CENACOLO DEI COGITANTI |
LA MEDIA DEL 2008 NEL
RAPPORTO DI AMNESTY SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO Sette esecuzioni al giorno
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in Cina (almeno 1718, il 72 per
cento del totale), Iran (346), Arabia Saudita (102), Stati Uniti (37) e
Pakistan (36). Il rapporto 2008 di «Amnesty International» diffuso ieri
fotografa una realtà «crudele, inumana e degradante» ma in lento miglioramento:
l'adozione da parte dell'Assemblea generale dell'Onu di due mozioni (
Afghanistan, ecco il piano
di Obama ( da "EUROPA
ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Holbrooke tira in ballo anche la
Cina, «assurdamente ignorata finora» nonostante confini sia con l?Afghanistan
che con il Pakistan. E poi c?è l?Iran, sul cui coinvolgimento insiste da tempo
anche il generale David Petraeus, comandante regionale per le operazioni in Afghanistan
e Iraq (e infatti rappresentanti di Teheran saranno all?
La Cina ha messo nel
mirino il dollaro, reclamando la creazione di una nuova moneta globale sotto
l&... ( da "Stampa,
La" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di cui il governo Usa si è avvalso
per sostenere l'export americano, si trasforma in perdite per chi, come la Cina
ma non solo, ha i forzieri pieni di obbligazioni statunitensi. La Cina stessa,
peraltro, non è valutariamente immacolata: per anni ha tenuto il suo yuan
sottovalutato per spingere le sue merci nel mondo, e i governi dei paesi
partner commerciali,
Marchionne: "Il
peggio è passato" ( da "Stampa,
La" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il nuovo partner di Fiat nel grande
paese asiatico sarà Guangzhou Automobile: «Abbiamo deciso in maniera
intelligente di allungare un pò i tempi - si limita a spiegare - fino a quando
la domanda non si stabilizza, non si può dir nulla sui progetti di Fiat in
Cina. Parliamo con tutti, veramente con tutti».
In qualità di
rappresentanti della comunità scientifica africana, noi membri del Nasac - i...
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: proposte al vertice di Roma delle
Accademie delle Scienze dei Paesi del G8 (Italia, Usa, Francia, Germania,
Giappone, Canada, Inghilterra e Russia) più Brasile, Cina, India, Messico, Sud
Africa ed Egitto in veste di osservatore, promosso dall'Accademia dei Lincei il
26 e il 27 marzo. Primo. Investire nella ricostruzione delle università e dei
centri di ricerca in tutta l'Africa.
Sudafrica, altolà al Dalai
Lama
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: su pressione della Cina, aveva
negato il visto al capo spirituale tibetano per partecipare alla conferenza sul
calcio come strumento contro il razzismo e la xenofobia, prevista per venerdì
27 marzo a a Johannesburg. RINVIO - La conferenza stessa è stata rinviata per
il boicottaggio degli altri premi Nobel per la pace che avrebbero dovuto
partecipare,
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: incidente tra otto pescherecci
cinesi e una nave da guerra Usa, avvenuto nel Mare del Sud della Cina.
Sollecitato sulle ragioni del blocco, il portavoce del ministero degli Esteri
ha ribadito che la Costituzione afferma «chiaramente la libertà d'espressione»,
ma stabilisce alcuni limiti «attingendo alle esperienze di Paesi come gli Usa e
il Regno Unito».
Luci e ombre nel rapporto
Amnesty 2008 ( da "Cittadino,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan
ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty
International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette
in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni
giorno sono state giustiziate una media di sette persone,
attacco al dollaro
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: xLA CINA E GLI USA ATTACCO AL
DOLLARO di FRANCESCO MOROSINI La diplomazia monetaria, i cui
protagonisti-avversari sono Washington e Pechino con Eurolandia a fare il
"sacco da boxe", appartiene alla categoria di "operazioni di
guerra non militari".
pena di morte in calo nel
mondo ma non in cina, iran e arabia
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: pianeta hanno abolito la pena di
morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito
condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto
in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia
più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto
sulla stato della pena di morte del 2008.
Obama: Dai G20 regole più
forti sulla finanza ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A partire dalla Cina, che ha
lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale
che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito
respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente
anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,
Pur nella crisi il Drago è
un buy di lungo ( da "Finanza
e Mercati" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa potrebbe poi aumentare la
pressione sui diritti umani come pure sulla qualità di giocattoli o generi
alimentari importati. Senza dimenticare che la Cina è il maggior creditore
degli Usa. Per gli investitori a lungo termine, comunque, il momento è propizio:
dal 2007 i Forward price-to-earnings multiples sono scesi di 25 volte arrivando
nel gennaio
Geithner e Bernanke al
Congresso: Un'altra authority per le non banche
( da "Finanza e Mercati"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il presidente Barack Obama ha
chiesto ieri al Congresso di muoversi rapidamente sull'authority chiesta da
Geithner. Il quale, affiancato da Bernanke, ha infine rigettato l'idea avanzata
dalla Cina di una nuova moneta globale che sostituisca il dollaro.
È partito il processo di
risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello ...
( da "Finanza e Mercati"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dei progetti in Cina non si potrà
parlare «fino a quando la domanda non si stabilizza: abbiamo deciso in maniera
intelligente di allungare un po' i tempi», ha detto Marchionne senza precisare
se dopo il congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel
Paese asiatico sarà Guangzhou Automobile («Parliamo veramente con tutti»
La Protezione civile ha un
quartier generale ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dagli amministratori provinciali La
Protezione civile ha un quartier generale di Pietro Gorlani Il nuovo quartier
generale per la Protezione civile della Provincia è operativo da ieri nel cuore
della città, in via Musei 29. Il nome ufficiale è Centro situazioni di protezione
civile (Cesi) ed è in grado di monitorare l'intero territorio provinciale e
gestire le eventuali emergenze (
Marchionne, ripresa negli
Usa a partire dal secondo semestre
( da "Milano Finanza (MF)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sono andato negli Usa due volte e
ho parlato parecchio tempo con i due commissari nominati. Abbiamo spiegato in
maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da
loro». Quanto all'espansione in Cina del Lingotto, il manager italo-canadese ha
voluto spiegare perché la Fiat ha congelato l'intesa con il gruppo locale Chery
Automobiles:
dobbiamo difendere il
"made in italy" ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina ha prevalentemente bisogno,
più che di beni di consumo, di macchinari avanzati e tecnologia. Cose di cui
l'Italia dispone. La Cina si è candidata a essere il maggior produttore del
"Made in Italy" fuori dell'Italia, forando da parte a parte
l'intercapedine che separa il legale dall'illegale, l'autorizzato dal non
autorizzato,
Obama ai G20: stop alla
finanza selvaggia ( da "Arena,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: usciranno da questa recessione»
chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» proponendo «lavoro comune»,
«responsabilità» e «trasparenza» e rinuncia al «protezionismo». Intanto il
segretario al Tesoro, Geithner, e il presidente della Fed, Bernanke, dicono
«no» alla super-moneta internazionale, proposta dalla Cina.
Obama: Dai G20 regole più
forti sulla finanza ( da "Arena,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A partire dalla Cina, che ha
lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale
che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito
respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente
anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,
In Cina si vive in una
situazione di terrore legalizzato
( da "Riformista, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: delle esecuzioni dello scorso anno:
Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. In casi come quello cinese,
inoltre, il numero ufficiale dei prigionieri giustiziati non corrisponde con il
numero reale delle persone messe a morte, dal momento che le informazioni sulle
condanne a morte e sulle esecuzioni resta un segreto di Stato.
La crisi tra mercato e
statalismo ( da "Arena,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: crescente della Cina e invece è
scoppiato un incendio innescato dagli Usa. Ora è convinzione comune che il
sistema vada riformato, il problema è «come» riformarlo. Tutti i paesi
industrializzati si trovano di fronte al dilemma di dover prendere decisioni
che, anche se corrette, richiederebbero tempo e l'urgenza di intervenire subito
per combattere dissesti aziendali e disoccupazione,
EXPORT VINICOLO ITALIANO
2008 SI CHIUDE UN ANNO DIFFICILE -7% IN VOLUME E +2% IN VALORE
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: a Cina e Corea che ?prendono fiato?
(+1% e -1%) e a un?India in crisi (-17%) fanno da contrappeso le spettacolari
performance registrate sulle piazze di Hong Kong (+29%) e Singapore (+17%).
Segnaliamo infine la crescita esplosiva registrata sul mercato degli Emirati
Arabi, con volumi aumentati del 50% e valori più che raddoppiati.
GORDON BROWN AL PARLAMENTO
EUROPEO: UNA RISPOSTA GLOBALE A UNA CRISI GLOBALE SOTTOLINEATO IL RUOLO DA
LEADER CHE DEVE PRENDERE L'UE ( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: mentre la Corea del Sud e la Cina e
perfino gli Stati Uniti stanno correndo ad una velocità che le nostre belle
parole non potranno coprire». Ha poi rilevato che il Consiglio europeo non si è
trovato d´accordo su un fondo per il clima per i paesi in via di sviluppo,
nonostante sia evidente che «senza un impegno finanziario importante,
no youtube
( da "Centro, Il" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il governo cinese come altre volte
non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina
statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente,
avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da
guerra Usa.
l'impronta che ogni uomo
lascia sull'ambiente nell'ultimo numero de "i quaderni di alveare"
( da "Repubblica, La"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: docente di Geografia economica e
studiosa della globalizzazione, analizza l´«impronta ecologica»: quanto, cioè,
ognuno di noi pesa sulla natura in base al proprio stile di vita. Sfogliare la
rivista (diretta da Nino Alongi, edita da Palumbo) può essere un modo per
documentarsi e aggiornarsi sulla situazione ambientale italiana e, in
particolare, siciliana,
Il j'accuse di Amnesty: il
boia parla ancora cinese ( da "Unita,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita,
Pakistan e Usa - quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una
«buona notizia» per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi
avanti verso un mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008
Uzbekistan e Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente
abolizionisti (
A prendere per buone le
cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il...
( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita,
Pakistan e Usa - quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una
«buona notizia» per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi
avanti verso un mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008
Uzbekistan e Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente
abolizionisti (
Il creativo che anticipò
la globalizzazione delle arti ( da "Unita,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il creativo che anticipò la
globalizzazione delle arti L'epoca dell'immagine ha tra i suoi inventori Jean
Paul Goude: nato in Francia nel 1940, è stato art designer di riviste - da
«Esquire» al supplemento illustrato di «Le Monde» -, inventore di personaggi
come Grace Jones, ha realizzato le campagne pubblicitarie di Kodak, Chanel,
Io, provocatore con le
immagini sfido l'inconscio collettivo
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Non è globalizzazione anche questa?
«Forse sì, ma allora le globalizzazioni sono due. Oggi le grandi aziende
vogliono vendere al mondo. Pensano: cosa vuole la gente povera quando compra
Dior? Vuole Parigi, e allora pelle bianca, occhi chiari, capelli biondi
eccetera.
Sgrana gli occhi Jean-Paul
Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza c...
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Non è globalizzazione anche questa?
«Forse sì, ma allora le globalizzazioni sono due. Oggi le grandi aziende
vogliono vendere al mondo. Pensano: cosa vuole la gente povera quando compra
Dior? Vuole Parigi, e allora pelle bianca, occhi chiari, capelli biondi
eccetera.
no youtube
( da "Nuova Venezia, La"
del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il governo cinese come altre volte
non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina statunitense
ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel
Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.
no youtube
( da "Mattino di Padova, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il governo cinese come altre volte
non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina
statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente,
avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da
guerra Usa.
nasce un marchio per
tutelare la pietra del cardoso ( da "Tirreno,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: estero negli Usa e in Gran
Bretagna. Ma si stanno aprendo nuovi orizzonti: «Recentemente abbiamo avviato
affari con architetti del Kazakistan e dell'Azerbaigian, interessati ad
utilizzarla anche per edilizia pubblica. In Cina, invece, sarebbero molto interessati
all'acquisto dei blocchi: questa è una logica di mercato che non ci interessa,
Protezione civile, dopo
due anni arriva la sede ( da "Tempo,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: stampa Riccia Protezione civile,
dopo due anni arriva la sede RICCIA Il gruppo della locale Protezione Civile
avrà la sua sede dopo due lunghi anni di richieste all'ente comunale. Il
presidente dell'associazione Nicola Fanelli con grande soddisfazione ha
informato la cittadinanza che a breve i soci potranno ritrovarsi in una sala
dell'
Un'azione da 30 cent
( da "Manifesto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che ha trascinato gli Usa e il
mondo in una crisi senza precedenti dal '29. Ma i repubblicani insorgono. In
Cina, la Banca centrale del popolo propone di adottare una moneta di riserva
diversa dal dollaro, mentre alcuni paesi latinoamericani ne vorrebbero una di
scambio locale Matteo Bosco Bortolaso NEW YORK Dopo il piano «disintossicante»
illustrato lunedì,
Pechino affonda il dollaro
e vuole una nuova moneta ( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: CINA/USA Pechino affonda il dollaro
e vuole una nuova moneta Maurizio Galvani Dopo che il premier Wen Jiabao si era
detto preoccupato per gli investimenti cinesi negli Stati uniti, il governatore
della banca centrale del Popolo Zhou Xiaochuan ha proposto di adottare una
moneta di riserva diversa dal dollaro.
Dalle conquiste coloniali
alla logica di potenza nella globalizzazione
( da "Manifesto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: SCAFFALI Dalle conquiste coloniali
alla logica di potenza nella globalizzazione I testi dedicati all'imperialismo
sono tanti e potrebbero riempire una biblioteca, annoverando «Imperialismo,
fase suprema del capitalismo» di Lenin, «Il capitale finanziario» di Rudolf
Hilferding, gli scritti di Rosa Luxemboug e gli scritti di Eric Hobsbawm, da
«Il secolo breve a «L'età degli imperi».
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di tutte le esecuzioni è avvenuto
in cinque Stati: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. È più luminosa del
passato la foto «scattata» da Amnesty International nel rapporto sulla stato
della pena di morte nel 2008. Una foto che mette in luce una tendenza generale
positiva, ma oscurata dal fatto che ogni giorno in media sono state giustiziate
sette persone,
Centro di protezione
civile Presto il via al cantiere ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Centro di protezione civile Presto
il via al cantiere --> Mercoledì 25 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 23 e-mail
print Inizieranno a giorni i lavori per il Centro polifunzionale d'emergenza ad
Azzano San Paolo. Una base logistica a servizio della Protezione civile, dove
verranno raccolti anche tutti i mezzi della colonna mobile regionale,
Il vademecum per il
volontario sicuro ( da "Nazione,
La (Firenze)" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ATTIMO FUGGENTE TUTTE le
informazioni utili sui comportamenti da adottari e sui dispositivi di
protezione da indossare da parte degli operatori durante le attività di
emergenza e soccorso. Sono contenute nel «Vademecum dell'addetto alla
protezione civile», il manuale redatto dalla direzione difesa del suolo e
protezione civile della provincia di Firenze.
Da napoli a Reggio Pistoia
indebolita da pressioni politiche
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Restano il manifatturiero dei
distretti (tessile, mobile, calzaturiero) travolto dalla globalizzazione, il
florovivaismo, costretto a rapida e non scontata modernizzazione, e il turismo,
naturalmente esposto alle congiunture economiche. * consigliera regionale Pd
Pena capitale, piaga da
estirpare ( da "Giornale
di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita,
Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da
Amnesty International nel rapporto sullo stato della pena di morte del 2008 che
mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che
ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone,
Sabato 4 aprile giorno di
volontari e Protezione ( da "Giorno,
Il (Bergamo - Brescia)" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: tecnici della Protezione Civile
lavoreranno sia nelle attività antincendio e antialluvionali sia negli
interventi subacquei che, naturalmente, si svolgeranno nelle acque del Sebino,
sul lungolago d'Iseo, coordinate dal locale gruppo di Protezione Civile. A
Ospitaletto, invece, entreranno in scena i cani da soccorso che si
eserciteranno a cercare persone rimaste sotto le macerie.
SEMPRE MENO lavoro per i
boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è vero che il 93% di tutte le
esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e
Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una tendenza generale
positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate sette persone, per
un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.
Quelle in Cina, il 72% del
totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 20 Quelle in Cina, il 72% del
totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)...
Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102),
Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite su 59 dove
è ancora in vigore.
Travagliato Alpini e
Comune in trincea ( da "Giornale
di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Protezione Civile e la
partecipazione del gruppo Alpini alla Fiera TravagliatoCavalli in programma il
primo fine settimana di maggio. Per quanto riguarda la Procivil, già
costituitasi nei mesi scorsi con 23 volontari dopo un cammino iniziato ancora
col sindaco Paterlini, la sede è stata realizzata nella Casa degli Alpini ed il
Gruppo per concedere i suoi locali chiede un canone d'
meno lavoro per il boia
( da "Tirreno, Il" del
25-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di tutte le esecuzioni è avvenuto
in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia
più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto
2008. Resta il fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette
persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.
no youtube
( da "Tirreno, Il" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il governo cinese come altre volte
non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina
statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente,
avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da
guerra Usa.
Marchionne: il peggio
sembra essere passato ( da "Giornale
di Brescia" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E sugli investimenti di Fiat in
Cina? «Fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può parlare dei
progetti di Fiat in Cina. Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare
un po' i tempi», ha aggiunto Marchionne, che non ha voluto precisare se il
nuovo partner di Fiat nel Paese sarà Guangzhou automobile dopo l'annuncio del
«congelamento» dei colloqui con Chery.
Fiera protezione civile Il
modello altoatesino fa scuola pure in Cina
( da "Corriere Alto Adige"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: REDAZIONALE Rassegna Venerdì apre
Civil Protec Fiera protezione civile Il modello altoatesino fa scuola pure in
Cina BOLZANO — Civil Protec, la fiera della Protezione civile, prima ancora di
celebrare la sua seconda edizione si fa notare anche all'estero. Ieri,
presentando la seconda edizione, in programma da venerdì a sabato, il
presidente della Fiera,
Dall'Fmi prestiti più
flessibili per dare sostegno alla ripresa
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: altrettanti e gli Usa hanno parlato
di triplicare il totale. Ci si aspetta che contribuiscano all'aumento delle
risorse anche Paesi con forti avanzi dei conti con l'estero, come la Cina, la
quale tuttavia chiede in cambio maggior peso nel Fondo. A.Me. LA SCOMMESSA
Adottata una nuova linea di credito preventiva per vincere le resistenze degli
Stati a rivolgersi al Fondo monetario
Caucciù, rialzi targati
Pechino ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dai minimi grazie alla ripresa del
settore auto in Cina Caucciù, rialzi targati Pechino La richiesta mondiale però
è prevista ancora in discesa Roberto Capezzuoli Da diverse settimane i mercati
della gomma naturale presentano una situazione di stallo. Dal lato
dell'offerta, si attende la conclusione dell'inverno nel Sud Est asiatico,
l'area geografica da cui proviene più del 70%
IL MESSAGGIO del
presidente Obama al popolo iraniano non ha molto impressionato i lea...
( da "Messaggero, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che condividono la politica Usa, a
dissociarsi da essa. Obama vuole stabilizzare quanto prima il "Grande
Medio Oriente", per potere ritirarsi e concentrarsi sui rapporti con la
Russia e con la Cina. Perciò, non vuole intralci. L'annuncio che il premier
israeliano designato, Benjamin Netanyahu, avrebbe nominato ministro degli
esteri l'ultranazionalista e anti-
Muore la pena di morte
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita,
Pakistan ed Usa. 2390 ESECUZIONI È una fotografia più luminosa del passato
quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di
morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata
comunque dal fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette
persone,
Schiaffo cinese al
dollaro, alt degli Usa ( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina, consapevole di essere
stata cooptata come attore decisivo nel pieno della crisi, indica la via:
«Riformare il sistema monetario internazionale» ha scritto Zhou. Che aggiunge:
la nuova moneta con il marchio di Pechino c'è o per lo meno ne esiste una
versione base.
I PARTITI, come è noto
agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare ...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 25-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: edilizia è e rimane un settore
strategico negli Usa come in Europa o in Cina. Invece, il segretario del Pd
Dario Franceschini, che ormai è la sentinella della Costituzione, ha subito
parlato di incostituzionalità, seguito a ruota dai governatori delle regioni in
mano al Pd come la Toscana, il Piemonte e l'Emilia Romagna, i quali hanno, a
loro volta dichiarato,
SEMPRE MENO lavoro per i
boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola parte di mondo. Se due te...
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è vero che il 93% di tutte le
esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e
Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una tendenza generale
positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate sette persone, per
un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.
Quelle in Cina, il 72% del
totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)...
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 20 Quelle in Cina, il 72% del
totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)...
Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102),
Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite su 59 dove
è ancora in vigore.
il mare friulano si alza:
a rischio l'isola di grado serve un piano coste
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Secondo l'assessore alla Protezione
civile, Vanni Lenna, occorrerà assicurare priorità ai lavori di sistemazione
degli argini che presentano infiltrazioni e maggiore permeabilità di acque
marine, che grazie all'attento lavoro della Protezione civile sono stati
minuziosamente censiti.
Meno lavoro per il boia
( da "Provincia Pavese, La"
del 25-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di tutte le esecuzioni è avvenuto
in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia
più luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto
2008. Resta il fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette
persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi.
NO YOUTUBE
( da "Provincia Pavese, La"
del 25-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il governo cinese come altre volte
non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo che la marina
statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati sull'incidente,
avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da
guerra Usa.
Pena capitale abolita in
sempre più Paesi ( da "Metronews"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: di tutte le condanne è avvenuto in
Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Dopo l?Asia, il secondo maggior
numero di condanne eseguite si è registrato nella regione Africa del Nord -
Medio Oriente, a quota
OBAMA CHIEDE TEMPO E
PAZIENZA E IL TESORO CHIEDE PIÙ POTERI - LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA
BROWN VS FACEBOOK -SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO L'ITALIANO
( da "Dagospia.com" del
25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: OBAMA CHIEDE TEMPO E PAZIENZA E IL
TESORO CHIEDE PIù POTERI - LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA ? BROWN
VS FACEBOOK -SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO ? L?ITALIANO CASSESE AL
TRIBUNALE PER HARIRI ? NIENTE SUDAFRICA PER IL DALAI LAMA? Rassegna stampa
internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - In apertura la decisione
del 'lehendakari' uscente,
Casa, Napolitano frena
Berlusconi - Arriva il Fisco federale - Obama: voglio poteri sui big della
finanza - Israele, i laburisti di Barak con Netanyahu, Livni isolata -
Pecoraro, v ( da "Dagospia.com"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il record della Cina". In
basso: "Atenei, lista nazionale per i docenti". barack obama LA
REPUBBLICA - In apertura: "Casa, Napolitano frena Berlusconi". Di
spalla: "Biotestamento e preservativo, gli italiani bocciano il Papa".
Editoriale di Massimo Riva: "Il teatrino del mattone".
Cina: una nuova moneta
globale ( da "Finanza.com"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina: una nuova moneta globale (24
Marzo 2009 - 08:10) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24 Ore: La Cina
continuerà a sostenere il debito pubblico americano. ?I titoli di Stato
statunitense sono un elemento importante nella strategia d?investimento a lungo
termine delle nostre riserve valutarie.
PROTEZIONE CIVILE/DA
DOMANI A CATANIA 'PRONTO INTERVENTO EXPO'
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Prende il via domani a Catania la
terza edizione di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla
protezione civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato
per la Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico,
le verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in
protezione civile.
Protezione civile/ Da
domani a Catania 'Pronto intervento
( da "Virgilio Notizie"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Prende il via domani a Catania la
terza edizione di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla
protezione civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato
per la Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico,
le verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in
protezione civile.
Obama:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A partire dalla Cina, che ha lanciato
persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che
sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito
respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla
dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa
dai repubblicani,
Conferenza annullata dopo
il no al Dalai ( da "Giornale.it,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il 93% delle esecuzioni avvengono
in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Secondo Irene Khan, di Amnesty
International, vanno sul patibolo nel mondo sette persone al giorno. Quanto a
Pechino, è balzata dalle 470 condanne a morte eseguite nel 2007 alle 1718 dello
scorso anno.
I politici parassiti? Si
annidano nella burocrazia ( da "Giornale.it,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione, che nella storia
aveva assunto forme molto più imponenti. In secondo luogo il paradosso è amaro
perché assegna il compito di mitici «salvataggi» proprio ai maggiori
responsabili della più colossale erosione delle ricchezze prodotte: coloro che,
impersonandolo, si fanno chiamare «Stato» e che da più di cento anni fondano le
loro posizioni di potere su una spaventosa
Obama:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A partire dalla Cina, che ha
lanciato persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale
che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito
respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla dettagliatamente
anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa dai repubblicani,
Cina, così forte con gli
altri così debole con se stessa ( da "Avvenire"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 2009 UN NUMERO ALTISSIMO DI
ESECUZIONI CAPITALI Cina, così forte con gli altri così debole con se stessa
FULVIO SCAGLIONE L e cifre diffuse da Amnesty International parlano chiaro:
sono i soliti cinque Paesi ( Cina, Iran, Arabia Saudita, Usa e Pakistan) a mettere
insieme, da soli, il 93% di tutte le condanne capitali del mondo.
La Cina ha paura di
internet ed oscura youtube ( da "Blogosfere"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: youtube è irraggiungibile dalla Cina,
dopo che alcuni video che riproducevano le immagini di un incidente in mare tra
alcune navi USA e cinesi avevano infastidito il regime. La Cina è il Paese
leader della censura su internet, ma la Cina non è sola in questa sua crociata
liberticida, visto che molti Stati, anche europei, in primis l'Italia,
RECORD DI CONDANNE IN CINA
E IRAN BOIA IN AZIONE 37 VOLTE IN USA
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Record di condanne in Cina e Iran
Boia in azione 37 volte in Usa
ROMA. C'è SEMPRE MENO
LAVORO PER I BOIA DELLA MAGGIOR PARTE DEL MONDO, MA ANCORA TROPPO, CONCEN...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Iran, Arabia Saudita,
Pakistan ed Usa. Ma anche l'Europa figura nel catalogo, con la Bielorussa
rimasta unico paese che ancora ricorre alla pena di morte. È una fotografia più
luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto
sulla stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza
generale positiva,
SHANGRI-LA'S VILLINGILI
DOVE OSSERVARE LE MANTE ( da "WindPress.it"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, isole Fiji, Hong Kong, India,
Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Oman, Taiwan, Tailandia ed
Emirati Arabi Uniti. Il gruppo presenta oltre 50 progetti in fase di sviluppo
in Austria, Canada, Cina, Francia, India, Giappone, Macao, Maldive, Filippine,
Qatar, Seychelles, Tailandia, Gran Bretagna e USA.
Cambi: euro corregge a
1,3481 dollari a meta' seduta ( da "TgFin.it"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: seduta paga il nuovo deterioramento
della fiducia delle imprese tedesche (indice Ifo), ma il dollaro tuttavia non
riesce a sfruttare a pieno la situazione perche', in vista del G20, la Cina ha
chiesto l'adozione di una nuova moneta di riserva al posto del biglietto Usa. A
meta' seduta l'euro quota 1,3481 $ (1,3562). Man- (RADIOCOR) 25-03-09 13:16:56
(0212) 5 NNNN
USA-CINA/ PENTAGONO:
CHIAREZZA SU MODERNIZZAZIONE ESERCITO CINESE
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa-Cina/ Pentagono: chiarezza su
modernizzazione esercito cinese di Apcom Pubblicato rapporto annuale su forze
armate cinsi -->Washington, 25 mar. (Ap) - La Cina deve essere più chiara
sulla modernizzazione in corso delle sue forze armate, per non creare rischi di
incertezza e di decisioni strategiche sbagliate da parte di altri Paesi:
CRISI/FRATTINI:
PROTEZIONISMO E VISIONE MERCANTILISTICA RISCHI UE
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: rinascita del protezionismo e la
visione mercantilistica dell'Ue. E' quanto ha sottolineato il ministro degli
Esteri Franco Frattini durante un incontro-dibattito con l'omologo svedese Carl
Bildt al Campidoglio di Roma. Per quanto riguarda il protezionismo, Frattini ha
ricordato che il Piano di rilancio comunitario è basato soprattutto su
provvedimenti nazionali di stimolo fiscale.
Bellaria: la comicità di
Zelig al teatro Astra ( da "RomagnaOggi.it"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: investendole nella rivisitazione
umoristica della società globalizzata del terzo millennio. Il loro è il punto
di vista del finto ingenuo di provincia, alle prese con i mille impulsi e le
infinite contraddizioni che è costretto a fronteggiare. Puntando tutto su
velocità e ritmo, con una perfetta scelta dei tempi comici, La Ricotta lascia
senza fiato dal troppo ridere,
EOLICO/ CRISI SU ABBATTE
SUL SETTORE: IN 2009 - 18% RISPETTO 2008
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: della Cina e degli Usa e per
crescere dovrà puntare sull'offshore e sui mercati emergenti", ha spiegato
il senior analyst di Eer, Eduard Sala de Veruna. "Nel lungo periodo,
l'Europa riguadagnerà la sua posizione guida", ha aggiunto. A livello
europeo, secondo il rapporto Eer, nel periodo 2009-2020, la Spagna manterrà la
sua posizione leader come principale mercato di crescita per l'
Sul dollaro il Fmi sta con
Pechino ( da "KataWeb
News" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E' la prima volta nella storia che
un presidente americano nel definire la sua politica fiscale è costretto a
tener conto di un " vincolo esterno" che sta a Pechino, fornendo
promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano.
rampini
Ma il mercato distorce la
realtà? Soros dice di sì. ( da "Giornale.it,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cina, globalizzazione, gli usa e il
mondo Commenti ( 59 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading
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questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma
Obama è davvero un grande comunicatore?
