CENACOLO  DEI COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA


Report "Globalizzazione"   21-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Il falso parmigiano americano premiato come miglior formaggio degli Stati Uniti ( da "Corriere.it" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono - oltre agli Stati Uniti - Australia e Nuova Zelanda, ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale. stampa |

SALUTE/ CINA:NO SOSTANZE CANCEROGENE IN PRODOTTI JOHNSON JOHNSON ( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Salute/ Cina:no sostanze cancerogene in prodotti Johnson&Johnson di Apcom Lo aveva denunciato un'associazione Usa -->Pechino, 21 mar. (Ap) - Le autorità sanitarie cinesi hanno assicurato che i prodotti per bambini con marchio Johnson & Johnson non contengono sostanze cancerogene, come per esempio la formaldeide,

Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani ( da "Gazzetta di Modena,La" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: approfondire il pluralismo giuridico e la giurisdizione penale nella globalizzazione, ha coniugato la sua riflessione con la sensibilità per la pace e i diritti umani. Modera Annalisa Vandelli, direttrice della rivista Afro. Sempre oggi, dalle 15 alle 19, nei locali ex Urp (piazza Repubblica 9) si terranno laboratori per bambini dai 6 agli 11 anni sulle usanze e i racconti dal mondo.

Quarto posto per i pasticcieri italiani in gara a Tokyo ( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Usa, Giappone, Italia, Malesia e Singapore) si sono sfidate nella preparazione di torte, desserts al piatto e monoporzione, cioccolatini e pièces artistiche di zucchero e cioccolato. A rappresentarci in questa competizione quattro artisti della pasticceria italiana: il veneto Andrea Zanin, «addetto» alla preparazione dei desserts e delle torte;

Prezzi in picchiata, è emergenza rifiuti ( da "Finanza e Mercati" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che lo scorso anno hanno venduto alla Cina circa 12 milioni di tonnellate di carta e cartone. Nel 2007 gli Usa hanno esportato materiali riciclabili per 22 miliardi di dollari in 152 paesi del mondo. Secondo l'Institute of Scrap Recycling Industries, l'organizzazione più rappresentativa delle industrie americane del trattamento dei rifiuti,

Nuovi rischi per tutti con la globalizzazione ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 19 Nuovi rischi per tutti con la globalizzazione Nessun essere vivente - nè del cielo, della terra, del mare - è in grado di batterli nella loro specialità: la capacità di adattamento. Sono i virus, campioni del sapersi adeguare alle situazioni più disparate. Come diceva Charles Darwin «solo le specie più adattabili, non le più forti,

Obama all'Iran: <Un nuovo inizio> ( da "Secolo XIX, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: secondo la maggioranza degli osservatori la Cina preferirà seguire Mosca piuttosto che restare isolata. I tentativi del segretario di Stato degli Usa Hillary Clinton per evitare un confronto diretto durante la sua visita a Pechino in febbraio hanno contribuito alla creazione di un ambiente favorevole a una collaborazione bilaterale, che potrebbe portare a maggiori pressioni sull'

Non ci sarà nessuna nuova Yalta, l'aggiustamento lo farà il mercato ( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la nuova amministrazione Usa nel pieno dei suoi poteri, la crisi russa e le ambizioni e gli interessi della Cina. È un aggiustamento che, passando soprattutto per il mercato, investe in primis le valute. Tre macroaree valutarie sono emerse inequivocabilmente con la crisi: il dollaro, che ha dimostrato di reggere molto bene quando le acque si fanno agitate,

Monti, stop al laissez-faire ( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: diseguaglianze che la globalizzazione ha creato tra i diversi Stati e all'interno dei singoli Stati». A lanciare l'allarme è Mario Monti, che venerdì 20 marzo è intervenuto alla presentazione del Barilla Center for Food & Nutrition, il think tank promosso dall'azienda emiliana e dal suo presidente, Guido Barilla, con l'obiettivo di formulare proposte sulle tematiche relative all'

Sulla via di Shanghai ( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: come quelli in Cina Un rialzo a Piazza Affari del 7,55% in una sola seduta non passa inosservato. Il titolo Granitifiandre, quotato sul segmento Star, venerdì 13 marzo ha festeggiato così il rientro di Graziano Verdi, che ritorna nel cuore della ceramica made in Italy, dopo essersene allontanato quattro mesi fa per andare in Technogym.

Soros: Nulla come prima, finisce un'era ( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Spero che la Cina possa fornire abbastanza credito per far ripartire il resto dell'economia. Sicuramente a fine anno l'export soffrirà ancora, ma comincerà a dar segni di miglioramento. Sì, la Cina è in una situazione migliore: Usa ed Europa usciranno dalla crisi dopo.

Dazi large per un'economia Slim ( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dietro solo a Canada e Cina. Con numeri così grandi in gioco la stretta fiscale del Messico rischia di provovare un autogol. E certamente non aiuterà la già debole Borsa locale. Da inizio anno il Mexico Bolsa Index perde il 14%, con 30 titoli sui 35 del paniere in negativo.

- (segue dalla prima pagina) maurizio ricci ( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anno Il 95 per cento dei produttori è in Estremo Oriente, tra Giappone, Corea del Sud e Cina Aumentano gli accordi tra le case automobilistiche e chi costruisce generatori hi-tech (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) MAURIZIO RICCI (segue dalla copertina) La batteria l´abbiamo già inventata due volte. A stare a quanto dicono alcuni archeologi, un reperto di 2.

la mia fede - tony blair ( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione, prestandole i suoi stessi valori, e avvicinando confessioni religiose e culture a una maggiore comprensione reciproca, incoraggiando la coesistenza pacifica. All´opposto, però, può essere in alternativa una forza reazionaria, che allontana gli individui proprio come la globalizzazione li spinge vicini gli uni agli altri.

Nordcorea/ Pyongyang conferma arresto di due giornaliste Usa ( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Euna Lee sono scomparse tre giorni fa nella zona di confine fra Cina e Corea del Nord e - stando ad alcune testimonianze - sarebbero stati catturate da militari nordcoreani. Secondo quanto riporta il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo altri due membri della troupe - una guida e l'operatore Mitch Koss - avrebbero eluso la cattura ma sarebbero stati trattenuti dalle autorità cinesi.

Salute/ Cina: no sostanze cancerogene in prodotti ( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le autorità sanitarie cinesi hanno assicurato che i prodotti per bambini con marchio Johnson & Johnson non contengono sostanze cancerogene, come per esempio la formaldeide, come invece era stato denunciato da un'associazione Usa. Lo sciampo per bambini J&J compariva in una lista di prodotti cosmetici ritenuti pericolosi dal gruppo "Campagna per cosmetici sicuri".

L'industria resti in primo piano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dalla realtà della globalizzazione. Nel corso dell'ultimo decennio, le imprese europee si sono assicurate vantaggi comparativi in cima alla supply chain mondiale. Il prossimo decennio esigerà una concentrazione ancor maggiore su questi punti di forza. L'Europa paga stipendi alti e, per questo, deve fare in modo che le merci e i servizi che vende presentino un alto valore aggiunto.

Se Renault torna in Francia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: della globalizzazione. Renault, beneficiaria come Peugeot di generosi aiuti pubblici per sopravvivere alla crisi, riporta a casa- dalla Slovenia- la produzione della Clio II. Nonostante il gruppo automobilistico abbia precisato che non si tratta di una rilocalizzazione, ma di un riequilibrio della produzione per far fronte alla crescente domanda di utilitarie in Francia e Germania,

Baby boom, l'America tenta il bis ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: abbondanza di childrens guardando dalla vecchia Europa, ma anche dalla Cina e dal Giappone. Siamo infatti abituati a pensare, anche grazie a ricerche ben condotte, che si fanno figli laddove esistono politiche sociali che consentano di combinare lavoro e famiglia, oppure che sostengono economicamente le famiglie con figli.

Entro il 2050 due miliardi di persone in più ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Etiopia e Cina. Al contrario,sono 51i Paesi o le aree –per la maggior parte fra quelle più sviluppate economicamente – che vedranno ridursi la loro popolazione tra oggi e il 2050. La Germania dovrebbe scendere da 83 a 79 milioni di persone, l'Italia da circa 60 a 51 milioni, il Giappone da 128 a 112 milioni.

Acciaio, produzione al rallentatore ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ai primi tre posti svettano Cina, Giappone e India, mentre gli Usa scivolano dal terzo al quinto posto, sorpassati in graduatoria anche dalla Russia. A seguire si piazzano Corea del Sud, Germania, Ucraina, Brasile e Italia, tutti Paesi interessati comunque da un forte rallentamento dell'attività rispetto al primo bimestre dello scorso anno.

<Intenzione buona, ma poco tempo> ( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: coinvolgere al tavolo delle trattative Russia e Cina, cruciali per fare pressione su Teheran». Subito dopo, «stabilire una deadline, altrimenti assisteremo al solito copione: l'Iran è maestro nel tirare per le lunghe i negoziati continuando nei suoi piani». Gillerman immagina una scadenza «a sei mesi», per esempio, superati i quali «se Teheran non onora gli impegni presi,

L'ECONOMIA globalizzata in chiave di techno-thriller. Il ruolo dei cattivi spetta a una... ( da "Messaggero, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sabato 21 Marzo 2009 Chiudi L'ECONOMIA globalizzata in chiave di techno-thriller. Il ruolo dei cattivi spetta a una banca che traffica in missili. Quello dei buoni a due agenti segreti così stakanovisti da non concedersi nemmeno un flirtino. Naturalmente mentre Owen e la Watts indagano, sparano, si preoccupano, le città scorrono vorticose.

Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza ( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Stati Uniti sono pronti a lavorare con la Cina per risolvere la crisi economica e i problemi legati all'ambiente e all'energia, malgrado le divergenze sui diritti umani. Ha inoltre fatto balenare la prospettiva di un rapporto più costruttivo con la Russia. Obama si dichiara disposto a trattare con alcuni elementi dei talebani, nel tentativo di isolare il nocciolo duro dei jihadisti.

maxi-esercitazione di protezione civile ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protezione civile Sarà un week- end decisamente intenso per i volontari della Protezione civile comunale del capoluogo isontino che si stanno già preparando per una maxi-esercitazione generale che si svolgerà a partire da domani mattina. L'esercitazione, che va in scena con cadenza annuale, vedrà impegnati numerosi volontari goriziani che saranno guidati dal coordinatore della protezione

Carraro, a rischio nel 2009 quasi il 30% dei ricavi ( da "Corriere del Veneto" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nel quale Carraro si aggrappa alla tenuta dell'eolico e della Germania, che ora pesa più degli Usa, ai segnali di ripresa in India e Cina. «Il primo trimestre 2009? Gennaio è stato, non dico rasoterra, ma pessimo. A febbraio si è visto un miglioramento, confermato a marzo - dice Carraro -. Ma un andamento regolare si avrà solo nella seconda metà dell'anno.

I conti ( da "Corriere del Veneto" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 8 si aggrappa alla tenuta dell'eolico e della Germania, che ora pesa più degli Usa, ai segnali di ripresa in India e Cina. «Il primo trimestre 2009? Gennaio è stato, non dico rasoterra, ma pessimo. A febbraio si è visto un miglioramento, confermato a marzo - dice Carraro -. Ma un andamento regolare si avrà solo nella seconda metà dell'anno.

MecSpe: innovazione per riciclare gli scarti ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione è legata alla capacità di indirizzare gli investimenti per ottimizzare i costi nel pieno rispetto delle norme ambientali. All'interno della piazza dell'Ecomeccanica i visitatori potranno sperimentare dal vivo l'efficienza di una particolare tecnologia studiata e realizzata per risolvere i problemi della compattazione dei trucioli prodotti nelle lavorazioni meccaniche

Sabotaggio in porto Treni <saldati> ai binari ( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Trasversali, effettive, ma inconcepibili ai tempi della globalizzazione e, soprattutto, ai tempi della crisi. Il fatto più recente: al varco di Ponte Etiopia, in piena notte, alcuni «coraggiosi» ai limiti dell'eroismo (...) © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

NORDCOREA: PYONGYANG CONFERMA ARRESTO 2 GIORNALISTE USA A CONFINE CON CINA ( da "Adnkronos" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: NORDCOREA: PYONGYANG CONFERMA ARRESTO 2 GIORNALISTE USA A CONFINE CON CINA commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento: 21 marzo, ore 08:12

Chevron ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il carattere innovativo conquistato da alcune realtà, in primis la Cina, durante gli anni della globalizzazione potrà comunque giocare un ruolo positivo per sostenere il rilancio dell'economia mondiale. è un fatto che allo stato attuale l'iniziativa più concreta in termini di sostegno alla domanda interna sia venuta proprio dal governo cinese.

La famiglia Usa adesso risparmia ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: estero in alcuni Paesi (a cominciare dagli Usa) e grandi surplus in altri (a cominciare da Cina e Giappone). Se il dipanarsi della crisi avesse semplicemente confermato o aggravato questi squilibri, questa recessione avrebbe avuto un sapore ancor più cattivo. Fortunatamente, come detto, i grandi squilibri si stanno attenuando.

Pyongyang conferma l'arresto di due giornaliste Usa ( da "Rai News 24" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Euna Lee sono scomparse tre giorni fa nella zona di confine fra Cina e Corea del Nord e - stando ad alcune testimonianze - sarebbero stati catturate da militari nordcoreani. Secondo quanto riporta il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo altri due membri della troupe - una guida e l'operatore Mitch Koss - avrebbero eluso la cattura ma sarebbero stati trattenuti dalle autorita' cinesi.

Codice rosso, i comuni marchigiani si riuniscono ( da "Quotidiano.it, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la manifestazione nazionale della protezione civile organizzata dall'Anci. Logo Protezione Civile Nazionale Taglio del nastro, questa mattina alla fiera di Ancona, per la quinta edizione di Codice Rosso, la manifestazione nazionale della protezione civile, promossa dall'Anci (nazionale, Marche e Abruzzo), dalle Regioni Marche e Abruzzo,

IL MONDO ALLE 9 ( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Lee sono scomparse tre giorni fa nella zona di confine fra Cina e Corea del Nord e - stando ad alcune testimonianze - sarebbero stati catturate da militari nordcoreani. *** Afghanistan/ Kamikaze salta in aria a posto di blocco: 4 vittime Kabul - Un kamikaze si è fatto saltare in aria questa mattina a un posto di blocco della polizia nell'est dell'Afghanistan: 4 persone sono morte.

21/03/2009 08:12 NORDCOREA: PYONGYANG CONFERMA ARRESTO 2 GIORNALISTE USA A CONFINE CON CINA ( da "ITnews.it" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract:

Non chiedete a Obama di essere spontaneo. ( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale.

Il gruppo padovano non distribuirà per ora il dividendo e punta deciso sulla Santerno, che sbarca in Usa Carraro frena ma vede già la ripresa Il presidente: Fatturato 2009 a 700 mi ( da "Gazzettino, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: segnali in tal senso arrivano anche da India e, soprattutto, Cina. Ma solo nel 2010 si dovrebbero superare i risultati raggiunti un anno fa». Per questo il gruppo di famiglia attivo anche nella componentistica per macchine agricole ha deciso di non distribuire dividendi, riservandosi però un jolly dopo l'estate.

Risparmio, meglio evitare i prodotti strutturati ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sembra che abbia quasi pronta una rivoluzionaria macchina elettrica e che dovrebbe raddoppiare la sua produzione in Cina; sicuramente senza ulteriori aiuti da parte del Governo americano l'azienda avrebbe poche settimane di vita. Mia opinione personale è che non la lascino fallire ma rimane una scommessa ad altissimo rischio la detenzione in portafoglio di titoli targati GM o GMAC.

UN ALTRO ANNO DI CRISI IN VISTA PER LA GIOIELLERIA ITALIANA ( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Turchia. La crisi economica e gli elevati prezzi dell'oro hanno fatto il resto. "Dopo un cattivo 2008, la situazione non è migliorata nel primo trimestre, e probabilmente andrà anche peggio per l'intero 2009", dice a Reuters Antonio Zucchi, presidente della Federorafi ad Arezzo, uno dei tre principali centri italiani di produzione.

Iran/ Dopo il video-messaggio Obama potrebbe scrivere a ( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alla Russia e alla Cina. Fonti dell'amministrazione spiegano infatti che la Casa Bianca vuole convincere la comunità internazionale che la linea seguita dalla nuova amministrazione differisce in modo netto da quella della precedente amministrazione Bush, e per questo è disposta ad offrire una concreta chance all'Iran.

IRAN/ DOPO IL VIDEO-MESSAGGIO OBAMA POTREBBE SCRIVERE A KHAMENEI ( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alla Russia e alla Cina. Fonti dell'amministrazione spiegano infatti che la Casa Bianca vuole convincere la comunità internazionale che la linea seguita dalla nuova amministrazione differisce in modo netto da quella della precedente amministrazione Bush, e per questo è disposta ad offrire una concreta chance all'Iran.


Articoli

Il falso parmigiano americano premiato come miglior formaggio degli Stati Uniti (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ALIMENTARE Il falso parmigiano americano premiato come miglior formaggio degli Stati Uniti Il «Sarvecchio» è prodotto nel Wisconsin. La Coldiretti: boom delle imitazioni di mozzarella, grana, provolone Il falso parmigiano (Ansa) ROMA - «Sarvecchio è tecnicamente un formaggio stile parmigiano, ma non è un parmigiano ordinario, è un formaggio davvero speciale del Wisconsin». Ed è proprio per questa specialità, raccontata dalla stessa azienda americana che lo produce, la Sartori Food Corporation, che il latticino simil parmigiano ha vinto il premio come miglior formaggio degli Stati Uniti nel campionato Usa 2009, scelto da una giuria di 24 persone tra ben 1.360 assaggi. LA COLDIRETTI - È la Coldiretti a rendere noto il fatto, sottolineando con stupore come anche il secondo classificato sia un formaggio italian sounding, il «Classico» prodotto in Oregon da latte di capra. E l'associazione spiega che il Parmesan è solo la punta dell'iceberg dei tanti prodotti alimentari italiani falsificati che ogni anno vengono realizzati e venduti in tutto il mondo: «Negli ultimi 20 anni, si è registrato un vero e proprio boom delle imitazioni made in Usa: le importazioni dall'Italia dei prodotti originali rappresentano solo il 2% del mercato». L'export italiano di formaggi negli Usa si attesta sulle 30mila tonnellate annue (di cui 10mila di parmigiano e grana), mentre la produzione locale taroccata raggiunge 1,7 milioni di tonnellate. Di queste, 1,3 vengono spacciate per mozzarella, 120mila per provolone, 111mila per ricotta, 60mila per parmesan e 15mila per romano cheese. NEGLI USA - Il Wisconsin è lo stato Usa dove si realizza la maggioranza del formaggio italiano falso con numerosi impianti di produzione di provolone, romano cheese, mozzarella e parmesan. Ma in crescita, aggiunge la Coldiretti, sono anche le produzioni dello Stato di New York per provolone, mozzarella e ricotta e della California per il provolone e la mozzarella. I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono - oltre agli Stati Uniti - Australia e Nuova Zelanda, ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale. stampa |

Torna all'inizio


SALUTE/ CINA:NO SOSTANZE CANCEROGENE IN PRODOTTI JOHNSON JOHNSON (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Salute/ Cina:no sostanze cancerogene in prodotti Johnson&Johnson di Apcom Lo aveva denunciato un'associazione Usa -->Pechino, 21 mar. (Ap) - Le autorità sanitarie cinesi hanno assicurato che i prodotti per bambini con marchio Johnson & Johnson non contengono sostanze cancerogene, come per esempio la formaldeide, come invece era stato denunciato da un'associazione Usa. Lo sciampo per bambini J&J compariva in una lista di prodotti cosmetici ritenuti pericolosi dal gruppo "Campagna per cosmetici sicuri".

