di “titoli a elevata liquidità e a basso rischio”, ha aggiunto l’alta funzionaria della banca centrale cinese, che con le sue dichiarazioni ha sgombrato il campo dalla polemica sulla solidità dei Treasury Bonds innescata un paio di settimane fa da Wen Jiabao. (Riproduzione riservata)

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PROTEZIONE CIVILE/DA DOMANI A CATANIA 'PRONTO INTERVENTO EXPO' (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Protezione civile/Da domani a Catania 'Pronto intervento expo' di Apcom Temi il rischio vulcanico,verifiche nelle scuole e comunicazione -->Palermo, 25 mar. (Apcom) - Prende il via domani a Catania la terza edizione di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla protezione civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato per la Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico, le verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in protezione civile. Domani a 'Le ciminiere', alla presenza degli studenti delle scuole si parlerà del rischio vulcanico nella provincia etnea: 'L'informativa sul rischio vulcanico nelle scuole' e poi, ne pomeriggio de 'Il ruolo degli Enti locali, del volontariato e dei media'. La manifestazione si concluderà sabato

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Protezione civile/ Da domani a Catania 'Pronto intervento (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Palermo, 25 mar. (Apcom) - Prende il via domani a Catania la terza edizione di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla protezione civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato per la Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico, le verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in protezione civile. Domani a 'Le ciminiere', alla presenza degli studenti delle scuole si parlerà del rischio vulcanico nella provincia etnea: 'L'informativa sul rischio vulcanico nelle scuole' e poi, ne pomeriggio de 'Il ruolo degli Enti locali, del volontariato e dei media'. La manifestazione si concluderà sabato

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Obama: (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena.it, L'" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama: «Dai G20 regole più forti sulla finanza» CRISI. Appello del presidente ai partner «No» Usa alla supermoneta La Bce: «Taglieremo i tassi» 25/03/2009 rss e-mail print Barack Obama WASHINGTON Le banche e le istituzioni finanziarie non devono più poter assumere rischi che ricadono poi sulle spalle della collettività. Né in America, né nel resto del mondo. È questo il messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato l'amministrazione americana: dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente Barack Obama anche ai partner internazionali, in vista del G20 di Londra del 2 aprile. «AZIONI AUDACI DAL G20». In una vera e propria offensiva mediatica, nella sua seconda conferenza stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali un articolo, Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone ai partner internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al «protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente assicura che gli Usa sapranno «uscire dall'attuale recessione», e che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se occorrerà la «pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale. Ammette tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di regole per le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a questo sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo scoperto di ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno in discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15 manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità. EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3 , solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo, potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus del 2008 in segno di «solidarietà» nei confronti del settore, rinuncia che gli è costata qualche milione di euro, visto che l'anno scorso aveva incassato 1,39 milioni di euro, contro i 14 milioni del 2007. Ai consiglieri di amministrazione della banca l'anno scorso sono andati 4,48 milioni di euro, l'86,5% in meno rispetto al 2007.