La breve stagione liberale
( da "EUROPA ON-LINE"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il tema della revisione critica
sugli anni della globalizzazione democratica è stato posto, ma nessuno ha
ricette sostituive facili. Stiamo del resto parlando, per esempio a proposito
di Gran Bretagna e Stati Uniti, di ex nazioni-guida della Terza Via che negli
ultimi mesi hanno proceduto a nazionalizzazioni spinte proprio per rimediare
all?
Nuovo magazzino di
Protezione Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e
presentazione ( da "Sestopotere.com"
del 25-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nuovo magazzino di Protezione
Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e presentazione
(25/3/2009 19:01) | (Sesto Potere) - Venezia - 25 marzo 2009 - “La Protezione
Civile è al servizio dei cittadini e il nostro nuovo magazzino è una garanzia per
la sicurezza del territorio”
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA MEDIA DEL 2008
NEL RAPPORTO DI AMNESTY SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO Sette esecuzioni al
giorno [FIRMA]EMANUELE NOVAZIO ROMA L'anno scorso ci sono state nel mondo
almeno 7 esecuzioni capitali al giorno, 2390 nel complesso, in 25 Paesi dei 59
che ancora mantengono la pena di morte. Quelle emesse sono state 8864. Ma la
maggior parte delle condanne eseguite, il 93 per cento del totale, sono
avvenute in soli 5 Paesi: in Cina (almeno 1718, il 72 per cento del totale), Iran (346), Arabia
Saudita (102), Stati Uniti (37) e Pakistan (36). Il rapporto 2008 di «Amnesty
International» diffuso ieri fotografa una realtà «crudele, inumana e
degradante» ma in lento miglioramento: l'adozione da parte dell'Assemblea
generale dell'Onu di due mozioni (nel 2007 e nel 2008) in favore di una
moratoria della pena capitale - un traguardo al quale la diplomazia italiana ha
dato un forte contributo - ha «avvicinato il mondo al traguardo
dell'abolizione». Il maggior numero di esecuzioni è stato registrato in Asia,
dall'Afghanistan (17) alla Corea del Nord (15), dal Giappone (15) all'Indonesia
(10), dalla Mongolia (1) al Pakistan (36), dal Vietnam (19) a Singapore (1),
dal Bangladesh (5) alla Malaysia (1). Il poco invidiabile primato spetta però
alla Cina, con 1718, una cifra in crescita rispetto
all'anno precedente. Addirittura, secondo il quotidiano britannico Independent,
nella Repubblica popolare «il boia lavora anche on the road»: nelle province
più remote una decina di autobus sono stati attrezzati con «camere della
morte», nelle quali viene eseguita l'iniezione letale che sta progressivamente
sostituendo il colpo di pistola alla testa. I bus sono dotati anche di
telecamere che filmano l'esecuzione: la registrazione è a disposizione in caso
di contestazioni. L'Europa sarebbe «zona franca» se non fosse per la
Bielorussia (almeno 400 esecuzioni dal 1991, 4 nel 2008): un Paese che non è
mai stato esempio di democrazia dopo il distacco dall'Urss, ma che di recente
si è impegnato in un tentativo di disgelo con l'Unione europea, dal quale ci si
aspetta un'evoluzione positiva anche nel settore della giustizia. Nella
Repubblica ex sovietica, nota il rapporto di «Amnesty», l'applicazione della
pena capitale è aggravata da un «sistema penale viziato, nel quale
maltrattamenti e torture sono utilizzati per estorcere le confessioni». La pena
di morte è avvolta nel segreto di Stato: ai parenti dei condannati non sono
fornite informazioni nemmeno sulla data o sul luogo dell'esecuzione. Al secondo
posto, dal punto di vista continentale, è l'Africa del Nord-Medio Oriente, con
508 esecuzioni accertate. Il primato, qui, è dell'Iran, dove l'anno scorso sono
state messe a morte almeno 364 persone, tra cui 8 minorenni al momento del
reato, con metodi che includono la lapidazione e l'impiccagione. In Arabia Saudita
le esecuzioni sono state almeno 102, eseguite attraverso la decapitazione
pubblica. Infine le Americhe. A parte il piccolo stato caraibico di Saint
Christopher e Nevis, che l'ha reintrodotta nel 2003 e che l'anno scorso ne ha
eseguita una, soltanto gli Stati Uniti continuano a praticarla: l'anno scorso
le esecuzioni sono state 37, quasi tutte in Texas. Ma delle 100 condanne
eseguite dall'inizio di quest'anno - quando 138 Paesi, i due terzi del totale,
hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica - un quinto sono
avvenute negli Usa.
( da "EUROPA ON-LINE"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
A Bruxelles Richard
Holbrooke spiega lapproccio del nuovo presidente Afghanistan,
ecco il piano di Obama MARILISA PALUMBO inviata a Bruxelles È una surge
onnicomprensiva quella che lamministrazione americana sta studiando per
lAfghanistan, un notevole aumento degli sforzi militari e civili per provare a
cambiare il corso di una guerra che si sta perdendo e in cui molti paesi
sembrano aver dimenticato di essere impegnati. La revisione strategica del
governo di Washington sarà presentata a giorni, di certo prima della conferenza
sullAfghanistan in programma il 31 marzo allAja, ma già ieri
linviato speciale americano per lAfghanistan e il Pakistan Richard
Holbrooke ne ha anticipato i contenuti agli alleati della Nato e
dellUnione europea, con i quali ha raccontato di aver trovato «unincoraggiante
sintonia di vedute». Quanto durerà questa armonia è però tutto da dimostrare,
perché cè da scomettere che non sarà facile, per i governi dei paesi
impegnati nella lotta ai talebani, convincere i parlamenti nazionali e lopinione
pubblica della necessità di incrementare gli sforzi militari ed economici. Men
che meno in un periodo in cui lattenzione dei cittadini e dei
policymakers è tutta sulla crisi economica. Holbrooke era in Europa da sabato,
dove ha partecipato al
Brussels Forum, appuntamento annuale sulle relazioni transatlantiche
organizzato dal German Marshall Fund. In un panel che tra gli ospiti contava il
giornalista Ahmed Rashid, autore di Talebani e
definito dallo stesso Holbrooke uno dei maggiori esperti della regione
afghano-pachistana, the Bulldozer come viene
soprannominato per il suo stile duro e spigoloso lartefice degli accordi
di Dayton ha parlato a lungo di come sarà il nuovo approccio americano
nella regione. Un problema regionale Il messaggio che Holbrooke ripete fino alla nausea è
semplice: Afghanistan e Pakistan non si possono separare, quello afghano è un
problema regionale. Sono in Pakistan, non in Afghanistan, fa notare il
diplomatico, i responsabili degli attentati di Mumbai, i talebani, i
responsabili dellomicidio di Benazir Bhutto: «Il cuore della
sfida viene dalle aree tribali del Pakistan occidentale». È per questo che
linviato ha organizzato un paio di settimane fa, a Washington, un
incontro trilaterale Usa-Pakistan-Afghanistan cui hanno partecipato i capi dellintelligence
dei tre paesi. «Non possiamo permettere ha spiegato Holbrooke che
ci siano due servizi segreti che a stento si parlano tra loro». Nelle
intenzioni dellamministrazione questi incontri trilaterali dovranno svolgersi almeno quattro
volte lanno e non per ridursi a semplici photo opportunities. Con
Islamabad, concordano Rashid e linviato Usa, bisogna dialogare e
cooperare perché lopzione di mandare truppe in territorio
pachistano non è neanche in discussione. Serve però un deciso aumento degli aiuti economici, e se sarà
confermata la notizia secondo cui lamministrazione Obama
triplicherà gli aiuti allo sviluppo destinati al Pakistan, toccherà poi
allEuropa fare la sua parte. Lapproccio regionale non può naturalmente prescindere dal
coinvolgimento dei paesi vicini. A molto gioverebbe, per esempio, se la gran
parte dellesercito pachistano non fosse ancora schierato ai confini con
lIndia. Riavvicinare Islamabad e New Delhi è dunque parte del Grand
Bargain
sullaerea, ma è uno degli obiettivi al momento più difficili. Come
sottolinea Rashid, gli attentati di Mumbai hanno ulteriormente complicato le
cose. Holbrooke tira in ballo anche la Cina, «assurdamente ignorata
finora» nonostante confini sia con lAfghanistan che con il
Pakistan. E poi cè lIran, sul cui coinvolgimento insiste da tempo
anche il generale David Petraeus, comandante regionale per le operazioni in
Afghanistan e Iraq (e infatti rappresentanti di Teheran saranno allAja a
fine mese). Più
truppe, più poliziotti Sono 38mila le truppe americane oggi in Afghanistan e
presto ne arriveranno altre 17mila. Gli altri paesi ne hanno in tutto 30mila e
sinora si sono sempre dimostrati riluttanti a inviare forze fresche. Ma anche
questo verrà loro chiesto dagli Stati Uniti pur, come tiene a sottolineare
Holbrooke, senza imposizioni. Il problema, sostiene Rashid, è che i politici
europei non sono sono riusciti a educare il
pubblico sulla gravità della minaccia proveniente da al Qaeda nonostante, sostiene il giornalista, «siano molto
alte le possibilità che il prossimo attacco dei terroristi colpisca proprio lEuropa».
Holbrooke non crede allo sgretolamento di al Qaeda, anche se ammette che possa
attraversare un momento di difficoltà: il fatto che Osama bin Laden abbia aumentato i video
diffusi, per esempio, potrebbe essere un segnale di come lo spaventi limpatto
di Obama sul mondo musulmano. Un altro aspetto cruciale della nuova strategia è
un sostanziale aumento delle forze di polizia afghane, al momento non solo inadeguate
numericamente, ma anche corrotte e incapaci. «Bisognerà aumentarne il numero,
la qualità e laddestramento ». E qui, con molta
probabilità, entreranno in gioco gli europei. Laspetto militare non può
essere separato da quello civile, ha detto sabato Holbrooke. Concetto ribadito dallo stesso Obama in
unintervista a 60 minutes andata in onda domenica: «Non possiamo
pensare che un approccio esclusivamente militare possa risolvere i nostri
problemi». Per questo centinaia di funzionari civili del governo americano verranno presto mandati
in Afghanistan. Una surge economica Concentrarsi sullaspetto
non militare significa anche fare qualcosa per aiutare il paese non africano
più povero al mondo. Dal punto di vista della ricostruzione e della guerra alloppio
gli ultimi anni sono stati un totale fallimento. Non ci sono infrastrutture,
lelettricità manca anche a Kabul. E gli Stati Uniti spendono ogni anno
800 milioni di dollari per un programma antinarcotico che Holbrooke ha definito
«il più dispendioso e
inefficace che abbia mai visto negli ultimi 40 anni di governo». Secondo i dati
del governo americano, lAfghanistan fornisce il 90 per cento
delleroina nel mondo. La risposta però non sta nellestirpare le
piantagioni e distruggere i raccolti perché, per ammissione dello stesso inviato americano,
significherebbe gettare i contadini l87 per cento
della popolazione nelle braccia dei talebani. Ripensare limpiego
dei fondi per il programma antinarcotico significa allora investirli per fornire alla popolazione fonti
alternative di reddito. Oggi i contadini, racconta Holbrooke, vengono pagati
dai talebani più di quanto non li paghi lesercito. Il
diplomatico ha anticipato che lamministrazione chiederà al Congresso
molti più fondi per la ricostruzione
delleconomia e per lavvio di nuovi programmi agricoli, da
coordinare con Europa e Onu molto meglio di quanto non sia stato fatto finora.
Sullidea di aprire un dialogo con i talebani linviato Usa ha
speso poche parole. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, nella stessa
amministrazione non ci sarebbe consenso sullopportunità di
unapertura alle ali più moderate e sulla stessa loro esistenza. Holbrooke
ha voluto però puntare il dito contro quello che secondo lui è stato sinora un
errore madornale degli
americani e dei loro alleati: lincapacità cioè di smascherare e
contrastare le tattiche di propaganda dei talebani negli ultimi quattro anni.
Linformazione, ha detto, deve essere parte fondamentale dello sforzo
internazionale Uno sforzo titanico, visto nel suo insieme. Lo stesso Holbrooke ha ammesso alla Bbc
che questo incarico «è la cosa più difficile che abbia mai fatto». Washington
dovrà però stare ben attenta a delineare gli obiettivi. Come ha detto Obama
nellintervista a 60 minutes «deve esserci una chiara exit strategy», perché quella
afghana non può essere percepita come «una deriva perpetua ». Anche perché il
rischio per gli americani, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe di perdere per
strada gli alleati, di spaccare la Nato e di trovarsi impantanati in un nuovo
Vietnam.
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
La Cina ha messo nel mirino il dollaro, reclamando la creazione
di una nuova moneta globale sotto l'egida del Fmi che rimpiazzi il biglietto
verde quale valuta di riserva. Ma il ministro del Tesoro Timothy Geithner e il
presidente della Fed Ben Bernanke hanno già respinto l'idea rispondendo ad
alcune domande durante un'audizione alla Camera. A fare la proposta era stato
il governatore della banca centrale di Pechino, Zhou Xiaochuan, con un
intervento pubblicato sul sito della banca stessa lunedì. Obiettivo, mandare un
secondo messaggio a Obama prima del G20 di Londra. Il primo era partito dal
premier Wen Jaobao giorni fa, quando aveva espresso "preoccupazione"
per la sorte delle riserve valutarie cinesi, 1.950 miliardi di dollari, per lo
più in bond pubblici di Washington. Ora Pechino ha ribadito, con l'idea della
moneta unica, una crescente insofferenza per il ruolo del dollaro. Secondo dati
del Fmi, a fine 2008 i dollari Usa in riserve
valutarie erano quasi 3 mila miliardi, con l'euro che pesava per poco più di
mille e tutte le altre insieme sui 300 miliardi. Per Zhou, il dominante peso
negli affari internazionali del dollaro, ma anche dell'euro e dello yen,
esagera i volumi dei flussi di monete e rende il sistema finanziario mondiale
più volatile. La proposta di un paniere di monete al posto delle valute di
proprietà delle singole nazioni, secondo la Cina,
renderebbe più semplice per i governi gestire le rispettive economie, dando
alle nazioni detentrici della valuta comune di riserva più libertà nel cambiare
politica monetaria e tassi di cambio. Tecnicamente, la soluzione caldeggiata da
Zhou è una espansione dell'uso dei "diritti speciali di prelievo",
una sorta di moneta sintetica creata negli Anni '60 e il cui valore è
determinato da un basket di valute. I Dsp non sono mai diventati una vera
riserva internazionale e sono stati di fatto confinati alle transazioni
contabili tra i membri del Fmi. Usare i Dsp sarebbe
anche un modo per finanziare in modo più equo il Fmi, insiste Pechino, che è
sotto pressione degli altri Paesi perchè aumenti la sua contribuzione. Il
dollaro non garantisce più la stabilità finanziaria internazionale, è
l'opinione cinese. La recente volatilità e il suo indebolimento progressivo, di cui il governo Usa si è avvalso per sostenere l'export americano, si trasforma in
perdite per chi, come la Cina ma non solo, ha i forzieri pieni di obbligazioni statunitensi.
La Cina stessa, peraltro,
non è valutariamente immacolata: per anni ha tenuto il suo yuan sottovalutato
per spingere le sue merci nel mondo, e i governi dei paesi partner commerciali,
dagli Usa all'Europa, hanno accusato Pechino di
"manipolazione". Ora le difficoltà dell'America nel mantenere un
ruolo di leadership a causa del crac finanziario mondiale di cui è ritenuta la
massima responsabile offrono ai Paesi dalle monete fino a ieri marginalizzate
un'apertura per la conquista di un nuovo potere. Al centro di queste mire ci
sono le organizzazioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale o
le Nazioni Unite, che i governi delle nazioni emergenti considerano strumenti
meglio adattabili ai propri interessi, perchè implicitamente, se non
esplicitamente, erodono il ruolo della superpotenza americana. Qualche
settimana fa, era stata la Russia a chiedere che il Fmi emettesse una valuta globale,
giustificandone la nascita con il bisogno di aggiornare "l'obsoleto ordine
economico mondiale unipolare". E oggi, 25 marzo, gli esperti del gruppo
per la Riforma finanziaria internazionale dell'Onu presentano alle Nazioni
Unite una serie di misure innovative. La più rilevante, secondo quanto ha
anticipato qualche giorno fa un membro del panel, Avinash Persaud, ex capo
valutario alla JP Morgan, è proprio quella di un basket di monete
internazionali che sostituisca il dollaro. "E' il momento giusto per avere
una moneta di riserva condivisa", ha detto Persaud. Tra gli accademici,
anche il Nobel americano Joseph Stigliz, economista alla Columbia di New York,
parlando a Shanghai una settimana fa aveva espresso la stessa convinzione:
"Il sistema delle riserve basato sul dollaro è parte del problema" -
ha detto - perché troppo cash dal mondo viene fatto affluire negli Stati Uniti.
"C'è bisogno di un sistema globale di riserve valutarie".
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«IN ITALIA ED EUROPA
GLI ECOINCENTIVI HANNO RILANCIATO LA DOMANDA. CONFERMO IL TARGET 2009 SUL
RISULTATO OPERATIVO DEL GRUPPO» Marchionne: "Il peggio è passato"
«Per trovare l'intesa con Chrysler ho fatto tutto il possibile: ora decida
Washington» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO «Il peggio è passato». L'amministratore
delegato della Fiat, Sergio Marchionne, scioglie la prognosi sullo stato di
salute dell'economia mondiale. «Certo - puntualizza - le conseguenze restano
pesanti, ma è partito il processo di risanamento. Diciamo che è stata
individuata la ferita, ora bisogna ripulire». Marchionne ha affrontato
l'argomento a Ginevra, al termine dell'assemblea degli azionisti della società
svizzera Sgs, di cui è presidente. Una lancia spezzata in favore di un ragionato
ottimismo: «Sono uno dei pochissimi che cerca di leggere nella sfera di
cristallo - ha detto, con un po' di humour, Marchionne - e secondo me una gran
parte dei problemi che hanno impattato sull'economia a livello globale si è già
verificata. Il peggio della crisi è passato». Naturalmente molto hanno contato
le importanti iniziative avviate per contrastare la recessione ed intervenire
sulle banche «malate» da parte delle istituzioni internazionali e dei governi.
Prima fra tutte l'azione di contrasto che ha portato al maxi-piano di aiuti
deciso dal governo americano: «Nei giorni scorsi ho avuto l'opportunità di
parlare con il dipartimento del Tesoro Usa - ha
spiegato l'Ad Fiat - e ho visto l'elevato impegno che a Washington perseguono
nel trovare soluzioni realizzabili. In Europa, invece, mi preoccupa il
protezionismo a livello nazionale, in particolare per le industrie e le
politiche generali, che rallenta il processo di ripresa nel vecchio
continente». Ma quando ci sarà il giro di boa? Quando si potrà dire con
sicurezza che la risalita è incominciata? «Io credo - valuta Marchionne - che
nella seconda metà di quest'anno si comincerà a vedere qualche segnale di
inversione di tendenza negli Usa, poi in Asia e infine
in Europa, che è più lenta e dove qualcosa di positivo si concretizzerà non
prima di fine 2009». In questo outlook ci sono anche indicazioni sulla Fiat:
«Per il 2009 - dice Marchionne - abbiamo annunciato un risultato di oltre un
miliardo di operativo e da quello che vedo adesso posso confermarlo. Però, come
ho già detto, il primo trimestre sarà strutturalmente debole, a gennaio i
mercati sono scesi di più del 20%. Sono bravo, buono, lavoro, non spendo, ma in
certi momenti è difficile». Quello a cui l'Ad Fiat si riferisce come base della
conferma sul risultato 2009 è una prima stima delle vendite del gruppo a marzo:
«Spero che le cifre di previsione siano in linea con quelle di fine mese - si
augura il top manager del Lingotto - Fiat è migliorata anche in Europa, nei
paesi che hanno creato una struttura di ecoincentivi». Insomma, mette in chiaro
Marchionne: «Un miglioramento sostanziale per quota e volumi rispetto a questo
febbraio, ma anche rispetto al marzo 2008. Come abbiamo sempre detto questi
incentivi avrebbero spronato la domanda e ora cominciamo a vedere i risultati».
Intanto dalla sponda americana dell'Atlantico si attende una decisione per
l'alleanza con Chrysler: «Il mercato è una scacchiera che si muove alla
velocità della luce, è inutile essere ottimisti fino a quando non c'è un
annuncio», avverte l'Ad Fiat e aggiunge: «Tutto quello che dovevamo fare
riguardo alla proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato a lungo con i due commissari
nominati per valutare le soluzioni nel settore auto: abbiamo spiegato in
maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da
loro, io ho l'animo in pace». Tra i dossier aperti resta anche quello cinese.
Alleanze? Marchionne non dice se, dopo il congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel grande paese asiatico sarà Guangzhou
Automobile: «Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un pò i tempi
- si limita a spiegare - fino a quando la domanda non si stabilizza, non si può
dir nulla sui progetti di Fiat in Cina. Parliamo con tutti, veramente con tutti».
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
In qualità di
rappresentanti della comunità scientifica africana, noi membri del Nasac - il
network delle accademie scientifiche africane - siamo convinti che il futuro
economico del continente sia racchiuso nella capacità di sviluppare i suoi
potenziali di ricerca e tecnologia. Oggi, però, un terzo degli scienziati
africani vive all'estero. Questo flusso rappresenta una grave perdita,
soprattutto nella società globalizzata. Se negli Anni 60 e
( da "Corriere.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
E PECHINO ELOGIA
PRETORIA: «Bene così» Sudafrica, altolà al Dalai Lama «Niente visto fino ai
Mondiali» E intanto salta la conferenza su razzismo e calcio dopo il
boicottaggio dei premi Nobel per la pace JOHANNESBURG - Il Dalai Lama non potrà
entrare in Sudafrica sino al termine dei Mondiali di calcio del 2010. Lo ha
annunciato il governo sudafricano dopo che, su pressione
della Cina, aveva negato il
visto al capo spirituale tibetano per partecipare alla conferenza sul calcio
come strumento contro il razzismo e la xenofobia, prevista per venerdì 27 marzo
a a Johannesburg. RINVIO - La conferenza stessa è stata rinviata per il
boicottaggio degli altri premi Nobel per la pace che avrebbero dovuto
partecipare, ma che avevano annunciato che non si sarebbero presentati
per protestare contro la decisione del governo sudafricano. Lo ha annunciato il
presidente del comitato organizzatore della conferenza Irvin Khoza, uno dei
responsabili locali anche per i Mondiali di calcio del 2010. PECHINO: «IL
SUDAFRICA HA FATTO BENE» - La Cina ha elogiato la
decisione di Pretoria di non aver concesso il visto al capo spirituale
tibetano. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, ha
affermato che sempre più Paesi cominciano finalmente a comprendere che il Dalai
Lama usa la religione come pretesto per ottenere l'indipendenza del Tibet. «Noi
ci opponiamo fermamente a tutte le attività secessioniste del Dalai Lama in
qualsiasi veste e sotto qualsiasi nome», ha aggiunto il portavoce. stampa |
( da "Corriere.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il popolare sito
inaccessibile dalla tarda serata di lunedì «La Cina
non ha paura del Web» Ma Pechino blocca di nuovo YouTube Il ministero degli
Esteri: la Costituzione sancisce libertà d'espressione ma stabilisce anche
alcuni limiti PECHINO - La Cina non ha paura di
Internet: lo ha assicurato il ministero degli Esteri di Pechino, proprio nel momento
in cui Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo inaccessibile ai visitatori
cinesi. Dalla tarda serata di lunedì la pagina iniziale del popolare sito non
si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o
in altre città del Paese. NESSUNA SPIEGAZIONE - Esattamente come in altre
occasioni, il governo cinese non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva
dopo che la marina statunitense ha "postato" sul sito di
video-sharing i filmati sull'incidente tra otto pescherecci
cinesi e una nave da guerra Usa, avvenuto nel Mare del Sud della Cina. Sollecitato sulle ragioni del blocco, il portavoce del
ministero degli Esteri ha ribadito che la Costituzione afferma «chiaramente la
libertà d'espressione», ma stabilisce alcuni limiti «attingendo alle esperienze
di Paesi come gli Usa e il
Regno Unito». «Molte persone - ha poi aggiunto - hanno la falsa
impressione che il governo cinese tema Internet», ma la cifra degli internauti
cinesi (300 milioni, la comunità di utenti più grande del mondo) dimostra «che
è esattamente l'opposto». stampa |
( da "Cittadino, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pena di morte in
calo, ma il boia non si ferma: 2.390 le esecuzioni ROMAC'é sempre meno lavoro
per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo, concentrato in un
piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena
di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito
condanne capitali nel 2008, é vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto
in cinque paesi: Cina, Iran,
Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da
Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che
mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che
ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un
totale di 2390 messe a morte in 25Paesi.Per contrasto al continente asiatico -
che concentra il record di esecuzioni con la Cina che
da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso
(1718 su 2390) - spicca l'Europa dove è rimasta solo la Bielorussia a ricorrere
ancora alla pena di morte.«La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in
un piccolo numero di Paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti
verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è che
centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei paesi che
ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale», ha dichiarato Irene
Khan, segretaria generale di Amnesty International in occasione della
diffusione del Rapporto. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere alla
pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea
del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e
Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in
Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346
persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che
comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni
sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in
alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti
d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con
37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in
Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a
oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal
1975 perché riconosciuti innocenti. L'unico altro Stato in cui sono state
eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area
caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003.Nell'Africa sub-sahariana,
secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne
a morte sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con
la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina,
terrorismo e dirottamento.«La pena capitale non è solo un atto ma un processo,
consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un
omicidio commesso dallo stato. A tutto questo deve essere posta fine», ha
sottolineato Khan.(Ansa)
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
xLA
CINA E GLI USA ATTACCO AL DOLLARO di FRANCESCO MOROSINI La diplomazia
monetaria, i cui protagonisti-avversari sono Washington e Pechino con
Eurolandia a fare il "sacco da boxe", appartiene alla categoria di
"operazioni di guerra non militari". Queste barriere
ecologiche/tariffarie all'import sono: embargo; blocco dell'export di
tecnologie strategiche, la cui importanza per la teoria bellica è stata
descritta da due ufficiali dell'Esercito popolare di Cina
(Qiuao Liang, Wang Xiangsui) in "Guerra senza limiti". Tra queste
"operazioni" primeggiano le svalutazioni monetarie a tutela della
propria base produttiva visto che equivalgono analogicamente al bombardare le
industrie altrui; tant'è che poi si ha un micidiale cortocircuito se la replica
è di equivalenti svalutazioni competitive. Tuttavia, oggi Pechino pensa alla
svalutazione del dollaro come a un atto ostile degli States perché la
colpirebbe dal lato del risparmio-ricchezza abbattendo il valore dei
titoli-debito Usa in portafoglio del Celeste Impero
grazie al suo "eccesso di risparmio" (come ha rilevato il governatore
della Federal Reserve, Bernanke). Nel caso, pure Eurolandia avrebbe guai visto
che l'euro, di solito asimmetrico alla valuta Usa,
rivalutandosi ne danneggerebbe l'export. Insomma, è tempo di "grandi
manovre" monetarie; anche perché oltreoceano la tentazione, svalutando, di
"scaricare le proprie miserie sul vicino" (il cosiddetto beggar my
neighbour) è elevata. O, comunque probabile, visto che la Federal Reserve
rastrella obbligazioni sul mercato finanziario creando moneta, seppure sotto
forma di electronics credits, allo scopo di alleggerire i tassi a lungo (a
breve siamo già a zero); e che lo stesso fa acquistando titoli pubblici a
sostegno delle diverse strategie - come l'assorbimento dei cosiddetti
"titoli tossici" appena varata dal Tesoro - attuate
dall'amministrazione Obama per salvare Wall Street: insomma, ci sono tutte le
premesse, ai primi cenni di ripresa, per avere inflazione e svalutazione. Pure
politiche, perché ciò consentirebbe agli States di abbattere, svalutandolo, il
debito (d'altronde solo quello pubblico emesso per il "pronto soccorso
bancario" vale trilioni di dollari) contratto nel mercato finanziario
globale: il che, in quota rilevante, vuol dire con Pechino. Cosa che la Città
Proibita teme assai. Lo ha ribadito il premier cinese Wen Jibao facendo capire
che considererebbe un atto "nemico" una maxisvalutazione degli oltre
due trilioni di dollari investiti in bond statunitensi. Qui emerge un nodo
politico: ed è che la Cina, come grande creditore
degli Usa, vuol dire la sua sul cambio del dollaro
contestando in materia la piena sovranità di Washington che, finora, era
universalmente riconosciuta. Il messaggio che viene dalla Città Proibita è che
la Superpotenza, sebbene abbia ancora, ma con crepe, la supremazia militare,
tuttavia vede logorata dal debito quella economica; e che, conseguentemente,
gli Usa debbano rinunciare a quell'unilateralismo
monetario con cui nel passato hanno regolato sul proprio polmone il respiro
economico d'Europa, Asia e Sud America. Insomma, la Cina
vuole il posto che le spetta la tavolo del potere mondiale. Anzi, gioca
d'anticipo proponendo un "mondo monetario" alternativo, col dollaro
spodestato. Per farlo, si affida a Zhou Xiaochuan, governatore della sua Banca
centrale, che in un saggio (pubblicato sul sito della Banca medesima) disegna
una riforma del sistema monetario internazionale che abbandona l'uso di una
moneta nazionale come valuta di riserva globale. Sarebbe il tramonto
dell'impero del dollaro e del potere degli Usa di
essere il dominus (in cambio però garantiscono la sicurezza del capitalismo
globale) delle relazioni monetarie internazionali. Scrive infatti Zhou
Xiaochuan: «Un'auspicabile riforma del sistema monetario internazionale
consiste nel creare una valuta di riserva internazionale separata dalla moneta
delle singole economie nazionali e capace di rimanere stabile a lungo, così da
rimuovere le deficienze strutturali insite nell'uso come valuta di riserva di
unità monetarie nazionali». Zhou Xiaochuan naturalmente, che così recupera una
vecchia idea di Keynes, sa che essa è debole perché una moneta, seppure di
ottima fattura tecnica, senza basi politiche "resta sui libri". Tant'è
che gli Usa, nel secondo dopoguerra all'apice del
potere, imposero il dollaro. Tuttavia, il governatore della Banca centrale
cinese, nel puntare alto, sottolinea un dato geostrategico preciso: ed è che
gli Stati Uniti hanno perso il potere per usare il dollaro come "arma
unilaterale"; serve , all'opposto, un regime di partnership tra Pechino e
Washington. E qui pure Eurolandia potrebbe tessere un po' di tela con il
Celeste Impero.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
ROMA Pena di morte
in calo nel mondo ma non in Cina, Iran e Arabia ROMA.
