CENACOLO DEI COGITANTI |
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Articoli
Globalizzazione
(88)
Washington
cerca una nuova strategia di dialogo
( da "Manifesto,
Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: politiche ed economiche nell'ambito dei colloqui a sei
(che includono Cina, Russia, Giappone, Usa e le due Coree); offrire, in
parallelo a un accordo di denuclearizzazione, anche il famoso trattato di pace,
con riconoscimento diplomatico e «assetto di pace permanente». C'è però
un'incognita. «Il nostro scopo è sviluppare una strategia efficace .
Buoni
del tesoro e clima, i colloqui di Hillary Clinton
( da "Manifesto,
Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: danneggiato le future iniziative degli Usa per proteggere
i diritti umani in Cina», mentre Tenzin Dorjee, di Students for a Free Tibet,
ha sostenuto che i leader stranieri «devono rafforzare la pressione sulla
Cina». Clinton, che ripartirà oggi dalla Cina, è giunta a Pechino nella serata
di venerdì sera, proveniente dall'Indonesia.
Una
Chimera tutta rosa e fiori ( da "Manifesto, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Alcuni pensano che una Cina in ascesa sia per definizione
un avversario. Al contrario, noi pensiamo che Usa e Cina possono beneficiare
del, e contribuire al, rispettivo successo». E aveva annunciato anche la
ripresa del dialogo sulle questioni militari, interrotto da Pechino quando
l'Amministrazione Bush ormai agli sgoccioli aveva venduto oltre 5 miliardi di
dollari di armi a Taiwan.
Accori
confermati ( da "Cittadino, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: intervista rilasciata a una rete televisiva di Shanghai
per riaffermare il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla stessa barca -
ha detto - e per fortuna stiamo remando nella stessa direzione». Impegnandosi a
continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha
aggiunto, la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza».
Il
premier: collegarsi con Usa e Cina ( da "Giornale di Brescia"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: in primo piano Il premier: collegarsi con Usa e Cina
Berlusconi soddisfatto: c'e stato accordo su tutto. L'Italia sta meno peggio
degli altri BERLINOLa mossa diplomatica è quella di agganciare l'Europa agli
Stati Uniti. Serve subito un confronto sulle modalità per uscire dalla crisi
mondiale, «forse ci sarà prima del G20».
Hillary:
la Cina compri bond Usa ( da "Giornale di Brescia"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: 23/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero
Hillary: la Cina compri bond Usa Il segretario di Stato lascia Pechino. Delusi
gli attivisti dei diritti umani Hillary Clinton col collega cinese Yang Jiechi
PECHINO Hillary Clinton chiude il suo tour asiatico con un appello alla Cina:
«comprate il debito americano».
L'iniziativa
voluta dalla Protezione Civile comunale
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract:
HARRY
WU, LA CINA ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: anche se gli americani sono perfettamente a conoscenza
della mancanza di diritti civili in Cina. Negli Usa una legge vieta l'acquisto
di merci prodotte nei laogai, ma quest'anno in 8 aziende hanno sequestrato
merci realizzate lì. La stessa Levis fabbrica i suoi jeans in Cina:
ufficialmente è tutto ok, ma il cotone viene tutto dai laogai».
il
rischio populista ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: possibile contrastare localmente gli effetti della
globalizzazione, trasformando il tema chiave dell'insicurezza esistenziale in
esclusiva sicurezza personale. Uno spostamento di tiro che , anche grazie al
non disinteressato sostegno di mezzi di comunicazione di massa che trasformano
i cittadini in telespettatori, indirizza l'attenzione sull'esclusiva dimensione
del rischio devianza.
l'europa
contro i titoli tossici supervisione su tutta la finanza - andrea tarquini
( da "Repubblica,
La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: raggruppa i sette paesi più industrializzati (Usa,
Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Canada, Italia) più la Russia, cioè
il G8, e rispetto al G8 il G20 è allargato ad altre importanti economie:
Olanda, Spagna, Cina, India, Sudafrica e altre nuove potenze. «Una crisi
straordinaria richiede interventi straordinari, e solo uniti, tutti insieme,
berlusconi:
l'italia sta meglio degli altri - claudio tito
( da "Repubblica,
La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: che deve essere condiviso dai due «giganti» dell´economia
globale: Usa e Cina. Tant´è che vorrebbe organizzare, prima del 2 aprile, una
«puntata» negli States per un vertice Europa-America a Washington con
l´obiettivo di concordare con Obama le misure da adottare a Londra. Berlusconi,
però, ha gli occhi puntati sull´Italia.
la
corsa a creare le ronde di partito - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: incolumità e alla protezione fisica delle persone dovrebbe
essere accompagnato a quello alla protezione sociale degli individui.
Spezzando, così, la spirale che caratterizza questa incerta fase della
globalizzazione e riduce a vicende secondarie una crisi economica che si
annuncia durissima, lo sgretolamento del welfare,
venice
univercity, orizzonti anche in terraferma
( da "Nuova
Venezia, La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: si tratterà nel nuovo corso dedicato alla globalizzazione
anche di come affrontare le nuove difficoltà. Stefano Micelli, direttore della
Viu, ha sottolineato come una delle caratteristiche fondamentali
dell'università con sede a San Servolo è proprio la sua internazionalità.
Direttore Micelli, la crisi non sembra fermarsi e colpisce in Italia anche il
mondo dell'
una
guspinese racconta la sua cina ( da "Nuova Sardegna, La"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Restituisce la cortesia Giulia Usai, liceale guspinese che
ha trascorso un anno in Cina, sempre con Intercultura. «Ero vicina ad Harbin,
integrata bene in una famiglia, abitavo in un villaggio di 800 mila abitanti,
nella mia classe eravamo
hillary
a pechino incontra le femministe ( da "Nuova Sardegna, La"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: intervista rilasciata ad una rete televisiva di Shanghai
per riaffermare il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla stessa barca -
ha detto - e per fortuna stiamo remando nella stessa direzione». Impegnandosi a
continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha
aggiunto, la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza».
messa e
"chat" hillary clinton saluta la cina
( da "Tirreno,
Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: intervista rilasciata ad una rete televisiva di Shanghai
per riaffermare il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla stessa barca -
ha detto - e per fortuna stiamo remando nella stessa direzione». Impegnandosi a
continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha
aggiunto, la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza».
SAGGISTICA
Talmud e rispetto della vita umana Il suo nonno materno fu Dante Lattes, uno
dei maggiori rappresentanti dell'ebraismo italiano del Novecento; il suo
trisavolo paterno f ( da "Eco di Bergamo, L'"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Giulio Brotti saggistica Cina, dove lo Stato controlla il
mercato Adam Smith è stato - o forse sarebbe meglio dire «è considerato» - il
primo economista moderno, almeno accademicamente parlando: intorno alla fine
del XVIII secolo ha fondato, infatti, la prima cattedra universitaria di
economia «politica», lasciandosi alle spalle quella che era la sua precedente
disciplina,
RAFFORZARE
LA POLITICA ESTERA E DI DIFESA DELL'UE
( da "marketpress.info"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: gli Usa e la Nato. Questi, è precisato, dovrebbero mirare
in particolare a migliorare l´efficacia delle operazioni di soccorso lanciate
per salvare la vita degli ostaggi. Oltre a deplorare la situazione dei diritti
umani in Cina, il Parlamento cita tra le principali fonti di preoccupazione per
l´Ue in materia di sicurezza i Balcani occidentali,
FINALMENTE.
Ci è voluto il reincrudelirsi della crisi, tornata ad essere anche finanziaria
... ( da "Messaggero, Il (Ostia)"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Anche perché Stati Uniti e Cina hanno ormai economie così
interconnesse i primi consumano i prodotti cinesi, la seconda assorbe enormi
quantità di titoli del Tesoro Usa che senza un loro accordo, ogni tentativo di
metterci una pezza a questa maledetta crisi risulterebbe vano.
GIUSTIZIA
EUROPEA: QUALIFICA DI RIFUGIATO E PROTEZIONE SUSSIDIARIA
( da "marketpress.info"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: QUALIFICA DI RIFUGIATO E PROTEZIONE SUSSIDIARIA Il 17
febbraio 2009 con la sentenza pronunciata nella causa C 465/07 - Meki Elgafaji
e Noor Elgafaji / Staatssecretaris van Justitie - la Corte di giustizia ha
affermato che il soggetto che richiede la protezione sussidiaria non deve
necessariamente provare di essere minacciato personalmente,
Berlusconi
ora incalza le banche: nessuno ha chiesto i Tremonti bond
( da "Corriere
della Sera" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: perché senza Usa e Cina, senza un accordo preventivo con
loro, qualsiasi riforma dei mercati sarebbe inefficace. E poi parla di Italia,
mandando messaggi rassicuranti, dicendo che «rispetto alle difficoltà che ho
sentito qui oggi la nostra situazione è migliore: banche solide, debito privato
basso, niente titoli tossici,
l'AltraModernità
( da "Corriere
della Sera" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: gli artisti oggi partono da uno stato di cultura
globalizzato. Questo nuovo universalismo è basato sulle traduzioni, la
sottotitolatura, il doppiaggio. L'arte di oggi esplora i legami che testo e
immagine, tempo e spazio intrecciano fra loro». L'artefice dell'atto di morte
del Postmodernismo è il francese Nicolas Bourriaud, geniale intellettuale che
nel 1999,
TEHERAN
L'Iran ha annunciato che questo mercoledì le operazioni di preavvio della ...
( da "Messaggero,
Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: insieme ad Usa, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania)
che chiedono all'Iran di sospendere l'arricchimento dell'uranio sulla base di
diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma tra il 2007 e il
PECHINO
- Hillary Clinton ha concluso ieri la sua visita in Cina, e la sua prima
missione all'estero... ( da "Messaggero, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha aggiunto, la
Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza». Nei suoi colloqui politici
Clinton si è concentrata sulla necessità che Usa e Cina affrontino in modo
coordinato la crisi economica internazionale e il grande problema del
surriscaldamento del pianeta, considerato anche che i due Paesi sono quelli
maggiormente responsabili dell'
Il
ministro dell' Economia è quel Geithner che nei giorni scorsi aveva accusato
Pe... ( da "Messaggero, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La visita della Clinton in Cina ci fa sperare che anche
gli altri due fondamentali attori sulla scena (francamente in questo momento
India, Giappone, Brasile e Russia sono piuttosto marginali) sappiano trovare
un'intesa strategica. Anche perché Stati Uniti e Cina hanno ormai economie così
interconnesse i primi consumano i prodotti cinesi,
L'ingordigia
origine della crisi ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: fino a un certo punto si pensava che le economie
emergenti, Cina e India, avrebbero fatto da contrappeso. «E invece no, non è
andata così. Resta l'enormità di capitali cinesi investiti in titoli di Stato
americani. Come si farà a mettere a posto tutto, quando il Tesoro Usa sarà
obbligato a emettere carta a ripetizione per finanziare i salvataggi?
Debito,
Clinton ringrazia la Cina ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Cina Il segretario di Stato apprezza la fiducia, confermata,
sui titoli di Stato Usa Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Gli Stati Uniti ringraziano la Cina per il massiccio sostegno fornito al debito
pubblico americano. E la Cina, che negli ultimi anni ha comprato titoli del
Tesoro Usa a mani basse fino a diventare il primo finanziatore planetario degli
Stati Uniti,
Cina,
un dollaro da amare ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La scelta della Cina di restare pesantemente esposta sul
dollaro, infatti, potrebbe avere ripercussioni importanti sui destini della
valuta americana, condannata dai fondamentali Usa (debito federale in aumento e
aspettative inflazionistiche) a un inesorabile declino.
L'Iran
annuncia il preavvio della centrale di Bushehr
( da "Giornale
di Brescia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: insieme ad Usa, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania)
che chiedono all'Iran di sospendere l'arricchimento dell'uranio sulla base di
diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma tra il 2007 e il
La
Clinton <vende> a Pechino i bond Usa
( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: a Pechino i bond Usa PECHINO LA CINA continuerà a
finanziare il debito pubblico degli Stati Uniti. Missione compiuta a Pechino
per Hillary Clinton, la sua prima all'estero da segretario di Stato Usa. «Il
governo cinese ha preso una decisione saggia continuando a investire dei buoni
del tesoro Usa» (ne possiede già almeno 4 miliardi di dollari)
L'Iran
annuncia il "preavvio"della prima centrale nucleare
( da "Secolo
XIX, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La Russia fa parte del sestetto di potenze (insieme a Usa,
Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) che chiedono all'Iran di sospendere
l'arricchimento dell'uranio sulla base di diverse risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza dell'Onu. Ma tra il 2007 e il
Hillary
in Cina: a messa e poi chat con attiviste
( da "Secolo
XIX, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: intervista rilasciata a una rete televisiva di Shanghai ha
riaffermato il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla stessa barca - ha
detto - e per fortuna stiamo remando nella stessa direzione». Impegnandosi a
continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha
aggiunto, la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza».
Berlusconi:
G8 da allargare, con Obama in comune l'audacia della speranza
( da "Rai
News 24" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: noi proponiamo una più stabile e strutturata associazione
al G8 dei Paesi del G5 (Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa) oltre
all'Egitto, in rappresentanza del mondo arabo, musulmano e africano. E'
cruciale il confronto su temi specifici con singoli gruppi di Paesi, per
esempio quelli africani, secondo il principio delle "geometrie
variabili".
Il
"grande freddo" punta sul verde
( da "Affari
e Finanza (La Repubblica)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Cina e Usa, 11 filiali commerciali dall?Europa all?Asia,
dall?Africa all?Australia, fatturato di oltre 110 milioni, 68 per cento di
export). La situazione comincia a farsi critica, conferma Francesco Bettella,
vice presidente di Unindustria Veneta e responsabile di Refricold, consorzio
per la gestione operativa di progetti e servizi cui aderiscono una cinquantina
di aziende:
L'oro
torna alla ribalta come benerifugio ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: I principali detentori di queste riserve sono gli Usa
seguiti dalla Germania (circa 100Mld$). Ai primi posti si trova anche l?Italia
con 75Mld$. L?area asiatica detiene quantitativi molto contenuti di oro. Si
veda il caso di Cina e Giappone che insieme detengono non oltre il 2% delle
proprie riserve (circa 3000Mld$) in oro.
La
banca in palmo di mano ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: In Usa è un processo avviato da tempo, e anche la Cina sta
facendo grossi progressi sul fronte dei servizi hitech. Una prova che lo
tsunami finanziario non ha fermato l?innovazione. Anzi. Secondo un?indagine
condotta negli States da Forrester Research, autorevole istituto specializzato
in ricerche tecnologiche e di mercato con sede a Cambridge,
E SE
VENISSE SANZIONATO IL PARADISO (FISCALE)?
( da "Wall
Street Italia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: la Cina, la Corea del Sud ed altri 10 paesi del sud-est
asiatico hanno raggiunto un accordo per la creazione di un fondo da 120Mld$ di
riserve valutarie da utilizzare per difendere le proprie valute da attacchi
speculativi. Materie prime: giornata negativa per le materie prime, ad
eccezione dei metalli preziosi con l?
Berlusconi,
sì all'intesa <Ma noi meglio di altri>
( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Berlusconi ha inoltre insistito sulla necessità di
condividere le decisioni dell'Europa con quelle di Cina e Usa. Dei rapporti con
Washington ha parlato anche in un'intervista che esce oggi sul quotidiano Bild
per dirsi certo di instaurare con Barak Obama una relazione forte come quella
con Bush: «Io e Obama abbiamo un tratto comune, siamo uomini tesi al fare.
ANCHE
PERCHé STATI UNITI E CINA HANNO ORMAI ECONOMIE COSì INTERCONNESSE - I PRIMI
CONSUMAN... ( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Anche perché Stati Uniti e Cina hanno ormai economie così
interconnesse - i primi consumano i prodotti cinesi, la seconda assorbe enormi
quantità di titoli del Tesoro Usa - che senza un loro accordo, ogni tentativo
di metterci una pezza a questa maledetta crisi risulterebbe vano.
Macché,
con l'Italia è vero amore...">La Cina è vicina? Sì, solo per gli Usa
Macché, con l'Italia è vero amore...
( da "Affari
Italiani (Online)" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La Cina è vicina? Sì, solo per gli Usa. Macché, con
l'Italia è vero amore... Lunedí 23.02.2009 15:00 Due posizioni e due tesi
contrapposte. Dopo il tour di Hillary Clinton in Asia e soprattuto in Cina, si
scatena il dibattito su Affaritaliani.it.
Avvistata
Atlantide con Google Ocean. Anzi, no
( da "PC
World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: attacco a Explorer dalla Cina Facebook è uno dei
"paesi" più popolati al mondo. Ma la privacy? PirateBay, accusa
dimezzata Il processo a PirateBay, ovvero l'ipocrisia Google Earth come Indiana
Jones? Lo hanno pensato molti utenti, sicuri che il formidabile osservatorio di
Google, da non molto impegnato a sondare anche i fondali oceanici con Google
Ocean,
...E
gli USA fuori dal Kirghizistan. ( da "Blogosfere"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Russia e Cina. La Grande Scacchiera di Brzezinskji, per capirci.
La terra kirghiza non ha chissà quali risorse, a parte l'acqua dolce e miniere
di uranio abbandonate; ma ha una notevole importanza strategica per guerra in
Afghanistan: ospita appunto la base di Manas, il primo hub logistico di uomini
e materiali per l'interminabile guerra contro i talibani.
Iran:
da Italia invito a conferenza su Afghanistan
( da "Reuters
Italia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Cina e Turchia per cercare di stabilizzare l'Afghanistan e
il Pakistan. Sta cercando anche di coinvolgere l'Iran, che confina con entrambi
i paesi. Teheran è al centro di una disputa con l'Occidente sul suo controverso
programma nucleare, ma il presidente Usa Barack Obama ha manifestato la volontà
di parlare con i suoi leader.
HILLARY
REAL POLITIK - DIRITTI UMANI IN CINA? CHISSENEFREGA! QUI DOBBIAMO SALVARE GLI
STATI UNITI DALLA BANCAROTTA E PECHINO è il più grande creditore DEGLI USA - E
i cinesi devono ( da "Dagospia.com"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Segnala articolo --> HILLARY REAL POLITIK - DIRITTI
UMANI IN CINA? CHISSENEFREGA! QUI DOBBIAMO SALVARE GLI STATI UNITI DALLA
BANCAROTTA E PECHINO è il più grande creditore DEGLI USA - E i cinesi devono
continuare a comprare IL NOSTRO debito ? il caso iran?. Francesco Sisci per
"La Stampa" È un fidanzamento di interesse.
Eurojust
contro Skype: il problema intercettazioni diventa europeo
( da "PC
World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Facebook e Google contro l'emendamento D'Alia Non basta la
patch: attacco a Explorer dalla Cina Skype diventa un caso europeo. I problemi
per le intercettazioni sul VoIP non mobilitano solo il ministro degli interni
Maroni: Eurojust, l?agenzia europa per il coordinamento delle indagini
giudiziarie tra gli Stati dell?Unione, ha annunciato l?
Nuovo
blog Director's Cut ( da "PC World online"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: attacco a Explorer dalla Cina Grande novità sul sito di PC
World. Da oggi è disponibile una nuova possibilità di interazione e di scambio
di opinioni con la redazione, grazie al blog Director's Cut, tenuto dal
direttore della testata Alfredo Distefano. Questo blog prende le mosse dalle
ultime discussioni lanciate nell'attuale blog SmileTech,
Maroni
contro Skype: CNR e polizia trovino il modo di intercettarlo
( da "PC
World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: attacco a Explorer dalla Cina Skype è diventata
un'emergenza per il ministro degli Interni Roberto Maroni: ha già previsto una
sorta di task force per trovare il modo di intercettare le comunicazioni che
avvengono tramite il protocollo VoIP di Skype. Rappresentanti del Dipartimento
della Pubblica Sicurezza, dalla Polizia di Stato ai Carabinieri alla Guardia di
Finanza,
Una
notte da Major globalizzate ( da "AprileOnline.info"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Una notte da Major globalizzate En.Camp., 23 febbraio
2009, 19:08 Cinema Gli Oscar confermano la subalternità al potere delle grandi
case cinematografiche, solo in una dimensione globale. Si riempie infatti di
statuette The Millionaire, un'operazione commerciale e ideologica.
CRISI
ECONOMICA: TREMONTI, AUMENTERA' CONCORRENZA SU MERCATO TITOLI PUBBLICI
( da "ITnews.it"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: nel suo intervento ad un convegno sulla globalizzazione, tenutosi
oggi a Cremona. Il ministro ha spiegato che contro la crisi economica
"all'estero hanno fatto di piu', ma ora hanno molto piu' debito e piu'
deficit. E' vero che altri Stati hanno fatto di piu' -ha riconosciuto Tremonti-
ma l'hanno fatto per salvare banche che stavano per fallire".
BANCHE:
TREMONTI, DECRETI ATTUATIVI SU BOND SARANNO FATTI AL PIU' PRESTO
( da "ITnews.it"
del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: - (Adnkronos) - I decreti attuativi sui Tremonti-bond per
gli istituti di credito saranno fatti "al piu' presto". Lo ha detto
il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, a margine di un convegno, tenutosi
oggi a Cremona, sulla globalizzazione.
Moena
investe sulla scuola ( da "Trentino"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Di fondamentale importanza in una realtà globalizzata è
possedere - spiega l'assessore Donei - gli attrezzi linguistici per comunicare
con un numero sempre maggiore di persone. Per questo continuerò a proporre
corsi pomeridiani di lingue straniere (inglese e tedesco), sia per rafforzare
tali competenze, sia per far riflettere i nostri giovani sulla propria lingua e
cultura nell'
La
forza del VoIP è il P2P ( da "Punto Informatico"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Sembra che questo sistema sia stato usato in Cina, su
richiesta del governo locale. Non è possibile sapere come stiano realmente le
cose a causa del fatto che il software di Skype viene distribuito solo in
formato binario (compilato). Per questa ragione, coloro che temono per la
propria riservatezza, spesso preferiscono usare sistemi diversi da Skype,
USA: EX
GOVERNATORE DI ORIGINI CINESI VERSO MINISTERO COMMERCIO
( da "Agi"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: USA: EX GOVERNATORE DI ORIGINI CINESI VERSO MINISTERO
COMMERCIO (AGI) - Washington, 23 feb. - Barack Obama dovrebbe nominare Gary
Locke, il primo governatore cino-americano della storia Usa, alla guida del
ministero del Commercio. Lo ha riferito un alto funzionario
dell'Amministrazione.
Usciamo
dalla crisi con un nuovo modello ( da "Giornale di Brescia"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: moda e chimica rischiano tutto» BRESCIA«Un mondo
globalizzato è un luogo in cui, una volta tanto, il desiderio di responsabilità
morale e gli interessi della sopravvivenza coincidono e si fondono. La
globalizzazione è, tra le altre cose (forse soprattutto), una sfida etica».
Sono parole del filosofo Zygmunt Bauman, citato ieri da Francesco Saottini,
soffia
forte il vento buonista - gianni olla
( da "Nuova
Sardegna, La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: globalizzato. è di scena l'India, o meglio Bombay/Mumbai,
cuore di un'occidentalizzazione di superficie: televisiva per essere estremi.
Difatti il giovane protagonista cerca il riscatto attraverso la trasmissione
"Chi vuole essere milionario" e di settimana in settimana, mentre
cresce la sfida - alimentata da una sorta di cultura di strada che ha costruito
tutto il sapere del nostro
Il
ruolo della Chiesa nell'era globale ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: era globale di Carla Costa Tre incontri sul ruolo della
Chiesa nell'epoca della globalizzazione. È il tema promosso dalla «Fondazione
Clementina Calzari Trebeschi» di Brescia con il ciclo di conferenze dal titolo
«Quale Chiesa?», che si terrà al San Carlino. Questa iniziativa apre la seconda
metà dell'anno culturale della Fondazione.
-
(segue dalla prima pagina) alessandro baricco
( da "Repubblica,
La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La cassaforte dei privilegi culturali è stata scassinata
da una serie di cause incrociate: Internet, globalizzazione, nuove tecnologie,
maggior ricchezza collettiva, aumento del tempo libero, aggressività delle
imprese private in cerca di un´espansione dei mercati. Tutte cose accadute nel
campo aperto del mercato, senza alcuna protezione specifica di carattere
pubblico.
trasportati
a padova i primi cordoni ombelicali ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: volontari della Protezione civile hanno debuttato ieri
facendo una staffetta con Palmanova SPILIMBERGO. Il gruppo comunale di
Protezione civile ha avuto l'onore e il merito di compiere il suo primo viaggio
previsto dal "Progetto cordone ombelicale" che, ogni giorno dal
lunedì al venerdì, permette la raccolta e il trasporto a Padova di tutti i
frutti delle donazioni della regione.
Almunia:
<L'Ue è preparataa soccorrere Stati in difficoltà>
( da "Secolo
XIX, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Per Almunia il G20 dovrà raggiungere decisioni per
coordinare sia le regole sui mercati finanziari, che la politica fiscale e
monetaria. «L'alternativa è il protezionismo», ha detto. «È vero che la
globalizzazione ha portato rischi, ma il più grande rischio adesso è la
de-globalizzazione». 24/02/2009
prossima
vittima, il turismo - massimo paoli ( da "Tirreno, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: i 51 degli Usa e i 50 della Cina scendendo al quinto posto
delle presenze. In termini di valore questo flusso vale per l'Italia 38
miliardi di dollari nell'ultimo anno calcolato, contro gli 86 degli Usa, i 51
della Spagna e i 43 della Francia, collocandola al quarto posto del ranking
mondiale (insidiatissimo per altro da Cina e UK entrambe a 35)
cesar
brie ora mette in scena l'odissea nella globalizzazione - micol argento
( da "Repubblica,
La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Odissea nella globalizzazione MICOL ARGENTO MODENA - Al
Teatro delle Passioni di Modena, stasera debutta "Odissea" del
boliviano Teatro De Los Andes. Lo spettacolo viene presentato in prima
nazionale da oggi, con testo e regia di César Brie. Frutto di un lavoro durato
tre anni, "Odissea" prosegue idealmente la rilettura personale del
regista argentino sui poemi epici,
la
nuova dogana al propeller ( da "Tirreno, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La dimensione del ruolo economico rivestito dalla dogana
in un contesto di globalizzazione - ha spiegato Dioguardi - è stata recepita in
svariate norme che concorrono alla semplificazione dei regimi doganali insieme
al crescente utilizzo delle procedure elettroniche, che diventerà obbligatorio
nel
la ue:
possibili salvataggi di stati ( da "Repubblica, La"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: protezionismo («de-globalizzare sarebbe ancora più
pericoloso della globalizzazione»). Intanto domenica l´ennesimo vertice
straordinario Ue dall´arrivo della crisi sarà dedicato proprio al
protezionismo. Oltretutto in mattinata ci sarà un pre-summit dei paesi dell´est
europeo che chiederanno all´Unione di rispettare le regole su mercato unico e
libera circolazione e di resistere
pronto
intervento dell'asia fondi freschi contro le crisi
( da "Repubblica,
La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: si sono aggiunti per il vertice di Phuket anche Cina,
Giappone e Corea del Sud. Assieme, questi paesi controllano la più vasta
quantità di riserve valutarie del pianeta, quasi 4.000 miliardi di dollari.
Hanno deciso di rafforzare gli accordi swap fra le loro banche centrali, per
essere pronti a intervenire tempestivamente di fronte alle prime avvisaglie di
una bancarotta sovrana,
ASIA IN
MOVIMENTO ( da "Manifesto, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Durante la seconda guerra mondiale furono più di centomila
le donne rapite dai giapponesi da territori diversi: Cina, Malesia, Vietnam,
Indonesia, Corea. Lo scopo era quello di farle diventare schiave dei soldati
giapponesi, liberi di abusarne sessualmente. Sono le comfort women. Alcune
ragazze giapponesi hanno ascoltato il loro racconto e si sono appassionate alla
causa.
Volevamo
uno strumento che non venisse dagli Usa
( da "Manifesto,
Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Corea del Sud e Cina: lo scorso settembre si è tenuto un
incontro in Corea del Sud, dal quale è nata la volontà di dotare gli attivisti
asiatici di strumenti comuni, utilizzando internet e i media a disposizione.
Obiettivo, comunicare quanto accade in termini di lotte sociali nei propri
paese, provando a convergere su elementi comuni.
Dal
mercurio al galinstan ( da "Manifesto, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Caduto il veto degli Usa, anche i paesi in passato
recalcitranti (Cina, India, Sudafrica) hanno firmato la dichiarazioni
d'intenti, in cambio della promessa che il trattato terrà conto delle
«situazioni particolari». Secondo l'Unep, il 45% delle emissioni di mercurio è
causata dai combustibi fossili, soprattutto dalle centrali a carbone;
La
svolta di Obama: in soccorso di Citigroup E Wall Street crolla
( da "Corriere
della Sera" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: ipotesi di una nazionalizzazione di fatto La Casa Bianca
vuole dimezzare il deficit Il listino Usa ai minimi dal '97. E il cino
americano Locke viene dato per favorito alla guida del ministero del Commercio
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Se non è l'arma nucleare della
nazionalizzazione delle banche, è qualcosa di molto simile.
In
gennaio cresce solo la Cina ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Acciaio In gennaio cresce solo la Cina Il gennaio da
primato dello scorso anno è dimenticato, salvo in Cina: la produzione di
acciaio grezzo il mese scorso ha accusato una flessione complessiva del 24%,
arrivando a 86 milioni di tonnellate nei 66 Paesi che sono sotto la lente della
World Steel Association (precedentemente nota come International Iron and Steel
Institute)
Il Go
global cinese va avanti ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: NO AL PROTEZIONISMO «La crisi non può consentire
atteggiamenti di sfiducia nei confronti della globalizzazione» STRATEGA DI
MATRIMONI MISTI Il presidente con il Phd americano Wei Wang, 50 anni, è il
presidente della China Mergers and Acquisitions Association, nata nel 2004 per
promuovere la globalizzazione delle aziende cinesi sotto l'
Un
periodo nero: mi si è guastata la lavatrice, che aveva solo tre anni di vita e
l'ho consegna... ( da "Arena, L'"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: 40 euro dalla Cina e rivenduti per le strade dagli
ambulanti a 3 euro, una somma che non basterebbe certo per una riparazione. Una
buona sedia costa 50 euro, ma se un falegname ci mette le mani nei chiede
altrettanti. La pulizia di un orologio dall'orologiaio costa 40 euro, quanto un
orologio di tipo economico.
Gli
Stati Uniti dovevano muoversi con più anticipo
( da "Tempo,
Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: corso di un convegno sulla globalizzazione organizzato
dalla Fondazione Arvedi Buschini. Secondo il ministro ci sarebbe voluto
«coraggio» e questo «avrebbe dato un effetto di fiducia e sarebbe costato molto
meno». Tremonti, però, ha sottolineato che non tutto è perduto perché
dall'attuale crisi «emergeranno delle opportunità» e ci sarà «una spinta ad una
rivoluzione industriale»
Berlusconi
vede Sarkozy: "Europa più forte"
( da "Giornale.it,
Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Noi proponiamo una più stabile e strutturata associazione
al G8 dei Paesi del G5 (Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa) oltre
all?Egitto, in rappresentanza del mondo arabo, musulmano e africano. è cruciale
il confronto su temi specifici con singoli gruppi di Paesi, per esempio quelli
africani, secondo il principio delle “
Cina
vicina agli Usa? No, con l'Italia è vero amore
( da "Affari
Italiani (Online)" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La Cina è vicina? Sì, solo per gli Usa. Macché, con
l'Italia è vero amore... Lunedí 23.02.2009 19:50 Due posizioni e due tesi
contrapposte. Dopo il tour di Hillary Clinton in Asia e soprattuto in Cina, si
scatena il dibattito su Affaritaliani.it.
Banche:
Abete, le italiane sono solide ( da "Trend-online"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Luigi Abete, a Canale5, aggiungendo che anche le banche
italiane 'vivono in un mondo globalizzato, dove la situazione e' molto critica:
quindi non e' una preoccupazione diretta per l'Italia', ma si avvertono le
conseguenze di 'un contesto generale'. 'Si e' ridotto l'aumento del credito, ma
non il credito'.
Darfur/
Clooney incontra Obama e chiede nomina inviato
( da "Virgilio
Notizie" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: e di aver sollecitato maggiori pressioni sulla Cina,
perchè Pechino metta da parte i suoi interessi economici e si adoperi per porre
fine alle violenze. I profughi hanno bisogno "di quello che possiamo fare
di meglio - ha aggiunto - di quello che abbiamo fatto di meglio dall'inizio di
questo Paese, cioè una buona e robusta diplomazia in tutto il mondo".
Nazionalizzazioni.....
il battito della farfalla continua! ( da "Trend-online"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: no al protezionismo anche se per togliere di mezzo la
leggenda della globalizzazione un ritorno al passato non farebbe male alle
nostre economie......local integrato dal global......basta delocalizzazioni
selvagge ed outsorcing sfrenato.....messaggi chiari e regole certe per far
tornare la fiducia.
Dal
mercurio al <galinstan> ( da "Manifesto, Il"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Caduto il veto degli Usa, anche i paesi in passato
recalcitranti (Cina, India, Sudafrica) hanno firmato la dichiarazioni
d'intenti, in cambio della promessa che il trattato terrà conto delle
«situazioni particolari». Secondo l'Unep, il 45% delle emissioni di mercurio è
causata dai combustibi fossili, soprattutto dalle centrali a carbone;
Casa
Bianca: no Clooney, no Darfur ( da "Affari Italiani (Online)"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: e di aver sollecitato maggiori pressioni sulla Cina,
perchè Pechino metta da parte i suoi interessi economici e si adoperi per porre
fine alle violenze. I profughi hanno bisogno "di quello che possiamo fare
di meglio - ha aggiunto - di quello che abbiamo fatto di meglio dall'inizio di
questo Paese, cioè una buona e robusta diplomazia in tutto il mondo".
Pensieri
di crisi ( da "Blogosfere"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: la liquidità della Cina, alimentata da una non virtuosa ed
artificiale inizione quotidiana di moneta, dovrà lentamente ridursi per evitare
che alla discesa della domanda aggregata si accompagni una svalutazione dello
yuoan insostenibile ed inutile. Certamente un rialzo dei tassi USA sarà
necessario per ovviare ad uno spiazzamento del debito per mancata attrattività
dei rendimenti.
LE
BANCHE ITALIANE SONO SOLIDE. PAROLA DI ABETE
( da "Trend-online"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Vivono in un mondo globalizzato e noi abbiamo un'economia
finanziaria globale molto critica, soprattutto in America". Quindi,
secondo il presidente della Bnl, "non c'è una preoccupazione diretta per
la situazione dei risparmiatori e per l'economia finanziaria italiana.
No
Clooney, no Darfur ( da "Affari Italiani (Online)"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: e di aver sollecitato maggiori pressioni sulla Cina,
perchè Pechino metta da parte i suoi interessi economici e si adoperi per porre
fine alle violenze. I profughi hanno bisogno "di quello che possiamo fare
di meglio - ha aggiunto - di quello che abbiamo fatto di meglio dall'inizio di
questo Paese, cioè una buona e robusta diplomazia in tutto il mondo".
Nordcorea:
"Imminente lancio satellite", Vicini in allarme
( da "KataWeb
News" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Giappone e Cina, che hanno fatto sapere che seguiranno con
attenzione un test che secondo gli esperti serve per sperimentare un missile
intercontinentale Taepodong-2 con una gittata fino a
Giappone-Usa/
Taro Aso a Washington, oggi incontra Obama
( da "Virgilio
Notizie" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: La seconda economia del pianeta è - dopo la Cina - il
secondo detentore di bond del Tesoro statunitensi. Se Washington continua ad
aspettare il prossimo leader giapponese forte, il "prossimo Koizumi",
"aspetterà per sempre" dice Michael Auslin, specialista nipponico all'American
Enterprise Institute.
Con
"Hillary" si vestiranno divani e poltrone alla Casa Bianca
( da "Stampa,
La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: qualità e ricerca possono reggere il confronto con la
globalizzazione e con la concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera. Una
stoffa di «Arazzo», questo è il nome dello stabilimento di Filippo Uecher
specializzato nella produzione di tessuti per arredamento, è stato infatti
scelto per rinnovare il look della Casa Bianca.
Inchiesta
sull'incendio della ThyssenKrupp ( da "Affari Italiani (Online)"
del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: la ThyssenKrupp, la globalizzazione", pubblicato
dalla casa editrice Donzelli. Nel libro l'autore traccia un mosaico di
testimonianze orali sul lavoro operaio, raccolte in un viaggio dall'Italia al
Kentucky, dall'India al Brasile, raccontando le trasformazioni delle città
industriale nell'era della globalizzazione.
NordCorea/
Pyongyang annuncia lancio "satellite", tensione
( da "Virgilio
Notizie" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Abstract: Cina che hanno dato vita nelle ultime settimane a una
rivisitazione a vent'anni di distanza del braccio di ferro missilistico tra Usa
ed Urss durante la guerra fredda. Nuova Delhi ha sfidato il programma spaziale
cinese, annunciando la settimana scorsa un investimento da 1,7 miliardi di
sterline per anticipare Pechino di almeno quattro anni nel portare i propri
astronauti sulla Luna.