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Conferenza annullata dopo il no al Dalai (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 72 del 2009-03-25 pagina 17 Conferenza annullata dopo il no al Dalai di Fausto Biloslavo I boia cinesi fanno ancora una volta gli straordinari. Nel 2008 sono state 1.718 le persone messe a morte nel pianeta giallo. Ovvero il 72% delle 2390 condanne a morte eseguite lo scorso anno nel mondo. Lo denuncia Amnesty International ammettendo che le cifre reali potrebbero essere ben più alte. In molti Paesi, a cominciare dalla Cina, la sentenza capitale è un segreto di stato. Non solo: per fare lavorare meglio i boia i cinesi si sono inventati una camera della morte mobile ricavata in un pulmino, il che rende ancora più complicate le rilevazioni. L'unica buona notizia a livello internazionale è che aumentano i Paesi che hanno abolito la pena di morte. E solo in 25 dei 59, che ancora la adottano, vengono eseguite le sentenze. Anche la vecchia Europa ha la sua pecora nera. La Bielorussia, dell'uomo forte Aleksandr Lukashenko, ha eseguito 4 condanne a morte nel 2008. L'esecuzione avviene con un colpo di pistola alla nuca. Non vengono rilasciate informazioni sulla data e sul luogo di sepoltura dei condannati. Amnesty calcola che dall'indipendenza del 1991 siano state giustiziate in Bielorussia circa 400 persone. Anche in Iran non si scherza. Nella patria degli ayatollah sono state messe a morte nel 2008 346 persone, compresi otto minorenni al momento del reato. Le esecuzioni avvengono tramite impiccagione o lapidazione. Il 93% delle esecuzioni avvengono in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Secondo Irene Khan, di Amnesty International, vanno sul patibolo nel mondo sette persone al giorno. Quanto a Pechino, è balzata dalle 470 condanne a morte eseguite nel 2007 alle 1718 dello scorso anno. Un primato indiscusso. La sentenza viene eseguita con fucilazione o iniezione letale. Per migliorare l'efficienza le autorità cinesi si sono dotate di una piccola flotta di minibus trasformati in celle della morte mobili. Si tratta di pulmini bianchi e azzurri con i lampeggianti della polizia. Esternamente non appaiono diversi dagli altri in dotazione alle forze di sicurezza, ma all'interno i diciassette posti previsti sono stati trasformati in una camera dell'esecuzione tramite iniezione letale. I condannati vengono legati su un lettino e giustiziati da una piccola equipe medica con un'endovena di sostanze tossiche. Un monitor controlla che tutto fili per il verso giusto. Il pulmino viene prodotto dalla Jinguan Auto, specializzata in ambulanze e camion. Il signor Zhang, responsabile dell'azienda, ne ha spiegato fiero il funzionamento a un giornalista del quotidiano inglese Independent. Le autorità hanno già acquistato 10 esemplari, che girano per le sperdute province. Su richiesta della magistratura locale eseguono le sentenze nei villaggi più lontani, per dare l'esempio. Sembra che l'utilizzo di una iniezione letale e l'idea del braccio della morte mobile derivino anche dalle proteste dei carnefici. Fucilare i condannati e poi tirare il colpo di grazia comportava pericolosi schizzi di sangue. Molti dei condannati a morte in Cina sono trafficanti di droga malati di Aids. Il rischio di infettarsi era diventato troppo alto. Tanto più che il pulmino delle esecuzioni può essere utile anche ad altro: per esempio all'espianto degli organi del giustiziato. Una pratica che le autorità cinesi giustificano sostenendo di solito che il condannato e la sua famiglia sono consenzienti. Quanto al pulmino il signor Zhang, che lo fabbrica, ha già invitato a farsi avanti i Paesi stranieri interessati all'acquisto. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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I politici parassiti? Si annidano nella burocrazia (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 72 del 2009-03-25 pagina 0 I politici parassiti? Si annidano nella burocrazia di Redazione Il paradosso: si invoca l’intervento della mano pubblica che invece ha creato una nuova (e nociva) classe sociale. Come nell'antica Roma e nell'Urss, oggi si sta sfiorando il livello di guardia Alessandro Vitale* Il paradosso odierno, che porta a vedere nella politica, nel mantenimento di elevati livelli di tassazione e di spesa pubblica, nei salvataggi governativi delle industrie nazionali, nelle tentazioni protezioniste, nelle politiche redistributive di risorse ormai prosciugate perché dilapidate da decenni proprio da quelle trappole e nell’azione a tutto campo delle classi politico-burocratiche e delle nomenklature dei partiti politici l’ancora di salvezza nel tempestoso mare della crisi e delle turbolenze economiche, è quanto mai amaro. Lo è in primo luogo perché è qualcosa di stantìo, di già visto in periodi storici che sembravano lontani e superati, oltre tutto in un’epoca di sconfinate potenzialità quale quella odierna, inaugurata dalla timida ripresa storica della globalizzazione, che nella storia aveva assunto forme molto più imponenti. In secondo luogo il paradosso è amaro perché assegna il compito di mitici «salvataggi» proprio ai maggiori responsabili della più colossale erosione delle ricchezze prodotte: coloro che, impersonandolo, si fanno chiamare «Stato» e che da più di cento anni fondano le loro posizioni di potere su una spaventosa estensione della sfera «pubblica» e sulla più colossale sottrazione di ricchezze con metodi politici (la violenza e la minaccia del suo uso) e non economici (produzione e scambio) mai vista nella storia. Risalendo fino al vertice la catena delle cause dell’attuale crisi, si scopre che è proprio l’azione di caste burocratico-parassitarie che controllano le banche centrali e i sistemi bancari collegati, che gestiscono arbitrariamente la moneta e il credito, fuori da qualunque logica di mercato, fissando arbitrariamente tassi d’interesse elevati o ridotti, a provocare i disastri finanziari ai quali abbiamo assistito, con la distruzione di immense ricchezze. Serie ricerche dimostrano che la crisi è stata causata e verrà prolungata e aggravata, come era già accaduto nel 1929, dalle azioni e dagli interventi delle autorità pubbliche e dai loro eccessi nella politica monetaria, come noto monopolio di Stato, che disorientano gli investitori, impossibilitati a muoversi sulla base degli indicatori costituiti dai prezzi di mercato e dal calcolo economico. Questo conferma la teoria del ciclo elaborata dalla «Scuola Austriaca di economia» (che non a caso aveva previsto da anni questa crisi, come conseguenza della folle espansione creditizia stimolata dalle banche centrali), compiuta dal più grande economista del ’900, Ludwig von Mises, snobbato da sempre, non certo a caso, nelle Università divenute «riserve di Stato» e fucine per la produzione di fedele burocrazia. In terzo luogo quel paradosso è amaro perché rivaluta ruoli, politiche e strumenti dei quali solo pochi riescono a vedere «la faccia nascosta»: da una parte l’incremento del peso politico-burocratico, della tassazione e della regolamentazione nella vita civile, sulla produzione di ricchezza e di valore economico e nello scambio, e dall’altra la proliferazione di un fenomeno a lungo occultato nelle scienze politiche e sociali, ma di colossale rilevanza e dalle vaste conseguenze materiali: il parassitismo politico. Quest’ultimo non è che il vivere alle spalle degli altri in forza del potere politico, creandosi riserve di rendite garantite («rendite politiche», connesse al possesso e alla gestione del potere) e non aleatorie, come sono quelle, per definizione instabili e potenzialmente anche negative, di mercato. Rendite che assumono la forma di un bottino politico che servirà, spartito fra i seguaci come al termine di una guerra, a gestire il potere e a gratificare coloro che lo impersonano, dai vertici alle burocrazie. Il parassitismo politico è sempre esistito; è una costante della storia umana. Lo si ritrova nella conquista bellica e nella sottoposizione a tributo del nemico vinto (soprattutto gli imperi dell’antichità) o nelle forme, sempre più sofisticate, di tassazione «interna» degli