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In missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani di Luca Vinciguerra (Il Sole 24 Ore 21-2-2009)

 

SHANGHAI – L'appuntamento è per martedì mattina all'aeroporto di Pechino. Un volo della United Airlines li porterà a Los Angeles a caccia di mattoni a buon mercato. «Non è la prima volta che vado negli Stati Uniti a cercar casa. Ma sento che questa è la volta buona per fare un affare», dice Yin Guohua.
Quarant'anni suonati, avvocato, titolare di uno studio legale a Pechino, Yin è uno dei quaranta ricchi cinesi partecipanti a una trasferta negli Stati Uniti organizzata da SouFun Holdings (è la principale agenzia immobiliare cinese su internet) per i propri clienti che vogliono sfruttare la grande crisi per comprar casa a prezzi stracciati dall'altra parte del Pacifico. L'iniziativa, lanciata lo scorso novembre mentre il mercato immobiliare statunitense colava a picco, ha riscosso un successo inaspettato dagli stessi organizzatori: sul website di SouFun, infatti, sono arrivate oltre 400 richieste di adesione al viaggio americano.
Ma a partire saranno solo una quarantina. «Io mi fermerò a Los Angeles, perché è lì che cerco casa. Ho un budget di 500mila dollari. Fino a qualche tempo fa era troppo basso, ma oggi dovrebbe essere sufficiente a trovare qualcosa di carino», dice Yin. Gli altri proseguiranno per New York, Boston, San Francisco e Las Vegas.

C'è chi compra per investire i propri quattrini, ma c'è anche chi acquista per uso personale. Circa un terzo dei ricconi cinesi in partenza per gli States, spiegano alla SouFun, sono alla ricerca di una casa o di un appartamento dove alloggiare i propri figli durante gli studi. Per questo motivo, le unità immobiliari vicine ai college e alle università sono particolarmente gettonate.
Anche l'avvocato Yin, sebbene oggi suo figlio abbia solo 5 anni, cerca casa in America pensando al futuro del suo rampollo. «Forse un giorno vorrà studiare negli Stati Uniti. Intanto, la casa la userò io, visto che il mio lavoro mi porta spesso a Los Angeles».

La voglia di chiudere un buon affare oltre Oceano è tale, che ai quaranta ricconi la prospettiva di una forte svalutazione del dollaro non fa alcuna paura. «Un investimento incorpora sempre un rischio dice l'avvocato pechinese. Comunque sia, i prezzi degli immobili nelle grandi città americane hanno raggiunto un livello bassissimo. Questo è il momento giusto per comprare».
Non gli fa paura neppure la tassazione americana sugli immobili. E nemmeno le regole valutarie cinesi: in base alla legge, un privato cittadino del Dragone non può esportare fuori dal paese più di 50mila dollari l'anno. L'avvocato Yin e gli altri super-ricchi a caccia di mattoni americani troveranno laggiù qualcuno disposto a siglare un rogito nel 2019


Report "Globalizzazione"   21-2-2009

 

Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Hillary in Cina, vertice sull'economia Si conclude la missione in Oriente ( da "Corriere delle Alpi" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Hillary in Cina, vertice sull'economia Si conclude la missione in Oriente DAL CORRISPONDENTE Andrea Visconti NEW YORK. Hillary Clinton è arrivata in Cina, ultima tappa della sua prima missione estera in veste di segretario di Stato Usa. La massima figura diplomatica americana giunge a Pechino dopo essere passata per il Giappone,

Energia/ Paganetto: Italia segua esempio Usa su nuove ( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sperimentazione italiana anche in Cina, India ed in alcuni Paesi del Mediterraneo che hanno richiesto il know how tricolore per installare una nuova generazione di impianti energetici. "Siamo leader nel fotovoltaico grazie alle ricerche sul solare termodinamico che ci viene richiesto da molti paesi", ha aggiunto Paganetto che pensa ad una collaborazione con Washington per esportare l'

Hillary Clinton a Pechino: prima la crisi, poi i diritti umani ( da "Giornale di Brescia" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ha sostenuto che la Cina emergente non deve essere considerata un avversario. «Al contrario noi pensiamo che Usa e Cina possano contribuire gli uni al successo dell'altra e trarne beneficio». Oggi Clinton incontrerà i responsabili della politica estera di Pechino, il premier Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao.

contro la crisi arriva il modello silicon valley ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: presidente di Unindustria Pordenone Maurizio Cini -, ma venendo da noi gli americani ci hanno già dato una prima lezione, visto che una volta per lavorarci insieme dovevamo andare fisicamente sino alla Silicon valley: ora tutto sta cambiando». «D'altronde le imprese Usa - ha specificato il presidente del Polo tecnologico Michelangelo Agrusti, insieme al neodirettore Franco Scolari -

Geopolitica in classe ( da "Arena, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Si parlerà di globalizzazione, povertà nel mondo, migrazioni, unilateralismo americano, fondamentalismo islamico, Comunità Europea, approfondimento su questione palestinese, Caucaso, Iran e di tutti quegli aspetti che potranno anche emergere dagli interventi degli studenti.

l'infettivologo icardi "tutto sotto controllo" ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Tutto sotto controllo" La sfida della globalizzazione, per la tutela della salute? «Noi parliamo di villaggio globale da più di 20 anni. Esiste un network mondiale dove arrivano tutte le segnalazioni di malattie infettive che potrebbero rappresentare una minaccia per la salute. E´ tutto sotto controllo», dice il professor Giancarlo Icardi,

"magraid" tra le eccellenze del fvg ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Globalizzazione e turismo", proprio per la sua valenza non soltanto sportiva, ma pure promozionale di un territorio naturalisticamente unico e di interesse comunitario come i Magredi. Hanno sottolineato la doppia portata della gara podistica organizzata dal Triathlon Team di Cordenons sia il governatore Renzo Tondo sia il vicepresidente della Regione,

cina, amnesty contro hillary "delude sui diritti umani" e bill in tv incalza obama ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Amnesty contro Hillary "Delude sui diritti umani" E Bill in tv incalza Obama SEUL - Il braccio di ferro sui diritti umani non deve fermare i progressi che Cina e Stati Uniti possono fare insieme per uscire dalla crisi economica. Prima del suo arrivo a Pechino, Hillary Clinton ha "scavalcato" la questione che rende più profondo il divario tra i due Paesi e ha posto come priorità

Per un trilione di dollari in più ( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Che ruolo può giocare la Cina in questo scenario di crisi globale? La Cina non può più pensare di vivere soprattutto di export. Basti dire che la voce esportazioni è arrivata a pesare il 39,8% del Pil domestico. È necessaro che sostenga i consumi. Tra l'altro può farlo perché ha davvero i conti in ordine.

La questione degli asset tossici va affrontata una volta per tutte. Soprattutto in quei Paesi, ... ( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Che ruolo può giocare la Cina in questo scenario di crisi globale? La Cina non può più pensare di vivere soprattutto di export. Basti dire che la voce esportazioni è arrivata a pesare il 39,8% del Pil domestico. È necessaro che sostenga i consumi. Tra l'altro può farlo perché ha davvero i conti in ordine.

Meno male che c'è la Cina Il New Deal si è già levato ( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma anche fasciarsi la testa: le terapie adottate dagli Usa, dal Regno Unito e, in minor misura, dall'Europa, prima o poi produrranno gli effetti sperati. Qualcuno, intanto, si è già mosso: il Celeste Impero, la Cina. Non è molto, ma è di buon augurio. A che punto è arrivata la crisi? Il punto di svolta, mister Dingwall-Smith, è vicino?

Miniere, il risiko parla cinese ( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Accade in Cina, dove il governo è deciso a conquistare nuove quote di mercato nel comparto minerario visti anche i pesanti ribassi delle quotazioni. Chinalco, colosso mondiale dell'alluminio, ha raddoppiato la quota nel gruppo anglo-australiano Rio Tinto con un esborso complessivo di 19,5 miliardi di dollari.

Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa ( da "Rai News 24" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 21 febbraio 2009 Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa Hillary Clinton La collaborazione tra Usa e Cina nel combattere la crisi economica e i cambiamenti del clima e' "obbligatoria": lo ha detto il segretario di Stato americano Hillary Clinton incontrando oggi a Pechino il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi.

Il segretario di Stato Usa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il segretario di Stato Usa --> Sabato 21 Febbraio 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print La crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina (foto LaPresse), ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud.

Si ricominci dalle scelte europee ( da "Riformista, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: apertura o nella chiusura alla globalizzazione, sta nella risposta che si dà alla globalizzazione». Lo dice un leader democratico e riformista che ha governato per 15 anni un grande Paese, democratico per davvero: Tony Blair. La sinistra, quella che abbiamo conosciuto in Italia, è morta da un pezzo nella società italiana, gli unici a non accorgersene ancora sono gli ex Pci-

In missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani di Luca Vinciguerra I l volo United Airlines partirà martedì mattina. Da Pechino a Los Angeles a caccia di mattoni a buon mercato. «Non è la prima volta che vado negli Usa a cercar casa. Ma sento che questa è la volta buona per fare un affare» dice Yin Guohua- affermato avvocato di Pechino uno dei quaranta ricchi cinesi che con l'

L'acciaio Usa chiede barriere ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Russia, le cui aziende sono fra i principali esportatori di acciaio in America. La concomitanza di un forte rallentamento dell'industria dell'auto, uno dei principali acquirenti di acciaio all'estero con la clausola Buy American, crea ovviamente molte difficoltà per le aziende straniere che avrebbero venduto sottocosto per difendere quanto meno la loro quota del mercato da

Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il ministro Usa rilancia la cooperazione «Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo» Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La questione dei diritti umani non può compromettere il dialogo tra Cina e Stati Uniti. Appena sbarcata a Pechino, quarta e ultima tappa della sua prima missione in Asia,

Cambi in cerca di disciplina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: attuale crisi mondiale vengono da più parti attribuite alla globalizzazione. Credo invece che la crisi, prima finanziaria e poi economica, sia determinata da una serie di concause di diversa natura, ma tutte, in prima battuta, di ordine finanziario, e che nella globalizzazione trovi soltanto l'humus in cui vengono moltiplicati i suoi effetti negativi.

Protezionismo, la risposta è la crescita ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli Usa devono consumare meno, la Cina deve invece consumare un po' di più e l'Europa deve investire maggiormente di quanto abbia fatto finora. Sul piano generale è chiaro che bisogna puntare su un miglior equilibrio tra le diverse attività e che dunque le economie dovranno basarsi di più sulla produzione e di meno sulla finanza.

IERI due noti economisti italiani di impostazione piuttosto liberista in un articolo ... ( da "Messaggero, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dagli USA alla Cina, dall'Europa al Sud America. L'Ufficio Studi di Confindustria alcuni giorni fa ha rivisto notevolmente al ribasso le proprie previsioni sul PIL italiano portandole a -2,5% per il 2009. Ne è scaturita una polemica che ha spinto Emma Marcegaglia a precisare che non c'era alcuna intenzione da parte della Confindustria di fare i "

Hillary Clinton: <Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti> ( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 15 categoria: REDAZIONALE Il segretario di Stato Usa in Cina Hillary Clinton: «Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti» PECHINO — La questione dei diritti umani in Cina non può bloccare l'«importante cooperazione» tra Washington e Pechino sulla crisi globale, il clima e la minaccia del nucleare nordcoreano.

Il latte, il riso e gli <invasori> a tavola ( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ammonimenti contro la miopia del protezionismo: «Io ho una formazione liberale — precisa Zaia — ma quel che ha detto Obama mi è parso un raggio di sole. Un contesto globalizzato è ben diverso da quello in cui scriveva Adam Smith. L'arretratezza produttiva e di legislazione sociale e ambientale non può diventare un fattore competitivo: è soltanto concorrenza sleale»

bit, oggi e domani anche gorizia sarà protagonista ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anno sarà "Globalizzazione e turismo. Rischi e opportunità di una sfida senza confini". Gorizia, con il suo giacimento gastronomico, in verità è già stata presentata al grande pubblico la scorsa settimana da un bellissimo articolo di Fabrizio Raimondi su "Panorama Travel", un numero dedicato in gran parte proprio alla Bit.

Usa: Clinton, la Cina mantiene fiducia nei buoni del Tesoro americani ( da "TgFin.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa: Clinton, la Cina mantiene fiducia nei buoni del Tesoro americani (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 21 feb - La Cina mantiene la propria fiducia nei buoni del Tesoro Usa, di cui Pechino, a livello mondiale, detiene la parte maggiore. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, nel corso della sua visita in Cina.

Usa: Hillary Clinton, migliorare le relazioni con la Cina ( da "TgFin.it" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa: Hillary Clinton, migliorare le relazioni con la Cina Hu Jintao e Barack Obama si incontreranno a Londra in aprile (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 21 feb - Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha detto di voler rafforzare le relazioni con la Cina, al termine dell'incontro che ha avuto a Pechino con il suo omologo cinese Yang Jiechi.

Cina e Usa possono guidare la ripresa, dice Clinton ( da "Reuters Italia" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: PECHINO (Reuters) - Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto oggi che gli Stati Uniti e la Cina possono risollevare il mondo dalla crisi economica lavorando insieme e ha precisato che questa è una priorità, mentre in secondo piano viene la questione dei diritti umani in Cina.

Hillary in Cina: "Uniti contro la crisi" ( da "Stampaweb, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa e Cina possono «portare il mondo fuori dalla crisi». Yang ha ricambiato, riaffermando la fiducia della Cina nei titoli di Stato americani, nei quali ha già investito 700 miliardi di dollari. Nella sua prima visita in Cina da segretario di Stato, Hillary ha scelto di mettere in secondo piano i problemi di Taiwan,

Clinton in Cina scorda i diritti umani: prima la crisi ( da "Avvenire" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Amministrazione Usa e il governo cinese devono continuare a impegnarsi sul tema dei diritti umani ma questo «non deve interferire sullo stato di crisi che coinvolge l'economia globale, il clima e la sicurezza». Cina e America devono «intavolare delle discussioni che conducano alla comprensione e alla cooperazione su ognuno di questi» temi,

Vola l'export nell'agroalimentare ( da "Avvenire" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: pensare al superamento dei superdazi Usa sulle conserve di pomodoro, ma soprattutto al via libera, avvenuto a inizio anno, alle vendite di kiwi in Cina: un fatto definito storico che se, secondo i tecnici, rappresenta un'opportunità enorme per l'I- talia. L'apertura al kiwi da parte della Cina, potrebbe preludere ad analoghe decisioni anche per altre produzioni ortofrutticole bloccate.

IN MISSIONE DALLA CINA PER I SALDI IMMOBILIARI AMERICANI ( da "Wall Street Italia" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani -->Shopping per 40 milionari in cerca di case Usa a prezzi stracciati...

La Cina è vicina? Sì, ma solo per gli Stati Uniti pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: annuncio che dopo il viaggio della Clinton riprenderanno scambi militari tra forze armate USA e cinesi. Infine i detrattori avanzano il sospetto che la Clinton debba a questo punto pagare dazio, ovvero impostare una politica pro-Cina dopo che per molti anni in maniera palese ma soprattutto occulta, oscuri finanziatori cinesi hanno contribuito generosamente alla sua campagna.

## Usa-Cina/ Clinton a Pechino, diritti umani in secondo ( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, nella quale i diritti umani sembrano essere passati in secondo piano. Clinton e l'omologo cinese, Yang Jechi, hanno annunciato che i due Paesi hanno già iniziato a preparare il vertice del G20 in programma il 2 aprile a Londra, nel quale dovrà essere data un riposta globale alla crisi economica: un secondo incontro fra i due capi delle diplomazie per coordinare le rispettive

G8, Berlusconi? Conquisterà i "Grandi" ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Hillary Clinton ha annunciato che i primi paesi che avrebbe visitato sarebbero stati Cina e Giappone. Cioè la seconda e la terza economia del pianeta nonché i maggiori detentori del debito pubblico d'oltre-Atlantico e i maggiori esportatori in terra americana. Cioè, soprattutto, coloro dalla cui salute psico-fisica e socio-economica dipende il futuro di tutto il resto del mondo.

