CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

Report "Globalizzazione"  25-27 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Hillary Clinton. La politica della franchezza. Ritenuta "poco diplomatica" negli ambienti di Washingt ( da "AmericaOggi Online" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina all'Iran. La franchezza che Hillary Clinton sembra aver messo al centro della propria attività di segretario di Stato contrasta con le abitudini dei predecessori e crea agitazione tra i diplomatici del dipartimento di Stato. La Clinton si sta rivelando più aggressiva di quanto non siano stati altri recenti responsabili della diplomazia americana e la circostanza solleva interrogativi

la nuova influenza ha rilanciato il mercato dei vaccini. ecco come la paura può trasformare la pandemia in un affare miliardario - ettore livini ( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione non è stata solo un volano per l´industria e i servizi - spiega Giovanni Rezza, epidemiologo dell´Istituto superiore della Sanità - . Anche i virus hanno imparato a cavalcarla alla grande». Salgono in aereo con le persone infette, viaggiano con le ondate di nuova immigrazione, mettono su casa nella carne di polli che girano mezzo mondo prima di finire sul piatto di

seicento delegati, 230 porti, 6 ministri così la crisi cambierà i traffici del mare - massimo minella ( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Per discutere di globalizzazione, tecnologia e recessione Seicento delegati, 230 porti, 6 ministri così la crisi cambierà i traffici del mare MASSIMO MINELLA Sostiene Luigi Merlo che la vetrina mondiale dei porti, che scatta oggi all´Expo´, è un´occasione senza precedenti.

"al governo spieghiamo perché il porto è indispensabile al paese" - aldo lampani massimo minella ( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dallo sviluppo economico alla globalizzazione, dall´ambiente alle modalità di finanziamento delle grandi opere, fino alle nuove formule gestionali delle autorità portuali. «Quando la crisi sarà superata ci si dovrà confrontare con nuovi modelli, le authority dovranno essere in grado di avere autonomia finanziaria e di governare i progetti infrastrutturali -

ecco la champions fra festa e paura - fulvio bianchi roma ( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dagli Usa alla Cina, dal Vietnam all´India) e una tribuna vip quanto mai stracolma: dalla Spagna annunciati Re Juan Carlos e il premier Zapatero. Dall´Inghilterra il principino William. A rappresentare il governo italiano era previsto Gianfranco Fini: ma adesso Silvio Berlusconi ha stravolto il protocollo, annunciando la sua presenza.

un visionario che ama l'ironia - napoli ( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Quanto alla globalizzazione, l´unica cosa che si è globalizzato è il provincialismo». E´ sempre dell´opinione che un buon quadro si riconosce perché non se ne dimentica l´immagine? «In generale direi di si, deve essere memorizzabile... Per me sento la necessità di una cosa che non ha a che fare con la storia dell´arte ma con la presenza dell´

Sapessi come è strano provare a capire Milano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il grande Nord esposto ai venti della globalizzazione che bucano le Alpi. Verso Sud le sue reti arrivano al Mediterraneo, da cui l'Europa nasce. In questa città, microcosmo delle élite e macrocosmo delle reti, ti aspetteresti di trovare una visione risolutiva della crisi. Osservata da chi sta in mezzo tra il primo popolo dei flussi e ha reti nel secondo popolo dei territori,

DOMENICA La vendetta della geografia di Robert D. Kaplan ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma abbracciare la geografia non significa accettarla come una forza implacabile contro cui l'umanità non può nulla. La globalizzazione, anziché cancellare l'importanza della geografia, la sta rafforzando. Articolo u pagina 29 CORBIS I colori dell'Africa. Un'ansa del fiume Luangwa, nello Zambia l'articolo prosegue in altra pagina

La vendetta della geografia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: come avrebbero invece voluto i sommi sacerdoti della globalizzazione. In breve, il realismo ha a che fare con il riconoscimento e l'accettazione di quelle forze che sfuggono al nostro controllo e che pongono dei limiti all'azione umana: la cultura, la tradizione, la storia, le cupe maree di passionalità che giacciono immediatamente sotto alla sottile patina di civilizzazione.

La crisi spegne la luce ma inquina di più ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Francia, Germania, Giappone, Corea, Messico, Russia, Gran Bretagna, Usa e il Commissario Ue all'Energia, Andris Piebalgs, hanno siglato l'Ipeec, una partnership internazionale per la cooperazione nell'efficienza energetica. «L'accordo ha commentato Scajola è essenziale per far fronte alla crisi economica e combattere il cambiamento climatico»

Un'altra globalizzazione oltre la crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 24 - pag: 39 autore: Festival dell'economia Un'altra globalizzazione oltre la crisi D al 29 maggio al 1Úgiugno si svolgerà la quarta edizione del Festival dell'Economia di Trento. Economisti, giuristi, imprenditori, manager, politici, sociologi, editori, giornalisti si confronteranno sul tema «Identità e crisi globale».

WASHINGTON I DIPLOMATICI gay statunitensi riceveranno presto gli... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: molto preoccupante» l'attivismo della Cina in America Latina, e ha paragonato le iniziative del governo di Pechino a quelle dell'Iran. Vari consiglieri del segretario di Stato, secondo le indiscrezioni, le avrebbero raccomandato più cautela, ma senza successo. AL CONTRARIO, i sostenitori di Hillary lodano la scelta della franchezza.

Dai cellulari al software libero I meriti del Parlamento europeo ( da "Corriere della Sera" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: C'è da convincere i grandi inquinatori mondiali (Stati Uniti, Cina, India) a condividere la linea europea sull'ambiente. Nuove misure dovrebbero limitare l'inquinamento provocato dalle coltivazioni e dagli allevamenti intensivi garantendo i consumatori anche dall'avanzata del «cibo spazzatura» e degli ogm.

Subodh Gupta ( da "superEva notizie" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: middle class scalpitante e in continua espansione incentiva caldamente la globalizzazione. L'arte di Gupta si colloca consapevolmente in questo momento di transizione: gli utensili in scintillante acciaio inox utilizzati nelle sue opere divengono emblemi, icone che, con straordinaria semplicità, codificano la complessità socio-economica oltre che culturale dell'India contemporanea,

Adulti, ferie globetrotter per studiare una lingua ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: settimane in classi fino a 15 allievi PAGINA A CURA DI Monica Conforti Globalizzazione o no, la conoscenza di una lingua è quasi un obbligo e nel tempo anche il livello di preparazione si è notevolmente alzato. In risposta a questa diffusa esigenza si sta ampliando l'offerta formativa, con tanto di corsi diurni e serali per adulti e lezioni private impartite da insegnanti madrelingua.

LA FORZA CRESCENTE DELL'EURO ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre la Cina appare destinata a seguire la stessa via. Wolfgang MÜnchau lo scorso anno sul Financial Times preconizzava addirittura la sostituzione del dollaro. «Se il mondo, da qui al 2012, deciderà che le scorte in valuta Usa detenute dalle banche centrali e dai fondi sovrani sono eccessive –

Una svolta fondamentale per la ripresa ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il piano Obama e i piani del T esoro USA, gli stimoli infrastrutturali in Cina, l'aggressività non convenzionale della Federal Reserve e di altre Banche centrali. Nessuna reazione. Poi improvvisamente, la notiziamiccia: alcune grandi banche internazionali stanno facendo profitti da inizio 2009, nonostante i titoli tossici, le Borse, il calo delle commissioni,

ia emilia ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: contesto dove la globalizzazione ha sempre influito fortemente su prezzi, politiche e strategie. All'inizio dell'anno 2004 la siderurgia mondiale ha registrato un'espansione senza precedenti trainata in primis dai cosiddetti paesi emergenti il cui fabbisogno crescente di acciaio ne aveva fatto incrementare la produzione fino a sfiorare il miliardo e quattrocento milioni di tonnellate.

"La gente è stanca di Londra ladrona" ( da "Stampaweb, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che il sistema bancario era stabile, che la globalizzazione dispensava solo benefici. La crisi economica è la crisi della globalizzazione, non può essere risolta a livello internazionale. Dobbiamo trovare soluzioni nazionali». Un j?accuse anticapitalista tale e quale a quello che potrebbe pronunciare l?

Paolo Villaggio: "Fantozzi vota per la Lega" ( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: unica possibile nell'era della globalizzazione: "Siamo come l'impero romano della fase crepuscolare. I barbari alle porte non li fermi con frontiere, navi o cannonate. Ogni barriera è antistorica. La grandezza dell'impero romano era nella sua capacità inclusiva." E riguardo alla scomparsa della sinistra: "Ma dov'è finita?

Valle Caudina: Izzo: ( da "Sannio Online, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in regola per vincere le sfide che una società sempre più frammentata e ripiegata su se stessa è chiamata ad affrontare in contesto globalizzato difficile ed ineguale come quello in cui viviamo?. E fra i tanti provvedimenti finalizzati a raggiungere tali obiettivi la istituzione della zona pedonale che ieri sera ha fatto il suo esordio, accontentando solo una fetta di cittadini.

Il Made in Italy salvato dal lusso ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: come la Cina, dove servono capitali ingenti per posizionarsi. L?unico veramente a livello multinazionale è la Luxottica». A guardare il Consensus elaborato dalla Fondazione Altagamma con la collaborazione degli analisti internazionali, sono invece proprio le economie emergenti quelli che traineranno la ripresa attenuando progressivamente le perdite del lusso a fine anno.

L'auto elettronica porterà lontano St ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina sugli allori, dunque. Anche perché, complice il tracollo Usa, il grande paese asiatico è ormai il primo produttore mondiale di automobili. E non è tutto. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il mercato automobilistico di Pechino non ha subìto una vera e propria recessione bensì un severo rallentamento della crescita.

Creatività e visioni radicali l'anima di "Fare Mondi" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Interessante un giro fra i ben 77 padiglioni delle nazioni ai giardini e fuori che offrono uno spaccato decisamente aggiornato sul contemporaneo dal sud America alla Cina, dall?Australia alla Russia. (cl.p.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

Crisi globale, politica locale se il mercato si riduce a un borgo ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in molti si sono chiesti se la globalizzazione avrebbe soffocato le identità nazionali e locali, sopprimendo tradizioni e violando sistemi di valori locali. Oggi che il mondo ha cessato di correre, che anzi si torna indietro, con il mondo che per la prima volta dalla seconda guerra mondiale registrerà nel 2009 un tasso di crescita del Pil negativo,

Gli sceicchi del petrolio diventano atomici, grazie agli Stati uniti ( da "Manifesto, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cui partecipano anche Russia e Cina, per rilanciare l'industria nucleare in crisi (per ragione di costi e sicurezza) vendendo centrali "chiavi in mano" in Medio Oriente e Nord Africa. Ma perché un paese come gli Emirati, che possiede riserve di petrolio e gas sufficienti per oltre un secolo, vuole dotarsi di un'industria nucleare?

I consumi di Cindia ( da "Manifesto, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e riemergere più forti di Europa e Usa. Un anziano e distinto gentiluomo, all'apparenza eminente, nel corso di un'affollata conferenza a Berlino, è stato ancora più perentorio: «Cina e India hanno tratto profitto della crisi economica che ha colpito l'Asia nel 1997-1998, e ora beneficeranno di questa crisi globale alle spese dei loro vicini».

Corea del Nord, nuovo test nucleare Obama: "Il mondo dovrà reagire" ( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Anche la Cina, il più stretto alleato della Corea del Nord, ha detto di essere "fortemente contraria" e ha accusato Pyongyang di aver "ignorato le obiezioni della comunità internazionale" al proseguimento del suo programma nucleare. Corea del Nord: "Test nucleare di autodifesa".

Nucleare,Iran respinge proposta Onu di "congelamento" ( da "Reuters Italia" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: aumenteranno probabilmente il disappunto dell'amministrazione Usa del presidente Barack Obama, che sta cercando di ristabilire rapporti diplomatici con Teheran. Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Germania e Gran Bretagna hanno manifestato ad aprile che l'intenzione di invitare l'Iran ad un vertice per cercare una soluzione diplomatica alla disputa sul nucleare.

Doppia sfida della Corea: test nucleare e missili ( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Fonti Usa hanno rivelato che il regime di Pyongyang aveva dato a Washington un preavviso di meno di un'ora e non ha fatto alcuna richiesta. Il test e' stato condannato da tutta la comunita' internazionale. La Cina ha fatto sapere di essersi opposta con fermezza e la Russia ha espresso forte preoccupazione.

La doppia sfida di Pyongyang ( da "AprileOnline.info" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina ha fatto sapere di essersi opposta con fermezza e la Russia ha espresso forte preoccupazione. La condanna arriva dall'Europa e per il presidente degli Stati Uniti, Obama, il tentativo della Corea del Nord di sviluppare ordigni nucleari e il programma missilistico balistico "rappresentano una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali"

G8 finanziario, primi germogli ripresa in Usa, Cina ( da "Reuters Italia" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in particolare negli Stati Uniti e in Cina. E' questa la valutazione sullo stato dell'economia tracciata da alcuni documenti preparatori del meeting finanziario del Gruppo dei sette e la Russia che si terrà a Lecce il 12 e il 13 giugno prossimi. Lo riferiscono a Reuters fonti del G8 che hanno avuto accesso ai paper.

Crisi: Pil, Sadun (Fmi), risultato Italia molto buono ( da "Trend-online" del 25-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Se gli Usa prima crescevano del 5,5% ora cresceranno attorno al 3%, la Cina che prima cresceva del 13-14% si dovra' accontentare del 7,8%''. Comunque, secondo Sadun, 'non e' la fine del mondo, e questo qualche mese fa non lo sapevamo'. Insomma 'non abbiamo la certezza ma c'e' la sensazione che il peggio sia alle spalle'.

Centomila euro ai giovani per dare vita alle loro idee ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Bisogna capire se la globalizzazione è un processo ormai irreversibile, nel senso di una omologazione di gusti ed esigenze. Penso invece che il rapporto con il proprio territorio di origine e appartenenza resti un concetto prezioso». Negli ultimi due anni, con questo tipo di finanziamento regionale, sono stati promossi laboratori teatrali,

Appuntamento a Genova per i ministri del Corridoio 24 ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: oggi si affronterà il quadro della situazione determinato da globalizzazione dei traffici e cambiamento climatico, domani si guarderà al futuro per prevedere sistemi di adattamento a questi precipitosi cambiamenti, mercoledì il tema sarà quello della logistica e giovedì quello dell'innovazione portuale, dai robot all'informatica.

"Sul dialogo Barack sbagliava Ecco la prova" ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli Usa, Cina, Giappone e Russia - e questo è il risultato. Per la nuova amministrazione, che puntava anche a un dialogo diretto, è giunto il momento della verità». Cosa dovrebbero fare Obama? «La prima cosa da fare è inserire di nuovo la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, da cui fu depennata durante la fase calante della presidenza di George W.

Test nucleare di Pyongyang Obama furioso ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rispondere Il presidente Usa: "Il mondo reagisca subito" Ma Seul accusa: "America e Cina sapevano" Barack Obama [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK La Corea del Nord rilancia la sfida alla comunità internazionale con un nuovo test nucleare che provoca le ire di Barack Obama: «Il mondo intero deve imporsi con Pyongyang affinché rispetti l'impegno a desistere dai propri piani atomici»

Gli esperimenti nucleari compiuti dalla Corea del Nord rappresentano un test cruciale per Barack Oba... ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli Usa, Cina, Giappone e Russia - e questo è il risultato. Per la nuova amministrazione, che puntava anche a un dialogo diretto, è giunto il momento della verità». Cosa dovrebbero fare Obama? «La prima cosa da fare è inserire di nuovo la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, da cui fu depennata durante la fase calante della presidenza di George W.

Schiaffo alla Cina Anche la Borsa trema ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Stare con Taiwan e seguire gli accordi con gli Usa, oppure sostenere la Corea del Nord, allontanandosi dall'isola e dal suo alleato americano? Per molti versi le ragioni geopolitiche spingerebbero Pechino ad appoggiare Pyongyang. La Cina ha bisogno di stabilità, di uno status quo ai suoi confini.

Dominuire si può e si deve Mille parlamentari sono troppi? In Italia, 57 milioni di a... ( da "Stampa, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: valore assoluto è superato dalla Cina, dove ogni cinque anni si radunano oltre duemila delegati da ogni angolo dello sterminato paese, rappresentanza difficilmente confrontabile con un parlamento eletto su base democratica, mentre nel Regno Unito i circa 750 Lord inglesi, sommati ai 646 membri della House of Commons, sono per lo più nominati dalla Regina su indicazione del governo,

Frei Betto atteso domani in città ( da "Trentino" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Frei Betto atteso domani in città Il teologo della liberazione sul tema globalizzazione e comunità TRENTO. Sarà a Trento domani uno dei grandi testimoni dell'America Latina e in modo particolare del Brasile per parlare della nuova stagione che si trova a vivere l'America Latina, alla luce dell'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca.

Obama: Una minaccia alla pace ( da "Corriere delle Alpi" del 26-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: opposizione della Cina che vede nelle sanzioni una complicazione con un importante partner commerciale nella stessa area geografica. Ciò nonostante il governo di Pechino ha condannato senza mezzi termini il test nord coreano. Una condanna che è stata espressa dal ministro degli esteri cinese il quale ha parlato però di «negoziati per arrivare a risolvere la crisi»

L'Iran chiude alle proposte occidentali ( da "Corriere delle Alpi" del 26-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi generali della «pace e giustizia nel mondo», a partire dal disarmo nucleare globale. Tale disarmo tuttavia, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle grandi potenze, prime fra tutte gli Usa.

Test atomico e missili La sfida dei nord-coreani ( da "Tempo, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La posizione di fermo disappunto del tradizionale alleato di Pyongyang, la Cina, che si unisce al giudizio altrettanto duro della Russia, spalanca le porte a una nuova stretta sotto forma di sanzioni. La Nato ha espresso una «ferma condanna» dei test missilistici d, definendoli azioni «irresponsabili» e «provocatorie».

In arrivo a Verona una banca africana ( da "Arena, L'" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il segno dei tempi In arrivo a Verona una banca africana La globalizzazione non si ferma, anche sull'asse Sud del Mediterraneo/Europa. È infatti pronta ad aprire uno sportello anche a Verona la banca marocchina Banque Chaabi, che già ha stretto in Italia accordi di cooperazione con una serie di istituti di credito tra cui il Banco Popolare.

Nucleare, test coreano L'Onu decide le sanzioni ( da "Arena, L'" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna), condizione necessaria per l'approvazione di sanzioni. Il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione. La Corea del Nord aveva trattato nel 2006 con Corea del Sud, Cina, Usa, Giappone e Russia un accordo per abbandonare il programma nucleare in cambio di aiuti economici.

ahmadinejad chiude sul nucleare "basta negoziati con il 5+1" ( da "Repubblica, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: proposte sarà inviato in risposta alla nuova offerta di dialogo avanzata in aprile dai 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi generali della «pace e giustizia nel mondo», a partire dal disarmo nucleare globale. Questo disarmo, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle grandi potenze, prime fra tutte gli Usa.

Affonda all'Arsenale la casa di Bouchet ( da "Arena, L'" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sul posto si sono subito recati lo stesso artista e il direttore dell'esposizione. Al centro del lavoro di Bouchet - un progetto intitolato «Watershed» c'è la volontà di riflettere sui modelli tipici della middle class statunitense, sulla globalizzazione degli stili di vita.

Sfida al mondo, la Corea del Nord provala sua atomica ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i loro ordigni al miglior offerente o cercano disperatamente visibilità in un negoziato con Usa, Cina, Russia, Giappone e Corea del Sud interrotto dopo un lungo stallo? Il presidente Obama è stato svegliato nel cuore della notte ed ha condannato in modo molto duro il test definendolo «una minaccia per la pace e la sicurezza e una sfida sconsiderata alla comunità internazionale».

Il pericolo di un asse con l'Iran ( da "Libertà" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: aprile scorso egli aveva infatti già minacciato la ripresa degli esprimenti, sospeso la sua partecipazione ai negoziato a sei con USA, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud e accelerato la riattivazione della centrale nucleare di Yongbyon, capace di produrre plutonio sufficiente per fabbricare una bomba atomica l'anno. SEGUE A PAGINA 5 26/05/2009

La cautela forzata degli Usa ( da "Libertà" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sia a Seoul sia a Tokio non mancano coloro che considerano troppo morbido l'atteggiamento di Stati Uniti, Cina e Russia sulla questione nordcoreana. E non vedrebbero male un innalzamento della tensione tale da costringere le principali potenze a stringere il cappio attorno al collo del despota di Pyongyang. Finora in questo scenario Obama ha mantenuto la rotta disegnata da Bush.

moda e modi a piacenza e in italia tra il 1970 e il 1975 ( da "Libertà" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: prima volta una reale e profonda globalizzazione dell'immagine, e una profondità tale che il riverbero in tutte forme di comunicazione per immagine è immediato e evidente, a livelli differenti. È possibile incontrare per strada Oreste e Gasparazzo (il vecchio operaio un po' stalinista e il giovane immigrato extraparlamentare) che sembrano usciti dalle tavole di Calligaro grazie all'

Condanna unanimeanche russia e cinasono contrarie ( da "Secolo XIX, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Russia) da cui la Corea del Nord si è bruscamente ritirata in aprile. Sulla carta la condanna delle potenze del Consiglio di Sicurezza è stata unanime dopo che in aprile i quindici avevano attivato nuove sanzioni in risposta al lancio di un missile: la Cina, il maggiore partner commerciale di Pyongyang che disperatamente vuole un ritorno dei nordcoreani al tavolo dei negoziati,

IRAN: AHMADINEJAD ASSICURA, CON ITALIA RAPPORTI BUONI/ANSA ( da "Secolo XIX, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ahmadinejad si è comunque detto disponibile a incontrare Obama alla prossima assemblea dell'Onu a New York. Dagli Usa è anche giunta all'Iran la proposta di un'amichevole di calcio da giocare a Teheran in ottobre o novembre. Una "diplomazia del calcio" che ricorda quella del ping-pong usata a suo tempo con la Cina. 26/05/2009

Scossa nucleare Il Caro Leader allarma il mondo ( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Russia e Cina. Il messagio atomico, oltre che alla nuova Casa Bianca, è inviato agli attori interni che puntano alla successione. di Junko Terao Pyongyang alza il tiro della sfida e riesce ancora una volta a lasciare di stucco il mondo intero. La nuova provocazione nordcoreana, a un mese di distanza dal test missilistico camuffato da lancio in orbita di un satellite,

( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: da una parte gli Stati Uniti riconoscono alla Cina la sua posizione egemonica e dall'altra stringono la mano all'India. Due nodi cruciali per la politica estera della nuova amministrazione Usa. In base a questo cambiamento di visione e direzione, la Corea del Nord sta adottando una strategia sbagliata.

Ahmadinejad congela i negoziati con il 5+1 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: proposte sarà inviato in risposta alla nuova offerta di dialogo avanzata in aprile dai 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi globali della «pace e giustizia nel mondo », a partire dal disarmo nucleare globale. Disarmo che, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle superpotenze, prime fra tutte gli Stati Uniti.

Imprese globali in confini ristretti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la manifattura in Cina, il software a Bangalore. L'Ibm ha oggi più addetti in India che negli Stati Uniti, perché per molte funzioni il subcontinente asiatico è il polo di produzione più efficiente. Allo stesso modo, tutti i produttori di scarponi da sci hanno impianti a Montebelluna perché solo qui è possibile trovare tecnologie e competenze adeguate.

La moda è super creativa ma poco tecnologica ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le aziende hanno fatto precedere la globalizzazione all'informatizzazione del processo di vendita – ha spiegato Chiara Francalanci, docente di Sistemi informativi al Politecnico di Milano –. Hanno cioè privilegiato la vendita in senso stretto rispetto all'utilizzo dei canali di vendita, grazie alla mediazione della tecnologia,

Geox sale al top per redditività ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: deve essere completamente globalizzata, dalla logistica alla finanza, e deve essere genuina, cioè trasparente». Oltre che Geox, Mediobanca ha premiato anche la friulana Faber Industrie, produttrice di bombole per gas compressi ad alta pressione, da quelle per le auto a metano a quelle per subacquei.

Finisce in Asia il risparmio italiano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i fondi che puntano sugli Usa hanno in-fatti registrato ad aprile un deflusso di 159 milioni. Insomma: azioni sì, ma emergenti. Meglio la Cina dell'Italia. E, soprattutto, degli Stati Uniti. La lettura di questi dati è ovviamente parziale. Dunque opinabile. Ma, come commenta Giovanni Ajassa (responsabile servizio studi di Bnl),

RICATTI GLOBALI ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Della Cina, che si vanta di esercitare su Pyongyang una certa influenza. Della Russia, che usa citare la sua mediazione con i nord-coreani come esempio di comportamento costruttivo. Ma anche dell'America di Obama, che vede aprirsi un nuovo fronte di crisi proprio mentre l'iraniano Ahmadinejad restituisce al mittente l'idea di negoziare sull'

La bomba coreana spaventa il mondo ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Cina e Russia insieme nella condanna all'Onu Test nucleare della Corea del Nord nei pressi della città nordorientale di Kilju. È il secondo della sua storia, dopo quello del 2006. Ma è il più potente: tra i 10 e i 20 chilotoni, l'equivalente degli ordigni americani sganciati nel '45 su Hiroshima e Nagasaki.

Il test nordcoreano unisce Usa, Cina e Russia ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2 Il test nordcoreano unisce Usa, Cina e Russia Obama: «Minaccia alla stabilità mondiale». All'Onu condanna unanime DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Il mondo forse si era distratto. Non Kim Jong-il, non i suoi generali. Alle 9.54 di ieri mattina, a circa 10 chilometri di profondità, la Corea del Nord ha condotto un test nucleare nei pressi della città nordorientale di Kilju.

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina compresa. Per mettermi nei panni di Pyongyang: nel 2006 un'esplosione analoga scompaginò i colloqui a Sei. Questa volta non c'erano negoziati, nessun contatto con nessuno. Credo che volessero dire qualcos'altro». Cosa esattamente? «Intanto hanno reagito molto velocemente ai segnali inviati dall'Amministrazione Usa in un altro scenario.

Il Nord-Corea gioca la carta del test nuclere ( da "Manifesto, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli Stati uniti riconoscono alla Cina una posizione strategica nel Pacifico. Ora, se la Corea del Nord collassa, sarà la Cina a intervenire in qualche modo. La precedente amminictrazione Bush era ossessionata dalla potenza militare cinese, e non avrebbe mai rischiato che truppe cinesi arrivassero al 38esimo parallelo», quello che segna la frontiera di fatto tra le due Coree (

in galleria - linda de sanctis ( da "Repubblica, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: indiana ai problemi della globalizzazione e all´esigenza di diffondere la consapevolezza di certe contraddizioni, sempre utilizzando il suo linguaggio apparentemente gioioso e "facile". Julieta Aranda è messicana e vive a Berlino, e giovedì alla Galleria 1/9 propone un lavoro fatto di sculture, installazioni, fotografie, in cui il soggetto è un giornale compilato e stampato dall´

obama: una minaccia alla pace - dal corrispondente ( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: opposizione della Cina che vede nelle sanzioni una complicazione con un importante partner commerciale nella stessa area geografica. Ciò nonostante il governo di Pechino ha condannato senza mezzi termini il test nord coreano. Una condanna che è stata espressa dal ministro degli esteri cinese il quale ha parlato però di «negoziati per arrivare a risolvere la crisi»

l'iran chiude alle proposte occidentali>( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi generali della «pace e giustizia nel mondo», a partire dal disarmo nucleare globale. Tale disarmo tuttavia, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle grandi potenze, prime fra tutte gli Usa.

Nucleare. Il test in Nord Corea accolto da un coro di condanne ( da "AmericaOggi Online" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che usa i test come pedina di scambio con il resto del mondo, è già oggi il paese più isolato del globo e il suo isolamento potrebbe significativamente aumentare solo in caso di chiusura dei traffici commerciali con la Cina. Gli esperimenti, su cui Pyongyang punta per dimostrarsi a breve una potenza nucleare con cui trattare da pari a pari,

Corea del Nord, lanciati due missili a corto raggio ( da "Repubblica.it" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Corea del Nord "merita sanzioni severe e tutto il mondo le deve applicare" dice il ministro degli Esteri Franco Frattini - Dobbiamo essere uniti nella risposta se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti". (26 maggio 2009

Test nucleare Corea del Nord, ''forte condanna'' dell'Onu ( da "RomagnaOggi.it" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L'ambasciatore Usa Susan Rice ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di adottare "dure misure" contro Pyongyang. Prima della riunione gli ambasciatori dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina Francia, Gran Bretagna) si sono incontrati con i colleghi di Giappone e Corea del Sud.

Unanime il no agli esperimenti. Il regime: gli Usa restano ostili anche con la presidenza Obama ( da "Corriere.it" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia. Un atto formale a cui indirettamente in regime di Kim Jong-il ha risposto con l'annunciato lancio di due razzi a corta gittata da una propria base militare sulla costa orientale del Paese. LA RISOLUZIONE ONU - Una condanna era arrivata all'unanimità, lunedì sera,

Africa in vendita in cambio di cibo ( da "Stampaweb, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Che oggi ha i colori (e i dollari) delle autocrazie petrolifere, della Cina e dell?India, della Corea. Seul possiede già 2,3 milioni di ettari, Pechino ne ha comprati 2,1 milioni, l?Arabia Saudita 1,6, gli Emirati 1,3. Eccoli i nuovi imperi in nome dell?agrobusiness. Tecnici, amministratori, capi arrivano dall?estero;

Nord Corea, condanna da Onu e Ue ( da "Stampaweb, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Unione europea hanno preparato ad Hanoi una bozza di documento che condanna il test nucleare della Corea del Nord che costituisce una «violazione evidente» delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell?Onu e degli accordi conclusi nel corso delle trattative a sei fra le due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia.

La Corea del Nord continua la sfida lanciati due missili a corto raggio ( da "Repubblica.it" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Corea del Nord "merita sanzioni severe e tutto il mondo le deve applicare" dice il ministro degli Esteri Franco Frattini - Dobbiamo essere uniti nella risposta se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti". (26 maggio 2009

Commercio estero: export extra Ue in calo del 20% ad aprile ( da "Trend-online" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina (+8,2%). Le flessioni piu' significative verso Russia (-42,6%), Turchia (-35,7%) e Usa (-27%). Per le importazioni, le riduzioni piu' consistenti si registrano per Giappone (-44,5%), Turchia (-43,3%), Russia (-38,9%). Se si considerano i settori di attivita' economica, le diminuzioni tendenziali piu' significative delle esportazioni riguardano i prodotti petroliferi raffinati

Gruppo Giovani di Confindustria Modena : Luxottica e Tetra Pak esempio per le relazioni industriali ( da "Sestopotere.com" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rappresenta un limite per le aziende quando affrontano la concorrenza sui mercati globalizzati. Ma lo è anche nel rapporto con i dipendenti, visto il divario tra il costo del lavoro e il valore effettivamente goduto dal proprio lavoratore. Un divario ancora più problematico in tempi di crisi. Ecco allora che il recente accordo di Luxottica diventa un “

Non ha nulla da perdere Per questo oggi è pericolosa ( da "Avvenire" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Russia, Cina e Giappone), che avevano portato all'accordo del 2007 per la chiusura del reattore nucleare nordcoreano e per lo smantellamento del programma militare atomico in cambio di aiuti. Alla fine del 2008, tuttavia, i rapporti hanno nuovamente cominciato a deteriorarsi, per una pluralità di ragioni: il peggioramento delle relazioni con la Corea del Sud,

Nuovo test atomico, la Corea sfida il mondo ( da "Avvenire" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A innervosire la Cina, oltre la "tradizionale" rivalità con gli Usa, sono i propositi di Giappone ( la voce è già circolata tra le fila dei Liberaldemocratici, partito al governo) e Corea del Sud di dotarsi di armamenti nucleari per rispondere all'escalation.

Una partita di calcio da giocare a Teheran ( da "Avvenire" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con la Cina. «Gli Americani ha detto il presidente della Federcalcio iraniana, Ali Kafashian ci hanno proposto di disputare l'incontro il 10 ottobre o il 14 novembre allo stadio Azadi di Teheran». La proposta, è ancora «allo studio». Sarebbe la prima volta che la nazionale di calcio Usa si reca per una partita in Iran da quando,

La sfida dei nord-coreani ( da "Tempo, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La posizione di fermo disappunto del tradizionale alleato di Pyongyang, la Cina, che si unisce al giudizio altrettanto duro della Russia, spalanca le porte a una nuova stretta sotto forma di sanzioni. La Nato ha espresso una «ferma condanna» dei test missilistici d, definendoli azioni «irresponsabili» e «provocatorie».

Italia: caduta aprile scambi extra-Ue rallenta, bene Cina ( da "Reuters Italia" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I segnali di ripresa vengono soprattutto dalla Cina, e ne beneficia soprattutto il settore della meccanica, e dalla tenuta dei paesi Opec". Se la Cina fa eccezione con un segno più davanti alla variazione dell'export dall'Italia e l'Opec si tiene ben sotto la media con un calo del 7,8%, Stati Uniti e Russia esibiscono vistosi segni meno.

Penalisti a confronto sul diritto globalizzato ( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: isisc Penalisti a confronto sul diritto globalizzato Il prossimo anno accademico dei due corsi in Beni culturali è salvo. Il presidente della Provincia, Nicola Bono, ha provveduto a stanziare i fondi così come previsto dalla convenzione siglata tra l'Ateneo di Catania e i gestori dell'insediamento aretuseo: Comune, Provincia e consorzio Archimede.

( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Usa, Giappone e Russia. I negoziati sono andati avanti stancamente fino al loro abbandono da parte di Pyongyang poco più di un mese fa, come protesta verso la condanna da parte dell'Onu del lancio del missile-satellite del 5 aprile, e all'annuncio del proposito di ripresa dei programmi nucleari.

Gli aeroplani dai radarquando sorvolano le pale delle centrali eoliche ( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Poco nel coro di condanne offre speranza di cambiamento. La Corea del Nord usa i test come pedina di scambio con il resto del mondo; è già il Paese più isolato del globo e il suo isolamento potrebbe aumentare solo in caso di chiusura dei traffici con la Cina. Alessandra Baldini

premiate le scuole vincitrici del concorso ( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è un lavoro di indagine sulle dinamiche dell'economia mondiale, della globalizzazione e dell'immigrazione intesa come esportazione di povertà attraverso il migrante strumentalizzato dal proprio paese d'origine per importare ricchezza. Il corto racconta di una signora che, con il suo autista, percorre un lungo percorso in macchina.

CALABRIA: GIOVEDI' CONVEGNO A ROMA SULL'EMIGRAZIONE DEI CERVELLI. ( da "Asca" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: vero che i vescovi calabresi in un documento del 2000 prendevano coscienza di un'emigrazione diversa dalla Calabria, non piu' di ''braccia'' ma di ''cervelli''. E proprio a partire da questi dati il convegno si pone di analizzare questo ''movimento di persone'' e di culture in un contesto di ormai diffusa globalizzazione. com-asp/mcc/bra (Asca)

Cgil, la sfida di oggi nelle radici di ieri ( da "AprileOnline.info" del 26-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dopo decenni di mite tolleranza e convivenza con la globalizzazione, mai contrastata fino in fondo. E il sindacato, le sue battaglie e i suoi obblighi in questo passaggio economico difficile, dove cresce il precariato e il lavoro a scadenza, ben sapendo che la speranza di entrare in questa platea sociale e umana ha le sue radici nell'insegnamento passato,

Il ministro Frattini Una provocazione ( da "Stampa, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha affermato di essere «fortemente preoccupato per questa ultima attività nucleare della Corea del Nord» che ha definito una «provocazione pericolosa» e una «minaccia per la pace». «È stato - ha detto - uno schiaffo forte in faccia a Cina e Russia. La Cina era stata promotrice di un dialogo a sei che si è improvvisamente interrotto».

Globale e locale Oggi ne parla il teologo Betto ( da "Trentino" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Tema della serata sarà "Globalizzazione, risorse naturali e comunità locali". Betto ha vissuto una delle pagine più dolorose e inquietanti della storia brasiliana. Nel 1969 un gruppetto di domenicani venne arrestato dalla dittatura perché accusato di essere vicino al leader comunista Marighella.

La Corea insiste: lanciati altri due missili ( da "Trentino" del 27-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina prende le distanze dall'alleato ROMA. La Corea del Nord non si piega ai moniti di Onu, Ue e Usa e prosegue i suoi esperimenti nucleari minacciando così la Corea del Sud e il Giappone, rei di aver fatto dichiarazioni ostili e di non aderire al consenso sul negoziato internazionale per il disarmo nucleare di Ginevra.

Washington vuole nuove sanzioni ( da "Trentino" del 27-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in particolare con la Cina. Secondo Susan Rice, l'ambasciatore americano all'Onu, è prematuro dire che il Consiglio si metterà d'accordo per un inasprimento delle sanzioni benchè sia questo l'orientamento degli Stati Uniti. «Gli Usa ritengono che si sia trattato di una grave violazione della legge internazionale e una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale»

I marchi di qualità ( da "Trentino" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il capitalisnmo si globalizza concentrandosi in un monopolio di dominio economico. Probabilmente la signora Marcegaglia non sa che le leggi che regolano lo sviluppo del capitale sono sempre equivalenti sia per le piccole imprese o cooperative, come per i colossi industriali pubblici o privati.

complotti e guerra di successione l'ultima sfida di kim jong-il - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Un messaggio agli Usa" Obama spinge per una risoluzione di condanna dell´Onu, ma Russia e Cina frenano Il "monarca rosso" è reduce da un ictus. Il figlio minore Jong-un è il suo preferito FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente PECHINO - Sfidando per il secondo giorno consecutivo le condanne della comunità internazionale,

"fiducioso su opel, ma è una lotteria" - andrea tarquini ( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la proposta italiana è seria Interesse anche dalla Cina ANDREA TARQUINI dal nostro corrispondente BERLINO - E´ il momento della verità: siamo alle ore decisive per il futuro di Opel e quindi per la grande scommessa globale di Fiat. Mentre negli Usa General Motors, casa madre dello storico marchio tedesco, è a un passo dalla bancarotta, a Berlino il negoziato è alla stretta finale.

LA SFIDA è quella di internazionalizzare' le piccole e piccolissi... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La piccola dimensione non è inconciliabile con l'economia globalizzata spiega Maricristina Gherpelli, vicepresidente Industriali . Il processo può essere più complesso e impegnativo ma non impossibile». Ma secondo un terzo degli imprenditori reggiani la piccola dimensione rappresenta l'handicap principale, in ogni caso.

Nella città globale ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione". Gli interventi odierni sono di Pier Luigi Cervellati, Félix Duque, Franco Farinelli e Giovanna Franci. I lavori proseguiranno anche domani dalle 9 alle 17. Il convegno è promosso dal Laboratorio di ricerca sulla città dell'Istituto di Studi Superiori dell'Alma Mater, da Archiginnasio e Fondazione Carisbo.

Agricoltura, la storia siamo noi ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: hanno saputo resistere e adeguarsi ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione, quella di Falcineto sta invece continuando a crescere e ad espandersi, basti pensare che nel 2007 la Cooperativa ha prodotto un utile pari a quasi il totale degli utili dei primi 59 anni. Un traguardo che, precisa l'amministratore Francesco Mei, «è soprattutto un punto di partenza verso nuove sfide».

Nord Corea, lanciati altri due missili Monito Usa: ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Onu è sempre stato il nodo di fondo del Consiglio di Sicurezza che questa volta però vede la Cina piuttosto infastidita dall'azione bellicosa di Pyongyang, la quale non ha mai aderito troppo seriamente al negoziato a 6 con Usa, Russia, Giappone, Cina e Corea del Sud per sostituire con sostanziosi aiuti economici ed energetici la rinuncia al suo progetto nucleare.

washington vuole nuove sanzioni - andrea visconti ( da "Tirreno, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in particolare con la Cina. Secondo Susan Rice, l'ambasciatore americano all'Onu, è prematuro dire che il Consiglio si metterà d'accordo per un inasprimento delle sanzioni benchè sia questo l'orientamento degli Stati Uniti. «Gli Usa ritengono che si sia trattato di una grave violazione della legge internazionale e una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale»

la corea insiste: lanciati altri tre missili ( da "Tirreno, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina prende le distanze dall'alleato ROMA. La Corea del Nord non si piega ai moniti di Onu, Ue e Usa e prosegue i suoi esperimenti nucleari minacciando così la Corea del Sud e il Giappone, rei di aver fatto dichiarazioni ostili e di non aderire al consenso sul negoziato internazionale per il disarmo nucleare di Ginevra.

La Corea del Nord lancia altri missili ( da "Libertà" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». La Cina ha reso noto di aver espresso «direttamente alla Corea del Nord la sua posizione e di aver proseguito i contatti con Pyongyang, così come con tutte le parti coinvolte nei colloqui sul nucleare». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha aggiunto che Pechino ha chiesto a Pyongyang di tornare a partecipare ai colloqui.

Sanzioni: frenano Russia e Cina ( da "Libertà" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sanzioni: frenano Russia e Cina NEW YORK - Mentre il presidente Usa, Barack Obama, sentiva per telefono il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, per coordinare una reazione al test di lunedì, il Consiglio di sicurezza dell'Onu era al lavoro su una nuova risoluzione di condanna contro la Corea del Nord.

Sanzioni più dure a Pyongyang ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E Obama ha in programma una corteggiamento assiduo di Pechino: il ministro della Difesa Robert Gates sarà nel paese già nei prossimi giorni per incontri che avranno in agenda anzitutto la Corea del Nord. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN CERCA DI UNITà L'ambasciatore Usa al Palazzo di Vetro: il regime «pagherà un prezzo» Washington cerca di convincere la Cina

Mini-flessione ad aprile per le esportazioni (-0,7%) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: stanno reagendo molto bene le esportazioni verso la Cina (+8,2%) ad aprile 2009 rispetto al 2008, trascinate soprattutto dal forte incremento di macchine e apparecchi (+16,1%). Flessioni modeste per i paesi Opec (-7,8%) mentre purtroppo ancora resta debole l'export verso altri paesi extra Ue dove la crisi si è manifestata in maniera più drammatica e preoccupante: Russia (

Il minerale di ferro cala del 33% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina però contesta l'accordo e insiste nel chiedere tagli del 40% Roberto Capezzuoli Rio Tinto, secondo produttore mondiale di minerale di ferro, ha concordato con i big giapponesi dell'acciaio un calo del 33% nel prezzo delle forniture per l'anno iniziato il 1Úaprile, confermandole indiscrezioni di venerdì (si veda il Sole-

Incontinenza? Arrivail "pappagallo" portatile ( da "Secolo XIX, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La particolarità della forma, il colore e l'immagine che offre all'esterno nella versione Happi-Pi aiuta i bambini a smettere di farsi la pipi addosso e a diventare autonomi. Già presente in alcuni mercati, come quello della costa atlantica Usa e in Cina si troverà ad un prezzo tra i 7-8 euro. 27/05/2009

Conad Leclerc e Provincia promuovono l'accoglienza ( da "Secolo XIX, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: presidente de "La Fabbrica"- e di vincere la paura della globalizzazione. L'incontro con altre culture è una risorsa, dobbiamo fare di tutto perché l'accoglienza passi e vinca le resistenze. Per noi l'accoglienza di altre culture è anche una forma di terapia verso un turismo aggressivo che non porta ricchezza al territorio».

Soffre l'export: tiene la cina, crollano gli usa ( da "Secolo XIX, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: export: tiene la cina, crollano gli usa ad aprile Roma. Soffre l'export anche ad aprile, ma su base mensile il ritmo di caduta dell'interscambio commerciale dell'Italia con i Paesi extra-Ue e il saldo registra un miglioramento grazie a una frenata delle importazioni decisamente più accentuata rispetto al calo dell'export.

Il marmo sfida la concorrenza ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Contro la crescita di Cina e India le aziende puntano sulla qualità Il marmo sfida la concorrenza Sinergie per partecipare alle principali fiere internazionali A CURA DI Nicola Brillo I maggiori pericoli arrivano da Cina e India, che stanno migliorando la qualità nelle produzioni, ma le aziende del marmo veneto non si abbattono e,

La lotteria di Marchionne ( da "Manifesto, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ci è stato segnalato un interessamento dalla Cina». Dovrebbe trattarsi della Beijing Automotive Industry Corp. (Baic). Il cristiano-sociale Guttenberg si atteggia volentieri a custode dell'ortodossia liberista, per cui lo stato deve pensarci due volte prima di immischiarsi nella sorte delle aziende, e il loro fallimento «non va considerato un tabù».

Altri tre missili nordcoreani Gli Usa: ( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: proliferazione atomica Altri tre missili nordcoreani Gli Usa: «Misure severe» L'Onu si compatta: anche la Cina condanna l'«alleato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Altri tre. Dopo aver fatto esplodere lunedì un ordigno nucleare nel suo poligono sotterraneo, la Corea del Nord ha reagito a modo suo alla condanna della comunità internazionale.

Notizie inedite ( da "Tempi" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: arrivati alla cifra stratosferica di 768 miliardi di dollari di debito Usa detenuti dalla Cina; il New York Times evidenziava come l'inaugurazione della prima chiesa ortodossa in stile russo a Roma, contestuale alle felicitazioni del presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, e al suo dono di una reliquia di sant'Elena,

La Corea del Nord anche l'Onu ( da "Avvenire" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dobbiamo essere uniti nella risposta e se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti». Tutta la partita "politica" si gioca ora attorno ai due Paesi più vicini alla Corea del Nord, vale a dire Russia e Cina. Mosca si è espressa a favore di «risoluzione dura», ma ha bocciato «l'imposizione di sanzioni unilaterali».

Bolton: <È chiaro, i negoziati a sei non smuoveranno mai il regime>( da "Avvenire" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non è chiaro da dove esca la politica Usa verso Pyongyang. Quello che so è che anche i giapponesi non sanno bene chi sia il referente numero uno sulla questione a Washington. John Bolton (Reuters) «Obama è debole, servono sanzioni come quelle imposte all'Iraq nel '91. Ma la Cina vuole preservare lo status quo»

Cia di Milano e Lodi: presentato il libro "Coltivare la città" ( da "Sestopotere.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione che tutto uniforma ed omogeneizza, nella quale sicurezza e qualità sono fuori controllo, mantenere e organizzare mercati locali significa tutelare mondi che altrimenti si perderebbero, significa mantenere la biodiversità sociale e culturale e territoriale che andrebbe altrimenti perduta nell?

Birmania. Bonanni: "Nessuno faccia affar con chi sfrutta il lavoro forzato" ( da "Articolo21.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche attraverso la triangolazione con Cina e Thailandia. Alle altre imprese che fanno affari con la Birmania, pur non in violazione delle norme europee, soprattutto in questo delicato momento, la CISL chiede di interrompere tali affari perché comunque alimentano la permanenza di questa giunta militare che basa il suo potere sulle uccisioni,

CLIMA: CINA, PRONTI A COOPERARE CON USA CONTRO RISCALDAMENTO GLOBALE. ( da "Asca" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: CINA, PRONTI A COOPERARE CON USA CONTRO RISCALDAMENTO GLOBALE (ASCA-AFP) - Pechino, 27 mag - La Cina si e' detta pronta a rafforzare la propria cooperazione con gli Stati Uniti nella lotta ai cambiamenti climatici. A dichiararlo oggi il Premier cinese Wen Jiabao che ha ricevuto a Pechino il presidente della Camera dei rappresentanti americana,

Perché la Merkel dovrebbe scegliere Fiat ( da "Trend-online" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è molto concorrenziale e pienamente globalizzato, dato che ogni consumatore può scegliere in pratica tra i modelli di qualsiasi operatore di qualsiasi paese; (b) nel corso del tempo la concorrenza è riuscita a trasferire molti vantaggi ai consumatori sotto forma di dinamiche dei prezzi decisamente inferiori al tasso generale d?

Perché la Merkel dovrebbe scegliere Fiat pag.1 ( da "Trend-online" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: crisi mondiale sta accelerando notevolmente il processo di globalizzazione e porterà a molti meno gruppi automobilistici molto più grandi del passato. Non molto tempo fa Marchionne aveva dichiarato che la scala minima di un gruppo che volesse stare in maniera non problematica sul mercato mondiale era di sei milioni di veicoli, più del triplo di quelli prodotti dalla sua azienda.

San Marino , si è aperta la 38^ Conferenza Regionale di Interpol ( da "Sestopotere.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: opportunità della globalizzazione ma al contempo è consapevole delle sfide che essa comporta. La Mularoni ha ribadito l?impegno sammarinese a contrastare il riciclaggio del denaro e il terrorismo ricordando la dotazione da parte della Repubblica di una nuova legge e di nuovi organismi ed ha auspicato che attraverso l?


Articoli

Hillary Clinton. La politica della franchezza. Ritenuta "poco diplomatica" negli ambienti di Washingt (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Hillary Clinton. La politica della franchezza. Ritenuta "poco diplomatica" negli ambienti di Washingt di Marco Bardazzi 25-05-2009 WASHINGTON. Ha dichiarato praticamente morto il dialogo con la Corea del Nord, criticato il Pakistan perché troppo morbido con i talebani, e paragonato la Cina all'Iran. La franchezza che Hillary Clinton sembra aver messo al centro della propria attività di segretario di Stato contrasta con le abitudini dei predecessori e crea agitazione tra i diplomatici del dipartimento di Stato. La Clinton si sta rivelando più aggressiva di quanto non siano stati altri recenti responsabili della diplomazia americana e la circostanza solleva interrogativi a Washington. Anche perché, come sottolinea il Los Angeles Times, la Casa Bianca sembra aver messo in qualche modo il freno all'ex First Lady. C'é chi ha notato per esempio come non abbia ancora mai partecipato alle interviste Tv domenicali che di solito servono all'amministrazione in carica per mandare il proprio messaggio. David Axelrod, il consigliere politico del presidente Barack Obama, al contrario è stato inviato più volte negli show domenicali a discutere di politica estera. Il segretario di Stato ha sorpreso gli osservatori di recente definendo "implausibile, se non impossibile" il dialogo con la Corea del Nord, dopo che gli Usa per anni hanno ritenuto la collaborazione internazionale l'unica strada per controllare il programma nucleare di Pyongyang. Il governo del Pakistan non ha nascosto da parte sua l'irritazione per le critiche della Clinton alle modalità con cui ha reagito alle offensive dei talebani (il segretario di Stato ha poi lodato Islamabad quando ha alzato il livello dell'impegno militare). Di recente, poi, la Clinton ha definito "molto preoccupante" l'attivismo della Cina in America Latina, e ha paragonato le iniziative del governo di Pechino a quelle dell' Iran. Vari consiglieri del segretario di Stato, secondo indiscrezioni, le avrebbero raccomandato più cautela, ma non sarebbero stati ascoltati. I sostenitori di Hillary lodano la scelta della franchezza. "Quello che lei dice sono cose sulle quali il 99% delle persone a Washington sono d'accordo, ma non lo direbbero mai", afferma Gordon Flake, un analista specializzato sulla Corea del Nord. E fonti anonime del dipartimento di Stato, citate dal Los Angeles Times, hanno sottolineato che i metodi della Clinton stanno dando risultati, come ha dimostrato il cambio di atteggiamento del Pakistan. Ma c'é chi legge l'attivismo clintoniano in un'altra ottica: come un tentativo dell'ex First Lady ed ex avversaria elettorale di Obama di far sentire la propria voce e non lasciarsi schiacciare sulla politica estera. La Clinton deve si trova a dover contendere lo spazio in questo campo con un team di personaggi esperti e ricchi di iniziativa: il capo del Pentagono Robert Gates, il vicepresidente Joe Biden, il consigliere per la Sicurezza nazionale Jim Jones, e i due inviati speciali George Mitchell e Richard Holbrooke. "Vale la pena ingaggiare gli altri paesi direttamente sulla base di quella che è la realtà delle cose", ha detto di recente la Clinton, confermando il proprio approccio. "È quello che penso ed è la modalità con cui intendo operare". Lo staff della Clinton insiste nel sottolineare che l'ex senatrice e il presidente Obama sono in piena sintonia sui temi di politica estera, e che da parte della Casa Bianca non c'é stata alcuna indicazione di abbassare i toni. Ma c'é chi prevede che l'approccio "muscolare" di Hillary al suo ruolo al dipartimento di Stato finisca con il creare tensioni che potrebbero diventare pubbliche all'interno dell'amministrazione.