C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora
troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli
che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che
il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del
passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla stato della
pena di morte del 2008.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRISI. Appello del
presidente ai partner Obama: «Dai G20 regole più forti sulla finanza»
WASHINGTON Le banche e le istituzioni finanziarie non devono più poter assumere
rischi che ricadono poi sulle spalle della collettività. Né in America, né nel
resto del mondo. È questo il messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato
l'amministrazione americana: dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal
presidente della Federal Reserve Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente
Barack Obama anche ai partner internazionali, in vista del G20 di Londra del 2
aprile. «AZIONI AUDACI DAL G20». In una vera e propria offensiva mediatica,
nella sua seconda conferenza stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani
internazionali un articolo, Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e
coordinate» e propone ai partner internazionali «lavoro comune»,
«responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al «protezionismo che non può che
aggravare la crisi». Il presidente assicura che gli Usa
sapranno «uscire dall'attuale recessione», e che l'economia mostra già «segni
di progresso», anche se occorrerà la «pazienza» degli americani per uscire
dalla recessione attuale. Ammette tuttavia, come chiedono gli europei, la
necessità di «una cornice di regole per le istituzioni finanziarie», inclusi
gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono pronti a guidare questo processo e
chiediamo ai partner di unirsi a questo sforzo con urgenza e con lo stesso
obiettivo», dice nel tentativo scoperto di ribadire una leadership americana
che, a Londra, molti metteranno in discussione. A partire
dalla Cina, che ha lanciato
persino la proposta provocatoria di una «super-moneta» internazionale che
sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo monetario. Proposta subito
respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati, Geithner parla
dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo sotto accusa
dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati dal
fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del colosso
assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15 manager
su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed Bernanke
punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di importanza
sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre nuove regole e
concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità. EUROPA E BORSE.
Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per giugno varerà un
pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla vigilanza. Intanto,
ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha chiuso con Dow Jones a
-1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno vissuto una seduta tra alti e
bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3 , solo Milano ha guadagnato
(+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli sul costo del denaro, oggi
all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo, potrebbero diminuire
ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean Claude Trichet. E
Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste al ribasso.
L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD ACKERMANN
RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef
Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno precedente.
Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus del
( da "Finanza e Mercati"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pur nella crisi il
Drago è un buy di lungo da Finanza&Mercati del 25-03-2009 RAY PRASAD* Lo
Shanghai Composite è il miglior listino del 2009 (+28%). Ma dietro al rimbalzo
della Borsa, ci sono forti preoccupazioni: l'economia cinese si trova infatti
nel mezzo di un crollo più grande rispetto a quanto previsto, dovuto non solo
al calo delle esportazioni, ma anche al rallentamento dei consumi domestici. Tuttavia
la Cina appare posizionata meglio di molti altri
paesi, nonostante la crescita sia scesa ai livelli più bassi degli ultimi sette
anni: da un astronomico del 13% nel 2007, al 9% nel 2008, con una previsione
per il 2009 tra il 5-6%, il peggior risultato degli ultimi 20 anni. La
produzione industriale ha rallentato, con migliaia di stabilimenti chiusi e
milioni di lavoratori emigranti che, dopo aver perso il lavoro, ritornano nelle
zone rurali. L'export ha avuto una flessione del 13% nel quarto trimestre 2008;
ma sulla frenata pesa di più l'edilizia abitativa, dopo i provvedimenti presi
nel novembre 2007 per tenere sotto controllo i prezzi immobiliari. La Cina è però determinata a mantenere un'economia stabile e di
rapida crescita - non solo per la sua popolazione ma anche per affermarsi come
leader mondiale. Il suo obiettivo nel breve periodo è di aumentare i consumi
domestici per controbilanciare la flessione registrata nelle esportazioni. Il
Drago ha poi le risorse per realizzare una politica fortemente espansiva: 2 trilioni
di dollari in riserve di valuta estera, bilancio statale in pareggio e un basso
indebitamento pubblico. Inoltre, l'avanzo della bilancia commerciale ha
registrato l'anno scorso una crescita del 50% pari a 457 miliardi di dollari,
cui ha contribuito la caduta dei prezzi petroliferi. Anche per questo il
sistema bancario cinese è uno dei pochi a non aver subito colpi dal credit
crunch mondiale. Grazie ad un tasso di risparmio del 35% - il più alto al mondo
- le banche cinesi sono piene di soldi. I «loan to deposit ratios» (parametro
di misura che indica le percentuali di copertura dei prestiti fatti dalla banca
con utilizzo della liquidità dei correntisti) sono stati introdotti verso la
metà degli anni'60 e, da quando le banche sono nazionalizzate, il governo può
immettere liquidità nel sistema se lo reputa necessario. Durante gli ultimi
mesi, Il governo ha preso parecchi provvedimenti per aumentare la spesa
interna: a) 586 miliardi di dollari stanziati per i prossimi due anni per
l'edilizia abitativa, progetti su acqua ed energia, aeroporti e ferrovie; b)
cinque tagli ai tassi di interesse dal settembre 2008; c) un piano di spesa di
123 miliardi di dollari per la copertura sanitaria totale entro il 2011, d)
riduzione dei requisiti per il prestito casa; e) 29 miliardi di dollari
stanziati per gasdotti, centrali nucleari e miniere di carbone. Buona parte
delle agevolazioni è rivolta alle società dello Stato attive nelle
infrastrutture (un terzo della produzione industriale) cui è stato però
imposto, come vincolo obbligatorio, di mantenere l'attuale livello di spesa in
conto capitale e di occupazione. La crescita economica è del resto
indispensabile per la legittimazione del governo comunista: se la crescita
dovesse rallentare troppo velocemente, la Cina si ritroverebbe
di fronte a proteste peggiori di quelle del 2008, quando i disoccupati hanno
manifestato per i salari non pagati. Infine, Pechino deve trovare la misura
delle relazioni con l'amministrazione Obama, che ha esordito accusando i cinesi
di manipolare lo yuan per aiutare l'export. Dagli Usa potrebbe poi aumentare la pressione sui diritti umani come pure
sulla qualità di giocattoli o generi alimentari importati. Senza dimenticare
che la Cina è il maggior
creditore degli Usa. Per
gli investitori a lungo termine, comunque, il momento è propizio: dal 2007 i
Forward price-to-earnings multiples sono scesi di 25 volte arrivando nel
gennaio
( da "Finanza e Mercati"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Geithner e Bernanke
al Congresso: «Un'altra authority per le non banche» di Redazione del
25-03-2009 da Finanza&Mercati del 25-03-2009 [Nr. 57 pagina 2] Obama:
«Agire presto in questa direzione» No del segretario e della Fed all'idea
cinese di moneta alternativa al dollaro «Ogni parte del sistema bancario-ombra
deve essere posta sotto supervisione». Lo ha ribadito ieri il premier
britannico Gordon Brown all'Europarlamento dove ha presentato le linee di
azione inglese per il prossimo G20. Brown ha ribadito la svolta britannica
(anche rispetto a quanto da lui stesso sostenuto quanto era Cancelliere dello
scacchiere) sul cosiddetto «shadow banking»: «Non è sufficiente promuovere
l'autoregolazione, dobbiamo concordare standard internazionali di trasparenza,
informazione e remunerazione». Alla globalizzazione devono corrispondere
«vincoli morali» cross-border. Per la prima volta, ha aggiunto Brown, c'è un
segnale di «inizio della fine dei paradisi fiscali e dei centri offshore». Le
regole concordate per i mercati finanziari si applicheranno «a ogni banca, in
qualsiasi luogo, sempre senza possibilità di deroga». Brown ha indicato che gli
standard di regolazione devono essere «duri» e venire e concordati a livello
internazionale. Il premier britannico ha poi ribadito che il monitoraggio sul
rispetto degli standard di regolazione della finanza definiti a livello Ue e
nel mondo «non va condotto solo in un paese ma in ogni paese». Il Regno Unito
conferma così l'opposizione a un livello di vigilanza transfrontaliero da
affidare a un'autorità non nazionale ma sopranazionale. Il giorno dopo la
presentazione del piano per liberare le banche Usa di
1.000 miliardi di asset tossici, il segretario al Tesoro Timothy Geithner ha
chiesto ieri al Congresso americano un'ampia riforma del sistema finanziario. E
affiancato dal numero uno della Federal Reserve Ben Bernanke davanti al
Comitato dei servizi finanziari della Camera ha reclamato l'introduzione di una
«resolving authority» che consenta al governo di «commissariare» le istituzioni
finanziarie non bancarie il cui collasso mette a rischio l'intero sistema. Il
caso eclatante, e che ha fatto infuriare l'opinione pubblica americana, è
ovviamente quello di Aig, con i bonus milionari incassati dai manager del
colosso assicurativo; bonus definiti ieri da Bernanke «altamente inappropriati«
al punto che il numero uno della Fed ha annunciato che la banca centrale ha
avviato un'azione legale per chiederne il rimborso. Il governo, ha detto
Geithner, deve poter intervenire anche nel caso di istituzioni non bancarie e
assumerne il controllo in caso di grave rischio sistemico mettendole sotto
tutela e evitandone un ricorso alla bancarotta dannoso per l'intera economia.
La maggior parte dei problemi di Aig, ha ricordato il segretario al Tesoro,
sono stati provocati dalle attività della divisione prodotti finanziari, basata
a Londra, e che agiva come controparte nella vendita di contratti derivati alle
principali istituzioni mondiali. «Questa divisione era un'entità non
regolamentata che agiva in mercati non regolamentati», ha detto Geithner.
Proprio il fatto che questa divisione non fosse controllata in alcuna maniera e
che il governo americano non avesse alcuna autorità di intervenire perché Aig
non è un istituto bancario tradizionale, ha costretto Fed e Tesoro a percorrere
l'ultima alternativa possibile, cioè fornire maxiprestiti al gruppo per
evitarne il collasso. «Un crollo disordinato di Aig rischiava di aggravare e
prolungare la recessione in atto», ha detto Geithner che ha aggiunto come il
problema allo stadio attuale sia proprio il fatto che non esiste un meccanismo
legale per chiudere una finanziaria non bancaria come Aig. In sostanza, i
poteri richiesti da Geithner sono simili a quelli della Fdic che ha il potere
di assumere la tutela delle banche in gravi difficoltà. A chiarire il concetto
di «resolving authority» ci ha pensato ieri il presidente della commissione
Barney Frank. «Abbiamo bisogno di dare al governo federale - ha spiegato - un
potere che gli consenta di agire nei confronti delle società finanziarie non
bancarie allo stesso modo in cui la Fdic fa con le banche». Il presidente Barack Obama ha chiesto ieri al Congresso di
muoversi rapidamente sull'authority chiesta da Geithner. Il quale, affiancato
da Bernanke, ha infine rigettato l'idea avanzata dalla Cina di una nuova moneta globale che
sostituisca il dollaro.
( da "Finanza e Mercati"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«È partito il
processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello ... di
Redazione del 25-03-2009 da Finanza&Mercati del 25-03-2009 [Nr. 57 pagina
2] «È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato a
livello economico e globale». Parola di Sergio Marchionne, ieri a margine
dell'assemblea dei soci Sgs. «Poi ci sono le conseguenze. Passata la tempesta,
bisogna ripulire. Prima cercavamo di individuare la ferita. Ora l'abbiamo
trovata - ha aggiunto l'ad di Fiat - Secondo me nella seconda metà del 2009 si
comincerà a vedere qualcosa negli Usa. Poi in Asia e
infine in Europa, che è più lenta, dove si vedrà qualcosa non prima di fine
2009». Quanto all'andamento della casa di Torino, il mese di marzo sta
evidenziando un miglioramento sostanziale per quota e volumi rispetto a
febbraio, ma anche rispetto al marzo 2008. «Come abbiamo sempre detto, questi
interventi a livello di incentivi avrebbero spronato la domanda e cominciamo a
vedere i risultati. Spero che i dati, che ho visto ieri sera, siano in linea
con quelli alla fine del mese», ha proseguito il manager, per il quale Fiat è
migliorata «anche in Europa, nei Paesi che hanno creato una struttura di
eco-incentivi». È malgrado un primo trimestre «strutturalmente debole», il manager
italo-canadese («sono bravo, buono, lavoro, non spendo, ma in certi momenti è
difficile») ha confermato i target 2009. Sul fronte delle alleanze, dei progetti in Cina non si potrà parlare «fino a quando la domanda non si
stabilizza: abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i
tempi», ha detto Marchionne senza precisare se dopo il congelamento dei
colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel Paese asiatico sarà Guangzhou
Automobile («Parliamo veramente con tutti»). Per quanto riguarda
l'operazione Chrysler, invece, «è inutile essere ottimisti fino a quando non
c'è un annuncio. Il mercato è una scacchiera che si muove alla velocità della
luce. Credo che abbiamo fatto il massimo possibile. Non potevamo fare di più.
Ho l'animo in pace». Marchionne, ha quindi spiegato che «tutto quello che
dovevamo fare riguardo alla proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato
negli Usa due volte e ho parlato parecchio tempo con i
commissari. Adesso dipende da loro».
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA CERIMONIA. Ruolo
e struttura del modernissimo centro illustrati ieri mattina dagli amministratori provinciali La Protezione civile ha un
quartier generale di Pietro Gorlani Il nuovo quartier generale per la
Protezione civile della Provincia è operativo da ieri nel cuore della città, in
via Musei 29. Il nome ufficiale è Centro situazioni di protezione civile (Cesi)
ed è in grado di monitorare l'intero territorio provinciale e gestire le
eventuali emergenze (terremoti, slavine, inondazioni, incendi, ma anche
incidenti rilevanti) svolgendo funzione di raccordo tra enti. La tecnologia
Telecom ed un moderno gruppo di continuità saranno in grado di assicurare il
funzionamento di modernissime apparecchiature informatiche anche in caso di
black out elettrico e telefonico. Più che soddisfatto ieri al taglio del nastro
l'assessore provinciale alla Protezione Civile Corrado Scolari, affiancato dal
presidente della Provincia Alberto Cavalli e dal direttore della Protezione
civile della Provincia Gianmaria Tognazzi. «È importante ricordare che questo
modernissimo centro ha il compito di prevenire e analizzare le diverse
situazioni - ha commentato Scolari -. E' la sintesi del tanto lavoro fatto in
questi anni: oggi abbiamo allestito una delle sale operative più moderne
d'Italia che potrà dare risposte ancor più efficienti alle richieste del
territorio e dei comuni». Più che soddisfatto anche il presidente Cavalli: «Il
nostro è un modello che fa scuola a livello nazionale». COSTATO 200mila euro,
il Cesi impiega una dozzina di persone tra tecnici e amministrativi e consta di
5 postazioni fisse, altre 2 postazioni staccate, 6 monitor di riferimento e 2
maxi monitor a proiezione sul quale vengono proiettate mappe e immagini
satellitari dell'intera provincia. In caso di emergenza saranno sempre
garantiti i collegamenti e gli scambi di informazioni con gli enti
istituzionali interessati (Comuni, Comunità montane, Prefettura, Regione,
Dipartimento della protezione civile). Il Cesi potrà attivarsi per emergenze di
tipo «a» (ovvero comunali), di tipo «b» (riguardante la provincia) o di tipo
«c» (di livello nazionale). Saranno sempre operative la postazione antincendio
boschivo (gestione e coordinamento del volontariato durante le operazione di
spegnimento degli incendi), la postazione Polizia provinciale (raccordo con le
attività svolte dalla Polizia provinciale), la postazione viabilità (gestione
viabilità provinciale), la postazione volontariato (coordinamento delle
organizzazioni di volontariato iscritte all'albo provinciale). LE ALTRE DUE
postazioni restano libere e da destinare in base alle caratteristiche
dell'emergenza. In tempo di normalità il Cesi svolgerà attività di
monitoraggio, di raccolta dati e di aggiornamento di tutte le informazioni
rilevanti, compresa la raccolta di tutti i piani di protezione civile comunali,
l'aggiornamento del piano di emergenza provinciale ma anche il monitoraggio in
tempo reale dei dati idropluviometrici (ovvero le precipitazioni cadute nelle
diverse zone della provincia).
( da "Milano Finanza (MF)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
MF sezione: Mercati
Globali data: 25/03/2009 - pag: 10 autore: Marchionne, ripresa negli Usa a partire dal secondo semestre «È partito il processo di
risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello economico e globale.
Passata la tempesta, bisogna ripulire. Prima cercavamo di individuare la
ferita. Ora l'abbiamo trovata». È quanto ha dichiarato ieri Sergio Marchionne,
amministratore delegato del gruppo Fiat, parlando a Ginevra al termine
dell'assemblea degli azionisti della società svizzera Sgs, di cui è presidente.
«Secondo me nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualche segnale
di ripresa negli Usa. Poi in Asia e infine in Europa,
che è più lenta», dove miglioramenti concreti non si vedranno «non prima di
fine 2009». Per quanto riguarda l'accordo con Chrysler, Marchionne ha
sottolineato che il management Fiat ha fatto «il massimo possibile. Tutto
quello che dovevamo fare riguardo alla proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato parecchio tempo con i due commissari
nominati. Abbiamo spiegato in maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi
per Chrysler. Adesso dipende da loro». Quanto all'espansione in Cina del Lingotto, il manager
italo-canadese ha voluto spiegare perché la Fiat ha congelato l'intesa con il
gruppo locale Chery Automobiles: «Fino a quando la domanda non si
stabilizza, non si può parlare» di progetti in Cina.
«Abbiamo deciso in maniera intelligente di allungare un po' i tempi», ha
aggiunto Marchionne, che non ha voluto precisare se il nuovo partner di Fiat
sarà Guangzhou Automobile. «Parliamo con tutti, veramente con tutti» ha
sottolineato. Il numero uno del Lingotto ha ribadito di essere fiducioso sui
risultati 2009 del gruppo torinese. «Abbiamo annunciato soltanto una stima per
quest'anno: oltre 1 miliardo di margine operativo. E, da quello che ho visto
finora, è un target raggiungibili». Marchionne ha aggiunto che il primo
trimestre «sarà debole, a gennaio i mercati sono scesi di oltre il 20%». A
Ginevra era presente anche il ceo di Exor, Carlo Sant'Albano, che è stato
eletto membro del board di Sgs. Sant'Albano ha spiegato che Exor ha cassa ma
aspetta più chiarezza sul mercato per portare a termine acquisizioni.
«Continuiamo a guardare tante cose ma bisogna aspettare un momento», ha fatto
sapere Sant'Albano. Per quanto riguarda i conti Sgs, la società elvetica ha
chiuso il 2008 con un bilancio record: fatturato in crescita del 10,2% a 4,8
miliardi di franchi, mentre l'utile ante imposte è salito del 34,8% a 933
milioni.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 17 - Udine
Dobbiamo difendere il "Made in Italy" Dibattito di FERDINANDO CESCHIA
* La Safilo, prospettando ridimensionamenti e tagli occupazionali negli
stabilimenti friulani di Precenicco e Martignacco, ripropone in maniera
drammatica due dirompenti questioni di fondo che navigano da tempo nelle nebbie
dell'irrisolto: le delocalizzazioni e le sorti macilente del marchio "Made
in Italy". Un binomio che altrove ha già prodotto desertificazioni, vedi
il tessile in Toscana, e che nelle nostre aree ha lasciato il segno più recente
e conosciuto con il caso della De Longhi in Alto Friuli, qualche anno fa. Una
linea sottile, a volte quasi impercettibile, separa le scelte di
internazionalizzazione, di apertura cioè di stabilimenti produttivi di aziende
italiane all'estero, non alternativi o sostitutivi di quelli in Italia, attuate
per "avvicinarsi" a mercati ritenuti in allettante espansione, dalle
delocalizzazioni, intese come trasferimento completo di impianti e produzione
dal nostro Paese all'estero. Sottile la linea di demarcazione perché in troppi
casi la prima finisce per agire da battistrada per la seconda, stante il
divario ampio di costi fiscali, contrattuali, previdenziali, retributivi,
sociali, energetici e ambientali offerti altrove, ai quattro angoli del mondo,
a prezzi umani imparagonabili. Quante e quali aziende italiane abbiano passato
il confine nazionale con armi e bagagli, per fare cosa e in che modo, non è
spesso statisticamente rinvenibile con certezza, per mancanza di tracciabilità
e per riservatezze malriposte. Venere venne e se ne andò, direbbero le antiche
scritture. Occorre premettere che mediamente i Paesi in via di sviluppo hanno
bassi costi, ma non hanno apparati industriali come i nostri. La Cina invece, ultima grande frontiera per facili affari, può
esibire, come fattori attrattivi, entrambi. Una mescolanza ad altissimo
potenziale. Chi teme il gigante asiatico lo accusa di avere sommerso i mercati
con le sue merci, ignorando che il 60% delle esportazioni cinesi deriva da
investimenti stranieri e da scelte non occasionali: i cinesi fanno ciò che
l'Occidente ha chiesto loro di fare, né più né meno. Anche in ragione di un
elemento che fa rapidamente giustizia di un luogo comune diffuso: non è vero
che il più popoloso Paese del mondo sia anche quello con i maggiori consumi. I
cinesi producono quello che gli chiediamo di fare, ma consumano quello di cui
hanno bisogno, prevalentemente e scontatamente il "Made in China",
cosa che l'entrata nel Wto difficilmente potrà invertire. Quanto poi alle
importazioni, la Cina ha prevalentemente bisogno, più che di beni di consumo, di
macchinari avanzati e tecnologia. Cose di cui l'Italia dispone. La Cina si è candidata a essere il maggior
produttore del "Made in Italy" fuori dell'Italia, forando da parte a
parte l'intercapedine che separa il legale dall'illegale, l'autorizzato dal non
autorizzato, dovendosi registrare che l'85% dei prodotti contraffatti e
fermati alle frontiere europee proviene da quel Paese Quest'ultimo, confidando
in tassi di crescita mostruosi, assume il monopolio planetario delle materie
ferrose, acquisisce giganti dell'informatica e dell'industria petrolifera Usa, influenza gli equilibri di pressoché tutti gli altri
Paesi industrializzati del pianeta, per non parlare del ruolo sui mercati
finanziari. Le recenti tempeste che hanno coinvolto questi ultimi, con grande
ritardo, hanno evidenziato i limiti di una concezione dei mercati che traduce
il termine "globale" con libertà assoluta, con mancanza di regole e
vincoli, e hanno messo in corsa timidi tentativi di controtendenza,
assimilabili all'impronunciato termine di "protezionismo". Non così
in Italia, costretta a combattere su due fronti, uno interno e l'altro esterno
alla Comunità europea. Dalla fine degli anni 90 infatti si è consumata una
battaglia controcorrente e per molti versi paradossale, stante l'affermarsi di
tesi che attribuivano alle politiche di marchio nazionale (particolarmente le
nostre), così come alla difesa delle quote di produzione, la funzione di
indebolire l'Europa, mettendo in soggezione gli Stati partners più recenti.
L'Italia, non potendo contare sul possesso delle materie prime, è Paese
trasformatore, che dal primo dopoguerra, a partire dal mondo della moda, ha
attribuito all'etichetta "Made in Italy" il ruolo di messaggero di
una cultura, di un sapere e di un saper fare, di una qualità, di un pregio
estetico, di un'originalità irripetibile. Diventa molto difficile spiegare
perché, attraverso mille percorsi, un prodotto possa vantarsi di essere
italiano e possa essere pagato per questo "valore" specifico, se non
è fatto in Italia. Artificiose piroette possono bypassare questo presupposto
fondamentale, attribuendo agli italiani il solo segmento dell'incollatura di
un'etichetta. Qualche zelante di turno, per risparmiare tempo, potrà
risparmiarci questo scarnissimo passaggio, chiudendo il cerchio prima di
passare la frontiera, come già verificato nel caso delle sedie di Manzano.
Difendere il "Made in Italy", ritornando nell'alveo di ciò che questo
deve significare, è tutt'altro che una battaglia di retroguardia, per evitare
di passare da autori o attori protagonisti, a quello di insalutati ospiti. *
segretario generale Uil provinciale di Udine
( da "Arena, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mercoledì 25 Marzo
2009 PRIMAPAGINA Pagina 1 CRISI. Il leader Usa chiede
«misure audaci» Obama ai G20: stop alla finanza selvaggia Maggiori controlli da
parte del governo americano su tutte quelle società finanziarie che non siano
banche, come fondi speculativi, fondi di private equity e grandi gruppi
assicurativi. È questo l'obiettivo di Obama, anticipato prima da un articolo
del Washington Post e poi confermato in una conferenza stampa dallo stesso
presidente Usa. La necessità di «una cornice di regole
per le istituzioni finanziarie», compresi gli hedge fund, è sottolineata anche
nella lettera aperta indirizzata ai partner del G20 in vista del vertice a
Londra di inizio aprile. Obama, assicurando che gli Stati Uniti «usciranno da questa recessione» chiede al G20 «azioni audaci,
ampie e coordinate» proponendo «lavoro comune», «responsabilità» e
«trasparenza» e rinuncia al «protezionismo». Intanto il segretario al Tesoro,
Geithner, e il presidente della Fed, Bernanke, dicono «no» alla super-moneta
internazionale, proposta dalla Cina.2
( da "Arena, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mercoledì 25 Marzo
2009 NAZIONALE Pagina 2 CRISI. Appello del presidente ai partner Obama: «Dai
G20 regole più forti sulla finanza» «No» Usa alla
supermoneta La Bce: «Taglieremo i tassi» WASHINGTON Le banche e le istituzioni
finanziarie non devono più poter assumere rischi che ricadono poi sulle spalle
della collettività. Né in America, né nel resto del mondo. È questo il
messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato l'amministrazione americana:
dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal presidente della Federal Reserve
Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente Barack Obama anche ai partner
internazionali, in vista del G20 di Londra del 2 aprile. «AZIONI AUDACI DAL
G20». In una vera e propria offensiva mediatica, nella sua seconda conferenza
stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali un articolo,
Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone ai partner
internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al
«protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente assicura che
gli Usa sapranno «uscire dall'attuale recessione», e
che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se occorrerà la
«pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale. Ammette
tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di regole per
le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono
pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a questo
sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo scoperto di
ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno in
discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una
«super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo
monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati,
Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo
sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati
dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del
colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15
manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed
Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di
importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre
nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità.
EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per
giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla
vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha
chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno
vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3
, solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli
sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo,
potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean
Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste
al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD
ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank,
Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno
precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus
del
( da "Riformista, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
In Cina si vive in una situazione di terrore legalizzato
Classifica. 2.390 uccisi nel 2008, quasi il doppio rispetto all'anno prima.
Bielorussia eccezione in Europa. Il 72% nella Repubblica Popolare, lugubre
primatista inseguita da Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa.