G8, Berlusconi? Conquisterà i "Grandi" pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia mondiale Cina, India, Brasile, etc. Ma i leader mondiali potrebbero essere molto meno solidali se Obama confermerà che la sua risposta alla crisi dell'economia americana è il protezionismo. La stessa soluzione che tutti gli osservatori dicono che ha portato il mondo sull'orlo del collasso durante la grande depressione del 1929.


Articoli

Hillary in Cina, vertice sull'economia Si conclude la missione in Oriente (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Hillary in Cina, vertice sull'economia Si conclude la missione in Oriente DAL CORRISPONDENTE Andrea Visconti NEW YORK. Hillary Clinton è arrivata in Cina, ultima tappa della sua prima missione estera in veste di segretario di Stato Usa. La massima figura diplomatica americana giunge a Pechino dopo essere passata per il Giappone, l'Indonesia e la Corea del Sud e in ognuno di questi tre paesi ha affrontato questioni differenti - la recessione giapponese, l'effetto serra che vede l'Indonesia al centro del dibattito e la ripresa dei negoziati a sei in Corea del Sud per bloccare le ambizioni nucleari dei nordcoreani. è stata proprio la tappa a Seul a lanciare il segnale che Hillary è pronta a intraprendere un nuovo stile diplomatico. «Non penso che sia un tabù parlare della successione politica ai vertici di questo governo così eremita», ha detto la ex First Lady facendo riferimento all'attuale governo di Pyongyang. Il commento non è passato inosservato all'inviato del "New York Times" a seguito di Hillary che ha sottolineato quanto sia stato insolito fino a questo momento sentire un alto diplomatico parlare in maniera diretta, anziché lanciare mezze frasi che si prestano a molteplici interpretazioni. La Clinton non ha nascosto che un cambio della guardia a Pyongyang complicherebbe ulteriormente i negoziati sul nucleare che si sono arenati da quando la Corea del Nord ha fatto retromarcia sulla partecipazione a colloqui con gli altri cinque principali interlocutori nella regione. Ora il Dipartimento di Stato vuole assumere un ruolo leader nel convincere il governo di Pyongyang a riprendere le discussioni e come prima mossa Hillary ha dichiarato che nessuno ha mai avuto la certezza che la Corea del Nord abbia mai provato a produrre uranio arricchito. Questo non significa che i nordcoreani non abbiano da tempo questo desiderio ma lascia aperta la possibilità che siano ancora lontani dal poter realizzare la loro speranza. In Cina invece la Clinton viene per parlare di economia globale e questa sua prima visita non sarà l'occasione giusta per tirar fuori la questione dei diritti umani. La prima missione diplomatica dell'ex candidato democratico alla Casa Bianca è avvenuta la stessa settimana in cui Barack Obama ha compiuto la sua prima missione all'estero. Si è trattato di una missione di meno di 24 ore in Canada per ribadire la partnership commerciale fra i due paesi. Più rilevante sarà la missione di Obama in Europa in aprile quando toccherà le tre principali capitali dell'asse europeo, Londra, Parigi e Berlino.

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Energia/ Paganetto: Italia segua esempio Usa su nuove (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

New York, 20 feb. (Apcom) - L'Italia deve seguire l'esempio degli Stati Uniti sul fronte degli investimenti nelle nuove tecnologie, che possono trainare l'economia nei prossimi anni verso una vera e propria "nuova rivoluzione indistriale". Lo ha detto il presidente dell'Enea, Luigi Paganetto, in questi giorni negli Stati Uniti per discutere del piano energetico messo in piedi dal presidente americano, Barack Obama, all'interno del suo pacchetto per il rilancio dell'economia. "E' un momento di svolta a livello industriale in cui le nuove tecnologie legate all'energia possono guidare lo sviluppo economico", ha detto Paganetto ad Apcom. Secondo il presidente dell'Enea la collaborazione tra mondo della ricerca ed industria energetica può essere determinante per la ripresa economica e per lo sviluppo industriale dei prossimi decenni. "Bisogna congiungere industria e ricerca ed esportare in quei Paesi che hanno bisogno della nostra tecnologia". L'Italia in questo senso potrebbe avere un ruolo di primo piano grazie alle ricerche condotte negli ultimi anni e che presto potrebbero essere esportate anche negli Stati Uniti. Nei mesi scorsi l'Enea ha presentato i risultati della sperimentazione italiana anche in Cina, India ed in alcuni Paesi del Mediterraneo che hanno richiesto il know how tricolore per installare una nuova generazione di impianti energetici. "Siamo leader nel fotovoltaico grazie alle ricerche sul solare termodinamico che ci viene richiesto da molti paesi", ha aggiunto Paganetto che pensa ad una collaborazione con Washington per esportare l'esperienza italiana proprio grazie ai cospicui investimenti dei prossimi mesi in America.

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Hillary Clinton a Pechino: prima la crisi, poi i diritti umani (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 21/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Hillary Clinton a Pechino: prima la crisi, poi i diritti umani PECHINOLa crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina, ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud. Un problema comune, quello della crisi, su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi, che anche i problemi in sospeso del rispetto dei diritti umani, di Taiwan e del Tibet, sui quali Washington continuerà a fare pressione su Pechino, «non devono interferire», si è premurata di dire prima di imbarcarsi per la capitale cinese da Seul. La crisi ha messo in evidenza la forte relazione di interdipendenza che esiste oggi tra Pechino e Washington: milioni di operai cinesi - 20 milioni secondo stime ufficiali, probabilmente sottostimate - hanno perso il lavoro per la mancanza di ordini di acquisto dagli Usa e Pechino possiede titoli del Tesoro americano per 700 miliardi di dollari. L'anno scorso, quando ancora era in corsa per la presidenza americana, la Clinton disse che quella con la Cina era per il suo Paese «la relazione bilaterale più importante di questo secolo». Nel fine settimana scorso, prima di partire per l'Asia, ha sostenuto che la Cina emergente non deve essere considerata un avversario. «Al contrario noi pensiamo che Usa e Cina possano contribuire gli uni al successo dell'altra e trarne beneficio». Oggi Clinton incontrerà i responsabili della politica estera di Pechino, il premier Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao. Centrale sarà anche il problema dei cambiamenti climatici, dato che Cina e Usa sono in testa alla lista dei Paesi che emettono gas inquinanti. Todd Stern, inviato speciale di Obama per il clima, fa parte della delegazione guidata dalla Clinton.

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contro la crisi arriva il modello silicon valley (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 2 - Pordenone Contro la crisi arriva il modello Silicon valley I segreti dell'alta tecnologia: la prossima settimana 4 manager della valle californiana in città LANCIATA "PORDENONE START UP" Pordenone chiama, Silicon valley risponde: il prossimo 27 febbraio quattro manager della famosa culla californiana dell'high tech porteranno in città la loro esperienza nell'ambito della prima edizione di "Pordenone start up". Incontreranno, così, anche le realtà locali, dalle istituzioni alle imprese, di un territorio provinciale, come quello pordenonese, che vuole aumentare la propria attrattività verso le aziende americane del settore delle alte tecnologie. Perchè al di là dei discorsi di rito, pieni di concetti come "innovazione" e "fare sistema", la realtà determinata dall'attuale fase di crisi economica presenta un evidente paradosso, che i relatori, alla presentazione dell'evento avvenuta ieri in Provincia, hanno messo bene in luce. A soli 70 chilometri da Pordenone, la Repubblica di Slovenia arriva a finanziare sino al 75% dell'insediamento di nuove aziende high tech sul proprio territorio. Da noi, una regione a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia (e soprattutto la produttiva provincia di Pordenone) non può rimanere indietro. «Perchè gli interventi anti-crisi una tantum non servono - ha spiegato il presidente della Provincia Alessandro Ciriani-, ma occorre una iniziativa strutturale con l'avvio di una zona economica protetta dell'high tech». «Siamo una regione che può fare leggi speciali - ha aggiunto l'assessore provinciale Giuseppe Pedicini -, dobbiamo muoverci e superare gli elementi che frenano gli investimenti stranieri, i quali sono a volte spaventati dalla nostra burocrazia». In questo senso gli esperti americani che saranno la prossima settimana a Pordenone potranno da un lato insegnare il loro modus operandi, ma dall'altro anche capire meglio la nostra realtà. «Dobbiamo essere attrattivi - ha sottolineato il presidente di Unindustria Pordenone Maurizio Cini -, ma venendo da noi gli americani ci hanno già dato una prima lezione, visto che una volta per lavorarci insieme dovevamo andare fisicamente sino alla Silicon valley: ora tutto sta cambiando». «D'altronde le imprese Usa - ha specificato il presidente del Polo tecnologico Michelangelo Agrusti, insieme al neodirettore Franco Scolari - partono subito con l'obiettivo di diventare nel loro settore le più grandi del mondo. Non avviluppiamoci nella crisi, il sogno è la premessa per il successo». E l'attrattività del territorio, insieme al suo successo economico, passa anche dalla presenza di un'offerta universitaria di livello, come quella offerta dal Consorzio universitario di Pordenone rappresentato dal direttore Enrico Sartor, e di istituti finanziari che credono nel finanziamento di nuove imprese, come indicato da Giovanni Lessio, responsabile delle relazioni istituzionali di FriulAdria Crédit Agricole. Davide Francescutti

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Geopolitica in classe (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sabato 21 Febbraio 2009 PROVINCIA Pagina 22 BUSSOLENGO. Un esperto all'istituto tecnico Geopolitica in classe Stamattina a partire dalle 9 alle 11, all'Istituto tecnico Pacle (Periti aziendali e corrispondenti in lingue estere) nell'ambito del progetto recupero e potenziamento, conferenza di Stefano Verzé, docente al liceo veronese «Agli Angeli» e giornalista di politica internazionale, conferenza indirizzata alle classi quarte e quinte sui nuovi equilibri geopolitici mondiali dopo la fine del comunismo. Si parlerà di globalizzazione, povertà nel mondo, migrazioni, unilateralismo americano, fondamentalismo islamico, Comunità Europea, approfondimento su questione palestinese, Caucaso, Iran e di tutti quegli aspetti che potranno anche emergere dagli interventi degli studenti. L'intervento si inserisce in un programma fitto di approfondimenti e laboratori attuati nei giorni di sospensione per il recupero delle insufficienze del primo quadrimestre. L.C.  

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l'infettivologo icardi "tutto sotto controllo" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina III - Genova "Malattie importate? Sì, dagli italiani" L´infettivologo Icardi "Tutto sotto controllo" La sfida della globalizzazione, per la tutela della salute? «Noi parliamo di villaggio globale da più di 20 anni. Esiste un network mondiale dove arrivano tutte le segnalazioni di malattie infettive che potrebbero rappresentare una minaccia per la salute. E´ tutto sotto controllo», dice il professor Giancarlo Icardi, direttore del Dipartimento di Igiene dell´azienda ospedaliera San Martino e cliniche Universitarie. Icardi spiega che: «nulla porta a dire che alcune malattie infettive sono portate dai movimenti di popolazione» dovuti alle immigrazioni. Icardi parla di malattie endemiche, vale a dire già presenti, come la tubercolosi: «che pensavamo debellata con gli antibiotici e invece è riemersa, in pazienti immunodepressi e dunque più facilmente aggredibili, come nel caso del virus Hiv, e negli immigrati per le condizioni disagiate». Le malattie "importate"? «Vanno analizzate bene: come nel caso della malaria, ad ammalarsi sono quasi sempre gli italiani che vanno in viaggio all´estero».

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"magraid" tra le eccellenze del fvg (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Podismo. Presentata alla Bit di Milano nello stand della Regione la seconda edizione dell'ultramaratona nei Magredi La kermesse in programma dal 19 al 21 giugno Oggi la presentazione degli eventi culturali prossimamente in programma nel Pordenonese "Magraid" tra le eccellenze del Fvg Tondo e Ciriani: una gara che incarna il binomio sport e promozione MILANO. Magraid tra le eccellenze del Friuli Venezia Giulia. La seconda edizione della maratona estrema nei Magredi, che si svolgerà i prossimi 19, 20 e 21 giugno, è stata presentata ieri nello splendido stand della Regione alla Borsa internazionale del turismo, più comunemente conosciuta come Bit, in corso di svolgimento alla Fiera di Milano. L'evento è stato abbinato all'importante rassegna milanese, giunta alla ventinovesima edizione e quest'anno ispirata al tema "Globalizzazione e turismo", proprio per la sua valenza non soltanto sportiva, ma pure promozionale di un territorio naturalisticamente unico e di interesse comunitario come i Magredi. Hanno sottolineato la doppia portata della gara podistica organizzata dal Triathlon Team di Cordenons sia il governatore Renzo Tondo sia il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani: entrambi hanno posto l'accento sul binomio sport e turismo, in una zona così particolare e suggestiva della regione, ben valorizzato dalla competizione pordenonese. Lo stesso Ciriani è intervenuto alla presentazione, assieme al responsabile del Triteam Antonio Iossa, l'event manager Paolo Tedeschi e a Francesco Saverio Dioguardi, ordinario di Nutrizione clinica all'università di Milano e tra i massimi esperti a livello internazionale nello studio del metabolismo e delle terapie nutrizionali, che ha ribadito l'interesse della medicina per una corsa che sottopone il fisico umano a condizioni così estreme. Accanto a loro il testimonial di Magraid, Max Calderan, l'ultramaratoneta "re del deserto", reduce dall'incontro con il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. L'atleta pordenonese si sta preparando per l'attraversata della Striscia di Gaza, con arrivo a Gerusalemme, di maggio. Missione sportiva e allo stesso tempo simbolica: un messaggio di pace in questo delicato periodo di crisi nelle zone interessate, che diventerà oggetto di un apposito documentario girato dalla regista Cinzia Torrini. Nell'opera troveranno spazio diverse immagini dei Magredi, il territorio in cui Calderan prepara le proprie imprese per la similitudine col paesaggio desertico. Quattro i Comuni della provincia interessati a "Magraid": Cordenons, San Quirino, ieri rappresentati rispettivamente dagli assessori Stefano Mazzacani e Milly Bernardi, San Giorgio alla Richinvelda e Zoppola. La corsa, che si snoderà in tre tappe, toccherà proprio il territorio magredile compreso tra le cittadine citate. Di ben 84 chilometri il percorso offerto ai partecipanti, così suddiviso: 20 la prima trance con partenza da San Quirino, 44 la seconda con partenza da San Giorgio della Richinvelda, 20 la terza con via da Zoppola. Gli atleti, in numero massimo di cento, correranno in regime di autosufficienza e pernotteranno nel campo base allestito dal 132º Reggimento Carri dell'Esercito in località Parareit a Cordenons. Nel 2008 si imposero l'ultramaratoneta di Corno di Rosazzo, Ivan Zufferli, nella categoria maschile, e la collega di Varese, Marzia Bonavita, in quella femminile. Oggi, sempre alla Bit di Milano alle 15, l'evento "Pordenonècultura: idee, visioni e saperi a nord est" presenterà al pubblico della fiera le iniziative culturali più significativi della provincia di Pordenone. (p.s.)