Torna all'inizio


la nuova influenza ha rilanciato il mercato dei vaccini. ecco come la paura può trasformare la pandemia in un affare miliardario - ettore livini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 25 - R2 La nuova influenza ha rilanciato il mercato dei vaccini. Ecco come la paura può trasformare la pandemia in un affare miliardario ETTORE LIVINI La recessione non abita qui. Nell´era del bio-terrorismo, delle pandemie, della rinascita di Ebola e della Tbc, la Virus Spa - arrivata sull´orlo della bancarotta solo dieci anni fa - scoppia (anche se suona paradossale) di salute. L´influenza suina, ribattezzata in chiave più politically correct H1N1, è solo l´ultimo tassello di una resurrezione annunciata: le vendite di vaccini - crollate alla fine del secondo millennio - hanno ripreso a crescere a tassi del 10-15% l´anno, arrivando già oggi a un giro d´affari vicino ai 20 miliardi l´anno. I governi, colti in contropiede dalla rinascita di questi nemici invisibili, sono tornati a incentivare la costruzione di nuovi siti produttivi (George Bush ha stanziato un miliardo di incentivi). E tutto l´indotto - dalle mascherine protettive, alla candeggina, fino ai macchinari per la disinfezione di casa - gira a mille. La spiegazione del boom, più che nei testi scientifici, va cercata nei manuali di economia: la domanda supera l´offerta. «La globalizzazione non è stata solo un volano per l´industria e i servizi - spiega Giovanni Rezza, epidemiologo dell´Istituto superiore della Sanità - . Anche i virus hanno imparato a cavalcarla alla grande». Salgono in aereo con le persone infette, viaggiano con le ondate di nuova immigrazione, mettono su casa nella carne di polli che girano mezzo mondo prima di finire sul piatto di portata. Senza bisogno di passaporti, troppo piccoli (100 volte meno di una cellula) per essere respinti alle frontiere. E prosperano. La Sars (8.400 persone infettate, 800 morti) è stato il primo campanello d´allarme nel 2002. Quattro anni dopo è arrivata l´aviaria (421 casi di contagio, 257 vittime tra gli umani, 300 milioni tra i volatili). Ma oggi l´esplosione della H1N1 fotografa una certezza: il ritorno del rischio-pandemia. «Il mondo microbiologico è in gran fermento - dice Margaret Chan, numero uno dell´Organizzazione mondiale della Sanità - . E Hiv, Sars e Aviaria non saranno le sue ultime cattive sorprese». Il problema? «Che oggi non siamo in grado di produrre vaccini per tutti», ammette candidamente Marie Paul Kiney, uno dei membri del Shoc (Strategic Health operation center), la task force di superesperti asserragliata da tre settimane nei sotterranei dell´Oms a Ginevra per gestire le strategie anti-suina a livello mondiale. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE CON UN ARTICOLO DI JOSé SARAMAGO SEGUE A PAGINA 26

Torna all'inizio


seicento delegati, 230 porti, 6 ministri così la crisi cambierà i traffici del mare - massimo minella (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina IX - Genova Si apre oggi il convegno mondiale. Per discutere di globalizzazione, tecnologia e recessione Seicento delegati, 230 porti, 6 ministri così la crisi cambierà i traffici del mare MASSIMO MINELLA Sostiene Luigi Merlo che la vetrina mondiale dei porti, che scatta oggi all´Expo´, è un´occasione senza precedenti. E fin qui, nessuna sorpresa. Il fatto è che il presidente dell´authority preferisce soffermarsi di più sulla sfida che, agli occhi del mondo portuale, Genova si appresta a giocarsi. «Quando Giovanni Novi riuscì a farsi assegnare l´organizzazione di Iaph 2009 (l´associazione internazionale che riunisce 230 porti di tutto il mondo n. d. r) si trattava di riportare in Europa, dopo 16 anni, questa grande manifestazione - spiega Merlo - Poi è arrivata la crisi, durissima per tutti quanti. E per coincidenza oggi noi saremo i primi al mondo a discutere di scenari futuri e di come organizzarsi quando la crisi sarà finita». E proprio questo è il punto. Perché le parole, come sempre, scorreranno a fiumi. Importante è capire ciò che resterà di concreto quando gli oltre seicento delegati, al termine di quattro giorni di convegno, lasceranno Genova per tornarsene sulle loro banchine. "Iaph 2009" scatta questa mattina ai Magazzini del Cotone. Si inizia con una giornata riservata agli associati e chiusa nel pomeriggio da un saluto pubblico delle istituzioni locali. Il piatto forte scatterà domani e sarà giocato su due fronti: l´Expo´ che farà da sfondo ai dibattiti di "Iaph", e palazzo Ducale, che ospiterà i sei ministri dei Trasporti dei paesi europei interessati dal collegamento Genova-Rotterdam, sotto l´egida del comune di Genova e dell´Unione Europea (registi dell´operazione sono infatti il sindaco Marta Vincenzi e il vicepresidente e commissario ai Trasporti Ue Antonio Tajani). SEGUE A PAGINA VIII

Torna all'inizio


"al governo spieghiamo perché il porto è indispensabile al paese" - aldo lampani massimo minella (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina X - Genova L´OSSERVATORIO "Al governo spieghiamo perché il porto è indispensabile al paese" Grandi Navi Veloci alla sfida del Mediterraneo nuove rotte nel 2009 Il presidente Merlo elenca le condizioni per il rilancio E davanti al Museo del Mare una mano rossa alta quattro metri. Autore: Giuliano Tomaino ALDO LAMPANI MASSIMO MINELLA (segue dalla prima di economia) Sarà un´invasione massiccia, da ogni angolo del pianeta. Un incrocio virtuoso che legherà i Magazzini del Cotone, sede di "Iaph 2009", al palazzo Ducale, teatro della firma del protocollo d´intesa sul corridoio 24 Genova-Rotterdam. Sul tavolo, temi importanti: dallo sviluppo economico alla globalizzazione, dall´ambiente alle modalità di finanziamento delle grandi opere, fino alle nuove formule gestionali delle autorità portuali. «Quando la crisi sarà superata ci si dovrà confrontare con nuovi modelli, le authority dovranno essere in grado di avere autonomia finanziaria e di governare i progetti infrastrutturali - spiega Merlo - Chi riuscirà a fare questo, sarà vincente». La verità è che Genova, finora, "questo" non è ancora riuscita a farlo. Le authority italiane, svuotate dei poteri dei vecchi Consorzi autonomi, rischiano di essere scatole vuote, senza quella forza finanziaria e gestionale che invece hanno i concorrenti del Nord Europa, ma anche della Spagna. Serve correre ai ripari, quanto prima. L´occasione è appunto l´assise internazionale dei porti, questa sorta di Onu delle banchine che ha scelto Genova per discutere di futuro. Alla firma del protocollo d´intesa dei ministri dei Trasporti europei interessati dal corridoio Genova-Rotterdam, domani pomeriggio, mancherà solo il titolare del dicastero italiano, Altero Matteoli. Al suo posto, Roberto Castelli, fresco di nomina da viceministro. «Sarà l´occasione per capire davvero il futuro di questo progetto - continua Merlo - Abbiamo assistito ad annunci, poi a rallentamenti, poi a nuove dichiarazioni. Ora aspettiamo di conoscere la verità». Anche in questo caso, sarà opportuno non perdere più altro tempo. Gli olandesi da Rotterdam arrivano già velocissimi in Germania, fra qualche anno sarà pronto il collegamento ad alta capacità con la Svizzera e quel punto la tappa successiva sarà Milano. Il Genova-Rotterdam, allora, potrebbe diventare il Milano-Rotterdam, con tanti saluti alle banchine genovesi sempre in attesa di un collegamento che porti le sue merci al di là dell´Appennino. «Io credo che ci siano tutte le condizioni per il decollo delle nostre infrastrutture - chiude Merlo - e questo contesto è ideale per raggiungere degli obiettivi. Ma è necessario accelerare su quei progetti che sono vitali per il nostro porto. Altrimenti... «.

Torna all'inizio


ecco la champions fra festa e paura - fulvio bianchi roma (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 47 - Sport Ecco la Champions fra festa e paura In arrivo da Manchester 5000 tifosi senza biglietto: Roma già blindata Mercoledì la sfida per il trofeo, Cristiano Ronaldo & C. arrivano oggi Misure eccezionali Cena per 400 vip, in tribuna ci saranno Zapatero, Re Juan Carlos e il principino William FULVIO BIANCHI ROMA Fra festa e paura. La sala operativa h24 del Viminale è già in funzione, in via Veneto gli alberghi sono blindati e sui tetti ci sono i tiratori scelti: sì, perché la finale di Champions di mercoledì, fra Manchester United e Barcellona, capita in una settimana "caldissima" per Roma. Venerdì e sabato infatti si svolgerà anche la riunione dei ministri della Giustizia e degli Interni del G8, col timore di contestazioni dei centri sociali. La Champions vuole essere occasione di festa, con la sfida ideale fra le squadre più forti d´Europa. Oggi a Roma arrivano i detentori del Manchester: Cristiano Ronaldo & C. hanno scelto un hotel cinque stelle-lusso in piazza della Repubblica. Con loro arrivano anche i primi poliziotti inglesi, ma solo da domani si vedranno i "bobby" in divisa per le vie della città. Le ultime segnalazioni dall´Inghilterra parlano di circa 5.000 tifosi pronti a viaggiare senza biglietto: e questo preoccupa non poco la polizia italiana, così come il rischio di "contatti" con la frangia ultrà della tifoseria della Roma. Antiche storie di scontri, enfatizzate dalla stampa inglese che ha descritto Roma come la "stab city", la città dei coltelli, dimenticando le colpe di una tifoseria, quella del Manchester, che nella classifica degli incidenti causati in Champions è seconda solo a quella del Chelsea. Le misure di sicurezza saranno eccezionali, gli ultimi dettagli verranno messi a punto stamani in Prefettura: alcol vietato da domani sino a giovedì, strade chiuse al traffico, caos garantito mercoledì. Il Barcellona sbarca domani, ha scelto un hotel di via Veneto, anche questo cinque stelle-lusso, suite da 3.000 euro a notte. Dalla Spagna sono annunciati 13 poliziotti, fra cui gli specialisti dei "mossos de esquadra". In arrivo anche steward da Manchester e Barcellona. A Roma, impegnati quasi 1500 agenti: massima vigilanza a Campo dei Fiori, Pantheon e piazza Navova, mercoledì sarà chiuso il ponte Duca D´Aosta, particolare attenzione anche alle feste del dopogara. I primi turisti-tifosi dei due club sono già in città: un migliaio di fans dei "red devils" si accamperanno a "Spazio Zero", un´area in viale di Tor di Quinto ribattezzata per l´occasione "Fergiefields", in onore dell´allenatore Ferguson. Domani arriva Michel Platini, giusto in tempo per ritirare dalle mani di Gianni Rivera il premio Etica nello sport all´Università di Tor Vergata. In serata cena di gala, il Celebration Party, al Campidoglio per quasi 400 ospiti: menu tipicamente romano. Della "famiglia" del calcio, mancherà solo Sepp Blatter. Soddisfatto lo staff dell´Uefa: l´Olimpico è giudicato «perfetto, con un manto erboso splendido»: il Coni ha speso 14 milioni per rimettere a nuovo lo stadio. Duecento i Paesi collegati in tv (dagli Usa alla Cina, dal Vietnam all´India) e una tribuna vip quanto mai stracolma: dalla Spagna annunciati Re Juan Carlos e il premier Zapatero. Dall´Inghilterra il principino William. A rappresentare il governo italiano era previsto Gianfranco Fini: ma adesso Silvio Berlusconi ha stravolto il protocollo, annunciando la sua presenza.

Torna all'inizio


un visionario che ama l'ironia - napoli (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 34 - Cultura UN VISIONARIO CHE AMA L´IRONIA Da venerdì l´artista della Transavanguardia espone a Napoli, la sua città Lo abbiamo intervistato "Allen Ginsberg mi ha molto sostenuto e ora ho realizzato un volume con un testo di Walcott" "Il mio lavoro non ha a che fare con il mito, ma con l´esperienza è una cosa pratica" "Nel ´75, alla mia prima personale, arrivarono solo tre visitatori: Castelli, Lichtenstein e Kosuth" NAPOLI Venerdì 29 apre al museo d´arte contemporanea di Napoli, il Madre, l´antologica «Francesco Clemente. Naufragio con spettatore 1974-2004». L´artista, che torna nella sua città natale dopo la mostra del 1983, sarà accolto come il figliol prodigo. Sarà festeggiato da amici poco noti e assai celebri: in un mix cultural mondano al vernissage si ritroveranno artisti e scrittori come Salman Rushdie, che per Napoli ha preparato un racconto inserito nel catalogo prodotto da Electa. E´ un´esposizione aperta fino al 14 settembre, divisa in otto sezioni per coprire trent´anni di dipinti, affreschi, mosaici, accesi dai rossi e dai gialli, da fantastiche visioni e dall´ossessione per il volto umano, una produzione che risente delle sue aristocratiche radici partenopee nonostante l´allontanamento del pittore dalla città: Roma, l´India, gli Stati Uniti. Il percorso segue l´evoluzione di Clemente, visto come uno dei protagonisti della Transavanguardia, come artista solitario la cui ricerca è una riflessione continua e tormentata sulla forma e sostanza delle cose, in cui cerca di riconciliare l´eredità greco- romana con la contemporaneità del presente. Prende il via dalle carte eseguite tra il 1974 e il 1979, un periodo poi definito da Clemente del «Viaggiatore napoletano». Ci sono riferimenti alla simbologia, alla mitologia classica e alle pratiche religiose con immagini arcane, forme ambivalenti, autoritratti deformati. Una sperimentazione che si ritrova anche nella tecnica pittorica utilizzata nel tempo: dall´acquerello alla pittura ad olio, dall´affresco - usato quattro anni fa per trasformare in un capolavoro due stanze del museo Madre - al mosaico. E´ un lungo viaggio artistico per il quale Clemente, arrivato ai 57 anni, non ha rimpianti. Commenta con un pizzico di ironia: «Mi viene in mente il famoso insegnamento di Alighiero Boetti: meglio rimorsi che rimpianti». La sua prima mostra personale è del 1975. Fu allestita nelle galleria di Gian Enzo Sperone. Come fu accolto dal pubblico? «Era il mese di giugno, il caldo era terribile, la città era vuota e non si presentò nessuno fuorché Leo Castelli, Roy Lichtenstein e Joseph Kosuth. Tre soli visitatori... ». Pochi anni dopo questo esordio lei si trasferì a New York. Ormai vive tra la città americana - lei è il più giovane artista al quale il Guggenheim abbia mai dedicato una retrospettiva - l´India, le città di Madras e Benares, e l´Italia. Perché questa scelta di vita con luoghi così diversi tra loro? «Mi viene in mente Salman Rushdie, che nel suo ultimo libro esplora Oriente e Occidente. In una pagina dice che non si può vedere il cerchio se non se ne esce e che la più grande tragedia non è che siamo tutti diversi ma che siamo tutti uguali». I suoi dipinti carichi di fantastiche allegorie affondano le radici in un mito che è più occidentale o orientale? «Rifiuto l´idea che il mio lavoro abbia a che fare con il mito, credo di aver a che fare con l´esperienza, quella di oggi, quella che l´ha preceduta e quella successiva. Il lavoro ha la radice nelle tecniche necessarie ad armonizzare l´esperienza. E´ una cosa pratica». In questo lavoro si sente legato ad artisti del passato come Alberto Savinio di cui illustrò la Partenza dell´argonauta? «Amo l´ironia perché è l´unico ingrediente che fa digerire al mondo contemporaneo la spiritualità. Savinio era ironico come lo era William Blake che riusciva a coniugare nelle sue opere anche il misticismo». Nel passato più recente, quali sono le amicizie più importanti? Negli anni Ottanta a New York lei ha collaborato con Basquiat, Andy Warhol... «Di nuovo devo dire Alighiero Boetti perché ha aperto la porta. Francamente i legami che mi hanno più sostenuto sono quelli con i poeti, soprattutto Allen Ginsberg. E continuo ancor oggi a corteggiare i poeti. Ho appena realizzato un volume con un testo di Derek Walcott». In questo percorso l´incontro con il gruppo della Transavanguardia è stato importante? «Le amicizie hanno contato. In Italia gli artisti hanno sempre parlato tra di loro, si sono dati battaglia. Questa è una delle cose più belle della nostra storia». Sono stati sicuramente anni «gloriosi». Come giudica invece l´attuale situazione del contemporaneo? «La povertà del mondo è una povertà di comunità e l´arte è uno degli strumenti che possono restaurare un senso comune per qualche momento. Si va avanti così... Quanto alla globalizzazione, l´unica cosa che si è globalizzato è il provincialismo». E´ sempre dell´opinione che un buon quadro si riconosce perché non se ne dimentica l´immagine? «In generale direi di si, deve essere memorizzabile... Per me sento la necessità di una cosa che non ha a che fare con la storia dell´arte ma con la presenza dell´esperienza». Perché nei suoi dipinti c´è questa presenza ossessiva del volto umano? «Non credo nell´immortalità ma nell´eterno. E il volto umano guarda sempre verso l´eterno».

Torna all'inizio


Sapessi come è strano provare a capire Milano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-24 - pag: 1 autore: MICROCOSMI Sapessi come è strano provare a capire Milano di Aldo Bonomi M ilano non è Nord-Ovest né Nord-Est. Sta lì. In mezzo alla megalopoli padana, alla città infinita che va da Torino a Trieste. Si direbbe, con il Leopardi del discorso sul costume degli italiani, che è una città "stretta". Cioè luogo emblematico della società "stretta", le élite, «i cui membri prendono stima gli uni dagli altri». Città di un primo popolo che pensa e interpreta il sentire di un secondo popolo. Partendo dalle sue ragnatele commerciali, da città "anseatica", che vanno verso Genova e lungo la via Emilia incontrano Bologna, gli Appennini e giù giù lungo il corridoio Adriatico. è in mezzo a quella orizzontalità territoriale che si incunea a Nord nell'Europa che verrà.Il grande Nord esposto ai venti della globalizzazione che bucano le Alpi. Verso Sud le sue reti arrivano al Mediterraneo, da cui l'Europa nasce. In questa città, microcosmo delle élite e macrocosmo delle reti, ti aspetteresti di trovare una visione risolutiva della crisi. Osservata da chi sta in mezzo tra il primo popolo dei flussi e ha reti nel secondo popolo dei territori, dei distretti, delle piattaforme produttive. Molti del primo popolo hanno una visione dolce della crisi. Continua u pagina 18 l'articolo prosegue in altra pagina

Torna all'inizio


DOMENICA La vendetta della geografia di Robert D. Kaplan (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-24 - pag: 1 autore: DOMENICA La vendetta della geografia di Robert D. Kaplan N e l recente ritorno del realismo la forza all'opera è la rivincita della geografia, intesa nel senso più tradizionale del termine. Ma abbracciare la geografia non significa accettarla come una forza implacabile contro cui l'umanità non può nulla. La globalizzazione, anziché cancellare l'importanza della geografia, la sta rafforzando. Articolo u pagina 29 CORBIS I colori dell'Africa. Un'ansa del fiume Luangwa, nello Zambia l'articolo prosegue in altra pagina

Torna all'inizio


La vendetta della geografia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COPERTINA data: 2009-05-24 - pag: 29 autore: A vent'anni dalla caduta del Muro, si ridisegnano le nostre mappe intellettuali. Uomini e idee influenzano gli eventi, ma la geopolitica li determina in larga misura, ora più che mai. Dopo la stagione del liberalismo armato e dei «neo- con» esportatori di democrazia, si apre l'era del pragmatismo La vendetta della geografia Già Fernand Braudel considerava il clima un fattore cruciale della storia del Mediterraneo. E Mackinder vedeva nell'Europa il risultato della lotta contro l'invasione asiatica di Robert D. Kaplan ent'anni fa, l'abbattimento del Muro di Berlino da parte delle folle festanti di tedeschi simboleggiò qualcosa V di molto più profondo della semplice caduta di un confine arbitrario. Questo evento segnò l'inizio di un ciclo intellettuale che vide tutte le divisioni – geografiche e non – come sormontabili, che usò i termini «realismo» e «pragmatismo » solo in senso spregiativo e che chiamò in causa l'umanesimo di Isaiah Berlin o leinaccettabili concessioni fatte a Hitler a Monaco per giustificare un intervento internazionale dopo l'altro. Sotto questo aspetto, il liberalismo armato e il neoconservatorismo esportatore di democrazia degli anni Novanta condividevano le medesime aspirazioni universaliste. Purtroppo, però, quando la paura di Monaco porta a fare il passo più lungo della gamba, il risultato è il Vietnam, o, nel caso attuale, l'Irak. E così è cominciata la riabilitazione del realismo, e con essa un nuovo ciclo intellettuale. Il termine «realista» viene oggi usato in segno di rispetto, mentre «neo-con» è indice di derisione. L'analogia del Vietnam ha mandato in soffitta quella di Monaco. Thomas Hobbes, che celebrava i benefici morali della paura e vedeva l'anarchia come la principale minaccia per la società, ha preso il posto di Isaiah Berlin come filosofo del ciclo attuale. Oggi l'attenzione non è rivolta tanto agli ideali universali, quanto piuttosto alle distinzioni particolari, da quelle etniche a quelle culturali e religiose. Chi sottolineava queste cose un decennio fa veniva dileggiato come «fatalista» o «determinista». Oggi viene applaudito come «pragmatista». E questa è l'idea chiave maturata negli ultimi due decenni: che al mondo ci sono cose peggiori dell'estrema tirannia, cose che in Irak siamo stati noi a provocare. Dico questo dopo aver sostenuto io stesso la guerra. Così, dopo esser stati castigati, oggi ci siamo riscoperti tutti realisti. O, perlomeno, crediamo di esserlo. Il realismo, però, è qualcosa di più della semplice opposizione a una guerra, quella in Irak, che col senno di poi sappiamo essere andata male. Realismo significa riconoscere che le relazioni internazionali sono governate da una realtà più cruda e più segnata dai limiti di quella che regola gli affari interni dei singoli paesi. Esso significa mettere l'ordine al di sopra della libertà, perché quest'ultima diventa importante soltanto dopo che il primo è già stato stabilito. Significa concentrarsi su ciò che divide l'umanità anziché su ciò che la unisce, come avrebbero invece voluto i sommi sacerdoti della globalizzazione. In breve, il realismo ha a che fare con il riconoscimento e l'accettazione di quelle forze che sfuggono al nostro controllo e che pongono dei limiti all'azione umana: la cultura, la tradizione, la storia, le cupe maree di passionalità che giacciono immediatamente sotto alla sottile patina di civilizzazione. Da qui emerge quella che, per i realisti, è la domanda centrale negli affari esteri: chi può fare che cosa a chi? E fra tutte le spiacevoli verità in cui il realismo è radicato, la più sgradevole, la più brusca e la più deterministica di tutte è la geografia. Di fatto, la forza all'opera nel recente ritorno del realismo è la rivincita della geografia, intesa nel senso più tradizionale del termine. Nel Settecento e nell'Ottocento, prima dell'avvento della scienza politica come una materia accademica autonoma, la geografia era una disciplina onorata – anche se non sempre formalizzata –nella quale politica, cultura ed economia venivano spesso pensate in riferimento alle carte orografiche. Così, nell'età vittoriana e in quella edoardiana, la realtà fondamentale era costituita dalle montagne, dalle pianure e dagli uomini che su di esse nascevano, mentre le idee, per quanto nobili potessero essere, erano soltanto un aspetto secondario. Ciononostante, abbracciare la geografia non significa accettarla come una forza implacabile contro cui l'umanità non può nulla. Essa, piuttosto, serve a limitare la libertà umana e la facoltà di scelta con un pizzico di accettazione del fato. Ciò è tanto più importante oggi, in quanto la globalizzazione, anziché cancellare l'importanza della geografia, la sta rafforzando. I mezzi di comunicazione di massa e l'integrazione economica stanno indebolendo molti Stati, mettendo a nudo un mondo hobbesiano di piccole regioni litigiose. Al loro interno, le fonti di identità locale, etnica e religiosa si stanno riaffermando; e dato che esse risultano ancorate a specifici terreni, il modo migliore per spiegarle consiste nel fare riferimento alla geografia. Come sono le faglie a determinare i terremoti, così il futuro politico sarà definito da conflitti e instabilità segnati da un'analoga logica geografica. Lo sconvolgimento generato dall'attuale crisi economica viene poi a rafforzare ulteriormente l'importanza della geografia, in quanto indebolisce l'ordine sociale e gli altri prodotti della civiltà umana lasciando, come uniche strutture di contenimento, le frontiere naturali del globo. Così, anche noi dobbiamo ritornare alle mappe e, in particolare, a quelle che chiamo le «zone frantumate» dell'Eurasia. Dobbiamo riprendere quei pensatori che hanno dimostrato di conoscere meglio il territorio. E dobbiamo aggiornare le loro teorie per prepararci alla rivincita della geografia nella nostra epoca. Se vogliamo comprendere le idee della geografia, dobbiamo andare a cercare quei pensatori che provocano un profondo disagio negli umanisti liberali, quegli autori che pensavano che le mappe determinassero quasi ogni cosa, lasciando ben poco spazio alla libertà d'azione dell'uomo. Una di queste persone è lo storico francese Fernand Braudel, che nel 1949 pubblicò Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II. Portando la demografia e la natura stessa nel cuore della storia, Braudel contribuì a ridare alla geografia il posto che le competeva. Nella sua lettura della storia, ci sono delle forze ambientali permanenti che conducono a tendenze storiche durevoli, le quali, a loro volta, predispongono l'insorgere di eventi politici e guerre regionali. Secondo Braudel, per esempio, erano state la povertà e la precarietà dei terreni coltivabili attorno al bacino del Mediterraneo, unite a un clima instabile e spesso flagellato dalla siccità, a spingere gli antichi greci e romani nelle loro conquiste. In altre parole, la nostra convinzione di avere il controllo sui nostri destini è solo un'illusione. Per comprendere le attuali sfide poste dal cambiamento climatico, dal riscaldamento dell'Artico e dalla scarsità di risorse come il petrolio e l'acqua, dobbiamo riprendere in mano l'interpretazione ambientale degli eventi sviluppata da Braudel. Così, allo stesso modo, dobbiamo anche riprendere in esame la considerazione strategica del mare aperto elaborata da Alfred Thayer Mahan, un capitano di vascello statunitense autore de L'influenza del potere marittimo sulla storia, 1660-1783. Vedendo il mare come il grande «spazio comune» della civiltà, Mahan pensava che la potenza navale fosse sempre stata il fattore decisivo nelle lotte politiche globali. Fu proprio Mahan, nel 1902, a coniare il termine «Medio Oriente» per indicare quell'area tra l'Arabia e l'India che rivestiva una particolare importanza per la strategia navale. Di fatto, Mahan considerava gli oceani Pacifico e Indiano come i cardini del destino geopolitico del mondo, in quanto avrebbero consentito a una nazione marittima di proiettare la propria potenza tutto attorno ai confini dell'Eurasia e, quindi, di avere un influsso sugli sviluppi politici fin nelle profondità dell'Asia centrale. Il pensiero di Mahan ci aiuta a capire perché l'Oceano Indiano sarà il cuore dellasfida geopolitica nel XXI secolo ( e anche perché il suo libro è oggi così di moda fra gli strateghi cinesi e indiani). In modo simile, lo stratega olandese-americano Nicholas Spykman vedeva le coste degli oceani Pacifico e Indiano come le chiavi per il predominio in Eurasia e come i mezzi naturali per tenere sotto scacco la potenza terrestre della Russia. Prima di morire nel 1943, mentre gli Stati Uniti stavano combattendo contro la potenza nipponica, Spykman predisse l'ascesa della Cina e la conseguente neces-sità, per gli Stati Uniti, di difendere il Giappone. E anche se gli Stati Uniti stavano lottando per liberare l'Europa, Spykman li mise in guardia avvertendoli che l'emergere, dopo la guerra, di una potenza europea unificata si sarebbe infine dimostrato contrario ai loro interessi. A tanto giungono le previsioni del determinismo geografico. Forse, però, la guida più significativa per comprendere la rivincita della geografia è il padre della geopolitica moderna, sir Halford J. Mackinder, che è famoso non per un libro ma per un singolo articolo, «Il perno geografico della storia», che ha avuto origine da una conferenza tenuta nel 1904 per la Royal Geographical Society di Londra. L'opera di Mackinder costituisce l'archetipo della disciplina geografica, il cui tema viene da lui efficacemente riassunto in questi termini: «è l'uomo, e non la natura, a dare inizio ai processi storici, ma è la natura, in larga misura, a controllarli». La sua tesi è che la Russia, l'Europa orientale e l'Asia centrale sono il «perno» attorno a cui ruota il destino del predominio mondiale. In un libro successivo, avrebbe indicato quest'area eurasiatica come la «heartland», il cuore del mondo. Attorno a quest'area ci sono quattro regioni «marginali» del continente eurasiatico che corrispondono alle quattro grandi religioni; e questa corrispondenza, secondo Mackinder, non è un caso, in quanto ai suoi occhi anche la fede è meramente subordinata alla geografia. Ci sono due «terre monsoniche»: una a est, perlopiù lungo le rive del Pacifico, che è la patria del buddhismo; l'altra a sud, di fronte all'Oceano Indiano, che è la patria dell'induismo. La terza regione marginale è l'Europa, che è bagnata a ovest dall'Atlantico ed è la patria del cristianesimo. Ma la più fragile delle quattro regioni marginali è il Medio Oriente, la patria dell'islam, «povera d'acqua per la prossimità con l'Africa» e per la maggior parte «scarsamente popolata» (nel 1904, all'epoca della conferenza). Questa carta orografica dell'Eurasia, e gli eventi che si stavano svolgendo su di essa all'alba del XX secolo, costituiscono l'argomento delle riflessioni di Mackinder, e la frase d'apertura lascia già presagire la loro portata: «Quando, in un remoto futuro, gli storici guarderanno il gruppo di secoli che stiamo attraversando e li vedranno ridotti in uno scorcio prospettico, come noi oggi vediamo le dinastie egizie, essi forse descriveranno gli ultimi quattrocento anni come l'epoca colombiana, ponendo la sua fine a poco dopo il 1900». Continua u pagina 39 l'articolo prosegue in altra pagina

Torna all'inizio


La crisi spegne la luce ma inquina di più (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 10 La crisi spegne la luce ma inquina di più G8 ENERGIA NEL 2009 CONSUMI ELETTRICI -3,5%. SCENDONO GLI INVESTIMENTI PER LE FONTI PULITE' di ALESSANDRO FARRUGGIA ROMA LA CRISI ECONOMICA rischia di tradursi in un ulteriore colpo agli sforzi internazionali di contenimento dei gas serra. A sostenerlo è un documento preparato dall'Agenzia internazionale dell'energia per il G8 energia che si è aperto ieri a Roma alla presenza di 23 ministri. La crisi, spiega il rapporto, nel 2009 causerà una riduzione dei consumi elettrici del 3,5% e quindi emissioni di gas serra (che in larga parte sono causate dalla combustione di fonti fossili) più basse, ma sul medio termine potrebbe invece portare ad emissioni più alte. «Prezzi bassi dell'energia fossile e difficoltà finanziarie spiega l'Aie potrebbero portare a meno investimenti nelle tecnologie per energia pulita» a beneficio del carbone (che fino a quando non sarà operativa la tecnologia Ccs emette quasi il doppio Co2 rispetto al metano) e delle altre fonti fossili. L'Aie stima che nel 2009 la riduzione degli investimenti in rinnovabili sarà del 38%. Quello che serve è mantenere il prezzo del petrolio stabilmente in una fascia ideale' perché non sia tanto alto da frenare l'uscita dalla crisi come ha sottolineato il segretario all'energia Steven Chu nè tanto basso da rallentare gli investimenti delle aziende. «Perché un prezzo basso del petrolio ha sottolineato il ministro Scajola è di aiuto sul fronte della crisi ma frena gli investimenti». E' d'accordo l'Eni: il presidente Roberto Poli ha indicato ai ministri del G8 che «un prezzo ragionevole del petrolio» si colloca fra i 60 e i 70 dollari al barile. Il pressing delle aziende sui governi è anche sul fronte delle regole e degli incentivi. Lo sottolinea l'ad di Enel, Fulvio Conti: per rispondere alla crisi è necessario «adottare misure che facilitino ed incoraggino gli investimenti nel settore». INTANTO IERI Scajola e i rappresentanti di Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, Corea, Messico, Russia, Gran Bretagna, Usa e il Commissario Ue all'Energia, Andris Piebalgs, hanno siglato l'Ipeec, una partnership internazionale per la cooperazione nell'efficienza energetica. «L'accordo ha commentato Scajola è essenziale per far fronte alla crisi economica e combattere il cambiamento climatico».

Torna all'inizio


Un'altra globalizzazione oltre la crisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: INTERSEZIONI FESTIVAL ECONOMIA data: 2009-05-24 - pag: 39 autore: Festival dell'economia Un'altra globalizzazione oltre la crisi D al 29 maggio al 1Úgiugno si svolgerà la quarta edizione del Festival dell'Economia di Trento. Economisti, giuristi, imprenditori, manager, politici, sociologi, editori, giornalisti si confronteranno sul tema «Identità e crisi globale». Come osserva il direttore scientifico del Festival, Tito Boeri, «la lezione peggiore e più pericolosa da trarre da questa crisi è che essa sia figlia della globalizzazione e che quindi per evitarne una nuova occorra rendere le nostre comunità un po' più chiuse ». Si tratta invece di combinare i due temi ponendosi il e quali siano davvero state le cause scatenanti la crisi. Ne discuteranno Premi Nobel per l'Economia come George Akerlof, che spiegherà quanto spesso decisioni importanti siano ispirate dagli "animal spirits", e James Heckman, che proverà a dilemma se le identità locali possano conciliarsi con una identità globali, spiegare come economia e psicologia siano le chiavi per comprendere la nostra identità e personalità. Ci saranno poi Tyler Cowen, docente di Economia alla George Mason University, editorialista economico per il «New York Times» e autore di uno tra i più visitati e autorevoli blog del pianeta, Alberto Alesina, docente di Economia a Harvard, che parlerà delle dimensioni ottimali delle nazioni dal punto di vista economico: meglio i paesi composti da 11mila persone e nazioni come la Cina con più di un miliardo e 300 milioni CORBIS di abitanti? E poi Roland Benabou, docente di Economia e affari pubblici alla Princeton University, che parlerà di scelte collettive e formazione di bolle speculative e crolli dei mercati borsistici. Anne Krueger, docente di Economia internazionale alla Johns Hopkins a Washington che dopo essere stataai vertici del Fondo monetario internazionale disegnerà scenari del mondo dopo la crisi. Edward L. Glaeser, docente di Economia all'Harvard University,metterà in evidenza come le nostre conoscenze riflettono l'influenza dei nostri vicini, e come quell'influenza spesso ci induce in errore, primo fra tutti la credenza sui pericoli di diversi gruppi etnici. E poi ancora tra gli altri, Giuseppe De Rita, Gian Arturo Ferrari, Lucio Caracciolo, Carlo Petrini, Giuliano Amato, Giampaolo Fabris, Innocenzo Cipolletta, Luca Cordero di Montezemolo, Fabrizio Galimberti, Alessandro Barbero, Diego Della Valle, Federico Rampini, Francesco Giavazzi, Tommaso Padoa- Schioppa, Enrico Letta. In un programma ricchissimo, che prevede eventi collaterali altrettanto coinvolgenti del programma di incontri. In queste pagine anticipiamo il discorso di Ferrari e proponiamo alcune riflessioni dei collaboratori del «Sole 24 Ore Domenica » sui temi del Festival. © RIPRODUZIONE RISERVATA http://2009.festivaleconomia.eu/ Snobismo bio? La first Lady Michelle Obama nel giardino della Casa Bianca, mentre pianta alcuni ortaggi con l'aiuto delle alunne di una scuola elementare di Washington

Torna all'inizio


WASHINGTON I DIPLOMATICI gay statunitensi riceveranno presto gli... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ESTERI pag. 19 WASHINGTON I DIPLOMATICI gay statunitensi riceveranno presto gli... WASHINGTON I DIPLOMATICI gay statunitensi riceveranno presto gli stessi benefici di cui godono i loro colleghi eterosessuali, compreso il passaporto diplomatico ai loro partner e la copertura delle spese di viaggio per questi ultimi. Lo ha deciso il segretario di Stato Hillary Clinton, che secondo fonti del Dipartimento di Stato citate dal «Washington Post» renderà pubblica la direttiva nei prossimi giorni. In un memorandum che sarà distribuito ai dipendenti del Dipartimento di Stato, anticipato da vari organi d'informazione, la Clinton afferma che garantire i benefici solo alle famiglie di diplomatici eterosessuali «è ingiusto e deve finire». I diplomatici gay avranno d'ora in poi la possibilità di garantire al partner una vasta gamma di servizi previsti dal governo statunitense per la propria diplomazia, compreso l'accesso alle strutture mediche americane all'estero, e l'inserimento nelle liste delle evacuazioni di emergenza da zone a rischio. L'AMMINISTRAZIONE Bush aveva già dato la possibilità ai partner di diplomatici gay di prender parte agli addestramenti previsti per il corpo diplomatico e di accedere ad altri servizi, ma aveva opposto resistenza a un'equiparazione completa tra coppie omosessuali e famiglie di diplomatici eterosessuali. MA L'INTENSA azione politica di Hillary solleva anche interrogativi polemici negli ambienti diplomatici. Ad esempio, il segretario di Stato ha di recente sorpreso gli osservatori definendo «implausibile, se non impossibile» il dialogo con la Corea del Nord, dopo che gli Usa per anni hanno ritenuto la collaborazione internazionale l'unica strada per controllare il programma nucleare di Pyongyang. Il governo del Pakistan non ha nascosto da parte sua l'irritazione per le critiche della Clinton alle modalità con cui ha reagito alle offensive dei talebani. Di recente, poi, la Clinton ha definito «molto preoccupante» l'attivismo della Cina in America Latina, e ha paragonato le iniziative del governo di Pechino a quelle dell'Iran. Vari consiglieri del segretario di Stato, secondo le indiscrezioni, le avrebbero raccomandato più cautela, ma senza successo. AL CONTRARIO, i sostenitori di Hillary lodano la scelta della franchezza. «Quello che lei dice sono cose sulle quale il 99% delle persone a Washington sono d'accordo, ma non lo direbbero mai», afferma Gordon Flake, un analista specializzato sulla Corea del Nord.

Torna all'inizio


Dai cellulari al software libero I meriti del Parlamento europeo (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Politica data: 25/05/2009 - pag: 15 Verso il voto Le Europee / I temi Dai cellulari al software libero I meriti del Parlamento europeo Le prossime sfide saranno sulla finanza e l'immigrazione DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES Difesa dell'ambiente, del modello sociale europeo e delle minoranze. Controlli anti-crisi sulla speculazione finanziaria. Accesso alla musica via Internet e al software. I rischi per la salute provocati dall'agricoltura intensiva o dai telefoni cellulari. Perfino il pericolo di attacchi batteriologici e con la «bomba sporca». Sono questi alcuni dei molti temi su cui il nuovo Europarlamento, che verrà espresso dalle elezioni del 4-7 giugno prossimi, ha in programma di intervenire con decisioni destinate a incidere sulla vita quotidiana di circa 500 milioni di abitanti. Nei 27 Paesi membri dell'Ue si moltiplicano così gli appelli ad andare a votare per farsi rappresentare adeguatamente nell'unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, che può riequilibrare dalla loro parte i poteri del Consiglio dei governi e degli euroburocrati della Commissione europea. Nella legislatura conclusa gli eurodeputati pur spesso criticati per la sudditanza alle lobby potenti, per i privilegi e per l'assenteismo hanno dimostrato di poter fare molto per la collettività. Hanno ridimensionato la direttiva Bolkestein, che intendeva iperliberalizzare perfino nei servizi pubblici e introdurre una concorrenza con salari al ribasso. Hanno approvato riduzioni delle tariffe dei telefoni cellulari e degli sms tra i Paesi membri. Hanno appoggiato il movimento del software libero, composto da piccole imprese e organismi giovanili, respingendo norme sostenute dalle multinazionali dell'informatica. Hanno vietato i prodotti derivati dalle foche per fermare il massacro di questi animali. Hanno ridotto l'uso dei pesticidi in agricoltura. Hanno evitato l'affossamento del regolamento Reach, che tutelerà la salute umana e l'ambiente dalle sostanze chimiche usate nei prodotti in commercio, sia pure accettando dilazioni e compromessi pretesi dalle industrie del settore. Per la prima volta hanno bocciato un commissario, Rocco Buttiglione, dimostrando che le nomine Ue non sono più un'esclusiva dei governi. La commissione parlamentare sulle illegalità del servizio segreto Cia in Europa ha rivelato gravi violazioni Usa dei diritti umani e ha sollecitato una maggiore protezione dei cittadini e della loro privacy. Nella prossima legislatura sono in programma interventi per evitare nuove crisi finanziarie. Regole e controlli seri dovrebbero venire imposti alle banche, ai fondi speculativi e alle agenzie di rating per tutelare i risparmiatori. Molti gruppi politici annunciano proposte sull'occupazione e il welfare improntate sul modello sociale europeo, rilanciato dal tracollo dell'economia Usa. Un duro scontro è atteso sull'orario massimo di lavoro, che lobby britanniche e di altri Paesi nordici vorrebbero far estendere da 48 a 60-65 ore settimanali. Gli eurodeputati devono controllare l'enorme massa di denaro pubblico gestito dalle banche comunitarie Bce di Francoforte e Bei di Lussemburgo. Va seguita la progressiva attuazione entro il 2020 dell'impegno Ue di ridurre del 20% l'emissione di gas inquinanti, migliorare del 20% l'efficienza energetica e portare le energie rinnovabili al 20% del totale. C'è da convincere i grandi inquinatori mondiali (Stati Uniti, Cina, India) a condividere la linea europea sull'ambiente. Nuove misure dovrebbero limitare l'inquinamento provocato dalle coltivazioni e dagli allevamenti intensivi garantendo i consumatori anche dall'avanzata del «cibo spazzatura» e degli ogm. Verrà verificata l'attuazione del Reach, intervenendo qualora le concessioni alle industrie chimiche risultassero eccessive. Negli emicicli di Bruxelles e Strasburgo si punta a fermare il traffico di esseri umani e le tragedie provocate dall'afflusso di immigrati illegali verso l'Ue. Il sistema europeo Frontex dovrebbe essere potenziato per difendere le frontiere comunitarie introducendo la collaborazione tra i Paesi Ue del Mediterraneo in prima linea e gli altri Stati membri (dove i clandestini potrebbero trasferirsi). Interventi sono annunciati sul diritto di asilo e sulla protezione dei minori anche dalla pedofilia via Internet. Va definito un quadro di difesa dell'Ue da attacchi nucleari, batteriologici, chimici e dalla «bomba sporca» con componenti radioattive. L'Europarlamento vedrà aumentare ulteriormente i suoi poteri co-decisionali con il Consiglio dei governi, se il secondo referendum in Irlanda sul Trattato di Lisbona sbloccherà l'entrata in vigore delle riforme sul funzionamento dell'Ue. Anche le nomine del presidente e del responsabile degli Esteri stabili del Consiglio dei governi (ora guidato dalle presidenze nazionali semestrali) verrebbero approvate dall'Assemblea comunitaria. Ivo Caizzi Presidente Il portoghese José Barroso, capo della Commissione Ue (Epa)

Torna all'inizio


Subodh Gupta (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Subodh Gupta Artista Subodh Gupta Nasce nel 1964 in Bihar, una delle regioni più povere del continente indiano. Vive attualmente a New Delhi, città nella quale si trasferisce immediatamente dopo gli studi. Il percorso dell'artista, dalla campagna alla città, è allegorico dell'India di oggi dove la dimensione rurale del villaggio viene velocemente erosa dalla cultura cosmopolita: le città mutano in megalopoli, la middle class scalpitante e in continua espansione incentiva caldamente la globalizzazione. L'arte di Gupta si colloca consapevolmente in questo momento di transizione: gli utensili in scintillante acciaio inox utilizzati nelle sue opere divengono emblemi, icone che, con straordinaria semplicità, codificano la complessità socio-economica oltre che culturale dell'India contemporanea, riflettendo il cortocircuito in atto tra cultura arcaica e moderna, tra tradizioni e cambiamento. Eclettico, stravagante e poliedrico Gupta si muove disinvoltamente dal campo della pittura a quelli della scultura e del video, facendo tesoro del suo passato di attore teatrale. Nel 2009 è presenta a Steellife a Triennale di Milano PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 25 maggio 2009 in: Artisti creativi: scultura » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

Torna all'inizio


Adulti, ferie globetrotter per studiare una lingua (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: ECONOMIA E IMPRESE LAVORO E C data: 2009-05-25 - pag: 20 autore: Opportunità all'estero/1. Si amplia l'offerta formativa riservata agli over 30 Adulti, ferie «globetrotter» per studiare una lingua I corsi variano dalle due alle otto settimane in classi fino a 15 allievi PAGINA A CURA DI Monica Conforti Globalizzazione o no, la conoscenza di una lingua è quasi un obbligo e nel tempo anche il livello di preparazione si è notevolmente alzato. In risposta a questa diffusa esigenza si sta ampliando l'offerta formativa, con tanto di corsi diurni e serali per adulti e lezioni private impartite da insegnanti madrelingua. Gli adulti, in particolare, tornano sui banchi per meglio adeguarsi alle pressanti esigenze del mercato. Sono sempre più richiesti i certificati internazionali che molte scuole di lingue rilasciano sulla base di programmi (ed esami) simili in tutto il mondo. Certificazioni che rappresentano un prezioso arricchimento di ogni curriculum e che in genere sono accompagnate da un punteggio che specifica con precisione il livello al quale è giunto lo "studente". Due esigenze Tutto diventa più facile se si riesce a conciliare lo studio con una vacanza e può essere una buona idea riservare una parte delle proprie ferie allo studio e all'aggiornamento. Oltretutto, le scuole sorgono spesso in località di grande interesse turistico, rendendo così semplice unire relax e apprendimento. Ad esempio, per chi anche d'estate ama lavita metropolitana, c'è un'ampia scelta di corsi in grandi capitali europee, quali Londra, Berlino, Madrid e Parigi. Qui si potranno alternare le lezioni a pause dedicate alla cultura tra musei e monumenti, allo shopping e alla scoperta del way of life di ogni città (tutte occasioni per prendere sempre maggior confidenza con la lingua che si sta studiando). Se invece non si riesce a farea meno del mare, il Mediterraneo offre una destinazione come Malta, dove sono da tempo in funzione ottime scuole.Nell'isola sarà forse più difficile trovare corsi per specifiche esigenze lavorative, ma se lo scopo è soprattutto migliorare l'inglese nei suoi aspetti generali, il livello di insegnamento non teme confronti con quello impartito in località più "tradizionali". Diverse anche le opportunità per studiare una lingua dall'altra parte del mondo: New York, l'Australia, la Cina e il Giappone sono mete molto apprezzate soprattutto dai manager alla ricerca contemporaneamente di scuole importanti e vacanze high level. Le proposte – come emerge dai cataloghi dei maggiori operatori del settore – sono variegate, con un'enorme possibilità di scelta: sono infatti disponibili pacchetti di varie settimane con sistemazione in famiglia, hotel, campus e perfino direttamente a casa dell'insegnante per una reale full immersion. «A dispetto della crisi globale che affligge il Paese – spiega Roberta Pacchetti, consulente per i corsi di lingue per adulti di Cocktail – sembra che la richiesta da parte di adulti per una vacanza combinata a un corso di lingua tenga le proprie posizioni, se non addirittura riveli una crescita, seppur contenuta». Il tutto è considerato come investimento per il futuro non solo per i ragazzi in età scolare, ma anche per gli adulti. «Molto richiesti negli ultimi tempi dai giovani fra i 20 e i 26 anni, sono i corsi abbinato a un lavoro (per le opportunità di lavoro estivo si veda la pagina a fianco, n.d.r.) – prosegue Roberta Pacchetti –. Il nostro compito in questi casi è trovare un'occupazione che, oltre ad ammortizzare le spese dello studente, possa conciliarsi con le ore di studio. In ogni caso anche le ore di lavoro si rivelano utilissime per l'apprendimento». Durata e sistemazioni La durata dei corsi varia a seconda del tempo che ogni singolo ha a disposizione: si va dalle due alle otto settimane (ma il periodo più breve va per la maggiore) con un impegno quotidiano di quattro o sei ore di studio in classi che possono essere composte da cinque a 15 allievia seconda del livello o del tipo d'insegnamento. E, visto che per un adulto è necessaria una maggiore libertà di movimento e autonomia, gli operatori elencano sistemazioni in bed & breakfast, in hotel (su richiesta), oltre a quella in famiglia o addirittura a casa dello stesso insegnante. Per i più giovani, college e campus (negli Stati Uniti) sono la soluzione ideale poiché consentono una facile socializzazione e assicurano la partecipazione ad attività sportive e ricreative. Grande attenzione è prestata alla selezione delle famiglie, anche se l'organizzatore del programma dev'essere comunque in grado di intervenire e proporre soluzioni alternative in caso di convivenze problematiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


LA FORZA CRESCENTE DELL'EURO (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 2 autore: LA FORZA CRESCENTE DELL'EURO Parte dalla Russia la sfida al dollaro Ha solo dieci anni di vita, ma ha già una costituzione robusta. Tanto da apparire destinato a un futuro brillante, erodendo spazi al mitico "biglietto verde": la quota dell'euro nelle riserve ufficiali mondiali è salita da meno del 18 al 26,5 per cento. In Russia, nelle scorse settimane, è diventato la prima valuta di composizione delle riserve. Stessa cosa potrebbe presto accadere nei paesi arabi del Golfo e presso altri produttori petroliferi, mentre la Cina appare destinata a seguire la stessa via. Wolfgang MÜnchau lo scorso anno sul Financial Times preconizzava addirittura la sostituzione del dollaro. «Se il mondo, da qui al 2012, deciderà che le scorte in valuta Usa detenute dalle banche centrali e dai fondi sovrani sono eccessive – afferma Norbert Walter, capo economista della Deutsche Bank – si rivolgerà all'euro per diversificarle, a prescindere da quanto avverrà nell'economia europea, e questo si tradurrà in un aumento della domanda di euro e, quindi, nella sua rivalutazione. Non sono pessimista riguardo al dollaro: sono del tutto convinto della qualità delle doti imprenditoriali della società Usa, quindi nel lungo periodo mi aspetto che il dollaro torni a un valore adeguato, cioè a un cambio con l'euro a 1,10 circa. Anche se ciò non accadrà prima del 2015».

Torna all'inizio


Una svolta fondamentale per la ripresa (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere Economia sezione: Pubblicita' data: 25/05/2009 - pag: 14 IL PUNTO DEI MERCATI, DI VITTORIO GAUDIO* Una svolta fondamentale per la ripresa Dopo il minimo del 6 marzo scorso Wall Street ha ricominciato a crescere C on ogni probabilità, la data di venerdì 6 marzo 2009 passerà nei testi di storia economica per avere rappresentato un radicale ' punto di svolta' nell'evoluzione dei mercati finanziari globali. Nelle settimane precedenti a tale data, le Borse di tutto il mondo si erano avvitate in una corsa al ribasso apparentemente senza fine, provocando ondate di pessimismo sulle sorti del sistema finanziario e delle economie, e rendendo il compito sin troppo facile a chi volesse ogni giorno individuare nuovi motivi di sconforto. Questo accadeva, nonostante nel frattempo potenti medicine fossero state iniettate nel corpo dei mercati: il piano Obama e i piani del T esoro USA, gli stimoli infrastrutturali in Cina, l'aggressività non convenzionale della Federal Reserve e di altre Banche centrali. Nessuna reazione. Poi improvvisamente, la notiziamiccia: alcune grandi banche internazionali stanno facendo profitti da inizio 2009, nonostante i titoli tossici, le Borse, il calo delle commissioni, l'ingessamento del credito, la fuga dei talenti, e via dicendo. Dal livello ' diabolico' di 666 dell'indice S& P 500 di W all Street, che quel venerdì 6 marzo ha fatto toccare il punto minimo per la Borsa americana, si è innescato un rialzo straordinario di quasi 40 punti percen-- tuali, il miglior ' rally' su base bimestrale dagli anni T renta, del secolo scorso. Questo improvviso cambiamento di umore è legato alle leggi arcane della Borsa: il mercato vede il suo minimo quando il pessimismo imperante ha portato anche l'ultimo venditore a liquidare le posizioni. Da quel momento, le quotazioni azionarie possono ripartire da nuove e più solide basi. A dimostrazione dell'ormai strettissima correlazione tra psicologia dei mercati e clima economico, la progressione positiva dei listini sta conducendo a una maggiore fiducia anche sulle prospettive dell'economia reale per i prossimi trimestri. Ci sembra quindi ragionevole affermare che il ' livello 666' sia il minimo di questo ciclo borsistico, non più ripetibile, a meno di situazioni catastrofiche ed esogene ai mercati. Le Borse resteranno, certo, volatili e potranno vivere anche situazioni di rintracciamento nei prossimi mesi: tuttavia, se il punto di svolta è ormai alle nostre spalle, queste correzioni si presenteranno al risparmiatore come occasioni preziose per approfittare del ' bull market' prossimo venturo. * Responsabile gestione Patrimoni di Mediolanum

Torna all'inizio


ia emilia (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere Economia sezione: Pubblicita' data: 25/05/2009 - pag: 34 informazione pubblicitaria Le eccellenze della ia emilia V Il parere di Marcello Masi - imprenditore che fotografa la situazione del settore siderurgico internazionale >> Marcello Masi, presidente del Gruppo Finmasi, oltre ad essere un imprenditore multisettore è un'autorità nel settore dell'acciaio; dal 1994 al 2006 ha guidato l'Assofermet, di cui oggi ricopre la carica di presidente ad honorem, dal 1994 al 2000 è stato membro del Comitato Consultivo Ceca, inoltre ha ricoperto la carica di membro dell'Osservatorio Siderurgico del Ministero dell' Industria Italiano e di membro del Board di Confcommercio. La storia della siderurgia mondiale - osserva Masi - ha abituato gli addetti ai lavori a ciclicità ricorrenti che hanno sempre seguito gli alti e bassi della congiuntura mondiale; il settore siderurgico fin dagli anni 70 è stato interessato da forti piani espansionistici cui hanno fatto seguito ristrutturazioni con conseguenze pesanti sull'occupazione nei paesi europei, poi ancora privatizzazioni avviate negli anni 90 in un contesto dove la globalizzazione ha sempre influito fortemente su prezzi, politiche e strategie. All'inizio dell'anno 2004 la siderurgia mondiale ha registrato un'espansione senza precedenti trainata in primis dai cosiddetti paesi emergenti il cui fabbisogno crescente di acciaio ne aveva fatto incrementare la produzione fino a sfiorare il miliardo e quattrocento milioni di tonnellate. Un aumento vertiginoso se confrontato a quello a cui il settore era abituato negli ultimi venticinque anni. I prezzi dei prodotti siderurgici ne hanno risentito fortemente passando da poco più di 350 USD la tonnellata di fine 2003 a oltre 1200 USD di luglio 2008. Dopo questo periodo d'oro, lo scoppio della bolla finanziaria. Questa ha avuto riflessi pesantissimi sulla siderurgia mondiale; la domanda ha avuto contrazioni superiori al 50% con interi settori praticamente fermi. Oggi le acciaierie sono state costrette a tagliare drasticamente le produzioni con cali che in Europa superano il 40 %; i prezzi sono crollati e comparabili a quelli registrati nel corso dell'anno 2003. In Italia la situazione non è certo migliore; l'industria metalmeccanica nel suo complesso mostra un calo della produzione mai registrato negli ultimi venti anni e il settore dei centri servizio sconta cali di fatturato nei primi quattro mesi dell'anno superiori al 50%. Il nostro mestiere è diventato sempre più difficile e richiede una maggiore stabilità dei prezzi dell'acciaio; le oscillazioni degli ultimi anni hanno una componente speculativa che penalizza l'intera filiera. Inoltre, i ridotti volumi rendono ancora più accesa la competizione in un settore da sempre caratterizzato da una capacità produttiva ben superiore al consumo del mercato; negli ultimi sei mesi, poi, si sono intensificate le tensioni finanziarie dovute ad un generalizzato aumento dei tempi di incasso dei crediti. Quest'ultimo aspetto è il più delicato e in crescita: oggi il sistema dei centri servizio - aggiunge Masi - sta supplendo alla latitanza del sistema bancario e ai ritardi di pagamento degli enti pubblici. E' un allarme che deve coinvolgere la politica che ha il dovere di intervenire con provvedimenti concreti altrimenti questo settore, da sempre strategico tra produzione e consumo rischia di vedere compromessi oltre cinquant'anni di investimenti e professionalità spese al servizio dell'industria metalmeccanica italiana.

Torna all'inizio


"La gente è stanca di Londra ladrona" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

CORRISPONDENTE DA LONDRA Non mi sorprende che non mi vogliano al party della regina, l’establishment britannico è così prevedibile». Nick Griffin, leader dell’ultranazionalista British National Party, ammiratore del Ku Klux Klan e di Khomeini, l’impresentabile della politica anglosassone che ha violato ogni etichetta bussa ora all’uscio di Westminster. In dote porta i consensi del BNP quadruplicati negli ultimi tre anni e mezzo. Classe 1959, 4 figli, la lunga militanza nella destra di Terza Posizione Internazionale che l’ha visto in piazza contro ebrei, omosessuali, musulmani, il capitalismo internazionale e McDonald’s e perfino qualche ora in prigione per istigazione all’odio razziale, Griffin sventola l'assoluzione da quell’accusa e il 9% ottenuto in West Yorkshire nel 2005. Da allora ha lavorato sull’elettorato deluso, espugnando alcuni collegi provinciali tradizionali roccaforti laburiste. Dell’invito di Buckingham Palace può fare a meno: vuole l’endorsement popolare, quello che, complice la recessione e la crisi dei partiti, potrebbe introdurlo a Bruxelles e poi al parlamento britannico. Il ministro degli Esteri David Milliband teme la deriva estremista, la chiesa mette in guardia dai partiti xenofobi, molti giornali denunciano l’avanzata del British National Party. Mister Griffin, la Gran Bretagna sta davvero virando a destra? «La gente è furiosa con la classe politica. Il British National Party è estraneo all’establishment e ha un enorme vantaggio. Alle europee avremo consensi record. Gli elettori vengono intimiditi dagli opinionisti e non rivelano ai sondaggisti le loro vere intenzioni. Lo scandalo dei rimborsi ci ha proiettato in avanti: sognavamo un seggio a Bruxelles, potrebbero essere cinque o sei». Secondo gli analisti il Labour è al 23%, i Tory al 39%, i Liberaldemocratici al 19%, gli "altri" al 19%. E il BNP? «Le stime ci danno al 7% ma riteniamo di poter raggiungere il 10%. Siamo molto forti nel nord-ovest, a Manchester, Liverpool, nelle città un tempo capitali della manifattura». Cosa dirà ai colleghi di Bruxelles, nel caso fosse eletto? «Ripeterò che l’ingresso in Europa danneggerebbe gli interessi anglosassoni. La crisi economica conferma la convinzione storica del BNP. L’Ue è la tomba della sovranità nazionale. Se accettassimo, saremmo sottoposti a un governo non votato dalla gente ma da burocrati stranieri e ci costerebbe moltissimo, tra i 30 e i 60 miliardi di sterline l’anno solo di spese dirette». Secondo gli economisti introdurre l’euro aiuterebbe la Gran Bretagna in crisi. Pensa che possa salvarsi da sola? «Confidiamo troppo negli economisti. Ci avevano spiegato che il boom economico non sarebbe mai finito, che il sistema bancario era stabile, che la globalizzazione dispensava solo benefici. La crisi economica è la crisi della globalizzazione, non può essere risolta a livello internazionale. Dobbiamo trovare soluzioni nazionali». Un j’accuse anticapitalista tale e quale a quello che potrebbe pronunciare l’ex sindaco di Londra, il rosso Ken Livingstone. «Condividere certe idee di sinistra non mi turba. Il BNP non è un partito di destra classico, aperto al mercato, ma tradizionalista. Non vogliamo immigrati perché abbiamo già 5 milioni di disoccupati britannici, difendiamo servizio pubblico e valori cristiani». Come spiega l’allarme della chiesa? «La chiesa britannica è infiltrata da elementi neomarxisti che non rappresentano i fedeli. Per questo molte chiese sono vuote». Qual è l’identikit dell’elettore del BNP? «Lavoratore salariato, 50 anni, sposato, deluso dalla militanza nel Labour o anche nei Tory. I più giovani sono confusi, molti non voteranno, altri ci guardano con interesse». Durante le proteste anti-italiane nel Lincolnshire adottaste lo slogan del premier Brown «lavori britannici per lavoratori britannici» e la Lega Nord applaudì. Avete rapporti col partito di Bossi? «Ci conosciamo, parte dei programmi coincidono. Il sostegno della Lega ci gratifica e la storia della sua ascesa ci galvanizza.Anche il BNP potrebbe presto debuttare a Westminster».