Torna all'inizio


Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Formigine. Conferenza pubblica in sala consiliare Il filosofo Zolo sarà al castello per parlare di diritti umani FORMIGINE. Oggi alle 17 alla sala consiliare del castello di Formigine conferenza dal titolo "La dichiarazione universale dei diritti umani dopo sessant'anni". Relatore sarà Danilo Zolo, professore di filosofia del diritto all'università di Firenze, dove ha fondato il Centro per la filosofia del diritto internazionale e delle politiche globali Jura Gentium, che dirige. Oltre all'attività accademica, che gli ha permesso di approfondire il pluralismo giuridico e la giurisdizione penale nella globalizzazione, ha coniugato la sua riflessione con la sensibilità per la pace e i diritti umani. Modera Annalisa Vandelli, direttrice della rivista Afro. Sempre oggi, dalle 15 alle 19, nei locali ex Urp (piazza Repubblica 9) si terranno laboratori per bambini dai 6 agli 11 anni sulle usanze e i racconti dal mondo. I partecipanti riceveranno un omaggio. Le iniziative fanno parte del progetto "Formigine per la Pace", organizzato dal Comune e sostenuto dal Fondo modenese per la cooperazione.

Torna all'inizio


Quarto posto per i pasticcieri italiani in gara a Tokyo (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 21/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:dove&quando Quarto posto per i pasticcieri italiani in gara a Tokyo Quarto posto, o, come dicono i cronisti sportivi, «medaglia di legno» per la nazionale italiana di pasticceria allenata da Igino Massari al primo International Pastry Gran Prix alla Jcb Hall di Tokyo. La medaglia d'oro al team di casa, il Giappone. Per due giorni otto squadre in rappresentanza di altrettanti Paesi (Australia, Francia, Cina, Usa, Giappone, Italia, Malesia e Singapore) si sono sfidate nella preparazione di torte, desserts al piatto e monoporzione, cioccolatini e pièces artistiche di zucchero e cioccolato. A rappresentarci in questa competizione quattro artisti della pasticceria italiana: il veneto Andrea Zanin, «addetto» alla preparazione dei desserts e delle torte; il piemontese Fabrizio Galla, a cui spettavano le decorazioni in cioccolato e Gennaro Volpe, napoletano, maestro nella realizzazione delle pièces in zucchero. A guidare questo dream team c'era il C.t. bresciano Igino Massari, il più grande pasticcere del nostro Paese, insignito di centinaia di riconoscimenti. La nostra Nazionale si è quindi aggiudicata il quarto posto in questa competizione, dietro a Francia e Stati Uniti, rispettivamente secondo e terzo posto, a causa di un (dubbio) giudizio negativo sulle torte. Il C.t. Massari che era anche uno dei giurati (in maggioranza francesi), non ha nascosto la delusione: «Forse ci voleva una formula diversa di valutazione».

Torna all'inizio


Prezzi in picchiata, è emergenza rifiuti (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Prezzi in picchiata, è emergenza rifiuti da Finanza&Mercati del 21-03-2009 Cattive notizie per gli ambientalisti: il mercato del riciclaggio risente della crisi economica internazionale in forma sempre più acuta. Secondo un'indagine del New York Times, il prezzo delle commodities ha subito abbattimenti drastici in tempi brevissimi (il valore delle bottiglie, per esempio, è dimezzato rispetto alla scorsa estate) e la Cina, la più grande compratrice di rifiuti dai paesi occidentali, smette di accettare nuovi carichi provenienti dall'Europa e dall'America mentre tenta di rinegoziare al ribasso i contratti di fornitura. Nei porti commerciali come quello di Hong Kong sono molti i containers pieni di spazzatura che ancora aspettano di essere prelevati, ma è difficile stabilire quando ciò accadrà: secondo le stime dell'Associazione Nazionale Cinese per il Riciclaggio delle Risorse una tonnellata di rame ora vale 3000 dollari, oltre 5000 in meno di quanti ne valesse nel 2007. La latta, che veniva venduta per 300 dollari al pound, ora ne vale 5. La carta è svalutata dell'80 per cento. Il problema si riflette anche sugli esportatori di rifiuti come gli Stati Uniti, che lo scorso anno hanno venduto alla Cina circa 12 milioni di tonnellate di carta e cartone. Nel 2007 gli Usa hanno esportato materiali riciclabili per 22 miliardi di dollari in 152 paesi del mondo. Secondo l'Institute of Scrap Recycling Industries, l'organizzazione più rappresentativa delle industrie americane del trattamento dei rifiuti, il valore attuale di questi materiali è diminuito tra il 50% e il 70%. «Tutto si è mosso nella giusta direzione fino a ottobre, poi siamo caduti in un precipizio», dice Bruce Savage, portavoce dell'istituto. E se i risvolti ambientali della questione sono preoccupanti per la salute pubblica, per la sicura moltiplicazione dei quantitativi di materiale da conferire in discarica senza speranze di spostamento, molto pesante sarà l'effetto sulla media imprenditoria cinese, ovvero sulle imprese a carattere familiare che fungono da intermediarie tra gli esportatori esteri e le industrie locali di trasformazione o sui privati che gestiscono magazzini e centri di raccolta sul territorio. Il guadagno mensile di un piccolo imprenditore del settore è diminuito dai 450 dollari dei giorni più proficui alla speranza di guadagnarne 80. «La gente si rifiuta di venderci la sua immondizia perché trova che il prezzo sia ridicolo», dice il signor Gao Zuxue, titolare di un piccolo magazzino di raccolta nel centro di Pechino. Per molti di questi soggetti restare sul mercato sarà difficile, considerato anche il divieto imposto dai governi locali di licenziare personale nonostante il crollo delle vendite. Una misura anti-instabilità, almeno nelle intenzioni.

Torna all'inizio


Nuovi rischi per tutti con la globalizzazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

cronaca pag. 19 Nuovi rischi per tutti con la globalizzazione Nessun essere vivente - nè del cielo, della terra, del mare - è in grado di batterli nella loro specialità: la capacità di adattamento. Sono i virus, campioni del sapersi adeguare alle situazioni più disparate. Come diceva Charles Darwin «solo le specie più adattabili, non le più forti, sopravvivono», e a conferma di ciò gli studiosi dicono che oggi esistono nuovi focolai di malattie infettive emergenti o che ritornano. Contrariamente a quanto si pensava negli anni '70 - cioè che le malattie infettive, con l'arrivo degli antibiotici, fossero ormai un capitolo chiuso - nel terzo millennio, secondo l'Oms (organizzazione mondiale della sanità), nel mondo le malattie infettive sono la seconda causa di morte - 15 milioni all'anno - e la prima causa nei Paesi in via di sviluppo. Una dettagliata analisi del fenomeno è stata fatta da tre esperti del settore alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Brescia durante il secondo appuntamento dell'iniziativa «Incontri con la città». Tra le vecchie conoscenze che tornano a tormentare il genere umano ci sono la malaria, la difterite, la tubercolosi e l'ebola. Alcune, vedi la tubercolosi, si presentano mutate, come dimostra la recente scoperta di un particolare ceppo resistente a tutti i farmaci finora creati. Le «new entry» si chiamano Hiv - per i virologi la prima pandemia di origine comportamentale mai vissuta dall'uomo -, febbre di Marburg, di Lassa, virus del Nilo occidentale, aviaria e sars. SONO MOLTEPLICI - nell'era della globalizzazione - i fattori che aumentano i rischi di contaminazione da un oceano all'altro: dall'incremento demografico alla facilità e alla velocità nel viaggiare, dai cambiamenti climatici alla povertà di certi Paesi (si pensi che in tutta la Tanzania ci sono 800 medici, contro i 6.072 della sola provincia di Brescia). Per spostarsi da un posto all'altro - o meglio, da un corpo all'altro - spesso i virus hanno bisogno che qualcuno gli dia un passaggio: questi traghettatori si chiamano «vettori» e a farne uso solo oltre 600 agenti patogeni, tra i quali il virus del Nilo occidentale, il Dengue - che sfutta la zanzara «tigre» - e la chikungunya (in lingua Makonde significa «ciò che contorce»). I virologi hanno stabilito che l'uomo conosce meno dello 0,5 per cento dei 2-3 miliardi di specie di patogeni presenti sulla terra. Un dato che preoccupare, ma che gli studiosi sperano di arginare anche attraverso il progetto «Geosentinel», rete globale di sorveglianza e studio che tocca anche Brescia grazie alla presenza di validi studiosi. STEFANO PORRU, professore associato di medicina del lavoro alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Brescia, si è soffermato sul rapporto tra malattie infettive e lavoro. Una scienza che sta prendendo sempre più piede in Europea, meno in Italia. Il peso di queste malattie nel rapporto con il lavoro si aggira intorno all'8,8 per cento, una percentuale maggiore rispetto alle malattie tumorali per causa di lavoro (8,4%). I settori «a rischio di esposizione» sono il trattamento dei rifiuti, i viaggi, la manutenzione edilizia, i servizi cimiteriali, l'allevamento e la sanità. Quest'ultimo settore è per sua stessa natura una dei più «pericolosi». Lo dimostrano i dati: tra il 2007 e il 2008 sono stati 328 gli operatori sanitari dell'Ospedale Civile esposti al virus della tubercolosi, 155 quelli a stretto contatto e 3 quelli che, dal 1998 al 2008, sono stati infettati dall'agente patogeno. SI. GH.

Torna all'inizio


Obama all'Iran: <Un nuovo inizio> (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama all'Iran: «Un nuovo inizio» il messaggio Il presidente Usa parla in tv, direttamente al popolo, in occasione del capodanno persiano Washington. «Un nuovo giorno», «una stagione di nuovi inizi». Con una mossa a sorpresa senza precedenti, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è rivolto direttamente con un messaggio televisivo al popolo e al governo dell'Iran, in occasione del capodanno persiano. La mossa di Obama, per chiedere all'Iran di riprendere, ma con «reali responsabilità», il proprio posto in seno alla comunità internazionale dopo un isolamento di quasi 30 anni, è stata cautamente accolta a Teheran, dove al di là delle parole, spiegano fonti ufficiali, si aspettano fatti concreti. Il messaggio di Obama è stato inoltrato a selezionate emittenti mediorientali e trasmesso in inglese con i sottotitoli in farsi. È una svolta ancora più significativa in considerazione del fatto che l'Amministrazione Bush aveva invece messo il regime degli ayatollah al vertice di quell'«asse del male» che aveva segnato la politica estera americana. «Con le minacce non si va avanti»è stato l'appello del presidente Usa, «cerchiamo invece di impegnarci in modo onesto e nel rispetto reciproco». Obama ha aggiunto che nelle celebrazioni per il capodanno «c'è la promessa di un nuovo giorno». «Quindi in questa stagione di nuovi inizi, vorrei parlare con chiarezza ai leader dell'Iran», attraverso «un approccio che sia onesto e fondato sul rispetto reciproco». «La mia amministrazione è ora impegnata a un approccio diplomatico che si rivolga a tutte le questioni che abbiamo davanti» ha detto, «e a costruire legami che siano costruttivi». La mossa del presidente degli Stati Uniti ha suscitato entusiasmo in Europa. Le reazioni sono state tutte ampiamente positive: dal ministro degli esteri italiano Franco Frattini al responsabile per la politica estera dell'Ue Javier Solana, dal presidente francese Nicolas Sarkozy al cancelliere tedesco Angela Merkel. Per Frattini, Obama con il suo messaggio «dimostra una grande leadership» e coglie «un punto concreto» perché«senza l'Iran è difficile stabilizzare la regione». «Spero che possa aprirsi un nuovo capitolo nelle relazioni con l'Iran», ha detto dal canto suo Solana, aggiungendo, «penso che si tratti di un messaggio molto costruttivo» ed auspicando che «l'Iran presti attenzione» ad Obama. Rispondendo ad una domanda, il portavoce di Obama, Robert Gibbs, ha oggi detto che «la palla si trova nel campo dell'Iran», dato che tocca a Teheran decidere se rispondere o meno all'apertura statunitense. Teheran ha risposto con «favore» ma ha chiesto iniziative concrete per rimediare agli errori delle passate amministrazioni americane. «Non bisogna attendersi che l'Iran dimentichi l'atteggiamento ostile e aggressivo che gli Stati Uniti hanno avuto in passato. L'amministrazione americana deve riconoscere i suoi errori e porvi riparo: è questo il modo di mettere da parte le divergenze», ha affermato Ali Akbar Javanfekr, consigliere di Mahmoud Ahmadinejad. Secondo Javanfekr, Obama ha parlato di cambiamento «ma non ha intrapreso alcun passo per riparare agli errori commessi nei confronti dell'Iran». «Deve andare oltre le parole e agire» ha aggiunto, «se mostra la volontà di prendere iniziative, il governo iraniano non gli volterà le spalle». L'apertura di Obama è stato accolto con cautela in Israele, il paese che il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad minaccia di cancellare dalle carte geografiche. Ma anche il presidente israeliano, Shimon Peres, ha inviato un messaggio al popolo iraniano. Peres ha esortato il popolo della Repubblica islamica a «non dare ascolto al presidente Mahmoud Ahmadinejad» perché«è impossibile tenere unita un'intera nazione attorno all'incitazione e all'odio, la gente si stanca di questo». Parte del messaggio è stato registrato in farsi ed è stato diffuso dal canale in lingua della radio israeliana. «Sono convinto che non è molto lontano il giorno in cui le nostre nazioni ristabiliranno relazioni di buon vicinato e cooperazione». «All'inizio del nuovo anno», ha continuato Peres, «vi esorto, nobile popolo iraniano, a nome dell'antico popolo ebraico, a reclamare un posto degno tra le nazioni del mondo illuminato». 21/03/2009 BASTONE E CAROTA IN VISTA DI UN'INTESA 21/03/2009 Leonard S. Spector WASHINGTON. Durante la campagna elettorale Barack Obama ha dichiarato che per impedire all'Iran di acquisire armi nucleari gli Usa hanno bisogno di «bastoni più grandi e carote più grandi». Ora, dopo due mesi da presidente, ha lanciato una serie di iniziative in politica estera per rendere effettivo il suo programma, che prevedono un cauto ammorbidimento delle severe direttive del suo predecessore. Il successo di questa politica, ambiziosa e dalle molteplici ramificazioni, determinerà se potrà essere evitata una grande crisi in Medio Oriente, scongiurando inoltre le conseguenze che essa comporterebbe. Washington è preoccupata dai programmi iraniani che prevedono l'arricchimento di uranio e la produzione di plutonio. Uno stabilimento per l'arricchimento di uranio a Natanz sta attualmente producendo uranio a basso arricchimento, adatto solo come carburante per centrali elettriche nucleari; a oggi l'Iran dispone di una riserva di circa una tonnellata di tale materiale. Il complesso di Natanz, la cui produttività continua a crescere, potrebbe essere riconfigurato per potenziare queste riserve e ottenere uranio altamente arricchito (Heu), usato nella costruzione di armi nucleari. Secondo alcune stime, l'Iran possiede abbastanza materiale a basso arricchimento per produrre la quantità di Heu necessaria per una bomba. Il programma iraniano sul plutonio, basato su un reattore in costruzione ad Arak, comporta ulteriori preoccupazioni per gli Usa ma rappresenta un pericolo meno imminente. Il primo obiettivo della strategia di Obama prevede l'intensificarsi delle pressioni su Teheran affinché limiti le proprie attività nucleari. L'Iran al momento è soggetto a quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che chiedono di sospendere entrambi i programmi e impongono una serie di sanzioni fino a quando ciò non avverrà. L'opposizione di Russia e Cina, due membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ha però impedito al Consiglio di varare provvedimenti più decisi, come ad esempio un embargo mondiale sugli acquisti di petrolio iraniano o un'interdizione alle vendite a Teheran di benzina o di altri carburanti a base di petrolio raffinato. Per far desistere la Russia nel suo sostegno all'Iran e per migliorare le relazioni fra i due Paesi, Obama ha cercato di alleviare le preoccupazioni russe causate dalle politiche amministrative di Bush, che prevedevano uno spiegamento di difese di tipo missilistico nell'Est Europa e ripetute richieste di inclusione nella Nato di Ucraina e Georgia. La corrispondenza privata tra Obama e il presidente russo Dmitri Medvedev, così come le dichiarazioni pubbliche del presidente statunitense, indicano che gli Stati Uniti sono pronti a rallentare l'attuazione delle politiche di Bush mentre cercano compromessi per migliorare i rapporti con il Cremlino. Se la Russia si convincerà a prendere una posizione più decisa nel Consiglio di Sicurezza, secondo la maggioranza degli osservatori la Cina preferirà seguire Mosca piuttosto che restare isolata. I tentativi del segretario di Stato degli Usa Hillary Clinton per evitare un confronto diretto durante la sua visita a Pechino in febbraio hanno contribuito alla creazione di un ambiente favorevole a una collaborazione bilaterale, che potrebbe portare a maggiori pressioni sull'Iran. In seguito a un aumento delle sanzioni, l'incentivo più forte per persuadere l'Iran a rallentare la sua traiettoria nucleare (secondo obiettivo della strategia di Obama) potrebbe essere rappresentato dalla promessa di sospendere tali provvedimenti se verranno rispettate certe condizioni. Come giustamente sostengono gli ottimisti, l'amministrazione Obama è più credibile rispetto alla precedente quando si dichiara disponibile a una distensione dei rapporti diplomatici con Teheran in cambio di una diversa condotta iraniana. Al segretario Clinton è stato rivolto un invito a recarsi in Iran per participare a un'importante conferenza sul futuro dell'Afghanistan (Washington e Teheran condividono la volontà di stabilizzare il Paese): sembra l'espressione della volontà di tastare il terreno per verificare la produttività di eventuali negoziati diretti con il Paese. La stampa riporta che Obama sta valutando la possibilità di inviare una lettera al leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ali Khamenei, per discutere di varie questioni tra cui, ovviamente, quella nucleare, che costituirebbe probabilmente un ulteriore test di prova. La squadra di Obama ha anche maggiori possibilità di riuscire a cambiare il contenuto di ogni futuro negoziato sul nucleare rispetto a quante ne avevano i diplomatici dell'amministrazione Bush. Temendo giustamente che continuando il suo programma di arricchimento l'Iran sarebbe riuscito a padroneggiare questa complessa tecnologia, George Bush aveva richiesto un blocco totale delle attività nucleari iraniane, guadagnandosi grazie la sua ferma posizione sia il sostegno del Consiglio di Sicurezza, sia quello dell'"Ue-3" (Regno Unito, Francia e Germania), che in precedenza aveva cercato di varare negoziati sul nucleare con l'Iran. Teheran si era però opposta alle richieste di sospensione del programma di arricchimento, e in tutta risposta aveva costruito migliaia di nuove centrifughe per l'arricchimento nello stabilimento di Natanz, mentre incrementava la produzione di uranio a basso arricchimento. Obama ha invece la possibilità di battere strade alternative, che consentano di mantenere gli obiettivi fondamentali di Bush cercando però di conseguirli con altri mezzi. Una proposta discussa nei circoli politici di Washington permetterebbe all'Iran di continuare a produrre uranio a basso arricchimento, perlomeno durante i negoziati, a patto che spedisca le sue riserve attuali in Russia per la fabbricazione di barre di carburante, che verrebbero poi utilizzate nel reattore nucleare iraniano di Bushehr, rifornito da Mosca. Ciò permetterebbe all'Iran di mantenere l'utilizzo della sua tecnologia di arricchimento, che reclama come un suo diritto, e contemporaneamente ridurrebbe il rischio che le riserve vengano convertite in Heu. L'accordo, più flessibile di quello che voleva Bush, potrebbe evitare un armamento nucleare iraniano nel breve periodo, specialmente se si riuscirà a convincere l'Iran ad accettare le approfondite ispezioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, come accaduto dal 2003 al 2005, prima che l'attuale presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad salisse al potere. Malgrado i progressi eventualmente compiuti dall'Iran, Obama avrebbe ancora tempo a disposizione per implementare la sua strategia "bastone-e-carota"? tempo che potrebbe portare al potere leader politici iraniani più moderati dopo le elezioni del giugno 2009. Un rapporto riservato del National Intelligence Estimate statunitense pubblicato alla fine del 2007 dichiarava che nel 2003 l'Iran aveva bloccato i lavori che aveva svolto in segreto per progettare e costruire una testata nucleare; i funzionari dell'intelligence Usa ritengono che il blocco sia ancora attivo. Inoltre, in una testimonianza del 10 marzo 2009, il direttore della National Intelligence statunitense Dennis C. Blair ha dichiarato che Teheran non ha deciso di produrre Heu o di «impegnarsi... per avere un'arma nucleare in cima a un missile balistico». Blair ha stimato che «il termine minimo in cui l'Iran potrebbe tecnicamente produrre la quantità di uranio altamente arricchito necessario per una singola testata va dal 2010 al 2015», a seconda di quanto intensi saranno i suoi sforzi. © 2009 Yale Center for the Study of Globalization. Ripubblicato con il permesso di YaleGlobal Online (http://yaleglobal.yale.edu). (Traduzione di carlo abb0na) leonard s. spector è vice-direttore del James Martin Center for Nonproliferation Sudies e presidente del distaccamento di Washington, DC. In precedenza è stato funzionario anziano della National Nuclear Security Administration. 21/03/2009 BARACK OBAMA nel video di ieri 21/03/2009 Obama è un maestro della nuova comunicazione politica? 21/03/2009 È un precursore nella capacità di usare in maniera strategica i new media; nessuno prima di lui era riuscito a essere così efficace. Ciò dipende dalla sua cultura: è giovane, preparato, circondato da esperti che hanno le "mani in pasta" nel web, come Chris Huges, co-fondatore di Facebook... Ma Obama "funziona" anche per i contenuti: crede nel dialogo, nell'apertura degli Usa in un'ottica non di esportazione 21/03/2009 * responsabile scientifico dell'Executive Master in Social Media Marketing & Web Communication della Scuola di Comunicazione IULM 21/03/2009 Quali caratteristiche contraddistinguono il suo modus operandi? 21/03/2009 Questo "metodo" si può considerare un ritorno all'agorà? 21/03/2009 Ci sono fasi della storia in cui la "strada" la fa la moltitudine; la rivoluzione del 2.0 va in questa direzione. La politica deve confrontarsi con quella che non è una moda passeggera, ma un modo diverso di immaginare lo scenario pubblico. L'agoràè un ideale antico e alto difficilmente avvicinabile; ma le scelte di Obama, che consentono trasparenza, co-partecipazione, danno un'indicazione significativa 21/03/2009