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cina, amnesty contro hillary "delude sui diritti umani" e bill in tv incalza obama (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 15 - Esteri Cina, Amnesty contro Hillary "Delude sui diritti umani" E Bill in tv incalza Obama SEUL - Il braccio di ferro sui diritti umani non deve fermare i progressi che Cina e Stati Uniti possono fare insieme per uscire dalla crisi economica. Prima del suo arrivo a Pechino, Hillary Clinton ha "scavalcato" la questione che rende più profondo il divario tra i due Paesi e ha posto come priorità la lotta al cambiamento climatico, la sconfitta della crisi e la sfida sul fronte della sicurezza. Washington e Pechino, ha detto il segretario di Stato Usa, hanno a portata di mano un´occasione unica per affrontare i dossier internazionali scottanti mettendo da parte la questione dei diritti umani e quella tibetana su tutte. «Si sono susseguite le amministrazioni americane e i governi cinesi», ha detto la Clinton a Seul prima di partire per la Cina, «tutti hanno fatto passi avanti e indietro sul fronte dei diritti umani e bisogna continuare a premere, ma queste pressioni non possono interferire sulla crisi mondiale, il cambiamento climatico e la sicurezza». Affermazione che ha provocato subito la reazione di Amnesty International che si è detta «scioccata e delusa» dalle dichiarazioni del segretario di Stato Usa. A Pechino la Clinton incontrerà oggi il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao e il ministro degli Esteri, Yang Jiechi. Dalla famiglia Clinton è venuta una velata critica, assieme a molti elogi, al presidente Barack Obama. Secondo Bill Clinton dovrebbe essere più «ottimista» sull´economia e dare «più speranze» agli americani. In una breve intervista alla rete "Abc" l´ex presidente ha comunque dato il massimo dei voti al nuovo capo della Casa Bianca per essere riuscito a far approvare il piano di stimolo per l´economia.

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Per un trilione di dollari in più (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ Per un trilione di dollari in più De Felice (pres. Aiaf): «Sugli asset tossici basta mezze misure. Occorrono capitali nelle banche» Nel 2009 il Pil cadrà del 2% in America, del 2,7% in Europa. E la Bce tagli subito «fino all'1 per cento» di Claudio Kaufmann - 21-02-2009 «La questione degli asset tossici va affrontata una volta per tutte. Soprattutto in quei Paesi, tra cui non rientra l'Italia, in cui il problema ha assunto gravi dimensioni. Altrimenti non ne usciamo». Gregorio De Felice, presidente Aiaf e responsabile Servizio Studi e Ricerche di IntesaSanpaolo, non ha mezze misure. Sposa la linea di chi dice che non c'è più tempo da perdere con le mezze misure. E aggiunge: «È un'operazione chirurgica dolorosa ma necessaria, prima si fa meglio è». Certo, sulle cifre non c'è unanimità, non passa mese senza che il conto delle perdite salga vertiginosamente. Ma il corpo è malato, il sangue non circola e le flebo delle banche centrali insufficienti. Per restare nella metafora: bisogna liberare le arterie dagli emboli: leggi, appunto, asset tossici. Dr. De Felice, a che punto siamo della crisi? Beh, se parliamo di economia reale temo che la fase più difficile non si sia ancora vista. Nel 2009 stimiamo una caduta del 2% del Pil Usa, che diventa il 2,7% in Europa, e del -2,9% per l'Italia. Occorre liberare le banche dagli asset tossici. Ma quanti sono? Le cifre della crisi finanziaria a oggi sono le seguenti: le perdite annunciate dal sistema bancario ammontano a 1.040 miliardi di dollari, ci sono state ricapitalizzazioni per 950. Mancano all'appello, almeno stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale, ancora 1.200 miliardi di dollari di perdite su cui fare luce. Che fare? Bisogna raccogliere almeno un trilione di dollari e metterlo a disposizione del sistema. A quel punto il peggio lo avremmo alle spalle. Non passa però giorno senza dati «macro» piuttosto agghiaccianti. Nessuno spiraglio? La situazione è pesante, ma c'è un dato da seguire con attenzione. Mi riferisco all'Ism manifatturiero Usa, in particolare la componente dei nuovi ordini. In dicembre è passato da 23,1 a 32. Se facciamo un confronto con altre crisi del passato (grafico in alto a sinistra) possiamo stimare una ripresa nell'arco di 7-10 mesi. Questo, ovviamente, se nei prossimi dati dell'Ism vi sarà una conferma. Incrociamo le dita che non sarà un altro 1929? Ci sono differenze sostanziali: oggi non registriamo una contrazione degli aggregati monetari, non c'è un protezionismo esasperato e c'è un'espansione monetaria a tutti i livelli. Chi porta la maggiore responsabilità della crisi? Diciamo che negli Usa destra e sinistra sono ugualmente colpevoli. Storicamente i germi nascono all'epoca di Ronald Reagan, con la vittoria ideologica della scuola di Chigago secondo cui la completa liberalizzazione dell'attività degli intermediari finanziari avrebbe favorito la crescita. Un percorso continuato con l'abolizione nel 1999 del Glass Steagall Act che fino ad allora separava opportunamente le banche commerciali da quelle d'investimento. Poi, ciliegina sulla torta, nel 2004 si sono eliminati i capital ratio per le banche d'investimento. Inoltre ci metta il sogno di dare una casa a tutti che ha spinto alla follia la gestione di istituti come Fannie Mae e Freddie Mac. E, infine, la bolla della liquidità creata dalla Fed di Alan Greenspan. Così dal 2003 al 2007 si è registrata la miglior crescita del Pil degli ultimi 40 anni. Ma il vero driver era una piramide finanziaria insostenibile. Cosa pensa del progetto di dare alla Bce un ruolo guida sulla vigilanza bancaria? È opportuno adottare un modello di controllo per funzioni e non per soggetti. Si dovrebbe pensare a una organizzazione dell'attività regolamentare e di vigilanza ordinata per finalità: macrostabilità, microstabilità, trasparenza e concorrenza, ciascuna delle quali affidata ad autorità specifiche. A livello europeo - tenendo conto che la macrostabilità rientrerebbe nelle responsabilità della Bce - la struttura organizzativa potrebbe assumere nei rimanenti tre ambiti il modello federale già sperimentato nel caso del Sistema Europeo delle Banche Centrali (Sebc), che prevede la coesistenza di regolatori nazionali con un organo sovranazionale di coordinamento. Cosa pensa dell'impegno formulato al G7 finanziario di stendere un rapporto su nuovi principi e standard comuni di trasparenza, comportamenti e integrità, circa le attività economiche e finanziarie? Condivido il richiamo di Draghi ed è auspicabile un'attuazione che sia il più rapida possibile. Mercati finanziari caratterizzati da più elevata trasparenza di condotta e di informazione rappresentano una condizione indispensabile di crescita economica e di progresso sociale e civile, in assenza della quale non sarà possibile uscire dalla attuale fase recessiva. A proposito della Bce, è urgente che tagli i tassi? L'istituto di Francoforte ha di fatto già annunciato un taglio di mezzo punto che porterà i tassi all'1,50 per cento. Poi già si stimano interventi in maggio e forse in giugno. Credo che la Bce abbasserà i tassi fino all'1%, salvo fermarsi lì. Ebbene, credo che avrebbe molto senso farlo subito. Se l'obiettivo finale è l'1% meglio sparare subito la cartuccia. Anche perché non si vede alcuna pressione inflazionistica all'orizzonte. C'è da temere, al contrario, il rischio della deflazione? Il tema è controverso, tra l'altro è molto discusso. Ad esempio, Olivier Blanchard, capo economista Fmi, sostiene che un'inflazione negativa è già deflazione. Altri economisti della Bce dicono che per definire la deflazione occorre avere anche aspettative negative sulla dinamica dei prezzi. Cioè bisogna che gli operatori e i cittadini siano convinti che i prezzi continueranno a scendere. Ma in sostanza? Quel che conta è che la banca centrale faccia sapere che intende contrastare un processo deflattivo. Non dimentichiamo che la Bce può comunicare i suoi obiettivi sia quando l'inflazione è troppo alta sia quando è troppo bassa. Il vero obiettivo è scongiurare lo sciopero dei consumatori. Cosa pensa del piano Obama? Apprezzo maggiormente la parte relativa alla spesa pubblica rispetto ai tagli fiscali. Sappiamo infatti che i tagli fiscali stimolano meno l'economia in quanto possono trasformarsi in risparmio. Quali saranno le conseguenze dei deficit pubblici? Oltre a caricare di debiti le prossime generazioni non c'è il rischio di gettare i semi di una forte inflazione futura? In prospettiva il rischio c'è ma adesso spendere soldi pubblici è comunque il male minore. È assai noto che la variabile che in economia risolve il debito è sempre l'inflazione. Ma è un tema di cui ci occuperemo al momento opportuno. Adesso non ci sono vie d'uscita a un forte aumento di spesa pubblica. Che ruolo può giocare la Cina in questo scenario di crisi globale? La Cina non può più pensare di vivere soprattutto di export. Basti dire che la voce esportazioni è arrivata a pesare il 39,8% del Pil domestico. È necessaro che sostenga i consumi. Tra l'altro può farlo perché ha davvero i conti in ordine. A parte le riserve valutarie, il deficit dello Stato si ferma al 15% del Pil. Ma infatti la Cina ha già messo in campo un piano da 589 miliardi di dollari? Non bastano? Credo di no. Ci vorrà un secondo piano di sostegno. Diciamo che i cinesi sono un po' lenti a prendere le misure ma quando lo fanno sono imponenti. Due parole sui mercati? Sull'azionario conviene aspettare dei chiari segnali di ripresa, sui bond in area euro i rendimenti dei titoli a lunga scadenza sono destinati a scendere. Altrimenti corporate bond, ma solo tripla A.

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La questione degli asset tossici va affrontata una volta per tutte. Soprattutto in quei Paesi, ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ «La questione degli asset tossici va affrontata una volta per tutte. Soprattutto in quei Paesi, ... di Redazione - 21-02-2009 «La questione degli asset tossici va affrontata una volta per tutte. Soprattutto in quei Paesi, tra cui non rientra l'Italia, in cui il problema ha assunto gravi dimensioni. Altrimenti non ne usciamo». Gregorio De Felice, presidente Aiaf e responsabile Servizio Studi e Ricerche di IntesaSanpaolo, non ha mezze misure. Sposa la linea di chi dice che non c'è più tempo da perdere con le mezze misure. E aggiunge: «È un'operazione chirurgica dolorosa ma necessaria, prima si fa meglio è». Certo, sulle cifre non c'è unanimità, non passa mese senza che il conto delle perdite salga vertiginosamente. Ma il corpo è malato, il sangue non circola e le flebo delle banche centrali insufficienti. Per restare nella metafora: bisogna liberare le arterie dagli emboli: leggi, appunto, asset tossici. Dr. De Felice, a che punto siamo della crisi? Beh, se parliamo di economia reale temo che la fase più difficile non si sia ancora vista. Nel 2009 stimiamo una caduta del 2% del Pil Usa, che diventa il 2,7% in Europa, e del -2,9% per l'Italia. Occorre liberare le banche dagli asset tossici. Ma quanti sono? Le cifre della crisi finanziaria a oggi sono le seguenti: le perdite annunciate dal sistema bancario ammontano a 1.040 miliardi di dollari, ci sono state ricapitalizzazioni per 950. Mancano all'appello, almeno stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale, ancora 1.200 miliardi di dollari di perdite su cui fare luce. Che fare? Bisogna raccogliere almeno un trilione di dollari e metterlo a disposizione del sistema. A quel punto il peggio lo avremmo alle spalle. Non passa però giorno senza dati «macro» piuttosto agghiaccianti. Nessuno spiraglio? La situazione è pesante, ma c'è un dato da seguire con attenzione. Mi riferisco all'Ism manifatturiero Usa, in particolare la componente dei nuovi ordini. In dicembre è passato da 23,1 a 32. Se facciamo un confronto con altre crisi del passato (grafico in alto a sinistra) possiamo stimare una ripresa nell'arco di 7-10 mesi. Questo, ovviamente, se nei prossimi dati dell'Ism vi sarà una conferma. Incrociamo le dita che non sarà un altro 1929? Ci sono differenze sostanziali: oggi non registriamo una contrazione degli aggregati monetari, non c'è un protezionismo esasperato e c'è un'espansione monetaria a tutti i livelli. Chi porta la maggiore responsabilità della crisi? Diciamo che negli Usa destra e sinistra sono ugualmente colpevoli. Storicamente i germi nascono all'epoca di Ronald Reagan, con la vittoria ideologica della scuola di Chigago secondo cui la completa liberalizzazione dell'attività degli intermediari finanziari avrebbe favorito la crescita. Un percorso continuato con l'abolizione nel 1999 del Glass Steagall Act che fino ad allora separava opportunamente le banche commerciali da quelle d'investimento. Poi, ciliegina sulla torta, nel 2004 si sono eliminati i capital ratio per le banche d'investimento. Inoltre ci metta il sogno di dare una casa a tutti che ha spinto alla follia la gestione di istituti come Fannie Mae e Freddie Mac. E, infine, la bolla della liquidità creata dalla Fed di Alan Greenspan. Così dal 2003 al 2007 si è registrata la miglior crescita del Pil degli ultimi 40 anni. Ma il vero driver era una piramide finanziaria insostenibile. Cosa pensa del progetto di dare alla Bce un ruolo guida sulla vigilanza bancaria? È opportuno adottare un modello di controllo per funzioni e non per soggetti. Si dovrebbe pensare a una organizzazione dell'attività regolamentare e di vigilanza ordinata per finalità: macrostabilità, microstabilità, trasparenza e concorrenza, ciascuna delle quali affidata ad autorità specifiche. A livello europeo - tenendo conto che la macrostabilità rientrerebbe nelle responsabilità della Bce - la struttura organizzativa potrebbe assumere nei rimanenti tre ambiti il modello federale già sperimentato nel caso del Sistema Europeo delle Banche Centrali (Sebc), che prevede la coesistenza di regolatori nazionali con un organo sovranazionale di coordinamento. Cosa pensa dell'impegno formulato al G7 finanziario di stendere un rapporto su nuovi principi e standard comuni di trasparenza, comportamenti e integrità, circa le attività economiche e finanziarie? Condivido il richiamo di Draghi ed è auspicabile un'attuazione che sia il più rapida possibile. Mercati finanziari caratterizzati da più elevata trasparenza di condotta e di informazione rappresentano una condizione indispensabile di crescita economica e di progresso sociale e civile, in assenza della quale non sarà possibile uscire dalla attuale fase recessiva. A proposito della Bce, è urgente che tagli i tassi? L'istituto di Francoforte ha di fatto già annunciato un taglio di mezzo punto che porterà i tassi all'1,50 per cento. Poi già si stimano interventi in maggio e forse in giugno. Credo che la Bce abbasserà i tassi fino all'1%, salvo fermarsi lì. Ebbene, credo che avrebbe molto senso farlo subito. Se l'obiettivo finale è l'1% meglio sparare subito la cartuccia. Anche perché non si vede alcuna pressione inflazionistica all'orizzonte. C'è da temere, al contrario, il rischio della deflazione? Il tema è controverso, tra l'altro è molto discusso. Ad esempio, Olivier Blanchard, capo economista Fmi, sostiene che un'inflazione negativa è già deflazione. Altri economisti della Bce dicono che per definire la deflazione occorre avere anche aspettative negative sulla dinamica dei prezzi. Cioè bisogna che gli operatori e i cittadini siano convinti che i prezzi continueranno a scendere. Ma in sostanza? Quel che conta è che la banca centrale faccia sapere che intende contrastare un processo deflattivo. Non dimentichiamo che la Bce può comunicare i suoi obiettivi sia quando l'inflazione è troppo alta sia quando è troppo bassa. Il vero obiettivo è scongiurare lo sciopero dei consumatori. Cosa pensa del piano Obama? Apprezzo maggiormente la parte relativa alla spesa pubblica rispetto ai tagli fiscali. Sappiamo infatti che i tagli fiscali stimolano meno l'economia in quanto possono trasformarsi in risparmio. Quali saranno le conseguenze dei deficit pubblici? Oltre a caricare di debiti le prossime generazioni non c'è il rischio di gettare i semi di una forte inflazione futura? In prospettiva il rischio c'è ma adesso spendere soldi pubblici è comunque il male minore. È assai noto che la variabile che in economia risolve il debito è sempre l'inflazione. Ma è un tema di cui ci occuperemo al momento opportuno. Adesso non ci sono vie d'uscita a un forte aumento di spesa pubblica. Che ruolo può giocare la Cina in questo scenario di crisi globale? La Cina non può più pensare di vivere soprattutto di export. Basti dire che la voce esportazioni è arrivata a pesare il 39,8% del Pil domestico. È necessaro che sostenga i consumi. Tra l'altro può farlo perché ha davvero i conti in ordine. A parte le riserve valutarie, il deficit dello Stato si ferma al 15% del Pil. Ma infatti la Cina ha già messo in campo un piano da 589 miliardi di dollari? Non bastano? Credo di no. Ci vorrà un secondo piano di sostegno. Diciamo che i cinesi sono un po' lenti a prendere le misure ma quando lo fanno sono imponenti. Due parole sui mercati? Sull'azionario conviene aspettare dei chiari segnali di ripresa, sui bond in area euro i rendimenti dei titoli a lunga scadenza sono destinati a scendere. Altrimenti corporate bond, ma solo tripla A.