( da "Manifesto, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
PENISOLA
DI COREA Washington cerca una nuova strategia di dialogo Marina Forti I toni
sembrano quelli di sempre. Durante la sua tappa in Corea del sud, giorni fa, la
segretaria di stato Usa Hillary Clinton ha riaffermato
che gli Stati uniti sostengono Seoul, e che i due paesi alleati continueranno a
lavorare insieme per denuclearizzare la penisola coreana. Poi ha ammonito la
corea del Nord: le relazioni tra Washington e Pyongyang non miglioreranno se
questa userà «il linguaggio dell'insulto e della provocazione». Allusione a un
eventuale test missilistico nordcoreano, che secondo fonti di intelligence
sarebbe imminente. La strategia dell'amministrazione Obama verso la Corea del
Nord però non sta tutta in queste frasi. La Corea del sud resta l'alleato, non c'è
dubbio (e ospita truppe e basi militari americane). Ma Clinton in questi giorni
ha anche detto che Washington è pronta a firmare un vero e proprio trattato di
pace alla Corea del nord (quello che manca dal '53, quando la guerra di Corea
terminò con un armistizio) e a normalizzare le relazioni - certo, se Pyongyang
rinuncia davvero alle sue ambizioni nucleari, secondo gli impegni presi nel
settembre 2005 (quando aveva accettato di abbandonare «ogni arma nucleare e
programma atomico esistente», in cambio di contropartite politiche ed
economiche e di «un assetto di pace permanente nella penisola di Corea»: su cui
però il dialogo si è bloccato). Clinton ha anche annunciato che l'ambasciatore
Stephen Bosworth sarà il suo «inviato speciale» per la Corea del Nord. Fin qui,
sembra che Clinton abbia fatto proprie le raccomandazioni del Atlantic Council
of the United States, una rete «non-partisan» di esperti che vuole «promuovere
un impegno costruttive degli Usa» sulla scena
internazionale: in un documento fatto circolare di recente avvertiva che se
vuole eliminare il programma nucleare della Corea del Nord, l'amministrazione
Obama deve adottare una nuova strategia e cercare un accordo complessivo nella
penisola di Corea; quindi affrontare l'insieme delle questioni di sicurezza, politiche ed economiche nell'ambito dei colloqui a sei (che
includono Cina, Russia, Giappone, Usa e le due
Coree); offrire, in parallelo a un accordo di denuclearizzazione, anche il
famoso trattato di pace, con riconoscimento diplomatico e «assetto di pace
permanente». C'è però un'incognita. «Il nostro scopo è sviluppare una strategia
efficace ... in un momento in cui l'intera situazione della dirigenza \
è poco chiara», ha dichiarato Clinton a Seoul. Già: chi comanda a Pyongyang (è
ben nota una lotta di potere tra il partito e i militari), e soprattutto chi
comanderà quando uscirà di scena l'attuale presidente, il «caro leader» Kim
Jong-il? Da mesi ormai si discute di successione (il primogenito di Kim, o il
terzogenito?), e poiché la Corea del Nord è forse il regime meno trasparente al
mondo, non resta che interpretare i segnali. Uno è il recentissimo rimpasto tra
i comandi militari, che ha portato un fedelissimo del presidente Kim nella
Commissione di difesa nazionale e una figura vicina al terzogenito alla guida
del ministero della difesa. L'incertezza della successione, sottolineava
Clinton giorni fa, «può incoraggiare gesti provocatori come atto per asserire
il proprio potere» (il test missilistico?). Ma questo rende più urgente
definire un quadro di dialogo.
( da "Manifesto, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
PECHINO
Buoni del tesoro e clima, i colloqui di Hillary Clinton Simone Pieranni PECHINO
PECHINO Neanche le madri di piazza Tian'anmen hanno fatto scivolare Hillary
Clinton, giunta in Cina nella sua prima missione come
segretaria di stato statunitense. Una lettera pubblicata su un sito web
immediatamente oscurato, e gli appelli di parenti e conoscenti di alcuni
dissidenti in carcere, non hanno scosso Hillary Clinton, il suo sorriso in ogni
incontro e la grande voglia di affrontare solo le emergenze: la crisi economica
e le questioni ambientali. Per la questione dei diritti umani ci sarà tempo e
di sicuro i cinesi dimostreranno di avere gradito questo atteggiamento. Non in
pochi in Cina, nelle ore successive all'elezione di
Obama, avevano fatto oscuri presagi sui rapporti sino statunitensi, proprio per
la sensibilità dei democratici Usa su temi caldi come
Tibet, Taiwan e la questione dei diritti umani. Invece, tutto è filato liscio,
se si eccettua la denuncia di Zeng Jinyan - suo marito Hu Jia sta scontando una
condanna di tre anni e mezzo di prigione per reati di opinione - che ha
affermato di essere stata bloccata per tutta la giornata di ieri dalla polizia
nella sua casa alla periferia di Pechino. Il gruppo umanitario China Human
Rights Defender inoltre ha diffuso un comunicato, sostenendo che «numerosi»
altri dissidenti ieri sono stati messi agli arresti domiciliari, per impedire
loro di incontrare il segretario di stato Usa. Sui
media cinesi non c'è notizia al riguardo, mentre c'è un'ampia copertura della
visita di Hillary Clinton, a celebrare i trent'anni di rapporti diplomatici tra
Usa e Cina. Questa volta a
lamentarsi delle affermazioni del segretario di stato Usa
- «i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani verranno discussi, ma la
nostra pressione non può interferire con la crisi economica globale, i
cambiamenti del clima, le crisi legate alla sicurezza» - sono stati i gruppi
umanitari internazionali. Secondo Amnesty International («stupiti ed
estremamente contrariati»), Clinton avrebbe «danneggiato le
future iniziative degli Usa per proteggere i diritti umani in Cina», mentre
Tenzin Dorjee, di Students for a Free Tibet, ha sostenuto che i leader
stranieri «devono rafforzare la pressione sulla Cina». Clinton,
che ripartirà oggi dalla Cina, è giunta a Pechino nella serata di venerdì sera, proveniente
dall'Indonesia. Il primo degli incontri programmati nella giornata di
ieri è stato con Yang Jiechi, ministro degli esteri cinese. Con le prime
conversazioni, i primi annunci: il 27 febbraio i due ministeri della difesa,
cinese e statunitense, si incontreranno per discutere di problematiche globali,
così come a Londra, in aprile, ci sarà il primo incontro tra il neo eletto
presidente Usa Barack Obama e il presidente cinese Hu
Jintao. Le parole della segretaria di stato Usa, al
termine dell'incontro, hanno confermato il trend dell'intera giornata, fatto di
buoni propositi e rassicurazioni: «Al momento del debutto della nuova
amministrazione del presidente Obama - ha detto Hillary Clinton - noi vogliamo
rafforzare e migliorare le relazioni tra i due paesi», ritenendo un
«imperativo» la cooperazione e la necessità di respingere insieme le misure
protezionistiche in questo contesto di crisi economica mondiale. Dal canto suo,
Yang Jiechi ha assicurato che Pechino manterrà l'investimento di una parte
delle sue riserve di valuta straniera in buoni del tesoro americano e che è
disponibile a cooperare in modo attivo con gli Stati Uniti per contribuire al
risanamento della finanza globale, augurandosi «relazioni a lungo termine
stabili e in costante miglioramento» e aprendo alla possibilità di «condurre un
dialogo positivo con la parte americana sui diritti umani». Anche il
cambiamento del clima ha avuto la sua parte nei colloqui: gli Usa sperano di farne un elemento chiave di una nuova fase di
cooperazione con la Cina (Clinton ieri ha anche
visitato una centrale elettrica alimentata a gas eco-compatibile che usa
turbine General Electric) A Zhongnanhai, la sede del governo cinese e secondo
molti la vera città proibita di Pechino, Hillary Clinton ha poi incontrato il
premier cinese Wen Jiabao, confermando aperture e ottimismo a suon di proverbi
cinesi, in un gioco di citazioni che sembra avere soddisfatto molto gli
osservatori locali. «Dobbiamo attraversare il fiume, pacificamente, come
fossimo su una stessa barca», ha detto Clinton, citando direttamente dall'Arte
della guerra di Sun Tzu. Infine, a chiudere l'intensa giornata diplomatica ha
incontrato il presidente cinese Hu Jintao.
( da "Manifesto, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
DUE
IMMAGINI DI HILLARY CLINTON DURANTE IL SUO VIAGGIO IN ASIA /FOTO AP Una Chimera
tutta rosa e fiori Angela Pascucci Tra gli effetti più eclatanti del grande
collasso economico e finanziario in corso secondo alcuni è da mettere in conto
«un grave arretramento geopolitico» dell'Occidente. Il perché lo spiega con
chiarezza Foreign Affairs nel suo ultimo numero (gennaio/febbraio 2009).
«Washington e i governi europei non avranno né le risorse né la credibilità
politica per giocare negli affari globali il ruolo che altrimenti gli sarebbe
stato proprio», scrive Roger Altman, vice segretario al tesoro nella prima
presidenza Clinton, che prevede un'accelerazione dello spostamento del centro
di gravità del mondo, già in corso da tempo. Quale sia la forza di attrazione
più potente, ancora oggi, l'analista lo indica esplicitamente: la Cina, che continua a tenere il passo, sia pure rallentato
dallo sconquasso globale. L'Amministrazione Obama sembra già averne preso atto.
Il primo viaggio all'estero del segretario di stato Hillary Clinton l'ha vista
puntare verso il Pacifico. Non accadeva dai tempi di Dean Rusk, negli anni '60.
Una rottura esplicita della tradizione che da allora in poi aveva visto tutti i
responsabili della diplomazia Usa rivolgere la loro
prima attenzione al Medio Oriente e all'Europa. Pechino è stata l'ultima tappa
della Clinton, dopo il Giappone, la Corea del sud e l'Indonesia. Dulcis in
fundo o coda velenosa era la domanda che tutti si ponevano, per capire su quale
tono la nuova Casa Bianca intendesse impostare quella che lo stesso segretario
di stato ha definito «la più importante relazione bilaterale del mondo in
questo secolo». Oggi chi puntava sul «contenimento» e una nuova intransigenza
per le violazioni cinesi, soprattutto in materia di diritti umani, sarà deluso.
Soprattutto perché la partenza della nuova Amministrazione era stata al proposito
irruenta (tanto che il discorso di insediamento di Obama era stato censurato in
Cina). Ma ancora una volta l'assunzione del potere, e
il cataclisma globale in corso, hanno spinto più che mai al pragmatismo e
dunque all' «engagement». Già poco prima della sua partenza per il tour
asiatico, il nuovo segretario di stato aveva mandato segnali concilianti,
quando all'Asia Society aveva affermato: «Alcuni pensano
che una Cina in ascesa sia per definizione un avversario. Al contrario, noi
pensiamo che Usa e Cina possono beneficiare del, e contribuire al, rispettivo successo».
E aveva annunciato anche la ripresa del dialogo sulle questioni militari,
interrotto da Pechino quando l'Amministrazione Bush ormai agli sgoccioli aveva
venduto oltre 5 miliardi di dollari di armi a Taiwan. Hillary Clinton
non ha atteso di atterrare a Pechino per confermare il messaggio. Già
sull'aereo aveva dichiarato alla stampa che la questione dei diritti umani non
avrebbe impedito di lavorare con la Cina per
affrontare insieme la crisi finanziaria, il cambiamento climatico e la
questione nord coreana. «Non che Taiwan, il Tibet, i diritti umani non siano
nella nostra agenda, ma sappiamo bene quello che avranno da dire». Le pressioni
su questi nodi spinosi continueranno ma non interferiranno con «il dialogo
necessario alla comprensione e alla cooperazione» sulle questioni che in questo
momento l'amministrazione Usa mette al primo posto.
Così il primo incontro a Pechino con il ministro degli esteri cinese Yang
Jiechi ha puntato sulla cooperazione, definita «imperativa», sull'economia e i
cambiamenti climatici, problemi rispetto ai quali, ha detto Clinton, «vogliamo
approfondire e allargare la nostra relazione». Quel che divide, ha ribadito il
segretario di stato, verrà trattato a porte chiuse, secondo la consueta
tradizione diplomatica. Pechino può dunque definitivamente archiviare
l'immagine della first lady che nel 1995, alla Conferenza mondiale delle donne
di Pechino, lanciò contro le violazioni e gli abusi del regime cinese la
critica più violenta mai proferita da un ospite straniero. Altri tempi, altro
ruolo, altra situazione. Il primo ballo della nuova coppia sembra dunque essere
andato senza i clamorosi pestoni, nonostante, e su questo non c'è dubbio, la musica
sia cambiata e anche i passi. Nella sua prima audizione alla Commissione affari
esteri del Senato come candidata alla segreteria di stato, nel presentare il
nuovo «smart power», potere intelligente, degli Usa
nei confronti del mondo, Hillary Clinton aveva preannunciato che la politica
verso la Cina sarebbe cambiata per divenire più
«comprensiva», allargata a un ventaglio più vasto di questioni, e non più solo
focalizzata sull'economia, come era avvenuto durante l'era Bush, soprattutto la
seconda. La leadership cinese avrebbe probabilmente preferito continuare così,
visti i legami ormai inestricabili e vitali che legano i due sistemi economici,
sostanza fondamentale di quella che lo storico Niall Ferguson ha definito con
un'efficace crasi «Chimerica». Un intreccio che la crisi sta mettendo a dura
prova. Il cambiamento climatico, e le misure urgenti da prendere per
contrastarlo, si presenta invece come questione inquietante per la Cina, che ha ormai sopravanzato gli Usa
nell'emissione di gas inquinanti ma che continua a sottolineare l'enorme
differenza di sviluppo, e di consumo pro capite, dei due paesi, e si batte per
una diversa strategia. Ma non c'è dubbio che se i due maggiori avvelenatori del
pianeta decidessero infine di confrontarsi direttamente, le probabilità di
uscire da un'impasse letale potrebbero aumentare (a meno che non trovino
accordi sulla pelle degli altri). Il «dialogo» lo rivelerà presto. Per ora
Pechino incassa il cambiamento di tono, esito positivo di uno scontro che si è
consumato nelle prime settimane della presidenza di Barack Obama. Aveva
cominciato il ministro del tesoro Timothy Geithner accusando Pechino di
«manipolare» la propria moneta, anatema che nemmeno ai tempi di Bush si era mai
sentito. Poi era arrivata la teoria del «saving glut», dell'eccesso di
risparmio, formulata dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, che, in
un ribaltamento grottesco della situazione, addossava alla Cina
la colpa del collasso globale. Poi lo slogan «buy american», foriero di un
vento protezionistico letale per il sistema economico cinese. E tutto mentre
Pechino continuava a tenere a galla la barca comprando bond americani sempre
meno appetibili. A dicembre è arrivato a detenerne 696 miliardi (rispetto ai
477 di un anno prima), superando così anche il fidato Giappone. Sul
palcoscenico del Forum economico mondiale di Davos, alla fine di gennaio, è
iniziato il contrattacco cinese, con le dure critiche del premier Wen Jiabao a
un «modello di sviluppo insostenibile» basato su bassi risparmi e alti consumi.
Lo stesso premier si faceva intervistare il 2 febbraio dal Financial Times per
ribattere punto per punto alle accuse e avvertire che per la Cina,
alle prese coi propri enormi problemi, difendere i propri interessi è il
migliore contributo alle difficoltà globali. Il messaggio è stato afferrato ed
è iniziata la marcia indietro, culminata al G7 di Roma, da dove il 14 febbraio
lo stesso Geithner apprezzava l'«importante» ruolo di Pechino «nella
stabilizzazione del sistema finanziario internazionale». Nel 2009 gli Stati
uniti prevedono di emettere 2000 miliardi di bond per fare fronte alla
catastrofe in corso, e qualcuno dovrà pur comprarli.
( da "Cittadino, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Clinton
in Cina Una Messa e una "chat" per chiudere
PECHINO Hillary Clinton ha concluso ieri la sua visita in Cina,
e la sua prima missione all'estero come segretario di Stato, incontrando una
dozzina di attiviste per i diritti delle donne nell'Ambasciata degli Usa a Pechino. Hillary ha anche "chattato" su
Internet con altre attiviste e in apertura di giornata ha assistito a una Messa
in una chiesa protestante alla periferia della capitale. Il segretario di Stato
ha approfittato di un'intervista rilasciata a una rete
televisiva di Shanghai per riaffermare il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla stessa barca - ha detto - e per fortuna stiamo
remando nella stessa direzione». Impegnandosi a continuare nella sua politica
di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha aggiunto,
la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza». Nei suoi
colloqui politici, ieri, Clinton si è concentrata sulla necessità che Usa e Cina affrontino in modo
coordinato la crisi economica internazionale e il grande problema del
surriscaldamento del pianeta, considerato anche che i due Paesi sono quelli
maggiormente responsabili dell'emissione di gas inquinanti. Lavorando insieme
su questi terreni, ha detto la Clinton. Il segretario di Stato ha riconfermato
l'impegno degli Usa a favore dei diritti umani e
civili ma ha chiarito che la priorità è quella di una relazione «positiva e di
collaborazione» tra i due paesi.
( da "Giornale di Brescia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione:
23/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo
piano Il premier: collegarsi con Usa e Cina Berlusconi soddisfatto: c'e stato accordo su tutto. L'Italia sta
meno peggio degli altri BERLINOLa mossa diplomatica è quella di agganciare
l'Europa agli Stati Uniti. Serve subito un confronto sulle modalità per uscire
dalla crisi mondiale, «forse ci sarà prima del G20». Silvio Berlusconi
lancia l'idea - concordata con Nicolas Sarkozy - di una «puntata» negli Usa perché - questo il suo ragionamento - l'America «non può
camminare da sola» e anche l'Europa ha bisogno che ci siano «azioni
concordate». Il premier italiano nei giorni scorsi aveva chiesto «risposte
forti e globali» e il percorso tracciato a Berlino verso Londra (il 2 aprile
Obama verrà nel Vecchio Continente per la prima volta da presidente) va «nella
direzione giusta». Ma il presidente del Consiglio, oltre a dirsi d'accordo
sulla necessità di buttare al macero le vecchie regole finanziarie e di
riscriverne di nuove, apre al coinvolgimento con Washington e anche con Pechino
perché «servono incontri preliminari per poi definire le soluzioni finali». Il
Cavaliere è apparso molto soddisfatto dagli esiti del summit organizzato da
Angela Merkel. «C'è accordo totale su tutto, ora bisogna discutere dei
contenuti», ha sottolineato prima di tornare a Roma. Con una punta d'orgoglio:
«Le difficoltà che ho ascoltato non riguardano l'Italia», ha osservato anche
nella conferenza stampa suscitando la sorpresa di molti dei presenti. L'Italia
- è la posizione che Berlusconi ha sempre ripetuto - non nasconde i problemi
dell'economia reale ma «sta meglio di tutti» perché le sue banche «sono solide»
e non piene di titoli tossici e i lavoratori che perdono il lavoro possono
recuperare il 70% dello stipendio principale. Il Cavaliere si è rivolto
soprattutto agli istituti bancari. «Noi stiamo dicendo: vi conviene aumentare
il patrimonio così potrete aumentare le masse del credito da dare alle
imprese». Ovvero un appello a richiedere i cosiddetti «Tremonti bond». «Ad oggi
però - è stata la chiusa di Berlusconi - non abbiamo notizia di nessuna banca
italiana che voglia approfittare della nostra disponibilità». Anche Lorenzo
Bini Smaghi, componente del comitato esecutivo della Bce, ha spezzato una
lancia a favore dei «Tremnti bond». «Nazionalizzare le banche - ha detto - è
controproducente se il loro stato patrimoniale può essere rafforzato con
iniezioni di capitale, anche pubblico. In altre parole, sì ai Tremonti bond e
no alle nazionalizzazioni».
( da "Giornale di Brescia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione:
23/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero
Hillary: la Cina compri bond Usa Il segretario di Stato lascia
Pechino. Delusi gli attivisti dei diritti umani Hillary Clinton col collega
cinese Yang Jiechi PECHINO Hillary Clinton chiude il suo tour asiatico con un
appello alla Cina: «comprate il debito americano». Il segretario di Stato
riparte per Washington dopo la tappa a Pechino che le ha attirato le critiche
delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani. Ai leader cinesi l'ex
First Lady ha detto che gli Stati Uniti non perdono di vista il rispetto dei diritti,
ma che questo non deve ostacolare la lotta in cui Pechino e Washington sono
impegnati fianco a fianco per sconfiggere la crisi economica e garantire la
sicurezza da minacce come il terrorismo e la proliferazione nucleare. L'ultimo
appello è stato a continuare comprare buoni del Tesoro americani per aiutare la
ripresa dell'economia americana e dell'esportazione di prodotti cinesi.
«Continuando a sostenere gli strumenti del Tesoro americano» ha detto la
Clinton, «i cinesi riconoscono le nostre interconnessioni. Le cose stanno
proprio così: cadremo o risorgeremo insieme». E mentre i dissidenti lamentano
vessazioni, e arresti per impedir loro ogni contatto con la Clinton, il
segretario di Stato e il collega Yang Jiechi, hanno trovato terreno di intesa sulla
gestione della crisi e della lotta al cambiamento climatico. La buona volontà
di Pechino, potrebbe generare una nuova era di collaborazione tra due delle tre
economie più importanti e tra i due maggiori inquinatori del pianeta.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
cronaca
pag.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'INCONTRO.
A BRESCIA, OSPITE DELLA «CCDC» E DI «AMNESTY INTERNATIONAL» UN DISSIDENTE
SCAMPATO AI «LAOGAI» HARRY WU, LA CINA di Lucilla Perrini Era un giovane
studente di geologia a Pechinom quando decise di aderire alla Campagna dei
Cento Fiori, promossa dallo stesso Partito Comunista per «correggere i suoi
precedenti errori». Harry Wu fu bollato come nemico del popolo e, per questo,
nel 1960 fu arrestato e mandato in un campo di lavori forzati. Senza
un'incriminazione formale, senza neppure un processo, fu internato per 19 anni
nei «laogai» (acronimo di Laodong Gaizao Dui, cioè riforma attraverso il
lavoro). Un mondo infernale, in cui il detenuto è costretto a lavorare fino a
16 ore al giorno, a soffrire la fame, a subire pestaggi e torture, dalle
scariche elettriche alla sospensione per le braccia. Un campo di concentramento
copiato dal modello sovietico dei gulag. Ma mentre i lager sono stati chiusi
nel 1945 e i gulag sono in disuso dagli anni '90, ancor oggi in Cina ci sono almeno 1.045 laogai attivi, dove cinque milioni
di uomini donne e bambini sono condannati ai lavori forzati a vantaggio
economico del regime comunista cinese e di numerose multinazionali che
investono o producono in Cina. HARRY WU è riuscito a
uscire vivo da questo inferno, dal quale si calcola siano passati 50 milioni di
cinesi, e nel 1985 è entrato illegalmente negli Stati Uniti. Da quel momento ha
scelto di trasformare i suo ricordi in una testimonianza viva, di continuare,
attraverso la Laogai Research Foundation e i suoi libri, la battaglia per la
democratizzazione della Cina e il rispetto dei diritti
umani negati dal regime comunista. Nei giorni scorsi Harry Wu era a Brescia,
ospite della Ccdc e di Amnesty International, per raccontare nel Salone
Bevilacqua della Pace i suoi anni nei gulag cinesi. Wu, come sono stati quegli
anni? «I primi anni sono stati i più duri, per le torture subito e i lavori
forzati. In quel periodo avevo perso anche la fede». Come è finito nel laogai?
«Provenivo da una famiglia borghese ed ero cattolico. Tanto bastava per essere
giudicato nel 1957, insieme a un milione di persone, un controrivoluzionario di
destra. Sono state due mie affermazioni a farmi rinchiudere: avevo disapprovato
l'invasione dell'Ungheria nel '56 da parte dell'Urss e avevo detto che il
partito comunista divide la società in classi. Così senza neppure processo.
sono stato internato per 19 anni». Qual era la sua giornata tipo? «Sveglia
all'alba, ci mettevano in fila e controllavano le presenze, poi ci davano una
ciotola di cibo. Entro 10 minuti bisognava uscire dalle baracche, ci ricontavano
e andavamo a lavorare in un quadrilatero segnato da bandiere. Chi le
oltrepassava veniva ucciso. A fine giornata ognuno pesava quanto aveva prodotto
e se non raggiungeva la quota veniva insultato da tutti e punito, ad esempio
legato a un palo per ore. Dalle 20 alle 22 c'erano l'indottrinamento politico e
l'autocritica. Dopo il sermone giornaliero si andava a dormire». Il miracolo
economico cinese è sato costruito sulla pelle di questa immensa forza lavoro a
costo 0? «Sì. Con il regime comunista, oltre alla divisione della società in
classi, rivoluzionarie e antirivoluzionarie, si è proceduto all'annullamento
della proprietà privata e alla statalizzazione di tutto, dai terreni alle
industrie, e alla negazione di qualsiasi credo religioso. Per trent'anni lo
Stato è stato l'unico datore di lavoro. Negli anni '80 il regime ha deciso di
aprirsi ai mercati stranieri, di conseguenza ha ammorbidito le sue posizioni
sulla religione, anche se la cattolica resta illegale. Al capitale straniero,
affinché investisse, la Cina ha offerto una
manovalanza a bassissimo costo. Si è così verificata una dicotomia, tra il
settore economico e quello politico, che è rimasto uguale, dato che c'è solo un
partito, un leader, un solo sistema. La Cina è sempre
stata un impero, oggi è solo un nuovo impero». Se la tanto decantata
«competitività cinese» nasce principalmente dal lavoro forzato dei laogai
perché l'Occidente continua a fare affari con la Cina?
«Fino agli anni Settanta gli Stati occidentali non avevano rapporti né
economici né diplomatici con la Cina. Tra i quattro
regimi comunisti rimasti, la Cina è l'unica ora a
essere trattata dall'Occidente in modo differente. Il leader cinese viene
ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca, anche se gli
americani sono perfettamente a conoscenza della mancanza di diritti civili in Cina. Negli Usa una legge vieta l'acquisto di merci prodotte nei laogai, ma
quest'anno in 8 aziende hanno sequestrato merci realizzate lì. La stessa Levis
fabbrica i suoi jeans in Cina: ufficialmente è tutto ok, ma il cotone viene tutto dai laogai».
Oggi qual è la situazione dei diritti umani in Cina?
«Il partito mantiene il controllo di tutti i media, tv, giornali e radio: non è
possibile criticare il governo, nemmeno esporre delle opinioni personali sul
governo, e chi lo fa viene accusato di sovvertire il regime e spedito nei
laogai. Ma non solo. C'è la politica di controllo delle nascite che continua da
trent'anni. La teoria imposta è che la popolazione rappresenta il 22 per cento
di quella mondiale, mentre il terreno sfruttabile dal punto di vista agricolo è
solo il 9 per cento, quindi è necessario porre un freno. In realtà basta
pensare alla Svizzera o al Giappone per capire che questo problema in Cina non sussiste. Tutt'oggi se una donna vuole avere un figlio
deve compilare un modulo e aspettare il via libera, ma non più di uno. In Cina i bambini non sanno cosa vuol significhi avere un
fratello o una sorella, chi rimane una seconda volta incinta viene costretta ad
abortire, indipendentemente dal mese, e la coppia è immediatamente
sterilizzata». Lei ha svelato il grande business statale dei traffici d'organo.
«Non c'è nella cultura e nella mentalità cinese l'idea di donare gli organi,
eppure il governo ha orgogliosamente annunciato che la Cina
in pochi anni è diventata il secondo paese dopo gli Usa
per numero di trapianti di organo. Ma non si dice che il 95 per cento degli
organi in Cina proviene da esecuzioni di uomini o
donne: basti pensare che in soli 11 mesi, tra il 1983 e il 1984 sono state
messe a morte 24 mila persone e si calcola che ogni anno vi siano almeno 8000
esecuzioni». Vede una possibilità di cambiamento in Cina?
«Sì, ci vorrà molto tempo, la via da percorrere è molto lunga, ma lo credo
possibile».
( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'ERA
DELLE RONDE IL RISCHIO POPULISTA di RENZO GUOLO E così, a forza di indifferenza
verso le trasformazioni indotte dalla "costituzione materiale" eccoci
nell'era del vigilantismo. L'istituzionalizzazione delle cosiddette
"ronde", mai come questa volta il nome indica la sostanza delle cose,
al di là del tentativo della destra di matrice aennina di riconvertirlo nel più
burocratese "sicurezza partecipata", segna una deriva pericolosa.
Perché, nonostante i correttivi introdotti nel decreto, mina lo storico primato
dello Stato in materia di sicurezza , "privatizzandolo" a favore di
gruppi che possono potenzialmente diventare una sorta di milizia personale o di
partito. Perché produce conseguenze potenzialmente destinate a mettere a
rischio proprio quella sicurezza che si vorrebbe tutelare. Perché tende a fare
dell'ordine pubblico mobilitato il terreno prevalente della politica:
mescolando, in una preoccupante confusione di ruoli, dimensioni istituzionali e
militanza, organi di governo e nuove milizie, che snaturano i caratteri dello
Stato democratico. Al di là della prevedibile inefficacia delle ronde, il vero
pericolo è dato dal diffondersi della falsa idea del "popolo che si fa
Stato" senza mediazioni istituzionali; di una subcultura politica che vive
la Costituzione, la magistratura, lo stesso operato delle forze dell'ordine,
come orpelli, come limiti da superare. Una novità, quella del vigilantismo, che
accanto alla progressiva trasformazione delle polizie municipali in organo di
ordine pubblico generale in concorrenza con i corpi di polizia nazionale,
rischia di alimentare non solo conflitti istituzionali ma anche drammatiche
torsioni dei diritti. Un percorso che, se sottovalutato perché confuso con il
folclore, rischia di accentuare progressivamente la corsa verso una sorta di
"democrazia totalitaria" che ha come fine l'adesione del cittadino a
una supposta "volontà generale". Una concezione di "Stato della
paura" che fa paura. Non è un caso che il Presidente della Repubblica, pur
obbligato a dare via libera al provvedimento, ne abbia immediatamente preso le
distanze, precisando come i contenuti del decreto siano di «esclusiva
responsabilità del governo». Timori che aleggiano in ampi strati della società
italiana e anche Oltretevere. Tanto che il Vaticano, preoccupato per le
possibili conseguenze dell'uso politico del vigilantismo, nelle intenzioni dei
suoi promotori destinato a mettere sotto controllo le nuove "classi
pericolose", a partire dagli immigrati, ha definito la scelta
un'«abdicazione dello Stato di diritto». Un ordine del discorso che le forze
più responsabili del paese, quelle che storicamente lo hanno salvato nei suoi
momenti più difficili pur essendo spesso espressioni di "minoranze
attive", devono non solo respingere ma contrastare culturalmente. A
partire da una capacità di analisi che spesso latita. La destra xenofoba e
populista offre, infatti, l'illusione che sia possibile
contrastare localmente gli effetti della globalizzazione, trasformando il tema
chiave dell'insicurezza esistenziale in esclusiva sicurezza personale. Uno
spostamento di tiro che , anche grazie al non disinteressato sostegno di mezzi
di comunicazione di massa che trasformano i cittadini in telespettatori,
indirizza l'attenzione sull'esclusiva dimensione del rischio devianza.
Come se al fondamentale diritto all'incolumità e alla protezione fisica delle
persone non dovesse accompagnarsi anche a quello alla protezione sociale .
Scompaiono così dal dibattito pubblico temi quali una crisi economica che si
annuncia durissima, la difesa e la redistribuzione dei redditi, lo
sgretolamento del welfare, la drammatica caduta del capitale sociale, a partire
dalla formazione e dall'istruzione, il degrado di quel bene indisponibile che è
l'ambiente. Su questi versanti il nuovo "Stato populista" vagheggiato
dalla destra non ha nulla da dire: il cittadino deve essere mobilitato solo per
sorreggerne il progetto carismatico e securitario. Per il resto che si arrangi:
un salto all'indietro di due secoli.
( da "Repubblica, La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
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4 - Economia L´Europa contro i titoli tossici supervisione su tutta la finanza
Accordo al vertice di Berlino, guerra ai paradisi fiscali La Merkel riesce a
far passare la linea del rigore. Gordon Brown: 500 miliardi all´Fmi ANDREA
TARQUINI dal nostro corrispondente BERLINO - Serve un nuovo ordine economico
mondiale, dice Angela Merkel, e convince l´Europa. Occorre riformare a fondo,
anzi rifondare il sistema economico e finanziario internazionale; secondo
principi etici e di solidarietà; dichiarare guerra ai paradisi fiscali che
offrono sponde agli evasori; imporre controlli e monitoraggi severi sugli hedge
fund e su tutti i mercati finanziari, i loro prodotti e i loro attori;
raddoppiare le risorse del Fondo monetario internazionale per ogni intervento
d´emergenza. No al protezionismo, e via a una carta dello sviluppo economico
sostenibile. Con queste proposte, essenzialmente targate Germania, l´Europa
andrà al prossimo vertice G20 di Londra, e fin da ora vuole combattere così
contro la crisi internazionale. Ecco le conclusioni del vertice straordinario
convocato da "Angie" ieri alla Cancelleria tra i leader dei paesi
europei membri del G20. E´ stata soprattutto una vittoria della linea del
rigore di Merkel: le prudenze francesi su scappatoie protezioniste, ma ancor
più le resistenze britanniche contro limiti agli hedge fund, si sono piegate
alle proposte della «donna più potente del mondo», che sembra appoggiata anche
dall´Italia. Il vertice di ieri è stato una tappa nella maratona di summit e
consulti: la settimana prossima si terrà l´incontro di tutti i leader dei paesi
membri dell´Unione europea (Ue), poi il 2 aprile a Londra il vertice
straordinario del G20. Quest´organismo, ricordiamolo, raggruppa
i sette paesi più industrializzati (Usa, Giappone,
Germania, Francia, Regno Unito, Canada, Italia) più la Russia, cioè il G8, e
rispetto al G8 il G20 è allargato ad altre importanti economie: Olanda, Spagna,
Cina, India, Sudafrica e altre nuove potenze. «Una crisi
straordinaria richiede interventi straordinari, e solo uniti, tutti insieme,
possiamo farcela», ha detto la cancelliera nella sua elegante giacca rosa
aprendo la conferenza stampa dopo quattro ore di vertice. Con lei erano riuniti
il presidente francese Nicolas Sarkozy, il premier britannico Gordon Brown, il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, i premier spagnolo e olandese
Zapatero e Balkenende, il presidente della Commissione europea José Manuel Durao
Barroso, il capo dell´eurogruppo, il lussemburghese Juncker, il premier cèco
Mirek Topolanek perché Praga ha la presidenza semestrale di turno della Ue, e i
presidenti della Bce, Trichet, e della Bank of England. «L´Europa vuol far
sentire forte la sua voce e le sue proposte, perché il mondo non debba mai più
affrontare una crisi come quella attuale», ha detto Merkel. Quindi, ha
enunciato le proposte dure delle potenze europee: appunto, poteri speciali
dell´Fmi e del Fondo di stabilità finanziaria, per applicare i primi accordi
anticrisi risalenti al recente summit di Washington. Più importante ancora,
appropriate regulations e controlli per tutti i mercati finanziari. Lotta ai
paradisi fiscali, con sanzioni per i paesi che non collaborano. Richiesta ultimativa
alle banche di mettere da parte risorse nei periodi di crescita buona per
meglio affrontare le crisi. No al protezionismo, e raddoppio delle risorse
dell´Fmi. La situazione è grave, da allarme rosso, hanno in sostanza convenuto
tutti. «Il bisogno di liquidità è di almeno 500 miliardi di dollari», secondo
Gordon Brown. Sarkozy ha avvertito che «Londra è l´ultima chance di riuscire a
superare la crisi, deve essere un successo, vogliamo la rifondazione del
sistema internazionale».
( da "Repubblica, La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
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4 - Economia Il pressing Berlusconi: l´Italia sta meglio degli altri E sulle
banche preferisce la linea soft di Draghi: "Niente forzature" Cari
banchieri, vi conviene aumentare il patrimonio e utilizzare i Tremonti bond
CLAUDIO TITO DAL NOSTRO INVIATO BERLINO - «Nel nostro Paese la situazione è
relativamente migliore rispetto alle difficoltà che ho sentito oggi al vertice.
L´Italia ha un sistema bancario solido che non ha niente a che fare con i
titoli tossici». Gli altri leader europei si davano un po´ di gomito mentre lo
ascoltavano, ma Silvio Berlusconi ha insistito. Da tempo ripete che la crisi in
Italia è meno pesante rispetto ai partner del Vecchio Continente. Assicura che
l´intervento del suo governo è stato «tempestivo». Soprattutto non vuole
«spaventare» gli istituti di credito italiani dopo le polemiche sulle possibili
«nazionalizzazioni». Intende imboccare una via «soft» nel rapporto con le
banche italiane. Ma nello stesso tempo è esplicito sui «Tremonti bond»: «sono
convenienti, utilizzateli». In particolare dopo le modifiche apportate di recente.
Del resto il patto siglato in questa legislatura con il presidente di
Mediobanca, Cesare Geronzi, e la pacifica convivenza instaurata con il
governatore Mario Draghi, comporta proprio questo. Salvare le banche in crisi
senza soluzioni traumatiche. Imponendo semmai un «debito di riconoscenza»
concreto ai banchieri nostrani. «I bond - ha ripetuto - convengono soprattutto
a voi». Non a caso nel braccio di ferro tra il suo ministro dell´Economia,
Giulio Tremonti, e l´inquilino di Palazzo Koch, preferisce dare ascolto al
secondo. Almeno per ora. Così anche a Berlino dove i leader europei del G20 si
sono dati appuntamento per preparare il prossimo summit di Londra, il premier
italiano ha giocato tutte le sue carte su questo tavolo. Ha cercato l´asse con
la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, e ha chiesto un intervento dei «big»
mondiali superando le tentazioni «protezioniste» del francese Sarkozy e i dubbi
dell´inglese Gordon Brown su una regolamentazione degli hedge funds. Non a caso
ha annuito quando il ceco Topolanek, presidente di turno dell´Ue, ha
bacchettato l´Eliseo per l´azione volta a proteggere il mercato francese.
«L´accordo è totale - ha spiegato il Cavaliere - dobbiamo agire in modo
coordinato, dobbiamo abrogare le vecchie regole del passato e riscrivere un
«global legal standard». Non dobbiamo cadere nella tentazione del
protezionismo». Un disegno, è il suo giudizio, che deve
essere condiviso dai due «giganti» dell´economia globale: Usa e Cina. Tant´è che vorrebbe organizzare, prima del 2 aprile, una «puntata»
negli States per un vertice Europa-America a Washington con l´obiettivo di
concordare con Obama le misure da adottare a Londra. Berlusconi, però, ha gli
occhi puntati sull´Italia. Tenta di spargere ottimismo. «Il nostro Paese
- ha ripetuto - è un popolo di risparmiatori, in Italia il lavoratore che perde
il lavoro percepisce il 70% della retribuzione principale, il governo italiano
si è mosso con tempestività assoluta, mettendo a disposizione 40 miliardi di
euro per la risoluzione della crisi». La sua partita, tuttavia, è giocata
soprattutto sul futuro delle banche. Al momento si fida delle garanzie prestate
da Draghi. Ma le vuole misurare sugli sviluppi concreti della situazione. Ha
invitato Tremonti a evitare «forzature». «Non c´è n´è bisogno», spiega ad ogni
occasione. Sicuro che in prospettiva la solidità degli istituti di credito
passerà comunque da Palazzo Chigi. Così ancora ieri ha fatto sapere che «ad
ora, non abbiamo notizia di decisioni prese da parte di una banca italiana di
voler profittare» dei Tremonti bond. Eppure, nello stesso tempo, ha portato un
deciso pressing ai banchieri: «Vi conviene aumentare il patrimonio, così
potrete aumentare la massa del credito che fate alle imprese, perché la cosa
importante non è solo salvare la banche, ma anche garantire che le banche
continuino a foraggiare l´economia, le imprese e i privati».