Torna all'inizio


Non ci sarà nessuna nuova Yalta, l'aggiustamento lo farà il mercato (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: congiuntura data: 21/03/2009 - pag: 11 autore: Non ci sarà nessuna nuova Yalta, l'aggiustamento lo farà il mercato Ormai è chiaro, non ci sarà nessuna nuova Yalta. Nessuna foto ricordo con i leader mondiali sorridenti al termine della conferenza chiamata a riorganizzare la governance del mondo. Il capitalismo finanziario del ventunesimo secolo si muoverà verso il nuovo equilibrio in maniera originale, con un mix di interventi coordinati dai paesi importanti e di tante decisioni di mercato. Le politiche pubbliche seguiranno questa traiettoria: qualche intervento unilaterale della Fed, una decisione di Pechino eppoi un vertice del G20. Del resto, le carte sono ormai tutte sul tavolo: i numeri della crisi, le opzioni possibili per uscirne, la nuova amministrazione Usa nel pieno dei suoi poteri, la crisi russa e le ambizioni e gli interessi della Cina. È un aggiustamento che, passando soprattutto per il mercato, investe in primis le valute. Tre macroaree valutarie sono emerse inequivocabilmente con la crisi: il dollaro, che ha dimostrato di reggere molto bene quando le acque si fanno agitate, l'euro, dai meccanismi istituzionali e decisionali ancora farraginosi e lenti, e lo yuan cinese. Tutto è iniziato la scorsa settimana quando il premier di Pechino, Wen Jiabao, ha messo le mani avanti chiedendo garanzie all'amministrazione Obama circa la stabilità del valore reale del debito federale americano. Il numero uno cinese ha lanciato un messaggio chiaro: nessuna svalutazione unilaterale dei titoli governativi da parte di Washington altrimenti la Cina rinuncia a sottoscrivere le nuove emissioni.La Fed di Bernanke, dopo essersi coordinata con il presidente Usa, non ha fatto trascorre una settimana e ha immediatamente risposto dicendosi pronta ad acquistare fino a 300 miliardi di titoli del Tesoro americano di nuova emissione per favorirne la collocazione. La Fed non lo aveva mai fatto prima. In questo modo ha mandato due segnali contestuali: uno al partner cinese e uno ai mercati. La via di uscita dalla crisi passa per un'inflazione «governata», l'unica imposta che può essere fatta digerire in questo contesto. Ma perché il processo sia senza problemi occorre che i cinesi accettino di farsi carico di alcuni dei costi di ristrutturazione del debito Usa. Adesso la palla ripassa nelle mani di Pechino che dovrà rispondere. Per la banca centrale cinese accumulare attivi denominati in euro non è una via facile ed accrescere le riserve aurifere può aver senso fino a un certo ammontare. Poi deve iniziare la trattativa con il team di Obama.Nel mezzo c'è l'euro e l'Europa. La crisi ha messo in evidenza tutte le debolezze di una costruzione istituzionale senza una vera catena di comando unitaria che fatica moltissimo a prendere decisioni in tempo reale. L'autonomia della Bce, poi, appare anacronistica quando le altre banche centrali di peso sono perfettamente allineate all'amministrazione politica del paese. Per di pù l'Europa ha un problema ulteriore da dover gestire: non tanto la crisi dei nuovi stati membri dell'est quanto la crisi strutturale della Russia. Mosca non riesce a trovare un equilibrio vero nel mercato aperto, rimane afflitta da disequilibri profondi macroeconomici che si accentuano ogni volta che la crisi si infiamma. Ma la stabilità russa interessa più di tutti ai paesi europei. Se Washington decide di svalutare il dollaro, l'Europa potrebbe rispondere offrendo l'ancoraggio all'euro al rublo. Eurizzare la Russia consentirebbe di dare certezze a un vicino che fornisce essenziali materie prime e possibile copertura militare (che americani e cinesi hanno ma non gli europei) indebolendo contestualmente l'euro quel tanto che basta per evitare un insostenibile apprezzamento verso il dollaro. Aderendo all'euro la Russia sarebbe costretta in un sol colpo ad adottare tutta la legislazione societaria e regolamentare di Bruxelles: diventerebbe finalmente un paese occidentale molto meno opaco e oligarchico. Un vantaggio enorme per gli europei di domani e dopodomani.La partita verso il nuovo ordine mondiale è oggi giocata soprattutto da americani e cinesi. L'Europa si aggiusta al margine, mentre potrebbe giocare una sua partita autonoma. Anche perché il crac finanziario inglese costringe Londra a fare una scelta di campo definitiva, non più rinviabile, tra il Vecchio continente e Washington. Per dirla con le parole di Winston Churcill, i britannici devo scegliere tra «l'Europa ed il mare aperto». Il premier che salvò il paese dall'invasione nazista non avrebbe avuto dubbi e avrebbe scelto la sponda atlantica. Ma l'economia inglese di oggi è molto dipendente dai destini dell'euro e quindi le decisioni del governo britannico sono non del tutto scontate. Comunque non occorrerà attendere molto per conoscere il finale, praticamente la totalità del film sarà girata entro l'anno in corso. Poi prenderà il largo il nuovo capitalismo post globale. Edoardo Narduzzi

Torna all'inizio


Monti, stop al laissez-faire (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: congiuntura data: 21/03/2009 - pag: 11 autore: Monti, stop al laissez-faire La vera crisi non è quella finanziaria ma «quella che si presenterà tra poco, a causa delle diseguaglianze che la globalizzazione ha creato tra i diversi Stati e all'interno dei singoli Stati». A lanciare l'allarme è Mario Monti, che venerdì 20 marzo è intervenuto alla presentazione del Barilla Center for Food & Nutrition, il think tank promosso dall'azienda emiliana e dal suo presidente, Guido Barilla, con l'obiettivo di formulare proposte sulle tematiche relative all'alimentazione da sottoporre all'attenzione dei policy maker. Secondo l'ex commissario Ue alla Concorrenza, che fa parte dell'advisory board del Barilla Center for Food & Nutrition, il tema della diseguaglianza sarà «il livello sul quale si giocherà nei prossimi anni la capacità di sopravvivenza di un'economia globale e integrata». Proprio per questa ragione Monti ha sottolineato come «gli sforzi messi attualmente in atto a livello di G20 per dare una governance globale alla finanza» potrebbero essere insufficienti se non saranno accompagnati da uno sforzo analogo nel «concentrare l'azione dei governi sui modi per consentire politiche redistributive». Uno sforzo che, secondo l'economista, richiederà anche «qualche forma di coordinamento fiscale internazionale», considerato che una delle ragioni alla base delle disuguaglianze portate dalla globalizzazione è, secondo Monti, la possibilità per il capitale di muoversi liberamente attraverso le frontiere per trovare le condizioni fiscali più vantaggiose. L'ex commissario Ue è apparso comunque fiducioso sulla possibilità che queste tematiche possano entrare nell'agenda dei grandi del mondo: «Le crisi hanno il grande vantaggio di indurre individui, imprese e Stati a ripensamenti profondi e a comportamenti più etici ed equi». Tanto più che Monti, che attualmente ricopre la carica di presidente dell'Università Bocconi, ha spronato i giovani a «dedicarsi di più a questi temi fondamentali di studio e non, come è avvenuto troppo negli ultimi anni, a quelli della finanza». E riflessioni importanti sono arrivate anche sul fronte macroeconomico. «Oggi preoccupa la deflazione, ma non escludo che con gli ultimi interventi delle banche centrali si possa arrivare fra un po' di tempo a una notevolissima impennata inflazionistica, che potrebbe dare seri problemi all'economia». Andrea Di Biase

Torna all'inizio


Sulla via di Shanghai (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Milano Finanza sezione: Emilia Finanza data: 21/03/2009 - pag: 74 autore: di Stefano Catellani piastrelle Sulla via di Shanghai Dopo essere passato a Technogym 4 mesi fa, Graziano Verdi ritorna a Granitifiandre. E si prepara a gestire nuovi progetti ambiziosi, come quelli in Cina Un rialzo a Piazza Affari del 7,55% in una sola seduta non passa inosservato. Il titolo Granitifiandre, quotato sul segmento Star, venerdì 13 marzo ha festeggiato così il rientro di Graziano Verdi, che ritorna nel cuore della ceramica made in Italy, dopo essersene allontanato quattro mesi fa per andare in Technogym. Il 13 novembre scorso Verdi aveva infatti presentato le dimissioni da presidente e amministratore delegato della Granitifiandre al fondatore e azionista di riferimento Romano Minozzi, che lo aveva visto crescere in oltre 25 anni di carriera sempre nello stesso gruppo (Iris, Ariostea, Granitifiandre e altre ceramiche). Verdi rimaneva comunque nel cda con il ruolo di investor relator. Il 2 gennaio Romano Minozzi aveva quindi assunto la carica di presidente e ad di Granitifiandre, mentre Verdi cominciava a cinquant'anni la carriera da capo azienda in Technogym. Ma solo due mesi dopo Verdi annunciava il ritorno a Castellarano, nel suo ufficio che guarda lo stabilimento creato nel 1960 e dove sono in corso investimenti per 12 milioni di euro per la produzione di un grande formato (150 x 75 cm) fortemente innovativo e di spessore, che è adeguato a soddisfare sia le pavimentazioni sia i rivestimenti ad alto contenuto architettonico. Per installare le nuove linee è stata avviata la cassa integrazione ordinaria, che terminerà nel giro di poche settimane, quando Sacmi avrà installato la nuova linea. A Piazza Affari il titolo Granitifiandre viaggia a 2,28 euro e ha tanta strada da recuperare, avendo lasciato sul terreno il 31% in un mese e il 68% in sei mesi. Ma Verdi ha dalla sua buoni fondamentali, anche se l'anno orribile di piastrella valley pesa su Granitifiandre. Guardando ai risultati più recenti, nel bilancio del 2008 il fatturato consolidato è stato di 219,4 milioni, in calo del 2,8% a cambi costanti. Le vendite di materiale a marchio (Porcelaingres in Germania, StonePeak in Usa, Granitifiandre, XTra) caratterizzate da maggiore redditività si attestano a 166,3 milioni (in flessione del 2,2% a cambi costanti). Il margine operativo lordo (ebitda) è di 30,1 milioni (-25,1%), mentre l risultato operativo (ebit), pari a 14,6 milioni, è calato del 42,3%. L'utile netto della capogruppo Granitifiandre è sceso a 7 milioni (8,7 milioni nel 2007) e il dividendo è stato fissato a 0,05 euro (0,15 nel 2008 e 0,12 nel 2007). Archiviato il 2008, il 2009 inizia con una buona notizia: il Commissariato Generale del Governo per l'Esposizione Universale di Shanghai 2010 ha annunciato una partnership strategica con Granitifiandre, che parteciperà alla costruzione del Padiglione italiano per l'Expo «Better city, better life». Granitifiandre realizzerà la pavimentazione dell'edificio progettato da Giampaolo Imbrighi. Tradotto in numeri il fatturato 2009 dovrebbe tornare a salire del 10% anche se: «lo scenario economico generale non permette previsioni puntuali» conclude Verdi.

Torna all'inizio


Soros: Nulla come prima, finisce un'era (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ATTUALITÀ Soros: «Nulla come prima, finisce un'era» Botta e risposta tra l'editor del Caijin di Pechino e il re della finanza. «La Cina sarà decisiva per la ripresa L'Ovest sta peggio» di Redazione - 21-03-2009 VISTO DA ORIENTE «Non torneremo al passato. È la fine di un'era per gli Stati Uniti, perché la loro prosperità era basata su premesse finanziarie fasulle. Ora tutto questo è crollato, né si può ricostruire. Mi auguro si possa ripartire da un sistema migliore». Così risponde George Soros, uno dei miti della finanza mondiale, alle domande di Ye Weichiang, giornalista del Caijing. Ed è questa una delle ragioni dell'importanza di questa intervista, da B&F riprodotta in sintesi per l'Italia, apparsa su una delle voci più libere ed autorevoli della Cina. Il Caijing (letteralmente «Rivista economica e finanziaria», quindicinale, 220 mila copie di vendita) è nato nel 1998 con l'obiettivo di fornire al mercato finanziario cinese un'informazione degna di una stampa indipendente. Nel 2003, un lungo reportage svelò i retroscena della febbre aviaria, nel 2008 l'editor Hu Shuli ha sfidato la censura (e la galera) per una lunga inchiesta sugli insider e le truffe alla Borsa di Shangai. In che cosa si differenza questa crisi dalle precedenti? Ho una mia teoria: la bolla immobiliare in sé non era altro che una piccola bolla ma ha provocato le conseguenze di una bomba atomica. Questo perché non è altro che l'ultima manifestazione di una bolla gigantesca, una superbomba che si è andata formando dagli anni Ottanta. Ecco perché questa non è una crisi come le altre. Si può cambiare il corso degli eventi? Ora sono fuori controllo. È esplosa l'intera struttura della finanza, l'intero sistema oggi sopravvive col sostegno pubblico. È necessario nazionalizzare? È un falso problema: le banche hanno perso il capitale, i privati non hanno i mezzi per sostituirlo. Deve farlo lo Stato, altrimenti, come con Lehman Brothers, le conseguenze sono incalcolabili. Così il governo ha deciso di muoversi per mantenerle artificialmente in vita. Ma non è abbastanza per farle rivivere sul serio. Bisogna ricapitalizzare sul serio, cosa che negli Stati Uniti si può fare. Altrove no, per cui la crisi sarà peggiore in periferia. A che punto è il dibattito? È evidente che il governo non intende ricapitalizzare le banche al punto di dar loro mezzi sufficienti per riattivare l'attività di credito. Quello che si sta facendo serve solo ad evitare il collasso. Ci sono ostacoli politici? Purtroppo l'amministrazione Bush ha speso 700 miliardi in interventi inutili. Ora è politicamente difficile trovare altri fondi. Quale sarebbe la terapia migliore? Io suggerisco di separare gli asset delle banche e lasciare che sia il loro capitale a far fronte, per primo, alle perdite. Poi si potranno investire fondi nei nuovi business della banca. Una volta separati i vecchi business da quelli nuovi, si creerà una banca nuova nella banca vecchia, non gravata dal peso di assets tossici. A quel punto si potranno attrarre nuovi capitali sia dal settore privato che da quello pubblico. E la nuova banca potrà riavviare un ciclo di attività creditizia normale. Ma qual è l'approccio di Washington? Il governo, fino alla fine di aprile, studierà i bilanci delle banche. Poi interverrà caso per caso. Viviamo una fase d'attesa. E dopo? Non sarà facile far ripartire la macchina: prima si dovrà riavviare il credito con fondi pubblici, ovvero creare moneta. Ma, fatto questo, il pericolo deflazione sarà sostituito da quello dell'inflazione. E allora si dovrà ridurre l'offerta di moneta a mano a mano che crescerà la domanda di credito. Insomma, ci saranno due fasi: prima, aumentare l'offerta di moneta per fronteggiare la caduta del credito disponibile; poi, in una seconda fase, ridurre l'offerta per padroneggiare l'aumento della domanda. Come valutare gli asset tossici? Non si devono valutare. Se li si divide e li si mette all'asta, allora si fa una valutazione. Ma se restano all'interno della banca, opportunamente capitalizzata, allora si può aspettare e permettere la graduale liquidazione degli asset. Allora si vedrà quale valore sarà rimasto ai vecchi azionisti. Probabilmente, un discreto valore nel lungo termine. Che pensa del piano Obama? Aiuterà a contrastare il declino. Bisogna ricapitalizzare le banche, aiutare l'immobiliare e, più importante ancora, fare qualcosa per il resto del mondo. Negli Usa il governo ha un certo credito e una certa forza. Altrove no. Molte banche dei Paesi emergenti sono controllate da istituti Usa o europei che stanno ritirando capitali. Cresce il rischio di insolvenze e di contagio a livello globale: Usa e Cina, i due Paesi più importanti, devono cooperare. Come vede la situazione cinese? Molto meglio di quella americana. Mi aspetto la ripresa in Cina entro la fine dell'anno. C'è voluto tempo per avere una risposta governativa forte, ma alla fine è arrivata. E se, come credo, non basterà, si faranno altri sforzi. Certo, non potete puntare ancora sull'export, ma sul rilancio della domanda interna, sia nelle infrastrutture che nei consumi. Spero che la Cina possa fornire abbastanza credito per far ripartire il resto dell'economia. Sicuramente a fine anno l'export soffrirà ancora, ma comincerà a dar segni di miglioramento. Sì, la Cina è in una situazione migliore: Usa ed Europa usciranno dalla crisi dopo. Quanto dopo? Il vecchio sistema è collassato. Si tratta di costruire qualcosa di nuovo. Anzi, un cambiamento radicale. Cosa pensa del piano cinese? Ripeto, probabilmente dovrete fare qualcosa di più. E investire nelle infrastrutture che, come l'attività manifatturiera rivolta all'export, sono ad alta intensità occupazionale. Il vostro vero problema è trovare un lavoro per la massa della popolazione. Ma potete avere anche un altro compito: risanare il sistema e collaborare a una nuova finanza. Né la Cina né l'America possono più far da sole. C'è un problema di regole? Se si vuole un sistema globale, occorrono regole globali. E dar vita ad autorità internazionali, al posto di quelle dei vari Paesi. Questa è un'altra grande sfida.