Stati moderni, nei quali una classe politica riesce a sottoporre a tributo interi ceti e gruppi «vinti» e privi di protezione politica. Per questo alcuni seri studiosi di ieri e di oggi \ hanno inteso il parassitismo come uno strumento essenziale per la comprensione della natura di un sistema politico, del suo sviluppo e perfino del collasso di intere civiltà. In effetti il parassitismo politico, l’eccesso di «rendite politiche» e la loro caccia è in grado di spiegare una quantità enorme di fenomeni politici e storici. Una costante, a esempio, alla base del collasso dell’Impero romano e recentemente di quello sovietico, è quella in base alla quale se il livello del parassitismo politico supera quello della produzione di risorse, il sistema si avvita e si inabissa. Un’altra, molto ferrea, è quella della «riscossa parassitaria»: raggiunto un elevato grado di ricchezza, grazie alla libertà economica e degli scambi, dell’intrapresa, classi politico-burocratiche prendono immancabilmente di mira quelle riserve per sfruttarle ai propri fini. Si pensi al caso dei coloni americani prima della Rivoluzione, considerati ben poco in precedenza dagli inglesi. Ma anche la produzione di inflazione da parte delle banche centrali con la moltiplicazione senza copertura aurea di segni monetari risponde alla stessa logica. Così come l’aumento esorbitante della spesa pubblica. La proliferazione burocratica e il parassitismo politico hanno assunto, \ soprattutto grazie alla strutturale monopolizzazione e crescita spropositata del potere (alle quali ben poco ha potuto opporre il Costituzionalismo), dimensioni colossali nello Stato moderno e contemporaneo, creando fenomeni distruttivi e problemi sempre più gravi per la convivenza civile e la prosperità economica. Fra l’800 e il ’900 la burocrazia, mantenuta dalle imposte, che vive di rendite basse ma garantite e come lo Stato non produce risorse, è esplosa numericamente (del 400 per cento). La tassazione ha ormai raggiunto, comprendendo quella implicita, livelli distruttivi e irreversibili (il 60 per cento delle risorse prodotte): ai tempi di Adam Smith una del 10 per cento era considerata sufficiente per giustificare una rivoluzione. Il parlamentarismo ha stimolato il parassitismo politico in una guerra fatta di esorbitante produzione legislativa (che ha devastato il diritto) per favorire interessi particolari e organizzati e per assicurarsi il voto, assicurando il sostentamento, che come nel patologico caso italiano è diventato professione, di una legione di ceti parassitari, ossia di tax consumers, di fruitori di tasse. La «democrazia», trasformatasi in molti Paesi in dittatura della maggioranza, è divenuta guerra per la sottoposizione a tributo dei produttori di risorse mediante tassazione e regolamentazione in ambiti sempre più estesi. L’intromissione dello Stato nelle relazioni di mercato ha finito per generare povertà, come dimostrano ad esempio il protezionismo agricolo europeo, causa primaria di una crisi alimentare epocale che durerà decenni o il fallimento delle politiche dello «Stato sociale», che hanno sempre avuto il fine nascosto non di servire ai poveri, che vediamo infatti ogni inverno (italiani e non extracomunitari) morire di freddo per le strade di Milano, quasi che ci trovassimo in una repubblica ex sovietica, ma a categorie privilegiate e politicamente protette, nonché a sterminate burocrazie. Ma forse la conseguenza peggiore del parassitismo politico è la sua capacità di penetrare e corrompere la mentalità e la cultura. Orde di cittadini abituati a dipendere in tutto dallo Stato, cercano protezione politica per poter accedere a risorse, sempre più esigue, estorte con la forza, per essere mantenuti dalle imposte, per fare accedere i propri figli ai posti pubblici, in una guerra di tutti contro tutti, senza esclusione di colpi. La vita civile e produttiva contemporanea è sempre più compressa in una soffocante gabbia d’acciaio, mentre caste che si servono del monopolio della violenza legittima riescono a disporre, a spese altrui e per i loro fini egoistici, di risorse conquistate con la forza (sul piano interno e internazionale), sempre più spesso dilapidandole in mille canali di spreco, considerati normali e in favori politici fatti di paghe e di rendite garantite. In particolare nei sistemi politici più centralizzati o nei quali domina il parlamentarismo assembleare e il mito dello «Stato sociale», il parassitismo politico dilaga: burocratizzazione della vita civile, legislazione incontrollata e tassazione spropositata sono infatti strettamente collegati e interdipendenti. Essi spezzano la società in tax payers e tax consumers, in fruitori di «rendite politiche» da una parte e operatori della produzione e dello scambio dall’altra. Nei Paesi «democratici» questo problema viene occultato da finzioni e da formule di legittimazione del potere che impediscono di intravederne la realtà profonda. Si tratta invece di fenomeni connaturati all’evoluzione stessa dello Stato moderno (che è il «sistematizzatore» storico del parassitismo politico) ma enormemente esasperati dalle forme che questo ha assunto, prima progressivamente guerrafondaie e poi «welfariste» e «sociali», che ne sono la diretta eredità. Si assiste oggi a una «riscossa parassitaria»? Sembra proprio di sì. Ai gravissimi problemi provocati dal parassitismo politico stesso (gestione statalizzata della moneta e del credito, inflazione) si risponde con contromisure che generano ulteriore parassitismo: la produzione di parassitismo a mezzo di parassitismo. Una catena, una marcia della follia verso il precipizio che non potranno essere interrotte se non con il ritiro della politica e dello Stato da tutti i settori che ha indebitamente invaso negli ultimi centocinquant’anni. Una necessità ormai impellente, questa, nonostante la dilagante opinione contraria, perché i veri produttori di risorse sono allo stremo e un’intera civiltà rischia di collassare. Come è già accaduto in passato. *Università degli Studi di Milano © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Obama: (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRISI. Appello del presidente ai partner «No» Usa alla supermoneta La Bce: «Taglieremo i tassi» 25/03/2009 rss e-mail print Barack Obama WASHINGTON Le banche e le istituzioni finanziarie non devono più poter assumere rischi che ricadono poi sulle spalle della collettività. Né in America, né nel resto del mondo. È questo il messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato l'amministrazione americana: dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente Barack Obama anche ai partner internazionali, in vista del G20 di Londra del 2 aprile. «AZIONI AUDACI DAL G20». In una vera e propria offensiva mediatica, nella sua seconda conferenza stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali un articolo, Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone ai partner internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al «protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente assicura che gli Usa sapranno «uscire dall'attuale recessione», e che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se occorrerà la «pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale. Ammette tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di regole per le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a questo sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo scoperto di ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno in discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15 manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità. EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3 , solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo, potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus del 2008 in segno di «solidarietà» nei confronti del settore, rinuncia che gli è costata qualche milione di euro, visto che l'anno scorso aveva incassato 1,39 milioni di euro, contro i 14 milioni del 2007. Ai consiglieri di amministrazione della banca l'anno scorso sono andati 4,48 milioni di euro, l'86,5% in meno rispetto al 2007.