( da "Repubblica, La" del 23-02-2009)
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20 - Commenti LA CORSA A CREARE LE RONDE DI PARTITO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
L´istituzionalizzazione delle cosiddette "ronde" - mai come questa
volta il nome indica la sostanza delle cose, al di là del tentativo della
destra di matrice aennina e dello stesso Berlusconi di riconvertirlo nel più
burocratese e fintamente rassicurante "sicurezza partecipata" - segna
una svolta pericolosa. Perché, nonostante i correttivi introdotti nel decreto,
mina lo storico primato dello Stato in materia di sicurezza,
"privatizzandolo" a favore di gruppi che possono diventare una sorta
di milizia personale o di partito: come dimostra la corsa in queste ore, in un
Nordest sempre più Far East, dei partiti a mettere le mani sulle ronde. Altro
che ex-poliziotti o ex-alpini, come ammette senza falsi pudori un Carroccio che
si fida solo dei "suoi". Si tratta di pure milizie di partito:
"verdi", azzurre, nere. A ciascuno la sua. Un mix di collateralismo
di partito utile alla mobilità sociale e di protagonismo locale a varie tinte.
Con il rischio che nella nuova società della sorveglianza itinerante, le
"telecamere umane" mettano nel loro occhiuto campo visivo non solo i
rischi per la sicurezza, politicamente selezionati, ma anche i comportamenti
non ritenuti ortodossi. E, perché no?, anche persone a qualsiasi titolo,
sessuale, religioso, politico, sgradite ai vigilantes in pettorina. Una deriva
gravida di rischi. Perché produce conseguenze destinate a mettere in
discussione proprio quella sicurezza che si vorrebbe tutelare, dal momento che
non sempre sarà possibile controllare l´operato dei "volontari",
fortunatamente non armati, così come la reazione dei potenziali sorvegliati.
Perché tende a fare dell´ordine pubblico mobilitato il terreno prevalente della
politica. Mescolando, in una preoccupante confusione di ruoli, istituzioni,
organi di governo, milizie private. Con il concreto rischio che si snaturino
gli stessi caratteri dello Stato democratico. Al di là della prevedibile
inefficacia delle ronde in quanto produttrici di sicurezza, il vero pericolo è
dato dal diffondersi come senso comune della falsa idea del "popolo che si
fa Stato" senza mediazioni istituzionali; di una subcultura politica che
vive la Costituzione, la magistratura, lo stesso operato delle forze
dell´ordine, come orpelli ingessanti, se non come ostacoli da superare. Una
novità, quella del vigilantismo, che accanto alla progressiva trasformazione
delle polizie municipali in organo di ordine pubblico generale politicamente
orientato e in concorrenza con i corpi di polizia nazionale, rischia di
alimentare non solo conflitti istituzionali ma anche drammatiche torsioni dei
diritti: come ricorda il caso di Parma. Un percorso che, se sottovalutato
perché confuso, come fanno gli eterni sottovalutatori di turno, con il
folclore, rischia di accentuare la corsa verso una sorta di "democrazia
totalitaria" che ha come fine l´adesione del cittadino a una supposta
"volontà generale". Una concezione di "Stato della paura"
che mette paura. Non è un caso che il presidente della Repubblica, pur
obbligato a dare via libera al provvedimento, ne abbia immediatamente preso le
distanze, precisando come i contenuti del decreto siano di "esclusiva
responsabilità del governo". Timori che aleggiano in ampi strati della
società italiana, consapevoli che, nelle intenzioni dei suoi promotori, il
vigilantismo è destinato a mettere sotto controllo le nuove "classi
pericolose", immigrati in primo luogo. Timori, nonostante la presa di
distanza del Vaticano, diffusi anche in parte rilevante dello stesso mondo
cattolico che si riconosce in quanti, pure Oltretevere, hanno definito il
rondismo come un´"abdicazione dello Stato di diritto". Una deriva che
le forze più responsabili del Paese, quelle che storicamente lo hanno salvato
nei suoi momenti più difficili pur essendo spesso espressioni di
"minoranze attive", devono non solo respingere decisamente ma
contrastare culturalmente. Mostrandone, senza i complessi dovuti dall´aver
colpevolmente sottovalutato in passato il tema sicurezza, i possibili rischi.
Magari cercando di far comprendere alla società italiana che il fondamentale
diritto all´incolumità e alla protezione fisica delle
persone dovrebbe essere accompagnato a quello alla protezione sociale degli
individui. Spezzando, così, la spirale che caratterizza questa incerta fase
della globalizzazione e riduce a vicende secondarie una crisi economica che si
annuncia durissima, lo sgretolamento del welfare, il drammatico collasso
del capitale sociale, a partire dalla formazione e dall´istruzione, il degrado
di quel bene indisponibile che è l´ambiente. Su questi versanti la destra
populista non ha nulla da dire: il cittadino viene mobilitato solo per
sorreggerne il progetto carismatico e securitario. Per il resto, che si
arrangi: un salto all´indietro di due secoli.
( da "Nuova Venezia, La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
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12 - Cronaca Venice Univercity, orizzonti anche in terraferma Il direttore
Micelli: «Un centinaio di studenti internazionali e nuovi corsi» SAN SERVOLO
Aperto l'anno accademico La crisi e l'università: due parole dense di
significati che in questi ultimi tempi si sono ritrovate vicine, loro malgrado:
alla Venice International University, che ha appena inaugurato l'anno
accademico, si tratterà nel nuovo corso dedicato alla
globalizzazione anche di come affrontare le nuove difficoltà. Stefano Micelli,
direttore della Viu, ha sottolineato come una delle caratteristiche
fondamentali dell'università con sede a San Servolo è proprio la sua
internazionalità. Direttore Micelli, la crisi non sembra fermarsi e colpisce in
Italia anche il mondo dell'istruzione, da voi come si affronta la
questione? «Grazie al fatto che sia gli studenti sia i docenti provengono da
svariati Paesi, risulta interessante vedere come da differenti culture si
vadano a trattare temi collegati alla globalizzazione: alla Viu si insegna che
è stato un fenomeno positivo, ma anche a portare delle critiche, visto che il
punto di vista di un nostro studente cinese sarà differente da quello di un
americano piuttosto che da un italiano». Che rapporto c'è tra la Venice
International University e Venezia? «Un rapporto stretto che tende però ad
allargarsi: se alla nascita dell'università abbiamo puntato a un rapporto con
Venezia, ora ci allarghiamo alla realtà del Veneto, partendo dalle visite che
durante il periodo dei corsi i nostri studenti faranno: dalle realtà
manifatturiere del Brenta, dove c'è il distretto industriale della scarpa, alla
visita delle vigne dove si produce il prosecco, fino a mostrare agli studenti
il nostro Parco tecnologico. Sono 40 gli studenti che da Ca' Foscari verranno a
frequentare i corsi alla Viu». I privati, in un progetto accademico di questo
respiro, quale ruolo ricoprono? Vi sostengono? «Abbiamo un forte slancio grazie
all'essere internazionali e alla partecipazione di dieci università da tutto il
mondo, ma è chiaro che le partnership sono necessarie, è una strada da
perseguire». Tra i nuovi corsi si parla anche d'ambiente. «Si parla proprio di
sviluppo eco compatibile e una città come Venezia è un buon campo d'analisi
dove si possono fare riflessioni di merito. Tra le visite abbiamo anche i
centieri del Mose, proprio per perseguire questo progetto unico al mondo». A
tutt'oggi (le iscrizioni sono aperte fino a fine febbraio) si contano già 94
studenti, una parte italiani e gli altri stranieri. Per citare alcune
nazionalità di provenienza: Usa, Malesia, Germania, Giappone, Corea,
Portogallo, Turchia, Ucraina. (gi.co.)
( da "Nuova Sardegna, La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
9 - Sardegna Una guspinese racconta la sua Cina Lidia
Casti: dai documentari Rai con Biagi a un libro di testimonianza è tornata a
Guspini, dov'è nata cinquant'anni fa, per raccontare la sua Cina,
quella che nel 1994 aveva documentato Enzo Biagi nelle sei puntate per la Rai
"La lunga marcia" e che avevano anche la firma di Lidia Casti, figlia
errante per l'Asia di un operaio di Montevecchio, testimone diretta
(aprile-giugno 1989) del massacro di piazza Tienanmen («ho respirato la
speranza, la disperazione, la rabbia, lo sconforto insieme agli studenti, sono
stata rimpatriata, ho penato per trovare notizie dei miei amici scomparsi, sono
tornata a settembre in un'università deserta e disperata»). L'occasione è la
presentazione del libro di Lidia Casti e di Mario Portanova, copertina rossa,
235 pagine, edizioni Bur della Rcs, titolo «Chi ha paura dei cinesi?». Già dal
sottotitolo si capisce lo spessore di un'opera che è storica e politica, con la
passioni per il karaoke e il kungfu, i topi di laboratorio e quella Chinatown
«invasa, invisibile, pericolosa». E ancora «rivolte urbane, gli ultimi fatti
milanesi di via Sarpi, l'economia sommersa, la mafia gialla. Quartieri
colonizzati, laboratori nascosti, il lavoro a cottimo, aborti clandestini. Vite
vere, morti dubbie e miracoli». Dice: «Raccontiamo il mondo sotterraneo di
ambulatori clandestini e ragazzi con la mannaia e quello altrettanto
sconosciuto della vita quotidiana nelle Chinatown italiane». Con tanti
pregiudizi. Uno per tutti, pagina 43, titolo «Funerali», sottotitolo «anche i
cinesi muoiono". Ecco l'attacco, a tratti choccante, sintesi di un
editoriale di Vittorio Feltri sul suo giornale "Libero". Leggiamo:
«Quando il nonno muore, viene subito macellato e lasciato qualche giorno a
frollare finché la sua carne non si ammorbidisce un po'. A questo punto i resti
dell'anziano congiunto finiscono al ristorante, cotti e serviti sotto mentite
spoglie a malcapitati clienti attratti dai prezzi modici perché pensano di
mangiare maiale in agrodolce o riso con carne. In questo modo i documenti del
defunto passeranno a un giovane clandestino appena arrivato dalla Cina. Se conoscessimo la lingua dalle case di Chinatown
sentiremmo gridare: "è pronto il nonno?". "Non ancora, dàgli
ancora mezza giornata". Raccapricciante, vero? Nemmeno la fantasia pulp di
Quentin Tarantino si è mai spinta a tanto». Nella sala della biblioteca
intitolata a Sergio Atzeni - che tra queste case aveva ambientato molti suoi
libri - ascoltano oltre duecento lettori di tutte le età. Ascoltano con
attenzione anche quattro giovani che studiano in Sardegna con i progetti di
Intercultura. Simpatici, sorrisi pieni di luce. Pronunciano la erre con difficoltà
e dicono che fanno il master "in Saldegna" prima del "back in Cina". Yu, 18 anni, frequenta a Nuoro il liceo
aeronautico, idem Wei che di anni ne ha 17. Pronunciano Nùoro con un accento
etnico sulla u e dicono di trovarsi bene: «Ottimo ambiente, ottimo polchetto».
E la scuola? «Plofessoli blavi». Lidia Casti integra le frasi dei ragazzi,
tiene lezione di geografia davanti a un pubblico tanto attento quanto
divertito. Yu arriva da Harbin, la città con le statue di ghiaccio, capoluogo
della provincia di Heilongjiang, in Manciuria. Yue da Zhengzhou, 4.318 abitanti
per chilometro quadrato, città industriale con strade che si intersecano
perpendicolarmente, due grandi parchi nella zona centrale, un parco hi-tech
nella zona nord, è a
( da "Nuova Sardegna, La" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Concluso
il primo viaggio all'estero della Clinton come nuovo segretario di Stato
Hillary a Pechino incontra le femministe PECHINO. Hillary Clinton ha concluso
ieri la sua visita in Cina, e la sua prima missione
all'estero come segretario di Stato, incontrando una dozzina di attiviste per i
diritti delle donne nell'Ambasciata degli Usa a
Pechino. Hillary ha anche «chattato» su Internet con altre attiviste e in
apertura di giornata ha assistito a una messa in una chiesa protestante alla
periferia della capitale. Il segretario di Stato ha approfittato di un'intervista rilasciata ad una rete televisiva di Shanghai per
riaffermare il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla
stessa barca - ha detto - e per fortuna stiamo remando nella stessa direzione».
Impegnandosi a continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del
Tesoro Usa, ha aggiunto, la Cina «ha
riconosciuto la nostra interdipendenza». Nei suoi colloqui politici,
ieri, Clinton si è concentrata sulla necessità che Usa
e Cina affrontino in modo coordinato la crisi
economica internazionale e il grande problema del surriscaldamento del pianeta,
considerato anche che i due Paesi sono quelli maggiormente responsabili dell'
emissione di gas inquinanti. Lavorando insieme su questi terreni, ha detto la
Clinton nella conferenza stampa tenuta con il suo omologo cinese Yang Jiechi, Usa e Cina possono «guidare il
mondo fuori dalla crisi». Poi ha riconfermato l'impegno degli Usa a favore dei diritti umani e civili ma ha chiarito che
la priorità è quella di una relazione «positiva e di collaborazione».
( da "Tirreno, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
La
prima visita ufficiale Messa e "chat" Hillary Clinton saluta la Cina PECHINO. Hillary Clinton ha concluso ieri la sua visita
in Cina, e la sua prima missione all'estero come
segretario di Stato, incontrando una dozzina di attiviste per i diritti delle
donne. Hillary ha anche "chattato" su Internet con altre attiviste e
in apertura di giornata ha assistito ad una messa in una chiesa alla periferia
della capitale. Il segretario di Stato ha approfittato di un'intervista rilasciata ad una rete televisiva di Shanghai per
riaffermare il senso della sua visita in Cina: «Siamo sulla
stessa barca - ha detto - e per fortuna stiamo remando nella stessa direzione».
Impegnandosi a continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del
Tesoro Usa, ha aggiunto, la Cina «ha
riconosciuto la nostra interdipendenza».
( da "Eco di Bergamo, L'" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
SAGGISTICA
Talmud e rispetto della vita umana Il suo nonno materno fu Dante Lattes, uno
dei maggiori rappresentanti dell'ebraismo italiano del Novecento; il suo
trisavolo paterno fu Samuel David Luzzatto, «Shadal» (1800-1865), che
intrattenne una corrispondenza con Alessandro Manzoni --> Lunedì 23 Febbraio
2009 SPECIALI, pagina 24 e-mail print SAGGISTICA Talmud e rispetto della vita
umana Il suo nonno materno fu Dante Lattes, uno dei maggiori rappresentanti
dell'ebraismo italiano del Novecento; il suo trisavolo paterno fu Samuel David
Luzzatto, «Shadal» (1800-1865), che intrattenne una corrispondenza con
Alessandro Manzoni. Nato a Roma nel 1928, medico, biblista, scrittore, Amos
Luzzatto è stato anche presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane.
In A proposito di laicità. Dal punto di vista ebraico, nella forma di un lungo
dialogo con la giornalista e filosofa Francesca Nodari, egli approfondisce
alcuni temi centrali del suo itinerario intellettuale, politico, religioso, dal
rapporto dell'ebraismo con la cultura «profana» alla realtà dello Stato
d'Israele. Come afferma l'amico fraterno Paolo De Benedetti nella prefazione,
questo volumetto potrebbe «rientrare a pieno titolo nella letteratura nota come
She'elot u-teshuvot ("Domande e risposte"), nota anche come
letteratura dei responsi»: affrontando le questioni poste dall'interlocutrice,
in effetti, Luzzatto è fedele allo stile dei commentari talmudici, in cui
pressoché ogni tesi o risposta ammette la possibilità di un davar acher, di
un'«altra interpretazione» che controbilanci la precedente. In questo senso, il
«principio di laicità» non sarebbe affatto in contrasto con la tradizione
religiosa ebraica: «Io ritengo - afferma Luzzatto - che, nell'ebraismo, la
laicità, almeno a partire dai tempi del secondo Santuario, sia una regola di
vita. Se poi arriviamo ai tempi più moderni, posso portare alcuni esempi: il
chassidismo, la qabbalah in contrasto con il razionalismo. La domanda non è:
chi ha ragione o chi ha torto? Bensì: l'opinione di chi acquista il merito o lo
statuto di diventare risposta ufficiale nell'ebraismo? E la risposta a questa
domanda è: né l'una, né l'altra. Entrambe le dimensioni appartengono a questa
cultura polimorfa che ammette la divergenza d'opinione». Allo stesso modo, in
campo bioetico, il Talmud formula il principio dell'assoluto rispetto della
vita umana («Non accelerare la morte, altrimenti sei considerato un omicida;
non ritardarne il momento naturale, altrimenti sei un torturatore»), e tuttavia
questa norma generale va declinata dal medico secondo le situazioni concrete
che egli si trova ad affrontare. Piuttosto pessimista per quanto concerne
l'evoluzione dello scenario politico mondiale, caratterizzato dall'emergenza di
Stati che cercano di stabilire nuove egemonie regionali (come l'Iran, che con
il suo presidente Mahmud Ahmadinejad ha fatto della negazione della Sho'ah la
propria bandiera ideologica), Luzzatto non rinuncia però a delineare una piccola
utopia perseguibile nel prossimo futuro: «Il vero obiettivo - afferma --
consisterebbe nel trasformare la politica estera americana in un progetto
d'insieme che possa contare anche sul sussidio tecnologico israeliano. Se, nel
prossimo avvenire, gli Usa riusciranno ad investire in
strutture sanitarie, industriali, in scuole e in trasformazioni sistemiche in
Egitto, in Sudan, in Arabia, nello Yemen e poi in Iraq, l'arma del negazionismo
- con l'aiuto di Israele che assicura gli appoggi tecnici - si spezzerà
inevitabilmente». Giulio Brotti saggistica Cina, dove lo Stato controlla il mercato Adam Smith è stato - o forse
sarebbe meglio dire «è considerato» - il primo economista moderno, almeno
accademicamente parlando: intorno alla fine del XVIII secolo ha fondato,
infatti, la prima cattedra universitaria di economia «politica», lasciandosi
alle spalle quella che era la sua precedente disciplina, la filosofia
morale. Adam Smith nella sua maggiore opera, La ricchezza delle nazioni,
predisse la possibilità di un riequilibrio di potere e di forze fra l'Occidente
e il resto del mondo, con la nascita (tra l'altro) di un commonwealth delle
diverse culture. Che ciò si stia realizzando con l'ascesa internazionale della Cina e con l'incedere della globalizzazione? È quanto si
chiede Giovanni Arrighi con questo suo bel libro, non banale, quanto gradevole
e accessibile. Come ha insegnato Marx, senza accumulazione (di capitale) non ci
può essere capitalismo, e infatti la storia del capitalismo è un avvicendarsi
di cicli di accumulazione che si propagano geograficamente, avendo nel contempo
manifestazioni storiche differenti: dagli albori del capitalismo moderno il
passo è lungo ma - si potrebbe aggiungere - mai quanto la distanza che separa
il capitalismo liberale (o neo-liberale) americano da quello statalistico di
matrice cinese! È ancora capitalismo quest'ultimo, o qualcosa di nuovo e
inedito? Arrighi se lo chiede utilizzando la categoria del «caos sistemico»: il
capitalismo procede storicamente distruggendo gli equilibri che hanno retto la
precedente fase di accumulazione, perché quello stesso assetto non consente più
l'espansione del sistema capitalistico. La globalizzazione è uno di questi
momenti, a cui - secondo l'autore - gli Stati Uniti di Bush avrebbero tentato
(ma senza successo) di porre un argine ripiegando sulla forza militare. O
meglio, nella spettacolare ascesa cinese Arrighi vede l'inverarsi della
previsione di Smith, che pensava che la ricchezza dovesse passare dall'agricoltura
alle manifatture, per orientarsi infine al commercio estero; ma, mentre in
Occidente le forze produttive mirano, se non proprio a controllare, almeno a
condizionare la politica, in Cina è lo Stato che
controlla il mercato per farne, in ultima analisi, uno strumento di governo.
Sarà sempre così anche in futuro? È questa la domanda più affascinante, a cui
però oggi è impossibile rispondere. Davide Gianluca Bianchi 23/02/2009
nascosto-->
( da "marketpress.info" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì
23 Febbraio 2009 RAFFORZARE LA POLITICA ESTERA E DI DIFESA DELL´UE Bruxelles,
23 febbraio 2009 - Il Parlamento chiede più finanziamenti per la politica
estera Ue e rileva l´esigenza di una nuova agenda transatlantica che rafforzi
la cooperazione Ue/usa, anche per le operazioni di salvataggio di ostaggi
rapiti dai terroristi islamici. Auspica poi un maggiore impegno europeo in
Medio Oriente, Iraq e Afghanistan. Chiede poi una rapida attuazione della
Strategia europea in materia di sicurezza, nonché la costituzione di una Forza
armata europea integrata e di un quartier generale Ue permanente. Approvando con
535 voti favorevoli, 71 contrari e 51 astensioni la relazione di Jacek Emil
Saryusz-wolski (Ppe/de, Pl), il Parlamento ribadisce anzitutto che la politica
estera e di sicurezza comune (Pesc) «deve poggiare sui valori tutelati
dall´Unione europea e dai suoi Stati membri», in particolare la democrazia, lo
Stato di diritto e il rispetto della dignità della persona, dei diritti umani e
delle libertà fondamentali nonché la promozione della pace e di un
multilateralismo efficace. Dovrebbe inoltre continuare a porre l´accento sulla
lotta al terrorismo, sulla non proliferazione delle armi di distruzione di
massa e il disarmo, sul cambiamento climatico e la sicurezza energetica. I
deputati sottolineano infatti che l´Ue deve servirsi della Pesc «per difendere
gli interessi comuni dei suoi cittadini, fra cui il diritto a vivere in pace e
in sicurezza in un ambiente pulito e ad avere un accesso diversificato a
risorse vitali come l´energia». Si dicono poi convinti che l´Ue possa operare
in modo incisivo «solo esprimendosi con voce unanime, dotandosi di strumenti
adeguati, rafforzando ulteriormente la cooperazione con le Nazioni Unite e
ottenendo la solida legittimità democratica che deriva dal controllo informato
da parte del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali». Deplorano però che
la Pesc sia «gravemente sottofinanziata» e ricordano che, per essere credibile
e soddisfare le aspettative dei cittadini dell´Ue, essa «deve ottenere risorse
commisurate alle sue ambizioni e ai suoi obiettivi specifici». Il Parlamento
sottolinea poi che i mesi a venire «offriranno all´Ue un´opportunità unica per
definire con la nuova Amministrazione statunitense una nuova agenda
transatlantica che copra questioni strategiche di interesse comune». E tra
queste indica una nuova governance mondiale «più inclusiva e più efficace
fondata su organizzazioni multilaterali più efficaci», la crisi finanziaria, la
creazione di nuove istituzioni euroatlantiche e di un vasto mercato
transatlantico integrato, misure per affrontare il cambiamento climatico, la
sicurezza energetica, la promozione di una pace duratura in Medio Oriente, la
situazione in Iran, Iraq e Afghanistan, la lotta al terrorismo e alla
criminalità organizzata, la non proliferazione e il disarmo nucleare nonché gli
obiettivi di sviluppo del Millennio. Facendo proprio un emendamento proposto
dall´Uen, il Parlamento sottolinea poi che, «in relazione al rapimento e
all´uccisione di ostaggi da parte dei terroristi islamici», vi è la necessità
di una cooperazione e un coordinamento rafforzati in materia di politica
antiterrorismo tra gli Stati membri, gli Usa e la Nato. Questi, è precisato, dovrebbero mirare in particolare
a migliorare l´efficacia delle operazioni di soccorso lanciate per salvare la
vita degli ostaggi. Oltre a deplorare la situazione dei diritti umani in Cina, il Parlamento cita tra le principali fonti di preoccupazione
per l´Ue in materia di sicurezza i Balcani occidentali, il Partenariato
orientale, la Georgia, la Russia, il Medio Oriente, l´Unione per il
Mediterraneo, l´Iraq e l´Afghanistan, e l´Africa. In merito alla Russia, i
deputati ribadiscono che nessun partenariato strategico è possibile se i valori
della democrazia, del rispetto dei diritti umani e della preminenza del diritto
«non sono pienamente condivisi e rispettati» e invitano quindi il Consiglio a
porre questi valori «al centro degli attuali negoziati per un nuovo accordo di
partenariato e cooperazione». Riguardo al Medio Oriente, il Parlamento ritiene
che l´Unione europea dovrebbe assumere un ruolo politico «forte e visibile»
nella regione, «commisurato alle risorse finanziarie stanziate», e sollecita il
Consiglio a prendere in considerazione tutti i modi possibili di promuovere una
pace duratura nella regione, «compreso il dispiegamento di una missione nel
quadro della politica europea di sicurezza e di difesa (Pesd)». Accoglie
inoltre con favore l´intenzione del Consiglio di rinnovare il mandato della
missione di polizia dell´Ue nei territori palestinesi e prende atto della
decisione di estendere il mandato della missione di frontiera a Rafah. I
deputati ritengono poi che l´Ue «debba rafforzare il proprio impegno con
l´Iraq» e sostenere il processo di sviluppo delle istituzioni democratiche, lo
Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani nonché di promozione del
processo di riconciliazione. In tale contesto, valutano positivamente la
proroga della missione Eujust Lex e i progressi compiuti in vista della
preparazione del primo accordo di commercio e cooperazione della storia fra
l´Ue e l´Iraq. Esortano inoltre l´Ue a sviluppare con l´Iraq una relazione più
efficace e ad ampio raggio che, oltre a contemplare la questione nucleare,
interessi anche la cooperazione in materia di scambi commerciali e di energia e
la stabilità regionale. In Afghanistan, l´Ue deve concentrarsi maggiormente
sullo Stato di diritto, il buon governo, la prestazione dei servizi
fondamentali e lo sviluppo economico e rurale, «anche mediante la promozione di
alternative concrete alla produzione di oppio». Inoltre, visto il peggioramento
della situazione della sicurezza nel paese, il Parlamento ribadisce «l´urgente
necessità» di migliorare la cooperazione tra l´Ue e la Nato per agevolare le
attività della missione di polizia dell´Ue in Afghanistan (Eupol). A tale
riguardo, si compiace dell´impegno assunto dagli Stati membri dell´Ue di
ampliarne l´organico e chiede «il rapido dispiegamento del nuovo personale». Si
dice anche persuaso che il successo dell´operazione «sia di grande importanza
per il futuro dell´alleanza transatlantica e che, in quest´ottica, tutti gli
Stati membri dell´Ue dovrebbero impegnarsi maggiormente ai fini della stabilità
in Afghanistan». Approvando con 482 voti favorevoli, 111 contrari e 55
astensioni la relazione di Karl von Wogau (Ppe/de, De), il Parlamento rileva anzitutto
che l´Ue «ha bisogno di sviluppare la propria autonomia strategica mediante una
politica estera, di sicurezza e di difesa forte ed efficace per difendere i
propri interessi nel mondo, proteggere la sicurezza dei propri cittadini,
contribuire a un multilateralismo efficace, promuovere il rispetto dei diritti
dell´uomo e dei valori democratici in tutto il mondo e salvaguardare la pace
nel mondo». Facendo proprio un emendamento del Pse, condivide inoltre la
definizione di "responsabilità di proteggere" adottata dall´Onu. Al
contempo, rileva l´importanza di garantire un efficace controllo parlamentare
sulla politica europea di sicurezza e difesa (Pesd) e segnala che l´Ue non ha
nessun obbligo automatico di effettuare missioni Pesd in tutte le situazioni di
crisi. D´altro canto, i deputati sottolineano che negli Stati membri «si pensa
ancora troppo spesso in termini di interessi di sicurezza nazionali» e,
ritenendo ciò «controproducente», sollecitano gli Stati membri a non trascurare
la responsabilità comune per la tutela degli interessi europei, «per fare
dell´Ue un attore più importante sulla scena internazionale». Ma l´Ue non deve
«cercare di divenire una superpotenza come gli Stati Uniti, bensì garantire la
propria sicurezza e operare per la stabilità delle zone limitrofe», nonché
contribuire a un sistema di sicurezza globale all´interno del quadro Onu. I
deputati reputano quindi necessario identificare «gli interessi di sicurezza
comuni dell´Ue» e «definire più chiaramente le proprie ambizioni circa il ruolo
che intende svolgere nel mondo». Il Parlamento sottolinea poi «l´importanza
cruciale» di una piena e tempestiva attuazione della Strategia europea in
materia di sicurezza (Ses). Adottata nel 2003, la Ses si concentra sulle
principali minacce per l´Unione europea (terrorismo, proliferazione delle armi
di distruzione di massa, conflitti regionali, fallimento degli Stati e
criminalità organizzata), e individua obiettivi strategici. Proponendo che la
Ses sia sottoposta a una revisione quinquennale, in concomitanza con l´avvio di
ogni nuova legislatura dell´Ue, rileva la necessità della coerenza fra la nuova
Ses e la futura dottrina strategica della Nato. Rinnova poi la richiesta di
redigere un Libro bianco sulla sicurezza e la difesa europea quale strumento
per avviare un vasto dibattito pubblico e assicurare l´attuazione efficace
della Ses. I deputati sottolineano poi che l´Unione europea deve avere mezzi
per dare attuazione alle sue politiche e che - oltre al rafforzamento delle sue
capacità diplomatiche - «necessita anche delle capacità civili e militari per
rafforzare la Pesd e assolvere le proprie responsabilità nel mondo». A loro
parere, inoltre, Galileo e Gmes dovrebbero essere impiegati «per fini di
sicurezza e difesa». Evidenziando però che gli Stati membri dell´Ue spendono
complessivamente oltre 200 miliardi di euro l´anno per la difesa, la metà della
spesa militare degli Stati Uniti, rilevano «l´inefficienza e la mancanza di
coordinamento con cui tali risorse vengono spese». Sollecitano pertanto un´intensificazione
degli sforzi volti ad eliminare «inutili doppioni» fra Stati membri, in
particolare ricorrendo alla specializzazione, al pooling, alla condivisione
delle capacità esistenti e allo sviluppo in comune di nuove. In tale contesto,
il Parlamento nota che una politica di difesa comune europea «richiede una
Forza armata europea integrata, da equipaggiare con sistemi d´arma comuni che
assicurino uniformità ed interoperabilità». L´ue deve quindi puntare alla
costituzione di un corpo sempre disponibile di 60 mila uomini, basato
sull´Eurocorps «rinforzato se necessario da capacità navali ed aeree».
Raccomanda poi lo sviluppo della cooperazione fra gli eserciti nazionali «ai
fini di un maggiore sincronismo operativo», proponendo di denominare Safe (Synchronized
Armed Forces Europe) tale processo e le forze armate coinvolte. In questo
contesto, andrebbe anche definito uno statuto europeo del soldato, che
disciplini gli standard di addestramento, la dottrina operativa e la libertà di
azione sul campo, i diritti e i doveri, come pure il livello qualitativo
dell´equipaggiamento, le cure sanitarie e le assicurazioni. Parallelamente, su
suggerimento dei Verdi, il Parlamento chiede che la partnership per la
costruzione della pace «si trasformi in un Corpo civile di pace europeo».
Ritenendo poi che il potenziale di azione autonoma dell´Ue nel quadro della sua
politica estera e di difesa vada accresciuto «mediante una riqualificazione
mirata delle sue capacità di analisi, pianificazione, guida e intelligence», il
Parlamento saluta la decisione del Consiglio europeo di lavorare a una
struttura di pianificazione strategica integrata civile-militare per le
operazioni e missioni Pesd. Chiede inoltre l´allestimento di un quartiere
generale operativo europeo autonomo e permanente, in grado di effettuare
pianificazioni strategiche e condurre operazioni e missioni Pesd ed è
favorevole all´idea di creare un Consiglio dei ministri della difesa per
conferire maggiore coerenza alle varie politiche difensive nazionali. I deputati
si dicono infine favorevoli al rafforzamento di un mercato europeo nel settore
della difesa e sicurezza e propongono ulteriori iniziative in tal senso nel
campo della sicurezza dell´approvvigionamento e della sicurezza
dell´informazione. Sostengono inoltre «energicamente» i «programmi coronati da
successo come . Eurofighter» e sollecitano ulteriori iniziative in tema di
addestramento comune e standard comuni per il personale da dislocare e
assegnare alle stesse operazioni civili e militari. . <<BACK
( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì
23 Febbraio 2009 Chiudi di ENRICO CISNETTO FINALMENTE. Ci è voluto il
reincrudelirsi della crisi, tornata ad essere anche finanziaria oltre che
recessiva, per indurre i maggiori paesi europei e gli Stati Uniti ad una
reazione all'altezza della tremenda sfida che il mondo ha di fronte. Ma a
quanto pare incrociamo le dita, è d'obbligo sembra lo abbiano capito. Da un
lato il vertice a Berlino dei quattro paesi europei del G8 (Italia, Germania,
Francia e Gran Bretagna) allargato a Spagna e Olanda e con le significative
presenze della Commissione Ue (Barroso), della Bce (Trichet), del presidente
dell'Eurogruppo Juncker nonché del presidente della Repubblica Ceca nella sua
veste di leader di turno nella Ue a 27 è servito a chiarire, speriamo una volta
per tutte, che o il Vecchio Continente trova una linea comune e pienamente
condivisa o sarà peggio per tutti i paesi, anche quelli apparentemente più
forti. E non c'è dubbio che senza l'Europa neppure le altre grandi macro aree
del pianeta sarebbero in grado di dare una risposta compiuta al micidiale
binomio rappresentato dalla crisi finanziaria e da quella produttiva.
Dall'altro, la visita della Clinton in Cina,
improntata ad un sano realismo (per i diritti umani ci saranno tempi e luoghi
diversi per parlarne) e intelligentemente impostata a ottenere il varo di un
progetto di collaborazione cino-americano per sintonizzare le rispettive
politiche di risposta alla crisi cosa non facile dopo il disastroso esordio del
ministro dell'Economia nominato da Obama, quel Geithner che nei giorni scorsi
aveva accusato Pechino di "manipolare i cambi per tenere artificialmente
bassa la sua divisa" ci fa sperare che anche gli altri due fondamentali
attori sulla scena (francamente in questo momento India, Giappone, Brasile e
Russia sono piuttosto marginali) sappiano trovare un'intesa strategica. Anche perché Stati Uniti e Cina hanno ormai
economie così interconnesse i primi consumano i prodotti cinesi, la seconda
assorbe enormi quantità di titoli del Tesoro Usa che senza un
loro accordo, ogni tentativo di metterci una pezza a questa maledetta crisi
risulterebbe vano. Tutto bene, dunque? Andiamoci cauti. Diciamo che si è
riaccesa la speranza. Perché questi due passaggi sono importanti e
sottovalutarli in nome di un cieco pessimismo sarebbe sciocco ma sono anche,
per ora, delle semplici premesse. In Europa, per esempio, si sono poste le basi
per una comune regolamentazione degli hedge funds, dei bonus dei manager, delle
agenzie di rating, per rifinanziare con 500 miliardi di dollari il Fondo
Monetario, ma siamo ancora indietro per quanto riguarda le misure
anti-recessione, sia perché finora si è parlato solo del settore auto sia
perché anche su questo fronte una linea comune è solo invocata. Allora, diciamo
che si tratta di indispensabili precondizioni per arrivare agli appuntamenti
più formali prossimi del G20 e del G8 avendo posto le basi perché ne
scaturiscano scelte operative e non solo lodevoli auspici. E sì, perché finora,
in 19 mesi di crisi ricordiamoci che tutto è iniziato ai primi di agosto del
2007 con la caduta dei valori degli immobili americani e lo scoppio della bolla
dei mutui subprime sono stati una cinquantina i vertici internazionali che si
sono succeduti, ma dire che i grandi del mondo siano stati capaci di trovare
una linea efficace e condivisa proprio non si può. In Europa, in particolare,
abbiamo assistito a fughe in avanti (Sarkozy), a tentativi di rieditare vecchi
patti (l'asse franco-tedesco), a comprensibili ma poco lungimiranti chiusure
nazionalistiche (Merkel), a giochi di sponda (Berlusconi con Putin), a declini
inesorabili (la Commissione Ue) e a recuperi di ruolo (Brown e la Bce), ma
nulla che ci desse non dico la certezza ma neppure la percezione mediatica di
un continente unito, né nella sua versione allargata e qui ha giocato la crisi
dei paesi dell'Est che ha interrotto il processo di uscita dalla loro secolare
arretratezza né in quella ristretta ai paesi dell'euro. E questo, naturalmente,
ha prodotto sfiducia, nelle famiglie come nelle imprese, sentimento che ha
alimentato una crisi già di per sé impetuosa. Infatti, non c'è bisogno di
essere esperti per comprendere che tanto la dimensione finanziaria quanto
quella produttiva della crisi hanno natura globale, e che dunque solo una
risposta globale può mettervi fine. Purtroppo, questa semplice verità finora
sembrano averla capita più i mercati che ogni volta sanciscono con pesanti
ribassi di Borsa le mosse unilaterali dei governi, ritenute in quanto tali
velleitarie prima ancora di valutarle nel merito che i leader politici. Ora è
corretto pensare che da Berlino e Pechino siano arrivati due segnali in
controtendenza, e dunque è lecito attendersi finalmente scelte coraggiose e
incisive. Specie se all'ordine del giorno s'imporrà, come è già nell'aria, il
salvataggio globale dell'intero sistema bancario mondiale.