Torna all'inizio


Dazi large per un'economia Slim (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

SETTIMANA IN NUMERI Dazi «large» per un'economia Slim di Redazione - 21-03-2009 Non c'è pace per il Pil dello zio Sam. Ci mancava giusto la guerra commerciale con il Messico a gettare benzina sul fuoco che sta consumando gli Stati Uniti. In realtà è poco più di una lite condominiale tra vicini. Il governo della seconda economia dell'America Latina dopo il Brasile ha deciso di applicare un'ulteriore tassa ai prodotti importati dagli Usa. Alla faccia di tutti gli appelli contro il morbo del protezionismo lanciato dai Grandi del pianeta. Ma non si tratta di una manovra di tipo antidumping. Per il Messico è una ritorsione per il blocco del test, da parte degli yankees, relativo alla possibilità per camion e tir messicani di trasportare senza particolari restrizioni le merci sul suolo americano. Per ora la lista di beni puniti dai nuovi dazi, che oscilleranno tra il 10% e il 45%, è ristretta. Frutta e verdura, vino, succhi, occhiali da sole e poco altro. Poi si vedrà. In ogni caso la partita è potenzialmente enorme. Un dato su tutto: i flussi commerciali tra i due Paesi sono stati a gennaio (i numeri preliminari di febbraio sono attesi il 25 marzo) pari a 22,2 miliardi di dollari. Un livello che rende Mexico City il terzo partner commerciale al mondo di Washington. Dietro solo a Canada e Cina. Con numeri così grandi in gioco la stretta fiscale del Messico rischia di provovare un autogol. E certamente non aiuterà la già debole Borsa locale. Da inizio anno il Mexico Bolsa Index perde il 14%, con 30 titoli sui 35 del paniere in negativo. Magra consolazione i rialzi a due cifre di Banco Compartano e del Grupo Financiero Inbursa, la banca controllata dal miliardario Carlos Slim Helu, che pochi giorni fa ha messo a segno il balzo più forte dall'aprile 1994. Anche perché non si capisce se il risveglio dei finanziari messicani è vera gloria o un fuoco di paglia. Per lo strategist statunitense Guilherme Paiva gli istituti locali potrebbero beneficiare di un aumento dei prestiti ai consumatori, visto che questi hanno un basso livello di indebitamento. Mentre Peter Shaw di Fitch vede nero e sottolinea che la fiesta per le banche locali è finita, con i profitti in forte calo per almeno due-tre anni. Non resta che augurare buena suerte a tutti.

Torna all'inizio


- (segue dalla prima pagina) maurizio ricci (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 38 - Cronaca Le pile di nuova generazione sono il petrolio del futuro E la corsa a occupare il mercato rischia di diventare una guerra. Non solo in vista della crescita del mondo digitale ma anche per lo sviluppo del trasporto elettrico Un affare, quello delle auto, da 14 miliardi di dollari l´anno Il 95 per cento dei produttori è in Estremo Oriente, tra Giappone, Corea del Sud e Cina Aumentano gli accordi tra le case automobilistiche e chi costruisce generatori hi-tech (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) MAURIZIO RICCI (segue dalla copertina) La batteria l´abbiamo già inventata due volte. A stare a quanto dicono alcuni archeologi, un reperto di 2.500 anni fa, trovato a Baghdad nel 1932, un bastone di ferro infilato in un cilindro di rame, sarebbe, in realtà, una rudimentale pila. Con un po´ di liquido acido dentro, poteva generare una debole corrente elettrica, più o meno come un limone in cui abbiate infilato due striscette di rame e zinco, classico esperimento da scuola media. Probabilmente, serviva a lucidare il metallo, per far brillare il rame come oro. Per saltare dai falsi protostorici di bigiotteria alla pila vera e propria, comunque, bisogna aspettare l´Ottocento e Alessandro Volta. Seguono anni di vertiginoso progresso tecnologico. Nel 1859, siamo già alla prima batteria ricaricabile: la pila a piombo e acido solforico di Gaston Planté. E lì, più o meno, siamo rimasti. La batteria che, tutte le mattine, mette in moto (se non l´avete lasciata con i fari accesi) la vostra macchina è, ancora, in buona sostanza, quella di Planté. Esattamente come le pilette che alimentano, oggi, la nostra macchina fotografica sono sorelle di quelle con un conduttore solido, anziché liquido, che per primo realizzò Carl Gassner all´epoca di Bismarck. Bisognerebbe, insomma, inventare la batteria una terza volta. Invece, la pila resta, tuttora, sostanzialmente una scatola piena di elementi chimici che producono elettricità, secondo principi e processi, noti da decenni. Senza un salto di qualità, quindi, per dirla con Buchanan, siamo fermi agli ingegneri «che, ogni anno, strizzano qualche goccia di potenza in più dalla vecchia tecnologia». Questo non significa che non ci siano stati progressi significativi, che hanno reso possibili, tra l´altro, telefonini e computer portatili. Nel campo delle pile ricaricabili, abbiamo superato le batterie a nickel e cadmio (Ni-Cad), che avevano il non trascurabile difetto di doversi scaricare completamente, per potersi ricaricare completamente, perché la batteria memorizzava l´ultima carica ricevuta e, la volta successiva, non ne accettava di più. Siamo arrivati, negli anni ´90, a quelle a nickel e metallo (Ni-Mh) che contengono il 50 per cento di energia in più, rispetto a quelle al cadmio e che questo "effetto memoria" non ce l´hanno. L´ultimo grido sono quelle al litio (Li-ion) che contengono tre volte l´energia delle Ni-Mh e producono il doppio della potenza. Ultimo grido, tuttavia, è una esagerazione: le prime batterie al litio sono di trenta anni fa. E, rapportato al mondo digitale, il progresso nelle batterie rivela uno scompenso esponenziale. Il mondo digitale segue la legge di Moore (la potenza di un chip raddoppia circa ogni due anni), quello delle batterie le leggi naturali. Il risultato è che, come ha notato il mensile americano Wired, le prestazioni delle batterie sono aumentate di 8 volte in 150 anni. Quanto le prestazioni dei microchip aumentano, accrescendo di altrettanto la capacità potenziale dei computer e dei gadget elettronici, in soli sei anni. Per il mondo digitale, insomma, le batterie sono una zavorra storica. I tentativi per liberarsene, infatti, si moltiplicano. Ci sono le celle a combustibile, quelle che danno corpo al miraggio dell´era dell´idrogeno. O le nanotecnologie: tante nanobatterie da disseminare all´interno di un computer, rendendolo più efficiente, perché in grado di rispondere ai suoi diversi requisiti (l´hard disk non ha le stesse esigenze di potenza e voltaggio dello schermo, ad esempio). Per ora, però, tutte queste tecnologie restano nei laboratori. Il futuro prevedibile della batteria è legato alla tecnologia di oggi, quella del litio. Già nel 2005, il litio alimentava 50 milioni di portatili, 800 milioni di telefonini, 80 milioni di macchine fotografiche. Oggi, qualsiasi nuovo prodotto va a litio. Ed è sul litio, dunque, che si sta accendendo una vera e propria guerra industriale. In ballo, allo stato attuale, c´è un mercato globale da 80 miliardi di dollari, dominato dalle potenze dell´Estremo Oriente: Giappone, Corea del Sud, Cina. Se si crede alle proiezioni che fanno a Seul, nel giro di un paio d´anni, la quota di mercato del Giappone (Panasonic-Sanyo) dovrebbe scendere dal 65 al 51 per cento. Quella coreana (Samsung, Lg) salire dal 26 al 35 per cento, mentre quella cinese (Byd) restare intorno al 10 per cento. Buono o meno che sia lo scenario della spartizione, ciò che conta è che il totale delle tre potenze asiatiche farebbe il 95 per cento del mercato. Al resto del mondo resterebbero le briciole. Probabilmente, così andrebbe a finire se la posta in gioco fossero solo le batterie che alimentano il mondo digitale. Troppo poco perché si parli, come si comincia a fare, di "guerra delle batterie". Ma, allora, perché il piano di stimolo di Obama destina 2,5 miliardi di dollari per lo sviluppo di un´industria americana delle batterie? Due miliardi e mezzo di dollari a fondo perduto, per farsi largo in un mercato, già ampiamente presidiato, che cresce del 3-4 per cento l´anno e che ne vale in tutto 80 miliardi? La risposta è che la posta in gioco è molto più ampia: quel mercato da 80 miliardi di dollari è destinato ad esplodere presto. La tecnologia delle batterie è, oggi, cruciale, infatti, perché è la chiave dell´immagazzinamento di energia. Il futuro delle energie alternative è legato a doppio filo alla possibilità di immagazzinare energia, da distribuire anche quando vento e sole non ci sono. è il litio la risposta? Probabilmente no, date le quantità di energia coinvolte. Ma se il litio non serve per le centrali ed è una zavorra per il mondo digitale, c´è un altro settore, che non funziona secondo la legge di Moore, ma quella di natura. è un mercato grande e altrettanto assetato di energia: l´auto, dove le batterie al litio sono più leggere e più facilmente ricaricabili (per esempio alla presa elettrica del garage) di quelle al nickel usate nelle macchine ibride di oggi. Non passa settimana, senza che un´azienda automobilistica non annunci un accordo con qualche industria del settore per la produzione di batterie al litio: la Toyota con Panasonic (cioè con se stessa), la Gm con Lg, la Nissan con Nec, la Mercedes con Johnson Control-Saft. Tutte si posizionano per un futuro che sentono vicino. Un rapporto di un istituto americano, Lux Research, calcola che, se Obama riuscirà davvero a lanciare l´auto elettrica negli Usa, nel 2012 si potrebbe arrivare fino a 5 milioni di macchine vendute, che richiederebbero batterie per un controvalore di almeno 14 miliardi di dollari. Significherebbe, solo all´inizio, aumentare d´un colpo quasi del 20 per cento il mercato globale attuale. Ma c´è tutto questo litio? E quanto costerebbe? Lux Research valuta che, nell´ipotesi più probabile (3 milioni di auto elettriche vendute) occorrerebbero, per le loro batterie, quasi 4 mila tonnellate di litio, circa il 6 per cento dell´attuale produzione annua. Ma se le macchine fossero 5 milioni, con una percentuale più alta di plug-in, cioè ricaricabili in garage (che richiedono batterie con più litio), occorrerebbero 25 mila tonnellate, il 42 per cento della produzione annuale. A produrre, attualmente, però, sono solo Cile, Argentina e Cina. Secondo il servizio geologico americano, metà delle riserve mondiali di litio sono in Bolivia e non sono ancora state toccate. Detto in altre parole, Evo Morales e gli indios boliviani hanno riserve di litio pari a quelle esistenti in tutto il resto del mondo. Sono seduti su un tesoro. E lo sanno benissimo.

Torna all'inizio


la mia fede - tony blair (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 47 - Cultura LA MIA FEDE l´ex premier britannico tony blair parla di dio e delle sfide del xxi secolo cinque progetti per capire il mondo e la mia politica La "Abraham House" di Londra come luogo di incontro e di conoscenza La fondazione da lui promossa si pone l´obiettivo della comprensione interreligiosa Senza il pieno riconoscimento del peso delle religioni la nostra società sarà più povera Tutti i leader, siano essi esponenti religiosi o no, devono "agire a imitazione di Dio" TONY BLAIR La mia fede è sempre stata una parte fondamentale della mia politica. Quando ero premier ho ritenuto però più opportuno non strombazzarlo ai quattro venti, nel timore che si pensasse che cercavo di rivendicare una sorta di superiorità morale mia o del mio partito. Nelle rare occasioni nelle quali ho parlato di religione, c´è stata una tendenza a fraintendere le mie parole per adattarle alle finalità politiche altrui. Questo è il motivo per il quale "non ho agito a imitazione di Dio". Al termine del mio mandato, cercando in vario modo di dare un contributo personale a importanti temi di natura pubblica e politica, non ho più sentito la necessità di astenermi dal parlarne. In realtà, quanto più passava il tempo, tanto più mi ha colpito con sempre maggiore intensità un fatto: omettere di comprendere il potere intrinseco della religione significa non essere in grado di comprendere il mondo moderno. In Europa occidentale ciò potrebbe suonare molto anti-intuitivo. Altrove, pressoché ovunque, è invece evidente a tutti. Prendiamo brevemente in considerazione le statistiche: nel mondo si contano oltre due miliardi di cristiani, quasi un miliardo e mezzo di musulmani, più di 900 milioni di induisti, 400 milioni di buddisti, 24 milioni di sikh e 13 milioni di ebrei. Da queste stime sono esclusi i seguaci di altre confessioni religiose. Nella maggior parte dei Paesi queste cifre sono in aumento. In Africa, per esempio, nel 1900 c´erano dieci milioni di cristiani, diventati nel 2000 360 milioni, il più cospicuo aumento di sempre. Persone appartenenti a confessioni religiose diverse convivono sempre più a contatto tra loro: per farsi un´idea alquanto chiara del microcosmo religioso esistente al mondo è sufficiente passeggiare in pochi metri quadrati lungo molte strade del Regno Unito. La fede religiosa e le modalità con le quali essa acquista maggior rilievo ovunque potrebbero assumere la medesima importanza per il XXI secolo di quella che nel XX secolo ebbe l´ideologia politica. Potrebbe contribuire a guidare e sostenere l´era della globalizzazione, prestandole i suoi stessi valori, e avvicinando confessioni religiose e culture a una maggiore comprensione reciproca, incoraggiando la coesistenza pacifica. All´opposto, però, può essere in alternativa una forza reazionaria, che allontana gli individui proprio come la globalizzazione li spinge vicini gli uni agli altri. Quale ne sia l´esito, ciò significa che tutti i leader, siano essi esponenti religiosi o meno, devono "agire a imitazione di Dio". Ho fondato la Faith Foundation con l´obiettivo di promuovere un maggiore rispetto e una più profonda comprensione tra le principali religioni, per affermare e sostenere la causa della religione come forza orientata al bene, e per dimostrare ciò concretamente, incoraggiando iniziative interreligiose per affrontare e sconfiggere la povertà e i conflitti globali. Noi ci ripromettiamo di dimostrare l´importanza che la fede ha nelle sfide del XXI secolo e le potenzialità che essa offre per avvicinare le persone, non per allontanarle ulteriormente. Inizialmente, ci stiamo focalizzando su cinque importanti progetti e stiamo lavorando con partner di sei delle principali confessioni religiose. Primo: abbiamo messo a punto Faith Acts Together, un programma che coinvolge i sostenitori di oltre 30 Paesi in sei continenti. Superando le barriere religiose, stiamo lavorando nell´ottica di un obiettivo comune, quello di porre fine allo scandalo delle morti per malaria e contribuire così attivamente agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. In una prima fase lavoreremo in alcuni Paesi del continente africano, avvicinando le comunità di diverse confessioni per distribuire loro reti antimalaria per i letti e insegnando loro come utilizzarle, essendo queste il sistema più efficace e più economico per eliminare il tragico quanto evitabile bilancio di morti dovuti alla malaria. In seguito, a partire dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dal Canada, nomineremo 30 Faith Acts Fellows, giovani leader incaricati di dar vita a campagne e coalizioni ben radicate nelle varie confessioni religiose per sostenere il lavoro in Africa direttamente sul campo. In secondo luogo, abbiamo dato vita a Face to Faith, un programma scolastico interreligioso mirato a contrastare l´intolleranza e l´estremismo: ciò farà sì che le classi di tutto il mondo siano collegate tramite videoconferenze ben organizzate e accessibili. I bambini di una data confessione religiosa e una data cultura avranno la possibilità di interagire con i bambini appartenenti ad altre culture e religioni, vivendo così la preziosa esperienza reciproca di comprendere la mentalità e la vita altrui. Il programma prevede di concentrare l´attenzione sui principali argomenti contemporanei, quali l´ambiente, indagando che cosa possono offrire le grandi tradizioni religiose per contribuire alla risoluzione di queste tematiche. Il programma pilota è attualmente in corso in cinque Paesi di tre continenti. Terzo: stiamo perfezionando una comprensione più approfondita e intellettuale delle dinamiche della religione e della globalizzazione. La mia fondazione e l´università di Yale hanno dato vita a un corso dedicato a questa tematica, in riferimento alla quale io stesso ho tenuto insieme ad altri docenti alcune lezioni nell´ultimo trimestre. Nostro obiettivo è dar vita a un dibattito globale su questo argomento tra una decina di università di alto livello. Al momento stiamo chiarendo le modalità con le quale altre tre di esse potranno dar vita a questo stesso corso, e altre ancora seguiranno. Ciascuna università contribuirà al programma con le proprie tradizioni intellettuali e la propria prospettiva regionale, e tutte indagheranno nello stesso modo i rapporti tra la religione e l´economia, la politica e la società, e come le grandi religioni possano fare di più per rendere maggiormente a misura d´uomo il mondo globalizzato. Nell´ambito di tutto ciò, stiamo altresì indagando la questione dei valori e del sistema finanziario alla luce della crisi finanziaria, esaminando in che modo i nostri sistemi finanziari possano essere rimessi in rapporto con alcuni valori di base dai quali essi si sono in buona parte distanziati. Abbiamo dato il nostro contributo al dibattito globale in occasione della conferenza di Parigi del presidente Sarkozy e al World Economic Forum, e adesso stiamo cercando di scoprire in che modo tradurre tutto ciò in realtà e azione concreta. Infine, stiamo lavorando con la Coexist Foundation e l´università di Cambridge per realizzare l´idea dell´Abraham House, un luogo di incontro a Londra a livello internazionale per le tre religioni di Abramo, ma aperta altresì a seguaci di qualsiasi fede o anche nessuna. Essa darà rilievo nazionale e internazionale a un movimento di pensiero ed esplorazione critica, il che implicherà nuove iniziative e una conoscenza più approfondita. Copyright New Statesman Traduzione di Anna Bissanti

Torna all'inizio


Nordcorea/ Pyongyang conferma arresto di due giornaliste Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pyongyang, 21 mar. (Apcom) - Il governo di Pyongyang ha confermato l'arresto di due giornaliste americane, avvenuto il 17 febbraio scorso. Le due donne, Laura Ling e Euna Lee sono scomparse tre giorni fa nella zona di confine fra Cina e Corea del Nord e - stando ad alcune testimonianze - sarebbero stati catturate da militari nordcoreani. Secondo quanto riporta il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo altri due membri della troupe - una guida e l'operatore Mitch Koss - avrebbero eluso la cattura ma sarebbero stati trattenuti dalle autorità cinesi. Ling si era recata nella zona per intervistare i rifugiati nordcoreani fuggiti dal Paese: "Molte storie tristi", aveva scritto sulla sua pagina web.

Torna all'inizio


Salute/ Cina: no sostanze cancerogene in prodotti (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pechino, 21 mar. (Ap) - Le autorità sanitarie cinesi hanno assicurato che i prodotti per bambini con marchio Johnson & Johnson non contengono sostanze cancerogene, come per esempio la formaldeide, come invece era stato denunciato da un'associazione Usa. Lo sciampo per bambini J&J compariva in una lista di prodotti cosmetici ritenuti pericolosi dal gruppo "Campagna per cosmetici sicuri".