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Cina, così forte con gli altri così debole con se stessa (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

POLITICA 25-03-2009 UN NUMERO ALTISSIMO DI ESECUZIONI CAPITALI Cina, così forte con gli altri così debole con se stessa FULVIO SCAGLIONE L e cifre diffuse da Amnesty International parlano chiaro: sono i soliti cinque Paesi ( Cina, Iran, Arabia Saudita, Usa e Pakistan) a mettere insieme, da soli, il 93% di tutte le condanne capitali del mondo. Ma le cifre non sono tutto, soprattutto non dicono tutto. Non raccontano, per esempio, che l'Iran, con almeno 346 esecuzioni, è il Paese con la più alta percentuale di condannati a morte: 1 ogni 200 mila abitanti. Ennesima dimostrazione, pratica e scientifica insieme, che la pena capitale non riduce il crimine e nemmeno se stessa, visto che l'Iran vanta questo record ormai da molti anni. E non spiegano, le cifre, che il rapporto certifica nel tempo non solo la spietatezza del sistema penale cinese ( almeno 2.390 esecuzioni nel 2008) ma soprattutto l'inadeguatezza politica della Cina ad assumere quel ruolo internazionale a cui non solo aspira ma a cui, per certi versi, avrebbe anche diritto. Tutti più o meno conoscono le statistiche dell'incredibile sviluppo economico cinese degli anni Novanta: una crescita interna annua intorno al 10% fino a diventare, proprio nel 2008, la seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti, con la prospettiva di passare al primo posto nei prossimi dieciquindici anni. Poi c'è l'espansione internazionale: industriale ( alla fine del 2007, quasi 7 mila aziende cinesi avevano realizzato investimenti diretti in 173 Paesi per 184 miliardi di dollari), finanziaria ( con il Giappone, la Cina è il maggiore acquirente mondiale di Buoni del Tesoro Usa) e politica ( con una forte penetrazione in Africa e alleanze strategiche con i Paesi dell'Asia centrale, con l'Iran e con la Russia). La Cina, dunque, potrebbe e forse dovrebbe sedere nel ristretto consesso dei Paesi che ' tirano' il mondo, lo regolano e ne dettano le grandi tendenze. Ma per farlo, essere grandi e grossi, ricchi e potenti, non basta. Occorre un'autorità riconosciuta, che non si compra né si conquista con le armi ma solo con l'esempio, con la fiducia nei propri mezzi e nei messaggi che essa riesce a mandare. Questo alla Cina postcomunista manca ancora. Quando Amnesty dice ' almeno' 2.390 condanne a morte, vuol dire che sono state certamente di più, ma che il sistema giudiziario cinese è talmente arbitrario e opaco che non si può essere certi né delle procedure né delle sentenze che esse producono. Secondo fonti diverse ( la Fondazione Dui Hua, con sede negli Usa) le pene capitali nel 2006 sarebbero state addirittura 7.500- 8.000, comminate in base ai 68 reati che prevedono la condanna a morte, compresi evasione fiscale, corruzione, appropriazione indebita e traffico di droga. Anche qui, le statistiche replicate negli anni dimostrano che la pena di morte non ha alcun effetto positivo sulla quantità o sulla qualità dei crimini commessi dai cinesi. Testimoniano, però, della rigidezza del regime, che non riesce a riformare se stesso e le proprie abitudini, e così manifesta una scarsa sicurezza nei risultati ( economici e non solo) raggiunti e nel livello del consenso su cui può contare. E stiamo parlando di consenso di sistema, non verso questo o quel governo, il genere di solidità di cui per esempio possono vantare gli Usa, dove nessuno mette in discussione un certo stile di vita, un certo assetto politico, una certa visione della vita. La grande Cina odierna, dunque, resta prigioniera del più curioso dei paradossi: essere così forte nel confronto con gli altri e così debole in quello con se stessa.

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La Cina ha paura di internet ed oscura youtube (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mar 0925 La Cina ha paura di internet ed oscura youtube Pubblicato da Rosario Mastrosimone alle 11:06 in Diritti umani Il regime cinese continua nella sua opera di stritolamento delle libertà individuali e di manipolazione delle menti dei suoi sudditi. La censura di internet è l'ultima frontiera della guerra del regime contro la libertà di espressione. In un Paese in cui stampa, radio e TV sono completamente in mano pubblica, internet è l'unico spazio dove l'informazione puo' essere fatta da chiunque e dovunque, e quindi puo' provare ad affrancarsi dalle catene statali. Da lunedi', youtube è irraggiungibile dalla Cina, dopo che alcuni video che riproducevano le immagini di un incidente in mare tra alcune navi USA e cinesi avevano infastidito il regime. La Cina è il Paese leader della censura su internet, ma la Cina non è sola in questa sua crociata liberticida, visto che molti Stati, anche europei, in primis l'Italia, stanno considerando con serietà l'adozione di misure restrittive e talora censorie su internet.

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RECORD DI CONDANNE IN CINA E IRAN BOIA IN AZIONE 37 VOLTE IN USA (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Nazionale))

Argomenti: Cina Usa

Record di condanne in Cina e Iran Boia in azione 37 volte in Usa

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ROMA. C'è SEMPRE MENO LAVORO PER I BOIA DELLA MAGGIOR PARTE DEL MONDO, MA ANCORA TROPPO, CONCEN... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Nazionale))

Argomenti: Cina Usa

Roma. C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93 per cento di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. Ma anche l'Europa figura nel catalogo, con la Bielorussa rimasta unico paese che ancora ricorre alla pena di morte. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Il record di esecuzioni lo ha la Cina che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso (1718 su 2390). Il governo di Pechino ha poi anche autorizzato l'uso di autobus appositamente attrezzati dove, anche nelle province più remote, il boia può procedere ad eseguire la sentenza con l'iniezione letale. «La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale», ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International in occasione della diffusione del Rapporto. Dopo l'Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perchè riconosciuti innocenti. L'unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. «La pena capitale non è solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo stato. A tutto questo deve essere posta fine», ha sottolineato Khan.