Torna all'inizio


Paolo Villaggio: "Fantozzi vota per la Lega" (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Entertainment Paolo Villaggio: "Il ragionier Fantozzi vota per la Lega" Lunedí 25.05.2009 10:47 Come il ragionier Ugo Fantozzi, anche Paolo Villaggio combatte contro tutti e lo dichiara senza mezzi termini al quotidiano Il Giornale: "La sinistra è sparita, oggi Fantozzi voterebbe per la Lega. E' l'unica che risponde alle paure di un piccolo impiegato, inmtimorito dalla società multietnica." Villaggio ammette anche di essere consapevole che la società multietnica è l'unica possibile nell'era della globalizzazione: "Siamo come l'impero romano della fase crepuscolare. I barbari alle porte non li fermi con frontiere, navi o cannonate. Ogni barriera è antistorica. La grandezza dell'impero romano era nella sua capacità inclusiva." E riguardo alla scomparsa della sinistra: "Ma dov'è finita? Ormai siamo un paese di sudditi. E in mezzo prospera un branco di politici decadenti che oscilla come bandiere al vento. Il Pd non è un partito di sinistra... Si sono trovati di fronte il Cavaliere, il Grande Comunicatore e sono rimasti irretiti dal suo sogno". Infine, Villaggio distingue il proprio voto da quello del suo personaggio: "Fantozzi voterebbe per la Lega, ma Villaggio sceglierà uno dei superstiti partiti di sinistra". tags: fantozzi contro tutti la sinistra è sparita voto lega

Torna all'inizio


Valle Caudina: Izzo: (sezione: Globalizzazione)

( da "Sannio Online, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Valle Caudina: Izzo: «L’organizzazione e la funzionalità sono il primo passo per fare il salto Pubblicato il 25-05-2009 In un arco di tempo di pochi anni, la città è cresciuta ed è cambiata, un cambiamento evidente dovuto all’aumento delle attività commerciali e imprenditoriali... In un arco di tempo di pochi anni, la città è cresciuta ed è cambiata, un cambiamento evidente dovuto all’aumento delle attività commerciali e imprenditoriali. Sarà merito o non delle capacità dell’amministrazione, ma il dato di fatto è che in pochi anni, sono stati aperti nuovi negozi, più banche e soprattutto molti locali di ristorazione e di intrattenimento serale che sono meta non solo dei residenti, ma soprattutto di giovani e persone provenienti da altri comuni e province, che riconoscono la capacità ricettiva della cittadina caudina. Ma il cambiamento, sottolinea il sindaco Izzo, “non riguarda solo l’aspetto imprenditoriale, ma in questi anni anche l’organizzazione comunale è diventata più funzionale, sono state risanate le casse comunali, sono stati realizzati numerosi lavori pubblici, si è lavorato per il miglioramento complessivo del contesto”. Un bilancio positivo che a distanza di una anno dalla rielezione della amministrazione Izzo, si è consolidato ancor di più con l’avvio di opere programmate nel quinquennio precedente. “Eravamo convinti e siamo convinti, precisa Izzo, che l’organizzazione e la funzionalità sono il primo passo per fare il salto di qualità. In questi anni si è avviato il processo di cambiamento della mentalità delle persone, del comune, dell’ amministrazione; si è lavorato per incidere, guardando avanti, progettando ed agendo non perdendo mai, nemmeno nei momenti di scoramento e di difficoltà, quel dinamismo che è necessario per poter costruire il futuro. Adesso è il momento di fare il salto di qualità, continua il sindaco, e le linee di azione per il prossimo quinquennio sono l’insieme delle idee, dei programmi, degli interventi per trasformare Montesarchio nella città delle opportunità, conservando le reti sociali e la capacità di stare insieme e di vivere bene del piccolo paese”. Rendere, insomma, Montesarchio una città delle opportunità, un posto dove realizzare le proprie aspettative materiali e immateriali. “Significa, spiega meglio il sindaco, che ognuno può avere le comodità e le occasioni della piccola città e il calore e la protezione del paese; significa che ognuno potrà vivere in sicurezza e senza paura la quotidianità con la serenità di poter costruire il futuro; significa che gli anziani ed i bambini saranno sempre il nucleo centrale degli investimenti per il futuro perché siamo convinti che una collettività che non scommette e non valorizza i propri figli sulla base della saggezza e dell’esperienza degli anziani non potrà mai avere le carte in regola per vincere le sfide che una società sempre più frammentata e ripiegata su se stessa è chiamata ad affrontare in contesto globalizzato difficile ed ineguale come quello in cui viviamo”. E fra i tanti provvedimenti finalizzati a raggiungere tali obiettivi la istituzione della zona pedonale che ieri sera ha fatto il suo esordio, accontentando solo una fetta di cittadini. Ma come il sindaco stesso sottolinea, se certi provvedimenti sono destinati a riconsegnare, al termine del presente mandato, un comune moderno, innovato, trasparente e partecipato, in cui l’azione amministrativa sia orientata unicamente al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, alla garanzia di servizi sempre più qualificati ed efficienti, alla creazione di una qualità di vita che dia serenità e sicurezza, “non manca certamente il coraggio per decidere con forza e passione. Intendiamo perseguire, conclude Izzo, gli obiettivi secondo le linee generali del nostro documento programmatico.

Torna all'inizio


Il Made in Italy salvato dal lusso (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

COPERTINA pag. 1 Il Made in Italy salvato dal lusso PAOLA JADELUCA «Vogliamo crescere e abbiamo deciso di creare una nuova catena Hassler Hotel & Resort e nei prossimi cinque anni sorgeranno dieci ‘sister hotel’, nelle più prestigiose mete del business e del turismo internazionali come New York, Washington, Chicago, Londra, Zurigo, Doha, Jeddah». Roberto Wirth è il proprietario del più prestigioso albergo di Roma, in cima alla scalinata di Trinità dei Monti, unico per posizione e tradizione, è noto in tutto il mondo come uno dei simboli del lusso italiano. In piena crisi mondiale, con gli americani che tagliano i viaggi, i russi e giapponesi che mettono a dura prova il turismo italiano, si lancia in una nuova avventura: l’espansione del brand, in partnership con Moreno Occhiolini, consolidato imprenditore dell’hotellerie di altagamma. Un’operazione che ha avuto forse meno eco di quella dell’acquisto del 6% della Saks da parte della Tod’s di Diego Della Valle. O del 100% del wishky americano Wild Turkey da parte della nostra Campari. Ma tutte vanno nella stessa direzione: le eccellenze del lusso italiano, da quelle grandi alle più piccole, nonostante tutto, continuano a conquistare quote di mercato, seppure a ritmi rallentati. E’ quello che fa la differenza, dicono gli analisti, quando si analizza lo stato di salute di ogni singola azienda nelle fasi più buie. «La crisi è talmente profonda che ha sconvolto i tradizionali canoni con cui si misura la competitività, Ma indubbiamente abbiamo i nostri quattro driver, le "quattro A" del made in Italy AbbigliamentoModa, Arredamento, Alimentari, Apparecchiature industriali che hanno sofferto meno», afferma Marco Fortis, docente di Economia industriale all'Università Cattolica di Milano, nonché vicepresidente della Fondazione Edison. Spiega Fortis: «Parliamo di settori che dipendono anche fino al 70% dall’export e con la crisi che va dagli Usa a Dubai è dura: ma i marchi forti e di grande profilo stanno reagendo bene, non tanto perché hanno risultati migliori, quanto perché resistono meglio finanziariamente, hanno riorganizzato i processi produttivi, internalizzato parti di produzione che prima avevano esternalizzato, sfruttano meglio le capacità interne. In molti casi, in molti distretti, come l’area del mobile della Brianza, del Friuli e dell’area trevigiana stanno reagendo bene. E anche le rubinetterie lombarde. Spesso sono le stesse famiglie proprietarie che sostengono con i loro patrimoni privati il calo di produzione. E non mancano storie esemplari di chi stringe i denti pur di non ricorrere alla cassa integrazione». Il marchio Made in Italy, insomma premia. «Abbiamo dei marchi storici, che sembravano sull’orlo del fallimento, sono stati rilanciati con strategie illuminanti: dalle ceramiche Ginori, alla poltrona Frau, alla Ferrari e alla Maserati, dalla Vespa all’A112 Abarth, fino alla Ducati che compete nelle moto in un mercato mondiale dominato dai big giapponesi. E questo deriva proprio dal capitalismo familiare, capace di trovare sempre nicchie di alta qualità e artigianalità, e capace di posizionarsi sul mercato come status symbol globali», racconta Patrizio Pazzaglia, direttore finanza di Banca Insinger de Beaufort. Il Made in Italy è un marchio collettivo, che fa sognare il mondo. Come le scarpe con le gommine della Tod’s, che una volta indossate da Luca Cordero di Montezemolo e Giovanni Agnelli sono diventate uno status symbol che ne ha decretato l’immediato successo. Il Made in Italy del lusso, fatto di tante diverse storie di successo sparse a macchia di leopardo sul territorio. E che domina dagli yacht, con i marchi Azimut Benetti, numero uno al mondo, e Ferretti, fino al vino e agli spirits di nicchia. «Ho venduto tutte le bottiglie, grazie all’ottimo rapporto qualità prezzo anche negli Usa e sto per lanciare un nuovo vino bianco, prima in Italia poi all’estero», racconta Antonio Moretti, imprenditore del fashion con i marchi Arfango e Carshoe, in partnership con Patrizio Bertelli, patron di Prada, ora prestato alla viticoltura con etichette che hanno ottenuto altissimi punteggi su Wine Spectator, bibbia del settore. Brand con una loro identità forte, specifica. Anche se soffrono, come tutti, la crisi globale di tutti i settori. Il crollo del real estate dopo il crac dei muti subprime, per esempio, ha inferto un duro colpo al settore dell’arredamento. «Il crac immobiliare Usa, poi quello spagnolo ha fatto crollare del 40% il segmento del legno per edilizia, mentre per l’arredo era iniziato con una discesa del 30% del mercato interno schizzato al 50% per l’estero nei mesi di ottobredicembre», racconta Rosario Messina, presidente di FederlegnoArredo. Spiega Messina: «Una schiarita è arrivata ad aprile, con il Salone del Mobile di Milano. Ma in Usa, Regno Unito e Russia siamo fermi, qualche barlume arriva da Turchia, Brasile, Romania, Bulgaria, ma l’emergenza è storica». Uno scenario apocalittico. Dove spiccano storie controcorrente. Come la poltrona Frau, che nonostante tutto riscuote il consenso degli analisti. Fino alla storia di Michela Barona, socio nonché amministratore di Le Fablier, il marchio veneto di cucine del lusso che si accinge a chiudere il primo semestre in crescita «tra il 5 e il 10% di incremento alle prime stime», dichiara Barona. Nelle stesse ore in cui all’Assemblea di Confindustria si consumava il lutto per l’anno più orribile dell’industria italiana, Michela Barona veniva eletta a capo dell’Innovation Valley del nordest, un distretto con 450 piccole imprese che si sono riunite in network per accelerare la ripresa. Contraddizioni del nostro sistema produttivo, fatto in gran parte di una serie di imprese "middle class", ovvero realtà minori se confrontate con i competitor stranieri, ma che hanno maturato una capacità di muoversi sui mercati esteri alla stregua delle multinazionali. «L’Italia è indubbiamente il paese dove ci sono molte delle migliori aziende del lusso del mondo. La supremazia italiana è indiscussa non vedo concorrenti all’orizzonte che possano scalfirla, i francesi hanno meno marchi, meno fantasia, meno proposte», spiega Luca Solca, Senior Research Associate per European General Retail & Luxury Goods di Sanford C. Bernstein. Dalla sede di Londra in Myfair, il quartiere del lusso colpito per primo dalla crisi degli hedge fund, vede i nostri brand nello scacchiere mondiale del lusso. Dove sono imbattibili per solidità e qualità, ma hanno dei limiti in termini di dimensioni. «Rispetto ai grandi poli del lusso hanno minori capacità di investire, di posizionarsi sui mercati esteri in crescita, come la Cina, dove servono capitali ingenti per posizionarsi. L’unico veramente a livello multinazionale è la Luxottica». A guardare il Consensus elaborato dalla Fondazione Altagamma con la collaborazione degli analisti internazionali, sono invece proprio le economie emergenti quelli che traineranno la ripresa attenuando progressivamente le perdite del lusso a fine anno. Il preludio della ripresa: «Sarà rapida e ripida, come è sempre stato storicamente», ribadisce Armando Branchini, docente alla Bocconi e direttore di Altagamma. Le vendite mondiali crollano, la cassa integrazione si impenna ma nel cahier de doléances dell’Assemblea di Confindustria un dato positivo è comunque emerso: «Si soffre e tanto, ma sempre meno di tutti gli altri paesi», racconta Vito Artioli, presidente dell’Anci, l’associazione dei produttori di calzature. Un settore che sente molto la crisi, anche con flessioni fino al 40%, colpito soprattutto dalla frenata della Russia, dell’Ucraina e dei mercati emergenti dell’Est Europa, che sembravano la nuova frontiera delle vendite. Ma che nonostante tutto riesce a movimentare lo scacchiere mondiale industriale, come prova il caso Tod’s. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

Torna all'inizio


L'auto elettronica porterà lontano St (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA ITALIANA pag. 12 L’auto elettronica porterà lontano St GIORGIO LONARDI «Dalla Cina arrivano forti segnali di ripresa. Gli ordini di semiconduttori per l’auto stanno crescendo dell’8% e ci sono le condizioni perché nella seconda parte dell’anno l’incremento sia a doppia cifra: il 12%, forse qualcosa in più, magari anche il 15%». Parola di Ugo Carena, Vice Presidente di St Microelectronics, il quinto gruppo mondiale nei microprocessori, responsabile del settore Automotive. All’appuntamento annuale con gli analisti e con la stampa internazionale qui al Westin Hotel di New York ad un passo da Times Square lui, Carena, si lascia andare ad un’analisi sull’andamento del mercato mondiale dell’automobile. E le luci, seppur di poco, sembrano prevalere sulle ombre. A cominciare dal fatto che il «peso» dei semiconduttori sul valore finale di una vettura sembra destinato a crescere. Si tratta infatti di un comparto che fornisce «chip» per l’ottimizzazione dei motori, la riduzione dei consumi, la telematica di bordo, la sicurezza passiva (airbag) e quella attiva (Abs, Esp, etc). Senza contare i sistemi di navigazione e quelli, più avveniristici, per avvisarci di un ostacolo improvviso o di un pedone che attraversa di corsa la strada. Le forniture per il settore auto sono uno dei punti di forza di St, pari a circa il 15% del fatturato 2008 per un importo stimato sugli 1,41,5 miliardi di dollari su base annua. Un motivo in più per pesare con grande attenzione le parole di Carena. St Microelectronics fornisce infatti i suoi chip ai maggiori produttori di elettronica destinata alle quattro ruote, dalle tedesche Bosch e Continental a Magneti Marelli, dalla giapponese Denso all’americana Delphi. Ma non basta. Perché storicamente la domanda di semiconduttori precede di alcuni mesi l’andamento del settore auto preannunciandone i picchi così come le contrazioni. E quindi costituisce un formidabile strumento per capire le tendenze in atto. Cina sugli allori, dunque. Anche perché, complice il tracollo Usa, il grande paese asiatico è ormai il primo produttore mondiale di automobili. E non è tutto. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il mercato automobilistico di Pechino non ha subìto una vera e propria recessione bensì un severo rallentamento della crescita. Al contrario, basta osservare i risultati messi a segno dall’intero settore automotive di St nel primo trimestre del 2009, con un crollo delle vendite pari al 47%, per rendersi conto di quanto sia stata grave la contrazione del mercato automobilistico mondiale. E di come la risalita, che pure c’è, si preannunci faticosa. Purtroppo, però, il resto del panorama mondiale non appare esaltante. A cominciare dal Giappone e dal resto dell’Asia dove gli ordini sono sempre piuttosto bassi. «L’unica eccezione», sostiene Carena, «è la Corea dove nei primi 4 mesi del 2009 si registra una crescita del 4%». Se ci spostiamo verso occidente la situazione non dovrebbe cambiare. Eppure, il Vice Presidente di St per l’Automotive nota qualche lumicino che inizia a brillare. Spiega: «Negli Usa la situazione è difficile anche se si nota qualche miglioramento. Il punto più basso della crisi potrebbe essere stato già raggiunto. Ad aprile le cose sono andate un po’ meglio. Tuttavia stiamo ancora sotto del 3540% rispetto all’anno passato». E la vecchia Europa? Carena sorride allargando le braccia, non vorrebbe sbilanciarsi. Poi conferma a malincuore che «in Europa la situazione è piatta». Quindi aggiunge con orgoglio: «Per quanto ci riguarda, cioè come St, notiamo qualche segnale di ripresa. Nel secondo trimestre, infatti, c’è stata una certa crescita degli ordini, diciamo di alcuni punti». Quanti sono questi punti, Carena: 5 o forse addirittura 10? Il manager sorride, non dice di più. Poi osserva che «come si ricava dai dati ufficiali, in aprile il mercato europeo dell’auto è andato male con l’unica eccezione della Fiat che, se non sbaglio, è cresciuta sensibilmente». Già che ci siamo, dunque, parliamo dell’accordo FiatChrysler e dell’ipotesi di intesa fra la Opel e il Lingotto, senza dimenticare la possibilità che anche le attività brasiliane di Gm possano fare parte del nuovo colosso dell’auto. Il Vice Presidente di St non nasconde il suo appoggio all’operazione: «FiatChrysler? Dal nostro punto di vista è un accordo vantaggioso. Chrysler è molto indietro sul piano tecnologico. Mentre Fiat usa ad esempio motori Multi Air che si giovano dell’elettronica di pilotaggio della Magneti Marelli. E la Marelli, si sa, è uno dei nostri clienti più importanti». Il ragionamento è semplice: se l’operazione andrà avanti come previsto non c’è dubbio che Chrysler avrà bisogno dei sistemi Magneti Marelli e quindi anche dei chip St. Su Opel Fiat c’è grande interesse e un certo tifo. Da una parte Carena nota che grazie al vecchio accordo Fiat Gm le due aziende «hanno delle piattaforme produttive comuni». Questo da una parte facilita l’integrazione fra i due gruppi. Dall’altra però rende un po’ più difficile ottenere delle economie di scala. E allora? «Una possibilità potrebbe essere quella di unificare alcuni componenti significative come i motori. E in questo caso non ci sono dubbi: i motori Fiat sono più ecologici e efficienti». Tanto lavoro in più per Magneti Marelli, quindi. E dunque una miniera di occasioni nuove anche l’utilizzo dei microprocessori di St Microelectronics. Un’opportunità che difficilmente si potrebbe ripetere in tempi brevi sul mercato brasiliano, dove Gm, in seguito all’integrazione con Mazda usa tecnologie e piattaforme molto diverse da quelle Fiat. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

Torna all'inizio


Creatività e visioni radicali l'anima di "Fare Mondi" (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MODA E DESIGN pag. 39 Creatività e visioni radicali l’anima di "Fare Mondi" l’appuntamento Risuona in molte lingue il titolo, "Fare Mondi, Making Worlds, Bantin Duniyan, Weltenmachen, Construire des Mondes, Fazer Mundos…" dell’attesa 53° Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale di Venezia, che apre al pubblico il 7 giugno. Lo ha scelto il direttore, lo svedese Daniel Birnbaum, alla guida della Staedelschule Art Academy di Francoforte e dell’annesso spazio espositivo Portikus, per «sottolineare e valorizzare differenze e pluralismi con tutto ciò che ne consegue». Ha le idee chiare questo curatore, fermamente convinto che una mostra d’arte sia l’ambito giusto per presentare una visione del mondo, (cosa che ha fatto, e bene anche, alla Triennale di Torino lo scorso inverno), e che la Biennale di Venezia lo sia ancora di più. Fare Mondi ha l’ambizione di essere una mostra progettuale e visionaria, in cui si riconosce all’artista la potenzialità della creazione, e con essa tutta la sua responsabilità. «Un’opera d’arte è un concetto, una visione del mondo — continua il direttore che ha girato gli studi del globo intero per selezionare i 90 artisti in mostra — e, se presa seriamente, può essere vista come un modo di "fare mondi", e oggi più che mai, in un momento di crisi, non solo finanziaria, è fondamentale immaginare nuove possibilità, progetti, visioni». A farlo Birnbaum ha invitato alcuni degli artisti più radicali e visionari in circolazione a cui ha commissionato nuovi lavori. Da Dominique GonzalezFoerster che lo scorso inverno ha trasformato la Turbine Hall della Tate Modern di Londra in una sorta di rifugio da the dayafter portando con sé, come su un’arca di Noè, copie delle sue opere d’arte favorite, a Philippe Parreno, Ceal Floyer, Carsten Höller, che ha inventato macchine e sistemi di trasformazione urbana, a Rirkrit Tiravanija che ha creato The Land, un vero e proprio villaggio sperimentale a Chiang Mai in Thailandia, fino al maestro dei pensatori utopici Yona Friedman (Budapest 1923), che realizzerà alle Corderie il modello di una Ville Spatiale, un’architettura definita dai suoi stessi fruitori. Per questa mostra Birnbaum ha selezionato una notevole lista d’artisti internazionali che spazia fra nazioni e generazioni, in cui figura un’interessante selezione italiana con la pittura figurativa e visionaria di Pietro Roccasalva, Simone Berti e Alessandro Pessoli, le installazioni video di Grazia Toderi, il film di Rosa Barba, il lavoro concettuale di Michelangelo Pistoletto, la scultura all’aperto di Lara Favaretto, il lavoro audio di Roberto Cuoghi, e Sala F di Massimo Bartolini, un vero e proprio ambiente d’artista dedicato allo spazio educational. Fra i padiglioni delle nazioni gli Usa presentano, a cura di Carlos Basualdo e Michael R. Taylor per il museo di Philadelphia, una grande retrospettiva del concettuale Bruce Nauman, a cui si sono ispirati intere generazioni d’artisti. Marta Kuzma, curatrice del Padiglione della Danimarca e Paesi Nordici fa invece l’esperimento di chiamare come curatori, per questo Padiglione, che è fra i più intriganti, il duo d’artisti Elmgreen & Dragset, (danese/norvegese). I Padiglioni più attesi schierano grandi nomi internazionali come Claude Léveque per la Francia, Steve Mc Queen per la Gran Bretagna, Liam Gillick, per la Germania, Fiona Tan per l’Olanda. Interessante un giro fra i ben 77 padiglioni delle nazioni ai giardini e fuori che offrono uno spaccato decisamente aggiornato sul contemporaneo dal sud America alla Cina, dall’Australia alla Russia. (cl.p.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

Torna all'inizio


Crisi globale, politica locale se il mercato si riduce a un borgo (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi globale, politica locale se il mercato si riduce a un borgo Da anni partecipo a un torneo di calcio per over 35. E’ un modo di ritrovare tanti amici, passare delle ore insieme, accomunati dallo stesso obiettivo: bruciare un po’ di grassi divertendosi senza farsi male e senza fare figure barbine. Competitivi al punto giusto. Senza esagerazioni. Il torneo è fatto seriamente, con arbitri veri e, qualche volta, un figliospettatore che non ha proprio niente di meglio da fare. Due anni fa gli organizzatori, annoiati per il fatto che le squadre erano sempre le stesse, hanno deciso di sparigliare. Anziché lasciare che le squadre si formassero per iniziativa dei singoli, hanno raccolto tutte le iscrizioni al torneo e poi hanno composto loro le squadre estraendo a sorte i nomi dei giocatori. Il risultato è che ci sono stati litigi selvaggi all’interno delle squadre, spogliatoi divisi e partite molto nervose. E l’anno dopo gli iscritti al torneo si sono dimezzati. Siamo maggiormente disposti ad aiutare gli altri e a farci aiutare, siamo contenti di farlo, quando possiamo scegliere con chi condividere queste esperienze. Siamo anche disposti a perdere se lo facciamo con i nostri amici. E’ una scelta di identità e di valori comuni al tempo stesso. In alcuni casi non siamo noi a scegliere (non scegliamo i genitori, né il paese di nascita, la classe anagrafica e nemmeno i compagni di classe) ma possiamo sempre dare più o meno peso a queste identità. Il fatto è che possiamo appartenere a diverse comunità, avere diverse identità al tempo stesso, da indossare e valorizzare a seconda di cosa stiamo facendo. Possiamo essere della classe 1960 oppure della classe Prima B, oppure tifosi del Torino oppure padani, italiani o europei, a seconda di quali valori vogliamo condividere. Basta vedere le pagine personali di Facebook per capire come le persone tengano a dichiarare a tutti gli altri utenti l’appartenenza ai diversi gruppi del social network, dalla religione, allo schieramento politico ai personaggi che amano e in cui si identificano. Una volta il voto era un segreto da condividere con pochi fidati amici. Oggi molti lo scrivono sul loro sito di Facebook. La rete permette di poter definire la propria identità rispetto ad una scala mondiale. Uno degli effetti della crisi in atto è quello di ridurre la scala, la dimensione nella quale definiamo la nostra identità. Mentre la crisi è globale, l’identità diventa sempre più locale. Mentre per contrastare la recessione ci vorrebbe un maggiore coordinamento a livello internazionale, le opinioni pubbliche nazionali premono nella direzione opposta. Chiedono protezione contro tutto ciò che sta al di fuori della comunità in cui si identificano, una comunità definita dal villaggio, dalla città o dal singolo paese. La misura di questa contraddizione è nelle acrobazie verbali dei leader europei. Gordon Brown nei forum internazionali lancia appelli contro il protezionismo e a Londra conia lo slogan "lavori britannici per lavoratori britannici" prontamente raccolto dai lavoratori del Lincolnshire che protestano contro l’arrivo di operai italiani. Mai il contrasto fra quanto dichiarato dai leader europei nei forum internazionali e quanto sostenuto di fronte alle opinioni pubbliche nazionali era stato più stridente. Per dirla nel linguaggio del Primo Ministro britannico, c’è oggi un "total disconnect" fra quello che si dice a casa e fuori. Il caso inglese colpisce perché l’identità nazionale britannica si è storicamente forgiata nell’assimilazione e integrazione di culture diverse, a partire da quelle delle excolonie dell’Impero. Quando la British Petroleum apriva, all’inizio del secolo scorso, i propri impianti in Persia (oggi sarebbe l’Iran) costruiva le case dei dirigenti e degli operai, per farli sentire a casa, seguendo gli stili architettonici di Nuova Delhi, come se fossero quartieri di Londra. Oggi le parti si sono invertite. L’identità britannica viene riaffermata contro una compagnia petrolifera francese, la Total, rea di aver appaltato lavori ad un’impresa italiana che utilizza lavoratori italiani. Dopo l’allargamento a Est dell’Unione Europea, il Regno Unito è stato uno dei pochi paesi ad aprire le proprie frontiere, accogliendo, si stima, 80.000 lavoratori polacchi, tra cui molti di quegli idraulici che hanno agitato i sonni dei francesi. Come scriveva il Guardian nel commentare le manifestazioni in tutta l’isola contro lo sbarco di 300, dicasi 300, operai italiani, "mentre la finanza è diventata globale, la politica è diventata locale". Ed è proprio la crisi a ridurre sempre più la scala del confronto pubblico, della comunità in cui ci si identifica. Quando l’economia mondiale cresceva a tassi del 56% all’anno, in molti si sono chiesti se la globalizzazione avrebbe soffocato le identità nazionali e locali, sopprimendo tradizioni e violando sistemi di valori locali. Oggi che il mondo ha cessato di correre, che anzi si torna indietro, con il mondo che per la prima volta dalla seconda guerra mondiale registrerà nel 2009 un tasso di crescita del Pil negativo, viene da chiedersi se erano preoccupazioni eccessive. E oggi abbiamo, in ogni caso, il problema opposto: quello di governare una crisi globale di fronte al rafforzamento di identità locali, riaffermate in contrasto con tutto ciò che sta al loro esterno. Possono queste diverse identità locali conciliarsi con una identità globale che sostenga la delega di poteri a organismi sovranazionali, di coordinamento fra paesi, come il G20, nella gestione della crisi? E dato che per identificarsi in una comunità c’è bisogno di sentirsi trattati con equità all’interno di questa comunità, quali regole e istituzioni nazionali e internazionali vanno cambiate per promuovere un senso di appartenenza a comunità più vaste del borgo in cui si risiede? (t.b) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

Torna all'inizio


Gli sceicchi del petrolio diventano atomici, grazie agli Stati uniti (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

NUCLEARE · Gli sceicchi del petrolio diventano atomici, grazie agli Stati uniti Washington semina centrali nucleari tra le signorie arabe del Golfo. Che pure avrebbero greggio per un altro secolo Manlio Dinucci Alla vigilia del G8 sull'energia, gli Stati uniti hanno firmato un importante accordo con gli Emirati arabi uniti. Non per importare petrolio, di cui gli Eau sono terzo esportatore mondiale, ma per fornirgli altra energia. Nucleare. Con le tecnologie e il materiale fissile fornito dagli Usa, gli Emirati disporranno di reattori nucleari entro dieci anni. L'accordo, stipulato dall'amministrazione Bush in gennaio, è stato approvato il 19 maggio dal presidente Obama, il quale garantisce che «non comporterà alcun rischio irragionevole, ma promuoverà la comune difesa e sicurezza». Ora dovrà essere approvato dal Congresso. Qui si sono levate alcune voci contrarie, dopo che è venuto alla luce un video sulle torture praticate da uno sceicco degli Emirati (v. il manifesto , 3 maggio). Washington si è però detta fiduciosa che l'inchiesta aperta ad Abu Dhabi sarà condotta in modo trasparente. E' quindi certo che l'accordo sarà ratificato. Esso frutterà almeno 40 miliardi di dollari, il grosso dei quali andrà alle multinazionali - General Electric, Westinghouse, Bechtel e altre - che costruiranno gli impianti nucleari negli Emirati. Accordi analoghi, stipulati con Arabia Saudita, Bahrain, Egitto, Marocco, Algeria, saranno certamente approvati dall'amministrazione Obama. Non manca però la concorrenza. Il 20 gennaio anche il Giappone ha firmato con gli Emirati un memorandum che prevede la fornitura di tecnologie nucleari. L'11 maggio la Francia ha annunciato un imminente accordo per la fornitura di tecnologie nucleari all'Arabia Saudita, simile a quelli già stipulati con Algeria e Libia. Il 13 maggio è giunta ad Abu Dhabi una delegazione del «Gruppo di fornitori nucleari», di cui fanno parte governi di 45 paesi tra cui l'Italia, mostrando il proprio catalogo comprendente tutta la gamma delle tecnologie nucleari «per scopi pacifici». Si è quindi aperta una grande campagna promozionale, cui partecipano anche Russia e Cina, per rilanciare l'industria nucleare in crisi (per ragione di costi e sicurezza) vendendo centrali "chiavi in mano" in Medio Oriente e Nord Africa. Ma perché un paese come gli Emirati, che possiede riserve di petrolio e gas sufficienti per oltre un secolo, vuole dotarsi di un'industria nucleare? Ufficialmente perché ha bisogno di produrre più elettricità. Per fornire energia pulita a una popolazione che non raggiunge i 5 milioni di persone, basterebbe però sviluppare gli impianti solari che ha cominciato a costruire. Scopo della casa regnante è in realtà un altro: entrare nel club dei paesi nucleari acquisendo la capacità di poter un giorno costruire armi nucleari. Formalmente gli Eau e le altre monarchie del Golfo aderiscono al Trattato di non-proliferazione (Tnp). Nessuno può sapere, però, quale sarà la loro decisione in futuro. Da parte loro, il governo Usa e altri, mentre accusano l'Iran (che aderisce al Tnp) di usare il nucleare civile per fini militari, aiutano Israele (che non aderisce al Tnp) a potenziare il proprio arsenale nucleare, tacendo sul fatto che, essendo l'unico in Medio Oriente a possedere armi nucleari, spinge gli altri nella stessa direzione. Ora, per mantenere sotto la loro influenza quest'area strategica, gli Usa aiutano le monarchie del petrolio a imboccare la via del nucleare. Diventerà di conseguenza ancora più esplosiva la situazione del Golfo, dove le centrali nucleari provocheranno danni ambientali e costituiranno potenziali bersagli di attacchi. Si prepara così, nel laboratorio della politica, la nuova reazione a catena petrolio-nucleare.

Torna all'inizio


I consumi di Cindia (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

CRISI · I consumi di Cindia L'Occidente teme il benessere di Cina e India, che «brucia» risorse che considerava sue Jayati Gosh Una visita in Europa occidentale lo scorso marzo mi ha offerto una visione lievemente diversa, e un po' inquietante, circa lo svolgersi degli avvenimenti economici e delle loro coordinate. Quando una crisi si sviluppa, in ogni parte del mondo ci si interroga sulle attuali istituzioni economiche - e naturalmente paure, insicurezze e preoccupazioni incidono pesantemente sulla visione del futuro. Le principali domande riguardano le entrate economiche e la distribuzione delle risorse (non succede sempre cosí?), ma in questi tempi di crisi globale le argomentazioni possono diventare piú taglienti e perfino laceranti. Due sono gli argomenti piú usati pubblicamente. Il primo consiste in un'animosità, appena o per niente dissimulata, nei riguardi di Cina e India (inevitabilmente associate, nonostante le enormi differenze), indicate come beneficiarie della globalizzazione e voraci divoratrici di risorse globali. Il secondo rivela una generale incapacitá di concepire una via di uscita dalla crisi attuale che non sia semplicemente replicare il passato, persino quando ció risulti chiaramente insostenibile. L'atteggiamento europeo nei confronti dell'Asia é stata a lungo caratterizzata da una combinazione variabile di paura e fascinazione, rispetto e repulsione, competizione e colonialismo - come gli studi sull'Orientalismo hanno reso fin troppo evidente. Ma le le percezioni più diffuse oggi sono in qualche modo differenti; nutrite da media sensazionalistici che non hanno tempo o spazio da perdere per dedicarsi alle complessità, si muovono come un pendolo passando dall'idea di un'Asia popolosa terreno di crescita per povertà e terrorismo, a quello di un export aggressivo che grazie al basso costo della mano d'opera, porterà alla crescita del livello di vita di una futura classe media di due miliardi di persone, che fagociterà insostenibilmente le risorse mondiali. La pura ignoranza può spiegare molte cose. In Europa, persino nei settori più informati dell'opinione pubblica, quasi non ci si rende conto di quanto la globalizzazione abbia inciso negativamente sulle condizioni di vita e sull'occupazione della maggior parte delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, compresi i paesi asiatici a forte crescita. La crisi agraria è considerata storia passata, ormai superata dalla crescita dei prezzi dei prodotti agricoli sul mercato mondiale tra il 2002 e la prima parte del 2008, sebbene le entrate degli agricoltori non siano cresciute e le coltivazioni siano sempre meno accessibili nella gran parte dei paesi in via di sviluppo. A causa del volume dell'esportazione di manufatti asiatici, c'è ancora una diffusa percezione del dirottamento del lavoro manufatturiero dal Nord al Sud - benché l'occupazione manufatturiera sia diminuita nella totalità dei paesi in via di sviluppo, sia a malapena cresciuta nella maggior parte dei paesi asiatici, e sia diminuita dal 1997 in quella che è in genere considerata l'officina del mondo, la Cina. A Londra, durante un dibattito pubblico, uno dei partecipanti si è chiesto se Cina e India, recentemente arricchitesi per avere sfruttato i processi di globalizzazione, sarebbero in grado di usare la crisi corrente come opportunità per cavalcare questo tsunami economico che rischia di sommergere tutti i paesi, e riemergere più forti di Europa e Usa. Un anziano e distinto gentiluomo, all'apparenza eminente, nel corso di un'affollata conferenza a Berlino, è stato ancora più perentorio: «Cina e India hanno tratto profitto della crisi economica che ha colpito l'Asia nel 1997-1998, e ora beneficeranno di questa crisi globale alle spese dei loro vicini». Un altro partecipante ha espresso più o meno lo stesso concetto: «Quei paesi (Cina e India) non sono poveri, sono pieni di miliardari, 4 tra le prime 10 persone più ricche del mondo vengono da là, e nonostante tutto si lamentano di noi e nello stesso tempo ci domandano assistenza». Queste non sono ovviamente posizioni politicamente corrette, né rappresentano la maggioranza delle opinioni, e tra l'altro sono state contestate da altri partecipanti alle conferenze in questione. Nella loro assoluta franchezza però danno un'idea di quanto siano diffuse e sotterranee queste percezioni. Non si tratta solo di spostamenti nell'equilibrio economico e geopolitico. Persino tra le persone più progressiste in Europa esiste una paura palpabile, alcune volte inespressa o espressa solo in argomentazioni molto sottili e sofisticate, che la crescita dei consumi tra quella larga fetta delle popolazioni del mondo eserciterà una pressione insostenibile sulle risorse globali e di conseguenza non va assolutamente essere favorita. C'è una parte di verità in questo: non c'è dubbio che gli attuali standard di vita del nord del mondo non sarebbero sostenibili se dovessero diventare accessibili a ogni abitante di questo pianeta. Ciò implica che la crescita futura dei paesi in via di sviluppo debba seguire un percorso di produzione e consumo più equo e cosciente. Ma ciò si scontra duramente con il problema di fondo. Perché anche se le élites e la classe media nei paesi in via di sviluppo, in particolare Cina e India, cessassero d'improvviso di aumentare i loro consumi e si limitassero a portare la maggior parte delle popolazioni a qualcosa di simile a un accettabile standard di vita minimo, ciò implicherebbe un uso estensivo di risorse globali, e sarebbe inevitabile un maggior uso di risorse naturali e l'aumento delle emissioni inquinanti. Dunque la dura realtà è che il mondo sviluppato deve, nella sua totalità, consumare meno risorse naturali e ridurre il suo contributo al riscaldamento globale. Ciò a sua volta ha effetto sulle entrate economiche. Non è assolutamente chiaro come mai dei paesi in calo demografico debbano incrementare il loro prodotto interno lordo; perché non dovrebbero orientarsi invece verso la redistribuzione interna e il cambiamento degli stili di vita, cose che potrebbero di fatto migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini. La crisi corrente è un'eccellente, forse unica, opportunità per portare a un cambiamento nelle aspirazioni socialmente indotte e nei bisogni materiali, e riorganizzare la vita economica dei paesi sviluppati in modo meno rapace e più sostenibile. Purtoppo questo tipo di messaggio non ha avuto ascolto, almeno tra i decisori politici dei principali paesi capitalistici. Negli Stati uniti, perfino la blandamente ecologista amministrazione Obama parla solo di promuovere «tecnologie più pulite e più rispettose dell'ambiente » invece di fare cessare assurdi sprechi e dispendiosissimi ordini di consumo. Ad esempio le strategie di trasporto restano fondate sull'eccessivo affidamento all'auto privata piuttosto che su un più estensivo ed efficiente trasporto pubblico. Anche in Europa l'interesse si rivolge verso la rivitalizzazione di vecchie e superate maniere di consumare. In Italia Silvio Berlusconi ha appena esortato la popolazione a non cambiare i propri stili di vita a causa della crisi, in quanto ciò ridurrebbe immediatamente l'attività economica! Altrimenti detto, questo implica che lo spreco e l'eccessivo consumo sono socialmente desiderabili in quanto quella è l'unica via per preservare l'occupazione. Anche a livello globale, i politici stanno dimostrando la stessa sorprendente mancanza di immaginazione. Tutti gli occhi sono puntati sugli Stati uniti e sulle misure di salvataggio di Obama in quanto, direttamente o indirettamente, la dipendenza dalle esportazioni verso gli Usa è cosi grande che per la maggior parte dei paesi è vista come l'unica maniera di salvarsi economicamente. Ma gli Usa, molto semplicemente, non possono più essere il motore della crescita mondiale a causa del loro enorme debito estero e dell'attuale deficit, - e non è nemmeno desiderabile che continuino a esserlo. Questo crea per le altre economie il bisogno inevitabile e urgente di ridirezionare il proprio commercio e i propri investimenti. Inoltre questo crea una opportunità per gli altri paesi di concepire forme di consumo differenti, più sostenibili e possibilmente più desiderabili. Perché oggi così poche persone, specialmente tra coloro che sono in posizione di influenzare le politiche economiche, sollevano queste questioni piuttosto ovvie? Quello che non sembriamo realizzare è che, a meno che questi problemi basilari non vengano risolti, non solo marceremo tutti disperatamente verso il mare con l'urgenza dei lemmings, ma continueremo batterci e perfino ucciderci l'un l'altro per avere il privilegio di arrivarci per primi. (Traduzione G.P. Polloni, Lettera 22)

Torna all'inizio


Corea del Nord, nuovo test nucleare Obama: "Il mondo dovrà reagire" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

SEUL - Ancora un test nucleare nordcoreano: Pyongyang ha fatto sapere di aver effettuato "con successo" il suo secondo test nucleare, dopo quello di ottobre 2006. Una mossa che ha tutti gli elementi della ritorsione contro la condanna decisa dall'Onu il mese scorso per il lancio del missile-satellite lanciato in orbita il 5 aprile. In concomitanza con il test nucleare, i nordcoreani hanno sperimentato anche tre missili a corto raggio. E la reazione americana è stata durissima: il mondo deve reagire unito a questa minaccia, ha detto in sostanza Obama. La risposta di Washington. Molto forti le parole del presidente Usa Barack Obama. "La Corea del Nord - ha commentato - sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale" facendo aumentare le tensioni nell'Asia nordorientale. E ha aggiunto: "Il programma nucleare nordcoreano e i test missilistici rappresentano una grave minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo, e io condanno queste irresponsabili azioni. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono chiamati a reagire". Il commento di Pechino. Anche la Cina, il più stretto alleato della Corea del Nord, ha detto di essere "fortemente contraria" e ha accusato Pyongyang di aver "ignorato le obiezioni della comunità internazionale" al proseguimento del suo programma nucleare. Corea del Nord: "Test nucleare di autodifesa". "In linea con la richiesta dei nostri scienziati e tecnici, la nostra Repubblica ha condotto con successo un test nucleare sotterraneo il 25 maggio, come parte delle misure volte a rafforzare le sue capacità nucleari di autodifesa", ha riferito un funzionario nordcoreano all'agenzia ufficiale Kcna. Nessun riferimento al luogo del test, che segue comunque quanto annunciato dal regime il 29 aprile scorso sul proposito di nuovi esperimenti nucleari dopo la condanna Onu per quello missilistico. OAS_RICH('Middle'); Corea del Sud, riunione d'emergenza. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha convocato una riunione d'emergenza del Comitato di sicurezza per fare il punto sulla delicata situazione. Il test di Pyongyang ha avuto, tra l'altro, un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Le altre reazioni nel mondo. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Corea del Sud-Giappone e di altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Francia e Gran Bretagna, s'è aggiunta la Russia che, attraverso il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha affermato che Mosca è "preoccupata per l'esperimento nucleare sotterraneo effettuato" dalla Corea del Nord. Una "provocazione pericolosa" e "una minaccia per la pace" l'ha definita il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. L'Onu. Un portavoce del ministero degli Esteri giapponese ha fatto sapere che il suo Paese risponderà all'iniziativa nordcoreana "in modo responsabile" alle Nazioni Unite. Per Londra si tratta di una "violazione flagrante " della risoluzione Onu. L'Unione europea si dice "molto, molto turbata" e la Russia annuncia la convocazione straordinaria del Consiglio di Sicurezza del Palazzo di vetro, imminente dopo la presa di posizione della Cina. (25 maggio 2009

Torna all'inizio


Nucleare,Iran respinge proposta Onu di "congelamento" (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Parisa Hafezi e Zahra Hosseinian TEHERAN (Reuters) -Il presidente dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad ha respinto oggi la proposta di "congelare" il proprio programma nucleare in cambio di un blocco da parte del Consiglio di Sicurezza Onu di ulteriori sanzioni. La proposta era stata avanzata dall'occidente per risolvere la controversia riguardante gli armamenti nucleari della Repubblica Islamica, che ha escluso qualsiasi trattativa in merito con le principali potenze. I commenti del presidente iraniano, che spera di essere rieletto per un secondo mandato alle elezioni del 12 giugno, aumenteranno probabilmente il disappunto dell'amministrazione Usa del presidente Barack Obama, che sta cercando di ristabilire rapporti diplomatici con Teheran. Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Germania e Gran Bretagna hanno manifestato ad aprile che l'intenzione di invitare l'Iran ad un vertice per cercare una soluzione diplomatica alla disputa sul nucleare. L'Occidente accusa l'Iran di sviluppare segretamente armi nucleari. L'Iran, quinto esportatore mondiale di petrolio, nega ogni accusa, sostenendo di svolgere attività nucleare al solo scopo di generare elettricità. Ahmadinejad ha proposto un dibattito con Obama alle Nazioni Unite a New York "riguardo le radici dei problemi mondiali", ma ha sottolineato che Teheran non si piegherà alle pressioni sul nucleare. "I nostri colloqui (con le principali potenze) saranno soltanto nella cornice della cooperazione per affrontare temi globali e nient'altro. Lo abbiamo annunciato chiaramente", ha detto Ahmadinejad. "La questione nucleare è un discorso chiuso per noi", ha detto ad una conferenza stampa. "Da ora in poi continueremo sulla nostra strada nell'ambito dell'agenzia (per il Nucleare delle Nazioni Unite). I diplomatici occidentali hanno detto che la proposta rimane sul tavolo. Continua...

Torna all'inizio


Doppia sfida della Corea: test nucleare e missili (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politica Doppia sfida della Corea: test nucleare e missili. Obama: il mondo deve reagire Lunedí 25.05.2009 16:00 Doppia sfida di Pyongyang alla comunità internazionale: nella stessa giornata il regime nordcoreano ha compiuto il secondo test nucleare della sua storia e effettuato il lancio di tre missili con una gittata di 130 chilometri. E' stato lo stesso governo di Kim Jong-il ad annunciare di aver condotto un test atomico più potente di quello dell'ottobre 2006 che scatenò l'indignazione e la preoccupazione del mondo intero. Da quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva inasprito le sanzioni contro il regime in seguito al lancio di un missile balistico in grado di raggiunger il territorio statunitense, la Corea del Nord minacciava al ripresa degli esperimenti nucleari. "Il test sotterraneo è stato condotto con successo" si legge in una nota dell'agenzia ufficiale Kcna, "e fa parte delle misure per rafforzare in ogni modo il potere di deterrenza nucleare". Poche ore dopo dal poligono di Musudan-ri, lo stesso dal quale parti' il 5 aprile scorso il missile balistico Taepodong 2, sono stati sparati tre missili terra-aria a corta gittata. Secondo il ministero della Difesa russo, la potenza dell'esplosione, registrata 80 chilometri a nordovest della citta' di Kilju, è stata tra i dieci e i venti chilotoni, cioè tra dieci e venti volte la potenza del test dell'ottobre 2006. L'esplosione ha provocato un sisma di 4,5 gradi sulla scala Richter, decisamente più violento di quello di 3,6 gradi del 2006 e quindici chilometri piu' a nordest. "Il test" si legge nella nota del governo di Pyongyang, "è stato condotto a un livello più alto in termini di tecnologia impiegata nel controllo e di potenza esplosiva. Il risultato permette di risolvere in modo soddisfacente i problemi che erano sorti sul fronte scientifico e tecnologico nell'ulteriore sviluppo di armi e tecnologie nucleari". Il regime definisce il successo del test "una fonte di ispirazione per l'esercito e il popolo della Repubblica" e "un contributo alla difesa della sovranita' del Paese e del socialismo per garantire la sicurezza e la pace nella penisola coreana e nella regione". Fonti Usa hanno rivelato che il regime di Pyongyang aveva dato a Washington un preavviso di meno di un'ora e non ha fatto alcuna richiesta. Il test e' stato condannato da tutta la comunita' internazionale. La Cina ha fatto sapere di essersi opposta con fermezza e la Russia ha espresso forte preoccupazione. Obama ha detto: "Il programma nucleare nordcoreano e i test missilistici rappresentano una grave minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo. Condanno queste irresponsabili azioni. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono chiamati a reagire". "Il programma nucleare nordcoreano e i test missilistici rappresentano una grave minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo, e io condanno queste irresponsabili azioni. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono chiamati a reagire". tags: corea del nord corea nord test nucleare missile

Torna all'inizio


La doppia sfida di Pyongyang (sezione: Globalizzazione)

( da "AprileOnline.info" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

La doppia sfida di Pyongyang C.R., 25 maggio 2009, 17:46 Mondo Nella stessa giornata il regime nordcoreano ha compiuto il secondo test nucleare della sua storia e effettuato il lancio di tre missili con una gittata di 130 chilometri. E' stato proprio il governo di Kim Jong-il ad annunciare di aver condotto un test atomico più potente di quello dell'ottobre 2006 che scatenò l'indignazione e la preoccupazione del mondo intero Da quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva inasprito le sanzioni contro il regime in seguito al lancio di un missile balistico in grado di raggiunger il territorio statunitense, la Corea del Nord minacciava al ripresa degli esperimenti nucleari. "Il test sotterraneo è stato condotto con successo" si legge in una nota dell'agenzia ufficiale Kcna, "e fa parte delle misure per rafforzare in ogni modo il potere di deterrenza nucleare". Poche ore dopo dal poligono di Musudan-ri, lo stesso dal quale partì il 5 aprile scorso il missile balistico Taepodong 2, sono stati sparati tre missili terra-aria a corta gittata. Secondo il ministero della Difesa russo, la potenza dell'esplosione, registrata 80 chilometri a nordovest della città di Kilju, è stata tra i dieci e i venti chilotoni, cioè tra dieci e venti volte la potenza del test dell'ottobre 2006. L'esplosione ha provocato un sisma di 4,5 gradi sulla scala Richter, decisamente più violento di quello di 3,6 gradi del 2006 e quindici chilometri più a nordest. "Il test" si legge nella nota del governo di Pyongyang, "è stato condotto a un livello più alto in termini di tecnologia impiegata nel controllo e di potenza esplosiva. Il risultato permette di risolvere in modo soddisfacente i problemi che erano sorti sul fronte scientifico e tecnologico nell'ulteriore sviluppo di armi e tecnologie nucleari". Il regime definisce il successo del test "una fonte di ispirazione per l'esercito e il popolo della Repubblica" e "un contributo alla difesa della sovranità del Paese e del socialismo per garantire la sicurezza e la pace nella penisola coreana e nella regione". Fonti Usa hanno rivelato che il regime di Pyongyang ha dato a Washington un preavviso di meno di un'ora e non ha fatto alcuna richiesta. Ma perché l'esplosione, e perché proprio ora? Probabilmente, per attirare l'attenzione della comunità internazionale, in particolare degli Stati Uniti, ma anche per ricordare che la guida è sempre in mano a "Caro leader" Kim Jong Il, il cui stato di salute appare sempre più misterioso; un'esplosione anche per scacciare i fantasmi di un successione alla leadership che potrebbe far precipitare il paese nel caos. La Corea del Nord è sempre più isolata. Perfino gli Stati Uniti, a differenza della questione nucleare iraniana, non hanno ancora assunto una posizione definita nei confronti del paese. Quindi non è escluso che Pyongyang sia ricorsa a questo test per attirare l'attenzione internazionale. Spesso, inoltre, queste azioni si spiegano anche con motivazioni interne. Kim Jong Il è un capo sempre meno presente, che appare di rado in occasioni ufficiali e le sue apparizione sono sempre piuttosto dubbie. Pyongyang si è infatti impegnata negli ultimi nove mesi in una vasta campagna per smentire le voci sul pessimo stato di salute del leader 66enne, che nell'agosto scorso sarebbe stato ricoverato per un ictus, secondo quanto hanno riferito i servizi segreti sudcoreani e giapponesi. Rimane poi aperta la questione della successione. Mentre nel caso della successione di Kim Il Sung, padre dell'attuale leader, Kim fu indicato con una cerimonia ufficiale già nel 1980, ben 14 anni prima del decesso del "Grande leader", come futura guida del paese, a tutt'oggi in Corea del Nord non si sa chi potrebbe prendere le redini del potere. Tanto più che il primogenito di Kim Jong Il, Kim Jong-Nam, non gode di grande credibilità dopo essere stato fermato in un aeroporto giapponese nel 2001 per aver cercato di entrare nel paese con un passaporto falso. Il figlio del dittatore si era giustificato dicendo che voleva visitare il Disneyland di Tokyo. Il test è stato condannato da tutta la comunità internazionale. La Cina ha fatto sapere di essersi opposta con fermezza e la Russia ha espresso forte preoccupazione. La condanna arriva dall'Europa e per il presidente degli Stati Uniti, Obama, il tentativo della Corea del Nord di sviluppare ordigni nucleari e il programma missilistico balistico "rappresentano una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali". Ma, alla conta dei fatti, è probabile che anche questa volta (nonostante la posizione inedita espressa oggi) la Cina farà ben poco per sbloccare la questione nordcoreana. Pechino ha tutto l'interesse a temporeggiare per mantenere lo status quo che le garantisce una posizione di forza in quanto unico interlocutore della Corea del nord. Proprio pochi giorni fa i due paesi hanno celebrato il 60esimo anniversario dall'allacciamento delle relazioni diplomatiche. Lo scorso mese Pyongyang si chiamò fuori dai colloqui a sei sul nucleare (a cui partecipano Stati Uniti, Giappone, Cina, Russia e Corea del Sud) per protestare contro le condanne internazionali ricevute dopo il lancio di un satellite avvenuto il 5 aprile, visto dall'esterno come una "prova generale" per l'odierno test nucleare. Il Consiglio di Sicurezza Onu ha così richiamato Pyongyang al rispetto della risoluzione 1718 emessa in seguito al primo test nucleare nordcoreano avvenuto nell'ottobre del 2006. Ma ora Pyongyang si è sottratta ai colloqui e al rapporto bilaterale con gli Stati Uniti, che l'avevano depennata dalla lista dei "paesi canaglia" ottenendone in cambio la promessa, mai mantenuta, di smantellare il reattore di Yongbyon. La Corea del Nord sa di essere del tutto isolata. E con un Obama distratto da mille spinosi dossier si è permessa di giocare la carta pesante del nucleare con spregiudicatezza. Una mossa che potrebbe portare a un aggravio dell'isolamento internazionale e quindi a una maggiore dipendenza dal "partner" cinese.