In America però - anche per risparmiare - è forte la tentazione di scegliere
l'ergastolo. Anche altrove le condanne latitano. A Pechino no, e il macabro
rito ha modalità agghiaccianti. Colpo alla nuca e le famiglie non sanno nulla.
di Eugenio Buzzetti Pechino. Sono state 2.390 le esecuzioni capitali del 2008,
secondo il calcolo di Amnesty International. Un dato in netto aumento rispetto
al 2007, quando il numero di giustiziati era di 1.252. Il rapporto
dell'organizzazione umanitaria evidenzia anche un altro aspetto: il 72% delle
condanne è stato commesso in Cina, Paese che guida la
classifica del ricorso al boia con 1.718 esecuzioni certificate. Sempre nel
2008 sono state emesse 8.864 sentenze di condanna a morte in 52 Paesi del
mondo. Se il dato positivo dell'ultimo rapporto è che nel 2008 sempre meno
Stati hanno fatto ricorso alla pena di morte, solo 25 dei 59 che ancora la
contemplano nel loro ordinamento legislativo, il numero dei condannati
evidenzia come in alcune parti del mondo non ci sia alcun progresso
sull'abolizione della pena capitale. In prima posizione per il ricorso alla
pena di morte è l'Asia, con ben undici Stati in cui ci sono state esecuzioni lo
scorso anno: Afghanistan, Bangladesh, Corea del Nord, Giappone, Indonesia,
Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore, Vietnam e, ovviamente, Cina. Dietro il gigante asiatico, c'è la regione
mediorientale e nord-africana con 508 condanne, lo scorso anno, 346 delle quali
in Iran, dove si ricorre anche alla lapidazione e all'impiccagione. Più
contenuto il bilancio in Arabia Saudita, dove i condannati dello scorso anno
sono stati 102, generalmente tramite decapitazione pubblica, seguita, poi, in
alcuni casi, la crocifissione. Neppure l'Europa è aliena alla pena di morte con
quattro esecuzioni certificate in Bielorussia, l'ultimo Stato non democratico
del continente. Gli Stati Uniti d'America hanno poi giustiziato 37 persone nel
2008, la maggior parte delle quali in Texas. Nell'Africa sub-sahariana si sono
contate ufficialmente solo due esecuzioni, ma le condanne sono state almeno
362, con un peggioramento della situazione dovuto alla ripresa delle esecuzioni
in Liberia anche per reati legati al terrorismo, alla rapina e al dirottamento.
«La buona notizia - ha affermato Irene Khan, segretario generale di Amnesty
International - è che le esecuzioni sono portate avanti da un numero ristretto
di Paesi, il che significa che stiamo andando incontro a un mondo sempre più
libero dalla pena di morte». Il dato forse più interessante che si può
evidenziare dal rapporto di Amnesty International è che cinque Paesi al mondo
detengono il 93% delle esecuzioni dello scorso anno: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. In casi come quello cinese,
inoltre, il numero ufficiale dei prigionieri giustiziati non corrisponde con il
numero reale delle persone messe a morte, dal momento che le informazioni sulle
condanne a morte e sulle esecuzioni resta un segreto di Stato. Lo stesso
sito del gruppo umanitario, come quello di altre organizzazioni internazionali,
è soggetto, in Cina, alla censura preventiva da parte
dei funzionari che si occupano della gestione della rete internet. Proprio in
queste ore la Cina è alle prese con problemi interni
legati al dissenso e ai rapporti con il Dalai Lama, che il 10 marzo scorso ha
celebrato i suoi cinquanta anni di esilio in India con un discorso molto duro
nei confronti di Pechino. I tibetani, assieme agli uiguri dello Xinjiang, sono
tra le etnie più colpite dal pugno di ferro di Pechino: il gruppo umanitario
International Campaign for Tibet ha calcolato che nell'ultimo anno sono stati
oltre 1.200 i tibetani scomparsi. Il governo cinese ha plaudito alla decisione
del governo sudafricano di non concedere il visto d'ingresso al Dalai Lama che
era atteso, assieme ad altri premi Nobel, per una conferenza a Johannesburg,
sulla pace. A esprimere la soddisfazione del governo cinese è il portavoce del
Ministero degli Esteri di Pechino, Qin Gang, che ha affermato che sempre più
Paesi ora cominciano a comprendere le ragioni cinesi nei confronti del Tibet. E
con il triste primato dei tre quarti delle esecuzioni capitali nel mondo, la Cina si conferma un'autentica macchina di morte o, per
utilizzare un termine degli osservatori di Amnesty International, una macchina
di «terrore legalizzato». Oltre alle esecuzioni senza garanzia di un giusto
processo, l'organizzazione umanitaria denuncia infatti l'aumento dei casi di
percosse e torture dei detenuti cinesi. Inoltre le condanne, spiegano da
Amnesty, vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono
fornite informazioni sulla data dell'esecuzione né sul luogo di sepoltura,
anche ai famigliari più stretti. 25/03/2009
( da "Arena, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mercoledì 25 Marzo
2009 ECONOMIA Pagina 36 La crisi tra mercato e statalismo Sono passati sei mesi
dall'inizio (ufficiale) della crisi e si è passati dallo sbalordimento iniziale
ad una migliore conoscenza sulla natura, gravità e origine di quella che tutti
considerano oramai la più grave crisi dell'economia dal '29 ad oggi. Anzi la
globalizzazione ha portato in pochi mesi a scenari che solo alcuni anni fa
sarebbero stati scambiati per fantaeconomia. Non è che nessuno non avesse
previsto che un'economia americana indebitata non potesse provocare problemi
che si sarebbero estesi a tutto il mondo industrializzato, ma, è stato notato,
c'era chi pensava che piovesse e che problemi gravi potessero derivare dal peso
crescente della Cina e invece è scoppiato un incendio innescato dagli Usa. Ora è convinzione comune che il
sistema vada riformato, il problema è «come» riformarlo. Tutti i paesi
industrializzati si trovano di fronte al dilemma di dover prendere decisioni
che, anche se corrette, richiederebbero tempo e l'urgenza di intervenire subito
per combattere dissesti aziendali e disoccupazione, con prevedibili
problemi di ordine pubblico. Purtroppo la gravità della crisi impone,
soprattutto per gli interventi immediati, diversi comportamenti tra paese e
paese, e l'area più debole è l'Europa che nonostante i vertici non ha una linea
comune al di là delle dichiarazioni di facciata; ognuno deve fare da sé e,
anche se paradossale, è bene che sia così per le differenze che si sono venute
creando tra i paesi europei negli ultimi dieci anni. Inoltre esiste una
differenza tra i paesi storici fondatori dell'Europa a partire dal nazionalismo
economico della Francia, mentre i paesi dell'Europa dell'Est vivono una crisi
aggravata dal fatto che gran parte degli investimenti sono finanziati da
aziende che hanno la loro sede fuori dai loro confini. Ma quanto è profonda la
crisi? Rispondere a questa domanda vorrebbe dire un po' meglio come e quando se
ne uscirà; purtoppo nessuno possiede una risposta, mentre si discute se i
provvedimenti presi più o meno da capire tutti, almeno in termini qalitativi
non quantitativi, cambino la natura profonda dell'economia e della società
passando dal mercato allo statalismo assistenziale che quasi tutti negano a
parole ma praticano nei fatti spinti dall'urgenza. Non si può presumere che si
esca dalla crisi se nonne escono gli Usa, quindi è lì
che bisogna guardare. Basta pensare che le banche americane hanno ricevuto 448
miliaridi di dollari ma il credito è bloccato, operazioni analoghe sono
avvenute in quasi tutti i paesi europei con stessi risultati. Da noi nessuna
banca e fallita o è stata nazionalizzata e l'intervento del governo è stato il
più tempestivo con i cosiddetti Tremonti bond. Le banche italiane hanno causato
meno danni; prudenti prima figurarsi oggi in piena crisi crisi e questo si sta
rivelando un danno per il mondo delle imprese. Da qui le proteste di
Confindustria parzialmente accolte dal governo. Altri interventi sono stati
decisi per gli ammortizzatori sociali, per chi resta senza lavoro. Non si vede
cosa si possa fare di più ricordando che l'alto debito pubblico, accumulato
dalla disinvolta politica degli anni Settanta. C'è irrisolto da sempre il
problema di un'alta evasione fiscale.
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mercoledì 25 Marzo
2009 EXPORT VINICOLO ITALIANO 2008 SI CHIUDE UN ANNO DIFFICILE -7% IN VOLUME E
+2% IN VALORE Andrea Sartori: Se guardiamo il contesto
internazionale e quello che è accaduto ai nostri vicini di casa francesi oppure
agli australiani, non possiamo certo lamentarci Si chiude un anno
difficile per il vino italiano sui mercati internazionali. Come era ampiamente prevedibile,
visto landamento al ralenti intrapreso sin da gennaio e registrato
dallIstat, il 2008 chiude con il segno meno sul fronte export, a 17,8
milioni di ettolitri, per una variazione negativa del 7%. In leggera crescita invece i valori,
saliti del 2% a 3,6 miliardi di euro. Male il segmento dello sfuso, precipitato
del 16% a volume, mentre limbottigliato contiene il calo a -4% per un
fatturato stabile a 2,8 miliardi. Segni meno in questo segmento sia per i vini da tavola (bianchi -4% e
rossi -10%) sia per i Doc-docg (bianchi -4%, rossi -8%). In gran spolvero il
comparto spumanti, che archivia lennesimo anno di
grazia, con aumenti in volume del 15%, a 1,4 milioni di ettolitri, e valori su
dell11%, a poco
meno di mezzo miliardo. È soprattutto lUnione europea il
mercato su cui soffriamo di più: in un anno il saldo è negativo per il 10% a
volumi, mentre i Paesi terzi tengono, con un +2%. In Europa stentano la
Germania, il primo acquirente di vini italiani a volume, che con i 5,6 milioni di ettolitri
importati nei 12 mesi segna un calo del 10%, la Francia (-27%), lAustria
(-25%), la Danimarca (-6%). Stabile a volumi il Regno Unito (-1%), seconda
piazza per il nostro vino, mentre soffrono gli Stati Uniti, terzo mercato a volume (-2%) e primo
a valore con quasi 800 milioni di euro di fatturato (-4%). Fra gli altri grandi
acquirenti, stabile a volumi la Svizzera (-1%), in leggera ripresa il Canada
(+2%) e a doppia velocità la performance della Repubblica Ceca, che a un calo
in volume del 3% affianca una crescita a valori del 13%. Sui mercati di seconda
fascia, invece, volano le performance della Russia (+36% a volume e +12%
a valore), che si attesta come 12° piazza per il nostro vino; bene il Giappone
(+6%), la Polonia
(+10%), Svezia e Norvegia, mentre in grossa sofferenza sono lUngheria,
che ha praticamente dimezzato gli acquisti, e la Slovacchia (un terzo). A un
Brasile in calo del 2% da contraltare un Messico in piena espansione (+34%),
mentre sul mercato asiatico,
a Cina e Corea che prendono fiato
(+1% e -1%) e a unIndia in crisi (-17%) fanno da contrappeso le
spettacolari performance registrate sulle piazze di Hong Kong (+29%) e
Singapore (+17%). Segnaliamo infine la crescita esplosiva registrata sul mercato degli Emirati Arabi, con
volumi aumentati del 50% e valori più che raddoppiati. Chiudiamo
un anno difficile spiega Andrea Sartori, presidente di Unione Italiana
Vini in cui comunque il nostro prodotto ha tenuto le posizioni
guadagnate in passato.
Se guardiamo il contesto internazionale e quello che è accaduto ai nostri
vicini di casa francesi, specialmente negli Usa e in
particolare con lo Champagne, oppure agli australiani, che per la prima volta
in 15 anni hanno dovuto mettere il segno meno sui loro bilanci, non possiamo
assolutamente lamentarci. Certo, è anche vero che quelli che vengono definiti a
torto come nuovi competitor, ovvero Stati Uniti, Argentina, Cile e
Sudafrica, hanno approfittato di questo anno di transizione per erodere quote di mercato ai produttori europei. La
sfida per questanno e per i prossimi, se la crisi non darà
segni di cedimento, sarà quella di essere sempre più competitivi, alzando la
qualità media dei nostri prodotti e soprattutto comunicando di più e meglio le
valenze del vino
italiano. I fondi messi a disposizione dalla nuova Ocm per la promozione del
nostro vino - conclude Sartori - sono unoccasione unica, che
non va sprecata in mille iniziative particolari e a volte concorrenziali tra
loro. Forse sarà proprio la crisi a renderci per una volta più uniti in nome di un obiettivo
comune, ovvero la salvaguardia di un prodotto che pur in un anno difficile è lunico
nel panorama dellagroalimentare italiano a segnare un saldo import-export
fortemente in attivo (+3,3 miliardi di euro). . <<BACK
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mercoledì 25 Marzo
2009 GORDON BROWN AL PARLAMENTO EUROPEO: UNA RISPOSTA GLOBALE A UNA CRISI
GLOBALE SOTTOLINEATO IL RUOLO DA LEADER CHE DEVE PRENDERE L´UE Strasburgo, 25
marzo 2009 - Presentando i temi che saranno discussi al G20 di Londra, il Primo
Ministro britannico, Gordon Brown, ha sottolineato il ruolo da leader che deve
prendere l´Ue per rispondere alla crisi globale con una soluzione globale,
inclusa la lotta ai paradisi fiscali, senza tralasciare la lotta ai cambiamenti
climatici e il sostegno ai paesi più poveri del pianeta. I leader dei maggiori
gruppi hanno accolto con favore il suo intervento, mentre gli altri non hanno
lesinato critiche. Nell´aprire il dibattito, il Presidente Pöttering ha
sottolineato come il prossimo G20 di Londra offra l´opportunità ai leader
mondiali di collaborare a un obiettivo comune che consenta l´immediato
ripristino della stabilità economica e una ripresa a lungo termine. Il vertice,
ha proseguito, dovrà accordarsi sulle politiche macroeconomiche e sulle
strutture regolamentari che possono farci uscire dall´attuale crisi e
instaurare un migliore e più sostenibile quadro per il futuro. Dichiarazione
del Primo ministro britannico - Il Primo ministro britannico, Gordon Brown, ha
ricordato che «oggi possiamo godere di un´Europa di pace e unità che sarà
correttamente annoverata tra i migliori traguardi umani raggiunti e che
rappresenta un faro di speranza per il mondo intero». Nessuno, ha aggiunto, può
mettere in dubbio che «oggi, dopo tanti anni di cooperazione e pace, siamo più
forti e al sicuro insieme di quanto lo fossimo mai stati separatamente». Ha
anche affermato che ora «non ci sono una vecchia e una nuova Europa, bensì una
sola Europa, che è la nostra casa». Si è quindi detto orgoglioso di come la
Gran Bretagna sia un paese «non sulla scia dell´Europa ma decisamente nella sua
corrente principale» e si è rallegrato della ratifica del trattato di Lisbona
da parte del parlamento britannico. In Europa, ha proseguito, siamo al posto
giusto per condurre il mondo contro le sfide della globalizzazione, in quanto
abbiamo raggiunto «il più importante e grande mercato unico mondiale», «la più
ampia struttura di protezione ambientale», «il più grande programma di aiuti
nel mondo» e «la più ampia struttura di protezione sociale mondiale».
Sottolineando poi che «tutta la nostra esperienza a livello di Unione europea
ci ha insegnato che la libertà, il progresso economico e la giustizia sociale o
avanzano insieme oppure non avanzano per nulla», ha rilevato che «il benessere
ha poco valore se va solo a vantaggio dei più abbienti». Ha quindi espresso il
desiderio di discutere su come l´applicazione di questi valori potrebbe aiutare
l´Europa e il mondo nelle «quattro grandi sfide della globalizzazione»:
instabilità finanziaria, degradazione ambientale, estremismo e le minacce per
la sicurezza nonché l´aumento della povertà nel mondo. «Il nostro sistema
economico globale non si è solamente sviluppato ma è stato distorto in maniera
contraria ai valori che proclamiamo e sosteniamo in altri ambiti delle nostre
vite», ha aggiunto, osservando come la globalizzazione non abbia solo varcato i
confini nazionali, ma anche «le nostre frontiere morali». Occorre pertanto
portare nel mercato i valori quali l´onestà, la responsabilità, la correttezza
e il valore del duro lavoro - «virtù che non vengono dal mercato, bensì dal
cuore». Ha poi auspicato che l´Europa si assuma un ruolo centrale nella
sostituzioni del «Washington Consensus» con «un nuovo consensus per la nostra
epoca». Respingendo il protezionismo in quanto
rappresenta «la politica del disfattismo, del ritiro e del timore e, in
definitiva, non protegge affatto», ha rilevato la necessità di introdurre
cambiamenti nei sistemi bancari mondiali, cooperare nella creazione di standard
globali per la regolamentazione finanziaria e immettere risorse nell´economia
per sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro. Ma ha anche
chiesto «la fine dei paradisi fiscali», sostenendo che le nuove regole andranno
applicate «a tutte le banche, dovunque e sempre, senza opt-out per il sistema
bancario ombra e senza rifugi da nessuna parte del mondo per gli evasori
fiscali». Ha poi rilevato che ogni stimolo fiscale e monetario all´economia
«può raddoppiare l´efficacia in ogni paese se adottato da tutti». A suo parere,
al contempo occorre prendere urgenti e ampie misure per «costruire una ripresa
a basso carbonio e rendere sostenibili le nostre economie attraverso
investimenti nell´efficienza energetica, l´espansione delle fonti rinnovabili e
dell´energia nucleare, la cattura del carbonio, lo sviluppo di reti
intelligenti e la commercializzazione di veicoli elettrici e con basse
emissioni di carbonio». Assicurando che i paesi dell´Europa centrale ed orientale
non saranno abbandonati nel momento del bisogno, ha auspicato una riforma del
Fondo Monetario Internazionale in cui siano maggiormente rappresentati i paesi
emergenti e che sia dotato del doppio delle risorse attuali per poter aiutare i
paesi che affrontano difficoltà. Inoltre, l´Fmi non dovrà solo reagire alle
crisi, bensì prevenirle. La necessità di mantenere l´aiuto ai paesi più poveri
è stato uno degli altri temi affrontati dal Primo ministro, il quale ha
sottolineato come milioni di bambini stiano morendo a causa della crisi
mondiale. Ha quindi ripetuto il suo ben noto appello al mondo affinché «la
povertà appartenga al passato». Infine, ha sottolineato l´importanza della
cooperazione Ue-usa su tutti i fronti (inclusi clima, sviluppo, Medio oriente,
lotta al terrorismo, riduzione degli arsenali nucleari, ecc. ), affermando che
i risultati di tale cooperazione sarebbero «più lavoro, più affari, più
commercio, in quanto insieme possiamo affrontare le più grandi sfide del nostro
tempo». Dichiarazione della Commissione José Manuel Barroso ha anzitutto
rilevato che il G20 di Londra rappresenterà una pietra miliare della risposta
globale alla crisi globale, dicendosi sicuro che sarà coronato dal successo. Ha
quindi ricordato che l´iniziativa per una risposta internazionale coordinata è
stata presa dall´Ue e che, pertanto, sull´Unione grava «una particolare
responsabilità» nel processo del G20. Il Presidente ha anche sottolineato che,
a Londra, l´Unione si presenterà unita e «con un messaggio comune». Si attenderà
risultati concreti quanto allo «stimolo dell´economia mondiale e alla
regolazione di tutti gli attori finanziari, dalle banche agli hedge funds, fino
a nuove norme sulle agenzie di rating». Ha infatti sottolineato che è
necessario sia stimolare l´economia sia migliorare la normativa, «respingendo
tutte le forme di nazionalismo e protezionismo
economico» e fornendo il sostegno ai paesi in via di sviluppo. Più in
particolare, a suo parere occorre sostenere la domanda. In proposito, ha
rilevato che se l´Ue ha già fornito uno sforzo fiscale vicino al 4% del Pil,
occorre ora attuare vigorosamente il piano di ripresa economica, al fine di
riattivare i crediti, garantire l´occupazione, migliorare la formazione
professionale, nonché continuare a investire nella produttività e la
competitività. Riguardo ai mercati finanziari, il Presidente ha affermato che
«nessun prodotto finanziario, nessuna istituzione e nessun mercato dovrà essere
esentato dalla regolamentazione». Abbiamo bisogno di regole «affinché i mercati
funzionino meglio finanziando posti di lavoro e investimenti». Solo così, ha
precisato, «si potrà ripristinare la fiducia» e, in tale ottica, «l´etica dei
sistemi finanziari è una precondizione». Al riguardo, ha citato le prossime
iniziative della Commissione riguardo agli hedge funds e alle private equity,
nonché a un sistema di supervisione europeo. Ha poi sottolineato la necessità
di definire regole globali e, in tale quadro, di collaborare con gli Usa. L´occupazione, ha proseguito Barroso, «è la priorità
numero uno» e, in proposito, ha ricordato che a maggio si terrà un Vertice
dedicato a questo tema volto a far emergere idee, fondi e azioni in questo
senso. Interventi in nome dei gruppi politici Per Joseph Daul (Ppe/de, Fr), la
prima lezione da trarre dalla crisi è che «le economie sono ora talmente
interconnesse che delle soluzioni nazionali sono diventate impensabili». Le
difficoltà venute dagli Usa, a causa dell´assenza di
regole, «si sono propagate a macchia d´olio», ha aggiunto. L´europa deve quindi
parlare con una sola voce per difendere i suoi interessi comuni e anche «essere
abbastanza forte per trascinare le economie regionali verso una nuova
crescita». Accennando a quanto fatto dall´Ue, con l´impulso di Sarkozy, per
«rimettere ordine nel sistema finanziario che ha perso la bussola», ha rilevato
che «solidarietà e responsabilità sono due principi importanti dell´Europa» e
che, pertanto, occorre essere pronti ad aiutare gli Stati membri che affrontano
maggiori difficoltà. Anticipando gli appelli della sinistra a favore di una
maggiore Europa sociale e una maggiore protezione, il leader popolare ha
sottolineato che «questi slogan semplicisti - che consistono nello spendere
soldi che non si hanno - sono gli stessi che hanno portato al fallimento delle
politiche degli anni ´80 in molti paesi europei». Ha poi posto in luce che «è
questa economia di mercato che ha aumentato del 40% il reddito medio dei
cittadini negli ultimi 40 anni», mentre dall´altra parte del muro di Berlino «i
popoli hanno conosciuto la sorte che conosciamo». Sostenere le banche «è stato
necessario», ha proseguito, «ma non è sufficiente». La nostra preoccupazione,
ha spiegato, «deve essere la solidarietà verso coloro che perdono il posto di
lavoro e che hanno difficoltà alla fine del mese». Ed è solo con la crescita,
dando agli imprenditori l´ambiente economico e fiscale adatto, «che si potranno
ritrovare la fiducia e i posti di lavoro». In tale contesto, ha rilevato che il
programma europeo di 400 miliardi «ci aiuterà a sormontare la crisi, permetterà
di generare nuovi investimenti, rafforzerà la domanda e, di conseguenza,
sosterrà la crescita e creerà occupazione». Inoltre, il mercato unico
rappresenta un´importante leva, «mentre il protezionismo
non potrà che aggravare la situazione». Per questo, ha detto rivolgendosi al
Primo ministro britannico, «bisogna evitare di avallare slogan quali
"posti di lavoro britannici per lavoratori britannici"». E, in
proposito, ha affermato di aver fiducia nella Commissione «affinché sia
garantito alle imprese di poter operare in un mercato libero e leale». Ha poi
concluso sostenendo che la priorità deve essere di «istituire una nuova
architettura finanziaria globale, con maggiore stabilità, supervisione e,
soprattutto, trasparenza» Martin Schulz (Pse, De) ha sottoscritto appieno il
discorso del Primo Ministro, sottolineando come sia stato «coraggioso» e abbia
fornito «una descrizione brillante delle necessità dei nostri tempi». Ha poi
aggiunto che «il minimo che ci si possa aspettare da un presidente di un gruppo
politico del Parlamento europeo è che conosca la differenza tra protezionismo e protezione sociale», osservando come il
Presidente Sarkozy «sappia forse qualcosa sul protezionismo,
ma non sappia niente della protezione sociale». A suo parere, il fatto che il
Primo Ministro Brown abbia deciso di presentare all´Aula l´agenda del G20
dimostra che il Parlamento europeo è ora un vero forum di politica
internazionale e multinazionale. Il leader socialdemocratico ha poi aggiunto
che «non è stata l´ingordigia a essere decisiva, bensì il modo in cui il
sistema ha consentito all´ingordigia di espandersi» e, ora, «il radicalismo
liberale ha fallito. Occorrono quindi regole mondiali sui mercati finanziaria e
sui paradisi fiscali. Nel sottolineare poi l´importanza di garantire la
solidarietà tra gli Stati e tra le persone, ha affermato che i nuovi Stati
membri devono poter contare sugli altri. Ha anche auspicato che le rinnovate
relazioni con gli Usa aprano la porta alla
solidarietà, ammonendo che «chiunque tenti di contrapporre la politica
ambientale a quella economica farà un grave errore», visto il potenziale di
creazione di posti di lavoro delle misure volte a mitigare il cambiamento
climatico. Infine, rivolgendosi a Gordon Brown, ha affermato: «tanto più la
destra lotterà contro questi principi, tanto più saprà che sta sulla buona
strada». Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha affermato che «per il G20 avete
delineato una grande agenda che spazia dalla lotta alla povertà nel mondo, al
disarmo nucleare, alla pace in Medio Oriente e vi auguro di avere successo».
«Le opportunità di lavorare con l´Amministrazione Obama non dovrebbero essere
invalidate da una guerra verbale transatlantica. So che condividiamo quella
visione, ma l´America mantiene il suo attaccamento a una regolamentazione
minima e la realtà di questa recessione mostra che quelli che hanno
ostinatamente ignorato la "bad practice" sono quelli che ora soffrono
di più. Inoltre, ha rilevato la necessità di «un´economia nuova e sostenibile che
sia custodita in un contratto sociale globale. «L´era dei soldi facili è
finita», ha concluso. Brian Crowley (Uen, Ie) ha affermato che, nonostante la
crisi finanziaria globale, «non possiamo dimenticare i successi degli ultimi
quindici anni». A suo parere, infatti, vi è la necessità di costruire un
sistema finanziario basato sui «successi del passato e il riconoscimento dei
fallimenti, assicurandoci che si possa tracciare un ambizioso programma per il
futuro». Il nuovo sistema finanziario dovrebbe innanzitutto garantire «cose
migliori per gli individui, non per i mercati». Monica Frassoni (Verdi/ale,
It), in inglese, si è rallegrata della presenza del Primo Ministro, «tenuto
conto della poca considerazione che egli ha attribuito per lungo tempo all´Ue e
al Parlamento europeo». Si quindi detta fiduciosa che, in seguito, «annuncerà
la fine di un paio di opt-out se non addirittura l´entrata del Regno Unito
nell´euro». Tuttavia, ha ricordato che il suo governo «era dalla parte
sbagliata riguardo a molti dei temi citati - riforme democratiche, questioni
sociali, direttiva sull´orario di lavoro e tasse». Continuando in italiano, la
leader dei Verdi ha sottolineato che Gordon Brown - con un buon numero di
colleghi e con il Presidente Barroso - «è responsabile del fatto che l´Unione
europea non dispone degli strumenti di regolamentazione finanziaria e delle
politiche fiscali e di bilancio che oggi sarebbero così preziose per
permetterci di affrontare la crisi. » È bene ricordarselo, ha insistito,
«perché quando si vuole essere credibili nel proporre soluzioni è buona creanza
ammettere che prima si era sbagliato». In proposito, ha messo in dubbio la
credibilità della «crociata» contro i paradisi fiscali, sostenendo che occorre
«smettere di pensare che non è possibile limitare la libera circolazione dei
capitali, che non si possono ridirigere in modo virtuoso i milioni di euro
sprecati in speculazioni». Ha poi aggiunto che «dobbiamo fermare, non regolare
l´azione dei fondi speculativi, e riportare le banche a fare quello per cui sono
state inventate in Toscana molti secoli fa: finanziare l´economia reale». A suo
parere, non basta quindi rafforzare la sorveglianza dei mercati, ma occorre
«ridurre il rendimento di coloro che speculano e ricordarsi che la mafia, oggi,
ha a disposizione 120 miliardi di euro nei forzieri dei paradisi fiscali».
Inoltre, è necessario «puntare decisamente sulla doppia dichiarazione e sulla
doppia trasparenza: chi deposita denaro in un altro paese lo deve dichiarare,
mentre le banche che ricevono depositi li devono dichiarare». Rimproverando poi
al Primo ministro di aver «speso delle parole forti e commoventi» ma di aver
formulato «poche proposte concrete», ha sottolineato che nel Regno Unito solo
il 7% degli investimenti vanno a investimenti verdi, mentre
la Corea del Sud e la Cina e
perfino gli Stati Uniti stanno correndo ad una velocità che le nostre belle
parole non potranno coprire». Ha poi rilevato che il Consiglio europeo non si è
trovato d´accordo su un fondo per il clima per i paesi in via di sviluppo,
nonostante sia evidente che «senza un impegno finanziario importante,
Copenaghen è destinato all´insuccesso e con Copenaghen anche le nostre
ambizioni di governare i cambiamenti climatici». Ha quindi concluso affermando:
«Nice speech, mister Brown, but what are you ready to do, really?». Condannando
«una volta per tutte» il modello al di là del muro di Berlino, Francis Wurtz
(Gue/ngl, Fr) ha sottolineato che, in tale contesto, «la tentazione era troppo
forte di allentare le briglie a un capitalismo senza limiti», come ha fatto l´Ue.