( da "marketpress.info" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì
23 Febbraio 2009 GIUSTIZIA EUROPEA: QUALIFICA DI RIFUGIATO
E PROTEZIONE SUSSIDIARIA Il 17 febbraio 2009 con la sentenza pronunciata nella
causa C 465/07 - Meki Elgafaji e Noor Elgafaji / Staatssecretaris van Justitie
- la Corte di giustizia ha affermato che il soggetto che richiede la protezione
sussidiaria non deve necessariamente provare di essere minacciato
personalmente, a causa di elementi propri della sua situazione, nel suo
paese di origine. Il grado di violenza indiscriminata nel paese di origine può
eccezionalmente essere sufficiente perché le autorità competenti decidano che
un civile in caso di rimpatrio correrebbe un rischio effettivo di subire
minacce gravi e individuali. La direttiva 2004/83/Ce ha come obiettivo
principale, da un lato, garantire che tutti gli Stati applichino criteri comuni
per identificare le persone che hanno effettivamente bisogno di protezione
internazionale e, dall?altro, assicurare che un livello minimo di prestazioni
sia disponibile per tali persone in tutti gli Stati membri. Il 13 dicembre 2006
i coniugi Elgafaji hanno richiesto il permesso di soggiorno temporaneo nei
Paesi Bassi, corredata di elementi diretti a provare i rischi effettivi ai
quali sarebbero esposti in caso di espulsione verso il loro paese di origine,
l?Iraq. Con decisioni 20 dicembre 2006 il ministro competente ha negato loro il
permesso di soggiorno temporaneo, considerando che essi non avessero provato in
modo sufficiente le circostanze invocate e, pertanto, non avessero dimostrato
il rischio effettivo di minaccia grave e individuale al quale essi asserivano
di essere esposti nel loro paese di origine. In seguito al rigetto delle loro
domande, i coniugi Elgafaji hanno proposto un ricorso dinanzi al Rechtbank te?s
Gravenhage, accolto da tale giudice. Il Raad van State, adito in appello, ha
ritenuto che le disposizioni della direttiva 2004/83/Ce presentassero
difficoltà interpretative e ha deciso di sottoporre questioni pregiudiziali
alla Corte di giustizia. Il giudice a quo intende stabilire se le disposizioni
della direttiva devono essere interpretate nel senso che l?esistenza di
minaccia grave e individuale alla vita o alla persona del soggetto che richiede
la protezione sussidiaria sia subordinata alla condizione che questi fornisca
la prova di essere interessato in modo specifico a causa di elementi peculiari
della sua situazione. La Corte osserva che il danno definito nella direttiva
come costituito da «minaccia grave e individuale alla vita o alla persona» del
richiedente riguarda un rischio di danno più generale degli altri due tipi di
danni, definiti nella direttiva, che riguardano situazioni in cui il
richiedente è esposto in modo specifico al rischio di un danno particolare.
Infatti, viene considerata in modo più ampio una minaccia alla vita o alla
persona di un civile, piuttosto che determinate violenze. Inoltre, tale
minaccia è inerente ad una situazione generale di «conflitto armato interno o
internazionale». Infine, la violenza in questione all?origine della detta
minaccia viene qualificata come «indiscriminata», termine che implica che essa
possa estendersi ad alcune persone a prescindere dalla loro situazione
personale. A questo proposito, occorre precisare che tanto più il richiedente è
eventualmente in grado di dimostrare di essere colpito in modo specifico a
causa di elementi peculiari della sua situazione personale, tanto meno elevato
sarà il grado di violenza indiscriminata richiesto affinché egli possa
beneficiare della protezione sussidiaria. Inoltre, la Corte aggiunge che al
momento dell?esame individuale di una domanda di protezione sussidiaria, si può
tener conto dell?estensione geografica della situazione di violenza
indiscriminata, nonché dell?effettiva destinazione del richiedente in caso di
rimpatrio, e dell?esistenza, se del caso, di un serio indizio di un rischio
effettivo quale il fatto che un richiedente ha già subìto minacce gravi o
minacce dirette di tali danni, a meno che vi siano buoni motivi per ritenere
che tali danni gravi non si ripeteranno, indizio in considerazione del quale il
requisito di una violenza indiscriminata richiesto per poter beneficiare della
protezione sussidiaria può essere meno elevato. Pertanto, le pertinenti
disposizioni della direttiva devono essere interpretate come segue l?esistenza
di una minaccia grave e individuale alla vita o alla persona del richiedente la
protezione sussidiaria non è subordinata alla condizione che quest?ultimo
fornisca la prova che egli è interessato in modo specifico a motivo di elementi
peculiari della sua situazione personale; l?esistenza di una siffatta minaccia
può essere considerata, in via eccezionale, provata qualora il grado di
violenza indiscriminata che caratterizza il conflitto armato in corso, valutato
dalle autorità nazionali competenti impegnate con una domanda di protezione
sussidiaria o dai giudici di uno Stato membro, raggiunga un livello così
elevato che sussistono fondati motivi di ritenere che un civile rientrato nel
paese o nella regione in questione correrebbe, per la sua sola presenza sul
territorio, un rischio effettivo di subire la detta minaccia. <<BACK
( da "Corriere della Sera" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-02-23 num: - pag: 2
categoria: REDAZIONALE Berlusconi ora incalza le banche: nessuno ha chiesto i
Tremonti bond Il premier: sono convenienti, così più credito alle imprese «In
Italia situazione migliore che in altri Paesi». Una missione dei leader europei
negli Usa prima del G20 DAL NOSTRO INVIATO BERLINO —
Invita le banche italiane a sottoscrivere i Tremonti bond, per aumentare il
patrimonio e allargare il credito alle imprese, ma soprattutto perché «sono
convenienti». Definisce il vertice che si è appena chiuso produttivo ma allo
stesso tempo monco, perché senza Usa e Cina, senza un accordo preventivo con loro, qualsiasi riforma dei
mercati sarebbe inefficace. E poi parla di Italia, mandando messaggi
rassicuranti, dicendo che «rispetto alle difficoltà che ho sentito qui oggi la
nostra situazione è migliore: banche solide, debito privato basso, niente
titoli tossici, cassa integrazione che garantisce al 70% il reddito di
chi perde il lavoro». Silvio Berlusconi a Berlino partecipa al vertice con un
occhio all' urgenza di un'attività coordinata con Washington, un altro alla specificità
del mercato italiano. Alle banche della Penisola, precisando che «nessuna
finora ha avanzato richieste», ricorda: «Vi conviene aumentare il patrimonio
così potrete aumentare le masse del credito a sostegno delle imprese». Ai
colleghi europei tiene invece a rimarcare che senza la Casa Bianca è
impossibile mettere sul campo un'azione di riforma dei mercati veramente
globale: «Forse anche prima del G20 di Londra, comunque prima del G8 di luglio,
potremmo fare una trasferta nella formazione di oggi, con i principali leader
europei, presso l'amministrazione americana. E occorre coinvolgere anche la Cina, perché quanto decideremo sia condiviso da queste due
grandi economie». Le linee di azione che emergono dall'incontro alla
Cancelleria tedesca vengono commentate così, a caldo, dal presidente del
Consiglio: «L'accordo emerso oggi è totale, dobbiamo agire in modo coordinato,
abrogare le vecchie regole del passato e riscrivere i global legal standard,
nuove regole che valgano per tutti, senza cadere nella tentazione del
protezionismo ». Sui limiti dell'Europa il Cavaliere interviene anche prima di
arrivare a Berlino, quando viene diffuso il testo di un'intervista al
quotidiano tedesco «Bild», che uscirà oggi: «L'Europa soffre di alcuni
anacronismi. Per esempio, il fatto di esser nata come Unione monetaria, mentre
manca di una forte dimensione politica. Ma gli unici strumenti per fronteggiare
le crisi sono rimasti, finora, monetari. La sola infrastruttura assimilabile
alla sfera politica è il Patto di stabilità e crescita». Nella stessa
intervista, in vista del G8 di luglio, annuncia che l'Italia proporrà la Detax,
«un meccanismo fiscale che destina ai Paesi in via di sviluppo una percentuale
di gettito fiscale ». Infine un commento sul nuovo presidente americano, che il
capo del governo vedrà certamente a Londra fra poco più di un mese: «Ci lega un
tratto comune, siamo entrambi uomini tesi al fare. Obama è un leader
carismatico, capace di infondere fiducia, sono fiducioso che la sua
"audacia della speranza" sia l'approccio giusto per risolvere i
grandi problemi con cui si è trovato a confrontarsi. Sono amico di Bush, sono
certo che con Obama si instaurerà una relazione altrettanto forte». Altra
certezza sulle possibilità di ripresa dell'Italia: «La propensione degli
italiani al risparmio, oltre alla solidità del nostro sistema bancario, è una
delle ragioni per le quali il Fondo monetario prevede per noi un'uscita dalla
crisi più facile rispetto ad altri Paesi». Marco Galluzzo
( da "Corriere della Sera" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2009-02-23 num: - pag: 29
categoria: REDAZIONALE Visioni La Tate Britain di Londra lancia la proposta di
un rinnovamento dei generi creativi. Cent'anni dopo il Futurismo
l'AltraModernità Tutti creoli nell'epoca globale Nicolas Bourriaud: il
multiculturalismo è finito, lingue e identità si connettono di FRANCESCA
BONAZZOLI A cento anni dal Manifesto futurista, dalla Tate Britain di Londra,
tempio dell'arte anglosassone, viene lanciata una nuova sfida culturale: il
Manifesto dell'Altramodernità. Un sintetico scritto di dodici righe per
proclamare che «il Postmodernismo è morto» e sta emergendo «una nuova era di
modernità basata sull'incremento di comunicazioni, viaggi e migrazioni che
condizionano il nostro modo di vivere. Multiculturalismo e identità stanno per
essere superate dalla creolizzazione: gli artisti oggi
partono da uno stato di cultura globalizzato. Questo nuovo universalismo è
basato sulle traduzioni, la sottotitolatura, il doppiaggio. L'arte di oggi
esplora i legami che testo e immagine, tempo e spazio intrecciano fra loro».
L'artefice dell'atto di morte del Postmodernismo è il francese Nicolas
Bourriaud, geniale intellettuale che nel
( da "Messaggero, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì
23 Febbraio 2009 Chiudi TEHERAN L'Iran ha annunciato che questo mercoledì le
operazioni di «preavvio» della sua prima centrale nucleare, a Bushehr. Alla
cerimonia saranno presenti Gholamreza Aghazadeh, responsabile
dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica, e Serghei Kirienko, capo
dell'agenzia atomica russa Rosatom. La centrale di Bushehr, con un reattore di
1.000 megawatt, è stata realizzata da tecnici russi, ma la sua messa in
funzione è stata rinviata diverse volte negli ultimi anni, nel pieno di un
braccio di ferro tra la comunità internazionale e la Repubblica islamica sul
suo programma nucleare. Le procedure che saranno messe in atto il 25 febbraio
non sono state chiarite, ma secondo la radio di Stato iraniana dovrebbe
trattarsi di una prova del sistema computerizzato che controlla l'impianto. La
costruzione della centrale di Bushehr, sul Golfo, è stata avviata dalla Russia
nel 1995 sulla base di un contratto che a quel tempo ammontava a 800 milioni di
dollari. La Russia fa parte del sestetto di potenze (insieme
ad Usa, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) che chiedono all'Iran di
sospendere l'arricchimento dell'uranio sulla base di diverse risoluzioni del
Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma tra il 2007 e il
( da "Messaggero, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì
23 Febbraio 2009 Chiudi PECHINO - Hillary Clinton ha concluso ieri la sua
visita in Cina, e la sua prima missione all'estero
come segretario di Stato, incontrando una dozzina di attiviste per i diritti
delle donne nell'Ambasciata degli Usa a Pechino.
Hillary ha anche chattato su Internet con altre attiviste e in apertura di
giornata ha assistito ad una messa in una chiesa protestante alla periferia
della capitale. Il segretario di Stato ha approfittato di un'intervista
rilasciata a una rete televisiva di Shanghai per riaffermare il senso della sua
visita. «Siamo sulla stessa barca - ha detto - e per fortuna stiamo remando
nella stessa direzione». Impegnandosi a continuare nella sua politica di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha aggiunto,
la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza». Nei suoi colloqui
politici Clinton si è concentrata sulla necessità che Usa e Cina affrontino in modo coordinato la crisi economica internazionale
e il grande problema del surriscaldamento del pianeta, considerato anche che i
due Paesi sono quelli maggiormente responsabili dell' emissione di gas
inquinanti. Lavorando insieme su questi terreni, ha detto la Clinton nella
conferenza stampa tenuta insieme al suo omologo cinese Yang Jiechi, Usa e Cina possono «guidare il
mondo fuori dalla crisi». Il segretario di Stato ha riconfermato l' impegno
degli Usa a favore dei diritti umani e civili ma ha
chiarito che la priorità è quella di una relazione «positiva e di
collaborazione» tra i due paesi. Sulle spinose questioni di Taiwan, del Tibet e
dei diritti umani, Hillary e Yang hanno detto di aver avuto un «confronto
aperto» e si sono dichiarati «d'accordo nell'essere in disaccordo».
( da "Messaggero, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì
23 Febbraio 2009 Chiudi di ENRICO CISNETTO Il ministro dell' Economia è quel
Geithner che nei giorni scorsi aveva accusato Pechino di "manipolare i
cambi per tenere artificialmente bassa la sua divisa". La visita della Clinton in Cina ci fa sperare
che anche gli altri due fondamentali attori sulla scena (francamente in questo momento
India, Giappone, Brasile e Russia sono piuttosto marginali) sappiano trovare
un'intesa strategica. Anche perché Stati Uniti e Cina hanno ormai
economie così interconnesse i primi consumano i prodotti cinesi, la
seconda assorbe enormi quantità di titoli del Tesoro Usa
che senza un loro accordo, ogni tentativo di metterci una pezza a questa
maledetta crisi risulterebbe vano. Tutto bene, dunque? Andiamoci cauti. Diciamo
che si è riaccesa la speranza. Perché questi due passaggi sono importanti e
sottovalutarli in nome di un cieco pessimismo sarebbe sciocco ma sono anche,
per ora, delle semplici premesse. In Europa, per esempio, si sono poste le basi
per una comune regolamentazione degli hedge funds, dei bonus dei manager, delle
agenzie di rating, per rifinanziare con 500 miliardi di dollari il Fondo
Monetario, ma siamo ancora indietro per quanto riguarda le misure
anti-recessione, sia perché finora si è parlato solo del settore auto sia
perché anche su questo fronte una linea comune è solo invocata. Allora, diciamo
che si tratta di indispensabili precondizioni per arrivare agli appuntamenti
più formali prossimi del G20 e del G8 avendo posto le basi perché ne
scaturiscano scelte operative e non solo lodevoli auspici. E sì, perché finora,
in 19 mesi di crisi ricordiamoci che tutto è iniziato ai primi di agosto del
2007 con la caduta dei valori degli immobili americani e lo scoppio della bolla
dei mutui subprime sono stati una cinquantina i vertici internazionali che si
sono succeduti, ma dire che i grandi del mondo siano stati capaci di trovare
una linea efficace e condivisa proprio non si può. In Europa, in particolare,
abbiamo assistito a fughe in avanti (Sarkozy), a tentativi di rieditare vecchi
patti (l'asse franco-tedesco), a comprensibili ma poco lungimiranti chiusure
nazionalistiche (Merkel), a giochi di sponda (Berlusconi con Putin), a declini
inesorabili (la Commissione Ue) e a recuperi di ruolo (Brown e la Bce), ma
nulla che ci desse non dico la certezza ma neppure la percezione mediatica di
un continente unito, né nella sua versione allargata e qui ha giocato la crisi
dei paesi dell'Est che ha interrotto il processo di uscita dalla loro secolare
arretratezza né in quella ristretta ai paesi dell'euro. E questo, naturalmente,
ha prodotto sfiducia, nelle famiglie come nelle imprese, sentimento che ha
alimentato una crisi già di per sé impetuosa. Infatti, non c'è bisogno di
essere esperti per comprendere che tanto la dimensione finanziaria quanto
quella produttiva della crisi hanno natura globale, e che dunque solo una
risposta globale può mettervi fine. Purtroppo, questa semplice verità finora
sembrano averla capita più i mercati che ogni volta sanciscono con pesanti
ribassi di Borsa le mosse unilaterali dei governi, ritenute in quanto tali
velleitarie prima ancora di valutarle nel merito che i leader politici. Ora è
corretto pensare che da Berlino e Pechino siano arrivati due segnali in
controtendenza, e dunque è lecito attendersi finalmente scelte coraggiose e
incisive. Specie se all'ordine del giorno s'imporrà, come è già nell'aria, il
salvataggio globale dell'intero sistema bancario mondiale.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-02-22 - pag: 5 autore: IL
PERSONAGGIO Isidoro Albertini «L'ingordigia origine della crisi» Il decano di
Piazza Affari indica le responsabilità delle banche d'affari Usa
di Antonella Olivieri «B ei tempi quando si frequentava la Borsa. Era un mondo
vivo: era lì che si tenevano i contatti, ci si incontrava, si scambiavano
opinioni. Oggi che si parla attraverso i computer, è tutta un'altra cosa».
Isidoro Albertini quest'anno compirà novant'anni, ma come tutte le mattine da
più di mezzo secolo è alla sua scrivania. Attento come sempre a quanto succede
sul mercato, anche se da tempo ha lasciato l'operatività ai
"giovani". Oggi ricopre la carica di presidente di Albertini-Syz, naturale
evoluzione dello studio dell'agente di cambio che forse più di altri ha segnato
la storia di Piazza Affari. Il Wall Street Journal e il Financial Times sul
tavolo non sono un vezzo, perchè Isidoro Albertini era uno dei pochi che sul
mercato del boom economico sapeva parlare la lingua degli affari, quando ancora
sui libri di scuola si studiava quasi esclusivamente il francese. Un idioma,
l'inglese, che sarà il filo conduttore della sua lunga avventura a Piazza
Affari. «In Borsa – racconta – ci sono finito quasi per caso. Quando
Giambattista Foglia, che come me militava nel Partito d'azione, mi propose di
andare a lavorare con lui nel suo studio d'agente di cambio.L'attività della
mia famiglia d'origine era distante mille miglia dalla finanza. Dal 1817
confezionava cappelli e per produrre i feltri aveva aperto uno stabilimento in
Inghilterra (è lì che ho imparato l'inglese). Ma negli anni '
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-22 - pag: 7 autore: Stati Uniti. Clima
disteso e cooperazione in primo piano negli incontri del ministro con il
presidente Hu e il premier Wen Debito, Clinton ringrazia la Cina Il segretario
di Stato apprezza la fiducia, confermata, sui titoli di Stato Usa Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente Gli Stati
Uniti ringraziano la Cina per il massiccio sostegno fornito al debito pubblico americano.
E la Cina, che negli ultimi anni ha comprato titoli del Tesoro Usa a mani basse fino a diventare il primo finanziatore planetario
degli Stati Uniti, conferma l'ampio affidamento concesso a Washington e
lancia un messaggio tranquillizzante all'Amministrazione Obama: il Dragone non
ha intenzione di battere in ritirata dal dollaro. Almeno per ora. è questo il
succo della missione a Pechino del segretario di Stato Usa
Hillary Clinton, ultima tappa del suo primo viaggio ufficiale in Asia.
«Apprezziamo la rinnovata fiducia della Cina verso i
titoli del Tesoro Usa» ha detto ieri il segretario di
Stato americano al termine dell'incontro con il ministro degli Esteri cinese,
Yang Jiechi. La Clinton - criticata a casa per l'atteggiamento assunto sulla
questione dei diritti umani - ha ribadito ieri che il tema «non può interferire
con le altre crisi: economica, dei cambiamenti climatici e della sicurezza ».
Delusione tra le organizzazioni di tutela dei diritti: «Così facendo- ha
commentato Amnesty International - la Clinton ha danneggiato le future
iniziative degli Usa sui diritti umani». L'incontro
con il ministro degli Esteri, secondo quanto filtrato dai corridoi del palazzo,
si sarebbe svolto in un clima di grande cordialità e simpatia. Durante il
colloquio, Yang ha rassicurato la Clinton su un punto oggi fondamentale non solo
per gli Stati Uniti, ma per la stabilità economica globale: la Cina non intende modificare il proprio portafoglio
d'investimenti, nel quale figurano 700 miliardi di dollari (poco meno di un
terzo delle riserve valutarie del Paese) di T-Bonds. Ma il sostegno cinese al
debito Usa ha ovviamente un prezzo. Quello di lungo
termine non è ancora ben definito: molto dipenderà dall'evoluzione della crisi
finanziaria, e da come le due superpotenze usciranno dal ciclone che imperversa
sui mercati e sulle economie del mondo intero. Quello di breve termine, però, è
chiarissimo: gli Stati Uniti devono rinunciare alle tentazioni protezionistiche
(di cui la Cina sarebbe il principale obiettivo
naturale), riaffiorate a Washington dopo l'insediamento dell'Amministrazione Obama.
«Per fronteggiare una crisi economica che continua ad allargarsi, i nostri due
Paesi devono rafforzare la loro cooperazione bilaterale e respingere qualsiasi
forma di protezionismo nel commercio e negli investimenti » ha dichiarato Yang
al termine del faccia a faccia con la Clinton. Alla Casa Bianca, che in questa
fase non è certo nelle condizioni di ingaggiare un braccio di ferro con
Pechino, non resta che prendere atto delle volontà cinesi. Gli Stati Uniti
aspirano a costruire «relazioni positive e di collaborazione con la Cina che permettano ai due Paesi di far fronte ai molteplici
problemi che sono sul tappeto, come la crisi economica internazionale e i
cambiamenti climatici » ha affermato il Segretario di Stato americano.
«Lavorando insieme, Cina e Stati Uniti possono
condurre il mondo fuori dalla crisi» ha aggiunto la Clinton. Che, come aveva
promesso venerdì sera al suo arrivo a Pechino, ha astutamente evitato di
puntare i riflettori del vertice Cina-Usa sulla questione dei diritti umani. Nella seconda parte
della giornata, il segretario di Stato americano ha incontrato anche il
premier, Wen Jiabao, e il presidente Hu Jintao. Quest'ultimo, ad aprile in
occasione della riunione del G-20 di Londra, incontrerà Barack Obama: sarà il
primo colloquio bilaterale tra la leadership cinese e il nuovo presidente
americano. CONCESSIONI RECIPROCHE Hillary: «Lavorando insieme potremo portare
il mondo fuori dalla crisi economica» Pechino chiede a Washington di dire «no»
al protezionismo Cooperazione. La Clinton visita un impianto cinese di General
Electric AFP
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-02-22 - pag: 8 autore: ...
MATRIMONIO D'INTERESSE Cina, un dollaro da amare L a Cina continuerà a investire in titoli del Tesoro americani
in cui finora ha immobilizzato 700 miliardi di dollari, cioè quasi un terzo
delle sue riserve valutarie. Hillary Clinton torna a casa da Pechino con un
messaggio confortante per l'Amministrazione Obama.E anche con un'indicazione
per i mercati. La scelta della Cina di restare
pesantemente esposta sul dollaro, infatti, potrebbe avere ripercussioni
importanti sui destini della valuta americana, condannata dai fondamentali Usa (debito federale in aumento e aspettative inflazionistiche) a un
inesorabile declino. Oggi la Cina ha quattro
buoni motivi per non gradire un deprezzamento del biglietto verde: il valore
del suo colossale investimento oltre-Oceano; la propria competitività sui
mercati internazionali; la stabilità valutaria delle Tigri asiatiche; gli
investimenti stranieri verso il Paese. Ciò premesso, un quesito è d'obbligo:
dopo aver offerto un generoso (ma non disinteressato) sostegno al debito
pubblico americano, ora Pechino sarebbe disponibile a offrire anche un
paracadute al dollaro? (l. vin.)
( da "Giornale di Brescia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione:
23/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:finestra sul mondo L'Iran
annuncia il preavvio della centrale di Bushehr TEHERANL'Iran ha annunciato ieri
che le operazioni di «preavvio» della sua prima centrale nucleare, a Bushehr
partiranno il 25 febbraio in una cerimonia alla presenza dei capi delle agenzie
atomiche iraniana e russa (nella foto rilasciata dall'Aiea nel 2004: l'interno
della centrale). All'evento saranno presenti il responsabile del medesimo ente,
Gholamreza Aghazadeh, e Serghei Kirienko, capo dell'agenzia atomica russa
Rosatom. La centrale di Bushehr, con un reattore di 1.000 megawatt, è stata
infatti realizzata da tecnici russi. Le procedure che saranno messe in atto il
25 febbraio non sono state chiarite, ma dovrebbe trattarsi di una prova del
sistema computerizzato che controlla l'impianto. La costruzione della centrale
di Bushehr, sul Golfo, è stata avviata dalla Russia nel 1995 sulla base di un
contratto che a quel tempo ammontava a 800 milioni di dollari. La Russia fa
parte del sestetto di potenze (insieme ad Usa, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) che chiedono all'Iran di
sospendere l'arricchimento dell'uranio sulla base di diverse risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma tra il 2007 e il
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
VETRINA
ESTERI pag. 19 La Clinton «vende» a Pechino i bond Usa PECHINO LA CINA continuerà a finanziare il debito pubblico degli
Stati Uniti. Missione compiuta a Pechino per Hillary Clinton, la sua prima
all'estero da segretario di Stato Usa. «Il governo
cinese ha preso una decisione saggia continuando a investire dei buoni del
tesoro Usa» (ne possiede già almeno 4 miliardi di dollari). Dalla
crisi, ha aggiunto la Clinton, «ci rialzeremo o cadremo insieme. Siamo sulla
stessa barca e remiamo nella stessa direzione». Le due economie sono
interdipendenti. Usa e Cina
possono «guidare il mondo fuori dalla crisi» ha detto la Clinton : questa è la
priorità. Taiwan, Tibet e diritti umani possono attendere.
( da "Secolo XIX, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'Iran
annuncia il "preavvio"della prima centrale nucleare la cerimonia il
25 febbraio TEHERAN. L'Iran ha annunciato ieri che le operazioni di
"preavvio" della sua prima centrale nucleare, a Bushehr, partiranno
il 25 febbraio in una cerimonia alla presenza dei capi delle agenzie atomiche
iraniana e russa. La centrale di Bushehr, con un reattore di 1.000 Megawatt, è
stata realizzata da tecnici russi, ma la sua messa in funzione è stata rinviata
diverse volte negli ultimi anni, nel pieno di un braccio di ferro tra la
comunità internazionale e la Repubblica islamica sul suo programma nucleare. Le
procedure che saranno messe in atto il 25 febbraio non sono state chiarite, ma
secondo la radio di Stato iraniana dovrebbe trattarsi di una prova del sistema
computerizzato che controlla l'impianto. La costruzione della centrale di
Bushehr, sul Golfo, è stata avviata dalla Russia nel 1995 sulla base di un
contratto che allora ammontava a 800 milioni di dollari. La
Russia fa parte del sestetto di potenze (insieme a Usa, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) che chiedono all'Iran di
sospendere l'arricchimento dell'uranio sulla base di diverse risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma tra il 2007 e il
( da "Secolo XIX, Il" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Hillary
in Cina: a messa e poi chat con attiviste conclusa la
visita Missione "innovativa" della Clinton. «Siamo sulla stessa
barca, e per fortuna stiamo remando dalla stessa parte» 23/02/2009 PECHINO.
Hillary Clinton ha concluso la sua visita in Cina, e
la sua prima missione all'estero come segretario di Stato, incontrando una
dozzina di attiviste per i diritti delle donne nell'Ambasciata degli Usa a Pechino. Hillary ha anche chattato su Internet con
altre attiviste e ha assistito a una messa in una chiesa protestante alla
periferia della capitale. Il segretario di Stato in un'intervista
rilasciata a una rete televisiva di Shanghai ha riaffermato il senso della sua
visita in Cina: «Siamo sulla stessa barca - ha detto - e per fortuna stiamo
remando nella stessa direzione». Impegnandosi a continuare nella sua politica
di massicci acquisti di buoni del Tesoro Usa, ha aggiunto,
la Cina «ha riconosciuto la nostra interdipendenza». Nei suoi
colloqui politici, sabato, Hillary si è concentrata sulla necessità che Usa e Cina affrontino in modo
coordinato la crisi economica internazionale e il problema del surriscaldamento
del pianeta, considerato che i due Paesi sono quelli maggiormente responsabili
dell' emissione di gas inquinanti. Lavorando insieme su questi temi, ha detto
la Clinton, Usa e Cina
possono «guidare il mondo fuori dalla crisi». Il segretario di Stato ha
confermato l' impegno degli Usa a favore dei diritti
umani e civili ma ha chiarito che la prioritàè una relazione «positiva e di
collaborazione» tra i due paesi. Sulle spinose questioni di Taiwan, del Tibet e
dei diritti umani, Hillary e Yang hanno detto di aver avuto un «confronto
aperto» e si sono dichiarati «d'accordo nell'essere in disaccordo». Con la sua
visita, Clinton ha dissipato il timore col quale la Cina
guardava al cambio della guardia a Washington dopo gli otto anni di ottimi
rapporti con George W. Bush. Dal suo colloquio col premier Wen Jiabao è emerso
che il «dialogo economico strategico» iniziato dal governo di Bush e molto
apprezzato da Pechino, proseguirà. Il numero uno cinese Hu Jintao - che in
aprile incontrerà il presidente Barack Obama a Londra, dove si svolgerà il
vertice del G20 sulla crisi economica, ha espresso al segretario di Stato il
suo «apprezzamento» per il fatto che la sua prima missione all'estero si sia
svolta in Cina e in altri paesi asiatici (Giappone,
Indonesia e Corea del Sud). Le visite a Tokyo e a Seul sono servite alla
Clinton per tranquillizzare i tradizionali alleati degli Usa:
Corea del Sud e Giappone rimangono i «migliori amici» degli Stati Uniti in
Asia. Nel corso del suo viaggio, Hillary Clinton ha fatto intravedere che sarà
un segretario di Stato innovativo anche nello stile: ha partecipato a
interviste, dibattiti e programmi televisivi, ha incontrato studenti,
casalinghe e intellettuali, e parlando dell'amore con un gruppo di studentesse
sudcoreane. 23/02/2009
( da "Rai News 24" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma
| 23 febbraio 2009 Berlusconi: G8 da allargare, con Obama in comune l'audacia
della speranza Silvio Berlusconi "In campagna elettorale avevamo
annunciato che volevamo cambiare l'Italia, ma anche che era imminente (siamo
stati gli unici a dirlo) una crisi economica di portata globale che non avrebbe
avuto precedenti negli ultimi cinquant'anni". Silvio Berlusconi, in una
lunga intervista a Le Figaro, rivendica la gestione previdente della crisi
tenuta fin qui dal suo governo, che è riuscito a "mettere in sicurezza i
conti pubblici con una legge finanziaria che per la prima volta ha il respiro
di un triennio, con un profilo di deficit condiviso a livello europeo e tale da
consentirci di affrontare la crisi con gli strumenti di finanza pubblica piu'
adeguati". Grandi cantieri "In secondo luogo -aggiunge il premier
alla vigilia del vertice italo-francese.- ci siamo battuti in Europa per
finanziare le grandi infrastrutture di cui il continente ha bisogno e che in
Italia erano state bloccate da veti ideologici. Inoltre, con la riforma della
scuola abbiamo gettato le basi perché la classe dirigente italiana sviluppi le
proprie potenzialità secondo standard europei. Stiamo procedendo alla riforma
della giustizia perché i diritti della difesa siano equiparati a quelli
dell'accusa e tutti i cittadini possano avere giustizia in tempi rapidi. La
riforma passerà attraverso una netta distinzione tra giudici dell'accusa e
della difesa. A ciascuno il suo lavoro, senza commistioni". Ingiustizia
Sulla riforma della giustizia, il premier risponde che "la macchina della
giustizia deve recuperare efficienza e credibilità. La civiltà di una nazione
si misura anche dalla capacita' di rendere giustizia ai propri cittadini. In
Italia si trascina da anni un problema che le illustro con un paradosso.
Succede che gli stupratori vengano messi in libertà, mentre i cittadini perbene
non riescono a ottenere un verdetto in tempi utili. Manca la certezza della
pena. La giustizia, di fatto, è negata". Nuovo G8 Di fronte al mutato
scenario internazionale, sostiene Berlusconi, bisogna ripensare la struttura
del G8. Quanto sta accadendo, ha detto il presidente del Consiglio,
"richiede un ripensamento della natura e struttura del G8. Un aspetto che
potrebbe apparire formale, ma non lo e'". L'Italia, ha spiegato,
"vuole che il G8 sia sempre piu' rappresentativo ed efficace. Per essere
rappresentativo in un mondo che cambia con la rapidità di oggi, deve essere
inclusivo, deve aprirsi alle economie emergenti e dialogare con la parte di
pianeta più povera. L'Italia non vuole la fine del G8, non vuole il suo
scioglimento. Al contrario, vuole un G8 più forte e più concreto". Per
questo, ha aggiunto, "noi proponiamo una più stabile e
strutturata associazione al G8 dei Paesi del G5 (Cina, India,
Brasile, Messico e Sud Africa) oltre all'Egitto, in rappresentanza del mondo
arabo, musulmano e africano. E' cruciale il confronto su temi specifici con
singoli gruppi di Paesi, per esempio quelli africani, secondo il principio
delle "geometrie variabili". Non è questione di nomi o formule
vuote, ma di governance internazionale, di democrazia. Non sarà facile
organizzare un G8 con queste ambizioni, ma sono sicuro che ci riusciremo".
I nuovi USA Berlusconi non vuole fare paragoni tra l'ex presidente degli Stati
Uniti George W. Bush, "un amico, un uomo che stimo", e il successore
Barack Obama. Tuttavia la "solida alleanza tra Italia e Stati Uniti"
alla base del rapporto è intatta. "E' su questa base che si sta
cominciando a costruire un rapporto di stima, fiducia e collaborazione tra me e
Barack Obama", ha spiegato. "Nei primi contatti che ho avuto con
Obama, ho capito che ci legano tratti comuni", ha assicurato Berlusconi:
"è un leader concreto e positivo, che si prepara a fondo sulle questioni,
che conosce molto bene i dossier della politica internazionale, e con il quale
si ragiona. Ci lega pure l"audacia della speranza'. Un tratto necessario
nei momenti dicrisi".
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
ECONOMIA
ITALIANA pag. 15 Il "grande freddo" punta sul verde FRANCESCO JORI Il
Grande Freddo contro la primavera calda, anzi rovente, che si prospetta per le
imprese: per ora tiene, ma domani? Il distretto veneto del condizionamento e
della refrigerazione industriale è tra i pochi a non aver ancora pagato
pesantemente dazio alla crisi economica planetaria. Si aggrappa, in questo, ai
dati del settembre scorso: a livello nazionale 3,6 miliardi di import a fronte
di 8,1 di export, con un saldo positivo di 4,5 miliardi. Che peraltro aveva già
fatto registrare una contrazione (meno 3,1 per cento) rispetto all?anno
precedente. "E comunque settembre era un?eternità fa", annota Luigi
Rossi Luciani, già presidente di Confindustria Veneta e titolare di Carel, una
delle principali realtà del settore (796 addetti, unità produttive in Italia, Cina e Usa, 11 filiali commerciali
dall?Europa all?Asia, dall?Africa all?Australia, fatturato di oltre 110
milioni, 68 per cento di export). La situazione comincia a farsi critica, conferma
Francesco Bettella, vice presidente di Unindustria Veneta e responsabile di
Refricold, consorzio per la gestione operativa di progetti e servizi cui
aderiscono una cinquantina di aziende: «Alcune imprese del settore cominciano a
registrare cali di ordinativi, altre di fatturati. Grazie alla diminuzione nei
prezzi di petrolio, plastica e metalli si riesce ad effettuare qualche
recupero; ma certo non in misura tale da poter compensare le significative
contrazioni di ordini». Il settore del freddo ha proprio in Veneto il suo asse
portante. Sulle 7.828 unità produttive nell?ambito di
refrigerazioneventilazione ed elettrodomestici presenti in Italia, l?incidenza
regionale sfiora il 14 per cento, con 1.083 aziende, concentrate soprattutto
tra Padova e Treviso: una realtà che lavora molto con l?estero, in particolare
Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Russia e Polonia. Il decollo è
relativamente recente, nel 2003, quando nasce ufficialmente un vero e proprio
polo veneto della refrigerazione industriale e commerciale: un settore molto
articolato al proprio interno, che spazia dalle piccole imprese artigianali
alle medie industrie, con una presenza complessiva che si attesta intorno al 60
per cento della produzione nazionale (trasporto refrigerato a parte), e sul
3040 per cento di quella europea. E? così sorto un vero e proprio distretto
riconosciuto dalla Regione, con 144 aziende, 4.200 occupati e un fatturato
superiore agli 850 milioni di euro. E che ha impostato una serie di iniziative,
spiega Bettella, «volte a un rafforzamento competitivo pensato in termini di
filiera». Proprio per la gestione di tali iniziative è stato creato Refricold:
«Offriamo prodotti e servizi differenziati per funzionalità e utilizzo, grazie
al supporto della Regione, abbiamo portato a compimento progetti che a partire
dal 2007 ci consentono di rafforzare la posizione competitiva delle aziende del
comparto. In prospettiva puntiamo inoltre a incrementare il livello di
innovazione nel distretto, mantenendo così la leadership del Veneto nel
condizionamento e nella refrigerazione industriale». E? un capitolo questo
determinante, fa presente Rossi Luciani, che nella sua Carel (leader nella
progettazione e produzione di controlli elettronici, nelle tecniche di
regolazione delle macchine frigorifere e negli umidificatori dell?aria) dedica
un?attenzione strategica alla ricerca e sviluppo, con 110 addetti (in pratica
uno ogni sette dipendenti), con investimenti per 6 milioni: budget quasi da
record per un gruppo il cui fatturato consolidato si aggira sui 100 milioni.