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Meno male che c'è la Cina Il New Deal si è già levato (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ «Meno male che c'è la Cina Il New Deal si è già levato» Dal Giappone azzoppato dallo yen forte agli States («dura ripartire senza domanda estera») il mondo visto da Dingwall-Smith, chief economist di Swip di Redazione - 21-02-2009 STRATEGIE DI RIPRESA/2 I più ottimisti vedono la prima, fioca luce in fondo al tunnel. Almeno negli Usa... «Quel che vedo io è un lento riaggiustamento dei comportamenti dei consumatori in Paesi come il Regno Unito o gli Stati Uniti. Non è facile, all'improvviso, risparmiare di più e consumare di meno. Ma è un fatto che il governo americano e la Fed hanno preso in mano la situazione con un piglio molto energico. E stanno facendo gli sforzi giusti per migliorare la situazione». Parla così Richard Dingwall-Smith, capo economista di Swip, cioè le leggendarie Vedove Scozzesi, centro vitale del risparmio di mezza Europa. Inutile farsi illusioni, ma anche fasciarsi la testa: le terapie adottate dagli Usa, dal Regno Unito e, in minor misura, dall'Europa, prima o poi produrranno gli effetti sperati. Qualcuno, intanto, si è già mosso: il Celeste Impero, la Cina. Non è molto, ma è di buon augurio. A che punto è arrivata la crisi? Il punto di svolta, mister Dingwall-Smith, è vicino? L'economia globale, come ormai sappiamo, è nel bel mezzo di una crisi generale e insolitamente ben sincronizzata. La causa sta nell'eccessivo credito bancario. Di riflesso, il collasso degli ultimi mesi dipende dalla perdita di fiducia nel settore finanza che ha generato un crollo del sentiment nell'economia reale. Poi, con un sinistro effetto domino, si è innescata la spirale del taglio dei costi, del calo delle scorte e dei tagli occupazionali. Possono funzionare le terapie applicate dai governi? Gli sgravi fiscali annunciati valgono più o meno il 3% del Pil mondiale. Ma ci vorrà almeno un anno prima che producano gli effetti voluti. Ci vorrà uno sforzo aggiuntivo, anche per colmare il vuoto lasciato dai privati. Per questo è scontato che ci vorranno nuove iniezioni di capitale nelle banche, oltre ad altre agevolazioni finanziarie per favorire il flusso dei crediti. Parlo di tagli fiscali e di piani di investimento in infrastrutture e nell'industria. E i tassi? Le banche centrali dovranno tenere il costo del denaro ai minimi per tutto il 2009. Non solo. Compreranno anche titoli pubblici e privati sul mercato secondario con l'obiettivo di rafforzare le riserve sia delle banche commerciali sia delle imprese industriali. Ok, ma quando finirà? Secondo logica, la ripresa si vedrà nel 2010. A patto che banche e imprese, per un eccesso di prudenza, non rendano tutto più difficile. Il rischio è che per vedere una vera ripresa occorra aspettare il 2011. Tutto è cominciato negli Usa. È logico sperare che la ripresa parta da lì? Difficile trarre conforto dagli ultimi dati del Pil Usa: -1% negli ultimi tre mesi, addirittura -3,8% su base annua. Ma gli Usa sono entrati in recessione per primi, già a fine 2007, sei mesi prima dell'Europa. Per questo potrebbero uscire dalla crisi prima degli altri. Ma c'è un problema: la recessione del resto del mondo sta rimbalzando verso gli Usa come un boomerang. Cosa che rende molto più difficile il compito degli esportatori americani. E nel breve non aiuta il riequilibrio dei bilanci domestici: più risparmio e meno consumi non favoriscono il rilancio del prodotto interno lordo. Proibito illudersi, insomma. Non è tempo di illusioni. Ma nemmeno di pessimismo assoluto: tutto sommato gli americani possono contare su azioni di politica economica e monetaria molto più energiche di quelle viste nell'area euro. E questo, prima o poi, farà una notevole differenza. Passiamo all'Asia. A partire dal Giappone. I numeri della crisi sono orribili, i peggiori da 35 anni a questa parte. Ve l'aspettavate? Bisogna, per prima cosa, valutare il punto di partenza. In realtà il Giappone è reduce da cinque anni di crescita discreta, anzi di tutto rispetto. Dal 2002 al 2007, la crescita media è stata del 2,1%. Niente male. Ma si trattava di un trend fragile, basato com'era su due fattori a rischio: il basso livello dello yen, sottovalutato rispetto ai fondamentali, e la forte crescita dell'export alimentata da una robusta, eccezionale, espansione della domanda. Ma ci sono state ricadute anche sulla domanda interna... Vero. L'export che tirava ha stimolato gli investimenti, soprattutto nel settore manifatturiero. E, di riflesso, è cresciuta l'occupazione con benefici effetti sulla domanda interna. Sembrava un quadro idilliaco. Però... Però? Per disgrazia del Giappone, la brusca rivalutazione dello yen ha coinciso con un'analoga brusca caduta della domanda internazionale. In termini di competitività del settore manifatturiero, negli ultimi cinque mesi del 2008 lo yen si è rivalutato del 28%: un fenomeno che ha avuto effetti devastanti per il made in Japan, soprattutto di fronte al concorrente di sempre, la Corea del Sud. Tutti i Paesi asiatici sono in seria difficoltà a causa della crisi del commercio internazionale. Ma nessuno soffre quanto Tokyo, che si fa carico di una moneta cresciuta troppo e troppo in fretta. Anche a Oriente non si vede la luce in fondo al tunnel. È così? Faccio un'eccezione: la Cina. Qua e là vedo segnali di ripresa attorno a Pechino. Penso, ad esempio, alla forte crescita degli impieghi bancari a gennaio. L'economia comincia a rispondere agli stimoli espansivi della manovra governativa dello scorso novembre. Ma la Cina non è vicina. Pechino può fare da motore, in senso relativo, per le altre economie asiatiche. Ma l'effetto è limitato.

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Miniere, il risiko parla cinese (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ANALISI TECNICA Miniere, il risiko parla cinese Pechino spinge l'M&A tra i titoli del comparto. Dopo Rio Tinto e Oz Minerals la prossima preda potrebbe essere adesso il colosso americano Alcoa di Gianluigi Raimondi - 21-02-2009 In piena crisi economica mondiale c'è chi va in controtendenza e decide di investire. Con l'effetto di far ripartire il risiko societario e di riportare sugli scudi i titoli azionari. Accade in Cina, dove il governo è deciso a conquistare nuove quote di mercato nel comparto minerario visti anche i pesanti ribassi delle quotazioni. Chinalco, colosso mondiale dell'alluminio, ha raddoppiato la quota nel gruppo anglo-australiano Rio Tinto con un esborso complessivo di 19,5 miliardi di dollari. China Minmetals, ha annunciato che è pronta a rilevare l'australiana Oz Minerals, secondo produttore mondiale di zinco, mettendo sul piatto 1,7 miliardi di dollari. China Investment punta a diventare il primo azionista dell'australiana Fortrescue, attiva nell'estrazione del minerale di ferro in Australia. Ancora, Wuhan Iron & Steel e Jiangsu Shangang, rispettivamente terza e quarta azienda siderurgica della Repubblica Popolare, hanno preannunciato di voler far shopping di concorrenti in Brasile e, di nuovo, tra le indebitate compagnie minerarie australiane. I prossimi obiettivi? «Alcoa, gigante Usa dell'alluminio alle prese con una preoccupante crisi finanziaria e di ordinativi potrebbe diventare una preda - afferma Alex Salkever, strategist di Piqqem - Almeno per una quota di minoranza, alla portata della liquidità dei competitor asiatici, soprattutto dopo l'ultimo ribasso che in settimana ha portato i corsi a segnare il minimo dal 1990». Nel frattempo, da inizio anno le prime dieci big cap dell'indice Bloomberg World Mining hanno messo a segno un rialzo medio superiore al 16%, con punte di quasi il 70% per le cinesi Chalco e Zijin Mining (maggior compagnia aurifera del Paese). Per sfruttare un potenziale allungo dei minerari, a Piazza Affari è disponibile un certificato benchmark il cui codice Isin è NL0000019776.

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Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Rai News 24" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma | 21 febbraio 2009 Hillary Clinton: obbligatoria la collaborazione tra Cina e Usa Hillary Clinton La collaborazione tra Usa e Cina nel combattere la crisi economica e i cambiamenti del clima e' "obbligatoria": lo ha detto il segretario di Stato americano Hillary Clinton incontrando oggi a Pechino il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi. I due Paesi, ha aggiunto, hanno posto le loro relazioni "su solide basi" ma "c'e' ancora molto lavoro da fare". Hillary Clinton e' arrivata ieri sera a Pechino e oggi, dopo Yang, incontrera' il premier Wen Jiabao ed il presidente Hu Jintao. Prima di partire per Pechino da Seul, ultima tappa del viaggio che l'ha portata anche in Giappone ed in Indonesia, Clinton ha sottolineato che economia, clima e problemi della sicurezza come quello legato al programma nucleare della Corea del Nord saranno i temi principali della sua visita. "Questo non significa - ha proseguito - che i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani non verranno discussi...dobbiamo continuare a pressarli ma la nostra pressione non puo' interferire con la crisi economica globale, i cambiamenti del clima, le crisi legate alla sicurezza". Queste parole del segretario di Stato vengono riportate oggi con grande rilievo dai mezzi d'informazione cinesi ma sono state aspramente criticate dai gruppi umanitari internazionali. Secondo T.Kumar di Amnesty International con le sue dichiarazioni il segretario di Stato "ha danneggiato le future iniziative degli USA per proteggere i diritti umani in Cina". Tenzin Dorjee, di Students for e Free Tibet, ha sostenuto che i leader stranieri "devono rafforzare la pressione sulla Cina...la differenza puo' non vedersi in un giorno o in un mese ma sara' visibile dopo qualche anno".

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Il segretario di Stato Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il segretario di Stato Usa --> Sabato 21 Febbraio 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print La crisi economica internazionale è al centro della visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata ieri in Cina (foto LaPresse), ultima tappa del viaggio che l'ha portata in Giappone, Indonesia e in Corea del Sud. Un problema comune, quello della crisi, su cui è necessaria una cooperazione fra i due Paesi e sul quale anche i problemi in sospeso del rispetto dei diritti umani, di Taiwan e del Tibet - per cui Washington continuerà a fare pressione su Pechino - «non devono interferire», si è premurata di dire prima di imbarcarsi per la capitale cinese. 21/02/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