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SHANGRI-LA'S VILLINGILI DOVE OSSERVARE LE MANTE (sezione: Globalizzazione)

( da "WindPress.it" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

25-03-2009 25 marzo 2009 SHANGRI-LA’S VILLINGILI RESORT AND SPA, MALDIVES, DOVE OSSERVARE LE MANTE GIGANTI TUTTO L’ANNO Nel nuovo Shangri-La’s Villingili Resort and Spa, Maldives, che aprirà questa estate nell’atollo di Addu, gli ospiti avranno l’eccezionale opportunità di osservare tutto l’anno mante giganti, con un’apertura alare di oltre cinque metri. Nelle Maldive settentrionali le mante giganti migrano di atollo in atollo, qui invece si trovano sempre nelle acque circostanti il resort. Gli esperti sub dello staff, durante le loro esplorazioni alla ricerca delle meraviglie sottomarine dell’atollo, hanno già identificato tre punti, intorno all’isola Villingili, dove poter sempre osservare questi esemplari. Shangri-La’s Villingili Resort e Spa offrirà ai propri ospiti emozioni indimenticabili con oltre 25 aree per le immersioni in acque brulicanti di vita marina. Tra le iniziative dell’Eco Centre del resort, i subacquei esperti potranno partecipare a un programma di rilevamento delle mante giganti. Fotografando gli esemplari che abitano i fondali marini dell’area circostante, gli ospiti daranno il loro contributo all’archivio fotografico dell’Eco Centre al fine di capire meglio il popolamento e gli spostamenti delle mante giganti. Shangri-La’s Villingili Resort and Spa, Maldives sarà il primo resort di lusso nella parte meridionale dell’arcipelago maldiviano, nell’atollo di Addu. Gli ospiti potranno scegliere fra 142 ville con vista sull’oceano o circondate dalla rigogliosa vegetazione dell’isola. Gan International Airport, il secondo aeroporto internazionale delle Maldive, dista solo otto minuti in barca e l’aeroporto internazionale di Malè è raggiungibile con frequenti voli interni della durata di 70 minuti. La catena alberghiera Shangri-La Hotels and Resorts, basata a Hong Kong, possiede e gestisce attualmente 62 hotel sotto i brand Shangri-La e Traders con un numero complessivo di oltre 28.000 camere. Gli hotel Shangri-La sono strutture 5 stelle lusso dotate di tutte le comodità e di servizi esclusivi. Gli hotel Shangri-La si trovano in Australia, Cina, isole Fiji, Hong Kong, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Oman, Taiwan, Tailandia ed Emirati Arabi Uniti. Il gruppo presenta oltre 50 progetti in fase di sviluppo in Austria, Canada, Cina, Francia, India, Giappone, Macao, Maldive, Filippine, Qatar, Seychelles, Tailandia, Gran Bretagna e USA. Per ulteriori informazioni e prenotazioni, visitare il sito www.shangri-la.com Per ulteriori informazioni su questo comunicato contattare: MARTINENGO – GLOBAL MARKETING COMMUNICATION Via F.lli Ruffini, 9 - 20123 Milano Tel. 02 89032599 Fax 02 463532 Email martinengo@martinengo.it Web www.martinengo.it Elena Crepaz/Manuela Cera/Massimo Martinengo L’archivio dei comunicati Shangri-La’s Villingili Resort and Spa, Maldives e immagini scaricabili ad alta definizione sono reperibili al seguente indirizzo: www.martinengo.it e http://www.shangri-la.com/imagelibrary.

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Cambi: euro corregge a 1,3481 dollari a meta' seduta (sezione: Globalizzazione)

( da "TgFin.it" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cambi: euro corregge a 1,3481 dollari a meta' seduta Ma il dollaro non decolla dopo la richiesta cinese (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 25 mar - Euro in fase di correzione su dollaro, yen e franco e in rialzo sulla sterlina, in un mercato molto contrastato. La divisa unica a meta' seduta paga il nuovo deterioramento della fiducia delle imprese tedesche (indice Ifo), ma il dollaro tuttavia non riesce a sfruttare a pieno la situazione perche', in vista del G20, la Cina ha chiesto l'adozione di una nuova moneta di riserva al posto del biglietto Usa. A meta' seduta l'euro quota 1,3481 $ (1,3562). Man- (RADIOCOR) 25-03-09 13:16:56 (0212) 5 NNNN

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USA-CINA/ PENTAGONO: CHIAREZZA SU MODERNIZZAZIONE ESERCITO CINESE (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa-Cina/ Pentagono: chiarezza su modernizzazione esercito cinese di Apcom Pubblicato rapporto annuale su forze armate cinsi -->Washington, 25 mar. (Ap) - La Cina deve essere più chiara sulla modernizzazione in corso delle sue forze armate, per non creare rischi di incertezza e di decisioni strategiche sbagliate da parte di altri Paesi: è quanto si legge nell'ultimo rapporto sul potenziale bellico cinese diffuso dal Pentagono. Il rapporto sottolinea come la Cina stia continuando a sviluppare sistemi d'arma in grado di minacciare Taiwan, sebbene le tensioni fra Pechino e Taipei si siano significativamente ridotte negli ultimi mesi. Al momento, secondo il documento, esiste una profonda incertezza su come Pechino abbia intenzione di utilizzare le proprie forze armate, che stanno attraversando un periodo di profonda trasformazione: da esercito di massa progettato per lunghe guerre di attrito sul proprio territorio a forza in grado di combattere conflitti brevi e ad alta intensità contro avversari tecnologicamente evoluti. "La capacità cinese di affrontare impegni militari a distanza rimane limitata, ma le forze armate continuano a sviluppare e a mettere in linea armi evolute che stanno mutando gli equilibri regionali e che hanno ripercussioni che vanno al di là dell'area Asia-Pacifico", conclude il rapporto.

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CRISI/FRATTINI: PROTEZIONISMO E VISIONE MERCANTILISTICA RISCHI UE (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi/Frattini: protezionismo e visione mercantilistica rischi Ue di Apcom Occorre "combattere in modo coeso" per evitare questi 2 pericoli -->Roma, 25 mar. (Apcom) - La crisi economica internazionale presenta "due pericoli principali" per la costruzione e il futuro dell'Europa: la rinascita del protezionismo e la visione mercantilistica dell'Ue. E' quanto ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini durante un incontro-dibattito con l'omologo svedese Carl Bildt al Campidoglio di Roma. Per quanto riguarda il protezionismo, Frattini ha ricordato che il Piano di rilancio comunitario è basato soprattutto su provvedimenti nazionali di stimolo fiscale. "Ma trattandosi di misure del genere, gli Stati sono implicitamente incoraggiati ad agire a sostegno delle produzioni nazionali", ha detto il titolare della Farnesina. "Esiste cioè la possibilità che l'approccio di alcuni paesi da nazionale divenga nazionalistico, sostanziandosi nella preferenza a favore delle produzioni domestiche e nella chiusura agli altri paesi dell'Unione". L'Europa, ha insistito Frattini, "deve resistere a questa tentazione e le regole del mercato interno, uno dei pilastri della costruzione europea, vanno rispettate anche in una congiuntura così difficile". In sostanza, secondo il ministro, l'Europa deve evitare malsane competizioni interne e darsi l'obiettivo di combattere, in modo coeso e coordinato, il neo-protezionismo globale. "La lotta contro questo protezionismo è anche una priorità della Presidenza italiana del G8", ha aggiunto. Il secondo pericolo citato da Frattini è l'eventualità di "dimenticare che la costruzione europea poggia ormai su un patrimonio condiviso di principi e di valori costituzionali, un patrimonio collettivo da coltivare, anche in tempo di crisi". Per il titolare della Farnesina, "esiste un modo europeo di affrontare i problemi e le questioni globali che va preservato e valorizzato anche in questa difficile congiuntura internazionale". Anche in questa fase, ha concluso Frattini, "l'Europa non può dare l'impressione che la sua unica priorità sia ormai diventata la crisi economica".