I padri di questo nuovo modello e i loro successori, ha aggiunto, «sono stati
superati da una creatura diventata indomabile». Ma per uscire da una crisi
«così esistenziale» occorre prima rimettersi in causa. In proposito, ha citato
la soddisfazione di Barroso dopo il Consiglio europeo e l´affermazione di
Silvio Berlusconi secondo cui l´Ue "è un corpo sano attaccato da un
virus". Le rare autocritiche, ha invece rilevato, sono venute dal mondo
economico. Ha però riconosciuto che il Primo Ministro britannico ha fatto un
accenno di mea culpa sul proprio atteggiamento durante la crisi asiatica di
dieci anni orsono. A suo parere, «il dogma applicato nel corso degli ultimi
vent´anni ha fallito in maniera spettacolare». Per tale motivo «coloro che
hanno pomposamente annunciato il G20 come un nuovo Bretton Woods dove si
rifonderebbe il capitalismo, o anche lo si moralizzerebbe, hanno ingannato i
nostri concittadini». Ha quindi concluso avallando lo slogan scelto da un
sindacato per una manifestazione a Londra: "mettere prima la gente".
Nigel Farage (Ind/dem, Uk) ha accusato Brown di non aver tenuto fede alla
promessa di indire un referendum sul trattato di Lisbona, affermando che così
ha «svalutato la democrazia». Ha poi sottolineato che «una chiara maggioranza
degli inglesi chiede che si istaurino buone relazioni e il libero commercio con
l´Unione europea, ma non desidera far parte di questa unione politica». Ha
infine invitato gli europei a decidere del proprio destino, piuttosto che ciò
sia fatto «da parlamenti come questo o come Westminster». Replica del Primo
ministro britannico - A conclusione del dibattito, il Primo ministro britannico
ha sottolineato tre punti. Innanzitutto, «è importante che il mondo faccia
fronte comune contro questa crisi» e l´Europa ha già mostrato la via con alcune
misure pratiche. In secondo luogo, la cooperazione globale deve riguardare non
soltanto gli istituti bancari ma anche la politica fiscale e il commercio:
«abbiamo bisogno che il commercio globale sia libero e imparziale». Infine,
«per giungere a soluzioni globali su problemi globali ci vogliono solide
istituzioni globali». Da ultimo, rilevando che il mondo è cambiato da quanto le
attuali strutture mondiali furono istituite negli anni ´40, ha sottolineato che
la lezione da trarre da questa crisi è che «in un´economia globale, i problemi
sono globali e richiedono soluzioni globali e ciò richiede di modellare
istituzioni globali». E l´Europa deve prenda la guida nella revisione del
sistema. . <<BACK
( da "Centro, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 8 - Attualità
NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha
assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è
di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina
iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore,
tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del
blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di
video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una
nave da guerra Usa.
( da "Repubblica, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XIX - Palermo
La rivista L´impronta che ogni uomo lascia sull´ambiente nell´ultimo numero de
"I Quaderni di Alveare" è uscito il quinto numero della rivista
quadrimestrale "I Quaderni di Alveare", un´iniziativa editoriale che
si muove nell´ambito delle attività dell´Istituto Arrupe. Un numero dedicato
all´ambiente, con diversi approfondimenti: Giuliana Martirani, docente di Geografia economica e studiosa della globalizzazione,
analizza l´«impronta ecologica»: quanto, cioè, ognuno di noi pesa sulla natura
in base al proprio stile di vita. Sfogliare la rivista (diretta da Nino Alongi,
edita da Palumbo) può essere un modo per documentarsi e aggiornarsi sulla
situazione ambientale italiana e, in particolare, siciliana, poiché gli
autori dei vari articoli spaziano tra vari argomenti: crescita, decrescita e
sviluppo non violento, scelta di uno stile di vita eco-sostenibile,
sostenibilità dell´agricoltura biologica, incendi boschivi, poli petrolchimici,
fonti energetiche, rifiuti e riciclaggio. Su quest´ultimo tema - definito
«questione scottante ed attualissima per l´intero Paese» - è da segnalare
l´articolo di Tecla Cicale, Fabio Montagnino e Giuseppe Notarstefano, La
filiera del "riciclaggio" dei rifiuti in Sicilia.
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il j'accuse di
Amnesty: il boia parla ancora cinese MARINA MASTROLUCA A prendere per buone le
cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il
rapporto annuale di Amnesty international registra 2390 esecuzioni, contro le
1252 dell'anno precedente, e 8864 nuove condanne emesse in 52 Paesi contro le
3347 del 2007. Quel che è cambiato in realtà è soprattutto la capacità di
raccogliere un maggior numero di dati sull'enorme buco nero della giustizia
cinese. Perché è Pechino a determinare le «quotazioni» del patibolo, quest'anno
come in quelli precedenti. Il 72 per cento delle condanne eseguite si
registrano in Cina: 1718 detenuti giustiziati nel
2008, per quel che è stato possibile sapere, ma si possono ragionevolmente
ipotizzare cifre più alte. La cattiva notizia, per dirla con Irene Khan,
segretaria generale di Amnesty International, sta qui. In questi numeri che
nascondono nomi di uomini e donne in carne ed ossa mandati al patibolo.
Impiccati, lapidati, decapitati, persino crocefissi - in Arabia Saudita - o più
asetticamente spediti all'altro mondo con un'igienica iniezione letale. In Cina, racconta l'Independent, la paura dell'Aids sta
cancellando l'esecuzione con il colpo secco alla nuca, a favore di bus della
morte che attraversano il Paese per somministrare dove occorre cocktail
velenosi endovena. Ma c'è anche una buona notizia, che dà invece il senso di
una tendenza positiva. E non solo perché l'Assemblea generale dell'Onu ha
voluto confermare con una seconda votazione nel dicembre scorso la moratoria
già decisa nel 2007. Il dato positivo è che tra i 59 Paesi che ancora
mantengono la pena di morte sono 25 quelli che la continuano ad applicare. E
sono cinque - Cina, Iran, Arabia
Saudita, Pakistan e Usa -
quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una «buona notizia»
per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi avanti verso un
mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008 Uzbekistan e
Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente abolizionisti (92),
mentre 10 Stati mantengono la condanna capitale solo per reati eccezionali.
Salgono da
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
A prendere per buone
le cifre assolute, bisognerebbe dedurre che nel 2008 il boia ha raddoppiato. Il
rapporto annuale di Amnesty international registra 2390 esecuzioni, contro le
1252 dell'anno precedente, e 8864 nuove condanne emesse in 52 Paesi contro le
3347 del 2007. Quel che è cambiato in realtà è soprattutto la capacità di
raccogliere un maggior numero di dati sull'enorme buco nero della giustizia
cinese. Perché è Pechino a determinare le «quotazioni» del patibolo, quest'anno
come in quelli precedenti. Il 72 per cento delle condanne eseguite si
registrano in Cina: 1718 detenuti giustiziati nel
2008, per quel che è stato possibile sapere, ma si possono ragionevolmente
ipotizzare cifre più alte. La cattiva notizia, per dirla con Irene Khan,
segretaria generale di Amnesty International, sta qui. In questi numeri che
nascondono nomi di uomini e donne in carne ed ossa mandati al patibolo.
Impiccati, lapidati, decapitati, persino crocefissi - in Arabia Saudita - o più
asetticamente spediti all'altro mondo con un'igienica iniezione letale. In Cina, racconta l'Independent, la paura dell'Aids sta
cancellando l'esecuzione con il colpo secco alla nuca, a favore di bus della
morte che attraversano il Paese per somministrare dove occorre cocktail
velenosi endovena. Ma c'è anche una buona notizia, che dà invece il senso di
una tendenza positiva. E non solo perché l'Assemblea generale dell'Onu ha
voluto confermare con una seconda votazione nel dicembre scorso la moratoria
già decisa nel 2007. Il dato positivo è che tra i 59 Paesi che ancora
mantengono la pena di morte sono 25 quelli che la continuano ad applicare. E
sono cinque - Cina, Iran, Arabia
Saudita, Pakistan e Usa -
quelli dove si concentra il 93 per cento delle esecuzioni: una «buona notizia»
per Irene Khan. «Questo significa che stiamo facendo passi avanti verso un
mondo libero dalla pena di morte». LE BUONE NOTIZIE Nel 2008 Uzbekistan e
Argentina si sono aggiunti alla lista dei Paesi totalmente abolizionisti (92),
mentre 10 Stati mantengono la condanna capitale solo per reati eccezionali.
Salgono da
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
creativo che anticipò la globalizzazione delle arti L'epoca dell'immagine ha
tra i suoi inventori Jean Paul Goude: nato in Francia nel 1940, è stato art
designer di riviste - da «Esquire» al supplemento illustrato di «Le Monde» -,
inventore di personaggi come Grace Jones, ha realizzato le campagne
pubblicitarie di Kodak, Chanel, Citroen. JEAN-PAUL GOUDE DISEGNATORE, FOTOGRAFO, REGISTA
CREATORE DI IMMAGINI Chi è
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Io, provocatore con
le immagini sfido l'inconscio collettivo» Creativi Parla l'uomo che ha
«inventato» Grace Jones e capovolto la nozione moderna di pubblicità «Sono un
puritano attratto dal mistero e dal peccato» LUCA DEL FRA Sgrana gli occhi
Jean-Paul Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza che
paradossalmente richiamano le sue, e poi molto interdetto comincia dicendo: «Le
idee cambiano con il tempo: una volta Spike Lee mi disse che se qualcuno da
giovane lo avesse chiamato "black" invece che "negro",
probabilmente gli avrebbe dato un pugno...». Francese di nascita, trasferitosi
a New York fine anni '60, Goude diviene presto l'art director di una rivista di
tendenza come Esquire. Il periodico è stato per lui un mezzo per inventarsi
creatore di immagine e immagini. Alla fine dei '70 trasforma la sua fidanzata,
una divetta della disco music, in una icona rockpop: Grace Jones. Nei primi
anni '
( da "Unita, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sgrana gli occhi
Jean-Paul Goude davanti alle immagini della rivista La difesa della razza che
paradossalmente richiamano le sue, e poi molto interdetto comincia dicendo: «Le
idee cambiano con il tempo: una volta Spike Lee mi disse che se qualcuno da
giovane lo avesse chiamato "black" invece che "negro",
probabilmente gli avrebbe dato un pugno...». Francese di nascita, trasferitosi
a New York fine anni '60, Goude diviene presto l'art director di una rivista di
tendenza come Esquire. Il periodico è stato per lui un mezzo per inventarsi
creatore di immagine e immagini. Alla fine dei '70 trasforma la sua fidanzata,
una divetta della disco music, in una icona rockpop: Grace Jones. Nei primi
anni '
( da "Nuova Venezia, La"
del 25-03-2009)
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Sardegna, La)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 11 -
Attualità NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet,
ha assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più
amati, è di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la
pagina iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di
errore, tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del
blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di
video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una
nave da guerra Usa.
( da "Mattino di Padova, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 9 - Attualità
NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha
assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è
di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina
iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore,
tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del
blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di
video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una
nave da guerra Usa.
( da "Tirreno, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
RIUNIRà TRE AZIENDE
Nasce un marchio per tutelare la Pietra del Cardoso STAZZEMA. Si è formalmente
costituito il Consorzio della Pietra del Cardoso, che vede unite tre delle
quattro aziende dell'area in cui si estrae il pregiato materiale. «L'obiettivo
- spiega il presidente Marco Farina - è sviluppare la promozione e la
valorizzazione della Pietra, unica al mondo e tipica esclusivamente del
Cardoso, attraverso quella del territorio». Sarà stabilito un protocollo che
andrà a certificare la qualità della Pietra del Cardoso e, soprattutto, la sua
originalità, garantita attraverso un marchio. «Si aumenterà la tutela di un
prodotto tipico del Cardoso - prosegue Farina - che ad oggi vanta molte
imitazioni e in troppi casi altri marmi vengono spacciati anche all'estero per
Cardoso». Sono sei le cave in cui si estrae; di queste quattro hanno aderito al
consorzio, di proprietà delle aziende Barsanti srl, Migliorini e Bertacchi,
Filiera del Cardoso. Il mercato della Pietra è ampio: in Italia è adoperata e
venduta specialmente in Toscana, all'estero negli Usa e in Gran Bretagna. Ma si stanno
aprendo nuovi orizzonti: «Recentemente abbiamo avviato affari con architetti
del Kazakistan e dell'Azerbaigian, interessati ad utilizzarla anche per edilizia
pubblica. In Cina, invece,
sarebbero molto interessati all'acquisto dei blocchi: questa è una logica di
mercato che non ci interessa, vogliamo tutelare ed incrementare la
filiera. Il prodotto sarà estratto e lavorato qui: la certificazione del
consorzio riguarderà tutti i passaggi, non solo la provenienza». Un aspetto,
questo, incoraggiante, anche perché attualmente l'indotto della Pietra del
Cardoso riguarda circa 150 dipendenti, 55 dei quali occupati direttamente nelle
cave e nei laboratori. «La nostra idea è di collaborare in sinergia con le
amministrazioni locali, provinciali e regionali per far conoscere e valorizzare
la Pietra, anche attraverso manifestazioni artistiche e fieristiche - prosegue
Farina -: perché non realizzare uno showroom proprio al Cardoso?». Il sindaco
Michele Silicani e il vice Maurizio Verona accolgono con entusiasmo il
Consorzio. «Si è applicata con grande intelligenza la capacità imprenditoriale
delle tre aziende - dice Silicani -. è fondamentale la loro intenzione di
valorizzare la filiera». Verona annuncia un importante convegno che si svolgerà
venerdì a Levigliani: «Si parlerà di turismo e commercio e verranno illustrate
alle aziende le opportunità per reperire fondi pubblici». Simone Tonini
( da "Tempo, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
stampa
Riccia Protezione civile, dopo due anni arriva la sede RICCIA Il gruppo della
locale Protezione Civile avrà la sua sede dopo due lunghi anni di richieste
all'ente comunale. Il presidente dell'associazione Nicola Fanelli con grande
soddisfazione ha informato la cittadinanza che a breve i soci potranno
ritrovarsi in una sala dell'ex convento di Piazza Umberto I. Per il momento la sede
sarà aperta a tutti coloro che lo vogliono maggiormente di pomeriggio e la
sera. Sugli orari di apertura si dovrà ancora decidere. Ad oggi sono circa 30
le persone che sono iscritte alla Protezione Civile, tutte riccesi, e molte
sono le donne che hanno deciso di collaborare. Il presidente ha anche informato
i presenti che tutti i soci avranno a disposizione anche le divise e che il
logo con la dicitura «Protezione Civile - Città di Riccia». MCM
( da "Manifesto, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRISI GLOBALE STATI
UNITI Dopo il piano disintossicante, il Tesoro chiede nuove regole per la
finanza Un'azione da 30 cent Dopo lo scandalo dei bonus stellari, il governo di
Washington auspica un'ampia riforma dei sistemi di controllo della finanza
americana, che ha trascinato gli Usa e il mondo in una crisi senza precedenti dal '29. Ma i
repubblicani insorgono. In Cina, la Banca centrale del popolo propone di adottare una moneta di
riserva diversa dal dollaro, mentre alcuni paesi latinoamericani ne vorrebbero
una di scambio locale Matteo Bosco Bortolaso NEW YORK Dopo il piano
«disintossicante» illustrato lunedì, è la volta delle regole per la
finanza a stelle e strisce. Ieri il segretario del tesoro Timothy Geithner ha
invitato il Congresso a varare una «ampia riforma dei sistemi di controllo» di
quel sistema finanziario americano che ha trascinato gli Usa
e il mondo in una crisi che non ha precedenti dal Ventinove. Geithner ha
lasciato sul tavolo della commissione finanze della Camera qualche idea: per
esempio, «limiti appropriati alle politiche di assunzione del rischio» per le
società il cui fallimento metterebbe a rischio il sistema finanziario. «La
legislazione proposta - ha continuato il ministro del tesoro - riempirà buchi
significativi nelle attuali regole della finanza per le istituzioni che non
sono banche» e che sfuggono al controllo dell'amministrazione. Il problema è
emerso drammaticamente con il caso Aig, il colosso assicurativo salvato con i
soldi dei contribuenti americani. Nonostante gli aiuti di stato, i manager
della Aig si sono pagati bonus dorati, come da contratto. Rabbia e furore
popolare a non finire: ad alcuni dirigenti d'azienda sono arrivate minacce di
morte. E il governo di Washington si è trovato con le mani legate davanti allo
scandalo dei bonus stellari. Solo il procuratore generale dello stato di New
York, Andrew Cuomo, è riuscito a convincere alcuni manager, due giorni fa, a
restituire i soldi, che il Senato avrebbe voluto tassare con un'aliquota del
90%. Ieri Ben Bernanke, capo della Federal reserve, è intervenuto all'audizione
in parlamento assieme a Geithner, difendendo l'idea di regole più stringenti:
«Se un'agenzia avesse avuto uno strumento simile lo scorso 16 settembre, quando
il governo è intervenuto su Aig, la società assicurativa sarebbe potuta passare
sotto protezione», ha detto. Le linee guida della proposta non sono
chiarissime. Chi sarà il controllore? Ascoltando Geithner, verrebbe da pensare
allo stesso Tesoro. Bernanke, invece, non ha chiarito quale agenzia governativa
dovrebbe occuparsi della regolamentazione. Per avere più dettagli bisognerà
aspettare il disegno di legge vero e proprio, che potrebbe essere presentato
alla commissione finanze della Camera già martedì prossimo. Il partito
Repubblicano, intanto, ha già promesso battaglia. John Boehner, leader di
minoranza alla Camera, ha bollato la proposta del segretario del Tesoro come
«una richiesta per accaparrarsi potere senza precedenti». Prima di avere
semaforo verde dai repubblicani, ha promesso Boehner, «ci sarà un lungo
dibattito per capire qual è l'interesse del segretario e perché vuole questi
poteri». Per Obama e Geithner non sono giornate semplici. Nei talk show c'è già
chi dice che la Casa Bianca democratica sta affrontando «il suo
momento-Katrina», che è stato uno dei momenti più bassi dell'amministrazione
Bush. Ieri i repubblicani in commissione hanno messo sotto torchio il
segretario del Tesoro. E il New York Times, così come aveva già fatto il premio
Nobel per l'economia Paul Krugman, ha bocciato il piano per liberarsi dei
cosiddetti asset tossici. Il programma, ha scritto il quotidiano nella pagina
degli editoriali, assomiglia «ad una completa socializzazione delle perdite,
con ben poco valore che va ai contribuenti». Il New York Times sostiene che il piano
Geithner parte da assunti sbagliati. Ad esempio, dall'idea che gli asset
tossici riprenderanno valore, cosa che non è scontata. Per di più, continua
l'editoriale, «grazie ai sussidi governativi gli investitori offriranno un
prezzo più vicino a quello che vorrebbero le banche disastrate». Adesso,
invece, alcuni investitori offrono trenta centesimi, ad esempio, per azioni da
un dollaro, ricevendo ovviamente un rifiuto da parte degli istituti di credito.
Il giornale sottolinea che, visto che gli investimenti governativi saranno
massicci, lo Stato - e di conseguenza chi paga le tasse - saranno esposti
parecchio a possibili perdite. Meglio sarebbe stato, conclude il Times,
analizzare attentamente la situazione distinguendo tra gli istituti di credito
insolventi e quelli in salute. In questo modo, «si potrebbero licenziare i
dirigenti delle banche che non funzionano, prendere atto delle perdite,
eliminare gli azionisti e poi il governo potrebbe decidere come intervenire».
( da "Manifesto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CINA/USA
Pechino affonda il dollaro e vuole una nuova moneta Maurizio Galvani Dopo che
il premier Wen Jiabao si era detto preoccupato per gli investimenti cinesi
negli Stati uniti, il governatore della banca centrale del Popolo Zhou
Xiaochuan ha proposto di adottare una moneta di riserva diversa dal dollaro. In verità Zhou Xiaochuan non ha
detto che la divisa di riferimento Sdr (diritto speciale di prelievo) dovrà
sostituire il biglietto verde ma il suo intervento sul sito della banca -
scritto in cinese e tradotto in inglese - lascia la porta spalancata a questa
interpretazione. Del resto, già una settimana fa, la Russia ha chiesto una
riforma dell'ordine valutario mondiale basato sul dollaro e la moneta
statunitense è stata sostituita in parte - come moneta di scambio - sia a Cuba,
sia in Venezuela che in Iran come in altri paesi del Golfo (questi ultimi,
timorosi che una caduta del dollaro possa contrarre le entrate petrolifere). La
posizione assunta dalla Cina ha un rilievo
importantissimo poiché Pechino detiene 736 miliardi di dollari del debito Usa (ha superato il Giappone che detiene 634 miliardi di
tresaury bond) e perché la proposta viene avanzata a pochi giorni dal vertice
del G20 che si terrà a Londra all'inizio di aprile. Inoltre, mostra come la Cina vuole orientare i suoi investimenti: le riserve
monetarie che detiene ammontano a 1.950 miliardi di dollari. Il
vice-governatore della banca centrale del Popolo, la signora Hu Xiaolian,
giorni fa ha messo fine a tutte le polemiche riaffermando che «la Cina continuerà a comprare titoli Usa
anche in un prossimo futuro». Tuttavia la proposta di una nuova divisa -
sottoforma di diritti speciali di prelievo controllati dall'Fmi - fa avanzare
il dubbio che il governo Pechino voglia sganciarsi dagli obblighi che lo legano
all'andamento del dollaro. A metà febbraio, il viaggio del nuovo segretario di
stato Hillary Clinton ancora una volta è stato dominato dalla questione legata
a rapporti di cambio dollaro/yuan. Gli Stati uniti hanno sempre richiesto un
apprezzamento del renminbi (yuan) per far fronte ai rapporti commerciali
favorevoli a Pechino. Il governo ha operato, nel corso del tempo, più ritocchi
e si è adoperato per la lotta alla contraffazione economica che
l'amministrazione Bush gli aveva sempre rimproverato. Cambiato il leader alla
Casa Bianca, molti vecchi problemi rimangono sul tappeto e ora sono aggravati
dalla grave situazione economica internazionale. La moneta di riferimento Sdr
fu proposta nel 1969 quando si voleva sostenere il regime dei cambi fissi
stabilito a Bretton Woods, dopo la Seconda guerra mondiale. Però la fine della
convertibilità dollaro/oro sancita dal presidente Nixon nel 1971 ne fece cadere
la loro utilizzazione: il rapporto tra le monete diventò sempre più flessibile
e volatile. La Cina ora propone gli Sdr sostenendo,
forse strumentalmente, un ruolo più centrale dell'Fmi. Non sarà facile
riorganizzare l'intero sistema internazionale basato sul dollaro anche se di
fatto si aggiungono altre realtà che vogliono una moneta più solida del
biglietto verde. E alcuni paesi latinoamericani (ad esempio: Brasile,
Argentina, Venezuela) chiedono di adottare una moneta locale di scambio.
( da "Manifesto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
SCAFFALI
Dalle conquiste coloniali alla logica di potenza nella globalizzazione I testi
dedicati all'imperialismo sono tanti e potrebbero riempire una biblioteca,
annoverando «Imperialismo, fase suprema del capitalismo» di Lenin, «Il capitale
finanziario» di Rudolf Hilferding, gli scritti di Rosa Luxemboug e gli scritti
di Eric Hobsbawm, da «Il secolo breve a «L'età degli imperi». La «logica di potenza» è invece il
tema che ha accompagnato l'analisi dei comportamenti statali nella
globalizzazione. E «Logica di potenza» è il titolo del volume dello studioso
statunitense John Mearsheimer pubblicato dalla Università Bocconi. Casa
editrice che ha mandato alle stampe anche il saggio «Il gioco delle potenze» di
Barry Buzan. Due volumi che hanno analizzato la politica statunitense come
risposta alla crisi del sistema interstatale formatosi dopo la seconda guerra
mondiale. In un'altra prospettiva si muove invece «Impero» il famoso saggio di
Michael Hardt e Toni Negri, dove l'impero è espressione di una sovranità
politica congrua al capitalismo globale. Chi guarda all'imperialismo come «fase
ultima del capitalismo» da difendere è il conservatore Niail Ferguson, che ha
scritto «Colossus. Ascesa e declino dell'impero americano» (Mondadori),
un'analisi storico-politica dove l'imperialismo è considerato arma seppur
spuntata per esportazione la democrazia. In questa rapida carrellata di titoli
non può mancare il pamphlet a favore del libero mercato del giornalista e
studioso Thomas L. Friedman (Mondadori).
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Il boia non si
ferma Eseguite 2.390 condanne» --> Rapporto di Amnesty International sulla
pena di morte nel 2008 Alla Cina il triste primato. In
Europa prevista solo in Bielorussia Mercoledì 25 Marzo 2009 GENERALI, pagina 7
e-mail print ROMAC'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del
mondo, ma ancora troppo, concentrato in un pugno di Stati. Se due terzi dei
Paesi del pianeta hanno abolito la pena di morte e se solo 25 dei 59 che ancora
la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque Stati: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. È più luminosa del passato la foto
«scattata» da Amnesty International nel rapporto sulla stato della pena di
morte nel 2008. Una foto che mette in luce una tendenza generale positiva, ma
oscurata dal fatto che ogni giorno in media sono state giustiziate sette
persone, per un totale di 2.390 esecuzioni in 25 Paesi. CONCENTRATA IN
POCHI PAESI Per contrasto al continente asiatico - che ha il triste il record
della Cina che da sola ha messo a morte più persone
che il resto del mondo (1.718 su 2.390) - spicca l'Europa dove solo in
Bielorussia il codice penale prevede la condanna a morte. Non esistono dati
ufficiali sulla effettiva applicazione nel Paese, ma Amnesty stima che più di
400 persone siano state messe a morte dal 1991, anno dell'indipendenza della
Bielorussia. L'intero procedimento che riguarda la pena di morte inoltre è
avvolto dal segreto: prigionieri e familiari non sono informati sulla data
dell'esecuzione e il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia,
né viene detto dove è sepolto. «La buona notizia è che le esecuzioni hanno
luogo in un piccolo numero di Paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi
avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è
che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei Paesi che
ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale», ha dichiarato Irene
Khan, segretaria generale di Amnesty. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a
ricorrere al boia - Afghanistan, Bangladesh, Cina,
Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e
Vietnam - il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in
Africa del Nord e Medio Oriente. IRAN, AL PATIBOLO ANCHE I MINORI In Iran sono
state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del
reato. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102. Nel continente
americano solo gli Usa hanno continuato a ricorrere
con regolarità alla pena di morte: 37 esecuzioni nel 2008 (
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Centro di protezione
civile Presto il via al cantiere --> Mercoledì 25 Marzo 2009 PROVINCIA,
pagina 23 e-mail print Inizieranno a giorni i lavori per il Centro
polifunzionale d'emergenza ad Azzano San Paolo. Una base logistica a servizio
della Protezione civile, dove verranno raccolti anche tutti i mezzi della colonna
mobile regionale, pronti a partire in caso di calamità. Il quartier generale,
che verrà realizzato con fondi di Regione e Provincia, sorgerà in una zona
strategica tra l'aeroporto di Orio al Serio e l'autostrada A4. L'annuncio è
stato dato dall'assessore provinciale alla Viabilità e Protezione civile Valter
Milesi durante il resoconto di fine mandato. «Se per il settore viabilità siamo
sempre alla ricerca di risorse, per la Protezione civile possiamo contare su un
terreno già fertile, fatto di 7 mila volontari e 72 tra gruppi e associazioni,
oltre agli alpini e alle squadre antincendio boschivo», ha detto l'assessore.
Ricordando comunque l'impegno della Provincia per il settore, che ha riguardato
«l'organizzazione di corsi di specializzazione, il Piano di prevenzione,
contributi per l'acquisto di materiale, la dotazione di computer portatili con
programmi specifici per far colloquiare associazioni, Regione e Provincia in
caso di calamità, e radio ricetrasmittenti con frequenze dedicate alle emergenze».
Una dotazione e un organico che hanno fatto della Protezione civile bergamasca
un modello. «Tant'è - ha ricordato Milesi - che una delegazione brasiliana
dello Stato di Santa Catarina ci ha fatto visita proprio per prendere spunto
dal nostro sistema d'intervento». 25/03/2009 nascosto-->
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA PAGINA DEI LETTORI
pag. 33 Il vademecum per il volontario sicuro L'ATTIMO
FUGGENTE TUTTE le informazioni utili sui comportamenti da adottari e sui
dispositivi di protezione da indossare da parte degli operatori durante le
attività di emergenza e soccorso. Sono contenute nel «Vademecum dell'addetto
alla protezione civile», il manuale redatto dalla direzione difesa del suolo e
protezione civile della provincia di Firenze. Il vademecum è stato
presentato ieri dall'assessore provinciale alla Protezione Civile, Stefano
Giorgetti, dal responsabile del Servizio Protezione Civile, Luigi Brandi, dal
responsabile Servizio Prevenzione e Protezione, Vincenzo Fusco, e da Luca
Matteini, dell'Exprit, che ha curato la redazione del manuale. Hanno
partecipato inoltre, i rappresentanti del Coordinamento operativo del
volontariato di Protezione Civile provinciale.