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Si ricominci dalle scelte europee (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Si ricominci dalle scelte europee la metafisica di sansonetti Caro direttore, ho letto Sansonetti, persona perbene e uomo di presupposto mestiere. La parte iniziale è un insieme d'opinioni senza riscontro alcuno. Veltroni ha «congelato» la sinistra. Quale? Quella che aveva iniziato il cammino verso la redenzione socialdemocratica? Quella di Giordano, Diliberto, Ferrando, Mussi, Turigliatto, Russo Spena, Ferrero, Vendola e compagni vari? Poi ha preteso che il vecchio troncone socialdemocratico e riformista dei Ds, per cortesia nomi e consistenza, si mettesse da parte, e ha annullato ogni discussione e ricerca politica. Sembra il ritratto di un segretario autorevole, anzi autoritario che detta la sua linea e la impone. A chi? Mah! Infatti in tutto il suo articolo non compare alcun cenno alla presenza, nel Pd, della componente, non certamente trascurabile, della Margherita e dei suoi uomini. Tutta colpa di Veltroni, e del suo sciagurato discorso del Lingotto. Forse Sansonetti ha visto un altro film. Ci sarebbe da discutere su cosa intenda per «ricerca politica», non lo spiega, per cui lasciamo perdere. Ma veniamo al contendere, alle ipotesi che formula per il dopo Veltroni. Ho letto attentamente, c'è sempre da imparare dagli esperti. Allora, soltanto due ipotesi, tertium non datur. La prima: se il Pd non sarà capace di capire che la sconfitta è nel suo dna, e conseguentemente non saprà uscire da se stesso, ma si trascinerà stancamente, magari cambiando il segretario, sarebbe la rovina. Per chi? Per coloro che anelano alla rivincita, e che, anche giustamente, vogliono rientrare in gioco, un Pd in caduta libera sarebbe una manna, non la rovina. I 12 e passa milioni di voti che il Pd ha ottenuto nel 2008, dove li mette Sansonetti? Teme Di Pietro? Teme che Casini possa approfittarne per dar vita a un forte centro moderato insieme con i margheriti? Teme che vadano al Pdl? Ha paura della forza crescente della Lega? Mostra, in questa ipotesi, di non confidare molto nel potere d'attrazione della, semplifico, Sinistra Arcobaleno. Forse ho capito, sarebbe la rovina per la democrazia. Siamo alla metafisica. Analizziamo la seconda e ultima ipotesi: la vecchia guardia socialdemocratica e riformista dei Ds, allude chiaramente a D'Alema e ai suoi, esca allo scoperto e «rompa», sempre verbi che evocano cocci, coi conservatori, del Ps sembra evidente, facendone degli orfani politici, con la Confindustria, col Vaticano e si ponga come nucleo centrale di un nuovo forte, ma non era «un troncone» partito di sinistra di massa capace di attrarre la sinistra radicale. Per cui il troncone diventa un partito di massa, la sinistra radicale, tre o quattro soggetti in ballo, si monotilizza e insieme salvano la democrazia. Il tutto rapidamente, nello spazio di 100 giorni, prima delle europee. Dalla metafisica all'impossibile. Però, a questo punto, Sansonetti mi diventa simpatico, perché non soltanto è una persona perbene e stimolante, ma si dimostra anche capace, come dice lui, di sognare. Rispettiamolo e lasciamolo ri-sognare ancora una volta. Possiede il fascino delle anime candide. Moreno Lupi addio vecchia sinistra «Le differenze tra la destra e la sinistra non esistono più. La differenza sta nell'apertura o nella chiusura alla globalizzazione, sta nella risposta che si dà alla globalizzazione». Lo dice un leader democratico e riformista che ha governato per 15 anni un grande Paese, democratico per davvero: Tony Blair. La sinistra, quella che abbiamo conosciuto in Italia, è morta da un pezzo nella società italiana, gli unici a non accorgersene ancora sono gli ex Pci-Ds. Peppino Caldarola propone di affidare il Pd a Massimo D'Alema. Ma di quella sinistra non c'è nostalgia ed è un bene che sia giunta alla fine del percorso. Altrimenti, di grazia, perché si è investito su un nuovo partito e lo si è chiamato democratico? Per fare le stesse cose della vecchia sinistra? Allora ci bastava Fassino. Ora quello che bisogna fare è mettere in silenzio i capicorrente dell'ex Pci ed ex Dc e prendere esempio dalle vittorie e dai successi di Blair, Obama, Clinton, Prodi etc. Non siamo all'anno zero. All'anno zero ci sta la vecchia sinistra. Filippo Coppola un 8 settembre prevedibile Caro Polito, il commento di Peppino Caldarola («È finita, il Pd è stato il nostro 8 settembre»), è la cosa più intelligente che ho letto sulla prevedibile e prevista crisi del Pd. Marco Vitale non ci resta che fini In questo nostro continuo abdicare culturale e politico e in attesa che ci chiariamo le idee, visto che Fini è sempre più laico, liberaldemocratico, difensore della Costituzione, delle istituzioni, contro le ronde, le equazioni immigrati uguali criminali, perché non gli proponiamo la segreteria del Pd? Almeno per qualche tempo! Forse toccando il fondo avremo la speranza di ripartire completamente rinnovati! Antonio Carbone caro bersani devi rischiare Assolutamente condivisibile l'opinione di Andrea Romano. In Italia la sinistra c'è, è il partito che la rappresenti che manca. Vorrei aggiungere un monito a Bersani. Caro Bersani hai sbagliato a non candidarti alla segreteria ai tempi delle primarie, non commettere oggi lo stesso errore. C'è tutto un mondo fuori che si muove e non è detto che tra 8 mesi sarai tu il segretario. Non aver paura delle europee e delle amministrative che danno il Pd in svantaggio, se esiste una sola possibilità di recupero, questa è ora. Perdere tempo farà soltanto infuriare e allontanare chi ancora voterebbe Pd. Ti dico questo perché vorrei ricordarti che nel '94 Berlusconi aveva possibilità zero sulla carta, ma ha rischiato e ha vinto. Ricorda che la storia non pone le chance due volte, se non ci provi ora che siamo nella tempesta, dimostrerai di non possedere quel coraggio che è indispensabile dote per un leader. Mary Caridi finiremo vittime delle alleanze Cercare di allargare la base di consenso elettorale nel Pd per la strada delle alleanze, a mio modesto parere, è un percorso astruso e impervio che sarebbe bene abbandonare da subito. Già le recentissime esperienze con l'Idv, dovrebbero impartire una severa lezione. A questo proposito, mi torna in mente un aneddoto o una fiaba dell'infanzia, che parlava di un leone, il re della foresta agonizzante, cui anche l'asino passando tirava calci. L'alleanza con Casini, in cui taluni sperano per rivitalizzarsi, altro non sarebbe che installare un'altra idrovora pronta a succhiare linfa vitale anche dal centro. La pia illusione di fagocitare l'Udc, si trasformerebbe ben presto in una gentile concessione ai centristi di raccogliere Margherite nell'ormai brullo prato, antistante l'Ulivo. Questo repentino cambio di scenario, potrebbe anche non rivelarsi così disastroso, ciascuno troverebbe la sua naturale collocazione nel panorama della politica italiana. Il più agguerrito antagonista del centrodestra, forte e decisionista, diventerebbe l'unione di centro, un partito libertario attento ai valori cristiani e della famiglia. Per i riformisti la strada sarebbe a quel punto chiara e delineata, in Europa e in Italia con i socialisti, senza tentazioni massimaliste ma attenti alle tematiche del sociale e del lavoro. In questo nuovo panorama, resterebbero poi i nostalgici di un muro da tempo demolito, gli ecologisti, cultori del no, e infine ma non da ultimi, i radicali da sempre disastrati senzatetto. L'unico a far le spese di tanto sconquasso, sarebbe il riformismo, parola strana, abusata e senza un preciso significato, ma sarebbero in pochi a rimpiangerlo se non Berlusconi, unico riformista vero in continua fervida attività, da tutti tirato per la giacca per impedirgli di tirare diritto. Giovanni Cecchi un partito paralizzato La scelta di Franceschini segretario è quella di un partito paralizzato. Sono iscritto al Pd e penso che sia necessario autoconvocarci per chiedere una riunione dell'assemblea nazionale del Pd ed eleggere un nuovo segretario. Antonio Ruda Il materiale per costruire L'amalgama non è ben riuscita? E allora che si separi la calce dal cemento e la sabbia dalla pozzolana. Ciascuno costruisca la propria casa con i materiali che ha. Giuseppe Brandi crisi ingestibile senza identità Non poteva che finire così. E così sarebbe stato con qualunque segretario ci fosse stato al posto di Veltroni. Certo Veltroni da segretario ha commesso molti errori. Il principale è stato quello di rincorrere, lasciandosi attirare nella trappola, Silvio Berlusconi sul terreno del partito a «vocazione maggioritaria». Non ha capito che la sinistra per vincere non può prescindere dalla sua anima più massimalista e, contemporaneamente, dai cattolici democratici con i quali si dovevano formare alleanze e non pretendere di inglobarli in un unico partito. E così, nel momento in cui i temi di scontro diventano le questioni "etiche", un partito che non ha identità certa su questi argomenti diventa ingestibile. Ora potranno anche trovare un nuovo segretario che garantisca i quadri dirigenti, ma non troveranno mai qualcuno capace di risolvere la questione dell'abbandono degli elettori che, a poco a poco, lasceranno un partito ancora indeciso su quali banchi occupare nel parlamento europeo. E questa non è cosa di poco conto. Sandro Grandinetti gioco di squadra per ripartire Premesso che vengo da una esperienza, lontana nel tempo, con la corrente dc di Donat-Cattin, sono abbastanza deluso dai protagonisti di questa stagione politica. Perché? Perché non amo una politica dove c'è chi pretende di dare una risposta a tutto e di regolare minuziosamente ogni cosa, riducendo così l'ossigeno in circolazione. Piuttosto, mi aspetto una politica che cominci a svolgere bene i suoi doveri nei settori di stretta competenza del pubblico e che, per il resto, sappia però indicare la direzione, sappia dare le regole generali "del gioco", aiutando la gente a crescere, a camminare e a costruire, e non soffochi le energie vitali della società. Questo presuppone che si ricostruisca la credibilità reciproca tra il popolo e i suoi rappresentanti. Implica che non si può vivere perennemente sulle montagne russe, nell'isteria continua, dove su ogni questione le emozioni si scaldano a tal punto che non si può più discutere perché tutti gridano e così più nessuno ascolta. E così altri "organismi" si intrufolano nella vita sociale e aggiungono disordine al disordine. Il Pd, a mio parere, nonostante la buona volontà di alcuni, è finito in un frullatore dove sono prevalsi gli ingredienti non migliori, quali: un atavico atteggiamento di superiorità etico-morale di derivazione pseudointellettuale; una venatura (importata) un pochino giustizialista; una giusta (e anche doverosa) ambizione riformista e di rappresentanza degli interessi dei ceti medi e bassi però sovrastata dalle cicale intellettuali e snobistiche che pretendono di stare a cassetta a guidare, tanto loro non pagano mai; la diffidenza malnascosta e il sospetto reciproco. Esagero? L'augurio è che siano malattie d'infanzia di un nuovo organismo, che però deve avere il coraggio di tagliare via almeno le radici marce. Se ne può uscire? Senz'altro sì, se non si pretenderà di ammazzare insieme ai virus anche gli anticorpi e se ci saranno dei nuovi personaggi che capiranno che la squadra non gioca solo per se stessa. Fin qui mi sembra che la squadra abbia giocato male ma si vuole tagliare una sola testa, o no? Gli altri a dire: ma io non ero in campo, io ero in panchina, io ero in tribuna. Non mi sembra il modo migliore per ripartire. Cesare Luigi dove sedersi a bruxelles? La sinistra in Italia aveva una buona tradizione di governo locale da decenni. Poi è arrivata al governo centrale, accettando di mettersi alla scuola di grand commis competenti e disinteressati (Ciampi, Prodi) e con la giusta intuizione dell'Ulivo. Si è fatta fregare da alcuni capipopolo presuntuosi (Bertinotti) e soprattutto dalla cosiddetta ex-sinistra Dc (Mastella), oltre che dalle ambizioni velleitarie di mezze figure in cerca di autore (Rutelli). Adesso è tempo di fare una strategia di lungo respiro con alcuni punti di riferimento e senza paura di perdere pezzi (Rutelli o Binetti): 1) collocazione internazionale con gli altri partiti progressisti europei (Pse); 2) laicità, senza fughe esasperate ma senza tentennamenti; 3) politica economica di sinistra (democratica, riformista ma riconoscibilmente dalla parte dei lavoratori); 4) lotta senza quartiere all'economia sommersa. Il tutto non per oggi o l'anno prossimo, ma magari tra 5 anni o 10. Certo, la destra in Italia è fortissima, gode dell'appoggio della chiesa e dell'industria miope e monopolistica. Ma le cose cambiano e proprio la giusta dimensione europea può essere la carta vincente. Giovanni Spada 21/02/2009

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In missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-02-21 - pag: 1 autore: ... SHOPPING PER 40 MILIONARI ... In missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani di Luca Vinciguerra I l volo United Airlines partirà martedì mattina. Da Pechino a Los Angeles a caccia di mattoni a buon mercato. «Non è la prima volta che vado negli Usa a cercar casa. Ma sento che questa è la volta buona per fare un affare» dice Yin Guohua- affermato avvocato di Pechino uno dei quaranta ricchi cinesi che con l'organizzazione della SouFun Holdings (principale agenzia immobiliare cinese su internet) andranno a comprare casa dall'altra parte del Pacifico. A prezzi stracciati sfruttando la crisi. «Io mi fermerò a Los Angeles. Ho un budget di 500mila dollari. Fino a qualche tempo fa era troppo basso, oggi dovrebbe bastare per qualcosa di carino » aggiunge Yin. Gli altri proseguiranno per New York, Boston, San Francisco e Las Vegas. Qualcuno compra per investire, in molti cercano un tetto per i figli che manderanno a studiare negli States. La voglia di realizzare un buon affare è tale che ai quaranta cinesi, con le valigie già pronte, la svalutazione del dollaro e le tasse Usa non fanno alcuna paura. «Un investimento - dice Yin - incorpora sempre un rischio, ma i prezzi nelle città americane sono bassissimi, è il momento di comprare».

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L'acciaio Usa chiede barriere (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-21 - pag: 8 autore: Stati Uniti. Le aziende siderurgiche lamentano la concorrenza sleale di alcuni Paesi esportatori L'acciaio Usa chiede barriere Pressing su Governo e Congresso per alzare le tariffe all'import Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Protezionismo dell'acciaio fase due: dopo essersi garantite l'esclusione di concorrenti cinesi, indiani, brasiliani e russi dal mercato dei nuovi appalti pubblici, le aziende siderurgiche americane si preparano a contestare azioni di concorrenza sleale e dumping anche nel vasto mercato non "protetto" dalla clausola "Buy American" appena approvata in Congresso, un mercato valutato in 100 miliardi di dollari. Le aziende americane attenderanno la fine del primo trimestre per far partire le loro azioni di protesta presso la International Trade Commission, l'agenzia federale americana preposta al controllo delle regole commerciali sottoscritte nei grandi accordi multilaterali. Secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, tuttavia, alcuni grandi dell'acciaio, come Nucor Corp, U.S. Steel, AK Steel Holdings, hanno già raccolto documentazione e prove secondo cui molti concorrenti esteri avrebbero venduto sul mercato americano al di sotto del costo di produzione, il tipico dumping, un trucco proibito delle norme commerciali internazionali. Se le infrazioni saranno verificate, il Governo americano potrà a quel punto aumentare le tariffe all'importazione. Il progetto di stimoli per l'economia firmato martedì scorso dal presidente Barack Obama ha stanziato decine di miliardi di dollari destinati a investimenti infrastrutturali. Si calcola che il 25%dei nuovi ordini per l'acciaio nel 2009/2010 verranno proprio da quel pacchetto. La clausola "Buy American" riguarda solo le commesse finanziate da danaro pubblico stanziato per rilanciare l'economia. In coda si legge che la clausola sarà applicata «nel rispetto degli accordi commerciali internazionali sottoscritti dagli Stati Uniti». Uno di questi accordi riguarda la reciprocità dei trattamenti commerciali per gli appalti pubblici. Un accordo firmato dalle principali potenze industriali ma non da Brasile, India, Cina e Russia, le cui aziende sono fra i principali esportatori di acciaio in America. La concomitanza di un forte rallentamento dell'industria dell'auto, uno dei principali acquirenti di acciaio all'estero con la clausola Buy American, crea ovviamente molte difficoltà per le aziende straniere che avrebbero venduto sottocosto per difendere quanto meno la loro quota del mercato da 100 miliardi di dollari che resta libero da vincoli del Congresso, ma pur sempre sottoposto alle regole internazionali. Non è una novità che le aziende alzino il tiro su possibili violazioni delle normative internazionali in un momento di difficoltà economica. In genere tuttavia l'apertura di ostilità si traduce in una escalation. La Cina ad esempio, uno dei Paesi maggiormente danneggiati se le accuse di dumping saranno confermate, farà partire a sua volta inchieste interne contro aziende americane. Proprio giovedì durante una visita in Canada, Obama aveva confermato la validità del Nafta ed escluso che la sua amministrazione introducesse restrizioni commerciali: «Purché - ha specificato- le regole sottoscritte siano rispettate da tutti ». L'INIZIATIVA I produttori americani hanno raccolto le prove necessarie a dimostrare le vendite in dumping nei settori non protetti dal «Buy American»

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Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-21 - pag: 9 autore: La Clinton a Pechino. Il ministro Usa rilancia la cooperazione «Le differenze sui diritti umani non devono fermare il dialogo» Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La questione dei diritti umani non può compromettere il dialogo tra Cina e Stati Uniti. Appena sbarcata a Pechino, quarta e ultima tappa della sua prima missione in Asia, Hillary Clinton mostra subito una buona dose di pragmatismo. Il Tibet, i dissidenti, le minoranze etniche e religiose sono problemi seri che figurano nell'agenda della trasferta pechinese del segretario di Stato americano. «Ma su questi temi sappiamo già cosa ci risponderanno i cinesi», ha detto la Clinton, ieri sera al suo arrivo a Pechino dove durante il fine settimana incontrerà il premier, Wen Jiabao, e il presidente, Hu Jintao. Un pragmatismo imposto dai fatti. Il mondo intero, Cina compresa, è alle prese con una terribile crisi economico-finanziaria e di questo oggi i vertici delle due superpotenze hanno il dovere di discutere. Sicuramente, come sulla questione dei diritti umani, partendo da posizioni divergenti. Il contenzioso economicocommerciale tra Pechino e Washington è sconfinato. Il principale argomento di frizione diplomatica tra i due Paesi è lo yuan, che la Casa Bianca ritiene sottovalutato. Secondo gli Stati Uniti, per anni la Cina è stata una concorrente sleale, facendo leva su una valutazione artificiosa e irrealistica dello yuan. I cinesi hanno puntualmente rinviato le accuse al mittente, sostenendo che il cambio è una questione sovrana di stretta competenza di Pechino. Nell'ultima parte dell'Amministrazione Bush, grazie alla politica conciliante del segretario al Tesoro, Henry Paulson, e alla rivalutazione dello yuan sul dollaro, la diatriba si era un po' sgonfiata. Ma nelle ultime settimane, sulla scia della campagna protezionistica «Buy American » sostenuta dall'Amministrazione Obama, è tornata di attualità. Ma i cinesi opporranno un muro di gomma alle critiche americane. E questa volta, rispetto al passato, da una posizione di forza. A dicembre la Cina ha sottoscritto altri 14 miliardi di dollari di Treasury Bonds, portando a 696 miliardi il suo stock di titoli del Tesoro Usa e consolidando la sua posizione di principale finanziatrice degli Stati Uniti. Circa un terzo del totale delle riserve valutarie cinesi oggi sono impiegate in debito americano. Questa esposizione inizia però a sollevare qualche perplessità nel Governo cinese. Pechino teme che la raffica di piani di salvataggio lanciati da Washington spingano fuori controllo i conti pubblici americani, riaccendendo l'inflazione e innescando un deprezzamento del dollaro. In questo caso, l'investimento cinese finirebbe per svalutarsi. Il messaggio per il nuovo segretario di Stato statunitense sembra chiaro: prima di discutere quale sia il giusto valore dello yuan, come chiedono da anni gli americani, oggi forse sarebbe meglio discutere quale sia il giusto valore del dollaro. ganawar@gmail.com PRIORITà I dossier economici, a partire da quello sul corretto valore dello yuan, hanno la precedenza sulle libertà politiche Missione asiatica. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ANSA