Torna all'inizio


G8 finanziario, primi germogli ripresa in Usa, Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

(Reuters) - L'economia globale non è ancora uscita dalla crisi, ma la velocità di caduta si è ridotta e primi segni di ripresa stanno emergendo, in particolare negli Stati Uniti e in Cina. E' questa la valutazione sullo stato dell'economia tracciata da alcuni documenti preparatori del meeting finanziario del Gruppo dei sette e la Russia che si terrà a Lecce il 12 e il 13 giugno prossimi. Lo riferiscono a Reuters fonti del G8 che hanno avuto accesso ai paper. "I documenti su cui si lavora in vista dell'incontro di Lecce indicano che stanno emergendo i primi germogli della ripresa, negli Stati Uniti e nei paesi emergenti, soprattutto Cina", dice una fonte. "La crisi non è terminata, ma si nota un rallentamento della velocità di caduta dell'economia", dice una seconda fonte. Dopo l'incontro dei ministri e governatori del Gruppo dei Sette che ha avuto luogo a fine aprile a Washington, il G8 finanziario di Lecce sarà chiamato ad aggiornare la valutazione dei Grandi sull'economia in vista del summit dei capi di stato e di governo che si terrà a L'Aquila in luglio.

Torna all'inizio


Crisi: Pil, Sadun (Fmi), risultato Italia molto buono (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 25-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi: Pil, Sadun (Fmi), risultato Italia molto buono ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 25.05.2009 18:23 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA)- ROMA, 25 MAG - Il risultato dell'Italia in termini di crescita nel primo trimestre 2008, pur essendo negativo, e' molto buono. Ha detto Arrigo Sadun. Il direttore del Fondo Monetario Internazionale si e' detto convinto: Siamo a meta' sulla media degli partner europei'. Secondo Sadun 'la performance dell'Italia e' in linea con l'Europa. C'e' chi sta un po' meglio come la Francia ma c'e' anche chi sta peggio di noi come Germania, Inghilterra e Spagna'. Sadun sottolinea come quello passato sia stato 'l'inverno piu' duro degli ultimi cinquant'anni e questi sono i numeri piu' brutti che vedremo in questa crisi. In futuro andra' molto meglio. Il peggio e' alle spalle. Ora siamo in convalescenza e non si passa da una broncopolmonite a scoppiare di salute'. Sadun afferma pero' che il tasso di riduzione dell'attivita' economica e' stato piu' rapido di quanto sara' il tasso di crescita. La ripresa sara' lenta e graduale e non si tornera' piu' al livello precedente. Se gli Usa prima crescevano del 5,5% ora cresceranno attorno al 3%, la Cina che prima cresceva del 13-14% si dovra' accontentare del 7,8%''. Comunque, secondo Sadun, 'non e' la fine del mondo, e questo qualche mese fa non lo sapevamo'. Insomma 'non abbiamo la certezza ma c'e' la sensazione che il peggio sia alle spalle'. (ANSA)

Torna all'inizio


Centomila euro ai giovani per dare vita alle loro idee (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

FINANZIAMENTI. LE DOMANDE ENTRO IL 30 GIUGNO Centomila euro ai giovani per dare vita alle loro idee Centomila euro a disposizione dei giovani dai 14 ai 29 anni che abbiano un'idea per un progetto, ma non i fondi necessari. Chi è interessato dovrà presentare la sua proposta di iniziativa entro il 30 giugno: per ogni progetto saranno disponibili 6 mila euro. L'elenco dei documenti necessari si può trovare sul sito della Regione (www.regione.vda.it), alla sezione «servizi sociali». Il nome scelto è «Giovani in Moto - Musica, ozio, testa e... oltre». Spiega l'assessore regionale alla Sanità e Politiche sociali, Albert Lanièce: «E' la terza edizione di questa iniziativa. Abbiamo deciso di continuare considerato il successo riscontrato nel 2007 e 2008, quando sono stati finanziati 34 progetti per un totale di 152 mila euro». E aggiunge: «Oltre ai servizi, vogliamo dare ai giovani la possibilità di esprimersi. Noi forniamo le linee guida, il resto tocca a loro». I progetti finanziati dovranno essere condotti in porto entro il 30 giugno 2010. Rispetto alle prime edizioni, c'è una novità contabile e amministrativa. Come anticipo sarà erogato l'80 per cento del finanziamento, il resto sarà soggetto a rendicontazione finale. Una scelta fatta per aumentare il denaro iniziale, perché è difficile che i giovani abbiano a disposizione soldi in modo autonomo per avviare un progetto. «Il lavoro che ha portato a questo bando - dice ancora Lanièce - è partito nel 2005, quando è stato costituito un gruppo di lavoro regionale sulle politiche giovanili ed è cominciata la consultazione con enti locali, terzo settore e giovani». I progetti che dovranno essere presentati entro fine giugno prevedono due aree tematiche. La prima riguarda eventi, manifestazioni, iniziative di carattere culturale, espressivo, sportivo o sociale. L'altro filone fa riferimento al «coinvolgimento nella vita del proprio paese e appartenenza alla comunità locale, ai fini della promozione del proprio contesto territoriale». Dice Lanièce: «Bisogna capire se la globalizzazione è un processo ormai irreversibile, nel senso di una omologazione di gusti ed esigenze. Penso invece che il rapporto con il proprio territorio di origine e appartenenza resti un concetto prezioso». Negli ultimi due anni, con questo tipo di finanziamento regionale, sono stati promossi laboratori teatrali, iniziative musicali, tornei sportivi, letture e concorsi fotografici.

Torna all'inizio


Appuntamento a Genova per i ministri del Corridoio 24 (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

A PALAZZO DUCALE VERTICE CON MATTEOLI E I PARI RUOLO DI BELGIO E OLANDA Appuntamento a Genova per i ministri del Corridoio 24 Quattro giorni di convegni per il mondo dello shipping [FIRMA]ALESSANDRA PIERACCI GENOVA Il mondo del mare è riunito da ieri a Genova per quattro giorni di confronto: un'iniziativa prestigiosa, che fa della città il capoluogo mondiale della portualità, anche se il convegno, fissato dal 2006, viene a cadere in un momento di grave crisi internazionale con ricadute pesanti sullo shipping. E nello stesso tempo, mentre le Port Autorithy sono in vetrina ai Magazzini del Cotone, Palazzo San Giorgio ospita oggi la quattordicesima assemblea della Confederation of European Shipmasters' Associations, ovvero i comandanti di navi di tutta Europa che discuteranno di pirateria, traffico di droga, immigrazione clandestina, sicurezza delle navi e dei traghetti. Ai Magazzini del Cotone la Iaph raduna 600 delegati in rappresentanza di 230 porti, per affrontare la sfida degli scenari futuri. In particolare, oggi si affronterà il quadro della situazione determinato da globalizzazione dei traffici e cambiamento climatico, domani si guarderà al futuro per prevedere sistemi di adattamento a questi precipitosi cambiamenti, mercoledì il tema sarà quello della logistica e giovedì quello dell'innovazione portuale, dai robot all'informatica. Oggi, inoltre, il convegno mondiale prevede un appuntamento a Palazzo Ducale, con i sei ministri dei Trasporti dei Paesi coinvolti dal collegamento Genova-Rotterdam, ovvero il cosiddetto Corridoio 24 per unire i porti liguri a quelli di Belgio e Olanda. Il confronto è pubblico e vi parteciperanno anche il coordinatore del progetto Corridoio 24, Karel Vihck, il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. I lavori si apriranno alle 10,35, dopo i saluti della sindaco Marta Vincenzi e l'intervento del senatore Luigi Grillo, presidente della Commissione Trasporti, mentre l'incontro dei ministri inizierà alle 14,30 per concludersi con la firma di una dichiarazione comune. Per quanto riguarda i comandanti di nave, gli altri argomenti in discussione saranno il problema della carenza futura di personale marittimo ed il progetto europeo «MarNIS», che ha lo scopo di realizzare una piattaforma di servizi a supporto dello sviluppo armonico, sicuro ed efficiente del trasporto marittimo in ambito europeo.

Torna all'inizio


"Sul dialogo Barack sbagliava Ecco la prova" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

"Sul dialogo Barack sbagliava Ecco la prova" Gli esperimenti nucleari compiuti dalla Corea del Nord rappresentano un test cruciale per Barack Obama che si trova ad affrontare la prima vera crisi internazionale dal momento del suo insediamento a gennaio. E' questa, in sintesi, la riflessione di John Bolton, il falco neoconservatore del governo Bush già sottosegretario di Stato per il disarmo ed ex ambasciatore americano presso il Palazzo di Vetro. Bolton, tradizionalmente diffidente verso l'approccio al dialogo con Pyongyang delineato dall'esecutivo di Obama, ha parlato a Fox News e Afp, spiegando che per l'amministrazione democratica è giunto «il momento della verità». Il gesto di Pyongyang era realmente inaspettato? «Non direi, a mio avviso i nordcoreani cercavano il momento giusto per fare un nuovo test anche perché il primo, compiuto nel 2006, non era andato bene». Lei lo aveva previsto? «Sì, l'ho scritto mercoledì scorso sul Wall Street Journal: compiere un secondo test è stato un imperativo categorico dal punto di vista scientifico e militare negli ultimi due anni per Pyongyang. Le informazioni e i dati ottenuti con un nuovo esperimento nucleare avevano un'importanza strategica per il regime di Kim Jong Il». Quindi gli Usa erano preparati? «No, ma l'amministrazione Obama ha favorito l'occasione quando l'emissario americano Stephen Bosworth aveva detto, circa due settimane or sono, di non vedere segnali di crisi sperando di rilanciare in questo modo al più presto i negoziati a Sei con Pyongyang». Quindi il governo americano è in parte responsabile? «Hanno riposto tutte le loro speranze nei colloqui a Sei - le due Coree, gli Usa, Cina, Giappone e Russia - e questo è il risultato. Per la nuova amministrazione, che puntava anche a un dialogo diretto, è giunto il momento della verità». Cosa dovrebbero fare Obama? «La prima cosa da fare è inserire di nuovo la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, da cui fu depennata durante la fase calante della presidenza di George W. Bush. Pyongyang ha tutto l'interesse a volere un arsenale atomico visto che il suo obiettivo è quello di preservare l'isolazionismo della dittatura. Del negoziato sul nucleare non gli interessa nulla». E le Nazioni Unite come dovrebbero agire? «Il Consiglio di Sicurezza deve imporre nuove e più severe sanzioni sui programmi militari del regime nordcoreano e introdurre tutte le misure economiche previste nei casi più estremi». E se non bastasse? «Per le sue violazioni reiterate il Paese potrebbe anche essere espulso dalle Nazioni Unite. I test nucleari hanno dato prova del fatto che Pyongyang non era stata affatto seria sui propri impegni per il disarmo presi nel corso delle trattative internazionali». \

Torna all'inizio


Test nucleare di Pyongyang Obama furioso (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Test nucleare di Pyongyang Obama furioso La Corea del Nord sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale I test sono una minaccia per la pace a cui dobbiamo rispondere Il presidente Usa: "Il mondo reagisca subito" Ma Seul accusa: "America e Cina sapevano" Barack Obama [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK La Corea del Nord rilancia la sfida alla comunità internazionale con un nuovo test nucleare che provoca le ire di Barack Obama: «Il mondo intero deve imporsi con Pyongyang affinché rispetti l'impegno a desistere dai propri piani atomici». L'ennesimo provocazione del regime di Kim Jong-Il avviene poco prima delle 10 locali (le 3 di notte in Italia) quando i sismografi registrano una scossa di terremoto in Corea del Nord di magnitudo 4.5. La natura dell'onda fa pensare all'ipotesi più inquietante, il test nucleare. La conferma giunge poco dopo dall'agenzia ufficiale di Pyongyang, la Kcna: «Abbiamo condotto con successo un test nucleare sotterraneo per rafforzare le nostre capacità nucleari di autodifesa». E' il secondo esperimento dopo quello dell'ottobre 2006, ed è una chiara ritorsione contro la condanna dell'Onu per il lancio in orbita del missile-satellite il 5 aprile. Del resto Pyongyang aveva avvertito che avrebbe continuato i suoi esperimenti. Ma non è finita perché subito dopo Kim Jong-Il ordina di procedere al lancio di un missile a corto raggio, uno Yonhap dalla gittata stimata di 130 chilometri. Seul definisce i test una minaccia e mobilita le truppe, Tokyo parla di «gesto inammissibile» e chiede la convocazione del Consiglio di Sicurezza Onu, appoggiato da Mosca che poco dopo condanna anche lei. A Washington è tarda sera e il primo a farsi sentire è il dipartimento di Stato che esprime «gravi preoccupazioni». L'Europa condanna compatta, la Cina rompe il silenzio dopo qualche ora e dice di essere «fortemente contraria» al test accusando la Corea del Nord di aver «ignorato le obiezioni della comunità internazionale». L'Iran invece, che ieri ha detto di considerare chiusi i negoziati con i 5+1 sul nucleare, dice che il test «non ci riguarda». Per gli scienziati russi il test nucleare sotterraneo ha avuto una potenza fra i 10 e i 20 kiloton, rispetto ai 5-15 kiloton del 2006. La vicenda si tinge di giallo quando Seul rivela che Usa e Cina erano stati avvertiti, ma Washington si affretta a precisare che si è trattato di un «alert» meno di un'ora prima. E sulla questione si pronuncia il presidente Obama: «I test rappresentano una minaccia per la pace e una sfida sconsiderata alla comunità internazionale». Obama esorta il mondo ad affrontare Pyongyang affinché rispetti la promessa di rinunciare ai programmi atomici e afferma che a questo punto appare «giustificata un'azione da parte della comunità internazionale». L'inquilino della Casa Bianca si fa sentire di nuovo in mattinata con una breve dichiarazione dal Giardino delle rose nella quale esprime «la forte condanna» degli Usa e chiede alla comunità internazionale di «agire e rispondere compatti». La macchina burocratica del Palazzo di Vetro si mette in moto rapidamente. Per l'Onu i test sono una violazione della risoluzione 1718 del Cds che chiede a Pyongyang di abbandonare i programmi nucleari. Il segretario generale Ban Ki-moon esprime preoccupazione, e convoca il Cds per le 10 di sera italiane. I cinque membri stavolta sembrano meno divisi. In meno di un'ora arriva una netta condanna, «unanime». L'ambasciatore russo riferisce che i 15 membri del Cds hanno deciso di «iniziare immediatamente a lavorare su una risoluzione». La condanna della Russia e soprattutto della Cina potrebbe consentire di adottare misure più severe senza il rischio di un veto e della consueta spaccatura.

Torna all'inizio


Gli esperimenti nucleari compiuti dalla Corea del Nord rappresentano un test cruciale per Barack Oba... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gli esperimenti nucleari compiuti dalla Corea del Nord rappresentano un test cruciale per Barack Obama che si trova ad affrontare la prima vera crisi internazionale dal momento del suo insediamento a gennaio. E' questa, in sintesi, la riflessione di John Bolton, il falco neoconservatore del governo Bush già sottosegretario di Stato per il disarmo ed ex ambasciatore americano presso il Palazzo di Vetro. Bolton, tradizionalmente diffidente verso l'approccio al dialogo con Pyongyang delineato dall'esecutivo di Obama, ha parlato a Fox News e Afp, spiegando che per l'amministrazione democratica è giunto «il momento della verità». Il gesto di Pyongyang era realmente inaspettato? «Non direi, a mio avviso i nordcoreani cercavano il momento giusto per fare un nuovo test anche perché il primo, compiuto nel 2006, non era andato bene». Lei lo aveva previsto? «Sì, l'ho scritto mercoledì scorso sul Wall Street Journal: compiere un secondo test è stato un imperativo categorico dal punto di vista scientifico e militare negli ultimi due anni per Pyongyang. Le informazioni e i dati ottenuti con un nuovo esperimento nucleare avevano un'importanza strategica per il regime di Kim Jong Il». Quindi gli Usa erano preparati? «No, ma l'amministrazione Obama ha favorito l'occasione quando l'emissario americano Stephen Bosworth aveva detto, circa due settimane or sono, di non vedere segnali di crisi sperando di rilanciare in questo modo al più presto i negoziati a Sei con Pyongyang». Quindi il governo americano è in parte responsabile? «Hanno riposto tutte le loro speranze nei colloqui a Sei - le due Coree, gli Usa, Cina, Giappone e Russia - e questo è il risultato. Per la nuova amministrazione, che puntava anche a un dialogo diretto, è giunto il momento della verità». Cosa dovrebbero fare Obama? «La prima cosa da fare è inserire di nuovo la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, da cui fu depennata durante la fase calante della presidenza di George W. Bush. Pyongyang ha tutto l'interesse a volere un arsenale atomico visto che il suo obiettivo è quello di preservare l'isolazionismo della dittatura. Del negoziato sul nucleare non gli interessa nulla». E le Nazioni Unite come dovrebbero agire? «Il Consiglio di Sicurezza deve imporre nuove e più severe sanzioni sui programmi militari del regime nordcoreano e introdurre tutte le misure economiche previste nei casi più estremi». E se non bastasse? «Per le sue violazioni reiterate il Paese potrebbe anche essere espulso dalle Nazioni Unite. I test nucleari hanno dato prova del fatto che Pyongyang non era stata affatto seria sui propri impegni per il disarmo presi nel corso delle trattative internazionali». \

Torna all'inizio


Schiaffo alla Cina Anche la Borsa trema (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Analisi L'escalation mette a rischio gli equilibri in tutta l'Asia IL PERICOLO DELL'INSTABILITÀ IL DILEMMA Schiaffo alla Cina Anche la Borsa trema Pechino minimizza sul lancio: "L'esperimento è fallito" FRANCESCO SISCI Per i cinesi è fondamentale evitare il crollo del regime con un'ondata di profughi Hu Jintao non vuole scegliere tra la difesa di Kim Jong-Il e l'alleanza con l'America PECHINO La Corea del Nord, ricacciata per mesi al margine dei pericoli globali dalla crisi economica, ieri ha voluto ricordare prepotentemente di non poter venire trascurata, di rimanere la minaccia più grande, il cattivo più cattivo, dotato di testate atomiche, di missili per lanciarle e della determinazione politica a farlo. Contro ogni accordo finora stipulato, Pyongyang ha condotto un test nucleare sotterraneo e lanciato ben tre missili. Nel 2006, Pyongyang condusse il suo primo esperimento nucleare, proprio il giorno in cui la Cina ospitava a Pechino uno storico summit di riappacificazione con il premier del Giappone. Anche la data dell'esperimento di ieri appare scelta consapevolmente per diventare un nuovo schiaffo alla Cina e un tentativo di metterla in difficoltà con gli Stati Uniti. Ieri infatto Pechino accoglieva Wu Poh-hsiung, il presidente del partito nazionalista (Kmt) di Taiwan. Una visita storica, un passo estremamente importante nel processo di riunificazione con l'isola, di fatto indipendente, ma formalmente parte di un'unica Cina. Wu è in Cina per partecipare il 1 giugno alle celebrazioni congiunte di Sun Yat-sen, padre della rivoluzione cinese, punto di congiunzione politica dei comunisti e dei nazionalisti. Dovrà inoltre preparare il prossimo vertice tra il presidente cinese Hu Jintao e il taiwanese Ma Ying-jiu. L'agenzia ufficiale Nuova Cina rilasciava in serata un comunicato molto duro che spiegava come «la Cina sia decisamente contraria al test nucleare della Repubblica Popolare democratica di Corea (Dprk)». Il gesto nordcoreano in questa occasione ha per i cinesi una valenza simbolica molto forte. Nel 1950 Mao Zedong rinunciò ai piani di invasione di Taiwan scegliendo di difendere la Corea del Nord in guerra con il Sud. Quasi 60 anni dopo Pyongyang ripropone a Pechino la stessa scelta. Stare con Taiwan e seguire gli accordi con gli Usa, oppure sostenere la Corea del Nord, allontanandosi dall'isola e dal suo alleato americano? Per molti versi le ragioni geopolitiche spingerebbero Pechino ad appoggiare Pyongyang. La Cina ha bisogno di stabilità, di uno status quo ai suoi confini. Una guerra, o anche l'implosione della Corea del Nord destabilizzerebbero il confine nord orientale, già delicato perché vicino alla Russia e perché sede di grandi industrie pesanti in declino e con un alto tasso di disoccupazione. Una crisi a Pyongyang rischierebbe di riversare un'ondata di milioni di profughi in Cina, dato che la fuga a Sud è impedita da un confine fortemente militarizzato. Pechino non può rischiare la distruzione del suo vicino. Inoltre un'opzione militare contro Pyongyang è estremamente difficile. Oltre ad atomiche e missili, in teoria neutralizzabili, il Nord ha puntati contro il Sud circa 8mila cannoni che possono colpire la metropoli di Seul, causando centinaia di migliaia di morti. Eliminare tutta l'artiglieria schierata appare impossibile. E tagliare aiuti alimentari e di energia rischia di creare tragedie umanitarie. Kim Jong-il già in passato, se messo alle strette, aveva scelto di lasciare milioni di suoi sudditi alla fame senza toccare le razioni per i suoi gerarchi. D'altro canto la faccia feroce mostrata ieri da Pyongyang è indice di profonda debolezza. Il regime ha bisogno di aiuti dall'estero ed è incapace di sopravvivere senza, e quindi ricorre al solito ricatto con Cina e Usa: datemi soldi oppure destabilizzo l'intera regione. Esperti cinesi però dubitano della sostanza della minaccia e del successo stesso dell'esperimento nordcoreano. «Si è registrata una scossa di 4,7 gradi di magnitudo, equivalente a una bomba di meno di 5 kiloton - spiega un generale - che equivalgono a una testata piccola, che richiede la tecnologia più difficile. Ma Pyongyang non ce l'ha, in realtà credo sia un altro test fallito». Resta comunque il fatto che la bomba sotterranea e i missili nordcoreani hanno fatto tremare le Borse della regione, mentre restano poco chiare le misure concrete che la comunità internazionale può prendere. Forse alla fine la contromisura più praticabile sarebbe attaccare gli interessi privati di Kim, come già accadde quando Washington bloccò qualche anno fa 25 milioni di dollari del leader nordcoreano presso il Banco Delta Asia di Macao.

Torna all'inizio


Dominuire si può e si deve Mille parlamentari sono troppi? In Italia, 57 milioni di a... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Dominuire si può e si deve Mille parlamentari sono troppi? In Italia, 57 milioni di abitanti, il loro numero è pari a 952 (630 deputati, 315 senatori e 7 senatori a vita), uno ogni 59.900 abitanti, mentre negli Stati Uniti, con 250 milioni di abitanti, essi sono soltanto 535, 435 deputati e 100 senatori, 1 ogni 467.000 abitanti, sette volte meno dell'Italia. Il numero di parlamentari italiani è il più elevato del mondo: in valore assoluto è superato dalla Cina, dove ogni cinque anni si radunano oltre duemila delegati da ogni angolo dello sterminato paese, rappresentanza difficilmente confrontabile con un parlamento eletto su base democratica, mentre nel Regno Unito i circa 750 Lord inglesi, sommati ai 646 membri della House of Commons, sono per lo più nominati dalla Regina su indicazione del governo, con una minima percentuale di lord a vita. Restando in ambito europeo, solo in Francia sono più di 900, mentre sono 683 in Germania e 609 in Spagna. Ritengo che la loro riduzione non solo sia fattibile, ma soprattutto doverosa. MAURO LUGLIO MONFALCONE (GO) Cari parlamentari Ridurre il numero dei Parlamentari. Se ne parla da un po', ma... tutto si colloca nell'eterno inconcludente bla bla bla! E l'alto numero dei parlamentari non è che una goccia nel mare dell'immoralità del nostro Paese classificato in crisi! Avete visto quante sedie vuote ci sono nelle sedute del Parlamento? Questi parlamentari ci rimettono qualcosa? E le famose auto blu sono in numero decente? I segretari e i portaborse sono proprio tutti indispensabili? Cari parlamentari, vi siete dimenticati che toccherebbe proprio a voi essere d'esempio alla nazione? RENATA MUCCI, BRESCIA Berlusconi e la Merkel Berlusconi fece appello all'italianità per vendere l'Alitalia ai suoi amici. Ovviamente la Merkel ben si guarda di fare appello alla «germanicità», ma invoca il libero mercato e sta valutando la proposta più vantaggiosa. ANDREA NEJROTTI Disposti a tutto pur di difenderlo Ecco il solito doppiopesismo della destra (non dico centrodestra, perché Lui dice sempre sinistra e non centrosinistra). Se Lui dice che se vince la sinistra ci sarà meno libertà, va bene. Se altri parlano di dittatura, non va bene. È ovvio che non siamo in un caso di dittatura dove manca la libertà. Siamo in una dittatura nel senso che comanda Lui, non il Governo. Lui decide e gli altri Lo seguono. Lo provano innumerevoli casi. Pensate a quando è nata Forza Italia: quanti partiti nuovi hanno avuto lo spazio in televisione che ha avuto Lui e il suo partito? Venendo ai nostri giorni: secondo voi lo spostamento della sede del G8 è stato deciso collegialmente o da Lui? Esponenti della Sua parte intervistati erano imbarazzati. Utilizza il suo potere economico in tutti i campi. Nella tv ha preso i principali personaggi televisivi alla Rai. Io Lo capisco ma non Lo giustifico: non capisco invece i suoi sostenitori, disposti a tutto pur di difenderlo. RAFFAELE IANNELLI La credibilità dell'istituzione Scuola I presidi delle scuole non si chiamano più come si continua a leggere anche sui giornali. Essi hanno ottenuto il «rango» di Dirigenti, ma a volte la loro preparazione non si rivela sufficiente per gestire una scuola in questi tempi difficili sia a causa della presenza dei «bulli» sia degli alunni stranieri. Sono anche finiti i tempi delle megacircolari del ministero dell'Istruzione che andavano applicate alla lettera o quasi e che contenevano sempre qualche comma di salvataggio. Gli organi collegiali sono degli scheletri ambulanti e la normativa e le leggi sono difficili da seguire con costanza e non sempre abbonda la competenza per comprenderle. È sparito il Provveditorato con le sue funzioni di «supplenza» alle carenze dei presidi che ogni volta che avevano un problema andavano a chiedere lumi. Ora i «presidi» dovrebbero sapersi gestire da soli in quanto dirigenti, ma... Ma qualcuno di essi è fermo a «se non ci dicono cosa dobbiamo fare!». Forse le direzioni regionali o il ministero dovrebbero provvedere a formare seriamente questi dirigenti che comunque dovrebbero avere la possibilità di avere un punto di riferimento da consultare prima di scrivere circolari errate o prima di assumere iniziative strane. Ne va della credibilità dell'istituzione Scuola nel suo complesso. L'esempio della preside del «Leonardo da Vinci» di Padova è solamente l'ultimo di una serie di iniziative prese in buona fede e poi rivelatesi errate. CARMINE GRANATO, PADOVA La giustizia Usa si italianizza? In Iraq un soldato americano stupra una ragazzina e la massacra insieme con la famiglia, un reato da pena capitale che il magistrato commuta in ergastolo. La rigorosa giustizia Usa si sta italianizzando? FILIPPO TESTA BALDISSERO TORINESE Per risparmiare energia In tempi dove si invoca il risparmio di energia in ogni settore un contributo si potrebbe avere eliminando dai supermercati e centri commerciali i banchi frigorifero verticali aperti. Certamente le merci esposte in questi frigoriferi sono comode e invitanti per il cliente, ma sono degli enormi divoratori di energia. Considerando il costo che comporta il produrre energia, sia in termini economici sia di inquinamento, questo tipo di espositori andrebbe certamente vietato. CARLO TOSI, MANTOVA Una facile previsione Pur non essendo mago o veggente di professione, azzardo una previsione che un attento bookmaker non quoterebbe neanche: con l'avvicinarsi del periodo estivo, il gasolio e la benzina subiranno sostanziali aumenti. M. MASSARI, TORINO

Torna all'inizio


Frei Betto atteso domani in città (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Frei Betto atteso domani in città Il teologo della liberazione sul tema globalizzazione e comunità TRENTO. Sarà a Trento domani uno dei grandi testimoni dell'America Latina e in modo particolare del Brasile per parlare della nuova stagione che si trova a vivere l'America Latina, alla luce dell'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. Oggi, alle ore 18, Frei Betto sarà a Bolzano, al Centro per la Pace del Comune di Bolzano, intervistato dal giornalista Maurizio Chierici, domani al Centro Santa Chiara, ore 20.30, a Trento. Nell'incontro ci sarà un altro teologo brasiliano, padre Edilberto Sena, direttore della Radio Rurale di Santarem, impegnata nell'alfabetizzazione, l'educazione democratica e l'informazione pluralista nell'area amazzonica. Tema della serata sarà "Globalizzazione, risorse naturali e comunità locali". Frei Betto oggi è forse uno dei personaggi più rappresentativi del Brasile. E' stato consigliere speciale del presidente Lula per il progetto "Fame Zero" ma la sua storia ha inizio già alla fine degli anni Sessanta quando, con altri frati domenicani, è stato arrestato e torturato dalla dittatura perché accusato di aiutare i leader dell'opposizione. Frei Betto ha aperto gli occhi del mondo sui crimini della dittaura brasiliana, scrivendo anche le storie drammatiche dei prigionieri politici nel carcere di San Paolo in libri famosissimi come "Dai sotterranei della storia", "Battesimo di sangue", "Lettere dalla prigione".

Torna all'inizio


Obama: Una minaccia alla pace (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 26-05-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)

Argomenti: Cina Usa

Allarmato intervento del presidente americano. Condanna dal segretario generale dell'Onu Obama: «Una minaccia alla pace» Aperto dissenso anche da Pechino che però chiede negoziati LE REAZIONI Proteste dalla Ue e da Londra DAL CORRISPONDENTE ANDREA VISCONTI NEW YORK. Per Barack Obama il nuovo «strappo» della Corea del Nord è «una minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale». E il comportamento di Pyongyang deve essere oggetto di «grave preoccupazioni per tutte le nazioni». E per valutare la reazione internazionale alla luce del nuovo test nucleare condotto dalla Corea del Nord è stata convocata ieri una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Anche se restano scarse le possibilità di un inasprimento delle sanzioni nei confronti di Pyongyang in quanto c'è l'opposizione della Cina che vede nelle sanzioni una complicazione con un importante partner commerciale nella stessa area geografica. Ciò nonostante il governo di Pechino ha condannato senza mezzi termini il test nord coreano. Una condanna che è stata espressa dal ministro degli esteri cinese il quale ha parlato però di «negoziati per arrivare a risolvere la crisi». A convocare la riunione è stato il Segretario Generale Ban Ki-moon precisando che il test viola una risoluzione dell'Onu, la 1718, passata dal Consiglio di Sicurezza. La violazione non può andare impunita benchè in passato altre azioni simili del governo di Pyongyang non hanno potuto essere fermate con risoluzioni di condanna. La riunione del Consiglio di Sicurezza è avvenuta poche ore dopo che la Casa Bianca aveva diffuso un comunicato con il quale criticava duramente le azioni della Corea del Nord. «Il test è stato condotto in violazione delle norme internazionali», si legge nel testo del governo di Washington. «Questo, insieme con il tentativo di lancio di un missile a corto raggio sono fonte di grave preoccupazione per tutte le nazioni anche se non giungono come una sorpresa in considerazione delle dichiarazioni e delle azioni recenti di Pyongyang». Il messaggio era stato diramato che era ancora notte fonda a Washington e Barack Obama stava ancora dormendo. Il team per la sicurezza nazionale ha deciso dunque di rendere nota la posizione del governo Usa alla luce di ben note scelte politiche e diplomatiche, senza bisogno di ulteriori consultazioni con il capo della Casa Bianca. Il governo italiano si è unito al coro di voci critiche. è stato il ministro Franco Frattini ha ribadire che il test nord coreano rappresenta una minaccia alla pace regionale e internazionale. Ha aggiunto che questo tipo di azioni danneggia la Corea del Nord anche da un punto di vista dell'immagine davanti alla comunità internazionale. Parole forse più decise quelle scelte invece dal premier britannico Gordon Brown che ha definito il test «sbagliato, fuorviato e pericoloso per il mondo». Brown ha aggiunto che Pyongyang non può aspettarsi di entrare a far parte a tutti gli effetti della comunità internazionale se prima non decide di assumere un atteggiamento responsabile. Una parola simile a quella scelta da Javier Solana per esprimere il punto di vista dell'Unione Europea. «Un atto irresponsabile che giustifica una ferma reazione», ha detto il segretario generale della Ue mentre a Tokyo il test veniva definito addirittura «inaccettabile» e il primo ministro Taro Aso ha detto che è necessario passare a una risoluzione di condanna. Per Mosca il test è motivo di seria preoccupazione e, sulla falsariga di quanto dichiarato da Pechino, anche il governo russo ha sottlineanto la necessità di mandare avanti negoziati. è questo il punto di vista che Mosca ha portato alla riunione straordinaria dell'Onu, alla luce del fatto che questo mese la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza è proprio in mano ai russi.

Torna all'inizio


L'Iran chiude alle proposte occidentali (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 26-05-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)

Argomenti: Cina Usa

L'Iran chiude alle proposte occidentali Basta colloqui con le potenze del 5+1. Ma con l'Italia buoni rapporti TEHERAN. Con la Corea del Nord, che ieri ha sperimentato una nuova bomba nucleare, l'Iran «non ha alcuna cooperazione in campo atomico». Ma Teheran continuerà nel suo programma, che dice esclusivamente pacifico, considerando ormai «chiusi» i colloqui con le grandi potenze riunite nel gruppo 5+1. Lo ha assicurato il presidente, Mahmud Ahmadinejad (nella foto) in una conferenza stampa in vista delle elezioni presidenziali del 12 giugno, nelle quali correrà per un secondo mandato. «Le discussioni sul nostro programma nucleare potranno d'ora in poi avere luogo solo nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea)», ha detto Ahmadinejad, confermando che un «pacchetto» di proposte sarà inviato in risposta alla nuova offerta di dialogo avanzata in aprile dai 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi generali della «pace e giustizia nel mondo», a partire dal disarmo nucleare globale. Tale disarmo tuttavia, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle grandi potenze, prime fra tutte gli Usa. Nessun accenno, dunque, alla sospensione dell'arricchimento dell'uranio, che il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto a Teheran con cinque risoluzioni. Ahmadinejad ha condannato solo implicitamente l'esperimento condotto ieri dalla Corea del Nord, affermando che «nessun governo dovrebbe sprecare la ricchezza del popolo nella proliferazione nucleare». Ma tutto il mondo, ha aggiunto, dovrebbe essere denuclearizzato, e «bisogna cominciare dai Paesi più potenti, perchè se cominciano loro gli altri seguiranno». Un messaggio inviato in particolare all'amministrazione americana del presidente Barack Obama, che, nonostante le offerte di dialogo alla Repubblica islamica, vorrebbe fermarne il programma nucleare, convinto come il suo predecessore George W. Bush che Teheran vuole dotarsi di armi atomiche. «Loro che hanno migliaia di testate nucleari - ha detto Ahmadinejad - perchè vogliono fermare il programma pacifico di un altro Paese?». Per questo, ha aggiunto, l'Iran sta ancora aspettando di vedere se il cambiamento annunciato da Obama è «reale o solo a parole». Discorso diverso per quanto riguarla l'Italia. Le relazioni tra l'Iran e l'Italia «sono buone», ha assicurato Ahmadinejad dopo l'annullamento di una visita del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran, il 20 e 21 maggio scorsi, che comunque secondo Teheran è solo «rinviata». Ma allo stesso tempo Ahmadinejad ha lasciato intendere di ritenere che la missione sia saltata per pressioni dall'estero sull'Italia, probabilmente riferendosi agli Usa.

Torna all'inizio


Test atomico e missili La sfida dei nord-coreani (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa La potenza dell'esperimento nucleare sotterraneo superiore a Hiroshima Test atomico e missili La sfida dei nord-coreani Ormai è sfida aperta alla comunità internazionale: la Corea del Nord ha dato un altro schiaffo nucleare al mondo con il micidiale combinato di un test nucleare sotterraneo, il secondo della sua storia e potente fino a 20 kilotoni (la bomba sganciata su Hiroshima nel 1945 era «solo» di 15), e di un lancio di tre missili con una gittata di 130 km . È stato lo stesso governo di Pyongyang a dare l'annuncio. Immediata la condanna di Barack Obama «che ha messo in chiaro come la Corea del Nord stia sfidando «direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale, che deve rispondere unita alla provocazione». «Vogliamo un fronte fermo e unito», ha detto il segretario di stato, Hillary Clinton. All'Onu - dove i test sono considerati una palese violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di sicurezza che chiede a Pyongyang di abbandonare i programmi nucleari - il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione. La posizione di fermo disappunto del tradizionale alleato di Pyongyang, la Cina, che si unisce al giudizio altrettanto duro della Russia, spalanca le porte a una nuova stretta sotto forma di sanzioni. La Nato ha espresso una «ferma condanna» dei test missilistici d, definendoli azioni «irresponsabili» e «provocatorie». Inoltre, ha sollecitato Pyongyang ad astenersi da altre azioni che potrebbero contribuire ad «aumentare le tensioni» e a rispettare i suoi obblighi internazionali. Per capire un po' meglio la posizione della Corea del Nord basta ricordare che la strategia del «caro leader» va avanti per cercare di strappare il massimo possibile nei negoziati che Kim Jong-il vorrebbe tenere direttamente con gli Usa: il test nucleare, il secondo dopo quello del 9 ottobre del 2006, ne è la prova ed è l'ultimo atto per portare ai massimi livelli la tensione in Estremo Oriente, dopo l'arresto delle due giornaliste Usa, il lancio del missile-satellite del 5 aprile e il congelamento delle attività economiche con il Sud nell'area industriale di sviluppo congiunto di Kaesong. Da quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva inasprito le sanzioni contro il regime in seguito al lancio di un missile balistico in grado di raggiunger il territorio statunitense, la Corea del Nord minacciava al ripresa degli esperimenti nucleari. Secondo il ministero della Difesa russo, la potenza dell'esplosione, registrata 80 chilometri a nordovest della città di Kilju, è stata tra i dieci e i venti chilotoni, cioè tra dieci e venti volte la potenza del test dell'ottobre 2006. L'esplosione ha provocato un sisma di 4,5 gradi sulla scala Richter, decisamente più violento di quello di 3,6 gradi del 2006 e quindici chilometri più a nordest.

Torna all'inizio


In arrivo a Verona una banca africana (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 26 Maggio 2009 PRIMAPAGINA Pagina 1 SOCIETÀ. È marocchina. Il segno dei tempi In arrivo a Verona una banca africana La globalizzazione non si ferma, anche sull'asse Sud del Mediterraneo/Europa. È infatti pronta ad aprire uno sportello anche a Verona la banca marocchina Banque Chaabi, che già ha stretto in Italia accordi di cooperazione con una serie di istituti di credito tra cui il Banco Popolare. La prima agenzia italiana di Banque Chaabi, filiale europea del Groupe Banque Populaire du Maroc (Gbp), è stata aperta ieri a Milano. L'obiettivo? «Rafforzare la collaborazione finanziaria e servire le imprese attive sull'asse Italia-Marocco», come ha sottolineao l'ambasciatore del Paese maghrebino in Italia, Nabil-Benabdallah. Il gruppo intende disporre in Europa entro quest'anno di 40 filiali: in Italia è prevista l'apertura appunto a Verona, Torino e Bologna.39  

Torna all'inizio


Nucleare, test coreano L'Onu decide le sanzioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 26 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 4 PYONGYANG. Riunito il Consiglio di Sicurezza. Decisa condanna anche dalle «potenze amiche» Russia e Cina Nucleare, test coreano L'Onu decide le sanzioni In Corea del Nord provata una bomba più potente di quella di Hiroshima Obama: «Sfida al mondo» NEW YORK È il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, convocato d'urgenza nella notte italiana, a dare la prima risposta alla nuova sfida della Corea del Nord: una risposta che preannuncia sanzioni e non una semplice condanna verbale. Perché questa volta la sfida del regime di Pyongyang è stata doppia: ieri mattina ha compiuto a breve distanza uno dall'altro un test nucleare sotterraneo (potenza stimata 20 kiloton, 5 kiloton in più della bomba di Hiroshima) e il lancio sperimentale di tre missili a corto raggio. Un segnale alla comunità internazionale, e in particolare per gli Stati Uniti da una parte e i loro potenti alleati locali, la Corea del Sud e il Giappone. Che non a caso hanno mostrato tutti il massimo allarme, chiedendo l'intervento immediato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e una nuova raffica di sanzioni contro il regime di Kim Jong-Il, dittatore di un paese alla fame ma con ambizioni da potenza atomica. La risposta del presidente americano Barack Obama è stata molto più netta e meno diplomatica del solito. Obama ha espresso subito una «forte condanna» del test nordcoreano: «La Corea del Nord sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale, facendo aumentare le tensioni nell'Asia nordorientale», ha dichiarato a poche ore dalla notizia. Poi ieri pomeriggio, ha letto personalmente una seconda dichiarazione nel Giardino delle Rose della Casa Bianca nella quale invita tutti ad «agire e rispondere compatti» alla provocazione di Pyongyang, che «ha scelto di ignorare i propri impegni» e di «rendere ancora più profondo il proprio isolamento». In effetti le reazioni internazionali al doppio test sono unanimi. Questa volta anche la Cina, da sempre regime «amico» di quello nordcoreano, ha condannato subito e «fermamente» i test, aggiungendo che Pyongyang ha «ignorato le obiezioni della comunità internazionale». Identica condanna dalla Russia, dove la portavoce della presidenza Natalia Timakova ha letto una dichiarazione inequivocabile: «Ci aspettiamo dai partner nordcoreani un approccio responsabile» recita il comunicato, dopo aver condannato i test, «che tenga conto degli interessi del mantenimento della stabilità nella regione, dell'osservanza del regime di non proliferazione delle armi di distruzione di massa; e del rispetto delle decisioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu». Con queste posizioni sul tavolo, il Consiglio di Sicurezza si è aperto ieri notte con una posizione chiara di condanna di tutti i cinque membri permanenti (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna), condizione necessaria per l'approvazione di sanzioni. Il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione. La Corea del Nord aveva trattato nel 2006 con Corea del Sud, Cina, Usa, Giappone e Russia un accordo per abbandonare il programma nucleare in cambio di aiuti economici. Insoddisfatta delle condizioni economiche ottenute, Pyongyang un mese fa ha annunciato la ripresa dei programmi nucleari. Che preoccupano ormai anche la Cina, perché l'atomica nordcoreana induce Giappone e Corea del Sud a dotarsi dell'arma atomica, alterando gli equilibri strategici del teatro asiatico. UN GRANDE ARSENALE NEL PAESE ALLA FAME. L'arsenale balistico nordcoreano è composto oltre mille missili di varia stazza e gittata, tra cui almeno 600 Scud e 200 Rodong, mentre l'esercito è il quarto più grande al mondo con più di un milione di soldati regolari e 7 milioni di riservisti su un totale di 23-24 milioni di abitanti. Il tutto in un Paese che non riesce a sfamare i propri abitanti. La corsa agli armamenti atomici è iniziata alla fine anni ottanta, e non ha visto risultati concreti fino al 2006, con il primo esperimento nucleare. La Corea del Nord avrebbe diverse testate nucleari, ma mancherebbe ancora la capacità tecnica di montarle sui missili balistici.  

Torna all'inizio


ahmadinejad chiude sul nucleare "basta negoziati con il 5+1" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 13 - Esteri Teheran Ahmadinejad chiude sul nucleare "Basta negoziati con il 5+1" TEHERAN - La Repubblica degli ayatollah non vuole collegamenti con la Corea del Nord: Teheran «non ha alcuna cooperazione in campo atomico» con Pyongyang, ha detto ieri Mahmud Ahmadinejad, sottolineando che l´Iran andrà avanti nel suo programma, «esclusivamente pacifico», e considera ormai «chiusi» i colloqui con le grandi potenze riunite nel gruppo 5+1. Il presidente parlava a una conferenza stampa in vista delle elezioni del 12 giugno, nelle quali correrà per un secondo mandato. «Le discussioni sul nostro programma nucleare potranno d´ora in poi avere luogo solo nell´ambito dell´Agenzia internazionale per l´energia atomica», ha detto Ahmadinejad, confermando che un "pacchetto" di proposte sarà inviato in risposta alla nuova offerta di dialogo avanzata in aprile dai 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi generali della «pace e giustizia nel mondo», a partire dal disarmo nucleare globale. Questo disarmo, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle grandi potenze, prime fra tutte gli Usa. Nessun accenno, dunque, alla sospensione dell´arricchimento dell´uranio, che il Consiglio di sicurezza dell´Onu ha chiesto a Teheran con cinque risoluzioni. Ahmadinejad ha condannato solo implicitamente l´esperimento condotto dalla Corea del Nord, affermando che «nessun governo dovrebbe sprecare la ricchezza del popolo nella proliferazione nucleare». Ma tutto il mondo, ha aggiunto, dovrebbe essere denuclearizzato, e «bisogna cominciare dai Paesi più potenti, perché se cominciano loro gli altri seguiranno». Uno spiraglio per il dialogo fra Usa e Iran è stato individuato dalla Federazione calcio degli Stati, che Uniti ha proposto un incontro amichevole fra le due nazionali in autunno a Teheran. Secondo il presidente della Federazione iraniana, Ali Kafashian, «la proposta è allo studio».

Torna all'inizio


Affonda all'Arsenale la casa di Bouchet (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 26 Maggio 2009 CULTURA Pagina 49 ARTE. REALIZZATA PER LA BIENNALE Affonda all'Arsenale la «casa» di Bouchet È parzialmente affondata nelle acque del Bacino dell'Arsenale la casa galleggiante ideata dall'artista statunitense Mike Bouchet, tra gli invitati alla 53. esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia diretta da Daniel Birnbaum. L'opera realizzata da Bouchet - una tipica casa in stile americano in dimensioni reali realizzata in legno e compositi- è stata costruita a Marghera e ha attraversato ieri il canale della Giudecca e il Bacino San Marco a bordo di una grande chiatta. Una volta giunto nello spazio d'acqua dell'Arsenale, davanti alle Gaggiandre, l'edificio è stato posizionato. Per circostanze tecniche ancora non chiare, però, è scivolato in avanti dalla piattaforma e ha cominciato a inclinarsi. La parte posteriore è affondata fin quasi al tetto, mentre quella anteriore è appoggiata alla piattaforma stessa. L'immediato intervento dei tecnici è stato inutile. Sul posto si sono subito recati lo stesso artista e il direttore dell'esposizione. Al centro del lavoro di Bouchet - un progetto intitolato «Watershed» c'è la volontà di riflettere sui modelli tipici della middle class statunitense, sulla globalizzazione degli stili di vita.  

Torna all'inizio


Sfida al mondo, la Corea del Nord provala sua atomica (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

VETRINA ESTERI pag. 20 Sfida al mondo, la Corea del Nord provala sua atomica L'ordigno esploso nel test sotterraneo era più potente di quello di Hiroshima. Obama: «Reagiremo». L'Onu condanna dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK UN'ESPLOSIONE sotterranea della potenza di 20 kilotoni, di gran lunga più potente dell'ordigno di Hiroshima. Un preavviso dato agli americani di meno di un'ora. Pyongyang frustrata e affamata rilancia la sfida nucleare. Incuranti della risoluzione del 2006 dell'Onu e del recente monito di aprile dopo il lancio di un missile-satellite di lunga gittata, i militari nord coreani hanno realizzato un nuovo test atomico in piena violazione del trattato di non proliferazione. Sono davvero decisi a vendere i loro ordigni al miglior offerente o cercano disperatamente visibilità in un negoziato con Usa, Cina, Russia, Giappone e Corea del Sud interrotto dopo un lungo stallo? Il presidente Obama è stato svegliato nel cuore della notte ed ha condannato in modo molto duro il test definendolo «una minaccia per la pace e la sicurezza e una sfida sconsiderata alla comunità internazionale». IL COMANDANTE di stato maggiore delle forze armate americane ammiraglio Mullen ha aggiunto: «Gli Usa non sono rimasti sorpresi perché Pyongyang nelle ultime settimane ha assunto un atteggiamento sempre più aggressivo». La Russia, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha richiamato tutti gli ambasciatori al Palazzo di Vetro per una riunione d'emergenza nella tarda serata. Ma se l'America la Francia, l'Inghilterra e il Giappone premono per un'azione congiunta e nuove sanzioni subito, invocate anche da Hillary Clinton in una catena di telefonate, nella quali chiedeva «un fronte fermo e unito», la Cina pur condannando il test atomico sotterraneo insieme a quello di tre missili di corta gittata, sembra avere molto meno fretta e si preoccupa soprattutto di creare le condizioni di fiducia necessarie per riportare al tavolo delle trattative i nord coreani che sembrano diffidare adesso anche della nuova amministrazione americana. Molti leggono nel test nord-coreano anche un braccio di ferro tra le varie anime delle forze armate di Pyongyang impegnate a posizionarsi in vista dell'annunciato passaggio del potere del «caro leader» Kim Jong il ad uno dei tre figli. Sarebbero stati i discreti diplomatici nord coreani al Palazzo dell'Onu, gli uomini del cosiddetto «contatto di New York» ad informare domenica gli americani dell'imminente test atomico. Il simbolismo del pericoloso esperimento sarebbe la dimostrazione che la Corea del Nord vuole essere «una potenza invitata a trattare alla pari» e non costretta ad accettare quelle che in passato sono già state definite «le ricche elemosine» in cambio della rinuncia del suo progetto nucleare. Anche se colpito da ictus, il leader del regime Kim Jong il continuerebbe a rimanere saldamente al suo posto e la minaccia dell'atomica è stato ironicamente mitigata poche ore prima da un messaggio di condoglianze alla famiglia dell'ex presidente Sud Coreano Roh Moo-hyun, considerato l'uomo del disgelo tra le due coree, morto suicida sabato. IL SEGRETARIO generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha condannato fermamente il test atomico considerandolo una minaccia alla stabilità internazionale, ma ha auspicato un'immediata ripresa del negoziato a 6. Ieri sera intorno al tavolo a ferro di cavallo del Consiglio di Sicurezza, i quindici paesi membri si sono trovati perfettamente d'accordo. All'unanimità hanno espresso «la loro forte opposizione e la loro condanna del test nucleare effettuato dalla Corea del Nord» e hanno deciso «di iniziare a lavorare immediatamente a una risoluzione».