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
PRIMA pag. 1 Da
napoli a Reggio Pistoia indebolita da pressioni politiche ANSALDOBREDA LA
RIFLESSIONE su AnsaldoBreda ( La Nazione di domenica scorsa) si estende a un
contesto socioeconomico di Pistoia difficile. Da dieci anni la nostra Provincia
si colloca nella fascia medio-bassa, attorno al 70° posto, delle classifiche
del Sole 24Ore; i dati forniti dall'Inps ci dicono che quasi 100.000 pistoiesi
percepiscono a vario titolo una forma di trattamento pensionistico (di questi,
oltre la metà con meno di 550 euro al mese); nonostante questo a Pistoia
aumentano gli sportelli bancari, con cifre consistenti di risparmio. Il quadro
è di una città «assistita», complice l'invecchiamento della popolazione, ma
pure la scarsa propensione al rischio. Questa è forse la conseguenza di un
tessuto economico e produttivo che si è retto prevalentemente su risorse
statali: AnsaldoBreda, ex Efim, è ora in Finmeccanica; le Terme di Montecatini,
ex Eagat, sono tuttora in mano pubblica dopo il fallito tentativo di
privatizzazione; molte delle piccole e medie imprese lavorano grazie alla
committenza pubblica. Restano il manifatturiero dei
distretti (tessile, mobile, calzaturiero) travolto dalla globalizzazione, il
florovivaismo, costretto a rapida e non scontata modernizzazione, e il turismo,
naturalmente esposto alle congiunture economiche. * consigliera regionale Pd
( da "Giornale di Brescia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 25/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:estero Pena capitale, piaga da estirpare
Amnesty: esecuzioni in calo, ma nel 2008 sono state uccise 2.390 persone NEW
YORKC'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora
troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del
pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la
mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di
tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque Paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da
Amnesty International nel rapporto sullo stato della pena di morte del 2008 che
mette in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che
ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un
totale di 2.390 messe a morte in 25 Paesi. Per contrasto al continente asiatico
- che concentra il record di esecuzioni con la Cina che
da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso
(1.718 su 2.390) - spicca l'Europa dove è rimasta solo la Bielorussia a
ricorrere alla pena capitale. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere
alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina,
Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e
Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in
Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346
persone, tra cui 8 minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono
l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state
almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi,
dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America
hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37
esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in
Texas.
( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
BRESCIA pag. 7
Sabato 4 aprile giorno di volontari e Protezione CORTE FRANCA CORTE FRANCA IL 4
APRILE DALLE 8 ALLE
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
pagina pag. 20
SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola
parte di mondo. Se due te... SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo,
concentrato in un piccola parte di mondo. Se due terzi dei Paesi hanno abolito
la pena di morte e solo 25 dei 59 che ancora la mantengono hanno eseguito
condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le
esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una
tendenza generale positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate
sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Molto
più della metà in Cina (1718); in Europa solo la
Bielorussia vi ricorre ancora. Fra i paesi che la applicano di più c'è l'Iran,
346 esecuzioni nel 2008, fra cui otto minorenni al momento del reato, con
impiccagione e lapidazione. In Arabia Saudita le esecuzioni sono state almeno
102, solitamente tramite decapitazione pubblica. Gli Stati Uniti hanno portato
a termine 37 esecuzioni, la maggior parte in Texas. In controtendenza la
Liberia, dove la pena di morte è stata reintrodotta per rapina, terrorismo e
dirottamento.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
pagina pag. 20 Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran
(346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite
su 59 dove è ancora in vigore. In tre mesi del 2009 sarebbero già 100
( da "Giornale di Brescia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 25/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:bassa bresciana Travagliato Alpini e
Comune in trincea «Conflitto» fra le parti: le Penne nere non saranno in Fiera
e chiedono l'affitto alla Procivil TRAVAGLIATO C'è tensione fra il gruppo
alpini e l'amministrazione comunale. È una rottura senza precedenti quella che
si sta consumando a Travagliato, ed il sindaco Dante Daniele Buizza si dice
amareggiato. Due i motivi del contendere: la sede della locale Protezione Civile e la partecipazione del gruppo Alpini alla
Fiera TravagliatoCavalli in programma il primo fine settimana di maggio. Per
quanto riguarda la Procivil, già costituitasi nei mesi scorsi con 23 volontari
dopo un cammino iniziato ancora col sindaco Paterlini, la sede è stata
realizzata nella Casa degli Alpini ed il Gruppo per concedere i suoi locali
chiede un canone d'affitto. «Il Comune - ci spiega Buizza - ha versato
agli Alpini 53mila euro per la sede della Protezione ed altri 39mila per quella
della società Eventi 5 Stelle, sciolta dal Commissario Visconti. È bene
ricordare che l'amministrazione nel
( da "Tirreno, Il"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino
di Padova, Il) (Nuova Venezia, La) (Centro, Il) (Nuova Sardegna, La)
Argomenti: Cina Usa
Pena di morte.
Amnesty: esecuzioni in calo, il 93% è concentrato in cinque paesi Meno lavoro
per il boia In Cina autobus attrezzati per l'iniezione
letale C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma
ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi
del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora
la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del
passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto 2008. Resta il
fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un
totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. LONDRA. Nella Repubblica
popolare cinese, il paese al mondo con il più alto numero di esecuzioni
capitali (secondo Amnesty International nel 2008 ve ne sono state almeno
1.718), la morte viaggia anche su autobus appositamente attrezzati dove, anche
nelle province più remote, il boia procede ad eseguire la sentenza con
l'iniezione letale. Secondo quanto riferisce il quotidiano britannico
Independent, le camere della morte mobili sono stare rese necessarie anche dal
progressivo abbandono del colpo di pistola sparato alla testa come metodo di
esecuzione. Il cambiamento, a quanto sembra, è stato introdotto su insistenza
dei militari preposti. Molti dei condannati in Cina
sono infatti trafficanti di droga sieropositivi all'Hiv che con il loro sangue
infetto rischiano di contaminare il boia. Le autorità cinesi sostengono che il
metodo dell'iniezione letale, portato grazie ai bus fin anche nelle località
più sperdute, è più pulito e sicuro. Per ora i "bus della morte" sono
una decina, tutti costruiti da una ditta di Chingqing. Uno dei dirigenti del
marketing, identificato dall'Independent come il signor Zhang, ha spiegato che
il pulmino contiene una lettiga su cui il condannato viene legato prima che gli
vengano iniettate le sostanze letali. Il mezzo è dotato anche di una telecamera
che filma l'esecuzione in modo che rimanga una registrazione da visionare in
caso di eventuali contestazioni procedurali.
( da "Tirreno, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 6 - Attualità
NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha
assicurato il suo ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è
di nuovo inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina
iniziale del popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore,
tanto a Pechino, che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del
blocco, che arriva dopo che la marina statunitense ha postato sul sito di
video-sharing i filmati sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una
nave da guerra Usa.
( da "Giornale di Brescia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 25/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:economia Marchionne: il peggio sembra
essere passato L'ad di Fiat ottimista sul futuro dell'economia ma ammonisce
l'Europa: niente protezionismi Sergio Marchionne, secondo l'ad di Fiat nella
seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualcosa negli Usa
GINEVRA «È partito il processo di risanamento. Il peggio della crisi è passato
a livello economico e globale, poi ci sono le conseguenze. Passata la tempesta,
bisogna ripulire. Prima cercavamo di individuare la ferita. Ora l'abbiamo
trovata». Così Sergio Marchionne, a.d. del gruppo Fiat, parlando al termine
dell'assemblea degli azionisti della società svizzera Sgs, di cui è presidente.
«Secondo me nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualcosa negli Usa. Poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta» dove
si vedrà quindi «qualcosa non prima di fine 2009» ha indicato Marchionne. «Sono
uno dei pochissimi che cerca di leggere nella sfera di cristallo e ritengo che
si è già verificata una gran parte dei problemi che hanno impattato
sull'economia a livello globale», ha proseguito Marchionne, sottolineando le
importanti iniziative avviate per contrastare la crisi e per intervenire sulle
banche «malate» da parte delle istituzioni internazionali e dei governi. Il
manager ha sottolineato, in particolare, il maxi-piano di aiuti deciso dal
governo americano: «Ho avuto l'opportunità di parlare con il dipartimento del
Tesoro Usa - ha indicato Marchionne - e ho visto
l'elevato impegno che perseguono nel trovare soluzioni realizzabili», mentre
«in Europa mi preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare
per le industrie e le politiche generali, che rallenta la ripresa nel Vecchio
Continente. E sugli investimenti di Fiat in Cina? «Fino a quando la domanda non si
stabilizza, non si può parlare dei progetti di Fiat in Cina. Abbiamo deciso in maniera
intelligente di allungare un po' i tempi», ha aggiunto Marchionne, che non ha
voluto precisare se il nuovo partner di Fiat nel Paese sarà Guangzhou automobile
dopo l'annuncio del «congelamento» dei colloqui con Chery.
( da "Corriere Alto Adige"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: ECONOMIA - data: 2009-03-25 num: - pag: 9 categoria:
REDAZIONALE Rassegna Venerdì apre Civil Protec Fiera protezione civile Il
modello altoatesino fa scuola pure in Cina BOLZANO — Civil Protec, la fiera
della Protezione civile, prima ancora di celebrare la sua seconda edizione si
fa notare anche all'estero. Ieri, presentando la seconda edizione, in programma
da venerdì a sabato, il presidente della Fiera, Gernot RÖssler, ha sottolineato
l'accordo con intex Shangai, in Cina, per realizzare, a marzo del 2010, una
kermesse analoga per il mercato cinese: Fiera Bolzano sarà il partner di
marketing e vendita per l'Europa. Una delegazione cinese sarà presente a Civil
Protec per contattare espositori, partner e associazioni. Un motivo in più per
far ben figurare la Civil Protec che, venerdì alle 12, verrà inaugurata dal
sottosegretario e capo della protezione civile italiana, Guido Bertolaso. Le
cifre della kermesse sono state illustrate dal projekt manager Fabio Da Col:
«Civil Protect mette al centro dell'attenzione il mondo della protezione
civile, dell'emergenza e dell'antincendio per rispondere alle esigenze dei
cittadini creando una piattaforma di formazione e scambio di informazioni per
tutti gli addetti ai lavori. Su un'area di 12mila mq ci saranno 101 espositori:
aziende di abbigliamento tecnico, soluzioni logistiche, mezzi di soccorso,
veicoli speciali, attrezzature di soccorso, mezzi antincendio, sistemi radio,
protezioni individuali. I visitatori sono funzionari e tecnici di enti pubblici
e organizzazioni di soccorso, dai vigili del fuoco al Soccorso alpino, dalla
forestale alla Croce bianca e Croce rossa». Il programma prevede anche
un'esposizione di elmi da tutto il mondo per pompieri e la collezione più
grande d'Europa di veicoli per i Vigili del Fuoco di tutti i modelli. Il
programma di contorno è ricco di dimostrazioni «live» ed esercitazioni. Grande
attenzione sarà riservata al convegno realizzato da Fiera Bolzano, in
collaborazione con la Provincia di Bolzano e sarà suddiviso in 5 moduli che
tratteranno le seguenti tematiche curate dai partner della Fiera: la
responsabilità dei comuni nella protezione civile (ripartizione protezione
antincendio e civile della Provincia), la gestione delle maxiemergenze (sempre
ripartizione provinciale), l'assistenza psicologica e spirituale in casi
d'emergenza (Croce bianca), la formazione all'interno dei corpi dei vigili del
fuoco (Vigili del fuoco volontari dell'Alto Adige) e la qualità e sicurezza nel
soccorso sanitario (Croce rossa). Quest'anno parteciperanno anche le regioni
Marche, Veneto, Trentino Alto Adige, la Protezione civile dei Carabinieri, gli
Alpini, l'Esercito, il Technisches Hilfswerk dalla Germania, il Soccorso
Alpino. F. E. Esposizione Mezzi di soccorso
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-25 - pag: 11 autore: Riforme. Fondi senza
precondizioni ai Paesi in lieve difficoltà Dall'Fmi prestiti più flessibili per
dare sostegno alla ripresa Il Fondo monetario ha varato ieri una riforma delle
sue attività di prestito, compresa la creazione di una nuova linea di credito
preventiva, per consentire ai Paesi membri di affrontare meglio la crisi in
corso. «Più flessibilità nei nostri prestiti ha detto il direttore dell'Fmi,
Dominique Strauss Kahn- e condizioni semplificate ci aiuteranno a rispondere
meglio alle necessità dei Paesi. E questo, a sua volta, aiuterà loro a superare
la crisi e tornarea una crescita sostenibile». La nuova linea di credito
flessibile ( Fcl) risponde in particolare al tentativo di prevenire la crisi,
mettendo a disposizione i finanziamenti dell'Fmi senza precondizioni a Paesi
che abbiano adottato politiche economiche corrette, per dare fiducia ai
mercati. L'iniziativa si inquadra nel tentativo di puntare sempre più sulla
prevenzione delle crisi, tentativo di cui fa parte anche l'elaborazione di un
sistema di preallarme chiesto dal G-20 allo stesso Fmi e al Financial Stability
Forum. La nuova linea può essere attivata in modo flessibile e ha periodi di
rimborso più lunghi e disponibilità maggiori di uno strumento analogo varato
nell'autunno scorso e che non aveva avuto alcuna applicazione. La modifica
delle caratteristiche dovrebbe venire incontro ai dubbi dei Paesi che, nel
richiedere questo tipo di credito preventivo, temono di dare ai mercati un
segnale di vulnerabilità. La Fcl dovrà inoltre vincere le resistenze di tipo
politico che molti Governi hanno nel rivolgersi all'Fmi. Tra le altre riforme
approvate ieri ci sono la semplificazione delle condizioni per i prestiti,
maggior flessibilità anche per le normali operazioni stand-by, il raddoppio
degli importi massimi. La decisione del consiglio esecutivo del Fondo arriva
quasi alla vigilia del summit di Londra dei leader del G-20 dove si prevede che
venga finalizzato l'aumento delle risorse dell'Fmi, con almeno un raddoppio dai
250 miliardi di dollari attuali. Nei mesi scorsi, l'istituzione di Washington
ha ritrovato un ruolo centrale nella risposta alla crisi, effettuando prestiti
per circa 55 miliardi di dollari e si prevede che altri Paesi si presentino a
breve. Il Giappone ha già concesso un prestito all'Fmi di 100 miliardi di
dollari, i Paesi dell'Unione Europea ne hanno promessi altrettanti
e gli Usa hanno parlato di
triplicare il totale. Ci si aspetta che contribuiscano all'aumento delle
risorse anche Paesi con forti avanzi dei conti con l'estero, come la Cina, la quale tuttavia chiede in cambio
maggior peso nel Fondo. A.Me. LA SCOMMESSA Adottata una nuova linea di credito
preventiva per vincere le resistenze degli Stati a rivolgersi al Fondo
monetario
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-25 - pag: 46 autore: Coloniali. Le
quotazioni si staccano dai minimi grazie alla ripresa del
settore auto in Cina
Caucciù, rialzi targati Pechino La richiesta mondiale però è prevista ancora in
discesa Roberto Capezzuoli Da diverse settimane i mercati della gomma naturale
presentano una situazione di stallo. Dal lato dell'offerta, si attende la
conclusione dell'inverno nel Sud Est asiatico, l'area geografica da cui
proviene più del 70% di tutto il caucciù. La domanda invece è legata a
doppio filo al settore auto, che assorbe un'analoga percentuale del totale
mondiale. Le quotazioni però danno qualche segnale incoraggiante, dopo il
tracollo registrato nell'ultima parte dell'anno scorso. Allora i prezzi della
Rss3 al Sicom di Singapore passarono in sei mesi dal record assoluto di 331,50
cents Usa per kg (picco del 16 giugno) al minimo
quinquennale di 101 cents del 12 dicembre. La caduta – legata alla crisi
finanziaria e alla frenata dei consumi – era stata ingigantita anche dalla
cancellazione di contratti d'acquisto da parte di diversi compratori cinesi
poco propensi a pagare le cifre concordate in precedenza e divenute
eccessivamente elevate rispetto a quelle correnti. Ieri a Singapore il future
per consegna vicina ha chiuso a 147 cents, recuperando il 45% in poco più di
tre mesi, sorretto dai piani di contenimento dell'offerta e dai miglioramenti
nella richiesta cinese. Pechino è il primo importatore mondiale e in febbraio i
suoi acquisti di gomma all'estero sono scesi del 40%, ma il piano di stimolo
dell'economia ha già migliorato la produzione di automobili. L'Associazione
cinese delle industrie della gomma ritiene che quest'anno i consumi di caucciù
possano arrivare a 2,65 milioni di tonnellate, in aumento del 4,7% sul 2008,
mentre lo State Reserve Bureau pare intenzionato ad acquistare fino a 80mila
tonnellate di gomma naturale dai produttori locali per costituire riserve
strategiche e sostenere contemporaneamente il settore. Dagli altri consumatori
però non giungono segni di rilancio. Hidde Smit, segretario generale
dell'International Rubber Study Group, ha appena corretto al ribasso la stima
sui consumi di gomma nel 2009, indicando un calo generale che, nel migliore dei
casi, sarà del 6,4%. Una flessione sensibile toccherà alla gomma sintetica,
mentre il caucciù dovrebbe fermarsi a 9,3 nilioni di tonnellate, il 2,7% in
meno rispetto al 2008. Thailandia, Indonesia e Ma-laysia, i tre big, intendono
ridurre l'offerta di 700mila tonnellate e un taglio analogo, del 9-10%,
dovrebbe essere applicato all'offerta vietnamita. Però Mike Coleman, della
Aisling Analytics, ci crede poco: con prezzi a 140-150 cents di fronte a costi
di 50-60 cents, tagliare davvero è difficile, a meno che le quotazioni non
scendano sotto i 100 cents. I TAGLI DEI PRODUTTORI L'intenzione di Thailandia,
Indonesia, Malaysia e Vietnam quest'anno è quella di ridimensionare l'export
del 10%
( da "Messaggero, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mercoledì 25 Marzo
2009 Chiudi di CARLO JEAN IL MESSAGGIO del presidente Obama al popolo iraniano
non ha molto impressionato i leaders politici di Teheran. Ha però forse avuto
un effetto collaterale importante. Ha impensierito gli israeliani, soprattutto
il capo del partito laburista e ministro della difesa Ehud Barak. Ha confermato
che Israele non può contare su Obama, come su Bush. Lo ha dimostrato anche il
messaggio di amicizia all'Iran, inviato un po' alla disperata dal presidente
israeliano Simon Perez, certamente per ribadire la solidità dei legami con gli Usa. Il nuovo presidente americano non è certamente un
bonaccione. Vuole il dialogo per rafforzare il soft power degli Usa. È però determinato e, all'occorrenza, duro. Si sbarazza
con disinvoltura di chi gli si mette di traverso. Il giorno prima del messaggio
all'Iran ha rinnovato le sanzioni contro di esso. Per quanto riguarda Israele,
probabilmente ritiene che non sia possibile una pace fra esso ed i palestinesi.
Essa potrà essere conseguita solo nel quadro di un accordo pan-regionale. Un
governo di estrema destra in Israele gli metterebbe il "bastone fra le
ruote". Obbligherebbe gli Stati arabi sunniti, che
condividono la politica Usa,
a dissociarsi da essa. Obama vuole stabilizzare quanto prima il "Grande
Medio Oriente", per potere ritirarsi e concentrarsi sui rapporti con la
Russia e con la Cina.
Perciò, non vuole intralci. L'annuncio che il premier israeliano designato,
Benjamin Netanyahu, avrebbe nominato ministro degli esteri l'ultranazionalista
e anti-arabo Lieberman deve averlo fatto andare su tutte le furie. Per
questo fa di tutto perché un governo non si faccia. Per lo Stato ebraico
sarebbe un disastro mettersi contro Obama. Ciò deve aver convinto Barak, a
negoziare la sua partecipazione al governo di Netanyahu. Quasi certamente è
stato incoraggiato dagli Usa. Ha ottimi rapporti sia
con Hillary Clinton che con George Mitchell, l'inviato speciale di Obama in
Palestina e Siria. Non si conoscono i motivi per cui l'abbia fatto. Certamente
non per rimanere ministro della Difesa. Due sono le possibili ragioni. Potrebbe
averlo fatto per patriottismo, per rendere Israele più accettabile
internazionalmente, soprattutto a Washington e poter così influire sulle sue
scelte. Oppure, per sabotare la formazione del tentativo di Netanyahu e rendere
inevitabili nuove elezioni. Barak non poteva non sapere che il partito
laburista si sarebbe spaccato e che ben 7 dei suoi 13 parlamentari voteranno
contro il governo. Il tempo per formarlo sta per scadere. Se non verrà formato
entro il 3 aprile, ci saranno nuove elezioni. Netanyahu dispone dei 27 voti del
Likud, dei 15 di Lieberman e degli 11 dello Shas (religioso moderato), in
totale 53. Con i 13 laburisti avrebbe raggiunto una maggioranza di 66 voti (sui
120 della Knesset). Poiché gliene rimangono 6, non ha la maggioranza. Dovrebbe
includere nel suo governo anche i litigiosi partitini religiosi ultraortodossi,
di cui sarebbe presto ostaggio. Perderebbe poi altri voti laburisti e forse
anche taluni del Likud. I suoi rapporti con gli Usa
sarebbero compromessi. La sua immagine internazionale ulteriormente indebolita.
Il Comitato Centrale laburista ha approvato l'accordo. Ma i problemi
permangono. Non è quindi escluso che Netanyahu rimetta il mandato. L'unica
alternativa per formare un governo solido sarebbe di accettare le condizioni
"capestro" che gli aveva chiesto il partito Kadima,
"scaricando" il partito di Lieberman ed accettando sia di cedergli il
posto di premier dopo due anni, che di inserire nel programma di governo la
creazione di uno Stato palestinese. Quest'ultima, negli accordi presi con
Barak, è prevista solo indirettamente, con l'espressione "Israele terrà
fede agli impegni internazionali dei precedenti governi". Il Likud l'ha
sempre rifiutata, sostenendo che tutti i problemi si risolverebbero con una
"pace economica", cioè con l'aumento del benessere dei palestinesi. È
però estremamente improbabile che il Kadima attenui le precedenti condizioni
per la partecipazione ad una "grande coalizione" patriottica o che i
7 parlamentari laburisti dissidenti cambino d'idea. A parer mio, lo scopo di
Barak è stato proprio quello d'impedire la formazione di un governo che anche
con la partecipazione laburista sarebbe considerato di estrema destra. Non lo
penso disposto ad essere una semplice "foglia di fico" per Netanyahu.
Le concessioni fatte ai laburisti nell'accordo dimostrano quanto quest'ultimo
abbia "l'acqua alla gola". Si è infatti impegnato anche ad eliminare
se necessario con la forza gli insediamenti illegali in Cisgiordania, a
mantenere a Barak la carica di ministro della Difesa, a coinvolgerlo nelle
decisioni anche diplomatiche ed economiche (in pratica a farlo vice-premier) e
ad assegnare ai laburisti ben cinque ministeri e la presidenza della
Commissione Esteri e Difesa della Knesset. A ciò, vanno aggiunte consistenti
provvidenze economiche per i pensionati, i disoccupati e gli impiegati statali,
cioè per le categorie da cui i laburisti prendono voti. Non è poco per il
partito di Barak, sonoramente battuto alle elezioni. È troppo poco, invece, se
si tiene conto che la partecipazione effettiva al governo Netanyahu costituisce
il definitivo suicidio politico del glorioso partito laburista, a lungo
maggioritario in Israele. Insomma, i "giochi" potrebbero essere ancora
aperti, mentre il tempo disponibile per formare il governo ed evitare nuove
elezioni sta scadendo.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Esteri Pagina 111
Nuovo rapporto di Amnesty International: su 2390 esecuzioni 1718 eseguite nella
Repubblica cinese Muore la pena di morte Nuovo rapporto di Amnesty
International: su 2390 esecuzioni 1718 eseguite nella Repubblica cinese
Esecuzioni in calo nel mondo ma non in Cina -->
Esecuzioni in calo nel mondo ma non in Cina ROMA C'è
sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo,
concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta
hanno abolito la pena capitale e solo 25 di 59 di quelli che ancora la
mantengono hanno fatto esecuzioni nel 2008, è vero che il 93% è avvenuto in
cinque paesi: Cina, Iran, Arabia
Saudita, Pakistan ed Usa. 2390
ESECUZIONI È una fotografia più luminosa del passato quella scattata da Amnesty
International nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008 che mette
in luce una tendenza generale positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni
giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un totale
di 2390 messe a morte in 25 paesi. Per contrasto al continente asiatico - che
concentra il record di esecuzioni con la Cina che da
sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo (1718 su 2390)
BIELORUSSIA In Europa spicca la Bielorussia è l'ultimo dell'ex Unione Sovietica
che ancora esegue condanne a morte. Non esistono dati o statistiche ufficiali
ma Amnesty stima che più di 400 persone siano state messe a morte dal 1991,
anno in cui la Bielorussia è diventata indipendente. L'applicazione della pena
di morte è aggravata da un sistema dove tortura e maltrattamenti sono
utilizzati per estorcere le confessioni. BUONE NOTIZIA «La buona notizia è che
le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di paesi. Questo dimostra che
stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte», ha
dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International. RECORD
INASIA Dopo l'Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan,
Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia,
Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di
esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente.
( da "Corriere della Sera"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-25 num: - pag: 26 categoria:
REDAZIONALE La proposta Vorrebbe utilizzare il riferimento valutario dell'Fmi
formato da biglietto verde, euro, sterlina e yen Schiaffo cinese al dollaro,
alt degli Usa Pechino chiede di sostituirlo con un
paniere di monete. No di Almunia Dopo i timori sull'andamento del mercato delle
obbligazioni americane. La risposta di Geithner e Bernanke DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE PECHINO — Se il premier Wen Jiabao ha dichiarato di non fidarsi
troppo degli investimenti cinesi in obbligazioni americane, adesso è il
governatore della banca centrale a esprimere più o meno lo stesso concetto a
proposito della valuta americana. Il dollaro — ha fatto sapere Zhou Xiaochuan
dal sito web dell'istituzione — andrebbe rimpiazzato come valuta globale, è il
momento di trovare una divisa sostituiva che garantisca tutti i Paesi e li
svincoli dalla dipendenza da Washington. Che detto dalla nazione nei cui
forzieri è custodita gran parte del debito americano non è proprio una carezza.
Non solo. La presa di posizione arriva a una settimana dal G20, appuntamento in
cui le grandi potenze e quelle emergenti dovrebbero concordare interventi e
strumenti di riequilibrio economico-finanziario su scala mondiale. La Cina,
consapevole di essere stata cooptata come attore decisivo nel pieno della
crisi, indica la via: «Riformare il sistema monetario internazionale» ha
scritto Zhou. Che aggiunge: la nuova moneta con il marchio di Pechino c'è o per
lo meno ne esiste una versione base. Si tratta degli Sdr (Special
drawing rights, diritti speciali di prelievo), i Diritti speciali di prelievo,
una divisa sovranazionale che, per sostenere il vecchio sistema di cambi fissi,
il Fondo monetario internazionale varò nel 1969. Dal 71
il loro uso è andato riducendosi: attualmente gli Sdr si impiegano come
strumento contabile all'interno dell'Fmi e di altri organismi. I nuovi Sdr,
secondo la banca centrale di Pechino, dovrebbero tuttavia segnare una decisa discontinuità con il passato e
portare impresso il segno dei tempi. Il paniere di valute che oggi ne determina
il valore – dollaro, euro, sterlina, yen – andrebbe modificato e si legge nella
proposta l'intento in prospettiva di includere il renminbi. «Occorrerà del
tempo» ammette Zhou, che tuttavia sottolinea il ruolo cruciale attribuito dalla
Repubblica Popolare alla riforma del sistema monetario, alla luce sia delle
«sue vulnerabilità » sia del fatto che gran parte dei 2 mila miliardi di
dollari delle riserve valutarie cinesi sono appunto nella moneta statunitense.
L'ipotesi di ricorrere agli Sdr era già stata ventilata in passato, lo aveva
fatto ad esempio George Soros sette anni fa. Ora l'argomento entrerà quasi di
rigore nel menu del G20, visto che il tema era stato sollevato pure dalla
Russia. Il presidente Hu Jintao, è il messaggio, il 2 aprile non verrà a Londra
per fare lo spettatore. Il segretario del Tesoro Usa,
Timothy Geithner, e il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, hanno
però respinto l'idea di rinunciare al dollaro. E un altro no è arrivato anche
da Joaquin Almunia. «Non mi aspetto cambiamenti strutturali di rilievo nel
ruolo del dollaro come valuta di riserva» ha detto il commissario europeo agli
Affari Economici pur riconoscendo che «la Cina ha un
ruolo sempre più importante nell'economia globale». Secondo Almunia «tutti
concordano che l'Fmi va rafforzato, ma una valuta di riserva esiste già, è il
dollaro, e credo che continuerà a esserlo». La Borsa di Shanghai, mercato principale
della Cina Marco Del Corona
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno,
Il (Milano)) (Nazione, La (Firenze))
Argomenti: Cina Usa
I COMMENTI pag. 11 I
PARTITI, come è noto agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare ... I
PARTITI, come è noto agli studiosi, diedero un gran contributo a svuotare quel
poco di autonomismo e di regionalismo che c'era nella costituzione del '48 e,
persino quando si attuarono le Regioni, Roma rimase la sede centrale di
negoziazione fra i partiti per il trasferimento di risorse e competenze. Persino
la Lega, dopo decenni di "presenza romana" in parlamento e nei
governi, si è in qualche modo romanizzata, come dimostra tutta la gestione
della riforma del federalismo per la quale si è accettato più di un compromesso
non solo, come è naturale, coi partiti d'opposizione, ma con la stessa
concezione del federalismo che, per stare nell'articolo 119 della costituzione,
rimane più solidaristico che competitivo. Anzi, potremmo dire che il
compromesso raggiunto non è che la larva di un federalismo incompleto, non solo
perché rimangono le province e non c'è idea di una camera delle regioni, ma
anche perché mancano i numeri dei costi e la ripartizione della fiscalità, così
come manca un rafforzamento dell'esecutivo, tipico dei sistemi federali
funzionanti. Il problema che volevamo segnalare, però, riguarda proprio il
ruolo dei partiti che, pur non attraversando un periodo di buona salute,
restano in grado di condizionare il comportamento di province, regioni e comuni
del loro colore. In altri termini, essi sono in grado, come il Pd, di
ostacolare, a livello locale l'applicazione di riforme e direttive del governo
centrale. Si prenda ad esempio il piano-casa del governo: una riforma "a
costo zero" che potrebbe suscitare domanda, liberando lacci e lacciuoli.