Una scelta che fin qui ha pagato, ma che oggi deve far fronte alla crisi
montante: «Abbiamo una situazione diversificata a seconda dei Paesi; ad
esempio, il mercato australiano è reduce da un ottimo gennaio, e anche Usa, Francia e Germania tengono, mentre Italia e Spagna
arrancano, e la Gran Bretagna si trova in una posizione intermedia. Ma certo i
segnali non sono incoraggianti». Di cosa ci sarebbe bisogno per sostenere il
settore? «Di un po? di clienti? In realtà, siamo vittime della frenata generale
dell?edilizia e degli investimenti in beni durevoli. Speriamo
nell?effettoincentivi, specie quelli di stampo keynesiano con il sostegno alle
grandi opere». Bettella, dal canto suo, segnala la pesantezza del clima
esistente: «Per ora si sta tamponando la situazione. Ma non ci sono da
aspettarsi risultati significativi, fintantoché il sistema economico non
ripristinerà la fiducia nelle imprese, e non si ristabilirà la fiducia del
consumatore nell?acquistare e nell?investire. Il nostro distretto se la sta
cavando meglio di altri settori industriali, ma non basterà se a breve non
cambia il clima generale». Cosa servirebbe? «Non tanto aiuti governativi o
leggi specifiche, quanto un cambio di mentalità generale. Purtroppo anche i
media oggi finiscono per alimentare una sensazione di sfascio che determina
solo effetti negativi. Invece, occorre incentivare una reazione positiva, per
far sì che il mercato riceva la possibilità di spendere, e di far ripartire
l?economia». Qualche spiraglio potrebbe venire dal versante del risparmio
energetico e delle fonti rinnovabili. Il distretto veneto sta portando a
termine una ricerca specifica mirata sugli impianti di climatizzazione degli
edifici, da realizzare attraverso l?utilizzo di tecnologie sostenibili ed
ecocompatibili, con l?obiettivo di una maggiore efficienza (fino al 2530 per
cento) dei sistemi di climatizzazione e di un minore impatto ambientale legato
alla riduzione delle emissioni inquinanti. Questo anche alla luce delle
direttive della Commissione Europea che introducono di fatto la certificazione
energetico dei sistemi edificioimpianto. Spiega Bettella: «E? qui che si
innesta il nostro progetto, centrato sull?utilizzo di tecnologie sostenibili
per lo sviluppo di impianti di climatizzazione ad elevata efficienza
energetica. Come distretto, inoltre, vogliamo intraprendere iniziative per
l?implementazione di sistemi che prevedano l?uso di fonti rinnovabili». Oltre
al comparto della climatizzazione, il distretto intende applicare il nuovo
progetto anche alla refrigerazione, in particolare per la catena del freddo per
la conservazione delle derrate alimentari. Il settore infatti, assieme alla
climatizzazione estiva, è il principale responsabile dell?incremento dei
consumi elettrici registrato nell?ultimo quinquennio a livello nazionale. Nel
complesso, una strada alternativa, per cercare di far sì che le virtù del
Grande Freddo industriale non vengano paralizzate dal Grande Gelo
dell?economia. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
af0FINANZA
pag.
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
La
banca in palmo di mano PAOLA JADELUCA Banca Sella lancia i servizi bancari via
iPhone. E? uno dei primi casi in Italia, la punta di diamante di una
rivoluzione dei servizi bancari che passa per il palmare. In Usa
è un processo avviato da tempo, e anche la Cina sta
facendo grossi progressi sul fronte dei servizi hitech. Una prova che lo
tsunami finanziario non ha fermato l?innovazione. Anzi. Secondo un?indagine
condotta negli States da Forrester Research, autorevole istituto specializzato
in ricerche tecnologiche e di mercato con sede a Cambridge, Massachusetts, il
71% degli americani scottato dalle turbolenze del mercato, controlla oggi con
maggiore cura le proprie finanze rispetto a un anno fa: di questi il 75% usa la
banca online e il 28% sostiene di usarla con maggiore frequenza di un anno fa.
In totale, il 63% afferma che i servizi online conferiscono un maggior senso di
controllo. E online, oggi, vuole dire soprattutto in mobilità. «Banche ora nel
palmo della tua mano»: così titola il Wall Street Journal un ampio servizio in
cui ha raccolto i nuovi trend nelle banche d?Oltreoceano che stanno dando un
forte impulso ai servizi via palmare. Bank of America, per esempio, una delle
banche più colpite dal credit crunch, ha attivato un nuovo servizio che consente
ai clienti di fare un check del proprio conto usando proprio il palmare della
Apple. Ma è tutto il sistema del credito Usa che sta
puntando sull'ebanking mobile. Secondo le stime di Aite Group, società di
servizi finanziari con base a Boston, il numero delle banche che offrono mobile
banking passerà da
( da "Wall Street Italia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
E
SE VENISSE SANZIONATO IL PARADISO (FISCALE)? di MPS Capital Services La
proposta è arrivata durante il G20 che si è concluso ieri a Berlino. Intesa tra
i vari paesi anche sulla necessità di una supervisione di tutti i prodotti
finanziari. -->*Questo documento e' stato preparato da MPS Capital Services
ed e' rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori e
clientela professionale ai sensi dell'allegato n.3 al reg. n.16190 della
Consob. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita' alcuna per Wall
Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita' di trading e
pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a
questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI. In settimana negli Usa atteso il discorso di Bernanke che potrebbe fornire
precisazioni sui tempi di implementazione del quantitative easing su Treasury.
Importante anche la possibile revisione al ribasso del Pil del quarto
trimestre. (WSI)- in area Euro i tassi di mercato sono scesi su tutta la curva,
mantenendo lo spread sul 2-10 anni pressoché stabile a 170 pb, mentre il
differenziale sul decennale Italia-Germania rimane intorno ai 140 pb. Il
vertice dei leader europei del G20 si è concluso ieri a Berlino ed ha visto
un?intesa trai vari paesi sulla necessità di una supervisione di tutti i
prodotti finanziari, compresi gli hedge funds, i fondi di investimenti ad alto
rischio che saranno obbligati a registrarsi. È? stato inoltre proposto di
sanzionare i paradisi fiscali, raddoppiare le risorse per il Fmi (portandole a
500Mld$), cosicché possa sostenere i paesi in difficoltà in momenti di crisi e
di registrare e supervisionare le agenzie di rating. Sopravvivere non e'
sufficiente, ci sono sempre grandi opportunita' di guadagno. Hai mai provato ad
abbonarti a INSIDER? Costa meno di 1 euro al giorno. Clicca sul link INSIDER Il
vertice ha rappresentato sostanzialmente l?occasione per formalizzare una serie
di proposte che verranno discusse nel G20 del 2 aprile a Londra. Sul fronte
macro i dati preliminari degli indici Pmi manifatturiero e servizi di febbraio
per l?intera area Euro sono risultati peggiori delle attese ed in calo rispetto
al dato di gennaio, rimanendo fortemente al di sotto dell?area di espansione.
Oggi non sono attesi dati macro di rilievo e l?attenzione si sposterà sulle
notizie provenienti dal mondo corporate. Negli Usa
tassi decennali in lieve calo, stazionando sempre introno al 2,80%. Il calo del
mercato azionario di venerdì è avvenuto sulla scia di timori di imminente
nazionalizzazione di alcuni grandi banche del paese tra cui Citigroup e Bank of
America. Durante il fine settimana sono emerse indiscrezioni sulla possibilità
che il governo Usa possa procedere alla conversione
delle azioni privilegiate di Citigroup (45Mld$) in azioni ordinarie, con
l?obiettivo di portare la partecipazione a circa il 40%. Secondo quanto
riportato dal Wsj, tale ipotesi sarebbe stata presentata dalla stessa
Citigroup, a fronte invece di una smentita ufficiale di una possibilità analoga
da parte di BofA. Secondo lo stesso Wsj, l?ipotesi in esame per Citigroup,
sarebbe arrivata per le seguenti ragioni: 1) il titolo ha raggiunto nuovi
minimi storici; 2) questa settimana inizieranno gli stress test
sull?adeguatezza patrimoniale delle principali banche, come aveva preannunciato
recentemente il ministro del Tesoro Geithner. Tali test sarebbero focalizzati
sul c.d. TCE (Tangible Common Equity) ratio, ossia un rapporto che tiene in
considerazione le sole attività materiali ed include nel computo del patrimonio
le sole azioni ordinarie. La conversione delle azioni privilegiate in
ordinarie, migliorerebbe sensibilmente tale rapporto consentendo a Citigroup di
procedere eventualmente ad un aumento di capitale. L?ipotesi di conversione
riguarderebbe anche i soci esteri della banca, tra cui alcuni importanti fondi sovrani
come quello di Singapore, Abu Dhabi e Kuwait. Nel frattempo sul fronte macro i
dati sui prezzi al consumo hanno evidenziato una dinamica tendenziale migliore
delle attese, scongiurando l?entrata in deflazione già a gennaio. In settimana
occorrerà verificare la tenuta del sostanziale doppio minimo segnato dal?indice
S&P500 in prossimità di quota 750. Nel breve il supporto sul decennale
continua a stazionare a 2,65%. Valute: Dollaro in deprezzamento vs. Euro sulla
scia delle notizie Usa di conversione di azioni
privilegiate in ordinarie con riferimento a banche del paese da parte del
governo. Il supporto di breve si colloca in area 1,27. La conferma della
foratura della resistenza a 1,2950, aprirebbe lo spazio per un movimento più
ampio fino a quota 1,33 circa nei prossimi giorni. Il Dollaro si è deprezzato
anche nei confronti dello Yen. La resistenza per oggi si colloca a 94,45, il
supporto in area 92-92,20. Euro in apprezzamento verso Yen con il cross che si
avvicina alla resistenza 121,20, dopo aver superato la vecchia resistenza 120
(ora diventata supporto). Nel week end il Giappone, la Cina,
la Corea del Sud ed altri 10 paesi del sud-est asiatico hanno raggiunto un
accordo per la creazione di un fondo da 120Mld$ di riserve valutarie da
utilizzare per difendere le proprie valute da attacchi speculativi. Materie
prime: giornata negativa per le materie prime, ad eccezione dei metalli
preziosi con l?oro (+2,6%) che ha raggiunto per la prima volta dallo scorso
marzo i 1.000$/oncia sulla scia delle tensioni sul settore finanziario Usa. In calo il greggio Wti nell?ultimo giorno di
contrattazione del future con consegna marzo. Piuttosto negativi i metalli
industriali con le peggiori performance arrivate dal rame (-4,3%) e dal nichel
(-4,1%) su incremento delle scorte al Lme. Infine tra gli agricoli in forte
calo cacao (-4,8%) e soia (-2,5%). Copyright © MPS Capital Services. All rights
reserved
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
GOVERNO.
Dal premier via libera a nuove regole: il nostro sistema della banche è però
solido e senza fondi sporchi 23/02/2009 rss e-mail print Angela Merkel, Gordon
Brown, Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi BERLINO Silvio Berlusconi si dice
soddisfatto per l'esito del vertice di Berlino, per «l'assoluto accordo sulla
necessità di non farsi prendere dalla voglia di protezionismo e sulla necessità
di prendere decisioni condivise e coordinate». Dopo il summit, e un incontro
bilaterale col cancelliere tedesco Merkel, il presidente del Consiglio ha
confermato che per il momento nessuna banca italiana ha chiesto di approfittare
dei «Tremonti-bond». Berlusconi durante la conferenza stampa finale ha voluto
sottolineare la differenza che, «purtroppo per i colleghi europei», esiste con
le loro banche rispetto a quelle italiane: «Perché i nostri istituti con i
titoli tossici non hanno niente a che fare». Parole dopo le quali Merkel e
Sarkozy hanno allargato un sorriso, impossibile dire se di circostanza o
genuino. Il Cavaliere ha inoltre rivendicato le misure prese dal governo:
«Abbiamo messo a disposizione una somma importante, ma ad oggi nessuna banca ha
ritenuto di profittarne per a umentare i propri patrimoni». Ha però consigliato
alle banche di farlo: «Vi conviene aumentare il patrimonio», ha detto agli
istituti italiani, «per aumentare la massa del credito che fate alle imprese,
perché la cosa importante non è solo salvare la banche, ma anche garantire che
le banche continuino a foraggiare l'economia, le imprese e i privati». Per
fronteggiare la crisi mondiale, Berlusconi ha inoltre
insistito sulla necessità di condividere le decisioni dell'Europa con quelle di
Cina e Usa. Dei rapporti con Washington ha parlato anche in un'intervista
che esce oggi sul quotidiano Bild per dirsi certo di instaurare con Barak Obama
una relazione forte come quella con Bush: «Io e Obama abbiamo un tratto comune,
siamo uomini tesi al fare. La sua sua azione politica e i suoi
provvedimenti saranno valutati sul campo, ma intanto per quanto mi concerne
sono fiducioso che la sua "audacia della speranza" sia l'approccio
giusto».
( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)" del
23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Anche perché Stati Uniti e Cina hanno ormai
economie così interconnesse - i primi consumano i prodotti cinesi, la seconda
assorbe enormi quantità di titoli del Tesoro Usa - che senza un
loro accordo, ogni tentativo di metterci una pezza a questa maledetta crisi
risulterebbe vano.
Tutto bene, dunque? Andiamoci cauti. Diciamo che si è riaccesa la speranza.
Perché questi due passaggi sono importanti - e sottovalutarli in nome di un
cieco pessimismo sarebbe sciocco - ma sono anche, per ora, delle semplici
premesse. In Europa, per esempio, si sono poste le basi per una comune
regolamentazione degli hedge funds, dei bonus dei manager, delle agenzie di
rating, per rifinanziare con 500 miliardi di dollari il Fondo monetario, ma
siamo ancora indietro per quanto riguarda le misure anti-recessione, sia perché
finora si è parlato solo del settore auto sia perché anche su questo fronte una
linea comune è solo invocata. Allora, diciamo che si tratta di indispensabili
precondizioni per arrivare agli appuntamenti più formali prossimi del G20 e del
G8 avendo posto le basi perché ne scaturiscano scelte operative e non solo
lodevoli auspici. E sì, perché finora, in 19 mesi di crisi - ricordiamoci che
tutto è iniziato ai primi di agosto del 2007 con la caduta dei valori degli
immobili americani e lo scoppio della bolla dei mutui subprime - sono stati una
cinquantina i vertici internazionali che si sono succeduti, ma dire che i
grandi del mondo siano stati capaci di trovare una linea efficace e condivisa
proprio non si può. In Europa, in particolare, abbiamo assistito a fughe in
avanti (Sarkozy), a tentativi di rieditare vecchi patti (l'asse
franco-tedesco), a comprensibili ma poco lungimiranti chiusure nazionalistiche
(Merkel), a giochi di sponda (Berlusconi con Putin), a declini inesorabili (la
Commissione Ue) e a recuperi di ruolo (Brown e la Bce), ma nulla che ci desse
non dico la certezza ma neppure la percezione mediatica di un continente unito,
né nella sua versione allargata - e qui ha giocato la crisi dei paesi dell'Est
che ha interrotto il processo di uscita dalla loro secolare arretratezza - né
in quella ristretta ai paesi dell'euro. E questo, naturalmente, ha prodotto
sfiducia, nelle famiglie come nelle imprese, sentimento che ha alimentato una
crisi già di per sé impetuosa. Infatti, non c'è bisogno di essere esperti per
comprendere che tanto la dimensione finanziaria quanto quella produttiva della
crisi hanno natura globale, e che dunque solo una risposta globale può mettervi
fine. Purtroppo, questa semplice verità finora sembrano averla capita più i mercati
- che ogni volta sanciscono con pesanti ribassi di Borsa le mosse unilaterali
dei governi, ritenute in quanto tali velleitarie prima ancora di valutarle nel
merito - che i leader politici. Ora è corretto pensare che da Berlino e Pechino
siano arrivati due segnali in controtendenza, e dunque è lecito attendersi -
finalmente - scelte coraggiose e incisive. Specie se all'ordine del giorno
s'imporrà, come è già nell'aria, il salvataggio globale dell'intero sistema
bancario mondiale. Enrico Cisnetto
( da "Affari Italiani (Online)" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
La Cina è vicina? Sì,
solo per gli Usa. Macché, con l'Italia è vero
amore... Lunedí 23.02.2009 15:00 Due posizioni e due tesi contrapposte. Dopo il
tour di Hillary Clinton in Asia e soprattuto in Cina, si scatena il
dibattito su Affaritaliani.it. Da una parte Arduino Paniccia, Globalist, secondo il
quale "la prima visita ufficiale di Hillary a Pechino sancisce due eventi:
la consacrazione dell'asse privilegiato Cina Usa (il
G2) e la perdita di ruolo dell'Europa agli occhi dell'Amministrazione
Obama". Dall'altra invece Alberto Fattori che da Shanghai spiega che gli
"Usa stanno cercando un 'fidanzamento' con
Pechino per tutelare il proprio debito. La Cina tutela
solo il proprio credito, ma nel frattempo rafforza i propri rapporti con Ue ed
Italia, tanto che con l'Italia di recente, è stato sottoscritto un accordo per
raddoppiare l'interscambio". Hillary Clinton in Giappone GUARDA LA GALLERY
Di Alberto Fattori Caro Angelo, ho letto con attenzione l'articolo di Paniccia
sulla visita di Hillary Clinton in Cina (vedi box a
destra). Non condivido le tesi esposte da Paniccia, che forse, volendo
soprattutto "stressare" la tesi, del resto già esposta in altri
articoli, di una sostanziale difficoltà dei futuri rapporti tra USA ed EUROPA,
ha finito per confondere politica con commercio internazionale, una distinzione
invece molto ben radicata nelle menti dei cinesi. pagina successiva >>
( da "PC World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
23-02-2009
Avvistata Atlantide con Google Ocean. Anzi, no E' durata poche ore la
conviznzione che Google Earth avesse permesso il ritrovamento di Atlantide
Attilio Varanini Avvistata Atlantide con Google Ocean. Anzi, no Wozniak a
Ballando con le Stelle La banda larga a Roma costerà 600 milioni di euro
Facebook è cancerogeno e disturba la mente Nasce il dominio .tel. Reperibili
nel web 2.0 Maroni: impossibile intercettare Skype. Intervenga la Ue Benigni e
Sanremo infiammano il web Google vince il processo in USA contro le
"invasioni" di Street View Facebook fa un passo in dietro: non più
diritti a vita sugli iscritti Ritirata la querela a Google per il video con
sevizie a un disabile A rischio l'innocenza dei provider: Facebook e Google
contro l'emendamento D'Alia Non basta la patch: attacco a
Explorer dalla Cina Facebook è uno dei "paesi" più popolati al mondo. Ma
la privacy? PirateBay, accusa dimezzata Il processo a PirateBay, ovvero
l'ipocrisia Google Earth come Indiana Jones? Lo hanno pensato molti utenti,
sicuri che il formidabile osservatorio di Google, da non molto impegnato a
sondare anche i fondali oceanici con Google Ocean, avesse, niente meno,
individuato i resti di Atlantide. L?antica civiltà, che si favoleggia sia
scomparsa nelle profondità marine millenni prima di Cristo, avrebbe conservato
le sue vestigia a poche migliaia di chilometri a nord del Marocco, non molto
distante dall?isola di Madeira. Ma cosa ha convinto tanti internauti a pensare
che si trattasse di Atlantide? Poco o nulla: un reticolato che fa pensare a un
castrum romano, un insieme di rilievi che ricordano, effettivamente, la pianta
quadrata di un complesso architettonico. Si tratterebbe di un?area con una
superficie di poco superiore a quella del Lazio, immersa a
( da "Blogosfere" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Feb
0923 ...E gli USA fuori dal Kirghizistan. Pubblicato da Debora Billi alle 12:34
in Geopolitica Qualcuno maligna che Bush sarà ricordato come il presidente che
ha perso la guerra in Iraq, e Obama... come quello che ha perso la guerra in
Afghanistan. Le cose non si mettono bene per niente, per gli Stati Uniti e
anche per i loro rapporti con la Russia, velatamente accusata del fatto che il
Parlamento Kirghizo ha appena approvato la chiusura della base statunitense di
Manas sul suo territorio. Il Kirghizistan è uno dei tanti Stati ex-sovietici
collocati nella caldissima zona del Caucaso, ricca di petrolio, gas e in
posizione strategica tra Medio Oriente, Russia e Cina. La Grande Scacchiera di Brzezinskji, per capirci. La terra
kirghiza non ha chissà quali risorse, a parte l'acqua dolce e miniere di uranio
abbandonate; ma ha una notevole importanza strategica per guerra in
Afghanistan: ospita appunto la base di Manas, il primo hub logistico di uomini
e materiali per l'interminabile guerra contro i talibani. Primo ed
unico, dopo che nel 2005 Bush ha perso anche la base usbeka di Karshi Khanabad
per aver irritato il Presidente dell'Uzbekistan accusandolo di "non
rispettare i diritti umani" (leggi: non governare come voleva Bush). A
Manas stanziano velivoli di rifornimento in volo, cargo e caccia, oltre a
risorse per interventi di pronto soccorso sul campo. Gli americani hanno 180
giorni per trovare una soluzione, che sembra però impossibile da reperire. La
situazione pakistana è inaffidabile, e mica si può chiedere alla Cina di concedere basi. Se la questione non sarà rapidamente
risolta, le forze militari in Afghanistan si ritroveranno presto senza appoggio
e rifornimenti aerei. Non un'allegra prospettiva per Obama... (Trovate qui un
po' di foto del Kirghizistan. Ma quanto sono belli questi Paesi del Caucaso?)
( da "Reuters Italia" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
TEHERAN
(Reuters) - L'Iran ha detto oggi di essere stato invitato dalla presidenza
italiana del G8 ad un vertice internazionale sull'Afghanistan, a cui dovrebbero
partecipare anche gli Stati Uniti, vecchi nemici di Teheran. Ma un portavoce
della Farnesina ha detto che la questione dell'invito dell'Iran all'incontro di
giugno è "una ipotesi di lavoro che l'Italia sta esplorando in accordo con
gli altri principali paese alleati in Afghanistan". L'Italia vuole tenere
una conferenza insieme a importanti paesi finanziatori come Arabia Saudita,
Emirati arabi uniti, India, Cina e Turchia per cercare di stabilizzare l'Afghanistan e il
Pakistan. Sta cercando anche di coinvolgere l'Iran, che confina con entrambi i
paesi. Teheran è al centro di una disputa con l'Occidente sul suo controverso
programma nucleare, ma il presidente Usa Barack Obama
ha manifestato la volontà di parlare con i suoi leader. Il portavoce del
ministero degli Esteri iraniano ha detto che Franco Frattini ha discusso della
conferenza con la controparte iraniana, Manouchehr Mottaki. "Tenendo conto
del ruolo costruttivo dell'Iran in Afghanistan, hanno invitato Mottaki a
partecipare all'incontro. Stiamo ora esaminando l'invito con spirito
positivo", ha detto in una conferenza stampa Hassan Qahqavi. Il portavoce
ha detto che Frattini e Mottaki hanno parlato al telefono. Il summit si
dovrebbe svolgere a Trieste il 27 giugno, il giorno dopo la riunione dei
ministri degli Esteri del G8, ha detto a Reuters un diplomatico italiano. La
conferenza dovrebbe discutere di come rendere sicuri i confini di Afghanistan e
Pakistan per fermare l'espandersi di terrorismo, droga e crimine organizzato.
( da "Dagospia.com" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
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| Segnala articolo --> HILLARY REAL POLITIK - DIRITTI UMANI IN CINA?
CHISSENEFREGA! QUI DOBBIAMO SALVARE GLI STATI UNITI DALLA BANCAROTTA E PECHINO
è il più grande creditore DEGLI USA - E i cinesi devono continuare a comprare
IL NOSTRO debito ? il caso iran?. Francesco Sisci per "La Stampa" È
un fidanzamento di interesse. Non si sa se, come accadeva talvolta nei tempi
antichi, poi si trasformerà in un matrimonio di amore o, a tempo debito e a
crisi economica finita, la coppia scoppierà, ma certo oggi con la visita a
Pechino del segretario di Stato Hillary Clinton le relazioni tra America e Cina sono nella fase del fidanzamento. Hillary Hillary ha
sfidato le ire dei gruppi a favore dei diritti umani e nella sua permanenza a
Pechino ha ignorato l'argomento preferendo concentrarsi sulle questioni
economiche e strategiche. In questo ha riportato le lancette del rapporto
bilaterale a prima del 1989, prima del crollo del muro di Berlino, quando la Cina era un baluardo nel fronte anti sovietico. Hillary ha
parlato con le televisioni cinesi, Dragon TV, di Shanghai e la rete nazionale
CCTV, in una specie di nuova campagna di fascino verso il pubblico cinese, che
effettivamente sembra sia rimasto colpito. La giornalista Tian Wei che ha
intervistato la Hillary già in serata aveva messo su Internet il suo pezzo, una
rarità per la ultraprudente Tv di Stato cinese. HILLARY E PASTORE CINESE
L'obiettivo della Clinton infatti non era semplice da ottenere con la Cina: a fronte di una crisi economica profondissima e
un'America che appare traballante i cinesi devono continuare a comprare debito
statunitense. «Le nostre economie sono intrecciate - ha detto Hillary a Pechino
- i cinesi sanno che al fine di cominciare a esportare di nuovo nel loro più
grande mercato... gli Stati Uniti devono prendere delle misure drastiche con il
pacchetto di stimolo e dobbiamo assumerci ulteriori debiti». La Cina già oggi è il più grande creditore dell'America ed è
l'unico al mondo che ha la possibilità di continuare a comprare, visto che la
sua economia continuerà a crescere a ritmi sostenuti. Il secondo creditore, il
Giappone, pare sull'orlo del collasso visto che alla fine del
( da "PC World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
23-02-2009
Eurojust contro Skype: il problema intercettazioni diventa europeo Eurojust,
l?agenzia europa per il coordinamento delle indagini giudiziarie tra gli Stati
dell?Unione, cerca una soluzione per Skype e le intercettazioni
"impossibili" Attilio Varanini Eurojust contro Skype: il problema
intercettazioni diventa europeo Nuovo blog Director's Cut Maroni contro Skype:
CNR e polizia trovino il modo di intercettarlo Avvistata Atlantide con Google
Ocean. Anzi, no Wozniak a Ballando con le Stelle La banda larga a Roma costerà
600 milioni di euro Facebook è cancerogeno e disturba la mente Nasce il dominio
.tel. Reperibili nel web 2.0 Maroni: impossibile intercettare Skype. Intervenga
la Ue Benigni e Sanremo infiammano il web Google vince il processo in USA
contro le "invasioni" di Street View Facebook fa un passo in dietro:
non più diritti a vita sugli iscritti Ritirata la querela a Google per il video
con sevizie a un disabile A rischio l'innocenza dei provider: Facebook e Google
contro l'emendamento D'Alia Non basta la patch: attacco a Explorer dalla Cina Skype diventa un caso europeo. I problemi per le
intercettazioni sul VoIP non mobilitano solo il ministro degli interni Maroni:
Eurojust, l?agenzia europa per il coordinamento delle indagini giudiziarie tra
gli Stati dell?Unione, ha annunciato l?apertura di una indagine che coinvolge
tutte le nazioni appartenenti all?Eu, a tema Skype. Il sistema di crittografia
di Skype che mette al riparo da possibili intercettazioni della utorità
giudiziarie diventa così un caso internazionale, anche perché sul tappeto ci
sarebbe un'ulteriore difficoltà. A creare problemi è spesso anche la mancanza
di coordinamento tra Stati Uniti e Unione europea, per cui spesso è difficile
ottenere l?intercettazione di una certa linea su entrambe le sponde
dell?Atlantico. L'Eurojust, dunque, si è mobilitata per la ricerca di una
soluzione, coordinata, non a caso, dal rappresentante italiano, Carmen
Manfredda. Mentre Skype ritiene di avere collaborato con tutti gli enti
preposti in tutte le maniere possibili (ma si è sempre detta indisponibile a
svelare i segreti del suo sistema di cifratura, coperti da brevetto
industriale) Eurojust starebbe definendo i tempi di una prima riunione per
raggiungere un?intesa transnazionale su quella che potrebbe diventare
un?indagine di vastissime dimensioni sulle linee di Skype e, in generale, su
tutte le altre tecnologie VoIp che consentono di telefonare tramite Internet.
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BlackBerry in rimonta sull'iPhone Eurojust contro Skype: il problema
intercettazioni diventa europeo Nuovo blog Director's Cut Dell: l'Inspiron Mini
è un netbook da 10 (pollici) Una falla in Adobe Reader mette a rischio pc e Mac
La piattaforma Ion di Nvidia supporterà il processore Nano Maroni contro Skype:
CNR e polizia trovino il modo di intercettarlo Avvistata Atlantide con Google
Ocean. Anzi, no Dallo stereo al riscaldamento: il controllo via TV di BTicino
Nuovi driver Catalyst da AMD Android dagli smartphone ai netbook di Asus La
fotocamera Ricoh CX1 amplia la gamma dinamica Wozniak a Ballando con le Stelle
La Kodak Ektar 100 da aprile 2009 Microsoft potrebbe presentare Windows 7 RC1
già ad aprile SmileTech - La vera innovazione Attenti al portatile - Benvenuto
Windows 7 (3 commenti) Non in linea - Facebook, YouTube e l'inevitabile
innocenza dei provider OnOff - Windows Mobile 6.1: guardare, ma non toccare!
Pane al pane - Al fotografo quando e cosa... fotografare
( da "PC World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
23-02-2009
Nuovo blog Director's Cut Nasce su PC World il nuovo blog Director's Cut,
tenuto dal direttore della testata Alfredo Distefano di Alfredo Distefano
Eurojust contro Skype: il problema intercettazioni diventa europeo Nuovo blog
Director's Cut Maroni contro Skype: CNR e polizia trovino il modo di
intercettarlo Avvistata Atlantide con Google Ocean. Anzi, no Wozniak a Ballando
con le Stelle La banda larga a Roma costerà 600 milioni di euro Facebook è
cancerogeno e disturba la mente Nasce il dominio .tel. Reperibili nel web 2.0
Maroni: impossibile intercettare Skype. Intervenga la Ue Benigni e Sanremo
infiammano il web Google vince il processo in USA contro le
"invasioni" di Street View Facebook fa un passo in dietro: non più
diritti a vita sugli iscritti Ritirata la querela a Google per il video con
sevizie a un disabile A rischio l'innocenza dei provider: Facebook e Google
contro l'emendamento D'Alia Non basta la patch: attacco a
Explorer dalla Cina Grande novità sul sito di PC World. Da oggi è disponibile una
nuova possibilità di interazione e di scambio di opinioni con la redazione,
grazie al blog Director's Cut, tenuto dal direttore della testata Alfredo
Distefano. Questo blog prende le mosse dalle ultime discussioni lanciate nell'attuale
blog SmileTech, dove erano stati ospitati ultimamente gli editoriali del
direttore. Nel nuovo blog Director's Cut si potranno leggere quelle
considerazioni che non sempre possono trovare spazio nei normali articoli del
sito o della rivista PC World. Da qui il nome del blog, che si ispira a quelle
edizioni speciali dei film dove sono stati inseriti degli spezzoni che, per
esigenze di produzione, non avevano trovato posto nell?edizione originale. Nel
blog Director's Cut si potrà quindi dialogare più liberamente su quanto succede
nel mondo della tecnologia e del digital life, senza falsi pudori. E le novità
dei blog di PC World non finiscono qui: aspettatevi delle nuove comunicazioni
nei prossimi giorni. Buona lettura e attendiamo i vostri commenti! Gli altri
blog di PC World: - SmileTech - Attenti al portatile - nonInLinea - OnOff -
Pane al pane Commenti Per commentare devi essere registrato nel forum. Per
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forum BlackBerry in rimonta sull'iPhone Eurojust contro Skype: il problema
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è un netbook da 10 (pollici) Una falla in Adobe Reader mette a rischio pc e Mac
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già ad aprile SmileTech - La vera innovazione Attenti al portatile - Benvenuto
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innocenza dei provider OnOff - Windows Mobile 6.1: guardare, ma non toccare!
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( da "PC World online" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
23-02-2009
Maroni contro Skype: CNR e polizia trovino il modo di intercettarlo Creato un
pool di carabinieri, poliziotti, guardie di finanza e ricercatori per riuscire
a intercettare le chiamate con Skype Attilio Varanini Eurojust contro Skype: il
problema intercettazioni diventa europeo Nuovo blog Director's Cut Maroni
contro Skype: CNR e polizia trovino il modo di intercettarlo Avvistata
Atlantide con Google Ocean. Anzi, no Wozniak a Ballando con le Stelle La banda
larga a Roma costerà 600 milioni di euro Facebook è cancerogeno e disturba la
mente Nasce il dominio .tel. Reperibili nel web 2.0 Maroni: impossibile
intercettare Skype. Intervenga la Ue Benigni e Sanremo infiammano il web Google
vince il processo in USA contro le "invasioni" di Street View
Facebook fa un passo in dietro: non più diritti a vita sugli iscritti Ritirata
la querela a Google per il video con sevizie a un disabile A rischio
l'innocenza dei provider: Facebook e Google contro l'emendamento D'Alia Non
basta la patch: attacco a Explorer dalla Cina Skype è diventata un'emergenza per il ministro degli Interni
Roberto Maroni: ha già previsto una sorta di task force per trovare il modo di
intercettare le comunicazioni che avvengono tramite il protocollo VoIP di
Skype. Rappresentanti del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, dalla Polizia
di Stato ai Carabinieri alla Guardia di Finanza, e membri del Consiglio
Nazionale delle Ricerche avranno il compito di individuare soluzioni tecniche e
normative per riuscire a superare il muro di sicurezza innalzato da Skype a
difesa dei propri utenti. Le comunicazioni via Skype, come abbiamo già
spiegato, sono criptate da un sistema di codifica praticamente invalicabile e i
responsabili della società hanno dichiarato di non voler rivelare nulla né sul
sistema di cifratura, né sui parametri di accesso ai singoli account (password
e username), neppure alle forze di polizia locale. A sollevare il problema sono
state alcune inchieste del quotidiano Repubblica, che per prime hanno rivelato
questo ostacolo sulla strada di indagini di magistratura e polizia, spesse
costrette ad arrendersi di fronte all'impossibilità di effettuare
intercettazioni telefoniche quando venga usato lo strumento Voice Over IP.
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BlackBerry in rimonta sull'iPhone Eurojust contro Skype: il problema
intercettazioni diventa europeo Nuovo blog Director's Cut Dell: l'Inspiron Mini
è un netbook da 10 (pollici) Una falla in Adobe Reader mette a rischio pc e Mac
La piattaforma Ion di Nvidia supporterà il processore Nano Maroni contro Skype:
CNR e polizia trovino il modo di intercettarlo Avvistata Atlantide con Google
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La Kodak Ektar 100 da aprile 2009 Microsoft potrebbe presentare Windows 7 RC1
già ad aprile SmileTech - La vera innovazione Attenti al portatile - Benvenuto
Windows 7 (3 commenti) Non in linea - Facebook, YouTube e l'inevitabile innocenza
dei provider OnOff - Windows Mobile 6.1: guardare, ma non toccare! Pane al pane
- Al fotografo quando e cosa... fotografare
( da "AprileOnline.info" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Una notte da Major globalizzate En.Camp., 23 febbraio
2009, 19:08 Cinema Gli Oscar confermano la subalternità al potere delle grandi
case cinematografiche, solo in una dimensione globale. Si riempie infatti di
statuette The Millionaire, un'operazione commerciale e ideologica. Ma almeno si riconosce bravura a
Sean Penn con Milk Vincono il Bollywood che piace a Hollywood e il talento che
buca lo schermo. La notte degli Oscar conferma la sua tradizione di
subalternità allo strapotere delle Major, globalizzate anch'esse, con cui si
riempie di statuette (otto) The Millionaire, un'operazione commerciale e
ideologica. E si riconoscono bravura e professionalità al ?cattivo ragazzo' del
cinema americano, quel Sean Penn che con Milk bissa il premio di miglior attore
che fu già suo nel 2004 con Mystic River, proseguendo una fulgida carriera come
quella dei grandi interpreti di tutti i tempi. The Millionaire è uno spettacolo
a effetto. Una costosa operazione a metà fra il leggero-celebrativo e il dramma
a lieto fine, di cui abbiamo scoperto i risvolti cinici nella truffetta di
ritorno operata ai danni dei bambini-protagonisti. Sottopagati da Boyle e dai
produttori dell'industria della celluloide indiana e tornati a rimmergersi in
fango, escrementi, violenza, promiscuità e fame delle proprie bidonville.
Quella società choccantemente mostrata dalla pellicola che affonda nella cruda
realtà sociale il sogno che racconta. E i fatti e le finzioni si scambiano i
ruoli. Il messaggio è chiarissimo: l'unica emancipazione sta nel denaro
guadagnato col subdolo sistema del quiz televisivo di successo sul quale la
gente, umiliata e impoverita dal vecchio colonialismo e dalle caste del
neocapitalismo, riversa tutte le speranze d'un riscatto assolutamente
individuale. Per uno che diventa milionario, decine, centinaia di milioni di
adulti e giovanissimi proseguiranno una vita di fatica e stenti a conferma che
la ricchezza è un miracolo riservato a pochi. Certo nell'intreccio narrativo il
giovane Jamal, anche contro le trappole del presentatore narciso e farabutto,
si aiuta da sé. Riesce ad agguantare la vincita con la costanza e gli
insegnamenti che l'infanzia di privazioni e pericoli gli hanno stratificato
addosso. Ma la morale vira su un'unica soluzione: credere nella buona sorte che
ha le fattezze della strabiliante lotteria che i poveri di Mombai seguono alla
stregua dei cittadini statunitensi avvezzi a simili vizi o agli ipnotizzati
dell'illusione di qualsiasi Paese, non più solo occidentale. Con Sean Penn si
premiano le grandi capacità interpretative di quella tipologia d'attore che
incarna l'uomo-contro. Ciò che riesce a dare nei panni dell'omosessuale Milk,
attivista di diritti civili dei suoi simili in una California freak ma ancora
omofoba dei primi anni Settanta, o in quelli del padre delinquente, del marito
che vive il dramma della morte, del fallito che attenta alla vita del
Presidente, tutte maschere umane e tensioni emotive di toccante veridicità.
Penn dà anima ai dannati della provincia di un'America minore, ai sognatori di
riscatti individuali e collettivi che nelle proprie microstorie devono fare i
conti con la pesantezza della Storia. Uomini pieni di problemi, frustrazioni,
lontani da luci e lustrini e dai successi che la nazione dove tutto è possibile
gli promette, spesso mentendo. Oppure, come accade ad Harvey Milk che strappa
coi denti i riconoscimenti che lo avvicinano alla grande politica, gliela fa
pagare con la vita. Se mai dovesse realizzare un film sul sogno milionario
forse Penn racconterebbe cosa si nasconde dietro la speranza
dell'arricchimento. Quelle contraddizioni che scarnificano i successi e i loro
miti. In genere i suoi ragazzi preferiscono fuggire lontano da quei feticci. E
immolarsi per la libertà, come in Into the wild. Tre occasioni c'erano di
premiare un film straniero impegnato, visto che Gomorra era uscito dalla
candidatura. E tre ottime pellicole: Entre les murs, Valzer con Bashir, Der
Baader Mehinof Komplex. Gli è stato preferito il giapponese Departures di
Yojiro TaKita, dalla trama tutta esistenziale.