Torna all'inizio


Il pericolo di un asse con l'Iran (sezione: Globalizzazione)

( da "Libertà" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il pericolo di un asse con l'Iran di LIVIO CAPUTO Il secondo test atomico nordcoreano, dieci volte più potente di quello dell'ottobre 2006, ha riportato di colpo alla ribalta il problema della proliferazione nucleare in Estremo Oriente e riacceso i riflettori sull'ultimo regime stalinista e colonna portante del bushiano "asse del male". Per la verità, la mossa di Kim Jong-Il non è giunta del tutto inattesa: dopo che il Consiglio di Sicurezza aveva inasprito le sanzioni per punire il suo regime del lancio di un missile intercontinentale nell'aprile scorso egli aveva infatti già minacciato la ripresa degli esprimenti, sospeso la sua partecipazione ai negoziato a sei con USA, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud e accelerato la riattivazione della centrale nucleare di Yongbyon, capace di produrre plutonio sufficiente per fabbricare una bomba atomica l'anno. SEGUE A PAGINA 5 26/05/2009

Torna all'inizio


La cautela forzata degli Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Libertà" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

La cautela forzata degli Usa di LUCIO CARACCIOLO E così ci risiamo. Il regime nordcoreano fa sapere al resto del mondo che esiste e ha bisogno di aiuto per sopravvivere (lui, non il «suo» popolo). Lo fa con i suoi metodi, facendo esplodere sotto terra una bomba atomica che, a quanto pare, è di potenza equivalente a quella che distrusse Hiroshima. Gli scopi di questa detonazione sono almeno tre. Primo: segnalare al mondo che il regime è pronto a difendere se stesso con qualsiasi mezzo, caso mai qualcuno pensasse di rovesciarlo. Secondo: sviare l'attenzione dei nordcoreani dalla più che critica situazione economica e, soprattutto, dalle sorde lotte di successione che starebbero avvenendo intorno al leader Kim Jong Il, apparentemente malato. Terzo: chiedere e possibilmente ottenere dagli americani e dal resto del mondo soldi in cambio della rinuncia a sviluppare un vero e proprio arsenale nucleare. E' un gioco non nuovo, ma rischioso. Kim Jong Il e i suoi contano sul fatto che subiranno al massimo qualche dura riprovazione verbale, ma nessuna effettiva sanzione. E' probabile che sia così, nel breve termine. Ma l'esperimento di ieri, condito da un nuovo lancio di prova del missile Taepodong, contribuisce ad accendere gli animi ed, eventualmente, a fornire pretesti per incidenti anche militari in una zona permanentemente calda com'è la penisola coreana. E' soprattutto in Corea del Sud e in Giappone che la bomba sotterranea esplosa da Kim Jong Il suscita preoccupazione. Sia a Seoul sia a Tokio non mancano coloro che considerano troppo morbido l'atteggiamento di Stati Uniti, Cina e Russia sulla questione nordcoreana. E non vedrebbero male un innalzamento della tensione tale da costringere le principali potenze a stringere il cappio attorno al collo del despota di Pyongyang. Finora in questo scenario Obama ha mantenuto la rotta disegnata da Bush. Privilegiando il dialogo e il negoziato, pur in presenza di un regime infido e misterioso nelle sue strutture interne. La ragione principale di questa cautela americana sta nella consapevolezza di non potersi esporre in un nuovo teatro di crisi. Gli Stati Uniti sono talmente impegnati nel Grande Medio Oriente, da un punto di vista militare, finanziario e geostrategico, da escludere, non fosse che per mancanza di mezzi, una mobilitazione nella penisola coreana. Ciò ha significato finora affidarsi quasi totalmente alla Cina, in quanto potenza regionale dotata dei canali utili a mantenere i contatti con Pyongyang e a domarne gli istinti più irrazionali. In assenza di alternative, Obama continuerà a seguire questo copione. A meno che i contrasti interni al regime di Pyongyang o le provocazioni di qualche altro paese non lo costringano a intervenire. 26/05/2009

Torna all'inizio


moda e modi a piacenza e in italia tra il 1970 e il 1975 (sezione: Globalizzazione)

( da "Libertà" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

moda e modi a piacenza e in italia tra il 1970 e il 1975 E anche a Piacenza compaiano la minigonna, l'eskimo e i fuseaux Le ragazze appassionate sono già le nuove pin up La scena delle strade di Piacenza offre occasioni preziose ad un fotografo attento alla cronaca e al paesaggio umano come Prospero Cravedi. Evidentemente sa servirsi con efficacia sia dell'evento circostanziato (la manifestazione, il comizio e il controcomizio, la cerimonia…) che della normalità quotidiana per disegnare una mappa dei nuovi costumi. Le fotografie mostrano parentele sia con la Street Photography di Erwitt che con aspetti della fotografia umanista francese, tra Doisneau e Cartier-Bresson, ricordano alcune memorabili immagini di De Biasi, con un occhio anche alla fotografia di moda ambientata: del 1966 è Blow Up di Antonioni, con David Hemmings che allude al fotografo londinese David Bailey degli anni ruggenti di Carnaby Street. Cravedi, che è intorno ai 40 anni, è troppo giovane e complice con quello che sta accadendo per essere dalla parte dei padri, ma un po' troppo grande per essere in mezzo ai figli. Compone in inquadrature un po' distanti corpi e volti locali con riferimenti di un altrove invadente. Carnaby Street è davvero lontana, ma questo permette una -varietà di conformismi- notevole: la controfigura di John Lennon a passeggio con il fan di Giangiacomo Feltrinelli e di Fidel Castro (o di Daniel Cohn-Bendit? O di Francesco De Gregori?) mentre le cugine piacentine di Mary Quant sono lì vicino ma non proprio a braccetto. Madri e zie sono costrette ad aggiornare il lessico, già al mercato, con parole nuove e esotiche un po' rivisitate dalla parlata locale: la mini, la maxi, i collant, il montgomery, l'eskimo, il montone, lo strangolino, e poi arriveranno i fuseaux… Nuovi accessori si impongono: il tascapane militare a sostituire il borsello, il quotidiano della Nuova Sinistra che sbuca dalla tasca (non è indispensabile sia fresco di giornata, men che meno che sia stato letto e capito). La manifestazione offre al fotografo la possibilità di altre riflessioni antropologiche: la "tavola sinottica" compone il giovane "moderno ma elegante" con ombrello english e maglioncino a rombi sotto la giacca, un po' scocciato davanti all'agitatissima platea, scomposta ma entusiasmante ed entusiasta del nuovo protagonismo. Le ragazze appassionate, con urlo in bocca e pugno alzato sono già le nuove pin up, temibili e desiderabili. La diffusione dei modelli in questi anni mostra forse per la prima volta una reale e profonda globalizzazione dell'immagine, e una profondità tale che il riverbero in tutte forme di comunicazione per immagine è immediato e evidente, a livelli differenti. È possibile incontrare per strada Oreste e Gasparazzo (il vecchio operaio un po' stalinista e il giovane immigrato extraparlamentare) che sembrano usciti dalle tavole di Calligaro grazie all'Arcivernice. P. B. 26/05/2009

Torna all'inizio


Condanna unanimeanche russia e cinasono contrarie (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Condanna unanimeanche russia e cinasono contrarie le reazioni NEW YORK. Da Washington a Mosca a Pechino, passando per Londra e Parigi, un coro di condanna ha accolto il secondo test atomico nordcoreano in tre anni. La Russia, che ha la presidenza di turno, ha convocato d'urgenza il Consiglio di Sicurezza dell'Onu. I test sono considerati una palese violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza che chiede a Pyongyang di abbandonare i programmi nucleari. Il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione, mentre gli Usa hanno lanciato un appello per una reazione compatta della comunità internazionale. «Vogliamo un fronte fermo e unito», ha detto il segretario di stato Hillary Clinton. Tokyo e Seul, che avevano chiesto la riunione del Consiglio, puntano a ottenere «misure appropriate» in stretta collaborazione con gli altri interlocutori dei negoziati a sei (Stati Uniti, Cina, Russia) da cui la Corea del Nord si è bruscamente ritirata in aprile. Sulla carta la condanna delle potenze del Consiglio di Sicurezza è stata unanime dopo che in aprile i quindici avevano attivato nuove sanzioni in risposta al lancio di un missile: la Cina, il maggiore partner commerciale di Pyongyang che disperatamente vuole un ritorno dei nordcoreani al tavolo dei negoziati, si è detta «risolutamente contraria» ai test, mentre la Russia, nel deprecare gli esperimenti come «profondamente destabilizzanti», ha ricordato alla Corea del Nord che «può garantire la sua sicurezza solo attraverso la via politico-diplomatica». La Corea del Nord è già oggi il Paese più isolato del globo. Il suo obiettivo è entrare nel "club atomico" entro il 2012. 26/05/2009

Torna all'inizio


IRAN: AHMADINEJAD ASSICURA, CON ITALIA RAPPORTI BUONI/ANSA (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

IRAN: AHMADINEJAD ASSICURA, CON ITALIA RAPPORTI BUONI/ANSA TEHERAN. Le relazioni tra l'Iran e l'Italia «sono buone». Lo ha assicurato ieri il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dopo l'annullamento di una visita del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran, il 20 e 21 maggio scorsi, che comunque secondo Teheran è solo «rinviata». Ma allo stesso tempo Ahmadinejad ha lasciato intendere di ritenere che la missione sia saltata per pressioni dall'estero sull'Italia, probabilmente riferendosi agli Usa. «Sappiamo che alcuni Paesi europei sono sotto la pressione di altri, ma non ce ne preoccupiamo molto», ha sottolineato Ahmadinejad, che parlava in una conferenza stampa in vista delle presidenziali del 12 giugno, in cui correrà per un secondo mandato. Frattini aveva negato poco prima che la visita fosse saltata a causa di pressioni esterne, rispondendo a un analogo commento del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, secondo il quale «l'Italia ha una grande civiltà e non dovrebbe lasciarsi influenzare da altri». «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni - ha detto il capo della Farnesina - ma abbiamo anche degli obblighi internazionali ed europei che dobbiamo mantenere». Ahmadinejad ha dato la sua versione del mancato arrivo in Iran di Frattini dicendo che il ministro italiano aveva chiesto di vederlo. «Poiché ero impegnato in una visita regionale, la missione di Frattini è stata rinviata, ma non è un problema grave», ha detto il presidente iraniano. Frattini aveva motivato l'annullamento del suo viaggio, in programma il 20 e il 21 maggio, con la richiesta di Ahmadinejad di spostare l'incontro da Teheran a Semnan, la città dove il presidente si trovava in visita e dalla cui provincia, poche ore prima del previsto arrivo di Frattini, l'Iran aveva effettuato il lancio sperimentale di un nuovo missile in grado, potenzialmente, di colpire Israele. Una circostanza confermata in una intervista alla Cnn del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale l'Italia vuole il dialogo con l'Iran ma con tempi certi e in sintonia con la posizione del presidente Usa Barack Obama. Da parte sua, Frattini ha detto che l'Italia continua a «ritenere che l'Iran sia un partner importante per la stabilizzazione in Pakistan e Afghanistan». Sempre ieri, giorno in cui la Corea del Nord ha dato un'accelerata al suo programma nucleare e missilistico, Ahmadinejad ha respinto la proposta di «congelare» il proprio programma nucleare in cambio di un blocco da parte del Consiglio di Sicurezza Onu di ulteriori sanzioni, e ha invitato le grandi potenze a smantellare prima i loro arsenali. Il presidente ha detto che non intende più discutere di nucleare con «alcun Paese o gruppo di Paesi», ma che ne parlerà«solo con le organizzazioni come l'Agenzia internazionale per l'energia atomica» (Aiea). Ahmadinejad si è comunque detto disponibile a incontrare Obama alla prossima assemblea dell'Onu a New York. Dagli Usa è anche giunta all'Iran la proposta di un'amichevole di calcio da giocare a Teheran in ottobre o novembre. Una "diplomazia del calcio" che ricorda quella del ping-pong usata a suo tempo con la Cina. 26/05/2009

Torna all'inizio


Scossa nucleare Il Caro Leader allarma il mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pyongyang/1 dopo quello di ottobre 2006, ieri il secondo esperimento Scossa nucleare Il Caro Leader allarma il mondo rilancio. Dopo il vettore provato inizio aprile, l'esplosione che fa tremare i sismografi, con una potenza paragonabile a quella di Hiroshima. Ferma la condanna dei grandi, incluse le "amiche" Russia e Cina. Il messagio atomico, oltre che alla nuova Casa Bianca, è inviato agli attori interni che puntano alla successione. di Junko Terao Pyongyang alza il tiro della sfida e riesce ancora una volta a lasciare di stucco il mondo intero. La nuova provocazione nordcoreana, a un mese di distanza dal test missilistico camuffato da lancio in orbita di un satellite, è arrivata sottoforma di test nucleare, il secondo dopo quello del 2006. Un'esplosione sotterranea che ha fatto tremare gli aghi dei sismografi russi, che hanno quantificato la potenza con 20 chilotoni, paragonabile a quelle delle atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, e di quelli sudcoreani, che hanno localizzato il sito del test nella regione nord-orientale vicino alla città di Kilju, la stessa del test del 2006. E, per rincarare la dose, poco dopo il test i nordcoreani hanno anche lanciato tre missili a corto raggio dalla stessa rampa utilizzata ad aprile. Una mossa che ha preso tutti in contropiede perché, anche se Pyongyang, all'indomani della condanna del Consiglio di Sicurezza dell'Onu seguita al test missilistico di un mese fa, aveva annunciato che non si sarebbe fermata, nessuno si aspettava che il nuovo test sarebbe arrivato così presto. Né la Corea del Sud, che in questi giorni piange il suo ex-presidente Roh Moo-hyun, morto suicida sabato scorso, né gli Stati Uniti, che dopo il cambio di amministrazione hanno forse un po' trascurato la questione nordcoreana. Di nuovo, dunque, il grande provocatore Kim Jong Il è riuscito a sorprendere la comunità internazionale. Che ha reagito duramente e, per una volta, compatta: oltre a Stati Uniti - Obama ha definito il test «una sfida sconsiderata alla comunità internazionale» esortando all'azione comune contro Pyongyang -, Francia, Gran Bretagna, Unione Europea, Giappone e Corea del Sud, anche le "amiche" Russia e Cina - la più vicina al regime di Pyongyang dopo che Seoul, col nuovo presidente Lee Myun bak, ha interrotto bruscamente un anno fa la distensiva "sunshine policy" -, hanno fermamente condannato il nuovo test. Il ministro degli Esteri cinese ha fatto sapere che Pechino è «fortemente contraria» al test condotto e accusa la Corea del Nord di aver «ignorato le obiezioni della comunità internazionale». Le fa eco Mosca che, tra l'altro, non sarebbe stata avvertita dell'imminenza del test. Tanto la Russia quanto la Cina hanno invitato la Corea del Nord a riprendere i negoziati a sei con Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Ma sembra ormai chiaro che al tavolo dei negoziati Kim Jong Il non ha più intenzione di sedere, perlomeno nel breve periodo, come dice al Riformista Rosella Idèo, docente di Storia politica e diplomatica dell'Asia Orientale dell'Università di Trieste ed esperta della questione nordcoreana. «Kim Jong Il - come ha già fatto altre volte - è passato dal piano A, ovvero, dalla ricerca del riconoscimento da parte degli Usa, che sia con Clinton che con Bush aveva cercato di ottenere, al piano B, dichiarato nel comunicato diffuso ieri a test avvenuto: "dobbiamo difenderci dal potenziale atomico americano". Quando si sono resi conto che l'amministrazione Obama non si è mostrata diversa dalla precedente in termini di ostilità nei loro confronti - continua Idèo -, i nordcoreani hanno cambiato tattica. Gli esercizi di routine dell'esercito Usa a marzo, la condanna del Consiglio di sicurezza dopo il test missilistico di aprile e lo scarso impegno del nuovo inviato speciale Usa hanno determinato il cambio di strategia». Ma non solo. Dietro alla nuova provocazione si può intravedere una nuova grave crisi interna alle porte. «Innanzitutto - spiega Idèo - Pyongyang teme una grossa emergenza di carattere economico e quindi umanitario, dato che la Corea del Sud (suo principale donatore fino all'anno scorso ndr) ha stretto i cordoni della borsa. C'è poi la malattia di Kim Jong Il e il problema della successione e con questo atteggiamento il Caro leader ha voluto dare una dimostrazione di forza anche internamente, nella fattispecie ai militari». Insomma, il messaggio è chiaro e non si esclude «la possibilità di nuovi test nucleari se gli Stati Uniti e i loro alleati continueranno nella politica di intimidazione nei nostri confronti», come riferiva ieri un diplomatico nordcoreano a Mosca. Durissima la reazione di Seoul, che ha promesso di chiedere al Consiglio di sicurezza - riunito ieri pomeriggio con urgenza - di adottare «contromisure punitive contro il regime comunista». Il portavoce del presidente Lee, Lee Dong-kwan, ha definito il test «una grave minaccia per la pace e la stabilità nella penisola coreana e nel nordest asiatico, nonchè una grave sfida alla comunità internazionale in materia di non proliferazione nucleare». Un appello ad «agire e rispondere compatti» alla provocazione è arrivato dal presidente Obama ed è quello che quasi sicuramente succederà al Consiglio di Sicurezza, da cui si aspettano nuove sanzioni. 26/05/2009

Torna all'inizio


(sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pyongyang/2 parla il professor maurizio martellini, fisico nucleare e esperto di disarmo «Usa duri o si rischia test iraniano» di Anna Mazzone «La natura della minaccia nordcoreana è cambiata». Così Maurizio Martellini, professore di fisica teorica, esperto di non-proliferazione e disarmo nucleare all'università dell'Insubria e docente di sicurezza internazionale alla Harvard University di Boston, risponde alle domande del Riformista sui nuovi test nucleari voluti dal Caro Leader. Qual è la valutazione che dà a questo nuovo test, dopo quello missilistico di aprile? A Pyongyang esiste il problema della transizione della leadership. La questione al momento è la successione a Kim Jong II. Quindi, lo scotto che il Caro Leader paga per questa instabilità interna si riflette nell'accondiscendenza verso le gerarchie militari. Ecco perchè questi nuovi test, che cambiano - di fatto - la natura della minaccia rappresentata dalla Corea del Nord. Ovvero? Finora Pyongyang ha adottato la cosiddetta strategia dell'altalena o del pendolo, sulla falsariga delle mosse cinesi. Nel 2003 si è aperto il Tavolo a 6 dei negoziati (Tavolo al quale hanno preso parte oltre alla Corea del Nord anche Cina, Stati Uniti, Russia, Giappone e Corea del Sud ndr), e a ottobre del 2006 Pyongyang ha realizzato un test. Fino ad ora la politica del pendolo ha permesso al regime del Caro Leader di attuare un costante ricatto. Ma adesso, con la nuova amministrazione di Barack Obama il ricatto non può essere più così efficace. Perchè? Le precedenti amministrazioni americane temevano di ritrovarsi la Cina alle porte. Ma ora non è più così. La Cina non viene più percepita come un "competitor", ma come un possibile partner. E questa è una grande novità rispetto all'epoca Bush. Inoltre - punto altrettanto cruciale - gli Stati Uniti hanno trovato nell'India un alleato strategico fondamentale. Già nel 2008 lo stesso George W. Bush aveva siglato con il premier indiano Manmohan Singh un pacchetto di accordi tra i due Paesi estremamente rilevante, e oggi in questo stesso solco si sta muovendo Obama, forte anche dell'esclusione dei comunisti - che avevano protestato contro la sigla degli accordi del 2008 - dal Parlamento indiano dopo la recente tornata elettorale. Dunque, possiamo ragionevolmente affermare che il legame tra Washington e Delhi al momento è sempre più forte e questo non può che giocare un ruolo centrale per gli equilibri asiatici. In sostanza, da una parte gli Stati Uniti riconoscono alla Cina la sua posizione egemonica e dall'altra stringono la mano all'India. Due nodi cruciali per la politica estera della nuova amministrazione Usa. In base a questo cambiamento di visione e direzione, la Corea del Nord sta adottando una strategia sbagliata. Il ricatto con Obama non funzionerà. E quindi cosa faranno gli Stati Uniti? Risponderanno in maniera dura. I negoziati sul nucleare sono praticamente morti. Ora l'America irrigidirà la sua posizione. Deve farlo. Perchè dovrebbe farlo? In fondo Obama è l'uomo del "change" ma anche della mano tesa verso i cosiddetti "Stati canaglia". Se Obama accettasse questo ulteriore test nucleare di Pyongyang senza assumere una dura posizione di condanna, allora rischieremmo di assistere al prossimo test direttamente da Teheran. Obama deve necessariamente essere intransigente se non vuole che l'Iran segua l'esempio del Caro Leader. Possibile che Kim Jong II abbia commesso un errore di valutazione così marchiano? Sì, è possibile, visto che il regime è sempre più isolato e non ha la percezione di come si muovono le relazioni internazionali fuori dai suoi confini. Pyongyang ha commesso un errore. Si spera che Obama non faccia altrettanto. 26/05/2009

Torna all'inizio


Ahmadinejad congela i negoziati con il 5+1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-26 - pag: 12 autore: Netta chiusura sul nucleare, proposta di vertice con Obama Ahmadinejad congela i negoziati con il «5+1» TEHERAN. Dal nostro inviato Nel palazzo presidenziale di Teheran, in quella sorta di "Cittadella del potere" posta al cuore della capitale iraniana, su un palco con uno sfondo azzurro con la bandiera nazionale ben in vista Mahmoud Ahmadinejad ha risposto per oltre due ore a 36 domande postegli dai rappresentanti della stampa estera proveniente da tutto il mondo. «Teheran continuerà nel suo programma» che dice esclusivamente pacifico, considerando ormai «chiusi» i colloqui con le grandi potenze riunite nel gruppo 5+1, ha esordito il presidente raggelando le flebili speranze di chi credeva che, a pochi giorni dal voto dove Ahmadinejad corre per un secondo mandato, ci fosse un atteggiamento più morbido. Il presidente ha rigettato la formula cara agli europei del congelamento delle sanzioni in cambio di quello sull'arricchimento dell'uranio. Tutto rispedito al mittente. Compresa la sospensione dell'arricchimento che l'Onu ha chiesto invano a Teheran. «Le discussioni sul nostro programma nucleare civile potranno d'ora in avanti avere luogo solo in sede Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica », ha detto Ahmadinejad, confermando che un pacchetto di proposte sarà inviato in risposta alla nuova offerta di dialogo avanzata in aprile dai 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi globali della «pace e giustizia nel mondo », a partire dal disarmo nucleare globale. Disarmo che, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle superpotenze, prime fra tutte gli Stati Uniti. Poi Ahmadinejad ha lanciato un segnale distensivo verso l'Italia: «Le nostre relazioni con l'Italia sono buone», nonostante l'annullamento di una rocambolesca visita del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran, il 20 e 21 maggio scorsi. «Il ministro Frattini - ha detto il presidente iraniano - ha dapprima chiesto di venire in Iran. Poi, siccome io non ero a Teheran, non ho potuto incontrarlo. Allora lui ha rinviato la visita. Ma nonè un grande problema». «Sappiamo- ha aggiunto Ahmadinejadche alcuni Paesi europei sono sotto la pressione di altre potenze, ma non ce ne preoccupiamo molto», alludendo chiaramente agli Stati Uniti. In mattinata il portavoce del ministero degli Esteri aveva detto che l'Italia si «è fatta influenzare da altri» e Frattini ha replicato: «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali ed europei che dobbiamo mantenere. Continuiamo a ritenere - ha assicurato - che l'Iran sia un partner importante per la stabilizzazione in Pakistan e Afghanistan». «La Ue deve essere più autonoma », ha esortato Ahmadinejad. Un concetto che il presidente ha ripetuto diverse volte nel corso delle sue risposte, invitando gli europei a sganciarsi dal carro americano e ad accogliere «la Turchia nella Ue, un vantaggio soprattutto per l'Europa », che a quel punto avrebbe un confine in comune con l'Iran. Sulla Corea Ahmdinejad ha tagliato corto: con la Corea del Nord, che ieri ha sperimentato una nuova bomba nucleare, l'Iran «non ha alcuna cooperazione in campo atomico». E all'America di Obama ha detto: «Loro che hanno migliaia di testate nucleari - ha detto Ahmadinejad - perché vogliono fermare il programma pacifico di un altro paese?». Per questo, ha aggiunto, l'Iran sta ancora aspettando di vedere se il cambiamento annunciato da Obama è «reale o solo a parole». Ahmadinejad ha poi detto che, se verrà rieletto, proporrà ad Obama un dibattito diretto nell'ambito dell'Onu a New York. I due presidenti, ha aggiunto, dovrebbero discutere delle «radici dei problemi del mondo». «Sono pronto – ha concluso – a bere una tazza di tè con Obama». La diplomazia Usa-Iran viaggia anche sui binari dello sport. La Federcalcio degli Stati Uniti ha proposto alla controparte iraniana di tenere un incontro amichevole fra le due nazionali in autunno a Teheran. V.D.R © RIPRODUZIONE RISERVATA RELAZIONI CON ROMA Il presidente su Frattini: «I rapporti sono buoni, Italia sotto pressione» La Federcalcio Usa propone un'amichevole tra le nazionali

Torna all'inizio


Imprese globali in confini ristretti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-26 - pag: 17 autore: Imprese globali in confini ristretti Export in calo e neoprotezionismi ridimensionano le delocalizzazioni di Giorgio Barba Navaretti L' impresa globale è stata il pilastro della crescita economica pre-crisi: non solo le grandi corporation, ma tante mediee piccole imprese che con sforzo,tenacia e investimenti sono riuscite a crescere sul mercato internazionale, a esportare in più continenti e a frammentare geograficamente la produzione. I nostri eroi, le aziende di successo, dal tessile alle macchine utensili, hanno seguito questa strada, fatta di tre ingredienti: crescita dimensionale, presenza sul mercato globale e grande qualità, possibilmente in nicchie ben definite. Tanti rapporti e studi hanno documentato questo processo, che ha permesso all'Italia di stabilizzare le proprie quote sul mercato mondiale delle esportazioni. Un processo duro ma efficace, anche se ben lontano dall'essere completo, di transizione da un mondo dove l'eccessiva frammentazione delle imprese si era trasformata da un punto di forza a una fonte di debolezza. E questo fenomeno si è verificato in quasi tutti gli altri paesi. Gli studi di Andrew Bernard e Bradford Jensen sugli Stati Uniti, e quelli sull'Europa promossi dal think tank Bruegel di Bruxelles con il Cepr di Londra, mettono in evidenza come ovunque le imprese esportatrici sono generalmente più grandi, più efficienti e con caratteristiche diverse da quelle che operano sul mercato domestico. Un attento studio di Jonathan Eaton, Samuel Kortum e Francis Kramarz basato sui dati francesi ( i più accurati disponibili in Europa)mostra come l'efficienza spieghi il 57%delle probabilità che un'impresa riesca a entrare sul mercato internazionale. I costi di essere presenti in più paesi, la crescita della concorrenza globale, i maggiori vincoli macro, ad esempio l'introduzione dell'euro, obbligano le aziende a trovare vie per diventare più efficienti, crescere o morire. Ora, la questione da un milione di dollari per il mondo di domani è: che cosa ne sarà di questo modello di impresa? Sarà ancora valido quando finirà la crisi? Dipende da chi riuscirà a sopravvivere al crollo drammatico della domanda. Da un lato, la dimensione globale dell'arretramento toglie alle imprese internazionalizzate l'ancora di salvezza della diversificazione dei mercati: un tempo se un paese andava male, un altro cresceva. Oggi, la fortissima correlazione del ciclo, almeno in questa fase, chiude le valvole di sfogo e gli esportatori soffrono ovunque. D'altra parte, se i campioni riescono a mantenere le proprie attività internazionali, orizzonti geografici più ampi permettono di essere pronti a cogliere i primi segnali di ripresa, che non sarà ovunque uguale. La durata della crisi e la capacità di resistenza delle imprese sono dunque le variabili cruciali.Se la domanda continuerà a stagnare ( le esportazioni italiane sono calate all'inizio del 2009 del 27,5% verso l'Europa e del 13% verso il resto del mondo rispetto all'anno precedente), la capacità produttiva globale inevitabilmente si ridurrà. Già il calo degli investimenti degli ultimi due trimestri avrà comunque effetti prolungati sul potenziale di crescita di medio periodo delle aziende. Certo, le imprese migliori hanno tasche più profonde delle altre: sono più grandi e hanno una redditività maggiore. Ma, allo stesso tempo, molte di loro hanno finanziato la crescita globale con debito e sono esposte verso il sistema creditizio. In queste condizioni fanno più fatica a sostenere un calo di domanda. Se le banche non continuano a sostenerle, rischiamo di perdere un buon numero dei nostri campioni o di vederli molto ridimensionati. Un secondo aspetto riguarda la stabilità del modello di produzione globale nel suo complesso. Questo si fonda su poli geografici in grado di svolgere determinate funzioni produttive a un costo più basso che altrove: la manifattura in Cina, il software a Bangalore. L'Ibm ha oggi più addetti in India che negli Stati Uniti, perché per molte funzioni il subcontinente asiatico è il polo di produzione più efficiente. Allo stesso modo, tutti i produttori di scarponi da sci hanno impianti a Montebelluna perché solo qui è possibile trovare tecnologie e competenze adeguate. La localizazione dei vantaggi produttivi è stata infatti anche la fortuna dei nostri distretti industriali. Ma questi poli stanno in piedi solo se c'è un sufficiente numero di aziende, una massa critica che produce e che genera quelle economie di scala nel territorio che ne garantiscono la competitività e ne giustificano l'esistenza. Ad esempio, se non ci sono abbastanza aziende, non ci sono le risorse per costruire le infra-strutture (strade, telecomunicazioni ecc.) necessarie a produrre. Ora, il crollo drammatico del commercio in-ternazionale, riflette anche un arretramento dei processi produttivi globali: sa cala la domanda di automobili negli Stati Uniti e in Europa, crolla la produzione di componenti in Cina e in Polonia. I componenti e i semilavorati contano per circa un terzo del commercio di manufatti. In alcuni settori anche di più. L'aumento vertiginoso degli scambi globali degli ultimi vent'anni è in gran parte spiegato dalla frammentazione dei processi produttivi che ha moltiplicato il numero di transazioni internazionali necessarie a completare un prodotto finito. Se il calo di doman-da persiste, interi poli produttivi rischiano di chiudere, con una riduzione strutturale di capacità produttiva. Infine, l'ultima variabile è il protezionismo. Le imprese globali hanno prosperato perché hanno beneficiato di 15 anni di dazi bassissimi. I sistemi globali di produzione sono in parte un antidoto alle barriere commerciali. Il costo di produzione dei vestiti europei aumenterebbe se venissero rafforzate le barriere nei confronti della Cina. Ma se le attività oltrefrontiera iniziassero ad arretrare, la spinta alla difesa delle aziende nazionali crescerebbe. Il rischio è un rovesciamento del processo di liberalizzazione nell'ambito delle regole esistenti. La World Trade Organisation concede ampi margini, soprattutto ai paesi emergenti, per aumentare i dazi. Infatti, gli accordi globali vincolano i paesi a non superare delle soglie di dazio teoriche che sono molto più alte per i paesi emergenti che per quelli industrializzati. I primi, dunque, hanno ampi margini per alzare le tariffe effettive al livello di quelle teoriche, mentre Europa e Stati Uniti hanno pochissimo margine di manovra. In sintesi, il futuro dell'impresa globale dipende in modo cruciale dai tempi della crisi. Se la domanda stagna troppo a lungo, si rischia una riduzione strutturale della capacità produttiva globale. Se riprende relativamente in fretta, allora presto potremo ritrovare i successi dei nostri campioni. barba@unimi.it © RIPRODUZIONE RISERVATA REGOLE DIFFERENTI I processi di liberalizzazione rischiano uno stop: i paesi emergenti possono alzare i dazi mentre Europa e Usa hanno pochi margini di manovra

Torna all'inizio


La moda è super creativa ma poco tecnologica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-26 - pag: 25 autore: Made in Italy. Presentata in Assolombarda la ricerca Accenture-Politecnico La moda è super creativa ma poco tecnologica Quasi assente l'integrazione informatica con i fornitori Giulia Crivelli MILANO Sono ambasciatrici delle creatività italiana nel mondo e diventano sempre più globali. Ma, sorprendentemente, non sono ancora riuscite a sfruttare appieno le opportunità offerte dalla tecnologia per migliorare ogni fase dei processi di produzione e distribuzione. E così perdono un'occasione per essere ancora più competitive nell'arena mondiale. Parliamo delle aziende della moda italiane, le cui performance tecnologiche sono state radiografate da una ricerca della Fondazione italiana Accenture e della Fondazione Politecnico di Milano, presentata ieri in Assolombarda. «Le aziende hanno fatto precedere la globalizzazione all'informatizzazione del processo di vendita – ha spiegato Chiara Francalanci, docente di Sistemi informativi al Politecnico di Milano –. Hanno cioè privilegiato la vendita in senso stretto rispetto all'utilizzo dei canali di vendita, grazie alla mediazione della tecnologia, come mezzo per conoscere i clienti e migliorare i servizi. Un vero e proprio artigianato globale». La parola artigianato non inganni: il campione scelto da Accenture e Politecnico comprende aziende di grandi dimensioni: Benetton, Csp (marchi Sanpellegrino e Oroblu), Diesel, Dolce&Gabbana, Ferragamo, Artsana (Chicco e Prenatal), Calzedonia, Stefanel, Gucci, Hugo Boss, Loro Piana, Miroglio, Piacenza Cashmere, Safilo e Valentino. Insieme, compongono il 74% del fatturato delle aziende del tessile-moda italiano. Il punto più dolente è l'integrazione dei sistemi informativi con i fornitori, presente in una sola azienda del campione e completamente assente in 11 (pari al 66%). In altre aree, come l'analisi dei dati sul sell-out (cioè degli scontrini giornalieri), le cose vanno meglio, ma i chief information officer delle aziende interpellate da Accenture e Politecnico hanno indicato molte linee di intervento per migliorare le performance tecnologiche. Tra queste, il rinnovamento degli applicativi obsoleti per renderli più flessibili, l'integrazione tra filiali e punti vendita, lo sviluppo di soluzioni e-commerce, l'implementazione di modelli di business intelligence, una migliore segmentazione dei dati provenienti dai negozi, lo sviluppo di sistemi per ottimizzare gli assortimenti nei punti vendita, il rinnovamento delle applicazioni per la contabilità e la financial supply chain. Internet, in particolare, è un terreno ancora inesplorato: «Non si tratta solo di varare l'ecommerce, che sicuramente è uno dei canali distributivi del futuro, – ha sottolineato Chiara Francalanci –ma di vedere ilsito web come uno strumento di comunicazione straordinario con il proprio pubblico. Valutando i siti delle aziende campione in base al loro utilizzo per la raccolta di dati sui clienti,oltre che per l'ecommerce, su scala più o meno globale e su una gamma completa o ridotta di prodotti, abbiamo scoperto che solo due aziende hanno un sito internet "maturo", per quattro aziende il giudizio è di una maturità media, per un'azienda è bassa e per le restanti otto è molto bassa». Ma la tecnologia – come ha ricordato Marco Rotondo, responsabile global del settore Fashion e luxury di Accenture – non significa solo sistemi gestionali e analisi dei dati. Può essere d'aiuto anche per rinnovare i punti vendita e l'esperienza di acquisto: «L'innovazione tecnologica può consentire di raggiunger un reale vantaggio competitivo nella costruzione della relazione con il consumatori, attivando molteplici servizi». Rotondo ha fatto l'esempio delle vetrine interattive o di quelle che propongono l'immagine del consumatore arricchita dai prodotti del marchio, soluzione sperimentate da Ralph Lauren (con vetrine touch screen che permettevano di acquistare i prodotti addirittura dall'esterno dei negozi), Prada, Ray-Ban, Diesel e Adidas. Tecnologia a parte, dalla ricerca Accenture- Politecnico è emerso anche un dato confortante sulla salute del made in Italy: nonostante la globalizzazione, l'indice medio di delocalizzaione (si veda anche la tabella a fianco) resta molto basso. Le aziende del campione, in altre parole, tendono a delocalizzare il meno possibile, per continuare a fare del made in Italy una leva strategica e di marketing. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


Geox sale al top per redditività (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-26 - pag: 25 autore: Con Faber vince il premio Mediobanca Geox sale al top per redditività Marika Gervasio MILANO è Geox l'azienda più dinamica d'Italia secondo l'Ufficio studi di Mediobanca che ha premiato il gruppo veneto per crescita e redditività degli ultimi tre anni dopo aver raggiunto, nel 2007, un fatturato pari a 770 milioni di euro, segnando così un incremento del 126,5% rispetto al 2004. Geox è stata selezionata come vincitrice della categoria senior (oltre 499 dipendenti e fatturato compreso tra 290 milioni e due miliardi), risultando la migliore tra le altre aziende che rispettavano i criteri di accesso al premio: realizzare nell'ultimo triennio un tasso d'incremento del fatturato non inferiore al 40%, di cui almeno il 20%nell'ultimo esercizio, e con un tasso di redditività netta non inferiore al 4% del fatturato. La scelta è avvenuta anche privilegiando le aziende che si sono distinte per governance, organizzazione interna, orientamento all'innovazione, design e conquista di quote significative di mercati nazionali ed esteri. «è per me un grandissimo onore aver ritirato questo premio – commenta il presidente di Geox, Mario Moretti Polegato – che è un riconoscimento per l'ottimo lavoro svolto dalle persone che operano in Geoxe un incentivo all'entusiasmo e alla voglia di fare. In tutti questi anni abbiamo investito molto proprio nelle persone e nella formazione, trasformando le risorse umane in uno dei capitali più grandi che oggi la nostra azienda possa vantare». Risorse umane e innovazione sono la ricetta del successo di Geox: «Sappiamo gestire bene creatività e idee – aggiunge Polegato –e abbiamo fatto capire al mercato quanto sia importante la tecnologia applicata alla moda che ha permesso di rendere Geox l'azienda leader in Italia e la seconda al mondo nel settore delle calzature da città». Nei primi tre mesi del 2009 i ricavi di Geox sono arrivati a 384,2 milioni di euro (+5% a cambi correnti) con un ebitda di 124,9 milioni e un margine del 32,5%. «L'azienda del futuro, dopo la crisi finanziaria globale che stiamo attraversando –conclude Polegato – deve avere la volontà di innovarsi e di innovare tanto da sorprendere il cliente, deve essere completamente globalizzata, dalla logistica alla finanza, e deve essere genuina, cioè trasparente». Oltre che Geox, Mediobanca ha premiato anche la friulana Faber Industrie, produttrice di bombole per gas compressi ad alta pressione, da quelle per le auto a metano a quelle per subacquei. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


Finisce in Asia il risparmio italiano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-26 - pag: 3 autore: Finisce in Asia il risparmio italiano A Piazza Affari quota esigua della raccolta dei fondi: il grosso va alle blue chip estere Isabella Della Valle Morya Longo MILANO Per il fondo «Caam Eureka China Double Win» la parola crisi non esiste nel vocabolario. Questo fondo, che investe in azioni cinesi, in un mese ha infatti raccolto ben 80 milioni di euro tra i risparmiatori italiani. Più di quanto abbiano fatto ad aprile tutti i fondi dedicati al mercato azionario italiano messi insieme. Basta anche solo questa piccola storia per capire che il vento è cambiato: le famiglie sono tornate ad investire in Borsa, ma preferiscono le azioni estere a quelle italiane. Sebbene Piazza Affari abbia recuperato il 58% negli ultimi tre mesi, i risparmiatori hanno infatti preferito puntare – attraverso i fondi – su Cina, India e Paesi emergenti. Non esistono dati aggregati per confermare questo trend, dato che quelli complessivi di Abi, Banca d'Italia e Borsa italiana sono troppo vecchi per "captare" le tendenze più recenti del risparmio italiano. Ma esistono le rilevazioni di Assogestioni e le testimonianze di tanti gestori di fondi. E il loro messaggio – pur non univoco – è chiaro: le famiglie, almeno quelle che investono attraverso i fondi, stanno portando i risparmi all'estero. Iniziamo dai pochi dati disponibili. Se fino al mese di febbraio – secondo il più recente rapporto Abi –gliitaliani preferivano i depositi bancari (+9,7% rispetto a un anno prima), quelli postali (+5,2%) e le obbligazioni bancarie (+32,6%), ma uscivano dai mercati esteri (-9,5%), ora sembra abbiano cambiato rotta: i dati di Assogestioni di fine aprile indicano infatti un forte ritorno alle azioni e un'uscita dalle obbligazioni. Nelle casse dei fondi che investono in azioni sono entrati nel mese di aprile 373 milioni di euro, dopo un'emorragia da 741 milioni nei primi tre mesi dell'anno. Nelle casse di quelli che puntano sui bond, invece, ad aprile sono usciti 403 milioni di euro. E questo è coerente con la generale ripresa delle Borse, con il ritorno della fiducia e con la speranza –ancora tutta da confermare nella realtà dei fatti – che la crisi abbia già mostrato il peggio di sé. Ma andando a guardare con maggiore attenzione, si scoprono tendenze molto meno banali. Si scopre, per esempio, che i risparmiatori italiani preferiscono i fondi che puntano sui mercati emergenti (che in un mese hanno raccolto 315 milioni di euro), quelli che investono genericamente sui mercati internazionali e quelli che si orientano sui listini europei e dell'area del Pacifico. Piacciono invece molto meno le azioni italiane (solo 52 milioni di afflussi ad aprile) e iniziano a fare paura quelle americane: i fondi che puntano sugli Usa hanno in-fatti registrato ad aprile un deflusso di 159 milioni. Insomma: azioni sì, ma emergenti. Meglio la Cina dell'Italia. E, soprattutto, degli Stati Uniti. La lettura di questi dati è ovviamente parziale. Dunque opinabile. Ma, come commenta Giovanni Ajassa (responsabile servizio studi di Bnl), «dai fondi arriva un segnale da guardare con prudenza e con fiducia ». Anche perché il trend, pur agli albori, è abbastanza evidente. E le testimonianze dei gestori lo confermano. «Gli investitori italiani hanno sposato un'ottica internazionale, puntando sui mercati europei ma anche molto su quelli emergenti», osserva per esempio Simone Facchinato del Credit Agricole Asset Management. «Da marzo/ aprile – gli fa eco Lorenzo Alfieri di Jp Morgan asset management – abbiamo visto crescere soprattutto le posizioni su Cina, India, Brasile, emergenti globali e America latina». Più cauto solo Paolo Martini, direttore marketing e formazione di Azimut: «Per noi l'inserimento sull'equity è generalizzato ed è spalmato in maniera uniforme su tutta l'offerta azionaria ». In ogni caso la tendenza verso i Paesi emergenti è confermata dal comportamento dei gestori dei fondi internazionali: a livello mondiale – rivela Merrill Lynch nel suo ultimo sondaggio del 20 maggio – il 46% dei gestori sovrappesa i mercati emergenti, ma sottopesa Europa e Gran Bretagna. Anche se parziali e non definitivi, questi dati indicano dunque un trend nuovo. E non casuale. «Gli operatori – spiega infatti un economista – confidano oggi che saranno i Paesi emergenti i primi ad uscire dalla crisi e che saranno loro a tirare fuori dal pantano anche gli Stati più industrializzati». è questo il primo motivo per cui sui Paesi emergenti c'è una forte fiducia. Le stime sull'economia diffuse dal Fondo Monetario, del resto, parlano chiaro: nel 2009 il Prodotto interno lordo dei Paesi industrializzati frenerà mediamente del 3,8%, mentre quello dei Paesi in via di sviluppo crescerà dell'1,6%.E saranno proprio Cina (+6,5%) e India (+4,5%) a tenere alta la media. Non solo. Un recente studio dell'Economist ha calcolato che Cina, Giappone, Singapore, Corea del Sud e Malesia hanno tutti annunciato pacchetti di stimoli fiscali superiori al 4% del Pil: più del doppio dei pacchetti annunciati in America. Per questo – pensano in tanti – la fine della crisi inizierà proprio dall'Asia.è normale che le speranze degli investitori si concentrino qui: quelle dei gestori, quelle dei risparmiatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA UN CASO ECLATANTE «Eureka China Double Win» investe solo in titoli cinesi e in maggio ha raccolto in Italia 80 milioni: tutti gli azionari italiani sono arrivati a 50

Torna all'inizio


RICATTI GLOBALI (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 26/05/2009 - pag: 1 RICATTI GLOBALI di FRANCO VENTURINI P er bussare alla porta di Obama la Corea del Nord ha scelto l'unico metodo che conosce: il ricatto nucleare. Il test atomico di ieri è il primo dal 2006, quando alla Casa Bianca c'era ancora George Bush e Pyongyang voleva alzare la posta di un balbettante negoziato. L'anno dopo, in effetti, si arrivò a un accordo molto vantaggioso per i nord-coreani. Ma poi nel mondo sono sorti nuovi problemi e soprattutto è arrivato Barack Obama. Secondaria rispetto alle molte urgenze che attendevano il nuovo presidente, la Corea del Nord si è sentita trascurata. Ecco, allora, il promemoria del 5 aprile: il lancio di un missile balistico a lunga gittata. In Occidente, proteste e nient'altro. Forse, deve aver pensato il carissimo leader Kim Jong-il, serve un messaggio più forte. È il turno dell'esplosione sotterranea di un ordigno atomico. La cronaca di queste ore ci riferisce di altre proteste, di altra indignazione, di altri impegni all'intransigenza. Ma in realtà l'America e la comunità internazionale nascondono un segreto: la loro impotenza, oggi come ieri, davanti alle reiterate provocazioni di Pyongyang. La più parossistica e isolata dittatura comunista del pianeta ha l'atomica e un esercito di un milione di uomini, ma senza massicci aiuti non è in grado di nutrire decentemente i suoi cittadini. Gli Usa di Bush avevano pensato di percorrere questa strada. A Pyongyang arrivarono tanti generi di prima necessità. Ma tutto quel ben di Dio, invece di indurre i gerarchi nord-coreani al pragmatismo, ebbe l'effetto contrario: Pyongyang ruppe con Seul e cacciò gli ispettori dell'Agenzia atomica prima di rinnovare, per due volte, il suo solito ricatto. Evidentemente alla casta paranoica che governa la Corea del Nord serve anche quello status che soltanto l'attenzione dell'America può conferire e serve soprattutto che il Paese continui a essere un grande campo di concentramento privo di rischi per il potere. Un potere misterioso, che dopo la malattia di Kim Jong-il potrebbe essere oggi nelle mani di militari oltranzisti. Il risultato è la sconfitta di tutti. Della Cina, che si vanta di esercitare su Pyongyang una certa influenza. Della Russia, che usa citare la sua mediazione con i nord-coreani come esempio di comportamento costruttivo. Ma anche dell'America di Obama, che vede aprirsi un nuovo fronte di crisi proprio mentre l'iraniano Ahmadinejad restituisce al mittente l'idea di negoziare sull'arricchimento dell'uranio. Proprio nei confronti dei programmi atomici del-- l'Iran e delle bombe atomiche già esistenti nella Corea del Nord si è detto spesso che gli Usa di Bush abbiano applicato due pesi e due misure. È vero, per ragioni ovvie: l'Iran minaccia Israele e può far scattare la proliferazione nucleare nel grande forziere mondiale del petrolio, la Corea del Nord è inattaccabile perché garantita dalla Cina e non crea un pericolo di proliferazione in aree cruciali. Eppure Obama, malgrado queste differenze, dovrà porsi il problema. Forse è il caso che sia lui, per una volta, a ritirare la mano che era stata tesa ai ricattatori di Pyongyang.

Torna all'inizio


La bomba coreana spaventa il mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 26/05/2009 - pag: 1 Prova di forza del dittatore dopo la malattia. Obama: una minaccia alla pace, bisogna reagire La bomba coreana spaventa il mondo Test atomico e missilistico. Usa, Cina e Russia insieme nella condanna all'Onu Test nucleare della Corea del Nord nei pressi della città nordorientale di Kilju. È il secondo della sua storia, dopo quello del 2006. Ma è il più potente: tra i 10 e i 20 chilotoni, l'equivalente degli ordigni americani sganciati nel '45 su Hiroshima e Nagasaki. Lanciati anche tre missili a corto raggio. Il mondo ha reagito con allarme. Per il presidente Usa, Obama, la sfida di Pyongyang «minaccia la stabilità». Anche il governo cinese ha espresso la sua irritazione: «Risolutamente contrario al test». La Russia ha convocato una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu che si è chiusa con la condanna unanime: Usa, Cina e Russia hanno votato insieme. ALLE PAGINE 2E3 Del Corona, Salom

Torna all'inizio


Il test nordcoreano unisce Usa, Cina e Russia (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 26/05/2009 - pag: 2 Il test nordcoreano unisce Usa, Cina e Russia Obama: «Minaccia alla stabilità mondiale». All'Onu condanna unanime DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Il mondo forse si era distratto. Non Kim Jong-il, non i suoi generali. Alle 9.54 di ieri mattina, a circa 10 chilometri di profondità, la Corea del Nord ha condotto un test nucleare nei pressi della città nordorientale di Kilju. E' il secondo della sua storia, dopo quello dell'ottobre 2006. ma è il più potente: tra i 10 e i 20 chilotoni (3 anni fa non si arrivava a uno), cioè l'equivalente degli ordigni americani che nel '45 spianarono Hiroshima e Nagasaki. E mentre nel sottosuolo si propagava una scossa sismica percepita anche in Cina, l'agenzia «Kcna» annunciava al mondo che era stato «condotto con successo un nuovo esperimento atomico sotterraneo» nell'ambito di «misure per rafforzare la deterrenza nucleare d'autodifesa». Il mondo ha reagito con il consueto allarme. Per dirla con le parole di Barack Obama, la sfida di Pyongyang è «materia di grave preoccupazione per tutte le nazioni», «minaccia la stabilità » e «non può che rendere più profondo l'isolamento della Corea del Nord». A completare il menu della giornata, dal poligono costiero di Musudanri sono stati lanciati tre missili a corto raggio. Dell'imminente deflagrazione i nordcoreani avevano informato sia i loro vicini cinesi sia gli arcinemici americani. Non i russi né i giapponesi. La Russia ha convocato una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si è conclusa ieri notte con la condanna unanime del test nordcoreano, definito una «chiara violazione» della risoluzione 1718 delle Nazioni Unite. Persino la Cina si è detta «risolutamente contraria» al test. Il Consiglio di sicurezza ha deciso di preparare una nuova risoluzione, che comporterà nuove sanzioni. Allerta tra i militari sudcoreani, in un Paese tramortito dal suicidio dell'ex presidente Roh Moo-hyun. «Sempre la stessa strategia. Mostrare forza, arrivare sull'orlo del precipizio, forzare la trattativa», spiega al Corriere Yu Yingli, ricercatrice allo Shanghai Institute of International Affairs. Tra il test del 2006 e questo aggiunge «c'è una differenza. Il primo serviva a far della Nord Corea una potenza nucleare. Il secondo a certificare i progressi di una tecnologia sempre più sofisticata ». Il regime di Kim Jong-il era consapevole di aver violato la risoluzione 1718. Ma lo sapeva anche ad aprile, quando (il 5) ha testato un missile a lungo raggio che ha scavalcato il Giappone. All'Onu, allora, Pechino e Mosca avevano evitato che si giungesse a una risoluzione o a nuove sanzioni: una settimana dopo il lancio balistico, è arrivata una «dichiarazione » di condanna che è bastata alla Corea del Nord per rompere il tenue legame diplomatico con il mondo, il tavolo a sei sul programma nucleare. Come ulteriore schiaffo a tutti, il 14 aprile aveva ripreso le attività nell'impianto di Yongbyon ed espulso gli ispettori dell'agenzia atomica Onu. Reduce da (o ancora nel mezzo di) una lunga convalescenza, a Kim Jong-il il test di ieri è perlomeno servito a sigillare ulteriormente il legame con l'elite militare. Quanto a indurre Obama a trattative dirette, la Bomba sembra destinata a fare cilecca. In piazza Dimostranti anti-Corea del Nord in una protesta ieri a Seul, capitale della Corea del Sud ( sopra) (Reuters). Il leader nord-coreano Kim Jong-il ispeziona una base dell'aeronautica militare ( al centro) (Ap). Kim Jong-il è salito al potere nel 1994, succedendo al padre, il «presidente eterno» Kim Il-sung M.D.C.

Torna all'inizio


(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 26/05/2009 - pag: 2 L'intervista Lo storico Pierre Rigoulot «Kim dice all'America: se c'è posto per l'Iran, fateci entrare nel club» Un messaggio molto chiaro per la Casa Bianca. Ma anche una dimostrazione, secondo le leggi perenni degli Stati totalitari, di quanto un regime dato per finito abbia ancora risorse da spendere sulla scena del mondo. Per Pierre Rigoulot, direttore dell'Istituto di storia sociale a Parigi, grande conoscitore della realtà estremo-orientale e autore di Corea del Nord. Fame e atomica, (Guerini e Associati, 2004), l'esperimento nucleare di ieri è tutt'altro che un «incidente di percorso», considerato anche che «Pechino ha reagito con fastidio» al test. Un terremoto politico internazionale: perché lo hanno fatto? «Tutti hanno condannato il test, >Cina compresa. Per mettermi nei panni di Pyongyang: nel 2006 un'esplosione analoga scompaginò i colloqui a Sei. Questa volta non c'erano negoziati, nessun contatto con nessuno. Credo che volessero dire qualcos'altro». Cosa esattamente? «Intanto hanno reagito molto velocemente ai segnali inviati dall'Amministrazione Usa in un altro scenario. Alcuni giorni fa Obama ha fatto intendere che era pronto a negoziare con Teheran sul nucleare. La leadership nordcoreana ha capito istantaneamente l'esitazione americana: per Pyongyang, equivale ad accettare una potenza atomica iraniana. Il nuovo atteggiamento verso l'Iran è, per loro, un segnale che la politica di non proliferazione è stata di fatto abbandonata dalla Casa Bianca. Dunque se può Teheran, perché non Pyongyang? Luce verde agli esperimenti nucleari». Altri segnali? «Secondo punto: la relazione tra Corea del Sud e Corea del Nord è ai minimi storici. La politica del sorriso, o 'sunshine policy' (voluta dallo scomparso presidente Roh Moo-hyun, ndr) di fatto è stata mes- Storico Pierre Rigoulot

Torna all'inizio


Il Nord-Corea gioca la carta del test nuclere (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

RISCHIO ATOMICO Il Nord-Corea gioca la carta del test nuclere La potenza dell'ordigno calcolata fra 10 e 20 kilotoni: nel 2006 fu di un kilotone. Sparati anche tre missili sperimentali. Una prova della debolezza di Kim Jong-il? L'esplosione alla vigilia dell'arrivo dell'inviato di Obama Marina Forti L'annuncio viene dalla Kcna, l'agenzia di stampa ufficiale della Corea del Nord: la Repubblica democratica popolare di Corea ha condotto ieri un nuovo test nucleare sotterraneo «per rafforzare in ogni modo la sua deterrenza per autodifesa». È il secondo test atomico condotto dalla Corea del nord: ha provocato una scossa sismica misurata tra 4,5 e 5,3 gradi della scala Richter - e insieme un'ondata di condanne internazionali approdata ieri sera al palazzo di vetro dell'Onu, dove il Consiglio di sicurezza ha tenuto una riunione di emergenza. L'esplosione di un ordigno atomico viola tutti i trattati internazionali ed è stato definito «una minaccia per la sicurezza mondiale» da un po' tutte le potenze mondiali (vedi qui accanto). L'annuncio dell'agenzia nordcoreana ha ampie conferme fattuali, a cominciare dalle rilevazioni sismiche: il tremore emana da Kilju, nella Corea del Nord nord-orientale, la stessa zona dove era stata compiuta la prima esplosione atomica sperimentale nell'ottobre del 2006. Quel primo test aveva scosso il mondo perché segnava l'ingresso di Pyongyang tra le potenze nucleari di fatto, ma dal punto di vista tecnico era stato considerato un mezzo fallimento: la carica esplosa era di appena 1 kilotone (misura di intensità equivalente a 1.000 tonnellate di Tnt), forse addirittura inferiore (0,8 kilotoni), e non è neppure chiaro se fosse una bomba «fatta e finita». Questa volta il test è di sicuro più importante: fonti militari russe dicono che l'esplosione è stata tra 10 e 20 kilotoni. L'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap informa inoltre, citando fonti di intelligence, che poche ore dopo il test la Corea del Nord ha anche sparato tre missili sperimentali, caduti nella zona di mare che separa la Corea del Giappone, con un raggio di chirca 130 chilometri. Sembra che Pyongyang abbia preavvisato il governo degli Stati uniti dell'imminente test con appena un'ora di anticipo - così dice un alto funzionario Usa all'agenzia Reuter, coperta da anonimato. Non si può dire però che fosse una totale sorpresa: il test era stato «minacciato» poco dopo il lancio di un missile per telecomunicazioni il 5 aprile scorso, che la Corea del Nord ha rivendicato come suo buon diritto ma il resto del mondo ha denunciato come un test «mascherato» di un missile balistico intercontinentale. Al test erano seguite sanzioni, e a queste la risposta nordcoreana, che aveva espulso gli osservatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dai suoi impianti nucleari, poi aveva minacciato di riavviare l'impianto in cui produce plutonio e, appunto, un test nucleare. Il test nucleare avviene in un momento di difficile transizione per il regime nordcoreano. Anzi: c'è chi parla di «vuoto di potere» a Pyongyang. I falchi di Pyongyang Il leader, Kim Jong-il, è gravemente malato e sta cercando di costruire una transizione (da mesi gli osservatori cercano di orientarsi tra i segnali che arrivano dal regime più opaco del mondo): lo scettro dovrebbe passare a uno dei tre figli, ma nessuno sembra avere il carisma per imporrsi. In questa situazione, i vertici militari hanno certamente più gioco: il test sarebbe una concessione a loro fatta dal debole Kim Jong-il. E poi, la Corea del Nord si trova in una crisi economica si potrebbe dire «strutturale»: un paese di 22 milioni di abitanti con un Pil di 26 miliardi di dollari, un cronico deficit agricoli ed energetico, senza veri grandi aziende di stato - in compenso però con un esercito di 1,2 milioni di soldati, il quarto al mondo. La logica di questi gesti, da parte di Pyongyang, è ormai rodata: un gesto di forza che fa salire la tensione per riprendere poi i colloqui con gli Stati uniti e le altre potenze mondiali da posizione di forza, con nuove concessioni - contando magari sulla copertura e sostegno della Cina, che resta ciò che di più simile a un alleato abbia la Corea del nord. E' il gioco del «rischio calcolato». La successione degli eventi allude anche questa volta alla stessa cosa: all'inizio di maggio Stephen W. Bosworth, inviato dell'amministrazione Obama per la Corea del Nord, ha offerto a Pyongyang di intavolare nuovi colloqui sul suo programma nucleare, e il giorno dopo il ministero degli esteri nordcoreano ha dichiarato che «la politica Usa è rimasta ostile» e «non c'è motivo di proseguire nei negoziati». Ora questo test arriva alla vigilia dell'arrivo dello stesso Bosworth a Seoul, prima tappa di una missione in estremo oriente per rilanciare il dialogo con la Corea del Nord. Il gioco del «rischio calcolato» Non è detto però che questa volta i dirigenti di Pyongyang abbiano fatto il calcolo giusto, almeno secondo alcuni esperti. La segretaria di stato Usa Hillary Clinton aveva parlato di aprire negoziati a tutto campo per arrivare a un trattato di pace nella penisola di Corea (quello che ancora manca, dalla fine della guerra nel 1954). Ma le priorità, per l'amministrazione Obama sono altre: il disimpegno dall'Iraq, le turbolenze della regione Afghanistan e Pakistan, le relazioni con l'Iran - o la molto più pressante crisi economica globale. «E' improbabile che l'amministrazione Obama sia disposta a stare al gioco di rilancio di Pyongyang», commenta Maurizio Martellini, fisico nucleare ed esperto del Landau network, che conosce da vicino la storia dei negoziati internazionali con la Corea del Nord: «E' più probabile che Washington spinga per sanzioni sempre più dure, magari aspettando il collasso del regime». E questo sia perché la Corea non è una priorità, sia perché è cambiato il clima nelle relazioni tra gli Stati uniti e la Cina. «L'amministrazione Obama non sta nascondendo che vuole approfondire il dialogo con Pechino, e per questo è disposta al compromesso sui diritti umani: in questo senso con Obama finisce il post guerra fredda, e in un nuovo clima di relazioni multilaterali - anzi, direi multi-nazionali - gli Stati uniti riconoscono alla Cina una posizione strategica nel Pacifico. Ora, se la Corea del Nord collassa, sarà la Cina a intervenire in qualche modo. La precedente amminictrazione Bush era ossessionata dalla potenza militare cinese, e non avrebbe mai rischiato che truppe cinesi arrivassero al 38esimo parallelo», quello che segna la frontiera di fatto tra le due Coree (la «Zona demilitarizzata», in realtà la frontiera più armata del mondo). «Per l'amministrazione Obama questa è un'eventualità che fa meno paura. L'espansione cinese è contrastata sul fronte meridionale dall'India, rafforzata dal trattato di cooperazione nucleare indo-americano. E sul fronte del Pacifico, si può ben accettare un partenariato strategico», spiega Martellini. La Cina sembra, del resto, sempre meno disposta a «coprire» Pyongyang, che sembra considerare sempre più come una scheggia impazzita. E senza il suo appoggio, il regime nordcoreano potrebbe davvero essere al collasso. Foto: SEOUL, COREA DEL SUD: PROTESTE CONTRO IL TEST NUCLEARE NORDCOREANO. SOPRA: L'ONDA SISMICA PROVOCATA DAL TEST / FOTO REUTERS

Torna all'inizio


in galleria - linda de sanctis (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XX - Roma In galleria LINDA DE SANCTIS è una settimana di mostre all´insegna dell´internazionalità, quella che si apre oggi a Roma, con artisti che arrivano dall´India, dal Messico, dalla Giordania, dall´Iran, a testimoniare come l´arte ormai sia una, e aperta a tutte le culture. In India, Baba Anand, è famoso per i suoi collages, rielaborazioni dei poster dei film bollywoodiani decorati con paillettes, fiori finti, nastri. Nella mostra "Indochine" che si inaugura giovedì alla Galleria z2o, a cura di Maria Teresa Capacchione, l´artista usa per la prima volta la fotografia, e ritrae le bambole e le divinità indiane prodotte in Cina. L´artista sposta così l´attenzione dagli stereotipi della cultura indiana ai problemi della globalizzazione e all´esigenza di diffondere la consapevolezza di certe contraddizioni, sempre utilizzando il suo linguaggio apparentemente gioioso e "facile". Julieta Aranda è messicana e vive a Berlino, e giovedì alla Galleria 1/9 propone un lavoro fatto di sculture, installazioni, fotografie, in cui il soggetto è un giornale compilato e stampato dall´artista, ma non destinato alla lettura. Presentato come un vero e proprio oggetto, il giornale è stato riutilizzato difatti come una tenda, un involucro per il cibo, un panno per pulire, una spugna per asciugare. Gli articoli, riguardanti tutti fatti passati alla storia, si leggono appena, a indicare il loro nuovo uso: quello di testimoni di una storia privata, dimessa, quotidiana. Wijdan è invece una artista giordana che giovedì, nella mostra "I am you" alla Galleria LipanjePuntin, propone l´uso della calligrafia nell´arte lavorando sui due livelli delle parole: la forma e il loro significato. Mehran Elminia viene dall´Iran e propone, giovedì, alla Galleria VM21, i suoi ultimi lavori, a cura di Giuliana Stella, e Jonathan Turner. Sono tele dove i segni, evocazioni della cultura orientale, diventano moderni, astratti, e sulla scia di Klee, di Novelli, coinvolgono lo spettatore a entrare nell´opera. Internazionale, ma italiano Sandro Chia, infine, sabato a Il Frantoio di Capalbio, a cura di Pia Candinas, propone una serie di olii, disegni, sculture, insieme ai versi della poetessa americana Susan Stewart, in uno scambio denso di immagini che vanno dalla poesia alla pittura.