Torna all'inizio


L'industria resti in primo piano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-21 - pag: 8 autore: INTERVENTO L'industria resti in primo piano di Peter Mandelson * T utti riconoscono che la crisi creditizia solleva importanti domande sul ruolo dello Stato nell'economia e nelle misure di rilancio affinché l'economia europea ritrovi la strada verso la crescita. La crisi ha inoltre promosso un nuovo dibattito sul modo in cui viene condotta la politica industriale in Europa. Pur essendoci un massiccio fallimento del mercato al centro del credit crunch, dobbiamo stare molto attenti al tipo di deduzioni che ne traiamo. La crisi non ha screditato la tesi secondo cui la competizione su mercati aperti è ciò che dà forza alle imprese. Non ha minato le ragioni per le quali i mercati aperti rappresentano una gratificazione molto maggiore che non un mercato europeo diviso. Né ha messo in dubbio le motivazioni contro gli aiuti ad aziende o settori al semplice scopo di mantenere l'occupazione o creare dei "campioni" nazionali. Eppure si è invocato il credit crunch a difesa di un ritorno a tutto questo. Il rischio insito in una recessione è che le argomentazioni per un comportamento diverso o migliore dei governi diventano argomentazionia favore di un maggiore interventismo. Fondamentalmente, essa diventa il pretesto per risuscitare le argomentazioni in favore del protezionismo, un'esperienza screditata da trent'anni di storia in Europa. Dobbiamo perciò essere molto sospettosi rispetto ai Colbert del credit crunch. Credit crunch significa che dobbiamo esaminare attentamente il modo in cui il governo regolamenta i mercati finanziari. è anche vero che valuteremo di nuovo il ruolo del governo, e la politica monetaria in particolare, nel contenere l'instabilità dei mercati. Ma il credit crunch, da solo, non è il motivo per cui dobbiamo pensare con attenzione alla politica industriale in Europa - il vero slancio per un nuovo attivismo industriale proviene dalla realtà della globalizzazione. Nel corso dell'ultimo decennio, le imprese europee si sono assicurate vantaggi comparativi in cima alla supply chain mondiale. Il prossimo decennio esigerà una concentrazione ancor maggiore su questi punti di forza. L'Europa paga stipendi alti e, per questo, deve fare in modo che le merci e i servizi che vende presentino un alto valore aggiunto. Ciò significa che i punti di forza fondamentali delle imprese europee devono consistere in un alto livello di conoscenza, creatività e sofisticazione tecnica. Esse devono sviluppare ulteriormente i lavoratori più specializzati del mondo, potersi affidare a infrastrutture digitali e materiali di livello mondiale e trarre vantaggio da un ambiente normativo concepito per facilitare lo sviluppo di aziende forti. è qui che il ruolo del governo diventa fondamentale, perché non si tratta di cose che i mercati forniranno. Questo è lo spazio che deve essere riempito dall'attivismo industriale. Nel decennio passato l'idea di fondo diffusa in Europa era che la sfida centrale fosse la liberalizzazione sul lato dell'offerta dell'economia. Questo resta vero. Ma dobbiamo anche fornire gli strumenti utili a questo fine. Certo, è vero che in qualche modo stiamo già facendo queste cose in Europa. Maè giunto il momento di valutare di nuovo quanto bene le stiamo facendo. Gran parte di questo lavoro sarà incentrato sul settore produttivo, che costituisce una parte imponente del nostro futuro. Ma il nostro obiettivo non deve essere il mantenimento artificioso dell'industria manifatturiera europea come linea di principio, certamente non dell'industria manifatturiera a basso costo o labour intensive. Dobbiamo esaminare il nostro vantaggio competitivo di lungo periodo. L'industria manifatturiera in Europa continua ad avere successo anche di fronte alla più dura competizione globale. Non richiede protezione. Ha bisogno di risorse ottimali a cui attingere per competere. Il nostro compito consiste nel garantire che l'industria europea sia dotata di manodopera specializzata, di università innovative e del sostegno della ricerca e sviluppo. Il nostro compito consiste nel fare dell'Europa il luogo migliore al mondo in cui creare imprese e sviluppare beni e servizi, soprattutto in settori come il basso consumo di anidirde carbonica. La prossima Commissione Europea si troverà alle prese con un'Europa il cui obiettivo primario sarà quello di ritrovare la propria via verso la crescita. La politica industriale dovrà esserne una componente. La nostra sfida consiste nel dare alle nostre imprese strumenti migliori per affrontare la competizione globale, mantenendo l'integrità del mercato unico europeo, le sue robuste regole sulla competizione e i suoi divieti contro le tentazioni di intervento statale. Nulla di quanto è accaduto nello scorso anno ne ha posto in dubbio il valore fondamentale. Il credit crunch ci ha dato una direzione, ma i motivi a favore di un nuovo attivismo industriale sarebbero gli stessi anche se non si fosse mai verificato. è quello che gli europei si aspettano dal governo che li aiuta a vivere e a competere in un'economia globale. * Ministro delle Attività produttive britannico COMPETITIVITà Il credit crunch non deve farci dimenticare che la priorità è l'innovazione

Torna all'inizio


Se Renault torna in Francia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-21 - pag: 12 autore: ... DISTORSIONI PUBBLICHE Se Renault torna in Francia E c colo finalmente, in tutto il suo splendore, il ritorno dello Stato francese, pronto a far girare all'indietro l'orologio impazzito della globalizzazione. Renault, beneficiaria come Peugeot di generosi aiuti pubblici per sopravvivere alla crisi, riporta a casa- dalla Slovenia- la produzione della Clio II. Nonostante il gruppo automobilistico abbia precisato che non si tratta di una rilocalizzazione, ma di un riequilibrio della produzione per far fronte alla crescente domanda di utilitarie in Francia e Germania, resta il sospetto di una decisione non puramente industriale. Un sospetto forte e legittimo poiché in altri tempi una simile capacità produttiva la si sarebbe senz'altro cercata (e trovata) nei Paesi dell'Est, a maggior ragione per le utilitarie, dove i margini sono risicatissimi. Il sostegno dello Stato francese all'auto ha dunque un prezzo che va ben oltre i tassi d'interesse da rimborsare sui prestiti pubblici.Si paga con una minore autonomia di gestione e con scelte strategiche che sul medio-lungo termine potrebbero rivelarsi economicamente dannose.

Torna all'inizio


Baby boom, l'America tenta il bis (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-21 - pag: 13 autore: Baby boom, l'America tenta il bis Record di nati nel 2007: oltre 4 milioni nonostante un welfare «poco amichevole» di Francesco Billari D a cinquant'anni a questa parte, Malia e Sasha sono le più giovani residenti alla Casa Bianca. Sono, inoltre, tra i numerosi bambini che contribuiscono alla continua crescita della popolazione statunitense. La demografia ha un numero "magico": 2,1. è il numero medio di figli per coppia (o per donna, nel calcolo delle statistiche) necessario per riprodurre una generazione, mantenendo un equilibrio della popolazione (senza contare le migrazioni). I dati recentemente pubblicati negli Usa sul 2007 confermano che per il secondo anno consecutivo il numero medio di figli per coppia è pari, quasi magicamente, proprio a 2,1. Da cinquant'anni a questa parte, per la prima volta gli Stati Uniti superano il numero annuo di nati del picco del baby boom: 4,317 milioni.Sembra difficile spiegare l'abbondanza di childrens guardando dalla vecchia Europa, ma anche dalla Cina e dal Giappone. Siamo infatti abituati a pensare, anche grazie a ricerche ben condotte, che si fanno figli laddove esistono politiche sociali che consentano di combinare lavoro e famiglia, oppure che sostengono economicamente le famiglie con figli. Il welfare amichevole nei confronti dei bambini e delle donne sarebbe la chiave per spiegare i livelli di fecondità quasi " americani" della Francia (2,0 nel 2007), contro i bassi livelli di Germania, Italia o Giappone (tra 1,3 e 1,4). Ma negli Usa il welfare è "poco amichevole" per definizione: come spiegare la fecondità da equilibrio? I motivi sono essenzialmente tre. Primo, i figli si fanno da più giovani, e dunque se ne fanno di più. Si diventa spesso genitori da teenager (10,5% dei nati sono da mamme meno che ventenni): questo welfare debole paradossalmente "aiuta" la fecondità. Per vasti segmenti della popolazione l'unico sogno, già a 15 o a 18 anni, è infatti veder crescere un figlio che potrà farcela. Comunque, anche i ceti più privilegiati hanno una fecondità più precoce rispetto all'Italia,dove come sappiamo ogni passaggio all'età adulta (ivi compreso diventare genitori) avviene più tardi. Secondo, la cultura pesa: sopra la media spiccano sia gli ispanici (3,0 figli per donna) sia i nuovi tradizionalisti religiosi (lo Utah dei Mormoni nel 2006 ha il livello più alto tra gli Stati, 2,6). Terzo, il libero mercato contribuisce anche alla più alta natalità. Aiutano la flessibilità del mercato del lavoro e degli orari di vita, lo spazio meno costoso, ma forse anche un atteggiamento più imprenditoriale, più propenso al rischio, nelle scelte familiari. L'esempio Usa mostra come nei Paesi ricchi oggi per avere un equilibrio demografico non è assolutamente necessario avere un welfare forte. Tutto a posto allora? Niente affatto: a una società dinamica e orientata al futuro non basta avere tanti bambini se essa non è in grado di farli crescere come adulti consapevoli e produttivi. Proprio questo è il rischio principale del debole welfare statunitense. Giustamente Obama ha puntato, almeno in campagna elettorale, sugli investimenti in istruzione e sanità oltre che sulla crisi economica. Nella nazione della libera scelta, si è finora ignorato che i bambini non possono essere "liberi" discegliere sul mercato né l'assicurazione sanitaria né la scuola. Si è sempre pensato che fosse ovvio far scegliere ai genitori. Ma i genitori, sappiamo, non sempre possono scegliere nell'interesse del figlio, e a volte anche quelli che possono semplicemente non lo fanno. Inoltre, le diseguaglianze si perpetuano e si moltiplicano quando la famiglia d'origine influenza molto l'accesso sanità e istruzione di qualità. Gli Stati Uniti hanno un tasso di mortalità infantile nettamente superiore rispetto ai Paesi di ricchezza paragonabile; la struttura della famiglia d'origine ha un effetto più elevato sugli esiti scolastici rispetto ad altri 24 Paesi Ocse studiati nell'indagine Pisa 2003. I dati sulle nascite sono tempestivi: quelli appena usciti si riferiscono al 2007. Nonè affatto chiaro quale sarà la reazione demografica alla profonda crisi economica attuale, e quanti saranno i nati del 2008, del 2009 e dei prossimi anni. Ma anche se al boom seguisse un baby bust, rimarrà per gli Usa la generazione di nati più numerosa della storia. è dunque fondamentale puntare oggi all'estensione dell'accesso all'istruzione (anche quella precedente la scuola primaria, tanto latitante oggi quanto fondamentale per la costruzione della persona) e alla copertura sanitaria dell'intera popolazione sotto i 18 anni. Sarebbe altrimenti un immenso spreco per un Paese che sul capitale umano ha costruito la propria fortuna. www.cdc.gov/nchs/data/nvsr/ nvsr57/nvsr57_12.pdf. Lo studio sulle nascite negli Usa al 2007 Uwww.pisa.oecd.org/dataoecd/5/45/35920726.pdf. L'analisi dei dati Pisa-Ocse IL SALTO DI CLASSE Nelle fasce della popolazione meno abbiente l'unico sogno, già a 15 o 18 anni, è far crescere un bimbo che possa avere successo nella società A Washington. La piccola Sasha Obama, 8 anni ( nella foto) la più giovane inquilina (insieme alla sorella Maila, 11 anni) della Casa Bianca da 50 anni ad oggi AP/LAPRESSE

Torna all'inizio


Entro il 2050 due miliardi di persone in più (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-21 - pag: 13 autore: Scenari. La carica dei poveri Entro il 2050 due miliardi di persone in più di Joel E. Cohen * L a rapida crescita della popolazione globale non è terminata: oggi l'aumento si aggira attorno ai 75-80 milioni di persone l'anno, cioè una nuova popolazione pari a quella statunitense che va ad aggiungersi a quella mondiale ogni quattro anni circa. Se per arrivareal miliardo di persone c'è voluto dall'inizio dei tempi fino ai primi del XIX secolo, oggi per aggiungere un miliardo di esseri umani agli abitanti del mondo bastano solo 13-14 anni. Si stima che la popolazione mondiale toccherà i 9,2 miliardi entro il 2050, a seconda dei tassi futuri di natalità e di mortalità. Quest'aumento che si prospetta tra il 2009 e il 2050 supera da solo i due miliardi, che era la popolazione totale del mondo nel 1930. Le scelte di pianificazione familiare compiute oggi e domani contribuiranno a determinare la dimensione futura della popolazione umana. Nell'improbabile eventualità che la fertilità si mantenga ai livelli attuali, senza alcun declino, la popolazione arriverà nel 2050a 11,9 miliardi, quasi raddoppiando rispetto ai6 miliardi del 1999. La proiezione dei 9,2 miliardi presuppone che la pianificazione familiare sarà praticata più ampiamente e che la tendenza verso famiglie più piccole si consoliderà. Ma se, rispetto a quest'ipotesi, in media una donna su due avesse un figlio in più, la popolazione mondiale potrebbe raggiungere nel 2050 i 10,8 miliardi; mentre se in media una donna su due avesse un figlio in meno,la popolazione mondiale potrebbe essere nel 2050 di 7,8 miliardi.Una differenza di un singolo figlio per donna da oggi al 2050 modifica dunque la proiezione di tre miliardi, ossia l'equivalente dell'intera popolazione mondiale del 1960. L'intera crescita della popolazione nei prossimi 45 anni dovrebbe avvenire virtualmente nelle regioni che oggi sono meno sviluppate economicamente. Tra il 2005 e il 2050 la popolazione come minimo triplicherà in Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Ciad, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Timor Est, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger e Uganda. Questi Paesi sono trai più poveri della Terra. A dispetto degli elevati tassi di mortalità in ogni fascia d'età, le popolazioni dei Paesi meno sviluppati crescono più velocemente di quelle dei Paesi ricchi, perché nei primi gli indici di natalità sono molto più alti che nei secondi. Metà dell'incremento demografico globale si verificherà in appena nove nazioni. Elencate secondo l'ordine di grandezza del loro contributo stimato, sono India, Pakistan, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Uganda, Stati Uniti, Etiopia e Cina. Al contrario,sono 51i Paesi o le aree –per la maggior parte fra quelle più sviluppate economicamente – che vedranno ridursi la loro popolazione tra oggi e il 2050. La Germania dovrebbe scendere da 83 a 79 milioni di persone, l'Italia da circa 60 a 51 milioni, il Giappone da 128 a 112 milioni. Ma il caso più drammatico è quello della Federazione Russa, che passerà da 143 a 112 milioni, ritrovandosi con una popolazione numericamente di poco inferiore a quella del Giappone. Le migrazioni hanno uno scarso effetto immediato sulle dimensioni della popolazione globale, ma potrebbero contribuire al rallentamento della sua crescita. I migranti che si spostano da regioni ad alta fertilità a regioni a bassa fertilità spesso adottano, così come i loro figlie nipoti, i modelli della nuova patria, anche se con un certo ritardo. Si stima che tra il 2005 e il 2050 le regioni più sviluppate registreranno l'afflusso di circa 2,2 milioni di nuovi immigrati all'anno,circa la metà dei quali diretti negli Usa. Ipotizzando che i recenti livelli di migrazione si mantengano inalterati, i 98 milioni di migranti che secondo le stime si sposteranno verso le regioni sviluppate nel periodo 2005-2050 compenseranno in larga misura la prevista perdita di 73 milioni di persone in quelle aree. Queste proiezioni, però, presentano un margine d'incertezza ancora più grande di quelle relative agli indici di natalità e morta-lità, perché le future tendenze migratorie internazionali sono soggette - più della maggior parte delle altre variabili demografiche - alle scelte politiche dei Governi nazionali, il che rende evidentemente più difficile avanzare delle previsioni. * Rockefeller e Columbia University

Torna all'inizio


Acciaio, produzione al rallentatore (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-21 - pag: 46 autore: Siderurgia. Nei dati World Steel Association la flessione in febbraio è stata del 22% rispetto all'anno precedente Acciaio, produzione al rallentatore La Cina resta con segno positivo ma il suo export accusa un tracollo Roberto Capezzuoli Le statistiche sulla produzione siderurgica mondiale relative a febbraio confermano la situazione di affanno già evidente il mese precedente. Il rapporto pubblicato ieri dalla World Steel Association ( Wsa) segnala per febbraio un calo complessivo del 22% rispetto a dodici mesi prima. Nei 66 Paesi monitorati, il totale è stato di 84 milioni di tonnellate. La flessione è solo in parte giustificata dal fatto che nel 2008 febbraio contava 29 giorni. Tra i grandi produttori, unicamente la Cina mostra un segno più, mentre altrove si va dal- 54,2% degli Stati Uniti al -11,5% dell'India, passando per il -39,9% registrato dalla produzione italiana, ferma in febbraio a 1,7 milioni di tonnellate. La contrazione della domanda ha esercitato quindi un impatto evidente sul risultato dei primi due mesi dell'anno: il totale è di 170,3 milioni di tonnellate, in diminuzione del 22,9%, tanto da rendere ottimistica la previsione dell'ultimo sondaggio Reuters, secondo cui il 2009 vedrà una riduzione del 9% soltanto (e sarà la prima volta da undici anni). Dalle cifre Wsa emerge un evidente rafforzamento della supremazia delle imprese siderurgiche asiatiche: ai primi tre posti svettano Cina, Giappone e India, mentre gli Usa scivolano dal terzo al quinto posto, sorpassati in graduatoria anche dalla Russia. A seguire si piazzano Corea del Sud, Germania, Ucraina, Brasile e Italia, tutti Paesi interessati comunque da un forte rallentamento dell'attività rispetto al primo bimestre dello scorso anno. Pechino resta largamente in testa (come si vede nel grafico), ma non senza problemi. In marzo infatti la Cina pare destinata a tornare, dopo tre anni, una importatrice netta di acciaio, a causa del tracollo della domanda dall'estero. Al London Metal Exchange l'andamento del future sulle billette per il Mediterraneo offre indicazioni analoghe: il contratto con scadenza tre mesi oscilla intorno a 290 dollari per tonnellata, contro i 520 dollari dell'inizio di ottobre. Simile il riscontro del Metal Bulletin, le cui rilevazioni per i coils laminati a caldo mostrano prezzi dimezzati in nove mesi. Le chiusure che hanno costellato i comunicati di molte imprese produttrici hanno avuto un effetto rilevante anche sui prezzi delle leghe usate in siderurgia, con il ferrotungsteno che ha perso in sei mesi il 18%, atterrando a 26-28 dollari per kg sul mercato spot europeo, e con il ferromolibdeno in calo addirittura dell'84% nello stesso periodo, a 21-22 $/kg. Le stime offrono una solida arma alle acciaierie per convincere le società minerarie a ridurre i costi delle forniture più importanti, quelle di carbone da coke (si veda l'articolo a fianco) e soprattutto quelle del minerale di ferro. ASIA DAVANTI A TUTTI La caduta negli Stati Uniti (-53,5% nei primi 2 mesi) favorisce il sorpasso dell'India, al terzo posto alle spalle del Giappone