Se il piano del governo dovesse partire contemperando le semplificazioni e il
rispetto dei vincoli previsti dalle leggi, esso potrebbe rappresentare il
principio di un'inversione della crisi, dal momento che l'edilizia
è e rimane un settore strategico negli Usa come in Europa o in Cina. Invece, il segretario del Pd Dario Franceschini, che ormai è la
sentinella della Costituzione, ha subito parlato di incostituzionalità, seguito
a ruota dai governatori delle regioni in mano al Pd come la Toscana, il
Piemonte e l'Emilia Romagna, i quali hanno, a loro volta dichiarato, di
non voler adottare il piano casa del governo. Così, ai costi di un indefinito
federalismo, bisognerà aggiungere gli ostacoli frapposti dai partiti romani e
dalle loro articolazioni regionali e locali al decollo di riforme utili
all'economia del paese, ai cittadini e allo stato. Da un lato Roberto
Calderoli, per incassare la riforma del federalismo, è disposto ad accettare
compromessi con l'opposizione, ma dall'altro l'opposizione blocca l'azione del
governo parandosi dietro l'autonomia decisionale delle regioni governate dal
partito d'opposizione e persino di alcune governate dal centrodestra.
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Cina Usa
VETRINA ESTERI pag.
20 SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo, concentrato in un piccola
parte di mondo. Se due te... SEMPRE MENO lavoro per i boia, ma ancora troppo,
concentrato in un piccola parte di mondo. Se due terzi dei Paesi hanno abolito
la pena di morte e solo 25 dei 59 che ancora la mantengono hanno eseguito
condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le
esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Amnesty International nel suo rapporto mette in luce una
tendenza generale positiva, ma ogni giorno vengono in media ancora giustiziate
sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. Molto
più della metà in Cina (1718); in Europa solo la
Bielorussia vi ricorre ancora. Fra i paesi che la applicano di più c'è l'Iran,
346 esecuzioni nel 2008, fra cui otto minorenni al momento del reato, con
impiccagione e lapidazione. In Arabia Saudita le esecuzioni sono state almeno
102, solitamente tramite decapitazione pubblica. Gli Stati Uniti hanno portato
a termine 37 esecuzioni, la maggior parte in Texas. In controtendenza la
Liberia, dove la pena di morte è stata reintrodotta per rapina, terrorismo e
dirottamento.
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Cina Usa
VETRINA ESTERI pag. 20 Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran (346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36)... Quelle in Cina, il 72% del totale; seguono Iran
(346), Arabia Saudita (102), Usa (37), Pakistan (36); sono 25 i paesi in cui sono state eseguite
su 59 dove è ancora in vigore. In tre mesi del 2009 sarebbero già 100
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Relazione della
Protezione civile e dell'assessore Lenna: in 100 anni
( da "Provincia Pavese, La"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle
Alpi)
Argomenti: Cina Usa
Pena di morte.
Amnesty: esecuzioni in calo, il 93% è concentrato in cinque paesi Meno lavoro
per il boia In Cina autobus attrezzati per l'iniezione
letale C'è sempre meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma
ancora troppo, concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi
del pianeta hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora
la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. E' una fotografia più luminosa del
passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto 2008. Resta il
fatto che ogni giorno sono state giustiziate una media di sette persone, per un
totale di 2390 messe a morte in 25 paesi. LONDRA. Nella Repubblica
popolare cinese, il paese al mondo con il più alto numero di esecuzioni
capitali (secondo Amnesty International nel 2008 ve ne sono state almeno
1.718), la morte viaggia anche su autobus appositamente attrezzati dove, anche
nelle province più remote, il boia procede ad eseguire la sentenza con
l'iniezione letale. Secondo quanto riferisce il quotidiano britannico
Independent, le camere della morte mobili sono stare rese necessarie anche dal
progressivo abbandono del colpo di pistola sparato alla testa come metodo di
esecuzione. Il cambiamento, a quanto sembra, è stato introdotto su insistenza
dei militari preposti. Molti dei condannati in Cina
sono infatti trafficanti di droga sieropositivi all'Hiv che con il loro sangue
infetto rischiano di contaminare il boia. Le autorità cinesi sostengono che il
metodo dell'iniezione letale, portato grazie ai bus fin anche nelle località
più sperdute, è più pulito e sicuro. Per ora i "bus della morte" sono
una decina, tutti costruiti da una ditta di Chingqing. Uno dei dirigenti del
marketing, identificato dall'Independent come il signor Zhang, ha spiegato che
il pulmino contiene una lettiga su cui il condannato viene legato prima che gli
vengano iniettate le sostanze letali. Il mezzo è dotato anche di una telecamera
che filma l'esecuzione in modo che rimanga una registrazione da visionare in
caso di eventuali contestazioni procedurali.
( da "Provincia Pavese, La"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle
Alpi)
Argomenti: Cina Usa
NO YOUTUBE La Cina non ha paura di Internet, ha assicurato il suo
ministero degli Esteri, ma Youtube, uno dei siti più amati, è di nuovo
inaccessibile ai cinesi dalla tarda serata di lunedì: la pagina iniziale del
popolare sito non si apre oppure invia un messaggio di errore, tanto a Pechino,
che a Shanghai o in altre città del Paese. Il governo
cinese come altre volte non ha spiegato le ragioni del blocco, che arriva dopo
che la marina statunitense ha postato sul sito di video-sharing i filmati
sull'incidente, avvenuto nel Mare del Sud della Cina, tra otto pescherecci cinesi e una nave da guerra Usa.
( da "Metronews" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pena capitale
abolita in sempre più Paesi uscito su Metro il 25/03/2009 Lascia il tuo
commento! La buona notizia è che nel
( da "Dagospia.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
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LA CINA PROPONE UNA NUOVA VALUTA DI RISERVA BROWN VS FACEBOOK
-SARKOZY CHIACCHIERA, I BONUS CONTINUANO LITALIANO CASSESE AL
TRIBUNALE PER HARIRI NIENTE SUDAFRICA PER IL DALAI LAMA
Rassegna
stampa internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - In apertura la decisione del 'lehendakari' uscente, Juan
Josè Ibarretxe, di far pubblicare nella Gazzetta Ufficiale dei Paesi Baschi la
norma che obbliga il suo successore agli aiuti finanziari per le famiglie dei
detenuti dell'Eta. Geithner Timoty "Ibarretxe paga i familiari dell'Eta
prima di lasciare il potere". Spazio in prima pagina anche per le
polemiche sull'annuncio del ritiro delle truppe spagnole dal Kosovo. Ieri il
ministro della Difesa Carme Chacon ha ammesso in Senato che ci sono stati degli
errori nel modo in cui la decisione è stata comunicata agli alleati. Ma il
primo ministro Zapatero l'ha sostanzialmente difesa, chiedendo al Pp di avere
"un po' di pudore" nel parlare di politica internazionale, dopo aver
mandato "truppe in Iraq contro la legalità internazionale e contro la
Nato". "Zapatero si fa scudo con l'Iraq per evitare critiche sul
Kosovo". EL PAIS - In primo piano le nuove indiscrezioni sull'incidente
dello Yak-42, il 26 maggio del
( da "Dagospia.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
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articolo --> Casa, Napolitano frena Berlusconi - Arriva il Fisco federale -
Obama: voglio poteri sui big della finanza - Israele, i laburisti di Barak con
Netanyahu, Livni isolata - Pecoraro, voli a sbafo e ville abusive. Ecco i documenti
che lo inguaiano... Da Il Velino.it CORRIERE DELLA SERA - In apertura:
"Piano casa più morbido". Editoriale di Michele Salvati:
"Ritorno a sinistra". Al centro: "i laburisti al governo con
Netanyahu". Di spalla: "Federalismo fiscale: via libera, Pd astenuto".
Fotonotizia: "In molti Paesi esecuzioni sospese nel 2008. Il record della Cina". In basso: "Atenei, lista nazionale per i
docenti". barack obama LA REPUBBLICA - In apertura: "Casa, Napolitano
frena Berlusconi". Di spalla: "Biotestamento e preservativo, gli
italiani bocciano il Papa". Editoriale di Massimo Riva: "Il teatrino
del mattone". In un box: "Israele, i laburisti di Barak con
Netanyahu, la Livni resta isolata". Fotonotizia al centro: "L'albergo'
in un tombino per i cinesi di Milano". In basso: "Cancellati 79 paesi voluti
da Mussolini". LA STAMPA - Apertura: "Braccio di ferro sul piano
casa". Editoriale di Marcello Sorgi: "La partita del premier".
Fotonotizia: "Pena di morte: nel mondo 7 volte al giorno finisce
così". Al centro: "Obama: voglio poteri sui big della finanza".
IL GIORNALE - In apertura: "Ora l'Italia è (quasi) federalista".
Editoriale di Michele Brambilla: "Il sogno di un 25 aprile diverso".
In alto: "Le novità sul fisco. Così le famiglie possono risparmiare".
Fotonotizia: "Pecoraro, voli a sbafo e ville abusive. Ecco i documenti che
lo inguaiano". Box: "Racz in tv: Sono un bravo
ragazzo'" e "Genchi, quegli 007 dati in appalto". IN basso:
"In Cina il boia non riposa mai". IL SOLE 24 ORE - In
apertura: "Arriva il Fisco federale". Editoriale di Fabio Pammolli:
"Convergenza nel patto ma la stabilità è da costruire". Fotonotizia:
"Sfiducia a Topolanek, premier ceco e presidente Ue". Al centro:
"Tesoro e Fed: più severe le regole sulla finanza Usa"
e "Tremonti rilancia la Cdp. Si blocca l'utilizzo del risparmio
postale". In basso: "Quando nella scuola il sorteggio decide più del
merito". IL MESSAGGERO - In apertura: "Piano casa all'esame delle
Regioni". Editoriale di Paolo Savona: "Subito una nuova architettura
globale". Al centro: "Il pm: il biondino congfessò per far fuggire
gli stupratori" e "Federalismo, sì della Camera". Box:
"Roma, sui banchi di molte scuole è straniero uno studente su due".
In basso: "Roma, drogato l'autista killer" e "Vespasiano ritorna
al Colosseo". Netanyahu IL TEMPO - In apertura: "Piano casa al via in
settimana". Editoriale di Giuseppe Sanzotta: "Una svolta e una sfida
per Roma". Al centro: "Roma diventerà Capitale anche per legge".
In basso: "Quando la giustizia è malata'. Servono
carceri e tempi brevi". L'UNITÀ - Apertura a tutta pagina sul Silvio Berlusconi:
"Presidenti del Consiglio. Casa, crisi, giustizia: il premier dice e si
smentisce ". In taglio basso: "Brunetta a l'Unità attacca la Cgil,
l'Onda e il 25 aprile" e "Federalismo, sì della Camera. Il Pd si astiene:
legge migliorata". AVVENIRE - In apertura: "Gli Usa:
nuove regole. Ue, richiamo a cinque Paesi". Editoriale di Francesco
Riccardi: "La crisi spaventa e fa lievitare le richieste di aborto".
Fotonotizia di spalla: "Viaggio alle radici dell'emigrazione rom". Al
centro: "Federalismo fiscale, un altro sì. Ma il piano casa torna in alto
mare". In un box: "In Darfur ucciso un volontario. Sfida di
al-Qaeda". [25-03-2009] Pecoraro ScanioGiorgio NapolitanoTzipi
LivniPIANOCASA
( da "Finanza.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cina: una nuova moneta globale (24
Marzo 2009 - 08:10) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24 Ore: La Cina continuerà a sostenere il debito pubblico americano. I
titoli di Stato statunitense sono un elemento importante nella strategia
dinvestimento a lungo termine delle nostre riserve valutarie. Quindi
continueremo ad acquistarli, ha dichiarato ieri Hu Xiaolian, vice-Governatore della
Peoples Bank of China e direttore della State Administration of
Foreign Exchange. Nonostante il deprezzamento accusato negli ultimi mesi dai
T-Bond, Pechino considera ancora i buoni del debito pubblico Usa un
porto sicuro per i proprio investimenti, in quanto si tratta di titoli
a elevata liquidità e a basso rischio, ha aggiunto lalta
funzionaria della banca centrale cinese, che con le sue dichiarazioni ha
sgombrato il campo dalla polemica sulla solidità dei Treasury Bonds innescata un paio di settimane
fa da Wen Jiabao. (Riproduzione riservata)
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Protezione civile/Da
domani a Catania 'Pronto intervento expo' di Apcom Temi il rischio
vulcanico,verifiche nelle scuole e comunicazione -->Palermo, 25 mar. (Apcom)
- Prende il via domani a Catania la terza edizione di
'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla protezione civile
regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato per la Protezione
Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico, le verifiche di
agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in protezione civile.
Domani a 'Le ciminiere', alla presenza degli studenti delle scuole si parlerà
del rischio vulcanico nella provincia etnea: 'L'informativa sul rischio
vulcanico nelle scuole' e poi, ne pomeriggio de 'Il ruolo degli Enti locali,
del volontariato e dei media'. La manifestazione si concluderà sabato
( da "Virgilio Notizie"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Palermo, 25 mar.
(Apcom) - Prende il via domani a Catania la terza edizione
di 'Pronto intervento Expo' la manifestazione organizzata dalla protezione
civile regionale. Quest'anno i temi oggetto del Salone Specializzato per la
Protezione Civile hanno come materia di interesse: il rischio vulcanico, le
verifiche di agibilità ed interventi nelle scuole e la comunicazione in
protezione civile. Domani a 'Le ciminiere', alla presenza degli studenti
delle scuole si parlerà del rischio vulcanico nella provincia etnea:
'L'informativa sul rischio vulcanico nelle scuole' e poi, ne pomeriggio de 'Il
ruolo degli Enti locali, del volontariato e dei media'. La manifestazione si
concluderà sabato
( da "Arena.it, L'"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Obama: «Dai G20
regole più forti sulla finanza» CRISI. Appello del presidente ai partner «No» Usa alla supermoneta La Bce: «Taglieremo i tassi» 25/03/2009
rss e-mail print Barack Obama WASHINGTON Le banche e le istituzioni finanziarie
non devono più poter assumere rischi che ricadono poi sulle spalle della
collettività. Né in America, né nel resto del mondo. È questo il messaggio
forte sulle regole che ieri ha lanciato l'amministrazione americana: dal
segretario al Tesoro Tim Geithner e dal presidente della Federal Reserve Ben
Bernanke al Congresso, e dal presidente Barack Obama anche ai partner
internazionali, in vista del G20 di Londra del 2 aprile. «AZIONI AUDACI DAL
G20». In una vera e propria offensiva mediatica, nella sua seconda conferenza
stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali un articolo,
Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone ai partner
internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza», rinuncia al
«protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente assicura che
gli Usa sapranno «uscire dall'attuale recessione», e
che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se occorrerà la
«pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale. Ammette
tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di regole per
le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati Uniti sono
pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a questo
sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo scoperto di
ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno in
discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una
«super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo
monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati,
Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo
sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati
dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del
colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15
manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed
Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di
importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre
nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità.
EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per
giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla
vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha
chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno
vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3
, solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli
sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo,
potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean
Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste
al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD
ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank,
Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno
precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus
del
( da "Giornale.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 72 del 2009-03-25
pagina 17 Conferenza annullata dopo il no al Dalai di Fausto Biloslavo I boia
cinesi fanno ancora una volta gli straordinari. Nel 2008 sono state 1.718 le
persone messe a morte nel pianeta giallo. Ovvero il 72% delle 2390 condanne a
morte eseguite lo scorso anno nel mondo. Lo denuncia Amnesty International
ammettendo che le cifre reali potrebbero essere ben più alte. In molti Paesi, a
cominciare dalla Cina, la sentenza capitale è un
segreto di stato. Non solo: per fare lavorare meglio i boia i cinesi si sono
inventati una camera della morte mobile ricavata in un pulmino, il che rende
ancora più complicate le rilevazioni. L'unica buona notizia a livello
internazionale è che aumentano i Paesi che hanno abolito la pena di morte. E
solo in 25 dei 59, che ancora la adottano, vengono eseguite le sentenze. Anche
la vecchia Europa ha la sua pecora nera. La Bielorussia, dell'uomo forte
Aleksandr Lukashenko, ha eseguito 4 condanne a morte nel
( da "Giornale.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 72 del 2009-03-25
pagina 0 I politici parassiti? Si annidano nella burocrazia di Redazione Il
paradosso: si invoca lintervento della mano pubblica che invece
ha creato una nuova (e nociva) classe sociale. Come nell'antica Roma e
nell'Urss, oggi si sta sfiorando il livello di guardia Alessandro Vitale* Il paradosso odierno,
che porta a vedere nella politica, nel mantenimento di elevati livelli di
tassazione e di spesa pubblica, nei salvataggi governativi delle industrie
nazionali, nelle tentazioni protezioniste, nelle politiche redistributive di
risorse ormai prosciugate perché dilapidate da decenni proprio da quelle
trappole e nellazione a tutto campo delle classi
politico-burocratiche e delle nomenklature dei partiti politici lancora
di salvezza nel tempestoso mare della crisi e delle turbolenze economiche, è quanto mai
amaro. Lo è in primo luogo perché è qualcosa di stantìo, di già visto in
periodi storici che sembravano lontani e superati, oltre tutto in unepoca
di sconfinate potenzialità quale quella odierna, inaugurata dalla timida ripresa storica
della globalizzazione, che nella storia aveva assunto forme
molto più imponenti. In secondo luogo il paradosso è amaro perché assegna il
compito di mitici «salvataggi» proprio ai maggiori responsabili della più
colossale erosione delle ricchezze prodotte: coloro che, impersonandolo, si
fanno chiamare «Stato» e che da più di cento anni fondano le loro posizioni di
potere su una spaventosa estensione della sfera «pubblica» e sulla più
colossale sottrazione di ricchezze con metodi politici (la violenza e la
minaccia del suo uso) e non economici (produzione e scambio) mai vista nella
storia. Risalendo fino al vertice la catena delle cause dellattuale
crisi, si scopre che è proprio lazione di caste burocratico-parassitarie
che controllano le
banche centrali e i sistemi bancari collegati, che gestiscono arbitrariamente
la moneta e il credito, fuori da qualunque logica di mercato, fissando
arbitrariamente tassi dinteresse elevati o ridotti, a provocare i
disastri finanziari ai quali
abbiamo assistito, con la distruzione di immense ricchezze. Serie ricerche
dimostrano che la crisi è stata causata e verrà prolungata e aggravata, come
era già accaduto nel 1929, dalle azioni e dagli interventi delle autorità
pubbliche e dai loro eccessi nella politica monetaria, come noto monopolio di
Stato, che disorientano gli investitori, impossibilitati a muoversi sulla base
degli indicatori costituiti dai prezzi di mercato e dal calcolo economico.
Questo conferma la teoria del ciclo elaborata dalla «Scuola Austriaca di
economia» (che non a caso aveva previsto da anni questa crisi, come conseguenza
della folle espansione creditizia stimolata dalle banche centrali), compiuta
dal più grande economista del 900, Ludwig von Mises, snobbato da
sempre, non certo a
caso, nelle Università divenute «riserve di Stato» e fucine per la produzione
di fedele burocrazia. In terzo luogo quel paradosso è amaro perché rivaluta
ruoli, politiche e strumenti dei quali solo pochi riescono a vedere «la faccia
nascosta»: da una parte lincremento del peso politico-burocratico,
della tassazione e della regolamentazione nella vita civile, sulla produzione
di ricchezza e di valore economico e nello scambio, e dallaltra la
proliferazione di un fenomeno a lungo occultato nelle scienze politiche e sociali, ma di
colossale rilevanza e dalle vaste conseguenze materiali: il parassitismo
politico. Questultimo non è che il vivere alle spalle
degli altri in forza del potere politico, creandosi riserve di rendite
garantite («rendite politiche»,
connesse al possesso e alla gestione del potere) e non aleatorie, come sono
quelle, per definizione instabili e potenzialmente anche negative, di mercato.
Rendite che assumono la forma di un bottino politico che servirà, spartito fra
i seguaci come al termine di una guerra, a gestire il potere e a gratificare
coloro che lo impersonano, dai vertici alle burocrazie. Il parassitismo
politico è sempre esistito; è una costante della storia umana. Lo si ritrova
nella conquista bellica e nella sottoposizione a tributo del nemico vinto
(soprattutto gli imperi dellantichità) o nelle forme, sempre
più sofisticate, di tassazione «interna» degli Stati moderni, nei quali una
classe politica riesce a sottoporre a tributo interi ceti e gruppi «vinti» e
privi di protezione
politica. Per questo alcuni seri studiosi di ieri e di oggi \ hanno inteso il
parassitismo come uno strumento essenziale per la comprensione della natura di
un sistema politico, del suo sviluppo e perfino del collasso di intere civiltà.
In effetti il parassitismo politico, leccesso di «rendite
politiche» e la loro caccia è in grado di spiegare una quantità enorme di
fenomeni politici e storici. Una costante, a esempio, alla base del collasso
dellImpero romano e recentemente di quello sovietico, è quella in base alla quale se il
livello del parassitismo politico supera quello della produzione di risorse, il
sistema si avvita e si inabissa. Unaltra, molto ferrea, è
quella della «riscossa parassitaria»: raggiunto un elevato grado di ricchezza,
grazie alla libertà
economica e degli scambi, dellintrapresa, classi
politico-burocratiche prendono immancabilmente di mira quelle riserve per
sfruttarle ai propri fini. Si pensi al caso dei coloni americani prima della
Rivoluzione, considerati ben poco in precedenza dagli inglesi. Ma anche la produzione di
inflazione da parte delle banche centrali con la moltiplicazione senza
copertura aurea di segni monetari risponde alla stessa logica. Così come laumento
esorbitante della spesa pubblica. La proliferazione burocratica e il parassitismo
politico hanno assunto, \ soprattutto grazie alla strutturale monopolizzazione
e crescita spropositata del potere (alle quali ben poco ha potuto opporre il
Costituzionalismo), dimensioni colossali nello Stato moderno e contemporaneo,
creando fenomeni distruttivi e problemi sempre più gravi per la convivenza
civile e la prosperità economica. Fra l800 e il 900 la
burocrazia, mantenuta dalle imposte, che vive di rendite basse ma garantite e
come lo Stato non produce risorse, è esplosa numericamente (del 400 per cento). La tassazione
ha ormai raggiunto, comprendendo quella implicita, livelli distruttivi e
irreversibili (il 60 per cento delle risorse prodotte): ai tempi di Adam Smith
una del 10 per cento era considerata sufficiente per giustificare una
rivoluzione. Il parlamentarismo ha stimolato il parassitismo politico in una
guerra fatta di esorbitante produzione legislativa (che ha devastato il
diritto) per favorire interessi particolari e organizzati e per assicurarsi il
voto, assicurando il sostentamento, che come nel patologico caso italiano è
diventato professione, di una legione di ceti parassitari, ossia di tax
consumers, di fruitori di tasse. La «democrazia», trasformatasi in molti Paesi
in dittatura della maggioranza, è divenuta guerra per la sottoposizione a
tributo dei produttori di risorse mediante tassazione e regolamentazione in
ambiti sempre più estesi. Lintromissione dello Stato nelle
relazioni di mercato ha finito per generare povertà, come dimostrano ad esempio il protezionismo
agricolo europeo, causa primaria di una crisi alimentare epocale che durerà
decenni o il fallimento delle politiche dello «Stato sociale», che hanno sempre
avuto il fine nascosto non di servire ai poveri, che vediamo infatti ogni
inverno (italiani e non extracomunitari) morire di freddo per le strade di
Milano, quasi che ci trovassimo in una repubblica ex sovietica, ma a categorie
privilegiate e politicamente protette, nonché a sterminate burocrazie. Ma forse
la conseguenza peggiore del parassitismo politico è la sua capacità di
penetrare e corrompere la mentalità e la cultura. Orde di cittadini abituati a
dipendere in tutto dallo Stato, cercano protezione politica per poter accedere
a risorse, sempre più esigue, estorte con la forza, per essere mantenuti dalle
imposte, per fare accedere i propri figli ai posti pubblici, in una guerra di
tutti contro tutti, senza esclusione di colpi. La vita civile e produttiva
contemporanea è sempre più compressa in una soffocante gabbia dacciaio,
mentre caste che si
servono del monopolio della violenza legittima riescono a disporre, a spese
altrui e per i loro fini egoistici, di risorse conquistate con la forza (sul
piano interno e internazionale), sempre più spesso dilapidandole in mille
canali di spreco, considerati normali e in favori politici fatti di paghe e di
rendite garantite. In particolare nei sistemi politici più centralizzati o nei
quali domina il parlamentarismo assembleare e il mito dello «Stato sociale», il
parassitismo politico dilaga: burocratizzazione della vita civile, legislazione
incontrollata e tassazione spropositata sono infatti strettamente collegati e
interdipendenti. Essi spezzano la società in tax payers e tax consumers, in
fruitori di «rendite politiche» da una parte e operatori della produzione e
dello scambio dallaltra. Nei Paesi «democratici» questo
problema viene occultato da finzioni e da formule di legittimazione del potere
che impediscono di intravederne la realtà profonda. Si tratta invece di
fenomeni connaturati allevoluzione stessa dello Stato moderno (che è il
«sistematizzatore» storico del parassitismo politico) ma enormemente esasperati
dalle forme che questo ha assunto, prima progressivamente guerrafondaie e poi
«welfariste» e «sociali», che ne sono la diretta eredità. Si assiste oggi a una
«riscossa parassitaria»? Sembra proprio di sì. Ai gravissimi problemi provocati
dal parassitismo politico stesso (gestione statalizzata della moneta e del
credito, inflazione) si risponde con contromisure che generano ulteriore parassitismo:
la produzione di parassitismo a mezzo di parassitismo. Una catena, una marcia
della follia verso il precipizio che non potranno essere interrotte se non con
il ritiro della politica e dello Stato da tutti i settori che ha indebitamente
invaso negli ultimi centocinquantanni. Una necessità
ormai impellente, questa, nonostante la dilagante opinione contraria, perché i
veri produttori di risorse sono allo stremo e unintera civiltà rischia di
collassare. Come è già accaduto in passato. *Università degli Studi di Milano © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRISI. Appello del
presidente ai partner «No» Usa alla supermoneta La
Bce: «Taglieremo i tassi» 25/03/2009 rss e-mail print Barack Obama WASHINGTON
Le banche e le istituzioni finanziarie non devono più poter assumere rischi che
ricadono poi sulle spalle della collettività. Né in America, né nel resto del
mondo. È questo il messaggio forte sulle regole che ieri ha lanciato
l'amministrazione americana: dal segretario al Tesoro Tim Geithner e dal
presidente della Federal Reserve Ben Bernanke al Congresso, e dal presidente
Barack Obama anche ai partner internazionali, in vista del G20 di Londra del 2
aprile. «AZIONI AUDACI DAL G20». In una vera e propria offensiva mediatica,
nella sua seconda conferenza stampa in diretta tv e firmando su 31 quotidiani internazionali
un articolo, Obama chiede al G20 «azioni audaci, ampie e coordinate» e propone
ai partner internazionali «lavoro comune», «responsabilità» e «trasparenza»,
rinuncia al «protezionismo che non può che aggravare la crisi». Il presidente
assicura che gli Usa sapranno «uscire dall'attuale
recessione», e che l'economia mostra già «segni di progresso», anche se
occorrerà la «pazienza» degli americani per uscire dalla recessione attuale.
Ammette tuttavia, come chiedono gli europei, la necessità di «una cornice di
regole per le istituzioni finanziarie», inclusi gli hedge fund. «Gli Stati
Uniti sono pronti a guidare questo processo e chiediamo ai partner di unirsi a
questo sforzo con urgenza e con lo stesso obiettivo», dice nel tentativo
scoperto di ribadire una leadership americana che, a Londra, molti metteranno
in discussione. A partire dalla Cina, che ha lanciato persino la proposta provocatoria di una
«super-moneta» internazionale che sostituisca il dollaro, controllata dal Fondo
monetario. Proposta subito respinta da ministro del Tesoro e Fed. Ai deputati,
Geithner parla dettagliatamente anche del caso Aig, per il quale è stato messo
sotto accusa dai repubblicani, che ne chiedevano le dimissioni: salvati
dal fallimento con 85 miliardi di dollari di denaro pubblico, i manager del
colosso assicurativo si erano concessi subito «bonus» per 165 milioni. Ieri 15
manager su 20 hanno restituito il denaro. La ricetta del governatore della Fed
Bernanke punta su quattro linee d'azione: identificare le istituzioni di
importanza sistemica, controllare l'infrastruttura finanziaria, introdurre
nuove regole e concentrare il controllo sul rischio sotto un'unica autorità.