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Cambi in cerca di disciplina (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-02-21 - pag: 12 autore: Cambi in cerca di disciplina di Alberto Santa Maria L e responsabilità primarie dell'attuale crisi mondiale vengono da più parti attribuite alla globalizzazione. Credo invece che la crisi, prima finanziaria e poi economica, sia determinata da una serie di concause di diversa natura, ma tutte, in prima battuta, di ordine finanziario, e che nella globalizzazione trovi soltanto l'humus in cui vengono moltiplicati i suoi effetti negativi. Vediamo perché. L'assetto del commercio internazionale è caratterizzato dalle regole comuni di liberalizzazione dettate dalla Wto-Gatt 1994 e comportanti, in estrema sintesi, l'eliminazione di dazi e misure equivalenti, tali da trasformare il mondo in un unico mercato senza frontiere negli scambi commerciali, allargati sino a ricomprendere, oltre alle merci, i servizi. Completa il quadro l'estensione soggettiva ditale organizzazione a 153 Stati, culminata con l'ingressodellaCina, effettivodal1Úgennaio 2002. Ne resta fuori la Russia in attesa di dissipare i persistenti dubbi sulla sua vocazione liberista. Negli ultimi anni, per effetto dello spostamento della produzione in Estremo Oriente, nei Paesi "low cost", la globalizzazione dei rapporti commerciali ha comportato un massiccio spostamento di ricchezza verso Oriente e considerevoli investimenti in attività o beni "reali" in senso opposto, cui si aggiungono investimenti con capitali provenienti dalla Russia nonché, con quelli derivati dai proventi del petrolio, dagli Emirati e dalla Libia.Ma nulla che spieghi l'attuale grande crisi finanziaria. A fronte dell'alto grado di regolamentazione raggiunto nel commercio mondiale, forti carenze si manifestano, per contro, nell'economia internazionale: è di generale evidenza che gli Accordi di Bretton Woods del 1944, oggi, non siano più idonei neppure a disciplinare i rapporti di cambio fra le principali monete. Al di là del rapporto dell'euro con il dollaro e con lo yen, lo yuan cinese, nonostante il "formale" paniere di monete, anche se in modo meno ferreo, resta ancorato al dollaro; la Russia ha svalutato il rublo 19 volte negli ultimi tre mesi e l'ultima (il 23 gennaio scorso) del 10% rispetto all'euro. La carenza di regole non solo incide negativamente sul corso dell'euro dall'esterno,ma è fonte di squilibri macroeconomici all'interno della stessa Ue con riguardo alle monete degli Stati non partecipanti alla zona "euro", e genera altresì forti distorsioni alla concorrenza a vantaggio delle imprese degli Stati membri che hanno mantenuto la moneta nazionale per scelta propria. Mi riferisco al Regno Unito e alla Danimarca, in regime di "opt out" sine die, e alla Svezia. La sterlina inglese dal 1Úgennaio 2002 a oggi ha oscillato e di recente "svalutato", rispetto all'euro, di oltre il 30%; la corona danese, per contro, è rimasta pressoché fissa, con un'oscillazione soltanto dello 0,01%;la Svezia, in una sorta di limbo, fuori da pattuizioni, negli ultimi tre mesi ha svalutato la corona del 20 per cento. Ma che a un evoluto sistema internazionale del commercio non corrispondano regole altrettanto moderne in economia, fatto, di per sé, estremamente rilevante, non incide più che tanto sull'assunto dal quale sono partito. Infatti, a livello mondiale, la libera circolazione di capitali e dei pagamenti per via interbancaria costituisce un principio consolidato da decenni, ancora prima di essere stato sancito nella Comunità, inizialmente, dalla direttiva 24 giugno 1988 e, poi, dalle regole primarie del trattato di Maastricht. Ricordo – ai tempi delle restrizioni valutarie tipicamente italiane, con le gravi sanzioni penali ( «unduly severe » le definiva l'Ocse) imposte dalla legge 30 aprile 1976, numero 159 – che all'inizio degli anni 80 mi trovai a New York in un arbitratodell'American Arbitration Association, che contrapponeva una multinazionale americana a una società italiana; il Collegio era chiamato a pronunciarsi in via preliminare sulla pretesa nullità di un contratto a termine d'acquisto di grano per l'asserita violazione di una norma valutaria italiana. Spiegare allora agli altri arbitri americani la funzione del corposo volume delle "transazioni invisibili" fu un esercizio pressoché proibitivo, posto che nel loro diritto esisteva soltanto un secco divieto ad effettuare transazioni commerciali o finanziarie con Cuba, Vietnam e Libia. La portata globale del principio della libera circolazione dei capitali e dei pagamenti non costituisce, quindi, una novità, né in generale né a livello comunitario. Di per sé, dunque, non è idonea a spiegare la grave crisi finanziaria attuale. Vero è, invece, che tale libertà favorisce anch'essa quel contesto finanziario senza frontiere in cui l'attuale crisi - come del resto la precedente situazione favorevole - si propaga e cresce. Senza voler invadere le competenze degli economisti nell'individuazione delle cause della crisi, i seguenti profili sembrano generalmente condivisi: e la non conoscibilità delle dimensioni esatte del "buco profondo" (si parla di importi complessivi stimati in più di 35 trilioni di dollari, pari a più volte il Pil del globo, che, nelle forme più varie di "derivati", girerebbero per il mondo senza copertura e senza che se ne conosca la titolarità e la destinazione); r la convinzione diffusa che alla crisi finanziaria farà seguito una situazione di profonda difficoltà economica per le imprese; t l'ignoranza sulla durata dello stato d'emergenza e sulle modalità per uscirne. In un quadro tanto drammatico di crisi sistemica,non credo all'importanza centrale di dare inizio a una spietata caccia ai presunti colpevoli. è ovvio che per chi ha sbagliato ci sono le giurisdizioni penali competenti. Ma non è questo il punto. Una meditata azione deve comportare, innanzitutto, un impegno dei Governi dei Paesi più importanti a riscrivere le regole. Ma, sia chiaro, non quelle per le situazioni patologiche (quali corruzione, inquinamento, riciclaggio, reati finanziari e terrorismo) che ci sono giàe che vanno soltanto completate da misure idonee a scoraggiare in via preventiva l'abuso di giurisdizioni opache. Mi riferisco ancora a regole generali volte a definire i rapporti di cambio, temperate da flessibilità ispirata a concetti di mutualità. Le sedi dove discutere le nuove regole ci sono: il G-7 finanziario (+1) o, se si vuole osare di più come suggerisce la Merkel, il G-20 e l'Ecofin per la Ue. In relazione alla vita delle imprese, non si faccia l'errore di sospendere l'applicazione delle regole di concorrenza; al contrario, siano applicate con attenzione alle reali disarmonie dell'odierno mercato unico e al fattore sociale ben maggiore di quanto sia usa fare la Commissione: non si consenta in alcun modo ai furbi di trarre vantaggio dalla situazione attuale. Il richiamo all'" etica", fatto da più parti, non resti teorico e vago, ma imponga a tutti il rispetto delle regole di governance, le più trasparenti come quelle "consigliate" dall'Ocse, in comunicazioni, sempre valide, di pochi anni or sono. Soltanto in questo modo, con la piena assunzione delle proprie responsabilità da parte dei Governi e delle imprese, ciascuno nel proprio campo, sarà possibile ricostituire quella Fiducia con la "F" maiuscola, motore della microeconomia, senza la quale, per altro, l'economia globale non potrà mai riprendere proficuamente il cammino "verso la speranza". COMPETERE CON RESPONSABILITà L'importanza di un'applicazione più attenta delle norme già esistenti Il richiamo all'etica non può restare solo teorico PER LE RIFORME Il G-7 (o il G-20 come suggerisce Angela Merkel) e il Consiglio Ecofin sono le sedi più idonee per confrontarsi ILLUSTRAZIONE DI EMILIANO PONZI

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Protezionismo, la risposta è la crescita (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-02-21 - pag: 13 autore: «Protezionismo, la risposta è la crescita» Siniscalco: le cure nazionali non bastano e tra le aziende vince chi ristruttura prima di Franco Locatelli «I l protezionismo e la de-globalizzazione sono molto più di un rischio reale ma l'antidoto è uno solo: tornare a crescere. Finora, purtroppo, non abbiamo ancora trovato la "pallottola d'argento" per uscire da questa crisi e per riprendere la via di un capitalismo sostenibile ». Alla conferenza internazionale promossa dall'Aspen e in corso a Roma, Domenico Siniscalco, già ministro dell'Economia e oggi vicepresidente europeo e Country Head di Morgan Stanley per l'Italia, non ha ovviamente proposto ricette magiche ma ha compiuto un'analisi molto pragmatica dello stato dell'arte e della strada da seguire. Il suo punto di vista è riassunto in questa intervista al Sole 24 Ore. Il capitalismo sostenibile è il tema della conferenza dell'Aspen che si tiene in questi giorni a Roma e che la vede tra i relatori, ma che cos'è oggi il capitalismo sostenibile? è il capitalismo che soddisfa i bisogni delle generazioni attuali senza danneggiare le generazioni future. Di sicuro il capitalismo che abbiamo conosciuto negli anni 90 e nei primi anni del 2000 non era un capitalismo sostenibile, per l'evidente eccesso di debito. In molti casi ciò equivaleva a prendere a prestito risorse proprio dalle generazioni future. Lei ha scritto di recente che finora non è stata ancora trovata la silver bullet, la cosiddetta "pallottola d'argento" della tradizione nordeuropea, per contrastare la crisi: vuol dire che finché non la troveremo non usciremo dal tunnel e che oggi il capitalismo non è sostenibile? Vuol dire che, finché non troveremo la pallottolad'argento, non sappiamo né come né quando usciremo da questa crisi, anche se nel lungo periodo il capitalismo è stato sempre sostenibile e tornerà ad esserlo. La pallottola d'argento non è stata ancora trovata o non esiste? Come nella scienza, anche la pallottola d'argento non esiste finché non la scopri. Si pensava che bastasse non ripetere gli errori del '29 per evitare o superare la crisi, ma ogni crisi è diversa è questa lo è dalle precedenti. Stupisce invece l'inefficacia delle politiche economiche imperniate sui grandi stimoli e sui tassi d'interesse vicini allo zero. In sostanza, la pallottola d'argento è una misura magica o un insieme di misure virtuose? è il giusto insieme di fattori materiali, come ad esempio la ripulitura dei bilanci delle banche, e di fattori impalpabili come la fiducia. Nella sua concezione c'è posto anche per la bad bank e per la nazionalizzazione delle banche? Le società moderne si governano con grandi indirizzi rispetto ai quali la bad bank o la nazionalizzazione delle banche, al di là del giudizio di merito, sono solo tecnicalità. Ciò che conta in questo caso è il ritorno in grande stile e al di là delle forme dei Governi in aiuto all'economia. La soluzione generale alla crisi è composta da fattori che riguardano l'offerta, come la pulizia dei bilanci, dal sostegno della domanda aggregata e dalla riconquista della fiducia. Rispetto a questo quadro l'Italia come si colloca? L'Italia non è mai troppo brillante in periodi di boom e non è mai in condizioni catastrofiche nei periodi di recessione. Veniamo da 10 anni di crescita limitata ma abbiamo una maggior forza relativa delle banche e dell'industria. Ieri Bruxelles ha dato il via libera ai Tremonti bond: per le banche italiane possono bastare? I Tremonti bond sono un fattore di competitività e non d'emergenza: non servono a salvare le banche ma a rafforzarle perché concedano più credito all'economia reale. In Morgan Stanley è cambiata la vita dopo l'intervento del Tesoro Usa? Nella banca io ci sono solo da due anni e mezzo,ma il cambio si percepisce e non solo per effetto dell'intervento pubblico americano. Anche l'ingresso nel capitale d'investitori cinesi e giapponesi ha contato e così pure la ripulitura dei bilanci e il cambio di status con l'acquisizione della licenza di banca commerciale. Oggi Morgan Stanley è molto più solida e opera con maggiore disciplina finanziaria. Tutti dicono che di fronte alla prima crisi globale occorre trovare una soluzione globale, e forte è l'attesa per ilprimo vertice internazionale con il nuovo Presidente Obama: quella sarà l'oradella verità? Starei attento a non caricare ogni appuntamento di attese eccessive, ma certamente quello può essere un'occasione per un passo avanti. Ormai tutti hanno capito che bisogna correggere rapidamente gli squilibri che hanno determinato la crisi: gli Usa devono consumare meno, la Cina deve invece consumare un po' di più e l'Europa deve investire maggiormente di quanto abbia fatto finora. Sul piano generale è chiaro che bisogna puntare su un miglior equilibrio tra le diverse attività e che dunque le economie dovranno basarsi di più sulla produzione e di meno sulla finanza. Qualche segnale incoraggiante comincia a scorgersi ma, come dicevo prima, non abbiamo ancora fatto il salto di qualità e recuperato la fiducia. Non c'è vertice internazionale che non si chiuda con solenni promesse di lotta al protezionismo, ma gli Usa hanno rispolverato il Buy American, la Gran Bretagna il British Job e la Francia gli aiuti nazionalistici all'auto: di fronte al pericolo del protezionismo la risposta qual è? C'è un rischio reale di protezionismo ma per motivi meno espliciti di quelli del passato. In realtà se un Governo aiuta la propria industria con i soldi dei contribuenti pretende che la ristrutturazione e il taglio di posti di lavoro non avvengano tra i confini domestici e così, se aiuta le banche, gradisce che la riduzione del credito avvenga all'estero. Perfino i Fondi sovrani tornano a investire a casa loro. Di fronte a una crisi come l'attuale, con l'intervento crescente dei Governi e cioè dei contribuenti, qualche forma di protezionismo è quasi inevitabile e porta con sé la de-globalizzazione, anche se non ha la violenza degli anni 30. Che cosa si può realmente fare per fermare il protezionismo e la de-globalizzazione? C'è un solo vero antidoto al protezionismo e ai suoi effetti: rilanciare la crescita. Se non s'inverte il trend dell'economia, le altre risposte sono inefficaci. Per un'economia fortemente basata sull'export come la nostra i dolori rischiano di essere maggiori? In teoria sì, ma non dimentichiamo che, per fortuna dell'Italia,il suo mercato domestico non è più solo quello nazionale ma quello dell'area euro. Però il ministro Tremonti non manca mai di ricordare che noi abbiamo un problema in più dovuto all'enormità del debito pubblico: ha ragione o è solo un alibi? In tutti i Paesi vedo il ritorno dei grandi debiti pubblici e Tremonti fa benissimo a ricordare il vincolo del nostro debito, che va considerato sia come stock che nella sua dinamica. Le misure anticrisi debbono puntare a salvare il salvabile e a limitare i danni o devono guardare oltre l'emergenza per cogliere i segnali di ripresa appena affioreranno? Certamente bisogna farsi trovare pronti per la ripresa, sapendo che il mondo non sarà più lo stesso, ma questo diventa ininfluente se nel frattempo le imprese muoiono. In realtà, bisogna sempre trovare il giusto equilibrio: guardare al dopo-crisi è saggio, ma a patto di non lasciarci prima le penne. Insisto: solo la crescita può portarci fuori dalla crisi e naturalmente di fronte a una crisi globale non bastano soluzioni nazionali. Alla fine, e questo vale sia per i Paesi sia per le singole imprese, vince chi si ristruttura per primo. I TREMONTI-BOND «Sono un fattore di competitività e non d'emergenza, non servono a salvare gli istituti ma a rafforzarli perché diano credito alle imprese» IL RUOLO DI OBAMA «Sarà importante, ma ognuno deve fare la sua parte: gli Usa consumare meno, la Cina di più, l'Europa tornare a investire» Banchiere. L'ex ministro dell'Economia Domenico Siniscalco, 54 anni, è attualmente numero uno di Morgan Stanley Italia INFOPHOTO