Torna all'inizio


obama: una minaccia alla pace - dal corrispondente (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Allarmato intervento del presidente americano. Condanna dal segretario generale dell'Onu Obama: «Una minaccia alla pace» Aperto dissenso anche da Pechino che però chiede negoziati LE REAZIONI Proteste dalla Ue e da Londra DAL CORRISPONDENTE Andrea Visconti NEW YORK. Per Barack Obama il nuovo «strappo» della Corea del Nord è «una minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale». E il comportamento di Pyongyang deve essere oggetto di «grave preoccupazioni per tutte le nazioni». E per valutare la reazione internazionale alla luce del nuovo test nucleare condotto dalla Corea del Nord è stata convocata ieri una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Anche se restano scarse le possibilità di un inasprimento delle sanzioni nei confronti di Pyongyang in quanto c'è l'opposizione della Cina che vede nelle sanzioni una complicazione con un importante partner commerciale nella stessa area geografica. Ciò nonostante il governo di Pechino ha condannato senza mezzi termini il test nord coreano. Una condanna che è stata espressa dal ministro degli esteri cinese il quale ha parlato però di «negoziati per arrivare a risolvere la crisi». A convocare la riunione è stato il Segretario Generale Ban Ki-moon precisando che il test viola una risoluzione dell'Onu, la 1718, passata dal Consiglio di Sicurezza. La violazione non può andare impunita benchè in passato altre azioni simili del governo di Pyongyang non hanno potuto essere fermate con risoluzioni di condanna. La riunione del Consiglio di Sicurezza è avvenuta poche ore dopo che la Casa Bianca aveva diffuso un comunicato con il quale criticava duramente le azioni della Corea del Nord. «Il test è stato condotto in violazione delle norme internazionali», si legge nel testo del governo di Washington. «Questo, insieme con il tentativo di lancio di un missile a corto raggio sono fonte di grave preoccupazione per tutte le nazioni anche se non giungono come una sorpresa in considerazione delle dichiarazioni e delle azioni recenti di Pyongyang». Il messaggio era stato diramato che era ancora notte fonda a Washington e Barack Obama stava ancora dormendo. Il team per la sicurezza nazionale ha deciso dunque di rendere nota la posizione del governo Usa alla luce di ben note scelte politiche e diplomatiche, senza bisogno di ulteriori consultazioni con il capo della Casa Bianca. Il governo italiano si è unito al coro di voci critiche. è stato il ministro Franco Frattini ha ribadire che il test nord coreano rappresenta una minaccia alla pace regionale e internazionale. Ha aggiunto che questo tipo di azioni danneggia la Corea del Nord anche da un punto di vista dell'immagine davanti alla comunità internazionale. Parole forse più decise quelle scelte invece dal premier britannico Gordon Brown che ha definito il test «sbagliato, fuorviato e pericoloso per il mondo». Brown ha aggiunto che Pyongyang non può aspettarsi di entrare a far parte a tutti gli effetti della comunità internazionale se prima non decide di assumere un atteggiamento responsabile. Una parola simile a quella scelta da Javier Solana per esprimere il punto di vista dell'Unione Europea. «Un atto irresponsabile che giustifica una ferma reazione», ha detto il segretario generale della Ue mentre a Tokyo il test veniva definito addirittura «inaccettabile» e il primo ministro Taro Aso ha detto che è necessario passare a una risoluzione di condanna. Per Mosca il test è motivo di seria preoccupazione e, sulla falsariga di quanto dichiarato da Pechino, anche il governo russo ha sottlineanto la necessità di mandare avanti negoziati. è questo il punto di vista che Mosca ha portato alla riunione straordinaria dell'Onu, alla luce del fatto che questo mese la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza è proprio in mano ai russi.

Torna all'inizio


l'iran chiude alle proposte occidentali (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 8 - Attualità L'Iran chiude alle proposte occidentali Basta colloqui con le potenze del 5+1. Ma con l'Italia buoni rapporti TEHERAN. Con la Corea del Nord, che ieri ha sperimentato una nuova bomba nucleare, l'Iran «non ha alcuna cooperazione in campo atomico». Ma Teheran continuerà nel suo programma, che dice esclusivamente pacifico, considerando ormai «chiusi» i colloqui con le grandi potenze riunite nel gruppo 5+1. Lo ha assicurato il presidente, Mahmud Ahmadinejad (nella foto) in una conferenza stampa in vista delle elezioni presidenziali del 12 giugno, nelle quali correrà per un secondo mandato. «Le discussioni sul nostro programma nucleare potranno d'ora in poi avere luogo solo nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea)», ha detto Ahmadinejad, confermando che un «pacchetto» di proposte sarà inviato in risposta alla nuova offerta di dialogo avanzata in aprile dai 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma che esso riguarderà i problemi generali della «pace e giustizia nel mondo», a partire dal disarmo nucleare globale. Tale disarmo tuttavia, ha sottolineato il presidente iraniano, dovrà partire dalle grandi potenze, prime fra tutte gli Usa. Nessun accenno, dunque, alla sospensione dell'arricchimento dell'uranio, che il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto a Teheran con cinque risoluzioni. Ahmadinejad ha condannato solo implicitamente l'esperimento condotto ieri dalla Corea del Nord, affermando che «nessun governo dovrebbe sprecare la ricchezza del popolo nella proliferazione nucleare». Ma tutto il mondo, ha aggiunto, dovrebbe essere denuclearizzato, e «bisogna cominciare dai Paesi più potenti, perchè se cominciano loro gli altri seguiranno». Un messaggio inviato in particolare all'amministrazione americana del presidente Barack Obama, che, nonostante le offerte di dialogo alla Repubblica islamica, vorrebbe fermarne il programma nucleare, convinto come il suo predecessore George W. Bush che Teheran vuole dotarsi di armi atomiche. «Loro che hanno migliaia di testate nucleari - ha detto Ahmadinejad - perchè vogliono fermare il programma pacifico di un altro Paese?». Per questo, ha aggiunto, l'Iran sta ancora aspettando di vedere se il cambiamento annunciato da Obama è «reale o solo a parole». Discorso diverso per quanto riguarla l'Italia. Le relazioni tra l'Iran e l'Italia «sono buone», ha assicurato Ahmadinejad dopo l'annullamento di una visita del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran, il 20 e 21 maggio scorsi, che comunque secondo Teheran è solo «rinviata». Ma allo stesso tempo Ahmadinejad ha lasciato intendere di ritenere che la missione sia saltata per pressioni dall'estero sull'Italia, probabilmente riferendosi agli Usa.

Torna all'inizio


Nucleare. Il test in Nord Corea accolto da un coro di condanne (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nucleare. Il test in Nord Corea accolto da un coro di condanne 26-05-2009 NEW YORK. Da Washington a Mosca a Pechino, passando per Londra e Parigi, un coro di condanna ha accolto il secondo test atomico nord-coreano in tre anni. La Russia, che ha la presidenza di turno, ha convocato d'urgenza il Consiglio di Sicurezza dell'Onu mentre il presidente Barack Obama, svegliato nella notte, ha definito l'esperimento sotterraneo di Pyongyang "una minaccia per la pace e la sicurezza" e "una sfida sconsiderata alla comunità internazionale". Washington ha appreso del test atomico con minimo preavviso - meno di un'ora - attraverso il "canale di New York", diplomatici nordcoreani alle Nazioni Unite, anche se "gli Stati Uniti non sono rimasti sorpresi, a causa dell'atteggiamento sempre più aggressivo e bellicoso di Pyongyang", ha detto alla Cnn il capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Mike Mullen. All'Onu, dove i test sono considerati una palese violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza che chiede a Pyongyang di abbandonare i programmi nucleari, il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione, mentre Obama, parlando dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, ha lanciato un appello per una reazione compatta della comunità internazionale capace di fermare i programmi balistico-nucleari della Corea del Nord. "Vogliamo un fronte fermo e unito", ha detto il segretario di stato Hillary Clinton. Tokyo e Seul, che avevano chiesto la riunione del Consiglio, puntano a ottenere "misure appropriate" in stretta collaborazione con gli altri interlocutori dei negoziati a sei (Stati Uniti, Cina, Russia) da cui la Corea del Nord si è bruscamente ritirata in aprile. Sulla carta la condanna delle potenze del Consiglio di Sicurezza è stata unanime dopo che in aprile i quindici avevano attivato nuove sanzioni in risposta al lancio di un missile: la Cina, il maggiore partner commerciale di Pyongyang che disperatamente vuole un ritorno dei nordcoreani al tavolo dei negoziati, si è detta "risolutamente contraria" ai test, mentre la Russia, nel deprecare gli esperimenti come profondamente destabilizzanti' , ha ricordato alla Corea del Nord che "può garantire la sua sicurezza solo attraverso la via politico-diplomatica". Poco nel coro di condanne offre speranza di cambiamento. La Corea del Nord, che usa i test come pedina di scambio con il resto del mondo, è già oggi il paese più isolato del globo e il suo isolamento potrebbe significativamente aumentare solo in caso di chiusura dei traffici commerciali con la Cina. Gli esperimenti, su cui Pyongyang punta per dimostrarsi a breve una potenza nucleare con cui trattare da pari a pari, coincidono con il clima di incertezze sulla successione nordcoreana dopo l'ictus subito da Kim Jong-il lo scorso agosto e i preparativi per il passaggio dei poteri a uno dei suoi tre figli. Secondo il settimanale Time, l'influenza dei militari nel paese asiatico è aumentata: alcuni esuli hanno ieri diffuso un rapporto secondo cui Kim avrebbe assicurato a un gruppo di generali l'obiettivo del 2012 - nel centenario della nascita del fondatore Kim Il-sung - per l'ingresso a tutti gli effetti nel club atomico. Il primo test atomico nordcoreano risale al 2006 e di recente la Corea del Nord aveva annunciato l'intenzione di fare un bis citando quella che aveva definito l'"ostilita" di Washington. Due settimane fa Pyongyang aveva respinto l'offerta dell'emissario americano Stephen Bosworth per una ripresa dei colloqui a sei sostenendone l'inutilità: "Non c'é niente da guadagnare nel sedersi con un interlocutore che continua a giudicarci con ostilita", aveva fatto sapere il ministero degli esteri nordocoreano "dopo aver condotto una revisione dei primi cento giorni di Obama alla Casa Bianca".

Torna all'inizio


Corea del Nord, lanciati due missili a corto raggio (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

SEUL - La Corea del Nord continua a sfidare la comunità internazionale. All'indomani del test nucleare che ha suscitato preoccupazione e condanna in tutto il mondo, il regime di Pyongyang ha lanciato due missili a corto raggio dalla costa orientale del Paese. Lo riferisce l'agenzia Yonhap citando una fonte governativa sudcoreana. Pyongyang ha lanciato un missile terra-aria e terra-mare a largo della costa nei pressi della citta' di Hamhung, spiega la Yonhap. ''L'intelligence sta analizzando le motivazioni del lancio'', dicono fonti governative aggiungendo che ogni missile aveva un raggio di circa 130 chilometri. Il nuovo test dei due missili giunge all'indomani del secondo esperimento atomico sotterraneo deciso da Pyongyang, cui si sono accompagnati i lanci di altri tre vettori a corto raggio. In nottata il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha espresso dura condanna su quanto fatto ieri dal regime comunista, preparandosi al varo di nuove sanzioni. Sono soprattutto gli Usa a premere per una risoluzione forte. Il presidente Usa barak Obama definisce l'esperimento di Pyongyang una "minaccia per la pace e la sicurezza" nonchè una "sfida alla comunità intenazionale". Obama, ha telefonato ieri sera alla sua controparte sudcoreana, il presidente Lee Myung-bak e al premier giapponese Taro Aso per "coordinare" eventuali reazioni ai test nucleari. Rassicurando i due leader dell'"impegno inequivocabile" alla difesa della Corea del Sud. OAS_RICH('Middle'); La Corea del Nord "merita sanzioni severe e tutto il mondo le deve applicare" dice il ministro degli Esteri Franco Frattini - Dobbiamo essere uniti nella risposta se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti". (26 maggio 2009

Torna all'inizio


Test nucleare Corea del Nord, ''forte condanna'' dell'Onu (sezione: Globalizzazione)

( da "RomagnaOggi.it" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

26 maggio 2009 - 0.33 (Ultima Modifica: 26 maggio 2009) NEW YORK - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunitosi in una sessione urgente a New York, ha espresso una "forte condanna" del nuovo test nucleare effettuato lunedì mattina dalla Corea del Nord. Il presidente di turno dell'organo esecutivo del Palazzo di Vetro, il russo Vitaly Churkin, ha spiegato che Pyongyang ha "chiaramente violato" la risoluzione 1718 dello stesso Consiglio Onu e di "aver deciso lavorare immediatamente a una nuova risoluzione". L'ambasciatore Usa Susan Rice ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di adottare "dure misure" contro Pyongyang. Prima della riunione gli ambasciatori dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina Francia, Gran Bretagna) si sono incontrati con i colleghi di Giappone e Corea del Sud. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha condannato la Corea del Nord che "minaccia la pace e la sicurezza internazionale". Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha condannato "con fermezza" i test nucleare e missilistico condotti dalla Corea del Nord, sottolineando che si tratta di "una minaccia alla pace regionale ed internazionale e che non giovano ne' alla sicurezza ne' alla immagine internazionale della Corea del Nord stessa". Frattini, inoltre, ha sottolineato che l'Europa può "incoraggiare la ripresa del dialogo a sei", auspicandosi che la Corea del Nord "capisca che tutto questo e' controproducente per il suo popolo".

Torna all'inizio


Unanime il no agli esperimenti. Il regime: gli Usa restano ostili anche con la presidenza Obama (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Corea del Nord ha effettuato nuovi esperimenti con missili a corto raggio L'Onu e la Ue condannano Pyongyang Che in risposta lancia due nuovi razzi No unanime ai test, la Casa Bianca assicura Seul: vi proteggeremo. E il regime: clima ostile anche con Obama MILANO - I capi della diplomazia d'Asia e dell'Unione Europea hanno condannato oggi a Hanoi il test nucleare compiuto nella giornata di lunedì dalla Corea del Nord. I ministri, che da lunedì partecipano a una riunione dell'Asem (Asia-Europe Meeting), nella bozza «condannano» il test nucleare di Pyongyang, che costituisce una «violazione evidente» delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e degli accordi conclusi nel corso delle trattative a sei fra le due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia. Un atto formale a cui indirettamente in regime di Kim Jong-il ha risposto con l'annunciato lancio di due razzi a corta gittata da una propria base militare sulla costa orientale del Paese. LA RISOLUZIONE ONU - Una condanna era arrivata all'unanimità, lunedì sera, anche dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al termine di una riunione urgente durata poco più di un'ora, il secondo test atomico nord-coreano in tre anni. I Quindici, convocati d'urgenza dalla Russia che ha la presidenza di turno, hanno deciso di preparare una risoluzione che comporterà una serie di nuove sanzioni nei confronti del governo di Pyongyang. «I membri del Consiglio - ha dichiarato l'ambasciatore russo Vitaly Ciurkin al termine della riunione- hanno espresso la loro forte opposizione e la loro condanna del test nucleare effettuato il 25 maggio 2009 dalla Corea del Nord, il quale costituisce una chiara violazione della risoluzione 1718 del Consiglio», e hanno deciso di «iniziare immediatamente a lavorare su una risoluzione». Tutti, e in prima fila gli Stati Uniti come ha indicato l'ambasciatrice Usa Susan Rice, premono per una risoluzione forte. Il presidente Barack Obama ha definito l'esperimento sotterraneo di Pyongyang «una minaccia per la pace e la sicurezza» e «una sfida sconsiderata alla comunità internazionale». Washington ha appreso del test atomico con minimo preavviso - meno di un'ora - attraverso il «canale di New York», diplomatici nordcoreani alle Nazioni Unite, anche se «gli Stati Uniti non sono rimasti sorpresi, a causa dell'atteggiamento sempre più aggressivo e bellicoso di Pyongyang», ha detto alla Cnn il capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Mike Mullen. LE PREOCCUPAZIONI DI SEUL - Il presidente Usa Barack Obama, in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, ha assicurato il suo omologo sudcoreano Lee Myung-bak dsul«'impegno inequivocabile» alla difesa della Corea del Sud, dopo il test della Nord Corea. I due presidenti, in una conversazione telefonica, «hanno anche convenuto di lavorare insieme a stretto contatto per cercare e sostenere una forte risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con misure concrete per ridurre le attività nucleari e missilistiche della Corea del Nord». «USA OSTILI ANCHE CON OBAMA» - Da Pyongyang la replica indiretta del regime chiama in causa direttamente Obama, il cui avvento alla Casa Bianca - viene sottolineato - non ha cambiato la politica ostile nei confronti del Paese. E per questo - si legge in un comunicato affidato all'agenzia di stampa Knca e attribuito ad un anonimo funzionario governativo - la Corea del Nord, «il suo esercito e la sua gente sono pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». «Sembra chiaro che nulla è cambiato negli Usa nella politica ostile verso la Repubblica popolare democratica di Corea» rende noto la Kcna. I NUOVI LANCI - L'agenzia coreana Yonhap aveva anticipato l'intenzione della Corea del Nord di testare un missile a corto raggio. L?esperimento era previsto tra oggi e domani sulla costa occidentale che si affaccia sul Mar giallo. «La Corea del Nord - spiega la Yonhap - ha dichiarato il divieto per le navi nel tratto di mare al largo della provincia di Pyongyang del Sud dal 25 al 27 maggio. Sembra che il Paese voglia provare uno dei suoi missile a corto raggio». Le agenzie di stampa hanno ora confermato l'avvenuto lancio, che tuttavia sarebbe partito da una base della costa orientale. stampa |

Torna all'inizio


Africa in vendita in cambio di cibo (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Vendono: non più le materie prime, stavolta vendono la terra, grassa, ricca, che una agricoltura da secoli gratta appena in superficie, o che è rimasta incolta per mancanza di mezzi, di braccia, di capitali. Milioni di ettari d’Africa ingoiati in un sol boccone, 2,41 in cinque anni, in Etiopia Ghana Mali Sudan e Madagascar con la semplice firma in fondo a un contratto, ceduti per venti, trenta, novanta anni, per sempre, come colonie agricole; e gli uomini che vi sopravvivono sono venduti con loro, senza aver diritto di dire no, come ai tempi della servitù della gleba. E del colonialismo. Che oggi ha i colori (e i dollari) delle autocrazie petrolifere, della Cina e dell’India, della Corea. Seul possiede già 2,3 milioni di ettari, Pechino ne ha comprati 2,1 milioni, l’Arabia Saudita 1,6, gli Emirati 1,3. Eccoli i nuovi imperi in nome dell’agrobusiness. Tecnici, amministratori, capi arrivano dall’estero; i locali sono usati solo come forza lavoro sottopagata e addomesticata. Vendono: le infami, fradice élites, i presidenti coronati da elezioni-plebiscito al novantanove per cento. Quelli che non possono arricchire i loro conti nelle banche europee con il petrolio il rame l’oro i diamanti, vendono l’Africa con la sua anima, i suoi orizzonti. Sono contratti mai resi pubblici, opachi come segreti di stato. Si compra bene l’Africa: nel Nord del Sudan il «feddan» (0,42 ettari) è affittato a due, tre dollari l’anno. In Etiopia l’ettaro è valutato tra 3 e 10 dollari. C’è chi dice, anche la Fao, con molte cautele e molti dubbi che potrebbe essere una occasione per lo sviluppo: ovvero che nel continente troppe terre sono abbandonate o mal sfruttate. Forse: ma la realtà è che con la terra si svende anche la speranza degli africani al cambiamento, che nascono camuffate dietro il diritto della efficienza e della produttività nuove schiavitù. Tra qualche anno in Sudan plebi in perenne bilico sulla carestia, sfiancate dalla guerra civile vedranno passare davanti ai loro campi sterili e arroventati camion stracarichi di ottimo grano: ma non ne toccheranno un chicco, è destinato agli abitanti degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita, di un consorzio giordano che hanno comprato 400 mila ettari per trasformarli nel proprio privatissimo granaio. Comincia a preoccuparsi anche l’Onu, dopo un allarmato studio condotto in otto paesi dall’Istituto internazionale per l’ambiente e lo sviluppo. Entro il prossimo anno ci saranno in Africa un milione di operosi contadini cinesi, addetti a 14 gigantesche fattorie che Pechino ha comprato in Zambia Uganda Tanzania e Zimbabwe. Metteranno a cultura le nuove varietà ibride di riso create dai cinesi che permettono di aumentare la produzione del 60 per cento: serviranno a sfamare i sudditi del capital-comunismo la cui agricoltura è in pericoloso ritardo sullo sviluppo. Affiorano i problemi di questa grande razzia e sono politici. Daewoo Logistics, filiale agricola del grande gruppo industriale sudcoreano ha affittato in Madagascar un territorio grande come la metà del Belgio, 1,3 milioni di ettari. Per la durata del contratto, 99 anni, saranno seminati a mais e coperti di palme da olio. Daewoo vuole sfamare il mercato coreano con 4 milioni di tonnellate di mais e 500 mila tonnellate di olio ogni anno: in cambio investirà 4,8 miliardi di euro su 25 anni per bonificare le terre, installare le infrastrutture e comprare le sementi negli Usa e in Indonesia. Ebbene è la prima vendita di terre che ha innescato una rivoluzione vittoriosa: il presidente venditore è stato cacciato da un sussulto di orgoglio nazionalistico. Una volta erano United Fruits, Dole o Michelin a comprare stati interi per trasformarli in monocolture, di gomma o di banane. E facevano e disfacevano i governi e i presidenti. Ora sono gli stati petroliferi del Golfo e le Tigri asiatiche che affittano gli stati e i loro dirigenti. Si agisce con accordi espliciti, da stato a stato. Dove, come in Mozambico, la costituzione vieta di vendere la terra a stranieri, la Cina ha messo in piedi un consorzio «locale». Rarissimi i casi in cui una parte della produzione servirà a sfamare i mercati locali. Il consorzio Bin Laden, i parenti non terroristi del capo di Al Qaeda, ha comprato 500 mila ettari in Indonesia per produrre riso. Ha annunciato che una parte sarà venduta ai locali. Motivo: «Per evitare che diano seccature».

Torna all'inizio


Nord Corea, condanna da Onu e Ue (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

NEW YORK Mentre la Corea del sud insiste con le provocazioni - questa mattina l’annuncio del lancio di altri due missili a corto raggio - le Nazioni Unite e gli Usa preparano le contromosse. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato il nuovo test nucleare fatto dalla Corea del Nord e ha deciso di preparare una risoluzione che potrebbe comportare nuove sanzioni nei confronti di Pyongyang mentre Barack Obama ha avviato contatti sul tema con Giappone e Corea del Sud. I membri del Consiglio hanno espresso la loro ferma opposizione e la loro condanna del test nucleare effettuato il 25 maggio 2009 dalla Corea del Nord, che costituisce una chiara violazione della risoluzione 1718« ha dichiarato alla stampa l’ambasciatore russo Vitaly Churkin, a nome del Consiglio che presiede nel mese di maggio. I membri hanno deciso »di cominciare immediatamente a lavorare su una risoluzione del Consiglio su questa questione« ha aggiunto Churkin al termine di una riunione di consultazioni convocata d’urgenza su richiesta del Giappone dopo il test nucleare nordcoreano. I quindici membri «esigono» che la Corea del Nord rispetti pienamente i suoi obblighi secondo i termini delle risoluzioni del Consiglio, aggiunge la dichiarazione, la cui approvazione ha richiesto l’unanimità dei quindici membri del Consiglio. Diversi diplomatici occidentali hanno in seguito riferito il loro desiderio che la futura risoluzione comporti nuove sanzioni verso il regime comunista di Pyongyang. «La risoluzione dovrà contenere nuove sanzioni che si aggiungano a quelle già approvate» dal Consiglio, ha dichiarato l’ambasciatore francese aggiunto, Jean-Pierre Lacroix, senza precisare quali sanzioni auspichi. L’ambasciatrice degli Stati Uniti, Susan Rice, ha auspicato «misure forti» ma non ha pronunciato la parola sanzioni. Dal canto loro, gli Stati Uniti non stanno a guardare. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha parlato ieri sera al telefono col collega sudcoreano Lee Myung-bak e con primo ministro giapponese Taro Aso per «coordinare una reazione al test nucleare della Corea del Nord. Lo ha reso noto la Casa Bianca. Obama ha parlato a Lee «per consultare e coordinare la nostra reazione al test nucleare nordcoreano» ha riferito la Casa Bianca. I due capi di Stato hanno «convenuto di agire insieme per ottenere e appoggiare una risoluzione forte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu con misure concrete per limitare le attività nucleari e di lancio di missili dalla Corea del Nord». Nella conversazione con Taro Aso, Obama ha reiterato «l’impegno senza equivoci della difesa del Giappone e del mantenimento della pace e dell sicurezza nel nordest dell’Asia» da parte degli Stati Uniti. Intanto anche i ministri degli Esteri dell’Asia e dell’Unione europea hanno preparato ad Hanoi una bozza di documento che condanna il test nucleare della Corea del Nord che costituisce una «violazione evidente» delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e degli accordi conclusi nel corso delle trattative a sei fra le due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia.

Torna all'inizio


La Corea del Nord continua la sfida lanciati due missili a corto raggio (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

SEUL - La Corea del Nord continua a sfidare la comunità internazionale. All'indomani del test nucleare che ha suscitato preoccupazione e condanna in tutto il mondo, il regime di Pyongyang ha lanciato due missili a corto raggio dalla costa orientale del Paese. Lo riferisce l'agenzia Yonhap citando una fonte governativa sudcoreana. Pyongyang ha lanciato missili terra-aria e terra-mare a largo della costa nei pressi della città di Hamhung, spiega la Yonhap. ''L'intelligence sta analizzando le motivazioni del lancio'', dicono fonti governative aggiungendo che ogni missile aveva un raggio di circa 130 chilometri. Il nuovo test giunge all'indomani del secondo esperimento atomico sotterraneo deciso da Pyongyang, cui si sono accompagnati i lanci di altri tre vettori a corto raggio. In nottata il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha espresso dura condanna su quanto fatto ieri dal regime comunista, preparandosi al varo di nuove sanzioni. Sono soprattutto gli Usa a premere per una risoluzione forte. Il presidente americano Barak Obama definisce l'esperimento di Pyongyang una "minaccia per la pace e la sicurezza" nonché una "sfida alla comunità intenazionale". Obama ha telefonato ieri sera alla sua controparte sudcoreana, il presidente Lee Myung-bak e al premier giapponese Taro Aso per "coordinare" eventuali reazioni ai test nucleari. Rassicurando i due leader sull'"impegno inequivocabile" alla difesa della Corea del Sud. OAS_RICH('Middle'); La Corea del Nord "merita sanzioni severe e tutto il mondo le deve applicare" dice il ministro degli Esteri Franco Frattini - Dobbiamo essere uniti nella risposta se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti". (26 maggio 2009

Torna all'inizio


Commercio estero: export extra Ue in calo del 20% ad aprile (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Commercio estero: export extra Ue in calo del 20% ad aprile ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 26.05.2009 10:25 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 26 MAG - Le esportazioni verso i Paesi extra Ue ad aprile sono diminuite dello 0,7% su marzo e del 20,5% su aprile 2008, rileva l'Istat. Le importazioni sono diminuite del 2,8% rispetto a marzo e del 29,6% rispetto ad aprile 2008. Il calo tendenziale delle importazioni e' il piu' consistente dal 1993. Ad aprile il saldo e' stato cosi' negativo per 76 milioni di euro, con una notevole riduzione rispetto al disavanzo di 1.774 milioni di aprile 2008. Nei primi quattro mesi 2009, le esportazioni sono diminuite del 21,6% e le importazioni del 25,2%. Il saldo e' stato negativo per 4.632 milioni, contro un disavanzo di 8.644 registrato nello stesso periodo 2008. Ad aprile si registrano variazioni tendenziali negative delle esportazioni verso tutti i Paesi ed aree geoeconomiche, ad eccezione della Cina (+8,2%). Le flessioni piu' significative verso Russia (-42,6%), Turchia (-35,7%) e Usa (-27%). Per le importazioni, le riduzioni piu' consistenti si registrano per Giappone (-44,5%), Turchia (-43,3%), Russia (-38,9%). Se si considerano i settori di attivita' economica, le diminuzioni tendenziali piu' significative delle esportazioni riguardano i prodotti petroliferi raffinati (-40,3%), i mezzi di trasporto (-30,1%) e i prodotti tessili e di abbigliamento (-25,6%).(ANSA).

Torna all'inizio


Gruppo Giovani di Confindustria Modena : Luxottica e Tetra Pak esempio per le relazioni industriali (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gruppo Giovani di Confindustria Modena : Luxottica e Tetra Pak esempio per le relazioni industriali (26/5/2009 10:18) | (Sesto Potere) - Modena - 26 maggio 2009 -Il cuneo fiscale italiano, il più alto dei Paesi che appartengono al G-8, rappresenta un limite per le aziende quando affrontano la concorrenza sui mercati globalizzati. Ma lo è anche nel rapporto con i dipendenti, visto il divario tra il costo del lavoro e il valore effettivamente goduto dal proprio lavoratore. Un divario ancora più problematico in tempi di crisi. Ecco allora che il recente accordo di Luxottica diventa un “caso” nazionale raccontato dai media: l’azienda si è impegnata a investire in strumenti che incidano direttamente sul potere d’acquisto e sulla qualità di vita dei dipendenti e delle loro famiglie, massimizzando gli effetti dell’importo economico erogato. Si tratta di un accordo condiviso tra le parti sociali, che viene incontro ai bisogni dei lavoratori e che ha riscontro anche nella nostra provincia, nella tradizione di Tetra Pak che della responsabilità sociale ha fatto da sempre la propria cultura aziendale. Il Gruppo Giovani di Confindustria Modena, in collaborazione con l’agenzia per il lavoro Umana, prende appunto le mosse dall’esempio virtuoso di Luxottica e dalla tradizionale sensibilità al tema di Tetra Pak, e propone un convegno con l’obiettivo di riflettere su questi modelli di relazione tra impresa e lavoratori. Giovedì 28 maggio, alle ore 17 presso l’auditorium Giorgio Fini di Confindustria Modena, saranno molti gli ospiti invitati a dibattere su “Un nuovo approccio alle relazioni industriali. Luxottica e Tetra Pak: quando l’azienda interviene a sostegno del potere d’acquisto dei dipendenti”. Dopo l’introduzione del presidente del Gruppo Giovani Davide Malagoli, interverranno Piergiorgio Angeli, direttore Relazioni industriali di Luxottica, Valeria Fedeli, segretaria nazionale della Filtea-Cgil, Franco Petrucci, collaboratore dell'Associazione delle società per capitali (Assonime), Gianmaurizio Cazzarolli, direttore di Stabilimento e Risorse umane di Tetra Pak e Antonio Sansone, segretario nazionale Fim-Cisl. Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Modena, terrà le conclusioni dei lavori. A moderare il convegno Simone Gradellini, responsabile delle Relazioni industriali e lavoro di Confindustria Modena «L’obiettivo che Luxottica si è data», spiega Piergiorgio Angeli, «è integrare i sistemi tradizionali come la contrattazione nazionale e quella di secondo livello, con schemi alternativi che prevedano una remunerazione in termini di utilità. Vorremmo poter garantire ai nostri dipendenti, oltre alla conservazione degli attuali livelli retributivi nominali, un aumento del potere d’acquisto effettivo». «Il primo capitale Tetra Pak», afferma Gianmaurizio Cazzarolli, «è quello umano: le persone per noi fanno la differenza. Scambiarsi informazioni, idee e best practice su questi aspetti di cultura d’impresa è molto importante, ben vengano dunque iniziative come quella organizzata dal Gruppo Giovani di Confindustria Modena».

Torna all'inizio


Non ha nulla da perdere Per questo oggi è pericolosa (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

POLITICA 26-05-2009 COREA DEL NORD, TEST EQUIVALENTE ALLA BOMBA DI HIROSHIMA Non ha nulla da perdere Per questo oggi è pericolosa RICCARDO REDAELLI C ome in uno di quei giochi impossibili da risolvere, in cui ci si ritrova sempre al punto di partenza, così sembrano essere i negoziati con la Corea del Nord, da anni passati ciclicamente da fasi di ottimismo al più cupo pessimismo, da intese per lo smantellamento del programma nucleare militare alle minacce di guerra. Era ormai chiaro da mesi che le trattative con il Paese forse più imprevedibile e chiuso al mondo esterno si erano arenate, e che le fazioni più aggressive e militariste di quel regime si fossero rafforzate. Lo scorso aprile, il lancio di un missile per la messa in orbita di un satellite da parte di Pyongyang aveva suscitato le aspre reazioni internazionali, dato che si trattava di una violazione della risoluzione 1718 dell'Onu, adottata dopo il primo test nucleare nordcoreano del 2006. Quell'esplosione, peraltro debole e mal riuscita, aveva rappresentato il punto più basso nelle relazioni con la comunità internazionale e in particolare con gli Stati Uniti, i quali per anni dai tempi della presidenza Clinton avevano alternato aperture diplomatiche, offerte economiche, minacce di attacchi militari preventivi e isolamento del regime. Proprio da quel test nucleare, tuttavia, erano ripartiti i contatti, nella forma usuale di negoziati a sei (Corea del Nord, Corea del Sud, Usa, Russia, Cina e Giappone), che avevano portato all'accordo del 2007 per la chiusura del reattore nucleare nordcoreano e per lo smantellamento del programma militare atomico in cambio di aiuti. Alla fine del 2008, tuttavia, i rapporti hanno nuovamente cominciato a deteriorarsi, per una pluralità di ragioni: il peggioramento delle relazioni con la Corea del Sud, la crisi finanziaria internazionale e il tentativo di Pyongyang di ottenere sempre più ricompense per tenere in piedi un Paese devastato da carestie, povertà e da un'economia al collasso. Si aggiungano le divisioni interne al regime e la voglia di intimidire la nuova Amministrazione Obama. Si è arrivati così a questo nuovo test nucleare che, secondo le prime analisi, è molto più consistente del precedente, nell'ordine di 10-20 chilotoni (comparabile, per capirci, con la bomba di Hiroshima). Se lo si abbina ai progressi in campo missilistico e al fatto che i nordcoreani possiedono uranio altamente arricchito sufficiente per circa sette bombe, ne risulta un quadro davvero preoccupante. Come sempre alle nette condanne da parte di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, si contrappone la prudenza di Cina e Russia, più vicine sia pure con malcelata rassegnazione a Pyongyang. Ma non è chiaro cosa si possa ora fare, oltre a nuove e sterili risoluzioni di condanna. Per quanto isolato, affamato, sull'orlo del collasso, il regime comunista al potere dispone di strumenti di pressione, e sa usarli con cinismo e determinazione. Vi sono innanzitutto le migliaia di pezzi di artiglieria schierati sul confine, in grado di devastare la capitale sudcoreana, Seul. Esiste poi la consapevolezza di non aver quasi nulla da perdere, e di saper trascinare in un conflitto distruttivo tutta la regione, in caso di tracollo definitivo. Vi è infine la minaccia di milioni di profughi in marcia verso i propri riluttanti alleati, Cina e Russia, a seguito di nuove grandi carestie. Il declino del leader Kim Jong-Il, colpito da un ictus lo scorso anno, accentua inoltre la rivalità fra le opposte fazioni interne, e favorisce un atteggiamento più aggressivo e tracotante, tipico delle fasi in cui Pyongyang si sente vulnerabile. Il presidente Obama aveva offerto nuovi negoziati; certo, trattare dopo questa nuova provocazione è più difficile, anche perché un cedimento alle richieste nordcoreane sembrerebbe avallare le tesi di chi ritiene l'arma atomica un utile strumento di ricatto politico, dando forse un colpo mortale al traballante Trattato di non-proliferazione nucleare. Ma l'alternativa è rischiare il disastro nell'Asia nord-orientale.

Torna all'inizio


Nuovo test atomico, la Corea sfida il mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONDO 26-05-2009 Nuovo test atomico, la Corea sfida il mondo Esplosione più potente di Hiroshima. Obama: dobbiamo reagire uniti DI LUCA MIELE S orda alle pressioni internazionali, insensibile alle ragioni del dialogo, pronta persino a sfidare l'alleato storico cinese, la Corea del Nord ha alzato ancora la posta. Nella stessa giornata il regime di Pyongyang ha compiuto il secondo test nucleare della sua storia ed effettuato il lancio di tre missili con una gittata di 130 chilometri. Il test che segue quello del 9 ottobre 2006, con il quale la Corea entrò a far parte del "club" dei Paesi atomici è avvenuto poco prima delle ore 10 locali ( le 3 di notte in Italia), a 80 chilometri a nordovest di Kilju, nella parte settentrionale del Paese. Definito un «successo» dall'agenzia di stampa ufficiale Kcna, ha liberato una potenza di 20 kilotoni, secondo le stime del portavoce del ministero della Difesa russo Aleksandr Drobyshevski, ed è quindi di potenza superiore rispetto alla bomba sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945 ( 15 kilotoni). L'esperimento ha provocato un sisma di magnitudo 4,7 della scala Richter, avvenuto a una profondità di 10 chilometri nel sottosuolo. Al test nucleare, è seguito il lancio di un missile a corto raggio e intorno alle 17 locali, mentre già si levavano le dure proteste della comunità internazionale, sono stati testati ben altri due missili dello stesso tipo. Un'azione di forza, quella nordcoreana, che punta ad alzare ancora di più la tensione nella regione, e che segue il lancio del missilesatellite del 5 aprile e il congelamento delle attività economiche con il Sud nell'area industriale di sviluppo congiunto di Kaesong. Una "provocazione" messa in scena secondo un canovaccio battuto. Quando il dialogo sembra produrre i primi risultati ( smantellamento della centrale nucleare in cambio di di aiuti economici), il regime sbaraglia le carte. Riprende la sua politica atomica. Alzando la posta. L'obiettivo di questa strategia è sempre stato di avere un solo interlocutore: gli Stati Uniti. Puntando a strappare il massimo possibile dai negoziati, contando sulla «impotenza» dei partner internazionali. La reazioni al test ancora una volta è stata dura. Il presidente americano Barack Obama ha risposto subito con una condanna netta, mettendo in chiaro che «la Corea del Nord sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale» , che deve rispondere unita alla provocazione. Sulla base di queste premesse, gli Usa e i loro più stretti alleati ( Gran Bretagna, Francia e l'asse creatosi sull'emergenza Corea del Sud- Giappone) si apprestano a chiedere un'altra raffica di sanzioni contro il Paese asiatico dove, malgrado la popolazione sia allo stremo e ridotta alla fame, il regime di Kim Jongil ha dimostrato di essere ben in sella. La posizione di fermo disappunto del tradizionale alleato di Pyongyang, la Cina, che si unisce al giudizio altrettanto duro della Russia, spalanca le porte alla nuova stretta del Consiglio di sicurezza Onu, che ieri sera a New York ha espresso «una forte condanna» . Proprio la posizione della Cina, insolitamente ferma nei confronti del Paese satellite, costituisce la vera novità politica di questa ennesima crisi. Pechino infatti teme che il potenziale atomico ( e muscolare) della Corea possa mutare violentemente gli equilibri nel Pacifico. A innervosire la Cina, oltre la "tradizionale" rivalità con gli Usa, sono i propositi di Giappone ( la voce è già circolata tra le fila dei Liberaldemocratici, partito al governo) e Corea del Sud di dotarsi di armamenti nucleari per rispondere all'escalation. Dopo aver effettuato il suo primo test nucleare nel 2006, la Corea del Nord aveva raggiunto un accordo per l'abbandono dei piani atomici in cambio di aiuti economici con gli altri cinque partecipanti alle trattative, Corea del Sud, Cina, Usa, Giappone e Russia. I negoziati sono andati avanti stancamente fino al loro abbandono da parte di Pyongyang poco più di un mese fa, come protesta verso la condanna da parte dell'Onu del lancio del missilesatellite del 5 aprile. Lanciati anche tre missili con una gittata di 130 chilometri. A sorpresa anche l'alleato cinese condanna. Da Mosca forte «preoccupazione» per le conseguenze

Torna all'inizio


Una partita di calcio da giocare a Teheran (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONDO 26-05-2009 la proposta Usa Una partita di calcio da giocare a Teheran DA TEHERAN H a detto no ai colloqui sul nucleare con i Paesi del "5+1". In compenso, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, ha invitato Barack Obama a un «dibattito all'Onu» per discutere i diversi punti di vista. È stata una conferenza stampa "scintillante" quella offerta ieri a Teheran dal leader della Repubblica islamica a pochi giorni dalla presidenziali del 12 giugno. Ahmadinejad ha sottolineato che l'Iran non intende più sedersi al tavolo negoziale con alcun Paese per discutere del suo programma atomico e che: «d'ora in avanti nostri colloqui saranno solo con le organizzazioni coinvolte come l'Aiea». Il presidente ha invece detto di desiderare un confronto all'Onu con O- bama «in modo che il mondo intero possa sentire». L'offerta, respinta, era stata fatta a nche a George W. Bush. Da Washington nessun commento. Piuttosto, la singolare proposta di un incontro di calcio da disputarsi proprio a Teheran. Un'iniziativa, che ricorda la "diplomazia del ping pong" con la Cina. «Gli Americani ha detto il presidente della Federcalcio iraniana, Ali Kafashian ci hanno proposto di disputare l'incontro il 10 ottobre o il 14 novembre allo stadio Azadi di Teheran». La proposta, è ancora «allo studio». Sarebbe la prima volta che la nazionale di calcio Usa si reca per una partita in Iran da quando, nel 1980, furono interrotte le relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Ahmadinejad ha parlato anche delle relazioni con l'Italia, dicendo che «sono buone» nonostante l'annullamento della visita del ministro degli Esteri Franco Frattini che, secondo il presidente, sarebbe stata dettata da «pressioni» di altre potenze. Da Roma, Frattini ha detto che l'Italia «continua a ritenere che l'Iran sia un partner importante per la stabilizzazione in Pakistan e Afghanistan» e ha definito un «passo importante» il vertice trilaterale di settimana scorsa. Ma ha aggiunto che «non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali ed europei che dobbiamo mantenere». L'Iran: «Relazioni buone con l'Italia» Stop ai negoziati con i «5+1» Barack Obama (Ap)

Torna all'inizio


La sfida dei nord-coreani (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Test atomico e missili La sfida dei nord-coreani La potenza dell'esperimento nucleare sotterraneo superiore a Hiroshima. Immediata la condanna di Barack Obama. Ormai è sfida aperta alla comunità internazionale: la Corea del Nord ha dato un altro schiaffo nucleare al mondo con il micidiale combinato di un test nucleare sotterraneo, il secondo della sua storia e potente fino a 20 kilotoni (la bomba sganciata su Hiroshima nel 1945 era «solo» di 15), e di un lancio di tre missili con una gittata di 130 km. è stato lo stesso governo di Pyongyang a dare l'annuncio. Immediata la condanna di Barack Obama «che ha messo in chiaro come la Corea del Nord stia sfidando «direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale, che deve rispondere unita alla provocazione». «Vogliamo un fronte fermo e unito», ha detto il segretario di stato, Hillary Clinton. All'Onu - dove i test sono considerati una palese violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di sicurezza che chiede a Pyongyang di abbandonare i programmi nucleari - il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione. La posizione di fermo disappunto del tradizionale alleato di Pyongyang, la Cina, che si unisce al giudizio altrettanto duro della Russia, spalanca le porte a una nuova stretta sotto forma di sanzioni. La Nato ha espresso una «ferma condanna» dei test missilistici d, definendoli azioni «irresponsabili» e «provocatorie». Inoltre, ha sollecitato Pyongyang ad astenersi da altre azioni che potrebbero contribuire ad «aumentare le tensioni» e a rispettare i suoi obblighi internazionali. Per capire un po' meglio la posizione della Corea del Nord basta ricordare che la strategia del «caro leader» va avanti per cercare di strappare il massimo possibile nei negoziati che Kim Jong-il vorrebbe tenere direttamente con gli Usa: il test nucleare, il secondo dopo quello del 9 ottobre del 2006, ne è la prova ed è l'ultimo atto per portare ai massimi livelli la tensione in Estremo Oriente, dopo l'arresto delle due giornaliste Usa, il lancio del missile-satellite del 5 aprile e il congelamento delle attività economiche con il Sud nell'area industriale di sviluppo congiunto di Kaesong. Da quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva inasprito le sanzioni contro il regime in seguito al lancio di un missile balistico in grado di raggiunger il territorio statunitense, la Corea del Nord minacciava al ripresa degli esperimenti nucleari. Secondo il ministero della Difesa russo, la potenza dell'esplosione, registrata 80 chilometri a nordovest della città di Kilju, è stata tra i dieci e i venti chilotoni, cioè tra dieci e venti volte la potenza del test dell'ottobre 2006. L'esplosione ha provocato un sisma di 4,5 gradi sulla scala Richter, decisamente più violento di quello di 3,6 gradi del 2006 e quindici chilometri più a nordest.

Torna all'inizio


Italia: caduta aprile scambi extra-Ue rallenta, bene Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

ROMA/MILANO (Reuters) - Rallenta ad aprile, su base mensile, il ritmo di caduta dell'interscambio commerciale dell'Italia con i paesi extra-Ue e il saldo registra un miglioramento grazie a una frenata delle importazioni decisamente più accentuata rispetto al calo dell'export. Segnali incoraggianti sul fronte extra comunitario arrivano dalla Cina. Il gigante asiatico è l'unico paese verso cui si registra un aumento delle esportazioni su base annua (+8,2%). In aprile le esportazioni, su base destagionalizzata, sono scese dello 0,7% su marzo mentre le esportazioni risultano in calo del 2,8%. In marzo le variazioni congiunturali erano -3,8% per l'export e -6% per l'import. "Dal punto di vista congiunturale, si rileva una sostanziale stabilizzazione delle esportazioni e la prosecuzione della caduta delle importazioni", si legge nella nota Istat. Per quanto riguarda invece le variazioni tendenziali, l'export italiano verso i paesi extra-Ue risulta in calo del 20,5% su anno in aprile mentre l'import è in frenata del 29,6%. In questo caso se si guarda a marzo 2009 la flessione tendenziale dell'export risulta del 15% e del 23,5% per l'import. "I dati qualche barlume di speranza ce lo portano. C'è un tentativo di stabilizzazione dell'export che ha toccato il fondo in gennaio con un -15,7% su mese", commenta Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo. "I segnali di ripresa vengono soprattutto dalla Cina, e ne beneficia soprattutto il settore della meccanica, e dalla tenuta dei paesi Opec". Se la Cina fa eccezione con un segno più davanti alla variazione dell'export dall'Italia e l'Opec si tiene ben sotto la media con un calo del 7,8%, Stati Uniti e Russia esibiscono vistosi segni meno. Le esportazioni italiane verso la Russia affondando del 42,6% e quelle verso gli Usa del 27%. Continua...

Torna all'inizio


Penalisti a confronto sul diritto globalizzato (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

corso di specializzazione dell'isisc Penalisti a confronto sul diritto globalizzato Il prossimo anno accademico dei due corsi in Beni culturali è salvo. Il presidente della Provincia, Nicola Bono, ha provveduto a stanziare i fondi così come previsto dalla convenzione siglata tra l'Ateneo di Catania e i gestori dell'insediamento aretuseo: Comune, Provincia e consorzio Archimede. Sono questi tre i soggetti che debbono mantenere l'insediamento decentrato che dipende dall'università etnea. Come d'accordo, dunque, in data 21 maggio il presidente Bono ha firmato il finanziamento di 3 milioni e 900 mila euro previsto, confermando quanto asserito lo scorso mercoledì durante l'incontro svoltosi alla presenza del rettore, Antonino Recca, nella sede del rettorato a Catania. Nodo della vicenda università è il cosiddetto «decreto serietà» varato dal governo di centrosinistra prima, con il ministro Mussi, e ripreso da quello attuale, che pone fine ai «laureifici» per puntare sull'eccellenza dei corsi accademici e mette in pericolo, però, i due corsi di laurea siracusani in Beni culturali. «Per questa ragione - afferma Bono - occorre rivedere la situazione accademica a Siracusa, posto che la difenderemo guardando al futuro e puntando su un'offerta formativa di qualità e non all'università sotto casa. In sinergia lavoreremo per una più razionale proposta accademica, che si rivolga agli studenti per il loro concreto inserimento nel mondo del lavoro». Con lo stanziamento delle risorse dovute da parte della Provincia, dunque, i due corsi di laurea potranno partire senza intoppi. Almeno per il prossimo anno. «La Provincia - prosegue Bono - non è mai stata morosa, ma ha posto vincoli all'erogazione delle risorse subordinandole alla rendicotanzione così come detta la legge. Ciò fino all'11 maggio, giorno in cui è arrivata la lettera con cui il rettore chiedeva gli arretrati, la Provincia non aveva ancora ottenuto la documentazione, che è poi arriva il 13 maggio». Stamattina, poi, il presidente Bono ha ricevuto la lettera del rettore Recca con la quale si informa il ministero all'Università e si attiva il corso di Tecnologie applicate al restauro dei beni culturali. In merito ai fondi pregressi, poi, Bono afferma che è stata accolta la sua proposta relativa a un piano di rientro, anche sulla base del patto di stabilità, sottolineando ancora una volta che le morosità erano legate alla mancanza di documentazione. Di tutto questo si è parlato ieri pomeriggio nella sede della Provincia, durante una conferenza dei capigruppo del consiglio provinciale. «Entro il 15 luglio - conclude Nicola Bono - si attiverà una commissione che dovrà lavorare per definire le linee del futuro della realtà accademica siracusana. In base alle nuove normative i corsi esistenti in Beni culturali non potranno sopravvivere nella loro struttura attuale, si dovrà provvedere a una loro ri-programmazione. Per questo, come prevede anche la convenzione stipulata con l'Università di Catania, si riunirà una commissione apposita. Con questa azione e questi impegni abbiamo salvato i corsi in vigore per l'anno prossimo e guadagnato un anno». i.d.b.

Torna all'inizio


(sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

gerusalemme. Proposta di legge dell'ultradestra di Lieberman «I cittadini israeliani giurino fedeltà allo Stato e alla sua natura ebraica» Antonio Fatiguso Seul. La Corea del Nord lancia un'altra sfida alla comunità internazionale con il formidabile combinato di un test nucleare sotterraneo, il secondo della sua storia e potente fino a 20 kilotoni (la bomba sganciata su Hiroshima nel 1945 era «solo» di 15), e di un lancio di tre missili a corto raggio. Il presidente americano Barack Obama ha risposto subito con una condanna netta, mettendo in chiaro che «la Corea del Nord sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale», che deve rispondere unita alla provocazione. Sulla base di queste premesse, gli Usa e i loro più stretti alleati (Gran Bretagna, Francia e l'asse creatosi sull'emergenza Corea del Sud-Giappone) si apprestano a chiedere un'altra raffica di sanzioni contro il Paese asiatico dove, malgrado la popolazione sia allo stremo e ridotta alla fame, il regime di Kim Jong-il ha dimostrato di essere bene in sella. La posizione di fermo disappunto del tradizionale alleato di Pyongyang, la Cina, che si unisce al giudizio altrettanto duro della Russia, spalanca le porte alla nuova stretta del Consiglio di Sicurezza Onu, convocato d'urgenza a New York. Il test nucleare, il secondo dopo quello del 9 ottobre del 2006, è l'ultimo atto per portare ai massimi livelli la tensione in Estremo Oriente. Eppure la giornata si era aperta in modo totalmente diverso, con il cordoglio espresso da Kim Jong-il, attraverso l'agenzia ufficiale, Kcna, alla famiglia dell'ex presidente sudcoreano, Roh Moo-hyun, morto suicida sabato mattina, e promotore di una politica di dialogo tra i due Paesi. Poco prima delle ore 10 locali, l'agenzia metereologica sudcoreana ha invece registrato una scossa «artificiale» di magnitudo 4,2, più potente dei 3,6 gradi segnati nel 2006, localizzata a 80 chilometri a nordovest di Kilju, nella parte settentrionale della Corea del Nord, non distante dal sito dell'esperimento di tre anni fa. Al test atomico, confermato dal regime che lo ha definito «un successo», ha fatto seguito a mezzogiorno il lancio di un missile a corto raggio, cui se ne sono aggiunti poi altri due a cinque ore di distanza, nel pieno delle proteste levatesi a livello mondiale. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Usa, Corea del Sud e Giappone e dei tradizionali alleati Francia e Gran Bretagna, si è aggiunta la Russia che ha espresso «preoccupazione» per l'esperimento nucleare. Dopo aver effettuato il suo primo test nucleare nel 2006, la Corea del Nord aveva raggiunto un accordo per l'abbandono dei piani atomici in cambio di aiuti economici con gli altri cinque partecipanti alle trattative, Corea del Sud, Cina, Usa, Giappone e Russia. I negoziati sono andati avanti stancamente fino al loro abbandono da parte di Pyongyang poco più di un mese fa, come protesta verso la condanna da parte dell'Onu del lancio del missile-satellite del 5 aprile, e all'annuncio del proposito di ripresa dei programmi nucleari. Ignorando tutti i moniti dell'Occidente e dei paesi amici come Cina e Russia, Pyongyang è andata avanti per la sua strada.