( da "ITnews.it" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cremona,
23 feb. - (Adnkronos) - Gli interventi degli Stati contro la crisi economica
porteranno "ad un aumento della concorrenza sul mercato dei titoli
pubblici. Questo per noi non e' un fattore positivo". Lo ha detto il
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel suo intervento
ad un convegno sulla globalizzazione, tenutosi oggi a Cremona. Il ministro ha
spiegato che contro la crisi economica "all'estero hanno fatto di piu', ma
ora hanno molto piu' debito e piu' deficit. E' vero che altri Stati hanno fatto
di piu' -ha riconosciuto Tremonti- ma l'hanno fatto per salvare banche che
stavano per fallire".
( da "ITnews.it" del 23-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cremona,
23 feb. - (Adnkronos) - I decreti attuativi sui
Tremonti-bond per gli istituti di credito saranno fatti "al piu'
presto". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, a margine
di un convegno, tenutosi oggi a Cremona, sulla globalizzazione.
( da "Trentino" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Moena
investe sulla scuola Dal Comune un pieno sostegno alle attività integrative
GILBERTO BONANI MOENA. L'amministrazione comunale punta sulla scuola. Saranno
infatti 21 mila euro i contributi versati nel 2009 ai vari ordini di scuola.
Diecimila alla scuola materna, cinquemila alla primaria e sei mila alla
secondaria di primo grado. «Tale risorse - ha detto l'assessore Cristina Donei
- serviranno alla realizzazione di progetti destinati ad attività integrative
programmate dai rispettivi consigli di classe e di istituto. Tutto questo per
concorrere a migliorare la formazione e la crescita culturale e sociale dei
ragazzi». Continua intanto la collaborazione con l'ufficio periferico
dell'A.P.P.A (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) per
incentivare i ragazzi in età scolare alla raccolta differenziata dei rifiuti.
Sarà inserito nel corso di questo anno anche un progetto rivolto al risparmio
energetico. Poi c'è la necessità di attrezzare convenientemente i giovani a
comunicare con tutto il mondo. «Di fondamentale importanza
in una realtà globalizzata è possedere - spiega l'assessore Donei - gli
attrezzi linguistici per comunicare con un numero sempre maggiore di persone.
Per questo continuerò a proporre corsi pomeridiani di lingue straniere (inglese
e tedesco), sia per rafforzare tali competenze, sia per far riflettere i nostri
giovani sulla propria lingua e cultura nell'ottica di un'analisi
comparativa con le altre lingue». Fra le attività sostenute
dall'amministrazione comunale è compresa anche l'università della terza età che
sarà finanziata con 8000 euro. «Realtà importante - sottolinea Cristina Donei -
che oltre a rispondere alla funzione di educazione permanente svolge un
apprezzabile ruolo sia nella socializzazione che nel mantenimento del benessere
psico - fisico. Un ulteriore sforzo economico sarà dedicato alla biblioteca
comunale con un intervento di 33 mila euro.
( da "Punto Informatico" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma
- Nei giorni scorsi hanno suscitato un certo scalpore due notizie strettamente
correlate. La prima è che la mafia ha (finalmente?) scoperto Skype come
strumento di comunicazione sicuro e non intercettabile: Su Skype il boss è
imprendibile La seconda è che il Ministro dell'Interno Robero Maroni vuole
finanziare un team di esperti per trovare un modo di intercettare Skype: Una
task force per intercettare Skype - Maroni: "Troveremo la soluzione"
Questa sua iniziativa è poi stata ripresa dalla Commissione Europea: L'Europa
vuole le chiavi di Skype Ma, allora, Skype può essere intercettato o no? E se
può essere intercettato, allora questo vuol forse dire che la privacy è
destinata a soccombere di fronte alla "ragion di stato"? Le mani
dell'FBI sul VoIP Chiariamo subito che l'Onorevole Roberto Maroni non è né il
primo né l'unico ad avere chiesto di rendere intercettabili i sistemi VoIP. In
USA, ai tempi di Bush è stata presentata una proposta di legge (più esattamente
una delibera di FCC) che prevedeva esattamente la stessa cosa: Appeals court
upholds Net-wiretapping rules Perspective: FCC schizo on DSL, wiretapping Feds
fund VoIP tapping research In pratica, si chiedeva a Skype di inserire una
backdoor sui propri server (e forse anche sui client) per permettere alla
polizia di intercettare le chiamate. Come potete vedere da questi articoli,
tuttavia, intercettare i sistemi VoIP si è rivelato tutt'altro che facile,
anche con l'aiuto della legge. Skype stessa ha spiegato come stanno le cose
all'FBI: Skype: We can't comply with police wiretap requests E, in effetti, in
Germania la polizia ha proposto addirittura di sviluppare un trojan di stato
(!!) per intercettare Skype, proprio a causa della impossibilità di usare altri
mezzi, più affidabili e più tradizionali: Germania, subito trojan di stato nei
computer Intercettare Skype è possibile, in Germania Le ragioni di questa
difficoltà sono due:1) Il traffico Skype è crittografato (RSA + AES,
funzionalità non disabilitabile). 2) Il traffico di Skype scorre su una rete
P2P che non è sotto il controllo di nessuno, nemmeno di Skype stessa.A questo
punto, possiamo esaminare questi due aspetti e cercare di capire fino dove si
possono spingere i governi, le magistrature e le polizie nel loro tentativo di
intercettare il traffico VoIP (non solo quello di Skype, come vedremo).
Decrittare il traffico Decrittare il traffico di Skype con un attacco "a
forza bruta" è impossibile. Skype usa due sistemi di cifra noti come RSA e
AES (Advanced Encryption Standard, noto anche come Rijndael) che sono
notoriamente molto robusti ("military grade"). L'implementazione di
questi sistemi fatta da Skype è segreta ma si pensa che sia priva di falle
significative (almeno di quelle non intenzionali). Vedi al riguardo:
http://en.wikipedia.org/wiki/Skype_security. Nel corso degli anni sono state
scoperte alcune falle nel software di Skype ma fino a questo momento nessuna di
queste ha mai permesso di ascoltare abusivamente una conversazione cifrata tra
due persone. Si trattava infatti di falle che permettevano di usare il software
client di Skype per installare del malware sul PC dell'utente. Questo è un tipo
di vulnerabilità decisamente grave ma che comunque non mette a rischio la
riservatezza della comunicazione in modo diretto. Le falle note sono già state
chiuse o sono in procinto di esserlo. Un altro tipo di vulnerabilità dei
sistemi VoIP è stato denunciato nei mesi scorsi da New Scientist e ripreso da
Bruce Schneier: Compressed web phone calls are easy to bug Eavesdropping on
Encrypted Compressed Voice Si tratta però di una vulnerabilità minore che
affligge solo alcuni sistemi e solo in alcuni casi. Oltrettutto, questo tipo di
intercettazione funziona solo se la conversazione avviene in un ambiente poco
rumoroso e usando una lingua per la quale esista un dizionario di confronto (in
pratica solo l'inglese). Piuttosto, esiste il fondato sospetto che il software
di Skype includa un sistema di intercettazione che Skype stessa può utilizzare
a proprio piacimento (vedi sempre Wikipedia). Sembra che
questo sistema sia stato usato in Cina, su richiesta
del governo locale. Non è possibile sapere come stiano realmente le cose a
causa del fatto che il software di Skype viene distribuito solo in formato
binario (compilato). Per questa ragione, coloro che temono per la propria
riservatezza, spesso preferiscono usare sistemi diversi da Skype,
possibilmente di tipo Open Source. In ogni caso, Skype è solo la punta
dell'iceberg. Là fuori ci sono già altri sistemi VoIP (vedi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Confronto_tra_software_di_VoIP). Alcuni di essi
forniscono già delle funzionalità crittografiche ed altri lo faranno
sicuramente nei prossimi anni. Tra quelli che ricordo, posso citare:
http://www.minisip.org/ http://en.wikipedia.org/wiki/KPhone
http://en.wikipedia.org/wiki/QuteCom (dalla
( da "Agi" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
USA: EX GOVERNATORE DI ORIGINI CINESI VERSO MINISTERO
COMMERCIO (AGI) - Washington, 23 feb. - Barack Obama dovrebbe nominare Gary
Locke, il primo governatore cino-americano della storia Usa, alla guida
del ministero del Commercio. Lo ha riferito un alto funzionario
dell'Amministrazione. L'ex governatore dello Stato di Washington sarebbe quindi il terzo
politico scelto per questa carica dopo il ritiro prima di Bill Richardson, per
problemi col fisco, e in seguito di Judd Gregg.
( da "Giornale di Brescia" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione:
24/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia «Usciamo dalla crisi
con un nuovo modello» Congresso della Fe
( da "Nuova Sardegna, La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
35 - Cultura e Spettacoli Soffia forte il vento buonista Quasi tutti i premi
all'insegna del politicamente corretto GIANNI OLLA La notizia buona è che un
film sopravalutato come "Il curioso caso di Benjamin Button" di David
Fincher, con le sue tredici candidature, ha avuto solo tre premi tecnici,
giustificatissimi sia per lo straordinario trucco che è servito a
invecchiare/ringiovanire Brad Pitt, sia per la bella e originale costruzione scenografica
a metà strada tra iperrealismo pittorico e fantasy. La notizia cattiva, o meno
buona, era già stata messa in conto: non è stata una buona stagione da Oscar e
i film migliori di produzione statunitense (o non) non erano nella cinquina
finale: "Changeling" di Clint Eastwood, "Revolutionary
Road" di Sam Mendes, "Gomorra" di Matteo Garrone, per citare
solo i titoli più noti o quelli che hanno creato un po' di discussioni e
qualche polemica. Potremmo altresì considerare il premio a Sean Penn come migliore
attore - per il ruolo di Harvey Milk nel film di Gus Van Sant - come un
riconoscimento generale alla tematica civile della pellicola: la nascita e
l'affermazione, dolorosa e piena di tragedie, del movimento gay americano.
Forse avrebbe meritato di più, ma è certo che la spinta al successo di
"Milk" deriva in primo luogo dalla recitazione e dal carisma
attoriale di uno dei maggiori e dei più sensibili interpreti del momento.
Invece l'esclusione totale di "Frost/Nixon: il duello" - sicuramente
un bel film e ugualmente interessante per la tematica storico-mediatica -
dipende probabilmente dallo scarso "appeal" spettacolare, mentre
sorprende abbastanza la sottovalutazione di un film, "The Reader" di
Stephen Daldry (unico premio, meritatissimo, a Kate Winslet in un parte
difficilissima) che, pur partendo da "outsider", sembrava perfetto
per l'ennesima legittimazione civil-spettacolare di un tema ormai entrato in
ogni agenda del "politicamente corretto": la Shoah. E, a dirla tutta,
la variante principale rispetto al tema generale, è che il film, in fondo, non
è neanche "politicamente corretto". Racconta, infatti, in tre blocchi
temporali (anni 50, anni 60, anni 90), con un "vai e vieni" alla
Harold Pinter (la sceneggiatura è di un altro celebre drammaturgo inglese,
David Hare), il turbamento e lo choc esistenziale di un adolescente, educato
sessualmente da una bella e solitaria trentenne che poi si rivelerà un ex
guardiana di un campo di sterminio, tardivamente processata e condannata.
"The reader" (il titolo si traduce letteralmente: il lettore, cioè il
giovane che, prima di fare sesso, è quasi costretto a leggere alla sua amante i
classici della letteratura) mette in scena l'analfabetismo morale dei giovani
tedeschi che contribuirono attivamente allo sterminio. Ma dietro questa
incoscienza, non giustificabile da alcuna giurisprudenza, c'è soprattutto nel
bellissimo e sconsolato finale, l'idea che la Shoah ha creato una barriera
invalicabile tra vittime e carnefici (anche inconsapevoli): ognuno ha le
proprie giustificate ragioni, ma queste non si potranno incontrare mai. Venendo
al vincitore dei premi maggiori, "The Millionaire" di Danny Boyle, si
può ragionevole scrivere che è intrigante, pieno di tensione, ricco di un
realismo crudele che progressivamente si trasforma - come da titolo - in sfida
quasi fantastica. Ma più che bello, è abile e quasi furbo e per vari motivi: il
lato realista serve facilmente a creare il contesto sociale, naturalmente globalizzato. è di scena l'India, o meglio Bombay/Mumbai, cuore
di un'occidentalizzazione di superficie: televisiva per essere estremi. Difatti
il giovane protagonista cerca il riscatto attraverso la trasmissione "Chi
vuole essere milionario" e di settimana in settimana, mentre cresce la
sfida - alimentata da una sorta di cultura di strada che ha costruito tutto il
sapere del nostro eroe - la vicenda finisce per mettere a confronto la
società dello spettacolo (e quella mafiosa, alta e bassa, che alimenta il boom
economico dell'intera nazione) e la tragica miseria della gente comune. Detto
questo si può leggere l'affermazione del film - che in Europa è uscito in
sordina, quasi come fosse una pellicola "terzomondista" da relegare
nei cinema d'essai, per poi esplodere proprio in concomitanza con gli Oscar -
come una ricerca di globalizzazione da parte dell'industria cinematografica
americana. Non è una novità: in passato Hollywood è diventata maggiorenne con
registi, produttori, sceneggiatori, tecnici europei, ma oggi l'industria
cinematografica si è espansa oltre i confini dell'occidente. Se così è
normalissimo che un regista irlandese trionfi agli Academy Awards, meno comune
ma più indicativa è la collaborazione attiva con Bollywood, ovvero con il
cinema indiano più spettacolare, per far crescere un prodotto ibrido di cui ancora
non si possono conoscere le caratteristiche fisiologiche. Intanto, come si sa,
anche Spielberg si è buttato su quella pista, così come è già accaduto, sei
anni fa, con le coproduzioni cino-americane da cui è nato un altro Oscar a
sorpresa: "La tigre e il dragone", diretto da Ang Lee.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
INCONTRI.
FONDAZIONE CALZARI TREBESCHI Il ruolo della Chiesa nell'era
globale di Carla Costa Tre incontri sul ruolo della Chiesa nell'epoca della
globalizzazione. È il tema promosso dalla «Fondazione Clementina Calzari
Trebeschi» di Brescia con il ciclo di conferenze dal titolo «Quale Chiesa?»,
che si terrà al San Carlino. Questa iniziativa apre la seconda metà dell'anno
culturale della Fondazione. «Un corso breve, una formula nuova quella
scelta - ha spiegato, nel corso della conferenza di presentazione
dell'iniziativa, Mario Bussi della Fondazione - , cui seguirà probabilmente un
altro ciclo dedicato alla crisi economica globale». Obiettivo degli incontri è
quello di andare al di là dei fenomeni contingenti per aprire una riflessione
più ampia sul rapporto traChiesa e l'età moderna. Il primo appuntamento in cui
si affronterà il «paradigma tridentino» si terrà dopodomani alle 18 con Paolo
Prodi. Giovedì 5 marzo, alla stessa ora, sarà la volta del «paradigma
conciliare» con Daniele Menozzi, mentre il giovedì successivo il tema sarà
quello del «Paradigma identitario da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI» con
intervento di Giovanni Filoramo.
( da "Repubblica, La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
30 - Spettacoli In questi tempi di crisi non si può più pensare che tutta la
cultura sia finanziata con i fondi pubblici. è arrivato il momento di
scegliere. è ora di sostenere la scuola e la televisione. Festival e spettacoli
d´élite devono creare i presupposti per diventare una vera impresa privata.
Ecco quel che farei io... Lirica, classica teatro: l´intervento pubblico ha
prodotto un mercato stagnante è sicuro che, dal ministro in giù, ci sia chi
meglio di altri capisca lo spirito del tempo? Se Mondadori o magari Benetton
finanziassero un teatro non sarebbe così terrorizzante (SEGUE DALLA PRIMA
PAGINA) ALESSANDRO BARICCO Se cerco di capire cosa, tempo fa, ci abbia portato
a usare il denaro pubblico per sostenere la vita culturale di un Paese, mi
vengono in mente due buone ragioni. Prima: allargare il privilegio della
crescita culturale, rendendo accessibili i luoghi e i riti della cultura alla
maggior parte della comunità. Seconda: difendere dall´inerzia del mercato
alcuni gesti, o repertori, che probabilmente non avrebbero avuto la forza di
sopravvivere alla logica del profitto, e che tuttavia ci sembravano
irrinunciabili per tramandare un certo grado di civiltà. A queste due ragioni
ne aggiungerei una terza, più generale, più sofisticata, ma altrettanto
importante: la necessità che hanno le democrazie di motivare i cittadini ad
assumersi la responsabilità della democrazia: il bisogno di avere cittadini
informati, minimamente colti, dotati di principi morali saldi, e di riferimenti
culturali forti. Nel difendere la statura culturale del cittadino, le
democrazie salvano se stesse, come già sapevano i greci del quinto secolo, e
come hanno perfettamente capito le giovani e fragili democrazie europee
all´indomani della stagione dei totalitarismi e delle guerre mondiali. Adesso
la domanda dovrebbe essere: questi tre obbiettivi, valgono ancora? Abbiamo
voglia di chiederci, con tutta l´onestà possibile, se sono ancora obbiettivi
attuali? Io ne ho voglia. E darei questa risposta: probabilmente sono ancora
giusti, legittimi, ma andrebbero ricollocati nel paesaggio che ci circonda.
Vanno aggiornati alla luce di ciò che è successo da quando li abbiamo
concepiti. Provo a spiegare. Prendiamo il primo obbiettivo: estendere il
privilegio della cultura, rendere accessibili i luoghi dell´intelligenza e del
sapere. Ora, ecco una cosa che è successa negli ultimi quindici anni
nell´ambito dei consumi culturali: una reale esplosione dei confini,
un´estensione dei privilegi, e un generale incremento dell´accessibilità.
L´espressione che meglio ha registrato questa rivoluzione è americana: the age
of mass intelligence, l´epoca dell´intelligenza di massa. Oggi non avrebbe più
senso pensare alla cultura come al privilegio circoscritto di un´élite
abbiente: è diventata un campo aperto in cui fanno massicce scorribande fasce
sociali che da sempre erano state tenute fuori dalla porta. Quel che è
importante è capire perché questo è successo. Grazie al paziente lavoro dei
soldi pubblici? No, o almeno molto di rado, e sempre a traino di altre cose già
successe. La cassaforte dei privilegi culturali è stata
scassinata da una serie di cause incrociate: Internet, globalizzazione, nuove
tecnologie, maggior ricchezza collettiva, aumento del tempo libero,
aggressività delle imprese private in cerca di un´espansione dei mercati. Tutte
cose accadute nel campo aperto del mercato, senza alcuna protezione specifica
di carattere pubblico. Se andiamo a vedere i settori in cui lo
spalancamento è stato più clamoroso, vengono in mente i libri, la musica
leggera, la produzione audiovisiva: sono ambiti in cui il denaro pubblico è
quasi assente. Al contrario, dove l´intervento pubblico è massiccio,
l´esplosione appare molto più contratta, lenta, se non assente: pensate
all´opera lirica, alla musica classica, al teatro: se non sono stagnanti, poco
ci manca. Non è il caso di fare deduzioni troppo meccaniche, ma l´indizio è
chiaro: se si tratta di eliminare barriere e smantellare privilegi, nel 2009, è
meglio lasciar fare al mercato e non disturbare. Questo non significa
dimenticare che la battaglia contro il privilegio culturale è ancora lontana
dall´essere vinta: sappiamo bene che esistono ancora grandi caselle del Paese in
cui il consumo culturale è al lumicino. Ma i confini si sono spostati. Chi oggi
non accede alla vita culturale abita spazi bianchi della società che sono
raggiungibili attraverso due soli canali: scuola e televisione. Quando si parla
di fondi pubblici per la cultura, non si parla di scuola e di televisione. Sono
soldi che spendiamo altrove. Apparentemente dove non servono più. Se una lotta
contro l´emarginazione culturale è sacrosanta, noi la stiamo combattendo su un
campo in cui la battaglia è già finita. Secondo obbiettivo: la difesa di gesti
e repertori preziosi che, per gli alti costi o il relativo appeal, non
reggerebbero all´impatto con una spietata logica di mercato. Per capirci:
salvare le regie teatrali da milioni di euro, La figlia del reggimento di
Donizetti, il corpo di ballo della Scala, la musica di Stockhausen, i convegni
sulla poesia dialettale, e così via. Qui la faccenda è delicata. Il principio,
in sé, è condivisibile. Ma, nel tempo, l´ingenuità che gli è sottesa ha
raggiunto livelli di evidenza quasi offensivi. Il punto è: solo col candore e
l´ottimismo degli anni Sessanta si poteva davvero credere che la politica,
l´intelligenza e il sapere della politica, potessero decretare cos´era da
salvare e cosa no. Se uno pensa alla filiera di intelligenze e saperi che porta
dal ministro competente giù fino al singolo direttore artistico, passando per i
vari assessori, siamo proprio sicuri di avere davanti agli occhi una rete di
impressionante lucidità intellettuale, capace di capire, meglio di altri, lo
spirito del tempo e le dinamiche dell´intelligenza collettiva? Con tutto il
rispetto, la risposta è no. Potrebbero fare di meglio i privati, il mercato?
Probabilmente no, ma sono convinto che non avrebbero neanche potuto fare di
peggio. Mi resta la certezza che l´accanimento terapeutico su spettacoli
agonizzanti, e ancor di più la posizione monopolistica in cui il denaro
pubblico si mette per difenderli, abbiano creato guasti imprevisti di cui
bisognerebbe ormai prendere atto. Non riesco a non pensare, ad esempio, che
l´insistita difesa della musica contemporanea abbia generato una situazione
artificiale da cui pubblico e compositori, in Italia, non si sono più rimessi:
chi scrive musica non sa più esattamente cosa sta facendo e per chi, e il
pubblico è in confusione, tanto da non capire neanche più Allevi da che parte
sta (io lo so, ma col cavolo che ve lo dico). Oppure: vogliamo parlare
dell´appassionata difesa del teatro di regia, diventato praticamente l´unico
teatro riconosciuto in Italia? Adesso possiamo dire con tranquillità che ci ha
regalato tanti indimenticabili spettacoli, ma anche che ha decimato le file dei
drammaturghi e complicato la vita degli attori: il risultato è che nel nostro
paese non esiste quasi più quel fare rotondo e naturale che mettendo
semplicemente in linea uno che scrive, uno che recita, uno che mette in scena e
uno che ha soldi da investire, produce il teatro come lo conoscono i paesi
anglosassoni: un gesto naturale, che si incrocia facilmente con letteratura e
cinema, e che entra nella normale quotidianità della gente. Come vedete, i
principi sarebbero anche buoni, ma gli effetti collaterali sono incontrollati.
Aggiungo che la vera rovina si è raggiunta quando la difesa di qualcosa ha
portato a una posizione monopolistica. Quando un mecenate, non importa se
pubblico o privato, è l´unico soggetto operativo in un determinato mercato, e
in più non è costretto a fare di conto, mettendo in preventivo di perdere
denaro, l´effetto che genera intorno è la desertificazione. Opera, teatro,
musica classica, festival culturali, premi, formazione professionale: tutti
ambiti che il denaro pubblico presidia più o meno integralmente. Margini di
manovra per i privati: minimi. Siamo sicuri che è quello che vogliamo? Siamo
sicuri che sia questo il sistema giusto per non farci derubare dell´eredità
culturale che abbiamo ricevuto e che vogliamo passare ai nostri figli? Terzo
obbiettivo: nella crescita culturale dei cittadini le democrazie fondano la
loro stabilità. Giusto. Ma ho un esempietto che può far riflettere, fatalmente
riservato agli elettori di centrosinistra. Berlusconi. Circola la convinzione
che quell´uomo, con tre televisioni, più altre tre a traino o episodicamente
controllate, abbia dissestato la caratura morale e la statura culturale di
questo Paese dalle fondamenta: col risultato di generare, quasi come un effetto
meccanico, una certa inadeguatezza collettiva alle regole impegnative della
democrazia. Nel modo più chiaro e sintetico ho visto enunciata questa idea da
Nanni Moretti, nel suo lavoro e nelle sue parole. Non è una posizione che mi
convince (a me Berlusconi sembra più una conseguenza che una causa) ma so che è
largamente condivisa, e quindi la possiamo prendere per buona. E chiederci:
come mai la grandiosa diga culturale che avevamo immaginato di issare con i
soldi dei contribuenti (cioè i nostri) ha ceduto per così poco? Bastava mettere
su tre canali televisivi per aggirare la grandiosa cerchia di mura a cui
avevamo lavorato? Evidentemente sì. E i torrioni che abbiamo difeso, i concerti
di lieder, le raffinate messe in scena di Cechov, la Figlia del reggimento, le
mostre sull´arte toscana del quattrocento, i musei di arte contemporanea, le
fiere del libro? Dov´erano, quando servivano? Possibile che non abbiano visto
passare il Grande Fratello? Sì, possibile. E allora siamo costretti a dedurre
che la battaglia era giusta, ma la linea di difesa sbagliata. O friabile. O
marcia. O corrotta. Ma più probabilmente: l´avevamo solo alzata nel luogo
sbagliato. Riassunto. L´idea di avvitare viti nel legno per rendere il tavolo
più robusto è buona: ma il fatto è che avvitiamo a martellate, o con forbicine
da unghie. Avvitiamo col pelapatate. Fra un po´ avviteremo con le dita, quando
finiranno i soldi. Cosa fare, allora? Tenere saldi gli obbiettivi e cambiare
strategia, è ovvio. A me sembrerebbe logico, ad esempio, fare due, semplici
mosse, che qui sintetizzo, per l´ulcera di tanti. 1. Spostate quei soldi, per
favore, nella scuola e nella televisione. Il Paese reale è lì, ed è lì la battaglia
che dovremmo combattere con quei soldi. Perché mai lasciamo scappare mandrie
intere dal recinto, senza battere ciglio, per poi dannarci a inseguire i
fuggitivi, uno ad uno, tempo dopo, a colpi di teatri, musei, festival, fiere e
eventi, dissanguandoci in un lavoro assurdo? Che senso ha salvare l´Opera e
produrre studenti che ne sanno più di chimica che di Verdi? Cosa vuol dire
pagare stagioni di concerti per un Paese in cui non si studia la storia della
musica neanche quando si studia il romanticismo? Perché fare tanto i fighetti
programmando teatro sublime, quando in televisione già trasmettere Benigni pare
un atto di eroismo? Con che faccia sovvenzionare festival di storia, medicina,
filosofia, etnomusicologia, quando il sapere, in televisione - dove sarebbe per
tutti - esisterà solo fino a quando gli Angela faranno figli? Chiudete i Teatri
Stabili e aprite un teatro in ogni scuola. Azzerate i convegni e pensate a
costruire una nuova generazione di insegnanti preparati e ben pagati.
Liberatevi delle Fondazioni e delle Case che promuovono la lettura, e mettete
una trasmissione decente sui libri in prima serata. Abbandonate i cartelloni di
musica da camera e con i soldi risparmiati permettiamoci una sera alla
settimana di tivù che se ne frega dell´Auditel. Lo dico in un altro modo:
smettetela di pensare che sia un obbiettivo del denaro pubblico produrre
un´offerta di spettacoli, eventi, festival: non lo è più. Il mercato sarebbe
oggi abbastanza maturo e dinamico da fare tranquillamente da solo. Quei soldi servono
a una cosa fondamentale, una cosa che il mercato non sa e non vuole fare:
formare un pubblico consapevole, colto, moderno. E farlo là dove il pubblico è
ancora tutto, senza discriminazioni di ceto e di biografia personale: a scuola,
innanzitutto, e poi davanti alla televisione. La funzione pubblica deve tornare
alla sua vocazione originaria: alfabetizzare. C´è da realizzare una seconda
alfabetizzazione del paese, che metta in grado tutti di leggere e scrivere il
moderno. Solo questo può generare uguaglianza e trasmettere valori morali e
intellettuali. Tutto il resto, è un falso scopo. 2. Lasciare che negli enormi
spazi aperti creati da questa sorta di ritirata strategica si vadano a piazzare
i privati. Questo è un punto delicato, perché passa attraverso la distruzione
di un tabù: la cultura come business. Uno ha in mente subito il cattivo che
arriva e distrugge tutto. Ma, ad esempio, la cosa non ci fa paura nel mondo dei
libri o dell´informazione: avete mai sentito la mancanza di una casa editrice o
di un quotidiano statale, o regionale, o comunale? Per restare ai libri: vi
sembrano banditi Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli, Adelphi, per non parlare dei
piccoli e medi editori? Vi sembrano pirati i librai? è gente che fa cultura e
fa business. Il mondo dei libri è quello che ci consegnano loro. Non sarà un
paradiso, ma l´inferno è un´altra cosa. E allora perché il teatro no? Provate a
immaginare che nella vostra città ci siano quattro cartelloni teatrali, fatti
da Mondadori, De Agostini, Benetton e vostro cugino. è davvero così
terrorizzante? Sentireste la lancinante mancanza di un Teatro Stabile
finanziato dai vostri soldi? Quel che bisognerebbe fare è creare i presupposti
per una vera impresa privata nell´ambito della cultura. Crederci e, col denaro
pubblico, dare una mano, senza moralismi fuori luogo. Se si hanno timori sulla
qualità del prodotto finale o sull´accessibilità economica dei servizi,
intervenire a supportare nel modo più spudorato. Lo dico in modo brutale:
abituiamoci a dare i nostri soldi a qualcuno che li userà per produrre cultura
e profitti. Basta con l´ipocrisia delle associazioni o delle fondazioni, che
non possono produrre utili: come se non fossero utili gli stipendi, e i favori,
e le regalie, e l´autopromozione personale, e i piccoli poteri derivati.
Abituiamoci ad accettare imprese vere e proprie che producono cultura e
profitti economici, e usiamo le risorse pubbliche per metterle in condizione di
tenere prezzi bassi e di generare qualità. Dimentichiamoci di fargli pagare
tasse, apriamogli l´accesso al patrimonio immobiliare delle città, alleggeriamo
il prezzo del lavoro, costringiamo le banche a politiche di prestito veloci e
superagevolate. Il mondo della cultura e dello spettacolo, nel nostro Paese, è
tenuto in piedi ogni giorno da migliaia di persone, a tutti i livelli, che
fanno quel lavoro con passione e capacità: diamogli la possibilità di lavorare
in un campo aperto, sintonizzato coi consumi reali, alleggerito dalle pastoie
politiche, e rivitalizzato da un vero confronto col mercato. Sono grandi ormai,
chiudiamo questo asilo infantile. Sembra un problema tecnico, ma è invece
soprattutto una rivoluzione mentale. I freni sono ideologici, non pratici.
Sembra un´utopia, ma l´utopia è nella nostra testa: non c´è posto in cui sia
più facile farla diventare realtà.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Spilimbergo.
Il gruppo ha il compito di organizzare i trasferimenti del materiale organico
nelle strutture ospedaliere specializzate. La seconda spedizione in marzo
Trasportati a Padova i primi cordoni ombelicali I volontari
della Protezione civile hanno debuttato ieri facendo una staffetta con
Palmanova SPILIMBERGO. Il gruppo comunale di Protezione civile ha avuto l'onore
e il merito di compiere il suo primo viaggio previsto dal "Progetto
cordone ombelicale" che, ogni giorno dal lunedì al venerdì, permette la
raccolta e il trasporto a Padova di tutti i frutti delle donazioni della
regione. L'esordio è avvenuto ieri mattina quando la squadra
spilimberghese si è recata all'ospedale di Pordenone. Il Santa Maria degli
Angeli, infatti, è punto di raccolta provinciale. La squadra si è trasferita al
casello autostradale di Portogruaro dove il prezioso carico è stato consegnato
ai colleghi di Palmanova che l'hanno portato a Padova. «Siamo molto soddisfatti
- ha commentato l'assessore comunale alla Protezione civile, Roberto Mongiat -
perché si tratta di un servizio importante». Il sangue del cordone ombelicale è
(assieme al midollo osseo e al sangue periferico) fonte di cellule staminali
emopoietiche, progenitrici di tutte le linee cellulari del sangue, in grado cioè
di generare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Da qui la sua
importanza, tanto che a Padova è sorta una delle prime banche nazionali per la
raccolta di questo tessuto. Alla base, ovviamente, ci deve essere la
disponibilità della partorienti, la cui informazione e sensibilizzazione viene
effettuata dalle associazioni di volontariato, mentre la formazione del
personale addetto viene svolta dalle strutture sanitarie. Compito della
Protezione civile è quello di organizzare il trasporto dei campioni di sangue
ombelicale dai vari centri nascita della regione al centro di raccolta della
Banca del sangue di cordone ombelicale di Padova, dove deve pervenire entro 36
ore dal parto. Per questa attività è stata richiesta la collaborazione dei
volontari e dei mezzi dei gruppi comunali di Protezione civile del Friuli
Venezia Giulia. Ogni giorno feriale, a turno, per almeno due anni, un
equipaggio di volontari sarà disponibile negli 11 centri nascita della regione
per prelevare i contenitori e consegnarli al corriere che dal centro operativo
regionale della Protezione civile di Palmanova parte alla volta di Padova. I
volontari di Spilimbergo sono stati assegnati all'ospedale di San Daniele del
Friuli. Ieri, effettuato il ritiro dei campioni, alle 7, i volontari sono
partiti per Palmanova. Verso le 9.30 un automezzo della Protezione civile
regionale con a bordo i contenitori di unità di sangue cordonale si è poi
diretto verso la Banca del sangue del cordone ombelicale di Padova. Il prossimo
turno per i volontari di Spilimbergo, a marzo, è fissato per martedì 3 e lunedì
23 (mercoledì 4 e martedì 24 come eventuale riserva). Guglielmo Zisa
( da "Secolo XIX, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Almunia:
«L'Ue è preparataa soccorrere Stati in difficoltà» l'annuncio del commissario
bruxelles. L'Unione europea potrebbe dovere salvare uno Stato membro in
difficoltà anche se è improbabile che ciò avvenga, specialmente nell'Eurozona.
Lo ha detto ieri il commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia.
Stati quali l'Ungheria e la Lettonia hanno ricevuto assistenza dall'Ue e altri
paesi che appartengono ai 27 potrebbero avere bisogno di un supporto
finanziario, ha continuato. «Non è da escludere che un Paese fuori dall'area
euro possa avere bisogno di assistenza - ha detto - ma non credo che
succederà». Per Almunia i paesi dell'Eurozona si trovano in condizioni migliori
rispetto a quelli dell'Unione europea e quindi hanno minore necessità di aiuti
da parte dell'Unione europea. «Nell'Eurozona la posizione non è la stessa, sia
in termini di debito pubblico, che di debito con l'estero o capacità di reagire
alla recessione».Il commissario vede il prossimo G20 che si terrà a Londra come
un test importante per la gestione della crisi finanziaria. Gli Stati devono
proporre una risposta coordinata. «C'è il rischio che il summit non sia un
successo e in quel caso ci troveremo un problema di leadership proprio in un
momento molto duro della crisi». Per Almunia il G20 dovrà
raggiungere decisioni per coordinare sia le regole sui mercati finanziari, che
la politica fiscale e monetaria. «L'alternativa è il protezionismo», ha
detto. «È vero che la globalizzazione ha portato rischi, ma il più grande
rischio adesso è la de-globalizzazione». 24/02/2009
( da "Tirreno, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
GLI
EFFETTI DELLA CRISI PROSSIMA VITTIMA, IL TURISMO La nostra attrattività per
servizi scadenti e prezzi troppo alti perde posizioni. Va colta l'occasione per
un cambiamento MASSIMO PAOLI Il Pil degli Usa
sprofonda a -1,3% mentre la disoccupazione raggiunge lo storico livello del 9%.
Il Giappone registra l'apertura di un abisso nel dato della ricchezza prodotta,
-12% su base annua nell'ultimo trimestre. L'Europa a 27 sta rivedendo al
ribasso la dinamica del Pil ben oltre il già inquietante -1,5% previsto. Gli
osservatori dell'economia italiana sono ormai pronti ad accettare revisioni al
ribasso anche del già catastrofico -2,5% previsto come Pil 2009. E non è solo
il sistema manifatturiero a preoccupare. In realtà oggi stanno per essere
investiti dalla crisi anche i settori più rilevanti del mondo dei servizi, e
quello che sembra doverne temere i contraccolpi più pesanti è il settore del
turismo. In generale perché è un servizio la cui domanda è molto legata e
dipendente dall'andamento del reddito pro-capite dei turisti potenziali, in
particolare perché il sistema turistico italiano fa acqua da tutte le parti.
Nonostante infatti che l'Italia sia la cassaforte naturale del 65% dei beni
culturali di pregio storico artistico del mondo, il Travel & Tourism
Competitiveness Report del 2008 curato dal World Economic Forum ci avverte che
abbiamo attratto 41 milioni di turisti stranieri contro i 79 della Francia, i
59 della Spagna, i 51 degli Usa e i 50 della Cina scendendo al quinto posto delle presenze. In termini di valore
questo flusso vale per l'Italia 38 miliardi di dollari nell'ultimo anno
calcolato, contro gli 86 degli Usa, i 51 della Spagna e i 43 della
Francia, collocandola al quarto posto del ranking mondiale (insidiatissimo per
altro da Cina e UK entrambe a 35). Lo stesso studio, che calcola un
importante indice di attrattività dei flussi turistici, ci avverte però che siamo
precipitati in quella fondamentale classifica al 28º posto. Fanno meglio di noi
persino sistemi di accoglienza come quelli della Svezia, dellIslanda, di Honk
Kong, Cipro ed Estonia. Una volta tanto i motivi sono molto chiari. Primo: i
prezzi del ciclo turistico italiano, dai ristoranti agli intrattenimenti
passando per gli alberghi, sono troppo elevati. Secondo: a fronte di tali
salatissimi prezzi si erogano servizi assolutamente inadeguati. Terzo: prezzi
alti e servizi scadenti sono l'effetto di una dimensione media troppo
frazionata della proprietà delle imprese della filiera turistica. Troppe
imprese, troppo piccole, troppo spesso a conduzione familiare, senza un
briciolo di quella cultura dell'accoglienza, essenziale ormai per il successo
delle attività legate alla persona. Il quarto motivo è legato al fatto che in
Italia quella che abbiamo chiamata filiera turistica è così solo per noi
osservatori. Troppo spesso le imprese non mostrano di possedere il benché
minimo senso di appartenenza a una tale entità senza capire che sono ormai
chiamate a rispondere in solido della qualità che tale filiera eroga nei
diversi punti. Il quinto motivo si riferisce infine al modello di turismo da
perseguire, e questo riguarda molto anche la costa toscana labronico-maremmana
in quanto tale (un meravigioso Chianti con il mare unico al mondo). Finora il
modello di attrazione turistica è stato mediocremente quantitativo, più ne
vengono meglio è. Per capire quanto sia folle questo atteggiamento per uno
scrigno come la costa degli Etruschi basta chiedersi: è meglio un turista che
sta 10 giorni o 10 che stanno un giorno? La risposta è ovvia, ma per dargli
seguito occorre una sorta di nuova frontiera del marketing per l'attrazione dei
flussi turistici, orientato all'accoglienza e all'obiettivo di massimo
radicamento dei turisti. La crisi potrebbe essere un'occasione di
razionalizzazione anche per questo settore, un'occasione per cambiare modello
di sviluppo turistico. L'Italia e la costa toscana, prima di essere mete
turistiche sono state mete intellettuali, poetiche e ideali per generazioni di
nord-europei e non solo, che agognavano al viaggio in Italia come al Viaggio
alla scoperta di se stessi. Come sarebbe bello poter tornare ad essere il luogo
dove si va alla ricerca di sé (e abbracciare i nuovi Byron, Shelley e così
via).