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Bellaria: la comicità di Zelig al teatro Astra (sezione: Globalizzazione)

( da "RomagnaOggi.it" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

25 marzo 2009 - 17.55 (Ultima Modifica: 25 marzo 2009) BELLARIA - La Ricotta, rivelazione del programma Zelig Circus 2008/02009, è il trio comico più scoppiettante apparso sulle scene italiane negli ultimi anni. Instancabili inventori di gag esilaranti, talentuosi produttori di battute irresistibili, i tre comici hanno assimilato con naturalezza le tecniche teatrali dei giganti della comicità italiana, investendole nella rivisitazione umoristica della società globalizzata del terzo millennio. Il loro è il punto di vista del finto ingenuo di provincia, alle prese con i mille impulsi e le infinite contraddizioni che è costretto a fronteggiare. Puntando tutto su velocità e ritmo, con una perfetta scelta dei tempi comici, La Ricotta lascia senza fiato dal troppo ridere, passando con disinvoltura da un'improbabile scuola d'inglese - in cui to live diventa naturalmente due olive - a un gioco a quiz che si fa beffe di quelli televisivi proponendo domande e risposte del tipo: "Il contrario di bello?", "Nuvoloso!". Il loro tormentone??? "It's OK , It's OK " . Info: 320 7776738 - www.astraridens.com - www.teatroastra.com

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EOLICO/ CRISI SU ABBATTE SUL SETTORE: IN 2009 - 18% RISPETTO 2008 (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Eolico/ Crisi su abbatte sul settore: in 2009 - 18% rispetto 2008 di Apcom Rapporto Emerging Energy Research: ripresa attesa dopo 2010 -->Roma, 25 mar. (Apcom-Nuova Energia) - La crisi mondiale si abbatte sull'eolico. Settore in forte espansione negli anni scorsi, che invece arretrerà quest'anno del 18% rispetto al 2008. Questo quanto emerge dal rapporto del centro studi Emerging Energy Research (Eer), secondo cui grazie anche ai finanziamenti governativi, il settore dovrebbe ripartire dal 2011. Secondo lo studio, nel 2009 verranno realizzati in Europa impianti eolici per un totale di 7.836 MW, oltre 1.700 MW in meno rispetto al 2008. La Eer stima che dopo il 2010 grazie anche al miglioramento della situazione della liquidità sul mercato del credito, si dovrebbe assestare una crescita stabile soprattutto grazie all'eolico offshore. Entro il 2020, il voltaggio installato annuo supererà i 16.000 MW. "L'Europa, un tempo leader incontrastato dell'eolico globale, subirà la concorrenza della Cina e degli Usa e per crescere dovrà puntare sull'offshore e sui mercati emergenti", ha spiegato il senior analyst di Eer, Eduard Sala de Veruna. "Nel lungo periodo, l'Europa riguadagnerà la sua posizione guida", ha aggiunto. A livello europeo, secondo il rapporto Eer, nel periodo 2009-2020, la Spagna manterrà la sua posizione leader come principale mercato di crescita per l'eolico in terraferma, mentre la Germania resterà tra i primi 5 fino al 2015 registrando poi un declino dovuto alla saturazione del settore. La Francia sarà leader della crescita onshore in Europa dal 2010, mentre il Regno Unito solo a partire dal 2015 si unirà al gruppo di Paesi con installato annuo superiore ai 1.000 MW. Tra i Paesi emergenti nell'Europa centro-orientale, ai primi posti emergono la Polonia, la Turchia, la Romania e la Bulgaria, che insieme realizzeranno una media di 1.100 MW l'anno tra il 2009 e il 2020. Infine, si prevede che la ripresa eolica in Europa si baserà sull'offshore, che già nel 2010 vedrà la realizzazione di oltre 1.100 MW e al 2020 arriverà a rappresentare il 27% dell'installato con impianti in 12 Paesi.

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Sul dollaro il Fmi sta con Pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWeb News" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sul dollaro il Fmi sta con Pechino 25 marzo 2009 alle 20:44 — Fonte: rampini.blogautore.repubblica.it — 0 commenti La proposta cinese di una "valuta globale" che sostituisca il dollaro come strumento di riserva incassa l'appoggio del Fondo monetario internazionale e mette in difficoltà l'Amministrazione Obama, le cui reazioni iniziali hanno disorientato i mercati e indebolito la moneta Usa. Prima è stato lo stesso Obama a respingere seccamente l'idea di Pechino: " Sono contrario a una valuta globale" , ha tagliato corto nella conferenza stampa di martedì sera. Oggi il suo segretario al Tesoro Tim Geithner è tornato sull'argomento con toni più misurati ma ha anche seminato confusione. Una sua iniziale disponibilità - "sono aperto alla proposta cinese" - ha innescato il ribasso del biglietto verde. Che poi è stato recuperato quando Geithner ha aggiunto: "Il dollaro rimane la moneta di riserva dominante nel mondo e lo resterà a lungo". A pochi giorni dal G-20 di Londra l'iniziativa cinese apre un nuovo fronte e accentua le difficoltà di manovra degli Stati Uniti, proprio mentre è in corso il delicato dibattito tra esecutivo e Congresso sulla legge di bilancio e l'aumento del deficit. E' la prima volta nella storia che un presidente americano nel definire la sua politica fiscale è costretto a tener conto di un " vincolo esterno" che sta a Pechino, fornendo promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano. rampini