Torna all'inizio


Gli aeroplani dai radarquando sorvolano le pale delle centrali eoliche (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

l'allarme del servizio britannico di controllo Gli aeroplani «scompaiono» dai radar quando sorvolano le pale delle centrali eoliche New York. Da Washington a Mosca a Pechino, passando per Londra e Parigi, un coro di condanna ha accolto il test atomico nord-coreano. La Russia, che ha la presidenza di turno, ha convocato d'urgenza il Consiglio di Sicurezza dell'Onu mentre il presidente Barack Obama, svegliato nella notte, ha definito l'esperimento sotterraneo di Pyongyang «una minaccia per la pace e la sicurezza» e «una sfida sconsiderata alla comunità internazionale cui occorre dare una risposta». Washington ha appreso del test atomico con minimo preavviso - meno di un'ora - attraverso il «canale di New York», diplomatici nordcoreani alle Nazioni Unite, anche se «gli Stati Uniti non sono rimasti sorpresi, a causa dell'atteggiamento sempre più aggressivo e bellicoso di Pyongyang», ha detto il capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Mike Mullen. All'Onu, dove i test sono considerati una palese violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza che chiede a Pyongyang di abbandonare i programmi nucleari, il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione, mentre Obama, parlando dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, ha lanciato un appello per una reazione compatta della comunità internazionale capace di fermare i programmi balistico-nucleari della Corea del Nord. «Vogliamo un fronte fermo e unito», ha detto il segretario di stato Hillary Clinton. Tokyo e Seul, che avevano chiesto la riunione del Consiglio, puntano a ottenere «misure appropriate» in stretta collaborazione con gli altri interlocutori dei negoziati a sei (Stati Uniti, Cina, Russia) da cui la Corea del Nord si è bruscamente ritirata in aprile. Sulla carta la condanna delle potenze del Consiglio di Sicurezza è stata unanime dopo che in aprile i quindici avevano attivato nuove sanzioni in risposta al lancio di un missile: la Cina, il maggiore partner commerciale di Pyongyang che disperatamente vuole un ritorno dei nordcoreani al tavolo dei negoziati, si è detta «risolutamente contraria» ai test, mentre la Russia, nel deprecare i test come «profondamente destabilizzanti», ha ricordato alla Corea del Nord che «può garantire la sua sicurezza solo attraverso la via politico-diplomatica». Poco nel coro di condanne offre speranza di cambiamento. La Corea del Nord usa i test come pedina di scambio con il resto del mondo; è già il Paese più isolato del globo e il suo isolamento potrebbe aumentare solo in caso di chiusura dei traffici con la Cina. Alessandra Baldini

Torna all'inizio


premiate le scuole vincitrici del concorso (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Acireale. «Le fiabe del mappamondo» premiate le scuole vincitrici del concorso Con il balletto «Fiori di primavera» della scuola di ballo «Galatea 90» diretta da Giusi Fasone, nella sede del Lyceum linguistico-scuola pubblica paritaria-Trinity centre si è aperta la cerimonia di premiazione delle sei scuole che a pari merito hanno vinto il 2° concorso di scrittura creativa «Le fiabe del mappamondo» - Una faba da rappresentare. A condurre la serata l'insegnante Concetta Scandurra della direzione didattica del Lyceum linguistico (rappresentata oltre che dal dirigente scolastico dott.Domenico Figuera, dall'insegnante Agata Scandurra e dai fondatori della Scuola, Agata e Giuseppe Figuera). Presenti le promotrici dell'iniziativa: la dott. Concetta Scalia dirigente scolastico del 2° Circolo didattico di Acireale, l'assessore alla pubblica istruzione Prof. Nives Leonardi e le dott. Rosaria Fallico e Roberta Urso, presidente e vicepresidente dell'associazione Odè «Scuola di arti sceniche». Tra gli intervenuti l'on Basilio Catanoso, presenti i dirigenti scolastici dott. Elisabetta Maggio e prof.Giuseppe Massimino e la dott.Ninfa De Luca che ha coordinato le commissioni giudicatrici degli elaborati che hanno emesso il verdetto finale. Premiate le classi V B, Irene Grasso e Rosalba Maccarrone della V C del plesso Giuseppe Fanciulli, la V del plesso Mario Alosi di Piano d'Api tutte del - 2 Circolo didattico per le fiabe"Il principe dell'universo ", "Testu e Gine", "Nozze d'argento"; la V A del plesso M.L.king di guardia - 3 Circolo didattico per "L'oceano dai mille colori"; Alessia Bucolo della V del plesso di S. M. Ammalati del comprensivo Giovan Battista Arista per la fiaba "la bambina e la stella magica"; La V del Lyceum linguistico Scuola pubblica paritaria Trinity centre per la fiaba "Il piccolo giravite". Quest'ultima fiaba con l'adattamento della dott. Rosi Pulvirenti è stata rappresentata dai bambini assistiti dall'associazione Odè e dall'insegnante.Maria Antonietta Pennisi. Enza Barbagallo Acireale. «Camera car» cortometraggio d'indagine Recentemente premiato nell'ambito della terza edizione della mostra del Cinema dello Stretto svoltasi a Messina, il cortometraggio «Camera Car», per la regia dell'acese Marcello Trovato, è stato presentato nei locali del Teatro dell'Opra dei pupi. Il film di Trovato è il secondo di una trilogia sul tema della comunicazione che si è aperta diversi anni fa fa con "Indovinello Veronese", selezionato nel 2004 al Festival di Cannes. "Camera Car" è un lavoro di indagine sulle dinamiche dell'economia mondiale, della globalizzazione e dell'immigrazione intesa come esportazione di povertà attraverso il migrante strumentalizzato dal proprio paese d'origine per importare ricchezza. Il corto racconta di una signora che, con il suo autista, percorre un lungo percorso in macchina. Con una durata di 15 minuti e con un cast che vede in primo piano Vitalba Andrea, Salvo Fichera,Guido Turrisi, Agostino Zumbo. Story editor Claudia Fichera. Salvatore Pittera

Torna all'inizio


CALABRIA: GIOVEDI' CONVEGNO A ROMA SULL'EMIGRAZIONE DEI CERVELLI. (sezione: Globalizzazione)

( da "Asca" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

CALABRIA: GIOVEDI' CONVEGNO A ROMA SULL'EMIGRAZIONE DEI CERVELLI (ASCA) - Roma, 26 mag - Giovedi' 28 maggio dalle 15.30 nell' Aula Paolo VI della Pontificia Universita' Lateranense, si svolgera' il convegno ''Da calabresi nel mondo: un contributo di civilta''', promosso dall'Associazione internazionale ''Calabresi nel mondo'', in collaborazione con l'Ufficio della Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, il Centro Studi Verbum e il Servizio Diocesano per il Progetto culturale dell'Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace. Tema fondamentale dell'incontro sara' il confronto tra pensiero teologico, rappresentato nell'intervento del teologo Michele Fontana, mondo professionale, rappresentato dal giornalista Rai Alberto Matano, e mondo universitario, cui dara' voce Maria Catricala', docente presso l'universita' di Roma Tre. Saranno presenti inoltre autorita' politiche ed ecclesiastiche, tra le quali Mauro Cutrufo, vice sindaco di Roma, Maurizio Lupi, Vice Presidente della Camera dei Deputati, mons. Lorenzo Leuzzi, Direttore dell'Ufficio Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, e mons. Antonio Ciliberti, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace. Il meeting che ha a tema il contributo dei calabresi all'edificazione di una civilta' a misura della persona, coinvolge e si avvale della collaborazione di molte istituzioni culturali in vario modo legato alla Calabria. Lo specifico contributo che un'area culturale come la Calabria oggi puo' vantare, e' dovuto a ragioni di vario ordine e grado. I decenni precedenti hanno visto protagonisti molti calabresi come acquisitori, sovente fuori regione, di professionalita' d'eccellenza, tanto e' vero che i vescovi calabresi in un documento del 2000 prendevano coscienza di un'emigrazione diversa dalla Calabria, non piu' di ''braccia'' ma di ''cervelli''. E proprio a partire da questi dati il convegno si pone di analizzare questo ''movimento di persone'' e di culture in un contesto di ormai diffusa globalizzazione. com-asp/mcc/bra (Asca)

Torna all'inizio


Cgil, la sfida di oggi nelle radici di ieri (sezione: Globalizzazione)

( da "AprileOnline.info" del 26-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cgil, la sfida di oggi nelle radici di ieri Ma.Bo., 26 maggio 2009, 18:57 L'intervista Dalla crisi si uscirà molto diversi, per quanto concerne gli stili di vita, di consumo, di produzione, di struttura stessa dell'occupazione: è una sfida straordinaria rispetto a cui le forze progressiste hanno la possibilità di esprimersi. Anche la rappresentanza del lavoro deve ripensare se stessa. Ne parliamo con Carlo Ghezzi, ex dirigente della Camera del Lavoro di Milano e oggi presidente della Fondazione dedicata a Giuseppe Di Vittorio, il padre della Cgil La crisi che ancora scandisce le nostre vite, il ruolo debole del governo nel fronteggiarla e la sfida che essa rappresenta anche per la politica, soprattutto per le forze progressiste europee, dopo decenni di mite tolleranza e convivenza con la globalizzazione, mai contrastata fino in fondo. E il sindacato, le sue battaglie e i suoi obblighi in questo passaggio economico difficile, dove cresce il precariato e il lavoro a scadenza, ben sapendo che la speranza di entrare in questa platea sociale e umana ha le sue radici nell'insegnamento passato, in primis di Giuseppe Di Vittorio. Di questo abbiamo parlato con Carlo Ghezzi, ex dirigente della Camera del Lavoro di Milano e oggi presidente della Fondazione dedicata al padre della Cgil. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un momento economico difficile sul piano mondiale. A sentire alcune esternazioni del governo sarebbe quasi alla spalle. A che punto è la crisi? La crisi è una partita ancora tutta aperta. Si è evitato il panico dei risparmiatori nei confronti delle banche rispetto al '29, ma l'onda di piena deve ancora arrivare e consiste nel calo dei consumi provocato dall'esplosione della bolla finanziaria, la quale ha come altra faccia la contrazione della produzione industriale e dell'occupazione. Su questo mi pare che ci sia un ottimismo esagerato. Dopo la crisi del ‘29 si è riusciti a tornare ai livelli produttivi antecedenti soltanto nel 1951, cioè dopo una guerra mondiale. Come si uscirà dalla crisi? Ancora non si è capito chiaramente, ancora non si comprende quali modelli di società di mercato e di economia si imporranno. Soprattutto perché in Italia governa un esecutivo allegrone che non attua una politica di risposta seria. Mi sembra evidente che dalla crisi si uscirà molto diversi, per quanto concerne gli stili di vita, di consumo, di produzione, di struttura stessa dell'occupazione: è una sfida straordinaria rispetto a cui le forze progressiste hanno la possibilità di esprimersi. Peccato che sono tramortite da questi anni recenti in cui hanno sostanzialmente avvallato la globalizzazione criticandone soltanto gli aspetti più aspri. Per questo sono anche scarsamente credibili per proporre un'alternativa economico-politica. E' il prezzo che si paga a Blair e al blairisimo, che ha impregnato l'azione delle sinistre al governo in Europa nella seconda parte degli anni '90, e a Clinton che, grande capo dell'Ulivo mondiale, non ha contrastato la globalizzazione. Perciò insieme al disastro delle destre, si impone anche il disorientamento e la non credibilità delle sinistre: una situazione difficile. In questo contesto che ruolo spetta al sindacato? Anche la rappresentanza del lavoro deve ripensare se stessa, però con grande oculatezza e grande attenzione. Il sindacato è stato sul banco degli accusati per molto tempo, ci hanno spiegato che la modernità consisteva nella riduzione del welfare e dei sistemi di protezione per dar fiato alla globalizzazioe blairiana. Le sinistre al governo in Europa si sono contraddistinte in attacchi chiari: dal Dgb in Germania a Sergio Cofferati in Italia, passando per i sindacati in Inghilterra. Tutti a ricordarci e ribadirci che i sindacati erano vecchi e conservatori. Alla luce di questo si può sostenere che il sindacato è uno di quei soggetti sociali che ha sbagliato meno, e che pure è stato oggetto di attacchi inaccettabili in questi decenni passati. Certo, deve ripensarsi perché il mondo cambia, ma stando attento a non favorire "cavalli di Troia" che entrino all'interno del sistema economico-sociale per far saltare un modello sociale europeo, cioè quel modello che tiene insieme sviluppo e diritti, lavoro e protezione sociale, che lo stesso Obama sta tentando di favorire negli Stati Uniti. Poche settimane fa il segretario generale della Fiom Cgil durante la manifestazione dei lavoratori Fiat è stato oggetto di aggressione da parte dei Cobas. Un episodio grave, come lo valuti? Non esagererei. C'è stata sicuramente una sottovalutazione dell'azione di soliti noti che hanno dato l'assalto al palco ma non mi sento di esagerare nella valutazione. Ho fatto il segretario della Camera del lavoro di Milano in periodi storici caldi, conosco bene questi esponenti dei Cobas di Napoli per nome e cognome. Durante la manifestazione di Torino hanno avuto l'occasione di affermare il loro protagonismo e sono balzati agli onori delle cronache, però darei a quell'episodio e ai suoi protagonisti la dimensione che meritano: un sindacatino protestatorio ed estremista che ha colto l'occasione per la prima pagina. Dunque nessun messaggio al sindacato? Il rapporto tra i sindacati confederali e i lavoratori, nonostante i problemi che pure esistono, è solido. Ricordavo proprio recentemente ai ragazzi di un Istituto di Roma dove sono stato chiamato ad intervenire in merito alla figura di Di Vittorio che alle consultazioni sindacali vota l'ottanta per cento dei lavoratori e l'ottanta per cento vota per i confederali. Una delle critiche che si muovono al sindacato è quella di rappresentare le esigenze degli iscritti o comunque di una platea di lavoratori contrattualizzata, diciamo anche di una soggettività che vive una condizione migliore della grande massa di precari, di lavoratori a tempo, totalmente non garantiti... E' vero che esiste un'area di precariato esclusa ed in questa fase al contrario crescente. Quello dell'accesso e della "raggiungibilità" da parte del sindacato verso questa platea di persone escluse è un dilemma che qualunque movimento operaio ha sempre vissuto. La Cgil è nata con Di Vittorio, quando i braccianti si vendevano uno alla volta la mattina davanti al caporale per essere scelti, ed erano probabilmente più poveri e soli dei Cococo e dei lavori interinali di oggi. Il problema è allora scommettere sull'organizzabilità di queste categorie. Di Vittorio non viene dalla fabbrica fordista, viene dal piazzale del caporale. La CGIL ha nel suo dna questa capacità, dai braccianti all'edile che veniva licenziato a fine cantiere. E' grazie alla sua matrice che ha saputo muoversi. La storia ha dimostrato che è possibile, è solo questione di tempo. Non si possono riproporre i vecchi modelli, bisogna inventare un modello nuovo, rivendicativo, partecipativo di protezione sociale che vada bene per questa realtà di lavoratori, per combattere il precariato.

Torna all'inizio


Il ministro Frattini Una provocazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Le reazioni Il ministro Frattini «Una provocazione» Se la Corea del Nord intende «continuare i test e provocare la Comunità internazionale, si accorgerà che dovrà pagare il prezzo» delle sue azioni «perché la Comunità internazionale è chiara: tutto questo non è accettabile», ha detto Susan Rice, ambasciatrice degli Usa all'Onu, dopo il lancio di due missili a corto raggio compiuto da Pyongyang ieri. Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha affermato di essere «fortemente preoccupato per questa ultima attività nucleare della Corea del Nord» che ha definito una «provocazione pericolosa» e una «minaccia per la pace». «È stato - ha detto - uno schiaffo forte in faccia a Cina e Russia. La Cina era stata promotrice di un dialogo a sei che si è improvvisamente interrotto».

Torna all'inizio


Globale e locale Oggi ne parla il teologo Betto (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'incontro al S. Chiara Globale e locale Oggi ne parla il teologo Betto Frei Betto, uno degli uomini-simbolo del Brasile, è protagonista oggi al Centro Santa Chiara, alle ore 20.30, a Trento. Nell'incontro Betto dialoga con un altro teologo brasiliano, padre Edilberto Sena, direttore della Radio Rurale di Santarem, impegnata nell'alfabetizzazione, l'educazione democratica e l'informazione pluralista nell'area amazzonica. Tema della serata sarà "Globalizzazione, risorse naturali e comunità locali". Betto ha vissuto una delle pagine più dolorose e inquietanti della storia brasiliana. Nel 1969 un gruppetto di domenicani venne arrestato dalla dittatura perché accusato di essere vicino al leader comunista Marighella. Frei Betto aveva vent'anni. Fu testimone degli orrori del carcere Tiradentes a San Paolo. I domenicani vennero orribilmente torturati. Quando fu liberato Betto scrisse le memorie di quel trauma, che divenne per il Brasile un vero e proprio trauma collettivo. I suoi libri, "Battesimo di sangue" e "Dai sotterranei della storia" ebbero un successo mondiale. I domenicani uscirono a pezzi da quell'esperienza. Il leader del gruppo, Frei Tito de Alencar Lima, provò a fuggire dai fantasmi dei torturatori e riparò in Francia. Non resistette a lungo: infati si impiccò. Betto racconta lucidamente le torture subite da Tito: «Per tre giorni appeso al pauda-arara (uno strumento di tortura) o seduto sulla "sedia del drago" fatta di placche metalliche e fili, ricevette scosse elettrice alla testa, ai tendini dei piedi, alle orecchie». Ora quell'esperienza drammatica, raccontata da Betto in "Battesimo di sangue", è uscito in Brasile il film-denuncia che è balzato in fretta ai primi posti nelle classifiche nazionali dei film più visti. Frei Betto è, oltre a teologo della liberazione, uno dei più prolifici scrittori (ultimamente è diventato romanziere di successo) e punto di riferimento a livello mondiale per i movimenti che si battono sognando un mondo più giusto in cui tutti possano veder tutelati i propri diritti. Per questo motivo il presidente del Brasile Lula, durante la prima fase del suo governo, ha nominato Betto consigliere speciale per il progetto "Fame zero". Il teologo si poi è dimesso, in contrasto con la politica economica portata avanti dal vecchio amico e fondatore del Partito dei lavoratori rurali. Ieri Frei Betto è stato ospite a Bolzano del centro per la Pace ed ha parlato del cambiamento che è avvenuto in questi ultimi anni in America Latina, un cambiamento di enormi proporzioni. La fine delle dittature che si sono succedute in molti stati ha prodotto un rilancio dei movimenti e dei partiti politici che erano stati oppressi ed emarginati.

Torna all'inizio


La Corea insiste: lanciati altri due missili (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 27-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

di Roberta Rizzo La Corea insiste: lanciati altri due missili Ignorate le condanne dell'Onu. La Cina prende le distanze dall'alleato ROMA. La Corea del Nord non si piega ai moniti di Onu, Ue e Usa e prosegue i suoi esperimenti nucleari minacciando così la Corea del Sud e il Giappone, rei di aver fatto dichiarazioni ostili e di non aderire al consenso sul negoziato internazionale per il disarmo nucleare di Ginevra. Nuovi lanci, dunque, dopo il test atomico sotterraneo eseguito lunedì. Ieri sono stati lanciati due missili a corto raggio: uno terra-aria e l'altro anti-nave. I missili sono stati lanciati al largo della costa orientale, vicino alla città di Hamhung e avevano una gittata di circa 130 chilometri. Poco prima del lancio, il regime di Pyongyang aveva dichiarato che «un'intera area del Mar Giallo era vietata alla navigazione». La Corea del Nord mostra dunque i muscoli e non si piega alle condanne internazionali: il test sotterraneo effettuato lunedì ha avuto una forza esplosiva maggiore rispetto al primo test effettuato nell'ottobre 2006. E sempre lunedì erano stati lanciati anche 3 missili terra-aria a medio raggio. I capi della diplomazia d'Asia e dell'Unione Europea hanno subito condannato l'ennesimo test. Ma da Pyongyang la replica è stata immediata, soprattutto contro il nemico di sempre, gli Usa e il nuovo presidente Barack Obama, poiché, secondo il regime comunista, «il suo ingresso alla Casa Bianca non ha cambiato la politica ostile nei confronti della Corea del Nord». Pyongyang ha affermato che «l'esercito e la gente sono pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». La Cina ha reso noto di aver espresso «direttamente alla Corea del Nord la sua posizione e di aver proseguito i contatti con Pyongyang, così come con tutte le parti coinvolte nei colloqui sul nucleare». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha aggiunto che Pechino ha chiesto a Pyongyang di tornare a partecipare ai colloqui. Pechino è la principale alleata della Corea del Nord alla quale fornisce massicci aiuti economici, e il cambiamento della posizione di Pechino sembra esser approvato dal popolo cinese. I test nucleari e il lancio dei missili hanno azzerato l'orologio della pace di Hiroshima: il cronometro simbolico che conta i giorni consecutivi trascorsi nel mondo senza esperimenti atomici. L'orologio, esposto nel museo in memoria della bomba che il 6 agosto 1945 incenerì la città del Giappone, prima di essere rimesso al punto zero, segnava la quota record di 960 giorni consecutivi senza esperimenti atomici. Ma secondo gli scienziati russi e i vertici del ministero della Difesa, l'ordigno fatto esplodere lunedì dalla Corea del Nord, non sembra avesse una potenza significativa. Secondo gli esperti, l'esplosine era di tre o massimo otto chilotoni. E un totale di 39 sismografi di tutto il mondo hanno registrato le scosse valutandole di magnitudo 4,5, che corrisponderebbero ad una esplosione solo di poco superiore a quella provocata dalla bomba lanciata nell'ottobre del 2006, quando il test fu considerato quasi un flop.

Torna all'inizio


Washington vuole nuove sanzioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 27-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

Washington vuole nuove sanzioni Contro il test di Pyongyang al lavoro il consiglio di sicurezza ANDREA VISCONTI NEW YORK. Mentre il presidente Usa, Barack Obama, sentiva per telefono il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, per coordinare una reazione al test di lunedì, il Consiglio di sicurezza dell'Onu era al lavoro su una nuova risoluzione di condanna contro la Corea del Nord. Ci vorranno parecchi giorni prima che i membri del Consiglio riescano a mettersi d'accordo su un testo che aggiorni la posizione espressa nell'ottobre 2006. Allora il Consiglio approvò due risoluzioni, la numero 1695 e la 1718. Anche allora il dibattito all'Onu si scatenò appena dopo che il governo di Pyongyang aveva condotto il suo primo test con un ordigno nucleare. All'esame del Consiglio ancora una volta sarà la questione delle sanzioni. Come punire la Corea del Nord ed evitare che altri test si ripetano in futuro? Ma anche come, allo stesso tempo, reagire alla provocazione pur rispettando gli equilibri regionali, in particolare con la Cina. Secondo Susan Rice, l'ambasciatore americano all'Onu, è prematuro dire che il Consiglio si metterà d'accordo per un inasprimento delle sanzioni benchè sia questo l'orientamento degli Stati Uniti. «Gli Usa ritengono che si sia trattato di una grave violazione della legge internazionale e una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale», ha affermato la Rice al termine di una riunione d'emergenza. «è per questa ragione che insisteremo per una risoluzione forte che comprenda misure forti». Fra i cinque paesi membri permanenti del Consiglio anche la Francia sembra essere dell'idea che il dibattito debba comprendere l'approvazione di un nuovo giro di sanzioni. Più cauti i commenti della Russia che, pur condannando i test di Pyongyang, non ha fatto cenno a un inasprimento delle sanzioni. è stato l'ambasciatore di Mosca, Churkin, presidente di turno del Consiglio, a parlare di «conseguenze molto chiare per la Corea», lasciando intendere che la Russia potrebbe essere dell'idea di limitarsi per il momento a minacce. è una posizione simile a quella emersa dal governo di Pechino che ha condannato la Corea, ma anzichè parlare di sanzioni ha fatto riferimento genericamente alla «non nuclearizzazione della penisola coreana al fine di mantenere la pace e la stabilità nel nord-est asiatico».

Torna all'inizio


I marchi di qualità (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

I marchi di qualità I marchi di qualità e la loro promozione Nella tesi della mia quarta laurea voglio occuparmi della problematica dei marchi e alla loro reale valutazione in termini economici. E' un tema decisamente interessante, legato fortemente anche ad un'efficace strategia di promozione e commercializzazione di prodotti del territorio e alle sinergie con l'attività turistica. Se prendiamo ad esempio il SÜdtirol, possiamo notare come il turismo in quelle zone ha risentito meno della crisi rispetto ad altri contesti italiani, proprio perché il SÜdtirol è riconosciuto ormai come vero marchio di rinomanza e questo lo tutela ipso facto. Quanto più un territorio dispone di marchi fortemente autorevoli e acquisiti dall'immaginario collettivo, tanto più risultano percepiti la sua riconoscibilità e il suo successo commerciale. Prodotti di qualità si riconoscono attraverso marchi di qualità, c'è un collegamento diretto. Quindi non possono essere lasciati al caso i produttori che vogliono lavorare per ottenere produzioni compatibili con un livello di gusto ed eccellenza richiesta dal pubblico dei consumatori. Per fare la differenza bisogna strutturarsi in modo di garantire al proprio lavoro uno standard di qualità riconoscibile. La riconoscibilità del simbolo permette di stimolare la domanda di qualità, e un segmento alto di consumatori. Unire l'esigenza della domanda, con un valore certificato dell'offerta, dà modo al prodotto di connotarsi al meglio ed essere apprezzato e scelto in maniera che zone molto più attive a livello di comunicazione e tutela del proprio prodotto, riescono a salire l'agenda delle preferenze del consumatore. E se la corrispondenza tra quello che viene proposto e quello che viene provato è totale, si crea un'alleanza cognitiva per cui la familiarità con il prodotto diventa elemento essenziale di scelta per il singolo, la famiglia, l'ambito amicale. Flavio Bertolini TRENTO Le «colpe» del buon Dio e il terremoto dell'Aquila Nella sala d'attesa, come accade in questi giorni tristissimi, si parla di terremoti. Un'anziana signora lamenta che queste terribili disgrazie avvengono per la cattiveria degli uomini. Cerco di convincerla che la spiegazione sta nella dinamica delle faglie attive di profondità. Ma la signora non mi ascolta nemmeno. Leggo su un giornale che per il nostro vescovo è la signora che ha ragione. Afferma, infatti, che Dio "ci ha chiamato a sostenere questa dura prova per accrescere la nostra fede". Ergo, se fossimo stati più profondamente e autenticamente credenti e più buoni avremmo evitato la tragedia. Altro che faglia. E' colpa nostra. Lo stesso quotidiano riporta il discorso che il papa ha tenuto a L'Aquila. Non ci sono attribuzioni a responsabilità umane, ma il divino non è estraneo al sisma. Alla divinità conviene assicurasi. Infatti, il pontefice affida le popolazioni di tutte le località colpite alla protezione della Madonna, alla "statua della Madonna di Roio". Ezio Pelino In pochi soccorrono gli amici a quattro zampe E' questa la mia vita. Non è un'altra. I cani ed io. I gatti ed io. Amici, complici, simili. Prendendo questa strada, non ricordo quando, ci devi camminare. Talora con gioia, tante con speranza, ma quante, con dolore! E ad ogni bivio, ed ogni sentiero, ti ritrovi sempre su questa. Faticosa, speranzosa, dolorosa. Vorrei tornare indietro, e non ci riesco. Non è questione di coscienza. E' questione di amore. L'amore puro, disinteressato, profondo addolorato. Il vero amore è sofferenza. C'è chi ama i bambini, e anch'io, tanto. Ma c'è tanta gente che s'occupa di loro quando stanno male. Rispetto gli anziani, ma so che sono ben seguiti nelle loro difficoltà. Ci sono aiuti per gli stranieri in terra non loro, se hanno bisogno. Ma per gli animali, sempre troppo pochi. Poca conoscenza del loro essere vivi. Troppi pensano "passa e non ti curar di loro"! I loro abbandoni, il più alto tradimento da parte dell'uomo. Le loro paure, la fame, il male. Lucia Posta La Lega e la Artioli in rime baciate Inciti le padane a farsi il «tatuaggio»/ che solamente è un miraggio/ ma la vostra forza è il folclore/ con quel «verdino» infimo colore. Appoggiate pure Berlusconi/ è questione di opinioni/, ma Borghezio e Calderoli/ sono peggio dei «mariuoli». Non parliamo poi di Maroni/ autore di scellerate decisioni/, Artioli fai come «Papagone»/ molla tutto di quel minestrone. Non mi arrogo il diritto di giudicare/ ma alle vostre scelte non puoi sottostare(. Il «tatuaggio» è pura megalomania/ il resto verrà spazzato via. Ora la «moda» vi sta seguendo/ la sinistra infatti sta sparendo/, ma sai che la ruota gira/, non illuderti, pur se adesso per voi «tira». Pico Gli esperimenti mentali dei centri di detenzione Non esiste un confine chiaro tra interrogatori militari, brutali trattamenti della mente ed esperimenti mentali; è un territorio labile, segnato solo da ingenti flussi di denaro, e troppo spesso attraversato da "dottori della mente", che fanno la spola tra cliniche e centri di detenzione. E' un dato di fatto che molti psicologi abbiano collaborato con la CIA e i reparti militari negli interrogatori e nello sviluppo di tecniche di deprivazione del sonno, di umiliazione sessuale, per non parlare del famigerato annegamento simulato e del probabile uso di sostanze psico-attive. Le pratiche si sono diffuse anche in Afghanistan e in Iraq, nel carcere di Abu Ghraib. L'APA ha permesso ai suoi membri di partecipare agli interrogatori sino al 2008, sostenendo che la loro presenza rendeva gli interrogatori più sicuri. Una decisione che ha lasciato molti allibiti. Davis Fiore La crisi è figlia del capitalismo Dall'assemblea di Confindustria a Roma, la presidente degli industriali Emma Marcegaglia rivolgendosi al capo del governo Berlusconi ha chiesto di fare subito le riforme al fine di favorire la crescita. E' chiaro che per crescita si intende produttività e la produttività vuol dire aumentare con la produzione il profitto come è sempre stato nel processo produttivo. Ma visto che siamo in piena crisi economica, occorre rivedere un po' il determinarsi della cause di questa crisi che ha investito l'economia di tutto il pianeta proprio per l'eccessiva spinta industriale ad impiegare capitali nelle imprese allo scopo di abbassare il costo del lavoro con le ristrutturazioni dell'apparato produttivo nell'intento di espandere un mercato concorrenziale. E' evidente che con l'aumento produttivo i prodotti diventano sovrabbondanti e appena la loro distribuzione trova difficoltà non essendo più richiesta dal consumo, si verifica la crisi di sovrapproduzione e quindi masse di merci restano invendute senza la realizzazione dei profitti sperati. Per cui i capitalisti fermano o riducono le attività delle loro imprese e un grande numero di operai viene licenziato. Cosa si vuole allora con le riforme intese dalla Marcegaglia? Intervenire per incidere fortemente sulla ripresa dell'attività produttiva per poi ricadere in un'altra crisi? Il capitalisnmo si globalizza concentrandosi in un monopolio di dominio economico. Probabilmente la signora Marcegaglia non sa che le leggi che regolano lo sviluppo del capitale sono sempre equivalenti sia per le piccole imprese o cooperative, come per i colossi industriali pubblici o privati. Sappia allora che lo sviluppo del sistema produttivo era inceppato ieri nella proprietà privata personale come lo è oggi nella proprietà privata capitalistica e non saranno certo le riforme a cambiare le regole. Angelo Bolognani

Torna all'inizio


complotti e guerra di successione l'ultima sfida di kim jong-il - federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 14 - Esteri Complotti e guerra di successione l´ultima sfida di Kim Jong-il La Corea lancia altri 2 missili: "Un messaggio agli Usa" Obama spinge per una risoluzione di condanna dell´Onu, ma Russia e Cina frenano Il "monarca rosso" è reduce da un ictus. Il figlio minore Jong-un è il suo preferito FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente PECHINO - Sfidando per il secondo giorno consecutivo le condanne della comunità internazionale, la Corea del Nord ieri ha compiuto un altro test: due missili che sono finiti in mare al largo del Giappone. «Siamo pronti alla battaglia contro gli Stati Uniti», tuona il giornale del regime, Rodoang. Il crescendo di provocazioni da Pyongyang prosegue e sottolinea l´impotenza dell´America. Al Consiglio di sicurezza dell´Onu l´Amministrazione Obama spinge per una risoluzione di condanna, ma deve vedersela con altri due membri dotati del diritto di veto: la Russia e soprattutto la Cina. I governi di Pechino e Mosca hanno espresso giudizi duri sul test nucleare nordcoreano. «Ma basterebbe interrompere ogni finanziamento - osserva il ministro della Difesa della Corea del Sud, Lee Sang-hee - per esercitare una pressione molto efficace». E di fronte a sanzioni drastiche la Cina in passato si è sempre tirata indietro. Un enigma assilla gli osservatori occidentali: in che misura la tensione internazionale scatenata da Kim Jong-il è il risultato delle manovre per la sua successione? Il gioco che sta facendo Pyongyang non sembra sorprendere i cinesi. «L´urgenza con cui è stato fatto il test nucleare, e subito dopo i lanci dei missili, rivela la volontà di esaltare il morale del popolo», dice Shi Yinhong, direttore del dipartimento di politica internazionale all´università Renmin di Pechino e consulente del governo cinese. Sembra assurdo che un test nucleare possa esaltare una popolazione ridotta allo stremo, con gli alimenti razionati, bambini denutriti, l´elettricità che scarseggia anche nella capitale. Ma bisogna essere stati in Corea del Nord per capire in quale "bolla" d´irrealtà vive il paese. La propaganda ossessiva del regime crea una psicosi d´assedio, un orrido remake della guerra fredda, come se un´invasione militare americana fosse imminente. In quel clima la conquista del deterrente nucleare è l´agognata liberazione da un incubo. La tensione bellicosa ora raggiunge il parossismo per compattare la nazione e soffocare le tensioni interne. A 67 anni, il "monarca rosso" Kim è reduce da un ictus. In pochi mesi ha subito una metamorfosi: al posto dell´omino paffuto e rotondo c´è un anziano smagrito, pieno di rughe, con i capelli più radi. Il tempo stringe per la scelta dell´erede al trono. Dietro l´apparente monolitismo il regime ha tre centri di potere: la famiglia Kim, l´esercito, il partito comunista. Alleati finché il leader è solido, forse pronti a entrare in conflitto. L´ultima successione fu lineare. Il fondatore del regime, Kim Il-sung, aveva designato il figlio Kim Jong-il in un congresso del partito nel 1980, ben 14 anni prima di morire. Kim Jong-il invece ha mantenuto l´incertezza. Con ogni probabilità vuole prolungare il principio dinastico. Ma ha tre figli maschi avuti da due donne diverse, nessuna delle quali è la sua consorte ufficiale. Il maggiore è il 37enne Jong-nam. Sembrava il favorito fino a un incidente fatale. Nel 2001 venne fermato dalla polizia dell´aeroporto di Narita mentre cercava di entrare in Giappone con una falsa identità (un improbabile passaporto della Repubblica dominicana): voleva andare a Disneyland-Tokyo. In seguito è stato fotografato nei casinò di Macao. Ora la preferenza di Kim sembra spostarsi sul terzo figlio, il 25enne Jong-un. Un personaggio che può accendere qualche speranza in Occidente: Jong-un ha studiato in una scuola internazionale in Svizzera ed è un fanatico di pop music americana. L´identikit ideale per avviare un futuro disgelo con l´America? Ma i gusti personali possono ingannare. Lo stesso Kim Jong-il possiede una videoteca personale con 20.000 film di Hollywood, colleziona Mercedes, ed è un accanito bevitore di cognac Hennessy Vsop importato dalla Francia. L´edonismo nella vita privata non lo ha reso più malleabile. Se la scelta cadrà sul figlio minore, data la giovane età potrebbe essere affiancato da un "reggente" scelto sempre in famiglia: Chang Song-taek, il 62enne marito della sorella di Kim. Questa successione tutta interna al parentado può suscitare tensioni con i militari. I test nucleari e missilistici servono a rassicurare l´esercito e a tacitare ogni dissenso in un´atmosfera di mobilitazione generale. Solo i cinesi hanno i mezzi per "bucare" la bolla paranoica di Pyongyang. La grottesca messinscena del regime si regge sugli aiuti di Pechino, la fonte di approvvigionamenti energetici e alimentari. Perché alla Cina non conviene farlo? Non ha dubbi Shen Dingli, direttore all´Istituto di studi internazionali dell´università di Fudan: «Per decenni gli Stati Uniti hanno fornito armi a Taiwan, sfidando i nostri interessi vitali. Dal punto di vista strategico noi cinesi non possiamo fidarci di Washington. Qualunque atto che indebolisca un nostro alleato e vicino di casa sarebbe un errore da parte nostra. Questo vale anche per il programma nucleare nordcoreano».

Torna all'inizio


"fiducioso su opel, ma è una lotteria" - andrea tarquini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 9 - Economia "Fiducioso su Opel, ma è una lotteria" Marchionne incontra la Merkel. Intesa affianca il Lingotto. Gm, ecco la bancarotta Guttenberg: la proposta italiana è seria Interesse anche dalla Cina ANDREA TARQUINI dal nostro corrispondente BERLINO - E´ il momento della verità: siamo alle ore decisive per il futuro di Opel e quindi per la grande scommessa globale di Fiat. Mentre negli Usa General Motors, casa madre dello storico marchio tedesco, è a un passo dalla bancarotta, a Berlino il negoziato è alla stretta finale. Marchionne ha visto ieri la cancelliera Merkel per un´ora e mezzo. «è stato un incontro costruttivo ma è una lotteria», ha detto. La trattativa prosegue oggi. Magna, il concorrente canadese, sta concludendo un´intesa con il sindacato, sempre più ostile al Lingotto. Entra in scena (oltre a Fiat, Magna e Ripplewood) un quarto contendente, i cinesi di Baic, che promettono due anni senza licenziamenti e chiedono meno garanzie pubbliche. La partita ormai la giocano i politici, avverte il ministro dell´Economia Giulio Tremonti. E si schierano anche le grandi banche europee: IntesaSanPaolo con Torino, Commerzbank con Magna. Per stasera è attesa una decisione preliminare del governo federale, ma non si esclude che ritardi. La decisione finale su Opel spetta come è noto a Gm, che però è sull´orlo dell´amministrazione controllata. Sta fallendo la sua offerta (la scadenza è mezzanotte ora della East Coast americana) agli obbligazionisti, di convertire il 90% dei debiti che Gm ha con loro (27 miliardi di dollari) in titoli. L´azione Gm crolla di minuto in minuto, e il fiasco dell´offerta farebbe scattare il Capitolo 11, cioè l´amministrazione controllata, prima della scadenza del 1ºgiugno posta dall´amministrazione Obama. E il parere di Berlino come si sa è decisivo, perché da Berlino verranno concesse le indispensabili garanzie pubbliche. «E´ stato un colloquio costruttivo», ha detto Marchionne dopo il vertice con la Merkel, «ma è una lotteria, sono in gioco tantissime variabili e non posso stabilire quali siano le probabilità di successo. Sono qui per rispettare le regole del gioco del governo tedesco, stiamo facendo un grandissimo lavoro, abbiamo dato dettagli più specifici sugli stabilimenti e sull´impegno sul sistema produttivo tedesco. spero conti l´economia più della politica». Poi ha visto il vicecancelliere, il socialdemocratico Steinmeier. Un altro dei protagonisti, il ministro dell´Economia zu Guttenberg, incontrava John Elkann. Poi smentiva di aver detto che tutti i piani dei concorrenti sono inaccettabili. «Il piano Fiat non è male, ma sono necessari ulteriori miglioramenti. Nessun concorrente è favorito, c´è movimento ma non abbastanza», ha aggiunto. Marchionne ha anche ridotto la richiesta di garanzie, da 7 a 6 miliardi, e continua a trattare con impegno, «sono fiducioso, facciamo del nostro meglio per portare avanti il progetto». Ma si muovono anche gli altri. Magna offre a IgMetall chiusure in Belgio anziché in Germania, un´intesa è imminente ma i canadesi non vogliono coprire il fondo pensioni. Il capo di IgMetall a Opel, Klaus Franz, secondo cui «Magna è in pole position», ha sparato a zero su Fiat: «Sono arrabbiato, non parla con noi del sindacato, è un atteggiamento provocatorio».

Torna all'inizio


LA SFIDA è quella di internazionalizzare' le piccole e piccolissi... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

REGGIO pag. 9 LA SFIDA è quella di internazionalizzare' le piccole e piccolissi... LA SFIDA è quella di internazionalizzare' le piccole e piccolissime imprese reggiane. Gli Industriali hanno commissionato a Fondazione Nord Est un'indagine per capire come queste imprese abbiano affrontato il periodo di crisi e se siano ancora competitive e reattive sui mercati. La ricerca ha coinvolto 606 imprese manufatturiere della provincia, di dimensione compresa fra i due e i 49 dipendenti. I risultati dimostrano che meno di un terzo (29,4%) delle imprese interpellate ha rapporti con l'estero. La voce internazionalizzazione' è rappresentata principalmente dalla vendita di prodotti e servizi (89,7% tra le aziende attive all'estero) a società al di fuori dei confini nazionali. Poche quelle che commissionano all'estero (26,8%) e ancora meno quelle che producono direttamente fuori dall'Italia (13,3%). Per quanto riguarda il capitolo acquisti', le aziende si dividono a metà tra quelle che si servono di fornitori stranieri e quelle che rimangono sul mercato italiano. Per il 38,2 % degli intervistati, poi, la spinta più importante all'apertura verso l'estero sono le nuove chance offerte dai paesi emergenti. «La piccola dimensione non è inconciliabile con l'economia globalizzata spiega Maricristina Gherpelli, vicepresidente Industriali . Il processo può essere più complesso e impegnativo ma non impossibile». Ma secondo un terzo degli imprenditori reggiani la piccola dimensione rappresenta l'handicap principale, in ogni caso. Il 36,3% ritiene che l'internazionalizzazione non sia una scelta perseguibile in maniera autonoma rispetto alle imprese più grandi della filiera di appartenenza. Quasi quattro imprese su dieci dichiarano di aver visto i loro clienti spostare all'estero parte della propria attività produttiva. Un fenomeno che ha determinato una riduzione delle commesse (il 65,4% delle aziende), del fatturato (per il 52,2%) e il calo del numero dei lavoratori interni (per il 45,6%). «In futuro continua la vicepresidente sarà determinante per la vita di molte piccole imprese, l'appartenenza a una filiera voluta in grado di competere nel mercato mondiale». Benedetta Salì

Torna all'inizio


Nella città globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

BOLOGNA SPETTACOLI pag. 27 Nella città globale PRENDE il via oggi pomeriggio alle 17 nella Sala dello Stabat Mater il convegno "La forma della città", il cui sottotitolo è "La città: immagini e memoria nell'era della globalizzazione". Gli interventi odierni sono di Pier Luigi Cervellati, Félix Duque, Franco Farinelli e Giovanna Franci. I lavori proseguiranno anche domani dalle 9 alle 17. Il convegno è promosso dal Laboratorio di ricerca sulla città dell'Istituto di Studi Superiori dell'Alma Mater, da Archiginnasio e Fondazione Carisbo. Il Laboratorio nasce dalla volontà di comparare, in relazione alle nuove identità metropolitane, ricerche effettuate da università italiane e straniere. Image: 20090527/foto/1424.jpg

Torna all'inizio


Agricoltura, la storia siamo noi (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

FANO pag. 11 Agricoltura, la storia siamo noi Erano partiti in 12 nel 1948: oggi i soci sono oltre 500. Tutto bene LA COOPERATIVA DI FALCINETO DOPPIO compleanno per la Cooperativa Agricola Falcineto. Quest'anno si festeggiano infatti sia i 61 anni dalla nascita, una delle più longeve e rappresentative realtà del mondo agricolo locale, che la 30° edizione della «Festa della Mietitura», festa storica, che si svolge sin dal 1980. Proprio nel luglio 2008 Nicola Mei, uno dei fondatori insieme a Celso Mei della Cooperativa Agricola Falcineto, è stato proclamato «Cooperatore dell'anno» da Legacoop Marche per aver portato avanti dalla sua fondazione, ai giorni nostri la Cooperativa ed averla fatta crescere e diventare una solida realtà: dai 12 soci che costituirono l'impresa nel 1948 ai 500 di oggi. Contrariamente a quanto accaduto alla maggioranza delle cooperative agricole locali, che non hanno saputo resistere e adeguarsi ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione, quella di Falcineto sta invece continuando a crescere e ad espandersi, basti pensare che nel 2007 la Cooperativa ha prodotto un utile pari a quasi il totale degli utili dei primi 59 anni. Un traguardo che, precisa l'amministratore Francesco Mei, «è soprattutto un punto di partenza verso nuove sfide». Ed è per questi motivi che quest'anno la Festa della Mietitura, che si terrà lunedì 1 e martedì 2 giugno nell'impianto sportivo «Falcineto Park» di Bellocchi, è così sentita. Il programma della manifestazione, prevede, nella giornata di lunedì, alle 17 la rievocazione della falciatura e della trebbiatura d'epoca, con macchine agricole antiche, e con l'esposizione di macchine agricole antiche e moderne. Alle 20 prenderà il via la serata danzante con l'orchestra di ballo liscio «Moris & gli America». Martedì la festa inizierà alle 9 con la «IX Podistica Bellocchi» disputata dai bambini delle scuole elementari all'interno dell'impianto sportivo «Falcineto Park». A seguire, alle 15 l'assemblea generale ordinaria dei soci. Durante l'assemblea sarà presentato il consuntivo dell'anno 2008, verranno premiati i soci che si sono distinti per il loro impegno nell'organizzazione della Festa della Mietitura dal 1980 ad oggi e sarà presentato il Dvd realizzato insieme alla Cooperativa di giornalisti Officina Nuova di Fano dal titolo «Questa terra, la nostra storia, la nostra passione. Cooperativa Agricola Falcineto: 60 anni di vita guardando al futuro». DVD che racconta, la storia e le attività della Cooperativa dalle origini, quando 12 agricoltori si presentarono nello studio del notaio Fanelli per costituire la «Cooperativa fra proprietari coltivatori diretti, mezzadri ed operai agricoli», ai giorni nostri. Alle 17 la Festa continua con la rievocazione della falciatura e della mietitura con macchine d'epoca e con l'esposizione di macchine agricole antiche e moderne come il giorno precedente, alle 18 ricco buffet offerto dalla ditta «Rovere» e per finire un'altra serata danzante con «Moris & gli America». Questi i premiati: Emilio Omiccioli e Nicola Mei, Francesco Baldarelli, Leonardo Costantini, Antonio Ferri, Elio Gasparini, Etelredo Paoloni, la ditta Romeo Raggi, il Consorzio Agrario provinciale, Giovanni Billi, Maria Nardini, Luciana Broccoli, Rosa Vichi, Lucia Mencucci, Liliana Bartolucci, Ilario Mei, Ilario Piersanti, Alfredo Paganelli, Alberto Tirelli, Agostino Mei. Un riconoscimento sarà assegnato anche alla Bcc e al Comune, in particolare al sindaco Stefano Aguzzi e al presidente della 5 Circoscrizione Walter Giangolini. Silvia Bonci

Torna all'inizio


Nord Corea, lanciati altri due missili Monito Usa: (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

VETRINA ESTERI pag. 19 Nord Corea, lanciati altri due missili Monito Usa: «La pagheranno cara» Nuova sfida all'indomani del test nucleare. L'Onu prepara sanzioni dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK INVECE di attenersi alla ferma condanna dell'Onu, la Corea del Nord prosegue nella sfida alla comunità internazionale e ha lanciato ieri, dopo il test atomico di sabato, altri due missili a corto raggio sulla costa orientale giudicati una nuova «minaccia per la pace e la sicurezza». Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite stringe le fila per arrivare a sanzioni forti, ma nello scacchiere globale la posizione più fredda della Russia e della Cina frenano i sostenitori della linea dura. «Se Pyongyang vuolo continuare a provocare ha detto ieri mattina l'ambasciatrice americana Susan Rice entrando al Palazzo di Vetro dovrà pagare un prezzo perché il suo comportamento è inaccettabile». COME tradurre in azioni concrete ed efficaci le parole minacciose pronunciate all'Onu è sempre stato il nodo di fondo del Consiglio di Sicurezza che questa volta però vede la Cina piuttosto infastidita dall'azione bellicosa di Pyongyang, la quale non ha mai aderito troppo seriamente al negoziato a 6 con Usa, Russia, Giappone, Cina e Corea del Sud per sostituire con sostanziosi aiuti economici ed energetici la rinuncia al suo progetto nucleare. OLTRE alla condanna dei ministri degli esteri della Ue e dell'Asia riuniti ad Hanoi, anche il presidente americano Obama è tornato al telefono col leader sud coreano Lee Myung-bak, il quale gli ha assicurato che Seul il giorno dopo il test atomico ha aderito senza più indugi alla «Proliferation Security Initiative» , una cordata organizzata nel 2003 da George Bush che ha lo scopo di interdire il trasferimento di tecnologie e di armi di distruzioni di massa. Il gesto e la telefonata hanno scatenato l'immediata controreazione di Pyongyang che dice «sembra chiaro che nulla è cambiato negli Stati Uniti nella politica ostile verso la repubblica democratica di Corea anche sotto la nuova amminitrazione americana». IN REALTÀ dietro le scintille e le provocazioni , americani russi e cinesi stanno ritessendo una nuova rete di contatti per una rapida ripresa del negoziato prima che il Consiglio di Sicurezza voti nuovi sanzioni che nessuno è stato mai in ngrado ho ha voluto far rispettare negli ultimi 3 anni. «Pyongyang merita misure severe e tutto il mondo le deve applicare dice il ministro degli esteri Frattini Dobbiamo essere uniti nella risposta e se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti». DAL REGIME del «caro leader» però i generali ribattono: «Il nostro esercito e la nostra gente sono pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». Qualcuno adesso dice, che Kim Jong Il, ora che raggiunto l'obiettivo di un nuovo test atomico da sfruttare soprattutto ad uso interno per tacitare la popolazione nord coreana affamata, potrebbe davvero iniziare un negoziato serio con le grandi potenze che lo incalzano.

Torna all'inizio


washington vuole nuove sanzioni - andrea visconti (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 8 - Attualità Washington vuole nuove sanzioni Contro il test di Pyongyang al lavoro il consiglio di sicurezza ANDREA VISCONTI NEW YORK. Mentre il presidente Usa, Barack Obama, sentiva per telefono il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, per coordinare una reazione al test di lunedì, il Consiglio di sicurezza dell'Onu era al lavoro su una nuova risoluzione di condanna contro la Corea del Nord. Ci vorranno parecchi giorni prima che i membri del Consiglio riescano a mettersi d'accordo su un testo che aggiorni la posizione espressa nell'ottobre 2006. Allora il Consiglio approvò due risoluzioni, la numero 1695 e la 1718. Anche allora il dibattito all'Onu si scatenò appena dopo che il governo di Pyongyang aveva condotto il suo primo test con un ordigno nucleare. All'esame del Consiglio ancora una volta sarà la questione delle sanzioni. Come punire la Corea del Nord ed evitare che altri test si ripetano in futuro? Ma anche come, allo stesso tempo, reagire alla provocazione pur rispettando gli equilibri regionali, in particolare con la Cina. Secondo Susan Rice, l'ambasciatore americano all'Onu, è prematuro dire che il Consiglio si metterà d'accordo per un inasprimento delle sanzioni benchè sia questo l'orientamento degli Stati Uniti. «Gli Usa ritengono che si sia trattato di una grave violazione della legge internazionale e una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale», ha affermato la Rice al termine di una riunione d'emergenza. «è per questa ragione che insisteremo per una risoluzione forte che comprenda misure forti». Fra i cinque paesi membri permanenti del Consiglio anche la Francia sembra essere dell'idea che il dibattito debba comprendere l'approvazione di un nuovo giro di sanzioni. Più cauti i commenti della Russia che, pur condannando i test di Pyongyang, non ha fatto cenno a un inasprimento delle sanzioni. è stato l'ambasciatore di Mosca, Churkin, presidente di turno del Consiglio, a parlare di «conseguenze molto chiare per la Corea», lasciando intendere che la Russia potrebbe essere dell'idea di limitarsi per il momento a minacce. è una posizione simile a quella emersa dal governo di Pechino che ha condannato la Corea, ma anzichè parlare di sanzioni ha fatto riferimento genericamente alla «non nuclearizzazione della penisola coreana al fine di mantenere la pace e la stabilità nel nord-est asiatico».

Torna all'inizio


la corea insiste: lanciati altri tre missili (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Roberta Rizzo La Corea insiste: lanciati altri tre missili Ignorate le condanne dell'Onu. La Cina prende le distanze dall'alleato ROMA. La Corea del Nord non si piega ai moniti di Onu, Ue e Usa e prosegue i suoi esperimenti nucleari minacciando così la Corea del Sud e il Giappone, rei di aver fatto dichiarazioni ostili e di non aderire al consenso sul negoziato internazionale per il disarmo nucleare di Ginevra. Nuovi lanci, dunque, dopo il test atomico sotterraneo eseguito lunedì. Ieri sono stati lanciati tre missili. Dopo averne lanciati due a corto raggio in mattinata, in nottata l'annuncio di un terzo lancio, anche questo a corto raggio, precipitato nel Mar del Giappone. I missili della mattina sono stati lanciati al largo della costa orientale, vicino alla città di Hamhung e avevano una gittata di circa 130 chilometri. Poco prima del lancio, il regime di Pyongyang aveva dichiarato che «un'intera area del Mar Giallo era vietata alla navigazione». La Corea del Nord mostra dunque i muscoli e non si piega alle condanne internazionali: il test sotterraneo effettuato lunedì ha avuto una forza esplosiva maggiore rispetto al primo test effettuato nell'ottobre 2006. E sempre lunedì erano stati lanciati anche 3 missili terra-aria a medio raggio. I capi della diplomazia d'Asia e dell'Unione Europea hanno subito condannato l'ennesimo test. Ma da Pyongyang la replica è stata immediata, soprattutto contro il nemico di sempre, gli Usa e il nuovo presidente Barack Obama, poiché, secondo il regime comunista, «il suo ingresso alla Casa Bianca non ha cambiato la politica ostile nei confronti della Corea del Nord». Pyongyang ha affermato che «l'esercito e la gente sono pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». La Cina ha reso noto di aver espresso «direttamente alla Corea del Nord la sua posizione e di aver proseguito i contatti con Pyongyang, così come con tutte le parti coinvolte nei colloqui sul nucleare». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha aggiunto che Pechino ha chiesto a Pyongyang di tornare a partecipare ai colloqui. Pechino è la principale alleata della Corea del Nord alla quale fornisce massicci aiuti economici, e il cambiamento della posizione di Pechino sembra esser approvato dal popolo cinese. I test nucleari e il lancio dei missili hanno azzerato l'orologio della pace di Hiroshima: il cronometro simbolico che conta i giorni consecutivi trascorsi nel mondo senza esperimenti atomici. L'orologio, esposto nel museo in memoria della bomba che il 6 agosto 1945 incenerì la città del Giappone, prima di essere rimesso al punto zero, segnava la quota record di 960 giorni consecutivi senza esperimenti atomici. Ma secondo gli scienziati russi e i vertici del ministero della Difesa, l'ordigno fatto esplodere lunedì dalla Corea del Nord, non sembra avesse una potenza significativa. Secondo gli esperti, l'esplosine era di tre o massimo otto chilotoni. E un totale di 39 sismografi di tutto il mondo hanno registrato le scosse valutandole di magnitudo 4,5, che corrisponderebbero ad una esplosione solo di poco superiore a quella provocata dalla bomba lanciata nell'ottobre del 2006.