( da "Repubblica, La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
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XXVIII - Bologna Cesar Brie ora mette in scena l´Odissea
nella globalizzazione MICOL ARGENTO MODENA - Al Teatro delle Passioni di
Modena, stasera debutta "Odissea" del boliviano Teatro De Los Andes.
Lo spettacolo viene presentato in prima nazionale da oggi, con testo e regia di
César Brie. Frutto di un lavoro durato tre anni, "Odissea" prosegue
idealmente la rilettura personale del regista argentino sui poemi epici,
calati profondamente nell´attualità: «tutti i temi del teatro di Brie sembrano
fondersi in una profonda riflessione sulla violenza e sul tempo, nel tentativo
di rivedere la tragedia antica alla luce della propria storia» (Fernando
Marchiori). Dopo L´Iliade, il lavoro drammaturgico della compagnia Teatro De Los
Andes continua su un percorso comune, portato avanti tra mille difficoltà, ma
nella radicalità politica e poetica di un teatro inteso come vita di comunità,
prendendo spunto dalla condizione sociale della Bolivia di oggi, dalla realtà
di migliaia di persone che si vedono costrette in cerca di un futuro migliore.
Come fu per Ulisse, lo spettacolo si concentra sull´idea dell´«errare», da una
terra all´altra, raccontando così un´odissea contemporanea nel segno della
globalizzazione, nella perdita di radici, nello sfrangiarsi e frantumarsi sulla
scena di un mondo in mutazione. Repliche domani il 27, 28 febbraio e dal 3 al 7
marzo, spettacolo ore 21; 1 e 8 Marzo, ore 16.
( da "Tirreno, Il" del 24-02-2009)
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8 - Livorno La nuova dogana al Propeller LIVORNO. "Nuova dogana europea:
trasformazione dei ruoli e delle aspettative". Questo il tema di un
incontro al Propeller club. Ospite del presidente Francesco Ruffini e dei soci,
Pasquale Dioguardi, responsabile team audit per lo status europeo Aeo.
L'argomento è stato introdotto dal direttore dell'Ufficio della Dogana Luigi
Benedetto Martina. La dimensione del ruolo economico
rivestito dalla dogana in un contesto di globalizzazione - ha spiegato
Dioguardi - è stata recepita in svariate norme che concorrono alla
semplificazione dei regimi doganali insieme al crescente utilizzo delle
procedure elettroniche, che diventerà obbligatorio nel
( da "Repubblica, La" del 24-02-2009)
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6 - Economia La Ue: possibili salvataggi di Stati Grecia e Irlanda in forti
difficoltà Sarebbe escluso un fallimento disastroso come è successo in
Argentina BRUXELLES - E´ uno spettro che si aggira per il continente del quale
tutti parlano, ma sempre con vaghezza. L´idea che un Paese europeo, o peggio
della moneta unica, entri in crisi toglie il sonno alle cancellerie di mezza
Europa. La scorsa settimana sono uscite indiscrezioni su un piano di
salvataggio tedesco volto proprio ad evitare il peggio dentro la zona euro.
Ieri ne ha parlato il commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia,
sottolineando che in futuro qualche capitale dell´Unione potrebbe avere bisogno
di essere aiutata per evitare il crac. «Non è da escludere che un Paese fuori
dall´area euro possa avere bisogno di assistenza - ha detto ieri Almunia - ma
non credo che succederà». Come negli ultimi giorni gli occhi sono puntati
sull´est Europa, le cui condizioni economiche vanno aggravandosi tra
recessione, svalutazione delle monete e crisi bancaria galoppante. Sono invece
più remote - ha proseguito il responsabile Ue - le possibilità che ad entrare
in crisi sia una capitale dell´Unione monetaria: «Nell´eurozona c´è una
situazione diversa per quanto riguarda il debito pubblico e con l´estero, così
come diversa è la capacità di reagire alla recessione». Per ora, dunque, c´è
fiducia nella moneta unica, anche se gli addetti ai lavori non nascondono
qualche preoccupazione per Grecia e Irlanda, i paesi più sotto stress per via
dei crescenti interessi sul debito pubblico. Tuttavia, assicurano tutti gli
esperti, un allarme default (un fallimento in stile argentino) è lontano mille
miglia. Intanto in Germania una notizia shock ha scosso i mercati: secondo
Norbert Walter, capo economista di Deutsche Bank, quest´anno l´economia
teutonica potrebbe contrarsi del 5%. Una previsione oltretutto ottimista:
«L´economia tedesca - ha detto - calerà del 5%, ma solo se avremo una ripresa
quest´estate, il che non è certo. In questo caso non si può escludere un calo
superiore al 5%». Previsione drammatica subito stoppata dalla cancelleria di
Berlino, con un portavoce della Merkel che ha sottolineato come al momento sia
«troppo presto» per lanciarsi in simili stime (per ora il governo calcola un
-2,25% del Pil). In mezzo a scenari tanto catastrafici arrivano però anche
parole di fiducia. Il ministro dell´Economia spagnolo, Pedro Solbes, ha
sottolineato che se al G20 di Londra del 2 aprile i grandi del mondo
riusciranno a mettere sul tavolo «misure efficaci, potremo essere più ottimisti
sulla fine della crisi». Dello stesso avviso Almunia, secondo cui la riunione sarà
un test importante sulla reale volontà di lottare contro il protezionismo
(«de-globalizzare sarebbe ancora più pericoloso della globalizzazione»).
Intanto domenica l´ennesimo vertice straordinario Ue dall´arrivo della crisi
sarà dedicato proprio al protezionismo. Oltretutto in mattinata ci sarà un pre-summit dei paesi
dell´est europeo che chiederanno all´Unione di rispettare le regole su mercato
unico e libera circolazione e di resistere alle sirene di chi vuole
alzare le mura per difendere la sua economia a scapito di quelle dei partner
comunitari. Un chiaro riferimento alle tanto criticate misure protezionistiche
francesi. (a. d´a.)
( da "Repubblica, La" del 24-02-2009)
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23 - Economia Global market Pronto intervento dell´Asia fondi freschi contro le
crisi Nessuno al mondo può produrre alluminio a 1.000 dollari, perché la somma
dei costi dei materiali, compresa l´energia e il trasporto, è superiore a 1.600
dollari Al vertice europeo di Berlino ha fatto da contrappunto un analogo
summit dei paesi dell´Estremo Oriente sull´isola thailandese di Phuket. Ma a
differenza degli europei che si sono limitati a dichiarazioni di principio, gli
asiatici hanno messo sul tavolo risorse reali. Hanno deciso di triplicare la
dotazione di capitali della Asian Development Bank (Adb), rafforzando inoltre
con 40 miliardi di dollari Usa un fondo di liquidità
speciale destinato a soccorrere i paesi dell´area che si trovassero confrontati
con una crisi di sfiducia dei mercati. Il capitale della Adb aumenterà a 115
miliardi di dollari: è il primo aumento di mezzi propri deciso dai suoi soci in
15 anni. La decisione è stata presa dai 10 Stati membri dell´associazione del
sudest asiatico (Asean) a cui si sono aggiunti per il
vertice di Phuket anche Cina, Giappone e Corea del Sud. Assieme, questi paesi controllano la
più vasta quantità di riserve valutarie del pianeta, quasi 4.000 miliardi di
dollari. Hanno deciso di rafforzare gli accordi swap fra le loro banche
centrali, per essere pronti a intervenire tempestivamente di fronte alle prime
avvisaglie di una bancarotta sovrana, come quelle che sconvolsero l´area
nel 1997. La situazione oggi è profondamente diversa rispetto a 12 anni fa, per
la solidità delle bilance dei pagamenti e delle finanze pubbliche della maggior
parte di questi paesi. Tuttavia l´Estremo Oriente è stato colpito duramente dalla
recessione globale che ne ha depresso le esportazioni, e in qualche paese
questo ha provocato già fughe di capitali e tensioni valutarie (Corea del Sud).
Federico Rampini [addio ai supermutui] Addio ai mutui del 100 per cento. Gordon
Brown ha chiesto alla Financial Services Authority (Fsa), l´agenzia che
regolamenta e controlla il settore finanziario, di riesaminare le norme che
finora permettevano alle banche di offrire prestiti per l´intero valore di una
proprietà immobiliare, e anche oltre. Fonti di Downing street indicano che in
effetti il primo ministro ha chiesto alla Fsa di proibire d´ora in avanti i
mutui di questo genere, che con l´avvento della recessione globale hanno
aumentato il peso della crisi sulla società britannica. Decine di migliaia di
case sono tornate in mano alle banche lo scorso anno, quando i proprietari sono
diventati incapaci di ripagare il debito, e la sovraesposizione per cifre molto
alte ha contribuito al terremoto del settore bancario. Brown afferma ora che
gli acquirenti di case dovranno risparmiare di più prima di poter ricevere un
mutuo. «Vogliamo assistere alla rinascita dei tradizionali istituti di credito
britannici», osserva il premier laburista, «che concedono prestiti su base
attenta e prudente, sia a chi dispone di ampio capitale, sia a coloro che hanno
un reddito medio o modesto». I giornali prevedono che potranno esserci
limitazioni anche ai mutui «multipli», che offrivano prestiti fino a sei volte
il salario del richiedente. Enrico Franceschini
( da "Manifesto, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
MEDIATTIVISMO,
UNA NUOVA RETE PER OPPORSI INSIEME ASIA IN MOVIMENTO L'underground del
continente si muove, si confronta e si organizza. I temi: precarietà, battaglie
ambientali, lotte urbane, resistenze contadine. Centrale la comunicazione. Tra
i motori di collegamento l'Asian Media Activist che vuole unire in un solo
luogo virtuale tutti gli attivisti Simone Pieranni PECHINO Un anno e mezzo fa,
in uno dei tanti siti che raccolgono notizie di lotte internazionali, era
giunta una richiesta di sostegno in merito ad una campagna contro la
cementificazione di un'area di un'isola di nome Makassar. Nel post si
denunciava l'arresto per sovversione di un graffittaro che aveva scritto
qualcosa contro lo stato. La firma era di un gruppo anarchico indonesiano. Il
post non ebbe seguito e forse finì nella comune valutazione di molte cose
asiatiche: con un misto di curiosità e di superiorità rispetto a quei messaggi
così naif agli occhi occidentali. Invece, anche in Asia si muove un movimento,
complicato dalle mille differenze, che ora appare desideroso di raccogliersi
intorno ad alcuni grandi temi. Precarietà, battaglie ambientali, media
attivismo, network: in Asia sembra riemergere una partecipazione civile e
politica, animata da gruppi di persone che decidono di lanciarsi in un progetto
che riesca a coprire l'intero continente. E' l'obiettivo dell'Asian Media
Activist Network: unire in un unico luogo virtuale, con periodici appuntamenti
fisici, gli attivisti dell'intero continente. Con modalità, strumenti e
metodologie profondamente radicate nelle culture asiatiche, seppure diverse tra
loro, lasciando perdere per un po' l'Europa, gli Stati Uniti, l'occidente e
utilizzando semmai alcune trovate facilmente impiantabili sul proprio
territorio. Ed ecco la Mayday (e una boutique di autoproduzioni ispirata da
Serpica Naro) in Giappone e a Giakarta, in Indonesia; l'anarchismo, le
occupazioni e le lotte contro le basi Usa in Corea del
Sud; i No Tav di Hong Kong; la battaglie delle anziane donne asiatiche rese
schiave dall'impero giapponese durante la seconda guerra mondiale; la lotta dei
produttori di banane nelle campagne Filippine e quelle del collettivo Urban
Chaos, anarchici delle città o ancora quella degli attivisti di Taiwan per
preservare un antico ospedale per vecchi malati. Tante storie e una grande
verità: in Asia qualcosa si sta muovendo, tra innovazione e proteste anti
imperialismo americano («vai all'inferno tu e i tuoi aiuti», diceva uno
striscione durante una protesta contro gli Stati Uniti lo scorso anno in
Indonesia). Tra tradizione - in Giappone sono stati prodotti dei cd contenenti
i riots del 68 nel Sol Levante e altre immagini di scontri tra studenti e forze
dell'ordine - e modernità, il G8 dello scorso anno ospitato dal Giappone sembra
avere dato nuova linfa ai movimenti underground asiatici: anarchici
soprattutto, punk, precari, pink, lavoratori migranti, contadini, associazioni
dei diritti umani, femministe, media attivisti si sono ritrovati, nel confronto
con gli occidentali, nel racconto del le loro storie, nella condivisione di
passioni e difficoltà ad agire in paesi dove la legislazione e la durezza della
repressione consentono poca agibilità politica. E ora, quando disoccupazione e
precarietà diventano temi forti anche da queste parti, si identifica per lo più
nel processo comunicativo, di gestione della comunicazione, una grande
responsabilità e allo stesso tempo una possibilità di scalfire i Grandi. E dal
Giappone e dalla Corea del Sud, soprattutto, parte il tentativo di un progetto
comune, che raccolga le esperienze dei gruppi di attivisti, pochi ma frizzanti,
sparsi per l'Asia. Il movimento dei movimenti asiatico, almeno nelle speranze.
Grazie alle attività del manipolo di mediattivisti, si apre un universo spesso
ignorato sia dai media mainstream, sia dalle realtà occidentali più
underground, così impegnati nel tentativo di leggere la storia ufficiale degli
altri, ignorando le storie minori, quelle che navigano nelle acque sotterranee
delle città d'Oriente. E su internet nascono fanzine o vere e proprie riviste
on line, come la recente Jalan,Journal of asian liberation, composto da
filippini, cinesi, coreani, cambogiani, pakistani e palestinesi o blog in cui
vengono raccontati in presa diretta i tentativi di opporsi al mondo globale.
Eccone alcuni esempi. Gentrification, è una parola inglese che indica quel
processo che espelle dai propri quartieri la popolazione storica a basso
reddito, per sostituirla, dopo una riqualificazione del territorio, con una
nuova popolazione ad alto reddito. In Italia il fenomeno è avvenuto senza che
quasi ce ne accorgessimo, così come la perdita di luoghi pubblici, il trionfo
dei non luoghi, infine la resa sotto i colpi del concetto di «sicurezza». A
Hong Kong tutto questo sta accadendo contemporaneamente: i mediattivisti locali
si sono saputi inserire all'interno delle battaglie degli abitanti per
partecipare alla pianificazione della città. Obiettivo, evitare la
gentrification di alcune aree storiche di Hong Kong e la distruzione di alcuni
moli popolari, i pochi spazi pubblici rimasti disponibili. Anche in questo caso
gli attivisti hanno unito partecipazione sociale a volontà di denuncia. Nel
caso della chiusura di un mercato popolare, per consentire ai ricchi che
posteggiavano le auto in un garage vicino di scorrazzare senza troppi fastidi,
un intero quartiere si è ribellato. Più cresceva la partecipazione popolare,
con tanto di presentazione di piano alternativo, più i videomaker, fotografi e
giornalisti aumentavano le loro azioni. Simbolica anche la battaglia combattuta
nel 2007 da un gruppo di attivisti, ragazzi, ma anche contadini e lavoratori
migranti: in quel caso si trattava di lottare contro la chiusura del Queen's
pier, molo storico di Hong Kong. La scusa, il traffico. La verità, costruire
una piccola base militare e stroncare un luogo in cui tradizionalmente sorgono
movimenti popolari di contestazione. Nelle Filippine gli anarchici non se la
passano bene. La cosa non stupisce e per questo hanno girato un video in cui
uno di loro parla con un ampio fazzoletto sul collo. Dal
( da "Manifesto, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
INTERVISTA
I primi passi dell'Asian Media Activist Network, nato da un incontro in Corea
del sud «Volevamo uno strumento che non venisse dagli Usa»
S. Pi. PECHINO T.H. è un ragazzo giapponese, studia Sociologia all'università e
fa parte dell'Asian Media Activist Network. Ha preso parte all' organizzazione
e alle giornate del G8 in Giappone ed è reduce da un breve tour in Asia.
L'obiettivo era quello di incontrare realtà di attivisti tra Taiwan, Hong Kong,
Corea del Sud e Cina: lo scorso
settembre si è tenuto un incontro in Corea del Sud, dal quale è nata la volontà
di dotare gli attivisti asiatici di strumenti comuni, utilizzando internet e i
media a disposizione. Obiettivo, comunicare quanto accade in termini di lotte
sociali nei propri paese, provando a convergere su elementi comuni. Di
che progetto si tratta? Vogliamo creare un network tra tutti i vari nodi di
attivisti in Asia. Un modo per comunicare quanto accade nei singoli paesi, in
una prospettiva generale asiatica. Naturalmente alcuni di noi partecipano anche
ad Indymedia e altre piattaforme on line, ma sentivamo di avere bisogno di una
cosa che non provenisse dagli Stati Uniti, come nel caso di Indymedia, ma che
nascesse, maturasse e fosse sviluppata direttamente da noi. Per ora abbiamo un
sito ancora work in progress, si chiama Champon, ma ha già la disponibilità
della lingua inglese, coreana, giapponese, cinese semplificata e cinese di
Taiwan. E' già un passo avanti. Come è nata l'idea? Abbiamo cominciato a capire
che bisognava fare qualcosa di simile nel 2007. Abbiamo organizzato il No G8
Network in occasione del summit in Giappone. Abbiamo imparato tanto e ci siamo
confrontati con coreani, taiwanesi, gente di Hong Kong. Poi abbiamo fatto un
ulteriore incontro dopo il G8 e abbiamo deciso di lanciare la proposta,
mettendo da parte anche diatribe storiche. Noi siamo contro la globalizzazione,
vogliamo confrontarci e mescolarci culturalmente, parlare di ambiente, di
sviluppo sostenibile, di diritti, di lavoro. E' abbastanza per provarci. Che
idea ti sei fatto dai tuoi incontri con altri attivisti? Che siamo pochi, ma
abbiamo molta volontà. Ognuno ha le sue problematiche da affrontare ma abbiamo
trovato alcuni temi comuni, come la precarietà, ad esempio, e metodologie
comuni: la rete, il mediattivismo. Alcune delle realtà che ho incontrato sono
all'inizio, come se improvvisamente alcuni si fossero risvegliati. Quali sono i
prossimi passaggi? La costruzione della rete attraverso una mailing list
internazionale, la partecipazione al prossimo G8 in Italia e un incontro già
previsto per settembre
( da "Manifesto, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
TerraTerra
Manuela Cartosio Dal mercurio al «galinstan» «Sono in vendita gli ultimi
termometri a mercurio». Il criptico annuncio è esposto da qualche giorno nelle
vetrine di alcune farmacie. In che senso «ultimi»? I cartelli evitano di
spiegare che dal 3 aprile i termometri al mercurio saranno messi al bando per
effetto di un decreto ministeriale emanato lo scorso luglio. Il decreto
recepisce una direttiva europea che vieta la produzione e la vendita del
familiarissimo strumento per evitare che, quando si guasta o si rompe, il
mercurio finisca tra i rifiuti e si disperda nell'ambiente. Proprio per questo
il vecchio termomtero che abbiamo in casa non va buttato via. Possiamo
continuare a usarlo (quando si romperà dovremo consegnarlo in farmacia?). Nella
colonnina dei nuovi termometri ci sarà il «galinstan», una lega di gallio,
indio e stagno. Non sappiamo se il «galinstan» farà le palline cha saltano
dappertutto come «l'argento vivo» dei ricordi d'infanzia. Diventati grandi
abbiamo imparato che il mercurio che tanto ci stupiva da bambini è un metallo
pesante che fa parecchi danni alla salute, soprattutto quando entra nella
catena alimentare. Il nome Minamata è tristemente noto anche ai non addetti ai
lavori. Nella baia di Minamata, in Giappone, l'azienda chimica Chisso sversò
per oltre trent'anni scarichi al mercurio. Il metallo pesante, assorbito da
pesci e molluschi di cui si cibava la popolazione, causò decine di migliaia di
casi di quello nel 1956 fu descritto come il «morbo di Minamata»: alterazione
della sensibilità, perdita della coordinazione motoria, danni alla vista e
all'udito, tremori e convulsioni, danni al cervello, malattie congenite e
malformazioni del feto. Pur non raggiungendo picchi così drammatici, la
presenza di metilmercurio nei pesci continua a essere una minaccia, soprattutto
per le popolazioni che mangiano molto pesce. Il Gruppo di lavoro internazionale
"Zero Mercury" ha monitorato i livelli di mercurio presenti nei pesci
provenienti da tre diverse aree del mondo (Bengala, Manila, sei paesi costieri
della Ue). Ha rilevato che un po' ovunque molte varietà esaminate contengono
concentrazioni di mercurio superiopri a 0,5 mg/kg, il massimo consentito dagli
standard internazionali. "Zero Mercury" ha pubblicato il suo rapporto
alla vigilia della riunione a Nairobi del Consiglio governativo del Programma
ambientale delle Nazioni Unite (Unep). Il summit si è chiuso il 20 febbraio con
un accordo sottoscritto dai 140 paesi partecipanti per limitare l'uso del
mercurio. Non è una messa al bando, ma è comunque un primo passo avanti dopo
anni di paralisi. L'impegno d'arrivare entro 4 anni a un trattato
«giuridicamente vincolante» sul mercurio è uno dei primi effetti della
presidenza Obama. Caduto il veto degli Usa, anche i paesi in passato recalcitranti (Cina, India, Sudafrica) hanno firmato la dichiarazioni d'intenti, in
cambio della promessa che il trattato terrà conto delle «situazioni
particolari». Secondo l'Unep, il 45% delle emissioni di mercurio è causata dai
combustibi fossili, soprattutto dalle centrali a carbone; il 18% dalla
lavorazione dell'oro. Il ciclo del cloro-soda è un'altra potente causa di
inquinamento da mercurio. Due terzi dei rilasci di mercurio si verificano in
Asia. Cina, Usa e India sono
nell'ordine i paesi che contribuiscono di più all'emissione di mercurio. Il
consumo annuo globale di mercurio è di circa 3.600 tonnellate. Il primo
fornitore, con mille tonnellate, è l'Unione europea dove il 50% dei prodotti
contenenti mercurio finisce in discarica.
( da "Corriere della Sera" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-02-24 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE La svolta di Obama: in soccorso di Citigroup E Wall
Street crolla L'ipotesi di una nazionalizzazione di fatto La Casa Bianca vuole
dimezzare il deficit Il listino Usa ai minimi dal '97.
E il cino americano Locke viene dato per favorito alla guida del ministero del
Commercio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Se non è l'arma nucleare della
nazionalizzazione delle banche, è qualcosa di molto simile. Di fronte a una
crisi sempre più grave e complessa, Barack Obama apre un nuovo e più ambizioso
fronte della sua strategia d'attacco. Nel giorno in cui il presidente rilancia
la disciplina fiscale e si impegna ufficialmente a dimezzare entro la fine del
suo primo mandato il deficit di bilancio ereditato dal predecessore, il Tesoro
e la Federal Reserve confermano di lavorare a un passo senza precedenti. Se i
20 grandi istituti di credito americani non superassero il cosiddetto «stress
test», dimostrandosi cioè in grado di assicurarsi da sole una capitalizzazione
sufficiente a sopravvivere anche nello scenario di un ulteriore peggioramento
del quadro economico, allora il governo USA è pronto a pretendere quote
azionarie con diritto di voto in cambio dei suoi interventi. Lo afferma, con
linguaggio inusualmente esplicito, un comunicato congiunto delle autorità
economiche e monetarie, che oggi a Washington dovrebbero spiegare i dettagli
dell'esame di stress, destinato probabilmente a durare diverse settimane prima
di essere completato. «Il fabbisogno finanziario delle maggiori banche verrà
valutato in una situazione economica ancora più difficile. Se questo esame
dovesse portare alla conclusione che nuove iniezioni di capitale siano necessarie,
allora agli istituti potrebbe essere richiesto di dare al governo il diritto di
acquistare azioni ordinarie, con diritto di voto », recita il testo, firmato
dal Tesoro, dalla Fed e dalle Agenzie federali di vigilanza e controllo. Ieri
in serata si è anche appreso che il presidente dovrebbe nominare l'ex
governatore dello Stato di Washington Gary Locke, il primo cino-americano nella
carica, a segretario al Commercio, posto ancora libero dopo il ritiro di Tom
Daschle. La nuova disciplina per le banche varrà sia per quelle che riceveranno
nuove infusioni di denaro pubblico, sia per quelle che ne hanno già
beneficiato. In questo secondo caso, l'Amministrazione chiederebbe loro di
trasformare in ordinarie le azioni privilegiate già ottenute in cambio dei fondi
erogati. Ma il progetto «partecipazioni statali» nella proprietà bancaria è già
più di uno scenario teorico. Confermando le anticipazioni di ieri del Wall
Street Journal, le autorità federali hanno ammesso di essere in avanzata fase
di trattative con Citigroup, per un accordo del genere: il Tesoro è pronto ad
assumere tra il 25% e il 40% del pacchetto azionario della banca, scambiando le
azioni privilegiate, con dividendo garantito, ottenute quando ha lanciato
all'istituto in crisi un salvagente da 45 miliardi di dollari. Il negoziato non
comporta alcuna elargizione aggiuntiva di denaro pubblico, ma liberando
Citigroup dall'obbligo di pagare i dividendi ne rafforzerebbe la
capitalizzazione. Il governo perderebbe il diritto ai rendimenti, ma
rafforzerebbe il suo controllo, di fatto ottenendo diretto potere nella nomina
o nel licenziamento dei manager e nella strategia del gruppo. La parola
«nazionalizzazione» è stata accuratamente evitata. Anzi l'Amministrazione ha
detto che «l'assunzione forte» di tutto questo è che «la banche dovrebbero
rimanere in mani private». Una rassicurazione che Wall Street sembra avere in
parte apprezzato: in una giornata tragica, con gli indici sprofondati ai
livelli del 1997, i titoli dei principali istituti sono andati in controtendenza,
alcuni registrando anche sensibili aumenti. Ma la sostanza non cambia: nel
destino delle banche americane, temporaneamente o meno si vedrà, c'è il
governo. Non più «parte del problema», come ammoniva Ronald Reagan, ma come
soluzione tout court. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama rilancia la
disciplina fiscale. Ma la crisi dell'economia continua: tra gli ultimi
sviluppi, le previsioni del mercato per una perdita trimestrale da 60 miliardi
per Aig, che potrebbe chiedere nuovi aiuti allo Stato Paolo Valentino
( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-02-24 - pag: 40 autore: Acciaio In gennaio cresce solo la Cina Il gennaio da
primato dello scorso anno è dimenticato, salvo in Cina: la
produzione di acciaio grezzo il mese scorso ha accusato una flessione
complessiva del 24%, arrivando a 86 milioni di tonnellate nei 66 Paesi che sono
sotto la lente della World Steel Association (precedentemente nota come
International Iron and Steel Institute). Pechino, come sempre negli
ultimi anni, ha fatto la parte del leone, producendo 41,5 milioni di tonn.,
quantitativo che supera del 2,4% il dato del gennaio 2008. Tra gli altri big è
invece una sagra di ridimensionamenti a due cifre percentuali. L'eccezione è
l'India, che ha visto la produzione ridursi del 4,8%. Invece la Corea del Sud
ha registrato un calo del 25,6% e il Giappone ha perso il 37,8%, pur
confermandosi il numero due mondiale, con 6,4 milioni di tonnellate. Tutt'altro
che tranquillizzanti le cifre che World Steel riporta per i maggiori produttori
dell'Unione europea: il calo in Germania è del 35,6%, in Italia del 40,4%, in
Francia del 46,7%. Per la Russia la flessione è del 49,1% e per l'Ucraina del
45,1%. La crisi dell'auto e dell'edilizia ha colpito ancor più duramente gli
Stati Uniti, dove la produzione in gennaio è caduta a 4,1 milioni di tonnellate,
il 52,7% meno di un anno prima. Nella graduatoria mondiale, l'India conferma il
terzo posto già occupato in dicembre, davanti agli Usa,
mentre la Turchia, con 1,95 milioni di tonnellate, sorpassa sia il Brasile, a
1,62 milioni, sia l'Italia, la cui siderurgia è undicesima al mondo, con 1,59
milioni di tonnellate.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-02-24 - pag: 23 autore:
Intervista. Parla Wei Wang, capo della China M&A Association: Pechino fa
acquisizioni all'estero, forte delle sue riserve «Il Go global cinese va
avanti» Protagoniste le società di Stato - I gruppi privati per ora più
prudenti Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La Cina cercherà
di approfittare della grande crisi globale per fare shopping in giro per il
mondo. Ma con cautela, perché comprare aziende straniere è facile, ma gestirle
è molto più difficile. Parola di esperto. Cinquant'anni, fondatore di M&A
Management Holding, una delle principali società cinesi di fusioni e
acquisizioni, presidente della China Mergers and Acquisitions Association, un
Phd conseguito alla Fordham University di New York, una lunga esperienza nel
corporate finance, Wei Wang è convinto che l'offensiva cinese sui mercati
stranieri sia solo all'inizio. Ma il neo-protezionismo
dei Paesi occidentali creerà molti ostacoli alla campagna acquisti lanciata da
Pechino. Negli ultimi giorni, la Cina ha offerto 20 miliardi di dollari per
rilevare due società minerarie australiane, e ha fatto incetta di pozzi
petroliferi in Sudamerica. è un ritorno della politica del "Go
global" lanciata qualche anno fa dal Governo cinese? Nessun ritorno.
L'acquisto di aziende all'estero è una scelta strategica adottata tempo fa
dalle grandi società di Stato cinesi con l'esplicito avallo politico e
finanziario del Governo. Su di essa non c'è mai stato alcun ripensamento. Perché,
nonostante la recessione e la caduta dei consumi mondiali, la Cina continua ad
avere tanto appetito per le materie prime? è un fenomeno strutturale. Grazie
alla globalizzazione, la Cina è diventata il principale polo manifatturiero del
pianeta. In quanto tale, ha bisogno di una quantità crescente di materie prime
per produrre ciò che le viene richiesto dalla domanda mondiale. Quindi, il
fatto che la Cina acquisti due società minerarie australiane rientra in
un'efficiente allocazione delle risorse a livello globale. In fondo, una
trentina d'anni fa, le multinazionali giapponesi fecero lo stesso. I prezzi
depressi degli asset internazionali favoriranno questo processo? Sì, ma fino a
un certo punto. Sebbene oggi i grandi gruppi cinesi potrebbero comprare sui
mercati esteri con un forte sconto rispetto al recente passato, bisogna tenere
presenti tre fattori che potrebbero frenare la loro proiezione internazionale.
Il primo è che, in molti casi, le società cinesi destinate a diventare
protagoniste della politica del "Go global" hanno già problemi a
gestire bene se stesse a livello di marketing, finanza e distribuzione. Il
secondo è che queste stesse società devono ancora finire di integrare il loro
business sul mercato cinese. Il terzo è che, proprio perché i prezzi hanno
raggiunto livelli molto bassi, gli stranieri saranno riluttanti a vendere. I
numerosi insuccessi registrati finora dalle società cinesi nelle loro
acquisizioni straniere, a partire da Lenovo- Ibm, non potrebbero frenare un po'
gli entusiasmi? No, perché questo è il prezzo che tutte le aziende giovani e
ambiziose, come appunto quelle cinesi di oggi, devono pagare nel loro processo
d'internazionalizzazione. Credo che, nonostante gli insuccessi, la voglia delle
nostre aziende di svilupparsi oltre i confini nazionali resti immutata.
Inoltre, bisogna tener presente che la politica del "Go global"
coinvolge soprattutto le grandi società di Stato, e le grandi società di Stato
ripetono spesso gli stessi errori giacché non sono orientate al profitto. E le
aziende private? Molte di loro vorrebbero globalizzare il proprio business
realizzando acquisizioni estere. Ma siccome, a differenza dei gruppi di Stato,
non possono contare sui capitali pubblici e devono badare alla solidità dei
propri bilanci, in questa fase di crisi devono pensare soprattutto a
sopravvivere. Chi ce la farà, rispolvererà i propri piani di espansione in
tempi migliori. Nel risiko del Merger & Acquisition planetario, dunque,
restano solo i colossi di Stato. Come si muoveranno? Una delle conseguenze
della crisi finanziaria globale è che oggi la Cina è più capitalista dei vecchi
capitalisti. Insomma, ha in tasca molti più soldi delle sue controparti
occidentali. A mio parere, questa posizione di forza andrebbe sfruttata per
rilevare partecipazioni di maggioranza nelle società straniere più piccole, e
per incrementare le quote di minoranza nelle grandi aziende estere già
partecipate con l'obiettivo di contare di più nella loro gestione. Giusto pochi
giorni fa, Pechino ha ribadito che l'espansione internazionale deve essere una
priorità strategica delle aziende cinesi. Cosa farà il Governo per sostenere
questa politica? Innanzitutto, fornirà un generoso sostegno finanziario alle
società di Stato che intendono aggredire i mercati esteri. E poi si farà carico
di gestire politicamente le acquisizioni oltremare, dando le massime garanzie
ai Governi coinvolti nelle operazioni. In questo logica, per evitare che la
campagna acquisti cinese venga accolta con ostilità all'estero, penso che d'ora
in avanti il nostro Governo cercherà di non ostacolare le acquisizioni
straniere in Cina. A questo riguardo, l'operazione Coca Cola- Huiyuan Juice,
sulla quale la Commissione Antimonopolio cinese dovrà pronunciarsi nelle
prossime settimane, rappresenterà un interessante banco di prova. Non crede
che, con l'aria di neo-protezionismo che tira nel
mondo, qualsiasi gesto di buona volontà cinese finirebbe comunque per
scontrarsi con il supremo "interesse nazionale" di questo e di quel
Paese? Probabilmente sì. Ma con modalità diverse rispetto al passato. Proprio
perché c'è la crisi, infatti, oggi i politici dei grandi Paesi del mondo non
possono permettersi di alimentare sfiducia sulla globalizzazione. Per questa
ragione, le tensioni protezionistiche anti-cinesi non si trasformeranno in
scontri frontali, ma nella costruzione caso per caso di barriere di carattere
tecnico. Lo vedremo presto. Entro fine mese, si saprà come andrà a finire la
partita di International Lease Finance. Secondo lei, China Investment
Corporation ce la farà ad acquistare la divisione leasing aeronautico dell'Aig?
Sarei felice, ma non credo proprio. Si tratta di un'operazione troppo
importante, una di quelle su cui scatta automaticamente la clausola del supremo
"interesse nazionale". Penso che l'Amministrazione Obama non abbia
alcuna voglia di finire subito sotto accusa per aver venduto al fondo sovrano
cinese un pezzettino dell'economia americana. ganawar@gmail.com AVALLO POLITICO
«L'acquisto di aziende all'estero è una scelta strategica senza alcun ripensamento»
RECIPROCITà «Per evitare ostilità verso la nostra campagna acquisti non
ostacoleremo gli stranieri in Cina» NO AL PROTEZIONISMO «La
crisi non può consentire atteggiamenti di sfiducia nei confronti della
globalizzazione» STRATEGA DI MATRIMONI MISTI Il presidente con il Phd americano
Wei Wang, 50 anni, è il presidente della China Mergers and Acquisitions
Association, nata nel 2004 per promuovere la globalizzazione delle aziende
cinesi sotto l'egida della Federazione dell'Industria e del Commercio. Esperto
nel campo delle fusioni e acquisizioni, Wang ha fondato la M&A Management
Holding, una delle principali società cinesi nel settore. Un Phd conseguito
alla Fordham University di New York, ha una lunga esperienza nel campo delle
istituzioni finanziarie: dalla Construction Bank of China alla Bank of China,
dalla Chemical Bank fino alla Banca mondiale. è consigliere economico per più
di un ministero cinese e per diversi Governi provinciali. REUTERS
( da "Arena, L'" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Martedì
24 Febbraio 2009 LETTERE Pagina 19 Un periodo nero: mi si è guastata la
lavatrice, che aveva solo tre anni di vita e l'ho consegna Un periodo nero: mi
si è guastata la lavatrice, che aveva solo tre anni di vita e l'ho consegnata a
un riparatore. Ieri, mi hanno comunicato che la riparazione costa 200 euro più
IVA, mentre, a suo tempo, l'apparecchio era stato pagato 300 euro. Ho deciso di
lasciare la lavatrice al riparatore e di comprarne una nuova. Mio marito,
invece, ha comperato un'auto usata di grossa cilindrata per 6.000 euro, con
l'assicurazione che ha fatto 80.000 kilometri, come segna il contakilometri.