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Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 7 ) » (3 voti, il voto medio è: 3.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 59 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 169 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 87 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 46 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (8) blog (1) capitalismo (8) cina (19) comunicazione (1) crisi (9) democrazia (59) economia (30) era obama (14) europa (10) francia (22) germania (3) giornalismo (50) giustizia (2) gli usa e il mondo (61) globalizzazione (43) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (150) manipolazione (5) medio oriente (13) notizie nascoste (46) partito democratico (1) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (22) spin (5) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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In verità non sono stato a fissare il limite 1,7. 2 per me è ok! Spero... Ultime news Casa, nessun decreto venerdì in cdm Governo-Regioni: "Piano per martedì"Rai, nominato il Cda Garimberti presidenteBanche, Marcegaglia: "Non hanno più alibi, ora diano il credito"Francia, rapiti dagli operai i dirigenti che licenziano E i sindacalisti approvanoFini: "Mussolini grande statista? Cambiato idea"Lourdes, "Sono il diavolo" e uccide l'anziana madre colpendola col crocifissoIbrahimovic via? 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La breve stagione liberale (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

La breve stagione liberale In Italia siamo agevolati dal fatto di dover seguire le acrobazie di Berlusconi, da scadenze elettorali che banalizzano ogni messaggio, dallo stato di salute di un Pd che non può farsi domande difficili. Se non fosse così – se il dibattito pubblico non fosse prossimo al grado zero – un riformista dovrebbe chiedere il time-out, come nel basket, e fermarsi a ragionare sui temi posti da Michele Salvati ieri sul Corriere, da Andrea Romano sul Riformista e sempre ieri dalla stessa Europa. Li sintetizziamo così: qui a sinistra abbiamo fatto tanta fatica per diventare globali e liberali, e ora che il capitalismo va in crisi le risposte sono tutte stataliste, protezioniste, nazionaliste, al limite perfino un po’ socialiste, e massimo dell’ironia in genere in mano alla destra. Diciamoci la verità: con la scusa della sconfitta elettorale e della dipartita di Veltroni, il Pd ha fatto finta di niente. Qualche battuta di D’Alema o Rutelli, poi c’è il mascheramento offerto dalla cosiddetta svolta a sinistra di Franceschini, che ha spiegazioni tattiche e funziona come risposta contingente alla crisi e alla domanda di sicurezza dei lavoratori, ma non ha ancora un respiro strategico. Per il resto, totem liberali sono stati aggirati se non abbattuti senza pensarci su: dal rispetto dei vincoli di bilancio alla competizione fra individui e fra imprese, dalla flessibilità al rischio assunto come valore. Rischiare? Adesso? SEGUE A PAGINA 8 Come scrive Salvati, il centrosinistra italiano e anche quello mondiale «è stato preso in contropiede» dopo il suo faticoso approdo a una visione più aperta del mercato e della concorrenza. Conoscendo Salvati e la sua onestà intellettuale, non c’è dubbio che lui si metta nelle prime file di coloro «presi in contropiede» (noi siamo nelle ultime, ma siamo lì anche noi): chi ha prima pensato e poi fatto il Partito democratico accompagnava questo progetto con una iniezione molto robusta di liberalismo, anche per tirarlo via dalle secche delle culture politiche per così dire fondanti (ma novecentesche) del cattolicesimo democratico e della socialdemocrazia. La delegazione italiana all’assemblea annuale di Policy Network che si tiene in Cile sembra dare nomi e cognomi a questa storia, e alla sua possibile nemesi. Volendo giocare sulle provenienze, si potrebbe dire che Piero Fassino e Francesco Rutelli (autori nei rispettivi ex partiti di due svolte liberali piuttosto forti) accompagnano il nuovo segretario Franceschini come la persona biograficamente più adatta a seppellire la breve stagione liberale del centrosinistra. Non c’è più Veltroni (che al Lingotto solo venti mesi fa aveva raggiunto il punto più estremo della svolta liberal), al suo posto c’è un cattolico democratico che cerca di salvare il Pd su una linea che – lo diciamo per mera comodità descrittiva – è la più vicina alla linea sindacale da anni. In realtà le cose non sono così banali. Innanzi tutto perché Franceschini è stato anche lui protagonista convinto di una stagione che ha cambiato molto anche i paradigmi del pensiero cattolico democratico, mai stato del resto solo solidaristico o addirittura assistenzialista come gli è stato spesso rimproverato. E poi perché certi approdi sono ormai definitivi per il Pd, al di là delle contingenze. Anche qui, aiuta Berlusconi: la versione italica del neostatalismo e del neocentralismo la impersonifica lui (e Tremonti meglio ancora), con lo scandalo della cordata Alitalia, il tentato commissariamento delle banche e della stessa Banca d’Italia, le sterzate verso lo stato etico. Per contrasto, le virtù del mercato aperto e della separazione fra politica ed economia, nonostante ogni possibile scandalo finanziario e ogni necessaria apposizione di nuove regole, continuano a risaltare anche agli occhi di un disorientato riformista di sinistra. Respingiamo dunque il gioco più facile, quello che dalla giusta e prevedibile virata politica del Pd in vista delle elezioni europee farebbe discendere una sorta di restaurazione ideologica. Non è così. Non necessariamente, almeno. Come notano Salvati, Romano e Sensi, non è che ci si possano aspettare chissà quali illuminazioni dall’adunata riformista di Viña del Mar, alla quale parteciperanno anche Gordon Brown e Joe Biden. Onestamente, il tema della revisione critica sugli anni della globalizzazione democratica è stato posto, ma nessuno ha ricette sostituive facili. Stiamo del resto parlando, per esempio a proposito di Gran Bretagna e Stati Uniti, di ex nazioni-guida della Terza Via che negli ultimi mesi hanno proceduto a nazionalizzazioni spinte proprio per rimediare all’esplosione di economie troppo finanziarizzate. Eppure, è possibile che una volta di più – come negli anni d’oro di Bill Clinton e Tony Blair – una idea per una via d’uscita non piattamente socialdemocratica né banalmente statalista venga proprio dalle avanguardie anglosassoni (che momentaneamente sono avanguardie soprattutto nel tunnel dei guai). Certo, c’è il tema della trasparenza dei mercati e delle nuove regole, che non dovrebbe essere estraneo ad alcun tipo di sinistra. Ma c’è soprattutto la grande chance per una riconversione energetica delle economie avanzate, per legare il nuovo (anche massiccio) intervento pubblico a cambiamenti radicali dei modi di produzione e degli stili di vita. Qualcosa che Obama ha fatto più che intravedere, qualcosa che per la destra è acquisizione troppo recente per potersene fare paladina credibile. Certo non in Italia, dove Berlusconi mescola l’intuito animale del piano-casa con l’arretratezza culturale della deregulation totale, svuota tutte le poste di bilancio destinate all’innovazione e alla riconversione, non vede neanche lo sterminato campo della manutenzione e ristrutturazione dell’edilizia pubblica (scuole, commissariati, ospedali), dove davvero operazioni di credito pubblico ai privati sarebbero volano di buona economia, e di servizi migliori. Tutto sommato, la stagione liberale del centrosinistra – riveduta e corretta – può prolungarsi ancora un po’.