Torna all'inizio


La Corea del Nord lancia altri missili (sezione: Globalizzazione)

( da "Libertà" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

La Corea del Nord lancia altri missili Ignorate le proteste della comunità internazionale. Ammonimento Usa ROMA - La Corea del Nord non si piega ai moniti di Onu, Ue e Usa e prosegue i suoi esperimenti nucleari minacciando così la Corea del Sud e il Giappone, rei di aver fatto dichiarazioni ostili e di non aderire al consenso sul negoziato internazionale per il disarmo nucleare di Ginevra. Ieri, dopo il test atomico sotterraneo eseguito lunedì, che ha provocato proteste in tutto il mondo, sono stati lanciati due missili a corto raggio: uno terra-aria e l'altro anti-nave. I missili sono stati lanciati al largo della costa orientale, vicino alla città di Hamhung e avevano una gittata di circa 130 chilometri. Poco prima del lancio, il regime di Pyongyang aveva dichiarato che «un'intera area del Mar Giallo era vietata alla navigazione». La Corea del Nord mostra dunque i muscoli e non si piega alle condanne internazionali: il test sotterraneo effettuato lunedì ha avuto una forza esplosiva maggiore rispetto al primo test effettuato nell'ottobre 2006. E sempre lunedì erano stati lanciati anche 3 missili terra-aria a medio raggio. I capi della diplomazia d'Asia e dell'Unione Europea hanno subito condannato l'ennesimo test. Ma da Pyongyang la replica è stata immediata, soprattutto contro il nemico di sempre, gli Usa e il nuovo presidente, poiché, secondo il regime comunista, «il suo ingresso alla Casa Bianca non ha cambiato la politica ostile nei confronti della Corea del Nord». Pyongyang ha affermato che «l'esercito e la gente sono pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». La Cina ha reso noto di aver espresso «direttamente alla Corea del Nord la sua posizione e di aver proseguito i contatti con Pyongyang, così come con tutte le parti coinvolte nei colloqui sul nucleare». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha aggiunto che Pechino ha chiesto a Pyongyang di tornare a partecipare ai colloqui. Pechino è la principale alleata della Corea del Nord alla quale fornisce massicci aiuti economici, e il cambiamento della posizione di Pechino sembra esser approvato dal popolo cinese. E i test nucleari e il lancio dei missili hanno azzerato l'orologio della pace di Hiroshima: il cronometro simbolico che conta i giorni consecutivi trascorsi nel mondo senza esperimenti atomici. L'orologio, esposto nel museo in memoria della bomba che il 6 agosto 1945 incenerì la città del Giappone, prima di essere rimesso al punto zero, segnava la quota record di 960 giorni consecutivi senza esperimenti atomici. Rivista al ribasso la potenza dell'ordigno esploso lunedì. Secondo gli scienziati russi e i vertici del ministero della Difesa, l'ordigno fatto esplodere lunedì dalla Corea del Nord, non sembra avesse una potenza significativa. Secondo gli esperti, l'esplosine era di tre o massimo otto chilotoni. 27/05/2009

Torna all'inizio


Sanzioni: frenano Russia e Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Libertà" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sanzioni: frenano Russia e Cina NEW YORK - Mentre il presidente Usa, Barack Obama, sentiva per telefono il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, per coordinare una reazione al test di lunedì, il Consiglio di sicurezza dell'Onu era al lavoro su una nuova risoluzione di condanna contro la Corea del Nord. Ci vorranno parecchi giorni prima che i membri del consiglio riescano a mettersi d'accordo su un testo che aggiorni la posizione espressa nell'ottobre 2006. Allora il Consiglio approvò due risoluzioni, la numero 1695 e la 1718. Anche allora il dibattito all'Onu si scatenò appena dopo che il governo di Pyongyang aveva condotto il suo primo test con un ordigno nucleare. Ora all'esame del Consiglio ancora una volta sarà la questione delle sanzioni. Come punire la Corea del Nord ed evitare che altri test si ripetano in futuro? Ma anche su come, allo stesso tempo, reagire alla provocazione pur rispettando gli equilibri regionali, in particolare con la Cina. Fra i cinque paesi membri permanenti del Consiglio anche la Francia sembra essere dell'idea che il dibattito debba comprendere l'approvazione di un nuovo giro di sanzioni. Più cauti i commenti della Russia e della Cina che, pur condannando i test di Pyongyang, non fanno cenno a un inasprimento delle sanzioni. 27/05/2009

Torna all'inizio


Sanzioni più dure a Pyongyang (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-27 - pag: 10 autore: La minaccia atomica. La Corea del Nord provoca ancora e lancia altri tre missili nel mar del Giappone «Sanzioni più dure a Pyongyang» Gli Stati Uniti premono per una nuova risoluzione dell'Onu Stefano Carrer TOKYO Marco Valsania NEW YORK Con il lancio di altri tre missili nel mar del Giappone (due ieri e uno nella notte appena tra-scorsa), dopo i tre del giorno precedente, la Corea del Nord, incurante della nuova condanna arrivata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, continua a sfidare una comunità internazionale sempre più allarmata dal suo secondo e più potente test atomico. E secondo fonti sudcoreane altri missili potrebbero essere lanciati oggi. Susan Rice, ambasciatore americano all'Onu, ha detto che Pyongyang «pagherà un prezzo » per i test nucleari e missilistici condotti negli ultimi giorni. La Rice sta cercando consensi al Consiglio di sicurezza su una nuova risoluzione. La sfida diplomatica al Palazzo di Vetro per l'amministrazione di Barack Obama non si presenta facile: Russia e Cina si sono unite al coro internazionale di condanne, ma rimane da dimostrare se la Casa Bianca riuscirà a mobilitare l'intero Consiglio di Sicurezza, comprese le due grandi potenze in passato restie a nuovi giri di vite contro il regime nordcoreano. In un'atmosfera triste, a Hiroshima è stato “resettato” l'orologio della pace, che - al Peace Memorial Museum- conta i giorni a partire dall'ultimo test nucleare effettuato nel mondo (aveva segnato 960 giorni prima dell'esperimento nordcoreano del 2006). Ma già si stanno manifestando reazioni concrete che danno la misura di come, soprattutto a Seule Tokyo, questa volta il regime dittatoriale dovrà pagare un prezzo per la sua arroganza. Il governo sudcoreano ha deciso di partecipare in pieno alla Proliferation Security Initiative lanciata dagli Usa nel 2003 per combattere la diffusione di armi letali: una iniziativa che finora era stato riluttante a prendere, in quanto Pyongyang aveva avvertito che la sua attuazione sarebbe equivalsa a una dichiarazione di guerra. Il principale quotidiano del Paese, Chosun Ilbo, ha chiesto al governo di dotarsi di armi atomiche. In Giappone il tabù resiste, ma molti ritengono che il dibattito d'ora in poi non sarà più offlimits. Nel frattempo, prende slancio l'ipotesi di passare da una difesa missilistica passiva a una “attiva” che contempli la possibilità di colpire basi nemiche in caso di imminente pericolo. Lo ha invocato ieri l'ex capo dell'agenzia della difesa Nakatani, mentre la Camera bassa ha votato all'unanimità una mozione di condanna. è inoltre trapelato che una apposita commissione governativa ha completato la bozza della nuova strategia giapponese che prevede l'utilizzo dello spazio anche a fini di difesa. Il ministero della Difesa ha anche segnalato l'invio dei velivoli T-4 sul mar del Giappone per prelevare tracce atmosferiche da far analizzare per verificare i livelli di radioattività (attività che anche i sudcoreani stanno svolgendo). Il governo giapponese ha poi riproposto il suo candidato, Yukiya Amano, per la guida dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica. Il premier Taro Aso ha parlato al telefono con Obama, con cui ha concordato sulla necessità di una linea dura. «Abbiamo confermato che la nostra alleanza di sicurezza, che include il deterrente nucleare, è intangibile». Sul fronte diplomatico, ieri notte sono cominciate all'Onu le consultazioni tra i cinque membri permanenti dei vertici dell'organizzazione, allargate al Giappone, con l'obiettivo di discutere inasprimenti delle sanzioni. «La Corea del Nord deve capire che le sue azioni hanno conseguenze», ha intimato Susan Rice. L'ambasciatore americano, accanto ad una nuova risoluzione in sede Onu «robusta e che abbia mordente», ha ipotizzato «altri passi con i partner nella regione ». L'Italia, da parte sua, ha chiesto agli esponenti europei nel Consiglio di Sicurezza di adoperarsi per iniziative concrete e rapide. Per l'amministrazione statunitense la posta in gioco è molto alta: la crisi con Pyongyang minaccia di trasformarsi in un test di politica estera più urgente della guerra in Afghanistan e in Iraq e delle tensioni con l'Iran. E Obama è consapevole che la Corea del Nord ha finora frustrato gli sforzi, sia diplomatici che a colpi di sanzioni, dei suoi due predecessori, il repubblicano George W. Bush e il democratico Bill Clinton. Uno degli strumenti per rafforzare le pressioni su Pyongyang potrebbe essere un programma esistente, finora mai davvero applicato, per ispezionare e bloccare spedizioni di componenti nucleari missilistiche in entrata o uscita dalla Corea del Nord. Un ruolo cruciale, oggi e in futuro, lo svolgerà la Cina. E Obama ha in programma una corteggiamento assiduo di Pechino: il ministro della Difesa Robert Gates sarà nel paese già nei prossimi giorni per incontri che avranno in agenda anzitutto la Corea del Nord. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN CERCA DI UNITà L'ambasciatore Usa al Palazzo di Vetro: il regime «pagherà un prezzo» Washington cerca di convincere la Cina

Torna all'inizio


Mini-flessione ad aprile per le esportazioni (-0,7%) (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-27 - pag: 19 autore: Si riduce il disavanzo commerciale con i paesi extra-Ue Mini-flessione ad aprile per le esportazioni (-0,7%) MILANO Migliora la situazione della nostra bilancia commerciale con i Paesi extracomunitari, secondo i dati Istat. In aprile, rispetto allo stesso mese del 2008, i flussi hanno infatti messo a segno un calo del 20,5% per l'export mentre l'import è arretrato di ben il 29,6 per cento. Il saldo commerciale con i paesi extra Ue è risultato negativo per 76 milioni di euro, con una notevole riduzione rispetto al disavanzo di 1.774 milioni di euro dell'aprile del 2008. Sul versante congiunturale c'è invece da osservare che, al netto della stagionalità,l'export è diminuito dello 0,7% su marzo, con l'import in frenata del 2,8 per cento. Nel trimestre febbraio- aprile, rispetto ai tre mesi precedenti, i dati destagionalizzati mostrano una flessione del 5,4%per l'export e del 14,6%per le importazioni. Nei primi quattro mesi dell'anno, rispetto allo stesso periodo del 2008, le esportazioni sono invece diminuite del 21,6% e le importazioni del 25,2 per cento. Il saldo è stato negativo per 4.632 milioni di euro, notevolmente inferiore al disavanzo di 8.644 milioni di euro registrato nello stesso periodo dell'anno precedente. Commentando queste statistiche, il viceministro per lo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, ha detto che le statistiche mettono in evidenza come, dopo «oltre cinque anni di crescita del disavanzo commerciale, finalmente ci sia una significativa inversione di tendenza, con la nostra bilancia che ha dimezzato il passivo passando dagli oltre 8,6 miliardi di deficit del primo quadrimestre 2008 agli attuali 4,6 miliardi. Come ho più volte sostenuto è un passivo dovuto alla bolletta energetica, il vero problema della competitività delle nostre imprese». Urso ha fatto il punto anche delle esportazioni: «Rallenta – ha detto –la caduta dopo un primo trimestre negativo per il made in Italy. Ad aprile il nostro export verso i paesi extra Ue si è contenuto in una flessione dello 0,7% rispetto a marzo. Ma la situazione rimane difficile perché in totale il nostro export, nei primi quattro mesi dell'anno,rispetto al corrispondente periodo del 2008, è sceso del 21,6 per cento. Un calo inferiore rispetto ai crolli registrati dai principali partner commerciali, dal -40% della Spagna al -25% della Francia, e che ci porta a dire che qualche germoglio sta iniziando a svilupparsi anche nel campo delle esportazioni, prevedendo un ritorno positivo nell'ultimo quadrimestre dell'anno». Il viceministro ha segnalato anche che «stanno reagendo molto bene le esportazioni verso la Cina (+8,2%) ad aprile 2009 rispetto al 2008, trascinate soprattutto dal forte incremento di macchine e apparecchi (+16,1%). Flessioni modeste per i paesi Opec (-7,8%) mentre purtroppo ancora resta debole l'export verso altri paesi extra Ue dove la crisi si è manifestata in maniera più drammatica e preoccupante: Russia (-42,6%), Stati Uniti (-27%) e Giappone (-15,8%)». Anche secondo gli analisti di Assocamerestero, i dati Istat indicano «segnali di assestamento », con la riduzione del deficit commerciale. «I numeri destagionalizzati di aprile – dice l'associazione – mostrano una più moderata riduzione rispetto al mese precedente, sebbene le esportazioni verso Usa Uniti e Russia, che insieme alla Svizzera fanno circa un terzo dell'export italiano in ambito extra Ue, mostrino un calo di circa il 9 per cento. Bisognerà vedere se i forti investimenti per il rilancio delle economie che i governi stanno attuando daranno i loro effetti nel medio periodo». R.E. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'ANALISI Deficit a soli 76 milioni contro i 1.774 milioni dello stesso mese 2008 Urso: il passivo è dovuto alla bolletta energetica

Torna all'inizio


Il minerale di ferro cala del 33% (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-05-27 - pag: 48 autore: Siderurgia. Le acciaierie giapponesi fissano con Rio Tinto il primo punto di riferimento dell'annata 2009-10 Il minerale di ferro cala del 33% La Cina però contesta l'accordo e insiste nel chiedere tagli del 40% Roberto Capezzuoli Rio Tinto, secondo produttore mondiale di minerale di ferro, ha concordato con i big giapponesi dell'acciaio un calo del 33% nel prezzo delle forniture per l'anno iniziato il 1Úaprile, confermandole indiscrezioni di venerdì (si veda il Sole-24 Ore del 23 maggio). Un punto di riferimento solido, che però le acciaierie cinesi non intendono accettare. La China Iron and Steel Association, in rappresentanza di aziende che nel 2008 hanno assorbito il 50% dell'interscambio mondiale di minerale di ferro, ha indetto una riunione per discutere urgentemente una posizione comune, ancorata alle dichiarazioni con cui si chiedeva un ribasso dei prezzi tra il 40 e il 50%. La rivendicazione di Pechino ruota su due considerazioni: da un lato le imprese siderurgiche stanno vivendo nel mondo la recessione peggiore del dopoguerra, dall'altro i prezzi del ferro sono stati aumentati per sei anni consecutivi, passando, nel caso del minerale proveniente dai depositi Rio Tinto di Pilbara, in Australia, dai 24,96 cents Usa per tonnellata del 2002 ai 144,66 cents dello scorso anno. Baosteel, numero uno dell'acciaio cinese, non ha commentato l'accordo tra Rio e giapponesi, mentre Manshan Iron and Steel ha espresso fiducia nella possibilità che si arrivi a un taglio dei prezzi del 40%: «Le acciaierie cinesi non dovrebbero scendere a compromessi – ha detto un manager ai vertici della società – perché la domanda ora non è molto forte e noi importiamo più minerale di quanto ne importino i giapponesi». Questi ultimi sentivano l'urgenza di definire i costi delle forniture per fare i loro budget e preparare i listini da presentare ai clienti principali, Toyota in testa. Nippon Steel e Jfe Steel,rispettivamente numero 2 e 3 dell'acciaio mondiale alle spalle di ArcelorMittal, hanno forse tenuto a riappropriarsi del ruolo di leader nei negoziati, anche se il complesso delle acciaierie cinesi è ormai dal 2002 il primo importatore di minerale di ferro. Nel dettaglio, i minerali fine Pilbara e fine Yandicoogina destinati a Nippon, Jfe, Sumitomo e Kobe Steel saranno venduti a 97 cents/tonn., con una riduzione di un terzo rispetto al 2008- 09, mentre il minerale migliore, higher quality lump scenderà del 45%, da 201,69 a 112 cents/tonn. Se si esclude la punta decisa un anno orsono, si tratta comunque del prezzo più alto mai concordato finora. Dal numero uno dell'acciaio, ArcelorMittal, e dagli altri due big del minerale di ferro, la brasiliana Vale e l'anglo-australiana Bhp Billiton, non sono venuti commenti. La coreana Posco e la tedesca ThyssenKrupp stanno ancora negoziando, ma sembrano disponibili ad accettare il benchmark definito ieri mattina. La Cina invece pare in grado di rifornirsi senza grossi rischi sul mercato spot, dove i prezzi oggi sono leggermente inferiori a quelli concordati tra Rio e giapponesi. Prezzi che la Borsa ritiene favorevoli alle miniere: ieri a Sydney la Rio Tinto ha guadagnato il 2,2%, Bhp l'1,2%, Fortescue il 4,4%, Mt.Gibson il 7,8%. Un motivo in più per far scricchiolare il meccanismo del prezzo di riferimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL RESPONSO DELLA BORSA A Sydney il risultato dei negoziati ha provocato un consistente rialzo dei titoli delle principali società minerarie

Torna all'inizio


Incontinenza? Arrivail "pappagallo" portatile (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Incontinenza? Arrivail "pappagallo" portatile invenzioni Lucca. Si chiama Uri-Well ed è una personal toilet portatile che renderà molto più facile fare la pipì a milioni di persone nel mondo. Grazie a questo particolare e simpatico pappagallo, anche colorato nella versione per bambini (si chiama Happy-Pì ed è dotato di un cappuccio a forma di ranocchio o papera) si potrà fare la pipì in tutte le posizioni e in tutte le situazioni. Tra i beneficiari anche i pellegrini della Mecca, che potrebbero presto trovarlo all'interno del kit che ricevono durante il loro percorso di purificazione verso la grande moschea per affrontare il caldo e la calca. Il pappagallo, prodotto da un'azienda di Lucca, ha anche una funzione ludica. La particolarità della forma, il colore e l'immagine che offre all'esterno nella versione Happi-Pi aiuta i bambini a smettere di farsi la pipi addosso e a diventare autonomi. Già presente in alcuni mercati, come quello della costa atlantica Usa e in Cina si troverà ad un prezzo tra i 7-8 euro. 27/05/2009

Torna all'inizio


Conad Leclerc e Provincia promuovono l'accoglienza (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Conad Leclerc e Provincia promuovono l'accoglienza ospitalità agli immigrati «CON QUESTA iniziativa diciamo no all'intolleranza e a una nuova tendenza politica che porta a vedere gli immigrati come un'insidia e un pericolo. Noi promuoviamo l'accoglienza, la consideriamo una risorsa». Così Paola Sisti, assessore alla cultura della provincia della Spezia, ha tracciato il profilo di "Giro, Giromondo. Insieme tutto in tondo", prima settimana dell'accoglienza promossa dall'amministrazione di via Veneto in collaborazione con il comune di Santo Stefano Magra, le comunità extracomunitarie della Spezia e il Conad Le Clerc - La Fabbrica che nella sua struttura della val di Magra ospiterà l'iniziativa. Si tratta di una tre giorni intensiva che venerdì 5 giugno alle 17 quando alla cerimonia di apertura seguirà la performance della scuole della vallata e lo show "A forza di essere vento" diretto da Gloria Clemente. Proseguiranno poi il giorno successivo gli incontri con le varie culture. Sabato 6 giugno alle 17,30 via a "Suoni e colori di Romania" con balli e tradizioni d'Albania a seguire. Si chiude domenica 7 con l'accento sul mondo latino con Ecuador, S. Domingo e Colombia. «Questo è il nostro modo di vivere il territorio - ha detto Lauro Cabano, presidente de "La Fabbrica"- e di vincere la paura della globalizzazione. L'incontro con altre culture è una risorsa, dobbiamo fare di tutto perché l'accoglienza passi e vinca le resistenze. Per noi l'accoglienza di altre culture è anche una forma di terapia verso un turismo aggressivo che non porta ricchezza al territorio». Gli fa eco Settimo Scatena, direttore del Le Clerc. «Così mettiamo in pratica la volontà di ospitalità, pensiamo cosa sarebbe l'Italia senza immigrati. Il paese si fermerebbe subito», ha sottolineato Scatena. Parole condivise da Alessandro Cappetta, vicesindacodi Santo Stefano che ha detto «bisogna educare all'accoglienza sin da piccoli».Grande soddisfazione delle comunità immigrate. Anna Castillo, rappresentante della Colombia ha parlato per tutti. «Si tratta della prima volta che un ente privato, come il Le Clerc, prende parte a una iniziativa così -ha detto Castillo- una strada innovativa e da seguire». Concetti che hanno trovato daccordo Maria Peralta, Julian Topcjia, Rita Lopez, Anabel Larga e Cornelia Ancuta, rappresentanti rispettivamente di Santo Domingo, Albania, Ecuador e Romania. All'iniziativa hanno contribuito anche le scuole spezzine. Il liceo artistico Cardarelli infatti ha elaborato il logo che rappresenta la festa studiato dallo studente Marco Del Capitano. Con lui la vicepreside Grazia Geranio, Giovanna Dell'Amico, insegnante e alcuni compagni di scuola. Legata all'evento anche la "Settimana della Musica" di Santo Stefano Magra promossa dalla locale direzione didattica diretta da Mariella Diani che prende il via quest'oggi, martedì, per proseguire fino a venerdì 5 giugno.Festa della Mamma di Santo Domingo. La comunità dominicana del levante ligure organizza per domenica 31 maggio alla Spezia, in piazza Brin, la festa della mamma di Santo Domingo. "Nel nostro paese - spiega Maria Peralta, rappresentante dominicana della Spezia- questo evento cade nell'ultima settimana di maggio rispetto all'Europa che lo festeggia a inizio mese. L'evento si tiene in Piazza Brin con la fiera di beneficienza della chiesa» Marco Toracca .x/27/0905 Parte "Giro, Giromondo. Insieme tutto in tondo", prima settimana dedicata alle comunità extracomunitarie .x/27/0905

Torna all'inizio


Soffre l'export: tiene la cina, crollano gli usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Soffre l'export: tiene la cina, crollano gli usa ad aprile Roma. Soffre l'export anche ad aprile, ma su base mensile il ritmo di caduta dell'interscambio commerciale dell'Italia con i Paesi extra-Ue e il saldo registra un miglioramento grazie a una frenata delle importazioni decisamente più accentuata rispetto al calo dell'export. Ad aprile, le esportazioni verso i Paesi extra Ue sono diminuite dello 0,7% rispetto a marzo e del 20,5% rispetto ad aprile 2008. Lo dice l'Istat, precisando che le importazioni sono diminuite del 2,8% rispetto a marzo e del 29,6% rispetto ad aprile 2008. Il calo tendenziale delle importazioni è il più consistente dal 1993. Ad aprile il saldo è stato quindi negativo per 76 milioni di euro, con una notevole riduzione rispetto al disavanzo di 1.774 milioni di aprile 2008. Segnali incoraggianti sul fronte extra comunitario arrivano dalla Cina, l'unico Paese verso cui si registra un aumento delle esportazioni su base annua (+8,2%). Le esportazioni italiane verso la Russia affondando del 42,6% e quelle verso gli Usa del 27%. 27/05/2009

Torna all'inizio


Il marmo sfida la concorrenza (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nord-Est sezione: EST data: 2009-05-27 - pag: 10 autore: Distretti. Contro la crescita di Cina e India le aziende puntano sulla qualità Il marmo sfida la concorrenza Sinergie per partecipare alle principali fiere internazionali A CURA DI Nicola Brillo I maggiori pericoli arrivano da Cina e India, che stanno migliorando la qualità nelle produzioni, ma le aziende del marmo veneto non si abbattono e, anzi, rilanciano. è stato presentato nei giorni scorsi il Patto per lo sviluppo del Distretto del marmo e delle pietre del Veneto che co- finanzierà attività per 5,5 milioni di euro nel triennio 2009- 2011. Obiettivi: una maggiore presenza nei mercati esteri, nuove strategie di marketing e iniziative volte a far conoscere le peculiarità della produzione veneta. «Il comparto sta vivendo una fase di grande ripensamento alla luce dell'attuale momento di rallentamento delle vendite – spiega il presidente del Distretto, Filiberto Semenzin – Ma tra gli imprenditori non c'è rassegnazione:pur nelle difficoltà, c'è la volontà di reagire mettendo in campo nuove strategie ». Il calo si è registrato in particolar modo nei mercati di Usa e Germania (che valgono insieme il 40%dell'export totale), mentre quello negli Emirati è in continua evoluzione: «Qui è richiesta una buona qualità e un'altaspecializzazione che solo il Made in Italy è in grado di offrire». Altro fronte è l'Est Europa e Russia, «dove dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi per rafforzare la collaborazione con gli architetti e i costruttori capaci di leggere il nostro marchio come sinonimo di efficienza, qualità e assistenza continua». Le aziende del Distretto del marmo sono oltre 1.600 in Veneto, per la maggior parte della provincia di Verona, e fatturano complessivamente 1,5 miliardi. E da qualche tempo hanno scelto la partecipazione unitaria attraverso uno stand istituzionale e collettivo nei principali appuntamenti internazionali: Madexpo di Milano, fiera Project Qatar a Doha (Emirati Arabi), S. Francisco Convention A.I.A., Stone+tech di Norimberga e la recente fiera biennale di architettura "Archmoscow" di Mosca. E il rilancio del settore passa anche attraverso una più stretta collaborazione con le fiere del settore. Nei giorni scorsi è stato firmato un accordo quadro di collaborazione tra Veronafieree Confindustria Marmomacchine a supporto dell'internazionalizzazione delle imprese italiane: verranno trovati nuovi eventi fieristici in Paesi strategici per il settore. La prima, tra le iniziative in calendario, sarà la collaborazione nella gestione dell'area italiana a Stonexpo- Marmomacc Americas 2009, che si terrà a Las Vegas dal 22 al 24 ottobre prossimo. Inoltre il Centro servizi Marmo sta curando molte iniziative legate al Progetto interregionale lapideo II gestito dall'Ice in collaborazione con la Regione Veneto. Il distretto sta coordinando i progetti "i sentieri della Pietra" e "giardini di Pietra", iniziative studiate per accogliere in settembre e ottobre architetti e designer stranieri selezionati nelle fiere di Mosca e S. Francisco «per far conoscere le potenzialità delle aziende della zona – conclude Semenzin – e le peculiarità della pietra naturale». Senza dimenticare i designer di casa, con una serie di incontri e percorsi formativi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Filiberto Semenzin PRESIDENTE DI DISTRETTO Nuovi mercati. Il calo ha riguardato in modo particolare Stati Unitie Germania, mentre gli Emirati Arabi sono in continua evoluzione

Torna all'inizio


La lotteria di Marchionne (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

AUTO Stasera vertice a Berlino tra il governo tedesco e i tre pretendenti della Opel La lotteria di Marchionne «Colloqui costruttivi» e offerta «migliorata», ma Magna è favorita Guido Ambrosino BERLINO BERLINO Giornata grigia a Berlino, con rovesci di pioggia. Sergio Marchionne, anche se la stampa tedesca continua a dare per favorita la cordata Magna-Gaz-Sberbank nella corsa alla Opel, non si arrende, ma sa di essere lontano dal traguardo. Ieri è tornato alla cancelleria per illustrare a Angela Merkel e al suo ministro dell'economia, il barone von und zu Guttenberg, l'offerta della Fiat, «migliorata» in diversi punti. All'uscita dall'incontro l'amministratore delegato della Fiat ha parlato di «colloqui costruttivi», ma ha evitato previsioni sull'esito della trattativa: «È diventata una lotteria». «Non ho la minima idea di come andrà a finire», ha proseguito Marchionne: «Sono qui per rispettare le regole del gioco del governo tedesco, dipende da loro». Quanto ai ritocchi dell'offerta, Fiat ha ridotto il volume del credito di cui avrebbe bisogno per la fusione con Opel: «Avevamo chiesto sette miliardi di euro all'inizio, siamo arrivati adesso a sei miliardi», ha detto Marchionne, che ha assicurato anche di aver fornito «dettagli più specifici sugli stabilimenti», ovvero sul futuro dei posti di lavoro. Pare che, da una previsione iniziale di 3600 posti da stralciare, Fiat prevederebbe ora una riduzione di circa 2000 posti di lavoro in Germania, un volume paragonabile ai tagli programmati dalla Magna. Anche il concorrente austro-canadese, che prevedeva in un primo tempo 2500 tagli soprattutto nello stabilimento di Bochum, ha migliorato la sua offerta all'ultimo minuto, promettendo maggiore indulgenza. Ma ovviamente le maggiori garanzie per gli stabilimenti tedeschi vanno a scapito delle altre fabbriche in Europa. Magna, per stabilizzare l'occupazione a Bochum, pensa per esempio di spostarvi la produzione della Astra, togliendola allo stabilimento belga di Anversa. Parole gentili sono venute dal ministro dell'economia Karl Theodor zu Guttenberg (Csu). «L'offerta di Fiat è seria, non male, ma va migliorata». A suo avviso «tutte le offerte vanno migliorate», per tutelare i lavoratori e anche i contribuenti tedeschi che devono garantire le linee di credito. Il ministro continua a rosolare sulla graticola i pretendenti: «Al momento non abbiamo un preferito tra i concorrenti assolutamente no». E per indurli a migliorare ancora le loro offerte continua a agitare la clava di una «procedura di insolvenza» per Opel, piuttosto che buttare soldi pubblici in un progetto industriale dubbio. Quanto ai concorrenti, oltre a Magna, Fiat e il gruppo finanziario americano Ripplewood, Guttenberg ha confermato che potrebbe aggiungersene un quarto: «Ci è stato segnalato un interessamento dalla Cina». Dovrebbe trattarsi della Beijing Automotive Industry Corp. (Baic). Il cristiano-sociale Guttenberg si atteggia volentieri a custode dell'ortodossia liberista, per cui lo stato deve pensarci due volte prima di immischiarsi nella sorte delle aziende, e il loro fallimento «non va considerato un tabù». «Le irresponsabili chiacchere sull'insolvenza della Opel» fanno però infuriare il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, ministro degli esteri e sfidante alla cancelleria alle prossime elezioni politiche di settembre. Ieri Marchionne aveva in programma anche un incontro con Steinmeier. Il quale, se è più propenso a aprire i cordoni della borsa per salvare gli stabilimenti, è però schierato a favore di Magna. Ma l'oste con cui fare i conti è il governo degli Usa, ormai maggiore creditore di General Motors, che dovrà in pochi giorni decidere se avviare un procedimento di insolvenza per la casa madre americana. Così Merkel ha pensato bene di invitare un rappresentante del governo Usa a vertice che si terrà questa sera alla cancelleria. Al tavolo si siederanno i tre concorrenti interessati alla Opel, i ministri federali interessati e i ministri-presidenti dei quattro Länder che ospitano gli stabilimenti. Improbabile che da questa conferenza esca già fuori il verdetto finale. Foto: L'AD DI FIAT SERGIO MARCHIONNE IERI A BERLINO DOPO L'INCONTRO CON LA CANCELLIERA ANGELA MERKEL /FOTO AP

Torna all'inizio


Altri tre missili nordcoreani Gli Usa: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 27/05/2009 - pag: 16 Contromossa Seul accelera l'adesione al Trattato di non-proliferazione atomica Altri tre missili nordcoreani Gli Usa: «Misure severe» L'Onu si compatta: anche la Cina condanna l'«alleato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Altri tre. Dopo aver fatto esplodere lunedì un ordigno nucleare nel suo poligono sotterraneo, la Corea del Nord ha reagito a modo suo alla condanna della comunità internazionale. Altri tre missili. L'ultimo, a corto raggio, ieri notte, quando a Pyongyang era già mattina. Gli altri due in giornata. Uno terra-aria, uno anti-navale, gittata 130 chilometri. Con i tre che avevano chiuso la giornata di lunedì, fanno 6 in due giorni. Al triplo lancio si è unito il fuoco della propaganda: «Il nostro esercito e il nostro popolo sono pronti a opporsi in battaglia a ogni sconsiderato tentativo Usa di attacco preventivo ». La comunità internazionale sembra aver trovato una (almeno apparente) compattezza. La Russia, presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha annunciato l'elaborazione di una nuova risoluzione di condanna, alla luce della flagrante violazione della 1718 varata nel 2006 dopo il primo test nucleare nordcoreano. Gli Stati Uniti parlano di «severe misure» da varare contro Pyongyang. La Cina ammette che il regime di Kim Jong-il «crea solo problemi», come ha sostenuto sul Global Times lo specialista Sun Zhe. La Francia chiede sanzioni, il ministro Franco Frattini le ha evocate, «la Nord Corea ne merita di severe e tutto il mondo le deve applicare». Il Giappone pretende misure decise, subito rassicurato da Barack Obama sulla protezione statunitense. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, per ironia della sorte coreano, ha invocato «il ritorno al tavolo del negoziato», una posizione analoga a quella espressa dai ministri europei e asiatici riuniti in Vietnam. I suoi compatrioti di Seul, invece, sono intenzionati ad accelerare l'adesione alla Psi (l'iniziativa contro la proliferazione atomica), che consentirebbe alle unità della sua marina di intercettare ogni movimento da e per la Corea del Nord legato al traffico di tecnologia sensibile. Per Pyongyang l'eventuale ingresso di Seul nella Psi sarebbe una provocazione. Il quadro resta opaco. A complicarlo due fattori. Primo: l'interpretazione, sostenuta con convinzione negli Usa, che sia in corso, se non un passaggio di consegne, almeno il tentativo da parte di Kim Jong-il di preparare la strada al figlio Kim Jong-un, almeno assicurandogli la lealtà dei mi-- litari e chiarendo le posizioni rispetto agli Usa. E secondo il fatto che il 4 giugno comincerà a Pyongyang il processo alle due giornaliste americane catturate il 17 marzo dai nordcoreani al confine con la Cina (forse dentro la Cina stessa): rischiano pesanti condanne, per spionaggio e ingresso illegale nel Paese. Di fatto sono ostaggi, e intorno a loro tra un test atomico e un missile la partita fra Pyongyang e Washington è appena cominciata. In tv Sudcoreani osservano le immagini del lancio di un razzo nordcoreano su uno schermo pubblico Marco Del Corona

Torna all'inizio


Notizie inedite (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempi" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Notizie inedite Anomalo è il Cavaliere o la stampa che si perde i fatti per strada mentre rincorre una ragazzina? di Tempi Lunedì 25 maggio il Financial Times rivelava in prima pagina che il Tesoro cinese continua a fare incetta di bond americani nonostante i rischi di collasso del dollaro, e che si è arrivati alla cifra stratosferica di 768 miliardi di dollari di debito Usa detenuti dalla Cina; il New York Times evidenziava come l'inaugurazione della prima chiesa ortodossa in stile russo a Roma, contestuale alle felicitazioni del presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, e al suo dono di una reliquia di sant'Elena, segni una svolta nel processo di avvicinamento fra il patriarcato di Mosca e il papato; El País dedicava un ampio servizio al traffico clandestino di armi che in America latina causa 140 mila morti all'anno; tutti evidenziavano la sensazionale inchiesta del tedesco Spiegel che, proprio alla vigilia delle elezioni, accusa Hezbollah di essere dietro l'omicidio dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri. In Italia, invece, su Repubblica il 25 maggio non si trovava nessuna di queste notizie. In prima pagina il quotidiano romano apriva con "Caso Noemi, il premier sotto assedio". E ai temi internazionali dedicava un molto opportuno reportage del bravo Bernardo Valli dall'Iraq. Titolo: "Passeggiando tra le vie di Baghdad che torna a vivere". Infatti nel corso della settimana appena conclusa vari attentati avevano causato la morte di 66 persone, delle quali 34 nella sola Baghdad. Forse l'anomalia italiana non è Berlusconi, che ve ne pare?

Torna all'inizio


La Corea del Nord anche l'Onu (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONDO 27-05-2009 LO SCONTRO IN ASIA La Corea del Nord «sfida» anche l'Onu Il Consiglio di sicurezza condanna: lanciati altri due missili Il governo di Pyongyang alza ancora la posta, nonostante la minaccia di inasprire l'embargo. La rappresentante americana alle Nazioni Unite, Susan Rice: «Se continuano le provocazioni, dovranno pagarne il prezzo» DI LUCA MIELE U na beffa. L'ennesima. Il Consiglio di sicurezza condanna «duramente» il nuovo test atomico nordcoreano il secondo della sua storia dopo quello effettuato nel 2006 e il regime di Pyongyang "replica" con il lancio di altri due missili a corta gittata (130 chilometri). L'Amministrazione americana bolla come «inaccettabile» il comportamento del regime e minaccia «un prezzo da pagare» salato e Pyongyang fa sapere con i soliti toni da propaganda di «essere pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa». Il braccio di ferro che da trent'anni contrappone Usa e Corea sembra non deviare insomma dal canovaccio consueto. Condanne dure, minacce di nuove sanzioni che però non fermano la Corea del Nord che gioca tutta la sua partita sui margini di ambiguità (e di manovra) che le prese di posizione dell'alleato e protettore cinese le consentono. Pechino ha però condannato (a parole) la decisione nordcoreana, allarmata soprattutto dalle possibilità che Seul e Tokyo possano seguirne l'esempio e innescare così una corsa all'arma atomica. Intanto, a due giorni da test nucleare, gli avvertimenti alla Nord Corea non sono mancati. «Se il regime vuol continuare a provocare e a metter alla prova la comunità internazionale dovrà pagare il prezzo perché la comunità internazionale è chiara: è un comportamento inaccettabile», ha ammonito l'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Susan Rice. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu, da parte sua, ha espresso una dura condanna per la chiara violazione della risoluzione 1718 del 14 ottobre 2006 adottata per punire la prima esplosione nucleare voluta dal regime comunista , ponendo le basi per il varo di nuove sanzioni. Sono soprattutto gli Usa a volere provvedimenti severi, con il presidente americano Barack Obama che ha definito l'esperimento di Pyongyang una «minaccia per la pace e la sicurezza» e una «sfida alla comunità internazionale». Obama ha telefonato alla sua controparte sudcoreana, il presidente Lee Myung-bak e al premier giapponese Taro Aso (a Tokyo il Parlamento ha votato una censura contro il nucleare di Pyongyang, mentre si discute di nuove sanzioni) per «coordinare» eventuali reazioni ai test nucleari, rassicurando soprattutto Seul «sull'impegno inequivocabile» da parte americana per la difesa del Paese. La reazione dell'ultimo regime stalinista del pianeta non si è fatta attendere. «Sembra chiaro che nulla è cambiato negli Stati Uniti nella politica ostile verso la Repubblica popolare democratica di Corea anche sotto la nuova amministrazione americana», ha reso noto la Kcna, l'agenzia ufficiale del regime. La Corea del Nord «merita sanzioni severe e tutto il mondo le deve applicare», ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Dobbiamo essere uniti nella risposta e se Russia e Cina questa volta faranno la loro parte sarà un grande passo avanti». Tutta la partita "politica" si gioca ora attorno ai due Paesi più vicini alla Corea del Nord, vale a dire Russia e Cina. Mosca si è espressa a favore di «risoluzione dura», ma ha bocciato «l'imposizione di sanzioni unilaterali». Frenata anche dalla Cina che, due girni fa ha condannato il nuovo esperimento atomico, e ieri ha reso noto di aver espresso «direttamente alla Corea del Nord la sua posizione dopo il test nucleare» e di aver proseguito i contatti con Pyongyang, così come «con tutte le parti coinvolte» nei colloqui sul nucleare. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu ha aggiunto che Pechino ha chiesto a Pyongyang di tornare a partecipare ai «colloqui a sei» sul suo programma nucleare. Un vicolo cieco.

Torna all'inizio


Bolton: <È chiaro, i negoziati a sei non smuoveranno mai il regime>(sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONDO 27-05-2009 l'ex ambasciatore Usa Bolton: «È chiaro, i negoziati a sei non smuoveranno mai il regime» DI ALBERTO SIMONI « Q uanto è successo dimostra una cosa: i negoziati a sei, non convinceranno mai la Nord Corea a rinunciare al nucleare ». John Bolton, al Dipartimento di Stato nel primo mandato di Bush junior e poi ambasciatore Usa a Palazzo di Vetro, stronca subito la strada imboccata dall'Amministrazione O- bama e già indicata negli ultimi anni dal predecessore repubblicano. Obama si stava concentrando su Medio Oriente e Iran. Il dossier nordcoreano sembrava nel cassetto. Ora cambierà l'approccio dell'Amministrazione? Non credo che Obama cambierà strada. Ha sbagliato a ignorare finora i legami fra Pyongyang e il Medio Oriente. La Nord Corea offre il "know how" nucleare, e non solo, a Siria e Iran. Quando i nordcoreani testano un missile o compiono un esperimento nucleare condividono le informazioni con Teheran. Nel settembre del 2007 è stato distrutto dagli israeliani un sito nucleare in Siria costruito e sviluppato con tecnologia nordcoreana. Eppure il presidente ha mantenuto la stessa strategia di Bush sulla Nord Corea.... Sì per quanto riguarda la fiducia che i negoziati a sei possano portare dei risultati. Obama vuole rilanciare la formula, ma è più debole di Bush sulla sicurezza nazionale. Lo si è visto con la Russia e con l'Iran. Vuole negoziare con tutti. L'attore principale nella contesa, oltre agli Stati Uniti, è la Cina. Come si sta muovendo? Negli ultimi vent'anni non ha fatto nulla per fermare questa spirale. Pe- chino non vuole una Penisola coreana nucleare, ma mantenere lo status quo: la divisione fra le Coree continua a fare comodo alla Cina. Tuttavia permettere alla Nord Corea lo sviluppo dell'atomica non dovrebbe rientrare negli interessi della Cina stessa. Rischia infatti di innescare una corsa al riarmo da parte dei competitori dell'area, Giappone e Sud Corea in testa. Che opzioni ci sono adesso? E lei cosa suggerirebbe alla diplomazia statunitense in questa situazione? La strada migliore è quella del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Vediamo se nei prossimi giorni ci sarà un inasprimento delle misure punitive. Ritengo che l'Onu dovrebbe approvare sanzioni durissime, sul modello di quelle imposte all'Iraq per l'invasione del Kuwait. Poi dovrebbe espellere la Nord Corea dall'organismo in quanto ha violato la Carta fondamentale. Fino ad arrivare all'uso della forza? No. Quella è l'ultimissima arma. La Nord Corea è un Paese sull'orlo del collasso, potrebbe implodere ben prima. La grande incognita è Kim Jongil e cosa succederà alla sua morte. L'intelligence Usa sta lavorando per prevenire il caos e per evitare che le armi atomiche cadano in mani sbagliate. Washington è sembrata nelle settimane scorse un po' "distratta" sulla Nord Corea. Crede che il dossier sia realmente nelle mani del segretario di Stato? La Clinton è stata invisibile in questo periodo. La dichiarazione di Obama di lunedì è stata morbida. Non è chiaro da dove esca la politica Usa verso Pyongyang. Quello che so è che anche i giapponesi non sanno bene chi sia il referente numero uno sulla questione a Washington. John Bolton (Reuters) «Obama è debole, servono sanzioni come quelle imposte all'Iraq nel '91. Ma la Cina vuole preservare lo status quo»

Torna all'inizio


Cia di Milano e Lodi: presentato il libro "Coltivare la città" (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cia di Milano e Lodi: presentato il libro “Coltivare la città” (27/5/2009 12:54) | (Sesto Potere) - Milano - 27 maggio 2009 - A Villa Necchi, lo scorso week end, due giorni dedicati alla terra e ai suoi prodotti per sensibilizzare i cittadini milanesi sulla cultura e la difesa del paesaggio agrario,una tematica di grande attualità. Le aziende agricole che hanno promosso le loro produzioni hanno mostrato grande soddisfazione per il successo e il gradimento ottenuto presso il pubblico intervenuto numeroso. Ha riscosso interesse tra i cittadini presenti anche la presentazione del libro di Andrea Calori, docente ricercatore del Politecnico di Milano, tenuta dalla presidente della Cia di Milano e Lodi Paola Santeramo. “Chi ritiene che pomodoro di Pachino e pomodoro di Pechino siano la stessa cosa -ha esordito Paola Santeramo- è ignorante cioè ignora che tra i prodotti e il territorio di produzione esiste un legame profondo inscindibile e irriproducibile soprattutto quando si parla di prodotti di alta qualità come quelli lombardi. Il connubio terra ambiente è fondamentale per generare produzioni sicure e di eccellenza insieme ad una economia soddisfacente per chi produce e chi consuma”. “Purtroppo -ha rilevato- da noi manca ancora il tessuto di relazioni che quando c’è fa sì che si crei una rete virtuosa tra il sistema primario e il consumatore finale che garantisce anche la sopravvivenza dei valori territoriali: aria, acqua, suolo, paesaggio. L’importanza della filiera corta dunque va oltre il valore risparmio, crea una relazione forte col territorio, un legame e una consapevolezza nel consumatore che significa un salto culturale: nell’era della globalizzazione che tutto uniforma ed omogeneizza, nella quale sicurezza e qualità sono fuori controllo, mantenere e organizzare mercati locali significa tutelare mondi che altrimenti si perderebbero, significa mantenere la biodiversità sociale e culturale e territoriale che andrebbe altrimenti perduta nell’infinita distesa dei non luoghi“.

Torna all'inizio


Birmania. Bonanni: "Nessuno faccia affar con chi sfrutta il lavoro forzato" (sezione: Globalizzazione)

( da "Articolo21.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Birmania. Bonanni: "Nessuno faccia affar con chi sfrutta il lavoro forzato" di redazione Il Segretario Generale della CISL Raffaele Bonanni ringraziando il Ministro degli Esteri Franco Frattini per aver indetto una conferenza stampa congiunta così positivamente inusuale, che ha visto la partecipazione anche di Maung Maung, Segretario Generale del Sindacato Birmano FTUB, ha illustrato le richieste della CISL al governo e alla comunità internazionale perché si vada finalmente oltre le dichiarazioni di condanna e si adotti una forte pressione affinché il Rappresentante della UE Piero Fassino, Ban Ki-moon Segr. Gen. ONU e il Segretario dell’Asean Surin possano immediatamente andare in Birmania per negoziare con la giunta la liberazione immediata di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici e sindacali (38 sindacalisti condannati ad oltre 20 anni); perché la giunta accetti l’avvio del dialogo con l’opposizione e le rappresentanze etniche per la transizione alla democrazia, e perché attraverso il dialogo che si attui innanzitutto la revisione della costituzione, approvata con la forza dai militari. Tale revisione, secondo Bonanni è la condizione imprescindibile perché la comunità internazionale accetti le elezioni indette per il 2010, elezioni che dovranno tenersi sulla base di una legge elettorale democratica e con la partecipazione di osservatori internazionali. Tra le altre richieste, Bonanni ha chiesto che i governi Europei rafforzino le sanzioni economiche e ne condizionino la riduzione alla attuazione degli impegni per la transizione vera alla democrazia, introducendo sanzioni che proibiscano alle imprese europee di fornire polizze assicurative in Birmania e sanzioni sulle transazioni finanziarie attraverso il divieto di utilizzo dell’euro come valuta per le transazioni commerciali con persone o imprese birmane, così come hanno fatto gli USA. Raffaele Bonanni, mentre ha espresso apprezzamento per le poche imprese che si sono ritirate dalla Birmania, ha anche annunciato la pubblicazione della lista delle imprese italiane che continuano a lavorare con questo paese ed ha chiesto di interrompere tali rapporti fino a quando non vi sarà un profondo cambiamento democratico e serie garanzie perché i lavoratori e le lavoratrici possano lavorare con dignità e non essere vittime di lavoro forzato e di sfruttamento violento e disumano e perché possano avere il diritto di organizzazione e contrattazione collettiva. oggi negato con il carcere La CISL ha presentato un nuovo elenco di imprese che continuano, nonostante le decisioni europee a importare ed esportare prodotti, soprattutto del settore del legno, della meccanica, elettronica e potenzialmente della difesa. La CISL chiede che gli uffici preposti delle Dogane e delle Finanze, in particolare gli Uffici Centrali Antifrode predispongano tutte le procedure e gli strumenti necessari affinchè le imprese non esportino o importino in violazione delle decisioni assunte dalla UE, anche attraverso la triangolazione con Cina e Thailandia. Alle altre imprese che fanno affari con la Birmania, pur non in violazione delle norme europee, soprattutto in questo delicato momento, la CISL chiede di interrompere tali affari perché comunque alimentano la permanenza di questa giunta militare che basa il suo potere sulle uccisioni, sugli stupri, sul lavoro forzato, sulla confisca delle terre e sulla incarcerazione arbitraria di migliaia di uomini e donne che non hanno commesso altro crimine che quello di lottare per la democrazia e i diritti. La CISL, impegnando i propri iscritti chiede di fare un passo indietro e chiede a tutti i consumatori di boicottare le imprese, comprese quelle del turismo, che continuano a chiudere gli occhi di fronte a questa sanguinaria dittatura. LA LISTA DELLE IMPRESE CHE HANNO RAPPORTI COMMERCIALI CON LA BIRMANIA

Torna all'inizio


CLIMA: CINA, PRONTI A COOPERARE CON USA CONTRO RISCALDAMENTO GLOBALE. (sezione: Globalizzazione)

( da "Asca" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

CLIMA: CINA, PRONTI A COOPERARE CON USA CONTRO RISCALDAMENTO GLOBALE (ASCA-AFP) - Pechino, 27 mag - La Cina si e' detta pronta a rafforzare la propria cooperazione con gli Stati Uniti nella lotta ai cambiamenti climatici. A dichiararlo oggi il Premier cinese Wen Jiabao che ha ricevuto a Pechino il presidente della Camera dei rappresentanti americana, Nancy Pelosi. ''La Cina sta per rafforzare il proprio dialogo con gli Usa, considera la lotta contro i cambiamenti climatici un aspetto importante della cooperazione e lavora in favore di un raggiungimento di un risultato positivo alla Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenhagen'', ha detto Wen citato dalla Xinhua. Pelosi e' in Cina alla guida di una delegazione del Congresso per una visita ufficiale volta al rafforzamento della coperazione in campo energetico e climatico. ghi/mcc/ss

Torna all'inizio


Perché la Merkel dovrebbe scegliere Fiat (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Perché la Merkel dovrebbe scegliere Fiat PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 27.05.2009 17:27 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Governo tedesco potrebbe scegliere già oggi il partner al quale affidare le sorti di Opel. Sarà la nostra Fiat, azienda uscita da poco da anni problematici dal punto di vista della strategia e della gestione e subito proiettata come attore chiave nella ricomposizione del mercato mondiale dell’auto? O sarà invece il gruppo austro-canadese Magna alleato con la casa automobilistica russa Gaz, la banca russa Sberbank e sostenuto finanziariamente anche dalla banca semipubblica tedesca Commerzbank? Il rush finale sembra essere tra questi due soggetti, avendo oggettivamente molte minori possibilità il fondo di private equity Usa Ripplewood. Marchionne ha giustamente dichiarato ieri mattina che si augura che la scelta sia economica, non politica. Se il Governo Merkel deciderà dando peso preponderante ai fattori politici, infatti, è certo che sceglierà Magna, azienda appartenente al mondo di lingua tedesca e fortissimamente gradita alle organizzazioni sindacali, alla Spd e a diversi governatori di lander che ospitano stabilimenti Opel. Se invece prevarranno criteri di tipo economico è indiscutibile che Fiat sia l’unico dei pretendenti ad apportare una notevole competenza industriale, indispensabile per rilanciare e riportare in attivo l’azienda tedesca. Produrre auto senza perdere soldi è un infatti un mestiere molto difficile: (a) il mercato, pur caratterizzato da un numero limitato di grandi e medi produttore, è molto concorrenziale e pienamente globalizzato, dato che ogni consumatore può scegliere in pratica tra i modelli di qualsiasi operatore di qualsiasi paese; (b) nel corso del tempo la concorrenza è riuscita a trasferire molti vantaggi ai consumatori sotto forma di dinamiche dei prezzi decisamente inferiori al tasso generale d’inflazione e di notevoli miglioramenti qualitativi (basta confrontare, a titolo di segue pagina >>

Torna all'inizio


Perché la Merkel dovrebbe scegliere Fiat pag.1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

Perché la Merkel dovrebbe scegliere Fiat PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 27.05.2009 17:27 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! esempio, l’attuale 500 con quella di quaranta anni fa) ; (c) a livello mondiale e soprattutto di paesi sviluppati vi è tendenzialmente un eccesso di offerta (sovra capacità complessiva degli impianti), accentuato dall’attuale recessione economica, con una conseguente necessità di razionalizzazioni e accorpamenti. Potrà sembrare paradossale ma nel settore dell’auto la crisi mondiale sta accelerando notevolmente il processo di globalizzazione e porterà a molti meno gruppi automobilistici molto più grandi del passato. Non molto tempo fa Marchionne aveva dichiarato che la scala minima di un gruppo che volesse stare in maniera non problematica sul mercato mondiale era di sei milioni di veicoli, più del triplo di quelli prodotti dalla sua azienda. Se l’operazione Opel andrà in porto favorevolmente, Fiat risulterà a capo di un gruppo che rispetta questo requisito e che registrerà circa 80 miliardi di fatturato l’anno. Perché sono necessarie dimensioni così grandi (che Opel se sarà venduta a Magna non potrà raggiungere)? La risposta è da ricercarsi negli ingenti investimenti che il settore richiede. Ideare e progettare una nuova auto e costruire le linee di produzione di un nuovo modello richiede di sostenere costi altissimi ancora prima di far uscire dalle linee un solo veicolo; tali costi possono essere recuperati solo attraverso un numero di auto vendute molto elevato per ogni modello. Un esempio: immaginiamo che i costi d’investimento di un nuovo modello ammontino a un miliardo di euro e che i costi variabili per far uscire dalle linee ogni singolo esemplare siano di diecimila euro. Se quell’auto può essere venduta a un prezzo (al concessionario che la distribuisce, non al consumatore finale) di quindicimila euro saranno necessarie ben duecentomila unità vendute per recuperare l’investimento sostenuto. Il segue pagina >>

Torna all'inizio


San Marino , si è aperta la 38^ Conferenza Regionale di Interpol (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Cina Usa

San Marino , si è aperta la 38^ Conferenza Regionale di Interpol (27/5/2009 20:57) | (Sesto Potere) - San Marino - 27 maggio 2009 -Si è aperta questa mattina con una Cerimonia ufficiale a Palazzo dei Congressi la 38° Conferenza Regionale di Interpol. Dopo l’ingresso delle bandiere di San Marino e di Interpol e l’esecuzione dell’inno nazionale sammarinese e di quello dell’Organizzazione, ha preso la parola il Presidente di Interpol, Khoo Boon Hui, che ha ringraziato San Marino per l’ospitalità e per l’organizzazione di questa importante assise. Il Presidente ha messo in rilievo la necessità da parte di Interpol di un costante rinnovamento teso a migliorarne l’operatività nonché la necessità da parte della Conferenza Regionale Europea di dare seguiti concreti all’azione di Interpol per la sicurezza globale decisa nell’ultima Assemblea Generale. Il Presidente ha riferito sugli intendimenti dell’Organizzazione di dotarsi di nuovi strumenti per contrastare la criminalità informatica ed ha invitato tutti i rappresentanti dei Paesi presenti ad un confronto costruttivo con il Segretariato Generale al fine di utilizzare al meglio tutte le risorse che l’Organizzazione può mettere a disposizione degli Stati membri. Ha preso poi la parola il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Antonella Mularoni, che, nel dare il benvenuto a San Marino ai partecipanti, ha ribadito che il nostro Paese è onorato di ospitare questa Conferenza Regionale Europea a soli due anni e mezzo dal suo ingresso in Interpol. La Mularoni ha poi asserito che San Marino crede nell’opportunità della globalizzazione ma al contempo è consapevole delle sfide che essa comporta. La Mularoni ha ribadito l’impegno sammarinese a contrastare il riciclaggio del denaro e il terrorismo ricordando la dotazione da parte della Repubblica di una nuova legge e di nuovi organismi ed ha auspicato che attraverso l’affermazione del dialogo fra le culture e le religioni, che San Marino sostiene da sempre, possa crescere la comprensione e la collaborazione fra i popoli. Il Segretario di Stato agli Esteri si è detta certa del successo della Conferenza, alla quale ha augurato un proficuo lavoro. Ricordando infine il recente riconoscimento dell’Unesco che ha inserito il Centro Storico di San Marino e il Monte Titano nella Lista del Patrimonio Mondiale, riconoscimento che unisce l’immagine medioevale alla secolare storia di democrazia e di libertà di San Marino, ha dichiarato aperti i lavori della Conferenza. E’ seguita alla Cerimonia di apertura una breve conferenza stampa nel corso della quale i vertici di Interpol hanno ribadito che la vera forza di questa grande Organizzazione risiede nei suoi membri e che anche un piccolo Paese come San Marino può contribuire appieno al funzionamento di Interpol: l’Organizzazione di questa 38° Conferenza Regionale Europea è una evidente dimostrazione di questo impegno. I vertici di Interpol hanno infine sottolineato la forte cooperazione che viene data da San Marino nelle materie di pertinenza dell’Organizzazione.

Torna all'inizio