EUROPA E BORSE. Anche la Commissione Europea è pronta a far la sua parte: per
giugno varerà un pacchetto di nuove regole a partire da una stretta sulla
vigilanza. Intanto, ieri, complice la debolezza di Wall Street (che poi ha
chiuso con Dow Jones a -1,65%, e Nasdaq a -2,54), le Borse europee hanno
vissuto una seduta tra alti e bassi. Londra ha perso l'1,2%, Francoforte lo 0,3
, solo Milano ha guadagnato (+0,24). La Bce ritiene possibile ulteriori tagli
sul costo del denaro, oggi all'1,5%. «I tassi principali non sono al minimo,
potrebbero diminuire ulteriormente», annuncia dal Messico il presidente Jean
Claude Trichet. E Bankitalia fa sapere che le stime di crescita saranno riviste
al ribasso. L'ultima indicava per il 2009 un Pil al -2%. DEUTSCHE BANK L'AD
ACKERMANN RINUNCIA AL BONUS L'amministratore delegato della Deutsche Bank,
Josef Ackermann, ha guadagnato nel 2008 il 90% in meno rispetto all'anno
precedente. Lo scorso ottobre aveva annunciato che avrebbe rinunciato al bonus
del
( da "Avvenire" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
POLITICA 25-03-2009 UN NUMERO ALTISSIMO DI ESECUZIONI CAPITALI Cina, così forte con gli altri così
debole con se stessa FULVIO SCAGLIONE L e cifre diffuse da Amnesty
International parlano chiaro: sono i soliti cinque Paesi ( Cina, Iran, Arabia Saudita, Usa e Pakistan) a mettere insieme, da
soli, il 93% di tutte le condanne capitali del mondo. Ma le cifre non
sono tutto, soprattutto non dicono tutto. Non raccontano, per esempio, che
l'Iran, con almeno 346 esecuzioni, è il Paese con la più alta percentuale di
condannati a morte: 1 ogni 200 mila abitanti. Ennesima dimostrazione, pratica e
scientifica insieme, che la pena capitale non riduce il crimine e nemmeno se
stessa, visto che l'Iran vanta questo record ormai da molti anni. E non
spiegano, le cifre, che il rapporto certifica nel tempo non solo la spietatezza
del sistema penale cinese ( almeno 2.390 esecuzioni nel 2008) ma soprattutto
l'inadeguatezza politica della Cina ad assumere quel
ruolo internazionale a cui non solo aspira ma a cui, per certi versi, avrebbe
anche diritto. Tutti più o meno conoscono le statistiche dell'incredibile
sviluppo economico cinese degli anni Novanta: una crescita interna annua
intorno al 10% fino a diventare, proprio nel 2008, la seconda economia mondiale
dopo gli Stati Uniti, con la prospettiva di passare al primo posto nei prossimi
dieciquindici anni. Poi c'è l'espansione internazionale: industriale ( alla
fine del 2007, quasi 7 mila aziende cinesi avevano realizzato investimenti
diretti in 173 Paesi per 184 miliardi di dollari), finanziaria ( con il
Giappone, la Cina è il maggiore acquirente mondiale di
Buoni del Tesoro Usa) e politica ( con una forte
penetrazione in Africa e alleanze strategiche con i Paesi dell'Asia centrale,
con l'Iran e con la Russia). La Cina, dunque, potrebbe
e forse dovrebbe sedere nel ristretto consesso dei Paesi che ' tirano' il
mondo, lo regolano e ne dettano le grandi tendenze. Ma per farlo, essere grandi
e grossi, ricchi e potenti, non basta. Occorre un'autorità riconosciuta, che
non si compra né si conquista con le armi ma solo con l'esempio, con la fiducia
nei propri mezzi e nei messaggi che essa riesce a mandare. Questo alla Cina postcomunista manca ancora. Quando Amnesty dice '
almeno' 2.390 condanne a morte, vuol dire che sono state certamente di più, ma
che il sistema giudiziario cinese è talmente arbitrario e opaco che non si può
essere certi né delle procedure né delle sentenze che esse producono. Secondo
fonti diverse ( la Fondazione Dui Hua, con sede negli Usa)
le pene capitali nel 2006 sarebbero state addirittura 7.500- 8.000, comminate
in base ai 68 reati che prevedono la condanna a morte, compresi evasione
fiscale, corruzione, appropriazione indebita e traffico di droga. Anche qui, le
statistiche replicate negli anni dimostrano che la pena di morte non ha alcun
effetto positivo sulla quantità o sulla qualità dei crimini commessi dai
cinesi. Testimoniano, però, della rigidezza del regime, che non riesce a
riformare se stesso e le proprie abitudini, e così manifesta una scarsa
sicurezza nei risultati ( economici e non solo) raggiunti e nel livello del
consenso su cui può contare. E stiamo parlando di consenso di sistema, non
verso questo o quel governo, il genere di solidità di cui per esempio possono
vantare gli Usa, dove nessuno mette in discussione un
certo stile di vita, un certo assetto politico, una certa visione della vita.
La grande Cina odierna, dunque, resta prigioniera del
più curioso dei paradossi: essere così forte nel confronto con gli altri e così
debole in quello con se stessa.
( da "Blogosfere" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mar 0925 La Cina ha paura di internet ed oscura youtube Pubblicato da
Rosario Mastrosimone alle 11:06 in Diritti umani Il regime cinese continua
nella sua opera di stritolamento delle libertà individuali e di manipolazione
delle menti dei suoi sudditi. La censura di internet è l'ultima frontiera della
guerra del regime contro la libertà di espressione. In un Paese in cui stampa,
radio e TV sono completamente in mano pubblica, internet è l'unico spazio dove
l'informazione puo' essere fatta da chiunque e dovunque, e quindi puo' provare
ad affrancarsi dalle catene statali. Da lunedi', youtube è
irraggiungibile dalla Cina,
dopo che alcuni video che riproducevano le immagini di un incidente in mare tra
alcune navi USA e cinesi avevano infastidito il regime. La Cina è il Paese leader della censura su
internet, ma la Cina non è
sola in questa sua crociata liberticida, visto che molti Stati, anche europei,
in primis l'Italia, stanno considerando con serietà l'adozione di misure
restrittive e talora censorie su internet.
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Nazionale))
Argomenti: Cina Usa
Record
di condanne in Cina e Iran Boia in azione 37 volte in Usa
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Nazionale))
Argomenti: Cina Usa
Roma. C'è sempre
meno lavoro per i boia della maggior parte del mondo, ma ancora troppo,
concentrato in un piccola parte di esso. Se due terzi dei Paesi del pianeta
hanno abolito la pena di morte e solo 25 di 59 di quelli che ancora la
mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, è vero che il 93 per
cento di tutte le esecuzioni è avvenuto in cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan ed Usa. Ma anche l'Europa figura nel catalogo, con la Bielorussa
rimasta unico paese che ancora ricorre alla pena di morte. È una fotografia più
luminosa del passato quella scattata da Amnesty International nel rapporto sulla
stato della pena di morte del 2008 che mette in luce una tendenza generale
positiva, oscurata comunque dal fatto che ogni giorno sono state
giustiziate una media di sette persone, per un totale di 2390 messe a morte in
25 paesi. Il record di esecuzioni lo ha la Cina che da
sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso
(1718 su 2390). Il governo di Pechino ha poi anche autorizzato l'uso di autobus
appositamente attrezzati dove, anche nelle province più remote, il boia può
procedere ad eseguire la sentenza con l'iniezione letale. «La buona notizia è
che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di paesi. Questo dimostra
che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La
brutta notizia, invece, è che centinaia di persone continuano a essere
condannate a morte nei paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena
capitale», ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty
International in occasione della diffusione del Rapporto. Dopo l'Asia, dove 11
paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia,
Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di
esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente. In Iran
sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento
del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In
Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite
decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel
continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a
ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a
termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di
quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei
condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perchè riconosciuti
innocenti. L'unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte è
stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso
le esecuzioni dal 2003. Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono
state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne a morte sono state almeno
362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della
pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. «La
pena capitale non è solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di
terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo stato.
A tutto questo deve essere posta fine», ha sottolineato Khan.
( da "WindPress.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
25-03-2009 25 marzo
2009 SHANGRI-LAS VILLINGILI RESORT AND SPA, MALDIVES, DOVE
OSSERVARE LE MANTE GIGANTI TUTTO LANNO Nel nuovo Shangri-Las
Villingili Resort and Spa, Maldives, che aprirà questa estate nellatollo
di Addu, gli ospiti avranno leccezionale opportunità di osservare tutto
lanno mante giganti, con unapertura alare di oltre cinque metri.
Nelle Maldive settentrionali le mante giganti migrano di atollo in atollo, qui
invece si trovano sempre
nelle acque circostanti il resort. Gli esperti sub dello staff, durante le loro
esplorazioni alla ricerca delle meraviglie sottomarine dellatollo,
hanno già identificato tre punti, intorno allisola Villingili, dove poter
sempre osservare questi esemplari. Shangri-Las Villingili Resort e Spa offrirà ai propri
ospiti emozioni indimenticabili con oltre 25 aree per le immersioni in acque
brulicanti di vita marina. Tra le iniziative dellEco Centre del resort, i
subacquei esperti potranno partecipare a un programma di rilevamento delle mante giganti.
Fotografando gli esemplari che abitano i fondali marini dellarea
circostante, gli ospiti daranno il loro contributo allarchivio
fotografico dellEco Centre al fine di capire meglio il popolamento e gli
spostamenti delle
mante giganti. Shangri-Las Villingili Resort and Spa, Maldives sarà
il primo resort di lusso nella parte meridionale dellarcipelago
maldiviano, nellatollo di Addu. Gli ospiti potranno scegliere fra 142
ville con vista sulloceano o circondate dalla rigogliosa vegetazione dellisola.
Gan International Airport, il secondo aeroporto internazionale delle Maldive,
dista solo otto minuti in barca e laeroporto internazionale di Malè è
raggiungibile con frequenti voli interni della durata di 70 minuti. La catena alberghiera Shangri-La
Hotels and Resorts, basata a Hong Kong, possiede e gestisce attualmente 62
hotel sotto i brand Shangri-La e Traders con un numero complessivo di oltre
28.000 camere. Gli hotel Shangri-La sono strutture 5 stelle lusso dotate di
tutte le comodità e di servizi esclusivi. Gli hotel Shangri-La si trovano in
Australia, Cina, isole Fiji, Hong
Kong, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Oman, Taiwan,
Tailandia ed Emirati Arabi Uniti. Il gruppo presenta oltre 50 progetti in fase
di sviluppo in Austria, Canada, Cina, Francia, India, Giappone, Macao, Maldive, Filippine, Qatar,
Seychelles, Tailandia, Gran Bretagna e USA. Per ulteriori informazioni e
prenotazioni, visitare il sito www.shangri-la.com Per ulteriori informazioni su
questo comunicato contattare: MARTINENGO GLOBAL MARKETING
COMMUNICATION Via F.lli Ruffini, 9 - 20123 Milano Tel. 02 89032599 Fax 02
463532 Email martinengo@martinengo.it Web www.martinengo.it Elena
Crepaz/Manuela Cera/Massimo Martinengo Larchivio dei comunicati Shangri-Las
Villingili Resort and Spa, Maldives e immagini scaricabili ad alta definizione
sono reperibili al seguente indirizzo: www.martinengo.it e
http://www.shangri-la.com/imagelibrary.
( da "TgFin.it" del
25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cambi: euro corregge
a 1,3481 dollari a meta' seduta Ma il dollaro non decolla dopo la richiesta
cinese (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 25 mar - Euro in fase di correzione
su dollaro, yen e franco e in rialzo sulla sterlina, in un mercato molto contrastato.
La divisa unica a meta' seduta paga il nuovo deterioramento
della fiducia delle imprese tedesche (indice Ifo), ma il dollaro tuttavia non
riesce a sfruttare a pieno la situazione perche', in vista del G20, la Cina ha chiesto l'adozione di una nuova
moneta di riserva al posto del biglietto Usa. A meta' seduta l'euro quota 1,3481 $ (1,3562). Man- (RADIOCOR)
25-03-09 13:16:56 (0212) 5 NNNN
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Usa-Cina/
Pentagono: chiarezza su modernizzazione esercito cinese di Apcom Pubblicato
rapporto annuale su forze armate cinsi -->Washington, 25 mar. (Ap) - La Cina deve essere più chiara sulla modernizzazione in corso
delle sue forze armate, per non creare rischi di incertezza e di decisioni
strategiche sbagliate da parte di altri Paesi: è quanto si legge nell'ultimo
rapporto sul potenziale bellico cinese diffuso dal Pentagono. Il rapporto
sottolinea come la Cina stia continuando a sviluppare
sistemi d'arma in grado di minacciare Taiwan, sebbene le tensioni fra Pechino e
Taipei si siano significativamente ridotte negli ultimi mesi. Al momento,
secondo il documento, esiste una profonda incertezza su come Pechino abbia
intenzione di utilizzare le proprie forze armate, che stanno attraversando un
periodo di profonda trasformazione: da esercito di massa progettato per lunghe
guerre di attrito sul proprio territorio a forza in grado di combattere
conflitti brevi e ad alta intensità contro avversari tecnologicamente evoluti.
"La capacità cinese di affrontare impegni militari a distanza rimane
limitata, ma le forze armate continuano a sviluppare e a mettere in linea armi
evolute che stanno mutando gli equilibri regionali e che hanno ripercussioni
che vanno al di là dell'area Asia-Pacifico", conclude il rapporto.
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi/Frattini: protezionismo e visione mercantilistica rischi Ue di Apcom
Occorre "combattere in modo coeso" per evitare questi 2 pericoli
-->Roma, 25 mar. (Apcom) - La crisi economica internazionale presenta
"due pericoli principali" per la costruzione e il futuro dell'Europa:
la rinascita del protezionismo e la visione mercantilistica dell'Ue. E' quanto ha sottolineato
il ministro degli Esteri Franco Frattini durante un incontro-dibattito con
l'omologo svedese Carl Bildt al Campidoglio di Roma. Per quanto riguarda il protezionismo, Frattini ha ricordato che
il Piano di rilancio comunitario è basato soprattutto su provvedimenti
nazionali di stimolo fiscale. "Ma trattandosi di misure del genere,
gli Stati sono implicitamente incoraggiati ad agire a sostegno delle produzioni
nazionali", ha detto il titolare della Farnesina. "Esiste cioè la
possibilità che l'approccio di alcuni paesi da nazionale divenga
nazionalistico, sostanziandosi nella preferenza a favore delle produzioni
domestiche e nella chiusura agli altri paesi dell'Unione". L'Europa, ha
insistito Frattini, "deve resistere a questa tentazione e le regole del
mercato interno, uno dei pilastri della costruzione europea, vanno rispettate
anche in una congiuntura così difficile". In sostanza, secondo il
ministro, l'Europa deve evitare malsane competizioni interne e darsi
l'obiettivo di combattere, in modo coeso e coordinato, il neo-protezionismo globale. "La lotta contro questo protezionismo è anche una priorità della Presidenza italiana
del G8", ha aggiunto. Il secondo pericolo citato da Frattini è l'eventualità
di "dimenticare che la costruzione europea poggia ormai su un patrimonio
condiviso di principi e di valori costituzionali, un patrimonio collettivo da
coltivare, anche in tempo di crisi". Per il titolare della Farnesina,
"esiste un modo europeo di affrontare i problemi e le questioni globali
che va preservato e valorizzato anche in questa difficile congiuntura
internazionale". Anche in questa fase, ha concluso Frattini,
"l'Europa non può dare l'impressione che la sua unica priorità sia ormai
diventata la crisi economica".
( da "RomagnaOggi.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
25 marzo 2009 -
17.55 (Ultima Modifica: 25 marzo 2009) BELLARIA - La Ricotta, rivelazione del
programma Zelig Circus 2008/02009, è il trio comico più scoppiettante apparso
sulle scene italiane negli ultimi anni. Instancabili inventori di gag
esilaranti, talentuosi produttori di battute irresistibili, i tre comici hanno
assimilato con naturalezza le tecniche teatrali dei giganti della comicità
italiana, investendole nella rivisitazione umoristica della
società globalizzata del terzo millennio. Il loro è il punto di vista del finto
ingenuo di provincia, alle prese con i mille impulsi e le infinite
contraddizioni che è costretto a fronteggiare. Puntando tutto su velocità e
ritmo, con una perfetta scelta dei tempi comici, La Ricotta lascia senza fiato
dal troppo ridere, passando con disinvoltura da un'improbabile scuola
d'inglese - in cui to live diventa naturalmente due olive - a un gioco a quiz
che si fa beffe di quelli televisivi proponendo domande e risposte del tipo:
"Il contrario di bello?", "Nuvoloso!". Il loro tormentone???
"It's OK , It's OK " . Info: 320 7776738 - www.astraridens.com -
www.teatroastra.com
( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Eolico/ Crisi su
abbatte sul settore: in 2009 - 18% rispetto 2008 di Apcom Rapporto Emerging
Energy Research: ripresa attesa dopo 2010 -->Roma, 25 mar. (Apcom-Nuova
Energia) - La crisi mondiale si abbatte sull'eolico. Settore in forte
espansione negli anni scorsi, che invece arretrerà quest'anno del 18% rispetto
al 2008. Questo quanto emerge dal rapporto del centro studi Emerging Energy
Research (Eer), secondo cui grazie anche ai finanziamenti governativi, il
settore dovrebbe ripartire dal 2011. Secondo lo studio, nel 2009 verranno
realizzati in Europa impianti eolici per un totale di 7.836 MW, oltre 1.700 MW
in meno rispetto al 2008. La Eer stima che dopo il 2010 grazie anche al
miglioramento della situazione della liquidità sul mercato del credito, si
dovrebbe assestare una crescita stabile soprattutto grazie all'eolico offshore.
Entro il 2020, il voltaggio installato annuo supererà i 16.000 MW.
"L'Europa, un tempo leader incontrastato dell'eolico globale, subirà la
concorrenza della Cina e degli Usa
e per crescere dovrà puntare sull'offshore e sui mercati emergenti", ha
spiegato il senior analyst di Eer, Eduard Sala de Veruna. "Nel lungo
periodo, l'Europa riguadagnerà la sua posizione guida", ha aggiunto. A
livello europeo, secondo il rapporto Eer, nel periodo 2009-2020, la Spagna
manterrà la sua posizione leader come principale mercato di crescita per l'eolico
in terraferma, mentre la Germania resterà tra i primi 5 fino al 2015
registrando poi un declino dovuto alla saturazione del settore. La Francia sarà
leader della crescita onshore in Europa dal 2010, mentre il Regno Unito solo a
partire dal 2015 si unirà al gruppo di Paesi con installato annuo superiore ai
1.000 MW. Tra i Paesi emergenti nell'Europa centro-orientale, ai primi posti
emergono la Polonia, la Turchia, la Romania e la Bulgaria, che insieme
realizzeranno una media di 1.100 MW l'anno tra il 2009 e il 2020. Infine, si
prevede che la ripresa eolica in Europa si baserà sull'offshore, che già nel
2010 vedrà la realizzazione di oltre 1.100 MW e al 2020 arriverà a
rappresentare il 27% dell'installato con impianti in 12 Paesi.
( da "KataWeb News"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sul dollaro il Fmi
sta con Pechino 25 marzo 2009 alle 20:44 — Fonte:
rampini.blogautore.repubblica.it — 0 commenti La proposta cinese di una
"valuta globale" che sostituisca il dollaro come strumento di riserva
incassa l'appoggio del Fondo monetario internazionale e mette in difficoltà
l'Amministrazione Obama, le cui reazioni iniziali hanno disorientato i mercati
e indebolito la moneta Usa. Prima è stato lo stesso
Obama a respingere seccamente l'idea di Pechino: " Sono contrario a una
valuta globale" , ha tagliato corto nella conferenza stampa di martedì
sera. Oggi il suo segretario al Tesoro Tim Geithner è tornato
sull'argomento con toni più misurati ma ha anche seminato confusione. Una sua
iniziale disponibilità - "sono aperto alla proposta cinese" - ha innescato
il ribasso del biglietto verde. Che poi è stato recuperato quando Geithner ha
aggiunto: "Il dollaro rimane la moneta di riserva dominante nel mondo e lo
resterà a lungo". A pochi giorni dal G-20 di Londra l'iniziativa cinese
apre un nuovo fronte e accentua le difficoltà di manovra degli Stati Uniti,
proprio mentre è in corso il delicato dibattito tra esecutivo e Congresso sulla
legge di bilancio e l'aumento del deficit. E' la prima
volta nella storia che un presidente americano nel definire la sua politica
fiscale è costretto a tener conto di un " vincolo esterno" che sta a
Pechino, fornendo promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano. rampini
( da "Giornale.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Di questi tempi
abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono
rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che
affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru
economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i
fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri
durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa
Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea
che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è
dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la
distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come,
proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma,
pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un
liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla
via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che
i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra
domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria
finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di
bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi
contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri
che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono
all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate?
La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa
finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni,
accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse,
valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150
dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da
( da "EUROPA ON-LINE"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
La breve stagione
liberale In Italia siamo agevolati dal fatto di dover seguire le acrobazie di
Berlusconi, da scadenze elettorali che banalizzano ogni messaggio, dallo stato
di salute di un Pd che non può farsi domande difficili. Se non fosse così
se il dibattito
pubblico non fosse prossimo al grado zero un riformista dovrebbe
chiedere il time-out, come nel basket, e fermarsi a ragionare sui temi posti da
Michele Salvati ieri sul Corriere, da Andrea Romano sul Riformista e sempre
ieri dalla stessa Europa.
Li sintetizziamo così: qui a sinistra abbiamo fatto tanta fatica per diventare
globali e liberali, e ora che il capitalismo va in crisi le risposte sono tutte
stataliste, protezioniste, nazionaliste, al limite perfino un po
socialiste, e massimo dellironia in genere in mano alla destra. Diciamoci la verità: con la
scusa della sconfitta elettorale e della dipartita di Veltroni, il Pd ha fatto
finta di niente. Qualche battuta di DAlema o Rutelli, poi
cè il mascheramento offerto dalla cosiddetta svolta a sinistra di Franceschini, che ha
spiegazioni tattiche e funziona come risposta contingente alla crisi e alla
domanda di sicurezza dei lavoratori, ma non ha ancora un respiro strategico.
Per il resto, totem liberali sono stati aggirati se non abbattuti senza
pensarci su: dal rispetto dei vincoli di bilancio alla competizione fra
individui e fra imprese, dalla flessibilità al rischio assunto come valore.
Rischiare? Adesso? SEGUE A PAGINA 8 Come scrive Salvati, il centrosinistra
italiano e anche quello mondiale «è stato preso in contropiede» dopo il suo
faticoso approdo a una visione più aperta del mercato e della concorrenza.
Conoscendo Salvati e la sua onestà intellettuale, non cè
dubbio che lui si metta nelle prime file di coloro «presi in contropiede» (noi siamo nelle ultime, ma siamo lì
anche noi): chi ha prima pensato e poi fatto il Partito democratico
accompagnava questo progetto con una iniezione molto robusta di liberalismo,
anche per tirarlo via dalle secche delle culture politiche per così dire fondanti
(ma novecentesche) del cattolicesimo democratico e della socialdemocrazia. La
delegazione italiana allassemblea annuale di Policy Network che si
tiene in Cile sembra dare nomi e cognomi a questa storia, e alla sua possibile
nemesi. Volendo giocare sulle
provenienze, si potrebbe dire che Piero Fassino e Francesco Rutelli (autori nei
rispettivi ex partiti di due svolte liberali piuttosto forti) accompagnano il
nuovo segretario Franceschini come la persona biograficamente più adatta a
seppellire la breve stagione liberale del centrosinistra. Non cè
più Veltroni (che al Lingotto solo venti mesi fa aveva raggiunto il punto più
estremo della svolta liberal), al suo posto cè un cattolico democratico
che cerca di salvare il Pd su una linea che lo diciamo per mera comodità descrittiva
è la più vicina alla linea sindacale da anni. In realtà le cose non sono così
banali. Innanzi tutto perché Franceschini è stato anche lui protagonista
convinto di una stagione che ha cambiato molto anche i paradigmi del pensiero cattolico democratico, mai
stato del resto solo solidaristico o addirittura assistenzialista come gli è
stato spesso rimproverato. E poi perché certi approdi sono ormai definitivi per
il Pd, al di là delle contingenze. Anche qui, aiuta Berlusconi: la versione
italica del neostatalismo e del neocentralismo la impersonifica lui (e Tremonti
meglio ancora), con lo scandalo della cordata Alitalia, il tentato
commissariamento delle banche e della stessa Banca dItalia,
le sterzate verso lo stato etico. Per contrasto, le virtù del mercato aperto e della separazione
fra politica ed economia, nonostante ogni possibile scandalo finanziario e ogni
necessaria apposizione di nuove regole, continuano a risaltare anche agli occhi
di un disorientato riformista di sinistra. Respingiamo dunque il gioco più
facile, quello che dalla giusta e prevedibile virata politica del Pd in vista
delle elezioni europee farebbe discendere una sorta di restaurazione
ideologica. Non è così. Non necessariamente, almeno. Come notano Salvati,
Romano e Sensi, non è che ci si possano aspettare chissà quali illuminazioni
dalladunata riformista di Viña del Mar, alla quale parteciperanno
anche Gordon Brown e Joe Biden. Onestamente, il tema della revisione critica
sugli anni della globalizzazione democratica è stato posto, ma nessuno ha ricette sostituive facili.
Stiamo del resto parlando, per esempio a proposito di Gran Bretagna e Stati
Uniti, di ex nazioni-guida della Terza Via che negli ultimi mesi hanno
proceduto a nazionalizzazioni spinte proprio per rimediare allesplosione
di economie troppo finanziarizzate. Eppure, è possibile che una volta di più
come negli anni doro di Bill Clinton e Tony Blair una idea
per una via duscita non piattamente socialdemocratica né banalmente
statalista venga
proprio dalle avanguardie anglosassoni (che momentaneamente sono avanguardie
soprattutto nel tunnel dei guai). Certo, cè il tema della
trasparenza dei mercati e delle nuove regole, che non dovrebbe essere estraneo
ad alcun tipo di sinistra. Ma cè soprattutto la grande chance per una riconversione
energetica delle economie avanzate, per legare il nuovo (anche massiccio)
intervento pubblico a cambiamenti radicali dei modi di produzione e degli stili
di vita. Qualcosa che Obama ha fatto più che intravedere, qualcosa che per la
destra è acquisizione troppo recente per potersene fare paladina credibile.
Certo non in Italia, dove Berlusconi mescola lintuito animale
del piano-casa con larretratezza culturale della deregulation totale,
svuota tutte le poste
di bilancio destinate allinnovazione e alla riconversione, non vede
neanche lo sterminato campo della manutenzione e ristrutturazione
delledilizia pubblica (scuole, commissariati, ospedali), dove davvero
operazioni di credito pubblico ai privati sarebbero volano di buona economia, e di servizi migliori.
Tutto sommato, la stagione liberale del centrosinistra
riveduta e corretta può prolungarsi ancora un po.
( da "Sestopotere.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Nuovo magazzino di
Protezione Civile della Provincia di Venezia , taglio del nastro e
presentazione (25/3/2009 19:01) | (Sesto Potere) - Venezia - 25 marzo 2009 -
“La Protezione Civile è al servizio dei cittadini e il nostro nuovo magazzino è
una garanzia per la sicurezza del territorio”: così Davide Zoggia, Presidente
della Provincia di Venezia, e Amalia Lieta Smajato Assessore provinciale alla
Protezione Civile, hanno sintetizzato le finalità per cui la Provincia di
Venezia ha deciso di dotarsi di un nuovo magazzino di Protezione Civile al
posto di quello che si trovava a Marghera nello stabile dovè
allocato lArchivio provinciale. Il nuovo magazzino si trova a Marcon,
vicinissimo allautostrada Venezia - Trieste, nel tratto dovessa è
esente da pedaggio e
molto facilmente raggiungibile da tutte le località della provincia. La sua
posizione strategica per la Protezione civile è confermata dalla sua vicinanza
alla sede del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Mestre che sono,
bisogna ricordarlo, la componente essenziale del sistema di Protezione Civile
in quanto di tale sistema costituiscono lelemento professionale,
rispetto al quale il mondo del Volontariato agisce per lo più a supporto.
Facilmente visibile anche da chi transita in autostrada, larea del magazzino è di circa 7000 mq,
di cui 5500 scoperti e, della restante parte, circa 450 mq sono di pertinenza
della Protezione Civile; la restante parte serve per il resto dellEnte.
Laltezza delledificio è di