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Nuovo magazzino di Protezione Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e presentazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 25-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nuovo magazzino di Protezione Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e presentazione (25/3/2009 19:01) | (Sesto Potere) - Venezia - 25 marzo 2009 - “La Protezione Civile è al servizio dei cittadini e il nostro nuovo magazzino è una garanzia per la sicurezza del territorio”: così Davide Zoggia, Presidente della Provincia di Venezia, e Amalia Lieta Smajato Assessore provinciale alla Protezione Civile, hanno sintetizzato le finalità per cui la Provincia di Venezia ha deciso di dotarsi di un nuovo magazzino di Protezione Civile al posto di quello che si trovava a Marghera nello stabile dov’è allocato l’Archivio provinciale. Il nuovo magazzino si trova a Marcon, vicinissimo all’autostrada Venezia - Trieste, nel tratto dov’essa è esente da pedaggio e molto facilmente raggiungibile da tutte le località della provincia. La sua posizione strategica per la Protezione civile è confermata dalla sua vicinanza alla sede del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Mestre che sono, bisogna ricordarlo, la componente essenziale del sistema di Protezione Civile in quanto di tale sistema costituiscono l’elemento professionale, rispetto al quale il mondo del Volontariato agisce per lo più a supporto. Facilmente visibile anche da chi transita in autostrada, l’area del magazzino è di circa 7000 mq, di cui 5500 scoperti e, della restante parte, circa 450 mq sono di pertinenza della Protezione Civile; la restante parte serve per il resto dell’Ente. L’altezza dell’edificio è di 9 m, ciò che consentirà di costruirvi un soppalco utilizzabile se ve ne sarà la necessità. L’ampio scoperto è potenzialmente utilizzabile per vari scopi di Protezione Civile, tra cui quello di collocarvi dei prefabbricati la cui utilità in molte emergenze è fuori discussione. Materiali contenuti: il magazzino contiene attualmente una limitata serie di dotazioni in quanto finora, stante anche la assai ridotta capienza del magazzino precedente, la priorità era stata quella di distribuire nel territorio gran parte delle dotazioni acquistate. Si è però notato che, in emergenza, è spesso assai utile che la Provincia possegga attrezzature a pronta disponibilità nella propria sede, ed anche questo è stato uno dei motivi che hanno portato alla decisione dell’Amministrazione di dotarsi del magazzino provinciale di Protezione Civile, in sinergia con altre analoghe necessità dell’Ente. Attualmente vi si trovano allocate pompe carrellate di varia dimensione e portata, torri faro, tende ministeriali, sacchi ecc. Tutto il materiale è ora in fase di manutenzione straordinaria per rendere al massimo efficace l’utilizzo delle dotazioni in fase d’emergenza. Modalità di gestione: poiché il Servizio provinciale di Protezione Civile ha in fase d’emergenza come compito prioritario la gestione delle emergenze di livello provinciale ed il coordinamento del Volontariato in armonia con le altre forze istituzionali di Protezione Civile (Regione ed enti regionali, Comuni, Prefettura, VV.F. ecc.), è stata affidata all’Associazione di Protezione Civile “Airone” di Marcon la gestione del magazzino stesso. Questo anche per un ulteriore segnale di attenzione verso il mondo del Volontariato. In particolare la gestione ordinaria prevede la periodica manutenzione e movimentazione dei mezzi, mentre in fase d’emergenza vi sarà la disponibilità ad aprire il magazzino stesso in qualsiasi orario e - tranne nel caso di situazione anche solo pre-emergenziale interessante il territorio comunale di Marcon - di portare l’attrezzatura necessaria nei comuni colpiti dalla calamità. Questo affidamento, la cui fase sperimentale durerà un anno, dovrebbe consentire un ulteriore miglioramento in efficacia ed efficienza del sistema provinciale di Protezione Civile. Altre considerazioni: il nuovo magazzino si inserisce come punto finale di un percorso che ha visto l’Assessorato provinciale alla Protezione Civile impegnato in un primo tempo a migliorare i rapporti con altri enti, in primis con la Prefettura, ciò che si è concretizzato in una convenzione di collaborazione tra i due enti; è stato così possibile realizzare la Sala Operativa Provinciale Unificata che è stata già efficacemente utilizzata nelle alluvioni che hanno pesantemente colpito gran parte della provincia nel 2006 e 2007. Ma poiché il cuore dell’attività della Provincia è dato in emergenza dal Volontariato, è a questo che la Provincia ha dedicato maggior attenzione: potenziamento dei corsi base (decentrandoli nel territorio) ed istituzione di corsi specialistici; stimolo per la creazione dei Distretti (attualmente sono costituiti 4 su 7), ciò che comporta una sensibile riduzione dei tempi d’intervento in emergenza; sostegno economico programmato alle esercitazioni distrettuali di Protezione Civile (aspetto fondamentale per poi operare al meglio in emergenza); approvazione del Piano Provinciale d’Emergenza e completamento di tutti i Piani comunali di Protezione Civile, con rivisitazione delle procedure d’intervento per aumentarne l’efficacia, analisi dei rischi e dei rispettivi scenari, ecc.

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