Torna all'inizio


<Intenzione buona, ma poco tempo> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-21 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Israele/1 L'ex rappresentante all'Onu Gillerman «Intenzione buona, ma poco tempo» L'intenzione è buona, valuta Dan Gillerman, è il tempo che manca: «Entro l'anno l'Iran avrà l'atomica». Diplomatico con una lunga esperienza da mediatore (anche con il Libano nel 2006), già rappresentante permanente di Israele all'Onu, Gillerman ha ascoltato ieri il messaggio del presidente Usa che offre «un nuovo inizio» a Teheran. «Apprezzo la volontà di Obama di voler dare una chance alla diplomazia — dice —. è quello che vogliamo tutti e che tentiamo di fare da anni. Mi chiedo, però, se abbia tenuto conto dell'elemento più importante: l'urgenza». I rapporti dell'intelligence ai quali ha avuto accesso Gillerman dicono che la Repubblica islamica «è molto vicina al punto di non ritorno: entro la fine del 2009 avrà il know-how e la capacità tecnica per costruire la bomba atomica». Un rischio per l'interna comunità internazionale, sottolinea: il regime iraniano «non è solo disposto a premere il bottone contro Israele, ma è anche abbastanza folle da consegnare l'atomica a gruppi di terroristi come Al Qaeda». «Obama ha fatto bene a rivolgersi alla popolazione — continua— che ha un'alta percentuale di giovani, molti con un'istruzione universitaria. Se ci fosse il tempo, non si potrebbe escludere un rovesciamento di regime. Ma il tempo non c'è. Bisogna fissare una scadenza». Il consiglio che l'ambasciatore dà a Washington è, in prima battuta, «coinvolgere al tavolo delle trattative Russia e Cina, cruciali per fare pressione su Teheran». Subito dopo, «stabilire una deadline, altrimenti assisteremo al solito copione: l'Iran è maestro nel tirare per le lunghe i negoziati continuando nei suoi piani». Gillerman immagina una scadenza «a sei mesi», per esempio, superati i quali «se Teheran non onora gli impegni presi, entrano in gioco tutte le altre opzioni. Inclusa quella militare». Alessandra Coppola

Torna all'inizio


L'ECONOMIA globalizzata in chiave di techno-thriller. Il ruolo dei cattivi spetta a una... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sabato 21 Marzo 2009 Chiudi L'ECONOMIA globalizzata in chiave di techno-thriller. Il ruolo dei cattivi spetta a una banca che traffica in missili. Quello dei buoni a due agenti segreti così stakanovisti da non concedersi nemmeno un flirtino. Naturalmente mentre Owen e la Watts indagano, sparano, si preoccupano, le città scorrono vorticose. Ma accanto a Istanbul e New York, ecco a sorpresa il Pirellone di Milano. Da cui un cecchino fa fuori un leader molto alla Berlusconi (Luca Barbareschi), dando il via a un mega-complotto che coinvolge perfino le redivive Brigate Rosse. Difficile prendere sul serio questa parodia involontaria di un genere ormai datato. Ma se all'estero ormai ci vedono così, c'è da riflettere. In 19 sale (vedi rubrica Le Trame)

Torna all'inizio


Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-21 num: - pag: 42 autore: di FAREED ZAKARIA categoria: REDAZIONALE LE CRITICHE ALLA NUOVA POLITICA ESTERA USA Se Obama spaventa i profeti dell'arroganza A lla conclusione del suo mandato, in politica estera George W. Bush poteva contare su ben pochi difensori. Persino i commentatori più conformisti concordavano quasi all'unanimità che gli anni di Bush erano stati caratterizzati da arroganza e incompetenza. «Il difetto principale del presidente Bush è stato quello di vedere in bianco e nero le molte aree grigie della sicurezza nazionale e degli affari internazionali», secondo un editoriale del Washington Post. Persino Richard Perle, il guru dei neocon, ha ammesso di recente che «Bush non è mai riuscito a far decollare una politica efficace né nella difesa, né nei rapporti con l'estero». Si sperava che il presidente Obama avrebbe abbandonato le posizioni ideologiche più rigide del suo predecessore. Ma, ammoniva il Washington Post, «non sarà facile disfare quanto è stato messo in piedi da Bush ». In realtà, benché impegnata soprattutto con la crisi economica nei suoi primi 50 giorni di governo, l'amministrazione Obama è riuscita a mettere a segno importanti successi in politica estera. Obama ha annunciato la chiusura di GuantÁnamo e decretato la fine di qualsiasi avallo ufficiale della tortura. Nella sua prima intervista a una rete televisiva araba, in veste di presidente, Obama ha ribadito che il mondo musulmano va trattato con rispetto, affermazione premiata dai commenti entusiasti di giornalisti e politici arabi, solitamente ostili agli Stati Uniti. Hillary Clinton, dal canto suo, ha fatto più strada nelle poche settimane in carica rispetto a molti dei suoi predecessori dopo mesi al ministero degli Esteri, e ai gesti simbolici di apertura e disponibilità sono seguiti colloqui concreti. Il governo ha mostrato la volontà di aprire negoziati con regimi difficili, come la Siria. La Clinton ha affermato pubblicamente che gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con la Cina per risolvere la crisi economica e i problemi legati all'ambiente e all'energia, malgrado le divergenze sui diritti umani. Ha inoltre fatto balenare la prospettiva di un rapporto più costruttivo con la Russia. Obama si dichiara disposto a trattare con alcuni elementi dei talebani, nel tentativo di isolare il nocciolo duro dei jihadisti. Sono passi piccoli, passi iniziali, ma vanno tutti nella direzione giusta e meriterebbero un elogio unanime. Ma no, l' establishment di Washington appare impaurito e assillato da mille ansie davanti alla nuova linea politica del governo. La reazione dei conservatori è apparsa quasi comica nella sua foga. A sole due settimane dal giuramento di Obama, Charles Krauthammer ha messo insieme un fascio di azioni e dichiarazioni russe — molte delle quali risalenti ad anni addietro — per classificarle tutte come «provocazioni spudorate» e poi accusare il presidente di non aver fatto nulla per controbatterle. La «diplomazia in ginocchio» di Obama, tuonava Krauthammer, ha messo in moto una reazione a catena che ha provocato catastrofi da un punto all'altro del globo. Il governo pakistano, per esempio, avendo avvertito chiaramente la debolezza di Washington, «ha capitolato davanti ai talebani» nella valle di Swat. Ovviamente Krauthammer non aveva avuto sentore dei molti accordi siglati dal Pakistan con i talebani nel corso degli ultimi tre anni - — vale a dire sotto il mandato di Bush — accordi elaborati in tutta fretta, a condizioni sfavorevoli e con risultati ancora peggiori. Molti analisti, di solito intelligenti, si sono uniti al coro di preoccupazioni. Leslie Gelb, autrice di un libro acuto e intrigante, Le regole del potere, dichiara che i commenti di Hillary sulla situazione dei diritti umani in Cina erano corretti, ma è stato un errore esternarli in pubblico. Peter Bergen della Cnn afferma che «negoziare oggi con i talebani rischia di destabilizzare ulteriormente l'Afghanistan ». «Si cambia tattica, tanto per cambiare», scrive la Gelb, con qualche rimpianto. Che dire? Magari ci fossimo tenuti le strategie di Bush, che stavano funzionando così bene! Consideriamo la mossa iniziale con la Russia. La classe politica di Washington è concorde nel ritenere che il programma nucleare dell'Iran rappresenta la massima sfida per la nuova amministrazione. Molti dubitavano che Obama avrebbe preso sul serio la questione, ma lo ha fatto, chiedendo sanzioni più efficaci, aprendo a sorpresa ai dirigenti iraniani con il videomessaggio di ieri e nel frattempo avviando il dialogo con la Russia. L'unica potenza esterna che possa vantare qualche influenza reale su Teheran è appunto la Russia, che sta costruendo il reattore nucleare iraniano e lo rifornisce di uranio. Appare pertanto utile saggiare la possibilità che Mosca faccia pressione sugli iraniani, voi che ne dite? Sbagliato. Il Washington Post ha reagito insinuando che Obama potrebbe arrendersi al potere russo. Il suo errore è stato quello di accennare, in una lettera al presidente russo, che se Mosca si attiverà per scoraggiare attacchi missilistici da Teheran, gli Stati Uniti non si sentiranno costretti a installare i loro sistemi difensivi in Polonia e nella Repubblica Ceca — ideati appunto per fare da scudo ai missili iraniani. Il ragionamento è di una logica elementare. A mio avviso, mi pare inoltre un ottimo baratto, dato che in questo momento la tecnologia di uno scudo missilistico contro l'Iran è tuttora, nelle parole di un esperto citato da Gideon Rachman del Financial Times, «un sistema che non può funzionare, contro una minaccia che non esiste, e finanziato con i soldi che non abbiamo ». Il problema della politica estera americana va ben al di là di George Bush e comprende tutta la classe politica di Washington, tanto avvezza all'esercizio dell'egemonia americana che ogni compromesso appare un tradimento e ogni negoziato un cedimento. Gli altri paesi non possono vantare interessi legittimi propri e le richieste russe sono per definizione inaccettabili. L'unico sistema per trattare con tali paesi è quello di emettere una serie di condizioni massimaliste. Ma questa non è politica estera, è politica imperiale. E non ha nessuna possibilità di funzionare nel mondo di oggi. © Newsweek 2009 Traduzione di Rita Baldassarre

Torna all'inizio


maxi-esercitazione di protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 2 - Gorizia Maxi-esercitazione di Protezione civile Sarà un week- end decisamente intenso per i volontari della Protezione civile comunale del capoluogo isontino che si stanno già preparando per una maxi-esercitazione generale che si svolgerà a partire da domani mattina. L'esercitazione, che va in scena con cadenza annuale, vedrà impegnati numerosi volontari goriziani che saranno guidati dal coordinatore della protezione civile comunale del capoluogo isontino, Giacomo Preite. L'appuntamento è fissato per domani a partire dalle 9: l'esercitazione generale della Protezione civile goriziana si svolgerà nell'area dell'ex polveriera di Lucinico. I volontari saranno chiamati a esercitarsi nelle modalità di intervento antincendio e antialluvioni, ma anche in specifici interventi boschivi. «Si tratta di una esercitazione generale della Protezione civile goriziana che si svolge con cadenza annuale - spiega l'assessore comunale alla protezione civile e all'ambiente Francesco Del Sordi - e che consentirà di mettere in pratica interventi utili a fronteggiare situazioni di emergenza a partire da incendi, inondazioni e alluvione, attraverso l'impiego di macchinari specifici come pompe e motopompe». «Inoltre - conclude l'assessore - saranno attuate nell'esercitazione anche azioni che servono per operare in ambito boschivo e che prevedono l'utilizzo delle motoseghe».

Torna all'inizio


Carraro, a rischio nel 2009 quasi il 30% dei ricavi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Veneto" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: ECOVUOTA - data: 2009-03-21 num: - pag: 14 categoria: REDAZIONALE Carraro, a rischio nel 2009 quasi il 30% dei ricavi I duri conti della crisi: «Ma India e Cina sono in ripresa» PADOVA — La crisi? «Nel 2008 ci è costata oltre 80 milioni di euro di fatturato». E nel 2009? «Attualmente lo vediamo, proiettato su tutto l'anno, a un -30% circa sul 2008». Evita i giri di parole, Mario Carraro, presidente dell'omonima multinazionale padovana delle trasmissioni di potenza, ingranaggi ed energie verdi, e seceglie invece la trasparenza dei numeri, per quanto dura sia, nel misurare gli effetti della crisi globale sull'azienda. Lo ha fatto ieri, al termine del cda che ha approvato i conti 2008, un anno iniziato con l'obiettivo di sfondare la barriera del miliardo di euro di ricavi, e chiusosi con un «precipizio», come Carraro definisce l'ultimo trimestre, nella lettera inviata agli azionisti per spiegare la situazione e per dire da dove l'azienda riparta. Intanto dai dati del 2008, positivi se guardati nel complesso: fatturato a 973 milioni di euro (+19,6%, ma il dato tendenziale a settembre volava al +26.4%), con la spinta di Sud America (+40%), Cina (+86%) e India (+30%), e il piccolo boom di Elettronica Santerno, che concentra il settore solare-eolico (+108%, con fatturato a 64 milioni: diventerà autonoma a fine anno). L'utile netto però diminuisce del 27% e si ferma a 11,3 milioni di euro, l'1,16% sul fatturato, anche per gli accantonamenti effettuati (3,2 milioni). La posizione finanziaria netta è salita a 216,5 milioni di euro, rispetto ai 194,9 di giugno 2008. Agli azionisti il cda propone di non distribuire dividendi, lasciando aperta la porta di farlo eventualmente con un'assemblea nella seconda parte dell'anno. Insomma, niente concessioni, di fronte a un inizio 2009 durissimo, nel quale Carraro si aggrappa alla tenuta dell'eolico e della Germania, che ora pesa più degli Usa, ai segnali di ripresa in India e Cina. «Il primo trimestre 2009? Gennaio è stato, non dico rasoterra, ma pessimo. A febbraio si è visto un miglioramento, confermato a marzo - dice Carraro -. Ma un andamento regolare si avrà solo nella seconda metà dell'anno. A ritmi comunque più bassi del 2008». Sperando che nel frattempo l'aria giri. «Credo che la seconda parte dell'anno potrà esser migliore - aggiunge il presidente - . Ci sono indicazioni su giugno e già qualcosa si muove in India e ancor più in Cina: lì noi ci siamo, con i nostri prodotti. E poi la Germania mantiene aspetti di crescita in alcuni settori». E intanto Carraro ricomincia daccapo, con la cassa integrazione fino a metà anno, con i risparmi e riscrivendo il piano triennale, perché nel frattempo la crisi ha cambiato tutto: «Arriverà a maggio. Ma nonostante la crisi, credo di poter guardare avanti non con serenità ma con tranquillità: abbiamo speso decine di milioni in ricerca, non abbiamo tagliato un centesimo sui progetti - conclude il presidente - . E abbiamo prodotti nuovi che dall'anno prossimo inizieremo a diffondere». Federico Nicoletti Ripartenza Mario Carraro, presidente di Gruppo Carraro

Torna all'inizio


I conti (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Veneto" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Veneto - VERONA - sezione: ECOVUOTA - data: 2009-03-21 num: - pag: 15 categoria: BREVI I conti Il quadro Salvo il bilancio 2008, ma la tempesta globale brucia 80 milioni di fatturato. A maggio il nuovo piano triennale Lo scorso anno la crisi Alitalia è costata perdite per 2,3 milioni di euro, la crisi internazionale per 2,8 si aggrappa alla tenuta dell'eolico e della Germania, che ora pesa più degli Usa, ai segnali di ripresa in India e Cina. «Il primo trimestre 2009? Gennaio è stato, non dico rasoterra, ma pessimo. A febbraio si è visto un miglioramento, confermato a marzo - dice Carraro -. Ma un andamento regolare si avrà solo nella seconda metà dell'anno. A ritmi comunque più bassi del 2008». Sperando che nel frattempo l'aria giri. «Credo che la seconda parte dell'anno potrà esser migliore - aggiunge il presidente - . Ci sono indicazioni su giugno e già qualcosa si muove in India e ancor più in Cina: lì noi ci siamo, con i L'operazione I soci avranno trenta giorni in più per decidere se partecipare all'aumento di capitale

Torna all'inizio


MecSpe: innovazione per riciclare gli scarti (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

VILLAGE 21-03-2009 FIERE IL SALONE CHIUDE OGGI I BATTENTI MecSpe: innovazione per riciclare gli scarti II L'innovazione e il riciclaggio degli scarti aziendali sono i temi protagonisti della «piazza dell'Ecomeccanica», l'inedita area espositiva presente all'interno di MecSpe, la fiera internazionale della meccanica specializzata organizzata da Senaf che si conclude oggi alle Fiere di Parma. Grazie alla collaborazione di Sinergica Service vengono esposte le tecnologie, le macchine e i processi per il recupero e il riciclaggio di metalli ottenuti da post lavorazioni meccaniche che garantiscono un notevole risparmio di costi e la massima attenzione al rispetto ambientale. Una scelta precisa che gli organizzatori hanno "sposato" consapevoli del fatto che, in un mercato che diventa sempre più competitivo, l'opportunità che gli imprenditori italiani dovranno cogliere per vincere le sfide rappresentate dalla globalizzazione è legata alla capacità di indirizzare gli investimenti per ottimizzare i costi nel pieno rispetto delle norme ambientali. All'interno della piazza dell'Ecomeccanica i visitatori potranno sperimentare dal vivo l'efficienza di una particolare tecnologia studiata e realizzata per risolvere i problemi della compattazione dei trucioli prodotti nelle lavorazioni meccaniche in "panetti" di ridotte dimensioni. Questo processo, denominato anche bricchettaggio, può essere applicato a tutti i materiali metallici quali la ghisa, l'acciaio, l'alluminio, il titanio, le leghe gialle e il magnesio. Il vantaggio? La riduzione del volume degli scarti da 5 a 40 volte.

Torna all'inizio


Sabotaggio in porto Treni <saldati> ai binari (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 69 del 2009-03-21 pagina 1 Sabotaggio in porto Treni «saldati» ai binari di Ferruccio Repetti Ignoti bloccano in piena notte venti convogli al varco di Ponte Etiopia e rischiano di innescare una serie di deragliamenti Merlo: «Episodio gravissimo, se qualcuno ha visto parli». Ma Burlando fa il pompiere: «Calma, non accusiamo nessuno» Sabotaggio. Con l'intento preciso di causare danni alle persone, se non addirittura una tragedia. Capita anche questo, adesso, nel «porto dei veleni», quello di Genova, naturalmente. Che da qualche tempo, anziché il record dei traffici registra il primato mondiale delle tensioni, delle contrapposizioni, dei ricorsi in tribunale, delle carte bollate, delle denunce e delle ripicche. Tutto in nome del primato - evviva! - delle rendite di posizione. Trasversali, effettive, ma inconcepibili ai tempi della globalizzazione e, soprattutto, ai tempi della crisi. Il fatto più recente: al varco di Ponte Etiopia, in piena notte, alcuni «coraggiosi» ai limiti dell'eroismo (...) © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Torna all'inizio


NORDCOREA: PYONGYANG CONFERMA ARRESTO 2 GIORNALISTE USA A CONFINE CON CINA (sezione: Globalizzazione)

( da "Adnkronos" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

NORDCOREA: PYONGYANG CONFERMA ARRESTO 2 GIORNALISTE USA A CONFINE CON CINA commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento: 21 marzo, ore 08:12