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IERI due noti economisti italiani di impostazione piuttosto liberista in un articolo ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sabato 21 Febbraio 2009 Chiudi di MARCO FORTIS IERI due noti economisti italiani di impostazione piuttosto liberista in un articolo su "Il Sole 24 Ore" hanno praticamente massacrato i due piani del presidente americano Obama, sia quello "di stimolo" dell'economia che quello per i mutui immobiliari. Essi hanno argomentato che "la mancanza di fiducia e il pessimismo sono tra le cause della gravità della crisi", che i tagli delle tasse andrebbero preferiti agli aiuti ai settori decotti o in difficoltà ed hanno concluso che "tanto nella legge fiscale come nel piano casa la strategia sembra quella di coprire i problemi gettandoci sopra i soldi dei contribuenti, invece che risolverli". Trasferito tal quale questo approccio di analisi all'Italia, si dovrebbe concludere che il piano presentato dal capo uscente dell'opposizione pochi giorni fa, quello per intenderci da 1 punto di PIL che avrebbe dovuto salvarci ma che era soltanto una pallida e minuta copia dei due piani di Obama, sarebbe stato del tutto inefficace. Ciò non significa sostenere - per andare all'estremo opposto - che ciò che ha fatto sinora il Governo italiano basti per affrontare la crisi di casa nostra. Ma certo chiarisce quanto oggi sia difficile mantenere una posizione equilibrata nel mezzo delle paure che tolgono il sonno agli abitanti di tutto il pianeta, dagli USA alla Cina, dall'Europa al Sud America. L'Ufficio Studi di Confindustria alcuni giorni fa ha rivisto notevolmente al ribasso le proprie previsioni sul PIL italiano portandole a -2,5% per il 2009. Ne è scaturita una polemica che ha spinto Emma Marcegaglia a precisare che non c'era alcuna intenzione da parte della Confindustria di fare i "corvi", cioè di alimentare ulteriore pessimismo nel pieno di questa crisi. La Confindustria, che capta i segnali che vengono dal mondo delle imprese, ovviamente fa benissimo ad evidenziare il deterioramento della situazione economica. Può essere però utile ricordare che cosa prevedono anche le "altre" Confindustrie. Al momento solo quella inglese ha aggiornato, come la nostra, le sue previsioni. Per la Gran Bretagna, la Confederation of British Industry prevede adesso un calo del PIL nel 2009 del 3,3%. Dunque, rispetto a quando la Commissione Europea a fine gennaio prevedeva per l'Italia una flessione del 2% del PIL nel 2009 e per la Gran Bretagna una diminuzione del 2,8, le Confindustrie dei due rispettivi Paesi hanno entrambe peggiorato i loro pronostici di un -0,5%. La crisi perciò si aggrava ma il divario di recessione tra i due Paesi resta uguale: la Gran Bretagna fa peggio di noi dello 0,8%. Ciò non deve consolarci più di tanto ma deve anche indurci a non fare del catastrofismo continuo su noi stessi. Prendiamo ad esempio i dati sugli ordinativi dell'industria nel mese di dicembre 2008 diffusi ieri dall'Istat: essi ci dicono che rispetto a dicembre 2007 gli ordini dell'industria italiana sono calati complessivamente del 15,4% (-19,7% gli ordini provenienti dall'estero). Facendo un rapido giro su Internet scopriamo però che a dicembre gli ordini dell'industria manifatturiera in Germania sono diminuiti complessivamente del 25,1% (-29,7% gli ordini dall'estero); che in Spagna gli ordini dell'industria sono calati del 25,1% come in Germania; e che in Francia il calo è stato del 20,6% (-29,4% gli ordini dall'estero). Dunque l'Italia soffre, ma gli altri Paesi assai di più. In Italia non ci sono motivi per nazionalizzare le banche. L'esposizione del nostro sistema bancario verso gli USA, l'antro delle streghe della tecno-finanza dove è stato cucinato il minestrone avvelenato dei titoli "tossici", è minima. Ora che i Tremonti bond possono partire possiamo sperare di ricostruire, almeno nel nostro Paese, un po' più di fiducia, attraverso un rapporto più virtuoso tra le banche e le imprese.

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Hillary Clinton: <Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-02-21 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Il segretario di Stato Usa in Cina Hillary Clinton: «Sì ai diritti umani Ma non pregiudichino i rapporti» PECHINO — La questione dei diritti umani in Cina non può bloccare l'«importante cooperazione» tra Washington e Pechino sulla crisi globale, il clima e la minaccia del nucleare nordcoreano. Lo ha detto Hillary Clinton (foto), ieri in Cina, sottolineando la necessità di essere realisti: «dobbiamo continuare a fare pressioni, ma senza interferenze» con il dialogo sulle questioni cruciali. Amnesty International si è detta «scioccata» e «estremamente delusa»: gli Usa «sono uno dei pochi Paesi che può tenere testa alla Cina in materia di diritti umani».

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Il latte, il riso e gli <invasori> a tavola (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-02-21 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso Pronto un documento in vista del G8. «Sui prodotti agricoli le barriere economiche andrebbero alzate» Il latte, il riso e gli «invasori» a tavola Arrivano da Romania o Tailandia e costano la metà. Zaia: «I dazi non si toccano» La carne argentina si paga un sesto rispetto alla nostra. «Così le aziende possono solo chiudere» MILANO — «Nessuno può chiederci di smantellare un comparto produttivo fondamentale, che da sempre rappresenta una componente indispensabile alla nostra immagine nel mondo». Chi parla è Luca Zaia, il ministro all'Agricoltura. è il promotore di un documento che l'Italia porterà al prossimo G8. Il contenuto è presto riassunto: «I dazi agricoli che esistono — spiega il ministro — non possono essere abbassati. Semmai, per certi comparti, vanno rafforzati». Il documento sarà presentato durante il round preliminare del G8 che riunirà i ministri all'Agricoltura degli 8 Grandi a Cison di Valmarino, nel Trevigiano, dal 18 al 20 aprile. La ventata protezionistica che sta investendo tutti i Paesi sviluppati, per l'agroalimentare italiano, secondo Zaia, è in prospettiva una scelta tra il vivere e il morire: «I prezzi di vendita di certi prodotti, dal riso alla frutta al latte, in molti casi sono ben al di sotto dei nostri costi di produzione ». Gli esempi si trovano in alcuni dati forniti dal ministero all'Agricoltura. Il riso tailandese, senza i dazi, costa meno della metà di quello nazionale. La carne argentina, poco più di un sesto di quella nostrana. Una filiera già a rischio è quella del latte: «Quello romeno — osserva Zaia — costa poco più della metà di quello nazionale. Se non lo tutelassimo, sarebbe tra l'altro la fine delle 24 dop del formaggio e sei miliardi di euro se ne andrebbero in fumo». La concorrenza agricola, secondo Zaia, lascia soltanto due strade ai produttori locali: «La prima, che è anche la più probabile, è la chiusura delle nostre aziende agricole: certe sperequazioni semplicemente non sono sostenibili. La seconda è una continua rincorsa al taglio dei costi. Che inevitabilmente porterà qualcuno a pensare che la qualità possa passare in secondo piano». Un fatto che Zaia giudica «semplicemente suicida, visto che l'agroalimentare italiano è ai vertici del pianeta». Un'eccellenza riassunta dai numeri: 4.500 prodotti tipici, 176 tra dop e Igp, oltre 500 vini a denominazione di origine. Eppure, parallelamente all'appello al «Buy american» di Barack Obama, si sono sentite vigorose prese di posizione in senso contrario, ammonimenti contro la miopia del protezionismo: «Io ho una formazione liberale — precisa Zaia — ma quel che ha detto Obama mi è parso un raggio di sole. Un contesto globalizzato è ben diverso da quello in cui scriveva Adam Smith. L'arretratezza produttiva e di legislazione sociale e ambientale non può diventare un fattore competitivo: è soltanto concorrenza sleale». Secondo il ministro, il documento italiano ha ottime possibilità di essere sottoscritto: «I miei colleghi europei non avranno alcuna difficoltà: si trovano tutti in una situazione simile e pensano tutti le stesse cose». Il ministro torna al punto da cui era partito: «In Italia la tutela dell'agricoltura ha un valore che altrove non esiste. Noi non vendiamo prodotti, vendiamo territori, terroir come dicono i francesi. Le nostre produzioni rilanciano un'immagine dell'Italia preziosissima, ben al di là del fatto alimentare. Pensiamo al Brunello e a una certa idea di Toscana. Esiste una forte spinta alla globalizzazione anonima, al vino bianco o rosso. Se passasse, costerebbe agli italiani più che a chiunque altro ». Marco Cremonesi Lumbard Luca Zaia, leghista, è ministro all'Agricoltura. Prima di Natale aveva lanciato, come provocazione, il boicottaggio dell'ananas \\ Il ministro L'appello di Obama al «compriamo americano» è un segno importante

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bit, oggi e domani anche gorizia sarà protagonista (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Due gli appuntamenti clou Bit, oggi e domani anche Gorizia sarà protagonista Le meraviglie di Gorizia saranno ospitate dalla prestigiosa vetrina della Borsa internazionale del turismo. Anche quest'anno, il capoluogo isontino si presenterà a giornalisti del settore, addetti ai lavori e curiosi nella cornice della Bit di Milano, in programma dal 19 al 22 febbraio. Ospitata dai saloni di Fiera Milano, la manifestazione internazionale - che lo scorso anno coinvolse espositori e relatori provenienti da 152 paesi con oltre 150 mila visitatori - punta a radunare operatori turistici, agenti di viaggio, aziende e ditte di promozione turistica o comunque legate all'indotto di settore, al fine di lanciare ad un osservatorio qualificato l'offerta turistica di singole realtà di tutto il mondo. Il tema centrale di quest'anno sarà "Globalizzazione e turismo. Rischi e opportunità di una sfida senza confini". Gorizia, con il suo giacimento gastronomico, in verità è già stata presentata al grande pubblico la scorsa settimana da un bellissimo articolo di Fabrizio Raimondi su "Panorama Travel", un numero dedicato in gran parte proprio alla Bit. Due gli appuntamenti che vedranno Gorizia protagonista. Oggi, alle 12.30, presso lo stand del Friuli Venezia Giulia (Padiglione 1) il sindaco del capoluogo isontino Ettore Romoli e il suo omologo, Gianfranco Pizzolitto, primo cittadino di Monfalcone, terranno una conferenza stampa congiunta per presentare le attività e gli appuntamenti culturali delle due città per il 2009. Domani sarà presentata in maniera originale una delle kermesse gastronomiche di maggior richiamo nel Nordest, un appuntamento ormai consolidato del Settembre goriziano. Alle 10.30 sarà presentata, infatti, la nuova edizione di Gusti di frontiera, che si terrà a Gorizia il prossimo settembre. Un autentico laboratorio, dal titolo "Gustare il territorio - Un assaggio di Gusti di frontiera", che si articolerà in due intensi momenti: alla presentazione dell'assessore al parco culturale Antonio Devetag seguirà una ricca e imperdibile degustazione di piatti tipici della tradizione goriziana e non solo: un gustoso primo, la jota, accompagnata dal Merlot di Castel San Mauro, i fasolari della laguna con la Ribolla gialla di Primosic e il dolce goriziano per antonomasia, la Gubana, abbinata al Moscato rosa di Marco Felluga. Come digestivo, infine, l'amaro Pelinkovac di Abuja, storica azienda del capoluogo isontino, fondata nel lontano 1899.

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Usa: Clinton, la Cina mantiene fiducia nei buoni del Tesoro americani (sezione: Globalizzazione)

( da "TgFin.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa: Clinton, la Cina mantiene fiducia nei buoni del Tesoro americani (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 21 feb - La Cina mantiene la propria fiducia nei buoni del Tesoro Usa, di cui Pechino, a livello mondiale, detiene la parte maggiore. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, nel corso della sua visita in Cina. "Apprezzo la rinnovata fiducia della Cina verso i buoni del Tesoro Usa", ha detto Hillary Clinton, mentre il suo omologo Yang Jiechi, ha solo aggiunto che il suo paese non intende modificare radicalmente la linea fin qui adottata. In dicembre la Cina deteneva buoni del Tesoro Usa per 696,2 miliardi di dollari, superando il Giappone che era a quota 578,3 miliardi. Red-Lor (RADIOCOR) 21-02-09 10:00:06 (0012) 5 NNNN

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Usa: Hillary Clinton, migliorare le relazioni con la Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "TgFin.it" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa: Hillary Clinton, migliorare le relazioni con la Cina Hu Jintao e Barack Obama si incontreranno a Londra in aprile (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 21 feb - Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha detto di voler rafforzare le relazioni con la Cina, al termine dell'incontro che ha avuto a Pechino con il suo omologo cinese Yang Jiechi. "Al momento del debutto della nuova amministrazione del presidente Obama, ha detto Hillary Clinton, noi vogliamo rafforzare e migliorare le relazioni tra i due paesi", aggiungendo di ritenere "imperativo" che le due piu' grandi potenze al mondo cooperino nei settori fondamentali per il pianeta, quali quelli dell'economia e dei cambiamenti climatici. I due paesi, inoltre, hanno convenuto di respingere le misure protezionistiche in questo contesto di crisi economica mondiale. Al termine dell'incontro Yang Jiechi ha reso noto che il leader cinese Hu Jintao ed il presidente americano Barack Obama avranno il loro primo incontro bilaterale in aprile a Londra, dove entrambi parteciperanno al vertice del G20 sulla crisi economica internazionale. Red-Lor (RADIOCOR) 21-02-09 09:31:18 (0009) 5 NNNN

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Cina e Usa possono guidare la ripresa, dice Clinton (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO (Reuters) - Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto oggi che gli Stati Uniti e la Cina possono risollevare il mondo dalla crisi economica lavorando insieme e ha precisato che questa è una priorità, mentre in secondo piano viene la questione dei diritti umani in Cina. Nella sua prima visita in Cina da segretario di Stato, la Clinton ha scelto una linea più morbida sul tema delle libertà politiche e religioni di quanto non avesse fatto nel 1995 nel suo discorso a Pechino, in cui aveva criticato la situazione dei diritti umani nel paese. In una conferenza stampa insieme al ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, Clinton ha detto che i due paesi dovrebbero avere "una franca discussione sulle questioni sulle quali c'è un disaccordo, tra cui i diritti umani, il Tibet, la libertà di culto e di espressione". Tuttavia, ha suggerito che prima di tutto vengono gli sforzi congiunti per rilanciare la crescita di fronte alla crisi finanziaria globale, per contrastare il cambiamento climatico e per risolvere le sfide alla sicurezza come il programma nucleare nordcoreano. Nella sua ultima tappa del viaggio di una settimana in Asia che l'ha portata a Tokyo, Giacarta e Seoul, Clinton ha sottolineato quanto intrecciate siano le economie di Cina e Stati Uniti. Gli Usa sono uno dei principali sbocchi dell'export cinese, mentre la Cina, che ha circa 2000 miliardi di dollari di riserve in valuta straniera, è il primo detentore al mondo di quote del debito pubblico statunitense.