Dopo un mese il motore è andato in tilt e dal meccanico è venuto a sapere che
la vettura aveva fatto almeno 250.000 kilometri e che per rimettere un motore
nuovo bisognava spendere 5.500 euro. Ha deciso di rottamare la macchina, di
comprarne una nuova e di fare causa al venditore. Ma viviamo veramente in un
mondo usa e getta? I due casi denunciano una situazione destinata a volgersi
sempre più in un precipizio. I beni nuovi costano proporzionalmente sempre di
meno, mentre i costi delle riparazioni fuori garanzia aumentano
proporzionalmente sempre di più: ne consegue che tra i rifiuti e i rottamatori
finiranno sempre più merci, che la produzione e il consumo aumenteranno a un
ritmo sempre più frenetico impoverendo sempre più le risorse e l'ambiente, che
il numero di liti giudiziarie e stragiudiziarie con produttori, venditori e
riparatori è destinato a crescere. Ormai negli angoli delle strade o vicino ai
cassonetti dei rifiuti si vede un po' di tutto, televisori, frigoriferi,
cucine, motocicli, materassi, vestiti, mobili, lavabi, scaldabagni, eccetera.
In Giappone il mercato dell'usato è presso che scomparso, è inutile anche
mettere avvisi sui giornali per regalare televisori o mobili usati, si
abbandonano perfino biciclette perfettamente funzionanti e le aziende della
nettezza urbana, soltanto a Tokyo, devono raccogliere ogni anno tre milioni di
oggetti pesanti fino a 2 quintali, che non sanno come smaltire. Si è pensato di
buttarli a mare per farne tane per i pesci, come del resto a New York. Fra
l'altro, il problema è aggravato dal fatto che le case sono costruite senza gli
ampi ripostigli e soffitte di una volta, ove si poteva accantonare la roba
usata o rotta. Anche il "fai da te" nelle riparazioni è diventato
problematico o impossibile, si possono fare piccoli lavori, ma il numero di
apparecchi e di materiali che sono entrati nelle case è troppo elevato e
complicato e, a parte il tempo, occorrerebbero troppe attrezzature
specialistiche e molta competenza. I televisori sono fatti ormai a componenti
sostituibili, che teoricamente rendono più semplice la riparazione, ma nessuno
è in grado di costruirsi un componente, ammesso che sappia quale si è guastato,
anzi non si trovano in vendita, mentre con le radio di una volta bastava spesso
guardare quale diodo si era spento e ricomprarlo. Non si trovano molti pezzi di
ricambio non solo perché non sono in vendita, ma anche perché dopo pochi anni
non vengono più fabbricati, altro problema sul quale ci sarebbe molto da
discutere. Durante l'elaborazione della Direttiva CE sulla responsabilità del
produttore per danni da prodotti difettosi si discusse a lungo sulla durabilità
dei prodotti e, quindi, sulla responsabilità del produttore. Alla fine, si
stabilirono 10 anni (ora art. 126 del Codice del consumo), nel senso di
presumere che un prodotto cessa di vivere, di circolare e di funzionare dopo 10
anni. In molti casi non si ha più la possibilità materiale di far riparare un
oggetto rotto o logorato. Stanno scomparendo i materassai, gli arrotini, i
seggiolai, gli ombrellai e altri artigiani che facevano mestieri preziosi. Gli
ombrelli non si riparano più perché vengono importati a 0,40
euro dalla Cina e rivenduti per le strade dagli ambulanti a 3 euro, una somma
che non basterebbe certo per una riparazione. Una buona sedia costa 50 euro, ma
se un falegname ci mette le mani nei chiede altrettanti. La pulizia di un
orologio dall'orologiaio costa 40 euro, quanto un orologio di tipo economico.
Del resto, per fare un vestito da uomo, un sarto chiede 450 euro, assai più di
quanto costerebbe in negozio lo stesso vestito. Anche la semplice risuolatura
delle scarpe costa oggi 25 euro, quasi il prezzo di un paio di scarpe vendute
"a saldo". Le cause di questa situazione, sempre più preoccupante non
solo per i prezzi, ma soprattutto per le centinaia di migliaia di tonnellate di
merci che si buttano, per lo spreco di materie prime, per l'ambiente e, infine,
per i fastidi e i costi procurati dai prodotti che si guastano rapidamente,
specialmente quelli importati dalla Cina e dal terzo
mondo, sono diverse. Intanto i produttori hanno scarso o nessun interesse a
fabbricare beni lungamente durevoli, sia per il motivo evidente che il ricambio
rapido frutta più soldi sia per battere la concorrenza sui prezzi. Una buona
parte di colpa è anche del fisco, che per lucrare ha stabilito scelleratamente
un'IVA del 20% sulle riparazioni, incrementando così l'evasione e l'abbandono
in discarica degli oggetti usati. Da parte sua, il cliente non ha alcun
interesse a pagare l'IVA, in cambio della quale non riceve niente, anzi
impinguando le casse erariali aumentano sprechi e ruberie. L'immissione sul
mercato di un numero incalcolabile di modelli dello stesso prodotto e in tempi
sempre più ravvicinati spinge ulteriormente l'acquirente al ricambio
dell'usato: una volta ogni azienda produceva tre o quattro modelli di
televisori o di ferri da stiro, oggi si trovano nei negozi anche 45 modelli
della stessa marca. Spesso il progresso tecnico ha introdotto caratteristiche
di utilità, come nel caso delle padelle in teflon, ma ha accorciato la vita del
prodotto, dato che il teflon se ne va dopo due anni e l'alluminio sottostante
"attacca". A tutta questa mole imponente di merci che si devono
buttare o si buttano dopo pochi mesi o anni, va aggiunta quella forse ancora
più imponente dell'usa e getta che si butta ogni giorno e che ha sostituito
l'usa e riusa, come gli strofinacci e i tovaglioli di cotone, i piatti di ceramica,
i bicchieri di vetro, le posate di metallo, le teglie da forno, le bottiglie
"a rendere", i pannolini e gli assorbenti rilavabili. Tuttavia,
l'usato rotto o guasto non si ripara perché costa troppo ripararlo e
tendenzialmente si arriva al paradosso che costa più il lavoro del prodotto
finito. Fra l'altro, per il riparatore che applica le sue tariffe è
indifferente il valore dell'usato, anzi più l'oggetto è usato e,
presumibilmente, più occorre lavoro e impegno per ripararlo. Le tariffe delle
prestazioni e dei mestieri considerati una volta "umili" sono
aumentate in misura esponenziale, anche se si sta assistendo ad una inversione
di tendenza dovuta agli immigrati che hanno imparato il mestiere di riparatori,
ma lavorano prevalentemente in nero. Comunque, potrebbero essere la risorsa del
domani.
( da "Tempo, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
stampa
Il ministro Tremonti «Gli Stati Uniti dovevano muoversi con più anticipo» La
nazionalizzazione delle banche americane andava fatta prima. è lapidario il
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel dare un giudizio sul possibile
ingresso dello Stato nell'americana Citigroup. «Forse era meglio nazionalizzare
le banche ex ante», ha spiegato Tremonti nel corso di un
convegno sulla globalizzazione organizzato dalla Fondazione Arvedi Buschini.
Secondo il ministro ci sarebbe voluto «coraggio» e questo «avrebbe dato un
effetto di fiducia e sarebbe costato molto meno». Tremonti, però, ha
sottolineato che non tutto è perduto perché dall'attuale crisi «emergeranno
delle opportunità» e ci sarà «una spinta ad una rivoluzione industriale».
Il ministro ha poi aggiunto che sorgerà «un mondo scientificamente più
sviluppato, diverso e rinforzato da nuove tecnologie. è finito il mondo
convinto di creare felicità e ricchezza a mezzo del debito, la ricchezza si
crea con il lavoro». Il ministro non ha poi mancato di lanciare una «frecciata»
ai media colpevoli, secondo lui, nel momento della crisi «di un'ossessiva,
parossistica, ripetitiva meccanica della comunicazione». Tremonti ha
argomentato che «c'è stata un'eccessiva esagerazione in tutto il mondo: non si
deve far censura, ma non si deve neanche sublimare la logica per cui le uniche
notizie sono le cattive notizie».
( da "Giornale.it, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
n.
47 del 2009-02-24 pagina 0 Berlusconi vede Sarkozy: "Europa più
forte" di Redazione Berlusconi intervistato da Le Figaro: "La crisi è
grave ma la risposta è stata tempestiva. Grazie al federalismo potremo ridurre
gli sprechi e le imposte". Nuova candidatura: "Non sarò io a decidere
se restare al governo, ma gli italiani con il loro voto" Lasciare a fine
mandato o ricandidarsi a premier? «Siamo in democrazia e questa scelta non
spetta a me ma agli italiani che andranno a votare». Così il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi risponde a Richard Heuzé, corripondente da Roma di
«Le Figaro», in un?intervista che uscirà oggi sul quotidiano francese e, nella
sua versione integrale, sul prossimo numero di «Politique Internationale». Un
botta e riposta che prende spunto dal vertice italo-francese in programma oggi
a Roma e che affronta i principali temi d?interesse internazionali, dal cambio
della guardia alla Casa Bianca alla crisi in Medio Oriente, dalla crisi
economica mondiale agli obiettivi della presidenza italiana del G8. Ma anche
l?occasione per tracciare un bilancio dei primi nove mesi di governo e per
delineare le linee d?azione future. Il G8 si riunisce nel 2009 sotto la
presidenza italiana. Per la terza volta dal 1994 lei sarà il presidente. Quali
le sue priorità e come intende condurre il mandato? «Lei vuole proprio
ricordarmi che sono invecchiato... è vero, presiedo il G8 per la terza volta,
nessuno prima di me lo ha fatto. Mitterrand e Kohl ne hanno presieduti due. è
una grande responsabilità, perché il mondo attraversa una fase difficile e
piena di incognite. Non mi riferisco solo alla crisi finanziaria globale, ma
anche alle relazioni con la Federazione Russa, al conflitto israelo-palestinese,
alla stabilizzazione di Afghanistan e Irak, all?escalation nucleare dell?Iran,
alla crisi del Darfur, e ancora alla fame, alla povertà e al cambiamento
climatico, che mettono in pericolo il conseguimento degli “Obiettivi del
millennio”. Non si può indicare una priorità, ve ne sono diverse: dalle regole
per la governance globale dell?economia a una nuova architettura delle
istituzioni finanziarie internazionali, dalla mediazione tra i leader sui temi
ambientali prima del summit 2009 sul clima a Copenaghen, a un concetto di
sviluppo che comprenda più attori e più strumenti. Tutto questo richiede un
ripensamento della natura e struttura del G8. Un aspetto che potrebbe apparire
formale, ma non lo è». Intende che cambierà il formato del G8, e che il G7-G8
precederà il G20? Cosa si aspetta? Perché vuole allargare il G8? «L?Italia
vuole che il G8 sia sempre più rappresentativo ed efficace. Per essere
rappresentativo in un mondo che cambia con la rapidità di oggi, deve essere
inclusivo, deve aprirsi alle economie emergenti e dialogare con la parte di
pianeta più povera. L?Italia non vuole la fine del G8, non vuole il suo
scioglimento. Al contrario, vuole un G8 più forte e più concreto. Noi
proponiamo una più stabile e strutturata associazione al G8 dei Paesi del G5 (Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa) oltre
all?Egitto, in rappresentanza del mondo arabo, musulmano e africano. è cruciale
il confronto su temi specifici con singoli gruppi di Paesi, per esempio quelli
africani, secondo il principio delle “geometrie variabili”. Non è questione di
nomi o formule vuote, ma di governance internazionale, di democrazia. Non sarà
facile organizzare un G8 con queste ambizioni, ma sono sicuro che ci
riusciremo». Lei era un grande amico di George W. Bush. Come giudica il neo
presidente Usa Barack Obama? E che cosa si attende da
lui? «Non è possibile fare un paragone tra ciò che è stato e ciò che sarà. Non
tocca a me giudicare la presidenza di George W. Bush, sarà la storia a farlo.
Per me è stato, ed è, un amico, un uomo che stimo. Si è trovato a guidare la
nazione americana in uno dei momenti più tragici della sua esistenza, a
fronteggiare l?11 settembre, cioè il primo attacco militare sul territorio
degli Stati Uniti dai tempi di Pearl Harbor. Con me è stato leale, il suo sì
era un sì, il suo no un no. Ma dietro l?amicizia c?era la solida alleanza tra
Italia e Stati Uniti, tra i nostri due popoli. è su questa base che si sta
cominciando a costruire un rapporto di stima, fiducia e collaborazione tra me e
Barack Obama. Nei primi contatti che ho avuto con Obama, ho capito che ci
legano tratti comuni. è un leader concreto e positivo, che si prepara a fondo
sulle questioni, che conosce molto bene i dossier della politica
internazionale, e con il quale si ragiona. Ci lega pure l?“audacia della
speranza”. Un tratto necessario nei momenti di crisi». (...) Pensa che l?Europa
sia uscita rafforzata dal semestre francese di presidenza europea? Che opinione
può dare sull?operato del presidente Nicolas Sarkozy? Dove ha agito
positivamente e cosa avrebbe dovuto fare in più o in modo diverso? «Il
presidente Sarkozy ha condotto il semestre di presidenza europea con
intelligenza e determinazione. è stata una presidenza forte e autorevole. La
nostra collaborazione è stata piena e in molte situazioni il contributo
dell?Italia è stato decisivo. La Francia si è trovata, come presidente di
turno, a gestire sia la chiusura del pacchetto-clima, sia la crisi finanziaria,
sia il conflitto tra Federazione russa e Georgia, con tutte le conseguenze per
i rifornimenti di gas. Su tutti questi fronti, Sarkozy ha potuto contare sul
nostro sostegno e lo ha riconosciuto pubblicamente. Entrambi crediamo in
un?Europa più forte, in linea con il processo riformatore di Lisbona. Un?Europa
vicina ai cittadini, più democratica e più autorevole sulla scena
internazionale». Nel summit italo-francese a Roma, si parlerà ancora del
progetto Alta Velocità Torino-Lione. Tenendo conto dell?opposizione delle
popolazioni locali, può garantire che l?Italia aprirà i cantieri come previsto
da qui al 2011 e realizzerà quest?opera entro le scadenze previste? «Poche
settimane fa il mio governo ha confermato il commissario Mario Virano alla
presidenza dell?Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione. Intendiamo accelerare
il lavoro per completare il Corridoio
( da "Affari Italiani (Online)" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
La Cina è vicina? Sì,
solo per gli Usa. Macché, con l'Italia è vero
amore... Lunedí 23.02.2009 19:50 Due posizioni e due tesi contrapposte. Dopo il
tour di Hillary Clinton in Asia e soprattuto in Cina, si scatena il
dibattito su Affaritaliani.it. Da una parte Arduino Paniccia, Globalist, secondo il
quale "la prima visita ufficiale di Hillary a Pechino sancisce due eventi:
la consacrazione dell'asse privilegiato Cina Usa (il
G2) e la perdita di ruolo dell'Europa agli occhi dell'Amministrazione
Obama". Dall'altra invece Alberto Fattori che da Shanghai spiega che gli
"Usa stanno cercando un 'fidanzamento' con
Pechino per tutelare il proprio debito. La Cina tutela
solo il proprio credito, ma nel frattempo rafforza i propri rapporti con Ue ed
Italia, tanto che con l'Italia di recente, è stato sottoscritto un accordo per
raddoppiare l'interscambio". Hillary Clinton in Giappone GUARDA LA GALLERY
Di Alberto Fattori Caro Angelo, ho letto con attenzione l'articolo di Paniccia
sulla visita di Hillary Clinton in Cina (vedi box a
destra). Non condivido le tesi esposte da Paniccia, che forse, volendo
soprattutto "stressare" la tesi, del resto già esposta in altri
articoli, di una sostanziale difficoltà dei futuri rapporti tra USA ed EUROPA,
ha finito per confondere politica con commercio internazionale, una distinzione
invece molto ben radicata nelle menti dei cinesi. pagina successiva >>
( da "Trend-online" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Banche:
Abete, le italiane sono solide ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di
Ansa , 24.02.2009 10:53 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! (ANSA) - ROMA, 24 FEB - 'Per noi italiani non c'e' preoccupazione,
perche' le nostre banche sono solide e non piene di titoli cosiddetti tossici'.
Lo assicura il presidente di Bnl, Luigi Abete, a Canale5,
aggiungendo che anche le banche italiane 'vivono in un mondo globalizzato, dove
la situazione e' molto critica: quindi non e' una preoccupazione diretta per
l'Italia', ma si avvertono le conseguenze di 'un contesto generale'. 'Si e'
ridotto l'aumento del credito, ma non il credito'.
( da "Virgilio Notizie" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Los
Angeles, 24 feb. (Ap) - L'attore George Clooney ha incontrato il Presidente Usa Barack Obama, con cui ha discusso la crisi umanitaria in
Darfur, la regione occidentale del Sudan dove si combatte dal febbraio 2003. Lo
ha riferito lo stesso attore intervenendo alla trasmissione tv 'Larry King
Live', sulla Cnn. Clooney ha detto di aver raccontato al Presidente il suo
ultimo viaggio nei campi profughi nell'est del Ciad, dove sono ospitate 250.000
darfuriani. "Non credo che la gente dovrebbe andare lì e dire quanto
rimane colpita - ha dichiarato - credo che in qualche modo noi tutti dovremmo
sapere che quelle persone resistono per il rotto della cuffia". Clooney ha
quindi fatto sapere di aver chiesto a Obama di nominare un inviato regionale a
tempo pieno, che riferisca direttamente alla Casa Bianca, e
di aver sollecitato maggiori pressioni sulla Cina, perchè
Pechino metta da parte i suoi interessi economici e si adoperi per porre fine
alle violenze. I profughi hanno bisogno "di quello che possiamo fare di
meglio - ha aggiunto - di quello che abbiamo fatto di meglio dall'inizio di
questo Paese, cioè una buona e robusta diplomazia in tutto il mondo".
L'attore ha poi consegnato al Presidente Obama e al Vicepresidente Joe Biden
250.000 cartoline raccolte dall'organizzazione Save Darfur. Secondo Clooney sia
il Presidente che il Vicepresidente sono stati molto ricettivi. I combattimenti
in Darfur hanno causato finora almeno 300.000 morti e oltre 2,7 milioni di
sfollati e profughi. La prossima settimana, la Corte penale internazionale
dell'Aia (Cpi) si pronuncerà sulla richiesta di emettere un mandato di arresto
contro il Presidente sudanese Omar al Bashir, accusato dal Procuratore generale
della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, di crimini di guerra nella regione. Clooney è
stato nominato Messaggero di Pace dell'Onu, ma il suo ultimo viaggio in Ciad,
il sesto, compiuto la scorsa settimana, è stato di carattere privato. Co-fondatore
di 'Not On Our Watch', al fine di attirare l'attenzione sul conflitto in
Darfur, Clooney si è visto negare il visto di ingresso in Sudan. Con l'attore
c'erano alcuni giornalisti, tra cui Nicholas Kristof del New York Times e Ann
Curry dell'NBC.
( da "Trend-online" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Nazionalizzazioni.....
il battito della farfalla continua! BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di
Andrea Mazzalai , 23.02.2009 10:28 Scopri le migliori azioni per fare trading
questa settimana!! Come il battito della farfalla ormai anche il concetto di
nazionalizzazione sta via via assumendo le dimensioni di un possibile uragano
che inesorabilmente si abbatterà sul sistema finanziario, un uragano che è
sinonimo del fallimento stesso di un sistema che è ormai al suo crepuscolo.
Questa crisi in sostanza è anche il fallimento delle ideologie di questi ultimi
anni oltre ad alcune correnti di pensiero accademico che sono state spazzate
via da questa affascinante nemesi. Il fatto che si sostenga la
nazionalizzazione, l'ennesima socializzazione delle perdite non vuol dire che
questa sia la migliore soluzione. Da sempre sostengo che la finanza ha preso in
ostaggio la democrazia, l'economia reale, la vita delle persone. Il rischio
sistemico non esiste solo per la finanza, ma è dieci volte più pericoloso
nell'economia reale, un rischio sistemico che si evidenzia nella perdita di
milioni di posti di lavoro, in milioni di lacrime umane. Possiamo parlare per
mesi ed anni di libero mercato o di nazionalizzazione, di capitalismo o
socialismo, ma alla fine si tratta sempre e solo di ideologie che dimenticano
l'uomo. Nel fine settimana al vertice di Berlino si parla di "nuovo ordine
mondiale", parola affascinante, regolamentazione dei prodotti finanziari,
nuove regole per gli hedge funds ......coloro che non collaborano saranno
soggetti a sanzioni molto concrete di dice.....no al protezionismo anche se per togliere di mezzo la leggenda della globalizzazione
un ritorno al passato non farebbe male alle nostre economie......local
integrato dal global......basta delocalizzazioni selvagge ed outsorcing
sfrenato.....messaggi chiari e regole certe per far tornare la fiducia.....sanzioni
ai paradisi fiscali sempre che qualche politico non abbia qualche
deposito....fondi di investimento ad alto rischio ed agenzie di segue pagina
>>
( da "Manifesto, Il" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
TerraTerra
Dal mercurio al «galinstan» Manuela Cartosio «Sono in vendita gli ultimi
termometri a mercurio». Il criptico annuncio è esposto da qualche giorno nelle
vetrine di alcune farmacie. In che senso «ultimi»? I cartelli evitano di
spiegare che dal 3 aprile i termometri al mercurio saranno messi al bando per
effetto di un decreto ministeriale emanato lo scorso luglio. Il decreto
recepisce una direttiva europea che vieta la produzione e la vendita del
familiarissimo strumento per evitare che, quando si guasta o si rompe, il
mercurio finisca tra i rifiuti e si disperda nell'ambiente. Proprio per questo
il vecchio termomtero che abbiamo in casa non va buttato via. Possiamo
continuare a usarlo (quando si romperà dovremo consegnarlo in farmacia?). Nella
colonnina dei nuovi termometri ci sarà il «galinstan», una lega di gallio,
indio e stagno. Non sappiamo se il «galinstan» farà le palline cha saltano
dappertutto come «l'argento vivo» dei ricordi d'infanzia. Diventati grandi
abbiamo imparato che il mercurio che tanto ci stupiva da bambini è un metallo
pesante che fa parecchi danni alla salute, soprattutto quando entra nella
catena alimentare. Il nome Minamata è tristemente noto anche ai non addetti ai
lavori. Nella baia di Minamata, in Giappone, l'azienda chimica Chisso sversò
per oltre trent'anni scarichi al mercurio. Il metallo pesante, assorbito da
pesci e molluschi di cui si cibava la popolazione, causò decine di migliaia di
casi di quello nel 1956 fu descritto come il «morbo di Minamata»: alterazione
della sensibilità, perdita della coordinazione motoria, danni alla vista e
all'udito, tremori e convulsioni, danni al cervello, malattie congenite e
malformazioni del feto. Pur non raggiungendo picchi così drammatici, la
presenza di metilmercurio nei pesci continua a essere una minaccia, soprattutto
per le popolazioni che mangiano molto pesce. Il Gruppo di lavoro internazionale
"Zero Mercury" ha monitorato i livelli di mercurio presenti nei pesci
provenienti da tre diverse aree del mondo (Bengala, Manila, sei paesi costieri
della Ue). Ha rilevato che un po' ovunque molte varietà esaminate contengono
concentrazioni di mercurio superiopri a 0,5 mg/kg, il massimo consentito dagli
standard internazionali. "Zero Mercury" ha pubblicato il suo rapporto
alla vigilia della riunione a Nairobi del Consiglio governativo del Programma
ambientale delle Nazioni Unite (Unep). Il summit si è chiuso il 20 febbraio con
un accordo sottoscritto dai 140 paesi partecipanti per limitare l'uso del
mercurio. Non è una messa al bando, ma è comunque un primo passo avanti dopo
anni di paralisi. L'impegno d'arrivare entro 4 anni a un trattato
«giuridicamente vincolante» sul mercurio è uno dei primi effetti della
presidenza Obama. Caduto il veto degli Usa, anche i paesi in passato recalcitranti (Cina, India, Sudafrica) hanno firmato la dichiarazioni d'intenti, in
cambio della promessa che il trattato terrà conto delle «situazioni
particolari». Secondo l'Unep, il 45% delle emissioni di mercurio è causata dai
combustibi fossili, soprattutto dalle centrali a carbone; il 18% dalla
lavorazione dell'oro. Il ciclo del cloro-soda è un'altra potente causa di
inquinamento da mercurio. Due terzi dei rilasci di mercurio si verificano in
Asia. Cina, Usa e India sono
nell'ordine i paesi che contribuiscono di più all'emissione di mercurio. Il
consumo annuo globale di mercurio è di circa 3.600 tonnellate. Il primo
fornitore, con mille tonnellate, è l'Unione europea dove il 50% dei prodotti
contenenti mercurio finisce in discarica.
( da "Affari Italiani (Online)" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Usa/ Clooney alla Casa Bianca. Party? No, Darfur Martedí 24.02.2009 12:27
Clooney alla Casa Bianca. Sì, ma nessun party in programma anzi. L'attore ha
incontrato il presidente Usa per discutere della crisi
umanitaria in Darfur, la regione occidentale del Sudan dove si combatte dal
febbraio 2003. Clooney ha detto di aver raccontato al Presidente il suo ultimo
viaggio nei campi profughi nell'est del Ciad, dove sono ospitate 250.000 darfuriani.
"Non credo che la gente dovrebbe andare lì e dire quanto rimane colpita -
ha dichiarato - credo che in qualche modo noi tutti dovremmo sapere che quelle
persone resistono per il rotto della cuffia". Clooney ha quindi fatto
sapere di aver chiesto a Obama di nominare un inviato regionale a tempo pieno,
che riferisca direttamente alla Casa Bianca, e di aver
sollecitato maggiori pressioni sulla Cina, perchè
Pechino metta da parte i suoi interessi economici e si adoperi per porre fine
alle violenze. I profughi hanno bisogno "di quello che possiamo fare di
meglio - ha aggiunto - di quello che abbiamo fatto di meglio dall'inizio di
questo Paese, cioè una buona e robusta diplomazia in tutto il mondo".
pagina successiva >>
( da "Blogosfere" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Feb
0924 Pensieri di crisi Pubblicato da Demetrio Vacca alle 12:44 in Arena Alla
fine chi è causa del proprio mal pianga se stesso, infatti Obama (peraltro in
discesa di 5 punti percentuale nel suo rating di gradimento), si sveglia e
decide di valutare la strategia esecutiva per privatizzare Citigroup, oramai
cloaca massima di titoli tossici. La via maestra per uscire è che lo stato si
accolli il debito delle banche e proceda alla privatizzazione in tempi rapidi
prima che gli scricchioli scatenino panico e paura. Questo scricchiolar di
banche e progressiva nazionalizzazione sono segnali inquietanti di un
indebitamento progressivo delle maggiori economie mondiali che può intaccare il
modello di crescita globale. Mi spiego cosa accadrà quando il debito pubblico
USA salirà alle stelle? Certamente sarà necessario uno stringente controllo del
deficit pianificando un lungo e doloroso piano di rientro che potrebbe
aggravarsi se gli stimoli all'economia reale fallissero nei loro obiettivi.
Certamente la liquidità della Cina, alimentata
da una non virtuosa ed artificiale inizione quotidiana di moneta, dovrà
lentamente ridursi per evitare che alla discesa della domanda aggregata si
accompagni una svalutazione dello yuoan insostenibile ed inutile. Certamente un
rialzo dei tassi USA sarà necessario per ovviare ad uno spiazzamento del debito
per mancata attrattività dei rendimenti. Certamente se la ripresa non si
manifesterà il debito pubblico USA rischia un down-rating che volente o nolente
porterà ad un ulteriore rialzo dei tassi. Certamente il dollaro si rafforzerà a
fronte della maggior redditività dei titoli pubblici USA che attrarranno
capitali freschi. Così con o senza un'apprezzabile ripresa il sistema troverà
un equilibrio nuovo nei tassi di scambio dollaro-euro. Certamente per allora
chi avrà i conti pubblici a posto,le banche ancora private ed i mercati del
lavoro sufficientemente liberalizzati e la circolazione dei capitali
regolamentata ma non imbrigliata, avrà di fronte un orizzonte di forte e
duratura ripresa. Basterebbe questa consapevolezza e una miglior comprensione
della crisi per dare già un refolo di ripresa dell'economia all'Europa e
all'Italia. E' questo il nocciolo della strategia europea per l'uscita della
crisi, cioè consolidare, indebitarsi il giusto e possibile, evitare misure
anticrisi a pioggia e minimali (ha senso abbassare le tasse per un massimo di
65 dollari mese a chi vive nell'incertezza del mutuo e del lavoro?). E' questo
l'ostacolo alle politiche della nostra sinistra e CGIL, è questo il nocciolo
della crisi elettorale cioè la consapevolezza dei cittadini sia di quanto sia
inutile una politica statalista di sostegno ai redditi per poche decine di euro
quando porta solo a maggior debito sia di quanto è importante salvare il
sistema bancario e le imprese le uniche in grado di creare nuova ricchezza...
( da "Trend-online" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
LE
BANCHE ITALIANE SONO SOLIDE. PAROLA DI ABETE NOTIZIE, clicca qui per leggere la
rassegna di Pierpaolo Molinengo , 24.02.2009 12:54 Scopri le migliori azioni
per fare trading questa settimana!! Il presidente della Bnl, Luigi Abete ne è
sicuro: le banche italiane sono solite e non c'è una preoccupazione diretta per
i risparmiatori. "Per noi italiani non c'è preoccupazione - ha spiegato
Abete - perché le banche italiane, come ha detto il presidente del Consiglio
Berlusconi a Berlino, sono solide e non piene di titoli così detti tossici. Vivono in un mondo globalizzato e noi abbiamo un'economia finanziaria
globale molto critica, soprattutto in America". Quindi, secondo il
presidente della Bnl, "non c'è una preoccupazione diretta per la
situazione dei risparmiatori e per l'economia finanziaria italiana. E'
la conseguenza di un contesto generale". Per Abete, in sostanza, "le
banche subiscono perché gli investitori sono internazionali e vivono e agiscono
come un gregge. Se c'è una crisi, quindi, le preoccupazioni si ripercuotono in
altri mercati. Questo non significa, però, che il valore delle aziende sia ridotto.
Bnl nel
( da "Affari Italiani (Online)" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Usa/ Clooney alla Casa Bianca. Party? No, Darfur Martedí 24.02.2009 15:40
Clooney alla Casa Bianca. Sì, ma nessun party in programma anzi. L'attore ha
incontrato il presidente Usa per discutere della crisi
umanitaria in Darfur, la regione occidentale del Sudan dove si combatte dal
febbraio 2003. Clooney ha detto di aver raccontato al Presidente il suo ultimo
viaggio nei campi profughi nell'est del Ciad, dove sono ospitate 250.000 darfuriani.
"Non credo che la gente dovrebbe andare lì e dire quanto rimane colpita -
ha dichiarato - credo che in qualche modo noi tutti dovremmo sapere che quelle
persone resistono per il rotto della cuffia". Clooney ha quindi fatto
sapere di aver chiesto a Obama di nominare un inviato regionale a tempo pieno,
che riferisca direttamente alla Casa Bianca, e di aver
sollecitato maggiori pressioni sulla Cina, perchè
Pechino metta da parte i suoi interessi economici e si adoperi per porre fine
alle violenze. I profughi hanno bisogno "di quello che possiamo fare di
meglio - ha aggiunto - di quello che abbiamo fatto di meglio dall'inizio di
questo Paese, cioè una buona e robusta diplomazia in tutto il mondo".
pagina successiva >>
( da "KataWeb News" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Nordcorea:
"Imminente lancio satellite", Vicini in allarme 24 febbraio 2009 alle
12:21 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La Corea del nord ha annunciato
l'imminente lancio di un satellite nello spazio con uno dei suoi missili a
lunga gittata. Una nota dell'agenzia di stampa ufficiale Kcna ha riferito che
"c'è stata una forte accelerazione nei preparativi" per la messa in
orbita di un satellite sperimentale per le comunicazioni. Immediata la reazione
di Corea del Sud, Giappone e Cina, che hanno
fatto sapere che seguiranno con attenzione un test che secondo gli esperti
serve per sperimentare un missile intercontinentale Taepodong-2 con una gittata
fino a
( da "Virgilio Notizie" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Washington,
24 feb. (Ap) - Il primo ministro giapponese Taro Aso è arrivato negli Stati
Uniti per incontrarsi oggi con il presidente Barack Obama. Aso è il primo
leader straniero a visitare la Casa Bianca dopo l'elezione di Obama. L'invito
alla Casa Bianca è particolarmente importante per Aso, che fatica a rimanere al
potere, in un paese che deve affrontare una profonda recessione. Per Obama,
popolarissimo in tutto il mondo e che secondo un sondaggio del New York Times
gode oggi del 63% di opinioni favorevoli presso gli elettori americani,
scegliere Aso come primo ospite significa segnalare che per la Casa Bianca il
Giappone resta un partner cruciale. Si prevede che Obama e Aso discutano della
questione delle bombe nucleari nordcoreane, dei giapponesi rapiti dai
nordcoreani, dei cambiamenti climatici, della sicurezza in Afghanistan e Pakistan
e della crisi economica mondiale. Il Giappone è il più forte alleato degli
Stati Uniti in Asia e ospita circa cinquantamila militari americani. La seconda economia del pianeta è - dopo la Cina - il secondo detentore di bond del Tesoro statunitensi. Se Washington
continua ad aspettare il prossimo leader giapponese forte, il "prossimo
Koizumi", "aspetterà per sempre" dice Michael Auslin,
specialista nipponico all'American Enterprise Institute. Il governo Aso
ha subito un ulteriore tracollo di immagine la settimana scorsa con le
dimissioni del ministro delle Finanze, Shoichi Nakagawadice, apparso
apparentemente ubriaco al G7 delle Finanze a Roma in conferenza stampa. In
viaggio a Tokyo pochi giorni fa, il segretario di Stato Hillary Rodham Clinton
ha detto "penso che la cosa importante siano la forza del popolo
giapponese e del governo giapponese". Proprio la decisione di Clinton di
visitare il Giappone (e la Cina suo pericoloso
concorrente nel ruolo di alleato asiatico) come prima destinazione di un
viaggio all'estero, accoppiata alla visita di Aso a Washington, indicano la
disponibilità dell'amministrazione Obama. D'altro canto la visita di Taro Aso
rischia di essere in ombra nel giorno del primo discorso al Congresso del
neopresidente americano.
( da "Stampa, La" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
AZIENDE.A
VIGLIANO Con "Hillary" si vestiranno divani e poltrone alla Casa
Bianca E' una ditta di Vigliano che realizzerà i tessuti per i divani e le
poltrone della Sala Ovale a Washington a dimostrazione che made in Italy, qualità e ricerca possono reggere il confronto con la
globalizzazione e con la concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera. Una
stoffa di «Arazzo», questo è il nome dello stabilimento di Filippo Uecher
specializzato nella produzione di tessuti per arredamento, è stato infatti scelto
per rinnovare il look della Casa Bianca. Si tratta di «Hilary», un
tessuto in seta e lino, realizzato nelle sfumature del beige. Le due fibre
naturali garantiscono una grande morbidezza con un effetto molto simile alla
ciniglia. L'azienda di Vigliano fa parte del gruppo Parà Tempotest, leader nel
settore dei tessuti di arredamento per interni ed esterni, interamente
realizzati in Italia.
( da "Affari Italiani (Online)" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
Culture
Libri/ Inchiesta sul disastro della ThyssenKrupp Martedí 24.02.2009 16:41 E'
trascorso poco più un anno dalla tragedia della ThyssenKrupp, in cui sette operai
morirono a Torino nel rogo delle Acciaierie. Una tragedia che non si è ancora
rimarginata sulla quale riflette Sandro Portelli nel volume "Acciai
speciali. Terni, la ThyssenKrupp, la globalizzazione",
pubblicato dalla casa editrice Donzelli. Nel libro l'autore traccia un mosaico
di testimonianze orali sul lavoro operaio, raccolte in un viaggio dall'Italia
al Kentucky, dall'India al Brasile, raccontando le trasformazioni delle città
industriale nell'era della globalizzazione. Il volume verrà presentato a
Roma, domani alle 17.30. Oltre all'autore, intervengono alla presentazione
Loris Campetti e alcuni operai della ThyssenKrupp di Terni. E' prevista inoltre
la proiezione di video sullo sciopero generale del
( da "Virgilio Notizie" del 24-02-2009)
Argomenti: Cina Usa
New
York, 24 feb. (Apcom) - Nella corsa allo spazio delle potenze asiatiche si
aggiunge in queste ore anche la Corea del Nord, che ha annunciato di avere in
programma il lancio in orbita del suo primo satellite. Una mossa che riaccende
l'allarme sul programma nucleare di Pyongyang proprio nellle settimane in cui
l'amministrazione americana lavora per rafforzare la rete diplomatica contro la
strategia militare nordcoreana. Pyongyang è solo l'ultima in ordine di tempo ad
annunciare il proprio sbarco nello spazio. Secondo gli esperti il vettore del
satellite potrebbe essere in realtà un missile, una versione avanzata
dell'attuale arsenale in dotazione, in grado di colpire il suolo degli Stati
Uniti. Stando al parere dei tecnici americani, che hanno studiato il sito da
cui dovrebbe partire il missile, la base di Hwadae, il lancio non avverrà prima
di alcuni giorni. A destare le preoccupazioni della comunità internazionale è
il fatto che la base è la stessa in cui trovano attaulmente i Taepodong 2, i
missili la cui gittata arriva fino all'Alaska, lo Stato americano più vicino
all'Asia. Il ministro della Difesa sudcoreano, Baek Seung-joo, ha già definito
come una "minaccia" l'eventuale messa in orbita del staellite da
parte della Corea del Nord sulla quale vige una risoluzione Onu che vieta
qualsiasi attività missilistica. La corsa allo spazio riguarda però in questi
mesi anche altre potenze asiatiche ed in primis India e Cina che hanno
dato vita nelle ultime settimane a una rivisitazione a vent'anni di distanza
del braccio di ferro missilistico tra Usa ed Urss
durante la guerra fredda. Nuova Delhi ha sfidato il programma spaziale cinese,
annunciando la settimana scorsa un investimento da 1,7 miliardi di sterline per
anticipare Pechino di almeno quattro anni nel portare i propri astronauti sulla
Luna. Ad ottobre inoltre l'India è divenuta ufficialmente la quinta
nazione a portare i propri astronauti in orbita dopo Unione Sovietica, Stati
Uniti, Giappone e Cina. Alla gara missilistica
partecipa anche l'Iran, intento a mostrare la propria potenza militare al mondo
occidentale. Teheran ha infatti lanciato il suo primo stallite, lo
"Speranza", poche settimane fa aumentando i timori delle nazioni
confinanti sulla possibile minaccia nucleare.