Torna all'inizio


Chevron (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-03-21 - pag: 17 autore: IL GESTORE DELLA SETTIMANA Alfredo Granata Banca Finnat «Chevron dà certezze» «Tra gli altri titoli che preferisco ci sono Vinci, Eni, B. Santander e Coca Cola» di Isabella Della Valle A nche in Europa il costo del denaro è prossimo allo zero. Secondo lei la politica di Trichet nel lungo termine pagherà? L'azione della Bce per sostenere l'economia tramite la riduzione dei tassi è stata più lenta rispetto ad altre realtà e questo peserà nei prossimi mesi sulla congiuntura europea. Ora che la leva monetaria ha assunto un forte carattere espansivo (è probabile una calo fino all'1% dei tassi ufficiali), gli effetti di tale azione si cominceranno a vedere verso la fine dell'anno. Quando pensa che finirà questa volatilità? La forte volatilità dei mercati è espressione della grande incertezza che pervade gli operatori economici e, a sua volta, alimenta ulteriore tensioni tra coloro che non sono direttamente coinvolti nel sistema finanziario (penso ai semplici risparmiatori). Tale volatilità calerà solo quando si avrà la percezione che le autorità istituzionali (banche centrali e governi) avranno risolto l'enorme problema della stabilità del sistema finanziario internazionale. Come si posizionano i mercati emergenti, soprattutto quelli asiatici, in questa crisi così globale? Vede ancora del potenziale? I mercati emergenti risentiranno molto della forte contrazione del commercio globale e della minore propensione al rischio degli investitori. Il carattere innovativo conquistato da alcune realtà, in primis la Cina, durante gli anni della globalizzazione potrà comunque giocare un ruolo positivo per sostenere il rilancio dell'economia mondiale. è un fatto che allo stato attuale l'iniziativa più concreta in termini di sostegno alla domanda interna sia venuta proprio dal governo cinese. Se ciò dovesse confermarsi costituirebbe un utile volano anche per l'economia giapponese che, al contrario, sembra priva di una dinamica della domanda interna, ancora alle prese con le forti ristrutturazioni intraprese dai grandi conglomerati industriali giapponesi. Lei teme che, al di là dell'Europa dell'Est, ci siano Paesi "sviluppati" a rischio default? Sicuramente a rischio sono alcuni Paesi dell'America Latina e anche i Paesi dell'Est Europa se non proprio a rischio default presentano criticità che potrebbero ritardare l'adesione al progetto di unificazione europea. Non a caso lo stesso presidente Obama ha messo tra i primi punti dell'agenda del prossimo G-20 il sostegno delle maggiori economia ai Paesi in via di sviluppo intravedendo, in caso contrario, grandi rischi anche in termini politici. Condivide il modus operandi dei governi nella gestione della crisi? L'azione dell'amministrazione Obama va nella direzione giusta. Il rammarico è che si siano persi diversi mesi a causa della concomitanza con le elezioni presidenziali visto che la precedente amministrazione non aveva più l'autorità per "spingere" determinati interventi. In Europa la difficoltà maggiore è sempre quella di mettere a fattor comune esigenze diversificate. Sembra comunque che ormai in sede di G20 si stiano raggiungendo convergenze importanti anche e soprattutto per ciò che riguarda la necessità di contrastare il risorgere di iniziative protezionistiche che avrebbero un effetto ancor più devastante sul ciclo economico mondiale. Il primo comune obiettivo rimane comunque sostenere con ogni mezzo la ristrutturazione del sistema finanziario internazionale con un nuovo sistema di regole che stia al passo dell'innovazione finanziaria senza impedire che essa contribuisca a sviluppare nuove frontiere di business. Che peso ha l'asset valutario nei vostri portafogli? L'esposizione in divise diverse dall'euro costituisce circa il 15% dei nostri portafogli globali con una netta preferenza per il dollaro Usa che potrebbe beneficiare di una ripresa anticipata degli Usa rispetto alle altre aree del mondo. Poco interesse mostriamo per lo yen sia per motivi fondamentali, sia perché consideriamo esaurita la fase in cui la divisa nipponica ha beneficiato della chiusura di tutti i carry trade che si basavano proprio sul prendere a prestito yen a tasso zero per investire in asset più remunerativi. Al contrario pensiamo che tale fase possa gradualmente riaprirsi. Quali sono le vostre preferenze sui mercati obbligazionari? Una volta esauritasi la fase di calo dei rendimenti soprattutto a livello di tassi ufficiali ritornerà progressivamente la domanda di asset più remunerativi. In tale ottica riteniamo interessanti all'interno dell'area euro sia gli attuali spread tra i mercati periferici (Italia, Grecia, Irlanda) e la Germania, sia le nuove emissioni corporate con garanzia dello Stato, anche perché queste ultime hanno scadenze brevi e dunque un rischio tasso contenuto. Da un punto di vista settoriale, su cosa state puntando e che cosa evitate? Continuiamo a preferire i settori difensivi quali gli energetici e i farmaceutici, settori i cui l'azione di integrazione societaria potrebbe essere di supporto. In termini tattici ci sembra che i titoli bancari possano preferirsi a quelli del settore assicurativo. Consideriamo poco attraenti gli industriali e gli automobilistici anche se per tale settore qualche sorpresa potrà venire da eventuali ipotesi di fusione soprattutto in Europa. Quali sono le società che reputa più interessanti? In Europa Eni, Banco Santander, Vinci, Nokia. In Usa Apple, Chevron, Coca Cola. Sono titoli value se si escludono i due tecnologici Nokia e Apple, ed in questa fase preferiamo questa categoria visto che la maggiore visibilità degli utili dovrebbe risultare il driver principale nell'ambito della stock selection. Nokia ed Apple si distingueranno ancora rispetto ai concorrenti proprio per il contributo agli utili che continueranno a dare i prodotti di punta di tali società.

Torna all'inizio


La famiglia Usa adesso risparmia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-03-21 - pag: 17 autore: La famiglia Usa adesso risparmia E ppur si muove&, avrebbe detto qualcuno. Nel mezzo di una crisi densa e amara, gli smottamenti dell'economia hanno almeno il merito di andare nella direzione giusta. All'origine di questa crisi c'erano grandi squilibri macroeconomici: poco risparmio americano, grandi deficit con l'estero in alcuni Paesi (a cominciare dagli Usa) e grandi surplus in altri (a cominciare da Cina e Giappone). Se il dipanarsi della crisi avesse semplicemente confermato o aggravato questi squilibri, questa recessione avrebbe avuto un sapore ancor più cattivo. Fortunatamente, come detto, i grandi squilibri si stanno attenuando. Quello principe - il risparmio zero delle famiglie americane - si sta trasformando in flussi finalmente positivi, che han toccato nell'ultimo trimestre il 3% del reddito disponibile. Come si vede dal grafico, le famiglie degli Stati Uniti avevano in pratica delegato il compito di risparmiare alla lievitazione di altri prezzi: i prezzi delle case e i prezzi delle attività finanziarie. Finché la ricchezza aumentava, perché risparmiare? Il risparmio serve ad aumentare la ricchezza; ma se questa lievita per conto suo, non c'è bisogno di rispamiare. Il difetto del ragionamento, naturalmente, sta nel fatto che i prezzi degli asset non sono obbligati ad andare sempre su; e quando hanno cominciato a diminuire (la crisi è stata innescata essenzialmente dallo sgonfiamento dei prezzi delle case) le famiglie hanno dovuto ricominciare a risparmiare, in questo aiutate anche dagli sgravi fiscali di metà 2008. N on é questo il solo squilibrio che si sta allentando. Anche l'immenso deficit corrente americano sta diminuendo, mentre si attenuano i surplus cinese e giapponese (addirittura, per il Giappone, il saldo corrente con l'estero di inizio anno è in deficit). Insomma, quando la ripresa verrà, potrà contare su una base di partenza più equilibrata. DIETRO I NUMERI di Fabrizio Galimberti

Torna all'inizio


Pyongyang conferma l'arresto di due giornaliste Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Rai News 24" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pyongyang | 21 marzo 2009 Pyongyang conferma l'arresto di due giornaliste Usa Laura Ling e Euna Lee sono scomparse tre giorni fa Il governo di Pyongyang ha confermato l'arresto di due giornaliste americane, avvenuto il 17 febbraio scorso. Le due donne, Laura Ling e Euna Lee sono scomparse tre giorni fa nella zona di confine fra Cina e Corea del Nord e - stando ad alcune testimonianze - sarebbero stati catturate da militari nordcoreani. Secondo quanto riporta il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo altri due membri della troupe - una guida e l'operatore Mitch Koss - avrebbero eluso la cattura ma sarebbero stati trattenuti dalle autorita' cinesi. Ling si era recata nella zona per intervistare i rifugiati nordcoreani fuggiti dal Paese: "Molte storie tristi", aveva scritto sulla sua pagina web. Primi segnali di distensione tra le due Coree dopo le tensioni di inizio mese Secondo fonti ufficiali, Pyongyang ha riattivato le comunicazioni militari con Seul e riaperto la frontiera ai sudcoreani che devono recarsi nella zona industriale comune di Kaesong. La Corea del Nord aveva interrotto il 9 marzo i contatti telefonici tra i due eserciti, usati per permettere il transito verso la regione che si trova a nord del confine. La decisione era stata presa in segno di protesta contro un'esercitazione militare congiunta Usa-Corea del Sud che si e' conclusa ieri. Da allora, le frontiere erano state chiuse e riaperte ad intermittenza.

Torna all'inizio


Codice rosso, i comuni marchigiani si riuniscono (sezione: Globalizzazione)

( da "Quotidiano.it, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Codice rosso, i comuni marchigiani si riuniscono Ancona | Si è aperta giovedi 19 marzo preso la fiera di Ancona, la quinta edizione di Codice Rosso, la manifestazione nazionale della protezione civile organizzata dall'Anci. Logo Protezione Civile Nazionale Taglio del nastro, questa mattina alla fiera di Ancona, per la quinta edizione di Codice Rosso, la manifestazione nazionale della protezione civile, promossa dall'Anci (nazionale, Marche e Abruzzo), dalle Regioni Marche e Abruzzo, dal dipartimento nazionale della Protezione Civile, dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, sotto l'alto patrocinio delle presidenza della Repubblica. Dedicata alle forme associative e all'Unione dei Comuni nelle prospettive delle riforme federaliste, "Codice Rosso" è divenuto l'appuntamento istituzionale più importante della protezione civile, dove vengono dibattuti tutti gli argomenti, di settore, più attuali a livello nazionale. "Un'occasione per esercitarci con le idee - ha sottolineato il Dirigente del Dipartimento Protezione Civile delle Marche, Roberto Oreficini, - la protezione civile è un diventato un sistema istituzionale importante che non si occupa più solo delle calamità naturali ma è una 'palestra' che crea modelli di riferimento anche in altri settori della vita pubblica". Un appuntamento che si tiene e resterà ad Ancona, capoluogo delle Marche, regione in cui "la protezione civile rappresenta il fiore all'occhiello a livello nazionale" ha ricordato l'assessore Fabio Badiali, nel porgere i saluti ai presenti. "Siamo un modello di riferimento per molte regioni per come è stata attrezzata la nostra protezione civile, all'avanguardia grazie al lavoro sinergico di tecnici, dirigenti e classe politica. Siamo orgogliosi di questa squadra completa, una rete che va dalle istituzioni pubbliche ai volontari, ognuno con propri compiti, coordinati e preparati in maniera eccezionale. La Regione Marche - ha aggiunto Badiali - non taglia risorse ai servizi sociali né alla protezione civile, che è lo strumento a disposizione del cittadino e dei sindaci per rispendere alle emergenze". Riconoscimenti sono giunti anche dal Vice Capo Dipartimento Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Bernardo De Bernardinis, che ha rimarcato quanto, "la protezione civile delle Marche con i suoi vertici ha rappresentato un punto di riferimento istituzionale e di costruzione organizzativa. Solo come esempio, dopo gli incendi boschivi del 2007 la pianificazione territoriale adottata è stata la stessa che le Marche si sono date per la pianificazione del rischio idrogeologico idraulico". Di prevenzione nelle scuole, altro tema di questa edizione 2009, ha parlato Giorgio Meschini, Presidente ANCI Marche, "problema particolarmente sentito nelle scuole marchigiane che vantano, comunque, una situazione migliore di altre realtà italiane". Meschini ha poi rilevato l'importanza della cultura di protezione civile da divulgare nelle scuole con progetti e attività. Al dibattito, sono intervenuti anche Dante Merlonghi, Presidente Ente Regionale per e manifestazioni fieristiche, Carlo Iappelli, Commissario Straordinario del Comune i Ancona, Daniela Stati, Assessore Protezione Civile Regione Abruzzo, Antonio Centi, Presidente ANCI Abruzzo, Patrizia Casagrande, Presidente Provincia di Ancona, Mauro Guerra, Sindaco di Tremezzo, Coordinatore Nazionale ANCI Piccoli Comuni e Unioni di Comuni, moderati da Antonio Ragonesi, Responsabile Dipartimento Ambiente, Territorio e Protezione Civile ANCI. Al termine della mattinata, si è tenuta al porto una esercitazione dei Vigili del Fuoco che simulava il recupero di un'auto e il salvataggio di naufraghi. Codice Rosso, conferisce riconoscimenti a personalità che si sono distinte nel settore della protezione civile. Nel 2007 è stato premiato Giuseppe Zamberletti ("Il padre fondatore della protezione civile nazionale"), quest'anno il riconoscimento verrà attribuito a Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri) "colui che più in Italia ha voluto una protezione civile che coinvolgesse tutti i soggetti istituzionali, dallo Stato ai più piccoli Comuni" ha sottolineato De Bernardinis. 21/03/2009

Torna all'inizio


IL MONDO ALLE 9 (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il mondo alle 9 di Apcom La notizia del giorno -->Roma, 21 mar. (Apcom) - L'ultima due giorni all'insegna della Fiamma si aprirà stamattina alla Nuova Fiera di Roma. Alleanza nazionale chiude i battenti per confluire nel nascente Pdl. Sul palco a forma di 'ponte', direzione Popolo delle libertà, dovrebbe salire un coro di ragazzini pronto a intonare l'Inno di Mameli e, probabilmente, Enrico Ruggeri per cantare 'Si può dare di più'. Poi sarà la volta del reggente Ignazio La Russa, chiuderà domani Gianfranco Fini. La platea di 1.800 delegati chiamati a salutare Alleanza nazionale dovranno votare sulla mozione presentata dall'ufficio di reggenza che sancisce il battesimo del Pdl con Forza Italia. Lo slogan scelto per l'occasione è 'Nasce il partito degli italiani'. Alla due giorni non parteciperà il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Forza Italia sarà rappresentata dal coordinatore Denis Verdini), ma sono stati invitati i leader di tutti i partiti presenti in Parlamento, compresi Dario Franceschini e Antonio Di Pietro. Non ci saranno, invece, delegazioni dei partiti della variegata galassia della destra e dunque neanche ex di peso come Francesco Storace o Daniela Santanchè. Oltre ad Andrea Ronchi, Italo Bocchino e Giorgia Meloni, prenderà la parola anche il presidente del Senato Renato Schifani. Domani, prima di Fini, interverranno Maurizio Gasparri, Altero Matteoli e Gianni Alemanno, ma anche il coordinatore di FI Denis Verdini. Ai delegati sarà distribuito un doppio cd con alcuni filmati dedicati a Giorgio Almirante e inoltre negli stand sarà a disposizione una 'cartellina' contenente alcuni gadget: una penna, un accendino, un distintivo con su scritto 'Terzo congresso di An, 21-22 marzo, Roma', una bandiera e un foulard di An con lo slogan 'Da An al Pdl'. * In primo piano Iran/ Khamenei: Con Obama non vedo cambiamenti Teheran - L'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran, ha dichiarato di non vedere alcun "cambiamento" nella politica americana, nonostante il messaggio di apertura a Teheran del presidente Usa Barack Obama. *** Nordcorea/ Pyongyang conferma arresto di due giornaliste Usa Pyongyang - Il governo di Pyongyang ha confermato l'arresto di due giornaliste americane, avvenuto il 17 febbraio scorso. Le due donne, Laura Ling e Euna Lee sono scomparse tre giorni fa nella zona di confine fra Cina e Corea del Nord e - stando ad alcune testimonianze - sarebbero stati catturate da militari nordcoreani. *** Afghanistan/ Kamikaze salta in aria a posto di blocco: 4 vittime Kabul - Un kamikaze si è fatto saltare in aria questa mattina a un posto di blocco della polizia nell'est dell'Afghanistan: 4 persone sono morte. Il checkpoint della polizia afgana si trovava nel distretto di Chaparhar, nella provincia di Nangarhar, ha precisato un portavoce della polizia. Le vittime sono tre civili e un agente di polizia. Altre due persone sono rimaste ferite. - Nato: nel sud controlliamo solo 60% del territorio *** Slovacchia/ Presidenziali, urne aperte:Radicova sfida Gasparovic Bratislava - Si sono aperte le urne per il primo turno delle presidenziali in Slovacchia. L'ex ministro del Lavoro Iveta Radicova sfida il presidente uscente, e favorito, Ivan Gasparovic. Secondo gli osservatori il primo turno potrebbe non bastare. L'affluenza prevista s'aggira attorno al 40 per cento e questo farebbe slittare la decisione sul nuovo capo dello stato al ballottaggio, previsto per il quattro aprile. *** Venezuela/ Migliaia in piazza dopo arresto leader opposizione Caracas - L'arresto di uno dei responsabili dell'opposizione da parte della polizia venezuelana ha convinto migliaia di persone a scendere in strada a Maracaibo, seconda città del Paese. *** Berlusconi:interesse Ue per piano casa, Italia corpo sano Bruxelles - Le misure messe in atto dall'Italia a sostegno dell'economia hanno ottenuto 'l'apprezzamento generale' dell'Unione europea. Soprattutto per quanto riguarda il piano casa, illustrato giovedì sera dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai colleghi capi di Stato e di governo e oggetto di un interesse diffuso, tanto che il documento verrà inviato entro lunedì a tutte le ambasciate dei paesi Ue. *** Usa/ Asset tossici, in arrivo piano Geithner per ripulire banche Roma - Entro domenica il segretario del Tesoro Usa, Timothy Geithner, renderà noto il piano dell'amministrazione Obama per ripulire le banche dagli asset "tossici". Secondo le anticipazioni fatte da esponenti dell'amministrazione, il piano di salvataggio utilizzerà risorse della Federal Reserve e del Federal Deposit Insurance Corp. *** Caffarella/ Svolta nelle indagini: Dna incastra altri 2 romeni Roma - I presunti stupratori di San Valentino sono altri due romeni, Ionut Jean Alexandru, 18 anni e Oltean Gavrilia, 27 anni. Con Karol Racz e Alexandru Isztoika Loyos, i due romeni accusati inizialmente dell'aggressione e dello stupro della Caffarella, non avrebbero nulla a che fare. I due romeni sono stati scoperti grazie a un filone di indagine completamente nuovo, portato avanti in totale silenzio dagli uomini della squadra mobile della Questura di Roma. *** Usa/ Cinema, intesa lavoratori-produttori:più soldi, meno tutele Los Angeles - Il sindacato che rappresenta almeno 35mila lavoratori del cinema e della televisione Usa (International Alliance of Theatrical Stage Employees) ha raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto con i produttori di Hollywood. Il nuovo contratto, in vigore dal primo agosto, prevede un aumento dei compensi ma tagli in benefit per salute e pensione. *** Richard Gere sposa la causa delle Galapagos Quito - L'attore statunitense Richard Gere, 59 anni, ha trovato una nuova causa per cui impegnarsi, accanto a quella tibetana. Si tratta della conservazione delle isole Galapagos, da lui visitate di recente insieme alla moglie e al figlio. *** Spazio/ Aperte con successo le ali solari della Iss Roma - Gli astronauti della Stazione spaziale internazionale sono riusciti a installare e aprire con successo le "ali" solari aggiuntive, un dispositivo che consente di immagazzinare più energia e quindi di incrementare le attività della Iss. *** F1/ Altolà team, Fia rinvia nuova regola assegnazione titolo Roma - Niente rivoluzione, se ne riparla tra un anno. Dopo una giornata di polemiche culminata con il no dell'associazione dei team (Fota), la Federazione automobilistica internazionale ha deciso ieri di tornare sui suoi passi e accettare di rimandare alla stagione 2010 il nuovo sistema di assegnazione del Mondiale, che appena tre giorni fa era stato modificato con la decisione di dare il titolo al pilota che vince più Gran premi.

Torna all'inizio


21/03/2009 08:12 NORDCOREA: PYONGYANG CONFERMA ARRESTO 2 GIORNALISTE USA A CONFINE CON CINA (sezione: Globalizzazione)

( da "ITnews.it" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pyongyang, 21 mar. (Adnkronos/Xin)- La Corea del Nord conferma l'arresto di due giornaliste americane mentre "entravano illegalmente nel territorio nazionale attraverso il confine cinese". L'agenzia ufficiale di Pyongyang riferisce inoltre che le autorita' stanno "conducendo un'inchiesta sulla vicenda".