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Hillary in Cina: "Uniti contro la crisi" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO Gli Usa aspirano a relazioni «positive e di collaborazione» con la Cina, che permettano ai due Paesi di far fronte ai «formidabili problemi» che sono sul tappeto come la crisi economica ed i cambiamenti climatici. Lo ha detto oggi il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, da ieri in Cina a conclusione della sua prima missione all?estero nel corso della quale ha visitato anche Giappone, Corea del Sud ed Indonesia. Lavorando insieme, ha detto il segretario di Stato in una conferenza stampa al termine del suo incontro col ministero degli esteri cinese Yang Jiechi, Usa e Cina possono «portare il mondo fuori dalla crisi». Yang ha ricambiato, riaffermando la fiducia della Cina nei titoli di Stato americani, nei quali ha già investito 700 miliardi di dollari. Nella sua prima visita in Cina da segretario di Stato, Hillary ha scelto di mettere in secondo piano i problemi di Taiwan, del Tibet e dei diritti umani, suscitando la reazione dei gruppi umanitari. Un portavoce di Amnesty International ha affermato che con questa scelta il segretario ha «danneggiato le future iniziative degli Usa sui diritti umani». Su questi problemi, hanno detto all?unisono Clinton e Yang, i due Paesi «si sono trovati d?accordo nell?essere in disaccordo». Dissidenti, come la blogger Zeng Jinyan e lo scrittore Yu Jie, hanno affermato di essere stati messi stamattina agli arresti domiciliari, per impedirgli di incontrare il segretario di Stato. Hillary Clinton è stata poi ricevuta dal premier Wen Jiabao e dal presidente Hu Jintao che, ha annunciato il ministro Yang, avrà in aprile a Londra il suo primo incontro bilaterale col presidente americano Barack Obama.

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Clinton in Cina scorda i diritti umani: prima la crisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONDO 21-02-2009 Clinton in Cina scorda i diritti umani: prima la crisi PECHINO. Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton, è arrivato ieri a Pechino ultima tappa del suo tour asiatico. Prima però di approdare in Cina, da Seul, il capo della diplomazia Usa ha nuovamente ammonito la Corea del Nord perché ponga fine alle provocazioni e torni al tavolo delle trattative sul dossier nucleare, avvertendo che i rapporti con Washington non miglioreranno se Pyongyang continuerà ad insultare la Corea del Sud. Il segretario di Stato ha anche annunciato la nomina di Stephen Bosworth ad inviato Usa per i negoziati sul disarmo nucleare coreano. Pyongyang ha inasprito i toni bellicosi contro Seul, minacciando attacchi missilistici. Il governo del Sud ha risposto con la minaccia di colpire i siti di lancio. «La Corea del Nord non otterrà rapporti diversi con gli Stati Uniti insultando e rifiutando il dialogo», ha detto la Clinton, che ha aggiunto che «i risultati della Corea del Sud in fatto di democrazia e prosperità sono in netto contrasto con la tirannia e la povertà oltre il confine con il Nord». Il segretario di Stato ha toccato il tasto dell'incertezza legata alla successione a Kim Jong-Il: «Quando si considerano le relazioni future con un governo che non ha stabilito una successione chiara ha detto la Clinton c'è di che interrogarsi». Quindi la partenza per Pechino. Hillary Clinton è dell'opinione che Stati Uniti e Cina avranno buone opportunità di affrontare i temi urgenti del momento come il cambiamento climatico piuttosto che colmare le ormai datate lacune riguardanti i diritti umani, incluso il comportamento della Cina nei confronti della questione Tibet. Secondo quanto dichiarato dal segretario di Stato, l'Amministrazione Usa e il governo cinese devono continuare a impegnarsi sul tema dei diritti umani ma questo «non deve interferire sullo stato di crisi che coinvolge l'economia globale, il clima e la sicurezza». Cina e America devono «intavolare delle discussioni che conducano alla comprensione e alla cooperazione su ognuno di questi» temi, ha affermato l'ex first lady prima di incontrare la controparte Yang Jiechi, il presidente Hu Jintao e il premier cinese Wen Jiabao. Il segretario di Stato: cooperiamo. Da Seul aveva lanciato un monito anche a Pyongyang: basta minacce Hillary Clinton a Seul (Reuters)

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Vola l'export nell'agroalimentare (sezione: Globalizzazione)

( da "Avvenire" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA 21-02-2009 Vola l'export nell'agroalimentare pianeta verde di Andrea Zaghi E che crescono del 9,2% contro importazioni che salgono «solamente» del 4,5% circa. È in queste due percentuali che si riassumono le relazioni con l'estero dell'agroalimentare italiano nel 2008. Numeri che hanno fatto sorridere molti operatori, che possono essere di conforto per altri, ma che non nascondono i problemi ancora da affrontare. Negli scorsi 12 mesi le imprese agroalimentari italiane sono riuscite a vendere fuori confine prodotti per 26.000 milioni di euro, mentre il sistema alimentare nazionale ha importato prodotti per circa 34.600 milioni di euro: il disavanzo, quindi, esiste ancora ma è notevolmente di- minuito (-7,2% circa). Stando agli osservatori del mercato, il risultato è stato ottenuto con il contributo soprattutto delle esportazioni dei prodotti agricoli trasformati. Ma, come ha fatto notare Coldiretti, una prestazione eccezionale hanno avuto anche i prodotti della cosiddetta 'dieta mediterranea' le cui vendite sono cresciute del 13%: una tendenza che «conferma la grande fiducia conquistata dal made in Italy a tavola che fa segnare la migliore performance tra tutti i prodotti di eccellenza». Quello dei prodotti mediterranei è stato un risultato che ha trainato il resto dell'agroalimentare. Senza contare il fatto che sempre nel 2008 le esportazioni di vino italiano nel mondo hanno raggiunto per la prima volta, secondo l'Istat, un valore di circa 3,5 miliardi di euro. Mensportazioni tre altre circostanze favorevoli, che la stessa Coldiretti ha messo in luce, fanno ben pensare per il 2009. Basta pensare al superamento dei superdazi Usa sulle conserve di pomodoro, ma soprattutto al via libera, avvenuto a inizio anno, alle vendite di kiwi in Cina: un fatto definito storico che se, secondo i tecnici, rappresenta un'opportunità enorme per l'I- talia. L'apertura al kiwi da parte della Cina, potrebbe preludere ad analoghe decisioni anche per altre produzioni ortofrutticole bloccate. Se questi sono alcuni degli aspetti positivi della situazione, è necessario però tenere conto anche di altro. Secondo Confagricoltura, per esempio, la congiuntura negativa di questi ultimi mesi colpisce duramente anche l'agroalimentare. Il dato di dicembre 2008 su dicembre 2007 presenta, per esempio, un calo delle esportazioni dei prodotti agricoli allo stato naturale del 10,8%. Si tratta di un segnale di allarme che chiede, secondo le imprese, «interventi più incisivi» specialmente per la promozione sui mercati esteri. I- niziative che, tuttavia, a loro volta richiedono risorse importanti che probabilmente adesso non sono nemmeno a disposizione. Eppure è necessario impegnarsi anche su questo fronte. Per capire quanto, basta ancora un dato: nel 2008 la capacità esportativa dimostrata del comparto agricolo-alimentare si è collocata al di sopra dell'aumento registrato per il complesso di tutti i settori di attività economica (+2%), ma la sua fragilità è tale da far presagire una brusca inversione di tendenza in tempi brevi.

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IN MISSIONE DALLA CINA PER I SALDI IMMOBILIARI AMERICANI (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

In missione dalla Cina per i saldi immobiliari americani -->Shopping per 40 milionari in cerca di case Usa a prezzi stracciati...

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La Cina è vicina? Sì, ma solo per gli Stati Uniti pag.1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Hillary Clinton in Cina: per l'Italia e l'Ue sfuma il business Venerdí 20.02.2009 15:44 Sullo sfondo restano ovviamente aperti il problemi dei diritti umani, della pena di morte, del Tibet (del quale sembra interessare nulla agli statunitensi), di Taiwan. La Clinton ha dichiarato che questi temi sono in agenda e che con la dirigenza cinese ci sarà una franca discussione in materia, ma sospettiamo che i cinesi non lasceranno molto spazio di manovra al Segretario di Stato USA, la quale d'altra parte crediamo non voglia irritare troppo il suo massimo creditore. Le ragioni per le quali gli USA, ma in particolar modo la Clinton, vogliono riallacciare rapporti che la precedente amministrazione aveva lasciato deteriorare, sono ovviamente molteplici. Non da ultimo occorre avere nell'area un alleato potente che all'occorrenza tenga a bada un Nord Corea diventato nuovamente minaccioso. In tal senso trova spiegazione l'annuncio che dopo il viaggio della Clinton riprenderanno scambi militari tra forze armate USA e cinesi. Infine i detrattori avanzano il sospetto che la Clinton debba a questo punto pagare dazio, ovvero impostare una politica pro-Cina dopo che per molti anni in maniera palese ma soprattutto occulta, oscuri finanziatori cinesi hanno contribuito generosamente alla sua campagna. Tra questi Norman Yung Yuen Hsu e Johnny Chun, ambedue in prigione a seguito di un scandalo legato appunto alla raccolta fondi per la Clinton. < < pagina precedente pagina successiva >>

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## Usa-Cina/ Clinton a Pechino, diritti umani in secondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pechino, 21 feb. (Apcom) - Cooperazione economica e nella lotta contro il riscaldamento globale: questi gli argomenti principali in agenda nella visita del Segretario di Stato americano Hillary Clinton in Cina, nella quale i diritti umani sembrano essere passati in secondo piano. Clinton e l'omologo cinese, Yang Jechi, hanno annunciato che i due Paesi hanno già iniziato a preparare il vertice del G20 in programma il 2 aprile a Londra, nel quale dovrà essere data un riposta globale alla crisi economica: un secondo incontro fra i due capi delle diplomazie per coordinare le rispettive le posizioni è stato fissato a Washington per il mese prossimo, in occasione del primo bilaterale tra i presidenti Barack Obama e Hu Jintao. Pechino aveva espresso preoccupazione per i riflessi protezionistici del piano di rilancio dell'economia varato dall'Amministrazione, ma dopo l'incontro con Clinton, Yang ha dichiarato che entrambi i Paesi sono decisi a "respingere il protezionismo nel commercio e negli investimenti"; Pechino ha inoltre deciso di mantenere la fiducia nei Buoni del Tesoro statunitensi, di cui è il principale detentore mondiale. Per quel che riguarda il clima, Clinton ha sottolineato come Cina e Stati Uniti - principali Paesi inquinatori - abbiano un "comune interesse" nell'ottenere un nuovo accordo globale sulla riduzione dei gas serra nel vertice in programma nel dicembre prossimo a Copenhagen. Assai più discreta invece la posizione statunitense sulla questione riguardanti il rispetto dei diritti umani, nonostante il Segretario di Stato abbia affermato di aver avuto delle "discussioni franche" sull'argomento. Yang ha ricordato da parte sua l'inevitabilità delle divergenze in materia e "l'impegno del governo cinese a proseguire il dialogo con gli Stati Uniti sulla base dell'uguaglianza e la non ingerenza negli affari interni". I dissidenti cinesi hanno peraltro denunciato l'inasprirsi della repressione e delle intimidazioni della polizia proprio in previsione della visita di Clinton.

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G8, Berlusconi? Conquisterà i "Grandi" (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

G8/ Ecco come Berlusconi conquisterà i "Grandi" Sabato 21.02.2009 16:20 Di Alessandro Luigi Perna Alla fine Berlusconi ce l'ha fatta. Il governo italiano, presidente di turno del G8, è rientrato nelle grazie dell'imperatore americano. Anzi, rischia di entrargli nel cuore al posto della Francia di Sarkozy. Prima c'è stata la telefonata del presidente Barack Obama che è stata addirittura cordiale. Poi Nancy Pelosi, a capo della Camera dei Rappresentanti degli Usa, è venuta in Italia. Quindi Frattini ha annunciato che si recherà il prossimo 27 febbraio a Washington per incontrare il Segretario di Stato Hillary Clinton. Manca all'appello la visita di qualche pezzo grosso della nuova amministrazione a stelle e strisce ma è un'occasione persa condivisa con il resto d'Europa. Il baricentro del mondo infatti si è spostato in Oriente e se ne sono accorti tutti quando Hillary Clinton ha annunciato che i primi paesi che avrebbe visitato sarebbero stati Cina e Giappone. Cioè la seconda e la terza economia del pianeta nonché i maggiori detentori del debito pubblico d'oltre-Atlantico e i maggiori esportatori in terra americana. Cioè, soprattutto, coloro dalla cui salute psico-fisica e socio-economica dipende il futuro di tutto il resto del mondo. Che però continua ad avere la sua importanza per la Casa Bianca. Perché se c'è una cosa che la presidenza Bush ha insegnato agli Stati Uniti è che l'unilateralismo funziona solo finché si hanno eserciti immensi e l'economia in salute. Altrimenti è meglio essere multilateralisti e avere tanti alleati, anche se riottosi e poco politically correct. Così nella conversazione con il nostro presidente del consiglio Barack Obama non ha parlato della propria avvenenza di afro-americano né della sua invidiabile "abbronzatura" ma di cose molto serie: di G8, di G20 e di quanto concordano le vedute di America e Italia sullo stato del pianeta. pagina successiva >>

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G8, Berlusconi? Conquisterà i "Grandi" pag.2 (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

G8/ Ecco come Berlusconi conquisterà i "Grandi" Sabato 21.02.2009 16:20 D'amore e d'accordo tra Italia e Usa si andrà anche quando si parlerà in maniera strategica di ambiente e surriscaldamento del pianeta, ulteriore argomento in agenda. L'America futura del new deal di Obama è infatti molto eco-compatibile e farà felice i suoi alleati europei così preoccupati per il futuro di madre natura. Così come sarà difficile che ci siano divergenze quando i leader mondiali nella stessa occasione parleranno di come assicurare in tempo di crisi un supporto ai paesi emergenti e in particolare all'Africa - a rischio sviluppo e divorata da inquinamento, malattie epidemiche e dall'Aids. Al grido di non fondi "ma interventi per realizzare infrastrutture", Berlusconi ha dimostrato di fare sul serio illustrando il suo piano per salvare il continente nero e invitando l'ex terrorista Gheddafi in veste di leader dell'Unione Africana come rappresentante in carne e ossa del problema. Ma tutta questa concordanza d'opinioni rischia di venire decisamente meno quando si affronterà invece il problema principe delle grandi potenze: come superare la crisi finanziaria internazionale? Potrebbero infatti ritrovarsi tutti ad appoggiare la proposta Brown/Tremonti di una nuova governance internazionale della finanza estesa ai nuovi protagonisti dell'economia mondiale Cina, India, Brasile, etc. Ma i leader mondiali potrebbero essere molto meno solidali se Obama confermerà che la sua risposta alla crisi dell'economia americana è il protezionismo. La stessa soluzione che tutti gli osservatori dicono che ha portato il mondo sull'orlo del collasso durante la grande depressione del 1929. Ma anche l'unica che fino adesso la presidenza americana ritiene sia praticabile e soprattutto comprensibile per il cittadino medio americano. < < pagina precedente

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