Torna all'inizio


Non chiedete a Obama di essere spontaneo. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo 1 Commento » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 88 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 44 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 80 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (6) blog (1) capitalismo (6) cina (18) comunicazione (1) crisi (7) democrazia (59) economia (28) era obama (13) europa (10) francia (22) germania (3) giornalismo (50) giustizia (2) gli usa e il mondo (60) globalizzazione (41) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (150) manipolazione (4) medio oriente (13) notizie nascoste (45) partito democratico (1) presidenziali usa (23) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (22) spin (5) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Ultime discussioni Franco Parpaiola: Salve. Finalmente ci sono riuscito, che fatica a salire le scale. Marina, guarda che hanno ragione,... Danilo: Purtroppo il mio inglese non è ancora a buoni livelli, per cui non posso esprimere un giudizio almeno sul... roberto: Paolo Da Lama ha scritto (March 20th, 2009 at 5:12 pm) Caro Roberto, ero già a conoscenza della storia di... Rodolfo de Trent: Caro mason antonio, l'assioma è sbagliato; siamo in pochi a pensare! E quelli che pensano la... Rodolfo de Trent: Caro Marcello, ha ragione: la censura non va adoperata se non in casi estremi! Resta il fatto che... Ultime news Franceschini: "Basta con l'antiberlusconismo" Ma attacca il governo: "Nega che c'è la crisi"L'addio ad An, inizia l'ultimo congresso La Russa: "Il Pdl sarà come Mourinho"Piano casa, ecco il decreto del governo Berlusconi: "L'Europa vuole copiarci"Mancini: "Torno all'Inter... ma soltanto se mi obbligano"Quel computer furbetto che censura il seno della ChiattiMike gioca a tutto campo Andrà su Sky e alla RaiL'Iran gela Obama: "Nessun cambiamento dagli Stati Uniti"La Russa: "An e Forza italia come due gemelli"Il Papa: "L'aborto è un crimine, non un rimedio"Stupro della Caffarella Altri due romeni incastrati dal Dna Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it March 2009 M T W T F S S « Feb 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post March 2009 (11) February 2009 (11) January 2009 (14) December 2008 (11) November 2008 (10) October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008 (9) July 2008 (6) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback recenti Scoop del Time: il candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All Dall'America una cura forte per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 54 Votes Una vita meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 20 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Non chiedete a Obama di essere spontaneo Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) E' ora di lasciar fallire le banche. Quando Obama supplica il mondo. Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

Torna all'inizio


Il gruppo padovano non distribuirà per ora il dividendo e punta deciso sulla Santerno, che sbarca in Usa Carraro frena ma vede già la ripresa Il presidente: Fatturato 2009 a 700 mi (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il gruppo padovano non distribuirà per ora il dividendo e punta deciso sulla Santerno, che sbarca in Usa Carraro frena ma vede già la ripresa Il presidente: «Fatturato 2009 a 700 milioni, ridurremo costi e indebitamento» Sabato 21 Marzo 2009, Padova Carraro frena decisamente nel 2009 ma sente già il vento della ripresa e conferma gli investimenti in innovazione facendo dell'Elettronica Santerno la punta nelle energie alternative. «Nel 2008 abbiamo chiuso un bilancio positivo, con una crescita dei ricavi a 972 milioni di euro, + 19,6% sul 2007, e un utile netto a 11,3 milioni (- 27,4%) - spiega il presidente del gruppo metalmeccanico con quartier generale a Campodarsego Mario Carraro, ieri meno 6,5% in Borsa - ma quest'anno la crisi si è fatta sentire e abbiamo previsto un calo del mercato di circa il 30%. A fine anno il giro d'affari dovrebbe attestarsi intorno ai 700 milioni, con una contemporanea decisa riduzione dei costi e dell'indebitamento anche grazie alla cassa integrazione per quasi tutti gli stabilimenti italiani tranne Santerno e i siti produttivi in Polonia e Argentina. La Germania invece va bene, anche perché si occupa di tecnologie legate all'eolico». Carraro, malgrado i chiari di luna dell'economia rimane ottimista con giudizio: «Ora non navighiamo più a vista, già nel secondo semestre potrebbe esserci una ripresa, segnali in tal senso arrivano anche da India e, soprattutto, Cina. Ma solo nel 2010 si dovrebbero superare i risultati raggiunti un anno fa». Per questo il gruppo di famiglia attivo anche nella componentistica per macchine agricole ha deciso di non distribuire dividendi, riservandosi però un jolly dopo l'estate. «Stiamo lavorando in maniera concreta all'interno dell'azienda - sottolinea l'imprenditore padovano - abbiamo metabolizzato questa crisi, sappiamo cosa fare, abbiamo elementi per poter credere al futuro». Il piano è già pronto? «Verrà presentato a maggio, sarà triennale, e a partire con un anno debole come quello attuale prevede già elementi di crescita - risponde Carraro - opportunità ce le lasciamo sempre. Una cosa è sicura: non abbiamo mai risparmiato sulla ricerca e non taglieremo nemmeno quest'anno: abbiamo messo in preventivo 15 milioni. Prodotti nuovi sono già in via di sperimentazione in Germania con l'ipotesi di uno sbocco in Cina, Paese che ora scommette sulle energie alternative. Poi l'idea di fondo è far crescere sempre più in maniera autonoma la Santerno: due anni fa faceva 10 milioni, l'anno scorso 60». E ora il gioiello del solare può brillare da solo: «Non deve essere influenzata dal resto del gruppo - dice Carraro - Santerno già da quest'anno sbarcherà negli Usa». Più delicata la situazione in Polonia: «È uno stabilimento che dipende molto dalle commesse della Caterpillar, che le ha ridotte decisamente. E noi abbiamo dovuto adeguarci mettendo in mobilità 130 addetti su 170». Maurizio Crema

Torna all'inizio


Risparmio, meglio evitare i prodotti strutturati (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Finanza chiara a cura della Free&Partners Finanza chiara/ Risparmio, meglio evitare i prodotti strutturati Sabato 21.03.2009 14:58 Puntuale come ogni settimana l'appuntamento su Affaritaliani.it con Finanza chiara, la rubrica dedicata ai risparmiatori. Chi ha bisogno di una consulenza o vuole chiarirsi dei dubbi oppure cerca solo un consiglio disinteressato in questo periodo di crisi dei mercati, potrà rivolgere le sue domande sugli investimenti finanziari all'ufficio studi della Free&Partners che risponderà su Affari. Per orientarvi nel difficile mondo della finanza e dei mercati scrivete a: finanzachiara@affaritaliani.it QUESITO 1 Spett. Ufficio Free&Partners mi piacerebbe sottoporre alla vostra attenzione obbligazioni GMAC 03/27/09/2010 AL TASSO 5.75% che ho dal giorno dell'emissione. Devo aspettare la scadenza naturale o è bene che le venda ora? Grazie. Distinti saluti. Oggi 17 marzo le venderebbe a 55,55 portando a casa una bella perdita del 44,55%. Sicuramente meglio della settimana scorsa quando quotavano attorno ai 39. Il problema è se riesca a venderle perché è probabile che abbiano scarso mercato, in particolare per cifre consistenti; se la cifra dovesse essere contenuta è probabile che si riesca senza problemi. Potrebbe anche decidere di tenerle sperando che GM sia salvata, ma la questione è se portare a casa il 55,5% del capitale circa ora o sperare di riavere il 100% con il possibile rischio di perdere tutto ed aspettare la liquidazione della GM (il ché vuol dire come minimo mesi se non anni). Il fatto che in pochi giorni il prezzo dell'obbligazione sia salito di quasi 20 punti percentuali fa avere delle speranze per il futuro dell'azienda, che tra l'altro sembra che abbia quasi pronta una rivoluzionaria macchina elettrica e che dovrebbe raddoppiare la sua produzione in Cina; sicuramente senza ulteriori aiuti da parte del Governo americano l'azienda avrebbe poche settimane di vita. Mia opinione personale è che non la lascino fallire ma rimane una scommessa ad altissimo rischio la detenzione in portafoglio di titoli targati GM o GMAC. Distinti saluti. QUESITO 2 Salve, seguo spesso e con molta attenzione la vostra utile ed interessante rubrica, ed approfitto della competenza per domandare se alla luce degli ultimi sviluppi finanziari mi conviene ancora seguire il consiglio della mia banca oppure no. Il quesito e' il seguente: nel 2001 ho stipulato un contratto di investimento con Banca di Roma chiamato index linked performance8 legato ad una polizza vita e con investimenti in Lehman & Brothers Usa... ho detto tutto!!! Fino al tracollo sembrava anche redditizio ma oggi la mia banca mi propone in via transattiva o il 50% cash subito, oppure una nuova polizza detta scudo42 fino al 2012 per riavere il capitale. Cosa fareste al mio posto, tranne andare dall'avv. cosa che ho già fatto! Grazie, Luca Egr. Sig. Luca, se Lei ha firmato e sottoscritto volontariamente la polizza anche andare dall' avvocato serve a poco. All'epoca la banca Lehman era considerata una delle più affidabili, rating da tripla o doppia A per intenderci. Quindi, sarebbe difficile contestare la banca per averle dato uno strumento con un sottostante ad alto rischio. Cogliamo l'occasione per ribadire la nostra contrarietà ai prodotti strutturati, troppo spesso inefficienti e carichi di costi e questo vale in particolare per le polizze index e unit. Venendo a Lei, non disponendo del prospetto della polizza "scudo 42", non siamo in grado di risponderle in modo ottimale. Sul sito di CPN Unicredit Vita non è disponibile. Mi sentirei di consigliarle la proposta cash per non rimanere legato ad un altro prodotto strutturato per altri 4 anni circa. In più Lei rimarrebbe titolare della polizza che potrebbe farle recuperare ancora qualcosa una volta finita la procedure fallimentare. Vada subito in banca perché i termini per aderire scadono tra pochissimo, sembra entro fine marzo. Saluti. tags: risparmio banche crisi prodotti strutturati investimento

Torna all'inizio


UN ALTRO ANNO DI CRISI IN VISTA PER LA GIOIELLERIA ITALIANA (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Un altro anno di crisi in vista per la gioielleria italiana -->di Svetlana Kovalyova AREZZO (Reuters) - Il settore gioielleria dell'Italia , principale esportatore mondiale, vivrà una nuova crisi quest'anno, col calo della produzione e dell'export: lo dicono oggi i partecipanti a un'importante fiera del settore, OroArezzo. I gioiellieri italiani erano abituati a dominare i mercati mondiali, ma la loro fetta di mercato si è andata restringendo dal 2000 a vantaggio di concorrenti dai costi più bassi, come India, Cina e Turchia. La crisi economica e gli elevati prezzi dell'oro hanno fatto il resto. "Dopo un cattivo 2008, la situazione non è migliorata nel primo trimestre, e probabilmente andrà anche peggio per l'intero 2009", dice a Reuters Antonio Zucchi, presidente della Federorafi ad Arezzo, uno dei tre principali centri italiani di produzione. "Il credit crunch colpisce tutti... non c'è liquidità". L'export della gioielleria italiani è calato del 13-14% in volumi e dell'8% in valore, raggiungendo la cifra di 4,28 miliardi di euro nel 2008, secondo le stime di Federorafi e OroArezzo. Alcuni gioiellieri dicono che sperano di vedere i primi segni di ripresa nell'ultimo trimestre del 2009, con le vendite di Natale che normalmente danno una spinta alle vendite. Ma Giovanni Tricca, presidente del centro di promozione di Arezzo che organizza la fiera, dice che le attività riprenderanno a crescere probabilmente l'anno prossimo, se c'è la ripresa economica. Alcuni gioiellieri di OroArezzo, che attira compratori da oltre 50 paesi, dicono che i clienti al dettaglio e all'ingrosso hanno ancora i magazzini pieni e non fanno nuovi ordini. "Sono ancora in fase di destocking ... Quando la domanda cala i distributori devono ridurre gli stock. E' una necessità inderogabile per loro e penalizza i produttori", dice Massimo Citernesi, direttore commerciale del gruppo Graziella. SCOMMETTERE SULL'INNOVAZIONE La caduta della domanda da parte dei consumatori colpisce tutti i gioiellieri, dai creatori di pezzi su misura ai produttori di oggetti per il consumo di massa. Quelli che scommettono sull'innovazione tecnologica e il design, e offrono prodotti di alta qualità a prezzi abbordabili, sono probabilmente destinati a conquistare i clienti più velocemente degli altri, dicono i gioiellieri. Per esempio, gli operatori che puntano alla clientela giovane, che potrebbe ricominciare a spendere più velocemente che i clienti più maturi, registreranno una ripresa delle vendite più rapida rispetto ad altri, dice Zucchi. Le entrate del gruppo Graziella, che si indirizza verso il segmento medio-alto del mercato con gioielli alla moda pesanti ma a basso contenuto di oro, sono salite del 30% e i volumi di vendita sono aumentati del 25% nel 2008, dice il presidente Gianni Gori. Gori dice che il gruppo ha registrato vendite a due cifre nel primo trimestre dell'anno e spera di mantenere questo andamento tutto l'anno. I prezzi delle varie collezioni di Graziella vanno dai 200 ai 5.000 euro. "Abbiamo investito parecchio nella tecnologia, nell'innovazione e nella creatività", dice Gori. Anche la ridotta esposizione sul problematico mercato Usa, che conta solo per il 5% nei ricavi dell'export di Graziella contribuisce a ridurre il trend negativo del settore, aggiunge Gori.

Torna all'inizio


Iran/ Dopo il video-messaggio Obama potrebbe scrivere a (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 21 mar. (Apcom) - Dopo il messaggio video una lettera all'ayatollah Ali Khamenei, la suprema autorità spirituale iraniana. E' questa la nuova mossa che i consiglieri della Casa Bianca hanno suggerito al presidente Usa Barack Obama per convincere Teheran ad aprirsi al dialogo con gli Stati Uniti. Lo riferisce il Wall Street Journal, che cita fonti ben informate dell'amministrazione. Con una iniziativa senza precedenti nei tormentati rapporti tra Washington e Teheran, nella notte fra giovedì e venerdì Obama ha indirizzato agli iraniani un lungo vide-messaggio, sottotitolato in farsi, centrato sulla necessità di "stabilire rapporti costruttivi tra Stati Uniti, Iran e comunità internazionale" e di avviare una "nuova stagione" del dialogo. La prima risposta ufficiale alla storica apertura di Obama è giunta dopo 24 ore per voce dello stesso Khamenei, il quale, pur adottando una retorica aggressiva e minacciosa, si è detto disponibile al cambiamento solo se Washington dimostrerà con i fatti e non solo a parole un nuovo atteggiamento nei confronti dell'Iran. "Non abbiamo nessuna esperienza della nuova amministrazione e del presidente Usa. Osserveremo e giudicheremo. Cambiate e il nostro atteggiamento cambierà. Se voi non cambierete atteggiamento, sappiate che il nostro popolo si è rafforzato, è diventato più forte in questi ultimi trent'anni" e continuerà a resistere, ha dichiarato il leader iraniano davanti a decine di migliaia di persone nella città santa di Mashhad (nordest), in un discorso diffuso dalla tv di Stato. Già ieri il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aveva detto che sono in cantiere altre iniziative per permettere una ripresa del dialogo con Teheran. Ora il Wall Street Journal rivela che Obama potrebbe prendere in mano carta e penna e scrivere direttamente a Khamenei, per testimoniare la sua sincera volontà di imprimere una svolta nei rapporti tra i due Paesi, interrotti nel 1979. Le parole di Obama non sono comunque rivolte solo all'Iran, precisa il quotidiano finanziario, ma anche agli alleati europei, alla Russia e alla Cina. Fonti dell'amministrazione spiegano infatti che la Casa Bianca vuole convincere la comunità internazionale che la linea seguita dalla nuova amministrazione differisce in modo netto da quella della precedente amministrazione Bush, e per questo è disposta ad offrire una concreta chance all'Iran. In questo modo, se Teheran respingerà le offerte al dialogo e continuerà a portare avanti i suoi programmi atomici, ignorando gli appelli della comunità internazionale, Washington potrà così conquistare con più facilità un ampio sostegno a un eventuale inasprimento delle sanzioni economiche contro Teheran, ed anche a un possibile intervento militare. L'idea della lettera a Khamenei piace a molti analisti e consiglieri della Casa Bianca: si tratterebbe infatti a loro giudizio del modo migliore per coinvolgere direttamente la suprema autorità di Teheran prima delle elezioni presidenziali iraniane di giugno.

Torna all'inizio


IRAN/ DOPO IL VIDEO-MESSAGGIO OBAMA POTREBBE SCRIVERE A KHAMENEI (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Iran/ Dopo il video-messaggio Obama potrebbe scrivere a Khamenei di Apcom Allo studio nuove iniziative per aprire un dialogo con Teheran -->Roma, 21 mar. (Apcom) - Dopo il messaggio video una lettera all'ayatollah Ali Khamenei, la suprema autorità spirituale iraniana. E' questa la nuova mossa che i consiglieri della Casa Bianca hanno suggerito al presidente Usa Barack Obama per convincere Teheran ad aprirsi al dialogo con gli Stati Uniti. Lo riferisce il Wall Street Journal, che cita fonti ben informate dell'amministrazione. Con una iniziativa senza precedenti nei tormentati rapporti tra Washington e Teheran, nella notte fra giovedì e venerdì Obama ha indirizzato agli iraniani un lungo vide-messaggio, sottotitolato in farsi, centrato sulla necessità di "stabilire rapporti costruttivi tra Stati Uniti, Iran e comunità internazionale" e di avviare una "nuova stagione" del dialogo. La prima risposta ufficiale alla storica apertura di Obama è giunta dopo 24 ore per voce dello stesso Khamenei, il quale, pur adottando una retorica aggressiva e minacciosa, si è detto disponibile al cambiamento solo se Washington dimostrerà con i fatti e non solo a parole un nuovo atteggiamento nei confronti dell'Iran. "Non abbiamo nessuna esperienza della nuova amministrazione e del presidente Usa. Osserveremo e giudicheremo. Cambiate e il nostro atteggiamento cambierà. Se voi non cambierete atteggiamento, sappiate che il nostro popolo si è rafforzato, è diventato più forte in questi ultimi trent'anni" e continuerà a resistere, ha dichiarato il leader iraniano davanti a decine di migliaia di persone nella città santa di Mashhad (nordest), in un discorso diffuso dalla tv di Stato. Già ieri il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aveva detto che sono in cantiere altre iniziative per permettere una ripresa del dialogo con Teheran. Ora il Wall Street Journal rivela che Obama potrebbe prendere in mano carta e penna e scrivere direttamente a Khamenei, per testimoniare la sua sincera volontà di imprimere una svolta nei rapporti tra i due Paesi, interrotti nel 1979. Le parole di Obama non sono comunque rivolte solo all'Iran, precisa il quotidiano finanziario, ma anche agli alleati europei, alla Russia e alla Cina. Fonti dell'amministrazione spiegano infatti che la Casa Bianca vuole convincere la comunità internazionale che la linea seguita dalla nuova amministrazione differisce in modo netto da quella della precedente amministrazione Bush, e per questo è disposta ad offrire una concreta chance all'Iran. In questo modo, se Teheran respingerà le offerte al dialogo e continuerà a portare avanti i suoi programmi atomici, ignorando gli appelli della comunità internazionale, Washington potrà così conquistare con più facilità un ampio sostegno a un eventuale inasprimento delle sanzioni economiche contro Teheran, ed anche a un possibile intervento militare. L'idea della lettera a Khamenei piace a molti analisti e consiglieri della Casa Bianca: si tratterebbe infatti a loro giudizio del modo migliore per coinvolgere direttamente la suprema autorità di Teheran prima delle elezioni presidenziali iraniane di giugno.

Torna all'inizio